Pablo Neruda
nasce a Parral (Cile) nel 1904. Mostra una vocazione letteraria molto precoce: pubblica il suo primo libro...
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Pablo Neruda
nasce a Parral (Cile) nel 1904. Mostra una vocazione letteraria molto precoce: pubblica il suo primo libro a 19 anni e già nel 1924 riscuote un notevole successo con Veinte poemas de amor y una canción desesperada. Nel '27 intraprende la carriera diplomatica che lo porta in Oriente e in Spagna durante la guerra civile: un'esperienza destinata a segnare la sua vita e a condizionare lo stile della sua poesia, che sì fa meno ermetica e più rivolta a temi di solidarietà umana. Tornato in Cile, viene eletto senatore nel '45; deposto nel '48 inizia un lungo periodo di esilio in vari paesi (tra i quali anche l'Italia, dal '51 al '52). A questa fase appartengono le opere di carattere più intimistico della produzione nerudiana - Los versos del Capitan (1952), Estravagario (1958), Cien sonetos de amor (1959). Nel 1970, dopo l'elezione di Aliende, viene nominato ambasciatore in Francia e l'anno successivo riceve il premio Nobel. Muore a Santiago nel 1973, pochi giorni dopo il golpe militare di Pinochet.
Pablo Neruda
POESIE D'AMORE
Traduzione di Giuseppe Bellini
SOMMARIO da CENTO SONETTI D'AMORE .............................. 6 da MATTINO.............................................................. 7 II ...............................................................................7 III ..............................................................................8 VI .............................................................................9 VIII .........................................................................10 XI ...........................................................................11 XV ..........................................................................12 XXIII ......................................................................13 XXVII ....................................................................14 da MEZZOGIORNO.................................................15 XXXIII ...................................................................15 XLVIII ...................................................................16 da SERA ....................................................................17 LVII ........................................................................17 LXVI ......................................................................18 LXIX ......................................................................19
LXX .......................................................................20 LXXI ......................................................................21 LXXIII ...................................................................22 da NOTTE .................................................................23 LXXX.....................................................................23 LXXXII ..................................................................24 LXXXIII.................................................................25 LXXXIV ................................................................26 XCII .......................................................................27 XCIV ......................................................................28 da STRAVAGARIO .................................................29 NON COSÌ ALTO .................................................30 POVERI RAGAZZI...............................................33 AMORI ..................................................................35 da I VERSI DEL CAPITANO ..................................37 da L'AMORE ............................................................38 IL VASAIO ............................................................38 LE TUE MANI ......................................................39 IL TUO SORRISO .................................................41
BELLA ...................................................................43 da IL DESIDERIO ....................................................46 L'INSETTO ............................................................46 LA PRODIGA .......................................................48 IL MALE................................................................50 L'OBLIO ................................................................52 LE RAGAZZE .......................................................54 da LE VITE ...............................................................56 NON SOLO IL FUOCO ........................................56
da CENTO SONETTI D'AMORE
6
da MATTINO
II Amore, quante strade per giungere a un bacio, che solitudine errante fino alla tua compagnia! I treni continuano a rotolare soli con la pioggia. A Taltal ancora non albeggia la primavera. Ma tu ed io, amor mio, siamo uniti, uniti dai vestiti alle radici, uniti d'autunno, d'acqua, di fianchi, fino a essere solo tu, sol io uniti. Pensare che costò tante pietre che trascina il fiume, la foce dell'acqua del Boroa, pensare che separati da treni e da nazioni tu e io dovevamo semplicemente amarci, confusi con tutti, con uomini e con donne, con la terra che pianta ed educa i garofani.
7
III Aspro amore, viola coronata di spine. cespuglio tra tante passioni irto, lancia dei dolori, corolla della collera, per che strade e come ti dirigesti alla mia anima? Perché precipitasti il tuo fuoco doloroso, d'improvviso, tra le foglie fredde della mia strada? Chi t'insegnò i passi che fino a me ti portarono? Qual fiore, pietra, fumo ti mostrarono la mia dimora? Certo è che tremò la notte paurosa, l'alba empì tutte le coppe del suo vino e il sole stabilì la sua presenza celeste. mentre il crudele amore m'assediava senza tregua finché lacerandomi con spade e con spine aprì nel mio cuore una strada bruciante.
8
VI Nei boschi, sperduto, tagliai un ramo oscuro e alle labbra, assetato, sollevai il suo sussurro: forse era la voce della pioggia che piangeva, una campana rotta o un cuore reciso. Qualcosa che da così lontano mi sembrava nascosto gravemente, coperto dalla terra, un grido soffocato da immensi autunni, dalla socchiusa e umida tenebra delle foglie. Ma lì, svegliandosi dai sonni del bosco, il ramo di nocciolo cantò sotto la mia bocca e il suo odore errabondo s'arrampicò pel mio criterio come se d'improvviso mi cercassero le radici che abbandonai, la terra perduta con la mia infanzia, e m'arrestai ferito dall'aroma errante.
9
VIII Se non fosse perché i tuoi occhi hanno color di luna, di giorno con argilla, con lavoro, con fuoco, e tieni imprigionata l'agilità dell'aria, se non fosse perché sei una settimana d'ambra, se non fosse perché sei il momento giallo in cui l'autunno sale su pei rampicanti e anche sei il pane che la luna fragrante elabora passeggiando la sua farina pel cielo, oh, adorata, io non t'amerei! Nel tuo abbraccio io abbraccio ciò ch'esiste, l'arena, il tempo, l'albero della pioggia, e tutto vive perché io viva: senz'andare sì lungi posso veder tutto: vedo nella tua vita tutto ciò che vive.
10
XI Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso, non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge, cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno. Sono affamato del tuo riso che scorre, delle tue mani color di furioso granaio, ho fame della pallida pietra delle tue unghie, voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta. Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza, il naso sovrano dell'aitante volto, voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo, cercandoti, cercando il tuo cuore caldo come un puma nella solitudine di Quitratúe.
11
XV Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, entro l'ombra e l'anima. T'amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra. T'amo senza sapere come, né quando ne da dove t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
12
XXIII Fu luce il fuoco e pane la luna risentita, il gelsomino duplicò il suo stellato segreto, e del terribile amore le dolci mani pure diedero pace ai miei occhi e sole ai miei sensi. Oh amore, come d'improvviso, dalle lacerazioni, costruisti l'edificio della dolce fermezza, sconfiggesti l'unghie maligne e gelose e oggi di fronte al mondo siamo come una sola vita. Così fu, così è e così sarà fino a quando, selvaggio e dolce amore, beneamata Matilde, il tempo c'indicherà il fiore finale del giorno. Senza te, senza me, senza luce più non saremo: allora oltre la terra e l'ombra lo splendore del nostro amore continuerà a esser vivo.
13
XXVII Nuda sei semplice come una delle tue mani, liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente, hai linee di luna, cammini di mela, nuda sei sottile come il grano nudo. Nuda sei azzurra come la notte a Cuba, hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli, nuda sei enorme e gialla come l'estate in una chiesa d'oro. Nuda sei piccola come una delle tue unghie curva, sottile, rosea finché nasce il giorno e t'addentri nel sotterraneo del mondo come in una lunga galleria di vestiti e di lavori: la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia e di nuovo torna a essere una mano nuda.
14
da MEZZOGIORNO
XXXIII Amore, ora andiamo alla casa dove il rampicante sale per le scale: prima che tu arrivi è giunta alla tua stanza l'estate nuda con piedi di caprifoglio. I nostri baci erranti percorsero il mondo: Armenia, densa goccia di miele dissotterrato, Ceylon, colomba verde, e lo Yang Tsé che separa con antica pazienza i giorni dalle notti. E ora, beneamata, per il mar crepitante torniamo come due uccelli ciechi al muro, al nido della lontana primavera, perché l'amore non può volar senza fermarsi: al muro o alle pietre del mare van le nostre vite, al nostro territorio son tornati i baci.
15
XLVIII Due amanti felici fanno un solo pane, una sola goccia di luna nell'erba, lascian camminando due ombre che s'uniscono, lasciano un solo sole vuoto in un letto. Di tutte le verità scelsero il giorno: non s'unirono con fili, ma con un aroma, e non spezzarono la pace né le parole. È la felicità una torre trasparente. L'aria, il vino vanno coi due amanti, gli regala la notte i suoi petali felici, hanno diritto a tutti i garofani. Due amanti felici non han fine né morte, nascono e muoiono più volte vivendo, hanno l'eternità della natura.
16
da SERA
LVII Mentono quelli che dissero ch'io persi la luna, quelli che profetizzarono il mio avvenire d'arena, affermaron tante cose con lingue fredde: vollero proibire il fior dell'universo. «Più non canterà l'ambra ribelle della sirena, non ha che popolo.» E masticavan le lor carte incessanti patrocinando l'oblio per la mia chitarra. Io gli gettai negli occhi le lance abbacinanti del nostro amore che penetravano il tuo cuore e il mio, reclamai il gelsomino che lasciavan le tue orme, mi persi di notte senza luce sotto le tue palpebre e quando la chiarità mi avvolse nacqui di nuovo, padrone della mia tenebra stessa.
17
LXVI Non t'amo se non perché t'amo e dall'amarti a non amarti giungo e dall'attenderti quando non t'attendo passa dal freddo al fuoco il mio cuore. Ti amo solo perché io te amo, senza fine io t'odio, e odiandoti ti prego, e la misura del mio amor viandante è non vederti e amarti come un cieco. Forse consumerà la luce di Gennaio, il raggio crudo, il mio cuore intero, rubandomi la chiave della calma. In questa storia solo io muoio e morirò d'amore perché t'amo, perché t'amo, amore, a ferro e fuoco.
18
LXIX Forse non essere è esser senza che tu sia, senza che tu vada tagliando il mezzogiorno come un fiore azzurro, senza che tu cammini più tardi per la nebbia e i mattoni. senza quella luce che tu rechi in mano che forse altri non vedran dorata, che forse nessuno seppe che cresceva come l'origine rossa della rosa. senza che tu sia, infine, senza che venissi brusca, eccitante, a conoscer la mia vita, raffica di roseto, frumento del vento, e da allora sono perché tu sei. e da allora sei, sono e siamo, e per amore sarò, sarai, saremo.
19
LXX Forse sono ferito senz'essere insanguinato da uno dei raggi della tua vita e a mezza selva mi trattiene l'acqua: la pioggia che cade col suo cielo. Allora tocco il cuore inzuppato: lì so che i tuoi occhi penetrarono per la regione estesa del mio dolore e un sussurro d'ombra sorge solo: Chi è? Chi è? Ma non ebbe nome la foglia o l'acqua oscura che palpita a mezza selva, sorda, per la strada, così, amor mio, seppi che fui ferito e lì nessuno parlava, altro che l'ombra, la notte errante, il bacio della pioggia.
20
LXXI Di pena in pena attraversa le sue isole l'amore e stabilisce radici che poi irriga il pianto, e nessuno può, nessuno può evadere i passi del cuore che corre silenzioso e carnivoro. Così tu e io cerchiamo un buco, altro pianeta dove il sale non toccherà la tua chioma, dove non cresceran dolori per mia colpa, dove vivrà senz'agonia il pane. Un pianeta intricato per distanza e fogliame, un ermo, una pietra crudele e disabitata, fare con le nostre mani un nido duro volevamo, senza danno, ferita né parola, non fu così l'amore, ma una città pazza dove la gente impallidisce ai balconi.
21
LXXIII Amor mio, l'inverno torna alle sue caserme, la terra stabilisce i suoi doni gialli e passiamo la mano su un paese remoto, sulla chioma della geografia. Andarcene ! Oggi ! Avanti, ruote, navi, campane aerei induriti dal diurno infinito verso l'odore nuziale dell'arcipelago, per longitudinali farine d'usufrutto! Andiamo, alzati, e indiademati e Sali e scendi e corri e gorgheggia con l'aria e con me andiamo ai treni d'Arabia o di Tocopilla, senz'altro che emigrare verso il polline lontano in villaggi lancinanti di stracci e di gardenie governati da poveri monarchi senza scarpe.
22
da NOTTE
LXXX Da viaggi e da dolori ritornai, amor mio, alla tua voce, alla tua mano che vola sulla chitarra, ai fuoco che interrompe con baci l'autunno, alla circolazione della notte nel cielo. Per tutti gli uomini chiedo pane e regno, chiedo terra per il contadino senza fortuna, nessuno speri tregua dal mio sangue o dal mio canto. Ma al tuo amore non posso rinunciare senza morire. Per questo suona il valzer della serena luna, la barcarola nell'acqua della chitarra finché si pieghi la mia testa sognando: tutte le insonnie della mia vita intrecciarono questa pergola dove la tua mano vive e vola custodendo la notte del viandante addormentato.
23
LXXXII Amor mio, nel chiudere questa porta notturna ti chiedo, amore, un viaggio per oscuro recinto: chiudi i tuoi sogni, entra col tuo cielo nei miei occhi, estenditi nel mio sangue come un ampio fiume. Addio, addio, crudele chiarità che andò cadendo nel sacco d'ogni giorno del passato, addio a ogni raggio d'orologio o d'arancia, salute oh ombra, intermittente compagna! In questa nave o acqua o morte o nuova vita, una volta di più uniti, addormentati, risorti, siamo l'unione della notte nel sangue. Non so chi vive o muore, chi riposa o si sveglia, ma è il tuo cuore che distribuisce nel mio petto i doni dell'aurora.
24
LXXXIII È bello, amore, sentirti vicino a me nella notte, invisibile nel tuo sonno, seriamente notturna, mentr'io districo le mie preoccupazioni come fossero reti confuse. Assente, il tuo cuore naviga pei sogni, ma il tuo corpo così abbandonato respira cercandomi senza vedermi, completando il mio sonno come una pianta che si duplica nell'ombra. Eretta, sarai un'altra che vivrà domani, ma delle frontiere perdute nella notte, di quest'essere e non essere in cui ci troviamo qualcosa resta che ci avvicina nella luce della vita come se il sigillo dell'ombra indicasse col fuoco le sue segrete creature.
25
LXXXIV Una volta ancora, amore, la rete del giorno estingue lavori, ruote, fuochi, rantoli, addii, e alla notte affidiamo il frumento vacillante che il mezzogiorno ottenne dalla luce e dalla terra. Solo la luna in mezzo alla sua pagina pura sostiene le colonne dell'estuario del cielo. la stanza adotta la lentezza dell'oro e vanno e vanno le tue mani preparando la notte. Oh amore, oh notte, oh cupola chiusa da un fiume d'impenetrabili acque nell'ombra del cielo che risalta e sommerge le sue uve tempestose finché siamo solo uno spazio oscuro. una coppa in cui cade la cenere celeste. una goccia nel battito d'un lento e lungo fiume.
26
XCII Amor mio, se muoio e tu non muori, amor mio, se muori e io non muoio, non diamo al dolor più territorio: non v'è estensione come quella che viviamo. Polvere nel frumento, arena nelle arene il tempo, l'acqua errante, il vento vago ci portò come grano navigante. Potuto avremmo non trovarci nel tempo. Questa prateria in cui noi ci trovammo, oh piccolo infinito!, restituiamo. Ma questo amore, amor non è finito: così come non ebbe nascimento morte non ha, è come un lungo fiume, cambia solo di terre e di labbra.
27
XCIV Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura che tu risvegli la furia del pallido e del freddo, da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili, da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra. Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi, non voglio che muoia la mia eredità di gioia, non bussare al mio petto, sono assente. Vivi nella mia assenza come in una casa. E una casa sì grande l'assenza che entrerai in essa attraverso i muri e appenderai i quadri nell'aria. È una casa sì trasparente l'assenza che senza vita io ti vedrò vivere e se soffri, amor mio, morirò nuovamente.
28
da STRAVAGARIO
29
NON COSÌ ALTO Di tanto in tanto e a distanza occorre fare un bagno di tomba. Indubbiamente tutto va benissimo e tutto va malissimo, indubbiamente. Vanno e vengono i viandanti, crescono i bimbi e le strade, abbiam comprato alfine la chitarra che sola piangeva nel negozio. Tutto va bene, tutto va male. Le coppe si empiono e tornano naturalmente a esser vuote e talvolta nel mattino muoiono misteriosamente. Le coppe e quelli che bevvero. Siam cresciuti tanto che ora non salutiamo il vicino e tante donne ci amano che non sappiamo come fare. Che bei vestiti portiamo! E che opinioni importanti! Ho conosciuto un uomo giallo che si credeva arancione 30
e un negro vestito da biondo. Si vedono, si vedon tante cose. Ho visto festeggiati i ladri da impeccabili signori; questo accadeva in inglese. E ho visto onesti, affamati, cercare il pane nei rifiuti. So che non mi crede nessuno. Ma l'ho visto coi miei occhi. Occorre fare un bagno di tomba e dalla terra chiusa guardare in alto l'orgoglio. Allora s'impara a misurare. S'impara a parlare, s'impara a vivere. Forse non saremo così pazzi, forse non saremo così saggi. Impareremo a morire. A esser fango, a non avere occhi. A esser cognome dimenticato. Vi sono poeti così grandi che non passano da una porta e negozianti veloci che non ricordano la povertà. Vi sono donne che non passeranno per l'occhio di una cipolla e vi son tante cose, tante cose, e così sono e così non saranno. 31
Se volete non credetemi nulla. Solo ho voluto insegnarvi qualcosa. Son professore della vita, vago studente della morte e se ciò che so non vi serve non ho detto nulla, ma tutto.
32
POVERI RAGAZZI Come costa su questo pianeta amarci tranquillamente: tutti guardano le lenzuola, tutti disturbano il tuo amore. Si raccontan cose terribili di un uomo e di una donna che dopo molta fatica e molte considerazioni fanno qualcosa d'insostituibile, si coricano in un solo letto. Io mi chiedo se le rane si vigilano e si sternutano, se si sussurran nelle pozzanghere contro le rane illegali contro il piacere dei batraci. Io mi chiedo se gli uccelli hanno uccelli nemici e se il toro ascolta i buoi prima di trovarsi con la vacca. Le strade ormai hanno occhi, i parchi hanno poliziotti, sono cauti gli alberghi, le finestre annotano nomi, s'imbarcano truppe e cannoni decisi contro l'amore, lavorano senza posa le gole e le orecchie, 33
e un ragazzo con la sua ragazza furon obbligati a fiorire volando su una bicicletta.
34
AMORI Tanti giorni, ahi tanti giorni vedendoti sì ferma e vicina, come lo pagherò, con che cosa? La primavera sanguinaria dei boschi s'è risvegliata, escon le volpi dalle tane, bevon le serpi la rugiada, con te io vado tra le foglie, tra i pini e in mezzo al silenzio e mi chiedo se questa gioia dovrò pagarla, come e quando. Di tutte le cose che ho veduto te voglio continuare a vedere, di tutto ciò che ho toccato, solo la tua pelle voglio toccare: amo il tuo sorriso d'arancia, mi piaci quando stai dormendo. Che posso farci, amore, amata, non so come amino gli altri, non so come prima si amarono, vivo vedendoti e amandoti, naturalmente innamorato. Mi piaci ogni sera di più. Dove sarà? - vado chiedendo se i tuoi occhi scompaiono. Come tarda! - penso e mi offendo. 35
Mi sento povero, sciocco e triste, e arrivi e sei una raffica che vola giù dai peschi. Per questo ti amo e non per questo, per tante cose e sì poche, così dev'esser l'amore socchiuso e generale, particolare e pauroso, imbandierato e a lutto, fiorito come le stelle e smisurato come un bacio.
36
da I VERSI DEL CAPITANO
37
da L'AMORE
IL VASAIO Tutto il tuo corpo ha coppa o dolcezza destinata a me. Quando ascendo la mano trovo in ogni luogo la colomba che mi cercava, come se ti avessero, amore, fatta d'argilla per le mie mani di vasaio. Le tue ginocchia, i tuoi seni, la tua cintura mancano in me come nel vuoto di una terra assetata da cui staccarono una forma e uniti siamo completi come un solo fiume come una sola arena.
38
LE TUE MANI Quando le tue mani vengono, amore, verso le mie, cosa mi recano volando? Perché si son fermate sulla mia bocca, d'improvviso, perché le riconosco come se allora, anzi, le avessi toccate, come se prima d'essere avessero percorso la mia fronte, il mio fianco? La loro morbidezza veniva volando sopra il tempo, sopra il mare, sopra il fumo, sopra la primavera, e quando tu posasti le tue mani sul mio petto, riconobbi quelle ali di colomba dorata, riconobbi quella creta e quel colore di frumento. Gli. anni della mia vita camminai cercandole. Salii le scale, attraversai le scogliere, mi portarono i treni, le acque mi condussero, 39
e nella pelle dell'uva mi sembrò di toccarti. Il legno d'improvviso mi recò il tuo contatto, la mandorla m'annunciava la tua morbidezza concreta, finché si chiusero le tue mani sul mio petto e lì come due ali terminarono il loro viaggio.
40
IL TUO SORRISO Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l'aria, ma non togliermi il tuo sorriso. Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l'acqua che d'improvviso scoppia nella tua gioia, la repentina onda d'argento che ti nasce. Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d'aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita. Amor mio, nell'ora più oscura sgrana il tuo sorriso, e se d'improvviso vedi che il mio sangue macchia le pietre della strada, ridi, perché il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca.
41
Vicino al mare, d'autunno, il tuo riso deve innalzare la sua cascata di spuma, e in primavera, amore, voglio il tuo riso come il fiore che attendevo, il fiore azzurro, la rosa della mia patria sonora. Riditela della notte, del giorno, della luna, riditela delle strade contorte dell'isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l'aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei.
42
BELLA Bella, come nella pietra fresca della sorgente, l'acqua apre un ampio lampo di spuma, così è il sorriso del tuo volto, bella. Bella, dalle fini mani e dagli esili piedi come un cavallino d'argento, che cammina, fiore del mondo, così ti vedo, bella. Bella, con un nido di rame intricato sulla testa, un nido color di miele cupo dove il mio cuore arde e riposa, bella. Bella, gli occhi non ti stanno nel volto, non ti stanno nella terra. Vi son paesi, vi son fiumi nei tuoi occhi, la mia patria sta nei tuoi occhi, io cammino in mezzo ad essi, essi danno luce al mondo 43
dove io cammino, bella. Bella, i tuoi seni sono come due pani fatti di terra cereale e luna d'oro, bella. Bella, la tua cintura il mio braccio l'ha fatta come un fiume quando è passato mill'anni per il tuo dolce corpo, bella. Bella, non v'è nulla come i tuoi fianchi: forse la terra possiede in qualche luogo occulto la curva e l'aroma del tuo corpo. forse in qualche luogo, bella. Bella, mia bella, la tua voce, la tua pelle, le tue unghie, bella, mia bella, il tuo essere, la tua luce, la tua ombra, bella, tutto è mio, bella, tutto è mio, mia, quando cammini o riposi, quando canti o dormi, quando soffri o sogni, 44
sempre, quando sei vicina o lontana, sempre, sei mia, mia bella, sempre.
45
da IL DESIDERIO
L'INSETTO Dai tuoi fianchi ai tuoi piedi voglio fare un lungo viaggio. Son più piccolo di un insetto. Vado per queste colline, son colore d'avena, hanno tracce sottili che solo io conosco, centimetri bruciati, pallide prospettive. Qui c'è una montagna. Mai uscirò da essa. Oh, che muschio gigante! E un cratere, una rosa di fuoco inumidito! Per le tue gambe discendo, filando una spirale o dormendo nel viaggio e giungo alle tue ginocchia 46
di rotonda durezza come alle cime dure di un chiaro continente. Verso i tuoi piedi scivolo alle otto aperture, dalle tue dita acuminate lente, peninsulari, e da esse al vuoto del lenzuolo bianco cado, cercando cieco e affamato il tuo contorno di anfora bruciante!
47
LA PRODIGA Io ti scelsi tra tutte le donne perché tu ripetessi sulla terra Il mio cuore che danza con le spighe o lotta senza quartiere quando occorre. Io ti chiedo dov'è mio figlio? Non m'attendeva in te, riconoscendomi, e dicendomi: «Chiamami per uscire sulla terra a continuare le tue lotte e i tuoi canti?». Rendimi mio figlio! L'hai dimenticato sulle porte del piacere, oh prodiga nemica, hai dimenticato che venisti a questo appuntamento, o più profondo, quello in cui entrambi, uniti, continueremo a dire per la sua bocca, amor mio ahi, tutto ciò che non riusciamo a dirci? Quand'io t'innalzo in un'onda di fuoco e sangue, e si raddoppia la vita tra di noi, ricordati che qualcuno ci chiama come mai nessuno ci ha chiamato, 48
e che non rispondiamo e restiam soli e codardi davanti alla vita che neghiamo. Prodiga, apri le porte, e che nel tuo cuore il nodo cieco si disciolga e voli con il tuo sangue e col mio per il mondo!
49
IL MALE Ti ho fatto male anima mia, ho straziato la tua anima. Intendimi. Tutti sanno chi sono, ma quel Sono è anche un uomo per te. In te vacillo, cado e m'alzo ardendo. Tu tra tutti gli esseri hai il diritto di vedermi debole. E la tua piccola mano di pane e di chitarra deve toccare il mio petto quando esce a combattere. Per questo cerco in te la ferma pietra. Aspre mani affondo nel tuo sangue cercando la tua fermezza e la profondità di cui ho bisogno, e se altro non trovo che il tuo riso di metallo, se non trovo nulla che sostenga i miei duri passi, adorata, ricevi la mia tristezza e la mia collera, le mani nemiche che ti distruggono un poco 50
perché ti sollevi dall'argilla, nuovamente creata per i miei combattimenti.
51
L'OBLIO Tutto l'amore in una coppa ampia come la terra, l'amore con stelle e spine ti ho dato, ma camminasti con piedi piccoli con tacchi sporchi sul fuoco, spegnendolo. Ahi grande amore, piccola amata! Non mi fermai nella lotta. Non cessai di marciare verso la vita, verso la pace, verso il pane per tutti ma ti alzai tra le mie braccia e t'inchiodai ai miei baci e ti guardai come mai occhi umani torneranno a guardarti. Ahi grande amore, piccola amata! Allora non misurasti la mia statura, e l'uomo che per te allontanò il sangue, il grano, l'acqua confondesti col piccolo insetto che ti cadde sulla gonna. Ahi grande amore, piccola amata! Non sperare che ti osservi nella distanza, all'indietro, rimani con ciò che ti lasciai, passeggia 52
con la mia fotografia tradita, io continuerò a camminare, aprendo ampie strade contro l'ombra, facendo dolce la terra, distribuendo la stella per chi arriva. Resta sulla strada. Per te è giunta la notte. Forse all'alba ci vedremo nuovamente. Ahi grande amore, piccola amata!
53
LE RAGAZZE Ragazze che cercavate il grande amore, il grande amor terribile, ch'è successo, ragazze? Forse il tempo, il tempo! Perché ora, è qui, guardate come passa trascinando le pietre celesti, rompendo fiori e foglie, con un rumore di spume sferzate contro tutte le pietre del tuo mondo, con un odore di sperma e di gelsomini, vicino alla luna insanguinata! E ora tocchi l'acqua con i tuoi piccoli piedi, con il tuo piccolo cuore, e non sai che fare! Son migliori certi viaggi notturni. certi scompartimenti, certe divertentissime passeggiate. certi balli senz'altra conseguenza che continuare il viaggio! Muori di paura o di freddo. o di dubbio; 54
io, con i miei grandi passi, la troverò, dentro di te o lungi da te. e lei mi troverà, lei che non tremerà davanti all'amore, lei che sarà fusa con me nella vita o nella morte!
55
da LE VITE
NON SOLO IL FUOCO Ahi, sì, ricordo, ahi, i tuoi occhi chiusi come pieni dentro di luce nera, tutto il tuo corpo come una mano aperta. come un grappolo bianco della luna, e l'estasi, quando un fulmine ci uccide, quando un pugnale ci ferisce nelle radici e una luce ci spezza la chioma, e quando di nuovo torniamo alla vita, come uscissimo dall'oceano, come tornassimo feriti dal naufragio tra le pietre e l'alghe rosse. Ma altri ricordi esistono, non solo fiori dell'incendio, ma piccoli germogli che compaiono d'improvviso 56
quando vado nei treni o nelle strade. Ti vedo che lavi i miei fazzoletti, che appendi alla finestra i miei calzini rotti, vedo la tua figura in cui tutto, tutto il piacere come una fiammata cadde senza distruggerti, di nuovo, donnina d'ogni giorno, di nuovo essere umano, umilmente umano, superbamente povero, come devi essere perché tu sia non la rapida rosa che la cenere dell'amore dissolve, ma tutta la vita tutta la via con sapone ed aghi, con l'aroma che amo della cucina che forse non avremo in cui la tua mano, tra le patate fritte e la tua bocca, che nell'inverno canta, mentre arriva l'arrosto, saran per me la permanenza della felicità sopra la terra. Ahi, vita mia. non solo il fuoco tra noi arde. 57
ma tutta la vita, la semplice storia, l'amore semplice di una donna e d'un uomo uguali a tutti gli altri.
58