Testi latini arcaici e volgari con commento glottologico

VITTORE PISANI

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI CON COMMENTO GLOTTOLOGICO

Terza edizione riveduta

1975

ROSENBERG & SELLIER TORINO

TAVOLA DELLE MATERIE

P REFAZIONE

.

Pag.

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P RAEMONENDA

X !Il

A. - TESTI ARCAICI

l. TESTI

IX

l

EPIGRAFICI

I I . M ONUMENTI

ARCAICI GIUNTICI ATTRAVERS O LA TRADIZIONE

LETTERARIA

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36

I frammenti maggiori del Carmen Saliare, p . 36. - Dalle leges regiae, p. 40. - Dalle leges XII tabularum, p. 44. Precationes patris familias, p . 50. - Formule dei Fe­ ziali, p. 56. - Marcius Vates, p. 59. - Proverbi, incan­ tamenti, varia, p . 59. -

I I I . P oETI

63

LATINI ARCAICI

Livio Andronico, p . 6 3 . -- Gn. Nevio, p . 68. - Q. Ennio, p. 72. IV. GRAMMATICI

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8:!

a) Precettistica : Accio, p. 83. - Lucilio, p.

84. - L . Cornelio Sisenna, p . 86. - C. Giulio Cesare, p . 87. - P. Nigidio Figulo, p. 89. - M. Terenzio V arrone, p. 90. -Cicerone, p . 92. - Varii, p . 92 .

b) Notizie, p . 93. c) Dai capitoli grammaticali di Quintiliano, p. 103. ll7

B. - TESTI VOLGARI

l. I SCRIZIONI I l . ALTRE

117

PARIETARIE

ISCRIZIONI

I I I . a) I SCRIZIONI b) I SCRIZIONI

.

126

.

CRISTIANE

160

GIUDAICHE

165

IV. GRAMMATICI Consentius de barbarismis, p. 1 66. - Appendix Probi, p. 1 7 0 . o

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166

I NDICI: Delle iscrizioni, secondo le loro fonti

183

Dei frammenti di scrittori arcaici riportati nelle note o citati nei testi . . . . . . . . . . . . . . . . . Dei §§ della Grammatica latina richiamati nelle note . . .

191 193

PREFAZIONE

Questo libro, che rientra nella tradizione inaugurata da A. E. Eg­ ger nelle sue Latini sermonis vetustioris reliquiae selectae (Pa­ rigi e Lipsia 1843), 1Juol offrire 1m'ampia documentazione sul latino esorbitante dagli schemi della grammatica e dalla lessico­ grafia
x

PREFAZIONE

olt1·e le epigrafi, ho preferito dare dei brani di Oonsenzio e, per intero, l'appendix Probi, piuttosto che una scelta di piccoli passi. In questa terza edizione ho dovuto, per motivi di ordine pra­ tico, limitarmi a poche e brevi correzioni e aggiunte. Qui devo aggiungere due parole su A 3, la cosiddetta Fibula Praenestina. Ho raccontato in ' AGli ' XXXI V, p. 98 n. 11 come l'a1'­ cheologo G. Pinza mi avesse comunicato a voce che questa iscri­ zione è un falso; lo stesso Pinza ha ripetuto pm· iscritto più volte la cosa, p. es. nella sua Storia della civiltà latina I, 1925, p. 205 con nota 1, e dubbi sulla autenticità sono stati espressi da Ourtis nel III vol. , 1919, dei ' Memoirs of the American Academy of Rome '; e Reisch nella seconda ediz. del Fiihrer durch die of­ fentl. Sammlungen klassischer Altertiimer in Rom di G. Helbig, II, p. 260, num. 1572 poteva scrivere che << gegen die Echtheit der Inschrift sind wiederholt Zweifel geiiussert worden, die sich neuerdings in verstiirkter J.li asse erhoben haben JJ. Della questione si è occupato l'americano A . E. Gordon, il quale raccoglie gli atti della disputa in un volumetto: The Inscribed Fibula Prae­ nestina; Problems of Authenticity, che apparirà nei Classical Studies delle University of California Publications; come egli mi scrive (14. 3.75) egli si decide ora per l'autenticità in quanto A . Greifenhagen, come esperto di oreficeria antica, gli scrive di aver esaminato la fibula e di non nutrir dubbi sulla sua auten­ ticità. Ma si tratta d e l l a f i b �d a e non d e l l a i s c r i z i o n e ; e Reisch parlava proprio come abbiam visto della «Echtheit der Inschrift )); e Pinza, nel passo citato della Storia della civiltà latina, diceva espressamente: «la frase Manios med fefaked Numasioi, incisa sulla fibula Bernardini, è dovuta al dettato di dotti stranieri JJ. I quali « dotti stranieri JJ (o qualcheduno della cerchia di Augusto Castellani) si sono basati per fhefhaked su quanto dice A . Fabretti, Corpus Inscriptionum Italicarum, 1867, col. 455 a proposito di osco fefacust, parlando di fefac­ «sicut rom. feci pro fefeci )); e per l'-oi di numasioi sul populoi romanoi di J.liario Vittorino. Si aggiunga che secondo Helbig (Romische Mittheilungen II, 1887, p. 37) la fibula era stata acquistata nel 1871, cinque anni prima che si scoprisse la tomba

XI

PREFAZIONE

Bernardini. Come si vede, ce n'è più che abbastanza per nutrire -un estremo scetticismo e per non considerare la fibula Praenestina un monumento su cui basare q�talsiasi affermazione linguistica; e a questo criterio mi sono attenuto nella quarta edizione, 1974, della mia Grammatica latina. Mi dispiace che in un momento di balordaggine io abbia adoperato il fhefhaked p1·enestino a p. 165 e 169 della mia Storia della lingua latina, I, 1962.

VITTORE PISANI. Milano, 28 Marzo 1975.

xrv

PRAEMO�ENDA

di testi, un punto sotto le lettere indica che queste sono di lettura incerta. In ambedue le categorie

�elle note, un numero preceduto da A e B rimanda al ri­ spettivo testo, arcaico (A) o volgare ( B ) ; un ad precedente tale indicazimw, aUa nota di detto testo ; un numero preceduto dal segno § senz'altra indicazione rimanda al rispettivo paragrafo della Gramma#ca latina storica e comparativa costituente il II volume del 1lian1J,ale storico della lingua latina cui appartiene come III volume il presente libro, 4197 4.

Altre abbreviazioni e rimandi:

AGli. = Archivio Glottologico Italiano. CE. = Carmina latina epigrafica ed. Fr. Biicheler - E. Lommatsch. O.Gl. Gorpns Glossariorum Lettinor,um ed. G. Gotz. OIE. = Gorpti·S Inscriptionmn Etruscarum. OIL Gorptts Inscriptionum Latinarum (le iscrizioni del vol. VI sono tutte da Roma). = E. Diehl , Altlateinische Inschriften3, Berlino 1930. D. Dc. =E. Diehl , Lateinische (tltchristliche Inschriften2, Bonn 1913. Dp. E. Diehl, Pompeianische Wan&inschriften tmd Ver­ wandtes, Bonn 1910. Dv. =E. Diehl, Vulgiirlateinische InschTiften, Bonn 1910. E.-M. = A. Ernout -A. Meillet, Dictionnaire étymologique de la langtw latine3, Parigi 1951. Ephem. Epigr. Ephemeris Epigraphica. Fest. Festo : M., ediz. di O. O. Miiller2, I1ipsia 1880 ; IJ.,. ediz. di W. :ì\L Lindsay, Parigi 1930 . Gl. = glossa, glossario . H. =Hertz (edizione di Prisciano in K.). Indogermanische Forschttngen. IF. K. Gorptts Grammaticorum Latinoru,m ed. H. Keil. =

.

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PRAEMONENDA

KZ.

xv

Zeitschrift fùr vergleichende Sprachforsch�mg.

=

V.

Pisani, Le lingue dell'Italia antica oltre il latino2, Torino 1953. Ma. =O. Marucchi, Epigrafia cristiana, Milano 1910. Pauli Ep'itome ex Festo (v. Fest.). P.F. v. Pianta R . v. Pianta, Grammatik der oskisch-�bmbrischen Dialekte, Strasburgo 1892-1897. LIA.

=

=

=

REA . REW.

Revue des Études anciennes.

=

W. Meyer-Liibke, Romanisches Etymologisches Worterbuch3, Heidelberg 1935.

=

Rh. Mus.

RIGI. RL. vV. -H.

=

Rheinisches Museum.

Rivista Indo-Grcco-Italica.

=

Ricerche Linguistiche.

=

=

ZDMG.

A.

=

Walde, Lateinisches etymologisches Worterb�bch3 di J. B. Hofmann , Heidelberg 1938 segg.

Zeitschrift der Deutschen _Zl1orgenliindischen Gesell­ schaft.

Pel resto valgono le abbreviazioni elencate a p. xxr seg. della Grammatica. A differenza da quanto avviene nella Grammatica, dove la distinzione di u c v serve a indicare la diversità dei suoni voca­ lico e semivocalico, in questo volume, dove si tratta di ripro­ durre con fedeltà la lettera dei testi, viene scritto costante­ mente u, salvo quando si voglia indicare espressamente detta diversità.

A.

I.

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TESTI ARCAICI

TESTI EPIGRAFICI

A l. CIL. P 2, l. D. 254. Cippo del Foro Romano, ca . VI sec. a. C. Scrittura bustrofedica. Gli spazi delle lacune sono di misura incerta, trat­ tandosi di inizio e termine delle righe nella parte mancante del cippo. Lezione secondo la mia collazione, cfr. Rendic. Accad. Lincei, VI, VIII, 735 segg.

quoi; hok [ . . . l . . . ] �akros ; es l ed ; sor� [ . . . l . . . ] �acias 1 5 recei; �? [ . . . l . . . ] euam l quos; r[ . . . l . . . ]m; kalato l rem ] od : iouxmen l ta; kapta; dota"!}-[ . . . l . . . ]m ; hai[ . 110 : i te : r[ . . . l . . . ]m : quoi : ha l uelod : nequ[ . . . l 15 ] od iouestod l louquiod [ . . . .

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A l. l. Quoi= qu"i § 3 7 7 . - holc [ probabilmente= hoc da ho(d)ce § 372. 2. salcr:;s § 324. esed = erit, forse ancora con valore di congiuntivo, cfr. §§ 552. 537. - 5. recei § 333; qui c vale g, § 3 e cfr. A 4. Poiché nel

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presente monumento non è subentrato l'indebolimento dei dittonghi finali, questa forma è testimonio per -ei come antica desinenza di dativo sing. 7. quos è accus. plur. ( il nom. sg. è quoi) ; -i5s da -ons come in deiuos di A 4, cfr. § 3 1 3 . - 10. iouxmenta = iumenta, §§ 23. 92. - 11. lcapta (così

io leggerei piuttosto che lcapia) = capta; lcapta dotau[ sarà quindi da completare in dotaue, nel qual caso dota sarebbe il ppp. di do- come il scr. -diita- nel l}g- Veda. - 12. ite è forse= item, cfr. anche scr. itthii ac­ canto ad itthdm (che è da *ithém= item colla introduzione, in luogo della radice pronominale i-, del nom. sg. id fungente in scr. da primo membro nella composizione) ; cfr. § 428. 13-14. hauelod nequ[e corrisponde pro­ babilmente al seguente iouestod, certo un abl. sg. = iiist5 (§§ 33. 325; cfr. iouesat A 4), cosicché potrà scorgersi in hauelod un abl., forse con aplologia grafica (cfr. oinuorsei A 29, 19) per hau (cfr. A 37, 2) ueli5d ' haud uolun­ tate, arbitrio '. Un tentativo di completamento, arbitrario come tutti questi completamenti, è stato fatto da me nell'articolo Sul Cippus del Foro Ro­ -

mano, in Rendiconti dell'Ace . dei Lincei, VI, VIII p. 735 segg., ristampato in V. Pisani, Saggi di lingua e filologia, 1 934, p. 57 segg . ; ivi si rende conto di altri tentativi, di Graffunder, Stroux e Goldmann per cui cfr. il XXVII l

-

V. PISANI, Testi latini arca;ci e

voloari.

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 2. CIL. P 2, 2. D . 138. Dagli atti dei Fratelli Arvali del 2 1 8 d� C.,

riproduzione di antica preghiera. D a Roma. Il testo è scritto di seguito : si separano qui i gruppi la cui autonomia è indiscutibile.

e nos Lases iuuate J [ . ] nos Las es iuuate e nos Lases iuuate Beiheft alla rivista J{lio: Zum Problem der Foruminschrift unter dem Lap1:s Niger, Lipsia 1932, e del Ribezzo. Un nuovo tentativo è stato fatto da G. Dumézil, Sur l'inscription du Lapis Niger, REA. XXXVI, 1958, p. 1 09 segg. A 2. Si trova in una tavola degli atti dei Fratres Aruales descrivente le cerimonie compiute il 29 maggio dell'anno 2 1 8 d. C . : << ibi sacerdotes J elusi succincti libellis acceptis carmen descindentes tripodauerunt in uerba haec: enos . . . ]umpe. Post tripodationem deinde signo dato publici introier( e) et libellos receperunt >>. E videntemente il testo del canto è stato ricavato dai libelli, scritti, è probabile, in corsivo: fatto da tener presente nella ricostruzione del testo stesso, accanto all'altro che in secoli eli tracli. zione, nel corso dei quali il canto era divenuto incomprensibile per quelli stessi che lo recitavano, molte corruttele debbono essersi infiltrate, come mostrano del resto le differenze di lezione nei versi ripetuti. Sulle numerose interpretazioni proposte fino al 1933 dà notizia l'opera di Mario Naeinovich, Carmen Arvale, Roma 1 933, in 2 voli. ; l'autore ne aggiunge m1a propria, tanto improbabile nel suo insieme quanto eccellente è la critica alle ipotesi dei predecessori: ma anche del suo tentativo alcuni dati possono ritenersi per acquisiti. Rei anni dopo una nuova interpreta­ zione fu tentata da Ed. Norden nel suo libro Atos altromischen Priesterbii­

chern, Lund 1 939, p. 107 segg.; alcune utili osservazioni si trovano nella recensione di questo libro ad opera di G. B . Pighi, in Aevum XV ( 1 941), p . 155 segg. Cfr. anche G. Ferri, Il Carmen Fratrum Arvalium e il metodo archeologico, Latomus XIII, 1 954, p. 390 segg. che crede a origine sabina del Carmen e a una datazione prima del 1 000 a. C., e dello stesso : J.1ietodo archeologico e Carm. Fr. Arv., in Studi classici e orientali, Pisa 1 955, p. 87 segg.; F . Mentz, Zttm Carmen arvale, KZ. LXX 1 952, p. 209 segg. ,

Le note seguenti, in cui spesso mi discosto notevolmente dai tentativi sinora fatti, non pretendono di dare una soluzione definitiva. 1-3. e nos Lases iuuate (e va restituito senz'altro nel v. 2 ) : l'e è quello di ecastor ecc. (§ 587) che ritroveremo in e JYiarmar v. 4-6 e in e tonas Leu­

cesie di A 39 III. Lases è la forma anteriore al rotacismo ( Varro L. L. VI 2: << sic inquam consuetuclo nostra multa declinauit a uetere, ut . . . ab Lasibus Lares >>; cfr. A 67, 3), conservata come nome divino, mentre altrove il rotacismo è stato introdotto (uelueru v. 4-6; pleores v. 4-6).

TESTI EPIGRAFICI - A 2

5

3

neueluaeruemar l masins incurrere in pleores neuelueruemarmar l [ . . ]ns . incurrere in pleoris neuelueruemarmar . sers l incurrere in pleoris

4-6. neueluerue ( -luae- nel v. 4 è errore grafico dovuto alla confusione volgare di e ed ae, § 72 c) è generalmente inteso neue luem ruem (per gli -m cfr_ § 1 29) ' neue luem ruinam ', dipendente da sins o sers inteso ' sinas ' o ' siueris '. Astraendo però dalle difficoltà che offre questa interpretazione di sins j sers, in cui una vocale lunga n o n p u ò essere scomparsa, vi è anche quella di neue che dovrebbe opporsi o almeno accompagnarsi a un'espressione precedente : ora, i versi precedenti sono rivolti ai Lases, non a J1iarmar. Inoltre, la glossa rues ' ruina ', su cui questa interpretazione si basa, pare assai poco attendibile, cfr. Nacinovich I, p. 198 segg. Credo perciò che l'inno passi a JJiarmar dopo aver implorato dai benevoli Lases il loro aiuto, e lo preghi di sospendere i flagelli con cui opprime il popolo romano. Quindi piuttosto ne uelueru = ne uoluere, cioè la forma, anteriore al passaggio di -o finale ad -e § 130 e con rotacismo posteriore all'epoca in cui il carme è sorto e introdottosi nel corso della tradizione, *'!f!el'!f!eso, cui risale l'impt. pass. uoluere, cfr. §§ 14. 472. Oppure= ne uolueris ' non volere ' � - sins (di cui sers è deformazione grafica: nel corsivo 51/l\ 5 per S I N S ) varrà ' sempre ' essendo avverbio tratto dal sem- che si ritrova in semper col -s avverbiale di § 423, cfr. bis *tris *quatrus : cfr. §§ 387. 392. 42 1 . Cfr. anche got. e germ. sin- 'eterno ecc. ' , su cui S. Feist, Vergl. Wb. der got. Sprache3, 1939, p . 423 s. v. sinteins. - e lf{armar: questa volta l'e dell'invocazione pre­ cede direttamente, come in ecastor § 587, il nome del dio.

-

pleores o pleoris

sarà da intendere ' plures ' colla maggioranza degli interpreti: ' ne uoluere, o .M:armar, semper incurrere in pliires ', ' non ti volgere (non tornare; o : non volere � ) o J\1. a piombare su sempre più uomini '. Pleores da *ple-j_os-es (già -es? §§ 331. 336) accanto a plures plUs da *pl6 -is- (§ 255) e pl'isima ' pliirima ' Fest. p . 205 .M:. 3 1 2 L . da *ple-is- (§ 206) : la radice è quella di ple-re. Parti­ colarmente *ple-j_os- è uguale a scr. prilyas ' per lo più ' , avest. fràyi5 ' più ' , mentre av. fraesti5 ' il massimo ( quantitativamente) ' può continuare *plo-is-. - Quanto a �liarmar (Marma del v . 4 con evidente omissione di -r), si è d'accordo nel vedere in esso una forma raddoppiata di Mart-, seppùre i particolari ci sfuggano. Si tratta di una divinità in origine diversa ? O _Mart- è, almeno dal punto di vista formale, fusione di Marmar e di Màuort-, che si pensa sia da *Mags-Y;ort-? Il JJim·mor dei vv. 1 3 - 1 5 pare la stessa cosa di �11arrnar, ma la differenza della vocale è imbarazzante. Cfr. il J11ars

Marmorgius celtico in territorio iugoslavo (Marié, Anticlci lcultovi u nasej zemlji, Belgrado 1933, a me noto dalla recensione di Fr. D irlmeier in Phi­ lologische Wochenschrift L IV, 1934, col. 419).

4

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

satur furere Mars limen l [ . . . . ] . sta satur fufere Mars limensalista l berber satur fufere Mars limensaiisiaberber l

ber ber

7-9. La più corrente interpretazione di satur fufere �lfars (jurere di 7 è dovuto a confusione tra 71. r e "F' f) è quella che distingue f'!l, fere e, scorgendo in fu un impt. radicale di *bhu- uguale al lit. b{t-k, intende ' satur esto, fere

Mars ' . Qui però, astraendo dall'ipotetico fu, dà fastidio il fere applicato nella invocazione a _.1fars ( cosa inusitata, come ha mostrato ampiamente il Nacinovich), e non soddisfa l'espres;;;ione satur fu per chiedere al dio che smetta di colpire il popolo. Ottimamente pertanto il N acinovich unisce fufére che va inteso, diversamente da quanto egli fa, come la III pl. corri­ spondente alla III pl. f u f e n s 'fuerunt ' dell'osco (v. Pianta 1 3 1 . 132) e per la desinenza all'umbro f e f u r e id. (T.I. II a 4 ) : la forma ha l' aria di essere sabina, rispetto al fuére latino, ma ciò non è necessario per l'-/· interno che potrebbe esser rimasto come in fefelli ecc., cfr. § 96. Se fufére è III pl., satur non sarà nom. sg. ma bensì avverbio norninativale ( § 4 1 6; cfr. asper A 19 r. 2) che riappare come sater (per -er da -ur cfr. socer da *syek,u ros;

satur nomin. è rifatto secondo satura ecc.) in Pl. Stich. 620: mihi sater ( satis) est. - Quindi: 'satis fuére, Jiars, . . . ' : ciò che segue deve costi­ tuire il soggetto di ftlfére. E qui è la parte più oscura e strapazzata del carme. A p. 287 del suo libro Ed. N orde n ricorda, a proposito del supposto luem ruem, il crzLcriJ.ot xcd ÀL[.LOt xcd Àoqw( del vangelo di Luca (XXI ll) ; si potrebbe =

anche rammentare le litanie dei santi, in cui, dopo i mali spirituali, vengono così elencati quelli materiali: a fulgure et tempestate libera nos domine; a flagello terraemotus l. n. d.; a peste fame et bello l. n. d. B asandomi su queste analogie, cui si può aggiungere morbos . . . ttiduertatem uastitudinemqtte, calamitates intemperiasque di A 42, c. 1 4 1 , 2, credo di poter scorgere in limensalis ( -saiisia- del v. 9 è pura svista di chi ha letto come I un L e un T) un comp. copul . (§ 400) di limo- = gr. ),LiJ.6<; osco l i m u ed en-sali­ 'terremoto ', propriam. ' sussulto ' o simili (o *hem-sali- con hem- 'terra ' da *ghem- onde ablg. zem-lja lit. zeme ' terra , ; avremmo così in lat. l'apo­ fonia hem-: hum- da *ghom- in humus § 15: *ghom > hum- in humiinus § 1 8 : ghzm- in imus da *en-gzhm-o-s, § 92). Ambedue le parole non sono latine, e potrebbero essere sabinismi come fufere; la prima rientrerebbe nelle isoglosse oscoumbro-greche (p. es. u. pir, u t u r come rrup, 61ìwp contro lat. ignis, aqua), la seconda è un composto di saZio. - taberber a sua volta pare altro composto copulativo contenente tabé-s; nel complesso potrebbe rientrare una parola significante ' guerra ' o ' fulmini ' o simili, certo non uerber ( che da un punto di vista fonetico potrebbe ammettersi: *tabéyer- > tabér-, cfr. § 34) perché questo è un vecchio tema in -es- e per giunta usato in antico solo al plurale. Si può pensare ad aplologia (§ 150 )

TESTI

EPIGRAFICI - A

2

5

[ ..]unis alternei aduocapit conctos semunis alternei l aduocapit conctos simunis alternie aduocapit l [ . . . ]os e nos Marmor iuuato e nos Marmor iuuato 15 e nos l Mamor . iuuato triumpe triumpe triumpe trium l [ . . . . . ]umpe lO

.

.

.

di tabe-berber e vedere in *berber col Dirichs (Die urlateinische Reklamestrophe, p. 70) l'assimilazione di un *oerber (come in barba § 148), formazione neu­ trale in -er ( § 202) della radice *bherdh- contenuta in 7tÉp.&w. D'altra parte, se aplologia c'è, si potrebbe anche scorgere in *berber assimilato da *merber una formazione in -er corradicale di morbus ( mor-b- o morb- ?). O infine

-rber è sincope di *raber colla radice di rabiès e da riconnettere col gr. M�poç, dissimilato da *p()(�poç 1 Pare comunque che in taberber abbiamo un composto copulativo neutro a desinenza di singolare, mentre limensalis po­ trebbe avere desinenza di plurale : ambedue i tipi sono vitali in sanscrito . 10-12. aduocapit è stato spesso preso per aduociibit e riferito a lJ[ars; ma non è stato mai superato lo scoglio del -p- scritto tre volte per -b-, e non si è detto perché qui Jiars da dio invocato diventi soggetto di una frase in III pers.; peggio ancora ha fatto chi ha cercato in questa frase una esortazione ai compagni del coro o un futuro indicante ciò che farà il corifeo, anzi uno dei due corifei ! N on si è badato che abbiamo qui una serie di invocazioni, e che quindi anche i Semoni ( Simunis è scritto nel v. 12 da uno che ha preso Il e per l i ) sono fra le divinità invocate: Lases, J11armar o Sèmonès, alterni (attributo del - J11ars, Semunes, Jfarmor. Quindi: sogg. ) . . . ' ; in aduocapit sta pertanto una I I p l., e non un futuro, che sarebbe inammissibile perché -t non può essere la riduzione di -tis, ma un imperativo il cui -t è da -te; e invero la caduta di -e ha. luogo pel verbo solo nell'impt., cfr. d"ic due fac em heus (§ 587 ) ecc. Capit sta dunque per capite; e quanto precede è da dividere in ad e uo. Ad . . . capite è = accipite colla tmesi di sub 1tos placo ecc. § 458 (formule sacrali) ; uo è il pronome ' voi ' ; ma la sua forma è ancora quella del d1tale (come duo, ambo e cfr. ablg. va ' voi due ' gr. crrpw ) : di Semones invero se ne conoscono solo due, Se1no Sancus Dius Fidius e SalUs Semonia. Qui accipite ctmctos (conctos) vale ' accogliete tutti (noi) ' sotto la vostra protezione, una volta che 211ars abbia cessato di imperversare in noi co' suoi flagelli. Alternei può alludere a campi diversi in cui si esercitava l'azione protettiva dei due Semoni: forse Semo Sancus aveva nella sua tutela gli esseri maschi, SalUs Semonia quelli femmine. 13-15. Non abbisognano di commento; per e nos cfr. 1 -3. 16. Triumpe è il noto grido, probabilmente il gr. .&p[()([L�Oç passato attra­ verso l'etrusco. '

6

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

[A

3.

CIL. l" 2, 3. D . 7 1 9 . Cosiddetta :fibula Prenestina. VII o VI sec. a. C .

Manios : me d : fhe ; fhaked A

4.

:

Numasioi]

CIL. l" 2, 4. D . 720. "Vaso di D ueno

"•

da Roma. Ca. VI sec. a. C .

Graffito s u tre vasetti riuniti i n uno. Separazioni come i n 2 .

iouesat deiuos qoi med mitat nei ted endo cosmis uirco sied \ A 3. La scrittura, in caratteri greci, è sinistrorsa; l'oggetto su cui l'iscri­ zione è incisa è una :fibula d'oro trovata a Preneste nel 1 8 7 l .-'- Una linea er­ roneamente graffita dopo il secondo H è stata cancellata dallo stesso incisore. Manios § 324. rned ace. § 382. - In fhe ; fhalced si noti la separazione -

fra raddoppiamento e radice come in pe ; parai della iscrizione falisca detta «di Cerere" C I E . 8079 (su cui cfr. Athenaeum N . S . XXIV, p. 50 segg . ) : sulla forma cfr. § § 509. 468. L' - a - mediana non è ancora indebolita, secondo il § 42, né qui né in Numasioi = Numerio (§ 325), in cui inoltre il rotacismo di -s- (§ 1 13) non è avvenuto ; l'iscrizione costituisce pertanto un terminus post quem per questi due fenomeni. Troviamo l'indebolimento della vocale ma non il rotacismo nella forma ( dialettale) assunta da Numasio- in altre due iscrizioni, Numisio (Bull. comunale di Roma 1 906, 61 e CIL. l" 2, 32. VI 30986) ; o si tratta di Num'icius? Per amore di completezza riporto in questa edizione quanto era detto nella prima; ma la «:fibula Prenestina " è un falso, v. la Prefazione. A 4. Di questa iscrizione, dall'anno del suo rinvenimento ( 1 880), sono state tentate numerosissime interpretazioni. Il libro del Goldmann, Die Duenosinschrift ( H eidelberg 1 926) ne nomina ben 37, cui si veniva ad ag­ giungere quella del G. stesso ; da allora altre ne sono apparse, cosicché il loro numero arriva quasi alla sessantina. Dei tentativi posteriori al G. citerò quelli di Sievers, in Studies in honour of H . Oollitz, Baltimora 1 933 ( recens. Leumann in Glotta XXI, 1 933, p . 1 84 seg.); di Runes, in Glotta XXI, 1 933, p. 1 25 segg . ; del Diricbs, Die urlateinische Relclamestrophe etc., Heidelberg 1 934 ( recens. Goldmann, in Philologische Wochenschrift L VI, 1 936, col. 1 45 segg., e v. Blnmentbal, in IF. L IV, 1 936, p. 278 seg. che presenta una propria interpretazione) ; di Pagliaro, in Atene e Roma XXXVI, 1 934, p. 162 segg. ; di Brandenstein, in Glotta XXV, 1 936, p. 30 segg.; di Krogmann, Die Duenos-Inschrift, Berlino 1 938 (recens . Leurnann, in IF. LVII, 1 939, p. 1 54 seg. ; Olzscha, in Gnomon XV, 1 939, p. 2 1 9 seg . ; Hofrnann, in Deutsche Literaturzeitung, 1 940, col. 88 segg. : una parziale interpreta­ zione del Krogrnann in KZ . LX I II, 1 936, p. 123 segg . ) ; di Bolelli, in Studi ital. di filol. classica N.S. XXI, 1 946, p. 1 1 7 segg. ; di D. Marin, in 1Wemorie dell'Ace. dei Lincei, Ser. VIII, vol. II, fase. 8, 1 950; di E . Peruzzi, in La

Parola del Passato, fase. LXII, 1 958, p. 328 segg. L'ultimo mio tentativo

7

TESTI EPIGRAFICI - A 3-4

è in Rh. Mus. CII, 1959, p. 303 segg. Nelle note che seguono, e che non pretendono di dare la soluzione definitiva, ho tenuto conto dei miei pre­ decessori, e del mio vecchio tentativo in AGli. XXI, 1 928, p. 1 1 8 segg. La scrittura, sinistrorsa, è in generale chiara, seppure qualche lettera presenti tracce di correzioni e pentimenti. In iouesat, fra e e s si vede una linea lunga e sottile (l) che alcuni leggono a torto come I ; nel diue di duenoi il segno u è stato immesso posteriormente, di qui una sua forma strana che ha fatto pensare taluni a uno .Z; infine l'l di malos potrebbe parere un D , ma si tratta piuttosto di un primo L che l'incisore aveva tracciato e poi semicancellato per tracciare quello definitivo senza riuscire a eliminarne le due estremità, di cùi quella appartenente all'asta verticale, unendosi alla lettera definitiva, dà l'impressione di un D . Nell'uso dell'alfabeto v a notato che q vale qu (in qoi), che c vale tanto c (cosmis) quanto g (uirco), p vale p e b, secondo l'uso etrusco (cfr. recei in À l); dall'uso etrusco (§ 3) si distingue invece la scrittura k avanti e (feked), e c avanti o (cosmis). l. ioue8at pare sicuramente = iurat come ioue8tod (À l) è iustiid; ciò significa che iu8 è da *jeyo8 tema a grado normale rispetto a quello di =

grado O scr. y6s ' benessere, salute ' avest. yaos da *jeu8; per la fonetica cfr. ru8 = avest. ravii spazio libero ' da *reyo8 (probabilmente in segùito a sincope di -o-). Questa parola ci permette di constatare che all'epoca dell'iscrizione non era avvenuto il rotacismo di -8- né l'indebolimento delle vocali atone, cfr. §§ 1 1 3. 36 segg. deiuo8 ace. p l.: ' iurat deos ', cfr. § 2 1 ; quindi già -68 d a -on8 § 3 13, cfr. quo8 in À l. - qoi, cioè quoi = qui § 377. med ace. ' me ' § 382. mitat è pre,�. indie. (non congiunt., che avrebbe -d, §§ 467. 468) di un verbo mitiire, un cui composto ricompare in una iscri'

-

-

-

zione arcaica di Tivoli: permitat (sull'iscrizione cfr. LIÀ. 59). Questo mitiire è forma in -ii- con vocalismo radicale O (cfr. § 435) accanto a mutare da *moith­ cfr. scr. mithd8 ' scambievolmente ' got. maidjan ( *moith-) traduzione di xiXrr1JÀEÙsLv, lettone mietuot ( *moith-) ' scambiare ' ; il significato dev'esser ' vendere ' e qoi med mitat ( chi parla è, come di solito, il vasetto su cui l'iscrizione è graffita) è il fabbricatore del vaso o chi l'ha preparato per l'uso che ora vedremo. Qùel che segue contiene una frase condizionale negativa, nei . . . sied ' nisi . . . sit ', e probabilmente una positiva introdotta da ast (su cui cfr. ad À 40 V I I I ), chiusa da uoi8 = uis; e infine viene il giuramento che ri­ prende ioue8at ma sta in discorso diretto: d1wnos med jeked, etc. nei = ni. - ted endo ' in te ', ove ted è accus., dipendente da co8mÌ8 =

comis § 9 1 ; per endo cfr. § 454 e À 48, À 70-72 nonché le voci endoiti��m ini­ tium, endoplorato implorato, endo procinctu in procinctu, in Pest. p . 76 sg. (l) Cfr. la linea dopo il secondo H in À 3 .

8

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

ast ednois iopetoi tesiai pakari uois l duenos med feked en manomeinom duenoi ne med malostatod cosmis è forse co-smi-s un nome radicale di *smei- ' sorridere ' ( scr. smdy-a-te ' sorride ', etc . ; cfr .

:M. 1 90 sg. L . : si noti la postposizione. - L'etimo di

forse mi-ru-s). - sied § 552. Da questa chiara sezione dell'iscrizione si ricava che lo scopo del vasetto è amatorio, e la forma di esso ha per­ messo a vari studiosi di stabilire che si tratta di un arnese per la prepara­ zione di un incantesimo erotico, probabilmente di un filtro. Ciò dev'essere tenuto presente nell'interpretare il resto dell'iscrizione. 2. Ast e palcari cioè pacàri sono parole ben note e permettono di indi_ viduare la parte intermedia: ednoisiopetoitesiai. Questa parte è quella che ha sempre opposto maggiore difficoltà agli interpreti: evidentemente perché contiene parole altrimenti scomparse nel latino. Probabilmente tesiai è uguale al scr. tdsyai gt. pizai 'illl ', dativo sg. femm. del pronome to­ di cui il lat. conserva tracce in topper ed iste nonché in tum tun-c e tam

( §§ 427. 428), mentre di so- che con esso formava paradigma abbiamo alcune forme, cfr. § 375; forse la scomparsa di questo pronome è conseguita al formarsi del sistema hic : iste : alle che ne prendeva vantaggiosamente il posto, indicando la distanza relativa da uno dei due interlocutori o da ambedue. In tal caso nel nesso ednoisiopetoi andrà distinto un ednois, ablativo-strumentale plurale (§ 3 1 5) di *edno- cibo scr. anndm ' cibo , '

'

=

gr. è3xv6v dalla radice di ed-o: i cibi in questione sono quelli a cui sa­ ranno mescolate le sostanze magiche, il filtro, contenute nel triplice va­ setto . Quindi iopetoi è dat. finale (cfr. appress;) duenoi) di iopeto-, formaz , con -eto- dalla radice *io bh - ' futuere ' in falisco iofet

futuit ' (LIA. 153) = = sanscr. ydblwti russo jebet (in gr. o'icpzL abbiamo una metatesi di carattere tabuistico) : pertanto qui -p- rappresenta un -b- da -bh- (§ 97). palcari ]Jrtcàr"i: i primi interpreti si adombravano davanti a questa evidente equazione, perché secondo essi l'infin. in -ri era da -s-ei e quindi in palcari vedevano un rotacismo smentito da iouesat; ma cfr. § 568 ove è mostrato che -ri è da -r-ie. Similmente evidente è 1wis = uis § 20 ; sulla origine di 1wis cfr. § 554: per amore di una fonetica aprioristica, si usa ritenere che uois > u'is sia derivato da un'altra radice, *yei-, e quindi uguale al '

-

=

-

scr. Véfi

'

tu desideri ' .

3 . duenos =bonus (§ 1 4 ) significa 'un abile ', cioè uno che s'intende di incantesimi; può darsi che l'autore dell'iscrizione giochi sul nome del fab­ bricatore se questo era Duenos. - med accus. § 382; felced> fecit § 470. -

duenoi è naturalmente il dat. di d'uenos § 325: ' un abile mi ha fatto per

un abile ', cioè per uno che sa maneggiare tal sorta di magie. - Resta il nesso enjmanomeinom iu cui en è =in e ne rappresenta la forma antica

TESTI EPIGRAFICI - A 5

5. CIL. J1 l. Romanom

A

D . 706. Asse, anteriore al 264 a.

C.

(gr. è:v, osco e umbro en, ant. pruss. en), e marw- certo l'aggettivo di cui Var-· rone L. L. VI 4 scrive: << quod bonum antiqui dicebant man1�m >> ( cfr. manis in Macrob. Sat. I 3, 13: << naro et Lanuuini mane pro bono dicunt >>, il nome dei 11fanes e l'aggettivo im-manis) . Il Thurneysen divideva en mano(m) meinom pensando ad aplografia di m e ponendo meinom airl. mian' desiderio ' ecc. ; si potrebbe invero dividere en manom einom e scorgere in einom col Krog­ mann un derivato di *ei- andare ', quindi ' l'andare, andamento ' che sarebbe contenuto, come aggettivo, in fest-inus che va presto ' e in *op-inus che giunge a qualche fine ' onde in-opinus nec-opinus e opinari; o, meno =

'

'

'

probabilmente, col Blumenthal, un derivato dell'*eit- contenuto in utor da o·it- . }la l'iscrizione sembra metrica, fatta secondo il seguente schema :

...!... _ _!_ \.J v....!.__...!...

( v v_!_ � )

\.___./_.!_-...!...v...!...-...!...-...!...

_...!..._...!...

l v...!._\_,/ ( - � )

...!... v_!_ \J...!...

(il primo e terzo membro a ritmo giambico, il secondo dattilico), e in tal caso bisognerà tornare al mano(m)meinom del Thurneysen per ottenere la necessaria lunga nella seconda sillaba di manom. Il significato è comunque chiaro : ' per un buon esito ', ted. ' zum 'Vohlergehen ' o piuttosto ' per un buono scopo ' . L'ultima parte, n e med malostatod, se è chiara nelle due prime parole : ne c med, offre un nuovo problema nel malostatod che segue. Probabilmente si avrà da dividere malo statod con malo per malom il cui -m sarebbe scom­ parso (§ 1 29) avanti s- prima che altrove, p. es. in (rn)einom duenoi: e ciò sa­ rebbe da mettere in relazione colla scomparsa di n in deiuos da -ons (v. sopra) . Avremmo quindi una specie d i prescrizione, fatta i n nome del vaso, cou cui si tengono lontani eventuali incidenti che potrebbero insorgere nell'uso del filtro : in tal caso si può dubitare se med ablativo conservi l'antico valore ablativale senza bisogno di preposizione, ovvero ne sia aplografia per ne e. Difiicoltà non solo fonetiche fa l'altra interpretazione secondo cui tatod è = datod, quindi si prescrive che un rnalus ( cioè un incapace, opposto a lluenos) non debba dare il recipiente ( rned ) : non era il vaso, ma il contenuto di esso che veniva offerto alla ragazza di cui si desiderava l'amore. La traduzione sarebbe quindi: iurat deos qui me uendit - nisi in te cornis uirgo sit, ast cibis futuitioni (i. e. futuitionis ergo) ei pacari uis -: bonus me·

fecit in felicem exitum: bono ne e me malum stato. A 5. Su un asse di cinque libbre, anteriore al 264 a. C. ( data di ridu­ zione dell'asse a 4 oncie) . - Gen. pl. in -om di tema in -o-, cfr. § 328.

lO

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 6. CIL. J2 2, 5. D . 224. Tavoletta di bronzo dal lago Fucino, fine

del IV sec. a. C . Scrittura bustrofedica.

Caso . Cantouio l s . Aprufclano . cei l p . apurfinern . e l salico . rnenur 1 5 bid . casontoniç> l socieque . do� o l m. ato�er A 6. Il territorio dove ò stata trovata la tavoletta è quello dei :Marsi, e il l[ . .. . ]nibus. martses con cui l'iscrizione termina è sicuramente da riferire a questa popolazione. I Marsi parlavano anticamente un dialetto oscoumbro, di tipo « sabellico >>; dal 304 essi sono alleati di Roma, ma la loro latinizzazione linguistica deve risalire più in su, a giudicare dalla pre­ sente tavoletta scritta in latino, sia pure con tracce del dialetto locale: si noti però che questo dialetto, più o meno latinizzato, si conserva in monumenti databili fra il 350 e il 280; onde si ha da concludere che il mo­ numento di Caso Cantouios non rappresenta la parlata locale ma il latino quale appariva sulla bocca dei Marsi. l. Caso è stato confrontato col lat. Kaesi5: non è però fuor di luogo un confronto col Casontonio della r. 5 che potrebbe essere un derivato del ­

l'antroponimo. In ambedue i casi ò probabile si tratti di tema in -i5n-. Cant01�ios Aprufclano § 324; 2. Aprufclano sembrerebbe un etnico = lat. * Aproficulanus con sincope (come in Actia) di tipo ou. ( cfr. § 3 7 ) ; non è nota la località * Aproficulum cui esso si riferisce. ceip, probabilmente ' hic ' . È il lo c. del pro n. le e-, il quale in l t. si conserva ancora, con significato modale, in ceu ' come ' da *cei-ue come seu da sei'ue, siue § 584; il -p aggiunto è la stessa cosa che il -pe rafforzativo di quippe ecc., cfr. anche ipse da *i-pe-so e § 374. 3. apurfinem ap1�d f-, cfr. § 108, scritto in una sola parola per la proclisia della preposizione. 4. esalico sembra il gen. pl. del nome di una popolazione altrimenti ignota; il Bucheler pensava a "lcrcrcr., nome d'una isoletta nel lago Fucino: ad esso appartiene l'm- iniziale del gruppo rnenurbid in cui non è difficile scorgere un en urbid (colla mono­ verbizzazione di preposizione e nome che abbiamo trovato in apur finem). Quindi andrà letto esalicom en, e il rozzo incisore si ò confuso nel dividere le parole: evidentemente si pronunziava ancora -m finale, e formava sil­ laba colla vocale seguente, contrariamente all'uso recenziore ( § 129 e cfr. A 69, 1 ), mentre è probabile che avanti consonante esso decadesse già -

--

=

-

a semplice nasalizzazione, cfr. casontonio; la vicinanza di forme in -om 5. urbid con -id di tema ed in -o ha dato origine all'errore dell'incisore. in -i-! cfr. § 334. - casontonio è lettura più probabile, e in tal caso avremo -

un gen. plur. coll'-m decaduto, come si è detto: l'ultima lettera può essere però letta anche come un A mutilo, e in tal caso avremmo l'abl. di un nome in -ii- ( il -d di -ad § 3 1 8 sarebbe scomparso foneticamente ? o non scritto in fondo alla riga ? ). Comunque, il nome è ignoto fuori di questa iscrizione . 6 . socie-que; pel nom. pl. socie cfr. § 328; si riattacca a Caso Cantouios.

-

TESTI EPIGRAFICI - A 6

] . ] actia

.

Il

l pro . l[ecio]nibus . mar l tses

A 6 bis. M. Guarducci, in Archeologia Classica, III, 1 951, pp. 99- 1 03 e tav. XXI; E . Peruzzi, in Maia, N . S . Fase. III, 1959, p. 2 1 2 segg. Secondo M. Guarducci, III sec. a. C. Tavoletta di bronzo. Da Lavinio.

cerere. auliquoquibus l uespernam . poro A 6 ter. F . Castagnoli, in Studi e materiali di storia delle religioni, XXX, 1959, p. 109 segg. Lamina bronzea trovata in località Madonnella presso

Lavinio. Età forse VI-V sec. ( � ) .

castorei . podlouqueique l qurois - donom § 325; poiché nella rozza scrittura la prima asta dell'N è staccata 7. L'L di atoler è dalle altre due, si tende, a torto, a leggere doiuom. generalmente letto i; ma l'asta verticale presenta in basso un angolo con frattura del resto, c quindi è più probabile si debba leggere l. Tra questa parola e actia vi sono gli avanzi superiori di un segno che potrebbe essere -

A, B, R, O o forse anche non rappresentare nulla: sarà quindi da leggere atoler . actia o ( col Conway) atoleroactia. In ambedue i casi abbiamo la I I I pl. pf. di affero, attulere, la cui ultima vocale o è scomparsa per sincope od è un -o più antico dell'-e di attulere (§ 1 30 ) o infine è un -o per -ont come in dedro (A 27), cfr. § 470.- 8. actia è il dat. sg. in -a (§ 318) di una forma sincopata del nome Angitia, la dea del Lucus A ngitiae ( in osco, A11agtiai). ­ J�Lartses (1llars'is), § 328, c i conserva u n indizio che i l locale Marsus è da * Jiart:fos con l'assibilazione di dentale avanti i quale ha luogo in certi dialetti ou. dell' Italia centro-meridionale (p. es. Bansae Bantiae, Clausus Claudius ecc.) : sul fenomeno cfr. V. Pisani, Palatalizzazioni osche e latine, in AGli. XXXIX, 1954, p. 1 12 segg. =

=

A 6 bis. Cerere per cererem, parallelo a uespernam, con caduta di -m § 129. Auliquoquibus comp. di aula e quoqui- come in praecoquis = prae­ cox ecc . ; quindi ' cotto in pentola, lesso ', probabilmente detto di exta, cfr. exta auli coeta, exta ollicoqua, aulicocia exta. Vesperna è il pasto serale ; poro l'abl. di porrum. Si tratta dunque di una prescrizione circa l'appron­ tamento del pasto sacro pel santuario di Lavinio, e ceres, in opposizione a uesperna, indicherà il pasto diurno : deve aver ragione il Peruzzi a vedere in cena uno sviluppo posteriore di *ceresna con sincope del secondo e. A 6 ter. La scrittura è sinistrorsa in ambedue le righe, non bustrofedica come in A l; d'altro lato C e non K avanti a (cfr. A l Kalatorem ecc.) sembrerebbe un tratto recenziore; normale Q avanti u. I due dativi castorei e podlouquei hanno -ei sicuramente dittongo, come recei di A l (§ 333) . In podlouquei ' Polliici ', rispetto a IloÀu3EUKYjç notiamo : la caduta dell' u per sincope § 37 (che sarebbe quindi avvenuta già nel V sec.) ; dl, forse scrittura ipercorretta

12

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 7. CIL. P 2, 6. 7. D . 539. Da Roma. Due iscrizioni, la prima dipinta sull'orlo del coperchio e la seconda incisa sul sarcofago di L. Cornelius Scipio B arbatus, "'"cons.!_298 a. C. Cfr. A. La Regina, Dialoghi di Archeol. 1 968, pp. 1 73- 1 90.

a) [L. Oorneli]o On. f. Scipio

b ) Oornelius Lucius Scipio Barbatus Gnaiuod patre l prognatus, fortis uir sapiensque, quoius forma uirtutei parisuma l fuit, consol censor aidilis quei fuit apud uos, 5 Taurasia Oisauna l Samnio cepit subigit omne Loucanam opsidesque abdoucit A 8. CIL. P 2, 8. D . 540. Da Roma. Dipinta sul sarcofago del console del 259 a. C . , figlio di Scipione Barbato.

L. Cornelio L. f. Scipio l aidiles cosol cesor per ll da ld § 83; eu> ou; qu per c (x) probabilm. per attrazione dell'u prece­ dente. In qurois abbiamo la riproduzione del gr. xoupo�ç (per ��òç x.), laddove Peligni e Marsi traducono : iouiois puclois, [i]ouies pucle[s], LIA. 50 C ; 58. A 7. Le due iscrizioni a e b appartengono ad epoche diverse, e la seconda,

in saturnii, che pare sostituire una più antica scalpellata e occupante una riga e mezza a partire dal Cornelius iniziale (l'ultima parola di essa sembra doversi leggere [c]eso[r]), è più recente non solo di a ma anche di A 8 e forse di A 9, come mostrano le forme Cornelùts Lucius Barbatus prognatu:> (ma a [Corneli]o ; A 8 Cornelio; A 9 fìlios), consol censor ( come A 9, ma A 8 cosol cesor, cfr. § 50); fuit (ma A 9 fued, cfr. § 470). A giudicare dagli ultimi tre versi, la presente iscrizione b sembrerebbe fatta a imitazione di A 9.

a. Per [Corneli]o cfr. §§ 324. 128. b . 2. Gnaiuod § 325; ai conservato, § 1 9 e cfr. aidilis. prognat�ts: cfr. ad A 47, C. 46-47. 3. quoiius § 377. uirtutei §§ 307. 333. parisuma parissima §§ 4. 42. 4. quei §§ 2 1 . 137. 377. apud �ws : l'iscrizione si rivolge ai Romani. 5. In Ta�trasia ecc. come in 01nne manca l' -m scritto in Lo�t­ canam avanti vocale; cfr. § 129 e ad esalico menurbirZ di A 6. Taurasia è �

�

�

�

�

=

�

�

località al confine orientale del Sannio, non lungi da Luceria; Cisauna sarà stata nelle sue vicinanze (Beloch, Romische Geschichte, p. 437 seg. ) : Samnio quindi abl. con valore locale ' in S.'� In tal caso, nota la caduta del -d. �

6. subigit ha la seconda vocale lunga, cfr. § 5; i starà quindi per e colla solita confusione (§ 2 1 ) , e subegit perfetto corrisponderà a cepit; invece abdoucit è opsides riproduce la pronunzia presente storico (§ 483; per ou cfr. § 23). effettiva, laddove obsides è grafia etimologica, cfr. § 8 1 . �

A 8 . Per Cornelio cosol cesor cfr. A 7 .

�

aidiles sta per -is ( § 345); pro­

babilmente qui -s è stato aggiunto all'aidile che sorgeva dopo la caduta

TESTI EPIGRAFICI - A 7 - 1 0

A 9 . CIL. l ' 2 , 9. D . 54 1 . D a Roma. Lastra del sarcofago dello stesso L. Scipione di A 8.

hone oino ploirume cosentiont R[ omane] duonoro optumo fuise uiro Luciom Scipione. filios Barbati consol censor aidilis hic fuet a[pud uos]. 5 hec cepit Corsica Aleriaque urbe, dedet Tempestatebus aide mereto[d] A 10. CIL. l' 2, 15. D. 546. Da Roma. Su tre lastre, di cui la prima perduta, del sarcofago del praetor pcregrinus nel 139 a. C .

Cn. Cornelius Cn. f. Scipio Hispanus l pr. , aid. cur. , q., tr. mil. II, Xuir sl. iudik. , l Xuir sacr. fac.

nell' -s, §§ 1 28. 1 30 e cfr. C IL. l' 2, 49. D . 152: JI. Fourio O. f. tribunos l

militare de praidad 11Iaurte ( = J1atwrtei) dedet. A 9. Oonsol, censor contro cosol, cesor di A 8 sembrerebbero testimo­ niare un'età più recente: le iscrizioni metriche sarebbero pertanto rifaci­ menti posteriori delle più antiche iscrizioni funerarie degli Scipioni, cfr. ad A 7. Comunque, in cosentiont l'n è scomparso (§ 50). - l. hone §§ 15. 372. - oino iinum (§§ 387. 20) senza -rn (§ 129) come duonoro, optumo, t�iro, =

.Scipione, Corsica, Aleriaque, urbe, aide; invece Luciom. - ploin�me = pliirim'i §§ 20 . 137. 255. - cosentiont §§ 1 3 1 . 544. -- Per R[omane] ( ?liommsen , B ucheler), Sirmond, Ritschl e Havet suppliscono R[omai] loc. - 2. duo­ naro = bonorum § 88. - fuise § 4. - filios = f'ilius § 1 3 1 . - Barbati : per i contro -e di ploirume cfr. §§ 309. 328. --3. fuet per d § 470. -- 5. hec (ma hic nella riga precedente ! ) § 372. Aleria Alalia in Corsica; la dissimila­ zione l-r da l-l (§ 149 b) e l'indebolimento di -a- sono difficilmente fenomeni latini. - 6. dedet ha -t primario come fuet § 468. - Tempestatebus (cfr. na­ uebos A 33 r. 6 e magester A 76 IV 1 7 con quanto ivi notato) mostra la imperfetta chiusura dell' -i- atono (dai temi in -i-; cfr. §§ 331. 337 ) ; mereto[d potrebbe serbare dopo r l'antica vocale del ppp. di mere-6, cfr. § 447. .aide § 1 9 . L'iscrizione è in versi saturnii; cfr. A 45, 3. -

-

-

=

-

A 10. Qui oramai -s, -m sono sempre scritti ( e -m è << eliso» avanti vo­ cale § 1 29), abbiamo sempre -is, -1�m ecc.; aid. ha ancora ai perché sigla consacrata nell'uso ufficiale, ma cfr. laetentur; similmente sl. iudik. serba l'antica grafia (sl'itibus da stl'itibus) per l'effettivamente pronunciato litibt�s iiidicand'is, cfr. §§ 9 1 . 92.

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

uirtutes generis mieis moribus accumulaui progeniem genui facta patris petiei. maiorum optenui laudem ut sibei me esse creatum laetentur. stirpem nobilitauit honor A 11. CIL. J2 2, 439. Aecetiai poeolom

D . l. Tazza da Volci.

A

D. 63. Boccale dalle vicinanze di Otranto .

12. CIL. J2 2, 443. Fortunai pocolo

A

13. CIL. J2 2, 440. D. Aisclapi pococolom

3. Tazza da Chiusi.

A

14. CIL. l" 2, 28. D. 6. Base quadrata in pietra calcarea da Roma Aescolapio l donom dat l lubens merito l M. Populicio M. f.

A

15.

CIL. J 2 2, 263 1 . D . 2 1 8 . Altare d a Veio .

Victorie Distici elegiaci. l. mieis va letto rn'is come in Pl. J11aen. 202, cfr. § 328, e Hommages à Léon Hermann, Ooll. Latomus, XLIX, p . 628, nonché la discus­ -

sione sulle scritture meis e miis (ambedue

=

mis) in A 57. - 2. petiei, §§ 525 .

137. 3. optenui con e secondo tenui. -- sibei conta come pirrichio, con abbreviamento giambico § 28. - 4. laetentur, non laetarentur, presuppone che -

i maiores siano ancor vivi. honor significa le cariche ricoperte (honores ) . - X ota l e allitterazioni: mieis nwribus, progeniem genui, patris petiei . -

A 11. La diversa scrittura del dittongo i n A ecetiai f a pensare che la desinenza del gen. fosse ancora bisillabica, cfr. § 3 1 9 ; ma non è illazione sicura, cfr. l'oscillazione anehe in un documento ufficiale come A 29 fra aedern ed aiquom, tabelai (sempre monosillabo!) ecc. pocolorn (da *potlonL §§ 229. 107. 4 1 ) > p oculttnL § 42. -

A 12. Cfr. A Il; pocolo

=

-om § 129.

A 13. A isclapi, §§ 1 9 . 41. - pococolom è il pocolom di A Il con ditto­ grafìa della seconda sillaba. A 14. Aescolapio: rispetto alla forma di A 13 vediamo già prodotti il passaggio di ai ad ae § 1 9 e l'anaptissi § 4 1 . - donorn § 1 3 1 . merito può -

eBsere dativo riferito ad Aescolapio (come in A 19, v. 4) o ablativo del so­ stantivo neutro (come in A 20), nel qual caso avrebbe avuto già luogo la caduta del -d dopo lunga (§ 1 22). - Populicio = -us § 1 30. A 15. Cfr. §§ 3 1 8. 19.

TESTI EPIGRAFICI - A l l -1 8

A

16. CIL. P 2 , 975. D . 3 9 . Base deuas l corniscas l sacrum

15

rotonda da Roma (Trastevere) .

A

17. CIL. P 2, 2659. D . 8 1 . Dai pressi del [H]ercle dedero l [d]ono plebe iousi

lago di Albano.

A

18. CIL. P 2, 6 1 . D. 80. Cippo da Preneste. Q. K. Oestio Q. f. l Hercole donu l [d]edero

A

18 bis. CIL. P 2, 607 . D . 87. Base di travertino da Roma. Hercolei sacrom l\L Minuci. O. f. dictator uouit

A 16. P.F. 64 M. 170 L. << Gorniscarum. diuarum. locus erat trans Tiberim eornicibus dicatus, quod >. Si tratta dunque di più Gorniscae, e pare escluso che dmws corniscas possa essere un genitivo singolare (secondo § 3 19), d'altronde poco usato per dediche. Si è pensato pertanto che abbiamo qui un avanzo del locativo \ plurale coll'impiego di dativo, cfr. § 315. L'arcaicità della forma par contrastare col seguente sacrutn (non -otn) : bisogna però ritenere che si tratti di formula sacrale irrigidita. Si vedano gli altri esempi citati nel § 315, di cui uno similmente sacrale, l'altro della lingua giudiziaria. Ma non sarebbe del tutto assurdo pensare che ci troviamo dinanzi a una antica formula conservante -as (per -ass) da -afs come in osco dat. plur. A n a f r i s s (LIA 34, r. 9) da -if(os) lat. Imbribus, per *-i-bhos; nel qual caso la formula apparter­ =

rebbe a un dialetto latino oschizzato in cui *-n- ha dato -/- come in falisco, cfr. §§ 9 7 . 101 e LIA, notizie grammaticali dopo 154. Cfr. m.anus A 48, B . 1 9 7 7 A 17. Hercle §§ 4 1 . 333. - dedero (la seconda e breve o lunga 'l ) §§ 4 70. 139. - dono è accusativo ( § 130), cfr. A 2 1 domtm dedentnt. - plebe è probabil­ menté ablativo ; ma potrebbe anche esser genitivo (per plebis, § 1 30 ) se iousi ( cfr. § 4) può avere iousi ha valore di sostantivo: ' gli incaricati ' . ou dall'antico presente ioubeatis A 29, r. 27, § 447 o dall'antico perfetto iousit A 30, r. 7 ; iousisent A 29, r. 9. Cfr. § 5 1 2. -

A 18. Q. K. Gestio, § 302; similmente Q. A . Aidicio in una iscriz. di Lanuvio, Not. d. Scavi 1907, p . 656. D . 229. - Hercole con anaptissi § 4 1 rispetto a Hercle ( = 'HpaxÀ'ijç) d i A 1 7 . donu, § 129 con caduta di -m posteriore al passaggio di -om. ad -um § 1 3 1 . - dedero come A l 7 . -

A 18 bis. Il dedicatore è forse il Minucio m.agister equitum. d i Fabio Mas­ simo nella II guerra punica: l'iscrizione apparterrebbe quindi alla fine del I I I sec.

Hercolei come A 18, per -ei cfr. § 2 1 . - sacrom § 13 1 . - Minuci. è abbre­ viazione, cfr. Glaudi. ecc. A 29.

16

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 19. CIL. l" 2, 1 5 3 1 . D . 88. Da Sora, ca. 1 50 a. C.

M. P. Vertuleieis C. f. l quod re sua di[f]eidens asper 1 afleicta parens timens l heic uouit, uoto hoc 1 5 solut[o] [de]cuma facta l poloucta leibereis lube l tes donu danunt l Hercolei maxsume l mereto. 5 semol te 1 10 orant, se [u]oti crebro l condemnes A

20.

CIL. l ' 2, 360. D. 1 10. Lamina bronzea dal tempio di Inno Lucina

:a Norba.

P. Rutilius M. f. l Iunonei Loucina l dedit meretod l Diouos castud A 19. Vertuldeis e leibereis : al nom. plur. in -ei (> -'i § 2 1 ) è aggiunto -s per influsso dell'asco parlato in loco, § 328. - l. difeidens, §§ 4. 2 1 . - Si n oti in questa epigrafe la conseguente scrittura ns ( § 50), laddove l'n è tra ­ lasciato in fin di riga, e quindi probabilmente per errore, in lubetes: cfr. tut­ tavia agedai A 21, dedrot A 26. - asper è avverbio nominativale, § 4 1 6 . - afleicta § § 4. 2 1 : qui l ' i: è d a i di grado O presupposto dal § 23 1 , allungato

pel § 25, a meno che fl'igo non abbia un antico i ( non ei) nella rarlice, cfr. -fii­ -gare ( contro dicare : dico ecc. § 435) o q:JÀi �w da *bhl'igyJJ. - 2. heic è l'av­

verbio hic ; cioè, il voto è stato fatto dal padre nel santuario in cui i figli presentano l'offerta. - 3. decuma § 42. - poloucta ( -Z- per -ll-, cfr. § 4) di

pol-luceo composto di por- § 454 e luceo nel suo antico valore causativo (§ 447 ) scr. rocdyati ' fa brillare, fa apparire, mostra ' ; lucet ( da -et § 135) ' splende ' è contaminazione di un deponente di I I I coniugazioue *leuketor, -cfr. scr. r6cate medio ' splende ' , con una formazione di valore rnediale in -e- *lUce-t § 446, mediata dal causativo in parola che si ritrova in liicent ' accendono ' di A 48, A. 156. - lubetes: si noti -es contro -eis di rertuleieis leibereis. - 4. donu come A 1 8 . -- danunt § 468. - Hercolei come A 1 8 . - maxsume con xs come A 3 1 , r . 3. 38, r. l. - mereto como A 9, r. 6 m a dativo, cfr. A 14. - i). semol simul, § 4 1 8 ; ha ancora l'antico e ( che si è conservato in semel), cfr. § 387, divenuto i n ell'aggettivo similis per assimi­ lazione all'i seguente, cfr. § 13. - se condemnes: congiuntivo finale, senza ut. - Il gen. pretii uoti è scritto con i ( contro ei di Herculei ecc . ) come Barbati di A 9, cfr. §§ 309. 326. =

=

L'iscrizione è in versi saturnii. A 20. R1ttilius ha -us contro Diouos (§ 1 3 1 ) che è evidentemente scrit ­ tura tradizionale come pure meretod (§ 325; cfr. anche A 9) il cui -d doveva -esser caduto (§ 122) all'epoca in cui l'iscrizione è stata incisa. - Iunonei,

TESTI EPIGRAFICI

A

21.

-

A 19-21

17

CIL. l " 2, 364. D . 1 22. Tavoletta bronzea d a Falerii, scritta sulle

due facce, posteriore al 238 a. C .

a) Iouei Iunonei Mineruai Falesce, qum m Sardinia sunt, donum dederunt. magistreis t L. Latrius K. f., C. Salu[e]na Voltai f. coiraueront. t b) gonlegium quod est aciptum aotatei agod[ai] opiparum a[d] uoitam quolundam festosque dies, quei soueis aastutieis opidque Volgani § 333. - Loucina § 3 18 ; qui ou è scrittura tradizionale. - Diouos ' Iouis ' , §§ 82. 334. - castud abl. ( § 350) di un tema i n -u- significante ' rito ' che sta accanto al tema in -o- castus aggettivo; cfr. A 47, 30. A 21. Accompagnava un'offerta mandata in patria da un collegio di cuochi falisci emigrati in Sardegn a; è quindi posteriore al 238 a. C. (o c eu ­ pazione dell'isola) e pertanto al 241 ( conquista di Falerii) . Consiste di una dedica in prosa e di un epigramma in saturnii Stbi generis. In quest'ultimo troviamo tre volte g in luogo di c: gonlegium, Volgani, gondecorant: è pro­ b Jobile che questa incertezza rappresenti una esagerata reazione, da parte di chi recentemente aveva adottato l'ortografia latina, alla tendenza falisca di origine etrusca a scrivere c sia per la tenue che per la media (cfr. § 3 ) . Altre peculiarità grafiche sono l'uso promiscuo d i ei, e e d i (Iouei Iunonei Fa/esce quei optantis ecc. ; anche ei per antico i in ueitam; cfr. § 2 1 ) , aa in

aastutieis (cfr. § 5; ma non è probabile che l'a- di astfi, dal gr. éicr>u, sia lunga), l'omissione di n anteconsonantico in agedai (fenomeno abbastanza comune nella grafia arcaica non solo del latino ma delle altre lingue del­ l' Italia antica e dell'intero bacino mediterraneo : cfr. z,ubetes A 19, v. 3 ;

dedrot A 26). J . L inderski, in Parola del Passato fase. 58, 1 958, p . 47 segg. , crede che le due iscrizioni siano indipendenti fra loro. a) l. 11iineruai dat. § 3 1 8 . 2. Falesce, il normale nom. pl. come ququei, contro magistreis (§ 328) per cui cfr. Vertuleieis ecc. A 19. L' e nella seconda sillaba corrisponde a quello di Falerii da *Fales-ioi, ed è più antico dell'i di Falis-cus, forse modellato su etnici esteri con -iseo- (Scordisc'i ecc.) o -

anche su appellativi con - iseo-, cfr. § 2 1 9 . - Saluena e Volta sono nomi di tipo etrusco; Voltai gen . § 3 1 9. - 4. coirauerunt come loidos, § 20. b) aciptum (per ace- § 4, cfr. anche saipis'u me; ma summeis colla geminata) ha .z: dal pres. accipio ; cfr. §§ 42. 44. - aetatei con ae contro ai in saiz!isume e nelle desinenze, § 19. 2. quolundam è la forma antica onde co -, ma già grafia arcaizzante, cfr. q.zbquei forse per coqtbi: § 32. - 3. so1wis riflette l'alternarsi tra forme con scomparsa di 'U avanti o e quelle colla sua con ­ servazione avanti altri suoni § 32, cfr. souo A 37, v. 4. - opid, § 334: -id -

2 - V.

PIS.l.NI, Testi latini arcaici e volgari.

18

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

gondecorant sai[pi]sume comuiuia loidosque, ququei huc dederu[nt i]nperatoribus summeis utei sese lubent[es be]ne iouent optantis

5

A

22.

CIL. l" 2, 549. D . 760. Specchio da Preneste.

Poloces Losna Amuces passato dai temi in -i- ad op- tema in consonante; cfr. loucarid A 25 � Volgani con -i contro -ei nel nom. pl. § 326: si tenga presente però il già toccato ueitam. - 4. comuiuia: m è scrittura etimologica (cum) come l'n di inperatoribus, cfr. comuouise A 29, r. 1 3 . - 5. ququei: probabilmente qu­ è scritto invece di co- per attrazione grafica del più antico quoquo (§ 32) in quoquitur Pl. Jien. 2 1 4 ms. P, quoquas Pseud. 854 ms. B ; quoquom -um Men. 2 1 8 mss. A. P : cfr. Niedermann, Les gloses médicales du liber glos­ sarum, in Emérita X I I, p. 38. - huc probabilmente per hoc § 372: che anche qui abbiamo un riflesso dell'ortografia etrusca che non aveva un segno per o, vien reso improbabile dal fatto che le epigrafi in falisco, seppure scrivano c per g, hanno però o, e dall'altro che huc per hoc si trova anche in una iscrizione ( C IL. l" 2, 756. D. 260) da Furfo, nella regione dei Vestini, del 58 a. C. Piuttosto si tratterà di influsso da parte del msc. hunc. 6. iouent = iuuent: è dubbio se abbiamo qui una dissimilazione grafica dei due u (come nei più recenti equos ecc. ? cfr. § 1 3 1 ), o se questo iotunt, coll'ailiottanto di un'altra iscrizione (Revue Archéol. 1 933, p. 398) del I I sec. a. C., rappresenti un avanzo dell'antica forma con grado normale della radice ( con -ey- > -oy-, § 14; si tratterebbe di I I I coniugazione, cfr. duco .- e-ducare ecc. § 435) ; alla seconda ipotesi pare favorevole l'imperativo adiouta di un'altra iscrizione ( CIL. l" 2, 1 805. D. 89 da Paganica, in ter­ ritorio Vestino), il cui grado normale si spiegherebbe coll'influsso del verbo base sul frequentativo. Cfr. conflouont, flouios (accanto a comfluont, fluio ! ) in A 3 1 , r. 6. A 22. I nomi delle tre figure incise, rappresentanti il pugilato fra Poi­ luce ed Amico ( "Arwx oç : Theocr. XXII 27-134) cui assiste Artemide, cioè Luna. - Poloces ha nella seconda sillaba la caratteristica prenestina o per lat. ii da mt, cfr. Losna e § 23 (per -l- invece di -ll-, § 4). - Losna da *leulc-snii: luceo, propriamente ' la luminosa ', come il formalmente identico avest. raoxsna- ' luminoso ' ; di qui anche lUna §§ 9 1 . 186. - Amuces ( con u normale da u: y per trascrivere u fu introdotto più tardi, § 3) può avere -es secondo Poloces da IloÀuae\nc'f)ç; ma può anche essere un ibrido, aggiun­ gendo la desinenza -s alla forma *Amuce che si avrebbe in etrusco, ove -oc; greco è reso con -e.

TESTI EPIGRAFICI - A 22-25

A

23.

19

CIL. P 2, 558. D. 769. Specchio da Cosa.

Venos Diouem Prosepnai A

24.

CIL. P 2, 561. D. 771. Cista Ficoroni, da Preneste.

Dindia Macolnia fìleai dedit Nouios Plautios med Romai fecid A

25.

CIL. P 2, 401. D . 257. Tavola di marmo da Luceria.

in hoce loucarid stircus l ne [qu]is fundatid neue cadauer proiecitad neue parentatid. l sei quis aruorsu hac faxit, [in] A 23. Cosa, luogo di rinvenimento di questo specchio, è in Etruria, presso il Monte Argentario. Le forme sono latine, almeno le prime due, ma l'iscrizione è graffita da un Etrusco che non conosceva il latino; così si spiega l'accozzaglia di un nominativo, un accusativo e un dativo o geni­ tivo (o addirittura la forma etrusca rpersipnai � ) nei nomi dei tre personaggi. - Venos, onde Venus, §§ 1 3 1 . 253. Diouem come Diouos A 20, § 82. ­ Prosepnai è forma intermediaria fra Ile:pcre:rp6v-IJ e il lt. Proserpina ( questo forse con immistione etimologico-popolare di serpere, serpéns), sorta in territorio etrusco. -

A 24. 1J1acoln·ia ha ancora -ol-, passato poi a -ul- § 15. - fileai dat. § 3 1 8 ; ea per ia è fenomeno inverso a quello volgare d i § 13 Nota, come i n aurea evidentemente uguale ad oria malgrado la distinzione pseudoetimologica di P . F . p. 8 1\1 . , 101 L . : << aureas enim diccbant frenum quod ad aures ( ! ) cquorum religabatur, orias quo ora coercebantur >>. Aggiungi Feroneae A 28, ascea A 41 XXI I I , jérea A 54, 5. - dedit ha già -t dei tempi prin­ cipali, mentre feci d conserva il -d secondario, cfr. § 468. - Nouios Plautios § 1 3 1 . - méd § 382. - Romai locat. § 3 1 9 . - In Romai e fileai si noti ancora -ai ( > -ae § 138). A 25. Legge sacra, intesa a salvaguardare un lUcus da profanazioni. hoce = hocce abl. da *hod-ce § 372, cfr. § 4. - loucarid abl.: o da un tema in -i- loucàri- derivato (§ 2 1 8 ) da lucus, o da un tema in -s- > -r- (§ 1 1 3 ) loucar- = scr. r6ci�- ' luce ' ( *leuq"Js-) come op-id i n A 2 1 � Cfr. § 254. I.

stircus, § 13 Nota.

2-3. fundatid parentatid (per -attid, come hoce) sono congiuntivi perf. di tipo osco (in osco un perf. debole si forma con -tt-, e il cong. con -i- da -é-, cfr. § 533: t r i b a r a k a - t t - i - n s ' aedificauerint ' ) da jundàre accanto a fundere § 435 c da parentàre. Probabilmente proiecitad è scritto erroneamente per proiécàtid, ed è analoga formazione da un pro­ iéciire: proicere (col vocalismo del perfetto, come sédàre: sedere ecc.); cfr. § 549 Nota . - 4. aruorsu §§ 108. 129 . hàc abl. sg. § 372, cfr. A 29, r. 13; 24 . -

-

20

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

ium 1 5 quis uolet pro ioudicatod n. [L] l manum iniect[i]o estod. seiue l mac[i]steratus uolet moltare, [li]cetod A

26.

CIL. l" 2, 378. D . 1 17 . Cippo di pietra calcare da Pesaro.

Iunone ree. l matrona l Pisaurese l dono dedrot A

27.

CIL. l" 2, 379. D . 1 63. Come la precedente.

Matre l Matuta l dono dedro l matrona 1 5 M'. Curia l P ola Liuia l deda - faxit § 54 1 . - ium § 13 Nota. - .'). quis uolet forma assoluta (nomina· tiuus pendens) riferentesi ad estod: ' se uno vorrà ', ' chiunque lo vorrà ' : abbiamo qui una contaminazione sintattica fra u n quis uolet . . , poterit o simili, ed ei qui uolet . . . estod. � pro ioudicatod ( -cl qui e in licetod con­ servato dopo lunga: § 1 22), cfr. § 325; ou è in questa parola antico (ius da *iey,os: scr. y6s, cfr. A 4 iouesat), come in loucarid; cfr. § 23. Iudiciitum è nel senso di iudiciitio, cfr. Auct. ad Herennium I I 1 3 : << iudicatum est id de quo sententia lata est, aut decretum interpositum >>: dunque ' in luogo di sentenza ', ' senza bisogno che sia emessa sentenza ' . � 6. manum iniectio invece del solito manus iniectio (p. es. A 41 X) ha l'accusativo in dipen­ denza dal nomen actionis che conserva pertanto il regime del verbo inicere ( cfr. Pl. Truc. 762: « ego te manum iniciam >>) come Pl. Aul. 423: << quid tibi nos tactiost = cur nos tangis � >>, 744: << quid tibi ergo meam . . . tactio est ? >>. La manus iniectio aveva luogo per affermare la rivendicazione di cosa propria, qui di 50 nummi, la pena. inferta ai trasgressori dell'ordinanza . - estod, licetod § 469. seiue = siue § 584 . � 7. macisteratus = magistriitus ; probabilmente c è scritto all'antica p cl g introdotto da Appio Claudio § 3 ; l'anaptissi di -e- è di tipo osco. � rnoltare, cfr. § 15. �

A 26. Fa parte, con A 27, di uu gruppetto d'iscrizioni dedicatorie da Pesaro, notevoli per le forme rustiche e volgari . � Iunone § 333. ree. abbreviaz. di reginae; c come in macisteratus di A 25, cfr. § 3. � matrona, §§ 320. 128. - Pisaurese = -enses, §§ 50. 1 28. - dono = donum §§ 129. 1 30 e cfr. dono A 1 7 . dedrot, cioè probabilmente -ont colla omissione grafica di n, cfr. agedai in A 2 1 . Nota inoltre la sincope dell'e che era dunque breve; la forma è quindi = dederunt § 470. �

�

A 27. Le righe 5-7 sono state aggiunte in un secondo tempo. � Matre § 333. - JJiatuta § 3 1 8 . - dono dedro come A 26, ma con successiva caduta di -t come nel dedero di A 1 7 . 18, cfr. § 139. - matrona come in A 26. Pola è probabilmente = Paul(l)a, cfr. § 22. - deda ' nutrice ' : torna in dida ' capezzolo; nutrice ' di alcune glosse, ed è piuttosto onomatopea

21

TESTI EPIGRAFICI - A 26-29

A 28. CIL. l ' 2, 1834. D . 58. Su colonna da Monteleone nel Sannio.

Q. Pescenn[ius . . . . f.] l colomnas III l de suo dat l Feroneae 1 5 et crepidinem l ante colomnas l ex lapide A 29. CIL. l" 2, 581. D . 262. Tavoletta bronzea da Tiriolo nel Bruttium : copia del S .C. de Bacchanalibus. 1 86 a. C.

[Q.] Marcius L. f. S. Postumius L. f. cos. senatum conso­ luerunt n. Octob. apud aedem l Duelonai. se. arf. M. Olaudi. M. f. L. Valeri. P. f. Q. Minuci. C. f. de Bacanalibus, quei foideratei l esent, ita exdeicendum censuere : cc neiquis eorum infantile che imparentato con 't"l-r%·1) ( abbreviazione di 't"L%1)v1), probabil­ mente: %'ijcr%cxL): a voler sostenere tale parentela, bisognerebbe porre una forma raddoppiata *dhidhii *dhedhii dalla radice *dhéi- ' succhiare ' (onde felrlre) ; d- latino per f- (§ 104) per assimilazione, in una parola semionoma­ topeica, al -d- interno : cfr. anche § 148 b . A 2 8 . colomnas con o d a u (cfr. B 238, 2 0 ) mostra già i n atto la fusione volgare di u ed 6, § 72 b. Feroneae, v. fileai A 24. �

A 29. La copia del seniitus consultum, che giunge a scripturn est della 22, è seguita da disposizioni circa la sua pubblicazione, le pene ai tra­

r.

sgressori e il modo di applicarlo. Venendo dalla cancelleria senatoria, l 'ortografia è quella ufficiale, in arretrato sulla corrente: p. es. le doppie non sono mai segnate (§ 4), a differenza da quanto accade sia pure in­ conseguentemente in A 30, una iscrizion e di carattere pubblico ma �

�

non proveniente dalla detta cancelleria, di tre anni più antica. Per questo celebre S.C., inteso a reprimere una serie di delitti compiuti nell' Italia meridionale sott.o il pretesto di celebrare i Baccanali, cfr. Livio XXXIX 8 - 1 9. 1. aedem, l'unico caso in cui è scritto il nuovo ae per il vecchio ai (aiquom, 2. Duelonai = Bellonae, §§ 88. 3 1 9 . tabelai ecc . ) , § 1 9 ; cfr. ad A I l . se. arf. = scTibendo aTjuere per ad- § 108, come arfttise r. 21, aruorsum �

�

r.

24; cioè, sorvegliarono la scrittura (fatta da servi), funsero da segretari.

� Le abbreviazioni Olaudi. Valeri. 111.inuci. , come J.finuci. A 18 bis. � quei: talora per ei appare la grafia e: qnes r. 3. 24, compromesise r. 1 4 ; i : quiquam r . 12 ( ? ) . M a l'antico i è regolarmente scritto i : uenirent r . 5 , sacri gen . r. 28 ecc. Cfr. §§ 2 1 . 326. foideratei §§ 20. 328 (l). � quei . . . esent = eis qui . . . essent. 3. neiquis = nequis § 2 1 ; in seguito scritto nequis. �

�

( l ) Non rilevo gli ulteriori nom . plur. di temi in -o-.

22

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

Sacanal habuise uelet. sei ques l esent quei sibei deicerent necesus ese Bacanal habere, eeis utei ad pr. urbanum 1 5 Romam uenirent, deque eeis rebus, ubei eorum utra audita esent, utei senatus l noster decerneret, dum ne minus senatorbus O adesent [quom e]a res consoleretur. l bacas uir nequis adiese uelet ceivis Romanus neue nominus Latini neue socium l quisquam, nisei pr. urbanum adiesent, isque [d]e senatuos sententiad, dum ne l minus senatoribus O adesent quom ea res cosoleretur, iousisent. ce[n]suere. 1 10 sacerdos nequis uir eset. magister neque uir neque mulier quisquam eset. l neue pecuniam quisquam eorum comoine[m ha]buise ue[l]et neque magistratum l neue pro magistratuo neue uirum [neque mul]ierem quiquam fecise - Sacanal errore materiale per B-, come Sansae per Bansae LIA 9, r. 1 9 : cfr. G. Pugliese-Carratelli, :Miscellanea calabra, in Arch. star. Gal. e Luc. XXII, 1 953, p . 79 sgg. - ques nom. pl. dell'indef. § 3 7 7 . - 4. necesus nom . sg. di tema in -tu- da ced-ere (§ 85) accanto al tema in -ti- necesse § 235. - eeis nom. pl. § 370. - ute·i § 585. - 5. Romam: il semplice accus. per indicare il moto a luogo con nomi di città e piccole isole conserva intero l'antico valore spa­ ziale dell'accus. Ciò non ha luogo con nomi di regioni e di grandi isole, perché quando essi son divenuti di impiego frequente, cioè coll'ingrandirsi della sfera d'azione di Roma, già era subentrata la costr. preposiz. Lo stesso va detto circa l'uso del loc. e dell' ab! . per gli altri compi. di luogo . - ubei § 423. -

utra errore m ateriale per uerba. - 6. senatorbus errore materiale per sena­ toribus come sempre altrimenti scritto, r. 9. 18. - 7. adiese = ad-iisse, come adiesent r. 8 e -et r. 17 hanno probabilmente ie per ii secondo il § 43, sorto in adiissemus adiissetis. - nomin1ts § 334. - socium gen. pl. § 328. - 8. senatuos § 350 e senatuis fluctuis A 53, 6; cfr. anche A 7 6 VI, 2 7 . - sententiad col - d conservato come i n oquoltod ecc., § 122. - 9. quom congiunzione § 585, cfr. §§ 32. 1 3 1 . - cosoleret1tr colla normale scom­ parsa di n avanti s § 50 (come nell'abbreviaz. cos. della r. l), altri­ menti restaurato (consoluerunt r. l, censuere r. 3 ecc . ) . - iousisent: qui e nella r. 18 per -et (si riferisce al praetor urbamts), probabilmente per attra­ zione dei precedenti plurali. Sulla forma, § 5 1 2. - censuere indica, nel verbale della seduta, l'approvazione da parte dei senatori al paragrafo precedente. - 11. comoinem, § 20. - magistratum nel vecchio significato di ' magistratura, carica '. - 12. pro magistratuo ' promagistratura ' . Viene

generalmente

corretto

i n magistratud, secondo castud ( § 350 ) ;

ma s i potrebbe ritenerlo rappresentante uno stato attuale d i cose, p . es. senàtu da loc. *-teu divenuto senatuo quando accanto a senàtus da *-tous

TESTI EPIGRAFICI - A 29

23

uelet. l neue post hac inter sed conioura[se neu]e comuouise neue conspondise l neue compromesise uelet, neue quisquam fidem inter sed dedise uelet. 1 15 sacra in dquoltod ne quisquam fecise uelet. neue in poplicod neue in l preiuatod neue exstrad urbem sacra quisquam fecise uelet, nisei l pr. urbanum adieset, isque de scnatuos sententiad, dum ne minus l senatoribus C adesent quom ea res consoleretur, iousisent. censuere. l homines plous V oinuorsei uirei atque mulieres sacra ne quisquam 1 20 fecise uelet, neue inter ibei uirei plous duobus, mulieribus plous tribus l arfuise uelent, nisei de pr. urbani senatuosque sententiad, utei suprad l scriptum est . » haice utei in couen­ tionid exdeicatis ne minus trinum l noundinum, senatuosque sententiam utei scientes esetis, eorum l sententia ita fuit : « sei ques esent, quei aruorsum ead fecisent, quam suprad 1 25 scriptum est, eeis rem caputalem faciendam censuere » si affiancava il senatuos di r. 8. Un'altra spiegazione offre H . B. Rosén in Mnemosyne 1957, p. 239 segg. quiqttam piuttosto che errore mate­ -

riale pel solito quisquam sarà l'avverbio qt�i-quam (ne . . . quiquam) comunque ' § 428. - 13. hac abl. sing. come A 25: è il classico posthac. - sed § 382. - coniourase con antico ou, ma certo pronunziato u al tempo '

dell'iscrizione: cfr. § 23. comuouise, cfr. comuiuia A 2 1 . - 14. compro­ mesise contiene mis-isse con e per ei § 2 1 . - 15. dquoltod errore materiale per oq-; cfr. §§ 32. 1 5 . - poplicod ' publico ' ; poplicos è l'antica forma da pop(u)lus (A 30, r. 7), publicus sorto per contaminazione con pubes ' gio­ ventù atta alle armi ' ( cfr. Caes. b. g. V 54 ) . - 16. exstrad: § 4 1 9 . - 19. plous: se è corretta la deriv::tzione da *plois § 255 (e cfr. ::td A 2, v. 4-6), l'u di plus -

è da oi § 20, e ciò conferma che all'epoca di quest::< iscrizione ou era già pronunziato u. - oinuorsei, normale scrittura per oinutwrsei universi da *oino-uersoi §§ 20. 42 ( cfr. denuo da de nouo). 20. inter ha l'antico valore avverbiale, cfr. § 580. mulieribus in luogo di mulieres per attra­ zione del seguente tribus. 21. suprad § 4 1 9 . 22. haice ace. pl. ntr. § 372. cot�entionid: l'abl. del tema in -n- formato secondo i temi in -i-, § 334. La mancanza di n in con- può esser dovuta a errore materiale, ma anche può la forma avere co- ( di co-eo ecc.) per com- e serbarci la fonte di conti o, § 33, o almeno rappresentarne una ricostruzione etimologico-grafica, cfr. B 46. 22-23. trinum nou.ndinum ace. sg. ntr. ' non meno di un triplice spazio =

-

-

-

-

-

-

di nove giorni ', cfr. § 33; -dino- : ablg. dini, scr. dinam ' giorno ' . - 23. sen­ tentiam retto da scientes esetis ' conosciate ' . - 24. ead abl. come hac r. 13

24

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

atque utei l hoce in tabolam ahenam inceideretis, ita senatus aiquom censuit, l uteique eam figier ioubeatis ubei facilumed gnoscier potisit, atque l utei ea Bacanalia sei qua sunt, exstrad quam sei quid ibei sacri est, l utei suprad scriptum est, in diebus X quibus uobeis tabelai datai 1 30 erunt faciatis utei dismota sient. in agro Teurano A

30.

CIL. l2 2, 6 14-. D. 263

.

Tavola bronzea dai pressi di Gades.

189 a. C.

L. Aimilius L. f. inpeirator decreiuit, l utei quei Hastensium seruei l in turri Lascutana habitarent l leiberei essent, agrum oppidumqu. 1 5 quod ea tempestate posedisent l item possidere cd A 25. - rem caputalem (u probabilmente secondo caput) ' processo capitale ' , comportante la pena di morte. 26. hoce = hoc da *hod-ce § 372. tabolam > tabulam, § 42. - 27. figier (con antico t, cfr. li t. dyg-ti -

-

' spuntare ' e § 484) e gnoscier ( = no-, § 86), § 568. - ioubeatis, § 447. facilurned, § 422. - potisit conserva l'antica forma, §§ 460. 553: nella antica giustapposizione l ' -i finale del ntr. *poti non è diventato pote (§§ 130. 34-5). 28. qua indefinito, § 377. 29. tabelai è uaturalm. tabellae, e indica la missiva del senato. 30. dismota = d'imoW ; s avanti m era scomparso da un pezzo ( § 9 1 ), e qui abbiamo una ricomposizioue col dis- conservato avanti altre consonanti, p. es. dis-tinguo. -- sient § 552; ma già all'epoca dell'iscriz. era corrente pel singolare la forma sit, come mostra il potisit della r. 27. - L'agrum Teuranum è la regione dove si trova l'odierna Tiriolo -

-

=

-

(prov. di Catanzaro ), luogo di rinvenimento della tavola, e designa quindi la località ai cui m agistrati era stata inviata questa disposizione del Senato. A 30. Decreto di L. Emilio Paolo pretore in !spagna nella guerriglia contro gl'indigeni. l. Aimilius § 19. - inpeirator: l'n è scrittura etimologica (in), cfr. inpe­ ratoribus A 2 1 . ei nella seconda sillaba designa, non come al solito (p. es. in utei, seruei, leiberei ecc. § 2 1 ) un e od i, bensì un e; qui evidentemente ei rappreseuta il suono chiuso dell'e atono ( cfr. § 72 d); ciò mostra indiretta­ mente che il suono di ei, e era chiuso ( cfr. § 72 b) e accenna che si cominciava

già a dare maggiore importanza al timbro che alla quantità delle vocali. 3. turri - 2. Hastensium: gli abitanti di Hasta Regia città della Baetica. § 334; qui e in essent, oppidumqtt., possidere, uellet è segnata la geminata, mentre la grafia colla scempia è conservata in posedisent, iousit; cfr. § 4 e il detto a proposito di A 29. -- 5-G. continuassero a possedere . . di -

'

.

'l'EST! EPIGRAFICI - A 30-31

25·

habereque l iousit, dum poplus senatusque l Romanus nellet. act. in castreis l a. d. XII k. Febr. A 31. CIL. P 2, 584. D. 453. Tavola di bronzo dai pressi di Genova (Pol­ cevera) : Sententia Minuciorum de finibus Genuatium et Veturiorum. 1 17 a. C.

Q. M. Minucieis Q. f. Rufeis de controuorsieis inter l Ge­ nuateis et Veiturios in re praesente cognouernnt et coram inter cui fossero venuti in possesso '. - 7. iousit, § 5 1 2. - poplus: la forma senza anaptissi (§ 4 1 ), conservata in poplicod A 29, r. 1 5, cfr. A 33, r. 1 7 . - 8. actum in castreis ( § 328): noi diremmo, << dato nel nostro quartier generale >>. A 31. L'importanza linguistica di questa iscrizione risiede, oltreché nelle notevoli forme arcaiche e dialettali, nei toponimi che sono per noi una cospicua fonte di conoscenza del ligure preromano; su questi ultimi tratteremo a suo luogo nel vol. IV del J1ianuale. Cfr. G. Petracco Sicardi, Ricerche topografiche e linguistiche sulla Tavola di Polcevera, in Studi Genuensi II, 1958-59, p. 3 segg. Peculiarità ortografiche: A. Le grafie ei, e, i sono usate promiscuamente (§ 2 1 ) : cfr. nom . pl. II decl. (con antico -ei) fructi r. 36 e 42, ceteri r. 29, flotti r. 23 da tema in -io-, ma più spesso -ei, p . es. inuitei (nota -ui- !) r. 36; fonteis r. 6 ecc. = fontes (con antico -e-), abl. sg. fontei r. 6 (con antico -i- ), abl. pl. eis terminis r. 8, inuitis r. 39 ma inuiteis r. 40, ibi r. 7 e r. 20 segg. ma ibei r. lO ecc., uti ' ut ' r. 41 ma utei r. 3 3 ; per ne troviamo ni r. 30, niqttis r. 34, ni1w r. 34 e 40, ma neiue r. 34; l'infinito passivo (con antico -i, § 568) appare come soluei e mittei r. 44, ma statui r. 3. Una consequenzialità , evidentemente tradizionale, abbiamo solo nella desinenza del gen . sg. I I dccl., scritto sempre con -i (casteli r. 5, frumenti uini - con ui- da twi - ! -- r. 27 ecc. ) , salvo fenisicei r. 37. - B . Le geminate sono a volte segnate, più spesso no, come in A 30, cfr. § 4: possiderent r. 3, essent r. 4, ma iouserunt r. 3 , comualem r . 8, Apeni1Vum r. 18, anos r. 2 5 , acipiant r. 26, posecleit e posedet r. 28 ecc.; nota anche dixserunt r. 3 (cfr. A 1 9, 4), ma dixerunt r. 4. - C. Per u di qualsiasi origine (cfr. § 23) appare più spesso tt ( iudicati r. 43 da -ott - ; eidus r. 44, sumant r . 3 5 , fnwti r. 3 6 , sursunt r. 1 6 con allungamento di - 1f - ; utantur r. 35 da oi-), ma ou etimologico in iniottrias r. 43, ed uu (§ 5 ) i n .Lli1fucio r . 5 e r . 3 7 , arbitrat1tu r. 2 6 cfr. § § 308. 350; l'uno accanto all'altro stanno iuserunt r. 3 e iouserunt r. 4 . l . Q . J! . 11'1inucieis Q. f. Rufeis ' Quinto e Marco Minuci figli d i Quinto Rufi '. Qui, a differenza da A 1 8 , abbiamo il plurale del nomen. fflinucieis e Rufeis nom . pl. con -s § 328, che in questa iscrizione sono limitati a nomi propri: Veituris r. 25, Vituries r. 37 ecc., oltre due forme pronominali,. hisce r. 13 ed eis r. 29. - 2. coram ' pubblicamente ' . - controuosias ha

26

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

eos controuosias composeiuerunt l et qua lege agrum possi­ derent et qua fineis fierent dixserunt. eos fineis facere termi­ nosque statui iuserunt ; l ubei ea facta essent, Romam coram uenire iouserunt. Romae coram sententiam ex senati consulto dixerunt eidib. 1 5 Decemb. L. Caecilio Q. f. Q. Muucio Q. f. cos. - qua ager priuatus casteli Vituriorum est , quem agrum eos uendere heredemque l sequi licet, is ager uectigal nei siet. Langatium fineis agri priuati : ab riuo infimo, qui oritur ab fontei in Mannicelo ad fiouium l Edem; ibi terminus stat. inde fiouio suso uorsum infiouium l.;emurim. inde fiouio Lemuri l 'antico -�w- come sursum-uors�tm r. 15, cfr. § 1 6 (in contTo1wTsias, ovc a rigor di termini uo non è iniziale, ue è penetrato da tteTtere, 1terstts ecc.), inoltre l'assimilazione di rs in ss ( § 84) come in susum r. 15 accanto al più frequente suTsum r. 1 6 ecc. - composeiuerunt § 522 ; per postti cfr. § 5 1 8 . 4 . senati, § 352. - eidib. ' idibus ' - 6 . uectigal ' oggetto d'imposta ' -

.

(ma r. 24 ' tassa ' ) : v. Niedermann in llfnemosyne, ser. 3, I I I ( 1936), p. 209 ; qui l'aggettivo ha subito la sincope del nom. sg. rnsc. come i sostantivi uigil pugil, § 345. - siet § 536. - Con Langatium s'inizia la determinazione dei confini. I Langiites sono la stessa tribù ( dei Veturi) che in seguito è detta Langenses con diverso suffisso (§§ 237. 245 ) ; similmente Gemuites e Ge ­ nuenses r. 26. - flouiom come flouio r. 7 ecc., cfr. conflouont r. 23 ma com­ fltwnt r. 13 accennano a *fleyjo. ( *fio- ? ) *fieJ!!o, cfr. § 23, come origine delle due forme: fluo andrà spiegato coll'analogia dei composti (confitto § 42),

fluuius con quella esercitata dal verbo. Ovvero si tratta di artificio grafico per evitare la scrittura uu ( altrove evitata coll'aplografia: oinuorsei A 29, r. 19) e indicare il u consonantico � Per la seconda possibilità si esprime il Niedermann ( in ll'félanges F. de Saussure, p . 58 sg.), per la prima il Hofmann ( in W.-H. I, p. 520). Cfr. iouent A 21 e quanto è detto a tal proposito, e 7. fiottio : ablat.-strumentale. suso uorsum, sursuorsum r. 14, il § 485. sursumuorsum r. 15 sono diverse forme della stessa espressione: la prima ci mostra la caduta di -m in sursum § 129 e l'assimilazione rs > ss ( cfr. con­ trouosias r. 2), la seconda l'aplografia tt per utt come nell'ora citato oinuorsei, e indica che si pronunziava sursu. Sursum twrsttm contiene una ripetizione di uorsttm, che è già contenuto in sursum l susum ( > it. suso) da subs-uorsum ( § 92) avverbio accusati vale ( § 4 1 7 ) ' volto in alto ' , contenente l'antico valore di s1tbs- dal basso in alto ' che si ritrova in sus-cipio, sumo da *subs-[e]mo ( § 547) ecc. Cfr. deorsum deosum ( > it. giuso) che ne forma il contrapposto, da *de-uorsum come in susque deque ' in su e in giù ' ( § 425 ) ; e seorsum ' a parte ' d a *se-uorsum col s i d i soluo d a *se-luo ( § 14) se-cedo -

-

'

27

TESTI EPIGRAFICI - A 3 1

susum usque ad riuom Comberane(am). l inde riuo Comberanea susum usque ad comualem Caeptiemam; ibi termina duo stant circum uiam Postumiam. ex eis terminis recta l regione in riuo Vendupale. ex riuo Vindupale in flouium Neuiascam. inde dorsum fluio Neuiasca in flouium Procoberam. inde 1 10 flouio Procoberam deorsum usque ad riuom Vinelescam infumum; ibei terminus stat. inde sursum riuo recto Vinelesca ; l ibei terminus stat propter uiam Postumiam. inde alter trans uiam Postumiam terminus stat. ex eo termino, quei stat l trans uiam Postumiam, recta regione in fontom in Manicelum. inde deorsum riuo, quei oritur ab fonte eu Manicelo, l adterminum quei stat ad flouium Edem. - agri poplici quod Langenses posident, hisce finis uidentur esse : ubi comfluont l Edus et Procobera, ibei terminus stat. inde Ede flouio sursuorsum in montem Lemurino infumo ; ibei terminus 1 15 stat. inde sursum­ uorsum iugo recto monte Lemurino ; ibei termin(u)s stat. inde (§ 454). rÌ'uom perché o segue ad u, § 1 3 1 ; ma agrum, flouium ecc. termina pl. di termen ( << apud Accium non terminus sed termen », Varro L. L. V 2 1 ) ; o piuttosto, dato che la Sententia usa altrimenti terminus, plurale neutro collettivo come loca ecc. § 265 II. 8. comualmn come com· uouise A 29, r. 13 ecc. 9. regione ' direzione ' . riuo Vindupale; come in Vinelasca r. 1 0, Lemurino infumo r. 14 ecc. è omesso l'-m finale (§ 1 29 ) -

-

-

-

-

che generalmente è segnato ; m a l a sua assenza nella pronunzia viene pro­ vata anche dalle scritture inverse Procoberam per -ii (abl.) r . 10, Apeninum per -o ( abl.) r. 1 8 ; quest'ultimo anche colla confusion e volgare (§ 1 3 9 ) di -u ed -o. - dorsum ( anche r. 20) da deorsum (r. 22 ecc.) ci indica probabil­ mente l'origine di dorsum dorsus dossus dorso, dosso ' già accennata da P.F. p. 69 M. 178 L . : << dorsum dictum quod pars ca corporis deuexa sit deorsum ». - 10. infum'nm: § 1 06. 12. in Manicelum (en 111. parrebbe conservare la forma antica di en che si ritrova in A 4: en manom, in A 6 : e n urbid, cfr. anche A 33, r . 5 ) è i l nome della località, come a d Calorem città della Lucania, ad Taun in Britannia ecc. - 13. poplici: cfr. ad A 29 r. 1 5 . - quod: sorprende che qui ager sia trattato come utr., mentre nella r. 23 si legge quem agrum; piuttosto quod avrà già assunto il valore univer­ sale che gli compete nelle lingue romanze (it. ko > che, frane. que ecc.) e che nell'umbro ha porsi ( nom. sg. e pl. msc. e ntr.) quod + i ( come o0-rocr-i ecc.) che forse costituisce il modello. his-ce nom. pl., § 372. .comfiuont con m come comualem r. 8. - 15. Il primo Lemurino è, come si '

-

=

-

-

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

susum iugo recto Lemurino ; ibi terminus l stat in monte pro cauo. inde sursum iugo recto in montem Lemurinum summum;. ibi terminus stat. inde sursum iugo l recto in castelum quei uocitatust Alianus ; ibei terminus stat. inde sursum iugo recto in montem Iouentionem; ibi terminus l stat. inde sursum iugo recto in montem Apeninum quei uocatur Boplo ; ibei terminus stat. inde Apeninum iugo recto l in montem Tuledonem; ibei terminus stat. inde dorsum iugo recto in flouium Veraglascam in montem Berigiemam 1 20 infumo ; ibi terminus stat. inde sursum iugo recto in montem Prenicum; ibi terminus stat. inde dorsum iugo recto in l flouium Tulelascam; ibi terminus stat. inde sursum iugo recto Blustiemelo in montem Olaxelum; ibi terminus stat. inde l deorsum in fontem Lebriemelum; ibi terminus stat. inde recto riuo Eniseca in flouium Porcoberam;. ibi terminus stat. l inde deorsum in flouiom Porcoberam, ubei conflouont floui Edus et Porcobera; ibi terminus stat. - quem agrum poplicum l iudicamus esse, eum agrum castelanos Lan­ gem;es Veiturios po[si]dere fruique uidetur oportere. pro co agro uectigal Langenses 1 25 Veituris in poplicum Genuam dent in anos singulos uic(toriatos) n(umos) 0000. sei Langenses eam pequniam non dabunt neque satis l facient arbitratuu Genuatium, quod per Genuenses mo[r]a non fiat, quo setius eam pequniam acipiant : tum quod in eo agro l natum erit frumenti partem uicensumam, uini partem sextam Langenses in poplicum Genuam dare debento l in annos singulos . - quei intm eos fineis agrum posedet Genuas aut Viturius, quei corum posedeit k. Sextil. L. Oaicilio l Q. Muucio cos., eos ita posidere colereque liceat . eus quei posidebunt , uectigal Langensibus pro 16. in monte pro è detto, ace.; il secondo è abl. e apposizione di iugo. cauo ' sul giogo montano anziché in una cavità ( valle o sim . ) '. 1 7. uoci­ tatttst § 142; quei msc. per attrazione di A lianus invece del ntr. richiesto �

�

da castelum. - 25. uictoriatos ' coll'insegna della Vittoria ', del valore d'un pequniam, § 3. 26. setius, § 363. 28. posedet = possidet quinario. ( posidere posidebunt r. 29) per influsso del semplice sedei, cfr. § 72 a; pos­ sideo è da poti(s) + sedeo, come possum da poti(s) + sum § 460. - posedeit ' possedit ' : per l'ei cfr. § 470. - 29. eus errore materiale per eis nom. pl.. �

�

�

TESTI EPIGRAFICI - A 3 1

29

portione dent ita uti ceteri 1 30 Langenses qui eorum in eo agro agrum posidebunt fruenturque. praeter ea in eo agro ni quis posideto nisi de maiore parte l Langensium Veituriorum sen­ tentia, dum ne alium intro mitat nisi Genuatem aut Veiturium colendi causa. quei eorum de maiore parte l Langensium Veitu­ rium sententia ita non parebit� is eum agrum nei habeto niue fruimino. - quei l ager compascuos erit, in eo agro quo minus pecus [p]ascere Genuates Veituriosque liceat ita utei in cetero agro l Genuati compascuo, niquis prohibeto niue quis uim facito, neiue prohibeto quominus ex eo agro ligna materiamque 1 35 sumant utanturque. - uectigal anni primi k. Ianuaris secundis Veturis Langenses in poplicum Genuam dare l de­ bento. quod ante k. Ianuar. primas Langenses fructi sunt eruntque, uectigal inuitei dare nei debento. l prata quae fuerunt proxuma faenisicei L. Caecilio Q. Muucio cos. in agro poplico, quem Vituries Langenses l posident et quem Odiates et quem Dectunines et quem Cauaturineis et quem Mentouines posident, ea prata l inuitis Langensibus et Odiatibus et Dectu­ ninebus et Cauaturines et Mentouines, qucm quisque eorum -

§ 370. - 30-31. de . . . sententia secondo il parere della maggioranza dci L. V. ' : maiore parte abl. invece del gen. per attrazione del de. - 32. ita '

non parebit ita non uidebitur ', cioè ' non sarà approvato ' ( come in Gaio Inst. II I 91 << si paret eum dare oportere >>) parallelo al posidere �•idetur oportere della r. 24, con paret = apparet come it. pare. 33. compascuos ' di pascolo comune ' . - La scrittura quo minus ( quominus r. 34) mostra '

-

ancora sentito il valore dei termini giustapposti: ' in modo che non . '

34. materiam nel senso specifico di ' materiale ( ligneo ) da costruzione ' ; derivato d a miiter, l a parte vitale del tronco, cioè quel che dell'albero è usato nel costruire. Si oppone a ligna

'

legna da ardere ', propriam. ' raccolto ' ,

non abbattuto, da *leg-no- ( § 1 3 ) : lego. - 36. fructi è la forma antica, ri­ spetto a fntitus che è sorto iu età imperiale secondo tuor: tuitus. L'ii è lungo in tutte le forme della radice ( non quindi pel § 25) ; nel pres. fruor da *friig-?f:o­ esso è abbreviato avanti vocale (§ 26). Cfr. frug-es ecc. e gt. bruk-s ' friigi, EtJXP'fìO"Toç ' an t. sassone brukan

= ted. brauchen ' far uso ' . - 37. proxuma . . . cos. ' prossimi ad aver tagliato il fieno nell'anno in cui erano con ­ soli . . . '. - faenisicium (o foeni- ): sec-6, cfr. faenisex faeniseca ( questi 38. Dectunines ecc. plurali, cfr. JJ1inucieis come scriba, incola § 1 6 1 ) . -

30

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

agrum 1 40 posidebit, inuiteis eis niquis sicet niue pascat niue fruatur. Sei Langueses aut Odiates aut Dectunines aut Caua­ turines l aut Mentouines malent in eo agro alia prata inmittere� defendere, sicare, id uti facere liceat, dum ne ampliorem l modum pratorum habeant, quam proxuma aestate habuerunt fructique sunt. Vituries quei controuorsias l Genuensium ob iniourias indicati aut damnati sunt, sei quis in uinculeis ob eas res est, eos omneis l soluei, mittei leiber(are)ique Genuenses uidetur oportere ante eidus Sextilis primas. - sei quoi de ea re 1 45 iniquom uidebitur esse, ad nos adeant primo quoque die et ab omnibus controuersis et hono. publ. li. l - leg(ati) Moco Meticanio Meticoni f., Plaucus Peliani. Pelioni f. A 32. CIL. P 2, 7 30. D . 303. Blocco di travertino da Roma. Epoca sillana. Al testo latino segue nel monumento la traduzione greca.

[rex Metradates Pilopator et Pil]adelpus regus Metradati f. Rufeis r. l . - 40. sicet, come sicare r. 41, col vocalismo dei composti: re· sicari Varro r. r. I 3 1 , 2, praesiciitur ib. I I I 1 6, 34; subsicuerunt ib. I 50, l ecc., più spesso rifatti secondo il semplice: reseco, disseco ecc. - 41. de­ fendere ' recintare ', per tener l ungi le greggie. - 42. 1nodum ' misura ' . - proxuma ' precedente, scorsa ' . - controuorsias: il significato è ' per le c. ' o ' nelle c. ' ; il lapicida dovrebbe aver omesso una particella, forse l'ob che si trova subito dopo: ob iniourias, a meno che questo non debba intendersi come reggente ambedue gli accusativi. O si avrà da intendere ' durante le c. ' e giudicare controuorsias alla stregua di aestimias : aestima­ tionibus (P. F . ) , cfr. § 3 1 5 (e corniscas A 16 ? ) ? - 44. soluei, mittei : v. il detto sopra circa l'ortografia dell'iscrizione. quoi cui ' , § 377. 45. adeant, costruzione ad sensum con quoi. - et hono. publ. li. viene spiegato dall'Orelli ' et oneribus publicis liberentur ' . In tal caso ( ' hono­ ribus ' non darebbe senso) si avrebbe una conferma della identità fonda­ mentale di ombs ntr. ed honos msc. (con h- anorganico ; cfr. scr. dnas ­ onus ' ) nel senso di ' carica ' (cfr. it. carico ' peso ' e carica), ambedue temi in -s-, § 25 1 . Cfr ad A 63, 3. - 46. Moco Meticanio: nome non latino, pertanto non declinato. - Peliani. per -Ì'ns come Olaudi. ecc. A 29, r. 2 . -

'

'

.

A 32. l . Come si vede dalla finale conservata ]adelpus e d è confermato dal calcolo degli spazi, le aspirate greche sono rese con tenui latine, cfr. Pi­

lotimi A 38, r. 5 e § 74. regus §§ 309. 334. Metradati mostra t per .& ed e ( forse secondo nomi greci come l\hrr p 63wpoç ? ) per i di ML.& pcxM-r'l)ç. -

-

TESTI EPIGRAFICI

-

31

A 32-33

l [poplum Romanum amicitiai e]t societatis ergo quae iam l [inter ipsum et Romanos optin]et. legati coirauerunt l [Ne­ manes Nemanei f. et Ma]hes Mahei f. A 33. CIL. P 2, 25. D. 271, da Roma. Iscrizione della colonna rostrata di C. Duilio (260 a. C.), rinnovata o fatta sotto Augusto o Claudio.

[Secest]ano[sque op] l [sidione]d exemet lecione[sque Cartaciniensis omnis] l [ma]ximosque macistr[a]tos 2. poplum, cfr. § 41. - 3. coirauerunt > cura- § 20. - 4. Nemanes, restituito secondo il testo greco col gen . [N ca v-] &.vou� come di nome tipo :Ewxp &.•1J�· e

jJiahes sono nomi non romani, cfr. osco jJiais, piceno-etrusco Mahena, con tema in -e- e introdotti pertanto nella V decl. A 33. Il ductus e i caratteri esterni dell'iscrizione l'attribuiscono chiara . mente al principio dell'impero. Si è discusso a lungo - e una decisione non è ancora intervenuta - se essa riproduca la vecchia iscrizione della Colonna Rostrata, o sia stata fatta ex nouo e costituisca pertanto una dotta falsificazione. Comunque, anche nel primo caso, l'antico testo sarebbe stato rimanipolato coll'introduzione di falsi arcaismi contrastanti con inconsci modernizzamenti, e l'utilizzazione per scopi linguistici ne è pertanto pro­ blematica: in un caso o nell'altro, l'iscrizione è interessante documento della conoscenza che i grammatici romani nel I sec. dell'era volgare avevano del latino arcaico. L'autenticità ( nel senso di una copia dell'antico testo) è stata da ultimo sostenuta da M. Niedermann (in Revue des Études Latines XIV, 1 936, pp. 276-287) contro J. ·wackernagel (in 47. Jahrbuch des Vereins schweizerischer Gymnasiallehrer, Aarau 1 9 19, pp. 162- 1 70). Caratteri co · stanti sono : la scrittura c anche per g (§ 3), le consonanti scempie per le doppie (§ 4), la scrittura costante di -d finale anche dove esso è scomparso nel lt . classico (§ 122), come osservava già Quintiliano I 7, 12 riferendosi alla iscrizione che noi possediamo (e non già al suo possibile modello, a quei tempi scomparso): << ut a Latinis ueteribus d plurimis in uerbis ultimam adiectam, quod manifestum est etiam ex eolumna rostrata quae est D uilio in Foro posita >> ( la nostra iscr. è infatti stata scoperta nel Foro, accanto all'arco di Settimio Severo). Notevole la scrittura dell' I longa (§ 5) che ha luogo 5 volte: marid r. 6 e IO; primos r. 6 e 7, Oartaciniensis r. 9. Le grafie

ae, oe, venute in uso nel II sec. per ai oi ( § 19; cfr. A 29, r. l ) e solo più tardi generalizzate, sono costanti: questa sostituzione si ritrova presso tici, p. es. pilumnoe poploe A 71, e nella tradizione manoscritta arcaici che sicuramente scrivevano ai, oi. Un caso assai delicato è dalla desinenza -ed ( abl.) di temi in consonante: di(1atored e il

gramma­ di autori costituito restituito

Hanibaled che paiono però aver sostegno dal [c]osoled di C IL. P 2, 1 9 ;

'32

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

1[uci palam post dies] l [n]ouem castreis exfociont Macel[amque opidom] 1 5 [p]ucnandod cepet. enque eodem mac[istratud bene] l [r]em nauebos marid consol primos c[eset copiasque] l [c]la­ sesque nauales primos ornauet pa[rauetque] l cumque eis nauebos claseis Poenicas omn[is item ma] l [x]umas copias Oartaciniensis praesente[d Hanibaled] 1 10 dictatored ol[or]om in altod marid pucn[andod uicet] l [u]ique naue[is cepe]t cum socieis septer[esmom I quin] l [queresm]osque triresmosque -cfr. § 334. Anche coll'uso arcaico contrasta -t per -d n elle I I I sg. di perfetto : -exemet, cepet ecc., § 470. 4. castreis, cfr. A 30, r. 8 e § 328. -- exfociont ' ecfugiunt ': o per u vieue ritrovato dal Niedermann in Nome[ria] CIL. l" 2, 380 ed emclita J2 2, 1214 D . 642; si può aggiungere tolit ' tulit ' C IL. J2 2, 1215 = D 647, v. 16. Per la desinenza cfr. § 544. - 5. en-que, cfr. A 3 1 , r. 1 2 . - 6. na·uebos qui e nella r. 8 ( -os > -us come in primos e come -om > -um in olorom, captom ecc. § 1 3 1 ) come Tempestatebos A 9. - consol_ coll'n pare recenziore, cfr. A 7 . - ceset = gessit. - 7 . clases, na·uales e claseis r . 8 , naues r . I l e naueis r. 12 dovrebbero rappresentare degli -'is (da -ins di temi in -i- : §§ 330. 336; rettamente Oartaciniensis r. 9), ma certo nel 260 a. C. ancora non poteva -essere intervenuta la confusione fra e i, e ed i § 2 1 ; ciò va detto anche pel naualecl r. 17 per -'id: se l'iscrizione è copia di monumento arcaico, anche qui andrebbe veduta la mano d'un correttore. - 8. cum-que; si aspette­ rebbe la forma antica com, in accordo con captom ecc. - eis forse aplo­ grafia (nota anche il precedente -e di que) per eeis § 370. - Oartaciniensis : ci si aspetterebbe K- che è la grafia arcaica normale (cfr. § 3), ma il Nie­ =

.

dermann fa osservare che il più antico esempio epigrafico ( P 2, 585, r. 89)

Oartago. - 10. olorom ' illorum ' § 374. - 11. septeresmom per septemr­ secondo quinquer- ( Niedermann) . - -resmo-: solo qui appare una tal forma, è

e.he non ha conferma né in lt. né in altre lingue ie. Il gr. presenta è:pETfL6ç, ha cioè come il latino e l'airl. (rdm) un m nel suffisso contro il -tro-j-tlo- di scr. ari-tra-s aated. r·uo-clar lit. ir-lcla-s; suffisso ·TfLO· o piuttosto -11-o- avanti cui -T- proverrebbe da un *è:pz-Tpo-v o da ÈpÉ-T"IJ-ç ' rematore ' ? Pel lt. si potrebbe partire da *ret-smo- o *re-smo- con -smo- accanto a -nw- come in squama ecc. § 204 ; ma, se la nostra iscrizione non riproducesse un antico -esemplare e in essa un grammatico avesse creato un falso arcaismo -resmo­ per -remo- di su dttsnw- noto alla tradizione erudita romana per dumo­ {cfr. A 46, 32 e A 67, l ) - cosa a dir vero non molto probabile -, si p o ­ trebbe anche vedere i n re-mo- una variante apofonica del *ro-mo- presup­ posto dal rdm dell'aut. irlandese. È a ogni modo strano che qui l's sia man-

TESTI EPIGRAFICI - A 34-35

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naueis X[XX, merset XIII]. l [auro]m captom numei CD CD CD B C I :> ] 1 15 [ omne] captom l [arcen]tom captom praeda numei a:> 1 [ l aeS a:> Giù Q;) Q;) Q;) GO GD Giù [ , , ] [ , , , , ] Qù GO GO Q;) Q;) Q;) Giù Q;) Giù GO GO Gl
•

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A 34. CIL. P 2, 2019. D . 556. Da Montepulciano.

C. Petronius C. f. l harispex l Crispinia natus A 35. CIL. VI 10 149. D . 659. Da Roma.

Alcimas l Zmurneus l tubocantius tenuto e non compaia in primos r. 6 e 7, laddove prisma- è superiore a ogni sospetto, cfr. § 3 9 1 . Notevole che qui abbiamo temi in -mo- invece dei posteriori triremis ecc. ; cfr. inermus accanto ad inermis e simili oscillazioni, § 405: più ancora notevole che queste forme abbiano genere m aschile , benché accordate con naueis. L'uso rammenta quello greco degli aggettivi composti a due terminazioni. 13. La cifra corrisponde a MMMDCIC. �

�

14. segg.

w

corrisponde al posteriore C ( 1 00.000).

�

17. poplom come

popl1�s A 30 ecc. A 34. 2. harispex: rientra n ella riduzione di u ad i § 42, che ha luogo specialmente in fine di tema. Si ritrova spesso arispex, harispici e, col pas· saggio volgare di i ad !l (§ 72 b), arrespex, arespici; arispex ritorna anche 3. In Crispinia nota l'I longa (§ 5). A 54, 5 (Varro) . �

A 35. l. A lcimas può essere il nome gr. 'AÀXiJ.rXV o 'AÀX!J.!X(wv adattato alla meglio : in tal caso avremmo un'anaptissi (§ 4 1 ) come in A lcumena A 56. Meno probabile è che ci troviamo dinnanzi a scrittura errata per Alcida­

mas. - 2. Zmurneus: z è usato a indicare il cr sonorizzato avanti l-L• u a u di ZtJ.upv!X'i:oç ( cfr. §§ 2. 3 ) ; e per aL indica il valore di � assunto ormai dal dittongo greco ( attraverso ac ) . � 3. tubocantius è una ricomposi­ zione ( con -io- § 406) di tubicen, in cui il frequentativo cantare, sostituentesi nella lingua volgare a canere (§ 453), ha prodotto la sostituzione di -cant­ a -cen-f-cin- da -can-; si noti il mancato indebolimento di a di fronte ad ac-centus ecc., conformemente alla tendenza volgare a restituire il vocalismo ortotonico (§ 72 a). Nella seconda sillaba è n otevole -o- come vocale com­ posizionale invece di -i- (§ 405), evidentemente sotto influsso greco (un trascrivere

3

- V. PISANI,

1'esti latini arcaici e volgari.

34

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 36. CIL. P 2, 1202. D . 583. Da Roma.

hoc est factum monumentum l Maarco Caicilio. l hospes gratum est quom apud l meas restitistei seedes : l 5 bene rem geras et ualeas, l dormias sine qura A 37. CIL. P 2, 1 2 1 1 . D . 5 8 1 . Da Roma.

hospes quod deico paullum est : asta ac pellege. heic est sepulcrum hau pulcrum pulcrai feminae. nomen parentes nominarunt Claudiam. suom mareitum corde deilexit souo. 5 gnatos duos creauit, horunc alterum in terra linquit alium sub terra locat. sermone lepido tum autem incessu commodo domum seruauit lanam fecit. dixi. abei greco è A lcimas) : cfr. le formazioni Forocorneli ecc. con -o- per influsso gallico, § 4 1 1 . A 36. Notevole per i residui di scrittura con doppia vocale a indicare la lunga (§ 5), Maarco e seedes : però la vocale è scempia in gratum, qura e nelle sillabe finali di meas, geras ecc. Altri arcaismi grafici sono ai in Oai­ cilio (§ 19) e q in qura (§ 3). - 3. quom è cum congiunzione, § 585, cfr. Ter. Scaur. in A 39 III. A 37. Questa iscrizione è scomparsa nel XVI sec., la lezione non è quindi più controllabile sulla pietra. Si noti la scrittura ei per i da i o da ei (§ 2 1 ) , il primo caso in mareitum e deilexit da dis-l- § 91, il secondo in deico, heic, abei; in dixi i due i da ei sono indicati con i . - l. In asta e pellege abbiamo la grafia fonetica (cfr. § 8 2 in princ.) sostenuta d a Lucilio A 5 0 , 9. - 2. Il gioco d i parole sepulcrum: pulcrum: pulcrai ci mostra che in sepul-crum ( di sepel-io con el > al, ul § 14) veniva scorta la composizione di se privativo ( § 409) con pulcer, onde è stata causata la scrittura sepulchntm secondo pulchrum, cfr. § 74 e Carisio I 73, 17 sgg. K. che, dopo aver dato la notizia su Varrone riportata A 63, l , 280°, aggiunge: << quod minime rectum antiquis uidebatur, unde et se­ pulchrum hodieque manet, quod sit seorsum a pulchro, propter record a­ tionem doloris >>. La scrittura coll'h viene ricordata da Gellio A 63, 3 . - hau, § 5 8 1 . - pulcrai grafia arcaizzante (§ 3 1 9), accanto a feminae con -ae. 4. Anche suom (§ 1 3 1 ) si alterna con souo per cui cfr. soueis A 2 1 , v. 3. 6. alium: si noti l'incongruenza col precedente alterum. - locat perfetto , -

§ 524.

TESTI EPIGRAFICI - A 36-38 BIS

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A 38. CIL. l" 2, 1209. D. 585. Da Roma.

adulescens tam etsi properas, l hic te saxsolus rogat ut se l aspicias deinde ut quod scriptust l legas. hic sunt ossa Maeci Luci sita 1 5 Pilotimi uasculari. hoc ego uoleba l nescius ni esses. uale. posteris ius. l L. Maeci L . l. Salui, Manchae Manchae f., Rutilia Rutiliae l. Hethaera, l Maecia L. f. A 38 bis. Not. d. Se. 1912, p . 87. D . 704. D a Roma.

M. Albius l\I. l. Philer. figura humana inimica ardore ignescitur cinerescut conquieta membra animantium. hem. A 38. I versi sono un adattamento dell'epitafio di Pacuvio ap. Geli. I 24, 4 : Adolescens, tam[en]etsi properas, hoc t e sax(ul)um rogat ut se aspicias, deinde quod scriptum est legas. hic sunt poetae Pacuuii Marci sita ossa. hoc uoleba.m nescius ne esses. uale. l. La scrittura tam ets'i forse per suggerire l'<< elisione >> in tam, richiesta dal verso. hic saxsolus (xs come in maxsume A 19, v. 4) è un esempio antico della confusione volgare fra msc. e ntr., §§ 265. 301, tanto più notevole -

in quanto il modello pacuviano aveva rettamente il neutro. - 3. scriptust, § 142. ii. Filatimi = Ph- § 74. - uoleba § 1 29. 6. ni per ne § 2 1 . posteris ius, cioè sepulcri: i posteri hanno diritto di essere sepolti insieme con Mecio Lucio. - 7. In JJianchae probabilmente, in Hethaera sicuramente abbiamo esempi del diffondersi della aspirazione di tenui, § 74. - I quattro nomi delle r. 7-8 sono quelli dei posteri man mano seppelliti dopo Mecio Lucio : i primi due nel genitivo, in quanto è sottinteso ossa. -

-

A 38 bis. I due versi sono dal Colax di Laberio, come risulta dal fatto che il primo (con inimici) è citato da Nonio p. 481, 5: « Ignescitur pro ignescit. Laberius Colace : figura . . . ignescitur "· Ma ignescitur è passivo; cinerescut per -unt, cfr. ad B 1 1 . hem in fine di verso è frequentissimo in Terenzio. Notevole il genere femminile di ardor (inimica ardore) anticipante tale genere degli astratti in -or che troviamo in galloromanzo, ladino e veglioto .

36

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

II. - MONUMENTI ARCAICI GIUNTIOI .A TTRAVERSO LA TRADIZIONE LETTERARIA

A

39. I frammenti maggiori del Carmen SaZiare.

I. Varro de lingua Latina VII 26. In multis uerbis in quo antiqui dicebant s, postea dìcunt r, ut in Carmine Saliorum sunt haec:

Cozeulodorjeso . omia ilo adpatula coemisse . lancusianes duonus l ceruses d un; ianusue uet p o J meljos eu ) recu } fedesum federum . plusima plurima. meliosem meliorem . asenam arenam. ianitos ianitor. I I . Varro ibid. VII 27 . . . . canite, pro quo in Saliari uersu scriptum est

cante hoc uersu:

diuum l e }pta caute diuu } do suppljcante III. Terentius Scaurus ( Keil, Gramm. Lat., VII p. 28). Oum quidam per cum nonnulli per quom; quidam etiam esse differentiam putant, quod praepositio quidem per c : cum illo, cum Claudio, cum Camillo, aduerbium autem per q debeat scribi, ut : quom legissem, quom fecissem, quoniam antiqui pro hoc adverbio cume dicebant, ut Numa in Saliari Carmine:

cuine ponas Leucesiae praetexere monti de is cum tonarem.

quot ibet etinei

A 39. Per la costituzione del testo si veda l'articolo del v. Grienberger,

Die Fragmenta saliarischer Verse bei Varro und S caurus, in Indogermanische Forschungen XXVII, pp. 199-232. Comunico le principali varianti. I. LEZIONE: è quella del cod. Flor. 5 1 , 10 nella Bibl. Mediceo.Laurenziana.

- Varianti: lancusianes: Iancusianes Vindobon ., Paris. 7489, Paris. 6 142: Iiicusiiies Gothanus: iam cusianes Guelferbitanus: Lameusianes H avniensis: iam cusia cusiatii varietas a Victorio in Gryphiana adnotata. - dun: dunus Vindob.: diuuis Basiliensis. - po) : pò Vindob. Basi!.: pos Guelferb. Paris. 7489. Per ) = -m cfr. A 76, 23. TENTATIVO DI RICOSTRUZIONE: Qozeuiod orieso. omnia uero adpatula. eosmis iam cousiad nes. duonus cerus es, pomelios eum -recum.

MONUMENTI ARCAICI - A 39

37

NOTE: Cozeuiod abl. § 325 = Conseuio: z sta per s dopo n, come gene­ ralmente in oscoumbro. Su z cfr. Velius Longus, de orthographia, p. 51 K . : « mihi uidetur (z) nec aliena Latino sermoni fuisse, cum inueniatur i n Car­ mine Saliari >>. - orieso > *or:f:i- > *ori- > orere (§ 18) conserva il suffisso -i.e- § 498 e l'antica forma della desinenza media di I I persona § 472. Cozeuiod orieso a Consevio orere ' è stato già interpretato da D irichs, Die Urlatei­ nische Reklamestrophe, 1 934, p. 30. Sulla formula cfr. Cic. de nat. deor. I I ' 27, 67: << principem in sacrificando Ianum esse uoluerunt » ; P.F. p . 5 2 M . 157 L . : << cui ( Iano) primo supplicabant ueluti parenti et a quo rerum omnium factum putabant initium >>; Arno b. I I I 29: << incipiamus ergo solemniter a Iano et nos patre . . . quem in cunctis anteponitis precibus et uiam uobis pandere deorum ad audientiam creditis >>; Seru. Aen. V I I 6 1 0 : '

<< . . . Ianum . . . dicunt . . . quod apud Romanos plurimum potest, ideo primum in uencratione nominari >> ; Macrob . Sat. I 9, 3: << ideo eum ( Ianum) in sacrificiis praefationem meruisse perpetuam >>, etc., cfr. Marquardt, Ro­

mische Staatsverfassung, I I I, p. 26. Un'eco di queste preghiere è l'invoca­ zione di Orazio, Sat. II 6, 20-23: Matutine pater seu lane libentius audis, Unde homines operum primos uitaeque labores Instituunt - sic dis placitum -, tu carminis esto

Principium. Conseuius è epiteto di Ianus: Macrob. Sat. I 9, 1 5 : << in sacris quoque inuocamus Ianum Geminum, Ianum patrem, Ianum Iunonium, Ianum Consiuium, Ianum Patulcium et Clusiuum >>. , omia è compendio di omnia, così come uo di uero. - uero è stato ricono­ sciuto dal Zander ( Versus antiqui italici, 1890) uguale all'umbro ueru ' portas ' ace. pl. ntr . ; nella parola non latina è stato conservato l ' -o da -ii dell'osco­ umbro. adpat,ula impt. di un ad-patuliire ' spalancare ' derivato da pa­ -

tulus come il *patuliire che altrove ho ricavato dall'it. pacchiare divorare ' , in origine ' aprir l a bocca ' , cfr. *patuliinus boccapertano ' base di pac­ chiano (AGl i . XXX I I I, p. l sgg.). Cfr. il << uiam uobis pandere deorum >> di Arnobio citato, e Seru. Aen. V I I 610: << Alii Clusium dicunt, alli Patul­ cium quod patendarum portarum habeat potestatem >>. cosmis > comis ( § 9 1 ) è già noto da A 4 . - iam cousiad nes secondo Dirichs, Url. Rekl., p. 32; iam ( accanto a cui ian suggerito da Ianus) è già nella tradizione ms. - cusia(n) è scrittura recenziore per cousiiid, cioè il congiun­ tivo I I I sg. di un cousio = gt. hausja ' ascolto ' gr. &xouw da *&-xoua:f:w; il d è assimilato al n dell'enclitica seguente. - nes potrebbe essere il << nis pro nobis >> di P.F. p. 47 M. 1 5 1 L ., cfr. § 382; comunque nes = scr. nas avest. no (enclitiche), cfr. anche l'airl. ni (enclitico) da *s-nes. duonus = bonus § 88. - Per cerus cfr. P.F. p. 122 M. 249 L.: << in carmine Saliari cerus man,us intelligitur creator bonus >>, che oltre al significato '

'

38

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

' creatore ' di cerus ( : Cer-és, cr-eo scr. kar-6-ti ' fa ' ? ) ci dà una variante manus di duonus. Questo manus sta nascosto nel ianus del seguente dtm ianusue uet che, secondo un'acuta osservazione di F. Ribezzo in RIG I. II, l , p . 17, è un'antica glossa: duonus manusue uet(us codex) accennante alla variante duonusjmanus in questo passaggio. Che dun sia compendio di duonus, attesta la lezione dunus del Vindob. pomelios : cfr. Fest. p. 205 M. 3 1 2 L . : << Po pro potissimum positum est in Saliari carmine >>: qui il po preposto al comparativo (melios > melior § 255) gli conferisce valore di superlativo. Esso corrisponde anzitutto alla pre­ posiz. slava po, lit. p o ( da - o), che fra gli altri significati ha quello di ' oltre, di là da ' : in lt. la si ritrova nei composti po-situs p ono ( < *po-sino), po-lio ( : li-no § 490), polubrum ' pelluuiurn ' da *po-lou-dhro-m : lauo, porcet ' prohibet ' (Non. p. 159, 38 M.) da *po-arcet. - eum è gen. pl. § 370, cfr. P.F. p. 77 M. 191 L . : << eum antiqui dicebant pro eorum >>. - ncum = rég·um cfr. § 3 . TRADUZIONE del testo d a noi ricostituito sarà dunque: l . A Conseuio orere. 2. Ornnes portas aperi. 3. Cornis iam audiat nos. 4. Bonus creator

es, longe melior eorum regum. Mentre l. è l'introduzione del carme, 2. e 4. si rivolgono al dio diretta­ mente, 3. indirettamente. I riigés nominati in 4. sono gli altri dèi. II. LEZIONE come I. - Varianti: supplicante: supplice cante Guelferbit.: supplices cante uarietas a Victorio in Gryphiana adnotata. TENTATIVO DI RICOSTRUZIONE: diuom em pa cante diuom deo supplicate

( così già Bergk, Kleine Schriften, I, p. 508). NOTE: diuom è il gen. pl. diuum, §§ 131. 328. - em ace. di is § 370, cfr. P .F .

p. 77 M.: << Em pro eurn, a b e o quod est i s >>. - La lettura p a e l a sua inter­ pretazione vien fornita da Festo p. 205 M. 3 1 2 L . : << Pa pro patre (il ms.: parte) . . . positum est in Saliari carmine >>; cfr. Etym. �Iagnum 657, 5:

n-Otpx L:upOtxocr[mç o n-Ot-r�p n-ii, e iJ.ii per iJ.iin:p nella invocazione della Grande Madre presso Eronda ( l 38, IV 20. 33. 43, V 1 3 . 56. 59, VI 4. 24) nonché nel iJ.ii rii di Aesch. Suppl. 899. Cfr. P.F. p. 52 M. 157 L., di Giano: << cui primo supplicabant uelut parenti >>, ed a Iano . . . patre in Arnobio I I I 29 , infine Matutine pater in Hor. Sat. Il 6, 20, già citati. - cante canile è confermato da Varrone nel passo che ci conserva il frammento: si tratterà di forma sincopata (§ 37) come in celte date ' da *ce-date § 456 piuttosto che di presente radicale, cfr. anche le apocopi negli irnpt. dic due fac § 548, in capit A 2, v . 1 0 - 1 3 . - Per diuom deo cfr. Macrob. Sat. I 9, 14: << ( lanus) Saliorum quoque antiquissimis Carrninibus deorum deus canitur >>. sup­ plicante è provocato dal cante parallelo. TRADUZIONE : diuum eum patrern canite, diuum deo supplicate. =

'

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MONUMENTI ARCAICI - A 39

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III. LEZIONE: è quella del Keil, n é v i sono varianti notevoli. Si badi però che il cume di << pro hoc adverbio cume dicebant » è evidente congettura del

Putsch per cuine dei due mss. Bernens. 330 e Palat. 1741, nonché dell'ediz. di B asilea del 1527. TENTATIVO DI RICOSTRUZIONE: cume tonas Leucesie prai tet tremanti quot ibei tetine id eiscom tonarom. NOTE: cume, probabilmente da scrivere quome, è quom + é come tame di cui Fest. p. 360 M. 449 L . : << Tan�e in carmine (i. e . : Saliari) positum est pro tam >>; cfr. Norden, Aus altTomischen Priestm·biichent, p. 287, il quale confronta opportunamente questo é con quello del carmen Aruale (A 2): é . . . Lasés, cfr. anche écastor ecc. § 587. -- Leucesie è , come vide il Cocchia in RIG I. I, 2, p. 15, forma sabina assibilata di Leuceti�ts, cfr. rtiacrob. Sat.

I 15, 14: << cum Iouem accipiamus lucis auctorem, unde et Lucetium Salii in carmine canunt >>. Che Lucezio sia Giove, attesta anche P.F. p. 1 14 M. 239 L . : << Lucetium Iouem appellabant, quod eum lucis esse causam cre­ debant >>; Seru. Aen. IX 570: << sane lingua Osca Lucetius est Iuppiter >>, ove è confermata l'origine osca (sabina) del nome. La correzione di praetexere monti viene assicurata da Fest. p. 205 M. 3 1 2 L . : « PT(a)e tet tTemonti, praet(r)emunt t e ( il ms. : p e ) >> ; tmesi, § 458. - pmi s crivo secondo il § 19. - tet per téd § 382 con assimilazione al t- seguente. - tTemonti ci conserva l'antica desinenza primaria di I I I pl., § 468. - ibe è scritto per ibei forse in seguito alla confusione di cui è parola nel § 2 1 , seppure non si tratta d i errore materiale. - tetine, per cui cfr. P.F. p . 366 M . 454 L . : << Tetini pro tenui >>, è pf. raddoppiato § 509 e conserva l'antica desi­ nenza di pf. -e come gr. oiiìe: scr. véda. - eis-com (tramandato -cum. una modernizzazione) ha cum usato come postposizione, cfr. nobiscum, qui­ buscu?n ecc . ; ma il significato sarà quello di ' verso ', come nel derivato con-tTà ed in umbro a s a - k u ' ad aram ' twris-co ' ad portas ', in ablg. ku scr. kam. - tonarom, onde tonaTmn per errato raccostamento all'inf. tonàTe, è uguale all'aated. donar ags. punoT ' tuono ' ( t?!' - : ton- del latino), una formazione parallela al *tona-tTo- presupposto da tonitrus § 2 1 5 ; -a­ è lo -a- di scr. tan-i-hi impt. ' tuona ! ' lt. ton-i.tum, tonui da *ton-a-"!ai. TRADUZIONE: cum tonas, Leucetie, prae te tremunt quot ibi tenuit (trat­ tenne) is contra eos tonitrus. A conclusione dobbiamo infine accentuare il carattere sabino ( di tipo ,

quindi oscoumbro) che già il Cocchia rilevò nel suo scritto citato. In par. ticolare abbiamo notato le forme ueTo e Leucesie ; è probabile che tale ori­ gine abbiano forme altrimenti ignote al latino, come cousiad ceTus ecc. ; inoltre z dopo n di Oozeuiod. L'origine sabina di culti romani era ben nota agli antichi, ed essa appare soprattutto nell'attribuzione di tali culti al sabino Numa Pompilio.

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

40. Dalle leges regiae.

I. Si nurus, sacra diuis parentum estod. II. Vino rogum ne respargito. III. Pelex aram Iunonis ne tangito ; si tanget, Iunoni crinibus demissis agnum feminam caedito. A 40. Le leges regiae, cioè promulgate dai re, sarebbero state raccolte in un libro, chiamato ius ciuile Papirianum, da un Sextus Papirius con­ temporaneo di Tarquinia Prisco, secondo Pomponio (Enchir. in Dig. I 2, 2, l. 2); secondo Dionigi d'Alicarnasso ( I I I 36), Papirio, pontefice massimo, avrebbe raccolte le leggi dopo la cacciata dei re. Un commento a questo libro fu fatto da Granio Fiacco << in libro de iure Papiniano >> citato da Paolo ad leg. Iul. et Pap. ( in Dig. L 16, 144). Comunque si debba pensare dei rac­ conti di Pomponio e D ionigi, una raccolta di antichissime leggi deve essere esistita in epoca arcaica, e da essa derivano i frammenti che qui vengono pubblicati, in quanto riportati uerbatim dalle nostre fonti. I . Fest. p. 230 M. 337 seg. L . : << Plorare fiere (et) inclamare nunc si­ gnificat et cum praepositione implorare, id est inuocare; et apud antiquos plane inclamare. In regis Romuli et Tatii legibus: Si nurus . . . estod. In Serui Tulli haec est: Si parentum . . . esto ( V I I I ), id est (in)clamarit dix(erit diem) >>. Evidentemente, o fra nurus e sacra è caduto il resto della protasi, sup­ pergiù del tenore seguente: << se la nuora avrà battuto i suoceri, e questi abbiano gridato >>, ovvero il nostro frammento era preceduto da quello V I I I o d a altro consimile. diuis pa1·entum sono gli dèi Mani dei suoceri. -

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estod: mentre negli impt. fut. delle altre leges il -d finale è soppresso, qui lo si legge ancora: cfr. §§ 122. 469. Attraverso la lunga tradizione, special­ mente i caratteri fonetici di questi testi possono essersi alterati: comunque, la maggiore antichità ( Romolo e Tazio) attribuita a questa legge rispetto alle altre coinciderebbe colla conservazione in essa del -d dopo vocale lunga. I I . Plin. h. n. XIV 12, 88: << Numae regis . . . lex est: Vino . . . respar · gito >> . Si tratta di una legge suntuaria, in cui è da notare la forma respar­ gito: se non si tratta di ricomposizione, avremmo qui a del semplice con­ servato in sillaba atona (§ 44) contro aspergo, conspergo ecc., il che accen­ nerebbe a grande antichità: in tal caso, per i della terza sillaba andrebbe restituito e (§ 42), e l'intera forma sarebbe stata originariamente scritta respargetod. I I I . P.F. p . 222 M. 327 seg. L.: << Paelices nunc quidem appellantur alienis succumbentes, non solum feminae sed etiam mares. Antiqui proprie eam paelicem nominabant quae uxorem habenti nubebat. Cui generi mulierum etiam poena constituta est a Numa Pompilio hac lege: Pelex . . . caedito » .

MONUMENTI ARCAICI

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A 40

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IV.

Si hominem fulminibus occisit, ne supra genua tollito. - Homo si fulmine occisus est, ei. iusta nulla fìeri oportet. V. Cuius auspicio classe procincta opima spolia capiuntur Cfr. Gell. IV 3, 3 che ha le varianti: paelex aedem, si tangit. - Pelex o paelex ' concubina ' ( la scrittura con e forse volgarismo § 1 9 ; pellex per riaccostamento etimologico-popolare a pellicio) è voce non ie. del sostrato mediterraneo, che ritorna nel gr. TCocÀÀocxY) mxÀÀoc�, arm. alic, strum. aUca-v, avest. pairikà (> pers. peri, essere fatato femminile), irl. airech, scr. pàlàgalt, cfr. ZDMG CXVIII, p. 124, e cfr. l'ebraico pilleges ' concubina ' . s i tanget: quello che nel lat. classico h a funzione di futuro appare qui ancora in funzione di congiuntivo, cfr. §§ 5 3 1 . 537. - agnum feminam: agnus è indifferente al genere (la creazione di agna è posteriore), e volendo speci­ ficare il sesso dell'animale si aggiunge femina o màs (come in V), cfr. § 264. IV. Fest. p. 178 M. 295 L . : << Occisum a necato distingui quidam, quod alte­ -

rum a caedendo atque ictu fieri dicunt, alterum sine ictu. Itaque in Numae Pompili regis legibus scriptum esse: Si . . . tollito. Et alibi: Homo . . . oportet >>.

Si hominem fulminibus occisit è stato variamente emendato: fulmen Iouis Scaliger, fulmen Bruns-Mommsen. Come ha riconosciuto Ed. Schwyzer (in Rheinisches Museum LXXVI, p. 433), la lezione del codice non va toc­ cata e ci serba una antichissima costruzione, tornante nell'Avesta e in russo, in cui il soggetto logico di un impersonale (in questo caso occisit) appare allo strumentale. Cfr. anche la costruzione lapidibus pluit (Liv. I 3 1 : << nun­ tiatum regi patribusque est in monte Albano lapidibus pluisse >>), che dif­ ferisce dalla nostra solo in quanto occidere è generalmente personale; con questo impiego impersonale cfr. Xen. Anab. I 2, 1 7 tTCd tcr&Àmy�e: ' dopoché fu udito uno squillo di tromba ' . Sul problema cfr. Schwyzer, in IF. XLV I I , p . 2 14 segg. e XLV I I I, p. 2 7 3 segg. ; Kroll, i n Glotta XVI II, p . 2 7 7 che ap ­ prova la spiegazione dello Schwyzer; un parallelo ittito presso Sommer, in Orientalistische Literaturzeitung, 1939, Nr. I l , col. 681 seg. Il passo va quindi inteso ' se un uomo viene ucciso da fulmini ' . Per occisit cfr. § 5 4 1 . - ne tollito ' non l o sollevi ', anche qui con valore impersonale ' n o n lo si sollevi - iusta ' le cerimonie funebri d'uso ' . V . Fest. p. 1 8 9 M. 302 L . s. u. Opima spolia: << M. Varro ait . . . testi­ =

'.

monio esse libros pontificum, in quibus sit: ' Pro primis spoliis boue, pro secundis solitaurilibus, pro tertiis agno publice fieri debere ' ; esse etiam Pompili regis legem opimorum spoliorum talem : Ouius . . . dato >>. Per la interpretazione cfr. Plutarco, JJiarc. 8: tpoccr(v, tv 1:orç ÙTCofLVTJfLOCO"� NOfLiiV IlofLTCLÀwv xoct 7tpW't"CilV ÒmtJ.LCilv xoct lle:u1:€pCilv xoct 1:pl1:CilV Ù7tOfLV1)fLOVEUELV, 1:ij} WEpE't"p[cp �d XEÀEUOV't"OC XOC�LEpouv, 1:CÌ; ilEU't"Ep:X ilÈ

't"X fLÈV 7tpW't"OC À1)tp�
1:ij) "ApEL, 1:CÌ: Ili: 1:pl1:oc 1:ij} Kup(vcp· xoct ÀOCfL�cXVELV yépocç, &crcr&pLoc 1:pLocx6crLoc 1:Òv 7tpW't"OV, 't"ÒV 1)1: ilEU't"Epov ilLocx6crLoc, 't"ÒV ()/; 1:phov É:Xoc1:6v.

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

Iovi Feretrio darier oporteat et bouem caedito qui cepit aeris CC>. Id. p. 56 M. 1 6 1 L.: << Olassis procincta exercitus instructus >>. Fest. p. 249 M. 355 L . : << Procincta class(is dicebatur exercitus ad) proelium instructus et par(atus, quem Diali flamini ui)dere non licet: anti(qui enim hominum classem) dixerunt, ut nunc quoque (classis nauium coe)tus est. Procincta autem (toga Romani olim) ad pugnam ire solit(i sunt; unde et testamen)ta in procinctu fieri m(ilitum solent) >>. P.F. p. 77 M. 1 9 1 L . : << Endo pro­ cinctu in procinctu: significat autem cum ex castris in proelio exitum est, procinctos quasi praecinctos et expeditos. Nam apud antiquos togis incincti pugnitasse dicuntur >>. Similmente, nelle umbre Tabulae Iguuinae (VI b {)9 ecc.), nerus sitir an'sihitir, letteralm. ' uiris cinctis non cinctis ', vale ' ai militari e ai non militari '. Cfr. il mio commento al passo in LIA. 60 opima: ove opimus ' grasso ' non sia derivato da ops, come ammesso nel § 204, lo si può ricondurre ad *oppimos secondo il § 76, col *pim- di

-

7ti[Le:À�, forse un antico sostantivo ntr. con nom. *pim-g" (come scr. asr -g sangue ', cfr. lt. sangu-i-s e § 202) onde pinguis ( i § 27). - darier § 568. ­ oporteat congiunt. di comando. È sottinteso ab eo (cioè, cuius auspicio ecc.). •

solitaurilia: cfr. Fest. 293 M. 393 L . : << Solitaurilia hostiarum trium diuersi generis immolationem significant, tauri arietis verris, quod omnes eae solidi integrique sin t corporis . . . quia soll1tm, Osce totum et solidum significa t. -

Unde tela quaedam solliferria uocantur tota ferrea, et homo bonarum artium sollers ( §§ 44. 398. 403), et quae nulla parte laxata cauaque sunt solida nominantur ( ma solidus sarà piuttosto da solum) . . . sunt quidem qui putent ex tribus hostiis praecipue nomen inclusum cum solido tauri, quae amplissima sit eorum. Quidam dixerunt omnium trium uocabula confixa (confusa �), suis ouis tauri, ade:ffecisse id quod uno modo appellarentur uniuersae ( in luogo cioè di suoueta1trilia, § 400). Quod si a sollo et tmuis earum hostiarum ductum est nomen antiquae consuetudinis, per unum l enuntiari non est mirum, quia nulla tunc geminabatur littera in seri­ bendo; quam consuetudinem Ennius mutauisse fertùr, utpote Graecus (cioè di cultura greca: Ennio, Messapo, faceva capo alla greca Taranto) Graeco more usus, quod illi aeque scribentes et legentes duplicabant mutas se ­ mi(uocales et liquidas) ( cfr. À 56, l e § 4) ». La conclusione da trarre da tutto ciò è che siilitaurilia è subentrato in luogo di suouetaurilia per incrocio con sollemnis su cui cfr. Fest. p. 344 M. 434 L . : << Sollemnia sacra dicuntur quae certis temporibus annisque fieri solent >> ; id. p. 298 M. 398 L . : << Sol­

lemne quod omnibus annis praestari debet >>, la quale interpretazione è in

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MONUMENTI ARCAICI - A 40

uoluerit caedito. Tertia spolia Ianui Quirino agnum marem caedito, C qui ceperit aere dato. Cuius auspicio capta, dis pi aculum dato. VI. Si qui hominem liberum dolo sciens morti duit, paricidas est o . VII. Si quisquam aliuta faxit, ipsos Ioui sacer esto. parte influenzata dall'erronea identificazione del secondo membro del ·Composto con annus : in realtà sollemnis ( con a > e § 44 ed -i- finale § 406) è da sollo- e da amno-, parola osca significante ' circuitus ' ( derivato da am ' intorno ' § 409 col -no- di pro-nus ecc. § 188): cosicché sollemnis (for­ mazione latina con materiale osco, o piuttosto parola già osca o meglio sabina, cfr. A 39 in fine, che, accolta prestissimo in lt., vi ha subito il pas­ saggio di a atono ad e § 42) val quanto ' che comporta un intero giro ' , intendi il giro rituale attorno all'ara o alla cosa d a piiire ecc., quindi ' so­ lenne ' . - utra uoluerit, secondo Scaligero ' uel maiora nel lactentia . Ianui, tema in -u- (§ 350), che è quello onde è fatto iiinua ( come genua da genu) e quindi certo antichissimo. In un gruppo di parole ie. l'elemento -u- ha un valore sacrale, cfr. Havers, Zur Entstehtmg eines sogenannten '

sakralen u-Elementes in den indogermanischen Sprachen (in .Anzeiger der phil.-hist. Klasse der Osterr. .Alcad. der Wiss., 1 947, Nr. 15, p. 139 sgg.), le cui conclusioni non mi paiono però accettabili. - agnum marem, cfr. agnum feminam in I I I. VI. P.F. p . 221 M. 327 L. << Parrici(di) quaestoTes appellabantur qui so­ lebant creari causa rerum capitalium quaerendarum. N am parricida non utique is qui parentem occidisset dicebatur, sed qualemcumque hominem indemnatum . Ita fuisse indicat lex Numae Pompili regis his composita uerbis: Si quis . . . esto >>. q1�i indefinito § 377. - duit § 559. paricidas: per la desinenza v. § 3 1 8, per l'alternarsi di pari- e parri- § 75. Il significato ' omicida ' è esattamente indicato da P.F.; esso si è ristretto a ' uccisore di un parente ' per l'influsso esercitato dal simile paréns, anche da pa-ter. È quindi errato il confronto che parecchi hanno istituito col gr. dorico 11:ii6ç> ion. nY)6ç ' affine ' ricondotto a *paso- ; il Wackernagel, in Gnomon VI, p . 449 riconduce la parola latina a *pr;Jso- ( §§ 67. 70. 83) = scr. purufa- ' uir ' da *pur§a-. Ma v. ora P. X X, p. 1 89 sgg. con richiamo ad A. Pagliaro. V I I . P.F. 6 M. 98 L . : « .Aliuta antiqui dicebant pro aliter . . . Hinc est illud in legibus Numae Pompili: Si . . . esto >>. aliuta, su cui cfr. § 428, presuppone un *uta di u- da *q"u- interrogativo in ubi ecc. §§ 1 1 2. 377 ; come in aliubi accanto ad ali-cubi il semplice si è sostituito alla forma in <Jomposizione che conservava il c-, così questo *uta ha influito sul postula­ bile *ali-cuta dando aliuta. - faxit, § 541. - ipsos § 374. -

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

VIII. Si parentem puer uerberit ast olle plorassit paren<s>, puer diuis parentum sacer esto. A 41 . Dalle leges XII tabularum.

I

( = I, I )

Si in ius uocat ito. ni it antestamino : igitur e m capito.

VIII. Il passo di Festo in cui questa lex è riportata, è addotto in nota a I. uerberit è aplologico (§ 1 50 ) per uerberiirlt = -iiuer�t § 524. ast: particella condizionale, più anticamente anche in una condizionale semplice, come in passi di Cicerone in cui sono riprese vecchie formule giuridiche, �

�

p. es. de leg. I I I 9: « ast quando duellum grauius, discordiae ciuium escunt ( ' erunt ', § 552), oenus ( ' unus ', § 20) . . . populi magister esto >>, cioè si quando; in seguito l'uso si è ristretto alla seconda condizione di una frase condizionale, come nel presente caso, evidentemente per influsso di at, il quale non deve esser preso in considerazione per spiegare l'origine di ast. Su tale origine non si hanno ipotesi probabili. � olle, § 374, plorassit § 542. diuis parentum, cfr. I e Wackernagel, Vorlesungen iiber Syntax, I l", p. 28.

�

A 41. Le leggi delle XII tavole, riguardanti il diritto civile e penale, sono state composte dai decemviri nel 4 5 1 -50 secondo la tradizione, fonda· mentalmente esatta ( cfr. Beloch, Romische Geschichte, 1 926, p. 236 segg.). Esse ci sono giunte in parte attraverso citazioni di vari autori, e la loro forma linguistica, anche ove siano riportate uerbatim, è considerevolmente rammodernata (p. es. ae in luogo di ai, imperativi in -to anziché in -tod § 469), non senza però che molti tratti arcaici si siano salvati. Caratteristica è soprattutto la sintassi colla sua espressione concisa ed ellittica, che ricorda fra l'altro quella della grande iscrizione greca di Gortina, con cui gli stu­ diosi di diritto hanno constatato anche delle coincidenze in fatto di dispo­ sizioni: talché si è rievocato a questo proposito quanto narra Livio ( I I I 3 1 ), che furono << missi legati Athenas Sp. Postumius Albus, Q . Manlius, P . Sul­ picius Camerinus, iussique inclitas leges Solonis describere et aliarum Grae­ carum ciuitatium instituta mores iura noscere >>. Per quel che riguarda lo stile, però, è più ovvio pensare che si tratti di continuazione d'una forma espressiva già ie, propria di disposizioni soprattutto sacrali e quindi di collegi sacerdotali rispecchiati in epoca storica da istituzioni come quelle dei Brahmani in India, dei fiiimines a Roma, dei Druidi presso i Celti. Cfr. a ogni modo le osservazioni di E . Norden, Aus altromischen Priesterbuchern, l' 1 939, p. 254 segg. E i fatti in questione andrebbero anche esaminati nel quadro del mio articoletto Roma e Sparta, in V. Pisani, Saggi di linguistica storica, 1 959, p. 220 segg. I . Porphyrio ad Hor. Sat. I 9, 76: << Aduersarius molesti illius Horatium consulit an permittat se antestari, iniecta manu extracturus ad praetorem ,

MONUMENTI ARCAICI - A 4 1

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II ( = I, 2) Si caluitur pedemue struit manum endo iacito . III ( = I , 3 ) S i morbus aeuitasue uitium escit, iumentum dato, si nolet arceram ne sternito. quod uadimonio non paruerit. D e hoc autem lege X I I tab. his uerbis cautum est: Si in ius uocationi tantestaminigitur en capito. Antestari est ergo ante testari (cod. antestare), scilicet antequam manum iniciat l) . I l testo è stato ristabilito d a Gothofredus; ito è aggiunto d a Heindorf, in Zeitschrift fiir geschichtliche Rechtswissenschaft I I , p. 432-40, ma non da tutti accettato. - Traduzione: << Se uno chiama (un altro) in giudizio, { questo) ci vada; se non si presenta, l'altro chiami dei testimoni e poi lo prenda (per condurvelo a forza) '' ·

n 'i ' nisi ' < ne + i § 5 8 1 ; è stato rìservato all'uso condizionale per la forma corrispondente a quella di si < sei. - antestàri, come già nota Por· firione, da ante testàri, con aplologia § 150. - << Igitur nunc quidem pro completionis significatione ualet, quae est ergo. Sed apud antiquos pone­ batur pro inde et postea et tum l) P.F. p. 105 M. 227 L. Questo antico valore mostra errata l'opinione che igitur abbia i da a (§ 42) di agitur in frasi come quid igitur ? ; oltrediché, come notarono il Lindsay e il Brugmann, antica­ mente i. appare spesso in principio di frase, e non si avverava quindi la condizione necessaria per l'indebolimento di a-. Questa congiunzione (§ 584) potrebbe constare di un *igi ' e ' cfr. gr. 1-�é e il *ghi di scr. na-hi ' no ' lit. tur gr. où-xl ecc. ( cfr. § 97 e neg- A 44, 3), e dell'avverbio *t,ur ' allora ' ' lì ' scr. tdr-hi ' allora ' , cfr. cur § 428; se -gi- è da *ghi, avremmo in igitur un corrispondente del scr. tdrhi colla premissione dell'*i ' e ' che avrebbe =

provocato il trasporto dell'enclitica *ghi al secondo posto, quindi avanti tur. - << Em pro eum, ab eo quod est is >> P.F. p . 77 M. 1 9 1 L., dal tema e-, § 370. II. Fest. p. 310-313 M. 408 L.: « Struere antiqui dicebant pro adicere, augere . . . a[u]t in X I I quod est Si caluitur . . . iacito, alii putant signifi­ care retrorsus ire, ali in aliam partem, ali fu(ge)re, ali gradum augere, ali minuere ac (si) uix pedem pedi praefert, otiose it, remoratur l) , - << Oaluitur dictum est frustratur l) Non. p . 6 M. che cita Pl. Gas. 1 68-9: << nam ubi domi ,;um, sopor manus caluitur l>; il significato è piuttosto ' tirare in lungo con pretesti ', ' ingannare ', se un derivato del suo antico part. pres. medio in -mno- § 207 è calumnia, cfr. Gaius dig. L. 1 6, 233 pr. : << . . . caluitur . . . inde et calumniatores . . . inde et cauillatio l>; se cauillatio, e cioè cauilla o cauillum deriva da caluor, avremmo una dissimilazione (§ 149 a) per *caluilla, -um. - << Pedem struit in XII significat fugit, ut ait Scr. Sulpicius l) Fest. p. 2 10 M .

3 1 7 L., e cfr. i l passo d i Festo già addotto. - endo iacito = inicito, con endo § 427 e la conservazione del vecchio vocalismo nel verbo. I I I . Gell. XX l, 25: << Verba sunt haec de lege Si in ius uocat: Si morbus escit, qui in ius uocabit iumentum dato » ; le parole qui in ius uocabit •

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

IV ( = I, 4) Assiduo uindex assiduus est o ; proletario cui quis uolet uindex esto, sono state riconosciute dallo Schoell come glossa, - aeuitas per ai- § 1 9 è fonte d i aetas colla scomparsa di 1f fra vocali uguali § 3 4 ; per l a forma­ zione cfr. § 240. - uitium ' impedimento fisico ' . - escit ' erit ' § 552; usato come arcaismo da Lucrezio, cfr. Fest. superescit da Ennio e Accio, A 48 A, v. 494 e « obescet oberit uel aderit >> P.F. p. 188 M. 303 L. << Arcera, quae etiam in X I I tab. appellatur, quod ex tabulis uehicu­ lum erat factum ut arca >> Varro L. L. V 140; propriamente il nom. pl. di un ntr. *arcos ' riparo ' = gr. òlpxoç, passato a nom. sg. di I declin., § 1 63. - sternere è propriam. il disporre cuscini o coperte per potervi sedere comodamente: qui arceram ne sternito semplicemente ' non prepari un carro ' . IV. Gell. X V I 1 0 , 5: « Ennius uerbum hoc (proletarius) ex X I I tab accepit, in quibus, si recte commemini, ita scriptum est: Assid,uo . . . pro­ letario iam ciui cui . . . esto >>. In parte dei mss. di Gellio mancano le parole .

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.

•

iam ciui. Come ha visto vV. Heraeus, in Rheinisches J1fuseum LXXXII, p. 3 1 5-24, i a ci�ti è una glossa di cui, da intendere '7 a (in alio, scil. codice) ciui. - << Adsiduus dicitur qui in ea re, qua m frequenter agit, quasi con­ sedisse uideatur. Alii assiduum locupletem, quasi multorum assium, dictum putarunt. Alii eum qui sumptu proprio militabat, ab asse dando uocatum existimarunt >> P.F. p. 9 lVI. 102 L . ; cfr. Non. p. 67 M.: << Varro de uita populi Romani lib. I: ' Quibus erat pecuniae satis, locupletis, adsiduos; contrarios proletarios. adsiduo neminem uindicem uoluerunt (nisi adsiduum, id est) locupletem ' >>. Qui dunque assid�w locupleti. Circa l'origine di assiduus, i moderni si accordano nel riportarlo ad assidere, il che è evidente per l'ag­ gettivo ' assiduo ' ; quanto al sostantivo, esso deriverebbe secondo E .-M. dalla particolare accezione di ' établi ' , e << l'étymologie ancienne ab asse dando n'est qu'un calembour >>, e ciò è meno sicuro. Formalmente nulla si oppone all'etimologia degli antichi, e -d�ms può tanto essere da -di1-1.ws =

( § 42) quanto contenere la forma du- della radice quale abbiamo in duim ecc. § 559; semanticamente parla in suo favore l'opposizione a proletarius, il cittadino che per la sua povertà non paga le tasse. Quanto a proletarius, ingenuamente riportato a proles da antichi e moderni (la connessione con proles è assurda, e -tario- resta inesplicato), esso probabilmente sarà, con l << sabino >> (§ 108), per *pro-det-arios (d da dh § 97) formato come classiarius ecc. da *pro-dhet-, il cui secondo elemento è uguale al gr. -&-f]ç -&1J-r- 6ç ' operaio che lavora per salario '. - << Yindex ab eo, quod uindicat quominus is, qui prensus est, ab aliquo teneatur >> Fest. p. 376 l\1. 465 L . ; quindi ' mallevadore, garante ' e ' difensore ' : forse d a tibi uim dictam im­ posui (Gaius, Inst. IV 1 6 ) ' la forza manifestata nella parola ' , D'Avino, RL V, p. 1 - 13.

MONUMENTI ARCAICI

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V ( = I, 6) Rem ubi pacunt, orato. VI ( = I, 7) Ni pacunt, in comitio aut in foro ante meridiem caussam coiciunto. cum peroranto ambo praesentes. VII ( = I, 8 ) Post meridiem praesenti litem addicito. VIII ( = I, 9 ) Si ambo praesentes, solis occasus suprema tem­ pestas esto. IX ( = III, l) Aeris confessi rebusque iure iudicatis XXX dies iusti sunto. X ( III, 2) Post deinde manus iniectio esto. in ius ducito. =

V-VI. Rhet. ad Her. I I 13, 20: << pacta sunt quae legibus obseruanda sunt, hoc modo: Rern . . . cuicito l>. Il passo è così citato da Prisc. X 5, 32: << pacta . . . hoc modo: rem ubi pagunt orationi pagtmt l> . Scaurus de orthogr. p. 1 5 K . : << testatur . . . , item X I I tabulae, ubi est n i pacttnt per h a nc formam, quod male quidam per c enuntiant, est enim praeteritum eius pepigi a pango l> . VI-V I I I . Gell. XVI I 2, 10: « in X I I autem tabulis uerbum hoc ita scriptum est: ante meridiem causam coniciunt, cum perorant sol occasus . . . esto l) , V. pacunt, cfr. Tab. V I I I 2: << Si membrum rupit, ni cum eo pacit, talio esto l> ; voci di un verbo altrimenti scomparso di cui esiste l'incoativo pa­ ciscor. Quindi: ' se le parti si accordano sulla condotta del processo '. Fest. p. 198 M. 309 L . : << Orare antiquos dixisse pro agere testimonio sunt et oratores et i qui nunc quidem legati, tunc uero oratores quod reipublicae mandatas partis agebant l), VI. Cfr. Gaius IV 1 5 : << cum ad iudicem uenerant, antequam apud eùm causam perorarent solebant breuiter et quasi per indicem rem exponere, quae dicebatur causae coniectio l) , - caussam § 79. coiciunto : cfr. ad B 46. - mtm . . . praesentes i codd . : è probabile si debba leggere col }Iommsen tum: ' e allora essi perorino, essendo presenti ambedue ' . V I I . ' dopo i l mezzogiorno (se uno dei due non si è presentato, i l giudice) aggiudichi la lite in favore del presente ' . V I I I . ' se ambedue sono presenti, i l tramonto del sole segni i l termine del processo ' . - << Supp(remum modo significat) summum ut (cum dicit . . . . . ) suppreme bel(li . . . ) potens . . . Alias extrem(um significat ut) in legibus X I I : solis . . . esto l) Fest. p. 305 M. 403 L. - << Tempestatem pro tempore frequenter dixerunt antiqui l) P.F. p. 362. M. 452 L. -

IX-XII. Gell. XX l, 42-45: << Confessi igitur aeris ac debiti iudicatis dies sunt dati . . . Sic enim sunt, opinor, uerba legis: Aeris . . . dato l) . IX. iusti sono i giorni concessi dalla legge per pagare il dovuto a norma della sentenza. X. manus iniectio è il mettere la mano sul debitore insolvente per obbli­ garlo a seguire in tribunale .

xxx

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

XI ( = III, 3 ) Ni iudicatum facit aut quis endo eo in iure uindicit, secum ducito uincito aut neruo aut compedibus XV pondo, ne minore, aut si uolet maiore uincito. XII ( = III, 4 ) Si uolet suo uiuito. nisi suo uiuit, qui euro uinctum habebit libras farris endo dies dato. si uolet plus dato. XIII ( = III, 6 ) Tertiis nundinis partis secanto. si plus mi­ nusue secuerunt se fraude esto. XIV ( = III, 7 ) .Aduersus hostem aeterna auctoritas. XV ( = IV, 2 ) Si pater filium ter uenum duuit, filius a patre liber esto. XVI ( = V, 3) Uti legassit super pecunia tutelaue suae rei ita ius esto. X I . aut quis . . . uindicit : s e non v i è u n uindex per suo conto (cfr. a d IV) . uindicit sembra rifatto secondo d'icit da uind!icat, denom. di uindex. << Neruum appellamus etiam ferreum uinculum quo endo = in, cfr. I I . pedes impediuntur >> Fest. p. 1 65 M. 282 L. - ' di 1 5 libbre ' . X I I . È i l trattamento del debitore così trattenuto dal creditore. qui eum uinctum habebit ' colui che lo terrà legato ' , ma anche ' colui che lo avrà legato ' : sono questi gli antefatti che hanno facilitato l'accoglimento dei tempi composti con " avere » dal greco (su cui cfr. Schwyzer, Griech. Gramm. I, p . 812 segg.) nelle lingue romanze. - ' una libbra al giorno ' X I I I . Gell. XXI, 46-52: << Erat autem ius interea paciscendi, ac nisi pacti forent habebantur in uinculis dies sexaginta. Inter eos dies trinis nundinis continuis ad praetorem in comitium ducebantur, quantaeque pecuniae indicati essent praedicabantur. Tertiis autem nundinis capite poenas dabant aut trans Tiberim uenum ibant. Eam capitis poenam . . . -

-

-

metuendam reddiderunt. N am . . . secare, si uellent, atque partiri corpus addicti . . . permiserunt. Et quidem uerba ipsa legis dicam . . : tertiis . . . esto >>. partis antico ace. pl. di tema in -i- § 336. se sine § 583. .

-

-

'

'

XIV. Cic. de otJ. I 12, 37: << hostis . . . apud maiores nostros is dicebatur quem nunc peregrinum dicimus; indicant X I I tab . : aut stai�ts dies cum hoste

{ = Tab. I I 2 ) ; itemque: aduersus . . . auctoritas

>>. ' Non vi ha prescrizione dell'atto di rivendicazione contro uno straniero ' . P el significato più antico di -

hostis ( *ghosti-s) cfr. gt. gasts ablg. gosti ' ospite ' e lat. hospes da *hosti-poti-s ' i l signore, i l protettore dello straniero ' . - I l significato ' diritto di rivendicazione in proprietà di una cosa venduta ' vien tratto da quello ' venditore ' di auctor. XV. = Ulpian. fr. X l. Gains I 1 32. - duuit (cioè duit col Jk di passaggio § 29) da dou- allotropo di do-, cfr. ad IV e § 559. XVI. = Ulpian. fr. XI 14; presso altri autori citato con mutilazion i, specie di super . . . tutelaue. - uti § 585. legassit § 542. -

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MONUMENTI ARCAICI - A 4 1

XVII ( V, 4) Si intestato moritur cui suus heres nec escit, adgnatus proximus familiam habeto. XVIII (= V, 5 ) Si adgnatus nec escit, gentiles familiam habento. XIX ( = VI, l ) Cum nexum faciet mancipiumque, uti lingua nuncupassit ita ius esto. XX ( = VII, 7) Viam muniunto : . . . . ni sam delapidassunt, . . . . qua uolet iumento ageto. XXI ( = VIII, 1 2 ) Si nox furtum faxit, si im occisit iure caesus esto. =

XVI I . = Ulpian. fr. XXVI l , ove però manca escit (cfr. I I I e XVI I I ) ristabilito dal Cuiacio. - familiam ' rem familiarem ' . XVI I I . Ulpian. lib. regul. ( coll. XVI 4 , 2 ) : << Si agnatus defuncti non s it, eadem lex X I I tab. gentiles ad hereditatem uocat his uerbis: Si . . . habento >> . Ma il testo ha nescit onde nec escit è stato ricavato dal Cuiacio : seppure non sia néscit ne escit coll'antica negaz. ne di ne-scio ecc. § 581, cfr. anche ablg. n estu, antica univerbizzazione di *ne esti, come airl. ni ' non è , XIX. Fest. p. 173 M. 288 L . : << N�mcupata pecunia est, ut ait Cincius in lib. I I de officio iuris consulti, nomina>. - nexum ' obbligazione ' da nec-to come ob-ligiitio da ligiire; manci­ =

o

pium ' trasferimento di proprietà ' da manceps ( *manu-cap-s), cfr. P.F. p . l 5 l M. 268 L.: << J.1ianceps dicitur qui quid a populo emit conducitue, quia manu sublata significat se auctorem emptionis esse >> . - nuncupassit § 542. XX. Fest. p. 371 l\1. 461 L . : << Viae sunt et publicae per > . Cfr. Cic. pro Oaec. 19: << si uia sit immunita, iubet qua uelit agere iumentum >> . - sam § 375. - delapidassunt § 542, cfr. P.F. p. 73 M. 185 L . : << delapidata lapide strata >>. La forma in -unt è congiuntivo tematico di tema in -s-, cfr. erunt § 537. - ageto, se non errore del codice, conserverebbe l'antico e ( la vocale tematica § 482) non ancora divenuto i (§ 42) ; cfr. decideto XXVI. XXI. Macrob. Sat. I 4, 19: << Xuiri in X I I tab. inusitatissime nox pro

noctu dixerunt; uerba haec sunt: Si nox furtum factum sit, si . . . esto, in quibus uerbis etiam id notandum, quod . . . im dixerunt >>. - 1wx §§ 420 1 32. - faxit è correzione del Cuiacio pel tramandato factum sit. - << im ponebant pro eum, a nominatiuo is >> P.F. p. 103 M. 225 L. e cfr. § 370. ­ axit, occisit § 541 . 4

- V.

PISANI, Testi latini arcaici e volgari.

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

XXII ( = X, I) Hominem mortuum in urbe ne sepelito neue urit o. XXIII ( X, 2) hoc plus ne facito. rogum ascea ne polito. XXIV ( = X, 4 ) Mulieres genas ne radunto neue lessum funeris ergo habento. XXV ( = X, 8) . . . neue aurum addito. at cui auro dentes iuncti escunt ast im cum ilio sepeliet uretue, se fraude esto. XXVI ( XII, 3 ) Si uindiciam falsam tulit, si uelit is, <prae)tor arbitros tris dato, eorum arbitrio fructus duplione dam­ num decideto. =

•

.

.

=

A 42.

Precationes patris familias. Da Cato de agri cultura (ed.

Keil-Goetz2 ).

c.

134. l .

XX I I . XXIII.

=

Priusquam messim facies, porcam praecidaneam

Cic. de leg. II 23, 58. Cic. de leg. I I 23, 59. - hOc è abl. dipendente da plus. -

=

ascea: cfr. § 1 17 e fìleai .A 24. XXIV. Cic. de leg. II 23, 59. 24, 65. - genas, cfr. Plin. n. h. XI 58, 157: << infra oculos malae . . . quas prisci genas uocabant, X I I tab. inter­ dicto radi a feminis uetantes >> . - Cic., nel primo passo, spiega: « L . .Aelius lessum quasi lugubrem eiulationem, ut ùox ipsa significat, quod eo magis iudico uerum esse, quia lex Solonis id ipsum uetat >> ; forse da *led-tu- (§ 85) colla radice *led- di gr. À1Jiìdv· xomriv, xe:XfL1JXÉvxt Hes. - ergo postposizione col gen. affine ad erga § 583, cfr. la congiunzione § 584. XXV. = Cic. de leg. II 24, 60. - escunt come escit I I I ecc. - im come =

XXI. XXVI. Fest. p . 376 M. 465 L.: << Vindiciae appellantur res eae de quibus controuersia . . . et in X I I : Si 1dndiciam . . . decideto >> . - tris § 387. decideto con e come ageto in XX. A 42 .Antiche preghiere tramandateci nel libretto de agri cult1�ra da Catone Censore ( 234-149 a. C . ) ; nell'opera, già di per sé di stile e lingua arcaici, si distinguono per la loro antichità linguistica, che si riflette anche •

nelle prescrizioni rituali ricordanti quelle delle ta.bulae Iguuinae in umbro. Una certa modernizzazione (che pare del resto sia toccata a tutto l 'opuscolo catoniano) si è arrestata alla fonetica (p. es. ae per ai, -us -um per -os -om, soppressione dei -d finali dopo vocale lunga, nell'abl. in -i5d e nell'impt. in -ti5d) e forse a qualche fatto più crasso della morfologia. 134. l. messim § 333. - facies: nota il fut., come in priusquam . . . inmo­ labis qui appresso. - << (Parca praecidanea prod)ucta syllaba (secunda, non

:!.I ONUMENTI ARCAICI

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hoc modo fieri oportet. Cereri porca praecidanea porco femina, priusquam hasce fruges condas, far, triticum, hordeum, fabam, semen rapicium. t[h]ure uino Iano Ioui Iunoni praefato, prius­ quam porcum feminam inmolabis. 2. Iano struem [c]ommoueto sic : ' lane pater, te hac strue ommouenda bonas preces precor, uti sies uolens propitius mihi liberisque meis domo familiaeque meae '. fertum Ioui moueto et mactato sic : ' Iuppiter, te hoc fer[c]to obmouendo bonas preces precor, uti si<e>s uolens propitius mihi liberisque meis domo familiaeque meae mactus breui pronuntianda est), ut ait L. Cin(cius, quia immolari Cereri sole)t familiae pur(gandae causa, et a praecidendo) praecidanea dicitur. (Id Aelius et aliud ali)quod genus hostiae quod (ante nouam frugem caeditur prae) ­ cidariurn appellabat < . . . purifi)catur ex tribus pu(rae aquae sparsionibus fac)tis cum tribus liba(tionibus de lacte melle uino) >>: Fest. p. 218 M. 323 seg. L. Cfr. P.F. p. 219 l\1 . 324 L . : << Praecidanearn porcarn dicebant, quam im­ molare erant soliti antequam nouam frugem praeciderent >>; P.F. p . 223 M. 330 L.: << Praecidanea agna uocabatur, quae ante alias caedebatur. Item porca, quae Cereri mactabatur ab co qui mortuo iusta non fecisset, id est glebam non obiecisset, quia mos erat eis id facere priusquam nouas fruges gustarent >> ; P.F. p. 252 M. 358 L . : << pmecidere antecidere, id est ante im­ molare >>. Cfr. Fest. p. 302 M. 401 L.: « <Succidanea hostia a)ppellatur quae (secundo loco cae)ditur quod quasi (sub priore caedatur) >>. fieri, nel senso di ' sacrificare '. - porco fernina § 264. - condas raccolga ' , propriamente ' metta nel granaio ' (rad. *dhe- ' porre ' § 496 Nota), cfr. P.F. p. 41 M . -

'

1 4 2 L . : << Oondere proprie est i n unum e t interiorem locum dare a d custodiam faciliorem >> . riipici,urn § 1 78 . Nota l'asindeto, come nei ture uino, Iano Ioui Tunoni immediatamente seguenti, e spessissimo in questo stile sacrale. pmefato ' invoca anzitutto ' . In queste prescrizioni sacrali è di norma -

-

l'impt. in -ti5d, come nelle tabulae Iguuinae, naturalmente con valore di II sg. 2. << Strues genera liborum sunt, digitorum coniunctorum non dissimilia, qui superiecta panicula in transuersum continentur >>, Fest. p. 310 l\I. 407 L . ; di qui si spiega il loro nome, da strui5 propriam. ' ammucchiare, disporre una cosa sull'altra ' . - ornrnoueto : si noti la scrittura fonetica con -rnrn- contro quella etimologica obrnoueto che torna in questo passo: cfr. § 82. - hac strue ornrnouenda ' nel porgere questa focaccia ' ; si noti il valore del gerundivo, diverso da quello di partic. necessitatis, che mostra chiaramente la connessione col gerundio, § 249. - bonas preces precor: la figura etimologica, come anche l'allitterazione, rientra fra i mezzi espressivi dello stile sacrale arcaico romano. - sies § 536. - dorno dal tema in -o-, § 352. - rnad;us

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

hoc fer[c]to ' . 3. postea Iano uinum dato sic : ' lane pater, uti te strue [c]ommouenda bonas preces bene precatus sum, eiusdem rei ergo macte uino inferio[ri] est o '. postea Ioui sic : ' Iuppiter macte isto fer[c]t o est o, macte uino inferio[ri] est o ' . 4. postea ' forte, grande ' : è l'opinione, espressa a ogni momento nel Rigveda, che il sacrifizio serva ad accrescere la forza del dio cui viene offerto. Quanto a mactus, si trova macte nella formula macte esto (p. es. qui appresso, 3), che alcuni a torto ritengono vocativo ( contro tale opinione cfr. anche Wackernagel, Vorle.çungen iiber Syntax P, p. 309 ) ; si tratterà piuttosto di un nom. sg. maotis con perdita di -s e conseguente passaggio dell'-i ad -e ( §§ 128- 130), e mactis sarà metaplasmo di mactus secondo il sinonimo fortis che a sua volta per attrazione di quello ha anche assunto le forme forctus ( lwrctus § 105) e forctis. Pertanto, mentre miictus (a secondo § 25) contiene mag- di magnus magis ( cfr. anche P.F. p. 125 M. 253 L.: << lriactus magis auctus >>), fortis conterrà il *dher- ' consolidare ' del scr. dhr; - ecc. e anche di firmus per *fer-mo-s con ir volgare da er § 13 Nota. - ferto : la scrittura dei mss. varia tra ferto (fertum) e fercto. Cfr. P.F. p. 85 M. 202 L . : << Ferotttm genus libi dictum quod crebrius ad sacra ferebatur, nec sine strue, altero genere libi. quae qui afferebant struferctarii (§ 400) appellabantur >>. D 'altra parte, a p. 295 M. 394 L., P.F. ha: << Strufertarios (Scr- codd.) dicebant qui quaedam sacrificia ad arbores fulguritas faciebant, a ferto scilicet quodam sacrificii genere >>; e l'etimologia da ferre data nel primo passo mostra che al tempo di Verrio Fiacco la pronunzia doveva essere fertttm. La parola era senza dubbio contenuta anche in florifertum ( così, senza c), di cui P.F. p . 9 1 M. 210 L.: << Florifertum dictum, quod eo die spicae feruntur ad sa­ crarium >> . Quindi fertum sarà realmente da fer- di fero, e la grafia ferctum dovuta ad un raccostamento etimologico-popolare a farcia, ci5n-fercii5, e ciò con tanto maggiore facilità in quanto di norma anche i derivati di fare­ come fartus fartor ecc. perdevano normalmente la gutturale (§ 89). 3. bonas preces bene precatus: si noti la doppia figura etimologica e la doppia allitterazione, che forse risale ad epoca in cui si diceva ancora duenas . . . duened ( § 14), quindi con ambedue le prime sillabe uguali come in preces . . . precatus. - ergo cfr. ad A 41 XXIV. - P.F. p . 1 1 3 M. 236 L . :

<< Inferium uinum id, quod in sacrificando infra paterae labrum ponebatur » ; ma p . 1 1 2 M. 236 L . : << Inferiae, sacrificia quae dis Manibus inferebant >>; ambedue le volte quindi il significato è stabilito secondo inferior ed inferi; ma esso pare secondario, se l'aggettivo inferius va con fero, come fa pen­ sare l'altra glossa di P.F . p . 1 1 M. 105 L . : << Arferia aqua quae inferis liba­ batur, dieta a ferendo; siue uas uini quod sacris adhibebatur >>: cfr. umbro a r f e r t n r nome di un sacerdote, e § 108 per ar ad. =

M ONUMENTI ARCAICI - A 42

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porcam praecidaneam inmolato. ubi ext[r]a prosecta erunt, Iano struem [c]ommoueto mactatoque item, uti prius obmoueris. Ioui fer[c]tum obmoueto mactatoque item, uti prius feceris. item Iano uinum dato et Ioui uinum dato, item uti prius datum ob struem obmouendam et fertum libandum. postea Cereri exta et uinum dato. c. 139. Lucum conlucare Romano more sic oportet. porco piaculo facito, sic uerba concipito : ' si deus, si dea es, quoium 4. exta ' le viscere ' da *eks-sktii (il primo le conservato contro § 90 per analogia di ex, come in sextus) in cui *-skto- è il ppp. di sec-o col grado O regolare (§ 2 3 1 ) applicato anche in radice iniziantesi e terminante con muta (§ 68 Nota) perché in composizione (ma il semplice è sectus) . Per l'etimologia exta: seco cfr. qui exta prosecta. - mactatoque: miictiire è senza dubbio da miictus nel senso di ' mactum , i. e. auctum facere diuom ' (cfr. puerorum extis deos Manes mactare, Cic. Vat. VI 14); passato poi a significare ' offrire un sacrifizio ', ha mutato la costruzione secondo facere, otferre ecc. Come si vede da questo passo di Catone, miictiire non significa affatto ' uccidere ' : l e exta sono già sminuzzate, ed ommoueto mactatoque si riferisce a struem e a fertum, seppure mactato non stia assolutamente nel senso di ' fa l'of­ ferta ' . 1 3 9 . << Conlucm·e dicebant, cum profanae silua c rami deciderentur offi­ cientes lumini >>, P.F. p. 37 M. 138 L.; << Sublucare arbores et ramos earum supputare, et ueluti suptus lucem mittere; conlucare autem, succisis ar­ boribus locum implere luce >>, Fest. p. 398 M. 438 L. Quindi si avrà con-, sub-luciire derivati dalla rad. *leuk- di luceo, cfr. e-ducare : ducere ecc. § 435e non -lucare come scrivono dizionari e grammatiche nella falsa supposi­ zione che si tratti di un denominativo di lucus (e il significato � si noti anche locum, non lucum nel secondo passo di Festo ) : cfr. frane. clairière ' radura ' ted. lichten diradare il bosco , Lichtung ' radura ' da clair ' chiaro ' Licht luce ' . - piaculu1n ' sacrifizio espiatorio ' offerto alla divinità, si deus si dea, cui il lucus è sacro, per compenso della manomissione; cfr. Plin. n. h. XVI I 46, 6: << Idem (Cato) arbores religiosas lucosque succidi permisit, sacrificio prius facto: cuius rei rationem precationemque eodem uolumine tradidit >>, che allude al presente passo. Il significato più antico di piiire è appunto quello di ' compensare, ripagare ' la divinità per qualche offesa alle sue prerogative; onde piuttosto che denominativo di pius, il verbo sarà la base da cui si è fatto pius, ed ambedue le parole saranno di origine sabina ( cioè oscoumbra) come tante altre di natura sacrale; infatti la si ritrova nelle lingue ou. (o. p i i h i u i ' pio ' da t., u. peihaner gerundio ' piandi ' , '

'

'

marrucina peai ' piae ' ecc.; con pi- o pii - che riappare nel pius su cui si

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

illud sacrum est, uti tibi ius est porco piaculo facere illiusce sacri coercendi ergo harumque rerum ergo, siue ego siue quis iussu meo fecerit, uti id recte factum siet, eius rei ergo te hoc porco piaculo inmolando bonas preces precor, uti sies uolens propitius mihi domo familiaeque meae liberisque meis : ha­ ru<m>ce rerum ergo macte hoc porco piaculo inmolando esto '. - c. 140. Si fodere uoles, altero piaculo eodem modo facito, hoc amplius dicito : ' operis faciundi causa '. dum opus, cotidie per partes facito. si intermiseris aut feriae publicae aut fami­ liares intercesserint, altero piaculo facito. c. 141. l. Agrum lustrare sic oportet . impera suouitaurilia circumagi : ' cum diuis uolentibus quodque bene eueniat, mando tibi, Mani, uti illace suouitaurilia fundum agrum terramque basano le lingue romanze malgrado il lat. classico ptus, sec. § 26; cfr. B 80), e quindi proverranno da *q"ei-, la rad. del gr. 'rl-vw, -rL-mç ritornante nel scr. apa-citis

=

&.n:6-rLmç, cay-ate: -rLe:L ecc.

�

quoium è l'aggett. derivato

illiusce § 374. � sacri coercendi ' del diradare dal gen. del relativo, § 377. il lucus ' . OÒ ercere lucum ha qui lo stesso valore di coercere amnem, fluuù�m ; �

più comunemente si usa coinquere o cominquere, cfr. Alfen. Dig. XIX 2, 29: « In lege locationis scriptum erat: redemptor siluam ne caedito, neue coin­ quito, neue deurito >> ecc.; cfr. P.F. p. 64 M. 169 L.: << Oominquere deputare >>, e p. 65 M. 1 7 1 L . << Ooinquere coercere >> (un altro sinonimo dà P.F. p. 65 M. 1 7 1 L . : << Oompescere lucum est lucum suis finibus cohibere >> ) . � harumce § 372. 140. dum opu.s ' mentre il lavoro prosegue ' . giorno ' ( degli animali immolati).

�

per partes ' un pezzo al

1 4 1 . l. lustrare ' eseguire il lustrum ', per cui cfr. P.F. p. 1 20 .YL 246 L . : << Lustra significant lacunas lutosas, quae sunt i n siluis aprorum cubilia . . . Et cum eiusdem uocabuli prima syllaba producitur, significat nunc tempus quinquennale, nunc populi lustrationem >> . La lUstratio aveva luogo soprat­ tutto con una processione attorno all'oggetto da lUstrare ( Seru. Aen. VI 229: << lustratio a circumlatione dieta est uel tedae uel sulfuris >>, ove fiaccole e zolfo sono particolarmente notati per poter riunire la parola con lux ) ; probabilmente questa << circumambulatio >> fatta d a sinistra a destra, che ha il suo esatto riscontro nel rito indiano del pradak�i'["a, è una imitazione del giro del sole attorno alla terra, quindi lUstrum da *leuk-stro-m ' illumi­ nazione ' e lUstrare in origine lo stesso che lustrare ' illuminare ' (lustrum

suouitaur"ilia § 400. � .Mani da *lut-tro-m § 85 andrà invece con lutum) . voc. di }lfanius § 327, probabilm. inteso come nome assai comune; cfr. a �

MONUMENTI ARCAICI

- A

42

55

meam quota ex parte siue circumagi siue circumferenda censeas, uti cures lustrare '. 2. Ianum Iouemque uino praefamino, si c dicito : ' Mars pater, te precor quaesoque uti sies uolens pro­ pitius mihi domo familiaeque nostrae, quoius rei ergo agrum terram fundumque meum suouitaurilia circumagi iussi, uti tu morbos uisos inuisosque, uiduertatem uastitudinemque, cala­ mitates intemperiasque prohibessis defendas auerruncesque; utique tu fruges frumenta, uineta uirgultaque grandire beneque euenire siris, 3. pastores pecuaque salua seruassis duisque bonam salutem ualetudinemque mihi domo familiaeque nostrae : harumce rerum ergo, fundi terrae agrique mei lustrandi luogni modo il proverbio << multi .Mani Ariciae >> Fest. p. 145 M. 263 L. illace ace. pl. ntr., cfr. § 374. - fundum agrum terram; è caratteristico in queste precationes l'uso di due o tre sinonimi, o almeno di parole apparte­ nenti alla stessa sfera semantica raggruppate a due o tre: precor quaesoque, uiduertatem uastitudinemque, prohibessis defendas auerruncesque ecc. 2. Mars pater. Comincia qui la famosa precatio patris familias che forma il monumento più rilevante della prosa latina arcaica: un'analisi ritmica in Norden, Antike Kunstprosa, p. 156 segg. - quoius § 377. - << Uiduertas calamitas dieta quod uiduet bonis >> P.F. p . 369 M. 460 L . ; sostituto di uiduitas secondo l'opposto uber-tas o secondo pauper-tas. - p . uastitudo è l'astratto di uastus nel senso di ' deserto ', cfr. P.F. p. 373 M. 462 L . : << Vastum praemagnum; ponitur tamen et pro inani >>, ricavato da un lemma di Fest. ( ibid.) mutilato in parte ma clJe ci conserva due passi, di Accio ( 668) : iam hanc urbem ferro uastam faciet Peleus e di Pacuvio ( 3 14): squales scabresque iuculta uastitudine. Cfr. irl. fas ' vuoto ' ( < *J!!iisto- ), germ . *wostjo > ted. W iiste ' deserto ' ecc. auerruncesque. P.F. p . 373 M. 462 L . : << Verruncent uertant. Pacuuius ( 1 12):

-

di monerint ( § 5 5 1 ) meliora atque amentiam auerruncassent tuam, id est auertissent >>. Auerrunco, uerrunco sembra un termine di origine agri­ cola risultato dalla contaminazione di (a)uerro e nmco: si potrebbe anche pensare a contaminazione di runco con un corrispondente latino (ou. � ) d i (f)�p6xw. - Nota l e allitterazioni plurime o semplici delle coppie di parole: fruges frumenta, uineta uirgulta, pastores pecoraque, inoltre sal��a seruassis ecc. - siris § 525. 3. duisque § 559; per bonam l'allitterazione farebbe aspettare duonam o duenam, come ha visto il Diehl; si tratta di uno dei tanti rammodernamenti.

56

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

strique faciendi ergo, sicuti dixi, macte hisce suouitaurilibus lactentibus inmolandis esto : Mars pater, eiusdem rei ergo macte hisce suouitaurilibus lactentibus est o ' . 4. item [est o item] cultro facito struem et fertum uti adsiet, inde obmoueto . ubi porcum inmolabis, agnum vitulumque, sic oportet : ' eiusque rei ergo macte suouitaurilibus inmolandis esto '. nominare uetat Martem neque agnum uitulumque. si minus in omnis litabit, sic uerba concipito : ' Mars pater, siquid tibi in illisce suoui­ taurilibus l uno duobusue dubitabit, sic uerba concipito : ' Mars pater, quod tibi illoc porco neque satisfactum est, te hoc porco piaculo '. A 4 3 . Formule dei Feziali. Da Livio I 32. l.

Audi Iuppiter, audite :fines: audiat fas. ego sum publicus

4. porcum agnum uitulumque, i tre animali lactentia costituenti i suoui­ taurUia. - eiusque rei ergo ; qui la particella -que ha il valore rafforzativo di -ce in harumce hisce ecc. - uetato : il supplemento è di Goidànich, in St1tdi ital. di filol. classica X, p . 320; il paterfamilias deve quindi imporre un tabu (fauére linguis) durante la cerimonia. - nominare uetato Martem neque agnum . . . ; su neque con un verbo positivo ma di valore negativo cfr. Wackernagel, Vorlesungen uber Syntax I P, p. 309. - Si minus in omnis litabit ' se non avrà placato colla totalità della sua offerta ' , cioè se non ne avrà ottenuti segni fausti; nel quale caso dovrà ripetere per intiero il sacri­ ficio. Se invece la litatio non sarà avvenuta solo per una o due vittime, si ripeterà il sacrificio solo per queste. Forse per omnis dovrà leggersi omnibus. - neque è un ne rafforzato con -que come l'eiusque di poc'anzi, quando an­ cora non da ne oinom (§ 5 8 1 ) non si era stabilito nella lingua, e non ha già il valore del posteriore neque ' e non ' . A 43. Sono l e formule che pronunziavano i Feziali nel caso di proclama­ zione di guerra. Sui Feziali, i loro compiti e la base religiosa e giuridica dei loro riti, cfr. i seguenti passi. Cic. de ofJ. I l l , 36: << Ac belli quidem aequitas sanctissime fetiali populi Romani iure perscripta est. Ex quo intellegi potest, nullum bellum esse iustum nisi quod aut rebus repetitis geratur aut denun­ tiatum ante sit et indictum >>. - Cic. de leg. I I 9, 2 1 : << Foederum, pacis , belli, induciarum ratarum fetiales iudices sunto: bella disceptanto >>. Non. p . 529 M . : << Fetiales apud ueteres Romanos erant, qui sancto lega­ torum officio ab his, qui aduersum p. R. aut ui aut rapinis aut iniuriis

MONUMENTI ARCAICI - A 43

57

nuntius populi Romani : iuste pieque legatus uenio uerbisque meis fides sit. 2. si ego iniuste impieque illos homines illasque res dedier mihi exposco, tum patriae compotem me numquam siris esse. 3 . audi Iuppiter et tu lane Quirine diique omnes caelestes uosque terrestres uosque inferni audite : ego vos testor populum illum iniustum esse neque ius persoluere. sed de istis rebus in patria maiores natu consulemus, quo pacto ius nostrum adi­ piscamur. 4. quarum rerum litium causa condixit pater patratus po­ puli Romani Quiritium patri patrato Priscorum Latinorum hominibusque Priscis Latinis, quas res nec dederunt nec sohostili mente (se) commouerant, pignera facti foederis iure repetebant; nec bella indicebantur, quae tamen t pia uocabant, priusquam quid fuisset >. Seru. Aen. IX 53: << pater patratus, hoc est prin­ ceps fetialium >>. Il nome dei fetiiiles col suffisso ·ii-li· (§ 2 1 8 ) è derivato da un *féto- ( quindi coll' -iii- di curiiilis ? ) o *feti- confrontabile coll'avest. diitam diritto; legge, prescrizione ' dalla rad . *dhe· porre ' in ab-dii con-dii ecc. § 96; cfr. ted. Ge-setz ' legge ' : setzen ' porre ' . L e sei formule sono tramandate d a Livio I 32, ove è narrato come Anco Marcio indisse la guerra ai Latini: << Legatus ubi ad fines eorum uenit, unde res repetuntur, capite uelato filo - lanae uelamen est: Audi Iuppiter inquit, audite fines ( cuiusque gentis sunt nominat), audiat . . . fides sit (l). Peragit deinde postulata; inde Iouem testem facit: Si ego . . . siris esse ( 2 ) : -

'

'

haec cum fines suprascandit, haec quicumque e i primus uir obuius fuerit, haec portam ingrediens, haec forum ingressus, paucis uerbis carminis con­ cipiendique iuris iurandi mutatis, peragit. Si non deduntur quos exposcit, diebus tribus et triginta (tot enim sollemnes sunt) peractis, bellum ita inilicit: Audi Iuppiter . . . populum illum ( quicumque est nominat) iniustum

esse . . . adipiscamur (3). Tum nuntius Romam ad consulendum redit ; confestim rex his ferme uerbis patres consulebat: Quarum rerum . . . opor­ tuit, dic (inquit ei quem primum sententiam rogabat) quid cense.� ? ( 4 ) .

58

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

luerunt nec fecerunt, quas res dari solui fieri oportuit, dic quid censes ? 5. puro pioque duello querendas censeo itaque consentio consciscoque. 6. quod populi Priscorum Latinorum hominesque Prisci La­ tini aduersus populum Romanum Quiritium fecerunt deli­ querunt, quod populus Romanus Quiritium bellum cum Priscis Latinis iussit esse senatusque populi Romani Quiritium censuit consensit consciuit, ut bellum cum Priscis Latinis fieret, ob eam rem ego populusque Romanus populis Priscorum Lati­ norum hominibusque Priscis Latinis bellum indico facioque. Turo ille: Puro . . . conciscoque ( 5 ) . Inde ordine alii rogabantur; quandoque pars maior eorum qui aderant in eandem sententiam ibat, bellum erat consensum. Fieri solitum, ut fetialis hastam ferratam aut sanguineam praeustam [ 111advig: aut praeustam sanguineam] ad fines eorum ferret et non minus tribus puberibus praesentibus diceret: Quod populi . . . facioque ( 6 ) . Id ubi dixisset, hastam i n fines eorum emittebat » . 1. audiant, mio emendamento per l'audiat tramandato ; i motivi v . in AGli. XXX I I I , p . 1 27, n. 4 . - 2. dédier § 567. - siris, cfr. ad A 42, c. 1 4 1 , 2 . 5 . duello § 88. ci5n-scisci5 decido in comune cogli altri ' ; sciscere ' de­ ddere, decretare ' (P.F. p. 303 M. 401 L . : << Sciscito sententiam dico >>) ha il senso di sci- che troviamo in plébi(s)-scitum, in origine ' riconoscere oppor­ tuno . - 6. Nota qui l'espressione resa solenne a mezzo della ripetizione di concetti affini: fecerunt deliquerunt, bellum indico facioque, e con allit­ terazione: censuit consensuit consciuit. Nell'espressione ufficiale populus Romanus Quiritium ( di qui il Q. della sigla S.P.Q.R.) oltre all'asindeto si noti l'aggettivo nel primo membro, il genitivo nel secondo: di queste due possibilità di esprimere il rapporto di pertinenza in senso lato, la prima è -

-

'

'

più arcaica, più recente la seconda, come ha mostrato il Wackernagel, Vorlesungen iiber Syntax I l", p. 65-75. Quanto a Quirités, cfr. Fest. p. 254 M . 3 6 1 L . : << >. Invero Quirités da *co-uiriti indic a l'insieme dei costituenti una curia ( *co-uirù'i, cfr. volsco couehriu abl. da *co-'!!!irio- ) cioè unione di uiri, cfr. § 33, ,

( l ) Erroneamente tramandato illius. Cfr. § 374. come Arpin iis § 345.

(2) Cioè Quiris, § 7,

MONUMENTI ARCAICI - A 44-45

59

A 44. Marcius Vates.

postremus dicas primus taceas. 2. ne ningulus mederi queat. 3 . quamuis nouentium duonum negumate. l.

A 45. Proverbi, incantamenti, varia. l.

nouum uetus uinum bibo, nouo ueteri uino morbo medeor.

Verg. Ge. IV 201 dove è detto delle api: << ipsae regem paruosque quirites sufficiunt >>, cioè i piccoli cittadini dell'alveare. Si veda Kretschmer, m Glotta X, p. 147 segg. e XII, p. 67 seg.; Weiss, ibid. XII, p. 82 seg.

e

A 44. A quel Marcius uates, cui ricorda Livio XXV 12, 2 come vissuto prima della guerra annibalica, vengono attribuiti i tre frammenti seguenti; i due vaticini che di lui inoltre riporta Livio sono probabili falsificazioni, al più rifacimenti in esametri. Queste reliquie, insieme con quelle di A 45, costituiscono la massima parte di quanto rimanga dai << uersibus quos olim Fauni uatesque canebant >> ( Enn. A nn. 222). Quanto alla metrica, se alcuni di questi frammenti lasciano intravvedere la forma del saturnio, altri rap­ presentano forse prosa ritmica o versi accentu ativi. l. Isid. orig. VI 8, 12: << apud Latinos Marcius uates primus praecepta composuit, ex quibus est illud: postremus . . . taceas >> . 2. P.F. p. 1 7 6 M. 293 L . : << Ningulus nullus. Marcius uates: nec . . . queat >>. ningulus torna qui e nel frammento di Ennio A nn. 130: << qui ferro minitere atque in te ningulus . . >> ; è probabile contaminazione di n ullus e singulus. 3. Fest. p. 165 M. 282 L . : << Negumate in carmine Cn . Marci uatis significat negate cum ai t: quamuis . . . neg1tmate ». nouentium ( cod. mo- ) > nun­ tium § 33. duonum § 88. negumate da negare secondo autumiire; oppure direttamente secondo autumiire da *negi scr. nahi cfr. gr. oòzl e igitur A 41 I nonché § 97; questo *negi è conservato in neg-ritu cioè ' in condizione -

.

-

-

-

=

non adatta al rito ' , che tramanda Festo p. 165 M. 282 L . : << Negritu in auguriis significat aegritudo >> (cioè la condizion e di cui sopra) . A 45. l . P.F. p . 123 M. 250 L . : << JJ1editrinalia dieta hac de causa. :Nios erat Latinis populi;;, quo die quis primum gustaret mustum, dicere orninis gratia: uetus nouum . . . medeor. A quibus uerbis etiarn Meditrinae deae nornen conceptum, eiusque sacra Meditrinalia dieta sunt >>. Varro L. L . V I 2 1 : << Meditrinalia dies dictus a medendo, quod Flaccus flamen Martialis dicebat hoc die soliturn uinum (nouum ( add. Laetus)> et uetus libari et degustari medicamenti causa; quod facere solent etiarn nunc multi cum -

dicant: nouum uetus uinum bibo, nouo ueteri uino morbo medeor

>>.

Nota le

60

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

2.

occursatrix artificum perdita spinturnix.

3. hunc unum plurimae - consentiunt gentes

populi primarium - fuisse uirum 4. duello magno dirimendo regibus subigendis allitterazioni uetus uinum, ueteri uino, morbo medeor, e quella a distanza nouum . . . nouo agl'inizi dei due emistichi, la quale ci conferma che l'or­ dine nouum uetus è preferibile al uetus nouum di Festo : l'allitterazione dà ragione della collocazione delle parole nel secondo emistichio, ove nouo è attributo di uino, ueteri di morbo. 2. Fest. p. 333 M. 423 L . : << Spintyrnix est auis genus turpis figurae. occursatrix . . . spinturnix. Ea Graece dicitur, ut ait Santra (l), crmv-&l)(p[ç >> . Il nome dell'uccello, la cui identità ci sfugge (già Plinio n. h. X 17, 2: << alii spinturnicem eam uocant: sed haec ipsa quae esset inter aues, qui se scire diceret, non inueni » ), è l'imprestito del gr. crmv-&l)(p[ç introdotto nell'analogia di co(c)turnix e corn�x (§ 222 ) ; ma fuori della notizia di Santra ci è ignoto che crmv-&l)(p[ç seintilla ' designasse un uccello. Secondo Plinio la spin­ turnix sarebbe << inauspicata et incendiaria auis >>, il che darebbe ragione del nome greco. Quanto a coturnix, questo potrebbe avere -n-'ix come cor-nix rispetto a cor-uus (cfr. gr. xop-wv'Y) russo sor6ka da * kor-kii lit. sdr-ka ' gazza ' : si tratta del suffisso femminilizzante -n-iii-, cfr. Mx-()(LV()( da *- r: -ia ecc. '

=

cui è aggiunto -k- come in iuni-x § 268), e cotur- corrisponderà a -r:h-p()(· ( da *q"etr - ) in -r€-rp()(-1; ( anch'esso con un suff. -k-) ' galli n'l faraona ', -rE-rpciwv · i5pvLç 7toL6ç Hes., -rE-rpcillwv · 15pvE6v n. ' AP.xi)(Loç Hes.; -rE-rp()(rov· òpvL-&ripL6v -rL. AcixwvEç. Hes. 3. Cic. Qg,to m. XVI I 6 1 : << Quanta fuit in L. Caecilio Metello, quanta in Q. Atilio Calatino: in quem illud elogium: Hunc . . . uirum, notum est carmen incisum in sepulcro >>. Id. de fin. II, XXXV 1 16 : << Non elogia mo­ numentorum id Rignificant, uelut hoc ad portam: Hune . . . uirum >> . A. Atilius Calatinus fu console nel 258 e nel 254, dittatore nel 249, censore nel 247, contemporaneo quindi di L. Cornelio figlio di Scipione Barbato cui è destinato l'elogium A 9 di identica formulazione nei primi due versi. Naturalmente il testo m s. ciceroniano è rammodernato rispetto a quello contemporaneo o quasi dell'epigrafe: cfr. hunc - hone, unum - oinom, plu­

rimae - ploirumai, consentiunt - cosentiont, uirum - uiro. 4. Caes. Bass., Gramm. Lat. V I 265 K . : << Apud nostros autem in tabulis antiquis quas triumphaturi duces in Capitolio figebant uictoriaeque suae titulum saturniis uersibus prosequebantur, talia repperi exempla. Ex Regilli tabula: duello . . . subigendis >>. duello § 88. -

( l ) Grammatico fiorito intorno al 50 a. C .

MONUMENTI ARCAICI - A 45

61

5.

fundit fugat prosternit maximas legiones 6. Catonis Carmen de moribus : Auaritiam omnia uitia habere putabant : sumptuosus cupidus elegans uitiosus inritus qui habebatur, is laudabatur. - Vestiri in foro honeste mos erat, domi quod satis erat, equos carius quam coquos emebant, poeticae artis honos non erat : si quis in ea re studebat aut sese ad conuiuia applicabat, grassator uocabatur. - Nam uita humana prope uti ferrum est : si exerceas conteritur, si non exerceas tamen robigo interficit. item homines exercendo uide­ mus conteri. si nihil exerceas inertia atque torpedo plus detri­ menti facit quam exercitio. 7. ueteres Casmenas cascam rem uolo profarier 5. Caes. Bass., in continuaz. del testo citato ad 4:

«

Acilii Glabrionis

tabula: fundit . . . legiones l). È il M'. Acilius Glabrio che trionfò nel 1 90 - Nota l'allitterazione fundit fugat e la triplice sinonimia. 6. Gell. XI 2: << . . . in libro Catonis qui inscriptus est Carmen de moribus ex quo libro uerba haec sunt: Auaritiam . . . laudabatur. Praeterea ex eodem libro Catonis haec etiam sparsim et intercise commeminimus: Vestiri . . .

uocabatur. Illa quoque ex eodem libro praeclarae ueritatis sententia est: Nam uita . . . exercitio l). inrit1�s è composto di ratus ( 1·eor) che ha general­ mente valore passivo: ma qui inritus par voglia indicare ' che non fa i suoi calcoli ' ( cfr. ratio), ' che non ragiona ' . grassator ' vagabondo ' : grassari frequentativo di gradior § 444. inertia è l'astratto di in-ers ( : ars §§ 403. 409 ) ' chi non ha arte, ignavo ' . - torpedo formazione con -edi5n- § 200. exercitio è derivato da exercere. 7. Varro L. L . V I I 28: << In Carmine Priami quod est ueteres . . . pro­ farier, primum cascum significat uetus, secundo eius origo Sauina ( Sa­ -

-

-

-

=

bina), quae usque radices in Oscam linguam egit l) . Il verso, da con­ frontare con quello di Ennio A 48, A l, è ritenuto opera di un << letterato raffinato che vuole ' far l'arcaico ' l>, forse dell'epoca di Accio, da S . Tiro­ -

panaro jr. in Annali della Scuola Norm. Sup. di Pisa, Ser. I I, vol. XVI, p . 199, ciò specie per la forma Oasmenas con sm. Comunque, ueteres indica l'opposizione a una poesia recenziore, quella esametrica di Ennio, da parte di un cultore del saturnio. Oasmenas è voc. plur. come il nom. pl. lae­ titias insperatas § 320. La forma con sm ci è tramandata altrove, p. es. Varro L. L. V I I 26: << Oasmenarum priscum uocabulum ita natum ac scriptum est; alibi Oarmenae ab eadem origine sunt declinatae . . . 27. Quare e Oa­ .smena Oarmena [carmina carmen], r extrito Oamena factum l>. P.F. 67 M . 1 7 7 L . : << Antiqui . . . dicebant . . . Oasmenae pro Oamenae l>. Fest. p . 205 M. -

62

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

8.

lalla lalla lalla aut dormi aut lacta

312 L . : << Pesnis poenis ( l) ut Oasmenas dicebant pro Oamenis et cesnas pro cenis >> . Sembra incredibile, di fronte a queste testimonianze, che Oasmenae sia forma inventata dai grammatici per riattaccare Oamenae a carmen, come ritiene il Timpanaro seguendo l'Ernout: e sarà meglio fermarsi a includere Camènae da Oasm- fra le abbreviazioni elencate nel § 28. Natural­ mente carmen da *can-men come germen da *gen-men ( : gena, gigno) con dissimilazione ( § 149 b) delle nasali non ha nulla a vedere colle Oamenae ; la forma Carmenae sarà trasformazione etimologico-popolare di Oamenae secondo carmen. Cfr. il detto per Oamillus qui appresso ad 9. - cascam: Varrone prosegue con esempi letterari di cascus uetus ', fra cui il fr. di Ennio A 48, A. 24, e aggiunge: « 29. Idem ostendit quod oppidum uocatur Gasinum; hoc enim ab Sabinis orti Samnites tenuerunt et nunc nostri etiam [nunc] Forum uetus appellant. Item significat in Atellanis aliquot Pappum senem quod Osci casnar appellant >>. La forma casnar (cfr. ciinus § 9 1 ) si ritrova in una iscrizione peligna. profarier (§ 567) è emendamento dello Scaligero per profari et dei codd. '

-

8. Schol. Pers. I I I 1 6 : << Quae (nutrices) infantibus ut dormiant solent dicere saepe: lalla . . lacta >> . L'impt. lactii succhia il latte ' mostra che -

'

almeno in questa forma un lactiire sugere ' è più antico assai di quanto ritenga Ernout, Philologica, 1946, p. 59 segg. '

( l) Nelle antiche edizioni, che qui han valore di codice, poesnis poenis, di cui il primo con oe secondo l'interpretamento. N elle moderne edizioni, dal Miiller in poi, pesnis pennis introdotto arbitrariamente perché, rite­ nendosi poena da 1to�v�, se ne deduceva la necessità di ricorrere a un in­ terpretamento pennis che non va d'accordo col resto della voce di Festo, in cui i risultati hanno m e n scempi, e non colla fonetica, perché *pesnli ( sia pur da *petsna) avrebbe dato *pena e non penna, §§ 9 1 . 92: d'altro lato poena è scrittura pseudoetimologica per pena, come ad es. gl' Inglesi scrivono scissors (secondo scindo) pel più antico sisoures dal frane. cisoires < lt. éisorium, e scrivono - e pronunziano seguendo la grafia fault ( sec. fallar) per faute dal frane. faute. La giusta etimologia di poena, che -

si appoggia anche sulla retta lettura di questo passo di Festo, è data al § 92; cfr. anche la mia 11liscellanea Etimologica, Roma 1933, p. 38 sgg. Rendic. Lincei VI, V 12 sgg. L'origine di penna è indicata da Festo =

p. 209 M . 315 L . : << Pennas antiquos fertur appellasse petnas ex Graeco, quod illi 7tE't"tJv& quae sunt uolucria dicant >> : naturalmente l'etimologia dal greco è fallace; quel che si legge appresso: « item easdem pesnas ut cesnas >> è evidentemente glossa di qualcuno che pensava alla precedente notizia pesnis

p(o)enis.

POETI LATINI ARCAICI - A 46

63

9. hiberno puluere uerno luto grandia farra camille metes

III. - POETI LATINI ARCAICI A 46. LIVIO ANDRONICO (i numeri sono quelli dell'ediz. di :M:. Len­ chantin de Gubernatis, Torino 1937).

A. Odyssia l.

uirum mihi Camena insece uersutum

9. Fest. p. 93 :M:. 2 1 2 L . : << Flaminius camillus puer dicebatur ingenuus patrimes et matrimes ( l ) qui flamini Diali ad sacrificia praeministrabat: antiqui enim ministros camillos dicebant. Alii dicunt omnes pueros ab antiquis camillos appellatos, sicut habetur in antiquo carmine cum pater filio de agri cultura praeciperet: hiberno . . . metes >>. Cfr. l\Iacrob. 8at. V 20 , 1 8 : << In libro uetustissimorum carminum, qui ante omnia quae a Latinis scripta sunt compositum ferebatur, inuenitur hoc rusticum uetus canticum: hiberno . . . metes >> ( a proposito del virgiliano hiberno laetissima puluere farra, G. I 101, in nota a cui anche Servio cita il << carmen rusticorum antiquum >> ) . - P.F. p. 43 l\1 . 145 L . : << Oamillus proprie appellatur puer ingenuus >>. La parola è originaria dall'etrusco (:M:acrob. 8at. I I I 8, 6 : << nam Statius Tullianus de uocabulis rerum libro primo ait dixisse Calli­ machum Tuscos Camillum appellare l\Iercurium ; quo uocabulo significant praeministrum deorum >> etc.) cui pare giunto dall'Asia Minore (Varro L. L. V I I 34: << Casmilus nominatur Samothraece<s> mysteris dius quidam amminister dis magnis >>, KcdÌfL�Àoç o KcxcrfL�Àoç, il quarto x&.�ELpoç nei misteri di Samotrace ecc . ) ; cfr. anche Oasmilla madre di Camilla in Verg. Aen. X I 543 con asm > am parallelo a quanto abbiam visto pel nome delle

Oa.menae ( cfr. § 28 e qui sopra ad 7 ) : poiché anche il nome di queste pare di origine etrusca, il passaggio astn > atn potrebbe essere etrusco e a Roma sarebbero giunte le due forme, la più antica con asnL e la recenziore con am. A 46. A. Frammenti dell'Odissea tradotta in saturnii da Livio Andronico . l. Da Gell. XVI I I 9, ove è riportata una discussione sull'insecendo ' nel parlare ' della << oratio :M:. Catonis de Ptolemaeo contra Thermum >> per cui

( l ) P.F. p. 126 l\1 . 254 L . : << Matrimes ac patrimes dicuntur quibus matres et p atres adhuc uiuunt >> ; si ha anche la forma miitrimus patrimus (con ?:, non 1: come scrivono alcuni: cfr. Pighi, De ludis saecularibus, Milano 1941, p . 63, n . 1 1 ) . Cfr. § 204.

64

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

2.

pater noster Saturni filie

un grammaticus voleva scrivere insequendo Ann. 326 seg.:

e

adduceva i versi di Ennio

inseque Musa manu Romanorum induperator quod quisque in bello gessit cum rege Philippo; ( l } qui però Velio Longo sosteneva doversi leggere insece, << ideoque a ueteribus, quas narrationes dicimus, sectiones esse appellatas ( ma ciò non significa che la consonante in questione dovesse essere qu piuttosto che c, o vice­ versa: qu + t dà et, § 94}; Varronem quoque uersum hunc Plauti de Menae­ chmis ( 1 047), haec nihilo mihi uidentur esse sectius quam somnia (così il v. plautino; in Gell.: n. m. esse uidetur ecc.), sic enarrasse: nihilo magis narranda esse quam si ea essent somnia >> (2). E continua: << Ego arbitror et a M. Catone insecendo et a Q . Ennio insece scriptum sine u littera. Offendi enim in bibliotheca Patrensi librum uerae uetustatis Liuii Andronici, qui inscriptum est 'OMcrcre:�()(, in quo erat uersus primus cum hoc uerbo sine u littera: uirum . . . uersutum, factus ex illo Homeri uersu (()( l } (òtv/ìp()( fJ.O� i:vve:Jte: Moucr()( 1toM-rpo1tov) >>. - Come vede Gellio, insece corrisponde esattamente al gr. �vve:Jte:, § 561 ( 3 ) ; c sarà sorto dapprima nella I sg. e pl. e nella I I I pl. avanti 6, o §§ 32. 109, e la sua diffusione anche alle altre persone sarà stata facilitata dal bisogno di differenziare questa dalla radice sequ­ di sequor che invece ha adottato ovunque la labiovelare. Una forma �n­ sexit ' dixerit ' (cfr. § 54 1 ) è ricordata da P.F. p. l l l M. 235 L. e attribuita dai moderni a Ennio (inc. 36). - uersutum (da uersus sec. § 233) è traduzione di 1toM-rpo1tov che mostra come nel saturnio Livio si attenesse all'uso romano di aggettivi derivati in luogo dei composti bahuvr'ihi estranei al latino (§ 403) . 2. Prisc. I 305 H . : « o filie et o fili. Liuius Andronicus i n Odissia: pater filie >>. D a ()( 45. 8 1 . - Cfr. § 327.

( l ) La scrittura inseque è confermata da P.F. p. l l l M. 235 L.: « Inseque apud Ennium dic >>. (2) Mi pare che questa testimonianza di Varrone debba prendersi più sul serio di quanto si faccia generalmente: certo non può spiegarsi p e l t e m p o d i l u i la forma sectius, come se errata scrittura di setius, col motivo addotto da E . -M., p. 62 1 : << La tendance à prononcer de la meme manière les groupes -ti- et -ci- a amené les graphies secius, sectius ( qui doit sans doute s'interpréter *setsius à t sibilant) >> ; né p e l c a s o d i V a r r o n e , che pensava certo al comparativo ntr. d'un ppp. sectus di sequ­ ' dire ', si può aggiungere coi due autori francesi << et la synonimie a favorisé la confusion avec secus, sequius >>.

( 3) i:vve:m: è forma eolica, con vv da *ns.

POETI LATINI ARCAICI - A 46

65

3. mea puera quid uerbi ex tuo ore supra fugit

7. matrem procitum plurimi uenerunt 11. quando dies adueniet quem profata Morta est 12 .

atque escas habemus mentionem

13. partim errant nequinont Graeciam redire 14. sancta puer Saturni filia regina 15. apud nympham Atlantis filiam Calypsonem 3. Prisc. I 231 H . : << puer pueri cuius femininum puera dicebant anti­ quissimi . . . Liuius in Odyssia: mea . . . fugit � . Charis. 84 K. riporta il verso con puer, aggiungendo che << tamen Varro cum a p·uera putat dictum, sed Aelius Stilo . . . et Asinius contra l> . Da CJ. 64. puera cfr. § 268. 7. P.F. 225 M. 332 L . : << Procitum, cum prima syllaba corripitur, signi­ -

fìcat petitum . Liuius: matrern . . . uenerunt

l) .

Da

CJ.

248. - procitum è

supino di un proc'ire (§ 450) denominativo di pmcus, mentre procare sta a precor come educare a duca ecc. (§ 435 ) . Il grado O della radice prec- ie. scr. prcch ami da *nièsièh o, *prekh- (in prec-es, precor) si trova in pasco mentre il grado normale con o ritorna in scr. paprdccha pf. I I I sg. da *pe­ Fra matrem c procitum dev'esser caduta una parola (proci � prokh-. =

-

meam n 11. Gell. I I I 16, l l : << Caesellius autem Vindex in lectionibus suis anti­ quis: ' Tria, inquit, nomina Parcarum sunt, Nona, D ecuma, Morta ', et uersum hunc Liuii antiquissimi poetae ponit ex ' 08ucrcrdqc: quando . . . est l> . Da 13 99 ecc. Morta, corradicale di MotpCJ. da *cr[J.op·:fCJ., contiene la rad. *smer- dare, ottenere in sorte ' di [J.dpo[J.CJ.L k:[J.[J.Ope: ( eolico, da *è-cr[J.op-) st[J.CJ.p-rCJ.L ( da *se-smr - ) ecc., cfr. anche gallico Ro-smer-ta ( da *pro-) n . d'una dea. 12. Prisc. I 198 H . : << Liuius in Odyssia: atque . . . mentionem. escas pro -

'

escae l) . Da

x 177. esciis § 3 1 9 ; la parola è da *ed-skii rad. ed- di edo, identica al lit. eskà ' appetito , . 13. Fest. p. 162 .M. 281 L . : << Nequinont pro nequeunt, ut solinunt ferinunt -

pro solent et feriunt dicebant antiqui. Liuius in Odissia: partim . . . redire l> . L'-m finale di partirr� Cfr. a 495. - partim § 333. - nequ'inont § 468. parrebbe non eliso avanti vocale ( § 129) e l'i precedente dovrebbe avere l'ictus; ma non è sicuro che non precedesse qualche cosa nel verso. 14. Prisc. I 231 sg. H . : « hic et haec puer uetustissimi protulisse inue­ niuntur . . . Liuius in Odyssia: sancta . . . regina l> . Cfr. a 513 � sancta -

-

puer § 264. lo. Prisc. I 210 H . : << Caesellins Vindex in Stromateo his uerbis: ' Ca­ lypsonem; ita declinatum est apud antiquos. Liuius: apud . . . Calypsonem ' l) . Da a 557 + CJ. 52. - Calypsonem (Livio avrà scritto Calu - ) : cfr. § 322 -

ed A 52, 10. 5

-

V.

PISANI, Testi latini arcaiei e volaari.

66

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

18. ibi manens sedeto donicum uidebis

me carpento uehentem domum uenisse 19. simul ac dacrimas de ore noegeo detersit 23. nam diuina Monetas :filia <e>m docuit

26. topper facit homones ut prius fuerant 27. topper citi ad aedis uenimus Circai 30. simul duona eorum portant ad nauis milia alia in isdem inserinuntur 32. dusmo in loco 18. Charis. 1 9 7 K . : << Donioum pro donec; ita Liuius, inquit, usurpat: ibi . . . uenisse >>. Da � 295. - donicum corrisponde a donec § 5 8 1 , sol che in luogo di -que la sua terza parte è cum da quom § 585. - carpentum sembra parola di origine gallica. - uehentem correz. di Fabricius per uehementem tràdito. - Avanti domum è caduta un'arsi di una o due sillabe. 19. Fest. p. 174 l\1. 292 L . : << Noegeum quidam amiculi genus praetextum purpura, quidam candidum ac praelucidum, quasi a nauco, quod putamen quorundam pomorum est tenuissimum non sine candore (su naucum cfr. § 55 Nota I I ), ut Liuius ait in Odyssia: simul . . . detersit ». Da .& 88. - dacrimas sostituito da C. O . Miiller pel lacrimas del cod. secondo Fest. p. 68 M. 1 78 L . : << dacrimas pro lacrimas Liuius saepe posuit, nimirum quod Graeci appellant Mxpu()(. Item dautia, quae lautia dicimus, et dantur legatis hospitii gratia >> · Cfr. § 108, ove è detto che dacruma è dal gr. MxpUfL()(: l'abbreviaz. dell'v è analoga a quella di ancora da òtyxup()(, crepida Cat. 98, 4 dall'ace. xp1Jrr'i:il-()(, e causata forse dalla tendenza a conservare il posto dell'accento greco (penultima lunga avrebbe spostato su di sé l'accento) . - noegeo : per noigi6 con la solita s c r i t t u r a oe di più antico oi (cfr. A 33, nota introduttiva) ed eo per io come in fìleai ecc. (cfr. ad A 24); noigio- è da *noig"io- (§ 94) della rad. *neig"- ' lavare ' di gr. v [ �U> ( *nig"-jo) v(tj;U> zsp-VL�-, SCr. preS. in­ tenSiVO né-nek-ti ' lava ' ecc. e vale quindi ' asciugatoio, fazzoletto '. 23. Prisc. I 198 H. (in continuaz. al fr. 1 2 } : << ibidem: nam . . . docuit >> . Da .& 480. 11fonetas § 3 1 9. - filia <e)m, cod. filiam, cfr. § 370. 26-27. Fest. p . 352 1\I. 443 L., citando esempi di topper cito ' e ' citius ' da N evio, Ennio, Pacuvio, Accio, Celio, Sinnio, Carmen Nelei, ne riporta tre di Livio fra cui questi due. - 26. Da x 395 . - topper § 375 e cfr. nota in calce ad A 47, A. 39. - h01nones congettura di C. O . J\Iiiller pel tramandato homines metricamente impossibile ; cfr. § 341 Nota, ed A 48, A. 1 38. - 27. Da fL 9. - aedis : tema in -i-, cfr. aedi-um, quindi da -ins. - Gircai da leggere pel Gircae del cod.: cfr. § 3 1 9 . 30. Citato d a Festo i n continuazione d i 27; ma pare d a i; 2 6 3 seg. duona § 88. - niit�is § 336. - inserinuntur § 468. 32. P.F. p. 67 l\I. 177 L . : << Dusmo in loco apud Liuium signifìcat dumosum -·

'

�

POETI LATINI ARCAICI - A 46

36.

67

carnis,

uinumque quod libabant anclabatur 37. deque manibus dextrabus B . Tragoediae. 23. obsecro te, Anciale, matri ne quid tuae aduorsus fuas 29a sed iam purpureo suras include cothurno balteus et reuocet uolucres in pectore sinus pressaque iam grauida crepitent tibi terga pharetra. derige odorisequos ad certa cubilia canes. locum; antiqui enim interserebant 8 litteram et dicebant co8mittere pro committere et Ga8menae pro Gamenae >>. Cfr. § 91 e la nota a Ga8mena8 A 45, 7. In realtà dumu8 da *du8-mo-8 si confronta col ma t. zu8ach da *du8· ako- cespuglio ' . 36. Prisc. I 208 H . : << uetustissimi tamen etiam nominatiuum haec carni8 '

proferebant . . . Liuius Andronicus in Odissia: carni8, ait, uinumque anclabatur >>. D a <1; 304 o simili. carni8 § 341. anclabatur è antico im­ prestito dal gr. tbùsiv ( v . il passo di Festo addotto qui appresso B , fr. 30), il che mostra che il passaggio di -tl- a -cl- § 88 è più recente dell'adozione .

-

.

•

-

di questo vocabolo (o è stato ripetuto dopo di essa � ) . Si noti anche il pas­ saggio alla I coniug. del verbo gr. in -E'Lv. 37. Non. p. 493, 16 M . : << dextrabus pro dexteris. Liuius in Odyssia: deque . . . dextrabu8 ». Da w 534. dextrabus § 320. -

B. Le tragedie di Livio Andronico sono traduzioni o riduzioni di opere

greche e in metri greci: ciò fa sì che la loro lingua sia meno legata alla tra­ dizione romana, meno arcaizzante, con imprestiti greci nuovi e calchi, specie di composti. 23. Non. p. 1 1 1, 7 :;\1. : << Fuam, sim uel fiam . . . Liuius Hermiona: ob8ecro . . . fua8 >>. (Parole rivolte ad Anchialus cfr. § 74 per c in luogo di eh figlio di Pirro e Andromaca). aduor8us § 16. - fua8 § 552. Otto­ -

-

-

nari trocaici. 29 a. Terent. J\Iaurus 193 1 : << Liuius ille uetus Graio cognomine suae Inserit !noni uersus, puto, tale docimen; Praemisso heroo subiungit namque miuron, Hymnum quando chorus festo canit ore Triuiae: et . . . >>. Mar. Victor. Gr. Lat. VI 67 K . : << At cum Liuius Andronicus prae­ misso exametro huiusmodi subnectat uersus per ordinem iambo terminatos,

cane8

nouam potius hanc speciem quarn miuron existimant uersum et teliambon appellant. N am in hymno Dianae apud eundem ita inueniuntur in fabula !none: 8ed . . . cane8 >> . Imprestiti greci recenti: cothurno, pharetra (pur­ pureu8 da nopcpupzoç è più antico; per th e ph Livio avrà scritto t e p, § 74) . -

68

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

30. fl.orem anclabant Liberi ex carchesiis . A 4 7 . GN. NEVIO (i numeri sono quelli di Baehrens, fragm. poet.

lat.; per i frammenti scenici, quelli del Ribbeck).

A.. Bellum Poenicum.

l. nouem Iouis concordes filiae sorores

3. postquam auem aspexit in tempio A.nchisa sacra in mensa penatium ordine ponuntur Calco: odorisequos composto di tipo alieno al lat. arcaico anteriore alla letteratura grecizzante; anche Virgilio Aen. IV 132 dice odora canum uis, ove Servio annota che << improprie dixit >> e distingue: << odorum, quod per se olet; odoratum, quod aliunde odorem accipit; odorisequum, quod odorem sequitur >>. 30. P.F. p. l l M. 105 L . : << Anelare haurire, a Graeco descendit. Liuius:

Florem . . . carchesiis >>. florem: l' -m non si elide avanti la vocale (§ 129) ed -em è considerato lungo: o qualche cosa è scomparsa avanti florem ? - anclabant, cfr. il fr. 36 di A. carchesiis, imprestito greco (xocpx�cnov: eh scrittura recenziore pel c di Livio, § 74), come greca è l'espressione florem Liberi. -

-

A 47. A. Dal Bellum Poenicum (in saturnii). l. Caes. Bass. 266 K . : << apud Naeuium poetam : not!em . . . sorores >>. Mar. Vict. 139 K . : « apud Naeuium: nouei moues . . . sorores >>. Nella scrittura di Mario Vittorino potrebbe celarsi un Ioues coll'antico -es §§ 1 3 1 . 309. concors è antico composto lat. del tipo che s i ritrova specialm. in germanico, cfr. gt. ga-main-s: com-munis ant. co-moin-, ga-leilc-s ' simile ' (ga- ' cum ', leilca- ' corpo, aspetto ' ) . Il nom. sg. suonava << presso gli an­ tichi >> m. f. concordis n. concorde secondo Prisciano I 341 e 354 H . 3 . Probus ad Verg. ecl. VI 3 1 : << Naeuius belli Punici libro tertio sic: Nel primo verso parrebbe doversi porre gli postquam . . . pulcram >> . ictus sulle sillabe finali di postquam e auern: conservazione di -m avanti vocale, § 129. - Anchisa: contro la regola (§ 321) il npr. gr. è trattato alla stregua dei nomi comuni. Penatium: Penat-es è formato da penus -oris, di cui la glossa << Penus uocatur locus intimus in aede Vestae, tegetibus -

-

-

-

saeptus, qui certis diebus circa Vestalia aperitur >> (Fest. p. 250 :\I. 355 seg. L.) ci conserva il significato di ' penetralia, parte intima della casa ' , mutatosi poi in quello di ' ripostiglio delle cibarie '. Il suffisso è quello di nostr iis

cui iis ecc. § 237; la derivazione Pen-ates insieme con pen-itus (valore più antico ' dall'interno ', cfr. caelitus di caelum) ci mostra l'antichità della forma penum -i (Pl. Trin. 254) accanto a penus -oris di cui penes è locativo

POETI LATINI ARCAICI - A 4 7

69

immolabat auream uictimam pulcram 20. inerant signa expressa quomodo Titanes bicorpores Gigantes magnique .Atlantes Runcus atque Porpureus filii Terras 30. res diuas edicit praedicit castus 39. seseque i perire mauolunt ibidem quam curo stupro redire ad suos popularis adesinenziale § 420. - immolabat: << Immolare est mola, id est farre molito et sale, hostiam perspersam sacrare >> P.F. p . 1 10 M. 233 L . - auream: colle corna dorate (p. es. x 294; y 384). - pulcram ' forte, grassa ' , cfr. Fest. p. 238 M. 345 L.: « Pulcher bos appellatur ad eximiam pinguetudinem per­ ductus >> (per chjc cfr. § 74), il che ci permette di considerare pulcro-, antico polcro- ( Prisciano; C IL P 2, 640 = D . 459: A p. Olaudius O. f. Polc. ) come for­ mazione da pol- di pollére secondo macro-. Cfr. Romulus pulcher in A 48, A. 80. 20. Cit. da Prisciano I p. 198 H. e ( i primi due versi) p . 2 1 7 . - Runcus e

Porpureos rappresentano 'Puy;coç e Ilopcpup<:oç ( -wç ? ) § 74. - Terras § 3 1 9 . 30. Non. p . 197, 1 5 J\L: << Oastitas e t castimonia generis feminini. Ma­ scalini: Varro Rerum diuinarum lib. I: ' nostro ritu sunt facienda ciui libentius quam graeco castu ' . Idem: ' et religiones et castus id possunt, ut ex periculo eripiant ' . N aeuius carmine belli Punici: res . . . castus >>. - res diuas ' cerimonie sacre ' ; conservazione dell'antico valore aggettivale come in st�b divo caelo ( Caper Gr. Lat. V I I 105, 1 9 K.) ecc. che spettava a

*deiYf-os derivato di *dj_eu- cielo ; deus diuus ( §§ 2 1 . 1 5 7 ) vale in origine ' il celeste ' . �o n mi sem bra perciò necessaria la correzione dinas proposta dal Leo e accolta da S. Mariotti, Il Bellum Poenicum e l'arte di Nevio, 1955, '

'

p . 1 16 . - castus ace. pl. ; oltre ai passi di V arrone citati da Nonio, cfr. A 20. 39. Fest. p . 3 1 7 M. 4 1 1 L.: << Stuprum pro turpitudine antiquos dixisse apparet in Nelei carmine (l): foede stupreque castigator cotidie, et in Appii sententiis: ' Qui animi compotem esse, ne quid fraudis stuprique ferocia pariat ' . Naeuius: seseque . . . popularis, item (38): sin illos deserant fortissimos uiros, magnum stuprum populo fieri per gentes ' >>.

- i § 370. - mauolunt § 554. stupro: il valore assodato da Festo fa pensare che questo tema si riconnetta con turpis, forse con dissimilazione -

(§ 149 a) di un antico *sturpro- ; in tal caso avremmo un s- mobile, come in

(l) Probabilmente una tragedia, come mostra il metro giambico dei frammenti; è detto vecchio quanto l'Odyssia di Livio Andr. da Carisio, p. 84 K. Tra i frammenti si trovano : Fest. p. 170 M. 287 L . : « Nume
70

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

43. uicissatim uolui uictoriam B. Saturae. 60. quianam Saturnium populum pepulisti ? 61. cum tu arquitenens sagittis pollens dea gr. -r!lyoc; cr-rÉyoc; cr-rÉyeù : lat. tego scr. sthagati ' copre ', lt. specio: scr. pdç-ya-ti ' vede ' ; la radice di queste parole può essere in ultima analisi quella del­ l'ablg. sty-d-u ( da *stii-) vergogna ', d el gr. cr-ru-y-E�v e fors'anche di stupeo, tutte forme ampliate con vari d e t e r m i n a t i v i r a d i c a l i da uno *steu- ( come ad es. tre-p-ùilt�s tre-m-6 ecc. sono ampliamenti di una rad. *ter­ '

'

tremare ' in scr. tar-a-las ' trepidus ' ; cfr. Pisani, Glottologia indeuropea

§ 79 VI) . 43. Non. 1 83, 1 6 M . : << Vicissatim, per uices. Naeuius belli Punici lib. IV: uicissatim . . . uictoriam >>. Nota l'allitterazione. uicissiitim è amplia­ mento (secondo aceruiitim e sim.) di uicissim, cioè l'ace. sg. ( § 4 1 7 ) di un tema uicissi- onde uicissi-tiis e uicissi-tiido. Poiché la derivazione di esso uicissi- dal tdc- di uicem ecc. è inesplicabile, sarà da pensare che in lt. si -

sono avvicinate nel significato dùe parole che in origine nulla avevano in comune, e cioè *Y:ik- (cfr. aated. wehsel, an t. oland. wihsil ecc. ' scambio ' ) e *Y:i-kid-ti- ( § 85): caedo ' separazione ' .

-

uolui è l'infin. pass. di uoluo.

B. D alle Satire. 60. Fest. p. 257 M . : << Quianam pro quare et cur positnm e(s)t apud antiquos, ut Naeuium in carmine Pnnici belli ( 15 ) : summe deum regnator, quianam genù[s]isti ? et in Satyra: qttianam . . . pepulisti ? et E nnium in lib. V I I ( 259) quianarn dictis nostris sententia fiexa est ? >> - Nota l'allitterazione e paronomasia in populum pepulisti. 61. Macrob. Sat. VI 5, 8: << Hoc epitheto (h. e. arquitenens usato da Verg. Aen. I I I 75) usus est Naeuins belli Punici libro secundo (32): deinde pollens sagittis inclutus arquitenens sanctus Ione (Biicheler: sanctusque Delphis codd.) prognatus Pythias [Apollo. Idem alibi: cum . . . dea >> . arquitenens è uno dei composti foggiati dai poeti latini ad imitazione dei composti greci: nei due passi neviani si tratta -

di calco (§§ 398. 414) del gr. -ro/;oq:>6poc; epiteto di Apollo ( hymn. Ap. 13. 126) antiqui pro nimium diceba)nt . . . item in Nelei nunqt�am numero matri faciemtts uolup >>, con uolup da cui uoluptiis (§ 240) e ampliamento di *Y:el­ in uolo ecc. (o da e § 14) come gr. f€À-7t-OfL:X'; Fest. p . 352 M. 443 L . : « Topper significare ait Astorius cito, fortasse, celeriter, temere. Cito: sic in Nelei carmine topper fortunae com1nutantur hominibus ( cfr. § 375) >>.

POETI LATINI ARCAICI - A 4 7

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62. atque prius pariet lucusta[m] lucam bouem C. Tragoediae. 15. laetus sum laudari me abs te, pater, a laudato uiro 21-3. uos qui regalis corporis custodias agitatis, ite actutum in frondiferm; locos ingenio arbusta ubi nata sunt non obsitu 46-7. proinde huc Triante regem prognatum patre Lycurgum cette e

di Artemide ( 4-83 ) ; anzi, l'inclutus arq. del fr. 3 2 parrebbe giustapposi­

zione dei due epiteti xÀu-r6-rol;oç e -ro/;otp6poç. 62. Varro L. L. VI I 39: << Apud Naeuium: atque . . . bouem. Luca bos elephas; . . . ab eo quod nostri, cum maximam quadripedem quam ipsi haberent uocarent bouem et in Lucanis Pyrrhi bello primum uidissent apud hostes elephantos, . . . Lucanam bouem quod putabant, Lucam bouem appellasse ». La spiegazione di Varrone coglie all'incirca nel giusto: quanto a Lucam, bisogna partire dal nom. sg. che presso gli Osci era Luciins con sin­ cope dell'-o- tematico, indi Luciis con caduta di n avanti s (§ 50) ; Luciis inteso come nom. greco di nome in -ii- (§ 3 2 1 ) ha dato l'ace. Ltwam, e bouem è quindi msc., non femm. - Si noti il gioco di parole fra luc-ttsta e luc-am

bouem che ha forse causato la variante ltwusta in luogo del solito l 6custa. C. D alle Tragedie. 15. Cic. Tusc. IV 67: '' aliter enim Naeuianus ille gaudet Hector laetus >>; cfr. id. fam. V 12. XV 6. Sen. ep. XVI I 2. 21-3. Non. p . 322-323 M.: << Ingenio ueteres dixerunt et sua sponte nel natura. Naeuius Lycnrgo : uos qui . . . obsitu » . - agitatis dal frequentativo

uiro

di agere. - << Actiitttm deriuatiuum est ab actu i. e. celeritate >> Prisc. I Ì 76 H . ; probabilmente da actii + tum, cfr. etictm-tum. - frondiferos, calco di tpuÀÀotp6poç (Pind.) o simili. - arbustum è sostantivazione di un aggett.

*arbos-to- ricavato da arbos arbor-is < *arbos- § 342, cfr. § 233. - obsit; obstutas}, dallo Scaligero modificato ,. in obsita; ma obsitii è l'abl., rispondente a ingenii5, d'un obsit1ts da *-sa-tu-, derivazione con -tu- § 238 di ob-serere. 46-7. Non. p. 84 M.: << Oette signi:ficat dicite uel d ate, ab eo quod cedo . N aeuius Lycurgo: proinde . . . cette. Ennius Medea (282 sg.) è lez. di parte dei codd. (gli altri hanno

salvete, optima corpora, cette manus uestras measque accipite >>, etc.

prognàtum, come ha mostrato Ed. Schwyzer, è il ppp. di progignere scr. pra-jàta-, con -gnà- -jà- da *�J- ) ; cfr. Gnaiuod patre prognatus in A 7 . - cette § 456.

{

=

72

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

54. diabathra in pedibus habebat erat amictus epicroco D. Oomoediae. 39-40. ultro meretur quam ob rem ametur: ita dapsiliter suos amicos alit in alto nauem iubet destituì anchoris 52. 94. immo quos scicidi minus conscindam atque abiciam 136. ingurgitauit usque ad imum gutturem A 48.

Q. ENNIO

(i numeri f>OllO quelli della !leconda ediz. di Vahlen) .

A. Annales. l. Musae quae pedibus magnum pulsatis Olympum

10-12. oua parire solet genus pennis condecoratum non animam: et post inde uenit diuinitus pullis ipsa anima 54. Varro L. L. V I I 53: << Apud Naeuium . . . Idem: diab.xthra . . . >>. Addotto qui per mostrare la penetrazione di termini greci.

epicroco. Utrumque uocabulum graecum

D . D alle Commedie. 39-40. Charis. 198 K . : << Dxpsiliter Naeuius in Corollaria : ultro . . . alit ». dapsilis è il gr. aw1nÀT)ç; ma sul significato ha infirtito la consonanza con dapes. 52. Non. p. 279-80 M . : << Destitui rursum statui. Naeuius in Gymnastico : iubet . . . anchoris >>. Il significato di destit1t6 è propriamente ' fissare ', come di destino, p . es. in Caes. b. g. I I I 14, 6 << funeR qui antemnas ad malos destinabant » . Mentre destituo è composto di statua, propriam . denomi­ -

nativo di stat1H (§ 452}, destino Io è di *stano, cioè un pres. della stessa rad . sta- a mezzo del suffisso -na- (§ 436): una formazione simile in ablg. sta-n � sto '. - Pel eh di anchoris < &yxuptX v. § 74 ed A 76 V 22 s. 94. Prisc. I 5 1 6 sg. H . : << Scindo scidi. Vetustissimi tamen etiam scicidi proferebant . . . Naeuius in Testicularia: immo . . . abiciam >>. Cfr. § 509. 136. Non. p. 207 M . : << Guttur neutri est generis . . . Masculino . . . Naeuius: ingurgitauit . . . gutturem >>. '

A 48. A. D agli Annali. l. Varro L. L. V I I 20: << E nnii . . . : Musae . . . Olympum >>. È l'invo­ cazione iniziale del poema, cfr. anche A 45, 7 . 10-12. Varro L. L. V 59: << Oua . . . n o n animam, u t ait Ennius, e t post -

inde . . . anima ». - parire IV coniug. per parere I I I è già notato da Dio ­

mede 3 8 3 K. e Prisciano I 4 0 1 H . , che adducono il verso enniano 1 0 , ed

POETI LATINI ARCAICI

16.

17. 22. 24. 33.

-

73

A 48

Lunai portum, est operae, cognoscite ciues cum ueter occubuit Priamus sub Marte Pelasgo constitit inde loci propter sos dia dearum quam prisci casei populi tenuere Latini olli respondit rex Albai Longai

esempio di incertezza già antica fra le due coniugazioni , dovuta alle forme in cui i appariva avanti o (u), cfr. § 500; alla IV appartengono i composti

com-, re-perire. - gemts p. c. è perifrasi poetica per ' uccelli ' ; l' -s di genus, come quello di diuinitus nel v. seguente, non fa posizione ( § 128), p. c. traduce forse un omerico &y()(ÀÀ6[LEV()( 7tT<:p{ryecrcn (B 462) o simili, se non è so­ luzione d'un composto 7tT<:po-7tobuÀoc (Aristoph. ) o sim. - diu'initus § 422. 16. Pers. VI 9: « Lunai . . . . ciues; Cor iubet hoc Enni. postquam dester­ tuit esse Maeonides quintus pauone ex Pythagoreo l) . Siamo alla fine della introduzione in cui E . narrava il proprio sogno: in esso Omero gli diceva come la propria anima, incorporatasi fra l'altro in un pavone e poi in Pita­ gora, era giunta a lui Ennio. Luniiii § 3 1 9 . est operae, i. e. pretiurn. 17. Prisc. I 97 H . : « Veterrimus quasi a ueter positivo. Ennius: curn -

-

.

•

•

Pela8go l> . - ueter è rifatto dai casi obliqui ( § 342) come il superl. ueterrimu8 ( § 206). 22. Fest. p . 301 }1. 399 L . : << So8 pro eos antiqui dicebant, ut Ennius lib . I : con8titit . . . dearurn, et lib. I I I ( 15 1 ) circurn 808 qua,e 8unt rnagnae gentes opulentae, lib. V I I ( 256) dum cen8ent terrere rninis, hortantur (i)be ( l ) so8, lib. X I (356) contendunt Graeco8, Graio8 memorore solent 808 >>. - loo'i è piuttosto locativo (§ 327) dipendente da ci5nstitit, che genitivo retto da inde. - 868 (§ 375) : aggiungi sa8 nel v. 101, 8am e 8ap8am nella nota allo stesso e 8Um in !<'est. p. 298 M. 398 L . : << Surn pro eum usus est Ennius lib. I (98): at tu ( li) non ut 8Um 8umma(rn) 8eruare deoet rern, et lib. II ( 13 1 ) : at se8e, 8Um quae dederat in lumim:8 oras ( cioè che lo aveva messo al mondo ) >>. ­ dia deantm è calco della frequente clausola omerica ari)( -&e&:wv (p. es. z 305) ; di7t8 è però antico aggettivo latino corrispondente a gr. aro<;, scr. divyds da *diYt-ios (§§ 3 1 . 34), aggettivo di *dieu- ' cielo ' . 24. Varro L . L . V I I 28, i n continuaz. del passo riportato a d A 45, 7 : « Ga8cum uetus esse significat Ennius quod ait: quam . . . Latini l>. Cfr. il detto per ca8cam ad A 45, 7 ; pr'i8c'i casei mette sott'occhio l'identità del suffisso nei due sinonimi. Si noti la pesantezza goffa del testo colle tre arsi susseguentisi finali di parola e tutte in -i. 33. Atil. Fortun. 284 K . : << minimus (hexameter) habet X I I (syllabas) ,. ut E nnianus: olli . . . Longai l) . Donat. 396 K . : << diaeresis . . . ut olli . . .

Lo1�gai l).

--

olli § 374.

-

Albai Longai § 3 1 9 .

( l ) ibé per ibi d a -ei cfr. § 2 1 .

74

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

35-8. et cita cum tremulis anus attulit artubus lumen. talia tum memorat lacrimans exterrita somno : Eurydica prognata, pater quam noster amauit, uires uitaque corpus meum nunc deserit omne 55. Ilia dia nepos quas aerumnas tetulisti 64. respondit Iuno Saturnia sancta dearum 70-2. indotuetur ibi lupus femina, conspicit omnis ; 35-38. Ci c. de diu. I 20, 40: << N arrat enim et apud Ennium uestalis illa: >> ; il passo è di 1 7 versi, di cui riportiamo solo i primi 4. cum tremulis artubus: la preposizione coll'ab!. di mezzo o strumento precede quello che sarà l'uso del lt. volg. e delle lingue romanze. cita cum: allit­ terazione come in anus attulit artubus, talia tum, uires uihtque ecc. - La finale di artubus è elisa come quella di corpus (meum), § 128. - Eurydicii abl. : ' o nata da E . ' , cfr. Gnaùwd patre prognatus A 7 ecc. - déserit è con­ cordato col soggetto più vicino, uita. 55. Charis. 90 K . : << Nepos nepotis, et aduocant Ennium quod dixerit i ta: !Zia . . . tetulisti >>. Non. p . 2 1 5 M . : >. - dia: anche qui come nel fr. 22 l'aggett. latino è usato ad imitazione del gr. aioç. - L'uso di nepos come femm. è rilevato anche da Fest. p. 286 M. 388 L., ove elenca esempi di genere diverso da quello del lt. classic0 : << ' Recto fronte ceteros sequi si n orit ', Cato in dissertatione consulatus (fr. 25). Antiquae id con­ suetudinis fuit, ut cum ait Ennius quoque ( 1 78 ) a stirpe supremo ' et (55) ' Ilia dia nepos ' et ( 68 ) ' lupus feta ' et ( Scen. 387) ' nulla metus ' . Etiam in commentariis sacrorum pontificalium frequenter est hic ouis et haec agnus ac porcus >>. Cfr. § 264, e si noti che per nepot- esisteva un femm. *nepfilt neptis (§§ 268. 1 66) già in epoca ie., come è mostrato dalla comparazione con scr. napti -s naptt , alit. neptis, airl. necht, aated. nift ' la nipote '. - tetulisti § 509. 64. Seru . .Aen. IV 576: << aut sancte deorum (parole di Virgilio nel detto verso) ut Ennius dixit: respondit . . . dearum >>. - sancta dearum (per cui Sacerd. 450 K. ha pulcra d.) è un'altra, più latina imitazione del airx .&dwv omerico. 70-2. Non p. 378 M.: (i Parumper, cito et uelociter . . . Ennius Annalium lib. I . . . indotuetur . . . sese >>. - indotuetur intuétur, colla vecchia preposiz. indo da endo § 454, cfr. A 4. lupus ha elisione dell' -s § 1 2 8 ; per l. fémina cfr. § 2 6 4 e il detto pel fr. 55 e aggiungi Seru . .Aen. I I 355 : et cita . . .

-

-

'

=

=

-

<< apud ueteres lupus promiscum erat, ut Ennius (A. 68) ' lupus femina omnis ( ace. pl. § 336) i codd.: si riferisce probabilmente feta repente ' >>. ai servi regi che hanno depositato i gemelli, e a questi stessi. Il Lachmann, in nota a Lucrezio I 1 106, proponendo di sostituire et omnia (in fin di verso ) .a ll' et omnis dei mss. si richiama a Verg . .Aen. V I 33 qttin protimts omnia, -

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7tJ

hinc campum celeri passu permensa parumper conicit in siluam sese 77-96. curantes magna cum cura tum cupientes regni dant operam simul auspicio augurioque . . . . . . Remus auspicio se deuouet atque secundam 80. solus auem seruat ; at Romulus pulcher in alto quaerit Auentino, seruat genus altiuolantum: certabant urbem Romam Remoramne uocarent. omnibus cura uiris uter esset induperator. expectant, ueluti consul cum mittere signum 85. uolt, omnes auidi spectant ad carceris oras, quam mox emittat pictis e faucibus currus : sic expectabat populus atque ore timebat al deum namque ire per omnia proposto dal Peerlcamp per Georg. IV 221 suggerisce di mutare omnis in omnia in alcuni passi, fra cui questo di Ennio. In tal caso si avrebbe da leggere omnia con i consonantizzato,

B

dr. § 3 1 . - campum c. p. p. p., nota le allitterazioni. pan�mper § 42 1 . 7 7-96. Cic. diu. I 1 0 7 f : « Itaque Romulus augur, u t apud Ennium est, cum fratre item augure, curantes . . . solumque >>. La tradizione non è sicura -

pei v. 78 seg., dove segnamo una lacuna: Cic. ha << augurioque in monte Remus >>, ove in monte è di troppo, e avanti RiJmus manca d'altronde una sillaba lunga. 78. In auspicio augurioque ( allitt. !) si ha una traccia della diversità fra l'auspicium che considerava l'aspetto degli uccelli e l'augurium -

che ne considerava le voci secondo l'etimo dato nel § 96 ( *aY:i-ghus-io-m: scr. gh6f -a-ti ' risuona ' avest. gus-a-hvii ' ascolta ! ' ecc.). 79. se deuouet come noi diciamo ' consacrarsi, dedicarsi a una occupazione - secundam -

'.

solus seruat; allitterazioni, che tralasciamo oramai di rilevare. - seruat

mantiene l'antico significato assunto in seguito dal composto obseruare ( ma i poeti ancora: sidera seruat V erg. Aen. VI 338 ecc.), conformemente alla sua natura di denominativo di seruos, in origine ' custode, guardiano ' , cfr. § 184. - 8 0 . Romulus ha elisione del - s , § 128, come ornnibus v. 83, faucibus v. 86, albus v. 89. - pulcher: cfr. ad A 47, 3. - 81. altiuolantum, calco di u'�me:-r�ç. 83. esset ancora con e, cfr. §§ 135. 534; o allungamento -

avanti la cesura bucolica � - indt�periitor con indu cfr. v. 70. Ennio ha foggiato la voce induperator per servirsene nell'esametro, in cui imperator (- v - � ) non può essere adoperato. - 84. signum è il segno che nel circo il console dava di lasciar uscire il carro dal carcer in cui esso attendeva per iniziare la corsa. 87. populus : l'ultima sill. allungata in arsi e avanti cesura. ore timebat ' aveva dipinto in volto il timore ' . - 89. sol albus è forse la luna in contrap -

-

-

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TESTI LATINI .ARCAICI E VOLGARI

rebus1 utri magni uictoria sit data regni. interea sol albus recessit in infera noctis. 90. exin candida se radiis dedit icta foras lux et simul ex alto longe pulcherruma praepes laeua uolauit auis. simul aureus exoritur sol, cedunt de caelo ter quattuor corpora sancta auium, praepetibus sese pulchrisque locis dant. 95. conspicit inde sibi data Romulus esse priora auspicio regni stabilita scamna solumque 101. uirgines , nam sibi quisque domi Romanus habet sas posto all' aureus sol del v. 92. - 90. exin § 424. - 91. praepes: cfr. Fest. p. 245 ::\I. 351 L.: << Praepetes a1ws dicuntur quae se (ante auspicantem ferunt).

Naro antiqui praepetere dicebant pro anteire >>; e p. 205 M. 3 1 3 L.: << prae­ petes aues quidam dici aiunt quia secundum auspicium faciant praeteruo­ lantes; alii quod aut ea quae praepetamus indicent aut quod praeteruolent . . . alii (ait cod.) ex Graeco tractum putant quod ante conspectum uolent nostrum, inepte scilicet ex praepositione Latina componente(s) et Graeco uocabulo >>. Il senso di ' volare ' della radice *pet- ( come in JtÉ-rs-ra:� = scr. patate) era quindi ancor sentito in questa parola ; il significato esatto della lingua augurale, che è quello di ' alto ', ci è conservato da Nigidio Figulo, Gr. Rom. Fr. ed. Funaioli, fr. 38 p. 175: << discrepat dextra sinistrae, praepes inferae "· - 93. Nota quattuor bisillabo. - 96. regni . . . scamna ' trono ', Sul passo cfr. F. M. Brignoli, La sede a1tgurale di Romolo nel racconto enniano dell'auspicio, in Giorn. it. di filol. X, 1 957, p. 56 segg.

101. Fest. p. 325 l\I. 4 1 7 L.:

«

Sas Verrius putat significare eas teste

Ennio qui dicat in lib. I : uirgines . . . sas, cum suas magis uideatur signi­ fi care; sicuti eiusdem lib. V I I fatendurn est eam significari curo ait ( 2 1 8 sg. ) : nec quisquam [philo]sopbiam ( l ) sapientia quae perhibetur in somnis uidit prius quam sarn discere coepit. Idem cum ait sapsam pro ipsa nec alia ponit in lib. XVI (430): quo res sapsa loco sese ostentatque iubetque. Et Pacuuius in Tenero ( fr. 324): nam Teucrum regi sapsa res restibiliet (2) >>. - uirgines va misurato - '--' '--'; bisognerebbe pertanto supporre che qui, oltre a elidere l'-s ( § 1 28), Ennio usasse una desinenza di nom. pl. I I I decl. ( l ) Seguono qui nel ms. le parole << quae doctrina Latina lingua non habet (nomen) >>, a mio parere glossa marginale penetrata nel testo. ( 2) Fut. di re-stibilio ' ristabilisco ' derivato da stabilis, con i secondo § 42.

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128. et simul effugit speres ita funditus nostras 138-9. uulturus in siluis miserum mandebat homonem : heu quam crudeli condebat membra sepulcro 147-8. et densis aquila pennis obnixa uolabat uento quem perhibent Graium genus aera lingua -es : cfr. § 336. Oppure si avrà da mutare in �tirginis, o supporre comunque -che ,;i tratti di un gen. sg. con -es conservato § 334 ? O. Miiller pensava si dovesse leggere uirgnes con sincope della vocale mediana. Mi sembra diffi­

cile si tratti di abbreviazione giambica (§ 28) come propone il Safarewicz. sas; cfr. anche v. 22 e § 375. Che sàs qui significhi ' suas ' è opinione er­ rata di Festo ; per so- = suo- cfr. v. 149.

-

128. Fest. p . 333 l\I. 423 L.: << Speres antiqui pluralitPr dicebant, ut Ennius lib. II: et simttl . . . nostras, et lib. XVI ( 429) : spero, s i speres quicquam prodesse potis sunt >>. - speres § 354. - Pel potis sunt del v. 429 cfr. § 460; si noti potis irrigidito

usato quindi anche pel plurale ( o pofis per potes n p l. � ) . 138-9. Prisc. I 206 H . : << Homo homonis. Ennius: uulturus . . . sepulcro, nam et uultur et uulturus et uult'urius dicitur >>. Charis. 147 K . : << Volturus Ennius: uulturus in spineto supinttm mandebat hominem »; il primo v. anche presso Serv. Aen. VI 595. - uulturus accanto a uult�tr (uol-) è prolunga­ mento a mezzo di -o- (§ 159) d'un antico tema tratto forse dalla rad. *1fel­ in uello, gt. �vilwan ' rubare ' ecc.; ma il suffisso -tur- è oscuro e isolato, e bisognerebbe pensare che un antico *�tultor (§ 226) fosse stato rifatto secondo turtur suo opposto semantico ( questo, forma onomatopeica raddoppiata § 272); ovvero si tratta di parola mediterranea, il che farebbe sospettare il nome del monte Vultur onde è derivato quello del fiume Volturnus � - in siluis ; Charis . ha la variante in spineto, onde si è pensato che la lez. originaria fosse in spinis. - homonem § 341 Nota; cfr. P. F. p. 100 M. 221 L . : « Hemana humana et hemonem hominem d icebant >> . - Si tratta del supplizio di Mezio Fufezio ; l'idea dell'avvoltoio-sepolcro risale in ultima analisi all Epitafio di Gorgia. 147-8. Prob. ad Verg. Ecl. VI 3 1 : << Ennii et densis . . . lingua. de An­ nalium tertio >>. - densis pennis calco di Rom . 7t-rEpiX 11:uxvoc A 454. 'P" 879. (3 1 5 1 . - aquila ; per l'-à cfr. § 3 1 8. - uento, quem etc.; come nel v . 218 citato in nota al v. 1 0 1 , abbiamo un tipico esempio della esegesi, nella poesia romana arcaica, di termini greci cui mancava in lt. l'esatto corrispon ­ dente; si arriva al punto che in Pacuvio (trag. 87 R.) un personaggio g r e c o così si esprime: << id quod nostri caelum memorant, Grai perhibent aethera >>. Altrove (Sat. 54 seg.) così traduce Ennio il gr. &�p: << istis est is Iupiter quem dico, quem Graeci uocant aerem >>. - Nota la constr. ad sensum perhiben Graium genus, e la perifrasi Graium genus per Grai.

tl

'

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149. postquam lumina sis oculis bonus Ancus reliquit 156. prodinunt famuli, tum candida lumina lucent 175-6. tum cum corde suo diuum pater atque hominum rex effatur 187-91. incedunt arbusta per alta, securibus caedunt, percellunt magnas quercus, exciditur ilex, fraxinus frangitur atque abies consternitur alta, pinus proceras peruortunt : omne sonabat arbustum fremitu siluai frondosai 319-20. rastros dentefabres capsit causa poliendi agri

«

149. Fest. p. 3 0 1 M. 399 L., in continuaz. di quanto citato ad v. 2 2 : interdum pro suos ponebant, ut cum per datiuum casum idem Ennius

affert: postquam . . . reliquit ». - Il verso è riportato da Lucr. I I I 1025 ( 1 038). - Oltre a sis abbiamo sam P.F. 47 M. ( = A 74); lo schol. a Pers. I 108 nomina anche sos e siis. Se tutte queste forme sono da accettare per buone, si può spiegare s- pel su- di suo- § 383 come generalizzazione di s­ per sy- avanti o nel nom . sg. msc. ecc., come in soror §§ 14. 32. - Ancus ha elisione dell' -s § 128. 156. Fest. p . 229 M. 335 L . : << Prodinunt prodeunt, ut Ennius Annali lib. I I I : prodin1tnt . . . lucent l). Si tratta dei funerali di Tarquinio. prodinunt § 468. - lucent vale ' accendunt ' , come ha visto il Lindsay in nota a Festo ; cfr. la nota a poloucta A 1 9 . 175-6. Macrob. Sat. V I l , 1 0 : « Ennius i n VI: tum . . . effatur l> . È imitaz. della formula om erica 7tCCT�P &.vlìpwv TE .&E<�>v TE. Due altre imitazioni enniane di essa ci conservano Varro L. L. V 65 (A. 580) : diuumque homi­ numque pater rex e Cic. nat. d. I I 2, 4 (A. 581 ) : patrem diuomque hominumque. 187-91. Macrob. Sat. V I 2, 2 7 : << Ennius in VI : incedunt . . . fron­ l> ; il passo è imitato da Verg. Aen. VI 1 7 9 segg. e si riferisce probabil­ mente al bruciamento dei cadaveri da parte di Pirro dopo la battaglia d'Eraclea (Flor. Epit. I 1 3 ) . - Elisione di -s (§ 1 2 8 ) in securibus, froxinus .

dosai

- arb1tsta ha il più antico significato di arboretum (Geli. XVI I 2, 25:

«

arbo­

reta ignobilius uerbum, arbusta celebratius l)), ed è propriamente il ntr. pl.

dell'aggettivo arbus-tu-s; sulla formazione di questi e di arbor-etum da arbos- (§ 2 5 1 ) cfr. § 233. La forma con s ancora in P.F. p. 1 5 M. 109 L.: �Arbosem pro arbore antiqui dicebant, et robosem pro robore l) (§ 1 13). siluai frondosiii § 3 1 9 . 319-20. Non . p . 66 l\I. : << Politiones, agrorum cultus diligentes, u t polita omnia dicimus exculta et ad nitorem deducta. Ennius satyrarum lib. I I I

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331. egregie cordatus homo catus Aelius Sextus 421. quos ubi rex Epulo spexit de cotibus celsis 443-5. concurrunt ueluti uenti, cum spiritus austri imbricitor aquiloque suo cum flamine contra ( . . . }: ' testes sunt . . . lati campi, quos gerit Africa terra politos '. Idem Annalium lib. IX: rastros . . . agri » . - dentefabres, uno degli arditi com­ posti con cui Ennio vuol dare colorito epico alla sua lingua. - capsit può essere congiunt. secondo § 541 ; ma non è escluso possa trattarsi di pf. indie. (§ 513). - poliendi: per polio cfr. § 500 ; ma forse il pres. potrebbe anche in parte continuare *liio = ablg. U-j� ' verso ' . 331. Cic. rep. I 1 8 , 3 0 : << Egregie . . . Sextus, qui egregie cordatus et catus fuit et ab Ennio dictus est >>; inoltre de or. I 198, Tusc. I 18. - egregie c., traduzione di un gr. .&p<Xcrux&:p�Loç o sim . ; per cordatus cfr. § 233. - catus, cfr. Varro L. L. V I I 46: << Apud Ennium (v. 459) : iam cata signa fera sonitum dare uoce parabant, cata acuta; hoc enim nerbo dicunt Sauini; quare catus Aelius Sextus non,

ut aiunt, sapiens, sed acutus, et quod est (v. 529) tunc coepit memorare simul cata dieta accipienda acuta dieta l). Questo significato dà piena ragione del rapporto apofonico con c os co-t-is § 56. - Aelius ha elisione del -s, § 128. 421. Fest. p . 330 M. 423 L.: << Spicit quoque (l) sin e praepositione dixerunt antiqui. Plautus ( Jriil. 694): ' flagitium est si nihil mittetur quae supercilio spicit ' . Et spexit, Ennius lib. XVI : quos . . . celsis l> . Cfr. Varro L. L. VI 82: << Spectare dictum ab antiquo (cioè dall'aut. verbo specio) quo etiam Ennius usus: ' (q)uos Epulo postquam spexit ', et quod in auspicibus distributum est qui habent spectionem, qui non habeant; et quod in auguriis etiam nunc augurem dicunt auem specere ». La forma spicit è ricavata dai composti, quasi unicamente usati, come aspicio ecc. § 42. - cotib�ts ha elisione del -s § 128 e ci dà la forma << rustica ll (§ 22) di cautes ' alture ', indi ' cime di monti ', infine ' roccie ' = tocar. B kauc, A koc ' alto ' (KZ. LXXII, 1 955, p. 95 segg.) ; cfr. Prisc. I 39 H . : « (au) transit in o productam more antiquo, ut . . . cotes pro cautes n . 443-5. Macrob. Sat. VI 2, 28: << Ennius in XVI I : concurrunt . . . certant l>. - imbricitor sembrerebbe calco di un gr. ÒiJ.�poq:> 6poç, ma potrebbe anche essere antico termine sacrale, perché viene ricordato come epiteto di Giove da Apul. de mundo 37. - flamine: non ha nulla a vedere con

( l ) Quoque, perché due voci pm m su F. aveva detto : << Spectu sine praepositione Pacuuius in D uloreste usus est cum ait (fr. 147): ' amplus rubicundo colore et spectu proteruo ferox ' l) .

:80

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indu mari magno fiuctus extollere certant 494. dum quidem unus homo Romanus toga superescit 559. hos pestis necuit, pars occidit illa duellis 573. carbasus alta uolat pandam ductura carinam B . Scenica. 85-99. ex opibus summis opis egens Hector tuae -

quid petam praesidi aut exsequar, quoue nunc auxilio exili aut fuga freta sim ? arce et urbe orba sum : quo accidam, quo applicem cui nec arae patriae domi stant fractae et disiectae iacent, 90. fana fiamma deflagrata, tosti alti stant parietes deformati atque abiete crispa o pater o patria, o Priami domus, saeptum altisono cardine templum, fl&men ' flamine ' ( : scr. brahma1fds, brahmdn- ' bramano '), ma è formazione poetica da fliire (§ 201 ) intesa a tradurre 7tVEUf1.1X: 7tVÉCù. - indu: cfr. v. 70-72:

ristabilito qui dal Merula per inde dei codd. 494. Fest. p. 302 M. 402 L.: « Superescit significat supererit. Ennius: dum . . . superescit ; et Accius in Chrysippo (fr. 266): quin hinc superescit Spartam atque Amyclas trad � ?

>> .

- Cfr. A 41 I I I e § 552. - quidem non elide l' m, § 129; Romiimts ha eli ­ sione del -s, § 128. 559. Prisc. I 470 H . : << Ennius: hos . . . duellis >>. - necuit parrebbe ri­ fatto dall'antico ppp. nectus, e-nectus scr. na�pds andato in malora, morto ' (rad. *neiè-) secondo docui: doctus ecc. e anche secondo il causativo rwcui (§ 5 1 8 ) . duellis bellis § 88. 573. Schol. Stat. Ach. I 558: << nauis a, uelo, ut Ennins: carbasus . . . carinam >>. Oarbasus è imprestito dal gr. x&.p7t1Xcro� ' tela ' a sua volta dal scr. karp lisa-s cotone ' ; nell'imprestito è stato sostituito b a p come in Burrus I1upp 6�, buxus m)�oç; ecc. =

-

'

=

'

B. D al teatro. 85-99. Cic. Tusc. I I I 44. Riflette i lamenti di Andromaca nella omo ­ nima tragedia di E uripide, 397 segg. Si noti la lingua, completamente di­ versa da quella degli Annali; le allitterazioni e le paronomasie sono qui .anche più frequenti. - 86. sg. praesidi, exiFi gen. di temi in -ium § 326. - aut 88. acfuga, intendi aut qua f. - urbe arba: nota la sforzata paronomasia. =

-

POETI LATINI ARCAICI - A 48

81

vidi ego te adstantem ope barbarica 95. tectis caelatis laqueatis auro ebore instructam regifi.ce haec omnia uidi inflammari, Priamo ui uitam euitari, Iouis aram sanguine turpari 120. liberum quaesendum causa familiae matrem tuae 129. ducit me uxorem liberorum sibi quaesendum gratia 151-5. caelum nitescere arbores frondescere uites laetifi.cae pampinis pubescere rami bacarum ubertate incuruescere segetes largiri fruges florere omnia fontes scatere herbis prata conuestirier ddam ' devo andare a cadere ' ; applicem ' devo rivolgermi ' . - 9 1 . Leggi abjete colla prima sillaba lunga ( § 3 1 ) ; a. c. ' il cui legno è increspato (dal­

l'ardore) ' . - 93. altisono calco di 6���pEfLÉ'"t-1Jç o sim. - 96. instructam è attributo di domum . - 98. &uitiiri qui nel senso di ' venire allontanata ' ; uita?·e da *Y:i-itiire frequentativo di *Y:i- = scr. vi- ' via da, in divers0 dire­ zioni ' + ire, cfr. scr. vy-éti ' si dissolve, scompare ', e significa perciò ' an­ darsene, prendere una direzione diversa '. 120 e 129. Fest. p. 258 M. 365 L.: << Quaeso ut significat idem quod rogo, ita quaesere ponitur ab antiquis pro quaerere, ut est apud Ennium lib. I I {Ann. v . 144 sg. ) : Ostia munita est: idem loca navibu(s) pulcris munda ( l ) facit nautisque mari quaesentibu(s) uitam; et in Cresphonte: ducit . . . gratia; et in Andromeda: liberwrn . . . tuae >> . - liberum quaesendum, e liberorum q. § 328; l'antica desinenza è qui giu ­ stificata dalla formula giuridica. - quaesendum può, nella formula, rap­ presentare l'antica forma anteriore al rotacismo (§ 1 1 3 ) ; meno probabile è che in esso vada scorto il << desiderativo >> § 497. 151-5. = Cic. Tusc. I 69. - Notevoli le forme di incoativi: nitescere frondescere pub escere incuruescere, per cui cfr. § 494: di essi, nitescere può esser da niteo o da nitidus secondo frigesco, calesco: frigidus, calidus; fro n­ descere da frondeo o direttamente da frons frondis ; pub es cere da pubes; { in )c uruescere da curuus. - conuestirier § 567 y.

( l ) N el valore di ' parata ' che si ritrova nelle espressioni arcaiche in mundo esse ' esser pronto ', in mundo habere ' avere in pronto '. 6

- V.

PISANI, Testi latini arcaici e 'Oolgari.

82

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

197-8. miserete manus

date ferrum qui me anima priuem 300-3. sed uirum uera uirtute uiuere animatum addecet

fortiterque innoxium stare aduersum aduersarios. ea libertas est, qui pectus purum et firmum gestitat : aliae res obnoxiosae nocte in obscura latent 407. uiuam aut moriar nulla in me est metus C. Varia. 21-4. a sole exoriente supra Maeotis paludes nemo est qui factis aequiperare qucat. si fas endo plagas caelestum ascendere cuiquam est, mi soli caeli maxima porta patet 29. ille ictus retro reccidit in natem supinus. 197-S. Non. p . 474 M.:

<<

Miserete. Ennius Hecuba miserete . . . priuem

- miserete: la forma attiva in luogo del più comune deponente.

-

>> .

manus

pare un voc. plur. ; ma il senso è stiracchiato, e si preferirebbe leggere con L. Miiller manu dat. (§ 350). Oppure manus abl. plur. da *manufs come deuas corniscas A 16f. - qui abl.-strum. § 377. "' 300-3. Gell. VI 17, 10: << Iam nero illud etiam Q. Ennii quo pacto con.gruere tecum potest, quod scribit in Phoenice in hisce uersibus: sed latent >>. - N el l o verso l'allitterazione eccede ogni limite. - obnoxiosae : come mostra Gellio, qui e altrove obnoxius indica ' esposto a , sottoposto a , ovvio ' ; esso non h a nulla a vedere con noxa (onde in-noxius, rad. *nefc ­ .

.

•

di neco noceo; è la formazione da un desiderativo *no k -so- § 497), ma colla rad. *nek-fenk - significante ' portare ', ' prendere ' (in &v-Eyx-dv, &v-�vox-01:) di nanc-i-scor § 493, anche qui da un tema di pres. con -so- come il scr. ndk-�a-ti ' ottiene, raggiunge ', cfr. scr. ndlc-�ya-s RV. ' ottenibile, raggiungibile '. 407. P.F. 1 23 M. 250 L . :

metus

>>.

<< Metus feminine dicebant. Ennius: uiuam Il femm. torna in N evio ; l'origine della parola è oscura, § 1 68. .

.

•

C . Varia. 21-24. Prosopopea di Scipione Africano. Cic. Tusc. V. 49 :

« ut Africanus Lact. inst. I 1 8 , II. - 11iaeotis: gen. sg. (con elisione d i - s , § 128 ) con trasporto d i gr. MIX­ LNTLç -L�oç ai temi in -i- § 345, cfr. § 349. - aequiperare da *aiquo-pa- § 42. - endo cfr. § 427.

a Sole . . . queat >> + Sen. ep. 108, 34: << si fas . . . patet •>

=

29. = Censor. VI 6 1 3 K.; ascritto ad Ennio dal Lachmann ad Lucr. I 187. - reccidit è lez. del Lachmann pel rece- o reci- dei codd., e forma sincopata per re-cecidit §§ 508. 509.

GRAMMATICI - A 49

83

IV. - GRAMMATICI

a) Precettistica. A 49.

Acero

(i numeri dei frammenti secondo Funaioli, Gramm. Rom.

Fragmenta).

l. Marius Victorinus 8 K .

Accius uero cum scriberet anguis an­ gulus aggulus ponebat [fr. 25]. Idem nec z litteram nec y in libro suo rettulit, quod aeque ante fecerant Liuius et Naeuius [26] ; cum longa syllaba scribenda esset, duas uocales ponebat, praeter quam quae in i litteram inciderant : hanc enim per e et i scribebat [27]. 2. Scaurus 18 K . primum igitur per adiectionem illa uidentur esse uitiosa, quod Accius geminatis uocalibus scribi natura longas syllabas uoluit, cum alioqui adiecto uel sublato apice longitudinis et breuitatis nota posset ostendi [24]. 3. Priscian . I 30 H. N . . . sequente g uel c, pro ea g scribunt Graeci et quidam tamen uetustissimi auctores Romanorum euphoniae causa bene hoc facientes, ut Agchises agceps aggulus aggens, quod ostendit Varro in libro I de origine linguae La­ tinae his uerbis : Ut Ion scribit, quinta uicesima est littera quam uocant agma, cuius forma nulla est et uox communis est Graecis et Latinis, ut his uerbis, aggulus, aggens, agguilla, iggerunt. in eiusmodi Graeci et Accius noster bina gg scribunt, alii n et g, quod in hoc ueritatem uidere facile non est [25] A 49. Il poeta Accio si occupò anche attivamente di grammatica e . introdusse delle innovazioni grafiche. I passi qui addotti si riferiscono : alla scrittura g avanti c, g per indicare l a nasale gutturale n ( § 50) secondo l'esempio greco (òlyxupiX, òlyye:Àoç); e alla scrittura di due vocali (rispettivam. di ei per i:) a indicare la lunga, cfr. § 5 ed A 50, l. Quanto all'assenza di z, y nel suo alfabeto, cfr. § 3.

84

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 50. LUCILIO. l . Scaurus 18 K. (subito dopo il passo riportato in 49, 2). Nam singu­ lares uocales et produci et corripi possunt, unde etiam Lucilius in IX sa­ turarum de orthographia praecipiens ait (351 Marx) :

a primum est, hinc incipiam, e t quae nomina a b hoc sunt ; deinde ( 352 sgg. M . )

' a primum longa (a) breuis syllaba '. nos tamen unum

hoc faciemus, et uno eodemque ut dicimus pacto scribemus pacem placide Ianum aridum acetum, '"Ap:::ç ''Ap:::ç Graeci ut faciunt. temque Lucilius, ubi i exile est, per se iubet scribi, at ubi plenum es praeponendum esse e credit his uersibus ( 358 sgg. M. ) :

m<e>ille holillnum, duo m<e>ilia, item huc e utroque opus. miles militiam, tenues i : pilam in qua lusimus, pilum

quo piso, tenues. si plura haec feceris pila quae iacimus, addes e, peila ut plenius fiat A 50. I precetti grammaticali nel libro IX delle Saturae di Lucilio. l. La dottrina di L. circa l'indicazione delle vocali lunghe, parzialmente

in contrasto con Accio (A 49), di cui in << a(a) . . . syllaba >> è riportato l'in­ segnamento, respinto da L. che propone gli esempi pacem pldcidé Iarvum iiridum dcétum tutti da scrivere con a. Egli si richiama all'esempio greco, riportando il principio di E 3 1 . 455 ove il voc. "Apeç, usato una volta coll'a lungo ( allungam. metrico in arsi della prima di tre brevi consecutive), un'altra coll'a breve, si scrive ugualmente (i segni degli accenti non veni­ vano scritti dagli antichi) . E videntemente l'accettazione di ei a indicare l'i lungo è dovuta al valore i assunto da EL presso i Greci (cfr. A 76 VII 1 5 ) ; però L . s i è valso delle due grafie e i e d i a indicare l e due qualità d i i presso i Romani, per cui cfr. § 2 1 . - 358. Nota l'elisione dell' -s (§ 1 28) in

352 breuis, 353 dicimus, 358 opus, 359 lusimus, 360 feceris, 361 plenius. m"iles è da *mizd-i-t- § 225. - 359. Qui e in 360, tenués ' attenuerai ', cioè ' scriverai semplicemente i ' ( contrapposto all'addés di 3 6 1 ). - i, nome della lettera, è qui misurato breve. ptla ' palla ', pilum ' pestello ' da *pis-lo-m §§ 2 1 7 . 9 1 . - 360 seg.: ' se vorrai fare il plur. pila intendendo quelli che lanciamo (p"ilum ' giavellotto '), dovrai aggiungere e per ottenere il più pieno peila (e non confonderlo con pila ' palla ' e pila ' pestelli ' ) ' ( 1 ) . Sul v. 359 -

( l ) Per l'interpretazione di questi e dei seguenti passi circa i ed ei, cfr. Skutsch, in Glotta l, p . 309 segg.; Kent, in Glotta lV, p. 299 segg. .Amer. Journ. of Phil. XXXII, p. 272 sgg.

GRAMMATICI

-

A 50

85

2. Charis. 78 K . Lucius e t Aemilius e t cetera nomina quae ante u habent i, duplici ii genitiuos singulares :finire debent . . . Lucilius tamen et per unum i genitiuum scribi posse existimat, a.it enim ( 1294 sg. :M.)

seruandi numeri et uersus faciendi. nos Caeli Numeri numerum et seruemus modumque nunquam enim hoc intulisset, nisi et Caelii et Numerii per ii huius numeri faciendum crederet. denique et in libro VIII [IV �] sic ait (362 sg. M.)

porro hoc si :filius Luci fecerit, i solum, ut Corneli Cornifìcique 3. (364 sgg. M . ) iam puerei uenere e postremum facito atque i, ut puer<e>i plures :fiant. i si facis solum, pupilli pueri Lucili, hoc unius :fiet 4. ( 367 sg. M . ) mendaci Furique ; addes e cum dare furei iusseris 5. ( 369 sg. 1\L ) hoc illi factum est uni, tenue hoc facies i; haec illei fecere, addes e ut pinguius :fiat 6 . Quintil. I 7, 18 sg. Ae syllabam, cuius secundam nunc e lit­ teram ponimus, uarie per a et i efferebant, quidam semper ut Graeci, quidam singulariter tantum cum in datiuum uel gecfr. però R. G. Kent, American Journal of Philology, LXXII, 1951, p. 198 che emenderebbe: militiam, tenue i. pilam in qua pi(n)simus, pilum. 2. Cfr. § 326. ' Bisogna conservare quali sono sillabe e quantità, e costi­ tuire i versi: il che otterremo scrivendo ( al gen. sing.) Caeli, Numeri ' . ' Il gen. di Lucius deve suonare Luci col solo i, come Corneli Cornifici . Si noti come L. per indicare numeri e casi non adoperi nomi tecnici, ma frasi da cui si ricavano questi dati, p . es. filius Luci per << gen. sg. di Lucius >>, e in seguito puerei uenere, hoc unius fiet ecc. - L'elisione di -s (§ 1 28 ) ha luogo per 1295 seruémus, 362 filius. 3. In puerei nom. pl. bisogna scrivere -ei (§ 328); pupilli ecc. con i , indica il gen. sg. . - facis, unius hanno elisione di ·8 (§ 1 28). '

'

4. È continuazione di un verso in cui si doveva dire che [mendacium e Furius hanno il gen.] mendaci Furi; invece furei è il dat. sg. di fur (§ 333). Cfr. A 53, 5. 5. Qui L. distingue fra dat. sg. con -i e nom. pl. con -ei; ma il dat. aveva anticamente -ei (§ 373) e pare che il poeta abbia in questo caso forzato la fonetica per ottenere la differenza grafica tra le due forme. Il problema è però ancora da riesaminare. pinguius ha elisione dell' -s, § 128. -

6. Cfr. §§ 19. 3 1 9 .

86

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

nitiuum casum incidisset, unde pictai uestis et aquai Vergilius amantissimus uetustatis carminibus inseruit. i n eisdem plurali numero e utebantur: hi Sullae, Galbae. est in hac quoque parte Lucilii praeceptum quod, quia pluribus explicatur uersibus, si quis parum credat, apud ipsum in nono requirat. Martianus Capella III 266: Lucilius i n datiuo casu a et e coniungit dicens huic Terentiae, Orbiliae ; in genetiuo [ ?] a et i [11. lP Funaioli]. 7. Varro de lingtta Lat. VII 9 6 . i n pluribus uerbis a ante e alii ponunt, -

alii non . . . . ac rustici pappum 3fesium non ]l!aesium, a quo Lucilius scribit ( 1 1 30 M . ) :

Cecilius <pretor> ne rusticus fiat 8. Cornutus, K. VII 149. q tunc recte ponitur, curo illi statim u

littera et alia quaelibet una pluresue uocales coniunctae fuerint, ita ut una syllaba fiat ; cetera per c scribuntur. hoc Lucilio quoque uidetur [14 Fun.]. 9. (375 sg. M.) atque accurrere scribas : dne an c non est quod quaeras eque labores A 51. L. CORNELIO SISENNA (i numeri dei frammenti come per 49). 1. P.F. p . 123 M . 251 L . mediterream melius quam mediterraneam Sisenna dici putat [2]. 2. Varro de lingua Lat. VIII 73. item plures patres familias dicere non debuerunt sed, ut Sisenna scribit, patres familiarum [3]. 3. Varro ap. Geli. II 25, 9. sentior nemo dicit et id per se nihil 7. Cfr. § 19; Oecilius pretor ( ricavabile da Diomede, 452 K . ) a imitazione rusticus ha elisione di -s, § 128. della pronunzia rustica 8. Accenna a una polemica di L . contro la scrittura arcaizzante di q -

avanti o e avanti u seguito da consonante; cfr. § 3. 9. Si oppone alla scrittura etimologica adcurrere per ace. ( § 82). vanno letti de ce; eque lab6res è tmesi per elaboresque (§ 458).

-

d c

A fil. Esempi delle creazioni linguistiche, ispirate a un rigido analo­ gismo, del Sisenna che fu pretore nel 78 a. C., autore di Historiae e tradut­ tore delle Milesiache di Aristide. l. mediterriineus e -terreus sono calchi di [LE:a6ye:wç; e difatti mediterreus parrebbe doversi formare secondo il raro terreus. Mediterriineus subterriineus son fatti secondo exterriineus ' ex alia terra ' P.F. p. 79 M. 1 93 L., questo secondo extriineus per cui cfr. § 182. -

-

2. Cfr. ad A 70, l . 3. Esempio di innovazione che, pur seguita in un primo tempo, non riesce ad affermarsi nella tradizione linguistica. -

GRAMMATICI - A 5 1 . 52

87

t�st : assentior tamen fere omnes dicunt. Sisenna unus assentio in senatu dicebat et eum postea multi secuti, neque tamen uincere consuetudinem potuerunt [Testim. 2]. A 52. C. GIULIO CESARE

(i numeri dei frammenti come per 49).

l . Gell. I lO, 4. tamquam scopulum sic fugias inauditum atque insolens uerbum [2].

2. Gell. XIX 8, 3. Gaius Caesar in libris, quos ad M. Ciceronem de analogia conscripsit, harenas uitiose dici existimat, quod harena numquam multitudinis numero appellanda sit, sicuti neque caelum neque triticum; contra autem quadrigas, etiamsi currus unus, equorum quattuor iunctorum agmen unum sit, pluratiuo semper numero dicendas putat, sicut arma et moenia et comitia et inimicitias [3]. 3. Charis. 144 K. Caesar de analogia II turbi5nem non htrbinem etiam in tempestate dici debere ait, ut carbi5 carbonis non ut homo [7]. panis genetiuum pluralem Caesar de analogia II panium dixit, sed Verrius panum sine i [8].

4.

Charis. 90 K.

A 52. Oltre che uomo d'azione, Cesare fu anche letterato e grammatico : in quest'ultima qualità scrisse due libri de a1�alogia in cui si schierava dalla parte degli analogisti, ma facendo ampie concessioni all'uso (cfr. fr. l ) . 2. Infatti quadrigae era i n origine aggettivo di equae ' aggiogate i n nu­ mero di quattro ' , propriam. ' con 4 gioghi ' ( *quadri-iugai, cfr. bigae § 403 ) . - 3 . Cfr. § 341 . - 4. Per sostenere panum Verrio non poteva basarsi che sulla tradizione, il che significa che anticamente piinis doveva essere un tema in conson. (cfr. canum § 337); il panium di C. si basa sull'analogia dei temi parisillabi come hostis. D 'altro lato, è nota anche una forma ntr. del nome. Nonio p. 2 1 8 l\II . ha: << Panis consuetudine masculino genere appellatur. Neutro Plautus in Curculione (367): haec sunt uentris stabilimenta, pane et assa bubula >>; cfr . .Arnob. I 59 f. 23: << Non item apud uos est positum hoc pane et hic panis . . . 1 »; il msc. forse per imitazione del gr. <Xp-roç. Il diminutivo di panis è pastill1M < *pastno-lo §§ 39. 92. Tutto ciò riporta a un tema ntr. *pasten pastn-es il cui nominativo, dopo che *piistn- è diventato pan- (§ 92), è stato rifatto di sui <�asi obliqui in pane; *pas-ten di pas- (pasco da *pas-sco § 492) è formato

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

88

5. die

Gell. IX 14, 25.

et

6.

huius specie

C. Caesar in libro de analogia secundo dicendum putat [9].

Caesar libro II singulariter dicendum confirmat [10].

Charis. 1 10 K.

isdem

idem,

huius

pluraliter

7. Pomp. Cmnment. 1 99 . K . . . . apud Varronem. ille dicit : ' lae non debemus dicere, sed lact ' . sed dixit Caesar contra ipsum rem -valentissimam, nullum nomen duabus mutis terminari [14]. 8. Prisc. I 249 H . hic et haec de analogia [18]. 9.

Prisc. I 249 H .

Samnis

huius

Samnitis:

praeterea Caesar declinat

sic Caesar

pubis puberis

[19].

neque enim iam Calypsonem dixerim ut I unonem, quamquam secutus antiquos C. Caesar utitur hac ratione declinandi [20]. 10.

Quint. I 5, 63.

11. Charis. 1 1 9 K. C. Caesar . . . ait l littera nominati-vo sin­ gulari neutra finita nomina eamdem definitionem capere quam capiunt e littera terminata, huic animali et ab hoc animali, huic putcali et ab hoc puteali [22]. 12.

Charis. 1 4 1 K.

13.

Gell. IV 16, 8.

natu ornatu gen. e

14.

Caesar in analogicis

harum partum

[25].

in libris . . . analogicis omnia istiusmodi (domi­ dat. ) sine i littera dicenda censet (Caesar) [26].

Caesar non incongrue protulit ens a nerbo quonwdo a nerbo possum potes, potens [28].

Prisc. II 239 H .

sum es,

come glU-ten e *i-ten- nom. iter ( § 347) rad. ei- ' andare ' . - 5. Cfr. § 358. - 6. isdem nom. pl. si legge in CIL. V I 2041 , 56; cfr. § 3 7 1 . - 7. Cfr. § 338. - 8. Cfr. § 345; è evidente il motivo analogico richiamantesi a miles militis e lis litis (l'accento è Samni s, § 1 32). - 9. Qui Cesare ha cercato di intro ­

durre l'anomalo pubes -eris nella serie di cinis puluis uomis, cfr. § 342. 10. Cfr. § 349. - 11. Cesare ha sentito l'identità fra i sostantivi in -al e gli aggettivi in -ale ( § 345 ) ; circa gli ablativi in -ale od -ali cfr. § 334. 12. Carisio cita ancora come autorità pel gen. pl. partum Cornelio Nepote (illustrium XV) ed Ennio (Ann. 593): « iamque fere quattuor partum •>, e ci dice anche il motivo di questa forma, desumendolo probabilmente dallo scritto di Cesare: perché l'abl. sg. è parte e l'ace. pl. partes. Però si tratta di antico tema in -i- : cfr. partim § 333 e l'abl. parti ( -ei) Pl. Jlien. 478, Lucr. I 1 1 1 1 e in iscrizioni. - 13. § 350. - 14. ens è sicuramente astratto da

GRAMMATICI - A 53

15.

Gell. VI 9, 15.

89-

M. Tullius et C. Caesar mordeo mernordi pungo

pepugi spondeo spepondi dixerunt [30].

16.

Exc. e Cornuto ap. Cassiod. Orthogr. p. 1 50 K.

=

Funaioli, Varro

lacrumae an lacrimae, maxumus an maximus et si quae similia sunt quo modo scribi debeant, quaesitum est. Terentius Varro tradidit Caesarem per i eiusmodi uerba solitum esse enuntiare et scribere : inde propter auctoritatem tanti uiri con­ suetudinem factam. Sed ego in antiquiorum multo libris quam C. Caesar est, per u pleraque scripta inuenio. fr. 269.

A

53. P. NIGIDIO FIGULO

(i numeri dei frammenti come per 49).

dicemus quae uetustate deteriora fiunt uetu­ stiscere, inueterascere quae meliora [3]. 2. Non. p . 507. id quod dico huiusmodi est : uti facit TIOLe<"i:, i-> ta facitur TioLd-ra:L est [6]. 3. Geli. XIII 26, I. deinde uoculatio qui poterit seruari si non sciemus in nomini bus, ut VaZeri, utrum interrogandi sint an uocandi � nam interrogandi secunda syllaba superiore tonost quam prima, deinde nouissima deicitur; at in casu uocandi summo tonost prima, deinde gradatim descendunt [9]. l . Non. p . 437.

potens ( su cui § 519), secondo il rapporto di possum potes con sum es, in luogo di ·sens ( solo in composti) e sons divenuto sostantivo con valore spe· eiale (§ 552 ) ; sulla formazione fortunata ha certo influito la parola che essa

serviva a tradurre, il gr. ov, 1:Ò
-

15. Si tratta di conservazioni, § 508.

-

A 53. Nigidio Figulo, contemporaneo e amico di Cicerone, morto nel 45 a. C., fu filosofo naturalista e grammatico, e come tale autore di com· mentarii grantmatici in cui sosteneva che la lingua è cpucrz� ( Gell. X 4). 1. Tentativo di creazione al fine di distinguere due sinonimi; uetustescere, detto del vino, ritorna in Columella I 6. È più probabile si abbia da leggere -

anche qui .escere: il verbo è creato da uetustus secondo senescere § 494. 2. Tentativo analogico di creare un normale passivo a facere in luogo di

-

interrogandi c. = genitivo, come spiega Gellio, fier"i. - 3. Cfr. § 327. cfr. anche Gell. XX 6: << mei autem casus interrogandi est, quem genetiuum -

grammatici uocant >>; il nome genetiuus si trova dapprima in Quintiliano e Plinio dub . serm. (Dahlmann, Varro de L. L. Buch VIII, p. 77); Varrone diceva patricus, traduzione di 7t0(1:ptx� rc1:wcrtç ( altri nomi greci sono yt;v�x�.

90

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

Gellio aggiunge : sed si quis nunc Valerium appellans in casu uocandi secundum id praeceptum Nigidii acuerit primam, non aberit quin rideatur. summum autem tonum 7tpocrcp3(()(v acutam dicit et quero accentum nos dicimus uoculationem appellat et casum interrogandi euro dicit, quero nunc nos genetiuum dicimus.

4. Gell. XIII 26, 4. si huius terrai scribas, i littera sit cxtrema ; si huic terrae, per e scdbendum est [11] . 5. Gell. XIII 26, 4 . mi qui scribit i n casu interrogandi, uelut cum dicimus mi studiosus, per i unum scribat, non per e ; at cum mei, tum per e et i scribendum est, quia dandi casus est [12]. 6. Gell. IV 16, L M. Varronem et P. Nigidium, uiros Romani generis doctissimos, comperimus non aliter elocutos esse et scripsisse quam senatuis et fluctuis, qui est patrius casus, ab eo quod est senatus domus et fluctus ; hinc senatui domui fluctui ceteraque his consimilia pariter dixisse [Varronis testim. 26]. A 5 4 . M. TERENZIO

VARRONE (i numeri dei frammenti come per 49).

l . Gell. X l, 6. aliud est quarto praetorem fieri et aliud quartum, quod quarto locum adsignificat et tres ante factos, quartum tempus adsignificat et ter ante factum. igitur Ennius recte quod scripsit [Ann. 295] ' Quintus pater quartum fit consul ' , et Pompeius timide quod in theatro, ne adscriberet ' consul tertium ' aut ' tertio ' , extremas litteras non serip sit [218]. 2. Charis. 104 K. capillum . . . Varro epistularum III negabat pluraliter dici debere [229].

e """lì "�"�· Su questo e sul frammento 5 e sulle questioni che ad essi si riconnettono cfr. V. Pisani, Casus interrogandi, in Hommages à L. Hermann, coll. Latomus XLIV, 1 960, p. 624 sgg. - 4. Cfr. § 3 19. - 5. Probabilmente la regola si basa sul precetto di Lucilio A 50, 4; essa mostra che mei gen. poteva avere anche pronunzia monosillabica, e conferma tale pronunzia pel dat . ; cfr. § 382. - 6 . Cfr. § 3 5 0 ; s i vede chiaramente l o sforzo d i regolare l a IV decl. in analogia colla III. A 54. Alcuni frammenti del grande grammatico ed erudito Varrone, del quale possediamo buona parte dei libri V-X del de lingua Latina. - l. Nel fr. di Ennio 1'-s di Quintus va eliso. - 2. Nella letteratura si trovano esempi di uso tanto del sing. quanto del plur. ; cfr. ted. das Haar sg. ' i capelli ' , ' la

GRAMMATICI - A 54

91

3. Charis. 1 10 K. dies communis generis est . . . Varro autem distinxit ut masculino genere unius diei cursum significaret, feminino autem temporis spatium; quod nemo seruauit [249]. 4. Diom. 439 K. Latinitas est incorrupte loquendi obseruatio secundum Romanam linguam. constat autem, ut adserit Varro, his quattuor, natura analogia consuetudine auctoritate [268]· 5. Vel. Long. 72 K. deliTus placet Varroni, non delerus ; non enim ut quidam existimant a Graeco tracta uox est 7tat;poc "ò À'lJ p <.�v, sed est Latine sulco . . . . placet etiam ut Delmatiam quoque, non Dalmatiam pronuntiemus, quoniam a Delmino maxima civitate tractum nomen existimatur. ferias etiam, non fe1·eas, quoniam apud antiquos fesiae, non feseae dictae sunt. item arispex ab ariuga , quae esset hostia, non aruspex [275]. capigliatura '. - 3. Tentativo di distinguere i generi a scopi lessicali (come it. i frutti e le fr·utta ecc.). - 5. La forma delerus combattuta da V. ha la pronuncia e dell'antico ei conservatasi nel lt. rustico § 21 (lira da *leisa per *loisa, § 20, cfr. ablg. lecha ' 7tpcmtoc ' e aated. wagan-leisa ' solco lasciato da un carro ' ) e biasimata nell'Appendix Probi (B 238, 1 16). - La forma Òe:ÀfJ.�XTL�X D.e:ÀfJ.�XTe:'ì.'ç ecc. è frequente presso gli scrittori greci accanto a Ò�XÀ-, e V. ha ragione di scorgervi la stessa radice che in Delminium gr. Òe:Àfl(vtov e ÒÉÀfJ.tov (b.. ocÀ- Suida): forse Ò�XÀ- Dal- è dovuto ad assimilazione § 148 a. -

ferea è forma dialettale come fileai cfr. ad .A 24. - Quanto ad arispex, qui ve­ diamo il tentativo di giustificare una pronunzia di haruspex, testimoniata anche altrove, con una presunta etimologia cui è dovuta anche l'omissione dell'h iniziale. La notizia serve comunque a suggerirei che si ha da scrivere (h)ariuga, non (h)aruiga, come si legge spesso nei mss . ; a ciò induce anche l'altro raffronto che ne fa V. stesso L. L. V 98 con aries: quanto all'etimo di ariuga è difficile pronunziarsi; e il confronto con ari-es, per sé possibile, è compromesso dalla oscurità del rimanente -uga ( l). Haruspex (cfr. exti-spex, au-spex § 412; v. anche .A 34) è composto di un *haro- ' intestini ' da *ghar-, cfr. anord. gorn lit. zdrna alb. zorre, tutti ' intestini , e da *ghiir-na, gr. ( l ) .Anche il significato è discusso : Varrone << haec sunt quorum in sacri­ ficiis exta in olla, non in ueru coquuntur . . . in hostiis eam dicunt ariugam quae cornua habeat >>. P.F. p . 100 M. 221 L . : « Hariuga dicebatur hostia cuius adhaerentia inspiciebantur exta >> ( in tal caso sarebbe composto di *haro- e *iug - : iungo).

92

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A

55. CICERONE

(i numeri dei frammenti come per 49).

sciat etiam [i. e . grammaticus] Ciceroni pla­ cuisse aiio Maiiamque geminata i scribere [3]. 2. Quint. I 7, 20 seg. quid quod Ciceronis temporibus pau­ lumque infra, fere quotiens 8 littera media uocalium longarum uel subiecta longis esset, geminabatur, ut caU88ae, ca88U8, diui88ione8 ? quomodo et ipsum et Vergilium quoque scripsisse manus eorum docent. atqui paulum superiores etiam illud, quod nos gemina 8 dicimus iu88i, una dixerunt [3a]. l . Quint. I 4, 1 1 .

A

56. Varii.

:Marius Victorinus, 8 K. l . erit itaque in principio dicendum quemadmodum antiqui scripserint . . . . consonantes litteras non geminabant, ut in his : Annius Lucullus Marcellus Memmius et ceteris his similibus, sed supra litteram quam geminari oportebat Sicilicum ponebant, cuius figura haec est , idque erat signum geminandi, sicut apparet in multis adhuc ueteribus ita scriptis libris. 2. iidem uoces quae pressiore sono eduntur, au8tt8 ca1t8a ftt8U8 odio8U8 per duo 8 scribebant : au88U8. 3. iuxta autem non ponebant cm : inde nec Alcmenwm dicebant nec Tecme8am sed Alcumenam <et Tecttme8am> ; inde Alcumeo et Alcumena <et Tecumesa> tragoediae, donec I u l i u s C a e s a r qui Vopiscus et S t r a b o et Sesquiculus dictus est primus Tecme8a inscripsit tragoediam suam et in scaena pronuntiari iussit [Funaioli p . 1 26. Seguono i passi relativi ad Accio, qui sopra A 49, 25 ; '

xop-3�, scr. hir- ii ' vena ' da *fìh?; ·ii; *haro- ha dato haru- avanti due con­ sonanti nel composto antico (§ 44), hari- secondo la norma solita pei primi membri di composto (§ 405). Hariolus sembra diminutivo di un *harios osservatore degl'intestini ', da *haro- suppergiù come iecuniinus da iecur (§ 1 9 1 ) a indicare il sacrifìcatore che osservava il fegato. '

A 55. Cicerone. l. Cfr. § 30. - 2. § 79. Naturalmente la notizia ag­ giunta da Quintiliano circa iussi si riferisce solo alla grafia, per cui cfr. § 4. -

A 56. l. Cfr. § 4 e Fest. Solitaurilia ad A 40 V. - 2. Cfr. A 55, 2 e § 7 9 . 3 . Cfr. § 4 1 e il detto ad A 35. C. Caesar Vopiscus Strabo fu edile curule nel 90 a. C . ; su di lui e sul soprannome Sesquiculus vedi E. Bickel in Rh. -

GRAMMATICI - A 55-58

93

4. C n . P o m p e i u s M a g n u s et scribebat et dicebat kadamitatem pro calamitate. 5. N i g i d i u s F i g u l u s in commentariis suis nec k posuit nec q nec x [19] ; idem h non esse litteram, sed notam adspirationis tradidit [20]. L i c i n i u s C a l v u s q littera non est usus. 6. consultum senati ipse serip sit et ad C. Caesarem senatus consultum. 7. idem optimus maximus scripsit, non ut nos per u litteram. 8. D i v u s A u g u s t u s genitiuo casu huius domos meae per o, non per u litteram scripsit. 9. M e s s a l l a , B r u t u s , A g r i p p a pro sumus, simus. 26; 24; indi]

10. Euandrus Maro [Aen. VIII 100 etc.] quod, ut inquit A u r e l i u s O p i l l i u s , Graeca nomina o :; syl­ laba finita Latine us <debent> terminari. Charis. p. 128 K.

b ) Notizie. A 57. Vel. Long. 77 K. mium et commircùtm quoque per i :antiquis relinquamus apud quos aeque et Mircurius per i dicebatur, quod mirandarum rerum esset inuentor, ut Varro dicit ; item miis per i, non meis per e, ut Terentius (Heautont. 699 ) . A 58. Fest. p . 273 M. 375 L. rederguisse per e litteram Scipio .Afri­ canus Pauli filius dicitur enuntiasse, ut idem etiam pertisum ; cuius meminit Lucilius cum ait [963 M.]. Mus. C, 1957, p. l sgg. - 4. La pronunzia di Pompeo è dovuta a una falsa etimologia che riportava calamitas a cadere, ma determinata anche da opposizione al significato che per un'altra falsa etimologia andava assumendo

calamitas, in quanto questa parola ( da riconnettere con cla-d-es: ala, la da § 67), il cui significato originario ' disgrazia ' viene mostrato da ùn-columis ( < *en-calamis §§ 42. 14), riaccostata a calamus finiva col designare un ma­

]iJ

lanno relativo al raccolto . Pel k - iniziale cfr. § 3. - 5. Cfr. §§ 3 . 95. 6. Cfr. § 352. - 7. Cfr. § 42. - 8. Cfr. § 352. - 9. Cfr. § 552. - 10. Cfr. § 329. A 57. Cfr. § 13 Nota; qui Varrone (cfr. A 54, 5) parte da una forma vol­ gare per derivare Mircurius da mir-andus ( ! ) . Per meis miis cfr. ad A lO� l . A 58. Cfr. § § 44. 45. 46: l'Africano Minore applicava dunque rigorosa­ mente le norme d'indebolimento, anche contro l'uso. - Il cod. di Festo ha redarguisse, che vien mostrato erroneo dalle parole seguenti.

94

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

quo facetior uideare et scire plus quam ceteri, pertisum hominem non pertaesum dicere . . . cfr. Cic. Or. XLVIII 1 5 9 : quid in uerbis iunctis quam scite insi­ pientem non insapientem, iniquum non inaequum, tricipitem non tricapitem, concis1tm non concaesum � Ex quo quidam pertisum etiam uolunt, quod eadem consuetudo non probauit. A 59. Quint. I 7, 25. quid dicam uortices et uorsus ceteraque in eundem modum, quae primus Scipio Mricanus in e litteram secundam uertisse dicitur � A 60. l. Varro de L. L. VII 96. obsc(a)enum dictum ab sc(a)ena; eam ut Graeci Accius scribit scena(m). in pluribus uerbis a ante e alii ponunt, alii non, ut quod partim dicunt <scaeptrum, partim> sceptrurn, alii Plauti Faeneratricem alii Feneratricem; sic faeni­ sicia ac fenisicia, ac rustici . . . (segue A 50, 7 ) . - 2. Id. V 9 7 : ircus quod Sabini fircus ; quod illic fedus, in Latio rure edus ; qui in Urbe ut in multis, a addito, aedus. A 59. Cfr. § 1 6 . A 60. È, insieme con A 50, 7, i l passo i n cui Varrone parla dell'alter­ nanza fra ae ed é in alcune parole: come si avverte nel § 1 9 , si tratta di due diversi fenomeni, la pronunzia rustica é di ae (in Mésium prétor fédus édus ) e quella a e d i un é originario in parole tolte a prestito, per una reazione puristica, in un primo tempo grafica, al fenomeno rustico. Il primo caso va scorto in Maesius Mésius (l'ai originario è ricavabile anche dalla notizia di P.F. p. 1 36 M. 259 L . : « Maesius lingua Osca mensis Maiius >>, cfr. § 82; • evidentemente l'o. maisio- significava in origine ' maior ' o simili, tanto -· il ' vecchio ' perciò quanto ' il mese maggiore ' rispetto alla crescita delle biade; mais-io- è derivato da o. mais ' magis ' ), prétor da *prai-itor, fédus

(§ 105) édus da *ghaidos = gt. gaits; il secondo in scaeptrum e scaena < crx'ìjn:-rpov crx'Yiv�. Più difficile è la questione di faeneratr'icem e faenisiciajfé· · Fénerator e fénus, malgrado siano scritti spesso con ae tanto nei mss. che nelle iscrizioni, hanno sicuramente un antico é secondo l'ottima etimologia proposta da Varrone de Serm. Lat. lib. I I I ap. Gell. XVI 12, ,7: << fénus . . . ........ ..... --�........... """ ,,.. � � l a fétura quadam pecuniae parientis atque increscentis. Idcirco et M. Ca�--�,__ tonem et ceteros aetatis eius sine a littera pronuntiasse tradit ( Varro) sicuti "' fétus ipse et fécunditas appellata7Cfr. ·anche P.F. p. 86 M. 203 L . : « Fénus et féneratorés et lex de eredita pecunia fénebris ( < *fénes-ri- § 88) a fétu dieta, quod crediti nummi alios pariant, ut apud Graecos eadem res -r6xoç dieta »; cfr. anche il nostro frutto ' interesse del capitale ' . E p. 94 M. 2 1 3 L . : ��

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GRAMMATICI - A 59-63

9&

A 6 1 . Fest. p . 182 M. 298 L. orata genus piscis appellatur a co­ lore auri, quod rustici orum dicebant, ut auriculas o1·iculas. A 62. Cic. Or. XLVIII 159. indoctus dicimus breui prima littera, insanus producta, inhumanus breui, infelix longa. Cfr. Quint. I 7 , 29. consules exempta n littera legimus. A 63. l. Varro fr. 280a. Varroni placet r litteram, si primo loco ponatur, non aspirari. ' lector ' enim ' ipse ' inquit ' intelligere debet Rodum tamen etsi h non habet, Rhodum esse, retorem rhe­ torem ' ; 280d . Graccus et ortus sine aspiratione dici debere Varro ait ; 280". pulchrum Varro aspirari debere negat, ne duabus con­ sonantibus media intercedat aspiratio. - 2. Cic. Or. XLVIII 1 60 t quin ego ipse, curo scirem ita maiores loeutos esse ut nusquam nisi in uocali aspiratione uterentur, loquebar sic ut pulcros Oetegos triumpos Kartaginem dieerem ; aliquando, idque sero, convicio aurium quum extorta mihi ueritas esset, usum loquendi << Fénus appellatnr naturalis terrae fétus; ob quam causam et nummorum fetus fénus est uocatum et de ea re leges fénebrés >>. L' ae si può spiegare come dovuto a un etimo proposto, secondo Gellio loc. cit., da Cloatius Verus << in libris, quos inscripsit Verborum a Graecis tractorum >> (così errare sa­ rebbe per C . V. da �ppe:w, alucinari da &Me:�v, fascinum da �&mw:vov) : << Sed in libro quarto, Faenerator, inquit, appellatus est quasi
tent humanitatis et commodi esse uideantnr inopibus nummos desideran­ tibus; idque dixisse ait Hypsicratem quempiam grammaticum . . . >>. Giusta­ mente soggiunge Gellio che << nil potest dici insulsius >> . Si può anche pensare, e a me pare più probabile, che su fénus inteso come ' frutto ' abbia avuto influsso l'ae che spesso, oltre oe, si alterna coll'ii di fénum. Qui il vocalismo originario può essere oe; il frane. foin risale a fénum ma l'it. fièno presuppone oe od ae (§ 72 c) e qui probabilmente abbiamo le continuazioni di una forma rustica con é e di una urbana col dittongo. L'origine di foenum è probabil­ mente un *khoino- ( con f- per h- § 105 e cfr. A 66 in parola designante con­ cetto campagnolo) che ritorna nei sinonimi lit. sienas ablg. s eno e, con 8 mobile ( cfr. ad A 47, 39), in gr. a-xoivo<; ' giunco ' ; una forma senza aspi ­ razione par essere il gr. xow&· x6p-ro<; Hes. A 61. Cfr. § 22. A 62. Cfr. §§ 24. 50.

A 63. Cfr. § 74 e ad A 37, 2; per 3 cfr. anche § 95. - 3 . D al modo di esprimersi di Gellio ( inserebant . . . ueteres) e dai suoi esempi, si ricava che

'9 6

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

populo concessi, scientiam mihi reseruaui. Orciuios tamen et Matones Otones Gaepiones sepulcra coronas lacrimas dicimus, quia per aurium iudicium licet. - 3. Gell. II 3. h litteram, siue illam spiritum magis quam litteram dici oportet, inserebant eam ueteres nostri plerisque uocibus uerborum firmandis ro­ borandisque, ut sonus earum esset uiridior uegetiorque; atque id uidentur fecisse studio et exemplo linguac Atticae. satis enim notum est, Atticos tx&uv et tmtov et multa itidem alia, contra morem gentium Greciae ceterarum, inspirantis primae litterae dixisse. sic lachrumas, sic sepulchrum, sic ahenum, sic uehemens, sic incohare, sic helluari, sic halucinari, sic honera, sic honustnm dixerunt. in his enim uerbis omnibus litterae seu spiritus istius nulla ratio uisa est, nisi ut firmitas et uigor uocis, quasi quibusdam neruis additis , intenderetur. sed quo­ niam aheni quoque exemplo usi sumus, uenit nobis in memoriam Fidum Optatum, multi nominis Romae grammaticum, osten­ disse mihi librum Aeneidos secundum mirandae uetustatis , emptum in Sigillariis x x aureis, quem ipsius Vergili fuisse credebat ; in quo duo isti uersus cum ita scripti forent, Vesti­ bulum ante ipsum primoque in limine Pyrrt�s Exsultat telis et luce coruscus aena (II 469 s.), additam supra uidimus h litteram et ahena factum. sic in illo quoque Vergilii uersu in optimis libris scriptum inuenimus : A nt foliis undam tepidi despumat aeni ( G. I 296) . al tempo d i questo scrittore ( I l sec. d. C . ) l' h era ovunque ammutolita. !x.&Uç è un caso di assimilazione (§ 1 48 ) dell'iniziale all'aspirata nella sillaba seguente, frequente in attico ( �xw ecc . ) . D elle parole con h- addotte d a G . , helluiiri, helluo potrebbero essere d a *ghelu- con geminazione intensiva dell'l e contenere il grado normale ri­ spetto al grado O *ghlu- di gluttus con analoga geminazione di t (per gZ­ da ghZ-, § 9 8 ) . Invece aluciniir'i ha più probabilmente aspirazione secondaria se è formazione scherzosa, secondo uiiticiniir'i, da *alus = lit. alùs ' birra ' ecc., non altrimenti testimoniato in lt. ma conservato nel derivato alica ' liquido fermentato, birra ' e in alu-cita ' moscerino ', propriam. ' richiamato dalla birra ' . Infine onus è sicuramente privo di aspirazione ( = scr. dnas) , ma la scrittura con h- testimoniata da G. può essere addotta a favore dell'etimo­ logia che riguarda honos (§ 251 ) come il rose. di onus (cfr. it. carica, fr. charge ;

97

GRAMMATICI - A 64-66

A 64. Priscian. I 35 H. antiquissimi uero pro ad frequentissime ar ponebant : aruenas aruentores aruocatos arfines aruolare arfari dicentes pro aduenas etc. - Varro de L. L. VI 4. meridies ab eo quod medius dies ; d antiqui, non r in hoc dicebant, ut Praeneste incisum in solario uidi. A 65. l. Varro de L. L. VII 49. perduelles dicuntur hostes ; ut perfecit, sic perdttellum; et duellnm, id postea bellnm; ab eadem causa facta Dnellona Bellona. - 2. P.F. p. 66 seg. M. 1 7 6 L. dnis duas habet significationes : et pro i3[c; ponebatur et pro dederis. - duidens hostia bidens. - duellttm bellum, uidelicet quod duabus partibus de uictoria contendentibus dimicatur. inde et p erduellio, qui pertinaciter retinet bellum. dnomtm bonum. - 3. Hieron. adu. Iouin. I 46: Duilius qui primus Romae nauali certamine triumphauit Biliam uirginem duxit uxorem. -

A 66. l. Soru. ad Aen. VII 695. Faliscos Halaesus condidit . hi autem immutato h in f Falisci clicti sunt, sicut febris dicitur Jwnos indica anzitutto la carica pubblica}: in ho1�os l'aspirazione si sarebbe affermata per il senso di << eleganza >> dato dall'aspirazione, di origine dotta ( cfr. anche le prime parole di Gellio), e anche per distinguere meglio questa parola da onus. Cfr. ad A 3 1 , 45. In Sigillariis, cioè alla fiera dei Sigillaria, 2 1 -22 dic. , cfr. Schol. Iuven. VI 153: " Romae in porticu Traianarum thermarum tem­ pore Saturnaliorum Sigillaria sunt. Tunc mercatores casas de linteis faciunt " · A 64. Cfr. § 108. Una reazione al passaggio volgare di d in r è ciiduceurn ( -s) dal gr. dor. xipGxsLov ( att. X'l] -, derivato di x'ijpu�). A 65. Cfr. § 88. l. I l passo di Varrone è probabilmente corrotto: -

A . Spengel proponeva di emendare << sic perduellis a per et duellurn >> . 2. Per duis > bis cfr. § 392; per duis ' dederis ' § 559. L'etimo di duellurn -

dato da P.F. è senza valore; vien fatto di pensare al scr. avéf!i ' egli odia ' , dvéfaS- odio, inimicizia ' ; ma d a u n *dyeis-lo- ben difficile è ricavare 3. Se Bilia ha, come sembra, il nome del marito o apparte­ lt . duello- ! neva alla stessa gens, il B- iniziale corrisponde al Du- di Duilius e ci forni­ '

-

rebbe una data pel passaggio fonetico: Duilio fu console nel 260 a. C. Note­ vole il fatto che la moglie abbia il nome nella nuova forma, mentre il marito, nella sua qualità di uomo di stato, conservava la vecchia forma, almeno nella scrittura. Cfr. la grafia di Pap'isius in A 67, 5. Quanto alla forma Belios , Bellios cfr. ad A 76 IV, 15.

A 66. Cfr. § 105. - l. Servio deriva il nome dei Falis-c'i (formato appa­ rentemente come O[p]s-c'i Etrus-c'i Vols-ci Herni-c'i ecc.) da quello dell'eroe 7

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V.

PISANI, Testi latini arcaici e volgari.

98

TESTI LATI:-
quae ante hebris dicebatur, Formiae quae Hormiae fuerant thtò -rijc; opp:Yjc;; nam posteritas in multis nominibus f pro h posuit. 2. P.F. p. 84 M. 200 L. faedum antiqui dicebant pro haedo, folus pro holere, fostim pro hoste, fostiam pro hostia. 103 M. 225 L . h1tnula parua delubra, quasi fanula. 102 M . 224 L . horctum et forctum pro bono dicebant. E cfr. id. 83 M. 200 L. fordicidis boues fordae� id est grauidae, immolabantur, dictae a fetu con 102 M. 225 L. horda praegnans , unde dies , quo grauidae hostiae immola­ bantur, hordicidia.

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l. Varro de L. L. VII 26 sg. Gasmen1trum priscum uocabu­ lum ita natum ac scriptum est ; alibi Garmenac ab cadem ori­ gine sunt dcclinatae. in multis uerbis in quo antiqui dicebant s, postea dieunt r (segue il passo riportato in A 39, l . Quindi : ) quare e Gasmena Garmcna, <e> Gm·mcna r extrito Gamcna factum. 2. Id., frammento 128. aras primum asas dictas, quod esset ne­ cessarium a sacrificantibus eas teneri, ansis autem teneri solere uasa quis dubitet ? commutatione ergo litterarum aras dici coeptas, ut Valesios et Fusios dictos prim; mmc Vc�lerios et A 67.

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eponimo Halaes-us. Formiae è probabilmente denominato dalle fonti calde, quindi da formus § 106; Hormiae è perciò secondario con h- da f-, seppure non inventato a spiegare Formiae colla stolida etimologia: si noti però Plinio n. h. I I I 9: << Oppidum Formiae, Hormiae dictum, ut existimauere >> . 2. Per faedus cfr. fedus di Varro A 60, 2; per hostis cfr. ad A 41 XIV. La forma fostia ci dà forse il mezzo di spiegare l'ancora inesplicato hostia: originariam . aggettivo da *fosti- per *dhJ!:os-ti- ' affumicamento ' o simile atto purificatorio, colla radice che abbiamo in februum ' mezzo di pnrifica­ zione ' se deriv. da *dh1�:es-ro- (§ 88) ' che affumica ' e come gr. &ùw &ucrla ecc. col significato più antico di ' far fumare ' ; la rad. *dhyes- ritorna in -

lit. dvesiù respiro ' ecc., ed è in fondo la stessa di M w. - fiJJnum (e quindi fànula, hiinula) ha antico f·, derivando da *fasno- in apofonia (afe §§ 56. 70) col fes- di feriae ( << ferias antiqui fesias uocabant >> P.F. p. 86 M. 203 L.} e jes-t1ts, cfr. umbro fesnaf-e ' in fanum ', o. f i i s n a m (i i da e) ace. ' fanum ' . Infine per forctus horctus con antico f· cfr. ad A 42, 1 34, 2. Forda ha la stessa radice di fer-6. A 67. Cfr. §§ 9 1 . 1 13 e il passo di P.F. citato ad A 46, 32. l . Cfr. ad 2. L'etimologia di iira è infantile, ma la forma iisa è confermata A 45, 7. '

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dall'osco a a s a s ' arae ', u. a s a m - a r ' ad aram ' ; contiene forse la rad .

GRAMlii A TICI

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A

67-68

99

Furios diei. - 3. Quiut. I 4, 1 3 . nam ut Valesii Fusii in Valerios Ftt t'ios que uenerunt , ita arbos labos 1tapos etiam et clamos ac lases, aw fuerunt . - 4. P.F. p. 1 5 M. 109 L. arbosem pro arbore antiqui dicebant, et robosem pro robore ; id. 23 M. 1 20 L. Aureliam

familiam ex Sabinis oriundam a Sole dictam putant, quod ei publice a populo Romano datus sit locus in quo sacra faceret Soli ; qui ex hoc A useli dicebantur ut Valesii Papisii pro e o quod est Valerii Papiri i. - 5. Cic. famil. IX 21, 2. sed tum Pa­ pisii dicebamini ; post hunc XIII fuerunt sella curuli ante L. Papirium Crassum, qui primum Papisius est uocari desitus . - 6. Pompon. dig. I 2, 2, 3 6 . idem Appius Claudius r litteram inuenit , ut pro Valesiis VaZerii essent et pro Fusiis Furii. A 68. Cic. Or. XLVII I 1 6 1 .

quin etiam, quod iam subru­ sticum uidetur olim autem politius, t'orum uerborum, quorum eaedem erant postremae dnae litterae quae sunt in optimus, postremam detrahebant nisi uocalis insequebatur. ita non erat ea offensio in uersibus quam nunc fugiunt poetae noui . ita enim loquebamur: ' qui est omnibu princeps ' , non omnibus princeps, et : ' uita illa dignu locoque ' , non dignus. *ÌÙ- di iire6, scr. asas ' cenere ' gr. !1�w ( = &cr-3w) ecc. - 3 -4. Cfr. § 342. Nel nome degli A1trelii < A uselioi abbiamo forse una derivazione dal­ l'etrusco usil ' sole ' ; che i Sabini dicessero *usel, è un'illazione del tutto infondata di qualche studioso : la parola sabina per ' sole ' è piuttosto sauel, ricavabile da Varrone L.L. V 68 che io così restituisco (v. Paideia XIV, 1959, p. 168 segg.) : " Sol a (sa)uel quod ita Sauini, uel (quod) solum f] �ÀLov. Kp'ij-rEç ita lucet " · *Siiuel (cfr. gr. �ÀLoç, horn. T,tì.wç, à(�EÀLov [� H es. da *siiyel-io-) è invero la forma antica onde sol. Cfr. anche zal sulla =

·

statuetta di Osimo LIA 6 4. - 5 e 6. Papirio fu dittatore nel 339, Appio Claudio censore nel 312, console nel 307 e nel 296; ciò significa che già alla metà del IV sec. il rotacismo di s stava prendendo il sopravvento e alla fine di esso era ormai cosa compiuta, sì che Appio Claudio poteva introdurre la scrittura di r, in luogo degli antichi s rotacizzati nella pronunzia, nella ortografia ufficiale ( questo il senso da dare all'inuenit di Pomponio ) . A 68. Cfr. § 12 8 . I versi citati sono d i Ennio (A. 6 7 : fluuius, qui est omnibus princeps) e di Lucilio (150 M. : uita illa dignus locoque). Aggiungi la notizia di Quintiliano IX 4, 3 8 : " Quae fuit causa et Seruio, ut dixit, subtrahendae S litterae, quotiens ultima esset aliaque consonante susciperetur, quod

1 00

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 69. l. Pomp. Comment. 287 K. myotacismus est quotiens inter duas uocales m positum exprimitur, ut si dicas hominem amicum, oratorem optimum. non enim uideris dicere hominem amicum, sed homine mamicum, quod est incongruum et inconsonans . . . bonam rationem dixit Melissus, quo modo uitandum est hoc uitium ne incurramus in aliud uitium, plerumque enim aut suspensione pronuntiatur aut exclusione : suspensione pro­ nuntiatur si dicas hominem amicum, interponas aliquid puta, oratorem optimum ; aut certe si uelis excludere, homine amicum, oratore optimum. 2 . Quint. IX 4, 40. atqui eadem illa littera [i. e. m] quoties ultima est et uocalem uerbi sequentis ita con­ tingit ut in eam transire possit, etiam si scribitur, tamen parum exprimitur, ut multum ille et quantum erat, adeo ut paene cuiusdam nouae litterae sonum reddat ; neque enim eximitur sed obscuratur et tantum in hoc aliqua inter duas uocales uelut nota est, ne ipsae coeant. 3. Vel. Long. 78 K. cum dico etiam nunc, quamuis per m scribam, nescio quomodo tamen exprimere non possum. Id. 80: nonnulli circa synaliphas quoque obseruandam talem scriptionem existimant, sicut Verrius Flaccus, ut ubicumque prima uox m littera finiretur, sequens a uocali inciperet, m non tota sed pars illius prior scriberetur, ut appareret exprimi non debere. - 4. Prisc. I 29 H. m obscurum in extremitate dictionum sonat. -

-

nihil ipsa neque aurae nec sonitus memor. Serv. : neque auras nec sonitus memor haec est antiqua lectio, namque apud maiores trahebatur interdum a Graeco genetiuus A 70.

l. Verg.

Aen. XI 80 1 :

reprehendit Luranius, Messalla defendit : naro neque Lucilium putat uti eadem ultima, curo dicit A eserninus fuit (fr. 149 M.) et dignus locoque, et Cicero in Oratore plures antiquorum tradit sic locutos " ·

A 69. Cfr. § 129 ed A 7 6 VII 23. l . Interponas aliquid, s'intende di una pausa. - 2. ut multum ille ( Verg. Aen. I 3): quindi leggendo i versi la finale si faceva sentire, seppure attenuata (non mult'ille ! ) . -

A 70. Cfr. § 3 1 9. - l. Servio riattacca una confusa trattazione del gen. in hi patres ·

-as, da lui ritenuto grecismo, ad una antica variante in Virgilio.

-

GRAMMATICI - A

69-72

101

singularis; hinc est et paterfamilias et materfamilias, quae duo tantum nomina remanserunt, nam nec huius auras dicimus nec huius custodias secundum Sallustium (fr. 58 Maurenbrecher), qui ait castella custodias thesaurorum: ita enim .Asper intellegit, licet alii custodias accusatiuum uelint. sane paterfamilias et materfamilias quando dicimus, familias indeclinabile est. si autem paterfamiliae dicere uolemus, iam non erit nomen, sed locutio, et familiae erit datiuus: nam pater mihi est dicimus. Terentius (Ad. 126 ) : natura tu illi pater es, consiliis ego. multi tamen uolunt in numero plurali nomen utrumque declinari, ut dicamus hi patresfamiliae, horum patrumfamiliarum. 2. Charis. 1 8 sg. K. dicunt quidam ueteres in prima declinatione solitos nomina genitiuo casu per as proferre, item datiuo per i, ueluti haec aula, huius aulas, huic aulai; etiam inde perse­ uerasse paterfamilias, item adhuc morem esse poetis in dativo casu ut aulai medio, Vergilius (Aen. III 354 ) ; terrai frugiferai Ennius in .Annalibus ( 489 V.). -

A 71. P . F . p . 86 M. 2 0 3 L. Fesceninoe uocabantur qui depellere fascinum credebantur. Fest. p . 205 M . 3 1 3 L. Pilumnoe poploe in Carmine Saliari Romani, uelut pilis uti assueti, nel quia praecipue pellant hostis. -

A 72. Cic. Or. XLVI 155 seg. nam pro deum atque hominum fidem, deorum aiunt . . . itaque idem poeta (Ennio) qui inusi­ tatius contraxerat : patris mei, meum factum pudet ( Scaen. 59 V.) pro meorum factorum ; et texitur : exitium examen rapit (Scaen. 66 V.) pro exitiorum, non dicit liberum ut plerique loquimur quum cupidos liberum aut in liberum loco dicimus, sed ut isti familiae, ecc . : pare un confuso ricordo del precetto di Sisenna A 51, 2 . 2. Carisio confonde gli antichi dativi in -ai coi genitivi in -iii quali i due citati. A 71. Cfr. § 328. L'etimologia di pilumnoe da pellere è fantastica ; quella che riattacca la parola con pilum presupporrebbe un *pilor ' lancio giavel­ lotti ' di I I I coniug. ( cfr. hastam piliins di I coniug. in Hostius ap. Serv .Aen. X I I 1 2 1 ) onde pilumnoe partic. pres. secondo § 207.

.

A 72. Cfr. § 328: mostra le incertezze di Cicerone e dei suoi contempo­ ranei fra l'antico -um e l'ormai usuale -éirum.

102

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

neque tu umquam in gremium extollas liberorum ex te genus (Scen. 299 V. ) at idem: namq'ue A esculapi liberorum ( Scen. 165 V. ) . - at ille alter (Pacuuius) in Chryse non solum : cives, antiqui amici rnaiorum meum (80 R . ) , quod erat usitatum, sed durius etiam : consilium socii, augurium ac extum inter­ pretes (81 R . ) , idemque pergit : postquam prodigium horriferum portentum pauor (82 R . ) , quae non sane sunt in omnibus neutris usitata. nec enim dixerim taro libenter armum iudiciurn, etsi est apud eumdem : nilne ad te de iudicio armum accidit ? (34 R . ) . 156. quam centttriam, ut censoriae tabulae loquuntur, fabrum et procum audeo dicere, non fabrorum et procorum. planeque dnorum uirorum ùtdicium aut trium uirorum capitalium aut decem ttirorum stlitt'btts iudicandis dico numquam. atqui dixit Accius : uideo sepulcra duo duorum corporum (655 R . ) ; idemque mulier una duum uirum (656 R . ) . quid uerum sit intelligo ; sed alias ita loquor ut concessum est, ut hoc uel proh deum dico uel p roh deontm, alias ut necesse est, quum trium uirum, non uirorum, quum sestertium nummum, non nummorum, quod in uolunt :

his consuetudo uaria non est.

A 73.

Gell. XIX 7, 4 segg. item notauimus quod ( Laeuius ) . . . .

silea silenta l oca di xit , et pulttcrulenta quodque magno impete pro impetu.

ab eo quod est

lenta

.

.

.

A 74. P.F. nis

pro

p. 47 l\L 1 5 1 L.

nobis, sam

pro

callim antiqui dicebant suam, im pro eum.

pro

et

pesti­

clam,

ut

-------- -----A 73. Cfr. § 336 per i nominativi pl. neutri: si tratta in Levio di arcaismi artificiosi. - i1npete è abl. di impes -tis, forma parallela a impetus -tus e derivata come questo dalla radice pet- di peto nell'antico senso di ' volare '. A 74. callim, da leggere calim, è avverbio accusativale (§ 4 1 7 ) da nn tema *cali- ' nascondiglio ' che va confrontato anzitutto col gr. xaÀ'- � ' nido ' ; da *k�-i- con grado O di -cifl-o I I I coniug. (solo in composizione: oc-culo § 42) e celo I coniug. (grado allungato) ; sempre col grado O è formato clam accus. di un *lcl-ii-, sostantivo collo stesso significato. La radice

torna in gt. hil-a ' nascondo ' ( = -celo), airl. celùn ' nascondo ' ; ad essa appartiene anche cella da *kel-nii o *lcel-sii. - Su 1�is cfr. ad A 39 I. - Su sam cfr. § 375 ed A 48, 101 n . ; su im § 370 ed A 41 XXI.

GRAl\lliiA TICI - A

73-76

103

A 75. Fest. p. 1 90 M . 304 L . ob 1ws sacro in quibusdam preca­ tionibus est pro uos obsecro ut sub uos placo pro supplico. Id. 309 1\1. 405 L . sub 1ws placo in preci bus fere cum Jicitur significat id quod supplico, ut in legibus transque dato et endoque plorato.

-

c)

Dai capitoli grammaticali di Quintiliano.

A 76. IV. 7. at grammatici saltem omnes in hanc descendunt rerum tenuitatem, desintne aliquae nobis necessariae litterae, non cum Graeca scribimus (tum enim ab isdem duas mu­ tuamur), sed proprie in Latinis : ut in his seruus et 1�ulgus 8 A.eolieum digammon desideratur, et medius eBt quidam u et i litterae sonus (non enim sic optimum dicimus ut opimum) et here neque e piane neque i auditur: an rursus aliae re- 9 dundent praeter illam <notam> adspirationis, quae si neces­ saria est, etiam contrariam sibi poscit, ut k, quae et ipsa quo­ rundam nominum nota est, et q, cuius similis effectu specieque, A 75. Cfr. § 458. Le due citazioni << in legibus >> si riferiscono alle Leggi delle XII tavole, ma non si conosce con esattezza da quale tavola siano tratte. A 76. I capita de grammatica (I 4-8) dell'Institutio oratoria sono la più antica rappresentazione organica di fonetica e morfologia latina che ci sia pervenuta. Ne scegliamo le parti più interessanti, basandoci sull'ed. Nie­ dermann ( 1947) . IV. 7 segg. Allude alle dispute fra grammatici per cui cfr. §§ 3-5 e di cui abbiamo trovato gli echi in A 49. 50. 56. - duas : y e z . 8. Aeol. dig. a indicare y. - et medius, ecc . : importante per la pronunzia del suono di cui al § 42. - here: si tratta della finale, cfr. Donat. ad Ter. Phorm. 36: -

<< Propter cognationem e et i litterarum non dubitauerunt antiqui et here et heri dicere, et mane et mani, et uespere et uesperi >> etc.; e Quint. stesso, più sotto, VII 4, 22. La oscillazione può esser quella fra e ed i di cui al § 21; o può anche darsi che Q. accenni all'alternarsi di -e sorto in here da heri per abbreviazione giambica col vecchio -t ( od -i § 581 ), § 28 ( cfr. anche P.F. p. 99 }L 220 L.: << Here, id est aduerbium temporis heri, dictum a graeco tx&éç >>, giusta comparazione, § 581 ) ; ma più probabile è ch'egli intenda di una incertezza nella pronunzia di i ed e finali, cioè del fenomeno volgare di § 139. - 3. contrariam sibi poscit: allusione alla pretesa di qualche grammatico che voleva imitare lo spirito lene dei Greci.

.quorundam nominum: K.

=

Kaeso ecc., § 3. - nostrarum ultima: :::.

104

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

nisi quod paulum a nostris obliquatur, coppa apud Graecos nunc tantum in numero manet, et nostrarum ultima, qua 10 tam carere potuimus, quam psi non quaerimus. atque etiam in ipsis uocalibus grammatici est videre, an aliquas pro con­ sonantibus usus acceperit, quia iam sicut etiam scribitur et uos ut tuos. at quae ut uocales iunguntur, aut unam longam faciunt, ut ueteres scripserunt, qui geminatione earum uelut apice utebantur, aut duas, nisi quis putat etiam ex tribus uocalibus syllabam fieri, si non aliqua officio consonantium 1 1 fungatur. quaeret hoc etiam, quomodo duabus demum uoca­ libus in se ipsas coeundi natura sit, consonantium nullis, nisi alteram frangat. at qui littera i sibi insidit ( coniicit enim est ab illo iacit) , et u, quomodo nunc scribitur uulgus et ser,uus. sciat etiam etc. i = A 55, l ) : quod si est, etiam iungetur ut consonans. 13 neque has modo nouerit mutationes, quas adferunt decli­ natio aut praepositio, ut secat secuit, cadit cecidit, caedit excidit, calcat exculcat (et fit a lauando lotus et inde rursus inlutus et mille alia) , sed et quae rectis quoque casibus aetate tran10. Distinzione fra i, y di iam, uos ed i, u di etiam, tuos. - ut uocales : senza cioè che una di esse rappresenti una consonante, come in iam, uos. ­ ut uetm·es scripserunt: allude alla riforma di Accio § 5. aut duas, come in etiam, tuos. - si non aliqua . . . fungatur, come p. es. in aiio (§ 30) o in Maiae -

che può presentare una sillaba costituita di 4 segni vocalici se scritto Ma-iiae. 11. Oppone i casi di contrazione di due vocali uguali in una lunga (§ 35) alla incompenetrabilità delle consonanti, salvo che di due una muti natura (p. es. ad-ripio > arr-, ad-sideo > ass- o ancor meglio misi per mit-si, casi evidenti anche per l'analisi sincronica degli antichi) , e rileva ii e yu in coniicit (§ 38) e nella scrittura 1M,tlgus seruus che ai tempi di Q . , come questo rileva, si era ormai affermata per uolgus seruos (§§ 15. 1 3 1 ) . Esaminate quindi le grafie aiio ecc., Q. conclude che in tali casi i si raddoppia nella sua qualità di consonante. 13. Cfr. §§ 42 segg., attribuiti alla declinatio (intesa nel senso generale di flessione) e alla composizione (lotus, § 22, non rientra propriam. nei casi contemplati da Q . ) . quae rectis quoque casibus etc.: Q. si riferisce a alter­ -

nanze come arbos arboris che egli attribuisce alla declinatio, e che si sono in seguito (aetate) diffuse anche al nom. sg.; ciò fa pensare che lases e asa

(A 67, 3)

siano aggiunte di altri al suo testo.

GRAMMATICI

-

A

76

1 05

sierunt. nam, etc. ( A 67, 3). atque haec ip sa s littera ab his nominibus exclusa in quibusdam ip sa alteri successit: nam mertare atque pultare dicebant. quin fordeum faedosque, pro adspiratione f ut simili littera utentes. nam contra Graeci adspirare f solent, ut pro Fundanio Oicero testem, qui primam eius litteram dicere non possit, inridet. sed b quoque in locum aliarum dedimus aliquando, unde Burrus et Bruges et balaenae. nec non eadem fecit ex duello bellum, unde Duelios quidam dicere Belios ausi. quid stlocum stlitesque � quid t litterae cum d quaedam cognatio � quare minus mirum, si uetustis operibus urbis nostrae et celebribus templis legantur Alexanter et Cas­ santra. quid o atque u permutata invicem � ut Hecoba et nutrix =

14. Cfr. Non. p . 1 3 8 M . : << 111ertaret mergeret. Accius Antenoridis ( 122 R.) : ' fortasse an sit quod hic nos mertaret metus ' >>, e P.F. p . 1 2 4 M. 2 5 1 L . : Mertat pro mersat dicebant >>; pultare si trova ancora in Pl. e Ter. Non si tratta però di sostituzione di t a s (in mersare, pulsare), bensì di antichi fre­ quentativi tratti (§ 444) dai ppp. *mertos e *pultos delle radici merg- pel-, non ancora sostituiti analogicamente (§ 2 3 1 ) da mersus e pulsus; un caso analogo è costituito da << Ommentans in Odyssea cum ait ( 9 L . ) ' in Pylum <<

deuenies aut ubi ommentans ' signi:ficat obmanens sed ea signi:ficatione qua saepe fieri dicitur ( cioè di frequentativo) >> Fest. p. 1 9 0 M. 304 L., che ci attesta un ppp. *mantos di maneo. Cfr. B 238, 57. - fordeum ecc. § 105. 15. Burn�s riproduce il gr. Iluppoç come buxus 7tu1;oç, il che accennerebbe a pronunzia più lene delle tenui greche rispetto alle romane. Ma Bruges per >; cfr. anche ad A 65, 3 . 1 6 . stlocum stlitesque: passati a locus, lites § 9 2 . - Alexanter Oassantra ritornano in iscrizioni di specchi o ciste: CIL. P 2, 553. D . 764. Mirqurios Alixentrom; P 2, 557. D . 765. Victoria Alixentros; P 2, 566. D . 775. Ali­ xentr[os] Ateleta Alsir Felena ( cfr. § 105) Oasenter ( = -tra). Le due ultime iscriz. sono da Preneste. Forse tr riproduce la pronunzia etrusca delle medie come tenui; potrebbe però anche pensarsi al mutamento di cui al § 1 02. Hecoba rappresenta forse un'antica forma di transizione fra ' Ex&�1J ed Hecuba. Oulcidis (gen.) è l'esito normale (§ 1 5 ) di gr. KoÀx(ç; Oolchis è tra-

14

15

l&

106

17

. 25

T E S T I LATINI ARCAICI E VOLGARI

Culcidis et Pulixena scriberentur, ac ne in Graecis id tantum notetur, dederont et probaueront. sic 'Oaucrcre:uc;, quem '0ÀucrcrÉe< fecerant Aeolis, ad Vlixem deductus est. quid � non e quoque i loco fuit : Menerua et leber et magester et Deioue Vietare, non Dioui Victori � scrutabitur ille praeceptor acer atque subtilis ongmes nomi­ num: quae ex habitu corporis Rufos Longosque fecerunt (ubi scrizione dotta. - Fulixena non sarà direttamente da IloÀu1;Év1J, ma rap ­ presenterà un IIouÀu1;Év'lJ analogo a IIouÀulì&:[Lcxç ecc. dederont probaueront: conservano l'antico -ont(i) > -t�nt § 1 3 L - La forma con l del nome di Ulisse è frequente anche su vasi attici: cfr_ il materiale presso Kretschmer, Die griech. Vaseninschrijten, 1 894, p. 1 46 seg. e, sulla maggiore antichità della forma con l, Kretschmer, in Glotta I I I , p. 331 segg. 17. Menerua anche in C IL. J2 2, 34. D . 1 78 : << Pl. Specios l l\Ieneruai donom l port. >> ; P 2, 365. D . 175: << Menerua (§ 3 1 8 ) sacru l [L]a(rs) Cotena, La. f., pretod (assimilazione § 1 48 b) de zenatuo (z scrittura etruschizzante per s) sententiad (§ 3 1 8) uootum (§ 5) l dedet, cuando datu rected (§ 422) -

l cuncaptu (§§ 15. 129) >>; J2 2, 447. D. 176: << Meneruai pocolom >>, ecc . ; torna come Menerva 1J1enrva i n iscrizioni etrusche, e d è l a forma più antica onde non è facile spiegare 31inerua; magester ha invece e nella seconda sillaba a indicare la pronunzia larga, avvicinantesi ad e, di i ( cfr. tempestatebos A 9 ) e d è u n preannunzio del fenomeno volgare § 72 b . Invece i n leber e nella finale di Deioue Victoré (§ 333) si ha da scorgere il fenomeno di § 2 1 : Deioue è probabilmente errore di tradizione per Dioue, cfr. Diouos A 20, Diouem A 23. aliquid secretius, cioè nomi tratti da parti­ 25. Origine di antroponimi. colarità meno evidenti. Sullae: Plut. Sulla 2, dice di S . : t 1; ·f,v.&z, y:Xp -rò -

zpU.&1J[LCX -rpcxxù xcxl crrroptXIì'l]'l XCXTCX[LSfL'YfLÉ'IO'I TrJ Àsux6-r'l)n' 7tpÒç O XCXÌ TOIJ'IO[LCX . Àzyoucr'v cxò-ri{'> ysvzcr.&cx, -r'ìjç xp6cxç srrl.&s-rov. La formazione è analoga a quella di lJ[essalla il soprannome che il console M. Valerius Maximus ottenne nel 263 a. C. per l'espugnazione di 1J1essiina; si può pensare che Sulla fosse così chiamato per la somiglianza della sua pelle con quella d'un porcello (sus) : per l'u breve, indicato dall'alternanza SullafSilla, cfr. ad A 76, 2 9 . - Burri: P . F . p. 3 1 l\L 130 L . : << Burrum dicebant antiq1ti quod nunc

dicimus rufum . - . pari modo rubens cibo ac potione ex prandio. burrus appellatur >>, dal gr. rrupp6ç, cfr. 15. Galbae: << galuus, XÀc.>pocrTpou.&lov, XÀrop 6ç >>, Gl. � Cfr. anche Suet. Galba 3, L - Flauti: P.F. p. 2 3 1 M. 336 L . : << Flauti appellantur canes quorum aures languidae sunt a c fiaccidae et -

latius uidentur patere >>, e p. 238 M. 344 L.: << (Flotos (cfr. § 22: qui feno­ meno umbro) uocant) Umbri pedibus planis (et latis. Hinc soleas qui)bus .utuntur in uenando (quo planius pedem ponant uo)cant semiplotia; et

GRAMMATICI - A

76

107

erit aliquid secretius Sttllae, Burri, Galbae, Plauti, Pansae, Scauri taliaque), et ex casu nascentium (hic Agrippa et Opiter et Cordus et Postumus erunt) et ex iis, quae post natos eue­ niunt, unde Vopiscus. iam Cottae, Scipiones, Laenates, Serani sunt ex uariis causis. gentes quoque ac loca e t alia multa reperias inter nominum causas. in seruis iam intercidit illud genus, quod ducebatur < · . . Maccius) poeta, quia Umber Sarsinas erat, a pedum planitia initio Plotus, postea Plautus dictus est >>. - P&nsae: così detti perché cammi­ navano a gambe larghe, pedibus pansis (cfr. Plin. n. h. XI 105). - Scauri: « cuius calces retrorsum abundantius eminent " ( Gl.). - Agrippa: Plin. n. h V I I I 45: << in pedes procidere nascentem contra naturam est, quo argu­ mento eos appellauere agrippas, ut aegre partos >> ; l'etimo di Pl. è erroneo, si tratta di forma ipocoristica (come gr. EléoÀÀoç per Ele:6-À-iiç ecc.) di *Agripes con *agroscr. dgram punta ' : ' chi appare con i piedi innanzi ' . - Opiter: P.F. p. 184 M. 300 L . : << Opiter est cuius pater auo uiuo mortuus est; ducto uocabulo aut quod obitu patris genitus est, aut quod auum ob patrem habeat, id est pro patre >> ; la spiegazione << ob patrem >> di Festo è sostanzialmente giusta, solo resta da vedere se in opiter, come in opimus ( : gr. rri[Le:À�, rr�-(f)o:p e probabilm. anche pinguis da *pim-g•-o-) abbiamo una preposizione *o- come in gr. 6-xénoo ecc., ovvero l'aplologia (§ 1 50) .di opi- in operio da *opi-Yterj_o: aperio da *apo-1f!erj_o. - Oordus: P.F. p . 65 M. 1 7 1 L.: « Corda frumenta quae sero maturescunt, ut fenum cordum >>. Ps.-Plac.: << Oordi agni qui post tempus nati sunt », cfr. anche Varro r. r. I I l , 1 9 ; forse d a *(s)kJ;do- = aated. scurz ' piccolo, breve ' . - Post�m11us § 205. - Vopiscus: Plin. n. h. VII 49: << Vopiscos appellabant a geminis qui retenti utero nascerentur, altero interempto abortu ": formazione analoga a quella di pr'is-cus. - Oottae: l'epigramma citato come << uetus epigramma >> nel­ l'Onomasticon del Perin: << Irasci faciles Cottas uultusque seueros Fama refert, .domui nomen et inde datum >> è probabilmente basato su una falsa etimologia operante con x6·roç; forse: gr. x6rro:, xo-r-r[ç testa ' , cfr. anche x6no:f3oç (pa­ rola mediterranea � ) . - Sc'ipiones = sc'ipio ' bastone ' . - Laenates : da laena, imprestito d::ol gr. XÀo:�vo:. - Serani: Q. pensava all'etimo che si ritrova in Plin. n. h. XVI I I 4: << serentem inuenerunt dati honores Seranum (C. Ati­ lium Regulum), unde cognomen >>, e a cui accenna Virgilio Aen. VI 845: << vel te sulco, Serane, serentem >>; ma la prosodia (Seranus) basta a esclu­ dere questa interpretazione: si trovano anche le grafie Serranus e Saranus. 26. Marcipor è da Marcipuer per consonantizzazione dell'u e passaggio del pue atono in puo, indi ( § 32) po. - casus . . . septimi: Q. scorge l'esistenza =

'

'

di uno strumentale, cfr. § 302.

26

108

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

a domino, unde Marcipores Publiporesque. quaerat etiam, sitne apud Graecos uis quaedam sexti casus et apud nos quoque septimi. nam cum dico hasta percussi, non utor ablatiui natura nec, si idem Graece dicam, datiui. V. 15. nam et dua et tre diuersorum generum sunt barbarismi, at dua pondo et tre pondo usque ad nostram aetatem ab omnibus dictum est, et recte dici Messala confi.rmat. 17 plus exigunt subtilitatis quae accidunt in dicendo uitia, quia exempla eorum tradì scripto non possunt, nisi cum in uersus inciderunt, ut diuisio Eu1·opai Asiai et ei contrarium uitium quod cruV<XL pe:cr�v et Èmcruv<XÀ�cp�v Graeci uocant, nos com­ plexionem dicimus, qualis est apud P. Varronem tum te fla18 granti deiectum fulmine Phaethon. nam si esset prosa oratio, easdem litteras enuntiare ueris syllabis licebat. praeterea quae fi.unt spatio, siue cum syllaba correpta producitur, ut Italiam fato profugus, seu longa corripitur, unius ob noxam et furias, extra carmen non deprendas, sed nec in carmine uitia 19 ducenda sunt. illa uero non nisi aure exiguntur, quae fi.unt, per sonos. quamquam per adspirationem, siue adicitur uitiose siue detrahitur, apud nos potest quaeri, an in scripto sit uitium, si h littera est, non nota. cuius quidem ratio mutata cum tem20 poribus est saepius. parcissime ea ueteres usi etiam in uocalibus, cum aedos ircosque dicebant. diu deinde reseruatum, ne conso­ nantibus adspirarent, ut in Graccis et triumpis. erupit breui tempore nimius usus, ut choronae, chenturiones, praechones adhuc quibusdam inscriptionibus maneant, qua de re Catulli 21 nobile epigramma est . inde durat ad nos usque uehementer V. 15. duapondo e trepondo sono probabilm. antichi composti, il primo ricavato da dupondium ma con un innovato ntr. dua-, il secondo con tre­ come tressis (§ 404); in seguito da duapondo si è fatto pondo dua. 17. Il gen. in -iii § 3 1 9 ; Phaeton è bisillabo in questo esametro di V., benché normalmente trisillabico (dal gr. !Xé&wv). - Italiam (Verg. Aen. I 2) ha l'iniziale allungata, secondo l'uso omerico, nell'arsi; iknius ( Verg. Aen. I 4 1 ) § 380: secondo Q. l'abbreviazione dell'i (§ 373) si riscontrerebbe solo in poesia. 19-21. §§ 95. 74. - Gatulli: c. 84. - mehe § 382.

GRAMMATICI - A

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flt comprehendere et mihi : nam mehe quoque pro me apud an­ tiquos tragoediarum praecipue scriptores in ueteribus libris inuenimus. adhuc difficilior obseruatio est per t e n o r e s ( quos quidem 22 ab antiquis dictos t o n o r e s comperi, uidelicet declinato a Graecis uerbo, qui "6'1ouç dicunt) uel a c c e n t u s , quas Graeci 7tp ocrcpÒ[IXc; uocant, cum acuta et grauis alia pro alia ponuntur, ut in hoc Camillus, si acuitur prima, aut graui s pro flexa, ut Céthegus (et hic prima acuta, nam sic media mu­ tatur), aut flexa pro graui, ut Apici circumducta sequenti, quam ex duabus syllabis i n unam cogentes et deinde flectentes dupliciter peccant. sed id saepius in Graecis nominibus accidit, 24 ut Atreus, quem nobis iuuenibus doctissimi senes acuta prima dicere solebant, ut necessario secunda grauis esset, item Ncrei Tereique. haec de accentibus tradita. 25 ceterum scio iam quosdam eruditos, nonnullos etiam gram­ maticos sic docere ac loqui, ut propter quaedam uocum discri­ mina uerbum interim acuto sono :finiant, ut in illis quae circltm 26 litora, circum piscosos scopulos, ne si grauem posuerint secundam, circus dici uideatur, non circuitus. itemque cum quale interro ­ gantes graui, comparantes acuto tenore concludunt, quod tamen in aduerbis fere solis ac pronominibus uindicant, in ceteris ueterem legem secuntur. mihi uidetur condicionem 27 mutare quod his locis uerba coniungimus. nam cum dico circum litora, tamquam unum enuntio dissimulata distinctione, itaque tamquam in una uoce una est acuta, quod idem accidit in illo 22. Cfr. § 7. Acuta indica qui sillaba accentata con vocale breve, flexa sillaba accentata con vocale lunga, grauis sillaba atona. - Cethegus ha l'e lungo. - Apici, cioè accentando l'ultima. - 24. Atreus Nerei Terei veni­ vano quindi dai vecchi, quando Q. era giovane, accentati alla latina sulla prima sillaba, mentre poi era invalsa l'accentazione greca sulla seconda

( 'A-rpeuç;, N11peuç;, T11peuç;).

25-27. Accenna a grammatici che volevano porre l'accento sulla finale

della preposizione circum per non confonderla coll'accus. di circus (da x(pxoç;); ma osserva giustamente che circum litora è pronunziato come una sola parola, con un solo accento (noi diremmo: circum è proclitica) come .ab oris (Verg. Aen. I l ) .

110 28

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

Troiae qui prim,us ab oris. euenit, ut metri quoque condicio mutet accentum: pecudes pictaeque uolucres. nam uolucres media

acuta legam, quia, etsi natura breuis, tamen positione longa est, ne faciat iambum, quem non recipit versus herous. sepa29 rata nero haec a praecepto nostro non reeedent, aut si consue­ tudo uicerit, uetus lex sermonis abolebitur. cuius difficilior apud Graeeos obseruatio est, quia plura illis loquendi generat quas ò�I)(Mx,ouc; uocant, et quod alias uitiosum, interim alias 30 reetum est. apud nos nero breuissima ratio. namque in om ni noce acuta intra numerum trium syllabarum cont.inetur, si ue eae sunt in nerbo solae siue ultimae, et in iis aut proxima ex­ tremae aut ab ea tertia. trium porro, de quibus loquor, media longa aut acuta aut fiexa erit, eodem loco breuis utique grauem habebit sonum, ideoque positam ante se, id est ab ultima ter31 tiam, acuet. est autem in omni noce utique acuta, sed numquam plus una nee unquam ultima, ideoque in dissyllabi s prior, prae­ terea numquam in eadem fiexa et acuta : itaque neutra cludet uocem Latinam. ea nero, quae sunt syllabae unius, erunt acuta aut fiexa, ne sit aliqua uox sine acuta. 42 . . . nos singularem ac pluralem habemus, Graeci et òu'�x6v. quamquam fuerunt qui nobis quoquc adieerent dualem scrip­ sere, legerc : quod euitandae asperitatis gratia mollitum estt ut apud ueteres, pro male mereris, male merere, ideoque quod uocant duale in ilio solo genere consistit, cum apud Graeeos et nerbi tota fere ratione et in nominibus deprendatur et sic 43 quoque rarissimus sit eius usus; apud nostrorum nero neminem haec obseruatio reperiatur, quin e contrario deuencre locos et conticuerc omnes et consedere duces aperte nos doceant nihil horum ad duos pertinere. dixere quoque, quamquam id An28 .Allungamento n e l v e r s o della seconda sillaba di 1tolUcres avanti: •

muta più liquida (§ 146); notevole che questo allungamento sposti l'ac· cento sulla penultima, il che prova che gli accenti venivano fatti sentire nella recita dei versi e dovevano coincidere cogli ictus.

30. Cfr. § 7 . - La media longa acuta dev'essere la sillaba consistente ùi vocale breve più due o tre consonanti, cioè la sillaba lunga per posizione. 42-44. Polemica contro ignoti grammatici che volevano restringere al

GRA�DiATICI - A

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Il l

tonius Rufus e x diuerso ponit exemplum, de pluribus patronis praeco pronuntìet. quid ? non Liuius circa initia statim primi libri ten nere, inquit, arcem Sabini et mox in aduersum Romani subiere ? sed quem potius ego quam M. Tullium sequar ? qui in Oratore non reprendo, inquit, ' scripsere ' : ' scripsernnt ' esse

44-

1terius sentio.

hoe amplius, ut institutum ordinem sequar, uerba aut La- 55 tina aut peregrina sunt. peregrina porro ex omnibus prope dixerim gcntibus ut homines, ut instituta etiam multa uenerunt. taceo dc Tuscis et Sabinis et Praenestinis quoque (nam ut 5 6 eorum sermone ntentem Vettium Lucilius insectatur, quem ad modum Pollio reprendit in Liuio Patauinitatem) : licet omnia Italica pro Romanis habeam. plurima Gallica eualuerunt 57 ut raecla ac pctorritum, quorum altero tamen Oicero, altero Horatius utitur. et mappam circo quoque usitatum nomen Poeni sibi uindicant, et gnrdos, quos pro stolidis accipit uulgus, ex Hispania duxisse originem andini . sed haec diuisio mea ad 58 Graecum sermonem praecipue pertinet, nam et maxima ex parte Romanus inde conuersus est et confessis quoque Graecis utimur uerbis, uhi nostra desunt, sicut illi a nobis nonnumquam mutuantur. inde illa quaestio exoritur, an ca,dem ratione per casm; duci externa qua nostra conueniat. ac si reperias gram- 59' ---·---

------

duale (numero inesistente nel lat. classico) le forme in -ere di I I I pl. pf., per Q. abbreviate da -eTunt. - 44. Liuius I 12, l . Cic. OT. 157 ( cfr. § 470) . 55 segg. Giusta divisione del lessico in parole ereditarie e imprestiti, e istituzione di un parallelismo fra questi e le importazioni di fatti culturali in genere. - 56. Parrebbe di qui che la patauinitas di Livio dovesse con­ sistere nell'impiego di certi vocaboli. - 57. meda o Teda è usato da Cic. pTo Mil. 28; petoTTitum da Hor. Sat. I 6, 1 04 ed Ep. II l, 192: la seconda parola è composto gallico di petoT da *quet'lf!OT- ' 4 ' e Tito- da *rto- ' ruota ' . - guTdus; qualunque sia la provenienza di questa parola, essa sembra di

origine ie., da un *gurdus = gr. �p01:Mç: quindi da una lingua che non labia­ lizzava le labiovelari (§ 1 09). - 58. Romanus (seTmo) : Q. ritiene dunque il latino derivazione in grandissima parte dal greco . 59 segg. Q. abborda la spinosa questione, già toccata ad es. da Cesare (A 52, IO), sul come rendere i npr. greci. Riprodurre per intero la forma è impossibile, perché i Greci non hanno ablativo. E cita adattamenti come'

1 12

TESTI LATINI

ARCAICI E VOLGARI

maticum ueterum amatorem, neget quidquam ex Latina ra­ tione mutandum, quia, cum sit apud nos casus ablatiuus, quem illi non habent, parum conueniat uno casu nostro, quinque 60 Graecis uti. quin etiam laudet uirtutem eorum, qui potentio­ rem facere linguam Latinam studebant nec alienis egere insti­ tutis fatebantur : inde Castorem media syllaba producta pronun­ tiarunt1 quia hoc omnibus nostris nominibus accidebat, quorum prima positio in easdem quas Castor litteras exit, et ut Pa­ laemo ac Telamo et Plato (nam sic eum Cicero quoque appellat) 61 dicerent retinuerunt, quia Latinum, quod o et n litteris fini­ retur, non reperiebant, ne in a quidem atque s litteras exire temere masculina Graeca nomina recto casu patiebantur, ideoque et apud Caelium legimus Pelia cincinnatus et apud Messalam bene fecit Enthia, et apud Ciceronem Hermagora, ne miremur, quod ab antiquorum plerisque Aenea ut Anchisa 6 2 sit dictum. nam si ut J�Iaecenas, Sufenas, Asprenas dicerentur, genetiuo casu non e littera, sed tis syllaba terminarentur. inde Olympo et tymnno acutam syllabam mediam dederunt, quia duabus longis sequentibus primam breuem acui noster sermo 63 non patitur. sic genetiuus Vlixi et Achilli fecit, sic alia plu­ rima. nunc recentiores instituerunt Graecis nominibus Graecas declinationes potius dare, quod tamen ipsum non semper fieri potest. mihi autem placet rationem Latinam sequi, quousque patitur decor. neque enim iam Calypsonem etc. ( = A 52, IO) ; sed 64 auctoritatem consuetudo superauit. in ceteris, quae poterunt utroque modo non indecenter e:fferri, qui Graecam figuram sequi malet, non Latine quidem, sed citra reprehensionem loquetur. Castorem da Castor ( secondo praetor -torem), e i nominativi in -o di temi

in -on- ( secondo sermo -onis) di contro a K&cr-ropa, llì.&-rwv; i nominativi in -a dei maschili di I decl. ( secondo scriba scribae), per sfuggire all'analogia che a un nom. sing. in -às avrebbe richiesto u!ì gen. in -àtis (come Maecenàs -àtis) di contro ad Atvdaç; similmente gli accenti Olympus tyrdnnus per la regola della penultima di contro ad "0ÀU fL7tOç -rùpavvoç ecc. ecc. Invece i recentiores si adeguano al modello greco ; mentre Q. è propenso per l'adat­ tamento al latino, salvo per forme come Calypsonem oramai uscite d'uso ,

in cui

«

auctoritatem consuetudo superauit >>. Cfr. §§ 3 2 1 . 329. 348 sg.

GRAMMATICI - A

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1 13

VI. 7. eadem in uerbis quoque ratio comparationis, ut si quis antiquos secutus feruere breui media syllaba dicat, depren­ datur uitiose loqui, quod omnia, quae e et o litteris fatendi modo terminantur, eadem, si in in:finitis e litteram media syl­ laba acceperunt, utique productam habent : prandeo pendeo spondeo, pranderc pendere spondere. At quae o solam habent, 8 dummodo per eandem litteram in infinito exeant, breuia :fiunt : lego dico curro, legere dicere currere, etiamsi est apud Lucilium fentit aqua et feruet : feruit nunc, feruet ad annum. sed pace 9 dicere hominis eruditissimi liceat : si feruit putat illi simile currit et legit, feruo dicet ut lego et curro, quod nobis inauditum est. ' sed non est haec nera comparatio, nam feruit est illi simile seruit ' . quam proportionem sequenti dicere necesse est feruire ut seruire. cum illud etiam accidat, ut quaedam pluraliter non dicantur, 25 quaedam contra singulari numero, quaedam casis careant, quaedam a primis statim positionibus tota mutentur, ut Ittp­ piter . . . . nam quid progenies genetiuo singulari, quid plurali 2 6 spes faciet � quo modo autem quire et urgere nel in praeterita patiendi modo uel in participia transibunt � quid de aliis dicam, 2 7 cum senatus senatuis senati an senatus faciat incertum sit � VII. 4. similiter putauerunt illa quoque seruanda discri · mina, ut ex praepositionem, si uerbum sequeretur specto, adiecta secundae syllabae s littera, si pecto, remota scriberemus. illa quoque seruata est a multis differentia, ut ad, cum esset 5 praepositio, d litteram, cum autem coniunctio, t acciperet, itemque cum, si tempus signi:ficaret, per quom, si comitem, per c V I . 7. Attesta l'antico feruere di I I I coniug., e lo respinge in quanto egli conosce solo feru.;o cui risponde l'infìn. feruere, pur citando da Lucilio feruit e (fut.) feruet. Il passo di Lucilio (357 M.) sostiene invece la I I I coniug.

per questo verbo. - Fatendi modus è l'indicativo . 26, Cfr. §§ 354. 357. - in praet. patiendi: nel pf. ecc. passivi, formati col ppp. - 27. Cfr. §§ 350. 352 e ad A 29,8. V I I . 5. Mostra che -d si era confuso con -t (§ 122), cum preposiz. con quum da quom (§ 130) congiunzione. 8

-

V. PISANI, Testi latini arcaici e volgari.

114

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGAlU

ac duas sequentis scriberetur. frigidiora his alia, ut quidquià c quartam haberet, ne interrogare bis uideremur, et quotidie� non cotidie, ut sit quot diebtts. uerum haec iam etiam inter ipsas ineptias euanuerunt. 7 quaeri solet in scribendo, praepositiones sonum, quem iunctae efficiunt an quem separatae, obseruare conueniat, ut cum dico optinuit (secundam enim b litteram ratio poscit, aures magis 8 audiunt p ) , et immunis illud nm, quod ueritas exigit, se9 quentis syllabae sono uictum m gemina commutatur. est et in diuidendiB uerbis obReruatio, mediam litteram consonantem priori an sequenti syllabae adiungas. haruspex enim, quia pars eius postcrior a spectando est, s litteram tertiae dabit, abste­ mius, quia ex abstinentia temeti compoRita uox est, primac relinquet. nam k quidem in nullis uerbis utendum puto nisi quae significat etiam ut sola ponatur. hoc eo non omisi , quod quidam eam, quotiens a sequatur, necessariam credunt, cum sit c littcra, quae ad omnis uocalis uim suam perferat. 14 semiuocalis non geminare diu fuit usitatissimi moris, atque e contrario usque ad Accium et ultra porrectas syllabas ge15 minis, ut dixi , uoca1ibus scripserunt. diutius durauit, ut e et i iungendis eadem ratione qua Graeci e� uterentur: ea casibus numerisque discreta est, ut Lucilius praecipit : ia,m ' puet·ei twnere ' : ' e ' postremttm facito atque ' i ' , 1tt pueri plures fiant, ac deinceps idem: mendaci Furique addes ' e ' cum dare furi 6

1 8 - 19

iusseri8. ae syllabam, etc. (

7. Cfr. § 8 1 .

-

=

A 50, 6) .

8. ueritas: l'etimologia, detta anche ueriloquium. Cfr. § 82.

9. Cfr. § 145. Abstemius è infatti composto di abs e di un *temo- onde è

fatto anche temetum vino temulentus. Si tratta beninteso di separazioni le : cfr. § 3; Q. trattiene questo segno solo in J[alendae e J[aeso, grafiche. cui vale a rappresentare come abbreviazione, v. sopra IV 9. 14-15. semiuocales sono per i grammatici latini (e per Q . : cfr. I 4, 6) le '

',

-

liquide, nasali e spiranti che essi distinguono dalle mutae, ambedue le cate­ gorie costituendo le consonantes. È strano che Q. si limiti a registrare la mancata geminazione delle semitwcales e non di tutte le consonantes (§ 4 ) ; per l e vocali cfr. § 5. Per << e e t i >> cfr. § § 5 . 2 1 , e a d A 50, 1 -5.

GRAMMATICI - A

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quid quod, etc. ( A 55 . 2) . iam optimus maximtts ut mediam 20-21 i litteram, quae ueteribus u fuerat, acciperent, Gai primum Caesaris in scriptione traditur factum. here mmc e littera ter- 22 minamus : at ueterum comicorum adhuc libris inuenio heri ad me uenit, quod idem in epistulis Augusti , quas sua manu scripsit aut emendauit, deprenditur. quid ? non Cato Censorius dicam 23 et faciam DICA:::;::j et FACIA� serip sit eundemque in ceteris, quae similiter cadunt, modum tenuit ? quod et ex ueteribus eius libris manifestum est et a Messala in libro de s littera positum. sibe et qnase scriptum in multorum libris est, sed an 2-! hoc uoluerint auctores nescio : T. Liuium ita his usum ex Pe­ diano comperi , qui et ipse eum sequebatur. haec nos i littera 25 finimus. quid dicam, etc. ( A 59) ? nostri praeceptores seruum 26 ceruttmque u et o litteris scripserunt, quia subiecta sibi uocalis in unum sonum coalescerc et confundi nequiret, nunc tt ge­ mina scribuntur ea ratione, quam reddidi : neutro sane modo uox, quam sentimus, efficitur, nec inutiliter Claudius Aeolicam illam ad hos usus litteram adiecerat. illud nunc melius, quod 2i cui tribus qua;;; praeposui litteris enotamus, in quo puoris nobis ad pingucm sane sonum qu et oi utebantur, tantum ut ab illo qtti distingueretur. quid quao scribuntur aliter quam enuntiantur ? nam et 28 Gains C littera significatur, quae inuersa mulierem declarat, =

=

21. Cfr. § 42 ed A 5 2, 16. - 22. Cfr. sopra IV 8 con nota. - 23. Cfr. § 129 ed A 69 : nei mss. DICAE FACIAE . - 24. Cfr. §§ 21. 382. Per quase cfr. §§ 27. 375. - Pediano: il grammatico patavino Q. Asconio Pediano, de l i sec. d. C. ( 3-88 � ). 26. Cfr. § 1 3 1 . e Q. stesso IV l l , cui allude colle parole << ea ratione quam reddidi >>. - Olaudius: cfr. § 2: il :::! di Claudio non è altro che il digamma f cui i grammatici chiamavano << eolico >> : Cl. dovette rovesciare il segno perché non venisse confuso coll' l latino. 27. Dunque nella puerizia di Q. il dativo del pronome interrogativo e rela­ tivo si scriveva quoi (§ 377) solo per distinguerlo graficamente dal nom. qui. 28. seg. C. e J . indicano Gaius e Gaia, On. indica Gnaeus; cioè a dire, come per K. (cfr. ad V I I 9), si è perpetuata nell'abbreviazione l'antica scrittura di quando non era stata distinta graficamente la gutturale sonora dalla sorda, cfr. § 3.

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29

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

quia tam Gaias esse uocitatas quam Gaios etiam ex nuptialibus sacris apparet. nec Gnaeus eam litteram in praenominis nota accipit, qua sonat, et columnam <m> et consules exempta n littera legimus, et Subura, cum tribus litteris notatur, c tertiam ostendit. 29. Accenna alle pronunzie colunna (un'assimilazione volgare, che ri­ torna nel nostro colonna) e ciisul (§ 50). - Quanto a Subura, Q. nota che questa parola viene abbreviata in Sue . : cfr. Fest. p . 309 M. 405 L . : << Su­ buram Verrius alio libro a pago Succusano dictam ait . . . indicioque esse quod adhuc ea tribus per c litteram, non b scribatur >>, e Varro L. L. V 48: << Subura Iunius scribit ab eo quod fuerit sub antiqua urbe . . . sed ego a

pago potius Succusano dictam puto Succusam, >. Ma la cosa è tutt'altro che sicura. Ipotesi per ipotesi, si può immaginare che SVC. stia per SVG. come C. per Gaius ecc. (ad 28), e Sug. rappresenti l'abbreviazione di una forma latina *Sugura corrispondente a quella sabina Subura con le solite continuazioni della labiovelare g" ( § 109) ; in lt. g e non v, perché l'elemento labiale della labiovelare sarebbe scomparso avanti ii, (§ 109) prima che g" divenisse fra vocali v. Forse da *su-g"ou-ra ( suffisso di § 208, cfr. § 210) ' luogo di pastura di porci e bovini ' derivato da un dvandva, come su-oue-taurUia (§ 400) ; per la breve di su- cfr. su-bulcus (con -bulcus cpuÀccx6ç, cfr. bU-bulcus e it. bifolco § 96 ( 1 )), con u per la stessa ragione che subus § 343; in tal caso *sugura conserverebbe la conti­ nuazione latina con g di *g"ou-. =

cpuÀccx6ç mostra che fulciii è denominativo di *ful(a)co­ ( l ) -bulcus come cpuMcrcroo da *qlUÀccx-joo lo è di cpuÀccx6<;; ma fulciii è partito dal senso ' sospitator , cpuÀ&crcroo da quello ' guardiano ' del sostantivo in questione. =

'

B.

-

TESTI VOLGARI

I. - ISCRIZIONI PARIE TARIE

B l. CIL. IV 1589. Aprodite issa

Dp. 2.

La massima parte di queste iscrizioni proviene da Pompei: Un paio è da Roma, e in tal caso viene nominato il luogo di rinvenimento. Si tratta di scritture effimere, non destinate a rimanere a lungo come quelle incise su pietra o su bronzo, ma dipinte o graffite sui muri interni o esterni di edifizi pubblici e privati, corrispondenti ai nostri manifesti e alle nostre scritte murali di vario genere, e come questi destinate alla propaganda elettorale, alla pubblicità o anche semplicemente a imbrattare le pareti con dichiarazioni amorose, sfoghi personali, oscenità o magari la semplice firma. Tale natura effimera fa sì che gli scriventi siano stati meno inceppati da regole ortografiche e scolastiche, e quindi nelle nostre iscrizioni i carat ­ teri della lingua quotidiana siano più liberamente espressi, a seconda benin ­ teso del grado di cultura di chi le tracciava. A questo vantaggio si aggiunge l'altro, che le iscrizioni provenienti da Pompei sono sicuramente databili come non posteriori al 79 d. C., anno in cui la città fu seppellita dalla cenere d�lla grande eruzione del Vesuvio; mentre non possono essere, nella loro .. grande maggioranza, anteriori di molto a tale epoca, dato il rapido processo .. di deterioramento o di distruzione (per rinnovo dell'intonaco o dell'imbiancatura, per sovrapposizione di nuove scritte ecc.) cui si:ffatto genere di iscrizioni è esposto: si noti infine che nel 63 d. C. la città era stata in buona parte distrutta da un terremoto e quindi molte case ricostruite dopo tale data. Una trattazione magistrale di queste iscrizioni è l'opera di V. Vaananen, Le latin vulgaire des inscriptions pompéiennes. N ouvelle édition revue et augmentée, Berlin 1959.

B l. .Aprodite è trascrizione, anche nella desinenza, del gr. 'Atppo3L't"1); pel p cfr. § l l9. - issa = ipsa con assimilazione di ps, cfr. it. essa; Suetonio Oct. 88 narra che Augusto avrebbe congedato un legato consolare che aveva scritto ixi per ipsi, il che si spiega col fatto che tanto x ( cfr. nugas

=

-ax

1 18

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 2. CIL. IV 148. Dp. 310. [Pa]ris isse, isse Paris Aug(ustiane ? ) ua(le) B 3. CIL. IV 1227 + 2995 + 6697 add. p. 202. 704. D p . Venimus hoc cupidi, multo magis ire cupimm;, ut liceat nostros uisere, Roma, Lares B 4.

14.

CIL. IV 5125. Dp. 22.

Phoebe beni [ .

. .]

B 5. CIL. VI 2979 1 . Dp. 436 (!<'oro Boario ). In his praedis l i nsula Sertoriana l bolo esse Aur. Cyriacetis filie meae cinacula n. VI, tabernas ) 5 n. XI et rcpossone subi­ scalire. l feliciter B 45. B 1 2 7 ecc.) quanto ps avevan dato in Italia ss già agl'inizi dell'era vol­ gare : a meno che questo legato non provenisse da regioni in cui ps possa aver dato es, in genovese cioè, provenzale, catalano e portoghese, cfr. prov. eis cat. eix da ipse. Quanto ad i (cioè I longa), esso indica pronunzia larga di i (§ 72 b), e tale indicazione pare riattaccarsi a quella in uso nell'alfabeto

osco epicorico già in uso a Pompei, che distingueva 1-· ( = �· in trascrizione i ) da i ( i). Per i cfr. anche B 6 , B 80 ( = 1), B 2 1 (i d a e ricaduto con =

i § 72 b), B 1 9 (forse per j ) ecc.

B 2. Angustiano, un gladiatore, lodato isse = ipse, cfr. B l . B

3.

come

un

altro Paride.

-

hoc per huc come illi5c ecc. § 425. - cupimus : cupire già Lucr., § 574.

B 4. beni, probabilm. ueni § 1 1 9 ; il passaggio b > v, attestato in altre iscrizioni pompeiane, p. es. Dp. 295 Berus Verus, Dp. 499 boco uoci5, Dp. 551 baliat = ualeat (§ 72 e), sempre in scritture inverse, serpeggia quindi in Pompei già nel I sec. d. C . ; si noti che Pompei era città semigreca, e questo accenna al fatto che il mutamento in lt. è imitazione di quello gr. di � che vien pronunziato v in parecchie località già prima dell'inizio del­ =

=

=

l'era volgare. Nello stesso tempo queste scritture provano che y, aveva già assunto la pronunzia spirante v, per cui cfr. B 67 bis. B 5. D onazione dipinta su muro, da Roma e probabilmente più recente delle iscrizioni pompeiane. - insula Sertoriana = -am -am § 139. - bolo = uoli5, cfr. B 4 e § 1 1 9. - Oyriacetis § 322. - filie = -ae § 72 c. - cinacula =

c e- § 72 b. - repossone

=

repositii5nem cfr. § 1 3 9 ; probabilmente si tratta

di *repossione per *repi5nsii5nem (§ 50) formato direttamente da repi5nere. = subscalarem; cfr. § 1 44, quindi rifatto da *iscàla = se- ; si noti lo scambio di suffisso ( cfr. -ili - ) .

- subiscalire

I S CRIZIONI PARIETARIE - B

B 6. CIL. I V 2 124. Dp. Neroi Oaesri Agusto B 7.

2-12

l i \)

92.

CIL. IV 2993 y add. p. 462. Dp. 90.

l::xT p tw

l Ou:xÀe:'m , l 0 [y ]oucrTW l N"f) p . cp-rJÀDm[ e: p]

B 8. CIL. IV 4100. Dp. 523. fullo l Oresces l coponi sal. B 9. CIL. IV 826. Dp. 1 8 1 . Popidium Rufum aed. l piscieapi fae[itc] B 10. CIL. IV 1 886 add. p . 465. Dp. 1 94 . . M. Holconio M. f. Rufo N. Ourtio Vibio Salasso quinq. B 11. CIL. IV 6902. Dp. 203. l duos l :fa ;>ios l mercates l rogamus B 12. CIL. IV 1 945. A. Titini Pricipis

Dp. 365.

B 6. Neroi Neri5ni con omissione grafica dell'n, come quella di -a­ in Gaesri con -i -1, cfr. ad B l . - Per Agusto cfr. § 72 c. =

=

B 7 . Augurio (jeliciter) a S. V. e Nerone. Lettere greche, ma testo latino. ­

Ou<XÀEvn; Ou avanti vocale è la più corrente trascrizione del v latino, sorta quando questo veniva ancora pronunziato y: in seguito diventa frequente la trascrizione con � (che in gr. aveva assunto la pronunzia v) a indicare la pronunzia spirante. - OyoucrTw par accennare alla pronunzia rustica i5 per au § 22. B 8. Gresces

=

-ens § 50 e cfr. B 46. - coponi

=

caupi5ni § 22. - sal.

=

.'Jalutem (dicit). B 9 . Manifesto elettorale ai pescatori perché eleggano edile P . R .

-

piscicapus composto tatpuru�a (§ 402) di tipo popolare e di formazione re­

cente (§ 398) ; cfr. § 4 1 3 . B

10.

Manifesto per l'elezione di quinqueuiri municipales. I tre nomi (sott.

rogamus o facite o sim. ) sono all'accusativo, hanno quindi -o per -um § 139. B 11. Altro manifesto elettorale. Mercates colla scomparsa forse non solo grafica di n anteconsonantico, che si constata anche nelle iscrizioni osche. Cfr. B 1 2 . 1 3 . 14. 15 a b. 60 ecc . : probabilmente la nasale era attenuata in tale

posizione, quantunque sia da rilevare una tendenza, diffusa in tutti i tempi nell'area mediterranea, a omettere la scrittura di nasale avanti consonante. B 12. Pricipis

=

Principis, cfr. B l l ecc.

120

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 13. CIL. IV 3948. Dp. 636. talia te fallant l utinam medacia, copo: l tu uedes acuam et l bibes ipse merum B 14. CIL. IV Oapapanus

4122. Dp. 328.

B 15 a. CIL. IV 2495. Dp. 350 . .Alleia l Oalaes. l .Al. Nuphe b. CIL. IV 3580. Dp. 3 5 1 .

Nupe l co c. CIL. IV 4760. Dp. 352.

Nunp[o]dote l c B 16. CIL. IV 538 add. p . 461. Dp. 263 (una figura rappresentante una scena di gladiatori) .

Tetraites, Prudes. Prudes l(ibertus) (pugnarum) XliX, Te­ traites l(ibertus) (pugnarum) X [ . ] l .

.

B 13. Maledizione al padrone dell'osteria. - talia, come quelli che tu eserciti. medacia, uedes con scomparsa di n, cfr. B 1 1 . - cap o = caupo § 22; cfr. B 8 e il femm . capa. Che au sia antico e non iperurbanismo mostra l'imprestito aàted. koufo ' mercante ' da un germ. *kaupon- onde è derivato gt. kaupon ' esercitare la mercatura ', ted. kaufen ' vendere ' . acuam: la scrittura con c perché, come mostra il metro, la parola va pronunziata -

-

trisillaba (cfr. A 50, 8 e Prisc. I 12, 10 segg. H . ) ; a qua è stata applicata contro il § 145 la norma valevole pei gruppi s + '!!: + voc., p. es. s·uadent e BY:iidere Lucr., volg. suiiuis > it. soave ma class. BY:iiuis; aquae ed aquiii già Lucr. VI 552 e 1072. La finale -am non viene elisa avanti la cesura. bibes = -is § 139. B 14. Dittografia per Capiinus

=

Camp- cfr. B . 1 1 ; oppure traccia del

Kotrrrrotvo da *Kapviino- der. di Capua onde Kot[Lrrotvo Campiinus con nasa­

lizzazione spontanea (cfr. vV. Schulze, Kleine Schriften, p. 287) � B 15. Nuphe, Nupe = Nuwp1J, cfr. B 1 1 e § 1 19. - a: due nomi, di cui K a l a v i i s ( = Calvius) e costituire il

Calaes potrebbe essere = osco

gen. formato al modo osco ( sarebbe K a l a v i e i s ) : quindi ' A. figlia di C . ' ; o genitivo di tema in -ii-, § 3 1 9 (quindi forse ' figlia di KotÀ�, l a bella ' ) � b. eo forse ' me ne vado ' , Rfogo di uno che ha atteE
B 16. Musaico rappresentante gladiatori celebri dell'epoca. Tetraites è il Petraites di Petr. 52, 3 ; T- sembrerebbe un raccostamento etimologico-

ISCRIZIONI PARIETARIE -

B

12I

13-22

abiat V enere Bompeiiana iratam qui hoc laesaerit B 17. CIL. IV 2258 a. Dp. 494. Mricanus moritur, l scribet puer Rusticus l condisces, cui dolet pro Africano B 18. CIL. IV 4783. Dp. 506. Cresces, have anima l dulcis et suauis B 19. CIL. IV 1904 add. p. 213. 465 + 2461 + 248 7 . admiror, pariens, te non cecidisse ruinis, qui tot l scriptorum taedia sustineas

Dp. 668.

B 20. CE . 940. Dp. 589. omnia formonsis cupio donare puellis sed mihi de populo nulla puella placet B 21. CIL. IV 2157. Dp. 210. C. Valirius Maximus l milis domus B 22. CIL. IV 1234. Dp. 510. pupa que bela is, tibi l me misit qui tuus es : ual(e) popolare a gr. -re-rp01:-. Prudes § 50. abiat = habeat §§ 95. 1 1 9. 7 2 e, it. abbia, aggia. Venere Bompeiiana per -em -am § 139; il B- per P- è fenomeno singolare provocato forse dalla nasalità della sillaba precedente. laesaerit per laeserit (§ 72 c ) . �

�

�

�

B 17. scribet = - i t § 139. condisces = -ens § 50; notare il part. pres. ' con valore di sostantivo ( = condiscipulus). �

B

18.

Saluto, forse erotico.

�

Cresces = -ens cfr. B 1 6 e § 50.

B 19. pariens: scrittura inversa ( secondo § 50) per -es ;

i come in B l,

o vuole indicare una pronunzia i ( cfr. B 3 1 . 65 e §§ 3 1 . 72 e) � B 20. jormonsis: scrittura inversa per -os-, cfr. §§ 50. 244 e B 19. B 21. Valirius: per

i cfr. B l e § 7 2 b .

�

milis = -es § 139.

B 22. pupa: nel lt. classico, di pupajpuppa ( § § 27. 75) è ben diffuso il

dimin. pupilla; altrimenti pupa, termine popolare e famigliare, torna col significato di ' ragazza, bambina ' presso Marziale in un bisticcio, IV 20, e poi in Ausonio, mentre con quello di ' bambola ' l'ha V arrone ap. Non. p . 156 M . La parola è continuata nelle lingue romanze (it. pupa ecc . ) . bela: l a scrittura scempia è semplice errore grafico � Cfr. però B 238, 1 8 2 . is = e s forse secondo legis ecc. nella I I I coniug. e l'incertezza -esj-is �

�

nella finale § 139 (cfr. bibes B 13).

�

es = est come B 85. 1 24 e nAll'iscriz.

:1 22

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 23. CIL. Venaeria

IV 4836. Dp. 383.

B 24. CIL. IV 1 684. Dp. 474. Victoriae suae salute: Zosimus Victoriae l salutem. l rogo te, l ut mihi 1 5 sucuras l etati l maeae. l si putas l me aes 110 non ] l [ . . .] hab lrae [ . . . ] l a, [ •

•

•

B 25. CIL. IV 1 989 add. p. 2 14. Dp. 247. hec uenatio pugnabet V k. Septembres l et Felix ad pugnabet

m�oR

B 26. CIL. IV 4707 . Dp. 566. Cissoni, alapa duobus duueris felicter B 27. CIL. IV 1 326. Dp. 569. beniuolentibus feliceter B 28. CIL. IV 1 7 1 2. Dp. 4 1 7 . pr. idus Iulias refeci l scalpro anglato et l subla neruiaria Dc. 1 5 6 : << Victris . . . deposita es prie ( Simile e molto frequente pos

=

=

pridie) nonas Augustas )) ecc.

post, p. es. B 203. 234.

B 23. Cfr. § 72 c; Veneria è probabilm. npr. B 24. Zosimo si rivolge a una Vittoria invitandola a << succurrere aetati suae » e a quanto sembra avvertendola che si inganna pensando che egli non abbia denaro. salute = -em § 1 3 9 ; in seguito -m è scritto. � sucuras con scempiamento grafico, cfr. bela B 22 ecc. etati, maeae, habrae (cioè �

�

-ere) sono esempi diretti o indiretti per ae > e § 72 c. L'-e- di habere è scom­

parso o dimenticato in fin di riga. B 2o. hec § 72 c. uenatio: è una troupe di cacciatori e di bestie desti­ nata a dare un gioco nel circo, cfr. Sen. de benef. I 12, 3. pugnabet = �

�

-bit § 72 d.

�

ad ursos: pugnare ad bestias si trova in Cypr. e p. l .

B 26. Gissoni è voc., alapa

= -am (§ 1 39), felicter forma sincopata come Oscuro è dttueris che si è pensato stia per puer'is o duouir'is ; forse è un pf. cong. con valore di ottativo tratto da d'ztim duam § 559 secondo fuam: fueris. A C. sarebbe quindi fatto l'augurio di dare uno schiaffo << ai due )) ;

audacter § 422.

�

si tratta forse di due servi che attendono da lui l'alapa che li renderà liberi � B 27. Per bene-, -citer: cfr. § 72 d. B 28. L'annotazione di un ciabattino. � i in refeci dovrebbe indicare la lunga. scalpro . . . neruiaria per -um -iam § 139. anglato = angu­ ,la,tum §§ 72 d. 293. subla subula § 72 d > it. subbia. �

�

�

=

ISCRIZIONI PARIETARIE

- B 23-33

123

B 29. CIL. IV 4023. Dp. 460.

Felicla uirna a. II B 30. CIL. IV 64 add. p. 1 9 1 . Dp. 432. urna acnia pereit de taberna. l seiquis rettulerit dabuntur l HS . .L XV. sei furem l dabit, und y �[e]l)-1 1 5 �<:!ua�y [P}?[SRim u�'>, HS] l �X [ . . . ] B 31. CIL. IV 2 1 52. Dp. 563. coloniae Clau. l Neronesi Putiolane l feliciter. l scripsit 'C . Iulius Speratus. 1 5 Sperate ua. B 32. CIL. IV 5092. Dp. 5 8 1 . amoris ignes si sentires, mulio, magi properares, ut uideres V enerem. diligo iuvenem uenustum. rogo, punge, iamus. bibisti : iamus. prende lora et excute, l Pompeios defer, ubi dulcis est amor. l meus es ( . . . ) B 33. CIL. VI 29848 b. Dp. 696 (Terme di Tito ) . duodecim deos et Deanam et Iouem l optumum maximu habeat iratos, l quisquis hic mixerit aut cacarit B 29.

=

Féluula (§ 72 d) uerna (§ 13 Nota) assium I I (i. e. uénit) .

B 30. Manifesto con cui si promette mancia a chi riporti u n vaso di bronzo scomparso dalla taberna, o possibilmente consegni il ladro in modo

da far ricuperare l'oggetto. - aenia -ea § 72 e. - pereit: forse ipercor­ rettismo per periit secondo abia per habeas ecc. § 72 e; forsanche = perit: la scrittura tradizionale ei i abbiamo in seiquis, sei, cfr. § 2 1 . In avvisi siffatti, arieggianti la lingua arcaizzante del diritto, non fanno meraviglia tali grafie antiquate. =

=

B 31. Augurio per la colonia Claudia Neronense di Pozzuoli. - Nero­ nesi = -éns- § 50. - Putiolane = -eolanae § 72 c. e. - iulius con i per i,

cfr. ad B 19 e B. 1 85. - ua.

=

uale.

B 32. Senari giambici di un amante che si reca in vettura a Pompei dove l'attende il fanciullo ( iuuenem è scritto sopra al cancellato puerum) amato. La prosodia è malsicura; p. es. Venerem va letto come Vé-, il v. 3 .è impossibile. - magi: si può pensare al § 139, ma cfr. anche mage in Verg. A en. X 481 ecc. - iamus ea- § 72 e > it. giamo. - défer, sott. mé. =

B 33. Maledizione intesa a tener lungi eventuali lordatori. - Deanam

=

124

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 34. CIL. IV 7069. Aiutor l hoc emit

Dp. 445.

B 35. CIL. IV 1768. Dp. 447. Verecunnus l libarius hic cc B 36. CIL. VI 3067. Dp. 237. coh. VII vigulum . centur liam Orispini sebaciaria fe(cit) mesis Martiu. Aufidus Secun l nus fysgo suo 1 5 felicisime intecre B 37. CIL. IV 6865. Dp. 473. [ . . . ]ae nostrae feliciter J [perp ?]etuo. rogo, domna, per l [Venere]m Fisicam te rogo, ni me l [ . . . ]us. habeto mei me­ moriam Diii·, scrittura inversa secondo § 72 e. - optumum § 42 è arcaismo nella

titolatura di Giove.

-

maximu § 1 39.

B 34. Aiutar = Adiutor: cfr. aiutric(is) Dv. 481, scritto aitricis D v . 537 ;

esempio isolato di i da di , conservatosi in it. aiutare fr. aider, contro ag· giunge1·e a. fr. ajoindre da ad-iungere ecc., cfr. § 120. Aggiungi Aiecte B 97. B 35. Insegna di V. venditore di frittelle. Verecunnus per -cundus con assimilazione osca -nd- > -nn- che si è affermata in quasi tutti i dialetti -

italiani centro-meridioaali. Cfr. B 36. - Il significato di cc è oscuro (coquit ?) . B 36. Una delle numerose iscrizioni rinvenute a Roma nella caserma della V I I coorte dei vigili (in Trastevere, di fronte alla chiesa di S. Criso­ gono), le quali rammentano le sebiiciiiriae o illuminazioni fatte con candele

o lampade alimentate con sego (sebum) a cura dei vigili per occasioni festive. uigulum = uigilum § 42. centuriam = -a (scrittura inversa), e seba­

-

-

ciaria = -am, § 139. mesis (§ 50) Martiu = mense Martio; cfr. § 139, mesis è scrittura inversa secondo magi per magis ecc. Secunnus = -ndus -

-

B 35. fysgo, piuttosto che npr. = ucrxoç come intendono alcuni, sarà = fisco ' colla sua borsa ', ' di sua tasca ' : A. S. sarà il comandante della -

centuria che ha provveduto i mezzi per la luminaria. y e g sono varianti grafiche senza importanza, come la scempia di felicisime e forse il c di intecre = -gre (cfr. ad B 102). B 37. Lettera a una ignota, probabilmente la donna amata.

-

domna

> it. donna, da domina (domnus già nella Lex Agraria) § 72 d; domina ' amante ' si trova già in Terenzio, ed è frequentissimo in O vidio, Pro­ perzio, Petronio, Marziale. Venus Fisica appare spesso nelle iscriz. pom­ peiane ( cfr. B 43); probabilmente si tratta di epiteto osco, dalla rad. fes -

ISCRIZIONI PARIETARIE -

B 38. CIL. IV 2082. in cruce l :figarus

B 34-43

125

Dp. 490.

B 39. CIL. IV 6892. Dp. 596. quisquis amat nigra, nigris carbonibus ardet. nigra cum uideo, mora libenter aedeo B 40.

CIL. IV 1291 add. p. 463. Dp. 6 3 1 .

da fridam pusillum B 41. CIL. IV eu amecis

3 152 a. Dp. 7 15.

B 42. CIL. IV 4983. XV k. Febrares

Dp. 769.

B 43. CIL. IV 1520. Dp. 785. candida me docuit n:igras l odisse puellas. (o. f i s-) indicante cosa sacra e che si ritrova in f i i s n li ' fanum ' n . sg., F i i s i a i s n. di festa = lt. jeriae ecc. cfr. A 66, 2. - [ . . . ]us andrà com­ pletato in obltuisciirus o sim., colla desinenza -rus per cui cfr. § 472 e B 3 8 . B 38. figarus secondo § 139.

=

figiiris § 4 7 2 e B 37. - cmce può anche stare per -em

B 39. nigra = -am § 139. - mora ' le more ', pl. di miirum. - aedeo ed o ' mangio ' ; ae- § 72 c, -eo scritto distrattam. in luogo di -o per attra­ zione di uideo alla fine dell'emistichio precedente. Il tutto è uno scherzo. =

B 40. fridam ( = aquam) per frigidam cfr. it. freddo fr. froid che accen­ nano ad -i-. Il caso è da paragonare con quello di vinti > it. venti per viginti. Ambedue le volte g divenuto -i- dev'essere scomparso avanti i provocando la successiva scomparsa di i avanti i; la doppia di freddo può esser dovuta a reintroduzione del g da una forma semidotta frigdus (con sincope, § 72 d ) : cfr. App. Probi B 238, 54 << frigida non fricda >>. - pusillum a dv. ' un p o ' ' . B 41. e u = cum § 1 3 9 . - amecis = ami- ; cfr. la scrittura arcaica ameicus e P.F. p. 15 M. 109 L . : << ab antiquis autem ameci et amecae per e litteram efferebantur >>, nonché CIL. X I I I 3430; e rustico da ei, § 2 1 . B 42. Febrares = Februiiriis ( cfr. B 238, 208) : u, consonantizzatosi av. vocale (§ 72 e), è scomparso nel gruppo bru, cfr. it. Febbraio; i, simil­ mente consonantizzatosi, è scomparso avanti -is che, essendo da -eis (§ 328 ) , appare come -es, cfr. B 4 1 e il § 2 1 . B 43. Il distico è rimaneggiamento e combinazione d i u n verso d i Pro-

1 26

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGAlU

odero se potero, se non, inuitus l amabo [ . scripsit Venus Fisica Pompeiana B 44. CIL. IV 3 1 29. cadauer mortus

Dp. 743.

B 45. CIL. IV 5279. Dp. 830. tu mortus es, l tu nugas es

II. - ALTRE ISCRIZIONI

B 46. CIL. IX 1209. Dv. 6 (A11clanum). d. m. l Afiniae Ienua l riaP C. Vibius l Cresces coiugi [5 comparauili l b. m. f.

m­

B 47. CIL. VI 1 0246. Dv. 19. Septimia Dionisias ius liberorum ha lbens in hac custodiolam Peladiana l cum edificiolo et monimento, qut l de frugalitate perzio (I l, 5: donec me docuit castas odisse puellas) con uno di Ovidio (Amor. I I I 1 1 , 35: odero si potero ; si non, inuitus amabo). Per gli i cfr. B l e 28. - se per si da sei sarà da spiegare col § 21 come quelli di amecis B 4 1 e Febrares B 42. - Sulla Vem�s Fisica cfr. B 37. B 44. cadauer, solitamente ntr., è qui msc., cfr. § 30 1 . - Per mortus -tuus cfr. § 72 e. B 45. rrwrtus come B 44. - nugas cfr. B l .

=

m�gax presenta s(s) da

x,

=

per cui

B 46. Ienuariae con ia- > j_e- che si trova sparsamente altrove: *iectare > i t. gettare ace. a iactare, *ienua > calabr. yenna ecc. ace. a ianua, ienua­ rius > it. gennaio ace. a ùl-. - Cresces = -ens cfr. B 8 e § 50. - coiugi = coniugi; si trova anche coiiux, coicito per con(i)icito, coigi B 1 3 6 ecc., con introduzione avanti i della forma co- usata avanti vocali e in parte avanti � = coiciunto A 4 1 V I , couentionid A 29, 22, curia d a *co-�iria § 33 ecc. *Ko­ accanto a *kom- è attestato dall'ou. (peligno couehriu abl. ' curia ' , u. k u v e i t u ' convehito ' couertu ' revertito ' ecc.) e dal celtico. -- incom­ parauili = -bili § 1 19 .

come de frugalitate meam Pelagiana; gi e di avevano dunque già dato uno stesso risultato, § 1 20. - edificiolo, Setimie Efesie, preferiti, poene, B 47. custodiolam

=

-a:

scrittura inversa

( = -a), cfr. § 1 3 9 . - Peladiana

=

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 44-50

12T

meam fabricavi a 1 5 solo mi et coiugi meo Aug. lib. Tito et filis l meis Setimio Vencrio et Septimie Efesie, l et iubeo ne de nomine meo excidat . quot l si quis eruperit legem preteriti mei, 1 poene nomine inferiet BL milia liber(tis ) lib(ertabusque) · pos(terisque) aeorum B 48. CIL. VI 4550. Dv. 35. T i . Oludio Eustocho l Oludia Ohrysis l fecit coiugi s uo l bene morenti B 49. CIL. VII I 20686. Dv. 37 ( Sitifis). maesolaeu. Heren lnia M. f. Tertulla l sacerdos Oerc lril'>, uixit a. ( ), 15 saccrdotium ges l sit a. ( ) B 50.

CIL. I I I 12495. Dv. 15 (pressi di Tomi ) .

Ouspio Rufino et l Statio Oodrato l cos. l Oladius Posidoni 1 5 consacrau[it] l [ . . . ]o c [ . . . ] aeorum: § 72 c. - monimento: l'i per confusione con m�inire dovuta al ricadere insieme di o ed u atoni § 72 d; cfr. B 1 13 . 1 1 6. - qut (con -t per -d, come quot appresso, § 122) = quod ed è scritto per qot sorto secondo § 72 e . - coi·ugi cfr. B 46. - filis = -iis divenuto -;i,is § 72 e. - Setimio = Sept­ con assimilaz. come it. sette < septem, rotto < ruptus; cfr. B 124. ne . . . excidat ' che non venga usato per altri '. - eruperit: è fenomeno volgare la confusione nell'uso delle preposizioni: qui e- secondo etfringo od evad o . preteriti: la disposizione con cui gli eredi vengono esclusi dal godimento del sepolcro . - inferiet = inferet (fnt.) formato come capiet o sim. ; mostra -

l'impopolarità de! fut. (sostituito nella lingua volg. da perifrasi, § 574) e di fero sostituito da porto. In un'altra iscrizione (CIL. VI I I 1 9 1 74 ) si legge injere1tit, cioè ( § 1 19 ) -ebit. B 48. Oludio, Oludia = Olau-: piuttosto che a Olodius (§ 22) si dovrà pen­ sare a rifacimento secondo eludo che si diffondeva in luogo di claudo (§ 72 a ) . B 49. maesolaeu = mausolettm: a e § 72 c ; - u § 1 3 9 . lJ!Iae-, che ritorna altrove ( maesoleo C IL. VI 21 20. X I I 386 1 ), sarà da ricondurre, piuttosto che a una forma micrasiatica *Mae:
Dv. 40, moesolemn Dv. 41.

Oodrato = Qua-: Oodr­ B 5 0 . L'anno dei due consoli è il 142 d. C . per Quadr- è forma orientale che ci appare sia in gr. Kolìpa·now� Kolìpci:nÀÀa KolìpiX:roç (rifacimento secondo K 6/ìpoç ? ), sia nel rurnen o codru foresta. -

'

1 28

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

51. CIL. VI 29924. D v . 47. si quis ei arae siuae l saepulturae quam ldoque manus inferl ­ rae uoluerit, inferet 1 5 collegio pontificum l ( sestertium) C mil(ia) n(ummum) B

52. Ephem. Ep. VIII 1 60. Dv. 68 Bonae l Diae l Aponia l Clara

B

(Pescina).

53. CIL. V 896. Dv. 86 (Aquileia). [Au]r(e)liius Iustinus equis i lig. l XI CL, prouitu annoro X[V]II et l militauit munifix annis VII, eiqus l annis IIII, militauit in corte 1 5 statu posteriore. ex pluris l maicis derisus ipsius in ipso l titulo XCI B

54. CIL. IV 28448. Dv. 1 0 1 . d. m. l Venriae l bene merin lti Marinus 15 coniugi caris l sime

B

vergine ', ' pezzo di pane ' (in ongme ' di forma quadrata ', come ancora in meglenita) e ' piazza del mercato ' ( in macedo-rumeno e meglenita; cfr. ingl. square) da codra che una glossa ( C . Gl. II 351, 35) ci dà come cor­ rispondente di quadra; cfr. anche Isid. Orig. XVI 25, 17 << quadrantem Hebraei similiter codrantem uocant >>. Cladius Olau- § 72 c. -

=

B 51. Su altare di marmo. Notevoli gli ae per e § 72 c. secondo quamdiu (pronunziato quand-) o simili. B 52. Diae

=

-

quamdoque

deae § 13 Nota.

equis . . . Cl. = eques é legione B 53. Iscrizione anteriore al 300 d. C . XI Claudia, colle solite confusioni fra e ed i, §§ 72 b ; d. 139, come in mu­ nifix = fex. - prouitu = probiitus §§ 1 1 9. 1 39 e con cambio di suffisso munifix, cfr. Veget. ep. rei mil. I I 7 : << Hi sunt § 293. - annoro § 139. milites principales, qui priuilegiis muniuntur. Reliqui munifices appellantur, eiqus forse errato per eques. - in corte . . . quia munera facere coguntur ». posteriore in cohorte (§ 1 19 ) hastati posterioris; se posteriore può spiegarsi col § 1 39, la finale di statu (come se da hastatum) mostra che in questa for­ mula non si sentiva più il genitivo e quindi anche nello scrivere si usava -

..

-

-

=

la forma di obliquo, cfr. § 365, 2. - ex . . .

XCI:

oscuro.

B 54. Venriae con sincope per Vene- § 72 d. - merinti: é > i avanti n è caso rarissimo; si tratterà piuttosto di scrittura inversa per en da in, p. es. in Corentus Dv. 92, Corento D v. 1 268, Perento Dv. 1 392 e cfr. it. venta ( Guittone d'Arezzo) < uincta, lengua (Bonvesin) < lingua, enfençe ( Uguc ­ cione da Lodi) < -fingit ecc. - carissime § 72 c.

ALTRE ISCRIZIONI

- B 5 1 -59

1 29

B 55. CIL. III 9735. Dv. 109 (Dalmine).

[Eu]genio Eucisi f. l eq. ala. Frontoni. an. XL stip. XX. l Nemis Sige h. s. e. 1 5 frateres frater(i) l fecerunt B 56. CIL. VI 1 9872. Dv. 1 10.

d. m. l O. Iulius uaetranus Aug. l faecit et Muciae Aelpidi coiugi et libertis liber l 5tabusquae postaerisq. l [aeorum] 57. CIL. VI 5 1 87 b. Dv. 1 25. Benaber l atrinsis. l Serapio oll. l dedit

B

58. CIL. XIV 27 10. Dv. 1 2 7 (Tuscolo ). d. m. l Hateria mater f[e]cit Archestrato l f. pientissimo . ui l 5xit anis VIIII, l minsibus II B

59. CIL. X 7586 a. Dv. 139 (Cagliari). Ruffiae Marcel llae O. f. coniugi l inemitabili exempli / Sa­ binianus maritus / 5 contra votum B

B 55. frateres frater(i; o si deve pensare che la finale fosse omessa inten­ zionalmente, § 365, 2 � ) con anaptissi, che specie in certi dialetti è abba­ stanza estesa, in vicinanza di l iquide o nasali (pel lato arcaico e classico Gnaeum Dv. 1 43 1 , digina Dv. 45, Gineo Dv. 1 16 , cfr. § 4 1 ) : Geneium siginifero D v . 207, anicillae Dv. 909, tempuli Dv. 1 554, ecc. =

B 56. ae per e (§ 72 c ) : uaetranus faecit Aelpidi -quae postaeris. - sincope {§ 72 d): uaetranus. - coiugi cfr. B 46. B 57.

atrinsis: i per e (in atriensis) § 7 2 b: n è scritto, non pronunziato . ollam, l'urna funeraria; cfr. B 64.

Cfr. B 58. - oll.

=

B 58. pientissimo, forma assai frequente nell'età imperiale, fatto secondo beneficentissimo di beneficus § 3 6 1 . - minsibus mi- per me-, con n pura­ =

mente grafico, cfr. B 57. B 59. Ruffìae: la geminazione avanti i ( § 7 2 e) è cosa frequente, cfr. it. leccio < *iliceu, laccio < *laceu ( laqueus), faccio < facio, reggia < regia, seppia < sepia, sappia < sapiat ecc. Nel nome in questione essa è però particolare:

(CIL. XIII 2548 da Ambarri, I I sec.): << d. m. et misera mortae peregrae ( -e -e) interc(e)pto Ruffio Ruffiano annorum XX uestiario p[er]erudito Ruffius Ruffinus filio cari(ssimo) p. c. >>. - c. f . : cfr. B 7 7 . inemitabili inimitabilis §§ 72 b. 139. - contra uotum: cioè il marito avrebbe

cfr. l'iscriz. 60 Dv.

=

=

desiderato di morir prima lui. 9 - V.

PISANI, Testi latini arcaici e volgari.

130

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

CIL. III 14524. Dv. 154 (Moesia superior) . Lupus anemola ic aue l tat . quot comidi, mecum aue[oJ . I ego Maurentia l in hunc mo l 5numentum l titulum posui Lupo l uirginio meo, cum [qJ iuem quiquaginta a[nJ inis beni laboraui adqu[e] 1 10 inculpatim couixi . et A[rJ igenteo Samarconi fr[a] !tris vel subulele m[atriJ i s meae ipsum titul[um] l feci B 60.

CIL. I I 2997. Dv. 159 ( Saragozza). Valerio Li lbero Valer lia Leolonina l coiogi mer l 5entessem l o et Liberi l o filio kar l essemo fe l cet 1 10 d(e) s(uo) B 61.

CE. 901. D v . 1 7 6 (Pesaro, su mosaico d'epoca tarda). Paris rcx Troge Menelau priuad Elena, p(er) q(uam) Troia perit, [Gre]cia leta redit

B 62.

CIL. X 2466. Dv. 178 (Pozzuoli) . d. m. l Furnia Prima l Aemilio Zanuari l o alumno et liberto 1 5 piissimo benemeren. l uixit annis XVIIII m. III B 63.

B 60. anemola = animula, auetat habi- § 72 b. d. - ic, auetat, aueo hab- ) §§ 95. 1 1 9. - quot = quod § 122. - com idi = comed'i § 72 b. uirginio: uirginius è il primo marito di una donna, quello che l'ha ricevuta vergine. - quiquaginta: per la debolezza di n a v. conson. cfr. B I l . - beni = bene § 1 39. - adque = atq. scrittura inversa § 122. - couix'i cfr. B 46. subulele = subol'i; la dittografìa dell'ultima sillaba dovuta probabilmente alla poca conoscenza di questa ricercata parola. Pel vocalismo §§ 72 d e =

(

=

139. - in hunc monumenh�m, per cui ci si attenderebbe l'ablativo, e soprat­ tutto cum quem ci mostrano la poca sensibilità per la vecchia declinazione ( cfr. § 365, 2); perciò fmtris in luogo di fmtri può considerarsi tanto scrittura inversa sulla base del § 139 quanto confusione di genitivo e dativo. B 61. Leolonina = Leon'ina, cfr. uestemrius ecc. § 148 b . - coiogi cfr. B 46 e § 72 d. - merentessemo lcaussemo ( ka- vecchia abitudine grafica, § 3 } § 7 2 b . - fecet § 1 39.

B 62. Troge = Troiae, cfr. §§ 120. 72 c. - 11[enelc!u -um § 1 39. priuad § 122. - Elena; oltre alla scomparsa di h- § 1 19, nota che la seconda =

sillaba è considerata lunga agli effetti del verso : forse per influsso di I:�­

);frv'f). B 63. Zanuario

=

Ian-, cfr. § 120.

-

piissimo § 3 6 1 .

in seguito alla confusione dei vecchi casi, § 365, 2.

-

annis per anno&

ALTRE ISCRIZIONI

- B 60-68

131

B 64. C I L . V I 6870. D v . 1 80 .

C. Aurelius Papia l olla donaut l L. Volumnio Primigenio B 65. CIL. VI 3478 add. p. 3395. Dv. 1 8 1 .

d. m. l M. Pupio Sabino - l militauit, cosumaut . l Vettia coniugi l b . m. f.

missione onestam 1 5

B 66. CIL. VIII 21284. Dv. 1 92 (Caesarea).

aue l Olumphia dulcis, obripta l mihi, kara coiux uita, tera tibi leuem. uixti anos XX. ! 5 Secundio coiugi fecit pro mertis . hic sita est B 67. CIL. X 2801. Dv. 208 (Pozzuoli).

d.

m. l Octabia Secunda l l\L Octabio Secundo, l qni bixit annis 1 5 II, mesibus X, l diebus Xliii. l mater iscaelesta l b. m. f. B 67 bis. Not. Se. 1 920, p . 35 (Roma).

L. Al- milius l L . C. Hilarus l Fictoria O . l. l Daphne B 68. CIL. VI 32965. D v . 209.

d. m. s. l Val. Maxentio l aeq(uiti) ex numero l lanciariorum, 1 5 uixit an. XXVI, mil(itavit) l an. VI iscola aequi l tum b. m. f. B 64. olla = -am § 139. - dona;ut §§ 524. 578

ex .

B 65. missione = -em § 139. - cosumaut § 578 per l'i cfr . B 19.

ex

per -iiuit. - Vettia:

B 66. Olumphia: ph scrittura inversa per p § l l 9. - obripta: qui l'i per e di obrepta potrebbe provenire dal pres. e dal pf. - kara cfr. B 6 1 . - coiux cfr. B 46. - uita probabilmente = uitae § 365, 2 . - tera = terram § 1 39 e B 238, 182; sott. opto o sim. - uixti = uixisti § 5 1 7 (o errore grafico per uixit ? ) . - mertis § 72 d. B 67. Octabia -bio, bixit con b per v § l l 9. - annis, mensibus, diebus cfr. B 63. - iscaelesta = sce-, §§ 144. 72 c. Il significato ' sventurato ' è antico : Pl. 1l1.ost. 563

ccc.

B 67 bis . FictoTia col suo f indica la pronunzia spirante di v , § 1 1 9 e B 92. L 'epoca dev'essere quella di Claudio, come mostra il segno 1- (§ 3) : cfr . Vetter, Littera Glaudiana, in Jahreshefte des Osterr. Arch. Inst. XXXVII . B 68. aeq., aequitum § 72

c.

tempi di !\!assenzio (307-3 1 2 ) .

- iscola = sch- § 144. - L'iscrizione è dei

132

TESTI LATINI ARCAICI

E

VOLGARI

B 69. CIL. X 8 1 89. Dv. 2 1 4 (Pozzuoli).

d. m. l Eutuceti Eu ltyces pater fi llio dulcissi j Smo, qui uixit 1 ann. XXIII m. X d. VII. l quod ego isperabi, l u[t] tu mih faceres, l b. m. f. B 70. CIL. VI 14552. Dv. 227.

d. m. l Casie Primi ltibe. felia l matri f(e)c(it ) m(erenti) B 71. CIL. VI 13070. Dv. 237.

d. m. l M. Aurelius Dio l nysius Aug. lib. l comparauit (sibi) et 1 5 Statiae Filumene l cum aria faras l cinta cippis n(umero) nn lib. l lib. posterisq. eorum B 72. CIL. II 5342. Dv. 243 (Talavera de la Reina).

d. m. s. l [Iu]l. Vitali l serori ca l rissimae 15 ann . LXV Au l[r]e­ lius Cos l [c]onianus l [f]rater f. c. B 7 3 . C I L . V I 18536. Dv. 245.

pater uene l merenti l :filio Furtu lnato, qui 1 5 uixit an l nos XII et me l ses II B 69. Padre e :figlio hanno lo stesso nome, scritto una volta con u, l'altra con y, cfr. § 73; per la declinaz. Eutuceti § 322. - isperabi §§ 144. 1 19. -

mih: poiché la pronunzia era mi (§ 382), è incerto se la -i :finale sia stata omessa per trascuratezza o intenzionalmente. B 70. Cassiae Primitiuae §§ 72 c. 1 1 9 . - félia dev'essere forma rustica, cfr. spéca ecc. § 2 1 , quantunque qui é non continua un antico ei. B 71. Filumene = -ae § 72 c. - aria = area ( it. aia) § 72 e. - faras = foras: errore grafico � o assimilazione alla seconda sillaba, § 148 a, sorta dapprima in posizione proclitica quando la parola era usata come prepo­ sizione Y La scrittura faras ritorna in Dp. 720: « fures faras, frugi intro >>. Ma il rumeno fara ' senza ' può essere anche da fo-. - cinta cincta § 89. =

B 72. Vitali è dat. femm. - serori ( e seroribus C IL. II 5 1 5 ) viene rite. nuto una dissimilazione; la forma si ritrova in i t. sirocchia ( da *serorcula), veglioto seraur, franco-cont. ser6, provenz. e spagn. ant. seror (la nostra iscriz. è di territorio iberico ! ), frane. ant. obliquo serour. O è qui da pen­ sare a influsso di un dialetto italico o celtico in cui e di *sJ&esor- era conser. vato Y cfr. airl. siur. B 73. uene

=

bene § 1 19 . - Furtunato § 72 d. - meses § 50.

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 69-78

133

B 74. CIL. VI 289 1 6 . Dv. 262.

Victor puer ui l xet annus l octo dies ui l ginti et septe B 75. CIL. I I I 7595. Dv. 270 (5Ioesia inferior) .

T. Iunius Ermes ! II u(ir) lobi buot lun leb-rJ(S) s l olbet B 76. CIL. I I I 2696. 9705. Dv. 271 (Traù) .

d. m. l Pompeiae l Phyebae l L. Epidius 15 Vales posuìt sibi l et uxori bene l merenti et liber. l libertabusque su. l in f. p. VIII, in ag. p . VIIII B 77. CIL. IX 2450. Dv. 274 ( Sepino ) .

O. Fufidio At l tico e. m. u. O. Fufidius At lticus u. c. cos . fi l 5lius et Nerati l a Marullina l c. f. norus B 78. CIL. X

3148. Dv. 28 1 (Pozzuoli).

[annos] l dece menses sep[te dies] l que sedece plenos [tu] llit . mater cabo fecit [filJ I 5iu minserino Urbica O[urJ itia cum suo piente mar[ito] l e. s . B 74. uixet annus ( = -os) septe: § 139. B 75. Ermes = He-, lobi = Iou'i § 1 19 . - buotun = uotum: uo non è un dittongo, ma un tentativo di riprodurre la pronunzia fra q ed u del­ l'antico 6, § 72 b. Il b- pel § 1 1 9 ; -n per -m data la debolezza o addirittura la scomparsa delle nasali finali § 139. - leb'f)(s ) = libens: e § 72 b ; 'f) indica l'� chiuso § 72 b; 1'-s finale è forse tralasciato appositamente, § 139. - Per solbet = soluit cfr. §§ 1 1 9 . 139. - Sulla pietra le ultime due parole appaiono come IEBH S O IBFT. B 76. Phyebae per Phoebae. - Vales = Valens § 50. frontem, in agrum pedes.

-

libertis. - in

B 77. c. f. = clara femina ' o O. f. = Gai filia ' - norus: come mostra l'it. nuora, qui abbiamo un o, quindi non il rappresentante grafico di u § 72 b, ma un rifacimento di nurus secondo soror ( ambedue divenuti nella pronunzia nuru, soru). B 78. annos tulit: il soggetto è il morto ; tulit compié, raggiunse . dece sedece § 139. - cabo forse = cauum sepulcrum (§§ 1 19 . 139) ; secondo '

'

'

'

altri, npr. ( ?) o errore per caro. - filiu = -6 § 139. - minserino scrittura inversa per mis- basata su § 50; ' sfortunato, infelice ' . Il suffisso ha già valore diminutivo, cfr. § 282. - piente, ricavato dal superi. pientissimus cfr. B 58.

1 34

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 79. CIL. VI 34635 a. Dv. 301.

d. m. l Aurelius Nice l ta Aureliae Aeli l aneti filiae bene- l " merenti fecit. l fossor, uide, ne l fodias, deus ma l gnu oclu abet . ui l de, et tu filios abes B 80. CIL. XII 3694. Dv. 306 (Nìmes).

d. m. l Karo l Masueti f. l Quartina 1 5 Materni fil . l aunelo piissimo B 81. CIL. VIII 3936/7. Dv. 309 (Lambaesis) .

d. m. s . l Octauius O l larus uix . an ln. XXVI . Felici l 5anus et Pot l osa et Felici l a anculo su l o amant( i ssimo) fecer. B 82. CIL. VIII 6442 a. Dv. 350 (Mastar).

d. m. l Q. Fufi l dius R lufus 15 uixit a lnnis LX l orno lab l oriosus B 83. CIL. VII 1 336, 1 1 90 a. Dv. 364 (su vaso ) .

Virthus fecit B 84. CIL. VI 1 7469. Dv. 3 7 1 .

d. m. l Excelsini l. l Niceta et Mater lna coniux sancti l 5ssima domum ha l nc haeternalem l amantissime fecerunt B 85. CIL. XII 9 1 5 add. p . 8 1 9 . Dv. 373 (Arles) .

quat ualeas abeas pascas, mnl l tos tu habebes amicos. B 79. Aelianeti § 322. - fossor: qui un ladro che scava le tombe per depredarle. magnu oclu § 139: oclu è forma sincopata di oculum e fonte di it. occhio, cfr. B 238, 1 1 1 e § 72 d. - abet, abes = ha- § 1 19. -

B 80. Masueti

=

�lians- § 50; i ha qui l'antico valore di 'i (cfr. B 6) come

mostra anche piissimo, per cui cfr. ad A 42 c. 139. - aunclo ( > fr. oncle, rum. unch'iu ecc.) = auunculo, con uu > u e sincope dell'ultimo u § 72 d. B 81. anculo

=

auunculo, altro aspetto di riduzione, efr. B 80. - amant-

forse per amat- secondo pientissimo B 58. B 82. omo = h-, § 1 1 9 . B 83. Virthus: scrittura pseudodotta, § 74. B 84. haeternalem: h- scrittura inversa, cfr. § 1 1 9 ; il suffisso ( § 289) forse secondo imm,ortalis. B 85. Il primo verso riecheggia Ovidio Trist. I 9, 5: donec eris felix, l . quat quoad; ridotto questo a qoad (§ 72 e),

multos numerabis amicos.

-

=

ALTRE ISCRIZIONI

-

135

B 79-S5

si h laliquit casu alite[r] aduxerit l aster, aut ili Romai frater e l 5s aut tu peregre heris et uoc las acliva. quo si tu non nosti amicos, l .5 adcnoscet homines aeg(er) quos n l o(n) pote sanus. porta probat l homines, ibi hest trutina 1 10 ultuma uitai : aspicent ex( e )quias l quis, ita ut quit cuitant : et pie ltas hilic paret et qui sit amicus. l [b]eneficia absenti qui facet, illic am l [icu]s herit l'o si è a sua volta consonantizzato ; pel -t cfr_ § 122. - abeas = h- § 1 1 9. - pascas ' dia da mangiare ' ; la parola ( o il precedente abeas) è superflua pel metro (esametro dattilico) . - habebes = -bis § 139. - 2. haliquit §§ 1 19. 1 22. - aliter, litote per male. - adduxerit. - aster ' il fato ' sotto forma di costellazione, cfr. McnxcrTpov > disastro ' cattiva stella ' ;

aster

3 . Probabilmente msc. pel normale neutro come imprestito di &:cr,�p. ' aut ille (iZZ:i, cfr. § 384 e ilic nel v. 9) Romae ( la scrittura Romai, come uitai v. 6, desta meraviglia) frater est ( cfr. B 22) aut tu peregre eris (§ 1 19 ) ' -

,

-cioè quel tale che si diceva tuo fratello ti fa dire che è a Roma ( l'iscrizione proviene da Arles), oppure tu sei fuori di città (e quindi non puoi raggiun­ gerlo) . Pel B ucheler (CE. 470) frater ' parasitus ', per eris va inteso haeres. = ad cliua, propriam. ' a imprese faticose, come l'arrampicarsi sui monti ', qrtindi ' invano ' . Il plur. ntr. cliua come collettivo è antico in Catone e i\Iemmio ap. Non. p. 194-5 M. Il verso di Memmio può servire a spiegare la locuzione ad cliua: ardua nunc nitens fortunae escendere cliua. Cfr. anche la frase proverbiale citata in Petron. 47, 8: << in medio . . . quod aiunt cliuo laborare >>. quo = quod § 139. - 5. ad�noscet: scrittura eti­ mologica ( ed errata, cfr. B 1 45: insicnia) per agnoscet (o -it � § 1 39). - pote

- 4. acliua

-

potest: forma antica, come tutto il verso che non è fattura dell'autore dell'iscrizione, il che va detto anche del seguente v. 6 col vocabolo trutina ( che però è conservato in qualche lingua romanza) e con ultuma § 42; per hest cfr. § 1 19. Probabilmente qrtesto v. 6 è tolto da rtn contesto in cui era specificato trattarsi della porta che mena all'aldilà: quindi della morte che probat homines, a quanto pare secondo che essi seguano o non le esequie. - 7. aspicent = -cient; già il c si era palatalizzato assorbendo l'i da i =

( § 72 e) seguente, cfr. § 1 20. - quis = (ali)cuius � in tal caso propriam. alicuis, rifatto sul dat. alicui come illui § 384. l\Ia è più probabile che sia un nom. pl. indefinito : cfr. comùnque il nom. pl. arcaico ques § 377. quit è la I I I sg. ' pùò ' usata nel senso di ' si può '. - 8. hilic = illic § 1 1 9. - paret appiiret: il semplice pel composto, grazie alla introduzione di composti in luogo dei semplici (§ 462), che faceva apparire segno di classi=

1 36

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 86. CIL. V 2187. Dv. 410 (Altino ).

d. m. l Abidia Cres l centilla l mater Su l 5peruae :fili jae suae, que l fuit an. VI, l fecit B 87. CIL. VI 7093. Dv. 4 1 1 .

Olus Hirtius Bubalus l locu deded donauit Hrtiale Ciratae. ne qui uelet inter l belar(e) ea. Olus Aceronius B 88. CIL. VI 29884. D v . 426.

de nil in nil, qui l bidit boni nil . l bixit an. II m. III l di. XXI or. III. fe l 5cit Innoceti l mater et pat . l [fr]atr(es ) di­ xe(runt) , tu l [no]bis bibes B 89. CIL. VI 7 7 6 1 . Dv. 443.

d. m. l Vibia Crispina se uia iecit l sibi et Aurc•l . Sentiano filio l e(t ) libertis libtab. o. 1 5 posterisq. iorum B 90. CIL. IX 5392. Dv. 449 (Fermo ) .

P. Florius l Optatus l uius sibi et l Rufriae Primae cismo l'uso di tali semplici. - 9. ilic ( analogia di hic). - herit § 1 19 . B 86 .Abidia •

=

.Aui- e Superuae

=

=

illi ' egli ' + -c, cfr. v. 3 e § 384

-bae § 1 19.

-

fuit ' uixit ' .

B 87. locu deded (che non h a nulla a vedere coll'arcaico deded), e a locum dedit, eam § 1 39. - Hrtiae = Hir-, probabilmente omissione grafica. - qui quis § 385. interbelare = interpellare; sonorizzazione dopo liquida ( quindi non di tenue intervocalica § l l9), come in Galboforus Garpoph- Dv. 586, Vergellesis = Vercellensis Dv. 143; più frequente è il caso inverso, di sonorizzazione avanti liquide, cfr. B 9 1 . Interpellare ha il significato di ' disturbare ' già in epoca classica, p . es. Caes. b . G. I 44. Olus .Ac., sott. posuit. =

=

-

=

-

B 88. Iscrizione funeraria di un bambino.

-

de nil, ove nil non ha indi­

cazioni di caso. - bidit, bixit, bibes con b = v, § l l9. - or. = horéis § l l 9. - Innoceti = -enti, cfr. B 1 1 . - bibes, probabilm . = -is ' tu sei vivo per noi ' , cfr. § 1 39. B 89. uia = uiuéi: in uiuos la scomparsa di 1f era legittima ( § 32; cfr. uius B 90), e di qui essa è passata al femminile. - iecit errore di scrittura per j . . o. è u n q(ue) mal tracciato. - iorum § 72 e . -

B 90. Per gli i cfr. B l . - uius cfr. B 89.

ALTRE ISCRIZIONI - B 86-96

B 91. CIL. XIY 537 1 . Erchul l sagrum

137

Dv. 456 ( Tivoli).

B 92. CIL. VIII 20505. Dv. 457 ( Sitifìs). d. m. s. l Erenius l .Aufidius l fixit ano l 5s LXXX ml egum u[ix] lit an L[ . . . ]

Iulia.

B 93. CIL. X 2354 b. Dv. 463 (su un vaso di piombo ) .

[C]ulcia Iucunda hic adquiesquit B 94. CIL. V 8136. Dv. 484 (Pola).

daeo san lto Silua lno sacr lum. C. Iu l 5lius Cry lsogonus l u. s. B 95. CIL. IX 2893. D v . 508 (Istoni o ) .

d. m. s . l hic abitat Me juia Victoria, qe l at superos sinnu 1 5-· abebat Cassan ldra. b. m. f. B 96. CIL. VI 4999. Dv. 526.

hic reliciae l Pelopis. sit

tibi terra l lebis

B 91. Erchul = Herculi cfr. § 1 1 9. - sagrum: sonorizzazione di tenue avanti liquida è abbastanza frequente: Alagrie = -criae Dv. 729, Helio­

gratie = -cr- Dv. 1 24 1 , Gl. = Cl(audio) Dv. 1477 (e Gladia B 149 ) , lagr<.mas = lacrimas Dc. 360, B 238. 188 e 209, e assai diffusa nelle lingue romanze. B 92. Erenius probabil,. = Irenaeus § 72 b. e, piuttosto che Herennius § 1 1 9 . - fixit indica che u'ixit era pronunziato con v- spirante; cfr. § 2 c e B 67 bis. - megum = nwcum con sonorizzaz. di c intervocalica § 1 1 9 . B 93. adquiesquit scrittura inversa per adquiescit, l a quale mostra che qu avanti e, i era divenuto k ( cfr. it. chi da qui ecc.), cfr. B 95. 1 25 (per cinque cfr. B 1 63 ) . B 94. daeo § 72

c.

- santo = -et-: la caduta di c fra n e muta è già an­

tica § 89, ma la gutturale era stata riammessa ove l'analogia ( qui di sancio) lo richiedesse. B 95. abitat abebat = ha- § 1 1 9 . - qe = quae, cfr. § 72

c

e, per qu > k,

B 93. - at = ad (col valore di apud) § 122. - sinnu = signum: nn indica il valore ii. assunto da gn, cfr. B 1 64. Il signum (cfr. B 2 1 6 ) è in questo caso un nome aggiunto, qualche cosa da paragonare ai nomi che si dànno gli Arcadi; cfr. su esso Mommsen in Hermes XXXV I I , p. 446 segg. ; D iehl in Rh. Jl!us. LXII , p. 390 segg.; Lambertz in Glotta IV, p . 78 segg., V, p. 99 segg. B 96. reliciae = -quiae, con qui > ci, cfr. B 93. - lebis = -uis, § 1 1 9 .

'1 38

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 97. CIL. VI 19027. Dv. 535.

d. m. l Genneie Aiec j te filie infeli l cissime, q. ux. 1 5 an. III m. XI d. IIII l Aiectus pater l f(e)c(i)t B 98. CIL. IX 4326. Dv. 541 (ager Amiternus).

d. m. s . l Zadumene J ni conseruae l C. ser(uus) act(or) 1 5 beneme lrenti B 99. CIL. XIV 1 1 37. Dv. 543 ( Oatia) .

d. m . l C. Iuli Beriani, l qui uixit annis l XVIII 1 5 mensibus V l zebus XVII B 100. CIL. VIII 8424. Dv. 545 (pressi di Sitifis; mosaico ).

bene laues . l oze a(ssem) des l cras grat lis. res tuta laues e l bono [ q]i l fieri iusit l ex s [ . . . ]

saluu

B 101. CIL. VIII 1460 1 . Dv. 554 ( Simitthus) .

d. m. s. l Agrius Zopan ltus uet. pius ui l xit annis n. LXX. p h. s . e. B 102. CIL. VIII 9985 add. p. 976. Dv. 561 (Mauretania Caesariensis ) .

d. m. sancto. Ulpo Cocceo l solo isti(tuerunt) tuclu mar l ­ moreum et ara la lp[i]de quadrata Ulpii fra l 5tres, Ulpi Coccei fili, l de acentes et Coc l ceius Iunior l u . . . ����- -����- ·����--------·�---�

B 97. Genneie ecc. con -e = -ae § 72 c. - Aiecte -us = A&ieccfr. B 3 4 ; forse di > i anche i n Genneie se per Gennadiae.

1 20 ,

B 98. Zadumeneni dat. (§ 322) di Diadiumene § 120. B 99. Beriani = Veriani § 1 19 . - zebus = die- § 1 20. B 100. oze = hodie §§ 1 1 9. 1 20. - saluu = -um § 1 39, con valore avver­ biale: s. l. ' buon bagno ' . - e = et. - qi (cfr. B 93) per eius qui. - com­ pleta: ex s[uo patrimonio], cioè del costruttore dei bagni. B 101. Zopantus = Dioph- §§ 1 20. 1 19 .

-

uet.

=

ueteranus ?

B 102. sancto = -um come tuclu, e ara, q1tadrata = -am (e lapide = em, o abbreviaz . di lapideam ?) § 139. - Ulpo : dimenticanza grafica, o indizio della pronunzia i § 72 e ridotta a palatalizzazione della consonante prece­ dente (p'o) ? - solo, cioè a solo; la preposizione è omessa forse per rea­ zione all'uso eccessivo delle preposizioni che nella lingua volgare sostituiva l'impiego dei casi. - tuchl = *tutulum attraverso -tl- §§ 72 d. 1 20, per titulum; forse la prima sillaba è trasformata secondo tumulus. - de acentes forse =

ALTRE

ISCRIZIONI

- B 97-1 0!!

1 39

B 103. CIL. VIII 1 6208. Dv. 563 ( Sicca).

Vincen ltza pia l uixit l annis 1 5 i1. LX B 104. CIL. VIII 361 1 . D v . 566 (Lambaesis).

d. m. l Felicus l uixit meses J X, fecit Quin l 5cinH patm· I I I 'Ni u :, B 105. CIL. VI 33907. Dv. 569. Prima Gratia l sarcinatrix. l fecerun qui l debuerun B 106. CIL. VI 4432 a. Dv. 577. Valeria Hilara l mater l Hymni de l bibyliotece B 107. CIL. I I I 2880. Dv. 585 (Corinium, Dalmazia). d(is ) deabusque l secundum inter l petrationem Ola l rii Apollinis B 108. CIL. VI 2660 1 . Dv. 600.

d. m. Simplicia Cominio l Clementi coniugi, l qun quen bixit ann. 1 5 VIII m. VII d. VI. b. m. f. B 109. CIL. VI 25707. Dv. 594.

parter Sabinianus dies VIIII

filiae Sabinile, l qae bixi(t) anno VI l


=

-tia § 1 20.

B 104. JJ'elicus parrebbe

-cis, quindi gen. di tipo arcaico in -us § 334. -tius indica che ti e ci si erano assibilati dando un esito identico, cfr. § 1 20. - Quincius

=

=

B 105. sarcinatrix ' rammendatrice ', derivato da sarcina con influsso t�emantico di sarcio. - fecerun debuerun § 139. B 106. bibyliotece con anaptissi (§ 4 1 ) ; -tece

=

gr. -&�KIJ �

B 107. interpetrationem (di un sogno o presagio) § 1 5 1 b, cfr. B 237, P. 10, 1 7 - 1 2, 17 d.

=

-pretii- con metatesi

B 108. qun = cum: debolezza della nasale finale, § 139. - quen a ccus. per abl., cfr. § 365, 2. - bixit = ui- § 1 19.

=

q,nem:

B 109. parter = pater: assimilazione come in Perpertua § 1 48 b . - Sa­

iJinile

=

-illae § 72 c. - bixit

=

ui- § 1 1 9 .

140

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 110. CIL. I I I 8043. Dv. 617 (Dacia).

L o. m. l M. Disius G l Aug(ustalis) col. l Ulp. Oici 1 5 botun p(osuit) B 111. CIL. XI 466. Dv. 629 ( Rimini).

hic ego sum posita Irene, l quae uixi XVIII kal. hanc mei mi l misere posuer(unt) arka parentes. l Felic· ssimm; Aug. lib. et Furfulana Irene B 112. CIL. IX 382 1 . Dv. 634 (Marsica).

Pacedie Sex. f. a l cogitato te hominesse l et scito : morien­ dust . uale B 113. CIL. VI 25134. Dv. 648.

d. [m.] l C. Publicius Ilarus et Co l rnelia Ianuaria se bib� con lparaberunt munimentu uirgine 1 5 libertis li bertabus l que posteri s l que eorum B 114. CIL. XV 7 172. Dv. 649 (Velletri ; placchetta di bronzo r0tonda) ..

Asellus ser luus Praeiecti l officialis praefec l ti annon[ e]s . fora& mu l 5ru exiui , tene me, l quia fugi, reduc l me ad Flora l ad tosOT i es B 110. col(oniae) Ulp(iae). - botun = uotum §§ 1 1 9. 139 e cfr. B 108. B 111. X VIII kal(endis), cioè 1 8 mesi. - misere = -ae § 72 c. - arka -am § 139; si noti che la mancanza della nasale influisce anche sull'uso me­ trico della parola, in quanto in iirka parentes, quinto e sesto piede dell'esa­ metro, -a di arka vale come breve. Pel k cfr. B 6 1 . =

B 1 1 2. a è l'esclamazione iih. - hominesse sinalefe del tipo ueneo § 1 4 1 .

- moriendust § 142. Copia d i ottonario giambico arcaico, con t e per ted. B 113. se bibi (b = v come in comparaberunt, cfr. § 1 19) se uiuis o sibi uiuis o sibi uiui: la solita insensibilità per gli antichi casi, § 365, 2. - munimentu ( -um come uirgine -em § 139) per monu- accostato a mun'ire ; cfr. B 47. - uirgine ' nuovo, non usato da altri ' . =

=

=

B 1 14. Placchetta d a fissare a uno schiavo i n modo d a poterne iden­ tificare il padrone in caso di fuga: cfr. B 1 70. - annones, cioè -aes § 3 1 9 . - muru ( = -um come Flora = -am) § 1 39. - tosores = tons- § 5 0 . Aà

ALTRE ISCRIZIONI

14 1

- B 1 10 - 1 1 8

B 1 15. CIL. VIII 8247. Dv. 661 (fra Milev e Cuicul).

d(is) b(onis ) s(acrum). O. O. Primus, l sac. Saturni, ag l nu, tauro dom lino, ouicla Tel l 5uri , berbece l ���vo, ouicla l [Nu]­ trici, capone l [H]erculi, edu Merc l[ur.], aedua Veneri, ber l 10[bec]e Testimonio l [p]ecora l d[ . . . ] B 116. CIL. VIII 2269. Dv. 674 (Mascula).

molimen l tum Sapidi. l fecit uxor il l ius uixit ann l 5is LI B 117. CIL. XI 932. Dv. 7 1 1 (Modena) .

e cuo l no dolui, l du fui, nuc l dolio, qi[a] 15 no est . li(n) frot(e) p.[ . . . ], l in ag. p.[ . . . ] B 118. CIL. XIV 3630. Dv. 743 (Tivoli ).

Se[x . . . . ] l nio Senece l mil. cl. pr. l Rauennas 15 D. Egna­ ti lus Rufus l herens p o l nendum eu l rauit Floram, ad tonsores: indicazione topografica del luogo ove il fuggitivo va ricondotto. B 115. Lista di sacrifici fatti dal sacerdote di Saturno. - agnu, tauro ecc. senza -m, § 1 39. - domino, cioè a Saturno. - ouicla = ouiculam con sin­ cope (§ 72 d) è la fonte di afr. oveille sp. oveja ' pecora ' ecc. - berbece = ueruecem è la fonte di fr. brebis rum. berbec ecc.; qui b per u nell'interno è un'occlusiva (cfr. Nerba ecc. § 1 19), e il b iniziale risulta da assimilazione a quello interno (un caso analogo a quello di barba § 148 b ) . - Iouo meta­ haedum §§ 1 1 9. 72 c. plasmo di Ioui sotto l'influsso della II decl. - edu - aedua femm. ricavato da haedus, § 30 1 . - pecora è la nuova forma ( onde it. pecora ecc.) sorta dall'antico nom. pl. di pecus. L'iscrizione presente =

mostra che la parola esisteva in Africa oltre che in Italia ove solo è conti­ nuata in epoca neolatina. B 116. molimentum: con dissimilazione (§

149 b ) per moni- sorto in

luogo di monu-, cfr. B 4 7 . - annis cfr. B 63 ecc. B 117. ' e quo non dolui dum fuit ( cioè uixit), nunc doleo quia non est ' . - no du fui ( i cfr. B l ) § 139. - Come fro(n)te, nuc mostra la omissione di nasale anteconsonantica, cfr. B l i . - dolio § 72 e. B 118. Senece = -ae ( dat.) § 7 2 c. - cl(assis) pr(etoriae) . - Rauennàs è nom. sg. (invece del dat . ! § 365, 2) riferentesi al miles, cfr. § 345. herens scrittura inversa per es § 50. -

142

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 119. CE. 340. Dv. 752 ( Roma; tabula lusoria).

semper tabula ludamu

in hanc hilare s amici

B 120. CIL. VI 267 1 3 . Dv. 758.

d. m. l Spycheni l Pothus l contub. 1 5 b. m. f. B 121. CIL. XII 1 1 12 . Dv. 7 6 1 (Apta) .

[d. m.] l [ . . ] Aureliu[s] l [E]uxenus l milix 1 5 Quietiae 1 Auite a(nnorum � ) l [ . . ] coiugi l inconpa Irabili B 122. CIL. VI 9592 D v . 766.

:W:iggini medico, l oui uixit anz XX l V, minsis si , diebus XXI B 123. CIL. VII 1 336, 605. Dv. 788 (su un vaso in Londra) .

::\Iacrinu f( ecit) B 124. CIL. I II 1 14 5 1 . Dv. 792 ( Carnuntum) .

litera nula docet l nomcn causanque l sepulcri, scultu l in es lapidi bult[us] 1 5 [ ] •

•

•

B 119. hanc: è l n scrittura inversa dovuta alla debolezza di nasale anteconson. (B l l 7 ecc.), o hanc per hi'ic indice della confusione dei casi '

(§ 365, 2p B 120. Spyckeni secondo § 322.

=

Psychae: metatesi (§ 151 a) e declinazione di Psyche

B l 21. milix: pel secondo i cfr. § 72 d; x per s mostra che x era dive. nuto s(s), cfr. B l . Auite § 72 c. -

qui ( imperfezione grafica) . anz: forse lo z finale è solo B 122. oui un N scritto sul fianco. - minsis = menses o 1neses, cfr. §§ 24. 72 b. d. I l passaggio dall'ace. 1nenses all'abl. diebus per esprimere l o stesso rapporto sintattico mostra l'indifferenza pel sistema di casi del lt. classico, § 365, 2 . - si con caduta della finale come in ital. sei. =

-

B 123. jJ:[acrinu(s) § 1 39. H 124. �ota la mancata scrittura delle geminate. - scultu con pt > t(tì inest § 1 39, cfr. B 22. - bultus uu­ (cfr. B 47) e caduta di -s § 1 39. - ines § 1 1 9 . - Il pentametro vien complP-tato con [et acta uotat). =

=

ALTRE

ISCRIZIONI

- B 1 19 - 1 3 1

1 43 :

B 125. CIL. XV 650 a. Dv. 798 (tegola).

tegl(a) secipedale doliaris de l fig. Iuliae Proculae B 126. CIL. XII 5 1 93. Dv. 825 (Narbona).

Valerius M. l. Philologus. l Qutia Silvana ucxsor l uirum ecxpecto meum B 127. CIL. X 7692. Dv. 832 (Cagliari ).

d. m. l Pompeius Felx l uiRit anniR XVII l diebuR LVII. 1 5 parentes filio l dulcissimo B 128. CIL. VI 4625. Dv. 8 8 1 .

Octauis l AcutuR B 129. CIL. XII 5698, 6. Dv. 887 (sul manico di un vaso di bronzo) .

Ianuaris f( ecit) B 130. CIL. IX 3093. D v . 8 9 6 ( Sulmona).

Obidia l Amor l uiua sibi , l L. Ob[i]rli 1 5 Sagites l decurionis fili a B 1 31. CIL. VI 4087. Dv. 902.

O. Iuli Euthychi l et Quintiliaes Auraes l immunium B 125. Marchio di fabbrica su tegola, all'incirca del 123 d. C. - tegla, la fonte di it. tegghia, teglia, con sincope da tegula § 72 d. - secipedale = sesqui- : qui è diventato lei cfr. B 93, e la mancanza di s fa sospettare che il gruppo sci già si fosse assibilato in si o sim . ; nota -e per -is. - fig(ulina) . B 126. Qutia probab. Quintia. - �wxsor ed ecxpecto sono tentativi di riprodurre la pronunzia della scuola ulcsor elcsp -, dato che x aveva assunto =

il valore di s(s), cfr. B l . B 127. Felx = -lix § 72 d . - uisit mostra direttamente il passaggio x > s(s), cfr. B l . B 128-129. Octa�tis Ianuaris per -itts, come Naucellis castellaris Dv. 882, Bolumnis Dv. 883, Olupis ( = Olympius) Dv. 884, libraris D v. 885, [ V]aleris D v. 886, Valentinis Dv. 888. Probabilmente continuazione della forma osca del nom. di temi in -io-, cfr. § 324.

B 130. Obidia Obidi

=

Oui- § l l !l . - Sagites cioè Sagittaes (§ 72 c )

cfr. § 3 1 9, cognomen d i L . Ovidio. B 131. Quintiliaes, Auraes § 3 19. - immunium vale ' esente da imposte ' o ' esenzhne dalle imposte ' , e conferma il munium ÀEL-roupyb: del CGL

•.

I I 504, 37. 3 6 1 , 40.

:144

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 132. CIL. VIII 9347. Dv. 908 ( Caesarea).

Iulia Fau l stilla Hel l enaes lib. l h. s. e. B 133. CIL. VI 4 1 1 8. Dv. 935.

Decimiae Clarae l dat Cinnamus l matri coniuges sues B 134. CIL. XIV 234 1 . Dv. 973 (Ager Albanus).

d. m. Cresteti fili lae beneme lrenti pator 1 5 suus fecit l X. "Beritius l Apollinaris B 135. CIL. VI 25340. Dv. 975.

Quirine lti bene l merenti l annoru 15 VII B 136. CIL. XIV 688. Dv. 977 (Ostia).

d. m. l C. Baebutius Florus l fecit Aeliae Lucili janeti coigi :suae 1 5 carissimae B 137. CIL. X 2965. Dv. 980 (Pozzuoli ).

d. m. l Sittiae Euthy l ciae libertae l et mamani !5 Sitti Ianuari patro l ni b. m. f. B 138. CIL. VI 26042. Dv. 987.

d. m. l Scriboni[ae] l Speni l Popilius 1 5 Seruandus l coniugi benemerenti l fecit B 132.

Helenaes § 3 19.

B 133.

coniuges

=

-is § 72 d. - sues

=

suae §§ 72 c . 3 1 9 .

Chrestae § 3 2 2 . - suus: passaggio d i questo possessivo al valore generico di eius. Cfr. B 1 45 . 1 7 5 . 204, e << quem libertus suus �ccidit >> Dv. 383. B 134.

Cresteti

B 135.

Quirineti § 322. - annoru § 1 39.

=

B 136. Lucilianeti § 322. Qui, come nel Quirineti di B 1 35, il nuovo tipo di declinazione è esteso ai nomi latini. coigi cfr. B 46. -

B 137.

mamani § 322.

B 138. Speni § 322: anche qui ( cfr. B 136) il nuovo tipo di declinaz. ap­ plicato a nome latino. Probabilmente in questa e simili forme, e non in una pronunzia *spen dell'ace. spem ( onde speme; cfr. rien ecc. § 129) è da vedere l'origine dell'ait. spene ' speranza ' . Cfr. § 365, l .

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 1 32-145

145

B 139. CIL. XV 2 1 77 . Dv. 1000 (tegola).

ex praedis Ti. Iuli l Iuliani opus doliarem B 140. CIL. XIV 2653. Dv. 1001 (Tuscolo ).

d. m. l Crescenti l Sili Italici l collegium 15 salutarem B 141 . CIL . I I I 1432 1 , 26. Dv. 1004 (Dalmazia).

s(itum) e(st) ( ? ) l crude llem fu J nus pu l 5aero G. l Paetro lnio Val. l an. Xliii 1 parentes 1 10 [d]esola l [ti . . . ] B 142. CIL. XIV 40 1 5 . Dv. 1009 (Ficulea) .

in [hi]s praedis Aure lliae Faustinianae ! balineus. lauat(ur) mo l re urbico et omnis 1 5 humanitas praesta ltur B 143. CIL. VIII 1878 add. p. 1576. Dv. 1 0 1 2 (Theveste).

d. m. s. l Repentinus Aug. tabe lllarius, uix. an J nis XXV. j 5 colegius t abela lri fecerunt B 144. CIL. VIII 3319. Dv. 1 0 1 5 (Lambaesis) .

qualis fuit, l Aconia, mune l ris ut meus fa l tus esset breui s. 15 cunti fuimus pares B 145. CIL. VI 746 b. Dv. 1029.

Soli inbicto Mitre l M. Ulp(iuR ) Maximus prae lpositus tabelB 139. Marchio di fabbrica su tegola, della metà del I I sec. d . C. doliarem scritt. inversa per doliare (§ 1 39), o nom. sg. ntr. doliiirem fatto al msc. doliiiris secondo bonum: bonus ? Cfr. B 140 e 1 4 1 . B 140. Crescenti = -is § 1 3 9 . una corporazione di medici.

-

salutiirem

B 141. crudelem = -le cfr. B 139. - puaero, Paetronio § 7 2 c. B 142.

-

=

-re cfr. B 1 3 9 ; a. s. sarà

junus ' monumento sepolcrale ' .

balineus pel ntr. -um § 301 .

B 143. colegius pel ntr. collegium § 3 0 1 . Nota tabelari nom. pl. usato come apposizione del collettivo colegius : il verbo al plurale esclude la pos ­ sibilità di intendere tabelari(orum). -

B 144. Il morto si rivolge alla superstite Aconia. - muneris msc. e tratto dalle forme dell'obliquo § 366 I I I decl. - fatus msc. § 301 e B 212.

- cunti

=

cuncti § 89.

B 145. Iscrizione del 10

-

V.

1 83 d . C. - inbicto, cfr. B l e § 1 19 . - Mitre § 72 c.

PISANI, Testi latini arcaic1: e volgari.

1 46

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

lari l orum aram cum 1 5 suis ornamentis l et bela domini l in­ sicnia habentes l n. IIII l ut uouerat d. d. B 146. CIL. XIII 8874. Dv. 1032 (pietra miliare sulla Lione-Agen­ Bordeaux) .

Caesar princeps l iuuent. uias et l pontes uetus ltate con­ la psas 1 5 restituet B 147. CIL. X 2487. Dv. 1 035 (Pozzuoli) .

Graniaes Primi lgeniaer-; locus. l qui hoc titulum sustu llerit habeat iratas 1 5 umbras, qui hic positi l sunt B 148. CIL. III 3 7 1 add. p. 977. Dv. 1 040 (Cizico).

resta uiator et lego. Fl. Marcus protector, l natus in Dacia, prouincia in uico Valentiniano, l militauit in u[e]xillatione Fesianesa annis XXIII, l unde factus protector, idequi mili­ tauit in 1 5 scola protectoru[m] annis [q]uin[q]ue, qui petiuit sibi l memoriam fieri de proprio uirum, quique mandauit l Marian[e] coniugi suae et Thalarioni pnernm sn[u]m, qn[em] l et libernm dimisit, et presentibus collegibus l suis, id est Perulam et Frontinum, Snperiannm, 1 10 Maxentium et Ursi­ num, astantibus qu[i]bus su lpr[a], mandauit d[i]li[g]entia fieri. l hauete, transitores, l balete transitores -- suis eius cfr. B 1 34. -- insicnia: c per g probabilmente errore grafico : cfr. adcnoscet B 85, 5. - habentes per -em: il plur. forse per attrazione del plur. ornamentis � =

B 146. conlapsas: probabilmente il femminile perché concordato con uias, senza tener conto del seguente pontes: perseveranza dell'attributo rife­ rito in un primo tempo al termine anteriore. - restituet per -it § 139. B 147. Graniaes Primigeniaes § 319. - umbras, qui: il cambio di genere è dovuto ad una costruzione a senso con nwrtui od homines inteso dietro umbras. - Sugli i = i cfr. B l .

B 148. Fesianesa prob ab . metaplasmo con introduzione del femminile nella

I decl. per -ne(n)si. - idequi probabilm. idem (§ 139) qui. - de proprio ' a sue spese ' . - uirum forse per uiuo ( sibi). - :Mariane § 322; dalle forme in -e -enis son state fatte anche quelle in -a -anis (come mamanis). - puerum suum per -o -o § 365, 2. - collegibus = collegis § 365, 3. - Perulam ecc.: do­ vrebbero essere dativi, concordati con collegibus: anche qui errore nell'uso dei casi. - balete = ua- § 1 1 9 . È caratteristica questa iscriz. il cui autore, pur =

ALTRE ISCRIZIONI

-

B

146-153

1 47

B 149. CIL. VI 3538 1 . Dv. 1057. Gladia Felicita l s conpara l bit se biba si l bi et suibus B 150. CIL. XI 607 8 . Dv. 1060 (Urbino) .

Regilla a. XliX l Quartionis fu llloni uicaria. l quae ut uicsi nulli 1 5 dedi dolore, non l leba esse acerbis at i n l feros, l quae at superos dulcis fui . fecit B 151. CIL. VI 12675. Dv. 1066.

Atinia l L. filia l Procla uixit l anocla et 1 5 mesoru quator B 152. CIL . VI 3722 a. Dv. 1070.

Brumasius l deo mesa posuit l salbum l patre cum 15 [o]mnis byyris l [sa]cratis B 153. CIL. III 141 14, 1 3. Dv. 1074 (lucerna da Pettau ).

pauperis cena pane uinu radic gnorante delle regole più elementari, si sforza di usare la lingua letteraria, riuscendo a un pasticcio ampolloso e oscuro allo stesso tempo. B 149. Gladia forse = Claudia, cfr. B 91 e § 72 c. - comparabit, biba con b = v § 1 1 9 . - stLibus per suis § 3 65, 3. B 150. fulloni = -is: cambio di declinaz. § 365, 3 (o caduta di -s § 1 39 � ) . - 1Licsi scrittura intesa ad assicurare l a pronunzia k s non più indicata da x, cfr. B 1 26. - dolore, nonleba, per -m, § 1 19. - nonleba = nolebam; scrittura etimologico-popolare di chi sentiva la negazione nel verbo, facilitata dal fatto che non era pronunziato anche no, cfr. it. no e § 1 19 . - acerbis -ba (forse secondo àcris), col passaggio dalla prima alla seconda classe degli aggettivi rientrante in quello da una all'altra declinazione, § 365, 3. at ad § 1 22. - dulcis: per l'i cfr. B l . =

=

= annucula ( § 72 b. d ) ' di u n anno ', accanto a d annicula ed annotinus, *annoticus: tutte e quattro le forme sono continuate in lingue romanze. - mesoru §§ 50. 139. 365, 3 . - quator, cioè quattor B 166 ( > it. quattro, fr. quatre ecc . ) da -ttuor § 72 e. - Invece del complemento di tempo viene impiegata con uixit l'espressione indicante l'età, come se il verbo fosse stato mortua est.

B 151. anocla

B 152. mesa = mensam §§ 50. 139. - salbum (§ 1 1 9) per saluo § 365, 2 . - omnis per omnibus § 365, 3 . - byyris = uiris § 1 1 9 ; y è pura notazione di i, cfr. B 2 1 4. 238, 1 20. B 153. pauperis è nom. sg. § 366 III. - pane uinu per -is -um, § 1 3 9 . - radio è verosimilmente un'abbreviazione; o dai casi obliqui riidic-is ecc. secondo hallec hallecis ?

148

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGAIU

B 154. CIL. VI 29849 a. Dv. 1 080.

Ro lma capus l mundi B 155. CIL. VIII 10575. Dv. 1085 (Saltns Burunitanus) .

Caecilia Zaba sacerda magna l [uixi]t ann. LXXXV B 156. CIL. VIII 1 2794 . Dv. 1087 (Cartagine) .

d. m. s. l Nimp[h]ydia l miserina, l uixit anno 15 uno m. �ILI diebus l XX noctu una l orabus IIII B 157. CIL. VI 2662. 32657 . Dv. l 088.

d. m. l Valerius Taurus miles cortis l VII pretorie, centurio euocatus, qui uisit l annis XXXXVII. remisit filios duos gemnos 15 pisinus anucus et mesero VIII. conpare sua l uist bene. nationatu Panonius. uxsor fecit l bene merent. B 158. CIL. X 2622. Dv. 1 109 (Pozzuoli ) .

dis ma[nib]us l Iuniae Amil[l]e l fecerunt l M. IuniuR Artius 1 5 collibertus et l M. Iunius Hamillus l iuuenior matri l karis­ simae benemer. B 154. Graffito nel pavimento del Circo Plaminio. B 155.

capus § 365, :{ .

sacerda: femm. da sacerdiis inteso come n. sg. II decl.

B 156. miserina cfr. B 78. ----: anno ecc. abl., in luogo dell'ace. di tempo continuato. - noctu per nocte (§ 365, 3) causato dall'avverbio 1wctu. ( h)oràbus (§ 1 19 ) secondo deàbus ecc. § 320. B 157. pretorie = praetoriae § 72 c. - uisit = uixit con x > s(s), cfr. B l . - remisit vale rel"iquit, cfr. it. rimettere nel senso d i ' affidare ' . - gemnos = -min- § 72 d. - pisinus ace. pl. con u per 6 § 72 d; si trova già in Labeo ap. Schol. Pers. I 4: << crudum manduces Priamum Priamique pisinnos >> , e nell'App. Probi B 238, 146: << pusillus, non pisinnus >>. Sta a base del logu­ dorese pizinnu ' piccolo ' , cfr. anche it. piccino e B 2 1 0. 2 1 1 . - anucus (per -os) retroformazione di annuculus ' di un anno ' su cui cfr. B 1 5 1 . - mesero gen. pl. = ménsium (per -és- cfr. § 50), probabilmente secondo diérum. - conpare ' colla moglie ' . - uist = uixit, cioè il uisit di qui sopra con sincope di i § 72 d. - nationatu, probabile contaminazione di nàtiiine e nàtu, ortu. uxsor B 126. B 158.

Amille ( e -

=

-ae § 72 c) e Hamillus : § 1 1 9. - iuuenior: rifacimento

di iunior secondo il positivo : vale qui ' figlio ' .

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 154-163

149

B 159. CIL. V I 3557. D v . 1 12 1 .

Maedomiae l Vispiiae Mo l derate Aure l lius Siluius 1 5 centurio deputa l tus miserissimus coi[u] l x B 160. CIL. III 14406 a . Dv. 1 128 (Macedonia).

d. m. Aurelius Saza centenarius. l pelece. hic iacio, qui uixi annis quinqv l aginta et militaui annis XXX et sum J 5 natus in pro{tinci� Dacia et milita l 5ui inter ecuites catafractarios Picta luensis succura Romani propositi. Au l relia Piactu coniux, qui posit titulo be l nemerenti caro mar(i)t[o s]uo. resta l uiator �t lege titulo nestro : dune le l 10ces et perausas B 161 . CIL. VI 28881. Dv. 1 133.

Vibiae Psyche u. a. XXIV. l Q. Vibius Polybius l (ibertae) suae l eaedem coniugi B 162. CIL. III 2240. Dv. 1 1 35 ( Salona).

Aurelia Victorina, que l emit arca ex proprio suo l et uixit annus XLV et dies l tres, et post [ob]itum ipseius J5 fecit For­ tunatus alonnus l ipseius. ex [b]o[t]o ips[e]ius fecit. l si quis uoluerit corpus in Jpon[e]re, dabit in fiscum l [f]ol(les) B 163. CIL. X 5939. Dv. 1 1 37. (Anagni).

[ . . . ui] l xit annis quadracin Jta cinque, ex quo na lti sun fili B 159.

1"lioderate

=

-ae § 72 c. - miserissimus rifacimento analogico

per miserrimus. - coiux cfr. B 46.

pelece = pellege (scambio di c e g, cfr. leces e B 102), cioè perlege. iaceò § 72 e. - Pictauensis ace. pl. - succura = sub ciirà, assi­ Aurelia . . . qui = quae § 385. - posit > i t. pose, forse da posuit milato. § 72 e (o secondo misit ? ) . - titulo -um § 139. - nestro per nostrum ( § 1 3 9 } sec. uestrum. - dune per dum secondo tunc accanto a fqtm. perausas con metatesi (§ 1 5 1 b ) per repausas > it. riposi. B 160.

- iacio

=

-

=

B 161.

eaedem § 3 7 1.

' que = quae § 72 c. - arca = -am § 139. - annus = - òs § 72 d. -psae- } come illaeius § 384. - alonnus = -lu- § 72 d. - boto - ipseius ( folles, sacchi di denaro = u òtò § 1 1 9. - corpus, cioè un altro cadavere. B 162.

=

-

(manca il numero) . B 163. quadracinta: c per g forse semplice errore grafico, cfr. oltre cin­ quaginta; forse anche erronea restituzione della sillaba non più pronun -

150

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

uiginti un lu, et Camuriusnia Ro l 5fina fili a ipsuius, q l ue uixi t annis cin l quaginta quator, l baene maercnti fecerun B 164. Ephem. Epigr. VIII 152. Dv. 1 140 (Corfinio). d. m. s. l Primitius l Fadilles ser. l Paeline 1 5 conseruae, l quem succepi l annorum XI l et uixit mecum l annis XXVIII, j 10 qouaei parem l gratiam re l ferre non potui l in tanta sim l ­ plicitate. 1 15 b. m. p. B 165. CIL. VIII 8 7 8 9 . D v . 1 1 54 a ( Sitifis). d. m. s. l T. Annia l Fortuna l uixit an. 1 5 sex mes . l qator B 166. CIL. VIII 8573. Dv. 1 1 63 ( Sitifis). Caius Iulius Qu[iJ i etianus uixit an lnis uiginti d. m. s. quat l 5tor mensibus noue dieb lus uinti quattor B 167. CIL. VI 29947. Dv. 1 168. tu ne uellis aliena membra l inquitare iacentis, dolies l com­ parabit sibi. quod si no l cueris, noceberis ab alio ziata, come in quarranta § 395, it. cinquanta ecc. - cinque e cinquaginta: il qu si è dissimilato in k prima che qu desse k avanti e, i, cfr. B 93 ecc.; pertanto il primo k si è palatalizzato nelle lingue romanze (it. cinque, fr. cinq ecc.), il secondo è rimasto o si è palatalizzato in misura minore. sun (it. sono) fecerun (forse fecerun e fonte di it. fecerono) § 139 e B . 2 1 3 . fili (sarà stato pronunziato con l palatale) : -Zii > -Zii § 72 e. - unu § 139.

- Rofina = Ru- § 72 d. - ipsuius § 384. - que be- me- § 72 c. - quator cfr. B 1 5 1 .

=

quae, baene maerenti =

B 164. Primitius = -t'iuus § 72 e . - Ji'adilles = -llaes § 3 1 9 . - Pae­ line = -ae § 72 c: forse il nome era Paeligna, e il gruppo -gn- diventato 1ì ( come in ital. ecc.) è rappresentato con n, cfr. B 95. - qu,em = quam, § 385. - succepi secondo accép'i, pel classico suscep'i. - qouaei (per l'i cfr. B l ) = quei per cui § 385. - simpUcitas vuol qui dire ' povertà ' : l'espres­

sione sembra riferirsi al monumento funebre che Primitivo avrebbe voluto abbastanza sontuoso, quale meritavano le virtù della morta compagna. B 165.

mes. = mens. § 50.

-

qator per qua-, cfr. B 1 5 1 e § 72 e .

B 166.

quattor cfr. B 1 5 1 . 163. 1 65 .

1wue = -em § 139. - Si noti la presenza contemporanea della forma parlata uinti (§ 395) accanto a quella classica e letteraria uiginti. B 167.

uellis = uel'is: il doppio l dovuto a confusione tra le forme (lette­

-

rarie) uel'is e uellès, come in altra iscrizione (Dv. 1 156) uellint. - inquitare

=

ALTRE ISCRIZIONI

-

B

1 64- 1 7 3

151

B 168. CIL. V I 1 6483. D v . 1 1 69.

hic ego sum Cornutus doliens l cum filis dulcissimifì VIII B 169. CIL. X 6977. Dv. 1 1 77 (Messina) .

dis manibus l Epitynchani Caes. l n. seru. Oandidian., l qui exiebat in officio l 5 Asiae ark. XX hered. B 170. CIL. XV 7 176. Dv. 1 1 83 (placchetta di bronzo ).

Ptronia. tene me, quia fugibi, et reuoca me ad domnm Theo­ dotenis ad domnum meum Vitalione B 171. CIL. XI 6730, 4. Dv. 1 1 87 (pressi di Ancona).

hic est Hirculis, qu[i] a matrastra :ma l periuit B 172. CIL. I I I 6010, 137. Dv. 1 1 92 (Westem dorf).

Maticius fecuit B 173. CIL. VI 7470. Dv. 1 1 94.

P. Aelius Callistufì l concessu sibi a Marco l Aurelio Epagatho, �t l Aeliae Primeniae et l 5 Liciniae Antesphoridi l et libertis -quie-: § 72 e. b. iacentis, cioè del defunto. dolies = dolens § 50 nel senso di miser, cioè ' il defunto ', come noi diciamo il povero Giulio ecc. ; il partic. è rifatto da dolio subentrato a doleii §§ 72 e. 574; cfr. doleunt in CE. 820 e B 1 68 . �

�

B 168. doliens come dolies B 167. � Si noti che togliendo i l nome Oor­ nutus e sostituendo dulcissimis con dulcibus si ottiene un esametro. B 169.

Jwred.

=

exiebat = exi- § 555. in ofjicio per -um § 365, 2. arlc. XX arcarius uicensimae hereditatium, un ufficiale del fisco. �

�

B 170. Cfr. B 1 14 . Ptronia = Pe- è il nome della schiava cui si rife­ risce la placchetta ; la mancanza dell'e è forse solo errore di scrittura. -iui § 1 1 9 ( > it. j1tggii) invece di fugi, di sul pres. fugiii se­ fugibi condo audio: audiui; cfr. § 578. � Theodotenis § 322. domnum (cfr. it. �

=

�

�

donna)

Vitalione -em § 139. B 171. Su un musaico. Hirculis Hercules §§ 13 Nota. 72 d. � ma­ trastra ' matrigna ' (Giunone) ci dà la forma lat. volg. onde fr. mardtre ecc., presupposta dal REW. 5 4 1 5 b. periuit § 555. =

-min- § 72 d.

�

=

�

=

�

B 172. Firma d'autore su un recipiente.

�

fecuit = fecit § 579.

B 173. P . Elio Callisto riserva il sepolcro cedutogli da M. Aurelio E pa­ gato a sé e a due donne nonché ai loro liberti, ne esclude i liberti propri e la figlia che non hanno compiuto verso di lui i doveri loro spettanti ( << proprii meriti non fuistis >> ). � concessu = -um § 139. Primeniae distrazione del �

1 52

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

eorum de( dit). ceteri et li berti mei l propii meriti non fustis neque filia mea B 174. CIL. I I I 12484. Dv. 1 203 (}loesia inferior).

quis que henc l memoriam le l xerit, sit illo l semper bene . 1 5 sit tib i semper l b (e )ne. d; m. B 175. CIL. VI 34025. Dv. 1 2 1 7 .

d. m. l M. Aurelio l Ermaiseo l bene merenti , l ,; quen omnes sodales l sui querunt B 176. CIL. VIII 15911l. DY. 1 2 1 3 ( Sicca).

d. ma. sa. Aemilia Q. l filia Gala uix. 15 hic sepelita B 177. CIL. I I I 70. D v . 1 2 1 9 (Tebe).

Ianuarius pp. nidi et miraui l locu cnn filia mea, Ianuarina. ualete omnes B 178. CIL. VI 2 3 1 76 add. p. 3529. Dv. 1 220.

diis manib. l Nymphe l Iuliae Meliti l bene merenti de i �> fratr sui coniuge. l uix. ann. eum eo VI, l ann. decess. XXVII !piissima, de qua l nihil aliud dolitus 1 10 est nisi mortem lapicida per -migen-. - propii dissimilazione (come in sp. e vari dialetti it.} di proprii § 149 a. - fustis: = it. foste : in fuisti fuistis l'accento è stato trasportato sull'u secondo il resto del paradigma (fui ecc., fuerunt), e l'i atono in queste forme e in fuit t��imus è andato perduto, come l'e di fuerunt (per cui cfr. dedrot dedro in A 26. 27). B 1 74. henc = hanc secondo quem = quam cfr. B 1 6 4 e § 385. - lexerit = legerit § 579. - illo illi secondo la declinaz. nominale. =

B 175.

quen ( cfr. sp. quien)

=

quem § 3 1 9 . - sui = eius cfr. B 134. 1 45.

B 176. Oltre ad anis annis, nota sepelita § 574 di sepelire per sepulta: sepelitus si trova già in Catone. =

B 1 7 7 . pp = p(rae)p(ositus) o p(rimus) p(ilus) . -- miraui = admiratus sum con passaggio dal deponente all'attivo, § 463. - locu, cun cfr. § 1 39 . B 1 7 8 . diis e piissima: cfr. B l . - Nymphe = -ae § 72 c. - JJ!eliti: sembra che la sepolta avesse il soprannome JJ!eli -tis = gr. [LÉÀ� ' miele ' . - = de fratre stti ( eius) coniugis ? - dolitus est: forma personale pas­ siva (secondo habitus: habet) tratta dall'impersonale dolet. =

ALTRE ISCRIZIONI -

153-

B 174-184

B 179. CIL. VI 8985. Dv. 1 224. d. m. l M. Ulpio l Agathonico l paedagogo 1 5 a caput Afri l ce

B. 180. CIL. VI 4355. Dv. 1226. Philusa Andraei l liberti uxor. l ollam et titulum l datum ab · conseruas 1 5 pedisequas B 181. CIL. XV 7 2 1 1 . D v. 1 238. Euseb li uiuas cu l m omnis t luos abe l 5as amo B 182. CIL. VI 13271. Dv. 1242. d. m. l Aur. Zotico l uene merenti Restuta, l com quen bixit l annos X

coiuegi fecit 1 5 Aelia .

B 183. CIL. VI 9232. Dv. 1 253. Oucumio et Victoria l se uiuos fecerunt Antoninianas

capsararius de

B 184. CIL. XV 1 90. Dv. 1 259. opus dol. de preci. Aug. n. l ex figulinas veteres B 1 79. caput = -ite: si tratta del npr. d'una località di Roma (capu Africae) costituito di un composto il cui primo membro non era più decli-­ nato, come noi diciamo il capolavoro - i capolavori ecc. Africe -ae § 72 c. Cfr. B 238, 1 34. -

=

B 180. « olla et t. data a conseruis pedisequis >> : in ollam titulum non è più sentita la distinzione di nom. e ace. (forse per la scomparsa di -s -m

nella pronuncia, § 139): datmn può essere attratto da titulum. In -as -as per -is -is abbiamo un esempio chiaro della confusione dei casi, cfr. § 365, 2 e della funzione dell'accusativo quale caso obliquo unico, come nelle iscri­ zioni seguenti. B 181. omnis omnibus secondo i temi in -o-; tuos e § 365, 2. - Il resto = habeas amorem ? aueas amor ? =

=

-'is, cfr. B 1 80

B 182. uene bixit § l l 9 . - coiuegi coiugi cfr. B 46. Restuta aplologia . di Restituta § 1 50 . - com quen cum qua; com § 72 d, per quen cfr. quen = quem B 1 7 5 e quem = quam B 1 64, e nota l'ace. per abl. § 365, 2 e cfr. B 1 8 0 . =

�

=

B 183. s e uiuos s e -is (o sibi uiuis ? ) § 365, 2 . - capsararius per capsa­ rius secondo armararius da armar-ium. - de Antoninianas = -nis § 365, 2 e cfr. B 1 80. =

B 184. Sigillo su tegola.

e § 365, 2 .

-

ex figulinas ueteres

=

-nis -ribus: cfr. B 180-·

'154

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 185. CIL. XIII 7709. Dv. I2SI (Brobl). Herculi Saxsano l sacrum. Iulius Vi l ctor pro se et co lmili­ tones si l 5ngulares pedite l s Acili Strabonis l leg. .Aug. u. s. l. m. B 186. CIL. VI 35279. D v . I292. d. m. l sub hunc l lapide corpus positum l est. T. Fl. .Archi­ medes uixit 1 5 annis XII m. XI B 187. CIL. XV 7 I S I . Dv. I3I5. fugiti l bus so, reuo l ca me in .Aben l tino in domu j5 Potiti .uc. l ad Decia lnas B 188. CIL. VI 1 149 I b . Dv. I 3 I 6 . .Allia Europa u. a. XVII l pia sancta frugi in suis B 189. CIL. VI 236SO. Dv. I 327. L. Pacilio Preponti l Larcia Secund l a ommeritis B 190. CIL. VIII 2 I 345 a. de suo ob merits suis

Dv. I 32S (Caesarea).

B 191. CIL. VI 6S add. p. 3003. Dv. I 330. Felix publicus l Asinianus pontific(um) l Bonae deae agresti Saxsano : cfr. B 126. - Iulius; per l'i cfr. B 3 1 . -- pro se et comi­ litones ecc.: ace. per abl. cfr. B I SO e § 365, 2 . B 185.

B 186.

sub hunc lapide

=

sub hoc lapide, cfr. B I SO e § 365, 2 .

B 1 8 7 . Come B

1 14 e 170. - fugitibus Abentino con b = v § 1 1 9. so = sum cfr. B 2I4 e §§ 72 c. I 39. - A bentino, domu possono essere per -um § I 39, ma piuttosto si tratta, come nelle iscrizioni segg., di ablativi grafici posti per ipercorrettismo in luogo degli accusativi, cfr. B 1SO e segg. e § 365, 2. uc. = u. c. - ad Decianas, sott. thermas. - Il Potitus qui nominato sembra sia il uicarius urbis Romae del 37S-S l . -

B 188. e

i n suis: anche qui l'ab!. ipercorrettismo per l'ace., cfr. B IS7

§ 365, 2.

B 189. ommeritis = ob merita: l'assimilazione è quella già antica § S2; merifis abl. per l'ace. come in B IS7. I SS, cfr. § 365, 2 e B I90. I99. B 190. ob merit(i )s suis come in B IS9; probabilmente alla stessa ten­ denza, non a un retto senso dell'uso dei casi, è dovuto l'ablativo de suo ,

-cfr. de coll'ace. in B IS3. B 191.

publicus, cioè seruus. - felic(iter) u(iuus) �

-

alba

=

-am § I39.

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 185-194

Hi5

felic u l uotum soluit iunicem alba 15 libens animo ob luminibus l restitutis, derelictus a medicis, post l menses decem bineficio dominaes medicinis sanatus. per l eam resti.tuta omnia, l mi­ nisterio C. Anniae Fortunatae B

192. CIL. III 7 7 9 1 . Dv. 1 354. (Apulum D aciae) .

[ . · 1 · 1 ac per An l tiochu sa lcerdos 1 5 loci B 193. CIL. III 1 3374. Dv. 1 392 (Pannonia superior). [ . . . ] l domo Mursa uix. l an. XXXVI, stip. XVIII. Aurelia l Priscilla coiiux eiu, l Prisca et Probilla filias 1 5 et eredes po­ suerunt. qui l defunctus est Perento l et ossua eiius in une l ocu l sunt. .

B 194. CIL. VI 301 18. Dv. 1402. d. m. tu qui praeteries spectas l mortis monumentum meum, aspice quam misere sit l data uita mihL annorum VIIII uixi dulcissima paren l 5tibus meis, - ob luminibus re8tituti8 ' per la vista (gli occhi) resagli ' : l'abl. come in B 1 89. 1 90, cfr. § 365, 2. - bineficio be- § 72 d. - dominae8 § 3 1 9 . C. Annia Fort. è la sacerdotessa o devota della Bona dea che ha ottenuto =

la grazia a Felice. B 192. Qni e nelle iscrizioni segg. è perduto ogni senso anche per la distinzione di nomin. e altri casi: A ntiochu può essere inteso tanto come nom. che come ace., § 139. B 193. Mursa è una colonia della Pannonia inferior, onde è originario il morto; il nome è ignoto, ma forse era Probus, dato che le due figlie si chia­ mano Prisca e Probilla, e Prisca corrisponde nel nome alla madre Priscilla. eiu - coiiux cfr. B 46. eiu8 § 139. - filia8 attributo dei soggetti Pr. et Pr. mostra la confusione tra nom. e ace. come in B 192 cfr. B 225. -

=

= Perintho § 72 b , abl. per -thi loc. - 088Ua: accanto ad 08 si hanno anche 088um (it. 0880 ecc.) già in Varrone e Pacuvio, e 088U, specialm. nel plurale 088Ua (cfr. B 203), forse in origine secondo genua: il tema in -u­

- Perento

pare tardo, esso è attestato solo presso grammatici (Carisio) e in iscrizioni, e tardi appaiono anche i derivati os8uàrium e os8uii8us. - une ( = h- § 1 19 )

locu ( = -um § 1 39 ) : cfr. B 1 86 ecc. e § 365, 2 . B 194. praeterie8 = -ens § 50. Probabilm. nel I verso meum è stato aggiunto a un esametro che formava distico col pentametro seguente. -

156

TES'l'I LATINI ARCAICI E VOLGARI

in ascendens anima deposui meam. l hoc tantum testor te, lapis, ossa requie l scas, ne te uelis esse graues B 195. CIL. VI 8606. Dv. 1 4 1 2 .

d. m. l lVI. Aur. Alexander l Aug. lib. ab epistulis l Graecis se uibus fecit 1 5 sibi et suisque l libertis libertabus l posterisque aeoru B 196. CIL. VI 29907 . Dv. 1424.

[ . . . ] l est membrorum duor. perti l nere deberet aput liberos eorum. aquam uti de taber lna et itum ambitum uti 1 5 prestctur cis B 197. CIL. X 2933. Dv. 1426 (Cuma).

d. m. l Saturninae. l die Saturni l nata, dicm Satur lni diem functam, l uix. annis III l m. V d. XX B 198. CIL. IX 3387 a. Dv. 1430 ( Ofena) .

collegas ieis locaueeru in (decimum) ascendens. - anima = -am § 139. - requiescas in senso causa­ tivo ' faccia riposare ' : requiescere era parola dotta e fuori d'uso. - graues = -em mostra l'indifferenza per le desinenze -es ed -em non più sentite nella lingua parlata, § 1 3 9 ; oppure contaminazione con nii uelis esse gravis � B 195. ab epistulis Graecis: dunque un liberto addetto alla scrittura di lettere in greco. - se uibus (b = v § 1 1 9 ) per se uiui5: il nom. usato per ogni caso, § 365, 2. - aeoru = eorum §§ 72 c. 1 39. B 196. Nel principio mancante erano nominati l'edifizio di cui abbiamo la descrizione ( << membrorum duorum >>) e la coppia dei cui figli si parla in seguito. - deberet è forse errore grafico per debebet ( = -bit § 72 d) con scambio di R e B . - aput = -d § 122; nota apud per ad. - uti introduttivo di pre­

scrizioni è proprio dello stile curialesco. - aquam, itum ambitum accusativi formali per nominativi, cfr. B 193 ecc. e § 365, 2 . B 1 9 7 . functam = functa cfr. B 196 ecc. e § 365, 2 . - diem S . per die, cfr. B 1 8 7 ; qui -m potrebbe essere scrittura inversa, § 139. - diem f. ' morta ' . B 198. S u una meridiana. - collegas per -ae come i n B 1 9 3 eèc., cfr. § 365, 2. - ieis, forse l'antica grafia § 370, più o men bene riprodotta. - locaueeru -iirunt § 3 1 9 ; il doppio e non ha probabilm. alcun fondamento ·nella =

pronunzia.

ALTRE ISCRIZIONI

-

B

157

1 95-203

B 199. CIL. VI 3454. Dv. 1437. d. m. ! Aurelie Gorsile l coniugi bene m J erenti, que semper J 5 mecum bene uixit, l natione Acuicesem, l que uixit anos XXIIII l meses VI o meritis os ltitatis eius, ci eilio ff 1 10 ficimo, quixit m r l II, messibus VIII, diebu XXI I IIL fecit Aurelius Iusti J nus ueuteran. u. p. c. a. B 200. CIL. VIII 132 a add. p. 925. Dv. 1448 (Capsa in Byzaceua ) . d. m. s . l L. Oae(cilius) Olodi l anus Olodi l filius u. a. 15 LXXV curan ltes filios l eius. o. t . b. q. m. u. f. u. f. B 201. CIL. VIII 37 1 . D v . 1455 (Armnaedara) . d. m . s. l Flauia Secure, l q. uixit annis XVIII l h. situs B 202. CIL. VI 2 1 322. Dv. 1461. Licinia l Eutuche l ossa be[ne] l qnescat B 203. CIL. X 649. D v . 1462 ( Salerno ) . d. m. O. Vettieno l Lnperco fecit l Vettien. Dieae l osyne et .sib. ita, ut l 5 ne pos morte mea cuinsqnam ossua l ibi adiciatur B 199. Aurelie Gorsile que con e per ae § 72 c. - Acuicesem A quin­ censi (B l l ; § 50): ace. per abl., cfr. B 1 80 segg., § 365, 2. - o meritis cfr. B 189. - ostitatis = ca-, curiosa trasformazione in bocca di questi barbari. ei scrittura errata per et; eilio id. per filio. - ffficimo = Felicissimo ( forse ridotto a Felicimo ? ) . - quixit qui ui-, cfr. § 34. - m r: generalmente abbreviazione di merens; sembra omessa l'indicazione a. ' annis ' . - Si noti il contrasto fra gli ace. anos 1neses usati per Aurelia e gli abl. messibus .( = -mens- § 50) diebu ( = -us § 1 39) pel figlio. ueuteran. : curiosa epentesi di u nella sillaba seg., se non si tratta di errore materiale del lapicida. u(ir) p(erfectissimus) c(uram) a(gens). =

-

=

-

B 200.

curantes filios

=

curantibus filiis cfr. B 199 ecc. e § 365, 2.

B 201. Flauia Secure ( = -ae § 72, c) mostra la confusione fra nom. e gen. (§ 365, 2). - situs mostra un principio di confusione fra msc. e femm. B 202. Eutuche = -ty- § 73. - quescat per quiescant: come mostra B 203 {cfr. B 229), ossa è inteso collettivo singolare, come p . es. i plurali pira, mela ecc. sono diventati femm. sing. (it. la pera, f. la poire ecc . ) ; cfr. anche B . 238, 136. Per que- cfr. B 93.

B 203. pos = post cfr. B 22. - morte mea = -em -am § 139. dr. B 193. adiciatur sing. con ossua, cfr. B 202. -

-

ossua

158

TESTI LATINI ARCAICI E VOJ�GARI

B 204. CIL. VI 29403. Dv. 1476. d. m. s. l Ulpiae Valentinae l coiugi suae b. m., l quae uixit annis [ 5 XXX. fecit l Aurelius Afrodisius l coiuncxs suus B 205. CIL. VIII 1 6752. Dv. 1495 (pressi di Theveste). d. m. s . u. [ LXXXV l Saturninus l s(acerdos ) A(esculapi). si quis posit ob [ seruare uinu non bibe [ 5re annos XXXVIII meses septe, l ipse posit sacerdos esse B 206. CIL. X 1 760. Dv. 1520 (Pozzuoli). d. m. l Q. Valerio Felici l ueterano cohor. l X pr. pater fecit l " b. m. sed is mihi l debuit facere, quam l senectae meae dolum l relinquerc B 207. CIL. XII 1 939. Dv. 1 522 (Vienne). [ . . . ]i paucnm per tempus fili a l cuius snpprema l [ . . . ]ti composui dolose l [ . . . ]tius [B]ellator pater 1 5 [et snb a]scia ded. B 208. CIL. I I I 1 2377 add. p. 2 3 1 6, 45. Dv. 1 535 (Moesia). d. m. l Anrelius l Crescen [tio ex pre [ 5positis, l et Vincen l tia coniun [ x eins Au [ relie Vericie [10 bruti snae q l ni uixit ann lis XXIII! bene l merite titu [lo posnernnt B 204.

coiugi dr. B 46. - coiuncxs cfr. B 126. 208.

-

suus

=

eius cfr.

B 1 34. B 205. u(ixit annos) LXXXV. - posit = possit. - uinu, septe con caduta di -m § 139. - meses = mens- § 50. posit per poterit. Il morto sfida i superstiti a praticare l'astinenza da lui compiuta. -

B 206. quam potius quam. - dolum dolorem cfr. § 365, 3: la decli­ nazione è fatta dal no m. che, caduta l' -r di dolor, è stato inteso come nom. di I I dccl. in cui pure 1'-s era caduto, cfr. § 139 e it. duolo. =

=

B 207.

dolose ' dolorosamente ' ricavato da dolus ' dolore ' cfr. B 206.

B 208.

Orescentio

=

-us § 1 39. - prepositis

=

prae- 72 c. - coniunx:

rifacimento assai comune di coniux secondo coniungo. - Aurelie Vericie merite = -ae § 72 c. - bruti: brutis, frequente in iscrizioni greche ( �pou·nç) e latine a partire dal I I I sec., è la parola germanica per ' figlia maritata,

giovane signora ' , propriam. brupis, cfr. gt. brups ' nuora ' ingl. bride ted. Braut ecc., e la fonte del fr. bru. Corrisponde in lt. Frutis, un epiteto di Venere. - qui per quae, § 385. - titttlo -lum. =

ALTRE I SCRIZIONI

-

B

204- 2 1 3

1 59'>

B 209. CIL. I I I 5622. Dv. 1 540 (fra Salisburgo c Wels) . d. m. l Lupus ui llicus fecit l Probino 15 actori so l cerioni et Proba soror l fratri o(bito) an. XL. l et Urse coni l 10ugi uiue­ fae l caerunt B 210. CIL. VI 26704. Dv. 1543 . Spude pusinna l miserina u. an. Yf l m. III d. XX B 211. CIL. VI 35915. Dv. 1 544. Nicephorus J pitinnus, l qui uixsit l annus duo B 212. CIL. VI 1 1 592 . . . . noli do[l]e[re], mamma, l faciendum fuit, properavit aetl_ts, fatus l quod uoluit meus B 213. CIL. X 3646 ( Misenum). d. m. C. Valeri Clelmentis uetrani l nat. uerna. Valerius f Fortunalis et Valeri J 5us Secunclus fili patri l fecerum et Hermae taltani patris et Amynae l abiae nostrae b. m. fec. l et lbertis libertabus.que B 209. socerioni, cfr. suecerioni Dv. 258: significa ' al cognato ' ed è dal germ . *swegerjon- adattato più o meno al lt. socer: da *sweguro- deriva il ted. Schwager ' cognato ' . Ambedue le forme sono derivazioni con vrddhi della prima sillaba (§ 55 Nota I l ) da *s1J:e kuro- > socer (ted. Schwieger-) -ae, faecaerunt fece- § 72 c. Sicché Lupus ha sposato § 14. - Urse uiue Ursa figlia di Probinus fratello di Proba. =

=

B 210. pusinna: cfr. pisin(n)us in B 157 e cfr. B 2 1 1 ; qui anche in­ crocio con pusus. - miserina, cfr. B 78. B 211. pitinnus : forma analoga a pisinnus, cfr. B 157. 2 10. - annus

=

-6s.

B 212. mamma: questa forma affettiva già in Varrone ap. Non. p. 81 M . : << cum cibum a c potionem buas a c pappas uocent, e t matrem mammam� patrem tatam n . - fatus . . . meus, mascolinizzazione di fiitum, cfr. § 301 e B 144. Rifacimento di un vecchio senario giambico. B 213. uetrani -ter- con sincope § 72 d: cfr. vetrano in vari diall. ita] nat(ione). ( Castel Vetrano ' Castelvecchio '), rumeno batrin ' vecchio ' . -unt § 1 39 e B 163. - tatani ' patri ', cfr. il passo di Varrone - jecerum citato ad B 2 1 2, e § 322. abiae = auiae § 1 19. =

..

-

=

-

1 60

TESTI LATINI

III.

-

a)

ARCAICI E VOLGARI

ISCRIZIONI CRISTIANE

B 214. Ma. 63. Dc. 6 (catacombe di Callisto ) . fuit mihi natibitas Romana. nomen si quaeris, 1 Iulia bocata so, que uixi munda l cum byro meo Florentio, l cui demisi tres filios superstetes� 1 5 mox gratia dei percepì l suscepta in pace neofita B 215. Ma. 362. Dc. 17 (catacombe di Callisto ). Dasumia Quiriace bone femine palumba l sene fel, quae uixit annos LXVI, depo l sita IIII kal. Martias. in pace B 216. CIL. V 6252 . Dc. 38 ( Milano ) . [b.] m. l N onnita, qui uixit in sec. an. XL p l. min., qui uix. cum uirginium suum an. l XVIIII et men. III, dies X. Saturus exsor l 5cista maritus se uiuum cont. uot. pos. l dep. die XVII kal. Ian. b. XP m. l Maura siue Oaiane filia eorum, qui uix. l .

Le seguenti iscrizioni sono in generale di età più recente che quelle viste :sinora, quantunque di queste ultime alcune giungano fino ad epoca tarda. B 214. natibitas bocata byro (y = i cfr. B 152. 238, 1 20) con b = v § 1 19 . que = quae § 7 2 c . - demisi nel senso - so = sum, cfr. B 1 8 7 e § 139. di demandàui; nella lingua volgare si usava mando per mitti5 ( cfr. it. man­ dare), e qui per ipercorrettismo si sostituisce demittere a demandare. superstetes § 72 d. - gratia = -am § 1 39. -

B 215. Quiriace Kup�IXX� perché qui aveva dato lei, cfr. B 93; meno probabile è che si tratti di norma ortografica rispondente a quella per cui in greco qui latino era reso con xu, p . es. Kuprvoç = Quirinus. - bone femine è nom. sg. ; sembrerebbe causato dall'-e di Quiriace. - palumba = columba. - sene fel sine felZe, cfr. palumbo sine felZe nell'iscriz. Dc. 18; sene § 7 2 b; fel ace. per l'abl. felZe, cfr. B 180 e § 365, 2. =

=

B 216. Nonnita = -itta § 262. - qui, riferito a K . e appresso a M . : § 385. - in sec(ulo). - cum uirginium (cfr. B 60) suum, se uiuum mostrano la confusione dei casi § 365, 2, vedi subito dopo cum uirginio suo. - cont. uot. = contra uotum ' contro il suo desiderio ' (di morire prima della moglie). dep(osita) . - ][aura siue Gaiane : O. è un signum, cfr. ad B 95.

-

ISCRIZIONI CRISTIANE

-

B

214-220

161

i n sec. an. XXVI, m . VII, d. XVI et uixit [ cum uirgmw suo an. VI, m. VIII, dies XX. [ 10 Pecorius uirginius eius se uiuum cont. [ uot. pos. B

217. CIL. X 4528. Dc. 42 ( S . Prisco, Caserta).

t hic re [ quiescit in somno [ paciR Guttus agolitus sce aecle­ siae Capuanae, [ qui uixit plus menus [ 5 an. XX et VIII. qui depo [ situs e. sub die sal . B

218. CIL. XII I 7653. Dc. 48 (Coblenza).

t in hunc tornolo requiiscit vir [ beatissimus ileoòatus òianus, qui uixit in saecolo annis XXXI. l òeposicio eius XVI kal. Iul. [ 5 in pace B

219. CIL. X 8079. Dc. 62 (Vibo Valentia) .

b. m. s . Leta presbitera [ uixit an. XL, m. ç-II, d. c;'III, quei bene fecit maritus. [ precessit in pace pridie [ 5 idus Maias B

220. CIL. IX 6 1 50. Dc. 8 1 (Brindisi).

Pretiosus aepescopus l aecletiae catolicae sanc ite Brundisine depositus l sexta feria, quod est [ 5 XV kal. Septembris, re­ quiebit [ in somno pacis B 217. agolitus = &x.6).ou%oç, divenuto in lt. acolythus forse per intro­ missione etimologico-popolare di x.wÀÙw. Qui -g· per -c- secondo § 1 19 ; per i = y cfr. § 73. - aeclesiae = e- § 72 c. - menus § 72 b . - ii = est ( abbre­ viazione) . - sub die sal. ' attendendo il giorno (della venuta) del Salvatore ' . B 218. hunc per l'abl. cfr. B 186 ecc. e § 365, 2.

tomolo = tu-, requii­ -quiii- § 72 b. - tomolo = -mu-, saecolo = -eu- § 72 d. - 8ianus abbrev. di diaconus. - 8eposicio = -tio indica che t e c si erano assibilati avanti i dando lo stesso esito, §§ 72 e. 1 20, cfr. B 1 04 .

.scit

-

=

B 219. Leta = Lae- § 72 c. - presbitera ( -by- § 7 3 ) è l a moglie di ::;, cifra greca per 6. - quei = cui, cfr. la scrittura qui =

un presbyter.

§ 377. aepescopus = epi- § 72 c. b . - aecletiae B 220. Su un sarcofago. ,(ae- = e-, inversam. a sancte Brundisine per -ae § 72 c) scrittura inversa per -siae, indica che ti si era assibilato, §§ 72 e. 1 20. - requiebit = -uit § 1 1 9. -

1 1 - V. PISANI, Testi latini arcawi e voluari.

162

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARl

B 221. CIL. X 1539. Dc. 1 12 (Napoli) . hic requiescit in pa. l sanctus abbas Habetdeus, l positus VII id. Maias .Anthemio III cos. B 222. CIL. IX 4320. Dc. 146 (Amiterno). iubente deo Cristo nostro l sancto martnri Victorino Quod­ uuldeus epis. de suo fecit B 223. Ma. 244 . Dc. 157 (cimitero di Ciriaca) . .Adeodatae l dignae et l meritae l uirgini hic in pace l iubente l Xpo eius .

et quiescit f

B 224. CIL. X 4529 . Ma. 132. Dc. 1 65 (Capua) . corpus sanc[t]is cominldaui . irene tibi eum l sane[t]is . Quinta uale l in pace .

B 225. CIL. VIII 14902. Dc. 1 8 1 (Testur). santas tres l Maxima l et 8.onatilla, l Secunda 1 5 bona puella. Stefanus B 226. CIL. VIII 23325. Dc. 196 (Thala in Byzaeena). memoria sati Iuli lani l ego Bicemalos ()i lacomu; feci B 221. Habetdeus: l'onomastica cristiana è ricca di questi nomi (§ 397 )· ricalcati in parte su quella ebraica: Quoduul(t)deus B 222, !leo'ì5atus B 2 1 8, Adeodata B 223, Vincemalus B 226, Speraindeus B 232 ecc. - La data è il 469 o il 468 d. c . B 222. Dedica al martire Vittoriuo . marturi = -Ztd- cfr. ad B 221.

=

gr. fLttp·.up- § 73. -

Quoduuldeus

B 223. Adeodatae cfr. a d B 221. - eius ' il suo C. ', formula non infre­ quente. B 224. comindaui = commen- § 72 d. Il << commendare corpus sanctis >> è detto del seppellire in un cimitero ove giacciono corpi di santi; l'irene (dp'ij vr,) è invece augurata per l'anima. B 225. santas

=

-ae: accus. per nom., cfr. B 1 93 e § 365, 2. - Stefanus

è colui che ha curato la sepoltura delle tre martiri. B 226. sati, Bicemalos (b- = v - § 1 1 9, -os -us § 72 d; cfr. ad B 22 1 )­ hanno l'omissione di n anteconsonantico, cfr. ad B 1 1 . =

ISCRIZIONI

B

CRISTIANE

- B 221 -229

1 63

227. Not. d. Se. 1 907, p. 759. Nuovo Boll. di Arch. Crist. 1 9 1 0, p. 166.

Dc. 2 1 5. (Siracusa).

Felix fi.delix l in pace emi miei l locu a Dzaconu B

228. Ma. 152. Dc. 222 ( Catacombe di Callisto ) .

benemerenti Iouine, que cum co[iuJ igem suum habuit annos V et d[eJ icessit annorum XXI, que conpa[raJ ibit sibi arcoso­ lium in Callisti ad domn. 15 deposita die III idus Februarias l Caium. fecit coiugi merenti in paci B

229. CIL. XIII 1 6 t H . Dc. 252 (Albigny presso Lione; VI sec. n

t in hoc tumolo requiis l cit membri bone memorie .Audolena bona karetate l suam t, qui uixit in l" pace anus XXXVII. qui a l hoe hossa remouit, a l natema sit . ob. VII kalen l das Ianuarias B 227. fidelix -is, cfr. ad B l. - miei cioè miki indica la pronunzia scolastica colla spirante per far rilevare l'h di mihi che nel parlare comune era da un pezzo divenuto m'i, § 382. - loc1t -1Hn § 139. - Dzaconu =

=

=

Diacono §§ 1 20. 1 3 9 . B 228. Iouine, que con -e -ae § 72 c . - coiugem coiugi cfr. a d B 4 6 . - cum coiugem suum, cfr. B 182 com quen ecc. e § 3 6 5 , 2. - habuit = habi­ tiiuit: il valore ' abitare ' di habere (di cni habitiire è frequentativo) si trova già in Pl. Men. 69 : « Qui Syracusis habet " ; e in umbro ( Tab. Ig. Ib 1 8 VIb 54) abbiamo habe col valore di ' c'è, si trova ' . - comparabit -uit § l l 9. - in Callisti, sott. domo. - La riga 5: deposita . . . Februarias è inserita posteriormente; quindi va letto: ad domn. ( = dominum, con sincope dell'i § 72 d; cfr. B 1 70 ) Caium, cioè presso la tomba del papa Gaio ( m . 296). - paci = -e: qui l'incertezza fra -e ed -i § 139 si è incontrata con quella circa la desinenza dell'ahi. n ella I I I decl., cfr. § 334. =

=

B 229. Qui la confusione dei casi ( § 365, 2) è giunta all'estremo, e le -mu-, varie forme vengono impiegate senza discriminazione. - tumolo karetate (B 6 1 . 66. l l 1 ) -ri-, anus = annos § 72 d. - requiiscit = -quie­ § 72 b ; il sing. perché membri per membra è inteso come collettivo, cfr. il detto per ossa B 202. - bone memorie per -ae § 72 c. - Audolena per -ae, suam per suii. - q1ti quae § 385. - a hoc (tumulo) . - hossa scrittura inversa, cfr. § l l9 . - remouit ha valore di fut. : è il pres. nmouet rifatto, o un *remobit ? =

=

=

1 64

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 230. Ma. 44. Dc. 2601 (Via Salaria �uova). Regina uibas l in domino l Zesu B 231. CIL. XIII 2478. Dc. 325 (Briord) . t Hic tua, uenerabilis Amate, requicunt membra sepulcro, qui fuit insignis meritis, Veseroncia, prior. ! prbr officio altarebus sacris prelictus adesit . uer mag l nus ac mente benignus, abstutus, passiins, d ule i K ­ semus, aptus, 1 5 non te nouilior criscit ex mure parentum. consili mag lnas dum feneraris opis, rapuit inueda mors de corpo lre uita. hoc ergo frater plenus amure cum nimio tu l mulauit dulure ; cui sistint lacreme et cesint su[spiria] l f[l]etus. uixit in pace an. XXXXVIII, obiit XV k[al . . . . ] 1 10 ano V e rigno Dagoberti re(gis) d. VII B 232. CIL. XIII 1315. Dc. 335 (Bourges) . Clauditur oc gremium l Sperendeus rite sepultus, qui studuit uitam semper l abere piam. obiit VIIII id. Iulii B 230. uibas

=

-uas § 1 1 9 . - Zesu

=

Jesu § 120.

B 231. Raffazzonamento di un più antico epitafio in esametri. - re­ quicunt = requiéscunt: i per é § 72 b, l'omissione di s dev'essere errore ma­ teriale. - qui fuit: dalla I I il discorso passa alla III persona. - Veseroncia è l'attuale Vézeronce. - prior forse per prius ' prima, in vita ' . - prbr

=

presbyter. - altarebus, dulcissemus, opis ( = -és), inueda, dulure, lacreme, cesint ( cessent) § 72 d. - prelictus = praeléctus, rfr. § 72 b, anche per uer = uir, criscit = ere-, mure = mo-, amure, dulure. - adesit = adhaesit, cfr. §§ 1 1 9 . 72 c. - abstutus scrittura pseudoetimologica per ast- (bs era diventato s(s), cfr. ad B l ). - passiins = patiéns: ti > ss}; cfr. § 120, per -i- atono in alternanza con -é- § 72 d. - nouilior = -bi- § 1 19 . - uita = -am § 1 39 . - hoc hunc con o per u § 72 b e omissione di n anteconson . , cfr. a d B I l . - sistint, cioè -ent per sistant: il cong. della I I I formato come quello della I coniug. § 574, e specialm. come quello di stare. - rigno = ré- § 72 b. - La data è il 632/3 d. C . =

=

B 232. oc, abere senza h-, § 1 1 9. deus per -rain-, cfr. ad B 22 1 .

-

gremium per - i o § 365, 2. - Spererh­

ISCRIZIONI CRISTIANE

-

1 65

B 230-235

B 233. CIL. XIII 8486 (Colonia) . Si qis dignatuir escire meo no:rp, ! Rusuula dicor, annis 15 III it me. XI, l sociata m(artyribu)s

uiuix

B 234. CIL. XII 936. Dc. 120 (Arles) . Hic in pace re i quiescit bone l memoriae Pe !trus filius con l 5da Asclipi . qui l fondabet hanc l basilica sanc iti Petri et Pau i li . qui uixit plus 1 10 menus annus l XLIII et obiit sub l die Xliii kal . l FebroariaR in l dictoine VIII pos col. 1 15 Deciti iuniores l u. c .

b)

ISCRIZIONI GIUDAICHE

B 235. Bull. arch . crist. VII ( 1 869) 62 sg. Dc. 352. bici t te leo de tribus Iuda radis Dauit Iesu � stus, l liga bit l te bra l tius clei et Rigil l 5lus Solomonix. l auis notturna, l non baleas ad l anima pura et l supra quis l 10uis sis B 233. escire = se'ire § 144. - meo nom § 139; in nom abbiamo addi­ rittura la caduta della vocale finale, cioè il fenomeno divenuto generale

in francese. - Rusuula forse per Ursula, con metatesi, § 1 5 1 a. - uiuix: errata ripetizione per uixi (con scomparsa delle finale), o = qui (per quae, § 385) uixi � - it = et in proclisi, § 72 d. B 234. bone -ae § 72 c . - conda = quondam §§ 72 e. 139. - .Asclipi .Asclépii § 72 b. e. - fondabet = fundauit §§ 72 d. 1 19. - basilica = -am § 139. - menus cfr. B 2 1 7 e § 72 b . - Febroarias § 72 d. - indictoine, errore grafico per -ction- . - pos = post cfr. B 22. 203. - col. consulatum. Deciti = Decii: errore grafico � o immistione di una scrittura Detius per Decius secondo § 1 20 ? - itmiores = -is § 72 d. - L'anno è il 530 d. C. =

=

=

B 235. Esorcismo giudeo-cristiano del VI-VII sec. - bicit = ui- § 1 19 . - Cfr . .Apocal. V 5 : << ecce uicit leo d e tribu Juda, radix D auid >>. - tribus per -bu: confusione con tribus dat. pl. di tres ? - radis per -ix, e viceversa Solomonix per -is cfr. B l . -- Dauit § 1 22. - Iesu senza desin., forse perché inteso come formante una sola parola col Ohristus seguente. "-- ligabit =

...

-uit § 1 19 . - bratius (scrittura inversa per braccius § 1 20) e sigillus, § 301. - Solomonix per Sa-, assimilazione § 148 a. - auis notturna (assimilazio';';'� et > tt come in ital., cfr. B 238, 1 54 seg.) è una civetta disegnata al centro della piastra contenente l'iscrizione. - baleas = ua- § 1 19. - ad anima ., pura § 139. - quisuis per quemuis ( confusione di casi, § 365, 2 ) o per quosuis (cfr. qués ace. secondo Carisio 162, 2 K., § 377).

1 66

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGAR I

B 236. CIL. IX 647. Dc. 361 (Venosa). absida, ubi l cesquit Faus l tinus pater

IV. - GRAMMATICI

B

237. Consentius de barbalismis.

P. 10, 1 7-12, 1 7 . - Nunc iam quibus modis barbarismus fiat tempestiuius proferemus. in quo equidem non imitabor eos scriptores, qui exempla huius modi uitiorum de auctoritate lectionum dare uoluerunt, quo factum est, ut eorum uitiorum confusione paene iam nemo intellegat, quid barbarismus sit, quid metaplasmus. nam plerumque alii atque alii, interdum idem ipsi, et ad metaplasmum et ad barbarismum isdem lectionis utuntur exemplis eoque cuncta confundunt. nos exempla huius 1 1 modi dabimus, quae in usu cotidie l loquentium animaduertere B 236. absida: l'ace. sg. greco ha fornito il nom. latino, § 348. - cesquit scrittura inversa di quel che si pronunziava kjeski(t) o ceslci(t), cfr. ad B 93 e § 120 . B 237. Il libro d i Consenzio De barbarismis e l'A ppendix Prob i sono i prodotti del bisogno sentito dai maestri di lingua di reagire alla trasfor­ mazione del latino, che invadeva oramai anche la lingua scritta e andava sempre più affermandosi grazie all'imbarbarimento della cultura; ciò non solo col mostrare come si debba scrivere (al qual fine sono indirizzati i numerosi trattati e compendi grammaticali dell'epoca), ma coll'indicare quali forme erronee vadano evitate. A noi tali opere sono utili per constatare l'esistenza di certe forme e di certe tendenze nel latino volgare dell'epoca. Consenzio , un grammatico a quanto pare del V secolo nativo della Gallia meridionale, forse di Narbona, è autore di due opere: De nomine et 1wrbo, e De barba­ rismis et metaplasmis; dalla seconda sono estratti i passi che qui pubbli­ chiamo basandoci sulla edizione datane da M. Niedermann (Neuchàtel 1937), alla quale si riferiscono le indicazioni di pagina e riga. P. 10, 17 12, 17. C. professa di voler dare esempi di barbarismi traen doli dall'uso quotidiano, e più propriamente da quello parlato (si . . . au­ diamus, in opposizione a quegli scrittori che traggono gli esempi de aucto­ ritate lectionum) . Cfr. però quanto è annotato a p. 20, 1 9 - 2 1 , 3 . •

·

GRAMMATICI

-

1 67

B 237

possumus, si paulo ea curiosius audiamus. diximus per adice- n tionem litterae syllabae tomporis accentus adspirationis fieri barbarismum. per adiectionem litterae sic fit, ut si quis dieat coperit pro operit, gruit pro r uit, tottum pro toto, cottidie pro cotidie, quandius pro quandùt ; syllabae, ut si dicat tutntsit pro trusit; temporis, ut quidam dicunt piper producta priore syl­ laba, cum sit breuis, quod uitium Afrorum familiare est ; ac­ centus, ut qui dicens triginta priorem syllabam aeuat et se­ quentem grauiter enuntiet, qui modus et per inmutationem fieri uidetur; adspirationis, ut qui homen scribens adiciat primae syllabae adspirationem. per detraetionem fiunt barba,r ismi sic. b litterae, ut si quis dieat uilam pro uillltm, milc pro mille, aut soccTum uolens dicere dicat socrum meum, i n quo erit et soloea. I vari casi di barbarismo << per adiectionem

>>

vanno diversamente

giudicati: coperit (propriam. coo- > it. copre fr. couvre ecc.) è un esempio di doppia prefissazione § 462; gruit è ricavato dai composti ingruit e con­

gruit (sul rapporto con ruit cfr. § 98). - tottum ( che è la forma conservata nelle lingue romanze: it. tutto con u poco chiaro, fr. tout ecc., accanto a sp. e port. todo da totum) ha geminazione forse intensiva del -t- di totum. - cottidié è la più antica forma attestata; da essa cotwié si spiega come rac­ costamento a quotus, e quo- è scrittura etimologica pure dovuta a quotus, quot che la conservavano per analogia di quantus ecc.; cfr. § 32, ove è mo­ strato che cottwié è forma sincopata del locativo *quotitei dié con *quotitus ordinale di quot. - q�tandius è fatto da quamdiu secondo interdius (for­ mato come scr. purve-dyus ' al mattino ' coll' -s avverbiale di § 423) . tutrusit per trusit ha ricevuto il raddoppiamento secondo tutudi. Più propriamente di natura fonetica sono gli esempi seguenti. In piper colla -

prima vocale allungata abbiamo un esempio dell'allungamento che nei dialetti volgari, dopo i fenomeni di cui al § 72, ha colpito le vocali accen­ tate in sillaba aperta; triginta rappresenta lo spostamento d'accento di cui è parola nel § 395; per la falsa << adiectio adspirationis >> C. si limita al caso di chi << homen s c r i b e n s adiciat primae syllabae adspirationem >>, perché nel p a r l a r e h- era divenuta muta da un pezzo, cfr. § l l 9.

b . In uilam mile abbiamo una semplificazione della consonante, che è fenomeno diffuso nelle lingue romanze fuori dell' Italia centromeridionale; cfr. B 238, 182. - socrum per socerum è forma attestata anche in glosse e continuata nelle lingue romanze (sp. suegro, afr. suevre, rum. socru ecc . ) ; piuttosto che una sincope, la quale dovrebbe risalire a quando c avanti e veniva ancor pronunziato k (§ 1 20), dobbiamo vedere in socrus la retrofor-

1 68

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

cismm;, quia contra regulam est eiusdem nominis ; syllabae, ut salmentttm pro salsamentum ; temporis, ut si quis dicat orator correpta priore syllaba, quod et ipsum uitium Afrorum speciale est ; accentus, ut si oratorem priorem syllabam circumfiexo accentu pronuntiet ; adspirationis, ut si onorem c dicens citra adspirationem priorem syllabam proferat. per immutationem fiunt barbarismi sic. litterae, ut si quis dicat bobis pro uobis, peres pro pedes, stetim pro statim, quod uitium plebem Romanam quasi quadam deliciosa nouitatis affectione 12 corrumpit ; l syllabae, ut si quis dicat tarterum pro tartarum ; temporis, ut si quis piceus dicens priorem extendat ; accentus� ut si quis oratorem dicens primam acuat ; adspirati onis, ut si quis Tmciam dicens primam subtiliter ecferat aut Khartaginem dicens primam enuntiet cum adspiratione, aut si dicat pro mazione di un maschile (§ 274) conseguente al fatto che socrus ' suocera ' aveva assunto le forme sacra e socrua attestate in glosse (cfr. B 238, 1 7 0 ) e nelle lingue romanze. - salmentum = salsa- è una aplologia ( § 1 5 0 ) . - orator è fenomeno concomitante dell'allungamento di sillaba accentata (sopra a, a proposito di piper) : la sillaba atona tende a divenir breve. Si noti che ambedue i fatti vengono attestati da C. per l 'Africa, ma essi sono presupposti dalle varie lingue romanze. - oratorem << circumflexu accentu », cioè coll'accento (che C. chiama circonflesso perché posto su vocale lunga) sulla iniziale. Egli si richiama probabilmente ad una accentazione 6rator del nomin. (non dell'ace. , che è impossibile in lat.) ; a meno che non si tratti dell'accento secondario di òrat6rem, cfr. § 72 a. - Per onorem cfr. il detto sopra a a proposito c. bobis § l l 9 . della plebe romana quale si è avuta in

di homen. Nota citra usato nel significato di ' senza ' . peres § 108. stetim: a quanto sembra, questo uitium -

consisteva in una pronunzia dell'a accentato come �:e , sillaba chiusa in anglosassone e si ha nuovamente in

inglese (p. es. in bad): pronunzia che il Sarrazin (Beitriige zur Kunde der indogerm. Sprachen XVI, p. 298. 320 segg.) ascriveva alla psicologia di tarterum: debolezza del vocalismo di sillabe atone popoli dominatori. analoga a quella già constatabile pel latino arcaico, cfr. § 42 e B 238, 23 - p'iceus: l'allungamento è identico a quello di i in piper, sopra a. - ora­ torem: lo spostamento di accento come quello constatato in b, ma con abbre­ viazione della prima sillaba, di nuovo come in b. - Traciam per Th- ; l'espressione subtiliter si richiama a quella tenuis o meglio al corrispondente -

..

gr. <jiLÀ�; s'intende che quanto C. dice qui dell'aspirazione è teorico e, se non ha la sua base in grafie errate, risale a tradizione grammaticale antica.

GRAMMATICI

-

B 237

1 69

Ebro Hebrum, ut adspirationem addat priori syllabae. sed hic modus erit et per adiectionem. per tranRmutationem fiunt à barbarismi sic. litterae, ut si quis dicat plerum pro prelum, leriquum pro reliqutlm� interpetror pro interpretar, coacla pro cloaca ; syllabae, ut displicina pro disciplina; temporis, ut si quis piccs producta priore et correpta sequenti pronuntiet ; accentus, ut si quis oratorem pronuntianR primam syllabam circumflectat ; adspirationis, ut si quis Thraciam peruersa adspiratione proferat et dicat Tmchiam.

P. 17, 1-6. - sed et in aliis litteris sunt gentilia quaedam quorundam uitia. oece ut Itali ita pingue nescio quid sonant, ut cum dicunt etiam, nihil do media syllaba infringant. Graoci contra, ubi non debent infringere, de sono eius litterae infringunt, ut, cum dicunt optimus mediam syllabam ita Ronent, quasi poRt t .z Gmecum admisceant. P. 18, 11-14. - nam ecco qui dicat nominatiuo casu fontis, cum debuerit diceru fans, una orationifì parte peccauit, nec tamen barbarismum recte dicemus hunc fecisse. sic enim pec­ cauit, quomodo si fontetn feminino genere dixisset. P.

19,

20-20, l.

-

qui dicit ossua, barbarismum facit per

d. plerurn, leriquum, interpetror (cfr. B 107), coacla ( cfr. appresso p. 20, 19-21, 3), displicina sono esempi di metatesi, § 15 1 . - pices rientra per la prima sillaba nel caso di piper (a) e piceus (c). - oratorem: cfr. b . Trachiam: vale il detto a proposito di Traciam, sopra c. P . 17, 1-6. Consenzio rimprovera agli Itali di pronunziare etiarn con t den­ tale, laddove i Greci pronunziavano optzirnus, per cui cfr. Lepcit. = Leptitanis in una iscriz . del I - I I sec. da Ràs-el-Merqeb in Tripolitania (Annali !st . Univ. Orient. di Napoli � . S . III, p. 55) . Su ti assibilata cfr. § 120. Il gram­ matico Pompeo (V sec.) prescrive (V 286 K . ) : << Quotiescumque post ti uel di syllabam sequitur uocalis, illud ti uel di in sibilum uertendum est . . . ergo si uolueris dicere ti uel di, noli quemadmodum scribitur sic proferre, sed sibilo profer )) , E Papirio (V sec.) ap. Cassiodor. V I I 2 1 6 K . : << iustitia cum scribitur, tertia syllaba sic sonat quasi constet ex tribus litteris t, z, i )), Notevole l'attribuzione di " uitia " diversi alle diverse gentes. P . 18, 11-14. Accenna a fontis per fons, su cui cfr. § 366 I I I . P . 1 9 , 20-20, l . S u ossua cfr. a d B 1 9 3 .

-

strenua è formato secondo·

170

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

adiectionem litterae ; item qui dicit stYenuas barbarismum facit per adiectionem eiusdem litterae. debuit enim dicere ossa et stYenas. porro qui dicit stYenuwm, dicitur et barbarismum facere et soloecismum. barbarismum quidem per adiectionem litterae, soloecismum per artis regulas, quod stYenae :'lingulari numero l :20 non dicantur.

:2 1

P. 20, 19-21, 3. - item duos metaplasmos habet, eum dicimus satias pro satietas. nam et mediae dictioni (duae) litterae sub­ tractae sunt, quod est syncope, et duae syllabae in unam re­ dactae, quod est episynaliphe. ergo couaclarn qui dicit pro cloaca, et per adiectionem facit barbarismum, addit enim u litteram l mediae syllabae, et per transmutationem, l enim lit­ teram, quae erat in prima syllaba, mutauit et in u11Jima po:mit. item qui dicit foyficern pro forcipe. B

238. Appendix Probi.

Porphireticum rnarrnor non purpureticurn rnarrnur.

tolo-

strenuus e presupposto dall'it. strenna (cfr. tenni da tenui) ; l'it. attesta che esisteva realmente l'altro barbarismo biasimato da C., e cioè la riduzione al sing. di una parola che nel lt. classico si usava solo al plurale. P. 20, 19-21, 3. satiiis è forma preclassica (Lucr.) e postclassica, otte­ nuta per aplologia (§ 150) da satietas oppure contaminazione di *satia sorto da satis secondo inedia e satietiis sortone secondo ebrietiis. - couacla è forma con metatesi (§ 1 5 1 b ) di clouaca che si trova in Varrone e in iscri­ zioni. forficem: probabilmente ( malgrado E .-M. p. 246) forfex, già in Vitruvio, è sorto da forceps per metatesi ( > forpex) e quindi assimilazione di p ad f: cfr. §§ 1 5 1 b. 1 48 b_ - Dalle forme satiiis e forfex, che come abbiam visto sono antiche, pare doversi arguire che in questo capitolo C. rielabora un'opera precedente e non biasima forme a lui note dall'uso dei suoi con­ .temporanei. -

B 238. Si chiama ApzJendix Probi una lista di parole delle quali vien suggerita la grafia esatta, scolastica, e repudiata quella inesatta, influenzata generalmente dalla pronunzia del tempo: lo scritto in questione si trova in fine del ms. Vindobon. 17 del sec. V I I I/IX contenente la cosiddetta Ars Vaticana (perché contenuta anche in un ms. della bibl. Vaticana) attribuita, come un paio di altre operette (de catholicis Probi; de nomine excerpta), al .grammatico Valerio Probo vissuto circa la metà del I sec., ma sorta in

GRAMMATICI

- B 238

1 71

nium non toloneum. speculum non speclum. masculus non masclus. l vetulus non ueclus. uitulus non uiclus . uernaculus non vernaclus. articulus non articlus. baculus non uaclus. l angulus non anglus. iugulus non iuglus. calcostegis non calcosteis. septizonium non septidonium. uacua non uaqua. l uacui non uaqui. cultellum non cuntellum. cannelam non canianus. marsias non marsuas. epoca molto più tarda (secondo il Baehrens, fra il 200 e il 320 d. C.). Nel pub­ blicare l'Appendix Probi seguiamo in generale l'edizione datane da \V. Heraeus nell Archiv fiir lateinische Lexikographie Xl, p. 301-331 con dottissime note '

basandosi specialmente sulla lettura del Forster che non ha veduto più sul ms. alcune lettere già vistevi dall'Endlicher; cfr. anche \V. A. B aehrens, Sprachlicher Kommentar zur vulgdrlateinischen Appendix Probi, Halle 1 922. l. porphireticum - purpureticum. La forma volgare è rifatta secondo pt�r­ pura, antico imprestito da 7tOpq>Ùpa con scomparsa dell'aspirazione § 74 ed u nella prima sillaba per adeguamento al tipo indigeno furjur ecc. (raddoppiato . , § 272). Nella forma scolastica è un volgarismo l'i, cfr- § 73. - marmur § 72 d. 2 . toloneum scrittura inversa per -ium § 72 e ; ma anche la forma sco­ lastica presenta un volgarismo in to- assimilato per te-, da gr. TEÀGmov o Te:Àwvdov- La forma tolonium è continuata nel ted. Zoll ' gabella ', aut. fri­ sone tolen, tolne, ecc. 3-11. Esempi di sincope § 72 d. In ueclus, uiclus abbiamo anche -cl- da -tl- § 120; cfr. anche it. maschio, vecchio, vecchio (marino vitello m . ) , sardo tzuyu collo ; t�ernaclus è l'origine secondo alcuni del napolet. vernac­ =

'

'

chio > it. pernacchio (Language X IV, p. 60 seg. e 289 ; ma è poco credibile) ; per uaclus cfr. § l l 9 e it. bacchio. Un esempio di occlus. + i da occlus. + l, normale in ital. (gladius ghiado, platea piazza, jlamma fiamma) già in una iscr. del 1 0 1 d. C. con piacet pl-, cfr. Ilerbig, Glotta V, p. 249 sgg. =

12. Cfr. § 120. 13. Septidonium forse per septidionium con -di- scrittura inversa di -z­ .cfr. § 1 20. 14-15. La scrittura con q accenna al fatto che in uacua, -i l'u era diven­ tato consonantico, § 72 e. Cfr. Prisciano I 1 2, IO sgg. H . 16. Cfr. § 1 49 b . 17. S i tratta di Marsyas: quindi sono scorrette ambedue le forme. Cfr. § 7 3 - e qui sopra l , ove abbiamo anche i per y. 18. È ritenuta corrotta, ma forse non c'è corruzione, e cannella è la voce tarda che sta a base di parole romanze ( Meyer-Liibke, Roman. etym. Worterb . 1602 b ) : canianus un altro derivato, altrimenti ignoto, di canna, forse di origine ispanica e pertanto con ni ( n) da nn. =

G

10 15

172

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

hercule� non herculens . l columna non colomna. pecten non pectinis. aquaeductus non aquiductus. cithara non 25 citera. crista non crysta. l formica non furmica. musiuum non museum. exequae non execiae. gyrus non girus. 30 auus non aus. miles non milex. sobrius non suber. figulus masculus non mascel. lanius non laneo. l iu­ 35 non figel. uencus non iuuenclus. barbarus non barbar. equs coquens non cocens. l non ecus. coqus non cocus. 40 co qui non co ci . pauper mulier non pauacre non acrum. 20

19. Herculens scrittura inversa per -es, § 50. 20. Cfr. § 72 b ed A 28. 21. pectinis: § 366 I I I e cfr. appresso 1 15. 1 2 8 .

2 2 . Cfr. appresso 159 terrimotium: i n ambedue i casi analogia d i composti come tubilustrium ecc. § 405. 23. Indebolimento di a atono secondo paupera ecc.; cfr. anche tarterum B 237 p . IO, 1 7 - 12, 7 c. Forse in parte a reazione puristica sono dovuti carcar (43) cammara ( 84) ansar ( 129. 1 64), ove però deve aver agito soprat­ tutto assimilazione alla vocale della sillaba accentata (§ 148 a). 24. crysta scrittura inversa, cfr. § 73. 25. furmica: § 72 d. 26. miis�uum o miis�um (con scomparsa di y avanti u, § 7 2 e) sott. opus ' musaico è rifacimento d'epoca imperiale, col suffisso lt. -�uo- § 1 85, di miiséum da gr. fLOUcrs�ov che è quindi la forma più antica o almeno phì con­ '

forme all'originale.

27. -qui- > -ki-, cfr. ad B 93. 28. Il ms. ha gyrus anche la seconda volta; qui l'amanuense ha distrattamente introdotto la correzione di i volgare, cfr. § 73. 29. aus: § 72 e, e cfr. appresso 1 74. 30. milex: cfr. ad B l . 31-33. suber figel mascel come barbar appresso 36, falsi ipercorrettismi per reazione a volgarismi come pectinis per pecten (sopra 2 1 } , aprus per aper ( appresso 139) ecc. Suber presuppone un *subrus (§ 72 b) analogo all'it. ebbro da ebrius. Per la semplificazione di bri (i da i § 72 e) cfr. appresso 208. 34. lanio (di cui laneo è scrittura inversa, cfr. § 72 e) è sorto in epoca imperiale per ·lanius (già in Pl.). 35. iuuenclus per iuuenculus ( cfr. sopra 3 - l l ), che è abbastanza frequente nel tardo lat. e diminutivo di iuuencus. 37-38. Cfr. § 72 e. 36. Cfr. ad 3 1 -33. 39-40. Per que, qui > ke, ki cfr. ad B 93; qui però giuoca anche l'analogia delle forme in cui quo, quu > co, eu. 41-42. Passaggio di aggettivi dalla I I alla I classe, attraverso il nom. sg msc. iicer, pauper uguale in ambedue le classi.

•.

GRAMMATICI

-

B

238

173

pera mulier. carcer non carfagium non monofagium. byzacenus non bizacinus. capsesis non capsessis. l catulus <non cat>ellus. catulus non callus. dolium non doleus. calida non calda. frigida non fricda. l uinea non uinia. tristis non tristus . tersus umbilicus non imbilicus. non tertus. turma non torma. 43. Cfr. sopra 23. 44. Per brabium ( da f3pa.f3dov) il ms. ha la forma volgare brauium (§ l l 9); braueum (scrittura inversa, cfr. § 72 e) fu letto nel ms. dall'Endlicher, ma le ultime 4 lettere sono oramai svanite. 45. parcarpus: assimilazione, § 148 b . 46. S i è tentati d i correggere izofilus in ziofiltbS, cfr. i t . zio d a thius < . gr .&do� ecc.; ma può anche in izofilus l'i- essere prostetico (§ 144) come in

ibrittiorum imelissianus ilocus ifilia ( Seelmann, Aussprache des Lateins, p. 3 1 8 ) e zo ( tso) rappresentare l'esito di thio (per theo, § 72 e). 47. Se il supplemento hom(o)fagium è giusto, h - sarebbe scritto erronea­ =

mente (cfr. § l l 9), e la parola rappresenterebbe un imprestito di gr. 6>[Lo­ (jlOCywv ( << bacchanalia quibus nomen omophagiis graecum est >>, .Arnob. V 19). In tal caso, monofagium è un rimaneggiamento etimologico-popolare. 48. byzacinus: sostituzione del suffisso lt. -ino- (§ 192) a quello gr. -1Jv 6di encorionimi. 49. capsesis (per -ens- § 50) designa l'abitante di Capsa: per esso esisteva dunque un doppione -essis con geminazione, cfr. messibus B 199. 50-ol. Se le restituzioni sono esatte, vengono biasimati i diminutivi catellus ( usato da Pianto in poi) e catullus (noto solo nel npr.) per catulus già diminutivo. 52. Nel ms. i due termini sono invertiti : doleus non dolium. -- doleus ha due volgarismi, l'ipercorrettismo -eu- per -iu- (§ 72 e) e il genere msc. pel ntr. (§ 30 1 ) . 53-54. Sincope ( § 72 d); in fricda > it. j1·edda c è scritto per g , cfr. ad B 163 ecc. 55. Cfr. § 72 e . 56. Passaggio d i u n msc. dalla I I I alla I I decl. ; cfr. it. tristo accanto a

triste. 57. tertus è l'antica forma del p pp. ( da *terg-tos) che si trova già in Ca­ tone, Varrone, forse Plauto, e che qui riappare (a meno che non si tratti di antico biasimo ripetuto meccanicamente dall'autore dell'A pp endix) in luogo di tersus fatto da tersi come mersus da mersi ecc. secondo clausus : clausi ecc. § 231. Cfr. mertiire ecc. ad .A 76 IV 14.

45

50 55

1 74

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

l celebs non celeps. ostium non osteum. flauus non flaus. 6 5 canea non cauia. senatus non sinatus. l brattea non brattia. cochlea non coclia. cocleare non cocliarium. palearium primipilaris non primipilarius. alueus non 70 non paliarium. albeus. globuR non glomus. lancea non lancia. fauilla 75 non failla. orbis non orbs. l formosus non formunsus. ansa non asa. flagellum non fragellum. calatus non galatus. 80 digitus non dicitus. l solea non solia. calceus non calcius . auris non oricla. iecur non iocur. camera non cammara. 60

58. imbilicus, continuato in varie lingue romanze, è risultato di assimilazione (§ 1 48 a). 59. Cfr. § 72 b . 60. celeps, come pleps ( 1 8 1 ) è la scrittura fonetica, quella con -bs la scrittura etimologica: cfr. § 8 1 . Per ce- l'ortografia normale ha qni cae-, cfr. § 72 c. 61. osteunt è scrittura inversa, cfr. § 72 e . 62. Cfr. aus sopra 29 ecc. 63 e 65-68. Cfr. § 72 e. Per cocleare l'ortografia richiederebbe cochleare ; cocliarium è l'it. cucchiaio, come paliarium l'it. pagliaio. 64. Cfr. § 72 d. 69. primipilarius è tarda derivazione (secondo i sostantivi in -arius § 279) di -ris aggettivo. 70. Cfr. § 1 1 9. 71. Si tratta di due sinonimi, dei quali non sappiamo perché glomus venga biasimato. 72. lancea: cfr. sopra 63 e 65-68. 73. La riduzione di -aui- ad -ai- è identica a quella che abbiamo in it. amai da amiitti. La forma failla è continuata nell'Italia meridionale e nella Galizia. 74. orbs (testimoniato in Venanzio Fortunato) è ipercorrettismo in luogo di orbis, in reazione a casi come gliris per glis, cfr. appresso 1 15. 75. -uns- (con u per i5 § 7 2 b ) scrittura inversa di -os- § 50, cfr. B 20. 76. asa ( dimin. ital. àsola) per ansa § 50. ì ì. Dissimilazione, § 149

b.

78-79. g per c e viceversa, p . es. B 91 ( che fa pensare il g sia sorto in una forma *clatus) . 102. Oalatus è calathtts dal gr. x&h.&oç § 74. 80-81. Cfr. § 7 2 e. 82. iocur è forma che subentra a iecur in età imperiale, sembra per assi­ milazione al -eu- -co- della seconda sillaba. 83. oricla ( > i t. orecchia) da auricula ( §§ 22. 72 d) è il diminutivo che h a finito col prendere il posto del positivo ( § 292), forse anche per analogia di

oculus. 84. Per l'a di cammara cfr. sopra 23; la geminazione di consonante dopo la vocale accentata di parola sdrucciola è caratteristica dell'italiano: fém­ mina macchina legittimo da femina miichina legitimus ecc.

GRAMMATICI

-

B 238

175

l pegma non peuma. cloaca non cluaca. festuca non 85· fistuca. ales non alis. facies non facis. cautes non cautis. 90 tabes non tauis. plebes non pleuis. uates non uatis. nubes non nubs. 95 suppellex non superlex. l apes non apis. subolcs non subolis. uulpes non uulpis. palumbes non reses non resis. 100 palumbus. l l ues non luis. deses non desis. uepres non uepriH. fames non famis. l clades non cladis. 105 syrteR non Nyrtis. aedes non aedis. sedes non sedis. proles aqua 1 10, non prolis. l draco non dracco. oculus non oclus. non acqua . alium non aleum. lilium non lileum. ! glis 1 1585. gm > ttm anche m sauma (it. soma ecc. ) da cr&yfL()(, fleuma (napol. fréoma) da >. Ed apes per apis è invenzione di tardi grammatici, i quali etimologizzavano la parola da a-pes sin e pedibus ', evidentemente quando in sillaba atona e ed i si erano confusi (§ 72 d). Per plebes il ms. ha pleues ( cfr. § 1 1 9, anche per tauis) . reses e deses hanno e; cautes si usa generalmente al plurale. Syrtis è forma usata dai classici accanto a Syrtes. 94. superlex è rifacimento di supellex con introduzione di super; del resto sembra che sttpellex ( anche supp- ) contenga sttper e un derivato della radice *legh- (cfr. ì.iz-oç) contenuta in lectus, mentre supellectilis sarebbe un aggettivo formato con -ili- da lectus ( § 2 1 8 ) . 96. ntibs è vecchia forma (cfr. § 345 ) , già i n Livio Andronico ; ma qui forse si ha da leggere nubis, anche altrove testimoniato, data la serie in cui '

la presente glossa si trova. 99. Anche per palumbus si è tentati di leggere palumbis; a ogni modo, tanto -bus quanto -bis sono testimoniati, e -bus è presupposto dall'it. pa­

lombo. 110. dracco potrebbe essere scrittura sorta in regioni dove draco si sa­ rebbe letto drago (it. drago, dragone ) , cfr. § 1 1 9 . 1 1 1 . Cfr. § 72 d e B 7 9 . 1 12. La geminazione s i trova anche nell'it. acqua, laddove fr. eau ant. eve,. prov. aiga, sp. agua ecc. presuppongono la consonante scempia. 113-114. aleum lileum scritture inverse, cfr. § 72 e . 115. Cfr. sopra 21 e § 365, 3 .

176

TESTI LATINI ARCAICI E V OLGARI

exter non gliris. delirus non delerus. tinea non . :120 non extraneus. clamis non clamus. l uir non uyr. uirgo non uyrgo. uirga non uyrga. occasio non occansio. cal25 ligo non calligo. l terebra non telebra. effeminatus non imfimenatus. botruus non butro. grus non gruis . anser 130 non ansar. tabula non t!abla. puella non poclla. balteus non baltius. fax non facla. uico capitis Africac non uico ,135 caput Africae. l uico tabuli proconsolis non uico tabulu pro116. delerus : cfr. ad A 54 , 5. 117. tinia è svanito nel ms. ; cfr. §

72 e.

118. extriineus ha nel periodo classico il significato di ' esterno ' , non quello di ' straniero ' competente ad exter. 119. Le due forme pel corretto chlamys da gr. zìvx[Luc;: cfr. § 73. 120-122. Le forme con y sono scritture inverse di chi sapeva che ad un y ( da

214.

u ) richiesto dall'ortografia si sostituiva spesso i, § 123. Scrittura inversa, § 50.

73:

cfr. B

152.

124. La doppia l potrebbe essere sorta per etimologia popolare in qualche regione dell'Italia centro-meridionale ove caldus era diventato *calh�. dr. romanesco callo caldo ' . '

125. D issimilazione, § 149 b . 126. Se la forma scolastica ha d a leggersi realmente etfin�inatus e non effe-, sarà da pensare a confusione di e ed ,i atoni § 72 d come per le tre prime sillabe di imfimenatus, in cui im avanti j rappresenta semplicemente i ( § 50; cfr., avanti s occansio sopra 123 ecc.), sia pure con influsso di in (im av. labiale) per analogia dei composti con la preposizione o colla particella ,

negativa. 127. botruus, meglio botrus è imprestito di gr. �6't'puc;; butro (l'u forse dall'o atono negli altri casi, *botronem ecc., § 72 d) è una derivazione con -on- (§ 283) forse già col significato accrescitivo dell'it. -one; cfr. logudo· rese budr6ne, campidanese gtwd6ni, prov. guirun. 128. Cfr. sopra 131. Cfr. §

72 d

21.

129. Cfr. sopra

e cluaca sopra

86.

23.

130. Sincope, cfr. §

132. Cfr. §

72 d.

72 e.

133. facla ( > asp. faja, rum. fach( i)e ecc.) è sincope ( § 72 d) di facula, il dim. di fax cui sostituisce nel tardo latino : cfr. rum. jacara ' fiamma ' e l'it. fiaccola da *fiaccola in cui fa- > fia- sia per assimilazione-metatesi

148 b) coll'l di -la, sia per influsso di fiamma. 134-137. Viene redarguito l'uso del nome di strade come in declinabili, anziché al genitivo, dopo uico ' in via ' ( cfr. it. Piazza Duomo invece di .Piazza del Duomo) : v. a caput Africe B 179. È d ubbio se in 135 si debba (§

GRAMMATICI

-

H

177

238

(;onsolis. uico castrorum non uico castrae. uico strobili non uico strobil'u. teter non tetrus. aper non aprus. l amyl?dala non amiddula. faseolus non fasiolus. stabulum 140 non stablum. triclinium non triclinu. dimidius non demidius. l turma non torma. pusillus non pisinnus. me- 145 retrix non menetris. aries non ariex. persica non pessica. l dysentericus non dysintericus. opobalsamum non ababal- 1 5 0 samum. tensa non tesa. raucus non raucus. auctor leggere nella forma scolastica tabuli (tabulum o -lus per -la è attestato in glosse) , o tabulae ( nel ms. una seconda mano ha segnato e sopra i), o anche

stabuli o catabuli; tabulu per -lum o -lus secondo § 139. In 136 castrae sarà probabilmente il nom. pl. di castm inteso come femminile e singolarizzato, cfr. B 202: oppure è il gen. di tale castra ? o infine si ha da leggere castra ? Nella forma biasimata di 137 il ms. ha strobili come in quella scolastica, e in essa l's iniziale reca tre punti in alto, il che per qualcuno significa doversi sopprimere tale s. 138-139. Rifacimenti analogici di nom. da temi in -ro - ; teter §

72

c.

140. amiddula, assimilazione, come in it. freddo < frigdus ecc. propria all' Italia, di amygdala ( scritto cd come in fricda sopra 54); -ala atono > -ula può anche essere molto antico, § 42, od anche è rifacimento della parola eol solito suffisso diminutivo. Per -i- cfr. § 7 3 . - Amiddula ha dato in seguito *amindola onde logudorese mèndula sicil. mènnola ecc., mentre l'it. màndo(r)la presuppone un ulteriore passaggio di end a and, forse di origine francese (amande) . 141. Cfr. § 72 e .

142. Sincope, § 72 d.

143. triclinu è forse il gr. -rp[xÀ�vov; per l' -m mancante cfr. § 139. 144. Cfr. § 72 d; ma è probabile anche rifacimento etimologico-popolare con la preposiz. dc- . 146. Su pisinnu8 cfr. B 157. 145. Cfr. 59. 147-148. Esempi ( i l secondo scrittura inversa) d i x > s, cfr. B l e qui appresso 166. 185. 186; in menetris abbiamo anche una dissimilazione, § 149 b . 149. Il passaggio r 8 > 8 8 serpeggia nel lt., § it. pè8ca ecc.

84;

pe88ica sta alla base di

150. Cfr. § 72 d; qui -i- è stato favorito dal lt. internu8, inte8tinum. 151. Assimilazioni vocalica e consonantica ( § 148 a. b.), con influsso probabile di ab . 152. Cfr. § 50. 153. Avanti il secondo raucu8 sta nel m s. lo spazio per una consonante. Che questa sia d, e << raucu8 non draucu8 >> scritto per << draucu8 non raucu8 >>, .come alcuni credono, è assurdo: draucus ' pederasta 12

-

V . PISANI, Testi latini arcaici e voloar;.

'

è parola rarissima,

178

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

155 non autor. l auctoritas non autoritas. ipse lin. . . . non . . . ipsus. .... a . . p etre non . . . . tra. terrae motus teum non lintium. 160 non terrimotium. l noxius non noxeus. coruscus non scoriscus. tonitru non tonotru. passer non passar. anser non ansar. 165 l hirundo non harundo. obstetrix non opsetris . capitulum non capiclum. nouerca non nouarca. nurus non nura. anus non anucla. 170 l socrus non socra. neptis non nepticla. 175 tundeo non detundo. riuus non rius. l imago non emago . . .. . pauor non paor. adipes non alipes. coluber non colober. .

.

ed è incredibile che per essa si adoperasse volgarmente raueus. Il mio com­ pletamento graueus presuppone un rifacimento etimologico-popolare se­ condo grauis nel senso di ' malato ' o anche col g di gula; cfr. anche gruo per ruo (B 237, p. IO, I 7 - I2, I 7 a) che potrebbe aver influito fonetica­ mente. 154-155. Esempi di et > tt, fenomeno italiano, cfr. B 235 ( notturna) . 106. Lettura dubbia; cfr. comunque § 374. 1 5 7 . Cfr. § 72 e . 158. Passo corrotto: gli emendamenti proposti non persuadono. 159. Cfr. sopra 22. 160. Scrittura inversa, cfr. § 72 e. 161. seoruseus si trova nell Itala, coriseus in glossa; la forma con -i­ può essere adattamento a parole con -iseo- < gr. -�crxo - . Quanto all'iniziale, può avere s- intensivo ( da ex- > it. s- ) . 162. Assimilazione, § I48 a. 163-164. (questo = I29). Cfr. sopra 23. 165. harundo (> afr. aronde ecc.; quindi forma della Gallia) è rifatto da *rundo (> it. rondine ecc.) secondo harundo ' canna ' che era ormai scom­ parso dalla lingua dell'uso. '

166. D issimilazione (§

149

a) di t-t; -s come in menetris sopra

167. eapiclum come ueclus sopra 5 ecc., §

I47.

I20.

168. nouarea: probabile rifacimento secondo patriareha ecc.; la forma non è altrimenti attestata. 169-170. Introduzione dei due femminili nella I decl. ( it. nuora, suocera) ; cfr. B 237, p . IO, I7 - 12 , 17 b . 171-172. neptiela, anuela ( § 72 d) sono diminutivi dovuti alla predilezione della lingua popolare per tali forme: v. 83 e appresso 194. 173. tundeo e detundo hanno u per confusione di tondeo con tundo, la quale ha contribuito anche al passaggio nella I I I coniug. della forma bia­ simata (e in it. t6ndere, fr. tondre) . In detundo si osserva anche la frequente sostituzione volgare di. composti a semplici, § 462. 1 74. Cfr. sopra 1 76. Cfr. §

72 e .

29.

175. emago è svanito dal ms.; cfr. §

72 d.

GRAMMATICI

-

B

238

179

sibilus non sifilus . l frustum non frustrum. plebs non pleps. 180 garrulus non garulus. parentalia non parantalia. celebs locuples non locuplex. 185 non celeps. l poples non poplex. robigo non rubigo. plasta non blasta. bipennis non bipinnis. l ermeneumata non erminomata. tymum non tumum. 190 strofa non stropa. bitumen non butumen. mergus non 177. Cfr. § 72 d: anche nei casi obliqui e nella femminilizzazione colubra è subentrato o, cfr. fr. couleuvre ecc. 178. alipes (pl.) è attestato nelle lingue romanze; il lt. adeps è da èf.ÀeLrpoc e sembra quindi un rifacimento per al· secondo la oscillazione dfl, cfr. § 108. È incerto se alipes sia di nuovo sorto da ad- o continui direttamente la forma più antica. L'umbro a r e p e s (abl. pl.) può avere r tanto da l quanto da d (cfr. u. f a m e r i a s ' familiae ', p o r - e ' quod ' ) . 179. sifilus (cfr. fr. siffier ecc.) è probabilmente l a forma oscoumbra accanto alla latina con -b·, § 96. 180. Il ms. ha << frustrum non frustrum » : frustrum è un caso di assimila­ zione-metatesi § 148 b. Frustum è derivazione con -to- § 233 di frus ' minu­ taglia ' in << Pantices, frus uentris >> P.F. p. 248 M. 354 L. 181. Cfr. sopra 60. 182. garulus: semplificazione di geminata come in uilam, mile B 237, p. 10, 1 7 - 1 2, 17 b. 183. Assimilazione, cfr. § 148 a. 184. = 60. 185-186. Esempi di x > s, cfr. sopra 14 7. 187. Cfr. § 72 d. 188. Sonorizzazione di tenue avanti liquida, cfr. B 91 e appresso 209. 189. bipinnis per analogia di pinna, o di un aggettivo pinnus secondo l'etimologia di Quintil. I 4, 12: « nec miretur puer cur fiat . . . a pinna, quod est acutum, securis utrimque habens aciem bipennis, ne illorum se­ quatur errorem qui, quia a pennis duobus hoc esse nomen existimant, pennas auium dici uolunt >>. O si ha da ritenere che esistesse accanto a bipennis un aggettivo bipinnis ' a due tagli ' � D i pinnus accanto a pinna punta; merlo di muro, ecc. ' non si ha altrimenti notizia. '

190. erminomata: -mi- pel § 72 d; -no- da hermineomata attestato in glosse, forse secondo òv6[LIXToc e sim. , o anche per reazione a casi come Lau­ damia in Protesilaudamia (titolo d'un'opera di Levio) per Aoco�oc [L loc. 191. Cfr. § 73. L'ortografia corretta sarebbe thymum < gr . .&ù[LOV cfr. § 74 ; le lingue romanze presuppongono tanto ti- che tu-. 192. Cfr. § 1 1 9 e appresso 227. L'ortografia corretta sarebbe stropha da gr. cr-rporp � . 193. butumen: assimilazione, § 148 a. 194. Il diminutivo usato pel positivo : cfr. sopra

17 1-172,

ecc.

180

TESTI LATINI ARCAICI

E

VOLGARI

mergulus. myrta non murta. zizipus non zizupus. inni­ pirus non iuniperus. tolerabilis non toletauilis . basilica 200 non bassilica. l tribula non tribla. uiridis non uirdis. con­ stabilitus non constabilitus. sirena non serena. musium 205 uel musinum non museum. labsns non lapsus. orilegium non orolegium. ostiae non [h]ostiae. februarius non 210 febrarius. glatri non cracli . l allec non allex. rabidus non rabiosus. tintinaculum non tintinabulnm. adon non 215 adonius. grundio non grunnio. l uapulo non baplo. necne 195

I

195-196. Cfr. § 73. Gli originali greci sono iJ.UpToç (rnyrtus; passaggio alla decl. perché il nome della pianta era femminile) e �[�ucpoç (cfr. § 74). 197. Cfr. § 72 d; o influsso di pirus � 198. Cfr. § 1 1 9 . 199. Il raddoppiamento voleva forse ovviare alla sonorizzazione d i s

intervocalico, propria della Gallia e dell' Italia settentrionale. 200-201. Sincope, § 72 d. 202. Corrotto: forse da emendare in

<<

constabilitus, non co(n?)instabilitus "

(con in- per i-, cfr. § 50; si tratterebbe di i- prostetico § 144). 203. Cfr. § 72 d. 204. Cfr. sopra 26. 205. Cfr. § 8 1 . 206. Tanto l a forma scolastica che quella biasimata sono mutate da

horologiurn per analogia di spicilegiurn ecc. La forma scolastica ha anche hori- secondo la norma dei composti § 405 (p. es. auri-fex). 207. Cfr. § 1 1 9; nel ms. i termini sono invertiti. 208. febrarius: cfr. B 42, e sopra 3 1 per suber da sobrius. 209. glatri è da clatri, cfr. B 91 e sopra 1 88. cracli è da *criitli (§ 120), con metatesi reciproca ( § 1 5 1 b ) per cliìtri (da *x).i�-&poc = attico XÀf.-&poc). 210. allex forma femm. accanto al ntr. allec. 211. rabiosus: formazione popolareggiante da rabiés ( ma già in Pl. e poi Cic.) pel più antico rabidus. 212. Le due forme sono parimenti antiche, e l'esclusione di tintinnii­ bulurn è mera pedanteria di un grammatico poco dotto. 213. adonius, forse per -eus (§ 72 e), è prolungamento di adon ( forse in Cat. XXIX 9; inoltre in Pl. 1vlen. 144 e Auson. ) . 214. grunnio mostra l'assimilazione n d > n n d i origine oscoumbra, che si è affermata nei dialetti italiani centro-meridionali; da grunniiire proven­ gono it. grugnare, fr. grogner ecc., mentre l'it. grugnire rappresenta il lt . grundire. 215. baplo: b- § 1 1 9, -pl- § 72 d. 216. necnec, specie di rifacimento etimologico-popolare di necne.

GRAMMATICI

-

B 238

181

non necnec. passim non passi. numquit non nimquit. numquam non numqua. l no�iscum non noscum. uobiscum nescioubi non nesciocube. pridem non pride. non uoscum. olim non oli. adhuc non aduc. idem non ide. amfora non ampora. 217. passi § 139. 218. Il ms. ha rnimquit; nimquit, tramandato anche in altre glosse, ha i forse per influsso di quicquid. Pel -t cfr. § 122. 219. numqua § 139. 220-221. Abbreviazioni ( it. nasco, vasco) facilitate dalla perdita del senso per il valore dei casi, cfr. B 1 80 segg. ecc., e § 365, 2. In 220 il ms. ha no1tiscurn (§ 1 19 ) . 222. -cube ( -e § 139) secondo ali-cubi § 3 7 7 . 223-224-226. Cfr. § 1 3 9 . 225. Soppressione d i h § 1 1 9. 227. Cfr. sopra 192.

220 225

INDICE DELLE ISCRIZIONI SECONDO LE LORO FONTI

Archeologia Classica III, 1958, p. 99 . . Bull. arch. crist. VII ( 1 869) 62 sg. . . . . . CE. 340 . . . . . . . . . . . . CE. 901 . . . . . . . . . . . . CE. 940 . . . . . . . . . . . . CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL.

11 I• I• I• I• I• I• I• 12 12 l'

I• I• J2 I• I• I2 J2 I• l'

I2 I•

I2 l' l" P

l ..... l. . . 2. . . 3. . .

2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2,

. . . .

... ... ... ...

. . . .

4. . . . . . . . 5. . . . . . . . 6. 7 . . . . . 8. . . . . . . . 9. . . . . . . . 15 . . . . . . . 25 . . . . . . . 28 . . . . . . . 34 . . . . . . 49. . . . . . . 61 . . . . . . . 360 . . . . . . 364 . . . . . . 365 . . . . . . 378 . . . . . . 379 . . . . . . 401 . . . . . . 439 . . . . . . 440 . . 443 . . 447 . . . . . . 549 . . . . . . .

2 3 4 6 7 8 9

CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL.

IO

éiL.

= A 6 bis = = = =

B B B B

= A =A = A = A = A =A =A = A = A = A = A = A ad A

235 119 62 20 5 l

33 14 76 IV 1 7 8 18 20 21 76 IV 17 26 27 25

a d .A = .A = A = A a d .A = A = .A = .A = .A I l

.

.

.

.

=

.

.

.

.

=

.A 1 3 .A 1 2

ad .A 76 IV 1 7 = .A 2 2

CIL. CIL.

CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL.

P

a d .A 7 6 IV 1 6

P

ad .A 7 6 I V 1 6 = .A 2 3 = . A 24 ad A 76 IV 1 6 = .A 29 = .A 3 1 = A 1 8 bis = .A 30 ad .A 47 A 3 = .A 3 2 = .A 1 6 = .A 3 6 = A 38 = .A 37 = .A 1 9 = .A 2 8 = .A 34

2 , 553 . . . . . . 2 , 557 . . . . . . P 2, 558 . . . . . . P 2, 561 . . . . . . I 2 2, 566 . . . . . . l " 2 , 581 . . . . . . l " 2, 584 . . . . . . l " 2 , 607 . . . . . . P 2, 614 . . . . . . J2 2 , 640 . . . . . . l" 2, 730 . . . . . . J2 2, 9 7 5 . . . . . . l ' 2, 1 202 . . . . . l ' 2, 1 209 . . . . . J2 2 , 1 21 1 . . . . . l ' 2, 153 1 . . . . . l ' 2 , 1 834 . . . . . l " 2 , 201 9 . . . . . I• 2, 263 1 . . . . . J 2 2 , 2659 . . . . . II 2997 . . . . . . . II 5342 . . . . . . . III 70 . . . . . . . . III 3 7 1 . . . . . . III 2240 . . . . . III 2696 . . III 2880 . . . . . . III 5622 . . . . . . III 6010, 1 3 7 . . III 7595 . . . . . III 7791 . . III 8043 . . . . . . III 9735 . . . . . . III 1 145 1 . . . . . .

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

= .A 1 5 = .A 1 7 = B 61 = B 72 B 177 = B 148 =

= B 162 B 76 =

= B 107 = B 209 B 172 = B 75 B 1 92 =

=

= B 1 10 = B 55 = B 1 24

1 84 CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL.

INDICE DELLE ISCRIZIONI SECOND O LE LORO FONTI

III III III III III III III III IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV

CIL. CIL. CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV CIL. IV

12377 . . . . . 12484 . . . . . 12495 . . . . . 13374 . . . . . 141 14, 13 . . 14321, 26 . . 14406 a . . . 14524 . . . . . 64 . . . . . . . . 148 . . . . . . . 538 . . . . . . . 826 . . . . . . . 1227 . . . . . . 1234 . . . . . . 1291 1326 . . . . . . 1520 . . . . . . 1589 . . . . . . 1684 . . . . . . 1712 . . . . . . 1 768 . . . . . . 1886 . . . . . . 1904 . . . . . . 1945 . . . . . . 1989 . . . . . . 2082 . . . . . . 2124 . . . . . . 2152 . . . . . . 2157 . . . . . . 2258 a . . . . 2461 2487 . . . . . . 2495 . . . . . . 2993 y . . . . 2995 . . . . . . 3129 . . . . . . 3152 a . . . . 3580 . . . . . . 3948 . . . . . . 4023 . . . . . . 4100 . . . . . . 4122 . . . . . . •

o

•

•

•

•

o

•

•

•

•

•

= B = B = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =

208 174 50 193 153 141 160 60 30 2 16 9 3 22 40 27 43

B B B B B B B B B B B B B B B B l B 24 B 28 B 35 B lO B 19 B 12 B 25 B 38 B 6 B 31 B 21 B 17 B 19 B 19 B 15 a B 7 B 3 B 44 B 41 B 15 b B 13 B 29 B 8 B 14

CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL.

IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV IV v v v v

VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI VI

4707 . . . . . . 4760 . . . . . . 4783 . . . . . . 4836 . . . . . . 4983 . . . . . . 5092 . . . . . . 5125 . . . . . . 5279 . . . . . . 6697 . . . . . . 6865 . . . . . . 6892 . . . . . . 6902 . . . . . . 7069 . . . . . . 28448 . . . . . 896 . . . . . . . 2187 . . . . . . 6252 . . . . . . 8136 . . . . . . 68 . . . . . . . . 746 b . . . . . 2662 . . . . . . 3067 . . . . . . 3454 . . . . . . 3478 . . . . . . 3557 . . . . . . 3722 a . . . . 4087 . . . . . . 4118 . . . . . . 4355 . . . . . . 4432 a . . . . 4550 . . . . . . 4625 . . . . . . 4999 . . . . . . 5187 b . . . . 6870 . . . . . . 7093 . . . . . . 7470 . . . . . . 7761 . . . . . . 8606 . . . . . . 8985 . . . . . . 9232 . . . . . . 9592 . . . . . .

= = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =

B 26 B 15 cB 18 B 23 B 42 B 32 B 4 B 45 B 3 B 37 B 3g. B ll B 34 B 54 B 53 B 86 B 216 B 94 B 191 B 1 45 B 157 B 36 B 199 B 65 B 159 B 152 B 131 B 133 B 180 B 106 B 48 B 128

= = = = = = = = = =

B B B B B B B B B B

96 57 64 87 173 89 195 179 183 122

185·

INDICE DELLE ISCRIZIONI SECONDO LE LORO FONTI

CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CIL . CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CI L.

10149 . . . . . 10246 . . . . . 1 1491 b . . . 1 1 592 . . . . . 12675 . . . . . 13070 . . . . . 13271 . . . . . VI 14552 . . . . . VI 16483 . . . . . VI 17469 . . . . . VI 18536 . . . . . VI 19027 . . . . . VI 19872 . . . . . VI 21322 . . . . . VI 23176 . . . . . VI 23680 . . . . . VI 25134 . . . . . VI 25340 . . . . . VI 25707 . . . . . VI 26042 . . . . . VI 26601 . . . . . VI 26704 . . . . . VI 26713 . . . . . VI 2888 1 . . . . . VI 28916 . . . . . VI 29403 . . . . . VI 29791 . . . . . VI 29848 b . . . VI 29849 a . . . VI 29884 . . . . . VI 29907 . . . . . VI 29924 . . . . . V I 29947 . . . . . VI 301 1 8 . . . . . VI 32965 . . . . . VI 33907 . . . . . VI 34025 . . . . . VI 34635 a . . . VI 35279 . . . . . V I 35381 . . . . . VI 35915 . . . . . VII 1336, 605 . VI VI VI VI VI VI VI

=A =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B

35 47 188 212 151 71 182 70 168 84 73 97 56 202 178 189 1 13 135 109 138 108 210 120 161 74 204 5 33 154 88 196 51 167 194 68 105 175 79 186 149 211 123

CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CIL. CIL. CIL.

VII 1336, 1 190 a VIII 132 a . . . . VIII 371 . . . . . . VIII 1 878 . . . . . VIII 2269 . . . . . VIII 3319 . . . . . VIII 3611 . . . . . VIII 3936/7 . . . VIII 6442 a . . . VIII 8247 . . . . . VIII 8424 . . . . .

CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CIL. CIL.

VIII VIII VIII VIII VIII VIII VIII

CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL . CIL . CIL. CIL. CIL. CIL . CIL. CIL . CIL .

8573 . . . . . 8789 . . . . . 9347 . . . . . 9985 . . . . . 10575 . . . . 12794 . . . . 14601 . . . . VIII 14902 . . . . VIII 15915 . . . . VIII 16208 . . . . VIII 16752 . . . . VIII 20505 . . . . VIII 20686 . . . . VIII 21284 . . . . VIII 21345 a . . VIII 23325 . . . . IX 647 . . . . . . IX 1209 IX 2450 . . . . . . IX 2893 . . . . . . IX 3093 . . . . . . IX 3387 a . . . . IX 3821 . . . . . . IX 4320 . . . . . . IX 4326 . . . . . . IX 5392 . . . . . . IX 6150 . . . . . . X 649 . . . . . . . . X 1539 . . . . . . . X 1760 . . . . . . . X 2354 b . . . . . •

•

o

•

•

=B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B = B

=B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B =B

83 200 201 143 116 144 104 81 82 1 15 100 166 165 132 102 155 156 101 225 176 103 205 92 49 66 190 226 236 46 77 95 130 198 112 222 98 90 220 203 221 20693

1 86 CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL. CIL.

INDICE DELLE ISCRIZIONI SECONDO LE LORO FONTI

2466 . . . . . . . x 2487 . . . . . . . x 2622 . . . . . . . x 2801 x 2933 . . . . . . . x 2965 . . . . . . . x 3148 . . . . . . . x 3646 . . . . . . . x 4528 . . . . . . . x 4529 . . . . . . . x 5939 . . . . . . . x 6977 . . . . . . . x 7586 a . . . . . x 7692 . . . . . . . x 8079 . . . . . . . x 8 189 . . . . . . . XI 466 . . . . . . . XI 932 . . . . . . . XI 6078 . . . . . . XI 6730, 4 . . . . XII 915 . . . . . . XII 936 . . . . . . XII 1 1 12 . . . . . XII 1 939 . . . . . XII 3694 . . . . . XII 5193 . . . . . XII 5698, 6 . . . XIII 1315 . . . . XIII 1661 . . . . XIII 2478 XIII 2548 XIII 7653 XIII 7709 XIII 8486 XIII 8874 XIV 688 . . . . . . XIV 1 137 . . . . . XIV 2341 . . . . . XIV 2653 . . . . . XIV 2710 . . . . . XIV 3630 . . . . . XIV 401 5 . . . . . x

• • •

•

•

•

o

o

•

•

o

•

o

•

•

•

•

o

o

• o

•

•

o

•

•

•

•

o •

•

= B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B ad B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B = B

63 147 158 67 197 137 78 213 217 224 1 63 169 59 127 219 69 111 117 150 171 85 234 121 207 80 126 129 232 229 231 59 218 185 233 146 136 99 134 140 58 118 142

CIL. XIV 5371 CIL . xv 190 . . CIL. CIL. CIL . CIL. CIL . CIL.

xv xv xv xv xv xv

..... .....

650 a . . . . . 2177 . . . . . . 7172 . . . . . . 7176 . . . . . . 7181 . . . . . . 721 1 . . . . . .

91 B 1 84 = B 125 = B 139 = B 1 14 = B 170 = B 1 87 = B 181

=B =

D. l . . . . . . . . . . . . . . . = A Il D . 3 . . . . . . . . . . . . . . . = A 13 D . 6 . . . . . . . . . . . . . . . = A 14 D . 39 . . . . . . . . . . . . . . = A 1 6 D . 5 8 . . . . . . . . . . . . . . = A 28 D . 6 3 . . . . . . . . . . . . . . = A 12 D . 80 . . . . . . . . . . . . . . = A 18 D . 81 . . . . . . . . . . . . . . = A 17 D . 8 7 . . . . . . . . . . . . . . = A 18 bis D . 8 8 . . . . . . . . . . . . . . = A 19 D . 1 10 . . . . . . . . . . . . . = A 20 D. 1 1 7 . . . . . . . . . . . . . = A 26 D . 122 . . . . . . . . . . . . . = A 21 D . 138 . . . . . . . . . . . . . = A 2 D . 152 . . . . . . . . . . . . . ad A 8 D . 163 . . . . . . . . . . . . . = A 27 D . 175 . . . . . . . . . . . . . ad A 76 IV 17 D . 176 . . . . . . . . . . . . . ad A 76 I V 17 D . 178 . . . . . . . . . . . . . ad A 76 IV 17 D. D. D. D. D. D. D. D. D. D. D. D. D. D.

218 . . . . . . . . . . . . . 224 . . . . . . . . . . . . . 254 . . . . . . . . . . . . . 257 . . . . . . . . . . . . . 262 . . . . . . . . . . . . . 263 . . . . . . . . . . . . . 271 . . . . . . . . . . . . . 303 . . . . . . . . . . . . . 453 . . . . . . . . . . . . . 459 . . . . . . . . . . . . . 539 . . . . . . . . . . . . . 540 . . . . . . . . . . . . . 5 41 . . . . . . . . . . . . . 546 . . . . . . . . . . . . .

A 15 A 6 A l A 25 A 29 A 30 A 33 A 32 = A 31 ad A 47 A = = = = = = = =

= = = =

A 7 A 8 A 9 A IO

3

187

INDICE DELLE ISCRIZIONl SECONDO l,E L OR O FONTI

D. D. D.

D. D. D. D. D. D. D. D. D. D. D. D.

556 . . . . . . . . . . . . . 581 . . . . . . . . . . . . . 583 . . . . . . . . . . . . . 585 . . . . . . . . . . . . . 659 . . . . . . . . . . . . . 704 . . . . . . . . . . . . 706 . . . . . . . . . . . . . 719 . . . . . . . . . . . . . 720 . . . . . . . . . . . . . 760 . . . . . . . . . . . . . 764 . . . . . . . . . . . . . 765 . . . . . . . . . . . 769 . . . . . . . . . . . . . 771 . . . . . . . . . . . . . 775 . . . . . . . . . . . .

Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. Dc. D c. Dc. Dc. Dc.

.

.

.

.

6. . . . . . . . . . . . . . 17 . . . . . . . . . . . . . 38 . . . . . . . . . . . . . 42 . . . . . . . . . . . . . 48 . . . . . . . . . . . . . 62 . . . . . . . . . . . . . 81 . . . . . . . . . . . . . 112. 120 . . . 146 . .. 156 . 157 . 165 . 181 . .. 196 . . . . 215. ... 222 . . 252 . . . . . . . . . . . . 2601 . . .. 325 . . . . . . . . . . . . 335 . . . . . . . . . . . . 352 . . . . . . . . . . . . 361 . . . . . . . . . . . •

•

.

.

•

• •

.

Dp. 2 . . . . . . . . . . . . . D p . 14 . . . . . . . . . . .

.

34 37 36 38 35 38 bis 5 = A 3 = A 4 = A 22 ad A 76 IV 16 a d A 76 IV 16 = A 23 = A 24 ad A 76 IV 16 = = = = = = =

A

A A A A A A

214 215 216 217 218 = B 219 = B 220 = B 221 = B 234 = B 222 ad B 22 = B 223 = B 224 = B 225 = B 226 = B 227 = B 228 = B 229 = B 230 = B 231 = B 232 B 325 = B 236 = = = = =

B B B B B

=

=

=

B l B 3

Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp. Dp.

22 . . . . . . . . . . . . 90 . . . . . . . . . . . . 92 . . . . . . . . . . . . 181 . . . . . . . . . . . 194 . . . . . . . . . . . 203 . . . . . . . . . . . 210 . . . . . . . . . . . 237 . . . . . . . . . . . 247 . . . . . . . . . . . 263 . 3 10 . . . . . . . . . . . 328 . . . . . . . . . . . 350 . . . . . . . . . . . 351 . . . . . . . . . . . 352 . . . . . . . . . . . 365 . . . . . . . . . . . 383 . . . . . . . . . . . 417 . . . . . . . . 432 . 436 . . . . . . . . . . 445 . . . . . . . . . . . 447 . . . . . . . . . . . 460 . . . . . . . . . . . 473 . . . . . . . . . . 474 . . . . . . . . . 490 . . . . . . . . . . . 494 . . . . . . . . . . . 506 . . . . . . . . . . . 510 . . . . . . . . . . . 523 . . . . . . . . . . 563 . . . . . . . . . . . 566 . . . . . . . . . . 569 . . . . . . . . . . . 581 . . . . . . . . . . . 589 . . . . . . . . . . . 596 . . . . . . . . . . . 631 . . . . . . . . . . . 636 . . . . . . . . . . . 668 . . . . . . . . . . . 696 . . . . . . . . . . . 715 . . . . . . . . . . . 720 . . . . . . . . . .

.

.

.

.

.

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B 4 B 7 B 6 B 9 B lO B 11 = B 21 = B 36 = B 25 B 16

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= B = B = = = = = = =

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B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B

= B = B = B = B = B ad B

2 14 15 a 15 b 15 c 12 23 28 30 5 34 35 29 37 24 38 17 18 22 8 31 26 27 32 20 39 40 13 19 33 41 71

188

INDICE DELLE ISCRIZfONI SECONDO LE LORO FONTI

Dp. Dp. Dp. Dp.

743 769 785 830

Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv.

6 15 19 35 37 47 60 68 86 . . . . . .. 101 109 ....... 1 10 125 127 139 149 154 159 . . . . . . . . . 176 . 178 . . . . . . . 180 181 . 192 . 208 . 209 214 . 227 . .... . 237 . ... 243 245 . 262 . ... .. 270 . .... . 271 274 281 301 306

Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv.

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= B B = B =

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= B B B ad B B =

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B = B

= B = B =

ad B B B B =

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= B = B = B = B

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B

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B B B

B

= B =

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B B

= B = B = B

44 42 43 45 46 50 47 48 49 51 59 52 53 54 55 56 57 58 59 102 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 SO

Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv.

309 350 364 371 373 383 410 411 426 443 449 456 457 463 484 508 526 535 541 543 545 554 561 563 566 569 577 585 594 600 617 629 634 648 649 661 674 711 743 752 758 761

81 82 83 B 84 B 85 ad B 134 = B 86 = B 87 B 88 B 89 B 90 n 91 n 92 B 93 = B 94 B 95 B 96 B 97 B 98 B 99 B 100 B 101 B 102 B 103 B 104 n 1o5 B 106 B 107 = B 109 B 108 B 1 10 B 111 B 112 B 113 B 1 14 R 1 15 B 116 B 1 17 B 118 B 1 19 = B 120 = n 121

. = B ........... = B ....... ... B .

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INDICE DELLE ISCRIZIONI SECONDO LE LORO FONTI

Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. D v. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv.

766 . . . . . . . . . . . = B 122 788 . . . . . . . . . . . = B 123 792 . . . . . . . . . . . = B 124 798 . . . . . . . . . . = B 125 825 . . . . . . . . . . . B 126 832 . . . . . . . . . . . B 127 881 . . . . . . . . . . . B 128 887 . B 129 896 . . . . . . . . . . . = B 130 902 . . . . . . . . . . . = B 131 908 . . . . . . . . . . . = B 132 935 . . . . . . . . . . . = B 133 973 . . . . . . . . . . . = B 134 975 . . . . . . . . . . . B 135 977 . B 136 980 . B 137 987 . . . . . . . . . . . B 138 1000 . . . . . . . . . . = B 139 1001 . . . . . . . . . . = B 140 1004 . . . . . . . . = B 141 1009 . . . . . . . . . . B 142 1012 . . . . . . . . . . B 143 1015 . . . . . . . . . . B 144 1029 . . . . . . . . . B 145 1032 . . . . . . . . . B 146 1035 . . . . . . . . . . B 147 1040 . . . . . . . . . B 148 1057 . . . . . . . . = B 149 1060 . . . . . . . . . . B 150 1066 . . . . . . . . . B 151 1070 B 152 1074 B 153 1080 B 154 1085 B 155 1087 = B 156 1088 B 157 1 109 . . . . . . . . . . = B 158 1 121 B 159 1 128 . B 160 1 133 . B 161 1 135 = B 1 62 1 137 = B 163 .

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Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. D v. D v. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv. Dv.

1 140 . . . . . . . . . . = B 164 1 154 a . . . . . . . . = B 165 1 163 . . . . . . . . . . = B 166 1 168 . . . . . . . . . . = B 167 1 169 . B 168 1 177 . . . . . . . . . . B 169 1 183 . . . . . . . . . . B 170 1 187 . . . . . . . . . . B 171 1 192 . . . . . . . . . . = B 1 72 1 194 . . . . . . . . . . = B 173 1203 . . . . . . . . . . = B 1 74 1213 . . . . . . . . . . = B 176 1217 . . . . . . . . = B 175 1219 . . . . . . . . . B 1 77 1220 . . . . . . . . B 178 1224 . . . . . . . . . B 179 1226 . B 180 1238 . . . . . . . . . B 181 B 182 1242 B 183 1253 B 184 1259 B 185 1281 B 186 1292 B 187 1315 1316 . B 188 1327 . B 189 1328 B 190 1330 . . . . . . . . . = B 191 1354 . . . . . . . . . . = B 192 B 193 1392 1402 . . . . . . . . . . B 194 1412 . . . . . . . . . B 195 1424 . . . . . . . . . . B 196 1426 . B 197 B 198 1430 = B 199 1437 1448 . . . . . . . . . B 200 1455 . . . . . . . . . . B 20 1 1461 . B 202 1462 . . . . . . . . . . B 203 1476 . . . . . . . . B 204 1495 . . . . . . . . . . B 205 .

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18\l

190 Dv. Dv. D v. Dv. Dv. Dv.

INDICE DELLE ISCRIZIONI SECONDO LE LORO FONTI

1520 1522 1535 1540 1543 1544

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= B

206 207 208 209 210 2 11

= B

164

= B

52

= B = B = B = B = B

Ephem. Epigr. VIII

152 . . . . . . . . . . . . . .

Ma. Ma. Not.

244 362

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=B = B

223 215

d. Se. 1907, 759 . . . . . . . . . . . d. Se. 1912 ,

= B 227 P· Not. p . 8 7 . . . . . . . . . . . . = A 38 bis Not. d. Se. 1920, p . 35 . . . . . . . . . . . . = B 67 bis

Ephem. Epigr. VIII

160 . . . . . . . . . . . . . . Ma. Ma. Ma. Ma.

44 63 132 152

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= B = B ........... = B •

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= B

230 214 224 228

Nuovo Boli. di Areh. Crist. 1910, p. 1 66 = B Studi e materiali di storia delle religioni xxx, 1959 , p. 109. = A

227 6

ter

INDICE D E I F RAMM E N T I DI S C RI T T O R I ARCAICI RIPO RTATI NELLE NOTE O CITATI NEI TESTI

Accio, fr. &

fr.

34 . 80-82

. A 72 . A 72 . ad A

. . . .

. . . .

Antenor. fr. 122 Chrysipp. fr. 266 fr. 655-56 . . . fr.

ad A . A 72 . ad A .

668 317 M. 411 fr. 25

Appii sententiae ap. Fest. p . Catone, dissert. consulatus Ennio, Ann.

55 . 67 68 68 98 130 131 144 seg. 151 178 218 seg. 222 256 259 295 326 356 429 430 459 529 580 581 593 o

o

o

L . ad A . ad A . ad A . ad A ad ad ad ad ad ad

A A A A A A

76 IV 14 48 A 494 42, 2. 47 A 39 48 A 55 48 A 55 68 48 A 55 48 A 70-2 48 A 22 44, 2 48 A 22 48 B 120 e 129 48 A 22 48 A 55 48 A 101 44 48 A 22 47 B 60

. ad A ad A ad A ad A ad A ad A A 54 l ad A 46 A l ad A 48 A 22 ad A 48 A 128 ad A 48 A 101 ad A 48 A 331 ad A 48 A 331 ad A ad A . ad A

48 A 175-6 48 A 175-6 52, 12

1 92

INDICE DEI

Ennio, Sat.

FRAMMENTI DI SCRITTORI ARCAICI, ECC .

54 seg. . . . . . . . . .

ad A ad A l. III ap. Non. p . 66 M . Jlf.edea 282 seg. . ad A Scen. 59 . . A 72 66 . . A 72 299 . A 72 387 . ad A

48 A 147-8 48 A 3 1 9-20 47 C 46-7

48 A 55

Livio Andronico, Odyss. 9 L . .

ad A 7 6 IV 14

Lucilio 149 M. 150 M. 357 M.

ad A 68 ad A 68 A 76 VI 7, 8

963 M.

. A 58

Memmio ap. Non. p . 194-5 M.

. ad

B

85, 4

Nelei carmen ap . Fest. p . 3 1 7 M. 4 l l L . . ap . Fest. p . 1 70 M . 287 L . . ap. Fest. p . 352 M. 443 L . .

. ad A 47 A 39 ad A 47 A 39 nota in calce l ad A 47 A 39 nota in calce ad A 47 B 60 ad A 47 B 61 ad A 4- 7 A 39

Nevio, B. P. 1 5 . 32 . 38 . Pacuvio, epitafio . trag. 87 R . . ll2 . .

ad A 38 ad A 48 A 147-8 ad A 42, 2

(Dulor.) 147

ad A 48 A 421 nota in calce

314 ( Teucr.) 324

ad A 42, 2 ad A 48 A 101

XII Tab. II 2 VIII 2

ad A 4 1 XIV . .

ad A 11 V

INDICE DEI PARAGRAFI DELLA GRAMMATICA LATINA RICHIAMATI NELLE NOTE ( l)

§ 2 § 2 § 3

c

p. 33. 1 15. p. 1 37. p . l. 7 . 17. 18. 202• 28. 3 1 . 32. 3 3 . 34. 3 8 . 8 3 . 8 6 . 932• 1032• 1 14. 1 1 5. 130. 1 3 1 .

p. 12. 13. 15. 1 63• 1 7 . 18. 19. 21. 24. 25. 31. 42. 922• 103. 1 14. p. 12. 17. 25. 3 1 . 33. 34. 83. 5 103. 104. 106. 1 142• p. 58 nota 2. 1 09. 1 10. 7 1 3 p. 16. 29. 1 3 Nota p. 1 92• 20. 52. 93. 1 23. 128. 1 5 1 .

§ 4

§ § § §

§ 14

p . 3 . 8 . 1 8. 26. 34. 52. 70 nota in calce. 78. 93. 159.

§ 15

p. 4. 13. 19. 20. 23. 104. 105. 106. p. 26. 67. 94. p. 4. 37.

§ 16 § 18 § 19 20 21

p. 12. 13. 143• 17. 21. 24. 3 1 . 34. 3 9 . 4 1 . 46. 8 5 . 8 6 . 94. p. 8. 1 32• 1 7 . 2 1 . 22. 232• 31. 44. 9 1 . p. 7. 1 22• 15. 163, 17. 2 P . 2 3 . 24. 2 5 . 3 2 . 34. 3 5 . 39. 69. 73 nota l. 84. 91. 103.

§ 22 § 23 § 24 § 25 § 26 § 27 § 28 § 29 § 30 § 31 § 32 § 33 § 34 § 35 § 36 § 37 § 38 § 39 § 41 § 42

106. 1 14. 1 15. 123. 1252• 126. 132. p . 20. 79. 95. 104. 106. 1 192• 120. 127. 174. p. l. 12. 18. 20. 23. 25. 26. p. 95. 142. p . 16. 29. 52. p. 29. 54. p. 42. 1 1 5. 1 2 1 . p . 1 4 . 6 2 . 6 3 . 77. 103. p . 48. p. 92. 104. p. 73. 75. 81. 1 2 1 . p . 1 72• 18. 22. 23. 64. 78. 107. 1 36. 167. p . l. 232• 58. 59. 126. p. 4. 46. 73. 157. p . 104. p. 7. p . 10. l l . 38. p. 1 04. p . 87. p . 143• 1 52 • 25. 3 1 . 33. 92. 129. 139. p. 6. 12. 14. 16. 17. 23. 24. 26. 33. 40. 43. 45. 46. 49. 76 nota 2. 79. 82. 89. 932•

(l) I numeri rinviano alla pagina. Se un § è addotto più volte nella stessa pagina, l'esponente indica quante volte ciò avviene (p. es. § 1 5 1 b p. 1 702 significa che il § in questione è citato due volte a p. 1 7 0 ) . 1 3 - V. PrsAxi, Testi latini arcaici e voloari.

194

INDICE DEI PARAGRAFI DELLA GRAMMATICA LATINA, E C C .

102. 103. 1 04. l l 5. 1242•

135. 136. 137. 138. 1 4 1 . 147. 1492. 1 503• 1512. 1612. 1652•

135. 168. 177. § 43 § 44 § 45

p . 22.

§ 46 § 50

p . 93.

§ 70 § 72

123. 134. 150. 172. 180.

p. 43. 98.

121. 1 37. 160. 1722•

1 30. 1 3 12 . 1392. 140. 144. 1452. 1 502• 152. 1572. 1582. 1632. 164.

1 322• 1412. 147. 153. 159. 165.

1 372. 1 38. 142. 143. 1482• 1492• 154. 156. 160. 1 614• 174. 177.

72 d p . 24. 1224• 123. 124. 125. 127. 1 282. 129. 1303• 131. 132. 1342• 138. 1 4 1 . 1422• 1432• 144. 1512. 161. 17P. 1 766• e

§

83 84 85 86 88

147. 1483• 1492• 150. 1 53 . 1 55. 156. 159. 160. 1622. 1 632• 1642• 1654• 172. 173. 1742• 1754 • 1 773• 1 7 82• 1 793• 1804•

p . 1 18. 1 2 12. 1234• 124. 125.

12� 1272.

129. 1 32.

134.

p. 12. 43. p. 26.

177.

p . 2 2 . 5 0 . 5 4 . 70. p. 24. p. 13. 2 1 . 37. 58. 59. 60. 66.

67. 80. 94. 97. 98. 105. 132. 137. 145.

§ 89

p. 52.

§ 90 § 91

p . 53.

§ 92

p. l. 4. 13. 26. 62 nota P.

§ 94 § 95 § 96

p. 64. 66. p. 4. 57. 75. 1 16. 1 7 9 .

§ 97

p . 8. 15. 4 5 . 4 6 . 59.

p. 7. 13. 18. 24. 34. 37. 62.

62 nota l . 67. 84. 98.

p . 3 . 95. I I S. l l9. 1 2 1 . 1223•

123. 125. 1272. 1283• 129.

72

§ 79 § 81 § 82 § § § §

p. 167.

c

§ 75 § 76

72. 95. 108. 134. 1 7 1 . 174. 179. 180. p . 43. 1 2 1 . p . 42. p. 47. 922• p. 12. 1 14. 1 74. 1 80. p. 17. 19. 34. 51. 86. 94. l l 4. 1 54.

§ 72 a p . 28. 33. 127. 1 68. § 72 b p . 21. 24. 33. 106. 1 183• 1 28. 1292• 1303• 1334• 142. 147. 151. 155. 16!3. 163. 1644• 1652. 1 742.

§

p. 30. 34. 352• 672• 68. 692•

1 722. 1 762. 177. 179. 1 80.

p. 12. 13. 16. 20. 22. 71. 83.

§ 5 5 Nota II p . 6 6 . 1 59. § 56 p . 79. 98. § 67 p . 43. 93. § 68 Nota p. 53.

§

§ 74

§

p. 93.

95. 1 16 . I I S. l l 9 . 1215. 124. 126. 132. 1332• 140. 1 4 1 . 1 4 72• 148. 151. 155. 1 572• 158. 173. 1 742• 1762• 1 7 7 .

§ 72

73

1 7 12 . 1725• 1734• 1743• 175. 1 762• 1 7 7 . 1 783• 180. p. 1 32. 157. 1612. 162. 1 7 12.

p. 1 7 . 40. 42. 43. 92. 93.

872. 105.

§

98

§ 101 § 102 § 104 § 105 § 106

p. 93. 95. 108. 1 2 1 . 1 30.

p. 96. 167. p . 15. p . 105. p. 2 1 . p. 5 2 . 9 4 . 95. 9 7 . 1052. p. 27. 98.

§ 107 p. 14. § 108 p. 10. 19. 21. 46. 52. 66. 97. 168. 1 7 9 . § 1 0 9 p . 6 4 . 1 1 1 . 1 162.

§

l l 2 p. 43.

INDICE DEI PARAGRAFI DELLA GRAMMATICA LATINA, ECC .

§ 1 13 p. 6. 7 . 19. 78. 81. 98. § 117 p. 50. § 1 1 9 p. 1 1 7 . 1 1 82• 120. 1 2 1 . 126. 127. 1 282• 1302• 1 3 !3. 1 323• 1 334• 1 343• 1355• 1365• 1 375• 1 383• 1392• 1402• 1412. 142. 143. 145. 146. 1 4 75• 1482• 149. 1 5 1 . 153. 154. 155. 156. 159. 160. 1612. 162. 1632• 1 644. 1654• 167. 168. 1 7 1 . 1732• 1 74. 1752• 1 7 9 . 1 803• 1812.

195

159. 1602• 1633• 164. 1654• 1 772• 1814• 141 p. 140. § 142 p . 28. 35. 140. § 144 p . 1 1 8. 1 3 12• 132. 165. 173. 180. § 145 p. 1 14. 120. 146 p . 1 10.

§ §

148 p . 5. 96. § 148 a p . 91. 132. 165. 172. 174. 1 7 7 . 178. 1792. § 148 b p. 2 1 . 106. 130. 139. 1 4 1 .

§ 120 p . 124. 126. 1 302• 1 35. 1386. 1 392• 1 6 12. 1 63. 1 642• 1652• 166. 167. 169. 1 7 !3. 178. 180.

1 7 0 . 173. 176. 1 7 7 . 179. § 149 a p. 45. 69. 152. 178. § 149 b p. 1 3 . 62. 1 4 1 . 171. 174. 176. 177.

§ 122 p. 14. 16. 20. 22. 3 1 . 40. 1 13. 127. 1 303• 1 352• 137. 147. 156. 1 65. 1 8 1 .

§ 1 50 p . 4. 44. 45. 107. 153. 168. 170.

§ § §

§ § § § §

128 p. 12. 13. 202• 5 2 . 73. 742• 75. 76. 7 82• 792• 80. 82. 84. 853• 86. 99. 129 p. 3. 9. 10. 11. 12. 1 32• 14. 15. 19. 20. 26. 27. 35. 52. 65. 682• 80. 100. 106. 1 1 5. 144. 130 p. 3. 1 1. 13. 14. 1 52• 20. 24. 52. 1 1 3. 131 p . 1 32• 14. 152• 16. 18. 192• 22. 27. 32. 34. 38. 68. 104. 106. 1 1 5. 1 32 p . 49. 88. 135 p. 16. 75. 137 p. 12. 13. 14. 138 p. 1 9 . 1 39 p . 15. 2 0 . 27. 103. 1 182• 1 1 9. 120. 12 14. 1223• 123. 1243• 1253• 126. 127. 1284• 129. 1305• 1 3 !3. 1337• 1 34. 1353• 1 362• 1 382• 1392• 1404. 1412. 1423 • 144. 1452• 1462• 1474• 1493• 1503• 1512. 152. 153. 1543• 1553• 1564• 1572• 1583•

p. 169.

§ § § §

151 151 151 157

§ § § §

1 59 161 163 166

p. 77.

§ 168 § 178 § 182 § 1 84 § 185

p . 82.

§ 1 86 § 188 § 191 § 192 § 200 § 201

a

p. 142. 165.

b p. 139. 149. 1 702• 1 80. p . 69. p. 29. p . 46. p . 74. p . 51. p. 86. p. 75. p. 172. p . 18. p. 43. p. 92. p. 173. p. 6 1 . p . 80.

§ 202 p. 5. 42. § 204 p. 32. 42. 63 nota l. § 205 p. 107. § 206 p. 3. 73. § 207 p. 45. 101.

196

INDICE DEI PARAGRAFI DELLA GRAMMATICA LATINA, ECC.

§ 208 p . 1 16. § 210 p. 1 16. § 2 1 5 p . 39. § 217 p. 84. § 218 p . 19. 57. 1 75. § § § § §

219 222 225 226 229

p. 17. p. 60. p . 84. p . 77. p . 14.

§ 231 p . 1 6. 53. 105. 1 7 3 . § 2 3 3 p . 64. 7 1 . 78. 79. 1 7 9 . § § § § § § §

235 237 238 240 244 245 249

p. 22. p. 26. 68. p. 7 1 . p . 46. 70 nota in calce. p. 1 2 1 . p . 26. p. 5 1 .

§ 2 5 1 p. 30. 78. 96. § 253 p. 1 9.

§

254 p. 19. § 255 p . 3. 13. 23. 38. § 262 p. 160.

§ § § § §

264 265 265 268 272

p. 41. 51. 65. 742• p. 35.

II p. 27. p . 65. 74. p . 77.

171.

§ 274 p . 168. § 279 p . 1 74. § 282 p. 133. § 283 289 § 292 § 293 § 301

§

§ § § §

302 307 308 309

p . 176. p . 134. p. 1 74. p . 122. 128. p . 35. p. p. p. p.

126. 141. 1453• 159. 1 65. 1 73. 15. 107. 12. 25. 13. 16. 30. 68.

§ 313 p. l. 7.

§ 315 p. 8. 152• 30. § 318 p . 10. 1 1 . 14. 1 72• 19. 20. 43. 77. 1062• § 3 1 9 p. 14. 15. 17. 19. 2 1 . 34. 65. 662• 69. 732• 78. 85. 90. 100. 108. 120. 140. 1432• 1442• 146. 1 50. 152. 1 55. 156. § 320 p . 20. 61. 67. 148. § 321 p. 68. 7 1 . 1 12. § 322 p. 65. 1 1 8 . 1 32. 134. 138. 142. 1445• 146. 1 5 1 . 159. § 324 p. l. 6. 10. 12. 143. § 325 p. l . 6. 8. 1 1 . 12. 16. 20. 37. § 326 p. 16. 18. 21. 80. § 327 p . 54. 64. 73. 89. § 328 p. 9 . 10. 1 1 . 13. 14. 16. 17. 2 1 . 22. 252• 32. 3 8 . 8 1 . 85. IOP. 125. § 329 p. 93. 1 12.

§ §

330 p. 32. 331 p. 3. 13. § 333 p. l. I l . 12. 15. 17. 202• 50. 65. 85. 88. 106. § 334 p. 10. 1 72• 22. 23. 24. 30. 32. 77. 88. 1 39. 1 63. § 336 p . 3. 32. 48. 66. 74. 77. 1 02. § 337 p. 13. 87.

§ 338 p. 88. § 341 p. 67. 87. § 341 Nota p . 66. 77. § 342 p. 71. 73. 88. 99. § 343 p. 1 16. § 345 p. 12. 24. 26. 58 nota 2. 82. 882• 141. 175. § 347 p. 88. § 348 p . 1 12. 1 66. § 349 p . 82. 88. 1 12. § 350 p. 17. 222• 25. 43. 82. 88. 90. 1 13 . § 3 5 2 p. 26. 5 1 . 932• 1 13. § 354 p . 7 7 . 1 1 3.

INDICE DEI PARAGRAFI DELLA GRAMMATICA LATINA, ECC.

§ § § § §

357 358 361 363 365

p. l l3.

§ 404 p. 108.

p. 88.

§ § § § §

p. 129. 1 30. p . 28. p . 1 39.

§ 365, l p. 144. § 365, 2 p. 1 28. 129. 1 302• 1 3 1 . 139. 140. 1 4 1 . 1422• 146. 147. 1 5 1 . 1536• 1545• 1552• 1564• 1 573• 1602• 1 6 1 . 1 62. 1632• 164. 1 65. 1 8 1 . § 365, 3 p . 146 . 1475, 1482 • 1 5 8 . 175. § 366 III p . 145. 147. 169. 172. 175. § 370 p . 22. 29. 32. 382• 45. 49. 66. 69. 102. 156. § 3 7 1 p. 88. 149. § 372 p . l . 1 32• 18. 192• 23. 24. 27. 54. § 373 p. 85. 108. § 374 p . 10. 32. 43. 44. 54. 55. 58 nota l. 73. 1 7 8 . § 3 7 5 p. 8 . 4 9 . 6 6 . 70 nota i n calce. 73. 77. 102. 1 15. § 377 p. l . 7 . 122• 22. 24. 30. 432• 54. 55. 82. 1 1 5. 1 35. 161 . . 1 65. 1 8 1 . § 380 p . 108. § 382 p . 6. 7. 8. 19. 23. 37. 39. 90. 108. 1 15. 132. 1 63. § 383 p. 78. § 384 p. 1352• 1 36 . 149. 150. § 385 p. 136. 149. 1502• 152. 158. 160. 163. 165. § § § § §

§ § § §

387 p. 3 . 13. 16. 50. 391 p. 33. 392 395 397 398 400 402 403

p. 3. 97. p. 1 502• 167. p. 162. p . 42. 70. l l9. p. 4. 42. 52. 54. l l6 .

405 406 409 4ll 412

197

p. 332• 92. 172. 180. p. 33. 43. p . 34. 43. 61. p . 34. p. 9 1 .

§ 413 p. l l 9. § 414 p. 70. § 416 p. 4. 16. § 417 p. 26. 70. 102. § 418 p. 16. § 419 p. 232• § 420 p. 49. 69. § § § § § § §

421 422 423 424 425 427 428 § 435 § 436

p. 3. 75. p. 24. 73. 106. 122. p. 3. 22. 167. p. 76. p. 26. l l8. p. 8 . 45. 82. p. l. 8. 23. 43. 45. p. 7. 16. 18. 19. 53. 65. p. 72.

§ 444 p. 61. 105. § 446 p. 16. § 447 p . 13. 15. 16. 24.

§

p. 65.

§ § § § § § �

p. 72.

450 452 453 454 456 458 460 462 § 463 § 467

p . 33. p. 7. 16. 27. 74. p. 38. 7 1 . p. 5. 3 9 . 8 6 . 103. p. 24. 28. 77. p. 135. 167. 178. p. 152. p. 7.

§ 468 p. 6. 7. 13. 16. 19. 39. 65. 66. 78. § 469 p. 20. 40. 44. § 470 p. 8. 1 1. 12. 13. 15. 20. 28. 32. 1 1 1.

p. l l9.

§ 472 p . 3. 37. 1252•

p . 42. 61. 64. 87.

§

482 p. 49.

198

INDICE DEI PARAGRAFI DELLA GRAMMATICA LATINA, ECC .

§ 483 p. 12. § § § § §

484 485 490 492 493

§ § § § § §

494 496 497 498 500 508

p. 24. p. 26. p . 38. p. 87. p. 82. p . 8 1 . 89.

Nota p. 5 1 . p. 8 1 . 82. p . 37. p. 73. 79. p. 82. 89.

§ 509 p . 6 . 39. 72. 74. 82. § 512 p. 15. 22. 25. § 513 p . 79. § 517 p . 1 3 1 . § 518 p. 2 6 . 80. § 519 p . 89. § 522 p . 26. § § § § § § § §

524 525 530 531 533 534 536 537

p . 34. 44. 1 3 1 . p . 14. 55. p. 4. p. 41. p

19. p 75. p . 26. 51. p. l . 41. 49.

541 542 544 547 548 549 551 § 552

§ § § § § § §

p . 20. 41. 43. 49. 64. 79. p. 44. 48. 492• p . 13. 32. p. 26.

p. 38. Nota p . 19. p. 55. p. l. 8. 24. 44. 46. 67. 80. 89. 93. § 553 p . 24. § 554 p. 8. 69. § 555 p. 1 5 ! 2 .

§ § § § § § § § § § § §

559 561 567 567 568

574 578 578 579 580 581 583 § 584 § 585 § 587

p . 4 3 . 4 6 . 4 8 . 5 5 . 97. 122. p . 64. p. 58. 62. y p. 8 1 . p. 8. 24. 2 5 . 42. p. l l S. 127. 1 5 1 . 152. 1 64. p. 1 5 1 . oc

p. 13!2.

p. 1 5 1 . 152. p. 23. p. 34. 45. 49. 56. 66. 1032• p. 48. 50. p. 1 0. 20. 45. 50. p. 222• 34. 48. 66. p. 2. 3. 5. 39.