Cornelia de Vogel
Antagonismo o comuni fondamenti? . cura di Giovanni Reale e Enrico Peroli
CENTRO DI RICERCHE DI METAFISICA dell'Università Cattolica del Sacro Cuore Largo A. Gemelli, l - 1-20123 Milano
Comitato scientifico: Adriano Bausola Carla Gallicet Calvetti Alessandro Ghisalberti Virgilio Melchiorre AngeloPupi Giovanni Reale
Direttori: Adriano Bausola Giovanni Reale
Collana: ccPlatonismo e filosofia patristica. Studi e testi» diretta da Giovanni Reale segretario Enrico Peroli
Cornelia de Vogel
PLATONISMO E CRISTIANESIMO Antagonismo o comuni fondamenti? Introduzione di Giovanni Reale Traduzione, saggio complementare e appendici di Enrico Peroli
__.. VITA E PENSIERO
Sommario Introduzione di Giovanni Reale
9
l. I termini del problema ll. La situazione culturale: pseudomorfosi?
35
ID. Filone di Alessandria
37
IV. L'atteggiamento degli antichi cristiani nei confronti della filosofia greca
51
v. n comune fondamento
63
VI. n positivo influsso della filosofia sul pensiero cristiano e della fede cristiana sul Platonismo
69
Vll. Seguendo la linea del Cristianesimo orientale
77
vm. Caratteristiche dd Platonismo cristiano orientale IX. Obiezioni di Heinrich DOrrie
X. Di nuovo su Atanasio XI. Conclusioni
Saggio integrativo di Enrico Peroli Appendici e Indici
85 93 97 103
105 139
Introduzione di Giovanni Reale
l. Genesi e struttura di questo libro
nlibro che qui presento è costituito da un saggio di Cornelia de Vogel accomdpagnato da un Sar,gio tdell"ntegrativo di Enrico Peroli, necessario per una a eguata comprensione e tesi sostenute dalla de Vogel in tutta 1a loro po~ta, con due appendici bibliografiche, di cui dirò. nsag~to della ~e V:ogel era stato concepito e steso come capitolo finale del suo libro ~ethmkmg Plato and Platonism, edito nell986, subito dopo la mo~e dell autrice (avvenuta nel marzo dello stesso anno), e già da me pubblicato nella collana parallela a questa'. Per ragioni di carattere puramente contingente, è stato tolto dalla de Vogel dal libro all'ultimo momento, e presentato in anticipo come saggio a se. Nel pubblicare il volume Ripensando Platone et1Piatonismosonostaro incerto se includere in esso anche questo saggio, come in origine l'autrice aveva pensato, ossia come capitolo IX; ma, alla fine, ho preferito pubblicarlo a parte, come in realtà ha fatto l'autrice stessa, perché ha una sua effettiva autonomia e, a tnio giudizio, risulta assai più efficace se letto a sé, e se si mette in adeguato rilievo la problematica che in esso viene trattata e le giuste convinzioni che lo ispirano. Tra l'altro, voglio ricordare che, mentre non condivido alcune tesi sostenute dalla de Vogel nel suo volume, come ho messo in rilievo nella mia Introduzione', tni trovo in sintonia pressoché totale con quelle contenute in questo saggio. In effetti, nelle sue in~ su .P~tone la de Vogel si era collocata su posizioni che, per. van as~, SI ~ considerare (rispetto al paradigma ermeneunco. ~~onale) d ~ guardia, ma non era riuscita a comprendere le novtta di cara~ ~onco ermeneutico contenute nell'interpretazione della Scuola di Tubmga, e (per precisi pregiudizi dottrinali) le aveva ~ in ~O'!J con le ~ce zioni teoretiche degli autori. Per contro, nelle sue~~ sulPiatonlSIDO cristiano assume atteggiamenti profondamente diversi. •, DI.. • Traduzione di E. Peroli.lnaoduzione di G. 1 Ripensando Pwone e'' r.,..o1US1110, Reale, Vita e Pensiero, Milano 1990. . - L . . . - . 1 - ,_JJ DdJa 2 Pf.ztonism and christianity: a m-antat,OIIISIII o,.,..,_ ' rivista cVigiliae Christianae», )9 (1985), PP· 1:62· --"• J•r..•,..,.~,tai' Come/Uz de Vogela me:::# strd4/N ~ID e-,__.,_ di Pf4tone e l'importanu di ~~lame Sile tm, PP· 1-)0.
GIOVANNI REALE
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In effetti, da un lato, mi rimproverava ~uanto segue: «.With Kriimer you plunged entirely into German metaphys1cs! T oo ~xc:JusiVely
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invece ben ragione nell'identificare il nucleo centrale dell'interpretazione del Platonismo di H. Dome con presupposti luterani. (Si noti che questo saggio confuta proprio la tesi di Dorrie, e, ad un tempo, è dedicato con grande rispetto a Dorrie stesso). Purtroppo, la de Vogel dà per scontato che il suo lettorre abbia letto gli scritti principali di Dorrie, e quindi presuppone che tale lettore abbia tutta una serie di conoscenze, che, in realtà, solo gli specialisti hanno. Per questo motivo ho ritenuto opportuno chiedere a Enrico Peroli (che non solo ha tradotto sia il volume sia questo saggio della de Vogel, ma che si é anche specializzato in questa materia) di presentare un Saggio integrativo di complemento, mettendo a punto le tesi di DOrrie, con particolare riguardo a quelle discusse dalla de Vogel in questo suo scritto. . ll lettore avrà quindi a disposizione un quadro completo sia della tesi sta della controtesi, e si potrà quindi muovere nell'ambito di questa problematica nel modo migliore. Prima di mettere a punto, in questa mia Introduzione le idee-chiave di questo scritto in forma sintetica, vorrei richiamare 1:attenzione dd letto~e su un passo di Lutero (contenuto nella sua opera Alla nobiltà 7"stzana d~/~ nazione tedesca, del 1520), troppo spesso trascurato, e mvece. ?ec.tstvo per capire non solo quei teologi che sostengono la nec~~tta. dt de-ellenizzare il Cristianesimo, ma anche per capire le stesse posworu assunte da Dorrie e contro le quali la de Vogd polemizza.
: In una lettera privata. Capitolo che la de Vogel intitol Il di illlliane al Plt.tone di Krimer 0982 1 3) posto Platone nella meta/isiCil. Le reazioni 6 Si veda ....,. tali . . • pp. 196-207. ',.... questJont quanto d" co ali . volume Ripensando Platone. :1P''- . 1 e pagme 25-28 della mia Introduzione al
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111ton~smo.
INTRODUZIONE
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2. Un passo emblematico di Lutero . . . Come è ben noto, Lutero si è schierato contro gli filosofi_~ I_Il~d~ netto. Negò alla ragione qualsiasi vale~ e contro 1 la possibrlrta dr un approccio ai problemi u'·,·-A1 · · -'-U' salvifìc:o e negò la purt' uomo ClJnche --- 1111 ""tleU' · e. La fil. osofia ' per 1w,· è /rutto della" superbia ragJon rebbe basarsi sulle sole sue forze e non sulla fede eh • ~· la vorla• e e, mvece, so e unica forza salvifica. Arist?tele, a suo ~wiso, rappresenta l'eseillpio per eccellenza di tale «Superbia della r~1one., e perciò egli lo condanna senza appello in ~~:Stho tes 1 tUo c?e n~~rtob,b~ che, a questo riguardo, è il più significativo· ~·c e ~ . ruversltà a IS_O~~o di una buona e radicale riforma.<. .. Mi~ consiglio ~arebbe che 1libn di Arsitotele, Physica, Metllphysic4, Jk ant"!a•. ed ~thrca, che fino~a sono reputati i migliori, fossero aboliti con tutti~ altn che parlano di cose naturali, poichè non è possibile appren~eM_ nulla delle cose naturali nè delle spirituali; inoltre finora nessuno è nusc1to a comprendere la sua opinione, e con inutile lavoro, studio e spese, molte _generazioni e nobili anime vennero vanamente oppresse. Posso ben d1re che un pentolaro ha maggiore conoscenza delle cose naturali di quel che non sia scritto in libri di tal fatta. Mi fa male al cuore che quel maledetto, presuntuoso ed astuto idolatta abbia ttaviato e turlupinato con le sue false parole tanti tra i migliori cristiani; Dio ci ha inviato in lui una piaga per punirei dei nostri peccati(. .. ). Oh lungi,lungi dai cristiani codesti libri! Nessuno mi rinfacci che parlo troppo o mi rimproveri che non so nulla. Caro amico, so ben io quel che mi dico! Aristotele lo conosco al pari di te e dei tuoi simili, l'ho pure letto ed ascoltato con maggiore attenzione di S. Tommaso e Scoto, posso vantarmene senza presunzione e, ove necessario, dimosttarlo. Non mi curo che per tante centinaia di anni tanti sublimi intelletti si siano affaticati intorno ad esso. Tali argomenti non mi preoccupano, perchè è manifesto che, sebbene essi abbiano fatto qualcosa, tuttavia tanti errori per tanti anni sono rimasti nel mondo e nelle Università»7• Se si prescinde dai furori iconoclastici e dagli eccessi di vario genere che qui Lutero manifesta, e se si coglie il pensiero nel suonucleo~ttale, si ottiene quell'idea di fondo cui si isp~o ~ m~eme teologie, che vorrebbero appunto spogliare il pens1ero cnsnano di ~ne ~ ca~ gorle derivanti non solo da Aristotele, ma dal pc:DSlerQ ellenio:' m generale, in base alle quali il pensiero cristiano stesSO si è auroconosauto e si è espresso razionahnente.
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7 Martin Luu:ro, Scrilti politici, a cun di G. Puzieri s.ijna, con._ ~ci L. rupo, Torino 1949, 1968', pp. 206L
GIOVANNI R1!AU!
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~ evidente, inoltre, che lo stesso Platone (che pure fu tant~ amato dagli antichi Cristiani), se veniva affront~to sec~ndo questa ottica, non poteva per nulla sottrarsi ad accuse assll ~anu: . . . . .. Ed ecco ciò che ad una attenta lettura di molo degli scnttl di Dorrie emerge: il giudizio che egli dà del P/atonismo messo a CO.."~"'~ con il Cristianesimo è della stessa natura di quello che Lu~ero dà dt Anstot~~· anche se presentato in modo esa/lamente opposto, ~ss1a con grande penz1a e finezza, con straordinarie tecniche merodolog1che e con competenza filologica assai notevole. Ma la sostanza resta la stessa. Anzi, Dorrie, come subito vedremo, non si trattiene dal dichiarare espressamente che solo essendo un eretico, un Cristiano avrebbe potuto essere Platonicrl. Ma vediamo di tracciare un quadro sintetico del pensiero di Dorrie9•
3. Le tesi di Heinrich Dome
Dpensiero di fondo di Dorrie può essere riassunto facendo richiamo soprattutto ai cinque punti che seguono. 1). Su precise basi di carattere teoretico e teologico un dialogo fra Platonismo e Cristianesimo non poteva esserci. Perchè? Perché il Platonismo, cosl come si è venuto a costituire a partire dal I secolo a.C. in una totale rottura con la tradizione platonica precedente, è sostanzialmente un «credo» religioso fondato su dogmata del tutto inconciliabili con la dottrina cristiana. Infatti, se vogliamo comprendere che cosa fosse il Platonismo con cui provò a confrontarsi il Cristianesimo, non possiamo partire da un concetto moderno di filosofia come forma di sapere autonomo fondato sulla r~tio. Una concezione che implichi tale separazione fra religione o teologia e filosofia non corrisponde affatto al Platonismo imperiale, che ha dei connotati particolari. . Dunque, Was is spiitantiker Platonismus?•o. Non è solo filosofia raZlO~, ma teologia e religione: «Si sottovaluta il Platonismo se lo si conside~solocomeuna~osofia;essoera, ad un tempo, unareligione»11 • È chiaro, allora, che, Impostata in questo modo, la questione dei 1 Cfr., in/ra, nota 16. . ..:.~Si veda 1 •in panicolare, per una dettagliata analisi, il S.ggio inte•rtJtirJo di E. Peroli,
'"'"'• l'P· M-138.
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,. E, questo, il titolo del IB"'"o di DOrrie del1971 11 H DO · o· -'-· _. · · me, •e an_,.. Tlnologie, cTheologie und Philosophieo, 56 (1981), p. 17.
INTIIODUZIONE
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. . . . fra Platonismo e C nsua è ·• amptame rapp orti nesu. no nte e .BU hn . ·tudiz'a C il to ques «Per ta: ya affatpreg . 1 . ente risol pot.e non mo nesi · nstla , . . pot . non o· nism mere eva aoe assu to recep1re il Plato · cl . m~uoardigjonedi 1 In genere comp etamente diverso..•2 ato do USIO!le, .il PlatoniSmo, in quanto è un «cr~o» religioso fond slrul,~matado'.risul~ ~ lna tura/mente e radrca/m.ente inconciliabile ~n "' ttnna auhl · . . la ali eligi 2) . E qu sono tali dogmata della one..p ~mconciliabili con il Cristianesimo? In sintesi li nicawno espnmere m quattro punti In primo luogo, la dottrina plato lura g~a~ esenta una Slrul terno del divino~r tura culmina m un di piani·dell'essere all'in . questa strutdell' . . · · di al to situa P nnc1p1o supremo un personale e n~po~ ~.· il~ divi del i pian ali rson impe e iori ulter produ~ riflette in mod~~: ipi prim? ~i Dem IA ~~eztone deldi~rinc iurgo) crea il mondo, il-·A '!..... ., (il tas1 ques limi•tato. Una . .o1pos . te h al cun mtzl . orale temp pero, non a crede in una rivelazione originaria ed . In sec~mdo luogo, il Platonismo necessità di un'azione salvi/iCil di Dio la de esclu che tmmutabrl_e dei.Logos, prea_uo~~· ~divinità, infatti, nella sua ini n~lla stona e. dt una ~uov~ rivel1. uom agli serve che ciò tutto an VIdenza, ha nvelato sm da1 temp ongm altreslla capacità (S'Wajus) di loro per ~a lo!o salvezza: Ed ha forrutoe di realizzare illogos che hanno in sé. cogliere il Logos uruversale, e anch nismo, è solo l'attivi14 conoscitiva Di conseguenza, secondo il Plato ione dellogos) che conduce l'uomo (/'attività filosofica, in quanto realiUAz otta in questa o nella precedente cond alla salv ew. Chi, a motivo della sua ofia, resta escluso dalla salvezza. n vita, non è capace di praticare la filos mancanza cheti risolve sul pilmo una peccato, pertanto, è essenzialmente ato originale, di redenzione e di pecc di iani crist etti conc I . razionale tutto inapplicabili. grazia sono, in un tale contesto, del del Platonismo la !Wttrin11 de/14 li nzia esse ti Inftne, sono pun di il concetto di Ull'immor/4liU trasmigrazione delle anime, e quin o. sopraindividuale dell'anima dell'uom teologia platonica sono del tutto 3). Dato che questi !Wgm~~ta della so~o stati del ~!to mpinti dJJ4 inaccettabili per la dottrina cristiana, nna dello Spmto Santo è stata dott dalla e ia olog Chiesa: «Dalla crist ~dello.Sp~tocomeapp~ glio elFt oned eliminatalarappresentazi di Cnsto, e non a part ue da fica salvi ne ti ad un rango inferiore. Dall'azio l'o~del~che~~~ vi~efonclata ..., una rivelazione originaria:l anun Sicu ri di ntornare ......... è e cred che a ma sce, l'anima che cono
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W.u ist spi1411tilttr... , p. 518.
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non la conoscenza fondata sullogos del Nous, ma l'atto paradossale della grazia opera la salvezza»". Di conseguenza, conclude Dorrie, l'intero apparat? dottrinale _elabo-
rato dal Cristianesimo nel corso del quarto e del qutnto secolo e stato . . concepito con funzioni e tende_nze ~ntipla_toniche. E sufficiente considerare I cos1dderu symbola, ossia la confessione battesimale che un neofita doveva pronunciare, per vedere come in essi sia presente «la tendenza a bollare con anatema il Platonismo come contrario ad ogni voto battesimale» 14 • In particolare il terzo arti~o~o, soprattutto pe~ ciò. che concerne la «resurrezione della carne», SI nvolge con straordinana forza contro il nucleo fondamentale del Platonismo, ossia contro la sua dottrina di un Logos cosmico attraverso il quale il m?ndo sar~bbe stato ordinato sin dai tempi originari in modo perfetto ed Immutabile. Questo articolo fondamentale della fede cristiana non poteva essere pronunciato da nessun Platonico senza che, con ciò, venisse sacrificato un tratto fondamentale della sua convinzione teologico-cosmologica. Dunque, secondo Dorrie, da un punto di vista teologico un dialogo fra Platonismo e Cristianesimo de iure non poteva esserci. 4). Ma, secondo lo studioso, non c'è mai stato neppure da un punto di vista storico, ossia de factu: i teologi cristiani dei primi secoli si sono sempre astenuti, in piena coerenza e con un'ammirevole unitarietà di comportamento, da una recezione della sostanza del Platonismo. Essi erano perfettamente consapevoli della ineliminabile opposizione fra la fiottrina cristiana e la teologia platonica, e nei confronti di quest'ultima hanno sempre pronunciato un chiaro ed inequivocabile « no» 1'. Dove non ci si è attenuti ad un tale criterio si è sempre caduti nell'eresia: in particolare, l'eresia subordinazionistica in ambito trinitario ha la sua radicefùosofica nella dottrina platonico-neoplatonica della struttura gerarchica del divino, di cui abbiamo detto. Dorrie scrive addirittura: «Chi cerca il Platonismo cristiano può trovar/o solo in eretici» 16 • Un «Plat? Chris~anus», pertanto, se con questa espressione si intende un_a rec~1~ne de1 contenuti del pensiero platonico-neoplatonico nella dottnna cnstlana, non c'è mai stato, nè poteva esserci. Was ist spiitQntiker... , p. 522 : Die Qndere Theologie, p. 17. · 16 :as ist sp~tll?lilcer ... , p. 518. DOrri ~er chns;.:,chen ~latonismus sucht, kann ihn nur bei Hiiretikem finden» (H. e, Gregors eoNiogre tzu/ dem Hintergrunde der neupf4tonischen Melllp'-•sile in: AA VV ' "T h' h · ·• regoroon yssaunddiePh'/o 1 sop re, rsg. von H. Dòrrie, M. Altenburger, U. Schramm, Leiden 1976 , p. 27 ). 11
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INTRODUZIONE
Ci~ che i t~logi ~ristiani hann~ recepito dal Platonistno 1000 solo gli l'ampio corredo di ~pem_f~~ali, ossta la g~~n~, la retorica etradizion e platooica.
unm~, di metafore e di .ctt~oll_l proprie della m», di cui il M~ s~ trat~a sol<;>~~ «periferta»: e solo il «CClor PlatoniC~ Cnsnan~1mo s1 e abilmente riv~tito, per combattere l'avversario sullo
stesso plano e con le stesse &rml. Dovunque, invece, .d~gmi? contenuti del pensiero platonico banno trovato access~ nel <::nstlanesuno sono stati sempre sottoposti ad una profonda modifica, m modo da essere trasformati in senso chiaramente" antiplatonico. È quanto mostrano, secondoDorrie, autori come Atanasio e Gregorio di Nissa 18• 5). Con gli ultimi rilievi fatti sopra, giutlgiamo a quella cbe può considerarsi la più sconcertante delle tesi sostenute da Dorrie. Dal momento che Platonismo e Cristianesimo costituiscono due confessioni religiose fondate su dogmata teologici del tutto inconciliabili, e quindi dal momento che una recezione contenutistica del Platonismo da parte degli autori cristiani non poteva esserci e non c'è mai stata, ne viene di conseguenza che il cosiddetto «Platonismo cristiano», che è stato spesso ravvisato nelle opere dei Padri del terzo e del quart? ~lo, non_ è stato mai altro che una «finzione» posta in atto per conqusstare 1 pagan. .. colti al Cristianesimo. Si trarta di una fmzione, osserva DOrrie, condona con la cfurblZia del serpente», in quanto, ~n abil~ u~z~ e ~altrit~ ci~oni dei testi d~ tradizione platonica, gli auton cnstlanl di quesn secoli ~~~ ~ e ~ division~; del tutto celato gli ineliminab~ pun~ ~ ~trasto. cw, peraltro, dogmata del Platonismo e quelli del Cnstlanesuno, di voli. perfettamente consape 1 le uali, ~on Di fronte all'ampia cerchia di person~ p~fane ~te, q
:ll essendospecialisti,nonpotevano~carel ~~e::r:: dei .
che veniva compiuto delle fono, l teol?gt avrebbero quindi u~~o la loro supenore~ Pla:Oru !: dare l'impressione alloro !"~erlocuton -~e le che essi erano invitati a ::be stato in fonJo di limipc;r e Cristianesimo f~rod mlamlmfede, ' e cns compiere, abbracctan o tata portata.
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1' Cfr. Was ist spiWII~···• ~P· "6-'!8. 11 Cfr. G~gors Tbeo/oge... , ar.
GIOVANNI RI!ALE
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4. CniiCII ad alcuni puntr~chiave della tesi di Dorrie
L'interpretazione di Di:ir~e che sop~ ho esposto, presta il fi:mco a critiche teoretiche, enneneunche e stonche. 9u~e che to~cano IJ?unti chiave si possono ria~sumere in.qua~ro: l) Dome mtende il Platoru~mo imperiale in un indebt~o mo~o .ndutnvo,.2) non. re~ge la sua collocaz1on~ dd Platonismo solo ai margmi dd pensiero cnsn~o, ~) ?l~ o che mai regge la tesi ddl'uso dd P~atonismo ~~ parte dei Cn1~tlani per mera finzione, 4) la storia smentisce tale tesi m modo netto . Tutto questo regge solo su presupposti di fede luterana. 1). L'interpretazione di Di:irrie del Platonismo è tutta incentrata sulla teologia o religione del Logos immanente, nella quale si riflette l'influsso ddla concezione (panteistica) stoica ed in particolare posidoniana2o. È chiaro che, in questo modo, il Platonismo imperiale diventa una teologia cosmica o cosmologia teologica, nella quale la dimensione del trascendente risulta fortemente compressa e ridimensionata21 . Ma è davvero possibile interpretare il Platonismo solo come credo religioso? E chiaro che la componente teologica è fondamentale nel Platonismo. D'altra patte, fm dalle origini la problematica filosofica si è incentrata sulla determinazione del vero concetto del divino". Aristotele chiama teologia addirittura la sua metafisica. Ed è altresl chiaro che la componente teologica diventa sempre più forte nel contesto spirituale dell'epoca imperiale, e soprattutto nel sistema filosofico di Plotino. In ogni caso, la dimensione religiosa, il primato della teologia, la convergenza di ogni discorso filosofico nella conoscenza del divino (tutti caratteri dd Platonismo, quale, ad esempio, appariva ad un uomo come Giustino) non possono far dimenticare che fino a Plotino (e con altra ~rvatura ~olo a partire da Giamblico) la teologia rimane inserita in un
dzscorso dt carattere squisitamente filosofico, fondato autonomamente sull'indagine razionale, e quindi differente dal procedimento teologico in senso stretto, che ha come suo fondamento ineliminabile e come criterio di verità la Rivelazione storica della Parola2'. ' "Natura! · · he potrebbero essere ampliate e variamente articolate. ,. Cf mente! queste ~ttc quanto di~ Perolt nel Stzggio integrativo, pp. 118 ss. 21 Uberwie~~=Pbrrt? z:.ch~ il ~o.di ~·de Vogel, Der sog. Mittelplatonismus, Fesuchrift fii H n: SOJ' reM_ Diess~ig/<eil?,m:AA.W.,PiatonismusundChristentum, "Cf W r · uurrte, ~er 1983, pp. 277·302. 1961 (~ .J~~r,ù.teoJo.gtll~primipensarorig~ci.TraduzionediE.Pocar,Firenze D Da one .cuesca ongtnana, Stuttgart 1953) questo/'j--. punto diTvista. ' ... a;uste -rvaztoru ~· · Il· possono 1eggere m · P.L. Donmt, • • Le Scuok l'anima onno 1982, pp. 24 a.
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INTRODUZIONE
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2). Inoltre, circa i rapporti fra Pla · . . torusmofar •l....,_. e Cnstlallesimo quali 1000 intesi dal nostro studioso • 11• ''"'"'"' r-~no e d Secon o Dorrie l'espressione «Pla . -a--:t1.1111CYL mente, contraddittoria e pertanto devetonumo_ cnstlallo» l, sostarnitJ,. predicatoverrebbean'egarequanto~ essere 'd!ittata: in-. iDfmi, il questo, un Platonismo cristiano non~ ~.Appuotoper storicamente. a eaaera, e non c'~ mai 1t1t0 È chiaro che questa tesi si mette contro 1· da · di fatto .. ti · . . autori stona: elementi mdiscun"bilrnente platonici sono pr--u· ~· ·m moltiSIIm1 . . . . quali harmo non poche volte elaborato le loro . . Cl1ltWI1, 1 · d" ificl. motiVI . . di. pensiero plato concez~oru attraveno la recez1one . 1spec · (st· pensi· a ,... __ •. . ruco UCIIIaliC Alessandrmo, Ongene, Gregorio di Nissa Agostino ) Dòrrie che . D~c~ente ac~ttabile ~ anche la c~nseguen~ nduc~ l unp1ego che e stato fatto della filosofia platonica ad una funziooe esclusivamente «ap~logetica». In realtà, gli autori cristiani hanno sempre ~tenuto e ';D~so m atto, acc~~o a quella apologetica, anche IUI4 frm· vone _teologtca m se~so conosattvo dellogos filosofico greco, in quanto e;;so nsulta essere. utile, p_er u~~ le parole di Gregorio di Nissa, cquando SI deve adornare il tempio divmo del mistero con le ricchezze dell'inrdletto»24. Ma si può dire di più: contro le riduzioni operate da Dòrrie, non ~ possibile non riconoscere all'apologetica cristiana un suo spessore teoretico ben preciso e quindi un significato molto più profondo di quello che DOme gli attribuisce. Esso consiste nell'annunciare il Dio dei Cristiani come l'unico vero Dio di tutti i popoli, come quella vera figura del Divino verso cui, in modo incompiuto ma mirabile, si era proteSa la ricerca 6losofica greca e platonica in ispecie, e che nel vero Dio dei Cristiani ha I10IHùO il suo compimento (emblematica è l'esperienza di Giustino narrata nel o -'"--'
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Dialogo con Trifone). È proprio in questo contesto apologetico di a~~nuncio del vero Dio universale che, per i Padri, trova una piena giustificazione teologica il ricorso e l'impiego delle categorie elaborate dalla filosofia grecr'. 3). La negazione da pane di DOrrie di _qualsiasi positiva funziooe
teologica della filosofia in senso vero e P':"P~c;' (come anche~ p~ te tesi), si fonda proprio su quel «pregtudizia» luterano. di CUI ho~ sopra detto, di una antitesi radicale &a fede e logos, che esclude ocru " Vil4 di Mos/,11115. . ,J "'....J;,., di Dio-~ "5"---~-w L'uSIJIIDOM,_CDif«
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cmediazione» filosofica. Per questo egli giunge ad affermare, in senso globale, che l'impiego della filoso~ nell'ambito ~el'ft /~de cris~iana può eJSere non solo nel ca~o ~ei Pa1~ ma tn generale (ossta tn se e per se), sempre
e unicamente una «finziOne» .
.
In primo luogo si può osseiVare, contro tale tesi, che, proprio panendo dallo stess~ presuppos~o (un'antitesi radi~al~. fr~ fede e logos) si è talora peiVenuti a conclusioni ~pposte _a q'-;lella. di D~rne, e non ~eno paradossali. È il caso, da un lato, di Che~s, il cw sagg~o su Gregono di Nissa si apre e si chiude con l'emble~anca afferm~1one: «Reason is mightyforits own destruction»27 ; e, dali altro, quello dt Apostolopoulos23, il quale afferma che non il cont~nuto filosofico ~lat~>ni~o bensl quello cristiano è una «finzione», posta m atto da Gregono d1 Ntssa per sfuggire alle accuse di eresia che nell'ambito ecclesiale si andavano diffondendo dopo la crisi origenista. In secondo luogo, mi sembra che il rilievo più significativo sia comunque quello avanzato da Meijering29: se si dovesse tener ferma la posizione di Diirrie (ossia che la riflessione cristiana deve attenersi, e si è sempre storicamente attenuta, esclusivamente ai contenuti dd Credo, mentre tutto il resto è solo una <
primi secoli gli strumenti concettuali per una tale riflessione. 4). Infine, mi sembra che il punto più debole dell'interpretazione di Diirrie riguardi la Wirkungsgeschichte: attraverso la mediazione dei Padri, la tradizione platonica cristianizzata ha svolto un ruolo essenziale in tutt_a la _riflession~ successiva, e non solo medievale. n problema ess~tale e come sptegare una azione di cosl ampio raggio e di cosl cosp~c~a ponata. Se, come vuole Diirrie, il <
g 1 uom~n.r fie! pnmi secol~ ma anche gli uomini di tutta una serie di secoli successtvt, e m larga misura continua ancora ad ingannare. "C& DO~· · D'le tzndere ~heologie, passim. "H Cb 21 Cfr. cc:;:;;.~t~~='~i:f2'!J,0 '! Berkeley 1930, pp. 1 e 64. "C& E p M .. · .' ~ nsll4nus, Frankfun.Bern-New York 1986. pp.l6 u.' · · etJenng, Wte pltztonisierten Christen.?, cVigiliae Christianae», 28, 1974,
?fNysstz,
INTRODUZIONE
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Questo è dunque il punto debole dell'· . base della sua tesi, un aspetto es . 01tetr.retaz~ooe di Dome: sulla occidentale risulterebbe del tutt ~ ~ mtera storia ~ peosiero terebbe addirittura come una~mspt~adoaale, e si prese:nsi all'inverosimile per secoli e secoll~ l1lgannatrice Protratta-
. questo uggia 5. LA concezione di fondo della de v;oge1presenl4tll tn
n fondamento radicale ehe contrappone la posiZIOne .. .. . ell d. dell'antitesi d di D ome a qu a l e Vogel (che pure stimò molto Do . . . e addirittura gli dedicò questo suo s~<>mo) puo' esser m~ e~ fud IUlllCllbcn · · · . .....,. e ravvtsata m ue preciSI presupposti, uno dt carattere teoret•~ e l'altro di caratterestorico. . ~ . 1). In pruno luogo, D.orrie è .guidato indubbiamente dal «pregiudiZIO» protestante (e barthiano) di una radicale rontrapporilion fo lo
filosofico e fede cristiana. e 11 gos Per contro, de Vogel! pur tenedo fermo il carattere, per cosl dire, di «eccedenza» d~ fede ?spetto ad ogni indagine razionale, è consapevole che la medtavone filosofica è necessaria ed anche ineviJJtbile per l'autocomprensione della fede stessa. ' ' In tal senso, secondo un'affermazione che può considerarsi valida per l'intera sua posizione, è convinzione della de Vogel che «Wlll corretta forma di metafisica non può mai essere abbandonata senza che ciò provochi un danno essenziale alla nostra comprensione della verità divina»''. 2). In secondo luogo, DOrrie e la de Vogel si differenziano profondamente nell'interpretazione della tradizione platonica. DOrrie (come ha mostrato ampiamente Peroli nel suo Saggio int~ grativo), in senso del tutto contrario ai nuovi studi, non vede alcuna continuità fra la tradizione platonica classica ed il Platonismo imperiak. Quest'ultimo, a suo giudizio, sarebbe un fenomeno filosofico autonomo fondato essenzialmente su una teologia o religione del Logos immanente, e pertanto incompatibile con il Cristianesimo. La de Vogel, invece, è convinta (insieme ad altri. ~diosi, &a.i quali io pure mi colloco) della profonda rontin~tà de~ tradizione platonica IIIIDIIe come punto di riferimento una metafiSica deO ~ssere.~rt~;Jcentfmte, che ha costituito lo strumento adeguato perchè .il CrunanesiiDo potesse autocomprendersi ed esprimersi a livello 111Zlonale'1• 10 In/r11, p. 101. . ·· ....1-;,.,. il ..,.;o ci E. Paali. " Si veda per l'intetprewwne della tradizione. - - . li"'~ cRiwilla ~~---'-· ---1;-ulf-~ Com~li4 de Vogel/r• v=uto ~ 111101101""_.1. ..1: SQdddlade VCJFiiviiDdaà.
r-.
di Filosofia neoscolastica», 81 (1989), pp.380ss.,conr
GIOVANNI REALI!
20
6. Esposizione sintetica delle t~si della de Vogel nelle articolazioni in cui
sono presentate in questo saggto
df
Per comodità dd lettore, presento un~reve sunt~ codt~uto dd saggio ddla de Vogd, a completamodento lquesbta mlala n~rodi Du~~o'!e. l Nd capitolo I viene esposta in m ~ mo to reve test . ~m~ e e · t di M•;J·ering (il quale pone m luce che ndle rifless1oru sul nspos e ~ 1 · ·p d ·h · contenuto dd Credo, ossia ndla loro «teo o~J.a»,l ~ n ~o co~ttnuamente utilizzato le forme di pensie~ platoru~o) e di F~. ~cken (il '!uale ha mostrato la funzione svolta dali ontologta platoruca m Eusebto di . Cesarea, in Ario e in Atanasio). La d~ Vogd co~~ude ?sse~ando che ~a discussione dei rapporti fra Platomsmo e Cnsoanes1mo nsulta, ndl attuale contesto ddla teologia ddla «dedlenizzazione», ddla più grande attualità'2• Nd capitolo II viene presentato un brevissimo commento sul carattre ddla civiltà tardo-antica o post-classica in cui il Cristianesimo si trovò ad esercitare la sua azione nei primi secoli ddla sua storia. Questa civiltà viene vista da Diirrie, sulla scia ddla ben nota tesi di O. Spengler sul Tramonto dell'Occidente, come un'epoca di decadenza e di declino rispetto allo splendore ddl' età classica. Questa visione ha ddle conseguenze fatali ndla tesi di Diirrie: «
A
"Per un quadro del dibatti10 cfr l' P~Usim. ' • lntroJuvo~deiS..ggio integr111ioo di Peroli, infor, "lnfra, p. 3S.
INTIIDDUZIONE
21
immagin~ •. le metafore), senza tuttavia recepire alcun elemento contenuosn~o. Insomma, non ci sarebbe alcun cPiatooismo. di Filone.. L~ de Vogel ~t~de m~trare, al contrario, come l'impiqo che Filooefa ~ alcune nouoru qu~ il mond~ intelligibile e il Logos, 11011 sia affatto dis~te ~ concezto?e platoruca (per quanto concerne il Logos, e )e Idee m esso tmmanenn, con un diretto riferimento a Platone, operato anche. sulla base della particolare interpretazione «tcistica. dd Sofist4 propna della de Vogel,.): «
o". Nel capitolo IV la de Vogel esamina l'atteggiamento degli autori cristiani nei confronti della filosofia greca. Contro la tesi di DOrrie della «finzione apologetica»,la de Vogel mostra che gli autori cristiani, salvo qualche rara eccezione, sono stati caratterizzati sempre da llllatteggi4mento di grande apertura ment4/e nei confronti della filosofia grea~, di ali hanno recepito, e spesso trasformato, molti elementi. Ovviamente, essi hanno avuto tale atteggiamento non nei confronti di ogni forma della filosofia greca: è solo nei confronti della met4/isic4 platonic4 dell'essert
trascendente che essi hanno avvertito una reale affinità; qui si sentiuano 11 . . CllSa propria. . I capitoli V e VI sono quelli che contengono le test.cen~ . Riporto fedelmente un passo del capitolo V che espnme il penstero di fondo della de Vogel. Dopo aver osservato che non~~ .di filoso~ greca era accettabile per i C~~·.la ~~~ s.cnve:. net ~n della metafisica platonica che 1 Cnsnaru det pruru seco~ ~o~ reale affinità che penetrava le profondità d~ loro VIta ~~~ore. Per! tti le realtà inVisibili erano di gran lunga ptu unportann Pla · · . ~bili'. Esse sole costiruiscono la •vera realtà" • e pertan~ delltoruct, de rispetto alle cose di .. • • e cose VISI • .1 _ rivestono un interesse infinitamente plu gran nsiderato come essenZ!• men... · do questo mondo. Qu~to mon , V!ene co la uò essere definita "Essedipendente da quest altra realta, che~ soÈ tale realtà che il nostro re" nel pieno e perfetto senso del tde. rdine, per la sua ori&ine e mondo ~pende,_n~ ~uab ~~ ~U:.dttutte le cose, e cooserva il la sua esiStenza. Dto e uono •
mf
S.
'1-wa/tio
MCfr.l'articolodi Peroli, ComeiU tk Voae/J•• " ln/ra, p. 47.
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_,...,...cii.,,.,..
GIOVANNI R1!AU!
22
.denza E l'anima, quesra nostra anima umana, mondocon la Sua PI'OVVI · · la riveste un'importanza infinita. Essa nfion SI rJ_Dpe ho~e, ma vive in eterno, in una condizione con orm«: Pia Vlt~ J_Dor d c e uobm~ ha condotto sulla terra»l6. Questo è q~to 1 . tornei ~re ~~~su as1 razionali, ed è proprio questa forma di pensiero che l Cnsttanl hanno indubbiamente assimilato. . . Secondo DOrrie come ho già sopra ricordato, il Platorusmo non ha svolto alcun ruolo ~ella elaborazione. d~ d~gm.ati~a ~risti~a, e, anzi, sarebbe un errore pensare che i teo~ogt cnstt~l det Pf~!Dl secoli potess~~ cercare nel Platonismo qualche aiuto per nsolvere 1 loro problemi di fede. A questa tesi la de Vogel risponde in maniera a~ai appropriata nel capitolo VI di cui riporto il passo chiave: «< teologt del quarto o del quinto secoio non guar~avano a!- Platonismo per cerc~re un a!-uto per risolvere i loro problemi. TuttaVIa, dal momento che l ontologta platonica era alla base del loro pensiero ed era stara integrata nelle loro concezioni su Dio e sul Verbo divino, essi si espressero nei termini che erano loro familiari. Ciò, tuttavia, non era né un qualcosa di esteriore né di incidentale (... ). La mentalità di questi autori era in realtà molto diversa. Né per Filone, né per i teologi del primo Cristianesimo, la fìlosofia era una forma di pensiero meramente esteriore, un apparato idoneo a convertire una certa classe di persone colte, un mezzo efficace che poteva essere rigettato dopo che aveva svolto la sua funzione. Questa è la posizione di Dorrie, ma non è alfauo l'atteggiamento che gli antichi avevano nei confronti della filosofia. Filone di Alessandria nutriva un grande amore per essa, e lo stesso vale certamente per Clemente. E come Filone aveva fatto con Mosè, cosl Clemente credeva in una più profonda penetrazione dei misteri della fede cristiana per mezzo della comprensione e della riflessione fùosofica» 17 • Dop~ ave~ in brc;ve esaminato nei capitoli Vll e VIll la tradizione del Cnstlanesuno onentale, nella quale il Platonismo ha svolto un ruolo ~ondam~ntale (come ha mostrato, in maniera più ampia ed approfondita, il von Ivanka, n~a sua celebre opera, che ho scelto proprio per aprire in :odo. e~~lem~n~ qu~ta collana18), la de Vogel, nelle conclusioni, --~_'D rili~o m smtesl, ~n mol~ precisione, quelli che a suo modo di ·~~~ 1 li~nd&J_D~n comuni» fra il Platonismo e il Cristianesimo.
COl
_...uo m anttapo.
«
"In/r., p. 63. :In/N, pp. 73-74 (corsivo mio).
E. von Ivmka,PI.rlom.rmomst. ~ Porlristiar, Praentazione di G Ral-_o. rod . ~~~netkiP/Morlismo,~/14 Peroli, Vita e Pensiero Milan~ 199;·(•1~:,,_,~one. d;i W. Beierwaltes, uaduzione di E. '
....._orqpnale~del1964l.
IHI'RODUZIONE
che potreb~ero ~sere cosl descritte: a) le cose visibili . . la realtà pnrnana, che esiste per e attrav non c:ostltWscooo imperfezione, le cose visibili rinviano ~ed stessa; b) data la loro ed assoluta, un essere primo fondato~~~ _ono una ~tà. perfetta un valore ed un significato infinitamente tesi?• ~)~realtà Invisibile ha cose visibili che da essa dipendono· d) su~n:>n nspettfoo a quelli delle 'd d la • qu~.o •atto ndamentale .. _ gu1 areecon urre nostravita;e)ciòimplical'infìnitovalo , ~ umana, e penanto della persona individuale." redell aruma La filosofia platonica espresse questecon,._;,~·ru.. fo • · · · potevano riconoscere come~......... muna ehe 1· cnsnant una sorta di nna razionale. 'h . d' asse portante a li.,.elio dl. w~os, ~ e c~nsentwa t appro/ondireediron/emwre/4/orofi de appunto a lwello rauonale. e
7. Conclusioni
.nvolume ~e pres~t~, oltre all'accurato Saggio integrativo di Peroli, cui ho fatto p tu volte_nferunento (e che, come ho già detto, offre al lettore un quadro complessivo della problematica in questione) contiene anche due Appendici. ' Una prima presenta la bibliografia completa della de Vogel. Peroli aveva già approntato questa bibliografia per il volume Ripensando P/4tone e il Platonismo, ma io ho preferito pubblicare in quel wlume solo la bibliografia delle opere specifiche dell'autrice su Platone e sul Platonismo e tenere la bibliografia completa per questo libro, che, quindi, offre in modo perfetto l'immagine dell'autrice. La seconda Appendice riguarda in...ece la letteratura, appositamete selezionata, ma molto ricca, concernente i rapporti fra Platonismo e Cristianesimo. nlettore in questo libro avrà cosla sua disposizione uno strumento di grande utilità per introdursi in questa problematica, che oggi si è riportata in primo piano, ed artira l'interesse di un numero di persone sempre crescente, e non solo a livello di, ri~tori e di sti!~O&i. . E infarti in atto una ...era e propria l'UWC1ta ~ P~U1Stlca a moli:! livelli, e appunto a questa rinascita vogliono contnbwre le opere di questa collana.
"ln/rtl. p. 103.
L I termini del problema
l. I.:eredità di Martin Lutero Appartiene all'eredità di Martin Lutero affenn eh il Aristotele non ha nulla a che vedere con il Vangelo adir~C .e plnagano · l .. d" la nsto. quest~ ~rospe~ttv~, . a pos~1one 1 P tone non risultava indubbiamente Dllpiore. ~ o~>1mone ~~ quella generazione che apparteneva al circolo dei seguaci di Lutero e stata espressa pittoricamente in un disegn ·_ prodotto poi in ~a xilografia, dal titolo ..Cristo la vera lucestus das wahre Licht»). TI quadro mostra nel mezzo Cristo sulla montagna mentre si rivolge al popolo. Dall'altro lato una schiera di monaci che avanzano esi~anti con ~ oc~ ciechi;_ alla loro testa il papa incoronato con una ttara, e tutti cammmano dietro i filosofi greci: Platone è già caduto in un profondo precipizio, ed Aristotele, dietro di lui, sta per cadervi1. Questo è il modo in cui la prima generazione di cristiarù riformati considerava la filosofia greca. Indubbiamente, si trattava di una reazione nei confronti di un aristotelismo che, fra i teologi di professione, era piuttosto generalmente accettato. Negli ultimi decenni (dopo il 1960) abbiamo assistito a qualcosa di simile nella Chiesa Cattolica Romana. In quegli anni, mentre tenevo delle lezioni su un tema concernente il rapporto fra la filosofia greca e la fede cristiana, mi è ~pitato di menzionare il quadro di Holbein e di mostram~ una fotocopia. Fr:a i miei studenti c'era un giovane francescano, che md~va. ~ -~ cetta azzurro cielo ed aveva in testa un gran numero di ncaoli b1ondi. Egli restò affascinato dal quadro e me ne chiese immediatamente una copia.
(cCb-
2. La tesi di H_ Dome cadere nel precipizio. Alcuni stu. Dunque Platone era il pnmo a _.1:.. u
' . "d il roblema nello stesso moou- no dios1. contemporanei conSI erano l h. wuJ Christen/11111- l3iM [,-
di essi è N. Hyldahl, nell'opera Ph1wsop 1 Base!,
le
Kupferstichkabinett No. 1914, )/8, clolato J.5l7.
CORNELIA DE VOGEI.
I"IJ"IIltion der Einleitung %11m Dilllof. J~s!ins <.1966)2 • ~auto~ ~tie ne che non esiste affatto alcuna ~nnnu1~~ fra ilralmPlatomsm? di Giustino e la sua fede cristiana, come mvec:e SI e gene ente ntenuto. Un altro è stato il defunto Heinrich Do~ne: D? filol~~o che ha trasco~o 1a sua vita a studiare il Platonismo dei pnm1 s~li .m una ~un~a sene di pubblicazioni, che vanno dall955 all981. Dome descnve ~ Platonismo dei primi secoli, per la gran parte, com~.una ~osofia di un logos immanente. Solo eccezionalmente compare l1dea di un Nous trascendente, che d'altro canto- Dorrie si riferisce qui ad Albino- è desunta più da Aristotele che da Platon~. . . . Al problema di «Che cosa e stato il Platomsmo della tarda Antichità» Dorrie ha risposto in un articolo dell971 3• D Platonismo, egli nota non era una filosofia «secolarizzata» nel senso moderno del termin~. Certamente, non era neppure una religione per soli intellettuali («eine Gebildeten-Religion»); il che sarebbe una definizione troppo ristretta. Esso era anche una filosofia, ma una filosofia che implicava una dottrina della salvezza. Ed è proprio per qt.Jesto che i Cristiani non potevano accettare il Platonismo. Esso era un'altra religione. Finora non sono state affatto considerate le cose essenziali del Platonismo, ma solo quelle marginali: il linguaggio platonico, le metafore, le questioni letterarie. Tutto questo ha creato l'apparenza di una continuità culturale che era importante per gli intellettuali, in quanto rendeva loro facile il passaggio dal paganesimo al Cristianesimo. Ma i Padri cristiani si sono astenuti molto saggiamente dall'accettare «la sostanza» del Platonismo. Come esempio DOrrie cita il grande Atanasio: mentre accetta il «Dio buono» del Timeo di Platone, respinge definitivamente l'idea di un agathon che sarebbe al di sopra di esso4. . In gener:, quando sono stati recepiti elementi del Platonismo, queso sono st.an sem~r~ tr~sfo~ati e mai accettati nel significato che avevano ~er I_ Platonici. s~ puo persino dire che, ogni volta che una frase plat~mca e st~ta re~ep1~a, è avvenuta una de-platoniUilzione: i termini veruvano ~san per 1~d1care «un anti-Platonismo chiaramente accen· tua~~· os~1a la fede !f1 un unico Dio, creatore del cielo e della terra. d to~mo e Cnstianesimo si contrappongono l'un l'altro come ue teologte.nenamente ~efinite.e~ incompatibili. I Cristiani, pertan· ~· sono dtan sem~re ~n-P~t~rua. Si è parlato troppo di continuità; nostro overe sCientifico disnnguere le differenze. Clemente, Orige~ ~ dottorato presso l'Uni ..•, di Aarh ' H Dome W. · - . vem.. us. (1971), 28.5-3oz"{n~~bf:J!:."11~~Pt"''0'!ism~s?, «Theologische RundschaU», 36 10 "'~m,ort~, Mùnchen 1976, pp . .508-.523; le citazioni Ili riferiscono alle pqjn10 4 DOrrie, Wu ist... , p. 518. e questo ume). 2 Una
pp.
:fi
PLATONISMO E CIUS1'IANEsiMO
29 ne, Eusebio, Ambrogio ed Agostino . 1000 opposti al P1atooimJo con tutta la loro ~orza («haben alles ~ esetzt clan Platoaismu. RiDm Rang und seme Wirkung streitig nuità non è stata altro che una cozu. ~l'. La CXIIiddetta comicristiano» non è mai esistito In re:.r:w~ di parole_ Un cPtatomsmo ' c stata una dura lotta &a due confessioni ben definite. · DOrrie contrappone le due serie di MA--. per quanto concerne i Platonici· (l) la~ta». nel modo squente': . .(2) ~ mondo.eterno nOZione chica.del D".IVIno, ed in di una struttura ~creato)• (3) un logol melato sm da1 temp1 ongmari («Uroffenb lll1l!lg» • (4) la trasmigrazime delle anime, (5) il ritorno dell' · aruma conoscente il C . . D . .a p~n~ sua, . .nsttanesimo crede nell'u-:aftl:.___ . . di Dio-Figlio e d1 Dio-Spirito Santo· nella --e;~ di Dio-Padre, rivelazione attraverso Gesù Cristo· n'ella n ~e ~'anima; nella me, ed infine, nel fatto che la fed~ «&alVS:J:I"8Silllgrazione delle aniun anicolo di fede pani~olarmente anti-piato=~ . della c~rne. ~~ra, non e dunque più giustificato __, __ di P""aaa: un annPlatomsmo cnsttano»?
=
3. La risposta di E. P. Meijering ~n:argomenta~ione di Dorrie ha risposto, inter alia, E. P. Me1Jenng7 • Molto giustamente egli evidenzia che il «PlatooisJno,o non è mai stato una scuola filosofica esistente accanto al Cristiaoaimo o persino in competizione con esso: il «PlatonismO» era presente oelle menti e nei cuori di molti teologi cristiani. Nelle loro riflessioni sul contenuto del Credo, essi usavano forme di pensiero platoniche. Non era solo una questione di 4eparole». Quanto la loro comprmsione tmlogica fosse profondamente determinata dalla metafisica platoa:ica, lo si può vedere da uno o due esempi: (l) quello della immutabilità di Dio, e (2) quello della relazione fra le tre persone della Trinità. (l) La concezione platonica delle Fo~ in~ili ~ ~ eterno e perfetto è stata integrata nella n~.~ di_ Dio. ~ ~ vero nome è «Colui che & (Esodo ),14). MeiJe11118 _c:ondivide_l ~ nione di Pannenberg, secondo il quale questa dottnna platoaica
' I>Orrie, W.u ist••. , p. '21. 6 DOrrie, W.u ist... , p. nohali a (JèiaiDaeD Dd ..... 7 Dapp~a, in unalezioo~ ad ~VC::"u 9711 pp.JGJ·)l0,-1 .... . - ~ paillll'ank:olo 1971, pubblicata nella c~oche
,22.
~~bn ]llh~ Fonch11ng ~~p~
wre pl.lonisiertm Chrismr?, cVJ&iliac ~
28(1974),pp. ~
CORNELIA DI! VOGill.
costituito piuttosto un ostacolo ~a ~e ~ un Dio ~be ope~a nella sto. ria. Nonostante questa difficolta, egli ~nene c~e 1 teologi greci han. platomca. ttato in modo unanime la dottnna no (2) acceLa . era questione di ammettere d"cr 1nerenn.. liYelli dell.a o·lvtnità anch'essa una concezione tipi~~ente p~t~n1ca .. TuttaVIa, come osser. va Meijering, non era affatto lim1~ata .1111: Arianes~c;>: ~sa. e~ Presente anche nd pensiero teologico de1 p~1 ~po!og1s~ cnst1~1, e molto chiaramente in Origene. Dio-Padre VIene mdicato m quesn autori come aimSEIE"os, b Elf6s e airroaya~, il Figlio come EIE6s ed d-ra86s. Questa dottrina alessandrina prop?a del secondo e ~el te~ secolo ha avuto la sua influenza nella teologia tardo alessandnna. Ario ha potu. to trovare qui le sue informazioni, fra i primi teologi cristiani. Meijering ha ragione. Si dovrebbe solamente osservare che questo modo di parlare di Dio-Padre come b EIE6s .e~c., e del ~gos come Elf6s, risaliva a Filone, lo dpXTJy6s della tradwone teologtca alessan. drina. Indubbiamente, era qui che la tendenza subordinazionistica dei primi teologi cristiani trovava le sue radici. Certamente, non era direttamente il Platonismo che ispirava il loro pensiero. Questo vale anche per l'opinione di DOrrie secondo la quale l'intera dottrina cristiana, come è stata concepita nel quarto e nel quinto secolo, era diretta contro il Platonismo. Certamente, non era questo lo scopo primario del dogma cristiano, quale è stato formulato a Nicea, a Costantinopoli e a Calcedonia. n suo intento era, piuttosto, come Meijering giustamente osserva, quello di segnare la linea di demarcazione contro l'eresia, in primo luogo quella degli Gnostici, e poi quella degli Ariani. I Platonici erano coinvolti solo indirettamente.
4. I rilievi di Fr. Ricken Alcuni anni più tardi, Fr. Ricken descriveva i diversi modi in cui l'antologia platonica è stata «recepita» da tre teologi greci dei primi quattr~ seco~ molto _diYersi.fra di loro: Eusebio di Cesarea, Ario ed ~o'. Ario non e stato il solo a far uso di forme di pensiero gree;. hanno fatto anche Eusebio ed Atanasio ma non nella stessa ~~ n modo in cui Ario contrappone il Padre, come l'unico ed il d~"Y edddvapxos. a tutti gli altri esseri, che sono creature. brare clt~oE u~ a un ~nflitto con il Cristianesimo. Potrebbe semuse IO non s1a stato molto lontano da Ario per un suo cer-
Wf:S
~ Pr. Ricken, Zur Rnet>tion tkr piiJI0 · r:h 0 lo . . . Arnos ulld Ath.1111sios, «Theologi d Philoso"'~ en .nto gse bei Eusebios uon KMI.m4 '
e un
pbie., '3 (1978), pp. 321-3,2.
PLATONISMO E CRISI1ANES1MO )1
ro modo di parlare subordinazionisti il è CODOIC:iuro attraverso il Logos; tuttavia lo ~ Plogadre ~ ed di e.ere un cristiano ortodosso, sostenendo con il teo ~ dimostra alla Ime dd terzo secolo', l'eternità del F"Jg!io. Ma credo di~ egli ~ ogni subordinazion~: il Figlio appartiene al!:=~· . ~adre, 11011 e ccn:ato», ma opera tn tutte le cose create per ~ e per analocia• . Ricken, è la dottnna" ~ Questa, conclude •.uo:wo-p&iiWDICII dd T ' il Lo . . c '"""'J5UU m rorma crt~n~a: . gos e la Sapienza-in-sé (afn-""""'-' ),le care create sono «UTIItazlolll». di HarPer quei numero~i t~l~gi contemporanei, che, ·sulla scia Ri..L- . ,__ ere una «d-n_ cessanol d1 nch1ed nack,. non '-""= evi· » az!ODe =w:ruzz , __ c.. la . d~la, .tn p~o ·~one,positiva dell'onta~ platomca ~o~o, dal! essere un ostacolo alla comprenper il messaggio cnsuano:· lung1 di Dio ' di questo messaggio, la dottrina dell'immutabilità · sione io Or~ solido fondamento per credere che egli è fedele (Atanas es amtrd contra arianos, II 10). In questo stesso paragrafo del Oradon si è fatta Dio di Parola «la fine): la (verso o leggiam io arianos di Atanas uomini per paneu~m~ per sant~care la carne»10 , ossia la carne degli Clpazlone a Lu1. o alla dotRicken si chiede poi: è realmente desiderabile, in rapport o di proces un ia antolog a all'antic to applica venga che a, trina cristian una amo possedi non Infatti, no. di ritiene Ricken «deellenizzazione>>? o. Inolforma di pet1Siero migliore per esprimere il messaggio cristiante in tertre, se esprimiamo la relazione del Padre e del Ftgllo solamen zzaziomini di funzione, e non ontologicamente, questa non è dee!leni Solo ~ ne. Infatti, questa alternativa esisteva anche nel IV secolo. Atanasio: da adottandola si abbandonerebbe ciò che è stato raggiunto ebbe all'uniun'espressidne antologica della Trinità di Dio. Si ritorner e. Person tre è non che Dio co
-"""a
5. Il saggio «Die andere theologie»
questo P~~:a~!:!uglilo Indubbiamente, Ricken ha ragione ~u 1979, che ''6....- · . . lavon. degli anru· fra il 1974 e il sut. m1e1
t~
• Denziger-Schonmetzer, Wirit/ioll s~ ~e (CIIIICIIUia ad._ Se!«' T~ de ~bus /idei el mon~m, 19!6", nr. 40. Oz{ord 185), p. 296. BDm fa ltIO Cito la traduzione di Jobn ~ iciM .. ~ ses ofs. AthalfiiSiUS ,., Co~ m29 cbe ~_-IIICIIII Lui cl tu~~~~l'umlllili. ps ferimento a Ora~iones coniN ~ciel verbo. e..,
ft::s
zione della carne» nell'incamazKIIIC partecipazione.
CORNELIA DE VOGEL
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stessi problemill, ritorno a Do~rie alla sua tesi. della. totale incompatibilità fra Platonismo e Crist1~esuno. In una d1scu~s1o~e sostenuta con un gruppo di teologi tedeschi poco dopo la pubb~c~1one dell'articolo di Ricken, alcuni di essi indicavano ~o Pseu?o. D1omp l'Areopagita come prova del fatto che il ~la~on1smo cnstlano» ~ realmente esistito ed ha esercitato un innegabile mfluss~. s~ teologia, ~che su quella dell'Aquinate. A questo argo~ento D?rne poteva ovvtamente rispondere che egli si era occupato d1 U? ~e~odo prec.edente. Dorrie ha ripreso l'argomento in un lungo saggio Intitolato f!re andere Theologie (1981)12, nel quale egli cerca ancora una. volta di mostrare che i) Platonismo ed il Cristianesimo non potevano m nessun modo confondersi o combinarsi, e che la fede cristiana non è stata realmente influenzata dal pensiero platonico: l'accettazione del linguaggio e delle immagini platoniche non era nient'altro che un mezzo per rimuovere una difficoltà per gli intellettuali, consentendo ad essi di usare le loro abituali forme di pensiero, mentre in realtà i contenuti erano molto differenti. Dorrie ripropone la sua tesi secondo la quale la dottrina cristiana è stata concepita sin dall'inizio come una forma di anti-Platonismo. Ciò assomiglia molto ad una risposta alla tesi di Hamack, secondo la quale, durante i primi secoli della giovane Chiesa cristiana è avvenuto un processo di radicale ellenizzazione, i prodotti del quale sono stati i dogmi trinitari e cristologici del IV e del V secolo. Dorrie, al contrario, sostiene che la fede cristiana non è mai stata intaccata dal pensiero. filosofico greco: È trascorso quasi un secolo da quando Harnack scnv~a la s~a Stona del Dogma. Si tratta di una risposta ancora attu~e. o d1 una nsposta superata? Al contrario, si tratta di una risposta d1 grande attualità. Infatti, da quando, dopo la metà del nostro se11 NellaS _mia boper~ De gfY!ndslag van onu ukerheid (= D fondamento della nostra cenezza. w pro ,lenu attuali della Chiesa) Asscn 1977 h . trod •---"-' .. ca del Gesù di Schill bceckx •. _ • o'Ul otto un lllllWIII cnnW. Kasper Gesù il ce· 1 • del vol~e di H. Kung Essere cristitJni, e dell'opera di IliO» d ns espon~do il ~erodo. storico-filologico inaugurato dal «DD-
u..:n
J'•
"'-- ~""-'too, ~· oodpo I'IZ1onalismo de~ secoli XVII e XVIll sviluppato in c:ic} che . il metodo ' lo; taleucwu metodo' U1ham o un . po' f,reteJW_oso! «Storico-critico» dd XIX seconi, e dopo essere 1::::fonaro e menu de~ teologi rifonnati, inclusi i teologi anglicatnente po~aeno delle mP~ ~n sue~ da K. Banh ed altri, ha preso progressiva· tanta, i teologi cattolici 1 eJ teologt, non c:sclusi, in particolare dopo gli anni ICI· modo piuttosto chiaro ~corai opere dellapra a~te_, pubblicate nel 1974, mostrano in la «
L:
..
pLATONISMO E CRIS11ANESIMO
n colo, Umetodo di Bultmann è stato accettato . . me regola per l'esegesi, tutto il complesso di copiù antica scuola di storia della religione sulla eli . ~ ~ della vo to_m.ato ir_l ballo, e fr_a ~ t~logi divenuta ~==è di DUOde di nnasc1ta ddle opiilloru pre-Barthiane sul C . . . una~.. . l . I1StlaDesìmo Le idee d i Dorne non so o rientrano all'" ., granperfettamente de mteresse. . mtemo d·.1 questa «Umwd t», ma sono del p1u
è
fd:' ;:annn8"Y'Dte
6. I temi che ve"anno trattati nel presente saggw Dorrie aveva essenzialmente ragione nel sostenere che la fede cristiana non è stata intaccata o alterata dalla filosofia greca: e certamente aveva anche ragione nel sostenere che, nella sua essenza, la fede cristiana è qualcosa di «altro,. rispetto ad ogni sistema di filosofia, di etica o rispetto a qualsiasi altro sistema. Dato l'attuale stato della teologia, è stata una buona cosa affermare questo e sostenerlo con un apparato di argomenti. È proprio questo apparato che richiama la nostra attenzione. Nel presente saggio considererò i seguenti punti: l. La situazione culturale. Pseudomorfosi? 2. Filone. L'uso che egli fa delle immagini e la sua posizione teologica. li . . . . . 3. Filone e g scntton cnsttaru. . . . . . . . . 4. Gli atteggiamenti assunti dagli annchi Cnsnaru nel confronn ddla filosofia greca. 5. fondamento comune. 6. La differenza del clima spirituale. 7. Tensione e lotta. . dalla fil Ba sul pensiero cristia8. positivo influsso eserClta~O OSO no, e dal Cristianesimo sul Platorusmo. t le linee di sviluppo dd Cri. uire per un momen o . . eh UPlatonismo ha connnuato a VlDovremo poi seg stianesimo orientale. T~remo e . · mi nostri vere nd Cristianesimo onentalcle~o 81 ~ dovremo riflettere ancoPrima di pervenire. alla con USione ra una volta su Atan&S1°·
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II. La situazi one culturale: pseudomorfosi?
-dassica, Si deve ~re~~ paf?la sul carattere dell'antica civiltà nella quale il Cnsttanesuno dei primi secoli ha trovato il P
::Crporato
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parole e le immagini, che può sembrare platonico, ma in realtà il loro pensiero è completamente estraneo alla metafisica che essi sembrano riprodurre. · Questo, difatti, è quanto pensa DOrrie. Potremmo restare sorpresi dall'interpretazione che egli offre, ad esempio, del racconto della creazione di Filone; secondo Dorrie la concezione platonica di un modello eterno ed invisibile non sarebbe stata presente nel pensiero dell'Alessandrino se non in una forma solo apparente ed alterata, che, in realtà sarebbe del tutto non platonica. Allo stesso modo, sostenere eh~ nell'interpretazione di Plutarco dell'E sul muro del tempio di Deifì non sarebbe realmente presente l'ontologia di Platone, potrebbe sembrarci strano. Tuttavia, una volta che ci rendiamo conto che la teoria della pseudomorfosi di Spengler era presente nella mente dell'interprete, possiamo comprendere perfettamente il fatto che egli abbia letto questi testi in un modo molto particolare, e che, a morivo della sua idea preconcetta, non sia potuto pervenire ad una diversa conclusione.
lll. Filone di Alessandria
l. Le immagini usate da Filone
D caso di Fil~ne è particolarmente interessante. Si deve anzitutto ?sserv~r~ che egli p~rla un suo linguaggio personale ed usa parole ed ~agmt sue propn~, c~e talV?l~ conosciamo dalla letteratUra elleni. suca:. cosl, ad ~empto,_ ltdea dt D!o C?me pastore del gregge degli elemen~t terr~tn, d~e pt~t~ e degli arumali, che vivono in esa~ dei cieli e det corpt celesu, che dinge attraverso la mediazione del suo Verbo e del Figlio unigenito, che ha il ruolo di un viceré del grande Re (~ agric., 12, 51): questa immagine trova un parallelo dapprima nel trattato pseudo-aristotelico De mundo (c. 6) e poi in Massimo di TifO (41, 2 Hobein) 1• Molto frequentemente il linguaggio di Filone ci ricorda o quello di Platone o quello della Stoa, talvolta entrambi. In lui ttoviamo un linguaggio platonico; e tuttavia è Platone in una forma filoniana, talvolta con parole ed immagini che non si trovano letteralmente in Platone. Analogamente, egli utilizza le parole e le immagini che derivano dalla Stoa, in un modo del tutto personale. O, per usare una espressione panicolarmente cara a Filone, esse portano la sus imp~ta. Incontriamo un paio di esempi per illustrare questo a~ento proprio all'inizio della spiegazione che Fùone dà della creaztone. Esaminerò i termini K6ap.os ~, >éyos e a+PaylS'·
2. La nozione di «mondo intelligibile» (/C6aJ.wS' ~)
breve introduzione, FùonJi 2~ do~una :t.·_.n . ile (K6ajws' IIOYJT6s" cap. 4, Nel trattato De opt, .....,_ mu . . . (-rr~l il fat. ne inizia con la nozione di mondo mt . 15-16). Infatti, Dio ha assunto come Prlll?0 pnnd':rou. senza un bel to che una bella copia non potrebbe mat essere~ mondo visibile, -rW ~l. modello. Cosl, quando Egli dapprima ne ha creato uno m
_hatelt;bile{:;emmou .
Gm~P6ilo--'..&.le
Ddla - opea dftoiDo ~ IIJiill cbe • IP'"''ilii'LoprKCDIIi •
•
' I lati con una più 1111pia sopby, vol. in, 1303 c; cfr. .Dcbe U03 : lenze. 2
In seguito citatO con opi/.
lODO
po-
CORNELIA DE VOGEL
affinché potesse creare il mon_d~ co!P~reo u~do un modell~. ~ corporeo che fosse il più possibile s~mile a Dro. Questo mondo VlSlblle, dunque, sarà proprio l'immagine di que!!'altro mondo che preesisteva nella mente divina. Infatti, esso non puo essere collocato altrove. È l'dKWS" Myos- di Platone di un Dio-De~iurgo che nell~ ~ua bontà ha voluto creare il mondo nd modo Pl';l pe~f~tt.o possibile, guardando al più bello e al più l:'erfetto moddlo mtdlig1bile, f~cendo ne un essere vivente perfetto (Ttmeo, .30 C-D, .37 C-D). n termme K6<71J.OS" V01)T6s- non lo si trova in Platone, ma c:~ il mo~dlo int~gibile, perfetto ed eremo. n tempo è creato come un lffiffiagme mobile, e cosl anche in Filone. «ll mondo intelligibile è costituito dalle Idee», dice Filone (4, 17). In questo modo potrebbe sembrare che per Filone il mondo noetico contenga qualcosa di più dell'Essere vivente eterno e perfetto di Platone, almeno nel senso in cui ad esso si fa riferimento in Timeo, 39 E 8, «!'&sere vivente stesso». Infatti, l'Essere vivente ideale, o come una Forma generica o come l'archetipo paradigmatico, dovrebbe contere le Forme delle quattro differenti specie di esseri, qudli che si muovono attraverso i cieli, quelli che volano ndl'aria, le specie che dimorano nell'acqua e quelle che vivono sulla terra asciutta. Ma non possiamo comprendere in che modo in questa Forma generica o moddlo paradigmatico potrebbero essere contenute altre Forme. E tuttavia il modello del mondo visibile, menzionato in 27 D 1-2, non ha come suo requisito quello di includere anche altre Forme? Filone, in realtà, ha compiuto una deduzione logica quando ha affermato che quell'Essere vivente visibile che è il mondo deve essere ~tato _f~~ato ad immagine di un originale che è un completo Mondo mtelltgtbile. Questa concezione era estranea a Platone? Ci troviamo qui co~volti in un'antica 9uestione controversa. Ho esposto i miei arg<;>~enu su tale problema m un precedente saggio cui qui mi permetto dt nmandare-1. Per enunciare brevemente la questione pongo la se~uente ~h-manda: dal momento che Platone ha concepir~ questo monil~sedsh il~ colli~ ~na Clilov, non è possibile che egli abbia concepito 0 e 0 mt~ g_tbile come un tutto organico, che, in quanto tale, potrebbe essere md!cato come lo Clilov" in sé? Platone parla dd moddlo ' Cft il cap. IX della mia · n Auen 1970, pp. 194-209 («So opera Ph1"lo10~hIO, r_art I, Studiei in Greek Philoiophy, clered.). me controversia! pomts of Plato interpretation reconsi• Nell'estate 1983 m · den affrontava il robleJ!'tre IO stavo lavorando al presente~~- C. M. van Wmto a opi/., 24sua 8 ~el :ndod\elle I~ in :fil?ne di . dria in riferimen-
2l1a ta :f eg . one
COrretta, è stata es
questt capuoli, che
10
ritengo perfettamente
2.1), «VIgiliae Chr:'ana:. ;~110987:3'h)e Wor/d o/Ideai in Philo of Alexandria (opi/, 24, 7 (l
• pp. 209-217.
PLATONISMO E CRiSllANESIMo
39 eterno sia in Timeo, 37 C-D che in y,· U Demiurgo guarda con sod.J:-<: __ . rmeo, 39 E 1-2. Nel...,.;.__ w:.-uwone alla sua ,.. • ....., PaliO mondo come una creatura vivente d . opera comJ>~ctata, al esso include «tutto ciò che è corpo~ otata di lll09imento. Si dice che tone si riferisce eli nuovo al mondo . '"u?u6 D 8). Nell'alno PaliO Piaesplicitamente le stelle che si muovVJS e come un tutto, ma S?fi.sta (249 A), parlando dell'Essere~~ i cieli.~ nel gtbUe come tale e come un tutto • Platone llllettna _a ' OSSia dell'Essere intdli. che essere concepito senza vita e moviment . ~ non può un perfetto essere vivente, e tuttavia ~ anuna. ed Intelligenza; quale, oserei dire, potrebbe essere espress: ella~ onruabbracciante la T6s ( mondo intelligibile). n ormula K6a)ws \IOIT Filone potrebbe non, essere stato il prun·o ad usare questo temune. . . . . M a, m ogru caso, s1 puo sostenere su basi razionali eh . non era estranea a Platone. e questa nOZIODe
include
S::U
3. La nozione di Logos Questo, dunque, era uno dei problemi contenuti nd testo di Filone. L'altro è il seguente: Filone sostiene che il mondo intelligibile non p~ò ~vere ~tra collocazione che la Ragione divina, il Logos o Parola eli D1o (Opi/, 4, 17; 5, 20). Questo non è né il pensiero, né il linguaggio di Platone, né è la filosofia stoica. Esso differisce da Platone in primo luogo e soprattutto per il fatto che l'autore ebreo si riferisce al Dio eli Mosè, unico e rigorosamente trascendente, il quale tuttavia è una Persona, una Volontà divina e, ad un tempo, un Pensiero divino. Questo Dio opera sia nel mondo della creazione che ndla storia in e attraverso la sua Parola. Qui compare il termine Logos. Ma non si tratta del Logos stoico, almeno non in senso primario. La storia sacra. degli Ebrei ha conosciuto la Parola di Dio. Egli parlò a Mosè e ad Elia. ad Abramo e a Giacobbe. Tuttavia, Egli è l'Eterno e tale è. anche il suo Logos. Certamente, Filone cita spesso Eraclito. Ma ~ ~ lon~ dal pensare che con questo primo pensatore ~~ g1un all'origine della dottrina del Logos. Al contrano, to, .. ~ Filone, ha tratto da Mosè una spiegazione delle ~ op::Udopo talvolta troviamo nei filosofi grec;i; è questa ~ con~~ e da Filone, è stata frequentemente npetuta ~Al poi~ in poi. Certaaltri, da Giustino martire e da
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VU::u11a
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giWltO. Una migliore spiegazi'?ne, per inciso, è stata offerta da Giustino, il quale faceva notare che il Lc:'gos, essendo eterno, poteva operare nelle menti degli uomini anche pnma che as~umesse la carne umana, e che agl in effetti in questo senso, non solo m Israele, ma anche nelle menti dei pensatori pagani, non sempre_e no~ ownq~e, ma talvolta e in alcuni di essi. Filone, sebbene non si esprimesse m. q':'C:Sta forma, condivideva di fatto questa concezione e trovava volennen m Platone, in Eraclito e negli Stoici Wl& grande quantità di forme di pensiero che gli potevano servire per spiegare «Mosè». Allo scopo di spiegare in che modo il Kl>aJJ.OS" VOTIT6s è costituito di Idee Filone introduce l'immagine dell'architetto di una grande città; ~pprima concepisce nella sua mente i modelli delle sue parti, poi da essi costruisce il tutto; egli «imprime distintamente nella sua mente i loro modelli» (tvacjlpayLacij.LfVOS" TOÙS' xapaKTfìpas), e poi inizia a costruire la città di pietre e legni, tenendo i suoi occhi rivolti al suo modello. Questo è il modo in cui dobbiamo concepire l'opera della creazione di Dio; proprio come nel caso dell'architetto, il mondo che è costituito di Idee non ha altra collocazione che la Mente divina, il Logos, che è stato l'autore della struttura ordinata (Tòv TdVTa, ossia le parti del modello intelligibile, le Idee, 8LaKoaj.LflaaVTa, Opif., 5, 20). Pertanto, il Logos divino è la mente di Dio. Filone parla delle «Sue potenze». Esse sono gli elementi che compongono il Mondo intelligibile, le «Idee»; tuttavia «non tutto», dice Filone, suggerendo che la mente di Dio è più grande del modello del mondo visibile. Di n~ovo, egli ~prime la relazione &a il mondo intelligibile ed il Logos d1cendo che il VOTJTÒS' KOOILOS' non è nient'altro che «la Parola di Dio quando E~li er~_già impegnato nell'atto della creazione» (Opi/, 6, 24), una frase m cu1 il termme KOOj.101TOLOWTOS" appartiene a «Dio», e non alla «Parola»'. l ~ivetsi modi in cui Filone parla del Logos presentano alcuni problemi che hann~ ~atto sorgere interpretazioni diverse. In effetti, non "?no sempre facili da comprendere. Dobbiamo prestare molta atten~one. ~ Lo~os è il «Divina», è la «Mente di Dio»; si dice che è la sua unmagme; Vlt;ne ~che rappresentato come ciò che regge le potenze del ';Dond~ ~1co; VIene definito «il più antico Figlio di Dio»' e talvol:wyene d'!ill~t~ da Dio come «Secondo», una distinzion~ indicata artlla~lo nel caso di «Dio» e dalla sua omissione quando si Parladella p aro . ' Fdone• ...:n.._.~ "--- · · b.,,_ ueus srlrmmulll '"'• VI 31·• c&. la mia G~e~ .L n'h ·to .~'-· · m, r1 1 'lo,.,, clt.,
Uol c.
'BE!rn:~.kg. •lkg.,ID 6l,l57-l62;6 ·~~ Duomn., I 39,227-229.
pU.TONISMO E aumANEsiMO
41 ~iò che ha creato confusione negli . . che il KOOILOS' VOI)TÒS è creato: Opif. lllterp~ IIJCcaliyj è il fatto creatore (b 1Tot.lilv) ha fatto un cielo··· 7• 29: ~ c1uoque, il le», mentre prima il mondo inviaibU:corporeo ed una terra invisibisembrava che venisse identificato con U nella tnente divina. accresciu~ dal fatto che non molto dopo p-~~~--~~ è da Atanasio che la «creazione» consiste nel 1 Cristiani appraero mondo fuori da Dio. D Creatore è Dio portare all'esistcma un la», proprio come diceva Filone; ma ilS::~ la - Paroesterno, e nessuna pane di esso può mai . ~ è qualcoq di rola che lo ha creato. Si è ipotizzato penan~ ~cata con la PaLogos al modo di Ario, facendo~e una c ' d concepisse il 9f6s7• In effetti, questa conclusione era a po~:~a e un &-6npos
l:sllocato
mano.
4. Analisi di De opificio mundi, 5, 20 Tuttavia, nell'interpretazione sopra riportata abb;·~ D bb" . -uo trascurato una cosa.. o 1am? nto~ar~ al testo di Opif., 5, 20 e considerarlo con maggiore attenzione. Cno il testo per intero: ~Dun_que, come il progetto della città prefìgurato nella mente dell architetto non aveva alcuna collocazione all'esterno, ma era impresso come un marchio nell'anima dell'anefice, allo stesso modo neppure il mondo costituito dalle Idee potrebbe risiedere in altro luogo che non sia il Logos divino, autore di questo armonioso ordinamento». Qui viene negato in modo categorico che il Mondo intdligibile abbia un'esistenza al di fuori della Mente divina. Certamente. è inusuale per noi parlare di «creazione» in riferimento ad un ordine divino interno. Tuttavia, questo è quanto chiaramente aveva in mente Filone. E pertanto, cosi sembra, noi abbiamo sbagliato nd ritenere che la creazione del cielo incorporeo e della rerra invisibile menzionata in 7, 29, fossero qualcosa di diverso dalla formazione dd «
7 Questa è la tesi sostenuta da E. de ~.,,..;;;ù;. eciziaDe cWe apem ci filaae a: philosophiqueo) e da R LeiscaaD& ( . ""'~)
di Cohn-Wendland. vol. vn. BerliD 19)0, np. 1.- ·
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era già impegnato nell'atto della cre~ione» (6,24), ilK~~OlTOLoi>Tos,_ come ho rilevato sopra, è riferito a D1o. Della Parola SI d1ce che è dt Dio, un genitivo posses~t"vo che do~biam~ t~ere b~ne ~ mente. Infatti, qui vediamo quale s1a la conceZione di Filone c1rca il_Logos: la ~a rola appartiene a Dio; non è creata ma creante, pro~r10. come. J?lo, 1Tou.ilv. n mondo intelligibile era in essa, come un paradetgma diVmo, ed in questo senso può essere defmito il Logos stesso (6,25), cosl co. . me «i pensieri di Dio» o l'Intelletto divino _sono «Dio». È dd più grande interesse per la teologia vedere dove si colloca filone con la sua dottrina dd Logos. Ritengo che ora siamo in grado di dire qualcosa a questo proposito. Per quanto le sue immagini possano apparire sconcertanti ad un moderno lettore, si deve tuttavia affermare che per Filone la Parola divina appartiene all'unico e solo Dio; essa è eterna e creatrice proprio come Dio. Non è creata e non può essere separata da Lui, sebbene ci sia una certa distinzione: il Figlio, cioè, è secondo rispetto al Padre, ed il Padre opera sia nella creazione che nd rapporto con gli uomini in e attraverso la sua Parola. Per quanto concerne il rapporto con gli uomini, potremmo citare molti esempi se volessimo seguire la spiegazione di Filone dei Libri di Mosé. Ma non è questo lo scopo dd presente capitolo. Ho menzionato prima le immagini dd Logos come «Pastore dd gregge» e come Vìceré dd grande Re. Queste immagini sono state talvolta citate come esempi dd carattere immanente dd Logos nd pensiero di Filone. Si dovrebbe piuttosto parlare della Parola di Dio come ciò che opera nell'universo fisico e cdeste: e qui essa opera non come una parte che appartiene all'universo, ma come il suo sovrano e reggitore. Questo è il motivo per cui sarebbe meglio evitare il termine immanentismo. Non ci si deve meravigliare se Filone, che è stato un interprete altam~ te ~pi~it~al~ de_lla ~c~ttura, è stato molto letto e studiato dagli sc~ttton cnsuan1 ne1 pnm1 secoli. Giustino martire deve averlo conoso~to, e Oemente di Alessandria gli deve molto. Ma è particolarmen~ mteressante os~ervare come nei Discorsi contro gli Anani 8 di AtanaSI~ vengano con~uamente ri~rese le immagini usate da Filone ed imPll;gate pe~ espnmere la rdaz1one fra il Padre e il Figlio. L'immagine : r~ di _luce, ~e irraggiano sempre dall'unico Dio, che ricorre ane ~ Ploun?, vtene frequentemente utilizzata da Atanasio per evidenziare ~e il Verb~ o il Figlio è ddla stessa sostanza dd Padre ed è pertanto mcreato'. L'unmagine è giunta ad Atanasio probabilmente da :Per~ ~tol~, in/ra, n. 112. Per uiferunenti cfr la mia G
IIOS, I 28·
•
Ph "lo '-· . n 33 • 34·' IIi 4,.,,~ 1'"''"''6,ereiV~le 10 l sopu;r, at., noo c: Orationes rontrllllrUz.
p~~~MOE~DWO
43 pUone che la impiega per dacrivere il Moado . . rubim, 28, 97. E quando, dopo una l1111ga . ~iD De~ Atanasio wole affermare che un';,,. . ~di Pro,. 8, 22 nelle cose che_ sono ~tate fatte, egli urili:e,.. v~~ ... d~ gran~e ~lttà (Filone: opif., 4,17 a.), mod~ dàl'~ vers1on~ di Filone: or~ ~ il figlio del re che deve do ~ la dre la Città, e che ha 1111presso il suo nome . COitruire per IUO p. vengono fatte. Se, poi, dopo aver ultimato~~~ opae che in che modo è stata fatta, egli risponderebbe: cÈ wm.e chiesto te, ~ quan~o, ~ acc~rdo con_ la volontà di mio ; : , ~ aldammmia IJD!llag~e m ~gm ope_ra; infatti, il mio nome~ unp~a~o la Atanasio poi preCISa: «egli non intende dire che la creato ndle opere.. ta, ma che ha impresso se sresso per mezzo del suoava~~ eramodo, la vera S~pienza (d~ta anche la Sapieoza'::i ~ coloro che amm1rano la sapienza presente nelle creature: cil s· 1 mi ~a creato p~r le opere, pech~ il mio marchio (Timos') s? m ~se; ed 10 ho pertanto acconsentito (avymTtlbJv) alla z1one di tutte le cose.•o · Parlando dell'uomo come creato ad immagine di Dio Atlllllio ua si~ il te~~e E~K~v che Tlrrros: il nostro log~ ~ un E~ del Lop di D1o che e il Figlio. In modo analogo, la sapienZa che ~ impiantiti in noi è un'immagine della Sapienza di Dio, che~ solamente IDI altro nome o aspetto dello stesso Figlio. «Pertanto, eaendo stata creata in ooi una tale impronta (Tlnros) della Sapienza, ed eaendo stata creata in tutte le opere (Tà lp-ya, con riferimento al testo greco di Prorl. 8, 22), la vera e creatrice Sapienza (IJ d>.JJ8LIIit mi. 61plOIIIJYUCI'I cq(a) attribuisce a se stessa ciò che appartiene alla sua impmota, e dice: il Signore mi ha crealo per le SIU! opere » 11• • Qui osserviamo la stesso spostamento di immagini cbe abbiamo già notato in Filone. D suo frequente uso del termiDe sigillo (a+P4-rt~l e del verbo aljlpaylCEa8aL, attestare con un sigilla», ~~= prendere il moderno filologo che va in-~ _del_Platoaismo o~aeu A come un «elemento non platoniCO». DOme 11 spUJgC ~ • Nel suo avviso, l'immagine del sigillo escluderebbe la ~~ .ffano cosiddetto Platonismo di Filone le ==~.-bbe l'elemento centrale, e la jJlefEL~ • ~ . dall'iJDmtline del sigillo del tutto assente. Essa, infatti. viene ~ il Qalole e le aeawreche non implica alcuna durevole re1azioDe
n-:'::. a!uu.
cl"b
Otwlionn tJDII/8 ,;.nos, D 79. lbiJ.,D78. . u Dorrie, IM ~ 1'/Jeo~Dt.W, ca., p. 10. 10 Atanasio,
11
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D liaillo ~ qualcosa di esterno, e ~nanto la dottrina delle idee apP_arentnnente platonica svolge un~ funzione completamente non .Piatoruca.
t
interessante osservare m che modo profondamente differente abbia interpretato Atanasio la stessa immagine. Per lui l'immagine del Figlio impressa nelle creature ~ una prova della autenticità dc:lle cose create indicando che esse sono state realmente fatte da Lw e che, po~do la sua immagine, appanengono al Padre; il che .implica una garanzia della s~;~a cura e d~ su'? amo.re. Cosl, pe~ Atanasio, con qu~ sta immagine v1ene proprio evidenziata la relazione durevole fra il Creatore e le sue creature. Che anche Filone la interpretasse in questo senso lo si può vedere dal modo in cui egli parla del processo conoscitivo. Sia da Platone (Teeteto, 184 B 5- 186 D 6) che da Aristotele (Anal. post., II 19) Filone potrebbe aver appreso che l'intelletto deve operare sulla base dei dati dei sensi. Egli interpreta Gen., 2, 4-5, in modo allegorico, e spiega la frase « Dio non fatto piovere sulla terra» dicendo: Mosè chiama l'intelletto (voUs') nel linguaggio simbolico «cielo» e la percezione sensibile «terra», e confronta questi due campi. Prima Dio inizia ad irrigare la sensazione con gli oggetti dei sensi, e poi l'intelletto troverà una terra fertile su cui operare (Leg. aDeg., I 9, 21-10, 26). Filone prosegue spiegando che questi esseri viventi sono superiori a quelli non viventi sotto due aspetti, nella facoltà di ricevere rappresentazioni e nella tensione attiva verso gli oggetti che le producono. Le impressioni sono prodotte dall'ingresso degli oggetti esterni che impressionano l'intelletto per il tramite dei sensi (ibid., 11, 30). Filone distingue fra due tipi di uomini. Per primo è l'uomo celeste, fatto ad immagine di Dio. Egli è, cosl dice Filone, «impresso con l'immagine». L'altro è l'uomo terrestre, formato di fango e corruttibile, se Dio non vi soffiasse dentro il principio della vera vita. E del resto, chiede Filone, senza questo come potremmo raggiungere una conoscenza di Dio? Anche qui Filone usa l'immagine dell'impronta. Infatti, l'intelletto dell'uomo non sarebbe in grado di salire tanto in alto da cogliere la natura di Dio se Dio stesso non l'avesse tratto a sé e non l'avesse informato delle sue potenze che sono accessibili alla conoscenza (K~t hlnrCIX1f KaTà TQS' lcj>LKTàS' VOTJ&fìvaL 8wcij.IELS'). . Questi sono solo alcuni esempi dell'uso molto frequente dei termiDlTinrOS', ~TrOTV!Toila6cu, acj>payls e simili in Filone ed Atanasio. Siamo lontani ~aPiat~ne con un tale linguaggio? Probabilmente no. Quando leggiamo Ttm., 39 E, troviamo che il Demiurgo porta a tennine la sua opera « modellandola sulla natura del modello» ('II'JIÒS" -riJv · TOil 'll'apa&('YIJ.CITOS' dtrOTVITOiJIJEIIOS' cj>OOLII) IJ. 11
Sono felice di trovarmi in accordo con D. T. Runia, che mi ha cortesemente in-
pLATONJSMO E CRISTIANESIMO
In Te~teto, 191 troviamo dnOTUiroOoecu . .., per jmpnmere un stgillo sulla cera. E in Le . Ulato llllelllo 1euaa1e nevole che nella comunità le persone pi' W. ~l ~.li Jee: è !:IlioprinciPi sui propri figli e sui propri nipoti.u llllZiaDe llllprimano i loro Certamente, Platone, Tim., 39 E non è '-·-44, 129, che, concludendo la storia 'della ~ ~ ~ o,q. cielo e alla terra in~sibili), domanda: «~ (in ~ .i chiaram~te le l~ee mcorporee ed intelligibili, che 011 P~ fone hanno ncevuto 1111lpronta le cose percettibili" . 10110 sigilli da cui co1 nostri . do classico come anche Per un greco del peno del leDii?. . nozioni di dKwv e ~l~T)OLS potevano essere f ~ tardo le termini quali Tinros o acj>pa:yls, e con verbi ~ TVrroW~resre coo 0 acj>paylCfaOaL. Tuttavia, il verbo ~nlxnv e i IOStan . '.TlllrOUoew ~fTouala non sono affatto assenti in Filone'4 Per ~ · tM ~TOXI'I ~ zione di «partecipazione» egli parla anche di ~fKOL~ u condiNegli ultimi decenni c'è stata una tendenza, in partico~ nella scuola anglosassone, a sostenere che dopo il PtmneniJe Platone avrebbe abbandonato ~a metafora della ~~&-eLS' e negli ultimi dialoghi avrebbe parlato dt preferenza, o persmo esclusivamente, di f!JC!Iil e ~llll)OLS, immagine e somiglianza. Ora certamente nel Ti~~~«~ è l'immagine del «modello» ad essere dominante. Tuttavia, in questo dialogo il verbo llfTlxnv viene frequentemente usato, e ciò vale anche per le altre opere di Platone. Negli ultimi dialoghi il verbo IJ.CTlxnv non ricorre meno frequentemente che nei primi. Ad esempio nel So/ista 11-fTlXfLII KLIII'latlllS" (228 C) o llf"Tixnv TaiiToiJ Kat 8aTlpou e 11-fTlXtW TOiJ IIIITOS' (256 A. 259 Al viene usato nelle stesso modo di Repubb/iC4, V 478 E, dove l'oggetto ddla doxa risulta essere to à114>aTlpwv ~lxov, TOO d11C11 Tf Kal. 1111 ftllaL. In Tim., 37 A l, dell'Anima del mondo si dice che è~ 11-fTlxouaa Kat àp11ovlas, e in B il dio ~de la~ del del «affinchè tutti i viventi per i quali era conveniente parteapusero numero». . . . trebbe citato. TuttaVia. Un ampio numero di alm esempi po ~tone solo in un si deve notare che il ~e ~eLs compare mide do il!lfTll"" periodo matu~o della S';ll ~esstda0d0S:~ p~ua ~~ il soMIJ.!Mvnv è nsultato difficile ClliJU~ . ..qt.Jo. ~ 1983.viato il suo libro Phi/o o/~~ the iD
J?•.
?9
r.--.,
tre stavo scrivendo il preKDte taaJO· Filone ud)ial ripcll""""* ~· e •• Ad esempio, in opi/., 46, U-4-1~5, u•TO"" e iD 1), )4, ~ Per . . ù . . il~r-"''' g. alkg., I 9, ~· UDJ?:e.fiFd ·veda 10110 pp. 59._ cbe t IIIID &ao IIIIT' concerne la temunolop MIO!;' dd .primo.......-, " Filone, Leg. alkg., I U~ 4 ~
m;"dd dd:
diC6va si deve dire che paneapa
CORNELIA DE VOGEL
stantivo IJl&-eLS' (1.32 D) in una specie di conclusione. Esso risulta essere nient'altro che la somiglianza ad un modello. Dopo questa affermazione ricorre di nuovo due volte nella seconda parte del Parmenide. Entrambe le frasi (141 D 7-8 e 1.51 E 7-8) hanno un carattere altamente riflessivo. Anche in So/ista, 2.56 A e 2.59 A ricorre il termine !!l&-eLS'. Per il resto l'uso abiruale del termine j.!fTlxnv continua fino alle ultime pagine delle Leggi. Vorrei concludere che nel pensiero e nel linguaggio di Platone non c'è stato nessun altro mutamento oltre a quello menzionato sopra 16 : la discesa consapevole e metodica dall'dVVTT66E-Tov attraverso una gerarchia di Forme fino al mondo delle cose concrete, più o meno indicato& e compiuta nelle ultime opere. Nel resoconto del siciliano Alcimo della ffiosofia di Platone, contenuto in Diogene Laerzio, ill 9-13, abbiamo un'interessante testimonianza del carattere di questa filosofia cosl come essa doveva apparire ai contemporanei dei suoi ultimi anni17. Gaiser ha probabilmente ragione nel farla risalire ad alcuni scritti in circolazione nella cerchia dell'Accademia. Nella sua analisi, egli evidenzia in particolare quei tratti che sono caratteristici delle «dottrine non scritte» di Platone: l'importanza del numero per la divisione dell'essere (9/10) e la distinzione di tre differenti gruppi di Forme (12/13 ). Alcuni altri elementi sono interessanti, sia in riferimento ad alcuni fraintendimenti attuali, sia in riferimento alla continuità con il Platonismo del primo secolo, in particolare con Filone. In primo luogo, la trascendenu delle Idee è chiaramente evidenziata· in secondo luogo, il ruolo fondamentale della IJl&-eLS' è enfaticamen~e inserito in questo quadro; in terzo luogo, si dice che ognuna delle Idee è eterna è un v6TJ11a e, inoltre, è sottratta al mutamento. ' ~ p~edicato v6TJ11a è stato riperutamente un motivo per i moderni srudios1 per sospettare del resoconto di Alcimo. L'ipotesi che l'Idea sia un v6TJI!O non è stata forse respinta in Parmenide 132 C?•s A tale d~man?a si d?vrebbe rispondere in questo modo: che è s.tato respmto e che_ l Idea possa essere un pensiero dell'uomo. Tutravia che per Platone il TTOVTfÀiiÌS' llv sia impensabile se non come un esse;e vivente e pensante, il che implicherebbe che ogni Idea sia un pensiero
dò
uu'~ve: ~=~ :r.:o Was !'ltzto a dw.li~t?, «~eta-Pi>o, I l
(1972), pp. 14, 23 ss. pf.to •nd Pltzt . . estesa di questo sagpo la SI trova nel mio volume Retbinking omsm, at., cap. VI (t~ it. di E. Peroli, Milano 1990 pp 247 ss) 17 U coft~;_P;";A~0:J.~ffena da K. G~r ~ Pltztons' uni.escbrieb;.,.. ub-
"· srun:n
bdDiogm..s Ùl<'rlios au9.Jl) .. ~VVt;~o D_~e Pltzton-Re/<"Tal<' tks AJ/eimos pen 1973, pp. 61-79. 'm. ·• <.ei<'SIS, Mélanges E. de Strycker, Antwer11 H Chemiss A · '-' • mtotoe s Critù:ism of Pltzto anJ th<' Aaukmy, Baltimore 1944 , p. 498 _
p[./oTONI5MO E CRISTIANESIMO
" non e' affatto toccato dal rifiuto
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19 Mi fa piacere novare la Philo o/ Akundn..•.. , p. m.
csplaliaoe uula da RuDia od Wllume oopn cilart- -rlnnoxlul lv ~ Si 6 20 Sesto Empirico,.Adv. tn41h .• m2} : """:' - bceoe espooizicDe della ... veda la mia G-lr. Philosophy, m 948 o. dove auon uaa ria stoica della CODOICCIIZI· VU 248. ~ ICII1"CWJIITUCI iV1\JI ~~ clm 21 Salo Empirico, Adv. tn41h., ...... ~ al buatu+Pmll1'00 lmdpXOVTOS Kal ICGT'CII/rb Tb vuutiXO" 10,
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5. Filone e gli scrittori cristiani Filone si trovava agli inizi di una nuova era; dopo di lui gli autori cristiani attinsero molto sia. dal s~o. metodo esegetico, s~ dal s~o atteggiamento spirit~al~. Ess1 condiVIdevano ~a s~ fed~ m una nvela. zione particolare di D10, che, .attravers~ Mos.e e l profe~, aveva parlato al popolo eletto di Israele. D1.questa n":elaz1one le Scntture fu~no la testimonianza ispirata, e Mose la trasmise al popolo. Nella sua mtroduzione al racconto della creazione, Filone dichiara che Mosè «aveva raggiunto il vertice più alto della filosofia». Una tale affermazione po. trehbe suonare strana ad ascoltatori moderni. Ma apparirà meno strana, se si tiene conto del fatto che per i Greci la nozione di lf>LÀOOO<jlla implicava sempre un atteggiamento ~entale ~aratte~z~to dal fatto di essere al di sopra delle cose comum della VIta quond1ana; e questo perché, nell'esercizio della filosofia, l'intelletto era interamente occupato in problemi teoretici, ed in particolare in quei problemi che concernono «
pLATONISMO E CRISTIANESIMO
..,
scandalo perso~e che poteva capitare a quakbe ç_,_., . cevano impressu~nare dal potere di re 0 di tirmm,~ ~li fa. di alcuno. Non st occupavano affatto di 'lueste COle.De uooue ria:hezae Questo ritratto del filosofo non deriva da
v 173 CJD- 175 B. 24 Diogene Laerzio, vn 169. v Diogene Laen:io, IX 64.. 26 Giustino, Di4loto CDII Trifo«, Il).
. . . . rv. L' atteggiamento degli antichi ChSttani net confronti della filosofia greca
1. I diversi atteggiamenti la""---"~ __ , Indubbiamente, il rapporto dei primi c.;..; wosona gre·-~.. con ·w à · di fu pnw compl-ft suo nel a Cl t greco-roman ca, e con. la ~.non . - la .., bi pro em~. • urtavta, questione di «quale atteggiamento assumere nei confronti _della filos~fill» n~n costituiva un problema per coloro che avevano ncevuto un educaztone cosiddetta elevata. Infarti, la filosofia rientrava nel programma di studi delle scuole elevate. E naturalmente non rutti i Cristiani colti erano nella stessa misura interessati alla filosofia, o portati per questo tipo di pensiero. Da qui una varietà di atteggiamenti, che possiamo distinguere in cinque tipi fondamentali: a) un atteggiamento di totale rifiuto e di ostilità; b) una grande apertura mentale ed un'assimilazione delle fortne del pensiero filosofico; c) un atteggiamento estremamente critico, che non escludeva tuttavia la recezione di cetti elementi; d) una ampia recezione di fortne del pensiero fùosofico, talvolta in uno spirito di sincretismo; e) una recezione connessa con una trasformazione. Oltre agli elementi sopra menzionati, la misura in cui un autore utilizzava forme del pensiero filosofico dipendeva in modo ~nsi~en; vole dal suo ambiente. Non è cetto un caso che la personalità pnnc;t· pale del tipo h, demente di Alessandria, sia nato e sia sta~o educato ID un grande centro della cultura ellenistica, che fu anche il luogo dove te che ~uò ~ visse Filone. E dall'altro lato, l'unico rappresentan n vtSSe ID un eh ·· ' di menzionato del tipo a, Taziano, era un stnanoffio no vescovo el sesto • Teo come persona Una culturale. centro grande culturaeglieducato alla . fu ...:nduhh'·~en . eh"ta di s·tna, TuttaVia filosofia Anno ..... te un uomo : - p a n i . atlenistica, con una certa conoscenza d~ non _trovava evidentemente al~ =~~ polemizza con forza d . Greci e conuo le starie nartenztone a questo asp~'? della contro gli dèi della relig1<~ne . . dd:letteratura greca, Omero ed rate sugli dèi negli auton ~1 C! la superiorità morale del CristiaEsiodo. Nel complesso, egli _a~ ti del credo cristiano che eranesirno, e parla in partico!are di61quflpunla Trinità di Dio e la resurreno al di là della speculazione 050:-· degli scrirti del Nuovo Tezione del corpo. Teofilo fa un gran uso
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uffi!J
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swnento. Ai suoi tempi egli era ilallprimo a ~ns.i~era~e i V:geli e le lettere di s. Paolo come ispirate d o stesso ~mto ant':'d e avevll ispirato i profeti. Tuttavia, i ~uoi. contemporanei non consi erarono suo modo di pensare straordmari?·. . . . . ., Eccezionale era ai loro occh.I ~ smanc:' Taz1anc:'. Egli srud1o. alla scuola di Giustino 8 Roma, m~ si diffe~av~ ampiamente da lw per il suo modo di pensare. Giustino valonzzava.,!l ~munod.terreno d~ filosofia greca e della fede cristiana, mentre ~8Ziano Iava. rutto CI? che apparteneva alla civiltà greca. Fu un uomo portato ~gli estx:enu. Verso il 172 ritornò in Siria e fondò la setta molto ascenca degli encratiti. 2.
Giustino Martire
Questo, dunque, è il solo es~pio di ciò che ho ~~a~o il tipo a: Molti scrittori cristiani sono stan estremamente cnnci net confronn della filosofia greca, ma quasi tutti hanno accettato cene forme del pensiero filosofico e le hanno incorporate nella loro concezione su Dio e sull'uomo. Pertanto, quello che ho chiamato il tipo c conta molti nomi illustri, dalla metà del secondo secolo fino al quinto. Giustino Martire appartiene precisamente a questo gruppo. Egli non aveva un'opinione particolarmente elevata della filosofia greca nel suo complesso, ma riteneva che alcuni filosofi greci avessero visto qualcosa almeno della verità. E riteneva che questa fosse una grande cosa. Ciò dimostrava per lui che il Verbo di Dio non solo aveva parlato ad Israele, ma che anche altrove, ed in particolare fra i filosofi greci. Egli ha talvolta illuminato in un modo particolare le menti di coloro che lo cercavano. . Giustino ha preso le mosse da Platone, e nella scuola platonica send di esse~e _sulla giusta via. TI Cristianesimo gli giunse come un compimento. _Ed e m qu~~o m~mento che egli si send veramente un filosofo, perche ~uesta religiOne e la vera filosofia, cosl diceva. Per Giustino, la me~Ica platonica era incorporata nel Cristianesimo. Non c'era un conflitto. Certo, alcune correzioni dovevano essere fatte ma l'essenziale era che, ~ulla .base d~ n~ovi fatti che gli erano stati riferlti - Dio che parla a Mose e.ru profen. di Is~aele, e Dio che si fa uomo, realizzando quanto ddÌ~Ciato.- egli ha nc~t':' una nuova luce, ed una nuova certezza -~ediata presenza di Dio è nata nel suo spirito. Per questo Giustino =erma: ..Ora sono veramente un filosofo»!. ' IbUJ., vm 2.
pLATONISMO E CIUSI1ANESIMO
n Ciò risulta per noi difficilmente COIIIPI'alsibile. sto è quanto afferma Giustino. Egli non fu il . ~ quea P&aare dalla fi. losofia greca al Cristianesimo. Prima di lui fìlosoro ~ Aristide, ~he ~v~a. Presentato all'imperatore . 1D18 ~ io favore de1 Cnsuaru. Anche !uena&ora. che ~.all'im~ re ~arco ~urelio e .al suo figlio Commodo sti8111», veru~a d~t? «Un filosofo cristiano di ~ l'e! t Cri: riflettevano m tenruru filosofici sull'unità di Dio sull; ~ auton smo, sul mondo divino come eternamente presen~ . ?rdiue dd ~ rito profetic? ~he di~cen.d~ ~ ~ui. Sia Giustino che~~ la purezza di vtta de1 Cnsuam, il rigore della loro m tale sessuale ed il loro assoluto rispetto della vita umana inclusa la vua·0 ancora 11011 nara. . • h la -''" d Atenagor~ wren ; ~c e tesurreztone dd corpo su basi razionali Quesn apolog!SU del secondo secolo, quindi, appanmgmo tutti al tipo che sopra abbiamo chiamato c. Nello stesso gruppo si potu:bbero collocare Origene, i Cappadoci ed anche Agostino. Quest'ultimo rappresenta certamente un caso particolare, in quanto egli fu realmente 1111 filosofo per natura, più di ogni altro. Egli non fu il solo, come ritiene DOrrie, a compiere una «corretta»(!) distinzione &a Platooismo e Cristianesimo. Questa distinzione era stata già chiaramente tracciata molto prima di Agostino, da Giustino, nel secondo secolo. In modo non molto diverso da Agostino, quest'uomo semplice della Palestina-. avvertito la «alterità» della fede cristiana come un nuovo dono di «Salvez. za»: essa realizzava ciò che da lungo tempo era stato ricercato, ma non raggiunto. E questo è quanto egli ha espresso nei suoi scrittP.
no!:: Acmar! S:
3. Clemente di Alessandria
m: ::i.;re;
Tipo b. Con Filone di Alessandria ~bb~o incontrato 1111 ebreo ligioso che amava la cultura greca ed ~ paru~ la 1 e ai vaera viveva realmente in essa. Oemente di Alessan lui. In Oemente troviamo una men~ aperta alla cui~ peca l'edca lori umani, incluse le forme dd ~ero ~6~· :!:c:i•ideale sto!ca nel suo sistema di ed~caztone per_~,;~ cristiana- EsJi 1o modello Gesù Cri· stotco della apatheia come ltdeale della pça~ . trova pienamente realizzato nel MaestrO e 2
speci.lc ....Da__. cloi pcoleli. ~ r•
lbùi., vn 3: viene posta una~ eafai
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nazione «dall'alto» per poter com~~ ~che OlpiiiiiD ~ terilà» della fede cristiana, la ~. <:m- CApoL II IJ, 2): .. eia. • UO. ~ )l (19781. PP. gllato non è estraneo ogli insqn•mena. di nùo articolo, Probkms (onami111 }IISIUI ftUn7r, 388, spec. 362 sa.
CORNELIA DE VOGEL
t che «assumendo la carne che per natura era piena di passioni, la :d~cò allo stato di apatheia» (St'C?m., Vll 2, 14, 4). L'intero sist~a della metafisica platonica che abbwno trovato nd racconto filoruano della creazione, ricorre di nuovo~ <:;~em~te.(Strom., V-Vll): lo stes~ genere di riflessioni sulla inco?os~bilità di Dto, d~ momento che Egli ~ «SS di sopra dell'Uno e dell Unttà stessa»; su Dto come essere eterno e come eterna comunione con il suo Verbo o eterna Sapienza (P:.OV. 8, .30; Clemente, Strom., ~ 2, 14, 4_). C:lemente segue F~one nd parlare della creazion~ com~ l opera .d.t ~10 e del Logos, dt un mondo invisibile creato pnma di quello viSibile, dd KOOI-4-0S' VOT1T6s come un modello cdeste, per cui egli definisce l'«Idea come un lvv6TJ· lUI Toll &oll, «ciò che i non-Greci (ot ~p(3apoL) chiamano il Verbo di Dio» (Strom., V .3, 16, .3). Le riflessioni svolte da demente negli Stromati mirano a creare una gnosi cristiana, fermamente fondata sulle basi della fede, e che non pretende mai di essere la sola via verso la perfezione cristiana. demente sa che ci sono anche altre strade. Ma crede ndla forza della Verità rivdata che opera insieme con l'intelletto umano. Ci deve essere qualcosa come una gnosi cristiana, che per gli uomini di pensiero significa un più completo approfondimento dd grande dono della ragione. Questo, tuttavia, non era il solo interesse di Clemente, e Filone non poteva sempre essergli di guida. Nel complesso, Clemente ha gravi obiezioni da muovere ad Aristotele. Non di meno, la logica di Aristotele gli appare indispensabile per affrontare uno dei problemi dei suoi tempi. Si trattava di un tema di discussione importante. I pagani colti a quei tempi disprezzavano frequentemente i Cristiani affermando che essi credevano in cose senza alcun fondamento razionale, ed anzi contro la stessa ragione. Cosl, di fronte a questi intellettuali la risposta di demente consiste nella difesa di ~ gn~i cristiana che ~ stesso desidera praticare mentre la raccomanda agli altn. Ma ~e cosa st potrebbe dire in difesa della fede semplice della grande massa di persone non colte? demente era convinto che, in un cer· to ~· la loro ~ede era razionale. Per provare ciò, egli utilizza la logica di Aristotele. >ns•d~~do la fede come un analogo della conoscenza, egli osserva che m tutti gli argomenti c'è qualcosa che deve essere accettato come vero. l primi principi non possono mai essere dimostrati In secondo luogo, demente evidenzia che la fede è anche una scelta della volontà che conduce non solo alla conoscenza ma anche all'azion ra1e Ed·m •-n luogo la fed , all' • e mo . ......~ e e ~ aut~ri~ di Dio, ed in questo caso è ragionevole dare 1: . assensoallabo.N?n e un atto di aeca sottomissione, bensl una ragionevole riSpOSta nta e all'amore di Did. 1 D primo argoment di Cl II 8 4· il teno in II 12 cfo chomente ~ contenuto in Stromllli, II 13 4· il aecondo in '' ; r.an eV6,l,eV19. ' '
J>LAToNJSMO E CIUS11ANESIMO " Nella sua difesa. di una gnosi • . come aveva fatto Filone prima di~~ PCJteva ~ necessaria. non .solo per fini apologetici, 6lo.o6a è 1llile, al ~~~Che flessione teol~gtca de} cristiano. Ma Del : : ~ per la l!aloalle lill&lio a fnore di una grammanca ~eli assenso., come l'ba . Heoiy ~ egli doveva scopnre la sua via llenOnale. Eu:m IUIOii dopo, la ~ concezione sulla razionalità della fede Henry Card. Newman, ed ispirò la sua~ ftiiDe rilnaa da Jobn opera, &r., ;, Aid of 11 Grammar o/ Assent (1870). . In questa sua voluminosa opera gli St che, più di ogni altro, gettò le fon~taI'OIIIIIlr, ~ fu oolui sistemati~, sulle quali nel Medioevo r~ quamo ID ~ llll:l di teologia, eretto su una sottostruttura di ragione~1110 mlmla ma fatto proprio nel XIX secolo da Pio IX, nquale . ~ sdJe. ragione naturale il diritto e l'onore della credibilità.~ per la "l""""' è quiiiiD aveva in mente Oernente. n suo usoli del pensiero ~osofico era in realtà ben !ungi clall'e.re una sernp ce manovra tattica per conquistare i pagaui a1 Crisdmesi mo. n pensie~o filosofi~o faceva. pane della sua lllelltalità, al egli ~ amava, p~pno come Filo~e. Sp~egare la posizione di Clemcote COJDe un espediente per conqwstare al Cristianesimo sii strati più elevali della società significa in questo caso, come nel caso di F"doae, fraintendere gravemente l'autenticità dei loro intmssi intellettuali e culturali.
cJl.:O
4. Minucio Felice
n tipo d. Cosa pensare di quei pochi aurori che inc:oaDiamo ael mondo cristiano dei primi secoli. inclusa la tarda antichità, i qulli cer· cano di dare una spiegazione più o meno filosofica clelia lo~ ~ senza tuttavia neppure menzionare il nome della Penoaa eia ?D l~ stiani traggono il loro nome? Incontriamo questo fenomeno ID pnmo luogo nell'Octavius di Minucio Felice. un~~~ la Roma, probabilmente nella seconda metà dd~ . go Octavius ha suscitato sempre la più~ ~~h& forma raffinata ed elegante. Sulla sua da~ c ~ di Tenulliacontroversia. ~ stato scritto prima o dopo~~~ wda. no? Ci sono ancora degli studiosi che~ una vieDe c:oasidenEd il fatto che Cristo non venga neppUR: ~dei modcmi fito con una certa benevolenza e comprensiCJile
. r.....,o..fanl
• Cfr. H. Cbadwick. &n, CbriJiiu n-t;bi.J tlw C/lls1il 1966, pp. 51 a.
CORNELIA DE VOGEL
lologi, i quali sono a cono~ct;nza dei .P~~ti letterari del.ternpo e ci riferiscono che fra i prum apologtSO non era musuale non dire rutto'. Ma era davvero usuale che venisse passato S?tto silenzio il nucleo centrale del loro messaggio? Tertulliano parla diffusamente della Trinità. E prima di lui Teofilo ed Atenagora h~o far_ro la stessa cosa, in modo abbastanza chiaro. E Tertulliano era p1eno di quel grande evento della storia, il giungere del Verbo di Dio in Cristo, come compimento delle profezie di Israele. Minucio Felice, pertanto, ci appare come un'eccezione, ed un'eccezione non facile da spiegare. Ritengo che G. Quispel abbia risolto il problema in modo soddisfacente, dapprima in un articolo sul carattere del Cristianesimo ebraico in Africa (1968), e recentemente in un accurato srudio pubblicato nel volume di scritti in onore di H. L. W. Nelson (Actus, 1982)6• Egli spiega l'atteggiamento di Minucio Felice alla luce del tipo di Cristianesimo che si era sviluppato in Africa, il quale ebbe la sua origine nella sinagoga. Esso poneva una grande enfasi sull'unità di Dio, contro gli dèi adorati dai pagani e le loro immagini, e aveva sviluppato una fede in Cristo semplice e non sofisticata, del genere noto teologicamente come <<modalismo». In un passo, in realtà, Minucio testimonia esplicitamente la sua fede nella divinità di Cristo. In Octavius, XXIX 2 ss., infatti, egli risponde all'attacco ingiurioso di Cecilio con le seguenti parole: «Tu sei in realtà molto lontano dal vero se pensi che un semplice uomo avrebbe la possibilità di essere creduto come Dio. In realtà, desterebbe compassione una persona che riponesse rutta la sua fede in un uomo mortale. Infatti, tutto il suo aiuto viene meno quando l'uomo muore». Minudo poi afferma che gli Egiziani scelgono uno dei loro concittadini per ricevere l'adorazione religiosa. Minucio Felice, dunque, riflette l'ingenuo e popolare modalismo ~e ~rev~eva fra i Cristiani d'Africa in un'epoca precedente al «cattolicesimo mtro.dott~ da Tertulliano», come afferma Quispel. Ritengo che q~~ta s~1eg.az10ne potrebbe essere corretta, in quanto offre una base pm amp1a nspetto a quella semplicemente linguistica.
n'bilo' Cfr.b il 81B.uasddizio ben pond•rato di B. Geyer in Di~ ""'ristische und schowtische sop le, 195!12 p 49 Cfr. cb B Aland r~ . . sche Obmchicbt z ·àci : • dean • · , Chnst~ntum, Inldung und riimiC'bristmtum p..;.J::ffi H ~1 "'. Ms_ Minucius Felix, in: AA.VV., Pl.tonismus und
r,
• G Quis~
(196S ·
. · U<>rtle, WISI
m~tJ 1 -9k~np . .m Gmmic Studi~s. ll,lstanbul1975, pp. 146-158); Afrian Ch-
H. L. w. NJ::n
•
iJ'::br ~~lix82 •and T.~ullian, in: AA.VV., Aaus, Studia in honous of pp. 2 75-335.
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5. Boezio Alcuni secoli più tardi, quasi aDa fine dd!' . . • contrlamo Wl altro libro di~ rilbo ~ ~. scritto in prigione dal cristiano Severino~ ~ ~ deve anch'esso essere letto come IDI ~~diWlliJio~ tratta a l~o della bellezza ed armonia dd COlliDo, CDIIìaoo, ~ I!UIIelli pienza di. Dio che ~tto con~ e tutto vede, incluse~ ~e .. bro temuna con Wl esoltaZlone moho seria 8 ~ ~.IIIDIDt. Ulita. Non~ ~~la _su. C~. In Boezio troviamo di IlDa Vlll_llllqla era. cuni casi cunos1 di smcrensmo con forme di ~ID c,lllldo .&. Troviamo anche quell'idea tipica della tarda epoca~ ~~ 1a Tyche che governa la vita umana7. Tuttavia Boezio ~llliDIDadel. ~O Ort~~8 • ll SUO caso era c:ertamente IDOiro . ~ lblo ID Minuao. Peli~. Ciononostante, ritengo che Queste da~ ci differentt abblailo alCWte cose fondamentali in <XliiiUDe: m~ md n~ ~~-ed.armonia dd cosmo un motivo suf6ciaue ll09IDD Di':' det C?Soaru. Un~ ~pp~o può sembran:i ~= ta~ poss~~mo essere s1cun et sono stati tali Cristiani DàJa Cbiea di Dio, e ce ne sono ancora oggL
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6. Sinesio di Cirene Sinesio, vescovo di Cirene, appartiene a questo gruppo? La cp:stime riveste per noi un particolare interesse per il fano che SiDesio dMaoe aistiano mentre era ancora Wl platonico, e II5IÒ IDI platooim pur esmdo cristiano - una situazione impossibile ad avviso di Heimidl Diiaie.ID&ai, secondo la sua opinione il Cristianesimo ed il Plalooismo SODO due cmfessioni» religiose ben definite e radicalmente oppos1e I'UIIIIil'altta. O. serva DOrtie a proposito di Sinesio: «Sinesio rifìulò l'imaa dotaina ~ na ddla redenzione, perché aveva dato la sua ~-~~~ ~ Come prova di questo fatto DOrrie fa riferimeolo alla Epist., Ul5, di Sioesio'. 1 Sia il sincrctismo che la fede odia T,cbe 10110..0 clioclllli od mia~ D, «Vi~"rlllll»,1_0 (1972), pp.1-40,~: 17·~ A.~ JJonjouoltt,uS.~
. . u Boezio come teologo ~· ~ .~.,....Roma 1981, pp, J(o.ZS; • hdel Co"g"no 1111~ di Sllllii ~~......11.. s-r;.,ll«zio. ~ Zio come fìlosofo cristiano in ~· c&. I:- voa;;:;&. iD ~ cfr. H.
11_1· Att1
1974, ~ol. l, pp. 565-781; sUl ua.uato IN/idfUI. TMtiDD.,J~· ~~dWick, Bo~1hiu1. Th~ COfiJOWIDM o/. MMJK. JY. l'P- 174-222 l • a.D'
trcap.
';;.":_othrd 1981,pp.175-180~Di · m=...... eology and the philoao ). 9 Dorrie, Di~~~~ T. ·, dL p. 42,1L 12).
CORNELIA DE VOGI!L
Su quali basi formula J?O"'!e quest~ sorprendc:lt~ giu~o~ leggi.. d rima la lettera di Smes1o e vediamo quale sl8 il suo significato moSi~:o. detto alla cattedra ep~scopal~ di Cirene _d~. POJ>?lo del stretto di Tolemaide, nutriva seri. dub!d sulla1poss1~ilit~ a.ccettart questo incarico, dd quale a~ert~ m m o md~ t? pro on o file Implica. · · orali E si chiede: llll sara permesso 1 rimanere un osofo in ZIOnl m • ' • ha ri sto mentre in pubbli·co m1• mostro come un amante di «miti»? P ot;oL 4>LM>a<$Jlv, Tà B'lew 4>L>.DILuEI!Ilv, PG 66, 1188 A). 11 È su queste parole, ovviamen.te, che J?.orrie basa ~ suo ~i~dizio, secondo il quale Sinesio avre1bbe rifiut~to1 1 U?t~fandohtt~agnific~ttana della redenzione, considerando a _come mito ~~la . ~ e s1 . ca ~uppor. re che il vescovo di Cirene riteneva che l mcamaz1one, la vtta di Cristo sulla terra, la sua morte e risurrezione, fossero dei miti. È quanto pos. siamo dedurre dalle parole di Sinesio? Questo è il modo in cui egli spiega la sua posizione: non vuole insegnare agli altri le sue idee, ma non è neppure disposto ad abbandonarle. Per quanto concerne l'anima, ci sono argomenti scientifici che non possono essere facilmente indeboliti. Tuttavia, non si deve cercare di spiegare queste cose alle persone che non sono preparate intellettualmente. Sarebbe un grave errore; infarti, potrebbe recare loro un danno. La verità circa le cose divine è un mistero. Dobbiamo aderire ad essa, in quanto proviene da Dio. Ma non possiamo parlame negli stessi termini a tutte le persone. Sinesio menziona tre punti (1185 B): (l) «Non sarò mai convinto che l'origine dell'anima sia posteriore a quella del corpo; (2) non pos· so affermare che il mondo e le sue parti periranno insieme; (.3) consi· dero la questione molto discussa della risurrezione come un mistero. Su questo tema sono molto distante dal concordare con le idee dei più» Che cosa significa il primo punto? La priorità dell'anima rispetto al corpo era una convinzione fondamentale non solo dd tardo Neopla· tomsmo, ma dello stesso Platone storico ed anche di Socrate che ne fa menzion~ come ~no dei principi di fondo che egli ha sost~uto per tutta la vua e per ~ quale è disposto a morire (Platone, Critone, 46 B49 E; cfr. Apologia, 29 D- 30 A). Questo principio non ha diretta· mente a c~e fare con l'anima dd mondo, né implica necessariamente ~ualcosa c1rca la t_rasmigrazione delle anime umane, due dottrine che m ~;je~ non vemvano accettate dai Cristiani. Per Platone, cosl come pe otmo,la formula della priorità dell'anima rispetto al corpo non
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p[.!.TONISMO E CJUS11ANES1MO
.gnificava una anteriorità temporale p " sta tiene insieme il corpo, e non ~entrambi indicav.. che . m tO umano la pane dominante. Si P<>trd> e che rllllhna ba Dà r.... k:ca. E questa è st~ta ~pre anche una~~ la priorità al corpo stgnificherebbe capoy 1gere le Cl1ltiaaa. ~ Per quanto concerne il secondo pun~ che ~ mondo nel suo ~omplesso non perirà ~ Slllaio ~ che il gnifica nec~s~namente che ':di creda nell' ~ le ~ ~ 11011 Ilimondo. Anzt, e molto probabile che non vi ~ di un IIIÙDa del raneo Nemesi~ ~i Emesa, che Presenta una~11110 ~ platonica dell ~una - come una SOStanza ~ movimento e, m quanto sovrasensibile, ere~~ m caotiDuo di un'anima del mondo, ma crede che il Creato la dottrina sua opera cosl ben costruita e non la lascerà ~ ~Prtrenai la che Sinesio fosse della stessa opinione. Sotto quesr è Probabile 0 upeuo, emrambi erano dei buoni Platonici. Per quanto con~eme la risurrezione, anche Dòrrie . nesio vi credeva. Ciononostante, egli sottolinea di non che Sid~ con le ide~ della gra_nde ~aggioranza di Cristiani cira g1a. È probabile che egli respmgesse fantasie piuttosto ingenue molto «corporee» diffuse fra i fedeli cristiani circa la fine dd moodo e la ris~r.rezione. Ed è '1-':lesto. che egli probabilmente qualifìava come «miti», non accettabili per il filosofo, ma necessari per il popolo. Noi possiamo dire che Sinesio avesse torto nell'affermare cbe la ri· surrezione è YEpòv TL ~eal à1T6ppllTOV. Tutto ciò che possiamo dire è che egli assunse un atteggiamento piuttosto altezzoso nei confronti della «folla». Da questo punto di vista, indubbiamente, Sinesio rivdava stretti rapponi con la scuola platonica di Alessandria e coo la sua amica, verso la quale nutriva un grande rispetto, lpazia. cbe. in quel periodo, ne era il capo. Questa scuola esprimeva lo spirito ~'aristo; crazia intellettuale, fortemente avversa alla dna16fva{a dei mooaa orientali. . . cbe .Sinesio assunse Dione come modello del «
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di dèi greci allegorizzati. In questo ambiente spirituale, ~~esio mostrò la sua indipendenza intellettuale sposando una donna cnstJana, e divenendo egli stesso cristiano. E ~uando venn~ eletto vescov?• di~de un'ulteriore prova di questa indl~denza ~~~d~ che _gli verusse
permesso di mantenere ce~ modi perso~ali di VIta: m pnmo l~ogo~ non era disposto a separarsi da sua moglie o. ad abbandonare 1 suo1 normali diritti coniugali; in secondo luogo, mtendeva mantenere la sua personale posizione intelle~ale ci~ca i tre ~unti sopra ~enziona ti. Sembra pertanto un serio framtendirnento ntenere ~he il veseovo Sinesio, con la sua scelta in favore delle forme del pensiero filosofico, abbia rifiutato l'intera dottrina cristiana della redenzione. Non c'è infarti alcuna prova per una tale conclusione. D'altra parte, tutta la sua vita attesta il contrario. Ciò che troviamo nell'opera di Sinesio è una forma, piuttosto fotte, di sincretismo. I suoi inni alla Trinità ci ricordano quelli di Giamblico. Tuttavia, il suo elogio del divino Figlio della Vergine (Inni V e VI) non lascia alcun dubbio sulla loro ispirazione cristiana. I.:Inno IX, cda discesa di Cristo nell'Ade», descrive un articolo del credo cristiano, ma lo fa utilizzando un apparato immaginario mitologico. È pertanto giustificato classificare Sinesio nel tipo d., per quanto la sua figura sia certamente molto diversa sia da Minucio Felice che da Boezio. Sebbene egli desideri essere un filosofo, non è ceitamente uno studioso come Boezio. Né possiede quella misura di irriflessa semplicità che abbiamo trovato nell'Octavius di Minucio Felice. Inoltre, Sinesio era un vescovo, e la sua Lettera, 105, mostra con quanta serietà egli assunse il peso di un tale ministero. Obbediente alla chiamata, egli fu disposto a sacrificare in pane quel genere di vita che tanto amava: una vita di grande libertà personale, dedita alla lettura, ma anche al «divertimento» (traL8[a), alle sue armi, ai suoi cavalli e ai suoi cani. Sinesio fece questo sacrificio e si dedicò interamente ai doveri di questa nuova dignità, non in una forma puramente esteriore, ma in modo profondo, come una chiamata alla santificazione. Ma rivendicò il diritto di p~~are che riteneva essere vero. Perché questa è una pane del servwo a D10. E questo è ciò che egli chiama 4>LXooOij»E'tv. S~ base delle sue stesse parole, possiamo pertanto collocare Sinesio nelnpod.
ci?
7· Il Corpus areopagiticum delTipo e. Nel_Corpus. areopagiticum troviamo una forma cristianizzata Neoplatorusmo di Proclo. È l'universo e la metafisica di Proclo.
LATONJSMO E OUS'fiANESIMO p
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modificati. L'autore introduce una DOritl qllaDdo m~la di Dio come «la Causa di tutte le coae., come • ad ~. P ce da se stesso» per andare alla ricerca ddl'a1uoAmore diviDo dle p~oclo né Plotino. È l'amore cristiano di Dio. I:~~delllllll hé ....,.,.agiticum assegna ad esso un posto centrale _..n_ Corpus QT --•' _ di RlllJe DClll' l di • UCI ........, IDl atto consapevo e creaztone. 8. Conclusione
Al termine di .~uesta rapi~a ~~o~ca possiamo coocludt:re che, nel complesso, gli mtellettuali cnsnaru non hanno ISIIII1IO IDl aaqpmento di ostilità nei confronti della filosofia greca; per lo più, 10110 stati positivamente interessati ad essa, sebbene oon seoza ll9lllZUe Ilcune riserve critiche.
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u Ho uattato di questo te1DA adl~-llll*-70 .. GoJ, cVJ&iliae ~." (19811, PP- ~· '
v. n comune fondamento
1. Platonismo e Cristianesimo
Non ogni forma di fùosofia greca era accettabile . . . . J.:Epicureismo e lo Scetticismo vennero respinti men ~ 1 f~ e nella Stoa potevano essere trovati elementi validi tre m n.l~ fetti avvenne. La dottrina stoica della Provvidenza'=~ m ef. me ispi~atrice. G~ argo~enti in b~ ai_ quali veniva no seMre nella diScussione con gli atei. È quanto in~ · ~-' . nell'A qumate, . o:uo::m SI YOWW in seguito, cosl come in Leibniz e in Wolff. Ddl' · stoica una buona parte poteva essere assimilata: è quanto fa s. Ambeu: gio nella struttura del suo De o/ficiis, che in seguito venne integrato nel catechismo romano ed ebbe una vita molto lunga, ancora forte ai nostri giorni. È tuttavia nei con&onti della metafisica platonica che i Cristiani dei primi secoli avvertirono una reale affinità, che penetrava le profondità della loro vita interiore. Per i Platonici, infatti, le realtà invisibili erano di gran lunga più importanti delle cose visibili. Esse solo costiruiscono la «Vera realtà», e pertanto rivestono 1ID interesse infinitamente più grande rispetto alle cose di questo mondo. Questo mondo viene considerato come essenzialmente dipendente da quest'altra realtà, che essa sola può essere dc:6nita cEssen:» nd pieno e perfetto senso del termine. È da tale realtà che il nostro moodo dipende, nella sua bellezza e nel suo ordine, per la sua origine ~ la sua esistenza. «Dio è buono», è la causa di tutte le cose, e c:onsem il~ do con la sua Provvidenza. E l'anima, questa nostra anima umana. nveste un'importanza infinita. Essa non si corron;ape ~~~:r-e. ma vive in eterno, in una condizione confanne alla VIti moru:: uomo ha condotto sulla terra. . razionali. In questa Questo è quanto i Platonici credevano .su. basi ria, e trOVIfC ~orma~ pensiero i Cristiani ~t~o ~~ 8 ~ for· In essa il loro supporto. 'e 1 c~ abbl8110 loro fede. è fuor di ma della filosofia platoruca per _mt«:~~~la n~ Clanellle ed iD Oridubbio. È quanto troviamo da 1ustmo m ~ Ciò 1100 esclude gen~, nei Cappadoci e in A~o, fino 'altra ~che per che 1 Cristiani vivessero essenzialmente . un ciò che poceva o noo essi era assolutamente regolativa in riferimento 8
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CORNELIA DE VO(;PJ_
accettato. Pertanto, un cristiano mai 8,.,._ poteva -··......-•~ gli non avrebbe . -qcosa di incompatibile con quanto er~ stato IDSegnato COine ual tato q · • eh t n · vero. Ma egli avrebbe accettato cto e po ~ conoscer~ come m ac.
corda con questa fede, ciò che permetteva -~ ~pprofo~cfu:la e ~ con. fermarla, e l'avrebbe integrato,nella sua p1u. mnma vt~a mte'"!ore. A la dortnna platoruca dell Essere t 'ambito apparteneva senz altro "d q~ - a se stesso. intelligibile, perfetto, eterno, sempre 1 ennco
2. La differenw di clima spintuale Da un punto di vista fo~~e, la filosofia, ~eluso il_Platonism?, ~ molto diversa dalla fede cnsnana. Anche se il Platorusmo non e D1aJ stato, come ritiene Dorrie, una confessione religiosa chiusa e ben defi. nita. È stato sempre un sistema fondato su argomenti razionali. Inoltre, fino alla fine dell'antichità non è stato un sistema chiuso. Esso eta aperto ad opinioni differenti, che venivano accertate da alcuni Platonici e rifiutate da altri. È quanto si verifica, ad esempio, sulla questione della trasmigrazione delle anime. D Platonismo, dunque, è stato sempre oggetto di discussioni, il Cristianesimo no. L'unità di Dio, che sin dall'eternità è «insieme com• il suo Verbo, non era oggetto di discussione, era materia di fede. Che il Verbo si è fatto carne ed ha dimorato in mezzo agli uomini, era un'altra materia di fede, non di discussione. E nella misura in cui i Platonici - non possiamo dire «PlatonismO» non potevano accettare questo, essi restarono estranei al Cristianesimo. Ma per i Cristiani ciò non cambiava il fatto che Dio, l'eterna Luce, l'Essere eterno e perfetto, la Causa di tutto ciò che esiste,l'etema Bontà e Sapienza, poteva essere pensato nei termini della metafisica plato~ca.. Questo è ciò che i Cristiani fecero. È quanto vediamo, ad esemp1o, m Agostino.
3. Tensione e lotta ~ Ma proprio il fatto che Platonici e Cristiani avevano un profondo andamento comune poteva diventare causa di tensione e persino di
t~ lotta.• Ind~bbiarnente,_ il _nucleo centrale del Cris~esimo, la ~
Gesu Cnsto come Dio mcamato, era estraneo al Platonismo ID
~~tale. 9uelle persone che erano state educate nella cultura gre-
vita, ~d{fr platonico potevano, ad un certo momento d~ loro saggio . . ?nte ~ questa nuova fede, e, dal momento che il mescnsttano nvendicava di insegnare «la via» che conduce a Dio,
PLATONISMO E ClUS11ANESIMO
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. . ~ a compiere 11118 scelra. potevano sennm va comportare mola problemi. Non tutti, iafaa:i, Per llcuai c:i6 .,_. no, quest'uomo semplice della Samaria, cbe lldla el'lllo COllie G.a. ~ eli Pl.roae li send «in strada», ma che;, posto di fronte al ascoltò con mente aperta, ed in eao tJovò il ~ ailtimo, lo zie di Israele, e, ad un tempo, la realiz:zsriooe~ cYe ~ derio e della sua nascosta speranza_ Nel C8IO di -~ PI"OloDdO daila superbia intellettuale della tradizione della ~ 11011 c'era Dé glio nazionale della tradizione rdigiosa ebraica.~~~ roqp. li esis!enti pot~ano ~pparire insuperabili, e JIOieVIIIo ~P'*- PtaìDo amdurre ali elaboraztone di un contro-sistema 0 di -:i.~:=' combinato con elementi religiosi 0 sam'-religia.i .P ca, oppure di stampo nazionalistico ebraico seguace della Ptoplìa Dadizione esegetica. Un contro-sistema di stampo dabomto ancora sotto il regno di Marco Aurelio da ~ Cristianesimo la negazione dei valori culturali ed 111D111i. ; crescita del Cris~esimo e .la sua fona spirituale t11111portii0Do 111111 cena asp~ n~ ~tta~~ ~nd~ contro di esso. In Pbmo, dJe conosceva gli gn~na cns~, ~ _l'attqgi.•mmrn più C~Je~aa del filosofo nel rifiutare ogru genere di liDguqgio cdmnm11in neallivello !iell'Essere spirituale. E certamente mcbe c:gli rivda qud genere di disprezzo per gli 6:rral&vr01. che era peculiare dd PIIIDIIici. Porfirio, un uomo di elevata spiritualùl e di solida fotmaiaae culturale, riprende da Celso gli argomenti coatto i Cristimi. Indubbiamente, egli era un uomo dotato di qualità Cllllliderevolm dente. D Cristianesimo deve essergli sembrato un movimento rin1e per quanto concerne la vita spirituale, pericoloso per l'IIUIIZiaae dJe esercitava sulle masse, e, proprio per questa ngioae. di litdlo iDfaiore. Infatti, il Gesù degli evangelisti non co~ al modello. di un fi. losofo: era un uomo che disprezzava la cultura e la~~_,. retica, e che aveva una preferenza per le penoae 111111 ~Per Porc:ukaddlaDiinie fui0, come per Celso, era la supposta ostilili Sccoado . Dei .c:cafroati influmra che rendeva il Cristianesimo detestabile ed odiam. dhawti il Platonismo aveva perduto nel q~~ za: una sola scuola era rimasta, e qUI5I tullll Uli)izalo COD SUCCCSID Cristiani. Pertanto, il Platoaismo. che era.~ 018 aaere ~h impiiiiD 1 per conquistare i Platoni.ci ~-n~ ~ lft9IIIO m..- quebandonato. Quei teologi ~· ~ che to di VÌIIIo Dd pensare nella forma della ~ca platoDiCI. sta filosofia nella loro vita cnsaana. ~ questo pun imporllllllt Dd IV_._ quano secolo troviamo nomi La scuola platonica di ~ era
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GMmblico combinava la~ di~ scuola C'OD ~ DUOVo S&ririlo rdi,ioso. una sona di JDisbaSIDO, ~ ~~ «teurgia» ~ la credeoa che si possmo ~ ~ ~ a!Je ~~
sona di acramcoWismo). Guiliano, che _all-;ta _di .~n~ V8IDe ciniziato a) Neoplarooismo» da uno degli allievi di Giamblico, non
vame in effi:ui inaodono alla 6Ioso6a platonica oe1 senso che essa . - ,...... PloOno e per Porfuio, beosi sembra che sia stato sopraffatto . r - drasricameDte dagli andìci dei rir:i iniziarici1• Essere iniziato e ritornare agli dèi pagani non era infrequente a quei trm.pi. Nel 0150 di Giuliano, ciò porew essere avvertito come un tentativo di ~ i culti ancesmli e le antiche ttaclizioni culturali La sua reaziooe pagana era cenamente un'espsessiooe della lotta dell'dlenismo cooao il cbubarismo». ma era soprattuttO un movimento religioso, organizzato da un uomo che si sentiva guidato da forze divine. Si trattaW di un'esahazione religiosa; con ciò il Platonismo, nel suo significatO trorerico, noo aveva più nulla a che vedere L'ampia diffusione della religione di Mina, la grande simpatia che Giuliano trovò in Gallia, e le numerose testimonianze di ringraziamento per i suoi editti di tolleranza che si possono rimeDire in quasi nme le pani dell'impero I'OillaJlo2, attestano la resistenza del paganesimo. La storia di lpazia, l'abile ed illustre reggin:ice della scuola filosofica di Alessandria attorno al400, offre un sorprendente esempio della violeuza esasperata che poteva raggiungere il cooflitto &a la civiltà greca ed il popolo cristiano. Sinesio proveniva dal circolo di lpazia, conia quale restò in rapporti di amicizia e di stima per tutta la sua vita. Egli morl probabilmente poco dopo il412,l'anno in cui Cirillo divenne patriarca di Alessandria. In quel periodo, l'opera di Giuliaoo ~ i GtJileiani,_ scritta nel 363, era divenuta moho popolare e velllft molto letta. È IDlportante osservare che, circa settanta anni dopo la sua ~~· ~o di Alessandria compose una sua elaborata coofutaziooeJ, di cw a restano i primi dieci -libri. Per Cirillo che DOil era particolarmente interessato alla fiJoso6a, il nc:miro da ~ DOII.di era in ogni caso il Platonismo. Da parte di coloro che avvettivaDO ~ perdendo ci doveva essere probabilmente una considertvole dose di rancore, come od caso di lpazia.
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VI. positivo influsso della filosofia . stiano e della fede cristiana sul pla~ pensìero cri-
l. Platonirmo e subordinazionismo Heinrich DOrrie conclude la sua lunga esposizi dei . Platonismo e Cristianesimo con quattro giudizi ~ .1 nrap~m fra seguente: DegatM · pnmo ~ il ~Con la.spesso o~servata propensione di molti teologi dei rimi secoli verso il Platomsmo non è stato compt"uto alcun p _c • dd Cnsnanesuno · . . ndla sua sostanza. La dottrina mutamento daormaztone · ·o na si _è svil_up~a~ secondo le sue proprie leggi intrinseche». cnstla· Fm qw ~me ha pe~ettamente ragione. Ma poi prosegue: «ll Pl~to~ISm? non nentrava fra i fattori che hanno agito dall'ester· no sul Cnsoanesuno. È quanto emerge in modo molto chiaro dalla disputa sull'essenza e la narura di Cristo2. Questa disputa avrebbe condotto a risultati molto diversi nd caso in cui il Platonismo, o all'interno o all'esterno ddla Chiesa, avesse potuto esercitare qualche influenza degna di nome. Né il Platonismo ha mai raggiunto la sostanza dd pensiero cristiano». Di nuovo, quest'ultima affennazione è dd tutto corretta. Per quanto concerne l'argomento precedente si devono avanzare alcune riserve. Per Dorrie il «Platonismo» era un sistema chiuso di natura religiosa, una «confessione», incompatibile con il Cristianesimo. Se esso avesse realmente interferito ndle discussioni teologiche di N"tcea e di Calcedonia ciò sarebbe stato disastrosO per il Cristianesimo. Infatti. proprio qu'elle cose che sono al centro Clelia fede cristiana - eh~ «Verbo si è fatto carne», e che il F"tglio è ~ stesS8 ~ Padre - erano inconcepibili per un Platonlco. Per ~ ~fecero dovevano percorrere la loro strada, ed è quanto dfettivamenddla • In un cetto senso questo è vero. La fede viveva ~ropna zione. Ed i Padri di Nicea e di~~ ~esci~~;: fede nd modo più chiaro possibile, ID teriJIIDI rori dd!'epoca.
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CORNELIA DE VOGBL
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Questi errori si identificavano con il Platonismo? P~obab~~te neppure DOrrie giungerebbe ad ~are quest~. Tutta'?- egli ~bene che l'Arianesimo fosse connesso m mod~ ~ co~ il Platorusmo, di modo che con il rifiuto di qu~ta. ereslll ~~~a ~va condannato anche il Platonismo. Ma le tesi di Ario sul Figlio di D1o, che, a suo avviso non sarebbe né eterno, né eguale al Padre, e neppure simile a Lui, e ~to non sarebbe in grado di con?S~lo, costi~n'?• in fondo, uno sviluppo piuttosto indi~dente, .il CUI carattere ~cilmente potrebbe essere definito platomco. Fr. Ricken, nel suo saggto sopra menzionato descrivendo i tre diversi sviluppi che derivano dalla accettazione dell:ontologia platonica, definisce la posizione diArio come «Una delle possibili conseguenze»); il che significa, una conseguenza dalla quale veniva esclusa ogni forma di partecipazione o di analogia. Ciò è in netto contrasto con la posizione di Eusebio, il quale potrebbe sembrare molto vicino ad Ario con la sua subordinazione del Figlio; Eusebio, tuttavia, elabora questa concezione in modo molto differente, più in linea con il pensiero di Platone e con la testimonianza della Scrittura. n terzo «possibile» sviluppo sulla base dell'antologia platonica era la teologia di Atanasio. Invece di separare le «ipostasi» le une dalle altre, Atanasio sottolinea la loro essenziale connessione. Senza il Figlio l'essenza del Padre non è completa. Proprio come una luce non può esistere senza irraggiamento ed una sorgente senza un fiume che sgorga da essa, cosl Dio non può essere separato dal suo Verbo, dalla sua Sapienza e dalla sua Verità (Orationes contra arianos, I 29). Attraverso il suo. Verbo Dio ha creato il mondo, ed «Un'immagine del Verbo» è stata 1mpressa nelle cose create (Orationes contra arianos n 79). Troviamo in Atanasio l'immagine preferita da Filone quella del sigillo ed il modo filoniano di parlare del Verbo come c~tore del mondo ~e no~ è mai separato dal Padre ma è sempre in rapporto con Lui. Ì teologi par!ano frequent~ente di «immanenza» in riferimento al Figlio. ~ realt~ ~are~be me~lio non esprimersi in questi termini. Infatti, il dtvtno ':lmane m se stesso trascendente, pur operando nel mondoerbo e nella stona. PlaFr. R!cken ha perfettamente ragione nell'osservare che l'antologia di de~~~ ~dse della teolo~ia di Atan~io. ~ questo senso- co~uMa . 51. eve parlare di una elleruzzaZJ.one del messaggio crisna~C:·la egli ~1 affretta subito ad aggiungere che, nei tre casi da lui trat· ~~ne» ha sempre svolto anche una funzione critica nei concerne Atan:rcaRicockenncezio~e dell'essere e del mondo. Per quanto cono, sptega: «Atanasio cerca di eliminare, per mezzo
nm;ti
'Ricken'Zur Reu,tioll... , cit., pp. 337 ss.
PLATONISMO E CRISI1ANESIMO
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logia la
della on~o
p tonica, il conc:ato di Dio della .. aristotelica, panendo dalla venuta storica di Criao tlldiziooe ~ Siamo un po' perplessi di &onte 1 sulla terra•. teoretico di spiegare l'opera di A~ modo COà fonema.te del quatto secolo ha realmente cercato di· Padre ddla ClUea fico di Dio? Possiamo osservare inciden~ nCODc:eao &bo. Dio come b 6VTIIl!ì ~~~. Atanasio utilizzava &mn~Dd. Pl!lare di vemente modificata e prendeva effettivamen:ie Plalooica liesica dell'es~re t;tBscendente autenticamente plat= ~ JDeta!i· nel concepire Dto come essenzialmente «insieme · tuttavia, come. mai separato d~ esso•. dal Verbo e dalla Sap=:: ~~~ effettivamente combmato il concetto aristotelico del pensiero divino (v6T)<ns vafJaflllS) con 1'611TIIlS' 611 di Platone, può~ sere posto in dubbio. lo non ritengo che le cose stiano affatto : : Ma, dopo tutto, Atanasio ha cercato di correggere 0 di cp~ qualche concetto filosofico di Dio? No, egli non era interauto ad una tale questione accademica. Atanasio ba c:erc:ato ~m~plicemmte di esprimere nel modo più chiaro ed esatto possibile la fede c:be la Odesa viveva da secoli, accuratamente conservata dalla sua trumiaione di generazione in generazione, ben consapevole che si traltaYI del deposito più prezioso proveniente dagli Apostoh"'. Nel suo saggio Ricken tratta in particolare di Eusebio di Cesarea. Ora, questo autore applica al Figlio di Dio lo stesso genere di immlgini che troviamo in Filone, il quale rappresenta il Logos come il conduttore delle potenze celesti, una immagine che deriva claltrattato ellenistico De mundo, e che era stata ripresa da Platonici come Maaimo di Tiro e Numenioa. Le immagini del generale di un esercito bai ordi4 lbitkm, p. 3.50. Rickm scrive:~~ •. ~ MiaeiD~~ schen Ontologie den GottcsbccrifF der pia~-~cali 11111 iaJmda Christuaereianis ber au&ubebca». Caa ~ .IIIJIPCIIIIO -~~·ma ~iuttosto ~.d un~ .,.da di '16 &moJr 1111,1111 S1 deve dire che AtiiDIIIO, m Or. c. lltlibud di Dio. usa Tb 6vrc.1s 6vTa accmto .d 4A~J~kaolv ~ ,.._,~-- ~-:..........:t. lìir H. Diiaie. 6 ar. il mio conaibuto in p~"""...,._........,._...•• Miinster 198}, pp. 298 u. Auulio ~ 11.-- damoD
?:f.':"
• Cfr. le mie OIRtVUioai l F"dane.lk "'"'..:.. ~- ~~ Grnok Pbilosophy, m. 1}0), b, c. D opere 1kr Arisiouiis-G U Mll da P. Moraux oel-do vol~~-Iepp.}7-48. Gri«~tnr, Berlin 1984; .W cap. 6 • - -
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dd .
· re di una nave, che Eusebio riferisce al Verbo di
nato~- . umonabeabilmente dal celebre dialogo di Aristotele Depb· Dio <X'nvano pro . . . dalla ,. lowphu'. Euse~io potrebbe aver tratto queste unmagmt tradi. lione.alessandnna. d d ao A · non ahhandoGaungen do a Atanasio ' Ricken con edu .e : . tanasao . . teo logtci; . ..,_,, cosmologico dd Logos 1 suoi meno na il concen o di . l """511 iunosto cerca di moclificarlo e. mtegrar o». p Q · amente è lo srudaoso tedesco che parla. D Padre della w, nuov • al h di . la Chiesa Atanasio non ha «cerc~to» tro c. e espnmere sua fede, che egli sapeva essere la fede VIVa nella Ch~esa. . , Molto giustamente Ricken osserva che m ~tanas1o, sebbene l ontologia platonica dell'Essere eterno e perfetto s1a.alla base della sua teOlogia, il clima spiriruale non è quello dd Platorusmo ~reco. È a:"'~u~ una trasformazioneli: «il vero essere (6VTWS ~v) ed il vero Dio» e «il Padre del nostro Signore Gesù Cristo»; al centro dell'interesse non è più la relazione di Dio nei confronti dd cosmo, ma la sua vicinanza all'uomo in Gesù Cristo. Ricken parla di «111utamento delle categorie antologiche» - dalla dottrina delle ipostasi a quella di una connessione essenziale12 -: ciò deriva dalla nozione di Dio del Nuovo Testamento; non è il risultato di una discussione filosofica.
2. «Deelleniwzione»? Ho precedentemente menzionato la risposta di Ricken alla attuale richiesta di «deellenizzazione>>. Egli ha mostrato come nel pensiero teologico, fra gli altri, di Atanasio una deellenizzazione della metafisica platonica sia effettivamente avvenuta. Ma noi possiamo fare del tutto a meno di quella forma della metafisica greca? Non è forse indispensahi· le per esprimere la rigorosa trascendenza di Dio rispetto a tutte le cose c~eate, e, ad un tempo, la sua insuperabile vicinanza all'uomo? Possediamo qualch~ forma di pensiero migliore od anche equivalente? No, n~n .la possediamo. Se esprimessimo la relazione fra Cristo e Dio in ter· nuru meramente funzionali, perderemmo ciò che Atanasio nella sua lotta contro_J'~ri~~~o, ~a conquistato per la Chiesa. ' Questo e il gaudazao di una persona che è ben consapevole che la ' Ariatotde, 'D (cfr. la mia G?:e!bp~~Ì:pb~ lll2 b Ross, presso Sesto Empirico, Adv. dogm. ·ID 26-
Rickm Zur
' .sopuy , 426 b). ~IIOn "',p. 349. fùueo,. . • loc. al.: «daa Gottesbild ... hat eine wesentliche AkzentverlageruDI er· 12 Rickm,loc. cii. 18 11
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J>LATONISMO l! CIUSTIANESIMO
u·rnha . ICUe m o cene unplicazioni -...~-: .... _
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certe co~~- teologiche che~ e .. qlleRo Eco ba Tuttavt,a• D?m~, che è ritornato ~ ~ la fila.o6a. apena. un ampia diScussione, non abbaDdoaa QUelàooe dopo li era Platonl~~o è un'.unità sistematica di . la ~ JIOiizioae: l) il compatlb~e con il Cristianesimo; 2) e --.I•Jtrneare iacun contnbuto alla fede cristiana; 3) ed ~._, 11011 poteva due Ilperché alt~enti ci~ sarebbe stato menzionato~ 11011 l'ba dato, documenti della stona del dogma della OUesa qualcbe pane Dei . In s~ondo _luogo, Dorrie aggiunge: è un ' ~coli 11011 è.. s1ddem teologi platonizzanti dei primi secoli errore nteDere cbe 1 ~ tenzione di cercare nel Platonismo qullche poamo ~~ l'inproblemi di fede. aiUto per •--=: 1 loro S~ questo punto Dorrie ha ragione. Ciò sigoi6ca, tuttavia, la questione non ~ovrebbe essere posta in questi tenninil'. 1 teologi del quatto o del qumro secolo non guardavano al Platonismo un aiuto per risolvere i loro problemi. Tuttavia, dal~~ tologia platonica era alla base del loro pensiero ed era stata ~ nelle.l?rrie ri~ imJn8liai no fatto una cosa meramente estenO~ usan__,_,.~; _...n. fede rdifamiliari ai loro lettori con lo scopo di CODq_.. • ,...,.._
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la . " Non in1e11do dire che Bicba o qUIIqua ehro ,.y,;. . - . , mente in queste forma. . 14 Dorrie, Die~ ~.~.<4),!'- 2. • Ha11uDa ._ .... 'J1IeakF, clie " lbitkm, D. 124: cEiDe dcrart (ausdscbe
zur Feder sriffen, durcbaus frcmd».
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gioia che in realtà, appaniene ad un altro ordine. Penanto, Filone parlava Giudei ellenizzati dei suoi t~pi nd linguaggio_ ~osofico non per approfondire la loro compren_slo~e filosofico-~elig1osa, ma per fare in modo che essi cessass~ro ~~ «ft_losofare». e ?t?~as~ro a cMosèo•6. Ed in modo analogo, gli scnnon e teologt cnsnam de~ primi secoli usavano il linguaggio dd Platonismo non per accrescere la comprensione filosofica dei loro lenori; essi usavano q~esto. ~guag gio semplicemente come un mezzo efficace per convernre gli mtdlettuali platonizzanti di quei tempi alla fede in Gesù Cristo, che era, in realtà, «qualcosa di completamente non ellenico» 17.. La mentalità di questi autori era in realtà molto d1versa. Né per Filone, né per i teologi del primo Cristianesimo, la filosofia era una forma di pensiero meramente esteriore, un apparato idoneo a convenire una cena classe di persone colte, un mezzo efficace che poteva essere rigenato dopo che aveva svolto la sua funzione 18. Questa è la posizione di DOrrie, ma non è affatto l'atteggiamento che gli antichi avevano nei confronti della filosofia. Filone di Alessandria nutriva un grande amore per essa 1', e lo stesso vale cenamente per Clemente. E come Filone aveva fatto con Mosè, cosl Oemente credeva in una più profonda penetrazione dei misteri della fede cristiana per mezzo ddla comprensione e della riflessione filosoflca 20• Altri erano più distaccati e non di rado Platone venne ingiustamente criticato su certi panicolari per mancanza di comprensione. Si deve tunavia affermare che, dal secondo secolo in poi, la metafisica platonica dell'essere perfetto e trascendente, da cui dipendono tutte le cose visibili, diventa una pane essenziale e persino fondamentale della fede cristiana. E questa era una cosa che non poteva essere perduta. Quando, nella discussione con Dorrie, altri studiosi hanno richiamato l'att~~ione sul Corpus areopagiticum come un esempio di Platonismo cnst1ano che ha esercitato un grande influsso sulla teologia cristiana, ed in particolare sull'Aquinate, essi si riferivano al fatto che S. Tom-
ai
I~itkm, PP: 12-13: «e~. geht ihm (Philon) nicht wn eine Òfnung zwn Hellenib:t:nhin: Ganz un Gegen.teil ... Der Weg, den Philon weist, 101l durchaua nicht in lW:htdeungen beachntten werden ... Philon iat ... bemiiht einen Weg zu erOff16
clcr
aus r helleniatischen Wdt ins] udentwn zuriicldiihrt» : Darric, i!'~d., p. 13: «erwu ausgeaprochen Un-Hdleniach~. nel D:Orric• ibid., p.14, dopo aver affermato l'efficaeia dd mezzo adottato- in quaD10 h ~ un RCO~ !juui tutti i Platonici 10no divenuti cristiani -, conclude: cDa~Zweck C:Mft»~tliche Platoniamus 10fon; er batte ala Mittd der Oberredung
Dell,
il li.'' Oueatola P,unto ~ lta~ rilevato molto bene da Runia ndla aua opera su Filone ed •;::eo p toniCO 10pr~ Citata. ~:~a ~ le o11erv11Zioni eli Henry Chadwick a propotito dell'etente, cw abbiamo fatto riferimento nelle pagine precedenti.
pJ..ATONISMO E CJUmANEs!Mo
maso lesse il De divinis rwminibus dello p . ~ uher tk Cllusis r:H=~oscendone l'origine ~~ ---~ diò gli Ele~entr di. teokJgia di Prodo nell~ ed iafioe le. e-. na di Guglielmo di Moer!Jeke (U68) 11110 studio~ tladuDooe L.i-
chiaraJnente visibili nella dottrina di' Dio quale ~ aa IJOriao U.U bro d~ ~~~ma Co_ntra Genti/es, dal capitolo 6~ ~Del~ irimentt DOme ha nsposto facendo una Detta diori~ AqiJelli riepatristico ed il Medioevo. Egli menziona le . ~ il periodo l) Nel tredicesimo secolo Proc/c ha~~. buto allo sviluppo di un'antologia filosOfico.teologia;~tale Clllltricolo, invece, Plotino e Porfirio non hanno esercitato ~ sesimile sul pensiero cristiano. llellun iJifh., 2) Nel tredicesimo secolo si verificò una discussione fra · . professione («ein Streit unter Fachleuteruo) una cosa cbe ~ ~ 1100 1D11 avvenuta nel periodo patristiooll. ' .3) Solo ora la logica di Aristotele viene coinvolta nelle dUcussionF4, divenendo la base dell' ontologia scolutica. Attmmo il l'lato. nismo che proveniva da Proclo la dottrina cristiana vame uriabita; ma ciò vale, spiega Dorrie, con un'affermazione dam!ro sorptmdmte, «Solo per l'Occidente latino». Dobbiamo considerare questo quadro tracciato da Diirrie cm IDII cena benevolenza, come una reazione più o meno improvvisata dovuta a informazioni piuttosto casuali ed unilaterali. Trascuriamo per il momento il fatto che il mondo del Mediterraneo orientale è anaaiz. zato da una ininterrotta tradizione cristiana con tratti pWooici putÌ· colarmente foni, che si estende da Origene e dai Cappadoci fino alla teologia e alla spiritualità onodosse dei nostri giomP'; una tradiziooe
. • . PIDdo doi podi di 21 1n Summa contra g~ntiks,l70 e 71,IIOVWDO l~~ m74 (..o. di· causalità, Ekm. th., prop. .56 e .57. Si veda ~ S"d: aiiiiN ~ di PIDdo. &vina provvidenza). E.R Doclds, oella lntrot/JIVDM ~'-il En Je proments of theology, Oxford 1933, p. n. 4, ba "':D~'C~ p. p
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·~---'-~· xr.a.~Dr. 24 /bidem: «]etzt entwurde~19 32 spec.iatllilaliVII.~ 17trPfli. ."S. Boulgakov, L'Ori~·~~~~~ dr. aDC~~eCP.SbcJdoD-"~ o/ 1Aitr
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takis, U. philosoph(~ byulltm~. Plllll 1~~1. '171e ~g~ losophy of lcons, m: A.H. ~ ~ 1967:-PP. ~l • • G~eA: 11nd Early MetiillnJal rliiiU>UI"'T• GIOVanni Scoto Eriuaen&-
. dai commentatori alessan~ del. q~no e del Quinto che. • ~re d' prodol) ha combinato gli studi di Platone con una teeolo (pnma. 1 eli ·1~ica aristotelica, che va dall'lsagoge e dalle solida fi?nndi~Ponrfie ~ fina0 alla --.l..tta scolastica di Giovanni D81J1a. C.ttgone o no pg•"' d 'cl pedi scena, il quale ha int~ott~ la sua gran e opera ena o ca con un trattato sulla logica anstotelica. direttam Ma ritorniamo all'Occidente latino, anche se non ente al tn:dicesimo secolo come suggerisce DOrrie. Jn!atti, la logica ~~ ca era stata insegnata nell'Occidente molto ~nma, e la s~a appli~o ne a problemi teologici era stata fatta per .P~.o da Boezio, alcuru decenni prima che le opere dello Pseudo-J?iorugl fa.ces~ la l?ro comparsa. Attraverso la traduzione di ~~~·- Po~o di~e il grande maestro di logica nell'Occidente !anno. C1o che VI fu di nuovo nel tredicesimo secolo nell'Occidente non fu la logica di Aristotele e l'uso che ne venne fatto in teologia, bensl lo studio di quasi tutte le sue grandi opere di scuola, la fisica e la metafisica, l'etica e la psicologia. Questi scritti, che allora vennero tradotti per la prima volta in latino, furono commentati dall'Aquinate, il quale utilizzò i commentari di Averroé, sicuramente molto meno platonizzanti dei precedenti commentari di Avicenna. Tuttavia, dato il grande interesse che riveste la questione, mi sia. pennesso di seguire la linea percorsa dal pensiero europeo greco-~nc:ntale durante lo stesso periodo, e di fare in margine alcune osservazJoru.
VII. Seguendo la linea del cristianesimo orientale
1. La scuola filosofica di Alessandria La scuola !ll~s~fica di Alessan~ria del sesto secolo non era particolarmente anticristiana. La magg1or pane dei tardi commentatori di Platone _e di A~stotel~ divenne cristiana, e la tendenza generale era quella di armomzzare l due grandi filosofi dell'antichità classica, Platone ed Arist':ltele. ~ebbene la ~o~ca di Aristotele costituisse una pane normale degli studi neoplatomc1, è a partire da Porfìrio che essa assunse una posizione particolare. Nella metafisica si preferiva per lo più Platone. Questo è il genere di filosofia che conosciamo da Boezio: egli era un maestro di logica, ma un platonico in metafisica 1• La stessa cosa può essere detta di Leonzio di Bisanzio, un contemporaneo di Boezio. Egli visse circa vent'anni più tardi, e fu coinvolto, molto più dei suoi contemporanei romani, nelle polemiche contro i Nestoriani e gli Eutichiani. Nelle controversie cristologiche del sesto secolo fu uno dei primi bizantini a fare un ampio uso di concetti aristotelici, in parti· colare delle categorie. E come di Boezio si può dire che gettò le fondamenta del metodo scolastico nell'Occidente latino, applicando la logica aristotelica a problemi teologi~ n~ ~ ~~può essere definito l'àpXT]y6s della scolastica biZSDtma. Egli. tuttaVI8. ~ essere visto in connessione con Basilio il Grande e con Gregono di Nazianzo, e deve essere considerato un neoplatonico, nel senso che tale termine aveva in questa epoca.
2. Massimo il Confessore Un secolo più tardi, Massim~ di ~polis, com~emcnte ~ . il eo:....:---re divenne il grande difensore ed mterprete degli MSSSimO Dl.,._, ' • · · odo . ttosto scritti dell'Areop&Jita. Questi scrito erano apparsl,m m . pw . . . nella prima pane del sesto seco~. ~ ali ~ di Massimo lmprovv_ISO · genere accettati come autenaa. Egli difese la loro sunon ven~vano m
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questi notevoli scritti• te e' il fatto che spiegòodi .. . . · • p1u 1mportan ana, erano spesso di tentJCJta. . dell loro fanna neoplatonica-pr m' un senso completamente ortodosso. Masa . che, a mouvo li . In" . f cile comprensione, dana per questo compito. ram, eg non solo n.on a . . . ali ta• di quel tard o pensiero Sun o era 1a persona anella elevata spmtu visse complletamenvt.tseJ.one cosmica di tutte le cose che procedono (grae11 .. · greco ' con ) ad sua Dio e a Lui ritornano, ma VISse questa VISione n o spiente " a· d gli apostoli. In un tempo oppresso d a nuove eres1·e dualm . d . • li d' · nto e1 proretl e e Ivenne verasostenute dall'imperatore reggente, eg · · · · e11 1 . che vemvano mente un defensor fidei, sia con un.a smgo are perspicacia mt ettuale, m' vm· cibile fennezza d1 carattere. Nella formula, apparen. · dia li 'd · l -· C · s1a con una temente accettabile, di <
3· Giovanni Damasceno al · · I:opera enciclopedica di G'Iovanru·Damasceno ha cosntulto un • tro ponte gica di q~es~tta nella Pnrna metà ~eli'ottavo secolo, la sezione teolosecolo2. Vers~'il~ ~enne trado~ m ~~o sin dagli inizi del decimo 51 Bergund1o dt Ptsa tradusse quella parte Zd zJ. de Guellinck, in «
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' """""" m questo periodo.
pLATONISMO E CRISTIANESIMO
79 dell'opera dd Damasceno che va sotto il . . Geyer ne ha mostrato il significato dal nto~ De fUk orthotltnr. ne ~~ cultura3• G!o~anni Damascen~~to ~VIRa ddla ~ uadiztone ddla ~atnsnca greca in modo ~ trasiDeao l~~~~~ua Magister sentent111rum di Pietro Lornbar~ ordinato. n ?ello e molto ~d suo materiale, e per la grande~ qui ~ suo.IJIO. il Damasceno e stato una continua fonte di m """"!' '!eD~ che qui mi propongo è di vedere in che modo lao~ nCOIDpilo la logica aristotelica abbiano trovato posto nell' ~ Platooièa e Giovanni Damasceno era essenzialmente ~· cupazione essenziale era qudla di Presentare una~CUI Pl'eOC· ta, ben ordinata e ben fondata ddla fede ortodossa 1i . compie. lizzare questo compito sono necessarie alcune condizi~rea: artigiano sonoEnecessarie cenlae co~diz!oni per ponare ~p= la s~a ~pera: ne~pure per regma e sconveniente servirsi di alcuni schiavt»4• Gtovanru non e affatto scandalizzato-da questa metafora. Al contrario, ritiene che si addica pedettamente al suo caso. Infatti, la logica e l'ontologia sono ovviamente dei prerequisiti per la teologia; m· zi, esse sono dei prerequisiti primi. Pet questo, nella sua opera enàclopedica intitolata ITTJ'Yll yvWoflùS', la dialettica viene coUocata nella prima parte. Giovanni Damasceno, infatti, teneva in grande coosiderazione lo studio ddla logica: lo apprezzava come uno strumento indispensabile per realizzare il compito che si era proposto. Ma altri «Schiavi» erano necessari: la seconda pane presenta una breve storia ddle eresie. Ndla terza pane, invece, viene iniziata l'opera vera e propria. E ciò viene fatto in un modo molto ~~· in quanto Giovanni aveva una buona co~os~ dd ~etodo SCielltifico. Questo per quanto concerne i pnnapt formali. ~~ terza pane (De fide orthodoxa) è la tradizi~ne ~d ~rpus_alt'Opil= il ruolo dominante ndla dottrtna di D~o: qw n~ ~ dam di tutto «Piatonismo cristiano» che prevale. Dto, che.~ il fon .ento oscibile "' ehe estste . e di ognt. conoscenza umana' la~ m se steSSO mcoo cto e può essere ed ineffabile. Egli non ha riv_elato alldi'~omo ·~=-tuttavia ~ l'Escolto solo ndia fede'. È al di sopra tuttO Cl
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«l ~ · li contiene in se stesso l'essere nella sua totalità sere stesso: n a~tlfi,egt'to di essere senza limiti (ot6v n 1rt>.a'YOS' o66 • come un oceano m m
o{QS' 41TfLpDV Kal d6pi.OTOV )» ·
4. Dio come l'Essere Platonica è l'identificazione di Dio con «~ ~e». ela~dn latifìvolo~tà divina1, mentre un tratto specificatamente cnsuano e ! en CUlone con l'essere. È un aspet~o, ques~o, che ~~n è pres~t~ m Procl~, ';D& nello Pseudo-Dionigis, e m quasi tutta l mter~ tradlzlone_patnstJca prima di lui, quella che, lungo la linea del Medit~rraneo onen~e. ~ da s. Ephraem ad Atanas!o: al f~oso qua~~ discorso teo~og1co eli Gregorio di Nazianzo, a Ctrillo d1 Alessandna . È la parola ~volta da Jahweh a Mosè (Es . .3, 14): 'Eyw d~L b ~v («dTaL, 1'0IICJO{m., 1f~OII d')'IIO(tTIIL, m\ llactl !IOMmpa.')'llOI'EtTIIL, r mWMCW Kp{nnno.L, 'A1rfPLiP'YIII TOliiW ~ 1rpocllCUI'fta8w llflls (nW Tlilv m· cmillll, 'AICaTd>.tJtrras yàp b lk6s-. La cExpooido fìdei», o IH fide ortotlou si apre con !'aEI'en;nazione della inconoscibilitl di Dio (PG. 94, 789 A; Bonif. Kotter, Di~ St:brift~,. at., n, p. 71: «Non si deve cercare o inveotipre curiosamente cib che non ci ~ ltlto t~esao. dsi unti profeti, dagli apostoli e dqli evangelisti». Cfr. Dionili
st 11Dm.,l1-2, PG. 3, 58.5 B-588 C; 15, 593 A-B; V 1-2, 816 B- 817
~~wlf
~li~. o~, I 9, ~- 94, 836 B; Kotter n, p. 31. ftlllle:~l2~~D ~~··IV 10, PG. 3, 708 AIB, tul Bene come cauaa uni· • oonwure-. Damuceno, IH /ùk orlhoJou, IV 22, PG. 94, 1197/1loo ~ D, p. 35 {Dio ~~_;..~j_~!·11l. Cfr. De_~ orth., I 1~, ~:· 94, 844,, ~ - ......... • con UD riferimento a Dionili Areop&lltl. Di11. - · · '89 D. l !>~onici Areo 7
'Peri nc~·f?i"· !fD"'·•.V4 ,PG._. 3, 817 C
.
AA.VV., Fm,.H ~~~colo MtiU Sdtllpbilosophie 1111tl Christ~tllllm, ID! IO
FdoDe, Quoti tkt;,;IIS, ....: 160. 1958, vol. l, pp. 527-548.
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· h cosa intendono dire questi avversari della Atanasi.o n.on vede ~o~trario. «Certo, noi n~m siamo in grado di formula d1 NI~ea? Ald. Dio» egli dice, e tuttaVIa comprendiamo che comprendere I essere . l . • . . he viene mdJcato. . il . . e Lui stesso c_ .. di lo Pseudo-Dionigl apre qumto capitolo delDue secoh plu tar 'n i distinguendo l' «Essere sovrasostanziale.. la sua operj 1 nomt jvdi sopra della ragione e del linguaggio umano' che è co~p etan;tent~ ache è identico con il Bene, e che è la Causa da quell · · fl usso .. Essere-m h · seOra Dionigi che h a esercitato un grand e l1l • • Pla · · · rutto c1o c e esiste. torneo cnsttano · h · Occ1·dente era certamente un O sia in nente c e m • . . 1 li · Nella sua trasposizione della ~eolog~a dJ Proc o: eg p~es.upp~ne ~ ..n tanziale» che drmora m una luce maccess1bile pnma di •wcue sovrasos 'd Arn di · · parlare dd Bene come Provvt enza, come ore vtno e gtCungere a1·versale Egli corregge il Neoplatonismo insegnando che susa un · . l'al · d l'amore divino è lKo-ranK6s, ossia ~cerca . t~», e no~ sc~tunsce a . un livello ontologico inferiore ma e propno l amore dJ D1o quale s1 trova nella Scrittura 14 . Cionondimeno, lo stesso autore talvolta si esprime in termini che potreb~ero dar adito ad int~rpret~o~ panteistiche, anche se si potrebbe d1re che, con la sua chiara distlllZion_e ontologica fra l'unica causa trascendente e le molte cose create, egli aveva escluso ogni forma di panteismo. Dio è l'Essere stesso che conferisce l'essere a tutte le cose esistenti. In un certo senso, Egli è presente nelle cose create. Potrebbe sorgere la formula di Dio come dator /ormarum. Ma potrebbero derivare anche cose peggiori. La nozione di dtrt"Lpov, quando viene assorbita nell'Uno assoluto, potrebbe condurre alla equazione di Dio-essere assoluto e del «11ulla». Naturalmente questa conseguenza è stata tratta, e non solo in Occidente. Dionigi ed il suo traduttore latino Scoto Eriugena harmo offerto una versione cristiana di quella concezione di Proclo, secondo la quale rutt~ le cose. derivano da un'unica Sorgente e ad essa ritornano con un !"o~c;n!o mverso. In ciò, tuttavia, non era necessariamente implicito il_p~apJo d~a interdipendenza, né quello della «assenza di aiuto» di D1o. Infatti, nella versione cristiana il ritorno è un fatto che concern~ la li~ra decisione del soggetto che ritorna, e la Causa prima è il ~o.onrupotente. ~uttavia, ai ~ostri giorni ascoltiamo qualcuno dire a 10· «Tu non pum_prestare a1uto; tu dipendi interamente da noi»una nuova fonna di ey~cusat 10 · prov~ttae· : .J._ · · altn· m · oppure asco1namo un -« . convento . dicattolico llllermare che «è un' onore per Dio che noi· Cl· lllteress~a~no · Lui l è ben . .. E 1: si interessi di noi»· ~~me . un efìc1o per no1 il fatto che ~~~ • e abb1a1no ascoltato qualche «pastore» dire
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'' Ho eii>Oito ciò in scritti p~ . . . pp. '7·81, 1pec., p. 70 enn, •pedalmente in Gtfflt: cosmic love ... , CIL,
PLATONISMO E CRIS11ANESIMO
8 che «l'uo'!lo. ~a biso~o degli uomini e . . queste e sunili espressioni derivano da D,io J:la ~di IIOi» li pus areopagieicum. Ne sono gli ultim.i ~lllllca bie: PJ0c1o e'1 in preced~ molti altri. COilCXJIDe ce De 11111o lllli «
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5. Conclusione Pe~ tutti qll:esti motivi non mi sembra affatto ragioaevole · . propno nella linea del Neoplatonismo di Proclo la fmte di ~ buto positivo alla dottrina cristiana molto superio~ 8 quello~ amtncedenti forme di Pl~tonismo, incluse quelle del quano sa:oJol'. In~: mo luogo, tale pamcolare preferenza per questa tarda forma di Neoplatonismo sembra ignorare che in Agostino il Platonismo di Plocioo e di Porfirio è stato convertito in una metafisica platooica crisrimimta In secondo luogo, trascura il fatto innegabile che il Platonismo di Agostino è prevalso nel Medioevo fino al ~cesimo secolo, che esso ha continuato a vivere in modo rigoroso anche in seguito, itll6 11M in Anselmo di Canterbury, e che è prosperato anche nel culmine della scolastica, ad esempio in Bonaventura. Che si sia o no dispcllli a COliferire a questi pensatori cristiani l'onorevole attributo di cfìlosofi,.l6 non è rilevante: in ogni caso essi furono d~ Platonici~ Infinee questo non è cenainente il punto meno UDportiDie- è ~le che il tipo di Platonismo procliano ha fatto soqere. dal ~UDto ~;m ddla dottrina cristiana, tante deviazioni e forse anche p1ù grm quame ne sono derivate dalla sua forma precedente. . . . · secoli dd Heinrich DOrrie si è occupato del Platonismo ~el aoria cristianesimo. Se egli avesse avuto rem:.,per ~fani che sopra bo del Platonismo, si sarebbe certamente attuto Del
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. ..!i-Ptoclo- mi . . . . - .. " Nel parlare di una P~ JICl: ~eli bo~ Heinrich DOrrie, quanto piu!IOIIO ~~-~-t.-- c1i1pa11i a~~..~~~~ 16 Alcuni storici della iìlolo6a-. _.. ~~- -
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pio, Femmd van S~ 6a cristianP qulle è 11818 IOIISIIIIa di 61cisofica gu.Ie JloDaftDlUN teoloso, noo uo 61osofo.
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CORNELIA DE VOGa
· Inoltre egli avrebbe potuto osservare che l'attuale predi. menziOnato. • li d . d . la lezione per il Neoplatonismo pr~ ano enva a ?'_l parnco . re svidella logica moderna. Molti filosofi hanno cnttcato negli ultitni I duppo cenni il modo in cui Agostino ha 1'den tificato il uverbo di n·Io con il m:ndo intelligibile del Platonismo, cosl come preceden~emente era stato fatto, ad esempio, da Origene ~d an<;he da G~egono di Nissa. Tali critici sostengono che lungo la linea di Proclo e stata assimilata una forma della metafisica platonica più accettabile. È questa la convinzione che si può trovare, ad esempio, nell'opera di Werner Beierwaltes su Proclo 17, e che è presente anche nello studio di Klaus Kremer a proposito dell'impatto della fùosofia neoplatonica dell'essere suii'Aquinate 18, un lavoro, questo, che, per il suo approccio unilaterale, potrebbe dare l'impressione che Proclo e il Corpus areopagiticum siano state le sole, o quanto meno le principali porte attraverso le quali il «Piatonismo» è penetrato nella mente dell'Aquinate 19• E questa era anche l'impressione espressa da Heinrich Déirrie nella discussione con filosofi e teologi tedeschi cattolici svoltasi a Salzburg nell'estate dell980.
17 W. Beierwaltes Prole/o G · (aad. italiana di N. &orti '"f~) &::::.::rzphysilc, Frankfurt am Main 1965 Proclo, ma~ uno studioSC: tro~o ; tes ha un'opinione molto devata eli 1to tardo Neoplatonico un co:'cli:i~ per fare della sua preclilezione per que•• K. Kremer, Die " lo . . USI~. VO." Aitu~n, Leideo 1966~o mscbe Sez~rphzloso~hie und Ihrt! Wirlcung 1111/ Thotii4S IDio I8BIJO Deus CI'Nior Omn~o un osserv_wone. critica all'opera eli Kremer nd AA.:;"-• ~/ul &11Son, Featschrin~0 ""~ ~k '" ~iMs' doarine o/ God, in: dicci W..Beietwahea. in cPhiJosop~Run"--L •Toronto 1983, pp. 217 aa. ~all'opera eli Kreme UK~U~U», 16 (1969), pp. 141 aa., dedica ~-m-té» con il Pensiero ~ncludc;ndo una sezione sulla identificazione dell' ~ttenta considerazione «la ~con 1ossc;rvazione secondo cui meriterebbe una 1969 altes
Mllan
VITI. Caratteristiche del Platonismo . . cnstìano orientale
l. Origene
Ritornando al tema principale affrontato da Dò . . porre la seguente domanda: in che senso il c · . ~ ~ ora Ct?mpl~so della sua v?ta sp.iri~ale e del suo=~ od dica di essere «platoruco», mdicando anzi in m .....0 il ' !!9e?: · dis · · ? Q al ;_;.c: ,_. suo carattere pru propno e tmnvo . u e s~.;.·~to viene dato a questo attributo? di Òe~ tent'&e nsdp~sta atero quattro testimonianze. La prima è ngene essan na, Contra Celrurn, VII 46. Nella seziooe precedente, era stata citata l'esposizione fatta da Celso della metafisica di Platone, nella quale l'essere è contrapposto al divenire, l'oggetto della conoscenza intellettuale all'oggetto della percezione sensibile, le cose intelligibili alle cose visibili. E ciò che il sole è per le cose visibili causa sia della ·loro esistenza sia del fatto che possono essere viste Dio lo è nei confronti delle cose intelligibili: rende l'intelletto in grado di pensare e di conoscere, ed è la causa dell'esistenza di tutti gli esseri intelligibili, mentre Egli stesso è al di sopra di essi e al di sopra del piano della conoscenza degli oggetti intelligibili. Egli può ~ col~ solo mediante una cetta facoltà indescrivibile. Ma Celso nnene che 1 Cristiani non siano per lo più in grado di comprendere queste cose. dal momento che sono àrral&I/TOl. . . lid credenti Nella sua risposta Origene prende le paro de1 ~PEgli di . dal vversano non . al che sono stati fortemente sottov utau suo a . ·è disposto 1 ce una sola parola contro la do~· Al con~o, 1inon-"• ao" che . . . . b oDI ;ft • .....,•mentl». u, ... _, soIlevare ob1ez1oru contro l « u ..........-- li · che vivono una Celso non ha compreso è che queste ~e ~!o0f.nn0 anch'esse vita pura ed adorano Dio il ~~1017 d~'i::se ~telligibili e quduna distinzione fra l'essere ed ~ diverure. 000 considerare le cose chi: l~ visibili. Infatti, «ess~ ~~o UDparato rali. ma le cose.~ divengono, che sono VISibili e pertanto porisiede al di fuon dell amche non vengono viste per~~ la loro~ di Gesù ~ le bito della percezione seDSibile». cl clini verso la contem~ cose che divengono usando!e come gra create del mondo es11 ~ delle cose int~i~~· .~!li· ~E si (ermaDO neppwe qui. ma dono alle cose mv1Sibili di Dio.
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eterna di Dio e, in una parola, alla sua diviascendono all a potenza nità». 2. Atanasio . onl·anza è quella di Atanasio, Orationes contra d t tun Laseconaes ..r , m 52-53 I Giudei avevano doman d ato: «vome puo questa ananos, eh è ~ uomo essere Dio?». Allo stesso modo, gli Ariani !:fi:~~o ~ seguente q~estione: «Come può egli, quando ~ ~io, diventare un uomo?». Atanasio risponde: queste due questlom sono strettamente connesse. Coloro ~he p_ongono qu~t7 domand7 n_on osservano che la Scrittura parla di Lu1 m due modi, s1a come D1o m senso pieno, sia come uomo, dal momento che ~a ~ss~to l_a carne umana. Infatti, nella Scrittura non è detto che Egli «e gmnto m un uomo», come aveva fatto in precedenza dimorando in persone sante. È detto che «il Verbo si è fatto carne>>, il che è diverso (ID 29-30). Essendo Dio, egli si è fatto uomo per amor nostro, di modo che l'uomo prendesse parte alla natura divina. Infatti, questo è il significato della «redenzione»: dal momento che Dio ha assunto la carne umana e l'ha fatta propria, per questo e attraverso questo l'uomo è stato realmente liberato dal peccato e dalla sua condizione mortale; vale a dire, l'uomo è stato «deificato» (ID 33). Atanasio usa il termine E!EonolT)aLs, che non significa che l'uomo è stato «fatto Dio», ma che la carne umana è santificata, di modo che l'uomo per adozione ha preso parte alla natura di Dio e può aver parte alla vita eterna, dal momento che la maledizione del peccato è stata rimossa in virtù di Colui che è in noi. Atanasio prosegue spiegando i testi. In ID 52, spiega Luca 2, 52: «Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini». «
·
no:~o!~c;:~L r:twv. ala&_rJTwv': questo è del tutto platonico. Ciò interiore Ed è poto "bU ~::Octa alle cose visibili; comporta il distacco •
SSI
e auermare che, essendo platonico, un tale di-
'J. H. Newman pensand . d bb"
lebouDcing tbinp ~b.
Po:,: ~~te alla formula banesimale, traduce: «the
PLATONISMO E CRIS11ANEsiMO
, stacco non e' essenziale alla vita cristiana? . . de John Hen.ry Newman non ttovava in _[)ira Ptoprio di DO. n la sua traduztone va un po' troppo in là ~~li ~
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ddla criouoda.~
3. Gregorio Palamas La terza testimonianza che desidero . sione svolta da Gregorio Palanuu (XIVprent} m~ è la elisa. laam. ~~as, figli~ di una illustre~ di con 1'~ Buscelto m gtovane eta la vita monastica Quando~ . _ smo» venne deriso da Barlaam, il quale.negava cb COiiddetto ~ immediata «Visione» di Dio al di là della con~ essaa lilla tanto sosteneva che la presunta «visione. della Lu ~ e pernient'altro che la visione di una qualche luce creata,cePalamas ~.era difendere la causa degli esicastj2. Egli condusse la difesa · argo~enti .filos?fici, sia sulla base dell'esperienza religiosa.518Respime la dott~a ~~ un m.telletto separato dal corpo come uno dei più grmdi erron det «GreCI»' - una teoria che, in effetti, si sarebbe poruta dedurre dal De anima di Aristotele (ill 5), come fu cffett:iwmmtc fato dal commentatore arabo Averroè e dagli averroisti medievali. Egli respinge anche la dottrina aristotelica di Dio come un teorema dimostrabile scientificamente, nel quale verrebbe espressa la csostiDZilt o essenza di Dio. Non c'è alcuna conoscenza scientifica di Dio che poli· sa essere raggiunta mediante le facoltà intellettuali ddl'uomo, come veniva sostenuto da Barlaam. Ma esiste in realtà una intdligcma che appartiene al corpo umano e che, dal momento che il corpo noo è dfatto da disprezzare, rappresenta un legittimo cd indispensabile m~ per giungere a Dio. Correggendo il Neoplatonismo, PalJma sosaenc che la superiore facoltà della ragione presente odl'uomodimo~ c:ssae collocata nel cuore4. Qui, nel nostro cuore dei cuori. essa ra ~ me in una tesoreria» dove è purificata c concentrata, c peramto nuo' •• L-1 derc stessa C c;oll\'aSI• va la propria sostanza, e può uuvwta trascen se re con Dio'.
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CORNELIA DE VOGEL
•
. ifi effettivamente «Vedere la Luce invisibiQuesto, dunque, stgn carealmente la Luce di Dio, una visione che lo non una luce creata, ma .6 ' · può essere dona_ta all' eh uomo per• graZia un bell'esempio di Platonismo cristiaPot~o _dire . e qu~:~ente conservata la dottrina di Plotino no. Infatti, qw troVIi:"O P 'bil via per avvicinarsi a Dio: non come se dd voOs co~e la so poji ~ente fino a Lui, ma come l'approccio
si potesse giungere com p e
più P~!'" 0 • dell ealt' suprema che «può» essere donata per graLa VISione ar a ' c · . offre un altte esempio interessante. !matti, Palam as riflette. s ulla Z18, d . d Dio e dalla sua essenza, e domanda: la Luce e una lrealuce ~e envda .a dal momento che è «attorno a Lui»? È creata? ta csecon • ana» · nde Palamas dal momento eh e D'10 e• uno e d·mdi. No, non lo e, nspo ' . •d L · 7 visibile, e la Luce appartiene a Lw ~ non puo ~ Ul essere separata . e sorpresa troVISffiO che qw Palamas parla esattaCon una qualch d di . . .. mente allo stesso modo di Atanasio, quan o scute con 1 senu-anaru di Antiochia.
4. Sergio Boulgakoff La quatta testimonianza che vorrei prendere in considerazione è quella di Sergio Boulgakoff, arciprete della Chiesa ortodossa russa, professore all'Università di Mosca, e doJ! il1?~7 professar~ presso !'«<stituto russo di teologia ortodossa» di Pang1. A proposito della creazione del mondo egli scriveR: «Dio è il creatore del mondo che Egli ha creato dal nulla. Dio non cerca di completare se stesso mediante il mondo, ma nella sua bontà Egli desidera che il non essere partecipi dell'essere e che la sua imma· intdleziooe in unità, ed in questo modo può essere sollevata al Buono-e-Bello, al di là di tutte le cose esistenti (Div. 110m., IV 9, PG. 3, 705 A). 6 Nel dialogo Tbeopb.nes, PG. 150, 909/10- 959-/60, Palamas tratta della comuni· cabiliù o incomunicabiliù del Divino e deUe «CCSe divine». Egli sottolinea con forza la ~ di una pn:~oe interiore: si deve essere ccapaci» di ricevere la leiiZ8 divina. (La Luce divma non sarà «Vista» da tutti). Ma il fatto che l'essenza di ~sia ~ooscibile ~oo ~ude che, pet mezzo delle operazioni che provengono d_a Lui. Ecli AB; Presc:ote m Dll_l ~ sua 10talità. Le cose incorporee, infatti, non si divt· ~ come t corpL La grma clivioa unisce la persona che la riceve in modo 10tale con
Pre:
oen: ~ An:opagita: Epist., 5, PG. 3, 1073 A, ddìnisce la «Luce inaccessibile», . ..~teco~~
l Trm. ~· 1_6, dimora Dio, «<SCUtità>o (per l'uomo). Palamas so-
m: . . lo ~ "" ·-··'- __
~Dio le ~indiviaib~~ile,"!" provengono da essa. Ciononostante, dal mom~~ UOIIIlDI l
ncevooo WUIIIIICOte
ricevendo alcune deUe operazioni divine in se steSSI gli
s. Boulgakoff, I:Ort~. dt., pp. 145 u.
PLATONISMO E CRIS11ANESIMO
• · r1'flessa. L a creazione del gine v1· s1a dell'Amore e della Sapienza onniPGrentem~ft •ihilo è l' jmJilediatamente rivolta verso il tllOIIdo e --.... L. .... dd quale tutte le c:ose sono state fatte (~il Vabo, per~ c:he c:rea il mondo, l'ipostasj c:osmill!&ic:a. ~,' 3); il F'181io è t~ rola, c:rea ~· c;sistenza.ideale del mondo. Ma and!~ 11111 p. ~-s~ Suo per. feziona, Vlvific:a e ~ realtà al mondo. Le . bann~ fo~dam~~ eterni_ (11'apa&l"nl0-Ta~ di~~ eteml dell essere lmmem nel non essere, prod • e quau Pnnc:ipi il a,:oado spiri. tuale, gli angeli ("i cieli.) ed il mondo tenabe smo sp!rituale ~i qu~ti eterni prototipi ddl'essae ~ ). I:~ pio un1c:o e pnmord1ale del mondo in Dio la=~ "l'Eterno possedeva all'inizio della sua~ prima~ cbe ogni altra sua opera fin da sempre••o; "essa eta da Lui, EPia &ca.e . . che suallegrava . clelia.1118 ogni isllme 1118 . ogru_. g1omo, raIl ... la ~ua delizia' p_resenza . n_ve~c:e e~ il c:en!ro ~ella creazione è l'uomo: "le mie cldiZle erano fra 1figli dell uomo , dic:e la Sapienza (Pr!lll 8 31)» E sul disegno della redenzione Boulgakoff s~: c~.a' sa1vaza dell'umanità risiede nella deificazione della natura lllllllll»; quesr'uhima, nelle righe precedenti era stata spiegata nel seguente modo: cAI.traverso Lui (re. Dio stesso che si è fatto uomo) la narura divina ba asunto su di sé la natura degli uomini senza distruggerla, c:ome il fuoco che rende incandescente il ferro; c:osl Egli ba dato all'uomo la llhaza, la vita eterna in Dio, anche qui in mezzo alle affliziooi. e Ddla vita futura, nella risurrezione». Questa, quindi, è la sahuza per tutti. cPer l'uomo individuale la salvezza consiste nell'appropriatsi di qur:siD do-
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no mediante uno sforzo personale. Infatti, la deifi~azione ~on è né un'azione fisica né un'azione magica sulfuo!flo, praticata dali es,temo, ma un'azione interiore, un'op~ra della g~azla,ne/fuomo. Quest opera viene compiuta con l'aiuto attlv~ ~ella ~berta um~a, e non s~a.la nostra conoscenza di essa. È la VIta m Cnsto sotto l opera dello Sptnto . santo». lettore che ha una buona conoscenza delle Orattones contra ariaIl di Atanasio ascolta qualcosa di molto familiare nell'opera di Boulgakoff sulla «Ortodossia». Certi caratteri che nelle Chiese cristiane dell'Occidente sono scomparsi quasi del tutto sono pienamente presenti nell'opera di questo teologo russo della prima metà del nostro secolo. Essi sono troppo profondamente radicati nei cuori dei Cristiani orientali per supporre anche solo per un momento che nella presente generazione siano vivi in modo meno rigoroso. Lasciando da parte alcuni topoi teologici come «la creazione attraverso il Figlio» e la «deificazione dell'uomo», cercherò ora di rispondere alla nostra questione.
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5. Conclusione In ~e cosa, dunque, il Cristianesimo orientale è caratterizzato dal Platorusmo, come hanno sempre affermato i suoi teologi? ,O ~ ~~istiani orientali si rivolgono realmente dalle cose visibili ali InVISibile, ~e rappr~enta per essi ciò che più pienamente reale. Le cose. so?o «
. non solo nelie meditazioni E tutto 4) rifl dei monaci e . · è presente · ciò nelle . . ess1om teorenche dei teol · ogt, ma VIve nel cuori delle persone semplici, uomini e donne. · . tradotto il titolo dell' ~·H. Newman ha con «Discorri conuo gli A · . eh opera pnnapale di Atanasio contrO gli termine~- Egualmente corrett~' e probabilmente rende in modo fedele il go ~ Ila questo dò che l'autore ~t~bbe essere «argomenti»; tuttavia, non riten· noNta_Done fosse più generale. Cfr ad a m. mente; penso piuttosto che per lui la con· es., 1 quattro ~ 8Eo~oyucol di Gregorio di ·• az&anzo.
JX. Obiezioni di Heinrich Dorrie
1. Eusebio ed Atanasio
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. Dal momento che Dorrie considerava il Platooismo ma dogmatico chiuso, poteva giungere a ritenere fatto che in una citazione, anche lunga, venissero omeae alame . il modo in cui Eusebio cita Plotino, Ennudi, V 1 offre ~ sorprendente esempio di ciò che egli ritiene eaere 'una ~ ma di inganno del lettore, ma che a me sembra un esempio eli ~ tendimento delle intenzioni di un autore da pane dell'~ tedesco'. Infa~, non è p~sibile sostenere che Eusebio, che llftVI giì cirato un'ampia parte d1 Enneadi, IV 7, abbia lasciato illerton: lleiiZa informazioni circa la dottrina plotiniana dell'IDima, né è poaibi1e lf. fermare che, citando Enneadi, V l, 4, 1-9 O'ascesa dal visibile III"JDià. ligibile), e poi V l, 5, J-7 (in cui viene chiesto echi sia il Pllllre dd Nous, il semplice che precede il molteplice»), egli abbia voluto nascondere al lettore il fatto che per Plotino il Nous non era nDio supremo. Di nuovo, la citazione che Eusebio fa di &lla4i, V l, 6, mostra chiaramente che il grande Nous è secondo e non P~ inohn:. dal momento che «tutti gli esseri perfetti sono produttiVI» (mivra 6aa TlMLa 'Yfw4), è chiaro cbe deve esaerci. qualcc;-ilcdopoo il Nous. Tuttavia, ciò che Eusebio desidera evidenzilre 'F è rapporto fra il Padre (TÒ 'Yfwf\aall) e ciò cbe è d~ da Lui. n. Nous.~ sto non spiega il fatto che Emebio ~d le ~ddriabe di~ all'anima e passi immediatamente daDa np 44 .U. 50 lellD ddcre~~D~Cnei , tino? Le righe seguenti, tuttavia, non trattJDO ddl_~Iafaui, nel modo ~ ~nfronti della sua creatura, come supr-I)Onie. riabe ~ di pensare di Plotino era escluso cbe cii che-(l!o8Et) qualcosa al di fuori di-:~~~-·'- è il VIene espresso chiaramente cbe il ~l"""'r-·-_ In~ iD . ·. sidero ed ama il yEwflaall· Dorrie rinviene lo steSSO tipo di ccfiloaeStP
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CORNELIA DE VOGEL 94
ento di Amelio al capitolo di apertura del nd. cllcfucepolo di Platino rinveniva in questo capivang~o dJ c:J?f!nntro e con questa nozione si trovava su un terreno rolo.~ logor ~ c~:~ na;uralmente, con le parole: Kal b Myos o
citazi?n~ -
2. Un arricchimento, tuttavia così eretico! Come supporto alla sua tesi di una antitesi radicale fra Platonismo e Cris~es~o •. so~t~uta in apertura del suo lungo saggio Die andere Theo_wgte, ~orne rifensce la seguente storia: «Mi sono incontrato con ~oltt teologi che, essendo pienamente Cristiani, non erano in grado di nprod~ le f~nne di pensiero del Platonismo (con l'obiezione semi· apologiZZante per~é tutto questo è cosl eretico")»4. Mi~desta stona IDI fa venire in mente il grande studioso bizantino S la drruno e le. sue personali esperienze. Psello fu a capo della cuo osofia di Costantinopoli nell'XI secolo. Egli assunse il suo
:lftid.,
!.'·~O («Er unterdrùc:kt diesen Satz») 490, apcc~;;,Das fiin!fach g~stuft~ Mystm~m. in Platoniaz minorfl, cit., pp. 474· 'C&.Do me, ' D'lell~ Th~logi~, cit., p. 4, n.U.
p[.ATONISMO E CRISTIANESIMO
. un senso mol to ampio: scienza " compito m ed anche religion~ ne~ sua fonna 8~ leueratura, 6lo.o6a, parte del suo ambito d1 Interessi. Come · . ~ QUesto face.a in stretto rapport~ con la teologia: la ~egli~~ 6lc.ofia una preparazione Intellettuale in vista di ciò ~ ~ per lui to, ossia il Cristianes~o. Da Platone aveva imera llligliore e_llelfet. scienza come prepar8Zlone al pensiero astratto~~~ la analogo, la filosofia doveva essere praticata COllie un~ ~ modo tuale in vista della suprema fra tutte le scienze, la ~ intdletUn gio';tlo questoal zelanPla te. studioso venne fonnalmaue accusato di interessarsi troppo torusmo pagano. I:attacco p · da persona molto qualificata ed illustre, ossia da Xifilin~ amico ~ scuola ~ coll~a a?'Università, allora direttore Scuola di legge d1 Costantinopoli, divenuto un giurista di grande fama Xi6lino era un uomo di mentalità pratica; ricercava la solida base dell'esperienza e l'argomento rigorosamente logico. Non amava il Platonismo respingeva l'interpretazione allegorica (praticata da Pse1Jo secoodo ~ stile delle scuole del tardo Platonismo), non credeva nella contmlplazione (dal decimo secolo coltivata in una fonna piuttosto eccessiva nei monasteri bizantini) ed era molto interessato alla logica aristotelica. Psello rispose con una lunga lettera'. Egli accetta la logica come strumento, ma non esclude la 6loso6a, nel senso di una metafisica dell'essere traScendente, dal campo proprio della teologia. Paganesimo? . . .. Certamente, gli antichi Greci erano pagaDJ ed anche 1Neoplatooici lo erano. Tuttavia, gli antichi Greci _posero le ~ndam~ta della.~ cultura, e c'è cosi tanto di buono, di bello e di vero ne~ loro scrttD noi dobbiamo leggerli e studiarli. , anche Platone è caduto in erro~ su q.u.esto o qudl ~~~non Aristotele ha compiuto molo ;rron m tu~.~ compiuto i loro erda ultimo in teologia. Anche l Neoplatorua filosofo ·· grande di Piarari pagani. E tuttavia non c'è stato nessun plu tone. . .• cui uò pungere la ngiooe Egli solo ha raggiunto il vernce ~IU alto dJzuro un precursote dd umana, ed egli solo fra i filosofi puo essere
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~-XJ'sikk. ~
' Su Psello, cfr. Chr. ~· pb~ 24) e le~~~ Ps~~~~ P~ris 1920, che ~enz10118di~~!"-~laPads 1949. pp. 224 se edizioru delle opl!rtl mmON . ,_ ;;-~ ~,___, Xifi1iao, c6: 1949.1a si trova in B. Ta~ Hù~ Je JIP-161-210. Per,__ ss.; 11 veda anche il bel capitolo su PG. 120, 1202-1291; 119, 7" a. e !75.
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Cris!ÌMiesimo. Innalzando la mente verso l'Invisibile e riflettendo . ~•: è stato veramente un teolo 81ltematicamente sulla sua struttura, "5'-' ed un Blosofo molto più di Aristotde. D che, tuttavia, non ci disPengo 88 dallo studiare attentamente la logica aristotdica. E Psello tenne un onorevole epitaffio quando morl il suo amico Xi Blino. •
X. Di nuovo su Atanasio
. Fin qui abbiamo parlato di Atanasio lo di l'opera principale di questo Padre del qU:, secolo~· Tuttavia, ' 1~ a1111ro gli Ariani, è molto impanante per la nostra . Presente . attentamente . ~ au .di.., ,_ · ".......... oppon uno cons1'derarla p1ù ntengo pnma traccìare le conclusioni finali. Nel difendere la formula di Nicea il problema di Aranaio seguente: Cristo è il Figlio vero ed et~o della stessa sostanza m n dre, opp_ur~ è una ~reatura? (19). Ed egJi risponde: nF'Jglio mente Figlio, non e una creatura. È questo il modo in cui 1e Scrittun! ne parlano; ed è questo quanto è implicito nella nozione di cF'Jglio. e nelle immagini usate dalla Scrittura: «SSrgente d'acqua vivo a 19) «splendore» e «Luee» (I 12), ed anche nello stesso termine «immtgi: ne» (diCWV o xapaxn'!p); infatti, non c'è luce senza splendo~e, Dé sor· gente senza acqua che ne sprigioni, né c'è un'«immagine» seoza un originale. Inoltre, l'immagine o impronta, per riprodurre fedelmente l'originale, deve essere eterna, ed immutabile (I 22). Gli errori fondamentali degli Ariani sono i seguenti: l) parlano di Dio e della sua «generazione» come se fosse un uomo; 2) introducen· do la nozione di tempo nella relazione fra il Padre ed ~ F'Jg)io, noo solo introducono un linguaggio che è estraneO alla Sc:r!ttura - dytw!r TOS" (o dytvnos) non vi compare (l 1), I 30)·: ma Vlmtroducooo : : che un'assurdità concludendo che, se entrambi foaero 4~. rebbero fratelli (I 14). Sulla base ~ p~o .errore :N:~· essi fraintendono continuamente le immag1DI usate dotte interllll5te a ptr· . Alcune osservazioni. a) Le argomentazioni di Ats;n851° sono con filosofia sebbeDe abbia cWI'analisi di DOtire dalla Scrittura. Egli non è m~to alla una buona formazione logica, come 51 P~ ~ .hilid con cui zioni quali «Figlie», «Padn;», ~~e», coglie precisamente gli erron degli ArimL la meufisica ~delb) Tunavia, Atanasio ha nella sua m~ cldJe cose create: Dio è 1'6VTIIIS 6v, come ambito opposto~ E dal Jll(lllleiiiO cbe il~ l'Essere perfetto, eterno ed immuta il F.,Jio è eternO ~ imm • «proprio della sua sostanZP• an~ eli Dio di }.rMliii1IJ DOD è dherDa questo punto di vista la conceziOne
è:!:
CORNELIA DE VOGEL
98
d' Alessandria, di Plutarco di Cheronea e di . . sa da quella di Filone l rio Atanasio usa i tennini che indicano Giustino Mani~. c) Parl~do m senso prop ;ouala IJ.fToxi)) esclusivamente in ri«panecipazlone» (IJ.fTlx~v~~e cose partecipano del Figlio in virtù ferimento alle creatured. ~ eda Lut' Pertanto, «l'uomo partecipa del· to che enva .. . d del Figlio per grazia e come dono dello delio Spmto san . ull (II 16) . la natura divina» partectpan o . . . M il Fi !io stesso non partectpa di n a t di partenza della sezione I 15 ss. Gli Ariani Spmto. a , ~ d!dQuestol e pnuner•~;one» di Dio come se essa implicasse divisioh il F' li ed « ..... consl erano a «ge ano che Dio possa avere un lg o anermano c e . di li ' F' il · -« · A " neg • ne.. liQum t «dal nulla» Contro c1o tanaslo anerma. • F~goecreao s · se lg o e · . . · ora viene detto «Figlio», e «D1o» e ap1enza per parall Q di 1 l una creatura, ra, · · (KaTà ...-~~To·~lav) . • come o. sono tutte e.creature. "" tectpwone che cosa partecipa il Figlio? Dello Spinto? Ma lo Sp!nto stes~ partecipa del Figlio come egli stesso dice. Non resta da dire che egli partecipa del Pad~. «Dalla sostanza del Pad~, indubbiamente, pere~~ come potrebbe essere diversamente? Ma s1 deve affermare che «cio che è dalla sostanza del Padre» ed è interamente proprio a Lui (t8tov airrou ail~J.1Tav), è il Figlio. Infatti, dire che «Dio viene, pien~er_tte partecipato» è lo stesso che dire che Egli «genera». E cos altro significa ciò se non il Figlio? Ho dovuto riportare con precisione l'argomentazione perché c'è un certo fraintendimento circa il modo in cui Atanasio usa la nozione di partecipazione. Alcuni teologi sono soliti affermare che il termine è essenziale per la teologia di Atanasio. L'affermazione, tuttavia, reca un po' di confusione. Infatti sembra suggerire che il Padre greco abbia espresso di preferenza la sua dottrina della Trinità in termini di partecipazione. E le cose non stanno cosl. Per Atanasio la partecipazione era il termine corretto per esprimere la relazione fra Dio e l'uomo, e questo è un aspetto effettivamente platonico. In Platone, infatti, «partecipazione» non indica il rapporto &a elementi collocati sullo stesso livello. Pertanto, in linea di principio non è il termine idoneo per esprimere ~ relazione fra il Padre ed il Figlio. Ed è per questa ragione che Atanasio afferma: «
pLATONISMO E CRISI1ANESiMO
99 ScrittUra: _quells dells sorgente, dello sp'-..1-~e fetta» o «lJDpronts». per. e) Qui c'è un altro panicolare tenninolopa, to. In Atanasio il termine Ellcldv assume 1111 ~deve~ IIIJII.. diva.o da cpi. lo che esso ha nells lingua classica. Per Platoìie, dKwv indica semp~ qualcosa di incompleto . ad aempio,_ ~ lr:lmiDe qualcosa che appamene ad un livello inferiore.I:ISpeuo all'CJriciaale.llll Figlio è l' «immagine perfetta» della quale si ~ per Aflllalio i può clft c:be cebi ba vilro me, ha visto il Padre» (Giov. 14, 9). Questo è un altro esempio di un uso 11011 platooico di . gio apparentemente platonico. Si trana di 1111 caso in un ~ quanto getta nuova luce anche sul linguaggio di Filooe.~ ~ la _q~est~one è ~olto chiara: quando parla dd F"lg}io, cimm ~ per lut stgmfica «ptena o perfetta espressione dell'originale. egli dà la ~ref~~enza ~ t~nnini Tirrros- 0 XClfiCliCTI\p, cm;p~ «Stampo» dt un tmmagme unpressa. Qui il carsaae di -;p_ non è affatto inferiore a quello contenuto nel termine dJa.il, axae viene inteso da Platone; al contrario, è ben più grande: la 1m1iglimu deve essere perfetta e completa. Ho ricordato in precedeaza l'uso che Zenone di Cizio fa del termine 1inrOS" per spiegare l'esperienza. Per quanto concerne il termine ap-y{s- - il termine praemo da Filooe -, si deve ricordare che un sigillo è un segno di autenticità: nell'immt&ine dell'architetto esso indica che il mondo visibile è realmcnle creato dal Padre, attraverso il Figlio. Cosi in F"ùone, e cosl anche in AfiiiiSio (Orationes contra aritmos, n 79 ss.). In questo senso, può esserci 1111 rapporto con certi tipi di gnosi Questo è solo un aspetto della questione. L'~ è~- della · miglianza, per la quale, nel vedere le c:reature. SWDO rumaa Il inabi· tore. f) D Figlio non è direttamente presente nelle c;ose ~mmc.. ma cbe ~ tszione e per natura. Ciò potrebbe essere ~ ,__L,__ un termine che in effetti è stato talvolta usato am presmte per__.... _u uò ' ' vrebbe essere evitaro. Nell'uomo ~ P essere · del termine dla1w zione, mediante la grazia. (dla1w) è llle do g) Atanasio condivide il suo : 1;111111 coal'adJedpaç in~ con Gregorio di Nissa, il quale nells misura in cui ha una ~ som* . c:oodivide coa Gft80dD contrario, non è immagine'. Anche~ l'onfine COSDJico, la~ di Nissa la convinzione che, contt:m!eaa, di anim.li edi pilate. • bellezza e l'infinita varietà di essen
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CORNELIA DE VOGEI.
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· · cen're entro un ceno limite almeno, quali siano gli • infatti, producono l''unpronta d-"'" possadd analogza lm' P" CreatoreZ. au liJIJnaGli lpya, lpya
gine dd Figli~. di Dioniai l'Areopagita sul mondo creato non è dialie t re fiorme di est-. _,c . c ruenmento La concezione '•t IX..,2 egli ,a Epl ~ • ) .. 6 l • o. • sua a versa · Nell e -..av, Ka U1Ta..,..Lv di · t da Proclo (FJem. theo ., ~ : KaT al-' · rsal • la ~ausa uruve l stenza sttn e e; KQTÒ. jlÉllfeLV. n Dio che trascende tutt~. e cose e l'essere intelljgibile, la «prowidenza» di~a o logot_(m D. ~-·V 8, si parla di trpÒopLa11ol), è l'essere archetipo eh~ es~ste Ka9 tl1ra~~v, mentre tutte le cose create esistono per p_anec1paz1one. Questo, Indubbiamente è un modo di pensare platonico. Anche qul alcune osservazioni. La mia domanda. ~ale rig~ardo Atanasio è la seguente: qual è il rappo~to fra la. metafiszca ~latomca ~d 11 suo pensiero teologi'co? Da un lato. s1 deve di~ che la ~~a dell ~11ooooLOS' non si accorda con il pens1ero platonico. Infam, il Platorusmo ammette gradi del divino, mentre il credo niceno ha escluso una tale dottrina. Da questo punto di vista, l'arianesimo, che introduce il Figlio come un «secondo Dio», appare molto più in linea con il platonismo, anche se questa tesi non è tanto ben sostenibile come potrebbe sembrare. Infatti, il modo in cui Ario separa completamente il Figlio dal Padre, negando qualsiasi somiglianza ed affermando che il Figlio non può conoscere il Padre, è tanto non-platonico quanto non scritturale. Dall'altro lato, la metafisica platonica assume un posto essenziale nel pensiero teologico di Atanasio. Dio è l'essere perfetto ed eremo, immutabile in se stesso e paradigmatico in rappono alle cose che devono essere create. Ciò vale sia in riferimento al Padre che al Figlio. Non si può dire che questa forma di pensiero platonica fosse in Ata~ qual~~ di esteriore, che poteva essere abbandonato non appena 1 Platorua avessero accettato la fede cristiana. Per Atanasio essa ~p~resentava la sola e penanto indispensabile espressione di ciò che significa~. la fede in ~ unico Dio; indispensabile non solo per fini ~pologett~, ma per la VIta e per lo stesso pensiero cristiani, in quanto ~ nost.ro ~tellett~ ~ bisogno di esprimere la fede in Dio, il Padre ed il F'lglio, m teriDJru ~ntolo~~- È per un'intima necessità e per la loro ~naie co~prez_u;Ione spmtuale che i Cristiani sono giunti alla me~ platomca, m quanto essa serviva a confennare e ad approfon· dire la fede che avevano appreso dalle Scritture e dalla tradizione del-
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~ ~rio di N~, Omelie.sul C~~ttko dei C.ntici, PG. 44, 1009 D. Quanto ~:e~ :U~ddtlamo risulta chiaramente dalla pqina succSva
G
2
~m&lùiema ( ibiiJ., 1012 B-C ).
mondo creato alla mano che penetra attraveno
pLATONISMO E CRIS11ANESIMo
101 la c~~·· Ce~ente, ~pita talvolta cbe la de cnsnana. Ed ID quesn casi, na~~ !Jidi aJIIbo la le. contro la filosofia. Atanasio lo fa su diveni 1111.CIIIIiaDo do la dottrina platonica, altre volte · PIIDti.. taholta ~ ragioni. Plotino, ad esempio, usa i·~~ per buooe che l'!Jn~ è la Luce divina in senso pieno e . . luce ~ cerchio di luce che splende attorno ad 111eDtte il Plimo 0 l'essere diyin~ - è luce in .un senso secondario il~ questa dottnna ID. modo decso: il Figlio è la ~ divina ~ una luce secondana. E nel credo niceno viene la formltl!aa. 11011 da Luce» non per esprimere un carattere ~ ula~ l'identità di «SOStlllZII» del F"Jglio con il Padte, CXlll e ~ e per r_nol~ C_ristiani del ~uatto secolo il termine : ~ vieae usato ID rifenmento a Cnsto, non significa una SOIIIigliama puziale imperfetta, ma una vera e completa somiglianza (come si ad esempio, in 2 Cor. 4, 4, e Co/. l, 15)3. Ci sono molti passi nei quali gli scrittori del NIIOVo Testamemo parlano del Figlio in termini di «divenire.: Gesù cresce in sapimza, d sono cose che non conosce, e gli vengono attribuite le afDiziooj ddJa carne umana. «Per amor nostro», spiega Atanasio. Infatti, ~ qursae cose vengono dette di Cristo secondo la sua natura umma; iD&tti, Egli ha assunto su di sé la carne umana, di modo che noi pocessimo aver parte alla natura divina. Questo è il vmgelo di Cristo, ed esso può essere spiegato in termini antologici. Certamente, Atanasio non era intereSSatO alla _filosofia. per amo~ della filosofia. Ma ciò non significa che la forma di meWisia ~ ca fosse in lui qualcosa di accidental~ o _di _meramenad Quanto sia stato fatale introdurre noZiom. di tempo forma di guaggio su Dio, lo possiamo vedere da Ario. rovocbi IDI metafisica non può mai essere abband~ta senza ~diviDa. danno essenziale alla nostra comprensrone della SICSSI
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XI. Conclusioni
La precedente indagine può essere utile . questioni sollevate da DOrrie nel suo lungo certe gie. DOrrie afferma quanto segue: ftllere Theo/o. l) n Platonismo, dal momento che diverge SOtto • Cristianesimo, non h_a potuto in alcun modo~ aspetto dal 2) E che un tale mflusso non ci sia effettivamente stato risulta dal fatto che nei documenti ufficiali della Chiesa non viene attestato sun contributo del Platonismo alla dottrina cristiana. Des· La nostra risposta è la seguente: Per quanto concerne il primo punto: il Platonismo condivide con il Cristianesimo alcune concezioni di base che potrebbero essere descritte nel modo che segue: a) che le cose visibili non costituiscono la realtà primaria, cbe esiste per e attraverso se stessa; b) che, data la loro imperfezione, le cose visibili rinviano a e richiedono una realtà perfetta ed assoluta, un essere primo fondato su se stesso; c) che la realtà invisibile ha un valore ed un significato infinih!!!M'II· te superiori rispetto a quelli delle cose visibili che da essa dipendooo; d) che questo fatto fondamentale deve guidare e condune la 11010'1 vita· . ' 1mp . lica l'infini"to valore dell'aft;..,. e'> che c1o .......... umana. e pertanto della persona individuale. filosofia ~ ba da· ~er quanto ~nceme il s~ndo p~to: che i Cristiani poto di questi fattt una forma di _espressione 10 essi aveYIJIO aptevano riconoscere non solo m accordo con quan elemento che c:ooscn· preso dalla Scrittura, ma ad tempo riva di approfondire e di confe~ ~lo:ffettivamente contribu!to In questo modo, il Pla~o~JSmo triniwio e~ all'espressione della fede c~ nelba èOoJribuito alla Cede dei Clldel terzo e del quarto secolo; ~oltre, stiani dal secondo secolo in ~· PlatoaismD si può tJ09IlC liDI leDi questo contributo ~tryo.~ da Giustino manire stimonianza in molti auto':' cnsàall1~ tale (OIItributo DOD SI ! ed Origene, fino ad Agosano. Per
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Enrico Peroli
TI conflitto fra Platonismo e Cristianesimo nell'interpretazione di Heinrich DOrrie Saggio integrativo
1. Introduzione «11 principio della religione cristiana deve~ elaborato il . la conoscenza pensante se lo deve appropriare, essa si deve r!:Jirnl~ mod<;> ~he la co~oscenza pensan~~ pervenga alla conciliaziooe, abbiau:n~ l1.dea dfvmE'a: e la ncca cul 00 turah dHdilddead fil~fica si unisca col prillcipio ais~o~ .. m q'!esto m. o .c .e ~g es~ve nelle Lroo11; nJiuu:m. tiJI. filoso/lll il compito che il cnsuanesuno de~ primi secoli ha dOYUto affroowe per P<;>ter !eali~za!e. la sua «~<;>ndiz.zazionoo, ossia per crendcn: principio mondiale il prmc1p1o dd cnsuanesuno»2• Questo compito, l'incontro dd messaggio cristiano con la tradizione filosofica («in panicolar modo quella neoplatonica»), è stato realizzato dai Padri: «Questa daboraziooc della rdigione cristiana nella conoscenza pensante è stata compiuta dai Padri della Chiesa», i quali «hanno dibattuto rutti i problemi circa la natura di Dio, la libertà dell'uomo, il suo rapporto con Dio, che è l'oggettivo, circa l'on,ine dd male ecc. ed hanno introdotto ed accolto nd concetto dottrinale cristiano qud che il pensiero determina intorno a questi problesni»-': . Questo incontro è per Hegd dd rutto giustifica~o ~legittimo; a-~ ro che fanno «una colpa» ai Padri per aver per P~ sottopoSIO mcxJ!'nnapiO cristiano ad una daborazione ~osofica, ~me se~·. m ~~,..Z: ro «contaminato la purezza di qudla pnma 8P~. solo se colui che Errano perchè il dato della fede è tale .ed ha un , .........ndJa comprensiooc: ne è interpellato se ne appropria ndla ~terp~ e esiste alfano per «altrimenti esso è un che di mort'?•. di estenore, lo spirito vivificp, mo'; la lettera va trattata con lo spmto: lC: dovenDO operare l'incoDsecondo l'espressione biblica6• Per questo 1 p loro cdirirtoo>'· tro ed il confronto con il pensiero filOsofico: eri un
'!!
cb:
1
UCC:
. vol. DI/l, awd. ci E. Cocipllo e G. G.F.W. Hegel, Lniolli suJ/4 sJOM ~fìlostJ/M·
Sanna, Firenze 1934, p. 101. 2
/biJ., p. 100
l 4
lbiJ., p. 101 1biJ., p. 102 e ss.
'lbiJ., p. 104 'lbiJ., p. 103 7 lbiJ., p. 102
ENRICO PEROU
108
rofondarncnte mutate; la ..legittimità» dcll'inDopo Hegd le ~e. ~~~~:e logos fllosofico è stata da più parti fortemencontro fra messa~ 10• cris . d attribuire ai Padri quclla «colpa» di cui parla e la moderna storia dei dogmi, elaborata in te contestata, e SI e nro;au a von Hamack, F. Loo&, M. Wemer ed alHegd citando ~utero. 1n~;; sc;no ~ ~eologdiaellprotellcs-~, ••••;on~ dd cristianesimo» il principio interpretadd • •· · · . d a « .,.......,_. In abbra .atto m~erale dell'intero sviluppo ddla ottnna cnsttana. .a..mcontro .• n il logos filosofico ...-.., parallelo ad una sua progressiva uvo ~ . . dcll' · · · purezza co saggro cnsttano ongmana avrebbe comportato la corruzione · . d" d egru · dcll Ch" a d tzzazione, ~esa . -~ a, il cui frutto sarebbe l'intera ommauca dd k egli ultimi decenni sia emerso sempre ptu chiaramente come erygm P er J:a. 1 ·' l quanto n la «ellenizzazione» rappresenti un p~so ~o to flu comp esso .e ~renziato di quanto non apparisse ~a t~logra. liberale , e per. q~~to, di ~nse spregare :',~ase a tale pnnctpro 11~ svilup~ gucnza, il tentativo di Hamacknzialmdi. . ~te ·~toiosopra~tt~ ~ m~paata dd pensiero cristiano sia sost~ di configurarsi come un effemvo cnteno stonco , la .degttwnlta» dcll mcon-
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•e&. A.von Hamack, Lebrbuch tkrDogmengescicht~, ~n:.iburs l~ ~l. II, p. ~7; vol ] !4: eNd suo concetto e nd suo sviluppo il dogma è l opera dello sptnto ellenico che
~IÒ sul terreno dd VangdO»; su ciò si veda E.P. Meijering, Di~ Helknisimmgle~ Christenltnll im Urt~il AJolf uon H•m•clts, Amsterdam 1985. Cfr. anche M. Wemer, Die Efltsubung Jn christlicben Dogm•s problemg~schit:htlichen Jorg~st~llt. Bem-Leipzis 1941 (seconda edizione, Tiibingen 19,4): per Wemer la dommatica della Chiesa è il frutto della
sua ellenizzazione, conseguenza, a sua volta, deUa deescatologizzazione dd messagio evangelico. ' Cfr. A. Grillmeier, H~llenisimmg-]uJoisimmg Jn Christentums •ls D~teprinzipiln Jn Geschil:htt des ltircblil:hen Dogi'INS, cSc:holastib, XXXIII (1958) pp. 321-355, 528-558 ( rip. in: Mil ibm und in ibm, Freiburs 1975, pp. 423-488); W. Pannenbers, Di~ Au/n.bm~ des pbilosopbist:Mn Gott~sMgril/~s •ls Jogm.tisch~s Probkm der /rikhristlichen Th~~. rip. in: Gru,dfr•gen syst~m.tischn Theologi~, GOttingen 1967, pp. 296-346, trad. it. di D. Pezzetta, Brescia 197,, pp. 330·38'; sempre di Pannenbers si veda recentemente: Christentum Ufld Pt.tonismus. Di~ ltritisch~ Pt.lonrruption AMgustins in ibrer Bedeutung/Ur Jos 1.~ gtmllirtig• christlil:h~ Dmlten, «Zeitschrift fiir Kirchengcschichtco, 96 (198,), pp. 147-161,
spec. 147-150. 10 Per un quadro sintetico sugli aspetti ed i problemi della moderna storia dei dogmi si
può utilmente consultare J'[,ttot/uVon~ di R Cantalamcssa al volume di J.N.D. Kdly, Il pen~ ai~tiii"O. delk origini, trad. di M. lrardet, Bologna 1972, pp. VII-XXVI, spec. IX a. ~llllllllgUie di Hamac:!< di una purezza originaria del kerygma cui in seguito si sarebbe-
ro IIMIIJIIJC!IIe le_categone antologiche del DCIISiero greco, è risultata storicamente infon· da!-' ~ sapp11mo che c'è un processo ih"'tcologizzazione del kerygma ben anteriore a!J ~~del N~ T~tamento (...) D cosiddetto processo di ellenizzazione o di ontolojpZZIZIOJie della cristolojpa: per fare un esempio, richiede una diversa valutazione, una voi· ta costatato che esso ~ già m atto, e per c:osl dire canonizzato aU'intemo del Nuovo Testa· men'!' ne! ~ C;laUa aistologi8 della primitiva comunità palestincse alla c:risto1ogia giudaismo ellen~co e da questa alla cristologia della comunità ellenistica della genti.:;J~~· '!'··.P· ~Xl. In modo analogO osserva W. Pannenbers: «La cosiddetta zwne,~ ~ns!Jinestmo non è q_ualcosa di posteriore, che si sarebbe aggiunto daU' .~ aU o.nsma~ forma dd Vangelo in sè aaldo, e che quindi potrebbe ap~ come il risultato di un adattamento secondario e come caduta claU'originaria forma Jiudaica :V~. Pi~ttos'!', nd .Passaggio del Vangelo nel mondo della lingua gra:a e ddlo spiIUdin~ già ~nma, già con .P~ e G~ni, non si tratta dell'adattamento ~ a~idel pcrwero nuove cerchte di recetton del messaggio, ma anche della identificaztoIliO contenuto non ancora concl111010 (PI.tonismus und Christ~nlum, ciL, p. 149). De
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SAGGIO INTEGRATIVO
tro fra tìl~fia grec;a e messaggio cristiano . IOJ non cessa d1 appanre problematicall Per 111111110 dii~ da . . .uzzazione» dd cristianesimo contin~ ad~ la ridac.la cl pqalel:iali lato per salvaguardare il carattere di ~ ~.--. caa ~ ~ paradossalità e di svincolata autolondazior; ~eli~ sostenuto da Kierkegaard e riaffennato !Xlii'-·~~ .• logia dialettica 12; dall'altro in nome del ..._ Del~~a~t~o 1e1:1a1o cWa 111 cristiano~ rispetto al quale la forma dleniatica ~ ~ dd - - : dità particolare ddla Chiesa occidentale e della dopu IIPPG1: CUIIIe IBI'crerattere universale dd cristianesimo che ~ rcololia; è PIOplio i c:azione», un abbandono degli schemi concatuaJi dei ~ ~ ~ sofica che la teologia cristiana dei primi _._L!-~ ~ DMma S. la filosofia greca 13 • Ddi~~~a~aao caa Da tutto ciò emerge, come ha osservato ~lelllalle W. sentimento di distanza nei confronti della forma che il .· ~~ 1111 sunto ndl'epoca pat?stica attraverso l'incontro, 0 1a ccmc:ru:= l. • re anC?ra la pa~ole di Hegd~ con illogos filosofico greco: cii~~ vole _di un tal~ mcontro ogg1 non si comprende più da se ~~~a~c~ooM. Nllllllllo, possiamo aggiungere, lo stesso «futuro della fede. sembra l!lla"C ~epo .0. rottura ddle categorie antologiche greche in cui il dinamismo «
secoli.;
11 Quanto la tesi di Hamack non abbia perduro di lllllllill uxbe ...p ultimi docaa lo mostra, per fare solo un esempio, la critica amdolla di H. ICiiD& acl a- Esrtrr ~
stillni (Christ s~ill. Miinchen 1974, traduzione illliana di G. Re e M.ll<à, Miloaa 19761
contro i dogmi elaborati dalla Chiesa nei primi secoli, nei qulli i ........ dd NIIMI "fe. swnento sarebbe stato espresso median1e l'appaniD cona:lllllle ddla ~ lftD !"' esso non conforme. La dignità divine di Gesù, che acl NIIIMI r - ~ CIIIIIIJII!" «primariamente in senso funzionale e non fisico o -sa-, vcmbbe senso metafisica dal momento che allon non si clispoacvo ci alao appanlll
"*;!'!".:
(Emw cristi4ni, p. 438). Dietro l'inunagine di Cristo dei ~ liWiaqadlbcl IJOI1PO spesso «ii volto immobile, impassibile del Dio di ~ (llJI. ti/., P. • • 12 Per quanto conccrnc il rapporiD fra lop ~e Cale aCI testante, ~· I. Mancini, T~lf- ~ f!1oso/i4 •tl ~~:::R."~ Ni1oao co•fronto, m: AA.VV., Il cnstMnntltiO t 1t ~.aid, il~~··..1971, pp. 102-168: Mancini ha IIIOIItatocomc.m. dclaiaeclilliaaefibalbper..,.. so mosso su un dupllce binario, di ~cBcaiR a~~ la &~adio. auardare la purezza cd oriaiJwictà dclltceypl. c. -~di. pp. 221 aJ. dal ncokantismo (cfr. pp. 107 a.) alla~ bcidqpcrilaiodiwailiiD!IIIIaPidi.PP. fino alla asaunzionc della sinJificanza JinPiàC8 c:ome 141 ss.). -n.,_rfBt/ll.tcwYad<
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u Per questa~. c&.ln~L~r~L~~
1?66, cd. it. a cura di G. Riva, Bracia 1'!6'! ~~
nuzazionc c la
Per-.._.,.. dcle ~L
cattollc_i~ dclla ~~cio="· ~.1m. PP. ~.W.
p,r-tdifll•,_,-
Dcwan, cfr. G. ~~·M~ dMrit& Ma rcolunao, Crultll•mmoe - ~iDAzicme, Rimini 1981, PP:}}~- cit,p,14& .._...,~ ,. l'an beta, P~-------' SCc-do-' ......
IlfohitotklM/Je•c:is.'.PP: '{!:....-cl~ dciia apcculazjonc filòsofica areca ba t'QIIiiiiiiD IIIOdcrDoo. (p. U)).
"Cfr.nD:.nn,
ENRICO PERoL!
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. · · tomo alla «dedlenizzazione» dd cristiaNcii'ambito di questo d!bamto mtive più significative e, ad un tempo, più nesimo una dciie proposte mterpreta egli ultimi decenni da Heinrich Dorrie; radicali è senz'altro qu~a a~ti:fallacia ddla «conciliazione» hegeiian., fra filosofia greca, platonismo in paniuna proposta che, nd enunCI~ nei sottolineare l'as;;oluta .oulpposwontoepiù rilevante per il fatto che proviene . · di . dd tan ta ns csuno · · ~-'-pensiero annco, e dei più illustri stu OSI cwarc:, e cnsttan ~ d non da un teologo, . 8 ~o a imperiale in ispecie; una proposta, quinddla tradizione plabtorud~a dcii epocnos-~• ddle fonti, dd contesto spirituale, e · ·· ~~di• avanzata sulla dd pensiero fil osofìco con cw stmcondciicofonne . ase . 1 una 50?~ttl!tt? de~.caradf' e. nella astrattezza storica in cui talvolta si svolge il tro il ~nancsuno, . ~~ne» si avverte cosl spesso la mancanza. dibamto sulla .«ciielliZZ8ZIine recisamente qudlo di esaminare, ed in parte P 'one di DOrrie, attorno alla quale si è veL'intento ~~.queste pa~. · dib trito'' nd quale si inserisce di valutare cnncament~,l ~t~rp~SZI ' nuto sviluppando negli ultmu anru un ampio . a anche il saggio di Comdia de Vogd presentato m questo volume.
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2. I:interpretazione del platonismo 17 a) La «rottura» della tradizione platonica
ocWas ist spitantiker Platonismus?» Con questo interrogativo si apre un saggio di Heinrich Dorrie dedicato all'analisi dei rapporti [n plato~o .e cristianesimo nei primi secoli dd!'era cristiana11• I.:apertura e dd !'J~O giUSI:!· &cata: se vogliamo impostare in modo corretto, sia da un punto di VISta ston16 Cfr., od esempio, E. P. Meijerins, Wi~ p/.lollidntn Christm? Zur G~hung %111i.... Pl.tOttismru, ltirr:b/idmn Cm/o unJ p6lristist:Mr Tr-Io'", cVIIIiliae OtruiWl-. 28 (1974), pp. 15·28; Fr. Ricken, Zur Rnqliort M. p/4kmisdJm Ontològk bd Eusebios ,_ Lillrril, Amas unJ Ath.n•sios, cTheoJosie und Philosophico, '3 (1978), pp. 321-3,2; A. M..llacr, Pl.tonismru unJ Christmtum ;, M. Spi141JiiM, cTheologische Rundschawo, 49 (1'114), pp. 33·,6; Pannenberg, Pl.t011ismru unJ Chrislmtum, cit. Per quanto con~ la sui rapporti fra platonismo e cristianesimo, che nqli ultimi anni è cresau'd a.iliderevolmenre, cfr. E. P. Meijering, 'ùbn }.bre Fonchung zum Thmu~ Pt.lonismus un Kfltt6emMtn, «Theolosische Rundschawo, 36 (1971), pp. 303·320, e l'Appendice bibliosn· &aache pubblichiamo in questo volume, pp. 147·1,3. D La produzione di Heinrich Dorrie sul platonismo è immensa abbracciando l'interO ._ della sua attivilà scientifics. Molti da suoi studi magistrali, che qui prenderemo in - · 10110 sta1i raccolti nel volume Pl.tonia mill,., Miinchen 1976 (ulvo indicazione -n. le citazioni faranno sempre riferimento .ne pqine di questo volume); fra i saui - inclusi in Pl.tonic. milwN faremo riferimento ai squenti: LI Joarill~ tk l'i- tk P~ lill • Pt6dus, «Revue de 'l'Mologje et de Philosopbie.., XXIII 11973 l pp. 117-132; Loeos· Aspe/tu Jes ~/ichm Pr.toniLli~? Otkr Nous-Tbt~ogM Die to ProfesSar CJ. de Vogel, Aaen 1975,pp· s-s, ID AA.VV.,kpb.t.;o,, Studia... 115·139;.P/oli~ IN~ o iniiOINitore?, in: Atti tk/ ~ illtmuaimulk su/te~: Plofj11o ~il Neopt.10111smo i": ~k ~in Oa:itlmt~. Roma 1974, pp.1"·207; R«m~ di E. von 1~, Pl.to Ch_rut,.nru in «'l'heoloairchè am-, 64 (1968), pp. 319·321; «~ und ~ilolos!bie.., '6 (1981), pp. 1-46. Die~~· """""'• wu 1s I/MIIIIIIuu:r Pl.1011umus, aL
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SAGGIO INTEGRATIVO
111 co che teoretico, la questione deDa JIOIIibilhà . c ddla trasf~~on~ del ~latoniuno. e delle~ d.illa Padri dobb1amo m VIa Preliminare chiarire~ la ~ .~ CU1Uai di qlld ~da losofi~ e spirit~ale che, con un tennine ~ ocplatonismo». L'unpresa, tuttavia, non è affatto un ~· llllbiauo. ~ 1a nost~a conoscenza d~ p~tonisrno si sia .....~~ 11a11o1taare, iBci, decenru su tutt~ una sene di questioni ~~- araa Dqli ukiai. ~ d'D.icme IOd. disfacente non c stata ancora raggiunta'': il come un fcno~cno s!raordina~te com~ e .a a !llaalla IIIICIOn permanenza d1 alcuru elcmcnu di fondo si estende ~· cbc. pur Della divcrs~, c che a':'cv~ ~ictro di sé già ~ lungo sviidWIIIte 1Ralli in fixme uppo CIUIDtlo Clltnpme ndl'onzzontc dCI prun1 pcnsatori cristiani. . Di fronte ad una tale situazione l'esp-;A-e ._ . ..tollilmo Cllldaao. cp ........... • di hia . . d p . d . .o . apparire piuttosiO «PlatoDISmo Cl a r1» nsc cquivoca20: eh~ cosa ~tcnd~o infatti con l'esp~ pcr. 11011 din: quale forma di platorustno c1 riferiamo? Si tratta della ruJ~'-? A plesso di motivi c di dottrine che risalgono dirutatnente 1 P1awoe,VIJ Clllll; ~~te c. t~m~ dalla !radizione platonica? Oppure il plataaismo il quale il cnstlanesuno trovo a confronta durante i primi 1eC1J1i ddJa storia aveva elaborato posizioni filosofiche profondamente divene d. ~ di Platone? Ed in questo caso, tali posizioni ermo COtnpltibili coo la cloarin. cristiana c potevano quindi essere recepite dai teologi cristimi? Questi interrogativi ci pongono di fronte ad un problema aoriaplfico particolarmente complesso. Come è noto, infatti, i cPiatonici» si 10110 ICI!Ipn: presentati come i continuatori cd i fedeli interpreti dd pemiao di Platoac 21 ; c tali sono stati considerati nel corso ddla storia; la coolilwità ddla mdii» ne platonica non è stata mai messa in dubbioD. Questo, almeDo. &o al m secolo; a partire da questo momento interviene un muWDCIIIO radicale nell'interpretazione del platonismo: Platone viale: com~~':"j.='O"' dall'esegesi che ne aveva dato la tradizione platoaica. ~m~-- IIIJCo d!oplatonismo cd il neoplatonismo; viene pertiDIO ~ ~crcnza fra le posizioni filosofiche sostenute ncU .......... unpcrialc c le originarie dottrine di Pia~.
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ENRICO PEI\()LJ
si è affermata un'inversione di rotta negli stu ul . . d ecenru· • m··-ce N~li ·~ tendenza ' --'- qud grande soIco che 111 · età· .., um1 ed • una a rou11are diodplatonic_i •• n"teenemutoer:ssistere fra Platone ed il platonismo. Le nuove ricer. m ema s1 e zi--"· C •J•d e "vogd)24 , infatu,· ten dono 8 M l H · Kriimer' Th. S CUA, che (Ph · · ' n di'"mtera stona · dd Pen· · ·l erl'an,1·stenza di una profon da contiiiUita porre 1n uce es • l'"1IIterpret8Zlone · . 1 · ente come punto di ...:c ruenmento e 10 svj. d 1 d · 51ero p atotuco av suo lllSegnarnento . · delle conce2ioni espresse a P atone n luppo SIStemauco . . orale da parte degli antichi accademici. . . .. . . Ris tto a questa nuova tendenza stonografica? la poswo~e di DOrrie è c ped te differente2': da Platone al platoniSmo non c e stata alcuna d" · dal · pro1on amen l .. continuità26; il platonismo nasce so o .P~U tar 1, a ~arure . pr1n1o se~~o a.C., e rappresenta una fase della tradwone plat_o~c~ c~e SI era ?r811l81 già ampiamente allontanata da Platone. È vero che Cl s~ ~c~a ~ntiiiuamente Platone ma le citazioni sono spesso ddle semplici Clt8Zloru standard che :on ~no più interpretate ndl' originario significai? _che ad esse attribuiva Platone ma nd modo in cui esigeva una nuova tradizione, che, per quanto diffe~ta al suo interno, su alcuni presupposti fondamentali, in particolare di carattere teologico, si era venuta costituendo in modo ben definito ed unitario. Ciò che pertanto designiamo con il termine «J>iatonismo» deve in realtà essere interpretato come un fenomeno filosofico autonomo27• Da questo punto di vista, non ci si deve lasciare ingannare dal fatto che i "Ph. Merlan, From P/4to to Ntopl4tonism, The Hague 1953 (1969,197-'l, tr. it. di E. Peroli, Intr. di G. Resle, Milano 1990; H. Krimer, ~ Unprung tkr Gristm~l4physik. Un· tnruchungm 2Ur G~schichu tks Pl4t011ismus zwischm Pl4t011 unti Plotin, Amsterdam 1964; Th. Szlezlk, P/4ton unti Aristottks in tkr Nuskh~ Plotins, Basd-Stuttgart 1979; C.J.de VoseJ, 0, tht ntop/4/onk. .. ,cit.; A 14 &chtrcb~ tks ltqn prkis~s mm P/4ton ~t k Néop/4to~. «Mnemosyns:», pp. 112 ss. La opposta valutazione che la De Vogel (nel saggio di cui in questo volume presentiamo la traduzione) e H. Diirrie danno dei rapporti fra platani· smo e cristianesimo si fonda anche sulla loro diversa interpretazione della tradizione platonica: per una decisa critica aU'interpretazione deUo studioso tedesco, si veda C.J. de Vogel, Der so~. Mitt~lp/4tonismus, Obmuiq,mti ~;,~ Philosophk tkr Dim~itigledJJ in: AA.VV., P/4f()1Jumus unti Christtntum, Festschrift fiir H. Diirrie, Miinster 1983, pp. 277-302; per un ~e complessivo d~a posizione deUa de Vogel sul platonismo, si veda E. Peroli, Cor"'if
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sAGGIO INTEGRATIVO
raprcscntanti dd platonisrno li lODo lU vatori, nè. c~~e porta_to~ di P
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21
29
116:
Cfr. DOrrie, Die Emeutwri;···.PP· ~Dit ~··· ~ quesJa invece la nOIIIICSI di W.
lin 1930.
tcW Ber-
ENRICO PERQL(
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. d" cui Cicerone fu testimone, ossia il ritorno di Tunav1a, quest.o 'd:to«a~tichi», secondo DOrrie no~ deve es~re sopravrinascila del platonismo a parure dal pnrno secolo Anuoco alla donnn.a valutato. A suo aWiso, la l rsonalità filosofica di Antioco di Ascalonalo. a. C. non è c~nn~sa con a espesere in grado di realizzare ciò che questo pro~~•- . era il pnmo a non l' . d d"1 com«nunoco . . Jl I breve Antioco non era uomo m gra o gramma significdava» · n,_,e la filosofia di Platone; non era lui, quindi, che c 1 d in mo o essen""" .. pren ere In gru· caso il suo programma non •ece scuo a. Con 0 o ' . ifì Q d c· poteva far1a nviVere. . l'A d·~;. perdette il suo s1gn 1cato. uan o !cerone nel c . . all' . scuola, e quand0 dopo Anuoco . , di cca ~·ad Atene non 1ece VISita anuca ' 111/'0dntomo figlnu1·00vuno a formazione filosofica lo affidò al peripatetico Cravo e areasuo 1 · · E è caso che da questo momento, e per o tre cento armi, mand· · sco1arehi'e noto. nppo . ·non· un wn· onianza sull'Accademia; nessuno et suoi chi quals18Slles . ull . . del l . Se pertanto ci si interroga sulla nscoperta e s . a rm11;5~11a P atorusmo a · dal primo secolo a.C., è altrove che dobbwno dirigere la nostra atten~arru: esta rinascita avviene al di fuori. dell'Accademia di Atene; d'ora in ZIOne. qu del l • dell di p atorusmo e a poi l'Accademia cessa di essere l'autentico centro 2 scussione su di csso' • • _ • L'demento decisivo per la rinascita dd platorusmo fu, secondo DOme, la riscoperta dd Timeo platonico'l; una riscoperta.che avvenne al_ di ~ori d~ scuola, fra gli strati più bassi di cultura letterana, nelle «cc;rchie di_ prof~ («Laienkreisen» ), di persone, cioè, che non erano filosofi di professione. Qui il dialogo platonico non solo venne riscoperto, 1118 divenne una lettura filosofica quasi di moda. n perchè ciò avvenne proprio in questo P.Criodo e con una tale intensità non è possibile spiegarlo in modo completo. È certo, però, osserva DOrrie, che nell'ultimo secolo prillla di Cristo interviene un profondo mutalllento ndla situazione spirituale del tardo ellenismol4. La filosofia stoica che per lungo tempo aveva spiegato l'universo, e con esso l'uomo e Dio, in modo immanentistico e materialistico, non era più sufficiente agli uomini di allora, nè era in grado di rispondere alle esigenze religiose e spirituali che andavano con forza emergendo. Per questo il Timeo ritornò al centro dell'atten· zione: dal dialogo platonico, infatti, che nella sua parte centrale (da 27 A in poi) poteva essere interpretato cd è stato effettivamente interpretato come uno scritto di rivdazione, si poteva ricavare che il mondo è stato creato da un creatore trascendente sulla base di un modello eterno c sovrasensibilc. Ma l'autentico punto centrale di questa lettura del Timeo erano le affermazioni sull'Anima c~rnica: questa, ~~atti, poteva essere interpretata come l'ist~ che traduce il trascendente allmtemo del mondo ed esercita il governo su di esso. Co~c vedremo, questo interesse per il Logos e per l'Anima cosmica resta, n~'mtcrprctazione di DOrric, l'demento centrale della teologia mcdioplatoruca e ncoplatonica. IO
ar. Sesto Empirico, Schiw pirronillni I 220
:~l~~· Dk Bmeunun&-.. , p. m. o111.,p.U4.
'
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: ~rt!e· Der Pl4toni!mur... , pp. 174-17'; Die Emeunun&-.. pp. 1'6 a. uumc, Der Pl4tolllrmur..., p.174. '
SAGGIO JIIITEGRATIVO
Tuttavia, l'impulso che aveva ri . 11' prima g~cr~onc (6,-3, a.C.) ~ID Yita il~ . ne. La nnasclta del plat.onismo era ~~~~-.__la cspteSSo qud nuovo scntuncnto religioso diva.i iDdirizìi iD ~ alitnent~rc anche la gnosi cd il~ tardo~ che~~ correnti sorte dalla nuova situazione sp· · · Ma, • ~delle molto breve cd incontrollata (o poss~il ~ cdopo 111111 E. stesso sotto un controllo fondamcntaie.J' Darivoluzioaui,;) ba JIOIIo («Laienbcwcgung» l, cioè, esso diventa ben· un III09imc:!no di ~ fortemente consc~ativo cd ampiamente cruu!~.::i•WUo di 1CUo1a Un momento _lnl~rtantc di questo p · fu · . ca condotta dagli Epicurei contro la lct~ ~la palam. tonismo faceva dd llnlco, cd in particolare una E. dd pl. dotta .solo. da. questo la UlaNIJIIIIJIIil · . Pl.to.ru !llatoaia.ded dd dialogo. Per dim----"~~ L rono 1 pruru a a urrc contro i passi centrali dd Timeo . ~ .... Leggi, c soprattutto a porre a confronto quelle affcnnazioDi ~ ddc vino che sembravano essere fra loro molto divctsc c discordi. Nel 1111 diin cui ~. platonismo si tr?Vò a dover elaborare gli argOIDeDii per tale cnuca, esso cc;ssa ~~ ~sete accessibile a tutti, cessa di csscn: ua «ÙicciBcwcgung». Ora, infatti, diventa necessario andate oltre il Tlllfftl c Pft'lld= in co~idcr~onc ~ ~t~ scritti _di Plat~nc. La SCCODda fase del plllalismo, dove c ben nconosctbilc il contnbuto di Eudoro di Alcsuadzial', è~ caratterizzata dalla raccolta di un sistcma di concordanze p1atoDicbc che, partendo da una determinata formulazione, consente di rintracciare le affcr. mazioni simili contenute negli altri dialoghi. In questo modo, utiliJZIIIdo fn l' alro i mezzi fùologici dell'erudizione alessandrina, si intcndm JIIDIUifC mmc i diversi c molteplici modi di csprcssiooc di Platone indiasRro IGIIPfC un'unica c coerente dottrina, che ora veniva csanamcntc dctcrmitwa poamdo gli uni accanto agli altri i passi ad essa relativi _Da ~ la fotm~ 1"11. 11V À~vov Tolì JlMTWVOS', oli no>.l.o6o/;ovl7: la polifooia è CII'- di uaa sola doxa. In questo modo viene a costituitsi in modo rapido c ~ ua patrimonio dottrinale incentrato su P~ton~ ~hl ~~ deP l'ambito ben delimitato c tradizionale ~ CUI st è 1110188 .,fuadup, autori mcdioplatonici ed ancora~ P~o~- Ed è acmprc si msuao, c non d~ una lcttur:s diretta degli ~ ~ Plat~ come racnri Dc,li IIJIIIIÌ ai: che dcnva la maggtorpartc delle cìtaZJODl platooid~lA- B, i passi ccamli stiani. Esso contiene dd Timeo l'impo~ ~dd ro1c cldla ~il dd Simposio, dd Fedro c dd Fetione•.l =~ cldl'~ 8a1. ed passo di Teeteto, 176 A-B, diven~to ..:....J.re. cldla sccoada. cldla _.c infine alcuni passi delle Lettere (tn 1""....- - . della settima). . citali IIIIJIU'DOt d'.luo CllllOo lP" Questi passi di Platone conUDUIJDCiliC -
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"DOrrie, Dn Pt./olliJIII~··• ~- ~ .. ,...... ...... "Cfr. DOrrie, Dn pt.IDIIiMr , J -n... .,.~ J7
Ario Didimo, pn:sso Slobco. -..
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ENRICO PERQL[
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, ]'" pr;~ct"pale dei PlatonicP8: essi non avevano affatto come scodi vtsta · stonco-cnttco; · ·· le .osse · 1 ~· dottr;~ 8 di Platone da un punto al . · mtento po d 1 ncostrutre at ressava ~· il f atto ehe Pl atone .osse < l' an· · l'uomo Platone, ma p latorusmo non m e al · 1 di · · D dt" un sapere sul divino dd qu e si vo eva ventare pattectpt. a · nunctatore il 1 · · riai ' · unto di. vista come si è detto, p atorusmo unpe e e espressione · anch e 1a gnoquesto p • esigenza rdig"tosa di CtU· sono nutrite di. quella eli · n· ilasuaessenza l'ermetismo e che non da ul" tuno ha'•econ d ato anch e il cn· · 51, pttagonsmo, • . d n:: · d" · il 1 · · · Ma uno degli demenu che secon o .LIUrne uungue p atoruh · suanesuno. · 1 · smo dagli altri gruppi è il ruolo fortemente ~co ~t; c e m esso. assume il riferimento alla tradizione: «Solo nd pl.atontsmo si e. preven~to ~ tutte l~ epoche il carattere aperto dell~ d_iscussto?e che. domma negli altrt gruppt. Certo la teologia è l'intento pnnctpale e l autentico punto finale della ncerca. M~ i theologoumena nei quali ci si riconosce dovevano ~r~ dimost~ti validi attraverso la tradizione della scuola e attraverso le testunoruanze scntte contenute nelle opere di Platone che possono servire come testimonianza per una tale teologia. E le concordanze di Platone harmo qui il loro significato: esse raccolgono insieme ciò che Platone ha detto sul divino. In breve, si cercavano i theologoumena, ma solo qudli che erano all'interno di una tradizione valida.»' 9• In questo modo, il platonismo, già nd corso dd primo secolo a.C., acquista quello che, nell'interpretazione di DOrrie, è uno dei suoi tratti distintivi: esso diventa un movimento di scuola fondato su un sistema dottrinale forte· mente chiuso e dogmatico; la subtilitas e la OEj.LII6TTJS ne diventano i tratti caratteristici che conferiscono alla scuola un carattere fortemente elitario e quasi esoterico; il VEWTEplCELV, ossia la ricerca dd «nuovo», diventa l'accusa più grave: ricercare il nuovo, infatti, significherebbe porre in gioco la legittimazione che conferisce l'appartenenza alla scuola. «
b) Il Platonismo come «classicismo arCtJiciuante» . A quc;s~o carattere ne è strettamente cormesso un altro: nella nuova situaZIOne sptntualc sorta dal tardo ellenismo il platonismo viene ben presto ad operare ~~c un d~ent? fort~ente conservativo; l'esigenza religiosa che esso condivtdc ~~gli alt?.movunenti dell'epoca si traduce infatti nd richiamo ~- ~ tra~onc ongmaria. che risale oltre Platone, e quindi in quello che Dome definisce una sorta di «classicismo arcaicizzante»~ t. La situazione
•• Cfr. Déirrie, Die F,.ge tUidJ tkm TTIIScrmt/m
mittoTII, pp. 211-228, spec. 211 _215 _
: Di?rt!c· Di_e Fr•ge... , p. 213.
· · · • • tem "" Mittelpl.ttmumus, m PltiiOIIIt:ll
41 ~~·Di! Emeummg. .., p. 163. ge..., p.DOme, 213. D~e Emeuerung. .., p. 162; Der Pl.t011ismus... , pp. 198 a ., 201 a .,· Die Frt~·
SAGGIO INTEGRATIVO
spirituale dei primi secoli dell'epoca izn . . 117 dioso in questo modo: «Nei primi recoli~ ~ daaitta dii questa fone antitesi: da un lato la Pl:aalza~ IIIIJiaialc: li può.,_, 1111una rdigio~e di~~· e dall'.itro 1111 claaici.mo fon.;~~~ conservare Upat~~ruo culturale ricevuto, e ~ cLe caa 11 la base della convmz1one che tutto ciò cbe è ·q~ao DCIII per~ 1111 d. un'efficacia salvifica, è stato deno da l~~~~go ~ ed.llld.e cii cLe ba naria. p~tonism~ si è collegato con ~ ... clàl·~ OliaiEsso ~ntnb~ al .nnnovamento classicistico dei ~ ~ ~ veno U suo rifan1 a Platone, e divenne U~~ Plaprio aa. doconservativo»42 • ~di&.. Dietro l' at~eggiamento conservativo dd platoniuno, dictzo il ~t~res. sequl»,. sta~a dunque la convinzione di foodo che lilla in~ ongmana, che. nsal!~a oltre ~!atone ai p.l.ioi lhtologo;, il 1.op, Dd--~ contenuta ogn1 venta cd ogru sapere, si en rivdato in IUtta 111 ."~"""'è Allora ~! U~'_D~i, secondo una ben nota concezione~~ molto plu YlCIDl al Logos dd mondo, e ad essi iii.oso-li è aJIIIIIllialo caa una immediatezza che non è più poss~bile nd presente. M. questa rift1aiaae originaria ha trovato Usuo culmine in Platone, il~ ~.il fibaCo più antico e l'unico teologo dei cui scritti si poaedeae il taiD. Per qur:1111 D platonismo anribuisce a Platone la verità inten cd ISIOiuta, che l'ISili mente valida in modo vincolante. Ciò che Platone ba insepto pub cata· mente essere spiegato da altri, ma non può eacre arriccbito nè Clllllplcrato nell'essenziale in quanto è eternamente vero. Questo atteggiamento conseMitivo resta ~do Dii~ un~ c:mtn· le anche di qud pensatore profondamente ~ ~ e Plotino : N~ stante Usuo pensiero aia ampiamente~ e supen. ~ mabi l'epoca dd medioplatonismo, nella compiCllllODI: ma~-:: l'illler· è pienamente tradizionalista. Egli si p~tl come odllreoloprete giusto e diligente, di q~ ricca ~:~:;-cpXIIO PlaciDo gia degli antichi, che ha trovato Usuo che uodoao qu~~caa di auonega ripetutamente di essere ~~ore . Pllraoe e dsi IIUDi pzalevo; la totalità dd sapere è stata i;nfata ~~nei~~ cessori, ed ora non resta che M!up=- eu ;, cldit fìba1ù, cd iD ~ possa penanto esserci una crescl!l sap;re. in&tti. è~ idallk:a della verità viene escluso da Pio~ la veriri.diJgcaliaDe dd diviDo. e a se stessa. «La verità -scrive DOme -.è~ CJ8Di p111V1 • divino anche la verità non può rivd;arsi per cui il dapl ~.::::: ca deve contenere una documen~ Lop ~ dsi tealali ~ va risulti aver fano sempre ~ . ~;~; ajpri pftlflcle9e per esprimere la stessa COli ID altn ""__, -
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· · ed COtrunctte una awcuraZJone una difesa che colui che compie la prova non · al od il · c di vt'IIITfpLC7116s'. Come nessuna parte dclla filosofìa m • cun m o cnrn rd · · )'' · della filosofìa ed -·ere priva di aZioni con ms1eme puo . filosofica puo• essere senza _, essere staccatauesto- nessuna affennaZione re-' '""' appunto per q do la quale il Logos s1. è rtYC:~ato ·--' · 1 tradizione per la quale e secon laziorucona . od . 4, in rutto agli antichi ed in parte 81 m CJ111» • • • • Questo atteggiamento conservativo della scuola. ~~tonica, il suo «cl85Slcismo arcaicizzante» che auribui_sce -~ ~)atone la. vent~ mtera ed ~ut~, rap: presenta ncll'inrerpretazione d1 DOme uno dCI, tra~! fon~amen~ DCI q~ platonismo e cristianesimo si contrappo~go~o l un l altro ~ mod~ ~conciali bile: all'immutabilità dclla verità platonica SI C?ntrappo~e: infat~, il ca~ttere storico dclla rivelazione cristiana, nella quale il Logos SI e manifestato m un tempo, in un luogo e presso un popolo determin~ti. Per il_platonismo, al contrario, se vi è una rivdazione essa è eterna come e eterno il Logos stesso; uno sviluppo storico nclla r!velazione d~a verità. d~ pertanto essere. esc!u~o. Scrive DOrrie in un saggio sulla teologia platoruca d1 Celso: «Mentre il ertstla· ncsimo si riferisce all'azione salvifica di Cristo come ad un fatto storico, il Platonico si richiama al fatto che egli dispone di un sapere originario che non è Slato mai modificato. In questo sapere, infatti, non v'è nulla che possa essere modificato, dal momento che la verità è immutabilmente unica ed identica. Cosl, il platonismo assume nei confronti dd cristianesimo, come nei confronti dclle altre religioni di rivelazione, la stessa posizione negativa: non c'è nulla che possa e debba essere rivelato; la verità non ha piani di sviluppo. Essa si è mostrata ai grandi uomini, ai saggi dcll'epoca originaria, allo stesso modo di come si mostra oggi. Non dipende dalla volontà di Dio che la verità . . si mostri ed ora si nasconda, ma dipende dalla debolezza dcll'uomo, e (IICCisamente dal suo intclletto, il fatto che non tutti siano in grado di cono-.re la verità allo stesso moda»46• m·
elia dottrina del Logos l:atteggiamc;nto. con~ativo ddla scuola platonica, il suo «classicismo ar· ~t':'"• di cw ~b.b~amo fin qui detto ripercorrendo l'interpretazione di • ~piega perche il platonismo, in un'epoca ricca di nuovi fermenti spiri· di ";~utamenti, ~~ di~uto il_rappresentante ed il sostenitore degli an· _ alon ddla tradwon~, il_ basuone dal quale questi valori, la t~111.Kl'l -.&la, ~~ ~difeSI contro il nuovo che avanzava, ed in particola· le contro il_ cns~~o. «Nessuna delle altre correnti - scrive DOrrie - noIIDitante gli alu _contributi dd Peripato, dclla Stoa ed anche dcll'Epicurei· Do, era pred~unato a questo dal suo fondamento spiriruale come il platoni· D0»47· Qual e tale fondamento spirituale? Nd breve articolo Platonismus
SAGGIO INTEGRATIVO
119 pubblicato in Der kleine Pauly Dòrric Olle!vaCto cons.isteva n~ fatt? che, partendo da una .la forza di CIIRito . raccogliere la spiegazione dei fenomeni ddla ~ dd r.o.:., ~ l-yKUCMOS' 1TaL&la - e la religione in un' -~ 1valori ddla ~ un piano mctafisico. Questa metafisica dd~llODcnte, che~ tazionc di DOrri~,l'autentico fondamento iritualc~odi"~ dd.~~ c, ad un tempo, il punto unitario in cui co sp platonismo che sono fin qui emersi. Ciò ~ IUttì! divasi Qbaai dd ~di IDil ~ nc4'. D Logos è il m~zo universale attraverso nquale nclivmo . Il~ olrmtemo dd mondo m molteplici piani; di questi npiù im smica: è attraverso di essa che il Logos discende nel rn1:oort&Dk c l Aaima co~Quello è quanto aveva già indicato Platone nd racconto della esposto in Timeo, 27 C - 34 A. E su questo punto la tra~~ masta stabile: ~sa ha sempre ripreso la tesi timaica combinandola con ~ fondamentale d1 Fedro, 248 A ss. 50. Come osserva in modo cooc:iso Podùio, due sono pertanto le ipostasi perfette: l'Intclligmza c l'Anima; 11 di 10110 di esse non ci sono che le anime individuali o particolari (j!Epucal +vxao. mc realizzano in parte cd incomplctamcntc ciò che è preformato e prcaisre ndl'Anima univcrsalc5 1• Ora, il Logos dd mondo si rivela in molteplici modi e fonne; à esprime ndla natura, nei saggi enunciati degli antichi poeti c dci primi filololì. cd è presente in nucc soprattutto negli usi cultuali, nei riti e nei misteri. ID qla!O senso, già Plutarco aveva stabilito un paralldo fra la fìlosolìa c le praticbc de! culti. Secondo lui, il Logos aveva lasciato le sue tracce nelle-~~ DO Xt:y611€va Kat bpW11€va, ossia nei riti, tracce che~~~ c~~~= prire. In modo analogo, per il ncoplatonico Porfìrio 1~c_ t sqgt~..,.; di quechità hanno nascosto nei loro scritti ~ nelle loro ~ divina. Ora, il platonico è colui che nscoprc ~uovamen~. dii Lop.lwmo sta rivdazione, che gli uomini, allont~OSI ~&:::o dd mando ddla univenlle dd Looscurato e dimenticato. Egli .~os~ come m ~ . natura e dd mondo ddlo sptnto ~- p~rc il SJgD~!D di se-. .d ua gos; anche i più piccoli particolari ~~~ ~prc senso superiore e trascendente che m CSSl 51 ~ pltO un'iJDml&ine ~: Per questo il platonismo ba frequen~ liiJivenlle di tuili ~ mente enciclopedica dd mondo, una . 50110 dcrivlti ..polyslll!eP ambiti dd sapere; per questo dal p~t~ solo adl'.mbào di quelli _ grande valore, quali Plutarco, Lonp!O.
:maro
di=-
K. ZirP< ....... $allllol.. Dorrie, PJ.tot~ismlll, in Der /tkill~ p,J,. .,_... voa . ll&lrirl ~,.. ~~~~ mer, Vierter Band, Miinchen l'f17 •. P· 906: ~ 1011! 49 Per quanto diciamo ci rifa~ 11 '=J2) SL: lJtr. . . lonismus?, pp. '20 ss.; l.Dgos Rlli11011 ?.•., ~ ~,. doctri,~ tk l'im~..., cit., pp. 118 ~~~!6-419...... ,..441• i6 s,;J.: Porphyrios, in P/4t0flicl miiiDN. l'P·
i&wlv
:Cfr. DOrrie, Porpbyrios' ~ Cfr. Porfirio. Settt., 3J.
ili.,__.
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metafisica dd Logos, infatti, ogni q~cstionc _P~icolare acq~ista, sia .d~ un punto di vista oggettivo che soggctuvo, un. s~cato t'?"logt~ ~ religioso. Oggettivamente, pcrchè ogni conos_ccnza saen~ca, ogru ac~UISIZI~nc cultu. ralc, ogni interpretazione di un anuco dc~o. o di un ~c~ro nto, d~vcnt~ una rivdazionc divina; soggettivamente, pcrchc il filosofo c ID grado_~ d~ il Logos nascosto nd mondo ddla natura. c nd mondo ddlo sptnto ID virtù dd logos che è in lui presente, sul q':'~c SI fon~a l~ sua parcntc;Ia :- syggeneia _ con il Divino; ogni attività conoscmva ha qwndi anche un significato rc)j. gioso in quanto consente di raggiungere l'II!LotwcrLS" Ekcil52• • Si comprende allora che, all'interno di ~a ~aie_ concCZI~~c, l~ filos~fia, che di ogni creazione, di ogni 1Toll]<1LS", svda il significato ?~ar~o, ossta la conformità al Logos, diventa ciò che fonda c propaga tutu l valori ddla cultura, ddla t>.Mvuo') 1raL8da. In questo modo, filosofi_a! rcligi~ità c cultura si fondono in un'unità effettivamente imponente, da cw il platorusmo nei primi secoli ddl'cra cristiana ha tratto la sua autentica forza c diffusione. In ciò, secondo DOrric, risiede la ragione profonda dd fatto che il platonismo con cui i cristiani dovettero confrontarsi era non solo un sistctl1a fùosofico-rcligioso, bcnsl una potenza culturale altamente atrualc''. Ed è per questo che, come vedremo, se il cristianesimo voleva entrare in questo mondo culturale cd annunciare con successo il proprio messaggio, doveva scacciare il platonismo da qud terreno da cui traeva la sua forza. Ed il cosiddetto «platonismo cristiano» secondo Diirric è esattamente la «finzione» che i teologi cristiani dd terzo c dd quarto secolo hanno creato per assolvere questo compito.
3. La radicale incona1iabilità tra platonismo e cristianesimo a)
Il platonismo come dottrina religiosa
I diversi caratteri dd plato~mo che sono fin qui ct11crsi convergono tutti ~u un P~to centrale: la mctafìstca dd l..ogos. Sulla base di questa metafisica il platorusmo ha daborato secondo DOrric una concezione monista ed universale che pu~ essere espressa in questa fonnla: non vi è che la teologia. «Questo - scr!ve D~rrie -. è il carattere probabilmente più importante di q!lesta. COStruZione di ~tcro: essa contiene, costruita su fondamenta rdigt~, m ~l!e le sua paru affermazioni sul divino e quindi teoJo..: • .J-1 Nei &""" • · suoi st· presenta come una teologia, o . • il P_latotusmo , • quindi eglitratu di fondo :cta&:mc un ad!enuca dottnna religiosa: «fl suo nucleo centrale è urLa . sovraor matalaalla fisica: tutto ciò che diviene cd è corruttibile è un•· . la lllllnaglnc attraverso quale raggi . ~ere . certezza sull'eterno e !'IDcorl' ruttibile. Mara · so, la
ungddeprelatla ':<>~ conrtaes-bjlotwcrLs~W:.:to ~~~~~"~ca orusmo vtenc stre o:uuw
: Cfr. 10110, p. 121. Diirrie, Die Emtr~mmg. PP 164-16S· W. . - . ciL • MISI SfJilldntiltn Pt.Jonismus?, pp. '20 ss . "Diirrie, Die •n~ Theolo•i• ..., ,p.17.
sAGGIO INTEGRATIVO
congiunta con ~ dottrina dcDa aa1voczza 12t logici fortcmcnt~ marcan! acquista n~ eli cbe, }'er i IUai llllli Ccrtam~~c, il platorus~~ non aveva dottrioa ~ 0/:ao. aveva cosntwto una comunità, cd ancor lDalo ~ cubo ~ platonismo non era la ~plicc opzione per una~ hlllnia, ~~ rctica, m~i;~~mc dmdostra ldAlet~~s logos di Celso, Clllb...__ ~~~!o visione '=!S'osa mon o cw era COIIIlessa la ...... ~.. 1111a hm Pltcila nd platonismo strettamente connessi non ~ /ogos e 110111or aano ambito cristia_no! dogma c ritus. L'adesione al p~ COllie lo eliDo, iD scdta molto simile a qudla compiuta in favore di • ~. C111111a come le correnti religiose del tempo anche Ula~ rdisiou.. E aWT!lpla alla sostanza intellettuale _ 055 ~ alla vaa P tollllmo Pr_omene la cserci~ ~a filos?~· L'atti~~ fil~~~· in quan10 a::dd' ~llOIIIo_ c;be cd assin_illa al d1vmo. Ma CIO c~e e Slblile 1 Dio non può vaJir lfJCil' lmaDa ~ c~ro •. ~ora, .che se v~gliamo comprendere che coaa '-n~ con cw il cnsuan~lmo trovo a confronrani, noa poaiamo partire da on aJDo cctto moderno d1 filosofia come forma di sapere seco1atizzato e fmdato · modo autonomo sulla ralio. Una tale separazione fra fi1oao6a e rdigime ~ teologia - o nei termini dd platonismo fra nous e logos -liOll corrilpcmde 1 nessuna filosofia antica, e soprattutto non corrisponde 1 qudla forma di pia. tonismo con cui si incontrò il cristianesimo: per nplatonismo, iDfaui, oil r..o. gos che abbraccia ogni verità ed il Nous, nd quale è COIIleiiUIO CJ811i pcmiao. sono narure divine. L'atto di pensiero diretto alla COliOICaiZI dd Nom e dd Logos è un atto religioso, in quanto è diretto l Dio»". nvao aervizio l Dio è dunque la conoscenza: «deum colit qui novit», aecondo la formula di Saleca'9.
111entc
c1abor.':
" DOrrie, Was ist rp414ntiktr Pl61oniS11f!1S?, p. m. ,. c&. DOrrie, Di~ pltztonische Tbeo/oqe Jn IV/sot. .., PP· 2JO a. "DOrrie, Der Pltztonismus, pp.l90-19!· . Dtr ,_,., EJ«ot, ciL, " DOrrie, Was isl spalllntilter P!.lon1S11111S?, P• p. 309 rciP>D< ciel " - !lilnio .. . "Scneca, Ep. ad Lu&i/ium, 9'-47; da ~ mcll6oicaA'a.a.o e Plociao. che ali ~ stmgue un'altra posizione, i cui rappraen':'J ~ pp ID ..).,.,... P":"" sce come «teologia dd NOUS» (ck Lotos .-,_..., . j è cb;..or.,._ ddt ~ posizione (Piutarco, Celso, Longino, .a~ illiD ~.~ Lcp.ll _.. f ne (pantcistica) s10ica riDc!l*' e ci Ull parucolare Plotino, hanno SOICIIUIO 11111 dul'!i« rdaziooe ,.; ~ ciel............. Por lo al di aopra dell'easere e IIOitraiiO ad • . (lllllliali A,;...~......,. • ~rdinatc (ipostasi) e <juindi ~~=J..oaol.~ DIJII ~ CIIID 11 trovo al di sopra ddl'essae, è _ . . ddll,_ ogni realtà sensibile. nell'esperiea>a
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ENRICO PEROLI
122 b) I «dogma/a»
'-t nismo e la loro inconci/iabilità con la dottrina del P"' 0
cristiano
il 1 nismo se lo si considera solo come una filosofia; esal . "51 sottov uta P ato lt'gione» scrive Dorrie60. Solo se si tiene presente · d · d'h ' una rerre )a questione tempo, un ad 50 era, tanto 1 attuta e1 rappom fra 'bil • questo. fatto e po~st ~ ':nei suoi giusti tennini. Ma è chiaro che, impostata . l ..n . .. . .• latorusmo e cnsuanesun P nso ta: ...-er tl'one risulta per DOme .g1a ilamp1amente od 1 . . l In questo m o, a ques poteva non atorusmo: p recepue affatto poteva non · · · 6t p ch' d' 1 questo il cnsti8Desuno · • una religione di genere comp etamente IVCfSO» . er e . • do c d d rdi · ctoe assumere In se g1oso ron ato su gmata ra-. latonismo: un «Cre o» Q l' . · . tale appunto, era il P ua l sono quesu dic~lmente inconciliabili con la dottrma cristiana.
rch' d' · · dell'esdogmata? l) In primo luogo, la dottrina di una struttur~ ge_ra 1ca_ I.P~ sere all'interno dd divino: questa st~ttura ~a m un pnnc1p1? s?p~o impersonale e situato al di sopra dell essere, ~ quale p~uce ult~o':l ~ ~ personali piani dd divino o ipos~asi, nei q~ali_la perfezion_e dd P~c1p1o p~ mo si riflette in modo progressivamente limita~o: ~na eli queste lpostasl (il . Demiurgo) crea il mondo, il quale non.ha al~ m~~ t~por~e. 2) In secondo luogo, l'idea di una nvd8Zione ongmana ed unmutabile del Logos, che, come abbiamo già vist~, escl~de la n~.i~ ~ un'~one salvifica di Dio nella storia e di una nuova r1vd8Z1one; la diVlhlta, infam, nella sua pre· videnza, ha rivelato sin dai tempi originari tutto ciò che serve agli uomini per Platino e Porfirio giunge a conclusione quel processo di riflessione teologica che aveva ca· ratterizzato la tradizione platonica durante i primi tre secoli dell'era imperiale; una rillc:s· sione volta a determina"' la
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sAGGIO JllrfEGRATIVO
la loro salvezza. Ed ha fornito loro IIICbe la . 12) Logos che opera attorno ad essi e di~~-~ •
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ENRICO PEROL[
124
. l · eoplatonica della struttura gerarchica all'interno d-' la dOitnna p atonico-n . il 1 · · · "' . . d'1 CUI. sopra abbiamo deuo . . ..chi . . 66cerca p atonJSmo cruuano - scrive divmo, DOrrie _ uò trovarlo solo negli ereucl» · . .. Un «Flato christianus», pertanto, se con q~esta espressu~ne st J.ntende una . d · ntenuti dd pensiero platomco-neoplatoruco nella dottrina recez~one el co . h . l . . . .h ,, m8l· stato nè poteva esserci. 10 c e 1 teo og1 cruuaru an. . cruuana, non c e • gli ·r ali · la . · dal platonismo sono solo aspetti rorm , ossl8 granunauca no recepito · · di ~ di · · · ' la retorica e l'ampio corredo di immagw, me ore; e . Cl~oru_proprio della tradizione platorùca. M~ si tr~~ta S?lo della _«pe~eriB»: e solo il «c~lor nvesttto per combattere l avl l ru.cus» di cui il cristianesuno si e abilmente pao ·67Do · d· versario sullo stesso piano e con le stesse amu . vunque, ~v~, _ogtru 0 contenuti dd pensiero platonico hanno trovato ~ccess? nd cruuanestrno sono stati sempre sottoposti ad una ~rofond~ modifica, J.n modo da essere trasformati in senso chiaramente anuplatomco. È quanto mostrano, secondo DOrrie, Atanasio e Gregorio di Nissa.
c··
c)
Atanasio
Di Atanasio Dorrie esamina68 il capitolo terzo dd De incamatione Verb~ nd quale viene citato un passo di Platone ormai divenuto canonico. Si tratta dd passo di Timeo, 29 E, nd quale Platone indica nella bontà dd Demiurgo l'aitza pet la quale egli ha creato il mondo69• Atanasio riproduce il testo dd Timeo in modo abbastanza fedde70, senza tuttavia spiegare il significato che tale passo aveva assunto nd sistema dottrinale dd platonismo. Per tutti i Platonici che lo citavano, infatti, esso indicava chiaramente che al di sopra dell'àyaeòs 6E6s- si trovava un àya86v impersonale come suprema ipostasi. Se il creatore è àyae6s è solo perchè partecipa dell'Idea dd Bene, dd Principio supremo, che secondo la concezione della Repubblica (VI .'509 B) si colloca al di sopra dell'essere. Una tale struttura gerarchica all'interno dd divino non poteva essere chiaramente accettara dal cristiano Atanasio. Per questo egli cira il passo dd Timeo in modo quasi letterale, limitandosi, tuttavia, solo al significato superlìciale, non controvertibile. Ciò che invece per i Platonici costituiva l'autentico e vero contenuto dd passo egli lo elimina risolutamente. Ma secondo Dorrie Atanasio fa ancora un passo avanti. In Platone, infarti, l'aitza O'Idea dd Bene) è sovraordinata al creatore· in Atanasio invece, è ad esso subordinata: come mostra infatti il quarto ca~itolo dd incamatione Verbi (poco dopo la citazione dd passo dd Timeo) l'autentica aitia della bontà di Dio è per Atanasio il peccato dell'uomo, che ha suscitato l'azione
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AA. ~DOrrie, Gregors Tbeologie 4uf dem Hi,tergruflde der ,eupt.Jtoflischen Meupbysik, in: U Sch ·• Gregor _vo, Nysu ""'J Jie Pbilosopbie, herausg. von H. DOrrie, M. Altenburger, • 67 Cfr.ramm, Leiden 1976, pp. 21-42,23. sono, pp. 127ss. : ~rrie, W4s ist rpilllfltiker Pt.Jtoflismus, pp. :J16-:J18. T~meo, 29 E: Al'Y'"tJ.& &' i\vTuoa alrtav ylw01v tcal Tb 11dv T68E b CJWl" ~~cmp
SAGGIO J]IITE.GRATIVO
I2S saJvifica di Dio ste&&O: Dio, infatti, ba ~ estO che ha inviato il SUO log01 su118 terra.~ Jlec:clro d!r..._, CIUello IDodo. acL ':d è per qu sulla aitia dd creatore, da cui AtaDa.io n:-, dd Timeo platonico, veniva POito iD ~ ~le.__ ~ ciò d!e i~ ~on ha mai potuto accettare: Dio si 'fivWgePltrDo dal peccato. significato dd testo ~~ ,11111 a-.. per lllllda ddc è stato traSfonnato in modo radicale: 'Clllto ID IIIOclo ~iD. 11111 ~d un antiplatonismo chiai'IIIICilte ~~-più~~.-......
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d) Gregorio di Nissa
. Un discorso analogo deve csscrc fano a proposjro di Qui, tuttavia, la tradizione con la quale si amfnxua ~·di Nìl.72• e clinu.a.a. qudla dd ncoplatonismo contemporaneo, di Plotino l'Occidente latinon, di Porfìrio: è questo che~~per u111.Kl'l a()(jlla, la filosofta dei Greci: «l'immagine com~ d!e J. ~· ha dd platonismo è qudla presentata da Porfirio,.74. Di questa losofica contemporanea Gregorio, osserva giustaiDcllte Diinie, ba ma de.conos~~· c, ~c alla sua f~~e IUOria, è in p1o di abilmente il linguaggiO ddla tradizione platoDia, ~ liaa di immagini, di simboli, di metafore, che si erano onmai t'lllldcmau: dlaiaai standardu. Gregorio, scrive Diirric, cconosa: il gioco dci 6ba6 dcl11111 tempo c gioca con essi fino ad un determinato linUtc; in&ai, Cllllll quciiD Ji. mite essi offrono certamente un aiuto alla comprensioae. Ma là cloR quciiD limite viene superato questi fL~o4>oL dCYODo IICCCISirilnH:nte Clllldam: all'errore in quanto non sono stati illuminati dalla~"· .. Questo limite per Gregorio, cosl come già per ~ è ~ cW nucleo centrale dalla teologia fondamentale del neopWonisiDo. ~Il.:: .ubanliaetura gerarchica dci piani all'interno del diymo. In questa per Diirric, come abbiamo già visto, la radice 61oaofica ~ Tlle aJDo zionistica ariana, che Gregorio ~ne ndl'IIIIOIIICO . CIII~ ~ne platonica, infatti, per Gregono, c;omc per~·~. Qui il ~ placDII• macccttabilc; è quanto mostra la la setiiiDI ~ Nisscno, dilatando le parole di EaL 3, 6, ch,c sta IDsCoDdo di qullllllfiiDIID' tco~ogia in nuce che si fonda sulla COIIJI(I!ogia. .~ naa pl8lllc le~ tazìone è la prova e tnatiolle Cl'tflltJmll: 11111 ~ climcJIIIIIi"' di cainsitJDe (~ lanlll. c se dalla bdlczza dd cosmo, ma adocta un P rancre ontologico: il tutto tende ad CS1C1C ICIIIIIO
nwfi= U:
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~·&:;:, ~-- ,.,...,
71 Dòrric, Wu ist spi1411UMr • • , . . . ..... n a rifacciamo qui al agio di J)6rrie. 11 "'PI.tmris~, Me~~~pbysilt, cic. ..,,,,_ -~ l'llltill ,.JblftlM • 7) Cfr. Dòrric, Porpbyrios Js ,..._, -
-
pp. 4,4-474.
74 Dòrric, Grttps Tb«J/Dp... P. 29. ., lbiJ., pp. 23·24.
: lbitl, p. 24. lbitl, pp. 27 a.
126
ENRICO PERQLJ
,_ ~ di ione che fa dd tutto un'wtità, assicu~andone l' awovl~ e la .. orza ~ , d rrun·ante La infrastruttura di questa cosmolog~a, 05 _ ........ TIOVI.a e .. rorza o . "d . . e' nvol. n=rn"e è ispirata a Posi oruo, ma la dimostrazJone sezva gmstamente vu • d"unostrazJone · d e mcoruon · -< dib" · e neoplatonica: .da ten ill ta verso una SO UZIOn l'unifi1caz1one, . come forza l 'Uno come tendenza verso mente a ·dimilostraredo come (vtnvna»7s• Ma G · bb d b" regono a an ona su uo il· ehe domma mon • ~' · p o rfirio, l"dentifican d l' · · al t 1·co-platonico probabilmente o Uno suoongm eso · "'il d 1'6 6 ' che in virtù della sua energheia' connette 1:11 uruta ~on o, c~n • ~IIIS' " • •-\ l b t:~v della Rivdazione biblica - e con il Bene Ul se, l airroaya· l ' qwfiJ.l • l' assioma • • dcii a struttura J.A.v. In esto modo Gregorio respmge p latoruco Tuu•p· · dd P rmc1p1o · · · supremo . qu all'interno dd divino e la conceZione come eh gerarlca "h .. d al di sopra dell'essere. Scrive Dorrie: «Q"G u1 regono a respmto m mo o molto marcato la dottrina dei piani dell'~e~: b ~ya~ e TÒ ~ya86_v .non devono essere separati. n Dio buono ha 1 suoi beni m se e non pnrna di se. Se qualcosa giacesse al di ~ori _d~'~ere ~on ~trebbe o~rare n~' esse~. n teorema di Platino che il prmc1p1o che e al di sopra dcii essere gtace pruna dell'essere e quindl al di fuori dell'essere, viene respinto con una decisione che rasenta la violenza. Qui infatti viene raggiunto il punto in cui platonismo e cristianesimo sono l'uno di fronte all'altro in modo inconciliabile. Qui raggiungiamo il punto in cui viene respinta ogni forma di compromesso e di concordia. Dal momento che la decisione su questo punto non può essere d usa, allora la spesso strapazzata formuna di "platonismo cristiano • può essere applicata solo agli dementi accidentali e mai alla sostanza»79 •
u..,. . '
e) Una nota in margine
l) !:interpretazione di Dorrie dd De inCIImatione Verbi di Atanasio è stata fortemente criticata da E.P. Meijering!O, il quale ha richiamato l'attenzione sul contesto complessivo all'interno dd quale va inserito il passo in questione, contesto che raccomanda un'interpretazione diversa da qudla proposta dallo studioso tedesco. Da parte nostra, ci limitiamo ad osservare che, in ogni caso, l'identificazione dd Bene con il Demiurgo è stata sostenuta anche all'interno della tradizione platonica, ad esempio dal medioplatonico Attico81 . 2) Per quanto concerne Gregorio di Nissa, anche qui ci si deve chiedere se l'id~tità di Essere-Uno-Bene sia effettivamente estranea al pensiero neoplatoruc;o. Certamente, non è propria dd pensiero di Plotino, ma l'identifìcazio· ne di Essere assoluto (pensiero di se stesso) -lv - ò àya86s è caratteristica dd pensiero di Porfirio, come ha mostrato P. Hadot'Z. In questo modo Porfi" IbiJ., p."· 79 lbiJ., pp. 36 -37. . 11 Cfr. Mcijering, Wu p!.lonisierlttr Chritlttr?, àL, pp. 21-2'; uh11 Jahre Forsha~11g...,
at., r.P· 316-318.
. . . . Cb . Cfr. M. Bùres, ?"' Philosopb~e t/es Pi41ofliltm Alliltos, in: AA.VV., P!.loflttmus unJ ":.ltlllum, Fesuchrift fiir H. DOrrie, Miinster 1983, pp. 38-~. spc:c. 43 ss. leva ~--HadotW.~ Porphyre el Viaoriflus, 2 voll, Paris 1968; si vedano anche le obiezioni solte"" · Beierwìhés e Th. Kobusch contro DOrrie in Gregors Theologu..., àL, pp. 39 •·
SAGGIO INTEGRATIVO
127 rio ha attribuito anche all'hrt~enva T% ~ 1111 ~ qudlo Plotino, e più facilmente CODciliabiJe te di spiegare perche un teologo come Mario CQQ l'~ ~do rncnte l'b~J.OOUaLOS', possa ciononostante .,,Y~. che
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TfJ> oòalas-.
3) Per quanto
.wa;: eaa.a..
u.~ il~ . ~
conce~e l'eresia subo .
. . .
di~~
storicam~te la sua radice 6losafica nel~ ariana, che c,.
. una qu~u~>n~ c.ont~oversa. Da un Punto di ~. COIDe IDIIia.e n:...,~ discussioni tnrutane dd quano secolo ra VIlla~ se il~ e dipende in gran pane dalla questione se ~resenu ~ llllitai al ~ rna dall'Uno possa essere intesa nella 6losa/a~,dd NOUI e cidi'Aai. neop-...uca aliDe ""D'DIIaio. ne», ~d senso. che .al No~ e all'Anima g~vam~te ~enore e d~uito rispcn~ un.~ d'~ pro. di VIS~a s!o~co, e ceno, ~ro, che il subo~nginel', Da UD Plllllo 1100. era afliuo 1imiz. to agli anaru85 ; non solo, infatti, gli apologisti strutrura gerarchica del Divino, riprendend '~ ~~ IOIIime 11111 menio. E la donrina di Origene ha influito~ ~diNa drina, alla quale poi si sono richiamati gli ariani~~ tcolocla alasm. ogni caso, che nella fonnulazione del dogma trinitario . :t:;"':'"!"'oro la sero di mira il platonismo, come afferma Dci,.;• • ...: J:tc_Lallllllù ~
••...,c,...~--
bileM.
4. Il platonismo m'stiano come «finzione» apologetiaJ a) Il saggio «Die andere Theologie» Dopo quanto si è fin qui detto, la domanda che soJ:Be lpOIIWICl è J. ~e guente: se gli autori cristiani hanno sempre ricooosciuto COD ClllaDI cbiarez. za l'inconciliabilità dd platonismo con il cristiaaaimo, pcrtbè lwmo CIJIIIi. nuamente perseguito il tentativo di assimilare il patrimoaio ~ ux:be se, come abbiamo visto con Atanasio e Grqorio di Nilu. modifìnndme 11
. __._ fut. . SOStanza? Se si vuole rispondere a questa domanda, è n~p/;=~ ............-:se la funzione che dovevano svolgere le llJOIIICD[.UIOIII dagli autori cristiani È questo l'intento che ))Onie Ili propoae ln unllllpiO
..
: ç&. Hadot, op. CÌI.~ pp. )J~, 484.
r-~-
da""""'-
idDb io~~
....__e~ (lo ... "' questa ad esmp1o IlleSI SQIIalUII "'~·· su cui viene fondala gran parte dell'op~ (n~., c»oi '*!"E. ~~one del concetto di criro ~.-:;...di Filooa&o ~ eroU, SuU. ~~~~del p!.l011imo d ~crid
.
. ~.. . ss. -~c&.P. '---:..:...-CIIfisttlll.~PP."'.-.. · ,.,.. "e&· MCIJenlll, ~,___. wlt!p,_,..,.,_ 16 26-27; pp. cii., op. Meijcring, Cfr. 160 .n.24.
ENRICO PERQu 128
. dd 1981 dal significativo tirolo Di~ ~nt!ere TheokJgi~, nd q~e nno· resenta alcune delle sue tesi di fondo che sopra abbwno eaa111110 di st';O stu osodnp tempo per alcuni esperti, le amplia e le radicalizza ulterior-
nunato, ma a un
,
ra dd saggio'7 DOrrie precisa n~pito eh~ egli si P~: spo. m~e~ _.,_ lapertu 11·one continuamente dibattuta del rapporti fra la tradizione filoques ed n cristianesimo dai pregiud'1ZI. e dalie uniiateralita' con cui fi. sofì sono ravvisabili in caègrecata affrontata Tali p.-iudizi, secondo DOme,·•··· d •....,.. · nora sta due direzioni: da un lato, sin da quand~ n sett~ento .~~ e UliZI8to a parlare di cplaronismO» dei teologi cristiani dell epoca n1c~a .c e s~ata sempre la ten· denza 8 vedere nd rapporto fra fllosof18. g~ca. e cns~c;suno_ una d~nna zione ddla semplicità e ddla purezza. ongmar1e ~d cnsu~c:suno.. Dali altro lato, invece, si parla frequentemente d1 ~ «~IC~nc;» ~~~~~ del ~~t.enu ti dd patrimonio platonico da parte degb auton cnsuaru, per l quali SI e coniato lo slogan «platonismo cristianO». Al fondo di entrambe le tesi c'è, secondo Dòrrie, una mancata comprensione ddla situazione storico-spirituale nella quale ncristianesimo si trovò ad esercitare la propria azione nei primi secoli della sua storia. Questa situazione'~ è caratterizzata dalla nascita di una nuova epoca che doveva dif. ferenziarsi in modo profondo dalla precedente sia nd pensiero che nelle forme di vita. Ma n«nuovO» che andava affennandosi non si è imposto attraverso la distruzione delle antiche fonne ormai morte. Le forme esteriori della cultura ellenistica restano intatte, ed anzi vengono persino restaurate: ma non sono oramai che un guscio woto che viene riempito di una sostanza e di una vita dd tutto differenti. È in questa situazione di cpseudomorfosi» che operarono dal secondo al quarto secolo sia nplatonismo che ncristianesimo: se essi volevano annunciare qualcosa di nuovo dovevano servirsi degli antichi mezzi di espressione. Ciò spiega nruolo che, come abbiamo visto, la tradizione svolge nd platonismo di questi secoli: la tradizione è nvecchio edificio che doveva essere necessa· riamente abitato perchè venisse rivestito di una sostanza nuova. Ma ciò vale anche per ncristianesimo. Ed è proprio nella mancata com· prensione della situazione storiCo-spirituale dei primi secoli dell'era cristiana che risiede, secondo Dòrrie,l'errore della nota tesi di Hamack, che vide mi· nacciata la sostanza dd giovane cristianesimo dal fatto che attraversò una cdlen!zzazioneo. In realtà, le fonne culturali dell'ellenismo appartenevano or: ID8I al passato. Non restava che un guscio vuoto nd quale cristianesimo SI inscrl, ~ che ciò _modificasse, nè potesse modificare la sostanza dd suo annunoo. Al contrarlo: le molteplici modalità di questa paeudomorfosi han· no ~ agli autori cristiani di utilizzare abilmente gli antichi strumenti e ~antiche forme culturali per farsi comprendere ai loro contemporanei e ~ ~ b~~ ~~: Ed nplatonismo era esattamente uno di quesn strumenU di CW nCtiStlalleaìJno si è servito per diffondere nproprio mess&ll·
-re
o
n
diffondcr:e
1111-
• pp. 1-4. . at., .. Dilrric, 1Mpp. '-6. Th«Jo~ • Cfr.IbiJ.,
SAGGIO JN['EGRA~O ·0
u,
in particolare presso quelle Jler10be
~dizione_ cult:u~~ dei C?reci: «D p~. che CIIDo ._
ne alle amruduu di pcns1ero dei "Grea• .111 C!UIIuo lilla~ 11e1o sponibilità a diventare cristiani; esso servi.,.era ~ ~per ~ ldo.io. neutica •, e che allora appaneneva al com ~ciò che oqi ~la'p
b)
dd!a ~
Filone di Alessandria
enae. lìde.e.
Un esempio molto doquente di un tale utilizzo . oo4>la ce lo offre secondo_ Do'?e già F"done di ~della~
trovato ad ~ffr~n_ta~ una situaZione in pane ~ ~ il ~li 011 no i teolo~ ~nst~aru delle CI><><;he successive. I lenori ~ ~ ~ ~ erano quel grude1 che, per nasata e provmienza IIUOIICIIIIi, iD&ai, mosaico, ma che, ad un tempo, erano sono .n.~ Per venire loro incontro, Filone dovene percom:re . ~ dlauRia. aspetti, costitul un modello anche per i teologi VII ...., tollo maki Il rappdorFtoil fra tradi1~ione ~J.!odis?fica greca e rivelazione moaica viene espresso a one con esempio Hagar, la concubina con cui Ab · unisce per volere di Dio: Dio ha voluto la paideia dei Gttci come che Abramo prendesse in moglie Hagar. Ma la moglie lqinima di Abnmo è Sara non Hagar: essa è l'autentico arché, il punto d'inizio dd popolo di Jsne. le. In questo modo Filone pone in luce la distanza &a i due lltlbiri: .n. rivdazione dd profeta Mosé spetta la priorità rispetto ad ogni altra sapimza: - è l'autentico criterio e contenuto di verità. Ma la osapiCIIZI di Mo.èt, dal momento che è coerente, può essere interpretata medimr:e la osapicma pqan~~». In fondo, infatti, non può esserci che un'unica filosofia, quelli che CUIduce alla verità. Ma l'unica verità può essere espressa mediante diveni 11111menti linguistici. Per questo il linguaggio degli stoici ed mcor più ~ ~ di Platone possono diventare il veicolo per_~ _co~~= per~~ corretta interpretazione dcll'uni.ca venta idennca con. è DOnie I.; mtento che Filone wole perseguue con questa ~ 10 Rivechiaro: mostrando come il contenuto ddla Legge III(IIIICI Fible vuole !azione trovi giustificazione ndla stessa t~ .oo+la. nJIIIIO dalla pai· st~re ~ suoi !ettori imbevuti. ddla -~~ra ~ ~ ~ cuhudCia de1 Grea alla filosofia di M~?-.~ fon udla .,..picaD di Mol6t e rale al quale essi erano stati educau c P prescate chi 11 applicale la ~ nella storia dd popolo di Israde, cosi come. cJjvmi. ICIIIJIIC l UDK1 ermeneutica, nella f!.losofia graca parla, con il . verità della Rivdazio~e m~ca. di diJDiPirC l'~; a _In questo modo Filone SI p~pone ~ f.ali c:scrcimdaismo alessandrino aveva subato con sua ellcaislicl che ~ Jll(lllllo dleguaggio e le forme di pensiero d~ . ~da~ dal re sui suoi lettori una forza suggesava. ID
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19 lbid.,p.4. '"Ibid., p. 6-13.
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ENRICO l'BRoLI
secodo DOrrie è anche lo scopo dcll'interpre. . nistico al g~ud~JSmddiE 'f::esto che ne svela il nascosto significato fìlosofìco: razione allego~~ . a gge, . decretata dalla Legge, suggerendo che anessa ten~e a !j~IDhre la 1Pr:: apparire più strani alla cultura dei Greci in che quel parti an c e ~ evti e compresi alla luce dcllaloro fìlosofia. . di . dcii r . realtà porevano essere sptega e .onn~ pen~~etilizzazione «apologetica» dd linguaggio e dclla fìlosofia platoruca, non ha u eli . . - ~ in paru"colare Quesra . alla . di . cultura erusuca, w ro della teo· Filone alcuna rccez~one contenuti estranei · di Filone: a"ò che · ID ""rrie non c'è alcun «p1atoDISmO» comportato ruuavta d "--· . • •l • < ali (l d lneta m0S81C8. ò>C\."Un OLIU e ,onn · e espresstoru, ono .n"prcsi sono solo gli emenu d-e-p) a___ ,_atone1 veng questi· sttuper quanto concerne il contenuto, mvea:, · agini)· 91 · lat tt dd ifì . . . • unm e mcuuore, tu o non p oruco . • < ~-" ven ono impiegati ID un slgtl ICato · ha conq~tato la · Fil menu 10nnau g uno In dec.initiva, con l'apparato metaforico p. toru~o ~ne strumento linguistico che gli consentiva di esprunen; il suo ':11on?rets':l1o co~ il linguaggio tecnico della filosofia e, ad un tempo, dt s~ 81 suotletto~ che questo linguaggio di Platone non esprimeva nulla dt diverso dal monoteJsmo mosaico. c) La «finzione» p/atoniC4 dei teologi cristiani del terzo e del quarto se-
colo D compito che i teologi dd terzo e dd quatto secolo avevano di fronte era in pane simile a quello di Filone92• Owiamente, ora non si trattava di ricondurre all'originaria traclizione giudaica coloro che si erano allontanati verso l'ellenismo, bensl di strappare all'cllenismo le penone colte per condurle al cristianesimo. «
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SAGGIO IJIITEGRATIVO
mo come pJatonismo; nCOIIlaluto clcUa ..~:~....._, 81 dò che i Platonici insegnano. Di fronte a questa nuova si1Uazioae. ........_. no dimostrato una straordinaria das~ ~ ~ Clllcha l'l::...:_ di trovarsi di fronte nell'ambito cultursJe ~PlaiD- quale n~n poteva più essere c:ffìcace 1s ~ ~ ~~ a porre m lu~ le ~~~raddizioni interne alla llllidi simo volev~ msenrst m questo mondo cultwùe CIII i ca.a..e. ed annunc~ con. successo il proprio . renza con nplatomsmo SW SUO Stesso ~'· ~ --iD CX11Q1r. rdigosità e cultura da cui esso traew 1s sus '--~lam qudla ~&a . .• partire da Oanane'"""' e 111a ·"'''~ . Per questo motivo, di Ala.acLia ~ una nuova fase nella discussione con 1s filosofi. . • ~ ....... più attaccato frontalmente; al contrario tutte 1IÌIIIe dimostrare la conciliabilità della t~ ao4lla coa il . . . laldaao ~ ad affennare l'utilit~ ~ella ~~oscenza di questi clcmemi ~"':J":.edper ~ ~~dott~ dt VIta cns~~· Solo in questO liiOdo, iDfaai, mio llftiCI ~do il. C1Stlan~ll11~ come C?n~bile con ls cu1turs lfta. li..,_~ dt convmcere l ampto pubblico di pagmi colli, cui p alllllli gono con i loro scritti per lo più di carattere palmClico, cbe, coaoaitiidali al cistianesimo, non dovevano rinunziare a quel llllllldo cukunle dleaico ad quale erano radicati ed in cui confidavano. Per questo, CIIIIIID abile - dci mezzi della retorica, con una accana citazioae ddle foarl, delle ~ e degli argomenti della tradizione plstonia da cui provalivmo, a tali lcallli veniva mostrato come la «Sapienza pagana>t potesse essen: iDsaita - riJe. vanti rotture all'interno dell'immagine dd moodo coaiata daDa fede aiRia. «
11ec..-.. . .
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" Dorrie Dw "lbitl., p. 31.
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ENRICO PEROU
IJZ
. · · al secondo e complementare aspetto della teIn questo mod~ ~ glunD lato latonismo e cristianesimo costituiscoli IOI[elluta da_D~me; ~· df~ate s~pdogmata teologici dd tutto inC?nciliaDO due ~oru Jd!g•ose tenutistica dd platonismo da pane degli autori bili, per CUI una recc:z~one ~ on c'è mai stata· dall' altto, il cosiddetto «piacristiani n~ _poteV&ch~·te ~pcsso rawisato ~elle opere dei Padri dd terzo tobSimo a15oano» e e sta o cfìnzi . dd secolo non è stato mai altro che una ~e» posta m att~ P:tt 0 e crwt . · colo· al cristianesimo. Ed una finzione, osserva DOme, CODql1ISWC • pagaru tilizzo · condona con la «furbizia dd serpente» in quanto, c~:>n ':ffi.abi!. e atall zione dei testi ddla tradizione platonica, gli ~~ton ~~ quesu ~ avrebbero quasi dd rutto cdato gli in~ili ~~u di_con~to .e di divisione &a i dogmata dd platonismo e quelli d~ cns_nan~o, c;li cw peraltro erano perfettamente consapevoli. Di fronte all ampta cerchia c;li perso~e p~ fane colte, le quali, non essendo. specialis~, non pot~~ verifi~ .1 ~.m: tenzionalmente parziale che veruva compmto dalle fo~u, l teologi cns~ di questi secoli avrebbero quindi utilizzato la lo~ supeno~ conoscenza dei t~ sti per dare l'impressione ai loto interlocu~o.n che le diffe~ &a_ p~to~ smo e cristianesimo fossero minime, per CUI il passo che ess1 erano mvnau a compiere abbracciando la fede cristiana era in fondo di poco conto.
dr
.
d) Eusebio di Cesarea, Amelio, Agostino I:esempio emblematico di questo abile e distano uso dei testi della tradiane platonica è rappresentato, secondo DOrrie, da Eusebio di Cesarea". Eusebio, infatti, compie un passo audace che nessun altro teologo cristiano prima di lui aveva fatto: cita testualmente e per esteso Platino, ed in particolare il primo trattato ddla quinta Enneade, uno serino che, in effetti, rapprelenta un ottimo punto di accesso al nucleo centrale della metafisica plotiniaaa. Eusebio, tuttavia, opera una scdta molto abile ed efficace dei passi di questo trattato presentando al suo lettore solo quelli che potevano sembrare più vicini al contenuto ddla dottrina cristiana. Quei passi nei quali, invece, la distanza dalle posizioni cristiane è più considerevole, ed in particolare quelli relativi alla posizione dell'Uno al di sopra ddl'essere e all'Anima come seconda ipoatasi, vmgono intenzionalmente «tagliati». I:effeno che Eusebio inntende raggiungere è per DOrrie chiaro: un lettore che non fosse stato ndla condizione di verificare i passi citati e di confrontatli con il testo complessivo, leggendo la PrdeJHlratio e~N~ngelica di Eusebio era ponato a ritenere che la IOiniglianza fra la dottrina plotiniana dd Nous e la concezione cristiana fosse in effetti considerevole'7. 06 DOrric,D;.,.,"-Tb~.
pp.31-39.
" ~ D!i~ una - t q i p analop viene posta in atto da Eusebio scegliendo
~"'*'!'al! mtemo clelia uadizione platonica. Plotino, infatti, non ~l'unico tellimone cw. ~"? ncorre per mostrare che la teologia dei Platonici ~ dd tutto vicina • ~dei ~ A questo scopo qli cira anche la tatimonianza di Numenio ed Attico; :'-~~~ ~-occlralo • cuo:.questi autori, infatti, ocxupano una posizione marginale
• ~":'""' UCIII '." llenetazlone. Nonostante Je profonde diHen:Dze che Ji aeparii!Oo infaiD, Allico e Numauo concordano su un punto: enuambi rapingono le leSi leOio&iche
SAGGIO INTEGRATIVO
D'alt~o canto, _questo modo di ~ UJ anche gli avvcnan usavano gli stessi lllcr:zi. ~ di ~ Dllll . - . di Platino". Egli identificava senza · . C!l-.o 111a11q ...__, ~ dd V~gd~ di Giovanni con illog::c:il~diaal*lai:: dclla riflessione filosofica greca. Ciò IICIVe ad ~ IWeva 11011o o1 ....;:: quanto aff~ il «barbaro>o Giovanni deriva......, per_~ che tanto conucne una confessione di fede ~ 4llli*aza ~ e per. strare ciò Amelio riporta il testo di Giovanni • ';IOD aisti.a.. ~ dia.o. inammissibile per i platonici, b >.~ryos odpE ~ tattavia la&., quanto faceva Eusebio con la dottrina p~ dell'~~ do Gli esempi di Eusebio c di Amelio attestano d c!:e' ~ discussione fra platonismo c cristianesimo ~ ~~ cD.. Ddla parti: «Tutti coloro ~hc partecipano alla ~
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di Aristotele sull'energheia dd Nous che hanno c:ondaao Dilli P lkri ~ compatto, ed in special modo Platino, 1 ~ UD1 cluplicc Principio trascendente, collocato al di sopra dcii eaae • som:""" io6oriao< 0 confronti dd mondo, e di un principio aea~ poliO ...,q;a. Dd qoo1e r..,;. subo~ato. Numenio, al~~·-·~~ un . _ . co D10 esercita le sue funZJODJ su pwu on~ ~dd ......, od ap
'7 .,:..... .,; ...%;a,
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.._iD.....,.
~"cfr. DOrrie, IN-'-~ JIP- J9-40" lbiJ., p. 40. ... lbiJ., pp. 4().42.
ENRico PERou
1)4
1 l sua funzione di conq~istare i pagani colti al criatianesi. avNa svo to 8 essere dd tutto ngettato. mo; ora, pertanto, potNa
<110
5. Conclusioni 'ul ·
considerazione di Heinrich DOrrie a proposito di Agostino
· n dJe quali mten · d"1amo Presenta. . Quest rod urna d alcune riflessioni eone1ustve et 101 bucc a al tazionc ddla tesi della inconciliabilità fra platonismo e cri-
re una rcvc v u . d 101 stianesimo sostenuta dallo studlos~ te ~c . . . . . . a) È stato già osscrvato 102 che m Dorne il plato~mo ed il cns~esirno re considerati come due grandezze stauche che stanno l una di vengono semp . . real • . fronte all'altra con ruoli separati, mentre,-~ ta, spesso SI connettono «nd1 tessa persona in un unico processo spmtuale», che «fa crescere entrambe scomponenti, anche se in modi ~olto_ di':'er_si, l'u.na s~ll'altra e con l'altra»lol. È quanto ndla storia teologica de1 pnml secoli posswno osservare nd modo più chiaro proprio in Agostino. Agostino attribuisce una grande importanza al ruolo che la filosofia ha avuto ndla sua evoluzione intellettuale ed esistenziale104 • n platonismo, in particolare - c con ciò s'intendono soprattutto i principali rappresentanti ddla filosofia ncoplatonica, Plotino e Porfirio -, ha svolto un ruolo decisivo sia per l'atteggiamento esistenziale di Agostino sia per la costruzione almeno
1:
101 Ci sono naturalmente molte questioni particolari che in questo conteso non possono essere affrontate. Un rilievo deve tuttavia essere fatto per quanto concerne l'interpreta· zione di Diirrie del platonismo imperiale. Come abbiamo visto ncUc pagine precedenti, ta· le interpretazione è tutta incentrata sulla metafisica o religione dd Logos immanente, ndla quale si riflettel'inOusso deUa concezione (pantcistica) stoica ed in particolare posidonia· n~. ~chiaro che, in questo modo, il Platonismo imperiale, ncU'interpretazione di DOrric, diventa una SC?rta di teologi4 cosmiCJJ o di cosmologi4 teologiC4, ndla quale la dimensione trascendente nsulta fortemente compressa c ridimensionata (cfr. a questo proposito la criti· ca esposta da. C. ~~ Vo~d ~d saggio Der sog. Mittelpl.tonismus, iiberwiegmd eine Pbilo~br.e tkr_DrmttttgltertJ, m: M.VV., Pl.tonismus und Christentum, Fcstsehrift fiir H. mc, Munmr 1~83, pp. ~n-302). DaU'altro lato ci si deve chiedere se è possibile in~ p~re ~0/tl/mmte il flatoms!"o come credo religioso. È chiaro che la componente teOlogt· ca. . ~ am~tale ne platontsmo, così come è insita nella interrogazione filosofica fin dalle o;:n~ la cw problc~atica, com~ ha.mostrato W. Jacgcr- ùzteologi4 dei primi pens~tori ~ ~ muc 1961 -,~.la det~rmmaztone della vera figura dd divino); ed è altrcsl ~ periaJecomponente relig1~ diVenta sempre più forte nd contesto spirirualc dcU~' ~ primar:,e~':,'i:~ n~ ststema /ifoso/ico di Plotino. E tuttavia: la dimensione · ·~· ~ no- tutti caratteri con.vcrgenza di ogni discorso fdosofico ndla conoscenza ~ d!"i· -non possono ( di pla!Dntsmo, quale, ad esempio, appariva ad un uomo come G•UJI!"" irucrita in un~ mc~ucare, nè confondere, che qui (abneno fino a Platino) la teOlogJI è lllll'indagine razio ca~tt~re squisitamente fdosofico, e cioè fondato autonoTf!4mente tco~, che ha ~~m': qumdt profonda'!'cn.tc .diffl;rcntc dal p~c~to P!"Pnamen~ OIIJU discono razionale ~uru ~~~mento mclimmabilc, c come cnteno di vcntà anche 101 Or. A. M Rit ' v~one storica ddla Parola. 10libiJ. p 37 ntc' • Pl.tontsmus unJ Christentum in der Spiilllntike, cit., p. )7 . 20 ... a,}.. _. ..
t· k
. 8Ditmo, Co,f, II 4, 7; VII 9, 13; 20, 26; VIII 2, 3.
sAGGIO JN')'EGRATIVO
IJS ddia sua prima teologia. L'originaz;. ade.ioac .U. ~ Jllaaaic. platonic~, in q';l~to .capace di aiutare la ocsapicnua Chnstl», e cosl grande cbe ~dd~-. PII? dire: Ollalli ~ proprius accesserunt», «nessuno li è · · PlatonicP 09 • Se, come sostiene Do~ 1 bellpiàeli~~ . tudo ~h;.:. '-'• "Punto per punto la sua Precedente p risulta diffi~ilmC?te BOStenibile che ~per il~~ semplice ~inkleid~ ~ella sostanza cristiana. ~ llia ... _, ._ Agosnno, tuttaVIa, tnsteme ad Origene, · ne dd fatto che l'intento dei primi tcologj~-..uoci.Donieafalialo. uberzeugen, ~ehren» 1117 • Ma davvero aolo ~aolo~dioldaa, stione anche di «conoscenza», in quanto la fede vicDc ~ aa per aai qae. come una «fede pensante» in un movimento che . 9lltl Della 1111 -.a u ~&a I'C~Udifta e l'«intdligeroo 108? L'incontro con la fi1oao6a greca IIOIIIÌipollde• • ehe ad un ,.IStanza teoJogJca, la ,...~ • ID quanto sttumc:nto ulile dd ~es~aggio cristiano stesso, ~ un approfondimenro falr. e qumdi anche per la elaboraZione di una ctcologia cristima. ~~ 109 ? Per quanto,. dunque, si.~. COIIVtllire cm DOrrie DCI.=.:;: l tntento ddla maggtorpartc de1 pnnu teologi noo è 11810 quello eli.,_· modo consapevole una «Sintesi» fra logos fìloso6co sreco e stiana, si deve tuttavia dire che una tale sintesi CIIi l'lwmo eli &ao -.di modo che la loro teologia è apparsa a loro stCIIi come IDI'UIIÌIÌ di tiflc.iaDe e fede. b) In questo senso dobbiamo chiederci se la riduzioac ddl'iDaxtao dd pensiero cristiano con la filosofia greca ad una ICIIIplice r=zioDe obmab ed «esteriore.. di immagini, concetti, metafore. ICilZI che .lam ~ originario sia entrato nd nuovo contesto, COIIICIIIIIDll ~ .Je. guata dell'intento e dell'impresa teologica degli ~D!"ri ~dci primi~ coli. Un esempio particolarmente istruttivo, per~ ad IDIIUIIIItiiDJIII" mente trattato da Dorrie, è quello di Grqono eli~ iD&ui ~ coaftooto n pensiero teologico dd grande Cappadoce . ~ !!Ili· comprensibile se non lo si colloca sullo ~ mila'-• amc~:>n la ftlosofia greca, che aVCYII già infl~ m Zione della Chiesa orientale fino ad Ongeoe. CcttJmi:DIC.
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=...O.
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1)6
. . d borata spcculativamentc in panicolare nella do . cczione crJsU.an~, della radicale fmirczza c temporalità della natura ttl'llla dell'infiniti di_E•o e. modo profondo le strutture concettuali della ,_~~· t.,...urma. m ttraverso tale •... L.. • il pcllSicro · i'ttepJ't --._...· . il NìSSCilO (111lilurm8Zionc Ma propno a 'd al 110 o non ca ~· era sovrastrunura «&CO ent ~ , c ancor meno a «finzio: viene ndott~ a :Z:. resta un demento essenziale ddla nuova forma di ..,....nca» ' ma . ___c . ~ pen. ne •pol.... -sol verso questa rcccz~one c t"""ormmonc c resa P
dooc un arod.nt •c•
, 111 • ~ ~ilìcativo il fatto che, proprio panendo dallo stesso presupposto di DOrrie :Jdk:'btrsldiosoradicalc fra r.dc c logos - si è talora pervenuti a conclusioni op~ • ~sul ~ . tedesco, c non meno paradossali. E il caso di H. Olcmiss (il cw SiglO . ploiOrusl_noch~ Grqorio di Nissa [TM Pt.t011ism of Grq,ory of Nysu, Berkeley 1930), SI "P"' mdc l'emblematica .a.. __ _,_ ·"'---- · -:-Lry for 'IIS avm dcsauC" _ ,c cSIdi c A conolo OUaJIJIWOOC: OU\CI:H)n 15 ....... st'ultùno, in · P:"'! poulos (Pb.~ .cbristÌ411us, Frankfun-Bem-New Yodt !9861: ~ bonsi quello ~cola..,, afferma .cspllctamcntc che non il contenuoo 6Iosofico ~ IICtUsc di ctcsiacns:"o è~· ~Zion~ posta in atto da Gregorio di Nissa l'C!~'" E. MiihlcnbcncU ambno ~aie si andavano diffondendo dopo la~~ p. ;z,, ra. Dre Unmd/icbk~il Gottn Mi Grq,or IJOif Nysu, G
lbitkrrt.
114lhiJe,
::~~•!!lk_rr TIHo/ogit, p. 43.
• C!Jmng, Wre pl.tatririertnt Christnt?, p. 16.
SAGGIO IN'J1lGRA11VO
=-pa._ a::•
a....-.
~el dai Padri. D Credo è 1JJ derDA• mentre l'interprctazioae 1ea1ap:.~&.o ~~t neddrappono&aplatonisJDoe · · ~C..,~~tl.taa ... .J...._ 18 non pana;1do in p~ ~11080 lione tCoJogtca clel1a vaua di fede cW ~ ..'::....__ questa interpretazione, e cioè Della~~ c._; d!la piJmente gli strumenti conc:atuali, liDauiaid l PldQ J..a..; il Questo è un dato che non può essen:~~da~ Con dò, tuttavia, non si è detto llltola DuO. ~ · e 50praft1;1ttO ~ui vm~~ o sui pericolj eli Imi ~ per ~a rifl~~e cns~ suDa fede; Dè si è dalo la:aiaae dd~ DWione cw gli demena c:oncettuùi n=apiti ~ ...... llllfar. dd nuovo contesto in cui sono stati iDsaia. ~ 11111 1111111pam .r-., rale analisi d si dovn:bbe in 0J111i modo 111a1en: ~ ~ • delle diverse forme e dimensioni concatuali dd • ~a., illllmdD~ tori cristiani si SODO confrontati, e cki clivasi recepiti, con esiti certunente diveni. UDO &a i adii . dR -lllli ce lo offre la dottrina trinitaria, suDa quale, -Ili~ cl~ r... frequentemente per sostenere l'inconc:iliabilitì &a ~,:-: smo, ossia l'esito inevitabilmente suborcliauiaais dR avnLI!e c to l'adozione ddla concezione platonica eli ID struaura . - . . : no ~ Divino culminante in un ~pio primo pomo al clqa dd'-. Ptopno su questo punto, tuttavia, lo sviluppo dcii. clotaiaa llllllplmai::. J. offerto agli autori cristiani possibilità di sollllioai c&-. È quanto possiamo osservare in Mario Vmoliao111, Dcplc. compie il primo tentativo di fondare filcwficemmar iDIIIIIIID IIÌIIIMinlll dottrina ddla Trinità, precorrendo in questo modo cd~_.... mente la concezione ddlo stesso Apino. On. Dcam di ViaraiDD è per Ili particolarmente istruttivo proprio pcrcbè qli cli&adc CII'" i • la daltrina onodossa ddla bomoousios contro I'Cftlia eli Aria d.baaado- ~ trina trinitaria la cui struttura filosofica è fonclemmnlmae ~ due cose impossibili secondo la tesi di~ ~ aald. aveva sviluppato con Potfirio una COII(CIIIIIIC di Dio adla qualeUao cltiiiD ia do ddla teologia aristotelica veniva COIIJI5SI al CODCCIIII sé triac:licamente auto-rdazionlle. e che ~.JIC*" aiDillriaalla dottrina cristiana odi Dio come~ . . . . (lllll'llillepadiiiDI. In questo senso, per Vutorino. ~ cd iDIIiiiiC c.I:Assoluto dev'essere pensato~ il Pte-c-il ~ .1• ~ l Essere, la Vita e il Pensiero; CIISII ~ ~ iD tJ1111110 ~ ~· come csubstantia» che sussiste ~ -la friiDI Oli;DCo l dinamica ndla quale Triniti si cllscbiude Glll u -
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Per
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diciamo. cn P. lùdal.
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iL .di G. Gi=~JuuoduoioDe di G. Jllel!l.. ~~..... 91-UL Dilf~. Frankfun 1980. nel iL cl S. SliDi.-
ENRICO PEROLI
1)8
cPadreo che abbraccia in sé in forma «aDcora» iJ_t-differenzi~ta, nascosta («
"-·-ta. Ca"=-
119
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tocos .
.
. UtUZtone assoluta cd at<mporalc della Trinità procede pertanto da
:\&..;o': ;k:::! ~1j"lu~ente prima eh~. secondo una concezione centrale nella al mondo . s , no, puo essere causa di tutto, nella Trinità stessa cd in rapporto come Pn:!d:~hC: asso~~ta «causa( sui». Ca~ di se stesso (sibi ipsi causa), il
Padre.
Iii» de) rtglio La ~zadd F.iglilb~to causa OmDlum), cd anzitutto causa della «Substan· casariamente·«uguai.,. alla 0 .0 : g~erata dalla autocausalità assoluta dd Padre, è nedre a se stesso. Questo nesso":fn '!RIDe, 10 q~w ~estatio• dell'uguaglianza dd Paglia, a se stesso è lo S . . S CSSlvo d~ Figlio verso il Padre e dd Padre, attraverso il Fiza non è nulla d; dive anto, ~e, m_ quanto tale «conexio. riflessiva, nella sua essene con il Padre. rso man estazlone dd Padre nd rtg}.io: consostanziale con Lui
P'":wa
"" W. Beierwaltes Plotino Un · di' '" __ I'U1r0, Traduzione di É. Peroli · lntrod""m'!'modi uo
Appendici e Indici
;.ppendice prima La produzione scientifica di Cornelia]. de Voge1
C. J. de Vogel (190.5·1986) è stata Ofll'inaritu di Filc.o&a
.
l'Università di ~t~ht dall947 all948,eonl;....nusdi~e.~~ l~ all974. Ri!>Ortiamo qui in tltÒDe ""'t:o ~ Plto10 la stessa U~ve~1tà roduzione sa~tifica. ~cardiamo che in 01101e c1e111 de V. ~lo ..
da!
~lume Kephlzlawn. Studies m G"el: Philosopb, .,c its ~~i de Vogel, a cura di J. Mansfeld e J. M. Rijk, Aaen 197S. af/ttrJ lo Cf. I. Volumi 1. Een J:eerpunt in Plato's denl:en. &n historisch-ph~ ~ 1936.
~
• 2. Newman's gedachten over de rrchiiJIIarrliging. HIUI :t:Ut trt rrrhl t.D.11. l.atht.,. 6tt protestantse Christendom, Wageningen 1939. 3. Ecclesia C4tholiC4. Redelijl:e verantwoorrling """ MI pmoo.Jij~ iar:e, Uae.k 1946, 1948, (traduzione francese con il titolo: D. P101tslalinw Oflhotltrrr ~ I'Église C4tholique. Le moti/ d'une option pmo~~elle, tnd. par P. BndliD, Pà 1956). 4. Een groot probleem in de antiel:e wijsbeg«m, Uua:bt 1947. 5. G"el: Philosophy. Texts with Notes and ExplaDIIiaaa. Vol. l, 1laJts to l'loto. L& den 19.50, 19572, 1963,, 1969". 6. G"el: Philosophy. Texts with Notes and EzpWwloas. Volli, Anilatk 1M &rl7 Peripatetic School and the Early Aadnrty, Leidco 1~3, 19601, 1967'. 7. Greel: Philosophy. Texts with Notes and &pWwioot. Vol. III, Tbt~ Roman Period, Leiden 19.59, 19682,1973,, • _,....J~tlll 8. Pythagoras and Early Pythagortanism. Ali I~ al N._ the Philosopher Pythlzgoras, A.rat 1966. 9. Theoria. Een bundel opstellm wer de Grielae W~. A.m 1967• lO. Het humanisme en zjjn historische «h~. ltlltts1l961L 11. Plato. De /ilosoof van hettrvnscendellle. Baam 19611. • • ( a NciiJulo • 12. Girishiya tetsugaleu to shu/eyo. Fusjiuwa Bcifu.lalaùi JiaCID, Yllku, Tokyo 1969. '170. 13. Philosophia. PartI, Studies in Greel: PbilosoPh1· /tMISJ 1 . -~ • il 14 ,..,.. ·- r'-'-·-'"1: ..... J:kitte ,..---. wl}s~~ge aspecten van het lltW~~ !*1111'170. Patrrst1sche en vroeg·Middeleeuwte ~· l5. De omnisbaarbeid ,., het overhot/ige, Lcidea l972.
16· Aan de Kmho/iel:en INIIf NetlnWJ. A.- J#II, NijiDeP 17 · Aeterna Veritas, Utrecht 1974.
1m •
PRODUZIONE SCIEN'ru>!c;,. DJ
142
,. onz~ ultn«iJ, Assen 1977· · Leiden 1986 (venione italiana con Utitolo Ripe 18. IH grr»~Js14g "" 19. R~thin/ting P/4to .•n:,!",'i4~:"'~duzione di E. Peroli, Introduzione di G.
1
••""" P/4IOII~ ~ 1 Milano 1990).
n. Articoli.
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mtru~ h~t gdoofg"ft, ocEithetO», 85 (19)0), pp. 77-78
. J . • n g~loof ~n J~nlten. (Kollfl het ver 85 (19)1), pp. 120-140, e 148-161. ' /oof /01 %1Jn , _ • h 3 Rijlttlom en ontbering, cEI!hetO», 85 (19)1), pp. 177-184. 4: ZUJUwl en Kr~~is, cDc Gidis>o, 97 (19JJJ, pp. :J2:J-:JS2. . 5. De legentk ""n R~un en tk twintigste m~w, cOnder Eiaen VundeL., 12 Cl937), . • pp.JJ-50. 6• De eig~n/ij~ st"ltlting IHin Nwtt~~~n s ged«hten OIH!r tk ~IINIIIrrling, «
.. -L-..J,.
17. He~ R. K. Knlehegrip, cVox Theologica», 20 (1950), pp. 15:J-159. 18· "" "" en zijn inuloeJ op het Wes1-E11ropese tknkm, cAig. Ned. Tljdscbrifoo, 44 1 Avian(
7J1), pp. 3-16. 19· ~~~llfue tl.e finlerpré1111ion lr•Jilionelle àiJ Pltttonistlfe, cBewe de Mb tapu1..,~ et de Morab, 56 (1951), pp. 249-268 ( ripubblicato con il titolo S.· ~ ~ ~ finltrpréllllion lrlltlitionelle tk t. Philosophie de P/4Jon, iD: Phifo. -'"'"'· aopra atato, cap. vn. pp. 155-176) .
coRNELIA DE VOGEL
20 Une nouvelk interpritation tJu prob~ . (1~1), pp. 30·39. 2 1. Hel probkm van het (1952), pp. 20-38.
145
IOCPOiifw, ..!+,
ltwatk in tk An/k,V ..
IV~. <&.oli.
Ilio, S. ft', 4
C:........, 27 22 J.}bistoirr tk la pbilosophie en qwt sens fi ..ftk · tJu Cong"s tks Sociitis tk Philos~ ;:l.tr ~ tk t.~ . ,9.362. &w~.~··Aaa 23. Volknhoven's werlc 011er tk Grie/cse W~ ~ I'Pvoor Wijsbegeene», 44 (1~2), pp. 223-240. """'Pl.to, oAit. No.I. y-~ 24. Het totalitarisme van Plato's SIUJ ett het ~ cAnnalen van het Thymgenootscbap., 40 u9521 ,.. tk ~ r ........ . . b .pp. 17J-197 ._, 25. Het Cb ns/e/i'~"!t seheppmgs egrip en t/e Antie,v \ViH'-~ · Josophie», 15 (1953), pp. 409-425. •-&m>t,cT"IJdocba&-JIIj. 26. Platon a·t-il ou n'a·t-il pas introduit k M~JUVemm~J.u Actes du Xlième Con~"s In~mtationa/ tk Pbiloro,W, ~~}, it vol. XII, pp. 61-67 (npubbUcato con ntirolo ;_,-_;-;:--1m, k principe tk mouvement tlans son montk iJtu/lifibk} · ~......., to, cap. VIII, pp. 176-183). ,m lllpllc:ia27. O~ the Ne;'platonic ChariiCier of Platonism aru1 tbt p,.,_ a.-o{~ ntsm~ eMine!»,_ 62 (1953), pp. 43-64 (ripubbliaro Clllllo JW.. soph14, sopra cttato, cap. VIII, pp. 17f>.183). 28. Discussie rondom Vollenhoven, «AAg. Ned. ìljdschri&45 (1953), pp. 22-23. 29. A la rrcherche tks itapes pricises entrr Platon n k N~•..........,_, S. IV, 7 (1954), pp. 111- 122. 30. De Wijsbegeerte en tk Faculteil der Le11erm, cAle- Ned ~- ,._
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c:.s..w-.
;--1'115.
rndice dei nomi
Agostino: 28, 53, 63, 64, 67,83,103 Cicerone M. T.: 114 Albino: 28 Cirillo di Aleamdri.: 66 Ambrogio: 29, 63,94 Clcante: 49 Amelio:94,132,133 Clemente di Alcsuudril: 28, 39, 42, Anselmo di Canterbury: 83 48, n, 53a., 63,74 Antioco di Ascalona: 113s. Apostolopulos C.: 136 DaniélouJ.: 136 Ario Didimo: 116 DcwutL: 109 Ario: 30s., 69s., 97s. Diogene Lacrzio: 45,49 Aristide di Atene: 53 Dionigi~ Pa.: 32, 67, 74, Aristotde: 27, 35, 44, 54, 63, 75, 77, 76, 80, 82, 88, 100 Dodds E. R.: 75 87,95 Diirrie H.: 27a., )ls., 43, ,3, 57a., Armstrong A. H.: 75 64, 69s., 83-84, 93a., 103, 10511. Atanasio: 31s., 42, 44s., 63, 67, 70s., 86-87,90, 94s., 97-101,124, U6 E.ndito: 39, 94 Atenagora: ,3, '6 Baltes M.: 126 BarthK.: 32 Basilio il Grande: 77 Beierwaltes W.: 84, 126, 127, 138
Esiodo: 51 Eudoro di }JauDdril: l U Eusebio di CcurCI= 29, 70, 9}1., 132s.
F'dooe eli A)auDdria: 30, )), )6, 37.
n."·
Bergundio di Pisa: 78 BidezJ.: 66 Boezio Severino: '7, 60, 67, 76, 77 Bontadini G.: 109 Boulgakoff S.: 88-90
49, 73, 74. 116,1291. p~ A.: 59
Cantalarnessa R: 108, 109 Celso di Alessandria:~. 8,, US,
GiÌJDbB'O : 60, (,1,
121
Chadwick H.:"· 57,74 Cherniss H.: 46, 136
so. 81, 99,
Gailcr 1{.: 46 c;e,crB.:~
Gilsoo E:=~ 78-80 GioVIJIDII' · - (,1, Giu)illlo ,...--
INDICE DEI NOMI
'"
Giustino: 28, 39, 42, 48, 49, 52·"· 80 90 ~ 81,97 '. di Nazianzo: 77, ' Grqo~o di Nissa· 78 84, 89, 99, · ' Grqono l~s.,l"•· ·
GriJlmeier A.: 108 Guglielmo di Moerbeke: 75 Hadot P.: 126, 127, 13047 108 109 ' ' Hamack A. von: 32, l ' 128 Hcgd G. W. F.: 107s. Hyldahl N.: 27
Ipazia di Alessandria: 59, 66 Jvanka E. von: 111, 127 Jaeger W.: 16, 134 Kasper K.: 32 Kobusch Th.: 126 Krimer H.J.: 112 Kremer K.: 84 KùngH.:32
Leibniz G. W.: 63 Leisegang H.: 41 Longino: 119, 121 Loofs F.: 108 Lutero M.: 11·12, 27 Mancini I.: 109 Marco Aurelio: 6.5 Marcolungo F. L.: 109 Massimo di T1r0: 37,71 Massimo il Confessore: 77-78, 138 Meijering E. P.: 29-30, 110, 126, 136 Merlan Ph.: 112 Michele Psdlo: 9.5, 96 Minucio Felice: .5.5-.56, 60 Moraux P.: 71 Miihlenberg E.: 136
Nemesio di Ernesa: .59 NewmanJ. E.: 31,.5.5, 86, 87,90 Numenio di Aparnea: 71, 132
Obertdlo L.: 57 Omero:51 Origene: 28, 30, :n, 63, 84, 85,103, 127, 13.5 Palamas G.: 87·88 Pannenberg W.: 29, 108, 109, 110 Pannenidc: 81 Peroli E.: 9, 16, 19, 20, 23, 32, 46, 7.5,10.5·138 Pirronc di Elide: 49 Platone: passim Plotino:42,.58,61, 7.5,83,93,94, 101, 11.5, 117·118, 12.5, 126 Plutarco di Chcronca: 36, 81, 97, 119 Podirio:6.5, 7.5, 77,83,119,12.5, 127,137·138 Posidonio di Apamca: 117 P~o:61,7.5, 76,82,83,100
Quispcl G.: .56 Reale G.: 9-23, 11 Rickcn Fr.: 30-31, 70s.,110 Rijk L.M. dc: 77 Rittcr A. M.: 110, 134 Runia D. T.: 44, 47 Schillebccckx E.: 32 Sencca : 116, 121 Scnocratc: 113 Sesto Empirico: 47 Shddon Williams I. P.: 7.5 Sincsio di Cirenc: .57-60 Socratc: .58 Spcnglcr 0.: 3.5, 36 Stecnbcrghcn F. van: 83 Szlczak Th.: 112 Tatakis B.: 9.5 Taziano:.51,.52 Tcofilo di Antiochia: .51, .56 Tcofrasto: 113 Tcrtulliano: 55, 56 Thcilcr W.: 113
JNDICE DEI NOMI
T()1111J1810 d'Aquino: 74, 7,, 76,79 TrapèA.: '7
TreuK.:'9
Vitrorino Mario: 128,137-138 Vogel C.]. dc: 9sa., 32, 37, 38,42, 46, 47, 48, ,3, ~. 61, 71, 72,80, 82, 110, 112, 134
Indice analitico della rnateria trattata
Introduzione di Giovanni Reale l. Genesi e struttura di questo libro 9 2. Un passo emblematico di Lutero,' 11 3. Le tesi di Heinrich Dòrrie, 12 4. Critica ad alcuni punti·chiavc: clcUa tesi di DOrrie, 16 '· ~concezione di fondo della dc Vogcl Presentata in~ .... gto,l9
6. Esposizione sintetica dcllc tesi della de VOJià Ddle Ulia!laiaai iD cui sono presentate in questo saggio, 20
7. Conclusioni, 23
I. I termini dd problema l. L'eredità di Manin Lutero, 27 2. La tesi di H. Dòrrie, 27 3. La risposta di E.P. Meijering, 29 4. I rilievi di Fr. Ricken, 30 saggio cDie andere Thcologieo, 31 . 6. I temi che verranno trattati nel presente ligiO,}}
'·n
ll. La situazione culturale: pseudomorfosi?
m. Filone di Alessandria 1. Le immqini usate da ~d'*! ~7. ~ 110q'T'6s), 37 2. La nozione di «JDondo mtdJiaibib 3. La nozione di Logos, 39 . 4 Analisi di De opificio mundi. '· 20•41 ': Fdone e gli scrittori cristiani. 48
Iv. L'atteggiamento degli• ann.chi cristiani nei coafronti ddla filosofia greca 1 I diversi attqgiamcnti, ' 1 · Martire '2dria, 5) 2.. G"1USW10 • ' 3. aemente di Alcssan 4. Minucio Felicc, 55
9
160
INDICE ANALITICO DELLA MATERIA TRAlTATA
'· Boezio, 'J7 6. Sinesio di Circne, 'J7 7. n Corpus Areopagiticwn, 60 8. Conclusione, 61
v. ncomune fondamento
63
l. Platonismo e Cristianesimo, 63 2. La differenza di dima spirituale, 64 3. Tensione e lotta, 64
VI. npositivo influsso della filosofia sul pensiero cristiano e della fede cristiana sul Platonismo
69
l. Platonismo e subordinazionismo, 69 2. «Ded..enizzazione»?, 72
VII. Seguendo la linea dd Cristianesimo orientale
77
l. La scuola filosofica di Alessandria, 77 2. Massimo il Confessore, 77 3. Giovanni Damasceno, 78 4. Dio come l'Essere, 80 5. Conclusione, 83
VIU. Caratteristiche dd Platonismo cristiano orientale l. Origene, 85 · 2. Atanasio, 86 3. Gregorio Palamas, 87
85
4. Sergio Bulgakof{, 88 5. Conclusione, 90
IX. Obiezioni di Heinrich Dotrie l. Eusebio ed Atanasio 93 2. Un arricchimento, ru'ttavia cosl eretico!, 94
93
X Di nuovo su Atanasio
97 XI. Conclusioni
10.3
161
Saggio integrativo di Enrico Peroli
105
l. 1ntraduzi0De. 107 2. l!interprctazionc del p~ 110 a) La - - cldla a.diziaDe piMamca, 110; 'b) n"-'--cdaa'clamo .,...;c;_......, 116; c) La claariaa cloll.ape. 111 ). La radicale inconc:iliabilitl tra~ e crillilaaimo,120 a) n plaumiamo come clotaiDa ~ 120; b) l . . . . . . clolP., toDiiiDO e la loro inconciliabili~ CGD la claariaa aillioaa.122; c) ,_ ouio, 124; d) Gtcgorio di Nilu. 125; e) UDa- iD ........ 126 4. n platonismo ~tiano come~ apolaria,127 a) n aqsio cDic andere 'l'beoloaio. 127; b) l'ilaae di ""'-adda. 129· c) La cfinzione» plaloaia dei leOlotP clilliaDi clol liDI • clol ~ aecolo, UO; d) Eusebio di c-a, Amelio, ApaiDo. m
'· cOnclusioni. 1)4
Appendici e Indici
139