Margaret Way
Terra Selvaggia Rise of an Eagle © 1988 Collezione ottobre 1992
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Margaret Way
Terra Selvaggia Rise of an Eagle © 1988 Collezione ottobre 1992
1 All'alba del giorno in cui Edward Hartland venne sepolto enormi nuvoloni grigiastri si addensavano sopra il deserto come giganteschi funghi atomici. Spinti dal vento del Nord, avanzavano ammassandosi in tutto il loro selvaggio splendore, così vicini alla terra da riempire gli aborigeni di sinistri presentimenti che parvero contagiare anche le menti razionali dei bianchi che vivevano nella tenuta. In questa strana giornata l'uomo che aveva segnato le loro vite per più di mezzo secolo veniva portato nel mondo celeste, e l'aria vibrava di oscuri presagi. Edward Hartland non era stato amato, ma piuttosto riverito e temuto come una severa, a volte spietata, divinità. Sua nipote Morgan, in piedi dietro le tende di pizzo della propria camera, osservava la lunga processione di veicoli che si snodava fra le querce del viale di accesso alla grande dimora padronale. Avevano cominciato ad arrivare fin dalla prima mattina, provenienti dal Queensland e da tutto l'interno. L'impero degli Hartland aveva ormai radici da un capo all'altro del continente, e la gente era accorsa numerosa, a bordo dei robusti fuoristrada ora parcheggiati sui due lati del viale. In fondo alla pista di atterraggio a un miglio dal parcheggio, erano sparpagliati una trentina di aerei da diporto. Stagliate sulla verdeggiante distesa ondulata dei campi, sembravano tante libellule metalliche. Sì, erano venuti. Erano venuti a centinaia a testimoniare la fine di una leggenda del loro tempo: la famiglia, i cosiddetti amici, i politici, i ricchi allevatori, le autorità dello Stato, gli arrampicatori sociali, i frequentatori dei salotti mondani, quelli che non mancavano mai... Il numero dei nemici ridicolizzava quello degli ammiratori e Morgan era forse l'unica ad avere sinceramente amato il defunto. Perché eri così freddo e difficile?, chiese mentalmente al defunto per la millesima volta staccandosi dalla finestra con espressione angosciata. Perché non conoscevi il calore di un sentimento d'affetto? Margaret Way
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Al gelo di una presenza oltremodo distaccata E.J. aveva alternato violentissimi accessi di collera, raggiungendo livelli di spietatezza e cinismo che soltanto Ty sarebbe stato in grado di emulare. Ty... Dio, che cosa strana la vita! L'adorato cugino, inseparabile compagno della sua infanzia, si era trasformato nel suo più grande rivale. Lei e Ty non potevano stare insieme per cinque minuti senza dare fuoco alle polveri. Ormai Morgan lo odiava al punto da desiderare che non partecipasse ai funerali, pur sapendo che sarebbe stato uno scandalo gravissimo. Era impensabile che l'unico rappresentante di sesso maschile della famiglia non gettasse una manciata di terra sulla bara di quel grande, terribile vecchio. Ecco qui un ragazzino che non vede l'ora di mettermi da parte! E.J. aveva iniziato a punzecchiarlo subito dopo i suoi diciotto anni. Ascolta me, bamboccio, è meglio che tu ti metta l'animo in pace e vada a marchiare il bestiame! Le tue ambizioni dovranno aspettare ancora un bel pezzo, Tyson! Ty non era mai caduto nella trappola. Troppo intelligente per rispondere a quelle provocazioni, aveva sempre risposto con il silenzio, tenendo la testa bionda leggermente sollevata in segno di noncurante arroganza, mentre l'azzurro brillante dello sguardo non vacillava nemmeno davanti ai più sferzanti attacchi del loro comune tiranno. Chi se ne importa di quel che pensi?, diceva quello sguardo, e le folte sopracciglia nere di E.J. si piegavano come nubi temporalesche sul grigio ardente degli occhi. Era stato così fin da quando Morgan era in grado di ricordare, come se Ty avesse ereditato la sottile tensione che era esistita fra i due fratelli Hartland, suo padre Robert ed E.J., il minore, frutto di un frettoloso matrimonio d'interesse dopo che il capostipite della famiglia era rimasto vedovo. Robert era stato sempre il favorito, e quella disparità di trattamento aveva generato un insanabile risentimento nell'animo, già per natura portato alla solitudine e alla diffidenza, del giovane E.J.. Poi, col passare degli anni e lo svolgersi degli eventi, su quella base di recondite invidie e sordi antagonismi era stato costruito un impero. Con un sospiro subito represso, Morgan si girò e si vide riflessa nel grande specchio dell'Ottocento accanto all'armadio. Non aveva un bell'aspetto. Gli occhi cerchiati da larghi aloni bluastri lasciavano intuire un profondo turbamento interiore. In condizioni normali quegli occhi ora così arrossati erano molto verdi, grandi e leggermente allungati. Margaret Way
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Incastonati al centro di un viso triangolare dagli zigomi alti, le davano l'aria felinamente esotica che aveva reso famosa la bellezza di lei. Perfino la madre che ben presto, ancora bambina, l'avrebbe con tanta facilità abbandonata, forse colpita da un presentimento era stata indotta a battezzarla con un nome inusuale. Morgana era la Signora del Lago nelle leggende di re Artù, la misteriosa Sacerdotessa di Avalon, custode della grande tradizione druidica dell'Irlanda, e come lei Morgan Hartland era cresciuta nel segno di un fascino selvaggio e misterioso, diversissimo da quello delle altre donne della famiglia. Le sorelle di Ty, Sandra e Claire, con le loro chiome dorate e i loro occhi azzurri, erano due ragazze stupende. Mancavano del carismatico magnetismo del fratello maggiore, ma erano universalmente conosciute come le splendide gemelle Hartland. La bellezza di Morgan, invece, era più elusiva e complessa. A momenti, quando aveva lo sguardo abbassato o non era particolarmente in forma, poteva apparire quasi una ragazza dai lineamenti comuni, ma all'improvviso c'era il lampo di quegli incredibili occhi verdi, di quei lunghi capelli neri che ondeggiavano attorno al suo viso imponendo a chiunque la guardasse il potere della personalità di lei. È fin troppo semplice pensare che sei una strega! Meglio per te che non lo sia, Ty... molto meglio. Il nero del lutto, fra l'altro, rendeva il suo portamento ancora più fiero. Morgan, di sua iniziativa, non lo indossava mai. Quel vestito glielo aveva portato Cecilia, e nemmeno le abili modifiche della governante riuscivano a nascondere il fatto che non fosse della sua taglia. Le donne degli Hartland erano alte, dotate di una figura statuaria, mentre lei, per quanto di fibra forte, era di corporatura minuta. Un estraneo che l'avesse vista assieme a Cecilia e alle gemelle avrebbe avuto difficoltà a credere che appartenessero alla stessa famiglia, perché diversissimo era anche il loro modo di prendersi cura di se stesse. A Morgan, però, non importava. Alla sua maniera, aveva la stessa inesorabile determinazione di Ty. L'unica cosa che i due cugini avessero veramente in comune era il carattere: ribelle, aggressivo e dominatore come quello di tutte le persone chiamate dal destino a grandi imprese. La madre di Morgan non era venuta al funerale, ma non c'era da stupirsi. Marcia non era mai stata in grado di reggere la tensione dei momenti cruciali della sua esistenza: matrimonio, maternità e vedovanza. Aveva odiato E.J. più di quanto fosse mai stata capace di odiare un altro essere Margaret Way
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umano, quindi perché avrebbe dovuto venire? Da molti anni, Marcia era il principale possesso di una volpe argentata dell'alta finanza, Sir Philip Ainsley, un nome che figurava nei consigli di amministrazione delle principali banche del paese. Morgan aveva il telegramma della coppia sulla scrivania; a causa di impegni precedentemente assunti, Philip non poteva partecipare alla cerimonia funebre, ma entrambi esprimevano il loro più profondo cordoglio e affetto. Erano trascorsi secoli, eppure Morgan ricordava come fosse ieri il giorno in cui era stata abbandonata. Marcia era venuta a trovarla nel collegio dove frequentava la terza elementare, se l'era presa sulle ginocchia... in tutto e per tutto simile a una madre ma senza esserlo mai veramente... e con un breve, esplicito discorso le aveva spiegato che il temutissimo nonno Edward voleva prendersi personalmente cura della sua nipotina. Il patto era molto chiaro: Marcia avrebbe dovuto uscire completamente dalla vita di Morgan e in cambio un giorno la bambina avrebbe ereditato la fortuna della famiglia. Separata dalla madre in così tenera età, Morgan era stata cresciuta con dei metodi educativi che avrebbero fatto inorridire qualsiasi pedagogo, ma a vent'anni sapeva cavalcare, sparare e cacciare come un uomo, e partecipava regolarmente al lavoro di raduno e marchiatura del nuovo bestiame sugli sconfinati pascoli del ranch. E.J. aveva preteso l'impossibile da lei, incurante della fragilità del suo fisico, come se avesse voluto punirla dell'unico fattore che le impediva di essere il suo degno successore: la sua femminilità. Perché E.J., pur andandosene nella tomba senza ammetterlo mai, avrebbe gettato Morgan alle ortiche se avesse potuto avere controllo su Ty. Ma Ty era ormai diventato un personaggio a sé stante. Dopo la morte di suo padre in un incidente aereo di cui non era mai stata chiarita la dinamica, Ty aveva preso le redini del settore degli affari di famiglia a lui affidato e, senza guardarsi indietro, aveva abilmente gestito e aumentato il suo prestigio finanziario. Da cinque anni a quella parte, la storia degli Hartland si era arricchita di un appassionante scontro fra la vecchia e la nuova generazione al punto da non rendere azzardato affermare che la prepotente scalata al successo di Ty aveva in qualche modo affrettato la scomparsa di E.J.. Ty e il potere erano fatti uno per l'altro, e, ora che nulla si opponeva più al concretizzarsi delle sue ambizioni, Morgan si aspettava battaglia. Era un evento che aveva previsto e per il quale si era preparata, ma che le incuteva Margaret Way
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comunque un notevole timore. Senza contare che Ty avrebbe avuto il peso dell'intero clan sul suo piatto della bilancia. Grazie a Dio il testamento di E.J. le avrebbe garantito la forza di cui aveva bisogno per sostenere la lotta. Prima della cerimonia funebre l'ingresso nella casa fu consentito solo ai familiari e agli amici più intimi, ma dopo ci sarebbe stata la processione di quelli che si sentivano troppo importanti per non offrire personalmente le loro condoglianze, e lei avrebbe dovuto cominciare a recitare il ruolo della padrona. Dopo un'ultima occhiata nello specchio, Morgan lasciò la camera e, arrivata in fondo al corridoio, iniziò a scendere l'ampia scalinata ricurva che portava al piano terra. Quando era circa a metà della rampa, la porta del salotto si aprì per fare passare la figura slanciata di Ty. «Santo Dio!» esclamò con voce insolente non appena la vide. «Ma non avresti potuto scegliere un vestito della taglia giusta?» Lei continuò a scendere i gradini senza nemmeno guardarlo. «Ti consiglio di lasciarmi in pace, Ty.» «Cos'è, uno scherzo?» Lui era alto e robusto, ma aveva una straordinaria grazia di movimento. La raggiunse sulla scala con un paio delle sue lunghe falcate e la prese per il braccio, bloccandola. «Vuoi anche una scopa per recitare meglio la parte?» «Molto spiritoso» rispose Morgan fulminandolo con gli occhi. «Non bere se sono io a passarti il bicchiere, mi raccomando.» Ty sorrise beffardamente e spostò lo sguardo sulla sua testa. «Cosa diavolo è questo?» «Uno chignon.» Lei sollevò il mento di mezzo centimetro. «Forse te lo sei dimenticato, ma stiamo per andare al funerale di E.J..» Lui scrollò le spalle. «Una circostanza per la quale è impossibile sentirsi addolorati. Vengo solo per assicurarmi che quel vecchio demonio non risorga.» «Paura che il suo spettro ti perseguiti?» «Non il sottoscritto, dolcissima cugina» mormorò Ty, iniziando a usare una frazione infinitesimale della sua forza per respingerla verso l'alto. «Ma dimmi, non ti è balenato per la mente il sospetto che, vedendoti così, la gente possa pensare a una crisi di follia?» «Lasciami andare!» sibilò Morgan opponendo resistenza. Lui continuò a spingere con irridente facilità, passandole un braccio attorno alla vita. «So che il tuo orgoglio ti ha sempre impedito di chiedere Margaret Way
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dei soldi al vecchio taccagno, ma ricordo di averti vista in almeno dieci abiti migliori di questo.» «Se non mi lasci andare subito» minacciò lei in tono basso, «ti farò buttare fuori.» Ty le usò la gentilezza di non mettersi a sghignazzare. «Non c'è pericolo, piccola ninfa. Rilassati» le disse con una punta di quel che sembrava un affetto genuino. Quand'era l'ultima volta che l'aveva chiamata in quel modo? Dovevano essere passati anni! Non ci fu verso di impedirgli di riportarla in camera e appena lì, di evitare che spalancasse l'armadio nel quale era riposto tutto il guardaroba di lei. «Diavolo... ma hai soltanto questo?!» «A cosa mi servirebbero tanti vestiti se trascorro la maggior parte del tempo a cavallo?» ribatté lei ribollendo d'ira repressa. «E non ti sembra spaventoso?» chiese lui allargando le mani con espressione dispiaciuta. «Nelle camere delle mie sorelle non si riesce nemmeno a entrare a causa della roba che ci hanno accumulato! Lasciatelo dire, così assomigli a una bambina che si è infilata di nascosto in un abito della madre!» «La bambina è diventata una donna!» esclamò Morgan con un lampo di collera negli occhi verdi. «In miniatura... uno che non ti conosce ti prenderebbe per una piccola orientale!» «Grazie. Le donne cinesi o giapponesi, quando sono belle, non hanno rivali al mondo.» «Io non ho mai sostenuto che tu non sia bellissima» continuò Ty, spiazzandola per la seconda volta nel giro di cinque minuti. Poi scosse la testa. «Sono scioccato, lo ammetto. Se non sapessi che sei un osso maledettamente duro da masticare, direi che hai la psicologia della masochista perfetta!» «Esci dalla mia stanza!» Lui la ignorò. «Questo qui?» propose con calma, estraendo dall'armadio un vestito grigio con le maniche corte. «Torno a ripeterti che dobbiamo prendere parte a un funerale!» disse lei a denti stretti. «Conciata come sei adesso, attireresti l'attenzione della gente più di Margaret Way
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quanto non faresti nel bikini rosso che piace tanto a Pat O'Donough.» «Pat O'Donough è un imbecille.» «Non potrei essere più d'accordo. Senti, perché non lo fai sparire con uno dei tuoi incantesimi?» «Se li sapessi veramente, saresti il primo ad accorgertene, non avere dubbi.» Morgan gli strappò di mano il vestito, se lo drappeggiò sul corpo e, come per magia, i suoi occhi assunsero una tonalità di verde diversa. «Comunque, è stata tua madre a darmi quello che ho addosso.» Ty scoppiò a ridere. «Raccontamela giusta.» «Come preferisci. La verità è che tua madre, una donna per altri versi molto buona, non mi trova simpatica.» «E te ne meravigli?» Lui la fissò dalla sommità del suo naso aristocratico. «Le fai paura.» Lei si accigliò. «Faccio fatica a immaginare tua madre intimidita da qualcuno, men che meno da una che le arriva a stento alla spalla.» Ty rimase in silenzio per una decina di secondi, poi scosse di nuovo la testa. «Qual è il tuo segreto? Come fai a fare tutte le cose che fai? Come riesci a diventare così meravigliosamente affascinante nello spazio di un secondo? Giuro che quando ti ho vista sulle scale mi eri sembrata una povera orfanella smarrita.» «Non toccarmi.» Morgan rabbrividì al contatto del suo dito che le sfiorava il mento in una leggera carezza. «Perché?» Lei era molto più turbata di quel che le sarebbe piaciuto ammettere. «Non dovresti stare nella mia camera da letto.» «Sciocchezze» replicò lui con fare suadente. «Siamo all'inarca familiari, no?» «Abbiamo avuto sfortuna al sorteggio.» «Perché non accantoniamo per un momento le delusioni e ci concentriamo sull'obiettivo di renderti presentabile in pubblico? Hai dei bei capelli. Perché diavolo te li devi portare dietro come un rotolo di corda male arrotolato? Il tuo collo sembra un grissino!» «E tu hai l'aria di uno che lo spezzerebbe volentieri» disse gelidamente Morgan. «Posso farti notare che siamo in ritardo?» «Non credo che E.J. bruci dal desiderio di venire messo sottoterra. Togliti quel sacco di patate, Morgan. È evidente che hai bisogno di consigli per vestirti.» Margaret Way
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«Sì, è vero!» sbuffò lei, esasperata, aprendo la cerniera lampo del vestito nero. «Fino a oggi mi sono occupata solo di bestiame, ma adesso le cose dovranno per forza cambiare. Adesso questo posto è mio.» «Oh, giorno glorioso!» «E il tuo ultimo da queste parti, segnatelo sull'agenda!» Senza la minima esitazione, come se Ty non esistesse, Morgan scivolò fuori del vestito, restando in un'esigua sottoveste nera. Lui si appoggiò con una mano al muro per studiare più comodamente il suo corpo scattante. «In realtà avresti bisogno soltanto di un orecchino d'oro e di una coroncina di fiori fra i capelli.» «Va' al diavolo!» Dopo essersi rivestita, lei si osservò di sfuggita nello specchio e constatò che il grigio le stava molto meglio. «Una ninfa della foresta!» declamò Ty con un'occhiata seducente. «Sono curioso, Morgan... ti sei mai sdraiata fra l'erba invitando un uomo con quello sguardo smeraldino?» «Se stai cercando di ricominciare con la storia di Pat O'Donough, ti avviso che gli ho fatto vedere le stelle con un ceffone prima ancora che salissimo a cavallo.» «È per questo che ti ho vista partire al galoppo come se avessi avuto il diavolo alle calcagna?» «Sei molto carino a preoccuparti tanto per me, Ty.» «Be', un fatto è sicuro... fra una settimana sarai in cima alla lista di tutti i cacciatori di dote da qui alla costa.» «E non avrò nessun problema a sbatterli fuori.» «Devo ammetterlo, occhi verdi, hai la testa sulle spalle. E adesso pensiamo ai tuoi capelli.» «Li tengo così» disse Morgan con decisione. «Scusa, ma no!» Lui allungò la mano e prese a sfilarle le forcine dallo chignon. «Secondo le leggende, la Fata Morgana aveva una lunga criniera di capelli neri che le scendevano fino alla vita.» Lei capì che opporre resistenza avrebbe causato solo ulteriori ritardi e fece buon viso a cattivo gioco, lasciandosi ricadere i capelli sulle spalle. «Il tuo atteggiamento mi infastidisce enormemente, Ty. Dobbiamo andare, ci stanno aspettando.» «Immediatamente. Non occorre che mi ringrazi.» «Tu sei l'ultima persona al mondo a cui vorrei dire grazie» disse Morgan avviandosi verso la porta. Margaret Way
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«E tu mi irriti più di chiunque altro, quindi siamo pari. Purtroppo è solo l'inizio. Chi si prenderà cura di te adesso che E.J. se n'è andato?» Erano nel corridoio e lei si voltò di scatto a guardarlo, cercando di non fare caso a quanto fosse attraente vestito di nero. «Sai, Ty, ci sono momenti in cui ti odio.» Lui non batté ciglio. «Ne sei proprio sicura?» mormorò in tono beffardo. «Sì! E non ho bisogno delle cure di nessuno, meno che mai delle tue! E.J. ha pensato alla mia sicurezza, ho ricevuto un'ottima istruzione e non sono completamente stupida. Non sei l'unico ad avere le carte in regola per puntare in alto, Ty. Ho intenzione di imparare, e di imparare in fretta.» Ty sorrise senza allegria. «Per quanto mi dispiaccia ricordarlo, ti ho salvato la pellaccia almeno in un paio di occasioni. Sono molto favorevole all'idea che una donna saggi i propri potenziali, ma il tuo desiderio di metterti alla prova avrebbe più di una volta potuto concludersi in una tragedia. E.J. era spietato con te. Non so quanti uomini avrebbero resistito alla tensione alla quale ti ha sottoposto in questi anni. Lo chiameresti amore?» «Era tutto quel che era in grado di offrire.» Lui sospirò in segno d'impazienza. «Mia madre, che tu consideri una nemica, ha pianto per te. E le mie sorelle hanno più volte ammesso che al tuo posto si sarebbero spezzate come giocattoli di plastica.» «Il che prova che sono l'erede legittima, giusto?» ribatté Morgan alzando il mento in espressione di arrogante indipendenza. «Non parliamo di questo, per il momento.» «Cosa?» «Non usare quel tono con me, ragazzina» replicò Ty con eguale durezza. «Sei in gamba, ma non abbastanza da potere competere con me.» «Non farmi ridere.» «Una volta ridevi spesso. Quando eri alta così...» Lui sollevò la mano all'altezza della vita con un sorriso finalmente sincero. «Eri la creatura più strana e affascinante che avessi mai visto. Piena di magia e di bisogno di amare.» Lei sogghignò con aria derisoria. «E allora perché hai fatto di tutto per renderti odioso? Come oggi. Dalla tua reazione chiunque avrebbe pensato che mi detesti.» «Non volevo che la gente ridesse alle tue spalle.» «Vallo a raccontare a tua madre.» Margaret Way
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Ty l'afferrò per le spalle e le diede una scrollata. «Evidentemente quello era l'unico vestito che aveva. Nel nostro ramo della famiglia non sono mai nati degli elfi!» «Ti spiacerebbe togliermi le mani di dosso, Ty? Mi stai facendo male» mormorò Morgan con calma ingannevole. «Non vorrei essere costretta a procurarmi una guardia del corpo.» «Anche i cavalli selvaggi hanno bisogno di sentire gli speroni» rispose lui, sostenendo freddamente il suo sguardo. «Ma questa è casa mia, Ty, cerca di non dimenticarlo. Jahandra mi appartiene!» E.J. non venne seppellito nel vecchio cimitero della tenuta, ma nel punto da lui stesso designato, ai piedi di un pilastro di arenaria che torreggiava sulla pianura due miglia a est della casa. La cerimonia fu breve e finì quando i primi pesanti goccioloni iniziarono a colpire il terreno rossiccio. Tutti corsero a cercare riparo nelle auto e Morgan rimase sola accanto alla fossa appena riempita, ignorando l'aspetto minaccioso del cielo squassato dai tuoni. Il sacerdote si avvicinò per mormorarle qualche parola di conforto, ma lei scosse violentemente la testa. Aveva troppe cose a cui pensare. Era un giorno terribile per essere consegnati alla nuda terra, eppure dopo quel temporale primaverile, la pianura riarsa sarebbe stata ricoperta da un tappeto di fiori selvatici. I sentimenti che si agitavano nel suo animo sembravano riflettere la terrificante potenza della natura. La relazione con il nonno era stata senza dubbio il legame più profondo della sua giovane esistenza. E.J., nel suo modo contorto e distruttivo, pur senza dimostrarglielo mai, l'aveva amata. Morgan era vissuta per compiacerlo, forgiandosi in una solitudine che l'aveva costretta a trovare presto il nucleo della propria forza interiore. Dio solo sapeva da chi l'avesse ereditata, quella forza. Sua madre era conosciuta per il suo amore per il lusso e le comodità; suo padre, morto ancora giovane in seguito a una caduta da cavallo, era sempre stato debole di carattere; l'unica altra figura che avrebbe potuto influenzarla, quella di Ty, era stata immediatamente allontanata da E.J.. Non appena si era accorto che, nel mondo immaginario dell'infanzia di Morgan, Ty aveva assunto la parte del modello e dell'eroe, il temibile vecchio aveva fatto di tutto per separarli, e ci era riuscito. Era questa la cosa che più la spaventava di E.J, la sua gelosia nei riguardi di Ty. Pur Margaret Way
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riconoscendo in lui il proprio erede naturale, non era stato capace di reprimere l'istintivo, quasi crudele risentimento che aveva provato nei suoi confronti. Forse era vero che, nel segreto del cuore, tutti i re odiano e temono i propri successori. Ma cosa stava pensando? L'erede diretta di E.J., la sua unica nipote, era lei? Ci fu un tuono violentissimo, poi uno scroscio di pioggia che la inzuppò completamente e il rumore dei passi di qualcuno che le si avvicinava correndo. «Lascialo andare, Morgan» disse la voce imperiosa di Ty sovrastando il fragore della tempesta. «Non gli perdonerò mai quello che ci ha fatto. Nemmeno nella prossima vita.» Il terrore che E.J. potesse sentirli, per un istante, la paralizzò, riempiendola di orrore, e, dopo avere inutilmente atteso che lei si muovesse, lui imprecò a fior di labbra. «Piccola sciocca!» esclamò, prendendola fra le braccia. «Il vecchio non si meritava tutto questo dolore.» Alle prime gocce d'acqua, le donne degli Hartland si erano rifugiate nella limousine bianca con la quale erano venute al funerale e ora, vedendo Ty che arrivava trascinandosi dietro Morgan, sgranarono gli occhi con espressione trasecolata. «Sali in macchina!» ordinò Ty, posandola a terra per aprire lo sportello. «No!» sibilò Morgan, divincolandosi dalla sua stretta. «Voglio camminare. Che diavolo vi prende? Abbiamo appena sepolto E.J.!» «Che riposi in pace» borbottò cinicamente lui. «Sali, ti ho detto!» «Non verrò in macchina con voi, Ty!» gridò lei stringendo i pugni. «Ho intenzione di camminare e camminerò, anche a rischio di prendermi un albero in testa.» «Chissà che il colpo non ti faccia rinsavire» replicò Ty con una smorfia beffarda. «Comunque sia, dal momento che non c'è verso di farti cambiare idea, ti accompagnerò.» La pioggia si infittì ancora, spinta da un vento stranamente caldo che ne mitigava in parte l'effetto. «Ty, tesoro» chiamò Cecilia dall'interno dell'abitacolo, «se Morgan sente il bisogno di camminare lascia che lo faccia. Non le succederà niente.» Morgan non si fermò ad aspettare la risposta di Ty e, approfittando della sua momentanea distrazione, si allontanò fra le acacie che costeggiavano la strada. Aveva deciso di tornare a casa seguendo il sentiero che portava Margaret Way
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al torrente. Quel diluvio doveva averlo ingrossato, ma in un punto degli enormi macigni le avrebbero permesso di raggiungere l'altra sponda senza eccessive difficoltà. Jahandra era la sua tenuta. Sarebbe stata in grado di percorrerla in lungo e in largo a occhi chiusi. Aveva fatto sì e no una ventina di passi che si vide affiancare da Ty. Suo cugino aveva i capelli completamente bagnati e l'elegante abito nero macchiato di fango, ma non sembrava curarsene. «Spero che non sarai così stupida da tentare di attraversare il torrente» le disse con evidente tensione. «Non preoccuparti per me, Ty» ribatté Morgan accelerando l'andatura. «So badare a me stessa.» «Te lo impedirò!» ruggì lui stringendo i pugni. «La corrente è troppo forte!» «Conosco un buon punto per guadare.» Lei lo fulminò con un lampo degli occhi verdi, raccogliendo immediatamente la sfida. «Ho paura per te, diamine!» Ty l'afferrò per il braccio, costringendola a fermarsi. «Ormai hai usato tutte le tue nove vite, Morgan. Non sfidare il destino.» Il temporale aveva raggiunto il suo apice. La pioggia sferzava rabbiosamente il fianco della collina e la potenza scatenata degli elementi amplificò la sottile eccitazione che sempre accompagnava i loro scontri. Fradicia fino al midollo, ma con il sangue che le ribolliva nelle vene e una voglia matta di sfogare il dolore che l'accecava, Morgan si liberò rabbiosamente dalla morsa della mano di lui. «Ne ho molte altre di scorta!» gridò, sovrastando il fragore dei tuoni. «Non illuderti, non ti sbarazzerai tanto facilmente di me! Va' via, raggiungi tua madre e le tue sorelle! Loro hanno bisogno di sentirsi protette da un uomo, ma io, grazie a Dio, sono diversa! Non ho paura di infangarmi le scarpe!» «Un po' della loro dipendenza femminile non ti farebbe male, te lo assicuro» replicò lui a denti stretti. «E comunque, è stato E.J. a farti come sei, non il buon Dio. Il modo in cui ti ha educata dimostra quanto disprezzasse le donne. Sei stata allevata come un maschio, in balia delle manie di un vecchio pazzo. E mi chiedi di piangere la sua morte? Avevo mille motivi per odiare E.J., ma vuoi sapere qual era il principale? Tu... quello che ti ha fatto. Ti rendi conto di avere vissuto nel terrore di venire punita?» Margaret Way
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Lei impallidì, sconvolta dalla brutalità delle parole di lui. «Sei spietato» disse lentamente, guardandolo con un misto di collera e di orrore. «Sei spietato da fare paura, Ty.» Poi si voltò e corse via, arrampicandosi sul pendio scivoloso della collina con un'agilità che le permise di guadagnare subito una decina di metri di vantaggio. Colto alla sprovvista dal suo scatto Ty, sfavorito anche dalla mole, perse ulteriormente terreno durante la salita e arrivò sulla sommità della collina quando Morgan era già sparita fra la fitta vegetazione che cresceva nella gola scavata dal torrente. Imprecando a fior di labbra, si lanciò alla ricerca della cugina, ma non appena sbucò sulla riva del corso d'acqua, gli si parò davanti una scena che lo paralizzò. Lei era lì, in piedi su un grande sasso, pronta a tentare l'attraversamento saltando su dei macigni che in quel momento sbucavano a malapena dalla corrente. Già in condizioni normali non sarebbe stato facile; ma in quel momento, con il torrente in piena, era una vera pazzia. Poi la vide che si chinava per togliersi le scarpe e capì che doveva agire subito. «Morgan! No, non farlo! Aspetta!» urlò gettandosi in avanti. Morgan si girò di scatto e per un attimo, con i capelli nerissimi appiccicati alla testa e un fuoco verde negli occhi, sembrò veramente una creatura selvaggia dei boschi, Morgana la Fata, la custode dei segreti di Avalon. La sua esitazione non durò nemmeno lo spazio di un respiro. Valutò rapidamente la distanza con lo sguardo e saltò. I primi due balzi andarono bene, ma al terzo scivolò e cadde fino alla vita nell'acqua. Cercò di tenersi aggrappata al sasso, ma la corrente era fortissima e l'avrebbe sicuramente travolta se Ty, che l'aveva seguita da vicino, non l'avesse strappata all'impeto tumultuoso delle acque, portandola al sicuro sulla riva con due rapidi salti che furono un capolavoro di potenza fisica e di senso dell'equilibrio. Quando la depositò a terra e la lasciò andare, Morgan barcollò all'indietro contro il tronco di un enorme eucalipto dove si fermò a riprendere fiato. Era andata bene anche stavolta, ma per qualche interminabile istante aveva avuto paura. Sia nel torrente che immediatamente dopo, stretta fra le braccia muscolose di lui. «All'inferno, Morgan!» lo sentì imprecare. «È una fortuna che abbia imparato ad aspettarmi di tutto da te!» Per qualche strano motivo, la furia di lui la fece ridere. «Potrai servirtene Margaret Way
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per screditarmi agli occhi degli altri come al solito» rispose con calma, iniziando a strizzarsi la gonna del vestito. Lo sguardo di Ty indugiò volontariamente sulle sue gambe. «Ma anche questo è parte del tuo fascino» mormorò lui passandosi una mano sul viso. «Ehi, fa' vedere quel braccio! Ti sei tagliata?» «È solo un graffio.» «Fa' vedere, ho detto!» ruggì lui, afferrandole bruscamente il polso e costringendola a mostrare l'interno del braccio e il lungo taglio che si era prodotta strisciando contro la roccia mentre cadeva. «Solo un graffio, eh?» Morgan lo fissava, ipnotizzata dalla bellezza dei suoi lineamenti virili e soggiogata dal magnetismo della sua personalità. Da bambina lo aveva adorato, ora credeva di odiarlo, ma a volte le sembrava di non capire più niente. Come adesso... Ty le esaminò il braccio per una manciata di secondi, poi, incredibilmente, abbassò la testa e si mise a succhiarle la ferita. «Sei impazzito?! No!» Lei si tirò indietro di scatto, aggredita da un incomprensibile terrore. «La saliva è antisettica.» Lui si raddrizzò lentamente, studiando con attenzione l'espressione turbata di lei. «La tua potrebbe avvelenarmi!» esclamò Morgan, ancora sconvolta dall'intimità di quel gesto. «Di cosa hai paura, Morgan?» insistette Ty a voce bassa. «Di una magia più potente della tua?» Aveva quasi smesso di piovere. Come spesso accadeva da quelle parti, il temporale era stato tanto violento quanto breve. Lei rabbrividì rendendosi improvvisamente conto del clima inclemente e delle emozioni che la vicinanza di Ty le suscitava. «Paura io?» chiese alla fine con un sorriso beffardo. «Ti comporti come se ne avessi.» «Solo perché non mi ero mai accorta dei tuoi istinti vampireschi!» «Allora sei ancora più sciocca di quanto pensassi.» Gli occhi di Ty erano molto azzurri, molto penetranti. «Il mio potrebbe essere solo bisogno d'affetto.» «No, Ty.» Lei scosse la testa, facendo ondeggiare i lucidi capelli neri. «In quel che provo per te non c'è spazio per la tenerezza.» Lui piegò le labbra in un sogghigno ironico. «E come mai ti agiti così appena ti tocco? Perché i tuoi occhi sono diventati così grandi, così Margaret Way
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luminosi?» Morgan rabbrividì ancora, muovendo nervosamente un passo all'indietro, con lo sguardo che saettava verso il sentiero per controllare tutte le possibili vie di fuga, e Ty, ricordando quel che era stata costretta a subire, si addolcì. «Va tutto bene» le disse in tono sommesso. «È quasi smesso di piovere. Guarda, c'è l'arcobaleno.» Nel cielo era apparso uno squarcio di azzurro e l'arcobaleno si stagliava contro lo sfondo grigiastro delle nuvole in tutta la sua scintillante bellezza. Dopo la tempesta, torna il sereno, pensò Morgan, commuovendosi di fronte alla pace di quello spettacolo. «E.J. è arrivato nella sua nuova casa» mormorò con voce appena percettibile, e lui scrollò le spalle con aria cinica. «Non invidio quelli che avranno a che fare con lui» borbottò andandole vicino. «Morgan...» Lei si voltò, se lo vide davanti e si perse nella profondità del suo sguardo, prigioniera dell'intensità del momento. Il funerale di E.J., poi il temporale e la folle corsa su per la collina, l'avventurosa traversata del torrente in piena e adesso Ty... troppa tensione anche per una mente allenata allo stress come la sua. Quando lui le prese il viso fra le mani, non si mosse. Quando la baciò, non a caso sulla guancia, ma con precisione sul piccolo neo a due centimetri dall'angolo della bocca, non seppe reagire e chiuse gli occhi. Non rispose, ma nemmeno lo respinse, e Ty la baciò di nuovo, delicatamente, sfiorando con le labbra le sue palpebre abbassate. Era terribilmente strano e al tempo stesso terribilmente piacevole. L'indomabile Morgan Hartland che si abbandonava impotente fra le braccia dell'uomo che era convinta di odiare. Che cosa stava succedendo? Che cosa si nascondeva dietro l'improvviso contegno di Ty? Dopo anni di conflitti e di rancori, perché incontrarsi proprio adesso? Lui poco prima aveva accennato al bisogno di affetto, ma lei non gli credeva, Quel che stava accadendo fra loro non aveva nulla a che fare con l'affetto. Era desiderio, passione, seduzione allo stato puro. Quell'intuizione le esplose nel cervello proprio mentre lui, passandole un braccio attorno alla vita, s'impossessava con decisione della sua bocca in una lunghissima carezza. Morgan s'irrigidì, pensò che avrebbe dovuto Margaret Way
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fermarlo, ma qualcosa di più forte della sua volontà razionale glielo impedì. Non ancora. Non così presto. Il miscuglio di forza e dolcezza che vibravano in Ty l'attirava in modo irresistibile, precipitandola in un vortice di oscuri e finora sconosciuti piaceri. Era perfettamente consapevole di commettere un errore gravissimo, eppure non era in grado di porre fine a quell'abbraccio. «Ty!» esclamò con voce strozzata, sfuggendo all'avido contatto della bocca di lui. Per Ty fu ugualmente difficile padroneggiare le proprie emozioni. Lo capì dall'espressione confusa del suo sguardo. «Era inevitabile» le disse alla fine ansimante. «Una fantasia che, presto o tardi, era destinata a realizzarsi.» «No, è stata una follia! Ci siamo sempre detestati.» «Non è vero!» ribatté lui con veemenza. «Quando eri bambina mi adoravi, poi il vecchio ha fatto di tutto per separarci, e ci è riuscito. Tu sei cambiata, Morgan. Il tuo mondo affettivo si è incentrato attorno alle due uniche emozioni che E.J. poteva insegnarti: competizione e ostilità.» Lei distolse lo sguardo da lui, da quell'uomo per il quale, doveva ammetterlo, non sapeva quali sentimenti provasse in realtà. Il fatto che l'avesse baciata, e baciata in quel modo, rendeva ancora più difficile il loro intricato rapporto. «Sei ridotta in uno stato pietoso» disse Ty quando la vide impegnata nel tentativo di rassettarsi in qualche maniera. «Te la senti di tornare a casa a piedi?» «Tornerei a casa anche camminando sulle mani» ribatté Morgan, ritrovando un po' del suo abituale sarcasmo. «Oggi pomeriggio Henry leggerà il testamento e allora sarà il mio turno di ridere!» «Di quello mi occuperò quando verrà il momento» borbottò lui con un gesto noncurante. «Che cosa vuoi dire?» chiese lei, subito sospettosa. «Soltanto che avrai bisogno di aiuto, Morgan. Per quanto intelligente tu possa essere, avrai bisogno del sostegno della famiglia.» «Chissà come mai ogni volta che nomini la famiglia ho l'impressione che usi il pluralis maiestatìs, come la regina d'Inghilterra!? Credi forse che dipenda dal fatto che tua madre e le tue sorelle votano sempre seguendo le tue indicazioni?» Ty ignorò la sua pesante ironia. «È molto improbabile che le spinga a Margaret Way
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fare qualcosa di contrario ai nostri interessi.» «I nostri interessi implicano che Tyson Hartland sieda al posto di comando, giusto? Adesso occupi una posizione di preminenza negli ambienti imprenditoriali dello Stato, e ammetto che te la sei meritata. Partendo da quel poco che ti aveva lasciato tuo padre, nel giro di pochi anni, hai costruito un impero dimostrando un fiuto per gli affari che non ha nulla da invidiare a quello di E.J., ma non è affatto sicuro che, alla fine della partita, tu non scopra di poter aspirare al massimo a diventare il mio braccio destro!» «Lunga vita alla regina» mormorò lui con un sorrisetto beffardo. «Non darti pena per gli eventuali usurpatori, Morgan. Aspetta almeno di essere incoronata...»
2 Appena rientrata in casa, Morgan corse a rifugiarsi in camera sua e non ne uscì fino alle sei di sera. Un lungo bagno caldo la ripulì dagli schizzi di fango e l'aiutò a ritrovare un minimo di tranquillità emotiva in previsione del finale di quella terribile giornata. Prima la cerimonia funebre di E.J., poi la tempesta, culminata con il folle bacio di Ty, e adesso, tanto per chiudere in bellezza, la lettura del testamento. Ci sarebbe stato di che fare crollare molte persone normali, ma Morgan Hartland non era una persona normale. Per capirlo, sarebbe bastato osservare la dignitosa fierezza con cui entrò nel salotto dove era riunito il resto della famiglia. Il suo casto vestito viola era quanto di più insignificante si potesse immaginare, eppure tutti avvertirono immediatamente il magnetico potere della sua presenza. Henry De Lisle, avvocato, socio e unico vero amico di E.J., si alzò per salutarla e, trattala in disparte, le parlò con il tono affettuoso di un padre. «La cosa più importante, mia cara» disse concludendo, «è che hai tutta la vita davanti. Vedi, io ho sempre disapprovato i metodi educativi di tuo nonno; su una ragazza diversa, avrebbero potuto avere effetti devastanti, tu, invece, ne sei uscita più forte di prima. E.J. aveva un blocco che gli impediva di esternare i propri sentimenti, voglio che tu sappia che era molto orgoglioso di te.» «E io che ho sempre avuto la sensazione che fosse più orgoglioso di Ty!» scherzò lei con un sorriso enigmatico. «Ah, be', mia cara...» Henry scosse la bella testa candida senza Margaret Way
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nemmeno provare a negarlo. «E.J. ha impiegato molto tempo a convincersi che una donna potesse essere in grado di svolgere il lavoro di un uomo. Apparteneva a una generazione che vi ha sempre considerate troppo fragili per assumere posizioni di responsabilità.» «Allora devo essere stata una specie di esperimento» ribatté Morgan con i grandi occhi verdi fissi nei suoi. «Immagino di sì» confermò lui con calma. «Quando vuoi che apra il testamento?» Lei scrollò le spalle. «Dopo cena, per favore.» Mancavano cinque minuti alle dieci quando si trasferirono nello studio di E.J., una grande stanza rivestita di pannelli di legno scuro con due pareti piene di libri e la terza che ospitava una vasta collezione di armi e di trofei di caccia grossa. «Dio, com'è deprimente questo posto!» bofonchiò Claire, prendendo posto in una delle poltrone di pelle disposte attorno alla massiccia scrivania di mogano. «Orribile!» esclamò l'altra gemella con una smorfia di disgusto. «Se fossi in te, Morgan, cambierei tutto l'arredamento!» «Io non sarei tanto precipitosa» disse Cecilia in tono casuale. «Ci sono parecchi oggetti di grande valore.» «Non mi è mai piaciuto lo stile vittoriano» insistette Claire, mettendo il broncio. «Ogni volta che vengo qui mi sento soffocare.» «Basta così, ragazze» le interruppe Ty sorridendo ironicamente. «Credo che Henry abbia voglia di cominciare.» «Solo una cosa, Henry.» Cecilia lanciò uno sguardo implorante in direzione dell'avvocato. «Non chiamare E.J. il nostro caro Edward, per favore.» «D'accordo, Cecilia, non lo farò. Lo conoscevamo tutti.» «Su questo non ci sono dubbi» borbottò Ty, allungando le gambe in avanti. Henry guardò Morgan per un attimo, poi aprì la cartella di pelle che conteneva le ultime volontà del defunto. In quella compagnia dorata, che raccoglieva la crema dell'aristocrazia terriera dell'Australia, la sua scura, indecifrabile bellezza dava a Morgan l'aspetto di un cittadino di un altro pianeta. Quel viso triangolare dominato dagli straordinari occhi verdi, quella criniera di capelli corvini... aveva ragione Ty a dire che era una ninfa! Quel che stava per farle gli ripugnava profondamente. Aveva Margaret Way
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creduto di conoscere a fondo il repertorio di meschinità di E.J., ma questo superava tutti i limiti. A sua insaputa, il diabolico vecchio aveva aggiunto un codicillo... Non avere paura, è solo un sogno, pensava Morgan. Un terribile incubo da cui presto ti sveglierai. «Bene, spero che mi abbiate seguito» disse Henry facendo una pausa senza trovare il coraggio di guardarla. Poi si schiarì la voce e, in tono professionale, riprese il discorso. «Ve lo riassumo a grandi linee. Ciascuna delle gemelle riceve un pacchetto di azioni analogo a quello, ovviamente più sostanzioso, di Cecilia. Lasciti minori ai dipendenti. Alcune grosse donazioni a favore di ospedali e organizzazioni benefiche. La fetta maggiore, il controllo delle holding degli Hartland, viene diviso fra Ty e Morgan. Sessanta per cento delle azioni a lui, quaranta a lei, salvo che per la tenuta di Jahandra, dove le quote sono paritarie. E.J. ha inoltre stipulato che entrambi risiedano stabilmente in questa casa; chi se ne va perde automaticamente la proprietà. Ty, in qualità di erede principale, è tenuto ad amministrare personalmente la tenuta. Jahandra è il gioiello dell'impero.» «Non è legale!» esclamò Morgan stringendo i pugni. «Morgan, mia cara...» Cecilia si voltò verso di lei con aria compassionevole. «Non è legale, vi dico. Sono l'unica nipote diretta di E.J. Non è vero, Henry?» «Speriamo solo che non ci siano altre sorprese in arrivo» borbottò Ty con la fronte corrugata. «Tu speri, eh?» esplose Morgan, girandosi a guardarlo con occhi fiammeggianti. «Certo, dopo avere tramato alle mie spalle per privarmi della mia legittima eredità ti conviene fare in modo che là situazione rimanga tranquilla.» «Sei davvero convinta di quello che dici?» ribatté lui, sostenendo il suo sguardo senza battere ciglio. «Ma non finirà qui! Impugnerò il testamento.» Le gemelle osservavano la scena in scioccato silenzio, e Cecilia si sentì in dovere di intervenire di nuovo. «Morgan, capisco perfettamente quello che provi, ma...» «Oppure l'idea è partita da te?» ruggì Morgan, interrompendola Margaret Way
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bruscamente. «Sai essere molto affascinante, quando vuoi.» «Ne convengo» disse Ty in tono funereo, «ma dubito che avrebbe avuto effetto sul vecchio.» «Sei fuori di te, Morgan.» Cecilia zittì l'adorato primogenito con un gesto deciso della mano. «Ci puoi scommettere!» gridò Morgan con le guance rigate di lacrime. «Jahandra è mia! Dio solo sa il prezzo che ho dovuto pagare! Non la dividerò mai con Ty!» Corse fuori dello studio come se avesse il diavolo alle calcagna, con il cuore che le pulsava impazzito nel petto, disperata. E.J. non poteva averle giocato uno scherzo simile. Dovevano essere stati per forza loro. Ma adesso aveva denaro in abbondanza per pagarsi i migliori avvocati. Li avrebbe combattuti. Ty, con la brama di potere che gli accendeva lo sguardo; Cecilia, nel suo elegante abito nero, con una bellissima collana di perle attorno alla gola e una spilla di diamanti sul petto. La gran signora dai modi irreprensibili che intrigava segretamente a favore del figlio. E anche le gemelle, con il loro colpevole rifiuto di prendere posizione, si rendevano complici dello stesso disegno. Morgan non era nemmeno sicura di avere ancora un posto dove andare. Ty era padrone di metà della sua casa e di Jahandra, e aveva totale controllo su Tyson's Landing, Muruk Muruk, Emerald Downs e gli altri territori dell'interno. Aveva appena compiuto i trentadue anni ed era già disgustosamente ricco e potente. Persino più di E.J., perché pilotava anche i voti della madre e delle sorelle. Ma lei non gli avrebbe mai consentito di dominarla. Mai. Il violento acquazzone del mattino aveva purificato l'aria, ma lei era troppo sconvolta per fermarsi ad ammirare la volta stellata del cielo. Nella radura fra le acacie a est della tenuta, gli aborigeni celebravano la loro veglia funebre, e forse erano gli unici a rispettare disinteressatamente il defunto. Con le loro nenie e i loro strani strumenti, avrebbero accompagnato lo spirito di E.J. nel suo viaggio verso il mondo dei sogni, dove lo aspettava il suo sosia celeste, e il ritmo ossessivo dei tamburi evocava spettri di sciagura nell'animo di chi li sentiva, in lontananza. Come aveva potuto farlo? Perché aveva trasmesso lo scettro del potere a Ty dopo averle forgiato il carattere nel fuoco per essere sicuro che avesse le doti necessarie ad amministrare il suo impero? Senza contare l'umiliazione di costringerla a dividere Jahandra con un Ty reso Margaret Way
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sicuramente ancora più arrogante dalla sua posizione di forza in seno al consiglio di amministrazione della società. Solo Nerone o Caligola sarebbero stati capaci di escogitare un piano altrettanto crudele! Morgan era sull'orlo di una crisi nervosa. Non aveva mai sofferto in quel modo, neppure dopo che sua madre l'aveva abbandonata. Tutti quelli che conoscevano Marcia sapevano che non era adatta a fare la madre. Come del resto E.J. a fare il nonno. Riflettendoci a posteriori, era davvero un miracolo che ne fosse uscita pagando soltanto lo scotto di un carattere un po' troppo aggressivamente portato allo scontro frontale. Controlla le tue emozioni o saranno loro a controllare te. Quante volte glielo aveva ripetuto E.J.? Ma per lui era stato facile: non aveva emozioni. Il suo cuore si era inaridito molto tempo prima. Come sempre le succedeva nei momenti difficili, si trovò diretta verso le stalle. I cavalli erano suoi amici. Gli unici che poteva amare e rispettare sapendo di esserne ricambiata. C'era un mucchio di gente che li trattava come semplici animali da lavoro, ma lei non ne aveva ancora incontrato uno che non fosse in grado di capire tutto quel che gli diceva. È naturale che una ninfa parli con i cavalli! Oh, Ty sapeva sempre che cosa dire per mandarla su tutte le furie! Robert Tyson Hartland, signore e padrone di Jahandra. Il solo pensiero la faceva impazzire. Morgan spalancò le pesanti porte di legno della stalla e andò diritta verso la gabbia di Sultan, il grande sauro figlio del campione che E.J. aveva voluto come capostipite della sua scuderia. Lo carezzò sul muso mormorando dolci parole di saluto e lo stallone, percependo al volo la tensione di lei, inarcò il magnifico collo lasciandosi sfuggire un nitrito impaziente. Promettendogli che non avrebbe dovuto aspettare molto, Morgan si infilò nello stanzino in fondo al grande edificio di legno dove teneva un ricambio di vestiti da lavoro. Impiegò meno di due minuti a sfilarsi l'abito viola e a mettersi camicia, jeans e stivali. Un giaccone di pelle l'avrebbe protetta dall'umidità della notte e le focose ascendenze arabe di Sultan le avrebbero garantito la galoppata selvaggia di cui sentiva il bisogno per scaricare l'ira che aveva in corpo. Purtroppo aveva fatto i conti senza l'oste. Stava finendo di abbottonarsi la camicia quando, senza alcun preavviso, la porta dello spogliatoio si spalancò sotto l'impeto di un Ty decisamente furioso. Margaret Way
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«Prima che tu dica qualsiasi cosa» ruggì a denti stretti fissandola con uno sguardo terribile, «sappi che non ho nessuna intenzione di assistere senza fare niente ai tuoi tentativi di sfracellarti la testa su una roccia nel deserto!» «Come ti permetti di irrompere qui dentro in questo modo!» esclamò lei con una irritazione che eguagliava quella di lui. «Io in questo posto ci sono cresciuta! Questi sono i miei cavalli e se non stai attento ti faranno assaggiare la polvere ogni volta che cercherai di montarli!» «Sì, vorrei proprio vederli» borbottò lui con un sogghigno crudele. «Comunque, è della tua incolumità che stavamo parlando. Non ti permetterò di uscire a cavallo in queste condizioni. Cerca di ragionare, Morgan, potresti spaccarti l'osso del collo!» «In tutta onestà, trovo la tua preoccupazione alquanto sospetta, cugino» replicò Morgan con occhi fiammeggianti. «Oppure non hai pensato che un eventuale incidente potrebbe liberarti da un grande impiccio?» «Ci ho pensato spesso, specialmente negli ultimi dieci minuti, ma poi mi sono reso conto che non poteva funzionare» rispose Ty in tono beffardo. «La gente comincerebbe ad avere dei sospetti e in questo momento non possiamo assolutamente permetterci uno scandalo.» Fece una pausa e cambiò tattica. «Torna in casa, Morgan. Te lo chiedo per favore. Mia madre e le ragazze sono molto agitate.» «Me lo immagino, non capita tutte le sere di mettere le mani su un impero che vale milioni di dollari!» esclamò lei, sarcastica. «Eravate già ricchissimi, adesso E.J. vi ha resi anche potenti!» «Facciamo parte della famiglia, no?» Lui bloccò il gesticolio nervoso della sua mano afferrandole il polso. «Oh, sì, certo, la famiglia! Una famiglia piuttosto bizzarra. Dai tredici anni in poi tu non sei mai riuscito a portare a termine una discussione civile con E.J., e lui, pur fingendo di essere furioso, deve avere ammirato il tuo coraggio. Un ragazzino lentigginoso che tiene testa a un uomo famoso per il suo carattere autoritario. Delle gemelle diceva che erano capaci solo di spendere i soldi guadagnati dagli altri. Io sono cresciuta privandomi di tutto, voi avete sempre vissuto nel lusso e nell'agiatezza.» «Non ti sembra che anche noi abbiamo avuto la •nostra brava dose di tragedie?» chiese Ty in tono amaro. «Non cercare di impietosirmi. Quando è cominciata la distribuzione di tragedie, ero in prima fila! Ho perso mio padre, come tu il tuo. Non Margaret Way
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abbiamo avuto fortuna, questo è sicuro. Mio padre ha trascorso metà della sua vita a cavallo, eppure è stato un cavallo a ucciderlo. E quante volte tuo padre ha preso l'aereo per andare alla capitale? Centinaia, ma è bastato un volo di troppo perché precipitasse fra le montagne. Forse c'era qualcosa che lo angosciava. E.J. non lo lasciava mai in pace. Era spietato.» «Io la vedo allo stesso modo, Morgan» mormorò lui con evidente sincerità. «Malgrado questo, ti ha nominato suo erede, mettendo deliberatamente da parte l'unica nipote.» «Ah, Morgan» sospirò Ty, «come posso consolarti?» «Tu, consolare me?» sghignazzò lei con un lampo metallico negli occhi. «Sapevo fin dal principio che un giorno ci saremmo scontrati. Tu mi fai paura, Ty. Quella di distruggere le donne sembra una tradizione della famiglia Hartland. In più di un'occasione ti ho sentito sostenere che si era liberato di mia madre, cancellandola di fatto dalle nostre vite. Perché? Perché odiava le donne?» «Ci sono uomini che lo fanno, lo sai perfettamente, Morgan» rispose lui con voce controllata. «Io non sono in grado di decifrare le motivazioni di E.J., e nemmeno tu lo conoscevi completamente. Era più temuto che rispettato e non ha mai dimostrato affetto o gentilezza nei confronti di un'altra persona. Non aveva accanto nessuno capace di addolcirlo.» «Aveva me!» gridò Morgan con incredibile intensità, i lunghi capelli neri che ondeggiavano attorno al suo viso triangolare. «Mi ha educata con pugno d'acciaio, facendomi capire che si aspettava sempre il massimo da me, e io gliel'ho dato, il massimo! Sai perché? Perché ero convinta di essere la sua erede! E l'erede di E.J. doveva imporsi solo grazie alle sue qualità personali, non al nome che portava! Infatti, adesso posso fare tutto quello che fai tu, è vero o no?» Qualcosa che assomigliava molto alla compassione fece capolino nell'espressione tirata di Ty. «È vero, sì, ma è altrettanto vero che incontreresti grosse difficoltà a presiedere l'Associazione Allevatori e a controllare tutti i nostri dipendenti. Stiamo parlando di gente che vive per dieci mesi l'anno nella solitudine dei grandi pascoli dell'interno. Uomini duri. Ora ti accettano come nipote del vecchio, ma siamo realistici, Morgan: quando un uomo ti guarda, vede prima una splendida ragazza. Qualche minuto in tua compagnia e forse comincerà ad accorgersi del resto. Tu hai intelligenza, spirito e personalità, ma non riuscirai mai ad Margaret Way
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acquisire lo status di un uomo. Il mondo va avanti così, Morgan, e nemmeno tu sei in grado di cambiarlo. Gli uomini sono disposti a fare qualsiasi cosa per una donna, tranne che lavorare per lei.» Pur in preda al più grave shock emotivo della sua giovane esistenza, lei seppe riconoscere l'amara verità di quelle affermazioni, ma questo non servì a disperdere il suo profondo disappunto. «Bel tentativo, ma lascia che ti dica una cosa: da queste parti, quando do un ordine, viene eseguito.» «Solo perché gli uomini di Jahandra ti conoscono fin da quando eri piccola e hanno imparato a volerti bene» ribatté lui, inclinando la testa sulla spalla. «I più anziani si sono divertiti a insegnarti tutti i trucchi del mestiere, pur avendo una paura folle che E.J. ti spingesse oltre i tuoi limiti. Non approvavano i suoi metodi autoritari, ma erano costretti a tacere. E.J. era un dittatore, un tiranno della peggiore specie. Non esitava di fronte a niente pur di raggiungere i suoi obiettivi. È riuscito perfino a strapparti a tua madre.» Morgan nascose il dolore sotto l'arroganza. «Si vede che lei amava più il denaro di me.» «Il testamento di tuo padre aveva lasciato Marcia in possesso di una piccola fortuna» le fece notare Ty con asprezza. «I soldi non c'entrano.» «Allora come ha fatto a convincerla ad abbandonarmi?» chiese lei, alzando il mento in segno di sfida. «Non glielo hai mai chiesto?» «Non ci sono riuscita!» Le uscì di bocca prima che potesse fermarsi, una frase che racchiudeva tutta la disperazione della sua infanzia. Per una bambina non era facile chiedere alla madre perché non l'amasse. «Mia madre è vuota come una conchiglia gettata sulla spiaggia del mare. Vive per apparire sempre perfetta e Philip spende un capitale solo per le sue creme di bellezza. Non che lui la voglia diversa, per carità! La considera e la tratta come un oggetto da mettere in mostra. E poi c'è chi si stupisce quando dico che odio gli uomini.» «A me sembra che tu non abbia mai avuto tanto bisogno di trovare l'uomo giusto come adesso. Un uomo capace di amarti, di comprenderti e di farti felice. La tua vita è stata una lotta costante.» «Sì, ho combattuto per imparare ad assumere le redini del comando, ma a cosa è servito? Ora che ero finalmente pronta, E.J. ha preferito te! Credi davvero che mi rassegnerò a obbedirti?» «Non sarei mai così pazzo da chiedertelo, quando è più che evidente che Margaret Way
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trai il massimo piacere dall'affermare la tua indipendenza. Sei padrona del tuo destino, Morgan. Puoi fare tutto quello che desideri.» «Speri forse che finisca per andarmene lasciandoti padrone assoluto di Jahandra?» scattò lei con un lampo omicida negli occhi. Ty strinse la mascella, colpito dalla violenza che vibrava nella voce di lei. La fissò in silenzio per qualche interminabile secondo, poi abbozzò un sorrisetto derisorio. «No, mi accontenterei di qualche piccolo passo nella direzione giusta... come cominciare a portare il reggiseno, per esempio.» Morgan abbassò lo sguardo e si accorse di avere ancora la camicetta mezza sbottonata attraverso cui si intravedeva la dorata rotondità del suo seno. «Nessuna donna porta più quegli strumenti di tortura!» esclamò, affrettandosi a coprirsi. «E poi non vedo che cosa questo abbia a che fare con la nostra discussione.» «È esattamente il punto che cercavo di dimostrare» replicò lui con aria di superiorità. «Un uomo impegnato a sbirciarti il seno difficilmente presterà ascolto alle tue parole. È più probabile che ti metta le mani addosso!» «Non accetto questa logica sciovinista! Fra poco dirai che le donne sono responsabili degli stupri che subiscono in ogni angolo del mondo!» «No, ti sto semplicemente spiegando che, da queste parti, andando in giro conciata così, hai bisogno di protezione.» «Soprattutto da quelli come te!» contrattaccò lei con il volto arrossato dalla collera. «Oppure ti sei già dimenticato che poche ore fa mi hai baciata? Stavi deliberatamente tentando di sedurmi, non puoi negarlo!» «E non mi sono nemmeno dovuto impegnare molto.» Ty la guardò con espressione indecifrabile. «Il fatto che tu abbia un formidabile sex-appeal non è una novità per nessuno, mi sembra. Le gemelle dicono che potresti avere tutte le ragazze che vuoi!» «Non esageriamo. Oggi con te ha funzionato. Hai la straordinaria capacità di strapparmi reazioni del tutto impreviste, come se... non so, forse dipende dal modo che hai di presentarti, dalla tua ostilità, dall'aria di sfida che assumi ogni volta che ci incontriamo.» «Non cercare di psicoanalizzarmi, non approderesti a nulla. Sono ostinatamente fedele quanto ossessivamente indipendente. Sono il capolavoro di E.J.!» «Torna a casa con me, Morgan» disse Ty, riuscendo a farlo suonare Margaret Way
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come una preghiera e assieme un ordine. «Alla mia metà di casa, vorrai dire?» «Ci sono quaranta stanze.» «Trentotto, per la precisione.» «Puoi scegliertene diciannove all'infuori dello studio.» «Il simbolo del potere, eh?» «Direi piuttosto pochissima voglia di mettermi a spostare i mobili.» «Non ce la farai a resistere con me, Ty. Non indietreggerò di un centimetro.» «Sei decisa a contestare la legalità del testamento?» «Rileva la mia quota!» «E come sopravviveresti lontana dal posto che ami di più al mondo? E.J. ha molte responsabilità, ma ti ha lasciata molto ricca. In una città non ti vedo, Morgan. Sei come le aquile. Tenute in gabbia, muoiono.» «Non posso vivere sotto lo stesso tetto con te» dichiarò Morgan come arrendendosi. «Allora mi sposerò. Così avremo una persona cuscinetto a dividerci.» «Bravo! Ottima idea, sarà l'evento mondano del secolo!» ironizzò lei con gli occhi che sprizzavano scintille. «Ma prendi moglie nell'aristocrazia terriera, mi raccomando! Vediamo, chi ci sarebbe? Be', Philippa Lynch è abbastanza simpatica, mentre una come Camilla Ogilvie non la tollererei proprio. Be', scegli un po' tu... Io farò la damigella d'onore assieme a Sandra e Claire.» «Molto gentile da parte tua, Morgan» replicò Ty, beffardo. «Ma l'idea di vederti andare in giro per la chiesa con una coroncina di fiori in testa non mi rende affatto tranquillo. Tu faresti la guerra a qualsiasi donna che cercassi di portare nella tua casa, ammettilo!» «Va' all'inferno!» gridò Morgan con le guance invase da un colpevole rossore. «Ti odio!» Lui scoppiò in una fragorosa risata, ma il suo era lo sguardo di un uomo molto preoccupalo.
3 Il mattino seguente, mentre albeggiava, Morgan si concesse la lunga passeggiata a cavallo che l'intervento di Ty le aveva impedito di fare la sera prima. Dopo avere lasciato sfogare Sultan in un'impetuosa galoppata Margaret Way
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su una delle tante stradine sterrate che solcavano la proprietà, si arrampicò sulla vetta di un'altura dalla quale si poteva godere un magnifico panorama della vallata di Jahandra. In fondo a sinistra, seminascosti dagli eucalipti e dalle querce, si intravedeva la sagoma bianca della casa, e direttamente sotto di lei sorgeva il grande pilastro di arenaria che segnava la tomba di E.J.. Con quella luce, aveva assunto un colore giallastro che, nel corso della giornata, si sarebbe riempito di sfumature dorate fino a incendiarsi nella gloria del tramonto. Gli zoccoli di Sultan affondavano leggermente nel terreno reso molle dalla pioggia, rivoltando profumate zolle rossicce piene di germogli pronti a sbocciare. L'indomani la valle sarebbe diventata un enorme tappeto verde ricamato dal bianco, dal rosso, dal giallo e dal viola dei fiori selvatici, e tutta la natura avrebbe sfolgorato assieme a loro, riempiendo di una gioiosa commozione i cuori degli uomini. Alta sopra la sua testa, sorretta dalle correnti ascensionali che si formavano sui fianchi delle colline, un'aquila veleggiava immobile nell'aria, con le grandi ali nere stagliate contro l'azzurro intenso del cielo. Saliva in lenti circoli e Morgan sapeva che gli aborigeni l'avrebbero considerato un segno positivo. L'occhio del Grande Spirito vegliava sulla valle e sui destini delle creature che l'abitavano. C'è da augurarsi che stia vegliando anche sul mio, pensò lei tornando a guardare la tomba di E.J.. Mi hai lasciata proprio in una bella situazione, nonno... Dopo averla quasi spezzata per insegnarle a essere aggressiva e competitiva quanto un uomo, il vecchio l'aveva relegata a una posizione subalterna rispetto a Ty. L'obbligo di risiedere assieme e alla pari a Jahandra previsto nel testamento era il colpo di grazia finale. Il terrore che Ty, Ty in tutta la sua vibrante potenza virile, si mettesse in testa di dovere dirigere la sua vita le faceva digrignare i denti per la collera. Una donna come lei non poteva rassegnarsi a recitare la parte dell'eterna seconda, eppure era proprio questo il ruolo assegnatole nello schema generale della società voluto da E.J.. Per la prima volta, in molti anni, neppure la preghiera seppe darle conforto. Era angosciata dalla consapevolezza della propria impotenza femminile. Perché una donna in posizione di autorità scatenava diffidenza e timore nella maggioranza degli uomini? Forse in altre parti del mondo, dopo Indira Gandhi e Margaret Thatcher, era diverso, ma lì nelle sperdute regioni dell'interno dove pure le grandi donne Margaret Way
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non mancavano, a reggere le leve del potere erano sempre padri, mariti o fratelli. E tutto a causa di uno stupido e alla fine controproducente pregiudizio! «Io so di essere capace di prendere decisioni importanti!» dichiarò a voce alta, e Sultan nitrì subito il suo consenso, strappandole il primo vero sorriso degli ultimi cinque giorni. «Governeremo Jahandra assieme, tu e io» gli disse, carezzandogli il muso. «Gliela faremo vedere noi, a questi signori!» Quando Morgan tornò a casa, trovò le gemelle che facevano colazione sulla veranda affacciata sul giardino. Da dove erano sedute, potevano ammirare il padiglione estivo in stile indiano che sorgeva in fondo al prato fra una fitta macchia di profumatissimi lillà bianchi. Il verde dell'erba era interrotto dalle macchie colorate delle aiuole fiorite, che erano state saggiamente create al riparo dai raggi cocenti del sole, sotto gli alberi secolari piantati dal padre di E.J.. La quiete assoluta del mattino era incrinata solo dal cinguettio degli uccelli e dall'eco dei tamburi aborigeni fra le colline. Jahandra aveva una sua particolarissima magia e faceva parte di lei. Per sempre. Nessuno sarebbe riuscito a toglierle quel sentimento. «Buongiorno!» esclamò Sandra salutandola con la mano appena la vide apparire sulla veranda. «Sei così piena di energia che mi fai sentire una mummia!» Morgan la guardò e rimase ancora una volta colpita dalla loro bellezza. «All'anima delle mummie» borbottò con un sorriso venato d'amarezza. «Non sei felice, vero?» chiese Claire a bassa voce, e Morgan si appoggiò alla balaustra di ferro evitando di incrociare i suoi occhi. «Secondo te dovrei esserlo?» ribatté con calma dopo un attimo di silenzio. «Be', se non altro adesso sei ricca. Non è un brutto modo di cominciare.» «Cerca di metterti nei miei panni, Claire» disse Morgan, fissandola intensamente. «Sono l'unica nipote di E.J. Non avrebbe dovuto lasciare tutto in mano a Ty.» «Oh, non capisco che cosa ci sia di tanto affascinante in un campo pieno di pecore!» esclamò Sandra in tono annoiato. «O nell'andare in giro vestita da cowboy!» «Il piacere di essere vivi» rispose Morgan, fredda. «Perché invece non tagliamo la corda?» propose Claire con occhi Margaret Way
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scintillanti di eccitazione. «Noi tre sole. Sydney, Melbourne e la Costa d'Oro... pensa a come potremmo divertirci! Posti stupendi, locali pieni di gente, e noi conosciamo tutti i giri giusti! Gli amici non fanno che chiedere di te, Morgan!» «Andare in discoteca non mi è mai piaciuto» rispose sommessamente l'interessata. «E i veri amici sono difficili da trovare.» «Tu hai bisogno di compagnia, Morgan» insistette Sandra, dando man forte alla sorella. «Devi frequentare persone della tua età, altrimenti finirai col diventare una sepolta viva. Guardati le mani... hai i calli come un uomo!» «Non credo che una donna debba vergognarsi di avere le mani callose, anzi...» «Oh, non propinarci il solito polpettone femminista!» interruppe Claire con aria infastidita, salvandosi dall'ira della cugina solo grazie al provvidenziale arrivo di Cecilia, che pose fine a quella pericolosa discussione. «Che meravigliosa giornata!» esclamò, controllando rapidamente le figlie prima di sorridere alla nipote. «Morgan! Sei già andata a cavallo, vedo! Bene, immagino che avrai appetito. Hai una bella cera, ma sei sempre così magra...» «Ai miei cavalli piaccio leggera.» Morgan ricambiò il sorriso e le andò incontro per ricevere il suo bacio. «E non ho molto appetito.» «Pazienza.» Cecilia la prese per mano e lasciò vagare lo sguardo sul giardino. «So che da un paio d'anni hai preso in mano anche il giardino... complimenti, è bellissimo. Ho chiesto alla signora Larkin di servirci la colazione qui tutte le mattine, spero che non ti dispiaccia.» «Dovresti ridecorare la casa, mamma. Tu sei bravissima per queste cose» propose all'improvviso Claire con entusiasmo. «Potresti trasformarla in un vero palazzo!» Cecilia si voltò. «Non ti sembra di dimenticare che la casa è di Morgan, cara?» «E a te non sembra di dimenticare Ty?» mormorò Morgan, fissandola con espressione marmorea. «Mettiamoci a sedere.» Cecilia invitò Morgan ad accomodarsi su una poltroncina di vimini con una dolcezza che non riuscì a cancellare la sua lunga abitudine al comando. «Il testamento di E.J. ha creato non pochi problemi in seno alla famiglia. Se da un lato comprendo molto bene i tuoi Margaret Way
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sentimenti, Morgan, non posso...» «Permettimi di dubitarne, zia» disse Morgan in tono rispettoso ma deciso. Cecilia scosse i suoi magnifici capelli biondi. «Un giorno ti racconterò di quanto vicini siamo andati a perdere Tyson's Landing. Alla fine mio padre riuscì a conservare la tenuta, ma solo per farsi stroncare da un infarto pochi mesi dopo. Io avevo vent'anni. Questo per farti capire che non sei l'unica ad aver conosciuto momenti di grande sofferenza e di confusione. Tu sei molto giovane e molto intelligente, Morgan, in possesso di un talento che secondo me è ancora in gran parte inesplorato, ma devi accettare il fatto di non essere in grado di attirarti lo stesso rispetto che viene tributato a mio figlio. Inculcandoti valori prettamente maschili, E.J. ti ha resa quasi ostile al tuo stesso sesso. Ti sono additate mete elevate, in alcuni casi addirittura impossibili. Dirigere un impero agropastorale di queste dimensioni è un lavoro estremamente faticoso, Morgan, un lavoro che talvolta uccide. Le storie di mio marito e di tuo padre sono lì a testimoniarlo. È meglio lasciarlo fare agli uomini, credimi. Non sto dicendo che non saresti all'altezza, ma solo che Ty è più adatto a sopportare, fisicamente e psicologicamente, lo stress che questo lavoro comporta. Se non ci fossero alternative, appoggerei decisamente la tua candidatura, augurandomi però che fosse per un periodo breve. Una donna ha altri modi di lasciare un segno nella società in cui vive, e forse nemmeno tu sai quanto può una Hartland. Noi abbiamo il dovere di aiutare quelli che hanno bisogno. Avrai sentito che mi occupo di diverse iniziative umanitarie; la tua collaborazione mi sarebbe di enorme aiuto. Non hai il controllo totale, Morgan, ma la tua parola avrà considerevole peso in tutte le operazioni della famiglia.» «Oh, sì, avrò diritto di parola» borbottò Morgan stringendo gli occhi. «Ma chi mi starà ad ascoltare?» «Ty è molto diverso da E.J.» le fece notare Cecilia. «Ah, ecco che arriva il caffè freddo! Vieni, cara, facciamo, colazione assieme.» Più tardi, mentre attraversava l'atrio per salire in camera, Henry si affacciò dallo studio di E.J. e le chiese se poteva concedergli qualche minuto del suo tempo. Morgan lo seguì nella stanza, lasciandosi cadere di peso su una poltroncina di pelle e, dopo avere aspettato che prendesse posto dietro la Margaret Way
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scrivania, lo guardò dritto negli occhi. «Che cosa bolle in pentola, Henry?» «Ci sono delle questioni di affari che dovrei sottoporre alla tua approvazione, ma prima di tutto, tengo a farti sapere che non ero informato del codicillo aggiunto nel testamento di tuo nonno.» «Ho deciso di impugnarlo, Henry» disse lei, asciutta. L'avvocato si piegò in avanti congiungendo le punte delle dita. «Non puoi spuntarla, ma forse riuscirai a distruggere la famiglia.» «Perché dici che non posso spuntarla?» C'era sospetto negli occhi verdi di Morgan. «Prima di tutto perché non ci sono validi appigli legali. E.J. sapeva quel che faceva. E poi perché l'opinione pubblica concorderebbe nel ritenere Ty la scelta più logica. Se E.J. non avesse provveduto al tuo futuro in maniera adeguata, sarebbe nato uno scandalo, ma la quota del quaranta per cento verrà considerata equa. Inoltre, come ben sai, Ty gode di un enorme rispetto all'interno dell'Associazione Allevatori. Tu dovresti lottare degli anni solo per raggiungere lo stesso livello di stima. Vedendo sedere al tavolo delle trattative una ragazzina di fragile aspetto, i compratori penserebbero a uno scherzo!» «È la terza volta che mi viene fatto questo discorso, Henry» sbuffò lei piegando le labbra in una smorfia. «Suona molto convincente e ragionevole, ma vorrei capire per quale motivo tutti escludono che Ty possa lavorare alle mie dipendenze!» «Ty ha un innato istinto per il comando.» «Così sembra. Allora pensi anche tu che E.J. abbia preso la decisione migliore, Henry?» L'anziano avvocato le sorrise paternamente. «All'inizio ero turbato da quello che mi pareva un suo inspiegabile voltafaccia, ma poi ci ho dormito su, Morgan. Voglio molto bene a tutti e due. A te e a Ty. Se smetteste di farvi la guerra, potreste diventare un team imbattibile. Adesso tu lavori troppo e Ty anche. Dividendovi responsabilità e campi d'azione, ne ricavereste entrambi dei vantaggi. Certo, ci sono non pochi ostacoli da superare. E.J. ha creato delle barriere fra di voi. Non riusciva ad accettare l'affetto che tu dimostravi per Ty. Diciamolo chiaramente: era geloso. In Ty ha sempre visto il suo più pericoloso rivale, ma alla fine, quando ha capito che non gli restava molto da vivere, è stato costretto ad ammettere che lui era anche la persona più adatta a succedergli alla testa della compagnia.» Margaret Way
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«Sai che consolazione! Ty e io siamo stati educati da mortali nemici, e adesso di colpo ci troviamo legati alla stessa catena!» «Forse E.J. ha pensato che assieme avreste avuto maggiori possibilità di successo che da soli.» «Ma se non facciamo che litigare!» esclamò Morgan, esasperata. «Tu conoscevi il nonno meglio di tutti, Henry. Che cosa lo ha fatto diventare così duro?» «La mancanza d'amore» rispose Henry con sicurezza. «E.J. ha avuto un'infanzia difficile. La sua matrigna era una donna stupenda, ma a detta di tutti non aveva cuore, e favoriva suo figlio Robert in modo vergognoso. E.J. era più intelligente, Robert più affascinante, ma quella disparità di trattamento non aveva giustificazioni. Tuo nonno ne rimase segnato, e in seguito non è mai riuscito a esprimere i suoi bisogni emotivi. Viveva nascosto dietro una maschera impenetrabile che ha finito col diventare il suo vero volto.» «Sì, ma a pagarne le conseguenze siamo stati noi» disse lei in tono stanco. «Guarda che cosa ha fatto a mia madre.» «Ah, sì, tua madre» mormorò l'avvocato, evitando il suo sguardo. «Non vi vedete molto, vero?» «La verità è che a lei non importa nulla di me, Henry. Marcia non sa nemmeno che cosa significhi l'istinto materno.» «È veramente un mistero. A volte ho la sensazione che tralasciamo qualcosa di vitale. Marcia era totalmente dominata da E.J.. Tuo padre ha dimostrato un gran coraggio sposandola quando E.J. gli aveva già scelto una Ogilvie. Era solo questione di affari, capisci? Espandere l'impero attraverso nuove alleanze. E continua anche adesso. Mi è arrivata voce che Louise Ogilvie stia disperatamente cercando di combinare un matrimonio fra Ty e la sua figlia maggiore... Com'è che si chiama?» «Camilla. Forse sarebbe la moglie giusta per Ty, ma io non la voglio in casa mia!» «Credo che anche lei avrebbe dei problemi a convivere con te.» Henry fece una pausa, si schiarì la gola e aggiunse: «Certo, l'ideale sarebbe un matrimonio fra voi due». «Io e Ty?! Non se ne parla nemmeno!» esclamò Morgan con inutile violenza. «Ma davvero ci vedresti assieme?» «Non ci avevo mai pensato prima, ma adesso che lo chiedi, sì» disse l'avvocato in tono blando. «Se non ricordo male, fino a pochi anni fa Ty Margaret Way
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era il tuo eroe.» «Era anche molto più buono» gli fece notare lei, secca. «Ty non è cambiato fino a quel punto» obiettò lui con un rapido sorriso. «Comunque si tratta di faccende personali che non mi riguardano più di tanto. Ora, tornando agli affari, ci sono dei documenti che vorrei farti firmare. Con la scomparsa di tuo nonno, ho deciso di ritirarmi completamente dalla professione, lasciando l'attività in mano a mio figlio Richard, che già da diversi anni si occupa degli interessi della famiglia. Richard è un buon avvocato, onesto e leale, e non lo dico solo perché è mio figlio. Oggigiorno ci sono molti giovani che si avvicinano alla professione attirati dal miraggio di facili guadagni, ma Richard è stato educato con i sani valori di una volta. Puoi fidarti di lui come di me, Morgan.» Nel primo pomeriggio, Ty pilotò personalmente l'aereo che portò Henry fino all'aeroporto più vicino, da dove l'avvocato avrebbe proseguito per Sydney, e Morgan approfittò dell'assenza del cugino per controllare l'andamento dei lavori nella tenuta dopo l'inevitabile confusione seguita alla scomparsa di E.J.. Parlando con i capisquadra, venne a sapere che un branco di cavalli selvaggi, guidato da un enorme stallone grigio, aveva rotto gli steccati dei pascoli a nord della tenuta. Gli uomini proposero di organizzare una caccia e lei acconsentì immediatamente, dando le istruzioni necessarie affinché tutto fosse pronto per l'indomani. Quella sera gli Hartland si riunirono per la cena attorno al grande tavolo di mogano che troneggiava al centro della sala da pranzo. Ty arrivò con cinque minuti di ritardo e, dopo essersi scusato, lanciò un'occhiata penetrante in direzione di Morgan. «Ho sentito che domani gli uomini hanno intenzione di prendere uno stallone, ne sai niente, tu?» Lei annuì compostamente. «Uno grigio molto grosso. Si muove nei pascoli settentrionali, dove teniamo le giumente. Un paio sono già scappate, e in più ha rotto trenta metri di steccato. Dobbiamo fermarlo prima che il branco diventi troppo numeroso.» «Se è così in gamba non sarà facile prenderlo.» Senza nemmeno rendersene conto, Ty prese il posto di E.J. a capotavola, e Morgan, osservandolo, non poté fare a meno di ammirare il suo stile, subendo l'innegabile fascino della sua magnetica presenza maschile. Aveva un'espressione intensa che sapeva addolcire con splendidi sorrisi, come Margaret Way
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quello che dedicò ora alla madre che si accingeva a servirlo. «La solita bistecca alta tre dita» commentò con una piccola smorfia studiando il piatto che gli veniva posto davanti. «Quando fa così caldo, preferisco una bella insalata greca, con il formaggio dentro.» «Darò istruzioni alla cuoca» disse Morgan con una punta di sarcasmo nella voce, lasciando vagare lo sguardo nella stanza, teatro dei suoi silenziosi pasti in compagnia del nonno. «Immagino che ci saranno molti cambiamenti in questo posto.» «Puoi scommetterci, mia cara» ribatté lui, con un lampo metallico negli occhi. «Ti ricordi di come è morto Tom Brennan? Con la testa spaccata dallo zoccolo di una cavalla selvaggia che aveva cercato di saltare il recinto dove l'avevano intrappolata.» «Se mi vuoi consigliare di non partecipare alla battuta, sprechi fiato inutilmente.» «Cosa c'è di dessert?» si intromise Claire, rubando il tempo al fratello, che sembrava sul punto di incenerire Morgan con lo sguardo, ma quest'ultima respinse sdegnosamente la sua ciambella di salvataggio. «Solo frutta» rispose dunque in tono asciutto. «E.J. era contrario ai dolci.» Sandra si piegò in avanti con espressione implorante. «Non si possono avere nemmeno fragole con la panna?» Morgan, che conosceva il suo debole per le fragole alla panna, sorrise. «No, mi dispiace, Sandra. Dovremo dare nuove disposizioni alla signora Larkin.» «Il problema vero è un altro» ribatté Sandra. «Dove andremo ad abitare? Ty è costretto a stare a Jahandra, e io voglio vivere vicino a mio fratello.» «Anch'io!» Claire si unì subito all'accorato proclama della sorella. «E pensare che io lo vedrei volentieri a mille chilometri di distanza!» mormorò Morgan, lanciando un'occhiata a Ty, che si era rilassato contro lo schienale della sedia e osservava la scena con espressione sarcastica. «Non scherzare, per favore. È importante.» Sandra pareva decisa ad avere una risposta. «Mamma, cosa succederà adesso?» «Torneremo a Tyson's Landing, cara, è ovvio» disse Cecilia in tono gentile. «Non vi lamentate sempre della scomodità di Jahandra?» «Oh, mamma!» protestò Claire, imbronciandosi deliziosamente. «Con un paio dei tuoi tocchi geniali potresti trasformarla in una casa da sogno!» «Mi rendo conto che ti è difficile abituarti, ma questa casa adesso Margaret Way
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appartiene a Morgan e a Ty.» «E voi due non ci volete?» implorò Sandra, sgranando gli occhioni azzurri. «Be', qualcuno dovrà stare qui per forza» disse Morgan. «Ho una reputazione da difendere.» «Giusto!» convenne Sandra. «Nessuno vuole che sorgano pettegolezzi attorno a te e Ty. E chi è meglio di noi per evitare scandali?» «Ma io non voglio vivere a Jahandra!» protestò Claire, voltandosi verso la sorella. «E i pettegolezzi ci sarebbero lo stesso.» «Tu che cosa ne dici, mamma?» chiese Sandra, come se l'opinione di Morgan non contasse più del due di briscola o dando per scontato che lei si uniformasse al volere di Cecilia come facevano loro. «A me interesserebbe di più sapere che cosa ne pensa Ty» borbottò Morgan prima che sua zia avesse tempo di rispondere. Ty vuotò il bicchiere di vino, si asciugò le labbra con il tovagliolo e, a voce bassa, disse: «Potrebbe essere una soluzione temporanea in attesa del mio matrimonio». «Che cosa?» esclamarono le gemelle in perfetta sincronia. Poi Claire fu la più sollecita a esprimere il loro stupore. «Allora quel che ci aveva raccontato Camilla era vero!» Lui si lasciò sfuggire una breve risata. «Non ho la minima idea di quel che racconta in giro la vostra amica Camilla.» «Che avresti deciso di chiederle di sposarti» disse Sandra, che pendeva dalle labbra del fratello. «Be', non è esattamente così» rispose Ty, abbassando gli occhi. «Comunque, che cosa ve ne sembra della ragazza?» «Sono certa che sarebbe una moglie perfetta per te» cinguettò Morgan in tono mielato, «ma io non tollererò la sua presenza in questa casa nemmeno per cinque minuti.» «Strano, avevo l'impressione che metà fosse mia.» Cecilia scosse la testa con aria pensierosa. «Il testamento di E.J. ha creato una situazione intricata. Anche volendo aggirare con qualche espediente l'obbligo di residenza, Ty non sarebbe in grado di amministrare Jahandra da Tyson's Landing, e Jahandra è il fiore all'occhiello della famiglia. Non può essere trascurata.» «A Jahandra posso pensarci io» dichiarò Morgan, asciutta. «Come avrebbe dovuto essere mio diritto in ogni caso.» Margaret Way
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«Se la tua intenzione di partecipare alla battuta di domani è un esempio del tuo senso di responsabilità, stiamo freschi» intervenne Ty in tono sarcastico. «L'amministrazione di una tenuta non può venire affidata a una persona che si diverte a rischiare il collo almeno due volte al giorno!» «Ti ricordo che non mi sono guadagnata il rispetto degli uomini standomene chiusa in camera a dipingere acquarelli» scattò Morgan di rimando. «Vieni anche tu domani, potrei insegnarti qualcosa!» «Tregua? Cinque minuti di tregua?» propose Cecilia con la sommessa autorità della sua voce, e tutti si voltarono a guardarla. «Questa è una casa molto grande, dove ognuno di noi potrebbe trovare la sua privacy e contemporaneamente essere d'aiuto agli altri. Facciamo un periodo di prova e vediamo che cosa succede. Morgan, naturalmente, ha in qualsiasi momento la possibilità di interrompere l'esperimento. Nel frattempo, speriamo che Ty si sposi presto e... ma forse questo non dovrei dirlo... non con Camilla Ogilvie. Sua madre è una donna affamata di potere, meschina e di vedute ristrette.» «E poi Camilla mi ha chiesto in prestito una giacca di visone l'anno scorso e non me l'ha ancora restituita» disse Claire, corrugando la bellissima fronte. «Vorrei dormirci sopra, Cecilia.» Morgan guardò sua zia negli occhi per farle capire che la sua richiesta non nascondeva un rifiuto pregiudiziale. «So che forse non riuscite a capirlo, ma vedervi abitare insieme a me mi sembra strano. Ho vissuto sola con E.J. per tutti questi anni, e adesso ho qualche difficoltà ad adattarmi al cambiamento. A volte mi viene voglia di salire in cima a una montagna e di mettermi a urlare la mia frustrazione ai quattro venti!» «Se vuoi ti porto io nel posto giusto» propose Ty in tono beffardo. «Ma ti avviso: ho lasciato una lettera che dice di arrestarti se mai dovesse succedermi una disgrazia!» «Caro cugino! La tua fiducia è commovente!» «Avrò bisogno di tornare a Tyson's Landing per qualche giorno» continuò Cecilia, imperturbabile. «Sempre che tu decida di fare questo esperimento. Mio nipote Steven adesso vive a Muruk Muruk, ma credo che sarebbe disposto a trasferirsi a Tyson's Landing durante l'assenza di Ty e nostra.» «Sono d'accordo» disse Ty, rispondendo all'occhiata interrogativa della madre. «Conto molto sull'aiuto di Steven. Alan Thomas prenderà il suo posto a Muruk Muruk. Ne avevamo già parlato durante il funerale di E.J..» «Senza consultarmi?» chiese Morgan, inarcando le sopracciglia. «Non Margaret Way
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pensavo che avresti disapprovato.» «Sei troppo sicuro di te stesso, non trovi?» «Ma tu disapprovi, Morgan?» chiese Cecilia. «No. Voglio solo essere informata.» «Non riesco a crederci» mormorò Sandra, scuotendo la testa mentre osservava l'ennesimo scontro fra suo fratello e Morgan. «Sembra che non possiate fare a meno di beccarvi in continuazione.» «Ci sono persone che hanno effetti catastrofici le une sulle altre» borbottò Morgan con espressione indecifrabile. Cecilia si sistemò lo chignon con un elegante tocco della mano. «E non dimentichiamo che Morgan è rimasta per molto tempo sotto il tallone di E.J., che riposi in pace. Trovare subito un'intesa sarebbe stato pretendere troppo.» Molto più tardi, dopo che gli altri si erano ritirati da un pezzo nelle rispettive camere, Morgan lasciò la sua e scese di nuovo al piano terra. Non riusciva a prendere sonno; era agitata, nervosa, piena di dubbi e di paure. Le gemelle hanno ragione, pensò, camminando a piedi nudi sui tappeti persiani del salotto. Questa casa ha bisogno di luce, di aria, così sembra un mausoleo! Di colpo si rese conto che le sarebbe piaciuto cambiarla da cima a fondo; ebbe un'intuizione dell'atmosfera che avrebbe voluto darle, e si fermò, sorpresa dalla scintilla di gioia che le si era accesa nel cuore. Per un attimo, il velo di risentita confusione le si era sollevato dallo sguardo, permettendole di scorgere l'immagine fugace di quel che sarebbe potuta diventare la nuova Morgan, Ubera da qualsiasi condizionamento del passato. Ma fra i suoi desideri e la loro soddisfazione il destino aveva fatto precipitare un insormontabile macigno... Ty. Ty e la figura misteriosa della donna che sarebbe diventata sua moglie. Morgan rabbrividì, come investita da un'inesistente corrente d'aria fredda. La moglie di Ty. Girò la testa e si vide riflessa nella grande specchiera antica situata accanto alla porta che dava nel corridoio. Una ragazza minuta, fasciata da un kimono di seta color giada, un visetto triangolare dominato dai grandi occhi verdi, una disordinata cascata di ciocche corvine che le ricadevano sulle spalle. Da chi aveva ereditato quegli occhi a mandorla? Non certo dai geni degli Hartland, questo era sicuro. La straordinaria bellezza e gli incredibili occhi azzurri di Ty erano diretto retaggio di Cecilia. Vedendoli assieme, accomunati da quel loro inimitabile fascino dorato, si aveva l'impressione di assistere al passaggio Margaret Way
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di due divinità greche. Le gemelle, che avevano preso più dal padre, pur restando molto graziose, avevano meno magnetismo personale. Tutti, comunque, erano rigorosamente biondi. Nelle foto di famiglia, i capelli castani di Marcia saltavano subito all'occhio, ma non bastavano certo a spiegare l'aspetto esotico, vagamente orientale, della figlia che aveva generato. Sfogliando una rivista, qualche anno prima, Morgan aveva trovato la fotografia di una ballerina russa che aveva gli occhi della stessa forma dei suoi. D'istinto, si avvicinò allo specchio stirandosi la pelle del viso, come in attesa di una risposta da parte della strana creatura dello specchio. «Che cosa speri di vedere?» chiese all'improvviso una voce alle sue spalle. «Tutto meno che la tua faccia!» ribatté lei, voltandosi a fronteggiare il suo rivale. «Credevo che fossi andato a letto.» «Infatti, ma poi il rumore dei tuoi passi mi ha svegliato.» «Ero convinta di essere stata molto silenziosa.» Morgan lo guardò attraversare il salotto con quella sua inconfondibile andatura da pantera, si impose la calma. «Comunque, temo che dovrai abituarti. Resto spesso alzata fino a tardi.» Ty si fermò a un metro di distanza, studiandola con espressione indecifrabile. «Non mi sorprende» disse dolcemente. «Mezzanotte è l'ora delle streghe!» Lei non sorrise. «A chi assomiglio, secondo te?» chiese in tono sommesso, tornando a girarsi verso lo specchio. «Non lo so, ma chiunque fosse doveva avere sangue giapponese nelle vene» rispose lui con una risata amichevole. «Cosa vuol dire, chiunque fosse?» Morgan si era irrigidita. «Ho preso dalla famiglia di Marcia, è chiaro!» «Non ci sono dubbi. Nella nostra i capelli neri sono ancora più rari degli occhi verdi. E i tuoi sono molto verdi. A volte sembrano smeraldi.» Lei scosse la testa con una smorfia divertita. «Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più bugiardo del reame?» «Non ti è mai venuto in mente di parlarne con Marcia?» mormorò Ty, portandosi al suo fianco senza distogliere lo sguardo dalla sua immagine riflessa nello specchio. La fissò ancora per un attimo, poi sorrise e le scompigliò scherzosamente i capelli. «Ciao, ninfa!» Morgan non reagì, dominò l'emozione con ammirevole autocontrollo. Margaret Way
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E.J. sarebbe stato fiero di lei. «È passato troppo tempo, Ty» disse in tono inespressivo. «Tu non sei cambiata» rispose lui con un'aria indulgente che le diede molto fastidio. «Di che cosa dovrei parlare con mia madre?» gli chiese freddamente, iniziando a farsi una coda di cavallo per rendere il più naturale possibile la domanda. «È solo una sensazione...» Ty scrollò le spalle con quel tanto di incertezza che bastava, poi affondò il colpo. «Come se ci fosse un mistero che la riguarda... come se fosse diversa da quel che vuole sembrare.» «Marcia?» Lei s'irrigidì leggermente. «Per quanto mi rattristi doverlo ammettere, mia madre è solo una bella bambola da collezione. È troppo superficiale per avere dei segreti.» «Non brilla per intelligenza, è vero, ma a volte nemmeno quella serve a tenersi lontani da certi guai» insistette lui, cercando di non fare caso alla grazia spontanea dei movimenti di lei. «Stai cercando di pescare nel torbido, Ty?» chiese Morgan in tono improvvisamente sferzante, abbassando di scatto le braccia. «Un altro po' e mi dirai che sono illegittima?!» Incredibilmente, l'espressione di Ty rimase inalterata. «È solo una sensazione, niente di più... e niente di meno. In te c'è qualcosa che non quadra, Morgan.» Lei sghignazzò. «Dovrai inventare di meglio, sai... tanto so che cosa c'è dietro, hai paura che contesti la validità del testamento.» «Se ti fa piacere, accomodati» rispose lui, beffardo. «Henry ti ha spiegato che non avresti speranze?» «Staremo a vedere.» Morgan non batté ciglio. «Ho un mucchio di soldi? Potrei persino sposarmi.» «Hai qualcuno in mente?» chiese pigramente Ty. «Chiunque non mi ricordi te!» «E non ti sembra strano?» «Non tanto strano come il tuo tentativo di seduzione.» «E io che ero rimasto con l'impressione che non ti fosse completamente dispiaciuto» sorrise lui, divertito. «Parliamo seriamente, adesso. Che cosa te ne pare dell'idea di trasferire qui la famiglia per un certo periodo?» «Spero di riuscire a dormirci sopra» ribatté lei, scuotendo la testa. «Ma anche se avessi deciso, non verrei certo a dirtelo.» Margaret Way
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«Dio, certe volte sei proprio una...!» Ty si frenò appena in tempo, mentre un lampo di ammirazione quasi involontaria gli accendeva lo sguardo. «E un'altra cosa: domani non verrai a caccia con quel branco di selvaggi. Ernie Hudson mi ha detto che quello stallone ha il diavolo in corpo.» «Non cercare di fermarmi» disse Morgan in tono di sfida. «Sono libera di fare quel che meglio mi aggrada.» «Ma questo non significa necessariamente mettere a repentaglio la vita!» replicò lui, stringendo la mascella. «Piantala di blaterare idiozie!» esclamò lei con sarcasmo. «Tanto sai che verrò comunque.» «Non stavolta!» ruggì Ty, afferrandola per le spalle. «Siamo già alla violenza fisica, cugino?» chiese soavemente Morgan, e lui fu costretto a lasciarla. «Così va meglio, e adesso ragioniamo. Non sarebbe la prima volta che lo faccio, e puoi stare certo che, se ci fosse ancora E.J., mi verrebbe a svegliare alle cinque del mattino!» «Infatti, è un miracolo che tu sia ancora tutta d'un pezzo. Io da solo ti ho salvato la pellaccia almeno un paio di volte.» «Non ricordarmelo. L'idea che io ti debba la vita mi fa orrore!» «Perché? Che cosa ho fatto di male per meritarmi questa divorante ostilità?» «La causa sta nella tua divorante ambizione, cugino caro, non recitare la parte del santarellino, per favore!» Ci fu una pausa di silenzio, uno scontro silenzioso e feroce di sguardi che non si risolse a favore di nessuno. Poi Ty si lasciò sfuggire un lungo sospiro e, a voce bassa, chiese: «Ti rendi almeno conto che questa tendenza all'autodistruzione non è esattamente normale?». «Veramente a me sembra di avere solo la tendenza a oppormi alle tue prevaricazioni.» «Nel disperato tentativo di negare quel che senti veramente?» Morgan sbatté le palpebre con il cuore che le impazziva nel petto. «Cominci a seccarmi sul serio. Questa storia deve finire, altrimenti...» «Esatto. È per questo che non dobbiamo vivere qui da soli» interruppe Ty facendo scintillare i denti in un sorriso inaspettato. Lei si mosse con l'intenzione di andarsene, ma mentre lo oltrepassava accadde qualcosa per cui, senza sapere come, si trovò fra le braccia di lui, stretta contro la parete muscolosa del suo corpo. La cintura del kimono si Margaret Way
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allentò, scoprendo le trasparenze della sua camicia da notte blu e la levigata abbronzatura di una coscia. «Morgan!» esclamò Ty con voce strozzata alle prese con la vampata di desiderio che li aveva immediatamente assaliti, e Morgan, paralizzata dal panico, riuscì solo a umettarsi le labbra con la punta della lingua. Un gesto insignificante che ebbe conseguenze del tutto impreviste sul già vacillante autocontrollo di Ty. I suoi occhi si fecero cupi, il suo viso assunse un'espressione trionfante, poi, quasi sollevandola da terra, s'impadronì con passione della bocca di lei. Morgan non oppose alcuna resistenza. Ogni barlume di razionalità era stato spazzato via dall'ondata di emozioni che aveva pervaso ogni singola fibra del suo corpo, rendendola sorda a ogni altro richiamo che non fosse quello primitivo e violento della sua femminilità. Ty, conquistato dal suo abbandono, si addolcì e rese il suo bacio più suadente e profondo, stordendola con una dolcezza mai provata. Quando sentì le dita di lui che le sfioravano il corpo, Morgan venne scossa da un fremito intensissimo, che la spinse a inarcarsi in una muta ammissione di bisogno. Gli gettò le braccia al collo e, non cercando più di controllarsi, gli mordicchiò le labbra, mentre gli occhi le scintillavano di desiderio fra le ciocche di capelli ricadute sul viso. Ty reagì raddoppiando l'intensità delle sue carezze, avvolgendola in un abbraccio che pareva destinato a non finire mai, finché all'improvviso, con l'aria di uno che non si renda bene conto di quel che fa, la sollevò fra le braccia. Con lo sguardo rivolto alla selvaggia bellezza del suo viso ammorbidito dal desiderio, barcollò per il salotto come se non fosse in grado di controllare l'esplosiva potenza dell'energia che fluiva nei suoi nervi. Non è possibile, pensava, studiando la delicata perfezione dei suoi lineamenti. È così piccola, così fragile, eppure nessuno mi fa più paura! «Dove mi porti?» la sentì chiedere con voce roca. «Da nessuna parte» mormorò, sorridendo disorientato. «Siamo assieme.» Morgan si sistemò in modo da poterlo guardare Sembra quasi che E.J. abbia voluto assicurarsi che nessuno di noi due avesse la meglio sull'altro.» «Forse sperava che alla fine, stanchi di litigare, ci saremmo sposati.» «Quando non riusciamo nemmeno a discutere civilmente?» Ty affrontò l'incredulità dello sguardo di lei senza battere ciglio. Margaret Way
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«Eppure abbiamo appena scoperto nuovi campi di compatibilità.» «Ah!» sbottò lei in preda a un panico crescente. «Non credere che la debolezza del mio corpo offuschi la mia capacità di giudizio. So benissimo chi sei, e ho già passato troppi anni a servire un despota!» «Torniamo sempre a E.J.» borbottò lui, scuotendo la testa con espressione rassegnata. «Fra lui e Marcia, ti hanno conciata per le feste, non c'è che dire! Vorrei sapere perché non ti sei mai ribellata.» Percependo la serietà della domanda di Ty, Morgan si allarmò. «Perché invece non badi agli affaracci tuoi? Fa' innamorare Camilla! Sposala. Questo sì che sarebbe un buon modo per scacciarmi da Jahandra!» «Non è il momento. Marcia ti ha mai raccontato come ha conosciuto tuo padre?» «Stai esagerando, Ty» ammonì lei, scioccata. «Marcia mi regalava soltanto libri pensando che così avrebbe potuto fare a meno di parlarmi.» «Sembra che da giovane abbia fatto girare la testa a molti uomini.» «Ancora una parola riguardo a mia madre e... e...» «E cosa?» in faccia. «Adesso almeno sappiamo la verità, non trovi?» «E sarebbe?» chiese lui in tono sommesso, perdendosi nella luminosa profondità degli occhi di lei. «Siamo prigionieri di un incantesimo molto potente.» «Non posso negarlo, Morgan. Non ora.» «Mettimi giù, per favore.» «Sei sicura di riuscire a reggerti?» Ty la depositò] a terra facendosela scivolare sul corpo, e lei inspirò a fondo, appoggiando la fronte al torace di lui.| «Morgan?» Lui le incorniciò il viso in una delicatissima carezza. «Sto bene.» I suoi occhi scintillavano come smeraldi colpiti da un raggio di luce. «Non avere paura, significa solo che siamo esseri umani. Vieni, sediamoci un momento.» Morgan si lasciò condurre al vicino divano di velluto giallo. «Mi sento così confusa» bisbigliò, evitando il suo sguardo. «Perché, ninfa?» «Non chiamarmi così» disse lei, turbata dalla tenerezza della sua voce. «Come faccio a sapere che non ti prendi gioco di me?» «Hai la mia parola.» Ty si fece scivolare fra le dita una ciocca dei suoi Margaret Way
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morbidi capelli. «Non ti credo.» «Cosa dovrei dire io?» ribatté lui con un lieve sorriso. «Sei capace di qualsiasi magia. «Peccato che su di te non funzionino» sospirò Morgan, lanciandogli una rapida occhiata. «E le cose diventano di giorno in giorno più complicate «Andrò a svegliare Cecilia e le dirò che bisogna prendere provvedimenti nei tuoi confronti.» «Credo che lo sappia già» ribatté Ty, asciutto. «Che cosa?» «Che i tuoi magici occhi verdi mi hanno stregato.» «Idiozie!» «Ne sei proprio sicura?» mormorò lui, piegando le labbra in una smorfia sardonica. «Ne ho abbastanza di questi discorsi senza senso» esclamò lei, scattando in piedi. «Vado a letto.» «Ti auguro un lungo sonno ristoratore... io, per conto mio, farò una doccia fredda.» «Dormirò come un sasso, non preoccuparti!» Morgan tremava di tensione. «Domani mattina voglio alzarmi presto per partecipare alla battuta.» «Per favore, Morgan, non costringermi ad adottare misure drastiche. Con quello stallone non ci sarà da scherzare. È molto pericoloso.» «Se pensi che me ne starò buona nella mia cameretta, scordatelo!» «E se tu credi che me ne starò con le mani in mano mentre ti diverti a sfidare la morte, sei completamente pazza!» «Fantastico!» gridò lei, alzando le braccia al cielo. «È di nuovo guerra!»
4 Il mattino seguente, come minacciato e promesso, Morgan si svegliò molto presto per partecipare alla cattura dello stallone grigio. Quando si vestì dopo una rapida doccia, il cielo cominciava appena a schiarire a oriente. D'impulso, spalancò la finestra e si riempì i polmoni della salubre aria della sua terra, lasciando vagare lo sguardo sui profili scuri delle colline che circondavano la casa. Non c'era nulla al mondo che le piacesse quanto saltare in groppa a un Margaret Way
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cavallo e perdersi nella maestosa solitudine di Jahandra, aprendosi al senso dell'infinito che sempre sperimentava di fronte agli spazi sconfinati del deserto. Ty è completamente pazzo se si illude di cambiare il mio stile di vita, pensò mentre si avviava verso la porta. Questo posto mi appartiene e... La porta non si apriva. Era chiusa a chiave dall'esterno. Morgan rimase un attimo immobile, paralizzata dall'incredulità, poi sfogò la rabbia scuotendo violentemente la maniglia. Che espediente meschino! Proprio il genere di bassezza che ci si poteva aspettare da un maschio cosiddetto illuminato alla vigilia del Duemila. L'unica differenza fra Ty ed E.J. era che Ty usava forme più sottili di comportamento, ma la sostanza... la discriminazione sessuale era la stessa. Chi, tanto per fare un esempio, avrebbe mai osato chiudere lui in camera? Con tutte le sue prediche sulla prudenza, dimenticava tutti i pericoli a cui si era esposto negli anni turbolenti dell'adolescenza, come quando, non ancora diciottenne, era andato a caccia nelle paludi e per poco non si era fatto staccare un piede da un alligatore! Ma a un giovane che cerca di affermare la propria virilità si concede qualsiasi cosa, mentre alle ragazze insegnano persino un modo femminile di montare a cavallo! In preda a tali amareggiate considerazioni, con le guance e gli occhi che ardevano di indignazione, Morgan giurò che stavolta gliel'avrebbe fatta pagare cara, molto cara! L'adorato cugino aveva commesso un errore di cui si sarebbe pentito amaramente. Tanto per cominciare, sarebbe arrivata a Batchelor Buttons, il territorio dove era stato avvistato il branco, prima di lui, tanto per dimostrargli che se ne faceva un baffo dei suoi tentativi di imprigionarla. Il padre di E.J. aveva piantato sull'angolo occidentale della casa un'edera, che, nel corso degli anni, era cresciuta fino al tetto, rivestendo con le sue lucide foglie verdi quasi un terzo della facciata della casa. Alla base il tronco aveva un diametro di più di trenta centimetri: avrebbe facilmente retto il suo peso. Scavalcò quindi il davanzale della finestra e percorse con sicurezza i dieci metri di cornicione che la separavano dal gigantesco rampicante, poi, aggrappandosi ai suoi rami, iniziò a calarsi a terra. Tutto andò a bene fino a metà della discesa, quando, cambiando appiglio, si ritrovò sotto la mano la liscia pelle di un serpente. Mollò la presa più per ribrezzo che per paura, ma il risultato fu rovinoso. Una brusca scivolata di cinque metri si Margaret Way
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concluse con un violento atterraggio sul sedere, fra i cespugli. Bene, poteva ringraziare Ty anche per questo! Grazie a Dio, a parte l'indolenzimento, se l'era cavata solo con una escoriazione al gomito. Certo, non dovevano essere molte le donne che, negli anni 90, erano costrette a fare acrobazie per uscire di casa. Perché quella era ancora casa sua. Almeno per metà. Che diavolo credeva di ottenere Ty, chiudendola dentro? Tre quarti d'ora più tardi, dopo una folle galoppata in sella a Sultan, che aveva immediatamente percepito la sua urgenza, Morgan raggiunse la sommità di un'altura dalla quale vide il piccolo drappello di uomini che cavalcavano verso le asperità di Batchelor Buttons. Il temporale dell'altro giorno aveva trasformato la pianura in un tappeto fiorito, ma lei non si fermò a contemplarlo nemmeno per mezzo secondo. Avrebbe potuto precederli senza difficoltà. Conosceva Jahandra come le sue tasche, perfino meglio di Ernie, il più anziano capomastro della tenuta. Se avesse preso per l'Incubo di George, una gola che doveva il suo nome all'avventura di uno dei primi esploratori della regione, avrebbe risparmiato tempo prezioso. Lunga quasi tre chilometri, la gola in alcuni punti si riduceva a uno stretto budello coperto di fitte macchie di arbusti. Morgan l'aveva già attraversata diverse volte, e oggi, spinta dal desiderio di rendere la pariglia a Ty, era più motivata che mai. Sultan, quando si sapeva governarlo, era docile come una giumenta e la portò con sicurezza fra le scoscese pareti rocciose della gola, che ai piedi delle colline si apriva in un pianoro dove era stato eretto un recinto di contenimento. Appena arrivata lì, Morgan capì che Ty aveva intenzione di spingere il branco da quella parte. Lo steccato recava tracce di riparazioni recenti e in un punto le assi erano state sostituite e rinforzate con il filo di ferro. Dalle estremità dell'imboccatura, larghe quattro metri, partivano due ali a imbuto, mimetizzate con del fogliame, che servivano a convogliare i cavalli selvaggi nella trappola senza dare loro modo di accorgersi della sua presenza. Nell'aria risuonò l'eco di un lontano nitrito e lei, dopo essere salita su una cresta di arenaria, scorse per la prima volta il branco che dovevano catturare. L'imponente stallone grigio apriva la marcia, seguito dalle sue femmine e da qualche puledro che procedeva accostato al fianco della madre. Erano una quindicina in tutto, e scendevano dalle colline ignari del pericolo rappresentato dagli uomini disposti a ventaglio fra le rocce un Margaret Way
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centinaio di metri più in basso. Appena apparvero nella zona più aperta, Ty diede il segnale e gli esperti cowboy della tenuta si lanciarono fuori dei loro nascondigli gridando a gran voce per aumentare l'effetto sorpresa. Lo stallone grigio s'impennò con un alto nitrito di allarme, poi scartò bruscamente sulla sinistra, trascinandosi dietro il resto del branco. Con i muscoli contratti dall'adrenalina, Morgan spinse Sultan giù dalla cresta, decisa a partecipare ai momenti decisivi della battuta. Aveva la corporatura di un fantino e sapeva cavalcare più veloce di molti degli uomini. Dall'altro lato del vasto pianoro, Ernie Hudson fu il primo a vederla. «Dio onnipotente!» ruggì, sbiancando in viso di fronte alla scena che si parava sotto ai suoi occhi. Il panico che vibrava nella sua voce galvanizzò Ty. «Non mollateli, poi fateli piegare a destra! A lei ci penso io!» Lucifer, il suo splendido destriero nero, si staccò dalla linea degli inseguitori, galoppando nel tentativo di intercettarla. Braccati da vicino, disorientati dalle grida e dalla confusione, i cavalli selvaggi si lasciarono condurre nella direzione voluta, ma all'ultimo istante, dando ancora una volta prova della sua astuzia, lo stallone grigio, avvertì la presenza del recinto e, mentre i suoi compagni finivano inesorabilmente in trappola, si lanciò nell'unico varco libero che gli restava. Sul suo cammino c'era solo Morgan e lui, folle di terrore e di rabbia, decise di caricarla. Sultan sentì il suo nitrito di battaglia e si fermò di scatto, raccogliendo istintivamente la sfida. Tutto si era svolto in pochi secondi e, forse per la prima volta in vita sua, Morgan si sentì impotente di fronte a una situazione di pericolo. Lo stallone selvaggio le puntava addosso con velocità impressionante, l'aria risuonava delle urla concitate di Ty che le ordinava di togliersi di lì, e lei reagì, strappando violentemente sulle redini per portare Sultan al riparo di una grande roccia distante una decina di metri. Ma, non fosse stato per Ty, non ci sarebbe mai arrivata. Lucifer, governato con assoluta precisione dalla sua mano ferrea, tagliò la strada allo stallone, costringendolo a rallentare e a voltarsi per affrontare il nuovo avversario. Impietrita dalla paura, lei assistette senza potere intervenire a uno scontro che, per la sua plastica drammaticità, ricordava il dipinto della Margaret Way
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lotta fra San Giorgio e il drago appeso in un salone della casa. Lo stallone s'impennò mulinando minacciosamente gli zoccoli anteriori, ma Ty, evitato per questioni di centimetri un calcio che gli avrebbe sfondato la testa, lo colpì con il frustino e lo mise in fuga. Ormai completamente accerchiato, reso ancora più furioso dai nitriti delle femmine che si erano rese conto di essere state chiuse nel recinto, il magnifico animale partì nel suo ultimo disperato galoppo con l'evidente intenzione di travolgere uno degli uomini che erano balzati a terra per chiudere l'imboccatura dello steccato, e a Ty non restò altra scelta che abbatterlo con una precisa fucilata. Quando l'eco dello sparo si spense, tutti rimasero immobili, guardandosi l'un l'altro con l'espressione sgomenta di chi ha appena superato una terribile prova. Poi Ty si mosse, con un lampo omicida negli occhi mentre, smontato di sella, correva a trascinare Morgan giù da Sultan senza nemmeno darle tempo di mormorare una parola di ringraziamento o di giustificazione. «Pazza incosciente!» ruggì lui con voce irriconoscibile, scrollandola con tanta violenza da sollevarla da terra. «Cosa credevi di dimostrare, eh? Questo non è coraggio, è follia allo stato puro! Il tuo stupido orgoglio ha messo in pericolo non solo la tua vita, ma anche quella degli uomini!» Vedendo che era fuori di sé e temendo che la colpisse con il frustino che ancora stringeva in mano, Ernie Hudson osò intervenire in difesa di Morgan. «Ehi, capo, non le sembra che basti?» chiese in tono rispettoso ma al tempo stesso deciso. «Non intrometterti, Ernie!» sibilò Ty con voce minacciosa, dando un altro strattone a Morgan. «Cosa ha intenzione di farle, capo?» Ty imprecò rabbiosamente, fissò per un interminabile momento il viso terreo della cugina, poi la spinse via con forza, facendola rotolare fra la polvere. Morgan si tirò in piedi lentamente, senza aprire bocca, senza versare una lacrima. Gli uomini erano impietriti dallo spavento e lei, finalmente consapevole dell'enormità di quel che aveva fatto, accettò quell'umiliante punizione in silenzio. «Cos'hai da dire in tua difesa?» le chiese alla fine Ty, mentre un muscolo gli pulsava convulsamente nella mascella a dimostrazione dello sforzo che aveva dovuto compiere per controllarsi. Margaret Way
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Lei avrebbe voluto implorare il suo perdono, scusarsi dal profondo del cuore con tutti gli altri, invece alzò il mento e, fieramente, rispose: «Solo che questo tuo assurdo modo di trattarmi non riuscirai a spiegarlo facilmente, quando saremo in tribunale». «Possiamo almeno sapere perché ti sei ostinata a venire qui provocando tutti questi incidenti?» insistette lui con aria improvvisamente molto stanca. «Non era la prima volta che intervenivo in situazioni di questo genere.» «Deve capire che il vecchio l'ha sempre incoraggiata, capo» mormorò Ernie, rigirandosi il cappello fra le mani con evidente imbarazzo. «Sono qui, Ernie! Non parlare di me in terza persona!» «Le chiedo scusa, signorina. La verità è che per un attimo l'abbiamo vista morta.» «Mi dispiace, Ernie. Mi dispiace moltissimo, lo dico a tutti.» Morgan sollevò uno sguardo angosciato sul semicerchio di uomini in attesa. «Non mi era mai successo prima di provocare tanto scompiglio.» «Ma questo stallone era pericoloso, diamine! Lo sapevi perfettamente!» tuonò Ty, stringendo i pugni. «Ho cercato di fartelo capire con ogni mezzo, e tu... tu... oh, al diavolo! Tanto non serve a niente!» Lei vide la sua espressione disgustata e capì che qualsiasi tentativo di ragionare sarebbe stato inutile. A conti fatti, lo stallone avrebbe potuto caricare uno qualsiasi di loro e il risultato sarebbe stato identico. «Andiamocene di qui» disse all'improvviso Ty, lanciandole un'occhiata imperiosa. «Devi tornare a casa e io non mi fido a lasciarti sola nemmeno per mezzo secondo. Ernie, occupati tu di tutto, per favore.» Lasciarono Butchelor Buttons al piccolo trotto, senza parlare, Morgan nel tentativo di nascondere il proprio imbarazzo e Ty perché, sotto la scorza da duro, era profondamente scosso. Osservandolo di sottecchi mentre si ergeva con aggraziata potenza sulla sella argentata di Lucifer, lei fu ancora una volta costretta a riconoscere l'ammirazione che provava per lui. Un sentimento che, per certi versi, le rendeva le cose difficili. Non avrebbe mai potuto accettare il ruolo della comprimaria, nemmeno accanto a un protagonista del calibro di Ty. «Mi dispiace» annunciò all'improvviso lui in tono irritato. Era passato un quarto d'ora da quando erano partiti, e Morgan trovò quel tardivo pentimento decisamente goffo. «Parli con me?» borbottò con ironia, guadagnandosi uno sguardo pieno Margaret Way
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di risentimento. «Non provocarmi, Morgan, perché credo di avere esaurito tutte le mie scorte di pazienza. Non mi dispiace, in fondo, di averti dato una piccola lezione: era abbondantemente meritata e forse avrei dovuto dartela molto prima. Mi dispiace solo di essermi lasciato prendere la mano al punto da farlo davanti agli uomini.» Lei si esibì in una risatina noncurante. «Non mi sorprende. La violenza contro le donne è una tradizione radicata.» «Con certe donne non ci sono alternative» ribatté Ty con voce tagliente. «Ti ho scongiurata di lasciare perdere, ti ho persino chiusa in camera... A proposito, come hai fatto a uscire?» «Semplice! Sono scivolata lungo il cornicione e poi sono scesa a terra approfittando dell'edera.» «Correndo un rischio supplementare» sospirò lui, lanciandole un'occhiata preoccupata. «È così che ti sei tagliata? Hai del sangue sul braccio.» «Il mio braccio sta benissimo, grazie.» «Stoica come sempre! Sai qual è il tuo problema, Morgan?» «Il mio sesso?» chiese lei, sarcastica. «No, la visione distorta che, a causa di E.J., hai del tuo sesso. Invece di essere felice della tua femminilità, passi attraverso la vita furiosa perché non sei un uomo.» «Ti assicuro che se non mi venisse imposto il ruolo della femminuccia servizievole e passiva il mio atteggiamento sarebbe molto diverso.» «Nessuno potrebbe mai accusarti di passività, Morgan.» «Anche tu non accetti imposizioni da nessuno, Ty.» Ty la guardò in modo strano, con durezza e assieme dolcemente. «Non riesco a impedirmi di prendermi cura di te.» Morgan abbozzò un lieve sorriso. «Forse perché mi hai salvato troppe volte la vita.» «Non ho mai creduto che volessi morire.» Lei lasciò spaziare lo sguardo sulla linea dell'orizzonte. «Voglio partire per Tyson's Landing con Cecilia e le ragazze.» Lui si voltò. «Perché? Hai paura di restare sola con me?» «Mi pare di averne motivo.» «Non farei mai nulla contro la tua volontà, Morgan. E nemmeno con il tuo consenso, anche se le cose fra noi si stanno facendo molto calde. Margaret Way
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Comunque, quella di partire per un certo periodo mi sembra un'ottima idea. Mamma e le gemelle ne saranno felici. Perché non prendi accordi con le ragazze e ve ne andate tutte assieme a Sydney per qualche settimana? Hai bisogno di uno stacco completo, Morgan.» «Non mi fido di te quando fai il premuroso» mormorò lei, piegando le labbra in una smorfia. «Fidarti di me ti dà un fastidio tremendo. Tutto questo amore-odio mi spaventa.» «Non lo definirei così» parò Morgan con studiata freddezza. «E come allora?» «Rivalità. Siamo in competizione, caro cugino.» Ty scoppiò a ridere sinceramente divertito. «Per questo ruolo ti mancano una trentina di centimetri di statura. Vedrai che un giorno di questi te ne renderai conto, Morgan: nell'essere donna ci sono un grande potere e una grande dignità. Tutta la soddisfazione che si può chiedere alla vita.» Ty pilotò personalmente l'aereo che, due giorni dopo, portò l'intera famiglia a Tyson's Landing. Arrivarono nel primo pomeriggio e, appena sbarcati, lui, Cecilia e le gemelle sparirono per occuparsi delle loro faccende e riprendere in mano la situazione dopo la lunga assenza. Morgan approfittò di quei momenti di insperata solitudine per rilassarsi passeggiando nel magnifico parco che circondava la casa, poi, verso le cinque, salì nella camera che Cecilia aveva fatto preparare per lei e si concesse un lungo bagno ristoratore. Era in vestaglia davanti all'armadio, quando la porta si spalancò per lasciare passare una Sandra decisamente lontana dalla sua abituale compostezza. «Indovina chi è arrivato?» le chiese in tono concitato, agitando nervosamente le mani. «Non ci provo nemmeno» sorrise Morgan senza dare troppo peso al turbamento della cugina. «Hai così tanti amici che potrei impiegarci un anno!» «Camilla Ogilvie!» esclamò Sandra con un lungo sospiro. «Oh, Gesù!» Morgan si era immediatamente rabbuiata. «E da dove salta fuori?» «È venuta in macchina da Clifford Park, dove si era fermata assieme alla famiglia dopo il funerale di E.J.. Probabilmente stava aspettando che tornassimo.» «Posso restare in camera per cena?» chiese Morgan, e Sandra scosse Margaret Way
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vigorosamente la testa. «Nemmeno per sogno. Devi venire. Ma non con quel vestitino bianco da prima comunione. Sei patetica. Hai bisogno di qualcosa con più personalità. Ti presterò qualcosa io. Andiamo nella mia stanza.» Cinque minuti più tardi, drappeggiata in un abito di seta color albicocca davanti a un magnifico specchio antico, Morgan fu costretta ad ammettere che la differenza c'era e si vedeva. «È bellissimo, Sandra.» «Ungaro» disse la cugina con assoluta noncuranza, come se l'avesse comprato al mercato di paese. «Guarda come ti mette in risalto la carnagione, e gli occhi! A essere onesti, tu faresti una figura favolosa anche in un sacco. Hai un viso così interessante... con questi zigomi sporgenti da slava, non so... assomigli a una regina degli zingari!» Poi cambiò espressione. «Ti serve una cintura per sottolineare la vita e delle altre scarpe. Quelle che hai non vanno bene. Forse Stacey, la mia cameriera, ha il tuo stesso numero...» Morgan le lanciò un'occhiata ironica. «Ero convinta che tu e Claire foste grandi amiche di Camilla.» «Questo prima che la conoscessimo meglio. È una snob spaventosa e, sotto quell'aria da santarellina, sa essere maligna, te lo dico io! E poi parla malissimo di te. Mia sorella e io abbiamo troncato i rapporti con lei da un pezzo. Ti considera molto strana, lo sapevi?» «Lo intuivo.» Morgan scrollò le spalle, totalmente ignara del fascino che emanava anche da quel suo piccolo gesto. «Forse ha ragione. Mi sento strana, a volte.» «Dice cose che non mi piacciono perfino su Marcia» aggiunse Sandra, mordendosi le labbra come se avesse avuto paura di dirlo. «Su Marcia?» Morgan si voltò a guardarla con aria stupita. «Non credevo che la conoscesse. Dubito che l'abbia incontrata più di tre o quattro volte...» «Sono giochi di potere!» accusò Sandra abbassando la voce. «Lei vuole Ty perché rappresenta il potere, e tu sei una minaccia... soprattutto dopo il testamento di E.J..» «A me il potere non interessa, Sandra.» «Ne sei proprio sicura? Sei stata educata a cercarlo.» «Ma alla fine il mio stesso maestro ha provveduto a ridimensionare le mie ambizioni.» Sandra scoppiò in una deliziosa risata e le posò una mano sul braccio. Margaret Way
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«Che cosa farai adesso, Morgan? Non deve essere facile per te. Mi rendo conto di come ti puoi sentire.» «Non credo, Sandy. Sono molto diversa da voi due.» «Meno di quanto ti piacerebbe pensare. Prendiamo in esame lo scopo principale della vita, per esempio. Io voglio trovare l'amore, e tu?» «Anch'io, naturalmente» mormorò Morgan, colpita dalla semplice verità del ragionamento della cugina. «Le emozioni, i sentimenti sono le cose veramente importanti, quelle che ci fanno soffrire o essere felici. Guarda E.J.! Era uno degli uomini più ricchi del paese, ma non è mai stato felice. Tu hai bisogno di ammorbidirti, di godere di qualche piccolo piacere dell'esistenza. Dai, vieni con noi a Sydney! Staremo assieme e tu non dovrai fare niente che non ti senta di fare. So che non ti piace il clima dei party, ma qualche volta in passato ti sei divertita. Sceglieremo di comune accordo i posti da frequentare, che ne dici? Senza contare che hai un disperato bisogno di rinnovare il tuo guardaroba... non mi dirai che avere addosso un vestito come questo è una spiacevole sensazione, vero?» Morgan masticò un sorriso carico di amarezza. «No, affatto... solo che con E.J. era tutta un'altra cosa, Sandra. Per questo dico che non puoi capire completamente.» «Con un filo di trucco, faresti girare la testa agli uomini di tutta la città» continuò Sandra con occhi scintillanti di eccitazione, cercando di coinvolgerla in un mondo di intimità femminile che le era del tutto sconosciuto. «Non so come sia possibile, ma hai una pelle perfetta. Forse il sole di Jahandra fa bene alla pelle. Pensa a me che non posso nemmeno abbronzarmi d'estate.» Morgan la guardò e pensò che era una stupida a preoccuparsi di quelle cose quando era così bella. Fece per dirglielo, ma venne interrotta dal rumore della porta che si apriva di scatto. Era Claire, elegantissima, in camicia da sera e pantaloni di seta di un azzurro che, a ogni movimento, assumeva scintillanti riflessi turchese. «Ragazze, abbiamo un problema!» esclamò in tono drammatico. Sandra annuì. «Camilla.» «Dovete venire a fare qualcosa! La mamma è gentile come sempre, ma so che è furiosa. Camilla avrebbe dovuto avvertirci, non piombare qui in questo modo!» «Dov'è Ty? È lui che dovrebbe riceverla» borbottò Morgan, guardandosi Margaret Way
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nello specchio con aria poco convinta. «È ancora in riunione. Ci sono decisioni importanti da prendere, il tempo stringe e Camilla sta tentando il tutto per tutto. Ty deve sposarsi presto per fare dei figli, lei vede avvicinarsi la realizzazione del suo sogno e diventa avida. Se potesse lo sposerebbe domani, quell'ambiziosa!» Morgan le osservò per un momento, ammirandole in tutto il dorato splendore della loro bellezza. Le favolose gemelle Hartland sembravano decisamente arrabbiate. «Ancora non riesco a crederci. Ho sempre avuto l'impressione che foste dalla sua parte.» «Te l'ho detto, le cose sono cambiate» disse Sandra con evidente sincerità. «Abbiamo avuto ampie possibilità di frequentarla e abbiamo visto, fra le tante cose, come tratti i suoi domestici: si diverte a umiliarli.» «E dice un sacco di cattiverie sul tuo conto, Morgan» insistette Claire con la fronte aggrottata, senza sapere che la sorella gliene avesse già parlato. «Si sente in competizione con te per via di Ty. È gelosa.» «Ma perché, santo Dio?» chiese Morgan, sgranando i già grandissimi occhi. «Non ha senso. Ty e io non facciamo che litigare.» «Ma il risentimento, l'ostilità sono emozioni forti, Morgan» le fece notare Sandra. «Tu magari non ne sei consapevole, ma tutti gli altri sì. Quando vi parlate, avete un'intensità speciale e basta la minima provocazione di Ty per farti reagire come una furia. Nostro fratello è un uomo protettivo e gentile. So che nel fondo del cuore ti vuole bene e si preoccupa per te. Camilla avverte questa corrente di energia e ne ha paura. Sente la tua presenza nella vita di Ty e, perché no, sente anche qualcosa che vi lega, voi due.» «Siamo cugini» rispose Morgan con forse troppa prontezza. «E poi bisogna tenere conto dell'influenza di E.J., che ha giocato un ruolo molto importante nell'evoluzione del rapporto fra Ty e me. Voi lo amate, lo ammirate e lo seguite, in me invece suscita una serie enorme di conflitti.» «La vita certe volte è proprio difficile» sospirò Sandra con un tono pensoso subito contraddetto dalla successiva esplosione di deliziosa superficialità. «Allora, che cosa te ne pare di Morgan in questo vestito?» «Fantastica!» Claire studiò criticamente l'elegante figura della cugina. «Ma le scarpe non vanno.» «Lo so, abbiamo già provveduto.» Sandra sospirò di nuovo. «Sai quanto tempo si fermerà Camilla? Ha detto qualcosa?» «Immagino che a un certo punto si degnerà di comunicarcelo. Nel Margaret Way
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frattempo, la mamma le ha dato la camera in cima alle scale. È la più elegante... e anche la più lontana dalle nostre. Mi raccomando, non parlate del viaggio a Sydney, altrimenti c'è il rischio che, sapendo di avere campo libero, segua Ty anche a Jahandra. La cosa che mi terrorizza di più è che, se lui decidesse di sposarla, non potremmo fare assolutamente nulla per impedirglielo.» «Voi no, ma io sì» disse Morgan con un lampo metallico negli occhi verdi. «Non ho nessunissima intenzione di dividere la mia casa con Camilla Ogilvie, e vi assicuro che non avrei difficoltà a essere molto più maligna di lei! Se Ty vuole trascorrere un'esistenza pacifica, farà meglio a cercare moglie altrove!» «Udite, udite!» esclamarono all'unisono le gemelle, scambiandosi uno sguardo d'intesa.
5 Camilla era affascinante. Alta come le gemelle, molto magra ma robusta di costituzione, con occhi e capelli castani, aveva un viso interessante e una sicurezza in se stessa che a volte rasentava l'arroganza. Quella sera, grazie a Dio, aveva deciso di risultare simpatica a tutti, e ci stava riuscendo abbastanza bene, anche perché si trovava nel suo ambiente preferito, in mezzo ai pochi privilegiati che erano nati per governare il mondo. Il fatto che il testamento di E.J. avesse accresciuto la ricchezza e il potere di Ty costituiva un formidabile incentivo, e lei si industriò a dimostrare di potere essere una perfetta padrona di casa. La cena si svolse in un'atmosfera piacevolmente rilassata che per Morgan era una novità. Abituata a consumare i suoi pasti nella severa semplicità impostale da E.J., ebbe qualche difficoltà ad adattarsi alla scintillante conversazione delle ragazze, impegnate a scambiarsi informazioni sugli ultimi successi della stagione teatrale in corso a Sydney e Melbourne. «Sei molto tranquilla stasera, Morgan» osservò a un certo punto Camilla, cercando di fare agire il suo fascino anche su di lei. «A cosa pensi?» «Penso a come è bello stare assieme in questo modo» rispose Morgan con una punta di malinconia nella voce. «Mi sto rendendo conto di avere tanto da imparare.» «Solo perché prima d'ora non ti era mai stata data l'opportunità di farlo» Margaret Way
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disse Cecilia in tono colmo di affetto. «Il nonno non sapeva godere delle cose belle della vita» mormorò Morgan, scuotendo tristemente la testa. «Questo è poco ma sicuro!» esclamò Camilla con una deliziosa risatina di gola. «La moglie di Ty avrà il suo bel daffare per rendere Jahandra un posto accogliente e ospitale. È così grande che ti intimidisce, e quei mobili vittoriani le danno un'aria così tetra!» «Cecilia e io abbiamo deciso di rinnovarla completamente» annunciò Morgan, ignara della luminosa bellezza dei suoi grandi occhi verdi. «Davvero?» Camilla perse immediatamente il sorriso. «Senza aspettare la moglie di Ty?» «Non mi risulta che ne abbia trovata una e, in ogni caso, Jahandra è anche casa mia. Se non sono considerata all'altezza di dirigere un impero economico, spero almeno che mi venga concesso di ridecorare il mausoleo dove ho vissuto fino a oggi.» «Perché, hai intenzione di continuare ad abitare lì?» Lo sguardo di Camilla aveva assunto una certa rigidezza. «Oh, credo di sì» disse Morgan in tono casuale. «Come hai fatto giustamente notare, è molto grande. Se si vuole, si può fare perfino a meno di incontrarsi.» Camilla cominciava a innervosirsi. «Immagino che la futura moglie di Ty non sarà particolarmente entusiasta di questa soluzione.» «Spero proprio di no» ribatté prontamente Morgan. «Mi auguro di andare d'accordo con lei.» «Tu cosa ne dici, Ty?» chiese Camilla. «La casa è tanto mia quanto di Morgan» borbottò lui, lanciando un'occhiata alla cugina. «Be'...» Camilla ebbe un attimo di esitazione. «Di solito è difficile per due donne convivere sotto lo stesso tetto.» «Presto saremo quattro» le ricordò soavemente Sandra. «Secondo me Morgan ha ragione a volere ridecorare Jahandra.» «Solo se Cecilia promette di aiutarmi.» «Ne sarò felice, Morgan» disse Cecilia con evidente sincerità. «Ma credo che sarebbe comunque meglio chiedere la collaborazione di un esperto. È un compito troppo impegnativo per due dilettanti come noi. Conosco un architetto di Sydney che ha già lavorato con ottimi risultati sulla casa di campagna di una mia amica. Sarà interessante e divertente.» Margaret Way
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«C'è sempre il rischio che quello che fate possa non piacere alla moglie di Ty» insistette Camilla, e negli occhi di Morgan balenò un lampo metallico. «Nel peggiore dei casi, se Ty sposasse una donna difficile da accontentare, può sempre costruirsi un'altra casa sulla proprietà. Ci sono decine di posti meravigliosi.» «Ah, così?» mormorò negligentemente lui. «Stai scherzando, vero Morgan?» Camilla tentò di sorridere senza riuscirci. «Be', tu per esempio non vorresti vivere con me, vero?» replicò Morgan con studiata innocenza. «No, certo che no» rispose Camilla, sconcertata. «D'altro canto, è probabile che ti sposerai anche tu e penso che avresti dei problemi a convincere un marito a trasferirsi a Jahandra assieme a Ty.» «Uno come Pat O'Donough non esiterebbe un secondo» disse Morgan, nominando un conoscente che da qualche mese era impegnato nella disperata impresa di farle la corte. «Ah!» Camilla strinse gli occhi. «È da quella parte che soffia il vento? Avevo sentito delle voci...» «Dovremmo fare causa per calunnia!» esclamò Ty con una risata. «Morgan non ha nessun interesse per O'Donough.» «E tu come lo sai?» chiese Morgan zuccherina. «Prendiamo il caffè in salotto?» propose Cecilia, accennando ad alzarsi. «Oppure fuori, sulla veranda. Non c'è la luna, e le stelle di Tyson's Landing sono meravigliose.» Più tardi Camilla si aggrappò al braccio di Ty e lo convinse a fare una passeggiata in giardino e, mentre Cecilia e le gemelle impacchettavano quel che volevano riportare a Jahandra, Morgan andò nella sala della musica e si sedette al pianoforte. Claire e Sandra avevano preso lezioni ed erano discretamente brave, ma lei aveva sviluppato un vero talento. Perfino E.J. ogni tanto le aveva chiesto di suonare per lui, anche se non si era mai sognato di comprarle uno Steinway come quello. Negli ultimi tempi, Morgan non aveva avuto tempo di esercitarsi, ma appena le sue dita si posarono sulla tastiera, le note di un pezzo di Chopin echeggiarono con straordinaria chiarezza nella stanza. Quando suonava, Morgan si dimenticava ogni cosa a eccezione della musica, e quella sera nella sua musica vibravano tutte le emozioni del suo giovane animo, già Margaret Way
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troppo segnato dalle circostanze di una vita non facile. Affascinata, Cecilia trascurò le sue faccende e scese a sedersi sulla veranda, dove ben presto venne raggiunta dalle figlie. Solo Camilla non parve impressionata da quel concerto: rientrando in casa seguì Ty verso la sala della musica e interruppe Morgan con un fragoroso applauso nel bel mezzo di una sonata di Liszt. «Brava, bravissima!» Morgan sobbalzò, voltandosi con lo sguardo sfocato di chi torna da un posto lontano. «Oh, siete qui... non vi avevo sentiti arrivare.» «Hai un tocco molto forte per essere una donna» disse Camilla in tono caramelloso. «Io non sarei capace di tirar fuori certi suoni da un pianoforte.» «Quello di Morgan è un dono raro» mormorò Ty, carezzandola con un'occhiata di orgogliosa approvazione. «Sì, uno non si aspetterebbe tanta intensità in una ragazza così giovane. Devi avere qualche musicista in famiglia.» «Non mi risulta.» Morgan fece per alzarsi, ma Ty la fermò. «Non smettere. C'è tutta la casa che ascolta.» Perfettamente conscia dell'irritazione di Camilla, lei scosse la testa. «Sono fuori esercizio.» «A sentirti non sembrava» disse dolcemente Ty. «Oh, lasciala in pace, Ty. Probabilmente è stanca.» «No, ma avevo promesso di dare una mano a Cecilia.» «Mi è venuta un'idea a proposito di Jahandra.» Camilla si illuminò. «Perché non provate a dividerla in due case separate?» «Mai!» esclamò Ty con estremo disgusto. «Capisco il tuo punto di vista, eppure l'idea che voi due abitiate assieme continua a sembrarmi bizzarra.» «Perché? Andiamo molto d'accordo.» Lui posò lo sguardo sul viso triangolare della cugina. «Se non sapessi come stanno veramente le cose, potrei perfino crederti» rise Camilla. «Purtroppo i familiari non si possono scegliere» aggiunse Morgan, asciutta. «Certo che quel testamento è proprio strano.» Camilla aggrottò la fronte. «Legarvi in questo modo... non può funzionare. Fra non molto non vedrete l'ora che l'altro si tolga dai piedi!» Margaret Way
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«Sopravviveremo» mormorò Ty, bonario. «Non ne sono tanto sicura.» «Morgan e io abbiamo molte decisioni importanti da prendere. Chissà, forse saremo costretti a vivere assieme per sempre» disse Ty, portandosi una mano alla testa come se gli fosse venuta un'improvvisa emicrania. «Tu scherzi, Ty!» Camilla rise di nuovo, rasserenandosi. «È la cosa più assurda che abbia mai sentito.» «Che Dio ti benedica» replicò lui, strizzandole l'occhio. «Morgan, a modo suo, ha un fascino straordinario.» Camilla la studiò piegando la testa di lato con l'aria di chi contempla un'incomprensibile opera d'arte. «Prima o poi, troverà l'uomo dei suoi sogni, e allora non le importerà niente di Jahandra. Dovresti prendere in considerazione anche questo, Morgan, prima di decidere se è il caso di ridecorare la casa. Io resto dell'opinione che dovrebbe occuparsene la moglie di Ty. Dopotutto, è lui che resterà a viverci.» «Questo è un punto di cui faccio ancora fatica a convincermi» ribatté Morgan con calma. «E comunque, ho passato troppo tempo a obbedire a E.J. Adesso sono padrona di me stessa e del mio destino, e voglio fare un buon lavoro a Jahandra. Inoltre, Ty non mi sembra così ansioso di prendere moglie. Forse aspetterà di avere una quarantina d'anni!» Il bel viso di Camilla si irrigidì in un'espressione di panico. «Tu sei troppo attaccata a tuo cugino, te ne rendi conto?» «Sì» ammise Morgan con una prontezza che la sbalordì. «Ma non posso farci niente, e neanche lui. E adesso, se volete scusarmi, vado a vedere se Cecilia ha bisogno di me.» Camilla, però, non era il tipo che mollasse facilmente. Il mattino seguente, subito dopo colazione, invitò Morgan a fare una passeggiata fino allo stagno dei loti, in fondo al parco. «Tu naturalmente sei al corrente della situazione fra me e Ty» iniziò in tono studiatamente casuale, strappando un fiore di passiflora mentre camminava. Morgan inarcò le sopracciglia. «Non proprio. Faresti meglio a illuminarmi.» Camilla rise. «Lo sai benissimo, non fingere. Alle volte sei proprio strana!» «O almeno a te piace pensarlo.» «Non assomigli a nessuno della famiglia.» Margaret Way
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Morgan abbozzò un piccolo sorriso. «Devo avere preso dal lato di mia madre.» «Ah, sì, lady Ainsley, eppure sei molto diversa anche da lei.» «Non so che cosa dirti, Camilla.» Morgan fece una pausa e la guardò dritta negli occhi. «È una giornata magnifica. Cerchiamo di non rovinarcela con discorsi troppo complicati, d'accordo?» «Devo parlarti.» Camilla gettò via il fiore. «È molto importante.» «Sono tutta orecchi.» «Bene.» Di colpo lo sguardo di Camilla s'indurì. «Trovo che questa storia fra te e Ty sia andata troppo avanti. E' diventata un ostacolo anche per noi. Come ben sai, pensiamo di sposarci.» «Non sapevo niente!» mentì Morgan sgranando gli occhi. «Veramente, io...» «Non scherzare, per favore!» Camilla tremava di irritazione. «Per me è una faccenda molto seria.» «Scusami, Camilla, va' avanti» disse Morgan con esagerata pazienza. «Mi stavi dicendo che ti vuoi sposare con Ty...» «Abbiamo parlato di matrimonio» ribatté Camilla con aria d'importanza. «Ma davvero?! E quando?» «Che importanza ha? Ne abbiamo parlato. Cos'è, non mi credi?» «Mi hanno insegnato a non dare nulla per scontato.» Morgan sorrise e lanciò un'occhiata all'orologio. «Potresti anche esserti inventata tutto.» Colta alla sprovvista dai modi diretti di Morgan, Camilla si rifugiò negli stereotipi. «Sei proprio strana!» «L'hai già detto, Camilla, e comunque in questo momento a sembrare strana sei tu! C'è una cosa che devi sapere di me: quando qualcuno viene a provocarmi, di solito non porgo l'altra guancia. Perdona la mia franchezza, sono fatta così. Dopo la scuola di E.J. è molto difficile che mi lasci intimidire da una come te.» Camilla arrossì. «Non credi di esagerare?» «No, per niente.» Erano arrivate allo stagno, e Morgan si fermò, voltandosi ad affrontarla. «In cinque minuti sei riuscita a dirmi due volte che sono strana, che non assomiglio a nessuna della famiglia e che non approvi il mio rapporto con Ty. C'è dell'altro?» «Cerca di immaginare la posizione in cui mi trovo!» protestò Camilla con voce un po' stridula. «Non mi ci provo nemmeno. Mi pare tutto molto vago.» Margaret Way
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«Se non fosse stato per te, Ty e io ci saremmo sposati molto tempo fa!» accusò Camilla. «E che cosa c'entro io con te e Ty?» «Ty si sente obbligato a prendersi cura di te.» Camilla raccolse un sassolino e lo gettò in direzione delle papere che nuotavano al centro dello stagno. «E adesso che E.J. è morto è anche peggio.» «Lascia in pace le papere. E.J. è morto. Pace all'anima sua. Forse saremo tutti più felici. Quanto a Ty, se vuole sposarti, ti sposerà.» «Tu vieni prima!» gridò Camilla, ribollendo di risentimento. «Non dire sciocchezze» borbottò Morgan con un gesto noncurante. «Non sono sciocchezze, è la verità! Sei uri ostacolo alla nostra unione!» «Perché detengo il quaranta per cento delle azioni della compagnia?» «No, perché siete troppo intimi.» Morgan si lasciò sfuggire un lungo sospiro. «Che cosa vorresti che facessi? Che me ne andassi da casa mia?» «Non sarebbe una cattiva idea» disse Camilla con convinzione. «Anche per te. Hai una montagna di soldi, sei libera di andare e venire a tuo piacimento. Potresti viaggiare, conoscere persone diverse, acquisire un po' di disinvoltura... e ne hai bisogno, credimi. Ty ti è stato dietro per così tanti anni, perché non ti trovi un uomo per conto tuo?» «Ne ho tutte le intenzioni... a tempo debito e anche se non ti riguarda minimamente.» Morgan fece una pausa, poi chiese: «Che cosa speravi di ottenere da questa piccola chiacchierata?». «Forse un briciolo di collaborazione. Tu non sembri capire quando non sei desiderata.» «Rilassati, Camilla, lascia che sia Ty a decidere» disse stancamente Morgan. «E un altro consiglio: non darti troppe arie. Noi siamo degli Hartland, tu una che cerca di diventarlo e, diciamolo francamente, potresti non riuscirci mai.» Camilla la fissò con gli occhi sbarrati, boccheggiante d'indignazione. «Tu mi odi, vero?» Morgan sostenne il suo sguardo senza battere ciglio. «Anche se mi stai rendendo molto difficile trovarti simpatica, no, non ti odio. Il punto, mia cara Camilla, è che non mi importa un fico secco di te. Ty può sposare chi meglio gli aggrada e io cercherò di andare d'accordo con sua moglie. Quanto al resto... questo stato di cose non piace nemmeno a me. Ero sicura che Jahandra sarebbe stata interamente mia.» Margaret Way
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«Addirittura!» esclamò Camilla, derisoria. «Non riesco a immaginarmi E.J. che lascia il suo impero nelle mani di una ragazzina eccentrica.» «È vero, non sono abituata al potere, ma intendo imparare a usarlo. Saggiamente, spero. In questi giorni mi sono resa conto di avere vissuto schiacciata dalla personalità di mio nonno, e adesso non mi lascerò più mettere i piedi in testa da nessuno. Quando Ty si sposerà, gli chiederò di costruirsi un'altra casa. Non dovrebbe essere difficile trovare un posto adatto su un milione di acri. Jahandra fa parte di me. È nel mio sangue. Non la lascerò mai.» «Sei pazza!» esplose Camilla. «È impossibile!» «Perché non ne discuti con Ty?» suggerì Morgan con aria annoiata. «Non te lo permetterò, Morgan! Com'è vero che sono una Ogilvie, non te lo permetterò!» «Allora stai attenta. Mettendoti contro di me rischi di perdere tutto.» Sydney era un mondo a parte, una grande metropoli cosmopolita benedetta da spiagge magnifiche e da un clima che permetteva di frequentarle per la maggior parte dell'anno. Se poi uno si stancava del mare, e cercava dei modi più raffinati di passare il tempo, aveva a disposizione un'infinita varietà di musei, teatri e gallerie che ospitavano iniziative culturali di ogni genere. Morgan trascorse la prima settimana in balia delle gemelle, che si divertirono un mondo a trascinarla di boutique in boutique e di festa in festa, esibendola fra i loro amici con l'orgoglio di un artista che espone per la prima volta la sua ultima creazione. L'attico di famiglia si affacciava su una baia turchese che serviva da ormeggio a una piccola flottiglia di yacht di lusso, e la mattina le tre ragazze facevano colazione fra i fiori della grande terrazza, dove potevano pianificare con calma la loro giornata. «Dai, vieni al party di Rick stasera» disse Sandra in tono implorante. «Sai che ci tiene moltissimo. Ieri ha telefonato di nuovo per assicurarsi che ci saresti stata!» Morgan scosse la testa. «Non posso. Sono a cena da Marcia.» Claire inarcò un sopracciglio con aria sorpresa. «Ti ha invitata?» «A dire il vero mi sono invitata da sola. Voglio parlarle di una certa faccenda, ed è da quando sono arrivata che rimando.» Claire parve sul punto di chiedere maggiori dettagli, ma l'espressione Margaret Way
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riservata della cugina le fece cambiare idea. «Graham sarà molto deluso» mormorò, facendo l'occhiolino alla sorella. «A proposito, sono quasi le nove e mezzo e i suoi fiori non sono ancora arrivati... Vediamo, lunedì, garofani; martedì, rose; mercoledì, orchidee... chissà cosa ti spedirà oggi?» «È pazzo» borbottò Morgan con un'alzata di spalle. «Io non ho fatto niente per incoraggiarlo.» «Ehi, guarda che Graham Ellis è considerato un ottimo partito» ribatté Sandra con un sorriso malizioso. «A trent'anni è già socio dello studio legale dove lavora. Tutti prevedono che farà una grande carriera.» Morgan rimase in silenzio e, dopo un attimo, la conversazione si spostò su altri argomenti, lasciandola libera di seguire il corso dei suoi pensieri che, come sempre, tornarono a indugiare con ossessiva insistenza sulla stessa persona. Ty, Ty e poi ancora Ty. Durante quella settimana, aveva conosciuto un sacco di uomini interessanti che non avevano fatto mistero di trovarla molto affascinante, e tutte le volte che era accaduto lei si era scoperta a paragonarli in negativo al suo splendido cugino. Non contento del potere di infiammare i suoi sensi, Ty adesso dominava anche la sua mente, aumentando la sua confusione fino al punto da indurla a credere di avere bisogno di un uomo autoritario per trovare il proprio equilibrio nella vita. Un'ipotesi che la terrorizzava... Fu in quello stato d'animo di acuta incertezza che, alle sette e un quarto precise, dopo che le gemelle se n'erano andate al party di Rick, Morgan scivolò sul sedile posteriore della Rolls-Royce guidata dall'autista del patrigno. Marcia aveva insistito per farla accompagnare in pompa magna, informandola del fatto che, dal momento che Philip era in viaggio per affari, avrebbero cenato sole. Morgan venne introdotta nella lussuosa residenza degli Ainsley da una domestica in uniforme e, appena nell'atrio, vide la madre che scendeva con aria regale le scale per accoglierla. Aveva quarantatré anni, ma, grazie alla dieta e a un'eccezionale cura del proprio aspetto, non ne dimostrava più di trenta. Da lei Morgan aveva ereditato il fisico minuto e l'istintiva grazia di movimento che la facevano assomigliare a un gatto. «Ah, mia cara!» Il bel viso di Marcia si illuminò alla vista dell'elegantissimo completo da mezza sera indossato dalla figlia. «Sei stupenda!» Dopo avere offerto la guancia al suo bacio, le prese le mani e si Margaret Way
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tirò indietro, contemplandola come se fosse stata una modella. «Sbaglio o le gemelle hanno lavorato su di te?» «Mi hanno fatto comprare mezza Sydney» confessò Morgan con un sorriso casuale. «Bene, bene.» Marcia annuì con evidente compiacimento. «Era tempo che cominciassi a metterti in evidenza, Morgan. Le gemelle sono molto belle, ma non avranno mai il tuo fascino! Sei perfetta... peccato che Philip non ci sia, sarebbe stato felice di vederti così. Ma vieni, mettiamoci comode. Gradisci un aperitivo?» Morgan la seguì nel salotto, mormorando un automatico: «Tu sei in gran forma, Marcia, come sempre». «Grazie, tesoro.» Marcia si lasciò cadere con eleganza sul divano e non batté ciglio quando Morgan, invece di sederle vicino, scelse la poltrona dall'altra parte del tavolo. «Prima di tutto, voglio dirti che Philip e io siamo molto dispiaciuti di non avere avuto la possibilità di partecipare al funerale di E.J..» «Per favore, Marcia, non recitare con me.» Morgan scosse la testa con una risatina ironica. «Tu lo odiavi come non hai mai odiato nessuno, e persino io mi sono resa conto di averlo pianto per compassione. Era un uomo così tragico, così disperatamente solo.» «E.J.?» Marcia non tentò nemmeno di nascondere la propria incredulità. «Tu dovresti capirlo meglio di chiunque altro. Come può essere felice una persona che non conosce l'amore?» «Perché dici che dovrei capirlo?» Marcia aggrottò delicatamente la fronte. «Io ho Philip.» «Ma tu non lo hai mai amato.» Marcia cambiò posizione e sospirò. «Non fare la difficile, Morgan. È una splendida serata e non voglio deprimermi.» «Hai mai amato qualcuno, Marcia?» insistette Morgan, dando voce a uno dei suoi molti dubbi. «Che sciocchezza, certo! Amavo tuo padre.» «Non avevi l'aria di soffrire troppo quando l'hai perso.» «Oh, santo Dio, cosa vuoi saperne tu?» Incapace di reggere lo sguardo penetrante della figlia, Marcia balzò in piedi e andò a piazzarsi davanti all'arco di una delle grandi porte-finestre che immettevano sulla terrazza. «Eri solo una bambina!» «Questo non significa nulla.» Morgan era decisa a non mollare la presa. Margaret Way
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«Sai che ultimamente in molti mi hanno fatto notare che non assomiglio a nessuno della famiglia?» Marcia si girò di scatto in un fruscio di sete preziose. «C'è forse qualcosa di male nel non essere bionde con gli occhi azzurri? Tu sei il ritratto di mia madre.» «Davvero?» Marcia si accigliò, turbata dalla serietà della sua espressione. «Dove vuoi arrivare, Morgan?» chiese in tono carico di tensione. «Mi dispiace di non avere una sua foto da mostrarti, perché altrimenti cap...» «E non ti sembra un po' strano?» interruppe Morgan, inesorabile. «Di solito la gente conserva almeno una foto della propria madre...» «Dubiti della mia parola?» domandò Marcia, sfidandola a dire di sì. «Perché mi sfuggi, Marcia? Torna a sederti.» Colta nel segno, Marcia obbedì con le guance in fiamme. «Si vede che hai imparato alla scuola del vecchio tiranno! Torna a sederti. Come osi darmi degli ordini in casa mia?» «Credo di averne diritto. Ci sono molte questioni in sospeso fra di noi.» All'improvviso, il viso di Marcia si smarrì, tradendo tutti i suoi anni. «Ero contenta di averti qui a cena, tesoro. Ti prego, non rovinare tutto.» «Perché hai creato questa barriera fra di noi?» incalzò Morgan, fissandola negli occhi. «Perché mi hai tenuta a distanza?» «È stato E.J. a volerlo!» esclamò Marcia con disperata intensità. «Come può una madre smettere di amare la propria figlia? Se avessi un bambino, non lo abbandonerei mai.» «Tu non sai niente della vita, Morgan» ribatté Marcia in tono asciutto. «Entrarci da ricchi è già un ottimo inizio. Il denaro ti dà potere e autonomia. Quando ho sposato tuo padre ero appena uscita da una disastrosa relazione. Ero sola, non avevo nulla. Tuo padre era lì e io ho visto la mia occasione. Se non fosse venuto in vacanza su quell'atollo della barriera corallina, adesso non sarei qui. E tu nemmeno.» «Cosa facevi su quell'atollo?» chiese subito Morgan, che sentiva quella storia per la prima volta. «La cameriera, se proprio vuoi saperlo» rispose Marcia dopo una breve esitazione. «Ma tienitelo per te, mi raccomando. Mi sono costruita una reputazione in città. Nessuno sa nulla del mio passato.» «Cosa c'è da sapere del tuo passato?» Morgan le fece capire immediatamente che non si sarebbe accontentata di qualche piccola Margaret Way
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confidenza. «Niente, che cosa vuoi che ci sia?» Marcia sfoderò il suo miglior sorriso, ma senza riuscire a celare il nervosismo che la dominava. «È solo che sono brava a lasciarmi dietro le cose.» «Questo nessuno può negarlo» convenne freddamente Marcia. «Sono venuta a parlarti perché, malgrado tutto, sei mia madre. Sto attraversando un periodo difficile.» Invece di starla a sentire, Marcia si lasciò sfuggire una risata sorpresa. «Ora che sei diventata una delle donne più ricche e potenti del paese?!» «Se servisse a essere amata sinceramente, rinuncerei volentieri alla mia posizione. Sono abbastanza intelligente e credo che non avrei difficoltà a guadagnarmi da vivere come ogni comune mortale. I ricchi sono una minoranza.» Marcia le scoccò un'occhiata compassionevole. «Tu non hai mai dovuto provare le asprezze dell'esistenza, Morgan. È vero che E.J. ti trattava duramente, ma dietro a sostenerti hai sempre avuto il suo denaro e la sua enorme influenza. Erano lì anche se non potevi farne uso direttamente. Hai avuto un'eccellente istruzione, molto migliore di quella che ho avuto io, e adesso sei libera, completamente padrona del tuo destino. Pensa a tutte le cose che potresti fare!» «Strano, perché io invece mi sento vincolata. Forse ancora più di prima. A Ty.» «Ah, il nostro affascinante Ty... Come sta? Sua madre è stata l'unica a mostrarmi un po' di gentilezza. La bellissima Cecilia. Ha deciso di sposare Robert pur sapendo che le sarebbe bastato schioccare le dita per avere tuo padre.» «Che cosa?» chiese Morgan, sgranando gli occhi. «Vedi quante cose ignori, cara? Dovresti informarti bene prima di emettere giudizi.» Marcia sospirò di nuovo, riluttante a farsi trascinare dal flusso dei ricordi. «Tuo padre era un uomo tormentato. Mi ha sposata per sfuggire ai suoi fantasmi, ma non me ne lamento, perché ho fatto lo stesso anch'io. Più che un matrimonio, il nostro è stato una specie di patto. Ormai le nostre vite erano rovinate.» Fece una pausa, poi alzò la testa a incrociare il suo sguardo. «Credi pure quello che vuoi, Morgan, ma se ho agito come ho agito è stato solo per garantirti una vita diversa da quella che era toccata in sorte a me. Credo che E.J. abbia goduto a separarci. È stato straziante, ma lui mi ha fatto un'offerta che non potevo rifiutare. Avevo bisogno di Margaret Way
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soldi per tirare avanti.» «Adesso non cercare di fare sembrare mio nonno un padrino della mafia!» Morgan sogghignò, ma era profondamente scossa da quel che aveva appreso. «Non credo a una parola di quello che hai detto. Dopo la morte di papà non potevi essere senza soldi!» Marcia abbassò gli occhi. «Tuo padre aveva cambiato il testamento a mia insaputa. Non dimenticherò mai quel pomeriggio: E.J. mi fece chiamare nel suo studio e mi lesse le ultime volontà di mio marito. Non mi aveva lasciato niente.» «Avresti potuto contestarlo!» esclamò Morgan, sconcertata da quel nuovo colpo di scena. «Una moglie ha comunque diritto a un terzo delle proprietà del marito!» Marcia sembrava affascinata dai riflessi del magnifico diamante che le scintillava sulla mano. «Poi E.J. mi fece la sua proposta. Quell'autunno, quando tu avresti cominciato a frequentare la scuola avrei dovuto abbandonare Jahandra. A me non importava, l'avevo sempre odiata... ma questo non era tutto. Per avere il suo denaro, la sicurezza economica di cui avevo disperatamente bisogno, avrei dovuto rinunciare anche a te. Io ho accettato, ed E.J. si è tenuto la nipote che voleva.» «In poche parole, mi hai venduta?» accusò Morgan con gli occhi lucidi. Erano passati molti anni, ma il dolore era sempre lì, una piaga sanguinosa che rifiutava di cicatrizzarsi. «Non avevo alternative. Cerca di capire, cara... non sarei stata in grado di prendermi cura di te.» «E.J. non mi avrebbe mantenuto? Hai appena detto che desiderava una nipote.» «Era pronto a tagliare ogni rapporto con noi» disse Marcia a voce bassa. «Ma tu gli interessavi molto. Credo che già a quel tempo ti avesse scelta per Ty.» «7v?!» Il grido strozzato di Morgan echeggiò a lungo nell'aria immobile del salotto di casa Ainsley. «Non ci credo! È assurdo, impossibile!» «Pensaci bene... soprattutto alla luce dei nuovi sviluppi. Se non avesse previsto un vostro matrimonio, perché avrebbe diviso fra voi due il suo impero?» Morgan scattò in piedi tremando come una foglia. «Marcia! Sono cresciuta considerando Ty il mio più pericoloso avversario, come puoi insinuare che E.J. abbia...» Margaret Way
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«Non dimenticare che conosco, per esperienza diretta, la tortuosità dei suoi meccanismi mentali. La vostra rivalità è stata incoraggiata.» Morgan si passò una mano sul viso, sconvolta dalla tempesta emotiva che si era scatenata nel suo cuore, e sul volto di sua madre apparve una luce di comprensione. «Sei innamorata di Ty, vero?» chiese sommessamente. «No! Tutta questa storia è una pazzia! Non lo amo, lo odio... non sopporto di stare in sua presenza per più di cinque minuti!» Morgan s'interruppe improvvisamente, fissandola come se non la vedesse. Dopo un attimo di assoluta immobilità, superò lo spazio che le divideva e l'afferrò per il braccio. «Sono una Hartland, Marcia?» «Certo che lo sei! Che cosa ti salta in mente? Morgan, mi stai facendo male. Tutto quel lavoro alla tenuta ti ha resa spaventosamente forte, mi fai...» «Voglio sentirtelo dire» disse Morgan con straordinaria intensità. «Giura su Dio che sonò una Hartland.» «Lasciami, Morgan» implorò Marcia con qualcosa che assomigliava molto al terrore. «Dillo!» Marcia cercava disperatamente di evitare il suo sguardo. «Ma ti ha dato di volta il cervello? Morgan! Non fare così, ti prego... E comunque, che cosa ti aspetti di sentire? Che tuo padre era un musicista di passaggio?» Per una frazione di secondo Morgan credette di svenire. «Perché hai detto una cosa simile?» mormorò, allentando istintivamente la presa. «Morgan!» Sua madre non poté ignorare il pallore che le aveva invaso le guance. «Non ti senti bene? Aspetta, ti porto un brandy.» Corse a versarle un liquore dal vicino carrello. «Tieni, cara, ti farà sentire meglio. Non devi preoccuparti per queste vecchie storie. E.J. ha mantenuto la sua promessa. Sei ricca. Puoi fare quello che vuoi. Che cosa cerchi ancora?» Morgan si sentiva così debole che svuotò d'un fiato il contenuto del bicchiere. La colonna di fuoco che le scese nello stomaco la rinvigorì immediatamente. «Quindi non hai intenzione di darmi la tua parola» mormorò, restituendo il bicchiere. «Solo perché non è necessario, cara. I tuoi sospetti sono privi di qualsiasi fondamento. Qualcuno deve averti montata contro di me.» «È tutta la vita che me lo ripetono.» Morgan si piegò in avanti, prendendosi la testa fra le mani. Margaret Way
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«Cercherò di procurarmi una fotografia di mia madre» promise Marcia. «Tu hai i suoi stessi occhi.» «Di che nazionalità era?» chiese Morgan con tanto scetticismo da strapparle un moto di rabbia. «Era di origine irlandese, e gli irlandesi sono famosi per i loro capelli neri e la loro testardaggine! Finiscila con queste idiozie, Morgan. Grazie a Dio, Philip non c'è! Non oso pensare a quel che sarebbe potuto succedere se mi avessi parlato così di fronte a lui.» «Perché, nemmeno lui sa del tuo passato di donna fatale?» ribatté Morgan con una risata priva di allegria. «Allora, restiamo d'accordo sul fatto che mio padre era un musicista? È per questo che ho imparato a suonare il piano con tanta facilità?» Marcia si morse le labbra per non esplodere di nuovo. «Se non hai un dramma per le mani, non sei soddisfatta, vero, Morgan? È imbarazzante, te ne rendi conto? Sono sicura che la colpa è tutta di quell'orribile ragazza... Come si chiama?... Camilla Ogilvie! Ho sentito dire che mira a Ty, ed è evidente che è gelosa del forte legame che vi unisce. Non hai pensato che potrebbe avere interesse a diffamarci?» «No» sussurrò Morgan, rabbrividendo involontariamente. «Questo dimostra quanto sei ingenua!» esclamò Marcia, scuotendo la testa. «Dove c'è molto denaro gli intrighi non mancano mai, e tu devi stare attenta a non fare il gioco di chi ti vuole male. Sono una Hartland? chiedi. Ma certo che sei una Hartland, santa pazienza! In caso contrario E.J. non avrebbe esitato un secondo a gettarti su una strada assieme a me. Era tuo nonno, tesoro. Non dubitarne nemmeno per un secondo.» L'arrivo di un domestico pose bruscamente fine alla loro conversazione. «La cena è servita, lady Ainsley.» In una frazione di secondo, Marcia riacquistò l'aria di gran signora che le era abituale. «Grazie, Heaton. Verremo subito. Non mi pare che tu conosca mia figlia Morgan. È bellissima, vero?» Morgan per poco non scoppiò a ridere. Ora che l'aveva vista in un vestito da duemila dollari, ora che non aveva più nessuna importanza, l'istinto materno di Marcia si era risvegliato.
6 A due settimane esatte dal drammatico confronto con Marcia, Morgan si Margaret Way
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decise finalmente ad andare a parlare con un avvocato. In cuor suo si era già rassegnata, ma la sua mente non avrebbe avuto pace senza la certezza che il testamento di E.J. fosse legalmente inoppugnabile. E non era per via dei soldi, come Ty sembrava pensare, ma per il profondamente radicato bisogno di avere qualcosa che fosse soltanto suo. Al punto in cui era si sentiva prossima a una crisi nervosa. Ty ormai era padrone anche dei suoi sogni e la facilità con cui era in grado di eccitarla faceva prevedere un futuro pieno di insidie. Gli uomini erano uomini e, quando volevano una cosa, di solito se la prendevano. E lei era sola, a dispetto del riavvicinamento avvenuto con le gemelle lì a Sydney. Ty era il loro adorato fratello; se fossero state costrette a scegliere, non c'era dubbio che si sarebbero schierate dalla parte di lui. «Naturalmente comprendo i suoi sentimenti, signorina Hartland» disse l'avvocato dopo che gli ebbe esposto la situazione, «ma mi sembra che ci sia ben poco da fare. Suo nonno era un uomo molto rispettato e certamente sapeva quali sarebbero state le conseguenze del suo inusuale testamento. Forse, vedendola assieme a suo cugino, si era convinto che un giorno voi due poteste sposarvi. È l'unica spiegazione plausibile. Non voglio essere indiscreto, ma ha mai preso in considerazione questa eventualità?» «In un certo senso è la soluzione più ovvia» ammise Morgan con calma, «ma l'idea del matrimonio non ha mai sfiorato le nostre menti.» L'avvocato si accigliò. «Mi dispiace di non poterle dire quello che evidentemente sperava di sentire» mormorò con la deferenza dovuta a una potenziale cliente che vale svariati milioni di dollari. «Le consiglio di accettare le ultime volontà di suo nonno e di andare avanti con la sua vita. Lei è una donna molto fortunata, signorina Hartland.» Accettare, accettare e poi ancora accettare... la colonna sonora dell'esistenza di una donna. Quella sera le tre ragazze erano invitate a una cena di beneficenza e, quando finì, il loro gruppo decise di trasferirsi in un locale notturno. «Non contarmi tra quelli che verranno» disse Morgan a Sandra mentre erano intente a ritoccarsi il trucco nel bagno. «Graham si sta facendo un po' troppo pesante.» Sandra espresse con un lieve sorriso la sua comprensione e, appena tornarono dagli altri, Morgan salutò e si avvicinò a un cameriere per farsi chiamare un taxi. Ma aveva fatto i conti senza Graham, che insistette per accompagnarla con tanta commovente tenacia da renderle impossibile un Margaret Way
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rifiuto. «Non mi fai salire?» chiese ridendo quando Morgan si avviò verso il portone del palazzo che ospitava l'attico. «Non abbiamo mai occasione di restare soli.» «Graham» rispose lei in tono dolcemente fermo, «fra un paio di giorni io me ne tornerò a casa. Sei stato molto gentile con me e le gemelle, quindi adesso cerchiamo di non rovinare tutto inventandoci cose che non esistono.» «Per me forse sono cose reali» disse lui con occhi languidi. «È ancora presto. Dai, offrimi almeno un caffè... prometto che non farò nulla che tu non voglia.» Morgan si lasciò impietosire. «E va bene, un caffè, ma poi te ne dovrai andare.» «Assolutamente!» Graham resistette fino a quando non furono nell'ascensore e, considerando che era leggermente brillo, bisognava dargli atto di non essersi arreso senza lottare. La baciò sulla guancia, trasmettendole un senso di calore e di protezione. Era anche attraente, ma gli mancava l'indecifrabile magnetismo dell'uomo a cui lei non osava pensare. La folta moquette grigio perla del pianerottolo attutiva il rumore dei passi e, mentre Morgan cercava le chiavi, lui la abbracciò improvvisamente, seppellendo il viso fra i suoi capelli. «Ah, Morgan, Morgan» sussurrò con voce roca di passione, «che cosa devo fare con te?» «Te l'ho detto, dimenticami!» Lei cercò di forzare il cerchio delle sue braccia, ma riuscì solo a renderlo ancora più stretto. «Graham...» «Allora dammi qualcosa da dimenticare» sussurrò intensamente Graham, cercando di farla girare. «Un bacio vero... uno solo...» La porta dell'attico si spalancò come per effetto di un violentissimo colpo di vento, accompagnata da una sferzante voce maschile che disse: «Se fossi in lei non lo farei». Ty avanzò sulla soglia con il corpo che vibrava di aggressività maschile e una luce omicida negli occhi. «Ty!» esclamò Morgan, arrossendo mentre il cuore le impazziva nel petto. «Da dove spunti?» Lui non la degnò di uno sguardo. Continuava a fissare il malcapitato Graham. «Lei sarebbe...» «Graham Ellis.» La giovane promessa del foro di Sydney aveva l'aria Margaret Way
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imbarazzata di una matricola di università davanti al preside. «Immagino che lei sia il cugino di Morgan. Le gemelle mi hanno parlato spesso di lei, signor Hartland.» «Buonanotte, signor Ellis» disse Ty con raggelante cortesia. «Eh?... Sì, io... certo.» Graham abbozzò un penoso tentativo di apparire disinvolto. «Buonanotte, Morgan. Grazie per la bella serata.» Lei aveva compassione a guardarlo. «Buonanotte, Graham. Mi sono divertita molto.» Ed era vero. A parte quello stupido incidente, era vero. Il brutto veniva adesso. Aveva un nemico infinitamente più pericoloso da affrontare. «Graham è un tipo innocuo, non era necessario che tu facessi il bullo con lui!» gli disse appena rimasero soli. «A me sembra di essere intervenuto al momento giusto» ribatté Ty con un sorriso derisorio. «Stavi spiando!» accusò Morgan con sguardo sprezzante. Il sorriso si allargò. «Non mi sarei perso lo spettacolo per tutto l'oro del mondo. Ancora un po' e quel bamboccio si metteva a strisciare!» «Mi fai più pena tu di lui» ribatté lei, beffarda. «Non ti credevo così meschino, Ty.» Lui cambiò atteggiamento in una frazione di secondo. Smise di sogghignare e si rilassò, facendole scivolare addosso uno sguardo incandescente. Morgan era bellissima, quella sera. Lunghe ciocche di capelli neri sparpagliati sulle spalle, occhi verdissimi che spiccavano come gioielli al centro del piccolo viso abbronzato. Teneva la schiena diritta, mettendo involontariamente in evidenza il seno, fasciato da un aderente vestito di seta verde, che a metà delle cosce le si apriva in un soffice palloncino di chiffon. «Morgan» mormorò Ty e la vide tremare. «Stavolta non attacca, Ty.» «Sono passate tre settimane. Mi sei mancata.» Ci fu un lungo silenzio, un attimo di sospensione che si riempì di mille pensieri inespressi. Poi, con uno sforzo, Morgan spezzò l'incantesimo muovendosi per entrare nell'appartamento. «Ho sentito che sei stato quasi sempre in giro a ispezionare lo stato di salute della società» disse in tono professionale mentre lo oltrepassava. «Ci sono novità?» Ty annuì aggrottando la fronte. «Parecchie, e non tutte positive. E.J. Margaret Way
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negli ultimi tempi aveva lasciato un po' andare le cose. Ci eravamo tanto abituati al suo fantastico senso degli affari che non ci siamo accorti che era invecchiato.» «Cerchi di dire che il suo cervello non funzionava come una volta?» chiese lei, con improvviso interesse, rendendosi conto che era una pista da seguire nel caso fosse stata costretta a contestare il testamento. Ty non fece alcuna fatica a leggere la sua espressione. «Ti consiglio di stare attenta a come e con chi parli.» Morgan arrossì e, per evitare il suo sguardo, si infilò nel salotto. «Non capisco dove tu voglia andare a parare» ribatté in tono controllato. Lui sogghignò. «Il nome McEwan & Chandler non ti dice niente?» Lei sospirò e saettò un'occhiata al suo viso. «L'avvocato McEwan è corso a spifferarti tutto?» «Niente di così platealmente contrario all'etica professionale.» Ty inarcò un sopracciglio con aria ironica. «Ho raccolto delle voci, gli avvocati fra loro si parlano.» «Sono disgustata.» «Il mondo è fatto così, Morgan.» «Certi uomini fanno così, vorrai dire» mormorò soavemente Morgan, sollevando il mento orgogliosamente. «Ma torniamo alle nostre questioni. Ci sono problemi?» Lui scrollò le spalle e si lasciò cadere sul divano, allungando le gambe. «Ci sono sempre dei problemi in affari.» «Voglio essere informata, Ty. E partecipare alle decisioni.» «Senz'altro, ma non stasera, per favore. Ne ho fin sopra i capelli di lavoro, e anche tu avrai bisogno di discuterne a mente fresca. L'intrico è ancora più complesso di quanto pensassi. Ti basti sapere che, senza avvisare nessuno, nemmeno Henry, E.J. aveva investito quasi due milioni di dollari in attività immobiliari.» Morgan lo guardava cercando di ignorare i primi fremiti traditori di desiderio che le serpeggiavano lungo la spina dorsale. «E tu hai l'aria di uno che non vede l'ora di metterci mano, dico bene?» Lui sorrise, ammettendolo implicitamente mentre la carezzava con una lunga occhiata di apprezzamento virile. «Se c'è una cosa al mondo sulla quale non vedo l'ora di mettere mano, quella sei tu, Morgan.» Lei trasalì, e si mosse di nuovo, conscia di quel che avrebbe potuto succedere se avesse dato spazio alla selvaggia attrazione che vibrava fra di Margaret Way
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loro. «Vuoi qualcosa da bere? Un caffè o un liquore?» «Un whiskey andrà bene, grazie.» Morgan glielo preparò lieta di avere qualcosa che le tenesse occupate le mani. «Come stanno le gemelle?» si sentì chiedere dalla sua voce calda e sommessa. «Splendidamente. Ci siamo divertite molto.» «Dove sono stasera?» «Le ho lasciate mentre erano in procinto di andare in un nightclub» rispose lei facendo scivolare due cubetti di ghiaccio nel bicchiere. «Io sono rientrata prima perché quei posti mi annoiano.» Quando gli portò il drink, Ty la prese per il polso e l'attirò sul divano, passandole un braccio attorno alle spalle appena sentì che si irrigidiva. «Rilassati, Morgan» mormorò con un tono caldo e carezzevole. «Non ho intenzione di mangiarti.» Morgan aveva il cuore in gola, ma una parte di lei esultava per quel contatto. «Sono andata a trovare Marcia» disse precipitosamente con la voce strozzata dall'emozione. Lui vuotò con due sorsate il contenuto del bicchiere e lo posò sul tavolo basso da caffè a fianco del divano. «E ne è valsa la pena?» chiese sommessamente, lasciandosi andare contro lo schienale. «Ero all'oscuro di molte cose.» Lei non riuscì a impedirsi di guardarlo, di indugiare sulla linea ferma e al tempo stesso sensuale della sua bocca, sul piccolo reticolo di rughe che si allargavano agli angoli degli occhi. Aveva un'ombra di barba sul mento, ma ciò non faceva che esaltare il suo magnetismo maschile. «Tipo?» «Sapevi che mio padre era innamorato di Cecilia?» «Questa non è una novità per nessuno, Morgan.» «Io non ne avevo la minima idea.» Ty fece schioccare le labbra e si spostò in modo da farsi poggiare la sua testa sulla spalla. «Pare che in quel periodo tutti fossero innamorati di mia madre. Ci sono donne che hanno un fascino pericoloso.» «Anche uomini.» Morgan alzò gli occhi a fissarlo, consapevole del fatto che non avrebbe dovuto permettergli di tenerla così eppure incapace di impedirglielo. «Non vi siete dette nient'altro?» Margaret Way
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Lei sbatté le palpebre, interrompendo la morbosa contemplazione dei suoi lineamenti virili. «Poi le ho chiesto a chi esattamente assomigliassi della sua famiglia.» Lui inarcò le sopracciglia. «Domanda rischiosa...» mormorò a fior di labbra. «Perché?» «Quanto tempo ha impiegato prima di rispondere?» «A sentir lei sono il ritratto di sua madre.» «E ha delle fotografie che lo dimostrino, no?» Morgan si raddrizzò con espressione turbata. «All'improvviso mi sento circondata da un alone di mistero, e non mi piace. Che diavolo sta accadendo?» «Niente di terribile, Morgan, soprattutto se consideri la situazione dal nostro punto di vista.» «Nostro di chi?» volle sapere lei, sempre più allarmata. «Nessuno di cui tu debba preoccuparti» rispose Ty, guardandola negli occhi. «Mia madre e io.» «E avete l'impressione di essere vicini a qualcosa?» «Dipende interamente da quello che uno vuole trovare, Morgan.» Morgan studiò a lungo l'espressione impenetrabile del viso di lui prima di raccogliere il coraggio sufficiente a parlare di nuovo. «Stai cercando di provare che non sono la nipote di E.J.?» Lui non batté ciglio. «A dire il vero avevo l'impressione che questa fosse la tua intenzione, Morgan.» «Oh, mio Dio!» «Adesso non drammatizzare, per favore.» «Quando mezzo mondo si interessa di colpo al mio passato?» ribatté lei con una risata leggermente stridula. «Ogni volta che la incontro, la tua Camilla non manca mai di farmi notare quanto sono strana, neanche mi fossero spuntate le corna!» Ty sbuffò. «Ignorala... sono tutte idiozie senza importanza.» Ma Morgan non si lasciò ingannare dalla sua aria noncurante. «Tutto è cominciato dopo la morte di E.J.» disse leggermente con sguardo sospettoso. «Tu non eri al corrente dell'aggiunta di quel codicillo, vero?» «Dubiti forse della mia parola?» ribatté lui, freddo. «E.J. non ti aveva detto niente?» insistette lei, intuendo vagamente una zona d'ombra. Margaret Way
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«Be', se vuoi sapere se me ne aveva parlato, la risposta è sì.» «Lo sapevo!» esclamò Morgan, abbattendosi contro lo schienale del divano. «A te tutte le informazioni riservate, a me nemmeno mezza parola!» «Me ne ha parlato solo per dirmi di non aspettarmi troppo» replicò Ty in tono secco. «Esattamente il contrario di quel che era in realtà. Come vedi, E.J. si divertiva a confondere le acque.» Lei girò la testa e gli lanciò un'occhiata bruciante, folgorata da un'altra, orribile intuizione. «Ty, non è che...» Ebbe un'esitazione, e dovette interrompersi per ricominciare daccapo. «È per questo che mi hai baciata subito dopo il funerale? Avevi paura di trovarti in minoranza e volevi assicurarti di potermi controllare?» «Be'... c'era anche quella componente, non posso negarlo» borbottò lui con un sorriso che gli aleggiava sulle labbra. «E tu non avresti potuto offrirmi una maggiore cooperazione.» «Oh, sei un demonio!» «Chiamami Lucifero» sussurrò Ty, beffardo. Morgan cercò di alzarsi in piedi, ma lui non ebbe nessuna difficoltà a rovesciarsela in grembo, bloccandola con un braccio. «Vigliacco!» gli gridò, dimenandosi in un impeto di rabbia impotente. «Non farti illusioni» sibilò lei tra i denti. «Non mi avrai mai, mai, capito?!» «Tu sei già mia» ribatté Ty con ingannevole bonomia. «Neanche morta!» «Io sono molto paziente, Morgan. Faremo le cose con calma, senza fretta.» Le posò una mano sul collo. «Stai ferma, adesso, non voglio farti male.» «Non ne sono affatto sicura!» replicò Morgan, ribollendo di collera e terrorizzata dalla consapevolezza di essere alla sua mercé. «Bugiarda! Sai perfettamente che non farei mai nulla che possa danneggiarti» disse dolcemente lui. «Eccetto ipnotizzarmi tutte le volte che ti salta in mente» accusò lei con occhi fiammeggianti. «Sei stupenda.» I loro visi erano vicinissimi. Morgan sentiva il respiro di lui sulla guancia. Lo amava, lo amava così tanto che avrebbe potuto mettersi a piangere. Obbedendo a un impulso che non era in grado di controllare, si Margaret Way
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inarcò verso l'alto e gli sfiorò la bocca con un piccolo bacio. Era follia pura, ma in quel momento non avrebbe saputo fare altro. Ty rimase immobile come una statua di marmo, le labbra calde e disperatamente eccitanti. Lei gli passò le braccia attorno al collo, accentuò la pressione e in una frazione di secondo venne rovesciata sul cuscino del divano. Ty la dominò con il peso del suo corpo e le restituì il bacio con un'improvvisa passione, perdendosi in quell'abbraccio con la rovente sicurezza di un uomo abituato ad assecondare i propri desideri. La passione divampò altissima, alternando istanti di apparente calma a violente fiammate di emozione. Tutto quel che stava provando la travolgeva in modo assolutamente incontenibile, e Morgan seppe che amare significa anche sapersi arrendere. Dopo avere teneramente giocato sulla morbida carnosità delle sue labbra, Ty abbassò la testa per tracciare un'ardente linea di baci lungo la morbida piega del suo collo e più giù, sulle sue spalle e sul soffice rigonfiamento all'attaccatura del seno. I due giovani non seppero più nulla se non la loro passione, se non l'emozione sconfinata di guardarsi come per la prima volta e di baciarsi come si bacia qualcosa che è troppo bella per essere solo guardata. Ogni piega del corpo dell'uno sembrava all'altro irresistibile come irresistibile pareva a lei quel suo sguardo adorante, completamente nuovo. Le loro coscienze e i loro principi disparvero, e rimasero a bearsi solo i loro giovani splendidi corpi. «No, Ty, no!» Morgan aveva i sensi in fiamme, ma la sua disperata implorazione non fece che renderla ancora più cosciente della propria impotenza. «Basta, ti prego... Io ti amo, non...» Con uno sforzo sovrumano, Ty si fermò, con il volto distorto da una furia che aveva la stessa intensità della sua passione. «Questa è una tortura!» «Non posso credere a quel che è successo.» Tremando come una foglia, lei seppellì il viso nel torace di lui in cerca di rassicurazione e conforto. «Non l'avevo previsto, ma è accaduto e continuerà ad accadere» mormorò lui a denti stretti. «Tutte le volte che siamo assieme, mi prende questo formidabile desiderio di possederti, di farti mia... credi di essere l'unica a sentire certe cose? Ti avrò, Morgan. È inevitabile, lo sai.» Morgan lo sapeva, ma non era in grado di ammetterlo, anche se un attimo prima, lacerata dalla passione, aveva confessato di amarlo. «Perché deve essere così, Ty?» chiese con un filo di voce, lasciando che lui Margaret Way
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l'aiutasse a rivestirsi. «Ci sono momenti in cui mi sento come se ti appartenessi da sempre. È spaventoso.» «Sei così innocente.» «Non immaginavo che il piacere fisico potesse avere questi effetti su una persona... mi sembrava di impazzire. Ty, ho paura.» Ty sorrise con toccante dolcezza. «Hai dannatamente ragione! La passione, quando è sincera, è un mistero che non è dato a tutti conoscere. Sei molto giovane. La tua paura è più che mai naturale.» «Ma questo non la rende meno reale!» «Mi desideri, vero?» Morgan arrossì fino alla radice dei capelli, ma sostenne il suo sguardo. «Così tanto da soffrirne.» I due mesi immediatamente precedenti al suo ventunesimo compleanno passarono in un lampo e, ragionando a posteriori, Morgan si rese conto che erano stati i più felici della sua vita. Sotto il dominio di E.J. non aveva mai potuto essere veramente se stessa. Educandola come un maschio, lui aveva inibito le profonde pulsioni creative che iniziarono a manifestarsi non appena lei e Cecilia cominciarono la ristrutturazione di Jahandra. Ian Paxton, l'architetto che avevano assunto per sovrintendere al progetto, dimostrò subito di avere le idee molto chiare sul genere di risultato che si poteva ottenere. La casa era piena di cose belle, ma aveva bisogno di più luce e di più calore; in breve, di quell'atmosfera accogliente che gli anni e la personalità dei precedenti proprietari le avevano tolto. Morgan e Cecilia trascorsero le loro giornate seppellite dai campionari per decidere gli accostamenti di colori e di materiali. Tutto venne ridipinto, rivestito e ritoccato, a eccezione della magnifica carta da parati cinese del salone dei ricevimenti. Il salottino rosso che si affacciava sul retro venne riempito di piante e le nuove, bellissime tende di lino diedero un'inaspettata luminosità anche agli angoli una volta più bui, aprendo la vista su scorci del giardino prima nascosti dai pesanti velluti vittoriani. Sul pavimento di marmo dell'atrio venne steso un gigantesco tappeto afghano che Morgan aveva trovato in un baule polveroso in fondo alla soffitta. I mobili, a eccezione dei pezzi più pregiati che rimasero al loro posto, vennero riarrangiati secondo uno stile più moderno, e quelli in eccesso furono messi inesorabilmente da parte. In poche settimane, grazie allo sforzo congiunto del piccolo esercito di Margaret Way
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operai e artigiani che aveva preso alloggio nei quartieri dei dipendenti della tenuta, Jahandra, investita da una ventata di rinnovamento che non conosceva dai tempi della sua costruzione, cambiò totalmente aspetto. Fu verso la fine del primo blocco di lavori che Ian Paxton, per accelerare i tempi della consegna, si fece raggiungere da una sua assistente esperta di arredamento, una rossa statuaria che rispondeva al nome di Sarah Stacey e che si innamorò subito di Ty, perdutamente e follemente. Nonostante i suoi sforzi per evitarlo, Morgan stava male. Per la prima volta in vita sua, sperimentò i morsi feroci della gelosia e ne conobbe l'oscuro potere. E Sarah era simpatica, amichevole, piena di calore umano e di voglia di trasmetterlo agli altri. Il che rendeva la situazione di Morgan ancora peggiore. Essere gelosa di una donna che le piaceva e di cui ammirava il senso artistico la faceva sentire bassa e meschina, ma non poteva farci nulla. Come Jahandra, anche lei stava subendo un radicale processo di trasformazione.
7 Per celebrare il completamento dei lavori, Cecilia propose di organizzare una cena in grande stile. Naturalmente la ristrutturazione sarebbe proseguita per molti mesi a venire, ma i grandi saloni del pianoterra, dove si sarebbe tenuta la festa dei ventun anni di Morgan, erano tornati a nuova vita. «Inviteremo Steven e Sue; i Massey e ovviamente gli Ogilvie, altrimenti si offenderebbero a morte. Poi pensavo a Jessie Stannard e ai suoi due ragazzi. Abbiamo bisogno di tanti uomini. Quanti sono in tutto?» «Con noi, quindici» rispose prontamente Sandra. «Arriviamo a venti. Che cosa ne dici di Pat O'Donough, Morgan?» «Che cosa dovrei dire?» borbottò l'interessata con un'alzata di spalle. «Se ti va bene che venga, no?!» «Passo.» «A me Pat non dispiace» disse Claire. «Ha almeno due punti a suo favore: è un bel rappresentante del suo sesso ed erediterà Parkhurst.» «Il che per me non significa niente.» «Non lo inviteremo senza la tua approvazione, Morgan» disse Cecilia con calma, e Morgan allargò le braccia con una smorfia di rassegnazione. Margaret Way
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«No, va bene. Affinerò su di lui le mie armi femminili mentre Sarah continuerà il suo corteggiamento a Ty.» Sandra si lasciò sfuggire una risata. «È così ovviai L'altra sera, a cena, a forza di piegarsi verso di lui ancora un po' cadeva faccia in giù sulla tavola!» «Eh, sì, sembra proprio che si sia presa una brutta cotta» fu costretta ad ammettere la sempre diplomatica Cecilia. «Comunque è una donna simpatica, non trovate?» «Molto in gamba nel suo lavoro» aggiunse Morgan, alzandosi di scatto dalla sedia. «Sento il bisogno di un po' di movimento. C'è nessuno che abbia voglia di venire a cavalcare con me?» «Io, se mi prometti di non metterti a galoppare come una pazza» disse Sandra. «Scrivi il nome di Pat sulla lista, mamma. Appena vedrà la nuova Morgan, gli verrà un mezzo infarto!» La previsione si rivelò esatta: cinque minuti dopo il suo arrivo la sera della cena, Pat si incollò al fianco di Morgan con l'aria di uno deciso a non lasciarla più. Gli ospiti furono felici di avere l'occasione di ammirare in anteprima la casa restaurata, tutti eccetto Camilla, la quale non riuscì a nascondere il suo rabbioso disappunto alla vista di Ty che faceva coppia fissa con Sarah, fasciata da un lungo abito nero che dava il massimo risalto alla sua figura giunonica. «Caspita!» mormorò Pat, scuotendo la folta criniera di capelli biondi mentre seguiva il suo incedere attraverso il salone, con l'espressione di chi è stato folgorato da un'apparizione angelica. «Certo che vi siete trovati una decoratrice molto... decorativa!. La povera Camilla sembra sull'orlo di una crisi nervosa.» «Anche sua madre» disse Morgan a bassa voce. «Sospetto che abbia cominciato a indottrinare Camilla fin dalla più tenera età, ma oggi le sue prospettive di vederla sposata con Ty sembrano veramente precarie. Mi fanno pena, tutte e due.» «Eh, sì, ti capisco» borbottò Pat in tono distratto. «Secondo te, quel vestito si sfila oppure per toglierlo dovranno usare la fiamma ossidrica?» Morgan lanciò un'occhiata in direzione di Sarah. «Ha un corpo stupendo!» «Puoi dirlo forte!» convenne entusiasticamente lui. «Quel demonio di Ty non se ne lascia scappare una, eh!» Concluso il breve giro della casa, durante il quale Sarah ebbe modo di Margaret Way
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fare sfoggio, oltre che della sua bellezza, anche delle sue indubbie qualità professionali, gli ospiti si sparpagliarono nel salotto in attesa di mettersi a tavola, e Camilla ne approfittò per prendere da parte Morgan. «Chi diavolo crede di essere quella donna?» chiese in tono velenoso. «Vuoi dire Sarah?» Morgan la cercò con lo sguardo e la vide parlare animatamente con Ty, con il viso illuminato dal piacere della sua stimolante compagnia. «Non è altro che un'impudente opportunista» grugnì Camilla con voce colma di disprezzo. «A me è simpatica.» «Non mi sorprende. A te piacciono tutti quelli che io detesto. Ma come ha fatto a diventare così amica di Ty?» «Lui l'ha incoraggiata» rispose semplicemente Morgan. «Oh, mio Dio!» «A me sembra che se la stiano spassando. Fossi al posto tuo, Camilla, lascerei perdere Ty. Ti sta rovinando l'esistenza.» «Non sei cambiata nemmeno di una virgola, vedo» ribatté Camilla con un lampo metallico negli occhi. «Sotto quest'aria raffinata c'è sempre la vecchia cuginetta impicciona di Ty!» «Pensa quel che preferisci.» Morgan sospirò. «Guarda che se non sei felice della situazione, nessuno ti costringe a restare.» «Sono qui su invito di Cecilia» disse Camilla con arroganza. «E con il mio consenso» le ricordò pazientemente Morgan. «Camilla, anche se tu sembri convinta dei contrario, ti assicuro che non ce l'ho con te. Il fatto è che Ty non ti ama e mi stupisce che tu non l'abbia ancora capito. Perché non esci con Mark Stannard? So che gli piaci molto.» «Oh, pensi di essere furba, vero?» Camilla ribolliva di rabbia impotente. «Ma non illuderti, ne deve passare di tempo prima che segua un tuo consiglio!» «Posso facilmente cancellarti dalla lista degli invitati per il mio compleanno» le ricordò seccamente Morgan, stanca della sua stupidità. «Non oseresti?]» esclamò Camilla, scioccata. «Be'... temo che gli inviti siano già partiti. A proposito, verranno anche Sarah e Ian.» «Che cosa?» Camilla sembrò improvvisamente avere qualche problema di respirazione. «Abbiamo pensato che Ty avrebbe gradito.» Margaret Way
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«Oh, ooh... tu, carogna!» A quel punto Morgan se la svignò. Camilla non avrebbe accettato l'amara realtà nemmeno se a esporgliela fosse venuto il Papa in persona... Malgrado tutte quelle sotterranee correnti di risentimento e di gelosia, la cena fu un grande successo e, dal momento che gli ospiti si fermavano per la notte, la compagnia non si sciolse fino a dopo la mezzanotte. Nella quiete della sua camera, Morgan appese il suo vestito nell'armadio e, infilatasi la camicia da notte, andò in bagno per lavarsi i denti e struccarsi. Era in procinto di infilarsi sotto le coperte quando le venne in mente di controllare che ci fossero abbastanza luci accese nel corridoio. Localizzare gli interruttori in una casa che non si conosceva non era mai un'impresa semplice, e qualcuno degli ospiti avrebbe potuto avere bisogno di alzarsi durante la notte. Ma appena mise la testa fuori della porta vide che ci aveva già pensato Cecilia. Si sarebbe certamente ritirata a godersi un lungo sonno, se all'improvviso da una delle stanze vicine alle scale non fosse uscita Sarah, più sexy che mai con addosso un'impalpabile camicia da notte blu e una vestaglia dello stesso colore. L'arredatrice sparì in direzione del pianoterra in un fruscio di sete e, dopo una brevissima esitazione, spinta da un impulso che non seppe decifrare, Morgan la seguì. Arrivata a metà delle scale, si affacciò alla balaustra per guardare di sotto e i suoi inconsci sospetti trovarono immediata conferma. Sarah era scesa nella speranza di imbattersi in Ty, e l'esclamazione che si lasciò sfuggire quando lo vide le avrebbe, da sola, meritato una candidatura all'Oscar. «Oh... mio Dio, Ty, che spavento! Credevo che tutti fossero andati a letto!» Bugiarda, pensò Morgan, appiattendosi contro la parete quando Ty apparve brevemente nel suo campo visivo. «Posso esserti d'aiuto, Sarah?» lo sentì chiedere in tono molto basso e molto suadente. «Ho un leggero mal di testa. Non avresti un'aspirina?» Come approccio non era originale, ma funzionava sempre. Appena si allontanarono, Morgan volò giù dalle scale, ma la sua velocità non le avrebbe impedito di essere scoperta se non fosse riuscita a nascondersi dietro il paravento cinese situato in un angolo dell'atrio. «Che stupida, non mi era proprio venuto in mente di guardare nel bagno» stava dicendo Sarah con voce melodiosa. «Di solito non prendo Margaret Way
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mai medicine.» Ci fu una breve pausa. «Mi sembra che stasera tutto sia andato bene.» «Più che bene, direi. Grazie per il tuo contributo.» «Sempre a tua disposizione, Ty» disse raucamente Sarah, lasciando ben pochi dubbi sulla particolare natura della sua disponibilità. «È stato un piacere lavorare in questa casa. È bellissima!» «Saremo felici di darti le migliori raccomandazioni.» Puoi scommetterci, pensò Morgan, furibonda. «Sei terribile, Ty. Crudele. Sai benissimo che sono attratta da te.» «Non ne avevo idea, Sarah. Davvero.» Morgan non ebbe difficoltà a immaginarsi le labbra di Ty che si piegavano nel suo caratteristico sorrisetto ironico. «D'accordo, mi arrendo.» Sarah scoppiò in una risatina imbarazzata. «Ormai hai capito che sono scesa sperando di incontrarti.» «Sei una donna molto affascinante, Sarah» disse lui, e un fruscio di vestiti raggelò Morgan nella certezza dell'avvenuto contatto. Sarah si lasciò sfuggire un'esclamazione di compiacimento. «Non mi merito nemmeno la ricompensa di un piccolo bacio?» «Ma certo!» Così, senza nessuna esitazione. Nel lungo silenzio che seguì, Morgan compì un vero e proprio miracolo di autocontrollo per resistere all'impulso di rovesciare il paravento e accusarlo di tutte le infamie che certamente stava commettendo alle sue spalle. «Buonanotte, Ty» mormorò alla fine la malcapitata Sarah con la vocina flebile che avrebbe potuto avere una quattordicenne baciata dal suo idolo rock. «Buonanotte, Sarah. Sogni d'oro.» Morgan era più propensa a credere che i sogni di Sarah avrebbero avuto una qualità più carnale, ma anche stavolta non poté fare a meno di ammirare il suo stile. L'arredatrice non era il tipo di donna che andava a letto con un uomo alla prima occasione, questo almeno bisognava riconoscerlo. «Che cosa aspetti a venire fuori?» chiese all'improvviso la voce acida di Ty, facendola sobbalzare. «Che la tua amica se ne sia andata!» gli rispose lei con rabbia. Lui si avvicinò a grandi passi e, allungando la mano, la pescò da dietro il Margaret Way
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paravento. «Questa le batte tutte!» fu il suo beffardo commento,. «Non avevo sonno!» sibilò lei, alzando fieramente il mento. «Mia povera, piccola Morgan... sei gelosa!» «Sopravviverò. In compenso, tu sei un verme.» «Suvvia» ironizzò Ty, «la festa non era ancora finita, e Sarah è una donna molto attraente.» «Va' al diavolo, Ty!» «Sbaglio, o stai per piangere?» «Queste sono lacrime di disgusto, non di dolore!» «Allora sei una che si disgusta molto facilmente» replicò lui, asciutto. «Solo quando ho a che fare con i vermi!» ribatté Morgan, alzando la voce, e negli occhi di Ty balenò un lampo minaccioso. «Cerca di tenere sotto controllo la tua immaginazione» borbottò, trascinandola nel vicino salotto, «oppure almeno di parlare piano. Sveglierai tutta la casa!» «Non me ne importa mente!» Lei sostenne il suo sguardo con espressione di sfida. «Dovrebbero saperlo, chi sei veramente!» «Le feste sono fatte per divertirsi» disse lui, dando fondo alle sue scorte di pazienza. «Te lo dò io il divertimento!» «No, lascia fare a me!» ruggì Ty a denti stretti. «È l'unico modo per metterti tranquilla.» E fu così che li trovò Camilla, con Ty che la baciava selvaggiamente, quasi sollevandola da terra nell'impeto passionale del suo abbraccio. «Lo sapevo!» gridò Camilla con voce piena di odio. «L'ho sempre sospettato!» Lui rialzò lentamente la testa con aria seccata. «Che diavolo vuoi, Camilla?» chiese in tono secco. «Che cosa fai qui? Possibile che voi donne, invece di starvene tranquille a letto, ve ne dobbiate andare in giro mezze svestite?!» Camilla lo fissava con incredula intensità. «E adesso sappiamo anche a chi vanno le tue preferenze» accusò con voce piena di veleno. «Perché, credevi di essere ancora in corsa?» ribatté Ty, sogghignando beffardamente. Camilla lo ignorò. «Tutto quell'antagonismo era una copertura!» «E il tuo atteggiamento che cos'è?» sbottò Morgan furiosa. «Come ti permetti di darti arie da padrona in casa mia? Sei ridicola, non te ne rendi Margaret Way
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conto?» «Ty e io avevamo raggiunto un accordo!» «Idiozie! Sciocchezze!» ruggì Morgan, incenerendola con lo sguardo. «In fatto di donne Ty ha solo l'imbarazzo della scelta. Due minuti fa qui ce n'era una con addosso una camicia da notte così trasparente che le si potevano contare le lentiggini sulla schiena!» «Quell'arredatrice non mi preoccupa, quindi risparmia il fiato!» esclamò Camilla di rimando. «Ma Ty non mi ha mai tenuta come teneva te, Morgan!» «Per forza, sei troppo alta! Con me si diverte perché può gettarmi di qua e di là come una bambola.» Ty scoppiò in una fragorosa risata e scosse la testa. «Mi sembra di essere nel bel mezzo di una telenovela brasiliana! Ero qui per spegnere le luci e sono stato attaccato da ben tre donne coperte di impalpabili veli! Se avessi un minimo di buon senso, me la batterei a gambe levate.» «Sei sempre in tempo!» Morgan gli saettò un'occhiata bruciante. «Quanto a te, Camilla, ti sarei molto grata se te ne tornassi in camera senza alzare la voce. E.J. mi ha fatto prendere lezioni di karaté e ho le mani che mi prudono. Comunque, per tua informazione, Ty mi ha baciata solo per farmi stare zitta!» «Ho scoperto che è l'unico modo» aggiunse lui con un sorriso canzonatorio. «Sei privo di qualsiasi senso morale!» strillò la povera Camilla con le lacrime agli occhi. «Sono assolutamente d'accordo» mormorò Morgan. «Brucia tutte le sue lettere d'amore.» «Quali lettere d'amore?» replicò Ty, sardonico. «Sentite, vi dispiace se finisco quel che ero venuto a fare? Avete idea di che ore sono?» «Misericordia!» esclamò Morgan, sorpresa. «È tardissimo.» «Oh, mio Dio!» Camilla si afflosciò su una sedia come un burattino con i fili spezzati. «Ty, questo significa che fra noi è tutto finito?» «Faresti bene a convincertene!» «Non avresti dovuto lasciare che la situazione degenerasse fino a questo punto» le disse Morgan più gentilmente. «Ty è un uomo del quale non ci si può fidare.» «Fila in camera tua, Morgan» ordinò lui in tono perentorio. «Sarà meglio cominciare a dividere la casa in due zone» replicò lei con Margaret Way
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un tentativo di provocazione che si infranse sull'espressione granitica del volto di lui. «È meglio che andiamo, Camilla. Non puoi restare qui tutta la notte.» «Ottima idea» borbottò Ty, ancora furibondo. «L'ho sempre sospettato» pianse Camilla. «Ma me la pagherai, Morgan, dovesse essere l'ultima cosa che faccio!»
8 I regali di Morgan cominciarono ad arrivare una settimana prima della festa e, quando si vide che la sua stanza non sarebbe stata in grado di contenerli, venne deciso di disporli nella sala del biliardo al pianoterra. Dopo due giorni, con il ritmo delle consegne che si infittiva, se n'era ammucchiata una tale quantità che lei decise di iniziare a scartarli per non essere costretta a farlo tutto in una volta alla vigilia del compleanno. Ce n'erano di ogni tipo e dimensione, alcuni molto belli, altri così così, altri ancora talmente brutti da fare venire solo voglia di liberarsene il più presto possibile. Quando le capitò in mano quel pacchetto piatto di cartone, Morgan pensò che fosse un piccolo quadro o una cornice. Di cornici ne aveva già ricevute tre, tutte d'argento e tutte quasi identiche, ma questo era diverso perché chi l'aveva spedito non si era nemmeno premurato di avvolgerlo in una carta regalo. Era un normale pacco postale con l'indirizzo scritto a macchina, e lei lo aprì con una certa curiosità. La cornice c'era, molto elegante, di mogano, ma Morgan nemmeno la notò, ipnotizzata com'era dal bellissimo volto maschile che le sorrideva dalla fotografia sotto il vetro. Era una fotografia pubblicitaria che ritraeva un uomo in smoking con un violino sottobraccio. Lei non respirava più. Avrebbe potuto riconoscerlo ovunque. Nel suo cervello paralizzato dallo shock vibrava solo una devastante certezza: c'era qualcuno che la odiava. «Santo Dio, guarda quanta roba!» Ty, diretto allo studio, fece capolino dalla porta. «Neanche fosse il compleanno della regina d'Inghilterra! Ehi, Morgan, che cosa farai di tutte queste cianfrusaglie?» Morgan sentì la sua voce ma non riuscì ad afferrare quel che le diceva. Era sconvolta. Al primo attimo di devastante sorpresa si era sovrapposto un dolore lacerante. Nulla sarebbe mai più stato come prima. Margaret Way
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«Morgan?» Ty entrò nella stanza, allarmato dalla sua immobilità e dal pallore mortale del suo viso. «Che cosa c'è? Stai male?» Si inginocchiò al suo fianco sul pavimento e le prese la fotografia dalle mani. «Dio mio!» «Che modo di venirlo a sapere» mormorò lei, desolata. «Di che diavolo parli?» Lui sembrava arrabbiato. «Ti prego, Ty.» Morgan gli puntò addosso uno sguardo tormentato. «È mio padre!» «È uno stupido scherzo!» «No.» Lei lasciò ricadere la testa. «Tu lo sospettavi, e anch'io. Adesso sappiamo.» «Che cosa?» chiese Ty con protettiva violenza. «Che non sono niente. Nessuno.» Lui le passò un braccio attorno alla vita e l'aiutò ad alzarsi. «Non abbiamo la più pallida idea di chi possa essere quel tizio, Morgan.» «È mio padre» insistette lei, iniziando a tremare. «E io sono la sua figlia bastarda. Non appartengo alla famiglia, Ty. Non ci sono appartenuta mai.» «Ti porto in camera tua.» «Ti restituirò tutto. Fino all'ultimo centesimo.» Ignorando il suo penoso balbettio, Ty la prese tra le braccia e la condusse velocemente nella sua stanza da dove, usando l'interfono, chiese alla governante di cercare Cecilia e di mandarla subito lì. Poi recuperò la fotografia e la nascose sopra l'armadio. «No.» Morgan si mise a sedere sul letto e scosse la testa. «Non serve, Ty. È troppo tardi. È cambiato tutto, non capisci?» Lui non disse nulla e rimase in silenzio fino all'arrivo di sua madre. Cecilia ebbe bisogno solo di uno sguardo al volto terreo di Morgan per capire che era successo qualcosa di grave. «Che cosa c'è? Ty...» «Sai chi sono, Cecilia?» mormorò Morgan, interrompendola. «Nessuno, meno di zero.» «Di che cosa sta parlando?» chiese Cecilia, lanciando un'occhiata sbalordita al figlio. «Qualcuno le ha mandato una fotografia. L'ho nascosta sopra l'armadio nel caso fosse entrata una delle gemelle. È meglio che non la vedano.» «Una fotografia?» Cecilia si accigliò, sempre più preoccupata. «Che genere di fotografia?» «Di mio padre» disse Morgan con un filo di voce, poi svenne. Quando Margaret Way
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riprese conoscenza, dovevano essere passati pochi minuti e Ty e Cecilia erano seduti ai due lati del letto. «Come ti senti, Morgan?» domandò lui in tono sommesso, accarezzandole le mani. «Come vuoi che mi senta?» rispose debolmente lei, abbozzando un sorriso. «Chi può essere stato così crudele?» mormorò Cecilia, e Morgan spostò lo sguardo su di lei. «Tu ci credi, vero? Oppure lo sapevi già?» «Morgan, io so soltanto che sei una di noi» rispose Cecilia con fermezza. «Marcia è tua madre, e sei stata cresciuta come una Hartland.» «Non significa niente. Tu conoscevi Marcia meglio di tutti. Sapevi che era già incinta quando si è sposata? Devi dirmelo!» Cecilia si passò la mano fra i capelli. Per una volta, aveva perso la sua abituale compostezza. «Non parlare, cara. Sei molto pallida.» «No, lasciala dire» ordinò Ty. «Ha bisogno di sfogarsi.» «Marcia ha negato, sai? Gliel'ho chiesto mentre ero a Sydney, ma lei ha giurato che sono la nipote di E.J..» Morgan aveva le lacrime agli occhi. «E io le ho creduto. Le ho creduto perché volevo fare parte della famiglia...» «Sono assurdità!» esclamò Ty con la sua consueta arroganza. «Dettagli di un passato privo di qualsiasi importanza! Ne avevamo già discusso fra di noi.» «Allora è vero!» Morgan fece scivolare lo sguardo da lui a sua madre e viceversa. «Lo sapevate fin dal principio!» «Non sappiamo nulla, Morgan, nemmeno adesso» disse Cecilia con dolcezza. «Erano solo ipotesi.» «Perché hai permesso che la farsa continuasse? Perché hai lasciato che crescessi come una Hartland?» «Perché E.J. ti amava e volevo che lo fossi» rispose Cecilia senza esitazioni. «Altrimenti non ti avrebbe nominata sua erede, ti pare?» «Non ho diritto all'eredità.» Morgan aveva ripreso un po' di colore e di forza. Si tirò a sedere contro il cuscino, fissandoli con aria spaurita e incredula. «Mi sembra tutto così strano, così irreale... eccomi qui, in possesso di un patrimonio che spetterebbe a voi, e non dite nulla. Nemmeno tu, Ty!» «Che cosa dovremmo dire?» Ty sostenne il suo sguardo e sorrise. «E.J. desiderava una nipote e ha scelto te. Probabilmente era a conoscenza del Margaret Way
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segreto di Marcia, ma in un caso o nell'altro è ovvio che non gli importava.» «Ma io sono il ritratto di quell'uomo... di mio padre!» «È vero?» chiese subito Cecilia, lanciando un'occhiata angosciata in direzione del figlio. «La somiglianza c'è, inutile negarlo» mormorò lui, scegliendo con cura le parole. «Gli occhi sono gli stessi, e anche gli zigomi e la forma del mento.» Morgan si lasciò sfuggire una risatina isterica. «Era un musicista, Cecilia! Suonava il violino.» «Che cosa?» esclamò lei, sconvolta. «Quella doveva esser una delle sue foto pubblicitarie» aggiunse Morgan in tono leggermente stridulo. «E lui era certamente straniero, perché tutti gli stranieri quando vengono in Australia vogliono visitare la barriera corallina. Marcia era lì in quel periodo, nel fiore degli anni, al culmine del suo fascino...» «Dobbiamo scoprire chi è stato a mandare la foto.» Cecilia si rivolse direttamente a Ty, interrompendo quel flusso scoordinato di parole. «E mettere a tacere tutto. Morgan è una Hartland, e tale deve rimanere.» «Credo di avere riconosciuto la mano maligna» rispose lui scoprendo i denti in un sorriso raggelante. «Io voglio trovare mio padre» disse Morgan con determinazione. Cecilia ebbe un attimo di esitazione, poi le carezzò i capelli. «Non abbiamo nessuna certezza e stiamo facendo enormi illazioni sulla base di una semplice somiglianza fisica, ma... sono quasi certa che l'uomo di cui parli, il violinista, sia morto in un incidente aereo mentre tornava in America. All'epoca la disgrazia ebbe un grande clamore. Lui era abbastanza famoso. Un americano di origine russa... mi pare che si chiamasse Zakarov. Mikhail Zakarov.» Fece una pausa, poi si voltò verso Morgan. «Come fai a essere sicura che Marcia fosse sulla barriera corallina in quel periodo?» «È stata lei stessa a tradirsi...» rispose Morgan con una smorfia beffarda. «Quando l'ho affrontata, a un certo punto mi ha detto: Che cosa ti aspetti di sentire? Che tuo padre era un musicista di passaggio? Dio, quant'è stupida quella donna! Non so come sia riuscita a tenerlo nascosto per tutti questi anni...» «Adesso basta, tesoro» mormorò Cecilia, vedendo che era ancora Margaret Way
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sconvolta. «Non sei in condizione di...» «Non capita tutti i giorni di scoprire che si è figli illegittimi!» interruppe Morgan in tono sconsolato. «Qualsiasi cosa accada, tu sei una Hartland» le disse Ty con deliberata intensità. «Ti senti forse diversa da prima?» «Mi sento a pezzi.» «Anch'io» confessò Cecilia, mettendosi a passeggiare per la stanza. «Alla vigilia del tuo compleanno, poi... che cosa strana è la vita!» «Oggi o fra un mese... non vedo che differenza faccia» borbottò Ty con razionalità tutta maschile. «Sono la signorina Zakarov. Come ti suona?» rise Morgan. «Morgan Zakarov... be', se non altro esotico. Ho sempre sospettato di essere mezza russa. Sei il ritratto di mia madre, ha detto Marcia. Dio, ho voglia di ammazzarla!» «Bene» approvò Ty, felice di ritrovare un po' dell'antico fuoco nei suoi occhi. «Ma dopo avere messo in chiaro le cose con lei, fermati a riflettere, Morgan. Uno scandalo non servirebbe a nessuno, né ai morti, né ai vivi, e noi abbiamo già sofferto abbastanza... tu specialmente, Morgan. Che senso ha rinvangare il passato?» «Io non posso vivere una menzogna, Ty» rispose Morgan in tono fermo. «Non posso prendere quello che non mi appartiene. Tutto quello che ho, è vostro.» Il mattino seguente, mentre albeggiava, Morgan saltò su una delle jeep in dotazione ai lavoranti della tenuta e guidò ad altissima velocità fino all'aeroporto più vicino, da dove fu in grado di prendere il primo volo per Sydney. Marcia se la vide piombare in casa alle nove e venti, con fotografia e tutto il resto, e riuscì a negare l'evidenza dei fatti ancora per una ventina di minuti prima di scoppiare in un pianto dirotto. La sua era una storia come tante altre, una storia di solitudine e di pesanti ristrettezze economiche, segnata da una famiglia allo sbando che aveva saputo dotarla soltanto di una bellezza troppo appariscente per non essere anche la causa di molti guai. Poi, durante un'estate trascorsa a fare la cameriera in un locale notturno, il grande incontro, la speranza del grande amore subito tragicamente infranta da quel terribile disastro aereo... Alla fine, Morgan, che era arrivata schiumando rabbia da tutti i pori, se Margaret Way
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ne andò con l'animo gravato da un'opprimente tristezza, fatta della somma di tutte le miserie umane di cui era piena la sua vita. Ty impiegò ventiquattro ore a rintracciarla. Il pomeriggio del giorno dopo, rientrando nella sua camera d'albergo, Morgan lo vide seduto sulla poltrona accanto al letto. La sua espressione non prometteva niente di buono, ma lei, come al solito, lo affrontò a testa bassa. «Quel che mi piace di te, Ty, è che non ti fermi davanti a nulla!» Lui, come al solito, rise. «Non sarebbe stato tutto molto più semplice se ci avessi detto quel che avevi intenzione di fare?» «No, perché dovevo farlo da sola.» Morgan gettò la borsetta sul tavolo continuando a fissarlo. «Dopo tutti questi anni non hai ancora capito che puoi fidarti di me? Ci sono volute sei ore soltanto per accorgersi che eri sparita.» Lei si lasciò cadere sul letto con aria annoiata. «Che cosa vuoi da me, Ty? Perché non mi lasci in pace?» «Hai visto Marcia?» «Sì.» «E come è andata?» Morgan scrollò le spalle. «Come al solito vanno queste faccende. Qualche strillo, qualche lacrima, tanta emotività sprecata... niente di particolare.» Ty la studiò con lo sguardo per un lungo momento, poi, a voce bassa, chiese: «Che cosa hai intenzione di fare adesso?». «Te l'ho detto: restituire quello che non è mio e uscire di scena con un inchino.» Lui non batté ciglio, non mosse un muscolo. «Penso che faresti meglio a guardare la situazione da un altro punto di vista. Vuoi fare il gran gesto, sbattermi in faccia i soldi e farla finita con tutto, dico bene?» «Puoi scommetterci!» confermò lei con fierezza. «A me è venuta in mente una soluzione migliore, una che se non altro eviterebbe di sbatterci sulle prime pagine dei giornali scandalistici.» «E quale sarebbe?» volle sapere Morgan con aperto scetticismo. «Che ci sposiamo» rispose Ty, calmissimo. Sulle prime Morgan pensò di avere sentito male, poi, quando si accorse che diceva sul serio, non seppe se prenderla sul ridere o andare su tutte le furie. Alla fine, andò su tutte le furie. «Mi stai proponendo un matrimonio di convenienza?» sibilò, scattando Margaret Way
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in piedi come una molla. «Non sarebbe così terribile come lo vuoi fare sembrare» replicò lui, guardandola negli occhi, «ma no, non credo che fra di noi funzionerebbe. La componente sessuale prenderebbe subito il sopravvento. Ci siamo baciati poche volte, ma ho sempre avuto la certezza che tu e io, assieme in un letto, potremmo fare grandi cose...» Lei si mosse con l'intenzione di schiaffeggiarlo, ma si ritrovò seduta sulle sue ginocchia con le braccia ripiegate dietro la schiena. Ty l'aveva immobilizzata con irridente facilità e, ora che l'aveva in suo potere, sorrise. «Questo è stato uno sbaglio, Morgan, perché adesso sarò costretto a dimostrartelo...» E procedette a baciarla con tutto l'ardore del desiderio che lo divorava, impadronendosi avidamente della sua bocca e carezzando a piene mani il suo corpo. La resistenza di Morgan durò lo spazio di un sospiro, poi si frantumò nella magia di un sentimento più forte di ogni dolore e di ogni paura. Quando, dopo un tempo infinito, Ty si tirò indietro, lei riaprì gli occhi, lo guardò, e senza pensare, sussurrò: «Ty... oh, Ty, ti amo così tanto!». Lui le sorrise di nuovo, teneramente e appassionatamente, facendola tremare di una gioia sconosciuta. «Di' che mi sposerai» le ordinò in tono imperioso. «Sì, ti voglio... voglio essere tua moglie, la tua compagna, la tua amante» rispose Morgan con voce rotta dall'emozione, ma subito dopo si morse le labbra. «È solo che... ho paura di quel che potrebbe succedere se saltasse fuori la verità su di me! Basterebbe che quella carogna mandasse la foto di mio padre ai giornali per distruggermi, e io non voglio trascinarti in uno scandalo che...» «Shhh, stai zitta un momento, piccolina» mormorò Ty, posandole un dito sulle labbra ancora umide di baci. «Tu eri, sei e sarai sempre una Hartland. Non avere mai dubbi su questo. Riguardo all'altra faccenda, ho già preso le misure necessarie ad assicurarmi che Camilla... chi, se non lei?... non ripeta più lo stesso errore. Puoi fidarti della mia parola se ti dico che d'ora in poi starà molto attenta a come si muove. E comunque il nostro matrimonio spazzerà il campo da ogni possibile speculazione.» «Perché tutti sapranno che mi ami?» volle sapere lei, mentre gli occhi le scintillavano come smeraldi colpiti da un raggio di purissima luce. «Oggi e per sempre, tesoro mio» disse lui con voce sensuale, Margaret Way
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riprendendo lentamente a toccarla e spogliarla. «Aspetta ancora un attimo e ti farò vedere quanto...» Il fidanzamento di Ty e Morgan venne formalmente annunciato alla festa di compleanno di Morgan. Famiglia, amici, i quasi duecento invitati, tutti i presenti, scoppiarono in un applauso prolungato e spontaneo. Bastava guardare il viso radioso dei due giovani per rendersi conto di quanto fossero innamorati e felici. «E così adesso si porta a termine il lavoro iniziato da E.J.» mormorò Henry a Cecilia che gli sedeva accanto. «Forse sbaglierò, ma sono convinto che quanto è successo qui oggi dia un nuovo significato a tutta la sua vita.» Cecilia sorrise all'anziano avvocato che aveva servito fedelmente la famiglia per tanti anni e annuì, assumendo quell'espressione misteriosa che tanto aveva colpito i numerosi corteggiatori della sua gioventù. «Sai, Henry, la gente come noi ha tante cose... denaro, successo, potere, ma alla fine la lezione che la vita cerca di insegnare a tutti gli uomini è sempre la stessa: non c'è possesso più grande dell'amore.» FINE
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