William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt William L. Shirer Storia del Terzo Reich Giulio Einaudi editore Q/51
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt William L. Shirer Storia del Terzo Reich Giulio Einaudi editore Q/51
INDICE p. xui 2 13 19 23 34 5° 60 65 68 71 78 85 101 108 irò Premessa Elenco delle abbreviazioni LIBRO PRIMO L'ascesa di Hitler i. La nascita del Terzo Reich L'avvento di Adolf Hitler La giovinezza di Adolf Hitler " II periodo più triste della mia vita " La formazione ideologica di Adolf Hitler il. Nascita del partito nazista L'avvento del " Fiihrer " ni. Versailles, Weimar e il " putsch " della birreria L'ombra di Versailles La Germania divisa in due La rivolta in Baviera II " putsch " della birreria II processo per alto tradimento iv. Hitler e le basi dell'ideologia nazista Le basi storiche del Terzo Reich Le basi ideologiche del Terzo Reich La singolare vita e le opere di H. S. Chamberlain
129 136 142 148 LIBRO SECONDO Trionfo e consolidamento V. La via verso il potere (1925-1931) Entra in scena Paul Joseph Goebbels Un intermezzo romantico e distensivo nella vita di Adolf Hitler La grande crisi del 1929 e il nazismo Vili Indice p. 165 vi. Gli ultimi mesi della Repubblica (1931-1933) 171 Hitler contro Hindenburg 180 II fiasco di Franz von Papen 193 L'ultimo cancelliere della Repubblica: Schleicher 208 vii. La nazificazione della Germania (1933-1934) 211 L'incendio del Reichstag 216 " Gleichschaltung ": il " coordinamento " del Reich 225 " Non vi sarà una seconda rivoluzione! " 229 L'esordio della politica estera nazista 235 La purga cruenta del 30 giugno 1934 248 La morte di Hindenburg Vili. La vita nel Terzo Reich (1934-1937) La persecuzione delle Chiese cristiane La nazificazione della cultura II controllo della stampa, della radio e del cinema L'educazione nel Terzo Reiah L'agricoltore nel Terzo Reich [L'economia nel Terzo Reich La schiavitù del Pagina 1
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt lavoro La giustizia nel Terzo Reich II governo nel Terzo Reich LIBRO TERZO Verso la guerra mondiale 307 ix. I primi passi (1934-1937) 309 La violazione del trattato di Versailles 312 La sorpresa del sabato 318 II colpo di mano in Renania 329 1937: " Nessuna sorpresa " 332 La fatale decisione del 5 novembre 1937 340 x. Uno strano e fatale intermezzo: la caduta di Blomberg Fritsch, Neurath e Schacht 342 La caduta del feldmaresciallo von Blomberg 346 La caduta del generale barone Werner von Fritsch 355 XI. L'" Anschluss ": l'Austria è matura 358 12 febbraio 1938: l'incontro di Berchtesgaden 364 Quattro settimane di agonia: 12 febbraio - n marzo 1938 370 II crollo di Schuschnigg Indice IX
392 396 401 408 421 427 439 441 451 459 469 471 478 485 xii. Verso Monaco La prima crisi: maggio 1938 I generali esitano Nascita di una cospirazione contro Hitler 15 settembre 1938: Chamberlain a Berchtesgaden Chamberlain a Godesberg: 22-23 settembre L'undicesima ora II " mercoledì nero " e il complotto Halder contro Hitler La resa di Monaco: 29-30 settembre 1938 Le conseguenze di Monaco xiii. La fine della Cecoslovacchia " La settimana dei cristalli " La Slovacchia " conquista l'indipendenza " II dottor Hacha alla prova 498 504 506 510 514 519 525 527 533 540 543 550 552 559 561 566 574 5/8 584 593 599 606 612 617 634
xiv. L'ora della Polonia Una piccola aggressione Ai ferri corti con la Polonia II " caso bianco " La risposta di Hitler a Roosevelt L'intervento della Russia: I II patto d'Acciaio 23 maggio 1939: l'irrevocabile decisione di Hitler L'intervento della Russia: II Piani per una guerra totale L'intervento della Russia: III . Esitazioni fra gli alleati della Germania Ciano a Salisburgo e all'Obersalzberg: n, 12 e 13 agosto xv. Il patto germano-sovietico 14 agosto: la conferenza militare all'Obersalzberg 15-21 agosto 1939: le conversazioni nazi-sovietiche La conferenza militare del 22 agosto 1939 Le trattative alleate a Mosca a un punto morto 23 agosto 1939: Ribbentrop a Mosca xvi. Gli ultimi giorni di pace Mussolini indietreggia Gioia e confusione tra i " cospiratori " Gli ultimi sei giorni di pace La Germania e la Gran Bretagna all'undicesima ora L'ultimo giorno di pace
Indice Pagina 2
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt p. 648 xvii. L'inizio della seconda guerra mondiale 654 L'intervento all'ultima ora di Mussolini 659 Dalla guerra di Polonia alla seconda guerra mondiale LIBRO QUARTO Dai trionfi iniziali alla grande svolta 679 xvin. Il crollo della Polonia 680 L'invasione russa della Polonia 689 xix. Il Sitzkrieg a occidente 692 L'affondamento deWAthenia 695 Hitler propone la pace 704 II " complotto " di Zossen per rovesciare Hitler 709 Un ratto nazista e una bomba nella birreria 712 Hitler parla ai generali 716 II terrore nazista in Polonia: la prima fase 721 Attriti fra i regimi totalitari 732 xx. La conquista della Danimarca e della Norvegia 734 La comparsa di Vidkun Quisling 743 Hitler s'incontra con Sumner Welles e con Mussolini 751 Nuovo insuccesso dei cospiratori 754 L'occupazione della Danimarca e della Norvegia 760 I norvegesi resistono 766 Le battaglie per la Norvegia 775 xxi. Vittoria a occidente 779 Piani contrastanti 782 La guerra delle sei settimane: io maggio - 25 giugno 1940 783 La conquista dell'Olanda 786 La caduta del Belgio e l'intrappolamento degli eserciti anglo-francesi 791 La capitolazione di re Leopoldo 794 II miracolo di Dunkerque 801 II crollo della Francia 802 II " duce " pugnala alle spalle la Francia 804 II secondo armistizio di Compiègne 810 Hitler perora la pace 823 xxii. L'operazione " leone marino " e la fallita invasione dell'Inghilterra 840 La battaglia d'Inghilterra Indice xi " 848 Se l'invasione fosse riuscita 851 Appendice: il complotto nazista per rapire il duca e la duchessa di Windsor 860 xxiil. Barbarossa: il turno della Russia 867 Molotov a Berlino 880 Sei mesi di delusioni 889 " II mondo tratterrà il fiato " 891 Preludio nei Balcani 898 II terrore pianificato 903 La fuga di Rudolf Hess 907 La situazione critica del Cremlino 924 xxiv. La corrente cambia direzione 930 La grande avanzata verso Mosca 943 xxv. Il turno degli Stati Uniti 950 " Evitare incidenti con gli Stati Uniti! " 955 II Giappone fa il suo giucco 961 Alla vigilia di Pearl Harbor 965 Hitler dichiara la guerra agli Stati Uniti 970 ti dicembre: Hitler parla al Reichstag 977 xxvi. La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 977 I cospiratori riappaiono 983 Le ultime grandi offensive tedesche 988 L'offensiva tedesca dell'estate 1942 in Russia 994 La prima disfatta: El Alamein e gli sbarchi anglo-americani looo II disastro di Stalingrado LIBRO QUINTO II principio della fine 1015 xxvii. Il Nuovo Ordine 1020 II saccheggio nazista dell'Europa 1024 II lavoro coatto nel Nuovo Ordine Pagina 3
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1029 I prigionieri di guerra 1033 II regime del terrore nazista nei paesi occupati 1040 La " soluzione finale " 1044 I campi di sterminio " II ghetto di Varsavia non esiste più " Gli esperimenti medici 1067 La morte di Heydrich e il massacro di Lidice XII Indice p. 1074 xxvni. La caduta di Mussolini 1094 xxix. Lo sbarco alleato in occidente e il fallito attentato a Hitler 1099 1109 1118 1124 1127 1131 L'" operazione Lampo " La missione del conte von Stauffenberg 6 giugno 1944: l'invasione anglo-americana La cospirazione dell'undicesima ora I preparativi dell'attentato II 20 luglio 1944 La sanguinosa vendetta 1173 "77 1187 LIBRO SESTO La caduta del Terzo Reich xxx. La conquista della Germania L'ultimo disperato tentativo di Hitler II crollo delle armate tedesche 1197 xxxi. " II crepuscolo degli dèi ": gli ultimi giorni del Terzo Reich t 1201 L'ultima grande decisione di Hitler 1205 Gò'ring e Himmler cercano di prendere le redini 1209 Gli ultimi due visitatori del " Bunker " 1214 Le ultime volontà e il testamento di Hitler 1222 La morte di Hitler e della sua sposa 1228 La fine del Terzo Reich 1231 Breve epilogo 1237 1247 Bibliografìa Indice dei nomi PREMESSA Benché abbia vissuto e svolto la mia attività nel Terzo Reich durante la prima metà della sua breve esistenza, e abbia avuto modo di osservare direttamente Adolf Hitler nel corso del consolidamento del suo potere dittatoriale in questa grande, sconcertante nazione, e poi durante la sua marcia verso la guerra e la conquista, pure la mia esperienza personale non mi avrebbe spinto a tentare di scrivere questo libro, se alla fine della seconda guerra mondiale non si fosse verificato un avvenimento unico nella storia. Questo avvenimento è stato il sequestro di tutti gli archivi segreti del governo tedesco, compresi i documenti del Ministero degli Esteri, dell'Esercito e della Marina, del Partito nazionalsocialista e della polizia segreta di Stato di Heinrich Himmler. Mai, forse, prima d'oggi, un fondo di tale importanza era caduto nelle mani degli storici contemporanei. Nel passato ogni grande Stato aveva conservato i propri archivi anche quando era stato sconfitto in guerra e una rivoluzione ne aveva rovesciato il governo - come accadde alla Germania e alla Russia nel 1918-6 alla fine erano stati pubblicati solo i documenti che potevano servire agli interessi del nuovo regime subentrato al vecchio. Il rapido crollo del Terzo Reich nella primavera del 1945 fece cadere nelle mani degli Alleati un'ingente quantità di documenti segreti e di altro materiale di valore incalcolabile: diari privati, resoconti di colloqui e di conferenze di carattere particolarmente riservato, carteggi e perfino registrazioni di conversazioni telefoniche dei capi nazisti compiute da un ufficio speciale del Ministero dell'Aviazione creato da Hermann Goring. Pagina 4
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il generale Franz Halder, per esempio, aveva tenuto un diario voluminoso, stenografato col sistema Gabelsberger, con annotazioni non solo giornaliere ma perfino ora per ora. Esso costituisce una fonte di notizie, in forma concisa, unica nel suo genere, per il periodo 14 agosto 1939-24 settembre 1942, durante il quale Halder, nella sua qualità di capo di Stato maggiore dell'esercito, ebbe quotidiani contatti diretti con Hitler e gli altri dirigenti della Germania nazista. Dei diari tedeschi, esso è senz'alerò il più rivelatore; ma ve ne sono anche altri di grande valore, come quelli del dot-tor Joseph Goebbels, ministro della Propaganda e compagno di partito vicinassimo a Hitler, e del generale Alfred Jodl, capo del reparto operazioni dell'alto comando delle forze armate (OKW). Inoltre, vennero afta luce i
xiv Premessa diari dello stesso OKW e dell'alto comando della marina. I sessantamila incartamenti degli archivi della marina tedesca sequestrati a Schloss Tambach, presso Coburgo, contengono praticamente tutte le segnalazioni, i giornali di bordo, i diari, i memorandum, ecc. della flotta germanica lungo il periodo che va dal 1868, anno in cui fu creata la moderna marina tedesca, sino all'aprile 1945, data in cui tali documenti furono scoperti e sequestrati dagli Alleati. Le quattrocentottantacinque tonnellate di documenti del Ministero tedesco degli Esteri, sequestrate dalla prima armata statunitense in vari castelli e miniere dei monti dello Harz, dove stavano per essere bruciate per ordine di Berlino, non solo coprono tutto il periodo di storia del Terzo Reich, ma risalgono all'inizio del Secondo Reich bismarckiano includendo anche la Repubblica di Weimar. Dopo la guerra, tonnellate di documenti nazisti furono custoditi per molti anni, in casse suggellate, in un grande magazzino dell'esercito statunitense di Alexandria, in Virginia, senza che il nostro governo mostrasse il minimo interesse ad aprire le casse, se non altro per accertare che cosa potevano contenere su un piano documentario di valore storico. Finalmente dieci anni dopo il loro sequestro, nel 1955, grazie all'iniziativa dell'American Historical Association e di alcuni istituti privati, le casse dei documenti di Alexandria vennero aperte e un numero purtroppo esiguo di studiosi, con l'aiuto di un gruppo di collaboratori e con mezzi inadeguati, si mise al lavoro esaminando e fotografando i documenti prima che il governo americano, dimostrando in ciò una gran fretta, li restituisse alla Germania. Risultarono una fonte ricchissima. Grande valore hanno i verbali stenografici parziali di cinquantun " conferenze del Fiihrer " sulla situazione militare, così come fu vista e discussa giorno per giorno al quartier generale di Hitler; nonché il testo completo delle conversazioni che durante l'ultimo conflitto " il signore nazista della guerra " ebbe a tavola coi suoi vecchi compagni di partito e i suoi segre-tari: i primi furono recuperati tra i resti bruciacchiati di alcuni documenti di Hitler a Berchtesgaden da un ufficiale del servizio segreto della centune-sima divisione aereotrasportata statunitense, il secondo fu trovato fra le carte di Martin Bormann. Centinaia di migliaia di documenti tedeschi sequestrati furono raccolti in gran fretta a Norimberga per essere usati come prove nel processo contro i principali criminali di guerra nazisti. Avendo seguito in qualità di giornalista la prima parte del processo, raccolsi fasci di copie ciclostilate, e in seguito mi procurai i quarantadue volumi stampati delle testimonianze e dei documenti, integrati dai dieci volumi delle traduzioni inglesi di molti importanti incartamenti. Prezioso risultò anche il testo dei documenti pubblicati in una serie di quindici volumi dedicati ai dodici successivi processi di Norimberga, benché in tali volumi molti documenti e molte testimonianze siano stati omessi. Oltre a questa raccolta' senza precedenti di documenti, vi sono infine i verbali dei minuziosi interrogatori subiti da ufficiali e funzionari tedeschi del partito e del governo, nonché le loro testimonianze giurate rese più tardi Premessa xv in diversi processi del dopoguerra; esse contengono un materiale mai fornito, a mio parere, da fonti analoghe dopo altre guerre. Naturalmente io non ho letto tutta questa immensa documentazione, trattandosi di un'impresa che va assai oltre le possibilità di una sola persona. Mi sono tuttavia inoltrato in una parte considerevole di essa, anche se il mio lavoro è stato ritardato (come quello d'ogni altro vendemmiatore in questa vasta vigna) Pagina 5
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dall'assenza di indici adatti allo scopo. Stupisce quanto poco quelli di noi - giornalisti o diplomatici - che soggiornarono in Germania nel periodo nazista, conobbero veramente quel che si svolgeva dietro la facciata del Terzo Reich. Per sua natura, ogni dittatura totalitaria lavora nel più grande segreto e sa come nascondere tale segreto agli sguardi indiscreti degli estranei. Era stato abbastanza facile annotare e descrivere gli avvenimenti - singolari e spesso ripugnanti - che si svolgevano nel Terzo Reich: l'assunzione del potere da parte di Hitler, l'incendio del Reichstag, la purga cruenta che costò la vita a Rohm, l'Anschluss austriaco, la resa di Chamberlain a Monaco, l'occupazione della Cecoslovacchia, gli attacchi contro la Polonia, la Scandinavia, l'Occidente, i Balcani e la Russia, gli orrori dell'occupazione nazista, dei campi di concentramento e della liquidazione degli ebrei. Ma le decisioni fatali prese segretamente, gli intrighi, i tradimenti, i moventi e le aberrazioni che condussero a tutto ciò, la parte svolta dietro le quinte dai principali protagonisti, le proporzioni del terrore da essi esercitato e le tecniche usate nell'organizzarlo - queste, e molte altre cose ancora, erano rimaste celate prima che i documenti segreti tedeschi venissero in luce. Qualcuno può ritenere che sia ancora prematuro il tentativo di scrivere una storia del Terzo Reich, e che tale compito spetti a una successiva generazione di scrittori, cui il tempo permetta di vedere le cose nella giusta prospettiva. Questa è l'idea che vidi prevalere soprattutto in Francia. Quando mi recai in quel paese per svolgere alcune ricerche, mi sentii dire che la storiografia non può stabilire nulla di preciso sugli avvenimenti posteriori all'età napoleonica! C'è molta verità in questo punto di vista. La maggior parte degli storici ha fatto passare cinquanta, cento anni e anche più prima di mettersi a trattare di un paese, di un impero, o di un'intera epoca. Ma ciò non è forse accaduto soprattutto perché era occorso tutto quel tempo prima che i documenti corrispondenti venissero alla luce e fornissero agli storici il materiale autentico di cui abbisognavano? E se, da un lato, si veniva così a raggiungere una esatta prospettiva storica, d'altro canto non è forse vero che qualcosa andava perso, cioè la conoscenza diretta, da parte degli autori, della vita e dell'atmosfera dei tempi e delle figure storiche che essi intendevano ricostruire? Nel caso del Terzo Reich - un caso unico davvero - quasi tutto il materiale documentario si è reso disponibile in seguito al crollo della Germania, e.s.'^. arricchito, in seguito, grazie alle testimonianze dei suoi capi militari e civili superstiti, testimonianze rese, in certi casi, prima che fossero giustiziati. •Basandomi su queste fonti eccezionali divenute cosf presto utilizzabili e sui xvi Premessa ricordi della vita nella Germania nazista, delle figure, della condotta e del carattere degli uomini che la governarono - soprattutto di Adolf Hitler -ancor vivi nella mia mente e nel mio cuore, ho dunque deciso di tentare di scrivere la storia dell'ascesa e della caduta del Terzo Reich. " Io ho vissuto tutta la guerra, - notò Tucidide nella sua Storia della guerra del Peloponneso, una delle più grandi opere di storia di tutti i tempi, avendo un'età che mi permetteva di capire gli avvenimenti e su questi concentrando la mia attenzione per conoscerne l'esatta verità ". Non sempre mi è stato possibile, e comunque è stato estremamente difficile, conoscere l'esatta verità sulla Germania di Hitler. Se la valanga del materiale documentario mi ha consentito di procedere lungo la via della verità più di quanto non sarebbe parso possibile vent'anni or sono, la sua stessa vastità può spesso confondere. E in tutti i racconti e in tutte le testimonianze umane sono inevitabili contraddizioni sconcertanti. Non v'è dubbio che di tanto in tanto serpeggino, nelle pagine di questo libro, i miei pregiudizi personali, frutto inevitabile delle mie esperienze e della mia stessa formazione intellettuale. Io detesto per principio ogni dittatura totalitaria e mi sono trovato ad aborrire più che mai quella hitleriana, per essere vissuto in essa e aver assistito personalmente ai suoi odiosi attentati contro lo spirito umano. In questo libro, comunque, ho cercato di essere rigidamente oggettivo, ho lasciato che i fatti parlassero da sé e ho indicato le fonti da me utilizzate per ciascuno di essi. Non vi sono episodi, scene o citazioni dovuti ^lla mia immaginazione; tutto, in questo libro, si basa su documenti, sul racconto di testimoni oculari o su mie osservazioni personali. Nei pochi punti dove ho supplito alla mancanza di fatti con qualche mia congettura, l'ho sempre indicato esplicitamente. Pagina 6
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Non dubito che le mie interpretazioni saranno oggetto di molte contestazioni. È cosa inevitabile, perché le opinioni non sono mai infallibili. Quelle che qui mi sono arrischiato a proporre per rendere più chiara ed esauriente la narrazione sono semplicemente le conclusioni più accettabili cui mi è parso di poter pervenire in base alle prove raccolte, alle conoscenze e alle esperienze avute. Probabilmente Adolf Hitler è stato l'ultimo dei grandi avventurieri-conquistatori, sulla falsariga di un Alessandro, di un Cesare e di un Napoleone; e il Terzo Reich l'ultimo degli imperi costruiti lungo la via già intrapresa dalla Francia, da Roma e dalla Macedonia. Il sipario è calato su tali episodi della storia con l'improvvisa invenzione della bomba all'idrogeno, dei missili balistici e dei razzi lunari. Nella nostra nuova era caratterizzata da terribili ordigni letali e che ha soppiantato con tanta rapidità l'epoca precedente, una guerra aggressiva, se scoppiasse, sarebbe scatenata da piccoli pazzi suicidi premendo semplicemente un pulsante elettronico. Una guerra del genere non potrà durare a lungo e sarà certamente l'ultima. Non vi saranno né conquistatori né conquiste, ma soltanto le ossa carbonizzate dei morti su un pianeta deserto. Ringraziamento. Benché per questo libro, come per tutti gli altri da me scritti, io abbia fatto ricerche personali e seguito un mio schema, pure vado debitore a varie persone e istituzioni per il generoso aiuto da esse concessomi durante i cinque anni che mi occorsero per stenderlo. Il compianto Jack Goodman, della casa editrice Simon & Schuster, e Joseph Barnes, redattore della stessa casa, mi hanno spinto ad intraprendere il lavoro, e Barnes, mio vecchio amico del periodo in cui eravamo entrambi corrispondenti di giornali in Europa, mi ha incitato a continuare, nonostante molti miei tentennamenti, aiutandomi ogni volta con utili critiche. Il dottor Fritz T. Epstein, della Biblioteca del Congresso, acuto e autorevole studioso per quel che riguarda i documenti tedeschi sequestrati dagli Alleati, mi ha guidato in mezzo alle montagne delle carte tedesche. In ciò, anche molti altri mi sono stati d'aiuto, fra cui Telford Taylor, presidente del collegio di accusa nei processi di Norimberga ai criminali di guerra, che ha già pubblicato due volumi sulla storia militare del Terzo Reich. Egli mi ha prestato documenti e libri della sua collezione privata e mi ha dato molti buoni consigli. Il professore Oron J. Hale, dell'Università della Virginia, presidente del Comitato americano per lo studio dei documenti di guerra, creato dall'Associazione Storica Americana, mi ha additato molto materiale utile, compresi i risultati di alcune sue ricerche, e in una calda giornata dell'estate 1956 mi ha reso un segnalato servizio tirandomi via dalla sala dei manoscritti della Biblioteca del Congresso e esortandomi con severe parole a tornare alla stesura del libro, a meno che non volessi passare tutto il resto della mia vita a esaminare i documenti tedeschi, il che avrebbe potuto benissimo accadere. Il dottor G, Bernard Noble, capo della sezione storica del Dipartimento di Stato, e Paul R. Sweet, funzionario dei servizi stranieri del Dipartimento, che è stato uno dei redattori americani che hanno curato l'edizione dei Documents on German Foreign Policy, mi ha parimenti aiutato guidandomi attraverso il labirinto dei documenti nazisti. Aiuti generosi mi sono stati poi dati dalla signora Hildegard R. Boeninger per corrispondenza, e dalla signora Agnes F. Peterson personalmente, l'una e l'altra della Hoover Library della Stanford University. Al Dipartimento dell'esercito il colonnello W. Hoover, capo effettivo dell'ufficio per la storia militare, e un suo collaboratore, Detmar Finke, mi hanno segnalato le relazioni militari tedesche più utili ai miei scopi, fra tutte quelle di cui tale ufficio possiede una collezione unica nel mondo. Hamilton Fish Armstrong, direttore di " Foreign AfFairs ", si è offerto di rivedere personalmente il presente libro: al pari di Walter H. Mallory, allora direttore dell'esecutivo della Commissione per le relazioni con l'estero. Sono assai grato alla Commissione, a Frank Altschul e alla Overbrook Foundation per la generosa elargizione che mi ha permesso di dedicare tutto il mio tempo a quest'opera nell'ultimo anno della sua stesura. Devo anche ringraziare il personale dell'eccellente biblioteca della Commissione, al quale ho dovuto rivolgere molte tediose domande: e ne ho dovute rivolgere anche al Personale della New York Society Library, che tuttavia si è dimostrato assai paziente e comprensivo. Lewis Galantière e Herbert Kriedman sono stati così cortesi da voler leggere in XVIII Pagina 7
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ringraziamento manoscritto gran parte del libro, facendomi poi preziose critiche. Il colonnello Truman Smith, che era stato addetto militare all'ambasciata americana di Berlino quando Adolf Hitler iniziò la sua carriera politica, nei primi anni del '20, e anche dopo che fu salito al potere, ha messo a mia disposizione alcuni dei suoi quaderni e dei suoi rapporti che illuminano i primordi del nazionalsocialismo e certi aspetti che in seguito tale movimento presentò. Sam Harris, già membro del collegio americano di accusa a Norimberga e attualmente procuratore a New York, mi ha dato modo di consultare i volumi degli atti dei processi celebrati a Norimberga contro i principali criminali di guerra (TMWC), insieme a molto altro materiale inedito. Il generale Franz Halder, capo dello Stato maggiore generale tedesco durante i primi tre anni della guerra, è stato cosi gentile da rispondere alle mie domande e da indicarmi il modo di pervenire a varie fonti tedesche. Altrove ho già menzionato il valore che ha avuto per me il suo diario inedito, di cui ho tenuto sempre una copia sottomano durante la stesura di gran parte del presente libro. George Kennan, che fu in servizio all'ambasciata americana a Berlino all'inizio della guerra, mi ha rinfrescato la memoria su certi punti di interesse storico. Molti vecchi amici, amiche e colleghi del periodo trascorso in Europa, come John Gunther, M. W. Fodor, Kay Boyle, Sigrid Schultz, Dorothy Thomson, Whit Burnett e Newell Rogers, hanno discusso con me vari aspetti del libro, con mio grande profitto. E Paul R. Reynolds, mio agente letterario, ha saputo incoraggiarmi nei momenti in cui ne avevo maggior bisogno. Infine devo molto a mia moglie, che con la sua conoscenza delle lingue straniere, con i suoi precedenti personali europei e con la sua esperienza della Germania e dell'Austria mi è stata di grande aiuto nella mia ricerca, oltre che nello scrivere e nel verificare le notizie. Le nostre due figlie, Inga e Linda, in vacanza dal collegio, mi sono state assai utili in una quantità di lavori indispensabili ma faticosi. Esprimo la mia riconoscenza a tutti coloro che ho qui nominato e a tutti quegli altri che, in un modo o nell'altro, mi hanno aiutato. Quanto alle deficienze e agli errori del libro, la responsabilità, naturalmente, è soltanto mia. STORIA DEL TERZO REICH Ho spesso provato un'amara tristezza nel pensare al popolo tedesco, un popolo così degno di stima nei singoli individui e cosi miserabile nel suo insieme. GOETHE Hitler era il destino della Germania e questo destino non potè essere arrestato. WALTHER VON BRAUCHITSCH feldmaresciallo e comandante in capo dell'esercito tedesco dal 1938 al 1941 Potranno passare mille anni, ma la colpa della Germania non sarà cancellata. HANS FRANK governatore generale della Polonia: parole da lui pronunciate prima di essere impiccato a Norimberga Coloro che non ricordano il passato saranno condannati a viverlo di nuovo. GEORGE SANTAYANA Elenco delle abbreviazioni. VBrFP Documents on British Foreign Policy - tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri britannico. DDI Documenti diplomatici italiani - tratti dagli archivi del governo italiano. DGFP Documenti on German Foreign Policy - tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri tedesco. FONA Fiihrer Conferences on Naval Affairs - resoconti sommari delle conferenze avute da Hitler col comandante in capo della marina tedesca. NCA Nazi Conspiracy and Aggression - si tratta di una parte degli atti del processo di No-rimberga. ND Atti del processo di Norimberga. NSR Nazi-Soviet-Relations - documenti tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri tedesco. TMWC Trial of thè Ma/or War Criminale - documenti e testimonianze del processo di Norim-berga. TWC Trials of War Criminah before thè Nuremberg Military Tribunati. libro primo
L'ASCESA DI HITLER Pagina 8
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I. LA NASCITA DEL TERZO REICH Alla vigilia della nascita del Terzo Reich una tensione febbrile s'impossessò di Berlino. Tutti sentivano che la Repubblica di Weimar stava ormai per scomparire. Il suo rapido sgretolarsi era cominciato più di un anno prima. Il cancelliere, generale Kurt von Schleicher, che sulle orme del suo immediato predecessore, Franz von Papen, poco si era curato delle sorti della repubblica e ancor meno del suo sviluppo democratico, aveva governato con decreti presidenziali, senza far ricorso al parlamento, e dopo soli cinquantasette giorni era venuto a trovarsi in una situazione senza via d'uscita. Cosf il sabato 28 gennaio 1933 von Schleicher venne bruscamente destituito dall'anziano presidente della Repubblica, il feldmaresciallo von Hin-denburg. Adolf Hitler, capo dei nazionalsocialisti, che formavano il più forte partito politico della Germania, chiese per sé la carica di cancelliere di quella stessa repubblica democratica che aveva giurato di distruggere. In quel fatale week-end corsero per la capitale voci e congetture fra le più strane e allarmanti: ma nessuna, nemmeno la più cupa, si dimostrò, alla prova dei fatti, lontana dal vero. Secondo certe informazioni, Schleicher, d'accordo col generale Kurt von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito, stava preparando un putsch con l'appoggio del presidio militare di Potsdam allo scopo di arrestare il presidente e instaurare una dittatura militare. Si parlava insistentemente di un putsch nazista. Le truppe d'assalto di stanza a Berlino appoggiate dai simpatizzanti nazisti infiltratisi nella polizia, avrebbero dovuto irrompere nella Wilhelmstrasse, la via ove si trovavano il palazzo presidenziale e i ministeri. Si parlava anche di uno sciopero generale. L'indomani, domenica 29 gennaio, circa centomila lavoratori scesero nel Lustgarten, al centro della città, per confermare la loro opposizione alla nomina di Hitler a cancelliere. Uno dei dirigenti operai cercò di prender contatto col generale von Hammerstein per concertare un'azione comune fra l'esercito e le forze organizzate del lavoro qualora Hitler fosse stato designato a capo di un nuovo governo '. Già in un'altra occasione, all'epoca del putsch di Kapp del 1920, era stato lo sciopero generale a salvare la Repubblica quando ormai lo stesso governo aveva dovuto abbandonare la capitale. Hitler passò quasi tutta la notte tra la domenica e il lunedf misurando in lungo e in largo la sua stanza dell'albergo Kaiserhof, situato nella Reichs6 L'ascesa di Hitler kanzlerplatz, a pochi passi dalla Cancelleria2: malgrado un evidente nervosismo, era assolutamente certo che l'ora culminante del suo destino era ormai scoccata. Da circa un mese conduceva trattative segrete con von Papen e gli altri capi della destra conservatrice. Vista l'impossibilità di formare un governo esclusivamente nazista aveva dovuto accettare un compromesso. Avrebbe potuto essere nominato cancelliere in un governo di coalizione i cui membri - otto non nazisti e tre nazisti - si erano accordati con lui per abolire il regime democratico di Weimar. Soltanto l'anziano e ostinato presidente sembrava tener duro. Ancora il 26 gennaio, due giorni prima di quel fatale week-end, l'anziano feldmaresciallo aveva detto al generale von Hammerstein di " non avere alcuna intenzione di nominare ministro della Difesa, e tanto meno cancelliere del Reich, quel caporale austriaco "3. Ma sotto l'influsso del figlio, maggiore Oskar von Hindenburg, di Otto von Meissner, segretario di Stato del presidente, di von Papen e di altri membri della camarilla di palazzo, il presidente aveva cominciato a cedere; aveva ormai ottantasei anni ed era in piena senescenza. Il pomeriggio di domenica 29 gennaio, mentre Hitler in compagnia di Goebbels e di altri suoi collaboratori prendeva il caffè con pasticcini, irruppe Hermann Gbring, presidente del Reichstag e luogotenente di Hitler nel partito nazista, per recare la notizia ormai certa che l'indomani Hitler sarebbe stato nominato cancelliere ". Lunedf 30 gennaio 1933, poco prima di mezzogiorno, Hitler si recò al palazzo della Cancelleria per un incontro con Hindenburg, incontro che doveva dimostrarsi fatale per lui, per la Germania e per il resto del mondo. Da una finestra dell'albergo Kaiserhof, Goebbels, Rohm e altri capi nazisti guardavano ansiosamente la porta del palazzo da dove di lì a poco sarebbe uscito il Pagina 9
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer. " Dall'espressione del suo viso sapremo com'è andata " -disse Goebbels. Essi non erano ancora completamente sicuri: " I nostri cuori erano divisi tra il dubbio, la speranza, la gioia e la disillusione, - avrebbe annotato Goebbels nel suo diario. - Troppe volte eravamo stati delusi per poter credere senz'altro al grande miracolo "5. Ma pochi minuti dopo, assistettero proprio al miracolo: l'uomo coi baffetti alla Charlie Chaplin, l'antico, irrequieto vagabondo dei tempi di Vienna, l'anonimo soldato della prima guerra mondiale, il derelitto di Monaco di Baviera dei primi amari giorni del dopoguerra, il tragicomico capo del putsch della birreria, il tribuno austriaco (non tedesco!), a soli qua-rantatre anni tornava dal prestare giuramento quale cancelliere del Reich germanico. Percorse in macchina i cento metri che separavano la Cancelleria dall'albergo Kaiserhof per raggiungere i suoi vecchi camerati, Goebbels, Goring e le altre camicie brune che l'avevano aiutato lungo l'ardua e tempestosa strada del potere. " Non ci parlò, e nessuno di noi disse parola, - scrisse Goebbels, - ma i suoi occhi erano pieni di lacrime " '. Dal crepuscolo di quella sera fino a dopo mezzanotte, una massa di truppe d'assalto naziste marciò in perfetta parata al lume delle torce per celeLa nascita del Terzo Reicb 7 brare la recente vittoria. Decine di migliaia di " camerati ", schierati in disciplinatissime colonne, sbucarono dall'oscurità del Tiergarten, passando sotto l'arco trionfale della porta di Brandeburgo e lungo la Wilhelmstrasse, accompagnati dal ritmo vibrante delle marce e dal rullio dei tamburi, scandendo a squarciagola le note dello Horst-Wessel-Lied, il nuovo inno, e di altri antichi inni germanici, facendo risuonare il selciato coi loro pesanti stivali, tenendo in alto le torce che formavano un nastro di fuoco illuminante a giorno la via e scatenando gli applausi degli spettatori che s'ammassavano lungo i viali. Da una finestra del suo palazzo, Hindenburg guardava quella massa in marcia, accompagnando col bastone la cadenza delle marce militari, evidentemente lieto di aver scoperto un cancelliere capace d'infiammare il popolo germanico al modo tradizionale. Non sappiamo se l'anziano generale, ormai rimbambito, fosse in grado di presentire anche lontanamente ciò che lui stesso quel giorno aveva scatenato. Secondo una storiella, probabilmente apocrifa, diffusasi rapidamente a Berlino, Hindenburg, nel corso della parata, si sarebbe rivolto a un vecchio generale dicendogli: " Non sapevo che avessimo fatto tanti prigionieri russi ". Pochi passi più in là, affacciato a una finestra della Cancelleria, in preda all'eccitazione e alla gioia, saltellando, facendo scattare continuamente il braccio nel saluto nazista, si trovava Adolf Hitler, che rideva o sorrideva finché gli occhi non gli si riempivano nuovamente di lacrime. Assistendo quella sera a tali eventi un osservatore straniero provò ben altri sentimenti: " II fiume di fuoco scorreva davanti all'ambasciata di Francia, scrisse l'ambasciatore Andre Francois-Poncet. - Col cuore grosso e pieno di tristi presagi, osservai il suo passaggio luminoso "7. Stanco ma felice, Goebbels quella notte tornò a casa alle tre del mattino. Prima di andare a letto scarabocchiò nel suo diario: "È quasi un sogno... un racconto di fate... Il nuovo Reich è nato. Quattordici anni di lavoro sono stati coronati dalla vittoria; la rivoluzione tedesca è finalmente cominciata! "8. Hitler dichiarò che il Terzo Reich, nato il 30 gennaio 1933, sarebbe durato mille anni', e nel linguaggio nazista esso fu sovente designato come l'" Impero dei Mille anni". In realtà, durò appena dodici anni e tre mesi, ma in questo breve lasso di tempo riuscì a provocare un'eruzione più violenta e devastatrice di ogni altra mai registrata dalla storia, innalzando il popolo tedesco al culmine del potere, fino a un punto sconosciuto in più di un millennio, e facendolo assurgere a padrone dell'Europa - dall'Atlantico al Volga, dal Capo Nord al Mediterraneo - per precipitarlo subito dopo in un abisso di distruzione e di desolazione alla fine di una guerra Mondiale che la nazione tedesca aveva provocato a sangue freddo e duranf la quale fu istituito il regno del terrore sui popoli conquistati, con una,9 diata carneficina di vite umane e un'oppressione dello spirito che s; quella delle più selvagge tirannidi di ogni tempo.
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'ascesa di Hitler II fondatore del Terzo Reich, colui che riuscì a governare la Germania senza pietà e con non comune astuzia, portandola ad altezze vertiginose e poi a una fine tremenda, sebbene malvagio era certamente un uomo geniale. È vero che il popolo tedesco era stato misteriosamente predisposto a quell'evento da secoli di esperienza, e che egli trovò in esso uno strumento naturale che seppe plasmare come volle per raggiungere i suoi fini sinistri; ma non c'è dubbio che senza la personalità demoniaca di Adolf Hitler, senza la sua volontà di ferro, i suoi strani istinti, la sua fredda mancanza di scrupoli, la sua intelligenza eccezionale, la sua potente immaginazione e la sua quasi incredibile capacità di dominare uomini e situazioni fino alla fine, quando ebbro di potere e di successi oltrepassò ogni limite, il Terzo Reich non sarebbe mai esistito. " Hitler è uno dei grandi esempi, - osserva Friedrich Meinecke, eminente storico tedesco, - della singolare incalcolabile potenza della personalità nella vita storica " 10. Alcuni tedeschi e, di certo, la gran parte degli stranieri, videro in lui un ciarlatano che s'era impadronito a Berlino del potere; ma per la stragrande maggioranza dei tedeschi Hitler era già circondato, o doveva esserlo in seguito, dall'aureola di condottiero inviato dalla provvidenza. Quei tedeschi gli ubbidirono ciecamente, come se fosse dotato di una mente divina, nei tempestosi dodici anni che seguirono. L'avvento di Adolf Hitler. Date le sue origini e i suoi precedenti, sarebbe difficile immaginare una figura meno indicata a raccogliere l'eredità di Bismarck, degli imperatori Hohenzollern e del presidente Hindenburg, di questo strano austriaco di origine contadina, nato alle sei e mezzo di sera del 20 aprile 1889 al Gast-hof zum Pommer, una modesta locanda di Braunau sull'Inn, al di qua della frontiera bavarese. Il luogo di nascita sul confine austro-tedesco doveva assumere agli occhi di Hitler un particolare significato, giacché fin dalla prima giovinezza egli fu ossessionato dall'idea che nessuna frontiera avrebbe dovuto dividere i due popoli di lingua tedesca e che entrambi avrebbero dovuto appartenere a un medesimo Reich. La forza e la tenacia di questi suoi sentimenti furono tali che a trentacinque anni, dettando in una prigione tedesca il libro che doveva divenire la " guida " del Terzo Reich, consacrò le primissime righe al significato simbolico da lui attribuito al suo luogo di nascita. Mein Kampf, infatti, comincia con queste parole: Provvidenziale e fortunata mi appare oggi la circostanza che il destino mi abbia assegnato come luogo di nascita precisamente Braunau, sull'Inn. Giace difatti questa cittadina sulla frontiera dei due Stati tedeschi, la cui riunione sembra, se non altro a noi giovani, un compito fondamentale che va realizzato a tutti i costi... Questa piccola città di frontiera mi sembra il simbolo di una grande missione ". 8
La nascita del Terzo Reich 9 Adolf Hitler era il terzo figlio di terzo letto di un modesto doganiere austriaco che, essendo figlio illegittimo, portò nei primi trentacinque anni della sua vita il cognome della madre, Schicklgruber. Il cognome Hitler figura sia fra gli ascendenti materni che fra quelli paterni; tanto la nonna materna quanto il nonno paterno portavano il cognome di Hitler, o sue varianti, il cognome essendo scritto in vari modi: Hiedler, Huetler, Huettler e Hitler. La madre di Adolf era cugina in secondo grado di suo padre, per cui fu necessaria una speciale dispensa vescovile per il matrimonio. Gli antenati paterni e materni del futuro Fùhrer della Germania erano vissuti per intere generazioni nel Waldviertel, un distretto della Bassa Austria compreso tra il Danubio e le frontiere della Boemia e Moravia. In occasione del mio soggiorno a Vienna dovetti talvolta attraversare questa regione per recarmi a Praga o in Germania. Si tratta di un territorio collinoso, coperto di boschi, di villaggi di contadini e di piccole fattorie, e benché si trovi a sole cinquanta miglia da Vienna ha un aspetto alquanto remoto e povero, come se le principali correnti della vita austriaca non l'avessero raggiunto. I suoi abitanti sono inclini all'ostinazione, al pari dei contadini cèchi residenti un po' più a nord. Come nel caso dei genitori di Hitler, fra essi i matrimoni fra consanguinei sono frequenti, e i figli illegittimi numerosi. Gli ascendenti materni di Hitler avevano abitudini alquanto sedentarie; la famiglia di Klara Poelzl viveva da quattro generazioni nel podere agricolo numero 37 del villaggio di Spital12. Completamente diversa era invece l'indole degli antenati paterni; come abbiamo visto, lo stesso cognome era cambiato e con Pagina 11
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt esso il luogo di residenza. Fra gli Hitler si può constatare una continua irrequietezza, un impulso a spostarsi da un villaggio all'altro, a cambiare continuamente mestiere, a rifuggire da rapporti umani duraturi e inoltre una condotta piuttosto incostante nei rapporti con le donne. Il nonno di Adolf, Johann Georg Hiedler, era un mugnaio ambulante che esercitava il suo mestiere spostandosi da un villaggio all'altro della Bassa Austria. Cinque mesi dopo il suo primo matrimonio, nel 1824, gli nacque un figlio, ma né la madre né il bambino sopravvissero. Diciotto anni dopo, quando lavorava a Dùrenthal, sposò una contadina di quarantasette anni del villaggio di Strones, Maria Anna Schicklgruber. Cinque anni prima del matrimonio, il 7 giugno 1837, Maria aveva avuto un figlio illegittimo al quale aveva imposto il nome di Alois e che doveva essere il padre di Adolf Hitler. Benché non esistano prove precise al riguardo, è molto probabile che il padre di Alois sia stato Johann Hiedler. È vero che Johann sposò la donna; ma, contrariamente a quanto avviene di solito in questi casi, non si curò di legittimare il figlio dopo il matrimonio. Il bambino crebbe col nome di Alois Schicklgruber. Anna morì nel 1847, e Johann Hiedler scomparve per trent'anni per ricomparire soltanto, ormai ottantaquattrenne, nella città di Weitra, nel Waldviertel, con l'ortografia del nome mutata in Hitler, per dichiarare dinanzi a un notaio e a tre testimoni di essere il padre di Alois Schicklgruber. Per quali ragioni il vecchio abbia atteso tanto a legittimare il figlio, e perché 10 L'ascesa di Hitler alla fine abbia preso tale decisione, non risulta dai documenti a nostra disposizione. Secondo lo Heiden, Alois confidò più tardi a un amico di averlo fatto per poter accedere all'eredità lasciata da uno zio, fratello del mugnaio, che aveva allevato il ragazzo nella propria casa ". Quale che sia la vera ragione, il tardivo riconoscimento avvenne il 6 giugno 1876, e il 23 novembre dello stesso anno il parroco di Dollersheim, alla cui parrocchia venne trasmesso l'atto notarile, cancellò il nome Alois Schicklgruber nel registro dei battesimi sostituendolo con quello di Alois Hitler. Da quel momento, il padre di Adolf venne ufficialmente chiamato Alois Hitler, e il cognome naturalmente passò al figlio. Solo tra il '30 e il '40 alcuni solerti giornalisti viennesi, frugando negli archivi parrocchiali, scoprirono questi fatti sugli antenati di Hitler e, trascurando la tardiva decisione del vecchio Johann Georg Hiedler di agire rettamente riconoscendo un figlio illegittimo, vollero attribuire al capo dei nazisti il nome di Adolf Schicklgruber. La strana vita di Adolf Hitler è ricca di curiosi capricci del destino, ma 11 più bizzarro fu quello che avvenne trent'anni prima della sua nascita; in fatti se l'ottantaquattrenne mugnaio ambulante non fosse ricomparso all'im provviso per riconoscere il figlio ormai trentanovenne, circa trent'anni dopo la morte della madre, Adolf Hitler sarebbe nato come Adolf Schicklgruber. Un cognome forse vuoi dire poco o niente, eppure ho sentito dei tedeschi arzigogolare e chiedersi se Hitler sarebbe o no divenuto il padrone della Germania se fosse stato noto al mondo col cognome Schicklgruber, che in bocca a un tedesco meridionale ha un suono leggermente comico. Si possono forse immaginare le masse frenetiche della Germania acclamare Schicklgru ber con i loro tonanti Heil'? Heil Schicklgruber! Va ricordato che lo Heil Hitler! venne usato dalla folla non solo quale antifona wagneriana e pagana nel fasto mitico delle colossali adunate naziste, ma divenne altresì, durante il Terzo Reich, la forma obbligatoria di saluto fra i tedeschi *. I genitori di Alois, a quanto pare, non vissero mai insieme, neppure dopo sposati; e il futuro padre di Adolf Hitler crebbe con lo zio, che pur essendo fratello di Johann Georg Hiedler, scriveva in modo diverso il proprio cognome ed era noto come Johann von Nepomuk Huetler. Tenuto conto dell'odio irriducibile che il Fùhrer nazista nutrì fin dalla sua prima giovinezza contro i cèchi, di cui in seguito distrusse lo Stato, vai la pena di soffermarsi brevemente a considerare questo nome di battesimo. Johann von Nepomuk (Giovanni Nepomuceno) era il santo patrono della nazione cèca e il fatto che un Hitler abbia portato tale nome starebbe a convalidare l'opinione di alcuni storiografi che vi fosse sangue cèco nella famiglia. Alois Schicklgruber imparò dapprima il mestiere di calzolaio nel villag* Lo stesso Hitler sembra essersi reso conto di tutto ciò. Nella sua giovinezza, infatti, confidò all'unico suo amico d'infanzia che nulla gli era piaciuto tanto quanto il cambiamento di cognome di suo padre. Egli raccontò ad August Kubizek che il cognome Schicklgruber " gli sembrava molto rozzo e goffo, Pagina 12
William oltre ad essere pesante soltanto Hitler suonava Young Hitler I Knew, p.
L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e poco pratico. Hiedler gli sembrava troppo... fiacco; bene ed era facile da ricordare " (AUGUST KUBIZEK, The 40).
La nascita del Terzo Reich 11 gio di Spital, ma essendo irrequieto quanto il padre, partì giovane per Vienna in cerca di fortuna. A diciotto anni s'arruolò nella polizia di frontiera delle dogane austriache di stanza a Salisburgo; divenuto effettivo alla dogana, sposò nove anni dopo Anna Glasl-Horer, figlia adottiva di un impiegato di dogana, che, insieme a una piccola dote, gli procurò un certo elevamento nella scala sociale, secondo le tradizioni della piccola burocrazia austro-ungarica. Ma il matrimonio non fu felice. Lei aveva quattordici anni più di lui e una salute alquanto cagionevole e non gli diede dei figli. Dopo sedici anni si separarono e tre anni dopo, nel 1883, essa morì. Prima della loro separazione, Alois, già legalmente noto col cognome di Hitler, ebbe una relazione con una giovane cuoca d'albergo, Franziska Matz-elsberger, che nel 1882 gli diede un figlio chiamato Alois. Un mese dopo la morte della moglie egli sposò la cuoca e tre mesi più tardi gli nacque una figlia, Angela. Il secondo matrimonio di Alois Hitler non durò a lungo; entro l'anno Franziska morì di tubercolosi. Sei mesi dopo Alois Hitler si sposò per la terza e ultima volta. Klara Poelzl, la nuova sposa e la futura madre di Adolf Hitler, aveva venticinque anni, mentre suo marito ne aveva quarantotto. Si conoscevano da lungo tempo e anche Klara era originaria di Spital, il villaggio degli antenati di Hitler. Suo nonno era Johann von Nepomuk Huetler, presso il quale suo nipote, Alois Schicklgruber-Hitler, era cresciuto. Essendo cugini di secondo grado, Alois e Klara dovettero chiedere, come abbiamo detto, una speciale dispensa vescovile per potersi sposare. Si trattava di una unione che l'impiegato alle dogane aveva progettato già molti anni prima, quando, all'epoca del suo primo matrimonio, aveva accolto Klara come figlia adottiva nella propria casa senza figli. La bambina era vissuta per molti anni con gli Schicklgruber a Braunau e sembra che già durante la malattia della prima moglie, Alois avesse pensato di sposare Klara non appena l'ammalata fosse morta. Alois era già stato legittimato ed era entrato in possesso dell'eredità lasciatagli dallo zio, dal nonno di Klara, quando la ragazza compì i sedici anni, limite minimo di età per potersi sposare legalmente. Ma, o perché la malattia della moglie si protraeva dopo l'avvenuta separazione, o perché nel frattempo Alois s'era messo con la cuoca Franziska Matzelsberger, Klara, a vent'anni, abbandonò la casa e si trasferì a Vienna, dove trovò lavoro come domestica. Tornò dal cugino quattro anni dopo per occuparsi dei lavori di casa, dato che negli ultimi anni di vita anche Franziska aveva abbandonato l'abitazione del marito. Alois Hitler e Klara Poelzl si sposarono il 7 gennaio 1885 e quattro mesi e dieci giorni dopo nasceva il loro primo figlio, Gustav, che al pari di Ida, loro seconda figlia nata nel 1886, morì nell'infanzia. Adolf fu il terzo figlio nato da quel matrimonio. Un fratello minore, Edmund, nato nel 1894, visse soltanto fino all'età di sei anni. La quinta e ultima figlia, Paula, nata nel 1896, doveva sopravvivere al suo celebre fratello. Anche il fratellastro di Adolf, Alois, e la sorellastra Angela, ambedue 12 L'ascesa di Hitler figli di Franziska Matzelsberger, raggiunsero la maggiore età. Angela era una bella ragazza e sposò un agente delle imposte chiamato Raubal. Alla morte di questi, lavorò a Vienna come governante, e se le notizie raccolte da Hei-den sono esatte, anche come cuoca presso una istituzione ebraica di carità H. Nel 1928 Hitler la prese con sé a Berchtesgarden quale sua governante, e da allora si parlò molto, nei circoli nazisti, dei meravigliosi pasticcini viennesi da lei preparati, che il fratello divorava con voracità. In seguito, nel 1936, Angela lo lasciò per sposarsi con un professore di architettura di Dresda. Hitler, che era divenuto cancelliere e dittatore, si sentf offeso e non volle inviarle neppure un regalo di nozze. Sembra che Angela sia stata l'unica parente con la quale Hitler abbia mantenuto stretti rapporti durante i suoi ultimi anni, con una sola eccezione: Angela aveva una figlia, Geli Raubal, una bella ragazza bionda con la quale, come vedremo, Hitler intrecciò l'unica relazione amorosa veramente profonda della sua vita. Adolf Hitler non volle mai sentir parlare del fratellastro, Alois Matzelsberger. Legittimato in seguito come Alois Hitler, costui era diventato cameriere e per molti anni ebbe grane con la giustizia. Lo Heiden riferisce che Pagina 13
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a diciott'anni il giovane fu condannato a cinque mesi di prigione per furto e a vent'anni scontò otto mesi di carcere per un analogo reato. Alla fine si trasferì in Germania, ma anche qui si trovò coinvolto in altri imbrogli. Nel 1924, mentre Adolf Hitler languiva in prigione per aver inscenato una rivolta politica a Monaco, Alois Hitler venne condannato a sei mesi di prigione per bigamia da una corte di Amburgo. Successivamente, secondo lo Heiden, egli si trasferì in Inghilterra dove mise su una famiglia che poi abbandonò15. Con l'avvento al potere dei nazionalsocialisti, Alois Hitler migliorò la sua sorte: apri una Bier• stube - una piccola birreria - in un sobborgo di Berlino, e poco prima della guerra si trasferì nella Wittenbergplatz, nel centro mondano della capitale. La birreria era molto frequentata dai gerarchi nazisti e durante la prima metà della guerra, quando i generi alimentari cominciarono a scarseggiare, il locale ne era sempre abbondantemente provvisto. Io stesso, allora, vi andavo qualche volta. Alois, che in quei giorni stava per compiere i sessant'anni, era un uomo semplice, corpulento e di buon carattere, poco somigliante al suo famoso fratellastro, per niente diverso da tanti e tanti osti proprietari di piccoli spacci di birra della Germania e dell'Austria. Gli affari andavano bene e qualunque fosse il suo passato, era evidente che ora Alois godeva di una vita prospera; la sua unica paura era che in un momento di rabbia o di disgusto il suo fratellastro potesse fargli ritirare la licenza. Qualche volta nella piccola birreria si mormorava che il cancelliere e Fùhrer del Reich si rammaricasse dell'esistenza di questo testimone delle umili origini della famiglia Hitler. Ricordo che lo stesso Alois respingeva ogni conversazione che potesse riferirsi al fratellastro: precauzione quanto mai saggia, è vero, ma alquanto deludente per chi, come me, cercava di chiarire il più possibile gli antecedenti dell'uomo che già allora aveva incominciato a conquistare l'Europa. La nascita del Terzo Reich 13 Rare volte Hitler fece menzione - o acconsentì che si parlasse in sua presenza - della sua famiglia, dei suoi antenati e della sua giovinezza. Unica eccezione, Mein Katnpf, dove però il materiale biografico è scarso, spesso confuso e non privo di fondamentali omissioni. Fin qui abbiamo visto i precedenti familiari del futuro Fiihrer. Dobbiamo ora occuparci della sua giovinezza. La giovinezza di Adolf Hitler. L'anno stesso in cui il padre, cinquantottenne, si ritirò dalle dogane, Adolf, che allora aveva sei anni, si iscrisse alla scuola pubblica del villaggio di Fischlham, a poca distanza da Linz, a sud-ovest della città. Ciò avvenne nel 1895, e nei quattro o cinque anni successivi l'irrequieto vecchio pensionato si trasferì da un villaggio all'altro, sempre nelle vicinanze di Linz. A quindici anni, suo figlio poteva ricordare non meno di sette cambiamenti di domicilio e ben cinque scuole diverse. Per due anni aveva frequentato la scuola del monastero benedettino di Lambach, nelle cui vicinanze suo padre aveva acquistato una fattoria. Là aveva cantato nel coro, preso lezioni di canto e, secondo quanto egli stesso racconta ", sognato di prendere un giorno gli ordini sacri. Infine il doganiere in pensione si stabilì definitivamente nel villaggio di Leonding, sobborgo meridionale di Linz, dove la sua famiglia si era sistemata in una modesta casa con un giardino annesso. A sette anni Adolf venne inviato alla scuola media di Linz: un sacrificio non indifferente da parte del padre, che sta a indicare come questi nutrisse l'ambizione che il figlio, seguendo le sue orme, diventasse a sua volta impiegato statale. Ma era l'ultima cosa che il giovane avrebbe sognato di fare. " Allora ero appena undicenne, - Hitler raccontò più tardi ", - e mi vidi costretto ad opporrai per la prima volta a mio padre... Non volevo diventare un impiegato statale ". La storia della lotta inesorabile e amara del ragazzo, che aveva da poco compiuto gli undici anni, contro il padre rigido e, come lui stesso riferisce, autoritario, è uno dei pochissimi tratti autobiografici che Hitler descrive minuziosamente e con evidente sincerità e verosimiglianza in Mein Kampf. Questo conflitto suscitò le prime manifestazioni di quella sua volontà violenta e inflessibile che doveva condurlo tanto lontano, malgrado ostacoli apparentemente insormontabili, volontà che doveva abbattere chiunque gli sbarrava la strada e lasciare un marchio indelebile in Germania e in Europa. Io non volevo diventare impiegato. Né persuasioni né severe minacce poterono ridurre siffatta resistenza. Io non volevo diventare impiegato, mai e poi mai. Tutti i tentativi di svegliare in me simpatia o gusto per tale carriera, mediante le descrizioni tolte dalla esemplare camera paterna, ottenevano l'effetto opposto. Pagina 14
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sentivo fastidio e sbadigliavo all'idea di dovermi chiudere in un ufficio, legato a un orario, di non essere padrone del mio tempo, anzi, di dover forzare lo scopo della mia vita in moduli da riempire...; ma un bel giorno capii chiaramente che volevo diventare pittore...
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L'ascesa di Hitler Pittore? Artista? Mio padre dubitò della mia intelligenza, credette di avere capito o udito male. Ma dopo che ebbe chiarito tale dubbio, e sentito tutta la serietà delle mie intenzioni, vi si oppose con tutta l'irruenza della sua natura... Pittore, mai, finché io viva. Mai!... Il padre restò sul suo giammai, e io mi trincerai nel mio, malgrado tutto... ". Stando a quello che Hitler riferì in seguito, la conseguenza di questa ostilità fu I'interru2ione dei suoi studi scolastici. " Pensai che una volta che mio padre si fosse reso conto del mio scarso profitto nella scuola media, mi avrebbe permesso, volente o nolente, di consacrarmi al mio sogno " ". Ma queste parole, scritte a distanza di trentaquattro anni, potrebbero anche essere, almeno in parte, un tentativo di giustificare i propri insuccessi scolastici. I voti da lui riportati nelle elementari erano stati tutti buoni, ma alla scuola media di Linz essi furono talmente scadenti che alla fine il giovane dovette essere trasferito, senza avere ottenuto il certificato abituale, alla scuola media statale di Steyr, una cittadina non molto lontana da Linz. Ma non vi rimase per molto e l'abbandonò prima di aver ottenuta la licenza media. Per Hitler il fallimento scolastico costituì un argomento scottante per il resto della sua vita: egli non perdeva occasione per deridere " quegli accademici ", coi loro titoli, i loro diplomi, i loro atteggiamenti professorali. Perfino negli ultimi tre o quattro anni della sua vita, quando al Quartier Generale delle forze armate era oppresso da infiniti problemi di strategia militare, di tattica e di comando, era capace di spendere un'intera serata per ricordare ai suoi vecchi camerati la stupidità dei maestri da lui avuti durante la giovinezza. Sono rimaste alcune delle divagazioni cui si abbandonò il suo genio malato nel periodo in cui, quale comandante supremo, dirigeva personalmente le sue poderose armate dalla Volga fino alla Manica. Quando penso a coloro che sono stati miei professori, mi rendo conto che per la maggior parte erano piuttosto matti; coloro che potevano essere considerati dei buoni maestri erano delle eccezioni. È tragico pensare che tale gente abbia il potere di sbarrare la strada all'avvenire di un giovane [3 marzo 1942] 20. Ho il più sgradevole ricordo dei miei maestri. La loro apparenza esteriore trasudava sporcizia; avevano i colletti trasandati... Erano il prodotto di un proletariato privo di ogni indipendenza di pensiero; caratterizzati da una ignoranza senza pari, erano quindi molto adatti per essere le colonne su cui poggiava un logoro sistema di governo, che grazie a Dio è ormai un ricordo del passato. [12 aprile 1942] 21. Quando ricordo i miei maestri di scuola, mi rendo conto che metà di loro erano anormali... A noi alunni della vecchia Austria si insegnava a rispettare i vecchi e le donne. Ma noi con i nostri professori non avevamo clemenza, per noi essi rappresentavano i nostri nemici naturali. La maggior parte di loro era alquanto anormale e non pochi finirono la loro esistenza come veri dementi... Io godevo di una pessima reputazione presso i miei professori. Non avevo la minima disposizione per lo studio delle lingue straniere, ma avrei potuto acquistarla se il mio professore non fosse stato un idiota congenito. Non lo potevo vedere. [29 agosto 1942] a. I nostri professori erano dei tiranni assoluti. Non avevano alcuna simpatia per la gioventù e il loro unico obiettivo era d'imbottirci il cervello allo scopo di trasformarci in La nascita del Terzo Reich 15 immie erudite come loro. L'allievo che dimostrava la benché minima traccia di originarti veniva incessantemente perseguitato e tutti gli allievi esemplari di cui ho avuto notizia sono stati invariabilmente dei falliti nella vita. [7 settembre 1942] ". È evidente che Hitler non perdonò mai ai suoi maestri i brutti voti che eli avevano dato. La sua distorsione dei fatti rasentava il grottesco. Quando Hitler era ormai diventato un personaggio d'importanza mondiale, alcuni suoi maestri descrissero brevemente l'impressione che ne avevano avuto. Uno dei pochi insegnanti che pare sia piaciuto a Hitler era il professor Theodor Pagina 15
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gissinger, il quale si era sforzato di insegnargli le scienze naturali. Gissinger notò in seguito: " Per quanto mi concerne, Hitler a Linz non lasciò nessuna impressione, né favorevole né sfavorevole. Non era affatto primo della classe. Era snello e eretto, aveva la faccia pallida e affilata, quasi come quella di un tisico, lo sguardo particolarmente fisso e gli occhi splendenti " ". Il professor Eduard Huemer, insegnante di francese - e, pare, " l'idiota congenito " menzionato da Hitler - si recò a Monaco nel 1923 per testimoniare nella causa per tradimento intentata contro il suo ex allievo in seguito al putsch della birreria. Pur lodando le aspirazioni di Hitler, lo Huemer, dopo aver dichiarato di sperare fervidamente che il suo ex alunno riuscisse a realizzare i suoi ideali, tracciò questo ritratto del giovane studente di scuola media: Hitler era certamente ben dotato, anche se solo in alcune materie; ma non sapeva controllarsi e, a dir poco, era considerato un attaccabrighe, un testardo, un presuntuoso di cattivo umore, incapace di sottomettersi alla disciplina scolastica. Non era diligente, altrimenti con le sue doti avrebbe potuto conseguire risultati molto migliori ". C'era stato, alla scuola media di Linz, un insegnante che a suo tempo aveva esercitato sul giovane Adolf Hitler una grande influenza, destinata in seguito a rivelarsi fatale: era un professore di storia, il dottor Leopold Poetsch, originario dell'area meridionale della lingua tedesca, al confine col territorio abitato dagli slavi del Sud. La lotta razziale, propria di quella zona, aveva fatto di quel professore un fanatico pangermanista. Prima di stabilirsi a Linz, egli aveva insegnato a Marburgo, città passata alla Jugoslavia dopo la prima guerra mondiale, e che si chiamava ora Maribor. Benché il dottor Poetsch avesse dato appena la qualifica di " discreto " in storia al suo allievo, fu l'unico maestro cui Hitler rivolse calde parole di lode in Mein Kampf. Hitler ammise volentieri il suo debito verso quest'uomo. ... E può darsi che fosse provvidenziale per tutta la mia vita avvenire il fatto che la fortuna mi avesse destinato precisamente un simile maestro, che capiva e sapeva far trionfare questo punto di vista, sia nell'insegnamento come negli esami. Nel mio professore di storia, il dottor Leopold Potsch della scuola tecnica di Linz, questo ideale si era perfettamente incarnato. Era un vecchio signore dall'aspetto bonario seppure deciso, e sapeva, mediante una eloquenza appassionata, non soltanto attirare la nostra attenzione, ma proprio rapirci. Ancora oggi io ricordo con dolce commozione quell'uomo grigio che nel fuoco della sua esposizione ci faceva a volte dimenticare il tempo presente, ci trasportava mirabilmente nel passato e sapeva estrarre dalla nebbia dei secoli il nudo fatto storico trasformandolo in realtà viva. E noi stavamo a sentirlo a volte infiammati di ardente enr 16 L'ascesa di Hitler tusiasmo, a volte commossi fino alle lacrime... Il nostro giovane fanatismo nazionale gli era diventato un mezzo per la nostra educazione... appellandosi più di una volta al nostro orgoglio patrio... Questo maestro ha fatto per me, della storia, la materia prediletta-Certo, forse suo malgrado, egli fece di me anche un giovane rivoluzionario... M. Circa trentacinque anni dopo, nel 1938, il cancelliere Hitler, durante il giro trionfale in Austria, da lui annessa con la forza al Terzo Reich, si fermò a Klagenfurt per salutare il suo vecchio maestro, allora in pensione. Provò grande piacere nell'apprendere che il vecchio era stato membro dell'organizzazione clandestina delle SS, dichiarata fuori legge quando l'Austria era ancora indipendente. S'intrattenne col vecchio a quattrocchi per un'ora, e più tardi confidò ad alcuni membri del partito: " Non potete immaginare quanto io debba a questo vecchio signore " ". Alois Hitler mori d'emorragia polmonare il 2 gennaio 1903, a sessantacinque anni. L'attacco lo colse durante una passeggiata mattutina. Alois spirò pochi minuti dopo in una locanda tra le braccia di un conoscente. Quando il figlio tredicenne vide la salma di suo padre, s'accasciò e pianse28. La madre, allora quarantaduenne, si trasferì in un modesto appartamento a Urfahr, sobborgo di Linz, dove cercò di mantenere se stessa e i due figli superstiti, Adolf e Paula, con gli scarsi risparmi e la pensione che le era rimasta. Essa si senti obbligata, come rileva Hitler in Mein Kampf, a proseguire l'educazione del figlio secondo i desideri del padre: " in altri termini, secondo le sue parole, - a farmi studiare in vista della carriera d'impiegato Pagina 16
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt statale ". Malgrado l'indulgenza della giovane vedova verso il proprio figliolo, che sembra nutrisse per lei un tenero affetto, egli era " più che mai risoluto, - disse, - a non abbracciare tale carriera ". Cosf, malgrado l'affetto tra madre e figlio, gli attriti non mancavano e Adolf continuò a trascurare i suoi studi. " Allora mi venne improvvisamente in aiuto una malattia e in poche settimane si decise il mio destino e si risolse l'eterna lite familiare " ". La lunga malattia che afflisse Hitler poco prima dei sedici anni lo costrinse a sospendere gli studi per almeno un anno: Adolf fu inviato per un certo periodo al villaggio della sua famiglia, Spital, per rimettersi in salute presso la sorella della madre, una contadina di nome Theresa Schmidt. Una volta guarito, riprese a frequentare per un breve periodo la scuola media di Steyr. Nell'ultima sua pagella, in data 16 settembre 1905, Hitler ha " sufficiente " in tedesco, chimica, fisica, geometria e disegno geometrico, " buono " in geografia e storia e " ottimo " in disegno libero. Hitler si sentì talmente felice al pensiero di lasciare definitivamente la scuola che, per la prima e ultima volta nella sua vita, s'ubriacò. Molti anni dopo ricordava di esser stato raccolto all'alba, disteso per una strada di campagna fuori di Steyr, da una lattaia che l'aiutò a tornare in città. Giurò allora che la cosa non si sarebbe mai più ripetuta *. Almeno in questo egli rimase fedele alla propria * Egli raccontò questo episodio della propria vita in uno di quei momenti particolari in cui si sentiva incline ai ricordi e precisamente la sera tra l'8 e il 9 gennaio 1942 al suo quartier generale (Hitler's Secret Conversations, p. 160). La nascita del Terzo Reicb 17 parola, poiché divenne astemio e vegetariano e abolf il fumo, anzitutto per necessità - quando faceva il vagabondo squattrinato a Vienna e a Monaco di Baviera - successivamente per convinzione. Hitler descrisse i due o tre anni seguenti come i più felici della sua vita *. Mentre sua madre lo pregava e i suoi parenti lo incitavano a lavorare e imparare un mestiere, egli si limitava a sognare un avvenire d'artista e a fare la bella vita lungo il Danubio. Non dimenticò mai la " soffice mollezza " di questo periodo tra i sedici e i diciannove anni quando come " cocco di mamma " godette " la falsità di una vita comoda " w. Mentre la vedova afflitta affrontava grandi difficoltà per sbarcare il lunario, il giovane Adolf si rifiutava di aiutarla trovandosi un impiego. L'idea di guadagnarsi il pane con un qualsiasi impiego fisso gli ripugnava, e questa ripugnanza gli rimase per tutta la vita. Evidentemente la grande felicità provata da Hitler in questi ultimi anni prima di raggiungere l'età virile era legata al fatto di non dover lavorare: ciò che gli permise di almanaccare e sognare in libertà, di trascorrere le sue giornate vagando per le strade della città o in campagna, infervorandosi coi suoi compagni contro i mali del mondo e discutendo il modo di raddrizzarli, mentre la sera leggiucchiava qualche libro oppure ascoltava in piedi, rapito, nel loggione del Teatro dell'Opera di Linz o di Vienna, le opere mistico-pagane di Riccardo Wagner. Un suo amico d'infanzia lo ricorda come un giovane pallido, esile e malaticcio che, malgrado un'abituale timida reticenza, era capace d'improvvisi accessi di furore isterico contro coloro che non andavano d'accordo con lui. Per quattro anni s'invaghì profondamente di un'avvenente fanciulla bionda di nome Stefania, e benché spesso la fissasse con ardore mentre lei passeggiava in compagnia della madre per la Landstrasse di Linz, pure non prese alcuna iniziativa per parlarle, preferendo conservare la sua immagine, con tante altre simili, nel mondo ombroso delle sue sublimi fantasie. Nelle innumerevoli poesie d'amore che scrisse per lei senza mai inviargliene alcuna (una di queste s'intitolava Inno all'amata) e che volle assolutamente leggere al suo paziente amico August Kubizek **, essa diventava infatti una fanciul* " Questi furono i giorni più felici della mia vita; mi sembrarono quasi un sogno... " (Metti Kampf, p. 18). In una lettera in data 4 agosto 1933, sei mesi dopo essere diventato cancelliere, Hitler scrisse al suo amico d'infanzia August Kubizek: " Sarei molto lieto di rivivere... ancora una volta con te questi ricordi degli anni migliori della mia vita " (KUBIZEK, The Young Hitler I knew, p. 273). ** II Kubizek, il quale sembra sia stato l'unico e solo amico che Hitler abbia avuto durante la giovinezza, ha dato nel suo libro The Young Hitler I knew un quadro molto interessante del suo compagno negli ultimi quattro anni prima che questi si abbandonasse, all'età di diciannove anni, al vagabondaggio a Vienna. Questo ritratto non solo colma un vuoto biografico della vita del Pagina 17
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer tedesco, ma in un certo senso rettifica le idee correnti circa il suo carattere da giovane. Kubizek era tutto l'opposto di Hitler: aveva una regolata vita familiare a Linz, faceva il tappezziere come suo padre, lavorando con diligenza, studiando contemporaneamente musica e conseguendo il diploma con lode nel Conservatorio di musica di Vienna. La sua promettente carriera di direttore d'orchestra e compositore venne sconvolta dalla prima guerra mondiale. 18 L'ascesa di Hitler la uscita dalla Walkiria, che in una veste di velluto azzurro scuro cavalcava un bianco destriero in mezzo a prati fioriti31. Benché Hitler fosse deciso a diventare un artista, preferibilmente pittore o almeno architetto, era tuttavia ossessionato dalla politica fin dall'età di sedici anni. In quel tempo si era andato sviluppando in lui un odio violento contro la monarchia asburgica e contro tutte le razze non germaniche del plurinazionale impero austro-ungarico, nonché un amore ugualmente violento per tutto quanto fosse tedesco. A sedici anni era già l'uomo che doveva rimanere fino alla fine: un fanatico nazionalista germanico. Malgrado tutto il suo vagabondare, non sembra che avesse molto dello spirito incurante proprio della gioventù. Era assillato dai problemi del mondo. Kubizek doveva in seguito ricordare: " Egli vedeva dappertutto soltanto ostacoli e ostilità... Era sempre alle prese con qualcosa e in conflitto col mondo... Non l'ho mai visto prendere niente alla leggera..."32. Fu in quell'epoca che il giovane insofferente della scuola, divenne un vorace lettore e s'iscrisse alla biblioteca per l'educazione degli adulti di Linz e alla Società per il museo, prendendone in prestito i libri in grande numero. Il suo giovane amico lo ricorda sempre in mezzo ai libri, tra i quali prediligeva quelli sulla storia e la mitologia tedesche ". Linz era una città di provincia, e non passò molto tempo che Vienna, la splendente capitale barocca dell'impero, cominciò ad esercitare la sua attrazione su quel giovane dotato di tanta ambizione e immaginazione. Cosi nel 1906 subito dopo il diciottesimo compleanno, Hitler s'accinse a passare due mesi nella grande metropoli coi fondi che sua madre e altri parenti gli avevano messo a disposizione. Benché Vienna dovesse diventare in seguito il luogo dove visse gli anni più amari della sua vita, letteralmente sul lastrico, è certo che durante la sua prima visita essa lo avvinse. Vagò per le strade per giorni e giorni, entusiasmandosi dinanzi agli imponenti palazzi del Ring e in continua estasi per ciò che vedeva nei musei, all'Opera e nei vari teatri. Egli, inoltre, s'informò presso l'Accademia delle Belle Arti di Vienna circa le pratiche d'iscrizione e un anno dopo, nell'ottobre 1907, tornò alla capitale per sostenervi l'esame di ammissione, primo passo concreto verso l'agognato sogno di divenire pittore. Aveva diciotto anni ed era pieno di grandi speranze. Esse però furono infrante, come dimostrano queste righe contenute nella graduatoria per l'ammissione all'Accademia. I seguenti candidati hanno ottenuto nella prova risultati insufficienti, o non sono stati ammessi... Adolf Hitler, nato a Braunau sull'Inn il 20 aprile 1889, tedesco, cattolico. Padre: impiegato statale. Quattro anni di frequenza alla scuola media. Scarse attitudini. Prova di disegno: insufficiente34. Hitler si ripresentò l'anno successivo, ma questa volta i suoi disegni furono talmente scadenti che non venne nemmeno ammesso alla prova. Questo incidente, per l'ambizioso giovane, fu un vero fulmine a ciel sereno: a tal punto egli era convinto di venire senz'aitro accettato. Stando a ciò che egli stesso racconta in Metti Kampf, Hitler chiese spiegazioni in proposito al rettore dell'Accademia. La nascita del Terzo Reich 19 Cosi mi presentai al rettore e gli chiesi di chiarirmi i motivi della mia bocciatura; quel signore mi assicurò che dai disegni che avevo presentato risultava con ogni evidenza che non ero assolutamente adatto a fare il pittore, ma che il mio talento mi portava piuttosto verso il campo dell'architettura; non c'era per me altra prospettiva che la scuola di architettura dell'Accademia stessa...3S. Il giovane Adolf fu incline ad accettare il suggerimento, ma presto dovette disilludersi, giacché la mancanza della licenza media costituiva un ostacolo insuperabile per l'ammissione alla scuola di architettura. Nel frattempo la madre si era ammalata di cancro al seno ed egli fu costretto a rientrare a Linz. Da quando aveva interrotto gli studi, Adolf era stato mantenuto per altri tre anni dalla madre Klara Hitler e dai parenti della madre, senza che nessuno di loro potesse vedere i propri sacrifici coronati da Pagina 18
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt successo. Il 21 dicembre 1908, quando la città cominciava ad assumere un aspetto natalizio, la madre di Adolf Hitler moriva. Due giorni dopo venne seppellita a Leonding accanto a suo marito. Per il giovane diciannovenne la morte di mia madre segnò la fine improvvisa di quei bei piani... quel colpo mi abbattè terribilmente. Io avevo onorato mio padre, ma amavo mia madre... La necessità, una dura realtà, mi costrinsero a prendere una rapida decisione... mi toccava dunque, in un modo o nell'altro, guadagnarmi il pane... ". In qualche modo! Egli era senza un mestiere e aveva sempre disdegnato il lavoro manuale. Non aveva mai cercato di guadagnarsi neppure un centesimo, ma non si perse d'animo. Accomiatandosi dai suoi familiari, ebbe a dire che non sarebbe tornato se non avesse fatto fortuna. Con una valigia piena di vestiti e di biancheria, con un'indomita volontà nel cuore, partii per Vienna. Ciò che era riuscito a mio padre cinquant'anni prima, speravo anch'io di poterlo strappare al destino; anch'io, certo, volevo diventare qualcuno, ma a nessun costo un impiegato!... ". " II periodo più triste della mia vita ". I successivi quattro anni, tra il 1909 e il 1913, sarebbero stati per il giovane conquistatore venuto da Linz un periodo di nera miseria e di sconforto. Nei brevi anni che precedettero la caduta degli Asburgo e la fine di Vienna capitale di un impero di cinquantadue milioni d'abitanti nel cuore d'Europa, la città aveva una gaiezza e un fascino unici tra tutte le capitali del mondo. Vi si respirava un'atmosfera barocca e rococò che nessun'altra città occidentale conosceva, non solo nell'architettura, scultura e musica, ma soprattutto nello spirito colto, gioioso e godereccio dei suoi abitanti. Stesa lungo l'azzurro Danubio presso le colline boscose del Wienerwald ricoperte dal verde giallastro dei vigneti, la sua bellezza naturale incantava i visitatori inducendo i viennesi a credere a un debole della Provvidenza per loro. Ovunque c'era musica nell'aria, la musica dei suoi geniali figli, la più sublime che l'Europa avesse mai conosciuto: Haydn, Mozart, Beethoven e 20 L'ascesa di Hitler Schubert. In quegli anni, vera estate di san Martino della sua esistenza, risuonavano anche i ritmi gai e travolgenti dei valzer viennesi del popolaris-simo Johann Strauss. Per un popolo cosf felice, immerso in uno stile di vita barocco, tutto sembrava un sogno. La brava gente della città passava giorni e notti piacevolmente, ballando e assaporando vini, oppure chiacchierando negli accoglienti caffè, ascoltando la musica e ammirando il mondo fittizio del teatro, dell'opera e dell'operetta, amoreggiando e consacrando una grande parte della propria vita ai sogni e ai piaceri. C'era, è vero, un impero da governare, un esercito e una marina da equipaggiare, le vie di comunicazione da mantenere, c'erano affari da sbrigare e, naturalmente, c'era anche del lavoro, ma pochi a Vienna avevano voglia di applicarsi più del necessario. Ovviamente la medaglia aveva il suo rovescio: come ogni altra città, Vienna aveva i suoi poveri, aveva gente denutrita e mal vestita che abitava in tuguri; ma, essendo il più grande centro industriale dell'Europa centrale e la capitale di un impero, era una città prospera la cui ricchezza raggiungeva vasti strati della popolazione. La gran massa della piccola e media borghesia controllava politicamente la città; e le forze del lavoro non solo si organizzavano in sindacati, ma avevano creato anche un potente partito politico, il Partito socialdemocratico. La vita della città era in fermento, la popolazione a quel tempo aveva raggiunto i due milioni di abitanti; l'idea democratica cominciava a scuotere la vecchia autocrazia degli Asburgo e l'educazione e la cultura s'erano aperte alle masse. Nel 1909, quando Hitler si trasferì a Vienna, un giovane privo di mezzi poteva accedere ai corsi d'istruzione superiore o trovare un lavoro decente e vivere sotto l'influsso civilizzatore della capitale, come il milione di salariati e stipendiati della città. Forse che Kubizek, l'unico amico intimo di Hitler, povero e oscuro quanto lui, non s'era già fatto da solo un nome all'Accademia di Musica? Ma il giovane Adolf rinunciò all'ambizione d'iscriversi alla scuola d'architettura, cui poteva ancora accedere pur non essendo in possesso della licenza media: i giovani che avessero dimostrato di possedere un " talento particolare " erano infatti ammessi anche senza licenza. Per quanto ne sappiamo, Hitler non fece nessuna domanda d'ammissione, né si diede da fare per apprendere un mestiere o trovarsi qualche impiego fisso. Preferì invece sprecare il suo tempo spalando neve, sbattendo tappeti, lavorando come facchino alla stazione ovest e a volte, per qualche giorno, come manovale nei cantieri edili. Nel novembre del 1909, dopo meno di un anno dal suo speranzoso arrivo a Vienna, fu Pagina 19
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sfrattato da una camera mobiliata della Simon Denk Gasse. Questo fu il preludio alle sue successive peripezie: nei quattro anni che seguirono, visse in abitazioni di fortuna, e per qualche tempo anche nel dormitorio pubblico maschile situato al numero 27 della Melde-mannstrasse, nel ventesimo distretto di Vienna, in vicinanza del Danubio, frequentando le varie mense per poveri della città per calmare la fame. Non sorprende quindi che circa vent'anni dopo Hitler abbia potuto scrivere: La nascita del Terzo Reich 21 Vienna, la città che a molti sembra l'ideale della gioia innocente, la residenza di eente felice, rappresenta per me il ricordo vivente del tempo più triste della mia vita. Ancora oggi questa città risveglia in me soltanto grigi pensieri. Il suo nome evoca per me cinque anni di miseria e di desolazione. Cinque anni durante i quali dovetti guadagnarmi il pane come operaio avventizio e più tardi come misero pittore: un pane scarso, che non bastava mai a sfamarmi 3i. Ricordando quei tempi, Hitler non può fare a meno di parlare della fame che ebbe a patire. La fame fu in quel tempo la mia fedele compagna, che non mi abbandonò mai, che divise con me ogni cosa...; la mia esistenza era una lotta continua con questa spieiata amica... 3'. Ma la fame non lo spinse mai agli estremi; non lo costrinse mai a cercare un impiego fisso. Agiva in lui la paura, propria della piccola borghesia, di essere declassato fra le file del proletariato, tra i lavoratori manuali; una paura che in seguito seppe sfruttare, fondando il Partito nazionalsocialista sul consenso della classe media, fino allora trascurata e malpagata, e costituita da milioni di persone senza una guida, che si cullavano nell'illusione di essere superiori ai " lavoratori ", se non altro dal punto di vista sociale. Benché Hitler sostenga di avere provveduto almeno in parte 'al proprio sostentamento lavorando come " pittore di genere ", nella sua autobiografia non fornisce altri particolari riguardanti questa sua occupazione, tranne quando nota che tra il 1909 e il 1910 la sua situazione era talmente migliorata da non dover più lavorare come giornaliero. " In quell'epoca, - egli afferma, - lavoravo per conto mio come acqua-rellista e pittore di genere " ". Quanto precede, insieme alle altre notizie biografiche contenute nel Mein Kampf, può facilmente trarre in inganno. Quantunque non sembri che le testimonianze di coloro che frequentarono Hitler in quel periodo siano più attendibili, è stato possibile raccogliere quanto basta per tracciare di lui un quadro che molto probabilmente è più esatto e certamente più completo *. Che Hitler non sia stato un imbianchino come vollero far credere i suoi avversari politici, è quasi certo. Almeno, non vi sono prove in tal senso. La sua attività consisteva invece nel dipingere quadretti grossolani di Vienna, per lo più vedute di alcuni dei punti più noti della città, come il Duomo di Santo Stefano, l'Opera, il Burgtheater, il Castello di Schonbrunn o le rovine romane del parco di Schonbrunn. Stando a quanti lo conobbero, si trattava di copie di altre opere, giacché sembra che non fosse capace di dipingere dal naturale. Sono quadretti piuttosto pretenziosi e scialbi, qualcosa come gli * Cfr. Das Ende des Hitler-Mythos, di JOSEF GREINER, il quale conobbe Hitler durante una Parte del soggiorno di quest'ultimo a Vienna. Vedi anche Hitler thè Pawn di RUDOLF OLDEN. Il libro delFOlden contiene delle dichiarazioni di Reinhold Hanisch, un girovago proveniente dai sudeti che per un certo periodo era stato compagno di camerata di Hitler nel dormitorio pubblico e cne era anche andato in giro a vendere i quadri di quest'ultimo. Konrad Heiden in p . uer Fùhrer cita anch'egli delle informazioni fornite dallo Hanisch, compresi i verbali giudiziari di una causa intentata da Hitler contro il vagabondo per mancato pagamento della parte a lui spettante della vendita di un quadro che, secondo la querela, Hanisch avrebbe venduto per como di Hitler. 22 L'ascesa di Hitler schizzi trascurati e ancora acerbi d'un architetto debuttante, mentre le figure umane che talvolta introduceva erano talmente scadenti da ricordare i fumetti. Ho trovato una mia nota scritta dopo aver esaminato una cartella di schizzi originali di Hitler: " Alcuni volti. Pittura rozza. Uno dei volti è alquanto spettrale ". Per Heiden " le figure si mantengono in piedi come dei piccoli sacchi imbottiti accanto a palazzi alti e solenni " "'. È probabile che Hitler abbia venduto centinaia di questi miseri quadretti ai Pagina 20
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt piccoli commercianti e ai negozianti di cornici, che li impiegavano per riempire cornici vuote in vendita, e ai fabbricanti di mobili che talvolta li applicavano agli schienali di sedie e poltrone di poco prezzo, secondo la moda allora imperante a Vienna. All'occorrenza, quindi, Hitler sapeva dimostrare una certa attitudine commerciale. Spesso dipingeva manifesti pub-blicitari per conto dei bottegai per presentare prodotti d'ogni genere, tra cui uno per il borotalco Teddy e un altro, forse dipinto per racimolare un po' di denaro per Natale, che mostra appunto Babbo Natale nell'atto di vendere delle candele a colori vivaci; mentre un terzo manifesto mostra la cuspide gotica di Santo Stefano (che Hitler non si stancava mai di dipingere) svettante sopra una montagna di saponette. Questo fu il limite dei successi " artistici " di Hitler, benché sino alla fine dei suoi giorni egli si ostinasse a considerarsi " artista ". Negli anni di vagabondaggio a Vienna, Hitler aveva indubbiamente l'aspetto di un bohémien. Chi lo conobbe in quell'epoca ricorda il suo cappotto nero troppo lungo e sgualcito che gli arrivava fino alle caviglie e che aveva piuttosto l'aspetto di un caffettano (dono di un ebreo magiaro, negoziante di vestiti usati, da lui incontrato nel tetro dormitorio e diventato suo amico occasionale), la sudicia bombetta nera che portava tutto l'anno, i capelli ispidi spazzolati all'ingiù sulla fronte, secondo la pettinatura che mantenne anche negli anni successivi, e che gli scendevano dietro sul colletto sporco della camicia. Sembra infatti che egli si facesse tagliare i capelli e radere la barba assai di rado, sicché il suo volto di solito era ricoperto da un principio di barba nericcia. A prestar fede a Hanisch, diventato in seguito un artista da strapazzo, Hitler aveva l'aspetto di " uno spettro, di quelli che raramente si osservano tra cristiani " ". A differenza dei giovani traviati con i quali viveva, Hitler non era dedito a nessuno dei vizi propri della gioventù: non fumava, non beveva alcolici e non aveva nemmeno rapporti con donne; questo non perché fosse affetto da qualche anomalia (non risulta nulla di simile), ma solo a causa della sua innata timidezza. " Io penso, - osservò successivamente in Metti Kampf, in uno dei suoi rari momenti d'umorismo, - che coloro che mi conobbero in quei giorni dovettero prendermi per un eccentrico "4Ì. Essi avrebbero ricordato, come i suoi maestri, gli occhi sfolgoranti e lo sguardo fisso che dominava nel suo volto, esprimendo alcuni elementi essenziali della sua personalità in disaccordo con la meschina esistenza di un vagabondo incurante della pulizia personale. Avrebbero ricordato altresì che, La nascita del Terzo Reich 23 sebbene quel giovane fosse pigro riguardo al lavoro manuale, era invece un lettore accanito che passava gran parte del giorno e della notte a divorare libri su libri. ... Io lessi, in quel periodo, enormemente e anche profondamente. Il tempo libero dal lavoro lo passavo studiando. E in pochi anni raccolsi il capitale di scienza di cui vivo tuttora... ". Sempre in Mein Kampf Hitler discorre a lungo sull'arte del leggere. ... Quando parlo del leggere, però, io intendo dire una cosa molto diversa da coloro che si chiamano normalmente gli intellettuali. Io conosco persone che leggono enormemente, e che pure non vorrei chiamare colti. Essi possiedono naturalmente una gran massa di sapere, ma il loro cervello non è capace di registrare e di distribuire l'enorme materia accumulata... Chi invece possiede l'arte della buona lettura, il suo sentimento Io porta a stare attento a ciò che va conservato per sempre, poiché o è universalmente valido, o serve a qualche scopo preciso... L'arte del leggere, come dell'imparare, è anche qui ritenere l'essenziale e dimenticare il contingente *... Solo così la lettura ha uno scopo e un significato... Visto cosf, il mio periodo di Vienna fu certamente fecondo e positivo... **. Perché positivo? La risposta di Hitler è che dalle sue letture e dalla sua vita tra i poveri e i diseredati di Vienna egli imparò tutto quanto gli sarebbe servito nella sua vita successiva. Vienna rimase però per me la più seria e profonda scuola della mia vita. Io vi ero giunto come adolescente e la lasciai uomo fatto, serio e silenzioso... In quel tempo si formò in me una visione del mondo e della vita, che è diventata il fondamento granitico della mia attività odierna. Né mi toccò di Pagina 21
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aggiunger poi gran cosa a quello che avevo accumulato allora; né mai dovetti mutarne anche una briciola... **. Cosa aveva mai imparato alla dura scuola delle molteplici vicissitudini che Vienna gli aveva così generosamente riservato? Quali erano le idee tratte dalle letture e dall'esperienza che, a sentir lui, non dovevano subire nessun mutamento sostanziale sino alla fine? Che fossero per lo più superficiali e ristrette, spesso grottesche, sciocche e avvelenate da strambi pregiudizi, risulta evidente anche all'esame più frettoloso. È altrettanto ovvio che tali idee hanno un interesse notevole per la nostra trattazione e per il mondo intero, giacché contribuirono a porre le fondamenta del Terzo Reich, che questo vagabondo dalle idee libresche avrebbe tra breve edificato. La formazione ideologica di Adolf Hitler. Tranne una, le idee di Hitler non erano originali; egli le ricavò in forma grossolana dal turbinoso vortice della politica e della vita austriaca dei primi ?nni del secolo xx. La monarchia danubiana moriva di " disturbi digestivi ". Una minoranza di austriaci di lingua tedesca aveva governato per secoli un lnJpero plurilingue costituito da una dozzina di nazioni diverse, imponendo * II corsivo è di Hitler. 24 L'ascesa di Hitler loro la proprig lingua e la propria cultura. A partire dal 1848 l'impero aveva cominciato a sfaldarsi. L'Austria non fu un crogiolo: non riuscì mai ad assimilare le minoranze. Negli anni immediatamente successivi al 1860 gli italiani si staccarono, mentre nel 1867 i magiari ottennero la parificazione con gli austriaci di lingua tedesca nella cosiddetta " monarchia bicipite ". Proprio allora, agli inizi del secolo xx, i vari popoli slavi - cèchi, sloveni, serbi, croati, ecc. - cominciarono a reclamare la parità di diritti o almeno l'autonomia nazionale. La politica dell'Austria era ormai dominata da aspri conflitti nazionalistici. E questo non era tutto. C'erano anche moti sociali che spesso superavano per asprezza le lotte razziali. Le classi inferiori, prive del diritto elettorale, chiedevano il suffragio universale; mentre i lavoratori insistevano per ottenere il diritto di organizzarsi in sindacati e di ricorrere allo sciopero in caso di necessità, cercando di assicurarsi non solo salari più alti e migliori condizioni di vita ma anche di tradurre in realtà i loro ideali democratici. Uno sciopero generale, infatti, era riuscito a imporre finalmente il suffragio universale maschile, ponendo cosf fine alla supremazia politica degli austriaci di lingua tedesca che costituivano appena un terzo della popolazione nella parte austriaca dell'impero bicipite. Hitler, il giovane fanatico nazionalista austro-germanico di Linz, s'opponeva tenacemente a questi sviluppi. A suo giudizio l'impero stava precipitando in una " lurida palude " e la sola maniera di salvarlo era che la razza dei padroni, i germanici, riaffermasse la sua antica autorità assoluta, poiché le razze non germaniche, specie gli slavi, e soprattutto i cèchi, erano razze inferiori. I germanici erano dunque chiamati a governarli con mano forte. Il parlamento avrebbe dovuto essere abolito: bisognava finirla con le " scioc-chezze " democratiche. Pur non partecipando attivamente alla politica del tempo, Hitler seguiva febbrilmente l'attività dei tre maggiori partiti politici della vecchia Austria: i socialdemocratici, i cristiano-sociali e i nazionalisti pantedeschi. Fu allora che incominciò a formarsi nella mente di questo rozzo frequentatore di mense pubbliche l'acume politico che gli consentf di vedere con sorprendente lucidità le cause della forza e della debolezza dei movimenti politici contemporanei, e che coll'andare del tempo avrebbe fatto di lui il magistrale dominatore della politica germanica. Fin dal principio, Hitler concepì un odio violento contro i socialdemocratici, " Ciò che più suscitava la mia avversione, - scrisse, - era il loro atteggiamento ostile nei confronti della lotta per la preservazione del ger-manesimo [e] la loro vergognosa corte al " compagno " slavo... In pochi mesi arrivai a qualcosa che altrimenti avrebbe richiesto decenni: a cogliere la mascherata di una sgualdrina * pestifera dietro il mantello delle virtù sociali e dell'amore fraterno " "'. * Questa parola fu soppressa nella seconda e in tutte le seguenti edizioni di Mein Kampf, e sostituita col sostantivo " pestilenza ". La nascita del Terzo Reich 25 Ma Hitler era abbastanza intelligente da attenuare il suo odio contro il partito della classe operaia per poter esaminare minutamente le ragioni del suo Pagina 22
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt successo popolare, arrivando alla conclusione che tali ragioni erano molteplici. Le doveva ricordare e utilizzare anni dopo, organizzando il Partito nazionalsocialista della Germania. In Mein Kampf egli racconta come un giorno assistesse a una dimostrazione di massa dei lavoratori viennesi: " Per circa due ore rimasi in piedi a osservare col fiato sospeso quel gigantesco drago umano che si snodava lentamente. In preda a un'ansia opprimente abbandonai finalmente il mio posto, bighellonando verso casa "4". Una volta a casa, prese a leggere la stampa socialdemocratica, a esaminare i discorsi dei capi, a studiare la loro organizzazione, a riflettere sulle loro tecniche psicologiche e politiche e a ponderare i risultati da loro raggiunti. Arrivò in questo modo a tre conclusioni che spiegavano, secondo lui, il successo dei socialdemocratici: essi sapevano come creare un movimento di massa, senza il quale qualsiasi partito politico diventa inutile; avevano imparato l'arte della propaganda fra le masse; conoscevano infine il valore dell'impiego di ciò che egli chiamò il " terrore spirituale e fisico ". Questa terza conclusione, pur basandosi su osservazioni errate e riflettendo anche i suoi fatali pregiudizi, affascinò il giovane Hitler. Dieci anni dopo avrebbe saputo metterla in pratica per i suoi scopi. Compresi l'ignobile terrore spirituale che questo movimento esercita, in modo speciale sulla borghesia, la quale non è moralmente né mentalmente in grado di tener testa a questi attacchi; esso scatena a un dato momento un'autentica valanga di calunnie e di menzogne contro qualunque avversario che sembri davvero pericoloso, fino al momento in cui i nervi delle persone attaccate crollano... È, questa, una tattica basata sul calcolo preciso di tutte le debolezze umane, e i suoi effetti conducono con certezza quasi matematica al successo... Raggiunsi una uguale comprensione dell'importanza del terrore fisico nei riguardi dell'individuo e delle masse... Cosi, mentre nelle file dei sostenitori la vittoria riportata sembra essere un trionfo della giustezza della loro causa, nella maggior parte dei casi l'avversario battuto dispera del successo di qualsiasi ulteriore resistenza49. È questa l'analisi più precisa che sia mai stata scritta sulla tattica nazista, cosf come in seguito Hitler doveva applicarla. Due erano i partiti politici che esercitavano una forte attrazione sull'ancora inesperto Hitler di Vienna; e ad entrambi egli applicò la sua crescente capacità di fredda e penetrante analisi. Anzitutto si sentiva attratto dal Partito nazionalista pangermanico fondato da Georg Ritter von Schònerer, originario di un paese vicino.a Spital, nella Bassa Austria, la stessa regione della famiglia di Hitler. In quel tempo i pangermanisti avevano ingaggiato una lotta accanita per tutelare la supremazia germanica nell'ambito dell'impero plurinazionale degli Asburgo. Benché Hitler considerasse Schònerer un " pensatore profondo " e ne abbracciasse con entusiasmo i principi basilari (l'esasperato nazionalismo, l'antisemitismo, l'antisocialismo, l'unione del-1 Austria con la Germania, l'opposizione contro gli Asburgo e la Santa Sede) si rese conto ben presto delle cause dell'insuccesso di quel partito: 26
L'ascesa di Hitler L'inadeguata attenzione che questo movimento concede al problema sociale l'ha allontanato dalla massa veramente attiva e militante del popolo, mentre col suo ingresso al parlamento ha perduto il suo impeto potente, risentendo invece delle debolezze proprie di questa istituzione; la sua lotta contro la Chiesa cattolica... lo priva di un gran numero di ottimi elementi che la nazione può chiamare suoi figli *°. Una delle lezioni che Hitler ebbe a imparare nei suoi anni viennesi e che sottolinea esplicitamente nel Mein Kampf, - anche se doveva dimenticarla dopo aver assunto il potere in Germania, - riguarda l'inanità di ogni tentativo d'opposizione alle Chiese da parte di un partito politico. " Indipendentemente dal margine che qualsiasi confessione religiosa lascia alla critica, - egli scrisse, spiegando perché il movimento Los-von-Rom (Liberiamoci da Roma) di Schonerer commetteva un errore di tattica, - un partito politico non dovrebbe perdere di vista neppure per un momento il fatto che nessuna precedente esperienza storica ci mostra un partito esclusivamente politico che abbia mai ottenuto successo nel produrre una riforma religiosa " ". Ma agli occhi di Hitler il maggior difetto del Partito pangermanista era la sua incapacità non solo di risvegliare le masse, ma perfino di capire la psicologia della gente ordinaria. Da questa ricapitolazione delle idee che cominciarono a formarsi nella sua mente quando aveva da poco superato i ventun anni, risulta chiaro che per lui tale incapacità costituiva la debolezza Pagina 23
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fondamentale dei pangermanisti. Egli non vi sarebbe incorso nel fondare il proprio movimento politico. Un altro errore dei pangermanisti che Hitler non avrebbe commesso era quello di non essersi assicurato l'appoggio di almeno una delle istituzioni più potenti della nazione: se non proprio della Chiesa, almeno dell'esercito, del gabinetto o del capo dello Stato. Il giovane Hitler s'avvide che è molto difficile o addirittura impossibile, per un partito politico, impadronirsi del potere senza l'appoggio di una di queste istituzioni. Un appoggio di tal genere fu precisamente ciò che Hitler, a Berlino, ebbe l'accortezza d'assicurarsi nei giorni cruciali del gennaio 1933; e soltanto questo aprf a lui e al Partito nazionalsocialista la via del potere. Durante il suo soggiorno a Vienna, agiva nella città un dirigente politico che aveva capito tutto questo e anche la necessità di creare un partito appoggiato dalle masse: era il dottor Karl Lueger, borgomastro di Vienna e dirigente del Partito cristiano-sociale. Egli, pili di ogni altro, divenne il mentore politico di Hitler, benché i due non si fossero mai incontrati. Hitler 10 considerò sempre " il più grande sindaco germanico di tutti i tempi... un uomo di Stato superiore a tutti i cosiddetti " diplomatici " dell'epoca... Se 11 dottor Karl Lueger fosse vissuto in Germania, sarebbe stato annoverato tra le grandi menti del nostro popolo " K. In seguito vi sarebbero stati pochi punti di contatto tra Hitler e questo grasso, disinvolto e gioviale idolo dello strato inferiore delle classi medie viennesi. Certo Lueger, nella sua qualità di capo di un partito fondato La nascita del Terzo Reich 27 sulla piccola borghesia scontenta, divenne l'uomo politico più influente dell'Austria, e in politica trasse, come in seguito lo stesso Hitler, il massimo profitto dal più grossolano antisemitismo. Eppure Lueger, che era cresciuto modestamente e si era procurato col proprio lavoro i mezzi per gli studi universitari, era un uomo di notevole cultura e persino i suoi oppositori, ebrei compresi, erano pronti a riconoscere che, in fondo, era una persona onesta, generosa e tollerante. Stefan Zweig, l'eminente scrittore austriaco d'origine ebrea che passò i suoi anni giovanili a Vienna in quel periodo, ha testimoniato che l'antisemitismo ufficiale di Lueger non gli impedì mai di essere generoso e cordiale cogli ebrei. " II suo modo di amministrare la città, - racconta lo Zweig, - era assolutamente onesto, anzi tipicamente democratico... Gli ebrei che avevano tremato al momento del trionfo del suo partito antisemita continuarono a vivere godendo gli stessi diritti e la stessa stima di prima " ". Questo non piaceva al giovane Hitler, secondo il quale Lueger era troppo tollerante e sottovalutava il problema razziale nei confronti degli ebrei. Non gli garbava, d'altro canto, la mancata adesione del borgomastro al pan-germanesimo e si mostrava contrario al suo clericalismo cattolico e al suo lealismo verso gli Asburgo. Il vecchio imperatore Francesco Giuseppe non si era forse rifiutato ben due volte di approvare l'elezione di Lueger a borgomastro? Hitler però fini per riconoscere l'ingegno di quest'uomo che aveva saputo guadagnarsi l'appoggio delle masse e che dimostrava di avere una vera comprensione dei problemi sociali contemporanei, nonché dell'importanza della propaganda politica e dell'oratoria come mezzi di agitazione di massa. Hitler non poteva non ammirare il modo con cui Lueger trattava una istituzione come la Chiesa: " la sua politica era forgiata con infinita accortezza ". Infine, Lueger " era pronto a usare ogni mezzo disponibile per ottenere l'appoggio delle antiche e stabili istituzioni, ricavando pel suo movimento il maggior vantaggio possibile da tali fonti tradizionali del potere " H. Abbiamo qui in nuce le idee e le tecniche che Hitler doveva usare in seguito per creare il suo partito politico e portarlo al potere in Germania. La sua originalità consiste nell'esser stato l'unico uomo politico di destra ad applicarle in terra tedesca dopo la prima guerra mondiale. Per questo il movimento nazista potè diventare l'unico partito nazionalista e conservatore appoggiato dalle grandi masse. Una volta giunto a tanto, esso ottenne l'appoggio dell'esercito, del presidente della Repubblica e delle associazioni della grande industria: tre "istituzioni di vecchia data" munite di grande autorità, grazie alle quali potè accedere alla carica di cancelliere della Germania. Le lezioni imparate a Vienna si dimostrarono proficue. Il dottor Karl Lueger era un oratore brillante, ma il Partito pangermanista mancava, nel complesso, di abili oratori. Anche di questo Hitler prese nota, e nel Mein Kampf mise bene in risalto l'importanza dell'oratoria in politica. 28
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ... La forza che mette in moto le grandi valanghe sia religiose che storiche, è sempre stata in funzione della magia della parola pronunciata. I larghi strati del popolo soggiacciono sempre alla violenza della parola. E tutti i grandi movimenti sono sempre movimenti di popolo, sono scoppi vulcanici di passioni umane e di sentimenti dell'animo, messi in azione o dalla crudele dea della necessità, o dalla fiaccola incendiata delle parole scaraventate nella massa; ma non sono mai l'espressione gracile di letterati estetizzanti e di eroi da salotto...55. Pur astenendosi dal partecipare alla vita politica dei partiti austriaci, il giovane Hitler cominciò a esercitare la sua oratoria dinanzi a uditori occasionali, nei dormitori pubblici, nelle mense popolari di Vienna e persine agli angoli delle strade. In seguito doveva svilupparsi in lui un vero talento oratorio (io, che ho ascoltato parecchie decine dei suoi più importanti discorsi, posso attestarlo personalmente); un talento unico e insuperato nella Germania tra le due guerre mondiali, e che doveva contribuire in alta misura al suo stupefacente successo. Nell'esperienza viennese di Hitler figuravano infine gli ebrei. A Linz, egli scrisse, c'erano pochi ebrei. " A casa non ricordo di aver mai sentito la parola " ebreo " in tutto il tempo che mio padre rimase in vita ". Alla scuola media c'era un ragazzo ebreo, " ma noi non pensavamo mai alla sua razza... Io li scambiavo persine per tedeschi "56. Secondo l'opinione dell'amico d'infanzia di Hitler ciò non sarebbe vero. " Quando incontrai Adolf Hitler per la prima volta, - disse August Ku-bizek, ricordando i giorni vissuti insieme a Linz, - il suo antisemitismo era già molto spinto... Al suo arrivo a Vienna, Hitler era già un antisemita convinto, e sebbene le sue esperienze viennesi abbiano acuito tale sentimento, non ne furono di certo l'origine "!7. Hitler scrisse: Fu così che venni a Vienna. Gonfio delle impressioni ricevute, schiacciato dal peso del mio destino, non ebbi nei primi tempi la possibilità di guardare pili da vicino le varie stratificazioni che compongono il popolo della gigantesca città. Per quanto Vienna contasse in quegli anni quasi duecentomila ebrei su due milioni di abitanti, io non li vidi affatto... Vedevo nell'ebreo soltanto la religione, e sulla base del principio di tolleranza continuai a non ammettere la possibilità di una lotta religiosa, neanche in questo caso. Perciò il tono della stampa antisemita di Vienna mi pareva indegno della cultura di un grande popolo...ss. Un giorno, racconta Hitler, egli passeggiava nel centro della città: " All'improvviso incontrai una figura avvolta in un caffettano nero e con riccioli neri ai lati della testa. Il primo pensiero che mi venne in mente fu di chiedermi se per caso non fosse un ebreo. Quelli di Linz non avevano di certo un tale aspetto. Osservai l'uomo furtivamente e meticolosamente, e quanto più guardavo quella faccia straniera, esaminandone i tratti a uno a uno, tanto più la mia prima domanda prese una diversa forma. Mi chiesi: Costui è un tedesco? " ". È facile immaginare quale fosse la risposta di Hitler. Egli però sostiene che, prima di giungere a una conclusione definitiva, cercò di " farsi nascere La nascita del Terzo Ketch 29 dei dubbi leggendo dei libri ": s'immerse nella lettura di opere antisemite, opere che allora trovavano un largo smercio a Vienna; poi se ne andò per le strade ad osservare il " fenomeno " da vicino. " Dovunque andassi, - egli afferma, - cominciai a vedere degli ebrei, e quanto più guardavo tanto più netta appariva ai miei occhi la differenza tra loro e il resto dell'umanità... In seguito cominciai a sentirmi nauseato dall'odore che emanavano questi esseri avvolti nel caffettano "60. Successivamente Hitler doveva scoprire la " macchia morale di questo popolo eletto... C'era forse una qualsiasi forma di licenziosità o di sudiciume, specie nella vita culturale, nella quale non avesse parte almeno un ebreo? Se tagliate con cura cedesti ascessi, vi ritroverete sempre, come il verme dentro la carogna, spesso abbagliato dalla luce improvvisa, un miserabile ebreo! " Disse di aver constatato che gli ebrei erano in gran parte responsabili della prostituzione e della tratta delle bianche: " Allorché per la prima volta identificai negli ebrei i freddi dirigenti, svergognati e calcolatori, di questo disgustoso traffico del vizio nella feccia della grande città, un brivido mi attraversò la schiena " ". Vi è una forte dose di sessualità morbosa nei deliri di Hitler riferentisi agli ebrei. Tale era, del resto, la caratteristica della stampa antisemita del tempo, e più tardi dell'ignobile settimanale di Norimberga, " Der Stùrmer ", Pagina 25
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt diretto da uno dei compagni favoriti di Hitler, Julius Streicher, gerarca nazista della Franconia, noto pervertito e personaggio fra i più sinistri del Terzo Reich. Mein Kampf è cosparso di turpi allusioni a brutali ebrei che seducono innocenti fanciulle cristiane inquinando in tal modo il sangue della razza. Hitler non risparmiava parole sulla " visione d'incubo offerta dalla seduzione di centinaia di migliaia di ragazze ad opera di ripugnanti, storpi ebrei bastardi ". Come è stato accennato da Rudolf Olden, una delle radici dell'antisemitismo di Hitler potrebbe essere stata la sua tormentosa invidia sessuale. Benché avesse superato da poco i vent'anni, sembra che egli durante il suo soggiorno a Vienna non abbia avuto rapporti di nessun genere con donne. " A poco a poco, - racconta Hitler, - cominciai a odiarli... Quella fu per me l'epoca di maggior elevazione spirituale che abbia mai vissuto: cessai di essere un incerto cosmopolita e diventai un antisemita " ". E antisemita cieco e fanatico egli doveva restare sino alla sua amara fine. Il suo ultimo testamento spirituale, scritto poche ore prima della morte, contiene la maledizione finale degli ebrei, responsabili della guerra che invece lui stesso aveva scatenato e che aveva finito col travolgere lui e il Terzo Reich. Quest'odio cocente che doveva contagiare tanti tedeschi portò in definitiva a un massacro così mostruoso e di tali dimensioni da lasciar sull'umanità intera un'orribile cicatrice che di certo resterà finché l'uomo vivrà sulla terra. L'ascesa di Hitler Nella primavera del 1913 Hitler abbandonò definitivamente Vienna per recarsi a vivere in Germania, dove, cerne egli ebbe a dire, aveva sempre battuto il suo cuore. Aveva allora ventiquattro anni e a tutti, fuor che a se stesso, doveva di certo sembrare un fallito sotto ogni riguardo. Non era riuscito a divenire né pittore, né architetto; non era riuscito a combinare nulla; per ciò che si poteva constatare, non era altro che un vagabondo eccentrico dalle idee libresche. Non aveva amici, né famiglia, né lavoro, né casa. Ma era animato da un'irriducibile fiducia in se stesso e dall'ardente, profonda convinzione di avere una missione da compiere. È probabile che Hitler abbia lasciato l'Austria per sfuggire agli obblighi di leva *. Ciò non per codardia ma perché detestava servire nell'esercito a fianco di ebrei, slavi e altre minoranze etniche dell'impero. Hitler afferma in Mein Kampf di essersi recato a Monaco nella primavera del 1912, ma ciò è inesatto. Infatti, da un registro di polizia, risulta che egli abitò a Vienna fino al maggio del 1913. Le ragioni da lui addotte per spiegare la sua partenza dall'Austria erano molto esaurienti. Nello stesso tempo cresceva sempre pili la mia avversione per lo Stato asburgico... Quel conglomerato di razze che era il quadro della capitale, quella miscela di boemi, di polacchi, di ungheresi, di ruteni, di serbi e di croati mi diventava sempre più odiosa, e soprattutto quei funghi che prosperano in tutte le crepe dell'umanità: ebrei, sempre ebrei... La grande capitale mi appariva come la personificazione dell'incesto... Quanto più durava la mia permanenza a Vienna, tanto più aumentava il mio odio contro quel coacervo di popoli stranieri che corrodeva l'antica città tedesca... Per tutte queste cose si faceva sempre più forte in me la nostalgia di recarmi colà, dove fin dall'infanzia mi attiravano desideri segreti, un segreto amore... ". In quella terra da lui tanto amata, l'attendeva un destino che egli non avrebbe immaginato neppure nei suoi sogni più sfrenati e ardenti. Fino a poco tempo prima di divenire cancelliere, egli nel Reich tedesco, almeno per 10 stato civile, era uno straniero, avendo conservato la nazionalità austriaca. * Fin dal 1910, quando compi i venturi anni, Hitler era soggetto all'obbligo del servizio militare. Secondo lo Heiden, le autorità austriache non riuscirono a rintracciarlo a Vienna; scovatolo infine a Monaco di Baviera gli ingiunsero di presentarsi per l'abituale esame medico a Linz. Josef Greiner, nel suo Das Ende des Hitler-Mythos, pubblica parte della corrispondenza intercorsa tra Hitler e le autorità militari austriache. In essa egli negò di essersi recato in Germania per evitare 11 servizio militare austriaco. Adducendo a giustificazione la mancanza di denaro, chiese di sotto mettersi all'esame medico a Salisburgo, data la vicinanza di questa città a Monaco. Qui venne esaminato il ; febbraio 1914 e dichiarato inabile, per cattiva salute, tanto per Pagina 26
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il servizio militare propriamente detto che per i servizi ausiliari: sembra che fosse ancora affetto da una malattia polmonare. Il fatto di non essersi presentato per adempiere agli obblighi di leva finché le autorità preposte non riuscirono a rintracciarlo quando aveva già ventiquattro anni, doveva infastidire Hitler quando la sua stella cominciò a salire in Germania. Greiner conferma una notizia che cir colava nei circoli nazisti all'epoca del mio soggiorno a Berlino, cioè che quando le truppe tedesche nel 1938 occuparono l'Austria, Hitler ordinò alla Gestapo di rintracciare i documenti ufficiali ri guardanti il suo servizio militare. Le ricerche condotte nei registri militari di Linz ebbero esito negativo, e Hitler montò su tutte le furie. Erano stati trafugati da un membro del governo lo cale, che a guerra ultimata li esibì a Greiner. La nascita del Terzo Reich 31 Aveva raggiunto la maggiore età come cittadino austriaco durante l'ultimo decennio precedente la caduta dell'impero degli Asburgo; incapace di mettere radici nella sua civilissima capitale, aveva abbracciato tutti i più assurdi odi e pregiudizi allora in voga tra gli estremisti di lingua tedesca, senza riuscire a comprendere quanto di buono e d'onesto c'era nella stragrande maggioranza dei suoi concittadini, fossero cèchi, ebrei o tedeschi, poveri o ricchi, artisti o artigiani. Sarebbe difficile affermare che possa esserci stato un altro tedesco, del Nord o della Renania, della Prussia orientale e perfino della Baviera che, dopo esperienze più o meno analoghe, abbia avuto nel sangue e nella mente un miscuglio di idee simile a quello che portò Adolf Hitler fino alle più alte vette. Ma non va dimenticato che in lui vi era anche una buona dose di genio dagli aspetti imprevedibili. Questo genio però non era ancora sbocciato nella primavera del 1913; a Monaco come a Vienna Hitler restò uno squattrinato, senza amici, senza un impiego fisso. Poi nel 1914 venne la guerra, nel cui vortice spaventoso fu afferrato come tanti milioni d'esseri. Il 3 agosto si offerse al re Luigi III di Baviera come volontario in un reggimento bavarese. La domanda fu accettata. Per il giovane vagabondo, quello fu un dono del ciclo: adesso era in grado di soddisfare non solo la brama di servire la sua amata patria d'adozione in una lotta - come egli dice - per la sopravvivenza - " essere o non essere " - ma perché in tal modo poteva superare gli insuccessi e le frustrazioni della sua precedente esistenza. " Per me, - scrisse in Mein Kampf, - quei momenti vennero come la liberazione dalle sventure che mi affliggevano sin dai giorni della giovinezza. Non mi vergogno di dire che, trasportato dall'entusiasmo del momento, caddi in ginocchio e ringraziai con tutto il cuore il Ciclo per avermi accordato il privilegio di vivere in un'epoca come quella... Come per tutti i tedeschi, per me cominciava il periodo più memorabile della vita. Rispetto agli eventi di questa gigantesca lotta, tutto il passato svaniva nell'oblio " ". Per Hitler il passato con tutta la sua miseria, la solitudine e le delusioni doveva restare per sempre nell'ombra, anche se aveva impresso un marchio duraturo sulla sua mente e sul suo carattere. La guerra, che stava per portare la morte a tanti milioni d'esseri, significava per lui, allora venticinquenne, l'inizio di una nuova vita. 1 II memorandum Hammerstein, citato da Wheeler-Bennett nel suo libro The Nemesis of Power, p. 285. Il memorandum fu scritto per Wheeler-Bennett dal dottor Kunrath von Hammerstein, figlio del generale, sulla base di note e diari del padre. S'intitola: Schleicber, Hammerstein e la conquista del potere. JOSEPH GOEBBELS, Vom Kaiserhof zur Reichskanzlei, p. 2.51. Memorandum Hammerstein, citato da WHEELER-BENNETT, op. cit., p. 280. GOEBBELS, Op. CÌt., p. 250. Ibid., p. 2.52. Ibid. 7 ANDRE FRANCOIS-PONCET, The Fateful Years, p. 48. L'autore fu ambasciatore francese a Berlino dal 1930 al 1938. 8 GOEBBELS, Vom Kaiserhof eco., pp. 251-54. ' Proclama del 5 settembre 1934, letto a Norimberga. Pagina 27
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 10 FRIEDRICH MEINECKE, The German Catastrophe, p. 96. " Le citazioni da Mein Kampf di A. Hitler sono state controllate sulla traduzione italiana dell'opera (Bompiani, Milano 1934). 12 KONRAD HEIDEN, Der Fiihrer, p. 36. Tutti coloro che hanno scritto sul Terzo Reich sono in debito verso lo Heiden per il materiale riguardante il primo periodo della vita di Hitler, da lui fornito. " Ibid., p. 4114 Ibid., p. 4315 Ibid. 16 Mein Kampf, p. 6. " Ibid., p. 8. 18 Ibid., pp. 8-10. 19 Ibid., P. io. 20 Hitler's Secret Conversations 1941-1944, p. 287. 21 Ibid., p. 346. 22 Ibid., p. 54723 Ibid., pp. .566-67. 24 AUGUST KUBIZEK, The Young Hitler I Knew, p. 50. 25 Ibid., P. 4926 Mein Kampf, pp. 14-15. 27 KDBIZEK, op. cit., p. 52 e Hitler's Secret Conversations, p. 567. 28 Ibid., p. 44. 29 Mein Kampf, p. 18. 30 Ibid., p. 21. 31 KUBIZEK, Op. CÌt., p. 59. 32 Ibid., p. 76. 33 Ibid., pp. .54-55. 34 HEIDEN, Der Fiihrer, p. 62. 35 Mein Kampf, p. 20. 36 Ibid., p. 18. 37 Ibid. 38 Ibid., p. 21. 39 Ibid., pp. 21-22. 40 /"e World of Yesterday, p. 63. 54 Afó" Kampf, p. 100. 55 7WJ., p. 107. 56 Ibid., p. 52. 57 KUBIZEK, Op. dt., p. 79. 58 Metti Kampf, p. 5259 Ibid., p. 56. M IW
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt convalescenza dopo una cecità passeggera da cui era stato colpito un mese prima, nel corso di un attacco britannico coi gas sferrato nei pressi di Ypres. Quella domenica mattina il pastore informò i soldati che il Kaiser era fuggito in Olanda dopo aver abdicato al trono. Il giorno prima era stata proclamata a Berlino la repubblica e l'indomani, l'i i novembre, sarebbe stato firmato l'armistizio a Compiègne, in Francia. La guerra era perduta. La Germania si trovava alla mercé degli Alleati. Il pastore si mise a singhiozzare. " Mi era impossibile resistere. Mentre davanti ai miei occhi si levarono di nuovo le tenebre, me ne tornai barcollando verso la camerata, mi buttai sul mio letto e seppellii il capo che mi bruciava nei cuscini... Tutto era stato inutile. Inutili i sacrifici, le privazioni, inutili le ore in cui, attanagliati dalla paura e dalla morte, facevamo il nostro dovere; inutile la morte di due milioni di uomini... Erano forse morti per questo?... Perché un mucchio di criminali ardisse alzare la mano sulla patria?... " '. Per la prima volta da quando era stato in piedi vicino alla tomba di sua madre, Hitler s'abbandonò al pianto. " Non riuscii a frenarmi ", egli scrisse. Come tanti altri milioni di suoi concittadini, allora e sempre si rifiutò di accettare la dura realtà della sconfitta della Germania sui campi di battaglia e della guerra perduta. Come tanti altri milioni di tedeschi, Hitler era stato un soldato coraggioso. In seguito, alcuni suoi avversari politici lo accusarono di essersi comportato da codardo nei combattimenti; ma bisogna riconoscere onestamente che di ciò non si trova traccia alcuna nel suo foglio di servizio. Quale staffetta di collegamento della prima compagnia del 16° reggimento bavarese di fanteria di riserva, venne inviato al fronte verso la fine dell'ottobre 1914, dopo appena tre mesi di addestramento. La sua unità fu decimata in quattro giorni di duri combattimenti nella prima battaglia di Ypres, quando le Nascita del partito nazista 35 truppe britanniche fermarono l'offensiva tedesca avente per obiettivo la Manica. Secondo una lettera scritta da Hitler al suo padrone di casa di Monaco, un certo Popp, sarto, in quattro giorni di combattimenti il suo reggimento s'era ridotto da tremilacinquecento uomini a non più di seicento. Erano sopravvissuti solo trenta ufficiali e quattro compagnie dovettero essere sciolte. Durante la guerra Hitler fu ferito due volte; la prima il 7 ottobre 1916 nella battaglia della Somme, riportando una lesione alla gamba. Dopo un periodo di ricovero in un ospedale in territorio tedesco, egli nel marzo del 1917 fece ritorno al reggimento List, così chiamato dal nome del suo primo comandante. Promosso caporale, prese parte alla battaglia di Arras e alla terza battaglia di Ypres nell'estate di quell'anno. Il suo reggimento si trovò al centro dei combattimenti durante l'ultima massiccia offensiva scatenata dai tedeschi nella primavera e nell'estate del 1918. La sera del 13 ottobre fu colpito durante un pesante attacco coi gas sferrato dagli inglesi in una collina a sud di Werwick durante l'ultima battaglia d'Ypres. " Barcollai e indietreggiai cogli occhi che mi bruciavano, - egli racconta, - tenendo con me il più recente bollettino di guerra. Poche ore dopo i miei occhi erano braci ardenti; intorno a me tutto era diventato buio "2. Fu decorato al valore due volte. Nel dicembre 1914 ricevette la croce di ferro di seconda classe, nell'agosto 1918 la croce di ferro di prima classe: un'onorificenza, questa, concessa raramente a un soldato semplice nel vecchio esercito imperiale. Uno dei commilitoni della sua unità asserf che Hitler aveva ricevuto l'ambita decorazione per avere catturato da solo quindici inglesi; secondo un altro si trattava di francesi. La cronaca ufficiale del reggimento List non fa parola di questa impresa, ma neanche di altre azioni di guerra individuali di molti suoi soldati che furono decorati. Qualunque fosse la motivazione, è indubbio che il caporale Hitler ricevette la croce di ferro di prima classe, decorazione che egli portò con orgoglio fino al termine della sua vita. Secondo quanto fu osservato da più di uno dei suoi commilitoni, come soldato era stato un tipo alquanto strano: a differenza degli altri, non riceveva lettere né pacchi da casa, non chiedeva mai licenze, non dimostrava alcun interesse per le donne, neppure quello solito dei soldati al fronte; non brontolava mai - come facevano anche i più coraggiosi - per la sporcizia, i pidocchi, il fango, il tanfo delle trincee. Fu un soldato davvero entusiasta, terribilmente serio per tutto ciò che riguardava gli scopi della guerra e il sicuro destino della Germania. " Noi gli inviavamo delle maledizioni e non lo potevamo soffrire, - ricordò in seguito uno dei suoi compagni d'armi. - C'era quella cornacchia bianca che Pagina 29
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non si univa a noi quando mandavamo la guerra all'inferno " \ Un altro ce lo descrive seduto " in un angolo della mensa, tenendosi la testa fra le mani, immerso in profondi pensieri. All'improvviso si alzava di scatto in preda a una grande eccitazione, saltellava e correva, affermava che malgrado i nostri grossi cannoni non avremmo raggiunto la vittoria poiché i nemici invincibili interni del popolo tedesco rappresentavano un pericolo mag3 6 L'ascesa di Hitler giore del più potente cannone del nemico "4. E subito prorompeva in un violento attacco contro tali " nemici invisibili ": gli ebrei e i marxisti. Non aveva forse imparato a Vienna che costoro erano la fonte di ogni male? Non aveva forse visto tutto ciò coi propri occhi, nel bel mezzo della guerra, mentre giaceva convalescente nella patria tedesca per la ferita alla gamba? Dopo essere stato dimesso dall'ospedale di Beelitz, vicino a Berlino, ebbe tempo di visitare la capitale; poi parti per Monaco, incontrando dappertutto dei " mascalzoni " che maledicevano la guerra e che ne desideravano la rapida fine. C'erano imboscati in abbondanza, e chi potevano essere, se non ebrei? " I pubblici uffici, - osservò, - erano pieni di ebrei. Quasi tutti gli impiegati erano ebrei e quasi tutti gli ebrei erano degli impiegati... Nell'anno 1916-17 quasi l'intera produzione era in mano alla finanza ebraica... L'ebreo derubava l'intera nazione e l'opprimeva, tenendola in suo potere... Vedevo avvicinarsi con orrore la catastrofe..."5. Hitler non poteva sopportare la vista di tutto ciò e fu felice - disse - di tornare al fronte. Ancor meno potè sopportare il disastro che si abbattè sulla sua amata patria nel novembre 1918. Per lui, come per la maggioranza del popolo tedesco, la sconfitta era " mostruosa " e immeritata. L'esercito tedesco non era stato sconfitto sui campi di battaglia: era stato pugnalato alla schiena dai traditori, all'interno. Così in Hitler, come in tanti altri tedeschi, maturò una fede fanatica nella leggenda della " coltellata alla schiena ": una leggenda che più di ogni altra cosa doveva minare la Repubblica di Weimar e preparare la via al trionfo definitivo di Hitler. Tale leggenda era assurda. Il generale Luden-dorff, che era il vero comandante in capo, aveva insistito il 28 settembre 1918 perché si chiedesse "immediatamente" un armistizio e il suo superiore nominale, il feldmaresciallo von Hindenburg, aveva appoggiato tale istanza. Nella riunione del Consiglio della Corona tenutasi a Berlino il 2 ottobre e presieduta dal Kaiser, Guglielmo II, Hindenburg rinnovò la richiesta di armistizio immediato formulata dall'Alto comando. " L'esercito, -egli disse, - non può attendere altre quarantotto ore ". In una lettera scritta 10 stesso giorno, Hindenburg dichiarò senza mezzi termini che la situazione militare imponeva in modo categorico " la fine delle ostilità ". Non vi fu alcun accenno alla " coltellata alla schiena ". Solo in seguito l'eroe Hinden burg aderf a quel mito. In occasione di una seduta del comitato d'inchie sta dell'Assemblea Nazionale tenutasi un anno dopo la fine della guerra, 11 18 novembre 1919, Hindenburg fece la seguente dichiarazione: "Come disse un generale inglese, la verità è che l'esercito tedesco è stato pugnalato alla schiena " *. * L'attribuzione della paternità di questo mito a un generale inglese è priva di ogni base reale. Wheeler-Bennett, in Wooden Titan: Hindenburg, ha spiegato ironicamente che due generali britannici - senza saperlo - avrebbero avuto una parte nella nascita della falsa leggenda. " II primo era il maggiore generale Sir Frederick Maurice, autore del libro The Lasi Four Months, pubblicato nel 1919, le cui idee furono grossolanamente deformate dai critici della stampa tedesca: secondo loro in tale libro si sarebbe affermato che l'esercito tedesco era stato tradito dai socialisti sul fronte interno, e non battuto sul campo di battaglia. Il generale si oppose a tale sviNascita del partito nazista 37 A onor del vero, bisogna ricordare che il governo civile presieduto dal principe Max di Baden, il quale fino a tutto il settembre non era stato informato dall'Alto comando del peggioramento della situazione militare, si oppose per diverse settimane alla richiesta di armistizio avanzata da Luden-dorff. Bisogna aver vissuto in Germania nel periodo tra le due guerre per rendersi conto fino a che punto il popolo tedesco prestò fede a questa incredibile fandonia. I fatti crudi che la smentivano si potevano trovare dappertutto, ma i tedeschi di destra non vollero nemmeno prenderli in considerazione. I colpevoli, da essi stigmatizzati senza tregua, erano i " criminali di novembre ": Pagina 30
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un'espressione che Hitler s'incaricò d'instillare nella coscienza del suo popolo. Nessuno considerò neanche per un momento il fatto che l'esercito tedesco aveva raggirato astutamente, in modo alquanto codardo, il governo repubblicano per ottenere la firma di un armistizio che i capi militari avevano già insistentemente invocato, consigliando essi stessi al governo di accettare il trattato di pace di Versailles. D'altro canto non si tenne presente che il Partito socialdemocratico nel 1918 aveva assunto con riluttanza il potere al solo scopo di salvare la nazione dal caos che minacciava di condurre al bolscevismo. Quel partito non fu certamente responsabile del collasso tedesco. Responsabile, se mai, era il vecchio regime e gli uomini che ne erano stati alla testa *. Ma milioni di tedeschi si rifiutarono di riconoscere i fatti e si misero a cercare dei capri espiatori per la disfatta e per la conseguente miseria e umiliazione della Germania. Per loro fu facile convincersi che i veri colpevoli erano i " criminali di novembre ", i quali, firmando la capitolazione, avevano istituito un governo democratico al posto dell'antica autocrazia. La grande credulità dei tedeschi è uno dei motivi ricorrenti nel Mein Kampf di Hitler, il quale in seguito doveva servirsene per raggiungere i propri scopi. Per Adolf Hitler, dopo la sera del io novembre 1918, quando il pastore protestante lasciò l'ospedale di Pasewalk, seguirono " giornate terribili e notti ancora peggiori ". " Sapevo, - scrisse, - che tutto era perduto. Soltanto i pazzi, i bugiardi e i criminali avrebbero potuto sperare nella misericordia del nemico. In quelle notti l'odio in me crebbe: odio per i responsamento del suo pensiero da parte della stampa tedesca, ma senza successo. Ludendorfi si servi delle recensioni del libro per convincere Hindenburg... " " L'altro ufficiale, - scrive Wheeler-Bennett, - era il maggiore generale Malcolm, capo della missione militare britannica a Berlino. Una sera Ludendorfi era a cena col generale inglese, e con la sua solita ampollosa eloquenza cercò di spiegare fino a quale punto l'Alto comando avesse sempre sofferto della mancanza di appoggio da parte del governo civile e in quale modo la rivoluzione avesse tradito l'esercito. Per condensare in una sola frase l'eloquio di Ludendorfi, il generale Malcolm gli chiese: " Vuoi forse dire, generale, che siete stati pugnalati alla schiena? " Gli occhi di Ludendorfi s'illuminarono e afferrò subito la frase come un cane si getta su di un osso. " Pugnalati alla schiena? " ripetè. " Proprio così. Siamo stati pugnalati alla schiena " ". * Solo qualche generale ebbe il coraggio di riconoscerlo. Il 23 agosto 1924, la " Frankfurter Zeitung " pubblicò un articolo del generale Freiherr von Schoenaich che analizzava le cause della disfatta tedesca. Costui arrivò " all'irrefutabile conclusione che la nostra rovina è riconducibile alla supremazia delle nostre autorità militari sulle autorità civili... Di fatto, il militarismo tedesco si è semplicemente suicidato " (citato da Telford Taylor nel libro Sword and Swastika, p. 16). 38 L'ascesa di Hitler sabili di questo misfatto... Criminali miserabili e degenerati. Quanto più mi sforzavo in quell'ora di vedere chiaro nel mostruoso evento, tanto più mi bruciava nel cuore la vergogna e l'indignazione. Cosa poteva essere tutto il mio dolore agli occhi a paragone di quella miseria? " Poi " ebbi coscienza del mio destino. Decisi di consacrarmi alla politica " '. La storia in seguito avrebbe mostrato la fatalità di tale decisione per Hitler e per il mondo. Gli inizi del partito nazista. Le prospettive di carriera politica in Germania per quell'austriaco trentenne sprovvisto di amici e di mezzi, senza un mestiere né una professione, che in passato non aveva avuto nessuna occupazione regolare e mancava di qualsiasi esperienza in campo politico, erano tutt'altro che promettenti; e lo stesso Hitler, sia pure per poco tempo, dovette riconoscerlo. " Per quattro giorni, egli racconta, - mi chiesi cosa potevo fare, e la conclusione cui approdava ogni mia meditazione era invariabilmente la stessa: uno sconosciuto come me non disponeva della benché minima base per intraprendere una qualche utile iniziativa "7. Il suo rientro a Monaco verso la fine di novembre del 1918 gli servì solo per constatare che la sua città d'adozione era quasi irriconoscibile. Anche in quella città era scoppiata la rivoluzione. Il re, della dinastia dei Wittelsbach, aveva abdicato. La Baviera era in mano ai socialdemocratici, che avevano fondato uno " Stato popolare " bavarese sotto la direzione di Kurt Eisner, popolare scrittore ebreo nato a Berlino. Il 7 novembre Eisner, figura familiare agli abitanti di Monaco, piccolo di statura, con una lunga barba Pagina 31
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt grigia, gli occhiali a pince-nez e un enorme cappello nero, era sceso in piazza alla testa di poche centinaia di manifestanti, e senza colpo ferire aveva occupato la sede del parlamento e del governo, proclamando la repubblica. Tre mesi dopo fu assassinato da un giovane ufficiale di destra, il conte Anton Arco-Valley. I lavoratori proclamarono allora una repubblica sovietica, che ebbe però breve vita. Il i° maggio 1919 truppe regolari inviate da Berlino e vo-lontari bavaresi (Freikorps) occuparono Monaco abbattendo il regime comunista e massacrando parecchie centinaia di persone, tra cui molti non comunisti, quale rappresaglia per la fucilazione di una dozzina di ostaggi eseguita dal soviet locale. Benché per il momento venisse formalmente restaurato un governo socialdemocratico moderato, sotto la presidenza di Johannes Hoff-mann, in Baviera l'effettivo potere politico passò nelle mani della destra. Durante questo caotico periodo, per destra si doveva intendere l'esercito regolare, la Reichswehr e i monarchici che volevano il ritorno dei Wittelsbach. Era un nucleo di conservatori che disprezzavano la repubblica democratica istituita a Berlino. Col passare del tempo, poi, la destra venne a rappresentare soprattutto la gran massa dei soldati smobilitati per i quali il 1918 aveva significato il crollo: uomini gettati sul lastrico, incapaci ormai I Nascita del partito nazista 39 di trovare lavoro e di rientrare nella società borghese che avevano lasciata nel 1914- Erano gli stessi uomini che la guerra aveva reso duri e violenti e che non potevano liberarsi dalle abitudini contratte nel tempo di guerra. Come ebbe a dire in seguito Hitler, che per un certo tempo fu uno di loro: " Essi diventarono rivoluzionari propugnando una rivoluzione fine a se stessa, la rivoluzione quale stato permanente ". I Freikorps - bande di volontari armati - cominciarono a dilagare per la Germania, segretamente equipaggiati dalla Reichswehr. Dapprima essi vennero impiegati esclusivamente contro i polacchi e i baltici nella lotta per le frontiere orientali tedesche, ma ben presto si diedero a organizzare complotti per provocare lo sgretolamento del regime repubblicano. Nel marzo del 1920 una di tali formazioni, la famosa brigata Ehrhardt, occupò Berlino consentendo al dottor Wolfgang Kapp *, mediocre politicante d'estrema destra, di proclamarsi cancelliere. L'esercito regolare, sotto il comando del generale von Seeckt, stette a guardare, mentre il presidente della Repubblica, seguito dal governo, fuggì nella Germania occidentale. Soltanto uno sciopero generale proclamato dai sindacati valse a ripristinare il regime repubblicano. Un altro colpo di Stato ebbe miglior fortuna a Monaco di Baviera: il 14 marzo 1920, la Reichswehr rovesciò il governo socialista di Hoffmann instaurando un regime di destra capitanato da Gustav von Kahr. Cosi la capitale della Baviera divenne il centro di gravita di tutte quelle forze che in Germania miravano a travolgere la Repubblica, a instaurare un regime autoritario e a denunciare il Diktat di Versailles. I capi dei corpi di volontari, compresi i membri della brigata Ehrhardt, trovavano rifugio e accoglienza in quella città. Anche il generale Ludendorff si stabilì a Monaco, insieme a una massa scontenta di altri ufficiali in congedo **. Nella stessa città si organizzarono assassini politici, come quello di Mathias Erzberger, il politico cattolico moderato che aveva avuto il coraggio di firmare l'armistizio mentre i generali se la svignavano, e di Walther Rathenau, il colto e brillante ministro degli Esteri, odiato dagli estremisti per essere ebreo e per aver voluto attuare una sincera politica mirante ad applicare in pratica alcune almeno delle disposizioni del trattato di Versailles. In tale situazione, a lui così propizia, ebbe inizio la carriera di Hitler. Al momento del suo ritorno a Monaco alla fine del novembre 1918, Hitler trovò che il suo battaglione era in mano al " consiglio dei soldati ". * Kapp era nato a New York il 24 luglio 1868. ** Alla fine della guerra Ludendorif fuggì in Svezia travestito, con basette false e occhiali scuri. Nel febbraio del 1919 fece ritorno in Germania, scrivendo alla moglie: " La più grande stupidità dei rivoluzionari sarebbe di lasciarci tutti in vita. Poiché se mai io tornassi al potere, non ci sarebbe perdono; con la coscienza tranquilla farei impiccare Ebert, Scheidemann e compagni, e mi fermerei a vederli penzolare ". (MARGARITTA LUDENDORFF, Als ich Ludendorffs Frau taar, p. 229). Ebert fu il primo presidente e Scheidemann il primo cancelliere della Repubblica di Weimar. Benché secondo a Hindenburg, Ludendorff era stato virtualmente il dittatore della Germania negli ultimi due anni di guerra. Pagina 32
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 40 L'ascesa di Hitler Ciò ripugnava talmente alla sua natura - secondo quanto egli stesso disse -che decise di " partire al più presto possibile ". Passò l'inverno prestando servizio come guardia in un campo di prigionieri di guerra a Traunstein, nelle vicinanze della frontiera austriaca e tornò a Monaco nella primavera successiva. Nel Mein Kampf racconta di essere incorso nella " disapprovazione " del governo di sinistra e sostiene di esser sfuggito alla prigione spianando la sua carabina contro tre " furfanti " venuti ad arrestarlo. Subito dopo la caduta del governo comunista, Hitler diede inizio a ciò che egli chiamò la sua " prima attività più o meno politica ", che consisteva nel fornire informazioni alla commissione d'inchiesta creata dal 2° reggimento di fanteria per accertare le responsabilità delle persone implicate nel breve regime sovietico instaurato a Monaco. A quanto pare, i servizi resi da Hitler in tale occasione furono tali da indurre l'esercito a utilizzarlo ulteriormente. Venne messo nell'ufficio stampa e informazioni del reparto politico del comando militare distrettuale. Contrariamente alle sue tradizioni, l'esercito tedesco s'era messo a occuparsi di politica, specie in Baviera, dove era finalmente riuscito a insediare un governo di suo gradimento. Per sostenere il proprio punto di vista conservatore, l'esercito organizzava dei corsi di " istruzione politica " destinati ai soldati; a uno di essi partecipò quale attento allievo Adolf Hitler. Un giorno Hitler - secondo quanto egli riferisce - prese parte a una conferenza in cui un tale si era espresso in favore degli ebrei. La polemica antisemita che egli allora sostenne fu assai gradita dai suoi superiori, tanto che provvedettero al suo rapido trasferimento ad un reggimento di Monaco in qualità di ufficiale addetto all'istruzione della truppa (Bildungsoffizier), il cui compito principale era di combattere le idee giudicate pericolose: pacifismo, socialismo, democrazia. Tale era la concezione che l'esercito aveva dei propri compiti nella repubblica democratica che aveva giurato di servire. Fu quello un passo importante nell'attività di Hitler, il primo riconoscimento ottenuto nel campo della politica, cui presto doveva dedicarsi. Fu anzitutto una buona occasione per collaudare le sue qualità di oratore, requisito indispensabile - egli sostenne sempre - per una fortunata carriera politica. " Improvvisamente, - racconta, - mi venne offerta la possibilità di rivolgermi ad un pubblico più vasto, e la convinzione che avevo sempre avuta, senza tuttavia averne le prove, ora trovò conferma: sapevo "parlare " ". Tale scoperta gli procurò un grande piacere ma non lo sorprese troppo. Aveva temuto che il volume della sua voce fosse stato irrimediabilmente compromesso dai gas asfissianti respirati al fronte. Adesso constatava di essersi ristabilito quanto bastava per essere udito " almeno fino in ogni angolo delle stanzette della truppa " ". Questi furono gli esordi di un talento oratorio che avrebbe fatto di Hitler il tribuno più efficace della Germania, col potere magico, allorché parlava alla radio, di dominare milioni d'individui grazie alla sua voce. Un giorno di settembre del 1919, Hitler ricevette l'ordine dal dipartimento politico dell'esercito di occuparsi dell'attività di un piccolo gruppo Nascita del partito nazista 41 politico di Monaco, che si autoproclamava Partito dei lavoratori tedeschi. I militari sospettavano di tutti i partiti operai perché si trattava per lo più di organizzazioni socialiste o comuniste, ma il partito in questione sembrava diverso. Hitler racconta che tale gruppo gli era " completamente sconosciuto ". Eppure conosceva uno degli uomini che, secondo il programma, avrebbe dovuto prendere la parola in una delle riunioni del partito sulle cui attività gli era stato ordinato di investigare. Poche settimane prima, in occasione di uno dei corsi educativi per l'esercito cui abbiamo accennato, aveva ascoltato una conferenza di Gottfried Feder, ingegnere edile e studioso dilettante di problemi di economia politica, il quale era ossessionato dall'idea che il capitale " speculativo ", in opposizione al capitale " creativo " e " produttivo ", fosse radice e causa di gran parte dei mali dell'economia tedesca. Feder sosteneva che era necessario abolire il capitale "speculativo" e nel 1917 aveva creato un'organizzazione per raggiungere tale scopo: la lega combattentistica tedesca per spezzare la schiavitù dell'interesse. Hitler, ignaro di economia, fu assai impressionato dalla conferenza di Feder. Egli vide nell'appello di Feder a " spezzare la schiavitù dell'interesse " una delle " premesse essenziali per la fondazione di un nuovo partito politico ". Nella conferenza di Feder - disse - " trovai uno slogan potente per questa prossima campagna " '. Dapprima però non credette di dover annettere alcuna importanza al Partito Pagina 33
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dei lavoratori tedeschi. Partecipò alla riunione, per eseguire l'ordine ricevuto, ma non ne fu particolarmente colpito. Vi era andato convinto che si trattasse di una noiosa riunione di circa venticinque persone, in una buia stanza dello scantinato della birreria Sterneckerbràu. Scrisse: " Era una nuova organizzazione come tante altre. A quei tempi tutti coloro che non erano soddisfatti della piega presa dagli avvenimenti... si sentivano in dovere di fondare qualche nuovo partito. Tali organizzazioni sorgevano dappertutto, per sparire silenziosamente poco dopo. Io giudicai il Partito dei lavoratori tedeschi alla stregua degli altri "10. Quando Feder ebbe finito di parlare, si alzò un " professore " che, dopo aver messo in dubbio la solidità dei ragionamenti dell'oratore, propose lo sganciamento della Baviera dalla Prussia e la creazione di una nazione tedesca meridionale insieme all'Austria. Tale idea era assai diffusa nella Monaco dell'epoca, ma la sua enunciazione fece andare in collera Hitler che - come ricordò più tardi, - volle scambiare quattro chiacchiere con il " colto gentiluomo ". Il suo intervento fu talmente violento che, secondo lo stesso Hitler, il " professore " abbandonò la sala con l'aria di un cane bastonato, mentre gli astanti guardavano lo sconosciuto oratore " con facce meravigliate ". Qualcuno - Hitler riferisce che non potè ben capire il suo nome - venne d'un balzo verso di lui e gli mise fra le mani un opuscolo. Quest'uomo era Anton Drexler, di professione fabbro, l'uomo che può considerarsi il vero fondatore del nazionalsocialismo. Era un individuo malaticcio, portava gli occhiali, non aveva fatto studi regolari e aveva una niente indipendente sf, ma ottusa e confusa; mediocre scrittore e pessimo 42 L'ascesa di Hitler oratore, Drexler a quel tempo lavorava negli spacci ferroviari di Monaco. Il 7 marzo 1918 aveva organizzato un comitato di lavoratori indipendenti allo scopo di combattere il marxismo in seno ai sindacati e di agitare le coscienze per una " giusta " pace per la Germania. In realtà, si trattava della diramazione di un movimento più vasto della Germania settentrionale, noto come " Associazione per promuovere la pace secondo le direttive della classe operaia " (la Germania era allora, e tale doveva rimanere fino al 1933, piena di infiniti raggruppamenti politici contraddistinti da nomi altisonanti). Drexler non riuscì mai a raccogliere più di quaranta membri, e nel gennaio 1919 fuse il suo comitato con un raggruppamento simile, il Circolo politico dei lavoratori, capeggiato dal cronista di un giornale, un certo Karl Harrer. La nuova organizzazione, che contava meno di cento iscritti, venne designata col nome di Partito dei lavoratori tedeschi, e Harrer ne fu il primo presidente. Hitler, che nel Mein Kampf trova poco da dire su alcuni dei suoi primi camerati i cui nomi sono stati dimenticati, fa a Harrer l'elogio di essere stato " onesto " e " certo in possesso d'una vasta cultura "; deplora però che fosse sprovvisto di " doti oratorie ". Può darsi che Harrer debba la sua fama (sia pure effimera) proprio alla sua tenace convinzione che Hitler fosse un pessimo oratore: opinione che irritava Hitler ancora a distanza di anni, come risulta chiaramente dalla sua autobiografia. Comunque, sembra che Drexler fosse la maggiore forza propulsiva di quel piccolo e anodino Partito dei lavoratori tedeschi. La mattina successiva Hitler si mise a leggere attentamente l'opuscolo che Drexler gli aveva messo fra le mani. Questo episodio è descritto in ogni particolare in Mein Kampf. Erano le cinque del mattino, Hitler si era svegliato e, secondo la sua abitudine - così afferma - era rimasto steso sulla sua branda nella camerata della caserma del 2° reggimento fanteria a guardare i topi che rosicchiavano molliche di pane che lui stesso spargeva tutte le sere sul pavimento. " Ho conosciuto tanta povertà nella mia vita, - osserva, - che potevo ben immaginare la fame, quindi anche il piacere di quelle bestiole nel mangiare ". In quel momento si ricordò dell'opuscolo, lo prese e si mise a leggerlo. Il titolo era // mio risveglio politico. Rimase sorpreso nel riscontrarvi molte delle stesse sue idee cui era giunto nel corso di lunghi anni. L'obiettivo fondamentale di Drexler era la creazione di un partito politico fondato, sì, sulla classe operaia, ma che a differenza della socialdemocrazia avrebbe dovuto essere d'orientamento decisamente nazionalista. Drexler era stato membro del Fronte patriottico ma ben presto s'era stancato dello spirito piccolo borghese di quel movimento, privo di ogni contatto con le masse. Come abbiamo già visto, durante il periodo viennese Hitler aveva imparato a disprezzare la borghesia per la stessa ragione: per la sua assoluta indifferenza di fronte alla classe lavoratrice e ai suoi problemi politici. Le idee di Drexler pertanto destarono in lui il più grande interesse. Lo stesso giorno, un po' più tardi, Hitler fu sorpreso nel ricevere una cartolina in cui gli si comunicava di essere stato ammesso nel Partito dei Pagina 34
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Nascita del partito nazista 43 lavoratori tedeschi. " Non sapevo se dovevo adirarmi oppure ridere, - ricorderà più tardi. - Io non avevo l'intenzione di iscrivermi a un partito già costituito, desiderando fondarne uno per conto mio. Ciò che mi si chiedeva era presuntuoso e fuori discussione " ". Era sul punto di scrivere una lettera in tal senso, ma poi " la curiosità prese il sopravvento " e egli si decise a partecipare a una riunione di comitato alla quale era stato invitato, per spiegare di persona le ragioni per cui non poteva aderire a quell'" assurda piccola organizzazione ". La trattoria dove la seduta doveva aver luogo era la vecchia Alte Rosenbad nella Herrengasse; un luogo piuttosto squallido, dove solo di rado capitava qualcuno... Attraversai la sala principale, poco illuminata; non c'era nessuno. Aprii la porta della saletta, ed ecco davanti ai miei occhi la " seduta ". Nella mezza luce di una lampada a gas pressoché fuori uso sedevano attorno a un tavolo quattro giovani, tra i quali vi era l'autore dell'opuscolo; costui mi salutò cordialmente e mi diede il benvenuto come nuovo membro del partito. Io ero piuttosto stupefatto... Venne letto il verbale della seduta precedente, e approvato. Poi fu la volta della relazione di cassa - la società possedeva in quel momento 7 marchi e 50 pfenning - e anche al cassiere fu espressa la fiducia dei membri, e messa a verbale. Poi vennero lette le risposte del primo presidente a una lettera arrivata da Kiel, a un'altra da Diisseldorf e a una terza da Berlino, e anche qui tutti erano d'accordo. Poi venne comunicato l'ordine di arrivo delle risposte a quelle risposte... Disastroso! Disastroso! Non potevo immaginare una riunione più mediocre e inane; e avrei dovuto entrare in una simile organizzazione? 12. Qualcosa, comunque, attirò Hitler nell'atteggiamento di quei poveri diavoli che si riunivano nel male illuminato retrobottega: " il vivo desiderio di un nuovo movimento che fosse qualcosa di più di un partito, nel significato finora dato a questo termine ". Quella sera rientrò in caserma per " affrontare il più grave problema della sua vita: doveva aderire? " La ragione - ammette - gli consigliava di no. E tuttavia... proprio l'irrilevanza dell'organizzazione avrebbe fornito a un giovane energico e dotato di idee chiare l'occasione per svolgere una " vera attività personale ". Hitler si mise a considerare come avrebbe potuto contribuire al compito che il piccolo gruppo si era proposto. Io ero povero, senza mezzi. E se ciò era forse la cosa più lieve da sopportare, più grave però era il fatto che appartenevo al gregge degli anonimi, a quei milioni di individui che il destino lascia vivere e poi richiama dalla vita, senza che la loro esistenza sia comunque presa in considerazione da qualcuno. S'aggiunga a ciò la difficoltà che nasceva dalla mia mancanza di istruzione scolastica. Dopo due giorni di tormentosi pensieri, giunsi finalmente alla convinzione che quel passo era necessario. Fu questa la decisione più importante della mia vita. Da quel momento, io non potevo più tornare indietro ". Cosi Adolf Hitler venne iscritto quale settimo membro nel comitato del Partito dei lavoratori tedeschi. Due membri di quell'insignificante partitino meritano qui di essere menzionati, perché tutti e due avranno una parte importante nell'ascesa di Hitler. Il capitano Ernst Rohm, appartenente al comando del settimo di44 L'ascesa di Hitler stretto militare di Monaco, che aveva aderito al partito prima di Hitler, era un soldato di professione, tozzo, col collo taurino, gli occhi porcini e la faccia sfregiata: la parte superiore del suo naso era stata asportata da un proiettile nel 1914. Possedeva uno speciale intuito politico e doti naturali di organizzatore. Èra pervaso, come Hitler, da un odio violento per la Repubblica democratica e per i " criminali di novembre " che l'avevano creata. Il suo obiettivo era di ricostituire una forte Germania nazionalista, e credeva, come Hitler, che tale compito potesse essere assolto solo da un partito basato sulle classi inferiori della nazione, dalle quali egli, a differenza della maggioranza degli ufficiali regolari dell'esercito, proveniva. Era un uomo ostinato, spieiato e impulsivo. Come tanti altri nazisti della prima ora, era un omosessuale. Ebbe una grande parte nell'organizzazione delle prime squadre armate naziste che dovevano dare origine alle SA, i reparti d'assalto che egli comandò fino all'ultimo, fino a quando nel 1934 fu ucciso per ordine di Hitler. Rohm non solo convogliò nelle file del nascente partito un vasto numero di ex Pagina 35
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt combattenti e di volontari dei Freikorps (che durante i primi anni formarono il midollo dell'organizzazione), ma nella sua qualità di ufficiale di quell'esercito che teneva sotto il suo controllo la Baviera ottenne, per Hitler ed il suo movimento, la protezione e a volte anche l'appoggio delle autorità. Senza il suo valido appoggio probabilmente Hitler non sarebbe mai riuscito a lanciare la sua campagna per incitare il popolo a rovesciare la Repubblica. È evidente che egli non sarebbe riuscito a farla franca coi suoi metodi di terrore e d'intimidazione senza l'atteggiamento tollerante del governo bavarese e della polizia. Dietrich Eckart, di ventinove anni più vecchio di Hitler, è stato spesso designato come il padre spirituale del nazionalsocialismo. Giornalista non privo di spirito, mediocre poeta e drammaturgo, aveva tradotto il Peer Gynt di Ibsen e scritto un certo numero di lavori teatrali, mai rappresentati. Aveva condotto a Berlino, come Hitler a Vienna, una vita raminga da bohémien, finendo poi alcolizzato e morfinomane. Secondo lo Heiden, era stato anche ricoverato in una clinica psichiatrica, dove potè infine rappresentare i suoi drammi usando i ricoverati come attori. Fece ritorno alla sua nativa Baviera alla fine della guerra. Si esibiva dinanzi a un gruppo di ammiratori e di amici nella cantina Brennessel a Schwabing, il quartiere degli artisti di Monaco, predicando la superiorità della razza ariana, l'eliminazione degli ebrei e la caduta dei " porci " di Berlino. " Abbiamo bisogno di un camerata che ci sia Capo, - Heiden, che in quell'epoca era un solerte giornalista a Monaco, cita le frasi che Eckart declamava agli avventori della cantina di vini Brennessel nel 1919, - di un camerata che sappia sopportare il crepitio della mitragliatrice. La plebaglia ha bisogno di sentire la paura, tanto da farsela sotto. Non possiamo servirci di un ufficiale, perché il popolo non rispetta più gli ufficiali. La migliore soluzione sarebbe un operaio che sappia parlare... A costui non occorrerebbe molto cervello... E dovrebbe essere scapolo, così potremmo avere dalla nostra le donne "14. Nascita del partito nazista 45 Non stupisce quindi .che questo poeta ubriacone* trovasse in Adolf Hitler l'uomo che stava cercando. Eckart diventò il più stretto consigliere del giovane Hitler, che cominciava la sua ascesa nel Partito dei lavoratori tedeschi, gli diede libri in prestito, lo aiutò a migliorare il suo tedesco scritto e parlato, e lo presentò ai suoi numerosi gruppi di amici, tra i quali vi erano non solo molte persone ricche in grado di contribuire al finanziamento del partito e al sostentamento di Hitler, ma anche i suoi futuri aiutanti, Rudolf Hess e Alfred Rosenberg. L'ammirazione di Hitler per Eckart restò immutata e l'ultima frase di Mein Kampf è un'espressione della sua gratitudine per questo bizzarro mentore. Egli fu uno dei migliori - scrive Hitler al termine del suo libro -, " un uomo che consacrò la propria vita al risveglio del suo, del nostro popolo: la consacrò con la penna e col pensiero e, in ultimo, con l'azione " ". Tale era il bizzarro assortimento di individui che fondarono il nazionalsocialismo: senza rendersene conto, essi cominciarono a dar vita a un movimento che nel giro di tredici anni doveva impossessarsi del paese e imporre alla Germania il " Terzo Reich ". Ad esso il fabbro stralunato Drexler aveva fornito il nucleo centrale, il poeta ubriacone Eckart alcuni dei fondamenti " spirituali ", l'eccentrico economista Feder ciò che sembrava un'ideologia, l'omosessuale Rohm l'appoggio dell'esercito e degli ex combattenti; e l'ex vagabondo Adolf Hitler, un uomo di trentun anni completamente sconosciuto, fu colui che si accinse a trasformare ciò che in origine non era stato che un ciarliere circolo da retrobottega in un formidabile partito politico. Tutte le idee che erano germogliate nella mente di Hitler fin dai giorni di fame e solitudine trascorsi a Vienna, trovavano ora uno sbocco: l'energia interna accumulatasi poteva ormai prorompere liberamente. Hitler incitò il timido comitato a organizzare comizi sempre pili numerosi, occupandosi personalmente di battere a macchina e di distribuire gli inviti. In seguito ricordò come una volta, dopo aver distribuito ottanta inviti, " ci sedemmo aspettando l'arrivo della gente convocata che sarebbe dovuta arrivare da un momento all'altro. Il presidente dovette aprire la seduta con un'ora di ritardo. Eravamo sempre in sette, i soliti sette " ". Ma non si scoraggiò per così poco: moltiplicò il numero degli inviti facendoli copiare al ciclostile. Raccolse i pochi marchi necessari per inserire un annuncio sul giornale locale con un invito. " II risultato fu veramente sorprendente. Centoundici persone erano presenti ". Il giovane Hitler pronunciò quella volta la sua prima allocuzione " pubblica ", dopo il discorso principale di un " professore di Monaco ". Harrer, Pagina 36
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt capo nominale del partito, avanzò delle obiezioni. " Questo signore, che peraltro era di provata onestà, - racconta Hitler, - era convinto ch'io fossi sì capace di fare molte cose, ma non di parlare in pubblico. Parlai per trenta minuti. E ciò che prima era una semplice con* Eckart mori per alcolismo cronico nel dicembre del 1923. 46 L'ascesa di Hitler vinzione mai controllata, divenne ora una realtà: sapevo parlare in pubblico! " ". Hitler asserisce che il suo pubblico era letteralmente " elettrizzato " dalla sua oratoria e che l'entusiasmo da lui risvegliato si era tradotto in una colletta di trecento marchi, che almeno pel momento servirono a ridurre le difficoltà finanziarie del partito. Agli inizi del 1920 Hitler s'incaricò della propaganda del partito, attività alla quale aveva dedicato grande attenzione e di cui aveva rilevato l'importanza quando studiava a Vienna il partito socialista e quello cristiano-sociale. Cominciò subito organizzando un raduno che avrebbe dovuto superare di gran lunga tutti gli altri già tenuti dall'insignificante partitino. Doveva aver luogo il 24 febbraio 1920 nella sala delle feste della famosa Hofbrauhaus, che poteva contenere duemila persone. I colleghi del comitato credettero che fosse impazzito. Harrer si dimise in segno di protesta e il suo posto fu preso da Drexler, che però rimase assai scettico*. Hitler dichiara esplicitamente di aver curato di persona tutti i particolari. L'avvenimento aveva per lui una tale importanza che il primo volume di Mein Kampf si chiude con la sua descrizione. Secondo Hitler fu allora che " il partito usci dai ristretti limiti di un piccolo circolo ed esercitò per la prima volta un'influenza determinante sul più potente fattore della nostra epoca: l'opinione pubblica ". Hitler non era l'oratore principale. Tale ruolo era stato riservato a un certo dottor Johannes Dingfelder, un medico omeopatico mezzo pazzo che pubblicava articoli di economia nei giornali sotto lo pseudonimo di " Ger-manus Agricola " e che fu ben presto dimenticato. Il suo discorso lasciò tutti indifferenti. Poi cominciò a parlare Hitler. Ecco come egli descrive la scena: Dopo che il primo oratore ebbe finito, io presi la parola. Pochi istanti dopo grandi-narono le interruzioni, scoppiarono nella sala litigi violentissimi, gruppetti di fedeli camerati di guerra si scontrarono coi disturbatori, e riuscirono gradatamehte a ristabilire la calma. Io potei continuare a parlare. Dopo una mezz'ora, gli applausi soverchiarono le interruzioni e gli insulti... Quando, dopo circa quattro ore, il salone cominciò a sfollarsi e la massa, come un lento fiume, rifluì verso l'uscita, io sapevo che i principi del movimento cominciavano a spargersi nel popolo tedesco, né sarebbe più stato possibile dimenticarli ". Nel corso della sua allocuzione, Hitler enunciò per la prima volta i venticinque punti programmatici del Partito dei lavoratori tedeschi. Essi erano stati frettolosamente elaborati da Drexler, Feder e dallo stesso Hitler. Benché parte dell'uditorio avesse accolto con segni evidenti di disapprovazione l'enunciazione di alcuni punti del programma del partito, l'oratore concluse che tutti i punti potevano considerarsi approvati. Cosi nacque il programma ufficiale del partito nazista, la cui denominazione venne modificata il i° aprile 1920 in Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi. Nel 1926 Hitler * Harrer si era anche opposto al violento antisemitismo hitleriano, sostenendo inoltre che Hitler si sarebbe alienate le masse lavorattici. Queste furono le vere ragioni per cui rassegnò le dimissioni. Nascita del partito nazista 47 per ragioni tattiche dichiarò che tale programma " non era modificabile ". Si trattava di un vero guazzabuglio, di un'esca per i lavoratori, per gli strati inferiori della classe media e i contadini. Non appena il partito salì al potere, gran parte del programma fu completamente dimenticata. Molti scrittori ne risero e lo stesso capo del nazismo doveva trovarsi più tardi in imbarazzo quando gli vennero ricordati alcuni punti. Ma buona parte dei principi basilari del programma furono, come quelli enunciati nel Mein Kaffipf, messi in pratica nel Terzo Reich, con conseguenze nefaste per milioni di individui dentro e fuori la Germania. Già il primo punto programmatico chiedeva l'unione di tutti i tedeschi in una Grande Germania. Non era forse questo ciò che il cancelliere Hitler volle e raggiunse con l'annessione dell'Austria e dei suoi sei milioni d'abitanti e con quella della zona dei Sudeti coi suoi tre milioni di tedeschi? E non è forse per questo che richiese il ritorno di Danzica tedesca e di altri territori polacchi Pagina 37
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt prevalentemente abitati da tedeschi, attaccando a tal fine la Polonia e scatenando cosi la seconda guerra mondiale? E non si dovrebbe aggiungere che una delle sciagure del mondo derivò dal fatto che molti vollero ignorare o ridicolizzare gli obiettivi nazisti che Hitler si era preoccupato di mettere per iscritto nel periodo tra le due guerre? I punti riguardanti l'antisemitismo, nel programma promulgato nella birreria di Monaco la sera del 24 febbraio 1920, rappresentavano invero un terribile monito: gli ebrei avrebbero dovuto abbandonare i loro incarichi, essere esclusi dal giornalismo e persine perdere la cittadinanza tedesca, mentre tutti colore che si erano stabiliti nel Reich dopo il 2 agosto 1914 dovevano essere espulsi. Buona parte dei punti programmatici costituiva ovviamente un semplice appello demagogico diretto alle classi inferiori in un periodo difficile in cui esse erano inclini ad accettare slogan radicali e persine socialisti. Così, per esempio, il punto 11 esigeva l'eliminazione dei redditi non derivanti dal lavoro; il punto 12, la nazionalizzazione dei monopoli; il punto 13, la compartecipazione dello Stato ai profitti della grande industria; il punto 14, l'abolizione dei fitti fondiari e della speculazione terriera. Il punto 18 chiedeva la pena di morte per i traditori, gli usurai e i profittatori, mentre il punto 16 chiedeva, a tutela di una " salda classe media ", la municipaliz-zazione dei grandi magazzini e il loro appalto a basso prezzo ai piccoli commercianti. Queste richieste erano state inserite in seguito alle insistenze di Drexler e Feder, i quali a quanto pare credettero realmente nel " socialismo " del nazionalsocialismo. Tutte queste idee divennero in seguito imbarazzanti per Hitler, e restarono naturalmente lettera morta quando i denari dei grandi industriali e dei latifondisti cominciarono ad affluire nelle casse del partito. C'erano infine due punti del programma che Hitler doveva mettere in pratica appena diventato cancelliere: il punto 2, che esigeva la denuncia dei trattati di Versailles e di Saint-Germain, e l'ultimo punto, il venticinquesimo, 48 L'ascesa di Hitler che insisteva sulla " creazione di un forte potere centrale dello Stato ". Al pari del i° e del 2°, che propugnavano l'unione di tutti i tedeschi del Reich e l'abrogazione dei trattati di pace, anche questo punto fu inserito nel programma su richiesta di Hitler e sta a dimostrare fino a che punto già allora, quando il suo partito al di fuori di Monaco era quasi sconosciuto, egli avesse di mira ben più vasti orizzonti, a rischio di perdere gli elettori della propria circoscrizione. A quell'epoca il separatismo era molto sentito in Baviera, e i bavaresi, che spesso si trovavano in conflitto col governo centrale di Berlino, aspiravano ad un sistema di minore centralizzazione, affinchè la Baviera potesse autogovernarsi. Ma questa era appunto la situazione esistente in quel periodo: Berlino esercitava un'autorità assai scarsa sugli Stati periferici. Hitler mirava al potere non solo in Baviera ma anche nel Reich; e per possedere ed esercitare tale potere il regime dittatoriale da lui progettato doveva necessariamente godere di una forte autorità centralizzata e sopprimere gli Stati semiautonomi che sotto la Repubblica di Weimar, e anche durante l'impero degli Hohenzollern, disponevano di parlamenti e governi propri. Uno dei suoi primi atti di governo fu di mettere immediatamente in pratica, il 30 gennaio 1933, quest'ultimo punto del programma del partito che ben pochi avevano notato o preso sul serio. Nessuno avrebbe potuto dire che a tale riguardo egli non avesse dato fin dall'inizio un chiaro avvertimento messo in iscritto. Un'oratoria incendiaria e un programma radicale e demagogia), pur essendo di grande importanza per il nascente partito per attirare l'attenzione delle masse e assicurarsi la loro adesione, certamente non bastavano: Hitler, dunque, doveva rivolgere ora la mente ad altri compiti per ottenere di più, molto di più. I primi segni del suo singolare ingegno cominciarono a manifestarsi. Le masse avevano bisogno, secondo Hitler, non soltanto di idee - di poche idee semplici che egli non avrebbe cessato di martellare nelle loro menti - ma anche di simboli che potessero conquistare la loro fede, di riti e di messinscena clic potessero eccitarle. Occorrevano infine atti di violenza e di terrore che, in caso di successo, avrebbero attirato nuovi sostenitori (la maggioranza dei tedeschi non si sentiva forse attratta dall'uomo forte?), creando in loro un senso di dominio sui deboli. Come abbiamo visto, Hitler a Vienna fu impressionato da ciò che chiamò " l'ignobile terrore spirituale e fisico " che credeva fosse applicato dai socialdemocratici contro i loro avversari politici *. Egli ora ricorse proprio ad esso a uso del proprio partito antisocialista. Dapprima si impiegarono gli ex Pagina 38
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt combattenti per impedire le interruzioni nei comizi del partito, e, se necessario, per malmenare o espellere gli oppositori. Nell'estate del 1920, non appena fu deciso di aggiungere l'aggettivo " nazionalsocialista " alla denominazione " Partito dei Lavoratori Tedeschi ", per cui essa divenne " Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi ", o NSDAP, sigla destinata a grande * Cfr. p. 25Nascita del partito nazista 49 notorietà, Hitler organizzò gruppi di ex combattenti in squadre dal " braccio pesante ", le Ordnertruppen, sotto gli ordini di Emil Maurice, orologiaio ed ex detenuto. Il 5 ottobre 1921, dopo essersi camuffate per breve tempo sotto il nome di Reparto ginnico e sportivo del partito, per non correre il rischio di essere sciolte dal governo di Berlino, le squadre ricevettero ufficialmente il nome di Sturmabteilungen, donde l'abbreviazione di SA. Queste truppe d'assalto dalle uniformi brune furono per lo più reclutate tra gli avventurieri dei corpi di volontari, e poste sotto il comando di Johann Ulrich Klintzich, uno degli aiutanti del noto capitano Ehrhardt che, implicato nell'assassinio di Erzberger, era uscito da poco dal carcere. Questi banditi in uniforme, non contenti di assicurare l'ordine nelle adunate naziste, presto si misero a disturbare e sciogliere i comizi degli altri partiti. Nel 1921 Hitler guidò personalmente le truppe d'assalto in un attacco contro un comizio in cui doveva parlare un federalista bavarese di nome Ballerstedt, che fu bastonato. Per quest'azione Hitler fu condannato a tre mesi di prigione, rimanendo però in cella solo un mese. Fu la sua prima esperienza di tal genere, dalla quale uscì con l'aureola di martire dell'idea e più popolare che mai. " Sta bene, - disse Hitler alla polizia, - abbiamo ottenuto ciò che volevamo. Ballerstedt non ha parlato ". Come Hitler aveva annunciato in un discorso pubblico tenuto alcuni mesi prima, " il movimento nazionalsocialista impedirà in avvenire senza pietà - se necessario, con la forza - tutti gli assembramenti e le riunioni atti a fuorviare le menti dei nostri concittadini " ". Nell'estate 1920 Hitler, l'artista fallito che stava diventando un maestro della propaganda, ebbe un'ispirazione che può senz'altro essere considerata come un lampo di genio. Ciò che mancava al partito era, secondo lui, un emblema, un vessillo, un simbolo che esprimesse la ragion d'essere della nuova organizzazione; occorreva far appello all'immaginazione delle masse, le quali dovevano avere una bandiera suggestiva da seguire e difendere. Dopo lunghe meditazioni e molti bozzetti egli ideò una bandiera a fondo rosso con in mezzo un disco bianco, sul quale spiccava una svastica nera. Era, questa, la croce uncinata - la Hakenkreuz - che, ripresa da epoche remote, doveva diventare il potente e terribile simbolo del partito nazista e, alla fine, della Germania nazista. Hitler, nella lunga dissertazione inserita nel Mein Katnpf su questo argomento, non spiega come gli venne l'idea di usare la svastica sia come emblema sia come bandiera del partito. La croce uncinata è antica quanto la comparsa dell'uomo sulla terra, essendo stata ritrovata sia nelle rovine di Troia che nelle vestigia cinesi ed egiziane. Io stesso ho avuto modo di notarla in antiche reliquie dell'induismo e del buddhismo. Nei tempi più recenti essa era stata usata quale emblema da alcuni Stati baltici, come l'Estonia e la Finlandia, dove, durante i combattimenti del 1914-19, gli uomini dei corpi volontari tedeschi ebbero modo di vederla. La brigata Ehrhardt aveva la svastica dipinta sugli elmetti d'acciaio quando entrò a Berlino durante il putsch di Kapp del 1920. Hitler l'aveva certamente vista in Austria, essendo l'emblema di alcuni partiti an^o L'ascesa di Hitler tisemiti e forse tale segno gli era rimasto impresso al tempo dell'arrivo della brigata Ehrhardt a Monaco. Egli dice che molti disegni presentatigli da membri del partito recavano invariabilmente una svastica e che un " dentista di Sternberg " gli aveva consegnato un disegno per la bandiera del partito " che non era affatto male e che s'avvicinav molto al mio ". Circa i colori, Hitler respinse naturalmente il nero, rosso e oro della bandiera dell'aborrita Repubblica di Weimar. Non volle nemmeno adottare la vecchia bandiera imperiale, ma i colori di essa - rosso, bianco e nero - gli piacevano non solo perché, secondo lui, formavano " la più brillante armonia immaginabile ", ma anche perché erano i colori della Germania per la quale aveva combattuto. Bisognava però dare una nuova forma alla bandiera, per cui venne ad Pagina 39
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aggiungersi la svastica. Hitler si rallegrò di quella sua felice creazione. " È un vero simbolo! -esclama in Mein Kampf. - Nel rosso abbiamo l'idea sociale del movimento, nel bianco l'idea nazionalista, nella svastica la nostra missione di lottare per la vittoria dell'uomo ariano "20. Presto venne introdotto il bracciale con la svastica nelle uniformi delle truppe d'assalto e dei membri del partito, e due anni dopo Hitler disegnò gli stendardi nazisti che sarebbero stati portati nelle dimostrazioni di massa e che avrebbero decorato le tribune nelle adunate. Ispirati ad antichi motivi romani, essi consistevano in una svastica di metallo nero in alto, con una corona d'argento sormontata da un'aquila; sotto, le iniziali del partito -NSDAP - su un rettangolo metallico dal quale pendevano cordoni con frange e fiocchi, e una bandiera quadrata con la svastica e il motto " Deutschland erwache! " (Ridestati, Germania!) Forse tutto questo non poteva dirsi " arte ", ma dal punto di vista della propaganda era una trovata di prim'ordine: i nazisti disponevano ora di un simbolo e nessun altro partito poteva contrapporgliene uno simile. La croce uncinata sembrava avere un segreto potere mistico, tanto da spingere gli strati inferiori delle classi medie, fino a quel momento politicamente inde cisi, ad agire in una direzione nuova dopo il disorientamento dei primi cao tici anni del dopoguerra. Questa parte della popolazione cominciò dunque a raccogliersi intorno alla croce uncinata. , L'avvento del "Fuhrer". Durante l'estate del 1921 il giovane agitatore cominciò a dimostrare un talento sorprendente non solo come oratore, ma anche come organizzatore e propagandista, tanto da diventare il capo indiscusso del partito. Già allora egli diede ai suoi più vicini collaboratori un saggio di quella ferocia e di quell'astuzia tattica che dovevano procurargli successi ben più rilevanti nei frangenti molto più gravi in cui si sarebbe venuto a trovare. Al principio dell'estate, Hitler s'era recato a Berlino per prender contatto con gli elementi nazionalisti della Germania settentrionale e parlare al Nascita del partito nazista 51 Club Nazionale, che era il loro centro spirituale. Voleva rendersi conto della possibilità di estendere il suo movimento oltre la frontiera bavarese e di lanciarlo nel resto della Germania. Forse sarebbe riuscito a stringere alcune alleanze utili a tale scopo. Ma durante la sua assenza gli altri membri del comitato direttivo del partito nazista credettero venuto il momento di porre in discussione il potere che aveva nel partito: sembrava loro che Hitler fosse diventato un po' troppo autoritario. Essi proposero di allearsi con altri gruppi similari che svolgevano la loro attività nella Germania meridionale, in particolare col Partito socialista tedesco che un noto " mangiatore di ebrei ", Julius Streicher, fiero nemico e rivale di Hitler, stava organizzando a Norimberga. I membri del comitato direttivo erano convinti che realizzando la fusione con questi gruppi, capeggiati da dirigenti ambiziosi, il predominio di Hitler sarebbe stato ridotto di molto. Avendo avuto sentore del pericolo che correva la sua posizione nel partito, Hitler fece precipitosamente ritorno a Monaco per stroncare le mene di quegli " stupidi pazzi ", come egli li chiamò in Mein Kampf. Presentò le sue dimissioni. Gli altri membri del comitato si resero subito conto che il partito non poteva permettersi di accettarle. Non solo Hitler era il loro più efficace oratore ma anche il migliore organizzatore e propagandista. Inoltre a lui si doveva la maggior parte dei fondi di cui disponeva l'organizzazione, provenienti sia da collette effettuate durante le adunate dove egli prendeva la parola, sia da altre fonti, tra cui l'esercito. Senza di lui, il nascente partito nazista sarebbe senza dubbio andato a rotoli. In ogni modo il comitato non accettò le sue dimissioni. La posizione di Hitler in seno al partito ne uscì talmente rafforzata che egli potè ora richiedere la completa capitolazione degli altri dirigenti: per sé chiese poteri dittatoriali quale unico capo del partito, volle che il comitato direttivo venisse abolito e si mettesse fine agli intrighi intessuti con altri gruppi, come quello di Streicher. Tutto ciò, per gli altri membri del comitato, era evidentemente troppo. Guidati dal fondatore del partito, Anton Drexler, essi stesero un atto d'accusa contro l'aspirante dittatore e lo resero noto attraverso un opuscolo. Si trattava della più drastica accusa proveniente dalle file del proprio partito che Hitler si vide mai rivolgere, accusa mossa da uomini che conoscevano da vicino il suo carattere e il suo comportamento. La sua brama di potere e la sua ambizione personale hanno indotto il signor Pagina 40
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Adolf Hitler a riprendere il suo posto dopo un soggiorno di sei mesi a Berlino, il cui scopo non ci è ancora stato rivelato. Egli pensa che i tempi siano maturi per seminare la discordia e lo scisma tra le nostre file appoggiandosi agli elementi equivoci che stanno dietro di lui, nell'interesse degli ebrei e dei loro amici. Ogni giorno appare sempre più chiaro che egli intende servirsi del Partito nazionalsocialista solamente come di un trampolino di lancio per raggiungere i suoi fini immorali. Vuole averne la direzione per sovvertire la linea del partito nel momento psicologicamente più opportuno. Ciò appare evidente dall'ultimatum da lui inviato pochi giorni addietro ai dirigenti del partito, nel quale arriva a chiedere, tra l'altro, di esercitare una dittatura totale e assoluta nel partito e ad esigere che i membri del comitato, compreso il fabbro Anton Drexler, fondatore e capo del partito, diano le dimissioni... E in quale modo conduce la sua campagna? Come un ebreo. Deformando i fatti... L'ascesa di Hitler Nazionalsocialisti! Imparate a conoscere i personaggi di questo stampo! Non commettete errori! Hitler è un demagogo... Egli crede di potervi... somministrare storie tutt'altro che vere 2I. Anche se inficiate da insulse accuse di antisemitismo (Hitler che si comporta come un ebreo!), le critiche erano fondamentalmente giuste, ma il renderle di pubblica ragione non giovò ai ribelli, come avevano sperato. Hitler querelò immediatamente per diffamazione gli autori dell'opuscolo, e lo stesso •Drexler si vide costretto a ripudiarlo in una riunione pubblica. Hitler impose le sue condizioni nel corso di due sedute speciali del partito. Gli statuti del partito dovettero essere emendati per abolire il comitato direttivo e accordare a Hitler poteri dittatoriali quale presidente del partito. L'umiliato Drexler venne " promosso " presidente onorario e ben presto scomparve dalla scena *, Come disse lo Heiden, si trattò della vittoria dei Cavalieri sui Puritani del partito. C'era tuttavia un'altra novità, più gravida di conseguenze: nel luglio del 1921 venne senz'altro sancito il "principio dell'autorità del Fùhrer " (Fùhrerprinzip) che doveva costituire la legge fondamentale prima del partito nazista, poi del Terzo Reich. La figura del " Fiihrer " era apparsa sulla scena politica tedesca. Il " capo " si mise allora a riorganizzare il partito. La tetra stanza interna della Sterneckerbrau - agli occhi di Hitler " tomba, più che ufficio " -fu abbandonata e i nuovi uffici si trasferirono in un'altra taverna della Cor-neliusstrasse. Questi locali erano più spaziosi e avevano più luce. Si acquistò a rate una vecchia macchina da scrivere, e a poco a poco anche una cassa-forte, degli schedari e dei mobili. Si mise il telefono e si assunse una segretaria fissa. Anche il denaro cominciò ad affluire. Circa un anno prima, nel dicembre 1920, il partito aveva acquistato un giornale già fallito, il " Volkischer Beobachter ", foglio scandalistico antisemita che usciva due volte la settimana. L'esatta provenienza dei sessantamila marchi necessari per perfezionarne l'acquisto fu un segreto che Hitler seppe custodire assai bene. È però nota la parte di Eckart e di Rohm: essi riuscirono a indurre il maggiore generale Ritter von Epp, superiore di Rohm alla Reichswehr e anch'egli membro del partito, a fornire la somma. Molto probabilmente essa proveniva dai fondi segreti dell'esercito. All'inizio del 1923 il " Volkischer Beobachter " divenne un quotidiano; cosi ora Hitler disponeva dello strumento indispensabile per ogni partito politico tedesco : un quotidiano per predicare il vangelo del movimento. Per tenere in vita un quotidiano politico ci volevano però altri denari, e questi vennero forniti da certe fonti che dovettero sembrare per lo meno strane ai membri più " proletari " del partito. La signora Helene Bechstein, moglie del ricco fabbricante di pianoforti, fu una di queste fonti. Fin dal loro primo incontro la signora manifestò un debole * Abbandonò il partito nel 1923, divenendo vicepresidente della dieta bavarese dal 1924 al 1928. Nel 1930 si riconciliò con Hitler, ma non tornò più alla politica attiva. Il destino di tutti i pionieri - osservò lo Heiden - toccò anche a Drexler. Nascita del partilo nazista 53 per il giovane incendiario, l'invitò ad abitare nella dimora dei Bechstein quando si recava a Berlino, organizzò ricevimenti dove egli poteva incontrare la " buona società " e donò somme considerevoli al movimento. Un'altra parte del denaro necessario per il mantenimento del giornale proveniva dalla signora Gertrud von Seidlitz, una baltica azionista di alcune prospere cartiere finlandesi. Pagina 41
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Nel mar/o 1923, un diplomatico di Harvard, di madre americana, Ernst (Putzi) Hanfstaengl, la cui ricca e colta famiglia era proprietaria di una casa editrice d'arte a Monaco, fece un prestito di mille dollari al partito in base ad una ipoteca sul "Volkischer Beobachter " *. Tale somma, convertita in marchi in quei giorni d'inflazione, rappresentava una somma favolosa e non v'è dubbio che fu di grande aiuto al partito e al suo quotidiano. Ma le prove di amicizia degli Hanfstaengl andarono al di là dell'aiuto finanziario. La loro fu una delle prime famiglie rispettabili di Monaco ad aprire le porte al giovane agitatore politico. Putzi divenne un buon amico di Hitler, che non mancò di nominarlo capo della sezione della stampa estera del partito. Era * Nelle sue memorie intitolate Unheard Witness, Hanfstaengl rifetisce di essere stato messo in contatto con Hitler da un americano, il capitano Truman Smith, allora addetto militare aggiunto all'ambasciata americana di Berlino. Nel novembre 1922 Smith venne inviato dalla sua ambasciata a Monaco per informarsi su un oscuro agitatore politico chiamato AdoJf Hitler e sul suo partito recentemente fondato, chiamato Partito nazionalsocialista del lavoro. Per essere un giovane ufficiale di carriera dell'esercito americano, il capitano Smith aveva notevoli doti come studioso dei fatti politici. In una sola settimana di permanenza a Monaco, dal i^ al 22 novembre, egli riuscf ad avvicinare Ludendorff, il principe ereditario Rupprecht e una dozzina di dirigenti politici bavaresi, la maggior parte dei quali lo informò che la stella di Hitler era in ascesa e che il suo movimento stava rapidamente divenendo una forza politica sempre più potente. Senza perdere tempo Smith colse l'occasione che gli si presentò di assistere a un'adunata nazista in cui Hitler prese la parola. " Non ho mai visto niente di simile in vita mia! - scrisse subito nel suo diario. - Ho incontrato Hitler che mi ha promesso di ricevermi lunedì prossimo per spiegarmi i suoi obiettivi ". Il lunedì seguente Smith si recò nella abitazione di Hitler, " una nuda camera da letto al secondo piano di una casa diroccata ", ed ebbe un'intervista col futuro dittatore, allora poco noto fuori di Monaco. L'addetto militare aggiunto incominciò quella sera il suo diario con questa frase: " Che demagogo meraviglioso! Poche volte ho sentito un uomo tanto logico e fanatico ". Era il 22 novembre 1922. Quella sera, proprio alla vigilia del suo ritorno a Berlino, Smith vide Hanfstaengl, al quale raccontò il suo incontro con Hitler, consigliandogli di non perdere di vista l'uomo. Quella sera il capo nazista doveva parlare a un'adunata e il capitano Smith cedette il suo lasciapassare da giornalista^ Hanfstaengl. Quest'ultimo, che come tanti altri era stato sconvolto dall'oratoria hitleriana, andò a cercarlo dopo l'adunata e presto si convertf al nazismo. Di ritorno a Berlino, città che a quel tempo poco s'accorgeva dell'esistenza di Hitler, il capitano Smith preparò una lunga relazione che l'ambasciata inoltrò a Washington il 25 novembre 1922. Tenendo conto dell'epoca in cui fu redatta non c'è dubbio che si tratta di un documento notevole. Smith scrisse: " In questo momento la forza politica più attiva in Baviera è il Partito nazionalsocialista del lavoro. Più movimento popolare che partito politico vero e proprio, esso va considerato come la controparte bavarese del fascismo italiano... Recentemente ha acquistato un'influenza politica sproporzionata alla sua attuale forza numerica... " Fin dall'inizio Adolf Hitler è stato la forza dominante del movimento; e la personalità di quest'uomo è senza dubbio uno dei fattori principali del suo successo... La sua abilità neli'in-fluenzare un'assemblea popolare ha del soprannaturale. Nel corso del colloquio privato che ho avuto con lui si è rivelato un forte e logico interlocutore che con la sua serietà fanatica colpisce Profondamente anche un osservatore neutrale ". Il colonnello Smith, che in seguito fu addetto militare a Berlino nei primi anni del regime nazista, ebbe la cortesia di far conoscere all'autore del presente libro il suo diario e le note sul suo viaggio a Monaco. Tale documentazione è stata di grande valore nella stesura di questo capitolo. 54 L'ascesa di Hitler un uomo eccentrico e slanciato, con uno spirito sardonico che in parte compensava la superficialità della sua mente. Hanfstaengl era anche un virtuoso del pianoforte e, pili di una volta, anche dopo che il suo amico ebbe assunto il potere a Berlino, si scusava di lasciare la compagnia di qualcuno di noi per correre all'appello di Hitler. Si diceva che le sue esecuzioni pianistiche egli era solito martellare furiosamente il pianoforte - e le sue pagliacciate avessero la virtù di rasserenare e di rincuorare Hitler dopo qualche giornata particolarmente dura. In seguito questo strano ma gioviale harvardiano, cosi Pagina 42
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come alcuni fra i primi camerati di Hitler, dovette fuggire dalla sua patria per non essere ucciso *. La maggior parte degli uomini destinati a diventare i più stretti collaboratori di Hitler erano ormai membri del partito, o vi sarebbero entrati poco dopo. Rudolf Hess s'iscrisse nel 1920. Figlio di un commerciante all'ingrosso residente in Egitto, Hess aveva trascorso quattordici anni della sua vita in quel paese, trasferendosi poi nella Renania per completare la sua educazione. Durante la guerra era stato assegnato per un certo tempo al reggimento List, come Hitler, anche se a quel tempo i due non si conoscevano di persona; dopo esser stato ferito due volte, divenne pilota. A guerra finita s'iscrisse all'università di Monaco per studiare economia, ma sembra che consacrasse la maggior parte del suo tempo a distribuire opuscoli antisemiti e a prendere parte agli scontri delle varie bande armate che allora operavano liberamente in Baviera. Egli si trovò nel bel mezzo della mischia il i° maggio 1919, quando a Monaco il regime sovietico fu rovesciato, tanto da riportare una ferita a una gamba. Un anno dopo andò ad ascoltare Hitler in un comizio e rimase sconvolto dalla sua eloquenza. S'iscrisse al partito e divenne poco dopo un amico devoto, un fedele seguace e uno zelante segretario del Fuhrer. Fu Hess a far conoscere a Hitler le idee geopolitiche del generale Karl Haushofer, allora professore di geopolitica all'università di Monaco. Hess aveva commosso Hitler con un suo saggio premiato dal titolo Come dovrebbe essere l'uomo che riporterà i tedeschi alla loro antica grandezza. Quando ogni autorità è svanita, soltanto un figlio del popolo può ristabilirla... Quanto più profonde saranno le radici del dittatore fra le larghe masse, rtanto più egli capirà il modo psicologico con cui trattarle, tanto maggiore sarà la fiducia'che in lui avranno i lavoratori, tanti più sostenitori potrà trovare tra le fila più vitali del popolo. Individualmente, non avrà nulla in comune con la massa; come tutti i grandi uomini, egli sarà una personalità... Se le necessità lo imporranno, non indietreggerà dinanzi a spargimenti di sangue. I grandi problemi vengono sempre risolti col sangue e col ferro... Per raggiungere * Hanfstaengl trascorse parte della seconda guerra mondiale a Washington, apparentemente in qualità di internato come nemico, ma in realtà come " consigliere " del governo degli Stati Uniti sulla Germania nazista. Questa parte da lui svolta alla fine della vita, che sembrò tanto biz2arra agli americani, i quali conoscevano bene lui e la Germania nazista, dovette divertirlo assai. Nascita del partito nazista 55 le sue mete egli sarà disposto a passare sopra i suoi amici più intimi... Chi crea un nuovo ordine deve procedere con una terribile durezza... Se necessario, potrà calpestarlo [il popolo] con gli stivali da granatiere... a. Non stupisce quindi che Hitler s'affezionasse al giovane. Forse quello non era proprio il ritratto del capo che egli era in quel momento, ma corrispondeva certamente a ciò che egli voleva diventare e che diventò effettivamente. Con tutta la sua aria solenne e la sua dedizione agli studi, Hess rimaneva un uomo d'intelligenza limitata, sempre pronto ad accogliere le idee più bizzarre e a difenderle con grande fanatismo. Quasi sino alla fine egli doveva restare uno dei seguaci più leali e fidati di Hitler, uno dei pochi disinteressati, privi d'ambizione personale. Alfred Rosenberg, benché spesso considerato il " capo intellettuale " del partito nazista, anzi il suo " filosofo ", era anch'egli un uomo d'intelligenza mediocre. In un certo senso, Rosenberg poteva essere considerato un russo. Come gran parte degli " intellettuali " russi, era un baltico d'origine tedesca. Figlio di un calzolaio, era nato il 12 gennaio 1893 a Reval (oggi Tallin) in Estonia, paese che fin dal 1721 faceva parte dell'impero zarista. Egli preferì studiare non in Germania ma in Russia, prendendo la laurea di architetto nel 1917 all'Università di Mosca. Visse a Mosca durante i giorni della rivoluzione bolscevica e forse è vero quanto in seguito asserirono i suoi nemici all'interno del partito nazista, che cioè egli avesse accarezzato l'idea di divenire un giovane rivoluzionario bolscevico. Comunque, nel febbraio 1918, egli fece ritorno a Reval e si offri come volontario dell'esercito tedesco quando esso entrò nella città. Essendo russo non fu però accettato e alla fine del 1918 si trasferì a Monaco dove si distinse per l'attività da lui svolta nell'ambiente dei russi bianchi emigrati. Fu allora che Rosenberg conobbe Dietrich Eckart e, tramite quest'ultimo, Hitler. S'iscrisse al partito alla fine del 1919. Era inevitabile che un uomo che aveva conseguito una laurea in architettura dovesse fare impressione su chi non aveva potuto essere nemmeno ammesso alla scuola d'architettura. Hitler fu Pagina 43
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt colpito anche dall'" erudiziene " di Rosenberg, e ne apprezzò l'odio per gli ebrei e i bolscevichi. Poco prima della morte di Eckart, verso la fine del 1923, Hitler nominò Rosenberg direttore del " Volkischer Beobachter ", e per molti anni continuò a favorire quell'uomo dalle idee quanto mai confuse, quel superficiale " filosofo ", facendone la guida intellettuale del movimento nazista e una delle principali autorità in fatto di politica estera. Come Rudolf Hess, anche Hermann Gò'ring era arrivato a Monaco poco tempo dopo la guerra per studiare economia all'università, e nemmeno lui seppe resistere al fascino di Hitler. Era stato uno dei maggiori eroi nazionali, l'ultimo comandante della celebre squadriglia Richthofen, insignito della medaglia al valore Pour le Ménte, massima decorazione militare tedesca. Ancor più che per gli altri ex combattenti, per lui era stato difficile reinserirsi nella monotona esistenza borghese del tempo di pace. S'impiegò come pilota dell'aviazione civile prima in Danimarca e poi in Svezia. Una $6 L'ascesa di Hitler volta portò in volo il conte Eric von Rosen nella sua tenuta situata a qualche distanza da Stoccolma. Essendo rimasto in qualità di ospite presso il conte, s'innamorò della sorella di questi, la contessa Garin von Kantzow, nata baronessa Fock, una delle donne più belle della Svezia. Sorsero però alcune difficoltà: Garin von Kantzow era epilettica, già sposata, e per di più madre di un figlio diciottenne. Riuscì tuttavia ad ottenere l'annullamento del primo matrimonio e sposò l'avvenente giovane pilota. Disponendo di una certa fortuna, andò a stabilirsi col nuovo marito a Monaco, dove vissero agiatamente, mentre Goring frequentava senza troppo impegno l'università locale. Ma non per molto. Incontrò Hitler nel 1921, s'iscrisse al partito, contribuì generosamente alle sue finanze (e a quelle personali di Hitler), dedicò la sua instancabile energia all'organizzazione dei reparti d'assalto collabo-rande con Rohm, e l'anno successivo, nel 1922, fu nominato comandante delle SA. Uno stuolo d'individui meno noti, e per la maggior parte di dubbia reputazione, venne a ingrossare il circolo che si stava creando intorno al dittatore del partito. Max Amann, già primo sergente di Hitler nel reggimento List, uomo rozzo e ambiguo, ma abile organizzatore, fu nominato amministratore del partito e del " Volkischer Beobachter ", e riuscì in breve tempo a sistemare le finanze di entrambi. Come sua guardia del corpo personale Hitler scelse Ulrich Graf, lottatore dilettante, garzone di macellaio e noto attaccabrighe. Fece da " fotografo di corte " e per anni e anni fu l'unico ad avere il permesso di fotografare Hitler. Scelse anche lo zoppo Heinrich Hofmann, la cui fedeltà resistette a ogni prova e gli fu così vantaggiosa che finì col diventare milionario. Un altro favorito e attaccabrighe era Christian We-ber, commerciante in cavalli, ex cameriere incaricato di espellere i clienti indesiderabili in una bettola, ritrovo della malavita di Monaco, e allegro bevitore di birra. Molto vicino a Hitler fu a quel tempo Hermann Esser, la cui oratoria rivaleggiava con quella del capo. I suoi articoli pubblicati nel " Volkischer Beobachter ", pregni di un volgare antisemitismo, rappresentavano una delle caratteristiche del giornale. Egli non faceva mistero del fatto che per un certo periodo era vissuto alle spalle delle sue amanti. Esser era un noto ricattatore. Non risparmiava nemmeno i camerati del suo partito se si mettevano contro di lui. Si rese così odioso che alcuni dei membri più anziani e onesti del movimento ne chiesero l'espulsione. " So che Esser è un poco di buono, - rispose Hitler in pubblico, - ma lo terrò vicino finché mi sarà utile "23. Tale doveva essere l'atteggiamento di Hitler di fronte alla quasi totalità dei suoi collaboratori diretti, per oscuro che fosse il loro passato o anche il loro presente. Assassini, ruffiani, degenerati, omosessuali, morfinomani o addirittura gangsters, tutto andava bene per lui, pur che servissero ai suoi scopi. Egli tollerò, per esempio, Julius Streicher quasi fino alla fine. Questo sadico depravato, che iniziò la sua carriera come maestro elementare, fu uno degli uomini più screditati che stettero attorno a Hitler dal 1922 al 1939, Nascita del partito nazista yj anno in cui finalmente la sua stella s'eclissò. Si vantava d'essere un famoso libertino che ricattava persine i mariti delle proprie amanti, e fece la sua fortuna quale antisemita cieco e fanatico. Il suo noto settimanale, " Der Stiirmer ", si dilungava in sinistre storie di crimini sessuali commessi da ebrei e di " assassini rituali " ebrei; la sua volgarità riusciva stomachevole persine a molti nazisti. Streicher fu anche un noto pornografo. Fu conosciuto come " il re non coronato della Franconia ", con Norimberga come centro del suo potere, dove la sua parola era legge. Il carcere o le sevizie incombevano su Pagina 44
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tutti coloro che incrociavano la sua strada o che suscitavano la sua antipatia. Fino al giorno in cui lo vidi sul banco degli imputati a Norimberga, non mi era mai accaduto di incontrarlo senza il frustino in mano o alla cintola. Soleva vantarsi, sghignazzando spavaldamente, delle innumerevoli flagellazioni che aveva eseguito. Tali erano gli uomini che Hitler aveva raccolto intorno a sé in quei primi anni, nella brama di diventare dittatore di una nazione che aveva dato al mondo Luterò, Kant, Goethe, Schiller, Bacii, Beethoven e Brahms. Il i° aprile 1920, lo stesso giorno in cui il Partito dei lavoratori tedeschi divenne il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi - da dove derivò il termine abbreviato " nazismo " - Hitler abbandonò definitivamente l'esercito. A partire da quel momento'egli avrebbe dedicato tutto il suo tempo al partito nazista, dal quale né allora né in seguito accettò mai uno stipendio. Ci si chiederà: come viveva allora Hitler? Anche i suoi camerati del partito talvolta se lo domandavano. Nell'accusa che i membri ribelli del comitato direttivo del partito avanzarono contro di lui nel luglio del 1921, la questione fu posta senza mezzi termini: " Allorché un membro del partito gli chiede come fa a vivere e quale sia stata la sua precedente professione, egli diventa irascibile e si agita. Fino a questo momento egli non ha dato nessuna risposta a tale domanda. Così la sua coscienza non può essere pulita, considerando anche che i suoi stretti rapporti con certe signore, dinanzi alle quali spesso si autoqualificava " re di Monaco ", gli debbono certamente costare molto denaro ". Hitler diede una risposta nel processo per querela che egli intentò contro gli autori dell'opuscolo. Alla domanda precisa della corte sui suoi mezzi di sussistenza, egli rispose: "Quando parlo per il Partito nazionalsocialista non accetto denaro per me. Ma io parlo anche per altre organizzazioni... e, naturalmente, in tali casi accetto un compenso. Del resto faccio colazione con alcuni miei compagni di partito che m'invitano a turno. Sono anche aiutato modestamente da alcuni camerati " ". È probabile che ciò fosse molto vicino al vero. I suoi amici benestanti, tra cui Dietrich Eckart, Goring e Hanfstaengl, gli " prestavano " certamente del denaro per pagare il suo fitto mensile e acquistare cibo e vestiti. I suoi bisogni erano di certo modesti. Fino al 1929, occupò un modesto appartamento di due stanze nella Thierschstrasse, vicino al fiume Isar, in un quartiere abitato dal piccolo ceto medio. D'inverno indossava un vecchio impermeabile che più tardi divenne familiare in Germania per le numerose fotografie pubblicate sui giornali. D'estate appariva spesso in calzoni di cuoio, coi Lederhosen che la maggior parte dei bavaresi indossa quando il tempo è bello. Nel 1923, Eckart e Esser capitarono al Platterhof, una locanda nei pressi di Berchtesgaden che divenne il ritiro estivo di Hitler e dei suoi amici. Hitler s'innamorò del bellissimo paesaggio alpino, e fu là che in seguito si fece costruire una spaziosa villa, il Berghof, che doveva divenire il suo rifugio e dove trascorse gran parte del suo tempo, fino agli anni della guerra. C'era comunque poco tempo per riposare e per distrarsi negli anni tormentosi tra il 1921 e il 1923. C'era un partito da organizzare e da controllare, di fronte alla cupidigia di rivali ingelositi e senza scrupoli al pari di lui. Il NSDAP era soltanto uno dei vari movimenti di destra che si disputavano l'attenzione e l'appoggio del pubblico in Baviera; nel resto della Germania ce n'erano molti altri. Gli avvenimenti si succedevano con ritmo vertiginoso e la situazione era soggetta a mutamenti continui che il politico doveva seguire e valutare per potersene servire ai propri fini. Nell'aprile del 1921 gli Alleati presentarono alla Germania il conto delle spese di guerra, ammontante a 132 miliardi di marchi oro, pari a 33 miliardi di dollari. I tedeschi gridarono di non poter pagare quella somma colossale. Il marco, che in condizioni normali equivaleva a un quarto di dollaro, incominciò a precipitare; nell'estate 1921 il cambio era calato a settantacinque, un anno dopo a quattrocento marchi per dollaro. Erzberger era stato assassinato nell'agosto del 1921. Nel giugno del 1922, c'era stato un attentato contro Philipp Scheidemann, il socialista che aveva proclamata la Repubblica. Lo stesso mese, il 24 giugno, il ministro degli Esteri Walter Rathenau venne ucciso per strada. Tutti e tre i crimini erano stati commessi da uomini dell'estrema destra. Il traballante governo centrale di Berlino si decise finalmente a rispondere alla sfida delle destre promulgando una legge speciale per la protezione della Repubblica, che prevedeva pene severe per il terrorismo politico. Berlino chiese lo scioglimento delle innumerevoli leghe armate e la fine del gangsterismo in politica. Il governo bavarese, Pagina 45
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt persine sotto il moderato conte Lerchenfeld subentrato all'estremista Kahr nel 1921, incontrò difficoltà nelPassecondare il governo centrale di Berlino. Quando cercò di inasprire le leggi contro il terrorismo, le destre bavaresi, delle quali Hitler era ormai uno dei giovani dirigenti più influenti, organizzarono una congiura per abbattere Lerchenfeld, marciare su Berlino e rovesciare la Repubblica. L'oscillante Repubblica democratica di Weimar era in difficoltà: la sua esistenza era minacciata di continuo non solo dall'estrema destra ma anche dall'estrema sinistra. Mein Kampf, pp. 204-5. Ibid., p. 202. HEIDEN, Der Fuhrer, p. 84. RUDOLF OLDEN, Hitler, thè Pawn, p. 70. Mein Kampf, p. 193. Ibid., pp. 205-6. Ibid., p. 207. Ibid., pp. 215-16. Ibid., pp. 210, 213. Ibid., pp. 218-19. 7fóJ., p. 220. Ibid., pp. 221-22. Ibid., p. 224. lè/d, p. 687 n. Ibid., p. 687. Ibid., p. 354. jffoW., p. 355. Ibid., pp. 369-70. KONRAD HEIDEN, A History of National Socialism, p. 36. 1 Afe'" Kampf, pp. 496-97. Il corsivo è di Hitler. HEIDEN, .A History of National Socialism, pp. 51-52, ID., Der Fuhrer, pp. 98-99. ID., A History of National Socialism, p. 52. ID., Hitler, pp. 90-91. III. VERSAILLES, WEIMAR E IL " PUTSCH " DELLA BIRRERIA La proclamazione della Repubblica, avvenuta a Berlino il 9 novembre 1918, apparve a gran parte dei popoli delle nazioni vittoriose dell'Occidente come l'inizio d'una nuova epoca per il popolo e la nazione tedesca. Nello scambio di lettere che portò all'armistizio, Woodrow Wilson aveva insistito sulla necessità di abolire l'autocrazia militarista degli Hohenzollern, e parve che i tedeschi acconsentissero, sia pure a malincuore. Il Kaiser era stato costretto ad abdicare e a fuggire; la monarchia fu abolita e tutte le dinastie tedesche furono soppresse all'atto della proclamazione del regime repubblicano. Tale proclamazione era avvenuta quasi per caso. La sera del 9 novembre 1918 i cosiddetti socialdemocratici maggioritari si erano riuniti nel Reichs-tag di Berlino sotto la guida di Friedrich Ebert e Philipp Scheidemann, in seguito alle dimissioni del cancelliere, principe Max di Baden. Erano molto perplessi sul da farsi, il principe Max avendo appena annunciato l'abdicazione del Kaiser. Ebert, sellaio di professione, era favorevole a una monarchia costituzionale sul modello britannico, per cui patrocinava la successione al trono di uno qualunque dei figli di Guglielmo, ad eccezione del dissoluto principe ereditario: benché capo dei socialisti, egli vedeva con orrore la possibilità di una rivoluzione sociale. " Odio la rivoluzione come il peccato ", - aveva dichiarato una volta. Ma a Berlino la rivoluzione era nell'aria. La capitale era stata paralizzata da uno sciopero generale. Lungo il maestoso viale Unter den Linden, pochi fabbricati oltre il Reichstag, gli " spartachisti " capitanati da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht si apprestavano a proclamare, dalla loro cittadella nel palazzo del Kaiser, una repubblica di tipo sovietico. I socialisti radunati nel Reichstag erano costernati di fronte a un simile pericolo. Urgeva quindi prendere qualche iniziativa per precedere gli " spartachisti ". Scheidemann ebbe una felice ispirazione e, senza consultare i compagni di partito, s'affacciò alla finestra sulla Konigsplatz, dove era affluita una grande folla, e senza più Pagina 46
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt indugi, come se l'idea gli fosse venuta in mente proprio in quel momento, proclamò la Repubblica. Il sellaio Ebert era su tutte le furie: egli aveva sperato di poter salvare in qualche modo la dinastia degli Hohenzollern. Cosi, in modo quasi fortuito, era nata la Repubblica tedesca. Se i socialisti non erano dei repubblicani convinti, difficilmente si poteva sperare che Versailles, Wcimar 61 i conservatori lo fossero. Costoro avevano declinato ogni corresponsabilità: in combutta coi capi dell'esercito, cioè con Ludendorff e Hindenburg, essi avevano spinto i riluttanti socialdemocratici ad assumere il potere politico. Così facendo cercavano di gettare sulle spalle dei dirigenti democratici della classe lavoratrice la responsabilità apparente della firma della resa e, quindi, del trattato di pace, esponendoli al biasimo per la disfatta tedesca e per tutte le eventuali sofferenze dovute a una guerra perduta e a un trattato di pace imposto. Era un ignobile espediente che chiunque avrebbe potuto smascherare, ma che in Germania riscosse successo. In tal modo la Repubblica fu condannata fin dal suo nascere. Ciò forse non era inevitabile, in quanto i socialdemocratici, che nel novembre 1918 avevano la maggioranza assoluta, avrebbero potuto porre decisamente le fondamenta di una repubblica democratica duratura. Va rilevato però che per raggiungere tale scopo avrebbero dovuto eliminare o almeno sottomettere definitivamente le forze che avevano sostenuto l'impero degli Hohenzollern e che non erano affatto disposte ad accettare lealmente l'avvento di una Germania democratica: gli junker feudali e le altre caste dominanti; i magnati che controllavano i grandi trust industriali; gli avventurieri a capo dei corpi di volontari; gli alti funzionari dell'amministrazione imperiale e, soprattutto, la casta militare e i membri dello Stato maggiore. Avrebbero dovuto altresì frazionare molte grandi proprietà fondiarie costose e antieconomiche, nonché i monopoli e i trust industriali. Inoltre avrebbero dovuto procedere a un'epurazione della burocrazia, della magistratura, della polizia, delle università e dell'esercito, per allontanare tutti coloro che non intendevano servire in modo leale ed onesto il nuovo regime democratico. I socialdemocratici, formati in gran parte da sindacalisti bene intenzionati, inclini, non meno dei tedeschi delle altre classi, a riconoscere le antiche autorità tradizionali, non seppero decidersi ad agire in tal senso. Fin dall'inizio non si assicurarono un proprio prestigio e riconobbero invece l'autorità della forza che aveva sempre dominato nella Germania moderna, vale a dire l'esercito; il quale, benché vinto sui campi di battaglia, serbava ancora la speranza di mantenere le proprie posizioni nel paese e di sconfiggere la rivoluzione. Prefiggendosi questo scopo, esso prese l'iniziativa in modo rapido e spavaldo. La notte del 9 novembre 1918, poche ore dopo la "proclamazione" della Repubblica, il telefono di Ebert squillò nel suo ufficio della Cancelleria del Reich a Berlino. Era un telefono speciale, collegato per mezzo di una linea privata e segreta al comando supremo avente sede a Spa. Ebert era solo. Appena ebbe sollevato il ricevitore una voce all'altra estremità del filo disse: "Parla Groener ". L'ex sellaio, che era ancora sconvolto per la successione degli avvenimenti di quel giorno e che malvolentieri aveva assunto quel tanto di potere politico che ancora esisteva in una Germania in via di sgretolamento, rimase profondamente impressionato. Il generale Wilhelm Groener era successo a Ludendorff quale sovrintendente all'approv62 L'ascesa di Hitler vigionamento generale dell'esercito. Poche ore prima, a Spa, mentre il feldmaresciallo von Hindenburg non sapeva che fare, era stato proprio lui a comunicare al Kaiser, senza perifrasi, che egli non poteva fare più affidamento sulla fedeltà delle truppe e che quindi doveva andarsene. La casta militare non gli perdonò mai tale atto di coraggio. Ebert e Groener avevano stabilito tra loro un legame di rispetto reciproco fin dal 1916, epoca in cui il generale, che allora dirigeva la produzione bellica, dovette lavorare in stretta collaborazione col capo socialista. Pochi giorni prima, in novembre, avevano conferito insieme a Berlino, nel tentativo di salvare la monarchia e la patria. Ora, nel momento più difficile per la loro patria, essi presero contatto attraverso un telefono segreto: il capo socialista e il vicecomandante dell'esercito tedesco stipularono un patto che doveva essere decisivo per le sorti della nazione. Per molti anni il pubblico non ne seppe nulla. Ebert si impegnò a soffocare l'anarchia e il bolscevismo e a mantenere l'esercito con tutte le sue tradizioni. Dal canto suo Groener dava l'assicurazione che Pagina 47
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'esercito avrebbe aiutato il nuovo governo a consolidarsi e a conseguire i suoi obiettivi. " II feldmaresciallo [Hindenburg] conserverà la sua carica? ", - chiese Ebert. Il generale Groener rispose di sì. " Trasmetta al feldmaresciallo i ringraziamenti del governo ", - replicò Ebert '. L'esercito tedesco era salvo, ma la Repubblica appariva irrimediabilmente condannata nel giorno stesso della sua nascita. Tutti i generali, salvo l'onesto Groener e pochi altri, non l'avrebbero mai servita lealmente, e alla fine, guidati da Hindenburg, l'avrebbero tradita consegnandola ai nazisti. È vero che in quel momento lo spettro di quanto era avvenuto in Russia impauriva Ebert e i suoi compagni socialisti. Essi non volevano essere i Ke-renski della Germania; non volevano essere soppiantati dai bolscevichi. I Consigli dei soldati e dei lavoratori, sorti in ogni parte della Germania, stavano per impadronirsi del potere, proprio come avevano fatto in Russia. Erano stati quei gruppi che il io novembre avevano eletto un Consiglio dei rappresentanti del popolo, con alla testa Ebert, per governare provvisoriamente la Germania. Nel dicembre successivo fu tenuto a Berlino il primo congresso dei soviet della Germania, al quale parteciparono delegati dei Consigli dei soldati e dei lavoratori di tutto il paese. Costoro chiesero la destituzione di Hindenburg, l'abolizione dell'esercito regolare e la sua sostituzione con una milizia civile soggetta all'autorità suprema del Consiglio, i cui ufficiali dovevano essere eletti dalla truppa. Tutto ciò era più di quanto Hindenburg e Groener potessero tollerare. Essi si rifiutarono di riconoscere l'autorità del Consiglio dei soviet e lo stesso Ebert non fece niente per andar incontro a tali richieste. D'altro canto l'esercito, che lottava per sopravvivere, sollecitava il governo, che aveva accettato di appoggiare, a prendere iniziative più drastiche. Due giorni Versailles, Weitnar 63 prima di Natale la divisione della marina popolare, che era passata sotto il controllo dei comunisti spartachisti, occupò la Wilhelmstrasse, irruppe nella Cancelleria e tagliò le linee telefoniche. La linea telefonica segreta che comunicava col quartiere generale dell'esercito si salvò, e così Ebert potè chiedere aiuto. L'esercito promise di inviare la guarnigione di stanza a Potsdam, ma prima che questa arrivasse i marinai ribelli si erano ritirati nei loro quartieri situati nelle scuderie del palazzo imperiale, che gli spartachisti ancora occupavano. Gli spartachisti - alla cui testa c'erano Karl Liebknecht e Rosa Luxem-burg, i due maggiori agitatori della Germania - continuavano a insistere affinchè si proclamasse una repubblica sovietica. Le loro forze armate a Berlino erano aumentate. Alla vigilia di Natale la divisione di marina aveva facilmente respinto un tentativo delle truppe regolari inviate da Potsdam per cacciarla dalle scuderie imperiali. Hindenburg e Groener invocarono insistentemente il rispetto del patto stipulato fra loro ed Ebert, invitando Ebert a sopprimere il bolscevismo, cosa che il capo socialista era ben disposto a fare. Infatti due giorni dopo Natale egli nominò Gustav Noske ministro della Difesa nazionale e a partire da quel momento gli avvenimenti si svolsero con quella sequenza logica che avrebbero dovuto attendersi tutti coloro che conoscevano il nuovo ministro. Noske, un ex macellaio, aveva saputo farsi strada attraverso il movimento sindacale e il Partito socialdemocratico fino a diventare membro del Reichstag nel 1906, quando venne ufficialmente riconosciuto come esperto del partito per le questioni militari. Era anche noto come nazionalista convinto e come uomo duro. Il principe Max di Baden l'aveva scelto per reprimere l'ammutinamento navale scoppiato a Kiel ai primi di novembre e Noske era riuscito a soffocarlo. Era un uomo robusto, dalle mascelle quadrate, energico, dotato di una straordinaria forza fisica, ma d'intelligenza limitata -tutte caratteristiche del suo mestiere, secondo i suoi nemici. Appena nominato ministro della Difesa nazionale, egli dichiarò che " ci voleva qualcuno disposto a fare il cane sanguinario ". Si mise all'opera fin dai primi del gennaio 1919. Tra il io e il 17 (periodo che fu allora denominato, a Berlino, la " settimana di sangue ") le truppe regolari e i corpi di volontari comandati da lui e dal generale von Liittwitz * eliminarono il movimento spartachista. Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht furono imprigionati e poi uccisi dagli ufficiali della divisione della guardia di cavalleria. * II generale barone Walter von Liittwitz, ufficiale reazionario della Pagina 48
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt vecchia scuola, doveva dimostrare in modo palese la sua " lealtà " alla causa della Repubblica, e in particolare nei riguardi di Noske, un anno dopo, quando alla testa dei corpi dei volontari s'impadronì di Berlino Per appoggiare il putsch di Kapp. Ebert, Noske e tutti gli altri membri del gabinetto dovettero fuggire il iì marzo 1920, alle cinque del mattino. Il generale von Seeckt, capo di Stato maggiore dell'esercito, teoricamente agli ordini di Noske quale ministro della Difesa, si rifiutò di ordinare all'esercito di proteggere la Repubblica contro le mire di Liittwitz e Kapp. " Questa notte ha dimostrato il fallimento di tutta la mia politica, - esclamò Noske. - La mia fiducia nel corpo degli ufficiali è morta. Voi tutti m'avete abbandonato " (citato da Wheeler-Bennett nel libro The Nemesi! of Power, p. 77). 64
L'ascesa di Hitler Cessati i combattimenti a Berlino, in tutta la Germania poterono svolgersi le elezioni per l'Assemblea Nazionale incaricata di redigere la nuova costituzione. Le elezioni si tennero il 9 gennaio 1919 e rivelarono che i ceti medi e superiori, nel volgere di poco più di due mesi dalla " rivoluzione ", avevano ripreso coraggio. I socialdemocratici (" maggioritari " e indipendenti), che finora avevano governato da soli, dato che nessun altro gruppo aveva voluto condividere le responsabilità del governo, raccolsero 13 800 ooo voti su di un totale di 30 ooo ooo, assicurandosi cosf 185 dei 421 seggi dell'Assemblea, cifra che era però ben lontana dal costituire una maggioranza. Era evidente che la nuova Germania non poteva essere ricostruita esclusivamente sulla base della classe operaia. I due partiti delle classi medie, cioè il Centro, che rappresentava il movimento politico ispirantesi alla Chiesa cattolica romana, e il Partito democratico nato dalla fusione (realizzatasi in dicembre) tra il vecchio Partito progressista e l'ala sinistra dei nazional-liberali, ottennero complessivamente n 500000 voti, assicurandosi 166 seggi. Entrambi i partiti intendevano appoggiare una repubblica democratica moderata, benché in essi fosse rappresentata una tendenza marcatamente favorevole a un'eventuale restaurazione monarchica. I conservatori - i cui capi in parte s'erano nascosti in novembre, mentre altri, come il conte von Westarp, avevano chiesto la protezione di Ebert dimostrarono che, pur numericamente indeboliti, erano ben lungi dall'essere scomparsi. Dopo aver ribattezzato il loro movimento col nome di Partito nazionale tedesco del popolo, ottennero tre milioni di voti, riuscendo a far eleggere 44 deputati; mentre i loro alleati dell'ala destra, i nazional-liberali, che avevano assunto il nome di Partito tedesco del popolo, raccolsero quasi un milione e mezzo di voti, assicurandosi 19 seggi. Pur costituendo decisa mente una minoranza, i due partiti conservatori erano riusciti a ottenere un numero di seggi che permetteva loro di far sentir la propria voce. Infatti fin dalla prima riunione dell'Assemblea, che ebbe luogo a Weimar il 6 feb braio 1919, i loro capi presero la parola per difendere il nome dell'impera tore Guglielmo II e il modo in cui egli e i suoi generali avevano condotto la guerra. Il capo del Partito tedesco del popolo, Gustav Stresemann, non aveva ancora assunto pubblicamente quell'atteggiamento che in seguito fu considerato come un completo voltafaccia. Nel 1919 egli era ancora noto come l'ex portavoce dell'Alto comando militare nel Reichstag (lo avevano chiamato il " giovane beniamino di Ludendorff "), cioè come acceso fautore della politica di annessioni e fanatico sostenitore della guerra sottomarina ad oltranza e senza restrizioni. II 31 luglio 1919, dopo sei mesi di dibattiti, l'Assemblea approvò la co stituzione; il presidente la ratificò il 31 agosto. Si trattava, sulla carta, del documento più democratico e più liberale fra tutti quelli che avevano visto la luce nel xx secolo. Teoricamente rasentava quasi la perfezione, conteneva articoli ammirevoli e ingegnosi che sembrava potessero garantire il funzio namento di una democrazia pressoché ideale. L'idea di un governo ministeVersatile;, Weimar 6% riale era stata presa in prestito dall'Inghilterra e dalla Francia, quella di una forte presidenza popolare dagli Stati Uniti, quella del referendum dalla Svizzera. Venne stabilito un sistema molto accurato e complicato di rappresentanza proporzionale e di elezioni per lista, allo scopo di evitare la dispersione dei voti, garantendo inoltre alle piccole minoranze il diritto di essere rappresentate al parlamento *. Il tenore della costituzione di Weimar offriva grandi speranze agli spiriti Pagina 49
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sinceramente democratici. Il popolo era stato dichiarato sovrano: " il potere politico proviene dal popolo ". Uomini e donne acquistavano il diritto di voto a vent'anni: " Tutti i tedeschi sono uguali dinanzi alla legge... La libertà dell'individuo è inviolabile... Ogni cittadino tedesco ha il diritto... di esprimere liberamente la propria opinione... Tutti i tedeschi godono del diritto di libera associazione... Tutti gli abitanti del Reich godono di completa libertà di religione e di coscienza... " Nessun uomo al mondo avrebbe potuto essere più libero di un cittadino tedesco, e nessun governo avrebbe potuto essere più democratico e liberale. Almeno sulla carta. L'ombra di Versailles. Prima che la stesura della costituzione di Weimar fosse ultimata, accadde qualcosa d'inevitabile che fece prevedere l'insuccesso di quel documento nonché della Repubblica che esso aveva voluto creare. La causa imprevedibile di ciò fu la pubblicazione del trattato di Versailles. Durante il primo caotico periodo del dopoguerra, e anche quando a Weimar l'Assemblea Nazionale cominciò a deliberare, i tedeschi sembrarono curarsi poco delle conseguenze della disfatta subita. Anche se qualche volta ci pensavano, pareva che volessero adottare un atteggiamento di comoda noncuranza, in quanto, avendo spodestato gli Hohenzollern secondo la richiesta degli Alleati, avendo eliminato il pericolo bolscevico e incominciato a organizzare un governo repubblicano e democratico, essi erano convinti di avere diritto a una pace giusta, basata non sulla disfatta bensì sui famosi quattordici punti del presidente Wilson. * In una struttura tanto bella non mancavano, è vero, delle crepe; e alcune di esse, a lungo andare, diventarono pericolose. Cosi il sistema della rappresentanza proporzionale e la votazione per lista che avrebbero dovuto impedire la dispersione dei voti, ebbero come conseguenza la moltiplicazione all'infinito di minutissimi partitini che, all'occasione, potevano impedire il raggiungimento di una maggioranza stabile al Reichstag, provocando di conseguenza frequenti crisi di governo. Alle elezioni del 1930 parteciparono ben ventotto partiti. La Repubblica avrebbe potuto godere di una stabilità maggiore se alcune almeno delle idee del professor Hugo Preuss, principale artefice della costituzione, non fossero state respinte. Egli aveva proposto a Weimar che la Germania si trasformasse in uno Stato centralizzato e che la Prussia e gli altri singoli Stati venissero sciolti e mutati in province. Purtroppo l'Assemblea respinse le sue proposte. Infine, l'articolo 48 della costituzione conferiva, in caso di emergenza, poteri dittatoriali al presidente. L'uso che i cancellieri Bruening, von Papen e von Schleicher fecero di tale potere eccezionale durante la presidenza di Hindenburg, consenti loro di governare senza dover fare ricorso al Reichstag: e questo, ancor prima dell'avvento di Hitler al potere, rappresentò la fine del regime democratico parlamentare in Germania. 66
L'ascesa di Hitler Sembrava che i loro ricordi non volessero risalire più in là di un anno, e precisamente non oltre il 3 marzo 1918, quando l'alto comando dell'esercito tedesco, allora vittorioso, aveva imposto alla Russia vinta il trattato di Brest-Litowsk, che uno storico inglese considerò vent'anni più tardi - quando le passioni provocate dalla guerra si erano ormai calmate - come un'" u-miliazione senza precedenti e senza pari nella storia moderna "2. Esso aveva tolto alla Russia un territorio grande quasi quanto l'Austria-Ungheria e la Turchia messe insieme, con 56 milioni di abitanti (pari al 32 per cento dell'intera sua popolazione); la privava di un terzo delle sue strade ferrate, del 73 per cento dei minerali di ferro, dell'89 per cento della sua produzione complessiva di carbone e di oltre 5000 stabilimenti manufatturieri o industriali. Inoltre la Russia doveva pagare alla Germania una indennità di guerra di 6 miliardi di marchi. Ma nella primavera del 1919 venne anche per i tedeschi il giorno della resa dei conti. Le clausole del trattato di Versailles, elaborate dagli Alleati senza negoziati con la Germania, vennero pubblicate a Berlino il 7 maggio. Fu quello un duro colpo per un popolo che fino all'ultimo momento aveva voluto illudersi. In tutto il paese vennero organizzate manifestazioni popolari di protesta per reclamare che la Germania si rifiutasse di firmare il trattato. Scheidemann, divenuto cancelliere durante il periodo dell'Assemblea di Weimar, ebbe ad esclamare: " Perisca la mano che firmerà questo trattato! " L'8 maggio, Ebert, allora presidente provvisorio, e il governo affermarono pubblicamente che le clausole del trattato erano " irrealizzabili e intollerabili ". La delegazione tedesca mandata a Versailles scrisse l'indomani all'inflessibile Clemenceau che Pagina 50
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un trattato di quel genere era " intollerabile per qualsiasi nazione ". Che c'era nel trattato di tanto intollerabile? Esso restituiva alla Francia l'Alsazia-Lorena, al Belgio una parte del suo territorio, alla Danimarca (dopo un plebiscito) alcune regioni che un secolo prima erano state tolte a quel paese dopo la sua sconfitta. Restituiva alla Polonia i territori (alcuni soltanto dopo un plebiscito) di cui la Germania si era impadronita dopo la spartizione del paese. Queste erano alcune delle clausole che mandarono su tutte le furie i tedeschi: essi protestarono non soltanto per la separazione della Prussia orientale dalla madre patria per effetto di un corridoio destinato a fornire un accesso al mare alla Polonia, ma perché disprezzavano i polacchi, considerati dai tedeschi una razza inferiore. Ritenevano non meno oltraggioso il fatto che il trattato facesse ricadere su di loro la responsabilità storica di aver scatenato la guerra, e imponesse la consegna agli Alleati del Kaiser Guglielmo II, e di circa ottocento " criminali di guerra ". A prescindere dalle riparazioni, il cui importo sarebbe stato definito in un secondo tempo, tra il 1919 e il 1921, i tedeschi dovevano effettuare un primo versamento di 5 miliardi di marchi-oro; invece di alcuni versamenti in contanti, si doveva procedere a corrispondenti pagamenti in mercé (carbone, navi, legno, bestiame, ecc.). Ciò che maggiormente esasperò i tedeschi fu il fatto che il trattato impoVersatile!, Weimar 67 neva il disarmo virtuale della Germania *, il che, per il momento, le toglieva ogni prospettiva di egemonia in Europa. Ciò nonostante, il tanto deprecato trattato di Versailles, a differenza di quello che la Germania aveva imposto alla Russia, lasciava in gran parte intatto il Reich, sia geograficamente sia economicamente, rispettando la sua unità politica e la sua potenziale forza di grande nazione. Il governo provvisorio di Weimar - ad eccezione di Erzberger, il quale ne consigliava la firma, dato che le sue clausole potevano essere molto facilmente eluse - oppose una strenua resistenza all'acccttazione del Diktat di Versailles, come ora veniva chiamato il trattato. Dietro al governo stava la stragrande maggioranza dei cittadini, dalla destra alla sinistra. E l'esercito? Sarebbe stato in grado, nel caso in cui si fosse respinto il trattato, di resistere all'inevitabile attacco alleato dall'ovest? Ebert si rivolse al comando supremo che aveva appena trasferito il suo quartier generale a Kolberg, in Pomerania. Il feldmaresciallo von Hindenburg, dopo aver sentito il parere del generale Groener, che conosceva la precarietà di una eventuale resistenza militare, rispose il 17 giugno quanto segue: Nel caso di una ripresa delle ostilità noi possiamo riconquistare il territorio di Posen [in Polonia] e difendere le nostre frontiere orientali. Ad ovest, purtroppo, difficilmente possiamo sperare di resistere a una seria offensiva del nemico, data la netta superiorità numerica dell'Intesa e data la possibilità che avrà di attaccarci sui due fianchi. Il successo di tale resistenza è, nel complesso, molto dubbio, ma come militare non posso impedirmi di pensare che sarebbe meglio perire con onore che accettare una pace umiliante. Queste ultime parole del popolare comandante in capo rientravano nella più schietta tradizione militare tedesca; ma si poteva giudicare della loro sincerità solo conoscendo ciò che i suoi compatrioti ignoravano: Hindenburg aveva finito col riconoscere con Groener che la resistenza agli Alleati in quel momento non solo sarebbe stata del tutto vana, ma avrebbe provocato la distruzione del corpo degli ufficiali che entrambi avevano tanto a cuore, e quella della stessa Germania. Gli Alleati finirono per esigere una risposta definitiva. Il 16 giugno, un giorrio prima della risposta scritta di Hindenburg a Ebert, essi inviarono ai tedeschi un ultimatum: se il trattato non fosse stato accettato prima del 24 giugno, l'armistizio sarebbe stato denunciato e gli Alleati si sarebbero ritenuti liberi di " prendere le misure reputate necessarie per far accettare le loro condizioni ". Ebert si rivolse ancora una volta a Groener. Se l'alto comando riteneva che esistesse la benché minima possibilità di resistere con successo agli Alleati, egli si impegnava a far respingere il trattato dall'Assemblea. Esigeva * L'esercito veniva ridotto a 100 ooo volontari arruolati per un lungo periodo, mentre veniva proibito il possesso di aerei e di carri armati. Lo Stato maggiore veniva ugualmente soppresso. La marina avrebbe avuto un valore pressoché simbolico, non potendo costruire sottomarini, né navi superiori alle io ooo tonnellate. Pagina 51
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 68 L'ascesa di Hitler però una risposta immediata. Intanto era arrivato l'ultimo giorno dell'ultimatum, il 24 giugno. Il gabi tto si riunì alle 16,30 per prendere una decisione definitiva. Hindenburg e Groener conferirono ancora una volta. " Ella sa quanto me che ogni resistenza armata è impossibile ", disse l'ormai anziano e stanco feldmaresciallo. Ma ancora una volta, - come il 9 novembre 1918 a Spa, quando non si era deciso a rivelare la situazione al Kaiser, riservando tale triste compito a Groener, - Hindenburg si rifiutò di dire la verità dei fatti al presidente provvisorio della Repubblica. " Ella come me può portare la risposta al presidente della Repubblica ", disse a Groener3. E ancora una volta il coraggioso generale si assunse la responsabilità che incombeva al feldmaresciallo, pur sapendo che sarebbe stato di nuovo il capro espiatorio del corpo degli ufficiali, e trasmise per telefono al presidente il parere del comando supremo. Sollevata da una cosf grave responsabilità, in seguito al parere dei capi militari (un fatto che in Germania fu presto dimenticato), l'Assemblea Nazionale approvò a grande maggioranza la firma del trattato di pace e tale decisione venne comunicata a CÌemenceau quando mancavano appena diciannove minuti alla scadenza dell'ultimatum alleato. Quattro giorni dopo, il 28 giugno 1919, il trattato di pace veniva firmato nella Sala degli Specchi del castello di Versailles. La Germania divisa in due. Da quel giorno la Germania venne a trovarsi divisa in due. I conservatori non volevano accettare il trattato di pace, e tanto meno la Repubblica che l'aveva ratificato. Tale era anche il punto di vista dell'esercito (eccezion fatta per il generale Groener), benché avesse giurato di difendere il nuovo regime democratico e fosse stato esso a prendere la decisione definitiva di firmare il trattato a Versailles. Malgrado la " rivolu2Ìone " di novembre i conservatori mantenevano ancora il potere economico. Essi possedevano le industrie, i latifondi e la maggior parte del capitale del paese. Il loro denaro poteva essere impiegato, come difatti accadde, per sovvenzionare quei partiti e quella stampa politica che si fossero proposti l'affossamento della Repubblica. L'esercito incominciò a contravvenire alle clausole restrittive del trattato di pace prima ancora che l'inchiostro si asciugasse sulla carta. Giuocando sulla timidezza e sull'imprevidenza dei capi socialisti, il corpo degli ufficiali seppe conservare all'esercito le sue tradizioni prussiane, come abbiamo visto, e fece addirittura di esse il vero fulcro politico della nuova Germania. Fino agli ultimi giorni della breve vita della Repubblica, l'esercito non legò i suoi destini a nessun movimento politico; pur ridotto negli effettivi, divenne, sotto la direzione del generale Hans von Seeckt, il brillante creatore della Reichswehr (100000 uomini), uno Stato dentro lo Stato, che esercitava un'influenza sempre crescente sulla politica sia interna che estera della naVersatile!, Weimar 69
I zione, finché l'ulteriore sopravvivenza della Repubblica venne a dipendere dalla volontà del corpo di ufficiali. Come Stato nello Stato, l'esercito seppe mantenersi indipendente dal governo della nazione. Secondo quanto stabiliva la costituzione di Weimar l'esercito era subordinato al gabinetto e al parlamento, come appunto avveniva nelle altre democrazie occidentali. Ma in Germania non lo fu mai, e d'altro canto nessuno volle eliminare dall'esercito le sue tendenze monarchiche e antirepubblicane. Alcuni capi socialisti, come Scheidemann e Grzesinski, furono i soli ad esigere la " democratizzazione " dell'esercito. Essi si erano resi conto del pericolo che comportava l'affidare le forze armate nelle mani di ufficiali educati secondo le vecchie tradizioni autoritarie e imperialiste; ma furono ostacolati con successo non solo dai militari ma anche dai loro stessi compagni socialisti con a capo il ministro della Difesa, Noske. Quest'ultimo, ministro proletario della Repubblica, si vantava pubblicamente di voler risuscitare " i superbi ricordi militari della guerra mondiale ". L'incapacità del governo legittimo nel Pagina 52
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt creare un esercito nuovo, fedele allo spirito democratico e sottoposto al gabinetto e al Reichstag, si rivelò, col passare del tempo, fatale per la Repubblica. Un altro errore fu la mancata epurazione della magistratura. Coloro che avrebbero dovuto amministrare la giustizia si trasformarono in un focolaio controrivoluzionario, degradando la giustizia al fine di perseguire finalità politiche a carattere reazionario. " È impossibile non venire alla conclusione, - dichiarò lo storico Franz L. Neumann, - che la giustizia politicizzata rappresenti la pagina più nera della vita della Repubblica tedesca "4. Nel 1920, in seguito al putsch di Kapp, il governo accusò 705 persone di alto tradimento; ma solamente uno di loro, il questore della polizia di Berlino, venne condannato a cinque anni di reclusione con la condizionale; sebbene lo Stato prussiano gli avesse ritirato la pensione, la Corte di Cassazione gliela restituì. Nel dicembre del 1926 un tribunale tedesco concesse al generale von Liittwitz, capo militare del putsch di Kapp, gli arretrati della sua pensione corrispondenti al periodo in cui aveva preso parte alla ribellione, nonché ai cinque anni di latitanza da lui passati in Ungheria per sottrarsi alla giustizia. Al contrario, centinaia di liberali tedeschi venivano condannati a lunghi anni di prigione sotto l'accusa di tradimento per aver rivelato o criticato sulla stampa le continue infrazioni al trattato di Versailles commesse dall'esercito. Le leggi per la repressione del tradimento vennero inesorabilmente applicate nei confronti dei sostenitori della Repubblica, mentre gli appartenenti alla destra, che si sforzavano di abbattere la Repubblica, venivano assolti o condannati a pene leggere. Adolf Hitler se ne rese conto per tempo. Persino gli assassini, sempre che fossero di destra e che le vittime fossero dei democratici, erano trattati dai tribunali con la massima clemenza; oppure, cosa che spesso avveniva, erano sottratti alla giustizia dagli ufficiali o dagli estremisti reazionari. I socialisti moderati, aiutati dai democratici e dal Centro cattolico, erano dunque gli unici a sostenere la Repubblica, malata di debolezza congenita. Es/o L'ascesa di Hitler si dovettero sopportare tutto: l'odio, le ingiurie e talvolta le pallottole dei loro avversari che si andavano facendo sempre più numerosi e risoluti. Oswald Spengler, il cui libro 77 tramonto dell'Occidente trovò un'eco immediata e notevole, esclamò: " Nel cuore del popolo la costituzione di Weimar è già irrimediabilmente condannata ". In Baviera Hitler capi la forza della nuova corrente nazionalista, antidemocratica e antirepubblicana, e passò all'azione. Egli venne grandemente favorito dagli avvenimenti, e in particolare da due congiunture: dal crollo del marco e dall'occupazione francese della Ruhr. Il marco, come abbiamo visto, aveva incominciato a svalutarsi nel 1921, con un cambio di 75 marchi per un dollaro; l'anno successivo il cambio scese a 400 marchi e all'inizio del 1923 a 7000. Fin dall'autunno del 1922 la Germania aveva chiesto agli Alleati una dilazione nel pagamento delle riparazioni di guerra; il governo Poincaré aveva opposto un netto rifiuto. Quando la Germania non consegnò le partite previste di legname, il primo ministro francese, uomo che non si lasciava ingannare facilmente (era stato presidente della Repubblica per tutto il periodo della guerra), ordinò l'occupazione militare della Ruhr. Cosi il cuore industriale della Germania, che da solo forniva i quattro quinti del suo fabbisogno di carbone e di acciaio, dopo che l'Alta Slesia era stata ceduta alla Polonia, venne staccato dal resto del paese. Questo duro colpo, paralizzando l'economia della Germania, servi a unire istantaneamente tutti i tedeschi come mai si era verificato dopo il 1914. Gli operai della Ruhr dichiararono lo sciopero generale e ricevettero aiuti finanziari da Berlino, che fomentava una campagna di resistenza passiva, mentre l'esercito organizzava, dal canto suo, operazioni di sabotaggio e di guerriglia. I francesi risposero con arresti, deportazioni e persine condanne a morte. Ciò nonostante la Ruhr rimase completamente inattiva. Il soffocamento dell'economia tedesca affrettò precipitosamente il collasso finale del marco. In seguito all'occupazione della Ruhr, nel gennaio 1923 si ebbe il crollo, con 18 ooo marchi equivalenti a un dollaro; il i° luglio con 160000; il i° agosto con un milione di marchi. Nel novembre, allorché Hitler credette che la sua ora fosse scoccata, il dollaro si quotava a quattro miliardi di marchi, e a partire da allora le cifre si tramutarono in migliaia di miliardi. La moneta tedesca aveva perso ogni valore. Il potere d'acquisto dei salari e degli stipendi si era ridotto a zero. I risparmi della classe media e della classe lavoratrice furono spazzati via. Ma andò anche distrutta qualcosa di più importante: la fiducia del popolo nella struttura economica della società Pagina 53
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedesca. Che senso avevano i principi e i costumi di una società che predicava il risparmio e gli investimenti e che prometteva nel modo più solenne una rendita sicura, se lo Stato non era poi capace di far fronte ai suoi impegni? Non si trattava piuttosto di una frode a danno del popolo? E la vera responsabile del disastro non era forse la Repubblica democratica, che si era arresa al nemico e aveva accettato il fardello delle riparazioni? Bisogna riconoscere purtroppo che la Repubblica aveva una parte di responsabilità. L'inflazione avrebbe potuto essere arrestata pareggiando il bilancio, cosa certamente difficile ma non impossibile. Sarebbe stato sufficiente, Versatile*, Weimar 71 a questo scopo, ridimensionare il gettito delle imposte; ma il nuovo governo non ebbe il coraggio di farlo. Non era stato nemmeno possibile coprire parzialmente le spese della guerra - 164 miliardi di marchi - con le imposte dirette: 93 miliardi furono raccolti mediante prestiti di guerra; 29 miliardi mediante buoni del tesoro e il rimanente grazie a nuove emissioni di carta moneta. Invece di imporre delle pesanti tasse ai cittadini che erano in grado di pagate, il governo repubblicano nel 1921 ridusse paradossalmente quelle già esistenti. A partire da allora, spronato dai grandi industriali e dai grandi proprie-tari terrieri che continuavano a mietere lauti guadagni, mentre le masse popolari erano completamente in rovina, il governo repubblicano tollerò di proposito il crollo del marco per liberare lo Stato dal debito pubblico, eludere il pagamento delle riparazioni e sabotare infine finanziariamente l'occupazione francese della Ruhr. Inoltre il crollo monetario permise all'industria pesante di liquidare i propri debiti effettuando i pagamenti in moneta svalutata. Lo Stato maggiore generale (travestito in Truppenamt, cioè ufficio delle truppe, per eludere il trattato) comprese subito che il crollo del marco, sopprimendo i debiti di guerra, non lasciava indebolita la Germania dal punto di vista finanziario nel caso di una nuova guerra. Le masse popolari non capirono, dal canto loro, quanti e quali vantaggi traessero dal crollo economico i magnati dell'industria, l'esercito e lo Stato, Tutto quello che il popolo sapeva era che un grosso conto in banca non bastava per acquistare un miserabile mazzo di carote, cinque chili di patate, un etto di zucchero o mezzo chilo di farina. Una cosa gli era chiara: tutti avevano fallito. Ogni giorno di più la fame lo attanagliava. Nella loro miseria e disperazione, i tedeschi fecero della Repubblica il capro espiatorio di tutti i loro malanni. Un tale concorso di circostanze fu per Hitler un vero dono del ciclo. La rivolta in Baviera. " II governo continua tranquillamente a far stampare quella carta straccia [i biglietti di banca], perché se non facesse cosi sarebbe la sua fine, -osservò Hitler. - Infatti se la fabbricazione di banconote si arrestasse - cosa indispensabile per la stabilizzazione del marco - la frode verrebbe senz'altro smascherata... Credetemi: la nostra miseria continuerà ad aumentare. Ogni scellerato riuscirà però a farla franca. E perché no? Lo stesso Stato è divenuto il primo dei ladri e dei malfattori. Uno Stato di ladri!... Se il popolo si renderà conto, inorridendo, che con tutti questi miliardi in tasca si rischia di morire di fame, dovrà pur venire a questa conclusione: noi non ci sottometteremo pili a lungo a uno Stato basato sulla truffaldina idea della maggioranza. Ciò che noi preconizziamo è una dittatura... "5. T Senza dubbio le dure condizioni di vita e le incertezze create da una catastrofica inflazione spingevano milioni di tedeschi ad accogliere tale con72 L'ascesa di Hitler clusione, e Hitler si accinse a far sì che l'accettassero. Egli infatti si stava convincendo che la caotica situazione determinatasi nel 1923 offriva un'occasione unica per scardinare la Repubblica. Ciò però non gli impediva di scorgere gli ostacoli che si ergevano sulla sua via: se fosse stato lui a dirigere la controrivoluzione, tutto sarebbe andato bene; ma se fosse stato un altro, la cosa allora non l'avrebbe più interessato. Anzitutto, il partito nazista, pur ingrossandosi di giorno in giorno, era ben lungi dall'essere il più importante movimento politico della Baviera, ed era sconosciuto al di fuori di questo Stato. Come poteva quel piccolo partito far cadere la Repubblica? Hitler, che non si lasciava scoraggiare dalle difficoltà, credeva di conoscere il modo per giungere a tanto: raggruppare sotto la sua direzione personale tutte le forze nazionalistiche e antirepubblicane della Baviera. Allora, con l'appoggio del governo bavarese, dei gruppi armati e della Pagina 54
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Reichswehr di stanza in Baviera, avrebbe marciato su Berlino (imitando così la " marcia su Roma " di Mussolini del 1922) per abbattere la Repubblica di Weimar. Il facile successo ottenuto dal dittatore italiano l'aveva certamente impressionato. L'occupazione francese della Ruhr, benché suscitasse nei tedeschi l'odio per il nemico tradizionale riaccendendo il loro spirito nazionalista, non poteva non complicare i progetti di Hitler, giacché il popolo tedesco si sarebbe stretto attorno al governo repubblicano di Berlino qualora esso si fosse mostrato deciso a tener testa alla Francia. Ora, era proprio questo che a Hitler non garbava minimamente. Il suo scopo era abbattere la Repubblica. Alla Francia si sarebbe pensato dopo che in Germania si fosse avuta la rivoluzione nazionalistica e si fosse instaurata la dittatura. Hitler osò dunque assumere un atteggiamento che contrastava con una forte corrente dell'opinione pubblica e disse: " Non gridiamo " Abbasso la Francia ", ma "Abbasso i traditori della patria! " Abbasso i criminali di novembre! Tale deve essere la nostra parola d'ordine "6. Durante i primi mesi del 1923, Hitler si diede instancabilmente a mettere in pratica questo slogan. In febbraio, in parte per merito delle capacità organizzative di Rohm, quattro delle " associazioni patriottiche " armate della Baviera s'unirono ai nazisti per costituire ciò che venne chiamata l'Ar-beitsgemeinschaft der vaterlàndischen Kampfverbdnde (Unione d'azione dei gruppi combattenti della patria) sotto la direzione politica di Hitler. In settembre veniva creato un gruppo ancora più poderoso, sotto il nome di Deutscher Kampfbund (Unione tedesca di combattimento), diretto da un triumvirato di cui Hitler faceva parte. Il Kampfbund era nato dopo un raduno di massa svoltosi il 2 settembre a Norimberga per commemorare la vittoria di Sedan sui francesi del 1870. La maggior parte delle organizzazioni di tendenza fascista della Germania meridionale vi erano rappresentate, e Hitler, che pronunciò un violento discorso contro il governo centrale, fu vivamente applaudito. Gli obiettivi della nuova organizzazione, il Kampfbund, resi noti all'opinione pubblica erano il rovesciamento della Repubblica e l'abolizione del trattato di Versailles. Versailles, Weitnar 73 Durante il raduno di Norimberga, Hitler dalla tribuna d'onore aveva assistito alla sfilata a fianco del generale Ludendorff. Non si trattava di un caso: da qualche tempo il giovane capo nazista era in contatto con l'" eroe " tedesco della guerra, che aveva prestato parte della sua " gloria " agli autori del putsch di Kapp a Berlino. Ludendorff continuava a incoraggiare la campagna controrivoluzionaria scatenata dalla destra; era quindi lecito sperare di poterlo convincere ad appoggiare i piani che cominciavano a delinearsi nella mente di Hitler. Il vecchio generale era completamente privo di senso politico; viveva, a quel tempo, nei dintorni di Monaco senza nascondere il suo disprezzo per i bavaresi, per il principe ereditario Rupprecht, pretendente al trono, e per la Chiesa cattolica; e ciò proprio nello Stato più cattolico della Germania. Hitler conosceva tutti questi particolari, ma per lui erano soltanto dei vantaggi. Egli, certo, non voleva che Ludendorff prendesse la direzione politica della controrivoluzione nazionalista, benché fosse noto che il generale desiderava ardentemente assumere quella funzione, che Hitler aveva invece riservato a se stesso. D'altro canto, il nome di Ludendorff, la sua reputazione tra il corpo degli ufficiali e tra i conservatori della Germania intera rappresentavano un appoggio prezioso per un politicante di provincia, ancora quasi del tutto ignoto al di fuori della Baviera. Hitler cominciò dunque ad assegnare a Ludendorff una parte importante nei suoi progetti. Durante l'autunno del 1923, i rapporti tra la Repubblica tedesca e lo Stato di Baviera giunsero a un punto critico. Il 26 settembre il cancelliere Gustav Stresemann annunciò la fine della resistenza passiva nella Ruhr e la ripresa del pagamento delle riparazioni di guerra da parte della Germania. Stresemann, ex portavoce di Hindenburg e di Ludendorff, conservatore convinto e monarchico nel cuore, si era convinto che la Germania se voleva salvarsi, mantenere la sua unità e ridiventare forte, doveva accettare almeno per un certo tempo il regime repubblicano e accordarsi con gli Alleati per godere di un periodo di tranquillità che le permettesse di riacquistare la sua potenza economica. Continuare a navigare secondo il vento che spirava di momento in momento, avrebbe portato soltanto alla guerra civile e forse alla fine della nazione. La cessazione della resistenza antifrancese nella Ruhr e la riassunzione dell'onere delle riparazioni di guerra, sollevarono un'ondata di proteste iste-riche da parte dei nazionalisti tedeschi: i comunisti, la cui forza era aumentata, s'unirono ai loro furibondi attacchi contro la Repubblica. Stresemann Pagina 55
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt si trovò di fronte a una vera levata di scudi, da parte sia dell'estrema destra sia dell'estrema sinistra. Era però ben preparato e fece dichiarare lo stato di emergenza dal presidente Ebert il giorno stesso in cui annunciò il cambiamento di rotta circa il problema della Ruhr e del pagamento delle riparazioni. Nel periodo tra il 26 settembre 1923 e il febbraio del 1924, in base al decreto sullo stato d'emergenza, il potere esecutivo passò nelle mani del 74 L'ascesa di Hitler ministro della Difesa, Otto Gessler, e del comandante delle forze armate, generale von Seeckt. Di fatto, il generale e le sue truppe divennero i veri padroni del Reich. La Baviera non era affatto disposta ad accettare una simile situazione. Il suo gabinetto, presieduto da Eugen von Knilling, proclamò a sua volta lo stato d'emergenza il 26 settembre, conferendo all'ex ministro Gustav von Kahr, monarchico di destra, la carica di commissario di Stato con poteri dittatoriali. A Berlino si temeva che la Baviera potesse staccarsi dal Reich restaurando la monarchia dei Wittelsbach e formando persine, insieme con l'Austria, una Unione Tedesca del Sud. Il presidente Ebert convocò il gabinetto in seduta d'urgenza e pregò il generale von Seeckt di parteciparvi. Chiese a quest'ultimo quale fosse la situazione dell'esercito. Seeckt gli rispose senza mezzi termini: "L'esercito marcia dietro di me, signor presidente"7. Queste parole agghiaccianti, profferite da quel prussiano inflessibile in monocolo che era il comandante in capo delle forze armate, non spaventarono, come si sarebbe potuto pensare, il presidente né il suo cancelliere. Essi avevano già accettato il fatto che l'esercito fosse uno Stato all'interno dello Stato e non dipendesse da nessuno. D'altra parte si è visto che tre anni prima, quando le forze di Kapp occuparono Berlino e a Seeckt fu indirizzato un appello consimile, l'esercito non aveva marciato dietro la Repubblica, ma dietro il suo generale. L'unico problema, dunque, nel 1923, era di sapere quale fosse l'atteggiamento di quest'ultimo. Fortunatamente per la Repubblica, questa volta egli decise di sostenerla, non perché credesse nei principi repubblicani e democratici, ma per il semplice fatto che, per il momento, l'aiuto concesso al presente regime costituiva una premessa per l'esistenza stessa dell'esercito, minacciato com'era dalla rivolta in Baviera e nel Nord, e per salvare la Germania da una disa-strosa guerra civile. Seeckt, infatti, sapeva che alcuni fra gli ufficiali più in vista della divisione di Monaco propendevano per i separatisti bavaresi; sapeva anche di un complotto ordito nella " Reichswehr nera " dal maggiore Buchrucker, ex ufficiale di Stato maggiore che si proponeva di occupare Berlino e di bandire il governo repubblicano. Così von Seeckt agì con fredda precisione e ferrea determinazione per ristabilire l'ordine nell'esercito e mettere fine al pericolo di guerra civile. La notte del 30 settembre 1923 le truppe della " Reichswehr nera " comandate dal maggiore Buchrucker s'impadronirono di tre fortificazioni ad est di Berlino. Seeckt ordinò all'esercito regolare di circondarle. Dopo tre giorni Buchrucker si arrese, fu accusato di alto tradimento e condannato a dieci anni di reclusione in una fortezza. La " Reichswehr nera " venne sciolta; era stata creata dallo stesso von Seeckt col nome fittizio di Arbeitskommand (Comando di lavoro) per integrare e rafforzare segretamente la Reichswehr, ridotta a soli 10.0000 uomini*. _ -r * Le truppe della " Reichswehr nera ", i cui effettivi ammontavano a circa 20.000 uomini, erano di stanza alla frontiera orientale per difenderla dai polacchi durante i torbidi degli anni Versailles, Weimar 75 Dopodiché, Seeckt s'occupò del pericolo di una ribellione comunista nella Sassonia, nella Turingia, ad Amburgo e nella Ruhr. Bastava che si trattasse di agire contro la sinistra e la fedeltà dell'esercito non lasciava il minimo dubbio: In Sassonia i componenti del gabinetto socialcomunista furono messi agli arresti dal comandante della Reichswehr locale e al loro posto fu insediato un commissario del Reich. Ad Amburgo e in alcune altre regioni i comunisti furono rapidamente eliminati. Così a Berlino si credette che l'eliminazione, realizzata con relativa facilità, del pericolo bolscevico privasse i cospiratori bavaresi del loro pretesto, cioè che la loro resistenza mirasse alla difesa della Repubblica dal comunismo. Una volta scomparso tale pericolo, essi avrebbero dovuto riconoscere l'autorità del governo nazionale. Ma non fu così. La Baviera continuò a sfidare Berlino. Era rimasta sotto la guida di un triumvirato avente pieni poteri, composto da Kahr, commissario di Stato, dal Pagina 56
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt generale Otto von Lossow, comandante della Reichswehr in Baviera, e dal colonnello Hans von Seisser, capo della polizia di Stato. Kahr si rifiutò di ammettere che lo stato d'emergenza proclamato dal presidente Ebert in Germania fosse applicabile alla Baviera, e di eseguire i relativi ordini di Berlino. Avendo il governo centrale ordinato la soppressione del giornale di Hitler, il " Volkischer Beobachter ", a causa dei suoi violenti attacchi contro la Repubblica in generale e contro Seeckt, Stresemann e Gessler in particolare, Kahr si oppose sdegnosamente. Non tenne nemmeno conto di un secondo ordine di Berlino, di arrestare cioè i tre ben noti capi di certe bande armate operanti in Baviera: il capitano Heiss, il capitano Ehrhardt (" eroe " del putsch di Kapp) e il tenente Rossbach (un omosessuale amico di Rohm). Seeckt, perduta la pazienza, ordinò a von Lossow di sopprimere il giornale nazista e di arrestare i tre capibanda. Ma il debole e irresoluto generale bavarese, impressionato dall'oratoria di Hitler e dalla forza persuasiva di Kahr, esitò ad obbedire. Il 24 ottobre Seeckt lo destituì e lo sostituì col generale Kress von Kressen-stein. Ma Kahr non volle piegarsi a questa manifestazione di energia da parte di Berlino. Dichiarò invece che Lossow avrebbe conservato il comando della Reichswehr in Baviera; e sfidando non solo Seeckt ma la stessa costituzione, impose agli ufficiali e ai soldati di presentare un esplicito giuramento di fedeltà al governo bavarese. Tale atteggiamento assunse per Berlino il significato di un alto tradimento non solo politico ma anche militare. Seeckt decise di stroncarlo sotto entrambi gli aspetti ". 1920-23. Questa organizzazione illegale divenne celebre per aver risuscitato gli orrori dei medievali Femegerichte (tribunali segreti di Santa Vehme): essa emetteva arbitrarie condanne a morte contro i tedeschi che rivelavano le attività della " Reichswehr nera " alla commissione alleata di controllo. I tribunali dello Stato dovettero occuparsi di molti di questi crimini brutali. Durante un procedimento giudiziario il ministro della Difesa, Otto Gessler, succeduto a Noske, negò di essere a conoscenza di tale organizzazione, anzi insistette sulla sua inesistenza. Tuttavia, quando uno di coloro che lo interrogavano si stupì della sua pretesa ignoranza, Gessler esclamò: " Chi Parla della " Reichswehr nera " commette un atto di alto tradimento! " 76
L'ascesa di Hitler Comunicò in modo chiaro al triumvirato bavarese, a Hitler e ai corpi di volontari che ogni loro tentativo di ribellione sarebbe stato soffocato con la forza. Il capo nazista non poteva tuttavia retrocedere, in quanto i suoi esagitati seguaci chiedevano ad alta voce di agire. Uno dei comandanti della SA, il tenente Wilhelm Brùckner, chiese insistentemente che si passasse all'offensiva. " Verrà il giorno, - disse, - in cui non potrò più frenare i miei uomini: se non si fa qualcosa adesso, essi ci abbandoneranno". Hitler comprese d'altronde che se Stresemann fosse riuscito a guadagnar altro tempo e a ridare tranquillità al paese, egli avrebbe perduto ogni possibilità di riuscire. Insistè dunque presso Kahr e Lossow perché si prendesse l'iniziativa di marciare su Berlino prima che fosse Berlino a prenderla, mandando forze in Baviera. D'altra parte in lui diventava sempre più forte il sospetto che il triumvirato perdesse coraggio o progettasse un colpo di mano alle sue spalle per distaccare la Baviera dal Reich. Hitler, fanatico sostenitore di un Reich forte, nazionalista e unificato, era del tutto contrario a tale soluzione. Il monito lanciato da Seeckt cominciava a far vacillare Kahr, Lossow e Seisser, poco desiderosi d'imbarcarsi in una avventura che poteva riuscir fatale per loro. Il 6 novembre informarono il Kampfbund, di cui Hitler era il massimo dirigente politico, che essi non si sarebbero lasciati forzare la mano innanzi tempo e che avrebbero scelto di propria iniziativa il momento propizio per agire. Hitler ne trasse la conclusione che doveva assumere da solo ogni responsabilità. Non disponendo dei mezzi per organizzare un putsch e avendo bisogno dell'appoggio dello Stato bavarese, del suo esercito e della sua polizia (era questa la lezione che, come abbiamo visto, aveva imparato nei suoi giorni di vagabondaggio a Vienna) doveva fare in modo che Kahr, Lossow e Seisser fossero costretti ad agire assieme a lui, senza possibilità di tirarsi indietro. S'imponeva l'audacia, anzi la brutalità, e Hitler dimostrò di averla. Decise di impadronirsi dei triumviri e di obbligarli a mettere al suo servizio le forze di cui disponevano. I primi a proporre a Hitler una tale soluzione erano stati due profughi russi, Rosenberg e Scheubner-Richter. Quest'ultimo, che si fregiava del ti tolo nobiliare di sua moglie facendosi chiamare Max Erwin von ScheubnerRichter, era un personaggio equivoco che come Rosenberg aveva trascorso Pagina 57
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt la maggior parte della sua vita nelle province russe del Baltico e che, a guerra finita, era fuggito insieme ad altri dalla Russia sovietica per stabilirsi a Mo naco di Baviera, dove s'era iscritto al partito nazista diventando uno dei più intimi confidenti di Hitler. II 4 novembre, giornata dei caduti tedeschi (Totengedenktag), doveva essere celebrato con una parata militare nel cuore di Monaco; la stampa an nunciava che non solo il popolare principe ereditario Rupprecht, ma anche Kahr, Lossow e Seisser avrebbero ricevuto il saluto delle truppe in una tri buna posta in una strada piuttosto angusta che conduceva alla Feldherrnhalle. Scheubner-Richter e Rosenberg suggerirono a Hitler di concentrare in quel punto alcune centinaia di SA da trasportare in camion prima dell'arrivo delVersailles, Weimar 77 le truppe, per bloccare l'accesso della via con le mitragliatrici. Dopodiché Hitler sarebbe dovuto salire sul podio, proclamare la rivoluzione e obbligare i notabili, pistola alla mano, ad aderire alla sua azione facendo causa comune con lui. Il piano incontrò il favore di Hitler, che l'approvò con entusiasmo. Ma il giorno fissato, quando Rosenberg giunse in anticipo sul posto per controllare la situazione, constatò con sua grande costernazione che la stretta strada era già protetta da forti nuclei di polizia armati fino ai denti. Al complotto o, per così dire, alla " rivoluzione ", si dovette rinunciare, almeno pel momento. In effetti, essa fu semplicemente rimandata. Venne elaborato un secondo piano, che non rischiava di andare a monte per la eventuale presenza di forze della polizia strategicamente ben distribuite. La notte dal io ali'11 novembre, le SA e le altre bande armate del Kampfbund avrebbero dovuto convergere sulla landa di Frottmaninger, poco a nord di Monaco, e la mattina dell'i i, anniversario dell'infame e tanto odiato armistizio, si sarebbe dato inizio a una marcia sulla città, ci si sarebbe impadroniti dei punti strategici, si sarebbe proclamata la rivoluzione nazionale e si sarebbe presentato ai Kahr, ai Lossow e ai Seisser il " fatto compiuto ". A questo punto però un fatto, in se stesso di secondaria importanza, indusse Hitler ad abbandonare il piano e a improvvisarne uno nuovo. Si trattava di un breve annuncio fatto uscire sui giornali da alcune organizzazioni commerciali di Monaco : Kahr avrebbe parlato in un raduno alla Bùrgerbrau-keller, una grande birreria alla periferia sudorientale della città. La data fissata era la sera dell'8 novembre. In tale occasione l'oratore doveva esporre il programma del governo bavarese. Il generale von Lossow, il colonnello ; von Seisser e altre personalità - secondo quanto riferiva l'annuncio - avreb: bero partecipato alla manifestazione. Due considerazioni indussero Hitler a prendere una rapida decisione. ; Anzitutto egli sospettava che Kahr cogliesse l'occasione per proclamare l'indipendenza della Baviera e la restaurazione dei Wittelsbach sul trono bavarese. L'8 novembre Hitler cercò invano, per tutta la giornata, di conferire con Kahr, che rinviò il colloquio al giorno dopo. Ciò non fece che aumentare i sospetti del capo nazista. Egli doveva prevenire Kahr. D'altro canto, e questa era la seconda considerazione, il raduno della Bùrgerbrau-keller offriva l'occasione che era venuta a mancare il 4 novembre: quella di mettere le mani sull'intero triumvirato e di costringerlo, all'occorrenza anche con la violenza, a fare la rivoluzione insieme ai nazisti. Hitler decise di agire immediatamente. I piani per la mobilitazione fissata per il giorno io vennero revocati, e rapidamente i reparti d'assalto furono messi in stato d'allarme per fare il loro dovere nella grande birreria. 78 L'ascesa di Hitler II " putsch " della birreria. La sera dell'8 novembre 1923, verso le nove meno un quarto, mentre già da mezz'ora Kahr parlava dinanzi a circa tremila borghesi di Monaco che, seduti dinanzi ai rustici tavolini, gustavano la loro birra in boccali di ceramica bavarese, reparti di SA circondarono la Bùrgerbraukeller, e Hitler fece ingresso nella grande sala. Mentre alcuni dei suoi seguaci piazzavano una mitragliatrice all'ingresso, Hitler salì su di un tavolo e per attirare l'attenzione del pubblico sparò un colpo di rivoltella in aria. Kahr interruppe il suo discorso. L'uditorio si voltò per conoscere la causa dell'interruzione. Hitler, con l'aiuto di Hess e di Ulrich Graf, l'ex macellaio, già lottatore dilettante, divenuto ora guardia del corpo del capo, si fece avanti verso il palcoscenico. Un maggiore della polizia cercò di fermarlo, ma Hitler gli spianò contro la pistola e passò oltre. Kahr, secondo un testimonio oculare, era diventato "pallido e confuso". Scese dalla tribuna e Hitler ne prese il posto. Pagina 58
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt " La rivoluzione nazionale è cominciata, - urlò Hitler. - Questo palazzo è ora occupato da seicento uomini in perfetto assetto di guerra. Nessuno può uscire dalla sala. Se non si ristabilisce immediatamente la calma ordinerò che una mitragliatrice venga piazzata sulla galleria. Il governo bavarese e quello del Reich sono stati rovesciati ed è stato costituito un nuovo governo provvisorio. Le caserme della Reichswehr e della polizia sono state occupate. L'esercito e la polizia marciano ora sulla città sotto la bandiera della svastica ". Tutto ciò era completamente falso, era un puro bluff. Ma nessuno, in quella confusione, poteva sapere se fosse vero o meno. La rivoltella di Hitler, però, era vera. Aveva sparato. Vere erano, inoltre, le truppe d'assalto coi loro fucili e le loro mitragliatrici. Hitler ordinò a Kahr, Lossow e Seisser di accompagnarlo in una stanza vicina alla tribuna. Spinti dalle SA, i tre più alti funzionari della Baviera seguirono l'ordine di Hitler mentre la folla guardava, sbalordita. Sbalordita, sì, ma anche con crescente risentimento. Molti commercianti e uomini d'affari consideravano tuttora Hitler come un semplice arrivista. Uno di loro gridò ai poliziotti: "Non siate codardi come nel 1918! Sparate! " Ma la polizia, per l'indecisione dei suoi capi, e vedendo le SA padrone della sala, non si mosse. Hitler aveva provveduto ad avere dalla sua una spia, Wilhelm Frick, proprio nel comando generale della polizia. Frick telefonò alle forze di polizia di servizio nella birreria di non intervenire e di fare soltanto un rapporto. La folla cominciò a protestare in modo tale che Goring credette opportuno salire sul podio per rassicurarla. " Non avete nulla da temere, disse. - Abbiamo intenzioni pacifiche. Perché vi agitate? Continuate a bere la vostra birra! " E li informò che nella stanza accanto si stava costituendo un nuovo governo. Esso, infatti, si costituì sotto la minaccia della rivoltella di Hitler. Dopo aver riunito tutti i membri del triumvirato, egli disse: "Nessuno di voi Versailles, Weimar 79 uscirà vivo da questa stanza senza il mio consenso ". Li informò quindi che essi avrebbero occupato dei posti-chiave sia nel governo della Baviera, sia in quello del Reich, che egli stava organizzando d'intesa con Ludendorff. Con Ludendorff? Nel primo pomeriggio egli aveva inviato Scheubner-Richter a Ludwigshò'he per chiedere al celebre generale, del tutto ignaro della cospirazione nazista, di venire immediatamente alla birreria. A tutta prima i tre prigionieri si rifiutarono persino di parlare con Hitler. Questi continuò ad arringarli, precisando che ognuno di loro doveva unirsi a lui per proclamare la rivoluzione, annunciare il nuovo governo e quindi occupare il posto che avrebbe loro affidato: altrimenti " non avrebbero avuto il diritto di vivere ". Kahr sarebbe stato nominato reggente di Baviera, Los-sow ministro dell'esercito nazionale; Seisser ministro della polizia del Reich. Ma essi non si lasciarono impressionare dall'importanza di tali cariche; e non risposero neppure. Il loro prolungato silenzio rese nervoso Hitler. A un certo punto fece roteare la sua pistola e disse: " Nella mia pistola vi sono quattro pallottole: tre per i miei collaboratori, se intendono abbandonarmi; l'ultima per me stesso ". E puntando l'arma contro la propria terapia, esclamò: " Se non avrò la vittoria entro il pomeriggio di domani, sarò un uomo morto! " Kahr non era molto intelligente, ma non mancava di coraggio fisico. " Signor Hitler, - gli rispose, - voi potete farmi uccidere, o uccidermi voi stesso; che io muoia o no non ha importanza ". Anche Seisser rispose, rinfacciando a Hitler d'aver mancato alla sua parola d'onore nell'ordire quel complotto contro la polizia. " Sì, l'ho fatto, - replicò Hitler. - Scusatemi, ma ho dovuto farlo per il bene della patria ". Il generale von Lossow mantenne un silenzio sprezzante, e quando Kahr si mise a bisbigliargli qualcosa, Hitler s'interpose: " Alto là! Nessuno deve parlare senza il mio consenso! " Fino a quel momento - con il suo monologo - egli non era giunto ad alcun risultato. Nessuno dei tre uomini nelle cui mani era il potere della Baviera aveva deciso di unirsi a lui, neppure sotto la minaccia di una pistola. Il putsch non si stava svolgendo secondo i piani prestabiliti. In quel momento Hitler ebbe un'ispirazione improvvisa. Senza pronunciare più parola, uscì e dalla tribuna annunciò alla folla dei presenti che nella sala vicina i membri del triumvirato si erano dichiarati alla fine disposti a partecipare, insieme a lui, a un nuovo governo nazionale in via di formazione. Pagina 59
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt " II ministero bavarese, - esclamò, - è destituito... Il governo dei criminali di novembre e il presidente del Reich sono ugualmente destituiti. Un nuovo governo nazionale sarà costituito oggi stesso a Monaco. Un esercito nazionale tedesco verrà formato immediatamente... Propongo che fino a quando i conti non siano definitivamente regolati coi criminali di novembre, la direzione politica del governo nazionale venga assunta da me. Ludendorff prenderà in mano il comando dell'esercito nazionale tedesco... Il compito del governo provvisorio nazionale tedesco è di organizzare la mar^ 8o L'ascesa di Hitler eia su quella peccaminosa Babele che è Berlino, per salvare il popolo tedesco... Domani avrete in Germania un governo nazionale, oppure ci troverete morti! " Quella non fu né la prima né l'ultima volta che Hitler ricorse con abilità a una menzogna, con pieno successo. Quando la folla apprese che Kahr, il generale von Lossow e il capo della polizia Seisser si erano uniti a Hitler, il suo atteggiamento cambiò immediatamente. Vi furono dei calorosissimi evviva, la cui eco impressionò i tre uomini tuttora rinchiusi nella piccola stanzetta. A questo punto Scheubner-Richter fece apparire, quasi estraendolo dal cappello come un prestigiatore, il generale Ludendorff. L'eroe della prima guerra mondiale era infuriato contro Hitler che gli aveva preparato una tale sorpresa, e quando, in disparte, nella stanza attigua, apprese che l'ex caporale e non lui sarebbe stato il dittatore della Germania, il suo rancore aumentò, tanto che praticamente non rivolse più la parola a quel giovane scalmanato. Ma Hitler non se ne preoccupò troppo. Bastava che Ludendorff prestasse il suo nome famoso per quell'impresa disperata e guadagnasse a Hitler la collaborazione dei tre capi bavaresi recalcitranti che, fino a quel momento, non avevano reagito alle sue esortazioni e alle sue minacce. Infine Ludendorff si decise a intervenire: si trattava di una grande causa nazionale - egli disse - e consigliò i tre signori a collaborare per la sua riuscita. Molto impressionati dall'attenzione che il generalissimo accordava a Hitler, il trio sembrò accondiscendere ad un accordo, benché in seguito Lossow dovesse negare di avere accettato di mettersi agli ordini di Ludendorff. Per qualche istante Kahr tentò di perorare la restaurazione della monarchia Wit-telsbach che gli stava tanto a cuore, ma alla fine si decise a cooperare in qualità di " rappresentante del re ". Il tempestivo arrivo di Ludendorff aveva salvato Hitler. Estremamente felice della piega che avevano finalmente preso gli avvenimenti, egli riaccompagnò gli altri alla tribuna dove ciascuno di essi pronunciò una breve allocuzione, giurando fedeltà ai compagni e al nuovo regime. La folla saltava in un frenetico delirio sui tavoli e sulle sedie. Hitler era raggiante. " Aveva un'espressione ingenua e sincera di felicità che non dimenticherò mai ", raccontò in seguito un eminente storico che era presente a quella scena '. Hitler salì nuovamente alla tribuna per tenere un ultimo discorso : Voglio ora realizzare il voto che formulai cinque anni addietro a me stesso mentre giacevo invalido e cieco in un ospedale militare: di non avere mai riposo né pace fino a quando i criminali di novembre non saranno stati spazzati via, fino a quando dalle rovine miserabili della Germania d'oggi non sorga di nuovo una Germania potente e grande, libera e splendida. La riunione cominciò a sciogliersi. All'uscita Hess e gli uomini delle SA fermarono alcuni membri del gabinetto bavarese e altre personalità che cercavano di andarsene inosservati tra la folla. Hitler non perdeva di vista Kahr, Lossow e Seisser. Si diffuse, allora, la notizia di scontri tra i reparti d'assalto di una delle leghe di combattimento - il gruppo Oberland - e le Versailles, Wcimar 81 truppe regolari, presso le caserme del genio. Hitler decise di recarsi personalmente sul luogo dei combattiménti per regolare le cose di persona, e lasciò la birreria sotto il controllo di Ludendorff. Ciò fu un fatale errore. Lossow fu il primo a dileguarsi, dopo avere detto a Ludendorff che doveva tornare al suo ufficio dello Stato maggiore per impartire gli ordini del caso. Alle obiezioni di Scheubner-Richter, che nutriva sospetti su questa partenza, Ludendorff rispose secco: " Vi proibisco di dubitare della parola di un ufficiale tedesco ". Kahr e Seisser si dileguarono anche loro. Tutto entusiasta, Hitler tornò alla Biirgerbrau per constatare che gli uccelli avevano lasciato la gabbia. Non fu che il primo contrattempo della serata, ma ne rimase già scosso. Egli si attendeva di trovare i suoi " ministri " intenti ad assolvere i loro nuovi compiti, mentre Lossow e Ludendorff Pagina 60
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avrebbero dovuto elaborare i piani per la marcia su Berlino. Ma dovette accorgersi che nulla era stato fatto: né Monaco era stata occupata dalle forze rivoluzionarie. Alla testa di un distaccamento di reparti d'assalto appartenenti a un'altra lega di combattimento, la Reichskriegflagge, Rohm s'impadronì del quartier generale del Ministero della Guerra nella Schónfeldstras-se, ma non riuscì ad occupare nessun altro punto strategico, neppure l'ufficio telegrafico, attraverso i cui fili le notizie del putsch volarono a Berlino; dalla capitale vennero trasmessi telegraficamente gli ordini emanati dal generale von Seeckt all'esercito di stanza in Baviera allo scopo di soffocare la ribellione. Nonostante alcune defezioni verificatesi tra i giovani ufficiali e una parte delle truppe, simpatizzanti con Hitler e Rohm, gli ufficiali superiori, con alla loro testa il generale von Danner, comandante della guarnigione di Monaco, non solo erano disposti a eseguire gli ordini di von Seeckt ma erano assai offesi per il modo in cui Hitler aveva trattato il generale von Lossow. Secondo il codice militare, ogni borghese che puntasse un'arma contro un generale poteva essere ucciso da qualunque ufficiale, che era autorizzato a servirsi delle proprie armi. Dal quartier generale installato nelle caserme del 19° reggimento di fanteria, dove Lossow aveva raggiunto Danner, partirono dei messaggi indirizzati a tutte le guarnigioni periferiche, alle quali fu chiesto l'invio immediato di rinforzi alla città. Verso l'alba le truppe regolari avevano stretto un cordone intorno ai reparti di Rohm asserragliati nel Ministero della Guerra. Già prima Hitler e Ludendorff erano corsi da Rohm al Ministero, per rendersi conto della situazione. Rohm si irritò molto nell'apprendere che era stato l'unico a sferrare l'offensiva militare per occupare i punti vitali della città. Hitler tentò invano di ristabilire il contatto con Lossow, Kahr e Seisser. Vennero inviati dei messi a nome di Ludendorff alle caserme del 19° di fanteria, ma essi non fecero ritorno. Pohner, ex capo della polizia di Monaco, divenuto uno dei maggiori sostenitori di Hitler, fu inviato, insieme al maggiore Hiihnlein e a una banda di SA, ad occupare gli uffici della polizia, ma fu arrestato immediatamente. 82
L'ascesa di Hitler Quanto a Gustav von Kahr, capo del governo bavarese, appena uscito dalla Bùrgerbraukeller riacquistò giudizio e coraggio. Non volendo correre di nuovo il rischio di essere fatto prigioniero da Hitler e dai suoi bravi, Kahr decise di trasferire la sede del governo a Regensburg: non prima però di aver ordinato l'affissione del seguente proclama sui muri di tutta Monaco: L'inganno e la perfidia di camerati ambiziosi hanno finito col trasformare una dimo strazione in favore del risveglio nazionale in una scena di ripugnante violenza. Le di chiarazioni estorte sia a me, sia al generale von Lossow e al colonnello Seisser sotto la minaccia di una rivoltella, sono nulle e senza il minimo valore. Il Partito nazionalsocia lista dei lavoratori tedeschi e i gruppi da combattimento Oberland e Reichskriegsflagge sono disciolti. VON KAHR Commissario Generale dello Stato II trionfo che a Hitler, all'inizio della serata, era sembrato così facile e vicino, s'allontanava sempre più col trascorrere del tempo. Venivano meno quelle basi che, come Hitler aveva più volte asserito, erano indispensabili per il successo di ogni rivoluzione politica: l'appoggio di istituzioni come l'esercito, la polizia e il gruppo politico al potere. Risultò che neppure il magico nome di Ludendorff riusciva ad imporsi alle forze armate dello Stato. Hitler fece osservare che l'attuale situazione poteva forse essere capovolta in favore della rivoluzione se egli e il generale si fossero ritirati in campagna a Rosenheim, per radunare i contadini, unirli alle bande armate e muovere all'attacco di Monaco. Ludendorff respinse subito tale idea. C'era forse un'altra via per evitare il disastro. Il principe ereditario Rupprecht, nemico acerrimo di Ludendorff, non appena ebbe sentore del putsch fece una breve dichiarazione e ne chiese l'immediato soffocamento. Allora Hitler decise di rivolgere un appello al principe esortandolo a intercedere presso Lossow e Kahr allo scopo di giungere a un compromesso onorevole. All'alba il tenente Neunzert, amico di Hitler e di Rupprecht, fu frettolosamente inviato, con una delicatissima missione, al castello di Wit-telsbach, nei pressi di Berchtesgaden. Nell'impossibilità di trovare un'automobile, dovette attendere un Pagina 61
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt treno, per cui arrivò a destinazione soltanto a mezzogiorno, quando gli avvenimenti cominciavano a prendere una piega che Hitler non aveva previsto e che Ludendorff non aveva ritenuto nemmeno lontanamente possibile. Hitler aveva preparato un putsch, non una guerra civile. Malgrado si trovasse in uno stato d'eccitamento febbrile, aveva però abbastanza buon senso per rendersi conto che gli mancavano le forze necessarie per vincere la polizia e l'esercito. Aveva sempre voluto fare la rivoluzione con le forze armate, in nessun caso contro di esse. Cosi, malgrado la sete di sangue manifestata nei suoi recenti discorsi e durante le ore in cui aveva tenuto sotto il controllo della sua rivoltella i triumviri bavaresi, egli si sgomentò all'idea che uomini uniti da un comune odio contro la Repubblica dovessero uccidersi a vicenda. Ludendorff era dello stesso parere. Secondo quanto aveva detto a sua Versailles, Weimar 83 moglie, avrebbe visto volentieri impiccare Ebert " e compagni " e gli sarebbe piaciuto vederli penzolare dalla forca; ma non voleva che si uccidessero poliziotti e soldati che, almeno a Monaco, credevano come lui nella rivoluzione nazionale. LudendorfF propose quindi all'esitante capo nazista un proprio piano che avrebbe certamente portato alla vittoria senza spargimento di sangue. I soldati tedeschi e la stessa polizia - composta, com'era, da ex combattenti - non avrebbero mai osato, ne era sicuro, aprire il fuoco su di un comandante leggendario che li aveva condotti a grandi vittorie, sia sul fronte orientale che su quello occidentale. Egli e Hitler, seguiti dai loro sostenitori, avrebbero marciato sul centro della città per impadronirsi di essa, ed era certo che la polizia e l'esercito non solo non avrebbero osato opporglisi, ma si sarebbero messi al suo fianco e avrebbero combattuto ai suoi ordini. Pur essendo alquanto scettico sulle possibilità di riuscita del piano, Hitler diede il suo consenso. Non c'era apparentemente nessun'altra via d'uscita. Il principe ereditario - ormai era chiaro - non si degnava di rispondere alla sua richiesta di mediazione. Verso le undici di mattino del 9 novembre, anniversario della proclamazione della Repubblica tedesca, Hitler e LudendorfE marciarono dunque alla testa di una colonna di circa tremila uomini d'assalto, che partendo dai giardini della Biirgerbrà'ukeller mossero verso il centro di Monaco. Al loro fianco, in prima fila, marciavano Goring, comandante delle SA, Scheubner-Richter, Rosenberg, Ulrich Graf, guardia del corpo di Hitler, e una mezza dozzina di altri nazisti e di dirigenti del Kampfbund. Una bandiera con la croce uncinata e un'altra del Eund Oberland sventolavano alla testa del corteo. Non lontano dalle prime file procedeva lentamente un camion con mitragliatrici e uomini capaci di usarle. Le truppe d'assalto portavano il fucile in spalla e alcuni avevano inastata la baionetta. Hitler impugnava una rivoltella. Non era certamente una forza formidabile, tuttavia Ludendorff, che aveva comandato milioni di uomini delle migliori truppe tedesche, pensò che sarebbe stata sufficiente per lo scopo. Poche centinaia di metri a nord della birreria i ribelli incontrarono il primo ostacolo. Sul ponte Ludwig, che oltre l'Isar porta al centro della città, un distaccamento di poliziotti armati sbarrava la strada. Goring si fece avanti e parlamentò col comandante delle forze di polizia minacciando di far fucilare un certo numero di ostaggi che, egli disse, si trovavano in coda alla colonna in marcia, qualora la polizia avesse aperto il fuoco sui dimostranti. Nel corso della sera Hess e altri accoliti di Hitler proprio in vista di una tale eventualità erano andati in giro prendendo degli ostaggi, fra cui due ministri del gabinetto. Forse Goring voleva soltanto intimidire i poliziotti; comunque il loro comandante gli credette e lasciò che la colonna attraversasse indisturbata il ponte. Nella Marienplatz la colonna nazista incontrò una grande folla riunitas per ascoltare un discorso di Julius Streicher, l'antisemita di Norimberga che era accorso a Monaco non appena avuto sentore del putsch. Non vo 84 L'ascesa di Hitler lendo restar al di fuori della rivoluzione, egli interruppe bruscamente il suo discorso e si unì ai ribelli, mettendosi dietro a Hitler. Poco dopo mezzogiorno i ribelli s'avvicinarono al loro ultimo obiettivo, il Ministero della Guerra, dove Rohm e i suoi reparti d'assalto erano stati accerchiati dai soldati della Reichswehr. Né gli assediati né gli assedianti avevano, fino a quel momento, sparato un solo colpo. Rohm e i suoi uomini erano tutti ex combattenti e avevano molti camerati dall'altra parte del filo spinato. Nessuna delle due parti aveva il coraggio di sparare. Pagina 62
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Per raggiungere il Ministero della Guerra e liberare Rohm, Hitler e Lu-dendorf! guidarono la loro colonna attraverso l'angusta Residenzstrasse che, un po' oltre la Feldherrnhalle, sbocca nella spaziosa Odeonsplatz. All'estremità di quella stretta strada un distaccamento di un centinaio di poliziotti armati di fucili bloccava la strada. Erano in una ottima posizione strategica e questa volta non li lasciarono passare. Di nuovo i nazisti cercarono di aprirsi il passo parlamentando con la polizia. Uno di loro, la fedele guardia del corpo Ulrich Graf, si fece avanti gridando all'ufficiale che comandava le forze di polizia: " Non sparate! Sua Eccellenza il generale Ludendorff sta per arrivare! " Persine in un momento cruciale e pericoloso come quello, un rivoluzionario tedesco, che per giunta era un lottatore dilettante e un mezzo gangster, non dimenticò di parlare del generale col titolo al quale aveva diritto. Dal canto suo Hitler urlò: "Arrendetevi! Arrendetevi! " Ma lo sconosciuto ufficiale di polizia non si arrese. Evidentemente il nome di Ludendorff non esercitava alcun fascino su di lui; si trattava della polizia, non dell'esercito. Non si è mai potuto stabilire chi cominciò a sparare. Ognuna delle due parti accusò l'altra di avere aperto il fuoco per prima. Un testimonio oculare affermò, più tardi, che Hitler aprì lui stesso il fuoco con la sua rivoltella. Secondo un altro, sarebbe stato Streicher, e diversi nazisti dissero in seguito all'autore del presente libro che Hitler tenne tanto e così a lungo in considerazione Streicher soprattutto per questo fatto *. A ogni modo, subito dopo il primo colpo vi fu una nutrita sparatoria da entrambe le parti che fece svanire in Hitler ogni speranza di successo. Scheubner-Richter cadde mortalmente ferito. Gb'ring s'accasciò per una grave ferita alla coscia. Sessanta secondi dopo il fuoco cessò, ma la strada era letteralmente coperta di caduti: dodici nazisti e tre poliziotti morti o agonizzanti, moltissimi altri feriti. Gli altri, compreso lo stesso Hitler, si erano buttati per terra per sfuggire alle pallottole. Vi fu un'eccezione e se l'esempio fosse stato seguito la giornata avrebbe potuto avere un altro esito: Ludendorff non si gettò per terra, restò in piedi, eretto, secondo le migliori tradizioni militari; insieme al suo aiutante * Alcuni anni dopo, nell'approvare la nomina di Streicher a gerarca nazista della Franconia malgrado l'opposizione di molti suoi camerati di partito, Hitler dichiarò: " Forse ci sono uno o due camerati che non amano la forma del naso del camerata Streicher. Ma quando quel giorno si trovava vicino a me sul selciato della Feldherrnhalle, presi l'impegno di non abbandonarlo finché egli non mi abbandonerà " (HEIDEN, Hitler: A Biography, p. 157). Versailles, Weimar 85 di campo, maggiore Streck, rimasto al suo fianco, continuò ad avanzare calmo tra le canne dei fucili della polizia fino alla. Odeonsplatz. Dovette sembrare una strana figura. Nessuno dei nazisti lo seguì, compreso il loro capo supremo, Adolf Hitler. Il futuro cancelliere del Terzo Reich fu il primo a cercar rifugio. Quando la colonna si era avvicinata al cordone dei poliziotti, aveva messo il braccio sinistro sotto quello destro di Scheubner-Richter (atteggiamento curioso e forse significativo), sicché quando costui cadde mortalmente ferito trascinò Hitler nella caduta. Forse Hitler credette di essere stato ugualmente ferito; egli accusò dolori acutissimi che più tardi risultarono dovuti a un semplice slogamento dell'omero. Secondo la testimonianza di uno dei suoi commilitoni nazisti che si trovava nella colonna, del medico Walther Schulz (la cui testimonianza fu confermata da parecchi altri testimoni), Hitler " fu il primo a rialzarsi e a tornare indietro ", lasciando i suoi camerati morti e feriti sul lastricato. Fu fatto partire in fretta e furia su di un'automobile che aspettava e che lo portò alla casa di campagna di Hanfstaegl, a Uffing, dove la moglie e la sorella di Putzi si presero cura di lui e dove due giorni dopo venne fermato. Ludendorff fu arrestato sul posto. Egli manifestò il suo sdegno per i ribelli che non avevano avuto il coraggio di avanzare insieme a lui, e fu talmente amareggiato dal fatto che l'esercito non era venuto in suo aiuto, che arrivò a dichiarare che non avrebbe mai più salutato alcun ufficiale tedesco e che non avrebbe mai più portato l'uniforme. Goring venne soccorso in un primo momento da un ebreo, direttore di una banca lì vicino, dove era stato trasportato. In seguito con l'aiuto della moglie passò la frontiera austriaca e si fece curare in un ospedale di Innsbruck. Anche Hess fuggì in Austria. Rohm s'arrese nel Ministero della Guerra due ore dopo il fallimento della rivolta. Tutti i ribelli, tranne Goring e Hess, vennero presi e incarcerati nel giro di pochi giorni. Il putsch nazista era terminato con un completo fiasco. Il partito fu Pagina 63
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt messo fuori legge. Tutto faceva credere che il nazionalsocialismo fosse assolutamente finito. Il suo di otico capo, fuggito subito dopo la prima sparatoria, sembrava definitivamente screditato. La sua carriera politica, iniziatasi con la velocità di una meteora, pareva essersi conclusa con la stessa rapidità. Il processo per alto tradimento. Invece gli avvenimenti che seguirono dovevano dimostrare che la sua carriera aveva avuto soltanto una battuta d'arresto, e nemmeno lunga. Hitler capì che il suo processo, lungi dall'essergli fatale, gli avrebbe fornito un nuovo piedistallo dal quale avrebbe gettato il discredito sulle autorità che l'avevano fatto arrestare, e che per tal via - questa era la cosa più importante - avevano reso noto il suo nome oltre i confini della Baviera e della stessa Germania. Egli si rendeva perfettamente conto che i corrispondenti 86 L'ascesa di Hitler della stampa estera e quelli dei più importanti giornali tedeschi sarebbero accorsi in gran numero a Monaco per assistere al processo. Esso ebbe inizio il 26 febbraio 1924 dinanzi a una corte speciale riunitasi nella vecchia scuola di fanteria della Blutenburgstrasse. Quando il processo giunse alla fine, ventiquattro giorni dopo, Hitler era riuscito a trasformare la sua disfatta in un trionfo, mostrando la corresponsabilità di Kahr, Lossow e Seisser, mettendoli sotto una pessima luce, impressionando il popolo tedesco con la sua eloquenza e col fervore del suo nazionalismo e facendo apparire il suo nome sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Benché Ludendorff fosse indubbiamente il più famoso tra i dieci personaggi che sedevano sul banco degli imputati, fu Hitler a dominare immediatamente la scena. Dall'inizio alla fine troneggiò nella sala delle udienze. Il ministro della Giustizia della Baviera, Franz Gùrtner, vecchio amico e protettore del capo nazista, fece sì che con lui la giustizia si mostrasse accondiscendente e indulgente. Hitler potè interrompere le sedute a suo gradimento, controintcrrogare i testimoni a volontà, e parlare in propria difesa in qualunque momento e per tutto il tempo che voleva. Le sue dichiarazioni preliminari durarono quattro ore e costituirono soltanto la prima di altre sue numerose arringhe. Egli ebbe cura di non incorrere nello stesso errore di coloro che, processati per complicità nel putsch di Kapp, si erano messi ad affermare - come Hitler stesso ebbe a dire più tardi - " che non sapevano niente, che non avevano voluto far niente, che non desideravano niente. Era una vigliaccheria tipica del mondo borghese in dissoluzione: non avere il coraggio delle proprie azioni...; invece di presentarsi ai giudici e dire: " Sì, proprio questo volevamo fare: volevamo distruggere lo Stato"". Così, davanti ai giudici e ai rappresentanti della stampa mondiale convenuti a Monaco Hitler proclamò con orgoglio: " Io sono l'unico responsabile. Ma non per questo sono un criminale. Se ora mi trovo qui accusato di essere un rivoluzionario, è perché sono un rivoluzionario nemico della rivoluzione. Verso i traditori del 1918 non si può commettere nessun alto tradimento ". Se sussisteva realmente un capo d'accusa contro di lui, tutti e tre gli uomini che erano a capo del governo della Baviera e che insieme a lui avevano cospirato contro il governo della nazione, dovevano essere giudicati colpevoli e sedere con lui al banco degli accusati, anziché parlare in qualità di testimoni e di accusatori implacabili. Astutamente egli capovolse la situazione a danno dei triumviri che si sentivano in una posizione incomoda e senza la coscienza tranquilla. Una cosa era certa: Lossow, Kahr e Seisser avevano lo stesso nostro obiettivo: sbarazzarsi del governo del Reich... Se la nostra impresa è da considerarsi come un caso di alto tradimento, allora Lossow, Kahr e Seisser hanno commesso alto tradimento nello stesso periodo insieme a noi, perché durante le ultime settimane noi non abbiamo parlato d'altro che delle cose di cui oggi ci si accusa. Versailles, Weimar 87 Difficilmente i tre potevano contestare questa affermazione che corrispondeva alla verità. Kahr e Seisser furono incapaci di parare gli attacchi di Hitler. Soltanto il generale von Lossow seppe difendersi risolutamente. " Io non ero un komitadji disoccupato, - ricordò alla corte. - Occupavo un'alta carica nello Stato ". E il generale riversò tutto il suo sdegno di vecchio ufficiale dell'esercito sul suo ex caporale arrivista e sfaccendato, che dalla sua smisurata ambizione era stato portato al tentativo di imporsi all'esercito e Pagina 64
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt allo Stato. Quanto sembrano lontani i giorni - esclamò il generale - in cui questo demagogo privo di scrupoli si era dichiarato disposto ad essere soltanto " il tamburo " di un movimento patriottico! Un semplice " tamburo "? Hitler non ebbe difficoltà a rispondergli: Come sono meschini i pensieri degli uomini di poco conto! Credetemi, io stimo che non valga la pena di combattere per ottenere un portafoglio ministeriale. Io non considero veramente grande un uomo che pretende di passare alla storia per aver cercato di diventare un ministro. Così si corre il rischio di essere seppellito e dimenticato insieme a mille altri ministri. Il mio fine è stato, fin dall'inizio, di diventare mille volte più di un ministro. Io ho voluto essere il distruttore del marxismo. Questo è il compito che mi sono prefisso, e se ci riuscirò, darmi il titolo di ministro sarà una cosa assurda. Egli portò l'esempio di Wagner. Quando per la prima volta mi trovai vicino alla tomba di Riccardo Wagner, il mio cuore si gonfiò d'orgoglio pensando all'uomo che aveva proibito ogni epitaffio di questo genere: " Qui giace Sua Eccellenza il barone Riccardo von Wagner, consigliere privato e direttore musicale ". Mi sentivo fiero di quest'uomo che, come tanti altri nella storia della Germania, si era accontentato di consegnare il proprio nome alla storia senza titoli. Non fu per modestia ch'io in quei giorni volli essere il " tamburo ". Quella era la mia più alta aspirazione. Il resto non contava. Era stato accusato di voler passare da " tamburo " a dittatore. Egli non respinse l'accusa. Era stato il destino a decidere cosi. L'uomo che è nato per essere dittatore, non è detto che sia costretto a diventarlo. È la sua volontà a decidere. Non è che egli sia spinto in avanti; è lui stesso ad andare oltre. La modestia qui è fuori luogo. È forse immodesto da parte di un lavoratore cercarsi un lavoro pesante? È forse presuntuoso l'uomo di alto intelletto che passa le sue notti lavorando per recare al mondo il dono di una sua invenzione? L'uomo che si sente chiamato a governare un popolo non ha il diritto di dire: se mi volete o se mi chiamate, io collaborerò. No! Il suo dovere è di farsi avanti. Hitler, al banco degli accusati, avrebbe potuto esser condannato a un lungo periodo di carcere per alto tradimento; pure la sua fiducia in se stesso, la sua convinzione di essere chiamato a " governare un popolo ", non vennero mai meno. In prigione, in attesa della sentenza, analizzò le ragioni dell'insuccesso del putsch e si ripromise di non ripetere gli stessi errori in avvenire. Tredici anni dopo, quando ebbe raggiunto il suo obiettivo, ricordando i suoi pensieri d'allora dinanzi ai suoi vecchi camerati convocati nella Biir-gerbaukeller per festeggiare l'anniversario del putsch, disse: " Posso affermare in tutta tranquillità che quella fu la decisione più rapida presa in tutta la mia vita. Se ci penso adesso mi vengono le vertigini... Se oggi vedeste marciare una delle nostre squadre del 1923, vi verrebbe da chiedervi: "Da 88 L'ascesa di Hitler quale asilo di mendicanti sono usciti? "... Ma il destino ci è stato favorevole. Impedì un'impresa che, se fosse riuscita, avrebbe indubbiamente finito col trasformarsi in una disfatta, dato che il nostro movimento allora era ancora intrinsecamente immaturo; anche le sue fondamenta organizzative e ideolo-giche erano manchevoli... Ci siamo resi conto che non basta far cadere il vecchio Stato, ma che occorre anche che il nuovo Stato venga costruito e sia pronto a funzionare sotto il pugno di chi comanda... Nel 1933 non si trattò più di abbattere lo Stato con la violenza; avevamo, nel frattempo, costruito uno Stato nuovo; rimanevano soltanto da distruggere le ultime vesti-gia del vecchio Stato, e per farlo ci bastarono poche ore ". Hitler intravedeva già la costruzione del nuovo Stato nazista mentre nel processo discuteva e rimbeccava giudici e accusatori. La prossima volta avrebbe dovuto anzitutto assicurarsi che l'esercito tedesco fosse con lui, non contro di lui. Nella sua dichiarazione finale s'attardò a considerare l'idea di un'eventuale riconciliazione con l'esercito e non ebbe una sola parola di rimprovero per le forze armate. Credo che giungerà alla fine l'ora in cui le masse che oggi sono nelle vie con la nostra bandiera dalla croce uncinata, si uniranno a quelli che hanno sparato su di loro... Fui lieto di apprendere che era stata la polizia dalle uniformi verdi ad aprire il fuoco, che non era stata la Reichswehr a macchiarsi a tal segno; la Reichswehr rimane senza macchia, come prima. Verrà il giorno in cui la Reichswehr sarà tutta al nostro fianco, ufficiali e soldati. Tale predizione era destinata ad avverarsi. A quel punto però intervenne il presidente del tribunale: " Signor Hitler, lei afferma che la polizia dalle Pagina 65
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt uniformi verdi si è macchiata di una colpa. Non posso tollerare che si dica una cosa simile ". L'accusato non si curò minimamente dell'ammonizione. A conclusione di una perorazione che aveva tenuto l'uditorio col fiato sospeso, Hitler pronunciò queste parole: L'esercito che noi abbiamo formato cresce di giorno in giorno... Spero, col massimo orgoglio, che verrà l'ora in cui queste rudi compagnie diventeranno dei battaglioni, i battaglioni diventeranno a loro volta reggimenti e i reggimenti divisioni, in cui la vecchia insegna sarà innalzata dal fango e le vecchie bandiere sventoleranno di nuovo, allorché si realizzerà la riconciliazione dinanzi a un giudizio finale che noi siamo pronti ad affrontare. Puntando lo sguardo infuocato sui giudici aggiunse: Non sarete voi, signori, a pronunciare la sentenza. La sentenza verrà emessa dal tribunale eterno della storia. Conosco quale sarà la vostra. Ma il tribunale al quale alludo non ci chiederà: avete o non avete commesso un alto tradimento? Il tribunale eterno della storia giudicherà il quartiermastro generale della vecchia armata [LudendorfE], i suoi ufficiali e soldati che come tedeschi hanno voluto soltanto il bene della loro patria e del loro popolo e che hanno ambito unicamente a combattere e morire. Voi potete considerarci mille volte colpevoli, ma la dea del tribunale eterno della storia sorriderà e ridurrà in miseri brandelli la requisitoria del vostro procuratore e la sentenza che voi pronuncerete. Perché la storia ci assolve10. Come scrisse Konrad Heiden, le sentenze pronunciate dai magistrati di allora non furono molto diverse da quel " giudizio della storia ". LudenVersatile!, Weimar 89 dorff fu assolto. Hitler e gli altri accusati furono dichiarati colpevoli. Ma ad onta della legge (articolo 81 del codice penale tedesco) che stabiliva che " chiunque tenti di alterare con la forza la costituzione del Reich tedesco o di uno qualunque degli Stati tedeschi è passibile di essere condannato all'ergastolo ", a Hitler vennero inflitti soltanto cinque anni di reclusione nella vecchia fortezza di Landsberg. Come se ciò non bastasse, i giudici civili protestarono contro l'eccessiva severità della sentenza; ma il presidente del tribunale li assicurò dicendo che Hitler dopo sei mesi poteva godere della condizionale ed essere rimesso in libertà. Gli sforzi della polizia per far espellere Hitler come straniero (egli aveva ancora la cittadinanza austriaca) non ebbero successo. Le sentenze furono pronunciate il i" aprile 1924. Poco meno di nove mesi dopo, il 20 dicembre, Hitler venne rimesso in libertà, per cui potè riprendere la sua battaglia volta al rovesciamento dello Stato democratico. Le sanzioni penali per il reato d'alto tradimento commesso da un uomo appartenente all'estrema destra non furono dunque, malgrado la legge, troppo gravi, e molti avversar! della Repubblica non mancarono di prenderne nota. Benché praticamente il putsch si fosse risolto in un fiasco, esso fece di Hitler una figura nazionale e, agli occhi di molti, un patriota e un eroe. La propaganda nazista provvide a trasformare l'insurrezione in uno dei grandi simboli del movimento. Ogni anno, anche dopo la presa del potere e per-sino dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Hitler la sera dell'8 novembre si recò alla birreria di Monaco per parlare ai suoi camerati della vecchia guardia - gli alten Kampfer, come venivano chiamati - sopravvissuti al fallito putsch, che a quel tempo aveva avuto tutto l'aspetto di un grottesco disastro. Nel 1935, Hitler, divenuto cancelliere, fece riesumare le salme dei sedici nazisti caduti nel corso di quella scaramuccia e li fece seppellire nella Feldherrnhalle, che diventò un sacrario nazionale. Durante la cerimonia inaugurale, Hitler disse, parlando di loro: " Essi entrano ormai nell'immortalità tedesca. Essi vegliano sulla Germania e sul nostro popolo. Qui riposano come fedeli testimoni del nostro movimento ". Non aggiunse il particolare di cui nessun tedesco sembrò ricordarsi, ossia che quegli uomini egli li aveva lasciati morenti per terra, mentre lui, rialzatosi, si era dato alla fuga. Durante l'estate di quell'anno 1924, nella fortezza di Landsberg, vecchio edificio che domina il corso del Lech, Adolf Hitler, trattato come un ospite d'onore - fra l'altro, gli era stata assegnata una stanza speciale, con un panorama magnifico - cessò di ricevere i numerosissimi visitatori che accorrevano per rendergli omaggio e portargli dei doni, convocò il suo fedele Ru-dolf Hess (ritornato alla fine a Monaco e anche lui condannato) e si mise a dettargli, l'uno dopo l'altro, i capitoli di un libro ". * Prima dell'arrivo di Rudolf Hess, Hitler aveva dettato le prime pagine del libro a Emil Maurice, orologiaio e primo comandante delle squadre nazista " dal lungo braccio ", più volte condannato dalla giustizia. Pagina 66
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1 WHEELER-BENNETT, Wooden Titan: Hindenburg, pp. 207-8. 2 Ibid., p. 131. 3 WHEELER-BENNETT, NemeSÌS, p. $8. 4 FRANZ L. NEUMANN, Behemoth, p. 23. 5 HEIDEN, Der fiihrer, pp. 131-33. 6 Ibid,, p. 164. 7 Tenente generale FRIEDRICH VON RABENAU, Seeckt, aus seinem Leben, voi. II, p. 342. 8 Ibid., p. 371. 9 Karl Alexander von Mùller, citato da HEIDEN, Der Fuhrer, p. 190. 10 Gli atti del processo sono contenuti in Der Hitler Prozess. IV. HITLER E LE BASI DELL'IDEOLOGIA NAZISTA Hitler voleva intitolare il suo libro Quattro anni e mezzo di battala contro le menzogne, la stupidità e la codardia; ma Max Amann, il testardo direttore commerciale delle pubblicazioni naziste, s'oppose alla scelta di un titolo cosi pesante (e così poco commerciale) riducendolo a La mia battala (Mein Kampf). Amann rimase alquanto deluso del contenuto del manoscritto; egli si aspettava un vivace racconto autobiografico in cui Hitler raccontasse in che modo da " sconosciuto lavoratore " a Vienna egli fosse asceso fino alle vette di una notorietà internazionale. Come abbiamo visto, c'era ben poco di autobiografico nel libro. Il direttore commerciale nazista si attendeva anche un racconto sul retroscena del putsch della birreria, le cui circostanze drammatiche e la cui ambientazione avrebbero sicuramente interessato il pubblico. Ma a tale riguardo Hitler ebbe l'accortezza di non muovere la cenere sopra la brace e di sorvolare su fatti che avrebbero dimostrato quanto, allora, il partito era decaduto *. Il mancato putsch viene appena menzionato in Mein Kampf. Il primo volume fu pubblicato nell'autunno 1925. Era un libro di circa quattrocento pagine e costava dodici marchi, circa il doppio del prezzo corrente dei libri pubblicati nella Germania del tempo. Non fu affatto un grande successo librario. Amann pretese di averne venduto 23 ooo copie durante il primo anno e riteneva che le vendite sarebbero continuate a salire; ma gli ambienti antinazisti furono, a tale riguardo, assai scettici. Grazie al sequestro da parte degli Alleati dei resoconti sui diritti d'autore dell'Eher Verlag, la casa editrice nazista, oggi si possono sapere le cifre effettive della vendita di Mein Kampf. Nel 1925 furono vendute 9473 copie. Nei tre anni successivi le vendite calarono a vista d'occhio: 6913 copie nel 1926; 5607 nel 1927; e appena 3015 nel 1928, per entrambi i volumi. Le vendite poi salirono nuovamente fino a 7664 copie nel 1929, * " È mutile, - egli scrisse alla fine del secondo volume, - riaprire piaghe che sembrano appena guarite... è inutile parlare di colpevolezza nel caso di uomini che nel profondo del loro cuore sono forse devoti alla nazione con un uguale amore, e che non poterono capire, o non furono in grado di intuire, quale fosse la strada comune ". Per un uomo vendicativo come Hitler, era un'inaspettata prova di tolleranza nei riguardi di coloro che avevano schiacciato la ribellione da lui guidata e che lo avevano mandato in carcere; se si tiene conto del destino che egli doveva riservare in seguito a Kahr e ad altri suoi avversari, abbiamo qui una manifestazione della sua capacità di autocontrollo, del suo sapersi frenare momentaneamente per ragioni tattiche. A ogni modo, sta di fatto che Hitler evitò le recriminazioni. 92 L'ascesa di Hitler continuarono ad aumentare parallelamente all'affermarsi del partito nel 1930, anno in cui uscì una edizione popolare dell'opera in un solo volume, al prezzo di otto marchi, di cui si vendettero 54 086 copie, calarono lievemente a 50808 copie l'anno successivo e fecero un balzo fino a 90351 copie nel 1932. I diritti d'autore percepiti da Hitler - la sua prima fonte di guadagno, dopo il 1925 - erano rilevanti, considerando la media dei primi sette anni. Ma non furono niente in paragone a quelli percepiti nel 1933, anno in cui divenne cancelliere. Nel corso del primo anno della sua nuova carica, del libro fu venduto un milione di copie, con diritti d'autore corrispondenti a oltre un milione di marchi. Vi fu un aumento dal io al 15 per cento dopo il i° gennaio 1933. Così Hitler divenne l'autore tedesco più fortunato e per la prima volta vide dei milioni *. Eccezion fatta per la Bibbia, nessun altro libro ebbe così Pagina 67
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt largo smercio nella Germania nazista, dove erano ben poche le famiglie che si sentissero sicure quando non ne possedevano una copia, messa bene in evidenza. Era quasi obbligatorio - e comunque assai consigliabile - regalare il volume alle coppie che si sposavano, e quasi tutti gli alunni, a qualsiasi scuola appartenessero, ne ricevevano un esemplare in omaggio alla loro promozione. Nel 1940, un anno dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, ben sei milioni di copie della bibbia nazista vennero vendute in Germania1. Non è detto che tutti coloro che avevano comperato il Mein Kampf lo leggessero. Ho sentito più di un convinto nazista lagnarsi perché il libro era di difficile lettura. Molti mi confidarono (in conversazioni private) di non essere riusciti ad arrivare fino alla fine delle sue 782 pesanti pagine. Ve però da pensare che se molti tedeschi non nazisti l'avessero letto prima del 1933, e se altrettanto avessero fatto gli uomini di Stato all'estero, quando si era ancora in tempo, sia la Germania che il resto del mondo avrebbero potuto essere salvati dalla catastrofe. Qualunque accusa si voglia formulare contro Hitler, non lo si può rimproverare di non aver indicato fin nei particolari, in anticipo, il tipo di Germania che egli si proponeva di costruire qualora fosse giunto al potere, nonché l'ordine mondiale che intendeva istituire per mezzo delle armi tedesche. Il ruolo riservato al Terzo Reich e, cosa ancora più importante, il barbarico " ordine nuovo " che Hitler impose all'Europa conquistata nei suoi anni trionfali, tra il 1939 e il 1945, erano già esposti in tutta la loro inumanità e con dovizia di particolari, nelle pagine di quel libro. Come abbiamo visto, Hitler aveva elaborato le sue idee fondamentali durante il soggiorno a Vienna, quando aveva poco più di vent'anni; egli stesso afferma di aver appreso ben poco nei tempi che seguirono e di non avere mo* Come capita a molti scrittori, anche Hitler ebbe delle difficoltà con l'agente delle tasse; almeno, come vedremo in seguito, fino al momento in cui divenne dittatore della Germania. Hitler e l'ideologia nazista 93 dificato neppure minimamente le sue idee *. Trasferitosi ventiquattrenne dall'Austria in Germania nel 1913, aveva un ardente entusiasmo per il nazionalismo germanico, odiava la democrazia, il marxismo e gli ebrei, era certo che la Provvidenza avesse scelto gli ariani, specie i tedeschi, come razza do-minatrice. In Mein Kampf sviluppò i suoi punti di vista nell'intento di risolvere non solo il problema della ricerca di un posto al sole per una Germania sconfitta e in preda al caos (naturalmente un posto più grande di quello avuto prima), ma anche quello della costruzione di un nuovo tipo di Stato basato sul concetto di razza, che doveva abbracciare tutti i tedeschi che vivevano allora al di fuori delle frontiere del Reich, e sui quali si sarebbe stabilita la dittatura assoluta di un Capo, cioè lo stesso Hitler, assistito da una serie di gerarchi minori che avrebbero ricevuto gli ordini dall'alto trasmettendoli a gerarchi subordinati. Il libro contiene anzitutto un abbozzo del futuro Stato tedesco e dei mezzi con cui esso può diventare il " padrone della terra ", come dice lo stesso autore nell'ultima pagina del libro; in secondo luogo, una concezione del mondo e della vita, ossia per usare una delle parole tedesche più care a Hitler, una Weltanschauung. Inutile dire qual è l'impressione che uno spirito normale del secolo ventesimo ricava da un tale guazzabuglio grottesco, compilato da un nevrotico poco istruito e mentalmente immaturo. Eppure quelle idee furono fanaticamente accettate da milioni di tedeschi, al punto di portare alla rovina milioni di persone innocenti e oneste all'interno e soprattutto all'esterno della Germania. In che modo il nuovo Reich avrebbe dovuto riprendere la sua posizione di potenza mondiale e conquistare il dominio mondiale? Hitler trattò tale problema nel primo volume, scritto in gran parte in prigione nel 1924, e con maggiore ampiezza nel secondo volume, terminato nel 1926. In primo luogo bisognava fare i conti con la Francia, " inesorabile nemico mortale del popolo tedesco ". L'obiettivo della Francia era sempre stato quello di rompere l'unità della Germania, di smembrarla in una quantità di staterelli. Ciò era così chiaro - disse Hitler, "... che se io fossi francese... non potrei e non vorrei agire diversamente da Clemenceau ". Così era necessaria " un'effettiva e definitiva resa dei conti con la Francia... un'ultima decisiva lotta... Soltanto così saremo in grado di mettere fine alla lotta eterna e veramente inutile tra noi tedeschi e la Francia: supponendo, naturalmente, che la Germania consideri la distruzione della Francia come l'unico mezzo per permettere finalmente al nostro popolo di espandersi altrove " \ Pagina 68
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Espandersi altrove? In che direzione? Qui Hitler ci conduce al nucleo centrale delle idee che guidarono così fedelmente la sua politica estera a partire dal momento in cui egli divenne padrone del Terzo Reich. La Germania, dice senza ambagi, deve espandersi verso est, principalmente a spese della Russia. Nel primo volume di Mein Kampf Hitler esamina estesamente questo * Cfr. sopra, p. 23. 94 L'ascesa di Hitler problema del Lebemraum - dello spazio vitale -, argomento che doveva ossessionarlo fino all'ultimo respiro. L'impero degli Hohenzollern - egli dichiara - aveva sbagliato andando a cercare colonie in Africa. " Oggi la politica territoriale non può essere portata a termine nel Camerun ma quasi esclusivamente in Europa ". Però il territorio europeo è già occupato: ciò è vero - riconosce Hitler - " ma la natura non ha riservato questo territorio a nessuna nazione o razza in particolare; al contrario, tali terre sono del popolo che ha la forza di prendersele ". E se gli attuali possessori si opponessero? " Allora interverrà la legge dell'autoconservazione: ciò che non si può conseguire con metodi pacifici bisognerà procurarselo con la forza "3. Continuando a denunziare la cecità della politica estera tedesca dell'anteguerra, Hitler prosegue: " La conquista di nuovi territori è soltanto possibile nell'est... Se vogliamo più territorio in Europa, ciò non può avvenire che a spese della Russia, e ciò significa che il nuovo Reich dovrà rimettersi in marcia sulla stessa strada dei Cavalieri Teutonici per conquistare con la spada tedesca il suolo che l'aratro tedesco coltiverà per dare il pane quotidiano alla nostra nazione "4. Come se non si fosse espresso in modo sufficientemente chiaro nel primo volume, Hitler torna alla carica nel secondo. In questo mondo, soltanto uno spazio sufficientemente vasto può assicurare a una nazione la sua libera esistenza... Senza tener conto di " tradizioni " e di pregiudizi, [il movimento nazionalsocialista] deve trovare il coraggio di riunire il nostro popolo e tutte le sue forze per marciare sulle vie che lo condurranno dal suo attuale ristretto spazio vitale verso nuove terre... Il movimento nazionalsocialista deve sforzarsi di eliminare la sproporzione esistente tra la nostra popolazione e il suo suolo, perché questo deve poterla nutrire e servire da base ad una politica di forza... Noi dobbiamo perseguire il nostro obiettivo senza mai venire meno... per assicurare al popolo tedesco la terra e il suolo ai quali esso ha diritto...5. Qual è lo " spazio " cui ha diritto il popolo tedesco? La borghesia - dice Hitler con sdegno - " che non ha una sola idea politica creatrice concernente l'avvenire ", pretende il semplice ripristino delle frontiere tedesche nel 1914. La richiesta del ripristino delle frontiere del 1914 rappresenta un assurdo politico, le cui proporzioni e conseguenze bastano per giudicarla un crimine. A prescindere dal fatto che esse non erano per nulla delle frontiere logiche, dato che in realtà non erano complete, non abbracciando molte popolazioni di ceppo tedesco, né si adattavano alle necessità geo-militari, le frontiere del Reich del 1914 non erano la conseguenza di un'azione politica ragionata, ma soltanto frontiere provvisorie in una lotta politica che in nessun caso poteva considerarsi conclusa... Con lo stesso diritto, anzi in molti casi con maggior diritto, si potrebbe scegliere a caso un qualunque altro anno della storia tedesca come punto di riferimento e dichiarare che le condizioni allora esistenti rappresentino l'obiettivo da raggiungere in politica estera6. Per l'anno che doveva servire come punto di riferimento, di cui parlava Hitler, ci si poteva ben rifare a sei secoli addietro, cioè all'epoca in cui i tedeschi respinsero gli slavi all'est. La spinta in direzione dell'oriente doveva essere ripresa. " Oggi si contano ottanta milioni di tedeschi in Europa! E tale politica estera sarà considerata giusta soltanto se fra meno di cenHitler e l'ideologia nazista 95 t'anni in questo continente vi saranno duecentocinquanta milioni di tedeschi "7: e tutti all'interno delle frontiere del nuovo e più grande Reich. Era chiaro che altri popoli avrebbero dovuto lasciare il posto a questo numero di tedeschi. Quali popoli? E cosi noi nazionalsocialisti... riprendiamo la via abbandonata seicento anni fa. Noi arrestiamo l'incessante movimento tedesco verso il sud e l'ovest, e puntiamo lo sguardo verso i territori dell'est. Oggi, parlando delle terre dell'Europa, dobbiamo considerare in primo luogo la Russia o gli Stati marginali ad essa soggetti * '. Pagina 69
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il destino, fa osservare Hitler a questo riguardo, è stato molto benigno con la Germania. Ha abbandonato la Russia al bolscevismo, cioè, in realtà, agli ebrei. " II gigantesco impero dell'est, - esclama Hitler, - è ben maturo per crollare. E la fine dell'egemonia ebraica in Russia coinciderà con la fine dello Stato russo ". Così Hitler riteneva che fosse possibile occupare le grandi steppe al momento del crollo della Russia senza doverle pagare troppo care con sangue tedesco. Dopo queste enunciazioni non si può negare che il suo piano sia stato formulato in modo chiaro e preciso. La Francia doveva essere distrutta; essa però rappresentava un particolare secondario rispetto alla spinta tedesca verso oriente. In un primo tempo si sarebbero dovuti occupare i territori orientali prevalentemente abitati da tedeschi. Quali? Ovviamente l'Austria, le terre dei Sudeti in Cecoslovacchia e la parte occidentale della Polonia, compresa Danzica. Poi, la stessa Russia. Perché mai il mondo restò così sorpreso quando il cancelliere Hitler, pochi anni dopo, si mise in moto per realizzare questi fini? Circa la struttura del futuro Stato nazista, le idee di Hitler erano meno precise. Egli però mise in chiaro che non ci sarebbe stato posto per la " idiozia democratica " e che il Terzo Reich sarebbe stato retto dal Fùhrer-prinzip, il principio del capo; in altre parole da una dittatura. Nel libro non si trova quasi nulla circa l'economia. L'argomento annoiava Hitler, il quale non si prese mai la briga di studiare qualcosa al riguardo, eccezion fatta per le idee barocche di Gottfried Feder - uno strano pazzoide, nemico dello " schiavismo economico " - che lo divertivano. Hitler s'interessava esclusivamente al potere politico; sembra credesse che i problemi economici si sarebbero risolti da soli. Lo Stato non ha proprio nulla a che vedere con determinate teorie economiche, o con determinati sviluppi commerciali... Lo Stato è un organismo razziale, e non economico... La forza intima di uno Stato coincide rarissimamente coi cosiddetti apogei economici... anzi, accade spesso che la prosperità stia sulla soglia di una rapida decadenza... Proprio la Prussia dimostra drasticamente che non sono le qualità materiali, ma le * II corsivo è nostro. 96 L'ascesa di Hitler virtù ideali, a contribuire alla formazione di uno Stato. Solo su queste premesse l'economia può fiorire... Ogni volta che ci fu in Germania un'ondata di potenza politica, cominciò a muoversi anche l'economia; ma ogni qualvolta l'economia diventò l'unico contenuto dell'esistenza del nostro popolo, e soffocò le virtù ideali, lo Stato precipitò in rovina e trascinò in rovina anche l'economia... Mai uno Stato fu fondato con pacifici mezzi economici9. Cosf in un discorso pronunciato nel 1923 a Monaco, Hitler dichiarò: " Nessuna politica economica è possibile senza la spada, nessuna industrializzazione è possibile senza la potenza ". Oltre a questa filosofia vaga e quanto mai sommaria, a parte qualche allusione in Mei" Kampj, a " camere economiche ", a " camere immobiliari " e a un " parlamento economico centrale " che dovrebbero " curare il funzionamento dell'economia nazionale ", Hitler evitò di indicare una qualsiasi formula circa l'eventuale base economica del Terzo Reich. E benché nominalmente il partito nazista si proclamasse " socialista ", Hitler fu ancora più vago circa il tipo di " socialismo " da lui concepito per la nuova Germania. Ciò non sorprende, se si tiene presente la definizione di " socialista " che egli diede nel suo discorso del 28 luglio 1922: È socialista chiunque sia pronto a fare sua la causa nazionale fino al punto di non conoscere nessun ideale superiore a quello della nazione; chiunque abbia capito il nostro grande inno nazionale Deutschland tiber Alles, nel senso che per lui non c'è niente nel vasto mondo che stia al di sopra della Germania, del suo popolo e della sua terra 10. Benché egli abbia utilizzato, nella stesura del libro, molti consigli datigli da non meno di tre collaboratori, i quali gli avevano suggerito parecchi tagli, Hitler in Mein Kampf passa da un argomento all'altro. Rudolf Hess, che scrisse sotto dettatura la maggior parte del libro prima nella prigione di Landsberg e poi allo Haus Wachenfeld, nelle vicinanze di Berchtesgaden, fece del suo meglio per rendere presentabile il manoscritto, ma non fu sempre in grado di tener testa al suo capo. Più successo ebbe, a tale riguardo, padre Bernhard Stempfle, già appartenente all'ordine dei Geronimiti, che era divenuto un giornalista antisemita e godeva di una certa notorietà in Baviera. Questo strano prete, di Pagina 70
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt cui ci occuperemo più oltre, corresse in parte gli errori grammaticali di Hitler, migliorò alquanto la sua prosa e soppresse alcuni passi, dopo aver convinto l'autore che erano politicamente inopportuni. Il terzo consigliere di Hitler fu Josef Czerny, d'origine cèca, collaboratore del giornale nazista " Volkischer Beobachter " e autore di poesie antisemite che lo resero caro a Hitler. Czerny collaborò efficacemente alla revisione del primo volume di Mein Kampf per la sua seconda edizione, nella quale vennero eliminate o modificate alcune parole & frasi giudicate imbarazzanti. Egli rivide anche le bozze del secondo volume. Ciò nonostante, il libro è pieno di digressioni. In esso Hitler volle dare libero sfogo alle sue idee; ma lo fece in maniera disordinata, affrontando ogni possibile argomento, ivi comprese la cultura, l'educazione, il teatro, il cinema, la caricatura, l'arte, la letteratura, la storia, i problemi sessuali, il matrimonio, la prostituzione e la sifilide. A quest'ultima, Hitler consacra Hitler e l'ideologia nazista 97 non meno di dieci fitte pagine in cui dichiara che è " il compito della nazione, e non solo uno fra tanti altri compiti " *, sradicare la sifilide. Per combattere questa terribile malattia Hitler chiede la mobilitazione di tutti i mezzi di propaganda della nazione. " Tutto quanto, - egli dichiara, - dipende dalla soluzione di questo problema ". I problemi della sifilide e della prostituzione vanno affrontati, e i matrimoni dei giovani devono essere agevolati. A questo riguardo egli anticipò l'idea dell'eugenetica del Terzo Reich: " II matrimonio non può essere considerato come fine a se stesso, - egli scrisse, - ma deve servire a un compito più alto: l'incremento e la conservazione della specie e della razza. In ciò soltanto risiedono il suo significato e il suo scopo " ". Con questa enunciazione del principio fondamentale del razzismo, - la preservazione e il perfezionamento della razza, - arriviamo al secondo capo-saldo del mondo ideale di Hitler, quale ci è rivelato in Mein Kampf: alla Weltanschauung di Hitler, alla sua visione della vita, che alcuni storici, specie in Inghilterra, hanno voluto considerare come una forma di grossolano darwinismo, ma che in realtà, come vedremo in seguito, ha radici profonde nella storia e nel pensiero tedeschi. Come Darwin, ma anche come moltissimi pensatori, storici, re, generali e uomini di Stato tedeschi, Hitler concepisce la vita come una lotta continua ed eterna e il mondo come una giungla dove il più atto sopravvive e dove il più forte governa - " un mondo dove ogni creatura si nutre di un'altra e dove la vita del più forte implica la morte del debole ". Mein Kampf trabocca di aforismi del genere: " In fondo, soltanto il bisogno di autoconservazione può imporsi... L'umanità diventa grande attraverso una lotta eterna, e perisce soltanto nell'eterna pace... La natura... crea in questo mondo gli esseri viventi e osserva il libero giucco delle forze contrastanti. Allora essa conferisce il diritto di dominare al suo figlio prediletto, al più forte nel coraggio e nell'azione... Il forte deve dominare e non mescolarsi col debole tanto da sacrificare la propria grandezza. Soltanto chi è congenitamente debole può trovare crudele tale processo... " Per Hitler la conservazione della civiltà è " legata alla rigida legge della necessità e al diritto alla vittoria dei migliori e dei più forti. Chi vuole vivere deve dunque combattere, in questo mondo di eterna lotta; altrimenti non merita di vivere. Benché sia dura, questa è la verità!'"12. E chi sarebbe il " figlio prediletto della natura, il più dotato in coraggio e attività ", colui al quale la Provvidenza ha accordato " il diritto di dominare "? L'ariano. In questa parte di Mein Kampf ritroviamo il nucleo centrale dell'idea nazista della superiorità razziale, la concezione della razza dei dominatori sulla quale si basarono il Terzo Reich e l'ordine nuovo dell'Europa di Hitler. Ciò che noi vediamo oggi, in materia di cultura o d'arte o di scienza o di tecnica è quasi esclusivamente il prodotto geniale dell'ariano. E ciò ci conduce alla conclusione * Corsivo di Hitler. 98 L'ascesa di Hitler ovvia che egli solo è stato il fondatore dei valori umani più alti, e rappresenta quindi il prototipo di ciò che noi designarne con la parola uomo. Egli è il Prometeo dell'umanità, dalla cui fronte radiosa scoccò in ogni tempo la scintilla del genio, accendendo ogni volta la fiaccola che illuminò di conoscenza la notte del silenzioso mistero; e cosi preparò la strada all'umanità, per dominare le altre creature terrene. ... Da lui derivano le Pagina 71
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fondamenta e le mura di ogni umana civiltà ". E in qual modo gli ariani poterono realizzare tanto e diventare così grandi? La risposta di Hitler è semplice: calpestando tutti gli altri. Come tanti altri pensatori tedeschi del secolo diciannovesimo, Hitler fa sfoggio di quel sadismo (e del suo contrario, il masochismo) che agli studiosi stranieri dello spirito tedesco è sempre parso cosi difficile da spiegarsi. La formazione di culture superiori presupponeva l'esistenza di uomini inferiori... Certo, la prima cultura dell'umanità non poggiava tanto sull'impiego degli animali domestici, ma di uomini inferiori. Solo dopo la riduzione a schiavitù delle razze sottomesse, la stessa sorte toccò anche agli animali... Toccò prima al guerriero vinto mettersi all'aratro e solo più tardi al cavallo... Non è dunque a caso, se le prime culture sono nate là dove gli ariani, nell'incontro con popoli inferiori, han potuto sottometterli... Finché tenne fermo il suo principio di dominatore, egli restò non soltanto il padrone, ma anche il conservatore e il promotore della cultura ". Poi intervenne qualcosa in cui Hitler vedeva un monito per i tedeschi. Ma quanto più i soggetti cominciarono a elevarsi, e probabilmente ad avvicinarsi anche linguisticamente al conquistatore, tanto più presto cadde la netta separazione tra padrone e servo. Ma ci fu qualcosa di ancor peggio della comunanza di lingua tra padrone e servo. L'ariano rinunciò alla purezza del suo sangue e, di conseguenza, perse il diritto a soggiornare nel paradiso terrestre che egli stesso s'era creato. Si degradò colla mescolanza delle razze, perdendo man mano le sue qualità di cultura. Secondo il giovane capo nazista, questa fu la colpa fondamentale degli ariani. La mescolanza del sangue e la conseguente caduta del livello della razza è stata l'unica causa del declino delle antiche civiltà: poiché l'uomo non perisce a causa di guerre perdute, ma solo per la perdita di quella forza di resistenza che è peculiare a un sangue puro. Chi non è di buona razza in questa terra, è loglio ". Scorie sono gli ebrei e gli slavi, e quando Hitler divenne dittatore e conquistatore vietò il matrimonio fra i tedeschi e gli appartenenti a queste razze, anche se una qualunque macstrina elementare avrebbe potuto insegnargli che nei tedeschi c'è un bel po' di sangue slavo, specie nelle popolazioni delle province orientali. Anche nell'attuare le sue idee razziste, Hitler - bisogna riconoscerlo - tenne fede alle sue promesse. Nell'ordine nuovo che egli aveva cominciato a imporre agli slavi dell'est durante la guerra, i cèchi, i polacchi, e i russi erano - e dovevano rimanere, qualora il grottesco ordine nuovo si fosse protratto - i taglialegna e i portatori d'acqua dei loro padroni tedeschi. Hitler e l'ideologia nazista 99 Era abbastanza facile, per un uomo così ignorante dei problemi storici e antropologici, fare dei tedeschi gli ariani moderni e quindi la razza superiore. Per Hitler i tedeschi erano " la più alta specie dell'umanità " e tali sarebbero rimasti se invece di " preoccuparsi soltanto dell'allevamento di cani, cavalli e gatti, avessero pensato anche a conservare la purezza del loro sangue " . L'ossessione razziale portò Hitler a enunciare il cosiddetto Volksstaat. Non sono mai riuscito a comprendere che cosa fosse esattamente un tale tipo di Stato (o che cosa avrebbe dovuto essere), benché abbia letto e riletto il Mein Kampf e abbia sentito su questo argomento dozzine di discorsi, pronunciati da Hitler in persona, il quale più di una volta dichiarò il Volksstaat il fulcro della sua dottrina. La parola tedesca Volk non può essere tradotta con esattezza; di solito la si traduce con " popolo " o " nazione ", ma in verità in tedesco essa ha un significato più profondo e alquanto diverso perché indica una comunità etnica originaria basata sull'affinità di sangue e sulla comune terra. In Mein Kampf Hitler si trova in imbarazzo nel definire lo Stato fondato sul Volk, il Volksstaat. Per esempio, in un punto, annuncia la sua intenzione di chiarire il " concetto di Volk ", ma poi lascia la cosa in sospeso e riempie molte pagine di digressioni. Finalmente dice: Al contrario della concezione borghese ed ebraico-marxista, la filosofia del Volk ritiene che l'importanza dell'umanità è legata agli elementi fondamentali della razza. Essa vede nello Stato solo un mezzo per raggiungere un fine: la conservazione della sostanza razziale dell'uomo. Pertanto essa non crede affatto nell'uguaglianza delle razze, ma, insieme alle loro differenze, riconosce una gerarchia di valori e si sente tenuta a favorire la vittoria del migliore e del Pagina 72
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt più forte, ad esigere la subordinazione dell'inferiore e del più debole, in conformità con l'eterna volontà che domina l'universo. Così, in linea di massima, appoggia l'idea aristocratica che sta alla base della natura e afferma la validità di questa legge fin per l'ultimo individuo. Essa constata il diverso valore non solo delle razze, ma anche degli individui. Di contro alla massa essa afferma l'importanza della personalità dell'individuo e cosf... suscita una forza organizzatrice. Crede nella necessità dell'idealizzazione dell'umanità, e solo in essa vede la premessa indispensabile all'esistenza della stessa. Però essa non può riconoscere il diritto neppure di un'idea d'ordine etico ove tale idea rappresenti un pericolo per la vita razziale dei propugnatori di una etica superiore; poiché in un mondo bastardizzato e negrizzato i concetti di tutto ciò che è umanamente bello e sublime, tutte le prospettive di un avvenire idealizzato per l'umanità, andranno per sempre perduti... Così una concezione della vita in funzione del Volk è conforme alla più intima volontà della natura, in quanto ripristina il libero giucco delle forze che dovranno portare a una selezione razziale sempre più spinta. I migliori elementi dell'umanità, una volta raggiunto il possesso della terra, avranno finalmente via libera per svolgere un'attività in domini situati in parte al di sopra e in parte fuori di quello a cui l'uomo ha normalmente accesso. Abbiamo tutti il presentimento che in un lontano futuro l'umanità dovrà affrontare problemi che solo una razza superiore, divenuta padrona degli altri popoli e avente a disposizione i mezzi e le possibilità dell'intero pianeta, potrà essere in grado di risolvere ". " Dunque, - dichiara Hitler un po' più oltre, - il più alto scopo dello Stato del Volk è la preservazione degli elementi primordiali della razza, generatori della civiltà e creatori della bellezza e della dignità di un'umanità superiore " ". Poi Hitler passa a altre riflessioni d'ordine eugenetico: ioo
L'ascesa di Hitler Lo Stato nazionale... deve collocare la razza al centro della sua vita. Deve preoccuparsi di preservarne la purezza... Deve fare in modo che solo chi è sano possa procreare, che sia scandaloso mettere al mondo bambini quando si è malati o difettosi, e che in questa rinuncia consista il supremo onore: rinunciare a generare, se è necessario. Ma, viceversa, è da considerarsi biasimevole il privare la nazione di figli sani. A tale riguardo lo Stato deve essere il custode di un millenario avvenire, di fronte al quale il desiderio e l'egoismo dell'individuo appaiono insignificanti e devono piegarsi... Pertanto lo Stato non deve tollerare che il matrimonio continui a rappresentare un perpetuo oltraggio alla razza, deve invece dargli il crisma di una istituzione chiamata a produrre esseri fatti secondo l'immagine del Signore, non di mostri metà uomini e metà scimmie ". Proseguendo nell'esposizione della sua fantastica concezione del Volks-staat Hitler si perde in molte altre verbose considerazioni, la cui applicazione, secondo lui, avrebbe fatto dei tedeschi i signori del mondo. L'idea del dominio germanico era in lui una vera ossessione. Più avanti nel libro egli pretende che il non esser riusciti a mantenere la razza germanica incontaminata, lontana da ogni mescolanza, " ci ha privato del dominio del mondo. Se il popolo tedesco avesse posseduto quell'unità massiccia di cui altri popoli hanno beneficiato, oggi certamente il Reich sarebbe il padrone assoluto del globo "20. Dato che il Volksstaat deve basarsi sulla razza, " il Reich tedesco dovrà comprendere tutti i tedeschi " (ecco un punto essenziale della sua argomentazione, che egli non dimenticò mai e in conformità al quale agf una volta impadronitosi del potere). Poiché lo Stato del Volk deve fondarsi sul " concetto aristocratico della natura ", ne consegue che ogni democrazia va respinta e dev'essere sostituita dal Fùhrerprinzip. Il principio d'autorità, proprio dell'esercito prussiano, dovrà essere adottato dal Terzo Reich: " autorità di ogni capo nei confronti dei subordinati, e responsabilità di fronte a chi sta più in alto ". Non vi sono decisioni di maggioranza, ma solo persone responsabili. Ogni uomo ha al suo fianco dei consiglieri, ma la decisione è affare d'un uomo solo * ... egli solo avrà l'autorità e il diritto di comandare... Anche allora non sarà possibile fare a meno del parlamento, ma questo si limiterà a dare dei consigli... Nessuna camera potrà decidere per votazione. Esse saranno istituzioni di lavoro e non macchine per votare. Questo principio, associando l'assoluta autorità con l'assoluta responsabilità, creerà progressivamente una élite di capi che non è neppure pensabile oggi, nell'epoca del parlamentarismo irresponsabile 21. Queste erano le idee di Adolf Hitler in tutta la loro terribile grossolanità, quali egli stesso le elaborò, seduto vicino alla finestra della prigione di Pagina 73
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Landsberg, da dove si vedeva un orto fiorito che digradava sul fiume Lech**; e in seguito, tra il 1925-26, quando, sul balcone di un moderno al* II corsivo è di Hitler. ** Molto tempo dopo Hitler doveva osservare: " Senza il mio imprigionamento, Mein Kampf non sarebbe stato mai scritto. Tale periodo mi fornì l'occasione di approfondire varie nozioni di cui fino ad allora avevo solo una comprensione istintiva... Dallo stesso periodo data la mia convinzione - che molti dei miei sostenitori non hanno mai ben capito - che noi non possiamo conquistare il potere con la forza. Lo Stato ha avuto il tempo di consolidarsi e dispone delle sue armi " (Hitler's Secret Conversations, p. 235). Quest'osservazione fu fatta ad alcuni suoi camerati al quàrtier generale sul fronte russo la notte dal 3 al 4 febbraio 1942. Hitler e l'ideologia nazista 101 bergo di Berchtesgaden, mentre il suo sguardo, oltre le vette delle Alpi, si portava verso la sua terra nativa, l'Austria, dettava torrenti di parole al fedele Rudolf Hess e sognava il Terzo Reich che avrebbe poi costruito in base ai terribili principi che abbiamo esaminato e dominandolo con un pugno di ferro. Egli non dubitava che un giorno avrebbe creato e governato il suo Terzo Reich, pervaso dall'ardente sentimento di una missione da compiere, un sentimento, a quanto sembra, proprio di tanti geni sorti dal nulla nel corso della storia. Egli voleva unificare un popolo che non aveva mai conosciuto l'unità politica. Voleva purificare la sua razza. Voleva rafforzarla. Voleva fare dei tedeschi i signori del mondo. Darwinismo grossolano? Fantasia sadica? Egoismo sfrenato? Megalomania? Ci fu un po' di tutto questo, ma anche qualcosa di più: l'intelletto di Hitler, la sua passione e tutte le aberrazioni che si erano impadronite del suo cervello febbricitante avevano radici profonde nel passato e nello spirito tedesco. Il nazismo e il Terzo Reich altro non furono che la conseguenza logica della storia stessa della Germania. Le basi storielle del Terzo Reich. Nel clima delirante delle assemblee annuali del partito nazista agli inizi del mese di settembre, fui avvicinato da numerosi venditori ambulanti di cartoline illustrate raffiguranti Federico il Grande, Bismarck, Hindenburg e Hitler con la scritta: " Ciò che il re conquistò, il principe Bismarck lo plasmò, il feldmaresciallo lo difese, il soldato l'ha salvato e unificato ". Così il soldato Hitler veniva presentato non solo come il salvatore e l'unificatore della Germania, ma anche come il successore di quei personaggi famosi che avevano fatto grande la Germania. Tale allusione alla continuità storica della Germania, culminante in Hitler, non sfuggiva di certo alla folla, e lo stesso appellativo di Terzo Reich stava a rinforzare questo concetto: il Primo Reich era stato il Sacro Romano Impero del Medioevo, il Secondo Reich quello creato da Bismarck nel 1871 dopo la vittoria della Prussia sulla Francia. Ambedue avevano aggiunto gloria al nome tedesco, mentre - secondo la propaganda nazista - la Repubblica di Weimar l'aveva trascinato nel fango. Secondo la promessa di Hitler, il Terzo Reich ne avrebbe restaurato il prestigio. La Germania di Hitler veniva quindi presentata come lo sviluppo logico del passato, almeno in tutto quanto questo aveva di glorioso. Tuttavia l'ex vagabondo di Vienna, malgrado la confusione che regnava nel suo spirito, sapeva bene che la storia di quel passato aveva registrato anche degli insuccessi di fronte ai quali stavano le conquiste della Francia e della Gran Bretagna. Egli non dimenticava che verso la fine del Medioevo la Francia e l'Inghilterra erano sorte come nazioni unificate, mentre la Germania era rimasta un bizzarro coacervo di circa trecento Stati indipendenti. Questa mancanza di coesione nazionale determinò in gran parte il corso della storia tedesca, dalla fine del Medioevo fino alla metà del secolo di102 L'ascesa di Hitler ciannovesimo, rendendo la Germania molto diversa dagli altri grandi paesi dell'Europa occidentale. A tale mancanza di unità politica e dinastica andarono ad aggiungersi, nel corso del Cinquecento e del Seicento, le conseguenze disastrose dello scisma religioso dovuto alla Riforma. Dati i limiti del presente libro, non è possibile esaminare in modo adeguato l'immenso influsso che Martin Luterò - il contadino sassone che, dopo esser stato monaco agostiniano, diede l'avvio alla Riforma tedesca, - esercitò sui tedeschi e sulla loro storia. Ci limiteremo a rilevare che Luterò, mente superiore ma singolare, ardente antisemita e antiromano, carattere tempestoso riunente in sé le migliori qualità e i peggiori difetti dei Pagina 74
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedeschi (la grossolanità, la veemenza, il fanatismo, l'intolleranza, la violenza, ma anche l'onestà, la semplicità, la disposizione all'introspezione, la passione per la scienza, la musica, la poesia, e la giustizia dinanzi a Dio) lasciò una traccia profonda nella vita dei tedeschi sia nel bene che nel male: un marchio più indelebile e fatale di quello impresso prima e dopo da qualsiasi altro individuo. Coi suoi sermoni e la sua magnifica traduzione della Bibbia, Luterò creò la lingua tedesca moderna, suscitò nei tedeschi non solo la nuova visione protestante del Cristianesimo ma anche un fervente nazionalismo tedesco. Insegnò ai tedeschi il supremo diritto della coscienza individuale, almeno nel campo religioso. Circostanza tragica per i tedeschi, Luterò si schierò dalla parte dei principi durante le ribellioni dei contadini da lui in gran parte ispirati, e la sua passione per l'autocrazia politica condusse fatalmente alla formazione di un assolutismo provinciale e primitivo che ridusse la grande maggioranza del popolo alla miseria, a uno stato di letargo e di degradante servilismo. Inoltre - e questo forse è il lato peggiore - Luterò contribuì a perpetuare e per-sino ad accentuare le profonde divisioni esistenti non solo fra le classi sociali ma anche fra i diversi raggruppamenti dinastici e politici del popolo tedesco, compromettendone per secoli e secoli l'unificazione. La guerra dei Trent'anni e la pace di Westfalia (1648) che ad essa pose fine, rappresentarono la catastrofe finale della Germania, furono un colpo grave dal quale il paese non riuscì mai a riprendersi del tutto. Quella guerra fu l'ultimo dei grandi conflitti religiosi che lacerarono l'Europa; ma, prima di concludersi, era degenerata, da lotta tra protestanti e cattolici, in una confusa contesa dinastica tra l'Austria cattolica degli Asburgo da una parte, la Francia cattolica dei Borboni e la monarchia protestante svedese dall'altra. Durante i feroci combattimenti tra gli opposti eserciti, le città e le campagne tedesche furono interamente devastate e saccheggiate e la popolazione fu decimata. Stando ai calcoli fatti, un terzo del popolo tedesco perì in quella barbara guerra. La pace di Westfalia fu, per il destino della Germania, quasi altrettanto fatale della guerra. I principi tedeschi che si erano schierati con la Francia e la Svezia videro confermata la loro posizione di sovrani assoluti di piccoli territori (ve n'erano circa 350), e all'imperatore rimase una semplice parvenza di supremazia su tutte le terre tedesche. L'impulso culturale e riforHitler e l'ideologìa nazista 103 malore che aveva innalzato il paese alla fine del Quattrocento e all'inizio del Cinquecento venne soffocato. Durante quel periodo, le grandi città avevano goduto di una certa indipendenza: il feudalesimo era scomparso, le arti e il commercio fiorivano. Persino i contadini delle campagne erano riusciti ad assicurarsi libertà assai superiori a quelle di cui godevano i loro consimili in Francia e in Inghilterra. In breve, si può dire che agli inizi del sedicesimo secolo, la Germania poteva essere considerata una delle fonti della civiltà europea. Orbene, dopo i trattati di Westfalia essa venne a trovarsi nello stesso stato di barbarie che regnava nell'impero moscovita. La servitù della gleba venne ripristinata e introdotta persine in regioni in cui prima non era mai esistita. Le città perdettero la loro autonomia. I contadini, gli operai e i borghesi delle classi medie furono sfruttati al massimo dai principi, che li tenevano in una degradante servitù. La cultura e le arti scomparvero quasi interamente. Ingordi sovrani chiusi a ogni sentimento patriottico nazionale, soppressero ogni traccia di tali sentimenti nei loro stessi sudditi. La civiltà tedesca decadde. Uno storico ha scritto che il Reich " fu artificialmente mantenuto a un livello medievale di disordine e di debolezza "22. I tedeschi non riuscirono mai a risollevarsi. L'accettazione dell'autocrazia e l'obbedienza cieca ai sovrani che li governavano come piccoli tiranni, si radicò profondamente nel loro animo. Il principio democratico del governo parlamentare, che fece cosi rapidi progressi in Inghilterra nei secoli diciassettesimo e diciottesimo ed agì in modo prorompente in Francia nel 1789, non potè germogliare in Germania. Politicamente in ritardo, divisi all'interno in una moltitudine di staterelli che si isolavano dalle correnti del pensiero e del progresso affermantisi in Europa, i tedeschi rimasero molto indietro rispetto agli altri paesi occidentali. La Germania non ebbe uno sviluppo nazionale naturale. È bene tener presente tutte queste premesse, se vogliamo comprendere la via disastrosa su cui doveva avviarsi questo popolo e la mentalità deviata che in esso doveva dominare. Alla fine, la nazione tedesca fu forgiata con la violenza e tenuta insieme grazie all'aggressione. La Prussia si stende ad est dell'Elba. Nella seconda metà del diciannovesimo Pagina 75
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt secolo - il secolo che aveva visto il fallimento dei libera timidi e indecisi che a Francoforte, nel 1848-49, erano riusciti soltanto a creare una Germania vagamente democratica unificata - la Prussia assunse la guida del popolo tedesco. Per secoli essa s'era tenuta fuori dalla corrente principale dello sviluppo storico e culturale germanico. La sua storia sembra dovuta a un capriccio. Gli inizi della Prussia furono quelli di uno Stato lontano, cioè la marca del Brandeburgo, le ingrate terre sabbiose a est dell'Elba, che a partire dal principio dell'undicesimo secolo erano state progressivamente sottratte agli slavi. Sotto i suoi principi regnanti, gli Hohenzollern, che erano poco più che soldati avventurieri, gli slavi, per la maggior parte io4 L'ascesa di Hitler polacchi, vennero a poco a poco respinti verso il Baltico; quelli che resistettero vennero sterminati o ridotti a servi della gleba. La legge dell'impero germanico proibiva ai principi di assumere il titolo di re. Tuttavia nel 1701 l'imperatore permise che il principe elettore Federico III fosse incoronato a Konigsberg re di Prussia. A quell'epoca la Prussia si era elevata con le proprie forze al livello delle prime potenze militari dell'Europa. Non possedeva -nessuna delle risorse di cui disponevano le altre potenze. Il suolo era sterile e sprovvisto di ricchezze minerali, la popolazione era scarsa. Non aveva grandi città, né industrie né cultura. Persino la nobiltà era povera e i contadini, nelle loro poche terre, vivevano come bestie. Ma la grande energia e il genio organizzativo degli Hohenzollern riuscirono a creare in Prussia uno Stato militare di tipo spartano, i cui eserciti disciplinati e bene addestrati riportarono una vittoria dopo l'altra. Essi aumentarono costantemente il loro territorio grazie a una diplomazia machiavellica, a base di alleanze temporanee con le potenze che in un dato momento sembravano più forti. Cosi sorse - in certo modo artificialmente - uno Stato non nato da una forza popolare e neppure da un'idea diversa da quella della conquista, la cui coesione dipendeva soltanto dal potere assoluto del sovrano, da una burocrazia di spirito gretto a lui ciecamente devota e da un esercito sottomesso a una spietata disciplina. I due terzi e talvolta persine i cinque sesti del bilancio annuale dello Stato venivano assorbiti dall'esercito, che" avendo come capo il re finì per identificarsi con lo Stato stesso. " La Prussia, - osservò una volta Mirabeau, - non è uno Stato che ha un esercito, ma un esercito che ha uno Stato ". Lo Stato, governato con l'efficienza e lo spieiato realismo con cui si dirige una fabbrica, finì coll'essere tutto; gli individui erano poco più che semplici elementi dell'ingranaggio dello Stato. Ai singoli fu insegnato, non solo dai re e dai sottufficiali istruttori ma anche dai filosofi, che la loro funzione nella vita consisteva nell'ubbidienza, nel lavoro, nel sacrificio e nel dovere. Lo stesso Kant affermava che il dovere esige la soppressione dei sentimenti umani, mentre dal canto suo il poeta prussiano Willibald Alexis glorificò l'asservimento della popolazione agli Hohenzollern. Per Lessing, che non approvava affatto tale regime, la Prussia era " lo Stato più schiavista d'Europa ". L'unica cosa che la Prussia seppe creare furono gli ]unker, che dovevano svolgere un ruolo di primaria importanza nella storia della Germania moderna. Essi pretendevano di essere una razza di signori. Furono essi a occupare le terre tolte agli slavi e a farli lavorare nei grandi latifondi dopo averli trasformati m servi della gleba, una condizione molto diversa da quella dei contadini occidentali. C'era una differenza essenziale tra il sistema agrario della Prussia e quello della Germania e dell'Europa occidentale. In Europa e in Germania i nobili, proprietari della maggior parte delle terre, riscuotevano i fitti o i diritti feudali pagati dai contadini i quali, pur essendo spesso tenuti in servitù, godevano però di certi diritti e privilegi, potendo accedere gradualmente alla proprietà delle terre e assicurarsi le libertà civiche. Hitler e l'ideologia nazista 105 In Occidente i contadini rappresentavano una solida parte della comunità. I proprietari terrieri dell'Occidente, quali che fossero i loro difetti, seppero indubbiamente profittare dei loro ozi per istruirsi, il che, fra l'altro, condusse a un alto tenore di vita civile, come si può giudicare dalla raffinatezza dei costumi, del pensiero e delle arti. Invece lo Junker prussiano non era un uomo ozioso. Lavorava d'impegno nell'amministrazione della sua vasta azienda, come ai giorni nostri fanno i dirigenti agricoli. I contadini, privi della terra, erano virtualmente trattati come schiavi. Nelle sue estese proprietà terriere lo Junker era signore Pagina 76
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt assoluto. In Prussia non c'erano grandi città e nemmeno quella classe media di tipo occidentale la cui influenza civilizzatrice avrebbe potuto limitarne il potere. A differenza del grand seigneur colto d'Occidente, lo Junker divenne un tipo rude, dominatore e arrogante, senza cultura né istruzione, aggressivo, orgoglioso, spieiato, pieno di pregiudizi, mosso da un'avidità meschina che alcuni storici tedeschi hanno creduto di riscontrare nella stessa vita privata di Otto von Bismarck, il più fortunato degli Junker. Appunto Bismarck, genio politico, l'uomo del " sangue e del ferro " mise fine, tra il 1866 e il 1871, al frazionamento esistente in Germania da quasi mille anni, creando al suo posto con la forza la grande Prussia o ciò che si potrebbe ben chiamare la Germania prussiana. La sua creazione, veramente unica, fu la Germania che abbiamo conosciuto ai nostri giorni, figlia imbarazzante dell'Europa e del mondo per quasi un secolo: una nazione di uomini forti e intelligenti, alla quale prima il grande Bismarck, poi l'imperatore Guglielmo II e infine Hitler, col concorso di una casta militare e di numerosi, singolari intellettuali, riuscirono a inculcare il gusto del dominio e del potere, la passione sfrenata per il militarismo, il disprezzo per la democrazia e per le libertà dell'individuo, il desiderio dell'autorità fine a se stessa. Grazie a questi fattori, il paese raggiunse alte vette, ricadde, si risollevò, per poi ritrovarsi distrutto e abbattuto alla caduta di Hitler, nella primavera del 1945. Ma è forse ancora troppo presto per potersi pronunciare categoricamente a tale riguardo. " I grandi problemi attuali, - dichiarò Bismarck quando divenne primo ministro della Prussia nel 1862, - non saranno regolati con risoluzioni o con votazioni a maggioranza - errore in cui incorsero gli uomini tra il 1848 e il 1849 - ma col sangue e col ferro ". E fu esattamente in tal guisa che egli decise di risolverli. Bisogna tuttavia riconoscere che in ciò mise un granello di finezza diplomatica, sia pure, a volte, del tipo più perfido. Bismarck mirò a scardinare il liberalismo, a rafforzare il conservatorismo (cioè la potenza degli Junker, dell'esercito e della Corona) e a fare della Prussia, contrapposta all'Austria, la potenza preponderante non solo della Germania ma, se possibile, della stessa Europa. " La Germania - ebbe a dire al parlamento prussiano, - non si appoggia sul liberalismo, ma sulla forza della Prussia ". Bismarck cominciò col creare un esercito prussiano, e avendogli la Camera rifiutato i fondi supplementari, se li procurò da solo; procedette allo io6 L'ascesa di Hitler scioglimento della Camera e, sostenuto da un esercito adeguatamente rafforzato, scatenò l'una dopo l'altra tre guerre: la prima contro la Danimarca (che gli procurò, nel 1864, i ducati dello Schleswig e dello Holstein), la seconda contro l'Austria (1866) che ebbe conseguenze di vasta portata. L'Austria, che per molti secoli era stato il primo degli Stati tedeschi, perdette persino il diritto di occuparsi delle faccende tedesche: non le fu permesso di entrare nella confederazione della Germania del nord che Bismarck era ora in procinto di costituire. "Nel 1866, la Germania cessò di esistere, - ha scritto l'eminente scrittore di politica Wilhelm Ropke. - La Prussia si annesse tutti gli Stati tedeschi (tranne la Sassonia) situati a nord del Meno, che avevano combattuto contro di essa: l'Hannover, l'Assia, Nassau, Francoforte e i ducati dell'Elba. Tutti gli altri Stati situati a nord del Meno furono costretti ad entrare nella confederazione della Germania del Nord, dominata totalmente dalla Prussia. Quest'ultima si estendeva ormai dal Reno fino a Konigsberg. In cinque anni, e per effetto della disfatta della Francia di Napoleone III, gli Stati della Germania meridionale, con alla testa il regno di Baviera, entrarono a far parte della Germania prussiana " ". L'impresa che coronò l'opera di Bismarck, vale a dire la creazione del Secondo Reich, ebbe luogo il 18 gennaio 1871, quando il re di Prussia Guglielmo I fu proclamato imperatore della Germania nella Galleria degli Specchi del castello di Versailles. La Germania, che doveva la sua unità all'esercito prussiano, diventava la più grande potenza continentale: l'unica sua rivale, in Europa, era l'Inghilterra. Tale avvenimento portava però in sé un germe che doveva rivelarsi letale. Treitschke l'aveva indicato: l'impero tedesco non era, in realtà, che la dilatazione della Prussia. " La Prussia, - disse senza ambagi, - rappresenta il fattore preponderante... La volontà dell'impero sarà dunque nient'altro che quella dello Stato prussiano ". Tali parole, corrispondenti alla pura verità, mettevano in luce un fatto che avrebbe avuto conseguenze disastrose per gli stessi tedeschi. Infatti dal 1871 al 1933, - si potrebbe anzi dire dal 1871 sino Pagina 77
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt alla scomparsa di Hitler nel 1945, - il corso della storia tedesca seguì una linea retta e perfettamente logica, se si eccettua il periodo di transizione costituito dalla Repubblica di Weimar. Malgrado la maschera democratica costituita dal Reichstag, i cui membri erano eletti con suffragio universale maschile, l'impero tedesco rappresentava invero un'autocrazia militarista governata dal re di Prussia, il quale ne era anche l'imperatore. Il Reichstag aveva effettivamente poteri molto limitati; si riduceva a un'assemblea dove i deputati facevano un grande sfoggio di parole oppure mercanteggiavano per ottenere vantaggi più o meno meschini per le classi che rappresentavano. Il potere era nelle mani del monarca, considerato di origine divina. Ancora nel 1910 Guglielmo II poteva proclamare che la corona reale gli era stata " accordata solo da Dio, non dai parlamenti, dalle assemblee o dalle decisioni popolari... Mi considero uno strumento del Signore e proseguo quindi per la mia via ". I Hitler e l'ideologia nazista 107 Egli non era disturbato menomamente dal parlamento. Il cancelliere era nominato dal monarca ed era responsabile soltanto dinanzi a lui e non dinanzi al Reichstag, il quale non poteva né destituirlo né mantenerlo nella carica, essendo questa una prerogativa riservata al monarca. Contrariamente a quanto avveniva negli altri paesi occidentali, il concetto della democrazia, della sovranità popolare e della potestà parlamentare non venne dunque mai adottato in Germania, neppure agli inizi del ventesimo secolo. Senza dubbio è proprio per questo che i socialdemocratici, dopo aver subito per anni le umiliazioni imposte loro da Bismarck e dall'imperatore, diventarono nel 1912 il partito più forte della Germania. Essi chiesero a gran voce l'instaurazione di una democrazia parlamentare, ma senza risultato perché, pur essendo il partito più numeroso, rappresentavano soltanto una minoranza. Le classi medie, che fiorivano grazie al tardivo ma straordinario sviluppo della rivoluzione industriale, stordite dai successi ottenuti dalla politica bismarc-kiana di forza e di guerra, avevano barattato con i profitti materiali l'indipendenza politica alla quale avrebbero ben potuto aspirare *. Esse accettarono l'autocrazia degli Hohenzollern, contente di inchinarsi dinanzi alla burocrazia degli Junker e disposte ad approvare di tutto cuore il militarismo prussiano. La stella della Germania era sorta: quasi tutta la popolazione tedesca faceva entusiasticamente quanto i suoi dirigenti le chiedevano, per mantenerla sempre in alto. Fra costoro si trovava l'austriaco Adolf Hitler; ai suoi occhi il Secondo Reich di Bismarck era, malgrado gli errori e le " terrificanti forze di corruzione " che anche in esso non erano mancate, un'opera magnifica, con la quale i tedeschi avevano ritrovato finalmente il loro destino. Non era difatti la Germania un mirabile esempio di un impero fondato sulla potenza politica? La Prussia, cellula del Reich, era nata grazie a un meraviglioso eroismo, e non attraverso operazioni finanziarie o affaristiche; lo stesso Reich non fu che la ricompensa gloriosa di una direzione politica fondata sulla forza e sul coraggio militare. Già la fondazione del [Secondo] Reich ci appare circondata dalla magia di un avvenimento che sollevò tutta la nazione. Dopo un corteo trionfale di vittorie incomparabili, era sorto un impero, come ricompensa all'eroismo, patrimonio per i figli e per i nipoti-Questo impero, che non doveva la sua esistenza alle manovre delle frazioni parlamentari, s'era innalzato al di sopra degli altri Stati proprio per la sua nobile fondazione: esso è sorto non tra vani discorsi parlamentari ma nel ferro e nel fuoco dell'assedio di Parigi, come solenne affermazione di una volontà comune: che i tedeschi, principi e popoli, erano decisi di essere in avvenire un impero, innalzandone come simbolo, una nuova volta, la corona imperiale... * Le classi lavoratrici tedesche fecero in certo senso un analogo baratto. Allo scopo di arginare il socialismo, Bismarck attuò, tra il 1883 e il 1889, un programma di provvidenze sociali, che era più avanzato di quello di qualsiasi altro paese. Includeva l'assicurazione sociale obbligatoria degli operai contro la vecchiaia, le malattie, gli infortuni sul lavoro e l'invalidità. Organizzata dallo Stato, era finanziata dai contributi dei datori di lavoro e dei lavoratori. Non si può dire tuttavia che questo programma arrestasse l'avanzata dei socialdemocratici o dei sindacati. Esercitò però un grande influsso sulla classe operaia, giacché la portò ad apprezzare pili la sicurezza che la libertà politica e a vedere nello Stato, malgrado il suo conservatorismo, un benefattore e un protettore. Vedremo come Hitler si valesse fino in fondo di tale mentalità. Pagina 78
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt In questo come in altri campi, egli imparò molto da Bismarck, come del resto riconobbe in Mein Kampf (p. i;;): " Ho studiato la legislazione sociale di Bismarck nelle sue intenzioni, nelle difficoltà da essa incontrate e nei suoi successi ". io8
L'ascesa dì Hitler Questa nascita unica, questo battesimo del fuoco, circondavano il Reich con un alone di gloria storica, quale solo i più antichi Stati, e raramente, avevano avuto in sorte... La libertà verso l'esterno dava a tutti il pane quotidiano nell'interno. La nazione divenne ricca di uomini e di beni materiali. L'onore dello Stato, e con esso quello di tutto il popolo, era protetto da un esercito che lumeggiava chiaramente la differenza dalla vecchia Unione Germanica di altri tempiu. Tale era la Germania che Hitler decise di restaurare. Nel Mein Kampf egli svolge lunghe considerazioni su tutto ciò che, secondo lui, ne aveva causato la caduta: la tolleranza verso gli ebrei e i marxisti; il crasso materialismo e l'egoismo della classe media; la nefasta influenza degli " adulatori e leccapiedi " intorno al trono degli Hohenzollern; la " catastrofica politica tedesca delle alleanze " che legò la Germania agli Asburgo degeneri e agli infidi italiani invece di allearla con l'Inghilterra; e infine la mancanza di una solida politica " sociale " e razziale. Tutti questi erano mali che il nazionalsocialismo - egli promise - avrebbe eliminato. Le basi ideologiche del Terzo Reich. Ma a prescindere dalla storia, da quali fonti Hitler attinse le sue " idee "? I suoi oppositori all'interno e all'esterno della Germania erano troppo occupati in altre cose - o troppo ingenui - per rendersene conto prima che fosse troppo tardi: come tanti altri tedeschi, Hitler aveva assorbito in un modo o nell'altro una strana mescolanza di idee irresponsabili e megalomani professate da alcuni pensatori tedeschi dell'Ottocento. Hitler le attinse di seconda mano da uno pseudofilosofo della statura di Alfred Rosenberg e dal suo amico ubriacone Dietrich Eckart, sposandole con l'entusiasmo frenetico di un neofita. Quel che è peggio, egli decise di metterle in pratica non appena se ne fosse presentata l'occasione. Abbiamo già visto quale fosse questa ideologia all'epoca in cui essa agitò la mente del futuro Fuhrer: la glorificazione della guerra e della conquista; il potere assoluto dello Stato autoritario; la credenza che gli ariani, identificati con i tedeschi, fossero la razza dominatrice; l'odio per gli slavi e per gli ebrei; il disprezzo per la democrazia e l'umanesismo. Non erano dunque idee originali di Hitler, anche se in seguito il modo di metterle in pratica doveva essere inconfondibilmente suo. Esse provenivano da un bizzarro gruppo di filosofi, di storici e di professori, eruditi ma squilibrati; avevano attirato le menti tedesche già un secolo prima che Hitler nascesse, e dovevano avere conseguenze disastrose non solo per il popolo tedesco, ma anche per gran parte dell'umanità. È vero che i tedeschi contano alcuni degli intelletti più insigni del mondo occidentale - Leibniz, Kant, Herder, Humboldt, Lessing, Goethe, Schil-ler, Bach e Beethoven - i quali hanno dato contributi incomparabili al patrimonio della civiltà europea. Ma la cultura tedesca che predominò nel diciannovesimo secolo parallelamente all'ascesa della Germania prussiana, e Hitler e l'ideologia nazista 109 che si protrasse da Bismarck fino e oltre Hitler, si basava anzitutto su Fichte e Hegel, e poi su Treitschke, Nietzsche, Riccardo Wagner e su tutto un gruppo di nomi di minor grandezza, tra cui sorprende trovare anche uno strano francese e un inglese eccentrico. Questi pensatori riuscirono a provocare una frattura spirituale tra la Germania e l'Occidente, che ancor oggi non si è completamente saldata. Nel 1807, dopo l'umiliante disfatta di Jena inflitta da Napoleone alla Prussia, Johann Gottlieb Fichte pronunciò i suoi famosi Discorsi alla nazione tedesca dal podio dell'Università di Berlino, dov'era titolare di una cattedra di filosofia. Essi scossero e riunirono un popolo diviso e sconfitto, e l'eco di questi celebri discorsi perdurò fino al Terzo Reich. La dottrina di Fichte ebbe per la Germania l'effetto di un vino inebriante su un popolo deluso. Per Fichte i latini - in particolare i francesi - e gli ebrei erano razze decadenti. Soltanto i tedeschi avevano la capacità di rigenerarsi; la loro lingua era la più pura; con la supremazia tedesca sarebbe fiorita una nuova era storica che avrebbe rispecchiato l'ordine cosmico. Questa nuova era sarebbe stata guidata da una élite ristretta e libera da ogni inibizione morale a carattere " privato ". Pagina 79
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt È lo stesso genere di idee che ritroviamo in Mein Kampf. Fichte morì nel 1814, e la sua cattedra all'Università di Berlino passò a Georg Wilhelm Friedrich Hegel, spirito sottile e acuto, la cui dialettica, in seguito, doveva ispirare Marx e Lenin, contribuendo al sorgere del comunismo. Nel contèmpo la sua rimbombante glorificazione dello Stato come autorità suprema della vita umana aprì la via al Secondo Reich di Bismarck e al Terzo Reich di Hitler. Per Hegel lo Stato è tutto, o quasi tutto. Tra l'altro, lo Stato è la più alta rivelazione dello " spirito universale ", esso rappresenta " l'universo morale ", " la realtà dell'idea etica... dello spirito etico... che conosce e riflette se stesso; lo Stato ha un diritto supremo nei confronti dell'individuo, il cui più alto dovere è quello di essere un membro dello Stato... perché il diritto dello spirito universale è al di sopra di ogni privilegio particolare... " Per quanto riguarda la felicità dell'individuo sulla terra, Hegel asserisce che " la storia universale non è il regno della felicità ". I periodi felici " rappresentano pagine vuote della storia, in quanto sono periodi di intese senza conflitti ". " La guerra è la grande purificatrice... " Secondo Hegel, essa favorisce " la salute etica dei popoli guasti da una lunga pace, proprio come il soffiare dei venti preserva il mare dalla putrefazione che deriverebbe da una lunga calma ". Nessuna concezione tradizionale dell'etica e della morale deve turbare lo Stato e gli " eroi " che lo dirigono. " La storia universale occupa un livello più alto... Gli imperativi morali, talvolta irrilevanti, non debbono contrastare le azioni di portata storica e la loro realizzazione. La litania delle virtù private - modestia, umiltà, filantropia e pazienza - non può essere invocata contro tali atti... Un'istituzione tanto forte [lo Stato] non può non schiacciare più di un fiore innocente, non può non mandare in frantumi molte cose che intralciano il suo cammino ". no
L'ascesa di Hitler Tale è lo Stato che Hegel prometteva alla Germania quando essa avesse ritrovato il genio concessole da Dio. Egli annunciò che " l'ora della Germania " sarebbe scoccata e che allora essa avrebbe avuto la missione di rigenerare il mondo. Leggendo Hegel, ci si rende conto fino a qual punto questo pensatore abbia potuto ispirare Hitler, sia pure indirettamente. Soprattutto la sua teoria degli " eroi ", cioè di quei grandi uomini ai quali una Provvidenza misteriosa da l'incarico di realizzare " la volontà dello spirito universale ", sembra aver ispirato Hitler, infondendogli quel travolgente sentimento della " missione " da compiere di cui parleremo alla fine di questo capitolo. In seguito all'università di Berlino fu chiamato Heinrich von Treitschke. Dal 1874 fino alla sua morte, avvenuta nel 1896, egli tenne i suoi corsi di storia presso quell'università e godette di un'enorme popolarità; le sue conferenze erano seguite da un pubblico folto ed entusiasta, che comprendeva non solo studenti, ma anche ufficiali dello Stato maggiore e funzionari della burocrazia Junker. La sua influenza sul pensiero tedesco dell'ultimo quarto di secolo fu enorme, trascese l'epoca di Guglielmo II e giunse fino ai giorni di Hitler. Benché sassone di nascita, divenne il più formidabile prussianiz-zatore: fu più prussiano dei prussiani. Sulle orme di Hegel, anch'egli glorifica lo Stato e lo considera l'ente supremo. Ma il suo atteggiamento è ancora più crudo: il popolo, i sudditi devono essere poco più che schiavi nell'insieme della nazione: " Poco conta quello che pensate, - egli scrive, - purché ubbidiate " Treitschke supera lo stesso Hegel nel proclamare che la guerra è la più alta espressione dell'umanità. Per lui " la gloria guerriera sta alla base di tutte le virtù politiche; nel ricco tesoro delle glorie tedesche, la gloria militare prussiana rappresenta un gioiello non meno prezioso delle più eccelse opere dei nostri poeti e dei nostri pensatori ". Egli sostiene che " il baloccarsi ciecamente con la pace... è diventato la vergogna del pensiero e della moralità della nostra epoca ". La guerra non è solamente una necessità pratica, ma anche una necessità teorica, un'esigenza logica. Il concetto di Stato implica quello di guerra, poiché l'essenza dello Stato è il potere... Che la guerra possa essere sempre bandita dal mondo, è una speranza non solo assurda ma anche profondamente immorale. Ciò porterebbe all'atrofia di molte forze essenziali e sublimi dell'anima umana... Un popolo che si attacca alla chimerica speranza della pace perpetua finisce irrimediabilmente per imputridire nel suo superbo isolamento... Come Goethe, Nietzsche era ben lungi dall'avere un'alta opinione del popolo tedesco*, e anche sotto altri riguardi i farneticamenti di quest'ingenuo megalomane divergono da quelli dei pensatori tedeschi sciovinisti del Pagina 80
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt * " Ho spesso provato, - disse Goethe una volta, - un'amara tristezza pensando al popolo tedesco, così degno di stima nei singoli individui e così miserabile se preso nel suo insieme. Un paragone tra il popolo tedesco e gli altri popoli provoca un doloroso sentimento che cerco di superare in ogni modo possibile " (conversazione con H. Luden del 13 dicembre 1813 nei Goethes Gesprache editi da Biedermann; citato da Wilhelm Rbpke nel libro The Solution of thè German Problem, p. 131). Hitler e l'ideologìa ntHÌsta ni diciannovesimo secolo. Egli infatti considerava la maggior parte dei filosofi tedeschi, compresi Fichte e Hegel, un insieme di " truffatori incoscienti " e si burlava delle " tartuffaggini del vecchio Kant ". " I tedeschi, - scrisse nel suo Ecce Homo, - non si rendono conto fino a che punto siano dei vili " e giunge alla conclusione che " dove la Germania penetra, essa distrugge la civiltà ". Egli considerava i cristiani, non meno degli ebrei, responsabili della " morale da servi " che regna nel mondo. Non era mai stato antisemita. Talvolta egli si spaventò per l'avvenire riservato alla Prussia, e nei suoi ultimi anni, prima che la sua intelligenza piombasse nelle tenebre della pazzia, accarezzò perfino l'idea di un'unione europea e d'un governo mondiale. Penso però che a nessuno di coloro che vissero nel Terzo Reich sia sfuggita la profonda influenza esercitata su di esso da Nietzsche. I suoi libri potranno anche essere pieni - come disse Santayana - di " geniali imbecillità " e di " bestemmie puerili ", ma gli scribacchini nazisti non si stancarono mai di attingere ai suoi scritti. Hitler visitò spesso il museo dedicato a Nietzsche a Weimar, manifestando pubblicamente la sua ammirazione per quel filosofo e posando per i fotografi nell'atto di contemplare con profonda commozione un busto di quel grande. Non senza ragione i creatori della Weltanschatiung nazista annoverarono Nietzsche tra i loro precursori, dato che nei suoi aforismi più incisivi il filosofo aveva spesso imprecato contro la democrazia e il parlamentarismo, predicando la volontà di potenza, glorificando la guerra e proclamando l'avvento della razza superiore e del superuomo. I nazisti potevano quindi citare Nietzsche in qualsiasi occasione e su quasi tutti gli argomenti, come infatti fecero. Del cristianesimo Nietzsche scrisse: " II più grande dei mali, la maggiore e più profonda perversione... una vergogna a non finire per l'umanità... Io dico che questo perpetuo sconcio dell'umanità..., questo cristianesimo, non è nient'altro che la tipica dottrina dei socialisti ". Sullo Stato, sul potere e sulla giungla in cui l'uomo si dibatte egli disse: " La società non ha mai considerato la virtù come qualcosa di più di uno strumento di forza, di potenza e di ordine. Lo Stato [è] l'immoralità organizzata... la volontà di guerra, di conquista e di vendetta... La società non ha diritto di esistere per se stessa, ma soltanto come la sottostruttura e l'impalcatura grazie alla quale una razza di esseri scelti può innalzarsi fino ai suoi più alti doveri... Non esiste un diritto alla vita, al lavoro, alla felicità: sotto questo aspetto, l'uomo non è diverso dal verme più miserabile " *. Egli esaltò nel superuomo la bestia da preda, il " magnifico bruto biondo, sfrenatamente avido di vittoria e di bottino ". * Nietzsche, che non aveva mai posseduto nessuna donna, assegna alle donne un posto nettamente inferiore, come fecero anche i nazisti, i quali relegarono la donna in cucina e affermarono che la sua funzione principale dovesse consisteie nel generare figli per i guerrieri tedeschi. Nietzsche espresse questa idea nella seguente forma: " L'uomo è fatto per la guerra e la donna per dare alla luce guerrieri. Tutto il resto sono sciocchezze ". Egli andò anche più lontano: in Cosi parlò Zarathustra si legge: " Vai dalle donne? Non dimenticarti della frusta! ", parole che ispirarono a Bertrand Russell la frecciata: " Nove donne su dieci gli avrebbero tolto la frusta dalle mani; egli lo sapeva, t si tenne quindi lontano dalle donne... " ria L'ascesa di Hitler Circa la guerra, Nietzsche seguf l'opinione di quasi tutti i pensatori tedeschi del diciannovesimo secolo. Nel suo tonante linguaggio da Vecchio Testamento, scrisse, in Così parlò Zarathustra: " Dovete amare la pace come mezzo per una nuova guerra, e la pace breve più di quella lunga. Vi consiglio non di lavorare ma di combattere. Vi consiglio non la pace ma la vittoria... Voi sostenete che una buona causa giustifica la guerra? Io invece vi dico: è la buona guerra a santificare ogni causa. La guerra e il coraggio hanno compiuto azioni più grandi della carità ". C'era infine la profezia di Nietzsche circa l'elite che un giorno avrebbe Pagina 81
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt governato il mondo e dalla quale sarebbe sorto il superuomo. Nella Volontà di potenza egli dice: " Una razza audace e sovrana si sta formando... L'obiettivo dovrebbe consistere nella sovversione di tutti i valori per creare un tipo particolarmente potente di uomo, altamente dotato d'intelletto e di volontà. Quest'uomo e l'elite che lo circonda diventeranno i signori della terra ". Simili infiammate idee d'uno degli spiriti più originali della Germania dovevano naturalmente trovare un'eco favorevole nell'intelletto nebbioso di Hitler. Egli le fece sue per servirsene. Insieme alle idee, riprese la tendenza di quel filosofo all'esagerazione grottesca e le sue stesse parole. L'espressione " signori della terra " è assai corrente nel linguaggio di Mein Kampf. Senza dubbio Hitler credette di essere, in fondo, il superuomo della profezia nietzschiana. " Chiunque voglia capire la Germania nazionalsocialista deve prima capire Wagner ", soleva dire Hitler *. Tale asserzione poteva basarsi solo su di un'errata e frammentaria interpretazione del grande compositore: è vero che Wagner, come Hitler, sbandierava un odio fanatico contro gli ebrei e che avrebbero ambito a conquistare il mondo col denaro; è vero che egli irrideva i parlamenti, il regime democratico, il materialismo e la mediocrità della borghesia; ma è altrettanto vero che Wagner sperava ardentemente che i tedeschi, grazie " alle loro doti speciali " diventassero " non i conquistatori ma i sublimatori del mondo ". Ma non furono gli scritti politici di Wagner, bensì le sue opere grandiose rievocanti così potentemente l'antichità germanica con le sue leggende eroiche, i suoi dèi pagani e i suoi eroi guerrieri, i suoi demoni e i suoi draghi, le sue vendette sanguinose, i suoi costumi tribali primitivi, il suo senso del destino, della luce dell'amore e della vita e della nobiltà della morte -ad alimentare i miti della Germania moderna dando luogo alla Weltan-schauung tedesca che Hitler e i nazisti considerarono come loro legittimo re taggio. Hitler ammirò Wagner fin dai primi giorni della sua giovinezza; e persine quando, nell'umida e buia baracca del quartier generale sul fronte russo, * I miei ricordi personali a tale proposito sono confermati dal libro di OTTO TOLISCHUS, They Wanted War [Volevano la guerra], p. n. Hitler e l'ideologia nazista 113 la sua fine s'avvicinava, e il suo mondo e i suoi sogni incominciavano a crollare, si compiacque di rievocare i momenti in cui aveva gustato le grandi opere wagneriane, e di tornare sull'importanza che avevano avuto per lui, anche quali fonti di ispirazione, i festival di Bayreuth e le sue numerosissime visite allo Haus Wahnfried, la casa del compositore, dove il figlio del Maestro, Siegfried Wagner (che per un certo periodo fu uno degli amici più stimati) viveva ancora con la moglie Winifred, inglese di nascita. " Quanta gioia ho tratto dalle opere di Wagner! ", esclamò Hitler la notte tra il 24 e il 25 gennaio 1942, poco dopo i primi disastri subiti in Russia, mentre conversava coi suoi generali e i suoi camerati di partito, tra cui Himmler, in fondo al rifugio sotterraneo della Wolfsschanze, a Rasten-burg, nella Prussia orientale. Fuori c'erano la neve e un freddo artico, gli elementi che egli tanto odiava e temeva e che avevano contribuito alla prima sconfitta militare tedesca della guerra. Ma nel tepore del Bunker i suoi pensieri tornarono, almeno quella sera, a una delle grandi inspirazioni della sua vita. " Ricordo ancora, - disse, - l'emozione che provai la prima volta che sono entrato a Wahnfried. È troppo poco dire che ero commosso! Nei miei momenti peggiori non hanno cessato di sostenermi, perfino Siegfried Wagner. Con lui ci davamo del tu. Li amavo tutti, e amo anche Wahnfried... I dieci giorni del festival di Bayreuth erano sempre tra i migliori della mia esistenza. E sorrido di gioia al pensiero che un giorno potrò riprendere questo pellegrinaggio!... L'indomani dell'ultimo giorno del festival... mi assaliva sempre una grande tristezza, come quando si spoglia dei suoi ornamenti l'albero di Natale"25. Benché Hitler ripetesse, nel soliloquio di quella sera invernale, che per lui il Instano e Isotta era il capolavoro di Wagner, fu la stupenda tetralogia L'Anello dei Nibelunghi, ispirata al Nibelungenlied, la grande epopea germanica alla quale il compositore aveva lavorato per quasi venticinque anni, a restituire alla Germania, e soprattutto al Terzo Reich, il suo originario mito teutonico. I miti di un popolo rappresentano spesso l'espressione più alta e autentica del suo spirito e della sua cultura e questo si applica in modo del tutto particolare alla Germania. Schelling arrivò persine ad affermare che " la nascita di una nazione è legata a quella della sua mitologia... L'unità del suo pensiero, ossia la sua filosofia collettiva, [è] presente nella sua mitologia; la mitologia esprime dunque il destino d'una nazione ". E un poeta Pagina 82
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt contemporaneo, Max Meli, autore di una moderna versione del Nibelungenlied, ha scritto: " Oggi ben poco rimane degli dèi greci che l'umanesimo volle radicare profondamente nella nostra cultura... Ma Sigfrido e Gri-milde vivono perennemente nell'anima del nostro popolo! " Sigfrido e Grimilde, Brunilde e Hagen furono gli eroi del passato coi quali moltissimi tedeschi moderni vollero identificarsi. Il loro mondo ha sempre esercitato un grande fascino sul popolo tedesco, appagando un profondo anelito della sua anima: il mondo barbarico e pagano dei Nibelunghi - un mondo irrazionale, eroico, mistico, pieno di tradimenti, dominato dalla violenza, insanguinato; un mondo che culmina nel crepuscolo degli dèi, alii4 L'ascesa di Hitler lorché il Walhalla, al quale Wotan ha appiccato il fuoco dopo tutte le sue peripezie, brucia in un'orgia di autodistruzione. Come dice Max Meli, questi eroi, questo primitivo mondo demoniaco vivevano sempre nell'anima del popolo germanico. Cosf l'anima tedesca fu sempre divisa dal conflitto fra 10 spirito della civiltà e lo spirito dei Nibelunghi; e nell'epoca di cui par liamo quest'ultimo sembrò prendere il sopravvento. Non sorprende che Hitter abbia voluto rivaleggiare con Wotan, quando nel 1945 volle la distru zione della Germania perché perisse con lui nelle fiamme! Il mondo di Wagner, genio incommensurabile, artista di incomparabile grandezza, trascende di molto quanto abbiamo or ora indicato. Il conflitto dominante nella trilogia dei Nibelunghi ruota spesso intorno al tema della cupidigia per l'oro, che il compositore identificò con la " tragedia del capitalismo moderno ". Con orrore egli vedeva sparire, a causa di questa bramosia dei nostri tempi, le antiche virtù del passato. Malgrado tutta la sua venerazione per gli eroi del paganesimo, egli non rinnegò mai del tutto il cristianesimo, come fece Nietzsche; provò invece una grande compassione per questa razza umana, eternamente smarrita e lacerata dalle lotte. D'altra parte Hitler non aveva completamente torto quando disse che per capire il nazismo bisognava conoscere Wagner. Wagner aveva conosciuto prima Schopenhauer e poi Nietzsche, subendo l'influenza dell'uno e dell'altro. Nietzsche però finì con l'attaccarlo, perché, a suo giudizio, le opere wagneriane, e in particolare il Parsifal, attestavano una troppo evidente rinuncia di tipo cristiano. Nel corso della sua lunga e tempestosa esistenza, Wagner entrò in contatto con altri due personaggi, un francese e un inglese, assai importanti nel quadro del presente libro, non tanto per l'influenza da essi esercitata su Wagner (benché almeno in un caso, si trattasse di un'influenza considerevole), quanto per l'ascendente che essi ebbero sullo spirito tedesco, contribuendo a predisporlo all'avvento del Terzo Reich. Questi personaggi furono il conte Joseph-Arthur de Gobineau, diplomatico e letterato francese, e Houston Steward Chamberlain, uno dei più strani inglesi che siano mai esistiti. Diciamo subito che nessuno dei due era un ciarlatano. Entrambi possedevano una vastissima erudiziene, una profonda cultura e una grande conoscenza del mondo. Ciò nonostante, ambedue elucubrarono delle teorie razziste così bizzarre che, con la sola eccezione dei tedeschi, nessun popolo, nemmeno 11 loro, li prese sul serio. Per i nazisti le loro discutibili teorie diventarono vangelo. Non si esagera, forse, affermando che Chamberlain è stato il padre spirituale del Terzo Reich, come io stesso ebbi a sentir dire da più d'un se guace di Hitler. Quest'inglese singolare che giunse a vedere nei tedeschi la razza superiore, la speranza del futuro, venerava Richard Wagner, di cui poi sposò una delle figlie; ammirò profondamente Guglielmo II prima e Hitler poi, facendo da maestro ad entrambi. Al termine della sua strabiliante esi stenza potè salutare nel caporale austriaco - molto prima che Hitler raggiun gesse il potere o ne avesse solo la prospettiva - un essere inviato da Dio per Hitler e l'ideologìa nazista 115 condurre i tedeschi fuori dal deserto. Era naturale che Hitler considerasse Chamberlain un profeta, giacché egli lo fu realmente. Quali idee, negli insegnamenti di questi due scrittori, poterono suscitare nei tedeschi tali vaneggiamenti circa la razza e il destino della Germania? L'apporto principale di Gobineau era contenuto in un'opera pubblicata a Parigi in quattro volumi tra il 1853 e il 1855, e intitolata Essai sur l'iné-galité des races humaines. È curioso notare che questo aristocratico Pagina 83
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt francese, che era stato ufficiale della guardia reale, avesse cominciato la sua carriera politica come capo di gabinetto di Alexis de Tocqueville, allorché nel 1848 l'illustre autore de La democrazia in America coprì per breve tempo una carica ufficiale. In seguito fu mandato nello Hannover e a Francoforte come diplomatico. Ma furono i suoi contatti con i tedeschi, più che la sua conoscenza del Tocqueville, a ispirargli le sue teorie sulle disuguaglianze razziali, anche se una volta ebbe a dichiarare d'aver scritto i suoi libri anche per dimostrare la superiorità delle sue origini aristocratiche. Come scrisse egli stesso nella dedica della sua opera al re di Hannover, la razza, per Gobineau, era la chiave della storia e della civiltà. " II problema razziale domina tutti gli altri problemi della storia... la disuguaglianza delle razze basta a spiegare il meccanismo che regola il destino dei popoli ". Tre sono le razze principali : la bianca, la gialla e la nera; la razza bianca è quella superiore. " La storia, - egli disse, - dimostra che ogni civiltà deriva dalla razza bianca e che nessuna civiltà può sussistere senza la cooperazione di questa razza ". Al vertice della razza bianca stanno gli ariani, " quest'illustre famiglia umana, la più nobile in seno alla razza bianca ", originaria, secondo lui, dell'Asia centrale. Disgraziatamente, - rileva Gobineau, - l'ariano moderno risente della mescolanza con altre razze inferiori, come si vede nell'Europa meridionale dei giorni nostri. Comunque, al di là di una linea che a nord-ovest corre all'incirca lungo la Senna e ad est fino alla Svizzera, gli ariani, benché lungi dall'essersi conservati puri, sopravvivono ancora come razza superiore. Il loro gruppo comprende, a suo avviso, una parte dei francesi, la totalità degli inglesi e degli irlandesi, le popolazioni dei Paesi Bassi, della Renania e dello Hannover e infine gli scandinavi. Sembra che Gobineau escludesse la grande massa di tedeschi viventi a est e a sud-est di tale linea di demarcazione; ma per questo i tedeschi, quando adottarono la sua dottrina, trovarono delle scuse. Per Gobineau, comunque, i tedeschi, almeno i tedeschi dell'ovest, erano probabilmente i più autentici ariani, affermazione che i nazisti non contestarono minimamente. Sempre secondo Gobineau, i tedeschi, ovunque andarono, portarono miglioramenti ; e questo persino al tempo dell'Impero romano. I ceppi germanici considerati come barbari che sopraffecero i romani distruggendo il loro impero resero un gran servizio alla civiltà, perché i romani del quarto secolo non erano che bastardi degeneri, mentre quelle erano genti ariane pressoché pure. " II tedesco di razza ariana, - dichiarò Gobineau, - è un essere fondamentalmente dominatore... Tutto ciò che egli pensa, afferma e compie riveste quindi la pili grande importanza ". n6
L'ascesa di Hitler Le idee di Gobineau presero subito piede in Germania. Wagner, che s'incontrò col francese nel 1876 negli ultimi anni della sua vita (Gobineau mori nel 1882), le accolse con grande entusiasmo, e ben presto delle "Società Gobineau " sorsero in tutta la Germania *. La singolare vita e le opere di H. S, Chamberlain. Uno dei membri più zelanti della " Società Gobineau " in Germania fu Houston Steward Chamberlain, la cui vita e le cui opere rappresentano una delle ironie pili suggestive nell'inesorabile sviluppo storico che condusse al trionfo e alla caduta del Terzo Reich. Figlio d'un ammiraglio inglese, nipote di un feldmaresciallo britannico, Sir Neville Chamberlain, e di due generali britannici, in seguito genero di Richard Wagner, egli nacque a Portsmouth nel 1855. Era stato destinato all'esercito o alla marina, ma a causa della sua salute cagionevole dovette dedicarsi ad altre attività. Cosi fece i suoi studi in Francia e a Ginevra, tanto che la lingua principale di cui si valse fu il francese. Tra i quindici e i diciannove anni conobbe due tedeschi, e in breve tempo si sentì irresistibilmente attratto dalla Germania, di cui divenne uno dei pensatori più noti, e di cui assunse la nazionalità. Scrisse in tedesco tutti i suoi numerosi libri, parecchi dei quali esercitarono un'influenza decisiva su Guglielmo II, Adolf Hitler e molte altre figure minori. Nel 1870, all'età di quindici anni, Chamberlain fu affidato a un precettore d'eccezione, Otto Kuntze, prussiano di vecchio stampo, che per quattro anni inculcò nell'anima sensibile e ricettiva del giovanetto le glorie della Prussia militare e conquistatrice, ma anche - evidentemente senza rendersi conto del contrasto - le opere di molti artisti e poeti, tra cui Beethoven, Goethe, Schiller e Wagner. A diciannove anni Chamberlain s'innamorò perdutamente di Anna Horst, anch'essa prussiana, di dieci anni più vecchia di lui, e come lui alquanto nevrotica. Nel 1882, a ventisette anni, si trasferì da Ginevra, - dove Pagina 84
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt per tre anni si era dedicato a studi di filosofia, storia naturale, fisica, chimica e medicina - (come disse lui stesso), a Bayreuth, dove s'incontrò con Wagner, che divenne il sole della sua vita, e con Cosi-ma, la moglie del compositore, alla quale rimase appassionatamente devoto fino alla sua morte. Fin dal 1885, - epoca in cui andò a vivere a Dresda per quattro anni con Anna Horst, da lui sposata, - s'era fatto tedesco nei pensieri e nella lingua. Nel 1889 si trasferì a Vienna, dove rimase una decina di anni; e infine, nel 1909, a Bayreuth, dove visse fino alla morte, avvenuta nel 1927. Nel 190^ egli divorziò dalla già idolatrata moglie prussiana, che allora aveva sessant'anni ed era tìsicamente e mentalmente più malata di lui (la separazione fu cosi terribile che egli disse di avere rasentato la pazzia) e tre anni dopo sposò Èva Wagner, stabilendosi nei pressi di Wahn* Ma non in Francia. Hitler e l'ideologia nazista 117 fried, dove potè vivere vicino alla madre della moglie, l'autoritaria Cosima Wagner, da lui tanto venerata. Ipersensibile e nevrotico, soggetto a frequenti crisi nervose, Chamberlain era convinto d'essere istigato dai demoni a cercare incessantemente nuovi campi di studio e a sviluppare la sua prodigiosa attività di scrittore. Successive ispirazioni lo fecero passare dalla biologia alla botanica e alle belle arti, poi alla musica, alla filosofia, alla biologia e alla storia. Una volta, nel 1896, di ritorno dall'Italia, il richiamo di un demone fu così dispotico che egli dovette fermarsi a Gardone, si rinchiuse in una stanza d'albergo per otto giorni, abbandonò alcune opere musicali da lui iniziate e si dette febbrilmente a scrivere una trattazione biologica, finché scopri il motivo che doveva dominare tutta la sua opera successiva: il rapporto tra razza e storia. Nonostante queste tare, Chamberlain disponeva di vaste e molteplici conoscenze nel campo della letteratura, della musica, della biologia, della botanica, della religione, della storia e della politica. Com'è stato osservato da Jean Réal26, v'è una profonda unità d'ispirazione in tutte le opere da lui pubblicate, che mostrano una notevole coerenza. Nonostante sostenesse d'essere spinto dai demoni, sta di fatto che i suoi libri (su Wagner, Goethe, Kant, il cristianesimo e la razza) furono scritti durante terribili attacchi di febbre, in uno stato di vera trance, di autointossicazione; a tal segno che, come egli stesso afferma nella sua autobiografia (Lebenswege), spesso stentava a riconoscere come sue le proprie opere, a tal punto esse trascendevano i suoi propositi. Menti più equilibrate hanno in seguito demolito le sue teorie sulla razza e sulla storia. Per un germanista della statura del francese Edmond Vermeil, le idee del Chamberlain erano fondamentalmente " scadenti ". Invece il biografo antinazista di Hitler, Konrad Heiden, pur deplorando l'influenza esercitata dalle dottrine di Chamberlain sulla razza, ha visto in lui " uno dei talenti più sorprendenti nella storia dello spirito tedesco, una vera miniera di conoscenze e di idee profonde ". Il libro di Chamberlain che esercitò l'influenza più profonda su Hitler, che mandò in visibilio Guglielmo II e favorf molte aberrazioni razziali naziste, fu Le basi del secolo diciannovesimo (Die Grundlagen des neun-zehnten Jahrhunderts), opera di circa milleduecento pagine scritta, come le altre, in uno stato di possessione " demoniaca ", nello spazio di diciannove mesi, dal i° aprile 1897 al 31 ottobre 1898 a Vienna, e pubblicata nel 1899. Come per Gobineau, per il quale l'autore nutriva una profonda ammirazione, anche per Chamberlain la chiave della storia e la base della civiltà è la razza. Per poter spiegare il diciannovesimo secolo, cioè il mondo contemporaneo, occorre anzitutto tener conto di ciò che in esso è retaggio dei tempi antichi. Secondo il Chamberlain tale retaggio è costituito da tre elementi : la filosofia e l'arte greca, il diritto romano e la personalità di Cristo. Tre collettività ne sono gli eredi: " due razze pure " - gli ebrei e i tedeschi - e i latini, Ceticei del Mediterraneo, " caos etnico ", come egli li chiama. Soltanto i tedeschi sono degni di quello splendido retaggio. È vero che essi sono comparsi assai tardi nella storia, non prima del tredicesimo secolo; ma già prima, 118 L'ascesa di Hitler distruggendo l'Impero romano, essi avevano dimostrato il loro valore. " Non è affatto vero, - scrive Chamberlain, - che i barbari teutonici abbiano provocato la cosiddetta " notte del Medioevo ". Quella notte fu invece la conseguenza del crollo intellettuale e morale cagionato dal caos razziale che il morente Impero romano aveva generato; non fosse stato per i teutoni, una notte eterna sarebbe scesa sul mondo ". All'epoca in cui Chamberlain scriveva queste parole, i Pagina 85
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt teutonici rappresentavano per lui la sola speranza del mondo. Chamberlain includeva tra i " teutonici " i celti e gli slavi; ma i germani, secondo lui, costituivano l'elemento principale. Egli è però molto vago nelle sue formulazioni: a un certo punto dice perfino che " chiunque si comporti da teutone è un teutone, qualunque sia la sua origine razziale " - (a questo punto, forse, Chamberlain si rammentò della propria origine non-germanica). In ogni caso l'elemento teutonico sarebbe, per Chamberlain, " l'anima della nostra civiltà. L'importanza di ogni nazione in quanto potenza vivente dipende, ai giorni nostri, dalla proporzione in cui l'autentico sangue teutonico figura nella sua popolazione... La vera storia ha inizio nel momento in cui il teutone, con la sua mano dominatrice, s'impadronisce del retaggio dell'antichità ". E gli ebrei? Ad essi è dedicato il più lungo capitolo delle Basi. Come abbiamo già visto, Chamberlain pretende che le uniche razze pure rimaste in Occidente siano gli ebrei e i teutoni. E in quel capitolo condanna lo " stupido e disgustoso antisemitismo ". Gli ebrei non sono, secondo lui, " inferiori " ai teutoni, ma soltanto " diversi ". Essi hanno una loro grandezza. Osservano il sacro dovere dell'uomo, che è quello di conservare la purezza della propria razza. Ma procedendo nell'analisi degli ebrei Chamberlain cade proprio nel volgare antisemitismo da lui condannato negli altri, nell'antisemitismo che doveva sboccare nelle trivialità delle caricature di " Der Stiirmer ", la rivista di Julius Streicher che si pubblicava al tempo di Hitler. In effetti, gran parte delle basi " filosofiche " dell'antisemitismo trae origine dal capitolo del libro di Chamberlain. L'assurdità delle idee di Chamberlain appare evidente. Dopo aver dichiarato che la personalità di Cristo rappresenta una delle tre grandi componenti dell'eredità trasmessa dal mondo antico alla civiltà moderna, egli si sforza di " dimostrare " che Cristo non era ebreo. Le sue origini galilee, la sua incapacità a pronunciare correttamente i suoni gutturali dell'aramaico sono, per Chamberlain, " prove evidenti " che Cristo aveva " in larga misura, sangue1 non semitico ". Ed egli giunge a dichiarare categoricamente: " Chiunque sostiene che Cristo era ebreo o è uno stupido, o racconta una menzogna... Gesù non era un ebreo ". Che cos'era, allora? Chamberlain risponde: probabilmente un ariano. Se non interamente nel suo sangue, di certo per quel che riguarda il suo insegnamento morale e religioso, così opposto al " materialismo e al formalismo astratto " della religione giudaica. Era dunque naturale (almeno, così sembrò a Chamberlain) che Cristo dovesse diventare il " dio dei giovani popoli indoeuropei esuberanti di vita ", e soprattutto il dio dei teutoni, " perché nessun Hitler e l'ideologia nazista 119 altro popolo era meglio dotato di quello teutonico per ascoltare la sua voce divina ". Segue una fantastica e particolareggiata storia della razza ebraica a partire dal periodo della mescolanza dell'elemento desertico semitico o beduino con quello ittita brachicefalo o dal " naso ebraico ", e infine con gli amoriti, che sarebbero stati ariani. Sfortunatamente l'elemento ariano (gli amoriti avevano, secondo Chamberlain, statura alta, erano biondi e magnifici) apparve troppo tardi per poter realmente migliorare il " corrotto " ceppo ebraico. In seguito, in contraddizione con tutta la sua teoria della purezza della razza ebraica, il Chamberlain sostenne che la razza ebraica si presenta come una razza " negativa " e " bastarda ", che giustifica il " ripudio " di Israele da parte degli ariani. In effetti, egli accusa gli ariani di aver dato agli ebrei l'" aureola di una falsa gloria ". Sostiene infine che gli ebrei " mancano miseramente di qualsiasi vera religione ". In ultima analisi la salvezza risiede, secondo Chamberlain, nei teutoni e nella loro civiltà; tra i teutoni, i tedeschi sono i più dotati, avendo ereditato le migliori qualità dei greci e degli indo-ariani. Ciò da loro il diritto di essere i signori del mondo. " Iddio oggi costruisce soltanto sui tedeschi, -scrive Chamberlain in un altro punto. - Questa è la certezza, la sicura verità che ha riempito per anni la mia anima ". La pubblicazione delle Basi del diciannovesimo secolo fece grande scalpore in Germania e rese subito famoso questo strano inglese. Nonostante la sua innegabile eloquenza e il suo stile raffinato - Chamberlain era un fine artista - la lettura del libro non era facile. Ma l'opera fu presto assimilata dalle classi superiori, che sembra trovassero in essa le idee a cui volevano credere. Nel giro di dieci anni ne uscirono otto edizioni, con un totale di 60 ooo copie vendute. Quando scoppiò la prima guerra mondiale, la vendita del libro raggiunse Pagina 86
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt le 100 ooo copie. L'opera ebbe una fortuna ancor maggiore sotto il nazismo: ricordo l'annuncio della sua ventiquattresima edizione nel 1938; fino ad allora se n'erano vendute più di 250 ooo copie. Tra i suoi primi ed entusiasti lettori vi fu l'imperatore Guglielmo IL Egli invitò Chamberlain al suo palazzo di Potsdam, e fin dal loro primo incontro nacque fra i due un'amicizia durata sino alla morte dello scrittore, nel 1927. All'incontro fece seguito una fitta corrispondenza: alcune delle quarantatre lettere che Chamberlain scrisse all'imperatore (Guglielmo rispose a ventitre di esse) erano in realtà lunghi saggi che l'imperatore utilizzò in parecchi dei suoi ampollosi discorsi. " È stato Dio ad inviare il vostro libro al popolo tedesco, e ad inviarvi a me personalmente ", scrisse il Kaiser in una delle sue prime lettere. A volte il servilismo, l'adulazione esagerata di Chamberlain in tali lettere riescono nauseanti. " La Vostra Maestà e i Vostri sudditi, -scriveva, - sono nati in un sacro tempio ", e subito dopo informava il sovrano di aver collocato il suo ritratto nel proprio studio di fronte alla copia del Cristo dipinto da Leonardo, affinchè potesse passeggiare, nelle pause i2o L'ascesa di Hitler del suo lavoro, tra l'immagine del suo salvatore e quella del suo monarca. Tale servilismo non gli impediva di somministrare continuamente i suoi consigli a quel sovrano testardo e petulante. Nel 1908 l'opposizione popolare a Guglielmo giunse a un punto tale che il Reichstag fu costretto a disapprovare il disastroso intervento personale dell'imperatore negli affari esteri. Dal canto suo, Chamberlain lo consigliò a non dar peso all'opinione pubblica, espressione, a suo avviso, di idiozia e di tradimento; Guglielmo rispose che dovevano marciare entrambi uniti: " Voi brandirete la vostra penna, io userò la parola [e] la mia buona spada ". Lo scrittore inglese non tralasciava mai di ricordare all'imperatore la missione e il destino della Germania. " Una volta che la Germania abbia raggiunto il dominio, - scrisse dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, - e ho fiducia che questo accadrà, essa dovrà cominciare subito ad applicare la politica scientifica del genio. Augusto intraprese la trasformazione sistematica del mondo, e la Germania dovrà fare lo stesso... Dotata di armi offensive e difensive, organizzata saldamente e senza incrinature come il suo esercito, superiore a tutti nell'arte, scienza, tecnologia, industria, commercio, finanze e in qualsiasi altro campo: in una parola, maestra, pilota e pioniera del mondo, con ogni uomo al suo posto, dando di sé il massimo per la santa causa - la Germania... conquisterà il mondo, grazie alla sua intrinseca superiorità ". Per aver annunciato una missione tanto gloriosa per la sua patria d'adozione (egli si naturalizzò cittadino tedesco nel 1916, durante la guerra), Chamberlain ricevette dal Kaiser la Croce di Ferro. Fu però solo nel Terzo Reich, - instaurato sei anni dopo la sua morte, ma di cui egli aveva già presagito l'avvento, - che l'influenza di questo inglese raggiunse il suo culmine. Le sue teorie razziali e la sua fede nel destino della Germania e dei tedeschi vennero entusiasticamente accolte dai nazisti, che salutarono in lui uno dei loro profeti. Durante il periodo hitleriano una quantità di libri, opuscoli e articoli esaltò il " fondatore spirituale " della Germania nazionalsocialista. Rosenberg, nella sua qualità di mentore di Hitler, cercò spesso di infondere nel Fùhrer il suo entusiasmo per il filosofo inglese. È probabile che Hitler sia venuto a conoscenza degli scritti di Chamberlain prima di lasciare Vienna, giacché essi erano molto popolari nei gruppi pangermanisti e antisemiti, le cui opere, i quei giorni, egli divorava così avidamente. È anche probabile che abbia letto alcuni degli articoli sciovinisti scritti da Chamberlain durante la guerra. In Mein Kampf Hitler esprime il dolore provato nel constatare che le idee di Chamberlain non avevano trovato orecchie più attente durante il Secondo Reich. Chamberlain fu uno dei primi intellettuali a predire in Germania un grande avvenire per Hitler e nuovi orizzonti per i tedeschi se l'avessero seguito. Hitler s'incontrò con lui nel 1923 a Bayreuth, e benché fosse ammalato, semiparalitico e-deluso dalla disfatta tedesca e dalla caduta delPimHitler e l'ideologia nazista 121 pero degli Hohenzollern - era il crollo di tutte le sue speranze e profezie! -lo scrittore si sentì sollevato dall'eloquenza del giovane austriaco. All'indomani del loro incontro, Chamberlain scrisse a Hitler: " Vi attendono grandi compiti che dovete portare a compimento. La mia fede nel germanesimo non ha vacillato un solo istante, anche se le mie speranze - lo confesso -erano assai calate. In un istante voi siete riuscito a mutare il mio stato d'animo. Il fatto che nell'ora Pagina 87
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt del massimo bisogno la Germania sia stata capace di generare un Hitler, è una prova della sua vitalità, proprio come la forza che egli irradia; giacché questi due elementi - la personalità e l'ascendente -vanno sempre insieme... Dio vi protegga! " Questa lettera risale all'epoca in cui Adolf Hitler, coi suoi baffetti alla Chaplin, coi suoi modi grossolani e il suo estremismo violento e fuori luogo, veniva ancora preso in giro dalla maggior parte dei tedeschi. Certamente aveva già dei seguaci, ma l'ipnotico magnetismo della sua personalità ebbe un effetto immediato sul filosofo, vecchio e ammalato: rinnovò la sua fede nel popolo tedesco che egli esaltava. Chamberlain s'iscrisse al giovane partito nazista e cominciò a scrivere sui pressoché sconosciuti periodici del partito nella misura in cui la salute glielo consentiva. In uno di questi articoli, apparso nel 1924, egli salutò in Hitler, allora in prigione, l'uomo destinato da Dio a condurre e dirigere il popolo tedesco. Il destino aveva già prescelto Guglielmo II, ma questi aveva fallito; ora era la volta di Hitler. Il 5 settembre 1925, nel suo settantesimo compleanno, questo interessante scrittore inglese ebbe cinque colonne di elogi dal giornale nazista " Volkischer Beobachter ", che definì le sue Basi " il vangelo del movimento nazionalsocialista". Chamberlain morì sedici mesi dopo, l'i i gennaio 1927, dopo aver sperato ardentemente che tutti i suoi insegnamenti e le sue previsioni fossero messi in pratica sotto l'egida divina del nuovo messia tedesco. Tolto un principe in rappresentanza di Guglielmo II - al quale era stato vietato di ritornare sul suolo tedesco - Hitler fu l'unico uomo politico di rilievo ad assistere al suo funerale. Nel dare l'annuncio della morte di Chamberlain, il " Volkischer Beobachter " dichiarò che il popolo tedesco aveva perduto " uno dei suoi grandi forgiatori di armi, di armi non ancora usate in tutta la loro potenza nella nostra epoca ". Né quel vecchio semiparalitico, ormai in fin di vita, né Hitler, né nessun altro in Germania avrebbero potuto prevedere, in quell'oscuro mese di gennaio del 1927, nel momento in cui le fortune del partito nazista avevano toccato il fondo, che presto, molto presto, le armi forgiate dall'inglese rinnegato sarebbero state adoperate fino in fondo; e nemmeno prevederne le spaventose conseguenze". Ma già allora, come negli anni precedenti, Adolf Hitler pensava alla propria missione con mistico entusiasmo: "È necessario che da un esercito di milioni di uomini... esca un uomo*. Quest'uomo dovrà, con forza apodit* II corsivo è di Hitler. 122 L'ascesa di Hitler tica, con le ondeggianti idee dell'ampia massa forgiare granitici principi e condurrà la lotta per realizzarli fin quando, dalle onde d'un libero mare d'idee, si elevi la bronzea rupe di un'unitaria comunanza di fede e di volontà"28. Egli non consenti mai ai suoi lettori di dubitare che quell'uomo, nella sua visione, fosse lui stesso. Il Mein Kampf abbonda di brevi cenni sul ruolo del genio scelto dalla Provvidenza per guidare un grande popolo (anche se questo popolo in un primo tempo non lo capisce e non ne riconosce la voce), per liberarlo dalle sue angustie e per condurlo alla gloria. Il lettore fa in fretta a rendersi conto che Hitler, trattandone, pensava a se stesso e alla propria situazione attuale. Il mondo non aveva ancora riconosciuto in lui quello che lui era certo di essere. Ma tale è sempre stato, almeno all'inizio, il destino dei geni. Hitler stesso fa osservare che " quasi sempre ci vuole qualche stimolo per spingere un genio alla ribalta. Il mondo allora si rifiuta di credere che quell'individuo, apparentemente uguale a tanti altri, diventi d'un tratto un essere interamente diverso; è un processo che si ripete per ogni mortale che emerga... La scintilla del genio esiste nel cervello dei veri uomini creativi dal momento stesso della loro nascita. Il vero genio è sempre innato, non è mai un prodotto dell'educazione e tanto meno dell'erudiziene " M. In particolare, il grande uomo protagonista della storia rappresenta una sintesi tra genio politico pratico e pensatore. " Solo a grandi distanze di tempo nello sviluppo dell'umanità, può capitare che il politico si congiunga al teorico. Quanto più intima sarà tale fusione, tanto più grandi le resistenze che si opporranno al politico. Egli non dovrà faticare per esigenze che appaiono chiare al primo venuto, ma per scopi che pochissimi comprendono. La sua vita sarà dilaniata da odio e da amore. La ripulsa del tempo presente, che non capisce l'uomo, contrasta col riconoscimento dei posteri, per i quali egli lavora. Quanto più grandi sono le opere di un uomo che lavora per l'avvenire, tanto meno i suoi contemporanei lo sapran comprendere: la sua battaglia sarà più dura e il suo successo più raro "30. Pagina 88
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Queste righe furono scritte nel 1924, quando solo pochi avevano un'idea di ciò che Hitler, allora in prigione e screditato per il fallimento del suo putsch da operetta, aveva in mente di fare. Ma Hitler, lui, non nutriva dubbi. Non si può affermare che egli abbia letto davvero Hegel; dai suoi scritti e discorsi appare tuttavia che egli conosceva qualcosa delle idee di questo filosofo, anche se indirettamente, attrayerso le sue discussioni coi suoi primi maestri: Rosenberg, Eckart e Hess. È comunque certo che le famose conferenze di Hegel pronunciate all'Università di Berlino avevano attratto la sua attenzione, proprio come molti aforismi di Nietzsche. Abbiamo già accennato * alla teoria hegeliana degli " eroi " e alla grande influenza che essa aveva esercitato sullo spirito tedesco. In una delle conferenze da * Cfr. sopra, pp. 109, no. Hitler e l'ideologia nazista 123 lui tenute a Berlino egli spiega come " la volontà dello spirito universale " possa realizzarsi grazie a " individui di incomparabile grandezza nella storia del mondo ". Essi si possono chiamare eroi giacché i loro propositi e la loro vocazione non derivano dal calmo e regolare corso delle cose, sanzionato dall'ordine esistente, bensì da una fonte segreta, da quello spirito interno ancora nascosto sotto la superfìcie, che preme sul mondo esterno come su di un guscio e lo spezza. Tali furono Alessandro, Cesare, Napoleone. Erano uomini pratici, politici. Nel contempo erano uomini di pensiero capaci di comprendere le esigenze del loro tempo, che era maturo per ulteriori sviluppi. Erano in possesso della verità vera, di quella valida per la loro epoca, per il loro mondo... Era loro missione intuire questo principio nascente, questo passo in avanti, immediato e necessario, che il loro mondo doveva fare; farne il loro fine e consacrare le loro energie al conseguimento di tale fine. Gli uomini della storia universale - gli eroi di un'epoca - vanno pertanto considerati come dei veri veggenti; le loro parole e i loro fatti sono i più alti della loro epoca ". È facile rilevare le analogie esistenti tra questo passo di Hegel e la precedente citazione tratta da Mein Kampf. La sintesi tra l'uomo politico e il pensatore produce l'eroe, "la figura dominante la storia universale": un Alessandro, un Cesare, un Napoleone... Una volta che in Hitler si fosse realizzata la stessa sintesi, non poteva considerarsi anche lui una di quelle figure? In Hitler s'incontra spesso l'idea, cara a Hegel e Nietzsche, che ogni grande capo sta al di là della morale dell'uomo comune. Abbiamo visto come Hegel affermasse che le " virtù private " e gli " irrilevanti postulati morali " non debbono ostacolare la via dei grandi condottieri dei popoli, che non bisogna far valere il modo ordinario di giudicare nei riguardi degli " eroi " che, per compiere la loro missione, debbono calpestare o " spezzare " più di un fiore innocente. Nella sua stravagante esagerazione Nietzsche giunse però molto più lontano. Gli uomini forti, i veri signori, ritrovano la coscienza pura delle bestie da preda; mostri felici, essi possono tornare da una spaventosa serie di omicidi, di incendi, di violenze carnali e di torture, col cuore pieno di gioia, con la stessa soddisfazione dell'anima di chi ha partecipato a una baldoria di studenti... Se un uomo è capace di comandare, se è per natura un " signore ", se è un forte nei suoi atti e nei suoi atteggiamenti, che importanza può dare ai trattati?... Per giudicare della moralità in modo giusto, è necessario sostituire a questo concetto due concetti tratti dalla zoologia: l'addomesticamento di una bestia e l'allevamento di una nuova specie M. Questa dottrina, portata da Nietzsche fino all'estremo e adottata entusiasticamente da una folla di tedeschi meno " geniali " di lui, sembra aver esercitato una grande attrazione su Hitler *. Egli ne trasse il principio che un genio investito di una missione sta al di sopra di ogni legge e non è tenuto a rispettare la morale " borghese ". Cosf quando per Hitler venne il momento di agire, egli con detta dottrina potè giustificare gli atti più crudeli commessi a sangue freddo: la soppressione della libertà dell'individuo, l'imposizione brutale del lavoro forzato, gli orrori dei campi di concentramento, * Cfr. sopra, pp. 97, 98 le corrispondenti citazioni da Mein Kampf. 124
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il massacro dei suoi propri sostenitori nel giugno 1934, il trucidamento di prigionieri di guerra e lo sterminio in massa degli ebrei. Quando cinque giorni prima del Natale del 1924 Hitler usci dalla prigione di Landsberg, la situazione era tale che chiunque altro avrebbe rinunciato alla vita pubblica. Il partito nazista e la sua stampa erano stati soppressi, i suoi ex dirigenti erano in disaccordo o stavano allontanandosi dal movimento; e quanto a lui, gli era stato proibito di parlare in riunioni pubbliche. Peggio ancora: pendeva su di lui la minaccia dell'espulsione, del rinvio nel suo paese natale, insistentemente richiesta al Ministero dell'Interno dalla polizia di Stato bavarese. Molti suoi ex camerati pensavano - e questa era, in genere, anche l'opinione pubblica - che Hitler fosse un uomo finito destinato a esser presto dimenticato come tanti altri uomini politici di provincia che avevano goduto d'una effimera notorietà durante gli anni agitati in cui sembrava che la Repubblica fosse sul punto di scomparire *. La Repubblica invece aveva resistito alla tempesta e a poco a poco si era consolidata. Nel periodo in cui Hitler si trovava ancora in prigione, un vero mago delle finanze, Hjalmar Horace Greeley Schacht, era riuscito a stabilizzare la moneta mettendo fine alla disastrosa inflazione. Il fardello rappresentato dalle riparazioni di guerra era stato alleggerito dal piano Dawes. Dall'America cominciarono ad affluire capitali. L'intera economia tedesca si stava consolidando rapidamente. Stresemann cominciava ad aver successo nella sua politica di riconciliazione con gli Alleati. I francesi stavano abbandonando la Ruhr. Si erano intavolate trattative per giungere a un patto di sicurezza che avrebbe aperta la via a un accordo generale europeo (quello di Locamo) e avrebbe fatto entrare la Germania nella Società delle Nazioni. Per la prima volta dopo la disfatta e dopo sei anni di tensioni, di agitazioni e di crisi, il popolo tedesco cominciava a godere di una vita normale. Due settimane prima che Hitler fosse rilasciato da Landsberg i socialdemocratici - i " criminali di novembre ", come egli usava chiamarli - avevano avuto un sostanziale aumento di voti (del 30 per cento, complessivamente circa otto milioni) nelle elezioni generali svoltesi nel segno della Repubblica. Invece i nazisti, alleatisi con altri gruppi razzisti della Germania settentrionale e presentatisi come " Movimento nazionalsocialista per la libertà tedesca ", avevano visto calare i propri voti dai due milioni circa del maggio 1924 a meno di un milione nel dicembre dello stesso anno. Il nazismo sembrava ormai una causa perduta. Aveva prosperato sulle disgrazie del paese, e ora che l'orizzonte si era d'un tratto schiarito sembrava destinato ad estinguersi * Ancora nel 1929, il prof. M. A. Gerothwohl, editore dei diati di Lord D'Abernon, in una nota al resoconto sul putsch della birreria fatto dall'ambasciatore, dopo avere accennato al fatto che Hitler era stato condannato alla prigione, scriveva: " Condannato a cinque anni di prigione, Hitler fu tuttavia amnistiato e scarcerato sei mesi dopo, dopodiché non si senti più parlare di lui ". Lord D'Abernon fu ambasciatore britannico a Berlino dal 1920 al 1926, e in tale qualità si adoperò abilmente a consolidare la Repubblica di Weimar. Hitler e l'ideologia nazista 125 rapidamente. Così almeno credevano molti osservatori tedeschi e stranieri. Adolf Hitler la pensava in modo diverso. Non era tipo da scoraggiarsi tanto facilmente. Se necessario, sapeva attendere. Durante l'inverno 1925, nel suo piccolo appartamento di due stanze situato all'ultimo piano di uno stabile al 41 della Thierschstrasse, egli riprese i suoi piani dal punto dove li aveva lasciati. Venuta l'estate, soggiornò in varie località dell'Obersalz-berg, sopra Berchtesgaden, e le sue riflessioni sulle disavventure del passato e sull'oscuro presente non fecero che rafforzare la sua decisione. In prigione aveva avuto tempo di meditare non solo sul proprio passato, vittorie ed errori, ma anche sul tumultuoso passato, sui trionfi ed errori del popolo tedesco. Ora vedeva in modo molto più chiaro sia gli uni che gli altri. Sentì maturare in lui un più profondo sentimento della propria missione - di fronte a se stesso e di fronte ai tedeschi -, e respinse ogni dubbio. In questo stato d'esaltazione finì la dettatura dei torrenti di parole che avrebbero costituito il primo volume di Mein Kampf, poi passò subito al secondo volume. Il progetto di ciò che l'Onnipotente lo chiamava a fare in questo mondo in ebollizione e la filosofia, la Weltanschauung, che doveva sostenerlo in tale compito, vennero così fissati per iscritto, perché tutti potessero meditarvi su. Per pazzesca che fosse tale filosofia, essa, come abbiamo visto, aveva radici profonde nella vita tedesca. Quanto ai suoi propositi, essi potevano sembrare assurdi alla maggior parte degli uomini del ventesimo secolo, persine in Germania, ma non erano privi di Pagina 90
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt una certa logica. Erano i sogni di un visionario, ma anche lo sviluppo logico della storia tedesca (benché allora pochi se ne rendessero conto) e sembravano preparare la Germania a un glorioso destino. 1 Le cifre riferite sono desunte da uno studio sulle dichiarazioni circa i diritti d'autore di Hitler fatte dalla casa editrice Eher. L'autore di tale studio, uscito nel numero di luglio 19.55 di " The American Historical Review " col titolo Adolf Hitler taxpayer (Adolf Hitler quale contri buente delle imposte), è il professor Oron James Hale. 2 Le citazioni sono tratte da Mein Kampf, pp. 619, 672, 674. 3 Ibid., pp. 138-39. Ibid., p. 140. Ibid., pp. 643, 646, 652. Ibid., p. 649. Ibid., p. 675. Ibid., p. 654-Ibid., pp. 1.50-53. 0 Adolf Hitlers Reden, p. 32, citato da BULLOCK, op. cit., p. 68. 1 Mein Kampf, pp. 247-53. 2 Ibid., pp. 134-35, 28.5, 289. * Ibid., p. 290. 4 Ibid., pp. 295-96. Ibid., p. 296, per questa citazione e per le due altre che precedono. Ibid., p. 646. " Ibid., PP. 383-84. " Ibid., P. 394-" Ibid., pp. 402-4. 20 JWi, p. 396. 21 Ibid., pp. 449-50. 22 A. j. p. TAYLOR, The Course of German History, p. 24. 23 WILHELM RÒ'PKE, The Solution of thè German Problem, p. 153. 24 Mein Kampf, pp. 154, 225-26. " Hitler'* Secret Conversations, p. 198. 26 Cfr. il suo studio su Chamberlain contenuto in The Third Reich, edito da Baumont, Fried e Vermeil. 27 Ciò che precede, partendo da Chamberlain e risalendo a Fichte e a Hegel, si basa sulle opere di tali autori, oltre che su citazioni e interpretazioni contenute in opere come le seguenti: JOHN DEWEY, German Philosophy and Politics; FRIEDRICH MEINECKE, The German Catastrophe; WILHELM ROPKE, The Solution of thè German Problem; BERTRAND RUSSELL, A History of Western Philosophy; Thus Speaks Germany, edito da W. W. Cole e M. F. Potter; The Third Reich, edito da Baumont, Fried e Vermeil; LOUIS L. SNYDER, German Nationalism: The Tragedy of a People; German History: Some New German Views, edito da Hans Kohn; T. L. JARMAN, The Rise and Fall of Nazi Germany; KONRAD HEIDEN, Der fùhrer; A. p. TAYLOR, The Course of German History; EDMOND VERMEIL, L'Allemagne contemporaine; HERMANN PINNOW, History of Germany. Lo studio di E. EYCK, Bismarck and thè German Empire è di eccezionale valore. I limiti di spazio imposti al presente libro mi hanno impedito di trattare della notevole influenza esercitata sul Terzo Reich da un certo numero di altri intellettuali tedeschi i cui scritti erano popolari e sintomatici in Germania, quali Schlegel, J. Goerres, Novalis, Arndt, Jaim, La-garde, List, Droysen, Ranke, Mommsen, Constantin Frantz, Stoecker, Bernhard!, Klaus Wagner, Langbehn, Lange, Spengler. 28 Mein Kampf, p. 381. 29 Ibid., P. 293. 30 Ibid., pp. 212-13. 31 HEGEL, Lectures on thè Philosophy of History, pp. 31-32, citato da BULLOCK, op. cit., p. 351. 32 Citato in The Third Reich, pp. 204-5, edito da Baumont, con riferimento a due opere di Nietzsche: Zur Genealogie der Maral e Der Wille zur Macbt. Libro secondo
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt V. LA VIA VERSO IL POTERE (1925-1931) Furono anni difficili, per Hitler e il movimento nazista, quelli compresi tra il 1925 e il 1929, anno che segnò l'inizio della depressione economica; anni difficili che danno però la misura della tenacia di un uomo che mai perse la fiducia e la speranza, e che nonostante l'eccitabilità della sua natura, e i suoi frequenti attacchi isterici, ebbe la pazienza di attendere e la scaltrezza di capire che il clima di prosperità materiale e il senso di distensione che stavano affermandosi in Germania in quegli anni non erano propizi ai suoi progetti. Era sicuro che i tempi buoni non sarebbero durati. Per quel che si riferiva alla Germania essi infatti dipendevano non tanto dalla forza della stessa Germania, quanto da quella di altri paesi, soprattutto l'America, dai cui colmi forzieri erano affluiti i crediti che avevano creato e conservato la prosperità tedesca. I prestiti tedeschi, tra il 1924 e il 1930, ammontavano a circa sette milioni di dollari e provenivano in massima parte da investitori americani, che poco si preoccupavano del come i tedeschi avrebbero potuto eventualmente rimborsarli. Peraltro, i tedeschi, sembravano darsene ancor meno pensiero. La Repubblica chiedeva prestiti per pagare le riparazioni e per sviluppare i suoi vasti servizi sociali, che si presentavano come un modello per tutto il mondo. Gli Stati, le città, le municipalità contraevano a loro volta prestiti per finanziare non solo le necessarie migliorie, ma anche per la costruzione di aerodromi, di teatri, di stadi sportivi, di grandi piscine. L'industria, che nel periodo dell'inflazione aveva dato un colpo di spugna ai propri debiti, ne contraeva di nuovi, per miliardi, allo scopo di riattrezzare e razionalizzare i processi produttivi. La sua produzione, che nel 1923 era diminuita del 55 per cento rispetto a quella del 1913, nel 1927 risalì al 122 per cento. Per la prima volta dopo la guerra, il numero dei disoccupati nel 1928 scese a meno di un milione, a 650 ooo. Nello stesso anno la vendita al minuto superò del 20 per cento quella del 1925 e l'anno dopo i salari effettivi raggiungevano una cifra superiore del io per cento a quella di quattro anni prima. Alla generale prosperità partecipavano le classi medie inferiori, milioni di negozianti e tutti quei lavoratori a modesto salario dai quali Hitler doveva trarre il suo principale appoggio. 130 Trionfo e consolidamento Proprio in quei giorni, cominciai a conoscere direttamente la Germania. Mi trovavo, allora, a Parigi e di quando in quando a Londra; sebbene queste capitali fossero affascinanti per un giovane americano felice di essere sfuggito all'incredibile tronfia vacuità dell'era di Calvin Coolidge, esse impallidivano alquanto al confronto con Berlino o Monaco. In Germania vi era un meraviglioso fermento. La vita era più libera, più moderna e più eccitante che in qualsiasi altro luogo da me visto. Le arti e la vita intellettuale vi avevano uno slancio come non avevano in alcun altro paese. Nella letteratura contemporanea, in pittura, in architettura, in musica e nel teatro vi erano nuove correnti e ottimi talenti, e dovunque la gioventù era in primo piano. Si stava in piedi tutta la notte insieme ai giovani, nei caffè che davano sulle strade, nei bar eleganti, nei campeggi estivi, sui vapori che solcavano il Reno, o negli studi di qualche artista, tra il fumo delle sigarette, discutendo senza fine sulla vita. Questa gioventù sana, spensierata e adora-trice del sole era profondamente pervasa dalla sete di vivere, e in assoluta libertà. Il vecchio, opprimente spirito prussiano sembrava ormai morto e sepolto. Si era colpiti dallo spirito democratico, liberale e persine pacifista di molti tedeschi - uomini politici, scrittori, editori, artisti, professori, studenti, uomini d'affari, dirigenti sindacali. Di Hitler e dei nazisti non si sentiva quasi parlare, se non per qualche storiella riferentesi di solito al putsch della birreria. Nelle elezioni del 20 maggio 1928, il partito nazista raccolse solamente 810 ooo voti su un totale di trentun milioni di elettori, e ottenne una dozzina dei 491 seggi del Rei-chstag. Anche il partito conservatore nazionalista subì una forte perdita, perché i suoi sei milioni di voti del 1924 si ridussero a quattro milioni e i corrispondenti seggi in parlamento scesero da 103 a 73. Per contro, i socialdemocratici nelle elezioni del 1928 ebbero un aumento di un milione e 250 mila voti e con un totale di oltre nove milioni di voti si assicurarono 153 seggi al Reichstag, il che li fece divenire il partito più importante della Germania. Dieci anni dopo Pagina 92
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt la guerra, la Repubblica tedesca sembrò aver trovato una salda base. In quell'anno del decennale - il 1928 - il Partito nazionalsocialista contava in tutto 108 ooo iscritti. Se il numero appariva modesto, esso era però in lento aumento. Alla fine del 1924, due settimane dopo la sua uscita dal carcere, Hitler si era affrettato a incontrare il dottor Heinrich Held, primo ministro della Baviera e capo del partito cattolico bavarese. In base alla sua promessa di buona condotta, Hitler (che era ancora in libertà condizionata) aveva ottenuto da Held la revoca del veto posto al partito nazista e ai suoi giornali. " La belva è sotto controllo, - disse Held al ministro della Giustizia, Gùrtner, - possiamo permetterci di allentare la catena ". Egli fu uno dei primi uomini politici tedeschi, e non certo l'ultimo, a commettere questo fatale errore di valutazione. Il 26 febbraio 1925 il " Volkischer Beobachter " riprese le sue pubblicazioni con un lungo editoriale a firma di Hitler, intitolato Un nuovo inizio. L'indomani l'autore prendeva la parola al primo comizio di massa del riLa via verso il potere (1923-11)31) 131 sorto partito nazista nella Bùrgerbraukeller, che lui e i suoi fedeli seguaci avevano visto per l'ultima volta un anno e mezzo prima, il mattino del 9 novembre, allorché iniziarono la loro sfortunata marcia. All'adunata mancavano molti dei fedelissimi. Eckart e Scheubner-Richter erano morti. Goring era in esilio. Ludendorff e Rohm avevano rotto le relazioni col capo. Rosenberg, in lite con Streicher e Esser, teneva il broncio e si teneva lontano, e così pure Gregor Strasser, che insieme a Ludendorff aveva guidato il Movimento nazionalsocialista della libertà tedesca mentre Hitler stava dietro le sbarre della prigione e lo stesso partito nazista era al bando. Hitler chiese ad Anton Drexler di presiedere la riunione, ma il vecchio fabbro, fondatore del partito, gli disse di andare al diavolo. Ciò nonostante, circa quattromila seguaci si riunirono nella birreria per ascoltare ancora una volta Hitler, il quale non li deluse. Come sempre, la sua eloquenza fu efficace: così efficace, che al termine del discorso, durato due ore, la folla scoppiò in applausi. Hitler precisò che nonostante le numerose diserzioni e le tristi prospettive, egli si considerava sempre come il capo dittatoriale del partito. " Io solo conduco il movimento e finché ne avrò personalmente la responsabilità, nessuno potrà imporrai delle condizioni ". E aggiunse: " Ancora una volta assumo tutta la responsabilità per qualsiasi cosa accada al movimento ". Hitler si era recato alla riunione tenendo presente due obiettivi che d'ora in poi intendeva perseguire. Il primo era il concentramento nelle sue mani di tutti i poteri. L'altro era la ricostituzione del partito nazista come organizzazione politica che doveva conquistare il potere esclusivamente con mezzi costituzionali. Questa sua nuova tattica egli l'aveva esposta a uno dei suoi seguaci, Karl Ludecke, mentre stava ancora in prigione: " Quando io riprenderò la mia attività, sarà necessario perseguire una nuova politica; invece di sforzarci di conseguire il potere con un'azione armata, dovremo turarci il naso e entrare nel Reichstag scendendo in campo contro i deputati cattolici e marxisti. Se il venirne a capo coi voti anziché con le fucilate esigerà maggior tempo, il risultato per lo meno ci sarà assicurato dalla loro stessa costituzione. Ogni procedimento legale è lento... ma prima o poi noi avremo la maggioranza, e dopo di ciò la Germania intera " '. Nel lasciare la prigione di Landsberg, Hitler aveva dato al primo ministro della Baviera l'assicurazione che il partito nazista da allora in poi avrebbe agito nei quadro della costituzione. Ma quando il 27 febbraio riapparve alla Bùrgerbraukeller, Hitler si lasciò trasportare dall'entusiasmo della folla; le sue minacce contro lo Stato furono appena velate. Il regime repubblicano, i marxisti e gli ebrei erano il "nemico". E nella sua diatriba urlò: "Questa nostra lotta ha una sola alternativa: il nemico passerà sui nostri corpi, oppure noi passeremo sul suo! " La " bestia selvaggia ", in questa sua prima apparizione dopo il carcere, non sembrava per nulla " domata ". Di nuovo attaccava con violenza lo Stato, malgrado tutte le promesse di buona condotta. Il governo bavarese immediatamente gli proibì di parlare ancora in pubblico e il divieto doveva 132 Trionfo e consolidamento durare due anni. Gli altri Stati fecero altrettanto. Il colpo era duro per l'uomo che era stato portato cosi avanti dalla sua eloquenza. Hitler ridotto al silenzio era un Hitler sconfitto, come è ridotto all'impotenza un pugile che salga sul ring ammanettato. Cosi, almeno, pensavano molti. Ma ancora una volta essi si sbagliavano. Dimenticavano che Hitler era non Pagina 93
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt solo un organizzatore, ma anche un incantatore. Reprimendo l'ira suscitata in lui dal divieto di parlare in pubblico, egli si mise alacremente al lavoro con l'intento di ricostruire il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi e di farne un'organizzazione come mai se ne era vista una simile* in Germania. Esso doveva rassomigliare a un esercito, essere uno Stato nello Stato. Il primo compito consisteva nel cercare nuovi iscritti che pagassero le quote. Verso la fine del 1925 il loro numero esatto era di 27 ooo. Si andava avanti lentamente, ma ogni anno veniva fatto qualche progresso: i 49 ooo membri del 1926 divennero 72 ooo nel 1927, 108 ooo nel 1928; 178 ooo nel 1929. Più importante era la creazione di una complessa struttura di partito che corrispondesse all'organizzazione del governo tedesco, anzi alla società tedesca. La nazione fu divisa in distretti o Gaue corrispondenti approssimativamente alle trentaquattro circoscrizioni elettorali del Reichstag, e a capo di ognuno di essi fu posto un Gauleiter, designato da Hitler. Inoltre vi erano altre sette Gaue per l'Austria, Danzica, la Saar e i Sudeti della Cecoslovacchia. Ogni Gau era divisa in Kreise (circondari) presieduti da un Kreisleiter. Seguivano le più piccole unità del partito, gli Ortsgruppen (gruppi locali), divisi ulteriormente, nelle città, in cellule secondo le vie e i gruppi di fabbricati. L'organizzazione politica del partito nazista era divisa in due parti: in quella nota come la PO-I, destinata ad attaccare il governo e a minarlo, e la PO-II, che doveva creare uno Stato nello Stato. Questo secondo gruppo era articolato in sezioni per l'agricoltura, la giustizia, l'economia nazionale, gli affari interni e il lavoro, e in vista del futuro anche per la razza, la cultura e l'ingegneria. La PO-I comprendeva sezioni per gli affari esteri e i sindacati operai, oltre a un ufficio stampa del Reich. La sezione per la propaganda costituiva un ufficio a parte assai ben articolato. Sebbene alcuni duri del partito, veterani delle barricate e delle zuffe di birreria, si opponessero all'ammissione delle donne e dei ragazzi nel partito, Hitler poco dopo istituì delle speciali organizzazioni anche per loro. La Gioventù hitleriana raccolse giovani tra i quindici e i diciotto anni, ed ebbe delle sezioni per la cultura, la scuola, la stampa, la propaganda, lo " sport difensivo ", ecc.; invece i ragazzi tra i dieci e i quindici anni erano arruolati nel Deutsches Jungvolk. Infine le ragazze erano inquadrate nel Bund Deutscher Màdel e le donne nelle N. S. Frauenschaften. Studenti, insegnanti, impiegati, medici, avvocati, giuristi - avevano tutti le loro speciali organizzazioni, né mancava un Kulturbund nazista per attrarre intellettuali e artisti. Dopo difficoltà notevoli, le SA furono riorganizzate come un corpo arLa via verso il potere (19.2^-1931,) 133 mato di varie centinaia di migliaia di uomini per proteggere i comizi nazisti, per disperdere i comizi degli altri partiti e, in genere, per terrorizzare coloro che si opponevano a Hitler. Alcuni dei capi delle SA sperarono anzi di vederle soppiantare l'esercito regolare, quando Hitler fosse giunto al potere. In vista di ciò, fu istituito uno speciale ufficio denominato Wehrpo-litisches Amt, posto sotto la direzione del generale Franz Ritter von Epp. Le cinque sezioni in cui era diviso si occupavano di problemi, come quello della difesa interna e esterna, delle forze difensive, del potenziale difensivo nazionale e cosi via. Ma le camicie brune delle SA non furono mai nulla più di un'eterogenea accozzaglia di gente pronta a menar le mani. A cominciare da Rohm, molti dei suoi principali capi erano notoriamente dei pervertiti, degli omosessuali. Il tenente Edmund Heines, che comandava le SA di Monaco, oltre a essere un omosessuale era stato condannato per omicidio. Questi due capi e dozzine di altri, litigavano tra loro divisi in fazioni personali, come può avvenire solo fra uomini con tendenze contro natura e dalle singolari gelosie. Per avere sotto mano una banda più fidata, Hitler creò le SS (Schutzstaf-feln). I membri delle SS indossavano uniformi nere simili a quelle dei fascisti italiani, e prestavano a lui personalmente uno speciale giuramento di fedeltà. Dapprima, esse furono poco più di una guardia del corpo del Fiihrer. Il loro primo comandante fu un giornalista di nome Berchtold. Poiché egli sembrava preferire la relativa quiete della redazione del " Volki-scher Beobachter " al giocare a guardie e ladri, fu sostituito da un certo Erhard Heiden, figura di dubbia fama e già agente provocatore della polizia. Fu solamente nel 1929 che Hitler riuscì a trovare l'uomo che cercava come capo ideale delle SS, nella persona di un allevatore di polli del villaggio di Waltrudering, vicino a Monaco. Costui sembrava un tipo piuttosto timido e la gente lo scambiava (proprio come accadde all'autore, quando lo avvicinò per la Pagina 94
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt prima volta) per un maestro di scuola di provincia. Si chiamava Hein-rich Himmler. Quando egli assunse la direzione delle SS, queste contavano circa duecento uomini. Ma quando portò a termine il suo incarico, le SS avevano in mano loro la Germania e bastava il loro nome a terrorizzare tutta l'Europa occupata. Al vertice della piramide della complessa organizzazione del partito stava Adolf Hitler con l'altisonante titolo di Partei- una Oberster-S.A. Fiihrer, Vorsitzender der N.S.D.A.V., titolo che può essere tradotto con " capo supremo del partito e delle SA, presidente dell'Organizzazione nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi ". Annessa direttamente al suo ufficio era la Rei-chsleitung (Direttorio del Reich) costituita dai capi supremi del partito e da funzionari, quali per esempio il " Tesoriere del Reich " e l'" Incaricato d'affari per il Reich ". Chi durante gli ultimi anni della Repubblica avesse visitato la magnifica Casa Bruna di Monaco, quartier generale nazionale del partito, non poteva non avere l'impressione di trovarsi negli uffici di uno Stato nello Stato. E non v'è dubbio, che proprio tale impressione Hitler intendeva suscitare, perché serviva a menomare la fiducia che, nel paese e al134 Trionfo e consolidamento l'estero, si aveva nello Stato tedesco di allora, che egli stava cercando di rovesciare. Ma ad assai più che a suscitare una semplice impressione mirava Hitler. Infatti, in occasione del terzo anniversario della conquista del potere, in un discorso tenuto nella Biirgerbrau ai vecchi combattenti la sera del 9 novembre 1936, egli chiarì i fini che lo avevano guidato nel fare del partito una simile formidabile organizzazione. E ricordando i giorni nei quali il partito, dopo il putsch, fu riorganizzato, disse: "Noi riconoscemmo che non bastava rovesciare il vecchio Stato con la violenza, ma che il nuovo Stato doveva venire precostituito ed essere, per così dire, a portata di mano... Nel 1933, non si trattava già più di rovesciare lo Stato con la violenza; nel frattempo il nuovo Stato era stato costruito e tutto ciò che rimaneva da fare, era distruggere gli ultimi residui del vecchio Stato, e per ciò bastarono poche ore "2. Nondimeno, un'organizzazione, anche la più aggiornata e efficiente, è costituita da esseri umani soggetti ad errare, e Hitler, che in quegli anni stava dando forma al partito per prendere nelle sue mani il destino della Germania, ebbe noie a non finire coi suoi principali luogotenenti, continuamente in lite non solo tra di loro, ma anche con lui. Hitler, che per natura era quanto mai intollerante, diede invece prova di una tolleranza inusitata nei confronti di quell'aspetto dell'uomo che è la condotta morale. Nessun altro partito in Germania seppe attrarre tanti tipi loschi. Come abbiamo già visto, un insieme di mezzani, di assassini, di omosessuali, di alcolizzati e di ricattatori affluì nel partito come nel suo luogo naturale. Ma Hitler non se ne curò finché tutti costoro gli furono utili. Quando uscì di prigione trovò non solo che essi saltavano l'uno alla gola dell'altro, ma che i capi più popolari e rispettabili, come Rosenberg e Ludendorff, chiedevano l'espulsione dal partito dei criminali e specialmente degli invertiti. Ma egli si oppose decisamente. " Non considero compito di un capo politico, - scrisse nel suo editoriale Un nuovo inizio del " Volkischer Beobachter " del 26 febbraio 1925 - il tentativo di migliorare o anche di fondere insieme il materiale umano di cui egli dispone ". Ma nel 1926 le accuse e le controaccuse che i capi nazisti si scambiavano diventarono imbarazzanti a tal segno, che Hitler decise di costituire un tribunale di partito per giudicare in proposito e per impedire ai suoi camerati di lavare in pubblico i loro panni sporchi. Questa istituzione fu conosciuta come l'USCHLA (iniziali di Untersuchung- una Schlichtungsauschuss cioè, Commissione di indagini e di composizione). Il primo capo ne fu un ex generale, Heinemann, che però si dimostrò incapace di capire la vera funzione del tribunale, funzione che non consisteva nel pronunciare sentenze contro coloro che erano accusati di reati comuni, bensì nel farli tacere affinchè non nuocessero alla disciplina del partito o all'autorità del capo. Il generale fu perciò sostituito da un ex ufficiale più sagace, il maggiore Walter Buch, a La via verso il potere (1925-1931) 135 cui furono assegnati due aiutanti. L'uno era Ulrich Graf, ex macellaio che aveva già fatto parte della guardia del corpo di Hitler, l'altro un giovane avvocato nazista, Hans Frank, sul quale torneremo quando si dirà della ferocia da lui Pagina 95
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dimostrata come governatore generale della Polonia occupata, ferocia che a Norimberga doveva procurargli la condanna alla forca. Questo bel triumvirato di giuristi funzionò con piena soddisfazione del Fùhrer. Se un dirigente del partito veniva accusato dei crimini pili nefandi, Buch invariabilmente chiedeva: " Bene, e con questo? " quel che piuttosto voleva sapere era se ciò portava danno alla disciplina di partito o arrecava offesa al Fùhrer. Benché si dimostrasse efficace in migliaia di casi, questo tribunale non era in grado di tenere a posto gli alti papaveri nazisti, ambiziosi e tagliagola. Lo stesso Hitler dovette spesso intervenire personalmente, non solo per mantenere una parvenza di accordo, ma anche per evitare di avere lui stesso la gola tagliata. Mentre Hitler era incarcerato nella prigione di Landsberg, si ebbe l'improvvisa ascesa nel movimento nazista di un giovane di nome Gregor Stras-ser. Farmacista di professione, bavarese di nascita e più giovane di Hitler di tre anni, Strasser, come lui, si era guadagnato la Croce di Ferro di prima classe e durante la guerra era emerso dai ranghi della truppa acquistandosi il grado di tenente. Divenuto nazista nel 1920, fu nominato poco dopo capo regionale della Bassa Baviera. Uomo grosso e tarchiato, con qualcosa del bon vivant e pieno di energia, egli nei comizi si dimostrò un efficace oratore più per la propria personalità che per l'eloquenza di cui invece era dotato Hitler. Inoltre era un organizzatore nato. Di mente e di spirito decisamente indipendente, Strasser rifiutò di strisciare davanti a Hitler e di prendere sul serio la pretesa dell'austriaco di essere il dittatore assoluto del movimento nazista. Ciò per lui doveva costituire, alla lunga, un serio impedimento, non meno del suo sincero entusiasmo per il " socialismo " nel nazionalsocialismo. Malgrado l'opposizione di Hitler allora in carcere, Strasser si unì a Lu-dendorff e a Rosenberg per organizzare un movimento nazista nazionale (vol-kisch) in grado di affrontare le elezioni statali e nazionali della primavera del 1924. In Baviera il blocco ottenne voti sufficienti a farne, come importanza, il secondo partito della regione; in Germania, come si è visto, col nome di Movimento nazionalsocialista per la libertà tedesca esso aveva guadagnato due milioni di voti, assicurandosi trentadue seggi al Reichstag, dei quali uno andò a Strasser. Se Hitler vedeva di malocchio le attività del giovanotto e ancora peggio i suoi successi, dal canto suo Strasser non era affatto disposto a riconoscere in Hitler il " Signore " e intenzionalmente non intervenne alla grande adunata che si tenne a Monaco il 27 febbraio 1925 per il rilancio del partito nazista. Hitler si rendeva conto che, se il movimento doveva divenire veramente nazionale, gli occorreva avere una base nel Nord, in Prussia e soprattutto nella cittadella del nemico, a Berlino. Durante le elezioni del 1924 Strasser aveva intrapreso una campagna nel Nord e aveva stretto alleanze coi gruppi 136 Trionfo e consolidamento ultranazionali colà diretti da Albrecht von Grafe e dal conte Ernst zu Re-ventlow. Così in quella zona ebbe utili contatti personali e si assicurò un certo seguito; fu anzi il solo capo nazista ad averne. Superando il proprio dispetto, Hitler due settimane dopo l'adunata del 27 febbraio mandò a chiamare Strasser e lo indusse a rientrare nell'ovile proponendogli di organizzare il partito nel Nord. Strasser accettò. Era un'ottima occasione per esercitare il suo ingegno senza avere sempre alle cestole l'arrogante e geloso capo. Pochi mesi dopo Strasser fondava nella capitale un quotidiano, la " Ber-liner Arbeiterzeitung ", diretto dal fratello Otto, e un bollettino quindicinale, le " N.S. Briefe ", che avevano lo scopo di tenere informati i funzionar! sulla linea politica del partito. Aveva posto le basi di un'organizzazione politica che si estendeva alla Prussia, alla Sassonia, allo Hannover e alla zona industriale della Renania. Uomo veramente dinamico, Strasser si mise a viaggiare in tutte le regioni del Nord, parlando nelle adunate, nominando dirigenti distrettuali, organizzando una struttura partitica. La sua qualità di deputato del Reich gli dava due vantaggi su Hitler: poteva viaggiare gratuitamente in ferrovia, per cui i suoi spostamenti non provocavano spese né a lui, né al partito; in secondo luogo, godeva dell'immunità parlamentare. Nessuna autorità poteva dunque proibirgli di parlare in pubblico, nessun tribunale poteva intentargli processo per calunnia se gli fosse piaciuto attaccare qualcuno o qualcosa. Come Heiden scrisse sardonicamente: " Con la sua libertà di viaggiare e di calunniare, Strasser partì con una buona ruota di vantaggio sul suo Fùhrer ". Per segretario, Strasser si prese un renano di ventotto anni, Paul Joseph Goebbels, e lo nominò direttore delle " N.S. Briefe ". Pagina 96
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Entra in scena Paul Joseph Goebbels. Questo giovanotto dalla pelle olivastra, di bassa statura e con un piede storpio, mente agile e personalità complessa e nevrotica, non era nuovo al movimento nazista che egli, per così dire, aveva scoperto nel 1922, quando, dopo un discorso tenuto a Monaco da Hitler, che egli udiva per la prima volta, si era convertito alle sue idee e si era iscritto al partito. Ma il partito scoperse lui solo tre anni dopo, allorché Gregor Strasser, udendolo parlare, ritenne di potersi servire di un giovane dall'ingegno così brillante. A ventotto anni, Goebbels si dimostrava già un veemente oratore e un fanatico nazionalista; come ebbe a riconoscere Strasser, era una penna velenosa, e inoltre disponeva di una solida cultura universitaria, cosa rara nei dirigenti nazisti. Proprio allora Himmler per dedicarsi maggiormente all'allevamento del pollame si era dimesso da segretario di Strasser. Questi nominò Goebbels a quel posto. Tale scelta doveva dimostrarsi fatale. Paul Joseph Goebbels era nato il 29 ottobre 1897, a Rheydt, centro dell'industria tessile della Renania che contava circa trentamila abitanti. Suo padre, Fritz Goebbels, era capo operaio in una fabbrica di tessuti del luogo La via verso il potere (1925-1931) 137 e sua madre, Maria Katharina Odenhausen, la figlia di un fabbro. Entrambi i genitori erano devoti cattolici. E ai cattolici egli dovette in gran parte la sua educazione. Frequentò dapprima la scuola elementare parrocchiale cattolica e in seguito il liceo di Rheydt. Una borsa di studio assegnatagli dalla Società Cattolica Alberto Magno gli permise di continuare gli studi passando successivamente attraverso otto università. Infatti, prima di prendere a ventiquattro anni, nel 1921, la laurea in filosofia all'Università di Heidelberg, egli aveva studiato alle università di Bonn, Friburgo, Wiirzburg, Colonia, Francoforte, Monaco e Berlino. In questi illustri atenei, rappresentanti il fiore dell'istruzione superiore tedesca, Goebbels si era dedicato allo studio della filosofia e della storia, della letteratura e delle belle arti, oltre a continuare quello del greco e del latino. La sua aspirazione era divenire scrittore. Lo stesso anno in cui si laureò, egli compose un romanzo autobiografico Michael che a quel tempo nessun editore volle accettare, e nei due anni seguenti portò a termine due commedie in versi, il Pellegrino (su Gesù Cristo) e L'ospite solitario, che nessun impresario volle rappresentare *. Né ebbe maggior fortuna nel giornalismo. Il grande quotidiano liberale " Berliner Tageblatt " gli respinse dozzine di articoli e non accolse la sua domanda di un posto nella redazione. Anche la sua vita privata fu, nei primi tempi, un seguito d'insuccessi. A causa del piede zoppo, non potè prendere parte alla prima guerra mondiale rimanendo così privato di una esperienza che sembrava, almeno da principio, tanto gloriosa ai giovani della sua generazione e che costituiva un requisito per assurgere ai posti di comando nel partito nazista. Goebbels non era nato col piede storpio, come generalmente si credeva. A sette anni aveva avuto un attacco di ostiomielite, cioè un'infiammazione del midollo osseo. Un'operazione al femore sinistro non riuscì, e la gamba sinistra rimase più corta della destra e alquanto rattrappita. Questo difetto, che lo costringeva a camminare zoppicando in modo visibile, lo afflisse per tutta la vita, e fu una delle cause dell'inasprirsi del suo carattere già fin da giovane. Disperato, durante gli anni dell'università e nel breve periodo in cui svolse opera di agitazione contro i francesi nella Ruhr, si fece passare per un invalido di guerra. Neppure in amore ebbe fortuna, benché per tutta la vita scambiasse per grandi amori le relazioni che ebbe nel periodo in cui fu al potere e che tutti conobbero. Nei suoi diari, dal 1925 al 1926, scritti quando aveva ventotto e ventinove anni e quando Strasser lo aveva già lanciato nella politica nazista, vi sono molte espressioni sdolcinate sulle sue beneamate - perché egli ne aveva contemporaneamente diverse**. Ecco degli esempi: * Michael fu finalmente pubblicato nel 1929, dopo che Goebbels divenne noto in tutta la Germania come capo nazista. Il Pellegrino apparve sulle scene dopo la sua nomina a ministro della Propaganda, carica che gli permetteva di controllare il teatro tedesco. Ebbe solo poche rappresentazioni. ** Questi diari, trovati dopo la guerra dal servizio segreto alleato, costituiscono una ricca fonte d'informazioni sul primo periodo della vita di Goebbels. 138 14
Trionfo e consolidamento agosto 1925. Alma mi ha scritto una cartolina da Bad Harzburg. Il suo Pagina 97
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt primo segno di vita dopo quella notte. Questa Alma incantevole e tormentatrice! Ricevuta la prima lettera da Elsa, dalla Svizzera. Solamente la mia cara Elsa può scrivere così... Fra breve andrò in Renania per una settimana, per essere completamente solo. Poi, Elsa verrà... Come sono felice fin d'ora! 15 agosto. In questi giorni penso così spesso ad Anke... Che cosa meravigliosa è sta ta viaggiare con lei. Che stupenda ragazza! Ho nostalgia di Elsa. Quando potrò riaverla tra le mie braccia? Elsa cara, quando ti rivedrò? Alma, o cara, tu che sei leggera come una piuma! Anke, mai potrò dimenticarti! 27 agosto. Tre giorni sul Reno... Non una parola da Elsa... Forse è in collera con me?... Languisco per lei! Sono nella stessa camera dove fui con lei alla Pentecoste. Quali pensieri! Quali sentimenti! Perché non viene? ^ settembre. Elsa è qui! Martedì è tornata dalla Svizzera, grassa, esuberante, sana, gaia, un poco abbronzata dal sole. È tanto felice e di buon umore. È assai cara con me e mi da molta gioia. 14 ottobre. Perché Anke ha dovuto lasciarmi?... Non voglio proprio pensarci. 21 dicembre. Una maledizione pesa su me e sulle donne. Guai a coloro che mi amano. 29 dicembre. L'altra notte sono stato a Krefeld con Hess. Celebrazione del Natale. È una deliziosa, bella ragazza della Franconia. È il mio tipo. Tornato a casa con lei in mezzo a un uragano e alla pioggia. Au revoir! Elsa è arrivata 6 febbraio 1926. Ho il desiderio struggente di una dolce donna. È una sofferenza e un tormento! Goebbels mai dimenticò il suo primo amore, " Anke " - Anke Helhorn, - che aveva conosciuto a Friburgo durante il secondo semestre dell'università. Il suo diario è pieno di espressioni esaltate sulla di lei bellezza biondo-scura e sulla propria successiva delusione, quando ella lo abbandonò. Più tardi, essendo divenuto ministro della Propaganda, rivelò agli amici, con una vanità e un cinismo tipici, per quale motivo ella lo aveva lasciato: " Mi ha tradito perché l'altro giovanotto aveva più denaro di me e poteva permettersi di portarla a pranzo e a teatro. Che stupida!... Oggi avrebbe potuto essere la moglie del ministro della Propaganda! Come deve sentirsi delusa! " Anke sposò " l'altro giovanotto ", poi divorziò, e nel 1934 venne a Berlino dove Goebbels le procurò un posto in una rivista3. Fu il radicalismo di Strasser, fu la sua fede nel " socialismo " del nazionalsocialismo, ad attrarre il giovane Goebbels. Entrambi intendevano costruire il partito su basi proletarie. Il diario di Goebbels di quel tempo, è pieno di espressioni di simpatia per il comunismo. " In ultima analisi, scriveva il 23 ottobre 1925, - per noi sarebbe meglio finire la nostra esistenza sotto il bolscevismo, piuttosto che sopportare la schiavitù del capitalismo ". Sempre nel suo diario, il 31 gennaio 1926 egli scrisse: "Mi pare terribile che noi [i nazisti] e i comunisti ci spacchiamo la testa a vicenda... Dove potremmo incontrarci un giorno coi capi comunisti? " Fu proprio in quel periodo che egli pubblicò una lettera aperta indirizzata a un capo comunista, assicurandolo che nazismo e comunismo erano in realtà una stessa cosa. La via verso il potere (1925-1931) 139 Egli dichiarò: " Voi e io ci combattiamo a vicenda senza che, in realtà, si sia dei nemici ". Per Adolf Hitler, tutto ciò era una pura eresia, ed egli osservava con crescente disagio i successi che i fratelli Strasser e Goebbels conseguivano nella formazione di una vigorosa ala radicale proletaria del partito nella Germania settentrionale. Lasciati a sé, costoro avrebbero potuto impossessarsi del partito, e per dei fini, contro i quali Hitler si opponeva violente-mente. Una chiarificazione era necessaria, ed essa ebbe luogo nell'autunno del 1925 e nel febbraio dell'anno seguente. Fu provocata da Gregor Strasser e da Goebbels in occasione di una mozione che allora fece scalpore in Germania. Si trattava della proposta, avanzata dai socialdemocratici e dai comunisti, che la Repubblica espropriasse le vaste proprietà e i beni della casa imperiale e dei vari sovrani tedeschi spodestati. La cosa avrebbe dovuto esser decisa da un plebiscito popolare, in conformità con la Costituzione di Weimar. Strasser e Goebbels proposero che il partito nazista si mettesse a fianco dei comunisti e dei socialisti e appoggiasse la campagna Pagina 98
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt per l'espropriazione dei nobili. Hitler s'infuriò. Molti di questi ex governanti si erano accostati al partito versando sovvenzioni, e un certo numero di grandi industriali cominciava a sostenere finanziariamente il risorto movimento hitleriano, proprio perché questo dava affidamento di combattere efficacemente i comunisti, i socialisti e i sindacati operai. Se Strasser e Goebbels fossero andati avanti coi loro progetti, le fonti di finanziamento sarebbero immediatamente venute meno a Hitler. Strasser però, prevenendo il Fiihrer, indisse a Hannover il 22 novembre 1925 una riunione dei dirigenti del partito dei distretti settentrionali. Il suo scopo non consisteva unicamente nel far sostenere dai nazisti del Nord la tendenza all'espropriazione, ma altresì nel lanciare un nuovo programma economico dove fossero eliminati i venticinque punti " reazionàri " approvati nel 1920. I fratelli Strasser e Goebbels volevano nazionalizzare l'alta industria e le grandi proprietà, e sostituire al Reichstag una Camera corporativa di tipo fascista. Hitler rifiutò di presenziare alla riunione, ma inviò il fedele Gottfried Feder a rappresentarlo e a schiacciare i ribelli. La riunione fu burrascosa: Goebbels chiese che Feder venisse buttato fuori. " Non vogliamo spie! ", egli gridò. Erano presenti diversi capi che in seguito dovevano distinguersi nel Terzo Reich: Bernhard Rust, Erich Koch, Hans Kerrl e Robert Ley, ma solo Ley, l'alcolizzato farmacista, capo del distretto di Colonia, appoggiò Hitler. Ley e Feder protestarono, fecero presente che la riunione non era regolare, che non si potevano prendere decisioni senza il capo supremo, Hitler. Ma Goebbels (secondo Otto Strasser, che era presente) gridò: " Chiedo che il borghesuccio Hitler sia espulso dal partito nazista! " 140 Trionfo e consolidamento II giovane Goebbels che ora si permetteva di insultare Hitler era ben diverso da quello che tre anni prima aveva subito il fascino del Fuhrer, o almeno così dovette sembrare a Gregor Strasser. Parlando dell'impressione avuta la prima volta che sentì parlare Hitler a Monaco, nel giugno del 1922, al Circo Krone, Goebbels aveva detto: " In quel momento mi sentii rinascere! Ora sapevo quale era la mia via... Fu come un comando! " Ancor più entusiasta egli era stato per la condotta tenuta dal capo durante il processo intentato a coloro che organizzarono il putsch di Monaco. Dopo il verdetto, egli scrisse al Fuhrer: Come un astro che sorge, voi siete apparso ai nostri occhi meravigliati, avete compiuto miracoli per illuminare le nostre menti. In un mondo scettico e disperato, ci avete ridato la fede. Vi siete innalzato sulle masse, pieno di fede, certo del futuro, pervaso dalla volontà di liberare quelle masse col vostro amore illimitato per tutti coloro che credono nel nuovo Reich. Per la prima volta abbiamo visto, con gli occhi lucidi, un uomo che ha strappato la maschera dai volti distorti dall'avidità, dai volti mediocri dei parlamentari intriganti... Ai nostri occhi, al tribunale di Monaco, voi siete assurto alla grandezza di una guida. E ciò che voi avete detto è quanto di più grande sia mai stato pronunciato in Germania dai tempi di Bismarck. Avete espresso assai più del vostro tormento... Avete interpretato l'ansia di tutta una generazione che cerca confusamente uomini e compiti. Quanto avete detto, costituisce il catechismo di un nuovo credo politico, nato dalla disperazione di un mondo in rovina, senza Dio... Vi ringraziamo. La Germania vi ringrazierà, un giorno... Ma a un anno e mezzo di distanza, l'idolo di Goebbels era crollato. Egli era divenuto il " borghesuccio " che meritava di essere espulso a calci dal partito. Dissenzienti Ley e Feder, la riunione di Hannover approvò il nuovo programma di Strasser e decise di unirsi ai marxisti nella campagna plebiscitaria per l'espropriazione dei beni degli ex sovrani e dei principi. Hitler seppe attendere; poi, il 14 febbraio 1926, restituì il colpo. Indisse una riunione a Bamberga, nella Germania meridionale, scegliendo astutamente un giorno feriale nel quale sarebbe stato difficile per i capi nazisti del Nord allontanarsi dal loro posto di lavoro. Infatti soltanto Gregor Strasser e Goebbels poterono essere presenti. Ma furono sopraffatti dal gran numero di dirigenti che Hitler aveva raccolto nel Sud. Sotto le pressioni del capo furono obbligati a capitolare e a rinunciare al loro programma. Alcuni storiografi tedeschi del nazismo, come Heiden e Olden, e scrittori non tedeschi che li hanno seguiti, affermano che Goebbels a Bamberga abbandonò apertamente Strasser e passò dalla parte di Hitler. Ma i diati di Goebbels, scoperti dopo l'uscita dei libri di Heiden e Olden, attestano che egli non tradì Strasser in modo così improvviso. Provano invece che Goebbels, pur seguendo Strasser nel sottomettersi Pagina 99
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a Hitler, pensava che questi avesse assolutamente torto e che, almeno sul momento Goebbels, non aveva nessuna intenzione di passare dalla sua parte. Il 15 febbraio, il giorno seguente la riunione di Bamberga, Goebbels scriveva nel suo diario: Hitler ha parlato per due ore. È come se fossi stato picchiato da qualcuno! Ma che specie di Hitler è mai questo? Un reazionario? Estremamente impacciato e incerto. ComLa via verso il potere (1925-1931) 141 ple mente in errore sul problema della Russia. L'Italia e l'Inghilterra nostre naturali alleate! Che orrore!... Noi dobbiamo annientare la Russia!... La questione delle proprietà private della nobiltà secondo lui non dovrebbe nemmeno essere sfiorata. Che orrore!... Non so pronunciare parola. Mi sento come se mi avessero picchiato sulla testa... Questa è certamente una delle più grandi delusioni della mia vita. Non ho più una vera fiducia in Hitler. Questo è appunto il terribile: mi è venuto meno ogni sostegno. Come testimonianza di fedeltà, Goebbels accompagnò Strasser alla stazione cercando di consolarlo. Una settimana più tardi, il 23 febbraio, annotò: "Lungo colloquio con Strasser. Risultato: noi non dobbiamo invidiare alla folla di Monaco la sua vittoria di Pirro. Dobbiamo riprendere la nostra lotta per il socialismo ". Ma Hitler seppe valutare il bollente giovane renano meglio di Strasser. Il 29 marzo Goebbels scrisse: " Questa mattina ho avuto una lettera da Hitler. Dovrò tenere un discorso l'8 aprile a Monaco ". Giunse a Monaco il 7 aprile. " La macchina di Hitler mi stava aspettando. Accolto come un re! Parlerò nella storica Bikgerbràu ". Infatti il giorno dopo parlava dalla stessa piattaforma dalla quale aveva parlato Hitler. Scrisse tutto ciò nella sua annotazione dell'8 aprile: Hitler mi chiama al telefono...; la sua gentilezza malgrado ciò che accadde a Bamber-ga ci fa vergognare. Alle due ci rechiamo in auto alla Biirgerbràu. Hitler era già là. Il cuore mi batte da scoppiare. Entro nella sala. Sono salutato da uno scroscio di applausi-Poi parlo per due ore e mezzo... La gente applaude e acclama. Alla fine Hitler mi abbraccia. Mi sento felice...; Hitler sta sempre al mio fianco. Pochi giorni dopo Goebbels si arrendeva completamente. " 73 aprile. Hitler ha parlato per tre ore. Brillantemente. È cosi abile, da farvi dubitare persine delle vostre opinioni. L'Italia e l'Inghilterra nostre alleate... La Russia vuole divorarci... Lo amo... Egli ha pensato a fondo ogni cosa. Il suo ideale: un giusto collcttivismo e individualismo. Quanto alla terra, appartiene tutta al popolo. La produzione deve avere un carattere creativo e individuale. I trust, i trasporti ecc. ecc., devono essere socializzati... Adesso mi trovo bene con lui. M'inchino all'uomo superiore, al genio politico ". Quando il 17 aprile lasciò Monaco, Goebbels era diventato un uomo di Hitler e sjno all'ultimo respiro doveva rimanere il suo più fedele seguace. Il 20 aprile egli scrisse al Fùhrer un biglietto di augurio per il suo genetliaco: " Caro e venerato Adolf Hitler! Ho imparato tanto da voi... Voi mi avete fatto finalmente vedere la luce ". E la notte stessa annotò nel suo diario: "Ha trentasette anni. Adolf Hitler, vi amo perché voi siete, a un tempo, grande e semplice. Queste sono le caratteristiche del genio ". Goebbels passò una buona parte dell'estate a Berchtesgaden con Hitler, e il suo diario è pieno di altre lodi per il capo. Nell'agosto un suo articolo sul " Vblkischer Beobachter " segnava la sua rottura ufficiale con Strasser. Soltanto ora vi riconosco per quel che voi realmente siete: rivoluzionari a parole ma non a fatti [alludeva ai fratelli Strasser e ai loro seguaci]... Non parlate tanto di ideali e non illudetevi di essere gli inventori e i protettori di questi ideali... Non ci pentiamo di tenerci saldi nelle file di Hitler... Ci inchiniamo dinanzi a lui... col virile, sano orgoglio con cui gli antichi normanni stavano in piedi davanti al loro sovrano feudale. Sentiamo 142 Trionfo e consolidamento che egli è più grande di tutti noi, pili grande di voi e di me. Egli è lo strumento del divino volere che forgia la storia con una nuova passione creatrice. Verso la fine dell'ottobre 1926 Hitler nominò Goebbels Gauleiter di Berlino, ordinandogli di sbarazzarsi delle Camicie Brune litigiose e intriganti che Pagina 100
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avevano ostacolato lo sviluppo del movimento in quella città, e di conquistare al nazionalsocialismo la capitale. Berlino era " rossa ". La maggioranza degli elettori era socialista e comunista. Goebbels aveva appena compiuto i ventinove anni; in meno di un anno era passato dall'oscurità al rango di uno dei luminari che guidavano il partito nazista e ora si accingeva a svolgere intrepidamente il compito assegnatogli nella metropoli babilonica. Un intermezzo romantico e distensivo nella vita di Adolf Hitler. Come lo stesso Hitler ebbe a dire in seguito, gli anni politicamente infruttuosi per lui furono quelli migliori della sua vita privata. Poiché gli era stato proibito di parlare in pubblico fino al 1927, si mise a terminare il Mein Kampf, e a far progetti circa il futuro del partito nazista e di lui stesso, passando la maggior parte del tempo sull'Obersalzberg, presso il villaggio di Berchtesgaden. Questo rifugio delle Alpi bavaresi era adatto al riposo e alla distensione. Nei monologhi che Hitler tenne nel suo quartier generale al fronte durante la guerra, quando a notte inoltrata si riposava un poco coi vecchi camerati del partito e con le fedeli segretarie, ricorrono i nostalgici ricordi di questo suo eremo di montagna, dove aveva stabilito la sola casa che sentisse sua. In una di queste riunioni, nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1942, Hitler esclamò: " Sì, vi sono molti legami tra me e l'Obersalzberg. Tante cose vi sono nate... Ho trascorso lassù le ore più belle della mia vita. Il mio pensiero rimane fedele alla mia prima casa. Là tutti i miei grandi progetti furono concepiti e maturati. In quel tempo avevo periodi di riposo, e quanti amici deliziosi! " Uscito di prigione, durante i primi tre anni Hitler abitò in varie locande dell'Obersalzberg, e in quelle reminiscenze dell'inverno del 1942 egli parlò per circa un'ora su di esse. Infine si stabilì nel Deutsches Haus, dove trascorse la maggior parte dei due anni nei quali finì di dettare il Mein Kampf. Egli dice che sia lui, sia i suoi compagni di partito " amavano moltissimo frequentare il Dreimà'derlhaus, dove c'erano sempre graziose ragazze ". " Questo, - egli aggiunse, - era per me un grande piacere. Specialmente una di loro era una vera bellezza ". Quella sera nel Bunker del quartier generale sul fronte russo, Hitler ricordò ai suoi uditori due preoccupazioni da lui avute durante i piacevoli anni trascorsi a Berchtesgaden. In quel periodo [sull'Obersalzberg] ho conosciuto molte donne. Molte di loro mi erano affezionate. Perché dunque mi sarei dovuto sposare? Per lasciare una donna dietro La via verso il potere (1925-1931) 143 di me? Alla minima imprudenza correvo il rischio di ritornare in carcere per sei anni. Il matrimonio dunque non era cosa per me. Perciò ho dovuto rinunciare ad alcune occasioni che mi si presentavano4. Il timore che Hitler aveva, verso il 1925, di essere rimandato in prigione o di venire espulso dalla Germania, non era privo di un certo fondamento. Egli era sempre in libertà condizionata. Se avesse apertamente violato il divieto di parlare in pubblico, il governo bavarese avrebbe potuto benissimo metterlo di nuovo dietro le sbarre, o spedirlo oltre confine, nella sua nativa Austria. E proprio per la sua prossimità alla frontiera austriaca, egli aveva scelto come rifugio l'Obersalzberg: all'istante stesso in cui avesse avuto sentore di un mandato di arresto, poteva varcare di nascosto la frontiera e sfuggire alla polizia tedesca. Ma il suo volontario o forzato ritorno in Austria avrebbe rovinato i suoi piani. Per diminuire il rischio di una espulsione, Hitler il 7 aprile del 1925 rinunciò formalmente alla cittadinanza austriaca; nel che, egli fu subito assecondato dal governo austriaco. Ma ciò fece di lui uno Staatenloser, un apolide, perché se aveva rinunciato alla cittadinanza austriaca, non aveva però ottenuto quella tedesca, il che, nel Reich, costituiva un ostacolo notevole per chiunque volesse dedicarsi alla politica. Per esempio, egli non poteva ricoprire cariche pubbliche. Hitler aveva dichiarato che non avrebbe mai pregato il governo repubblicano di concedergli la cittadinanza, perché essa gli spettava di diritto per aver servito in guerra la Germania imperiale. Purtuttavia, fra il 1925 e il 1930 egli si diede segretamente da fare per ottenere dal governo bavarese la cittadinanza, senza però venire a capo di nulla. Quanto alle donne e al matrimonio, v'era molto di vero in ciò che Hitler disse quella sera del 1942. Contrariamente all'opinione generale, Hitler amava la compagnia delle donne, specie se belle. Tornò spesso sull'argomento, nelle conversazioni a tavola al quartier generale, durante la guerra. " Quante belle donne ci sono a questo mondo! ", disse ai suoi compagni la notte dal 25 al 26 Pagina 101
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt gennaio 1942. Riferf diverse sue esperienze personali, e si vantò di aver conosciuto a Vienna, nella sua giovinezza, " molte belle donne ". Heiden ha raccontato alcune delle sue romantiche infatuazioni in quegli anni lontani: quella per Jenny Haug, sorella dell'autista di Hitler, considerata come la sua innamorata del 1923; per Erna Hanfstangl, ragazza alta e formosa, sorella di Putzi; per Winifred Wagner, nuora di Riccardo Wagner. Ma, a quanto si sa, l'unico profondo amore di Hitler fu quello per sua nipote. Nell'estate del 1928 Adolf Hitler aveva preso in affitto, per un centinaio di marchi al mese, dalla vedova di un industriale di Amburgo, la villa Wa-chenfeld sull'Obersalzberg, sopra Berchtesgaden. Egli indusse Angela Rau-bal, sua sorellastra, rimasta vedova, a lasciare Vienna per venire a dirigere la prima casa che egli potesse chiamare sua *. Frau Raubal portò con sé le * In seguito, divenuto cancelliere, egli la comprò e la fece ricostruire con lusso e larghezza di mezzi, mutandone il vecchio nome di " Casa Wachenfeld " in " Berghof ". 144 Trionfo e consolidamento sue due figlie, Geli e Friedl. Geli aveva vent'anni, biondi capelli fluenti, bei lineamenti, una voce piacevole e un carattere allegro che la rendeva attraente per gli uomini5. Hitler s'innamorò subito di lei. La portava dovunque con sé, nelle riunioni e nelle conferenze, in lunghe escursioni in montagna, nei caffè e nei teatri di Monaco. Quando nel 1929 prese in affitto un lussuoso appartamento di nove stanze nella Prinzregentenstrasse, una delle arterie più eleganti di Monaco, egli assegnò a Geli una camera per sé. In città e in tutti gli ambienti nazisti nella Germania meridionale, i pettegolezzi su Hitler e la sua bella bionda nipote furono inevitabili, a tal segno che alcuni capi tra i più contegnosi - o invidiosi - dissero a Hitler di cessare di mostrarsi in pubblico con la sua giovane innamorata, ovvero di sposarla. Hitler s'infuriò per simili discorsi, e a causa di una disputa da lui avuta su tale argomento col Gauleiter del Wiirttemberg, egli lo silurò. Molto probabilmente, Hitler intendeva sposare sua nipote. Vecchi compagni di partito che a quell'epoca gli erano molto vicini, ebbero a dire, in seguito, all'autore, che un matrimonio sembrava inevitabile. Non dubitavano che Hitler fosse profondamente innamorato di lei. Ma circa i sentimenti nutriti dalla ragazza, si possono solo fare delle congetture. Che essa si sentisse lusingata per le attenzioni di un uomo che stava ormai divenendo famoso, e che ne avesse piacere, era ovvio, ma che ricambiasse l'amore dello zio non è certo; con ogni probabilità non lo ricambiava, e alla fine di certo non lo ricambiò. Sorsero fra loro profondi dissensi di cui non sono mai state completamente chiarite né l'origine né la natura. Sono state fatte a tale proposito molte supposizioni: ma non si sa nulla di positivo. Sembra che l'uno fosse geloso dell'altra. Geli si sentiva offesa dalle attenzioni che Hitler dimostrava per altre donne, fra cui Winifred Wagner. Lui la sospettava di avere una relazione nascosta con Emil Maurice, un ex condannato che aveva fatto parte della sua guardia del corpo. La ragazza accusò anche lo zio di tiranneggiarla. Hitler non voleva che si facesse vedere in compagnia di nessun uomo all'infuori di lui. Le proibì di andare a Vienna per continuare a prendere lezioni di canto, soffocò la sua ambizione di far carriera sulle scene dell'Opera. Desiderava averla solo per sé. Da alcuni oscuri indizi, pare che le inclinazioni masochistiche del suo amante le ripugnassero; sembra che il brutale tiranno, bramasse essere schiavo della donna amata, ciò che, secondo i sessuologi, non è infrequente in uomini del genere. Heiden parla di una lettera scritta da Hitler alla nipote nel 1929, nella quale egli confessa quali fossero, a tale riguardo, i suoi più profondi sentimenti. La lettera cadde nelle mani del figlio della sua padrona di casa, con conseguenze che furono tragiche per più di una vita6. Qualunque fosse la causa che turbò l'amore tra zio e nipote, le loro liti divennero sempre più violente, e alla fine dell'estate del 1931 Geli annunciò a Hitler la sua volontà di ritornare a Vienna per riprendere i suoi studi di canto. Hitler glielo proibì. Fra i due vi fu una scenata, a cui assistettero i vicini, quando Hitler lasciò il suo appartamento di Monaco per andare ad La via verso il potere (1925-1931) 145 Amburgo, il 17 settembre 1931. Fu udita la ragazza gridare dalla finestra allo zio, mentre questi saliva in macchina: " Allora non vuoi lasciarmi andare a Vienna? " " No! ", fu la risposta di lui. Il mattino seguente Geli Raubal fu trovata uccisa da un colpo d'arma da fuoco nella sua camera. Il giudice istruttore, dopo un'accurata indagine, dichiarò Pagina 102
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt trattarsi di suicidio. Il magistrato inquirente constatò che una pallottola era penetrata nel petto della ragazza, sotto la spalla sinistra, raggiungendo il cuore. Sembrava non esservi dubbio che ella si fosse sparata. Ciò nonostante, in seguito per molti anni a Monaco corsero oscure dicerie, secondo le quali Geli Raubal sarebbe stata assassinata, secondo alcuni, da Hitler in un accesso di rabbia, secondo altri, da Himmler per por fine a una situazione divenuta imbarazzante per il partito. Ma nessuna prova attendibile è mai venuta a confermare tali dicerie. Hitler fu schiantato dal dolore. In seguito Gregor Strasser riferì che egli dovette rimanere al suo fianco per due giorni e due notti, per impedirgli di togliersi la vita. Geli venne sepolta a Vienna e una settimana dopo Hitler ottenne dal governo austriaco un permesso speciale per recarsi in quella città, dove pianse sulla tomba dell'amata tutta una sera. Per mesi non si consolò di quella perdita. Tre settimane dopo la morte di Geli, Hitler ebbe il suo primo colloquio con Hindenburg. Era la prima grande possibilità che gli veniva offerta, sulla via verso il cancellierato del Reich. La sua distrazione in una occasione così importante - alcuni dei suoi amici dissero che durante la conversazione egli non sembrava in pieno possesso delle sue facoltà, il che fu di gran danno pel capo nazista - fu attribuita, da coloro che lo conoscevano, al colpo provato per la perdita della adorata nipote. Fu forse questa grave perdita che indusse Hitler a una rinuncia - la sua decisione di non mangiare più carne. Di questa opinione erano alcuni dei camerati più vicini a Hitler. A costoro egli diceva sempre che Geli Raubal era stata la sola donna da lui amata, di lei parlò sempre col massimo rispetto e spesso con le lacrime agli occhi. Il personale di servizio riferisce che la sua stanza nella villa dell'Obersalzberg, anche quando questa venne ricostruita e ingrandita all'epoca del cancellierato di Hitler, rimase come Geli Raubal l'aveva lasciata. E nella camera del Fùhrer, alla villa nonché nella Cancelleria di Berlino, v'erano ritratti * della giovane donna che ogni anno, nell'anniversario della sua nascita e della sua morte, venivano adornati di fiori. In un uomo brutale e cinico come Hitler, che sembrava incapace di amore per qualsiasi altro essere umano, questa passione per la giovane Geli Raubal, rimane uno dei misteri della sua strana vita. Come ogni mistero, esso non può essere spiegato razionalmente, ma semplicemente costatato. D'altronde è quasi certo che Hitler non considerò più seriamente l'idea del matrimonio, fino al giorno che precedette quello nel quale, quattordici anni dopo, egli si tolse la vita. * Dipinti dopo la morte di Geli da Adolf Ziegler, il pittore preferito da Hitler.
146 Trionfo e consolidamento Si potè recuperare la lettera compromettente che Hitler aveva scritto alla nipote e che era in possesso del figlio del padrone di casa, grazie agli sforzi del padre Bernhard Stempfle, prete cattolico geronimita e giornalista antisemita, che aveva aiutato il capo nazista a rivedere il manoscritto del Mein Kampf per la pubblicazione. Il denaro necessario per avere la lettera fu fornito, secondo Heiden, da Franz Xavier Schwarz, tesoriere del partito. Cosi Padre Stempfle fu una delle poche persone che seppe qualcosa dei segreti dell'amore di Hitler per Geli Raubal. Sembra però che egli non abbia tenuto solo per sé ciò che venne a sapere sulla faccenda, e ciò gli costò la vita quando l'autore di Mein Kampf, divenuto dittatore della Germania, un bel giorno saldò i conti con alcuni suoi vecchi amici. La fonte dei redditi di Hitler durante questi anni tanto piacevoli della sua vita privata, quando acquistò la villa a Obersalzberg e un lussuoso appartamento a Monaco, e viaggiava in una vistosa automobile con autista, che gli era costata 20 ooo marchi, non è mai stata accertata. Però le sue cartelle delle tasse ritrovate dopo la guerra gettano un po' di luce sull'argomento7. Fino a quando divenne cancelliere e quindi esente da imposte, Hitler fu sempre in guerra con gli agenti del fisco, e fra il 1925 e il 1933 un numero considerevole di cartelle in mora si ammucchiò nell'Ufficio delle Finanze di Monaco. Questo ufficio il i° maggio 1925 gli notificò la mancata denuncia del reddito del 1924 e del primo trimestre del 1925. Hitler rispose: "Non ho avuto redditi nel 1924 [quando era in prigione] e nemmeno nel primo trimestre del 1925. Ho provveduto alle mie spese personali mediante un prestito bancario ". " E allora Pagina 103
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come avete potuto comperare un'automobile da 20 ooo marchi? ", replicò l'agente delle tasse. Hitler rispose che anche per questo aveva avuto un prestito bancario. In tutte le sue denunce di reddito egli indicava come sua professione quella dello " scrittore " e come tale cercava di mettere una gran parte dei suoi redditi sul conto spese; di certo, egli sapeva come gli scrittori in ogni paese procedono, a tale riguardo. La sua prima dichiarazione di reddito per il terzo trimestre del 1925 accusava un reddito lordo di 11 231 marchi, da cui si dovevano detrarre spese professionali per 6540 marchi e interessi pagati per i prestiti contratti per 2245 marchi, sicché il reddito netto tassabile si riduceva a 2446 marchi. In tre pagine dattiloscritte, Hitler giustificò la forte detrazione per le spese professionali, affermando che sebbene una gran parte di queste apparisse dovuta alle sue attività politiche, tale lavoro gli forniva il materiale di cui abbisognava come scrittore politico, e contribuiva anche ad aumentare la vendita del suo libro. Senza la mia attività politica il mio nome sarebbe rimasto sconosciuto e mi sarebbe mancato il materiale necessario per scrivere un'opera politica... Pertanto nel mio caso di scrittore politico, le spese per la mia attività politica, condizione necessaria della mia stesLa via verso il potere (1925-1931) 147 sa professione di scrittore e anche garanzia del suo successo finanziario, non possono essere considerate come soggette a tassazione... L'Ufficio delle Imposte può constatare che dei proventi del mio libro in questo periodo solo una minima parte è stata spesa per me stesso; non ho in nessun posto, proprietà o altri beni redditizi che io possa dire miei *. Riduco al necessario i miei bisogni personali al punto da rinunciare completamente all'alcool e al tabacco; prendo i miei pasti nei ristoranti più modesti, e a parte la minima spesa per la pigione della mia abitazione, non faccio spese che non possano essere messe a carico di quelle che mi si impongono quale scrittore politico... Anche l'automobile per me è solo un mezzo. Essa mi permette solo di compiere il mio lavoro giornaliero8. L'Ufficio delle Finanze concesse solo metà della riduzione delle tasse. Allora Hitler ricorse alla Commissione di revisione, che però confermò l'accertamento originario. Cosf soltanto la metà della defalcazione fu riconosciuta dal fisco. Egli protestò, ma pagò. Il reddito lordo denunciato dal capo nazista agli effetti delle tasse corrispondeva con una certa esattezza ai diritti d'autore riscossi per Mein Kampf: 19843 marchi nel 1925; 15903 marchi nel 1926; 11494 marchi nel 1927; ii 818 marchi nel 1928; 15448 marchi nel 1929. Dato che gli editori erano soggetti al controllo dell'Ufficio delle Imposte, Hitler non poteva denunciare senza pericolo un reddito inferiore ai diritti d'autore. Ma le altre fonti del reddito? Esse non figurarono mai. È noto che Hider chiedeva e otteneva compensi elevati per i molti articoli che scriveva in quei giorni per la misera stampa nazista. Negli ambienti del partito si mormorava molto per quel che Hitler costava. Tutti questi proventi non figuravano nella dichiarazione per le tasse di Hitler. Negli ultimi anni venti alcuni grandi industriali bavaresi e renani cominciarono a far affluire denaro nel partito, attratti dall'opposizione del suo capo ai marxisti e ai sindacati. Fritz Thyssen, capo del trust tedesco dell'acciaio (Vereinigte Stahlwerke, cioè Acciaierie riunite), e Emil Kirdorf, re del carbone della Ruhr, contribuirono con cospicue somme. Spesso il denaro veniva consegnato direttamente a Hitler. Così probabilmente non si saprà mai quanto egli abbia trattenuto per sé. Però il suo tenore di vita negli ultimi pochi anni che precedettero il cancellierato fa pensare che non tutto il denaro da lui ricevuto dai finanziatori venisse versato nelle casse del partito. Certamente, egli dal 1925 al 1928 si lagnò per le difficoltà che il pagamento delle imposte sul reddito gli procurava; era continuamente in mora e chiedeva sempre nuovi rinvii. Nel settembre del 1926 scrisse all'Ufficio delle Imposte: " Sul momento non sono in grado di pagare le tasse; per far fronte aUe mie spese di sussistenza ho dovuto contrarre un prestito ". In seguito affermò che in quel periodo " aveva vissuto per anni di mele tirolesi ". " Sono incredibili, disse, - le economie che dovemmo fare. Ogni marco risparmiato era per il partito ". E, sempre tra il 1925 e il 1928, egli fece presente all'esattore delle tasse che stava affondando nei debiti. Nel 1926 denunciava spese per 31 209 marchi, contro un reddito di 15 903 mar* II corsivo, in questa dichiarazione, è di Hitler. 148
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt chi, dichiarando che il deficit era stato coperto da nuovi " prestiti bancari ". Poi, nel 1929, sebbene il suo reddito dichiarato fosse considerevolmente inferiore a quello del 1925, la voce " interessi per i prestiti o somme spese per estinguerli ", scomparve miracolosamente una volta per tutte dalle sue denunce di reddito. Come notò il professor Hale, sulle cui ricerche si basa quanto ho ora esposto, " un miracolo finanziario si era verificato, e il Fùhrer aveva cancellato i suoi debiti " '. È doveroso riconoscere che Hitler non sembrò mai dare molta importanza al denaro se ne aveva abbastanza per condurre una vita confortevole, senza dover affaticarsi per raccogliere compensi e stipendi. A ogni modo a partire dal 1930, quando i diritti d'autore per il suo libro si triplicarono improvvisamente rispetto all'anno precedente raggiungendo una cifra equivalente a oltre sette milioni di lire all'incirca, e il denaro cominciò ad affluire dai grossi affari, qualsiasi preoccupazione finanziaria che egli potesse aver avuto era per sempre finita. Ormai poteva dedicare tutte le sue potenti energie e tutte le sue doti all'adempimento del proprio destino. Era giunto il tempo per la corsa finale verso il potere, verso la dittatura su di una grande nazione. La grande crisi del 1929 e il nazismo. La crisi economica verso la fine del 1929 si propagò nel mondo come un grande incendio e diede a Hitler un'occasione da cui egli trasse il massimo vantaggio. Come molti grandi rivoluzionari, egli potè prosperare solo perché i tempi erano calamitosi: dapprima, quando le masse erano disoccupate, affamate e disperate, poi quando la guerra le ebbe avvelenate. Ma sotto un altro aspetto, egli fra i rivoluzionari della storia fu unico nel suo genere. Volle fare la " sua " rivoluzione solamente dopo aver conquistato il potere politico. Per scalare lo Stato non doveva esservi una rivoluzione. Lo scopo doveva esser raggiunto mediante il mandato degli elettori o con il consenso dei governanti della nazione - in breve: con mezzi costituzionali. Per raccogliere voti, bastava a Hitler sfruttare l'occasione offerta dai tempi, che ancora una volta, nei primi anni del '30, videro il popolo tedesco precipitare nella disperazione; per ottenere l'appoggio di coloro che stavano al potere, egli doveva convincerli che solo lui era in grado di salvare la Germania dalla situazione disastrosa in cui era piombata. Al raggiungimento di questo doppio obiettivo, l'astuto e audace capo nazista si consacrò con rinnovate energie negli anni turbolenti compresi tra il 1930 e il 1933. Retrospettivamente può dirsi che gli stessi eventi, oltre che la debolezza e la confusione di un gruppo di uomini legati dal giuramento alla difesa leale della repubblica democratica da essi governata, fecero il gioco di Hitler. Ma tutto ciò non era prevedibile all'inizio del 1930. Il 3 ottobre 1929 moriva Gustav Stresemann. Si era logorato nell'intenso lavoro da lui svolto come ministro degli Esteri durante i sei anni preLa via verso il potere (1923-1931) 149 cedenti per riportare la Germania sconfitta al rango di una grande potenza e per assicurare al popolo tedesco una stabilità politica ed economica. I suoi successi erano stati prodigiosi. Era riuscito a far entrare la Germania nella Società delle Nazioni, aveva concordato il piano Dawes e il piano Young che riducevano le riparazioni a una somma facilmente pagabile dalla Germania e nel 1925 era stato uno dei principali artefici del patto di Locamo che aveva dato per la prima volta la tranquillità, per almeno una generazione, ai popoli dell'Europa occidentale, fiaccati dalla guerra e dominati dalla discordia. Nell'ottobre del '29, tre settimane dopo la morte di Stresemann, a Wall Street crollava la borsa valori. Le ripercussioni in Germania furono immediate e catastrofiche. Le basi della prosperità tedesca erano state i prestiti esteri, principalmente quelli americani, e il commercio internazionale. Quando il flusso dei nuovi prestiti si arrestò e s'impose l'estinzione di quelli antichi, la struttura finanziaria tedesca non potè resistere allo sforzo. Il commercio mondiale ebbe una flessione in seguito alla crisi economica generale e la Germania non fu più in grado di pareggiare con le esportazioni le principali importazioni di quelle materie prime e di quei viveri di cui necessitava. Senza esportazione, l'industria tedesca non poteva mantenere in attività le sue grandi attrezzature, e dal '29 al '32 la sua produzione scese quasi alla metà. Milioni di esseri umani rimasero senza lavoro. Migliaia di piccole imprese crollarono. Nel maggio del 1931 falliva la più grande banca austriaca, la Kreditanstalt, seguita il 13 luglio da una delle principali banche tedesche, la Darmstàdter una Nationalbank, il che costrinse il governo di Berlino a chiudere temporaneamente tutte le banche. Nemmeno l'iniziativa del presidente Hoover, di concedere una moratoria per tutti i debiti di guerra, riparazioni tedesche incluse, moratoria entrata in vigore il 6 luglio 1931, valse ad arginare la marea. L'intero mondo Pagina 105
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt occidentale sembrava percosso da forze che i suoi dirigenti non sapevano capire e che sentivano superiori a ogni controllo umano. Com'era possibile che d'un tratto, in mezzo a tale abbondanza si manifestasse tanta miseria, tanta sofferenza umana? Hitler aveva predetto la catastrofe, ma non ne aveva compreso le cause più degli altri uomini politici; forse la sua comprensione era inferiore a quella di molti perché ignorava le scienze economiche e ad esse nemmeno si interessava. Ma non ignorava di certo, e molto lo interessavano, le favorevoli occasioni che la depressione economica a un tratto gli offriva. La miseria del popolo tedesco che meno di dieci anni prima era stato rovinato dalla svalutazione del marco, non suscitava la compassione di Hitler. Al contrario, nei giorni più neri di quel periodo, quando le fabbriche erano silenziose, quando la cifra ufficiale dei disoccupati superò i sei milioni e in ogni città del paese le code per il pane si estendevano lungo isolati interi, egli potè scrivere nella stampa nazista: " Mai, in tutta la mia vita, mi sono sentito cosi ben disposto e intcriormente contento, come in questi giorni. La dura realtà ha infatti aperto gli occhi a milioni di tedeschi sulle frodi inaudite, sulle menzogne e i tradimenti dei marxisti, di questi ingannatori del Popolo "10. Le sofferenze dei suoi compagni tedeschi non erano qualcosa con 150 Trionfo e consolidamento cui si poteva simpatizzare perdendo il proprio tempo, ma qualcosa da trasformare immediatamente e a sangue freddo in una base politica per realizzare le proprie ambizioni. Hitler si accinse a questa impresa verso la fine dell'estate del 1930. Hermann Mùller, ultimo cancelliere socialdemocratico della Germania e capo dell'ultimo governo basato su una coalizione dei partiti democratici della Repubblica di Weimar, aveva dato le dimissioni nel marzo 1930, a causa di una disputa tra i partiti circa i fondi di assicurazione per i disoccupati. Gli era successo il capo parlamentare del partito cattolico di centro, Heinrich Briining, che durante la guerra si era meritata la Croce di Ferro come capitano di una compagnia di mitraglieri, e che al Reichstag, con le sue vedute sobrie e conservatrici, aveva attratto favorevolmente l'attenzione dell'esercito e in particolare quella di un ufficiale allora sconosciuto al popolo tedesco, il generale Kurt von Schleicher. Vano, abile e ambizioso " ufficiale da tavolino ", già noto ai circoli militari come un intrigante pieno d'ingegno ma privo di scrupoli, Kurt von Schleicher aveva suggerito al presidente Hin-denburg il nome di Briining. Benché, forse, egli non se ne rendesse del tutto conto, il nuovo cancelliere era il candidato dell'esercito. Uomo di eccellenti doti personali, disinteressato, onesto, modesto, scrupoloso, piuttosto austero, Briining sperò di restaurare in Germania un governo parlamentare stabile, tanto da salvare la patria dal precipizio e dal caos politico. La tragedia di questo ben intenzionato patriota democratico fu che proprio nel cercare di venire a tanto, egli scavò involontariamente la fossa alla democrazia tedesca, spianando il terreno per l'avvento di Hitler. Non riuscendo a ottenere la maggioranza nel Reichstag per far approvare alcuni provvedimenti contemplati dal suo programma finanziario, Brùning chiese a Hindenburg di applicare l'art. 48 della costituzione e di far passare un suo progetto di legge sulle finanze mediante un decreto presidenziale, in base ai poteri d'emergenza. Il Reichstag contrattaccò votando una mozione per la revoca del decreto. Il governo parlamentare stava per cedere proprio quando la depressione economica esigeva un regime forte. Per trovare una via d'uscita, Brùning nel luglio del 1930 chiese al presidente di sciogliere il Reichstag. Furono indette nuove elezioni per il 14 settembre. Come da nuove elezioni Briining potesse attendersi una maggioranza parlamentare stabile, questa è una domanda alla quale non potrà mai esser data risposta. Ma Hitler si rese subito conto che per lui la buona occasione era giunta, prima di quanto si aspettasse. Messo a così dura prova, il popolo esigeva che si cercassero rimedi alla sua penosa situazione. Milioni di disoccupati chiedevano lavoro. I negozianti volevano degli aiuti. Circa quattro milioni di giovani che dal tempo delle ultime elezioni avevano raggiunto ora l'età di votare, chiedevano un futuro con prospettive che assicurassero loro almeno i mezzi di sussistenza. Con una travolgente propaganda, Hitler offrì a tutti questi milioni di scontenti ciò La via verso il potere (iy2j-i$ji) 151 che alla loro miseria sembrò già una speranza. Egli avrebbe fatto nuovamente forte la Germania, si sarebbe rifiutato di pagare le riparazioni, avrebbe denunciato il trattato di Versailles, avrebbe posto fine alla corruzione e Pagina 106
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt piegato i magnati della finanza (specie se ebrei), avrebbe provveduto affinchè a ogni tedesco non mancasse lavoro e pane. Questo appello non poteva non fare effetto sui disperati e gli affamati in cerca non solo di aiuto ma anche di una nuova fede e di nuovi idoli. Il successo fu tale che quando la notte del 14 settembre 1930 Hitler conobbe i risultati delle elezioni, ne fu lui stesso sorpreso, giacché superavano le sue speranze. Due anni prima il suo partito aveva raccolto 81 o ooo voti, ottenendo 12 seggi al parlamento. Questa volta egli contava di quadruplicare il numero dei voti nazisti, assicurandosi forse cinquanta seggi. Invece il 14 settembre i voti dati al NSDAP salirono a 6409 600, dando al partito 107 seggi al Reichstag e facendo passare tale partito, dal nono al secondo posto in parlamento. Mentre era stato il partito più piccolo, ora era diventato uno dei maggiori. All'altro estremo, anche i comunisti avevano segnato un progresso: i 3 265 ooo voti del 1928 divennero 4 592 ooo, sicché la loro rappresentanza al Reichstag salf da 54 a 77 deputati. Eccetto il Centro cattolico, i partiti moderati delle classi medie persero più di un milione di voti, e lo stesso avvenne per i socialdemocratici malgrado l'afflusso alle urne di quattro milioni di nuovi elettori. I voti dati alla destra nazionalista di Hugenberg, sce-sero da quattro a due milioni di voti. Era chiaro che i nazisti avevano acquistato milioni di aderenti, togliendoli agli altri partiti delle classi medie ed era anche evidente che d'ora in poi sarebbe stato più che mai difficile, per Brii-ning e per chiunque altro, disporre di una maggioranza stabile al Reichstag. Ma senza una tale maggioranza, la Repubblica come avrebbe potuto sopravvivere? L'indomani delle elezioni del 1930, questo problema divenne di estremo interesse per i due pilastri della nazione, l'esercito e il mondo dei grandi industriali e finanzieri, i cui dirigenti non avevano mai realmente considerato la Repubblica se non come un infortunio transitorio della storia tedesca. Incoraggiato dal successo alle urne, Hitler portò la sua attenzione su quei due potenti gruppi proponendosi di guadagnarli a sé. Come abbiamo visto, a Vienna, molto tempo prima, dalla tattica usata dal borgomastro Karl Lue-ger egli aveva imparato a riconoscere l'importanza di avere dalla propria parte " le potenti istituzioni già esistenti ". Un anno prima, il 15 marzo 1929, Hitler aveva tenuto a Monaco un discorso in cui si era rivolto all'esercito, esortandolo a rivedere il suo atteggiamento ostile verso il nazionalsocialismo e l'appoggio da esso concesso alla Repubblica. Il futuro non è dei partiti della distruzione, bensì dei partiti che portano in sé la forza del popolo, che sono preparati e desiderano associarsi all'esercito per aiutarlo, un giorijz Trionfo e consolidamento no, a difendere gli interessi del popolo. Invece vediamo tuttora ufficiali del nostro esercito che si tormentano col problema della misura in cui si può andare d'accordo con la socialdemocrazia. Ma, miei cari signori, credete realmente di aver qualcosa in comune con una ideologia che tende alla dissoluzione di tutto quello che costituisce la base d'esistenza di un esercito? Fu, quella, un'abile mossa per ottenere l'appoggio degli ufficiali dell'esercito, che, com'era convinzione di molti di loro e come ora Hitler ripeteva per la centesima volta, erano stati pugnalati alla schiena e traditi proprio da quella Repubblica che adesso essi stavano sostenendo e che dimostrava anche di non avere nessuna simpatia per la casta militare e per tutto ciò che essa rappresentava. E con parole profetiche per quel che un giorno lui stesso avrebbe fatto, egli ricordò agli ufficiali il destino che li aspettava se i marxisti avessero vinto i nazisti. Disse che, qualora ciò fosse accaduto, Voi potrete ben scrivere: " Fine dell'esercito tedesco ". Perché allora, signori, dovrete definitivamente politicizzarvi... Potrete divenire i boia del regime e commissari politici, e se non filate diritto, le vostre mogli e i vostri figli finiranno dietro le sbarre di un carcere. E se continuerete a non filare diritto, sarete cacciati via e forse anche messi al muro... ". Relativamente poche furono le persone che ascoltarono il discorso, ma allo scopo di farlo conoscere negli ambienti militari il " Vblkischer Beo-bachter " lo pubblicò integralmente in una edizione speciale dedicata alle forze armate. Inoltre esso fu ampiamente commentato nelle colonne del " Deutscher Wehrgeist ", periodico mensile nazista dedicato ai problemi militari, di recente pubblicazione. L'esercito nel 1927 aveva proibito il reclutamento di nazisti tra i 100 ooo Pagina 107
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt uomini della Reichswehr e aveva persine vietato la loro assunzione come civili negli arsenali e nella sussistenza. Ma al principio del 1930 apparve evidente che la propaganda nazista si faceva strada nell'esercito, specialmente fra i giovani ufficiali. Molti di essi erano attratti non soltanto dal fanatico nazionalismo di Hitler, ma anche dalla prospettiva, da lui messa avanti, di un esercito reintegrato nella sua antica gloria e grandezza, il quale avrebbe offerto loro quelle possibilità di ascendere ai più alti gradi che erano inesistenti in un piccolo esercito come l'attuale. L'infiltrazione nazista nei servizi militari assunse tali proporzioni da costringere il generale Groener, ora ministro della Difesa, ad emanare, il 22 gennaio 1930, un ordine che ricordava un analogo monito fatto all'esercito dal generale von Seeckt sette anni prima, alla vigilia del putsch della birreria. Disse che i nazisti erano avidi di potere. " Essi, perciò, circuiscono la Wehrmacht. Al fine di servirsene per gli scopi politici del loro partito, essi tentano di confonderci, facendoci credere che i nazionalsocialisti rappresentano l'unica forza veramente nazionale ". Il generale Groener chiedeva ai militari di astenersi dalla politica e di " servire lo Stato ", tenendosi lontani dalle lotte di partito. Ma poco dopo risultò che vi erano dei giovani ufficiali della Reichswehr i quali non si astenevano affatto dal fare della politica nazista, cosa che pròLa via verso il potere (1923-1931) 153 vocò scalpore in Germania, dissensi negli alti gradi dell'esercito e molta soddisfazione in campo nazista. Nella primavera del 1930, tre giovani tenenti della guarnigione di Ulm, Ludin, Scheringer e Wendt, furono arrestati sotto l'imputazione di aver diffuso dottrine naziste nell'esercito e di aver tentato di convincere gli altri ufficiali a non far fuoco sui ribelli, nel caso di una rivolta armata nazista. Ciò costituiva un alto tradimento, ma il generale Groener, non volendo render pubblico il fatto che nell'esercito covava il tradimento, cercò di soffocare la faccenda, facendo sì che gli accusati venissero giudicati da un tribunale militare per semplice infrazione della disciplina. Questo suo piano fallì a causa della spavalderia del tenente Scheringer, il quale fece uscire di nascosto un articolo incendiario sul " Vòlkischer Beo-bachter ". Così una settimana dopo il successo nazista nelle elezioni del settembre 1930, i tre tenenti furono citati in giudizio alla Corte Suprema di Lipsia per rispondere dell'accusa di alto tradimento. Fra i loro difensori vi erano due promettenti avvocati nazisti: Hans Frank e il dottor Cari Sack*. Ma alla ribalta di questo processo non stavano gli accusati e nemmeno i loro difensori, bensì Adolf Hitler, citato da Frank come testimone. Il suo apparire rappresentava un rischio calcolato. Per lui sarebbe stato imbarazzante sconfessare i tre tenenti, le cui attività provavano il diffondersi dei sentimenti nazisti nell'esercito, cosa che Hitler, naturalmente non intendeva scoraggiare. Però era altrettanto imbarazzante che gli sforzi fatti dai nazisti per sovvertire le forze armate venissero alla luce. E l'accusa, mossa al partito nazista, di essere una organizzazione rivoluzionaria intenta a rovesciare il governo con la forza, non giovava per nulla alla tattica attualmente seguita da Hitler. Per respingere tale accusa, Hitler si accordò con Frank per presentarsi come testimone a discarico. In realtà l'obiettivo di Hitler era assai più importante. Nella sua qualità di capo di un movimento che proprio allora aveva riportato uno sbalorditivo trionfo popolare alle urne, egli voleva convincere l'esercito, e in particolare gli alti ufficiali, che il nazionalsocialismo, lungi dal costituire un pericolo per la Reichswehr, come poteva far supporre il caso dei subalterni nazisti implicati nella faccenda, ne era la salvezza e quella della Germania. Da questo foro nazionale offertogli dal banco dei testimoni, Hitler fece sfoggio di tutte le sue doti oratorie e del suo sottile senso della strategia politica. Che la sua magistrale esposizione fosse disseminata di mistificazioni, pochi in Germania sembrarono accorgersene, persine tra i generali. Mellifluamente Hitler assicurò la corte (e gli ufficiali dell'esercito) che né le SA né il partito facevano guerra all'esercito. Egli dichiarò: " II mio punto di vista è sempre stato che ogni tentativo di prendere il posto dell'esercito è pura follia. Nessuno di noi ha il minimo interesse a soppiantare l'esercito... Quando verremo al potere, faremo si che da ciò che oggi è la Reichswehr sorga un grande esercito del popolo tedesco ". * Entrambi finirono la loro vita sulla forca: Sack, per aver preso parte all'attentato contro Hitler del 20 luglio 1944, e Frank per i crimini perpetrati in Polonia in nome del Fuhrer. Pagina 108
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Trionfo e consolidamento E alla corte (e ai generali) egli ripetè, che il partito nazista cercava di conquistarsi il potere con mezzi esclusivamente costituzionali e che i giovani ufficiali erano in errore se si aspettavano una rivolta armata. HITLER II nostro movimento non ha bisogno della forza. Verrà un tempo nel quale la nazione germanica conoscerà le nostre idee; allora trentacinque milioni di tedeschi mi seguiranno. Una volta in possesso dei diritti costituzionali, daremo allo Stato la forma che riteniamo essere la migliore. PRESIDENTE DELLA CORTE Anche questo con mezzi costituzionali? HITLER Sf. Ma Hitler, benché si rivolgesse soprattutto all'esercito e agli altri elementi conservatori tedeschi, doveva tener conto dello spirito rivoluzionario dei suoi compagni di partito. Non poteva abbandonarli come aveva fatto coi tre accusati. Così colse subito l'occasione che gli si offri quando il presidente della corte si richiamò a quel che Hitler aveva detto nel 1923, un mese prima del putsch fallito, parlando di " teste che cadranno nella sabbia ". Il capo nazista oggi rinnegava forse tali parole? Hitler rispose: Posso assicurarvi che, se il movimento nazionalsocialista avrà la vittoria in questa lotta, vi sarà anche un tribunale nazionalsocialista. Allora la rivoluzione del novembre 1918 sarà vendicata e molte teste cadranno! I2. Nessuno può negare che Hitler abbia dunque avvertito su quel che intendeva fare una volta giunto al potere. Ma il pubblico dell'aula sembra che accogliesse con gioia quelle parole di minaccia, perché applaudì a lungo e clamorosamente. Il presidente fece sospendere la seduta, ma né lui, né il pubblico ministero trovarono da ridire su quella dichiarazione: dichiarazione che figurò in termini sensazionali nei titoli dei giornali di tutta la Germania e in molti giornali stranieri. Nell'eccitazione suscitata dalle parole di Hitler, il caso fu perduto di vista nei suoi aspetti concreti. I tre giovani ufficiali, sconfessati nel loro zelo per il nazionalsocialismo proprio dal capo supremo del nazionalsocialismo, furono giudicati colpevoli di cospirazione per alto tradimento ed ebbero la mite condanna di diciotto mesi di arresti in fortezza nella Germania repubblicana, sentenze severe per reati del genere erano riservate a coloro che difendevano la Repubblica *. Il settembre del 1930 segnò una svolta sulla via che stava conducendo irresistibilmente i tedeschi verso il Terzo Reich. Lo sbalorditivo successo riportato dal partito nazista nelle elezioni nazionali convinse non soltanto milioni di comuni cittadini, ma anche molti capi dell'industria e dell'esercito, che forse si trattava di un'ondata tale da non poter essere più fermata. Essi potevano non amare il demagogismo del partito e la sua volgarità, ma non * II tenente Scheringer, amareggiato da quello che egli giudicava un tradimento di Hitler, mentre era ancora in prigione usci dal partito nazista e divenne un ardente comunista. Al pari di tanti altri che ostacolarono Hitler, fu messo in lista per essere eliminato nella " purga " del 30 giugno 1934, ma riuscì a scampare, e visse abbastanza a lungo per poter vedere la fine di Hitler. Il tenente Ludin rimase un fanatico nazista, fu eletto al Reichstag nel 1932, divenne ufficiale superiore delle SA e delle SS e fu ministro tedesco nel governo fantoccio della Slovacchia, dove venne arrestato al momento della liberazione; fu poi giustiziato dai cecoslovacchi. La via verso il potere (1925-1931) 155 potevano disconoscere che esso risvegliava anche gli antichi sentimenti del patriottismo e del nazionalismo tedesco, tanto soffocati durante i primi dieci anni della Repubblica. Il nazionalsocialismo prometteva di tener lontano il popolo tedesco dal comunismo, dal socialismo, dal sindacalismo e infine da tutte le inutilità della democrazia. Soprattutto esso si era propagato come un incendio per tutto il Reich. Era un successo. Per questo, e per le assicurazioni date pubblicamente all'esercito al processo di Lipsia, alcuni tra i generali cominciarono a chiedersi se proprio il nazionalsocialismo non fosse ciò che occorreva per unificare il popolo, per restaurare l'antica Germania, per ridare nuova grandezza e potenza all'esercito e per mettere la nazione in condizione di liberarsi dalle umilianti pastoie del trattato di Versailles. I generali si erano compiaciuti della risposta data da Hitler al presidente della corte suprema, quando questi gli aveva chiesto che cosa esattamente intendesse nel parlare di " rivoluzione nazionale tedesca ". " Essa significa unicamente la riscossa della nazione tedesca dall'asservimenlo in cui oggi si trova, - aveva detto Hitler. - La Germania ha i piedi e le mani legati dai trattati di pace... I nazionalsocialisti non Pagina 109
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt considerano questi trattati come delle leggi, ma come qualcosa di imposto alla Germania con la forza. Non possiamo ammettere che le future generazioni, del tutto innocenti, ne abbiano a portare il peso. La nostra protesta con ogni mezzo contro tali trattati ci porta sul sentiero della rivoluzione ". Questo era anche il punto di vista del corpo degli ufficiali. Alcuni dei suoi principali esponenti avevano criticato aspramente il ministro della Difesa, generale Groener, per aver permesso che i tre subalterni venissero processati dalla corte suprema. Il generale Hans von Seeckt, recentemente deposto dalla carica di comandante in capo, e generalmente considerato come il genio del dopoguerra dell'esercito tedesco e come il degno successore di Scharnhorst e di Gneisenau, si lagnò con Groener perché il processo di Lipsia aveva indebolito lo spirito di solidarietà tra gli ufficiali. Il colonnello Lud-wig Beck, che presto doveva divenire capo di Stato maggiore e in seguito un personaggio ancor più importante in tutta questa storia, ma che nel 1930 comandava semplicemente il 5° reggimento di artiglieria a Ulm, reggimento dal quale provenivano i tre tenenti, non solo protestò energicamente presso i suoi superiori per il loro arresto, ma a Lipsia testimoniò in loro difesa. Chiuso il processo, dopo il discorso di Hitler i generali si sentirono meglio disposti verso quel movimento nel quale prima avevano visto una minaccia per l'esercito. A Norimberga il generale Alfred Jodl, capo delle operazioni del comando supremo delle forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale, metterà in rilievo proprio ciò che le dichiarazioni fatte a Lipsia dal capo nazista avevano significato per il corpo degli ufficiali, ossia che i vecchi ufficiali fino a quel momento avevano creduto che Hitler tentasse di minare l'esercito, ma che ormai si sentivano rassicurati. Lo stesso generale von Seeckt, dopo esser stato eletto deputato al Reichstag nel 1930, per un certo periodo di tempo si alleò apertamente con Hitler, e nelle elezioni presi-
156 Trionfo e consolidamento deliziali del 1932 indusse la sorella a dare il proprio voto a Hitler invece che al suo vecchio capo, Hindenburg. Cosi cominciò a determinarsi e a palesarsi quella cecità politica degli ufficiali dell'esercito germanico, che alla fine risultò tanto fatale per loro. Ma non inferiore a quella dei generali fu l'inettitudine politica dei magnati dell'industria e della finanza. Essi furono portati all'errata convinzione che se offrivano cospicue somme a Hitler, questi si sarebbe dimostrato riconoscente e, una volta conquistato il potere, avrebbe acceduto alle loro richieste. Molti di loro che negli anni '20 avevano considerato Hitler come un volgare parvenu, dopo la sensazionale vittoria nazista alle urne del 1930 cominciarono ormai a pensare che egli avrebbe potuto prendere sotto controllo la Germania. Walther Punk testimoniò a Norimberga: "Nel 1931, i miei amici industriali e io eravamo convinti che il partito nazista sarebbe venuto al potere in un futuro non molto lontano ". Nell'estate di quell'anno, Punk, ometto grasso dagli occhi furbi e con un viso che sempre ricordava, a chi scrive, quello di una rana, rinunciò al suo redditizio impiego di direttore di uno dei principali giornali finanziari della Germania, la " Borsenzeitung ", si iscrisse al partito nazista e divenne l'anello di congiunzione fra tale partito e un certo numero di importanti uomini d'affari. Come ebbe poi a spiegare a Norimberga, molti fra i suoi amici industriali, specie i più notevoli esponenti dei grandi consorzi minerari della Re-nania, l'avevano sollecitato a unirsi al movimento nazista " allo scopo di indurre il partito a assecondare la linea seguita dall'iniziativa privata ". A quel tempo, i dirigenti del partito avevano idee completamente contraddittorie e confuse in fatto di economia politica. Cercai di assolvere la mia missione col dare personalmente al Fiihrer e al partito la sensazione che come elementi basilari della politica economica del partito dovevano esser riconosciuti l'iniziativa privata, la fiducia in sé dell'uomo d'affari, il potere creativo della libera impresa, ecc. Durante le sue conversazioni con me e coi capi dell'industria, O Fiihrer spesso sottolineò che egli era nemico di una economia di Stato e della cosiddetta " economia pianificata " e che considerava la libera iniziativa e la concorrenza come elementi assolutamente necessari per raggiungere il massimo livello nella produzione ". Come ebbe a dire il suo futuro presidente della Reichsbank e ministro dell'Economia, Hitler aveva cominciato a incontrarsi con gli esponenti della finanza tedesca dicendo loro più o meno ciò che essi desideravano udire. Al Pagina 110
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt partito occorrevano somme rilevanti per il finanziamento della campagna elettorale, per le spese richieste dalla diffusione e intensificazione della propaganda, per pagare i mensili di centinaia di impiegati a pieno orario e per mantenere le armate private delle SA e delle SS, le quali alla fine del 1930 contavano più di centomila uomini - una forza superiore a quella della Reichswehr. Se i banchieri e gli industriali non erano le sole fonti finanziarie del partito - perché questo aveva rilevanti proventi anche dalle quote di iscrizione, dai contributi, dalla raccolta di fondi, dalla vendita dei giorLa via verso il potere (1925-1931) 157 nali, periodici e libri nazionalsocialisti - essi costituivano però la fonte maggiore. E quanto più denaro essi davano ai nazisti, tanto meno ne toccava agli altri partiti conservatori che fino allora essi avevano sostenuto. Otto Dietrich, capo dell'ufficio stampa, prima del partito e poi del Reich, riferisce che " nell'estate del 1931 il Fùhrer decise improvvisamente di concentrare le sue energie per coltivare in modo sistematico le relazioni con i più influenti magnati dell'industria " ". Chi erano questi magnati? La loro identità era un segreto di stretta pertinenza dei circoli più vicini al Fùhrer. Il partito era costretto a destreggiarsi su due fronti. Doveva permettere a Strasser, Goebbels e allo strano Feder di adescare le masse con la parola d'ordine del " socialismo " autentico del nazionalsocialismo, nemico dei baroni dell'oro. Dall'altro lato, si dovevano indurre coloro che disponevano di ampi mezzi a fornire il denaro necessario per mantenere in efficienza il partito. Dietrich dice che nella seconda metà del 1931 " Hitler attraversò la Germania in lungo e in largo, ed ebbe colloqui privati con le personalità più eminenti del mondo degli affari ". Alcuni di questi incontri erano avvolti da una estrema segretezza, fino ad essere tenuti " nella radura di qualche foresta solitària ". Dietrich aggiunge: " Per noi la segretezza era assolutamente necessaria; alla stampa non si doveva fornire l'occasione di far del male. Per questo, avemmo successo ". La politica nazista aveva dunque un corso a zig-zag piuttosto comico. Un giorno, alla fine del 1930, Strasser, Feder e Frick presentarono al Reichstag, in nome del partito nazista, un progetto di legge concernente un limite del 4 per cento da applicarsi a tutti i tassi di sconto, l'espropriazione delle proprietà azionarie " dei magnati della banca e della borsa valori " nonché quella, senza risarcimento, dei beni di " tutti gli ebrei orientali ", e la nazionalizzazione delle grandi banche. Hitler inorridì. Questo non era solamente bolscevismo, ma anche il suicidio economico del partito nazista. Perentoriamente, ordinò al partito di ritirare la proposta. I comunisti allora presentarono parola per parola la medesima proposta, e Hitler ingiunse al suo partito di votare contro. Dagli interrogatori subiti da Funk dopo la guerra nel carcere di Norim-berga è risultato chi furono alcuni degli influenti magnati industriali avvicinati da Hitler. Emil Kirdorf, barone del carbone, nemico feroce dei sindacati, che aveva il controllo sui fondi segreti da usare per scopi politici, noti come il " tesoro della Ruhr ", raccolti dai dirigenti dell'industria mineraria della Germania occidentale, era stato " sedotto " da Hitler al congresso del partito nel 1929; Fritz Thyssen, capo del trust dell'acciaio, che visse per pentirsi della sua follia e per scrivere su di essa un libro dal titolo Pagai Hitler, fu uno dei primi sovvenzionatori. Egli aveva conosciuto il capo nazista a Monaco nel 1923 e, trascinato dalla sua eloquenza, per mezzo di Lu-dendorff aveva subito fatto un primo dono di centomila marchi-oro all'allora quasi ignoto partito nazista. Insieme a Thyssen vi fu Albert Vogler, un'altra potenza delle Vereinigten Stahlwerke. 158 Trionfo e consolidamento In effetti, gli interessi delle imprese del carbone e dell'acciaio furono le sorgenti principali dei fondi che gli industriali, nel periodo compreso fra il 1930 e il 1933, fornirono a Hitler per aiutarlo a superare gli ultimi ostacoli che ancora si frapponevano tra lui e il potere. Ma Punk fece il nome di altre industrie e di altri consorzi i cui dirigenti ] non desideravano rimanere esclusi, nel caso che Hitler avesse finito col trionfare. Benché lunga, la lista è lungi dall'essere completa, a causa dello stato in cui si trovava la memoria di Punk quando fu processato a Norimb berga. Comunque essa comprende: Georg von Schnitzler, uno dei principali Pagina 111
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt | dirigenti della IG-Farben, il gigantesco consorzio chimico tedesco; August Rosterg e August Diehn, dell'industria della potassa (Punk parlò del " positivo atteggiamento verso il Fùhrer degli esponenti di questa industria "); Cuno, della società di navigazione Hamburg-America; gli industriali della lignite della Germania Întrale; gli interessi del gruppo Conti, della gomma; Otto Wolf, potenza industriale di Colonia; il barone Kurt von Schroder, banchiere, pure di Colonia, che doveva avere una parte centrale nella mossa finale che portò Hitler al potere; parecchie grandi banche, tra le quali la Deutsche Bank, la Commerz una Privai 'Bank, la Dresdner Bank, la Deutsche Kreditgesellschaft; la più importante società d'assicurazione tedesca, VAl-lianz. Wilhelm Keppler, uno dei consiglieri economici di Hitler, seppe guadagnarsi un certo numero d'industriali tedeschi del Sud, e fondò anche una speciale associazione di uomini d'affari, devota al capo delle SS, Himmler, chiamata Circolo degli amici dell'economia (Freundeskreis der Wirtscbaft), in seguito nota come il Circolo degli amici del Reichsfiihrer SS, che raccolse milioni di marchi per questo singolare gangster, affinchè egli potesse perseguire le sue " ricerche " sulle origini ariane. Sin dagli inizi della sua carriera politica, Hitler era stato aiutato finanziariamente e anche socialmente da Hugo Bruckman, ricco editore di Monaco, e da Cari Bechstein, il noto fabbricante di pianoforti, le mogli dei quali dimostrarono una commovente simpatia per il promettente giovane capo nazista. Fu nel palazzo Bechstein a Berlino che Hitler s'incontrò per la prima volta con molti dirigenti del mondo degli affari e dell'esercito, e fu nello stesso palazzo che ebbero luogo alcune di quelle segrete riunioni decisive che alla fine dovevano condurlo al cancellierato. Ma non tutti gli uomini d'affari tedeschi saltarono sul carrozzone della banda dopo il successo elettorale nazista del 1930. Funk dice che l'importante gruppo dell'industria elettrica Siemens e AEG, e il re dei fabbricanti di munizioni, Krupp von Bohlen und Halbach, si tennero in disparte. Anzi, Thyssen nelle sue confessioni dichiara che Krupp " si oppose violentemente " a Hitler, e che sino alla vigilia della nomina di Hitler a cancelliere da parte di Hindenburg egli mise insistentemente in guardia il vecchio feldmaresciallo dal commettere una simile follia. Comunque, Krupp non tardò a " scorgere la luce " e, secondo le parole del pentito Thyssen, divenne rapidamente " un supernazista " ". La via verso il potere (1923-1931) 159 Perciò è evidente che nella sua corsa finale al potere Hitler ebbe sostegni finanziari considerevoli da una parte abbastanza vasta del mondo degli affari tedesco. Non si è potuto ancora stabilire in quale misura i banchieri e gli industriali effettivamente sovvenzionarono il partito nazista negli ultimi tre anni prima del gennaio 1933. Punk dice che probabilmente si trattò di non più di " un paio di milioni di marchi ". Thyssen stima invece le sovvenzioni a due milioni annui, aggiungendo che anche lui diede personalmente un milione di marchi. Ma a giudicare dalle grosse somme che il partito aveva a disposizione a quel tempo (anche se Goebbels si lamentava che esse non erano mai sufficienti) i contributi complessivi debbono aver certamente superato di molto queste cifre. Quel che di buono questi uomini del mondo degli affari, politicamente ingenui, dovevano fare in avvenire, apparirà dalla presente esposizione. Uno tra i più entusiasti a quel tempo - e uno dei più amaramente delusi in seguito - fu il dottor Schacht che, dimessosi da presidente della Reichsbank nel 1930 a causa della sua opposizione al piano Young, conobbe Gbring nello stesso anno e Hitler nel 1931, e nei due anni successivi dedicò tutte le sue considerevoli abilità affinchè fra il Fùhrer e i suoi amici banchieri e industriali si stabilissero sempre più stretti rapporti e Hitler si avvicinasse ancor più alla grande meta, al seggio di cancelliere. Nel 1932 questo mago dell'economia, le cui responsabilità per l'avvento del Terzo Reich e per i suoi primi successi sono risultate così gravi, scriveva a Hitler: " Non dubito affatto che gli attuali sviluppi non potranno che farvi divenire cancelliere... Il vostro movimento è guidato intrinsecamente da una così forte verità e necessità interna che la vittoria non può sfuggirvi ancora per lungo tempo... Non importa dove la mia opera potrà portarmi nel prossimo futuro; anche se un giorno dovreste vedermi imprigionato in una fortezza, potrete sempre contare su di me come vostro fedele sostenitore ". Una delle due lettere dalle quali sono prese queste frasi termina così: " Con un vigoroso Reti! " ". La " così forte verità " del movimento nazista di cui Hitler non aveva fatto mistero, consisteva nel proposito di cancellare qualsiasi libertà personale tedesca, compresa quella del dottor Schacht e degli uomini d'affari suoi amici, Pagina 112
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt qualora il partito fosse pervenuto al potere. Doveva passare un certo tempo prima che il geniale presidente della Reichsbank (egli doveva tornare ad essere tale sotto Hitler) e i suoi associati dell'industria e della finanza potessero rendersene conto. E poiché questa storia, come tutte le storie, è piena di una sublime ironia, non doveva passare molto tempo prima che il dottor Schacht risultasse essere un buon profeta non soltanto nei riguardi del cancellierato di Hitler ma anche del suo essere imprigionato, non in una fortezza, ma in un campo di concentramento, il che era peggio, e non come un " fedele sostenitore " di Hitler - in ciò si sbagliava - ma in opposta veste. All'inizio del 1931, Hitler aveva ormai riunito attorno a sé nel partito la piccola banda di uomini fanatici e senza scrupoli che doveva dargli mano 160 Trionfo e consolidamento nella sua corsa finale al potere e che, eccezion fatta di uno, gli sarebbe rimasta al fianco per aiutarlo a esercitare tale potere durante gli anni del Terzo Reich, mentre un altro di loro, il più legato al Fiihrer e forse il più abile e brutale del gruppo, non doveva sopravvivere tìsicamente al secondo anno del governo nazista. A quel tempo, cinque seguaci si distinguevano tra tutti gli altri. Erano Gregor Strasser, Rohm, Gò'ring, Goebbels e Frick. Alla fine del 1927 un'amnistia politica generale, che i partiti di destra appoggiati dai comunisti avevano fatto votare al Reichstag, permise a Gbring di rientrare in Germania. Espulso dalla sua patria per aver partecipato al putsch del 1923, egli aveva trascorso gran parte del periodo di esilio in Svezia. Curato per intossicazione da narcotici all'ospedale di Langbro e ristabilitosi, si guadagnava da vivere lavorando in una società aerea svedese. L'asso della guerra mondiale, già uomo bello e aitante, era divenuto corpulento, però senza perdere minimamente la sua energia e il suo gusto per la vita. Aveva lasciato in Svezia la moglie epilettica e affetta da tubercolosi, che egli amava profondamente, e si era stabilito a Berlino in un piccolo ma elegante appartamento da scapolo della Badischestrasse. Aveva ottenuto un impiego come consigliere di società aeree, fra cui la tedesca Lufthansa, e curava rapporti sociali di notevole livello: essi andavano dall'ex Kronprinz e il principe Filippo d'Assia, che aveva sposato la principessa Mafalda, figlia del re d'Italia, fino a Thyssen e altri magnati del mondo degli affari, nonché a un certo numero di eminenti ufficiali dell'esercito. Proprio queste alte relazioni mancavano a Hitler. Di esse aveva bisogno e Gbring si dette subito da fare per presentare il capo nazista ai suoi amici e per neutralizzare negli ambienti più aristocratici il cattivo odore emanato da qualche ribaldo delle Camicie Brune. Nel 1928 Hitler scelse Gbring come uno dei dodici deputati nazisti rappresentanti il suo partito al Reichstag, del quale egli doveva divenire presidente nel 1932, quando i nazisti divennero il più forte partito tedesco. Fu nella residenza ufficiale del presidente del Reichstag che vennero tenute molte riunioni e intessuti molti intrighi che condussero il partito al trionfo finale, e fu là che, per accelerare alquanto i tempi, fu ordito il piano che permise al Fiihrer di mantenersi al potere dopo la sua nomina a cancelliere: quello di incendiare il Reichstag. Nel 1925 Ernst Rohm aveva rotto le relazioni con Hitler e poco dopo se ne era andato in Bolivia per entrare nell'esercito boliviano col grado di tenente colonnello. Verso la fine del 1930, il Fùhrer lo invitò a ritornare in patria per assumervi di nuovo il comando delle SA che gli sfuggivano di mano. I gregari e gli stessi capi delle SA credevano evidentemente in una vicina rivoluzione nazista da effettuare con la violenza, e sempre più spesso scendevano in piazza per attaccare e ammazzare i loro oppositori politici. Cosi, non vi era elezione nazionale, provinciale o municipale senza violente battaglie da bassifondi. Di passata, dobbiamo menzionare uno di questi scontri, perché esso forni al nazionalsocialismo il suo più grande martire. Uno dei capi delle SA dei sobborghi di Berlino era Horst Wessel, figlio di un cappellano protestante La via verso il potere (1925-1931) 161 che, abbandonati la famiglia e gli studi, era andato a vivere in un quartiere miserabile insieme a un'ex prostituta, dedicando la sua vita alla lotta per la vittoria del nazismo. Molti antinazisti hanno sempre sostenuto che egli si guadagnasse la vita facendo il mezzano, accusa, questa, forse eccessiva; certo è, però, che egli se la faceva con mezzani e prostitute. Nel febbraio del 1930, egli fu assassinato da alcuni comunisti, e, come quella di centinaia di altre vittime delle battaglie di strada di entrambe le parti, la sua morte sarebbe caduta nell'oblio, se non fosse stato per un inno di cui egli aveva composto i versi e la musica. Fu lo Horst-Wessel-Lied, che presto divenne l'inno ufficiale Pagina 113
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt del partito nazista e, in seguito, il secondo inno ufficiale del Terzo Reich, subito dopo il Deutschland ùber Alles. Lo stesso Horst Wessel grazie all'abile propaganda del dottor Goebbels divenne uno dei grandi eroi leggendari del movimento, esaltato come il puro idealista che aveva dato la sua vita per la causa. Quando Rohm assunse il comando delle SA, Gregor Strasser era senza dubbio l'uomo numero due del partito nazista. Oratore pieno di energia e brillante organizzatore, egli stava a capo del più importante ufficio del partito, della " organizzazione politica ": carica che gli permetteva di esercitare una grande influenza sui capi provinciali e locali, di cui egli ispezionava i lavori. La sua bonaria natura di bavarese faceva di lui il più popolare dei comandanti del partito, dopo Hitler, e a differenza di questi godeva della fiducia e persine della simpatia personale della maggior parte dei suoi avver-sari politici. A quel tempo un buon numero di persone, entro e fuori il partito, credeva anzi che Strasser avrebbe potuto sostituire con vantaggio lo scontroso capo austriaco dalle decisioni imprevedibili. E questa convinzione era assai viva soprattutto nella Reichswehr e al palazzo del presidente. Il fratello di Gregor Strasser, Otto, era stato messo da parte. Per sua sfortuna, aveva preso troppo sul serio non solo la parola " socialista ", ma anche la parola " lavoratore " figurante nella designazione ufficiale del partito (Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi). Aveva appoggiato alcuni scioperi dei sindacati socialisti e chiesto che il partito si schierasse per la nazionalizzazione dell'industria. Naturalmente per Hitler tutto ciò era una eresia ed egli accusò Otto Strasser di essersi reso colpevole del peccato mortale di "democrazia e liberalismo". Il 21 e il 22 maggio 1930 fece chiamare il suo subordinato ribelle esigendo la sua completa sottomissione. Otto rifiutò e fu espulso dal partito. Allora Strasser cercò di formare un movimento nazionale autenticamente " socialista ": l'Unione dei socialisti nazionali rivoluzionari, nota sotto il nome di Fronte Nero, che però alle elezioni del settembre riuscf a strappare ai nazisti di Hitler soltanto uno scarsissimo numero di voti. Dal tempo della loro rottura, dal 1926, Goebbels, il quarto dei cinque grandi che attorniavano Hitler, era rimasto nemico e rivale di Gregor Strasser. Due anni dopo, gli successe come capo della propaganda del partito, mentre Strasser fu promosso alla carica di capo della " organizzazione politica ". Goebbels era restato a Berlino in qualità di Gavlai*"* ":-:-' -• • 162 Trionfo e consolidamento lui conseguiti nella riorganizzazione del partito, insieme alle sue doti di propagandista, avevano fatto una favorevole impressione sul Fùhrer. La sua parola facile ma mordente, la sua mente pronta non gli avevano procurato le simpatie degli altri principali luogotenenti di Hitler, che non si fidavano di lui. Ma il capo nazista era contentissimo dei dissidi fra i suoi principali dipendenti perché erano già una garanzia che essi non si sarebbero uniti per cospirare contro di lui, quale Fùhrer. Egli, che non si era mai del tutto fidato di Strasser, aveva invece piena fiducia nella fedeltà di Goebbels. Inoltre il piccolo e zoppo fanatico aveva una mente fertile di idee assai utili. Infine l'abilità di Goebbels quale giornalista agitatore - ora egli aveva a Berlino un proprio giornale, " Der AngrifF ", dove poteva blaterare a piacere - e, quale oratore che sapeva trasportare la canaglia, aveva per il partito un valore senza pari. Wilhelm Frick, quinto e ultimo membro del gruppo, era in esso la sola personalità sbiadita. Era un tipico funzionario tedesco. Si era guadagnata la duratura riconoscenza di Hitler quando, giovane ufficiale di polizia a Monaco, prima del 1923 era stato una delle spie di Hitler al quartier generale della polizia. Spesso aveva assunto compiti ingrati. Per l'interessamento di Hitler, fu il primo nazista che riuscì a occupare un ufficio provinciale, nella Turingia, e in seguito divenne capo del gruppo nazista al Reichstag. Era ottusamente fedele ed efficiente, e, grazie alla facciata costituita dal suo carattere riservato e dai suoi modi cortesi, era assai utile nei contatti coi fun-zionari indecisi del governo repubblicano. Altre figure minori del partito dei primi anni del '30 dovevano successivamente acquistare una notorietà e un potere personale spaventoso nel Terzo Reich. Heinrich Himmler, l'allevatore di pollame, che coi suoi occhiali a pince-nez avrebbe potuto esser scambiato per un mite mediocre maestro di scuola - aveva preso il diploma in agronomia all'Istituto tecnico superiore di Monaco stava a poco a poco organizzando il corpo dei pretoriani di Hitler, le SS dalla divisa nera. Ma fuori della sua nativa Baviera, egli era poco conosciuto, anche Pagina 114
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nell'ambiente del partito, e lavorava all'ombra di Rohm, comandante sia delle SA che .delle SS. C'erano poi il dottor Robert Ley, chimico di professione e ubriacone inveterato, Gauleiter di Colonia, e Hans Frank, giovane brillante avvocato che fungeva da dirigente alla sezione legale del partito. C'era Walther Darre, nato in Argentina nel 1895, abile agronomo, guadagnato al nazionalsocialismo da Hess, che col suo libro 7 contadini come sorgente vitale della razza nordica, attirò l'attenzione del Fùhrer e gli procurò l'incarico di capo della sezione di agricoltura del partito. Lo stesso Rudolf Hess, privo di ambizioni personali e fedelissimo al capo, aveva soltanto il titolo di segretario particolare del Fùhrer. L'altro segretario particolare era un certo Martin Bormann, uomo-talpa che amava rintanarsi nei più oscuri recessi della vita del partito per intesservi i suoi intrighi, e che aveva scontato già un anno di carcere per complicità in un omicidio politico. Il comandante della Gioventù del Reich era Baldur von Schirach, giovanotto dalla mentalità romantica e organizzatore pieno di I La via verso il potere (1925-19)1) 163 energia, la cui madre era americana e il cui bisavolo, ufficiale dell'Unione (nella guerra civile americana), aveva perduto una gamba alla battaglia di Bull Run. A Norimberga, egli disse ai suoi carcerieri americani di esser divenuto antisemita a diciassette anni, dopo la lettura di un libro di Henry Ford dal titolo L'eterno ebreo, Vi era anche Alfred Rosenberg, indigesto e oscuro pseudofilosofo baltico che, come si è detto, era stato uno dei primi mentori di Adolf Hitler e che dopo il putsch del 1923 aveva prodotto un fiume di libri e di libelli confusi nel contenuto e nello stile, per arrivare infine alla nota opera di settecento pagine intitolata // mito del ventesimo secolo. Tale libro era un intruglio di idee mal assimilate circa la supremazia nordica, rifilato come il risultato di ciò che nei circoli nazisti passava per erudiziene. Scherzando, più di una volta Hitler disse di aver tentato senza riuscirvi di leggerlo, e Schirach che s'immaginava di essere anche lui uno scrittore, notò come " nessun altro autore avesse mai venduto tante copie di un libro che nessuno aveva mai letto ", perché nei primi dieci anni dopo la sua pubblicazione, nel 1930, ne erano state vendute più di mezzo milione di copie. Sino alla fine, Hitler ebbe un debole per questo sciocco, noioso e maldestro personaggio che egli ricompensò affidandogli vari incarichi nel partito, tra cui quello di direttore del " Volkischer Beobachter " e di altre pubblicazioni naziste; e nel 1930 lo nominò tra i deputati del partito al Reichstag, dove rappresentò il movimento hitleriano in seno al comitato per gli affari esteri. Questo era il coacervo di uomini attorno al capo dei nazionalsocialisti. In una società normale, essi sarebbero apparsi come un grottesco assortimento di scombinati. Invece negli ultimi caotici tempi della Repubblica, a milioni di confusi tedeschi essi cominciarono ad apparire come dei salvatori. E sui loro avversari avevano due punti di vantaggio: erano guidati da un uomo che sapeva esattamente quello che voleva, ed erano abbastanza senza scrupoli e opportunisti per aiutarlo sino in fondo a raggiungere il suo scopo. L'anno 1931 continuò il suo difficile corso con cinque milioni di salariati disoccupati, con le classi medie minacciate di rovina, con gli agricoltori incapaci di far fronte ai pagamenti delle ipoteche, col parlamento paralizzato, il governo disorientato e l'ottantaquattrenne presidente vicino all'ine-betimento senile. Tutto ciò fece nascere nei cuori dei caporioni nazisti la certezza che essi non avrebbero dovuto aspettare molto. Cosi Gregor Stras-ser non si peritava di affermare baldanzosamente in pubblico: " Tutto quello che serve per accelerare la catastrofe... va bene, va molto bene per noi e per la nostra rivoluzione tedesca ". 1 KURT LUDECKE, I Knew Hitler, pp. 217-18. I BAYNES (a cura di), The Speeches of Adoli Hitler, voi. I, pp. i;;-;6. ' CURI RIESS, Joseph Gpebbels, p. 8. 4 Queste e le altre reminiscenze di Hitler del 16-17 gennaio 1942 circa l'Obersalzberg, da me citate, sono tratte da Hitler's Secret Conversations. 5 Autori, come lo Heiden e il Bullock, riferiscono che i Raubal vennero nella Haus Wachenfeld nel 1925, quando Geli Raubal aveva diciassette anni. Ma Hitler dice esplicitamente di Pagina 115
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aver acquistato la villa solo nel 1928, aggiungendo: " [Allora] telefonai immediatamente a Vien na, a mia sorella, comunicandole la notizia e pregandola di farmi da padrona di casa " (cfr. Hitler's Secret Conversations, p. 177). 6 HEIDEN, Der Fiihrer, pp. 384-86. 7 Vedi l'interessante analisi circa le tasse sul reddito di Hitler fatta dal professor Oron James Hale in " The American Historical Review ", fase, del luglio 1955. 8 Ibid. ' Ibid. 10 HEIDEN, Der Fiihrer, p. 419. II II discorso non figura né nella raccolta dei discorsi di Hitler curata da Beynes, né in quella di Roussy de Sales (HITLER, My New Order). Fu pubblicato integralmente nel " Vblkischer Beobachter " (edizione speciale per la Reichswehr) del 26 marzo 1929, ed è citato per esteso in Blueprint of thè Nazi Underground (" Research Studies of thè State College of Washington ", giugno 1945). 12 Le citazioni sono tratte dalla " Frankfurter Zeitung " del 26 settembre 1930. 13 Nazi Conspiracy and Aggression (che in seguito indicheremo con NCA), Supplemento A, p. 1194 (Nuremberg Document, che in seguito indicheremo con ND, EC-44o). 14 OTTO DIETRICH, Mit Hitler in die Macht. 15 Testimonianza di Punk, NCA, Suppl. A, pp. 1194-1204 (ND, EC-44o), e NCA, V, pp. 478-95 (ND, 2328-PS). Le dichiarazioni di Thyssen sono tratte dal suo libro I Paid Hitler (pp. 79-io8). 16 NCA, VII, pp. 512-13 (ND, EC-456). VI. GLI ULTIMI MESI DELLA REPUBBLICA (1931-1933) In mezzo all'agitazione e al caos della vita tedesca del tempo sorse un curioso e ambiguo personaggio, che più di ogni altro era destinato a scavare la fossa alla Repubblica - un uomo che doveva essere per un breve periodo il suo ultimo cancelliere e che, per ironia del destino, al termine della sua sorprendente carriera, tentò disperatamente di salvarla quando, ormai, era troppo tardi. Questo personaggio fu Kurt von Schleicher, nome che in tedesco significa " intrigante " o " spione ". Nel 1931 egli era tenente generale dell'esercito. Nato nel 1882, era entrato nel servizio militare a diciott'anni come subalterno nell'antico reggimento di Hindenburg, il 3° guardie di fanteria, dove divenne intimo amico di Oskar von Hindenburg, figlio del feldmaresciallo e presidente. Una seconda amicizia gli fu altrettanto preziosa, quella col generale Groener, il quale fu colpito dalle sue brillanti doti dimostrate da studente all'Accademia militare; pertanto questi, quando nel 1918 successe a Ludendorff al quartier generale, prese seco, come aiutante, il giovane ufficiale. " Ufficiale da tavolino ", in sostanza - aveva infatti passato solo un breve periodo al fronte russo - Schleicher in seguito si tenne vicino a coloro che nell'esercito e nella Repubblica di Weimar detenevano il potere, e la sua mente sveglia, le sue maniere affabili e il suo intuito politico furono assai apprezzati, sia dai generali che dagli uomini politici. Alle dipendenze del generale von Seeckt ebbe una parte sempre più importante nella riorganizzazione dei corpi liberi illegali e della ugualmente illegale e segretissima " Reichswehr Nera "; figurò poi come elemento chiave nei negoziati riservati con Mosca, che portarono all'addestramento clandestino nella Russia sovietica di ufficiali tedeschi dei carri armati e dell'aviazione e all'impianto in Russia di fabbriche di armi dirette da tedeschi. Manipolatore assai abile e appassionato per l'intrigo, Schleicher lavorava di preferenza al coperto, nell'oscurità. Fino ai primi anni del '30 il suo nome restò ignoto al gran pubblico, benché da qualche tempo avesse cominciato lentamente ad attirare l'attenzione della Bendlerstrasse, dove era situato il Ministero della Guerra, e Pagina 116
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della Wilhelmstrasse, dove erano situati i ministeri del governo. Nel gennaio del 1928, egli si era giovato della propria crescente influeni66 Trionfo e consolidamento za presso il presidente Hindenburg, al quale la sua amicizia col figlio Oskar l'aveva molto avvicinato, per ottenere che egli nominasse ministro della Difesa il suo vecchio comandante, il generale Groener. Primo militare che occupasse quel posto durante la Repubblica, Groener fece di Schleicher il suo braccio destro nel ministero, affidandogli la direzione di un nuovo ufficio, l'Ufficio ministeriale (Ministeramt), dove egli si occupò dei problemi dell'esercito e della marina aventi relazione con la politica e con la stampa. Groener, che chiamava il suo aiutante " il mio cardinale in politica ", lo incaricò di curare le relazioni dell'esercito con gli altri ministeri e coi capi politici. Per una tale privilegiata posizione, Schleicher non solo era una potenza nel corpo degli ufficiali, ma a poco a poco lo divenne anche in campo politico. Nell'esercito era in suo potere innalzare o liquidare gli alti ufficiali; così cominciò col liberarsi, nel 1930, del generale Blomberg, comandante in seconda dell'esercito, con un colpo d'astuzia, sostituendolo con un suo vecchio amico del 3° guardie di fanteria, il generale von Hammerstein. Nella primavera dello stesso anno, come abbiamo visto, egli fece il primo tentativo di scegliere anche il cancelliere, e con l'appoggio dell'esercito indusse Hindenburg a nominare per quella carica Heinrich Brùning. Con questa vittoria politica, Schleicher compi quello che egli pensava essere il primo passo di un grandioso progetto di riforma della Repubblica: idea, questa, che da qualche tempo aveva preso forma nella sua mente. Come tutti, egli vedeva con sufficiente chiarezza le cause della debolezza del regime di Weimar. I partiti politici erano troppi (nel 1930, dieci di essi raccolsero ciascuno oltre un milione di voti) ed erano troppo presi dai contrastanti progetti e dalla difesa dei loro particolari interessi economici e sociali per poter esser in grado di superare le loro divergenze e di formare una maggioranza durevole al Reichstag a sostegno di un governo stabile in grado di combattere contro la più grave delle crisi che avevano colpito il paese nei primi anni del '30. Il governo parlamentare era divenuto ciò che i tedeschi chiamavano Kuhhandel - il " mercato delle vacche " - con partiti che mercanteggiavano per ottenere vantaggi particolari per i loro elettori, mentre gli interessi della nazione se ne andavano al diavolo. Così non sorprende che quando Brùning assunse il cancellierato, il 28 marzo 1930, fosse divenuto impossibile raggiungere una maggioranza al Reichstag per perseguire una qualsiasi linea politica - di destra, di centro o di sinistra - e che già per far andare semplicemente avanti le faccende governative di ordinaria amministrazione e per far qualcosa contro la paralisi economica, Brùning dovesse ricorrere all'articolo 48 della costituzione, che permetteva, in caso di emergenza, previa approvazione del presidente, di governare con un regime di decreti. Questo era proprio il modo in cui Schleicher desiderava che il cancelliere governasse. Egli era per un governo forte posto sotto l'energica mano del presidente, il quale dopo tutto - così ragionava Schleicher - essendo stato eletto dal popolo rappresentava la volontà della nazione, oltre ad essere appoggiato dall'esercito. Se il Reichstag democraticamente eletto non era in grado di assicurare un governo stabile, ebbene, a tanto doveva esser capace Gli ultimi mesi della repubblica (1951-1953,) 167 il presidente democraticamente eletto. Schleicher era certo che la maggioranza dei tedeschi volesse proprio un governo saldo che li facesse uscire dalla loro situazione disperata. In realtà, come indicarono le elezioni indette da Briining in settembre, la maggioranza dei tedeschi non voleva affatto questo o, almeno, non intendeva esser condotta fuori dal deserto per mezzo di un governo del genere di quello che Schleicher e i suoi amici dell'esercito e del palazzo presidenziale avevano scelto. In verità, Schleicher aveva commessi due gravi errori. Elevando Briining al cancellierato e incoraggiandolo a governare mediante decreti presidenziali, aveva incrinato le basi della forza che l'esercito aveva nella nazione, cioè la sua posizione al di sopra della politica, l'abbandono della quale doveva portare sia alla sua stessa rovina che a quella della Germania. In secondo luogo, aveva commesso un grave errore di calcolo circa l'elettorato. Quando il 14 settembre 1930 sei milioni e mezzo di elettori, contro gli 810000 di due anni prima, Pagina 117
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt votarono per il partito nazista, il generale trasformatosi in uomo politico si rese conto che doveva cambiare rotta. Verso la fine dell'anno si mise in contatto con Rohm, appena ritornato dalla Bolivia, e con Gregor Strasser. E questo fu il primo serio contatto tra i nazisti e coloro che detenevano il potere politico della Repubblica. Gli sviluppi che in soli due anni ne furono la conseguenza, portarono Adolf Hitler alla sua meta, e il generale von Schleicher alla caduta e, infine, alla morte per assassinio. Il io ottobre 1931, tre settimane dopo il suicidio di Geli Raubal, sua nipote e innamorata, Hitler fu ricevuto per la prima volta dal presidente von Hindenburg. Schleicher attivissimo nel tessere la trama di un nuovo intrigo, aveva combinato l'incontro. Al principio di quell'autunno egli aveva conferito con Hitler e aveva ordinato le cose in modo che egli vedesse sia il cancelliere che il presidente. In fondo alla sua mente, e a quella di Briining, vi era il problema di ciò che si sarebbe dovuto fare, quando nella primavera del 1932 il termine del periodo settennale della carica di Hindenburg sarebbe scaduto. Il feldmaresciallo allora avrebbe avuto ottantacinque anni e i suoi periodi di lucidità mentale andavano già diminuendo. Però ognuno si rendeva conto che se egli non avesse riproposto la propria candidatura, Hitler, che legalmente non era cittadino tedesco, poteva riuscire a divenirlo, proporsi lui per la carica, vincere le elezioni e divenire presidente. Durante quell'estate, l'erudito cancelliere meditò per lunghe ore sulla situazione disperata della Germania. Egli si rendeva conto che il suo governo era divenuto uno dei più impopolari che la Repubblica avesse mai avuto: per lottare contro la depressione economica, egli aveva fissato stipendi e salari più bassi, una diminuzione dei prezzi, e aveva imposto serie restrizioni alle aziende, alla finanza e ai servizi sociali. Dai nazisti e dai comunisti egli fu chiamato il " cancelliere della fame ". Eppure egli era convinto di conoscere il modo per ricostruire, alla fine, una Germania salda, libera e prospera; avrebbe cercato di negoziare con gli Alleati una cancel168 Trionfo e consolidamento lazione delle riparazioni, il cui pagamento era stato temporaneamente sospeso dalla moratoria di Hoover. Nella conferenza sul disarmo che secondo il programma doveva cominciare l'anno seguente, egli avrebbe cercato di indurre gli Alleati a mantenere il loro impegno, statuito dal trattato di Versail-les, di disarmare al livello del potenziale bellico della Germania, oppure di permettere alla Germania di perseguire apertamente un modesto programma di riarmo, cosa che del resto si stava già cominciando ad attuare in segreto con la sua connivenza. Così l'ultimo ceppo imposto dal trattato di pace sarebbe stato eliminato e la Germania sarebbe tornata ad essere alla pari con le grandi potenze. Ciò non solo sarebbe stato un vantaggio per la Repubblica, ma, secondo Brùning, avrebbe anche potuto inaugurare una nuova era di fiducia nel mondo occidentale, la quale avrebbe posto fine alla depressione economica apportatrice al popolo tedesco di una così grande miseria. Tutto ciò avrebbe tolto il vento alle vele naziste. Brùning si proponeva di agire audacemente anche sul fronte interno e di apportare un fondamentale cambiamento nella costituzione tedesca, di comune accordo coi maggiori partiti, esclusi i comunisti. Si trattava di restaurare la monarchia. Anche se si fosse riusciti a indurre Hindenburg a presentarsi per essere rieletto, data la sua età non ci si poteva attendere che vivesse sino al termine degli altri sette anni della sua carica. Se fosse morto in capo a uno o due anni, la via restava sempre aperta a Hitler per la sua elezione a presidente. Per prevenire questo pericolo, per assicurare la permanenza e la stabilità della carica di capo dello Stato, Brùning concepì il seguente piano: nel 1932 le elezioni presidenziali sarebbero state rinviate, si sarebbe semplicemente prolungato il termine della carica di Hindenburg, cosa possibile se si disponeva di due terzi dei voti delle due assemblee, del Reichstag e del Reichsrat. Appena ottenuto questo, Brùning avrebbe proposto al parlamento di proclamare la monarchia, col presidente quale reggente. Alla morte di Hindenburg, uno dei figli del Kronprinz sarebbe stato posto sul trono degli Hohenzollern. Anche questa mossa avrebbe tolto il vento alle vele dei nazisti. Anzi Brùning confidava che essa avrebbe significato addirittura la loro fine come forza politica. Ma il vecchio presidente non mostrò interesse per un simile piano. Egli che, come comandante dell'esercito imperiale, in quel triste giorno del novembre del 1918, a Spa, aveva avuto il dovere di dire al Kaiser che doveva andarsene perché la monarchia era alla fine, non poteva logicamente concepire come candidato al trono nessun Hohenzollern che non fosse lo stesso imperatore, il quale viveva ancora in esilio a Doorn, in Olanda. Quando Brùning gli spiegò che i Pagina 118
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt socialdemocratici e i sindacati, con grande riluttanza, gli avevano dato qualche incoraggiamento per il suo piano, se non altro perché esso offriva un'ultima disperata possibilità di fermare Hitler, ma che essi non volevano un ritorno di Guglielmo II o del suo primogenito e che, inoltre, se la monarchia veniva ristabilita, doveva esserlo ad analogia di quella britannica, cioè come una monarchia costituzionale e democratica, il grigio vecchio feldmaresciallo s'indignò a tal segno, da congedare il suo cancelliere Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 169 in modo brusco. Una settimana dopo lo fece tornare, per informarlo che non si proponeva per una propria rielezione. Nel frattempo, prima Briining e poi Hindenburg, avevano avuto il loro primo incontro con Hitler. Ma i due colloqui andarono male per il capo nazista. Egli non si era ancora ripreso dal colpo che per lui aveva rappresentato il suicidio di Geli Raubal; la sua mente era distratta ed egli non si sentiva sicuro di sé. Avendogli Briining chiesto l'appoggio nazista per mantenere Hindenburg nella sua carica, Hitler rispose con una lunga tirata contro la Repubblica che non lasciava dubbi circa la sua intenzione di non assecondare i piani del cancelliere. Con Hindenburg, Hitler si trovò a disagio. Cercò di far colpo sul vecchio gentiluomo con un'ampia arringa, ma senza successo. In questo primo incontro il presidente non fu per nulla impressionato da colui che egli chiamava il " caporale boemo " e disse a Schleicher, che un simile personaggio poteva anche divenire ministro delle Poste, ma mai cancelliere: parole che in seguito, il feldmaresciallo doveva rimangiarsi. Incollerito, Hitler partì subito per Bad Harzburg, dove il giorno dopo, 11 ottobre, prese parte a una dimostrazione massiccia della " opposizione nazionale " contro i governi di Germania e di Prussia. Questa adunata non era tanto dei radicali di destra, rappresentati dai nazionalsocialisti, quanto delle vecchie forze conservatrici reazionarie: il Partito nazionale tedesco di Hugenberg, l'organizzazione paramilitare degli ex combattenti di destra (cioè dello Stahlhelm), la cosiddetta Gioventù di Bismarck, la Lega agraria degli Junker e uno strano assortimento di vecchi generali. Interiormente, il capo nazista si sentiva estraneo a una simile adunata. Egli disprezzava i relitti dell'antico regime, in stiffelius, cappello a cilindro e petto coperto di medaglie. Pensava che sarebbe stato pericoloso associare troppo intimamente tali elementi a un movimento " rivoluzionario " come il suo. Nel discorso che pronunciò, passò in fretta superficialmente da un argomento all'altro e se ne andò prima che avesse luogo la parata dello Stahlhelm, i cui uomini - egli constatò con dispetto erano giunti in numero maggiore delle SA. Il fronte di Harzburg, creato in quel giorno, che rappresentò un tentativo dei conservatori di vecchio tipo per includere i nazisti in un fronte unico capace di condurre l'assalto contro la Repubblica (furono chieste le immediate dimissioni di Briining), era nato morto. Hitler non aveva nessuna intenzione di stare in sottordine di fronte a questi gentiluomini, le cui menti, secondo lui, erano legate a un passato che egli sapeva non sarebbe più risorto. Per il momento, egli avrebbe anche potuto servirsi di loro, se lo aiutavano a minare il regime di Weimar e se gli procuravano, - come effettivamente fecero - nuovi aiuti finanziari. Non intendeva però fare il loro gioco. Dopo pochi giorni, il fronte di Harzburg minacciò di sfasciarsi: ancora una volta, i vari elementi che lo componevano si saltarono alla gola a vicenda. Eccetto che su un punto. Sia Hugenberg che Hitler rifiutarono di aderire alla proposta di Briining circa il prolungamento del termine della carica di Hindenburg. Al principio del 1932, il cancelliere ripetè il tentativo. Con grandi difficoltà era riuscito a convincere il presidente a rimanere in carica 170 Trionfo e consolidamento qualora il parlamento ne prolungasse il termine, evitandogli in tal modo il peso di una dura campagna elettorale. Così Brùning invitò Hitler a venire a Berlino per discutere di nuovo. Il telegramma con l'invito arrivò mentre Hitler stava conferendo con Hess e con Rosenberg a Monaco, nella redazione del " Vòlkischer Beobachter ". Mettendo il telegramma sotto i loro occhi, Hitler esclamò: " Ora li ho in pugno! Mi accettano come partner nelle loro trattative " '. Il 7 gennaio Hitler conferì con Briining e Schleicher. Il io si ebbe un secondo incontro. Brùning rinnovò la proposta che il partito nazista aderisse all'idea di prolungare il termine della carica di Hindenburg. Ottenuto ciò, e non appena avesse risolto il problema della cancellazione delle riparazioni e quello della parità degli armamenti, egli si sarebbe dimesso. Secondo alcune fonti - ma questo è un punto controverso - Briining fece balenare una nuova Pagina 119
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt esca: si offrì di suggerire al presidente il nome di Hitler come suo successore2. Hitler non dette subito una risposta definitiva. Prese alloggio all'albergo Kaiserhof e tenne consiglio coi suoi collaboratori. Gregor Strasser si dichiarò a favore del piano di Briining, dicendo che se i nazisti avessero imposto le elezioni, Hindenburg avrebbe vinto. Invece Goebbels e Rohm si dichiararono senz'altro contrari. Nel suo diario, il 7 gennaio Goebbels scriveva: " La presidenza non è una soluzione. Brùning vuole soltanto rafforzare la sua posizione personale per un tempo indefinito... Comincia la partita a scacchi per il potere... L'essenziale è, per noi, mantenerci forti e non accettare compromessi ". La notte precedente egli aveva scritto: " Ve un uomo, nella nostra organizzazione, nel quale nessuno ha fiducia... È Gregor Strasser "3. Lo stesso Hitler non vedeva la ragione di rafforzare la posizione di Briining tanto da prolungare la vita alla Repubblica. Egli era di mente più sottile del testardo Hugenberg, che il 12 gennaio respinse senz'altro il progetto. Scavalcando il cancelliere, Hitler rispose direttamente al presidente, dichiarando che riteneva anticostituzionali le proposte di Brùning, ma che avrebbe appoggiato la rielezione di Hindenburg se il feldmaresciallo avesse respinto il piano Brùning. In un colloquio segreto al Kaiserhof, il capo nazista aveva offerto a Otto von Meissner - lo svelto segretario di Stato alla cancelleria presidenziale, che in tale qualità aveva servito con zelo prima il socialista Ebert, poi il conservatore Hindenburg e che ora cominciava a pensare a una terza conferma nella sua carica, chiunque fosse il presidente, persine Hitler - il suo appoggio a Hindenburg nelle elezioni se prima si fosse liberato di Brùning, avesse nominato un governo " nazionale " e indette nuove elezioni per il Reichstag e la Dieta prussiana. Questo Hindenburg non poteva accettarlo. Irritato dal rifiuto dei nazionalisti e dei nazisti - i primi, suoi amici e suoi supposti sostenitori di risparmiargli le fatiche di una campagna elettorale, Hindenburg acconsentì a ripresentarsi alle elezioni. Ma al suo risentimento contro i partiti nazionalisti si aggiunse una strana animosità contro Brùning, perché pensava che Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 171 costui avesse condotto malamente tutta la faccenda, costringendolo ora a mettersi in contrasto proprio con le forze autenticamente nazionaliste che lo avevano eletto presidente nel 1925, contro i candidati liberali e marxisti. Ormai egli avrebbe potuto vincere soltanto con l'appoggio dei socialisti e dei sindacati, per i quali egli aveva sempre nutrito un non nascosto disprezzo. Una decisa freddezza cominciò a caratterizzare il comportamento di Hindenburg nei confronti del proprio cancelliere, " il migliore, - aveva detto non molto tempo prima, - dopo Bismarck ". Anche il generale che lo aveva fatto ascendere al cancellierato cominciò a manifestare una marcata freddezza verso Brùning. Per Schleicher, l'austero capo cattolico era stato, dopo tutto, una delusione. Era divenuto il cancelliere più impopolare che la Repubblica avesse mai avuto. Era stato incapace di assicurarsi una maggioranza nel paese; non era riuscito a piegare i nazisti o a scalzarli; aveva affrontato alla leggera il problema di mantenere in carica Hindenburg. Per tutte queste ragioni, doveva andarsene e, con lui, forse lo stesso generale Groener, il venerato capo di Schleicher, il quale non sembrava afferrare le idee che lui, Schleicher, aveva in mente per il futuro. Peraltro l'intrigante generale non aveva fretta: Briining e Groener, i due uomini forti del governo, dovevano restare al potere fino alla rielezione di Hindenburg, perché senza il loro appoggio il vecchio feldmaresciallo non avrebbe potuto farcela. Ma dopo le elezioni essi non sarebbero più stati utili. Hitler contro Hindenburg Nella carriera di Adolf Hitler si presentarono un certo numero di occasioni nelle quali, messo di fronte a soluzioni difficili, egli sembrò incapace di prendere una decisione. Una di queste riguardò il problema che dovette affrontare nel gennaio del 1932: doveva o non doveva presentarsi come candidato alla presidenza? Hindenburg sembrava imbattibile. L'eroe leggendario sarebbe stato sostenuto non solo da molti elementi della destra, ma anche dai partiti democratici, che gli erano stati contrari nelle elezioni del 1925, ma che ormai vedevano in lui il salvatore della Repubblica. Porre la sua candidatura contro il feldmaresciallo ed essere battuto, come quasi certamente sarebbe accaduto, non voleva forse dire mettere a repentaglio la fama di invincibilità che i nazisti erano riusciti a costruirsi in una elezione provinciale dopo l'altra, in seguito allo spettacolare trionfo delle elezioni nazionali del 1930? D'altra parte il non presentarsi non era forse una confessione di debolezza, la Pagina 120
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dimostrazione di una mancanza di fiducia verso l'asserzione che il nazismo era alle soglie del potere? Un altro punto era che, sul momento, Hitler non possedeva nemmeno i requisiti necessari per presentarsi come candidato, perché non era cittadino tedesco. Joseph Goebbels lo incitò a presentare la sua candidatura. Il 19 gennaio essi si recarono insieme a Monaco, e la sera stessa Goebbels annotò nel suo diario: " Discussa col Fiihrer la questione della presidenza. Non si 172 Trionfo e consolidamento è ancora deciso nulla. Ho assai insistito per la sua candidatura ". Nel mese successivo le pagine del diario di Goebbels riflettono gli alti e i bassi dello stato d'animo di Hitler. Il 31 gennaio: " II Fiihrer deciderà mercoledì. Non può esservi più dubbio ". Infatti sembrò che il 2 febbraio egli si fosse deciso. Goebbels scrisse: " Ha deciso di presentarsi come candidato ". Ma Goebbels aggiunse che la decisione non sarebbe stata resa di pubblica ragione prima di conoscere la linea di condotta dei socialdemocratici. Il giorno seguente i capi del partito nazista si riunirono a Monaco per udire la decisione di Hitler. "Essi aspettano invano", brontola Goebbels, e aggiunge: " Tutti sono nervosi e tesi ". Quella stessa sera, il piccolo capo della propaganda cerca una distrazione, se la svigna per andare a vedere Creta Garbo in un film e si sente " commosso e scosso " da questa che, per lui, è " la più grande tra tutte le attrici viventi ". Più tardi " alcuni vecchi camerati del partito sono venuti a trovarmi. Sono depressi per la mancanza di una decisione. Temono che il Fiihrer aspetti troppo ". Poteva essere che Hitler aspettasse troppo, ma la fiducia nel suo trionfo finale non gli venne meno. Il diario di Goebbels riferisce che a Monaco una notte il Fùhrer ebbe una lunga discussione con lo stesso Goebbels circa la carica che questi avrebbe avuto nel Terzo Reich. Il capo aveva in mente per lui un " Ministero per l'Educazione popolare che dovrà occuparsi del cinema, della radio, dell'arte, della cultura e della propaganda ". Un'altra sera Hitler discusse a lungo con il suo architetto, professor Troost, i progetti " per una grandiosa trasformazione della capitale nazionale ". Aggiunge Goebbels: " II Fùhrer ha già portato a termine tutti i suoi progetti, parla, agisce e pensa come se fosse già al potere ". Ma non dice ancora se vuole battersi contro Hindenburg. Il 9 febbraio Goebbels annota: " II Fùhrer è tornato a Berlino. Altre discussioni al Kai-serhof sulle elezioni presidenziali. Tutto è lasciato in sospeso ". Tre giorni dopo, Goebbels verifica assieme a Hitler il computo dei voti. " È un rischio, - dice, - ma bisogna correrlo ". Hitler torna a Monaco per meditarvi ancora. Alla fine è Hindenburg a decidere per lui. Il 15 febbraio il vecchio presidente annuncia ufficialmente la propria candidatura. Goebbels è felice. " Ora abbiamo le mani libere. Ora non dobbiamo più nascondere la nostra decisione ". Però Hitler la terrà celata fino al 22 febbraio. In quel giorno, in una riunione al Kaiserhof, " il Fùhrer mi ha dato il permesso, - scrive Goebbels con gioia, - di annunciare la sua candidatura questa sera al Palazzo dello Sport ". Fu una campagna elettorale accanita e confusa. Poiché Goebbels al Reich-stag aveva chiamato Hindenburg " il candidato del partito dei disertori " fu espulso dalla sala per insulto al presidente. A Berlino, il giornale nazionalista " Deutsche Zeitung " che nel 1925 aveva sostenuto l'elezione di Hindenburg, si scagliò contro di lui. " Oggi si tratta di sapere se i traditori internazionalisti e i porci pacifisti provocheranno la rovina definitiva della Germania con l'approvazione di Hindenburg ", scriveva, fra l'altro, il giornale. Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 173 Nell'ardore e nella confusione della battaglia elettorale ogni fedeltà delle classi e dei partiti alle loro tradizioni fu sovvertita. Hindenburg, protestante, prussiano, conservatore e monarchico, ebbe l'appoggio dei socialisti, dei sindacati, dei cattolici del partito di Centro, di Brùning e del resto dei partiti liberali e democratici delle classi medie. Hitler, cattolico, austriaco, ex proletario, " nazionalsocialista ", capo delle classi medie inferiori, fu portato, oltre che dai propri seguaci, dalle classi superiori protestanti del Nord, dagli ]unker agrari e conservatori e da un certo numero di monarchici, fra cui, all'ultimo momento, figurò lo stesso ex principe ereditario. La confusione crebbe ulteriormente con l'entrata in lizza di altri due candidati, nessuno dei quali poteva pensare di vincere, ma ognuno dei quali poteva sperare di raccogliere voti bastanti per impedire ai due principali contendenti di raggiungere la maggioranza assoluta necessaria all'elezione. I Pagina 121
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazionalisti presentarono come candidato un ex tenente colonnello, ora comandante in seconda dello Stahlhelm (del quale Hindenburg era il comandante onorario), Theodor Dùsterberg, figura senza rilievo, nella quale i nazisti non tardarono a scoprire con giubilo il pronipote di un ebreo. I comunisti, gridando che i socialdemocratici " stavano tradendo i lavoratori " con l'appoggio concesso a Hindenburg, presentarono come candidato Ernst Thalmann, capo del loro partito. Non era la prima volta, e non sarebbe stata l'ultima, che i comunisti, per gli ordini ricevuti da Mosca, correvano il rischio di fare il gioco dei nazisti. Hitler riuscì a risolvere il problema della cittadinanza quando la campagna elettorale era ancora agli inizi. Il 25 febbraio fu annunciato che il ministro nazista degli Interni dello Stato di Brunswick aveva nominato il signor Hitler addetto alla legazione di quello Stato a Berlino. Grazie a questa manovra da operetta il capo nazista divenne automaticamente cittadino del Brunswick, quindi cittadino tedesco, e di conseguenza eleggibile, soddisfacendo alla condizione richiesta per essere proposto alla presidenza del Reich tedesco. Superato questo piccolo ostacolo con facilità, Hitler si gettò con selvaggia energia nella campagna elettorale percorrendo il paese in tutti i sensi, parlando alle folle in un susseguirsi di comizi di massa e aizzandole sino a renderle frenetiche. Goebbels e Strasser, gli altri due incantatori del partito, seguirono il suo esempio. Ma questo non era tutto: essi diressero una campagna propagandistica quale la Germania non aveva mai visto. Fecero attaccare sulle mura delle grandi e piccole città un milione di manifesti dai colori violenti, distribuirono otto milioni di opuscoli e dodici milioni di copie speciali dei loro giornali di partito, inscenarono tremila comizi al giorno, e, per la prima volta in elezioni tedesche, fecero un grande uso di film e di dischi trasmessi da altoparlanti installati su autocarri. Ma anche Briining lavorò instancabilmente per far sì che il vecchio presidente vincesse. Per una volta, quest'uomo solitamente leale mise da parte gli scrupoli e fece riservare tutte le trasmissioni delle reti della radio controllata dal governo alla propaganda della propria parte, il che mandò sulle furie Hitler. Hindenburg parlò un'unica volta in una trasmissione regi174 Trionfo e consolidamento strata, il io marzo, alla vigilia della votazione. Fu un discorso dignitoso come pochi lo furono in tutta la campagna - ed efficace. L'elezione di un uomo di partito, rappresentante di idee estremiste e unilaterali, avrebbe la maggior parte del popolo contraria, esporrebbe la patria a gravi disordini, con conseguenze incalcolabili. Il dovere mi ha imposto di evitare ciò... Se verrò sconfitto, almeno non mi si potrà rimproverare di avere volontariamente abbandonato il mio posto nel momento della crisi... Non chiedo voti a coloro che non vogliono votare per me. Solo per uno scarto dello 0,4 per cento coloro che votarono per lui non raggiunsero la maggioranza assoluta richiesta. Il 13 marzo 1932 le votazioni si chiusero con questi risultati: Hindenburg 18651497 voti, pari al 49,6 per cento Hitler 11339446 30,1 Thalmann 4983341 13,2 Dùsterberg 2 557 729 6,8 Queste cifre delusero entrambe le parti. Il vecchio presidente aveva superato di oltre sette milioni di voti il demagogo nazista, ma non aveva ottenuto la maggioranza assoluta richiesta; ciò rendeva necessaria una seconda elezione, nella quale sarebbe stato eletto un candidato a maggioranza relativa. Sebbene Hitler avesse raccolto cinque milioni di voti in più di quelli ottenuti nel 1930 (circa l'86 per cento in più), pure era rimasto molto indietro rispetto a Hindenburg. La sera delle elezioni a tarda ora, nella casa di Goebbels a Berlino, dove molti dirigenti del partito si erano riuniti per ascoltare alla radio i risultati, regnava una profonda disperazione. " Siamo stati battuti; le prospettive sono terribili, - scrisse Goebbels nel suo diario, quella notte. Gli ambienti del partito sono molto depressi e scoraggiati... Possiamo salvarci soltanto con qualche abile colpo ". Ma nel " Vòlkischer Beobachter " il giorno dopo Hitler annunciava: " La prima campagna elettorale è terminata. La seconda comincia oggi. La condurrò io stesso ". E invero egli si lanciò in essa con lo stesso impeto di prima. Noleggiato un aeroplano civile Junker, volò da un capo all'altro della Germania - il che a quel tempo costituiva una novità in campo elettorale -tenendo tre o quattro discorsi al giorno in adunate di altrettante città. Per guadagnare un maggior numero di voti, egli astutamente cambiò tattica. Nella prima campagna aveva Pagina 122
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt insistito sulla miseria del popolo e sull'impotenza della Repubblica. Ora si mise invece a dipingere un felice avvenire per tutti i tedeschi qualora lui venisse eletto: lavoro per gli operai, prezzi più alti per i prodotti degli agricoltori, maggiori possibilità per gli uomini d'affari, un grande esercito per i militaristi. Una volta, in un discorso tenuto al Lustgarten di Berlino, giunse fino a promettere: " Nel Terzo Reich, ogni ragazza tedesca troverà marito! " I nazionalisti ritirarono Dùsterberg dalla lista elettorale e invitarono i loro seguaci a votare per Hitler. Di nuovo anche il dissoluto ex principe ereditario, Federico Guglielmo, rientrò nei ranghi. Egli annunciò: " Voterò per Hitler ". Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 175 II giorno delle seconde elezioni - il io aprile 1932 - era un giorno nebbioso e piovoso: circa un milione in meno di cittadini andò a votare. I risultati, annunciati a tarda notte, furono i seguenti: Hindenburg 19359983 voti, pari al 53 per cento Hitler 13418547 36,8 Thalmann 3 706 759 10,2 Sebbene i voti complessivi per Hitler fossero aumentati di due milioni e Hindenburg ne avesse guadagnati soltanto uno in più, il presidente aveva una netta maggioranza assoluta. Più della metà del popolo tedesco aveva dunque espresso la propria fiducia nella Repubblica democratica, respingendo decisamente gli estremisti sia di destra che di sinistra. Almeno, così si credeva. Lo stesso Hitler ebbe molto da riflettere. Ciò che aveva raggiunto non poteva non fare impressione: in due anni aveva raddoppiato i voti dei nazisti. Eppure la maggioranza e, con essa, il potere politico da lui bramato, gli era ancora sfuggita. Era forse arrivato al termine della speciale via da lui intrapresa? Nelle discussioni di partito che seguirono le elezioni del io aprile Strasser sostenne apertamente che in effetti Hitler si trovava proprio a quel punto e fece presente l'urgenza di venire a trattative con coloro che detenevano il potere: con il presidente, con il governo di Briining e del generale Groener, con l'esercito. Hitler diffidava del suo principale luogotenente, ma non per questo respinse tale idea. Non aveva dimenticato una delle lezioni apprese quando viveva a Vienna: per raggiungere il potere ci si deve assicurare l'appoggio di alcune delle " potenti istituzioni esistenti ". Ma prima che egli si decidesse circa il passo successivo da fare, una delle " potenti istituzioni ", il governo della Repubblica, gli inferse un colpo. Da oltre un anno il governo del Reich e quelli di vari Stati tedeschi erano venuti in possesso di documenti che provavano come un certo numero di alti gerarchi nazisti, in particolare delle SA, si preparavano ad impadronirsi della Germania con la forza, istituendo il regno del terrore. Alla vigilia delle prime elezioni presidenziali, le SA, ora forti di 400 ooo uomini, erano state mobilitate al completo e avevano formato un cordone attorno a Berlino. Sebbene il capitano Rohm, capo delle SA, avesse assicurato il generale von Schleicher che si trattava di una misura puramente " precauzionale ", la polizia prussiana aveva sequestrato documenti, nel quartier generale nazista di Berlino, i quali attestavano abbastanza chiaramente l'intenzione delle SA di tentare un colpo di Stato la sera dopo l'eventuale elezione di Hitler alla presidenza - tanta era la fretta di Rohm. Ciò che Goebbels annotò nel suo diario la notte dell'i i marzo, conferma che qualcosa vi era in aria: " Si è parlato con i comandanti delle SA e delle SS sulle istruzioni da impartire. Un profondo disagio sta crescendo ovunque. La parola putsch è nell'aria ".
i/6 Trionfo e consolidamento Tanto il governo nazionale che quelli dei vari Stati tedeschi erano allarmati. Il 5 aprile cinque rappresentanti di alcuni di tali Stati, con a capo la Prussia e la Baviera, avevano chiesto che il governo centrale sopprimesse le SA; in caso contrario a ciò si sarebbe provveduto direttamente nei rispettivi Pagina 123
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt territori. Il cancelliere Brùning era assente da Berlino per il suo giro elettorale; ma il generale Groener, che ricevette la delegazione, nella sua qualità di ministro degli Interni e della Difesa promise di agire non appena Brùning fosse tornato, ossia il io aprile, giorno delle seconde elezioni. Tanto Brùning che Groener pensavano che vi fossero ottimi motivi per schiacciare le SA. Ciò avrebbe posto fine al pericolo di una guerra civile e forse avrebbe preluso al tramonto di Hitler come uno degli elementi più importanti della politica tedesca. Certi della rielezione di Hindenburg con un'assoluta maggioranza, essi ritenevano che gli elettori avrebbero loro affidato il compito di proteggere la Repubblica tedesca contro le minacce na-ziste di rovesciarla con la forza. Era ormai venuto il tempo di usare la forza contro la forza. Inoltre, ove essi non avessero agito energicamente, il governo avrebbe perduto l'appoggio dei socialdemocratici e dei sindacati che avevano fornito a Hindenburg la maggior parte dei voti e che costituivano il principale so egno per la sopravvivenza del governo di Brùning. Il gabinetto, riunitosi il io aprile, proprio mentre le votazioni erano in corso, decise di sopprimere immediatamente gli eserciti privati di Hitler. Ci fu qualche difficoltà per ottenere da Hindenburg la firma del decreto -Schleicher, che dapprima aveva dato la sua approvazione, cominciò a sussurrare obiezioni al presidente - ma alla fine questi acconsentì a firmare, il 13 aprile, e il decreto fu promulgato l'indomani. Fu un colpo terribile per i nazisti. Rohm e alcune teste calde del partito insistettero che si opponesse resistenza. Ma Hitler, più avveduto dei suoi luogotenenti, ordinò che si obbedisse al decreto. Non era, quello, il momento adatto per una ribellione armata. Inoltre vi erano notizie interessanti circa Schleicher. Goebbels quello stesso giorno, cioè il 14 aprile, annotò nel suo diario: " Siamo stati informati che Schleicher non approva l'azione di Groener... " E più tardi, lo stesso giorno: "... una telefonata di una ben nota dama, intima amica del generale Schleicher. Ella dice che il generale vuoi dimettersi " ". Goebbels si mostrò interessato, pur rimanendo scettico. Aggiunse: " Forse si tratta solo di una manovra ". Né lui, né Hitler, né alcun altro - certamente non Brùning e ancor meno Groener, a cui Schleicher doveva la sua rapida ascesa nell'esercito e nei consigli del governo, - supponevano ancora quale fosse l'infinita capacità di tradimento dell'intrigante generale dedicatosi alla politica. Ma essi presto dovevano apprenderlo. Ancor prima che fosse promulgato l'ordine di scioglimento delle SA, Schleicher, che era riuscito a guadagnarsi l'ottuso comandante della Reich-swehr, generale von Hammerstein, informò confidenzialmente i comandanti dei sette distretti militari che l'esercito si sarebbe opposto a tale misura. Poi persuase Hindenburg a scrivere un'aspra lettera a Groener, il 16 aprile, Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 177 chiedendogli perché la Reichsbanner, organizzazione paramilitare dei socialdemocratici, non fosse stata soppressa insieme alle SA. Schleicher fece un passo ulteriore per minare la posizione del suo capo. Ispirò una maligna campagna diffamatoria contro il generale Groener spargendo la voce che stava troppo male di salute per poter restare in carica, che si era convcrtito al marxismo e perfino al pacifismo, affermando inoltre che come ministro della Difesa aveva disonorato l'esercito perché aveva avuto un figlio dalla moglie solo dopo cinque mesi dal suo recente matrimonio - il bambino, egli disse a Hindenburg, era stato soprannominato " Nurmi " negli ambienti dell'esercito, con riferimento al veloce corridore finlandese distintosi nelle Olimpiadi. Nel frattempo Schleicher riprese contatto con le SA. Ebbe colloqui con il capo di esse, Rohm, e col conte von Helldorf, capo delle SA di Berlino. Il 26 aprile Goebbels annotò nel suo diario che Schleicher aveva informato Helldorf di " voler cambiar rotta ". Due giorni dopo Schleicher vide Hitler e Goebbels riferisce che " il colloquio andò bene ". In questa stessa fase del gioco era evidente che, circa un punto, Rohm e Schleicher stavano cospirando alle spalle di Hitler. Entrambi volevano che le SA venissero incorporate nell'esercito a titolo di " milizia ", al che il Fùhrer si era sempre decisamente opposto. Su tale argomento Hitler aveva avuto spesso degli alterchi col capo di Stato maggiore delle SA, il quale negli uomini dei reparti d'assalto vedeva una forza militare potenziale in grado di rafforzare il paese, mentre Hitler le considerava unicamente come una forza politica, come delle bande che dovevano terrorizzare nelle vie i suoi avversar! politici e mantenere alto l'entusiasmo politico nelle file naziste. Ma nelle sue conversazioni coi capi nazisti Schleicher aveva in mente un duplice obiettivo. Pagina 124
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Voleva che le SA venissero aggregate all'esercito, perché così egli avrebbe potuto controllarle; ma voleva anche avere nel governo, dove sarebbe stato lui a tenerlo a bada, Hitler, l'unico nazionalista conservatore che avesse un qualche seguito fra le masse. La proibizione delle SA impediva il perseguimento di tutti e due questi obiettivi. Alla fine della prima settimana di maggio del 1932 gli intrighi di Schleicher raggiunsero uno dei loro vertici. Il 4 maggio Goebbels annotò che " le mine di Hitler cominciano a scoppiare. Prima Groener e poi Brùning debbono andarsene ". L'8 maggio Goebbels riferì nel suo diario che Hitler aveva avuto " un colloquio decisivo col generale Schleicher e con alcuni personaggi assai vicini al presidente. Tutto va bene. Fra pochi giorni, Brùning cadrà. Il presidente gli toglierà la sua fiducia ". Poi parlò del piano che Schleicher e la camarilla del presidente avevano tracciato insieme a Hitler: scioglimento del Reichstag, costituzione di un gabinetto presidenziale e Revoca di tutte le proibizioni contro le SA e il partito nazista. Per evitare di destare, in Brùning, dei sospetti circa ciò che si stava preparando, Goeb-°els dice che Hitler si sarebbe tenuto lontano da Berlino. E quella sera, sul tardi, egli spedì il suo capo nel Meclemburgo, in un luogo che poteva servir-§U eventualmente da nascondiglio. 178 Trionfo e consolidamento L'indomani Goebbels annotava che i nazisti consideravano come un mero interini il gabinetto presidenziale. Egli scrisse che un tale " incolore " governo di transizione " ci spianerà la via. Quanto più sarà debole, tanto più facilmente ci si potrà sbarazzare di esso ". Naturalmente, questa non era l'idea di Schleicher, il quale sempre sognava un nuovo governo che facesse a meno del parlamento, fino al momento in cui la costituzione sarebbe stata modificata, e lui, Schleicher, avrebbe dominato. Come è chiaro, lui e Hitler credevano già di poter avere ciascuno la meglio sull'altro. Ma per il momento Schleicher aveva un asso da giocare; poteva assicurare lo stanco, vecchio presidente di esser in grado di offrire quel che Briining non poteva offrire: un governo sostenuto da Hitler, ma senza l'inconveniente di avere in esso il fanatico demagogo. Cosi tutto era pronto, e il io maggio, due giorni dopo il suo incontro con Hitler e con gli uomini vicini a Hindenburg, Schleicher diede il colpo. Lo diede nel Reichstag. Il generale Groener si alzò a difendere il bando alle SA, e fu violentemente attaccato da Goring. Malato di diabete e amareggiato per il tradimento già intessuto da Schleicher, il ministro della Difesa cercò di difendere se stesso il meglio che potè, ma la sua voce fu subissata da un coro di ingiurie partenti dai banchi dei nazisti. Esausto e umiliato, mentre si accingeva a lasciare l'aula, incontrò il generale von Schleicher che lo informò freddamente come egli " non godesse più della fiducia dell'esercito, per cui doveva dimettersi ". Groener ricorse a Hindenburg, per il quale si era lealmente esposto - e accollato gravose responsabilità - in momenti cruciali, dapprima nel 1918, quando disse al Kaiser di andarsene, poi nel 1919, quando consigliò al governo repubblicano di firmare il trattato di Ver-sailles. Ma il vecchio feldmaresciallo, a cui i suoi obblighi verso l'ufficiale più giovane di lui tuttora pesavano, rispose che " gli dispiaceva " di non poter far nulla a tale riguardo. Amareggiato e deluso, il 13 maggio Groener rassegnò le dimissioni*. Quella sera Goebbels annotò nel suo diario: " Abbiamo ricevuto notizie dal generale Schleicher. Tutto va conformemente al nostro piano ". Per prima cosa il piano chiedeva la testa di Briining, e non passò molto tempo che il connivente generale fu in grado di farla rotolare sul ceppo. La caduta di Groener aveva rappresentato un grave scacco per la traballante repubblica; unico, quasi, fra tutti i militari, egli l'aveva servita abilmente e devotamente, e nell'esercito non c'era nessuno, con la sua statura e la sua lealtà, che potesse sostituirlo. Ma il tenace Briining, uomo capace di lavorar sodo, era sempre al potere. Si era assicurato l'appoggio della maggioranza dei tedeschi per la rielezione di Hindenburg e - così egli credeva -per la continuazione della repubblica. Gli sembrava di essere alla vigilia del raggiungimento di successi sensazionali in politica estera, a proposito della * Qualche mese dopo (il 29 novembre) Groener scrisse a Schleicher: " Sono sconvolto dall'indignazione e dalla rabbia perché sono stato ingannato da voi, mio vecchio amico, mio discepolo e mio figlio adottivo " (cfr. GORDON A. CRAIG, Reicbswebr and National-Socialism: thè Policy oi Wilhelm Groener, in " Politicai Science Quarterly ", giugno 1948). Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 179 cancellazione delle riparazioni come della parità negli armamenti fra il Reich e le altre nazioni. Ma, come si è visto, il vecchio presidente aveva ricompensato Pagina 125
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt con estrema freddezza gli sforzi sovrumani fatti dal cancelliere per ottenere un prolungamento della sua carica. Il suo atteggiamento si fece ancor più freddo quando Briining propose che lo Stato rilevasse, dietro un generoso risarcimento, un certo numero di proprietà fallimentari degli Junker della Prussia orientale per distribuirle fra i contadini senza terra. Quando Hindenburg alla metà di maggio prese le vacanze pasquali e si recò a Neudeck, la proprietà della Prussia orientale che gli Junker, con l'appoggio finanziario degli industriali, gli avevano offerto come regalo per il suo ottantesimo compleanno, ne sentì di tutti i colori, dai nobili suoi vicini, i quali chiedevano a gran voce le dimissioni di un cancelliere che ora essi chiamavano " un bolscevico in agricoltura ". Certamente per mezzo di Schleicher, i nazisti seppero prima di Brùning che il cancelliere stava per andarsene. Il 18 maggio Goebbels tornò a Berlino da Monaco e, notando che lo " spirito pasquale " si protraeva, scrisse nel suo diario: " Solo per Briining l'inverno è cominciato. Il buffo è che egli non se ne rende conto. Non può trovare uomini per il suo gabinetto. I topi stanno abbandonando la nave che affonda ". Sarebbe stato più esatto dire che il topo principale, lungi dall'abbandonare la nave dello Stato, stava semplicemente preparandosi a dare ad essa un nuovo capitano. L'indomani Goebbels annotò: " II generale Schleicher ha rifiutato di assumere il Ministero della Difesa ". Era vero, anche se non del tutto esatto. Briining aveva effettivamente fatto l'offerta a Schleicher dopo averlo rimproverato per aver minato la posizione di Groener. Schleicher aveva risposto: " Accetterò, ma non sotto il vostro governo "!. Il 19 maggio Goebbels annotò nel suo diario: " Messaggio da Schleicher. La lista dei ministri è pronta. Per un periodo di transizione, non è tanto importante ". Così con almeno una settimana d'anticipo su Briining i nazisti seppero che la loro focaccia era già cotta. La domenica 29 maggio Hindenburg convocò Briining chiedendogli bruscamente di dare le dimissioni, il che egli fece l'indomani. Schleicher aveva trionfato. Ma non solo Brùning era caduto; con lui, la stessa Repubblica democratica era caduta anche se la sua agonia durerà altri otto mesi, prima del colpo di grazia finale. Le responsabilità di Briining per la sua fine non sono piccole. Pur essendo democratico sino in fondo, egli si era lasciato spingere in una posizione in cui si trovò costretto a governare, per lungo tempo, in base a un decreto presidenziale, senza il consenso del parlamento. Si deve riconoscere che furono molti gli incentivi che lo indussero a compiere un simile passo; nella loro cecità, i politicanti lo avevano reso inevitabile. Eppure ancor il 12 maggio egli era riuscito a ottenere dal Reichstag un voto di fiducia per la sua legge sulla finanza. Ma per tutte le cose in cui il parlamento non poteva essere d'accordo con lui, egli, per governare, era ricorso all'autorità del presidente. Ormai su tale autorità non poteva più contare. Da quel momento, dal giugno 1932 al i8o Trionfo e consolidamento gennaio 1933, tale autorità doveva esser conferita a due uomini di pili piccola statura che, pur non essendo nazisti, non sentivano l'esigenza di conservare una repubblica democratica, almeno nella forma in cui allora essa esisteva in Germania, Ormai in Germania il potere politico non era più del popolo e del corpo rappresentativo designato dalla volontà del popolo, cioè del Reichstag, come si era avuto a partire dalla nascita della Repubblica. Esso era concentrato nelle mani di un presidente senile, ottantacinquenne, e di quelle poche persone superficiali e ambiziose che lo circondavano e che determinavano il corso della sua stanca, labile mente. Hitler riconobbe chiarissimamente tale situazione, che si accordava coi suoi propositi. Sembrava assai improbabile che egli potesse mai assicurarsi una maggioranza in parlamento. Il nuovo orientamento di Hindenburg gli offriva la sola occasione che gli restava per arrivare al potere. Naturalmente, non subito, ma presto. Da Oldenburg, dove si trovava e dove il 29 maggio i nazisti avevano ottenuto l'assoluta maggioranza nelle elezioni per la locale Dieta, Hitler si affrettò a recarsi a Berlino. L'indomani fu ricevuto da Hindenburg, il quale approvò i punti fondamentali del progetto che l'8 maggio il capo nazista aveva elaborato segretamente con Schleicher: revoca della proibizione delle SA, costituzione di un gabinetto presidenziale i cui membri sarebbero stati scelti da Hindenburg, scioglimento del Reichstag. Hitler avrebbe sostenuto il nuovo governo? - chiese Hindenburg. Hitler rispose di sì. La sera di quel giorno, il 30 maggio, Goebbels aggiornò le annotazioni del suo diario: " II colloquio di Hitler col presidente è andato bene... Come cancelliere, si fa il nome di von Papen. Ma ciò poco interessa. L'importante è che il Reichstag è sciolto. Elezioni! Elezioni! Pagina 126
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Appello diretto al popolo! Siamo tutti molto felici " '. // fiasco di Franz von Papen. Comparve ora per un breve periodo al centro della scena politica, una figura inaspettata e ridicola. L'uomo che il generale von Schleicher aveva fatto scegliere di soppiatto al presidente ottantenne e che il i° giugno 1932 fu nominato cancelliere della Germania era il cinquantatreerme Franz von Papen, rampollo di una nobile, ma decaduta famiglia della Westfalia, già ufficiale di Stato maggiore, balzano gentiluomo appassionato all'equitazione, uomo politico cattolico dilettantesco del partito del Centro, che mai aveva avuto successo, ricco industriale per matrimonio e personaggio poco noto al pubblico tranne che per essere stato addetto militare all'ambasciata di Washington, da dove era stato espulso durante la guerra per complicità in azioni di sabotaggio, quali il far saltare in aria ponti e linee ferroviarie quando gli Stati Uniti erano ancora neutrali. " La scelta del presidente lasciò tutti increduli, - scrisse l'ambasciatore Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 181 francese a Berlino. - Non vi è nessuno che non abbia sorriso, sogghignato o riso perché von Papen aveva la specialità di non essere preso sul serio né dagli amici né dai nemici... Veniva considerato superficiale, stordito, insincero, ambizioso, vanitoso, astuto e intrigante "7. M. Francois-Poncet non esagerava, e fu a un tale uomo che Hindenburg, per suggerimento di Schlei-cher, affidò i destini della Repubblica nel momento in cui essa si trovava in una situazione cosf intricata. Papen non aveva appoggi politici di alcun genere. Non era nemmeno deputato al Reichstag. In politica, era giunto al massimo ad assicurarsi un seggio al Landtag prussiano. Alla sua nomina quale cancelliere, il suo stesso partito, il partito di Centro, indignato per il tradimento da lui consumato ai danni del capo di esso, Brùning, lo espulse per decisione unanime. Ma il presidente gli aveva detto di formare un governo al di sopra dei partiti, cosa che egli era in grado di far subito, perché Schleicher aveva già pronta una lista di ministri. Era il gabinetto che divenne noto come " il gabinetto dei baroni ". Cinque membri di esso appartenevano alla nobiltà, due erano direttori di grandi società, e uno, Franz Gùrtner, nominato ministro della Giustizia, era stato il protettore di Hitler nel governo bavarese, durante le torbide giornate di prima e dopo il putsch della birreria. Nominandolo ministro della Difesa, Hindenburg fece uscire il generale Schleicher dalla sua posizione preferita, cioè da dietro le quinte. Il " gabinetto dei baroni " fu accolto da gran parte del paese come uno scherzo, benché alcuni suoi membri, come il barone von Neurath, il barone von Eltz-Riibenach, il conte Schwerin von Krosigk e il dottor Giirtner, riuscissero tenacemente a mantenersi a galla molto a lungo, anche nell'era del Terzo Reich. Il primo atto di Papen fu di tener fede al patto stipulato da Schleicher con Hitler. Il 4 giugno egli sciolse il Reichstag e indisse nuove elezioni per il 31 luglio; inoltre, dopo qualche sollecitazione da parte dei nazisti sospettosi, egli revocò, il 15 giugno, la messa al bando delle SA. L'effetto immediato fu una ondata di violenze e di assassini quale la Germania non aveva mai visto in precedenza. Le truppe d'assalto (le SA) percorrevano le vie desiderose di battersi e di spargere sangue, e spesso le loro provocazioni furono raccolte, specie dai comunisti. Fra il i° e il 20 giugno nella sola Prussia si ebbero nelle strade ben 461 violente battaglie che costarono la vita ^ 82 persone, mentre 400 furono i feriti gravi. Nel luglio, su 86 persone uccise nei tumulti vi furono 38 nazisti e 30 comunisti. La domenica del io luglio 18 persone furono colpite a morte nelle vie e la domenica successiva, quando i nazisti, scortati dalla polizia, organizzarono una marcia attraverso Altona, sobborgo proletario di Amburgo, 19 persone furono uccise e altre 285 furono ferite per colpi di arma da fuoco. La guerra civile, per arrestare la quale era stato formato il gabinetto dei baroni, stava divampando peggio di prima. Eccetto i nazisti e i comunisti, tutti i partiti chiedevano al governo di intervenire per ristabilire l'ordine. Papen rispose prendendo due misure. Proibf tutte le parate politiche durante la quindicina precedente le elezioni del 31 luglio. In secondo luogo,
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182 Trionfo e consolidamento prese un'iniziativa che mirava non soltanto a placare i nazisti ma anche a distruggere uno dei pochi pilastri della Repubblica democratica che ancora esistevano. Il 20 luglio depose il governo prussiano e nominò se stesso commissario del Reich per la Prussia. Era, questa, una mossa audace nella direzione di quel governo autoritario che egli stava cercando per tutta la Germania. La scusa accampata da Papen fu che le sommosse di Altona avevano dimostrato come il governo prussiano non fosse in grado di mantenere l'ordine pubblico e di far rispettare la legge. In base a " prove " frettolosamente fornite da Schleicher, egli accusò anche le autorità prussiane di essere in combutta coi comunisti. I ministri socialisti dichiararono che non si sarebbero dimessi se non di fronte all'uso della forza, e Papen cortesemente prov-vedette a ciò. A Berlino fu proclamata la legge marziale e il generale von Rundstedt, comandante della locale Reichswehr, mandò un tenente con una dozzina di uomini per effettuare gli arresti più urgenti. Questo modo di procedere non doveva essere dimenticato dagli uomini della destra che avevano assunto il governo federale, né mancò di essere notato da Hitler. Non c'era ormai più da temere che le forze della sinistra e che lo stesso centro democratico opponessero serie resistenze al rovesciamento del regime democratico. Nel 1920 uno sciopero generale aveva salvato la Repubblica da simile destino. Ora una tale misura venne discussa dai capi sindacali e dai socialisti, che però finirono col respingerla, ritenendola troppo pericolosa. Così con la deposizione del governo prussiano costituzionale Papen aveva conficcato ancor un chiodo nella bara della Repubblica di Weimar. Egli si vantò dichiarando che a ciò era bastato un plotone di soldati. Da parte loro, Hitler e i suoi luogotenenti avevano deciso di rovesciare non soltanto la Repubblica, ma anche Papen e i suoi baroni. Nel suo diario, il 5 giugno Goebbels indicò il loro scopo: " Dobbiamo staccarci il più presto possibile da questo gabinetto borghese di transizione ". Quando Papen vide Hitler per la prima volta, il 9 giugno, il capo nazista gli disse: " Considero il vostro gabinetto unicamente come una soluzione temporanea, e continuerò ad adoperarmi per fare del mio partito il più forte partito del paese. Allora il cancellierato passerà a me "8. Le elezioni al Reichstag del 31 luglio erano le terze elezioni nazionali tenute in Germania in cinque mesi, ma i nazisti, lungi dall'essere stanchi dopo tante campagne elettorali, si gettarono nella lotta con più fanatismo che mai. Malgrado la promessa fatta da Hitler a Hindenburg, ossia che i nazisti avrebbero sostenuto il governo von Papen, Goebbels lanciò aspri attacchi contro il ministro degli Interni, e già il 9 luglio Hitler si recò da Schleicher per fare decise rimostranze a causa della linea d'azione seguita dal governo. Folle oceaniche assistevano ai comizi di Hitler: apparve evidente che i nazisti stavano guadagnando terreno. In un solo giorno, il 27 luglio, Hitler parlò a sessantamila persone a Brandeburgo, a quasi altretGli ultimi mesi della repubblica (ipii-ipj}) 183 tante a Potsdam e la stessa sera a centoventimila uomini ammassati nel gigantesco stadio di Berlino-Griinewald, mentre altre centomila persone all'esterno dello stadio ascoltavano la sua voce dagli altoparlanti. Le elezioni del 31 luglio si risolsero in una clamorosa vittoria del partito nazionalsocialista. Con 13 745 ooo voti, i nazisti si assicurarono 230 seggi al Reichstag, formando il più numeroso partito del parlamento, anche se ancora lontano dal costituire la maggioranza in una Camera di 608 deputati. Certamente a causa della timidezza dimostrata in Prussia dai loro dirigenti, i socialdemocratici perdettero dieci seggi, riducendosi a una rappresentanza di Pagina 128
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 133 deputati. Le classi operaie passarono ai comunisti, che guadagnarono dodici seggi e divennero il terzo partito del Reichstag, con 89 deputati. Il Centro cattolico fece qualche progresso, con 73 seggi invece di 68, ma gli altri partiti delle classi medie e lo stesso partito nazionale tedesco di Hu-genberg, il solo che avesse sostenuto Papen nelle elezioni, furono travolti. Era evidente che, tranne i cattolici, le classi medie e quelle superiori erano passate dalla parte dei nazisti. Il 2 agosto Hitler fece il bilancio della sua vittoria a Tegernsee, presso Monaco, dove conferì coi dirigenti del proprio partito. Dal tempo delle ultime elezioni al Reichstag, tenutesi due anni prima, i nazionalsocialisti avevano guadagnato più di sette milioni di voti e portato la loro rappresentanza al parlamento da 107 a 230 deputati. Nei quattro anni dopo le elezioni del 1928 i nazisti avevano guadagnato circa tredici milioni di nuovi voti. Tuttavia mancava ancora la maggioranza che avrebbe potuto portare Hitler al potere. Egli aveva soltanto il 37 per cento del totale dei voti. La maggioranza dei tedeschi era tuttora contro di lui. Hitler deliberò coi suoi luogotenenti fino a tarda notte. Goebbels ricordò i risultati della discussione nelle annotazioni scritte il 2 agosto nel suo diario: " II Fiihrer si trova di fronte a difficili decisioni. Seguire la legalità? Andare insieme col Centro? " Insieme col Centro i nazisti, al Reichstag, avrebbero potuto formare una maggioranza. Ma per Goebbels ciò era " inconcepibile ". Le annotazioni continuano con le parole: " II Fùhrer non è venuto a una decisione definitiva. Occorrerà un po' di tempo affinchè la situazione maturi ". Ma non occorse molto tempo. Eccitato dalla sua vittoria, ancorché non decisiva, Hitler mordeva i freni. Il 4 agosto corse a Berlino per vedere non il cancelliere von Papen ma il generale von Schleicher, e, come Goebbels annotò, per " avanzare le proprie richieste, che, - aggiungeva Goebbels, -non saranno troppo moderate ". Il 5 agosto nella caserma Fùrstenberg, vicino a Berlino, Hitler comunicò al generale von Schleicher i punti principali delle sue condizioni: il cancellierato per lui stesso; per il suo partito, la carica di primo ministro della Prussia e i ministeri dell'Interno del Reich e della Prussia, nonché i ministeri del Reich per la Giustizia, per l'Economia e l'Aviazione, oltre a un nuovo dicastero per Goebbels, il ministero per la Cultura popolare e la propaganda. Come regalo, a Schleicher Hitler promise il Ministero della Difesa. Inoltre Hitler disse che avrebbe chiesto al Reich184 Trionfo e consolidamento stag l'autorizzazione di governare per un certo periodo col sistema dei decreti: se il Reichstag rifiutava, lo si sarebbe " mandato a casa ". Hitler tornò dal colloquio con la convinzione di aver guadagnato Schlei-cher al suo programma, e con grande euforia partf per il Sud, per raggiungere il suo ritiro montano sull'Obersalzberg. Sempre cinico nei riguardi dell'opposizione e sempre diffidente nei riguardi dei generali che facevano politica, Goebbels, invece, non era tanto sicuro. Dopo aver ascoltato la relazione ottimistica del capo sul suo incontro con Schleicher, egli il 6 agosto scrisse nel suo diario: " Sarà bene mantenersi scettici, quanto agli ulteriori sviluppi ". Però di una cosa Goebbels era sicuro: " Una volta che avremo il potere, non lo lasceremo più. Dovranno portar via i nostri cadaveri dai ministeri ". Ma tutto non andò così liscio, come Hitler sembrava credere. L'8 agosto Goebbels scrisse: " Chiamata telefonica da Berlino. Corrono dicerie d'ogni genere. Tutto il partito è pronto ad assumere il potere. Gli uomini delle SA stanno abbandonando i loro posti di lavoro per tenersi a disposizione. I capipartito si preparano per la grande ora. Bene, se tutto andrà bene. Ma se le cose andranno male, vi sarà un terribile contraccolpo ". L'indomani Strasser, Frick e Punk raggiunsero l'Obersalzberg portando notizie che non erano davvero incoraggianti. Come un verme, Schleicher si era girato daccapo da un'altra parte. Ora egli insisteva che, se Hitler avesse ottenuto il cancellierato, doveva governare col consenso del Reichstag. Punk riferì che i suoi amici del mondo degli affari erano preoccupati per la prospettiva di un governo nazista. Aveva un messaggio di Schacht, che lo confermava. Infine il terzetto disse a Hitler che la Wilhelmstrasse era turbata dall'idea di un possibile putsch nazista. Questo timore non era infondato. L'indomani, io agosto, Goebbels apprese che a Berlino le SA erano " in armi, pronte a intervenire... Le SA stanno chiudendo Berlino in un anello sempre più saldo... A causa di ciò, la Wilhelmstrasse si è assai innervosita. Ma proprio a questo mira la nostra mobilitazione ". Il giorno dopo, il Fiihrer non potè sopportare di attendere ancora. Partì in auto per Pagina 129
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Berlino. Goebbels dice che a Berlino Hitler si sarebbe " eclissato ", ma che d'altra parte si sarebbe tenuto pronto qualora fosse stato chiamato. Se la chiamata non fosse venuta, avrebbe chiesto lui stesso di vedere il presidente. Però prima doveva vedere Schleicher e Papen. L'incontro ebbe luogo il 13 agosto, a mezzogiorno. Fu un incontro burrascoso. Schleicher si era allontanato dalle sue posizioni di una settimana prima. Sostenne Papen nell'insistere che il vicecancellierato era il massimo che Hitler potesse sperare. Hitler fu indignato. Voleva essere o cancelliere, o nulla. Papen chiuse il colloquio dicendo che avrebbe lasciato la " decisione ultima " a Hindenburg *. * Nelle sue memorie, Papen non dice che Schleicher fosse presente a tale incontro, ma da altre fonti risulta chiaramente che egli vi prese parte. È questo un punto importante, se si considerano i successivi avvenimenti. Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 185 Pieno di collera, Hitler si ritirò nel vicino albergo, nel Kaiserhof. Alle tre del pomeriggio gli fu telefonato dall'ufficio del presidente. Qualcuno -probabilmente Goebbels, a giudicare dal suo diario - chiese: " La decisione è stata già presa? In tal caso, non è necessario che Hitler venga ". Ai nazisti fu detto che il presidente " prima desidera parlare col Fiihrer ". Il vecchio feldmaresciallo ricevette il capo nazista nel suo studio, in piedi, appoggiato al suo bastone, creando così un'atmosfera gelida per il colloquio. Nonostante i suoi ottantacinque anni, e la grave amnesia che dieci mesi prima per oltre una settimana gli aveva completamente offuscato la mente, Hindenburg dimostrò un'intelligenza sorprendentemente lucida. Ascoltò pazientemente Hitler che ripetè la sua richiesta del cancellierato e dei pieni poteri. Otto von Meissner, capo della cancelleria presidenziale, e Goring, che aveva accompagnato Hitler, furono i soli ad assistere alla conversazione; benché Meissner non sia una fonte di cui ci si possa interamente fidare, le dichiarazioni da lui fatte a Norimberga costituiscono l'unica testimonianza di prima mano esistente su ciò che si svolse nello studio di Hindenburg. Essa ha un certo accento di verità. Hindenburg rispose che per via della situazione tesa non poteva, in buona coscienza, rischiare il trasferimento dei poteri del governo a un partito nuovo che, come quello nazionalsocialista, non disponeva di una maggioranza, ed era inoltre intollerante, rumoroso e indisciplinato. A questo punto Hindenburg, dimostrando una certa eccitazione, si riferì a parecchi recenti episodi - scontri fra nazisti e polizia, atti di violenza commessi da seguaci di Hitler contro chi aveva opinioni diverse dalla loro, eccessi contro gli ebrei e altri atti illegali. Tutti questi incidenti avevano rafforzato la sua convinzione che nel partito vi fossero molti elementi violenti e incontrollati... Dopo un'ampia discussione, Hindenburg propose a Hitler di. acconsentire a collaborare con gli altri partiti, in particolare con la destra e col Centro, abbandonando la pretesa unilaterale di avere tutto il potere. Hindenburg disse che collaborando con altri partiti Hitler avrebbe potuto mostrare che cosa sapeva fare e quali miglioramenti poteva apportare allo stato presente delle cose. Se i risultati fossero stati positivi, egli avrebbe potuto assicurarsi una influenza crescente, anzi predominante, anche in una coalizione governativa. Hindenburg disse che questo sarebbe anche stato il miglior modo per eliminare il timore, assai diffuso, che un governo nazionalsocialista avrebbe fatto un cattivo uso del potere e avrebbe represso e poi gradualmente eliminato ogni altro punto di vista politico. Hindenburg dichiarò di esser bensf pronto ad accogliere Hitler e i rappresentanti del suo movimento in un governo di coalizione, l'esatta composizione della quale avrebbe potuto essere negoziata, ma che non poteva assumersi la responsabilità di affidare il potere al solo Hitler... Però Hitler fu irremovibile nel rifiutare di accordarsi coi capi degli altri partiti ai fini della formazione di un governo di coalizione '. Cosi la discussione ebbe termine senza che si venisse a un accordo, però non senza che il vecchio presidente, sempre in piedi, desse una severa lezione al capo nazista. Secondo il testo del comunicato ufficiale emesso subito dopo, Hindenburg " era spiacente che il signor Hitler non si sentisse in grado di sostenere un governo nazionale tale da godere la fiducia del presidente del Reich, come egli aveva assicurato prima delle elezioni al Reich-stag ". Secondo il venerabile presidente, Hitler non aveva tenuto fede alla sua parola, per cui ci si doveva guardare da lui nel futuro. Inoltre il comunicato diceva che " il presidente aveva esortato seriamente il signor Hitler 186
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a condurre l'opposizione del Partito nazionalsocialista in un modo cavalieresco e a tener presente la sua responsabilità di fronte alla patria e al popolo tedesco ". Il comunicato che dava la versione di Hindenburg dell'incontro sottolineando che Hitler aveva richiesto " il completo controllo dello Stato " fu pubblicato cosf in fretta da cogliere alla sprovvista la macchina propagandistica di Goebbels, danneggiando molto la causa di Hitler non solo presso i generali ma presso gli stessi nazisti. Invano Hitler affermò di non aver chiesto i " pieni poteri " ma soltanto il cancellierato e qualche ministero. In genere, la versione di Hindenburg godette di maggior credito. Nel frattempo, le truppe d'assalto mobilitate mordevano i freni. Hitler ne convocò i capi e parlò con loro quella stessa, sera. Goebbels notò: " II compito è difficile. Chi sa se si potranno tenere insieme le loro formazioni? Nulla è più difficile che dire a truppe già montatesi la testa per l'idea della vittoria, che tale vittoria è stata loro tolta di mano ". Quella notte, a tarda ora, il piccolo Doktor (Goebbels) cercò di consolarsi leggendo le lettere di Federico il Grande. L'indomani si affrettò a prendersi una vacanza, e si recò sulle rive del Baltico. Egli scrisse: " Fra i camerati del nostro partito regna una grande disperazione ". Non volle lasciare la sua stanza nemmeno per parlare con loro. " Per almeno una settimana non voglio sentire più parlare di politica. Desidero solamente sole, luce, aria e pace ". Hitler si ritirò sull'Obersalzberg per godere anch'egli di questi elementi naturali e per riflettere sull'immediato futuro. Come Goebbels aveva detto, " la prima grande occasione era andata perduta ". Hermann Rauschning, allora capo dei nazisti di Danzica, trovò il Fuhrer immerso in tetre meditazioni sulla cima della sua montagna. " Dobbiamo essere spieiati ", Hitler gli disse, e partf in una tirata contro Papen. Tuttavia non aveva perduto ogni speranza. In alcuni momenti parlò come se fosse già cancelliere. " II mio compito è più arduo di quello di Bismarck, - disse. - Devo creare la nazione ancor prima di poter affrontare i compiti nazionali che ci stanno davanti ". Che fare, nel caso che il nazionalsocialismo fosse stato schiacciato da una dittatura militare capeggiata da Papen e da Schleicher? D'un tratto, Hitler chiese a Rauschning se Danzica, che allora era una città-stato libera sotto la protezione della Società delle Nazioni, aveva, con la Germania, un accordo in fatto di estradizione. A tutta prima, Rauschning non capf la domanda, ma in seguito apparve chiaro che Hitler cercava un posto che potesse servirgli di rifugio10. Nel suo diario Goebbels annotò che " secondo alcune dicerie, il Fuhrer rischierebbe di essere arrestato ". Eppure Hitler, malgrado lo smacco subito a opera del presidente del Reich e del governo di Papen e Schleicher, e malgrado il suo timore che il partito nazionalsocialista venisse messo fuori legge, era sempre deciso a seguire la via della " legalità ". Egli smentf tutte le voci di un putsch progettato dalle SA. A parte qualche accesso passeggero di depressione, egli confidava sempre di raggiungere il suo scopo, non con la forza e neppure mediante una maggioranza parlamentare, ma con gli stessi mezzi che avevano portato al culmine Gli ultimi mesi della repubblica (ly^i-i^jj) 187 Schleicher e Papen: con intrighi dietro le quinte, gioco di cui entrambi erano maestri. Presto egli potè dimostrare di non essere da meno. Il 25 agosto Goeb-bels conferì con Hitler a Berchtesgaden e scrisse questa nota: " Abbiamo preso contatto col partito di Centro, se non altro per esercitare una pressione sui nostri avversari ". L'indomani Goebbels era di ritorno a Berlino, e qui scoprì che Schleicher aveva già avuto sentore dei " nostri contatti col Centro ". L'indomani andò a trovare il generale per sincerarsene. Gli sembrò che Schleicher fosse preoccupato per la prospettiva che Hitler e il Centro cattolico si mettessero insieme, dato che, uniti, avrebbero avuto la maggioranza assoluta al Reichstag. Quanto a Schleicher, Goebbels scrisse: " In lui, non so che cosa sia sincero e che cosa sia falso ". I contatti col partito del Centro, anche se, come Goebbels disse, non avrebbero dovuto mai essere altro che un mezzo per esercitare una pressione sul governo di Papen, favorirono una farsesca manovra al Reichstag, che segnò il principio della fine per il cancellierato dell'ex ufficiale di cavalleria. Nella riunione del 30 agosto i deputati del Centro si associarono ai nazisti per eleggere Gbring presidente del Reichstag. Così per la prima volta un nazionalsocialista ricopriva tale carica quando il Reichstag tornò a riunirsi, il 12 settembre, per iniziare i suoi lavori. Goring sfruttò al massimo l'occasione. Il cancelliere von Papen aveva ottenuto in anticipo dal presidente Pagina 131
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un decreto per lo scioglimento della Camera: era, questa, la prima volta che una condanna a morte del Reichstag veniva firmata ancor prima che esso si riunisse per i suoi lavori. Ma egli si astenne dall'eseguirla in questa prima sessione. Invece von Papen portò con sé il testo di un discorso in cui era delineato il programma del suo governo, avendo avuto l'assicurazione che uno dei deputati nazionalisti, d'accordo con la maggior parte degli altri partiti, si sarebbe opposto alla votazione sulla mozione di sfiducia al governo che i comunisti avrebbero probabilmente presentato. In tal caso, l'opposizione di uno solo dei circa seicento deputati era sufficiente per rimandare la votazione. Però quando Ernst Torgler, capo dei comunisti, presentò la sua mozione come un emendamento all'ordine del giorno, né un deputato nazionalista né qualsiasi altro deputato si alzò per opporvisi. Infine Frick da parte dei nazisti chiese mezz'ora di sospensione del dibattito. " La situazione ormai era seria, - scrisse Papen nelle sue memorie, - e io ero stato preso alla sprovvista ". Si affrettò a mandare un messo alla Cancelleria per prendere l'ordine di scioglimento del Reichstag. Nel frattempo Hitler, dall'altro lato della strada, nel palazzo del presidente del Reichstag, conferiva col gruppo parlamentare del proprio partito. I nazisti si trovavano di fronte a un dilemma, ed erano perplessi. Sentivano che i nazionalisti li avevano imbrogliati, non essendosi mossi per far rimandare la votazione. E ora il partito di Hitler per abbattere il governo di Papen avrebbe dovuto votare coi comunisti e per una mozione comunista. Hitler decise di ingoiare la pillola di questo ripugnante connubio. Ordinò ai suoi r88 Trionfo e consolidamento deputati di votare per l'emendamento comunista e di rovesciare von Papen prima che il cancelliere potesse sciogliere il Reichstag. Naturalmente, Gbring quale presidente dell'assemblea doveva organizzare rapidamente qualche bel trucco di procedura parlamentare. L'ex asso dell'aviazione, uomo audace e dalle molte risorse che in seguito doveva dimostrare le sue doti su ben più vaste tribune, era all'altezza della situazione. Quando l'assemblea tornò a riunirsi, comparve Papen col noto astuccio dei documenti rosso in cui, secondo la tradizione, portava l'ordine di scioglimento, da lui così affrettatamente compilato. Ma quando chiese la parola per leggerlo, il presidente del Reichstag fece in modo di non accorgersi di lui, benché Papen, rosso in volto, stette in piedi brandendo il documento di fronte a tutta l'assemblea. Non volle vederlo Gbring, che sorridendo voltò la testa da un'altra parte chiedendo che si procedesse subito alla votazione. Alcuni testimoni oculari affermano che, per la rabbia, il volto di Papen da rosso divenne bianco. Si diresse a gran passi verso il tavolo del presidente e gettò su di esso l'ordine di scioglimento. Gbring non vi fece caso e ordinò che si procedesse alla votazione. Seguito dai suoi ministri, nessuno dei quali faceva parte del parlamento, Papen usci a fieri passi. 513 deputati votarono contro il governo, 32 per esso. Solo allora Gbring prese nota del documento gettato con tanta collera sul suo tavolo. Lo prese, lo lesse all'assemblea e dichiarò che esso era privo di validità essendo firmato da un cancelliere che, in base al voto di una maggioranza costituzionale, non era più in carica. Non apparve subito chiaro quali elementi, in Germania, avessero da guadagnare e quali da perdere - e in che misura - da questo episodio farsesco. Non v'era dubbio che il dandy von Papen aveva fatto piuttosto la parte dello stupido; ma non era una parte inconsueta per lui, perfino - come disse l'ambasciatore Fran?ois-Poncet - di fronte ai suoi amici. Era abbastanza evidente che il Reichstag aveva dimostrato che la grandissima maggioranza dei tedeschi era contro il governo presidenziale imbastito da Hindenburg. Ma simili sviluppi non avevano forse indebolito ancor più la fiducia della nazione nel sistema parlamentare? Quanto ai nazisti, essi non avevano forse dimostrato ancora una volta non solo di essere irresponsabili, ma di essere anche pronti a connivenze coi comunisti pur di raggiungere i loro scopi? Inoltre i cittadini non si erano forse stancati delle elezioni, e i nazisti non avrebbero corso il rischio di perdere voti nelle inevitabili nuove elezioni, le quarte in un anno? Gregor Strasser e perfino Frick pensavano che tale pericolo fosse reale e che una perdita di voti avrebbe potuto avere conseguenze disastrose per il partito. Tuttavia - come Goebbels riferì quella stessa sera - " Hitler era fuor di sé dalla gioia. Di nuovo, egli aveva preso una decisione chiara e inequivocabile ". Il Reichstag accettò rapidamente il proprio scioglimento, e per il 6 novembre furono indette nuove elezioni. Esse, per i nazisti, presentavano alcuGli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) Pagina 132
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ne difficoltà. Da un lato, come Goebbels notò, la gente era annoiata dei discorsi politici e della propaganda. Nel suo diario, il 15 ottobre, egli ammise che perfino i propagandisti del partito " erano molto innervositi per via di queste eterne elezioni... Erano oberati di lavoro ". Vi erano anche difficoltà finanziarie. Le grandi aziende e l'alta finanza stavano mettendosi al seguito di Papen, che aveva fatto loro alcune concessioni. Come Punk avvertì, cresceva in essi la sfiducia, in seguito al rifiuto di Hitler a collaborare con Hinden-burg e a quel che sembrava un suo sviluppo in senso radicale; per di più, il recente episodio al Reichstag aveva dimostrato la sua disposizione a collabo-rare perfino con i comunisti. Goebbels prese nota di tutto ciò nell'annotazione del 15 ottobre del suo diario: " È straordinariamente difficile procurarsi denaro. Tutti i signori " per bene " stanno col governo ". Pochi giorni prima delle elezioni i nazisti si erano uniti coi comunisti per organizzare uno sciopero dei lavoratori dei trasporti a Berlino, sciopero disapprovato dai sindacati e dai socialisti. Ciò provocò un ulteriore arresto dei finanziamenti da parte degli uomini d'affari, proprio quando al partito nazista abbisognavano più che mai dei fondi da buttare in un ultimo vorticoso sforzo elettorale. Il i° novembre Goebbels annotò lugubremente: " La scarsezza di denaro è divenuta la nostra malattia cronica. Manchiamo di quanto occorre per svolgere una campagna in grande. Molti ambienti borghesi si sono spaventati e allontanati da noi a causa della nostra partecipazione allo sciopero. Perfino molti dei nostri camerati di partito cominciano ad avere dubbi ". E il 5 novembre, alla vigilia delle elezioni, scrisse: " È l'ultimo attacco. Sforzi disperati del partito contro la disfatta. Siamo riusciti a procurarci diecimila marchi all'ultimo momento. Li getteremo nella campagna elettorale del pomeriggio di sabato. Abbiamo fatto tutto quel che si poteva fare. Ora lasciamo che il fato decida ". Il fato - e l'elettorato tedesco - il 6 novembre decisero in ordine a diverse cose, delle quali però nessuna aveva una importanza determinante per il futuro della Repubblica che franava. I nazisti perdettero due milioni di voti e 34 seggi al Reichstag, riducendosi a una rappresentanza di 196 deputati. I comunisti guadagnarono 750 ooo voti, e i socialdemocratici ne perdettero altrettanti per cui i seggi dei primi salirono da 89 a zoo, mentre quelli dei socialisti scesero da 133 e 121. Il Partito nazionale tedesco, l'unico che avesse appoggiato il governo, guadagnò circa un milione di voti in più evidentemente, tolti ai nazisti - e ora aveva 52 seggi invece di 37. Malgrado che i nazionalsocialisti fossero ancora il più grande partito del paese, la perdita di ben due milioni di voti rappresentava un grave scacco. Per la prima volta, la grande marea nazista aveva perduto livello, e, a dir vero, dopo esser stata vicina ad assicurarsi la maggioranza. La leggenda della invincibilità nazista era stata sfatata. Hitler si trovava ora, per negoziare il potere, in una posizione più debole di quella in cui si fosse mai trovato dal luglio. Rendendosi conto di ciò, Papen mise da parte quella che egli chiamava la sua " ripugnanza personale " per Hitler e il 13 novembre gli scrisse una lettera invitandolo a " discutere con lui la situazione ". Però nella sua rispo190 Trionfo e consolidamento sta Hitler pose tante e tali condizioni, che Papen lasciò ogni speranza di intendersi con lui. L'intransigenza del capo nazista non sorprese l'allegro e. incompetente cancelliere; invece lo stupì la nuova linea che ora il suo amico e mentore, Schleicher, si proponeva di seguire. Infatti l'infido facitore di re era giunto alla conclusione che Papen non gli era più utile: come già non Io era stato, prima di lui, Briining. Nuovi piani stavano germinando nella sua fertile mente. Il suo buon amico, Papen, doveva andarsene. Il presidente doveva esser lasciato completamente libero di trattare coi partiti politici, specialmente col più grande di essi. Cosi sollecitò le dimissioni di Papen, e il 17 novembre Papen e il suo gabinetto si dimisero. Hindenburg fece subito chiamare Hitler. Il loro incontro, avvenuto il 19 novembre, fu meno freddo di quello del 13 agosto. Questa volta il presidente disse a Hitler di sedersi e gli permise di intrattenersi con lui per più di un'ora. Hindenburg lasciò a Hitler la scelta fra il cancellierato, se fosse riuscito ad assicurarsi una maggioranza efficiente nel Reichstag su un programma ben definito, e il vicecancellierato sotto Papen, in un altro gabinetto presidenziale che avrebbe governato mediante decreti di emergenza. Hitler tornò a vedere il presidente il 21 novembre e scambiò anche diverse lettere con Meissner. Ma non si giunse a un'intesa. Hitler non poteva contare, al parlamento, su una maggioranza efficiente. Sebbene il partito di Centro acconsentisse a sostenere Hitler alla condizione che egli non aspirasse a una dittatura, Hugenberg gli rifiutò la collaborazione dei Pagina 133
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazionalisti facenti capo a lui. Cosi Hitler tornò a chiedere per sé il cancellierato di un governo presidenziale, cosa a cui il presidente non poteva accondiscendere. Se doveva esservi un gabinetto che governasse con dei decreti, Hindenburg preferiva che a capo di esso stesse Papen, suo amico. In una lettera inviata a suo nome da Meissner, egli disse che a Hitler non si poteva dare una tale carica " perché un simile gabinetto non può non dar luogo a una dittatura di partito... Di fronte al mio giuramento e alla mia coscienza non posso prendermi una simile responsabilità " ". Il vecchio feldmaresciallo fu profetico più circa il primo punto che non circa il secondo. Quanto a Hitler, egli aveva bussato di nuovo alla porta della Cancelleria e l'aveva vista socchiudersi, ma solo per poi vedersela sbattere in faccia. Era quel che Papen si era proprio aspettato, e quando insieme a Schleicher si recò da Hindenburg la sera del i° dicembre, egli era sicuro di esser nuovamente nominato cancelliere. Poco sospettava quel che l'intrigante generale stava meditando. Schleicher aveva preso contatto con Strasser e gli aveva fatto intendere che se i nazisti non volevano partecipare a un gabinetto facente capo a Papen, avrebbero forse potuto entrare in un gabinetto di cui lui stesso, Schleicher, fosse il cancelliere. Fu chiesto a Hitler di venire a Berlino per delle consultazioni col generale, e secondo una versione ampiamente diffusa dalla stampa tedesca e in seguito accettata dalla maggioranza degli storici che si sono occupati di quel periodo, il Fiihrer a Monaco prese effettivamente il treno della sera per Berlino, ma nel cuore della notte a Gli ultimi mesi della repubblica (ig)i-i^))) 191 Jena sarebbe stato prelevato da Gò'ring e condotto a Weimar per un convegno dei gerarchi nazisti. Cosa sorprendente, la versione nazista di questo episodio è probabilmente più precisa. Nell'annotazione del suo diario del 30 novembre Goebbels riferisce che Hitler ricevette un telegramma con cui gli si chiedeva di venire subito a Berlino, ma che egli decise di far aspettare Schleicher e andò a conferire coi suoi camerati a Weimar, dove, secondo il programma, egli doveva aprire la campagna elettorale per la Turingia. In quella riunione, tenutasi il i° dicembre, a cui presenziavano i cinque grandi del partito, Goring, Goebbels, Strasser, Frick e Hitler, sorsero gravi dissensi. Sostenuto da Frick, Strasser chiese che il Partito nazionalsocialista accordasse per lo meno un appoggio esterno a un governo di Schleicher, se pur, come lui stesso riteneva opportuno, non avesse voluto entrarvi. Goring e Goebbels presero violentemente posizione contro un simile orientamento, e Hitler si schierò dalla loro parte. L'indomani Hitler avvertì un certo maggiore Ott, inviatogli da Schleicher, di consigliare il generale a non assumere il cancellierato: ma era troppo tardi. Papen si era reso ben poco conto dell'intrigo che Schleicher stava ordendo alle sue spalle. Pieno di fiducia, all'inizio del suo colloquio del i° dicembre col presidente, egli aveva tracciato i suoi progetti per il futuro. Avrebbe continuato a essere il cancelliere, avrebbe governato mediante decreti e per un certo tempo avrebbe mandato a casa il Reichstag per poter " apportare un emendamento alla costituzione ". In effetti, Papen desiderava " emendamenti " che riportassero il paese ai tempi dell'impero e ripristinassero il dominio delle classi conservatrici. Nella sua deposizione a Norimberga e nelle sue memorie egli ammise quanto aveva già detto allo stesso feldmaresciallo; ossia che le sue proposte comportavano " un'infrazione all'attuale costituzione a opera del presidente ", ma assicurò Hindenburg che lui, Hin-denburg, " poteva essere giustificato, perché così avrebbe posto il bene della nazione al di sopra del suo giuramento alla costituzione ", come già aveva fatto Bismarck " in nome del paese " u. Con grande sorpresa di Papen, Schleicher sollevò obiezioni. Fece leva sull'evidente riluttanza del vecchio presidente a rompere il suo giuramento alla costituzione, se ciò poteva essere evitato - e il generale riteneva che si poteva evitarlo. Credeva possibile formare un governo che nel Reichstag avesse la maggioranza, quando lui stesso ne fosse il capo. Era sicuro di poter staccare da Hitler Strasser e per lo meno sessanta deputati nazisti. A questa frazione nazista avrebbe potuto aggiungere i partiti delle classi medie e i socialdemocratici. Pensava perfino che i sindacati l'avrebbero sostenuto. Hindenburg fu scandalizzato da una simile idea e, rivolgendosi a Papen, gli chiese di procedere subito alla formazione di un nuovo governo. " Schleicher, dice Papen, - sembrò sbalordito ". Dopo aver lasciato il presidente, Papen ebbe una lunga discussione con Schleicher, senza giungere a un accordo. Nel separarsi, Schleicher, ripetendo le famose parole rivolte a Luterò quando partì per recarsi alla fatale Dieta di Worms, disse a Papen: " Monacello, avete scelto Pagina 134
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un difficile sentiero ". 192 Trionfo e consolidamento Quanto esso fosse effettivamente difficile, Papen lo apprese la mattina dopo alle nove, in una riunione del gabinetto da lui convocata. Papen racconta: Schleicher si alzò in piedi e dichiarò che non v'era possibilità alcuna di applicare le direttive che il presidente mi aveva dato. Qualsiasi tentativo di attuarle avrebbe spinto il paese nel caos. La polizia e i servizi armati non potevano garantire i trasporti e gli approvvigionamenti nel caso di uno sciopero generale, né erano in grado di assicurare il rispetto della legge e l'ordine nel caso di una guerra civile. A tale riguardo, lo Stato maggiore aveva fatto compiere uno studio sulla situazione e aveva disposto che il maggiore Ott (l'autore di tale studio) si mettesse a disposizione del gabinetto e presentasse un rapporto ". Dopodiché, il generale fece venire il maggiore. Se i rilievi di Schleicher avevano scosso Papen, il rapporto presentato nel momento giusto dal maggiore Eugen Ott (che in seguito sarebbe stato l'ambasciatore di Hitler a Tokio) lo fece crollare. Ott dichiarò senz'altro: " II compito della difesa delle frontiere e del mantenimento dell'ordine contro nazisti e comunisti supera le possibilità delle forze a disposizione del governo federale e di quelle dei Ldnder. Viene dunque raccomandato che il governo del Reich si astenga dal proclamare lo stato di emergenza " ". Papen fu dolorosamente sorpreso nel constatare che l'esercito tedesco, il quale aveva già mandato a casa il Kaiser e che più recentemente, per istigazione di Schleicher, aveva eliminato il generale Groener e il cancelliere Brùning, ora stava per silurare anche lui. Si recò subito da Hindenburg con la notizia, sperando che il presidente togliesse a Schleicher il Ministero della Difesa e mantenesse lui, Papen, nella carica di cancelliere. E fu appunto ciò che egli chiese. " Caro von Papen, - rispose il vecchio presidente, - penserete male di me se vi dico di aver cambiato idea. Ma io sono troppo vecchio e sono passato attraverso troppe vicissitudini per assumermi la responsabilità di una guerra civile. La nostra sola speranza è di lasciare che Schleicher tenti la sua fortuna ". Papen giurò che, nel dir questo, " due grosse lacrime " scesero sulle guance di Hindenburg. Poche ore dopo, mentre il cancelliere congedato sgombrava il suo tavolo da lavoro, gli giunse, dal presidente, una fotografia con la scritta: " Ich hatt' einen Kameraden! " L'indomani il presidente di propria mano gli scrisse dicendogli quanto " si sentisse triste " per avergli tolto la carica, confermandogli però che la sua fiducia in lui " restava incrollabile ". Era vero, e fra breve se ne doveva avere la prova. Il 2 dicembre Kurt von Schleicher fu nominato cancelliere: era il primo generale a occupare tale posto, dopo il generale conte Georg Leo von Ca-privi de Caprara de Montecuccoli, successo a Bismarck nel 1890. Con i suoi tortuosi intrighi Schleicher era infine giunto alla suprema carica, in un momento in cui la depressione economica del paese, di cui ben poco capiva, aveva raggiunto il suo vertice, in cui la Repubblica di Weimar, che egli tanto aveva contribuito a minare, stava già sgretolandosi, in cui nessuno Gli ultimi mesi della repubblica (igji-ic>j^) 193 aveva più fiducia in lui, nemmeno il presidente, che egli aveva raggirato per così lungo tempo. Quasi tutti erano convinti che i suoi giorni al sommo della gerarchla politica fossero strettamente contati: solo lui non se ne rendeva conto. Invece i nazisti ne erano sicuri. Il 2 dicembre Goebbels annotò nel suo diario: " Schleicher è stato nominato cancelliere. Non durerà a lungo ". Lo pensava anche Papen. La sua vanità ferita e k sua sete di rivincita nei riguardi del suo " amico e successore " - come egli lo chiama nelle sue memorie - lo faceva soffrire. Per levarsi di mezzo Papen, Schleicher gli offrì la carica di ambasciatore a Parigi, ottenendo un rifiuto. Papen dice che il presidente desiderava che egli rimanesse a Berlino, " a portata di mano ". Quello era il luogo strategicamente più adatto per tessere la propria rete di intrighi contro il superintrigante. Industrioso e agile come un ragno, Papen si mise all'opera. Verso la fine di quell'anno così pieno di lotte, il 1932, Berlino divenne un luogo di intrighi e di intrighi all'interno di intrighi. Óltre a quelli di Papen e di Schleicher, se ne intesseva uno nel palazzo del presidente, dove il figlio di Hindenburg, Oskar, e il suo segretario di Stato, Meissner, esercitavano la loro influenza da dietro il trono. Un altro intrigo si svolgeva nell'albergo Kaiserhof, dove Hitler e gli uomini intorno a lui complottavano non solo per Pagina 135
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt impossessarsi del potere, ma anche gli uni contro gli altri. Ben presto la rete degli intrighi divenne così fitta, che al principio del nuovo anno, il 1933, nessuno di questi tessitori di intrighi sape più chi tradiva e chi veniva tradito. Ma non occorse molto tempo per saperlo. L'ultimo cancelliere della Repubblica: Schleicher. Una volta Schleicher disse all'ambasciatore francese, che lo ascoltava attentamente: " Non sono rimasto al potere che cinquantasette giorni e in tale periodo sono stato ingannato cinquantasette volte. Non venite a parlarmi della " lealtà tedesca "! " ". La sua carriera e le sue gesta avevano certamente fatto di lui un'autorità in proposito. Egli iniziò il proprio cancellierato con l'offrire a Gregor Strasser la carica di vicecancelliere della Germania e di primo ministro della Prussia. Non essendo riuscito a guadagnare Hitler al suo governo, egli ora cercava di provocare scissioni fra i nazisti adescando Strasser. Vi erano ragioni di credere che la mossa sarebbe riuscita. Strasser era l'uomo numero due del partito, e fra gli elementi dell'ala sinistra, tra quelli che credevano sinceramente in un socialismo nazionale, egli era più popolare di Hitler. Come capo del settore organizzativo del partito, era in contatto diretto con tutti i dirigenti provinciali e locali e sembrava essersi conquistata la loro fedeltà. Era ormai convinto che Hitler aveva portato il movimento su di un binario morto. I seguaci più radicali stavano passando al comunismo. Lo stesso partito era, finanziariamente, in bancarotta. Nel novembre Fritz Thyssen aveva avvertito che 194 Trionfo e consolidamento non poteva finanziare ulteriormente il movimento. Non vi erano fondi per i mensili di migliaia di funzionari del partito e per mantenere le SA, che da sole costavano due milioni e mezzo di marchi alla settimana. Le tipografie dove si stampavano le numerose pubblicazioni naziste minacciavano di non lavorare più per il partito, qualora le fatture da tempo presentate non venissero pagate. Goebbels accenna a questo punto nell'annotazione dell'11 novembre nel suo diario: " La situazione finanziaria dell'organizzazione di Berlino è disperata. Non vi sono che debiti e obbligazioni ". E in dicembre deplorava che gli stipendi del partito dovessero venir ridotti. Infine le elezioni provinciali tenutesi nella Turingia il 3 dicembre - il giorno in cui Schleicher aveva convocato Strasser - registrarono una perdita del 40 per cento dei voti per i nazisti. Almeno a Strasser, era ormai evidente che i nazisti non sarebbero mai giunti al potere per mezzo delle schede. Per questo egli aveva fatto pressioni su Hitler che abbandonasse la sua politica del " tutto o nulla " e, unendosi a Schleicher in un governo di coalizione, si assicurasse tutto il potere che fosse riuscito a ottenere. Egli temeva, altrimenti, che il partito andasse in pezzi. Strasser aveva insistito su questi punti per alcuni mesi. Nel diario di Goebbels del periodo compreso fra la metà dell'estate e il dicembre abbondano amari riferimenti alla " infedeltà " dello stesso Strasser nei riguardi di Hitler. Si venne a un chiarimento il 5 dicembre, in una riunione dei capi del partito tenutasi al Kaiserhof di Berlino. Strasser richiese che i nazisti, per lo meno, " tollerassero " il governo di Schleicher, nel che ebbe l'appoggio di Frick, capo del gruppo parlamentare nazista al Reichstag, molti membri del quale temevano di perdere i loro seggi e i loro emolumenti di deputati qualora Hitler avesse provocato nuove elezioni. Gbring e Goebbels si opposero risolutamente a Strasser ed ebbero Hitler dalla loro parte. Hitler non avrebbe " tollerato " il regime di Schleicher, ma - egli disse - era sempre pronto a " negoziare " con esso. Di ciò egli però incaricò Gò'ring: Goebbels riferisce che Hitler aveva già saputo della conversazione privata di Strasser col cancelliere svoltasi due giorni prima. Il 7 dicembre, al Kaiserhof, Hitler e Strasser ebbero un colloquio che degenerò in un'aspra lite. Hitler accusò il suo principale luogotenente di cercare di pugnalarlo alle spalle, di togliergli la direzione del partito e di provocare la frattura del movimento nazista. Strasser si riscaldò, respinse l'accusa, giurò di essere rimasto fedele accusando però Hitler di portare il partito verso la distruzione. Sembra che non abbia detto tutte le cose che si agitavano nel suo petto fin dal 1925. Tornato nella sua stanza all'albergo Excelsior, egli mise però tali cose per iscritto in una lettera a Hitler, che si concludeva con le sue dimissioni da tutte le cariche nel partito. Come dice Goebbels nel suo diario, la lettera, che Hitler ricevette l'8 dicembre, " fece l'effetto di una bomba ". L'atmosfera del Kaiserhof era quella di un cimitero. Goebbels annotò: " Siamo tutti abbattuti e depressi ". Era il peggiore colpo che Hitler avesse ricevuto da quando, nel 1925, aveva ricostituito il partito. Ora, mentre stava alle soglie del potere, il suo prinPagina 136
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 195 cipale seguace lo abbandonava e minacciava di distruggere tutto ciò che in sette anni egli aveva costruito. Goebbels scrisse: La sera il Ftihrer è venuto a casa nostra. È difficile mostrarsi allegri. Siamo tutti depressi, specie per il pericolo che l'intero partito si sfasci e che tutta la nostra opera risulti inutile... Telefonata dal dottor Ley. La situazione, nel partito, peggiora d'ora in ora. Il Fiihrer deve tornare immediatamente al Kaiserhof. Goebbels fu invitato a raggiungerlo in quell'albergo, alle due della mattina. Strasser aveva trasmesso un resoconto della vicenda ai giornali della mattina, che proprio allora stavano apparendo nelle vie. Goebbels descrive come segue la reazione di Hitler: Tradimento! Tradimento! Tradimento! Per ore, il Fiihrer va su e giù per la stanza dell'albergo. È amareggiato e profondamente ferito per questo tradimento. Alla fine si ferma, e dice: Se il partito va a pezzi, metterò un termine a tutto in tre minuti, con un colpo di pistola. Il partito non si sfasciò e Hitler non si sparò. Strasser avrebbe potuto provocare l'una e l'altra cosa, - il che avrebbe mutato radicalmente il corso della storia, - se nel momento cruciale egli non fosse venuto meno. Con l'autorizzazione di Hitler, Frick si mise a cercarlo per tutta Berlino, essendosi accordati che la controversia doveva essere, in qualche modo, composta per salvare il partito da un disastro. Ma Strasser, che ne aveva fin sopra i capelli, aveva preso il treno per andarsene in vacanza sotto il sole dell'Italia. Hitler, che sapeva sempre a meraviglia sfruttare la situazione quando scopriva una debolezza in un suo avversario, colpì subito e duramente. La direzione dell'" organizzazione politica ", che Strasser aveva creato, fu assunta dallo stesso Fùhrer, col dottor Ley, Gauleiter di Colonia, come suo capo di Stato maggiore. Si fece una purga degli amici di Strasser e tutti i dirigenti del partito furono convocati a Berlino per firmare una nuova dichiarazione di fedeltà a Hitler. Essi firmarono. L'astuto austriaco si era tirato fuori ancora una volta da un brutto impiccio, che avrebbe potuto facilmente avere conseguenze disastrose. Gregor Strasser, che tanti avevano creduto essere un uomo più grande di Hitler, fu presto demolito. " È un cadavere ", disse di lui Goebbels nell'annotazione del 9 dicembre del suo diario. E ciò sarebbe stato fin troppo vero due anni dopo, quando Hitler decise di regolare i conti. Il io dicembre, una settimana dopo che il generale von Schleicher gli aveva fatto lo sgambetto, Franz von Papen cominciò a tessere la propria rete d'intrighi. Dopo un discorso da lui tenuto quella sera, nello Herrenklub, il chiuso circolo aristocratico, fra i cui membri aveva reclutato i componenti del suo gabinetto dalla breve vita, egli ebbe un colloquio privato col barone Kurt von Schroeder, banchiere di Colonia che aveva fornito fondi al Partito nazionalsocialista. Propose al finanziere di far in modo che si incontrasse con Hitler di nascosto. Nelle sue memorie Papen afferma che, invece, fu Schroeder a fargli quella proposta; comunque, dice di avere aderito. Per una strana 196 Trionfo e consolidamento coincidenza, Wilhelm Keppler, consigliere economico di Hitler e una delle persone incaricate di mantenere i contatti col mondo degli affari, fece la stessa proposta, da parte del capo nazista. I due uomini, che solo fino a poche settimane prima si erano trovati in cosf aspro contrasto, si incontrarono la mattina del 4 gennaio nell'abitazione di Schroeder, a Colonia, certi che tutto si svolgesse nel più grande segreto. Papen fu stupito nel vedere qualcuno che lo fotografava nell'atto di entrare, ma fino al giorno dopo diede poco peso alla cosa. Hitler era accompagnato da Hess, Himmler e Keppler, però lasciò i suoi aiutanti in salotto e si ritirò nello studio di Schroeder, rimanendovi chiuso per due ore con Papen e il loro anfitrione. La conversazione non ebbe un buon inizio - Hitler si lamentò assai per il modo con cui Papen aveva trattato i nazisti quando era cancelliere; tuttavia presto prese un diverso sviluppo, in un senso che doveva dimostrarsi fatale sia per i due uomini che per il loro paese. Per il capo nazista, quello fu il momento cruciale. Con uno sforzo sovrumano egli aveva salvato l'unità del partito dopo la defezione di Strasser. Aveva viaggiato su e giù pel paese tenendo tre o quattro comizi al giorno ed esortando i dirigenti del partito a restare stretti intorno a lui. Ma il morale, fra i nazisti, rimaneva basso e, finanziariamente, il partito era in bancarotta. Molti dicevano che, per Hitler, Pagina 137
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt era ormai finita. Questo sentimento generale si riflette in quel che Goeb-bels scrisse nel suo diario nell'ultima settimana dell'anno: " II 1932 è stato, per noi, un anno di continua sfortuna... Il passato era stato difficile e il futuro si presenta oscuro e tempestoso; sparite interamente ogni prospettiva e ogni speranza ". Così Hitler, per negoziare il potere, si trovava in una posizione assai meno favorevole di quella dell'estate e dell'autunno precedenti. Ma ciò valeva anche per Papen; egli non aveva più una carica. Nell'avversità, le loro menti s'incontrarono. È controverso in che termini esse s'incontrarono. Al processo di Norim-berga e nelle sue memorie Papen ha sostenuto che, sempre fedele verso Schleicher, egli si limitò a suggerire a Hitler di associarsi al governo del generale. Tuttavia, data la lunga serie degli inganni da lui orditi, dato il suo naturalissimo desiderio di presentarsi, a Norimberga e nel suo libro, nella luce più favorevole e dati gli avvenimenti che seguirono, sembra certo che il resoconto, affatto diverso, che a Norimberga Schroeder diede dell'incontro sia il più veritiero. Il banchiere affermò che quel che Papen suggerì era di sostituire al governo di Schleicher un governo Hitler-Papen, in cui entrambi fossero pari. Ma Hitler... disse che, qualora fosse stato nominato cancelliere, egli avrebbe dovuto essere il capo del governo, mentre i sostenitori di Papen potevano entrare nel governo in qualità di ministri solo se erano disposti a seguirlo in una politica intesa a cambiare molte cose. Questi cambiamenti includevano l'eliminazione dei socialdemocratici, dei comunisti e degli ebrei dai posti direttivi della Germania e il ripristino dell'ordine nella vita pubblica. Von Papen e Hitler raggiunsero un accordo di massima... Furono d'accordo che si dovessero elaborare ulteriori particolari, cosa che poteva essere fatta a Berlino o in altro luogo adatto ". Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 197 Naturalmente, il tutto nel più grande segreto. Grande fu quindi la costernazione di Papen e di Hitler quando la mattina del 5 gennaio i giornali di Berlino uscirono con titoli cubitali sull'incontro di Colonia, e con articoli di fondo che attaccavano Papen per il suo comportamento sleale nei confronti di Schleicher. L'astuto generale, col suo solito acume, aveva appostato delle spie; una di esse - come in seguito Papen venne a sapere - era l'individuo che lo aveva fotografato quando era entrato nella casa di Schroeder. A parte le trattative con Papen, Hitler nell'incontro di Colonia apprese altre due cose che per lui avevano una grande importanza. Seppe dall'ex cancelliere che Hindenburg non aveva dato a Schleicher la facoltà di sciogliere il Reichstag. Ciò significava che i nazisti con l'aiuto dei comunisti avrebbero potuto rovesciare il generale non appena l'avessero voluto. In secondo luogo, nell'incontro si fece capire a Hitler che gli uomini d'affari della Germania occidentale avrebbero assunto l'onere dei debiti contratti dal partito nazista. Due giorni dopo il colloquio di Colonia Goebbels rilevò " favorevoli progressi nello sviluppo politico ", pur continuando a deplorare la " brutta situazione finanziaria ". Dieci giorni dopo, il 16 gennaio, riferì che " dalla sera alla mattina la posizione finanziaria del partito era fondamentalmente migliorata ". Intanto con un ottimismo che era, per lo meno, miope, il cancelliere Schleicher cercava di costituire un governo stabile. Il 15 dicembre fece, alla radio, un appello alla nazione chiedendo agli ascoltatori di dimenticare che egli era un generale e assicurando loro che egli non sosteneva " né il capitalismo né il socialismo " e che " concetti, come quelli dell'economia privata o dell'economia pianificata avevano cessato di impaurirlo ". Disse che il suo compito principale sarebbe stato procurar lavoro ai disoccupati e rimettere economicamente in piedi il paese. Non vi sarebbero stati né aumenti di tasse né ulteriori riduzioni di salari. In effetti, egli aveva anzi revocato l'ultima decurtazione dei salari e dei sussidi stabilita da Papen. Inoltre aveva abolito le quote agricole fissate da Papen a vantaggio dei grandi proprietari terrieri, studiando invece il progetto di acquistare 800 ooo acri delle terre degli Bunker dell'Est in bancarotta per distribuirle a 25 ooo famiglie di contadini. Si sarebbe stabilito anche un severo controllo sui prezzi dei generi di consumo essenziali, come il carbone e la carne. Egli chiedeva così l'appoggio proprio a quelle masse che fino ad allora aveva disprezzato e alle cui rivendicazioni si era opposto, e continuò questa tattica in conversazioni coi sindacati, dando ai loro dirigenti l'impressione di considerare un futuro nel quale le organizzazioni del lavoro e l'esercito sarebbero stati i due pilastri della nazione. Ma i rappresentanti dei lavoratori non erano così ingenui da lasciarsi abbindolare da un uomo nel quale non avevano Pagina 138
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt alcuna fiducia; pertanto rifiutarono la collaborazione. D'altra parte, gli industriali e i grandi proprietari terrieri scesero in campo contro il nuovo programma del cancelliere, gridando che esso era né pili 198 Trionfo e consolidamento né meno che un programma bolscevico. Gli uomini d'affari erano costernati per le improvvise simpatie di Schleicher per i sindacati. I grandi proprietari erano infuriati per la riduzione della protezione agricola di cui godevano e lividi per la prospettiva di un frazionamento delle proprietà fallimentari della Germania orientale. Il 12 gennaio il Landbund, cioè l'associazione dei grandi agricoltori, attaccò violentemente il governo, e i loro dirigenti, fra i quali si trovavano anche due nazisti, si recarono dal presidente a protestare. Hindenburg che era diventato lui stesso uno Junker proprietario terriero, chiamò il suo cancelliere, a rendere conto del proprio operato. Schleicher rispose minacciando di pubblicare un rapporto segreto del Reichstag sui prestiti per la Osthtlfe (Aiuti alle regioni orientali): come tutti sapevano, si trattava di uno scandalo in cui erano coinvolte centinaia delle più antiche famiglie degli Junker, le quali avevano " unto le ruote " per ottenere dal governo " prestiti " a fondo perduto, e che indirettamente aveva coinvolto lo stesso presidente, dato che le proprietà della Prussia orientale a lui donate erano state illegalmente intestate a suo figlio per evadere la tassa di successione. Malgrado il tumulto degli industriali e dei proprietari terrieri e malgrado la freddezza dei sindacati, Schleicher era inesplicabilmente convinto che tutto andava bene. Il primo dell'anno nuovo, cioè del 1933, si recò insieme al suo gabinetto in visita dal vecchio presidente, il quale gli espresse la sua gratitudine per il fatto che " le maggiori avversità erano state superate e che si apriva la via di una nuova ripresa ". Il 4 gennaio, lo stesso giorno in cui Papen e Hitler conferivano a Colonia, il cancelliere fece in modo che Hindenburg ricevesse Strasser, di ritorno dalle sue ferie sotto il sole d'Italia. L'ex numero due del nazismo, incontrandosi col presidente pochi giorni dopo, si dichiarò pronto ad entrare nel gabinetto Schleicher. Questa mossa gettò nella costernazione il campo nazista, in quel momento impegnato nel piccolo Lana di Lippe dove Hitler e i suoi principali aiutanti si battevano furiosamente per ottenere un successo nelle elezioni locali al fine di rafforzare la posizione del Fiihrer nei suoi negoziati con Papen. Goebbels riferì nel suo diario l'arrivo di Goring alla mezzanotte del 13 gennaio e insieme le brutte notizie della decisione di Strasser, raccontando come i dirigenti del partito avessero discusso tutta la notte la faccenda e riconosciuto che se Strasser avesse avuto una carica ciò avrebbe significato un grave scacco per il partito. È quel che anche Schleicher pensava, e quando il 15 gennaio Kurt von Schuschnigg, allora ministro austriaco della Giustizia, gli fece visita, egli gli assicurò che " il signor Hitler ha cessato di costituire un problema, il suo movimento non rappresenta pili un pericolo politico, tutta la questione è risolta, non è più che una cosa del passato " ". Ma Strasser non entrò nel gabinetto, né vi entrò il capo del Partito nazionalista, Hugenberg, che il giorno prima, il 14, aveva assicurato Hindenburg che lo avrebbe fatto. L'uno e l'altro dopo non molto tornarono a Hitler, Strasser per essere freddamente respinto, Hugenberg con maggior successo. Il 15 gennaio, proprio mentre Schleicher si vantava con Schuschnigg per Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1^3) 199 la fine di Hitler, i nazisti riscossero un successo locale nelle elezioni dello staterello di Lippe. Non era una gran cosa. Su 90 ooo voti i nazisti ne riscossero 38 ooo, cioè il 39 per cento, con un aumento di circa il 17 per cento rispetto alla precedente votazione. Ma, sotto la guida di Goebbels, i dirigenti nazisti fecero un gran chiasso intorno alla loro " vittoria " e, cosa strana, sembra che riuscissero a impressionare un certo numero di conservatori, comprese le persone che stavano dietro Hindenburg, di cui le principali erano il segretario di Stato Meissner e Oskar von Hindenburg, figlio del presidente. La sera del 22 gennaio questi due signori lasciarono di nascosto la residenza presidenziale, fermarono un taxi (Meissner disse: per evitare di essere notati) e con esso si recarono nell'abitazione suburbana di un nazista fino ad allora sconosciuto, Joachim von Ribbentrop, che era amico di Papen -erano stati insieme sul fronte turco durante la guerra. Là incontrarono Papen, Hitler, Goring e Frick. Secondo Meissner, fino a quella sera fatale Oskar von Hindenburg si era opposto a ogni baratto coi nazisti. Hitler può averlo saputo; comunque egli insistette per aver con lui un colloquio " a quattrocchi ", e con grande sorpresa di Meissner il giovane Hindenburg acconsentì e si ritirò con Hitler in Pagina 139
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un'altra stanza rimanendo con lui per un'ora. Non si è mai saputo che cosa Hitler disse al figlio del presidente, il quale non era noto per essere una mente sveglia e per avere un forte carattere. Nell'ambiente nazista si credette che Hitler gli avesse fatto sia offerte che minacce: minacce di rivelare al pubblico che Oskar era coinvolto nello scandalo degli aiuti alle regioni orientali (Osthilfe) e il modo con cui si erano evase le tasse che avrebbero colpito la proprietà degli Hindenburg. Quanto alle offerte, se ne può giudicare solo dal fatto che pochi mesi dopo cinquemila acri di terra libera da imposte furono aggiunti alle proprietà della famiglia Hindenburg a Neudeck e che nell'agosto del 1934 Oskar passò di colpo dal grado di colonnello a quello di maggiore generale dell'esercito. Comunque, non v'è dubbio che Hitler abbia prodotto una viva impressione sul figlio del presidente. In seguito, nella sua deposizione a Norim-berga Meissner riferì: " Tornando in taxi, Oskar von Hindenburg fu quanto mai silenzioso e l'unico rilievo da lui avanzato fu che non c'era nulla da fare: bisognava prendere nel governo i nazisti. La mia impressione fu che Hitler era riuscito a fargli subire il suo ascendente ". A Hitler restava soltanto da far lo stesso col padre. Ciò era evidentemente più difficile perché, malgrado la sua mente un po' svanita, l'età non aveva corroso il carattere granitico del vecchio feldmaresciallo. Era più difficile, ma non impossibile. Affaccendato come un castoro, Papen ogni giorno si lavorava il vegliardo. Ed era facile vedere che Schleicher, malgrado tutta la sua astuzia, vacillava tanto da esser quasi sul punto di cadere. Non era riuscito a vincere i nazisti e neppure a provocare una scissione fra di essi. Non riusciva ad ottenere l'appoggio né dai nazionalisti, né dal Centro o dai socialdemocratici. Così il 23 gennaio Schleicher andò a trovare Hindenburg, ammise di non 2oo Trionfo e consolidamento essere riuscito a formarsi una maggioranza nel Reichstag e chiese lo scioglimento di esso nonché la concessione dei poteri di emergenza per governare mediante decreti, secondo l'art. 48 della costituzione. A credere a Meissner, il generale avrebbe anche chiesto " l'eliminazione temporanea " del Reichstag confessando francamente il suo intento di trasformare il proprio governo in una " dittatura militare " ". Malgrado tutte le sue tortuose manovre Schleicher ora si trovava allo stesso punto in cui al principio di dicembre si era trovato Papen, ma con le parti invertite. Allora Papen aveva richiesto i poteri di emergenza e Schleicher gli si era opposto, offrendosi di formar lui un governo di maggioranza con l'appoggio dei nazisti. Ora il generale insisteva che si istituisse un governo dittatoriale, mentre quella volpe astuta, che era von Papen, assicurava il feldmaresciallo di poter cattivare Hitler per un governo che al Reichstag avrebbe avuto la maggioranza. Una vera altalena di furfanti e di intriganti! Hindenburg ricordò a Schleicher le ragioni da lui addotte il 2 dicembre per rovesciare Papen e lo informò che esse erano sempre valide. Lo pregò di darsi di nuovo da fare per formare una maggioranza al Reichstag. Era la fine, per Schleicher, ed egli lo sapeva: come lo sapeva chiunque fosse addentro alle segrete cose. Goebbels, che era uno di questi pochi iniziati, l'indomani commentò: " Schleicher cadrà da un momento all'altro; lui, che ha buttato giù tanti altri ". La sua fine ufficiale fu segnata il 28 gennaio, giorno in cui si recò dal presidente per rassegnare le dimissioni del suo governo. " Ho già un piede nella tomba, - disse Hindenburg al generale disilluso, - e non sono certo che in seguito, in ciclo, non rimpiangerò una simile azione ". Schleicher rispose: " Non sono certo, signore, che dopo questo tradimento voi andrete in cielo ", e spari rapidamente dalla storia tedesca ". A mezzogiorno dello stesso 28 gennaio il presidente incaricò Papen di accertare quali possibilità vi fossero per formare un governo capeggiato da Hitler " nel quadro della costituzione ". Per un'intera settimana quell'uomo astuto e ambizioso aveva accarezzato l'idea di scavalcare Hitler per tornare nuovamente al cancellierato in un governo presidenziale sostenuto da Hu-genberg. Il 27 gennaio Goebbels scrisse: " È tuttora possibile che Papen venga nominato di nuovo cancelliere ". Il giorno prima Schleicher aveva mandato dal presidente il generale von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito, per dissuaderlo dallo scegliere Papen. In quella Berlino, labirinto di intrighi, Schleicher, all'ultimo momento, si era deciso a favore di Hitler per soppiantarlo. Hindenburg assicurò il comandante in capo di non aver nessuna intenzione di nominare " quel caporale austriaco ". Pagina 140
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'indomani, domenica 29 gennaio, fu una giornata cruciale; i cospiratori giocarono disperatamente le loro ultime carte diffondendo nella capitale le dicerie più allarmanti e contrastanti, alcune delle quali, tuttavia, non erano affatto infondate. Ancor una volta Schleicher si servì del fedele Hammerstein, per agitare le acque. Il capo dell'esercito andò a trovare Hitler per avvertirlo daccapo che Papen avrebbe potuto piantarlo in asso e che per il Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 201 capo nazista sarebbe stata cosa più saggia allearsi col cancelliere caduto e con l'esercito. Hitler non si interessò molto a tale comunicazione. Tornò al Kaiserhof a bere un caffè e a mangiare delle paste coi suoi aiutanti, e fu durante questo piccolo trattenimento che Goring apparve con la notizia che il Fiihrer sarebbe stato nominato cancelliere l'indomani. Mentre quella sera i caporioni nazisti festeggiavano il grande avvenimento a casa di Goebbels, sulla Reichskanzlerplatz giunse un altro emissario di Schleicher con notizie sensazionali. Era, questi, Werner von Alvensleben, persona così amante delle cospirazioni che, quando non ne esistevano, ne inventava una lui. Egli informò l'allegra compagnia che Schleicher e Ham-merstein avevano messo in stato di allarme la guarnigione di Potsdam, che si accingevano a spedire il vecchio presidente a Neudeck e a istituire una dittatura militare. In ciò vi era molta esagerazione. Era ben possibile che i due generali accarezzassero una tale idea, però di certo non avevano preso nessuna iniziativa. Comunque, questo allarme mise i nazisti in uno stato di isterismo. Con tutta la velocità che il suo grosso corpo gli permetteva, Goring attraversò la piazza e corse ad avvertire il presidente e Papen. Ciò che Hitler fece, lo descrisse lui stesso in seguito. La mia reazione immediata a questo piano di un putsch militare fu di ordinare al comandante delle SA di Berlino, conte Helldorf, di mettere in stato d'allarme tutte le formazioni SA della capitale. Oltre a ciò, il maggiore Wecke, che godeva la nostra fiducia, fu incaricato di prevedere, in caso di bisogno, un'occupazione di forza della Wilhelm-strasse con sei battaglioni della polizia. Feci avvertire per mezzo di von Papen il vecchio maresciallo delle intenzioni della cricca di Schleicher. Infine, essendo diventata definitiva la scelta di Blomberg a ministro della Reichswehr, feci sapere a questi che, subito dopo il suo arrivo a Berlino, previsto per le 8 del mattino del 30 gennaio, doveva presentarsi da Hindenburg per prestare giuramento. Una volta comandante supremo della Reichswehr, avrebbe avuto il potere di soffocare immediatamente qualsiasi nuovo tentativo di putsch ". Alle spalle di Schleicher e del comandante in capo dell'esercito - in quel folle periodo ogni cosa veniva compiuta alle spalle di qualcuno - il generale Werner von Blomberg era stato richiamato da Ginevra, dove egli rappresentava la Germania alla conferenza per il disarmo, non da Hitler, che non era ancora al potere, ma da Hindenburg e da Papen, per essere nominato ministro della Difesa nel gabinetto Hitler-Papen. Come Hitler in seguito disse, von Blomberg era una persona che già godeva della sua fiducia e che era caduto sotto l'ascendente del proprio capo di Stato maggiore della Prussia orientale, il colonnello Walter von Reichenau, dichiarato filonazista. Quando arrivò a Berlino nel primo mattino del 30 gennaio, Blomberg trovò alla stazione due ufficiali dell'esercito con ordini contrastanti. Uno era l'aiutante di Hammerstein, un certo maggiore von Kuntzen, e questi gli trasmise l'ordine di recarsi a rapporto dal comandante in capo dell'esercito. L'altro era il colonnello Oskar von Hindenburg, aiutante di suo padre, che ordinò al disorientato Blomberg di andare a rapporto dal presidente della Repubblica. Blomberg si recò dal presidente, prestò subito giuramento quale ministro della Difesa, ottenendo l'autorità necessaria non solo per stroncare 2O2 Trionfo e consolidamento qualsiasi colpo di mano dell'esercito, ma anche per far sì che i militari appoggiassero il nuovo governo, che sarebbe stato nominato qualche ora dopo. Hitler fu sempre riconoscente verso l'esercito per averlo appoggiato in quel momento cruciale. In un'adunata del partito, non molto tempo dopo, egli disse: " Se in quei giorni della nostra rivoluzione l'esercito non fosse stato al nostro fianco, oggi noi non ci troveremmo qui ". Fu una responsabilità che doveva gravare pesantemente sul corpo degli ufficiali nei giorni a venire; fu una decisione di cui alla fine l'esercito si doveva pentire fin troppo. In quel mattino d'inverno del 30 gennaio 1933 si concludeva la tragedia della Repubblica di Weimar, tentativo raffazzonato, protrattosi per quattordici anni pieni di delusioni, di rendere la democrazia operante in Germania: ma non prima Pagina 141
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che, proprio all'ultimo momento, quando il sipario cadde definitivamente, avesse luogo una piccola farsa fra il gruppo multi-colore dei cospiratori riunitisi per seppellire il regime repubblicano. Ecco come, in seguito, Papen la descrisse: Verso le dieci e mezzo i membri del gabinetto proposto si riunirono da me e poi attraversarono il giardino per raggiungere il palazzo presidenziale dove rimanemmo ad attendere nell'ufficio di Meissner. Hitler rinnovò subito le sue rimostranze per non essere stato nominato commissario per la Prussia. Pensava che ciò limitasse grandemente i suoi poteri... Io gli dissi ... che quella nomina poteva essere rimandata a più tardi. Allora, Hitler rispose che se i suoi poteri dovevano subire una tale limitazione, egli avrebbe dovuto insistere perché venissero indette nuove elezioni al Reichstag. Ciò veniva a creare una situazione del tutto nuova e la discussione si fece accesa. Hugenberg, in particolare, si oppose all'idea di nuove elezioni; Hitler cercò di calmarlo affermando che egli non avrebbe apportato mutamenti al gabinetto, qualunque fossero stati i risultati... Intanto le undici, ora fissata per il nostro colloquio col presidente, erano da tempo passate, e Meissner disse di por termine alla discussione, perché Hin-denburg non era disposto ad aspettare ancora. Vi era stato un tale improvviso scontro di opinioni che io temevo che la nostra nuova coalizione si spezzasse ancor prima di nascere... Alla fine fummo accompagnati dal presidente e io feci le necessarie presentazioni ufficiali. Hindenburg tenne un breve discorso sulla necessità di una piena collaborazione nell'interesse della nazione; dopodiché, giurammo. Il gabinetto Hitler era stato formato21. In tal guisa, per la porta di servizio, grazie a una meschina combutta politica con reazionari della vecchia scuola, da lui intimamente detestati, l'uomo che era già stato un vagabondo venuto da Vienna, il derelitto della prima guerra mondiale, il violento rivoluzionario, divenne il cancelliere di una grande nazione. Certo, i nazionalsocialisti nel governo erano in decisa minoranza; avevano soltanto tre degli undici posti del gabinetto, e, a parte il cancellierato, non si trattava nemmeno di posti chiave. Frick era ministro agli Interni, ma, a differenza di quel che è d'uso nella maggior parte dei paesi europei, non controllava la polizia; in Germania la polizia era in mano ai singoli Stati. Il terzo nazista membro del gabinetto era Gbring, ma per lui non si potè trovare una carica specifica; fu nominato ministro senza portafoglio, con l'intesa che egli sarebbe divenuto ministro dell'Aviazione non appena la Germania avesse avuto un'aviazione militare. Si diede poco rilievo al fatto Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933,) 203 che Gbring era stato anche nominato ministro dell'Interno della Prussia, il che gli assicurava il controllo della polizia prussiana; per il momento, l'attenzione generale era concentrata sul gabinetto del Reich. Con sorpresa di molti, il nome di Goebbels non figurò nella lista; per il momento era stato lasciato fuori. I ministeri più importanti toccarono ai conservatori, i quali erano sicuri di aver accalappiato i nazisti tanto da potersene servire ai loro fini: Neurath continuò ad essere ministro degli Esteri; il ministro alla Difesa fu Blomberg; Hugenberg assunse i ministeri riuniti dell'Economia e dell'Agricoltura; Seld-te, capo dello Stahlhelm, fu fatto ministro del Lavoro; gli altri ministeri furono dati agli " esperti " indipendenti che Papen otto mesi prima aveva nominato. Lo stesso Papen ebbe il posto di vicecancelliere del Reich e di primo ministro della Prussia, e Hindenburg gli aveva promesso che non avrebbe mai ricevuto il cancelliere se non accompagnato da lui quale vicecancelliere. Con questa posizione unica nel suo genere, Papen era sicuro di poter tenere in freno il radicalismo del capo nazista. Non solo: quel governo era stato concepito da Papen, era la sua creazione, ed egli confidava che con l'aiuto del vecchio presidente, suo fido amico, ammiratore e protettore, e con l'accorto sostegno dei suoi colleghi conservatori, il cui numero soverchiava in un rapporto da otto a tre quello dei nazisti recalcitranti, egli avrebbe potuto assicurarsi il predominio nel governo. Ma questo frivolo, connivente uomo politico non conosceva Hitler - nessuno conosceva realmente Hitler - né aveva un'idea dell'entità delle forze che l'avevano vorticosamente portato alla sommità del potere. Come tutti gli altri, a eccezione di Hitler, Papen non si rendeva nemmeno ben conto dell'inesplicabile debolezza, ormai confinante con la paralisi, delle istituzioni esistenti l'esercito, le chiese, i sindacati, i partiti politici - e altresì di quello della vasta classe media non nazista e del proletariato cosi bene organizzato Pagina 142
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che, come Papen rilevò molti anni dopo con tristezza, dovevano " arrendersi tutti senza combattere ". Non v'è classe o gruppo, in Germania, che non abbia avuto la sua parte di responsabilità nella liquidazione della repubblica democratica e nell'avvento di Adolf Hitler. I tedeschi che si opponevano al nazismo commisero l'errore fondamentale di non far fronte unico contro di esso. Nel luglio 1932, quando godevano del massimo favore popolare, i nazionalsocialisti non avevano raccolto che il 37 per cento dei voti. Ma il 63 per cento dei tedeschi che votarono contro Hitler era troppo diviso e troppo miope per coallzzarsi contro il pericolo comune rappresentato da una forza che - essi avrebbero dovuto saperlo li avrebbe sopraffatti se, almeno temporaneamente, non si fossero uniti per batterla. Seguendo le istruzioni di Mosca, i comunisti sostennero fino all'ultimo la stupida idea che bisognava anzitutto distruggere i socialdemocratici, i sindacati socialisti e tutte le residue forze democratiche delle classi medie, basandosi sulla problematica teoria che, anche se una simile opera avrebbe condotto a un regime nazista, un tale regime sarebbe stato soltanto temporaneo e avrebbe provocato inevitabilmente il 2O4 Trionfo e consolidamento crollo del capitalismo; dopodiché i comunisti avrebbero assunto la direzione istituendo la dittatura del proletariato. Secondo la concezione bolscevico-marxista, il fascismo rappresentava l'ultimo stadio del capitalismo in agonia: dopo, sarebbe venuto il diluvio comunista. Nella Repubblica, quattordici anni di potere politico spartito, e di condiscendenza a tutti i compromessi, pur di mantenere in vita dei governi di coalizione, avevano fiaccato il vigore e l'entusiasmo dei socialdemocratici, finché il loro partito divenne poco più di un'organizzazione usata per esercitare pressioni al momento opportuno, pronta a mercanteggiare concessioni a favore di quei sindacati sui quali si basava in larga misura la sua potenza. Può esser vero quel che dissero certi socialisti, ossia che la fortuna non aveva loro arriso: i comunisti, privi di scrupoli e antidemocratici, avevano spezzato l'unità della classe operaia; la depressione economica aveva ulteriormente danneggiato i socialdemocratici, indebolendo i sindacati e facendo perdere al partito il sostegno di milioni di disoccupati che nella loro disperazione passarono al comunismo o al nazismo. Ma la tragedia dei socialdemocratici non si può spiegare soltanto con la cattiva fortuna. Nel novembre del 1918 si era loro presentata l'occasione di prendere la direzione della Germania e di creare uno Stato basato sul sistema che essi sempre avevano difeso: su di una democrazia sociale. Ma ad essi era mancata la forza di decisione a ciò necessaria. Ora, all'alba degli anni trenta, essi erano un partito stanco e disfattista, nelle mani di persone vecchie, animate certo da buone intenzioni, ma per lo più mediocri. Rimasero fedeli alla Repubblica sino all'ultimo, ma alla fine furono troppo incerti e troppo timidi per correre i rischi necessari per salvarla: quando Papen mobilitò una squadra di militari per distruggere -il governo costituzionale in Prussia, essi non seppero neppure muovere un dito. Mancò, in Germania, fra la sinistra e la destra, una classe media politicamente forte, classe che in altri paesi - in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti - aveva dimostrato di essere la spina dorsale della democrazia. Nel primo anno della Repubblica i partiti della classe media, i democratici, il Partito popolare e quello del Centro, avevano raccolto un totale di dodici milioni di voti, appena due milioni meno di quello dei due gruppi socialisti. Ma dopo la loro forza andò scemando perché la base che li sosteneva cominciò a gravitare intorno a Hitler e ai nazionalisti. Nel 1919 i democratici avevano avuto 74 deputati al Reichstag; nel 1932 non disponevano più che di due seggi. La forza del Partito popolare scese dai 62 seggi del 1920 agli ii seggi del 1932. Solo il Centro cattolico dispose sino alla fine di un forte elettorato. Nelle prime elezioni repubblicane del 1919 il Centro aveva avuto 71 deputati al Reichstag; nel 1932 ne aveva 70. Però a partire dai tempi di Bismarck il partito di Centro aveva seguito, in larga misura, una politica opportunistica, perfino più di quella dei socialdemocratici, sostenendo qual-siasi governo che intendesse fare concessioni favorevoli ai loro particolari interessi. E benché tale partito sembrasse fedele alla Repubblica e aderisse alla sua democrazia, pure, come si è visto, i suoi dirigenti negoziarono coi Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 205 nazisti per dare a Hitler il cancellierato, prima di venir soppiantati da Pa-pen e dai nazionalisti quali migliori offerenti. Pagina 143
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ma se la Repubblica tedesca era priva di una classe politica che tenesse la via di mezzo, essa mancava anche della stabilità garantita, in molti altri paesi, da un vero partito conservatore. Nel 1924, quando si trovavano all'apogeo, i nazionalisti tedeschi avevano raccolto sei milioni di voti mandando al parlamento 103 deputati, in modo da costituire, per grandezza, il secondo partito politico. Ma sia allora che durante quasi tutto il regime di Weimar essi rifiutarono di assumere una posizione di responsabilità nel governo o all'opposizione, con la sola eccezione di una loro partecipazione a due gabinetti dalla breve vita negli anni '20. Ciò che voleva la destra tedesca, che dette in larga misura i suoi voti ai nazionalisti, era la fine della Repubblica e il ritorno a una Germania imperialista in cui fossero ripristinati tutti i suoi antichi privilegi. Di fatto, la Repubblica aveva trattato la destra, come singoli individui e come classe, con un'estrema generosità, anzi, a considerare i fini perseguiti dalla stessa destra, con un'eccezionale tolleranza. Come si è visto, aveva permesso all'esercito di continuare a costituire una specie di Stato entro lo Stato, aveva dato modo agli uomini di affari e ai banchieri di realizzare ampi profitti e agli Junker di mantenere le loro proprietà improduttive mediante prestiti del governo, che non venivano mai pagati e che solo di rado venivano usati per la miglioria delle loro terre. Eppure in tutti costoro queste generosità non avevano destato né gratitudine né lealismo nei riguardi della Repubblica. Con una ristrettezza mentale, con un insieme di pregiudizi e con una cecità che, retrospettivamente, a noi che scriviamo la cronaca di quel periodo, sembra inconcepibile, essi scalzarono le fondamenta della Repubblica finché, in lega con Hitler, la abbatterono. Nell'ex vagabondo austriaco le classi conservatrici pensavano di aver trovato un uomo che, pur rimanendo loro prigioniero, li avrebbe aiutati a raggiungere i loro fini. La distruzione della Repubblica era soltanto il primo passo. Quel che essi desideravano era una Germania autoritaria che all'interno mettesse fine all'" assurdo " della democrazia e alla potenza dei sindacati, e che in campo internazionale distruggesse il verdetto costituito dal trattato di pace del 1918, spezzasse i ceppi di Versailles, ricostituisse un grande esercito e assicurasse, col potere militare, il suo " posto al sole " al paese. Questi erano anche i fini di Hitler. E benché egli avesse con sé ciò di cui i conservatori mancavano, il seguito delle masse, la destra era convinta di riuscire a tenerlo in proprio potere: nel gabinetto del Reich essa forse non aveva, su di lui, una maggioranza di otto a tre? Una simile posizione di preminenza avrebbe anche permesso ai conservatori di realizzare i loro fini senza la barbarie di un nazismo scatenato: almeno, è quel che essi pensavano. Erano uomini onesti e timorati di Dio, questa era, almeno l'opinione che essi avevano di se stessi. L'impero degli Hohenzollern era stato costruito sulla base dei trionfi delle armate prussiane, la Repubblica tedesca su quella della disfatta inflitta 200 Trionfo e consolidamento alla Germania dagli Alleati dopo una grande guerra. Invece il Terzo Reich non dovette nulla alle fortune della guerra o a influenze straniere. Fu inaugurato in tempo di pace e pacificamente, a opera degli stessi tedeschi, delle loro stesse debolezze e energie. Furono i tedeschi a imporre a se stessi la tirannide nazista. Molti di essi, forse la maggioranza, non se ne rese conto in quel mezzogiorno del 30 gennaio 1933, quando il presidente Hindenburg, agendo in modo perfettamente costituzionale, affidò a Hitler il cancellierato. Ma presto se ne sarebbero accorti. 1 Secondo HEIDEN, Der Fiihrer, p. 433. 2 HEIDEN, History of National Socialism, p. 166. 3 GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 19-20. 4 Ibid., pp. 80-81. s WHEELER-BENNETT, NemeSÌS, p. 243. 6 Le citazioni di cui sopra sono tratte da GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 81-104. 7 FRANCOIS-PONCET, Op. CÌt., p. 23. 8 FRANZ VON PAPEN, Memoirs, p. 162. 9 NCA, Suppl. A, p. .508 (ND, 3309-PS). 10 HERMANN RAUSCHNING, The Voice of Destructioti. 11 Goebbels non fu colto alla sprovvista, come già gli era successo Pagina 144
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il 13 agosto. Trasmise subito alla stampa la corrispondenza, che fu pubblicata nei giornali del mattino del 2j novembre. Essa figura nel " jahrbuch des òffentlichen Rechtes ", voi. XXI, 1933-40. 12 PAPEN, op. cit., pp. 216-17. " Ibid., p. 220. 14 Ibid., p. 222. 15 FRANCOIS-PONCET, op. cit., p. 43. Egli dice erroneamente " settanta giorni ". " NCA, II, pp. 922-24. 17 KURT VON SCHUSCHNIGG, Faretaell, Austria!, pp. 165-66. 18 Dichiarazione giurata di Meissner, NCA, Suppl. A, p. jn. " Memorandum Hammerstein, in WHEELER-BENNETT, Nemesis, p. 280. 20 Hitler's Secret Conversations, p. 404. 21 PAPEN, op. cit., pp. 243-44. VII. LA NAZIFICAZIONE DELLA GERMANIA (1933-1934) La convinzione che Hitler si era formato nella sua modesta vita a Vienna, e che egli non aveva mai abbandonato - e cioè che per un movimento rivoluzionario la via al potere è l'alleanza con alcune delle più potenti istituzioni dello Stato - ora era stata praticamente convalidata assai più di quanto egli avesse calcolato. Il presidente, appoggiato dall'esercito e dai conservatori, l'aveva nominato cancelliere. Però il suo potere politico, per grande che fosse, non era completo. Hitler lo divideva con queste tre fonti dell'autorità a cui doveva la carica, le quali erano al di fuori del movimento nazionalsocialista e che, in una certa misura, diffidavano di tale movimento. Così il compito più immediato di Hitler era di eliminare quelle forze dai posti di comando, e di far del suo partito il padrone assoluto dello Stato, per poi attuare la rivoluzione nazista col potere di uno Stato autoritario e della sua polizia. Erano passate appena ventiquattro ore dal suo insediamento che egli fece la prima mossa decisiva, preparando una trappola ai suoi creduli " guardiani " conservatori e mettendo in moto una catena di avvenimenti di cui riusci a mantenere il controllo, avvenimenti che nel giro di sei mesi dovevano portare alla completa nazificazione della Germania e alla sua ascesa a dittatore del Reich, Stato unificato e non più federale per la prima volta in tutta la storia tedesca. Il 30 gennaio 1933, alle cinque pomeridiane, cinque ore dopo aver giurato, Hitler tenne la prima riunione del suo gabinetto. I resoconti di tale riunione, affiorati a Norimberga fra le tonnellate dei documenti segreti sequestrati, dimostrano la rapidità e l'abilità con cui Hitler, assistito dall'astuto Goring, cominciò a preparare lo sgambetto ai conservatori suoi colleghi*1. Hindenburg aveva nominato Hitler capo non di un gabinetto presidenziale, ma di un gabinetto basato su di una maggioranza del Reichstag. * Naturalmente questa riunione di gabinetto ebbe carattere privato. Come nella maggior parte delle conferenze, svoltesi spesso nella massima segretezza, tenute da Hitler e dai suoi aiutanti politici e militari durante il Terzo Reich, i verbali delle decisioni non furono accessibili al pubblico prima che i documenti tedeschi venissero sequestrati ed esaminati al processo di Norimberga. A partire da questo punto gran numero di tali discussioni strettamente confidenziali con le relative decisioni - tutte riguardanti segreti di Stato servirà da base per la cronaca tracciata nel presente libro, il quale ha utilizzato sino alla fine, in larga misura, i verbali stesi a loro tempo. Anche a rischio di appesantire le pagine con un gran numero di note, citerò regolarmente tali fonti. Nessun'altta storia di una nazione risulta cosi ampiamente documentata, per un dato peLa nazificazione della Germania (1933-1934) 209 Senonché i nazisti e i nazionalisti, unici partiti rappresentati nel governo, avendo solo 247 dei 583 seggi del parlamento, non disponevano della maggioranza. Per raggiungerla, abbisognavano dell'appoggio del partito di Centro, che aveva 70 seggi. Nelle primissime ore del nuovo governo Hitler aveva incaricato Goring di conferire coi capi politici del Centro. Ora riferì al gabinetto che il Centro esigeva " alcune concessioni ". Allora Goring propose che il Reichstag venisse sciolto e che si tenessero nuove elezioni. E Hitler aderì. Hugenberg, uomo dalla mentalità rigida malgrado tutti i successi avuti nel mondo degli affari, si Pagina 145
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt oppose all'ammissione del Centro nel governo ma, d'altro canto, si oppose anche a nuove elezioni, ben sapendo che i nazisti, con tutte le risorse dello Stato a loro disposizione, avrebbero ottenuto la maggioranza assoluta e sarebbero quindi stati in grado di far a meno dei suoi servizi e di quelli dei conservatori suoi amici. Egli propose semplicemente di sopprimere il partito comunista; una volta eliminati i cento seggi di questo partito, i nazisti e i nazionalisti sarebbero stati in maggioranza. Ma Hitler per il momento non voleva spingersi cosi lontano, e alla fine si decise che lo stesso cancelliere avrebbe conferito coi dirigenti del partito di Centro la mattina seguente e che se il colloquio non avesse dato frutti il gabinetto avrebbe chiesto di indire nuove elezioni. A Hitler riuscì facile far sì che il colloquio non desse risultati positivi. Per invito di Hitler, monsignor Kaas, capo del partito di Centro, presentò quale base della discussione un elenco di richieste, ponendo come condizione la promessa, da parte di Hitler, di governare nei limiti della costituzione. Ma Hitler imbrogliò sia Kaas che i membri del proprio gabinetto, riferendo a quest'ultimi che il Centro aveva fatto richieste impossibili e che non vi erano prospettive per un accordo. Propose dunque che il presidente scio-gliesse il Reichstag indicendo nuove elezioni. Hugenberg e Papen furono presi in trappola, ma dopo una solenne assicurazione, da parte del capo nazista, che il gabinetto sarebbe rimasto immutato qualunque fossero stati i •risultati delle elezioni, accettarono di stare dalla sua parte. Le nuove elezioni furono fissate per il 5 marzo. Ora, per la prima volta, il partito poteva impiegare tutte le vaste risorse del governo per guadagnare voti in queste elezioni che dovevano essere le ultime elezioni relativamente libere che la Germania ebbe. Goebbels giubilava. Il 3 febbraio scrisse nel suo diario: "Ora sarà facile condurre la nostra battaglia, perché possiamo aiutarci con tutte le risorse dello Stato. La radio e la stampa sono a nostra disposizione. Insceneremo un capolavoro di propaganda. E, naturalmente, questa volta il denaro non mancherà "2. Ai grandi uomini di affari, contenti del nuovo governo che avrebbe messo al loro posto le organizzazioni operaie e che avrebbe lasciato i dirigenti gestire le aziende come meglio credevano, si chiese di sputare quattrini. Essi riodo, come quella del Terzo Reich, e all'autore è sembrato che l'omettere i riferimenti ai documenti avrebbe grandemente diminuito il valore che il presente libro può avere come esposizione storica veritiera. 210 Trionfo e consolidamento aderirono alla richiesta in una riunione tenutasi il 20 febbraio al palazzo del presidente del Reichstag, che ora era Goring, riunione nella quale il dottor Schacht fece da anfitrione e Goring e Hitler indicarono le direttive a un paio di dozzine di magnati della Germania, fra cui si trovavano Krupp von Bohlen, divenuto dalla sera alla mattina un fervente nazista, Bosch e Schnit-zler, della IG-Farben, e infine Vogler, capo delle Vereinigte Stahlwerke. Il resoconto di questa riunione segreta è conservato. Hitler cominciò un lungo discorso per cattivarsi gli industriali. Disse: "Nell'era della democrazia, non è possibile mantenere l'impresa privata; essa è concepibile solo se il popolo ha una sana idea dell'autorità e della personalità... Tutti i beni terreni che possediamo li dobbiamo alla lotta di una élite... Non dimentichiamoci che tutti i benefici della civiltà debbono essere introdotti, più o meno, con un pugno di ferro ". Promise agli uomini d'affari di "eliminare" i marxisti e di ricostruire la Wehrmacht (a ciò erano soprattutto interessate quelle industrie, come i Krupp, le Vereinigte Stahlwerke e l'IG-Farben, che più avevano da guadagnare dal riarmo). " Ci troviamo dinanzi alle ultime elezioni", concluse Hitler, e assicurò gli ascoltatori che " qualunque sarà il loro esito noi non ci ritireremo ". Se non avesse vinto coi voti, sarebbe rimasto al potere "con altri mezzi... usando altre armi". Attenendosi maggiormente al problema più immediato, Goring sottolineò la necessità di " sacrifici finanziari " che, " per l'industria, sarebbero stati certamente più facili da sostenere se essa si rendeva conto che le elezioni del 5 marzo sarebbero state sicuramente le ultime dei prossimi dieci anni, probabilmente perfino dei prossimi cento anni ". Tutto questo fu detto ben chiaro agli industriali convenuti, ed essi reagirono con entusiasmo alla promessa che la si sarebbe fatta finita con le infernali elezioni, con la democrazia e col disarmo. Krupp, il re delle munizioni che, secondo Thyssen, il 29 gennaio aveva fatto pressioni su Hinden-burg affinchè non nominasse Hitler, balzò in piedi e espresse al cancelliere la " gratitudine " degli uomini di affari " per aver loro dato un quadro così chiaro della situazione". Quindi il dottor Schacht fece il giro Pagina 146
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della colletta. A Norimberga dichiarò: "Raccolsi tre milioni di marchi"3. Il 31 gennaio 1933, ossia il giorno dopo che Hitler era stato nominato cancelliere, Goebbels scrisse nel suo diario : " In una conferenza col Fùhrer abbiamo fissato le linee per la lotta contro il terrore rosso. Per il momento ci asterremo da immediate contromisure. Occorre che prima il tentativo rivoluzionario bolscevico divampi. Al momento giusto, colpiremo". Malgrado le crescenti provocazioni delle autorità naziste, non c'era segno alcuno che una rivoluzione, comunista o socialista, scoppiasse nel corso della campagna elettorale. Al principio di febbraio il governo di Hitler aveva vietato ogni comizio comunista e aveva messo a tacere la stampa comunista. Le adunate dei socialdemocratici vennero ugualmente vietate, oppure disperse dalle bande delle SA, e i principali giornali socialisti subirono contiLa nazificazione della Germania (1933-1934) 211 nue sospensioni. Perfino il partito cattolico di Centro non fu risparmiato dal terrore nazista. Stegerwald, capo dei sindacati cattolici, fu pestato dalle Camicie Brune quando tentò di prender la parola in un comizio, e Brùning fu costretto, in un altro comizio, a chiedere la protezione della polizia, dopo che uomini delle SA avevano ferito un certo numero di suoi seguaci. Complessivamente durante la campagna elettorale si contarono cinquantun antinazisti uccisi, mentre i nazisti pretesero che diciotto dei loro erano stati colpiti a morte. Ora si cominciò a riconoscere la posizione chiave che Gbring occupava, quale ministro agli Interni della Prussia. Ignorando le prudenti raccomandazioni di Papen, che come primo ministro di Prussia avrebbe dovuto essergli superiore, Goring destituì centinaia di funzionari repubblicani sostituendo ad essi dei nazisti, per lo più ufficiali delle SA e delle SS. Ordinò alla polizia di evitare " ad ogni costo " urti con le SA, le SS e lo Stahlhelm, ma, nel contempo, di non aver pietà per coloro che " erano ostili verso lo Stato ". Esortò la polizia " a far uso delle armi da fuoco " e avverti che coloro che se ne fossero astenuti sarebbero stati puniti. Era un invito esplir cito alla polizia di uno Stato (la Prussia), che controllava i due terzi della Germania, a sparare su tutti coloro che si opponevano a Hitler. Affinchè il lavoro fosse fatto a fondo, il 22 febbraio Goring istituì un corpo ausiliario di polizia di 50 ooo uomini, 40 ooo dei quali erano stati reclutati dalle file delle SA e delle SS, e il resto dallo Stahlhelm. Cosi in Prussia le funzioni della polizia furono espletate in gran parte da canaglie naziste. Bisognava che un tedesco avesse un bel coraggio per rivolgersi a una tale " polizia " per essere protetto di fronte ai terroristi nazisti. Malgrado tutto il terrore, la " rivoluzione bolscevica " attesa da Hitler, Goebbles e Goring non " divampò ". Se non si poteva provocarla, non si poteva forse inventarla? Il 24 febbraio la polizia di Goring fece irruzione nel Karl-Liebknecht-Haus, quartier generale comunista a Berlino. Era stato abbandonato qualche settimana prima dai dirigenti comunisti, un buon numero dei quali si erano già nascosti oppure erano fuggiti clandestinamente in Russia. Ma nello scantinato erano stati lasciati mucchi di opuscoli di propaganda, cosa sufficiente per dar modo a Goring di annunciare, in un comunicato ufficiale, il sequestro di " documenti " che provavano come i comunisti fossero sul punto di scatenare una rivoluzione. Tale notizia lasciò scettico il pubblico e perfino alcuni dei conservatori al governo. Era ovvio che si doveva trovare qualcosa di più sensazionale per mettere in agitazione il pubblico prima delle elezioni del 5 marzo. L'incendio del Reichstag. La sera del 27 febbraio quattro degli uomini più potenti della Germania si incontrarono a cena a Berlino in due luoghi separati. Nello Herrenklub 212 Trionfo e consolidamento della Vosstrasse - il chiuso circolo aristocratico - il vicecancelliere von Pa• pen s'intrattenne col presidente von Hindenburg. Nel contempo, il cancelliere Hitler si era recato nell'abitazione di Goebbels per un pranzo in famiglia. Secondo Goebbels, l'atmosfera era distesa, si suonavano dischi al grammofono e si raccontavano storielle. Nel suo diario Goebbels in seguito scrisse: " A un tratto, telefonata dal dottor Hanfstangl: " II Rèichstag è in fiamme! " Sono sicuro che è una panzana, e al Fiihrer io non ne parlo nemmeno " ". Ma i due personaggi che cenavano allo Herrenklub si trovavano proprio dirimpetto al Rèichstag. In seguito von Papen scrisse: A un tratto notammo un rosso bagliore dietro le finestre e udimmo grida nella via. Uno dei domestici venne in fretta da me sussurrando: " II Rèichstag è in f mme! ", e io lo dissi al presidente. Egli si alzò in piedi e dalla finestra Pagina 147
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt potemmo scorgere la cupola del Rèichstag che sembrava illuminata da riflettori. Di tanto in tanto vampate e turbini di fumo ne offuscavano il profilo5. Il vicecancelliere accompagnò a casa il vecchio presidente con la propria macchina, poi si affrettò a raggiungere l'edificio in fiamme. Nel frattempo Goebbels, a quanto racconta, aveva ripensato alla " panzana " di Putzi Hanfstangl, aveva fatto alcune telefonate e appreso che il Rèichstag era veramente in fiamme. In pochi minuti lui e il Fùhrer correvano in macchina " a sessanta chilometri all'ora per la Charlottenburger Chaussée, verso la scena del delitto ". Era un delitto, un delitto comunista, essi dichiararono immediatamente, una volta giunti sul luogo. Goring, ansante e sudato, fuori di sé dall'eccitazione, era già là, in prima fila, proclamando dinanzi al ciclo - come Papen in seguito ricordò - che " era un crimine comunista diretto contro il nuovo governo ". Al nuovo capo della Gestapo, Rudolf Diels, egli gridò: " La rivoluzione comunista è iniziata! Non v'è un minuto da perdere! Saremo senza pietà. Ogni funzionario comunista deve essere fucilato sul posto. Ogni deputato comunista deve essere impiccato questa notte stessa " '. Probabilmente non si verrà mai a sapere l'intera verità circa l'incendio del Rèichstag. Quasi tutti coloro che furono al corrente della cosa ormai sono morti, per la maggior parte uccisi da Hitler nei mesi che seguirono. Perfino a Norimberga il mistero non ha potuto essere completamente svelato, benché vi fossero prove sufficienti per stabilire, seppure con minimo margine di dubbio, che furono i nazisti a progettare l'incendio e a eseguirlo per i loro fini politici. Dal palazzo del presidente del Rèichstag, che allora era Goring, un passaggio sotterraneo, costruito per le condutture del riscaldamento centrale, portava all'edificio del Rèichstag. Attraverso questa galleria, Karl Ernst, ex inserviente d'albergo divenuto capo delle SA di Berlino, la notte del 27 febbraio aveva guidato un piccolo reparto di uomini dei reparti d'assalto nel Rèichstag, dove essi sparsero benzina e sostanze chimiche autocomburenti, tornando poi rapidamente nel palazzo da cui erano venuti. Nello stesso tempo un comunista olandese semideficiente che aveva una mania per La nazificazione della Germania (1933-1934) 213 gli incendi, Marinus van der Lubbe, era penetrato nel gigantesco edificio, da lui non conosciuto e immerso nell'oscurità; per conto suo aveva appiccato qua e là qualche fuoco. Per i nazisti, questo piromane semideficiente sembrò inviato dal ciclo. Era stato fermato dalle SA un paio di giorni prima, essendo stato sorpreso mentre si vantava in un bar, di aver tentato di dar fuoco a diversi edifici pubblici e diceva che prossimamente avrebbe tentato di incendiare il Reichstag. La coincidenza che i nazisti avessero trovato un incendiario comunista demente il quale intendeva fare esattamente quanto essi stessi avevano deciso di attuare può ben sembrare incredibile; eppure ve ne sono delle prove. Quasi certamente l'idea dell'incendio era nata nelle menti di Goebbels e di Goring. Hans Gisevius, a quel tempo funzionario del Ministero prussiano degli Interni, ha testimoniato a Norimberga che " fu Goebbels a pensare per primo a dar fuoco al Reichstag ", e in una sua testimonianza giurata Rudolf Diels, capo della Gestapo, ha aggiunto che " Goring sapeva esattamente come l'incendio doveva essere appiccato ", e che a lui aveva ordinato " di preparare, prima dell'incendio, una lista di persone da arrestare subito dopo di esso ". Il generale Franz Halder, capo dello Stato maggiore tedesco durante la prima parte della seconda guerra mondiale, ricordò, a Norimberga, come in una occasione Goring si fosse vantato del suo atto: Nel 1942 a pranzo, nel genetliaco del Fuhrer la conversazione si portò sul palazzo del Reichstag e sul suo valore artistico. Udii con le mie stesse orecchie che Goring, interrompendo la conversazione, gridò: " L'unico a sapere davvero qualcosa sul Reichstag sono io, perché fui io ad appiccarvi il fuoco! " E si battè la coscia con la palma della mano *. Sembra chiaro che van der Lubbe sia stato uno strumento dei nazisti, che lo incoraggiarono a cercar di dar fuoco al Reichstag. Ma il lavoro principale naturalmente, senza che lui lo sapesse - doveva essere compiuto dagli uomini dei reparti d'assalto. In effetti al successivo processo, tenutosi a Lipsia, risultò che l'olandese semideficiente non poteva avere i mezzi necessari per dar fuoco cosi rapidamente a un edificio talmente grande. Due minuti e mezzo dopo che vi entrò, la grande sala centrale era tutta in fiamme. Come esca, egli aveva unicamente la sua camicia. Secondo le perizie degli esperti interpellati al processo, nei punti principali l'incendio era stato provocato da una notevole Pagina 148
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quantità di sostanze chimiche e di benzina. È ovvio che un'unica persona non avrebbe potuto portare tutto ciò nell'edificio e appiccare il fuoco in tanti punti sparsi qua e là in così breve tempo. Van der Lubbe era stato arrestato sul luogo. Come disse aUa corte, Goring avrebbe voluto che lo si impiccasse subito. L'indomani Ernst Tor-gler, leader parlamentare dei comunisti, si costituì alla polizia avendo udito che Goring sosteneva la sua partecipazione all'incendio. Qualche giorno dopo Georgi Dimitrov, comunista bulgaro che in seguito divenne primo ministro della Bulgaria, e due altri comunisti bulgari, Popov e Tanev, fu* Sia negli interrogatori che al processo a Norimberga, Goring negò fino all'ultimo di aver avuto una parte nell'incendio del Reichstag. 214 Trionfo e consolidamento tono arrestati dalla polizia. Il corrispondente processo, celebratosi dinanzi alla corte suprema di Lipsia, si concluse più o meno con un fiasco per i nazisti, specie per Goring, perché Dimitrov, avendo assunto la propria autodifesa, ebbe facilmente modo di far fare a questi una brutta figura con una serie di irritanti controdomande. Secondo il verbale del tribunale, a un dato momento Goring urlò al bulgaro: " Via di qua, canaglia! " GIUDICE (all'ufficiale di polizia) Conducetelo via. DIMITROV (portato via dalla polizia) Avete forse paura delle mie domande, signor presidente dei ministri? GORING Aspetta solo che ti abbiamo fuori da quest'aula, canaglia! Torgler e i tre bulgari furono assolti, anche se il capo comunista tedesco fu immediatamente messo sotto " custodia protettiva ", e in tale stato egli rimase sino alla sua morte, avvenuta durante la seconda guerra mondiale. Van der Lubbe fu riconosciuto colpevole e decapitato7. Malgrado la servilità dimostrata dalla corte nei confronti delle autorità naziste, il processo fece nascere molti sospetti sulla persona di Goring e dei nazisti; ma ormai era troppo tardi perché ciò avesse un qualche effetto pratico. Infatti Hitler non aveva perduto tempo per sfruttare al massimo possibile l'incendio del Reichstag. L'indomani dell'incendio, 28 febbraio, egli s'impose al presidente Hin-denburg e gli fece firmare un decreto " per la protezione del popolo e dello Stato ", col quale venivano soppressi i sette articoli della costituzione che garantivano le libertà individuali e civili. Presentato come " una misura difensiva contro gli atti di violenza commessi dai comunisti a danno dello Stato ", esso statuiva che restrizioni della libertà personale, del diritto di libera espressione delle opinioni, compresa la libertà della stampa, del diritto di riunione e di associazione; violazioni del segreto nelle comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche private; mandati di perquisizione, ordini di confisca e restrizioni della proprietà sono permessi anche al di là dei limiti legali in vigore. In più il decreto autorizzava il governo del Reich ad assumere i pieni poteri negli Stati federali qualora ciò fosse necessario, e a imporre la pena di morte per un certo numero di delitti, comprendenti quello di " gravi turbamenti della pace " a opera di persone armate '. Con un unico colpo, Hitler fu dunque in condizione non solo di imbavagliare e di far arrestare a piacere i suoi avversari in via legale, ma con l'inventare e presentare in forma, per così dire, ufficiale, la strombazzata minaccia comunista, seminò il panico fra milioni di appartenenti alle classi medie e contadine, convincendoli che se non avessero votato per il nazionalsocialismo nelle imminenti elezioni, i bolscevichi avrebbero preso il sopravvento. Circa quattromila funzionar! comunisti e un gran numero di dirigenti socialdemocratici e liberali furono arrestati, e tra questi anche membri del Reichstag che, per legge, avrebbero dovuto godere dell'immunità. Questa fu la prima esperienza che i tedeschi fecero del terrore nazista appoggiato dal La nazificazìone della Germania (1933-1934) 215 governo. In autocarri, le truppe d'assalto percorrevano le vie di tutta la Germania e irrompevano nelle case scegliendo le loro vittime e trasportandole nelle caserme delle SA, dove venivano percosse e torturate. La stampa e i comizi politici dei comunisti furono proibiti; i giornali socialdemocratici e molti giornali liberali furono sospesi e i comizi dei partiti democratici furono o vietati, o sciolti per l'intervento dei nazisti. Solo ai nazisti e ai nazionalisti loro alleati fu permesso di svolgere indisturbati la campagna elettorale. Con tutte le risorse del governo nazionale e di quello della Prussia a loro Pagina 149
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt disposizione e con gli abbondanti mezzi finanziari forniti dalle grandi aziende i nazisti organizzarono una propaganda elettorale senza precedenti in Germania. Per la prima volta la radio dello Stato trasmise le voci di Hitler, Gbring e Goebbels, che così raggiunsero ogni angolo del paese. Le vie, ornate di bandiere con la svastica, risuonavano dei passi pesanti degli uomini dei reparti d'assalto. Vi furono adunate di massa, parate con torce, frastuono di altoparlanti nelle piazze. Le mura erano tappezzate di vistosi manifesti nazisti, e di notte falò illuminavano le colline. L'elettorato da una parte era captato dalle promesse di un paradiso tedesco, dall'altra intimidito dal terrore bruno che si scatenava nelle vie e impaurilo dalle " rivelazioni " circa la " rivoluzione " comunista. L'indomani dell'incendio del Reichstag il governo prussiano aveva pubblicato una lunga relazione dove si affermava che erano stati trovati i " documenti " dei piani comunisti: Gli edifici del governo, i musei, i palazzi e gli impianti principali dovevano essere bruciati... Per proteggerli, davanti a gruppi di terroristi si sarebbero dovuti mandare donne e bambini... L'incendio del Reichstag doveva essere il segnale di una insurrezione cruenta e della guerra civile... È stato accertato che oggi in tutta la Germania avrebbero dovuto essere compiuti atti terroristici contro determinati individui, contro la proprietà privata e contro la vita e i membri della popolazione pacifica, dando quindi inizio a una guerra civile generale. Fu promessa la pubblicazione dei " documenti attestanti la cospirazione comunista "; ma tale promessa non fu mai mantenuta. Comunque il fatto che lo stesso governo prussiano ne garantisse l'esistenza e l'autenticità fece impressione a molti tedeschi. Coloro che titubavano, forse furono anche impressionati dalle minacce di Gò'ring, che il 3 marzo, alla vigilia delle elezioni, a Francoforte gridò: Compagni tedeschi, nessuna considerazione legalitaria andrà a paralizzare le misure che intendo prendere... Non ho da preoccuparmi della giustizia; la mia sola missione è distruggere e sterminare, nient'altro che questo!... Certo, miei cari comunisti, sfrutterò al massimo i poteri dello Stato e della polizia; non fatevi delle illusioni. Però la lotta a morte, in cui la mia mano vi afferrerà per il collo, la condurrò con questi uomini che vedete - con le Camicie Brune '. Quasi non fu udita la voce dell'ex cancelliere Briining, che parlò anche lui in quello stesso giorno, dichiarando che il suo partito, il partito del Centro, si sarebbe opposto a ogni rovesciamento della costituzione, che avrebbe preteso un'inchiesta sulla faccenda sospetta dell'incendio del Rei2i8
Trionfo e consolidamento Possa l'antico spirito di questo celebre sacrario pervadere la generazione di oggi, possa esso liberarci dall'egoismo e dalle lotte di partito e riunirci in una autocoscienza nazionale per la felicità di una Germania fiera, libera e compatta. L'abile risposta di Hitler era stata studiata per guadagnarsi simpatie e assicurarsi la fiducia degli esponenti dell'antico ordinamento così brillantemente rappresentati nella cerimonia. Né il Kaiser, né il governo, né la nazione vollero la guerra. Fu solo il crollo della nazione a costringere una razza fiaccata ad addossarsi la colpa di questa guerra, contro le sue convinzioni pili sacre. Poi, rivoltosi a Hindenburg seduto rigidamente in una poltrona di fronte a lui, a pochi passi, disse: Nelle ultime settimane grazie a un rivolgimento senza pari il nostro onore nazionale è stato ripristinato e grazie alla vostra comprensione, signor Feldmaresciallo, si è celebrata l'unione fra i simboli dell'antica grandezza e le nuove forze. Vi rendiamo omaggio. La Provvidenza che ci protegge vi mette a capo delle forze nuove della nostra nazione ". Ostentando una profonda umiltà verso il presidente che egli si proponeva di privare del potere politico prima della fine della settimana, Hitler andò incontro a Hindenburg, si inchinò profondamente dinanzi a lui e gli prese la mano. E fra i flash dei fotografi e il fruscio delle macchine cine-matografiche piazzate, insieme a microfoni, nei punti strategici da Goebbels, fu registrata, affinchè la nazione e il mondo potessero vedere o udire descritta la solenne stretta di mano fra il feldmaresciallo tedesco ed il caporale austriaco con cui la vecchia Germania si univa con la nuova. L'ambasciatore francese, che era stato presente alla scena, in seguito scrisse: "Dopo lo splendido impegno preso da Hitler a Potsdam, uomini siffatti Hindenburg e i suoi amici, gli Junker e i baroni monarchici, Hu-genberg e i suoi nazionalisti tedeschi, gli ufficiali della Reichswehr - come avrebbero potuto Pagina 150
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non abbandonare l'apprensione con cui avevano cominciato ad assistere agli eccessi e agli abusi del partito? Come potevano esitare a riporre in lui tutta la loro fiducia, ad andare incontro a tutte le sue richieste, a concedergli i pieni poteri che chiedeva? " ". La risposta la si ebbe due giorni dopo, il 23 marzo, nel palazzo dell'Opera Kroll a Berlino, dove il Reichstag si riunì. Al parlamento fu presentato il decreto di concessione dei pieni poteri, - " legge per l'eliminazione dello stato di bisogno del popolo e del Reich " ( Gesetz zur Behebung der Nat von Volk una Reicb), come ufficialmente venne chiamata. Coi suoi cinque brevi paragrafi essa toglieva al parlamento il potere legislativo, incluso il controllo sul bilancio del Reich, l'approvazione di trattati con Stati stranieri e l'iniziativa di apportare emendamenti alla costituzione, e trasferiva tale potere al gabinetto del Reich per un periodo di quattro anni. Inoltre il decreto stabiliva che il cancelliere doveva tracciare lo schema delle leggi emanate dal gabinetto e che esse " potevano divergere dalla costituzione ". Nessuna legge doveva " pregiudicare la posizione del Reichstag " - questa, fra La nazificazione della Germania (1933-1934) 219 tutte, era di certo, la farsa più crudele - e i poteri del presidente restavano " inalterati " ". Hitler tornò su questi due ultimi punti in un discorso inaspettatamente moderato tenuto ai deputati riuniti nel teatro riccamente decorato dell'Opera, da tempo specializzatosi in spettacoli di musica leggera, le cui quinte erano ora occupate da uomini dei reparti d'assalto delle Camicie Brune. Le loro grinte facevano capire che non sarebbero stati tollerati scherzi, da parte dei rappresentanti del popolo. Hitler fece queste promesse: II governo userà questi poteri solo in quanto ciò sarà necessario per attuare misure di vitale importanza. Né l'esistenza del Reichstag, né quella del Reichsrat è minacciata. La posizione e i diritti del presidente restano inalterati... Non si sopprimerà l'esistenza distinta degli Stati federali. I diritti delle Chiese non saranno diminuiti e le loro relazioni con lo Stato non saranno modificate. Il numero dei casi in cui esiste una necessità interna per ricorrere a tale legge è, in se stesso, limitato. Da parte del focoso capo nazista, queste dichiarazioni apparivano moderate e quasi modeste; era troppo presto, nella storia del Terzo Reich, perché gli stessi membri dell'opposizione potessero conoscere a pieno il valore delle promesse di Hitler. Eppure uno di essi, Otto Wels, leader socialdemocratico, del partito di cui la polizia aveva " trattenuto " una dozzina di deputati, si alzò in piedi sfidando l'aspirante dittatore fra il chiasso degli uomini dei reparti d'assalto che, fuori, gridavano: " Pieni poteri, o guai a voi! " Parlando con calma e con grande dignità, Wels dichiarò che il governo poteva anche togliere ai socialisti la loro libertà ma non avrebbe mai potuto toglier loro l'onore. In questo momento storico noi socialdemocratici tedeschi ci dichiariamo solennemente per i principi di umanità e di giustizia, di libertà e di socialismo. Nessun decreto può darvi il potere di distruggere idee eterne e indistruttibili. Infuriato, Hitler balzò in piedi, e allora l'assemblea potè formarsi una prima idea di ciò che egli veramente fosse; Hitler gridò: Siete in ritardo, eppure vi fate ancora avanti!... Non v'è più bisogno di voi... La stella della Germania sorgerà e la vostra tramonterà. Per voi, la campana suona a morto... I vostri voti non mi occorrono. La Germania sarà libera, ma non per opera vostra! (Applausi frenetici). I socialdemocratici, su cui gravava una grave responsabilità per l'indebolimento della Repubblica, per lo meno si tennero fermi ai loro principi e se caddero, questa volta caddero con fierezza. Non così il partito di Centro, che un tempo, in occasione del Kulturkampf, si era opposto con successo persino al Cancelliere di Ferro. Il capo del partito, monsignor Kaas, aveva chiesto a Hitler la promessa scritta di rispettare il diritto di veto del presidente; ma benché a ciò si fosse acconsentito prima della votazione, la promessa scritta non fu mai data. Nondimeno il capo del partito del Centro si alzò, annunciando che il partito avrebbe votato per la legge. Briining restò in silenzio. La votazione fu rapida e dette per risultato 441 voti favorevoli e 84 voti contrari (tutti socialdemocratici). I deputati nazisti balzarono in 22O Trionfo e consolidamento piedi gridando e battendo i piedi in una specie di delirio; poi, unendosi agli uomini dei reparti d'assalto, intonarono l'inno di Horst Wessel, che presto si sarebbe posto a fianco del Deutschland ùber Alles come uno dei due inni Pagina 151
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazionali: In alto le bandiere! Tenetevi in schiere serrate! Gli uomini dei reparti d'assalto marciano con un fermo, calmo passo! Così in Germania la democrazia parlamentare fu definitivamente sepolta. A parte l'arresto dei deputati comunisti e di alcuni deputati socialdemocratici, tutto fu fatto in una perfetta legalità, anche se fiancheggiata dal terrore. Il parlamento aveva ceduto a Hitler la sua autorità costituzionale e con ciò si era suicidato, benché il suo corpo dovesse sussistere, per cosi dire, imbalsamato sino alla fine del Terzo Reich, limitandosi a far di tanto in tanto da cassa armonica ad alcune tonanti diatribe di Hitler; da allora, i suoi membri furono reclutati dal partito nazista, perché non dovevano più esservi vere elezioni. Fu soltanto la legge di conferimento dei poteri assoluti a dare una base legale alla dittatura di Hitler. A partire dal 23 marzo 1933 Hitler fu il dittatore del Reich, libero da ogni vincolo posto dal parlamento e anche, praticamente, dallo stanco vecchio presidente. Certo, molto restava da fare per mettere l'intera nazione e tutte le sue istituzioni sotto il tallone nazista, ma, come vedremo, ciò fu anche attuato con una rapidità tale da togliere il respiro, mediante rozzezza, inganni e brutalità. Secondo le parole di Alan Bullock, " i banditi da strada avevano preso il controllo delle risorse di un grande Stato moderno, i bassifondi erano saliti al potere ". Ma - come Hitler non cessò mai di proclamare - " legalmente ", con una maggioranza schiacciante di voti del parlamento. I tedeschi non avevano da incolpare altri che se stessi. A una a una, le più potenti istituzioni della Germania cominciarono ora ad arrendersi a Hitler per poi passare nel nulla, silenziosamente, senza una protesta. I L'ànder, che avevano tenacemente conservato i loro poteri autonomi nel corso di tutta la storia tedesca, furono i primi a cadere. La sera del 9 marzo, due settimane prima dell'approvazione del decreto, il generale von Epp, per ordine di Hitler e Frick e con l'aiuto di pochi uomini dei reparti d'assalto, abbattè il governo della Baviera istituendo un regime nazista. In una settimana, furono scelti i commissari del Reich che assunsero il potere negli altri Stati, ad eccezione della Prussia, dove Goring si teneva già saldamente in sella. Il 31 marzo Hitler e Frick fecero uso per la prima volta dei pieni poteri e promulgarono una legge che scioglieva le diete di tutti gli Stati, tranne quella prussiana, e che ordinava di ricostituirle in base alla distribuzione dei voti delle ultime elezioni del Reichstag. I seggi dei comunisti non dovevano essere coperti. Ma questa soluzione non fu seguita che per una sola settimana. Lavorando con una fretta febbrile, il cancelliere La nazificazione della Germania (1933-1934) 221 il 7 aprile promulgò una nuova legge che nominava, per tutti gli Stati tedeschi, dei governatori del Reich (Reicbsstatthalter) col potere di eleggere o sciogliere i governi locali e le diete, di nominare e congedare i funzionari dello Stato e i giudici. Ognuno di questi nuovi governatori era un nazista e si affermò che essi erano " necessari " per attuare " la politica generale fissata dal cancelliere del Reich ". Così entro una quindicina di giorni dalla concessione dei pieni poteri da parte del Reichstag Hitler realizzò quel che Bismarck, Guglielmo II e la Repubblica di Weimar non avevano mai osato tentare: abolì i poteri distinti degli Stati storici e li assoggettò all'autorità centrale del Reich, che era nelle sue mani. Per la prima volta nella storia tedesca, egli aveva-realmente unificato il Reich distruggendo la sua struttura federale antica di secoli. Il 30 gennaio 1934, primo anniversario della sua nomina a cancelliere, Hitler volle completare formalmente la sua opera mediante la legge per la ricostruzione del Reich. Le " assemblee popolali " degli Stati furono abolite, i poteri sovrani degli Stati furono trasferiti al Reich, tutti i governi degli Stati vennero sottoposti al governo del Reich, e i governatori degli Stati all'amministrazione del ministro degli Interni del Reich '". Frick, nella sua qualità, appunto di ministro degli Interni, dichiarò: " D'ora in poi i governi degli Stati sono semplici corpi amministrativi del Reich ". Nel preambolo alla legge del 30 gennaio 1934 fu affermato che essa era stata " promulgata con voto unanime del Reichstag ". Era vero, perché ormai tutti i partiti politici della Germania, tranne quello dei nazisti, erano stati rapidamente eliminati. Non si può davvero dire che essi morirono combattendo. Il 19 maggio 1933 i socialdemocratici - quelli che non si trovavano ancora in prigione o che non erano andati in esilio - approvarono al Reichstag la politica estera di Hitler, Pagina 152
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt senza un solo voto di dissenso. Nove giorni prima la polizia di Goring aveva occupato gli edifici del partito, ne aveva confiscato le proprietà e sequestrato i giornali. Ciò nondimeno i socialisti cercarono ancora di placare Hitler. Denunciarono quei loro compagni che all'estero attaccavano il Fùhrer. Il 19 giugno elessero un nuovo comitato del partito, ma tre giorni dopo Frick pose termine ai loro tentativi di venire ad un compromesso con lo scioglimento del Partito socialdemocratico, dichiarato " sovversivo e nemico dello Stato ". Paul Lobe, il superstite capo, e diversi deputati socialdemocratici del Reichstag vennero arrestati. Naturalmente, il partito comunista era stato già soppresso. Così restarono i partiti della classe media, ma non per molto tempo. Il Partito popolare cattolico bavarese, il cui governo era stato cacciato via dal colpo di mano nazista del 9 marzo, il 4 luglio annunciò il proprio scioglimento, e il suo alleato, il partito di Centro, che aveva sfidato con tanta energia Bismarck ed era stato un baluardo della Repubblica, l'indomani seguì il suo esempio, lasciando la Germania, per la prima volta nell'era moderna, senza un partito politico cattolico - fatto, questo, che però non dissuase il Vaticano dal firmare due settimane dopo un concordato col governo di 222 Trionfo e consolidamento Hitler. Il vecchio partito di Stresemann, il Partito del popolo, segnò la propria condanna il 4 luglio: è quel che una settimana prima avevano già fatto i democratici della Staatspartei. Come stavano le cose circa il partito che, nel governo, era socio dei nazisti, cioè il Partito nazionale tedesco, senza l'appoggio del quale l'ex caporale austriaco mai sarebbe venuto legalmente al potere? Malgrado gli stretti legami che esso aveva con Hindenburg, con l'esercito, con gli Junker e con le grandi aziende, e malgrado ciò di cui Hitler gli era debitore, finf come tutti gli altri partiti, e dimostrò la stessa supinità. Il 21 giugno la polizia e gli uomini delle truppe d'assalto occuparono, in tutto il paese, i suoi uffici, e il 29 giugno Hugenberg, l'arcigno leader del partito che sei mesi prima aveva aiutato Hitler a scalare il cancellierato, si dimise dal governo e i suoi aiutanti sciolsero " volontariamente " il partito. Rimase soltanto il partito nazista, e il 14 luglio una legge statuì quanto segue: II Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi costituisce l'unico partito politico della Germania. Chiunque sostenga la struttura organizzativa di un altro partito politico o formi un nuovo partito politico sarà punito coi lavori forzati fino ad un massimo di tre anni o con la reclusione da sei mesi a tre anni, ove il fatto non comporti pene maggiori previste da altre leggi15. Così lo Stato totalitario a partito unico era stato realizzato, senza nemmeno l'ombra di una opposizione o di una rivolta, nel corso dei quattro mesi che seguirono alla legge con cui il Reichstag aveva rinunciato alle sue responsabilità democratiche. I sindacati liberi che, come abbiamo visto, già una volta eran riusciti a sventare il putsch fascista di Kapp dichiarando lo sciopero generale, furono eliminati non meno facilmente dei partiti politici e degli Stati - anche se solo dopo esser stati l'oggetto di una ben studiata mistificazione. Per mezzo secolo il i° maggio era stato il giorno tradizionale della festa dei lavoratori tedeschi e anche europei. Per blandire i lavoratori e i loro dirigenti prima di assestare il colpo, il governo nazista proclamò il i° maggio 1933 festa nazionale, col nome di " giorno del lavoro nazionale ", preparandosi a celebrarlo come mai prima era stato celebrato. I capi sindacali si lasciarono ingannare da questa inaspettata dimostrazione nazista di simpatia verso la classe operaia e cooperarono entusiasticamente col governo e col partito per la riuscita di quella festa. I dirigenti dei gruppi operai furono portati in aereo a Berlino da tutte le parti della Germania, sventolarono migliaia di bandiere, a salutare la solidarietà del regime nazista con l'operaio, e sul campo di Tempelhof Goebbels inscenò la più grande dimostrazione di massa che la Germania avesse mai visto. Prima che si svolgesse l'imponente adunata, lo stesso Hitler ricevette i delegati degli operai dichiarando: " Vedrete quanto falsa e ingiusta è l'affermazione che la rivoluzione è diretta contro i lavoratori tedeschi. È proprio il contrario ". Poi, nel suo discorso tenuto all'aeroporto a più di centomila lavoratori Hitler enunciò la formula: " Onore al La nazificazione della Germania (1933-1934) 223 lavoro e rispetto per il lavoratore! " promettendo che il i° maggio sarebbe stato celebrato per onorare il lavoro tedesco " attraverso i secoli ". Pagina 153
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sul tardi, quella stessa notte, Goebbels, dopo aver descritto nel suo diario con la prosa più infocata l'entusiasmo delirante degli operai per questa celebrazione del i° maggio da lui così brillantemente inscenata, aggiunse una strana frase: " Domani occuperemo le sedi dei sindacati. Incontreremo ben poca resistenza " * ". E così avvenne. Il 2 maggio in tutto il paese le centrali dei sindacati furono occupate, i loro fondi furono confiscati, le organizzazioni sindacali di-sciolte e i loro dirigenti arrestati. Molti di essi furono percossi e messi in campi di concentramento. Theodor Leipart e Peter Grassmann, presidenti della confederazione dei sindacati, si erano impegnati esplicitamente a cooperare col regime nazista. Non servì a nulla, furono arrestati. Il dottor Ro-bert Ley, l'alcolizzato dirigente del partito di Colonia incaricato da Hitler di schiacciare i sindacati e di istituire il Fronte tedesco del lavoro, disse: " I Leipart e i Grassmann possono professare ipocritamente quanto vogliono la loro devozione per il Fiihrer, ma è meglio che stiano in prigione ". E fu là che finirono. Però, a tutta prima, sia Hitler che Ley cercarono di convincere gli operai che i loro diritti sarebbero stati protetti. Nel suo primo proclama Ley disse: " Lavoratori! Per noi nazionalsocialisti le vostre istituzioni sono sacre. Io stesso sono figlio di un povero contadino e capisco la miseria... Mi è noto lo sfruttamento che voi subite ad opera del capitalismo anonimo. Lavoratori! Vi giuro che non solo conserveremo ciò che già esiste, ma che svilupperemo ulteriormente tutto quanto riguarda la protezione e i diritti degli operai ". Nel corso di tre settimane apparve la falsità di quest'altra promessa nazista, dato che Hitler promulgò una legge che poneva fine ai contratti collettivi e disponeva che da allora in poi dei " fiduciari del lavoro ", da lui nominati, avrebbero " regolato i contratti di lavoro " al fine di assicurare la tregua nel campo dell'economia ". Poiché le decisioni dei fiduciari avevano una forza legale vincolante, con la legge si veniva di fatto ad abolire il diritto di sciopero. Ley promise di " ripristinare l'autorità assoluta del capo naturale di ogni azienda, cioè del datore di lavoro... Solo il datore di lavoro può decidere. Per anni, molti datori di lavoro hanno dovuto andare a chiedere ordini al " padrone di casa ". Ora saranno di nuovo essi il " padrone di casa " ". Sul momento, i dirigenti delle aziende si rallegrarono. I contributi generosi che tanti datori di lavoro avevano largito al Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi stavano dando i loro frutti. Senonché, perché gli affari * Da un documento venuto alla luce a Norimbeiga risulta che i nazisti per un certo tempo progettarono di distruggere i sindacati. Un ordine segreto in data 21 aprile, firmato dal dottor Ley, contiene istruzioni dettagliate per realizzare il " coordinamento " - Gleichschaltung - dei sindacati il 2 maggio. Uomini delle SA e delle SS avrebbero dovuto " occupare le proprietà dei sindacati " e " tenere in custodia protettiva " tutti i loro dirigenti. I fondi dei sindacati dovevano essere sequestrati ". Il 2 maggio i sindacati cristiani non furono molestati. Per loro, la fine venne solo il 24 giugno. 224 Trionfo e consolidamento prosperino è necessaria una certa stabilità sociale; invece, durante tutta la primavera e la prima parte dell'estate la legge e l'ordine in Germania andarono in aria, dato che le bande frenetiche delle Camicie Brune invadevano le vie arrestando, pestando e talvolta uccidendo chiunque a loro piacesse, con la polizia che stava a guardare senza muovere un dito. Il terrorismo nelle strade non era l'effetto del crollo dell'autorità dello Stato, come nel caso della Rivoluzione francese; esso invece si svolgeva con l'incoraggiamento dello Stato e spesso per ordine di esso, l'autorità dello Stato non essendo mai stata, in Germania, così grande e accentrata come allora. I giudici erano intimoriti: temevano per la loro vita se dichiaravano colpevole e condannavano un uomo delle truppe d'assalto, anche nel caso di un omicidio a sangue freddo. Come Gbring disse, ora la legge era Hitler, e ancor nel maggio e nel giugno del 1933 il Fùhrer proclamò: " La rivoluzione nazionalsocialista non si è ancora conclusa ", essa " sarà completa e vittoriosa solo quando sarà educato un nuovo popolo tedesco ". In gergo nazista, " educare " significava " intimidire ", fino al punto in cui tutti avrebbero accettato docilmente la dittatura nazista e la sua barbarie. Come aveva dichiarato pubblicamente un migliaio di volte, per Hitler gli ebrei non erano dei tedeschi, e sebbene egli non li sterminasse subito (solo un numero relativamente piccolo di essi, cioè qualche migliaio, fu depredato, pestato o ucciso durante i primi mesi), pure egli promulgò leggi che li escludevano dalle cariche pubbliche, dalle università e dalle professioni. E il i° aprile 1933 proclamò il boicottaggio nazionale dei negozi ebrei. Pagina 154
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gli uomini di affari, che si erano tanto entusiasmati alla distruzione dei molesti sindacati, ora stavano accorgendosi che i nazisti dell'ala sinistra, davvero fiduciosi nel socialismo del loro partito, cercavano di impadronirsi delle associazioni dei datori di lavoro, di distruggere i grandi magazzini e di nazionalizzare l'industria. Migliaia di molesti funzionari del partito calarono nelle aziende di coloro che non avevano sostenuto Hitler, talvolta minacciandoli di arresto, talaltra chiedendo posti ben retribuiti nelle direzioni. Ora il dottor Gottfried Feder, economista pazzoide, insisteva che il programma del partito venisse attuato: nazionalizzazione delle grandi aziende, ripartizione dei profitti, abolizione dei redditi " non guadagnati " e della " schiavitù degli interessi del denaro ". E come se ciò non fosse sufficiente per spaventare gli uomini d'affari, Walther Darre, nominato di recente ministro dell'Agricoltura, metteva in subbuglio i banchieri promettendo agli agricoltori una forte riduzione dei prestiti da restituire, nonché un abbassamento al 2 per cento degli interessi sul rimanente. E perché non prendere queste misure? Dal giugno del 1933 Hitler era divenuto il padrone della Germania. Ormai poteva attuare il suo programma. Nonostante tutta la sua astuzia, Papen era stato messo in disparte, e i calcoli suoi, di Hugenberg e degli altri difensori dell'Ordine Antico - costituenti una maggioranza da otto a tre nel gabinetto rispetto ai nazisti -miranti a controllare Hitler e a valersene anzi per la realizzazione dei pro-pri fini di conservazione, erano andati a monte. Lui stesso era stato privaLa nazificazioHe della Germania (1933-1934) 225 to della carica di primo ministro della Prussia, assunta da Goring. Papen continuava bensì ad essere il vicecancelliere nel gabinetto del Reich, ma, come egli riconobbe più tardi rammaricandosene, " la sua posizione era divenuta un'anomalia ". Hugenberg, l'esponente delle grandi aziende e della finanza, se ne era andato, il suo partito si era sciolto. Goebbels, la terza delle persone più importanti del partito nazista, era stato aggregato al gabinetto il 13 marzo a titolo di ministro per la Cultura popolare e la propaganda. Darre, che al pari di Goebbels veniva considerato come un " radicale ", era il ministro dell'Agricoltura. Il dottor Hans Luther, presidente conservatore della Reichsbank, che come tale occupava la posizione-chiave del sistema economico tedesco, fu silurato da Hitler e spedito a Washington come ambasciatore. Il 17 marzo 1933 andò a sostituirlo lo svelto dottor Schacht, già capo della Reichsbank e ora devoto seguace di Hitler, avendo riconosciuto "la verità e la neces sità " del nazismo. Nessuno, in Germania, contribuì più di lui all'organiz zare la potenza economica del Terzo Reich e a promuovere il suo riarmo per la seconda guerra mondiale: in seguito egli divenne anche ministro del l'Economia e plenipotenziario generale per l'economia di guerra. È vero che poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale egli si ribellò al suo idolo, fu messo da parte e esonerato da tutte le sue cariche, giungendo ad unirsi a coloro che cospirarono per assassinare Hitler: ma era ormai troppo tardi per arrestare la corsa del capo nazista, a cui era stato fedele per tanto tempo e che egli aveva sostenuto col proprio prestigio e con le proprie pa lesi qualità. £ " Non vi sarà una seconda rivoluzione!" Hitler aveva conquistato la Germania con la massima facilità, ma quando venne l'estate del 1933 restava da affrontare una quantità di problemi. I maggiori erano per lo meno cinque: prevenire una seconda rivoluzione; sistemare le difficili relazioni esistenti fra SA ed esercito; trarre il paese fuori dal marasma economico e trovar lavoro per sei milioni di disoccupati; ottenere, alla conferenza di Ginevra per il disarmo, la parità di armamenti della Germania e accelerare il riarmo del Reich, iniziatosi in segreto negli ultimi anni della Repubblica; infine decidere chi avrebbe dovuto succedere a Hin-denburg malato, se moriva. Fu Rohm, capo delle SA, a coniare la formula della " seconda rivoluzione " e ad insistere che essa venisse compiuta. A lui si associò Goebbels, che il 18 aprile 1933 scrisse nel suo diario: "Tutti parlano di una seconda rivoluzione che dovrà venire. Ciò significa che la prima rivoluzione non è giunta a termine. Ora dobbiamo regolare i conti con la " reazione ". La rivoluzione non deve fermarsi in nessun punto " ". I nazisti avevano distrutto la sinistra, ma la destra sussisteva: le grandi imprese e la finanza, la nobiltà, i proprietari terrieri Junker e i generali prusPagina 155
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 226 Trionfo e consolidamento siani, che tenevano saldamente in mano l'esercito. Rohm, Goebbels e gli altri " radicali " del movimento volevano liquidare anche loro. In giugno, Rohm, i cui reparti d'assalto avevano raggiunto la cifra di circa due milioni di uomini venti volte di più della forza dell'esercito - pronunciò parole am-monitrici: Sulla via della rivoluzione tedesca è stata riportata una vittoria... Le SA e le SS, su cui pesa la grande responsabilità di aver messo in moto la rivoluzione tedesca, non permetteranno mai che essa venga tradita a metà cammino... Se i filistei credono che la rivoluzione nazionale abbia durato troppo... ebbene, è tempo che la rivoluzione nazionale finisca e divenga una rivoluzione nazionalsocialista... Continueremo la nostra battaglia, con loro o senza di loro; se necessario, contro di loro... Noi siamo i garanti incorruttibili del compimento della rivoluzione tedesca20. E in agosto, in un discorso, egli aggiunse: " Ancor oggi vi sono, in posizioni ufficiali, persone che non hanno la minima idea dello spirito della nostra rivoluzione. Ci sbarazzeremo inesorabilmente di loro se oseranno mettere in pratica le loro idee reazionarie ". Ma Hitler la pensava diversamente. Per lui, gli slogan socialisti del nazismo erano stati nient'altro che propaganda, un mezzo per guadagnarsi le masse lungo la sua via al potere. Ora che il potere lo aveva, Hitler se ne disinteressava. Gli occorreva del tempo per consolidare la propria posizione e quella della nazione. Almeno per il momento, doveva tenersi amica la destra - il mondo degli affari, l'esercito, il presidente. Non poteva portare la Germania alla bancarotta e quindi mettere in pericolo la stessa esistenza del suo regime. Non doveva esserci una seconda rivoluzione. Ciò lo disse chiaramente agli stessi capi delle SA e delle SS in un discorso tenuto a loro il i° luglio. Dichiarò che quel che ormai occorreva alla Germania era l'ordine. " Soffocherò ogni tentativo di turbare l'ordine esistente così come agirò senza riguardi nei confronti della cosiddetta seconda rivoluzione, che ci spingerebbe soltanto nel caos ". E ripetè l'ammonimento ai governatori nazisti degli Stati tedeschi, riunitisi nella Cancelleria il 6 luglio: La rivoluzione non è una situazione permanente, e non si deve permettere che essa dia luogo a una tale situazione. La corrente della rivoluzione, una volta messa in moto, va guidata entro i saldi canali di una evoluzione... Così noi non dobbiamo metter fuori un uomo di affari, se è un buon uomo d'affari, nemmeno nel caso che egli non sia nazionalsocialista, specie se il nazionalsocialista che dovrebbe prenderne il posto non sa nulla circa il mondo degli affari. In tale mondo, l'unico criterio deve essere l'abilità... La storia non ci giudicherà in base all'avere estromesso e imprigionato il maggior numero possibile di uomini dell'economia, ma in base al nostro esser riusciti nell'opera di procurar lavoro... Le idee del nostro programma non ci obbligano ad agire come degli sciocchi e a sovvertire tutto, ma ci impongono di attuare in modo giudizioso e attento i nostri principi. A lungo andare, il nostro potere politico sarà tanto più saldo, quanto più riusciremo a consolidarlo economicamente. Perciò i governatori degli Stati debbono badare a che nessuna organizzazione del partito assuma funzioni governative, licenzi date persone e ne nomini altre per le varie cariche, ciò essendo di esclusiva competenza del governo del Reich e, per quel che riguarda le aziende, del ministro all'Economia del Reich a. Mai era stata fatta una dichiarazione cosi autorevole, che la rivoluzione nazista era una rivoluzione politica, e non economica. A conferma delle sue La nazificaziohe della Germania (1933-1934) 227 parole, Hitler licenziò un certo numero di nazisti " radicali " che avevano cercato di prendere sotto il loro controllo le associazioni dei datori di lavoro, e rimise nei posti direttivi di queste Krupp von Bohlen e Fritz Thyssen, disciolse la Lega di combattimento dei commercianti della classe media che aveva creato noie ai grandi empori, e al posto di Hugenberg quale ministro dell'Economia nominò il dottor Karl Schmitt. Schmitt, il più ortodosso fra gli uomini d'affari e direttore generale dell'Allianz, la massima compagnia di assicurazioni della Germania, non perse tempo a por fine ai progetti di quei nazionalsocialisti che erano stati cosf ingenui da prender sul serio il programma del loro partito. Grande fu la disillusione fra le fila naziste, specie fra gli uomini delle SA che costituivano il nucleo principale del movimento di massa hitleriano. Molti di essi avevano fatto parte dell'esercito straccione dei diseredati e degli insoddisfatti. Le esperienze della vita avevano fatto di loro degli anticapitalisti, ed essi credevano che la rivoluzione per la quale avevano Pagina 156
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt combattuto nelle zuffe di piazza avrebbe procurato loro guadagni e buoni posti nelle aziende o nel governo. Dopo gli inebbrianti eccessi della primavera, le loro speranze erano ora svanite. A conservare i posti o a tener sotto controllo i posti, sarebbe stata invece la vecchia banda, che essa fosse formata, o meno, da membri del partito. Ma questi sviluppi non erano la sola ragione di agitazione tra le SA. Si era riaccesa l'antica disputa fra Hitler e Rohm per quel che riguardava la posizione e gli scopi delle SA. Fin dai primi giorni del movimento nazista Hitler aveva sostenuto l'idea che le truppe d'assalto dovevano essere una forza politica e non militare; con le violenze fisiche e col terrore esse dovevano spianare al partito la via al potere politico. Invece per Rohm le SA non erano state soltanto la spina dorsale della rivoluzione nazista ma avrebbero anche dovuto diventare il nucleo della futura armata rivoluzionaria che per Hitler avrebbe rappresentato quel che gli eserciti dei coscritti francesi erano stati per Napoleone dopo la Rivoluzione francese. Era tempo di spazzar via i generali reazionari prussiani - quei " vecchi tonti ", come Rohm sprezzantemente li chiamava - e di formare una forza rivoluzionaria di combattimento, un'armata del popolo, guidata da lui e dai " duri " suoi aiutanti che avevano trionfato nelle piazze della Germania. Nulla avrebbe potuto essere maggiormente lontano dalle idee di Hitler. Assai meglio di Rohm e di qualsiasi altro nazista egli si rendeva conto che non sarebbe potuto venire al potere senza l'appoggio o l'acquiescenza dei generali dell'esercito e che, almeno per il momento, non avrebbe potuto continuare a reggere il timone dello Stato senza il loro sostegno, dato che essi possedevano pur sempre il potere fisico di cacciarlo qualora l'avessero voluto. Hitler previde anche che in quel momento cruciale, certamente non molto lontano, in cui il comandante in capo dell'esercito, l'ottantaseienne Hindenburg, sarebbe passato a miglior vita, la fedeltà dell'esercito alla sua persona gli sarebbe stata indispensabile. Infine il capo nazista era consapevole che soltanto il corpo degli ufficiali con tutte le sue tradizioni e qualità 228 Trionfo e consolidamento guerriere, era in grado di realizzare il fine a cui egli mirava: la creazione in breve tempo di potenti e ben disciplinate forze armate. Le SA non erano che una marmaglia, buona per le lotte di strada ma di ben poco valore come esercito moderno. Inoltre esse avevano già assolto il loro compito e ormai dovevano essere fatte uscire con tatto dalla scena. Le vedute di Hitler e di Rohm erano dunque inconciliabili, e dall'estate del 1933 al 30 giugno dell'anno successivo fra questi due veterani del movimento nazista, che erano anche intimi amici (Ernst Rohm fu l'unico uomo a cui Hitler diede familiarmente del " tu ") si accese una vera lotta a morte. Rohm espresse il profondo senso di delusione delle file delle SA in un discorso da lui tenuto il 5 novembre 1933 a quindicimila ufficiali di quel corpo nel Palazzo dello Sport di Berlino. " Si sente spesso affermare... che le SA avrebbero perduto ogni ragion d'essere ", egli disse, avvertendo però di non condividere affatto tale idea. Ma Hitler fu irremovibile. A Bad Go-desberg il 19 agosto aveva detto: " Le relazioni delle SA con l'esercito debbono essere simili a quelle di una guida politica nei confronti di esso ". E a Norimberga il 23 settembre si espresse in modo ancor più chiaro: In questo giorno dovremmo soprattutto ricordarci della parte avuta dal nostro esercito, perché noi tutti sappiamo che se l'esercito nei giorni della nostra rivoluzione non fosse stato al nostro fianco, noi oggi non ci troveremmo dove stiamo. Possiamo assicurare all'esercito che questo non lo dimenticheremo mai, che in esso noi vediamo l'esponente della tradizione delle nostre antiche annate e che con tutto il nostro cuore e con tutte le nostre forze terremo alto lo spirito di quelle armate. Qualche tempo prima Hitler aveva dato segretamente alle forze armate assicurazioni tali, che molti alti ufficiali passarono dalla sua parte. Il 2 febbraio 1933, tre giorni dopo aver assunto la carica, egli aveva tenuto un discorso di due ore ai più alti generali e ammiragli in casa del generale von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito. L'ammiraglio Erich Raeder a Norimberga riferì quale fu il tenore di quel primo incontro del cancelliere col corpo degli ufficiali ". Disse che Hitler liberò l'elite militare dal timore che le truppe venissero chiamate a prender parte a una guerra civile, e promise che l'esercito e la marina avebbero ormai potuto dedicarsi, senza incontrare ostacoli, al compito essenziale, ossia al rapido riarmo della nuova Germania. L'ammiraglio Raeder ammise che egli molto si rallegrò per il progetto di una nuova marina da guerra e il generale von Blomberg, la cui frettolosa nomina a Pagina 157
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ministro della Difesa il 30 gennaio 1933 aveva soffocato ogni tentazione dell'esercito di opporsi a un cancellierato di Hitler, dichiarò in seguito nelle sue memorie inedite che il Fiihrer aveva dischiuso " un campo di attività che offriva grandi prospettive per il futuro ". Inoltre Hitler, per accrescere l'entusiasmo dei capi militari, già il 4 aprile creò il Consiglio della difesa del Reich al fine di accelerare l'attuazione di un nuovo programma segreto di riarmo. Tre mesi dopo, il 20 luglio, il cancelliere promulgava una nuova legge sull'esercito con la quale si aboliva la giurisdizione delle corti civili sui militari e si metteva fine alla rappresentanza elettiva dalle truppe, ripristinando le antiche prerogative del corpo La nazificazione della Germania (1933-1934) 229 degli ufficiali. Molti generali e ammiragli cominciarono allora a vedere la rivoluzione nazista sotto una diversa, più favorevole luce. Per acquietare Rohm, Hitler il i° dicembre lo nominò - assieme a Ru-dolf Hess, " sostituto del Fiihrer " nel partito - membro del gabinetto, e il giorno di Capodanno del 1934, indirizzò al capo delle SA una lettera amichevole e affettuosa. Pur ripetendo che " l'esercito deve garantire la protezione della nazione contro il mondo al di là delle nostre frontiere ", egli riconosceva che " il compito delle SA è di assicurare la vittoria della rivoluzione nazionalsocialista e l'esistenza dello Stato nazionalsocialista " e che il successo riportato dalle SA era " dovuto, prima di tutti ", a lui, Rohm. La lettera finiva così: Al termine dell'anno della rivoluzione nazionalsocialista sento dunque il dovere, mio caro Ernst Rohm, di ringraziarti per i servizi imperituri da te resi al movimento nazionalsocialista e al popolo tedesco e di assicurarti tutta la riconoscenza che ho verso il destino che mi ha permesso di chiamare amici e commilitoni uomini come te. Con vera amicizia e gratitudine tuo ADOLF HITLER . La lettera, che dunque usava il familiare " tu ", fu pubblicata il 2 gennaio 1934 nel principale quotidiano nazista, il "Vòlkischer Beobachter ", e sul momento servì molto per calmare il risentimento delle SA. Nell'atmosfera di cordialità regnante nelle vacanze di Natale e Capodanno, la rivalità fra le SA e l'esercito furono sospese e le grida dei nazisti radicali invocanti la " seconda rivoluzione " temporaneamente si acquietarono. L'esordio della politica estera nazista. Nel commentare la facilità con cui Hitler aveva conquistato il potere e nazificato la Germania nel 1933, Oswald Spengler osservò: " Non è stata una vittoria, perché mancavano i nemici ". Al principio dell'anno l'autore del Tramonto dell'Occidente scriveva: " Con diffidenza vedo celebrare ogni giorno con tanto rumore cotesta presa del potere. Sarebbe meglio riservare tutto ciò al giorno di successi veri e definitivi, ossia di successi nel campo delle relazioni con l'estero, perché di veri successi non ve ne sono altri " u. Il filosofo della storia che per un breve periodo era stato un idolo dei nazisti, anche se in seguito ci fu un raffreddamento dei loro rapporti, non aveva alcuna ragione di essere impaziente. Hitler doveva conquistare la Germania prima di poter iniziare la conquista del mondo. Ma dopo aver liquidato i suoi avversar! tedeschi - o, meglio, dopo la loro autoliquidazione -egli non perse tempo, e si dedicò a quel che lo aveva sempre maggiormente interessato, le relazioni con l'estero. Nella primavera del 1933 la posizione della Germania nel mondo non avrebbe potuto essere peggiore. Il Terzo Reich era isolato diplomaticamente e impotente militarmente. Tutto il mondo era insorto contro gli eccessi nazisti, specie contro la persecuzione degli ebrei. I vicini della Germania, in particolare la Francia e la Polonia, erano ostili e diffidenti, e fin dal marzo 230 Trionfo e consolidamento 1933, in occasione di una dimostrazione militare polacca a Danzica, il maresciallo Pilsudski fece presente ai francesi l'opportunità di unirsi in una guerra preventiva contro la Germania. Perfino Mussolini, benché esteriormente avesse dato il benvenuto all'avvento di una seconda potenza fascista, in realtà non era entusiasta dell'ascesa di Hitler al potere. Il Fuhrer di una nazione potenzialmente tanto più forte dell'Italia avrebbe presto messo in ombra il " duce ". Un Reich fanaticamente pangermanista avrebbe avuto mire sull'Austria e sui Balcani, paesi su cui il dittatore italiano aveva già avanzato delle pretese. Ovvia era poi l'ostilità verso la Germania nazista dell'Unione Pagina 158
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sovietica, la quale dal 1921 era stata l'unica amica della Germania repubblicana. Il Terzo Reich si trovava invero senza amici in mezzo a un mondo ostile. Era disarmato, o almeno relativamente disarmato in confronto con le nazioni vicine superarmate. Pertanto la strategia e la tattica della politica estera più immediata di Hitler furono dettate dalla dura realtà, cioè dalla posizione di debolezza e di isolamento della Germania. Ma, ironicamente, questa situazione precisava i fini naturali della Germania, che corrispondevano ai più profondi desideri di Hitler e della grande maggioranza del popolo tedesco: liberarsi dai ceppi del trattato di Versailles senza provocare l'applicazione di sanzioni, riarmare senza correre il rischio di una guerra. Solo dopo aver raggiunto questo duplice fine a breve scadenza Hitler avrebbe avuto la libertà e il potere militare per perseguire una diplomazia a lunga scadenza i cui obiettivi e i cui metodi erano stati fissati così apertamente e particolareggiatamente nel Mein Kampf. Ovviamente la prima cosa da fare era irretire gli awersari europei della Germania predicando il disarmo e la pace e stare ben attenti a ogni punto debole della loro armatura collettiva. Il 17 maggio 1933 Hitler tenne al Reichstag il suo " discorso della pace ", uno dei migliori di tutta la sua carriera, capolavoro di propaganda ingannatrice, che commosse profondamente il popolo tedesco e lo fece schierare dietro di lui unito, mentre produceva un'impressione viva e favorevole all'estero. Il giorno prima il presidente Roosevelt aveva inviato un vibrante messaggio ai capi di Stato di quaranta-quattro nazioni, in cui tracciava i progetti e le speranze degli Stati Uniti riguardo il disarmo e la pace e proponendo l'abolizione di tutti i mezzi d'attacco - bombardieri, carri armati e artiglieria pesante mobile. Hitler si affrettò a rispondere all'appello del presidente per trame il massimo profitto. La proposta fatta dal presidente Roosevelt, di cui sono venuto a conoscenza ieri sera, ha provocato il più vivo compiacimento del governo tedesco, il quale è pronto ad aderire a questo tentativo di superare la crisi internazionale... La proposta del presidente è un raggio di luce che conforta tutti coloro che desiderano cooperare al mantenimento della pace... La Germania è senz'altro pronta a rinunciare a tutte le armi di attacco se, da parte loro, le nazioni armate distruggeranno quelle che posseggono... La Germania sarebbe anche assolutamente pronta a liquidare tutto il suo apparato militare e a distruggere il piccolo quantitativo di armi che le sono rimaste, qualora i suoi vicini fossero disposti a fare altrettanto... La Germania è anche pienamente disposta ad aderire a qualsiasi patto solenne di non aggressione, perché essa non pensa ad attaccare ma unicamente a garantire la propria sicurezza. La nazificazione della Germania (1933-1934) 231 II discorso, che con la sua moderazione e la sua professione di amore per la pace sorprese gradevolmente un mondo inquieto, conteneva molte altre cose. La Germania non voleva la guerra. La guerra era " una pazzia senza limiti ". Essa " provocherebbe il crollo dell'attuale ordine sociale e politico ". La Germania nazista non intendeva " germanizzare " altri popoli. " La mentalità del secolo scorso, che fece pensare a qualcuno di poter trasformare in tedeschi dei polacchi o dei francesi, ci è estranea... I francesi, i polacchi e gli altri popoli sono nostri vicini, e noi sappiamo che una tale realtà non può esser mutata da alcun evento storicamente concepibile ". Vi era un unico avvertimento. Specie in fatto di armamenti, la Germania esigeva la parità di trattamento rispetto a tutte le altre nazioni. Non ottenendo ciò, essa avrebbe preferito ritirarsi sia dalla conferenza per il disarmo che dalla Società delle Nazioni. Nella generale esultanza destata in tutto il mondo occidentale dall'inaspettata ragionevolezza di Hitler l'avvertimento fu dimenticato. Il " Times " di Londra convenne che la richiesta di parità avanzata, da Hitler era " inoppugnabile ". Il " Daily Herald " di Londra, organo ufficiale del partito laburista, chiese che Hitler fosse preso in parola. Il settimanale londinese conservatore " Spectator " concludeva che Hitler aveva steso la mano a Roosevelt e che questo gesto dava luogo a nuove speranze in un mondo tormentato. A Washington, secondo quanto riferì l'agenzia stampa ufficiale tedesca, il segretario del presidente aveva dichiarato: " II presidente è entusiasta che Hitler abbia accettato le sue proposte ". Da quel tizzone acceso che era il dittatore nazista non erano venute, come tanti si erano aspettati, brutali minacce, bensì dolci e luminose parole. Il mondo era affascinato. E al Reichstag perfino i deputati socialisti, quelli che non erano in prigione o in esilio, votarono compatti tanto da rendere unanime l'approvazione dell'assemblea alla dichiarazione di Hitler sulla politica Pagina 159
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt estera. Ma l'avvertimento di Hitler non era stato un vano parlare. Quando ai primi di ottobre apparve chiaro che gli Alleati avrebbero insistito sul periodo stabilito di otto anni prima di ridurre i loro armamenti al livello di quello tedesco, Hitler il 14 ottobre annunciò bruscamente che, essendo stata negata a Ginevra la parità di diritti della Germania con le altre potenze, essa si ritirava immediatamente dalla conferenza per il disarmo e dalla Società delle Nazioni. Simultaneamente compì altre tre mosse: sciolse il Reichstag, annunciò che avrebbe sottoposto a un plebiscito popolare la sua decisione di lasciare Ginevra, e ordinò al generale von Blomberg, ministro alla Difesa, di impartire alle forze armate direttive segrete per far fronte a un attacco armato qualora la Società delle Nazioni avesse adottato delle sanzioni2S. Questa azione precipitosa rivelava l'ipocrisia del discorso conciliante tenuto da Hitler in primavera. Fu il primo aperto gioco d'azzardo di Hitler nel campo degli affari esteri. Esso stava a significare che d'ora in poi la Germania nazista intendeva riarmarsi ad onta di ogni accordo sul disarmo e del trattato di Versailles. Fu un rischio calcolato - il primo fra molti - e le di232 Trionfo e consolidamento retrive segrete impartite da Blomberg all'esercito e alla marina, venute alla luce a Norimberga, rivelano non solo che Hitler aveva giocato d'azzardo, poiché vi era la possibilità di sanzioni, ma che, se queste fossero state applicate, la posizione della Germania sarebbe stata disperata*. Le direttive fissavano precise linee difensive a occidente contro la Francia e a oriente contro la Polonia e la Cecoslovacchia, e alle forze tedesche era stato ordinato di tenere tali linee " il più a lungo possibile ". Dagli ordini di Blomberg risultava chiaro che almeno i generali non si facevano illusioni circa la possibilità di poter difendere anche per un tempo brevissimo le posizioni di frontiera. Peraltro, questa fu la prima delle molte crisi che si ebbero in un periodo che sarebbe durato tre anni, finché cioè nel 1936 i tedeschi rioccuparono la riva sinistra smilitarizzata del Reno. Adesso gli Alleati avrebbero ben potuto applicare delle sanzioni, non per il ritiro di Hitler dalla conferenza per il disarmo e dalla Società delle Nazioni, bensi per le violazioni delle clausole di disarmo contenute nel trattato di Versailles, violazioni che si andavano compiendo in Germania almeno da due anni, perfino prima dell'avvento di Hitler. Che gli Alleati, a quel tempo, avrebbero facilmente avuto ragione della Germania è tanto certo, quanto è certo che una tale azione avrebbe posto fine al Terzo Reich nell'anno stesso della sua nascita. Ma un aspetto del genio di quell'ex derelitto austriaco consisteva appunto nella sua capacità di conoscere da tempo il coraggio dei suoi avversari all'estero con la stessa sconcertante esattezza con cui aveva saputo valutare quello dei suoi nemici all'interno. Come nelle crisi più gravi che dovevano susseguirsi in rapida successione fino al 1939, gli Alleati non intrapresero alcuna azione essendo troppo divisi, troppo inerti e anche troppo ciechi per poter cogliere la natura o la direzione di ciò che si stava imbastendo di là dal Reno. A tale riguardo, i calcoli di Hitler erano essenzialmente giusti, come lo erano stati nei confronti del suo stesso popolo. Egli ben sapeva che cosa il popolo tedesco avrebbe detto nel plebiscito, fissato insieme alle nuove elezioni per il Reichstag nazista a partito unico, al 12 novembre 1933, l'indomani dell'anniversario dell'armistizio del 1918, giornata nera il cui ricordo ancora avvelenava l'animo dei tedeschi. Il 4 novembre a Breslavia in un comizio elettorale Hitler disse: " Fate si che questo giorno sia in seguito registrato, nella storia del nostro popolo, come il giorno del riscatto - che di esso si possa dire: in un undici novembre il popolo tedesco perdette formalmente il suo onore; quindici anni dopo, in un dodici novembre il popolo tedesco ridette a se stesso il suo onore ". Alla vigilia delle elezioni, l'i i novembre, il venerando Hindenburg in un discorso trasmesso dalla radio alla nazione confermò il proprio appoggio: * Alcuni mesi prima, l'i i maggio, Lprd Hailsham, segretario di Stato inglese alla Guerra, aveva ufficialmente dichiarato che qualsiasi tentativo di riarmo da parte della Germania avrebbe significato una violazione del trattato di pace e, in conformità a tale trattato, avrebbe dato luogo a sanzioni. In Germania si pensava che tali sanzioni avrebbero portato all'invasione armata del territorio tedesco. La nazificazione della Germania (1933-1934) 233 " Dimostrate, domani, la vostra salda unità nazionale e la vostra solidarietà col governo. Con me e col cancelliere del Reich sostenete il principio della parità dei diritti e della pace onorevole, mostrate al mondo che noi abbiamo Pagina 160
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ritrovato l'unità tedesca e che, con l'aiuto di Dio, la manterremo! " La reazione del popolo tedesco dopo quindici anni di frustrazioni e di risentimento per le conseguenze di una guerra perduta, fu quasi unanime. Circa il 95 per cento degli elettori iscritti nelle liste votò, e il 95 per cento di essi approvò il ritiro della Germania dalla Società delle Nazioni. I voti a favore della lista unica nazista dei candidati al Reichstag (comprendente Hu-genberg e una mezza dozzina di altri non-nazisti) furono il 92 per cento. Perfino nel campo di concentramento di Dachau, su 2242 prigionieri 2154 votarono per il governo che li aveva internati! È vero che in diverse comunità furono fatte minacce a coloro che non avessero votato o che non avessero votato come si voleva; in molti casi vi fu il timore che chi avesse votato contro il regime sarebbe stato scoperto e punito. Ciò nonostante, malgrado tali riserve, le elezioni, che almeno quanto al conto dei voti furono oneste, per Adolf Hitler rappresentarono una sbalorditiva vittoria. Non v'era dubbio che in quella che era stata la sua sfida al mondo esterno, Hitler ebbe in misura assolutamente preponderante l'appoggio del popolo tedesco. Tre giorni dopo il plebiscito e le elezioni, Hitler mandò a chiamare l'ambasciatore polacco, Josef Lipski. Alla fine del loro colloquio fu diffuso un comune comunicato che stupì non solo il pubblico tedesco ma anche quello straniero. Il governo polacco e quello tedesco si erano accordati per " regolare i problemi interessanti i due paesi mediante negoziati diretti, rinunciando a qualsiasi uso della forza nelle relazioni reciproche, per il consolidamento della pace europea ". I tedeschi odiavano e disprezzavano la Polonia ancor più della Francia. Per loro, il crimine più nefando commesso da coloro che avevano fatto la pace di Versailles era stato la separazione della Prussia orientale dal Reich con la creazione del corridoio polacco, il distacco di Danzica e l'assegnazione ai polacchi della provincia di Posen e di una parte della Slesia, che, pur avendo una popolazione prevalentemente polacca, era stata un territorio tedesco fin dall'epoca della spartizione della Polonia. Durante la Repubblica, nessuno statista tedesco aveva voluto considerare definitiva la cessione di tali terre alla Polonia. Stresemann si era perfino rifiutato di prendere in considerazione un patto di Locamo per le frontiere orientali con la Polonia, come supplemento dell'accordo di Locamo per quelle occidentali. E fin dal 1922 il generale von Seeckt, padre della Reichswehr e arbitro nel campo della politica estera durante i primi anni della Repubblica, aveva espresso al governo la sua convinzione che " l'esistenza della Polonia è intollerabile, è incompatibile con le condizioni più essenziali della vita della Germania ", aggiungendo che " essa deve sparire e sparirà ". La sua distruzione " sarà uno dei principi fondamentali della politica tedesca... Con la scomparsa della 234 Trionfo e consolidamento Polonia cadrà uno dei più saldi pilastri della pace di Versailles, cioè l'egemonia della Francia " ". Hitler riconobbe che prima di poter distruggere la Polonia occorreva staccarla dall'alleanza con la Francia. La linea di condotta ora iniziata offriva diversi vantaggi immediati, a parte quello finale. Col rinunciare all'uso della forza nei riguardi della Polonia, Hitler poteva rafforzare la sua propaganda per la pace e mitigare i sospetti destati nell'Europa occidentale e orientale dalla sua affrettata uscita dalla Società delle Nazioni. Inducendo i polacchi a condurre negoziati diretti, egli poteva scavalcare la Società delle Nazioni e poi indebolirne l'autorità. Inoltre poteva non solo dare un colpo alla concezione societaria della " sicurezza collettiva ", ma anche minare le alleanze francesi nell'Europa orientale, dove la Polonia faceva da bastione. Dato il suo odio tradizionale per i polacchi, il popolo tedesco poteva anche non capire la sua tattica, ma per Hitler uno dei vantaggi della dittatura rispetto alla democrazia era che, in ultima istanza, una politica impopolare, ma che prometteva importanti risultati finali, poteva essere temporaneamente seguita senza che all'interno si facesse chiasso. Il 26 gennaio 1934, quattro giorni prima che Hitler convocasse il Reichs-tag nel primo anniversario della sua ascesa al potere, fu annunciata la firma di un patto decennale di non aggressione fra la Germania e la Polonia. Da quel giorno, la Polonia, che sotto la dittatura del maresciallo Pilsudski stava eliminando anch'essa le ultime vestigia della democrazia parlamentare, cominciò a staccarsi gradualmente dalla Francia, sua protettrice fin dalla rinascita nel 1919, e ad avvicinarsi sempre di più alla Germania nazista. Era la via che doveva condurre alla sua distruzione assai prima che scadesse il trattato di " amicizia e di non aggressione ". Pagina 161
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Quando il 30 gennaio 1934 Hitler parlò al Reichstag, egli potè volgere lo sguardo indietro su di un anno di successi senza pari nella storia tedesca. In un periodo di dodici mesi aveva rovesciato la Repubblica di Weimar, alla democrazia di questa aveva sostituito la propria dittatura personale, aveva distrutto tutti i partiti politici a eccezione del suo, aveva eliminato i governi dei singoli Stati tedeschi e i loro parlamenti unificando il Reich ed eliminando il sistema federale, aveva spazzato via i sindacati, soppresso ogni genere di associazione democratica, cacciato gli ebrei dalla vita pubblica e dalle professioni, abolito la libertà di parola e di stampa, soffocato ogni indipendenza dei tribunali e " coordinato " sotto il potere nazista la vita politica, economica, culturale e sociale di una nazione antica e colta. Grazie a tutte queste realizzazioni e per la sua azione decisa nel campo delle relazioni internazionali, che aveva portato al distacco della Germania dal concerto delle nazioni a Ginevra e alla proclamazione del suo diritto a essere trattata alla pari con le grandi potenze, egli fu sostenuto - come dimostrarono il plebiscito e le elezioni d'autunno - dalla stragrande maggioranza del popolo tedesco. La nazificazione della Germania (1933-1934) 235 Eppure mentre si iniziava il secondo anno della sua dittatura fosche nubi stavano oscurando l'orizzonte nazista. La purga cruenta del 30 giugno 1934. L'oscurarsi dell'orizzonte politico era dovuto alla mancata soluzione di tre problemi reciprocamente connessi: il continuo agitarsi dell'ala radicale e dei capi delle SA che volevano la " seconda rivoluzione "; la rivalità fra SA ed esercito; il problema della successione del presidente Hindenburg, la cui vita, col venire della primavera, sembrava ormai avvicinarsi al termine. Rohm, il capo di Stato maggiore delle SA, che ormai assommavano a due milioni e mezzo di uomini, non aveva accantonato i suoi disegni, nonostante l'abile mossa di Hitler che l'aveva fatto entrare nel governo, e l'amichevole lettera personale scrittagli dal Fiihrer il primo dell'anno. Nel febbraio egli presentò al gabinetto un lungo memoriale, in cui proponeva di fare delle SA la base di un nuovo esercito popolare e di porre le forze armate, le SA e le SS, nonché tutti i raggruppamenti degli ex combattenti, alle dipendenze di un unico Ministero della Difesa, al quale - ciò appariva chiaramente sottinteso - lui, Rohm, avrebbe dovuto sovrintendere. Il corpo degli ufficiali non avrebbe potuto immaginare un'idea più rivoltante, pertanto i membri più anziani non solo respinsero la proposta all'unanimità, ma si rivolsero a Hindenburg affinchè li sostenesse. Tutta la tradizione della casta militare sarebbe stata distrutta se Rohm, quel tipaccio, con le sue litigiose Camicie Brune avesse preso sotto il suo controllo l'esercito. Inoltre i generali erano scandalizzati per le voci, sempre più diffuse, circa la corruzione e la dissolutezza della cricca di omosessuali che stava intorno al capo delle SA. Come in seguito testimoniò il generale von Brauchitsch, " il riarmo era una cosa troppo seria e ardua perché si potesse tollerare la partecipazione di malversatori, di ubriaconi e di omosessuali ". Sul momento Hitler non poteva permettersi di offendere l'esercito, per cui non appoggiò affatto la proposta di Rohm. Anzi il 21 febbraio disse riservatamente a Anthony Eden, venuto a Berlino a discutere sull'impasse del disarmo, che egli si proponeva di ridurre di due terzi gli effettivi delle SA e di accettare un sistema di ispezioni per accertare che il resto delle SA non ricevesse né armi, né addestramento militare: cosa che, quando si venne a sapere, inasprf ulteriormente Rohm e le SA. All'avvicinarsi dell'estate del 1934 le relazioni fra il capo di Stato maggiore delle SA e il comando supremo dell'esercito continuarono a peggiorare. Nel gabinetto, si ebbero delle scene tempestose fra Rohm e il generale von Blomberg, e nel marzo il ministro della Difesa presentò a Hitler una protesta per il fatto che le SA stavano formando un numeroso corpo di guardia speciale armato di mitragliatrici pesanti: non solo ciò costituiva una minaccia per l'esercito, ma -aggiungeva von Blomberg - una iniziativa cosf sfacciata poteva pregiudica236 Trionfo e consolidamento re il riarmo clandestino della Germania sotto gli auspici della Reichswehr. Era chiaro che in tale situazione Hitler, a differenza del testardo Rohm e dei suoi accoliti, aveva pensato da tempo al giorno in cui Hindenburg malato avrebbe esalato l'ultimo respiro. Egli sapeva che, al pari dell'esercito e delle altre forze conservatrici della Germania, il vecchio presidente era propenso a una restaurazione della monarchia degli Hohenzollern al momento della sua morte. I piani di Hitler erano ben diversi, e quando ai primi di aprile a lui e a Pagina 162
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Blomberg giunse segretamente, ma per via ufficiale, da Neudeck, la notizia che i giorni del presidente erano contati, egli si rese conto che occorreva fare senza indugio un audace colpo di mano. Per essere sicuro del successo, al Fùhrer occorreva l'appoggio del corpo degli ufficiali; pur di ottenere tale appoggio, egli era pronto a fare qualsiasi cosa. L'occasione di discussioni confidenziali con l'esercito non tardò a presentarsi. L'i i aprile il cancelliere, accompagnato dal generale von Blomberg e dai comandanti in capo dell'esercito e della marina, generale barone von Fritsch e ammiraglio Raeder, partì da Kiel alla volta di Kbnigsberg a bordo dell'incrociatore Deutschland per assistere alle manovre di primavera che si svolgevano nella Prussia orientale. I comandanti dell'esercito e della marina erano stati informati dell'aggravarsi delle condizioni di salute di Hindenburg, e Hitler, appoggiato dall'acquiescente Blomberg, propose senz'altro che, con l'approvazione della Reichswehr, si designasse lui stesso a succedere al presidente. In cambio dell'appoggio chiesto all'elemento militare, Hitler promise di soffocare le velleità di Rohm, e di ridurre drasticamente gli effettivi delle SA, garantendo all'esercito e alla marina che esse sarebbero rimaste, nel Terzo Reich, le uniche forze in possesso di armi. Pare che Hitler prospettasse a Fritsch e a Raeder una ingente espansione dell'esercito e della marina, qualora fossero stati disposti ad assecondarlo. Il servile Raeder avrebbe senz'altro accettato, ma Fritsch, uomo più duro, volle prima consultarsi con i generali anziani. Tale consultazione ebbe luogo il 16 maggio a Bad Nauheim, e dopo che venne spiegato loro il " patto del Deutschland " gli ufficiali superiori dell'esercito tedesco approvarono all'unanimità la successione di Hitler a Hindenburg 27. Per l'esercito, cotesta decisione politica doveva avere una importanza storica. Accettando di mettersi volontariamente nelle mani di un dittatore megalomane sfrenato, l'esercito suggellò il proprio destino. Quanto a Hitler, egli sapeva che la transazione avrebbe reso assoluta la sua dittatura. Sbarazzatosi dell'ostinato feldmaresciallo, scongiurata la prospettiva di una restaurazione degli Hohenzollern, Hitler, capo sia dello Stato che del governo, poteva andar per la sua via da solo e senza ostacoli. Il prezzo da pagare per l'ascesa al potere supremo era quasi trascurabile: occorreva il sacrificio delle SA. Una volta che fosse in possesso di ogni autorità, egli non ne avrebbe avuto più bisogno. Esse erano una vile marmaglia che poteva solo intralciarlo. In .quella primavera, il disprezzo di Hitler per la ristrettezza mentale dei generali deve essere nettamente cresciuto. Essi si vendevano a un prezzo sorprendentemente modesto - deve aver pensato. Tranne che in La nazificazione della Germania (1933-1934) 237 un brutto momento, in giugno, questo suo giudizio restò immutato sino alla fine - la fine sua e loro. Eppure al sopraggiungere dell'estate le preoccupazioni di Hitler erano ancor lungi dall'essere svanite. Una pericolosa tensione cominciò a pervadere Berlino. Le voci circa la " seconda rivoluzione " si moltipllcavano, e non solo Rohm e i capi delle truppe d'assalto, ma lo stesso Goebbels, in discorsi e nella stampa da lui controllata, vi fecero eco. Dalla destra conservatrice, dagli Junker e dai grandi industriali intorno a Papen e Hindenburg fu chiesto che si ponesse un termine alla rivoluzione, che gli arresti arbitrar!, la persecuzione degli ebrei, gli'attacchi contro le chiese, il contegno arrogante degli uomini dei reparti d'assalto venissero frenati e che si mettesse fine al generale terrore organizzato dai nazisti. All'interno dello stesso partito nazista si era accesa una nuova, spieiata lotta per il potere. I due più potenti nemici di Rohm, Gò'ritig e Himmler, si erano uniti contro di lui. Il i° aprile Himmler, capo delle SS dalle nere uniformi, che facevano ancora parte delle SA ed erano al comando di Rohm, fu nominato da Goring capo della Gestapo prussiana, ed egli cominciò subito a costruire il proprio potere personale nell'ambito della polizia segreta. Goring, che Hindenburg nel precedente agosto aveva nominato General der Infanterie (benché fosse ministro dell'Aviazione), fu lieto di cambiare la sua brutta divisa bruna delle SA con quella, ben più vistosa, della sua nuova carica, e tale cambiamento fu simbolico: come generale e come appartenente a una famiglia che proveniva dalla casta militare, egli subito fiancheggiò l'esercito nella lotta contro Rohm e le SA. Per proteggersi in quella giungla pericolosa, anche Goring reclutò un suo corpo personale di polizia, la Landes-polizeigruppe General Goring, forte di diverse migliaia di uomini, che egli concentrò a Lichterfelde, nell'antica scuola degli allievi ufficiali (egli stesso era entrato nell'esercito attraverso questa scuola), situata in una posizione Pagina 163
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt strategica nei sobborghi della capitale. Dicerie su complotti e controcomplotti aumentarono la tensione. Il generale von Schleicher, incapace di vivere in una onesta oscurità e dimentico del fatto che, non godendo più della fiducia di Hindenburg, dei generali e dei conservatori, egli non aveva più alcun potere, aveva cominciato di nuovo a immischiarsi nella politica. Si manteneva in contatto con Rohm e con Gre-gor Strasser, e vi erano voci, - alcune delle quali raggiunsero Hitler, - che egli si desse un gran da fare per giungere a un'intesa, in base alla quale egli sarebbe divenuto vicecancelliere al posto del suo antico nemico, von Papen, Rohm sarebbe divenuto ministro della Difesa e le SA sarebbero state fuse con l'esercito. " Liste " di gabinetti circolavano a dozzine, a Berlino; in alcune di esse Bruning figurava quale ministro degli Esteri e Strasser quale ministro dell'Economia. Queste voci avevano un ben scarso fondamento, ma portavano acqua al mulino di Goring e di Himmler che, desiderosi ognuno per le proprie ragioni di distruggere Rohm e le SA e, nel contempo, di regolare i conti con Schleicher e coi conservatori scontenti, vi ricamarono sopra e le riferirono a Hitler, sempre pronto a insospettirsi ad 238 Trionfo e consolidamento ogni minimo stimolo. Ciò che Goring e il suo capo della Gestapo divisavano non era soltanto una purga delle SA ma altresf la liquidazione degli altri avversari della sinistra e della destra, compresi quelli che si erano opposti a Hitler in passato e che si erano ritirati dall'attività politica. Alla fine di maggio Brùning e Schleicher furono avvertiti che i loro nomi stavano in una lista di persone da assassinare. Briining, travestito, abbandonò silenziosamente il paese, Schleicher andò in vacanza in Baviera, ma tornò a Berlino verso la fine di giugno. Al principio di giugno Hitler ebbe con Rohm una spiegazione che, secondo quanto egli stesso riferì in seguito al Reichstag, durò quasi cinque ore e " si trascinò fino a mezzanotte ". Hitler disse che fu " il suo ultimo tentativo " di venire a un'intesa con colui che, nel movimento, era il suo più intimo amico. Lo informai che innumerevoli voci e molteplici dichiarazioni di antichi e fedeli membri del partito, nonché di capi delle SA, mi avevano dato l'impressione, che elementi senza coscienza stavano preparando un'azione di bolscevismo nazionale la quale avrebbe potuto rappresentare solo un indicibile disastro per la Germania... Lo implorai per l'ultima volta di rinunciare volontariamente a una simile pazzia e di usare invece la sua autorità per prevenire sviluppi che, in ogni caso, non potevano finire altro che con una catastrofe. Secondo Hitler, Rohm si era congedato da lui " assicurandolo che egli avrebbe fatto tutto il possibile per mettere le cose in ordine ". In seguito Hitler pretese che, invece, Rohm cominciò a fare preparativi " per eliminarlo personalmente ". Quasi certamente, ciò non era vero. Benché, come per l'incendio del Reichstag, probabilmente non si verrà mai a conoscere tutta la vera storia della purga del 30 giugno, i documenti venuti alla luce non contengono indicazione alcuna che il capo delle SA abbia mai complottato per sbarazzarsi di Hitler. Purtroppo gli archivi sequestrati non hanno gettato, sulla faccenda della purga, una luce maggiore che su quella dell'incendio del Reichstag; è probabile che in entrambi i casi tutti i documenti incriminati siano stati distrutti per ordine di Goring. Qualunque sia stata la vera natura della lunga conversazione svoltasi fra i due veterani nazisti, un giorno o due dopo che essa ebbe luogo, Hitler ordinò alle SA di andare in permesso per tutto il mese di luglio, e in tale mese agli uomini dei reparti d'assalto fu proibito di portare le uniformi e di figurare in parate o in esercitazioni. Il 7 giugno Rohm annunciò di andarsene lui stesso in permesso per motivi di salute, ma nel contempo lanciò un insolente monito: " Se i nemici delle SA sperano che le SA, dopo il permesso, non saranno più richiamate in servizio, ovvero saranno richiamate solo in parte, noi possiamo permettere loro di godersi questa breve speranza. Essi avranno la loro risposta nel momento e nella forma che appariranno necessari. Il corpo delle SA è e resta il destino della Germania ". Prima di lasciar Berlino Rohm invitò Hitler a conferire coi capi delle SA nella stazione climatica di Wiessee, vicino a Monaco, il 30 giugno. Hitler fu La nazificatone della Germania (1933-1934) 239 pronto ad aderire e mantenne infatti l'appuntamento, anche se in un modo che Rohm non avrebbe mai potuto immaginarsi, e che, forse, nemmeno lo stesso Hitler Pagina 164
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt in quel momento poteva prevedere. Infatti, come più tardi disse al Reichstag, egli esitò " più e più volte prima di decidere definitivamente... Nutrivo ancora la segreta speranza di poter risparmiare al movimento e alle mie SA la vergogna di un tale contrasto e di allontanare il male senza gravi conflitti ". Egli aggiunse: " Bisogna confessare che in quegli ultimi giorni di maggio continuamente venivano in luce fatti sempre più inquietanti ". Erano realmente inquietanti? In seguito Hitler pretese che Rohm e i suoi congiurati avevano fatto preparativi per impadronirsi di Berlino e per arrestarlo. Ma se cosf stavano le cose, come mai tutti i capi delle SA lasciarono Berlino ai primi di giugno e, punto ancor più importante, perché Hitler partì dalla Germania proprio in quel momento così da offrire ai capi delle SA l'occasione di prendere sotto il loro controllo lo Stato durante la sua assenza? Infatti il 14 giugno Hitler si recò in volo a Venezia per avere la prima delle sue molte conversazioni col suo collega dittatore fascista, Mussolini. Fra l'altro, il colloquio non andò troppo bene per il capo tedesco, che, col suo impermeabile sporco e il cappello floscio sgualcito, si sentiva a disagio alla presenza del " duce ", risplendente nella sua uniforme nera fascista coperta di medaglie, più esperto e propenso ad assumere un atteggiamento di semplice accondiscendenza nei riguardi dell'ospite. Hitler tornò in Germania assai irritato e convocò i capi del suo partito nella cittadina di Cera, in Turingia, per la domenica 17 giugno, onde riferire circa i suoi colloqui con Mussolini e per sistemare la situazione all'interno che andava peggiorando. Il destino volle che quella domenica avesse luogo, a Mar-burgo, vecchia città universitaria, un'altra riunione che, in Germania e anche nel mondo, attirò maggiormente la generale attenzione e che contribuì a portare al limite la situazione critica. Papen, uomo politico dilettante che era stato messo senza riguardi in una posizione subordinata da Hitler e da Goring, ma che nominalmente era pur sempre il vicecancelliere e godeva della fiducia di Hindenburg, ebbe il coraggio di pronunciarsi pubblicamente contro gli eccessi del regime che lui stesso aveva tanto aiutato ad affermarsi in Germania. In maggio era andato a Neudeck a trovare il presidente malato - fu l'ultima volta che vide vivo il suo protettore - e il vecchio feldmaresciallo grigio e indebolito gli aveva detto: " Le cose stanno andando male, Papen. Veda cosa si può fare per sistemarle ". Incoraggiato da ciò, Papen aveva accettato l'invito di tenere un discorso all'Università di Marburgo il 17 giugno. In gran parte, il discorso fu steso da uno dei suoi consiglieri personali, Edgard Jung, brillante avvocato e scrittore di Monaco, protestante, benché alcune idee fossero state suggerite da uno dei segretari del vicecancelliere, Herbert von Bose, e da Erich Klau-sener, capo dell'Azione Cattolica - collaborazione, questa, che presto costò a tutti e tre la vita. Era un discorso coraggioso e, grazie a Jung, eloquente 240 Trionfo e consolidamento nello stile, dignitoso nel tono. Invocava che si ponesse termine alla rivoluzione e al terrore nazista, che si tornasse a una linea di correttezza e si ripristinassero alcuni diritti, specie quello della libertà di stampa. Rivolgendosi al dottor Goebbels, ministro alla Propaganda, Papen disse: Un regime di discussioni franche e virili sarebbe assai più utile al popolo tedesco che non, per esempio, lo stato attuale della stampa. Il governo deve ricordarsi dell'antica massima: " Solo i deboli non tollerano la critica "... I grandi uomini non vengono creati dalla propaganda... Se si desiderano stretti contatti e una unità col popolo, non si deve sottovalutare la sua intelligenza. Non lo si deve guidare eternamente con le dande... Da sola, a lungo andare, nessuna organizzazione, nessuna propaganda, anche se eccellente, può conservare la fiducia. La fiducia e la devozione possono essere conservate non con gli incitamenti... e nemmeno con le minacce alla parte debole della nazione, ma soltanto discutendo ogni cosa con la gente. La gente trattata da stupida non ha una fiducia da dare... È tempo di unirsi nell'amicizia fraterna e nel rispetto per tutti i nostri concittadini, onde evitare di turbare le fatiche degli uomini seri e far tacere i fanatici28. Appena fu reso noto, il discorso ebbe ampia eco in Germania, ma cadde come una bomba nel piccolo gruppo di capi nazisti riunitisi a Cera. Goebbels si dette subito da fare affinchè venisse conosciuto il meno possibile. Proibì alla radio di trasmetterne la registrazione, in programma per quella stessa sera, e alla stampa di farne un qualsiasi cenno; inoltre diede ordine alla polizia di sequestrare le copie già in distribuzione della " Frankfurter Zeitung " dove erano riportati brani del testo. Ma perfino i poteri assoluti del ministro della Propaganda non furono in grado di impedire che in Germania e all'estero si venisse a conoscere il contenuto di quel discorso, il quale era quasi una sfida. Pagina 165
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'astuto Papen ne aveva trasmesso in precedenza ai corrispondenti e ai diplomatici stranieri residenti a Berlino il testo, e migliaia di copie ne furono immediatamente stampate nella tipografia del giornale di Papen, " Germania ", e distribuite segretamente. Quando seppe del discorso di Marburgo, Hitler andò su tutte le furie. In un discorso tenuto quello stesso pomeriggio a Cera egli denunciò " il pigmeo che s'immagina di poter arrestare, con poche frasi, il gigantesco rinnovamento della vita di un popolo ". Anche Papen era infuriato, per il boicottaggio fatto al suo discorso. Il 20 giugno si precipitò da Hitler, gli disse che non poteva tollerare un simile divieto da parte di " un ministro subalterno ", dichiarò di aver parlato " come l'uomo di fiducia del presidente " e rassegnò subito le dimissioni, avvertendo che " avrebbe informato immediatamente Hindenburg della cosa " ". Questa minaccia naturalmente preoccupò Hitler, che da alcuni rapporti era venuto a sapere come Hindenburg fosse tanto poco contento della situazione da considerare la possibilità di proclamare la legge marziale e di rimettere i poteri all'esercito. Per accertare che cosa di serio vi fosse in questo progetto minacciante la stessa continuazione del regime nazista, egli l'indomani, 21 giugno, si recò in volo a Neudeck, a trovare Hindenburg. L'udienza valse solo ad aumentare i suoi timori. Fu ricevuto dal generale von Blomberg, e notò subito come l'abituale attitudine da lacchè, nei suoi confronti, del ministro alla Difesa fosse d'un tratto scomparsa. Blomberg ora La nazificazione della Germania (1933-1934) 241 si presentava come un severo generale prussiano; disse bruscamente a Hitler di essere stato autorizzato dal feldmaresciallo a informarlo che ove non si fosse posto rapidamente fine all'attuale stato di tensione in Germania, il presidente avrebbe proclamato la legge marziale e affidato all'esercito il controllo dello Stato. A Hitler fu permesso di vedere per pochi minuti, alla presenza di Blomberg, il vecchio presidente, il quale gli confermò tale ultimatum. Per il cancelliere nazista le cose prendevano una piega disastrosa. Non solo era in repentaglio il suo progetto di succedere al presidente, ma se l'esercito avesse preso la direzione della cosa pubblica, ciò avrebbe significato la fine, per lui e per il governo nazista. Tornato in volo a Berlino quello stesso giorno, egli deve aver riflettuto ed essersi convinto che, se voleva sopravvivere, v'era un'unica via da seguire: doveva tener fede al patto stipulato con l'esercito, sopprimere le SA e impedire quella continuazione della rivoluzione su cui insistevano i capi delle truppe d'assalto. Ovviamente questo era il meno che l'esercito, sostenuto dal venerando presidente, avrebbe accettato. Eppure in quell'ultima, cruciale settimana di giugno Hitler esitò, se non altro sul grado di drasticità delle misure da prendere nei confronti di quei capi delle SA a cui egli tanto doveva. Ma Gò'ring e Himmler ora lo aiutarono a prendere una decisione. Avevano già fissato i conti che intendevano regolare, compilando lunghe liste di nemici di oggi e di ieri da liquidare. Dovevano solo convincere il Fiihrer della enormità del " complotto " ordito contro di lui e della necessità di un'azione rapida e spieiata. Secondo la testimonianza resa a Norimberga da Wilhelm Frick, ministro degli Interni e uno fra i più fedeli seguaci di Hitler, fu Himmler che infine riuscì a convincere Hitler che " Rohm voleva fare un putsch ". E il Fiihrer " ordinò a Himmler di soffocare il putsch ". Frick aggiunse che Himmler ricevette istruzioni per soffocarlo in Baviera, e Gbring a Berlino M. Anche l'esercito incitò Hitler, e pertanto ebbe la sua parte di responsabilità per le atrocità che dovevano presto seguirne. Il 25 giugno il generale von Fritsch, comandante in capo dell'esercito, mise le truppe in stato d'allarme, sospendendo tutte le licenze e consegnando i reparti nelle caserme. Il 28 giugno Rohm fu espulso dalla Lega degli ufficiali tedeschi: chiaro avvertimento, questo, che il capo di Stato maggiore delle SA si trovava nei guai. E affinchè nessuno - e Rohm per primo - si illudesse su quale parte l'esercito si sarebbe schierato, Blomberg prese una iniziativa senza precedenti e il 29 giugno fece uscire sul " Volkischer Beobachter " un suo articolo firmato in cui affermava che " l'esercito... sta dietro ad Adolf Hitler... che resta uno dei nostri ". Peraltro, l'esercito insisteva a che si procedesse alla purga; senza però volersi macchiare le mani. Essa doveva essere effettuata da Hitler, Goring e Himmler, con le loro SS dall'uniforme nera e con la polizia speciale di Gbring. Il 28 giugno Hitler lasciò Berlino alla volta di Essen, per assistere alle nozze di un Gauleiter nazista locale, Joseph Terboven. Questo viaggio e la Pagina 166
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 242 Trionfo e consolidamento ragione di esso fanno ritenere poco probabile che egli sentisse avvicinarsi una grave crisi. Lo stesso giorno Gbring e Himmler ordinarono a speciali reparti delle SS e della Goring-Polizei di tenersi pronti. Con Hitler assente dalla città, essi evidentemente si sentivano liberi di agire di propria iniziativa. L'indomani, il 29, il Fiihrer fece un'ispezione nei campi del Servizio del Lavoro della Westfalia e tornò nel pomeriggio a Godesberg, sul Reno, dove scese in un albergo sulla riva del fiume gestito da un suo antico camerata del tempo di guerra, Dreesen. Quella sera Goebbels, che sembra avesse esitato circa la parte da cui schierarsi (era stato segretamente in contatto con Rohm), arrivò a Godesberg; ormai egli si era deciso e riferì notizie da Berlino, che Hitler in seguito doveva chiamare " minacciose ". Karl Ernst, ex inserviente d'albergo, poi incaricato di buttar fuori i clienti rissosi in un caffè frequentato da omosessuali, e infine nominato da Rohm capo delle SA di Berlino, aveva messo in stato di allarme gli uomini dei reparti d'assalto. In quel momento e nelle ventiquattro ore all'incirca che gli restavano da vivere, Ernst, giovane, bello, ma poco intelligente, credette di essere di fronte a un putsch della destra, e doveva morire gridando fieramente " Heil Hitler! " In seguito Hitler pretese che fino a quel giorno, il 29 giugno, aveva semplicemente deciso di " togliere al capo di Stato maggiore [Rohm] la sua carica, di tenerlo sotto custodia e di far arrestare un certo numero di capi delle SA sui crimini dei quali non v'erano dubbi ". Rivolgendo agli altri un serio appello, " avrebbe loro ricordato il proprio dovere ". Il 13 luglio egli disse al Reichstag: Ma... all'una di notte ricevetti da Berlino e da Monaco due messaggi urgenti su adunate delle SA messe in stato di allarme. Anzitutto a Berlino era stata ordinata una di tali adunate per le quattro pomeridiane... e alle cinque doveva cominciare l'azione, con un attacco di sorpresa; gli edifici del governo dovevano essere occupati... In secondo luogo, a Monaco l'allarme era stato già dato alle SA che dovevano riunirsi alle nove della sera... Era un vero ammutinamento!... In tali circostanze non potevo prendere che un'unica decisione... Forse solo un intervento cruento e spieiato poteva ancora soffocare l'espandersi della rivolta... Alle due del mattino partii in volo per Monaco. Hitler non rivelò mai da chi avesse ricevuto i due " messaggi urgenti ", ma è da supporsi che gli furono inviati da Gbring e da Himmler. Quel che resta certo, è la grande esagerazione delle notizie. A Berlino, tutto ciò che Ernst aveva concepito di drastico, era d'andarsene in macchina, quel sabato, a Brema con la sua sposa per imbarcarsi per Madera in luna di miele. E nel Sud dove si erano concentrati i " cospiratori " delle SA? Alle due del mattino del 30 giugno, mentre Hitler con Goebbels al suo fianco partiva dall'aeroporto di Hangelar, vicino a Bonn, il capitano Rohm e i suoi luogotenenti delle SA dormivano pacificamente nei loro letti nell'albergo Hanslbauer a Wiessee, sulle rive del Tegernsee. Edmund Heines, SA-Obergruppenfuhrer della Slesia, già condannato per assassinio e noto omosessuale, con una faccia da ragazza su di un corpo muscoloso da scaricatore di porto, stava a letto con un giovane. I capi della SA sembravano La nazificazione detta Germania (1933-19)4) 243 cosf lontani dal pensare a inscenare una rivolta, che Rohm aveva lasciato le sue guardie del corpo a Monaco. Di fatto, risultò che i capi delle SA facevano molto baccano, ma non si trovò alcuna traccia di un complotto. Hitler col suo piccolo gruppo ( a cui si erano uniti Otto Dietrich, capo del suo ufficio stampa, e Victor Lutze, fedele ma incolore capo delle SA di Hannover) raggiunsero Monaco alle quattro del mattino di sabato 30 giugno, e constatarono che si erano già prese alcune misure. Il maggiore Wal-ther Buch, capo dell'USCHLA, cioè del tribunale del partito, e Adolf Wag-ner, ministro degli Interni della Baviera, aiutati da alcuni vecchi compagni di Hitler, quali Emil Maurice, ex condannato e rivale di Hitler nell'amore per Geli Raubal, e Christian Weber, commerciante di cavalli e poi anche lui, come Ernst, addetto a tenere l'ordine in un cabaret, avevano arrestato i capi delle SA di Monaco, compreso ì'Obergruppenfuhrer Schneidhuber, che era anche il capo della polizia di questa città. Hitler, che ormai andava sempre più eccitandosi, fino all'isteria, incontrò i prigionieri nel Ministero degli Interni. Affrontò Schneidhuber, che era già stato colonnello dell'esercito, gli strappò i distintivi del partito nazista e lo maledì per il suo " tradimento ". Poco dopo lo spuntar del giorno Hitler e il suo gruppo lasciarono Monaco alla Pagina 167
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt volta di Weissee, in una lunga colonna di auto. Là trovarono Rohm e i suoi amici ancora profondamente addormentati, nell'albergo Hansl-bauer. Il loro, fu un brutto risveglio. Heines e il suo giovane amico furono tirati via dal letto, portati fuori dall'albergo e senz'altro ucdsi per ordine di Hitler. Secondo il racconto di Otto Dietrich, Hitler entrò da solo nella camera di Rohm, gli diede una vestaglia e ordinò che venisse ricondotto a Monaco e rinchiuso nella prigione di Stadelheim, dove il capo delle SA era già stato, dopo la sua partecipazione al putsch della birreria del 1923. Dopo quattordici anni burrascosi i due amici, che più di tutti gli altri erano i responsabili del varo del Terzo Reich, con tutti i suoi atti di terrorismo e di degradazione, che malgrado le loro frequenti divergenze erano rimasti insieme nelle ore delle crisi, delle sconfitte e delle delusioni, si trovarono dinanzi a un bivio e il butterato, rissoso paladino di Hitler e del nazismo era giunto alla fine della sua vita piena di violenze. Con un ultimo gesto, che sembra egli considerasse come una grazia, Hitler dette ordine che sul tavolino del suo antico camerata venisse lasciata una pistola. Rohm si rifiutò di usarla. Si dice che abbia esclamato: " Se devo essere ucciso, che sia Adolf a farlo ". Allora, secondo un testimone oculare, un tenente di polizia che depose ventitre anni dopo in un processo del dopoguerra celebratosi a Monaco nel maggio del 1957, due ufficiali delle SS entrarono nella cella e spararono a bruciapelo su Rohm. Questo testimone disse: " Rohm aveva cercato di dire qualcosa, ma l'ufficiale delle SS con un gesto lo fece stare zitto. Rohm si mise sull'attenti - era nudo fino alla cintola - col volto pieno di disprezzo " *. Così egli morf, in modo violento * II processo celebrato a Monaco nel maggio del 1957 fu la prima occasione in cui veri testimoni oculari e partecipanti alla purga del 30 giugno 1934 parlarono in pubblico. Durante il 244 Trionfo e consolidamento come era vissuto, disprezzando l'amico che egli aveva aiutato a salire ad altezze mai raggiunte da alcun altro tedesco, e quasi certamente senza avere al pari di centinaia di altre persone uccise quel giorno, al pari di Schneidhuber che avrebbe gridato: " Signori, non so che diavolo succede, ma sparate dritto " - una idea chiara di quanto avveniva né dei motivi, sapendo solo essere, quello, un tradimento che lui, uomo vissuto così a lungo fra i tradimenti commettendone lui stesso in abbondanza, non si era aspettato da Hitler. Nel frattempo a Berlino Gò'ring e Himmler si erano dati da fare. Circa 150 capi delle SA furono prelevati, messi al muro nella scuola degli allievi ufficiali di Lichterfelde e fucilati da plotoni delle SS di Himmler e della polizia speciale di Gbring. Fra essi vi era Karl Ernst, il cui viaggio di nozze era stato interrotto da SS che spararono contro la sua auto quando giunse nelle vicinanze di Brema. La sua sposa e l'autista rimasero feriti. Lui stesso fu colpito, perse i sensi e fu riportato in aereo a Berlino per esservi giustiziato. In quella sanguinosa fine settimana d'estate gli uomini delle SA non furono i soli a cadere. La mattina del 30 giugno un gruppo di SS in borghese suonò alla porta della villa del generale von Schleicher, alla periferia di Berlino. Non appena il generale si affacciò essi gli spararono uccidendolo. Accorse la moglie, che Schleicher aveva sposato solo diciotto mesi prima - fino ad allora, egli era rimasto scapolo - e anche lei fu uccisa sul posto. La sera, il generale Kurt von Bredow, amico intimo di Schleicher, fece la stessa fine. Gregor Strasser fu arrestato nella sua abitazione di Berlino a mezzogiorno del sabato e ucciso poche ore dopo, per ordine personale di Goring, nella prigione della Gestapo nella Prinz Albrechtstrasse. Papen ebbe maggior fortuna. Fuggì e si salvò la vita. Ma il suo ufficio fu devastato da una squadra di SS; Bose, suo principale segretario, fu ucciso mentre era seduto allo scrittoio; il suo intimo collaboratore, Edgar Jung, arrestato qualche giorno prima dalla Gestapo, fu fatto fuori in prigione, un altro collaboratore di Papen, Erich Klausener, capo dell'Azione Cattolica, fu ucciso nel suo ufficio al Ministero delle Comunicazioni e il resto del suo gruppo, compresa la sua segretaria privata, la baronessa Stotzinger, fu spedito in un campo di concentramento. Quando Papen andò a protestare da Gbring, questi, che in quel momento non aveva tempo da perdere con inutili Terzo Reich ciò non sarebbe stato possibile. Sepp Dietrich, di cui l'autore del presente libro ha un ricordo personale come dell'uomo più brutale del Terzo Reich, nel 1934 comandava la guardia de) corpo di Hitler formata da uomini delle SS, e diresse le esecuzioni che ebbero luogo nel carcere di Stadelheim. Divenuto Pagina 168
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt durante la guerra colonnello generale dei reparti combattenti delle SS (Waffetì SS), fu condannato a venticinque anni di reclusione per complicità nell'assassinio di prigionieri di guerra americani durante la battaglia della Bulge, nel 1944. Rilasciato dopo dieci anni, nel 1957 fu processato a Monaco e condannato il 14 maggio a diciotto mesi di prigione per la parte avuta nelle esecuzioni del 30 giugno 1934. La sua condanna e quella di Michael Lippert, che risultò essere uno dei due ufficiali delle SS che uccisero Rohm, furono le prime in-flitte ai carnefici nazisti responsabili della purga. La nazificazione della Germania (1933-1934) 245 chiacchiere - come lo stesso Papen ricorda - lo mise " più o meno " alla porta e lo tenne agli arresti nella sua villa, che venne circondata da uomini delle SS armati di tutto punto. La linea telefonica fu tagliata e gli fu proibito di avere qualsiasi contatto col mondo esterno, altra umiliazione che il vicecancelliere della Germania seppe ingoiare abbastanza bene. Infatti, dopo meno di un mese egli si insudiciò con l'accettare dai nazisti assassini dei suoi amici un nuovo incarico: fu nominato ministro tedesco a Vienna, dove proprio allora i nazisti avevano ucciso il cancelliere Dollfuss. Non si è mai potuto stabilire con esattezza quante persone furono ammazzate in questa purga. Il 13 luglio Hitler nel suo discorso al Reichstag dichiarò che erano sessantuno, compresi diciannove " alti ufficiali delle SA ", che altre tredici persone erano state uccise perché " ribellatesi a coloro che dovevano arrestarle " e che tre " si suicidarono ", con un totale, dunque, di settantasette persone. Il Libro bianco della purga, pubblicato da emigrati tedeschi a Parigi, afferma invece che i morti furono 401, individuandone però solamente 116. Al processo di Monaco del 1957 fu data la cifra di " più di mille " uccisi. Molti furono soppressi per semplice vendetta, perché in passato si erano opposti a Hitler; altri sembra che venissero ammazzati perché sapevano troppe cose e, almeno uno, perché scambiato per un altro. Il cadavere di Gustav von Kahr, che, come abbiamo riferito, ebbe parte nella repressione del putsch della birreria del 1923, e che da tempo si era ritirato dalla politica, fu trovato in una palude nelle vicinanze di Dachau; sembra che fosse stato ucciso a colpi di piccone. Hitler non lo aveva né dimenticato né perdonato. Il corpo di padre Bernhard Stempfle, dell'Ordine geronimita, che, come si ricorderà, aveva collaborato all'edizione di Mein Kampf e che in seguito aveva parlato troppo, forse su quel che sapeva intorno alle cause del suicidio di Geli Raubal, l'innamorata di Hitler, fu trovato nella foresta di Harlaching, vicino a Monaco; aveva il collo spezzato e tre pallottole nel cuore. Heiden dice che la banda di assassini che lo uccise era guidata da Emil Maurice, l'ex condannato che aveva anch'egli fatto all'amore con Geli Raubal. Fra coloro che " sapevano troppe cose " vi erano anche tre uomini delle SA, che si pensò fossero stati i compiici di Ernst nell'incendio del Reichstag. Essi furono liquidati assieme allo stesso Ernst. Un altro assassinio merita di essere menzionato. Alle 7,20 della sera del 30 giugno il dottor Willi Schmid, eminente critico musicale della " Mùn-chener Neueste Nachrichten ", uno dei principali quotidiani di Monaco, suonava il violoncello nel suo studio mentre la moglie preparava la cena e i suoi tre bambini, di nove, otto e due anni, giocavano nella stanza di soggiorno del loro appartamento della Schackstrasse, a Monaco. Suonò il campanello, si presentarono quattro uomini delle SS che senza dare spiegazione alcuna portarono via il dottor Schmid. Quattro giorni dopo U suo corpo fu restituito alla famiglia in una bara, con l'ordine della Gestapo di non aprire la bara in nessun caso. Il dottor Willi Schmid, che mai aveva preso parte alla vita politica, era stato scambiato dagli sgherri delle SS per 246 Trionfo e consolidamento Willi Schmidt, un capo locale delle SA, che nel frattempo era stato arrestato e ucciso da un altro reparto delle SS *. Ci fu, davvero, un complotto contro Hitler? A tale riguardo, tutto si riduce alle asserzioni del Fiihrer contenute nei comunicati ufficiali e nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio. Ma egli non addusse mai la minima prova. Rohm non faceva nessun mistero delle sue ambizioni, del suo desiderio di trasformare le SA nel nucleo essenziale del nuovo esercito, di cui egli stesso fosse il capo. Era stato certamente in contatto con Schleicher nello studiare il progetto, da entrambi discusso la prima volta quando il generale era cancelliere. Come Hitler affermò, probabilmente Gregor Strasser " ne era al corrente ". Ma queste conversazioni non potevano certo costituire un tradimento. Pagina 169
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Lo stesso Hitler era in contatto con Strasser, e, secondo Otto Strasser, ai primi di giugno gli aveva offerto la carica di ministro dell'Economia. Anzitutto Hitler accusò Rohm e Schleicher di aver cercato l'appoggio di una " potenza straniera " - ovviamente, della Francia - accampando che il generale von Bredow fungeva da loro intermediario " in politica estera ". Questo era un aspetto dell'accusa, ad essi rivolta, di " tradimento ". Benché Hitler ripetesse l'accusa nel suo discorso al Reichstag e parlasse sarcasticamente di " un diplomatico straniero [non poteva essere che Frangois-Poncet, l'ambasciatore francese] il quale aveva affermato che il suo incontro con Schleicher e con Rohm era stato del tutto innocuo ", egli non fu in grado di dare una base concreta a tale accusa. Il suo debole argomento fu che, nel Terzo Reich, avere degli incontri con diplomatici stranieri all'insaputa del Fùhrer era un delitto, per ogni tedesco che fosse in una posizione di responsabilità. Se in Germania tre traditori combinano... un incontro con uno statista straniero... e danno l'ordine che a me non se ne faccia parola, io faccio fucilare tali uomini perfino se risultasse vero che in tale conversazione, che per me doveva rimanere segreta, si parlò soltanto del tempo, di monete antiche e di simili argomenti. Franc.ois-Poncet protestò energicamente contro l'insinuazione di una sua partecipazione al " complotto " di Rohm, il Ministero tedesco degli Esteri informò allora ufficialmente il governo francese che l'accusa era priva di ogni fondamento e che il governo del Reich sperava che l'ambasciatore restasse al suo posto. L'autore del presente libro può attestare che, a dir vero, Francois-Poncet continuò ad avere, con Hitler, relazioni personali migliori di qualsiasi altro inviato di uno Stato democratico. * La vedova di Willi Schmid, Kate Èva Horlin, narrò la storia dell'assassinio di suo marito in una testimonianza giurata del 7 luglio 1945 a Binghamton, negli Stati Uniti. Aveva acquistato la cittadinanza americana nel 1944. Per mettere a tacere l'atrocità commessa, lo stesso Rudolf Hess fece visita alla vedova, scusandosi per lo " sbaglio " e assegnandole una pensione, pagata dal governo tedesco. Il testo della testimonianza si trova nel Nuremberg Document L-I35, NCA, VII, pp. 883-90. La nazificazione della Germania (1933-1934) 247 Nei primi comunicati, specie nella raccapricciante versione data al pubblico, in base a testimonianze oculari, da Otto Dietrich, capo dell'ufficio stampa del Fùhrer, e nello stesso discorso di Hitler al Reichstag, fu dato grande rilievo ai costumi depravati di Rohm e degli altri capi uccisi delle SA. Dietrich affermò che la scena dell'arresto di Heines, colto in letto a Wiessee con un giovane, era " indescrivibile ", e Hitler, parlando a Monaco ai capi sopravvissuti dei reparti d'assalto, a mezzogiorno del 30 giugno, subito dopo le prime esecuzioni, dichiarò che già solo per la loro moralità corrotta quegli uomini avevano meritato la morte. Eppure Hitler aveva sempre saputo, fin dai primissimi giorni del partito, che un gran numero dei seguaci a lui più vicini e più importanti, erano dei pervertiti sessuali e degli assassini. Ad esempio, era noto che Heines usava mandare uomini delle SA in tutta la Germania per trovargli amanti di sesso maschile. Tutte queste cose Hitler non solo le aveva tollerate, ma anche difese: più di una volta aveva ammonito i suoi camerati del partito, dicendo loro di non essere troppo schizzinosi per quel che riguardava la moralità personale, sempreché si trattasse di uomini che combattevano fanaticamente per il movimento. Il 30 giugno 1934, egli espresse invece la sua indignazione per la degenerazione morale di alcuni dei suoi più antichi luogotenenti. Nel pomeriggio del i° luglio, che era una domenica, la strage era quasi terminata, e Hitler, tornato in volo a Berlino da Monaco la notte precedente, fece da anfitrione a un té offerto nei giardini della Cancelleria. Il lunedì il presidente Hindenburg ringraziò Hitler per la sua " azione decisa e per il suo ardito intervento personale che aveva soffocato in germe il tradimento e salvato il popolo tedesco da un grande pericolo ". Si congratulò anche con Goring per la sua " azione energica e ben riuscita " contro un " alto tradimento ". Il martedì il generale von Blomberg espresse al cancelliere le congratulazioni del gabinetto, che " legalizzò " il massacro come una misura necessaria " per la difesa dello Stato ". Anche Blomberg emanò un ordine del giorno per l'esercito, in cui esprimeva il compiacimento del comando supremo per il corso che avevano preso gli avvenimenti e prometteva di stabilire " relazioni cordiali con le nuove SA ". Era naturale che l'esercito fosse lieto dell'eliminazione del suo rivale, il corpo delle SA; ma che pensare del sentimento di onore, per non dire di decoro, Pagina 170
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di una casta di ufficiali che non solo assolveva ma lodava apertamente un governo per aver effettuato un massacro senza precedenti nella storia tedesca, massacro nel quale due dei suoi principali ufficiali, il generale von Schleicher e il generale von Bredow, erano stati marcati a fuoco come traditori e assassinati a sangue freddo? Solo le voci dell'ottantacinquenne feldmaresciallo von Mackensen e del generale von Hammerstein, già comandante in capo dell'esercito, si alzarono a protestare contro l'assassinio dei due ufficiali loro colleghi e contro le accuse di tradimento avanzate per giustificare 248 Trionfo e consolidamento tale assassinio *. Un simile comportamento del corpo degli ufficiali ha costituito una macchia per l'onore dell'esercito tedesco, oltre a dimostrare la sua incredibile miopia. Nel fare causa comune con l'illegalità, anzi col banditismo di Hitler e della sua azione del 30 giugno 1934, i generali si misero in una posizione che impedì loro di opporsi ai successivi atti del terrorismo nazista, non solo in patria ma anche di là dalle frontiere, perfino quando ne furono vittime gli appartenenti al loro gruppo. Infatti l'esercito aveva appoggiato la pretesa di Hitler, di esser lui la legge, come sostenne ad esempio nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio: " Se qualcuno mi rimprovera e mi domanda perché non sono ricorso ai tribunali regolari, posso dire solo questo: in quell'ora ero responsabile del destino del popolo tedesco, ed ero quindi il suo giudice supremo (oberster Gerichtsherr) ". E, ad ogni buon conto, Hitler aggiunse: " Ognuno deve sapere una volta per tutte che se alzerà la mano contro lo Stato, la morte certa sarà il suo destino ". Era, questo, un avvertimento che doveva valere anche per i generali, fino al giorno in cui, dieci anni dopo, i più disperati di essi osarono alzare la mano per abbattere il loro " giudice supremo ". Inoltre il corpo degli ufficiali si illudeva se pensava che il 30 giugno li avesse liberati per sempre dal pericolo che il movimento nazista rappresentava per le sue prerogative e i suoi poteri. Alle SA subentrarono infatti le SS. Il 26 luglio, come ricompensa per aver effettuato le esecuzioni, le SS furono rese indipendenti dalle SA e il loro Reichsfuhrer, Himmler, fu responsabile solo di fronte a Hitler. Ben presto questo corpo assai più disciplinato e fidato oveva divenire più potente di quanto le SA fossero mai state, e quale antagonista dell'esercito doveva riuscire nel conseguimento di quei fini, che le rozze Camicie Brune di Rohm non avevano saputo raggiungere. Ma per il momento i generali erano trionfanti e fiduciosi. Come Hitler ripetè nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio, l'esercito doveva rimanere " la sola organizzazione armata ". Per ingiunzione del comando supremo, il cancelliere si era sbarazzato delle SA che avevano osato discutere questa decisione. Era ora l'esercito che doveva mantenere gli impegni del " patto del Deutschland ". , La morte di Hindenburg. Durante tutta l'estate lo stato di salute di Hindenburg, di quest'uomo che sembrava indistruttibile, peggiorò sempre più e il 2 agosto, alle nove del mattino, il feldmaresciallo morì, all'età di ottantasette anni. A mezzo* I due ufficiali di grado superiore continuarono ad adoperarsi per riabilitare i nomi di Schleicher e di Bredow, e in un incontro segreto dei capi del partito e dell'esercito tenutosi a Berlino il 3 gennaio 1935 fecero si che Hitler ammettesse che l'uccisione dei due generali era stato un " errore ", e annunciasse che i loro nomi sarebbero stati rimessi nell'albo d'onore dei loro reggimenti. Questa " riabilitazione " non fu mai resa pubblica in Germania, ma il corpo degli ufficiali l'accettò in quella forma (cfr. WHEELER-BENNETT, The Nemesis of Power, p. 337). La nazificazione della Germania (1933-1934) 249 giorno, cioè tre ore dopo, fu annunciato che in base a una legge approvata dal gabinetto il giorno prima, le cariche di cancelliere e di presidente erano state unificate e che Adolf Hitler aveva assunto i poteri di capo dello Stato e di comandante supremo delle forze armate. Il titolo di presidente fu abolito; da allora in poi Hitler fu chiamato Fùhrer e Cancelliere del Reich. La sua dittatura cosi era divenuta completa. Per ogni evenienza, Hitler richiese da tutti gli ufficiali e da tutti gli uomini delle forze armate un giuramento di fedeltà non alla Germania, non alla costituzione che egli aveva violato non indicendo le elezioni per la successione di Hindenburg, ma alla sua persona. La formula era: Con questo sacro giuramento giuro dinanzi a Dio di obbedire incondizionatamente a Adolf Hitler, Fiihrer del Reich e del popolo tedesco, Pagina 171
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comandante supremo delle forze armate, e di essere pronto ad offrire in ogni momento, da bravo soldato, la mia vita per tener fede a tale giuramento. A partire dall'agosto 1934 i generali, che fino a questo momento, se avessero voluto, avrebbero potuto rovesciare facilmente il regime nazista, si legarono dunque alla persona di Adolf Hitler, riconoscendolo come la suprema autorità legittima del paese e vincolandosi a lui con un giuramento di fedeltà che essi ritennero di dover rispettare, in nome del loro onore, in qualsiasi circostanza, anche quando si trattò di cose degradanti per loro e per la patria. Fu un giuramento che doveva turbare la coscienza di ben pochi alti ufficiali, quando il loro capo riconosciuto si mise a percorrere una via che, secondo il loro modo di sentire, poteva solo condurre alla distruzione della nazione e che quindi incontrava la loro opposizione. Fu anche un impegno che permise a un assai maggior numero di ufficiali di scaricarsi di ogni responsabilità personale per i delitti senza nome da loro commessi per ordine del comandante supremo, la vera natura del quale avevano avuto modo di conoscere nel massacro del 30 giugno. Una delle peggiori aberrazioni del corpo tedesco degli ufficiali derivò, a partire da quel momento, da cotesto senso dell'" onore ": parola che, come l'autore del presente libro può attestare per esperienza personale, spesso era sulle labbra degli ufficiali e di cui essi avevano un curioso concetto. Spesso in seguito col mantenere per onore il loro giuramento essi si disonorarono in quanto esseri umani e gettarono nel fango il codice morale del loro corpo. Alla morte di Hindenburg il dottor Goebbels, ministro della Propaganda, annunciò ufficialmente che non era stato trovato il testamento del feldmaresciallo o qualche documento indicante le sue ultime volontà, e che si doveva supporre che non ve ne fossero. Invece il 15 agosto, quattro giorni prima del plebiscito con cui al popolo tedesco si chiedeva di approvare l'assunzione della carica di presidente da parte di Hitler, il testamento politico di Hindenburg venne fuori, e fu consegnato a Hitler proprio da Papen. Le sue parole di lode per Hitler dettero a Goebbels armi preziose negli ultimi giorni della campagna per il plebiscito, e a ciò si aggiunse, alla vigilia delle votazioni, una radiotrasmissione del colonnello Oskar von Hindenburg, che fra l'altro disse: 250
Trionfo e consolidamento Anche mio padre aveva visto in Adolf Hitler il suo diretto successore quale capo dello Stato tedesco, e io agisco secondo le intenzioni di mio padre se ora chiamo tutti gli uomini e le donne tedesche a votare per la trasmissione della carica di mio padre al Fiihrer e cancelliere del Reich *. Quasi certamente ciò non era vero, perché, secondo le testimonianze più attendibili, Hindenburg aveva raccomandato, come sua ultima volontà, la restaurazione della monarchia dopo la sua morte. Questa parte del testamento, Hitler la soppresse. Almeno in parte, il mistero che copriva la verità circa il testamento del vecchio presidente venne chiarito dopo la guerra grazie all'interrogatorio subito da Papen a Norimberga e, più tardi, grazie alle memorie dello stesso Papen. Anche se Papen non è un testimonio ineccepibile, anche se egli può non aver detto tutto ciò che sapeva, pure le sue dichiarazioni non possono essere ignorate. Fu lui a scrivere il primo abbozzo delle ultime volontà di Hindenburg, secondo lui, dietro richiesta del feldmaresciallo. Nelle memorie di Papen si legge: Nel mio abbozzo veniva raccomandata l'istituzione, dopo la sua morte, di una monarchia costituzionale, e a me importò sottolineare l'inopportunità di riunire in un'unica carica quelle di presidente e di cancelliere. Per evitare di offendere in qualche modo Hitler, vi erano anche certi riferimenti laudativi ad alcune realizzazioni positive del regime nazista. Papen dice di aver consegnato la minuta dell'abbozzo a Hindenburg nell'aprile del 1934. Qualche giorno dopo mi disse di tornare da lui, e mi comunicò di aver deciso di non approvare il documento nella forma da me suggerita. Egli riteneva... che la nazione nel suo insieme doveva decidere circa la forma di Stato da essa desiderata. Perciò egli desiderò che come testamento valesse un rendiconto dei servizi da lui resi allo Stato; le raccomandazioni circa il ritorno della monarchia avrebbero dovute essere espresse, come sue ultime volontà, in una lettera privata a Hitler. Naturalmente, con ciò veniva meno il punto essenziale di quanto io avevo suggerito, la raccomandazione circa la monarchia non essendo più rivolta alla nazione. Da ciò, Hitler, in seguito, seppe trarre il massimo vantaggio. Nessun tedesco era in condizione migliore di Papen per rilevare in che modo Pagina 172
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler ne trasse profitto. Ero tornato a Berlino dopo i funerali di Hindenburg a Tannenberg, e Hitler mi telefonò. Mi chiese se esisteva un testamento politico di Hindenburg e se sapevo dove fosse. Gli risposi che avrei interrogato in proposito Oskar von Hindenburg. " Vi sarei obbligato, - disse Hitler, - se mi assicuraste al più presto il possesso di questo documento ". Allora incaricai il mio segretario privato, Kageneck, di recarsi a Neudeck per chiedere al figlio di Hindenburg se il testamento esisteva ancora e se io potevo averlo per passarlo a Hitler. Non avendo più visto Hindenburg da quando egli aveva lasciato Berlino alla fine di maggio, non avevo nessuna idea se egli avesse distrutto il testamento o se l'avesse conservato. Oskar, che non era riuscito a trovare l'importante documento dopo la morte del padre, d'un tratto lo rinvenne. Come risulta dalla testimonianza * È interessante, e forse anche indicativo, il fatto che Oskar ottenne ora da Hitler la promozione dal grado di colonnello a quello di maggiore generale. Cfr. sopra, p. 199. La nazificazione della Germania (1933-1934) 251 resa dal conte von der Schulenburg, aiutante di Hindenburg, al processo a Papen per i suoi crimini nazisti, ciò non deve essere stata un'impresa troppo difficile. Von der Schulenburg ha rivelato che il presidente l'i i maggio firmò due documenti, il suo testamento e le sue ultime volontà. Il primo era indirizzato " al popolo tedesco ", il secondo al " cancelliere del Reich ". Quando Hindenburg lasciò Berlino e si recò per l'ultima volta a Neudeck, Schulenburg prese con sé i documenti. Papen dice che a quel tempo egli nulla sapeva di essi. Ma a tempo debito il suo segretario ritornò da Neudeck e, da parte di Oskar von Hindenburg, gli rimise due plichi suggellati. Il 15 agosto Papen li trasmise a Hitler, a Berchtesgaden. Hitler lesse entrambi i documenti con grande attenzione, poi ne discusse con noi il contenuto. Era ovvio che le raccomandazioni di Hindenburg nel documento con le sue ultime volontà andavano contro le intenzioni di Hitler. Così egli approfittò della circostanza che la busta recava l'intestazione: " Al cancelliere del Reich, Adolf Hitler ", e disse: " Queste raccomandazioni del defunto presidente sono rivolte a me personalmente. Deciderò in seguito il tempo e il modo della loro eventuale pubblicazione ". Invano io 10 pregai di pubblicare entrambi i documenti. Il solo da lui trasmesso al capo del suo ufficio stampa perché fosse pubblicato, fu il rendiconto di Hindenburg sui servizi da lui resi, dove figuravano le lodi di Hitler31. Che cosa ne fu del secondo documento in cui si raccomandava che non Hitler ma un Hohenzollern divenisse il capo dello Stato, ciò Papen non lo dice e forse lo ignora. Dato che esso non è mai venuto fuori fra le centinaia di tonnellate di documenti segreti nazisti sequestrati, è probabile che Hitler, senza perdere tempo, l'abbia distrutto. Del resto, le cose forse non sarebbero andate molto diversamente anche se Hitler fosse stato tanto coraggioso e onesto da pubblicarlo. Perfino prima della morte di Hindenburg egli aveva fatto approvare dal gabinetto una legge che gli conferiva i poteri del presidente. Ciò era avvenuto il i° agosto, 11 giorno prima che il feldmaresciallo morisse. Che tale " legge " fosse ille gale, anche questo poco importava in una Germania in cui l'ex caporale austriaco era divenuto lui stesso la legge. Che fosse illegale, era ovvio. Il 17 dicembre 1932, durante il governo Schleicher, il Reichstag aveva appro vato, con la necessaria maggioranza dei due terzi, un emendamento alla co stituzione, in base al quale il presidente dell'alta corte di giustizia, e non il cancelliere, avrebbe dovuto fare da presidente fino alle nuove elezioni presidenziali. E la legge di conferimento dei pieni poteri, costituente la base " legale " della dittatura di Hitler, se riconosceva al cancelliere il diritto di fare leggi non conformi alla costituzione, gli proibiva formalmente di mano mettere l'istituto della presidenza. Ma ormai che cosa importava la legge? Non importava a Papen, che passò allegramente a servire Hitler come ministro a Vienna, appianando le difficoltà provocate dall'assassinio del cancelliere Dollfuss a opera dei nazisti. Non importava ai generali, che si dettero alacremente alla creazione dell'esercito di Hitler. Non importava agli industriali, entusiasti degli affari redditizi offerti loro dal riarmo. Conservatori della scuola antica, tedeschi " onesti " Pagina 173
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come il barone von Neurath, ministro degli Esteri, e il dottor Schacht, 252 Trionfo e consolidamento della Reicbsbank, non si dimisero. Nessuno si dimise. Anzi il dottor Schacht il 2 agosto, giorno in cui Hitler assunse i poteri del presidente morente, accettò, in più, la carica di ministro dell'Economia. E il popolo tedesco? Il 19 agosto circa il 95 per cento degli iscritti alle liste elettorali, si recò alle urne, e il 90 per cento, più di trentotto milioni, votò approvando l'usurpazione del completo potere politico da parte di Hitler. Solo quattro milioni e un quarto di tedeschi ebbe il coraggio - o l'intenzione - di votare con un " no ". Non stupisce che, quando il 4 settembre il congresso del Partito nazionalsocialista si riunì a Norimberga, Hitler avesse l'animo pieno di fiducia. Lo vidi la mattina del giorno dopo percorrere a gran passi come un vittorioso imperatore la navata centrale della grande Luitpold Halle imbandierata, mentre la musica intonava la Marcia di Badenweil e trentamila mani si alzavano facendo il saluto nazista. Pochi minuti dopo egli siedeva fieramente al centro dell'ampio palcoscenico, con braccia incrociate e occhi sfavillanti, mentre il Gauleiter della Baviera, Adolf Wagner, leggeva il proclama del Fuhrer: Per i prossimi mille anni, la forma della vita tedesca è ormai definitivamente fissata. Con noi, si è chiusa quell'era nevrastenica, che è stato il xix secolo. Nei prossimi mille anni non vi sarà nessun'altra rivoluzione, in Germania! Essendo un mortale, Hitler non sarebbe vissuto mille anni, ma finché era vivo avrebbe dominato quel grande popolo come il più potente e spieiato autocrate che esso abbia mai avuto. Non c'era più il venerando Hindenburg per contrapporsi alla sua autorità, l'esercito era nelle sue mani, tenuto ad obbedirgli in forza di un giuramento che nessun soldato tedesco avrebbe spezzato alla leggera. In realtà, tutta la Germania e tutti i tedeschi erano nelle sue mani macchiate di sangue, ora che gli ultimi recalcitranti erano stati eliminati o erano scomparsi per sempre. " È meraviglioso! ", disse Hitler a Norimberga, esultante, ai corrispondenti dei giornali stranieri, alla fine di una spossante settimana di parate, di discorsi, di cortei idolatranti e di una adulazione frenetica, quale l'autore del presente libro mai aveva visto. Prodigiosa era la strada che Adolf Hitler aveva percorso, da quando viveva nei bassifondi di Vienna. Aveva soltanto quarantacinque anni, e questo non era che il principio. Chi fosse tornato in Germania per la prima volta dopo la fine della Repubblica avrebbe potuto constatare come, quali che fossero stati i suoi delitti contro l'umanità, Hitler avesse liberato una forza dinamica di incalcolabili proporzioni che era andata accumulandosi da tempo nel popolo tedesco. A qual fine, egli lo aveva già chiarito nelle pagine del Mein Kampf e in centinaia di discorsi che erano passati inosservati, o erano stati sottovalutati e ridicolizzati da tanta gente - quasi da tutti - all'interno del Terzo Reich, e soprattutto fuori di esso. 1 2
NCA, III, pp. 272-75 (ND, 35I-PS). GOEBBELS, Kaiserhof, p. 256. 3 Cfr. la dichiarazione giurata di Georg von Schnitzler, NCA, VII, p. 501 (ND, £€-439); per i discorsi di Goring e Hitler, NCA, VI, p. 1080 (ND, D-2O3J; per l'interrogatorio di Schacht, NCA, VI, p. 46) (ND, 3725-PS); per l'interrogatorio di Punk, NCA, V, p. 495 (ND, 2828-PS). 4 GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 269-70. s PAPEN, Op. dt., p. 268. ' RUDOLF DIELS, Lucifer ante porta!, p. 194. 7 Per le fonti circa le responsabilità dell'incendio del Reichstag, vedi la deposizione giurata di Halder, NCA, VI, p. 635 (ND, 374O-PS); la trascrizione del controintcrrogatorio di Gisevius del 2; aprile 1946, Trial nf thè Major War Criminals (che d'ora in poi indicherò con TMWC), XII, pp. 252-53; la deposizione giurata di Diels e la contestazione del fatto da parte di Goring, TMWC, IX, pp. 432-36 e NCA, VI, pp. 298-99 (ND, 3593-PS); WILLY FRISCHAUER, The Rise and fall of Hermann Goring, pp. 88-95; DOUGLAS REED, The Burning of thè Reichstag; JOHN GUNTHER, Pagina 174
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Inside Europe (Gunther assistette al processo di Lipsia). Esistono molti presunti testamenti e con fessioni di persone che pretendono di aver preso parte all'incendio appiccato dai nazisti al Reich stag, o di sapere qualcosa di certo a tale riguardo, ma, per quanto io sappia, nessuno di essi ha avuto una conferma. Fra tali memorandum, è stato dato un certo credito a quelli compilati da Ernst Oberfohren, deputato nazionalista, e da Karl Ernst, capo delle SA di Berlino, entrambi sop pressi dai nazisti pochi mesi dopo l'incendio. 8 NCA, III, pp. 968-70 (ND, I390-PS). ' NCA, IV, p. 496 (ND, I856-PS). 10 NCA, V, p. 669 (ND, 2962-PS). 11 Dokumente der deutschen Politik, I, 1935, pp. 20-24. 12 FRANgOIS-PONCET, Op. C!t., p. 6l. 11 Pel testo della legge: NCA, IV, pp. 638-39 (ND, 2ooi-PS). 14 Leggi del 31 marzo e del 7 aprile 1933 e del 30 gennaio 1934, tutte in NCA, pp. 640-43. 15 NCA, III, p. 962 (ND, I388-PS). 16 GOEBBELS, Kaiserhof, p. 307. 17 NCA, III, pp. 380-85 (ND, 392-PS). 18 Legge del 19 maggio 1933: NCA, III, p. 387 (ND, 4O5-PS). 19 GOEBBELS, Op, dt., p. 3OO. 20 " N. S. Monatshefte ", n. 39 (giugno 1933). 21 Per le citazioni del i° e del 6 luglio, cfr. BAYNES, I, pp. 287, 865-66. 22 Da uno studio intitolato My Relations with Adolf Hitler and thè Party, scritto dall'am miraglio Raeder a Mosca dopo che fu fatto prigioniero dai russi. Esso fu prodotto a Norimberga, NCA, Vili, p. 707. 23 BAYNES, I, p. 289. 24 SPENGLER, Jahre der Entscheidung, p. vili. 25 Per le direttive di Blomberg; TMWC, XXXIV, pp. 487-91 (ND, C-i4p). 26 Citato da TELFORD TAYLOR, Sword and Swastika, p. 41. I documenti di Seeckt si trovano ora negli Archivi Nazionali di Washington. 27 La fonte per il " Patto della Deutschland " è il Weissbuch iiber die Erschiessung des 30. Juni 1934 (Paris 1935), pp. 52-53. Nel suo libro The German Army, pp. 222-23, Herbert Rosinski conferma i termini del patto. Bullock e Wheeler-Bennett li riproducono nei loro libri su quel periodo. La fonte sull'incontro dei generali che ebbe luogo il 16 maggio è JACQUES BÉNOIST-MÉCHIN, Histoire de l'armée allemande depuis l'armistice, II, pp. 553-54. 28 Rede des Vizekanzlers von Paperi vor dem Universitàtsbund, Marburg, am 17. Juni 1934 (Germania-Verlag, Berlin). 29 PAPEN, op. cit., p. 310. 30 NCA, V, pp. 654-55 (ND, 2950-PS). 31 PAPEN, Op. dt., pp. 330-33. Vili. LA VITA NEL TERZO REICH (1934-1937) Fu in questo periodo, verso la fine dell'estate 1934, che venni a vivere e a lavorare nel Terzo Reich. Molti erano gli aspetti della nuova Germania che impressionavano, sconcertavano e turbavano l'osservatore straniero. I tedeschi, nella stragrande maggioranza, non sembravano dispiacersi che la loro libertà personale fosse stata soppressa, che tanta parte della loro cultura fosse stata distrutta e sostituita da una ottusa barbarie, o che la loro vita e il loro lavoro fossero stati irreggimentati a un grado mai prima raggiunto neppure da un popolo, come quello tedesco, abituato da generazioni a un avvilente servilismo. Dietro tutto ciò si nascondeva, di certo, il terrore della Gestapo e dei campi di concentramento per coloro che non rigavano diritto o che erano stati Pagina 175
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comunisti, socialisti, troppo liberali o troppo pacifisti, o per gli ebrei. La purga di sangue del 30 giugno 1934 fu un avvertimento di quanto i nuovi capi potessero essere spietati. Pure furono relativamente pochi, nei primi anni, i tedeschi la cui vita risenti del terrore nazista, e l'osservatore appena arrivato nel loro paese restava alquanto sorpreso nel constatare come i suoi abitanti non sembrassero sentire l'avvilimento e l'oppressione derivanti da una dittatura brutale e senza scrupoli. Al contrario: questa dittatura essi la sostenevano con un vero entusiasmo. In un certo senso, essa infondeva loro una nuova speranza, una nuova fiducia, una sorprendente fede nell'avvenire del loro paese. Hitler stava liquidando il passato, con tutte le sue umiliazioni e delusioni. Un passo dopo l'altro e rapidamente (come vedremo più oltre particola-reggiatamente) egli liberava la Germania dalle catene di Versailles, sconcertava gli Alleati vittoriosi, e ridonava alla Germania la forza militare. Questo era quanto desiderava la maggior parte dei tedeschi, e, pur di ottenerlo, essa era disposta a sopportare i sacrifici richiesti dal capo: la perdita della libertà personale, una alimentazione spartana (" prima i cannoni, poi il burro ") e un duro lavoro. Nell'autunno del 1936 il problema della disoccupazione era già stato in larga misura risolto. Quasi tutti avevano di nuovo un lavoro * e si udivano gli operai, che erano stati privati dei diritti * Dal febbraio 1933 alla primavera del 1937, il numero dei disoccupati registrati scese da sei milioni a meno di un milione. La vita nel Terzo Ketch 255 sindacali, dire scherzando, davanti alle loro gavette piene, che almeno sotto Hitler non c'era più la " libertà di morire di fame ". Gemeinnutz vor Eigen-nutz (l'interesse collettivo al di sopra di quello personale) - era, in quei giorni, un popolare slogan nazista e, sebbene molti capi del partito, Goring soprattutto, stessero segretamente arricchendosi e i profitti delle imprese salissero, non c'era dubbio che le masse fossero conquistate dal nuovo " socialismo nazionale " che pretendeva di anteporre il benessere della comunità al profitto personale. Le leggi razziali che escludevano gli ebrei dalla comunità tedesca apparivano all'osservatore straniero un pauroso salto indietro nei secoli. Siccome, però, le teorie razziali naziste proclamavano che il popolo tedesco è il " sale della terra " e la razza dominatrice, esse erano tutt'altro che impopolari. Si potevano trovare ben pochi tedeschi, già socialisti, liberali 0 devoti cristiani delle antiche classi conservatrici, che fossero disgustati o inorriditi dalla persecuzione degli ebrei; e, sebbene in alcuni singoli casi si prodigassero per alleviare le sofferenze dei perseguitati, essi non facevano però nulla per contribuire ad arrestare la marea. Del resto, che potevano mai fare? Spesso ponevano a noi tale domanda, a cui non era certo facile rispondere. Attraverso la stampa e la radio, per quanto censurate, i tedeschi avevano un qualche sentore dello sdegno suscitato all'estero dal regime nazista, ma si osservava che esso non impediva agli stranieri di affluire in massa nel Terzo Reich e di godersi, a quanto sembrava, la sua ospitalità. La Germania nazista, infatti, molto pili della Russia sovietica, era aperta a tutti gli osservatori stranieri *. L'industria del turismo prosperava e faceva entrare ingenti quantitativi di valuta straniera, di cui la Germania aveva tanto bisogno. In apparenza i dirigenti nazisti non avevano niente da nascondere. Uno straniero, per quanto antinazista, poteva venire in Germania e vedere e studiare ciò che voleva, ad eccezione dei campi di concentramento e, come in tutti i paesi, delle zone militari. E molti vi entravano e molti ne ripartivano se non proprio convcrtiti, almeno più tolleranti verso la nuova Germania e convinti di aver visto, come dicevano, " risultati concreti ". Perfino un uomo perspicace come Lloyd George, che aveva condotto l'Inghilterra alla vittoria sulla Germania nel 1918 e che in quell'anno aveva lanciato la parola d'ordine: " morte al Kaiser ", potè far visita a Hitler ad Obersalzberg nel 1936 e ripartire affascinato dal Fùhrer al punto da elogiarlo pubblicamente come " un grande uomo " che aveva le vedute e la volontà necessarie per risolvere 1 problemi sociali di una nazione moderna: soprattutto quello della disoc cupazione; tale piaga allignava ancora in Inghilterra e il grande leader libe* Inoltre, a differenza della Russia sovietica, la Germania nazista permise a tutti i suoi cittadini, meno poche migliaia i cui nomi si trovavano sul libro nero della polizia segreta, di viaggiare all'estero; questa libertà era d'altronde ridotta notevolmente dalle restrizioni valutarie, causate dalla Pagina 176
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt scarsità di valuta estera nel paese. Queste restrizioni non furono più rigorose di quelle per i cittadini britannici dopo il 1945. Il fatto è che i governanti nazisti non sembravano preoccuparsi che il tedesco medio potesse essere contaminato dall'antinazismo visitando i paesi democratici. 256 Trionfo e consolidamento rale del tempo di guerra, con il suo programma " Possiamo vincere la disoccupazione " aveva suscitato in patria ben poco entusiasmo. I giochi olimpici svoltisi a Berlino nell'agosto del 1936 offrirono ai nazisti un'occasione d'oro per impressionare il mondo con i successi del Terzo Reich, ed essi la sfruttarono nel migliore dei modi. Le insegne ]uden uner-wunscht (gli ebrei non sono graditi) scomparirono silenziosamente dai negozi, dagli alberghi, dalle birrerie e dai luoghi di divertimento. La persecuzione degli ebrei e delle due Chiese cristiane venne temporaneamente sospesa e il paese si adeguò disciplinatamente alle esigenze del momento. Mai in precedenza i giochi avevano visto una organizzazione così spettacolare, né un tale sfoggio di grandiosi festeggiamenti. Gbring, Ribbentrop e Goebbels dettero sontuosi ricevimenti ai visitatori stranieri. La " Notte italiana " del ministro della Propaganda, sulla Pfaueninsel presso il Wannsee, raccolse a pranzo più di mille ospiti in uno scenario da Mille e una notte. I turisti, specialmente inglesi e americani, furono fortemente impressionati da ciò che videro: a quanto pareva, un popolo felice, sano, cordiale, unito sotto Hitler; un quadro ben diverso, dissero, da quello che si erano fatti leggendo le corrispondenze da Berlino. Eppure sotto le apparenze, nascosta ai turisti durante quegli splendidi giorni di fine autunno delle Olimpiadi di Berlino, e in verità non considerata dai tedeschi nella sua giusta importanza o accettata con una sorprendente passività, era in atto, almeno agli occhi degli stranieri, una degradante trasformazione della vita tedesca. Non c'era niente di segreto, naturalmente, riguardo alle leggi che Hitler decretava contro gli ebrei o alla persecuzione attuata dal governo contro quel popolo infelice. Le cosiddette leggi di Norimberga del 15 settembre 1935 privarono gli ebrei della cittadinanza tedesca, riducendoli alla condizione di " soggetti ". Proibirono anche il matrimonio tra ebrei e " ariani ", come pure le relazioni extramatrimoniali, e vietarono agli ebrei di assumere in servizio donne " ariane " al di sotto dei trentacinque anni di età. Negli anni seguenti altri tredici decreti a complemento delle leggi di Norimberga mettevano gli ebrei del tutto fuori legge. Già nell'estate del 1936, quando la Germania ospitò i giochi olimpici, affascinando i turisti occidentali, gli ebrei erano stati esclusi, dalla legge o dal terrore nazista (di solito questo precedeva la prima), dagli impieghi pubblici e privati, al punto che almeno la metà di loro non aveva più i mezzi di sussistenza. Nel primo anno del Terzo Reich, il 1933, essi erano stati scacciati dai pubblici uffici, dalla pubblica amministrazione, dal giornalismo, dalla radio, dall'agricoltura, dall'insegnamento, dal teatro, dal cinema. Nel 1934 furono esclusi dalla borsa e, sebbene la proibizione di esercitare la professione in campo giuridico e medico o di dedicarsi agli affari non venisse legalmente sancita fino al 1938, essi praticamente erano già stati estromessi da questi campi, prima che si concludesse il primo quadriennio del potere di Hitler. Furono inoltre loro negati, non solo la maggior parte del superfluo, ma spesso persine lo stretto necessario. In molte città gli ebrei trovavano diffiLa vita nel Terzo Ketch 257 cile, se non addirittura impossibile, acquistare il cibo. Sulle porte delle drogherie, delle macellerie, delle panetterie e delle latterie, vi erano insegne: " Gli ebrei non sono ammessi ". In molte località gli ebrei non potevano procurarsi il latte nemmeno per i bambini. Le farmacie non vendevano loro medicamenti o rimedi. Gli alberghi non davano loro ospitalità. E sempre, dovunque andassero, vi erano le iscrizioni ingiuriose " Severamente proibita la presenza di ebrei in questa città ", oppure " Gli ebrei hanno accesso in questo luogo a loro rischio ". A una curva molto stretta della strada in prossimità di Ludwigshafen c'era un avviso così concepito: " Guidate prudentemente! Curva pericolosa! Gli ebrei a 120 km all'ora! "*. Questa era la situazione degli ebrei al tempo in cui aveva luogo in Germania il festival dei giochi olimpici. Non era che l'inizio di una strada che avrebbe presto condotto alla loro eliminazione fisica. La persecuzione delle Chiese cristiane. La guerra dei nazisti contro le Chiese cristiane cominciò in maniera più Pagina 177
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt moderata. Per quanto Hitler, nominalmente cattolico, avesse inveito contro il cattolicesimo politico nel Mein Kampf e attaccato entrambe le Chiese cristiane per il loro rifiuto di riconoscere il problema razziale, pure, come abbiamo visto, egli aveva ammonito nel suo libro che " un partito politico non deve in nessun modo perdere di vista il fatto che mai, in alcuna precedente esperienza storica, un partito puramente politico era riuscito ad attuare una riforma religiosa ". L'articolo 24 del programma del partito aveva richiesto " la libertà per tutte le confessioni religiose nello Stato, fintantoché non costituiscano un pericolo per... i sentimenti morali della razza tedesca. Il partito si dichiara per un Cristianesimo positivo ". Nel suo discorso del 23 marzo 1933, rivolto al Reichstag, allorché l'istituto legislativo della Germania cedette le sue funzioni al dittatore, Hitler rese onore alle confessioni cristiane come " elementi essenziali per salvaguardare l'anima del popolo tedesco ", promise di rispettare i loro diritti, dichiarò che " l'ambizione del suo governo era di raggiungere un accordo pacifico tra Chiesa e Stato " e aggiunse - mirando ai voti del partito cattolico di Centro, che infatti ottenne - che " noi speriamo di migliorare le nostre relazioni amichevoli con la Santa Sede ". Appena quattro mesi più tardi, il 20 luglio, il governo nazista concluse un concordato con il Vaticano, nel quale si garantiva la libertà della religione cattolica e il diritto della Chiesa a " regolare i propri affari ". L'accordo firmato per la Germania da Papen e per la Santa Sede dal segretario di Stato del Vaticano monsignor Pacelli, il futuro papa Pio XII - era stato appena sottoscritto, che già il governo nazista cominciava a non rispettarlo. Il * L'autore fu violentemente attaccato dalla stampa tedesca e dalla radio, e minacciato di espulsione, per aver scritto in una corrispondenza che alcune di queste insegne antisemitiche si stavano togliendo in vista dei giochi olimpici. 258 Trionfo e consolidamento concordato, però, giungendo proprio in un momento in cui i primi eccessi del nuovo regime della Germania avevano provocato lo sdegno di tutto il mondo, procurò senza dubbio al governo di Hitler molto di quel prestigio * di cui aveva tanto bisogno in quel momento. Il 25 luglio, cinque giorni dopo la ratifica del concordato, il governo tedesco promulgava una legge sulla sterilizzazione che offendeva in particolar modo la Chiesa cattolica. Cinque giorni dopo, si compivano i primi atti per sciogliere la Lega dei giovani cattolici. Negli anni seguenti, migliaia di cattolici, sacerdoti, suore e dirigenti laici furono arrestati, molti sotto false accuse di " immoralità " e di " contrabbando di valuta straniera ". Erich Klausener, capo dell'Azione Cattolica, fu, come abbiamo visto, assassinato nell'epurazione del 30 giugno 1934. Dozzine di pubblicazioni cattoliche vennero soppresse, e perfino la santità del confessionale fu violata dagli agenti della Gestapo. Nella primavera del 1937 la gerarchla cattolica in Germania che, come gran parte del clero protestante, aveva dapprima tentato di col-laborare con il nuovo regime, fu completamente delusa. Il 14 marzo 1937, papa Pio XI promulgava un'enciclica, Con cocente dolore, nella quale il pontefice accusava il governo nazista di " evasione e violazione " del concordato oltre che di seminare " il germe del sospetto, della discordia, dell'odio, della calunnia, e di una fondamentale ostilità, nascosta e palese, verso Cristo e la sua Chiesa ". All'" orizzonte della Germania " il papa vedeva addensarsi " nuvole temporalesche, foriere di funeste guerre religiose... il cui unico scopo è... lo sterminio ". Il reverendo Martin Niembller aveva personalmente ben accolto l'avvento al potere dei nazisti nel 1933. In quell'anno era stata pubblicata la sua autobiografia Dal sommergibile al pulpito. La storia di come questo comandante sommergibilista della prima guerra mondiale fosse divenuto un eminente pastore protestante, aveva ricevuto una lode speciale dalla stampa nazista e il libro era divenuto un best-seller. Per il pastore Niemoller, come per molti altri sacerdoti protestanti, i quattordici anni della Repubblica erano stati, come egli diceva, " anni di oscurità "', e al termine dell'autobiografia egli si mostrava soddisfatto che la rivoluzione nazista avesse finalmente trionfato e che avesse condotto alla " rinascita nazionale ", quella rinascita in vista della quale egli stesso aveva lungamente combattuto, e, per un certo tempo, proprio nei corpi di volontari dai quali provenivano tanti capi nazisti. Ma egli avrebbe provato ben presto una terribile delusione. I protestanti in Germania, come negli Stati Uniti, appartenevano a confessioni diverse. Solo pochissimi - circa 150 ooo su 45 ooo ooo - erano * In una allocuzione al Sacro Collegio, il 2 giugno 1945, papa Pio XII difese il concordato da lui firmato, ma descrisse il nazionalsocialismo, quale Pagina 178
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt egli l'aveva conosciuto in seguito, come " l'arrogante apostasia da Gesù Cristo, la negazione della sua dottrina e della sua opera di redenzione, il culto della violenza, l'idolatria della razza e del sangue, la distruzione della libertà e della dignità1 dell'uomo". La vita nel Terzo Ketch 259 membri delle varie Chiese libere quali la battista e la metodista. Gli altri erano suddivisi fra ventotto chiese luterane e riformate, la più grande delle quali era la chiesa della Vecchia Unione Prussiana con 18 milioni di fedeli. Con il sorgere del nazionalsocialismo ebbe luogo un'ulteriore suddivisione tra i protestanti. I nazisti più fanatici organizzarono, nel 1932, il movimento religioso dei cristiani tedeschi il cui capo più estremista era un certo Ludwig Mùller, cappellano del distretto militare della Prussia orientale: un devoto seguace di Hitler che aveva favorito i primi contatti del Fùhrer col generale Blomberg quando questi comandava il distretto. I " cristiani tedeschi " sostenevano con ardore le dottrine naziste sulla razza e il principio della supremazia del Fiihrer; volevano anzi che diventassero articoli di fede di una Chiesa del Reich destinata a raccogliere in un unico organismo tutti i protestanti. Nel 1933 i " cristiani tedeschi " contavano circa tremila pastori su un totale di diciassettemila, sebbene i loro seguaci laici rappresentassero forse una più alta percentuale di fedeli. In opposizione ai " cristiani tedeschi " vi era un altro gruppo di minoranza che si definiva " la Chiesa confessionale ". Questa aveva circa lo stesso numero di pastori ed era stata retta, a suo tempo, da Niembller. Si opponeva alla nazificazione delle chiese protestanti, respingeva le teorie razziali naziste e denunciava le dottrine anticristiane di Rosenberg e di altri capi nazisti. Tra le due stava la maggior parte dei protestanti, troppo timorosa per unirsi all'una o all'altra delle parti in dissidio e disposta a tenere il piede in due staffe; alla fine tuttavia i più si gettarono nelle braccia di Hitler, accettando il suo intervento negli affari della Chiesa e obbedendo, senza un'aperta protesta, ai suoi voleri. È difficile comprendere la condotta della maggioranza dei protestanti tedeschi nei primi anni del nazismo, se non si tiene conto di due cose: la loro storia e l'influsso di Martin Luterò*. Il grande fondatore del protestantesimo fu tanto un appassionato antisemita quanto un feroce sostenitore del-l'obbedienza assoluta all'autorità politica. Egli voleva che la Germania venisse liberata dagli ebrei e, quando questi furono cacciati, suggerì che fossero privati di " tutto il loro denaro, dei gioielli, dell'argento e dell'oro "; " che le loro sinagoghe e le loro scuole, - disse, - siano bruciate e le loro case demolite e distrutte...; e che essi siano costretti a vivere come zingari sotto un tetto o in una stalla... in miseria e schiavitù, poiché si lamentano e si dolgono continuamente di noi con Dio ": consiglio che fu letteralmente eseguito, quattro secoli più tardi, da Hitler, Goring e Himmler2. In quella che fu forse l'unica rivolta popolare nella storia della Germania, il sollevamento dei contadini del 1525, Luterò consigliò ai principi di adottare le più spieiate misure contro i " cani idrofobi ": cosi egli chiamava i poveri, sfruttati contadini. Qui, come nelle sue espressioni riguardanti gli ebrei, Luterò usava una grossolanità e una brutalità di linguaggio rimaste * Ad evitare ogni malinteso, può essere utile avvertire a questo punto che l'autore è protestante. a6o Trionfo e consolidamento senza riscontro nella storia tedesca sino al tempo del nazismo. La sua possente figura e le sue idee ebbero un influsso determinante su generazioni di tedeschi, specialmente tra i protestanti. Una delle conseguenze fu la facilità con cui il protestantesimo tedesco divenne lo strumento dell'assolutismo di re e di principi, dal xvi secolo fino al momento in cui, nel 1918, re e principi furono spodestati. I monarchi ereditari e i piccoli sovrani divennero vescovi supremi della Chiesa protestante nei loro rispettivi paesi. Così in Prussia il re della casa di Hohenzollern era il capo della Chiesa. In nessun paese, ad eccezione della Russia zarista, il clero fu per tradizione così completamente asservito all'autorità politica dello Stato. I suoi membri, salvo poche eccezioni, si schierarono senza riserve dalla parte del re, degli Junker e dell'esercito, e durante il xix secolo si opposero con zelo ai movimenti liberale e democratico allora nascenti. Perfino la Repubblica di Weimar fu " anatemizzata " dalla maggior parte dei pastori protestanti, non solo perché essa aveva deposto i re e i principi, ma anche perché si appoggiava principalmente ai cattolici e ai socialisti. Durante le elezioni per il Reichstag, non si potè fare a meno di Pagina 179
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt notare che il clero protestante - e Niembller ne era un tipico esempio sosteneva in modo aperto i nemici della Repubblica, i nazionalisti e perfino i nazisti. Come Niembller, la maggior parte dei pastori fu ben lieta che Adolf Hitler pervenisse alla carica di cancelliere nel 1933. Ma essi avrebbero presto sperimentato di persona quella tattica nazista del pugno di ferro che aveva portato Hitler al potere politico. Nel luglio 1933 alcuni rappresentanti delle Chiese protestanti stesero lo statuto di una nuova " Chiesa del Reich " che venne ufficialmente riconosciuto dal Reichstag il 14 luglio. Immediatamente si accese una lotta accanita per l'elezione del primo vescovo del Reich. Hitler insisteva perché questa carica suprema fosse assegnata a un suo amico, il cappellano Miiller, nominato dal Fiihrer in persona suo consigliere personale per le questioni riguardanti le Chiese protestanti. I capi della federazione delle Chiese proponevano invece un eminente teologo, il pastore Friedrich von Bodelschwingh. Ma erano degli ingenui: il governo nazista intervenne, sciolse un certo numero di organizzazioni ecclesiastiche provinciali, sospese dal loro ufficio parecchi autorevoli dignitari delle Chiese protestanti, sguinzagliò le SA e la Gestapo contro i sacerdoti recalcitranti; in breve, terrorizzò tutti coloro che sostenevano Bodelschwingh. Alla vigilia delle elezioni dei delegati al sinodo che avrebbe dovuto eleggere il vescovo del Reich, Hitler parlò personalmente alla radio per " sollecitare " l'elezione dei " cristiani tedeschi ", il cui candidato era Miiller. L'intimidazione ebbe gran successo. Bodelschwingh nel frattempo era stato costretto a ritirare la propria candidatura, e le elezioni dettero la maggioranza ai " cristiani tedeschi " che in settembre, al sinodo di Wittenberg, eleggevano Mùl-ler vescovo del Reich: in quella stessa Wittenberg ove Luterò aveva sfidato Roma per la prima volta. Il nuovo capo della Chiesa, uomo dalla mano pesante, non fu in grado comunque di instaurare una Chiesa unificata, né di nazificare completamente le congregazioni protestanti. Il 13 novembre 1933, il giorno seguente a La vita nel Terzo Reich 261 quello in cui il popolo tedesco aveva dato il suo appoggio incondizionato a Hitler in un plebiscito nazionale, i " cristiani tedeschi " inscenarono una riunione di massa al Palazzo dello Sport di Berlino. Un certo dottor Rein-hardt Krause, capo della setta del distretto di Berlino, propose di abbandonare il Vecchio Testamento, " con le sue storie di mercanti di bestiame e di mezzani ", e di rivedere lo studio del Nuovo Testamento con gli insegnamenti di Gesù, " sì che rispondessero alle esigenze del nazionalsocialismo ". Furono formulate risoluzioni che reclamavano " un Popolo, un Reich, una Fede "; si chiese a tutti i pastori di prestare giuramento di fedeltà a Hitler, mentre si esigeva che tutte le Chiese adottassero il paragrafo sull'arianesimo e respingessero gli ebrei convcrtiti. Questo fu troppo perfino per i timorati protestanti che avevano preferito non prender parte alla lotta religiosa, e il vescovo Miiller fu costretto a sospendere e sconfessare il dottor Krause. In realtà, la lotta tra il governo nazista e le Chiese era quella di sempre, intesa a stabilire che cosa dovesse esser dato a Cesare e che cosa a Dio. Per quanto riguardava i protestanti, Hitler sostenne che, qualora i " cristiani tedeschi " nazisti non fossero riusciti a mettere d'accordo le Chiese evange-liche sotto il vescovo del Reich, Miiller, il governo sarebbe stato costretto ad assumere personalmente la direzione delle Chiese. Egli aveva sempre nutrito un certo disprezzo per i protestanti, piccola minoranza nel suo paese natale, la cattolica Austria, ma essi costituivano in Germania i due terzi della popolazione. " Potete fare di loro tutto ciò che volete, - ebbe a confidare una volta ai suoi aiutanti; - essi cederanno... sono gente di poco conto, arrendevoli come cani, e il loro imbarazzo trapela non appena rivolgete loro la parola "3. Egli sapeva bene che la resistenza alla nazificazione delle Chiese protestanti veniva da una minoranza di pastori e da una ancor più piccola minoranza di fedeli. All'inizio del 1934, il già deluso pastore Niemoller era divenuto la guida spirituale della resistenza delle minoranze, sia della " Chiesa confessionale " che della Lega di emergenza dei pastori. Al sinodo generale di Barmen, nel maggio 1934, e in una riunione speciale tenuta in novembre nella chiesa di Niemoller a Dahlem, sobborgo di Berlino (la chiesa di Gesù Cristo), la " Chiesa confessionale " si dichiarò la legittima Chiesa protestante della Germania e istituì un governo ecclesiastico provvisorio. Si ebbero così due schieramenti: quello del vescovo del Reich Miiller e quello di Niemoller, che pretendevano Pagina 180
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt entrambi di rappresentare legalmente la Chiesa. È ovvio che l'ex cappellano militare, per quanto vicino a Hitler, non era riuscito a riunificare le Chiese protestanti, e alla fine del 1935, dopo che la Gestapo aveva tratto in arresto settecento pastori della " Chiesa confessionale ", egli abbandonò la carica e scomparve dalla scena. Tempo prima, nel luglio 1935, Hitler aveva nominato ministro per gli Affari ecclesiastici un avvocato nazista suo amico, il dottor Hans Kerrl, incaricandolo di compiere un secondo tentativo in vista di una intesa tra i protestanti. Kerrl, nazista moderato e uomo piuttosto prudente, ebbe dapprima notevole successo. Egli riuscì non solo a persuadere il clero conservatore, che costituiva 262 Trionfo e consolidamento la maggioranza, ma perfino a istituire un comitato ecclesiastico, capeggiato dal venerabile dottor Zollner, il quale, rispettato com'era da tutte le fazioni, avrebbe dovuto organizzare un assestamento generale. Sebbene il gruppo di Niemò'ller collaborasse con questo comitato, esso sosteneva ancora di rappresentare l'unica Chiesa legittima. Quando il comitato, nel maggio 1936, indirizzò a Hitler un cortese ma fermo memorandum in cui si protestava contro le tendenze anticristiane del regime, si denunciava l'antisemitismo del governo e si chiedeva di porre fine all'ingerenza dello Stato negli affari delle Chiese, Frick, il ministro degli Interni nazista, rispose con un'azione spieiata. Vennero arrestati centinaia di pastori della " Chiesa confessionale ", fu assassinato, nel campo di concentramento di Sachsenhausen, il dottor Weissler, uno dei firmatari del memorandum; furono confiscati i fondi di quella Chiesa e le si proibì di fare raccolte di denaro. Il 12 febbraio 1937 il dottor Zollner rassegnò le dimissioni dal comitato ecclesiastico (la Gestapo gli aveva impedito di recarsi a Lubecca, dove erano stati arrestati nove pastori protestanti) denunciando il sabotaggio nei suoi confronti operato dal Ministro degli Affari ecclesiastici. Il dottor Kerrl rispose l'indomani, nel corso di un discorso tenuto ad un gruppo di ecclesiastici sottomessi. Accusò il venerabile Zollner di non tenere in considerazione la dottrina nazista di " razza, sangue e terra " e rivelò apertamente l'ostilità del governo verso entrambe le Chiese, protestante e cattolica, II partito, - disse Kerrl, - si fonda su un Cristianesimo positivo, e il Cristianesimo positivo è il nazionalsocialismo... Il nazionalsocialismo è opera del volere di Dio... Il volere di Dio si rivela nel sangue tedesco... Il dottor Zollner e il conte Galen [il vescovo cattolico di Miinster] hanno tentato di farmi credere che il Cristianesimo consiste nella fede in Cristo come figlio di Dio. Ciò mi fa ridere... No, il Cristianesimo non si basa sul credo degli Apostoli... Il vero Cristianesimo è rappresentato dal partito, e O popolo tedesco è ora richiamato dal partito, e in particolar modo dal Fiihrer, ad un vero Cristianesimo... Il Fiihrer è l'araldo di una nuova rivelazione4. Il i° luglio 1937, il dottor Niemoller fu arrestato e confinato nella prigione di Moabit. Il 27 giugno egli aveva tenuto, alla congregazione che sempre affollava la sua chiesa di Dahlem, quello che doveva essere il suo ultimo sermone nel Terzo Reich. Quasi presagendo quello che sarebbe avvenuto, egli disse: " Non intendiamo usare il nostro potere per sfuggire alla mano dell'autorità, come non lo intesero anticamente gli apostoli; né più di loro siamo disposti a tacere al cenno dell'uomo quando Dio ci comanda di parlare. Poiché è giusto, e sempre lo sarà, che noi ubbidiamo a Dio piuttosto che all'uomo ". Dopo otto mesi di prigione, egli fu processato il 2 marzo 1938 dinanzi a un Sondergericht, uno dei " tribunali speciali " istituiti dai nazisti per giudicare i rei di offesa verso lo Stato, e, sebbene prosciolto dall'accusa principale di " attacchi clandestini contro lo Stato ", fu tuttavia multato di duemila marchi e condannato a sette mesi di prigione per " abuso del pulpito " e per aver organizzato collette nella sua chiesa. Poiché aveva già scontato un periodo più lungo di prigionia, la corte ordinò che fosse rilasciato, ma, La vita nel Terzo Ketch 263 all'uscita dal tribunale, la Gestapo si impossessò di lui, lo mise sotto " custodia preventiva " e lo confinò nei campi di concentramento: prima a Sach-senhausen e poi a Dachau, dove rimase sette anni, finché non fu liberato dalle truppe alleate. Altri 807 pastori e personalità laiche della " Chiesa confessionale" furono arrestati nel 1937, e diverse altre centinaia nei due anni successivi. Se non fu possibile spezzare completamente la resistenza del gruppo religioso di Pagina 181
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Niembller, si riuscì tuttavia a piegarla. Quanto alla maggioranza dei pastori protestanti, essi cedettero, come quasi tutti gli altri tedeschi, di fronte al terrore nazista. Alla fine del 1937, il vescovo di Hannover, Marahrens, che godeva di molto rispetto, fu indotto dal dottor Kerrl a fare una pubblica dichiarazione certamente considerata molto umiliante da uomini di chiesa di più forte carattere quali Niemoller: " La concezione di vita del nazionalsocialismo costituisce la dottrina nazionale e politica che determina e caratterizza la virilità del popolo tedesco. Essa è quindi obbligatoria anche per i " cristiani tedeschi ". Nella primavera del 1938 il vescovo Marahrens compì il passo finale ordinando a tutti i pastori della sua diocesi di prestare personale giuramento di fedeltà al Fùhrer. In breve tempo la stragrande maggioranza dei pastori protestanti pronunciò il giuramento, impegnandosi così, legalmente e moralmente, a obbedire agli ordini del dittatore. Sarebbe però inesatto dire che la persecuzione dei protestanti e dei cattolici da parte dello Stato nazista avesse lacerato l'unità del popolo tedesco o almeno scosso la grande maggioranza di esso. Non fu così. Un popolo che aveva rinunciato così facilmente alla sua libertà politica culturale ed economica, non era certo disposto, tranne poche eccezioni, a morire, o anche solo a rischiare la prigione, per conservare la libertà di culto. Ciò che veramente scosse i tedeschi negli anni immediatamente successivi al. 1933, furono i brillanti successi di Hitler nel procurare lavoro, creare prosperità, ristabilire la potenza militare della Germania, e ottenere una vittoria dopo l'altra in politica estera. Ben pochi tedeschi persero il sonno per l'arresto di qualche migliaio di pastori e di preti o per le dispute delle varie sette protestanti. E ancor meno si soffermarono a riflettere che sotto la guida di Rosenberg, Bormann e Himmler, sostenuti da Hitler, il regime nazista intendeva, come fine ultimo, distruggere, se possibile, il Cristianesimo in Germania e sostituirlo con il vecchio paganesimo dei primi dèi delle tribù germaniche e con il nuovo paganesimo degli estremisti nazisti. Come Bormann, uno degli uomini più vicini a Hitler, ebbe a dichiarare pubblicamente nel 1941, "il nazionalsocialismo e il Cristianesimo sono inconciliabili ". Ciò che il governo di Hitler auspicava per la Germania fu chiaramente esposto nei trenta punti del programma per la " Chiesa nazionale del Reich " redatto durante la guerra da Rosenberg, un pagano dichiarato che tra le altre cariche ricopriva quella di " Incaricato del Fiihrer per la completa educazione e istruzione intellettuale e filosofica del Partito nazionalsocialista ". I punti essenziali si possono trovare in alcuni dei trenta articoli: 264
Trionfo e consolidamento i. La Chiesa Nazionale del Reich tedesco reclama categoricamente il diritto e il potere esclusivo di controllare tutte le chiese entro i confini del Reich e le dichiara chiese nazionali del Reich tedesco. 5. La Chiesa Nazionale è decisa a sterminare definitivamente... le religioni cristiane estranee e straniere importate in Germania nel malaugurato anno 800. 7. La Chiesa Nazionale non avrà né scribi né pastori né cappellani né preti, ma vi avranno la parola gli oratori del Reich nazionale. 13. La Chiesa Nazionale esige l'immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania. 14. La Chiesa Nazionale dichiara che per essa, e di conseguenza per la nazione te desca, il Meìn Kampf del Fiihrer deve essere considerato il più eminente di tutti i docu menti. Quest'opera... non solo contiene l'etica più nobile, ma costituisce essa stessa il si stema etico più puro e vero per la vita presente e futura della nazione. 18. La Chiesa Nazionale rimuoverà dai suoi altari tutti i crocefissi, le bibbie e le immagini dei santi. 19. Sugli altari non ci sarà che il Mein Kampf (il libro più sacro per la nazione te desca e quindi per Dio) e, alla sinistra dell'altare, una spada. 30. Il giorno della fondazione di questa Chiesa, la croce cristiana sarà tolta da tutte le chiese, cattedrali e cappelle... e sarà sostituita con l'unico simbolo invincibile, la svastica 5. La nazificazione della cultura. Pagina 182
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La sera del io maggio 1933, circa quattro mesi dopo la nomina di Hitler a cancelliere, ebbe luogo a Berlino una scena a cui non si era assistito, nel mondo occidentale, dai tempi del tardo Medioevo. Verso la mezzanotte, una fiaccolata di migliaia di studenti fece capo a una piazza dell'Unter den Lin-den di fronte all'Università di Berlino. Le torce accese furono gettate su una montagna di libri raccolti in quel luogo, e mentre le fiamme li avvolgevano altri libri venivano lanciati sul fuoco, finché ne furono distrutti circa ventimila. Scene simili ebbero luogo anche in parecchie altre città. Era cominciato il rogo dei libri. Molti dei volumi scagliati nelle fiamme quella notte a Berlino dagli allegri studenti sotto l'occhio compiacente del dottor Goebbels, erano stati scritti da autori di fama mondiale. Vi si potevano trovare, tra gli scrittori tedeschi, Thomas e Heinrich Mann, Lion Feuchtwanger, Jakob Wasser-mann, Arnold e Stefan Zweig, Erich Maria Remarque, Walther Rathenau, Albert Einstein, Alfred Kerr e Hugo Preuss, lo studioso che aveva redatto la costituzione di Weimar. Ma non si bruciarono soltanto le opere di dozzine di autori tedeschi; vi si unirono anche molti autori stranieri: Jack London, Upton Sinclair, Helen Keller, Margaret Sanger, H. G. Wells, Havelock EUis, Arthur Schnitzler, Freud, Gide, Zola, Proust. Secondo il tenore di un proclama studentesco, fu condannato alle fiamme ogni libro " che abbia un effetto sovversivo sul nostro futuro e che possa minare il pensiero tedesco, la patria tedesca e le forze che guidano il nostro popolo ". Il dottor Goebbels, nuovo ministro della Propaganda, che d'ora in poi avrebbe costretto la cultura tedesca nella camicia di forza del nazismo, parlò agli studenti mentre i libri in fiamme divenivano cenere: " L'anima del popolo tedesco potrà manifestarsi nuovamente. Queste fiamme non solo illuLa vita nel Terzo Reich 265 minano la fine della vecchia era, ma gettano la loro luce su quella nuova ". La nuova era nazista della cultura tedesca fu illuminata non solo dai falò di libri e dalle misure - più efficaci anche se meno simboliche - adottate per proibire la vendita e la circolazione nelle biblioteche di centinaia di volumi, e per promuovere la pubblicazione di gran numero di nuovi prodotti nazisti, ma anche dall'irreggimentazione della cultura stessa in misura mai sperimentata da alcuna nazione occidentale moderna. Già il 22 settembre 1933 era stata istituita per legge la " Camera per la cultura del Reich ", sotto la direzione del dottor Goebbels. Così era definito lo scopo di questa istituzione secondo le parole della legge stessa: " Al fine di perseguire una politica culturale germanica, è necessario mobilitare gli artisti creativi in tutti i settori, in una organizzazione unificata sotto la guida del Reich. Il Reich deve non solo delineare le direttive del progresso, sia mentale che spirituale, ma anche guidare e organizzare le professioni ". Furono istituite sette " sottocamere " per guidare e controllare ogni sfera della vita culturale: le Camere del Reich per le belle arti, la musica, il teatro, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema. Tutte le persone impegnate in questi settori culturali furono obbligate a iscriversi alle rispettive organizzazioni, le cui decisioni e direttive avevano validità di legge. Tra gli altri poteri le Camere avevano quello di espellere e rifiutare di accogliere quei membri che " non davano affidamento dal punto di vista politico "; il che significava che coloro che fossero stati ritenuti anche soltanto tiepidi nei riguardi del nazionalsocialismo potevano venire esclusi, come di solito avveniva, dall'esercizio delle loro professioni e arti, privandoli in tal modo dei mezzi di sussistenza. Chi visse in Germania in quegli anni e aveva a cuore queste cose, non potrà mai dimenticare il pietoso declino del livello culturale di un popolo che era riuscito a mantenerlo così alto per tanto tempo. Questo declino fu inevitabile, naturalmente, dal momento in cui i capi nazisti decisero che l'arte, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema dovevano servire esclusivamente ai fini propagandistici del nuovo regime e della sua singolare filosofia. Nessun autore tedesco vivente di qualche importanza, ad eccezione di Ernst Jiinger e Ernst Wiechert nei primi anni, ebbe le sue opere pubblicate in Germania durante il periodo nazista. Quasi tutti, capeggiati da Thomas Mann, emigrarono. I pochi che rimasero tacquero o furono messi a tacere. Il manoscritto di ogni libro o commedia doveva essere sottopo o al Ministero della Propaganda prima di ricevere l'approvazione per la stampa o la rappresentazione. La musica incontrò minori difficoltà, ma solo perché aveva scarsa attinenza con la politica, e perché i tedeschi avevano dietro di sé una grande tradizione, da Bach, Beethoven e Mozart fino a Brahms. Furono però proibite le esecuzioni di Pagina 183
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Mendelssohn perché ebreo (tutte le opere di compositori ebrei furono verboten), come pure la musica del più noto compositore tedesco moderno, Paul Hindemith. Gli ebrei furono rapidamente allontanati dalle grandi orchestre sinfoniche e dai teatri d'opera. A differenza degli
260 Trionfo e consolidamento senza riscontro nella storia tedesca sino al tempo del nazismo. La sua possente figura e le sue idee ebbero un influsso determinante su generazioni di tedeschi, specialmente tra i protestanti. Una delle conseguenze fu la facilità con cui il protestantesimo tedesco divenne lo strumento dell'assolutismo di re e di principi, dal xvi secolo fino al momento in cui, nel 1918, re e principi furono spodestati. I monarchi ereditar! e i piccoli sovrani divennero vescovi supremi della Chiesa protestante nei loro rispettivi paesi. Così in Prussia il re della casa di Hohenzollern era il capo della Chiesa. In nessun paese, ad eccezione della Russia zarista, il clero fu per tradizione così completamente asservito all'autorità politica dello Stato. I suoi membri, salvo poche eccezioni, si schierarono senza riserve dalla parte del re, degli Junker e dell'esercito, e durante il xix secolo si opposero con zelo ai movimenti liberale e democratico allora nascenti. Perfino la Repubblica di Weimar fu " anatemizzata " dalla maggior parte dei pastori protestanti, non solo perché essa aveva deposto i re e i principi, ma anche perché si appoggiava principalmente ai cattolici e ai socialisti. Durante le elezioni per il Reichstag, non si potè fare a meno di notare che il clero protestante - e Niembller ne era un tipico esempio sosteneva in modo aperto i nemici della Repubblica, i nazionalisti e perfino i nazisti. Come Niembller, la maggior parte dei pastori fu ben lieta che Adolf Hitler pervenisse alla carica di cancelliere nel 1933. Ma essi avrebbero presto sperimentato di persona quella tattica nazista del pugno di ferro che aveva portato Hitler al potere politico. Nel luglio 1933 alcuni rappresentanti delle Chiese protestanti stesero lo statuto di una nuova " Chiesa del Reich " che venne ufficialmente riconosciuto dal Reichstag il 14 luglio. Immediatamente si accese una lotta accanita per l'elezione del primo vescovo del Reich. Hitler insisteva perché questa carica suprema fosse assegnata a un suo amico, il cappellano Miiller, nominato dal Fiihrer in persona suo consigliere personale per le questioni riguardanti le Chiese protestanti. I capi della federazione delle Chiese proponevano invece un eminente teologo, il pastore Friedrich von Bodelschwingh. Ma erano degli ingenui: il governo nazista intervenne, sciolse un certo numero di organizzazioni ecclesiastiche provinciali, sospese dal loro ufficio parecchi autorevoli dignitari delle Chiese protestanti, sguinzagliò le SA e la Gestapo contro i sacerdoti recalcitranti; in breve, terrorizzò tutti coloro che sostenevano Bodelschwingh. Alla vigilia delle elezioni dei delegati al sinodo che avrebbe dovuto eleggere il vescovo del Reich, Hitler parlò personalmente alla radio per " sollecitare " l'elezione dei " cristiani tedeschi ", il cui candidato era Miiller. L'intimidazione ebbe gran successo. Bodelschwingh nel frattempo era stato costretto a ritirare la propria candidatura, e le elezioni dettero la maggioranza ai " cristiani tedeschi " che in settembre, al sinodo di Wittenberg, eleggevano Miiller vescovo del Reich: in quella stessa Wittenberg ove Luterò aveva sfidato Roma per la prima volta. Il nuovo capo della Chiesa, uomo dalla mano pesante, non fu in grado comunque di instaurare una Chiesa unificata, né di nazificare completamente le congregazioni protestanti. Il 13 novembre 1933, il giorno seguente a La vita nel Terzo Reich 261 quello in cui il popolo tedesco aveva dato il suo appoggio incondizionato a Hitler in un plebiscito nazionale, i " cristiani tedeschi " inscenarono una riunione di massa al Palazzo dello Sport di Berlino. Un certo dottor Rein-hardt Krause, capo della setta del distretto di Berlino, propose di abbandonare il Vecchio Testamento, " con le sue storie di mercanti di bestiame e di mezzani ", e di rivedere lo studio del Nuovo Testamento con gli insegnamenti di Gesù, " sì che rispondessero alle esigenze del nazionalsocialismo ". Furono formulate risoluzioni che reclamavano " un Popolo, un Reich, una Fede "; si chiese a tutti i pastori di prestare giuramento di fedeltà a Hitler, mentre si esigeva che tutte le Chiese adottassero il paragrafo suU'arianesimo e respingessero gli ebrei convcrtiti. Questo fu troppo perfino per i timorati protestanti che avevano preferito non prender parte alla lotta religiosa, e il vescovo Mùller fu costretto a sospendere e sconfessare il dottor Krause. In realtà, la lotta tra il governo nazista e le Chiese era quella di sempre, Pagina 184
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt intesa a stabilire che cosa dovesse esser dato a Cesare e che cosa a Dio. Per quanto riguardava i protestanti, Hitler sostenne che, qualora i " cristiani tedeschi " nazisti non fossero riusciti a mettere d'accordo le Chiese evange-liche sotto il vescovo del Reich, Mùller, il governo sarebbe stato costretto ad assumere personalmente la direzione delle Chiese. Egli aveva sempre nutrito un certo disprezzo per i protestanti, piccola minoranza nel suo paese natale, la cattolica Austria, ma essi costituivano in Germania i due terzi della popolazione. " Potete fare di loro tutto ciò che volete, - ebbe a confidare una volta ai suoi aiutanti; - essi cederanno... sono gente di poco conto, arrendevoli come cani, e il loro imbarazzo trapela non appena rivolgete loro la parola "3. Egli sapeva bene che la resistenza alla nazificazione delle Chiese protestanti veniva da una minoranza di pastori e da una ancor più piccola minoranza di fedeli. All'inizio del 1934, il già deluso pastore Niemòller era divenuto la guida spirituale della resistenza delle minoranze, sia della " Chiesa confessionale " che della Lega di emergenza dei pastori. Al sinodo generale di Barmen, nel maggio 1934, e in una riunione speciale tenuta in novembre nella chiesa di Niemòller a Dahlem, sobborgo di Berlino (la chiesa di Gesù Cristo), la " Chiesa confessionale " si dichiarò la legittima Chiesa protestante della Germania e istituì un governo ecclesiastico provvisorio. Si ebbero così due schieramenti: quello del vescovo del Reich Mùller e quello di Niemòller, che pretendevano entrambi di rappresentare legalmente la Chiesa. È ovvio che l'ex cappellano militare, per quanto vicino a Hitler, non era riuscito a riunificare le Chiese protestanti, e alla fine del 1935, dopo che la Gestapo aveva tratto in arresto settecento pastori della " Chiesa confessionale ", egli abbandonò la carica e scomparve dalla scena. Tempo prima, nel luglio 1935, Hitler aveva nominato ministro per gli Affari ecclesiastici un avvocato nazista suo amico, il dottor Hans Kerrl, incaricandolo di compiere un secondo tentativo in vista di una intesa tra i protestanti. Kerrl, nazista moderato e uomo piuttosto prudente, ebbe dapprima notevole successo. Egli riuscì non solo a persuadere il clero conservatore, che costituiva 262 Trionfo e consolidamento la maggioranza, ma perfino a istituire un comitato ecclesiastico, capeggiato dal venerabile dottor Zollner, il quale, rispettato com'era da tutte le fazioni, avrebbe dovuto organizzare un assestamento generale. Sebbene il gruppo di Niemoller collaborasse con questo comitato, esso sosteneva ancora di rappresentare l'unica Chiesa legittima. Quando il comitato, nel maggio 1936, indirizzò a Hitler un cortese ma fermo memorandum in cui si protestava contro le tendenze anticristiane del regime, si denunciava l'antisemitismo del governo e si chiedeva di porre fine all'ingerenza dello Stato negli affari delle Chiese, Frick, il ministro degli Interni nazista, rispose con un'azione spieiata. Vennero arrestati centinaia di pastori della " Chiesa confessionale ", fu assassinato, nel campo di concentramento di Sachsenhausen, il dottor Weissler, uno dei firmatari del memorandum; furono confiscati i fondi di quella Chiesa e le si proibì di fare raccolte di denaro. Il 12 febbraio 1937 il dottor Zollner rassegnò le dimissioni dal comitato ecclesiastico (la Gestapo gli aveva impedito di recarsi a Lubecca, dove erano stati arrestati nove pastori protestanti) denunciando il sabotaggio nei suoi confronti operato dal Ministro degli Affari ecclesiastici. Il dottor Kerrl rispose l'indomani, nel corso di un discorso tenuto ad un gruppo di ecclesiastici sottomessi. Accusò il venerabile Zollner di non tenere in considerazione la dottrina nazista di " razza, sangue e terra " e rivelò apertamente l'ostilità del governo verso entrambe le Chiese, protestante e cattolica. Il partito, - disse Kerrl, - si fonda su un Cristianesimo positivo, e il Cristianesimo positivo è il nazionalsocialismo... Il nazionalsocialismo è opera del volere di Dio... Il volere di Dio si rivela nel sangue tedesco... Il dottor Zollner e il conte Galen [il vescovo cattolico di Miinster] hanno tentato di farmi credere che il Cristianesimo consiste nella fede in Cristo come figlio di Dio. Ciò mi fa ridere... No, il Cristianesimo non si basa sul credo degli Apostoli... Il vero Cristianesimo è rappresentato dal partito, e il popolo tedesco è ora richiamato dal partito, e in particolar modo dal Fùhrer, ad un vero Cristianesimo... Il Fiihrer è l'araldo di una nuova rivelazione4. Il i° luglio 1937, il dottor Niemoller fu arrestato e confinato nella prigione di Moabit. Il 27 giugno egli aveva tenuto, alla congregazione che sempre affollava la sua chiesa di Dahlem, quello che doveva essere il suo ultimo sermone nel Terzo Reich. Quasi presagendo quello che sarebbe avvenuto, egli Pagina 185
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt disse: " Non intendiamo usare il nostro potere per sfuggire alla mano dell'autorità, come non lo intesero anticamente gli apostoli; né più di loro siamo disposti a tacere al cenno dell'uomo quando Dio ci comanda di parlare. Poiché è giusto, e sempre lo sarà, che noi ubbidiamo a Dio piuttosto che all'uomo ". Dopo otto mesi di prigione, egli fu processato il 2 marzo 1938 dinanzi a un Sondergericht, uno dei " tribunali speciali " istituiti dai nazisti per giudicare i rei di offesa verso lo Stato, e, sebbene prosciolto dall'accusa principale di " attacchi clandestini contro lo Stato ", fu tuttavia multato di duemila marchi e condannato a sette mesi di prigione per " abuso del pulpito " e per aver organizzato collette nella sua chiesa. Poiché aveva già scontato un periodo più lungo di prigionia, la corte ordinò che fosse rilasciato, ma, La vita nel Terzo Reich 263 all'uscita dal tribunale, la Gestapo si impossessò di lui, lo mise sotto " custodia preventiva " e lo confinò nei campi di concentramento: prima a Sach-senhausen e poi a Dachau, dove rimase sette anni, finché non fu liberato dalle truppe alleate. Altri 807 pastori e personalità laiche della " Chiesa confessionale " furono arrestati nel 1937, e diverse altre centinaia nei due anni successivi. Se non fu possibile spezzare completamente la resistenza del gruppo religioso di Niemoller, si riuscì tuttavia a piegarla. Quanto alla maggioranza dei pastori protestanti, essi cedettero, come quasi tutti gli altri tedeschi, di fronte al terrore nazista. Alla fine del 1937, il vescovo di Hannover, Marahrens, che godeva di molto rispetto, fu indotto dal dottor Kerrl a fare una pubblica dichiarazione certamente considerata molto umiliante da uomini di chiesa di più forte carattere quali Niemoller: " La concezione di vita del nazionalsocialismo costituisce la dottrina nazionale e politica che determina e caratterizza la virilità del popolo tedesco. Essa è quindi obbligatoria anche per i " cristiani tedeschi ". Nella primavera del 1938 il vescovo Marahrens compì il passo finale ordinando a tutti i pastori della sua diocesi di prestare personale giuramento di fedeltà al Fùhrer. In breve tempo la stragrande maggioranza dei pastori protestanti pronunciò il giuramento, impegnandosi così, legalmente e moralmente, a obbedire agli ordini del dittatore. Sarebbe però inesatto dire che la persecuzione dei protestanti e dei cattolici da parte dello Stato nazista avesse lacerato l'unità del popolo tedesco o almeno scosso la grande maggioranza di esso. Non fu così. Un popolo che aveva rinunciato così facilmente alla sua libertà politica culturale ed economica, non era certo disposto, tranne poche eccezioni, a morire, o anche solo a rischiare la prigione, per conservare la libertà di culto. Ciò che veramente scosse i tedeschi negli anni immediatamente successivi al. 1933, furono i brillanti successi di Hitler nel procurare lavoro, creare prosperità, ristabilire la potenza militare della Germania, e ottenere una vittoria dopo l'altra in politica estera. Ben pochi tedeschi persero il sonno per l'arresto di qualche migliaio di pastori e di preti o per le dispute delle varie sette protestanti. E ancor meno si soffermarono a riflettere che sotto la guida di Rosenberg, Bormann e Himmler, sostenuti da Hitler, il regime nazista intendeva, come fine ultimo, distruggere, se possibile, il Cristianesimo in Germania e sostituirlo con il vecchio paganesimo dei primi dèi delle tribù germaniche e con il nuovo paganesimo degli estremisti nazisti. Come Bormann, uno degli uomini più vicini a Hitler, ebbe a dichiarare pubblicamente nel 1941, "il nazionalsocialismo e il Cristianesimo sono inconciliabili ". Ciò che il governo di Hitler auspicava per la Germania fu chiaramente esposto nei trenta punti del programma per la " Chiesa nazionale del Reich " redatto durante la guerra da Rosenberg, un pagano dichiarato che tra le altre cariche ricopriva quella di " Incaricato del Fùhrer per la completa educazione e istruzione intellettuale e filosofica del Partito nazionalsocialista ". I punti essenziali si possono trovare in alcuni dei trenta articoli: 264
Trionfo e consolidamento i. La Chiesa Nazionale del Reich tedesco reclama categoricamente il diritto e il potere esclusivo di controllare tutte le chiese entro i confini del Reich e le dichiara chiese nazionali del Reich tedesco. 5. La Chiesa Nazionale è decisa a sterminare definitivamente... le religioni cristiane estranee e straniere importate in Germania nel malaugurato anno 800. 7. La Chiesa Nazionale non avrà né scribi né pastori né cappellani né preti, ma vi avranno la parola gli oratori del Reich nazionale. Pagina 186
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 13. La Chiesa Nazionale esige l'immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania. 14. La Chiesa Nazionale dichiara che per essa, e di conseguenza per la nazione te desca, il Mein Kampf del Fiihrer deve essere considerato il più eminente di tutti i docu menti. Quest'opera... non solo contiene l'etica più nobile, ma costituisce essa stessa il si stema etico più puro e vero per la vita presente e futura della nazione. 18. La Chiesa Nazionale rimuoverà dai suoi altari tutti i crocefissi, le bibbie e le immagini dei santi. 19, Sugli altari non ci sarà che il Mein Kampf (il libro più sacro per la nazione te desca e quindi per Dio) e, alla sinistra dell'altare, una spada. 30. Il giorno della fondazione di questa Chiesa, la croce cristiana sarà tolta da tutte le chiese, cattedrali e cappelle... e sarà sostituita con l'unico simbolo invincibile, la svastica '. La naziftcazione della cultura. La sera del io maggio 1933, circa quattro mesi dopo la nomina di Hitler a cancelliere, ebbe luogo a Berlino una scena a cui non si era assistito, nel mondo occidentale, dai tempi del tardo Medioevo. Verso la mezzanotte, una fiaccolata di migliaia di studenti fece capo a una piazza. dell'Unter den Lin-den di fronte all'Università di Berlino. Le torce accese furono gettate su una montagna di libri raccolti in quel luogo, e mentre le fiamme li avvolgevano altri libri venivano lanciati sul fuoco, finché ne furono distrutti circa ventimila. Scene simili ebbero luogo anche in parecchie altre città. Era cominciato il rogo dei libri. Molti dei volumi scagliati nelle fiamme quella notte a Berlino dagli allegri studenti sotto l'occhio compiacente del dottor Goebbels, erano stati scritti da autori di fama mondiale. Vi si potevano trovare, tra gli scrittori tedeschi, Thomas e Heinrich Mann, Lion Feuchtwanger, Jakob Wasser-mann, Arnold e Stefan Zweig, Erich Maria Remarque, Walther Rathenau, Albert Einstein, Alfred Kerr e Hugo Preuss, lo studioso che aveva redatto la costituzione di Weimar. Ma non si bruciarono soltanto le opere di dozzine di autori tedeschi; vi si unirono anche molti autori stranieri: Jack London, Upton Sinclair, Helen Keller, Margaret Sanger, H. G. Wells, Havelock Ellis, Arthur Schnitzler, Freud, Gide, Zola, Proust. Secondo il tenore di un proclama studentesco, fu condannato alle fiamme ogni libro " che abbia un effetto sovversivo sul nostro futuro e che possa minare il pensiero tedesco, la patria tedesca e le forze che guidano il nostro popolo ". Il dottor Goebbels, nuovo ministro della Propaganda, che d'ora in poi avrebbe costretto la cultura tedesca nella camicia di forza del nazismo, parlò agli studenti mentre i libri in fiamme divenivano cenere: " L'anima del popolo tedesco potrà manifestarsi nuovamente. Queste fiamme non solo illuLa vita nel Terzo Reich 265 minano la fine della vecchia era, ma gettano la loro luce su quella nuova ". La nuova era nazista della cultura tedesca fu illuminata non solo dai falò di libri e dalle misure - più efficaci anche se meno simboliche - adottate per proibire la vendita e la circolazione nelle biblioteche di centinaia di volumi, e per promuovere la pubblicazione di gran numero di nuovi prodotti nazisti, ma anche dall'irreggimentazione della cultura stessa in misura mai sperimentata da alcuna nazione occidentale moderna. Già il 22 settembre 1933 era stata istituita per legge la " Camera per la cultura del Reich ", sotto la direzione del dottor Goebbels. Così era definito lo scopo di questa istituzione secondo le parole della legge stessa: " Al fine di perseguire una politica culturale germanica, è necessario mobilitare gli artisti creativi in tutti i settori, in una organizzazione unificata sotto la guida del Reich. Il Reich deve non solo delineare le direttive del progresso, sia mentale che spirituale, ma anche guidare e organizzare le professioni ". Furono istituite sette " sottocamere " per guidare e controllare ogni sfera della vita culturale: le Camere del Reich per le belle arti, la musica, il teatro, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema. Tutte le persone Pagina 187
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt impegnate in questi settori culturali furono obbligate a iscriversi alle rispettive organizzazioni, le cui decisioni e direttive avevano validità di legge. Tra gli altri poteri le Camere avevano quello di espellere e rifiutare di accogliere quei membri che " non davano affidamento dal punto di vista politico "; il che significava che coloro che fossero stati ritenuti anche soltanto tiepidi nei riguardi del nazionalsocialismo potevano venire esclusi, come di solito avveniva, dall'esercizio delle loro professioni e arti, privandoli in tal modo dei mezzi di sussistenza. Chi visse in Germania in quegli anni e aveva a cuore queste cose, non potrà mai dimenticare il pietoso declino del livello culturale di un popolo che era riuscito a mantenerlo cosi alto per tanto tempo. Questo declino fu inevitabile, naturalmente, dal momento in cui i capi nazisti decisero che l'arte, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema dovevano servire esclusivamente ai fini propagandistici del nuovo regime e della sua singolare filosofia. Nessun autore tedesco vivente di qualche importanza, ad eccezione di Ernst Jiinger e Ernst Wiechert nei primi anni, ebbe le sue opere pubblicate in Germania durante il periodo nazista. Quasi tutti, capeggiati da Thomas Mann, emigrarono. I pochi che rimasero tacquero o furono messi a tacere. Il manoscritto di ogni libro o commedia doveva essere sottoposto al Ministero della Propaganda prima di ricevere l'approvazione per la stampa o la rappresentazione. La musica incontrò minori difficoltà, ma solo perché aveva scarsa attinenza con la politica, e perché i tedeschi avevano dietro di sé una grande tradizione, da Bach, Beethoven e Mozart fino a Brahms. Furono però proibite le esecuzioni di Mendelssohn perché ebreo ( tutte le opere di composi • tori ebrei furono verboten), come pure la musica del più noto compositore tedesco moderno, Paul Hindemith. Gli ebrei furono rapidamente allontanati dalle grandi orchestre sinfoniche e dai teatri d'opera. A differenza degli 266 Trionfo e consolidamento scrittori, la maggior parte delle figure rappresentative della musica tedesca preferf rimanere nella Germania nazista e mise il proprio nome e il proprio talento al servizio del Nuovo Ordine. Wilhelm Furtwàngler, uno dei migliori direttori d'orchestra del secolo, rimase in Germania. Egli rimase in disgrazia per un anno, a causa della sua difesa di Hindemith, ma continuò la sua attività per tutto il restante periodo del governo di Hitler. Richard Strauss, forse il più eminente compositore vivente del mondo, rimase in Germania e divenne per un certo tempo presidente della Camera per la musica del Reich, prestando il suo grande nome all'opera di prostituzione della cultura effettuata da Goebbels. Walter Gieseking, l'illustre pianista, passò gran parte del suo tempo in tournées nei paesi stranieri; esse erano organizzate e approvate dal ministro della Propaganda per favorire la conoscenza all'estero della " cultura " tedesca. Ma, sia per la rinuncia ad emigrare da parte dei musicisti, sia per la grande tradizione tedesca nel campo della musica classica, si potè udire, anche nei giorni del Terzo Reich, musica sinfonica e operistica in esecuzioni d'alto livello. In questo campo, primeggiarono l'Orchestra Filarmonica di Berlino e l'Opera di Stato. L'eccellente livello della musica contribuì in parte a far dimenticare la degradazione delle altre arti e di tanti aspetti della vita sotto il nazismo. Anche il teatro conservò molta della sua perfezione finché si attenne alle opere classiche. Max Reinhardt, naturalmente, se n'era andato, assieme a tutti gli altri impresari, registi ed attori ebrei. I commediografi nazisti erano così comicamente scadenti che il pubblico si teneva lontano dalla loro produzione che aveva invariabilmente vita breve. Il presidente della Camera per il teatro del Reich era un certo Hans Johst, commediografo fallito; costui una volta si era pubblicamente vantato di sentire la sua mano attratta dal revolver allorché in sua presenza si pronunciava la parola " cultura ". Ma neppure Johst e Goebbels, che decidevano che cosa si dovesse recitare e a chi dovesse essere affidata la recitazione e la regia, furono in grado di impedire al teatro tedesco di offrire ammirevoli rappresentazioni delle opere di Goethe, Schiller e Shakespeare. Cosa strana, si permise nella Germania nazista la rappresentazione di qualche commedia di Shaw - forse perché egli si prendeva gioco degli inglesi e satireggiava la democrazia, o forse anche perché il suo spirito e le sue vedute politiche di sinistra sfuggivano alla mentalità nazista. Il caso più strano fu quello del più grande commediografo tedesco, Ge-rhart Hauptmann. Un tempo ardente socialista, le sue commedie erano state bandite dai teatri imperiali all'epoca dell'imperatore Guglielmo IL Durante la Repubblica, egli era stato il commediografo più popolare della Germania e tale posizione conservò di fatto nel Terzo Reich; le sue commedie continuarono ad essere Pagina 188
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rappresentate. Non dimenticherò mai la scena all'uscita dalla prima della sua ultima commedia, La figlia della Cattedrale, quando Hauptmann, figura venerabile con la fluente chioma bianca ricadente sul mantello nero, uscì dal teatro a braccetto del dottor Goebbels e di Johst. Egli, come tanti altri eminenti tedeschi, si era riconciliato con La vita nel Terzo Reicb 267 Hitler, e Goebbels, uomo astuto, si era valso di ciò per un'efficace propaganda, facendo notare instancabilmente al popolo tedesco e al mondo esterno che il più grande commediografo tedesco vivente, già socialista e paladino del popolo, non soltanto era rimasto nel Terzo Reich, ma aveva potuto continuare a scrivere e a far rappresentare le sue commedie. Si può arguire quanto fosse sincero, o opportunista o semplicemente mutevole questo ormai anziano commediografo, da quanto successe dopo la guerra. Le autorità americane, reputando che egli avesse servito i nazisti con troppo zelo, bandirono le sue opere dai teatri del loro settore nella Berlino Ovest. I russi allora lo invitarono, lo accolsero come un eroe e organizzarono a Berlino Est un festival delle sue commedie. E il 6 ottobre 1945 Hauptmann inviò un messaggio al " Kulturbund per la rinascita democratica della Germania " controllato dai comunisti, esprimendo ad esso i suoi auguri e la speranza che sarebbe riuscito a fomentare una " rinascita spirituale " del popolo tedesco. La Germania che aveva dato al mondo un Dùrer e un Cranach, non aveva eccelso nel campo delle arti figurative nell'epoca moderna, sebbene l'espressionismo pittorico tedesco e l'architettura della Bauhaus di Monaco costituissero dei movimenti interessanti e originali, e gli artisti avessero avuto parte in tutte le evoluzioni e le rivoluzioni del xx secolo rappresentate dall'impressionismo, cubismo e dadaismo. Per Hitler, che si considerava un vero artista nonostante i suoi fallimenti viennesi in questo campo, tutta l'arte moderna era degenerazione e nonsenso. Nel Mein Kampf si era lasciato andare a una lunga tirata su questo argomento, e una delle sue prime misure, una volta raggiunto il potere, era stata quella di " epurare " la Germania dalla sua arte " decadente " e di tentare di sostituirla con una nuova arte " germanica ". Circa 6500 pitture moderne - non solo opere di tedeschi quali Kokoschka e Grosz, ma anche di Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Matisse, Picasso e molti altri - furono allontanate dai musei tedeschi. Ciò che doveva sostituire quelle opere fu esposto nell'estate del 1937, quando Hitler inaugurò ufficialmente a Monaco la " Casa dell'arte tedesca ", in uno squallido edificio pseudoclassico al cui progetto egli aveva collabo-rato e che definì " impareggiabile e inimitabile " per l'architettura. In questa prima esposizione d'arte nazista erano ammassate circa novecento opere, scelte tra le 15 ooo proposte: i peggiori rifiuti che l'autore di questo libro abbia mai visto in alcun paese. Lo stesso Hitler fece la selezione finale e, secondo la testimonianza di alcuni compagni di partito che lo accompagnavano in quell'occasione, egli fu tanto irritato da alcuni dei dipinti accolti dalla giuria nazista - presieduta da Adolf Ziegler, un mediocre pittore, presidente della Camera per l'arte del Reich* - che non solo ordinò che fos* Ziegler doveva la sua posizione alla circostanza fortunata di aver dipinto il ritratto di Geli Raubal. •lol 268 Trionfo e consolidamento sero buttati fuori, ma ne prese a calci parecchi facendovi dei buchi con gli stivali. " Ho sempre nutrito la ferma intenzione, - disse nel lungo discorso di inaugurazione della mostra, - qualora il destino ci avesse dato il potere, di non discutere queste cose [di giudizio artistico] ma di deciderle ". E cosi aveva fatto. Nel suo discorso, pronunciato il 18 luglio 1937, egli dettò le direttive naziste per " l'arte tedesca ": Le opere d'atte che non si possono comprendete, ma tichiedono una quantità esagerata di spiegazioni per provare il loro diritto di esistenza come tali e per giungere a quei neurotici che sono sensibili a tali stupide e insolenti assurdità, non capiteranno più pubblicamente tra le mani dei cittadini tedeschi. Che non vi siano illusioni! Il nazionalsocialismo ha intrapreso l'epurazione del Reich tedesco e del nostro popolo da tutte quelle influenze che ne minacciano l'esistenza e il carattere... Con l'apertura di questa esposizione è giunta la fine della follia artistica e della contaminazione del nostro popolo nel campo Pagina 189
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dell'arte... Ciononostante almeno alcuni tedeschi, specialmente in quel centro artistico tedesco che era Monaco, preferirono essere artisticamente corrotti. In un'altra zona della città, in una diroccata galleria, che si raggiungeva salendo un'angusta scaletta, vi era una mostra di " arte degenerata ", organizzata dal dottor Goebbels per mostrare al popolo da che cosa Hitler lo stava salvando. Essa conteneva una splendida collezione di pitture moderne: Koko-schka, Chagall e opere dell'espressionismo e dell'impressionismo. Il giorno in cui la visitai, dopo aver percorso boccheggiante le sale della deprimente " Casa dell'arte tedesca ", la galleria era affollata e una lunga fila occupava le scale scricchiolanti e la strada adiacente. La folla che l'assediava divenne infatti così imponente che il dottor Goebbels, irritato e imbarazzato, ben presto ordinò la chiusura dell'esposizione. 77 controllo della stampa, della radio e del cinema. Ogni mattina, i redattori dei quotidiani di Berlino e i corrispondenti di quelli stampati in altre città del Reich si riunivano al Ministero della Propaganda per farsi dire dal dottor Goebbels, o da uno dei suoi aiutanti, quali notizie stampare e quali tacere, come scrivere le notizie e come intitolarle, quali campagne rimandare o quali lanciare, e qual era l'articolo di fondo desiderato per quel giorno. A evitare malintesi, venivano fornite, assieme alle istruzioni orali, direttive scritte giornalmente. Ai piccoli giornali periferici e ai periodici, le direttive venivano inviate per telegrafo o per posta. Per fare il redattore nel Terzo Reich, un giornalista doveva essere, anzitutto, politicamente e razzialmente " illibato ". La legge per la stampa del Reich del 4 ottobre 1933, che fece del giornalismo una "professione pubblica " controllata dalla legge, stabiliva che tutti i redattori dovessero possedere la cittadinanza tedesca, essere di origine ariana e non sposati con ebrei. L'articolo 14 della legge per la stampa ordinava ai redattori di " tener lonLa vita nel Terzo Reich 269 tano dai giornali qualsiasi cosa che in qualche modo possa indurre il pubblico in errore, confonda il bene personale con il bene comune, o tenda a indebolire la forza del Reich tedesco all'esterno e all'interno, la volontà collettiva del popolo tedesco, la difesa della Germania, della sua cultura e della sua economia... oppure offenda l'onore e la dignità della Germania ". Un tale editto, se fosse entrato in vigore prima del 1933, avrebbe condotto all'esclusione di tutti i redattori nazisti del paese e di tutte le loro pubblicazioni. In questo periodo, esso condusse all'eliminazione di quei giornali e giornalisti che non erano nazisti o rifiutavano di diventarlo. Uno dei primi giornali costretti a smettere la loro attività fu la " Vossi-sche Zeitung ". Essendo stato fondato nel 1704 e annoverando tra i suoi collaboratori del passato nomi come Federico il Grande, Lessing e Rathenau, era diventato il più importante giornale della Germania, paragonabile al " Times " di Londra e al " New York Times ". Ma era un giornale liberale, e apparteneva alla casa editrice Ullstein, ditta ebrea. Dovette cessare la sua attività il i° aprile 1934, dopo 230 anni consecutivi di pubblicazione. Il " Berliner Tageblatt ", altro giornale liberale di fama mondiale, resistette un po' più a lungo, fino al 1937, ma il suo proprietario, l'ebreo Hans Lack-mann-Mosse, era stato costretto a cedere la sua cointeressenza al giornale nella primavera del 1933. Anche il terzo grande giornale liberale tedesco, la " Frankfurter Zeitung ", continuò ad essere stampato dopo essersi disfatto del proprietario ebreo e di tutti i redattori ebrei. Rudolf Kircher, il corrispondente da Londra, anglofilo e liberale, ne divenne il redattore capo e, come Karl Silex - redattore della conservatrice " Deutsche Allgemeine Zeitung " di Berlino, anch'egli già corrispondente da Londra, allievo di Rho-des, ardente ammiratore degli inglesi e liberale - si mise al servizio dei nazisti, rivelandosi spesso, come aveva detto una volta Otto Dietrich, capo della stampa del Reich, a proposito dei " giornali d'opposizione " dei tempi passati, " più papista del papa ". La sopravvivenza di questi tre giornali fu dovuta in parte all'influenza del Ministero degli Esteri tedesco, per cui questi giornali, intemazionalmente noti, erano una specie di cartellone pubblicitario, necessario per bene impressionare l'opinione pubblica straniera. Essi conferivano infatti una certa rispettabilità della Germania nazista, e allo stesso tempo le facevano una lenta e costante propaganda. In questa situazione, in cui tutti i giornali tedeschi ricevevano istruzioni su che cosa stampare e su come redigere le notizie e gli articoli, era Pagina 190
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt inevitabile il sopraggiungere di una mortale monotonia nella stampa nazionale. Perfino un popolo cosi irreggimentato e così propenso ad accettare l'autorità, alla fine si stancò di questi quotidiani. Diminuì la diffusione perfino dei fogli nazisti più importanti quali il " Volkischer Beobachter " del mattino e " Der Angriff " della sera. E la tiratura complessiva di tutti i giornali cadde rapidamente a misura che questi, uno dopo l'altro, soccombevano o venivano rilevati dagli editori nazisti. Nei primi quattro anni del Terzo Reich, il numero dei quotidiani discese da 3607 a 2671. Ma la perdita, da parte del paese, di una stampa libera e varia, rappre270 Trionfo e consolidamento sento, almeno finanziariamente, un guadagno per il partito. Max Amann, sergente maggiore di Hitler durante la prima guerra mondiale e capo del-l'Eher Verlag, la casa editrice del partito, divenne il dittatore finanziario della stampa tedesca. In qualità di capo della stampa per il Reich e presidente della Camera per la stampa, egli era legalmente autorizzato a sopprimere qualsiasi pubblicazione, e poteva di conseguenza acquistarla per quattro soldi. In breve tempo l'Eher Verlag divenne un gigantesco impero editoriale, forse il più imponente e redditizio del mondo *. Nonostante la diminuzione di vendita di molte pubblicazioni naziste, i quotidiani posseduti o controllati dal partito o da privati nazisti avevano raggiunto, all'epoca dello scoppio della seconda guerra mondiale, i due terzi della tiratura quotidiana complessiva di venticinque milioni. In una dichiarazione fatta a Norimberga, Amann descrisse la sua tattica: Quando il partito ebbe preso il potere nel 1933... molte delle imprese che, come la casa Ullstein, erano possedute o controllate da gruppi finanziari ebraici o da gruppi politici e religiosi ostili al partito, trovarono conveniente vendere i loro giornali o cedere le loro attività all'Eher Verlag. Non vi era mercato libero per la vendita di queste proprietà e l'Eher Verlag era di solito l'unico offerente. Con questo procedimento, l'Eher Verlag, insieme ad altre imprese editoriali da esso stesso possedute o controllate, crebbe fino ad avere il monopolio dell'attività editoriale in Germania, nel campo dei giornali... Gli investimenti del partito in queste imprese editoriali ebbero ottimi successi finanziari. Corrisponde alla verità dire che lo scopo fondamentale del programma nazista per la stampa era quello di eliminare tutti i giornali di opposizione '. A un certo momento del 1934, sia Amann che Goebbels fecero appello ai redattori asserviti perché rendessero i loro giornali meno monotoni. Amann disse di deplorare " l'attuale tanto estesa uniformità della stampa, che non è dovuta alle misure del governo né conforme alle sue intenzioni ". Un redattore sconsiderato, Ehm Welke del settimanale " Crune Post ", commise l'errore di prendere sul serio Amann e Goebbels. Egli rimproverò il Ministero della Propaganda per la sua burocrazia e per la soggezione in cui teneva la stampa rendendola così insignificante. La sua pubblicazione fu subito sospesa per tre mesi, ed egli stesso fu destituito da Goebbels e relegato in un campo di concentramento. Presto la radio e il cinema furono pur essi imbrigliati al servizio della propaganda dello Stato nazista. Goebbels aveva sempre considerato la radio (la televisione non era ancora arrivata) il più efficace strumento di propaganda della moderna società e, servendosi della sezione radio del suo Ministero e della Camera per la radio, si assicurò un completo controllo sulle trasmissioni asservendole ai propri fini. Il suo compito fu reso più facile dal fatto che in Germania, come in altri paesi europei, la radiodiffusione era un monopolio posseduto e diretto dallo Stato. Nel 1933 il governo nazista si trovò automaticamente in possesso dell'Ente Radiofonico del Reich. * II reddito personale di Amann salf rapidamente da 108 ooo marchi nel 1934 a 3 800 ooo nel 1942. (Da una lettera all'autore del professor Oron J. Hale, autore di uno studio basato sui documenti superstiti della casa editrice tedesca). La vita nel Terzo Reich 271 II cinema rimase in mano ad imprese private, ma il Ministero della Propaganda e la Camera per i film controllavano ogni settore di questa industria, il loro compito essendo quello, secondo le parole di un commento ufficiale, " di elevare l'industria cinematografica al di sopra dei principi economici liberali... mettendola così in grado di assumere quei compiti che essa è tenuta ad adempiere nello Stato nazionalsocialista ". Il risultato, in entrambi i campi, fu quello di affliggere il popolo tedesco Pagina 191
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt con programmi radiofonici e film altrettanto vuoti e tediosi che i quotidiani e i periodici. Anche un pubblico abituato ad accettare senza proteste che si stabilisse dall'alto cos'era adatto per lui, finì per ribellarsi. Gli spettatori si astenevano in massa dall'andate a vedere i film nazisti, e affollavano le sale dove si davano i pochi film stranieri (per lo più film di Hollywood di seconda categoria) che Goebbels permetteva fossero proiettati sugli schermi tedeschi. Verso la metà del decennio 1930-40, i film tedeschi venivano così frequentemente fischiati, che Wilhelm Frick, ministro degli Interni, pronunciò un severo monito contro " il comportamento sedizioso del pubblico dei cinematografi ". Similmente, i programmi radio venivano così apertamente criticati, che il presidente della Camera per la radio, un certo Horst Dressler-Andress, dichiarò che tale atteggiamento era " un insulto alla cultura tedesca " e non sarebbe stato più tollerato. In quel tempo un ascoltatore tedesco poteva ancora sintonizzare la radio su una stazione straniera senza rischiare la testa, come avvenne più tardi una volta iniziata la guerra. Ed erano forse parecchi a farlo, sebbene fosse mia opinione, come osservatore, che il dottor Goebbels avesse sempre più ragione, nel corso degli anni, nel considerare la radio di gran lunga il più efficace strumento di propaganda del regime, che contribuiva più di ogni altro mezzo di comunicazione a uniformare il popolo tedesco ai fini di Hitler. Io stesso avrei dovuto sperimentare quanto sia facile essere ingannati da una stampa e da una radio insincere e censurate, in uno Stato totalitario. Sebbene, a differenza di quasi tutti i tedeschi, io potessi prendere visione giornalmente dei giornali stranieri - specialmente quelli di Londra, Parigi e Zurigo, che arrivavano il giorno seguente a quello della pubblicazione - e sebbene ascoltassi regolarmente la BBC e altre trasmissioni straniere, la mia attività richiedeva che impiegassi giornalmente molte ore nello spoglio della stampa tedesca, nell'ascolto della radio locale, in colloqui con funzionari nazisti e frequentando le adunate del partito. Sorprendeva, e talvolta impressionava, constatare come, nonostante avessi modo di conoscere la situazione e malgrado l'innata diffidenza verso le notizie di fonte nazista, una costante somministrazione, per anni e anni, di falsificazioni e deformazioni, avesse un certo effetto sulla mente e spesso la fuorviasse. Nessuno, se non è vissuto per anni in un paese totalitario, può rendersi conto di quanto sia difficile sfuggire alle paurose conseguenze della propaganda ben studiata e incessante di un regime. Spesso, in una casa o in un ufficio tedesco, e talvolta durante una conversazione occasionale con uno sconosciuto al ristorante, in una birreria o in un caffè, mi è capitato di trovarmi di fronte alle 272 Trionfo e consolidamento asserzioni più strane da parte di persone apparentemente istruite e intelligenti. Era chiaro che esse stavano ripetendo automaticamente qualche assurdità sentita alla radio o letta nei giornali. Qualche volta si cedeva alla tentazione di farlo notare, ma si era accolti in questo caso da un tale sguardo di incredulità, da una tale reazione di silenzio (come se si fosse bestemmiato contro l'Onnipotente) che si capiva quanto fosse inutile perfino tentare di prendere contatto con una mente ormai deformata, per la quale la realtà delle cose era divenuta quella che Hitler e Goebbels, cinicamente incuranti della verità, indicavano come tale. L'educazione nel Terzo Reich. * II 30 aprile 1934 Bernhard Rust, un Obergruppenfuhrer delle SA, un tempo Gauleiter di Hannover, membro del partito nazista e amico di Hitler fin dai primi anni dopo il '20, fu nominato ministro del Reich per la Scienza, l'Istruzione e la Cultura popolare. Nel bizzarro, scompigliato mondo del nazionalsocialismo, Rust era adattissimo al suo compito. Dal 1930 in poi, egli era stato un maestro elementare di provincia disoccupato, essendo stato destituito in quell'anno dalle locali autorità repubblicane di Hannover per certe manifestazioni di squilibrio mentale (per quanto la sua espulsione fosse probabilmente dovuta, almeno in parte, al suo fanatico nazismo). Il dottor Rust infatti predicava il vangelo nazista con lo zelo di un Goebbels e con la meticolosità di un Rosenberg. Nominato ministro prussiano per la Scienza, l'Arte e l'Istruzione nel febbraio del 1933, egli si vantava di essere riuscito, in poche ore, a " liquidare la scuola come istituto di acrobazie intellettuali ". A un uomo così superficiale veniva ora affidato un controllo dittatoriale sulla scienza tedesca, le scuole pubbliche, gli istituti di cultura superiore e le organizzazioni giovanili. L'educazione nel Terzo Reich, infatti, come la vedeva Hitler, non doveva essere relegata nelle opprimenti aule scolastiche, bensf essere integrata con un sistema spartano di graduale addestramento Pagina 192
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt politico e militare, nei singoli gruppi giovanili, per poi raggiungere l'apice, non tanto nelle università e negli istituti tecnici riservati soltanto a una piccola minoranza di giovani, ma prima, per i ragazzi di diciott'anni, nel lavoro obbligatorio, e poi, per i coscritti, nel servizio militare. Il disprezzo di Hitler per i " professori " e per l'intellettualismo accademico aveva condito le pagine del Mein Kampf, nel quale egli aveva esposto alcune delle sue idee sull'educazione: " Tutta l'educazione impartita da uno Stato nazionale, - aveva scritto, - deve mirare principalmente non a riempire la testa di sapienza, ma a formare un corpo tìsicamente sano fino al midollo ". Ma, cosa ancor più significativa, egli aveva sottolineato nel suo libro l'importanza di attrarre prima e poi allenare la gioventù al servizio " di un nuovo Stato nazionale ". Argomento, questo, su cui ritornò spesso dopo esser divenuto il dittatore della Germania. " Quando un avversario La vita nel Terzo Reich 273 dichiara: non verrò dalla vostra parte, - egli disse in un discorso il 6 novembre 1933, - io rispondo con calma: Tuo figlio è già dei nostri... Che cosa sei tu? tu morrai. Ma i tuoi discendenti stanno già nel nuovo campo. Tra breve essi non conosceranno altro che questa nuova comunità ". E il i° maggio 1937 egli dichiarò: " Questo nuovo Reich non cederà a nessuno la sua gioventù, ma la prenderà egli stesso, le darà la propria educazione e l'alleverà a proprio modo ". Non era un'oziosa vanteria: era precisamente ciò che stava accadendo. Le scuole tedesche, dalle elementari fino all'università, furono rapidamente nazificate. I libri di testo furono riscritti in tutta fretta, i programmi di studio furono cambiati, il Mein Kampf divenne, secondo le parole di " Der deutsche Erzieher ", organo ufficiale degli educatori, " l'infallibile stella che da l'orientamento alla pedagogia ", e gli insegnanti che non riuscirono a vedere la nuova luce furono gettati fuori. Gran parte degli insegnanti erano stati più o meno di sentimenti nazisti, se non addirittura iscritti al partito. Al fine di rafforzare la loro ideologia, essi furono inviati in scuole speciali per un'istruzione intensiva sui principi del nazionalsocialismo, con particolare attenzione alle dottrine razziali di Hitler. Tutte le persone che esercitavano la professione di insegnante, dalla scuola materna fino all'università, furono obbligate ad iscriversi alla Lega nazionalsocialista degli insegnanti, che, per legge, era tenuta " responsabile del coordinamento ideologico e politico di tutti gli insegnanti, secondo le direttive nazionalsocialiste ". Il decreto sulla pubblica amministrazione, del 1937, richiedeva agli insegnanti di essere " gli esecutori della volontà dello Stato appoggiato dal partito " e di essere pronti " in qualsiasi momento a difendere senza riserve lo Stato nazionalsocialista ". Un decreto precedente li aveva classificati impiegati statali, e quindi assoggettati alle leggi razziali. Gli ebrei, naturalmente, non potevano insegnare. Tutti gli insegnanti dovevano prestare giuramento di " fedeltà e ubbidienza ad Adolf Hitler ". Più tardi, nessuno poteva insegnare se non aveva servito nelle SA, nell'organizzazione di lavoro o nella Gioventù hitleriana. I candidati per i posti di docente all'università dovevano frequentare per sei mesi un campo di osservazione dove le loro concezioni e il loro carattere venivano studiati da esperti nazisti che ne riferivano al Ministero dell'Educazione, questo rilasciava licenze di insegnamento, fondate sull'" affidamento " politico che davano i candidati. Prima del 1933, le scuole pubbliche tedesche erano sotto la giurisdizione delle autorità locali, e le università sotto quella dei singoli Stati. Ora furono poste tutte sotto il ferreo comando del ministro del Reich per l'Educazione che nominava anche i rettori e i decani delle università, fino allora eletti dal consiglio dei professori delle singole facoltà. Egli nominava anche i dirigenti dell'unione degli studenti universitari, alla quale dovevano appartenere tutti gli studenti, e dell'unione degli insegnanti, che comprendeva tutti i docenti. L'associazione NS dei docenti universitari, sotto lo stretto controllo di esperti nazisti, ebbe un ruolo decisivo nella scelta di coloro che dovevano insegna274 Trionfo e consolidamento re controllando che gli insegnamenti fossero conformi alle teorie nazista. Il risultato di una nazificazione spinta a tal punto, fu catastrofico per l'istruzione e la cultura tedesca. La storia fu talmente falsificata nei nuovi libri di testo e nelle lezioni degli insegnanti, che divenne una cosa ridicola. L'insegnamento delle " scienze razziali ", che esaltavano i tedeschi come la razza dominatrice e descrivevano gli ebrei come la causa di quasi tutti i mali del mondo, fu ancora più catastrofico. Nella sola Università di Berlino, dove Pagina 193
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avevano insegnato nel passato tanti illustri studiosi, il nuovo rettore, membro dei reparti d'assalto, di professione veterinario, istituì venticinque nuovi corsi di Rassenkunde (scienza razziale) e, quando ebbe completamente disintegrata l'università, istituì ottantasei corsi legati alla sua professione. L'insegnamento delle scienze naturali, nelle quali la Germania aveva eccelso per generazioni, peggiorò rapidamente. Grandi professori come Eins-tein e Franck per la fisica, Haber, Willstatter e Warburg per la chimica, furono licenziati o si dimisero. Quelli che rimasero, o almeno molti di essi, furono contagiati dalle aberrazioni naziste e cercarono di applicarle alla scienza pura. Cominciarono ad insegnare ciò che chiamavano la fisica tedesca, la chimica tedesca, la matematica tedesca. Infatti, nel 1937 uscì un giornale intitolato " Deutsche Mathematik " il cui primo articolo proclamava solennemente che l'idea che la matematica potesse essere giudicata indipendente dalla razza, portava " in sé il germe della distruzione della scienza tedesca ". Le farneticazioni di questi scienziati tedeschi divennero incredibili anche per un profano. " La scienza tedesca? - chiese il professor Philipp Lenard dell'Università di Heidelberg, uno degli scienziati del Terzo Reich pili colti e rispettati in campo internazionale. - Ma, si risponderà, la scienza è e rimane internazionale. Ebbene, ciò è falso: in realtà la scienza, come ogni altro prodotto umano, è legata alla razza e condizionata dal sangue ". Il professor Rudolph Tomaschek, direttore dell'istituto di fisica di Dresda, si spinse più oltre: " La fisica moderna, - egli scrisse, - è uno strumento del giudaismo mondiale per la distruzione della scienza nordica... La vera fisica è creazione dello spirito tedesco... Infatti tutta la scienza europea è frutto del pensiero ariano, o meglio tedesco ". Il professor Johannes Stark, capo dell'Istituto nazionale tedesco di scienze fisiche, aveva lo stesso modo di vedere le cose. " Si potrebbe constatare, - egli disse, - che gli iniziatori della ricerca nel campo della fisica e i grandi inventori da Galileo a Newton, fino ai pionieri della fisica del nostro tempo, furono quasi esclusivamente ariani e, in numero predominante, appartenenti alla razza nordica ". Ci fu anche il professore Wilhelm Muller, del Politecnico di Aquisgrana, che in un libro intitolato 11 giudaismo e la scienza immaginò un complotto mondiale ebraico per contaminare le scienze e, di conseguenza, distruggere la civiltà. Per lui Einstein, con la sua teoria della relatività, era l'arcidemo-nio. Secondo questo singolare professore nazista, la teoria di Einstein, su cui si basa tanta parte della fisica moderna, " mira dal principio alla fine a trasformare, come per stregoneria, il mondo vivente - e cioè quello non La vita nel Terzo Ketch 275 ebraico - nato dalla madre terra e basato sul sangue, in un'astrazione spettrale in cui tutte le differenze individuali dei popoli e delle nazioni, nonché le caratteristiche più intime delle razze si perdono nell'irrealtà, e in cui sopravvive soltanto una insostanziale diversità di dimensioni geometriche, che produce tutti gli avvenimenti con la coartazione della sua atea soggezione alle leggi ". Il consenso mondiale ottenuto da Einstein con la pubblicazione della sua teoria sulla relatività, dichiarò il professor Mùller, fu in realtà soltanto una manifestazione di giubilo per " l'approssimarsi di un dominio ebraico sul mondo che avrebbe dovuto ridurre la virilità tedesca, irrevocabilmente ed eternamente, al livello di un'inerte schiavitù ". Per il professor Ludwig Bieberback, dell'Università di Berlino, Einstein era un " ciarlatano straniero ". Anche secondo il professor Lenard: " all'ebreo manca fondamentalmente la capacità di capire la verità..., essendo egli sotto questo punto di vista molto diverso dal ricercatore ariano, dotato dell'attento e serio desiderio di cercare la verità... La fisica ebraica è quindi un fantasma e un fenomeno di degenerazione della fondamentale fisica tedesca "7. Eppure dal 1905 al 1931 dieci ebrei tedeschi avevano avuto il premio Nobel per il loro contributo alla scienza. Durante il Secondo Reich, i professori di università, al pari del clero protestante, avevano appoggiato ciecamente il governo conservatore e le sue mire espansionistiche, e le aule delle lezioni erano state fucine di virulento nazionalismo e antisemitismo. La Repubblica di Weimar aveva voluto, in campo accademico, una completa libertà. Ne era risultato, tra l'altro, che quasi tutti gli insegnanti universitari, decisamente antiliberali, antidemocratici e antisemiti, avevano contribuito a minare il regime democratico. La maggior parte dei professori erano nazionalisti fanatici che desideravano la restaurazione di una Germania conservatrice e monarchica. E sebbene prima del 1933 i nazisti fossero considerati da molti di loro troppo rumorosi e violenti per conquistarsi la loro simpatia, pure gli insegnamenti di questi professori contribuirono a Pagina 194
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt preparare l'avvento del nazismo. Già nel 1932 la maggior parte degli studenti sembrava entusiasta di Hitler. Fu sorprendente constatare quanti membri delle facoltà universitarie accettarono supinamente la nazificazione della cultura superiore, dopo il 1933. Sebbene cifre ufficiali indichino in 2800 (circa un quarto della totalità) il numero dei professori e dei docenti licenziati durante i primi cinque anni del regime, la proporzione di coloro che persero il posto per aver sfidato il nazionalsocialismo fu - come constatò il professor Wilhelm Rò'pke, anch'egH radiato dall'Università di Marburgo nel 1933 - "quanto mai scarsa". Ciò nonostante, tra quei pochi si trovavano nomi famosi nel mondo accademico tedesco: Karl Jaspers, E. I. Gumbel, Theodor Litt, Karl Barth, Julius Eb-binghaus e vari altri. I più emigrarono prima in Svizzera, Olanda e Inghilterra, e in seguito in America. Uno di loro, il professor Theodor Lessing, 276 Trionfo e consolidamento fuggito in Cecoslovacchia, fu rintracciato dai sicari nazisti e assassinato a Marienbad il 31 agosto 1933. La grande maggioranza dei professori, tuttavia, rimase al suo posto e, già nell'autunno del 1933, circa 960, guidati da luminari della scienza quali il professor Sauerbruch, chirurgo, Heidegger, filosofo esistenzialista, e Pinder, studioso di storia dell'arte, dichiararono pubblicamente il loro appoggio a Hitler e al regime nazionalsocialista. " Fu una scena di prostituzione, - scrisse più tardi il professor Rbpke, che ha macchiato la storia onorevole della cultura germanica "8. Come disse il professor Julius Ebbinghaus, rievocando nel 1945 quel cataclisma, " le università tedesche non vollero, finché erano in tempo, opporsi pubblicamente, con tutta la loro influenza, alla distruzione del sapere e dello Stato democratico. Esse non vollero conservare acceso il faro della libertà e della giustizia durante la notte della tirannide "9. Il costo di questa viltà fu grande: dopo sei anni di nazificazione il numero degli studenti universitari diminuì di più della metà - da 127920 a 58 325. La diminuzione delle iscrizioni agli istituti tecnici, che fornivano alla Germania i suoi scienziati e ingegneri, fu ancor più notevole - da 20 474 a 9554. Il livello culturale accademico scese vertiginosamente. Nel 1937 non si notava soltanto una scarsità di giovani nelle facoltà di scienze e ingegneria, ma anche una decadenza nel grado della loro preparazione. Molto prima dello scoppio della guerra, l'industria chimica, occupatissima a collaborare all'incremento del riarmo nazista, si lamentava attraverso il suo organo ufficiale, " Die Chemische Industrie ", che la Germania stava perdendo il primato nella chimica. Non solo l'economia - osservava - ma anche la difesa nazionale era in pericolo, e attribuiva lo scarso numero dei giovani scienziati e la loro preparazione scadente al basso livello degli istituti tecnici. Lo svantaggio della Germania fu, come si vide poi, un vantaggio per il mondo libero, specialmente nella gara per la realizzazione della bomba atomica. La storia dei fortunati sforzi dei capi nazisti, guidati da Himmler, per ostacolare il programma atomico, è troppo lunga e complicata per essere raccontata in queste pagine. Fu però un'ironia del destino che la realizzazione della bomba atomica negli Stati Uniti dovesse tanto a due uomini che erano stati esiliati dalle dittature nazista e fascista per cause razziali e politiche, Einstein dalla Germania e Fermi dall'Italia. Per Hitler avevano importanza non tanto le scuole pubbliche, che egli stesso aveva abbandonato così presto, quanto le organizzazioni della Gioventù hitleriana, con le quali egli contava di educare ai suoi fini la gioventù tedesca. Negli anni della lotta sostenuta per il potere dal partito nazista, il movimento della Gioventù hit riana aveva avuto scarsa importanza. Nel 1932, ultimo anno della Repubblica, gli iscritti erano solo 107 956, rispetto ai circa dieci milioni di giovani appartenenti alle varie organizzazioni riunite nel Comitato del Reich per le Associazioni della Gioventù Tedesca. In nesLa vita nel Terzo Reich 277 sun paese del mondo vi era stato un movimento giovanile cosf imponente per numero e vitalità. Hitler, sapendo ciò, era ben deciso ad impossessarsene e a nazificarlo. Il principale esecutore di questo compito fu un bel giovane, di mente mediocre ma di grande attitudine al comando, Baldur von Schirach, che, preso dall'incantesimo di Hitler, si era iscritto al partito nel 1925, a diciott'an-ni, e nel 1931 era stato nominato capo della gioventù del partito nazista. In mezzo alle sfregiate, litigiose Camicie Brune, egli aveva il curioso Pagina 195
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aspetto di uno studente di college americano, fresco ed immaturo, e ciò era forse dovuto al fatto che egli aveva, come abbiamo visto, antenati americani (tra cui due firmatari della Dichiarazione di Indipendenza)10. Schirach fu nominato " capo della Gioventù del Reich tedesco " nel giugno 1933. Scimmiottando la tattica dei più anziani capipartito, la sua prima azione fu quella di mandare una banda armata di cinquanta affiliati alla Gioventù hitleriana, ad occupare gli uffici centrali del Comitato del Reich per le Associazioni Giovanili Tedesche; in questa spedizione un vecchio ufficiale dell'esercito prussiano, il generale Vogt, capo del comitato, fu scacciato. Subito dopo Schirach assalì uno dei più famosi eroi della marina tedesca, l'ammiraglio von Trotha che era stato capo di Stato maggiore della flotta d'alto mare nella prima guerra mondiale, e che ora era presidente dell'associazione giovanile. Anche questo stimato ammiraglio fu messo in fuga, la sua carica abolita e la sua organizzazione sciolta. Proprietà del valore di milioni di dollari furono confiscate, soprattutto negli ostelli per la gioventù disseminati in tutta la Germania. Il concordato del 20 luglio 1933 si era particolarmente preoccupato di assicurare la continuazione indisturbata dell'associazione della gioventù cattolica. Il i" dicembre 1936, Hitler decretò che si mettessero fuori legge questa e tutte le altre organizzazioni giovanili non naziste. ... Tutta la gioventù tedesca del Reich fa parte dell'organizzazione della Gioventù hitleriana. ' La gioventù tedesca, oltre ad essere allevata nella famiglia e nelle scuole, verrà educata tìsicamente, intellettualmente e moralmente nello spirito del nazionalsocialismo... nella Gioventù hitleriana ". Schirach, il cui ufficio prima dipendeva dal Ministero dell'Educazione, ora divenne responsabile direttamente verso Hitler. Il mediocre giovanotto di ventinove anni, che scriveva versi leziosi in lode di Hitler (" questo genio che rasenta le stelle ") emulando Rosenberg nel suo stravagante paganesimo e Streicher nel suo virulento antisemitismo, era divenuto il dittatore della gioventù del Terzo Reich. Dai sei ai diciotto anni, età in cui cominciava la coscrizione per il lavoro obbligatorio o nell'esercito, i giovani d'ambo i sessi, erano organizzati nei diversi quadri della Gioventù hitleriana. I genitori che risultavano colpevoli di aver tentato di impedire che i loro figli entrassero a far parte dell'organizzazione, erano passibili di gravi condanne detentive anche se, in qualche caso, essi si opponevano semplicemente a che le fanciulle entrassero in organiz278 Trionfo e consolidamento zazioni in cui i casi di gravidanza avevano assunto proporzioni scandalose. Dai sei ai dieci anni, i bambini compivano una sorta di apprendistato prima di entrare nella Gioventù hitleriana, in qualità di Pimpf. A ognuno era dato un libretto personale in cui venivano registrati i suoi progressi, anche in campo ideologico, durante tutto il periodo della sua appartenenza al movimento giovanile nazista. A dieci anni, superato uno speciale esame di atletica, campeggio e storia nazificata, egli entrava a far parte del Jungvolk (Giovane popolo) ove prestava il seguente giuramento: In presenza di questa bandiera di sangue che rappresenta il nostro Fuhrer, giuro di dedicare tutte le mie energie e la mia forza al salvatore del nostro paese, Adolf Hitler. Sono disposto e pronto a dare la mia vita per lui, con l'aiuto di Dio. A quattordici anni il ragazzo entrava nella Gioventù hitleriana propriamente detta e vi rimaneva fino ai diciott'anni, quando passava al lavoro obbligatorio o nell'esercito. La Gioventù hitleriana era un'organizzazione molto vasta e di tipo paramilitare simile alle SA, e in essa i giovani che tra poco sarebbero stati uomini ricevevano un'istruzione sistematica, non solo nel campo dello sport, del campeggio e dell'ideologia nazista, ma anche in quello dell'arte militare. Più d'una volta chi scrive questo libro fu interrotto nelle sue scampagnate di fine settimana nei dintorni di Berlino da giovani hitleriani vaganti per i boschi o attraverso la brughiera, con i fucili puntati e pesanti zaini militari sulle spalle. Qualche volta anche le ragazze giocavano ai soldati, dato che il movimento della Gioventù hitleriana non trascurava l'altro sesso. Dai dieci ai quattordici anni, le fanciulle tedesche venivano arruolate come Jungmàdel - letteralmente "giovani ragazze": portavano anch'esse un'uniforme, composta di una blusa bianca, una gonna blu scuro, calzini e pesanti scarpe da montagna (non certo Pagina 196
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt molto femminili). Il loro addestramento assomigliava molto a quello impartito ai ragazzi della stessa età, e comprendeva lunghe marce con pesanti fardelli ogni fine settimana e il solito addottrinamento in " filosofia " nazista. Si metteva però in particolare rilievo il compito delle donne del Terzo Reich: essere innanzi tutto sane madri di sani figli. Su questo punto si insisteva ancor più quando le ragazze, a quattordici anni, entravano a far parte del BDM - Bund Deutscker Màdel (Lega delle fanciulle tedesche). A diciotto anni molte migliaia delle ragazze del BDM (dove rimanevano fino ai ventun anni) andavano a lavorare, per un anno, nelle aziende agricole: era il loro cosiddetto Landjahr, equivalente al lavoro obbligatorio dei giovani. Era loro compito aiutare sia in casa che nei campi. Le ragazze vivevano a volte nelle fattorie, e spesso in piccoli accampamenti nei distretti rurali dai quali, ogni mattina di buon'ora, venivano condotte in camion alle fattorie. Sorsero presto problemi morali. La presenza di una graziosa ragazza di città alle volte disgregava la famiglia di un contadino, e si cominciarono ad udire vivaci proteste da parte di genitori le cui figlie erano state rese madri nelle fattorie. Ma non era il solo problema: di solito, un campo di ragazze era situato vicino a un campo di lavoro per giovani. Anche questa viciLa vita nel Terzo Ketch 279 nanza sembra fosse causa di molte gravidanze. Un distico ironico, ispirato dal motto del Fronte del Lavoro " La forza mediante il piacere ", ma che si applicava particolarmente bene al Landjahr delle ragazze, fece il giro di tutta la Germania: Nei campi e nelle brughiere persi la forza nel piacere. Analoghi problemi morali sorgevano anche durante l'anno di esperienza domestica, per raggiungere la quale circa mezzo milione di ragazze hitleriane passavano un anno al servizio presso una famiglia cittadina. Veramente, i più convinti nazisti non li consideravano affatto problemi morali. Più volte ebbi occasione di udire dirigenti femminili del BDM - invariabilmente di aspetto insignificante e di solito nubili - che catechizzavano le ragazze affidate alla loro custodia sul dovere morale e patriottico di mettere al mondo figli per il Reich di Hitler: legittimi qualora fosse possibile, illegittimi se necessario. Alla fine del 1938, la Gioventù hitleriana contava 7 728 259 iscritti. Per grande che fosse questo numero, circa quattro milioni di giovani erano riusciti a rimanere estranei all'organizzazione, e nel marzo 1939 il governo emanò una legge per la coscrizione di tutti i giovani nella Gioventù hitleriana, con lo stesso criterio del richiamo alle armi. I genitori che cercavano di opporsi furono ammoniti: i loro figli sarebbero stati sottratti alla famiglia e messi in orfanotrofi o in altre istituzioni. La svolta finale per l'educazione nel Terzo Reich venne con l'istituzione di tre tipi di scuole per l'istruzione dell'elite: le scuole Adolf Hitler, sotto la direzione della Gioventù hitleriana, gli Istituti Politici Nazionali per l'Educazione, e i Castelli dell'Ordine; questi ultimi due sotto l'egida del partito. Le scuole Adolf Hitler accoglievano i ragazzi più promettenti dello Jung-volk, all'età di dodici anni, e impartivano loro, per un periodo di sei anni, un addestramento intensivo per i posti di comando nel partito e nei pubblici servizi. I giovani vivevano in queste scuole secondo una disciplina spartana, e, ottenuto il diploma, potevano essere ammessi all'università. Dieci di queste scuole furono fondate dopo il 1937, di cui la principale era la Akade-mie di Brunswick. Lo scopo degli Istituti Politici di Educazione era quello di ripristinare il tipo di educazione già impartito nelle vecchie accademie militari prussiane. Ciò, secondo un commento ufficiale, serviva a coltivare " lo spirito militaresco con i suoi attributi di coraggio, senso del dovere e semplicità ". Si aggiungeva a ciò una speciale istruzione dei principi nazisti. Le scuole erano soggette alla supervisione delle SS, che fornivano loro i direttori e la maggior parte degli insegnanti. Tre di queste scuole furono fondate nel 1933; divennero trentuno alla vigilia della guerra. Tre di queste erano femminili. Proprio in cima alla piramide stavano i cosiddetti Castelli dell'Ordine, a8o Trionfo e consolidamento gli Ordensburgen. In questi, nell'atmosfera dei castelli dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici del quattordicesimo e quindicesimo secolo, era educata l'elite dell'elite nazista. L'ordine cavalieresco dei Cavalieri Teutonici era stato fondato sul principio dell'ubbidienza assoluta al " maestro ", VOrdens-meister, e aveva consacrato la sua attività alla conquista, da parte Pagina 197
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt germanica, delle terre slave dell'est, e all'asservimento dei loro abitanti. I Castelli dell'Ordine nazisti avevano disciplina e scopi simili. Soltanto i più fanatici giovani nazionalsocialisti vi erano ammessi, scelti di solito dai ranghi più elevati dei graduati delle scuole Adolf Hitler e degli Istituti Politici. Vi erano quattro castelli, e ogni giovane li frequentava tutti, in periodi successivi. Il primo dei sei anni, lo studente lo passava nel castello specializzato in " scienze razziali " e in altri aspetti dell'ideologia nazista. La maggior cura era data all'esercizio e alla disciplina mentale e poi, in linea subordinata, all'esercizio fisico. Questa graduatoria era capovolta il secondo anno, in un castello in cui avevano il primo posto l'atletica e gli sport, inclusi l'alpinismo e il lancio col paracadute. Il terzo castello, in cui gli studenti passavano l'anno e mezzo successivo, impartiva un'educazione politica e militare. Infine, nel quarto e ultimo stadio della sua educazione, lo studente era inviato a trascorrere un anno e mezzo all'Ordensburg di Marienburg nella Prussia orientale, vicino alla frontiera polacca. Lì, proprio tra le mura dello stesso castello dell'Ordine che era stato, cinque secoli prima, una fortezza dei Cavalieri Teutonici, la sua istruzione politica e militare veniva centrata sulla " questione orientale " e sul bisogno (e diritto!) della Germania di espandersi entro terre slave nella sua eterna ricerca di Lebensraum (spazio vitale). Eccellente preparazione, come risultò e così certo doveva risultare, per gli avvenimenti del 1939 e degli anni successivi. In tal modo venivano preparati i giovani per la vita, il lavoro, la morte nel Terzo Reich. Sebbene la loro mente venisse deliberatamente avvelenata, gli studi regolari interrotti, la famiglia largamente sostituita nell'opera di " educazione ", i ragazzi e le ragazze e i giovani dei due sessi sembravano immensamente felici, pieni di entusiasmo per la loro vita di affiliati alla Gioventù hitleriana; e, senza dubbio, la consuetudine di riunire assieme i figli di tutte le classi sociali e di tutti gli strati della vita nazionale, così che tutti, provenienti da un ambiente povero o ricco, dalla casa di un operaio, di un contadino, di un commerciante o di un aristocratico, dividessero compiti comuni, era in sé buona e salutare. Per lo più non nuoceva a un ragazzo o a una fanciulla di città passare sei mesi nell'organizzazione di lavoro obbligatorio, dove vivevano all'aria aperta e apprendevano l'importanza del lavoro manuale e della convivenza con persone di diverso ambiente. Chi viaggiava su e giù per la Germania in quei giorni e parlava con i giovani nei loro campi, e li osservava lavorare e giocare e cantare, non poteva non rendersi conto, per quanto negativi fossero gli insegnamenti impartiti, che ci si trovasse di fronte a un movimento giovanile straordinariamente dinamico. La vita nel Terzo Reich 281 I giovani del Terzo Reich crescevano con un corpo forte e sano, una fede nel futuro del loro paese e in se stessi, e un senso di fratellanza e cameratismo che distruggeva tutte le barriere di classe, economiche e sociali. Ripensai a questo più tardi, nel maggio del 1940, quando sulle strade tra Aquisgrana e Bruxelles notai il contrasto tra i soldati tedeschi, robusti e abbronzati per aver trascorso la gioventù al sole e con una sana alimentazione, e i primi prigionieri britannici, con i loro toraci scavati, le spalle curve, il colorito pallido e i denti guasti, tragici esempi di quella gioventù che l'Inghilterra aveva trascurato, con cosi poco senso di responsabilità, negli anni tra le due guerre. L'agricoltore nel Terzo Reich. Quando Hitler salì al potere nel 1933, gli agricoltori, come in quasi tutti i paesi, si trovavano in ristrettezze disperate. Secondo un collaboratore della " Frankfurter Zeitung ", essi attraversavano la peggiore situazione dai tempi in cui la disastrosa guerra dei contadini del 1524-25 aveva devastato le campagne tedesche. Il reddito dell'agricoltura aveva subito, nel 1932-33, un ribasso senza precedenti: esso era inferiore di oltre un miliardo di marchi a quello dell'anno più sfortunato del dopoguerra, il 1924-25. I contadini avevano dodici miliardi di debiti, quasi tutti contratti negli ultimi otto anni. L'interesse di questi debiti sottraeva circa il 14 per cento del reddito agricolo complessivo, e a ciò era da aggiungere un onere proporzionale di tasse e contributi per i servizi sociali. " Miei compagni di partito, mettetevi bene in mente una cosa: vi è solo un'ultima, estrema speranza per l'agricoltura tedesca ", ammoni Hitler all'inizio della sua carica di cancelliere, e, nell'ottobre 1933, dichiarò che " la rovina dell'agricoltura tedesca 'sarebbe stata la rovina del popolo tedesco ". Per anni il partito nazista aveva cercato di guadagnarsi l'appoggio degli Pagina 198
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt agricoltori. L'articolo 17 dell'" inalterabile " programma del partito prometteva loro una " riforma fondiaria..., una legge per la confisca di terre, senza compenso, per fini comuni; l'abolizione dell'interesse sui prestiti agricoli, e misure per impedire ogni speculazione sulla terra ". Come la maggior parte degli altri punti del programma, le promesse agli agricoltori non furono mantenute, ad eccezione dell'ultimo provvedimento circa la speculazione sui terreni. Nel 1938, dopo cinque anni di governo nazista, la distribuzione della terra era tuttora più sproporzionata che in qualsiasi altro paese occidentale. Le cifre pubblicate quell'anno nell'annuario statistico ufficiale dimostrarono che i due milioni e mezzo di piccole fattorie possedevano complessivamente una quantità di terreno inferiore all'uno per cento delle grandi proprietà fondiarie. Al pari dei governi socialisti e borghesi della Repubblica, la dittatura nazista non osò frazionare le immense proprietà feudali degli Jurtker, a est dell'Elba. 282 Trionfo e consolidamento Ciò nonostante, il regime nazista inaugurò un programma agricolo completamente nuovo, accompagnato da una grande propaganda a base sentimentale che parlava di Blut una Boden (sangue e suolo) e definiva il contadino il sale della terra e la principale speranza del Terzo Reich. Per portare a compimento questo programma, Hitler designò Walther Darre, uno dei pochi capi partito che conoscesse bene il suo mestiere, nonostante la sua fede in gran parte dei miti nazisti. Ottimo specialista in materia agricola, con una adeguata preparazione accademica, egli era stato funzionario presso i Ministeri dell'Agricoltura di Prussia e del Reich. Costretto ad allontanarsene per disaccordi con i suoi superiori, si era ritirato nel 1929 nella sua casa in Renania a scrivere un libro intitolato II contadino, fonte di vita per la razza nordica. Un tale titolo doveva per forza attirare l'attenzione dei nazisti. Rudolf Hess condusse Darre da Hitler, il quale ebbe di lui un'impressione così favorevole che lo incaricò di tracciare un programma agricolo idoneo per il partito. Con il licenziamento di Hugenberg nel giugno 1933, Darre divenne ministro degli Approvvigionamenti e dell'Agricoltura. In settembre egli era pronto con i suoi piani per riformare l'agricoltura tedesca. Due leggi fondamentali promulgate in quel mese riorganizzarono l'intera struttura della produzione e del mercato, coll'obiettivo di assicurare agli agricoltori prezzi più alti e allo stesso tempo creare nuove condizioni di vita per il contadino tedesco: questo secondo scopo si sarebbe realizzato, in modo paradossale, riportando il contadino stesso a quell'arcaica condizione, propria dei tempi feudali, in cui le fattorie venivano assegnate in eredità obbligatoria, e gli agricoltori e i loro successivi eredi forzatamente legati al proprio pezzo di terra (purché fossero tedeschi ariani) fino alla fine dei secoli. La legge sull'ereditarietà dei poderi del 29 settembre 1933 costituì un interessante compromesso tra il ritorno forzato dei contadini ai tempi medievali, e la protezione loro concessa contro gli abusi dell'economia monetaria moderna. Tutti i poderi fino a 308 acri (125 ettari) che potevano fornire i mezzi di sussistenza per la vita di una famiglia, furono dichiarati patrimonio ereditario, soggetto alle antiche leggi di trasmissione ereditaria. Non potevano essere venduti, divisi, ipotecati o congelati per debiti. Alla morte del proprietario, essi dovevano essere trasmessi al maggiore dei figli, o al più giovane, secondo gli usi locali, o al parente maschio più vicino, il quale era obbligato a provvedere ai mezzi di sostentamento e all'educazione dei fratelli e delle sorelle fino alla maggiore età. Soltanto un cittadino tedesco di razza ariana, che potesse provare la purezza del suo sangue fin dal 1800, poteva possedere un tale podere. E soltanto lui, diceva la legge, poteva portare il " titolo onorato " di Bauer o contadino, che avrebbe perso se commetteva qualche infrazione al " codice d'onore del contadino ", o cessava di dedicarsi attivamente all'agricoltura per incapacità o altri motivi. In tal modo l'agricoltore tedesco, gravemente indebitato all'inizio del Terzo Reich, fu protetto contro la perdita della proprietà per ipoteche e contro il suo continuo spezzettamento (non era più necessario venderne un pezzo per La vita nel Terzo Reich 283 pagare un debito), ma allo stesso tempo si trovò legato alla terra, irrevocabilmente, come i servi della gleba dei tempi feudali. Ogni aspetto della sua vita e del suo lavoro era severamente regolato dalla Pagina 199
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Corporazione Alimentare del Reich, istituita da Darre con la legge del 13 settembre 1933, una vasta organizzazione che aveva autorità su ogni ramo immaginabile della produzione agricola, del mercato e del consumo dei prodotti, e che egli stesso dirigeva in qualità di capo degli agricoltori del Reich. I principali obiettivi di questa organizzazione erano due: ottenere prezzi stabili e vantaggiosi per il contadino, e rendere la Germania autosufficiente nel campo dell'alimentazione. Quale fu il risultato di tale politica? All'inizio certamente l'agricoltore, che per tanto tempo si era sentito trascurato da uno Stato che sembrava preoccuparsi soltanto degli interessi delle aziende e dei lavoratori, fu lusingato di essere scelto come oggetto di tanta attenzione, e proclamato eroe nazionale e cittadino onorato. Fu ancora più soddisfatto dell'aumento dei prezzi, che Darre aveva ottenuto semplicemente fissandoli ad arbitrio a un conveniente livello. Nei primi due anni di governo nazista, i prezzi all'ingrosso dei prodotti agricoli aumentarono del 20 per cento (l'aumento fu un po' più accentuato per le verdure, i prodotti derivati dal latte e il bestiame), ma questo vantaggio fu in parte annullato da un analogo rialzo nel prezzo degli articoli che il contadino doveva comprare, soprattutto macchine e concimi. Quanto all'autosufficienza in campo alimentare, giudicata necessaria dai capi nazisti che, già, come vedremo, preparavano una guerra, la meta non fu mai raggiunta, né, data la qualità e la quantità del suolo tedesco in raffronto alla sua popolazione, avrebbe mai potuto esserlo. Il meglio che il paese potè fare, nonostante gli sforzi compiuti dai nazisti nella tanto strombazzata " campagna per la produzione ", fu di raggiungere l'83 per cento di autonomia, e fu solo grazie alla conquista di territori stranieri che la Germania potè procurarsi viveri sufficienti per resistere così a lungo durante la seconda guerra mondiale. L'economia nel Terzo Reich. Il successo di Hitler si basò, nei primi anni, non solo sui suoi trionfi in politica estera che permisero tante conquiste senza spargimento di sangue, ma pure sulla ripresa economica della Germania che, nei circoli del partito e anche in alcuni ambienti economici stranieri, fu accolta come un miracolo. E invero avrebbe potuto sembrare tale a molti. La disoccupazione, calamità che funestò il decennio 1920-30 e i primi anni di quello successivo, fu ridotta, come abbiamo visto, da 6 milioni nel 1932 a meno di un milione quattro anni più tardi. La produzione nazionale crebbe del 102 per cento dal 1932 al 1937, mentre il reddito nazionale fu raddoppiato. A uno spettatore la Germania degli anni intorno al 1935 sembrava un grande alveare: 284 Trionfo e consolidamento le ruote dell'industria ronzavano e ognuno era affaccendato come un'ape. Nel primo anno la politica economica nazista, diretta in gran parte dal dottor Schacht (Hitler, da parte sua, detestava interessarsi di economia, scienza che ignorava quasi totalmente), mirò soprattutto a ridare un lavoro ai disoccupati, promuovendo lavori pubblici di vasta portata e dando nuovo impulso all'iniziativa privata. Il credito governativo fu fornito con la emissione di speciali buoni di disoccupazione, e furono concesse generose agevolazioni fiscali alle imprese che aumentavano il loro capitale e incrementavano la mano d'opera. Ma la vera base su cui si fondò la ripresa tedesca fu il riarmo, verso il quale il regime nazista orientò lo sforzo delle imprese e dei lavoratori (come pure dei generali) dal 1934 in poi. L'intera economia tedesca fini con l'essere definita, nel linguaggio nazista, Wehrwirtschaft o economia di guerra, e fu deliberatamente predisposta non solo per i tempi di guerra, ma anche per la pace che a quella guerra conduceva. Il generale Ludendorff, nel suo libro Guerra totale (Der Totale Krieg), titolo mal tradotto in inglese come La nazione in guerra, stampato in Germania nel 1935, aveva sottolineato la necessità di mobilitare l'economia della nazione sulla stessa base totalitaria degli altri settori del paese, per prepararsi convenientemente alla guerra totale. Questa non era un'idea del tutto nuova per i tedeschi, poiché già in Prussia, durante il xvm e xix secolo, circa i cinque settimi del reddito del governo, come abbiamo visto, venivano spesi per l'esercito, e l'intera economia nazionale era sempre considerata anzitutto uno strumento non già del benessere del popolo, bensì della politica militare. Diventò compito del regime nazista ripristinare la Wehrwirtschaft nel terzo decennio del xx secolo. I risultati furono fedelmente riassunti dal maggior generale Georg Thomas, capo di Stato maggiore per l'economia militare: " La storia avrà solo pochi esempi di nazioni che, anche in tempo di pace, abbiano Pagina 200
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt organizzato deliberatamente e sistematicamente tutte le loro forze economiche in funzione delle necessità della guerra, come fu costretta a fare la Germania nel periodo tra le due guerre mondiali " ". La Germania, naturalmente, non era " costretta " a prepararsi per la guerra su cosi vasta scala: tutto ciò fu una precisa decisione presa da Hitler. Nella legge segreta per la difesa del 21 maggio 1935, egli nominò Schacht plenipotenziario generale per l'economia di guerra, ordinandogli di " cominciare il suo lavoro già in tempo di pace " e conferendogli l'autorità di " dirigere i preparativi economici per la guerra ". L'impareggiabile Schacht non aveva aspettato fino alla primavera del 1935 per cominciare ad organizzare l'economia tedesca in vista della guerra. Il 30 settembre 1934, meno di due mesi dopo esser divenuto ministro dell'Economia, sottopose al Fiihrer una relazione intitolata " Rapporto a tutto il 30 settembre 1934 sullo stato dei lavori per la mobilitazione economico-militare ", nella quale egli faceva orgogliosamente notare che il suo ministero " è stato incaricato di organizzare la preparazione economica per la guerra ". Il 3 maggio 1935, quattro settimane prima di essere nominato plenipotenziario per l'economia di guerra, Schacht La vita nel Terzo Reich 285 aveva consegnato a Hitler un memorandum personale; esso iniziava affermando che " l'attuazione del programma per un veloce e imponente riarmo, è il problema [il corsivo è suo] della politica tedesca; ogni altra cosa perciò dovrà essere subordinata a questo scopo... " Schacht spiegò a Hitler che, poiché " l'armamento doveva essere mascherato completamente fino al 16 marzo 1935 (data in cui Hitler doveva annunciare la coscrizione per un esercito di 36 divisioni) era necessario usare la zecca per finanziarne la prima fase. Egli sottolineò anche, con un certa allegria, che i fondi confiscati ai nemici dello Stato (in massima parte ebrei) e altri derivanti dai depositi ban-cari stranieri bloccati, avevano contribuito a pagare i fucili di Hitler. " In tal modo, - egli si vantò, - i nostri armamenti sono in parte finanziati con i crediti dei nostri nemici politici " ". Sebbene al processo di Norimberga egli si dichiarasse innocente dell'accusa di aver partecipato alla cospirazione nazista per scatenare una guerra di aggressione (aveva fatto proprio il contrario, dichiarò!), rimane il fatto che nessun singolo individuo fu responsabile quanto Schacht dei preparativi economici della Germania per la guerra provocata da Hitler nel 1939. Ciò fu spontaneamente riconosciuto dall'esercito. In occasione del sessantesimo compleanno di Schacht, la rivista militare " Militar-Wochenblatt ", nel numero del 22 gennaio 1937, lo salutava come " l'uomo che rese economicamente possibile la ricostruzione della Wehrmacht ", aggiungendo: " Le forze della difesa devono alla capacità di Schacht e alla sua grande abilità se, a dispetto delle difficoltà finanziarie, esse hanno potuto raggiungere la presente potenza, partendo da un esercito di zoo ooo uomini ". Tutta la ben nota scaltrezza di Schacht nel campo finanziario fu messa in opera per poter alimentare i preparativi di guerra del Terzo Reich. La stampa di banconote fu solo uno degli artifici. Egli compiva tali giochi di prestigio con la valuta tedesca che a un certo momento alcuni economisti stranieri calcolarono che questa aveva 237 valori diversi. Egli condusse a buon fine trattative di scambio sorprendentemente vantaggiose per la Germania con dozzine di paesi, e, tra lo stupore degli economisti ortodossi, dimostrò felicemente che più si era in debito con un paese, più si facevano affari con esso. La creazione, da parte sua, di un credito in un paese che aveva poco capitale liquido e quasi nessuna riserva finanziaria, fu un'opera geniale, o, come disse qualcuno, l'opera di un autentico prestigiatore. La sua invenzione dei cosiddetti buoni " Mefo " ne fu un buon esempio. Si trattava di buoni emessi dalla Reichsbank e garantiti dallo Stato, usati per pagare i fabbricanti d'armi. Questi titoli erano accettati da tutte le banche tedesche e scontati dalla Reichsbank. Poiché non comparivano né nelle quotazioni della banca nazionale, né nel bilancio del governo, essi permettevano di mantenere segreta la misura del riarmo tedesco. Dal 1935 al 1938 furono usati esclusivamente per finanziare il riarmo e raggiunsero un totale di dodici miliardi di marchi. Nel descriverli a Hitler, il conte Schwerin von Kro-sigk, ministro delle Finanze, alquanto imbarazzato da questa situazione, notò che rappresentavano semplicemente " un mezzo per stampare moneta " ". 286 Trionfo e consolidamento Nel settembre del 1936, con l'inaugurazione del piano quadriennale sotto il ferreo controllo di Goring, che aveva sostituito Schacht in qualità di dittatore economico, nonostante fosse, nel campo degli affari, ignorante quasi quanto Pagina 201
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler, la Germania adottò completamente un'economia di guerra. Lo scopo del piano era di rendere la Germania autosufficiente entro quattro anni, in modo che il blocco conseguente a una guerra non potesse soffocarla. Le importazioni furono ridotte al minimo indispensabile, furono introdotti controlli sui prezzi e sui salari, i dividendi vennero ridotti al 6 per cento, furono impiantate grosse fabbriche per la fabbricazione della gomma sintetica, dei tessili, dei combustibili e di altri prodotti derivati da fonti di materie prime appartenenti alla Germania, e furono fondate le gigantesche acciaierie Hermann Goring per ricavare l'acciaio dai minerali poveri del paese. In breve, l'economia tedesca fu mobilitata per la guerra; gli uomini d'affari, sebbene i loro utili salissero, divennero semplici rotelle nell'ingranaggio della macchina di guerra e il loro lavoro fu limitato da tante restrizioni e da tanti moduli da riempire, che il dottor Punk, succeduto a Schacht nel 1937 come ministro dell'Economia e nel 1939 come presidente della Reichsbank, fu costretto ad ammettere con rincrescimento che " la corrispondenza ufficiale costituisce ora più della metà dell'intero scambio di lettere di un industriale tedesco " e che " il commercio tedesco di esportazione comporta giornalmente quarantamila operazioni diverse, mentre ognuna di queste richiede la compilazione di quaranta diversi moduli ". Sepolti sotto montagne di pratiche burocratiche, guidati dallo Stato circa il tipo, la quantità e il prezzo della loro produzione, carichi di tasse sempre più elevate e spolpati da pesanti e incessanti " contributi speciali " destinati al partito, gli uomini d'affari, che avevano accolto il regime di Hitler con tanto entusiasmo nella speranza che esso eliminasse le organizzazioni dei lavoratori e permettesse agli imprenditori di gestire le loro aziende liberamente e senza impedimenti, furono gravemente delusi. Tra questi industriali si trovava Fritz Thyssen, che era stato uno tra i primi e i più importanti finanziatori del partito. Fuggito dalla Germania allo scoppio della guerra, egli riconobbe che " il regime nazista ha distrutto l'industria tedesca ". E a tutti quelli che incontrava all'estero dichiarava: " Che sciocco (Dummkopf) sono stato! " ". All'inizio, tuttavia, gli uomini d'affari sperarono che il regime nazista portasse alla realizzazione di tutti i loro desideri. Certamente, l'" inalterabile " programma del partito, con le sue promesse di nazionalizzazione dei consorzi, di ripartizione degli utili nel commercio all'ingrosso, di " munici-palizzazione dei grandi magazzini e locazione degli stessi a piccoli commercianti, a basso prezzo " (come diceva l'articolo 16), di riforma fondiaria e abolizione degli interessi sulle ipoteche, era stato male accolto. Ma gli industriali e i finanzieri compresero ben presto che Hitler non aveva la minima intenzione di tener fede ad uno solo degli articoli economici del programma del partito: le promesse radicali erano state inserite solo per attirare più voti. Nei primi mesi del 1933, alcuni radicali del partito tentarono di assuLa vita nel Terzo Reich 287 mere il controllo delle organizzazioni commerciali, rilevare i grandi magazzini, e istituire uno Stato corporativo secondo le linee che Mussolini stava tentando di fissare. Ma furono subito estromessi da Hitler e sostituiti con uomini d'affari conservatori. Gottfried Feder, il primo mentore di Hitler in materia economica, l'eccentrico che voleva abolire la " schiavitù dell'interesse ", ebbe un posto di sottosegretario al Ministero dell'Economia, mentre il suo superiore, il dottor Karl Schmitt, magnate delle assicurazioni, che aveva passato la vita a prestar denaro e ricavarne l'interesse, non gli affidò alcun compito; quando il ministero fu rilevato da Schacht, Feder venne esonerato dalla sua carica. I piccoli commercianti, che erano stati uno dei più validi sostegni del partito e che si aspettavano grandi cose dal cancelliere Hitler, si trovarono ben presto, e in gran numero, ad essere rovinati o retrocessi al rango di salariati. Le leggi dell'ottobre 1937 scioglievano tutte le società con capi tale inferiore a 40 ooo dollari, e proibivano che se ne costituissero delle nuove se il capitale non superava i 200 ooo dollari. In breve tempo, ciò segnò la fine di un quinto di tutte le piccole aziende commerciali. D'altro canto i grandi trust, che già erano stati favoriti dalla Repubblica, furono resi ancora più potenti dai nazisti. Con la legge del 15 luglio 1933, infatti, essi divennero obbligatori. Al Ministero dell'Economia fu conferito il potere di istituire nuovi cartelli obbligatori e di costringere le aziende ad unirsi a quelli esistenti. II sistema di tenere in vita un'infinità di associazioni commerciali, isti tuito durante la Repubblica, fu mantenuto dai nazisti, per quanto la legge fondamentale del 27 febbraio 1934 avesse riorganizzato queste associazioni in base al nuovo " principio autoritario " e sotto il controllo dello Stato. Tutte le aziende furono obbligate a divenirne membri. All'apice di una strut Pagina 202
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tura incredibilmente complessa stava la Camera dell'Economia del Reich, il cui capo veniva nominato dallo Stato, che controllava sette gruppi econo mici nazionali, ventitre camere economiche, cento camere d'industria e com mercio e settanta corporazioni dei mestieri. In mezzo a questo labirinto di superorganizzazione e alla moltitudine di uffici, centrali e distaccati, del Mi nistero dell'Economia, incalzato dal piano quadriennale e dalla marea di decreti e leggi speciali, perfino l'uomo d'affari più astuto spesso si perdeva, ed era necessario l'impiego di legali specializzati per rendere possibile il funzionamento di un'azienda. La corruzione necessaria per giungere ai funzionari in posizioni-chiave che potevano prendere decisioni dalle quali di pendevano gli ordini, o per cercare di eludere le serie interminabili di norme e regolamenti del governo e delle organizzazioni commerciali, assunse, poco prima del 1940, proporzioni astronomiche. "Una necessità economica" la definì all'autore un commerciante. Nonostante questa vita tribolata l'uomo d'affari prosperava. Le industrie pesanti, principali beneficiane del riarmo, videro i loro utili aumentare dal 2 per cento nel 1926, anno del rialzo, al 6,5 per cento nel 1938, l'ultimo anno di pace. Perfino la legge che limitava i dividendi al 6 per cento non a88 Trionfo e consolidamento danneggiò le società stesse. Al contrario: secondo la legge, ogni somma eccedente doveva essere investita, almeno in teoria, in obbligazioni governative - e non c'era pericolo di confisca. In pratica: la maggior parte delle aziende riinvestiva gli utili non distribuiti nell'azienda stessa: questi utili salirono da 175 milioni di marchi nel 1932 a cinque miliardi di marchi nel 1938, anno in cui i depositi complessivi presso le casse di risparmio ammontarono a solo due miliardi, cioè a meno della metà degli utili non versati e in cui gli utili distribuiti sotto forma di dividendi raggiunsero solo i 200 ooo ooo di marchi. Oltre che da questi piacevoli utili, l'uomo d'affari era rallegrato dal modo in cui i lavoratori erano stati " messi al loro posto " sotto il regime di Hitler. Non si avevano più irragionevoli richieste di salari. Al contrario, i salari furono leggermente ridotti, nonostante un aumento del 25 per cento nel costo della vita. E, soprattutto, non vi erano più scioperi dispendiosi. Anzi, non vi erano affatto scioperi: tali manifestazioni di indisciplina erano verboten nel Terzo Reich. La schiavitù del lavoro. Privato dei sindacati, dei contratti collettivi e del diritto di sciopero, il lavoratore tedesco nel Terzo Reich divenne un servo dell'industria, legato al padrone, al datore di lavoro, quasi come il contadino medievale al signore del feudo. Il cosiddetto Fronte del Lavoro, che teoricamente avrebbe dovuto rimpiazzare i vecchi sindacati, non rappresentava il lavoratore. Secondo la legge del 24 ottobre 1934, che lo aveva creato, esso rappresentava " l'organizzazione dei tedeschi che usano la mente o il braccio in attività creative ". Esso abbracciava non soltanto i salariati e gli stipendiati, ma anche i datori di lavoro e i professionisti. Si trattava in realtà di una vasta organizzazione propagandistica e, secondo quanto dicevano molti lavoratori, di una gigantesca frode. Il suo scopo dichiarato, secondo la legge, non era quello di proteggere il lavoratore, ma di " creare una vera comunità sociale e produttiva di tutti i tedeschi; il suo compito è di far sì che ogni singolo individuo sia in grado... di rendere il massimo nel campo del lavoro ". Il Fronte del Lavoro non era un'organizzazione amministrativa indipendente, ma, come quasi ogni altra associazione della Germania nazista, ad eccezione dell'esercito, una parte integrante del NSDAP o, come disse il suo capo, dottor Ley (" l'ubriacone balbuziente ", per usare l'espressione di Thyssen), " uno strumento del partito ". Infatti, la legge del 24 ottobre stabiliva che i suoi funzionari provenissero dai ranghi del partito, dalle vecchie unioni naziste, dalle SA e SS; e cosf era in realtà. Precedentemente, la legge del 20 gennaio 1934, che regolava il lavoro nazionale - nota come " Carta del Lavoro " - aveva rimesso i lavoratori al loro posto e ridato al datore di lavoro la sua antica posizione di padrone assoluto naturalmente subordinato a sua volta allo Stato onnipotente. Il proprietario divenne la " guida dell'impresa ", gli impiegati il " seguito ", o La vita nel Terzo Reìch 289 Gefolgschaft. Il 2° paragrafo della legge stabiliva che " il capo dell'impresa prenderà le decisioni per gli impiegati e gli operai in tutte le questioni che riguardano l'impresa stessa ". E, proprio come nei tempi antichi il signore era ritenuto responsabile del benessere dei suoi sudditi, così, sotto la legge Pagina 203
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazista, il datore di lavoro fu reso " responsabile del benessere dei suoi impiegati e operai ". In cambio, diceva la legge, " gli impiegati e gli operai gli debbono fedeltà " - dovevano cioè lavorare sodo e a lungo, senza commenti e borbottamenti, neppure a proposito del salario. I salari erano stabiliti
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fra il 1933 e il 1939 i 300000 braccianti agricoli passarono a lavori relativi all'industria o al commercio. Per i lavoratori dell'industria però la legge fu fatta rispettare. Vari decreti governativi, a cominciare dalla legge del 15 maggio 1934, limitarono fortemente la libertà del lavoratore di passare da un lavoro a un altro. Dopo il giugno 1935, gli uffici statali del lavoro ebbero l'esclusivo controllo sugli impieghi: essi decidevano chi dovesse essere assunto, per quale lavoro, e con quale retribuzione. Nel febbraio 1935 fu introdotto il "libretto di lavoro " e nessun lavoratore potè essere più assunto se non ne era in possesso. Vi si trovavano annotazioni sulle sue capacità e sul suo curriculum: il libretto di lavoro non soltanto forniva allo Stato e al proprietario dell'azienda dati sempre aggiornati su ogni singolo dipendente in tutta la nazione, ma serviva anche a legare il lavoratore al suo posto di lavoro. Se egli voleva andarsene per trovare un altro posto, il datore di lavoro poteva trattenere il suo libretto, e così non gli era possibile avere legalmente un altro impiego. Infine, il 22 giugno 1938, un decreto speciale emesso dall'ufficio per il piano quadriennale istituf la coscrizione al lavoro, che obbligava ogni tedesco a lavorare dove lo Stato lo aveva assegnato. Coloro che si assentavano dal lavoro senza una scusa La vita nel Terzo Ketch 291 più che plausibile, erano passibili di multe e pene detentive. C'era naturalmente anche il rovescio della medaglia: un lavoratore assunto in tal modo non poteva essere licenziato dal padrone senza il consenso dell'ufficio governativo del lavoro. Egli aveva un lavoro assicurato, ciò che assai raramente avveniva sotto la Repubblica. Oppressi da tanti controlli, con un salario di poco superiore al minimo necessario per sopravvivere, i lavoratori tedeschi, come il proletariato romano, disponevano di circhi equestri messi a loro disposizione dai governanti con l'intento di distrarre la loro attenzione dal misero stato in cui si trovavano. " Dovevamo deviare l'attenzione delle masse dai valori materiali a quelli morali, - spiegò un giorno il dottor Ley. - È più importante nutrire l'anima degli uomini che non il loro stomaco ". Cosi egli istituì l'organizzazione detta Kraft durch Freude (la forza attraverso la gioia). Essa offriva quello che si potrebbe chiamare un riposo regolamentato. In una dittatura totalitaria del xx secolo, come forse sotto dittature precedenti, si stimava necessario controllare non solo le ore di lavoro, ma anche quelle di ricreazione dell'individuo. E questo faceva l'organizzazione del dottor Ley. Prima del nazismo, la Germania aveva decine di migliaia di associazioni di tutti i tipi, da quelle per giocatori di scacchi e di calcio, a quelle per la protezione degli uccelli. Sotto il nazismo non si permise l'esistenza di alcuna associazione organizzata di carattere sociale, sportivo o ricreativo, se non sotto il controllo e la direzione della Kraft durch Freude. Per il tedesco medio del Terzo Reich, questa colossale organizzazione ricreativa ufficiale era senza dubbio meglio che niente, visto che lo Stato non permetteva al singolo di fare a modo suo. Per esempio, essa offriva agli appartenenti al Fronte del Lavoro escursioni in campagna o al mare a prezzi convenientissimi. Il dottor Ley fece costruire due navi da 25 ooo tonnellate, a una delle quali diede il suo nome, e ne noleggiò altre dieci, destinandole a crociere marittime per gli appartenenti alla Kraft durch Freude. L'autore di questo libro prese parte a una di queste crociere: sebbene la vita a bordo così minuziosamente organizzata dai capi nazisti fosse un supplizio, almeno per lui, i lavoratori tedeschi sembravano invece passarsela molto bene. E a prezzi di vera occasione! Una crociera a Madera, ad esempio, costava solo 25 dollari, compreso il biglietto ferroviario di andata e ritorno fino al porto tedesco di partenza; altre gite erano ugualmente convenienti. Spiagge sul mare o ai laghi venivano rilevate per esser messe a disposizione di migliaia di villeggianti estivi (una a Rùgen sul Baltico, non ancora ultimata allo scoppio della guerra, offriva sistemazione alberghiera per ventimila persone), mentre in inverno si organizzavano speciali escursioni sciistiche sulle Alpi Bavaresi al prezzo di 11 dollari la settimana, compreso trasporto in auto, alloggio e pensione completa, noleggio degli sci e lezioni di un maestro. Gli sport, ogni ramo dei quali era controllato dalla Kraft durch Freude, erano organizzati su vastissima scala; vi prendevano parte ogni anno, secondo cifre ufficiali, più di sette milioni di persone. L'organizzazione metPagina 205
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 292 Trionfo e consolidamento teva anche a disposizione, a prezzi di favore, biglietti per il teatro, l'opera e i concerti, rendendo in tal modo accessibili al lavoratore spettacoli di livello intellettuale molto elevato, cosa che i funzionari nazisti facevano spesso notare con compiacimento. La Kraft durch f rende aveva anche la sua orchestra sinfonica di novanta elementi, che percorreva in lungo e in largo il paese, suonando spesso in centri minori dove di solito non era facile ascoltare buona musica. Infine l'organizzazione incorporò i duecento e più istituti di educazione per adulti che avevano prosperato in Germania durante la Repubblica (si trattava di un movimento di origine scandinava) e li mantenne in attività, pur mescolando abbondantemente l'ideologia nazista all'istruzione vera e propria. Alla fine, naturalmente, erano i lavoratori che venivano a pagare questi loro svaghi. Il reddito annuale per i contributi pagati al Fronte del Lavoro raggiunse i 160000000 di dollari nel 1937, e superò i 200000000 allo scoppio della guerra: questo secondo le dichiarazioni del dottor Ley, ma la contabilità era estremamente vaga, essendo tenuta non dallo Stato, ma dall'ufficio finanziario del partito, che non pubblicava mai i suoi bilanci. Il io per cento dei contributi era assegnato alla Kraft durch Freude; ma le quote individuali per i viaggi e i trattenimenti - pur così convenienti - ammontarono, nell'anno precedente la guerra, a i 250 ooo ooo di dollari. E c'era un'altra spesa rilevante per i salariati: essendo la più grande organizzazione di partito, con 25 milioni di iscritti, il Fronte del Lavoro divenne un enorme apparato burocratico, con decine di migliaia di impiegati a orario completo. Si è infatti calcolato che le spese di amministrazione assorbivano dal 20 al 25 per cento dei suoi proventi. Vale la pena di ricordare a questo punto una singolare truffa commessa da Hitler ai danni dei lavoratori tedeschi: si tratta della Volkswagen (la macchina per il popolo). Ogni tedesco, o almeno ogni lavoratore tedesco - egli disse doveva possedere un'automobile, proprio come negli Stati Uniti. Fino a quel giorno, in questo paese dove vi era solo una macchina per ogni cinquanta abitanti (in America una per ogni cinque), l'operaio aveva usato per i suoi spostamenti la bicicletta o i trasporti pubblici. Ora Hitler decretava che si costruisse per lui un'automobile, che sarebbe costata soltanto 990 marchi (396 dollari al cambio ufficiale). Si diceva che egli stesso avesse collaborato al progetto della macchina, che fu affidata alla supervisione dell'ingegnere austriaco dottor Ferdinand Porsche. Poiché l'industria privata non era in grado di produrre un'automobile per 396 dollari, Hitler ordinò che la costruisse lo Stato, e ne affidò l'incarico al Fronte del Lavoro. L'organizzazione del dottor Ley intraprese prontamente, nel 1938, a costruire a Fallersleben, presso Braunschweig, la "più grande fabbrica di automobili del mondo ", attrezzata per produrre un milione e mezzo di macchine all'anno - " più della Ford ", dissero i propagandisti nazisti. Il Fronte del Lavoro anticipò 50 milioni di marchi di capitale, ma non doveva essere questo il finanziamento maggiore; l'ingegnoso piano del dottor Ley era che i lavoratori stessi fornissero il capitale, per mezzo di La vita nel Terzo Reicb 293 quello che fu chiamato il piano di rateizzazione " con pagamento anticipato ": cinque marchi la settimana, o, se qualcuno se lo poteva permettere, dieci o quindici. Quando erano stati pagati settecentocinquanta marchi, l'acquirente riceveva un numero d'ordine, che gli dava diritto ad entrare in possesso di una macchina non appena fosse uscita dalla fabbrica. Sfortunatamente per i lavoratori, non una sola macchina uscì mai per alcun cliente durante il Terzo Reich. Decine di milioni di marchi furono sborsati dai salariati tedeschi e nemmeno un pfennig sarebbe stato mai loro restituito. Quando scoppiò la guerra, le industrie della Volkswagen furono convertite per la fabbricazione di prodotti più utili all'esercito. Truffato in questa e in altre circostanze, ridotto, come abbiamo visto, a uno stato di asservimento all'industria con paghe minime, e meno proclive di ogni altra classe della società tedesca ad accettare il nazismo e a lasciarsi irretire dalla sua incessante propaganda, il lavoratore tedesco, bisogna lealmente riconoscere, non sembrava dispiacersi troppo del suo stato di inferiorità nel Terzo Reich. La grande macchina bellica che si abbattè sulla Pagina 206
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt frontiera polacca all'alba del i° settembre 1939 non avrebbe mai potuto essere costruita senza l'importantissimo contributo datole dall'operaio tedesco. Egli era irreggimentato e talvolta terrorizzato, ma anche gli altri erano nelle stesse condizioni, e secoli di irreggimentazione l'avevano abituato, come tutti gli altri tedeschi, a lasciarsi guidare. Sebbene non sia forse prudente tentare di generalizzare su queste cose, l'opinione che l'autore di questo libro si fece sui lavoratori di Berlino e della Ruhr fu che, sebbene alquanto scettici circa le promesse del regime, essi non avessero maggiore desiderio di rivolta di ogni altra categoria di persone nel Terzo Reich. Disorganizzati e senza una guida, che potevano fare? Spesso essi stessi ve lo chiedevano. Ma il motivo più profondo per cui il lavoratore tedesco accettava il suo ruolo nella Germania nazista, era il posto di lavoro finalmente assicurato e la eertezza di poterlo conservare. Un osservatore un po' al corrente delle sue condizioni precarie durante la Repubblica, poteva comprendere come mai egli non si dolesse troppo per la perdita della libertà politica e persine dei sindacati, in cambio di un impiego sicuro e continuo. Nel passato, per tanti, per ben sei milioni di uomini e per le loro famiglie, questi diritti di uomini liberi in Germania erano stati oscurati, come essi dicevano, dalla libertà di morire di fame. Eliminando quest'ultima libertà, Hitler si era assicurato l'appoggio della classe lavoratrice, probabilmente la più abile e industriosa e disciplinata nel mondo occidentale. Questo appoggio veniva concesso, non alla sua mediocre ideologia o alle sue cattive intenzioni, come tali, ma a ciò che contava più di tutto: la produzione di materiale bellico. 294 Trionfo e consolidamento La giustizia nel Terzo Reich. Fin dalle prime settimane del 1933, quando cominciarono gli arresti ar-bitrari in massa, le bastonature e gli assassini da parte di coloro che avevano preso il potere, la Germania nazionalsocialista cessò di essere una società basata sulla legge. " Hitler è la legge ", proclamavano orgogliosamente i lu-minari del diritto della Germania nazista, e Goring sottolineò questa frase quando disse ai magistrati prussiani, il 12 luglio 1934, che "la legge e la volontà del Fùhrer sono una cosa sola ". Era vero: la legge era ciò che stabiliva come tale il dittatore, e nei momenti di crisi, come durante la " purga di sangue ", egli stesso, come abbiamo visto nel suo discorso al Reichstag immediatamente dopo quel sanguinoso evento, proclamava di essere il " giudice supremo " del popolo tedesco, col potere di mandare a morte chiunque egli volesse. Nei giorni della Repubblica, la maggior parte dei giudici, come pure del clero e dei docenti universitari, avevano cordialmente detestato il regime di Weimar e con le loro sentenze, secondo l'opinione di molti, avevano scritto la pagina più nera della vita della Repubblica tedesca, contribuendo in tal modo alla sua caduta. Ma almeno, sotto la costituzione di Weimar i giudici erano indipendenti, soggetti solo alla legge, protetti contro trasferimenti arbitrar!, e tenuti, almeno in teoria, in base all'articolo 109, a salvaguardare l'uguaglianza di fronte alla legge. La maggior parte dei giudici avevano simpatizzato con il nazionalsocialismo ma non erano molto preparati al trattamento che fu loro subito riservato sotto il nuovo regime. La legge sul servizio dello Stato del 7 aprile 1933 fu dichiarata applicabile a tutti i magistrati, e subito eliminò dall'ambiente giudiziario non solo gli ebrei, ma tutti coloro la cui fede nel nazismo era giudicata dubbia, o, come diceva la legge stessa, che " lasciavano capire di non essere disposti a intervenire in ogni circostanza a favore dello Stato nazionalsocialista ". Non furono certo molti i giudici eliminati con questa legge, che tuttavia servì a indicar abbastanza chiaramente quale fosse il loro dovere. Per accertarsi che l'avessero capito, Hans Frank, ministro plenipotenziario e capo della giustizia del Reich, disse ai giuristi nel 1936: " L'ideologia nazionalsocialista è il fondamento di tutte le leggi basilari, come è precisato nel programma del Partito e nei discorsi del Fiihrer ". E continuò a spiegare la sua idea: Non esiste l'indipendenza della legge di fronte al nazionalsocialismo: per ogni decisione che prendete, dovete dire a voi stessi: " Come deciderebbe il Fiihrer al mio posto? " Ad ogni decisione chiedetevi: " È questa decisione compatibile con la coscienza nazionalsocialista del popolo tedesco? " Avrete allora una ferrea base che, insieme all'unità dello Stato nazionalsocialista e al riconoscimento da parte vostra della natura eterna del volere di Adolf Hitler, conferirà alla vostra decisione l'autorità del Terzo Reich, e così per sempre ". Ciò sembrava abbastanza chiaro, come era chiara la nuova legge sul servizio Pagina 207
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di Stato dell'anno seguente (26 gennaio 1937), che ordinava il licenLa vita nel Terzo Reicb 295 ziamento di tutti i funzionati, compresi i giudici, che " non dessero affidamento in campo politico ". Inoltre, tutti i giuristi furono obbligati a iscriversi alla lega dei giuristi nazionalsocialisti tedeschi, dove spesso venivano loro ricordati i passi del discorso del dottor Frank. Alcuni giudici, per quanto antirepubblicani, non risposero con sufficiente entusiasmo alle direttive del partito. Alcuni almeno, tentarono infatti di basare sulla legge i loro giudizi. Uno degli esempi peggiori di questa tendenza, secondo il punto di vista dei nazisti, fu la decisione del Reichsgericht, la corte suprema tedesca, di assolvere per mancanza di prove tre dei quattro comunisti nel processo per l'incendio del Reichstag nel marzo 1934 (solo Van der Lubbe, l'olandese minorato che confessò, fu riconosciuto colpevole). Ciò esasperò talmente Hitler e Gbring, che nello spazio di un mese, il 24 aprile 1934, il diritto di giudicare casi di tradimento, che fino ad allora era stato sotto l'esclusiva giurisdizione della corte suprema, fu tolto a quell'augusto consesso e trasferito a una nuova corte, la Volksgerichtshof, la Corte del Popolo, che presto divenne il più temuto tribunale del paese. Esso era rappresentato da due giudici di professione e da cinque altri scelti tra fun-zionari del partito, delle SS e delle forze armate, per assicurare a questi giudici la maggioranza dei voti. Non c'era appello alle decisioni e sentenze di questa corte e di solito le sue sedute si tenevano in camera di consiglio. Di tanto in tanto tuttavia, a scopo di propaganda, nei casi in cui si dovevano emettere sentenze relativamente lievi, i corrispondenti stranieri erano invitati a presenziare. L'autore ebbe così occasione di assistere a una causa dinanzi alla Corte del Popolo, nel 1935. Più che di un processo di corte civile, gli fece l'impressione di una sbrigativa corte marziale. Il processo non durò più di un giorno, praticamente non vi fu modo di presentare i testimoni a difesa (se pure ve n'era qualcuno che osasse comparire in difesa di un uomo accusato di " tradimento "), e gli argomenti degli avvocati della difesa, anch'essi nazisti " qualificati ", apparivano assurdamente deboli. Dalla lettura dei giornali, che comunicavano soltanto il verdetto, si aveva l'impressione che la maggior parte degli infelici accusati fosse condannata alla pena di morte (non però il giorno in cui fu presente l'autore). Non si pubblicavano mai cifre ufficiali; nel dicembre del 1940 comunque, Roland Freisler, il temutis-simo presidente della Corte del Popolo (che perdette la vita durante la guerra, quando una bomba americana demolì l'aula dove presiedeva un processo) affermò " che solo il 4 per cento degli accusati veniva condannato a morte ". Ancor prima della sinistra Corte del Popolo era stato istituito il Son-dergericht, il Tribunale Speciale, che si riservava, togliendole ai tribunali comuni, le cause per crimini politici e, secondo le .parole della legge del 21 marzo 1933 che istituiva il nuovo tribunale, i casi " di attacchi insidiosi contro il governo ". I tribunali speciali erano composti da tre giudici, sempre fidati membri del partito, senza giuria. Un magistrato nazista poteva scegliere se presentare le cause del genere dinanzi a un tribunale comune o dinanzi al Tribunale Speciale, e invariabilmente, per ovvie ragioni, sceglieva 296 Trionfo e consolidamento quest'ultima possibilità. Gli avvocati della difesa dinanzi a questo tribunale, come dinanzi alla Volksgerichtshof, dovevano essere ammessi da funzionari nazisti. Talvolta, anche se ammessi, si trovavano a mal partito, come accadde agli avvocati che accettarono di rappresentare la vedova del dottor Klause-ner, il capo dell'Azione Cattolica assassinato durante la Purga di Sangue, nella causa per danni contro lo Stato: essi furono spediti senza indugio al campo di concentramento di Sachsenhausen, dove furono tenuti finché non ritirarono ufficialmente la loro costituzione in parte civile. Hitler, e per un certo tempo Goring, avevano il diritto di sospendere la procedura penale. Tra i documenti di Norimberga " venne alla luce una causa in cui il ministro della Giustizia sosteneva caldamente l'opportunità di processare un alto funzionario della Gestapo e un gruppo di appartenenti alle SA che egli reputava, in base alle prove, sicuramente colpevoli delle più orribili torture ai danni di internati in un campo di concentramento. Egli inviò a Hitler la documentazione: il Fùhrer ordinò che l'azione fosse abbandonata. Anche Goring, al principio, aveva questo potere. Una volta, nell'aprile del 1934, egli arrestò la procedura penale contro un ben noto uomo d'affari; poco dopo si seppe che l'accusato aveva passato a Goring qualcosa come tre milioni di marchi. Come Pagina 208
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt commentò più tardi Gerhard F. Kramer, un eminente avvocato berlinese del tempo, " fu impossibile stabilire se fu Goring a ricattare l'industriale oppure questi a corrompere il primo ministro prussiano " ". Ciò che fu però accertato è che Goring archiviò effettivamente la pratica. Rudolf Hess, " sostituto del Fùhrer ", fu invece autorizzato ad " agire senza pietà " nei riguardi degli accusati che a suo giudizio erano usciti dal processo con condanne troppo lievi. Gli veniva inviato un resoconto di tutte le condanne inflitte ai colpevoli di attentati contro il partito, il Fùhrer e lo Stato, ed egli, se giudicava la condanna troppo mite, poteva decidere l'azione " spieiata ", che consisteva di solito nel gettare la vittima in un campo di concentramento o nel farla uccidere. Talvolta, bisogna dirlo, i giudici del Sondergericht dimostravano spirito di indipendenza e anche devozione alla legge. In questi casi entravano in scena Hess o la Gestapo: un esempio già visto fu il caso del pastore Niemol-ler. Quando fu prosciolto dal Tribunale Speciale dalle accuse principali e condannato solo a una breve pena detentiva, già scontata in attesa del processo, la Gestapo si impadronì di lui mentre usciva dal tribunale e lo spedì in un campo di concentramento. Anche la Gestapo infatti, come Hitler, rappresentava la legge. Essa era stata istituita dapprima da Goring in Prussia, il 26 aprile 1933, in sostituzione del reparto IA della vecchia polizia politica prussiana. Goring intendeva in un primo tempo designarla semplicemente dipartimento di polizia segreta (Geheimes Polizei Amt), ma le iniziali tedesche GPA rassomigliavano troppo alle russe GPU. Un oscuro impiegato postale, cui era stato chiesto La vita nel Terzo Reich 297 un timbro di affrancatura per il nuovo ufficio, suggerì che lo si chiamasse Geheime Staatspolizei, cioè semplicemente " polizia segreta dello Stato " -abbreviato in GESTAPO - creando così inconsapevolmente un nome destinato, col suo solo suono, a ispirare terrore, dapprima entro i confini della Germania e più tardi anche fuori di essi. Da principio la Gestapo era poco più di uno strumento personale di terrore di cui Goring si serviva per arrestare e assassinare gli oppositori del regime. Fu solo nell'aprile del 1934, allorché Goring nominò Himmler vicecapo della polizia segreta prussiana, che la Gestapo cominciò ad espandersi come braccio delle SS, e a divenire, guidata dal genio del suo nuovo capo (l'ex allevatore di polli dai modi dolci ma dall'animo sadico) e da Reinhard Heydrich, giovane di aspetto diabolico20, capo del servizio di sicurezza delle SS (l'SD, Sicherheitdienst), un temibile flagello, con diritto di vita o di morte su ogni cittadino tedesco. Già nel 1935, la corte suprema prussiana di amministrazione, in seguito a pressioni naziste, aveva decretato che gli ordini e le azioni della Gestapo non fossero soggette a revisione giudiziaria. La legge speciale per la Gestapo, promulgata dal governo il io febbraio 1936, poneva l'organizzazione della polizia segreta al di sopra della legge. I tribunali non erano autorizzati a interferire in alcun modo nella sua attività: come spiegò il dottor Werner Best, braccio destro di Himmler nella Gestapo, " fintantoché la polizia agisce secondo la volontà dei capi, agisce legalmente "21. Fu data uria veste di " legalità " agli arresti arbitrari e alle incarcerazioni delle vittime nei campi di concentramento; la definizione era Schutzhaft (custodia protettiva) e l'attuazione era basata sulla legge del 28 febbraio 1933 che, come abbiamo visto, sopprimeva le clausole della costituzione che garantivano le libertà civili. Ma la custodia protettiva non proteggeva l'individuo, come in altri paesi più civili, contro eventuali pericoli, bensì lo puniva relegandolo dietro al filo spinato. I primi campi di concentramento spuntarono come i funghi durante il primo anno del governo di Hitler: già alla fine del 1933 ve n'erano una cinquantina, quasi tutti istituiti dalle SA per dare alle loro vittime una buona bastonatura, e farle quindi riscattare dai parenti o dagli amici per una somma proporzionata alle loro possibilità. Per lo più non era che una grossolana forma di ricatto. Talvolta invece i prigionieri venivano assassinati, quasi sempre per puro sadismo o brutalità. Al processo di Norimberga vennero alla luce quattro di questi casi, avvenuti durante la primavera del 1933 nel campo di concentramento dèlie SS a Dachau, presso Monaco. In ognuno di essi un prigioniero era stato assassinato a'sangue freddo: uno era morto per fustigazione, un altro per strangolamento. Perfino il pubblico ministero di Monaco aveva protestato. Pagina 209
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Poiché dopo la Purga di Sangue del giugno 1934 non vi era stata più resistenza al regime nazista, molti tedeschi pensarono che gli arresti in massa per " custodia protettiva " e la reclusione di migliaia di persone nei campi di cóncentramento sarebbero cessati. La vigilia di Natale 1933, Hitler aveva 298 Trionfo e consolidamento annunciato un'amnistia per ventisettemila internati dei campi, ma Goring e Himmler trovarono modo di eludere quest'ordine, e soltanto pochissimi furono effettivamente rilasciati. Più tardi Frick, il meschino burocrate che era Ministro degli Interni, aveva tentato, nell'aprile del 1934, di ridurre gli abusi dei sicari nazisti, con decreti, emessi segretamente, che avrebbero dovuto limitare l'eccesso di arresti per Schutzhajt e ridurre gli invii ai campi di concentramento; ma Himmler l'aveva persuaso a lasciar cadere la cosa. Il capo delle SS comprendeva molto meglio del ministro che scopo dei campi di concentramento non era solo quello di punire i nemici del regime, ma anche quello di terrorizzare la gente con la loro stessa esistenza, per dissuaderla da ogni velleità di resistenza nei confronti del nazismo. Poco dopo la purga di Rohm, Hitler mise i campi di concentramento sotto controllo delle SS, che si dettero a organizzarli con l'efficienza e la spietatezza caratteristiche di questo corpo scelto. Il servizio di guardia fu affidato esclusivamente alle unità " Teste di morto " (Totenkopfverbànde), i cui componenti venivano reclutati tra gli elementi più fanaticamente nazisti, prestavano servizio per dodici anni, e portavano la nota insegna del teschio sulla casacca nera. Il comandante del primo distaccamento di Totenkopfver-bànde, primo comandante del campo di Dachau, Theodor Eicke, fu incaricato del funzionamento di tutti i campi di concentramento. I campi da cui si poteva evadere vennero chiusi, e se ne costruirono altri più grandi; i più importanti erano (fino all'inizio della guerra, quando furono diffusi anche sui territori occupati), Dachau presso Monaco, Buchenwald presso Weimar, Sachsenhausen che sostituì il campo di Oranienburg, già famoso, presso Berlino, Ravensbriick nel Meclemburgo (per donne) e, dopo l'occupazione dell'Austria nel 1938, Mauthausen presso Linz. Questi nomi, assieme a quelli di Auschwitz, Belsec e Treblinka, campi istituiti più tardi in Polonia, erano destinati a diventare fin troppo familiari in quasi tutto il mondo. In questi campi, prima che sopraggiungesse pietosamente la fine, milioni di infelici venivano fatti morire e milioni di altri erano sottoposti a degradazioni e torture quasi inimmaginabili da mente umana. In un primo tempo, tuttavia, negli anni precedenti la guerra, la popolazione dei campi di concentramento nazisti non contò mai probabilmente più di venti-trentamila individui contemporaneamente, e molti degli orrori perpetrati più tardi dagli uomini di Himmler erano ancora sconosciuti. I campi di sterminio, i campi di lavoro forzato, i campi dove gli internati venivano usati come cavie per le " ricerche mediche " naziste, dovevano attendere lo scoppio della guerra. Anche in quei primi campi però non vigeva certo un trattamento molto umano. Ho davanti a me la copia del regolamento redatto per Dachau, in data i° novembre 1933, dal suo primo comandante, Theodor Eicke; una volta divenuto capo di tutti i campi Eicke applicò tale regolamento ovunque, senza eccezione. Articolo n. Sarà impiccato, come agitatore, chiunque faccia della politica, tenga discorsi e comizi di incitamento, formi associazioni, si indugi con altri; chi, al fine di fornire alla propaganda dell'opposizione episodi di atrocità, raccolga informazioni vere o La vita nel Terzo Ketch 299 false sul campo di concentramento; riceva queste notizie, le conservi, ne parli ad altri, le propali di nascosto fuori del campo fornendole ai visitatori stranieri, eccetera. Articolo 12. Sarà fucilato sul posto o impiccato, come reo di ammutinamento, chiunque colpisca tìsicamente una guardia o un appartenente alle SS, rifiuti di ubbidire o di lavorare trovandosi in distaccamento... o schiamazzi, urli, inciti o tenga discorsi in marcia o al lavoro. Condanne più miti (ad esempio, due settimane di segregazione e venticinque frustate) venivano inferte a " chiunque facesse commenti di disprezzo, in lettere o altri documenti, riguardo ai capi nazionalsocialisti, allo Stato, o al governo... [o] lodasse i capi marxisti o liberali dei vecchi partiti democratici ". Collegato alla Gestapo era il Servizio di Sicurezza, il Sicherheitsdienst o SD, altra sigla che riempiva di terrore tutti i tedeschi e più tardi i popoli occupati. Creata originariamente da Himmler nel 1932 come ramo di informazione Pagina 210
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della SS e posta sotto la direzione di Reinhard Heydrich (più tardi noto in campo internazionale come " il boia Heydrich "), la sua funzione iniziale era stata quella di sorvegliare i membri del partito e riferire ogni loro eventuale attività sospetta. Nel 1934 divenne anche l'organo d'informazione per la polizia segreta, e nel 1938, una nuova legge le attribuì questa funzione nei riguardi dell'intero Reich. Sotto la mano esperta di Heydrich (già ufficiale del servizio informazioni della marina, congedato dall'ammiraglio Raeder nel 1931, all'età di ventisei anni, per aver rifiutato di sposare la figlia di un armatore che egli aveva compromesso) il SD allargò subito la sua rete sull'intero paese, assumendo circa 100 ooo informatori a orario libero con l'ordine di spiare i movimenti di ogni cittadino del paese e riferire il più insignificante commento o la più trascurabile attività che si potesse giudicare ostile al nazismo. Nessuno che non fosse pazzo, diceva o faceva niente che potesse essere interpretato come " antinazista ", senza essersi prima ben accertato che le sue parole non fossero registrate da microfoni nascosti dal SD o udite da un suo agente. Il vostro stesso figlio, o vostro padre, o vostra moglie, o vostro cugino, il vostro migliore amico, o il vostro capufficio o la vostra segretaria, potevano essere informatori dell'organizzazione di Heydrich: non potevate esserne certi, e, se avevate giudizio, nulla doveva parervi sicuro. I segugi del SD a impiego fisso non furono probabilmente mai più di tremila prima del 1940, e la maggior parte di essi veniva reclutata tra i giovani intellettuali sbandati, laureati che non avevano potuto trovare un posto adatto o una sistemazione sicura nella normale società. In tal modo, tra queste spie professionali regnava sempre una bizzarra atmosfera di pedanteria. Nutrivano un grottesco interesse per cose fuori del comune quali lo studio dell'archeologia teutonica, i crani delle razze inferiori e l'eugenetica della razza dominatrice. Un osservatore straniero tuttavia trovava difficoltà a mettersi in contatto con questi strani individui, sebbene si potesse qualche volta incontrare lo stesso Heydrich, tipo arrogante, glaciale e spieiato, in un night-club di Berlino circondato da alcuni dei suoi giovani e biondi sicari. Essi si 300 Trionfo e consolidamento tenevano nell'ombra non solo per la stessa natura del loro lavoro, ma anche perché nel 1934 e 1935, alcuni di loro che avevano avuto la funzione di spie contro Rohm e i suoi seguaci dell'SA, erano stati uccisi da una banda segreta che si autodefiniva " i vendicatori di Rohm " e che aveva avuto cura di appuntare quel nome sui loro cadaveri. Uno dei compiti interessanti, se pure di minore importanza, del SD era di accertare chi votava " no " ai plebisciti di Hitler. Fra i numerosi documenti di Norimberga si trova un rapporto segreto del SD di Kochem sul plebiscito del io aprile 1938: Si allega copia col numero delle persone che dettero voto negativo o nullo a Kappel. Il controllo fu effettuato nel modo seguente: alcuni membri del comitato elettorale contrassegnarono con dei numeri tutte le schede. Durante le votazioni venne fatta una lista dei votanti. Le schede furono distribuite in ordine numerico, perciò fu possibile più tardi... identificare le persone che avevano dato voto negativo o nullo. Il contrassegno era stato fatto sul retro della scheda con latte scremato. Si acclude pure la scheda consegnata dal parroco protestante Alfred Wolfers22. Il 16 giugno 1936, per la prima volta nella storia della Germania, fu istituita una polizia unificata per l'intero Reich (in precedenza la polizia era stata organizzata separatamente da ciascuno Stato), e Himmler fu nominato capo della polizia tedesca. Ciò equivaleva a mettere la polizia nelle mani delle SS, il cui potere era rapidamente cresciuto dopo la soppressione della " rivolta " di Rohm. Non solo era diventata la guardia pretoriana, l'unico braccio armato del partito, l'elite dai cui ranghi venivano scelti i futuri capi della nuova Germania, ma possedeva ora il potere poliziesco. Il Terzo Reich, com'è inevitabile nello sviluppo di tutte le dittature totalitarie, era divenuto uno Stato poliziesco. // governo nel Terzo Reich. Sebbene la Repubblica di Weimar fosse stata abbattuta, la costituzione di Weimar non fu mai ufficialmente abrogata da Hitler. In effetti, e per ironia, Hitler basava la " legalità " del suo governo sulla disprezzata costituzione repubblicana. Perciò migliaia di decreti legge - non vi erano altre leggi nel Terzo Reich - fecero esplicito richiamo al decreto presidenziale di emergenza del 28 febbraio 1933 "per la protezione del popolo e dello Stato", che Hindenburg aveva firmato in base all'articolo 48 della costituzione. Si Pagina 211
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ricorderà che l'anziano presidente fu indotto con l'inganno a firmare il decreto il giorno successivo all'incendio del Reichstag, quando Hitler lo assicurò che c'era grave pericolo di una rivoluzione comunista. Il decreto, che sospendeva tutti i diritti civili, rimase in vigore per tutta la durata del Terzo Reich, permettendo al Fùhrer di governare con una specie di continua legge marziale. Il secondo pilastro della " costituzionalità " del governo di Hitler fu la legge che il Reichstag aveva votato il 24 marzo 1933 con la quale cedeva al La vita nel Terzo Reich 301 governo nazista le sue funzioni legislative. Questa legge fu da allora regolarmente rinnovata ogni quattro anni da un Reichstag esautorato: mai pensò infatti il dittatore ad abolire questa istituzione un tempo democratica, ma solo a renderla non-democratica. Il Reichstag si riunì solo dodici volte prima della guerra, " promulgò " solo quattro leggi *, non tenne mai dibattiti o votazioni, e non ascoltò mai nessun discorso se non di Hitler. Dopo i primi mesi del 1933 cessarono nel gabinetto le discussioni importanti, le riunioni divennero sempre più rare dopo la morte di Hindenburg nell'agosto del 1934, e dopo il febbraio del 1938 il gabinetto non fu mai convocato. Tuttavia, i singoli membri del gabinetto godevano del notevole privilegio di essere autorizzati a promulgare decreti che, con l'approvazione del Fùhrer, divenivano automaticamente leggi. Il consiglio segreto di gabinetto (Geheimer Kabinettsrat), istituito con grande clamore nel 1938, forse per fare impressione sul primo ministro Chamberlain, esistette solo sulla carta: non si riunì neppure una volta. Il Consiglio di Difesa del Reich (Reichsverteidigungsrat], istituito nei primi tempi del regime in qualità di comitato per i programmi di guerra, sotto la presidenza di Hitler, si riunì ufficialmente solo due volte, sebbene alcune delle sottocommissioni fossero anche troppo attive. Molte delle funzioni del gabinetto furono delegate a speciali sezioni, quali l'Ufficio del sostituto del Fùhrer (Hess, e più tardi, Martin Bormann), l'Ufficio dei plenipotenziari per l'economia di guerra (Schacht) e l'amministrazione (Frick) e l'Ufficio del delegato per il piano quadriennale (Goring). Inoltre vi erano quelli noti col nome di " uffici supremi del governo " e " uffici amministrativi nazionali ", molti dei quali erano organizzazioni superstiti della Repubblica. Vi erano in tutto circa quarantadue uffici esecutivi del governo nazionale sotto la diretta giurisdizione del Fùhrer. Le diete e i governi dei singoli Stati della Germania furono aboliti, come abbiamo visto, durante il primo anno di regime nazista, quando il paese fu accentrato, e le amministrazioni degli Stati, ridotti a province, furono nominate da Hitler. L'autogoverno locale, l'unico campo in cui era sembrato che i tedeschi stessero facendo reali progressi verso la democrazia, fu pure abolito. Una serie di leggi, emesse tra il 1933 e il 1935, privarono le municipalità della loro autonomia locale, ponendole sotto il diretto controllo del ministro degli Interni del Reich, che nominò i loro sindaci (se avevano una popolazione superiore ai 100 ooo abitanti) e le riorganizzò in base al principio autoritario. Nelle città inferiori ai 100 ooo abitanti, i sindaci venivano nominati dai governatori provinciali. A Berlino, Amburgo, e Vienna (dopo il 1938, anno in cui l'Austria fu occupata) Hitler concesse il diritto di nominare propri borgomastri. Gli uffici attraverso i quali Hitler esercitava i suoi poteri dittatoriali consistevano in quattro cancellerie: la cancelleria del presidente (sebbene il tito* La legge per la ricostruzione del 30 gennaio 1934, e le tre leggi antisemitiche di Norim-berga del 15 settembre 1933. 3O2 Trionfo e consolidamento lo cessasse di esistere dopo il 1934), quella del cancelliere (titolo abbandonato nel 1939), quella del partito, e una quarta conosciuta come la cancelleria del Fiihrer, che si occupava dei suoi affari personali e adempiva compiti speciali. In verità, Hitler si annoiava delle piccole e monotone incombenze del governo e, dopo aver consolidato la sua posizione in seguito alla morte di Hindenburg, le lasciò largamente ai suoi aiutanti. A vecchi compagni di partito come Gbring, Goebbels, Himmler, Ley e Schirach fu data carta bianca per crearsi sfere di potere personale e, quasi sempre, di profitto. A Schacht fu data dapprima l'autorità di usare qualsiasi artificio per procurare il denaro richiesto dalle spese del governo sempre in aumento. Ogni qualvolta questi uomini si scontravano nella suddivisione del potere o del bottino, interveniva Hitler: al Fiihrer queste dispute non dispiacevano, anzi spesso le incoraggiava, perché esse davano Pagina 212
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt più importanza alla sua posizione di supremo arbitro e impedivano coalizioni contro di lui. Così egli sembrava dilettarsi allo spettacolo di tre persone in lotta tra di loro nel campo della politica estera: Neurath, ministro degli Esteri, Rosenberg, capo del dipartimento degli affari esteri del partito, e Ribbentrop, che aveva il suo personale " Rib-bentrop Bureau ". Ognuno di questi tre uomini era alle prese con gli altri due, e Hitler li tenne in questa situazione, conservando i loro uffici rivali, finché alla fine scelse l'ottuso Ribbentrop quale ministro degli Esteri ed esecutore dei suoi ordini nel campo degli affari esteri. Tale era il governo del Terzo Reich, organizzato da cima a fondo in base al cosiddetto principio dell'autorità del Fuhrer (Fùhrerprinzip). La sua vasta e ipertrofica burocrazia aveva ben poco dell'efficienza di solito attribuita al popolo tedesco: avvelenato com'era dalla corruzione, assediato da una costante confusione e da micidiali rivalità aumentate dalla disordinata interferenza dei potentati del partito e reso spesso impotente dal terrore della Ge-stapo. Alla sommità di questa struttura gerarchica stava il vagabondo austriaco di un tempo, divenuto ora, ad eccezione di Stalin, il più potente dittatore del mondo. Come fece presente il dottor Hans Frank a una riunione di avvocati nella primavera del 1936, " esiste ora in Germania una sola autorità, l'autorità del Fuhrer " ". Con questa autorità Hitler aveva rapidamente distrutto coloro che gli si opponevano, unificato e nazificato lo Stato, irreggimentate le istituzioni e la cultura del paese, soppresso la libertà individuale, abolito la disoccupazione e messo in movimento le ruote dell'industria e del commercio: conquiste non trascurabili dopo solo tre o quattro anni di potere. Ora egli si volgeva, anzi si era già volto, alle due grandi passioni della sua vita: indirizzare la politica estera tedesca verso la guerra e la conquista, e creare una potente macchina militare che gli permettesse di raggiungere la meta propostasi. È ora giunto il momento di venire al racconto - documentato più di ogni altro nella storia moderna - di come quest'uomo straordinario, a capo di una nazione così grande e potente, si sia accinto a perseguire i suoi fini. 1
LEO STEIN, / Was in Hell with Niemotter, p. 109. 2 NEUMANN, Behemoth, p. 109. Egli dice che le citazioni sono tratte dal programma delle ricerche sull'antisemitismo dell'Istituto di Ricerche Sociali, pubblicato in Studies in Philosophy and Social Science, 1940. 3 RAUSCHNING, The Voice of Destruction, p. 54. 4 STEWART w. HERMAN, JR, It's Your Souìs we Want, pp. 157-58. Herman fu pastore della Chiesa americana di Berlino dal 1936 al 1941. 5 II testo è dato da HERMAN, op. cit., pp. 297-300; si trova anche nel " Times " di New York del 3 gennaio 1942. 6 Deposizione giurata del 19 novembre 1945: NCA, V, pp. 735-36 (ND, 3oi6-PS). 1 La maggior parte dei corrispondenti da Berlino teneva una collezione di tali gemme. La mia l'ho persa. Le citazioni sono tratte da PHILIPP LENARD, Deutsche Physik, prefazione; WALLACE DEUEL, People under Hitler; WILLIAM EBENSTEIN, The Nazi State. 8 WILHELM RÒPKE, The Solution of thè German Problem, p. 61. ' Citato in FREDERIC LILGE, The Abuse of Learning: thè Fatture of thè German University, P- 170. 10 Gli antenati americani di Schirach sono stati indicati da Douglas M. Kelley, psichiatra americano che svolse la sua attività nella prigione di Norimberga durante il processo dei principali criminali di guerra, nel suo libro: 22 Cells in Nuremberg, pp. 86-87. " " Reichsgesetzblatt ", 1936, parte prima, p. 933. Citato in NCA, III, pp. 972-73 (ND I392-PS). 12 Dal suo libro Basic Facts far a History of German War and Armament Economy, citai in NCA, I, p. 350 (ND, 23"-PS). " Per il rapporto del Ministero del 30 settembre 1934: NCA, VII, pp. 306-9 (ND, EC-I28' pel rapporto di Schacht del 3 maggio 1935: NCA, III, pp. 827-30 (ND, u68-PS); per il tesi della legge segreta per la difesa del Reich: NCA, IV, pp. 934-36 (ND, 226i-PS). 14 NCA, VII, p. 474 (ND, EC-4I9). 15 THYSSEN, I Paid Hitler, pp. xv, 157. Pagina 213
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Citato da NEUMANN, Behemoth, p. 432. EBENSTEIN, Op. CÌt., p. 84. NCA, III, pp. 568-72 (ND, 787, 788-PS). The Third Reich, ed. da Baumont eoe., p. 630. 20 Frase di Eugen Kogon. Cfr. il suo libro Der S.S.-Staatdas System der deutschen Konzentrationslager, di cui è uscita in inglese una traduzione alquanto abbreviata col titolo The Theory and Practice of Hell. È il miglior studio sui campi di concentramento nazisti finora apparso. In essi Kogon trascorse sette anni. 21 Citato in NCA, II, p. 258 (ND, i8j2-PS). 22 NCA, Vili, pp. 243-44 (ND, R-i42). 23 " Volkischer Beobachter " del 20 maggio 1936. 16 17 18 19
libro terzo
VERSO LA GUERRA MONDIALE
IX. I PRIMI PASSI (1934-1937) Le direttrici fondamentali dell'azione di Hitler nei primi due anni di potere furono tre: predicare la pace, prepararsi segretamente alla guerra e procedere, in politica estera e nel riarmo clandestino, con tale prudenza da evitare un intervento militare preventivo contro la Germania da parte delle potenze vincitrici che avevano imposto la pace di Versailles. Hitler passò un brutto momento quando il 25 luglio 1934 i nazisti assassinarono a Vienna il cancelliere austriaco Dollfuss. Verso mezzogiorno, 154 elementi dell'89* Slanciarle delle SS, indossanti uniformi dell'esercito austriaco, irruppero nella Cancelleria federale e spararono a bruciapelo su Dollfuss colpendolo alla gola. Nel frattempo, a pochi isolati dalla Cancelleria, altri nazisti si erano impadroniti della stazione radio e diffondevano la notizia delle dimissioni di Dollfuss. Hitler apprese queste notizie mentre assisteva alla rappresentazione dell'Oro del Reno, all'annuale festival wagneriano di Bayreuth. Esse ebbero un notevole effetto su di lui. Friedelind Wagner, nipote del grande compositore che sedeva nell'attiguo palco di famiglia, ne fu testimone. In seguito essa riferì che due aiutanti di Hitler, Schaub e Briick-ner, restarono in comunicazione con Vienna per mezzo di un telefono installato all'entrata del palco della famiglia Wagner, e comunicarono a bassa voce le ulteriori notizie a Hitler. Dopo la rappresentazione il Fiihrer continuò ad essere eccitatissimo. L'euforia aumentò man mano che ci comunicava le terribili notizie... Sebbene non riuscisse a togliersi dal volto quell'espressione agitata, Hitler, come al solito, ordinò il pranzo al ristorante con ogni cura. " Devo andarmene per un'ora a farmi vedere in giro, - disse, - altrimenti penseranno che ho qualcosa a che fare con tutta questa faccenda " '. Né si sarebbe stati lontani dalla verità. Si ricorderà che nel primo paragrafo del Mein Kampf, Hitler aveva scritto che la riunione dell'Austria alla Germania era " un compito da perseguirsi con ogni mezzo, per tutta la nostra vita ". Appena divenuto cancelliere, egli aveva nominato un deputato al Reichstag, Theodor Habicht, ispettore del partito nazista austriaco, e poco dopo aveva insediato a Monaco Alfred Frauenfeld, il capo-partito austriaco in esilio volontario, perché ogni sera alla radio incitasse i suoi camerati di Vienna ad abbattere Dollfuss. Nei mesi precedenti il luglio 1934, i nazisti 308 Verso la guerra mondiale austriaci avevano diffuso il terrore in Austria facendo saltare ferrovie, stazioni elettriche ed edifici governativi con dinamite ed armi fornite dalla Germania, e assassinando i sostenitori del regime clerico-fascista di Dollfuss. Infine Hitler aveva approvato la formazione di una legione austriaca, che, forte di parecchie migliaia di uomini, si accampò in Baviera nelle vicinanze della frontiera, pronta a varcarla e ad occupare l'Austria al momento opportuno. Dollfuss morì per le ferite riportate alle sei del pomeriggio. Il colpo di mano nazista però fallì, soprattutto per l'imperizia dei cospiratori che si erano impadroniti della Cancelleria. Le forze governative, guidate dal dottor Kurt von Schuschnigg, ripresero rapidamente il controllo della situazione, e i Pagina 214
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ribelli, nonostante la promessa di salvacondotto per la Germania, ottenuta per l'intervento dell'ambasciatore tedesco, vennero arrestati. Tredici di loro furono impiccati più tardi. Nel frattempo Mussolini, al quale Hitler soltanto un mese prima a Venezia aveva promesso di lasciar in pace l'Austria, provocò una certa inquietudine a Berlino facendo schierare quattro divisioni al Brennero. Hitler fece subito marcia indietro. La versione della notizia preparata per la stampa dall'agenzia di informazioni ufficiale tedesca, DNB, in cui ci si rallegrava per la caduta di Dollfuss e si annunciava che il sorgere della " più grande Germania " ne sarebbe stata l'inevitabile conseguenza, fu frettolosamente ritirata a mezzanotte, e sostituita con un altro comunicato che esprimeva rammarico per il " crudele assassinio " e dichiarava trattarsi, in ogni caso, di fatti riguardanti esclusivamente l'Austria. Habicht fu destituito, l'ambasciatore tedesco a Vienna fu richiamato e congedato, e von Papen, che appena un mese prima solo per miracolo non aveva fatto la stessa fine di Dollfuss durante la purga del 30 giugno in cui Rohm fu eliminato, venne spedito d'urgenza a Vienna per ristabilire " normali e amichevoli relazioni " secondo le istruzioni di Hitler. L'euforia di Hitler aveva intanto ceduto il posto al timore; secondo Papen, col quale ebbe uno scambio di idee sul modo migliore per superare la crisi, egli avrebbe gridato: "Ci troviamo di fronte a una nuova Sara-jevo "2. Il Fùhrer aveva imparato la lezione. Al pari del putsch della birreria di Monaco del 1923, anche quello nazista di Vienna era stato prematuro. La Germania non era ancora militarmente abbastanza forte per sostenere con le armi una simile impresa: diplomaticamente era poi troppo isolata. Perfino l'Italia fascista si era unita alla Gran Bretagna e alla Francia nel sostenere l'indipendenza dell'Austria. Inoltre, l'Unione Sovietica mostrava per la prima volta un certo interesse ad unirsi all'Occidente in una Locamo dell'Europa orientale, volta a scoraggiare ogni spinta della Germania verso est. Nell'autunno l'URSS entrò nella Società delle Nazioni. In quel cruciale 1934, la prospettiva di dividere le grandi potenze appariva più che mai problematica. Tutto ciò che Hitler potè fare fu di predicare la pace, continuare il suo riarmo segreto e aspettare, tenendo d'occhio le buone occasioni. Oltre al Reichstag, Hitler aveva un altro mezzo per condurre all'estero I primi passi 309 una propaganda falsamente pacifista: la stampa straniera, i corrispondenti, i redattori e i direttori di giornali esteri che cercavano continuamente di intervistarlo. Fra essi vi era Ward Price, l'inglese dal monocolo, col suo giornale, il " Daily Mail " di Londra, sempre pronto a parlare del dittatore in termini a lui graditi. Cosi nell'agosto del 1934, in un'intervista (prima d'una serie che doveva durare fino alla vigilia della guerra), Hitler disse a Price e ai suoi lettori che " non vi sarà più guerra ", che la Germania aveva riportato " un'impressione più profonda di ogni altro paese dei mali derivanti dalla guerra ", che " i problemi della Germania non si possono risolvere con la guerra "3. In autunno, egli ripetè queste dichiarazioni a Jean Goy, capo degli ex combattenti francesi e membro della Camera dei Deputati, che le divulgò in un articolo del quotidiano parigino " Le Matin " ". La violazione del trattato di Versatile*. Intanto Hitler perseguiva infaticabilmente il programma di ricostituzione delle forze armate, cercando di procurarsi le armi necessarie. L'esercito ricevette l'ordine di triplicare entro il io ottobre 1934 i suoi effettivi, portandoli da zoo ooo a 300000 uomini, e nell'aprile di quell'anno il generale Ludwig Beck, capo di Stato maggiore generale fu segretamente informato che il i° aprile dell'anno seguente il Fiihrer avrebbe apertamente istituito la coscrizione generale e denunciato pubblicamente le limitazioni militari imposte dal trattato di Versailles5. Fino ad allora si sarebbe però dovuto mantenere il più rigoroso segreto. Si ammonì Goebbels perché non lasciasse mai comparire nella stampa il termine " Stato maggiore generale ", giacché a Versailles questo corpo era stato proibito. L'annuale lista degli ufficiali dell'esercito tedesco a partire dal 1932 non fu più pubblicata, per evitare che l'aumento dei quadri rivelasse ù vero stato delle cose agli osservatori stranieri. Il generale Keitel, presidente del comitato permanente del Consiglio di Difesa del Reich, così ammoniva i suoi aiutanti fin dal 22 maggio 1933: "Non si dovrà perdere alcun documento, altrimenti la propaganda avversaria ne farà buon uso. Le comunicazioni fatte a voce non possono essere provate; esse si possono sempre negare "'. Anche alla marina si raccomandò di tenere la bocca chiusa. Nel giugno del 1934, Raeder ebbe una lunga conversazione con il Fiihrer e prese i seguenti Pagina 215
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt appunti: Istruzioni del Fiihrer: non si deve parlare di navi da 25-26 ooo tonnellate, ma solo di navi da io ooo tonnellate migliorate... Il Fuhrer esige il massimo segreto per tutto ciò che riguarda la costruzione dei sommergibili7. La marina aveva infatti iniziato la costruzione di due incrociatori da battaglia da 26 ooo tonnellate (superanti di 16 ooo tonnellate il limite posto a Versailles), noti in seguito coi nomi di Scharnhorst e Gneisenau. Durante la Repubblica di Weimar parti di sommergibili - navi la cui costru310 Verso la guerra mondiale zione era stata proibita a Versailles - erano state fatte costruire segretamente in Finlandia, Olanda e Spagna. Ora Raeder cominciò a far montare a Kiel le parti e gli scafi di una dozzina di sommergibili; e quando vide Hitler nel novembre del 1934, gli chiese il permesso di costruirne sei " in tempo per far fronte alla situazione critica del primo trimestre del 1935 " (evidentemente anche Raeder era al corrente di ciò che Hitler intendeva fare in quell'epoca), ma il Fiihrer rispose semplicemente che " lui stesso gli avrebbe detto quando la situazione sarebbe divenuta propizia per l'inizio del montaggio " '. Nello stesso incontro avendo Raeder notato che, a parte il personale marittimo triplicato, il nuovo programma di costruzioni navali avrebbe richiesto molto più denaro di quanto ve ne fosse a sua disposizione, Hitler gli disse di non preoccuparsi: in caso di bisogno, avrebbe chiesto al dottor Ley di mettere a disposizione della marina 120-150 milioni del Fronte del Lavoro; " perché anche in tal modo il denaro sarebbe andato a beneficio dei lavoratori " '. Così i contributi dei lavoratori tedeschi furono destinati a finanziare il programma navale. Anche Gbring, in quei giorni, ebbe molto da fare per organizzare l'aeronautica militare. Come ministro dell'Aviazione - aviazione civile, ufficialmente - egli fece lavorare i costruttori a progetti di aerei da guerra. Inoltre cominciò subito l'addestramento dei piloti militari, dietro il paravento della cosiddetta " lega per gli sport aerei ". Visitando in quei giorni le zone industriali della Ruhr e della Renania si restava colpiti dagli intensi preparativi di riarmo, specialmente da parte della Krupp, la quale da tre quarti di secolo era la principale fabbrica d'armi tedesca, e della IG-Farben, il grande trust di prodotti chimici. Sebbene gli Alleati avessero vietato ai Krupp di continuare a fabbricare armi, dopo il 1919 la società non era rimasta in ozio. Come Krupp ebbe a vantarsi nel 1942, allorché l'esercito tedesco occupò la maggior parte dell'Europa, " i principi fondamentali dell'armamento e il disegno della torretta dei carri armati erano già stati elaborati nel 1926... Delle armi in uso nel 1939-41, le più importanti erano già pronte nel 1933 ". Nella prima guerra mondiale, quando il rifornimento normale di nitrati dal Cile fu impedito dal blocco britannico, gli scienziati della IG-Farben avevano salvato la Germania da un disastro prematuro con l'invenzione di un processo per fissare l'azoto dell'atmosfera, ottenendo nitrati sintetici. Ora, sotto Hitler, questo trust si impegnò a rendere autosufficiente la Germania nel settore della benzina e della gomma, senza le quali era impossibile combattere una guerra moderna e che, fino allora, erano state importate. In effetti il problema di ricavare la benzina sintetica dal carbone era stato già risolto dai chimici della società prima del 1930. Dopo il 1933 il governo nazista diede il via alla IG-Farben, che ebbe l'ordine di far salire la sua produzione di carburante sintetico a 300 ooo tonnellate annuali entro il 1937. Prima di questa data, la società aveva anche trovato il modo di produrre la gomma sintetica dal carbone e da altri prodotti di cui la Germania disponeva a sufficienza, ed era stato I primi passi 311 installato a Schkopau il primo di un gruppo di quattro impianti per la produzione su vasta scala della buna (così era denominata la gomma artificiale). All'inizio del 1934, il comitato operativo del Consiglio di Difesa del Reich approvò il piano di militarizzazione di circa 240 ooo impianti destinati alla produzione bellica. Alla fine di quello stesso anno il riarmo, in tutte le sue fasi, era divenuto così imponente che non c'era più modo di nasconderlo alle sospettose e inquiete potenze che avevano dettato la pace di Versailles. Queste potenze, con alla testa la Gran Bretagna, erano già propense a riconoscere come un fatto compiuto il riarmo tedesco, ormai palese nonostante le speranze di Hitler. Esse avrebbero concesso a Hitler una completa parità di armamento in cambio della partecipazione della Germania a una sistemazione generale dell'Europa che contemplasse una Locamo orientale, per garantire ai Pagina 216
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt paesi dell'est - specialmente alla Russia, alla Polonia e alla Cecoslovacchia una sicurezza pari a quella di cui godevano le nazioni occidentali in base al trattato di Locamo; naturalmente anche la Germania avrebbe avuto le stesse garanzie di sicurezza. In effetti nel maggio del 1934, Sir John Simon, ministro degli Esteri britannico, che doveva degnamente precedere Neville Chamberlain nell'incapacità a comprendere le vere intenzioni di Hitler, propose la parità di armamento per la Germania. I francesi respinsero recisamente tale proposta. I progetti per un equilibrio generale, che includesse anche la parità d'armamento e la convocazione di una Locamo orientale, furono riproposti di concerto dai governi britannico e francese nei primi giorni del febbraio 1935. Il mese prima, e precisamente il 13 gennaio, gli abitanti della Saar avevano votato quasi unanimemente (477 ooo voti contro 48 ooo) per il ritorno al Reich del loro piccolo territorio, ricco di carbone, e Hitler aveva colto tale occasione per dichiarare pubblicamente che la Germania non aveva ulteriori rivendicazioni territoriali da avanzare nei confronti della Francia, il che significava implicitamente l'abbandono delle pretese tedesche sull'Alsazia e la Lorena. Nell'atmosfera di ottimismo e di buona volontà determinata dalla restituzione pacifica della Saar alla Germania e dalle dichiarazioni di Hitler, vennero ufficialmente sottoposte a Hitler le proposte anglo-francesi, all'inizio del febbraio 1935. La risposta di Hitler del 14 febbraio fu alquanto vaga e, dal suo punto di vista, giustificata. Egli dimostrò di apprezzare il fatto che si lasciasse alla Germania la libertà di riarmarsi apertamente, ma fu evasivo circa l'accoglimento da parte tedesca della proposta di una Locamo orientale. Ciò per Hitler avrebbe significato legarsi le mani proprio in quell'area dove, secondo quanto egli aveva sempre sostenuto, la Germania poteva trovare il suo Lebensraum. Non si sarebbe potuta staccare, in quest'occasione, la Gran Bretagna dalla Francia che, con i suoi patti di mutua assistenza con la Polonia, la Cecoslovacchia e la Romania, era la potenza più direttamente interessata alla sicurezza nell'Europa orientale? Hitler probabilmente pensò a tale possibilità perché nella sua cauta risposta propose che conversazioni bilaterali precedessero le conferenze ufficiali, sicché invitò gli inglesi a Ber312 Verso la guerra mondiale lino per trattative preliminari. Sir John Simon fu subito d'accordo e si stabilì un incontro a Berlino per il 6 marzo. Due giorni prima di tale data, la pubblicazione di un libro bianco inglese provocò alla Wilhelmstrasse un'ondata di simulata indignazione. In realtà, tale libro bianco colpì la maggior parte degli osservatori stranieri a Berlino come documentazione oggettiva sul riarmo clandestino della Germania, che, accelerandosi, aveva spinto la Gran Bretagna a procedere a un modesto aumento del proprio. Comunque pare che Hitler si adirasse assai per tale pubblicazione. Proprio alla vigilia della sua partenza per Berlino, Neurath informò Simon che il Fùhrer aveva un " raffreddore " e che le conversazioni dovevano essere rinviate. Fosse o no indisposto, Hitler ebbe di certo un lampo di genio: sarebbe stato imbarazzante avere intorno a sé Simon e Eden alla vigilia dell'audace iniziativa che egli stava per prendere. Hitler, infatti, pensò di aver trovato un pretesto per assestare al Diktat di Versailles un colpo mortale. A causa della scarsità di giovani leve nate durante la prima guerra mondiale, il governo francese proprio allora aveva presentato un progetto di legge per prolungare il servizio militare da diciotto mesi a due anni. Il io marzo Hitler compì una mossa diplomatica per saggiare l'animo degli Alleati. Fu chiamato a Berlino l'accomodante Ward Price, al quale Goring in un colloquio dichiarò ufficialmente ciò che ormai tutto il mondo già sapeva, ossia che la Germania possedeva un'aviazione militare. Hitler attese fiduciosamente la reazione di Londra a questa trasgressione unilaterale dei patti di Versailles. Fu proprio la reazione che egli si aspettava: Sir John Simon annunciò ai Comuni che contava sempre di recarsi a Berlino. La sorpresa del sabato. Sabato 16 marzo (gran parte delle sorprese preparate da Hitler caddero di sabato), il cancelliere promulgò una legge che istituiva la coscrizione generale e decretava la formazione di un esercito per il tempo di pace composto di dodici corpi d'armata e di trentasei divisioni: circa mezzo milione di uomini in tutto. Ciò significava la fine delle restrizioni militari di Versailles, a meno che la Francia e la Gran Bretagna, reagendo, non fossero intervenute. Come Hitler si era aspettato, Francia e Inghilterra protestarono, ma non agirono. Anzi il governo britannico si affrettò a chiedere se Hitler intendesse ancora ricevere il suo ministro degli Esteri, domanda alla quale il dittatore rispose con Pagina 217
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt condiscendenza in senso affermativo. Il 17 marzo - era una domenica - fu per la Germania una giornata di entusiasmo e di celebrazioni. Le catene di Versailles, simbolo della sconfitta e dell'umiliazione della Germania, erano state spezzate. Anche se parte dei tedeschi potevano detestare Hitler per il suo modo piratesco di agire, pure era giocoforza riconoscere che il Fùhrer aveva portato a compimento ciò che nessun governo repubblicano aveva mai osato tentare. Per la maggior I primi passi 313 parte dei tedeschi l'onore della nazione era stato riscattato. Quella domenica era anche il giorno della commemorazione degli Eroi - lo Heldenge-denktag. Recatomi a mezzogiorno all'Opera di Stato dove si svolgeva la cerimonia potei assistere a una scena quale la Germania non aveva più vista dal 1914. L'intera platea era un mare di uniformi: le grige uniformi sbiadite e gli elmetti chiodati del vecchio esercito imperiale mescolati alle divise del nuovo esercito, comprese quelle azzurro ciclo della Luftwaffe che pochi conoscevano. Al fianco di Hitler stava il feldmaresciallo von Mackensen, l'ultimo superstite, nel suo grado, dell'esercito del Kaiser, che indossava la suggestiva divisa degli Ussari della Morte. Potenti riflettori illuminavano il palcoscenico, dove giovani ufficiali, immobili come statue, reggevano le bandiere di guerra della nazione. Dietro di loro, su di un enorme sfondo, pendeva una immensa Croce di Ferro in nero e argento. Formalmente, doveva essere una cerimonia in onore dei caduti tedeschi, ma in realtà fu l'entusiastica celebrazione della fine di Versailles e della rinascita dell'esercito tedesco. I generali erano immensamente felici, come dimostrava l'espressione dei loro volti. Come tutti gli altri erano stati colti di sorpresa, perché Hitler, che aveva trascorso i giorni precedenti nel suo ritiro di montagna di Berch-tesgaden, non si era dato la pena di informarli delle sue intenzioni. Secondo quanto il generale von Manstein testimoniò in seguito a Norimberga, egli e l'ufficiale comandante del Wehrkreis IH (il terzo distretto militare) di Berlino, generale von Witzleben, avevano appreso per la prima volta la decisione di Hitler il 16 marzo dalla radio. Lo Stato maggiore generale avrebbe preferito cominciare con un esercito più ridotto. Manstein testimoniò : Se il suo parere fosse stato richiesto, lo Stato maggiore generale avrebbe proposto la creazione di venturi divisioni... Il numero di trentasei divisioni fu una spontanea decisione di Hitler '". A questo punto si ebbe una serie di vuote azioni dimostrative delle altre potenze, che avrebbero dovuto servire d'ammonimento a Hitler. L'i i aprile, gli inglesi, i francesi e gli italiani si riunirono a Stresa, condannarono l'azione della Germania e riconfermarono la loro volontà di difendere l'indipendenza dell'Austria e il patto di Locamo. A Ginevra il consiglio della Società delle Nazioni espresse anch'esso la sua disapprovazione per la precipitosa azione di Hitler e nominò una regolare commissione col compito di suggerire le misure atte a impedire il ripetersi di simili sorprese da parte del dittatore. La Francia, rendendosi conto che la Germania non avrebbe mai dato la sua adesione a una Locamo orientale, firmò in tutta fretta con la Russia un patto di mutua assistenza, mentre Mosca firmava un analogo patto con la Cecoslovacchia. Queste prese di posizione contro la Germania non sembrarono molto incoraggianti; esse impressionarono un certo numero di personalità dell'ambiente del Ministero degli Esteri tedesco e dell'esercito, ma non certo Hit-
314 Verso la guerra mondiale ter. Dopo tutto, il suo gioco era riuscito. Non bisognava però riposare sugli allori: era venuto di nuovo il momento di ostentare amore per la pace, e di considerare il modo per minare e incrinare l'unità delle potenze schieratesi contro di lui, Hitler. La sera del 21 marzo * Hitler al Reichstag tenne un altro discorso " pacifico ", forse il più eloquente e certo uno dei più abili e capziosi tra quanti l'autore di questo libro, che li ascoltò quasi tutti, abbia sentito pronunciare. Hitler sembrava tranquillo; egli ispirava fiducia, e, con sorpresa in chi lo ascoltava, appariva tollerante e conciliante. Non ci furono né risentimenti né sfide nei riguardi delle nazioni che avevano condannato la sua violazione delle clausole militari del trattato di Versailles. Vi fu invece, da parte sua, l'assicurazione che desiderava soltanto pace e comprensione basate sulla giustizia verso tutti. Egli respingeva l'idea stessa della guerra: oltre che Pagina 218
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt orribile, essa è cosa assurda e inutile. Il sangue versato nel continente europeo durante gli ultimi trecento anni, è sproporzionato a quel che ne è derivato per ogni nazione: in fondo la Francia è rimasta la Francia, la Germania la Germania, la Polonia la Polonia, l'Italia l'Italia. Ciò che con lo spargimento di fiumi di sangue è stato conseguito dall'egoismo dinastico, dalla passione politica, dal cieco patriottismo, in fatto di mutamenti politici, anche se in apparenza considerevoli, ha solo toccato la superficie delle nazioni, nel campo dei sentimenti nazionali; non ha sostanzialmente modificato i caratteri fondamentali di esse. Se questi Stati avessero dedicato anche una piccola parte dei loro sacrifici a scopi più sensati, i risultati sarebbero stati certamente maggiori e più duraturi. La Germania, dichiarò Hitler, non aveva la più lontana intenzione di assoggettare altri popoli. Le nostre teorie razziali considerano ogni guerra che miri alla soggezione e alla dominazione di un altro popolo come un'impresa che, prima o poi, muterà e indebolirà intimamente il vincitore e che alla fine lo porterà alla disfatta... Non essendovi più spazi vuoti in Europa, ogni vittoria... può consistere al massimo in un aumento quantitativo degli abitanti di un paese. Nel caso che le nazioni ritengano questo aumento qualcosa di molto importante, esse possono ottenerlo senza lacrime e in un modo molto pili semplice e naturale, incoraggiando la prolificità del popolo. No! In base alle sue convinzioni fondamentali la Germania nazionalsocialista vuole soltanto la pace. E la vuole anche perché si rende conto del fatto, assai semplice ed elementare, che nessuna guerra potrebbe mutare essenzialmente i problemi europei... L'effetto principale di ogni guerra è la distruzione del fiore della nazione... La Germania ha bisogno di pace e vuole la pace! * Qualche ora prima, quello stesso giorno, Hitler aveva già promulgato la legge segreta per la difesa del Reich, che - come abbiamo visto - poneva il dottor Schacht a capo dell'economia di guerra e riorganizzava completamente le forze armate. La Reichsweht dei giorni di Weitnar diede luogo alla Wehrmacht. Hitler, quale Fùhrer e cancelliere, divenne il comandante supremo delle forze armate e Blomberg, ministro alla Difesa, ebbe il nuovo titolo di ministro della Guerra oltre quello di comandante in capo delle forze armate (fu il solo generale che abbia mai avuto questo titolo in Germania). Ognuna delle tre armi ebbe un proprio comandante in capo e un proprio Stato maggiore. Al falso nome di Truppenamt (ufficio per l'esercito) si sostituì quello vero, di Stato maggiore, e il capo di quell'ufficio, il generale Beck, assunse il titolo di capo di Stato maggiore. Questa carica però non aveva lo stesso significato dei tempi del Kaiser, quando il capo di Stato maggiore era effettivamente il comandante in capo dell'esercito tedesco alle dirette dipendenze del " signore della guerra ". / primi passi 315 Hitler continuò a battere su questo punto. Alla fine fece tredici proposte I specifiche per il mantenimento della pace: tali proposte sembrarono meravigliose tanto da creare, non solo in Germania ma anche in tutta l'Europa, un'impressione profonda e favorevole. Ad esse fece precedere un riferi-] mento concreto: La Germania ha solennemente riconosciuto e garantito le frontiere francesi, nei ter-I mini della decisione del plebiscito della Saar... In quell'occasione abbiamo rinunciato a ogni pretesa sull'Alsazia-Lorena, terra per la quale avevamo combattuto due grandi guerre... Senza tener conto del passato, la Germania ha concluso un patto di non-aggressione con la Polonia... Noi terremo fede incondizionatamente a tale patto... Noi riconosciamo nella Polonia la patria di un popolo grande e con una viva coscienza nazionale. Per quanto riguardava l'Austria Hitler disse: La Germania non intende né desidera interferire negli affari interni dell'Austria, non vuole annettersi l'Austria e venire a un Anschluss. I tredic punti di Hitler abbracciavano problemi molto vasti. La Ger mania non poteva ritornare a Ginevra finché la Società delle Nazioni non avesse lasciato cadere il trattato di Versailles. Quando ciò fosse avvenuto e si fosse riconosciuta la piena " uguaglianza di tutte le nazioni ", solo allora - Hitler lasciò capire - la Germania sarebbe rientrata in quella Società. La Germania avrebbe comunque " incondizionatamente rispettato " le clausole non militari del trattato di Versailles, " comprese le disposizioni territo riali ". " In particolare, manterrà e soddisferà tutti gli obblighi derivanti dal trattato di Locamo ". Hitler si impegnò anche a mantenere la zona smi Pagina 219
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt litarizzata della Renania. Sebbene disposta " in ogni momento " a parteci pare a un sistema di sicurezza collettiva, la Germania preferiva il sistema degli accordi bilaterali ed era pronta a concludere patti di non-aggressione con gli Stati confinanti. Era anche disposta ad aderire alle proposte inglesi e francesi per perfezionare con un accordo aereo il trattato di Locamo. Quanto al disarmo, Hitler si dichiarava pronto ad andare fino in fondo: II governo tedesco è disposto ad accettare ogni limitazione che conduca all'aboli zione delle armi pesanti, più adatte a una aggressione, come l'artiglieria pesante e i carri armati pesanti... La Germania si dichiara disposta ad accettare qualsiasi limitazione ri guardante il calibro dell'artiglieria, le navi da battaglia, gli incrociatori e le torpediniere. Il governo tedesco è anche pronto ad accettare una restrizione del tonnellaggio dei sot tomarini, o ad abolirli del tutto... A tale proposito, Hitler lanciò un'esca speciale destinata alla Gran Bre-tagna. Egli si disse disposto a limitare la nuova marina tedesca al 35 per cento delle forze navali britanniche. Con ciò - egli rilevò - i tedeschi resteranno ancora al di sotto del tonnellaggio francese nella misura del 15 per cento. Alle obiezioni, sollevate all'estero, che ciò avrebbe significato soltanto il principio di una serie di pretese tedesche, Hitler rispose: " Per la Germania, questa richiesta è l'ultima e la definitiva ". Poco dopo le dieci di sera, Hitler concluse la sua perorazione: Chiunque in Europa accenda la torcia della guerra desidera soltanto il caos. Ma noi abbiamo la ferma convinzione che nella nostra epoca si realizzerà non già il tramonto 316 Verso la guerra mondiale bensì la rinascita dell'Occidente. È nostra orgogliosa speranza e incrollabile convinzione che la Germania può dare un indistruttibile contributo a questa grande impresa ". Erano melate parole di pace, di ragionevolezza e di conciliazione, ed esse furono bevute avidamente dalle democrazie occidentali, i cui popoli e i cui governi aspiravano al mantenimento della pace a qualsiasi ragionevole condizione, anzi a qualsiasi condizione. Il più autorevole giornale inglese, il " Times " di Londra, le accolse con gioia quasi isterica: ... Il discorso appare ragionevole, franco ed esauriente. Nessuno che lo legga con animo imparziale può dubitare che gli enunciati politici di Hitler siano atti a creare la base di una distensione completa con la Germania - una libera, dignitosa e forte Germania, al posto della Germania prostrata cui sedici anni fa fu imposta la pace... È da sperare che il discorso sia considerato ovunque come una espressione sincera e ponderata della politica tedesca e non come un insieme di vuote parole ". AI pari del governo di Chamberlain, il grande quotidiano, una delle principali glorie del giornalismo inglese, ebbe una parte ambigua nel favorire il disastroso atteggiamento conciliante nei riguardi di Hitler. Agli occhi dell'autore del presente libro, il " Times " fu però ancora meno scusabile del governo: il suo corrispondente berlinese, Norman Ebbutt, finché non venne espulso il 16 agosto 1937, fu una fonte di informazioni sulle mosse e sui propositi di Hitler assai più rivelatrice di quanto non potessero essere altri corrispondenti o diplomatici stranieri, non esclusi gli inglesi. Sebbene gran parte di quel che egli scriveva in quei giorni per il " Times " da Berlino non venisse pubblicato * - fatto di cui egli spesso si lamentava con chi scrive e che fu in seguito confermato - i redattori del quotidiano londinese leggevano tutte le sue corrispondenze, e sapevano quindi che cosa si stava preparando nella Germania nazista e quanto fossero ingannevoli le grandiose promesse di Hitler. Non meno del " Times ", il governo britannico aveva gran desiderio di credere " sincere e ponderate " le proposte di Hitler, specialmente quella secondo cui la Germania si sarebbe impegnata a mantenere una flotta pari solo al 35 per cento di quella britannica. In occasione della rimandata visita del ministro degli Esteri britannico e di Eden, alla fine di marzo Hitler aveva già accennato astutamente a Sir John Simon che si sarebbe potuto facilmente studiare tra le due potenze un accordo navale destinato a garantire la preminenza inglese. Ora, nel suo discorso del 21 Pagina 220
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt maggio, egli rinnovava l'offerta in forma pubblica e specifica - una flotta tedesca di tonnellaggio non superiore al 35 per cento di quella inglese - e fece in modo di usare nei riguardi dell'Inghilterra un linguaggio * " Faccio del mio meglio, notte e giorno, per escludere dal giornale tutto ciò che possa urtare la loro suscettibilità ", cioè quella tedesca, scriveva Geoffrey Dawson, editore del " Times ", il 23 maggio 1937, al suo corrispondente da Ginevra, H. G. Daniels, che aveva preceduto Ebbutt a Berlino. " In quanto è stato scritto da molti mesi non riesco proprio di trovare niente che possa suscitare reazioni da parte loro considerandolo come un commento poco leale " (JOHN ÈVE-LYN WRENCH, Geoffrey Dawson and our Times). I primi passi 317 particolarmente amichevole. " La Germania, - disse, - non ha né l'intenzione, né la necessità, né la possibilità di partecipare a una corsa al riarmo navale ". Di certo non sfuggì agli inglesi che l'allusione si riferiva al periodo precedente il 1914, quando Tirpitz, entusiasticamente appoggiato da Guglielmo II, aveva allestito una flotta d'alto mare in grado di gareggiare con quella inglese. " II governo tedesco, - continuò Hitler, - riconosce l'assoluta importanza vitale, e quindi la necessità di una preponderante forza navale per la protezione dell'impero britannico... Il governo tedesco ha la sincera intenzione di stabilire e conservare rapporti di amicizia con il popolo e con lo Stato britannico, per evitare per sempre il ripetersi dell'unico scontro che mai si sia avuto tra le due nazioni ". Hitler aveva espresso analoghi giudizi in Mein Kampf, dove aveva rilevato che uno dei maggiori errori del Kaiser era stata la sua ostilità nei confronti dell'Inghilterra e il suo assurdo tentativo di rivaleggiare con gli inglesi in fatto di potenza navale. Con incredibile ingenuità e prontezza il governo britannico abboccò all'amo di Hitler. Ribbentrop, divenuto il messo di Hitler nelle relazioni con l'estero, fu invitato a recarsi in giugno a Londra per conversazioni di carattere navale. Vanitoso e privo di tatto, giunto a Londra, disse agli inglesi che l'offerta di Hitler non prevedeva negoziati: essi dovevano accettarla o respingerla. Gli inglesi l'accettarono senza consultare i loro alleati del fronte di Stresa, cioè Francia e Italia, anch'esse potenze navali, assai preoccupate per il riarmo tedesco e per l'inosservanza delle clausole militari della pace di Versailles, e senza nemmeno informare la Società delle Nazioni che avrebbe dovuto difendere i trattati di pace del 1919. Gli inglesi, dunque, decisero di revocare le restrizioni navali della pace di Versailles, sperando di trame un vantaggio diretto. Anche per i berlinesi più ingenui era chiaro che, permettendo alla Germania di costruire una flotta corrispondente a un terzo di quella inglese, il governo di Londra dava a Hitler la possibilità di allestire con la rapidità consentitagli dai mezzi a disposizione, una flotta che avrebbe tenuto impegnato i cantieri e le acciaierie tedesche per almeno dieci anni. Si trattava pertanto, non già di una limitazione del riarmo tedesco, ma di un incoraggiamento a incrementarlo, nel campo navale, col maggior ritmo consentito dalle possibilità della nazione. Aggiungendo l'offesa al danno già arrecato alla Francia, il governo britannico, mantenendo una promessa fatta a Hitler, rifiutò di comunicare alla sua più stretta alleata quante e quali navi la Gran Bretagna aveva convenuto che la Germania potesse costruire; rivelò soltanto che il tonnellaggio complessivo dei sottomarini tedeschi (la costruzione di sommergibili in Germania era proibita in modo specifico dal trattato di Versailles) sarebbe ammontato al 60 per cento di quello britannico, e sarebbe salito al 100 per cento se si fossero presentate particolari necessità". In realtà, l'accordo anglo-tedesco autorizzava la Germania a costruire cinque navi da battaglia (il cui tonnellaggio e armamento non doveva essere superiore a quello delle unità inglesi dello stesso tipo, sebbene le cifre ufficiali venissero falsate per 318 Verso la guerra mondiale ingannare Londra), ventun incrociatori e sessantaquattro torpediniere. Non tutte queste unità furono costruite o ultimate prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, ma un buon numero di esse furono pronte in tempo per causare alla Gran Bretagna, insieme con l'azione dei sottomarini, perdite disastrose durante i primi anni della guerra. Mussolini prese debita nota della " perfidia di Albione ". Si poteva allora essere in due a fare il gioco di Hitler. Inoltre il cinico atteggiamento dell'Inghilterra nel tener in nessun conto il trattato di Versailles, lo indusse a credere che Londra non avrebbe dato troppo peso alla violazione della Pagina 221
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt convenzione della Società delle Nazioni. Il 3 ottobre 1935, in dispregio di tale convenzione, gli eserciti italiani invasero l'antico impero montagnoso dell'Abissinia. La Società delle Nazioni, guidata dalla Gran Bretagna con l'appoggio, seppur non troppo entusiasta, della Francia, la quale intuiva che il vero pericolo, prima o poi, sarebbe venuto dalla Germania, votò prontamente a favore dell'applicazione di sanzioni contro l'Italia fascista. Ma si trattava soltanto di sanzioni parziali applicate con esitazione; esse non impedirono a Mussolini di conquistare l'Etiopia e valsero invece a distruggere l'amicizia tra l'Italia, la Gran Bretagna e la Francia, e a metter fine al fronte di Stresa contro la Germania nazista. Chi poteva trarre da questa catena di avvenimenti maggior profitto di Adolf Hitler? Il giorno dopo l'inizio dell'invasione dell'Etiopia da parte italiana, il 4 ottobre, passai la giornata alla Wilhelmstrasse in conversazione con alcuni funzionari del partito e del governo. Un appunto del mio diario, scritto quella sera, riassumeva la pronta ed esatta visione dei fatti da parte tedesca: La Wilhelmstrasse è molto soddisfatta. O Mussolini troverà in Africa ostacoli e difficoltà talmente gravi da indebolire la sua posizione in Europa (donde la via libera per Hitler per impadronirsi dell'Austria, finora protetta dal "duce"), oppure egli vincerà, sfidando Francia e Gran Bretagna, e dimostrandosi in tal modo maturo per un'alleanza con Hitler contro le democrazie occidentali. Nell'uno come nell'altro caso, Hitler ne avrebbe tratto vantaggio ". Il che ben presto doveva dimostrarsi esatto. // colpo di mano in Renania. Nel suo discorso " di pace " tenuto al Reichstag il 21 maggio 1935, che, come abbiamo visto, aveva prodotto una così profonda impressione nel mondo e soprattutto in Gran Bretagna, Hitler aveva detto che nel patto di Locamo era stato introdotto " un elemento di incertezza giuridica ", in seguito al patto di mutua assistenza firmato tra Russia e Francia il 2 marzo a Parigi e il 14 marzo a Mosca ma che alla fine dell'anno, non era stato ancora ratificato dal parlamento francese. In una nota ufficiale al governo francese il ministro degli Esteri tedesco attirò su questo " elemento " l'attenzione di Parigi. I primi passi 319 II 21 novembre l'ambasciatore francese, Francois-Poncet, ebbe una conversazione con Hitler nel corso della quale il Fùhrer si abbandonò a " una lunga tirata " contro il patto franco-sovietico. Francois-Poncet riferì a Parigi la sua convinzione che Hitler intendeva servirsi di questo patto come pretesto per occupare la zona smilitarizzata della Renania. Egli aggiunse: " II solo motivo di esitazione di Hitler riguarda ora la scelta del momento più opportuno per agire "1S. Francois-Poncet, che di tutti gli ambasciatori a Berlino era forse il più informato, sapeva quel che diceva, sebbene fosse certamente all'oscuro del fatto che già la primavera precedente, e precisamente il 2 maggio (diciannove giorni prima che Hitler assicurasse al Reichstag che egli intendeva rispettare il patto di Locamo e le clausole territoriali della pace di Ver-sailles), il generale von Blomberg aveva dato le prime direttive alle tre armi perché fossero preparati i piani per la rioccupazione della Renania smilitarizzata. Il termine cifrato Schulung designò l'operazione che avrebbe dovuto essere " eseguita di sorpresa, fulmineamente ". Il corrispondente piano doveva restare segretissimo, e " solo un numero limitatissimo di ufficiali ne sarebbe stato a conoscenza ". Per maggior segretezza, Blomberg scrisse addirittura l'ordine a mano '"". Si parlò nuovamente dei movimenti militari in Renania il 16 giugno, in occasione della decima riunione del comitato operativo del Consiglio di Difesa del Reich, riunione durante la quale un certo colonnello Alfred Jodl, appena nominato capo dell'ufficio della difesa nazionale, fece un rapporto sui piani, raccomandando il più stretto riserbo: non si sarebbe dovuto mettere per iscritto nulla che non fosse assolutamente necessario, egli ammonì, aggiungendo: "Tutti questi documenti dovranno esser custoditi, senza eccezione, nelle casseforti " ". Durante tutto l'inverno 1935-36 Hitler restò in attesa. Francia e Gran Bretagna erano impegnate nel tentativo di stroncare l'aggressione italiana contro l'Abissinia; Mussolini, però, sembrava riuscisse a spuntarla. Nonostante le tanto vantate sanzioni, la Società delle Nazioni si dimostrava incapace di arrestare un aggressore deciso. A Parigi il parlamento francese pareva non aver Pagina 222
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt troppa fretta di ratificare il patto con l'Unione Sovietica: la destra era sempre più contraria. Hitler pensava che ci fossero molte probabilità che la Camera e il Senato francese respingessero l'alleanza con Mosca, nel qual caso egli avrebbe dovuto cercare un'altra scusa per l'operazione Schulung. Ma il patto, presentato alla Camera francese l'i i febbraio, fu approvato il 27 dello stesso mese con 353 voti favorevoli contro 164 negativi. Due giorni dopo, il i" marzo, Hitler prese la sua decisione, nonostante le apprensioni dei generali, la maggior parte dei quali erano convinti che i francesi avrebbero sbaragliato le modeste forze tedesche raccolte per l'operazione in Renania. Ciò nonostante, il giorno seguente, il 2 marzo 1936, obbedendo alle istruzioni di Hitler, Blomberg emanò ordini ufficiali per l'occupazione della Renania. Disse agli ufficiali superiori delle forze armate che " l'operazione doveva avvenire di sorpresa ". Blomberg prevedeva che 320 Verso la guerra mondiale essa si sarebbe svolta " in modo pacifico ". Qualora i francesi avessero preso le armi, il comandante in capo si " riservava di decidere circa ogni contromisura militare da prendere " ". In realtà, come venni a sapere sei giorni dopo e come dovevano confermare le testimonianze rese dai generali tedeschi a Norimberga, Blomberg aveva già in mente quali sarebbero state queste contromisure: una precipitosa ritirata fino al Reno! Non lo sapevano, però, i francesi, paralizzati dalle lotte interne e propensi al disfattismo, allorché all'alba del 7 marzo piccoli contingenti di forze tedesche, attraversati i ponti sul Reno, penetrarono nella zona smilitarizzata*. Alle io del mattino Neurath, il condiscendente ministro degli Esteri, convocò gli ambasciatori di Francia, Gran Bretagna e Italia, li informò di ciò che avveniva in Renania e consegnò loro una nota ufficiale in cui veniva denunciato il trattato di Locamo, violato da Hitler proprio in quel momento, e venivano presentate nuove proposte di pace. " Hitler schiaffeggiava i suoi awersari, osservò disgustato Francois-Poncet, - e nel contempo dichiarava: io vi porto proposte di pace! "20. Due ore dopo il Fiihrer era alla tribuna del Reichstag davanti a un pubblico delirante, a spiegare il suo desiderio di pace e le sue ultime idee circa il modo di mantenerla. Mi recai al palazzo dell'Opera Kroll: fu uno spettacolo che non dimenticherò mai, a un tempo suggestivo e terribile. Dopo una lunga diatriba sui mali provocati dalla pace di Versailles e sulla minaccia del bolscevismo, Hitler dichiarò con calma che il patto concluso dalla Francia con l'URSS aveva annullato il trattato di Locamo, un trattato che, a differenza di quello di Versailles, la Germania aveva liberamente firmato. Annotai sul mio diario la sera stessa la scena che seguì. " La Germania non si ritiene più vincolata al trattato di Locamo, - dice Hitler. -In nome del diritto elementare del suo popolo alla sicurezza delle frontiere, per la tutela delia sua difesa, il governo tedesco ha ristabilito da oggi l'assoluta, illimitata sovranità del Reich sulla zona smilitarizzata ". A queste parole i seicento deputati, tutti nominati da Hitler e a lui ciecamente devoti, tronfi omiciattoli, dall'occipite protuberante, dai capelli rasati e col pancione, in uniformi brune e pesanti stivali... balzano in piedi come tanti automi, col braccio destro rigido nel saluto nazista, e gridano " Heil!... " Hitler alza la mano invitando al silenzio. Con voce aspra e risonante urla: " Uomini del Reichstag tedesco! " Poi, in un silenzio assoluto, dice: " In quest'ora storica, mentre nelle province occidentali del Reich truppe tedesche stanno marciando verso le loro future guarnigioni di pace, noi tutti ci uniamo in due sacri giuramenti ". Egli non può continuare. Per questa plebaglia " parlamentare ", la notizia che soldati tedeschi stanno già marciando nella Renania è una strepitosa novità. Tutto il militarismo del sangue tedesco va alla testa dei " deputati ". Essi balzano in piedi, gridano e urlano... Le loro mani sono alzate nel saluto servile, i loro volti sono sconvolti dall'isterismo, le loro bocche sono spalancate nel continuo gridare, i loro occhi, accesi di fanatismo, sono fissi sul nuovo dio, il Messia. Il Messia recita la sua parte meravigliosamente: con la te* Secondo la testimonianza fatta da Jodl a Norimberga, solo tre battaglioni attraversarono il Reno, dirigendosi verso Aquisgrana, Treviri e Saarbriicken, e solo una divisione fu impiegata nell'occupazione dell'intero territorio. Le valutazoni fatte dagli informatori alleati furono notevolmente superiori: 3.5 Pagina 223
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ooo uomini, ossia circa tre divisioni. In seguito Hitler confessò: " Di fatto, io non avevo che quattro brigate " ". I primi passi 321 sta china, come per modestia, attende pazientemente che si faccia di nuovo silenzio. Poi la sua voce, ora bassa, soffocata dall'emozione, esprime i due voti: " Giuriamo per primo di non cedere dinanzi a nessuna forza finché non sia stato risollevato l'onore del nostro popolo... In secondo luogo, giuriamo che, più che mai, ci batteremo per una comprensione tra i popoli europei, in particolare per l'amicizia con i nostri vicini occidentali... Noi non abbiamo rivendicazioni territoriali da avanzare in Europa!... La Germania non romperà mai la pace! " Occorse non poco tempo prima che gli applausi cessassero... Alcuni generali si avviarono all'uscita. Nonostante i loro sorrisi, non si poteva fare a meno di notare un certo nervosismo... Mi trovai faccia a faccia col generale von Blomberg... Il suo viso era pallido e le mascelle serrate21. E a ragione. Il ministro della Difesa, che cinque giorni prima aveva diramato, scritto di suo pugno, l'ordine di avanzata, stava perdendo il sangue freddo. L'indomani venni a sapere che egli aveva dato ordine alle sue truppe di ripiegare di nuovo oltre il Reno qualora i francesi avessero opposto resistenza. Invece i francesi si guardarono bene dal muoversi. Dice Francois-Poncet che, in seguito al suo avvertimento del novembre precedente, l'alto comando francese aveva interpellato il governo circa le sue intenzioni in caso che gli ammonimenti dell'ambasciatore fossero risultati fondati. La risposta era stata egli dice - che il governo avrebbe interessato la Società delle Nazioni22. Ciò nondimeno, quando venne sferrato l'attacco, fu il governo francese a voler agire e lo Stato maggiore a tirarsi indietro *. " II generale Gamelin, - dichiara Francois-Poncet, - avvertì che un'operazione militare, anche se su scala limitata, avrebbe comportato rischi imprevedibili e non si sarebbe potuta intraprendere senza proclamare la mobilitazione generale "". Il massimo che il generale Gamelin poteva fare - e che effettivamente fece - era di concentrare tredici divisioni presso la frontiera tedesca, ma solo per rafforzare la linea Maginot. Già questo bastò ad impressionare l'alto comando tedesco: Blomberg, sostenuto da Jodl e dalla maggior parte degli ufficiali superiori, voleva ritirare i tre battaglioni che avevano attraversato il Reno. Jodl testimoniò a Norimberga: "Data la situazione in cui ci trovavamo, le truppe francesi di copertura avrebbero potuto facilmente sbaragliarci " ". Avrebbero certamente potuto farlo, e se lo avessero fatto sarebbe stata la fine di Hitler, e la storia avrebbe conosciuto un diverso e migliore corso, giacché il dittatore non sarebbe potuto sopravvivere a un simile fiasco. Per-sino Hitler lo ammise. " Una ritirata da parte nostra, - egli dichiarò in seguito, - sarebbe equivalsa alla rovina "25. In quella congiuntura, come in molte altre crisi che dovevano seguire, solo i nervi d'acciaio del Fùhrer salvarono la situazione e, con grande sorpresa degli esitanti generali, condussero al successo. Ma non fu, per Hitler, un momento facile. " Le quarantott'ore che seguirono la marcia in Renania, - lo udì dire più tardi il suo interprete, Paul Schmidt, - furono le più tormentose della * Nonostante gli ammonimenti di Francois-Poncet dell'autunno precedente, sembra che l'azione della Germania cogliesse del tutto di sorpresa i governi e gli Stati maggiori della Francia e dell'Inghilterra. 322 Verso la guerra mondiale mia vita. Se in quel momento i francesi avessero invaso la Renania, avremmo dovuto ritirarci con la coda tra le gambe, giacché i mezzi militari a nostra disposizione erano assolutamente inadeguati anche a una modesta resistenza " ". Fidando che i francesi non si sarebbero mossi, Hitler respinse recisamente tutti i consigli di ritirata che gli venivano dall'esitante comando dell'esercito. Il generale Beck, capo dello Stato maggiore generale, voleva che il Fiihrer attenuasse il colpo inferto dichiarando per lo meno che egli non intendeva fortificare l'area a occidente del Reno - consiglio che, raccontò più tardi Jodl, " fu nettamente respinto dal Fuhrer " - per ragioni ovvie, come vedremo27. La proposta di ritirata di Blomberg - disse più tardi Hitler al generale von Rundstedt - era veramente un atto di codardia28. " Che cosa sarebbe successo, - esclamò Hitler in una riunione con i suoi più intimi collaboratori al quartier generale, la sera del 27 marzo 1942, ricordando l'impresa della Renania, - se un altro fosse stato al mio posto a capo del Reich? Chiunque avrebbe perso il controllo dei nervi. Fui costretto a barare, e Pagina 224
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ciò che ci salvò fu la mia incrollabile risoluzione e il mio stupefacente sangue freddo " ". Era vero, ma bisogna anche dire che egli fu aiutato non solo dall'esitazione dei francesi, ma anche dalla passività dei loro alleati inglesi. Il ministro degli Esteri francese, Pierre-Etienne Flandin, si recò in volo a Londra l'i i marzo e chiese al governo britannico di appoggiare la Francia in una controffensiva in Renania. I suoi argomenti furono inefficaci: sebbene la superiorità degli Alleati sui tedeschi fosse schiacciante, l'Inghilterra non volle rischiare la guerra. Lord Lothian fece questo commento: " I tedeschi, dopo tutto, stanno solo entrando nel giardino dietro casa loro ". Già prima che i francesi arrivassero a Londra, il 9 marzo Anthony Eden, divenuto ministro degli Esteri in dicembre, aveva detto ai Comuni: " L'occupazione della Renania da parte della Reichswehr è un grave colpo al principio dell'intangibilità dei trattati. Fortunatamente, - aggiunse, - non abbiamo ragione di temere che questa azione della Germania possa portare a delle ostilità "30. Eppure la Francia, in base al trattato di Locamo, avrebbe avuto diritto di iniziare un'azione militare contro le truppe tedesche presenti nella zona smilitarizzata, e la Gran Bretagna avrebbe dovuto, sempre secondo quel trattato, appoggiarla con le sue forze armate. Il fallimento delle conversazioni di Londra costituì per Hitler una conferma che nel suo nuovo gioco d'azzardo aveva avuto fortuna. Gli inglesi non solo cercarono di evitare il rischio di una guerra, ma prestarono anche fede all'ultima edizione delle " proposte di pace " di Hitler. Nella nota consegnata ai tre ambasciatori il 7 marzo e nel suo discorso al Reichstag, Hitler si era detto disposto a firmare un patto di non-aggres-sione, della durata di venticinque anni, col Belgio e con la Francia, con la garanzia della Gran Bretagna e dell'Italia; a concludere analoghi patti di non-aggressione con le nazioni orientali vicine alla Germania; a prendere accordi per una smilitarizzazione di entrambi i lati della frontiera franco-tedeprimi passi 323 sca e, infine, a rientrare nella Società delle Nazioni. Per giudicare la sincerità di Hitler bastava pensare alla sua proposta di smilitarizzare entrambi i lati della frontiera franco-tedesca: ciò avrebbe costretto la Francia a smantellare la linea Maginot, sua estrema difesa contro un possibile attacco tedesco di sorpresa. A Londra, il tanto stimato " Times ", pur deplorando la precipitata invasione hitleriana della Renania, intitolò il suo articolo di fondo: " Un'occasione per ricostruire ". Retrospettivamente, si può facilmente riconoscere che la fortunata mossa in Renania assicurò a Hitler una vittoria importante e decisiva per le sue vastissime conseguenze, più di quanto si pensasse sul momento. In patria, essa rafforzò la sua popolarità * e il suo potere, portandoli ad altezze mai raggiunte in passato da nessun altro governante tedesco. Accrebbe il suo ascendente sui generali dimostratisi esitanti e deboli in un momento di crisi in cui egli invece aveva tenuto duro, insegnando loro che, in politica estera e anche nelle questioni militari, egli sapeva vedere più chiaramente: i generali avevano temuto che i francesi scendessero in campo, ma Hitler aveva visto in modo più giusto. E infine, e soprattutto, l'occupazione della Renania, benché piccola cosa dal punto di vista militare, aprì la via - come solo Hitler (e, in Inghilterra, soltanto Churchill) sembrò capire - a nuove, più vaste possibilità in un'Europa agitata, dove la situazione strategica era stata irrevocabilmente modificata dal passaggio di tre battaglioni tedeschi sui ponti del Reno. Per contro, retrospettivamente, è altrettanto facile vedere quale disastro per l'Occidente (causa a sua volta di successive e più gravi catastrofi) derivò dal fatto che la Francia non respinse i battaglioni della Wehrmacht e che la Gran Bretagna non l'appoggiò in una iniziativa che non sarebbe stata nulla di più di una banale operazione di polizia. Nel marzo del 1936, alle due democrazie occidentali si presentò l'ultima occasione per arrestare, senza correre il rischio di una seria guerra, il sorgere di una Germania militarizzata, aggressiva e totalitaria, e per provocare la caduta - come ammise lo stesso Hitler - del dittatore nazista e del suo regime. Ma esse si lasciarono sfuggire quest'occasione. * II 7 marzo Hitler aveva sciolto il Reichstag e indette nuove elezioni, Pagina 225
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nonché un referendum sull'azione in Renania. Secondo le cifre ufficiali della votazione del 29 marzo, votarono circa il 99 per cento dei 45 4^3 691 elettori iscritti, e il 98,8 per cento approvò l'azione di Hitler. Corrispondenti stranieri che visitarono le sedi delle votazioni riscontrarono alcune irregolarità (soprattutto votazioni pubbliche anziché segrete) e non v'è dubbio che alcuni tedeschi temettero (a ragione, come abbiamo visto) che un loro voto negativo potesse venire individuato dalla Ge-stapo. Il dottor Hugo Eckener mi disse che sul suo nuovo Zeppelin Hindenburg, cui Goebbels aveva ordinato di fare il giro delle città tedesche come mezzo di propaganda, la votazione a favore quale fu fatta conoscere dal Ministero della Propaganda (quarantadue " sì ") superava di due voti il numero delle persone effettivamente a bordo. Ciò nonostante, questo osservatore, che presenziò alle " elezioni " da un capo all'altro del Reich, non ha alcun dubbio che il voto di approvazione dell'azione di Hitler fu di una schiacciante maggioranza. E perché no? Era logico che la liberazione dai ceppi di Versailles e la marcia dei soldati tedeschi verso una terra che, dopo tutto, era tedesca, venissero approvate da quasi tutti i tedeschi. I voti negativi furono 540 211. 324 Verso la guerra mondiale
Per la Francia, questo fu il principio della fine: i suoi alleati dell'Europa orientale, l'URSS, la Polonia, la Cecoslovacchia, la Romania e la Jugoslavia, si resero ormai conto che essa non si sarebbe opposta con la forza all'aggressione tedesca per mantenere in piedi quel sistema di sicurezza che lo stesso governo di Parigi aveva preso l'iniziativa di costruire tanto laboriosamente. Né era tutto: gli alleati dell'Europa orientale cominciarono a capire che, quand'anche la Francia non si fosse dimostrata cosi passiva, presto essa non sarebbe più stata in grado di prestare loro molto aiuto in seguito alla costruzione a ritmo febbrile, da parte della Germania, di un grande baluardo occidentale lungo la frontiera franco-tedesca. In tal modo, e in breve tempo, la costruzione di questa linea fortificata avrebbe mutato a loro svantaggio la carta strategica dell'Europa. Essi ritenevano poco probabile che la Francia, in caso di attacco della Wehrmacht a oriente, mandasse i suoi giovani a morire contro inespugnabili fortificazioni tedesche, considerato che quella stessa Francia, con le sue cento divisioni, non aveva osato respingere tre battaglioni tedeschi. Ma quand'anche si fosse realizzata questa improbabile eventualità, i risultati sarebbero stati scarsi. D'ora in poi i francesi avrebbero potuto tener impegnato in Occidente soltanto una piccola parte del crescente esercito tedesco. Il resto sarebbe stato libero di operare contro gli Stati dell'Est confinanti con la Germania. L'importanza delle fortificazioni della Renania nella strategia di Hitler, risultò evidente a William C. Bullitt, ambasciatore americano in Francia, quando il 18 maggio 1936 visitò a Berlino il ministro degli Esteri tedesco. Bullitt riferì al Dipartimento di Stato: Von Neurath ha detto che il piano d'azione del governo tedesco non prevedeva alcuna iniziativa nel campo della politica estera prima che " la Renania fosse stata digerita ". Con ciò intendeva dire che, fino a quando non fossero state ultimate le fortificazioni tedesche lungo le frontiere francese e belga, il governo tedesco avrebbe fatto del suo meglio per impedire, anziché incoraggiare, un sovvertimento nazista in Austria, e avrebbe seguito un indirizzo politico pacifico nei riguardi della Cecoslovacchia. " Non appena le nostre fortificazioni saranno costruite e i popoli dell'Europa centrale si renderanno conto che la Francia, anche volendolo, non potrà entrare in territorio tedesco, essi cominceranno a cambiare idea in fatto di politica estera e si formerà un nuovo sistema di alleanze ". Queste sono state le sue parole31. E infatti questo nuovo sistema cominciò a formarsi. " Mentre stavo dinanzi alla tomba del mio predecessore [l'assassinato Dollfuss], - raccontò il dottor Schuschnigg nelle sue memorie, - mi resi conto che se volevo salvare l'indipendenza dell'Austria dovevo orientarmi nel senso di una politica di distensione... Si sarebbe dovuto evitare qualsiasi cosa che potesse offrire alla Germania un pretesto per intervenire e far di tutto per ottenere, in un modo o nell'altro, che Hitler tollerasse lo status quo "32. Il nuovo, giovane, cancelliere austriaco si era sentito incoraggiato dalla Pagina 226
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt pubblica dichiarazione fatta da Hitler, al Reichstag, il 21 maggio 1935: " La Germania né intende né desidera interferire negli affari interni dell'Austria, annettersi l'Austria o venire a un Anschluss " - ed era stato tranI primi passi 325 quillizzato dalla rinnovata volontà, espressa a Stresa da Italia, Francia e Gran Bretagna, di cooperare per la difesa dell'indipendenza austriaca. Ma Mussolini, principale protettore dell'Austria fin dal 1933, si era poi impegnato nell'impresa d'Abissinia e aveva rotto i rapporti con Francia e Gran Bretagna. Allorché i tedeschi marciarono in Renania e cominciarono a fortificarla, il dottor Schuschnigg si rese conto che occorreva fare qualcosa per propiziarsi Hitler. Pertanto egli iniziò i negoziati per un nuovo trattato con l'astuto ambasciatore tedesco a Vienna, von Papen, che, sebbene fosse stato sul punto di essere ucciso dai nazisti durante la purga del 30 giugno, appena arrivato in Austria (nella tarda estate del 1934, dopo l'assassinio di Dollfuss da parte dei nazisti) si era messo al lavoro per minare l'indipendenza dell'Austria e conquistare a Hitler la sua terra natale. " II nazionalsocialismo deve vincere, e vincerà, la nuova ideologia austriaca ", egli aveva scritto a Hitler il 27 luglio 1935, inviandogli un resoconto sul suo primo anno di carica a Vienna ". Nel testo pubblicato, l'accordo austro-tedesco firmato l'i i luglio 1936 sembrava mostrare, da parte di Hitler, una generosità e una tolleranza davvero insolite. La Germania riconfermava il riconoscimento della piena sovranità austriaca e la promessa di non interferire negli affari interni della nazione vicina. L'Austria, in cambio, si impegnava di far sempre valere, in politica estera, il principio di considerarsi " uno Stato germanico ". Ma nel trattato vi erano anche delle clausole segrete34, ed esse contenevano delle concessioni che avrebbero condotto Schuschnigg e il suo piccolo paese al disastro. Egli acconsentì segretamente ad amnistiare i prigionieri politici nazisti in Austria e ad assegnare a rappresentanti della " cosiddetta opposizione nazionale " (eufemismo per dire: ai nazisti o filonazisti) " cariche politiche di responsabilità ". Con ciò di fatto si permetteva a Hitler di introdurre in Austria un cavallo di Troia: in esso, fra poco, avrebbe preso posto Seyss-Inquart, un avvocato viennese che avrà una certa parte nel seguito della narrazione. Sebbene von Papen avesse avuto da Hitler l'approvazione del testo del trattato durante la visita resagli a questo scopo nei primi giorni di luglio, il Fùhrer si adirò moltissimo quando lo stesso von Papen il 16 luglio gli telefonò per informarlo che l'accordo era stato firmato. Scrisse in seguito von Papen: La reazione di Hitler mi lasciò molto sorpreso. Invece di esprimermi la sua gratitudine, si lasciò andare ad una tempesta di insulti. Io l'avevo ingannato mi disse - facendo concessioni eccessive... Era stata tutta una trappola *5. Come si vide poi, la trappola era stata preparata per Schuschnigg, non per Hitler. La firma del trattato austro-tedesco era il segno che Mussolini aveva perduto il controllo dell'Austria. Ci si sarebbe aspettato un peggioramento delle relazioni tra i due dittatori fascisti. Invece accadde proprio l'opposto, in seguito ad alcuni avvenimenti che ora, nel 1936, giocarono a favore di Hitler. 326 Verso la guerra mondiale II 5 maggio 1936 le forze italiane entrarono nella capitale dell'Abissinia, Addis Abeba, e il 4 luglio la Società delle Nazioni capitolò ufficialmente e abolì le sanzioni contro l'Italia. Due settimane dopo, il 16 luglio, Franco organizzò una rivolta militare in Spagna, dando inizio alla guerra civile. Come sempre in quel periodo dell'anno, Hitler si trovava alla stagione operistica di Bayreuth, per assistere al festival wagneriano. La sera del 22 luglio, al ritorno del Fiihrer dal teatro, arrivò a Bayreuth, accompagnato dal capo nazista del luogo, un uomo d'affari tedesco proveniente dal Marocco, con un messaggio urgente di Franco. Il capo dei ribelli spagnoli aveva bisogno di aeroplani e altri aiuti. Hitler convocò immediatamente Goring e il generale von Blomberg, anch'essi a Bayreuth, e quella stessa sera fu deciso di appoggiare la rivolta di Franco36. Sebbene gli aiuti tedeschi a Franco non abbiano mai uguagliato quelli forniti dall'Italia, la quale inviò da sessanta a settantamila soldati e una grande quantità di armi e di aeroplani, pure non furono indifferenti. In seguito i tedeschi calcolarono di aver speso in quell'avventura mezzo miliardo di marchi37, oltre ad aver fornito aeroplani, carri armati, tecnici e la Legione Condor, l'unità aerea che si distinse nella distruzione della città spagnola di Guernica e dei suoi abitanti. Ciò, nel quadro del riarmo tedesco condotto su Pagina 227
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt vasta scala, non fu molto, ma risultò ugualmente un investimento assai vantaggioso per Hitler. La rivolta franchista fece sorgere ai confini della Francia una terza potenza fascista ad essa ostile. Inasprì nella stessa Francia le lotte interne tra destra e sinistra, e ciò contribuì ad indebolire la principale antagonista occidentale della Germania. Soprattutto, essa rese impossibile un riavvicinamento della Gran Bretagna e della Francia all'Italia (eventualità auspicata dai governi di Parigi e di Londra dopo la fine della guerra etiopica), spingendo in tal modo Mussolini nelle braccia di Hitler. Fin dal primo momento, la politica spagnola del Fiihrer fu astuta, ocu lata, lungimirante. Da una lettura dei documenti tedeschi sequestrati dagli Alleati risulta chiaramente come uno degli obiettivi di Hitler fosse quello di prolungare la guerra civile spagnola per mantenere in vita il più a lungo possibile l'antagonismo tra le democrazie occidentali e l'Italia, e attirare a sé Mussolini*. Fin dal dicembre 1936 l'ambasciatore tedesco a Roma, Ulrich von Hassell, che non aveva ancora quella piena conoscenza delle mire e dei metodi nazisti che doveva acquistare in seguito, e che gli costò la vita, aveva riferito alla Wilhelmstrasse: . L'importanza del conflitto spagnolo per quanto riguarda le relazioni dell'Italia con la Francia e l'Inghilterra, può essere paragonata a quella del conflitto abissino, giacché met* Più di un anno dopo, il 5 novembre 1937, Hitler doveva confermare il senso della sua politica spagnola in una conversazione riservata coi suoi generali e col ministro degli Esteri: " Una vittoria di Franco al cento per cento, - disse loro, - dal punto di vista tedesco non era desiderabile. A noi interessava piuttosto che la guerra continuasse e che si mantenesse viva la tensione nel Mediterraneo " 3S. I primi passi 327 te in luce i veri, contrastanti interessi di queste potenze ed impedisce quindi all'Italia di cadere nella rete delle potenze occidentali e di prestarsi alle loro macchinazioni. La lotta per l'egemonia politica in Spagna pone in evidenza la naturale antitesi tra Italia e Francia; in pari tempo, la posizione dell'Italia nel Mediterraneo occidentale viene a trovarsi in contrasto con quella della Gran Bretagna. In tal modo l'Italia finirà per riconoscere chiaramente l'opportunità di affrontare le potenze occidentali fianco a fianco con la Germania 39. Queste furono le circostanze che diedero origine all'asse Roma-Berlino. Il 24 ottobre, in seguito ai colloqui avuti con Neurath a Berlino, il conte Galeazze Ciano, genero di Mussolini e ministro degli Esteri italiano, compì il primo dei suoi numerosi pellegrinaggi a Berchtesgaden. Trovò il dittatore tedesco amichevole ed espansivo. Mussolini - dichiarò Hitler - è " il primo uomo politico del mondo, a cui nessuno può paragonarsi nemmeno lontanamente ". Unite, l'Italia e la Germania sarebbero state in grado di vincere non solo il " bolscevismo " ma anche l'Occidente. Compresa l'Inghilterra! Gli inglesi osservava Hitler - sarebbero forse potuti venire a un'intesa con l'Italia e la Germania unite. Altrimenti con una comune azione le due potenze avrebbero facilmente imposto la loro propria volontà. Hitler fece presente a Ciano che il riarmo tedesco e italiano stava procedendo " molto più rapidamente di quanto non possa il riarmo inglese... Nel termine di tre anni la Germania sarà pronta... "". La data del colloquio è' interessante. Tre anni dopo sarebbe stato l'autunno del 1939. A Berlino il 21 ottobre Ciano e Neurath avevano firmato un protocollo segreto che tracciava per la Germania e l'Italia una linea politica comune nel campo della politica estera. In un discorso a Milano, pochi giorni dopo (il i° novembre), Mussolini accennò pubblicamente all'intesa senza rivelarne il contenuto, e la presentò come un patto che costituiva un " Asse " attorno al quale le altre potenze europee avrebbero potuto " operare di concerto ". L'Asse doveva diventare una formula famosa e, per il " duce ", fatale. Messo nel sacco Mussolini, Hitler rivolse altrove la sua attenzione. Nell'agosto del 1936 egli aveva nominato Ribbentrop ambasciatore tedesco a Londra, nell'intento di esplorare le possibilità di un accordo con l'Inghilterra, alle condizioni da lui stesso imposte. Incompetente e pigro, vanitoso come un pavone, arrogante e privo di ogni senso di humour, Ribbentrop era la persona meno indicata per questa carica. Di ciò Gbring si rese conto: " Quando feci notare che le qualità di Ribbentrop lo rendevano assai poco adatto al compito di trattare il problema inglese, - egli dichiarò più tardi, -il Pagina 228
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fùhrer mi disse che Ribbentrop conosceva Lord Tale e il Ministro Talal-tro. Al che io risposi: " Sì, ma il male è che anche loro conoscono Ribbentrop""41. In effetti, Ribbentrop, pur essendo una figura ben poco brillante, poteva contare a Londra su amicizie influenti. Si diceva a Berlino che tra queste vi fosse la signora Simpson, amica del re. Ma gli sforzi di Ribbentrop agli inizi della sua nuova carica ebbero risultati scoraggianti, e in novembre egli 328 Verso la guerra mondiale tornò in volo a Berlino per portare a conclusione alcune trattative in corso, non riguardanti però i rapporti con l'Inghilterra. Il 25 novembre firmò col Giappone il patto anti-Comintern, con il quale - come egli dichiarò imperturbabile ai corrispondenti (l'autore del presente libro era tra loro) - la Germania e il Giappone si erano unite per difendere la civiltà occidentale. Apparentemente questo patto non sembrava altro che un trucco propagandistico escogitato dalla Germania e dal Giappone per cattivarsi le simpatie internazionali facendo leva sulla generale avversione per il comunismo e sui sospetti che destava il Comintern. Ma anche in questo trattato c'era un protocollo segreto, rivolto in particolare contro l'URSS. Nel caso di un attacco non provocato contro la Germania o il Giappone da parte dell'Unione Sovietica, le due nazioni si impegnavano a consultarsi sulle misure da prendere per " salvaguardare i loro comuni interessi "; inoltre si impegnavano a " non prendere iniziative che potessero avvantaggiare la situazione dell'Unione Sovietica ". Fu pure convenuto che senza mutuo consenso né l'una né l'altra nazione avrebbe stipulato con l'URSS alcun trattato politico contrario allo spirito dell'accordo ". Non doveva passare molto tempo prima che la Germania rompesse l'accordo e accusasse il Giappone - senza motivo - di non rispettarlo. Ma il patto fu utile agli effetti di una certa propaganda tra gli ingenui di tutto il mondo, e riunì per la prima volta tre grandi nazioni " povere " pronte all'aggressione. L'Italia lo firmò l'anno seguente. Il 30 gennaio 1937 Hitler, al Reichstag, annunciò " il ritiro della firma della Germania " dal trattato di Versailles (gesto clamoroso ma privo di senso, giacché il trattato ormai non aveva più nessun valore) e passò in rassegna con orgoglio i risultati dei suoi primi quattro anni di governo. Gli si poteva ben perdonare l'orgoglio, poiché si trattava di un impressionante record nel campo sia della politica interna sia di quella estera. Come abbiamo visto, egli aveva eliminato la disoccupazione, incrementato il movimento degli affari, costituito un esercito, una marina e un'aviazione potenti, mettendo a loro disposizione considerevoli armamenti e proponendosi di fornirne altri ancora, su vasta scala. Privo d'aiuti, aveva infranto le catene del trattato di Versailles e, bluffando, si era fatto strada da solo fino a occupare la Renania. Dapprima completamente isolato, aveva poi trovato un alleato fedele in Mussolini e un altro in Franco, e aveva staccato la Polonia dalla Francia. Cosa forse ancor più importante, aveva ridestato le energie e il dinamismo del popolo tedesco, infondendo alla nazione una nuova fiducia e il senso della sua missione di grande potenza mondiale in espansione. Tutti potevano osservare il contrasto esistente tra questa nuova Germania florida, guerriera, audacemente guidata, e le decadenti democrazie d'Occidente, le cui incertezze e i cui tentennamenti sembravano aumentare di mese in mese. Sebbene allarmate, la Gran Bretagna e la Francia non avevano alzato un dito per impedire a Hitler di violare il trattato di pace col riarmo della Germania e l'occupazione della Renania; e non erano state nemmeno capaci di arrestare Mussolini in Abissinia. E ora, all'inizio del I primi passi 329 1937, esse stavano facendo una meschina figura con i loro inutili tentativi per evitare che la Germania e l'Italia determinassero l'esito della guerra civile spagnola. Era universalmente noto quello che l'Italia e la Germania stavano facendo in Spagna per assicurare a Franco la vittoria; eppure i governi di Londra e di Parigi continuarono per anni a invischiarsi in vani negoziati diplomatici con Berlino e Roma per ottenere il " non-intervento " in Spagna. Era una commedia che pare abbia divertito il dittatore tedesco e che certamente accrebbe il suo disprezzo per i fiacchi capi politici della Francia e della Gran Bretagna - " vermiciattoli ", come egli doveva chiamarli poco dopo, in una storica occasione, quando umiliò nuovamente e con estrema facilità le due democrazie occidentali. Al principio del 1937, né i governi né i popoli della Gran Bretagna e della Francia, e neppure la maggioranza degli stessi tedeschi sembravano rendersi Pagina 229
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt conto che quasi tutto l'operato di Hitler nei suoi primi quattro anni di governo era una preparazione alla guerra. L'autore del presente libro può testimoniare, in base a proprie osservazioni dirette, che fino al i° settembre 1939 i tedeschi erano convinti che Hitler avrebbe ottenuto ciò che egli voleva - e che anch'essi volevano - senza dover ricorrere alla guerra. Ma per Vélite che governava la Germania e occupava le posizioni-chiave, non poteva esservi alcun dubbio su quale fosse l'obiettivo di Hitler. Mentre stava per scadere il periodo quadriennale " di prova " del governo nazista (cosf lo aveva chiamato Hitler) Goring, cui nel settembre 1936 era stata affidata l'organizzazione del piano quadriennale, espose d'un tratto la vera situazione in un discorso segreto tenuto a Berlino agli industriali e agli ufficiali superiori. Egli disse: La lotta verso cui ci awiamo richiede una capacità produttiva colossale. Non si possono contemplare limiti per il riarmo. L'unica alternativa è la vittoria o la distruzione... All'orizzonte dell'epoca in cui viviamo si profila la battaglia finale. Siamo già alle soglie della mobilitazione generale, siamo già alla guerra. Manca solo che si cominci a sparare ". Goring pronunciò queste parole il 17 dicembre 1936. Undici mesi più tardi, come vedremo tra breve, Hitler prendeva la fatale, irrevocabile decisione di entrare in guerra. 1937: " Nessuna sorpresa ". Il 30 gennaio 1937, in un discorso ai suoi robot del Reichstag, Hitler dichiarò: " II tempo delle cosiddette sorprese è finito ". In realtà, nel 1937 non vi furono più sorprese del sabato*. Per la Germania quello fu un anno di consolidamento e di ulteriore preparazione verso quegli obiettivi che il Fùhrer avrebbe finalmente rivelato nel mese di no* I funzionati della Wilhelmstrasse dicevano scherzando che Hitler riservava le sue sorprese per il sabato perché sapeva che i funzionar! britannici passavano il week-end in campagna. 33° Verso la guerra mondiale vembre a un ristretto gruppo di alti ufficiali. Fu un anno dedicato a forgiare armi, ad addestrare truppe, a sperimentare in Spagna la nuova aviazione militare *, a produrre benzina sintetica e gomma sintetica, a rafforzare l'asse Roma-Berlino e a scoprire altri punti deboli a Parigi, Londra e Vienna. Durante i primi mesi del 1937, Hitler inviò importanti emissari a Roma per " lavorarsi " Mussolini. I tedeschi erano piuttosto preoccupati per la cordialità dei rapporti fra Italia e Gran Bretagna (il 2 gennaio Ciano aveva firmato un gentlemen's agreement col governo inglese, in base al quale i due paesi riconoscevano i reciproci interessi vitali nel Mediterraneo) e si rendevano conto che la questione austriaca era tuttora un argomento assai delicato per Roma. Allorché il 15 gennaio Goring incontrò il " duce " e gli parlò senza mezzi termini della inevitabilità dell'Anschluss dell'Austria, l'eccitabile dittatore italiano, secondo il racconto dell'interprete tedesco Paul Schmidt, scosse energicamente la testa, e l'ambasciatore von Hassell dovette riferire a Berlino che la dichiarazione di Goring riguardo all'Austria " aveva avuto una fredda accoglienza ". In giugno Neurath si affrettò ad assicurare di nuovo il " duce " che la Germania si sarebbe attenuta al patto con l'Austria dell'i i luglio. Solo nel caso di un tentativo di restaurazione degli Asburgo i tedeschi avrebbero preso energiche contromisure. Tranquillizzato dunque nei riguardi dell'Austria, e sempre risentito per l'opposizione della Francia e della Gran Bretagna nei riguardi di quasi tutte le sue aspirazioni relative all'Etiopia, alla Spagna e al Mediterraneo, Mussolini accettò l'invito di Hitler di recarsi in Germania. Il 25 settembre 1937, con un'uniforme creata apposta per l'occasione, varcò le Alpi ed entrò nel Terzo Reich. Festeggiato e adulato da Hitler e dal suo seguito come un eroe vittorioso, Mussolini non poteva allora immaginarsi quanto fatale sarebbe risultato quel viaggio, primo di tutta una serie che avrebbero portato al progressivo indebolimento della sua posizione fino a una tragica fine. Scopo di Hitler non era di intavolare nuove conversazioni diplomatiche col suo ospite, bensì di impressionarlo con lo spettacolo della potenza della Germania per far leva sulla tendenza propria di Mussolini a porsi sempre dalla parte del più forte. Il " duce " venne fatto correre da una parte all'altra della Germania: fu portato alle parate delle SS e dell'esercito, alle manovre militari che si svolgevano nel Meclemburgo e nelle rombanti fabbriche di armi della Ruhr. Il momento culminante della visita fu l'adunata tenuta a Berlino il 28 settembre, che produsse evidentemente su di lui un grande effetto. Un'enorme folla - circa un milione di persone - si riunf al Campo di Mag* Nella testimonianza da lui resa a Norimberga il 14 marzo 1946, Goring Pagina 230
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt parlò con orgoglio dell'ottima occasione che la guerra civile spagnola gli aveva offerto per collaudare la " sua giovane arma aerea. Col consenso del Fiihrer, mandai in Spagna gran parte degli aerei da trasporto e un certo numero di unità da combattimento sperimentali, bombardieri e batterie antiaeree; così ebbi modo di accertare in combattimento se il materiale era all'altezza dei compiti. Per fare acquisire anche al personale una certa esperienza, provvidi affinchè vi fosse un avvicendamento continuo, che venissero mandati nuovi uomini mentre altri venivano richiamati " **. I primi passi 331 gio per ascoltare i discorsi dei due dittatori fascisti. Mussolini che arringava in tedesco, fu estasiato dagli assordanti applausi della folla e dalle parole adulatrici di Hitler. Mussolini, disse il Fùhrer, era " una di quelle figure solitàrie di tutti i tempi che non sono prodotti della storia, ma sono essi stessi artefici della storia ". Ricordo che un violento temporale scoppiò prima che Mussolini avesse finito il suo discorso; nella confusione della folla che si disperdeva le misure di sicurezza delle SS vennero meno e il fiero " duce ", bagnato fino alle midolla e ridotto a mal partito, dovette tornarsene senza scorta né pompa alla sua abitazione. Il malaugurato incidente non diminuì tuttavia l'entusiasmo di Mussolini per i legami d'amicizia stretti con la nuova potente Germania, e l'indomani, dopo aver assistito a una ennesima parata di reparti dell'esercito, della marina e dell'aviazione, ripartì alla volta di Roma, convinto che il suo futuro era unito a quello di Hitler. Così non stupisce che un mese più tardi, quando Ribbentrop venne a Roma per ottenere da Mussolini la firma del patto anti-Comintern, cerimonia che ebbe luogo il 6 novembre, il ministro tedesco venisse informato dal " duce " che l'interesse dell'Italia per l'indipendenza dell'Austria stava scemando. " Lasciamo che gli eventi [in Austria] seguano il loro corso naturale ", disse Mussolini. Era proprio il " nulla osta " che Hitler stava aspettando. Un altro governante fu influenzato dalla crescente potenza della Germania nazista. Quando Hitler violò il patto di Locamo e, occupata la Renania, stanziò truppe tedesche lungo le frontiere del Belgio, re Leopoldo ruppe quel patto e l'alleanza con la Gran Bretagna e la Francia, dichiarando che da quel momento il suo paese avrebbe osservato una stretta neutralità. Era un fiero colpo per la difesa collettiva dell'Occidente; tuttavia nell'aprile del 1937 la Gran Bretagna e la Francia accettarono la situazione. Ben presto avrebbero pagato a caro prezzo, assieme al Belgio, questa loro acquiescenza. Alla fine di maggio, la Wilhelmstrasse seguì con interesse il ritiro di Stanley Baldwin da primo ministro della Gran Bretagna e l'avvento a quella carica di Neville Chamberlain. I tedeschi appresero con piacere che il nuovo primo ministro inglese intendeva svolgere una parte più attiva negli affari esteri e raggiungere, se possibile, un'intesa con la Germania nazista. Il tipo di intesa accettabile da Hitler fu indicato in un memorandum segreto del io novembre compilato dal barone von Weizsacker, allora capo dell'ufficio politico del Ministero degli Esteri tedesco. Dall'Inghilterra noi pretendiamo colonie e libertà d'azione all'est... Gli inglesi hanno un grande bisogno di tranquillità. Sarebbe utile accertare che cosa l'Inghilterra è disposta a pagare per assicurarsi questa tranquillità K. 332 Verso la guerra mondiale Un'occasione per accertare che cosa l'Inghilterra era disposta a pagare, si presentò in novembre, allorché Lord Halifax, con l'entusiastico consenso di Chamberlain, compì un pellegrinaggio a Berchtesgaden per incontrarsi con Hitler. Il 19 novembre ebbe luogo una lunga conversazione fra i due statisti. I punti fondamentali trattati risultano da un dettagliato memorandum segreto redatto dal Ministero degli Esteri tedesco K. In primo luogo Chamberlain si dimostrò vivamente desideroso di giungere a un'intesa con la Germania e propose una serie di conversazioni fra i due governi a livello di gabinetto. La Gran Bretagna inoltre desiderava una sistemazione generale dell'Europa, in cambio della quale era disposta a fare delle concessioni a Hitler per ciò che riguardava le colonie e l'Europa orientale. Sul momento Hitler non palesò troppo interesse per un accordo anglotedesco. Dati i risultati piuttosto negativi del colloquio, i tedeschi rimasero sorpresi dal fatto che gli inglesi sembrassero esserne incoraggiati per ulteriori passi *. Ciò sarebbe risultato ancora più sorprendente dal punto di vista del governo britannico, se esso fosse stato al corrente di una riunione segretissima tenuta a Berlino a Hitler, dai suoi capi militari e dal ministro degli Esteri, esattamente Pagina 231
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quattordici giorni prima dei colloqui con Lord Halifax. La fatale decisione del 5 novembre 1937. Qualche informazione su quanto stava per avvenire e sui preparativi necessari per fronteggiare gli eventi, era stata data ai comandanti in capo delle tre armi il 24 giugno 1937 dal feldmaresciallo von Blomberg, in un documento (segnato " segretissimo ") di cui furono fatte soltanto quattro copie47. " La situazione politica generale, - comunicava ai comandanti delle tre armi il ministro della Guerra e comandante in capo delle forze armate, -fa pensare che la Germania non abbia da temere attacchi da nessun lato ". Né le potenze occidentali, né la Russia - egli disse - volevano la guerra, e non erano preparate ad affrontarla. " Ciò nonostante, - continuava il comunicato, - la fluida situazione * Chamberlain scrisse sul suo diario: " II viaggio in Germania [di Halifax] fu, dal mio punto di vista, un grande successo perché raggiunse il suo scopo: quello di creare un'atmosfera in cui fosse possibile discutere con la Germania le questioni pratiche che riguardavano una sistemazione europea " (KEITH FEILING, The Life o) Neville Chamberlain, p. 332). Anche Halifax sembra essersi lasciato ingannare da Hitler. In un rapporto inviato al Foreign Office egli disse: " II cancelliere tedesco ed altri mi hanno dato l'impressione di non voler imbarcarsi facilmente in avventure che comportino l'uso della forza e ancor meno una guerra ". A quanto dice Charles C. Tansill, a Chamberlain Halifax riferì a voce che Hitler " non era propenso ad avventure affrettate, in parte perché esse potevano non risultare vantaggiose, in parte perché egli era ancora impegnato a organizzare internamente la Germania... Goring l'aveva assicurato che nemmeno una goccia di sangue tedesco sarebbe stata sparsa in Europa se la Germania non vi fosse stata assolutamente costretta. I tedeschi gli dettero [a Halifax] l'impressione... di voler raggiungere le loro mete senza turbare l'ordine generale " (TANSILL, Back Door to War, pp. 365-66). I primi passi 333 politica mondiale, che non esclude avvenimenti inaspettati, esige un'assidua preparazione alla guerra da parte delle forze armate germaniche... per non lasciarsi sfuggire la possibilità di sfruttare militarmente ogni occasione politica favorevole che si presenti. Tenendo conto di ciò, si dovrà procedere alla preparazione delle forze armate per un'eventuale guerra, iniziando dal ^ il periodo di mobilitazione ". Di quale possibile guerra si parlava se la Germania " non aveva da temere attacchi da nessun lato "? Blomberg fu molto preciso. Esistevano due possibilità di guerra (Kriegsfalle), " per le quali si stavano preparando i piani " : 1) Guerra su due fronti, con maggiori combattimenti ad Occidente (concentrazione strategica Rat). 2) Guerra su due fronti, con maggiori combattimenti a sud-est (concentrazione stra tegica Griin). Le " previsioni ", nella prima eventualità, erano che i francesi sferrassero un attacco di sorpresa contro la Germania, nel qual caso i tedeschi avrebbero impiegato le loro forze maggiori a occidente. A questa operazione venne dato il nome convenzionale (Rat), " Rosso " *. Nella seconda eventualità: La guerra all'est può cominciare con un'azione di sorpresa da parte tedesca contro la Cecoslovacchia, in modo da premunirsi in vista di un susseguente attacco da parte di una coalizione nemica con forze superiori. Le condizioni necessarie per giustificare politicamente e in termini di diritto internazionale tale azione, vanno create preventivamente [corsivo di Blomberg]. La Cecoslovacchia - sottolineava il comunicato - deve essere " eliminata fin dal principio " e occupata. Vi erano anche tre casi per i quali si dovevano fare speciali preparativi: 1) intervento armato contro l'Austria (caso speciale Otto}. 2) complicazioni belliche con la Spagna rossa (caso speciale Richard). 3) Inghilterra, Polonia e Lituania si associano per farci guerra (esten sione del caso Rosso-Verde). " Caso Otto " è un termine convenzionale che apparirà abbastanza di frequente in queste pagine. " Otto " stava per Otto di Asburgo, il giovane pretendente al trono austriaco che si trovava allora nel Belgio. Nel comunicato di giugno di Blomberg, il " caso Otto " fu riassunto come segue: L'obiettivo di questa operazione - l'intervento armato in Austria nel caso di un ritorno della monarchia - sarà di costringere con le armi l'Austria a Pagina 232
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rinunciare alla restaurazione. * Questo è il primo dei molti nomi convenzionali che incontreremo, dati a piani militari tedeschi. I tedeschi usavano la parola Fall (letteralmente " caso " - per esempio Fall Rat, Fall Gran = Caso Rosso, Caso Verde) quali designazioni cifrate delle operazioni da svolgere, rispettivamente, ad Occidente e contro la Cecoslovacchia. Secondo le spiegazioni 'date dai generali tedeschi a Norimberga, esso sarebbe stato soltanto il termine correntemente usato da tutti i comandi militari, con riferimento a casi puramente ipotetici. Ma, come apparirà evidente nel corso del presente libro, la formula, come fu usata dai tedeschi, ben presto venne a designare un piano di aggressione armata. Forse la parola "operazione" renderebbe meglio di "caso" il significato di Fall, ma, per comodità, qui si continuerà a usare " Caso ". 334
Verso la guerra mondiale Approfittando dei dissidi politici interni del popolo austriaco, a tal fine si dovrà marciare su Vienna spezzando ogni resistenza. Una nota di prudenza, quasi di sfiducia, si insinua alla fine in questo significativo documento. Esso ammoniva che non ci si doveva fare illusioni sulla Gran Bretagna. " L'Inghilterra impiegherà contro di noi tutte le risorse economiche e militari di cui dispone ". Si ammetteva altresì che nel caso in cui l'Inghilterra si unisse alla Polonia e alla Lituania " la nostra posizione militare verrebbe a peggiorare tanto da divenire insostenibile e addirittura disperata. I capi politici faranno dunque di tutto per mantenere neutrali questi paesi, soprattutto l'Inghilterra ". Sebbene queste direttive fossero firmate da Blomberg, è ovvio che esse erano state ispirate dalla Cancelleria del Reich. In quel centro nevralgice del Terzo Reich che era la Wilhelmstrasse di Berlino, nel pomeriggio del 5 novembre 1937 giunsero sei personaggi per ricevere dal Fiihrer ulteriori delucidazioni: il feldmaresciallo von Blomberg, ministro della Guerra e comandante in capo delle forze armate; il colonnello generale barone von Fritsch, comandante in capo dell'esercito; l'ammiraglio Raeder, comandante in capo della marina; il colonnello generale Goring, comandante in capo dell'aeronautica; il barone von Neurath, ministro degli Esteri e il colonnello Hossbach, aiutante militare del Fùhrer. Hossbach è un nome che non è mai ricorso in queste pagine, né dovrà riapparirvi. Nelle ore vespertine di quel giorno di novembre il giovane colonnello ebbe però una parte importante: egli prese degli appunti di ciò che disse Hitler e cinque giorni dopo li trascrisse in un memorandum segretissimo, documentando così per la storia - il suo resoconto comparve a Norimberga tra le altre carte sequestrate dagli Alleati 4> - una svolta decisiva della vita del Terzo Reich. La riunione ebbe inizio alle 16,15, durò fino alle 20,30, e fu dominata quasi completamente dai discorsi di Hitler. Ciò che intendeva dire - egli cominciò era il frutto di " meditata deliberazione e dell'esperienza di quattro anni e mezzo di potere ". Egli sottolineò che ciò che stava per dire era di tale importanza che, in caso di morte, avrebbe dovuto essere considerato come la sua ultima volontà testamentaria. Hitler disse: " Obiettivo della politica tedesca è la difesa e la tutela della comunità razziale e il suo potenziamento; è perciò un problema di spazio vitale (Lebensraum) ". I tedeschi - egli spiegò - avevano " diritto a uno spazio vitale maggiore di quello degli altri popoli... Il futuro della Germania dipende quindi completamente dalla misura in cui il suo bisogno di spazio sarà soddisfatto ". Soddisfarlo dove? Non certo in qualche lontana colonia africana o asiatica, ma nel cuore stesso dell'Europa, " nelle immediate vicinanze del Reich ". Il problema che la Germania doveva risolvere era solo questo: dove si poteva ottenere di più al prezzo più basso? La storia di tutti i tempi - dall'Impero romano a quello britannico - ha dimostrato che l'espansione comporta necessariamente dei rischi e una lotta contro la resistenza opposta dai paesi conquistati; rovesci sono inevitabili. Non vi furono mai terre senza un I primi passi 335 padrone, e non ve ne sono nemmeno ora; l'invasore deve sempre scontrarsi con l'antico proprietario. Hitler dichiarò che due nazioni " mosse dall'odio " ostacolavano il cammino della Germania: la Gran Bretagna e la Francia. Tutti e due questi paesi erano contrari " a ogni ulteriore rafforzamento della posizione della Germania ". Il Fùhrer non credeva che la posizione dell'impero britannico fosse " incrollabile Pagina 233
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ". In esso scorgeva molti punti deboli e a tale riguardo parlò dei contrasti con l'Irlanda e l'India, dell'antagonismo col Giappone in Estremo Oriente e con l'Italia nel Mediterraneo. Egli pensava che la posizione della Francia " era migliore di quella dell'Inghilterra... ma che la Francia avrebbe presto dovuto affrontare difficoltà politiche interne ". Ciò nonostante, la Gran Bretagna, la Francia e la Russia dovevano essere considerate come " fattori potenziali nei calcoli politici tedeschi ". Così: II problema della Germania poteva risolversi soltanto con la forza, malgrado i pericoli che ciò comportava. Una volta assunto questo punto di vista e accettati i relativi rischi, rimaneva soltanto da risolvere il problema del " quando " e del " dove ". Tre erano i casi da prendere in considerazione: Caso I: periodo 1943-45. Dopo questo periodo c'era da attendersi per noi solo un mutamento in peggio della situazione. L'equipaggiamento dell'esercito, della marina e dell'aviazione... era portato pressoché a termine. L'equipaggiamento e l'armamento erano moderni; un ulteriore ritardo avrebbe comportato il pericolo del loro invecchiamento. In particolare, il segreto delle " armi speciali " non avrebbe potuto essere mantenuto per sempre... La nostra potenza diminuirebbe in proporzione al riarmo... del resto del mondo... Inoltre il mondo si aspettava il nostro attacco e stava moltiplicando d'anno in anno le sue contromisure. Mentre il resto del mondo cercava di potenziare le sue difese, proprio allora noi dovevamo prendere l'offensiva. In quel momento nessuno poteva prevedere come si sarebbe presentata la situazione negli anni 1943-45. Una cosa sola era certa: che non potevamo aspettare più a lungo. Era irremovibile decisione del Fùhrer, qualora fosse ancora in vita, di risolvere il problema tedesco dello spazio vitale al massimo entro il 1943-45. La necessità di agire prima del 1943-45 sorgerebbe nei casi II e III. Caso IL Se la lotta interna in Francia portasse ad una tale crisi nazionale da impegnare completamente l'esercito francese rendendolo inutilizzabile in una guerra contro la Germania, in quel caso sarebbe giunta l'ora di agire contro i cechi. Caso III. Se la Francia si troverà talmente impegnata in una guerra contro un altro Stato da non poter " procedere " contro la Germania... Il nostro primo obiettivo dovrà essere la sconfitta simultanea della Cecoslovacchia e dell'Austria, cosf da eliminare la minaccia sul fianco nel caso di qualsiasi operazione contro l'Occidente... Se i cèchi venissero sconfitti e si creasse una frontiera tedesco-ungherese, si potrebbe quasi certamente contare sulla neutralità della Polonia nell'eventualità di un conflitto franco-tedesco. Ma che cosa avrebbero fatto la Francia, la Gran Bretagna, l'Italia e la Russia? A questa domanda Hitler diede una risposta molto dettagliata. Egli era convinto " che l'Inghilterra, quasi certamente e probabilmente anche la Francia, avevano già tacitamente cancellato i cèchi dalla carta d'Europa. Le difficoltà che travagliavano l'impero britannico e la prospettiva di essere nuovamente trascinata in una lunga guerra europea, erano per l'Inghilterra elementi di grande peso, tali da indurla ad evitare una guerra contro la Germania. L'atteggiamento della Gran Bretagna avrebbe certamente influen336 Verso la guerra mondiale zato quello della Francia. Appariva assai improbabile un attacco da parte della Francia senza l'appoggio inglese, con la prospettiva di un fallimento dell'offensiva, arrestata dalle nostre fortificazioni ad ovest. Né senza l'aiuto inglese era da aspettarsi una marcia francese attraverso il Belgio e l'Olanda... Naturalmente sarebbe stato necessario mantenere un'efficace linea di difesa lungo la nostra frontiera occidentale durante lo sviluppo del nostro attacco contro la Cecoslovacchia e l'Austria ". Hitler espose poi alcuni dei vantaggi che sarebbero derivati dall'" annessione della Cecoslovacchia e dell'Austria ": migliori frontiere strategiche per la Germania, disponibilità di forze militari " per altri impieghi ", assorbimento di circa altri dodici milioni di " tedeschi ", nuove riserve di viveri per cinque o sei milioni di tedeschi del Reich, uomini per altre dodici divisioni dell'esercito. Egli aveva trascurato di parlare di ciò che avrebbero potuto fare l'Italia e la Russia, ed ora tornò sull'argomento. Era dubbio che l'Unione Sovie tica sarebbe intervenuta, " dato l'atteggiamento del Giappone ". L'Italia non si sarebbe opposta " all'eliminazione dei cèchi ", ma Hitler non era ancora certo sull'atteggiamento che avrebbe preso l'Italia qualora fosse sta ta occupata anche l'Austria. Tutto dipendeva " essenzialmente dal fatto che il " duce " fosse o no ancora vivo ". \ Pagina 234
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Circa il terzo caso, l'ipotesi di Hitler era che li! Francia si trovasse impegnata in una guerra con l'Italia: un conflitto, questo, su cui contava. Egli spiegò che ciò giustificava la sua politica rivòlta a prolungare la guerra civile spagnola; essa infatti teneva impegnata l'Italia contro la Francia e la Gran Bretagna. Egli vedeva " avvicinarsi " una guerra tra questi paesi, e disse di essere effettivamente " deciso ad avvantaggiarsene, in qualsiasi momento essa fosse scoppiata, anche se già nel 1938 " (al 1938 mancavano soltanto due mesi). Egli era certo che l'Italia, con qualche aiuto tedesco di materie prime, avrebbe potuto tener testa alla Gran Bretagna e alla Francia. Se la Germania avesse approfittato di questa guerra per regolare i conti con la Cecoslovacchia e con l'Austria, era da presumere che la Gran Bretagna, già in guerra con l'Italia, avrebbe deciso di non intervenire contro la Germania. A sua volta, senza l'aiuto inglese, non era da attendersi un'azione militare francese contro la Germania. Il momento opportuno per un nostro attacco contro la Cecoslovacchia e l'Austria andava subordinato all'andamento della guerra anglo-franco-italiana... Una simile occasione favorevole... non si sarebbe ripresentata... L'invasione della Cecoslovacchia avrebbe dovuto essere effettuata " fulmineamente ". Cosf, mentre su Berlino in quel giorno d'autunno - il 5 novembre 1937 scendeva l'oscurità (la riunione si sciolse alle 20,15), & dado fu tratto. Hitler aveva espresso la sua irrevocabile decisione di entrare in guerra. Non poteva esservi più alcun dubbio per quel pugno di uomini che sarebbe stato chiamato a condurla. Il dittatore, già dieci anni prima, aveva dichiarato tutto questo nel Metti Kampf; aveva proclamato che la Germania doveva avere un suo Lebensraum a oriente e che doveva essere pronta a usare la forza per assicurarselo; ma in quegli anni egli era solo un oscuro agitatore e il I primi passi 337 suo libro, come disse più tardi il feldmaresciallo von Blomberg, era stato giudicato dai soldati e da tanti altri, solo un prodotto della " propaganda ", la cui " vasta diffusione era dovuta ad acquisti imposti ". Ora però i capi della Wehrmacht e il ministro degli Esteri si trovavano di fronte a direttive ben precise, in vista di un attacco contro due nazioni confinanti: un'azione che, ne erano certi, avrebbe portato a una guerra europea. Essi dovevano tenersi pronti per l'anno seguente, il 1938, o al massimo per il periodo 1943-45. Tutto ciò li sconvolse. Non tanto, per quanto si può arguire dalle annotazioni di Hossbach, perché fossero indignati per l'immoralità dei propositi del loro capo, bensì per ragioni pratiche: la Germania non era preparata a una grande guerra; provocarla in quel momento significava correre il rischio di una catastrofe. Così Blomberg, Fritsch e Neurath ebbero il coraggio di parlare apertamente e di discutere le idee del Fiihrer. Nello spazio di tre mesi tutti e tre furono destituiti dalla loro carica, e Hitler, liberato dalla loro opposizione l'ultima, del resto, che subì durante il Terzo Reich - si avviò sulla strada della conquista, per realizzare la missione a cui si credeva destinato. Si trattò, in un primo momento, di una strada molto più facile di quanto Hitler stesso, o chiunque altro, avesse preveduto. 1 2 3 4
FEIEDELIND wAGNER, Heritage of Pire, p. 109. •; PAPEN, Op. dt., p. 338. " Daily Mail " del 6 agosto 1934. " Le Matin " del 18 novembre 1934. 5 WOLFGANG FORSTER, Eia General kampft gegen den Krieg, p. 22. Questo libro si basa sui, documenti di. Beck. 6 NCA, VII, p. 333 (ND, EC-iyy). ì 7 NCA, I, p. 431 (ND, 0-189). 8 NCA, VI, p. 1018 (ND, 0-190). 9 Ibid. : ' 10 TMWC, XX, p. 603. ) 11 My New Order, ed, da Roussy de Sales, pp. 309-33. Il testo del discorso si trova anche,, in BAYNES, II, pp. 1218-47. 12 My New Order, pp. 333-34. Pagina 235
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt PERTINAX, The Grave Diggers of France, p. 381. SHIRER, Berlin Diary, p. 43. FRANCOIS-PONCET, Op. dt., pp. 188-89. 16 NCA, VI, pp. 951-52 (ND, C-I39), per il testo dell'ordine. Cfr. anche TMWC, XV, pp. 445-48. 17 NCA, VII, pp. 454-55 (ND, £€-405), per i resoconti della riunione. 18 NCA, VI, pp. 947-76 (ND, C-I59). 19 Per le deposizioni di Jodl, cfr. TMWC, XV, p. 252; per la figura di Hitler, Hitler's Secret Conversations, pp. 211-12. 20 FRANCOIS-PONCET, Op. dt., p. 193. 21 Berlin Diary, pp. 51-54. 22 FRANCOIS-FONCÉ!, Op. CÌt., p. 190. 23 Ibid., pp. 194-95. 24 TMWC, XV, p. 352. 25 Hitler's Secret Conversations, pp. 211-12. Note del 27 gennaio 1942. 26 PAUL SCHMIDT, Hitler's Interpreter, p. 41. 27 TAfWC, XV, p. 352. 28 TMWC, XXI, p. 22. 29 Hitler's Secret Conversations, p. 211. 30 Citato da FRANCOIS-PONCET, op. dt., p. 196. 31 NCA, VII, p. 890 (ND, L-i5o). 32 KURT VON SCHUSCHNIGG, Austrian Requiem, p. 5. 33 NCA, I, p. 466 (ND, 2248-PS). 3> Documents on German Foreign Policy (che d'ora in poi citerò con la sigla DGFP), serie D, I, pp. 278-81 (n. 152). 35 PAPEN, op. dt., p. 370. 36 DGFP, III, pp. 1-2. 37 Ibid., pp. 892-94. 38 DGFP, I, p. 37. 39 Ibid., p. 172. 40 Ciano's Diplomatic Paperi, ed. da Malcolm Muggeridge, pp. 43-48. 41 MILTON SHULMAN, Defeat in thè West, p. 76. Come fonte viene indicata una rivista del servizio segreto del Ministero britannico della Guerra, del dicembre del 1945. I dati sembra che provengano da un interrogatorio di Goring. : 13 14 15
I primi passi 339 42 43 44 " DGFP, 46 47
Per il testo del protocollo segreto: DGFP, I, p. 734. TWC, XII, pp. 460-65 (ND, NI-oji). rwc, ix, p. 281. I, p. 40. ;w., PP- 55-67. NC4, VI, pp. looi-n (ND, C-I75). 48 I resoconti di Hossbach, in data io novembre 1937. Il testo tedesco si trova in TMWC, XXV, pp. 4Q2-J3 e 'a sua migliore traduzione in inglese in DGFP, I, pp. 29-39. Un'affrettata versióne inglese fu fatta a Norimberga e poi stampata in NCA, III, pp. 295-305 (ND, 386-PS). Hossbach da anche un resoconto della riunione, nel suo libro Zwischen Wehrmacht und Hitler, pp 186-94. La breve testimonianza sulla riunione di Gòring, Raeder e Neurath è stata stampata in TMWC. X UNO STRANO E FATALE INTERMEZZO: LA CADUTA DI BLOMBERG, FRITSCH, NEURATH E SCHACHT Pagina 236
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La decisione, presa da Hitler il 5 novembre, di usare le forze armate contro l'Austria e la Cecoslovacchia - anche nel caso che ciò potesse provocare una guerra fra la Germania, la Gran Bretagna e la Francia - impressionò talmente il ministro degli Esteri, barone von Neurath, tipo accomodante, compiacente e moralmente fiacco, che fu colpito da più di un attacco cardiaco '. " Fui estremamente sconvolto dal discorso di Hitler, - disse in seguito von Neurath al processo di Norimberga, - perché esso distruggeva la base di tutta la politica estera da me costantemente perseguita "2. In un tale stato d'animo, e nonostante gli attacchi cardiaci, due giorni dopo egli convocò il generale von Fritsch e il generale Beck, capo dello Stato maggiore, e discusse con loro il modo di " far cambiar idea a Hitler ". L'impressione prodotta su Beck dall'arringa di Hitler, secondo il colonnello Hossbach che lo aveva informato, era stata " disastrosa ". I generali concordarono che, nel suo prossimo incontro con il Fùhrer, Fritsch gli avrebbe fatto di nuovo le sue rimostranze, prospettandogli le ragioni militari che rendevano sconsigliabili i suoi piani, mentre Neurath, di rincalzo, avrebbe fatto notare ancora una volta a Hitler i pericoli politici. Quanto a Beck, egli scrisse subito una critica demolitrice dei piani di Hitler, critica che egli però non mostrò a nessuno - e questo fu il primo segno di declino dello spirito e del carattere di questo generale degno di stima, che all'inizio aveva salutato con gioia l'avvento del nazismo e che alla fine avrebbe perso la vita tentando, inutilmente, di distruggerlo. Il generale von Fritsch si incontrò con Hitler il 9 novembre. Del loro colloquio non esiste un resoconto, però si può presumere che il comandante in capo dell'esercito abbia esposto di nuovo le sue obiezioni ai piani di Hitler dal punto di vista militare, senza venire a nessun risultato. Lo stato d'animo di Hitler non era tale da fargli tollerare un'opposizione da parte dei generali o del suo ministro degli Esteri. Rifiutò di ricevere Neurath e partì per un lungo periodo di riposo nel suo ritiro montano di Berchtesga-den. Solo a metà gennaio Neurath, assai abbattuto, potè ottenere un appuntamento dal capo. A Norimberga egli fece questa dichiarazione: In tale occasione cercai di fargli presente che la sua politica avrebbe portato a una guerra mondiale, e che io in ciò non volevo avere alcuna responsabilità... Richiamai la La caduta di Blomberg, Fritsch, Neurath e Schacbt 341 sua attenzione sul pericolo di una guerra e sui .seri ammonimenti dei generali... Quando vidi che, malgrado tutti i miei argomenti, egli continuava a tenersi le sue idee, gli dissi che avrebbe dovuto cercarsi un altro ministro degli Esteri...3. Neurath allora non lo sapeva, ma era proprio questo che Hitler voleva. Dopo quindici giorni egli avrebbe celebrato il quinto anniversario della sua ascesa al potere, e aveva in mente di solennizzarlo con un'ampia epurazione non solo al Ministero degli Esteri, ma anche nell'esercito, essendo questi i due centri della " reazione " delle classi aristocratiche, di cui egli in segreto diffidava, poiché sentiva che esse non lo avevano mai completamente accettato, né avevano realmente capito i suoi fini, e che gli erano di ostacolo nella realizzazione delle sue ambizioni, come avevano dimostrato, la sera del <; novembre, Blomberg, Fritsch e Neurath. I due ultimi in particolare, e forse anche l'accomodante Blomberg, a cui egli tanto doveva, avrebbero dovuto seguire l'inimitabile dottor Schacht, che si era ritirato dalla vita politica. Infatti lo scaltro finanziere, già entusiasta del nazismo e sostenitore di Hitler, era caduto in disgrazia. Come si è visto, Schacht aveva adoperato le sue energie e le sue arti per finanziare il rapido riarmo voluto da Hitler. Ministro dell'Economia, con pieni poteri per tutto ciò che concerneva l'economia di guerra, egli aveva inventato una quantità di progetti stravaganti, compreso l'uso delle stampatrici di biglietti di banca, al fine di trovar denaro per il nuovo esercito, per la marina e l'aviazione da guerra e per finanziare gli armamenti. V'era però un limite oltre il quale il paese non poteva andare senza far bancarotta, e nel 1936 Schacht credette che la Germania fosse vicina a tale limite. Egli avvertì Hitler, Goring e Blomberg, ma con scarsi risultati, benché per un certo tempo il ministro della Guerra lo avesse fiancheggiato. Con la nomina, nel settembre 1936, di Goring a plenipotenziario per il piano quadriennale, progetto escogitato per render la Germania autosufficiente in quattro anni (cosa che Schacht riteneva impossibile), il capo della Luftwaffe divenne di fatto il dittatore dell'economia tedesca. Per un uomo così vano e ambizioso * quale era Schacht, che tanto disprezzava l'incompetenza di Goring in campo economico, la sua posizione divenne insostenibile, e dopo mesi di violente controversie fra i Pagina 237
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt due, Schacht chiese al Fiihrer di affidare d'ora in avanti la direzione della politica economica soltanto al suo rivale e di permettergli di dimettersi dalla carica che occupava. Ad accrescere il suo scoraggiamento, v'era stato l'atteggiamento di molti eminenti industriali e uomini d'affari tedeschi che, come egli in seguito riferì, " affollavano l'anticamera di Goring nella speranza di ottenere delle ordinazioni, mentre io cercavo di far udire la voce della ragione "4. Far udire la voce della ragione nel clima di fanatismo della Germania nazista del 1937 era un assunto impossibile; Schacht se ne rese conto, e * Nel suo libro The Fateful Years (p. 221), l'astuto ambasciatore francese, Francois-Poncet, che lo conosceva bene dice che a quel tempo Schacht sperava di succedere come presidente a Hindenburg e perfino a Hitler, " se al Fùhrer le cose fossero andate male ". 342 Verso la guerra mondiale dopo un altro scambio di colpi con Goring durante l'estate, nel corso del quale egli dichiarò che la " politica del commercio con l'estero, la politica della produzione e la politica finanziaria " del suo avversario erano sbagliate, in agosto si recò nell'Obersalzberg per rassegnare formalmente le sue dimissioni. Il Fùhrer era riluttante ad accettarle, considerando le sfavorevoli reazioni che il ritiro di Schacht quasi certamente avrebbe provocato sia in Germania che all'estero. Ma il ministro, dato il suo stato d'animo depresso, fu irremovibile e Hitler alla fine acconsentì a lasciarlo libero entro due mesi. Il 5 settembre Schacht andò in permesso e l'8 dicembre ne vennero ufficialmente accettate le dimissioni. Per le insistenze di Hitler, Schacht rimase però nel gabinetto come ministro senza portafoglio e mantenne la direzione della Reichsbank, tanto da salvare le apparenze e da attenuare l'impressione sfavorevole che il suo ritiro aveva prodotto nell'opinione pubblica tedesca e mondiale. Tuttavia il suo potere di porre un freno al febbrile riarmo di Hitler in vista di una guerra era finito, mentre restando nel gabinetto e alla direzione della Reichsbank egli continuava ad avvalorare con il prestigio del proprio nome e della propria reputazione i propositi di Hitler. In effetti, egli dopo poco avrebbe avallato pubblicamente il primo atto banditesco di vera aggressione compiuto dal capo, perché anche lui come i generali e gli altri elementi conservatori che avevano avuto una parte di primo piano nel consegnare la Germania ai nazisti, stentava ad aprire gli occhi alla realtà dei fatti. Goring assunse temporaneamente il Ministero dell'Economia. Una sera, però, verso la metà del gennaio 1938, Hitler, incontrato Walter Punk all'Opera di Berlino, gli fece incidentalmente sapere che sarebbe stato lui il successore di Schacht. La nomina ufficiale di quest'essere insignificante, grasso, nano e servile che, come si ricorderà, aveva avuto una certa parte quando a Hitler, per la sua ascesa al potere, occorreva l'appoggio di alcuni capi dell'industria, fu però rimandata. Infatti nel frattempo era scoppiata nel Terzo Reich, una duplice crisi, in cui l'esercito si trovò coinvolto, fra l'altro, per alcuni clamorosi scandali a sfondo sessuale - che fecero direttamente il gioco di Hitler, offrendogli il modo di dare all'antica gerarchia aristocratica militare un colpo dal quale non si sarebbe mai riavuta, con tristi conseguenze non solo per l'esercito, che così perdette le ultime vestigia di quell'indipendenza tanto gelosamente conservata sotto gli Hohenzollern e la Repubblica, ma anche per la Germania e per il mondo intero. La caduta del feldmaresciallo von Blomberg. " Quale influenza una donna, anche senza rendersene conto, può esercitare sulla storia di un paese e del mondo intero! - scrisse il colonnello Alfred Jodl nel suo diario il 26 gennaio 1938. - Si ha l'impressione che si stia vivendo un'ora fatale per il popolo tedesco "5. La caduta di Blomberg, Fritsch, Neurath e Schacbt 34.3 La donna a cui il giovane brillante ufficiale di Stato maggiore alludeva, era la signorina Erna Gruhn, che verso la fine del 1937 certamente considerava se stessa come l'ultima persona, in Germania, capace di spingere il popolo tedesco verso una crisi fatale - come disse Jodl - e di esercitare una profonda influenza sulla sua storia. Forse solo nel mondo strano e psicopatico in cui viveva a quel tempo, in modo così folle, la classe dirigente del Terzo Reich, una cosa simile poteva verificarsi. Erna Gruhn era la segretaria di Blomberg, il quale verso la fine del 1937 si era innamorato di lei tanto da proporle di sposarlo. La sua prima moglie, figlia di un ufficiale in ritiro dell'esercito, da lui sposata nel 1904, era morta nel Pagina 238
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1932. Nel frattempo, i suoi cinque figli erano cresciuti (la figlia più giovane aveva sposato nel 1937 il figlio maggiore del generale Keitel, suo protetto), e, stanco di una vedovanza abbastanza solitària, egli aveva pensato che fosse tempo di risposarsi. Conscio del fatto che per un ufficiale anziano dell'esercito tedesco l'impalmare una ragazza comune era una cosa che la classe dei militari altezzosa e aristocratica non avrebbe tollerato, egli chiese consiglio a Gbring. Gbring non ebbe nulla da obiettare al matrimonio - lui stesso non aveva forse sposato, dopo la morte della sua prima moglie, un'attrice divorziata? - Nel Terzo Reich non v'era più posto per i pesanti pregiudizi sociali del corpo degli ufficiali. Goring non solo approvò quel che Blomberg aveva in mente, ma si dichiarò disposto ad appianare le cose con Hitler, qualora fosse stato necessario, e ad aiutarlo anche in ogni altro modo. E fu appunto in un " altro modo " che egli potè renderglisi utile. Il feldmaresciallo confidò a Goring che vi era di mezzo un rivale, un altro innamorato della ragazza. Per Goring ciò non costituiva un problema. In altri casi, queste difficoltà venivano risolte ricorrendo ai campi di concentramento; qui, forse per un riguardo verso la morale di vecchio tipo del feldmaresciallo, Goring propose invece di spedire il noioso rivale nell'America del Sud. E così fu fatto. Ma Blomberg continuò a essere inquieto. Il 15 dicembre 1937 Jodl scrisse una curiosa annotazione nel suo diario: " II feldmaresciallo [Blomberg] si trova in uno stato di grande eccitazione. Non se ne sa la ragione. Sembra trattarsi di una faccenda personale. Si è ritirato per otto giorni in un luogo che nessuno conosce " '. Il 22 dicembre Blomberg riapparve per pronunciare l'orazione funebre del generale Ludendorff alla Feldherrnhalle di Monaco. Hitler era presente, ma non volle prendere la parola: l'eroe della prima guerra mondiale aveva rifiutato di collaborare con il Fiihrer, da quando questi, durante il putsch della birreria, vicino alla Feldherrnhalle, era fuggito dinanzi alle scariche di fucileria. Dopo il funerale Blomberg parlò a Hitler del suo progetto di matrimonio e, con suo grande sollievo, il Fuhrer gli dette la propria benedizione. Lo sposalizio ebbe luogo il 13 gennaio 1938. Hitler e Goring erano presenti, in funzione di testimoni principali. Gli sposi erano appena partiti in viaggio di nozze per l'Italia, quando la tempesta scoppiò. Se il corpo degli 344 Verso la guerra mondiale ufficiali poteva, anche nella sua rigidità, superare il lato urtante del matrimonio di un feldmaresciallo con una stenografa, non poteva però accettare un'unione con una donna di cui cominciava a venire alla luce un passato dai particolari scabrosi. Dapprima furono soltanto delle dicerie. Impettiti generali cominciarono a ricevere ironiche telefonate anonime da ragazze che fingevano di chiamarli da locali equivoci e, ridendo, si congratulavano con l'esercito per aver accolto nel suo seno una di loro. Un ispettore della direzione della polizia di Berlino, verificando le dicerie, trovò un fascicolo intestato a " Erna Gruhn ". Inorridito, lo portò al capo della polizia di Berlino, che era il conte von Helldorf. Inorridì anche il conte, rude veterano del periodo dei Freikorps e dei giorni più tempestosi delle SA. Infatti dal fascicolo risultava che la sposa del feldmaresciallo comandante in capo dell'esercito tedesco era stata registrata dalla polizia come una prostituta, ed era stata anche condannata per aver posato per delle fotografie pornografiche. Inoltre, risultava che la giovane sposa del feldmaresciallo era stata allevata in un salone di massaggi, gestito dalla madre, salone che, come spesso accadeva a Berlino, nascondeva semplicemente un bordello. Evidentemente il dovere di Helldorf sarebbe stato di trasmettere il fascicolo incriminante al suo superiore, a Himmler, capo della polizia tedesca. Ma per quanto fosse un fervente nazista, Helldorf aveva fatto parte anche lui del corpo degli ufficiali e aveva assorbito in parte le sue tradizioni. Sapeva che Himmler, che da più di un anno era in rotta con gli alti comandi dell'esercito e che da questi stava per essere considerato come un pericolo assai più sinistro di quanto fosse mai stato Rohm, si sarebbe valso del fascicolo per ricattare il feldmaresciallo e ne avrebbe fatto un'arma contro i generali conservatori. Coraggiosamente, Helldorf portò invece la cartella al generale Keitel. Evidentemente egli era convinto che Keitel, il quale doveva la sua recente promozione nell'esercito a Blomberg, con cui era anche unito da legami familiari, avrebbe sistemato la faccenda nell'interesse proprio del corpo degli ufficiali, e avrebbe anche avvertito il suo capo del pericolo che lo minacciava. Ma Keitel, uomo arrogante e ambizioso, di intelligenza medio-cre e debole di Pagina 239
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt carattere, non aveva la menoma intenzione di pregiudicare la propria carriera mettendosi in urto col partito e con le SS. Invece di trasmettere il fascicolo al capo dell'esercito, cioè al generale von Fritsch, lo restituì a Helldorf, suggerendogli di mostrarlo a Goring. Nessuno avrebbe potuto essere lieto di possederlo più di Goring, - egli pensava - il quale, poiché ovviamente ormai Blomberg sarebbe stato costretto ad andarsene, avrebbe potuto succedere a questi nella carica di comandante supremo della Wehrmacht, carica cui da tempo mirava. Blomberg interruppe la sua luna di miele in Italia per assistere al funerale della madre, e il 20 gennaio, ancora ignaro di ciò che stava bollendo in pentola, riapparve nel suo ufficio al Ministero della Guerra, per riprendere servizio. Ma per poco. Il 25 gennaio Goring portò il documento esplosivo a HitLa caduta di Blomberg, Fritsch, Neurath e Schacht 345 ler tornato proprio allora da Berchtesgaden, e il Fuhrer saltò in aria. Il suo feldmaresciallo lo aveva ingannato e a lui, che era stato testimonio ufficiale allo sposalizio, aveva fatto fare la figura di un idiota. Goring si affrettò a condividere l'opinione di Hitler e a mezzogiorno andò a trovare personalmente Blomberg, per comunicargli le notizie. Sembra che le rivelazioni su sua moglie sconvolgessero Blomberg, il quale subito si dichiarò pronto a divorziare. Ma Góring spiegò cortesemente che ciò non sarebbe bastato. Lo stesso comando dell'esercito chiedeva le sue dimissioni; come risulta da quel che Jodl scrisse nel suo diario due giorni dopo, il capo dello Stato maggiore, generale Beck, aveva informato Keitel che " non si può tollerare che un soldato del massimo rango sia il marito di una puttana ". Il 25 gennaio Jodl apprese da Keitel che Hitler aveva destituito il suo feldmaresciallo. Due giorni dopo il generale sessantenne caduto in disgrazia lasciò Berlino alla volta di Capri, per riprendere la sua luna di miele. In questa isola idilliaca egli fu raggiunto dal suo aiutante della marina, il quale dette l'ultimo grottesco ritocco a questa singolare tragicommedia. L'ammiraglio Raeder aveva mandato l'aiutante - il tenente von Wangen-heim incaricandolo di chiedere a Blomberg che, in nome dell'onore del corpo degli ufficiali, divorziasse dalla moglie. Il giovane ufficiale di marina era un tipo molto zelante e arrogante, e quando fu in presenza del feldmaresciallo in luna di miele andò più in là delle istruzioni ricevute. Invece di chiedergli di divorziare, suggerì al suo ex capo di riparare all'errore in modo drastico e cercò di mettergli in mano una pistola. Il feldmaresciallo, però, benché in disgrazia, sembra che conservasse gusto per la vita - ad onta di tutto quel che era accaduto - ed evidentemente era ancora innamorato della moglie. Non prese l'arma portagli, poiché, come subito scrisse Keitel, lui e il giovane ufficiale di marina " avevano evidentemente idee e norme di vita affatto diverse " '. Dopo tutto, il Fuhrer gli aveva promesso un nuovo incarico ad altissimo livello, quando la tempesta fosse passata. Secondo il diario di Jodl, nel corso del colloquio in cui Blomberg era stato dimesso, Hitler gli aveva detto: " Non appena l'ora della Germania sarà venuta, voi sarete di nuovo al mio fianco, e tutto quel che è accaduto nel passato sarà dimenticato " '. In effetti, Blomberg nelle sue memorie inedite scrisse che Hitler nel suo ultimo incontro gli aveva promesso, " con la massima enfasi ", che in caso di guerra gli avrebbe affidato il comando supremo delle forze armate '. Come tante altre volte, Hitler non mantenne la sua promessa. Il nome del feldmaresciallo von Blomberg fu cancellato per sempre dai quadri dell'esercito, e nemmeno quando la guerra scoppiò ed egli offrì i suoi servizi fu reintegrato, né gli fu affidato un qualsiasi incarico. Tornati in Germania, Blomberg e sua moglie si stabilirono in un villaggio della Baviera, a Wies-see, dove vissero in completa oscurità fino al termine della guerra. Come un ex re d'Inghilterra di questo stesso periodo, egli restò fedele sino alla fine alla moglie, che aveva provocato la sua caduta. Fine che giunse con la morte, U 13 marzo 1946 nel carcere di Norimberga, dove era stato chiuso 346 Verso la guerra mondiale in attesa di testimoniare al processo, non essendo pili che un individuo miserabile e distrutto. La caduta del generale barone Werner von Fritsch. Il colonnello generale, barone Werner von Fritsch, comandante in capo dell'esercito, ufficiale rigido e intelligente della vecchia scuola (l'ammiraglio Raeder lo definì " una figura tipica di ufficiale di Stato maggiore "), era in via naturale il candidato alla successione di Blomberg nella carica di ministro della Guerra e di comandante in capo delle forze armate. Ma, Pagina 240
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come si è visto, Gòring in persona aveva messo gli occhi su quell'altissimo posto, e alcuni credettero persine che egli avesse intenzionalmente spinto Blomberg a contrarre matrimonio con una donna, il cui infelice passato gli sarebbe stato già noto, al fine di spianare la via a se stesso. Anche se ciò fosse vero, Blomberg non lo sapeva, perché durante il colloquio di congedo avuto con Hitler il 27 gennaio, egli a tutta prima aveva suggerito a Hitler di scegliere Gòring come proprio successore. Il Fuhrer, però, conosceva il vecchio accolito nazista meglio di chiunque altro; Gòring - egli diceva -era troppo pieno di sé e mancava sia di pazienza che di diligenza. Né egli era favorevole al generale von Fritsch: la sua opposizione ai piani grandiosi da lui formulati il 5 novembre, non gli era piaciuta e non l'aveva dimenticata. Inoltre Fritsch non aveva mai fatto misteri della sua ostilità nei riguardi del partito nazista e specialmente delle SS, il che non solo aveva attirato l'attenzione del Fuhrer, ma aveva fatto anche nascere in Heinrich Himmler, capo delle SS e della polizia, la decisione sempre più ferma di rovesciare questo suo formidabile antagonista che comandava l'esercito *. Ora a Himmler si presentò un'occasione propizia, o, per dir meglio, egli la creò, ricorrendo a una montatura talmente ignobile che riesce difficile credere che essa abbia potuto funzionare - almeno nel 1938 - persino nell'ambiente criminale delle SS e del Partito nazionalsocialista, o che l'esercito tedesco, il quale dopo tutto aveva le sue tradizioni, abbia potuto assecondarla. Nella scia dello scandalo di Blomberg, venne preparata una seconda bomba, ancor più esplosiva, che scosse dalle fondamenta il corpo degli ufficiali e ne segnò il destino. Il 25 gennaio, giorno in cui Gòring mostrò a Hitler il fascicolo della polizia riguardante la sposa di Blomberg, lo stesso Gòring sottopose al Fuhrer un documento ancor più compromettente. Esso gli era stato fornito da Himmler e dal suo principale aiutante, Heydrich, capo del SD, cioè del Servizio di Sicurezza delle SS, allo scopo di dimostrare che il generale von * II i° marzo 1935, giorno in cui la Saar passò alla Germania, mi trovai vicino a Fritsch, nella tribuna, un po' prima che cominciasse la rivista, a Saarbriicken. Benché non sapesse di me quasi nulla, eccetto che ero uno dei tanti corrispondenti di giornali americani a Berlino, egli iniziò un fuoco di fila di osservazioni sarcastiche sulle SS, sul partito e su vari capi nazisti, a cominciare da Hitler. Non fece misteri del disprezzo che nutriva per essi. Cfr. Berlin Diary, p. 27. La caduta di Blomberg, Fritsch, Neurath e Schacht 347 Fritsch si era reso colpevole di reati che rientravano sotto il paragrafo 175 del codice penale tedesco (il paragrafo riguardante l'omosessualità) e che fin dal 1935 egli pagava il prezzo di un ricatto a un ex condannato per mettere a tacere la cosa. I documenti della Gestapo sembravano così persuasivi che, Hitler fu incline a credere all'accusa, e Blomberg, forse per sfogare il proprio risentimento verso Fritsch causato dall'atteggiamento severo assunto dai militari nella faccenda del suo matrimonio, non fece nulla per dissuaderlo. In confidenza, egli disse a Hitler che Fritsch non era " uomo da donne " e aggiunse che il generale, rimasto fino allora celibe, poteva anche aver " ceduto a qualche debolezza ". Il colonnello Hossbach, aiutante del Fùhrer, che era presente quando a questi fu mostrato il fascicolo della Gestapo, inorridì, e malgrado l'ordine di Hitler di non dir nulla a Fritsch, si recò subito nell'abitazione del comandante dell'esercito per informarlo di ciò di cui lo si accusava e del brutto guaio in cui si trovava *. Il taciturno nobile prussiano restò stupefatto, e si lasciò sfuggire solamente: "Non è che un mucchio di sordide menzogne! " Calmatosi, rassicurò l'ufficiale affermando, sulla sua parola d'onore, che l'accusa era priva di qualsiasi fondamento. Senza temere le conseguenze, la mattina dopo, di buon'ora, Hossbach informò Hitler del suo incontro con Fritsch, riferì la categorica negazione delle accuse da parte del generale e sollecitò il Fùhrer ad ascoltarlo, dandogli così modo di confutare personalmente ciò che gli veniva imputato. Con grande sorpresa di Hossbach, Hitler assentì e nel tardo pomeriggio dello stesso giorno il comandante in capo dell'esercito fu convocato alla Cancelleria. Là egli doveva affrontare una esperienza per superare la quale la sua educazione aristocratica e militare poco l'aveva preparato. L'incontro ebbe luogo nella biblioteca della Cancelleria, e questa volta sia Himmler che Goring erano presenti. Hitler gli riespose le accuse, Fritsch dette la sua parola d'ufficiale che esse erano assolutamente false. Ma assicurazioni del genere non avevano più molto valore nel Terzo Reich. Himmler, che da tre anni stava aspettando quel Pagina 241
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt momento, fece entrare da una porta laterale un personaggio dall'aria equivoca e degenerata: era senza dubbio una delle persone più singolari, per non dire più losche, che mai erano entrate nell'ufficio del cancelliere della Germania. Si chiamava Hans Schmidt e aveva dietro di sé tutta una serie di anni passati in prigione, a cominciare da un primo internamento in un riformatorio per ragazzi. Risultò che la sua specialità era di spiare gli omosessuali per poi ricattarli. Affermò quindi di riconoscere nel generale von Fritsch l'ufficiale dell'esercito che egli aveva sorpreso mentre si dava a pratiche omosessuali, in un viale buio vicino alla stazione di Potsdam, a Berlino, con un tipo dei bassifondi chia* A Hossbach ciò costò il posto, due giorni dopo, ma non la vita, come alcuni avevano temuto. Egli fu riassunto nel quartier generale dell'esercito, durante la guerra ascese al rango di generale di fanteria e comandò la quarta armata sul fronte russo, finché fu bruscamente congedato per telefono da Hitler il 28 gennaio 1945 per avere ordinato alle sue truppe di ritirarsi contrastando gli ordini del Fiihrer. 348 Verso la guerra mondiale mato " Joe il Bavarese " *. Dinanzi ai tre uomini più potenti della Germania, Schmidt insistè nel dire che quell'ufficiale gli aveva pagato un forte ricatto per farlo tacere e che i pagamenti erano cessati solo allorché egli ebbe di nuovo a che fare con la legge e fu rinchiuso in un penitenziario. Il generale barone von Fritsch era troppo indignato per poter rispondere. Lo spettacolo del capo dello Stato tedesco, del successore di Hinden-burg e degli Hohenzollern, che per un tale scopo aveva introdotto quel losco figuro in un simile luogo, era davvero troppo per lui. Ma il suo silenzio servì solo a convincere Hitler della sua colpa, sicché il Fiihrer gli chiese di dimettersi. Fritsch rifiutò, esigendo a sua volta di essere giudicato da una corte d'onore militare. Ma Hitler non aveva, almeno per il momento, nessuna intenzione di lasciare che fosse la casta militare a occuparsi del caso. Quella era una occasione mandatagli dal ciclo, e che non voleva lasciarsi sfuggire, per spezzare l'opposizione dei generali non disposti ad inchinarsi dinanzi alla sua volontà e al suo genio. Seduta stante, ordinò a Fritsch di prendersi un permesso per un tempo indeterminato, il che praticamente equivaleva a sospenderlo dalla carica di comandante in capo dell'esercito. Il giorno dopo Hitler conferì con Keitel, per decidere chi doveva succedere non solo a Blomberg, ma anche a Fritsch. Jodl, la cui principale fonte d'informazione era Keitel in persona, cominciò a disseminare il suo diario di annotazioni che mostrano come venisse elaborato un drastico piano per colpire non solo il comando dell'esercito, ma tutta l'organizzazione delle forze armate, piano che alla fine avrebbe fatto mettere in ginocchio i militari. I vecchi generali avrebbero rinunciato al loro potere che, per quanto non fosse affatto assoluto, era il solo che ancora si sottraeva alla presa di Hitler? Tornato nella sua abitazione della Bendlerstrasse dopo il cimento della biblioteca della Cancelleria, Fritsch conferì col generale Beck, capo dello Stato maggiore dell'esercito. Alcuni storici inglesi '" hanno riferito che Beck lo esortò a organizzare subito un putsch militare contro il governo di Hitler, ma Fritsch declinò l'invito. Però Wolfgang Fòrster, biografo tedesco di Beck, che ebbe a disposizione tutte le carte personali del generale, dice semplicemente che in quella sera fatale Beck dapprima incontrò Hitler, che lo informò delle gravi accuse mosse a Fritsch, poi lo stesso Fritsch, che le respinse, e che infine, sul tardi della stessa sera, egli corse di nuovo da Hitler, per chiedergli soltanto che al comandante dell'esercito venisse data la possibilità di provare la propria innocenza dinanzi a una corte d'onore militare. Come fa notare il suo biografo, nemmeno Beck non era ancora giunto ad avere dei signori del Terzo Reich quella conoscenza che doveva acquistare in seguito, quando sarebbe stato troppo tardi. Qualche giorno dopo, quando era parimenti troppo tardi, allorché non solo Blomberg e Fritsch erano stati liquidati, ma anche sedici dei generali più anziani si erano ritirati e quarantaquattro altri erano stati trasferiti a posti di minore impor* II nome è stato fatto conoscere da Gisevius nel suo libro To thè Bitter End, p. 229. La caduta di Blomberg, Fritsch, Neuratb e Schacht 349 tanza, Fritsch e coloro che gli stavano più vicino - tra cui Beck considerarono seriamente le contromisure da prendere sul piano militare. Ma Pagina 242
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt presto questi pericolosi propositi furono abbandonati. Forster scrive: " Questi uomini vedevano chiaramente che un putsch militare avrebbe significato la guerra civile e che la vittoria non era per nulla certa ". Come sempre, anche quella volta i generali tedeschi volevano essere sicuri di vincere prima di correre seri rischi. E Forster spiega più avanti come essi temessero non solo,di aver contro l'arma aerea di Gò'ring e la marina da guerra dell'ammiraglio Raeder, dato che l'uno e l'altro comandante subivano completamente l'influenza del Fùhrer, ma che lo stesso esercito non avrebbe sostenuto completamente il suo capo, caduto in disgrazia ". Tuttavia agli ufficiali superiori dell'esercito si offrì un'ultima possibilità di colpire a loro volta Hitler. Una inchiesta preliminare condotta dall'esercito in collaborazione col Ministero della Giustizia non tardò ad accertare che il generale von Fritsch era stato la vittima innocente di una macchinazione della Gestapo promossa da Himmler e da Heydrich. Si scoprì che l'ex condannato Schmidt, aveva bensì sorpreso un ufficiale dell'esercito mentre si dava ad atti contro natura nell'oscurità, presso la stazione di Potsdam, e che era riuscito a ricattarlo per degli anni, ma il nome di questo ufficiale era Frisch e non Fritsch e si trattava di un ufficiale di cavalleria in ritiro, malato e a letto, che nelle liste dell'esercito figurava come il capitano von Frisch. La Gestapo lo sapeva, ma aveva arrestato Schmidt minacciandolo di morte qualora non avesse incolpato invece il comandante in capo dell'esercito. Anche il capitano di cavalleria, convalescente, era stato fermato dalla polizia segreta per impedirgli di parlare; ma l'esercito riuscì a strappare sia lui che Schmidt dagli artigli della Gestapo e a tenerli in luogo sicuro, affinchè potessero testimoniare al tribunale militare che doveva giudicare Fritsch. I vecchi capi dell'esercito giubilavano. Non solo il loro comandante in capo sarebbe stato riabilitato e reintegrato nella sua carica, ma sarebbero state rivelate le macchinazioni delle SS, della Gestapo e di quei due uomini senza scrupoli, Himmler e Heydrich, che esercitavano un tale potere incontrastato sulla nazione: essi e le SS avrebbero fatto la fine che quattro anni prima era toccata a Rohm e alle SA. Sarebbe stato un duro colpo per il partito e per lo stesso Hitler; le fondamenta del Terzo Reich ne sarebbero state così scosse, che persine il Fùhrer avrebbe potuto essere rovesciato. Se egli avesse cercato di coprire il delitto, l'esercito, ora che si conosceva la verità, avrebbe preso decisamente la cosa nelle sue pani. Ma come tante altre volte negli ultimi cinque anni, i generali furono battuti in astuzia dall'ex caporale austriaco e poi completamente sopraffatti dal fato, il quale volle che non loro, ma il capo potesse trarre vantaggio dalla situazione per i suoi fini. Durante l'ultima settimana del gennaio 1938 regnò, a Berlino, una tensione che ricordava quella della fine del giugno 1934. Di nuovo, nella capitale circolarono dicerie d'ogni genere. Hitler aveva licenziato, per ragioni ignote, le due più alte personalità dell'esercito. I generali erano in rivolta. 3.5° Verso la guerra mondiale Stavano organizzando di nascosto un putsch militare. L'ambasciatore Fran-cois-Poncet aveva udito che Fritsch, dal quale era invitato a pranzo per il 2 febbraio e che poi aveva disdetto l'invito, era stato arrestato. Si diceva che l'esercito progettava di accerchiare il Reichstag, quando si sarebbe riunito il 30 gennaio per ascoltare il discorso pronunciato da Hitler nel quinto anniversario della sua ascesa al potere, e di arrestare tutto il governo insieme ai deputati nazisti. La fede prestata a tali notizie crebbe quando fu annunciato che la convocazione del Reichstag era aggiornata a data da destinarsi. Ovviamente il dittatore tedesco si trovava in difficoltà. Nei vecchi generali dell'esercito tedesco egli aveva finalmente trovato chi era in grado di tenergli testa. È quel che probabilmente pensavano i generali, ma si sbagliavano. Il 4 febbraio 1938 il gabinetto tedesco si riunì in quella che doveva essere la sua ultima seduta. Qualunque fossero le difficoltà incontrate da Hitler, egli ormai era deciso a superarle per eliminare coloro che si trovavano sulla sua via, non solo nell'esercito ma anche al Ministero degli Esteri. Fece rapidamente approvare dal gabinetto un decreto che venne diramato alla nazione e al mondo attraverso la radio poco prima della mezzanotte di quel giorno. Esso cominciava con le parole: " Da questo momento, assumo personalmente il comando di tutte le forze armate ". Come capo dello Stato, Hitler era naturalmente il comandante supremo delle forze armate, ma ora egli assumeva direttamente la carica di comandante in capo, tenuta da Blomberg, abolendo il Ministero della Guerra, a capo del quale era parimenti il lunatico sposo della equivoca segretaria. In sua vece fu creata una Pagina 243
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt organizzazione che doveva divenire famosa durante la seconda guerra mondiale, l'Oberkommando der Wehrmacht, o OKW (Alto comando delle forze armate), da cui dipendevano le tre armi combattenti, l'esercito, la marina e l'aviazione. Hitler era il comandante supremo, e alle sue dipendenze stava un capo di Stato maggiore con l'altisonante titolo di " capo dell'alto comando delle forze armate ", carica che toccò a Keitel, un vero leccapiedi, il quale seppe far in modo di tenerla per sé sino alla fine. Per calmare il risentimento di Goring, che sperava di succedere a Blomberg, Hitler lo nominò feldmaresciallo, il che fece di lui il più alto ufficiale del Reich, procurandogli un piacere indicibile. Per ovviare al disagio del pubblico, Hitler annunciò che Blomberg e Fritsch si erano dimessi " per motivi di salute ". Così ci si era sbarazzati di Fritsch una volta per tutte, prima che egli comparisse dinanzi ad una corte militare d'onore, la quale, Hitler ben lo sapeva, lo avrebbe assolto. Ciò sembrò cosa quanto mai indegna ai vecchi generali, ma non v'era nulla che essi potessero fare, perché erano stati messi da parte in base allo stesso provvedimento. Sedici di essi, fra cui i generali von Rundstedt, von Leeb, von Witzleben, von Kluge e von Kleist, furono sostituiti e quarantaquattro altri, che si riteneva non fossero proprio entusiasticamente devoti al regime, furono trasferiti. La caduta di Blomberg, Fritsch, Neuratb e Schacht 351 Come successore di Fritsch al comando dell'esercito, Hitler, dopo qualche esitazione, scelse il generale Walther von Brauchitsch, che godeva di una buona reputazione fra i generali, ma che si dimostrò poi non meno debole e acquiescente di Blomberg quando si trattò di affrontare l'aspro carattere di Hitler. Durante la crisi, per alcuni giorni sembrò che ciò che sarebbe riuscito fatale a Brauchitsch fosse una vicenda amorosa come era successo a Blomberg e a Fritsch. Infatti questo ufficiale stava per ottenere il divorzio, cosa vista di mal occhio dall'aristocrazia militare. Sempre q.i-rioso, Jodl annotò la complicazione che ne seguì sul suo diario, il 30 gennaio (era una domenica): Keitel aveva fatto venire il figlio di Brauchitsch " per mandarlo dalla madre (doveva ottenere il suo consenso al divorzio) ". Un paio di giorni dopo egli registrò un incontro di Brauchitsch e Keitel con Goring " per discutere la situazione familiare ". Gbring, che sembrava essersi nominato arbitro dei pasticci amorosi dei generali, promise di esaminare il caso. Lo stesso giorno, annotò Jodl, " il figlio di Brauchitsch fece ritorno con una lettera assai dignitosa della madre ". Se ne dedusse che ella non voleva essere d'ostacolo al marito. Nemmeno Goring e Hitler avrebbero disapprovato un divo io, divorzio che in effetti il nuovo comandante dell'esercito ottenne pochi mesi dopo aver assunto la carica. Infatti entrambi sapevano che la signora Charlotte Schmidt la donna che egli desiderava sposare - era, come si espresse Ulrich von Hassell, " una nazista arrabbiata al duecento per cento ". Il matrimonio fu celebrato nell'autunno seguente e doveva costituire, come Jodl notò ancora, una nuova prova dell'influenza esercitata da una donna sulla storia *. La " pulizia casalinga " eseguita da Hitler il 4 febbraio non si limitò ai generali. Egli estromise anche Neurath dal Ministero degli Esteri, sostituendolo col superficiale e accondiscendente Ribbentrop **. Due vecchi diplomatici di carriera, Ulrich von Hassell, ambasciatore a Roma, e Herbert von Dirksen, ambasciatore a Tokio, furono sostituiti, al pari dello stesso von Papen, ambasciatore a Vienna. L'inetto Punk fu nominato ufficialmente successore di Schacht quale ministro dell'Economia. Il giorno dopo, il 5 febbraio, il " Volkischer Beobachter " uscf con una * Secondo Milton Shulman (Defeai in thè West, p. io), lo stesso Hitler intervenne presso la prima moglie di von Brauchitsch per ottenere il suo consenso al divorzio e l'aiutò a trovarle una sistemazione finanziaria, il che creò un debito personale verso di lui da parte del comandante in capo dell'esercito. Shulman cita, a tale riguardo, come fonte un rapporto del servizio segreto dell'esercito canadese. ** Per distogliere l'attenzione dalla crisi militare e per salvare qualcosa del prestigio di Neurath in patria e all'estero, Hitler, dietro suggerimento di Goring, creò il cosiddetto Consiglio Segreto di Gabinetto (Geheimer Kabinettsrat), il cui scopo - dichiarò il Fùhrer nel decreto del 4 febbraio era di " fargli da guida nell'indirizzo da seguire in politica estera ". Neurath ne fu nominato presidente; fra i suoi membri si trovavano Keitel e i capi delle tre armi, nonché i più importanti membri del gabinetto ordinario e del partito. Su questo Consiglio, la macchina propagandistica di Goebbels fece un gran chiasso, presentandolo come una specie di supergabinetto e facendo credere che Neurath avesse avuto un avanzamento. In realtà, il Consiglio Segreto di Pagina 244
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gabinetto fu una pura finzione. Esso non è mai esistito. Come Goring testimoniò a Norimberga, " di certo, un tale gabinetto non è mai esistito; però il suo nome faceva una bella impressione e ognuno si sarebbe immaginato che esso significasse qualcosa... Dichiaro sotto giuramento che questo Consiglio Segreto di Gabinetto non si riunf mai, nemmeno per un minuto "12. 3^2 Verso la guerra mondiale vistosa testata: Massima concentrazione di tutti i poteri nelle mani del Fiihrerl Una volta tanto, il maggiore quotidiano nazista non esagerava. Il 4 febbraio 1938 rappresentò dunque una delle massime svolte nella storia del Terzo Reich, una pietra miliare sulla via verso la guerra. Si può dire che in quel giorno la rivoluzione nazista fu completata. Gli ultimi conservatori, che erano d'ostacolo alla linea che Hitler da tempo aveva deciso di seguire, dopo che la Germania si fosse sufficientemente riarmata, erano stati tolti di mezzo. Blomberg, Fritsch e Neurath erano stati insediati da Hindenburg e dai conservatori della vecchia scuola per far da freno agli eccessi nazisti, e Schacht si era unito a loro. Ma nella lotta per il controllo della politica estera e della politica economica, nonché per la potenza militare tedesca, essi dimostrarono di non essere all'altezza di Hitler: non avevano né la forza morale né l'astuzia politica non dico per vincerlo, ma neanche per tenergli testa. Schacht se ne andò. Neurath si mise in disparte. Sotto la pressione dei generali suoi colleghi, Blomberg si dimise. Fritsch, benché incriminato falsamente con metodi da gangster, accettò il congedo senza compiere un gesto coraggioso. Sedici generali occupanti le più alte cariche accettarono ugualmente il congedo del capo e il loro. Nel corpo degli ufficiali si parlò bensì di un putsch militare, ma se ne parlò soltanto. Il disprezzo che Hitler nutrì sino alla fine della sua vita per la casta militare prussiana apparve del tutto giustificato. Essa aveva accettato quasi senza mormorare l'assassinio ufficialmente condonato dei generali von Schleicher e von Bredow. Ora accettava supinamente il siluramento degli ufficiali di più alto grado. Berlino non era forse piena di giovani generali desiderosi di sostituirli e di mettersi al servizio del Fùhrer? Dove era la vantata solidarietà degli ufficiali dell'esercito? Non era forse un mito? Per cinque anni, fino a quel giorno dell'inverno 1938, fino al 4 febbraio, l'esercito aveva posseduto la forza materiale di rovesciare Hitler e il Terzo Reich. Perché non tentò di farlo, quando il 5 novembre 1937 venne a sapere dove Hitler voleva condurre lo Stato e la nazione? Dopo la sua caduta, lo stesso Fritsch dette la risposta. Una domenica, il 18 dicembre 1938, egli si intrattenne con von Hassell, l'ambasciatore deposto, nel suo castello di Achterberg, presso Soltau, castello che dopo il suo ritiro l'esercito gli aveva messo a disposizione. Hassell annotò nel suo diario " l'essenza del suo punto di vista ": " Quest'uomo - Hitler - è il destino della Germania, nel bene e nel male. Se egli ora cammina su di un abisso - e Fritsch crede che vi cammini - ci trascinerà tutti con lui. Non c'è nulla che noi si possa fare " ". Con la politica estera, economica e militare concentrate nelle sue mani, e con le forze armate al suo diretto comando, Hitler procedeva ormai lungo la sua strada. Dopo essersi sbarazzato di Fritsch senza avergli dato la possiLa caduta di Blomberg, Fritsch, Neurath e Schacht 353 bilità di difendere il proprio onore, egli ora gli accordava in ritardo tale possibilità, convocando per esaminare il suo caso una corte militare d'onore, presieduta dal feldmaresciallo Goring, fiancheggiato dai comandanti in capo dell'esercito e della marina, il generale von Brauchitsch e l'ammiraglio Rae-der, oltre a due giudici di carriera del supremo tribunale di guerra. Il processo, da cui la stampa e il pubblico furono esclusi, cominciò il 10 marzo 1938, a Berlino, ma fu sospeso improvvisamente, ancor prima che la giornata finisse. La notte prima, a tarda ora, erano giunte dall'Austria notizie che provocarono nel Fiihrer uno dei suoi maggiori accessi di collera *. 11 feldmaresciallo Goring e il generale von Brauchitsch erano richiesti d'ur genza altrove. * Quando, trentasei ore dopo, Papen giunse alla Cancelleria, a Berlino, trovò ancora Hitler " in uno stato d'animo che confinava con l'isterismo " (PAPEN, Memoirs, p. 428). Pagina 245
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1 Deposizione giurata della baronessa von Ritter, parente di TMWC, XVI, p. 640. 2 TMWC, XVI, p. 640. 3 Ibid., p. 641. 4 SCHACHT, Account Settica, p. 90. 5 Diario di Jodl, TMWC, XXVIII, p. 337. ' Ibid., p. 356. 7 Ibid., pp. 360-62. ' Ibid., p. 3.57. 9 TELFORD TAYLOR, Sword and Swastika, pp. 149-50. Il delle memorie inedite di Blomberg si trova a New York, nella Biblioteca del Congresso. 10 BULLOCK, Op. CÌt., p. 381, e WHEELER-BENNETT, Nemesis, p. 11 WOLFGANG FÓRSTER, Ein General k'àmpjt gegen den Krieg, pp. 12 TMWC, IX, p. 290. 13 The Von Hassell Diaries 1938-1944, p. 23.
Neurath,
manoscritto 369. 70-73.
XI. L'" ANSCHLUSS ": L'AUSTRIA È MATURA Verso la fine del 1937, essendo passato dal giornalismo alla radia,mi trasferii da Berlino a Vienna, città che avevo conosciuto dieci anni pana, quando ero un giovane corrispondente. Benché dovessi trascorrere ÌEte-mania la maggior parte dei tre anni cruciali che seguirono, il mio movo posto, con l'incarico di occuparmi dell'Europa continentale, mi apiìma nuova prospettiva sul Terzo Reich e mi portò a soggiornare anche nei paesi limitrofi destinati a cadere vittime dell'aggressione hitleriana, subito pria e nel corso di tale aggressione. In quei giorni facevo la spola fra la Germnia e la nazione che in quel momento costituiva l'oggetto delle furie di Etler, per cui raccolsi un materiale di prima mano circa gli avvenimenti che ora descriverò e che condussero inesorabilmente alla più grande e cruenta guerra che l'uomo abbia mai conosciuto. Benché noi fossimo gli spelatati diretti di questi avvenimenti, stupisce quanto poco sapemmo realmente sul modo in cui si svolsero. Le macchinazioni e le manovre, i tradimenti, le decisioni fatali e i momenti di incertezza, i drammatici incontri dei principali protagonisti che determinarono il corso degli eventi, tutto ciò ebbe luogo segretamente, dietro le quinte, sottraendosi agli sguardi indagitori dei diplomatici stranieri, dei giornalisti e delle spie, per cui durante molti anni restò in larga misura sconosciuto, tranne per i pochi che vi pisero parte. Si è dovuto attendere che l'insieme dei documenti segreti e le testimonianze dei principali protagonisti sopravvissuti al dramma, la magior parte dei quali sul momento non erano in libertà, poiché molti erano ititi nei campi di concentramento alleati per nazisti, ci narrassero la cronaca di quei fatti. Così ciò che sarà esposto nelle pagine che seguono si baseiì soprattutto sui dati raccolti a partire dal 1945. Non è stato però inutile, per il narratore, l'aver assistito personalmente alle principali crisi e ai loro momenti cruciali. In effetti, accadde che io mi trovassi a Vienna nella memorabile notte dell'i 1-12 marzo 1938, quando l'Austria cessò di esistere. Da più di un mese la bella capitale barocca sul Danubio, i cui abituiti mi si presentarono come la gente più simpatica, più cordiale e più adatta a godersi la vita di ogni altra che abbia conosciuto, era in preda ad un'estrema 356 Verso la guerra mondiale ansietà. Il cancelliere austriaco, dottor Kurt von Schuschnigg, rievocando il periodo dal 12 febbraio ali'11 marzo, doveva in seguito chiamarlo "le quattro settimane dell'agonia ". Dopo l'accordo austro-tedesco dell'11 luglio 1936, in cui Schuschnigg, in una clausola segreta inclusa nel trattato, aveva fatto ampie concessioni ai nazisti austriaci *, Franz von Papen, ambasciatore speciale di Hitler a Vienna, aveva continuato la sua opera intesa a minare l'indipendenza dell'Austria e a determinarne la unificazione con la Germania nazista. In un lungo rapporto al Fiihrer della fine del 1936 egli aveva riferito sui progressi fatti, e un anno dopo era tornato sull'argomento, sottolineando, questa volta, " che si potevano compiere ulteriori progressi solo esercitando la massima pressione possibile sul cancelliere federale [su Schuschnigg] "'. Di tale consiglio non vi era quasi bisogno; comunque esso presto doveva essere seguito più letteralmente di quanto von Papen avrebbe potuto mai pensare. In tutto il 1937 i nazisti austriaci, finanziati e spronati da Berlino, Pagina 246
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avevano portato avanti la loro campagna terroristica. Delle bombe scoppiavano quasi ogni giorno in qualche punto del paese, e nelle province montane dimostrazioni naziste massicce e spesso violente miravano a indebolire le posizioni del governo. Furono scoperti dei piani da cui risultò che dei banditi nazisti si preparavano a liquidare Schuschnigg nello stesso modo usato per il suo predecessore, Dollfuss. Infine il 25 gennaio 1938 la polizia austriaca fece una irruzione nel quartier generale di Vienna di un gruppo chiamato il Comitato dei Sette che, costituito per favorire una pacificazione fra i nazisti e il governo austriaco, in realtà serviva da centrale al movimento clandestino e illegale nazista. Furono trovati documenti con le iniziali di Rudolf Hess, l'incaricato del Fiihrer, da cui risultava chiaro che i nazisti austriaci stavano per inscenare una aperta rivolta, nella primavera del 1938, e che se Schuschnigg avesse cercato di soffocarla, l'esercito tedesco sarebbe entrato in Austria a impedire " che sangue tedesco fosse sparso da tedeschi ". Secondo von Papen, uno dei documenti prevedeva l'uccisione di lui stesso, oppure del suo addetto militare, tenente generale Muff, ad opera dei nazisti austriaci, al fine di fornire un pretesto per l'intervento tedesco2. Se l'amabile von Papen non fu proprio entusiasta nell'apprendere che egli, per la seconda volta, era stato messo in lista fra coloro che i " duri " nazisti dovevano assassinare per ordine dei dirigenti del partito di Berlino, fu poi addolorato per una telefonata che ricevette all'ambasciata tedesca di Vienna la sera del 4 febbraio. Il segretario di Stato Hans Lammers lo aveva chiamato dalla Cancelleria di Berlino per informarlo che la sua missione speciale in Austria era finita. Egli era stato silurato, insieme con Neurath, Fritsch e molti altri. " Per lo stupore, rimasi quasi senza parola ", ricordò in seguito von Papen 3. Ma si riprese abbastanza per rendersi conto che Hitler aveva evidentemente deciso un'azione più drastica in Austria, ora che si era sbarazzato * Cfr. sopra, pp. 324, 325L'" Anscbluss ": l'Austria è matura 357 di Neurath, di Fritsch e di Blomberg. Si riprese anzi a tal segno, da decidersi di fare - come disse - " qualcosa di insolito per un diplomatico ". Fece depositare delle copie di tutta la sua corrispondenza con Hitler " in un posto sicuro ", che risultò essere la Svizzera. " Le campagne diffamatorie del Terzo Reich, - egli disse, - mi erano fin troppo note ". Come si è visto, nel giugno del 1934 gli erano quasi costata la vita. Il congedo di von Papen era anche un ammonimento per Schuschnigg. Questi non si era mai fidato completamente dell'affabile ex ufficiale di cavalleria, ma ora non tardò a capire che Hitler aveva in mente qualcosa di peggio che di infliggergli semplicemente l'astuto ambasciatore, il quale, almeno, era un devoto cattolico come lui, e un gentiluomo. Negli ultimi mesi l'orientamento della diplomazia europea non era stato propizio per l'Austria. Dopo la creazione dell'asse Roma-Berlino, Mussolini si era avvicinato a Hitler e non si preoccupava del mantenimento dell'indipendenza della piccola nazione come al tempo dell'assassinio di Dollfuss, quando aveva mandato quattro divisioni al Brennero per intimorire il Fiihrer. Né l'Inghilterra, che di recente sotto Chamberlain si era imbarcata in una politica di pacificazione con Hitler, né la Francia, assillata da gravi conflitti politici interni, avevano più dimostrato un grande interesse alla difesa dell'indipendenza dell'Austria, nel caso che Hitler l'avesse assalita. E ora, con Papen, erano usciti di scena i capi conservatori dell'esercito e del Ministero degli Esteri tedesco, che avevano esercitato un certo freno sugli ambiziosi progetti di Hitler. Schuschnigg, uomo dalla mente ristretta ma, nei suoi limiti, intelligente e inoltre assai bene informato, si faceva poche illusioni sulla sua posizione, che peggiorava. Come dopo l'uccisione di Dollfuss a opera dei nazisti, egli ora sentf che era venuto il tempo di avvicinarsi maggiormente al dittatore tedesco. Benché dimesso dal suo ufficio, von Papen gli offrì un'occasione. Uomo incapace di risentirsi per uno schiaffo se questo veniva dall'alto, il giorno stesso del suo congedo egli corse da Hitler " per avere un'idea di quel che stava succedendo ". A Berchtesgaden il 5 febbraio egli trovò il Fiihrer " esausto e distratto " per la lotta sostenuta coi suoi generali. Ma la capacità di riprendersi di Hitler era considerevole, e presto il suo inviato silurato destò il suo interesse con la proposta che gli aveva già fatta due settimane prima, quando si erano incontrati a Berlino: perché non sistemare direttamente la cosa con Schuschnigg? Perché non invitarlo a venire a Berchtesgaden per un colloquio personale? Hitler trovò interessante l'idea. Dimenticandosi di aver silurato proprio allora von Papen, gli ordinò di tornare a Vienna e di concertare l'incontro. Pagina 247
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Schuschnigg fu pronto ad acconsentire; malgrado la debolezza della sua posizione, pose però alcune condizioni. Volle essere informato preventivamente dei punti precisi che Hitler desiderava discutere e volle l'assicurazione preliminare che l'accordo dell'11 luglio 1936, col quale la Germania si era impegnata di rispettare l'indipendenza dell'Austria e di non interferire negli affari interni della nazione, sarebbe stato mantenuto. Inoltre il comunicato al termine dell'incontro doveva riaffermare che i due paesi re358 Verso la guerra mondiale stavano fedeli al trattato del 1936. Costretto ad affrontare il Icone nella sua tana, Schuschnigg desiderava premunirsi. Von Papen corse all'Obersalzberg per conferire con Hitler e tornò con l'assicurazione del Fùhrer che l'accordo del 1936 sarebbe rimasto immutato e che egli desiderava soltanto discutere su " certi malintesi e certi punti d'attrito che ancora sussistevano " dopo la firma di esso. Non era proprio l'assicurazione precisa che il cancelliere austriaco aveva chiesto, ma si disse soddisfatto della risposta. L'incontro fu fissato per la mattina del 12 febbraio*, e la sera dell'11 febbraio Schuschnigg, accompagnato dal suo sottosegretario per gli affari esteri, Guido Schmidt, partì in grande segreto con un treno speciale per Salisburgo, da dove la mattina successiva un'auto l'avrebbe portato di là dalla frontiera, al ritiro montano di Hitler. Doveva essere un viaggio fatale. 12 febbraio 1938: l'incontro di Berchtesgaden. Von Papen apparve alla frontiera per salutare gli ospiti austriaci e nella gelida mattina invernale egli sembrò a Schuschnigg " di ottimo umore ", mentre assicurava gli ospiti che Hitler in quel giorno si trovava nel migliore stato d'animo. Poi venne il primo accenno che mise in guardia Schuschnigg. Von Papen disse in tono cordiale che il Fiihrer sperava che al dottor Scha-schnigg non avrebbe importato se al Berghof fossero stati presenti tre generali giunti colà proprio per caso: Keitel, nuovo capo dell'OKW, Reichenau, che comandava le truppe dislocate presso la frontiera austro-bavarese, e Sperrle, comandante dell'arma aerea di quella zona. Più tardi von Papen doveva ricordare che " quell'informazione sembrò andare poco a genio " ai suoi ospiti. Schuschnigg disse all'ambasciatore che la cosa non gli sarebbe importata, specie perché " a tale riguardo egli aveva poco da scegliere ". Intellettuale, e di formazione gesuita, egli si metteva in posizione difensiva. Ciò nonostante, non si trovò preparato di fronte a quanto doveva avvenire. In giacca bruna da milite dei reparti d'assalto e calzoni neri, con i tre generali al suo fianco, Hitler accolse il cancelliere austriaco e il suo collaboratore sui gradini della villa. Schuschnigg trovò il saluto amichevole, ma formale. Pochi minuti dopo si trovò solo col dittatore tedesco nello spazioso studio del secondo piano, le cui grandi finestre panoramiche davano sulle * Si dette il caso che cadesse quel giorno il quarto anniversario della strage dei socialdemocratici austriaci ad opera del governo Dollfuss, del quale Schuschnigg faceva allora parte. Il 12 febbraio 1934 17 ooo uomini dell'esercito, del governo e della milizia fascista austriaca attaccarono con l'artiglieria le case operaie di Vienna, uccidendo, fra uomini, donne e bambini, mille persone e ferendone tre o quattromila. Le libertà politiche democratiche furono abolite, e da allora l'Austria fu governata prima da Dollfuss e poi da Schuschnigg nei termini di una dittatura clerico-fastista. Fu peraltro una dittatura meno pesante di quella nazista, come possono attestare quelli di noi che in quel periodo svolsero la lora attività sia a Berlino che a Vienna. Nondimeno essa privò il popolo austriaco delle libertà politiche, con repressioni ben più gravi di quelle subite sotto gli Asburgo negli ultimi decenni della monarchia. L'autore ha trattato pili ampiamente l'argomento in Midcentury Journey. L'" Anschluss ": l'Austria è matura 359 maestose Alpi dalle cime nevose e, più oltre, sull'Austria, terra natale di entrambi. Come attestano tutti coloro che lo conobbero, Kurt von Schuschnigg, che allora aveva quarantun anni, era un uomo dai modi impeccabili da austriaco dei tempi antichi, e per lui fu naturale iniziare la conversazione con parole garbate sulla magnifica vista, sul bel tempo che faceva in quel giorno e con un accenno lusinghiero sul fatto che quella stanza era certamente stata la scena di Pagina 248
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt molti colloqui decisivi. Adolf Hitler gli troncò la parola: " Non ci siamo incontrati qui per parlare della bella vista e del tempo ". Poi scoppiò la tempesta. Come dichiarò in seguito il cancelliere austriaco, la conversazione di due ore che seguì " fu piuttosto unilaterale " *. Ribollendo di rabbia, Hitler disse: Voi avete fatto di tutto per evitare una politica d'amicizia... T,utta la storia dell'Austria è veramente un continuo alto tradimento. Fu così nel passato, e oggi le cose non vanno meglio. La fine, a lungo procrastinata, di questo paradosso storico è ormai venuta. E ora posso dirvi senz'altro, signor Schuschnigg, che io sono assolutamente deciso a finirla con tutto ciò. Il Reich tedesco è una delle grandi potenze, e nessuno alzerà la voce se sistemerà i suoi problemi di frontiera. Colpito da questo scoppio di Hitler, il calmo cancelliere austriaco cercò di restare conciliante, pur tenendosi fermo al proprio punto di vista. Disse di dissentire dal suo interlocutore, per quel che riguardava la parte avuta dall'Austria nella storia tedesca. Egli affermò: "A tale riguardo, il contributo dell'Austria è stato considerevole ". HITLER Assolutamente nullo. Ve lo ripeto: assolutamente nullo. Durante tutta la sua storia l'Austria ha sabotato ogni idea nazionale. E questo sabotaggio è stata la principale attività degli Asburgo e della Chiesa cattolica **. SCHUSCHNIGG Comunque, signor cancelliere del Reich, molti contributi austriaci non possono essere ignorati nel quadro generale della cultura tedesca. Fra gli altri, per esempio, Beethoven... HITLER Ah, davvero? Ma per quanto io sappia Beethoven è nato nella Bassa Renania. SCHUSCHNIGG Un austriaco d'elezione, come molti altri... HITLER Io non posso che ripeterle ancora una volta che così non può durare. Ho una missione storica da compiere e la compirò perché la Provvidenza mi ha designato a compierla... Chi non collabora è travolto... Ho scelto la via più difficile che mai un tedesco abbia preso. Nella storia della Germania ho realizzato il massimo che mai altro tedesco fosse chiamato dal destino a compiere. E non con la violenza. Io sono sostenuto dall'amore del mio popolo... SCHUSCHNIGG Lo credo volentieri, signor cancelliere del Reich. * Affidandosi alla sua memoria, il dottor Schuschnigg annotò in seguito quelli che egli chiamò " i passi significativi " della conversazione unilaterale; benché non si tratti dunque di un testo letterale, esso da un'impressione di veridicità a chiunque abbia udito e studiato il modo di esprimersi di Hitler, e il suo contenuto risulta confermato non solo da quanto accadde in seguito ma anche dalle testimonianze di altri che furono presenti, quel giorno, al Berghof, soprattutto di Papen, Jodl e Guido Schmidt. Ho seguito la versione data da Schuschnigg nel suo libro Un Requiem in rosso-bianco-rosso e nel suo affidavit sull'incontro, compilato per il processo di Norimberga 4. ** È evidente che Hitler rimaneva fedele alla sua errata interpretazione della storia austro-tedesca, interpretazione che, come abbiamo visto nei precedenti capitoli, egli aveva elaborato in gioventù a Linz e a Vienna. 360 Verso la guerra mondiale Dopo un'ora di una conversazione del genere, Schuschnigg chiese al suo antagonista di elencargli le sue lagnanze, aggiungendo: " Finché è possibile, faremo di tutto per rimuovere gli ostacoli che impediscono una migliore comprensione ". HITLER Lo dice lei, signor Schuschnigg. Io le dico invece che, in un modo o nell'altro, risolverò la cosiddetta questione austriaca. E si dette a una tirata contro l'Austria, accusandola di fortificare le sue frontiere con la Germania, cosa che Schuschnigg negò. HITLER Lei non creda di poter rimuovere una sola pietra senza che la mattina seguente io non lo sappia e con tutti i particolari... Mi basta dare un ordine, e in una notte sola dileguerà tutto il ridicolo spauracchio al confine. Lei non creda di potermi trattenere neanche per una mezz'ora... Vorrei davvero risparmiare agli austriaci una simile esperienza; costerà molte vittime. Dopo le truppe verranno le SA e la Legione austriaca e nessuno, neppure io, potrà evitare la vendetta. Dopo queste minacce, Hitler ricordò a Schuschnigg (al quale parlava brutalmente usando il suo solo nome, invece del titolo, come avrebbero richiesto le norme della cortesia diplomatica) l'isolamento dell'Austria e, quindi, la sua impossibilità di sperare in aiuti. HITLER Non s'illuda ad ogni modo che qualcuno al mondo possa ostacolare le mie decisioni. L'Italia? Con Mussolini sono a posto... L'Inghilterra? L'Inghilterra Pagina 249
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non muoverà un dito per l'Austria... E la Francia? La Francia, egli disse, avrebbe potuto fermare la Germania nella Rena-nia, " e allora avremmo dovuto ritirarci... Ora è troppo tardi per la Francia ". E concluse: HITLER Le offro ancora per l'ultima volta la scelta, signor Schuschnigg. O noi veniamo ad una soluzione, o lasciamo andare le cose per il loro verso... Rifletta bene, signor Schuschnigg. Io ho tempo solo fino a questo pomeriggio... Schuschnigg chiese quali fossero, esattamente, i termini proposti dal cancelliere tedesco per l'intesa. " A questo riguardo potremo intrattenerci nel pomeriggio ", disse Hitler. Con una certa sorpresa, Schuschnigg rilevò che durante il pranzo Hitler sembrava di " ottimo umore ". Il suo monologo si portò sui cavalli e sulle case. Egli stava per costruire i più alti grattacieli che il mondo avesse mai visto. Disse a Schuschnigg: " Gli americani avranno modo di constatare... che in Germania si costruisce con maggiore imponenza e più artistico senso della bellezza che negli Stati Uniti ". Quanto all'angustiato cancelliere austriaco, von Papen rilevò che egli sembrava " ansioso e preoccupato ". Abituato ad accendere una sigaretta dopo l'altra, non gli era stato permesso di fumare in presenza di Hitler. Ma dopo aver preso il caffè in una stanza vicina, Hitler disse di scusarlo se si ritirava, e Schuschnigg potè finalmente farsi una fumata. Potè anche comunicare al sottosegretario agli Esteri Guido Schmidt, le brutte notizie: le quali presto dovevano diventare perfino peggiori. Dopo aver atteso due ore in una piccola anticamera, i due austriaci fuL'" Anschluss ": l'Austria è matura 361 rono ammessi alla presenza di Ribbentrop, il nuovo ministro degli Esteri tedesco, e di von Papen. Ribbentrop presentò loro una minuta di " accordo ", in due pagine dattiloscritte, rilevando che tali erano le richieste ultimative di Hitler e che il Fùhrer non avrebbe ammesso discussioni. Si doveva firmare subito. Schuschnigg dice che si sentì sollevato, perché poteva almeno conoscere qualcosa di preciso circa le idee di Hitler. Ma quando esaminò il documento, il suo sollievo svanì immediatamente. Si trattava di un ultimatum con cui la Germania chiedeva di consegnare il governo dell'Austria ai nazisti nel termine di una settimana. Si doveva revocare la proibizione del partito nazista austriaco, tutti i nazisti *in carcere dovevano venire amnistiati e l'avvocato viennese filonazista, dottor Seyss-Inquart, doveva essere nominato ministro dell'Interno, con la polizia e i servizi di sicurezza alle sue dipendenze. Un altro filonazista, Glaise-Horstenau, doveva essere nominato ministro della Guerra e si dovevano stabilire più stretti rapporti fra l'esercito austriaco e quello tedesco per mezzo di alcune misure, tra cui uno scambio sistematico di cento ufficiali. L'ultima richiesta era che si " doveva preparare una assimilazione del sistema economico austriaco a quello tedesco ". In vista di ciò, un altro filonazista, il dottor Fischbbck, avrebbe dovuto essere nominato ministro delle Finanze5. Come avrebbe scritto più tardi, Schuschnigg si rese ben conto che accettare l'ultimatum avrebbe segnato la fine dell'indipendenza austriaca. Ribbentrop mi consigliò di accettare subito le richieste. Io protestai, e gli riferii l'accordo che avevo preso con von Papen prima di venire a Berchtesgaden; feci capire a Ribbentrop che non mi aspettavo che mi si facessero simili richieste irragionevoli6. Ma Schuschnigg era disposto ad accettarle? Che egli non se le fosse aspettate, era ovvio perfino per uno stupido come Ribbentrop. Il problema era: Schuschnigg avrebbe firmato? Fu in tale momento difficile e decisivo che il giovane cancelliere austriaco cominciò a vacillare. Secondo quanto egli stesso riferisce, si limitò a chiedere timidamente se " si poteva contare sulla buona volontà della Germania, se almeno il governo del Reich aveva l'intenzione di mantenere i suoi impegni nel negoziato "7. Dice di aver avuto una risposta " affermativa ". Poi von Papen cercò di lavorarlo. L'infido ambasciatore riconobbe di esser rimasto " stupefatto " nel leggere l'ultimatum, che rappresentava una "illegittima interferenza nella sovranità austriaca ". Schuschnigg dice che von Papen si scusò presso di lui ed espresse la sua " grande sorpresa " per i termini dell'ultimatum. Tuttavia consigliò al cancelliere di firmare. Inoltre mi informò che, se firmavo e accettavo quelle richieste, potevo essere sicuro che Hitler avrebbe provveduto affinchè, a partire da allora, la Germania tenesse fede all'accordo e che per l'Austria non vi sarebbero state altre difficoltà '. Pagina 250
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Come risulta da queste dichiarazioni, le ultime da lui fatte in un affidavit trasmesso a Norimberga, Schuschnigg non solo si mostrò debole ma fu vittima della sua ingenuità. r 362 Verso la guerra mondiale Gli si presentò un'ultima possibilità di opporre resistenza. Chiamato di nuovo da Hitler, trovò il Fuhrer che camminava eccitato su e giù nel suo studio. HITLER Signor Schuschnigg... Ecco il disegno. Non si contratta. Non cambio una virgola. O lei firma dando corso alle mie richieste entro tre giorni, ovvero ordinerò all'esercito di marciare sull'Austria '. Schuschnigg capitolò. Disse a Hitler di esser pronto a firmare. Ma gli ricordò che, secondo la costituzione austriaca, solo il presidente della repubblica aveva, giuridicamente, la potestà di accettare un simile accordo e di attuarlo. Era bensì pronto a rivolgersi al presidente per ottenere il suo assenso, ma non poteva garantire nulla. " Questo lei deve farlo ", urlò Hitler. Schuschnigg dice di aver risposto: " Questo io non posso farlo, signor cancelliere del Reich "I0. E in seguito riferì: A questa risposta, Hitler sembrò perdere ogni controllo su di sé. Corse verso le porte, le spalancò e chiamò: " Generale Keitel! " Poi, secco, rivolto a me, disse: " La farò chiamare più tardi " ". Non era che un bluff, ma il cancelliere austriaco (già assillato dal fatto che, durante tutto il giorno, non si era mancato di fargli rilevare la presenza dei generali) forse non lo sapeva. Von Papen riferisce che in seguito Keitel gli disse come Hitler lo avesse accolto con una bella risata quando si precipitò nella stanza chiedendo ordini. " Non ci sono ordini, - borbottò. - Volevo solo avervi qui ". Ma Schuschnigg e il dottor Schmidt, che aspettavano fuori dello studio del Fuhrer, erano impressionati. Schmidt sussurrò che non si sarebbe stupito se nei cinque minuti successivi entrambi fossero stati arrestati. Mezz'ora dopo Schuschnigg fu nuovamente ammesso alla presenza di Hitler, che gli disse: Mi sono determinato, per la prima volta in vita mia, a desistere da una decisione già presa. Io le ripeto dunque che è proprio l'ultimo tentativo. Entro tre giorni mi aspetto che il progetto sia mandato ad effetto ". A tanto si riducevano le concessioni del dittatore tedesco, e benché il testo della minuta definitiva venisse un po' attenuato, le modificazioni -come più tardi Schuschnigg riferì - erano irrilevanti. Schuschnigg firmò. Era la sentenza di morte dell'Austria. Il comportamento delle persone dinanzi alla coercizione differisca a seconda del loro carattere, e spesso stupisce. Pochi avrebbero dubitato che Schuschnigg, rotto a una politica difficile e caotica come quella che aveva condotto alla morte il suo predecessore, non fosse, benché relativamente giovane, un uomo coraggioso. Eppure la sua capitolazione dell'11 febbraio 1938 di fronte alla terribile minaccia di attacco armato, ha lasciato dei dubbi nei suoi compatrioti, nonché negli osservatori e negli storici di quel fatale periodo. La sua resa era necessaria? Non vi era altra alternativa? Sarebbe L'" Anscbluss ": l'Austria è matura 363 azzardato affermare, dato il loro successivo comportamento di fronte alle aggressioni di Hitler, che l'Inghilterra e la Francia sarebbero allora venute in aiuto dell'Austria se egli in quel momento avesse invaso l'Austria. Ma fino allora Hitler non aveva fatto irruzione al di là delle frontiere tedesche, né aveva preparato il mondo e il suo stesso popolo a simili atti di folle aggressione. Inoltre l'esercito tedesco era poco preparato per la guerra qualora la Francia e l'Inghilterra fossero intervenute. In seguito all'" accordo " di Berchtesgaden, grazie alle macchinazioni dei nazisti locali e dei tedeschi, l'Austria in poche settimane venne talmente minata che Hitler potè occuparla con un rischio di interventi stranieri infinitamente minore che non l'i i febbraio. Come più tardi egli ebbe a scrivere, lo stesso Schuschnigg riconobbe che l'accettazione delle condizioni di Hitler " non significava altro che la fine completa dell'indipendenza del governo austriaco ". Forse, la prova attraversata aveva stordito il povero Schuschnigg, se, dopo avere sacrificato, cedendo alle minacce, l'indipendenza del proprio paese, egli indulse a questa strana conversazione con Hitler, come poi riferì nel suo libro. Chiese: "Crede il signor cancelliere del Reich che le varie crisi del mondo possano oggi essere risolte in modo pacifico? " II Fiihrer rispose alla leggera Pagina 251
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che avrebbero potuto esserlo, " se si seguissero i miei consigli ". Al che Schuschnigg disse, in apparenza senz'ombra di sarcasmo: " Al momento attuale lo stato del mondo sembra piuttosto promettente, non vi pare? " ". Tali parole in un simile momento sembrano incredibili, ma sono proprio quelle che il cancelliere sconfitto dice di aver pronunciato. Hitler aveva riservato per lui ancora un'umiliazione. Schuschnigg suggerì che nel comunicato sull'incontro destinato alla stampa si dicesse che in esso era stato confermato il patto del luglio 1936, Hitler esclamò: " Oh, no! Prima dovete adempiere alle condizioni dell'accordo. Ecco che cosa si comunicherà alla stampa: " Oggi al Berghof il Fiihrer e cancelliere del Reich ha avuto un colloquio col cancelliere federale austriaco". Questo è tutto ". Declinando l'invito del Fiihrer di restare a cena, Schuschnigg e Schmidt lasciarono in macchina i monti, diretti a Salisburgo. Era una sera grigia e nebbiosa. L'onnipresente von Papen li accompagnò fino alla frontiera; si sentiva piuttosto a disagio per quello che egli chiamò il " silenzio opprimente " dei suoi amici austriaci e non potè trattenersi dal cercare di rianimarli. " Ebbene, avete visto com'è il Fiihrer, certe volte! - disse. - Ma la prossima volta sono sicuro che sarà già diverso. Sapete, il Fiihrer può essere veramente cordiale " *. * La versione di von Papen (cfr. le sue Memoirs, p. 420) è alquanto diversa; quella di Schuschnigg sembra essere più vicina alla verità. 364 Verso la guerra mondiale Quattro settimane di agonia: 12 febbraio -11 marzo 1938. Hitler aveva concesso a Schuschnigg quattro giorni - fino al martedì 15 febbraio - per mandargli l'" assicurazione impegnativa " che egli avrebbe fatto accettare l'ultimatum, e altri tre giorni - fino al 18 febbraio - per realizzarne le specifiche condizioni. Schuschnigg fu di ritorno a Vienna la mattina del 12 febbraio e si recò subito dal presidente della repubblica austriaca, Miklas. Wilhelm Miklas era un uomo mediocre e dalla mente tarda; i viennesi dicevano che l'unica cosa che aveva saputo fare nella vita era stato il mettere al mondo una nidiata di bambini. Ma in lui vi era una certa solidità contadinesca, e in questa crisi, che egli si trovò a fronteggiare dopo che per cinquantadue anni aveva servito lo Stato, doveva dimostrare più coraggio di qualsiasi altro austriaco. Era disposto a fare alcune con cessioni a Hitler, come per esempio amnistiare i nazisti austriaci, ma si oppose all'idea di affidare a Seyss-Inquart il comando della polizia e del l'esercito. Il che fu debitamente riferito a Berlino la sera del 14 febbraio da von Papen, il quale aggiunse che Schuschnigg sperava di " superare l'in domani la resistenza del presidente ". Quella stessa sera, alle 7,30 Hitler approvava il piano elaborato dal generale Keitel per esercitare una pressione militare sull'Austria. Propalare notizie false, ma del tutto attendibili, che possano condurre alla persuasione che stiamo facendo preparativi militari contro l'Austria ". In effetti, appena Schuschnigg aveva lasciato Berchtesgaden, il Fuhrer aveva cominciato a organizzare una finta azione militare affinchè il cancelliere austriaco eseguisse quel che gli era stato detto di fare. Jodl annotò nel suo diario: 13 febbraio. Nel pomeriggio il generale K[eitel] ha chiesto all'ammiraglio C[anaris] * e a me di recarci nel suo appartamento. Egli ci ha detto che l'ordine del Fuhrer è di attendere fino al 15 per esercitare una pressione mediante finte azioni militari. Delle proposte in tal senso sono state concordate e trasmesse telefonicamente al Fuhrer, per la sua approvazione. 14 febbraio. L'effetto è stato rapido e energico. In Austria si ha l'impressione che la Germania stia facendo seri preparativi militari15. Il generale Jodl non esagerava. Di fronte alla minaccia di un'invasione armata il presidente Miklas cedette e l'ultimo giorno concesso, il 15 febbraio, Schuschnigg comunicò ufficialmente all'ambasciatore von Papen che l'accordo di Berchtesgaden sarebbe stato attuato prima del 18 febbraio. Il Pagina 252
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 16 febbraio il governo austriaco annunciò un'amnistia generale per i nazisti, compresi coloro che erano stati condannati per l'assassinio di Dollfuss, e rese nota la riorganizzazione del gabinetto, nel quale Arthur Seyss-Inquart figurava come ministro per i servizi di sicurezza. L'indomani il ministro nazista corse a Berlino per incontrare Hitler e ricevere ordini. * Wilhelm Canaris era il capo del servizio segreto (Abwehr) dell'OKW. L'" Anschluss ": l'Austria è matura 365 Seyss-Inquart fu il primo dei Quisling; era un giovane avvocato viennese dai modi cordiali che fin dal 1918 ardeva dal desiderio di vedere l'Austria unita alla Germania. Nei primi anni del dopoguerra, questa idea era stata popolare. In effetti, l'indomani dell'armistizio, il 12 novembre 1918, a Vienna l'Assemblea Nazionale Provvisoria che, rovesciata la monarchia asburgica, aveva proclamato la repubblica in Austria, aveva cercato di effettuare un Anschluss, affermando che " l'Austria tedesca è parte integrante della Repubblica tedesca ". Ma gli Alleati vincitori non lo permisero, e quando Hitler giunse al potere, nel 1933, non v'era dubbio che la maggioranza degli austriaci fosse avversa all'unione della loro piccola patria con la Germania nazista. Ma i nazisti - come disse Seyss-Inquart al processo di Norimberga - erano decisamente per \'Anschluss; cosi egli dette loro il suo appoggio. Non si iscrisse al partito e non ebbe parte alcuna negli eccessi degli attivisti. Servì piuttosto come un rispettabile paravento per i nazisti austriaci, e dopo l'accordo del luglio 1936, nominato consigliere di Stato, aiutato da von Papen e da altri funzionari e agenti tedeschi, concentrò i suoi sforzi nell'opera di sgretolamento interno della compagine austriaca. Cosa strana, sia Schuschnigg che Miklas sembra che abbiano avuto fiducia in lui quasi sino alla fine. In seguito Miklas, devoto cattolico come Schuschnigg, confessò che Seyss gli aveva fatto una buona impressione perché " si recava diligentemente a messa ". Il cattolicesimo di quest'uomo e anche il suo aver preso parte alla prima guerra mondiale in un reggimento di Kaiserjàger tirolesi, come Schuschnigg, riportando una grave ferita, sembrano essere state le basi della fiducia che il cancelliere austriaco aveva riposto in lui. Sfortunatamente Schuschnigg aveva una deprecabile incapacità di giudicare le persone in base a elementi più solidi. Forse pensava di poter tenere a posto il suo nuovo ministro nazista mediante semplici " bustarelle ". Nel suo libro, parla lui stesso del magico effetto che un anno prima avevano fatto su Seyss-Inquart cinquecento dollari, quando aveva minacciato di dimettersi da consigliere di Stato, tornando sulla sua decisione appena ricevuta quella misera somma. Ma, come Schuschnigg avrebbe presto appreso, Hitler possedeva premi ben più vistosi, per abbagliare il giovane ambizioso avvocato. Il 20 febbraio Hitler tenne il suo discorso, lungamente atteso, al Reichs-tag, rimandato dal 30 gennaio a causa della crisi Blomberg-Fritsch e delle macchinazioni contro l'Austria. Pur parlando con calore dello " spirito di comprensione " di Schuschnigg e della " buona volontà " di questi per una più stretta intesa fra Austria e Germania - impostura, questa, che doveva far colpo sul primo ministro inglese, Chamberlain - il Fùhrer pronunciò un monito che, seppure non fu ascoltato a Londra, non mancò di trovar eco a Vienna e a Praga. Più di dieci milioni di tedeschi vivono in due degli Stati che hanno frontiere in comune con la Germania... Non possono esservi dubbi su di un punto. La loro separazione 366 Verso la guerra mondiale politica dal Reich non può portare a una loro privazione dei diritti, cioè dei diritti generali all'autodeterminazione. Per una potenza mondiale è insopportabile l'idea che compagni della stessa razza ad essa vicini abbiano continuamente e seriamente a soffrire a causa delle simpatie da essi dimostrate per tutta la nazione, per la sua unità, il suo destino e la sua visione del mondo. Fra gli interessi del Reich tedesco v'è la protezione di questi nuclei tedeschi, i quali coi loro soli sforzi non sono in grado di assicurarsi, vicino alle nostre frontiere, la propria libertà politica e spirituale 16. Hitler dichiarava così chiaramente e in forma ufficiale che egli avrebbe considerato il futuro dei sei milioni di austriaci e dei tre milioni di tedeschi dei Sudeti questione di interesse del Terzo Reich. Schuschnigg rispose a Hitler quattro giorni dopo, il 24 febbraio, in un discorso tenuto al Bundestag austriaco, i cui membri, come quelli del Reichs-tag tedesco, erano stati scelti nel quadro di un regime dittatoriale a partito unico. Pur mostrandosi conciliante nei riguardi della Germania, Schuschnigg mise in rilievo che l'Austria era giunta al limite delle sue concessioni, a un punto Pagina 253
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt " in cui dobbiamo fermarci e dire: " Fin qui, e non più oltre " ". L'Austria, egli dichiarò, non rinuncerà mai volontariamente alla propria indipendenza, e concluse con un appello commovente: " Rosso-bianco-rosso [i colori nazionali austriaci] fino alla morte! " (in tedesco, le parole fanno anche rima). " Per me il 24 febbraio fu la data cruciale ", scrisse Schuschnigg dopo la guerra. Aspettava ansiosamente la reazione di Hitler al suo fiero discorso. Von Papen l'indomani telegrafò a Berlino consigliando il Ministero degli Esteri di non prendere troppo sul serio quel discorso. Disse che Schuschnigg aveva espresso tali sentimenti nazionalistici in termini duri per consolidare la propria posizione interna; a Vienna si complottava per rovesciarlo a causa delle concessioni da lui fatte a Berchtesgaden. E informò Berlino che intanto " il lavoro di Seyss-Inquart... procede secondo i piani " ". Poiché la sua tortuosa attività in Austria, durata molti anni, era ora prossima a recar frutto, von Papen il giorno dopo si congedò ufficialmente dal cancelliere austriaco e parti per Kitzbiihl, per fare un po' di sci. Il discorso di Hitler del 20 febbraio, che era stato trasmesso dalla radio austriaca, aveva provocato in tutta l'Austria una serie di massicce dimostrazioni naziste. Il 24 febbraio, durante la radiotrasmissione della risposta di Schuschnigg, a Graz una folla scalmanata di ventimila nazisti aveva invaso la piazza principale della città, aveva strappato gli altoparlanti, tirato giù la bandiera austriaca e innalzato la bandiera tedesca con la svastica. Con Seyss-Inquart alla direzione della polizia, "nulla fu fatto per reprimere i tumulti nazisti. Il governo di Schuschnigg stava franando. Era cominciato il caos non solo in politica ma anche nell'economia. Molti depositi furono ritirati dalle banche da clienti sia austriaci che stranieri. A Vienna affluirono revoche di ordinazioni da parte di ditte straniere preoccupate dagli eventi. La paura tenne lontani i turisti stranieri, che costituivano uno dei principali cespiti dell'economia austriaca. Toscanini telegrafò da New York revocando la sua partecipazione al festival di Salisburgo che ogni estate soleva attirare decine di migliaia di turisti - " a causa degli sviluppi politici austriaci ". La L'" Anschluss ": l'Austria è matura 367 situazione appariva così disperata che Otto d'Asburgo, il giovane pretendente al trono in esilio, dalla sua residenza in Belgio mandò una lettera a Schuschnigg, in cui - come lo stesso Schuschnigg in seguito rivelò - facendo appello al suo antico giuramento di fedeltà quale ex ufficiale dell'esercito imperiale, lo implorava di nominarlo cancelliere se pensava che un tale passo potesse salvare l'Austria. Disperato, Schuschnigg si rivolse agli operai austriaci, i cui sindacati liberi e il cui partito politico, la socialdemocrazia, non si erano più riorganizzati dopo che nel 1934 Dollfuss li aveva brutalmente soppressi. Costoro avevano rappresentato il 42 per cento dell'elettorato austriaco, e se durante gli ultimi quattro anni il cancelliere fosse stato in grado di vedere al di là degli angusti orizzonti della sua dittatura clerico-fascista e si fosse guadagnato il loro appoggio per costituire una coalizione moderata antinazista, i nazisti, che formavano una minoranza relativamente piccola, avrebbero potuto essere facilmente tenuti a bada. Ma Schuschnigg non aveva la statura necessaria per compiere un tale passo. Uomo onesto e retto sul piano personale, come altri dirigenti politici europei, disprezzava la democrazia occidentale, mentre ammirava il governo autoritario a partito unico. Usciti dalle fabbriche e dalle prigioni, da cui molti erano stati dimessi recentemente insieme con i nazisti, i socialdemocratici il 4 marzo accorsero in massa per rispondere all'appello del cancelliere. Dichiararono che, malgrado tutto ciò che era accaduto, erano pronti ad aiutare il governo nella difesa dell'indipendenza nazionale. In cambio non chiedevano che quello che il cancelliere aveva già concesso ai nazisti, il diritto di avere un proprio partito politico e di difendere i propri principi. Schuschnigg aderì, ma ormai era troppo tardi. Ben informato come sempre, il 3 marzo il generale Jodl scrisse nel suo diario: " La questione austriaca sta facendosi critica. Vi saranno mandati cento ufficiali. Il Fùhrer desidera vederli di persona. Il loro compito non è di far sì che le forze armate austriache sappiano meglio combattere contro di noi, ma che non combattano affatto ". In quel momento cruciale, Schuschnigg decise di compiere un'ultima, disperata mossa a cui pensava da quando, negli ultimi giorni di febbraio, i nazisti avevano cominciato a spadroneggiare nelle province. Avrebbe indetto un plebiscito. Avrebbe chiesto al popolo austriaco se esso era per " un'Austria Pagina 254
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt libera, indipendente, sociale, cristiana e unita - ja oder nein? " *. In seguito egli scrisse: Ritenni che fosse giunto il momento per una chiara decisione. Non appariva giustificabile attendere che col passare delle settimane alle mani legate si aggiungesse anche il bavaglio. La posta in giucco richiedeva quest'ultima, disperata mossa ". * Secondo la testimonianza resa dal presidente Miklas nel corso di un processo contro un nazista austriaco celebratosi a Vienna dopo la guerra, il plebiscito era stato suggerito a Schuschnigg dalla Francia. Nelle sue memorie, Papen osserva che l'inviato francese M. Puaux, amico intimo e personale del cancelliere, fu " il padre dell'idea del plebiscito ". Egli riconosce anche che Schuschnigg accettò quell'idea e ne assunse la responsabilità u. 368 Verso la guerra mondiale Poco dopo il suo ritorno da Berchtesgaden Schuschnigg aveva fatto conoscere a Mussolini, protettore dell'Austria, le minacce di Hitler, ricevendo subito dal " duce " l'assicurazione che l'atteggiamento dell'Italia nei confronti dell'Austria era immutato. Ora, il 7 marzo, egli mandò il suo addetto militare a Roma, per informare Mussolini che, in vista degli eventi, egli " sarebbe probabilmente ricorso a un plebiscito ". Il dittatore italiano disse che era un errore. Consigliò Schuschnigg di mantenere la precedente linea di condotta. La situazione stava migliorando. Si era vicini a una distensione fra Roma e Londra, il che avrebbe molto giovato per attenuare la pressione tedesca. Queste furono le ultime cose che Schuschnigg udì da Mussolini. Il 9 marzo, in un discorso a Innsbruck, Schuschnigg annunciò che quattro giorni dopo, cioè la domenica 13 marzo, sarebbe stato indetto un plebiscito. La notizia inaspettata provocò in Adolf Hitler un accesso di rabbia. Nella sua annotazione del io marzo Jodl descrive le prime reazioni che si ebbero a Berlino: Di sorpresa, senza consultare i suoi ministri, Schuschnigg ha indetto un plebiscito per domenica, 13 marzo... Il Fiihrer è deciso a non tollerare una cosa simile. Questa notte stessa, la notte dal 9 al io marzo, ha chiamato Goring. Il generale von Reichenau è stato richiamato dal Cairo, dal comitato olimpico. È stato ordinato al generale von Schobert [comandante del distretto militare di Monaco, sulla frontiera austriaca] di venire, e cosi pure al ministro [austriaco] Glaise-Horstenau, che si... trova nel Palatinato...; poiché Ribbentrop è trattenuto a Londra, Neurath assume il Ministero degli Esteri20. Il giorno dopo, giovedì io marzo, Berlino fu in gran trambusto. Hitler aveva deciso di occupare militarmente l'Austria e non v'è dubbio che i suoi generali furono stupiti. Se lo scopo era di impedire il plebiscito indetto da Schuschnigg per la domenica, l'esercito avrebbe dovuto marciare sull'Austria il sabato, ma non esistevano piani di sorta per una mossa simile e così affrettata. Hitler convocò Keitel per le io del mattino; prima di correre dal Fùhrer, il generale conferì però con Jodl e col generale Max von Viebahn, capo del Fùhrungsstab (Stato maggiore per le operazioni) dell'OKW. L'ingegnoso Jodl riesumò il " caso speciale Otto ", cioè il progetto studiato per prevenire ogni tentativo di rimettere Otto d'Asburgo sul trono austriaco. Essendo l'unico piano esistente per un'azione militare contro l'Austria, Hitler l'approvò. Ordinò dunque di preparare l'" operazione Otto ". Keitel tornò di corsa allo Stato maggiore dell'OKW della Bendlerstrasse a conferire col generale Beck, capo dello Stato maggiore. Avendogli chiesto dei dettagli sull'operazione Otto, Beck rispose: " Non abbiamo preparato nulla, nulla è stato fatto, proprio nulla! " A sua volta Beck fu convocato alla Cancelleria del Reich. Ivi trovò il generale von Manstein, che stava per lasciare Berlino per assumere un comando di divisione, e si recò con lui in automobile da Hitler, il quale disse loro che l'esercito doveva tenersi pronto a marciare sull'Austria per il sabato. Nessuno dei generali fece obiezione a questo progetto di aggressione armata. Essi si preoccupavano solo delle difficoltà di improvvisare un'azione militare in un così breve spazio di L'" Anschluss ": l'Austria è matura 369 tempo. Tornato alla Bendlerstrasse, Manstein si mise ad elaborare gli ordini necessari, lavoro che portò a termine in cinque ore, alle 6 pomeridiane. Secondo il diario di Jodl, alle 6,30 l'ordine di mobilitazione fu trasmesso a tre corpi d'armata e all'arma aerea. La mattina dopo, l'ir marzo, alle due, Hitler emanò le direttive numero uno per l'operazione Otto. Tale era la sua fretta, che dimenticò di firmarle, così la firma non la si potè avere prima dell'una del Pagina 255
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt pomeriggio. Segretissimo 1. Se altre misure si dimostreranno inefficaci, intendo far invadere l'Austria dalle forze armate per instaurarvi sistemi costituzionali e impedire ulteriori oltraggi contro la popolazione filotedesca. 2. Io stesso dirigerò tutte le operazioni. 3. I reparti dell'esercito e dell'arma aerea distaccati per questa azione debbono esse re pronti per l'invasione il 12 marzo 1938, al più tardi alle 12... 4. Il comportamento delle truppe deve dare l'impressione che noi non intraprendia mo una guerra contro i nostri fratelli austriaci... Devesi dunque evitare qualsiasi provoca zione. Se però si opponesse resistenza, questa dovrà essere infranta spieiatamente, con la forza delle armi...21. Poche ore dopo Jodl djede ordini supplementari " segretissimi " a nome del capo del comando supremo delle forze armate: 1. Se in Austria s'incontreranno truppe cecoslovacche o unità della milizia (della Heimwehr austriaca), esse dovranno essere considerate come nemiche. 2. Gli italiani dovranno essere trattati dovunque da amici, specie dopo che Mussoli ni ha dichiarato di disinteressarsi della soluzione del problema austriaco22. Circa Mussolini, Hitler aveva avuto delle preoccupazioni. Non appena decisa l'invasione militare, nel pomeriggio del io marzo aveva inviato, su di un aereo speciale, il principe Filippo d'Assia con una lettera per il " duce " (datata 11 marzo) in cui l'informava dell'azione da lui contemplata e si appellava alla comprensione del dittatore italiano. La lettera era un tessuto di menzogne circa il modo in cui Hitler aveva trattato Schuschnigg e circa le condizioni in cui si sarebbe trovata l'Austria (" si avvicina a uno stato di anarchia ", egli assicurava al " duce "), e cominciava con tali mistificazioni che quelle frasi furono soppresse quando la lettera, in seguito, fu pubblicata in Germania*. Hitler affermava che l'Austria e la Cecoslovacchia stavano complottando per riportare al trono gli Asburgo e si preparavano a " gettare contro la Germania una massa di almeno venti milioni di uomini ". Poi accennò alle richieste da lui fatte a Schuschnigg, richieste, assicurò a Mussolini, " più che moderate "; gli disse come Schuschnigg non fosse stato in grado di attuarle e parlò della " farsa " di " un cosiddetto plebiscito ". Nella mia responsabilità di Fiihrer e di cancelliere del Reich tedesco e anche come figlio di questa terra, non posso più restare passivo di fronte a tali sviluppi. Sono ormai deciso a ristabilire la legge e l'ordine nel paese dove sono nato e a mette* I passi cancellati sono stati ritrovati dopo la guerra negli archivi del ministero italiano degli Esteri. 370 Verso la guerra mondiale re in grado quella popolazione di decidere del proprio destino secondo il suo giudizio, in un modo inequivocabile, chiaro e aperto... Qualunque sarà il modo in cui avrà luogo tale plebiscito, desidero ora assicurare solennemente l'Eccellenza Vostra, quale " duce " dell'Italia fascista, circa quanto segue: 1. Non considero questo passo che come un'azione di autodifesa nazionale, azio ne che qualunque uomo di carattere, se si trovasse al mio posto, intraprenderebbe. Voi stesso, Eccellenza, non agireste altrimenti, se il destino degli italiani fosse in gioco... 2. In un'ora critica per l'Italia vi ho dimostrato quanto sia salda la mia simpa tia. Siate certo che nel futuro non potrà esservi alcun mutamento, a tale riguardo. 3. Quali possano essere le conseguenze dei prossimi avvenimenti, così come ho fissato frontiere definitive fra la Germania e la Francia, cosi ne fisso, ora, Pagina 256
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt una non meno definitiva fra l'Italia e noi: è il Brennero... *. Sempre in amicizia, vostro ADOLF HITLER a II crollo di Schuschnigg. Incurante dell'attività febbrile che si svolgeva di là dalla frontiera, nel Terzo Reich, il dottor Schuschnigg - come lui stesso disse in seguito - la sera del io marzo andò a dormire con la convinzione che il plebiscito sarebbe stato un successo per l'Austria e che i nazisti " non avrebbero rappresentato un grande ostacolo " **. In effetti, quella sera il dottor eyss-In-quart gli aveva assicurato che avrebbe appoggiato il plebiscito e, anzi, avrebbe pronunciato alla radio un discorso in favore di esso. Alle cinque e mezzo della mattina del venerdì 11 marzo il cancelliere austriaco fu svegliato dal suono del telefono vicino al suo letto. Gli parlava il dottor Skubl, capo della polizia austriaca: i tedeschi avevano chiuso la frontiera nel Salisburghese. Le comunicazioni fra i due paesi erano interrotte. Veniva riferito che truppe tedesche stavano concentrandosi alla frontiera austriaca. Alle sei e un quarto Schuschnigg si avviò verso il suo ufficio, situato sulla Ballhausplatz; prima volle però fermarsi alla cattedrale di Santo Stefano. Mentre si celebrava la prima messa, nella luce incerta dell'alba, egli, seduto sul banco della chiesa e agitato, pensava alla sinistra comunicazione fattagli dal capo della polizia. In seguito scrisse: " Non ero del tutto sicuro di quel che la cosa significava; sapevo solo che avrebbe provocato qualche * La linea di frontiera al Brennero fu lo zuccherino dato a Mussolini. Ciò significava che Hitler non avrebbe chiesto la restituzione dell'Alto Adige, regione che il trattato di Saint-Germain aveva staccato dall'Austria e assegnato all'Italia. ** Per la giustizia, bisogna riconoscere che il plebiscito di Schuschnigg era tanto poco democratico e libero quasi quanto quelli indetti da Hitler in Germania. Poiché dal 1933 non vi erano più state in Austria libere elezioni, mancavano le liste elettorali aggiornate. Potevano votare solo le persone che avessero compiuto i ventiquattro anni. La popolazione era stata avvertita del plebiscito soltanto quattro giorni prima, sicché sarebbe mancato il tempo per una campagna elettorale, anche se ai gruppi di opposizione, ai nazisti e ai socialdemocratici fosse stato concesso di svolgerla. È indubbio che i socialdemocratici avrebbero votato Ja, poiché essi vedevano in Schuschnigg un male minore rispetto a Hitler, e inoltre perché era stato promesso loro il ripristino delle libertà politiche. È fuori questione che il loro voto avrebbe assicurato la vittoria di Schuschnigg. L'" Anscbluss ": l'Austria è matura 371 cambiamento ". Fissò le candele che bruciavano dinanzi all'immagine di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, si guardò furtivamente d'intorno e infine si fece il segno della croce, come nei tempi passati avevano fatto un'infinità di viennesi in situazioni disperate dinanzi a quell'immagine. Nella Cancelleria tutto era calmo; durante la notte non erano nemmeno giunti dispacci preoccupanti dai diplomatici austriaci all'estero. Schu-schnigg chiamò il quartier generale della polizia ordinando che, per precauzione, fossero messi dei cordoni intorno al centro cittadino e ai palazzi del governo. Convocò anche i suoi colleghi di gabinetto. Soltanto Seyss-Inquart non si presentò. Schuschnigg non era riuscito a rintracciarlo: infatti il ministro nazista si era recato all'areoporto di Vienna. Von Papen, chiamato d'urgenza a Berlino la notte prima, era partito alle sei del mattino con un aereo speciale, e Seyss lo aveva accompagnato. Ora il Quisling numero uno stava aspettando il Quisling numero due, cioè Glaise-Horstenau, anch'egli ministro del gabinetto di Schuschnigg, anch'egli complice in pieno nel tradimento: questi doveva arrivare da Berlino con gli ordini di Hitler circa la linea da tenere nei riguardi del plebiscito. Gli ordini, che erano di revocarlo, furono debitamente trasmessi a Schuschnigg da quei due geritiluomini alle io del mattino, insieme con la comunicazione che Hitler era furente. Dopo diverse ore di discussione col presidente Miklas, coi suoi colleghi del gabinetto e col dottor Skubl, Schuschnigg aderì alla richiesta di Hitler di revocare il plebiscito. Con riluttanza, il capo della polizia gli aveva detto che il governo non poteva più contare neppure sulla polizia, inquinata com'era da elementi nazisti che in seguito all'ultimatum di Berchtesgaden erano stati rimessi ai loro posti. D'altra parte, Schuschnigg era sicuro che l'esercito e la milizia del Fronte Patriottico - il partito ufficiale autoritario dell'Austria - avrebbero combattuto. Tuttavia in quel momento cruciale Schuschnigg decise (ed egli dice Pagina 257
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che da tempo si era orientato in tal senso) di non opporre resistenza a Hitler se ciò avesse comportato spargimento di sangue tedesco. Hitler era senz'altro pronto a tanto; invece questa sola prospettiva fece indietreggiare Schuschnigg. Alle 2 del pomeriggio egli convocò Seyss-Inquart e gli disse che revocava il plebiscito. Il soave Giuda corse al telefono per informare Goring a Berlino. Ma, secondo il modo nazista di considerare le cose, una concessione di un avversario che cedeva doveva presto condurre a un'altra. Così Goring e Hitler si misero subito ad avanzare maggiori richieste. Il resoconto minuto per minuto di quel che essi fecero, delle minacce e delle truffe usate, fu compilato - cosa piuttosto ironica - proprio dal Forschung-samt (Ufficio delle ricerche) di Goring, che registrò e trascrisse ventisette conversazioni telefoniche dell'ufficio del feldmaresciallo, a partire dalle 2,45 del pomeriggio dell'i i marzo. I documenti furono trovati nel Ministero tedesco dell'Aeronautica dopo la guerra e costituiscono una testimonianza sul modo in cui il destino dell'Austria fu deciso da Berlino per telefono nel giro di poche ore critiche ". Nella prima telefonata fatta da Seyss a Goring alle 2,45 del pomerig372 Verso la guerra mondiale gio, Goring sostenne che la revoca del plebiscito da parte di Schuschnigg non bastava più e che lo avrebbe richiamato dopo aver parlato con Hitler. E lo richiamò alle 3,05 per comunicargli che Schuschnigg doveva dimettersi e che in uno spazio di tempo di due ore Seyss-Inquart doveva essere nominato cancelliere. Poi Goring disse a Seyss " di mandare il telegramma al Fiihrer, come d'accordo ". Questa è la prima menzione di un telegramma che, nell'insieme dei folli eventi svoltisi nelle poche ore che seguirono, doveva avere un effetto esplosivo e sarebbe servito per organizzare la mistificazione con cui Hitler giustificò dinanzi al popolo tedesco e ai Ministeri degli Esteri di tutto il mondo la sua aggressione. Wilhelm Keppler, agente speciale di Hitler in Austria, arrivato da Berlino nel pomeriggio per fare le veci di von Papen, che era assente, aveva mostrato a Seyss-Inquart il testo di un telegramma da mandare al Fiihrer. In esso si chiedeva l'invio di truppe tedesche in Austria per soffocare dei disordini. Nella sua deposizione al processo di Norimberga Seyss dichiarò di aver rifiutato di mandare questo telegramma, dato che di disordini non ce ne erano. Keppler insistette e corse alla Cancelleria austriaca, dove ebbe l'impudenza di creare, insieme a Seyss-Inquart e a Glaise-Horstenau, un ufficio d'emergenza. È incomprensibile che Schuschnigg abbia permesso a tali intrusi e traditori di stabilirsi materialmente proprio nella sede del governo austriaco in quelle ore critiche: pure è quello che accadde. In seguito egli ricordò come la Cancelleria " assomigliasse a un alveare messo sosso-pra ", con Seyss-Inquart e Glaise-Horstenau che, in un angolo, " davano udienza " e, " intorno ad essi, un affaccendarsi di strani figuri che andavano e venivano "; sembra però che al cortese ma intontito cancelliere non venisse affatto in mente di metterli alla porta. Schuschnigg decise di cedere alle pressioni di Hitler e di dimettersi. Mentre era ancora in conciliabolo con Seyss, cercò di mettersi in comunicazione telefonica con Mussolini, ma il " duce " sul momento non era reperibile e qualche minuto dopo Schuschnigg annullò la chiamata telefonica. Si convinse che chiedere aiuto a Mussolini " sarebbe stato un perdere tempo ". Anche il tronfio protettore dell'Austria stava abbandonandola nell'ora del bisogno. Pochi minuti dopo, mentre Schuschnigg stava cercando di convincere il presidente Miklas ad accettare le sue dimissioni, dal Ministero degli Esteri giunse un dispaccio: " II governo italiano dichiara che, date le circostanze, non potrebbe dare nessun consiglio, se un consiglio gli venisse richiesto "25. Il presidente Wilhelm Miklas, se non era un grand'uomo, era però una persona retta e pertinace. Con riluttanza accettò le dimissioni di Schuschnigg rifiutandosi tuttavia di nominare Seyss-Inquart suo successore. " Ciò è assolutamente impossibile, - disse. - Non possiamo subire una tale coercizione ". Disse a Schuschnigg di informare i tedeschi che il loro ultimatum era stato respinto M. Ciò fu subito riferito da Seyss-Inquart a Goring, alle 5,30 del pomeriggio. L'" Anschluss ": l'Austria è matura 373 SEYSS-INQUART II presidente federale ha accettato le dimissioni [di Schuschnigg]... Io gli ho proposto di affidarmi il cancellierato... Ma egli vorrebbe darlo a una persona, come Ender... COKING Allora così non va! Non va assolutamente!... Dev'essere subito comunicato al presidente federale che deve trasmetterle senza indugio i poteri in qualità Pagina 258
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di cancelliere e che deve accettare un ministero come è stato detto, lei cancelliere e l'esercito... A questo punto, vi fu una interruzione. Seyss-Inquart mise in linea un certo dottor Mùhlmann, un losco nazista austriaco che Schuschnigg aveva notato a Berchtesgaden, dove si era tenuto in disparte, quasi in agguato, e che era un amico personale di Gbring. MÙHLMANN II presidente federale continua ostinatamente a negare il suo assenso. Noi tre, nazionalsocialisti, volevano ora parlargli per fargli capire... Non ci ha neppure ricevuti. Resiste come se non fosse assolutamente disposto a cedere. COKING Mi dia Seyss-Inquart. (A Seyss) Senta quanto segue: si rechi immediatamente dal presidente insieme con il tenente generale Muff [l'addetto militare tedesco all'ambasciata di Vienna] e gli dica che se non accetta subito le richieste - che lei conosce - questa notte le truppe, che sono state schierate lungo la frontiera e quelle che stanno per raggiungerla, avanzeranno su tutta la linea e l'Austria cesserà di esistere... Gli dica che ora non si gioca... Le cose sono giunte a un punto tale che questa notte avrà inizio la penetrazione in Austria delle nostre truppe lungo tutta la frontiera. Il movimento verrà sospeso e le truppe saranno trattenute ai confini soltanto se prima delle 19,30 ci sarà comunicato che Miklas ha nominato lei cancelliere. Disponga l'immediata ricostituzione del partito con tutte le sue organizzazioni e lasci che i nazionalsocialisti esultino in tutto il paese. Si riversino pure in tutte le strade. Dunque, comunicazione prima delle 19,30. Se Miklas non è capace di capire in quattro ore, deve ora capire in quattro minuti! Ma il presidente teneva ancora duro con decisione. Alle 6,30 Keppler e Seyss-Inquart furono nuovamente chiamati al telefono da Goring. Riferirono che il presidente Miklas aveva rifiutato di venire a una intesa con loro. GORING In tal caso Seyss-Inquart deve destituirlo! Torni su e gli dica apertamente che Seyss-Inquart chiamerà a raccolta la guardia nazionalsocialista e che fra cinque minuti le truppe riceveranno da me l'ordine di marciare. Avute queste disposizioni, il generale Muff e Keppler presentarono al presidente un secondo ultimatum militare, con la minaccia che, se egli non avesse ceduto nello spazio di un'ora, cioè entro le 7,30, le truppe tedesche avrebbero marciato sull'Austria. Come Miklas dichiarò in seguito, egli informò i due che per parte sua " respingeva l'ultimatum e che solo l'Austria avrebbe deciso chi doveva essere il capo del governo ". Nel frattempo i nazisti austriaci erano riusciti a tenere sotto controllo le strade e la stessa Cancelleria. Verso le sei di quella sera, tornavo dall'ospedale dove mia moglie stava lottando per la vita dopo un parto difficile conclusosi col taglio cesareo. Uscito dalla stazione di Karlsplatz della metropolitana mi trovai in mezzo a una massa frenetica e urlante di nazisti che si riversava verso il centro cittadino. Facce sconvolte come quelle ne avevo già viste ai raduni del partito di Norimberga. Si gridava: " Sieg 374 Verso la guerra mondiale Heil! Sieg Heil! Heil Hitler! Heil Hitler! Schuschnigg alla forca! Schu-schnigg alla forca! " La polizia, che solo poche ore prima avevo visto disperdere senza difficoltà un piccolo gruppo di nazisti, se ne stava là, sorridendo. Schuschnigg udf il frastuono e le grida della massa, e ne fu impressionato. Corse nell'ufficio del presidente per fargli un'ultima sollecitazione. Ma, come egli raccontò: II presidente Miklas rimane fermo nella sua decisione. Non vuoi nominare alcun nazionalsocialista. Avendo io insistito ancora perché scelga Seyss-Inquart, egli risponde: " Dunque mi si lascia completamente solo nell'ora decisiva! " Ma io non vedo altra via d'uscita che Seyss-Inquart. Ricordo tutte le sue assicurazioni e mi aggrappo come a una tavola di salvezza al pensiero che ha fama di essere un cattolico osservante e una persona perbene ". Fino all'ultimo, Schuschnigg si aggrappò alle sue illusioni. Poi egli propose di tenere un discorso di addio alla radio, per spiegare la ragione per cui si era dimesso. Dice che Miklas assentì, benché questi in seguito l'abbia contestato. Fu la trasmissione radio più commovente che io abbia mai udito. Il microfono fu situato a circa cinque passi dal luogo dove Dollfuss era stato ucciso dai nazisti. Schuschnigg disse: ... Oggi il governo tedesco ha consegnato al presidente Miklas un ultimatum con un termine di tempo, ordinandogli di nominare come cancelliere una persona Pagina 259
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt designata dallo stesso governo tedesco... Altrimenti truppe germaniche invaderanno l'Austria. Dinanzi a tutto il mondo io dichiaro che le notizie diffuse in Germania circa disordini degli operai, circa spargimenti di sangue e circa una situazione che sfuggirebbe al controllo del governo austriaco sono tutte menzogne, dall'A alla Z. Il presidente Miklas mi ha pregato di dire al popolo dell'Austria che noi abbiamo ceduto alla forza, non essendo disposti, nemmeno in quest'ora terribile, a far scorrere del sangue. Abbiamo deciso di ordinare alle truppe di non opporre resistenza *. Così io lascio il popolo austriaco con una parola tedesca d'addio, pronunciata dal più profondo del mio cuore: Dio protegga l'Austria! Ora il cancelliere poteva ritirarsi, ma l'ostinato presidente continuò ad opporvisi. Goring lo apprese in una sua telefonata al generale Muff poco dopo la radiotrasmissione di Schuschnigg. E gli disse: " La cosa migliore è che Miklas si dimetta ". * Nella sua già citata testimonianza resa dopo la guerra, Miklas negò di aver chiesto a Schuschnigg di dire una cosa del genere e perfino di aver acconsentito alla radiotrasmissione. A differenza di quanto dichiarò il cancelliere dimissionario, il presidente non era ancora disposto a cedere alla forza. Egli sostiene di aver detto a Schuschnigg: " Le cose non sono ancora giunte al punto che si debba capitolare ". Aveva respinto proprio allora il secondo ultimatum tedesco, e intendeva tener duro. Ma la radiotrasmissione di Schuschnigg contribuì a indebolire la sua posizione e a forzargli la mano. Come vedremo, il vecchio, tenace presidente resistette ancora diverse ore prima di capitolare. Il 13 marzo si rifiutò di firmare la legge sull'Anschluss che poneva fine all'indipendenza dell'Austria, legge preparata da Seyss-Inquart dietro insistenza di Hitler. Benché avesse ceduto al cancelliere nazista le funzioni proprie della sua carica, nella misura in cui gli era impedito di svolgerle, egli sostenne di non essersi mai dimesso formaìmente quale presidente. " Sarebbe stato da vigliacchi! ", dichiarò in seguito al tribunale di Vienna. Ciò non impedì che Seyss-Inquart, il 13 marzo, annunciasse ufficialmente che " il presidente, dietro richiesta del cancelliere ", si " era dimesso dalla sua carica " e che le sue " competenze " erano state demandate al cancelliere2>. L'" Anschluss ": l'Austria è matura 375 " Sì, ma non lo farà, - replicò MufT. - La situazione è assai drammatica. Gli ho parlato per quasi un quarto d'ora. Dice che in nessun caso egli si piegherà alla forza ". " Come, non si piegherà alla forza? " Goring non poteva credere alle proprie orecchie. " Non si piegherà alla forza ", ripetè il generale. " Così vuoi esser proprio cacciato via a calci? " " Sì, - disse Muff. - Egli tiene duro ". Goring rise: " Be', per generare quattordici figli, si deve ben tener duro. Comunque, dite a Seyss di fare quel che deve fare ". Vi era ancora da sistemare la faccenda del telegramma desiderato da Hitler per giustificare l'invasione. Secondo von Papen, che lo aveva raggiunto alla Cancelleria di Berlino, il Fùhrer " si trovava in uno stato confinante con l'isterismo ". L'ostinato presidente austriaco stava guastando i suoi piani, e la posizione di Seyss, a causa del mancato invio del telegramma con cui Hider doveva essere invitato a mandar truppe in Austria a sedare i disordini. Non riuscendo a dominare la sua esasperazione, Hitler alle 20,45 dell'i i marzo emanò l'ordine dell'invasione*. Tre minuti dopo, alle 20,48, Goring telefonava a Keppler, a Vienna. Ascoltate attentamente. Seyss-Inquart deve mandar qui il seguente telegramma. Prendete nota. >• " II governo provvisorio austriaco, che dopo le dimissioni del governo Schuschnigg considera come suo compito stabilire la pace e l'ordine in Austria, chiede urgentemente al governo tedesco di sostenerlo in tale compito e di aiutarlo a impedire uno spargimento di sangue. A tal fine, esso chiede al governo tedesco di inviare il più presto possibile truppe tedesche ". Keppler assicurò il feldmaresciallo che avrebbe immediatamente mostrato il testo del " telegramma " a Seyss-Inquart. " Bene, - disse Goring, - non v'è nemmeno bisogno che mandi il telegramma. Basta che dica: "D'accordo"". Un'ora dopo Keppler chiamò Berlino: " Dite al feldmaresciallo che Seyss-Inquart è d'accordo " **. Pagina 260
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Così quando l'indomani passai per Berlino vidi il " Vblkischer Beobach-ter ", con questo grosso titolo : " L'Austria tedesca salvata dal caos ". Vi * Segnato con " segretissimo " e considerata la direttiva n. 2 dell'operazione Otto, l'ordine conteneva tra l'altro queste parole: " Non è stato dato seguito alle richieste dell'ultimatum presentato dalla Germania al governo austriaco... A evitare ulteriore spargimento di sangue nelle città austriache, secondo la direttiva n. i, l'ingresso delle forze armate tedesche in Austria avrà inizio all'alba del 12 marzo. Conto che gli obiettivi prestabiliti vengano raggiunti il più rapidamente possibile, con il pieno impiego di tutte le forze. [Firmato] Adolf Hitler "2'. ** In realtà, Seyss-Inquart fino a tarda notte cercò di far si che Hitler revocasse l'ordine di invadere l'Austria. Un memorandum del Ministero degli Esteri tedesco rivela che alle 2,10 antimeridiane del 12 marzo il generale Muff telefonò a Berlino; in base alle istruzioni del cancelliere Seyss-Inquart, egli chiese che " le truppe messe in stato di allarme rimanessero lungo la frontiera, senza varcarla ". Anche Keppler venne al telefono ad appoggiare la richiesta. Il generale Muff, uomo leale e ufficiale della vecchia scuola, sembra che si sentisse a disagio per la parte che doveva svolgere a Vienna. Informato che Hitler si rifiutava di trattenere le sue truppe, egli rispose di " rammaricarsi per una tale comunicazione " M. 376 Verso la guerra mondiale erano riferite cose incredibili imbastite da Goebbels : disordini provocati dai rossi, combattimenti, sparatorie e saccheggi nelle vie principali di Vienna. V'era anche il testo del famoso telegramma, diramato dalla DNB, l'agenzia giornalistica ufficiale tedesca, la quale riferiva che esso era stato mandato a Hitler da Seyss-Inquart la notte prima. In effetti, due copie del " telegramma " col testo esatto dettato da Goring furono trovate alla fine della guerra negli archivi del Ministero degli Esteri tedesco. In seguito von Papen spiegò come erano andate a finire là. Disse che qualche tempo dopo esse erano state approntate dal ministro tedesco delle Poste e dei Telegrafi e depositate negli archivi del governo. In tutto quel frenetico pomeriggio e fino alla sera Hitler aveva aspettato ansiosamente non solo la notizia della capitolazione del presidente Miklas ma anche qualche parola da Mussolini. Il silenzio del protettore italiano dell'Austria stava diventando preoccupante. Alle 22,25 il principe Filippo d'Assia chiamò da Roma la Cancelleria del Reich. Hitler stesso corse al telefono. I tecnici di Goring registrarono la conversazione, che fu la seguente: PRINCIPE Torno ora da Palazzo Venezia. Il duce ha accolto tutta la faccenda in modo molto amichevole. Vi manda i suoi saluti... Schuschnigg gli aveva comunicato le notizie... Mussolini ha detto che l'Austria gli è indifferente. Hitler era fuori di sé dal sollievo e dalla gioia. HITLER Vi prego di dire a Mussolini che questo non lo dimenticherò mai. PRINCIPE Sì, signore. HITLER Mai, mai, mai, qualunque cosa accada! Sono pronto a stipulare con lui un accordo del tutto diverso. PRINCIPE Sì, signore, glielo ho detto anche io. HITLER Non appena la faccenda dell'Austria sarà sistemata, sarò al suo fianco in ogni cosa, contro tutti! PRINCIPE Sì, mio Fuhrer. HITLER Ascoltate! Stipulerò con lui qualsiasi accordo. Non ho più da temere la terribile situazione che si sarebbe determinata militarmente qualora fosse scoppiato un conflitto. Ditegli che lo ringrazio dal profondo del cuore. Mai, mai lo dimenticherò. PRINCIPE Sì, mio Fuhrer. HITLER Per una simile cosa, non mi dimenticherò mai di lui, qualunque cosa accada. Se avesse un giorno bisogno di un aiuto o se fosse in pericolo, può esser certo che gli resterò fedele, qualunque cosa accada, quand'anche tutto il mondo gli fosse contro. PRINCIPE Sì, mio Fuhrer. Che misure presero la Gran Bretagna, la Francia e la Società delle Nazioni in quel momento critico, per arrestare l'invasione, che la Germania era sul punto di compiere, della piccola pacifica nazione vicina? Nessuna. In quel momento, la Francia era ancora una volta senza un governo. Giovedì io marzo il primo ministro Chautemps e il suo gabinetto si erano dimessi. Durante tutta la giornata cruciale del venerdì 11 marzo, quando Goring telefonava a Vienna i suoi ultimatum, a Parigi non vi era nessuno che potesse agire. Solo dopo che, il 13, VAnschluss fu proclamato, si formò un governo francese, con a capo Leon Blum. Pagina 261
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt E l'Inghilterra? Il 20 febbraio, una settimana dopo la capitolazione di L'" Anschluss ": l'Austria è matura 377 Schuschnigg a Berchtesgaden, il ministro degli Esteri, Anthony Eden, si era dimesso, essenzialmente per la sua opposizione a una ulteriore pacificazione con Mussolini, progettata dal primo ministro, Chamberlain. Fu sostituito da Lord Halifax. Questo mutamento a Berlino fu accolto con gioia: cosi come era accaduto per le dichiarazioni fatte da Chamberlain alla Camera dei Comuni dopo l'ultimatum di Berchtesgaden. L'ambasciatore tedesco a Londra le aveva riferite per intero in un telegramma inviato a Berlino il 4 marzo31, citando queste parole di Chamberlain: " [A Berchtesgaden] è semplicemente accaduto che due statisti si sono accordati su certe misure da prendere per migliorare le relazioni fra i loro due paesi... È difficile affermare che per il solo fatto che due statisti si sono accordati circa certi cambiamenti interni da effettuare in uno dei due paesi - cambiamenti desiderabili nell'interesse delle buone relazioni fra di essi - un paese abbia rinunciato alla propria indipendenza in favore dell'altro. Peraltro il discorso del cancelliere federale del 24 febbraio non contiene nulla che possa dare l'impressione che egli intenda rinunciare all'indipendenza del suo paese ". Dato che, come io stesso venni a sapere a quel tempo, la legazione britannica a Vienna aveva fatto conoscere a Chamberlain i particolari dell'ultimatum dato da Hitler a Schuschnigg a Berchtesgaden, quel discorso, tenuto il 2 marzo alla Camera dei Comuni, era stupefacente *. Ma riuscì assai gradito a Hitler. Questi ormai sapeva di poter marciare sull'Austria senza che nascessero complicazioni^ con l'Inghilterra. Il 9 marzo Ribbentrop, nuovo ministro degli Esteri tedesco, era giunto a Londra per sistemare le sue cose all'ambasciata dove aveva prestato servizio. Egli ebbe lunghi colloqui con Chamberlain, con Halifax, col re e con l'arcivescovo di Canterbury. Riferì a Berlino che le impressioni avute dal primo ministro britannico e dal ministro degli Esteri erano state " ottime ". Dopo un lungo colloquio con Lord Halifax, Ribbentrop il io marzo andò a riferire direttamente a Hitler circa quello che l'Inghilterra avrebbe fatto " se il problema austriaco non avesse potuto essere risolto pacificamente ". Dai suoi colloqui londinesi aveva tratto la profonda convinzione che " l'Inghilterra non farà nulla per l'Austria " 3\ Venerdì 11 marzo Ribbentrop era a colazione a Downing Street col primo ministro e i suoi colleghi, quando un messo del Ministero degli Esteri recò a Chamberlain dei dispacci urgenti con le sensazionali notizie da Vienna. Solo pochi minuti prima Chamberlain aveva pregato Ribbentrop di informare il Fùhrer " del suo sincero desiderio e del suo fermo proposito di chiarire le relazioni anglo-tedesche ". Ora, al ricevere le brutte notizie dall'Austria, gli statisti si ritirarono nello studio del primo ministro, dove Chamberlain lesse al ministro degli Esteri tedesco, che si trovava in un com* Nella testimonianza da lui resa a Norimberga Guido Schmidt giurò che sia lui, sia Schuschnigg avevano informato " dettagliatamente " i ministri plenipotenziari delle " grandi potenze " circa l'ultimatum di Hitlerì2. Inoltre mi risulta che anche i corrispondenti a Vienna del " Times " e del " Daily Telegraph " di Londra avevano telefonato ai loro giornali un rapporto completo e accurato su di esso. 378 Verso la guerra mondiale prensibile imbarazzo, due telegrammi ricevuti dalla legazione britannica di Vienna, concernenti l'ultimatum di Hitler. Come Ribbentrop riferì a Hitler, " la discussione si svolse in un'atmosfera tesa e Lord Halifax, che di solito era imperturbabile, si mostrava più eccitato di Chamberlain, che almeno esteriormente pareva calmo e con la testa a posto ". Ribbentrop espresse i propri dubbi sulla " verità dei rapporti ", e ciò sembra che tranquillizzasse i suoi ospiti britannici, perché - egli riferf - " ci congedammo in termini affatto amichevoli e perfino Halifax era tornato calmo " * M. In seguito ai dispacci giunti da Vienna, Chamberlain incaricò l'ambasciatore a Berlino, Henderson, di redigere una nota per il ministro degli Esteri in carica, von Neurath, per dire che, se le notizie circa l'ultimatum tedesco all'Austria erano esatte, " il governo di Sua Maestà era tenuto a inoltrare una protesta nei termini più energici "35. Ma ormai una protesta diplomatica formale costituiva, per Hitler, l'ultima delle preoccupazioni. Il giorno dopo, 12 marzo, mentre le truppe tedesche affluivano in Austria, Neurath consegnò una sprezzante Pagina 262
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt risposta alla nota ", dichiarando che le relazioni austro-tedesche dovevano interessare unicamente il popolo tedesco, non il governo britannico, e ripetendo le note menzogne, cioè che non vi era stato un ultimatum tedesco all'Austria e che le truppe erano state inviate solo in risposta ad appelli " urgenti " del nuovo governo costituitosi in Austria. Rimandò l'ambasciatore britannico al telegramma " già pubblicato dalla stampa tedesca " **. La sera dell'11 marzo l'unica seria preoccupazione di Hitler era stata la reazione di Mussolini alla sua aggressione ***, ma a Berlino ci si dava anche pensiero di ciò che intendeva fare la Cecoslovacchia. L'infaticabile Gbring, però, sistemò rapidamente la cosa. Malgrado tutto quello che aveva da fare al telefono per dirigere il colpo di Stato a Vienna, trovò modo, la sera, di fare un salto alla Casa degli aviatori, dove aveva invitato ufficialmente un migliaio di alti funzionari e di diplomatici a una brillante serata, in cui si sarebbero prodotti l'orchestra, i cantanti e il balletto dell'Opera di Stato. Quando il ministro cecoslovacco a Berlino, dottor Mastny, giunse alla festa, fu subito preso in disparte dal feldmaresciallo carico di medaglie, il quale * In The Gathering Storm (pp. 271-72) Churchill ha dato una divertente descrizione di questo pranzo. ** Le menzogne furono ripetute in un telegramma-circolare inviato il 12 marzo dal barone von Weizsacker del Ministero degli Esteri, ai rappresentanti diplomatici tedeschi all'estero, " per informazione e per orientamento per le vostre conversazioni ". Weizsacker affermava che le dichiarazioni di Schuschnigg su un ultimatum tedesco si basavano su " pure fantasie " e informava i diplomatici stranieri in questi termini: " La verità è che il problema di inviare forze militari... è sorto solo in seguito al ben noto telegramma del nuovo governo austriaco. In vista dell'imminente pericolo di una guerra civile, il governo del Reich ha deciso di venire incontro a questo appello "37. Il Ministero tedesco degli Esteri mentiva così non solo ai diplomatici stranieri ma anche ai propri. Al pari di molti altri tedeschi che servirono Hitler, Weizsacker in un lungo libro poco persuasivo scritto dopo la guerra ha sostenuto di essere stato sempre un antinazista. *** Nella testimonianza resa il 9 agosto 1946 a Norimberga, il feldmaresciallo von Manstein ha sottolineato che " nel periodo in cui ricevemmo gli ordini per l'Austria, la principale preoccupazione di Hitler non era il possibile intervento delle potenze occidentali, ma piuttosto l'atteggiamento dell'Italia che era sempre stata a fianco dell'Austria "3!. L'" Anschluss ": l'Austria è matura 379 eli assicurò, sulla parola d'onore, che la Cecoslovacchia non aveva nulla da temere dalla Germania, che l'entrata delle truppe del Reich nel territorio austriaco " non era altro che una faccenda di famiglia " e che Hitler desiderava migliorare le relazioni con Praga. In cambio, chiese l'assicurazione che i cèchi non avrebbero mobilitato. Il dottor Mastny lasciò il ricevimento, telefonò a Praga al ministro degli Esteri, e tornò alla Casa degli aviatori per dire a Gbring che la sua nazione non avrebbe mobilitato e che la Cecoslovacchia non aveva intenzione alcuna di interferire nel corso degli avvenimenti austriaci. Goring si senti sollevato e rinnovò le assicurazioni date, aggiungendo di essere autorizzato ad avallarle anche con la parola d'onore di Hitler. È possibile che perfino l'astuto presidente cèco, Eduard Benes, non abbia avuto il tempo di rendersi conto che la fine dell'Austria significava altresì quella della Cecoslovacchia. In quella fine di settimana, vi fu in Europa chi accusò di miopia il governo cèco; considerando in quale disastrosa posizione strategica la Cecoslovacchia si sarebbe trovata con l'occupazione nazista dell'Austria - circondata da tre lati da truppe tedesche - e sapendo che un suo intervento per salvare l'Austria avrebbe provocato un conflitto del Terzo Reich con la Russia, la Francia e l'Inghilterra, nonché con la Società delle Nazioni, conflitto che i tedeschi non erano in grado di affrontare, i cèchi la notte dell'11 marzo avrebbero dovuto entrare in azione. Ma gli eventi successivi, di cui qui si farà una breve cronaca, demoliscono una simile argomentazioriè. Non molto tempo dopo alle grandi democrazie occidentali e alla Società delle Nazioni doveva presentarsi una occasione migliore per fermare Hitler, ma non ne approfittarono. Comunque, in quel giorno fatale Schuschnigg non rivolse alcun appello formale a Londra, Parigi, Praga o Ginevra. Forse, a quanto appare dalle sue memorie, credette che fosse una perdita di tempo. D'altra parte, il presidente Miklas - come egli riferì in seguito - era persuaso che il governo austriaco, avendo informato immediatamente Parigi e Londra sull'ultimatum tedesco, durante tutto il pomeriggio avesse continuato le " conversazioni " con i governi francese e britannico per accertarne lo " stato d'animo ". Pagina 263
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Quando apparve chiaro che tale " stato d'animo " non avrebbe portato che a vane proteste, il presidente Miklas, un po' prima di mezzanotte, cedette. Nominò cancelliere Seyss-Inquart e accettò lo schema di gabinetto che questi gli presentò. " Ero stato completamente abbandonato, in patria e all'estero ", commentò in seguito con amarezza. Dopo aver indirizzato un magniloquente proclama al popolo tedesco in cui giustificava la sua aggressione col disprezzo per la verità che gli era abituale e prometteva al popolo austriaco che sarebbe stato esso a decidere del proprio futuro mediante un " vero plebiscito " ( Goebbels lesse tale proclama alle stazioni radio tedesche e austriache il 12 marzo), Hitler partì per la terra in cui era nato. Ebbe accoglienze entusiastiche. In ogni villaggio, 380 Verso la guerra mondiale frettolosamente addobbato in suo onore, vi erano masse che lo applaudivano. Nel pomeriggio raggiunse la sua prima meta, Linz, dove era stato a scuola. L'accoglienza fu delirante e Hitler ne fu profondamente commosso. L'indomani, dopo aver mandato un telegramma a Mussolini - " questo non 10 dimenticherò mai! " - depose una corona sulle tombe dei suoi genitori a Leonding; poi fece ritorno a Linz, per tenervi un discorso: Quando, diversi anni fa, lasciai questa città portavo in me k stessa professione di fede che ora riempie il mio cuore. Potete giudicare quanto sia profonda, ora, la mia emozione nel constatare che dopo tanti anni sono stato capace di portare a compimento l'obiettivo della mia fede. Se la Provvidenza volle che mi allontanassi da questa città per divenire il capo del Reich, è perché essa mi aveva affidato una missione, e questa missione poteva solo essere di restituire la mia cara patria al Reich tedesco. Ho creduto in una tale missione, per essa ho vissuto e ho combattuto, e ora credo di averla realizzata. Il pomeriggio del 12 Seyss-Inquart, accompagnato da Himmler, era giunto in volo a Linz per incontrarsi con Hitler. Qui egli proclamò orgogliosamente che l'articolo 88 del trattato di St. Germain, col quale era statuita l'inviolabilità dell'indipendenza dell'Austria e di ciò faceva garante la Società delle Nazioni, era scaduto. Ma per Hitler, trasportato dall'entusiasmo delle masse austriache, tutto questo non bastava. Diede ordine al dottor Wilhelm Stuckart - sottosegretario al Ministero degli Interni subito spedito a Vienna dal suo ministro, Frick, per stendere uno schema di legge che facesse di Hitler il presidente dell'Austria - di venire immediatamente a Linz. Questo esperto legale fu alquanto sorpreso (lo testimoniò a Norim-berga) quando il Fuhrer lo incaricò di " redigere un progetto di legge contemplante un completo Anschluss "39. Stuckart presentò questo progetto al nuovo governo austriaco di Vienna domenica 13 marzo, giorno in cui avrebbe dovuto aver luogo il plebiscito di Schuschnigg. Come si è visto, il presidente Miklas si era rifiutato di firmare, ma Seyss-Inquart, che aveva assunto i poteri presidenziali, lo firmò lui e nel tardo pomeriggio tornò in volo a Linz per presentare la legge al Fuhrer. Essa proclamava la fine dell'Austria. Le prime parole erano: " L'Austria è una provincia del Reich tedesco ". Come riferf in seguito Seyss-Inquart, Hitler pianse di gioia40. Lo stesso giorno la cosiddetta legge dell'Anschluss fu anche promulgata a Linz dal governo tedesco e firmata da Hitler, Goring, Ribben-trop, Frick e Hess. Essa indiceva per il io aprile un " plebiscito libero a scrutinio segreto " con cui gli austriaci dovevano decidere " il problema dell'unificazione col Reich tedesco ". Il 18 marzo Hitler annunciò che anche i tedeschi del Reich sarebbero stati chiamati a un plebiscito sull'Anschluss, associato alle nuove elezioni per il Reichstag. A Vienna, dove aveva vissuto per tanti anni come un vagabondo, Hitler non fece il suo ingresso trionfale che nel pomeriggio di lunedì 14 marzo, perché tale ingresso era stato ritardato da due sviluppi imprevisti. Malgrado 11 delirio che aveva pervaso gli austriaci all'idea di vedere il Fuhrer nella ca pitale, Himmler aveva chiesto un altro giorno per portare a termine le misu re di sicurezza: stava procedendo all'arresto di migliaia di " persone soL'" Anschluss ": l'Austria è matura 381 spelte ", che in poche settimane raggiunsero il numero di 79 ooo nella sola Vienna. Anche le vantate unità corazzate tedesche avevano avuto dei guasti assai prima di giungere in vista delle colline circondanti Vienna. Secondo Iodi, circa il 70 per cento dei mezzi corazzati era rimasto sulla via che da Sa-lisburgo e Passau conduce a Vienna, benché il generale Guderian, comandante dei reparti corazzati, in seguito affermasse che solo il 30 per cento delle sue forze era Pagina 264
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rimasto bloccato. In ogni modo, Hitler era furente per il ritardo. Si fermò a Vienna una sola notte e alloggiò all'albergo Imperiai. Tuttavia questo ritorno trionfale nell'antica capitale dell'impero austriaco, che in gioventù l'aveva respinto e condannato a una vita miserabile da affamato e da proletario, e ora invece lo acclamava con tanto frenetico giubilo, non poteva non accendere il suo animo. L'onnipresente von Papen, precipitatosi in aereo da Berlino a Vienna per prender parte alla cerimonia, trovò Hitler in una tribuna mentre assisteva a un corteo, di fronte alla Hofburg, l'antica reggia degli Asburgo. In seguito von Papen scrisse che " lo stato in cui si trovava Hitler poteva solo esser paragonato a quello dell'estasi " *. Hitler restò in tale stato per gran parte delle quattro settimane che seguirono, quando attraversò la Germania e l'Austria da una estremità all'altra per suscitare l'entusiasmo del pubblico e ottenere così una gran quantità di voti favorevoli, a vantaggio dell'Anschluss. Però nei suoi esuberanti discorsi non perse l'occasione di gettare il vilipendio su Schuschnigg e di ribadire le ormai scontate menzogne circa il modo con cui si era giunti ali'Anschluss. Nel suo discorso al Reichstag del 18 marzo egli asserì che Schuschnigg aveva " mancato alla sua parola " col suo " falso del plebiscito " e che solo una " persona pazza e cieca " si sarebbe comportata in tal guisa. Nel discorso tenuto a Konigsberg il 25 marzo il " falso del plebiscito " divenne, per Hitler, " quella ridicola commedia ". Egli affermò che erano state trovate delle lettere attestanti che Schuschnigg aveva cercato deliberatamente di imbrogliarlo col dilazionare l'attuazione dell'intesa di Berchtesgaden fino " a un momento più propizio per aizzare contro la Germania nazioni straniere ". * Però, non notato dal superficiale von Papen, in Hitler sotto l'estasi ardeva un sentimento di rivincita nei riguardi di una città e di un popolo che, quando egli era giovane, non lo aveva adeguatamente valutato e che nel fondo del cuore disprezzava. Ciò potrebbe spiegare la brevità della sua permanenza a Vienna. Benché poche settimane dopo egli dicesse al borgomastro della città: " Siate certo che Vienna è, per me, una perla - io le darò una montatura degna di essa ", ciò faceva probabilmente parte della propaganda elettorale, anziché esprimere il suo più intimo sentimento. Di tale sentimento si rese conto Baldur von Schirach, governatore nazista e Gauleiter di Vienna durante la guerra, in una animata riunione che ebbe luogo al Berghof nel 1943. Accennandone nella sua testimoniama a Norimberga, Schirach disse: " Poi il Fùhrer cominciò a parlare dei viennesi con odio quasi incredibile e smisurato... Alle quattro del mattino Hitler disse qualcosa che vorrei ripetere qui per ragioni storiche: " Vienna non avrebbe dovuto mai essere annessa alla grande Germania ". Hitler non amò mai Vienna. Odiava i suoi abitanti "4I. L'euforia di von Papen svanì nella stessa giornata del 14 marzo, allorché apprese che Wilhelm von Ketteler, suo intimo amico e aiutante alla legazione tedesca, era sparito in circostanze che facevano pensare a un'azione della Gestapo. Tre anni prima, un altro suo amico e collaboratore della legazione, il barone Tschirschky, era fuggito in Inghilterra per sfuggire a morte sicura ad opera delle SS. Alla fine di aprile il corpo di Ketteler fu ripescato nel Danubio, dove gli assassini della Gestapo di Vienna l'avevano gettato dopo averlo ucciso. 382 Verso la guerra mondiale A Konigsberg Hitler rispose anche agli attacchi della stampa straniera che gli rinfacciava l'uso della forza bruta e la sua disonestà per aver proclamato l'Anschluss senza nemmeno aspettare l'esito del plebiscito: Certi giornali stranieri hanno detto che siamo andati addosso all'Austria usando mezzi brutali. Posso solo dire che nemmeno in punto di morte costoro riescono a non mentire. Nel corso della mia lotta politica mi ero già guadagnato l'affetto del mio popolo; ma quando ho attraversato l'antica frontiera [con l'Austria] ho incontrato un'ondata di amore quale mai avevo conosciuto. Non siamo venuti come dei tiranni ma come dei liberatori... Avendo avuto una tale impressione, ho deciso di non aspettare fino al io aprile e di effettuare fin d'ora l'unificazione... Se queste parole a orecchie straniere sembravano assai poco logiche - o oneste - non v'è dubbio che sui tedeschi esse fecero una grande impressione. Quando al termine del suo discorso al Reichstag Hitler, con la voce soffocata dall'emozione, implorò: " Popolo tedesco, dammi ancora quattro anni, affinchè io possa sfruttare l'unione realizzata per il bene di tutti! ", egli riscosse una ovazione così travolgente da eclissare tutti i precedenti trionfi da lui conseguiti su quella tribuna. Il 9 aprile, vigilia del plebiscito, il Fùhrer lanciò a Vienna la sua Pagina 265
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt campagna elettorale. L'uomo che un tempo aveva percorso i marciapiedi di quella città come un vagabondo, sporco e con lo stomaco vuoto, ma che in Germania quattro anni prima aveva assunto i poteri degli Hohenzollern e che ora rivendicava per sé quelli degli imperatori asburgici, era pervaso dal sentimento di assolvere una missione voluta da Dio. Credo che sia stata la volontà di Dio a mandare un giovane di qui nel Reich, a farlo crescere, a elevarlo fino alla dignità di capo della nazione, tanto da metterlo in grado di riportare la sua patria nel Reich. Esiste un ordinamento superiore e noi tutti non siamo che i suoi esecutori. Quando O 9 marzo il signor Schuschnigg ruppe il nostro accordo, in quello stesso minuto sentii che la Provvidenza mi chiamava. E ciò che si svolse poi, in tre giorni, è concepibile soltanto come un adempimento del desiderio e della volontà della Provvidenza. In tre giorni il Signore li ha colpiti!... E nel giorno del tradimento mi fu concessa la grazia che doveva farmi capace di unire la mia patria al Reich!... Ora vorrei ringraziarla) per avermi fatto ritornare nella mia patria, affinchè possa con-durla nel mio Reich tedesco! Che domani ogni tedesco possa riconoscere l'ora e capire l'importanza di questo evento, inchinandosi in umiltà dinanzi all'Onnipotente, che in poche settimane ha operato un miracolo! Era da prevedere che la maggioranza degli austriaci avrebbe detto ja a Schuschnigg il 13 marzo e il io aprile avrebbe fatto lo stesso con Hitler. Molti austriaci credevano sinceramente che l'unione definitiva con la Germania, perfino con la Germania nazista, fosse una conclusione desiderabile e inevitabile, dato che l'Austria, depauperata nel 1918 del suo vasto retroterra slavo e ungherese, a lungo andare non avrebbe potuto sussistere in modo decoroso con mezzi propri, e pensavano che essa poteva sopravvivere solo come parte del Reich tedesco. Oltre a questi austriaci c'erano i nazisti fanatici le cui fila andavano rapidamente crescendo per l'afflusso di arrivisti e di molti funzionar! opportunisti, attratti dal successo e desiderosi di migliorare la propria posizione. Indubbiamente molti cittadini di quella nazioL'" Anschluss ": l'Austria è matura 383 ne a schiacciante preponderanza cattolica furono influenzati da alcune dichiarazioni del cardinale Innitzer, che vennero subito ampiamente diffuse. Innitzer aveva dato il benvenuto al nazismo in Austria e aveva invitato il popolo a votare ja *. Sono convinto che con elezioni condotte in modo leale e onesto, con i socialdemocratici e i cristiano-sociali di Schuschnigg liberi di svolgere una loro campagna, il plebiscito avrebbe potuto avere un esito diverso. Ma così come stavano le cose, a un austriaco occorreva molto coraggio per votare " no ". Come in Germania, gli elettori temevano, non senza ragione, che se essi non avessero votato " sì ", lo si sarebbe venuto a sapere. Nella sede elettorale che io visitai a Vienna nel pomeriggio di quella domenica, ampie fessure agli spigoli della cabina elettorale permettevano al comitato elettorale nazista, seduto a pochi piedi di distanza, di vedere abbastanza bene come ognuno votava. Nei distretti della campagna pochi osarono o si curarono di riempire le schede nel segreto della cabina; votarono fuori, perché tutti vedessero. Mi capitò di trovarmi alla radio alle 19,30 di quella sera, mezz'ora dopo che le elezioni si erano chiuse, quando ben pochi voti potevano essere stati ancora contati. Un funzionario nazista mi assicurò, dinanzi al microfono, che il 99 per cento degli austriaci aveva risposto ja. Tale fu la cifra comunicata in seguito ufficialmente - il 99,08 per cento nella Grande Germania, il 99,75 per cento in Austria. Così per un momento l'Austria in quanto tale uscì dalla storia, e il vendicativo austriaco, che l'aveva ormai unita alla Germania, ne soppresse persine il nome. L'antica designazione tedesca dell'Austria, Osterreich, fu abolita. L'Austria divenne l'Ostmark e dopo poco perfino questo nome fu abbandonato e Berlino amministrò il paese in funzione di Gaue (distretti) corrispondenti grosso modo ai Lànder storici, quali il Tirolo, il Salisburghese, la Stiria e la Carinzia. Vienna non fu più che una delle città del Reich, il centro amministrativo di un distretto provinciale, e a poco a poco sfiorì. L'ex vagabondo austriaco divenuto dittatore aveva cancellato il suo paese natale dalla carta geografica e aveva tolto alla sua capitale, a quella che era già stata la splendida Vienna, gli ultimi resti della sua gloria e della sua importanza. Era inevitabile che la disillusione si diffondesse fra gli austriaci. Nelle prime settimane il comportamento dei nazisti di Vienna fu perfino peggiore di quello che avevo visto in Germania. Vi furono orge di sadismo. Ogni Pagina 266
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt giorno si poteva vedere un gran numero di ebrei e di ebree che strofinavano via, sui marciapiedi, le scritte fatte mettere da Schuschnigg, e che pulivano le fogne. Mentre lavoravano in ginocchio con uomini dei reparti * Pochi mesi dopo, l'8 ottobre, il palazzo del cardinale, presso la cattedrale di Santo Stefano, fu saccheggiato da teppisti nazisti. Innitzer aveva imparato troppo tardi che cosa era il nazionalsocialismo e aveva pronunciato un sermone contro le persecuzioni naziste subite dalla Chiesa. 384 Verso la guerra mondiale d'assalto dietro di loro che li insultavano, si raccoglieva una folla, a schernirli. A centinaia gli ebrei, uomini e donne, venivano prelevati nelle strade e mandati a pulire le latrine pubbliche e quelle delle caserme dove le SA e le SS erano alloggiate. Altre decine di migliaia di ebrei furono messe in prigione. I loro beni vennero confiscati o rubati. Io stesso, dal mio appartamento della Plosslgasse, potei vedere squadre di uomini delle SS che portavano via, su dei carretti, l'argenteria, i tappeti, i quadri e altro bottino dal palazzo Rothschild, che si trovava al portone vicino. Lo stesso barone Louis de Rothschild, come prezzo per poter abbandonare Vienna, dovette cedere le sue acciaierie alle Hermann Gòring Werke. Fino all'inizio della guerra, forse la metà dei 180 ooo ebrei di Vienna riusci a ottenere dalle autorità il permesso di emigrare consegnando ai nazisti tutto ciò che possedevano. Questo lucroso commercio dell'umana libertà veniva curato da una organizzazione speciale, affidata da Heydrich alle SS e chiamata " Ufficio per l'emigrazione ebraica ", la quale divenne il solo ufficio nazista autorizzato a rilasciare agli ebrei il permesso di abbandonare il paese. Diretto dal principio alla fine da Karl Adolf Eichmann, nazista austriaco della stessa città di Hitler, Linz, esso doveva divenire, accessoriamente, un ufficio non dell'emigrazione ma dello sterminio e doveva concertare il massacro di più di quattro milioni di persone, in gran parte ebrei. Himmler e Heydrich approfittarono anche del loro soggiorno in Austria durante le prime settimane deU'Anschluss per organizzare un grandioso campo di concentramento a Mauthausen, vicino a Enns, sulla riva nord del Danubio. Era troppo noioso continuare a trasportare migliaia di austriaci nei campi di concentramento della Germania. Himmler decise dunque che l'Austria ne doveva avere di propri. Prima che il Terzo Reich si avviasse verso la sua fine, i prigionieri non-austriaci superarono in numero quelli locali, e Mauthausen doveva battere un sinistro record in fatto di campi di concentramento tedeschi (i campi di sterminio nell'est furono qualcosa di diverso), per il maggior numero delle esecuzioni ufficialmente registrate: 35318 nei sei anni e mezzo della sua esistenza. Malgrado il terrorismo instaurato dalla Gestapo di Himmler e di Heydrich, dopo l'Anschluss centinaia di migliaia di tedeschi affluirono in Austria, dove coi loro marchi potevano pagarsi pasti sontuosi, che in Germania da anni non si potevano più avere, e vacanze, fra i monti e i laghi di incomparabile bellezza dell'Austria, a prezzi irrisori. Uomini di affari e banchieri tedeschi accorsero a comprare per una frazione del loro effettivo valore le aziende tolte agli ebrei e agli antinazisti. Fra questi sorridenti visitatori vi fu l'inimitabile dottor Schacht, che, malgrado le sue liti con Hitler, era sempre ministro (senza portafoglio) nel gabinetto del Reich e presidente della Reichsbank, e che l'Anschluss aveva colmato di gioia. Arrivato per rilevare ancor prima del plebiscito la Nationalbank per conto della Reichsbank, il 21 marzo egli tenne un discorso ai dirigenti della banca austriaca. Mettendo in ridicolo la stampa straniera per le sue critiche al modo con L'" Anschluss ": l'Austria è matura 385 cui Hitler aveva attuato 1''Anschluss, il dottor Schacht prese energicamente le parti di Hitler asserendo che l'Anschluss era " stato imposto da perfidie senza numero e da atti brutali di violenza perpetrati contro di noi da paesi stranieri ". Grazie a Dio... Adolf Hitler ha stabilito l'unione della volontà tedesca col pensiero tedesco. L'ha corroborata con il nuovo rafforzamento della Wehrmacht, dando infine una forma esterna all'unione interna di Germania e Austria-Nessuno di noi avrà un avvenire se non dimostrerà la sua incondizionata fedeltà verso Adolf Hitler... La Reichsbank sarà sempre e soltanto nazionalsocialista, oppure io cesserò di esserne il capo. Pagina 267
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Dopo di che il dottor Schacht chiese ai funzionari austriaci di giurare " fedeltà e obbedienza al Fiihrer ". " È un mascalzone chi romperà questo giuramento! ", gridò il dottor Schacht, e chiuse la riunione facendo risuonare un triplice Sieg Heil! ". Nel frattempo il dottor Schuschnigg era stato arrestato e sottoposto a un trattamento cosi degradante, che è difficile credere che non sia stato Hitler in persona a ordinarlo. Messo agli arresti nella sua abitazione dal 12 marzo fino al 28 maggio, periodo durante il quale la Gestapo si adoperò, con gli espedienti più meschini, per impedirgli di dormire, fu poi condotto al quartier generale 'della stessa Gestapo, all'albergo Metropole di Vienna, dove fu tenuto chiuso in una stanzetta del quinto piano per i diciassette mesi che seguirono. In quell'albergo fu costretto a pulire gli alloggi, i lavandini, gli acquai e le latrine delle guardie delle SS con gli asciugamani datigli per i suoi usi personali e a compiere vari altri lavori servili escogitati dalla Gestapo. L'i i marzo, primo anniversario della sua caduta, egli aveva perduto cinquantotto libbre, ma il dottore delle SS riferì che le sue condizioni di salute erano eccellenti. Il dottor Schuschnigg ha descritta in un libro * gli anni del suo solitario confino e poi la sua vita " fra i morti viventi " di alcuni tra i peggiori campi di concentramento tedeschi, come Da-chau e Sachsenhausen. Poco dopo il suo arresto gli era stato concesso di sposare per procura la contessa Vera Czernin, il cui precedente matrimonio era stato annullato da un tribunale ecclesiastico** e alla quale negli ultimi anni della guerra fu permesso di condividere l'esistenza del marito nei campi di concentramento insieme col loro bambino, nato nel 1941. È un miracolo che essi abbiano sopravvissuto all'incubo di quella prigionia. Verso la fine della guerra li raggiunse un buon numero di altre eminenti vittime della collera di Hitler, quali il dottor Schacht, Leon Blum, ex presidente del Consiglio francese, con la moglie, il pastore Niemoller, una quantità di alti ufficiali, oltre al principe Filippo di Assia, la cui moglie, la principessa Mafalda, figlia del re * Un Requiem in rosso-bianco-rosso. ** A quel tempo Schuschnigg era vedovo. 386 Verso la guerra mondiale d'Italia, era stata lasciata morire dalle SS a Buchenwald nel 1944 (ciò faceva parte della vendetta del Fùhrer per la diserzione di Vittorio Emanuele e il suo allineamento a fianco degli Alleati). Il i° maggio 1945 il gruppo degli eminenti prigionieri, che erano stati evacuati in fretta da Dachau e trasportati verso il sud per impedire che gli americani, avanzanti da occidente, li liberassero, giunse in un villaggio alpino, situato fra le montagne del Tirolo meridionale. Gli ufficiali della Gesta-po mostrarono a Schuschnigg la lista di coloro che, per ordine di Himmler, dovevano essere fatti fuori prima che cadessero nelle mani degli Alleati. Schuschnigg vi notò il proprio nome e quello di sua moglie " a tutte lettere ". Si perse d'animo. Essere sopravvissuto a tante vicende e così a lungo e poi, all'ultimo momento, dover essere massacrato! Ma il 4 maggio Schuschnigg potè scrivere sul suo diario: Alle due di questo pomeriggio, l'allarme! Gli americani! Un distaccamento americano occupa l'albergo. Siamo liberi! Così Hitler aveva aggiunto al Reich altri sette milioni di sudditi e si era assicurato una posizione strategica di immenso valore per i suoi piani futuri, senza sparare un sol colpo e senza che la Gran Bretagna, la Francia e la Russia, le cui forze militari l'avrebbero senz'altro sopraffatto, intervenissero. I suoi eserciti circondavano ora la Cecoslovacchia da tre lati, non solo, ma egli possedeva con Vienna la via di accesso all'Europa sud-orientale. Come capitale dell'antico impero austro-ungarico Vienna aveva costituito da tempo il centro delle comunicazioni e delle relazioni commerciali fra l'Europa centrale e quella sud-orientale. Ora questo centro era in mani tedesche. Ma per Hitler ancor più importante fu, forse, la nuova prova che né la Francia né l'Inghilterra avrebbero mosso un dito per fermarlo. Il 14 marzo Chamberlain aveva parlato alla Camera dei Comuni sul fait accontali di Hitler in Austria, e l'ambasciata tedesca di Londra mandò a Berlino una serie di telegrammi urgenti sullo svolgimento del dibattito che ne era seguito. Per Hitler non vi era troppo da temere. " La dura realtà è che nulla avrebbe potuto impedire ciò che ora è accaduto [in Austria], - dichiarò Chamberlain, - a meno che la nostra nazione, e anche altre, non fossero state pronte a usare la forza Pagina 268
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ". A Hitler apparve ben chiaro che il primo ministro britannico non solo non era disposto a usare la forza, ma nemmeno a concertare con le altre grandi potenze misure atte a bloccare ogni futura mossa della Germania. Il 17 marzo il governo sovietico aveva proposto una conferenza delle potenze, nel quadro della Società delle Nazioni o al di fuori di essa, per prevenire ogni ulteriore aggressione tedesca. Chamberlain dimostrò scarso entusiasmo per tale proposta e il 24 marzo alla Camera dei Comuni la respinse ufficialmente. Egli disse: " La conseguenza inevitabile di una simile azione sarebbe l'accentuarsi della tendenza alla formazione di gruppi chiusi di nazioni, il che non può non andar contro... le prospettive di una pace europea ". EviL'" Anschluss ": l'Austria è matura 387 dentemente egli dimenticava, o non prendeva sul serio, l'asse Roma-Berlino 0 il patto tripartito anti-Co ntern stipulato fra la Germania, l'Italia e il Giappone. Nello stesso discorso Chamberlain annunciò una decisione del suo governo che certo andò ancor più a genio a Hitler. Egli respinse nettamente non solo la proposta che l'Inghilterra garantisse alla Cecoslovacchia di venirle in aiuto qualora essa fosse attaccata, ma anche quella di sostenere la Francia se questa fosse stata chiamata a tener fede agli obblighi contemplati dal patto franco-cèco. Questa esplicita dichiarazione facilitò notevolmente 1 problemi di Hitler. Ora egli sapeva che l'Inghilterra sarebbe rimasta a guardare quando egli si fosse scagliato contro la successiva vittima. E se la Gran Bretagna si tirava indietro, la Francia non avrebbe fatto altrettanto? Come risulta dai documenti segreti tedeschi dei pochi mesi che seguirono, egli ne era certo. E sapeva che, secondo i termini dei patti della Russia con la Francia e la Cecoslovacchia, l'Unione Sovietica non era tenuta a venire in aiuto dei cèchi prima che i francesi si muovessero. Era quanto gli occor reva sapere per andar subito avanti con i suoi piani. Dopo il successo dell'Anschluss, Hitler poteva presumere che i generali tedeschi riluttanti non lo avrebbero più ostacolato. Se su ciò vi fossero stati dubbi, erano stati eliminati dall'esito dell'affare Fritsch. Come si è visto *, il processo al generale von Fritsch dinanzi a una corte d'onore militare in relazione alle accuse di omosessualità che gli erano state fatte, era stato bruscamente interrotto il giorno stesso in cui era incominciato, cioè il io marzo, perché il feldmaresciallo Goring e i capi dell'esercito e della marina erano stati convocati da Hitler per assolvere più urgenti compiti, relativi alla questione austriaca. Il processo fu ripreso il 17 marzo, ma dato quel che era accaduto nel frattempo, non trovò un clima propizio. Fino a poche settimane prima i generali di rango superiore avevano confidato che, se la corte militare avesse accertato la falsità delle incredibili macchinazioni di Himmler e di Heydrich contro Fritsch, il loro comandante in capo, caduto in disgrazia, non solo sarebbe stato confermato nella sua carica, ma le SS, il Terzo Reich e forse perfino Hitler, avrebbero subito un colpo tale da provocarne la caduta. Vane e vuote speranze! Come abbiamo narrato, il 4 febbraio Hitler aveva distrutto i sogni dell'antico corpo degli ufficiali assumendo direttamente il comando delle forze armate e silurando Fritsch e la maggior parte dei generali di più alto rango intorno a lui. Ora egli aveva conquistato l'Austria senza sparare un sol colpo di fucile. Dopo questo stupefacente trionfo, nessuno in Germania, nemmeno fra i vecchi generali, si curò più molto del generale von Fritsch. Egli, è vero, fu presto prosciolto. Dopo qualche minaccia di Goring, che ormai poteva posare a essere il più giusto dei giudici, Schmidt, l'ex con* Cfr. il capitolo precedente. 388 Verso la guerra mondiale dannato ricattatore crollò e confessò alla corte che la Gestapo lo aveva minacciato di morte (minaccia che, sia detto incidentalmente, fu comunque attuata qualche giorno dopo) se egli non avesse coinvolto nella faccenda il generale von Fritsch e che la somiglianzà fra il nome del generale e quello del capitano di cavalleria von Frisch, da lui realmente ricattato per omosessualità, aveva fornito la base della macchinazione. Né Fritsch né l'esercito cercarono di chiarire la parte effettiva che la Gestapo aveva avuto nella faccenda e di accusare personalmente Himmler e Heydrich per aver montato false accuse. Il secondo giorno, il 18 marzo, il processo si concluse con l'inevitabile sentenza: " Assolto per non aver commesso il fatto ". Pagina 269
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Per il generale von Fritsch, questa fu la riabilitazione della sua persona. Ma ciò non gli restituf il potere, né riconfermò l'esercito nella posizione di relativa indipendenza che aveva già avuto nel Terzo Reich. Poiché il processo si era svolto a porte chiuse, il pubblico non ne seppe nulla, neppure delle sue implicazioni. Il 25 marzo Hitler mandò un telegramma a Fritsch congratulandosi per " il ristabilimento della sua salute ". E questo fu tutto. Il generale deposto, che dinanzi alla corte non aveva voluto puntare il dito accusatore contro Himmler, ora fece un ultimo, futile gesto: sfidò a duello il capo della Gestapo. La sfida, compilata in rigorosa conformità all'antico codice d'onore militare dallo stesso generale Beck, fu consegnata al generale von Rundstedt nella sua qualità di ufficiale superiore anziano dell'esercito, che la rimettesse al capo delle SS. Ma Rundstedt si sentf raggelare, se la portò in tasca per delle settimane e alla fine se ne dimenticò. Il generale von Fritsch, e tutto ciò che egli rappresentava, ben presto scomparirono dalla vita tedesca. Ma, in fondo, che cosa rappresentava? Nel dicembre egli scrisse a una sua amica, la baronessa Margot von Schutzbar, una lettera che dimostra la patetica confusione in cui egli, come molti altri generali, era caduto. È davvero strano che tanti guardino al futuro con crescente timore malgrado gli indiscutibili successi conseguiti dal Fiihrer negli ultimi anni... Subito dopo la guerra io venni alla conclusione che, se la Germania voleva tornare ad essere potente, si dovevano vincere tre battaglie: 1) la battaglia contro la classe operaia - e Hitler l'ha vinta; 2) la battaglia contro la Chiesa cattolica, o, per meglio dire, contro l'ultramontanismo; 3) infine la battaglia contro gli ebrei. Ci troviamo in mezzo a coleste battaglie, e quella contro gli ebrei è la più dura. Spero che ognuno si renda conto della complessità di tale campagna ". Il 7 agosto 1939, mentre si addensavano le nubi foriere di guerra, egli scrisse alla baronessa: " Né in pace né in guerra, nella Germania di Hitler per me c'è posto. Accompagnerò il mio reggimento solo come un bersaglio, perché non posso starmene a casa ". E così fece. L'u agosto 1938 era stato nominato colonnello in capo del suo antico reggimento, il 12° reggimento di artiglieria, a puro titolo onorifico. All'assedio di Varsavia il 22 settembre 1939 fu colpito dalla pallottola di una mitragliatrice polacca e quattro giorni dopo fu seppellito a Berlino L'" Anschluss ": l'Austria è matura 389 con gli onori militari, in una mattina fredda, piovosa e fosca; scrissi nel mio diario che fu uno dei giorni più desolati che io abbia mai vissuto nella capitale tedesca. Come abbiamo visto, venti mesi prima congedando Fritsch da comandante in capo dell'esercito tedesco, Hitler aveva riportato una vittoria completa sull'ultima cittadella di una possibile opposizione in Germania, costituita dalla vecchia casta tradizionale degli ufficiali dell'esercito. Ora, nella primavera del 1938, col suo abile colpo di mano in Austria, aveva consolidato il proprio prestigio dinanzi ai militari, aveva dato prova delle sue audaci qualità di capo e aveva messo in evidenza che a lui solo spettava prendere decisioni in politica estera e che la sola funzione dell'esercito era di fornirgli la forza o, almeno, il modo di esercitare la minaccia della forza. Inoltre egli, senza sacrificare la vita di un solo uomo, aveva assicurato all'esercito una posizione strategica tale da rendere la Cecoslovacchia non difendibile militarmente. Non v'era tempo da perdere per trarre profitto da tutto ciò. Il 21 aprile, undici giorni dopo il plebiscito nazista in Austria, Hitler mandò a chiamare il generale Keitel, capo del comando supremo delle forze armate, per discutere con lui il " caso verde ". 1 Dispaccio a Hitler del 21 dicembre 1937, in DGFP, I, p. 486. 2 PAPEN, Op. Clt., p. 404. 3 Ibid., p. 406. ' SCHUSCHNIGG, Austria" Requiem, pp. 12-19; NCA, V, pp. 709-12 (ND, 2995-PS). 5 Per la minuta del protocollo sottoposto a Schuschnigg: DGFP, I, pp. 513-15. 6 NCA, V, p. 711 (ND, 2995-PS). Pagina 270
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt SCHUSCHNIGG, Austria" Requiem, p. 23. ND, 2995-PS, of. cit. ' Schuschnigg da due versioni un po' diverse delle minacce di Hitler nel suo libro (p. 24) e nella sua deposizione giurata a Norimberga (2995-PS, NCA, V, p. 712). Le ho usate tutte e due, in forma abbreviata. 10 Austrian Requiem, p. 24. 11 Ibid. " Ibid., p. 25, e la deposizione giurata di Schuschnigg (ND, 2995-PS, NCA, V, p. 712). 13 Austrian Requiem, p. 25. 14 NCA, IV, p. 357 (ND, I775-PS). 15 Ibid., p. 361 (ND, i78o-PS). 16 Dalle note che presi io stesso, durante la radiotrasmissione. 11 Pel dispaccio inviato al Ministero degli Esteri tedesco il 25 febbraio 1938, segnato " segretissimo ": DGFP, I, p. 546. 18 Per la testimonianza di Miklas, cfr. NCA, Suppl. A, p. 523. Il suggerimento di von Papen si trova nelle sue Memoirs, p. 425. 19 Austrian Requiem, pp. 35-36. 20 NCA, IV, p. 362 (ND, i78o-PS). 21 NCA, VI, pp. 911-12 (ND, C-I02). 22 Ibid., VI, p. 913 (ND, C-io3). " DGFP, I, pp. 573-76. 24 NCA, V, pp. 629-54 (ND, 2949-PS). 25 Austrian Requiem, p. 47. 26 Testimonianza resa da Wilhelm Miklas il 30 gennaio 1946 nel corso di un processo anti nazista celebrato contro il dottor Rudolf Neumayer. Benché l'ex presidente della Repubblica austriaca si sia espresso in modo un po' confuso sulle ore precise e sull'esatto susseguirsi degli avvenimenti di quel giorno fatale, pure la sua testimonianza ha un grande valore ed è di alto interesse. Cfr. NÓI, Suppl. A, pp. 518-34 (ND, 3697-PS). 27 Austrian Requiem, p. 51. 28 Cfr. NCA, Suppl. A., pp. 525-34 (ND, 3697-PS) e anche NCA, V, p. 209 (ND, 2465-?$, 2466-PS). 29 NCA, VI, p. 1017 (ND, C-i82). 30 DGFP, I, pp. 584-586. 31 Ibid., p. 553-5532 TMWC, XVI, p. 153. 33 DGFP, I, p. 263. 34 Ibid., pp. 273-275. 3i Ibid., p. 578. 36 NCA, I, pp. 501-2 (ND, 3287-PS). 37 Per il testo del telegramma cifrato: DGFP, I, pp. 586-87. 38 TMWC, XX, p. 605. 39 TMWC, XV, p. 632. 7 8
L'" Anschluss ": l'Austria è matura 391 40 Memorandum di Seyss-Inquart, prodotto a Norimberga il 9 settembre 1943, NCA, V, DO. 961-92 (ND, 32J4-PS). PP "< TMWC, XIV, p. 429. " Pel testo del discorso di Schacht: NCA, VII, pp. 394-402 (ND, E&297-A). " NCA, IV, p. ,&, (ND, I947-PS). XII. VERSO MONACO II " caso verde " era il termine usato nel codice segreto per designare un attacco di sorpresa contro la Cecoslovacchia. Come abbiamo visto, dapprima esso era stato tracciato, il 24 giugno 1937, dal feldmaresciallo von Blomberg, e Hitler lo aveva elaborato per la conferenza che tenne ai generali il 5 novembre, avvertendoli che la " calata sui cèchi " avrebbe dovuto essere " effettuata con velocità fulminea " e avrebbe potuto aver luogo " già nel 1938 "*. Come è ovvio, la facile conquista dell'Austria fece apparire il " caso verde " abbastanza urgente; il piano doveva essere messo a punto e i preparativi per Pagina 271
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt attuarlo cominciarono. È a tal fine che il 21 aprile 1938 Hitler aveva fatto venire Keitel. L'indomani il maggiore Rudolf Schmundt, nuovo aiutante militare del Fùhrer, preparò un piano per la discussione, diviso in tre parti: " aspetti politici ", " conclusioni militari " e " propaganda " '. Hitler respinse " l'idea di un attacco strategico da sferrare senza un motivo o una possibile giustificazione ", a causa " dell'opinione mondiale ostile, che potrebbe creare una situazione critica ". Ritenne che anche un secondo progetto, " un'azione dopo un periodo di discussioni diplomatiche che conducesse gradatamente a una crisi e alla guerra ", non era accettabile " perché i cèchi [i verdi] avrebbero preso misure di sicurezza ". Almeno per il momento, il Fiihrer era per un terzo progetto: " Azione fulminea giustificata da un incidente (per esempio, l'uccisione di un ministro tedesco nel corso di una dimostrazione antitedesca) " **. Si ricorderà che un " incidente " del genere era stato progettato a un certo momento, per giustificare l'invasione tedesca dell'Austria, in cui von Papen avrebbe dovuto fungere da vittima. Nel mondo del banditismo hitleriano, si poteva benissimo sacrificare gli inviati tedeschi all'estero. Il signore tedesco della guerra - perché tale era divenuto Hitler avendo egli assunto personalmente il comando delle forze armate - fece notare al generale Keitel la necessità di una rapida azione. Politicamente parlando, i primi quattro giorni di un'azione militare sono quelli decisivi. Senza notevoli successi militari, scoppierà di certo una crisi europea. I faits ac-complis debbono convincere le potenze straniere dell'inutilità di un intervento militare. * Cfr. sopra, pp. 332-37** Le parentesi si trovano nell'originale. Verso Monaco 393 Quanto al lato propagandistico della guerra, non era ancora ora di convocare il dottor Goebbels. Hitler discusse soltanto circa la preparazione di alcuni fogli volanti con direttive " per il comportamento dei tedeschi nella Cecoslovacchia " e di altri fogli con " minacce per intimidire i cèchi ". La repubblica cecoslovacca, che Hitler aveva ormai deciso di distruggere, era una creazione di quei trattati di pace che dopo la prima guerra mondiale i tedeschi tanto odiarono. Era anche l'opera di due distinti intellettuali cèchi: Tomài; Garrigue Masaryk, figlio autodidatta di un cocchiere, divenuto un noto studioso, che fu il primo presidente di quel paese, ed Eduard Benes, figlio di un contadino. Questi aveva studiato all'Università di Praga e in tre istituti francesi di alta cultura, aveva coperto quasi ininterrottamente la carica di ministro degli Esteri e dopo il ritiro di Masaryk nel 1935 era e!'venuto il secondo presidente della Cecoslovacchia. Staccata dall'impero degli Asburgo, che nel xvi secolo aveva assorbito l'antico regno di Boemia, negli anni che seguirono la sua fondazione nel 1918 la Cecoslovacchia si era sviluppata come lo Stato più democratico, progressista, colto e prospero dell'Europa centrale. Ma per il fatto di essere costituita da diverse nazionalità la Cecoslovacchia fin da principio si trovò dinanzi a un problema interno che in più di venti anni non era stata capace di risolvere completamente. Era il problema delle minoranze. Nella repubblica vivevano un milione di ungheresi, mezzo milione di ruteni e tre milioni e un quarto di tedeschi dei Sudeti. Questi gruppi etnici avevano gli sguardi rivolti verso le loro patrie, che erano, rispettivamente, l'Ungheria, la Russia e la Germania, benché i Sudeti non avessero mai fatto parte del Reich tedesco (eccetto che al tempo del Sacro Romano Impero, con la sua struttura composita), ma solo dell'Austria. Per 10 meno, queste minoranze desideravano una autonomia maggiore di quella che era stata loro concessa. Perfino gli slovacchi, che formavano un quarto dei dieci milioni di cecoslovacchi, chiedevano provvedimenti che garantissero loro una certa autonomia. Benché molto vicini ai cèchi per razza e per lingua, gli slovacchi si erano sviluppati storicamente, culturalmente ed economicamente in un senso diverso, a causa, in gran parte, dei lunghi secoli di dominazione ungherese. Un accordo fra emigrati cèchi e slovacchi firmato a Pittsburgh, in America, 11 30 maggio 1918 prevedeva, per gli slovacchi, un proprio governo, un proprio parlamento e proprie corti di giustizia. Ma il governo di Praga non si senti legato da tale accordo e non lo rispettò. Certo, in confronto con le minoranze di gran parte degli altri paesi, anche dell'Europa occidentale e della stessa America, quelle della Cecoslovacchia non stavano troppo male. Godevano non soltanto di tutti i diritti civili, compreso quello di voto, ma avevano, in una certa misura, scuole proprie e si permetteva Pagina 272
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt loro di conservare le istituzioni culturali. Alcuni capi dei partiti politici di minoranza avevano spesso rivestito la carica di mini394 Verso la guerra mondiale stro nel governo centrale. Tuttavia i cèchi, non ancora completamente ristabiliti dalle conseguenze della secolare oppressione austriaca, lasciavano ancora parecchio a desiderare per quel che riguardava la soluzione del problema delle minoranze. Spesso il loro atteggiamento era sciovinista e privo di tatto. Dalle mie prime visite fatte a quel paese, mi ricordo il profondo risentimento suscitato nella Slovacchia dall'arresto del dottor Vojtech Tuka, a quel tempo stimato professore, che fu condannato a dieci anni di confino " per tradimento ", benché fosse dubbio se gli si potesse addebitare altro che di aver lavorato per l'autonomia slovacca. Soprattutto le minoranze pensavano che il governo cecoslovacco non aveva mantenuto le promesse, fatte da Masaryk e da Benes a Parigi nella conferenza della pace del 1919, di istituire un sistema cantonale simile a quello svizzero. Circostanza assai ironica rispetto a quanto ora esporremo, nello Stato cecoslovacco i tedeschi dei Sudeti se la passavano abbastanza bene, certamente meglio di ogni altra minoranza del paese e meglio delle minoranze tedesche della Polonia o dell'Italia fascista. Si lagnavano della meschina tirannide di certi funzionari locali cèchi e della discriminazione che, ai loro danni, talvolta si faceva a Praga. Per loro, era difficile rassegnarsi alla perdita del dominio che, precedentemente, sotto gli Asburgo, avevano esercitato in Boemia e in Mora via. Ma vivendo in gruppi compatti nelle regioni nordoccidentali e sudoccidentali della nuova repubblica, dove era concentrata la maggior parte dell'industria del paese, essi prosperavano e col passare degli anni, pur continuando a fare pressioni per una maggiore autonomia e per un maggior rispetto dei loro diritti in fatto di lingua e di cultura, a poco a poco raggiunsero una condizione di relativa armonia coi cèchi. Fino al momento dell'ascesa di Hitler, non esisteva, fra loro, nessun movimento politico serio che esigesse di più. La maggior parte dei voti dei Sudeti andava ai socialdemocratici e ad altri partiti democratici. Ma nel 1933, quando Hitler divenne il cancelliere del Reich, il virus del nazionalsocialismo si trasmise ai tedeschi dei Sudeti. In quell'anno fu costituito il partito dei tedeschi dei Sudeti (SDP), capeggiato da un insegnante di ginnastica dai modi miti, Konrad Henlein. A partire dal 1935 tale partito fu segretamente sovvenzionato dal Ministero degli Esteri tedesco, in ragione di 15 ooo marchi al mese2. Dopo un paio d'anni, esso raccolse la maggioranza dei tedeschi dei Sudeti; solo i socialdemocratici e i comunisti ne restarono fuori. Al tempo dell'Anschluss, il partito di Henlein, che da tre anni prendeva gli ordini da Berlino, era pronto a fare tutto ciò che Hitler desiderasse. A tale scopo, due settimane dopo l'annessione dell'Austria, Henlein corse a Berlino e il 28 marzo tenne un conciliabolo con Hitler di tre ore, a cui erano anche presenti Ribbentrop e Hess. Come risultò da un memorandum del Ministero degli Esteri, le istruzioni date da Hitler furono che " il partito dei tedeschi dei Sudeti doveva fare richieste inaccettabili per il governo cèco ". Lo stesso Henlein riassunse così le vedute del Fùhrer: " Dobbiamo sempre richiedere tanto, da non poter essere mai accontentati "3. Verso Monaco 395 Le rivendicazioni della minoranza tedesca della Cecoslovacchia erano dunque per Hitler un mero pretesto, come lo sarebbero state un anno dopo quelle di Danzica riguardo alla Polonia, pretesto che serviva al Fiìhrer per cuocere a fuoco lento un paese su cui bramava mettere le mani, per minarlo, per confonderne e fuorviarne gli amici e nascondere il suo vero scopo. Quale fosse tale scopo, egli lo disse chiaramente nel discorso pronunciato il 5 novembre dinanzi ai capi militari e lo indicò nelle prime direttive impartite per il " caso verde " : distruggere lo Stato cecoslovacco e impadronirsi dei suoi territori e dei suoi abitanti, a beneficio del Terzo Reich. Malgrado quel che era accaduto in Austria, i dirigenti politici della Francia e dell'Inghilterra non lo capirono. Durante tutta la primavera e l'estate, anzi quasi sino alla fine della vicenda, sembra che i primi ministri inglese e francese, Chamber-lain e Daladier, abbiano creduto sinceramente - del resto, come la maggior parte del mondo - che Hitler volesse solo che si rendesse giustizia ai fratelli tedeschi dell? Cecoslovacchia. In effetti, verso la fine della primavera i governi inglese e francese uscirono dal loro riserbo ed esercitarono pressioni sul governo cecoslovacco affinchè facesse ampie concessioni ai tedeschi dei Sudeti. Il 3 maggio il nuovo Pagina 273
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ambasciatore tedesco a Londra, Herbert von Dirksen, riferì a Berlino che Lord Halifax lo aveva informato di una démarche che il governo britannico avrebbe presto fatto a Praga, " allo scopo di indurre Benes a dimostrare il più possibile la sua volontà di venire a un accomodamento coi tedeschi dei Sudeti " ". Il 7 maggio, cioè quattro giorni dopo, i ministri inglese e francese a Praga compirono tale démarche, esortando il governo cèco a " fare tutto il possibile " (secondo le parole riferite a Berlino dal ministro tedesco) per andar incontro alle richieste dei Sudeti. Hitler e Ribbentrop furono assai contenti nel constatare che i governi inglese e francese si preoccupavano tanto di venire in loro aiuto. A questo punto era però quanto mai necessario nascondere le finalità tedesche. Il 12 maggio Henlein si recò segretamente a Berlino, nella Wi-Ihelmstrasse, per ricevere istruzioni da Ribbentrop sul modo con cui avrebbe dovuto abbindolare gli inglesi quando, la stessa sera, sarebbe giunto a Londra e si sarebbe incontrato con Sir Robert Vansittart, consigliere diplomatico principale al Ministero degli Esteri e con altri funzionari britannici. Weizsàcker compilò un memorandum, con le linee da seguire: " A Londra, Henlein negherà di agire seguendo le istruzioni di Berlino... Infine Henlein parlerà del progressivo disgregarsi della struttura politica cèca, per scoraggiare gli ambienti convinti che un intervento volto a sostenere tale struttura possa avere qualche utilità " *. Lo stesso giorno il ministro tedesco a Praga mandò un telegramma a Ribbentrop, avvertendolo della necessità di usare precauzioni per coprire l'attività della sua legazione, la quale dava denaro e istruzioni al partito dei tedeschi dei Sudeti. Hugh R. Wilson, ambasciatore americano a Berlino, il 14 maggio fece visita a Weizsàcker per discutere sulla crisi dei Sudeti; gli fu detto che la Germania temeva che il governo cèco cercasse deliberatamente di provocare 396 Verso la guerra mondiale una crisi europea per impedire la " disintegrazione della Cecoslovacchia ". Due giorni dopo, il 16 maggio, il maggiore Schmundt inviò, in nome di Hitler, che si trovava sull'Obersalzberg, un telegramma urgente e " segretissimo " al quartier generale dell'OKW per chiedere quante divisioni, sul confine cèco, " erano pronte a marciare entro dodici ore, in caso di mobilitazione ". Il tenente colonnello Zeitzler, dello Stato maggiore dell'OKW, rispose immediatamente: " Dodici ". Ciò non soddisfece Hitler. Chiese che gli si indicasse quali erano. La risposta fu che si trattava di dieci divisioni di fanteria, di cui si indicava il numero, con in più una divisione corazzata e una divisione da montagna *. Hitler divenne irrequieto, tanto era impaziente di agire. Il giorno dopo, il 17, chiese all'OKW informazioni precise sulle fortificazioni costruite dai cèchi fra le montagne dei Sudeti, sulla frontiera. Si parlava di esse come della linea Maginot cèca. Lo stesso giorno Zeitzler rispose da Berlino con un lungo telegramma " segretissimo ", in cui dava al Fùhrer ampi dettagli sulle opere difensive cèche, facendogli notare che erano piuttosto imponenti '. La prima crisi: maggio 1938. Il week-end che cominciò venerdì 20 maggio portò alla crisi ricordata in seguito come la " crisi di maggio ". Nelle quarantotto ore che seguirono, i governi di Londra, Parigi, Praga e Mosca furono presi dal panico, all'idea che l'Europa fosse più vicina a una guerra di quanto lo fosse mai stata dopo l'estate del 1914. Tale stato d'animo era causato dal trapelare dei nuovi piani per un attacco tedesco contro la Cecoslovacchia, che l'OKW aveva studiato e sottoposto a Hitler quel venerdì. Per lo meno a Praga e a Londra si credeva, in ogni caso, che Hitler stesse per aggredire la Cecoslovacchia. Pertanto i cèchi cominciarono a mobilitare, e l'Inghilterra, la Francia e la Russia dimostrarono, di fronte a ciò che i loro governi temevano fosse una imminente minaccia tedesca, una fermezza e un'unione di cui non avrebbero più dato prova, se non quando una nuova guerra mondiale le aveva quasi distrutte. Venerdì 20 maggio il generale Keitel mandò a Hitler, che si trovava sempre sull'Obersalzberg, un nuovo schema per il " caso verde ", che egli e il suo Stato maggiore avevano elaborato dopo che, nell'incontro del 21 aprile, il Fùhrer ne aveva tracciato le linee generali. In una lettera ossequiosa al capo acclusa al nuovo piano, Keitel spiegava che in esso si teneva conto della " situazione creata dall'incorporazione dell'Austria al Reich tedesco " e che non sarebbe stato discusso con i comandanti in capo delle tre armi prima che " voi, Fùhrer, l'abbiate approvato e firmato ". Le nuove direttive per il " caso verde ", datate Berlino, 20 maggio 1938, costituiscono un documento interessante e significativo. È un modello tipico Pagina 274
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Verso Monaco 397 di quel modo nazista di progettare un'aggressione, che in seguito il mondo doveva ben conoscere. Cominciavano cosf: Non è mia intenzione schiacciare la Cecoslovacchia con un'azione militare nell'immediato futuro se non vi sono provocazioni, sempre che sviluppi inevitabili... all'interno [sottolineato nell'originale] della Cecoslovacchia non impongano tale soluzione o a meno che gli avvenimenti politici in Europa non creino una occasione particolarmente favorevole che potrebbe non più ripresentarsi8. Vengono considerate tre " possibilità politiche per iniziare l'operazione ". La prima, " l'attacco improvviso senza congrui pretesti esteriori ", viene respinta. Preferibilmente bisogna incominciare le operazioni: a) dopo un periodo di crescenti conflitti diplomatici e di tensioni connesse a ope razioni militari, da sfruttare per far ricadere la responsabilità della guerra sul nemico; oppure: b) con un'azione fulminea, conseguenza di qualche grave incidente che per la Germania rappresenti una intollerabile provocazione e che, almeno di fronte a una parte dell'opinione mondiale, offra una giustificazione morale per misure militari. Il caso b è il più favorevole, dal punto di vista sia militare, sia politico. Quanto alle operazioni militari, considerate a sé, entro quattro giorni dovevano riportare un successo tale da " dimostrare a quegli Stati nemici, che volessero intervenire, la disperata situazione militare dei cèchi e tale anche da offrire a quegli Stati che avessero rivendicazioni nazionali in Cecoslovacchia un incentivo ad associarsi immediatamente alla Germania, contro di essa ". Tali Stati erano l'Ungheria e la Polonia, e il piano contava sul loro intervento. Era incerto se la Francia avrebbe mantenuto i suoi obblighi verso i cèchi, ma " c'erano da aspettarsi tentativi della Russia di sostenere militamiente la Cecoslovacchia ". Il comando supremo tedesco o, per lo meno, Keitel e Hitler, confidavano a tal segno che i francesi non sarebbero scesi in campo, ch'e " solo un minimo di forze doveva essere usato per coprire le frontiere occidentali ", mentre " la maggior parte dell'esercito doveva essere impiegato per invadere la Cecoslovacchia ". Il " compito del grosso delle armate " era " annientare l'esercito cèco con l'aiuto dell'arma aerea e occupare il più rapidamente possibile la Boemia e la Moravia ". Doveva essere una " guerra totale ", e per la prima volta nei piani dei militari tedeschi veniva messo in rilievo il valore di ciò che i dirigenti chiamavano la " guerra di propaganda " e la " guerra economica ", associandone l'impiego ai piani generali militari dell'attacco. La guerra di propaganda [sottolineato nel testo] deve, per un lato, intimidire i cèchi per mezzo di minacce e logorare la loro forza di resistenza; d'altro lato, deve dare alle minoranze nazionali delle indicazioni sul modo di appoggiare le nostre operazioni militari e influenzare in nostro favore i neutrali. La guerra economica ha il compito di usare tutte le risorse economiche disponibili per accelerare il crollo finale dei cèchi... Nel corso delle operazioni militari è importante contribuire a potenziare lo sforzo della guerra totale economica raccogliendo rapidamente informazioni su fabbriche importanti, così da poterle rimettere in attività il più presto 398 Verso la guerra mondiale possibile. Per tale ragione è, per noi, d'importanza capitale risparmiare gli stabilimenti industriali e meccanici cèchi, per quanto lo permettono le operazioni militari. Questo modello per le aggressioni naziste era destinato a rimanere essenzialmente immutato, e ad essere usato con stupefacente successo fino a quando, molto più tardi, il mondo si ridestò e insorse. Il 20 maggio poco dopo mezzogiorno il ministro tedesco a Praga mandò un telegramma " urgente segretissimo " per riferire che il ministro degli Esteri cèco gli aveva proprio allora telefonato informandolo che il suo governo " era turbato dalle notizie di concentramenti di truppe [tedesche] in Sassonia ". Egli aveva risposto " che non vi era assolutamente ragione di preoccuparsi ", però chiedeva a Berlino di informarlo immediatamente nel caso che si stesse Pagina 275
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt preparando qualcosa. In quella fine di settimana, fu questo il primo di una serie di febbrili contatti diplomatici, i quali suscitarono in Europa la paura che Hitler stesse di nuovo per muoversi e che questa volta ne dovesse nascere una guerra generale. Per quanto mi risulta, non si è mai potuto sapere quanto fondamento avesse l'informazione ricevuta dal servizio segreto inglese e cèco, che truppe tedesche stavano concentrandosi sulla frontiera cèca. Per un'Europa non ancora rimessasi dallo choc dell'occupazione militare dell'Austria, v'erano vari motivi di preoccupazione. Il 19 maggio un giornale di Lipsia aveva pubblicato notizie circa movimenti di truppe tedesche. Il capo dei Sudeti, Henlein, il 9 maggio aveva annunciato la rottura dei negoziati del suo partito col governo cèco, e si sapeva che il 14, al suo ritorno da Londra, egli si era fermato a Berchtesgaden, per vedere Hitler, e che si trovava ancora là. Nella regione dei Sudeti vi erano stati tumulti con sparatorie. Durante tutto il mese di maggio la guerra di propaganda del dottor Goebbels prosegui, con la confezione di racconti fantastici circa il " terrorismo " esercitato dai cèchi sui tedeschi dei Sudeti. Sembrava che la tensione stesse per raggiungere il suo apice. Benché, in relazione con le manovre di primavera, vi fossero stati movimenti di truppe tedesche nelle regioni orientali del Reich, nei documenti germanici catturati non si è mai trovata alcuna prova che a quel tempo avesse avuto luogo un improvviso concentramento di forze armate sulla frontiera cèca. Al contrario: due documenti del Ministero degli Esteri del Reich in data 21 maggio contengono l'assicurazione riservata data alla Wi-Ihelmstrasse dal colonnello Jodl dell'OKW, che né in Slesia né nella Bassa Austria vi erano state concentrazioni del genere. In tale comunicazione, non destinata di certo all'estero, Jodl diceva che nulla v'era stato, " tranne le manovre in tempo di pace " '. Non che la frontiera cèca fosse sguarnita di truppe tedesche. Come si è visto, il 16 maggio Hitler era stato informato dall'OKW, in risposta alla sua richiesta urgente di informazioni, che sulla frontiera cèca dodici divisioni tedesche erano " pronte a marciare nello spazio di dodici ore ". Forse i servizi segreti cèco e inglese ebbero sentore dei telegrammi con cui furono trasmesse tali informazioni? E forse vennero a sapere delle Verso Monaco 399 nuove direttive per il " verde " inviate da Keitel a Hitler il 20 maggio affinchè le approvasse? In effetti, l'indomani il capo dello Stato maggiore cèco, generale Krejci, disse all'addetto militare tedesco a Praga, colonnello Tous-saint, di avere " la prova irrefutabile che in Sassonia aveva avuto luogo un concentramento di divisioni [tedesche] - da otto a dieci "10. Il numero delle divisioni non era molto lontano da quello reale, anche se le informazioni circa il loro impiego non erano del tutto esatte. In ogni modo, nel pomeriggio di quello stesso 20 maggio, in seguito a una riunione di emergenza del gabinetto cecoslovacco presieduto dal presidente Benes, tenutasi a Praga nel palazzo dello Hradshin, i cèchi decisero di ordinare immediatamente la mobilitazione parziale. Fu chiamata alle armi una classe e certe truppe tecniche di riserva furono mobilitate. A differenza del governo austriaco due mesi prima, quello cèco non intendeva cedere senza combattere. Benché parziale, la mobilitazione cèca provocò in Adolf Hitler un accesso di rabbia, né i suoi sentimenti furono calmati dai dispacci inviatigli all'Obersalzberg dal Ministero degli Esteri tedesco di Berlino, nei quali si parlava di continue chiamate da parte degli ambasciatori inglese e francese, per avvertire la Germania che l'aggressione contro la Cecoslovacchia avrebbe significato la guerra in Europa. I tedeschi non erano stati mai sottoposti a una pressione diplomatica strenua e continua come quella esercitata dagli inglesi in quella fine di settimana. Sir Nevile Henderson, l'ambasciatore britannico mandato a Berlino dal primo ministro, Chamberlain, perché usasse la sua abilità di diplomatico di carriera a calmare Hitler, e l'aveva anche applicata al massimo, si recò ripetutamente al Ministero degli Esteri tedesco per informarsi circa i movimenti delle 'truppe tedesche e per raccomandar prudenza. Egli certamente era stato spronato a ciò da Lord Halifax e dal Ministero degli Esteri inglese, perché, diplomatico mellifluo e bonario, personalmente non aveva troppa "simpatia per i cèchi, cosa risaputa, a Berlino, da tutti coloro che lo conoscevano. Il 21 maggio Henderson vide due volte Ribbentrop e l'indomani, benché fosse domenica, fece visita al segretario di Stato von Weiz-sacker - Ribbentrop era stato convocato d'urgenza da Hitler all'Obersalzberg - per consegnargli un messaggio personale di Halifax, che sottolineava la gravita della situazione. A Londra il sabato anche il segretario del Ministero degli Esteri inglese aveva convocato l'ambasciatore tedesco per Pagina 276
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dirgli quanto il momento fosse critico. L'ambasciatore von Dirksen mise in rilievo in un dispaccio spedito dopo essersi incontrato con Halifax, e i tedeschi in tutte queste comunicazioni inglesi non mancarono di notare la stessa cosa: cioè che il governo britannico, mentre era certo che la Francia sarebbe venuta in aiuto della Cecoslovacchia, non diceva di voler fare altrettanto. Al più gli inglesi arrivavano ad avvertire che " nel caso di un conflitto europeo era impossibile prevedere se la Gran Bretagna sarebbe stata trascinata in esso " " - e Dirksen disse che Halifax aveva dato tale avvertimento. Effettivamente, il governo di Chamberlain non andò mai oltre, finché fu troppo tardi per arrestare Hitler. L'im4oo Verso la guerra mondiale pressione che chi scrive queste linee ebbe a Berlino, da quel momento sino alla fine, è che se Chamberlain avesse detto chiaramente a Hitler che l'Inghilterra avrebbe fatto ciò che essa finì col fare di fronte all'aggressione nazista, il Fiihrer non si sarebbe mai imbarcato nelle avventure che portarono alla seconda guerra mondiale: e una tale impressione è stata confermata a pieno dall'esame dei documenti segreti tedeschi. Questo fu il fatale errore commesso dal primo ministro inglese dalle buone intenzioni. Nel suo ritiro montano presso Berchtesgaden Adolf Hitler si arrovellava e si sentiva profondamente umiliato per l'atteggiamento dei cèchi e per l'appoggio ad essi dato da Londra, da Parigi e perfino da Mosca. Nulla avrebbe potuto mettere il dittatore tedesco in un umore più nero. Il suo furore era tanto maggiore, in quanto egli veniva accusato prematuramente di essere sul punto di commettere un'aggressione che, di fatto, aveva l'intenzione di compiere. Proprio in quella fine di settimana egli aveva esaminato il nuovo " piano verde " sottopostogli da Keitel. Ma esso non poteva essere attuato subito. Soffocando il suo orgoglio, egli ordinò al Ministero degli Esteri di Berlino di informare lunedì 23 maggio l'ambasciatore cèco che la Germania non aveva intenzioni aggressive nei riguardi della Cecoslovacchia e che le notizie circa concentrazioni di truppe tedesche alla frontiera erano prive d'ogni fondamento. A Praga, Londra, Parigi e Mosca i capi dei governi trassero un respiro di sollievo. La crisi era stata superata. A Hitler era stata data una lezione. Egli ormai doveva sapere che, se aggrediva, non poteva cavarsela facilmente come nel caso dell'Austria. Ma questi statisti conoscevano poco il dittatore nazista. Dopo essere rimasto ad arrovellarsi per qualche giorno ancora sull'O-bersalzberg, facendosi prendere da una rabbia furiosa perché avrebbe voluto finirla con tutta la Cecoslovacchia e, in particolare, col presidente Benes, che egli credeva lo avesse umiliato di proposito, Hitler apparve improvvisamente a Berlino il 28 maggio e convocò alla Cancelleria gli alti ufficiali della Wehrmacht per far loro conoscere una sua importante decisione. Egli stesso la riferì in un discorso che avrebbe tenuto otto mesi dopo al Reichstag: Decisi di risolvere una volta per tutte, e radicalmente, il problema dei Sudeti. Il 28 maggio ordinai: 1) di fare preparativi per un'azione militare contro questo Stato, prevista per il 2 ottobre; 2) di estendere considerevolmente e di accelerare la costruzione della nostra linea di difesa a occidenteFu progettata l'immediata mobilitazione di novantasei divisioni, cominciando da... ". Ai suoi accoliti riuniti nella Cancelleria - Gbring, Keitel, Brauchitsch, Beck, l'ammiraglio Raeder, Ribbentrop e Neurath - disse con voce tonante: " La mia volontà inflessibile è che la Cecoslovacchia sia cancellata dalla carta geografica! " ". Il " caso verde " fu di nuovo esaminato e riveduto. Nel diario di Jodl vi sono tracce di ciò che si svolgeva nella mente febbrile e vendicativa di Hitler. Verso Monaco 401 L'intenzione del Fuhrer, di non acuire il problema cèco, ha subito una modificazione per via della concentrazione strategica di truppe cèche, effettuata il 21 maggio senza alcuna minaccia tedesca e senza la minima ragione. Il freno che la Germania ha imposto a se stessa ha per conseguenza una perdita di prestigio per il Fuhrer, il quale non intende che la cosa si ripeta. Cosf il 30 maggio sono state date nuove direttive per il piano " verde " '*. I particolari delle nuove direttive, firmate da Hitler il 30 maggio, non Pagina 277
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt differiscono essenzialmente da quelle dello schema che gli era stato sottoposto nove giorni prima. Tuttavia vi erano due variazioni importanti. Invece della prima frase del testo del 21 maggio, che diceva: " Non è mia intenzione schiacciare la Cecoslovacchia nell'immediato futuro ", le nuove direttive avevano le parole: " È mia irrevocabile decisione schiacciare la Cecoslovacchia nell'immediato futuro con un'azione militare ". Che cosa significasse l'" immediato futuro ", lo spiegò Keitel in una lettera a parte. Egli ordinò: " L'esecuzione del piano " verde " deve essere assicurata, al più tardi, per il i° ottobre 1938 "15. Era una data a cui Hitler doveva inflessibilmente attenersi, ad onta di tutto, fra un succedersi di crisi e al limite della guerra. 7 generali esitano. Dopo aver annotato nel suo diario il 30 maggio che Hitler aveva firmato le nuove direttive per il " caso verde " e che, in seguito alla sua richiesta di " un'irruzione immediata in Cecoslovacchia esattamente il giorno X... le precedenti istruzioni per l'esercito debbono essere notevolmente modificate ", Jodl aggiunge questa frase: Ancora una volta si acutizza il contrasto fra l'idea del Fuhrer, che noi si debba agire quest'anno, e l'opinione dell'esercito, che ciò non sia ancora possibile, perché le potenze occidentali certissimamente interverranno e noi non siamo ancora in grado di fronteggiarle ". L'attento ufficiale di Stato maggiore della Wehrmacht cosf indicava il nuovo screzio verificatosi fra Hitler e alcuni dei più altolocati generali dell'esercito. A capo dell'opposizione fatta ai grandiosi piani di aggressione del Fuhrer stava il generale Ludwig Deck, capo dello Stato maggiore dell'esercito: questi da allora in poi doveva dirigere tutta la resistenza che era possibile opporre a Hitler nel Terzo Reich. In seguito questo generale, pieno di sensibilità, intelligente, onesto ma indeciso, doveva impostare su più vasta base la sua lotta contro il dittatore nazista. Però fino alla primavera del 1938, dopo più di quattro anni di nazionalsocialismo, Beck si oppose al Fuhrer per la sola ragione, puramente tecnica, che la Germania non era ancora abbastanza forte per far fronte alle potenze occidentali e, forse, anche alla Russia. Come si è visto, Beck aveva salutato con gioia la salita al potere di Hitler e aveva pubblicamente esaltato il Fuhrer per avere ristabilito la coscri402 Verso la guerra mondiale zione intesa a ricostituire l'esercito tedesco, a dispetto dei patti di Versailles. Si ricorderà che nel lontano 1930 Beck, che allora era un oscuro comandante di reggimento, si era fatto avanti per difendere tre subalterni dall'accusa di tradimento, cioè di svolgere propaganda nazista in seno alle forze armate; in effetti, egli aveva testimoniato in loro favore dinanzi alla corte suprema dopo che Hitler era apparso sul banco avvertendo che se egli fosse salito al potere, " delle teste sarebbero rotolate per terra ". A illuminarlo, sembra che non sia stata l'aggressione contro l'Austria - che Beck aveva anzi sostenuto - ma il cader della testa del generale von Fritsch dopo la macchinazione della Gestapo. Egli aveva cominciato a intuire che la politica di Hitler di affrontare di proposito il rischio di una guerra con l'Inghilterra, la Francia e la Russia malgrado il parere dei più eminenti generali, se fosse stata attuata, avrebbe significato la rovina della Germania. Beck. aveva avuto sentore dell'incontro di Hitler con Keitel del 21 aprile, incontro nel quale alla Wehrmacht erano state date direttive per affrettare i piani di attacco contro la Cecoslovacchia, e il 5 maggio scrisse per il generale von Brauchitsch, nuovo comandante in capo dell'esercito, il primo di una serie di memorandum, opponendosi energicamente a ogni azione del genere ". Sono, questi memorandum, scritti brillanti, ponderati e logici, con l'indicazione cruda di fatti spiacevoli. Benché Beck sopravvalutasse la forza di volontà dell'Inghilterra e della Francia, la sagacia politica dei loro dirigenti e la potenza dell'esercito francese, per cui in conclusione si sbagliò sull'epilogo del dramma cèco, pure, per quel che riguarda la Germania, le sue predizioni lungimiranti risultarono tremendamente esatte. Nel memorandum del 5 maggio Beck diceva di essere convinto che un attacco tedesco contro la Cecoslovacchia avrebbe provocato una guerra europea in cui l'Inghilterra, la Francia e la Russia sarebbero scese in campo contro la Germania e in cui gli Stati Uniti sarebbero stati l'arsenale delle democrazie occidentali. La Germania non poteva in alcun modo vincere una tale guerra. Già la carenza delle materie prime rendeva impossibile la vittoria. Egli affermava che, in effetti, " la situazione economico-militare della Germania era peggiore Pagina 278
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di quella del 1917-18 ", quando cominciò il cedimento delle armate dell'imperatore. Il 28 maggio Beck si trovava fra i generali convocati nella Cancelleria del Reich dopo la " crisi di maggio " per ascoltare i discorsi infuriati di Hitler, che il prossimo autunno voleva cancellare la Cecoslovacchia dalla carta geografica. Prese diligentemente nota della diatriba del Fùhrer e due giorni dopo, proprio quando Hitler firmava le nuove direttive per il " caso verde " fissando la data dell'attacco al i° ottobre, egli compilò un altro, più aspro, memorandum per Brauchitsch, in cui criticava punto per punto il programma di Hitler. Per essere sicuro che il prudente comandante in capo ne comprendesse bene tutto il contenuto, glielo lesse personalmente. Alla fine egli fece rilevare all'infelice e piuttosto superficiale Brauchitsch che al " vertice della gerarchia militare " vi era una crisi la quale aveva già portato all'anarchia e che se essa non fosse stata superata il destino dell'eserVerso Monaco 403 cito, e quindi della stessa Germania, sarebbe stato " nero ". Qualche giorno dopo, il 3 giugno, Beck mandò un altro memorandum a Brauchitsch in cui dichiarava che le nuove direttive per il " caso verde " erano, " militarmente, prive di una salda base " e che lo Stato maggiore dell'esercito le respingeva. Invece Hitler vi insisteva. L'incartamento " verde ", caduto in mano agli Alleati, mostra come egli fosse preso da frenesia via via che l'estate trascorreva. Egli ordinò che le solite manovre di autunno venissero anticipate in modo che l'esercito fosse preparato per l'attacco. Si dovevano fare speciali esercitazioni " per prendere di sorpresa le fortificazioni ". Il generale Keitel fu informato che " il Fiihrer ha ripetutamente sottolineato la necessità di accelerare i lavori di fortificazione in occidente ". Il 9 giugno Hitler chiede maggiori informazioni sull'armamento dei cèchi e riceve subito un rapporto dettagliato su ogni possibile arma, grande o piccola, usata dai cèchi. Lo stesso giorno egli domanda: " Le fortificazioni cèche hanno tuttora guarnigioni ridotte? " Nel suo ritiro montano, dove trascorreva l'estate attorniato dai suoi cortigiani, trastullandosi con l'idea della guerra il suo animo ora si sollevava, ora si abbatteva. Il 18 giugno egli impartisce nuove " direttive generali " per il piano " verde ". Non c'è alcun pericolo di una guerra preventiva contro la Germania... Deciderò di agire contro la Cecoslovacchia solo se sarò fermamente convinto... che la Francia non marcerà contro di noi e che quindi l'Inghilterra non interverrà. Tuttavia il 7 luglio si mette a svolgere alcune " considerazioni " sul da farsi se la Francia e l'Inghilterra interverranno. Egli dice: " La prima considerazione è che bisognerà tenere le fortificazioni a occidente " finché la Cecoslovacchia sarà schiacciata e le truppe potranno riversarsi sul fronte occidentale. Il fatto che non vi siano truppe disponibili per tenere le fortificazioni a occidente, non disturba le sue cogitazioni febbrili. Egli ritiene che " molto probabilmente la Russia interverrà " e che per ora non è così -.icuro che la Polonia non faccia lo stesso. Bisogna premunirsi di fronte a :ali eventualità; ma egli non dice come. Sull'Obersalzberg Hitler si trovava piuttosto isolato e sembra che non ivesse ancora udito le voci di dissenso che circolavano al vertice dello Stato naggiore dell'esercito. Sebbene Beck assillasse von Brauchitsch coi suoi me-norandum, il capo dello Stato maggiore alla metà di giugno fini col rendersi conto che l'incostante comandante in capo non faceva conoscere le sue opinioni al Fùhrer. Così verso la metà di luglio Beck decise di compiere un ultimo disperato sforzo per venire a capo della cosa, in un modo o nell'altro. Il 16 luglio compilò il suo ultimo memorandum per Brauchitsch. Esigeva che l'esercito dicesse a Hitler di sospendere i preparativi per la guerra. Nella piena coscienza della gravita di un tale passo ma, anche, delle mie responsabilità, sento il dovere di chiedere urgentemente che il comandante supremo delle forze armate [Hitler] revochi i preparativi per la guerra e abbandoni l'idea di risolvere il problema cèco con la forza, fino a quando la situazione militare non sia fondamentalmente cambiata. Cosf come ora stanno le cose, giudico disperata tale situazione, e questo giudizio è condiviso da tutti gli ufficiali superiori dello Stato maggiore. 404 Verso la guerra mondiale Beck portò personalmente a Brauchitsch questo memorandum e a voce aggiunse ulteriori proposte per un'azione compatta dei generali dell'esercito, qualora Hitler si dimostrasse recalcitrante. In particolare, egli propose che, in tal Pagina 279
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt caso, tutti i principali generali dovessero subito dimettersi. E per la prima volta nel Terzo Reich egli sollevò un problema che in seguito, al processo di Norimberga, doveva presentarsi continuamente: per un ufficiale, vi era una fedeltà a qualcosa di più alto del Fùhrer? A Norimberga dozzine di ufficiali si scolparono dei loro crimini di guerra rispondendo negativamente. Dissero che dovettero obbedire agli ordini. Ma il 16 luglio Beck aveva, a tale riguardo, un'opinione diversa, che egli cercò di far valere sino alla fine, anche senza pervenire quasi mai a qualche risultato. Egli disse che, quanto alla fedeltà al comandante supremo, vi erano dei " limiti ", qualora la sua coscienza, le sue conoscenze e la sua responsabilità gli vietassero di eseguire un ordine. Egli pensava che i generali si trovavano di fronte a tali limiti. Se Hitler insisteva nel voler la guerra, essi dovevano dimettersi in blocco. In tal caso, egli disse, la guerra si rendeva impossibile, perché non ci sarebbe stato più nessuno per guidare gli eserciti. Il capo dello Stato maggiore dell'esercito tedesco era ormai desto, desto quanto mai lo era stato in tutta la sua vita. Le bende gli erano cadute dagli occhi. Finalmente egli capì che, in vista di quel che era in gioco per la nazione tedesca, non si trattava soltanto di frenare un capo di Stato isterico che voleva attaccare, per ripicco, una piccola nazione vicina rischiando di scatenare una grande guerra. D'un tratto si rivelò alla mente di colui che era già stato un generale filonazista, tutta la follia del Terzo Reich con la sua tirannide, il suo terrorismo, la sua corruzione, il suo disprezzo per le antiche virtù cristiane. Tre giorni dopo, il 19 luglio, egli tornò da Brauchitsch, per parlargli di tutto ciò. Egli insistette che non solo i generali dovevano " scioperare " per impedire a Hitler di cominciare una guerra, ma che dovevano contribuire anche a una epurazione del Terzo Reich. Il popolo tedesco e lo stesso Fùhrer dovevano essere liberati dal terrorismo delle SS e dei caporioni del partito nazista. Si doveva restaurare una società e uno Stato retti dalla legge. Beck riassunse nei seguenti termini il suo programma di riforma: Per il Fiihrer, ma contro la guerra, e contro il governo dei caporioni; pace con la Chiesa; libertà di esprimere le proprie opinioni; fine di un terrorismo da Ceka; restaurazione della giustizia; riduzione alla metà dei contributi per il partito, sospensione della costruzione di palazzi per intraprendere quella di abitazioni per il popolo; maggiore probità e austerità prussiana. Dal punto di vista politico, Beck era troppo ingenuo per rendersi conto che Hitler era, più di qualsiasi altro, responsabile di quelle condizioni della Germania che a lui ripugnavano. Però il compito più immediato di Beck era di continuare a incitare l'esitante Brauchitsch a presentare a Hitler un ultimatum in nome dell'esercito, chiedendogli di sospendere i preparativi Verso Monaco 405 di guerra. A questo fine egli organizzò per il 4 agosto un incontro segreto dei generali. Preparò un vivace discorso che il comandante in capo dell'esercito avrebbe dovuto leggere, allo scopo di attirare dalla propria parte i generali anziani in una comune opposizione a avventure naziste atte a scatenare un conflitto armato. Purtroppo Brauchitsch non ebbe il coraggio di leggerlo e Beck dovette accontentarsi di esporre il proprio memorandum del 16 luglio, il quale fece una grande impressione sulla maggior parte dei generali. Ma non fu intrapresa nessuna azione decisiva e la riunione degli alti ufficiali dell'esercito tedesco si sciolse senza che essi avessero avuto l'ardire di chiedere a Hitler una resa di conti, come avevano fatto i loro predecessori in altri tempi con gli Hohenzollern e con i cancellieri dell'impero. Però Brauchitsch trovò abbastanza coraggio per mostrare a Hitler il memorandum di Beck del 16 luglio. La risposta di Hitler fu di non convocare gli alti ufficiali che si opponevano e che appoggiavano quel memorandum, ma ufficiali da essi direttamente dipendenti, i capi di Stato maggiore di vari comandi dell'esercito e dell'aviazione, che costituivano un gruppo di elementi più giovani su cui egli credeva di poter contare dopo averli lavorati con la suj solita persuasiva oratoria. Li convocò il io agosto al Berghof - durante tutta l'estate Hitler non si era quasi mosso dalla sua villa di montagna - e, dopo pranzo, somministrò loro un discorso che, secondo Jodl, il quale era presente e ne riferì nel suo fedele diario, durò quasi tre ore. Ma in questa occasione l'eloquenza del Fùhrer non fu persuasiva quanto egli aveva sperato. In seguito Jodl e anche Manstein parimenti presente, parlarono di " un gravissimo, spiacevole scontro " fra il generale von Wietersheim e Hitler. Wietersheim era il più alto ufficiale della riunione e, essendo stato designato quale capo di Stato maggiore dell'armata d'occidente alle dipendenze del generale Wilhelm Adam, ebbe il coraggio di Pagina 280
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt esprimersi francamente sul problema cruciale che Hitler e l'OKW cercavano di eludere, dicendo che se si impegnavano quasi tutte le forze militari per colpire la Cecoslovacchia, la Germania, a occidente, restava senza difese sufficienti e sarebbe stata invasa dai francesi. Riferì che il vallo occidentale praticamente non avrebbe potuto essere tenuto per più di tre settimane. Nel suo diario Jodl racconta: II Fiihrer s'infuriò e fece fuoco e fiamme, gridando che allora tutto l'esercito non era buono a nulla. E ribattè: " Vi dico, signor generale, che le posizioni saranno tenute non per tre settimane, ma per tre anni! " ". Con che cosa, non lo disse. Nella riunione dei generali anziani del 4 agosto il generale Adam aveva riferito che a occidente egli avrebbe disposto soltanto di cinque divisioni del servizio attivo e che esse sarebbero state sopraffatte dai francesi. È da presumere che Wietersheim indicasse a Hitler quegli effettivi, ma il Fiihrer non volle ascoltare. Nonostante fosse un perspicace ufficiale di Stato maggiore, Jodl allora subiva talmente il fascino del capo che lasciò la riunione con l'animo profondamente depresso, convinto che i generali sembravano non capire il genio di Hitler. 406
Verso la guerra mondiale Questa convinzione pessimistica [di Wietersheim] sfortunatamente assai diffusa nello Stato maggiore dell'esercito, si basa su varie ragioni. Anzitutto [lo Stato maggiore] è irretito da antichi ricordi e si sente responsabile per decisioni politiche, invece di obbedire e di eseguire i compiti assegnatigli. E quantunque lavori con la sua tradizionale dedizione, gli manca la forza d'animo perché, in fondo, non crede nel genio del Fiìhrer. Vi è, forse, chi lo paragona a un Carlo XII. Ma come è certo che l'acqua scorre verso il basso, così da questo disfattismo (Mie-smacherei] deriva non solo un grandissimo danno politico perché ora tutti parlano di contrasti fra le opinioni dei generali e quelle del Fuhrer - ma anche un pericolo per il morale delle truppe. Io però non dubito che il Fuhrer saprà rialzare il morale del popolo, al momento giusto ". Jodl poteva aggiungere che Hitler avrebbe anche saputo soffocare la rivolta dei generali. Come Manstein riferì a Norimberga nel 1946, quella fu l'ultima riunione in cui Hitler permise ai militari di esporre dei problemi e di discutere20. Il 15 agosto, in occasione della rivista militare di Jiiterbog, Hitler ripetè ai generali di essere deciso a " risolvere con la forza il problema cèco " e nessun ufficiale osò dire una sola parola contro di lui, o ebbe il permesso di dirla. Beck riconobbe di essere stato sconfitto - in gran parte, per la mancanza di spina dorsale dei suoi colleghi - e il 18 agosto dette le dimissioni da capo di Stato maggiore dell'esercito. Cercò di indurre Brauchitsch a imitarlo, ma ormai il comandante in capo dell'esercito stava subendo il potere ipnotico di Hitler, cosa a cui contribuivano indubbiamente gli entusiasmi nazisti della donna che stava per divenire la sua seconda moglie *. Hassell disse di lui: " Brauchitsch si chiude nell'uniforme e dice: " Sono un soldatc e il mio dovere è obbedire" "21. In tempi normali le dimissioni di un capo di Stato maggiore dell'esercite nel bel mezzo di una crisi, specialmente di un ufficiale così conside to come il generale Beck, avrebbe scatenato una tempesta negli ambienti militari e perfino destato ripercussioni all'estero. Ma anche in questa occasione Hitler dimostiò la sua astuzia. Benché avesse accettato subito, e con gran sollievo, le dimissioni di Beck, proibì che la stampa, e perfino la gazzetta ufficiale e i fogli d'ordine dell'esercito, ne dessero notizia e ingiunse al generale dimissionario e ai suoi camerati di tener la cosa per sé. Non sarebbe stato bene che i governi inglese e francese avessero qualche sentore dei dissensi sorti nelle alte gerarchie dell'esercito tedesco durante quella critica congiuntura probabilmente Parigi e Londra non vennero a sapere della faccenda sino alla fine di ottobre, quando Berlino ne diede l'annuncio ufficiale. Si può supporre che se l'avessero saputo, la storia avrebbe forse preso un diverso corso; non si sarebbero spinti così avanti a cercar di pacificare il Fuhrer. Per un senso di patriottismo e di lealtà di fronte all'esercito, lo stesso Beck non cercò affatto di attirare sull'episodio l'attenzione pubblica. Però * II generale von Brauchitsch ottenne il divorzio durante l'estate e il 24 settembre sposò Charlotte Schmidt. Verso Monaco 407 si sentiva deluso, perché nemmeno uno degli alti ufficiali che si erano dichiarati d'accordo con lui e lo avevano sostenuto nella sua opposizione alla Pagina 281
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt guerra aveva avuto l'animo di seguire il suo esempio e dare le dimissioni. Non cercò di persuaderli. Come in seguito disse Hassell, egli era " puramente un Clausewitz, senza neppure una goccia di Blùcher o di Yorck " a -era un uomo che pensava e aveva dei principi, ma non un uomo d'azione. Egli vide che Brauchitsch, comandante in capo dell'esercito, lo aveva abbandonato in un momento decisivo della storia tedesca, e ciò lo amareggiò. Anni dopo il biografo e amico di Beck parlò della " profonda amarezza " mostrata dal generale ogni volta che parlava del suo antico comandante. In tali occasioni egli si commuoveva e mormorava: " Brauchitsch mi piantò in asso " M. Benché la sua nomina venisse tenuta segreta per diverse settimane, sino alla fine della crisi, a succedere a Beck nella carica di capo di Stato maggiore dell'esercito fu prescelto Franz Halder, generale di cinquantaquattro anni che veniva da un'antica famiglia bavarese di militari, e il cui padre era stato parimenti generale. Apparteneva all'artiglieria e nella prima guerra mondiale aveva prestato servizio, come giovane ufficiale, nello Stato maggiore del principe ereditario Rupprecht. Benché a Monaco nel primo dopoguerra fosse stato amico di Rohm - cosa che a Berlino avrebbe potuto metterlo in cattiva luce egli compì una rapida carriera nell'esercito, e durante l'ultimo anno era stato il sostituto di Beck. In effetti, Beck lo raccomandò a Brauchitsch quale suo successore, nella certezza che il sostituto condividesse il suo modo di vedere. Halder fu il primo bavarese e il primo cattolico a diventare capo dello Stato maggiore tedesco, cosa che rappresentava una precisa rottura con l'antica tradizione protestante prussiana del corpo degli ufficiali. Uomo di vasti interessi intellettuali, con una particolare inclinazione per la matematica e la botanica (la prima impressione che mi fece fu quella di una specie di professore universitario di matematica o di scienze naturali) e devoto cristiano, non v'è dubbio che come mente e spirito poteva essere un degno successore di Beck. Il problema era se, a differenza del suo ex capo, egli avesse anche la capacità di svolgere un'azione decisiva nel momento giusto, e se in un tale momento fosse abbastanza forte di carattere da non tener conto del giuramento di fedeltà al Fiihrer e da schierarsi decisamente contro di lui. Benché, anch'egli come Beck, dapprima non vi partecipasse, Halder sapeva del complotto che si stava organizzando contro Hitler e sembra che fosse disposto ad appoggiarlo. Quale nuovo capo dello Stato maggiore, egli divenne la figura-chiave nella prima seria congiura intesa a rovesciare il dittatore del Terzo Reich. 408 Verso la guerra mondiale Nascita di una cospirazione contro Hitler. Dopo cinque anni e mezzo di nazionalsocialismo, per i pochi tedeschi contrari a Hitler era evidente che soltanto l'esercito possedeva la forza materiale necessaria per rovesciarlo. Sia gli operai che le classi medie e superiori anche se avessero voluto farlo non ne avevano i mezzi. Non avevano organizzazioni proprie fuori dei raggruppamenti del partito nazista e, naturalmente, erano disarmati. Benché più tardi molto sia stato scritto sul movimento della " resistenza " tedesca, dal principio sino alla fine esso fu una ben piccola e debole cosa; era certamente guidato da uomini coraggiosi e onesti, ma mancò di seguaci. Si deve riconoscere che già solo l'esser sicuri della propria esistenza era cosa difficile in uno Stato di polizia dominato dal terrore e dallo spionaggio. Inoltre come avrebbe potuto un piccolo gruppo - o anche un grande gruppo, se ci fosse stato - sollevarsi in rivolta contro le mitragliatrici, i carri armati e i lanciafiamme delle SS? Da principio, tutto quel che esistette, in Germania, quanto a opposizione, fu opera di civili. Come si è visto, i generali erano fin troppo lieti che si fosse costituito un regime capace di abbattere le limitazioni imposte dal trattato di Versailles e che aveva loro affidato il compito essenziale e tradizionale di organizzare un grande esercito. È un'ironia, ma i civili che avrebbero capeggiato l'opposizione erano stati a servizio del Fiihrer con importanti cariche; la maggior parte di essi aveva già avuto per il nazismo un entusiasmo svanito solo quando cominciarono a rendersi conto che, nel 1937, Hitler stava conducendo la Germania verso una guerra che sarebbe stata quasi sicuramente perduta. Uno dei primi ad accorgersi di questo fu Cari X^oerdeler, borgomastro di Lipsia, che, già incaricato da Brùning del controllo dei prezzi, aveva continuato a svolgere questa sua attività sotto Hitler per tre anni. Conservatore e monarchico sino in fondo, devoto protestante, abile, energico e intelligente, ma anche indiscreto e ostinato, egli ruppe ogni rapporto coi nazisti nel 1936 per via del loro antisemitismo e della frenetica opera di Pagina 282
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt riarmo, si dimise da entrambe le cariche che occupava e si dedicò anima e corpo all'opposizione contro Hitler. Una delle sue prime iniziative furono i viaggi fatti nel 1937 in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti, allo scopo di avvertire discretamente quei paesi del pericolo che la Germania nazista rappresentava. Un po' di tempo dopo gli occhi si aprirono ad altri due potenziali cospiratori, a Johannes Popitz, ministro prussiano delle Finanze, e al dottor Schacht. Entrambi avevano ricevuto la più alta decorazione del partito nazista, il distintivo d'oro d'onore, per i servizi prestati nel ridimensionamento dell'economia tedesca in funzione delle finalità belliche; ed entrambi cominciarono ad accorgersi quali fossero, nel 1938, le vere mire di Hitler. Verso Monaco 409 Sembra che nessuno dei due abbia goduto una piena fiducia nell'ambiente più ristretto dell'opposizione, a causa del loro passato e del loro carattere. Schacht era troppo opportunista, e Hassell rilevò nel suo diario che il presidente della Retchsbank "diceva una cosa e ne faceva un'altra": opinione, questa, che pare fosse condivisa dai generali Beck e von Fritsch. Popitz era uno spirito brillante, ma incostante. Valente studioso della civiltà greca ed eminente economista, come il generale Beck e come Hassell era membro del Club del Mercoledì, gruppo di sedici intellettuali che si riuniva una volta alla settimana per discutere di filosofia, di storia, di arte, di scienza e di letteratura e che con l'andar del tempo - o, meglio, col precipitare dei tempi costituì uno dei centri dell'opposizione. Ulrich von Hassell divenne una specie di consigliere per gli affari esteri dei capi della resistenza. Come si è visto, i dispacci da lui mandati durante la guerra d'Abissinia e la guerra civile spagnola mentre era ambasciatore a Roma, erano stati ricchi di consigli circa il modo di mettere in contrasto l'Italia con la Francia e l'Inghilterra tanto da averla dalla parte della Germania. In seguito egli cominciò a temere che una guerra contro la Francia e l'Inghilterra sarebbe stata fatale per la Germania, e che fatale sarebbe stata perfino la sua alleanza con l'Italia. Troppo colto per non nutrire disprezzo verso il nazionalsocialismo, von Hassell non cessò però di servire volontariamente il regime. Egli fu esonerato dal servizio diplomatico nella grande epurazione effettuata da Hitler il 4 febbraio 1938 tra i militari, i politici e i funzionari del Ministero degli Esteri. Appartenente a un'antica famiglia nobile di Hannover, sposato alla figlia del grande ammiraglio von Tirpitz, creatore della marina tedesca, e gentiluomo dell'antica scuola fino alla punta delle dita, Hassell, come molti altri della sua classe, sembra abbia avuto bisogno dello choc causatogli dalla sua estromissione a opera dei nazisti per incominciare ad occuparsi di ciò che avrebbe servito a rovesciarli. Una volta abbandonato il servizio diplomatico, quest'uomo sensibile, intelligente, ma non adatto al suo posto, si dedicò a tale compito e, come vedremo, a esso sacrificò la vita, facendo un'orribile fine. Vi furono altri ufficiali, meno noti e per lo più giovani, che fin da principio erano stati contro i nazisti e che a poco a poco si unirono formando vari nuclei di resistenza. Una delle figure più eminenti di uno di tali gruppi fu Ewald von Kleist, gentiluomo di campagna discendente del grande poeta di questo nome. Egli collaborò strettamente con Ernst Niekisch, ex socialdemocratico direttore della rivista " Der Widerstand " (La Resistenza) e con Fabian von Schlabrendorff, giovane avvocato pronipote del medico privato e consigliere intimo della regina Vittoria, barone von Stockmar. Vi erano poi degli ex dirigenti sindacali, quali Julius Leber, Jakob Kaiser e Wilhelm Leuschner. Due ufficiali della Gestapo, Artur Nebe, capo della polizia criminale, e Bernd Gisevius, giovane ufficiale di carriera della polizia, divennero dei preziosi elementi fiancheggiatori via via che la cospirazione si sviluppava. Il secondo dei due a Norimberga fu il beniamino dell'accusa americana e scrisse un libro che getta molta luce sui complotti antihitleriani, 4io Verso la guerra mondiale benché la maggior parte degli storici nutra parecchie riserve tanto sul libro quanto sull'autore. Inoltre vi era un certo numero di discendenti di famiglie tedesche celebri: il conte Helmuth von Moltke, pronipote del famoso feldmaresciallo, che in seguito creò un gruppo di resistenza formato da giovani idealisti, noto come il circolo di Kreisau; il conte Albrecht Bernstorff, nipote dell'ambasciatore tedesco a Washington durante la prima guerra mondiale; il barone Karl Ludwig von Guttenberg, direttore di una intrepida rivista cattolica mensile; il pastore Pagina 283
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Dietrich Bonhoefier, discendente di eminenti ecclesiastici protestanti da entrambi i rami della sua famiglia, che considerava Hitler come l'Anticristo e credeva che " eliminarlo " fosse un dovere cristiano. Quasi tutti questi uomini coraggiosi perseverarono nella loro azione finché furono presi, seviziati, e poi impiccati o decapitati, quando non furono assassinati per le vie sbrigative delle SS. Per molto tempo i tentativi compiuti da questi piccoli gruppi della resistenza civile di interessare alla loro opera l'esercito ebbero scarso successo. Come testimoniò a Norimberga il feldmaresciallo von Blomberg " fino al 1938-39 i generali tedeschi non si opposero a Hitler. Non avevano ragione alcuna di opporsi, dato che egli raggiungeva i risultati da essi desiderati ". Vi furono alcuni contatti fra Goerdeler e il generale von Hammerstein, ma l'ex comandante in capo dell'esercito tedesco era a riposo dal 1934 e aveva scarsa influenza sui generali in servizio attivo. Nei primi tempi del regime, Schlabrendorff aveva preso contatto col colonnello Hans Oster, primo aiutante dell'ammiraglio Canaris néH'Abwehr (il servizio segreto dell'OKW) e aveva trovato in lui non solo un deciso antinazista ma anche l'uomo disposto a far da collegamento fra i militari e i civili. Ma ciò non accadde prima dell'inverno 1937-38, quando i generali, scossi successivamente dalla decisione di Hitler di fare la guerra, dallo sconvolgimento del comando militare assunto da Hitler in persona e dal trattamento ignobile riservato al generale von Fritsch, si resero chiaramente conto del pericolo che la dittatura nazista rappresentava per la Germania. Le dimissioni del generale Beck verso la fine dell'agosto 1938, nel momento in cui si acutizzava la crisi cèca, fornirono loro una nuova occasione per ridestarsi, e benché nessuno degli ufficiali suoi colleghi lo avesse imitato e si fosse dimesso come egli aveva sperato, pure apparve subito evidente che l'ex capo di Stato maggiore era l'unica persona attorno alla quale potevano raccogliersi sia i generali recalcitranti, sia i capi civili della resistenza. Gli uni e gli altri lo stimavano e avevano fiducia in lui. E a loro sembrò ovvio anche un altro punto. Per fermare Hitler sarebbe stata necessaria la forza, e solo l'esercito la possedeva. Ma nell'esercito chi avrebbe potuto prendere l'iniziativa? Non Hammerstein e nemmeno Beck, dato che entrambi si erano ritirati. Ci si rese ben conto che occorreva guadagnare alla causa qualche generale che in quel momento fosse al comando effettivo delle truppe stanziate a Berlino e intorno a Berlino e che così avrebbe potuto agire in modo efficace entro un breve termine. Il generale Verso Monaco 411 Halder, nuovo capo di Stato maggiore dell'esercito, non aveva forze effettive al proprio comando diretto. Il generale von Brauchitsch aveva tutto l'esercito, ma di lui non ci si fidava completamente. La sua autorità sarebbe stata utile, ma i cospiratori capivano che avrebbero potuto trascinarlo dalla loro parte solo all'ultimo momento. Tuttavia alcuni generali che occupavano posti-chiave ed erano disposti ad aiutare furono presto trovati e iniziati ai piani della cospirazione in sviluppo. Tre di essi tenevano alti comandi d'importanza vitale per il successo dell'impresa: il generale Erwin von Witzleben, comandante dell'importantissimo Wehrkreis III includente Berlino e l'area circostante; il generale conte Erich von Brockdorff-Ahlefeld, comandante della guarnigione di Potsdam, costituita dalla ventitreesima divisione di fanteria; il generale Erich Hbp-ner, comandante di una divisione corazzata della Turingia in grado di respingere, se necessario, tutte le truppe delle SS, che da Monaco, tentassero di venir in aiuto a Berlino. Il piano dei cospiratori, quale fu elaborato verso la fine di agosto, era di impadronirsi di Hitler non appena avesse diramato l'ordine definitivo di attaccare la Cecoslovacchia e di portarlo dinanzi al suo stesso " tribunale del popolo " sotto l'accusa di aver tentato inconsideratamente di trascinare la Germania in una guerra europea, cosa che doveva farlo apparire non più in grado di governare la nazione. Nel frattempo, come un breve interregno, vi sarebbe stata una dittatura militare seguita da un governo provvisorio presieduto da qualche eminente personalità civile. A suo tempo, si sarebbe costituito un governo democratico conservatore. Il successo del colpo di mano dipendeva da due fattori che riguardavano i due principali cospiratori, il generale Halder e il generale Beck. Il primo era il fattore tempo. Halder si era accordato con POKW per essere informato personalmente con quarantotto ore d'anticipo dell'ordine definitivo di Hitler di attaccare la Cecoslovacchia. Ciò gli avrebbe dato il tempo per mettere in atto i piani del complotto prima che le truppe avessero oltrepassato la frontiera cèca. Così egli sarebbe stato in grado non solo di arrestare Hitler, ma anche di Pagina 284
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt prevenire il passo fatale che avrebbe condotto alla guerra. Il secondo fattore era il seguente: Beck doveva convincere anzitutto i generali, poi il popolo tedesco (durante il progettato processo contro Hitler) che l'attacco contro la Cecoslovacchia avrebbe provocato l'intervento degl'Inghilterra e della Francia, e quindi una guerra europea alla quale la Germania non era preparata e che avrebbe di certo perduto. Questa era stata l'idea centrale dei memorandum compilati da Beck durante tutta l'estate e costituiva la base di tutti i suoi piani d'azione: rovesciando Hitler, preservare la Germania da un conflitto europeo che, secondo lui, si sarebbe concluso con la distruzione del paese. Sfortunatamente per Beck e per il futuro di gran parte del mondo, a dimostrare di avere le vedute più esatte sulla possibilità di una guerra totale non fu il capo di Stato maggiore da poco dimessosi, bensì Hitler. Beck, europeo colto dotato di sensibilità storica, non poteva concepire che l'In412 Verso la guerra mondiale ghilterra e la Francia deliberatamente sacrificassero i propri interessi col non intervenire in caso di un attacco contro la Cecoslovacchia. Egli aveva sensibilità storica, ma non quel senso della politica contemporanea che invece Hitler possedeva. Da qualche tempo, in Hitler si era rafforzato il convincimento, che il primo ministro inglese, Chamberlain, avrebbe sacrificato i cèchi piuttosto che entrare in guerra e che, così stando le cose, la Francia non avrebbe tenuto fede agli obblighi che per trattato aveva verso Praga. La Wilhelmstrasse non aveva mancato di notare degli articoli pubblicati dai giornali di New York fin dal 14 maggio, in cui i loro corrispondenti a Londra avevano riferito i termini di una " conversazione confidenziale " avuta con Chamberlain a un pranzo in casa di Lady Astor. Secondo i giornalisti, il primo ministro britannico aveva detto che né l'Inghilterra, né la Francia e, probabilmente, nemmeno la Russia sarebbero venute in aiuto della Cecoslovacchia nel caso di un attacco tedesco, che lo Stato cèco nella sua forma attuale non poteva sussistere e che l'Inghilterra, nell'interesse della pace, era favorevole alla cessione alla Germania della regione dei Su-deti. I tedeschi rilevarono che malgrado alcune irate interrogazioni presentate alla Camera dei Comuni, Chamberlain non aveva smentito quanto avevano riferito i giornali americani. Il i° giugno il primo ministro aveva parlato in un certo modo, in via confidenziale, ad alcuni corrispondenti di giornali inglesi, e due giorni dopo il " Times " pubblicava il primo di una serie di articoli di fondo che dovevano contribuire a minare le posizioni dei cèchi; vi si esortava il governo cèco a concedere il diritto di " autodeterminazione " alle minoranze del paese, " anche se ciò dovesse significare la loro secessione dalla Cecoslovacchia ", e per la prima volta si suggeriva di indire dei plebisciti per chiarire ciò che i Sudeti e gli altri desideravano. Pochi giorni dopo l'ambasciata tedesca a Londra informò Berlino che l'editoriale del " Times " si basava sulle conversazioni confidenziali di Chamberlain e ne rifletteva le idee. L'8 giugno l'ambasciatore von Dirksen fece sapere alla Wilhelmstrasse che il governo di Chamberlain avrebbe acconsentito a una separazione dei territori dei Sudeti dalla Cecoslovacchia, sempreché ciò fosse avvenuto in seguito a un plebiscito " non turbato da violenze da parte della Germania " M. Hitler dovette essere lieto di apprendere tutto ciò. Nemmeno le notizie da Mosca erano cattive. Alla fine di giugno l'ambasciatore tedesco in Russia, conte Friedrich Werner von der Schulenburg, aveva avvertito Berlino della scarsa probabilità che l'Unione Sovietica " marciasse in difesa di uno Stato borghese, cioè della Cecoslovacchia "25. Il 3 agosto Ribbentrop informò le principali missioni diplomatiche tedesche all'estero che un intervento dell'Inghilterra, della Francia o della Russia in favore della Cecoslovacchia era poco probabile. Fu in quel giorno - il 3 agosto - che Chamberlain spedì Lord Runciman in Cecoslovacchia con una strana missione, quella di fungere da " mediatore " nella crisi dei Sudeti. Per caso ero a Praga il giorno del suo arrivo, e dopo aver presenziato alla conferenza stampa e aver parlato con membri Verso Monaco 413 del seguito scrissi nel mio diario " tutta questa missione di Runciman puzza ". L'annuncio che di essa fu dato alla Camera dei Comuni il 26 luglio era stato accompagnato da una mistificazione di Chamberlain stesso, probabilmente senza pari nella storia del parlamento inglese. Il primo ministro aveva detto che mandava Runciman a Praga " in seguito a una richiesta del governo della Cecoslovacchia "!6. La verità era che Chamberlain aveva imposto Runciman al governo cèco. Ma, sotto al fatto, vi era una menzogna ancor più grande. Tutti, Pagina 285
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Chamberlain compreso, sapevano come la missione di Runciman di " mediatore " fra il governo cèco e i capi dei Sudeti fosse impossibile e assurda. Tutti sapevano che il capo dei Sudeti, Henlein, non era libero di agire e non poteva negoziare, che ormai il conflitto era fra Praga e Berlino. Dalle annotazioni che scrissi nel mio diario quella prima sera e nei giorni successivi risulta chiaro che i cèchi sapevano benissimo che Runciman era stato mandato da Chamberlain per spianare la via alla cessione della regione dei Sudeti a Hitler. Era un odioso trucco diplomatico. Si era quasi alla fine dell'estate del 1938. Runciman andava avanti e indietro tra la regione dei Sudeti e Praga, mostrandosi sempre più affabile coi tedeschi dei Sudeti e facendo crescenti pressioni sul governo cèco affinchè concedesse loro quanto chiedevano. Hitler, i suoi generali e il suo ministro degli Esteri erano presi da una attività frenetica. Il 23 agosto, durante le manovre navali, nella baia di Kiel, il Fiihrer si intrattenne, a bordo del transatlantico Patria, con il reggente d'Ungheria, ammiraglio Horthy, e con i membri del governo ungherese. Hitler disse loro che se volevano prender parte al " banchetto " cèco dovevano affrettarsi. E aggiunse: " Chi vuole sedersi a tavola, deve per lo meno dar un aiuto in cucina " ". Sulla nave era anche ospite l'ambasciatore italiano, Bernardo Attolico. Ma quando questi insistette presso Ribbentrop per sapere la data " dell'azione tedesca contro la Cecoslovacchia " affinchè Mussolini fosse preparato, il ministro degli Esteri del Reich gli diede una risposta evasiva. Evidentemente i tedeschi non si fidavano completamente della discrezione dell'alleato fascista. Della Polonia, ora erano sicuri. Durante tutta l'estate l'ambasciatore a Varsavia, von Molt-ke, aveva riferito a Berlino che la Polonia non solo avrebbe declinato di aiutare la Cecoslovacchia permettendo alla Russia di mandare truppe e aeroplani attraverso o sopra il suo territorio, ma che il colonnello Józef Beck, ministro degli Esteri polacco, aveva lanciato uno sguardo avido su una fetta del territorio cèco, la regione di Teschen. Beck dimostrava già quella fatale miopia, così diffusa in Europa in quell'estate, che alla fine sarebbe risultata ben più disastrosa di quanto egli avrebbe mai potuto immaginare. All'OKW (comando supremo delle forze armate) e all'OKH (alto comando dell'esercito) si lavorava senza posa. Si tracciavano i piani definitivi affinchè le forze armate fossero pronte al i° ottobre per l'irruzione in Cecoslovacchia. Il 24 agosto all'OKW il colonnello Jodl scrisse un urgente memorandum per Hitler sottolineando che " era della massima importanza 414 Verso la guerra mondiale fissare il momento esatto dell'" incidente " che, valendo come una provocazione, avrebbe giustificato l'intervento militare tedesco ". Spiegava inoltre che da ciò dipendeva la determinazione del giorno X, e aggiungeva: Prima di X meno uno non si debbono prendere misure preliminari per le quali non si possa dare una spiegazione innocente; altrimenti sembrerà che siamo stati noi a fabbricare l'incidente... Se per ragioni tecniche si dovessero ritenere adatte, per l'incidente, le ore della sera, il giorno X non potrà essere l'indomani, ma il posdomani... Lo scopo di queste note è mettere in rilievo il grande interesse che la Wehrmacht ha per l'incidente, ed essa dovrà quindi essere informata a tempo delle intenzioni del Fiihrer - nella misura in cui l'incarico di organizzare l'incidente non sia affidato anche alla sezione Abwehr28. Ovviamente per la fine dell'estate i preparativi tecnici per l'aggressione della Cecoslovacchia sarebbero stati a punto. Ma come stavano le cose circa la difesa a occidente, nel caso che i francesi avessero mantenuto la promessa fatta ai cèchi e quindi attaccato la Germania? Il 26 agosto Hitler parti per un giro d'ispezione delle fortificazioni occidentali, accompagnato da Jodl, dal dottor Todt, l'ingegnere incaricato di costruire il vallo occidentale, da Himmler e da vari funzionari del partito. Il 27 agosto il generale Wilhelm Adam, un rude e capace bavarese che aveva il comando in occidente, si uni al gruppo e nel paio di giorni seguenti si potè vedere quanto il Fiihrer si inebbriasse per l'accoglienza trionfale fattagli dai renani. Ma Adam non si lasciò impressionare; in realtà, egli era allarmato, e il 29 agosto, nell'automobile privata del Fiihrer, si verificò una scena sorprendente: d'un tratto il generale chiese di poter parlargli da solo a solo. Secondo quel che il generale in seguito riferì, Hitler congedò Himmler e i suoi altri accoliti non senza un ghigno di scherno. Adam non sprecò parole. Dichiarò che, malgrado tutta quella grancassa, non era possibile tenere il vallo occidentale con le truppe di cui disponeva. Hitler si fece prendere dall'isterismo e si diede a una lunga diatriba, ricordando che egli aveva reso la Germania più forte dell'Inghilterra Pagina 286
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e della Francia messe insieme. E gridò: " L'uomo che non saprà tenere queste fortificazioni è una canaglia! " *. Tuttavia a tale riguardo dei dubbi stavano affacciandosi anche alla mente di altri generali. Il 3 settembre Hitler convocò al Berghof i capi dell'OKW e dell'OKH, Keitel e Brauchitsch. Fu deciso che il 28 settembre alcune unità di campagna avrebbero preso posizione lungo la frontiera cèca. Ma l'OKW avrebbe dovuto sapere se l'ora X sarebbe stata il mezzogiorno del 27 settembre. Hitler non era soddisfatto del piano di operazioni per il " verde " e ordinò che, sotto parecchi riguardi, esso venisse modificato. Dagli appunti su questa riunione presi dal maggiore Schmundt appare chiaro che almeno Brauchitsch - perché Keitel era troppo pedissequo per pronunciarsi - pose di nuovo il problema di come si potevano tenere le posizioni a occidente. Hitler lo liquidò con una bella frase: gli assicurò di aver * Secondo il diario di Jodl, Hitler usò una espressione più violenta, Hundsfott M. In Sword and Swastika, Telford Taylor da un più ampio resoconto dell'episodio, basato sulle memorie inedite del generale Adam. Verso Monaco 415 dato ordini che il lavoro alle fortificazioni occidentali venisse accelerato30. L'8 settembre il generale Heinrich von Stùlpnagel s'incontrò con Jodl e questi annotò nel suo diario come il generale fosse pessimista circa la situazione militare a occidente. Entrambi stavano rendendosi conto che Hitler, esaltatosi per l'entusiasmo fanatico che animava il raduno del partito cominciato proprio allora a Norimberga, avrebbe proceduto all'invasione della Cecoslovacchia anche se la Francia fosse intervenuta. Malgrado il suo consueto ottimismo, Jodl scrisse: " Riconosco di essere preoccupato anch'io ". L'indomani, 9 settembre, Hitler convocò a Norimberga Keitel, Brau-chitsch e Halder per una conferenza che cominciò alle io di sera e durò fino alle 4 del mattino e che - come in seguito Keitel riferf a Jodl, il quale a sua volta lo segnò nel suo diario - ebbe un andamento quanto mai burrascoso. In qualità di protagonista principale del complotto ideato per rovesciare Hitler nel momento in cui avesse dato l'ordine di attaccare, Halder si trovò nella penosa necessità di spiegare in tutti i dettagli il piano concepito dallo Stato maggiore per la campagna della Cecoslovacchia, e nella sgradevole situazione di vedere, mentre svolgeva il suo discorso, Hitler strappare quel piano, e poi dare una lavata di testa non solo a lui ma anche a Brauchitsch per la loro pusillanimità e inettitudine militare31. Il 13 Jodl annotò che Keitel si sentì " terribilmente scosso " per questa sua esperienza di Norimberga e per le prove di un " disfattismo " al vertice dell'esercito tedesco. Al Fiihrer sono state trasmesse accuse pel disfattismo degli alti comandi dell'esercito... Keitel dichiara che non tollererà critiche, incertezze e disfattismo in nessun ufficiale dell'OKW... Il Fiihrer sa che il comandante dell'esercito [Brauchitsch] ha chiesto ai suoi generali in carica di appoggiarlo al fine di aprire gli occhi al Fiihrer sull'avventura in cui ha deciso di imbarcarsi. Lui stesso [Brauchitsch] non ha nessuna influenza sul Fiihrer. Così a Norimberga ha predominato un'atmosfera fredda, ed è una grande sfortuna che il Fiihrer abbia dietro di sé tutta la nazione, ma non i principali generali dell'esercito. Tutto ciò rattristava assai il giovane Jodl, che nelle sue aspirazioni aveva legato a Hitler la propria stella. Solo mediante l'azione [questi generali] possono riparare onorevolmente il danno causato dalla loro mancanza di forza d'animo e di obbedienza. Il problema è lo stesso del 1914. Nell'esercito vi è un unico esempio di disobbedienza, quello dei generali, il quale in definitiva deriva dalla loro arroganza. Essi non credono pili e non obbediscono più perché non riconoscono il genio del Fiihrer. In lui molti di essi vedono ancora il caporale della guerra mondiale anziché il più grande statista esistito dopo Bismarck ". 1/8 settembre, nel suo colloquio con Jodl il generale von Stiilpnagel, che aveva la carica di Oberquartiermeister I al comando supremo dell'esercito e che partecipava alla congiura di Halder, aveva chiesto all'OKW l'assicurazione scritta che a quel comando sarebbe stata data notizia dell'ordine di Hitler di attaccare la Cecoslovacchia con cinque giorni di anticipo. Jodl aveva risposto che, a causa delle incertezze del tempo, due giorni d'anticipo era tutto ciò che egli poteva garantire. Ma, per i cospiratori, due giorni bastavano. 416 Verso la guerra mondiale Essi avevano però anche bisogno di assicurazioni di un altro genere, volevano sapere se, tutto sommato, vi era ragione di ritenere che l'Inghilterra e la Pagina 287
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Francia avrebbero fatto la guerra alla Germania qualora Hitler avesse messo in atto la sua decisione di attaccare la Cecoslovacchia. A tale scopo essi stabilirono di mandare degli agenti fidati a Londra non solo per accertare quel che il governo britannico intendeva fare ma, se necessario, anche per cercar di influire sulle sue decisioni informandolo che Hitler aveva deciso di attaccare di sorpresa i cèchi a una certa data in autunno, che lo Stato maggiore conosceva tale data, che esso era contrario a Hitler e era pronto a prendere le iniziative più energiche per impedire l'aggressione, sempreché l'Inghilterra avesse tenuto duro fino alla fine di fronte al Fùhrer. Il primo di tali emissari dei congiurati, scelto dal colonnello Oster, del-YAbwehrdienst, fu Ewald von Kleist, il quale giunse a Londra il 18 agosto. L'ambasciatore a Berlino, Henderson, che era già ansioso di dare a Hitler tutto ciò che questi chiedeva in Cecoslovacchia, avvertì il Ministero degli Esteri britannico che " non sarebbe stato opportuno ricevere Kleist negli ambienti ufficiali " *. Nondimeno Sir Robert Vansittart, primo consigliere diplomatico del ministro degli Esteri e uno dei principali oppositori, a Londra, alla politica di pacificazione con Hitler, ricevette Kleist nel pomeriggio del giorno del suo arrivo, e Winston Churchill, che era ancora un " profeta nel deserto " politico della Gran Bretagna, lo ricevette l'indomani. Ad entrambi, che furono colpiti dalla serietà e dalla sincerità del loro visitatore, Kleist ripetè ciò che era stato incaricato di dire, sottolineando che Hitler aveva fissato una data per l'aggressione contro i cèchi e che i generali, o, almeno, la maggior parte dei generali, erano contro di lui e avrebbero agito; ogni ulteriore rabbonimento di Hitler avrebbe però tolto il terreno sotto i loro piedi. Se l'Inghilterra e la Francia avessero dichiarato pubblicamente che non sarebbero rimaste con le mani in mano qualora Hitler avesse scagliato i suoi eserciti contro la Cecoslovacchia e se qualche eminente statista britannico avesse messo seriamente in guardia la Germania circa le conseguenze di un'aggressione nazista, i generali tedeschi da parte loro avrebbero agito per frenare Hitler M. Churchill dette a Kleist una lettera, redatta in modo deciso, da portare in Germania per rincuorare i suoi camerati: Sono sicuro che il passaggio in forza della frontiera cecoslovacca da parte dell'esercito o dell'aviazione tedesca provocherà una nuova guerra mondiale. Sono certo non meno di quanto lo sia stato nel luglio del 1914 che l'Inghilterra marcerà a fianco della Francia... Vi prego di non illudervi su questo punto... **. * Secondo un memorandum del 6 agosto del Ministero tedesco degli Esteri, Henderson durante un ricevimento privato aveva fatto notare ai tedeschi presenti che " l'Inghilterra non intendeva arrischiare per la causa della Cecoslovacchia, nemmeno la vita di un marinaio o di un aviatore, e che qualsiasi soluzione ragionevole sarebbe stata accettata finché non si fosse tentato di ricorrere alla forza " 33. ** Kleist fece ritorno a Berlino il 23 agosto e mostrò la lettera a Beck, Halder, Hammerstein, Canaris, Oster, e agli altri partecipanti al complotto. In Nemesis of Power (p. 413) Wheeler-Bennett scrive che, secondo informazioni private comunicategli dopo la guerra da Fabian von Verso Monaco 417 Vansittart prese sul serio l'avvertimento di Kleist, tanto da sottoporre subito una relazione in proposito sia al primo ministro, sia al ministro degli Esteri britannico, e benché Chamberlain, scrivendo a Lord Halifax, avesse detto di propendere " per tarare buona parte di quel che egli [Kleist] afferma ", aggiunse: " Non sono sicuro che noi non si debba fare qualcosa "36. Quel che fece fu di convocare a Londra, il 28 agosto, con una certa pubblicità, l'ambasciatore Henderson " per consultazioni ". Chamberlain dette istruzioni all'ambasciatore a Berlino su due punti: primo, doveva trasmettere un serio monito a Hitler e, secondo, doveva preparare segretamente un " contatto personale " fra lui stesso, Chamberlain, e il Fiihrer. Secondo la sua versione, Henderson persuase il primo ministro a lasciar cadere il primo punto". Quanto al secondo, Henderson era fin troppo contento di cercare di combinare la cosa *. Questo fu il primo passo sulla via verso Monaco, la più grande vittoria incruenta di Hitler. Ignorando questo mutamento di corso nella linea d'azione di Chamberlain, i cospiratori di Berlino fecero ulteriori tentativi per avvertire il governo britannico. Il 21 agosto il colonnello Oster mandò un suo agente dall'addetto militare britannico di Berlino per informarlo dell'intenzione di Hitler di invadere la Cecoslovacchia alla fine di settembre. " Se, grazie a un'azione Pagina 288
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt decisa dei paesi stranieri Hitler, all'undicesima ora, sarà costretto a rinunciare alle sue attuali intenzioni, egli non potrà sopravvivere al colpo ", disse l'agente all'inglese. " Del pari, se si viene a una guerra, un immediato intervento della Francia e dell'Inghilterra provocherà la caduta del regime ". Per dovere, Sir Nevile Henderson trasmise queste notizie a Londra, aggiungendo però che esse risentivano " chiaramente di certe prevenzioni ed erano, in larga misura, una propaganda ". I paraocchi del bonario ambasciatore britannico sembravano farsi più grandi e spessi via via che la crisi si acutizzava. Il generale Halder ebbe la sensazione che i cospiratori non avessero riferito con sufficiente energia il messaggio agli inglesi e il 2 settembre mandò a Londra un proprio emissario, un ufficiale in ritiro, il colonnello Hans Boehm-Tettelbach, incaricandolo di prender contatto col Ministero della Guerra e col servizio segreto militare. Secondo la sua versione, benché Schlabrendorff, Canaris fece due copie della lettera, una per sé e l'altra per Beck, e Kleist nascose l'originale nella sua casa di campagna di Schmenzin, in Pomerania. Là fu scoperta dalla Gestapo dopo l'attentato contro Hitler del 20 luglio 1944, e contribuì alla condanna a morte di Kleist pronunciata dal tribunale del popolo ed eseguita il 16 aprile 1945. In realtà il testo della fettera di Churchill venne a conoscenza delle autorità tedesche molto prima di quanto i cospiratori immaginassero. Ciò risulta da un memorandum del Ministero tedesco degli Esteri non datato, ma che si sa essere stato trasmesso il 6 settembre 1938. La dicitura reca: " Estratto di una lettera inviata a un confidente tedesco da Winston Churchill "3S. * Da Berlino l'ambasciatore aveva scritto il 18 luglio a Lord Halifax: " Credo sinceramente che per Praga sia giunto il momento di subire un bel giro di vite... Se Benes non può soddisfare Henlein, non potrà soddisfare nessun altro capo dei Sudeti... Siamo costretti ad essere scortesi coi cèchi "3t. Pare incredibile che a quel tempo nemmeno Henderson sapesse che Henlein era un semplice strumento di Hitler; a Henlein era stato ordinato di aumentare le sue richieste a tal segno che a Benes non fosse possibile " soddisfarlo ". Cfr. più di sopra, p. 394. 418 Verso la guerra mondiale il colonnello avesse visto a Londra parecchie importanti personalità, sembra che non facesse loro troppa impressione. Infine i cospiratori usarono come ultima risorsa il Ministero degli Esteri tedesco e l'ambasciata a Londra, in un disperato tentativo di indurre i britannici a tener duro. Il consigliere e incaricato d'affari dell'ambasciata a Londra era Theodor Kordt, il cui fratello minore, Erich, era capo della segreteria di Ribbentrop al Ministero degli Esteri tedesco. I due fratelli erano protetti dal barone von Weizsacker, primo segretario di Stato e, indubbiamente, mente direttiva del Ministero degli Esteri: persona che, dopo la guerra, fece un gran parlare del suo preteso antinazismo ma che in realtà fu al servizio di Hitler e di Ribbentrop quasi sino alla fine. Dai documenti sequestrati del Ministero degli Esteri risulta però chiaramente che a quel tempo egli si era opposto al piano di aggressione contro la Cecoslovacchia per le stesse ragioni dei generali, cioè perché essa avrebbe provocato una guerra che non si poteva sperare di vincere. Con la connivenza di Weizsacker, e dopo consultazioni con Beck, Halder e Goerdeler, ci si accordò che Theodor Kordt doveva lanciare un ultimo monito a Downing Street. Quale consigliere dell'ambasciata, una sua visita alle autorità britanniche non avrebbe fatto nascere sospetti. Le informazioni che questi trasmise la sera del 5 settembre a Sir Horace Wilson, consigliere confidenziale di Chamberlain, furono giudicate cosi importanti e urgenti, che questo funzionario lo fece tornare di nascosto a Downing Street conducendolo nel gabinetto del ministro degli Esteri britannico. Qui Kordt disse apertamente a Lord Halifax che Hitler aveva in mente di ordinare, per il 16 settembre, la mobilitazione generale, che l'attacco alla Cecoslovacchia era stato fissato per il i° ottobre al più tardi, che però l'esercito tedesco si preparava ad abbattere Hitler nel momento in cui sarebbe stato dato l'ordine definitivo di attaccare e che il colpo di mano avrebbe avuto successo se l'Inghilterra e la Francia tenevano fermo. Halifax fu anche avvertito che il discorso di Hitler alla chiusura del congresso del partito a Norimberga - il 12 settembre - avrebbe avuto carattere esplo-sivo, e avrebbe potuto far precipitare gli eventi, per cui era giunto il momento, per l'Inghilterra, di tener ben duro contro il dittatore39. Malgrado i continui rapporti personali con Downing Street e la franchezza dimostrata nel colloquio col ministro degli Esteri, Kordt ignorava ciò che si maturava negli ambienti londinesi. Ma egli, e tutti gli altri, ne ebbe una idea Pagina 289
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt precisa due giorni dopo, il 7 settembre, quando il " Times " pubblicò un famoso articolo di fondo: Sarebbe bene che il governo cecoslovacco giudicasse, se sia da escludere del tutto il progetto, considerato favorevolmente da alcuni ambienti, di fare della Cecoslovacchia uno Stato più omogeneo mediante la secessione dei gruppi marginali di popolazioni straniere unite per razza a nazioni vicine... Si può pensare che i vantaggi derivanti alla Cecoslovacchia dal suo divenire uno Stato omogeneo compenserebbero senz'altro l'evidente svantaggio di perdere il territorio dei tedeschi dei Sudeti nella zona di frontiera. L'editoriale non menzionava il fatto ovvio, che col cedere alla Germania la regione dei Sudeti i cèchi avrebbero perduto sia la linea naturale di difesa Verso Monaco 419 dei monti della Boemia, sia la loro " linea Maginot " restando senza difese di fronte alla Germania nazista. Benché il Ministero degli Esteri britannico si affrettasse a negare che l'editoriale del " Times " riflettesse le vedute del governo, Kordt l'indomani telegrafò a Berlino, che forse " quell'articolo derivava da uno spunto raccolto dalla redazione del " Times " e proveniente dall'entourage del primo ministro ". Cosa più che possibile! Negli anni critici che han fatto seguito alla seconda guerra mondiale è difficile rievocare la tensione oscura, quasi insostenibile che s'impadronf delle capitali europee quando il congresso del partito nazista a Norimberga, iniziatosi il 6 settembre, si avvicinò al suo punto culminante, il 12 settembre, giorno in cui Hitler doveva tenere il discorso di chiusura e in cui sì aspettava che egli annunciasse al mondo la sua decisione definitiva nei riguardi della Cecoslovacchia: pace o guerra. Quella settimana io mi trovavo a Praga, epicentro della crisi, e mi sembrò strano che, malgrado le violenze a cui si davano i tedeschi nella regione dei Sudeti, malgrado le minacce di Berlino, le pressioni esercitate dai governi inglese e francese affinchè si cedesse e la paura che essi lasciassero in asso la Cecoslovacchia, la capitale cèca fosse, almeno esteriormente, quanto mai tranquilla. Il 5 settembre il presidente Benes, rendendosi conto che per salvare la pace s'imponeva un passo decisivo da parte sua, convocò nel palazzo del-l'Hradshin i capi dei Sudeti, Kundt e Sebekovsky, e chiese loro di mettere per iscritto tutte le loro richieste. Qualunque fossero, le avrebbe accettate. "Dio mio! - esclamò l'indomani il deputato dei Sudeti, Karl Hermann Frank, - ci hanno dato tutto! " Ma questa era l'ultima cosa che i politici dei Sudeti e i loro superiori di Berlino desideravano. In seguito a istruzioni venute daila Germania, il 7 settembre Henlein interruppe tutte le negoziazioni col governo cèco. Come misera scusa, furono accampati eccessi commessi dalla polizia cèca a Moravskà-Ostrava. Il io settembre Gbring tenne un bellicoso discorso all'adunata del partito di Norimberga. " Una trascurabile frazione dell'Europa sta tormentando la razza umana... Questa misera razza di pigmei [i cèchi] sta opprimendo un popolo ricco di una vera cultura, e dietro di essa vi è Mosca e l'eterna maschera del diavolo ebraico ". Ma nel suo discorso alla radio tenuto nello stesso giorno Benes non rilevò la diatriba di Goring; fu un calmo e dignitoso appello alla tranquillità, alla buona volontà e alla reciproca fiducia. Però sotto la superficie vi era tensione, in Cecoslovacchia. Incontrai il dottor Benes nel palazzo della radio cèca dopo il suo discorso e notai che il suo volto era serio e che egli sembrava rendersi pienamente conto della terribile situazione in cui si trovava. La stazione Wilson e l'aeroporto erano pieni di ebrei che lottavano disperatamente per ottenere un mezzo di trasporto verso paesi più sicuri. In quella fine di settimana ai cittadini furono distribuite maschere antigas. Le notizie da Parigi erano che il governo francese cominciava a lasciarsi prendere dal panico per la prospettiva della guerra, e i dispacci da Londra dicevano che Chamberlain stava studiando qualche 420 Verso la guerra mondiale modo per andar incontro alle richieste di Hitler - naturalmente, a spese dei cèchi. Così tutta l'Europa aspettò di udire le parole che Hitler avrebbe pronunciato a Norimberga il 12 settembre. Benché brutale e bombastico, benché buttasse veleno a piene mani addosso allo Stato cèco e specialmente contro il presidente Benes, il discorso tenuto dal Fuhrer a masse deliranti di fanatici nazisti nell'immenso stadio durante l'ultima serata dell'adunata del partito non era una dichiarazione di guerra. Il Fuhrer si riservava di decidere (almeno, così diceva al pubblico, perché dai documenti sequestrati sappiamo che aveva già fissato il Pagina 290
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt i° ottobre come data per l'attacco alla frontiera cèca). Egli chiedeva semplicemente che il governo cèco rendesse " giustizia " ai tedeschi dei Sudeti. Altrimenti ci avrebbe pensato la Germania. Le ripercussioni del discorso esagitato di Hitler furono considerevoli. Nella regione dei Sudeti esso provocò una rivolta che il governo cèco soffocò dopo due giorni di violenti combattimenti, facendo intervenire la truppa e proclamando la legge marziale. Henlein attraversò di nascosto la frontiera e si recò in Germania per proclamare che l'unica soluzione era la cessione dei territori dei Sudeti alla Germania. Come si è visto, questa era anche la soluzione che a Londra incontrava sempre più favore, ma prima di poterla appoggiare bisognava avere il consenso della Francia. L'indomani del discorso di Hitler, cioè il 13 settembre, il gabinetto francese tenne seduta tutto il giorno, e i pareri rimasero irrimediabilmente discordi circa il mantenere, o meno, gli impegni presi di fronte alla Cecoslovacchia nel caso di un attacco tedesco, che si riteneva imminente. Quella sera l'ambasciatore britannico a Parigi, Sir Eric Phipps, fu chiamato dall'Opéra-Comique, dove assisteva a una rappresentazione, per una conferenza urgente col primo ministro, Daladier. Questi si rivolse a Chamberlain affinchè cercasse subito di negoziare nel modo migliore con il dittatore tedesco. È da ritenere che a Chamberlain occorresse appena una sollecitazione. Alle undici di quella stessa sera il primo ministro britannico mandò a Hitler il seguente messaggio urgente: Data la situazione sempre più critica propongo di incontrarmi subito con voi nell'intento di trovare una soluzione pacifica. Propongo di venire per via aerea e sono pronto a partire domani. Prego indicarmi quand'è che, al più presto, potrete ricevermi e il luogo dell'incontro. Vi sarò grato per una immediata risposta40. Due ore prima l'incaricato di affari tedesco a Londra, Theodor Kordt, aveva telegrafato a Berlino che il segretario dell'ufficio stampa di Chamberlain l'aveva informato che il primo ministro " era pronto a esaminare proposte tedesche di grande portata, incluso un plebiscito, a interessarsi alla loro realizzazione e a sostenerle in pubblico " "'. La resa che doveva culminare con Monaco era incominciata. Verso Monaco 421 jj settembre 1938: Chamberlain a Berchtesgaden. Nel leggere il messaggio di Chamberlain, Hitler esclamò: "Cado dalle nuvole! " (Ich bin vom Himmel gefallen!)". Era stupito, ma quanto mai lieto, che l'uomo nelle cui mani stavano i destini del potente impero britannico venisse da lui a perorare, ed era lusingato che un uomo di sessantanove anni, il quale non aveva mai viaggiato in aereo, intraprendesse il lungo volo di sette ore per raggiungere Berchtesgaden, all'estremità della Germania. Hitler non ebbe nemmeno la cortesia di proporre per l'incontro un luogo della Renania, cosa che avrebbe accorciato della metà il viaggio. Gli inglesi erano entusiasti*, perché, a quanto pare, credevano che il primo ministro intraprendesse il lungo viaggio per fare quel che nel 1914 Herbert Asquith e Sir Edward Grey non avevano fatto: ammonire la Germania che ogni aggressione contro una piccola potenza avrebbe provocato l'entrata in guerra non solo della Francia ma anche dell'Inghilterra. Come risulta chiaro da documenti tedeschi riservati e dagli eventi successivi, Hitler invece riconobbe che era stato il cielo a mandargli Chamberlain. Avendo già appreso dall'ambasciata tedesca di Londra che il leader britannico era pronto a perorare l'accettazione di " proposte tedesche di grande portata ", U Fùh-rer si sentiva abbastanza sicuro che la visita di Chamberlain rappresentava una ulteriore conferma circa quel che egli aveva sempre pensato, cioè che l'Inghilterra e la Francia non sarebbero venute in aiuto della Cecoslovacchia. Il primo ministro non era stato con lui più di un'ora, che in Hitler tale giudizio sulla situazione divenne certezza. Al principio vi fu una schermaglia diplomatica, anche se, come era suo costume, fu soprattutto Hitler a parlare43. Chamberlain era sceso all'aeroporto di Monaco il 15 settembre a mezzogiorno, e con un'auto aperta era stato condotto alla stazione dove un treno speciale lo attendeva e lo portò a Berchtesgaden in tre ore. Egli non mancò di notare, sull'altro binario e in direzione opposta, il passaggio di un treno dopo l'altro con truppe e artiglieria tedesche. Hitler non si recò alla stazione di Berchtesgaden, ma attese e salutò il suo distinto Pagina 291
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ospite in cima alla gradinata del Berghof. Come ricordò in seguito l'interprete tedesco, dottor Schmidt, aveva cominciato a piovere, il cielo si era oscurato e le nubi nascondevano i monti. Erano le 4 del pomeriggio e Chamberlain si trovava in viaggio dall'alba. Dopo il té, Hitler e Chamberlain salirono nello studio del Fùhrer, situato al secondo piano: era la stessa stanza in cui il dittatore sette mesi prima aveva ricevuto Schuschnigg. Per sollecitazione dell'ambasciatore Hen-derson, Ribbentrop fu escluso dalla conversazione, cosa che irritò il vanitoso ministro degli Esteri a tal segno, che l'indomani si rifiutò di dare al * Perfino i più severi critici, nella stampa britannica e in parlamento, dell'indirizzo seguito in politica estera da Chamberlain, applaudirono il primo ministro per il suo viaggio a Berchtesgaden. John Masefield, poeta laureato, compose un poema, un peana di lodi, intitolato Neville Chamberlain, e pubblicato nel numero del 16 settembre del " Times ". 422 Verso la guerra mondiale primo ministro gli appunti sulla conferenza presi da Schmidt - singolare ma tipico atto di scortesia -, per cui Chamberlain fu costretto ad affidarsi alla propria memoria per riferire a Londra quel che lui e Hitler avevano detto. Come al solito, Hitler iniziò la conversazione con una tirata su tutto ciò che egli aveva fatto per il popolo tedesco, per la pace e per un rawicina-mento anglo-tedesco. Ora vi era un problema che intendeva risolvere " in un modo o nell'altro ". I tre milioni di tedeschi della Cecoslovacchia dovevano " tornare " nel Reich *. Nel resoconto ufficiale di Schmidt si legge: Egli desiderava che non sorgesse alcun dubbio circa la sua assoluta decisione di non tollerare ulteriormente che quella piccola nazione di second'ordine trattasse dall'alto in basso il millenario Reich tedesco... Egli aveva quarantanove anni, e se la Germania fosse stata trascinata in una guerra mondiale per via del problema cecoslovacco, voleva condurre il suo paese attraverso la crisi nella pienezza dell'età virile... Naturalmente, gli sarebbe dispiaciuto se quel problema avesse provocato una guerra mondiale. Un simile pericolo non poteva però farlo esitare, circa ciò che aveva deciso... Avrebbe affrontato, per questo, qualsiasi guerra, perfino una guerra mondiale. Il resto del mondo poteva fare quel che voleva. Lui, non avrebbe ceduto di un sol passo. Chamberlain, che era appena riuscito ad aprir bocca, era un uomo di infinita pazienza, ma anche per lui esistevano dei limiti. A quel punto egli interruppe Hitler e disse: " Se il Fiihrer è deciso a sistemare la questione con la forza senza nemmeno aspettare che noi due si discuta, perché mi ha fatto venire? È stato solo un perder tempo ". Il dittatore tedesco non era abituato a tali interruzioni - fino ad allora, nessun tedesco aveva osato farle - e la replica di Chamberlain sembra che avesse effetto. Hitler si calmò. Egli pensava che si poteva affrontare " il problema considerando se, dopo tutto, un accomodamento pacifico era ancora possibile ". Poi venne fuori con la sua proposta. L'Inghilterra sarebbe d'accordo circa una secessione della regione dei Sudeti, o non sarebbe d'accordo?... Circa una secessione in base al diritto all'autodeterminazione? La proposta non scandalizzò Chamberlain. Anzi egli espresse la sua soddisfazione per il fatto di " essere giunti, ora, al nocciolo della questione ". Chamberlain, secondo il suo resoconto basato sulla propria memoria, rispose di non potersi impegnare prima di aver consultato il suo gabinetto e i francesi. Secondo la versione di Schmidt, desunta dalle annotazioni stenografi-che prese mentre faceva da interprete, Chamberlain rispose sì in quel modo, però aggiungendo che " personalmente poteva dichiarare di aderire al principio del distacco dalla Cecoslovacchia del territorio dei Sudeti... Desiderava tornare in Inghilterra per riferire al governo e ottenere l'approvazione del suo atteggiamento personale ". Di questa resa a Berchtesgaden, tutto il resto fu la naturale conseguenza. E che per i tedeschi non fosse una sorpresa, era ovvio. Nello stesso mo* Sia nella sua conversazione con Hitler che nella sua relazione ai Comuni, Chamberlain, le cui conoscenze in fatto di storia tedesca non pare fossero molto vaste, accettò questo uso illegittimo del termine " ritorno ", " restituzione "; illegittimo, perché i tedeschi dei Sudeti avevano bensì fatto parte dell'Austria, ma mai della Germania. Verso Monaco 423 mento dell'incontro di Berchtesgaden, Henlein, sul punto di fuggire in Germania di là dalla frontiera, aveva mandato da Eger una lettera segreta a Hitler datata Pagina 292
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 15 settembre: Fiihrer! Ieri ho informato la delegazione britannica [Runciman] che la base per ulteriori negoziati può... solo essere la realizzazione di un'unione col Reich. È probabile che Chamberlain proporrà una tale unione **. L'indomani, cioè il 16 settembre, il Ministero degli Esteri tedesco inviò telegrammi confidenziali alle sue ambasciate di Washington e di parecchie altre capitali. Ieri il Fiihrer ha detto a Chamberlain di aver deciso definitivamente di porre termine, in un modo o in un altro, e entro breve tempo, alla situazione intollerabile in cui si trova il paese dei Sudeti. Non viene più considerata l'autonomia dei tedeschi dei Su-deti, ma unicamente la cessione alla Germania della regione. Chamberlain ha espresso la sua approvazione personale. Ora sta consultando il gabinetto britannico e si tiene in contatto con Parigi. È stato progettato per un vicinissimo futuro un nuovo incontro fra il Fiihrer e Chamberlain4S. Verso la fine del colloquio Chamberlain era riuscito a ottenere, da Hitler, la promessa che non avrebbe intrapreso azioni militari prima del nuovo incontro. In quel periodo il primo ministro si fidava assai della parola del Fiihrer; in privato, uno o due giorni dopo disse: "Malgrado la durezza e la spietatezza che mi parve di scorgere sul suo volto, ho avuto l'impressione che fosse un uomo di cui ci si poteva fidare, una volta che avesse impegnato la sua parola "46. Mentre il leader britannico nutriva queste dolci illusioni, Hitler si mise a elaborare ulteriormente i suoi piani militari e politici per l'invasione della Cecoslovacchia. Per incarico dell'OKW il colonnello Jodl insieme al Ministero della Propaganda studiò quelli che nel suo diario egli chiamò i " preparativi d'insieme per confutare le violazioni del diritto internazionale che ci venissero rinfacciate ". Almeno da parte dei tedeschi, sarebbe stata, quella, una guerra assai violenta, e il compito del dottor Goebbels era di giustificare gli eccessi nazisti. Il piano delle sue menzogne fu elaborato in tutti i dettagli47. Il 17 settembre Hitler assegnò a Henlein un ufficiale di Stato maggiore dell'OKW perché lo aiutasse: Henlein ora svolgeva la sua attività avendo come base il nuovo quartier generale, insediato nel castello di Don-dorf, nei dintorni di Bayreuth, e si occupava della organizzazione di un corpo i di volontari sudeti. Tale corpo sarebbe stato equipaggiato con armi austriache e secondo gli ordini del Fùhrer doveva continuare a provocare " d ordini e conflitti " in Cecoslovacchia. Il 18 settembre, giorno in cui Chamberlain si dedicò a guadagnare alla sua politica di resa il proprio gabinetto e i francesi, fu, per Hitler e i suoi generali, assai laborioso. Furono trasmesse a cinque armate, la seconda, l'ottava, la decima, la dodicesima e la quattordicesima (in tutto trentasei divisioni, di cui tre corazzate) le disposizioni per passare all'azione. Hitler confermò anche la scelta degli ufficiali che dovevano comandare le dieci ar424 Verso la guerra mondiale mate. Nonostante il suo atteggiamento recalcitrante, al generale Adam fu lasciato il comando generale sul fronte occidentale. Cosa sorprendente, due dei cospiratori furono richiamati in servizio e ad essi fu affidato il comando di due armate: al generale Beck la prima e al generale von Hammerstein la quarta. Furono anche continuati i preparativi politici per assestare il colpo ultimo alla Cecoslovacchia. I documenti del Ministero tedesco degli Esteri sequestrati contengono un gran numero di rapporti circa le crescenti pressioni esercitate dalla Germania sull'Ungheria e sulla Polonia, invitate a partecipare al bottino. Furono impiegati anche gli slovacchi, per muovere le acque. Il 20 settembre Henlein li incitò a formulare " in modo più deciso " le loro richieste di autonomia. Lo stesso giorno Hitler ricevette due statisti ungheresi, il primo ministro Imredy e il ministro degli Esteri Kanya, e li rimproverò per le esitazioni dimostrate da Budapest. Un memoriale del Ministero degli Esteri da un ampio resoconto dell'incontro. Anzitutto il Fiihrer rimproverò gli statisti ungheresi per l'atteggiamento d'incertezza dell'Ungheria. Lui, il Fiihrer, aveva deciso di sistemare il problema cèco anche a costo di scatenare una guerra mondiale... [Però] era convinto che né l'Inghilterra né la Francia sarebbero intervenute. Per l'Ungheria, quella era l'ultima occasione offertale per associarsi alla Germania. Se non l'avesse fatto, egli non avrebbe potuto pronunciare una sola parola in favore degli interessi ungheresi. Secondo lui, il meglio sarebbe stato distruggere la Cecoslovacchia... Fece due richieste agli ungheresi: i) l'Ungheria doveva chiedere Pagina 293
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt immediatamente un plebiscito per i territori su cui avanzava dei diritti; 2) non doveva garantire alcuna nuova frontiera che fosse proposta per la Cecoslovacchia ". Hitler fece chiaramente capire agli ungheresi che in qualunque modo si fossero messe le cose nei negoziati con Chamberlain, era sua intenzione non lasciare che nemmeno un troncone della Cecoslovacchia continuasse ad esistere ancora per molto. Quanto al primo ministro britannico, il Fiihrer dichiarò che avrebbe esposto con brutale franchezza a Chamberlain le richieste tedesche. A suo parere, l'azione dell'esercito avrebbe rappresentato la sola soluzione soddisfacente. Vi era tuttavia il pericolo che i cèchi accettassero tutte le richieste. Questo pericolo doveva ossessionare il dittatore durante tutti i successivi incontri con l'ignaro primo ministro britannico. Spronato da Berlino, il 21 settembre il governo polacco chiese ai cèchi un plebiscito per il distretto di Teschen, dove viveva una forte minoranza polacca, e inviò delle truppe verso le frontiere di tale territorio. L'indomani l'esempio fu seguito dal governo ungherese. Nello stesso giorno, il 22 settembre, il corpo dei volontari sudeti appoggiato da distaccamenti delle SS tedesche occupò Asch e Eger, città di frontiera che si incuneavano nel territorio tedesco. In effetti, quel 22 settembre fu per tutta l'Europa un giorno carico di tensione, poiché nella mattinata Chamberlain era di nuovo partito alla volta Verso Monaco 425 della Germania per conferire con Hitler. Ora è necessario dare una rapida occhiata a quel che il primo ministro aveva intrapreso durante il periodo tra le sue due visite al Fùhrer. Tornato a Londra la sera del 16 settembre, Chamberlain convocò il gabinetto per far conoscere ai suoi ministri le richieste di Hitler - Lord Run-ciman era stato richiamato da Praga affinchè presentasse le sue raccomandazioni. I ministri si stupirono. Nello zelo dimostrato per calmare i tedeschi, Runciman andava più in là dello stesso Hitler. Egli difese l'idea di trasferire i territori abitati prevalentemente da sudeti alla Germania, senza nemmeno prendersi la pena di indire un plebiscito. Raccomandò vivamente di reprimere, per mezzo di misure legali, ogni critica mossa in Cecoslovacchia contro la Germania " da partiti o da persone ". Chiese che la Cecoslovacchia, anche dopo essere stata privata della barriera delle sue montagne e delle sue fortificazioni, tanto da restare indifesa, " modificasse le sue relazioni con l'estero in modo da dare ai propri vicini l'assicurazione che in nessun caso li avrebbe attaccati o avrebbe partecipato ad azioni aggressive contro di loro in seguito ad obblighi contratti con altri Stati ". È incredibile che in quel momento perfino un Runciman si preoccupasse del pericolo di aggressioni contro la Germania nazista da parte di uno Stato cèco ridotto a un troncone; tuttavia sembra che queste sue fantastiche raccomandazioni facessero molto effetto sul gabinetto britannico, così che servirono ad appoggiare Chamberlain nell'intento di andare incontro alle richieste di Hitler*. Il presidente del Consiglio Daladier e il suo ministro degli Esteri, Georges Bonnet, giunsero a Londra il 18 settembre per consultarsi col gabinetto britannico. Nessuno si curò di far intervenire nelle consultazioni i cèchi. I britannici e i francesi, desiderosi di evitare a ogni costo la guerra, non persero troppo tempo per accordarsi sulle proposte che i cèchi avrebbero dovuto accettare. Tutti i territori abitati per pili del 50 per cento da tedeschi dei Sudeti dovevano essere trasferiti alla Germania, per assicurare " il mantenimento della pace e salvaguardare gli interessi vitali della Cecoslovacchia ". In cambio l'Inghilterra e la Francia accettavano di dare una comune " garanzia internazionale per le nuove frontiere... contro aggressioni non motivate ". Tale garanzia avrebbe sostituito i trattati di mutua assistenza che lo Stato cèco aveva stipulato con la Francia e la Russia. Per i francesi, questa era una comoda via per uscir fuori dalla faccenda, ed essi la segui* Benché le raccomandazioni di Runciman, nei loro punti essenziali, fossero state trasmesse al gabinetto la sera del 16 settembre, la relazione non venne fatta ufficialmente prima del 21 e fu pubblicata solo il 28, ossia quando, a causa degli avvenimenti, essa non aveva più che un valore accademico. Wheeler-Bennett osserva che certe parti della relazione danno l'impressione che essa sia stata scritta dopo il 21 settembre. Allorché la mattina del 16 settembre Runciman lasciò Praga, nessuno, nemmeno Hitler e i dirigenti dei Sudeti, erano giunti al punto di chiedere la cessione alla Germania del territorio dei Sudeti senza un plebiscito (WHEELER-BENNET, Munich, PP. ni-12. Il testo del rapporto di Runciman si trova nel Libro Bianco britannico, Cmd, 5847, Pagina 294
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt n. i). 426 Verso la guerra mondiale tono, guidati da Bonnet che, come avrebbe dimostrato il corso degli avvenimenti, era deciso a superare lo stesso Chamberlain, pur di acquietare Hitler. E a tutto questo si aggiunse l'ipocrisia. In una nota ufficiale ai cèchi si diceva: Sia il governo francese che quello britannico riconoscono il grande sacrificio che, per la causa della pace, viene richiesto al governo cecoslovacco. Dato che questa causa interessa l'Europa in generale e la Cecoslovacchia in particolare, essi hanno però ritenuto loro comune dovere enunciare francamente le condizioni essenziali per garantirla. Ed avevano anche fretta. Il dittatore tedesco non poteva aspettare. Il primo ministro deve riprendere le conversazioni con Herr Hitler non più tardi di mercoledì [il 22 settembre]; se possibile, anche prima. Dobbiamo perciò chiedervi di darci una risposta al più presto "'. Così a mezzogiorno del 19 settembre i ministri britannico e francese a Praga presentarono unitamente al governo cèco le proposte anglo-francesi. Esse furono respinte l'indomani con una nota dignitosa in cui si spiegava - profeticamente che, se la Cecoslovacchia le avesse accettate, si " sarebbe trovata, prima o poi, sotto il completo dominio della Germania ". Dopo aver ricordato alla Francia gli obblighi che le derivavano dal suo trattato e anche le conseguenze che, per la posizione dei francesi in Europa, avrebbe portato il cedimento dei cèchi, la risposta proponeva di sottoporre tutto il problema dei Sudeti a un arbitrato, ai sensi del trattato cèco-tedesco del 16 ottobre 1925 *. Ma lo stato d'animo degli inglesi e dei francesi non era tale da consentire che un principio, come quello della inviolabilità dei trattati, andasse a interferire nel corso da essi impresso a tutto l'insieme della questione. La nota col rifiuto della Cecoslovacchia era stata appena rimessa, alle 5 del pomeriggio del 20 settembre, agli inviati anglo-francesi a Praga, che il ministro britannico, Sir Basii Newton, avvertì il ministro degli Esteri cèco, dot-tor Kamil Krofta, che se la Cecoslovacchia vi si atteneva l'Inghilterra si sarebbe disinteressata del destino del paese. In nome della Francia, il ministro francese de Lacroix si associò a questa dichiarazione. Intanto a Londra e a Parigi la nota cèca era stata accolta con insoddisfazione. Chamberlain convocò il suo gabinetto interno e per tutta la sera restò telefonicamente in linea con Parigi per accordarsi con Daladier e Bonnet. Infine fu deciso che i due governi avrebbero fatto ulteriori pressioni a Praga: se i cèchi resistevano, non dovevano attendersi aiuto alcuno dalla Francia o dall'Inghilterra. In quel frangente il presidente Benes si rese conto che stava per essere abbandonato dai suoi presunti amici. Fece un ultimo sforzo per guadagnarsi almeno la Francia. Poco dopo le ore 20 del 20 settembre aveva incaricato * Vale la pena rilevare che né il governo inglese né quello francese pubblicarono il testo della nota cèca quando essi in seguito divulgarono i documenti intesi a giustificare la politica che doveva condurli a Monaco. Verso Monaco 427 il dottor Krofta di porre a Lacroix la domanda decisiva: Terrà fede, la Francia, alla parola data alla Cecoslovacchia nel caso di un attacco tedesco, o non vi terrà fede? E quando alle 2,15 della mattina del 21 settembre Newton e Lacroix andarono a svegliare Benes esigendo che egli ritirasse la sua nota negativa e dichiarandogli che se non l'avesse fatto, se non avesse accettato le proposte anglo-francesi, la Cecoslovacchia avrebbe dovuto combattere da sola contro la Germania, il presidente chiese al ministro francese di mettere tutto per iscritto. Probabilmente egli aveva già capitolato, ma voleva che tutto ciò restasse acquisito per la storia *. Durante tutta la giornata seguente - il 21 settembre - Benes, sofferente per la stanchezza, la mancanza di sonno e la prospettiva del tradimento e del disastro, si consultò col suo gabinetto, con i capipartito e col comando supremo dell'esercito. Di fronte alle minacce nemiche tutti avevano dimostrato coraggio, ma in seguito alla diserzione dei loro amici e alleati cominciarono a vacillare. E la Russia? Si dette il caso che proprio quel giorno il commissario sovietico per gli affari esteri Litvinov tenesse un discorso a Ginevra, confermando che l'Unione Sovietica avrebbe considerato valido il suo trattato con la Cecoslovacchia. Benes convocò il ministro plenipotenziario russo a Praga, che confermò l'assicurazione data dal commissario agli Esteri. Per disgrazia a questo punto i cèchi dovettero ricordarsi che il patto con la Russia prevedeva l'intervento dei sovietici in loro aiuto a condizione che la Francia facesse lo Pagina 295
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt stesso. E la Francia li aveva piantati in asso. Nel tardo pomeriggio del 21 settembre il governo cèco capitolò e accettò il progetto anglo-francese. Un comunicato del governo spiegò con amarezza: " Non abbiamo avuto altra scelta perché siamo stati abbandonati ". In sede privata, Benes si espresse più brevemente: " Siamo stati vilmente traditi ". L'indomani il gabinetto rassegnò le dimissioni, e il generale Jan Si-rovy, ispettore generale dell'esercito, fu nominato capo di un nuovo " governo di concentrazione nazionale ". Chamberlain a Godesberg: 22-23 settembre. Benché Chamberlain stesse per dare a Hitler tutto ciò che questi aveva chiesto nell'incontro di Berchtesgaden, pure i due statisti si sentivano a disagio quando, nel pomeriggio del 22 settembre, si ritrovarono nella cittadina di Godesberg, sul Reno. L'incaricato d'affari tedesco, dopo aver accompagnato all'aeroporto di Londra il primo ministro britannico, si affrettò a telegrafare a Berlino : " Chamberlain col suo gruppo è partito tormentato * II tradimento di Bonnet, compiuto in tale congiuntura, ha un carattere troppo complesso per poter essere riferito in una storia della Germania. Fra l'altro, egli si diede da fare per con-vinctre i ministri dei gabinetti francese e inglese di una falsità, ossia che il governo cèco desiderava che i francesi dichiarassero che non avrebbero combattuto per la Cecoslovacchia, e avere così una buona scusa per capitolare. Su tale punto, cfr. WHEELER-BENNETT, Munich; HERBERT RIPKA, Munich, before and after, PERTINAX, The Grave Diggers of trance. 428 Verso la guerra mondiale da una grande ansietà... Non v'è dubbio che l'opposizione alla politica di Chamberlain sta crescendo ". Hitler era estremamente nervoso. La mattina del 22 mentre facevo colazione sulla terrazza dell'Hotel Dreesen, ove dovevano aver luogo i colloqui, vidi Hitler che si avviava a grandi passi verso la riva del fiume a ispezionare il suo yacht. Sembrava colpito da uno strano tic. Dopo pochi passi, alzava nervosamente la spalla destra, e nel far questo la gamba sinistra aveva uno scatto. Sotto agli occhi, aveva brutte borse nere. Come annotai nel mio diario quella sera, sembrava vicino a un collasso nervoso. " Teppichfres-ser! ", mormorò un mio collega tedesco, direttore di un giornale, che in segreto disprezzava i nazisti. Ed egli mi disse che Hitler negli ultimi giorni si trovava in un tale stato frenetico a causa dei cèchi, che più di una volta aveva completamente perduto il dominio di sé e si era gettato sul pavimento mordendo l'orlo del tappeto. Donde l'espressione da lui usata, " mangiatore di tappeti ". La sera prima, parlando in quell'albergo con dei giornalisti asserviti al partito, avevo già udito applicare al Fùhrer quella definizione, naturalmente, sussurrata sottovoce50. Malgrado la perplessità creata in lui dalla crescente opposizione in patria alla sua linea politica, Chamberlain, quando arrivò a Godesberg e attraversò in macchina le vie decorate non solo con la svastica ma anche con l'Union Jack per raggiungere il suo alloggio, il Petershof, albergo simile a un castello innalzantesi sulla cima del Petersberg, sulla riva opposta del Reno (la riva destra), sembrava di ottimo umore. Era venuto per compiere tutto ciò che Hitler gli aveva chiesto a Berchtesgaden, e anche di più. Vi erano solo da elaborare i dettagli, e a tale scopo aveva portato con sé, oltre a Sir Horace Wilson e William Strang (un esperto del Ministero degli Esteri per problemi dell'Europa orientale), il capo dell'ufficio trattati del Ministero degli Esteri, Sir William Malkin. Nel tardo pomeriggio il primo ministro traghettò il Reno e raggiunse l'Hotel Dreesen*, dove Hitler lo aspettava. Questa volta, almeno al principio, fu solo Chamberlain a parlare. A giudicare dalle estese annotazioni del dottor Schmidt sull'incontro51, per più di un'ora il primo ministro, dopo aver spiegato come, in seguito a " laboriose negoziazioni ", avesse ottenuto che non solo i gabinetti britannico e francese ma anche il governo cèco accettassero le richieste del Fùhrer, indicò molto dettagliatamente il modo in cui tali richieste potevano venire attuate. Accettando il consiglio di Runci-man, era ormai disposto ad ammettere che i Sudeti passassero alla Germania senza plebiscito. Quanto alle aree a popolazione mista, il loro futuro poteva essere definito da una commissione di tre membri, uno tedesco, uno cèco e il terzo neutrale. Inoltre i trattati di mutua assistenza con la Francia e con la Russia, che tanto dispiacevano al Fùhrer, sarebbero stati sostituiti da una * Fu da questo albergo, gestito da Herr Dreesen, uno dei primi compagni di Hitler, che la notte del 29-30 giugno 1934 il Fùhrer parti per uccidere Rohm e per effettuare la purga cruenta. Il capo nazista aveva spesso scelto questo Pagina 296
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt albergo come rifugio, dove raccogliersi a meditare e superare i suoi dubbi. Verso Monaco 429 garanzia internazionale in caso di attacchi non motivati contro la Cecoslovacchia, la quale in futuro avrebbe dovuto essere " assolutamente neutrale ". Tutto ciò sembrava semplice, ragionevole e logico all'uomo d'affari britannico amante della pace salito alla carica di primo ministro inglese. Evidentemente soddisfatto di sé, fece una pausa - come ricorda un testimone oculare - aspettando la reazione di Hitler. Hitler chiese: " Se ho ben capito, i governi britannico, francese e cèco sono dunque d'accordo circa il trasferimento del territorio dei Sudeti dalla Cecoslovacchia alla Germania? " *. Come in seguito disse a Chamberlain, egli era rimasto stupito che le concessioni si spingessero fino a quel punto, e che ad esse si fosse addivenuti così rapidamente. " Sì ", disse sorridendo il primo ministro. " Mi dispiace infinitamente, - replicò Hitler, - ma dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni questo progetto non serve più ". Pili tardi il dottor Schmidt ricordò che Chamberlain si drizzò sulla sedia con uno scatto. La sua faccia da gufo divenne rossa per la sorpresa e la collera: non sembra, però, per risentimento verso Hitler che lo aveva ingannato e che, ora, come un volgare ricattatore, moltiplicava le sue pretese proprio nel momento in cui erano accettate. Il primo ministro descrisse i sentimenti da lui provati in quel momento in una relazione fatta alla Camera dei Comuni pochi giorni dopo: Non voglio che la Camera pensi che Hitler mi abbia deliberatamente ingannato - non lo pensai neanche un istante - ma da parte mia quando tornai a Godesberg mi aspettavo di dover soltanto discutere tranquillamente con lui le proposte che gli portavo; e per me fu un terribile choc sentirmi dire... che tali proposte erano inaccettabili... Chamberlain così vide crollare come un castello di carte l'edificio della pace che egli aveva così " laboriosamente " costruito a spese dei cèchi. Disse a Hitler di essere " deluso e perplesso, dal momento che il Fùhrer aveva ottenuto da lui tutto ciò che aveva chiesto ". Per giungere a tanto, egli [Chamberlain] aveva messo a repentaglio tutta la sua carriera politica... Da alcuni ambienti della Gran Bretagna veniva accusato di aver venduto e tradito la Cecoslovacchia, di aver ceduto ai dittatori, e nel lasciare l'Inghilterra quella mattina era stato effettivamente accompagnato da grida di disapprovazione. Ma il Fùhrer non si commosse per la situazione critica in cui si trovava personalmente il primo ministro britannico. Egli esigeva che il territorio dei Sudeti venisse occupato subito dalla Germania. Il problema doveva " es* Hitler sapeva che i cèchi avevano accettato le proposte anglo-francesi. Jodl annotò nel suo diario che alle 11,30 del 21 settembre, il giorno prima dell'arrivo di Chamberlain a Godesberg, egli aveva ricevuto una telefonata dall'aiutante del Fiihrer: " Cinque minuti fa al Fùhrer è pervenuta la notizia che Praga avrebbe accettato incondizionatamente [le proposte] ". Alle 12,45 -rilavò Jodl - " i capi dei dipartimenti sono stati informati che occorre continuare i preparativi per il " caso verde ", tenendosi però pronti anche per tutte le necessità inerenti a una penetrazione pacifica "52. È possibile che Hitler non conoscesse i termini del piano anglo-francese prima che Chamberlain glieli esponesse. 430 Verso la guerra mondiale sere completamente e definitivamente risolto entro il i° ottobre al più tardi ". Aveva sotto mano una carta geografica per indicare quali territori dovevano essere ceduti immediatamente al Terzo Reich. E cosi, con la mente " piena di tristi presagi " (come doveva dire alla Camera dei Comuni), Chamberlain si ritirò e riattraversò il Reno per " studiare quel che si poteva fare ". Sembravano esservi così poche speranze, quella sera, che dopo essersi consultato telefonicamente con i colleghi del suo gabinetto e con i membri del governo francese, fu deciso che Londra e Parigi l'indomani avrebbero informato il governo cèco: Francia e Inghilterra non potevano " continuare ad assumersi la responsabilità di sconsigliarlo dal mobilitare " *. Quella sera alle 19,20 il generale Keitel telefonò da Godesberg al quar-tier generale dell'esercito: "La data [del giorno X] non può essere ancora fissata. Pagina 297
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Continuare i preparativi conformemente ai piani. Se il " caso verde " dovesse verificarsi, ciò non avverrà prima del 30 settembre. Se avverrà prima, sarà probabilmente improvvisato " ". In realtà lo stesso Hitler si trovava di fronte a un dilemma. Benché Chamberlain non lo sapesse, il vero obiettivo del Fùhrer - quello fissato nelle direttive da lui impartite all'OKW dopo la crisi di maggio - era di " distruggere la Cecoslovacchia mediante un'azione militare ". Seguendo il progetto anglo-francese, già accettato dai cèchi sia pure con riluttanza, Hitler avrebbe avuto i suoi tedeschi dei Sudeti e in più avrebbe praticamente distrutto lo Stato cèco, dato che questo sarebbe rimasto senza difese. Ma non vi sarebbe stata un'azione militare, mentre il Fùhrer era deciso non solo a umiliare il presidente Benes e il governo cèco, che lo avevano cosf gravemente offeso in maggio, ma anche a sottolineare la mancanza di volontà di resistenza delle potenze occidentali. Pertanto, era necessaria almeno un'occupazione militare: magari senza spargimento di sangue, come era accaduto in Austria. Come minimo, egli doveva prendersi tale rivincita sui cèchi. Quella sera del 22 settembre i due statisti non ebbero ulteriori contatti. Ma dopo averci dormito sopra e dopo aver occupato la prima mattinata a passeggiare su e giù per la veranda sovrastante il Reno, Chamberlain nel pomeriggio si sedette e scrisse una lettera a Hitler. Avrebbe bensì sottoposto le nuove richieste tedesche ai cèchi, ma non pensava che esse sarebbero state accettate. In effetti, egli era certo che i cèchi si sarebbero opposti recisamente all'occupazione immediata a opera delle truppe tedesche. Ma Chamberlain era pronto a suggerire a Praga che, essendo le parti in causa d'accordo circa il trasferimento alla Germania del territorio dei Sudeti, gli stessi tedeschi dei Sudeti potevano provvedere a far osservare la legge e a mantenere l'ordine nella loro zona finché non venisse consegnata al Reich. Hitler non volle accettare un simile compromesso. Dopo aver fatto aspettare il primo ministro quasi tutto il giorno, rispose infine con una * La mobilitazione cèca cominciò alle 22,30 della sera del 23 settembre. Verso Monaco 431 nota contenente un'acida tirata nella quale ribadiva tutti i torti che i cèchi avrebbero fatto ai tedeschi; rifiutandosi di nuovo di modificare la propria posizione, Hitler concludeva che la guerra " appariva ormai necessaria ". La risposta di Chamberlain fu breve. Chiese a Hitler di mettere per iscritto le sue nuove richieste " con acclusa una carta geografica ", offrendosi di " far da mediatore " e di trasmetter quelle richieste a Praga. Concluse dicendo: " Non vedo quale altra utilità possa avere la mia permanenza qui, per cui mi propongo di tornare in Inghilterra ". Ma prima volle avere un ultimo incontro con Hitler all'Hotel Dreesen. Il colloquio iniziò alle 22,30 del 23 settembre. Hitler presentò le sue richieste in un memorandum a cui era unita una carta geografica. Chamberlain si trovò di fronte a un nuovo limite di tempo. I cèchi avrebbero dovuto iniziare l'evacuazione del territorio ceduto alle 8 di mattina del 26 settembre - fra due giorni - e completarla entro il 28 settembre. " Ma questo non è altro che un ultimatum! ", esclamò Chamberlain. " Niente affatto ", replicò Hitler; e poiché Chamberlain rilevava che alla richiesta era applicabile il termine tedesco Diktat, Hitler rispose : " Non è per nulla un Diktat. Vedete che in testa al documento sta scritto " Memorandum " ". In quel momento un aiutante portò al Fuhrer un messaggio urgente. Hitler gli dette un'occhiata e lo passò a Schmidt, che faceva da interprete, dicendogli: " Leggetelo al signor Chamberlain ". Schmidt tradusse: " In questo momento Benes ha annunciato alla radio la mobilitazione generale della Cecoslovacchia ". Più tardi Schmidt ricordò che nella stanza si fece un silenzio di morte. Poi Hitler disse: " Naturalmente, ora tutta la faccenda è sistemata. I cèchi non si sogneranno di cedere alcun territorio alla Germania ". Secondo il verbale steso da Schmidt, Chamberlain non fu di questo parere. Ne seguì una vivace disputa. Hitler disse che i primi a mobilitare erano stati i cèchi. Chamberlain lo contestò. La Germania aveva mobilitato per prima... Il Fuhrer negò che la Germania avesse mobilitato. E la discussione si protrasse sino alle prime ore del mattino. Infine Chamberlain chiese se il memorandum tedesco " rappresentava davvero la sua ultima parola ". Avendo Hitler risposto di sì, il primo ministro dichiarò che non aveva alcun senso continuare le conversazioni. Egli aveva fatto tutto il Pagina 298
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt possibile; i suoi sforzi erano falliti. E se ne andava via con un peso sul cuore, perché le speranze con cui era venuto in Germania erano distrutte. Ma il dittatore tedesco non desiderava che Chamberlain sfuggisse all'amo. Rispose facendo una concessione. Disse con vivacità: " Siete uno dei pochi uomini ai quali abbia fatto una simile concessione. Sono disposto a fissare un'unica data per l'evacuazione dei cèchi, il i° di ottobre, se ciò faciliterà il vostro compito ". Così dicendo, prese una matita e 432 Verso la guerra mondiale cambiò lui stesso la data. Naturalmente, non era per nulla una concessione. Fin da principio il giorno x era stato il i° ottobre *. Ma la cosa sembra che facesse colpo sul primo ministro. Schmidt ricorda che egli disse al Fùhrer " di apprezzare pienamente la considerazione da lui data a tale punto ". Aggiunse però di non aver titolo per accettare o respingere le proposte; egli poteva solo trasmetterle. Comunque il ghiaccio era rotto e quando l'incontro ebbe termine, all'i,30 di quella notte, i due uomini, malgrado tutto quello che era accaduto, sembrarono essere personalmente vicini più di quanto fossero mai stati in passato. Io stesso, dal mio osservatorio situato a una distanza di venticinque piedi nella guardiola del portiere, dove avevo installato una stazione radio provvisoria, li vidi salutarsi vicino al portone dell'albergo. Fui colpito dalla cordialità che l'uno dimostrava per l'altro. Schmidt raccolse le loro parole, che io non potei udire. Chamberlain si congedò con cordialità dal Fùhrer. Disse di avere l'impressione che, in seguito alle conversazioni degli ultimi giorni, fra lui e il Fiihrer si fossero stabilite relazioni di fiducia... Non cessava di sperare che la presente difficile crisi sarebbe stata superata, e allora sarebbe stato lieto di discutere col Fùhrer, nello stesso spirito, altri problemi che restavano da affrontare. Il Fiihrer ringraziò Chamberlain per le sue parole dicendogli di nutrire uguali speranze. Come egli aveva già dichiarato più volte, il problema cèco rappresentava l'ultima richiesta d'ordine territoriale che aveva da fare in Europa. Sembra che questa rinuncia ad allungare la mano su altre terre facesse impressione al primo ministro sul punto di partire, perché nella sua successiva comunicazione alla Camera dei Comuni egli sottolineò che Hitler ne aveva parlato " con la massima serietà ". Quando Chamberlain verso le due del mattino raggiunse il suo albergo, un giornalista gli chiese: " La situazione è disperata, Sir? " " Non direi, - rispose il primo ministro. - Ormai la cosa riguarda i cèchi "5S. Com'è ovvio, non gli veniva in mente che la cosa riguardasse anche i tedeschi, date le loro vergognose richieste. In effetti, non appena tornato a Londra, il 24 settembre, il primo ministro cercò di fare proprio quel che egli aveva detto a Hitler che non avrebbe fatto: cercò di indurre il gabinetto britannico ad accettare le nuove richieste naziste. Ma questa volta incontrò una inaspettata resistenza. Duff Coo-per, primo Lord dell'Ammiragliato, si oppose decisamente. Cosa sorpren* Nel memorandum si chiedeva il ritiro, per il i° ottobre, di tutte le forze armate cèche, compresa la polizia, da vasti territori segnati su una carta geografica con un'ombreggiatura rossa. Un plebiscito avrebbe dovuto decidere del futuro di altre aree, ombreggiate in verde. Tutte le installazioni militari dei territori evacuati dovevano essere lasciate intatte. Tutto il materiale di valore commerciale e i mezzi di trasporto, " specie il parco dei vagoni e delle locomotive della rete ferroviaria ", dovevano essere consegnati ai tedeschi in buono stato. " Infine i generi alimentari, i beni, il bestiame e le materie prime, ecc. non dovevano essere asportati "54. Alle centinaia di migliaia di cèchi del territorio dei Sudeti non era dunque permesso di portare con sé nemmeno ciò che v'era nelle loro case o la vacca della famiglia. Verso Monaco 433 dente, Lord Halifax lo imitò, sia pure con molta riluttanza. Chamberlain non riuscì a ottenere l'approvazione del gabinetto né a convincere il governo francese, il quale il 24 settembre respinse il memorandum di Gode-sberg e lo stesso giorno ordinò la mobilitazione parziale. Quando i ministri francesi, con a capo Daladier, il 25 settembre giunsero a Londra, i due governi furono informati del fatto che il governo cèco aveva respinto fcrinalmente le proposte di Godesberg *. Per i francesi non restava Pagina 299
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt altro che dichiarare che avrebbero mantenuto la parola e sarebbero venuti in aiuto della Cecoslovacchia, qualora essa fosse stata attaccata. Ma essi volevano anche sapere che cosa avrebbe fatto l'Inghilterra. Messo alla fine alle strette, così almeno sembrava, Chamberlain acconsentì a informare Hitler, che se la Francia fosse entrata in guerra contro la Germania, conformemente ai suoi obblighi verso i cèchi stabiliti dal trattato, l'Inghilterra si sarebbe veduta costretta a appoggiarla. Ma prima egli voleva rivolgere un ultimo appello al dittatore tedesco. Era in programma che Hitler il 26 settembre tenesse un discorso allo Sport-palast di Berlino. Al fine di indurlo a non bruciare i ponti, Chamberlain buttò giù di nuovo una lettera personale per Hitler e nel pomeriggio del 26 l'affidò al suo fedele aiutante, Sir Horace Wilson, il quale a tale scopo partì per la capitale tedesca con un aereo speciale. Quando Chamberlain ebbe lasciato l'Hotel Dreesen nelle prime ore del mattino del 24 settembre, i tedeschi furono presi da un umore nero. Ora che sembravano trovarsi di fronte a una guerra, molti, se non tutti, sentirono di non desiderarla affatto. Dopo una cena consumata a tarda ora, mi intrattenni per un certo tempo nell'atrio dell'albergo. Goring, Goebbels, Ribbentrop, il generale Keitel e altri personaggi di minore statura parlavano tra loro, con aria seria. La prospettiva di una guerra sembrava averli sbalorditi. Jn quella stessa giornata, più tardi, a Berlino constatai un risorgere delie speranze. La Wilhelmstrasse riteneva che, dal momento che Chamberlain aveva acconsentito a presentare a Praga, con tutta la sua autorità di primo ministro britannico, le nuove richieste di Hitler, si poteva presumere che il leader inglese avrebbe appoggiato le proposte di Hitler. Come si e visto, tale supposizione era del tutto giustificata, fino a quel momento. A Berlino il 25 settembre fu una domenica incantevole, calda e solatia da estate di San Martino; era quasi certamente l'ultimo vero week-end di quel-i autunno, e la metà della popolazione si riversò nella zona dei laghi e dei boschi intorno alla città. Malgrado le notizie sulla rabbia che aveva preso Hitler nell'apprendere che l'ultimatum di Godesberg era stato respinto da Parigi, Londra e Praga, non si aveva, a Berlino, il senso di una grande crisi, r , .La risposta cèca costituisce un documento commovente e profetico: nelle proposte di oaesberg, si legge, " ci privano di ogni salvaguardia per la nostra esistenza nazionale " M. 434 Verso la guerra mondiale e di certo nessuna febbre di guerra. Quella sera scrissi nel mio diario: " Rie-sce difficile credere che vi sarà la guerra " *. L'indomani, lunedì, si ebbe un improvviso mutamento in peggio. Alle 5 pomeridiane Sir Horace Wilson accompagnato dall'ambasciatore Hender-son e da Ivone Kirkpatrick, primo segretario dell'ambasciata britannica, giunsero alla Cancelleria portando la lettera di Chamberlain ". Trovarono Hitler di pessimo umore - probabilmente egli si sforzava già di accumulare energie in vista del discorso che tre ore dopo doveva tenere allo Sportpalast. Quando il dottor Schmidt cominciò a tradurre la lettera in cui si diceva che il governo cèco aveva informato il primo ministro di ritenere il memorandum di Godesberg " assolutamente inaccettabile ", proprio secondo il parere espresso da Chamberlain a Godesberg, Hitler, riferisce Schmidt, saltò in piedi gridando: " È completamente assurdo continuare a negoziare! " e corse verso la porta!8. Fu una scena pietosa, dice l'interprete tedesco. " Per la prima e l'ultima volta in mia presenza, il Fiihrer perse completamente la testa ". E secondo gli inglesi presenti, il Fùhrer, tornato poco dopo e sedutosi, continuò a interrompere la lettura della lettera gridando: " I tedeschi sono trattati come dei negri... Il i° ottobre porterò la Cecoslovacchia là dove voglio io. Se la Francia e l'Inghilterra intendono attaccarci, facciano pure... Non me ne importa nulla! " Chamberlain, avendo i cèchi acconsentito a dare a Hitler quel che voleva, cioè il territorio dei Sudeti, proponeva che si organizzasse subito un incontro di rappresentanti cèchi e tedeschi per stabilire " di mutuo accordo il modo con cui il territorio doveva essere ceduto ". Aggiungeva di esser pronto a far partecipare all'incontro dei rappresentanti britannici. La risposta di Hitler fu che egli avrebbe negoziato con i cèchi i dettagli, se essi prima accettavano il memorandum di Godesberg (che invece essi avevano proprio allora respinto) e se si era d'accordo sull'occupazione tedesca del paese dei Sudeti per il i° ottobre. Disse che voleva una risposta affermativa entro quaranta-quattro ore, cioè per le due pomeridiane del 28 settembre. Quella sera Hitler bruciò i ponti, o almeno così sembrò a coloro che Pagina 300
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ascoltarono sbalorditi, nello Sportpalast di Berlino, indicibilmente affollato, i suoi sfoghi da pazzo. Gridando e urlando nel peggiore dei parossismi che mai ebbi occasione di osservare in lui, scagliò velenosi insulti personali contro " Herr Benes ", dichiarò che ormai stava al presidente cèco scegliere la guerra o la pace e che in ogni caso per il i° ottobre egli avrebbe avuto i Sudeti. Benché trasportato dall'ira delle sue stesse parole e dai fragorosi applausi della massa, egli tuttavia ebbe la furbizia di gettare uno zuccherino * Al termine delle conversazioni di Godesberg i corrispondenti inglesi e francesi e il principale corrispondente in Europa del " New York Times ", cittadino inglese, si affrettarono a raggiungere la frontiera francese, belga od olandese, giacché nessuno di essi desiderava essere internato in caso di guerra. Verso Monaco 435 al primo ministro britannico. Lo ringraziò per gli sforzi da lui fatti per la causa della pace e ripetè che quella era la sua ultima rivendicazione territoriale in Europa. " I cèchi, noi non li vogliamo! ", affermò con disprezzo. Durante tutta la diatriba io mi trovavo in una balconata proprio sopra Hitler, e con scarso successo cercavo di trasmettere per radio una traduzione simultanea delle sue parole. Quella notte scrissi nel mio diario: ... Per la prima volta in tutti questi anni che ho avuto occasione di osservarlo, questa sera egli sembra aver perduto completamente il dominio di sé. Quando si sedette, Goebbels balzò in piedi gridando: " Una cosa è certa: non vi sarà un secondo 1918! " Hitler lo guardò con un'espressione avida e selvaggia negli occhi, quasi che quelle fossero le parole che aveva cercato tutta la sera, senza averle esattamente trovate. Balzò anche lui in piedi e con una luce fanatica negli occhi, che mai dimenticherò, dopo aver fatto con la destra un gran gesto circolare, posò la mano sulla tavola gridando con tutta la forza dei suoi potenti polmoni " ]a! " Poi ricadde esausto sulla sedia. Si era già completamente ripreso quando ricevette la seconda volta Sir Horace Wilson, a mezzogiorno dell'indomani, 27 settembre. L'inviato speciale, che non aveva una mentalità da diplomatico ma che, al pari del primo ministro, era ansioso di dare a Hitler il paese dei Sudeti a condizione che il dittatore l'accettasse in via pacifica, richiamò l'attenzione di Hitler su di una dichiarazione speciale fatta da Chamberlain a Londra poco dopo la mezzanotte in risposta al discorso del Fiihrer allo Sportpalast. Dato che il cancelliere non prestava fede alle promesse cèche, il governo inglese - aveva detto Chamberlain - si sarebbe considerato " moralmente responsabile " e avrebbe provveduto a che tali promesse venissero mantenute " lealmente, pienamente ed entro un tempo ragionevolmente rapido ". Confidava che il cancelliere non avrebbe respinto questa proposta. Ma Hitler non dimostrò alcun interesse per essa. Disse di non avere nessun altro messaggio per Chamberlain. Ormai dovevano essere i cèchi a decidere. Potevano accettare o respingere le sue richieste. Se le respingeranno - gridò infuriato - " distruggerò la Cecoslovacchia! " E continuò a ripetere la minaccia con palese voluttà. Evidentemente ciò era troppo perfino per l'accomodante Wilson, che si alzò e disse: " Se cosf stanno le cose, sono incaricato dal primo ministro di farvi la seguente dichiarazione: " Qualora la Francia, in seguito ai suoi obblighi del trattato, dovesse aprire le ostilità contro la Germania, il Regno Unito si sentirà tenuto a sostenere la Francia " ". " Posso solo prendere nota di questo stato di cose, - rispose Hitler con un certo calore, - ossia che se la Francia decide di attaccare la Germania, l'Inghilterra si vedrà costretta anche lei ad attaccarci ". Sir Horace avendo replicato che non aveva detto esattamente questo, e che infine toccava a Hitler decidere se doveva esserci pace o guerra, il Fiihrer, facendosi quasi venire la schiuma alla bocca, gridò: " Se la Francia e l'Inghilterra vogliono attaccare, lo facciano pure! Per me, è assolutamente indifferente. Oggi è martedì; lunedì prossimo saremo in guerra ". Secondo le note ufficiali che Schmidt scrisse sul colloquio, sembra che 436 Verso la guerra mondiale Wilson volesse continuare la conversazione, ma l'ambasciatore Henderson gli consigliò di desistere. Ciò non impedì all'inviato speciale, uomo poco esperto, di dire due parole da solo a solo al Fiihrer al termine dell'incontro. " Pagina 301
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Cercherò di far sì che i cèchi siano ragionevoli " *, assicurò egli, e Hitler rispose che " ne sarebbe stato lieto ". Il Fiihrer probabilmente pensava che Chamberlain poteva essere ancora blandito affinchè si desse ulteriormente da fare per rendere " ragionevoli " i cèchi. In effetti, quella sera si sedette e scrisse al primo ministro britannico una scaltra lettera. Vi erano buone ragioni per farlo. In quel giorno - 27 settembre - molte cose erano avvenute, a Berlino e altrove. All'una pomeridiana, poco dopo la partenza di Wilson, Hitler emanò un ordine " segretissimo " per le unità d'assalto, comprendenti circa ventun reggimenti rinforzati, ossia sette divisioni; esse dovevano spostarsi dalle zone di addestramento verso i punti in cui la frontiera cèca doveva essere forzata. L'ordine diceva: "Debbono tenersi pronte a cominciare l'azione secondo il " piano verde " il 30 settembre, la decisione essendo da prendersi il giorno prima alle dodici, cioè a mezzogiorno ". Qualche ora dopo il Fiihrer ordinò un'altra mobilitazione aggiuntiva e segreta. Fra le altre misure, furono mobilitate altre cinque divisioni per la frontiera occidentale59. Tuttavia durante la giornata, mentre Hitler procedeva nei suoi preparativi militari, si ebbero alcuni sviluppi che lo fecero esitare. Per suscitare l'eccitamento guerresco nelle masse, Hitler ordinò una rivista: una intera divisione motorizzata avrebbe attraversato le vie della capitale al calar della sera, quando centinaia di migliaia di berlinesi uscivano dagli uffici e si riversavano nelle strade. Fu un terribile fiasco, almeno per il comandante supremo. La brava gente di Berlino non voleva affatto che le si ricordasse la guerra. Nel mio diario annotai questo sorprendente spettacolo: Voltai per l'angolo dell'Unter den Linden dove la colonna [delle truppe] stava per piegare verso la Wilhelmstrasse, aspettandomi di assistere ad una vibrante manifestazione di popolo. Mi raffiguravo le scene, di cui avevo letto, del 1914, quando le folle in quella stessa via gettavano fiori sui soldati in marcia e le ragazze correvano a baciarli... Ma oggi la gente affluiva nella ferrovia sotterranea, si rifiutava di guardarli passare e i pochi che si erano fermati ai margini della strada erano assolutamente muti... È stata la più impressionante dimostrazione contro la guerra che abbia mai vista. Sollecitato da una guardia, mi avviai per la Wilhelmstrasse raggiungendo la Reichskanzlerplatz, dove Hitler passava in rivista le truppe da un balcone della Cancelleria. ... Non v'erano nemmeno duecento persone. Hitler aveva un aspetto torvo e poi irato; poco dopo si ritirò lasciando che la parata continuasse senza di lui. Ciò che ho visto stasera quasi riaccende, un poco, la mia fede nel popolo tedesco. Esso è assolutamente contro la guerra. * Nell'originale delle annotazioni tedesche di Schmidt, le parole dell'assicurazione di Wilson sono in inglese. Verso Monaco 437 Nella Cancelleria v'erano altre brutte notizie giunte dall'estero. Secondo un dispaccio da Budapest la Jugoslavia e la Romania avevano informato il governo ungherese che esse avrebbero intrapreso un'azione militare contro l'Ungheria se questa attaccava la Cecoslovacchia. Il che avrebbe significato l'estendersi della guerra nei Balcani, cosa non desiderata da Hitler. Ancor più gravi erano le notizie giunte da Parigi. Si trattava di un telegramma segnato " urgentissimo " inviato dall'addetto militare e indirizzato non solo al Ministero degli Esteri ma anche all'OKW e allo Stato maggiore. Esso avvertiva che la mobilitazione parziale francese era assai vicina a una mobilitazione generale: " presto essa sarà totale e si avrà io schieramento delle prime 65 divisioni sulla frontiera tedesca entro il sesto giorno della mobilitazione ". Hitler ben sapeva che a tali forze i tedeschi potevano semplicemente opporre una dozzina di divisioni, la metà delle quali costituita da unità della riserva di dubbia efficienza. Inoltre l'addetto militare tedesco telegrafava: " Nel caso di misure belliche prese dalla Germania sembra probabile... che i francesi attaccheranno immediatamente, con ogni probabilità partendo dall'Alsazia e dalla Lorena, puntando su Magonza ". Infine l'ufficiale tedesco informava Berlino che gli italiani non facevano assolutamente nulla per immobilizzare truppe francesi sulla frontiera francoitaliana60. Mussolini, il coraggioso alleato, sembrava che in quell'ora cruciale abbandonasse Hitler a se stesso. Inoltre il presidente degli Stati Uniti e il re di Svezia si erano intromessi. Il giorno prima, 26 settembre, Roosevelt aveva rivolto a Hitler un appello per salvare la pace, e benché Hitler gli avesse risposto entro ventiquattro ore dicendo che la pace dipendeva esclusivamente dai cèchi, nel Pagina 302
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt corso di quello stesso giorno, mercoledì 27 settembre, giunse un altro messaggio del presidente americano il quale proponeva di tenere subito una conferenza fra tutte le nazioni direttamente interessate e faceva capire che se scoppiava la guerra, tutto il mondo ne avrebbe fatto ricadere la responsabilità su Hitler ". Il re di Svezia, fedele amico della Germania, come aveva dimostrato il suo comportamento durante la guerra 1914-18, era più franco. Nel pomeriggio giunse a Berlino un telegramma in cui il ministro tedesco a Stoccolma comunicava di essere stato chiamato in fretta dal re; questi gli aveva detto che, qualora Hitler non avesse spostato il termine del i° ottobre di dieci giorni, la guerra, di cui solo la Germania era responsabile, sarebbe inevitabilmente scoppiata, ed essa, non meno inevitabilmente, l'avrebbe perduta " dato l'attuale schieramento delle potenze ". Nel clima freddo e neutro di Stoccolma l'accorto re sapeva almeno valutare la situazione militare più obiettivamente dei capi dei governi di Berlino, Londra e Parigi. Precauzione forse necessaria in vista dei sentimenti americani, il presidente Roo'-evelt aveva attenuato la forza dei suoi due appelli per la pace sottolineando che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti in una guerra e nemmeno avrebbero assunto degli impegni " nella condotta degli attuali negoziati ". Per cui l'ambasciatore tedesco a Washington, Hans Dieckhoff, 438 Verso la guerra mondiale ritenne necessario inviare nel corso della giornata un telegramma " urgen-tissimo " a Berlino. Egli avvertì che qualora Hitler avesse fatto ricorso alla forza e si fosse trovato di fronte l'Inghilterra, aveva motivo di ritenere che " tutto il peso degli Stati Uniti [verrebbe] gettato sul piatto della bilancia dalla parte dell'Inghilterra ". E l'ambasciatore, in genere uomo timido quando si trovava dinanzi al Fùhrer, aggiungeva: " Considero mio dovere dare a ciò il massimo rilievo ". Non voleva che il governo tedesco finisse col nutrire le stesse idee errate riguardo all'America che aveva avuto nel 1914. E Praga? Vi era qualche segno di cedimento? La sera giunse all'OKW un telegramma del colonnello Toussaint, addetto militare tedesco: " Calma a Praga. Prese le ultime misure per la mobilitazione. Calcolati in un milione i richiami alle armi; forze combattenti 800000 uomini... "". Questo numero uguagliava quello dei soldati addestrati di cui la Germania disponeva per combattere su due fronti. I cèchi insieme ai francesi sopravanzavano i tedeschi in un rapporto di più di due a uno. Di fronte a questi fatti e a questi sviluppi, di certo non dimentico delle parole dette da Wilson congedandosi, del carattere di Chamberlain e dell'estrema paura per la guerra da questi nutrita, nelle prime ore di quella sera - la sera del 27 settembre - Hitler dettò una lettera per il primo ministro. Il dottor Schmidt, chiamato per tradurla in inglese, ebbe l'impressione che il dittatore esitasse a compiere " il passo estremo ". Non si è potuto accertare se Hitler sapesse che quella sera si stava trasmettendo alla flotta britannica l'ordine di mobilitazione. L'ammiraglio Raeder era riuscito a vedere il Fiihrer alle io pomeridiane ed è possibile che la marina tedesca fosse a conoscenza della misura inglese, presa alle 8 della sera e annunciata ufficialmente alle 23,38; Raeder poteva averne informato telefonicamente Hitler. In ogni caso, quando giunse, l'ammiraglio fece appello al Fùhrer perché non entrasse in guerra. Quel che sul momento Hitler sapeva era che Praga aveva preso un atteggiamento di sfida, che Parigi mobilitava rapidamente, che Londra s'irrigidiva, che il suo popolo era apatico, che i suoi principali generali gli erano assolutamente avversi e che il suo ultimatum circa le proposte di Godesberg scadeva alle 2 del pomeriggio del giorno seguente. La sua lettera era ben calcolata per cattivarsi Chamberlain. Di tono moderato, negava che le sue proposte avrebbero " privato la Cecoslovacchia di ogni garanzia per la sua esistenza " o che le sue truppe non si sarebbero arrestate sulle linee di demarcazione. Era pronto a negoziare i particolari coi cèchi; era disposto a " fornire una garanzia formale per il resto della Cecoslovacchia ". I cèchi tenevano fermo solo perché speravano di scatenare una guerra europea con l'aiuto dell'Inghilterra e della Francia. Ciò nondimeno egli non chiudeva la porta alle ultime speranze di pace. Concludeva così: Devo lasciare al vostro giudizio se, considerando questi fatti, voi ritenete opportuno continuare i vostri sforzi... tanto da sventare queste manovre e da ricondurre, all'ultimo momento, il governo di Praga alla ragione " Verso Monaco 439 l'undicesima ora. La lettera di Hitler fu mandata d'urgenza a Londra per telegrafo e raggiunse Pagina 303
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Chamberlain alle 10,30 della sera del 27 settembre, al termine di una giornata che per il primo ministro era stata assai laboriosa. Le notizie inquietanti che sulla seconda conferenza con Hitler aveva portato Sir Horace Wilson, giunto a Londra nel primo pomeriggio, avevano spinto Chamberlain e il suo gabinetto ad agire. Fu deciso di mobilitare la flotta, di richiamare gli ausiliari dell'arma aerea e di dichiarare lo stato di emergenza. Già si scavavano trincee nei parchi e nelle piazze per proteggersi dai bombardamenti e si era iniziata l'evacuazione da Londra dei bambini delle scuole. Il primo ministro mandò inoltre senza indugio un messaggio a Praga, al presidente Benes, avvertendolo che, secondo informazioni ricevute da Berlino, " l'esercito tedesco riceverà l'ordine di varcare immediatamente la frontiera cecoslovacca se domani [il 28 settembre] per le 2 pomeridiane il governo cecoslovacco non avrà accettato le condizioni tedesche ". Una volta avvertiti onestamente i cèchi, Chamberlain non potè fare a meno di ammonirli, nell'ultima parte del messaggio, " che la Boemia sarebbe stata invasa dall'esercito tedesco e che nessuna azione intrapresa da un'altra o da altre potenze sarebbe valsa ad allontanare dal vostro paese e dal vostro popolo un tale destino. Questo è un fatto, qualunque possa essere l'esito di una guerra mondiale ". Così Chamberlain non faceva più ricadere la responsabilità per la guerra o la pace su Hitler, ma su Benes. Ed esprimeva un parere in materia militare che, come si è visto, nemmeno i generali tedeschi avrebbero potuto sottoscrivere. Comunque alla fine del messaggio Chamberlain aggiunse che egli non si assumeva la responsabilità di dire ai cèchi che cosa dovevano fare. Stava a loro decidere. Ma stava veramente a loro? Benes non ebbe il tempo di rispondere a questo telegramma quando ne giunse un altro, in cui Chamberlain effettivamente cercava di dire al governo cèco quel che doveva fare. Proponeva ai cèchi di accettare per il i° ottobre una occupazione militare tedesca limitata all'Egerland e ad Asch, fuori dalla linea delle fortificazioni cèche; dopodiché una commissione tedesco-cèca-britannica avrebbe rapidamente stabilito quali altre aree dovevano essere cedute alla Germania*. E il primo ministro aveva aggiunto un ulteriore monito: L'unica alternativa, escludendo tale progetto, sarebbe l'invasione e lo smembramento del paese con la violenza, e la Cecoslovacchia, anche se scoppiasse un conflitto che causerebbe una perdita incalcolabile di vite umane, non potrebbe essere ricostituita nelle sue frontiere, qualunque sarà l'esito del conflitto64. * Anche l'ambasciatore Henderson trasmise cedeste proposte al Ministero tedesco degli esteri, alle 23, chiedendo che venissero immediatamente sottoposte a Hitler. 440 Verso la guerra mondiale Così i cèchi venivano avvertiti dai loro amici (la Francia si era associata alle ultime proposte) che perfino nel caso in cui essi e i loro alleati avessero sconfitto i tedeschi in una guerra, avrebbero dovuto cedere il territorio dei Sudeti alla Germania. Ma allora era naturale la domanda: perché spingere l'Europa in una guerra, dato che in ogni caso per voi il territorio dei Sudeti andrà perduto? Era una cosa senza precedenti, e il primo ministro alle 8,30 pomeridiane disse per radio alla nazione: È orribile, fantastico e incredibile che si debbano scavare trincee... qui per via di una lite scoppiata in un paese lontano, fra popoli di cui noi nulla sappiamo! Hitler aveva ottenuto " sostanzialmente quel che desiderava ". L'Inghilterra si era offerta di garantire che i cèchi avrebbero accettato e si sarebbero attenuti ai patti. Non esiterei a recarmi una terza volta in Germania se pensassi che ne potesse derivare qualche utilità-Pur simpatizzando con una piccola nazione alle prese con un grande e potente vicino, non possiamo coinvolgere in ogni evenienza l'intero impero britannico in una guerra solo per difendere la sua causa. Se dobbiamo combattere, è per questioni più gravi di questa... Io stesso nel profondo dell'anima sono un uomo pacifico. Per me, un conflitto armato fra nazioni è un incubo; ma se fossi convinto che una nazione qualsiasi ha deciso di dominare il mondo con la minaccia della forza, sento che Pagina 304
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt bisognerebbe opporlesi. Sotto un tale dominio, la vita, per popoli credenti nella libertà, non sarebbe degna di essere vissuta; ma la guerra è una cosa terribile, e noi, prima di imbarcarci in essa, dobbiamo essere ben sicuri che effettivamente una grande posta è in gioco. Wheeler-Bennett ha riferito che, dopo aver ascoltato quella radiotrasmissione, la maggior parte degli inglesi quella notte andò a dormire persuasa che la Gran Bretagna e la Germania sarebbero state in guerra entro ventiquattro ore ". Ma quella brava gente non sapeva che cosa era accaduto più tardi, nella stessa sera, a Downing Street. Alle 22,30 giunse la lettera di Hitler. Era una pagliuzza a cui il primo ministro si afferrò immediatamente. E rispose cosf al Fiihrer: Dopo aver letto la vostra lettera, sono sicuro che voi potrete ottenere l'essenziale senza indugio e senza una guerra. Sono pronto a venire subito io stesso a Berlino per discutere gli accordi sul trasferimento [del territorio dei Sudeti alla Germania] con voi, con i rappresentanti del governo cèco e con quelli della Francia e dell'Italia, se lo desiderate. Sono convinto che un tale accordo lo si possa raggiungere entro una settimana. Non posso credere che vogliate assumervi la responsabilità di scatenare una guerra mondiale, la quale potrebbe segnare la fine della civiltà, solo per un ritardo di pochi giorni nel liquidare questo problema già da tempo maturo ". Fu mandato un telegramma anche a Mussolini, al quale si chiedeva di fare pressioni perché il Fiihrer accettasse il progetto e di consentire a farsi rappresentare nell'incontro proposto. L'idea di una conferenza già da un certo tempo si era affacciata alla mente del primo ministro. Fin dal luglio, Sir Neville Henderson l'aveva suggerita di propria iniziativa in un dispaccio a Londra. Aveva proposto Verso Monaco 441 che quattro potenze, la Germania, l'Italia, l'Inghilterra e la Francia, sistemassero la questione dei Sudeti. Ma il Ministero degli Esteri britannico aveva fatto presente sia all'ambasciatore che al primo ministro come fosse difficile escludere da tale conferenza altre potenze67. Le " altre potenze " erano l'URSS, che aveva, con Praga, un patto di mutua assistenza, e la Cecoslovacchia. Chamberlain era tornato da Godesberg convinto - a ragione - che Hitler non avrebbe mai accettato un incontro a cui avesse partecipato l'Unione Sovietica. E lo stesso primo ministro non desiderava affatto la presenza dei russi. Anche se in Inghilterra persine alle menti più ristrette appariva ovvio che in caso di guerra con la Germania la partecipazione dei sovietici al fianco dell'Occidente sarebbe stata di immenso valore (Chur-chill aveva cercato ripetutamente di farlo presente al capo del governo britannico), pure sembra che il primo ministro rifuggisse da tale idea. Come si è visto, egli aveva respinto la proposta russa di convocare, dopo ì'An-schluss, una conferenza al fine di discutere i mezzi da usare per impedire ogni ulteriore aggressione tedesca. Nonostante la garanzia data da Mosca alla Cecoslovacchia ed il fatto che fino a quel momento Litvinov avesse dichiarat che la Russia avrebbe tenuto fede a tale impegno, Chamberlain non aveva alcuna intenzione di permettere ai sovietici di interferire nella sua decisione di mantenere la pace dando a Hitler il territorio dei Sudeti. Fino a martedì 28 settembre Chamberlain non si era ancora spinto al punto da pensare di escludere i cèchi dalla conferenza. In effetti, il 25, dopo che Praga aveva respinto le richieste avanzate da Hitler a Godesberg, il primo ministro aveva convocato l'ambasciatore cèco a Londra, Jan Masaryk, per invitare la Cecoslovacchia a negoziati " in una conferenza internazionale a cui avrebbero partecipato la Germania, la Cecoslovacchia e altre potenze ". L'indomani il governo cèco accettava l'idea. E, come abbiamo visto poco fa, Chamberlain nel suo messaggio a Hitler inviato nella tarda notte del 27 aveva specificato che " rappresentanti della Cecoslovacchia " dovevano essere presenti nella proposta conferenza della Germania, dell'Italia, della Francia e della Gran Bretagna. Il " mercoledì nero " e il complotto Halder contro Hitler. All'alba del 28 settembre, del " mercoledì nero ", un'atmosfera di desolazione gravava su Berlino, Praga, Londra e Parigi. La guerra sembrava inevitabile. Jodl citò le parole pronunciate da Gbring quel mattino: " È difficile che una grande guerra possa essere ancora evitata. Potrà durare sette anni, e noi la vinceremo " ". A Londra lo scavo delle trincee, l'evacuazione dei bambini delle scuole e lo sgombro degli ospedali continuavano. A Parigi ci si azzuffava per trovare un posto nei treni stipati che lasciavano la città e sulle strade il traffico delle Pagina 305
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt automobili creava degli ingorghi per uscire dalla capitale. Scene 442 Verso la guerra mondiale analoghe si svolgevano nella Germania occidentale. Nel suo diario, Jodl annotò le notizie del mattino circa i tedeschi in fuga dalle zone di frontiera. Alle 14 sarebbe scaduto il termine fissato da Hitler per l'accettazione, da parte della Cecoslovacchia, delle proposte di Godesberg. Non si aveva nessun indizio che Praga accettasse. Vi erano però altri segni: una grande attività nella Wilhelmstrasse, un frenetico va e vieni degli ambasciatori francese, britannico e italiano. Ma tutto ciò il pubblico in genere e gli stessi generali tedeschi lo ignoravano. Per alcuni generali e soprattutto per il generale Halder, capo dello Stato maggiore, era venuto il momento di mettere in atto il complotto inteso a eliminare Hitler e a salvare la patria dall'avventura di una guerra che essi ritenevano destinata ad essere perduta. Secondo le informazioni fornite successivamente dai sopravvissuti *, durante tutto il settembre i cospiratori avevano elaborato alacremente i loro piani. Il generale Halder si teneva in stretto contatto col colonnello Oster e col capo dei servizi dell'Abwehr, ammiraglio Canaris, che cercavano di tenere al corrente il generale delle mosse di Hitler e di quanto risultava ai servizi segreti stranieri. Come si è visto, i cospiratori avevano avvertito Londra della decisione di Hitler di attaccare la Cecoslovacchia per la fine di settembre e avevano pregato il governo britannico di far intendere chiaramente alla Germania che, nel caso di un'aggressione delle forze armate tedesche, la Gran Bretagna, insieme alla Francia, sarebbe intervenuta militarmente. Per alcuni mesi il generale von Witzleben, che comandava il distretto militare di Berlino e che avrebbe dovuto fornire gran parte delle truppe ne-cessarie per attuare il colpo di mano, aveva esitato sospettando che Londra e Parigi avessero dato segretamente mano libera a Hitler per quel che riguardava l'Europa orientale, e che quindi non sarebbero entrate in guerra per la Cecoslovacchia: idea, questa, condivisa da vari altri generali e che Hitler e Ribbentrop avevano provveduto ad accreditare. Secondo il parere dei generali Witzleben e Halder, se ciò era vero, il complotto per deporre Hitler non aveva alcun senso. Infatti in quella fase del Terzo Reich essi si preoccupavano soltanto di sbarazzarsi del Fiihrer per scongiurare una guerra europea che la Germania non aveva alcuna possibilità di vincere. Se non vi era davvero il pericolo di una grande guerra, se Chamberlain stava per dare a Hitler ciò che egli chiedeva dalla Cecoslovacchia senza una guerra, essi non vedevano che senso potesse avere il tentativo di una rivolta. Per assicurare i generali che Inghilterra e Francia volevano fare sul * Vi sono comprese notizie di prima mano fornite da Halder, Gisevius e Schacht ". In esse molte cose sono confuse e contraddittorie, e in alcuni punti si contraddicono a vicenda. Va ricor-.dato però che queste tre persone, che fin dai primi tempi si erano poste al servizio del regime nazista, si diedero da fare dopo la guerra per dimostrare la loro opposizione a Hitler e il loro amore per la pace. Erich Kordt, capo della segreteria di Ribbentrop al Ministero degli Esteri, una delle figure più importanti che parteciparono al complotto, sopravvisse alla guerra. A Norimberga egli presentò una lunga relazione sugli avvenimenti del settembre 1938, relazione che l'autore del presente libro ha potuto esaminare. Verso Monaco 443 serio, il colonnello Oster e Gisevius combinarono un incontro del generale Halder e del generale von Witzleben con Schacht, il quale, oltre a godere di prestigio nelle gerarchie militari in quanto era stato il finanziatore del riarmo tedesco e faceva tuttora parte del gabinetto, veniva considerato un esperto in fatto di cose inglesi. Schacht assicurò i due generali che gli inglesi avrebbero combattuto se Hitler fosse ricorso alle armi per venire a capo dei cèchi. La notizia pervenuta a Erich Kordt, - uno dei cospiratori - al Ministero degli Esteri tedesco, la notte del 13 settembre, cioè che Chamberlain aveva proposto urgentemente " di venir subito per via aerea " al fine di trovare una soluzione pacifica della crisi cèca, gettò nella costernazione il campo dei cospiratori. Essi avevano contato sul fatto che il 14 Hitler sarebbe tornato a Berlino dal raduno del partito di Norimberga e, secondo Kordt, avevano progettato di compiere il putsch quello stesso giorno o l'indomani. Ma il Fùhrer non fece ritorno nella capitale *. Si recò invece a Monaco e il 14 proseguì per Berchtesgaden, dove aspettò la visita del primo ministro britannico, fissata per il giorno seguente. Pagina 306
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Vi era un duplice motivo, per i cospiratori, di essere profondamente delusi. I loro piani potevano essere attuati solo se Hitler fosse stato a Berlino, ed essi avevano fatto assegnamento sul fatto che, avendo l'adunata di Norimberga inasprito la crisi cèca, egli sarebbe tornato subito nella capitale. In secondo luogo, è vero che alcuni partecipanti al complotto, non diversamente dal popolo inglese, si cullavano nell'idea che Chamberlain si recasse a Berchtesgaden per ammonire Hitler e impedirgli di ripetere lo sbaglio commesso da Guglielmo II nel 1914 circa le intenzioni dell'Inghilterra nel caso di un'aggressione tedesca: ma Kordt la sapeva più lunga. Egli aveva visto il testo del messaggio urgente in cui Chamberlain spiegava a Hitler che desiderava vederlo " al fine di cercare una soluzione pacifica ". Inoltre aveva visto un telegramma inviato quel giorno da suo fratello, Theodor Kordt, consigliere all'ambasciata tedesca di Londra, il quale dimostrava come il primo ministro fosse pronto ad andare incontro alle richieste di Hitler relative al territorio dei Sudeti **. " I nostri piani, - dice Kordt, - erano destinati ad avere effetti disastrasi. Sarebbe stato assurdo inscenare un putsch per rovesciare Hitler nel momento in cui il primo ministro britannico stava per venire in Germania per discutere con Hitler " la pace nel mondo " ". * Sia gli storici, sia gli stessi cospiratori sono tutt'altro che concordi circa il luogo in cui Hitler passò il 13 e il 14 settembre. Sulla base di un memorandum del generale Halder, Churchill scrive che Hitler arrivò a Berlino da Berchtesgaden " la mattina del 14 settembre " e che Halder e Witzleben, quando ne furono informati, " decisero di agire alle 8 di quella stessa sera ". Sempre secondo Churchill, essi rimandarono il colpo di mano allorché alle quattro del pomeriggio seppero che Chamberlain stava recandosi per via aerea a Berchtesgaden (CHURCHILL, The Gathering Storta, p. 312). Ma Halder non deve essersi ricordato i fatti con precisione per cui anche l'esposizione di Churchill è certamente inesatta. Nel quaderno in cui Hitler segnava giorno per giorno u suo programma (ora nella Library of Congress), da molte annotazioni risulta che egli trascorse il J3 e il 14 settembre a Monaco, dove, fra l'altro, conferì con Ribbentrop a casa di Bormann, e fece un'apparizione in un cabaret, il Sonnenwinkel, partendo per l'Obersalzberg la sera del 14. ** Cfr. sopra, p. 420. 444 Verso la guerra mondiale Tuttavia secondo Erich Kordt la sera del 15 settembre il dottor Paul Schmidt, che faceva parte del complotto e che, come si è visto, era stato l'interprete e l'unico testimonio della conversazione fra Hitler e Chamber-lain, lo informò " per mezzo di un codice preordinato " che il Fiihrer era sempre deciso a conquistare tutta la Cecoslovacchia e che aveva avanzato richieste impossibili " nella speranza che venissero respinte ". Queste informazioni segrete rianimarono i cospiratori. Kordt ne mise a parte il colonnello Oster quella stessa sera, e fu deciso di attuare i piani non appena Hitler fosse ritornato a Berlino. Oster disse: " Prima di tutto però dobbiamo far sì che l'uccello rientri nella sua gabbia a Berlino ". L'uccello tornò in volo nella sua " gabbia ", da Godesberg, il pomeriggio del 24 settembre. La mattina del " mercoledì nero " - il 28 - Hitler si trovava dunque a Berlino, e da quasi quattro giorni. Sembrava che il 26 egli avesse bruciato i ponti, con i suoi sfoghi allo Sportpalast. Il 27 aveva rimandato a Londra a mani vuote Sir Horace Wilson e la reazione del governo inglese era stata la mobilitazione della flotta e la comunicazione a Praga che ci si doveva attendere un immediato attacco tedesco. Come si è visto, in quella giornata Hitler aveva anche ordinato alle " unità d'assalto " di occupare le posizioni di combattimento alla frontiera cèca e di esser pronte ad entrare in azione per il 30 settembre - tre giorni dopo. Che cosa aspettavano i cospiratori? Tutte le condizioni da essi desiderate si erano ormai verificate. Hitler si trovava a Berlino. Egli era deciso a fare la guerra. Aveva fissato per il 30 settembre la data dell'attacco contro la Cecoslovacchia - e mancavano solo due giorni. O il putsch veniva fatto subito, o sarebbe stato troppo tardi per rovesciare il dittatore e fermare la guerra. Kordt dichiara che il 27 settembre i congiurati fissarono una data precisa per l'azione: il 29 settembre. Nella testimonianza resa a Norimberga, e anche nel suo libro, Gisevius sostiene che i generali - Halder e Witzleben - decisero di agire immediatamente il 28 settembre, dopo aver avuto la copia di una " lettera tracotante " con " richieste ingiuriose " inviata da Hitler a Chamberlain la notte precedente. Gisevius dice: Oster ricevette una copia di questa lettera tracotante a tarda notte [la notte del 27 settembre], e la mattina del 28 settembre io portai la copia a Pagina 307
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Witzleben. Con essa, Witzleben andò da Halder. Ora finalmente il capo dello Stato maggiore aveva la desiderata, inequivocabile prova che Hitler non bluffava, che egli voleva la guerra. Lacrime di indignazione scesero sulle gote di Halder... Witzleben fece presente che era ormai tempo di agire. Persuase Halder ad andar a trovare Brauchitsch. Dopo un certo tempo Halder ritornò dicendo di avere buone notizie: Brauchitsch era anche lui indignato e probabilmente avrebbe preso parte al putsch (tm). Ma o il testo della lettera era stato alterato nel ricopiarlo, oppure i generali capirono male, perché, come si è visto, il tono di essa era così moderato, così ricco di promesse di " negoziare i particolari con i cèchi " e di " fornire una garanzia formale per il resto della Cecoslovacchia ", così conciliante nel suggerire a Chamberlain di persistere nei suoi sforzi, che il priVerso Monaco 445 mo ministro, dopo averla letta, aveva immediatamente telegrafato a Hitler proponendo una conferenza delle grandi potenze per regolare i dettagli, e contemporaneamente aveva telegrafato a Mussolini chiedendogli di appoggiare codesta proposta. Di questo tentativo per salvare la pace all'ultima ora sembra che i generali nulla sapessero; solo il generale von Brauchitsch, comandante in capo dell'esercito, può averne avuto sentore. Secondo Gisevius, Witzleben telefonò a Brauchitsch dall'ufficio di Halder dicendogli che tutto era pronto e cercando di far sì che fosse lui a guidare la rivolta. Ma il comandante dell'esercito non volle impegnarsi. Disse a Halder e a Witzleben che, prima, voleva recarsi alla Cancelleria del Fiihrer per accertarsi personalmente che i generali avevano valutato nel modo giusto la situazione. Gisevius riferisce che allora Witzleben tornò di corsa al suo quartier generale. " Gisevius! - egli esclamò tutto eccitato, - il momento è giunto! " Quel mattino - era il 28 settembre - alle undici suonò il telefono sul tavolo di Kordt, al Ministero degli Esteri. Ciano era in linea da Roma e desiderava parlare d'urgenza al ministro tedesco degli Esteri. Ribbentrop non era raggiungibile - si trovava alla Cancelleria del Reich - per cui il ministro italiano degli Esteri chiese di esser messo in comunicazione col proprio ambasciatore, Bernardo Attolico. I tedeschi stettero in ascolto e registrarono la conversazione. Risultò che a voler parlare era Mussolini, e non suo genero. MUSSOLINI È il Duce che parla. Mi udite? ATTOLICO Sì, Duce. MUSSOLINI Chiedete immediatamente un'udienza al Cancelliere. Ditegli che, a mezzo di Lord Perth *, il governo britannico mi ha chiesto di fare da mediatore nella questione dei Sudeti. I punti di divergenza sono minimi. Dite al Cancelliere che io e l'Italia fascista gli stiamo al fianco. Egli deve decidere. Ma ditegli che io sono propenso ad accettare la proposta. Mi udite? ATTOLICO Sì, Duce. MUSSOLINI Fate in fretta! ". Senza fiato, tutto rosso per l'emozione (come notò il dottor Schmidt, l'interprete), l'ambasciatore Attolico giunse alla Cancelleria ove trovò che l'ambasciatore francese era già in conciliabolo con Hitler. Per Francois-Poncet non era stato cosa facile raggiungerlo. A tarda notte Bonnet, ministro francese degli Esteri, deciso ormai a scavalcare lo stesso Chamberlain, aveva telefonato al suo ambasciatore a Berlino incaricandolo di vedere appena possibile Hitler e di sottoporgli una proposta francese per una resa che andava assai più in là di quella del piano britannico riguardo al territorio dei Sudeti. Mentre la proposta del primo ministro consegnata a Hitler * Era l'ambasciatore britannico a Roma. 446 Verso la guerra mondiale alle ii della sera del 27 settembre contemplava l'occupazione della Zona I della regione dei Sudeti per il i° ottobre - occupazione di una piccola enclave a semplice titolo simbolico - i francesi ora proponevano la consegna, alla stessa data, di tre grandi zone, che comprendevano la maggior parte del territorio oggetto della controversia. Era una proposta allettante, ma per trasmetterla l'ambasciatore francese aveva incontrato grandi difficoltà. Alle 8 della mattina del 28 settembre aveva telefonato per avere un appuntamento col cancelliere, e poiché alle io non aveva ricevuto risposta, mandò in gran fretta il suo addetto militare al quartier generale dell'esercito per informare i generali tedeschi dell'offerta che ancora Pagina 308
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non gli era riuscito di trasmettere. Egli si assicurò anche l'aiuto dell'ambasciatore britannico. Sir Nevile Henderson, che era fin troppo pronto a favorire chiunque si desse da fare per evitare a ogni costo una guerra, telefonò a Goring, e il feldmaresciallo disse che avrebbe cercato di fissare un appuntamento. In effetti, Henderson stava cercando di averne uno per sé, essendo stato incaricato di presentare a Hitler " un messaggio personale definitivo da parte del primo ministro ", quello compilato da Chamberlain la notte precedente, a tarda ora, in cui assicurava Hitler che egli avrebbe potuto ottenere tutto ciò che voleva " senza guerra e senza indugio " e proponeva una conferenza delle potenze per definire i particolari". Hitler ricevette Francois-Poncet alle 11,15. L'ambasciatore lo trovò nervoso e in uno stato di tensione. Brandendo una carta geografica in cui aveva segnato in fretta le grosse fette di territorio cèco che la principale alleata della Cecoslovacchia era ormai pronta a consegnare a Hitler su un piatto d'oro, l'ambasciatore francese sollecitò il Fùhrer ad accettare la proposta francese risparmiando all'Europa una guerra. Malgrado i commenti negativi di Ribbentrop, Hitler apparve impressionato soprattutto - come notò il dot-tor Schmidt - per la carta geografica dell'ambasciatore su cui erano segnate le generose concessioni. Alle 11,40 il colloquio fu improvvisamente interrotto da un funzionario annunciante che Attolico era giunto in quel momento, con un urgente messaggio di Mussolini per il Fùhrer. Hitler lasciò la stanza insieme a Schmidt per andare a salutare l'ansimante ambasciatore italiano. Attolico, che per natura aveva una voce rauca, già ad una certa distanza gridò: " Ho per voi un messaggio urgente del Duce! "73. Lo consegnò e aggiunse che Mussolini pregava il Fiihrer di astenersi dal mobilitare. Schmidt, unico testimone oculare della scena sopravvissuto, dice che fu in quel momento che venne decisa la pace. Era esattamente mezzogiorno, due ore prima dello scadere del termine dell'ultimatum imposto da Hitler ai cèchi. " Dite al Duce, - disse Hitler, con evidente sollievo, ad Attolico, - che accetto la sua proposta " ". Nel resto della giornata la tensione diminuì. Dopo Attolico e Franfois-Poncet, il Fùhrer ricevette l'ambasciatore Henderson. Verso Monaco 447 Hitler gli disse: "Dietro richiesta del mio grande amico e alleato, Mussolini, ho rimandato di ventiquattro ore la mobilitazione delle truppe " *. Avrebbe comunicato le sue decisioni su altri punti, come la proposta conferenza delle potenze, dopo essersi consultato nuovamente con Mussolini ". Seguirono numerose telefonate fra Berlino e Roma - Schmidt dice che i due dittatori fascisti una volta parlarono direttamente. Pochi minuti prima delle 14 del 28 settembre, proprio quando il suo ultimatum stava per scadere, Hitler si decise, e mandò in fretta l'invito ai capi dei governi della Gran Bretagna, della Francia e dell'Italia per incontrarsi a Monaco a mezzogiorno dell'indomani, per sistemare il problema cèco. Nessun invito fu trasmesso a Praga e a Mosca. Alla Russia, che insieme alle altre potenze aveva garantito l'integrità della Cecoslovacchia nel caso di un attacco tedesco, non fu permesso di interferire. Ai cèchi non si chiese nemmeno di essere presenti alla pronuncia della loro sentenza di morte. Nelle sue memorie Sir Nevile Henderson ha attribuito gran parte del merito di aver salvato la pace in quel momento a Mussolini, e in ciò è stato sostenuto dalla maggioranza degli storici che hanno trattato questo capitolo della storia europea **. Ma ciò è un atto di eccessiva generosità. L'Italia, fra le grandi potenze europee, era la più debole, e la sua forza militare era trascurabile al punto che, come risulta da documenti, i generali tedeschi non la .prendevano sul serio. Nei calcoli tedeschi, l'Inghilterra e la Francia erano le sole potenze di cui bisognava tener conto. E fin dall'inizio fu il primo ministro britannico a cercar di convincere Hitler che egli poteva avere il territorio dei Sudeti senza una guerra. Non Mussolini, ma Chamberlain rese possibile Monaco salvando così la pace per una durata esattamente di undici mesi. Il prezza di una tale iniziativa per il suo paese, per i suoi alleati e per i suoi amici, lo considereremo più oltre; a conti fatti, esso doveva risultare quasi insostenibile. Cinque minuti prima delle 3 del " mercoledì nero " - meno " nero " ora che nelle fredde ore del mattino - il primo ministro britannico aveva iniziato il suo discorso alla Camera dei Comuni, dando un particolareggiato resoconto della crisi cèca e della parte avuta da lui e dal suo governo nel tentativo di risolverla. La situazione come la dipingeva era ancora incerta, ma sarebbe migliorata. Disse che Mussolini era riuscito a far rimandare a Hitler di ventiquattro ore la mobilitazione. Ora erano le 16,15, Chamberlain aveva parlato Pagina 309
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt per un'ora e venti minuti e stava per concludere il suo discorso. A questo punto egli fu interrotto. Il cancelliere dello Scacchiere, Sir John Simon, gli trasmise un foglio inviatogli da Lord Halifax, che sedeva nella galleria riservata ai Pari d'Inghilterra. Chamberlain stava dicendo: * Come si è visto, Hitler aveva già mobilitato tutte le truppe disponibili. ** Alàn Bullock (Hitler. A Study in Tyraany, p. 428) dice: " È quasi certo che fu l'intervento di Mussolini a pesare sulla bilancia ". 448
Verso la guerra mondiale Qualunque sia l'idea che gli onorevoli deputati possono avete del signor Mussolini, io credo che ognuno saluterà con gioia la sua iniziativa... per la pace. Il primo ministro fece una pausa, dette un'occhiata alla carta e sorrise: Non è tutto, - disse. - Adesso ho dell'altro da comunicare alla Camera. Proprio ora sono stato informato che Herr Hitler m'invita ad incontrarmi con lui a Monaco domattina. Ha anche invitato il signor Mussolini e il signor Daladier. Il signor Mussolini ha accettato e io non dubito che anche il signor Daladier accetterà. Non occorre che dica quale sarà la mia risposta... Non occorreva davvero. L'antica Camera inglese, madre di tutti i parlamenti, reagf con uno scoppio massiccio di isterismo, senza precedenti in tutta la sua lunga storia. Si gridava, si buttavano in aria le carte, molti avevano le lacrime agli occhi, e al di sopra del tumulto si udì una voce che sembrò esprimere i profondi sentimenti di tutti: " Dio sia lodato per il primo ministro! " II ministro cèco, Jan Masaryk, figlio di colui che aveva creato la repubblica cecoslovacca, dall'alto della tribuna riservata ai diplomatici contemplò la scena, senza poter credere ai suoi occhi. Più tardi fece visita al primo ministro e al ministro degli Esteri, a Downing Street, per sapere se il suo paese, destinato al sacrificio, sarebbe stato invitato a Monaco. Chamberlain e Halifax risposero di no, dissero che Hitler non avrebbe acconsentito. Masaryk fissò i due inglesi timorati di Dio e stentò a mantenere il dominio di sé. Infine disse: " Se avete sacrificato la mia nazione per mantenere la pace del mondo, sarò il primo ad applaudirvi. Ma se non raggiungerete lo scopo, signori, che Dio salvi le vostre anime! "'6. E che cosa era accaduto dei cospiratori, dei generali e dei civili, del generale Halder e del generale von Witzleben, di Schacht, Gisevius e Kordt e di tutti gli altri che poco prima di mezzogiorno di quel giorno fatale avevano creduto - come aveva detto Witzleben - che la loro ora fosse venuta? La risposta può essere data succintamente con le loro stesse parole pronunciate in seguito, quando tutto era finito ed essi erano ansiosi di dimostrare, dinanzi al mondo, quanto fossero stati contrari a Hitler e alle sue catastrofi-che follie che avevano trascinato la Germania verso l'estrema rovina dopo una lunga guerra omicida. Tutti quanti pretesero che il colpevole fosse Neville Chamberlain. Accettando di recarsi a Monaco, egli all'ultimo momento li aveva costretti ad accantonare i loro piani per il rovesciamento di Hitler e del regime nazista! Il 25 febbraio 1946, quando il lungo processo di Norimberga si avvicinava alla fine, il generale Halder fu interrogato separatamente dal capitano Sam Harris, giovane procuratore di New York che faceva parte del collegio americano dell'accusa. Halder disse: Si era progettato di occupare militarmente la Cancelleria del Reich e quegli uffici governativi, specie i ministeri, a capo dei quali stavano membri del partito e fedeli Verso Monaco 449 sostenitori di Hitler, con la precisa intenzione di evitare ogni spargimento di sangue, per far poi il processo al gruppo al cospetto di tutta la nazione tedesca... In quel giorno [28 settembre] Witzleben venne a trovarmi in ufficio verso mezzogiorno. Esaminammo il problema. Mi chiese di dargli l'ordine di passare all'attuazione del piano. Discutemmo altri particolari - il tempo occorrente, ecc. Nel corso di tale discussione ci giunse la notizia che il primo ministro britannico e quello francese avevano acconsentito a recarsi da Hitler per ulteriori colloqui. Ciò avvenne in presenza di Witzleben. Di conseguenza, ritirai l'ordine di agire, dato che il fatto nuovo toglieva ormai qualsiasi base alla nostra azione... Eravamo fermamente convinti che saremmo riusciti. Ma ecco che ora era intervenuto Chamberlain e con un sol tratto il pericolo di una guerra era stato Pagina 310
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt allontanato... L'ora critica per l'impiego della forza si era allontanata... V'era solo da aspettare, nel caso che ci si presentasse una nuova occasione... Il capitano Harris chiese: " Intendete dire che se Chamberlain non fosse andato a Monaco, il vostro piano sarebbe stato messo in atto e Hitler sarebbe stato deposto? " " Posso solo dire, - rispose il generale Halder, - che il piano sarebbe stato messo in atto. Non so se esso avrebbe avuto successo " '7. Il dottor Schacht, che a Norimberga e nei suoi libri usciti nel dopoguerra esagerò evidentemente l'importanza della parte da lui avuta nei vari complotti contro Hitler, fece patimenti ricadere su Chamberlain la colpa del fatto che i tedeschi non poterono, il 28 settembre, attuare il complotto. Dal corso successivo della storia risulta chiaramente che questo primo tentativo di un colpo di Stato a opera mia e di Witzleben era l'unico che avrebbe determinato una vera svolta nei destini della Germania. Fu l'unico tentativo progettato e preparato tempestivamente... Nell'autunno del 1938 era ancora possibile contare di portare Hitler davanti alla corte suprema di giustizia, mentre ogni successivo tentativo di sbarazzarsi di lui comportava necessariamente degli attentati alla sua vita... Avevo fatto in tempo i preparativi per un colpo di Stato, e li avevo portati assai vicini al successo. Ma la storia mi si mise contro. L'intervento di statisti stranieri non era cosa di cui mi sarebbe stato possibile tener conto 7S. E Gisevius che fu, sul banco dei testimoni a Norimberga, il più energico difensore di Schacht, aggiunse: Era avvenuto l'impossibile. Chamberlain e Daladier si recavano in volo a Monaco. La nostra rivolta era stata stroncata. Per qualche ora ancora continuai a pensare che potevamo, in ogni caso, tentarla. Ma Witzleben non tardò a convincermi che le truppe non si sarebbero mai ribellate contro il Fuhrer vittorioso... Chamberlain salvò Hitler ". Lo salvò davvero? O questa è una semplice scusa dei civili tedeschi e dei generali, che non seppero agire? Nel suo interrogatorio a Norimberga Halder spiegò al capitano Harris che la riuscita di ogni " azione rivoluzionaria " è subordinata a tre condizioni. La prima condizione è l'esistenza di elementi direttivi risoluti e dalle idee chiare. La seconda condizione è la prontezza delle masse popolari a seguire l'idea della rivoluzione. La terza condizione è la scelta del momento giusto. Secondo noi, la prima condizione, quella dell'esistenza di elementi direttivi risoluti e dalle idee chiare, era realizzata. Pensavamo poi che anche la seconda condizione fosse realizzata, perché... il popolo tedesco non voleva la guerra. Quindi la nazione era pronta ad aderire a un'azione rivoluzionaria per paura di una guerra. La terza condizione - la scelta del momento giusto 4jo Verso la guerra mondiale c'era in buona misura, perché ci doveva venir comunicato entro quarant'otto ore l'ordine di procedere all'azione militare. Così eravamo fermamente convinti del nostro successo. Ma venne Chamberlain e in un sol tratto il pericolo della guerra fu allontanato. Si può dubitare che la prima delle condizioni considerate dal generale Halder si fosse mai verificata, come egli ha preteso. Infatti se fossero esistiti " elementi dirigenti risoluti e dalle idee chiare ", perché i generali avrebbero dovuto esitare per quattro giorni? Era a loro disposizione una forza armata che avrebbe facilmente potuto scalzare Hitler e il suo regime: Witzleben aveva un intero corpo d'armata - il terzo - dislocato a Berlino e intorno a Berlino, Brockdorff-Ahlefeldt aveva una delle migliori divisioni di fanteria nella vicina Potsdam, Hoefner aveva una divisione corazzata nel Sud, e i due alti ufficiali della polizia della capitale, il conte von Helldorf e il conte von der Schulenburg, avevano ingenti forze di polizia ben armate per prestare aiuto. Secondo le dichiarazioni degli stessi congiurati, tutti questi ufficiali aspettavano solo una parola di Halder per passare all'azione con forze armate soverchianti. E la popolazione di Berlino - secondo quanto l'autore del presente libro potè giudicare in base a osservazioni dirette -terribilmente spaventata per il fatto che Hitler stava per provocare una guerra, avrebbe appoggiato spontaneamente il colpo di mano. Se alla fine Halder e Witzleben avrebbero agito qualora Chamberlain non avesse accettato di andare a Monaco, questa è una domanda a cui non si potrà mai dare una risposta definitiva. Dato lo speciale atteggiamento di questi generali che nel periodo in questione pensarono di rovesciare Hitler non per porre fine alla tirannia e al terrorismo del suo regime ma semplicemente per evitare una Pagina 311
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt guerra destinata a essere perduta, è possibile che, se non fosse stata organizzata la conferenza di Monaco, essi avrebbero agito. Fino a questo momento non si dispone dei dati necessari per accertare se il complotto era stato organizzato bene, in che misura le forze armate erano pronte a marciare e se Halder e Witzleben stavano davvero per dare l'ordine di agire. Noi disponiamo unicamente delle dichiarazioni di un gruppo di partecipanti al complotto i quali dopo la guerra avevano un gran desiderio di dimostrare che erano stati contro il nazionalsocialismo, e quel che essi hanno detto e scritto a propria difesa è spesso contraddittorio e confuso *. Se, come pretendono i cospiratori, i loro piani erano sul punto di essere attuati, l'annuncio del viaggio a Monaco di Chamberlain tolse certamente il terreno sotto ai loro piedi. Ben difficilmente i generali avrebbero potuto arrestare Hitler e processarlo come un criminale di guerra, se era chiaro che egli stava per assicurarsi una importante conquista senza fare una guerra. Anche a considerare tutte queste incertezze, resta fermo (e qui si deve dar ragione al dottor Schacht) che all'opposizione tedesca non si presentò * Si veda, per esempio, la spiegazione del fallimento della rivolta data dal generale Georg Thomas, brillante capo del settore economia e armamenti dell'OKW, che partecipò al complotto: " L'attuazione dell'impresa purtroppo andò a monte perché, col comandante generale designato a tale compito [Witzleben], si giudicò che non ci si potesse fidare dei giovani ufficiali in un'azione politica di tal genere ". Cfr. il suo articolo Gedanken una Ereignisse, apparso nel numero di dicembre 1945 degli " Schweizerische Monatshefte ". Verso Monaco 451 mai più un'occasione cosf favorevole per sbarazzarsi di Hitler, per mettere rapidamente fine al Terzo Reich e per salvare la Germania e il mondo dalla guerra. Se ci si può arrischiare in una generalizzazione, vi è da dire che i tedeschi sono sempre propensi a far ricadere sugli stranieri la colpa dei loro fallimenti. Le responsabilità di Chamberlain e di Halifax, di Daladier e di Bonnet per Monaco, e quindi per tutte le conseguenze disastrose che ne derivarono, sono di certo schiaccianti. Ma, in una certa misura, costoro possono essere perdonati per non aver preso troppo sul serio gli annunci di una " rivolta " da parte di un gruppo di generali e di civili tedeschi, la gran parte dei quali fino a quel momento aveva servito Hitler con grande impegno. Essi, o almeno alcuni dei loro consiglieri a Londra e a Parigi, possono essersi ricordati puramente dei fatti della recente storia tedesca, cioè che l'esercito aveva aiutato l'ex caporale austriaco a conquistare il potere, che esso si era entusiasmato per l'occasione, da lui offertagli, di riarmarsi, che, a quanto pare, non si era opposto alla distruzione delle libertà personali sotto il nazionalsocialismo, né aveva fatto qualcosa di fronte all'uccisione del generale von Schleicher, suo esponente, o alla eliminazione, in base a una vile macchinazione, del suo comandante, il generale von Fritsch; più recentemente, che l'esercito era stato solidale nel piano di conquista dell'Austria, anzi aveva fornito i mezzi militari per effettuarla. Benché indubbiamente ricada una grave colpa su coloro che a Londra e a Parigi vollero a tutti i costi una pacificazione, resta il fatto che gli stessi generali tedeschi e i civili che cospirarono insieme a loro si lasciarono sfuggire il momento opportuno per agire di propria iniziativa. La resa di Monaco: 29-30 settembre 1938. Nella città barocca bavarese, in cui aveva umilmente iniziato la sua carriera politica nei retro fumosi di piccoli caffè e nelle cui vie aveva dovuto subire il fiasco del putsch della birreria, Adolf Hitler, come un conquistatore, porse il suo saluto ai capi dei governi dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia, alle dodici e mezzo del 29 settembre. Di prima mattina egli si era recato a Kufstein, cittadina situata sulla ex frontiera austro-tedesca, per incontrare Mussolini e concertare con lui l'azione comune da svolgere alla conferenza. Nel treno che lo riconduceva a Monaco Hitler dimostrò un umore bellicoso, e sulla carta geografica spiegò al " duce " in che modo intendeva " liquidare " la Cecoslovacchia; il Fùhrer disse che se i colloqui di quel giorno non avessero avuto un successo immediato, egli sarebbe ricorso alle armi. Ciano, che era presente, riferisce che il Fiihrer aggiunse: " Del resto, verrà il giorno in cui noi dovremo combattere fianco a fianco contro la Francia e l'Inghilterra ". Mussolini lo approvò8°. Chamberlain non prese un'iniziativa analoga, non cercò di vedere prima Daladier per elaborare per le democrazie occidentali una strategia comune atta a far fronte ai due dittatori fascisti. Per molti di noi, che eravamo in Pagina 312
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 452 Verso la guerra mondiale contatto con le delegazioni britannica e francese di Monaco, risultò evidente, via via che la giornata trascorreva, che Chamberlain era venuto a Monaco assolutamente deciso ad impedire che qualcuno, certo non i cèchi, ma nemmeno i francesi, si frapponesse alla conclusione di un rapido accordo con Hitler *. Nei riguardi di Daladier, che tutto il giorno sembrò come intontito, le precauzioni non erano davvero necessarie; comunque il primo ministro, deciso come era, non voleva correre rischi. Nelle conversazioni, che cominciarono alle 12,45 n£l cosiddetto Fiihrer-haus situato sulla Kbnigsplatz, tutto procedette facilmente, per cui esse rappresentarono poco più che una formalità: si trattava di consegnare a Hitler esattamente quel che desiderava, appena lo desiderava. Il dottor Schmidt, l'infaticabile interprete chiamato ad esercitare la sua abilità in tre lingue, il tedesco, il francese e l'inglese, rilevò fin da principio " un clima generale di buona volontà ". In seguito l'ambasciatore Henderson ricordò che " non ci si riscaldò in nessuna fase delle conversazioni ", durante le quali non vi fu presidente. Tutto procedette senza formalità, e a giudicare dai verbali tedeschi dell'incontro82 venuti alla luce dopo la guerra, il primo ministro inglese e il presidente del Consiglio francese superarono davvero se stessi nell'an-dare incontro a Hitler. Ciò perfino quando questi fece la seguente esplicita dichiarazione: Nel suo discorso allo Sportpalast egli aveva dichiarato che in ogni caso il i° ottobre avrebbe marciato [sulla Cecoslovacchia]. Gli fu risposto che questa azione avrebbe rivestito il carattere di un atto di violenza. Cosf si presentò il compito di toglierle tale carattere. Comunque, si doveva agire subito. I partecipanti alla conferenza passarono al lato pratico allorché Mussolini, che prese la parola per terzo - Daladier era stato lasciato per ultimo -disse che per " giungere ad una soluzione del problema " egli aveva portato con sé precise proposte scritte. Le origini di tali proposte sono interessanti e non furono mai conosciute, credo, da Chamberlain. Dalle memorie di Francois-Poncet e di Henderson risulta che anch'essi le ignoravano. In effetti, la cosa divenne nota solo dopo molto tempo, all'indomani della fine violenta dei due dittatori. Quel che il " duce " presentò come un proprio progetto di compromesso era stato abbozzato in fretta il giorno prima a Berlino, al Ministero tedesco degli Esteri, da Gbring, Neurath e Weizsàcker alle spalle di Joachim von Ribbentrop, dato che i tre personaggi non avevano molta fiducia nella capacità di giudizio di quest'ultimo. Goring aveva sottoposto il testo a Hitler, il quale lo approvò in linea di massima; allora l'abbozzo fu subito tradotto in francese dal dottor Schmidt e passato all'ambasciatore italiano, Attolico, * La sera prima alle 6,4; Chamberlain aveva inviato un messaggio al presidente BeneS informandolo in via ufficiale dell'incontro di Monaco. Egli disse: " Terrò presenti gli interessi della Cecoslovacchia;... Vado [a Monaco] nell'intento di trovare una via di accomodamento fra le posizioni del governo tedesco e quelle del governo cecoslovacco ". Benes rispose immediatamente: " Vi prego di far sf che a Monaco nulla sia deciso prima che la Cecoslovacchia venga interpellata " ". Verso Monaco 453 che ne telefonò il testo a Roma, a Mussolini, proprio un momento prima che egli prendesse il treno per Monaco. Così, di fatto, le "proposte italiane" che fornirono alla conferenza, svoltasi senza formalità, non solo l'unico suo ordine del giorno, ma anche i termini fondamentali di quello che doveva essere conosciuto come " l'accordo di Monaco ", erano proposte tedesche preparate a Berlino *. Ciò sarebbe dovuto risultare evidente dal testo, che seguiva da presso le richieste avanzate da Hitler a Godesberg, e respinte; ma non apparve evidente a Daladier e a Chamberlain, né ai loro ambasciatori a Berlino, ora presenti. Secondo i verbali tedeschi, il primo ministro francese " accolse favorevolmente le proposte del " duce ", informate a uno spirito oggettivo e realistico " e anche il primo ministro inglese " si dimostrò ben disposto nei confronti delle proposte del " duce " dichiarando che lui stesso aveva concepito la soluzione [del problema] proprio nei termini di tali proposte". Quanto all'ambasciatore Henderson, egli - come scrisse in seguito - pensò che Mussolini " avesse presentato, con tatto e come propria, una combinazione delle proposte di Hitler e di quelle anglo-francesi ", mentre l'ambasciatore Frane.ois-Poncet ebbe l'impressione che i convenuti alla conferenza lavorassero sulla base di un memorandum britannico " steso da Horace Wil-son " ". Con tanta facilità vennero dunque gabbati gli statisti e i diplomatici britannici e francesi, che a ogni Pagina 313
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt costo volevano la pacificazione! Una volta accolte così favorevolmente le proposte " italiane ", non restava che discutere alcuni particolari. Chamberlain desiderò sapere chi avrebbe pagato un risarcimento per le proprietà pubbliche della regione dei Sudeti che sarebbero passate alla Germania. Hitler che, secondo Francois-Poncet, era piuttosto pallido e preoccupato, oltre a essere seccato per non poter seguire, al pari di Mussolini, la conversazione che si teneva in francese e in inglese, rispose, eccitato, che non vi sarebbe stato alcun risarcimento. Il primo ministro si oppose alla clausola che negava ai cèchi che intendevano lasciare i Sudeti il diritto di portare con sé il bestiame. Chamberlain esclamò: " Ciò non equivale forse a dire che i contadini saranno espulsi ma che il loro bestiame sarà trattenuto? ", Hitler esplose. " II nostro tempo è troppo prezioso per essere sciupato in simili trivialità! ", gridò egli a Chamberlain84. E il primo ministro lasciò cadere la questione. Tuttavia in un primo momento egli aveva insistito perché un rappresen* Nella testimonianza resa il 4 giugno 1948 a Norimberga, dinanzi al tribunale militare IV degli Stati Uniti, Erich Kordt riferì sulle origini tedesche delle proposte di Mussolini. Nell'incartamento U.S.A. v. Ernst Weizsàcker, Documenti on German Foreign Policy II, p. 1005, si trova un sommario del verbale ufficiale del processo. Kordt ha parlato della cosa anche nel suo libro Wahn und Wirklichkeit, pp. 129-31. Il dottor Schmidt (Hitler's Interfreter, p. in) ha confermato il racconto di Kordt rilevando che la traduzione delle proposte del " duce " fu " fadlissi-ma " poiché egli stesso le aveva già tradotte il giorno prima a Berlino. In una annotazione del suo diario stesa a Monaco il 29-30 settembre Ciano, ministro degli Esteri italiano, parla del documento presentato da Mussolini, il testo del quale, " in realtà, ci era stato telefonato la sera prima dalla nostra ambasciata, come espressione di quel che il governo tedesco desiderava " (Ciano's Hidden Viary, 1937-38, p. 167). 454 Verso la guerra mondiale tante cèco fosse presente o, almeno, come si espresse, fosse " a disposizione ". Disse che, naturalmente, il suo paese " non poteva fornire alcuna garanzia che il territorio [dei Sudeti] sarebbe stato evacuato entro il io ottobre (come aveva proposto Mussolini) se non fosse pervenuta nessuna assicurazione al riguardo da parte del governo cèco ". Daladier appoggiò lepidamente questa tesi. Disse che il governo francese " non avrebbe tollerato in alcun modo un ritardo in tal senso da parte del governo cèco ", ma che egli pensava " fosse di vantaggio la presenza di un rappresentante della Cecoslovacchia, che poteva essere consultato in caso di necessità ". Ma Hitler fu irremovibile. Non avrebbe tollerato in sua presenza nessun rappresentante cèco. Daladier cedette tranquillamente, ma Chamberlain finì con l'ottenere una piccola concessione. Si rimase d'accordo che un rappresentante cèco sarebbe stato a disposizione " nella stanza accanto ", come aveva proposto il primo ministro. Cosi per la riunione del pomeriggio due rappresentanti della Cecoslovacchia, il dottor Vojtech Mastny, ministro cèco a Berlino, e il dottor Hubert Masarik, del Ministero degli Esteri di Praga, giunsero a Monaco e vennero freddamente accompagnati in una sala adiacente a quella della conferenza. Là, dopo che furono fatti aspettare dalle 14 alle 19, metaforicamente il soffitto cadde loro addosso. Alle 19 Frank Ashton-Gwatkin, che aveva fatto parte della missione Runciman e che ora era al seguito di Chamberlain, trasmise loro le brutte notizie. Era stato raggiunto un accordo generale, i cui dettagli non potevano essere ancora portati a loro conoscenza; l'accordo tuttavia era assai più " duro " delle proposte franco-britanniche. Masarik chiese se i cèchi non potevano venire ascoltati; l'inglese rispose - come in seguito il rappresentante cèco riferì al suo governo - che egli sembrava " ignorare quanto fosse difficile la situazione delle grandi potenze " e non poteva capire " quanto era stato arduo negoziare con Hitler ". Alle 20 i due infelici cèchi furono ricevuti da Sir Horace Wilson, il fedele consigliere del primo ministro. Per incarico di Chamberlain, Wilson li mise al corrente dei principali punti dell'accordo delle quattro potenze e diede loro una carta geografica dei territori dei Sudeti che i cèchi dovevano subito sgombrare. I due inviati cercarono di protestare, ma il funzionario britannico troncò loro la parola. Dichiarò di non aver altro da dire e si affrettò a lasciare la stanza. I cèchi continuarono a protestare con Ashton-Gwatkin, rimasto con loro, ma senza pervenire ad alcun risultato. " Se non accettate, - li avverti l'inglese al momento di congedarsi, -dovrete regolare i vostri conti con la Germania assolutamente da soli. Forse i francesi Pagina 314
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ve lo diranno in termini più cortesi, ma, credetemi, questo è anche il loro punto di vista. Essi si sono disinteressati della cosa ". Questa era la verità, per ingrata che sembrasse ai due emissari cèchi. Poco dopo l'una di notte del 30 settembre * Hitler, Chamberlain, Mussolini * All'accordo fu apposta la data del 29 settembre, benché esso non fosse stato firmato che nelle prime ore del mattino del 30 settembre. Esso statuiva che l'occupazione tedesca " del territorio a popolazione prevalentemente germanica " sarebbe stata effettuata dalle truppe tedesche in Verso Monaco 455 e Daladier apposero le loro firme all'accordo di Monaco, in base al quale l'esercito tedesco poteva iniziare la sua marcia nella Cecoslovacchia il i° ottobre - come il Fiihrer aveva sempre asserito che sarebbe avvenuto - per poi completare l'occupazione della regione dei Sudeti entro il io ottobre. Hitler aveva ottenuto tutto ciò che a Godesberg gli era stato negato. Restava un punto increscioso - almeno per le vittime - cioè informare i cèchi circa le decisioni dell'accordo di Monaco. Hitler e Mussolini non erano interessati a questa parte della cerimonia e si ritirarono, lasciando il compito ai rappresentanti degli alleati della Cecoslovacchia, cioè alla Francia e alla Gran Bretagna. La scena fu descritta realisticamente da Masarik nel suo rapporto ufficiale al ministero cèco degli Esteri. All'una e mezzo di notte fummo introdotti nella sala in cui aveva avuto luogo la conferenza. Erano presenti Mr Chamberlain, M. Daladier, Sir Horace Wilson, M. Léger (segretario generale al Ministero francese degli Esteri), Mr Ashton-Gwatkin, il dottor Mastny e io. L'atmosfera era opprimente; si stava per pronunciare la sentenza. I francesi erano visibilmente nervosi e cercavano di tutelare il prestigio francese dinanzi alla corte. In un lungo discorso introduttivo, Mr Chamberlain fece una relazione sull'accordo e poi ne consegnò il testo al dottor Mastny... I cèchi cominciarono a fare varie domande, ma Mr Chamberlain sbadigliava di continuo, senza sforzarsi menomamente di nascondere gli sbadigli. Chiesi a Daladier e a Léger se essi, dal nostro governo, si aspettavano una dichiarazione o una risposta all'accordo. M. Daladier era visibilmente nervoso. M. Léger rispose che i quattro statisti non avevano molto tempo. Aggiunse in fretta, con indifferente superficialità, che da noi non si richiedeva risposta alcuna, che essi consideravano come già accettato il piano, che il nostro governo quello stesso giorno, al pili tardi entro le 3 pomeridiane, doveva mandare un suo rappresentante a Berlino per partecipare alla commissione e, infine, che l'ufficiale cecoslovacco da inviare avrebbe dovuto trovarsi a Berlino il sabato per stabilire le modalità dell'evacuazione della prima zona. L'atmosfera - egli disse - cominciava a divenire pericolosa per tutto il mondo. Ci parlò in modo abbastanza duro. E costui era un francese... Mr Chamberlain non nascose la sua noia e la sua stanchezza. Ci consegnarono una seconda carta geografica con piccole modificazioni. Per quel che ci riguardava, essi ormai avevano finito, e noi potevamo andarcene86. quattro fasi, dal i° ottobre al 7 ottobre. Il resto del territorio, dopo essere stato delimitato da una " commissione internazionale ", sarebbe stato occupato " il io ottobre ". La commissione doveva essere composta da rappresentanti delle quattro grandi potenze, oltre che dalla Cecoslovacchia. L'Inghilterra, la Francia e l'Italia erano d'accordo " che l'evacuazione del territorio dovesse esser portata a termine entro il io ottobre, senza che nessuna delle installazioni esistenti venisse distrutta; inoltre il governo cecoslovacco si rendeva responsabile dello svolgimento dell'evacuazione, e della conservazione in efficienza di dette installazioni ". La " commissione internazionale " era inoltre incaricata dell'organizzazione dei plebisciti, " non oltre la fine di novembre ", nelle regioni a carattere etnicamente incerto, e doveva stabilire definitivamente le nuove frontiere. In un documento allegato all'accordo, Inghilterra e Francia dichiaravano di " confermare la loro offerta... di fornire una garanzia internazionale delle nuove frontiere dello Stato cecoslovacco contro ogni aggressione non provocata. Dopo la regolazione della questione delle minoranze polacche e ungheresi... la Germania e l'Italia, a loro volta, avrebbero dato una garanzia alla Cecoslovacchia " 85. L'impegno di indire i plebisciti non fu mantenuto. Né la Germania né l'Italia dettero mai una garanzia contro aggressioni alla Cecoslovacchia, nemmeno dopo che il problema delle minoranze polacche e ungheresi fu risolto, e, Pagina 315
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come vedremo, l'Inghilterra e la Francia vennero meno in seguito alla garanzia che avevano dato. ^^^^^fc^jafifck; 456 Verso la guerra mondiale In quella notte fatale ricordo il lampo di vittoria che splendeva negli occhi di Hitler, mentre scendeva pettoruto i larghi gradini del Fùhrerhaus dopo l'incontro; rammento l'atteggiamento impudente di Mussolini, chiuso nella speciale uniforme della milizia fascista; gli sbadigli di Chamberlain e la sua piacevole sonnolenza quando fece ritorno al Regina Palace Hotel. Quella notte scrissi nel mio diario: Per contro, Daladier aveva l'aspetto di un uomo completamente depresso e spezzato. Passò dal Regina per salutare Chamberlain... Qualcuno gli chiese, o cominciò a chiedergli: " Monsieur le Président, siete soddisfatto dell'accordo? " Egli si voltò, come se volesse dire qualcosa, ma era talmente stanco e disfatto che non riuscì a proferire parola, ed egli uscì barcollando in silenzio dalla porta *7. Chamberlain non aveva finito di conferire con Hitler sulla pace del mondo. L'indomani - il 30 settembre - di buon'ora, ristorato da qualche ora di sonno e contento dei lavori del giorno precedente, andò a trovare il Fiihrer nel suo appartamento privato di Monaco per discutere ulteriormente sulla situazione dell'Europa e per ottenere piccole concessioni: egli evidentemente pensava che esse avrebbero migliorato la sua posizione politica in patria. Secondo il dottor Schmidt, che fece da interprete e fu il solo testimone di questo inaspettato incontro, Hitler era pallido e scontroso. Ascoltò distrattamente l'esuberante capo del governo inglese il quale gli esprimeva la propria fiducia che la Germania avrebbe " assunto un atteggiamento generoso nell'attuazione dell'accordo di Monaco " e la sua speranza che i cèchi non sarebbero stati " cosi irragionevoli da creare difficoltà " e che, se ne avessero create, Hitler non avrebbe fatto bombardare Praga, " con le spaventose perdite fra la popolazione civile che ne sarebbero derivate ". Questo fu solo l'inizio di un lungo discorso e parrebbe impossibile credere che esso sia stato tenuto da un primo ministro britannico - persine dallo stesso premier che si era così vilmente arreso al dittatore tedesco la notte prima - se non fosse stato riportato dal dottor Schmidt in un memorandum ufficiale del Ministero degli Esteri. Ancor oggi, a leggere questo documento, che fu sequestrato, riesce difficile credervi. Ma i rilievi iniziali del leader britannico erano solo un preludio. Dopo una interminabile e prolissa esposizione della situazione mondiale, con proposte di ulteriore cooperazione per porre fine alla guerra civile spagnola (quella guerra che i " volontari " tedeschi e italiani stavano vincendo per Franco), per favorire il disarmo, la prosperità economica mondiale e la pace politica in Europa, e per giungere a una soluzione dello stesso problema russo, il primo ministro tirò fuori dalla tasca un foglietto su cui aveva scritto qualcosa che sperava potesse essere firmato da entrambi e reso subito di dominio pubblico. Ne lesse il testo: Noi, il Fuhrer e Cancelliere tedesco e il primo ministro britannico, abbiamo avuto oggi un nuovo incontro e siamo stati d'accordo nel riconoscere che il problema delle relazioni anglo-tedesche è d'importanza essenziale per i due paesi e per l'Europa. Consideriamo l'accordo firmato ieri notte e l'accordo navale anglo-tedesco come simVerso Monaco 457 boli del desiderio dei nostri due popoli di non entrare mai più in guerra l'uno contro l'altro. Abbiamo deciso che il metodo delle consultazioni deve essere quello da adottarsi per trattare qualsiasi ulteriore problema interessante i nostri due paesi e abbiamo l'intenzione di continuare i nostri sforzi per eliminare possibili cause di divergenza, così da contribuire ad assicurare la pace dell'Europa. Hitler lesse la dichiarazione e si affrettò a firmarla, con grande soddisfazione di Chamberlain (come il dottor Schmidt notò nella sua relazione ufficiale). L'impressione dell'interprete fu che il Fùhrer aderì " con una certa riluttanza... solo per far piacere a Chamberlain ", il quale - egli riferisce -" ringraziò vivamente il Fùhrer... sottolineando il grande effetto psicologico che egli si attendeva da tale documento ". Naturalmente l'illuso primo ministro britannico non sapeva che, come Pagina 316
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rivelarono in seguito i documenti segreti tedeschi e italiani, Hitler e Mussolini in quello stesso incontro di Monaco si erano già accordati per combattere " fianco a fianco " contro l'Inghilterra. Né tanto meno intuì - come fra breve vedremo - quel che già maturava nella sinistra mente di Hitler8S. Chamberlain tornò a Londra e Daladier rientrò a Parigi, entrambi come trionfatori. Mostrando la dichiarazione da lui firmata insieme a Hitler, il primo ministro giubilante si presentò a una massa di londinesi che affollava Downing Street. Dopo aver ascoltato le grida di " Good old Neville! " e il gagliardo canto del Por he's a jolly good fellow, Chamberlain sorridendo pronunciò qualche parola da una finestra del secondo piano del n. io della via. " Miei buoni amici, - egli disse, - questa è la seconda volta, nella nostra storia, che qualcuno torna a Downing Street dalla Germania recando una pace onorevole*. Credo che nel nostro tempo regnerà la pace". Il " Times " dichiarò che " nessun conquistatore di ritorno da una vit-. toria sui campi di battaglia venne cinto da più nobili allori ". Per una iniziativa spontanea si volle raccogliere un " fondo nazionale di ringraziamento " in onore di Chamberlain, che questi cortesemente respinse. Soltanto il primo Lord dell'Ammiragliato, Duff Cooper, si dimise dal gabinetto, e quando nel successivo dibattito alla Camera dei Comuni Winston Churchill - ancora una volta inascoltato - cominciò le sue memorabili parole: " La nostra è stata una disfatta totale, senza scusanti ", fu costretto a interrompersi - come in seguito egli ricordò - e ad aspettare che si calmasse la tempesta di proteste scatenata da tali parole. A Praga il clima era naturalmente del tutto diverso. Alle 6,20 antimeridiane del 30 settembre l'incaricato d'affari tedesco era andato a svegliare il ministro cèco degli Esteri, dottor Krofta, per consegnargli il testo dell'accordo di Monaco, chiedendo che la Cecoslovacchia inviasse due suoi rap* Si allude qui al ritorno di Disraeli dal congresso di Berlino del 1878. 458 Verso la guerra mondiale presentanti alla prima seduta della " commissione internazionale " che doveva controllare l'esecuzione dell'accordo. La seduta si sarebbe tenuta a Berlino alle 17. Il presidente Benes conferì durante tutta la mattina al palazzo dell'Hrad-shin con i capi politici e militari: ma per lui non vi era nessuna alternativa, egli aveva solo da sottomettersi alle decisioni prese. L'Inghilterra e la Francia non solo avevano abbandonato il suo paese, ma ora avrebbero perfino appoggiato Hitler nell'impiego delle forze armate qualora egli avesse respinto i termini dell'accordo di Monaco. Dieci minuti prima dell'una la Cecoslovacchia si arrese, " lanciando al mondo una protesta ", come fu detto nel comunicato ufficiale. " Siamo stati abbandonati. Siamo rimasti soli ", dichiarò amaramente il generale Sirovy, nuovo presidente del Consiglio, al popolo cecoslovacco alle 17 in una radiotrasmissione. Fino all'ultimo l'Inghilterra e la Francia esercitarono una pressione sulla nazione che esse avevano ingannata e tradita. Nel corso della giornata i ministri inglese, francese e italiano si recarono Úl dottor Krofta per accertarsi che all'ultimo momento i cèchi non si rivoltassero contro la capitolazione. L'incaricato d'affari tedesco, dottor Hencke, descrisse la scena in un dispaccio da lui inviato a Berlino. Il ministro francese cercò di rivolgere parole di conforto a Krofta, ma questi lo interruppe dicendo: " La presente situazione ci è stata imposta; ormai si è alla fine; oggi è la nostra volta, domani sarà quella degli altri ". Solo con difficoltà il ministro britannico riuscì a dirgli che Chamberlain aveva fatto tutto il possibile: egli ebbe la stessa risposta del ministro francese. Il ministro [cèco] degli Esteri sembrava un uomo completamente distrutto ed espresse un unico desiderio: che i tre ministri lasciassero al più presto la stanza89. In seguito alle insistenze di Berlino il presidente Benes il 5 ottobre rassegnò le dimissioni, e quando apparve chiaro che la sua vita era in pericolo, si recò in aereo in Inghilterra, in esilio. Fu sostituito provvisoriamente dal generale Sirovy. Il 30 novembre l'assemblea nazionale nominò il dottor Emil Hàcha, capo della suprema corte di giustizia, un uomo di sessantasei anni, dalle buone intenzioni ma debole e anziano, presidente di quel che restava della Cèco-slovacchia (nella designazione dello Stato ora era stato ufficialmente introdotto un trattino di separazione). La cosiddetta " commissione internazionale " s'incaricò di concedere alla Germania quella parte della Cecoslovacchia che Chamberlain e Daladier avevano lasciata fuori. La commissione formata in fretta, comprendeva gli ambasciatori Pagina 317
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt italiano, britannico e francese a Berlino, il ministro cèco a Berlino e il barone von Weizsacker, segretario di Stato al Ministero tedesco degli Esteri. Ogni controversia sui territori da assegnare fu risolta in favore dei tedeschi, spesso di fronte alla minaccia che altrimenti Hitler e l'OKW sarebbero ricorsi alle armi. Infine il 13 ottobre la commissione decise, con una votazione, di fare a meno dei plebisciti contemplati dall'accordo di Monaco per le regioni contese. Non ve ne era bisogno. I polacchi e gli ungheresi, dopo aver minacciato un intervento armato Verso Monaco 459 contro la nazione rimasta priva di aiuto, calarono ora come tanti avvoltoi a spartirsi delle fette del territorio cecoslovacco. Per le insistenze del ministro degli Esteri, Jòzef Beck, che sarà, in questa esposizione degli avvenimenti uno dei personaggi principali dei dodici mesi successivi, la Polonia occupò circa 650 miglia quadrate di territorio intorno a Teschen, comprendente una popolazione di 228 ooo abitanti, dei quali 133 ooo cèchi. Il 2 novembre Ribbentrop e Ciano assegnarono all'Ungheria una fetta più grande: 7500 miglia quadrate con una popolazione di 500 ooo magiari e di 272 ooo slovacchi. Inoltre Berlino costrinse la nazione mutilata e ormai senza difese a darsi un governo filotedesco di evidente orientamento fascista. Apparve chiaro che da allora in poi l'esistenza della nazione cecoslovacca era alla mercé del capo del Terzo Reich. Le conseguenze di Monaco. In base all'accordo di Monaco Hitler, in sostanza, aveva avuto quanto aveva chiesto a Godesberg; ma la " commissione internazionale ", piegandosi alle sue minacce, finì per dargli anche di più. L'intesa definitiva, fissata il 20 novembre 1938, costrinse la Cecoslovacchia a cedere alla Germania 11 ooo miglia quadrate di territorio in cui risiedevano 2 800 ooo tedeschi dei Sudeti e 800 ooo cèchi. All'interno di tale area si trovavano tutte le vaste fortificazioni cèche che fino a quel momento avevano costituito in Europa la più formidabile linea difensiva, con la sola eccezione, forse, della linea Maginot in Francia. Ma non fu tutto. L'intero sistema delle ferrovie, delle strade, delle comunicazioni telefoniche e telegrafiche della Cecoslovacchia fu smembrato. Secondo cifre di fonte tedesca, essa perse il 66 per cento del suo carbon fossile, l'8o per cento della sua lignite, l'86 per cento dei suoi prodotti chimici, l'8o per cento del suo cemento, l'8o per cento dei suoi prodotti tessili, il 70 per cento del suo ferro e del suo acciaio, il 70 per cento della sua energia elettrica e il 40 per cento del suo legname da costruzione. Dalla sera alla mattina, una prospera nazione industriale era stata spezzata in tante parti e spinta verso la rovina. Non stupisce che Jodl la notte di Monaco scrivesse tutto allegro nel suo diario: II patto di Monaco è stato firmato. La Cecoslovacchia ha finito di esistere, come potenza... Il genio del Fuhrer e la sua decisione di non indietreggiare nemmeno dinanzi a una guerra mondiale ci hanno fatto riportare una nuova vittoria senza ricorrere alla forza. Ora vi è da sperare che gli increduli, i deboli e i dubitosi si convertano e si attengano a questa linea90. Molti di coloro che dubitavano si erano convcrtiti e i pochi altri furono presi dalla disperazione. Era chiaro che generali come Beck, Halder e Witzle-ben, insieme ai civili che li avevano consigliati, avevano avuto torto. Hitler 460 Verso la guerra mondiale aveva ottenuto quanto desiderava, senza sparare un solo colpo era giunto a un'altra grande conquista. Il suo prestigio salì a nuove altezze. Nessuno di coloro che, come l'autore del presente libro, si trovarono in Germania nei giorni dopo Monaco, può dimenticare l'entusiasmo del popolo tedesco. Si sentiva sollevato, perché la guerra era stata evitata; era entusiasta e pieno di orgoglio per la vittoria riportata da Hitler senza spargimento di sangue, non solo sulla Cecoslovacchia, ma anche sull'Inghilterra e la Francia. Nel breve intervallo di sei mesi - dicevano i tedeschi - Hitler aveva conquistato l'Austria e la regione dei Sudeti, annettendo al Terzo Reich dieci milioni di abitanti e un vasto territorio d'importanza strategica che apriva al dominio tedesco la via verso l'Europa sudorientale. E ciò senza il sacrificio della vita di un solo tedesco! Con l'istinto del genio, così raro nella storia tedesca, Hitler aveva indovinato la debolezza non solo degli Stati minori dell'Europa centrale ma anche delle due principali democrazie occidentali, della Gran Bretagna e della Francia, e le aveva costrette a piegarsi alla sua volontà. Pagina 318
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Aveva inventato e usato con straordinario successo una nuova strategia e tecnica della guerra politica, che rendeva superflua la guerra effettiva. In appena quattro anni e mezzo quest'uomo dalle umili origini aveva innalzato una Germania disarmata, caotica, vicina al fallimento, la più debole fra le grandi potenze d'Europa, ad una posizione che la faceva apparire come la più forte nazione del vecchio continente, una nazione dinanzi alla quale tutte le altre, perfino l'Inghilterra e la Francia, tremavano. In nessun momento le potenze vittoriose della pace di Versailles avevano osato cercare di arrestare questa vertiginosa ascesa, perfino quando ne avevano avuto la forza. Anzi a Monaco, dove si registrò la massima conquista di Hitler, l'Inghilterra e la Francia avevano abbandonato la loro linea di condotta per sostenere la Germania. Ciò che deve aver maggiormente sorpreso Hitler - e che di certo stupì il generale Beck, Hassell e gli altri della piccola cerchia dell'opposizione - fu che nessuno degli uomini al governo dell'Inghilterra e della Francia (" piccoli vermi ", come il Fùhrer li chiamò sprezzantemente in privato dopo Monaco) si rese conto delle conseguenze derivanti dalla loro incapacità a reagire con una certa energia contro il succedersi delle mosse aggressive del capo dei nazisti. In Inghilterra, l'unico a capire sembrò essere Winston Churchill. Nessuno sintetizzò le conseguenze di Monaco meglio di quel che egli fece nel suo discorso alla Camera dei Comuni del 5 ottobre: Abbiamo subito una disfatta totale e senza scusanti... Ci troviamo dinanzi a un disastro di prima grandezza. La via lungo il Danubio... la via al Mar Nero è stata aperta [ai tedeschi]... Tutti i paesi dell'Europa centrale e del bacino danubiano verranno assorbiti, l'uno dopo l'altro, nel vasto sistema della politica nazista... che ha in Berlino il suo centro d'irradiazione... E non pensate che questa sia la fine. È soltanto l'inizio... Ma Churchill non era al governo, e alle sue parole non si prestò attenzione. Verso Monaco 461 La resa franco-britannica di Monaco era stata necessaria? Adolf Hitler non aveva bluffato? Oggi sappiamo che ad entrambe le domande si deve dare, paradossalmente, una risposta negativa. Tutti i generali vicini a Hitler sopravvissuti alla guerra sono concordi nell'affermare che, se non fosse stato per Monaco, Hitler avrebbe attaccato la Cecoslovacchia il i° ottobre 1938, ed essi presumono che, anche se vi fossero state esitazioni momentanee a Londra, a Parigi e a Mosca, alla fine l'Inghilterra, la Francia e la Russia sarebbero state trascinate in guerra. Inoltre - e questa è la cosa più importante per tale aspetto della vicenda i generali tedeschi sono ugualmente unanimi nel riconoscere che la Germania avrebbe perduto la guerra, e in breve tempo. L'argomento dei difensori di Chamberlain e di Daladier - che a quel tempo rappresentavano la grande maggioranza -, per cui Monaco avrebbe salvato l'Occidente non solo dalla guerra ma anche da una disfatta e, in particolare, avrebbe evitato che Londra e Parigi venissero distrutte dai micidiali bombardamenti della Luftwaffe, risulta convincentemente confutato, per quel che riguarda i due ultimi punti, da coloro che erano in condizione di conoscere meglio le cose, cioè dai generali tedeschi, specie da quelli che erano più vicini a Hitler e che lo sostennero più fanaticamente dal principio alla fine. Fra questi ultimi, il principale esponente era il generale Keitel, capo del-l'OKW, adulatore di Hitler e rimasto in ogni momento al suo fianco. Chiamato a deporre a Norimberga, alla domanda quale fosse stata la reazione dei generali tedeschi all'accordo di Monaco, egli rispose: Fummo quanto mai lieti che non si giungesse a operazioni militari perché... avevamo sempre avuto la convinzione che i nostri mezzi per attaccare le fortificazioni di frontiera della Cecoslovacchia erano insufficienti. Dal punto di vista puramente militare ci mancavano i mezzi necessari per un attacco che implicava lo sfondamento delle fortificazioni di frontiera ". Gli esperti militari alleati hanno sempre ritenuto che l'esercito tedesco sarebbe dilagato subito in tutta la Cecoslovacchia. Alla testimonianza di Keitel, il quale disse che ciò non sarebbe avvenuto, può aggiungersi quella del feldmaresciallo von Manstein, che si dimostrò uno dei più brillanti comandanti tedeschi in guerra. Sentito a sua volta come testimone a Norimberga (a differenza di Keitel e di Jodl egli non era in stato d'accusa che mettesse in pericolo la sua vita), nei riguardi della posizione della Germania al tempo di Monaco, egli dichiarò: Se fosse scoppiata una guerra, né la nostra frontiera occidentale né quella polacca avrebbero potuto essere difese efficacemente, e non v'è dubbio alcuno che se la Cecoslovacchia si fosse difesa, saremmo stati arrestati dalle sue Pagina 319
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fortificazioni, perché non avevamo i mezzi per sfondarle *92. * Lo stesso Hitler se ne convinse, almeno in parte, dopo aver ispezionato la linea delle fortificazioni cèche. In seguito egli disse a Cari Burckhardt, alto commissario per Danzica della Società delle Nazioni: " Quando, dopo Monaco, fummo in grado di esaminare dall'interno la forza mili462 Verso la guerra mondiale Jodl, il " cervello " dell'OKW, nel difendersi a Norimberga, presentò la situazione nei seguenti termini: Con cinque divisioni di combattimento e sette divisioni di riserva nelle fortificazioni occidentali (che non erano altro che una postazione difensiva) era escluso che si potesse tener testa a cento divisioni francesi. Era militarmente impossibile '3. Se, come ammettono questi generali tedeschi, l'esercito di Hitler non disponeva dei mezzi necessari per penetrare nelle fortificazioni cèche, se la Germania, di fronte alle preponderanti forze francesi, si trovava a occidente in una situazione " militarmente impossibile ", se, inoltre, come si è visto, fra i generali vi erano tali dissensi al punto che il capo dello Stato maggiore dell'esercito si era proposto di rovesciare Hitler per impedire una guerra che non si poteva vincere - com'è che gli Stati maggiori francese e britannico non lo sapevano? E se lo sapevano, da che cosa i capi di governo dell'Inghilterra e della Francia possono essere stati costretti a sacrificare a Monaco tanta parte degli interessi vitali delle loro nazioni? A tale riguardo ci si trova di fronte a uno dei misteri del periodo di Monaco che ancora non si è riusciti a chiarire. Lo stesso Churchill, benché fosse così addentro nelle faccende militari, non tocca quasi l'argomento nelle sue voluminose memorie. È inconcepibile che gli Stati maggiori britannico e francese e i rispettivi governi ignorassero che lo Stato maggiore tedesco era avverso a una guerra europea. Come abbiamo visto, i cospiratori dettero notizia di ciò agli inglesi per lo meno attraverso quattro vie nell'agosto e nel settembre, e sappiamo che lo stesso Chamberlain rivolse alla cosa la sua attenzione. Ai primi di settembre Parigi e Londra debbono certo avere saputo delle dimissioni del generale Beck e delle ovvie conseguenze che avrebbe avuto per l'esercito tedesco la ribellione del suo capo più eminente e più qualificato. In genere, a quel tempo a Berlino si riteneva che i servizi segreti britannico e francese funzionassero abbastanza bene. È molto difficile credere che a Londra e a Parigi i capi militari ignorassero la palese debolezza dell'esercito e dell'aviazione tedesche e la loro incapacità a combattere una guerra su due fronti. Il capo di Stato maggiore dell'esercito francese, gene-nerale Gamelin, malgrado la sua innata notevolissima prudenza, come poteva dubitare che con quasi cento divisioni non sarebbe riuscito a soverchiare le cinque divisioni regolari e le sette divisioni di riserva dei tedeschi sul fronte occidentale e quindi a penetrare facilmente e rapidamente nella Germania? Come narrò in seguito94, Gamelin nel complesso non aveva molti dubbi. Il 12 settembre, il giorno in cui alla chiusura dell'adunata di Norimberga, Hitler aveva lanciato le sue tonanti minacce contro la Cecoslovacchia, il generalissimo francese aveva assicurato al presidente del Consiglio, Daladier, tare della Cecoslovacchia, ciò che constatammo ci turbò non poco; avevamo corso un serio rischio. Il piano preparato dai generali cèchi era formidabile. Ora capisco perché i miei generali avevano cercato di frenare l'azione " (PERTINAX, The Grave Diggers of Pratice, p. 3). Verso Monaco 463 che se vi fosse stata una guerra, " le nazioni democratiche avrebbero dettato la pace " al nemico. A sostegno di tale affermazione egli scrisse una lettera indicante le ragioni di questo suo ottimismo. Il 26 settembre, nel punto culminante della crisi cèca seguita all'incontro di Godesberg, Gamelin, che aveva accompagnato a Londra i capi del governo francese, ripetè le sue assicurazioni a Chamberlain e cercò di rafforzarle con una analisi della situazione militare intesa a rassicurare non solo il primo ministro britannico ma anche il suo tentennante presidente del Consiglio. Evidentemente, questa iniziativa non ebbe successo. Infine, subito prima che Daladier si recasse in volo a Monaco, Gamelin gli aveva indicati i limiti delle concessioni territoriali che si potevano fare nel territorio dei Sudeti senza pregiudicare la sicurezza della Francia. Le principali fortificazioni cèche, i tronchi ferroviari, certe linee strategiche e le industrie essenziali che potevano servire alla difesa non avrebbero dovuto essere ceduti alla Germania. Egli aveva aggiunto che, soprattutto, non si doveva permettere ai tedeschi di eliminare la Pagina 320
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt breccia costituita dalla Moravia. Ottimo consiglio, se la Cecoslovacchia doveva servire a qualcosa alla Francia, nel caso di una guerra contro la Germania: ma, come si è visto, Daladier non era uomo capace di agire in conformità. Al tempo di Monaco, molti pretesero che una delle ragioni della resa di Chamberlain fu la sua paura che Londra venisse distrutta dai bombardamenti tedeschi, e non v'è dubbio che i francesi tremavano all'idea che la loro bella capitale venisse rasa al suolo dagli attacchi aerei. Ma da quel che ora si sa circa la potenza della Luftwaffe in quel momento, risulta che l'allarme dei londinesi, dei parigini, di Chamberlain e di Daladier era ingiustificato. Al pari dell'esercito, l'arma aerea tedesca era stata concentrata contro la Cecoslovacchia, per cui, come l'esercito, essa non era in grado di effettuare azioni serie in Occidente. Perfino nel caso che alcuni bombardieri tedeschi fossero stati tenuti da parte per attaccare Londra e Parigi, è assai dubbio che essi avrebbero potuto raggiungere gli obiettivi. Per quanto la caccia britannica e francese fosse debole, i tedeschi non avrebbero potuto proteggere con la propria i bombardieri: anche se avessero avuto degli apparecchi, le basi erano troppo lontane. Fu anche detto - in particolare dagli ambasciatori Francois-Poncet e Henderson - che Monaco concesse alle due democrazie occidentali quasi un anno per mettersi al passo col riarmo tedesco. I fatti smentiscono tale argomentazione. Come ha scritto Churchill, il cui parere ha trovato l'appoggio di ogni serio storico militare alleato, " l'anno di respiro che era stato " guadagnato " grazie a Monaco, mise l'Inghilterra e la Francia in una posizione 'assai peggiore rispetto alla Germania di Hitler, di quanto fossero al momento della crisi di Monaco "9S. Come vedremo, tutti i calcoli militari tedeschi fatti un anno dopo lo confermano, e, naturalmente, gli eventi successivi tolgono ogni dubbio al riguardo. Retrospettivamente, con la conoscenza che ora abbiamo dei documenti segreti tedeschi, e sulla base delle testimonianze rese dopo la guerra dagli stessi tedeschi, si può riassumere nei seguenti termini la situazione: il i° ot464 Verso la guerra mondiale tobre 1938 la Germania non era in condizione di entrare in guerra contro la Cecoslovacchia, oltreché contro la Francia e l'Inghilterra, per tacere, poi, della Russia. Se fosse entrata in guerra sarebbe stata rapidamente e facilmente sconfitta, il che avrebbe significato la fine di Hitler e del Terzo Reich. Se invece all'ultimo momento una guerra europea fosse stata evitata grazie all'intervento dell'esercito tedesco, Hitler avrebbe potuto essere rovesciato da Halder, da Witzleben e da coloro che a essi si erano associati nel piano di arrestarlo non appena avesse dato l'ordine definitivo di attaccare la Cecoslovacchia. Nell'affermare spavaldamente e ufficialmente che " in ogni caso " il i° ottobre avrebbe fatto marciare l'esercito tedesco sulla regione dei Sudeti, Hitler si era compromesso: si trovava nella " posizione insostenibile " prevista dal generale Beck. Se, dopo tutte le sue minacce e affermazioni catego-riche, si fosse tirato indietro di sua spontanea volontà, difficilmente avrebbe potuto mantenersi a lungo al potere. Per Hitler sarebbe stato estremamente difficile, se non impossibile, indietreggiare, e se avesse tentato di farlo, con moltissime probabilità la sua perdita di prestigio avrebbe avuto in Europa, fra il suo popolo e soprattutto fra i suoi generali, conseguenze fatali. L'ostinata, ottusa insistenza di Chamberlain nel dare a Hitler quanto questi chiedeva, le sue corse a Berchtesgaden e a Godesberg e infine il suo fatale viaggio a Monaco, permisero a Hitler di uscire da un vicolo cieco e rafforzarono la sua posizione in Europa, in Germania e presso l'esercito in una misura che qualche settimana prima sarebbe stata inconcepibile. Accrebbero anche straordinariamente la potenza del Terzo Reich di fronte alle democrazie occidentali e all'Unione Sovietica. Per la Francia Monaco fu un disastro, e non si può davvero capire come a Parigi non ci si rendesse pienamente conto di ciò. La sua posizione militare in Europa era distrutta. Poiché il suo esercito, nel caso di una mobilitazione totale tedesca, non avrebbe mai potuto essere più della metà di quello del Terzo Reich, data la diversa popolazione dei due paesi, e dato che ancor minore era il suo potenziale in fatto di produzione bellica, la Francia aveva creato laboriosamente delle alleanze con le potenze minori dell'Est, sul fianco orientale della Germania, e anche dell'Italia: con la Cecoslovacchia, la Polonia, la Jugoslavia e la Romania, che, prese insieme, avevano il potenziale militare di una grande potenza. Ora, la perdita di trentacinque divisioni cèche ben addestrate e ben armate, che, schierate dietro le potenti fortificazioni Pagina 321
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt montane, avrebbero potuto tener testa a forze tedesche anche più considerevoli, era tale da mettere in crisi anche l'esercito francese. Non solo: dopo Monaco, i restanti alleati della Francia nell'Europa orientale come potevano aver fede nelle parole scritte di quella nazione? Che valore poteva ancora avere un'alleanza con la Francia? La risposta di Varsavia, Bucarest e Belgrado fu: ne aveva ben poco. E si verificò, in queste capitali, una corsa per ottenere i migliori accordi possibili con i nazisti vincitori finché si era ancora in tempo. E a Mosca, se non vi fu una corsa del genere, si ebbe però del fermento. Verso Monaco 465 Benché l'Unione Sovietica fosse militarmente alleata sia alla Cecoslovacchia che alla Francia, il governo francese aveva accettato senza protestare la decisione della Germania e dell'Inghilterra di escludere la Russia da Monaco. Era un affronto che Stalin non dimenticò e che doveva costar caro alle due democrazie occidentali nei mesi successivi. Il 3 ottobre, quattro giorni dopo Monaco, Werner von Tippelskirsch, consigliere all'ambasciata tedesca di Mosca, trasmise a Berlino un rapporto circa le " conseguenze " che, per la politica sovietica, avrebbe avuto Monaco. Egli riteneva che Stalin " ne avrebbe tratto le seguenti conclusioni " : di certo l'Unione Sovietica avrebbe " riesaminato la sua politica estera ", avrebbe assunto un atteggiamento meno amichevole nei riguardi della sua alleata, la Francia, mostrandosi " più positiva " verso la Germania. Di fatto, il diplomatico tedesco pensava che " le attuali circostanze offrono possibilità favorevoli per un nuovo e più vasto accordo economico fra Germania e Unione Sovietica " ". Negli archivi segreti tedeschi, questo è il primo accenno a un vento nuovo che, seppure lievemente, cominciava a spirare su Berlino e su Mosca e che un anno dopo doveva avere assai gravi conseguenze. Nonostante la sua splendida vittoria e l'umiliazione da lui inflitta non solo alla Cecoslovacchia, ma altresì alle democrazie occidentali, Hitler era deluso dei risultati di Monaco. Schacht lo udì esclamare, al suo ritorno a Berlino, nella cerchia delle sue SS: " Quel tizio [Chamberlain] mi ha rovinato il mio ingresso a Praga! "". Come spesso aveva confidato ai suoi generali, dopo la conferenza del 5 novembre dell'anno precedente, questa era la sua grande ambizione. Egli aveva spiegato loro che la conquista dell'Austria e della Cecoslovacchia doveva essere solo la fase preliminare per una più potente spinta verso uno spazio vitale, verso un Lebensraum, a est, e per una sistemazione militare con la Francia a ovest. Come aveva detto il 20 settembre al primo ministro ungherese, la cosa migliore era " distruggere la Cecoslovacchia ". Questa, aveva affermato, sarebbe " l'unica soluzione soddisfacente ". Temeva solo il " pericolo ", che i cèchi aderissero a tutte le sue richieste. Ora Chamberlain, tenendo stretto il suo famoso ombrello, era venuto a Monaco e aveva appunto costretto i cèchi ad aderire a tutte le sue richieste, privandolo così della gloria di una conquista militare. Dalle testimonianze risulta che tale fu, dopo Monaco, il tortuoso corso del pensiero di Hitler. In seguito egli doveva confessare ai suoi generali: " Fin dal primo momento vidi chiaramente che non potevo appagarmi del territorio dei tedeschi dei ^udeti. Quella era soltanto una soluzione parziale " ". Pochi giorni dopo Monaco il dittatore tedesco mise in moto i piani per pervenire a una soluzione totale. 1 L'incartamento del " caso verde " era stato conservato al quartier generale di Hitler e fu trovato intatto dalle truppe americane in una cantina dell'Obersalzberg. Il sommario della di scussione che ebbe luogo il 21 aprile fra Hitler e Keitel è il secondo documento della collezione. Tutto l'incartamento è stato prodotto come prova a carico nel processo di Norimberga (ND, 388-PS). Una traduzione inglese di esso si trova in NCA, III, pp. 306-709; una migliore versione inglese delle conversazioni del 21 aprile è contenuta in DGFP (II, pp. 239-40). 2 Pel memorandum segreto del Ministero degli Esteri tedesco in data 19 agosto 1938: NCA, VI, p. 855 (ND, 3059, PS). 3 DGFP, II, pp. 197-98. 4 Ibid., p. 255. 5 Pel memorandum di Weizsà'cker del 12 maggio 1938: DGFP, II, pp. 273-74. 6 Pel testo dei quattro telegrammi che furono scambiati: NCA, Pagina 322
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt III, pp. 308-9 (ND, 388PS). 7 Ibid., pp. 309-10. 8 Per il testo della lettera di Keitel e delle direttive: DGFP, II, pp. 299-303. 9 Ibid., pp. 307-8. 10 Per il dispaccio del 21 maggio del rappresentante diplomatico tedesco e dell'addetto mi litare a Praga: ibid., pp. 309-10. 11 Per il dispaccio del 22 maggio 1938 dell'ambasciatore von Dirksen: ibid., pp. 322-23. 12 II discorso al Reichstag del 30 gennaio 1939 è stato riprodotto in My New Order, ed. da Roussy de Sales, p. 563. 13 Secondo Fritz Wiedermann, uno degli aiutanti del Fiihrer che era presente e che in seguito giurò di " esser stato assai scosso da quella dichiarazione " - cfr. NCA, V, pp. 743-44 (ND, 3037-PS). 14 Annotazione senza data del diario di Jodl: TMWC, XXVIII, p. 372 (ND, 1780-?$). 15 Rubrica n del " caso verde " - cfr. NCA, III, pp. 315-20 (ND, 388-PS) e anche DGFP, II, pp. 3^7-62. 16 TMWC, XXVIII, p. 373. Il volume di TMWC reca il testo tedesco. Una traduzione in glese di estratti dal diario di Jodl si trova in NCA, IV, pp. 360-70. 17 II testo dei memorandum è stato riprodotto da Wolfgang Forster in Ein General kàmpft gegen den Krieg, pp. 81-119. 18 Diario di Jodl: TMWC, XXVIII, p. 374. Traduzione inglese in NCA, IV, pp. 364 (ND, i78o-PS). 19 Ibid. 20 TMWC, XX, p. 606. 21 The Von Hassell Diaria, p. 6. 22 Ibid., p. 34723 FORSTER, Op. dt., p. 122. 24 Dispacci dell'8 e del 9 giugno 1938: DGFP, II, pp. 395, 399-401. K Dispaccio del 22 giugno: ibid., p. 426. u Ibid., pp. 529-31. 27 Ibid., p. 611. 28 Rubrica 17 dell'incartamento " verde ": NCA, III, pp. 332-33 (ND, 388-PS). 29 TMWC, XXVIII, p. 375. 30 Pei resoconti sulla riunione del 3 settembre 1938: NCA, III, pp. 334-35 (ND, 388-PS). 31 Pel resoconto di Schmundt sulla riunione del 9 settembre: ibid., pp. 335-38. È la ru brica 19 dell'incartamento " verde ". 32 Annotazione del 13 settembre del diario di Jodl: TMWC, XXVta, pp. 378-79 (ND. i78o-PS). Verso Monaco 467 " DGFP, II, P. 536. 34 Le relazioni sulla visita di Kleist si trovano in Documenti on British Foreign Policy (che d'ora in poi indicherò con la sigla DBrFP), terza serie, IL 35 Gran parte del testo della lettera di Churchill si trova in DGFP, II, p. 706. " DBrFP, terza serie, II, pp. 686-87. 37 NEVILE HENDEKSON, Fatture of a Mission, pp. 147, 150. 38 DBrFP, terza serie, I. 39 Erich Kordt da la descrizione di questo incontro, fatta da suo fratello, nel libro Nicbt aus den Akten, pp. 279-81. " DGFP, II, p. 754Pagina 323
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ibid., P. 754L. B. NAMIER, Diplomatic Prelude, p. 35. 43 Sulla conferenza esiste un vasto materiale. Il testo del rapporto ufficiale compilato da Paul Schmidt, che fece da interprete e che fu la sola persona presente, è contenuto, fra l'altro, in DGFP, II, PP- 786-98. Schmidt ha riprodotto il suo racconto quale testimone oculare nel suo li bro Hitler's Interpreter, pp. 90-95. Le note di Chamberlain si trovano in DBrFP, terza serie, pp. 338-41; la sua lettera alla sorella sull'incontro, è stata riportata da Keith Feiling (Life of Neville Chamberlain, pp. 366-68). Cfr. anche HENDERSON, Failure of a Mission, pp. 152-54. " DGFP, II, p. 801. 45 Ibid., P. 810. 46 FEILING, Op. CÌt., p. 367. 47 NCA, VI, p. 799 (ND, C-2). 48 DGFP, II, pp. 863-64. 49 British White Paper, Ctnd. 5847, n. 2. Il testo si trova anche in DGFP, II, pp. 831-32. 50 Cfr. il mio Berlin Diary, p. 137. 11 Le principali fonti sulla conferenza di Godesberg sono: le note di Schmidt sui due incontri di Godesberg (DGFP, II, pp. 870-79; 898-908); il resoconto dei discorsi fatto dallo stesso Schmidt (Hitler's Interpreter, pp. 95-102); i testi delle lettere che Hitler e Chamberlain si scambiarono il 23 settembre (DGFP, II, pp. 887-92); le note di Kirkpatrick sull'incontro (DBrFP, terza serie, II, pp. 463-73, 499-508); la descrizione di Henderson in Failure of a Mission, pp. 156-62. 52 NCA, IV, p. 367 (ND, i78o-PS). 53 Diario di Jodl del 26 settembre 1938 (ibid.). " Pel testo del memorandum di Godesberg: DGFP, II, pp. 908-10. " " Times ", 24 settembre 1938. 56 Per il testo della risposta cèca: British White Paper, Cmd. 5847, n. 7. " Per il testo della lettera di Chamberlain a Hitler del 26 settembre 1938: DGFP, II, PP. 994-95sì Benché le annotazioni su questo incontro scritte dal dottor Schmidt non figurino nei documenti del Ministero degli Esteri tedesco, il resoconto si trova nel suo libro, op. cit., Pp. 102-3. Le note di Kirkpatrick si trovano in DBrFP, terza serie, II, n. i, p. 118. La versione di Henderson si può leggere nel suo libro già citato, p. 163. 59 Rubriche 31-33 dell'incartamento " verde ", NCA, pp. 350-52 (ND, 388-PS). M Per il dispaccio da Parigi: DGFP, II, p. 977. " II testo dei due appelli di Roosevelt e della risposta di Hitler al primo di essi si trova in DGFP, II. " Per il dispaccio da Praga: DGFP, II, p. 976. 63 Per il testo della lettera di Hider del 27 settembre 1938: DGFP, II, pp. 966-68. "Per il piano di Chamberlain: DGFP, II, pp. 987-88. I messaggi del primo ministro sono stati citati, basandosi sugli archivi cèchi, da WHEELER-BENNETT, Munich, pp. 151-52. " Ibid., p. 158. " Pel testo: British White Paper, Cmd. 5848, n. i. La lettera fu consegnata da Henderson a Hitler l'indomani a mezzogiorno. " HENDERSON, op. cit., p. 144. DBrFP, terza serie, II, p. 614. " Diario di Jodl, 28 settembre 1938, NCA, IV, p. 368 (ND, i78o-PS). " Fonti: l'interrogatorio di Halder condotto a Norimberga da un procuratore di New York, dal capitano Sam Harris (NCA, Suppl. B, pp. 1547-71) e anche il memorandum di Halder, che * Norimberga era stato passato alla stampa ma che non figura né in NCA né nei volumi di J AfWC; GISEVIUS, To thè Bitter End, pp. 283-328 e la sua testimonianza a Norimberga (TMWC, "II, PP. 210-328); SCHACHT, Account Settled, pp. 114-15. ° GISEVIUS, To thè Bitter End, p. 325, e anche la testimonianza da lui resa a Norimberga (TMWC, XII, p. 219). _^ 71 Memorandum di Erich Kordt, reso accessibile all'autore del presente libro. Anche Allen "ulles (Germany's Underground, p. 46) da un resoconto dell'incontro. 41 42
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 468 Verso la guerra mondiale 72 Alcuni dei partecipanti ad essi hanno dato dei resoconti sugli incontri avvenuti nella Cancelleria la mattina del 28 settembre: SCHMIDT, op. cit., pp. 105-8; FRANCOIS-PONCET, op. cit., pp. 265-68; HENDERSON, Op. CÌt., pp. 166-71. 73 SCHMIDT, Op. CÌt., p. IO/. 74 Ibìd. 75 HENDERSON, Op. CÌt., pp. 168-69; SCHMIDT, Op. CÌt., p. Io8. 76 Masaryk in seguito raccontò questa scena a molti suoi amici e anche all'autore del presente libro. Essendo però andati perduti i miei appunti, ho utilizzato il commovente racconto fatto da Wheeler-Bennett in Munich (pp. 170-71). 77 Dall'interrogatorio di Halder del 25 febbraio 1946 (NCA, Suppl. B, pp. 1553-58). 78 SCHACHT, op. cit., p. 125. 79 GISEVIUS, Op. CÌt., p. 326. 80 Ciano's Hidden Diary 1937-1938, p. 166. In un telegramma in data 26 giugno 1940 Mus solini ricordò a Hitler che egli a Monaco aveva promesso di associarsi all'attacco contro la Gran Bretagna. Il testo del telegramma si trova in DGFP, X, p. 27. 81 Pel testo delle note di Chamberlain e di Benes: DBrFP, terza serie, II, pp. 599-604. 82 Pei resoconti sui due incontri di Monaco: DGFP, II, pp. 1003-8, 1011-14. 83 HENDERSON, Op. CÌt., p. 171; FRANCOIS-FONCÉ!, Op. CÌt., p. 271. 84 SCHMIDT, Op. CÌt., p. HO. es Pel testo dell'accordo di Monaco: DGFP, II, pp. 1014-16. 86 Dal rapporto ufficiale trasmesso dal dottor Masaryk al Ministero degli Esteri cèco. Le fonti su questa parte della conferenza di Monaco sono: DGFP, II, secondo la citazione fatta nella nota 83; il testo dell'accordo di Monaco (ibid., pp. 1014-16; DBrFP, terza serie, II, n. i, p. 227); CIANO, SCHMIDT, HENDERSON, FRANCOIS-FONCÉ! e WEIZSACKER, Op. CÌt. 87 Berlin Diary, p. 145. 88 Le fonti sull'incontro Chamberlain-Hitler sono: DGFP, II, p. 1017, pel testo della dichia razione; DGFP, IV, pp. 287-93 pel memorandum ufficiale sull'incontro compilato da Schmidt; il libro citato dello stesso Schmidt (pp. 112-13). DBrFP, terza serie, II, n. 1228, da una versione della conversazione un po' diversa. 89 DGFP, IV, pp. 4-5. 90 Diario di Jodl: NCA, IV, p. 368 (ND, i78o-PS). 91 Testimonianza di Keitel del 4 aprile 1946: TMWC, X, p. 509. 92 Testimonianza di Manstein del 9 agosto 1946: TMWC, XX, p. 606. 93 Testimonianza di Jodl del 4 giugno 1946: TMWC, XV, p. 361. 94 GAMELIN, Servir, pp. 344-46 (è un libro che delude). Ciò che qui dice il generale è con fermato da PERTINAX, The Grave Diggers of trance, p. 3. Si spiega così il parere espresso da Gamelin il 26 e il 28 settembre. K CHURCHILL, The Gatbering Storni, p. 339. 96 DGFP, IV, pp. 602-4. 97 Per le dichiarazioni fatte da Schacht a Norimberga: TMWC, XII, p. 531. 98 Pel discorso tenuto il 23 novembre 1939 ai comandanti in capo: NCA, III, p. 573 (ND, PS). XIIILA FINE DELLA CECOSLOVACCHIA Dieci giorni dopo che ebbe apposto la sua firma all'accordo di Monaco - e Pagina 325
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ancor prima che l'occupazione militare pacifica del paese dei Sudeti fosse stata completata - Adolf Hitler inviò un messaggio segretissimo al generale Keitel, capo dell'OKW. i ) Nella presente situazione, quali rinforzi sono necessari per spezzare ogni resistenza cèca in Boemia e in Moravia? 2) Quanto tempo occorrerebbe per radunare o spostare nuove forze? 3) Quanto tempo occorrerebbe allo stesso scopo, qualora l'operazione fosse effettua ta dopo la prevista smobilitazione e il ritiro delle truppe? 4) Quanto tempo occorrerebbe per effettuare lo stato di emergenza per l'azione del i° ottobre? '. L'i i ottobre Keitel si affrettò a mandare al Fiihrer un telegramma con una risposta particolareggiata. Non sarebbero stati necessari troppi rinforzi né molto tempo. Nel territorio dei Sudeti erano già pronte ventiquattro divisioni, di cui tre corazzate e quattro motorizzate. Keitel dichiarò: " L'OKW crede che sarebbe possibile iniziare le operazioni senza rinforzi, in vista degli attuali segni di indebolimento della resistenza cèca "2. Ricevute queste assicurazioni, Hitler dieci giorni dopo comunicò i suoi progetti ai capi militari. Segretissimo " ,. , 0 Berlino, 21 ottobre 1938 In ulteriori direttive fisserò i compiti delle forze armate e indicherò i preparativi per la condotta di guerra richiesta da cedesti compiti. Finché tali direttive non entreranno in vigore, le forze armate debbono tenersi pronte m qualsiasi momento per le seguenti eventualità: 1) difendere le frontiere della Germania; 2) liquidare il resto della Cecoslovacchia; 3) occupare il distretto di Memel. Memel, porto baltico di circa quarantamila abitanti, in seguito al trattato di Versailles era passato dalla Germania alla Lituania. Essendo la Lituania una nazione più piccola e più debole dell'Austria e della Cecoslovacchia, l'occupazione della città non rappresentava per la Wehrmacht un problema, e 111 tali direttive Hitler diceva semplicemente che essa sarebbe stata " annes-sa ". Quanto alla Cecoslovacchia: 4/o
Verso la guerra mondiale Dovrà essere possibile schiacciare in qualsiasi momento il resto della Cecoslovacchia, qualora la sua politica fosse ostile alla Germania. Le istruzioni da impartirsi alle forze armate per questa evenienza saranno, nell'insieme, assai meno importanti di quelle per il " caso verde "; comunque esse debbono garantire un grado di preparazione, considerevolmente più alto, dato che si è rinunciato alle misure di una mobilitazione sistematica. L'organizzazione, l'ordine di battaglia e lo stato di emergenza delle unità designate per questo compito debbono essere studiati già in tempo di pace, nel quadro di un attacco di sorpresa tale da togliere alla Cecoslovacchia la possibilità di qualsiasi resistenza organizzata. L'obiettivo sarà occupare rapidamente la Boemia e la Moravia e tagliar fuori la Slovacchia3. Come era ovvio, la Slovacchia poteva esser tagliata fuori con mezzi pacifici, tanto da rendere superfluo l'uso delle truppe tedesche. Il Ministero tedesco degli Esteri si mise all'opera per giungere a questo. Durante tutti i primi giorni di ottobre Ribbentrop e i suoi collaboratori fecero pressioni sugli ungheresi perché si affrettassero a prendersi la loro parte del bottino nella Slovacchia. Ma quando l'Ungheria, la cui avidità non aveva bisogno di essere stimolata dai tedeschi, accennò ad annettersi senz'altro la Slovacchia, la Wilhelmstrasse fece un passo indietro. Essa aveva altri progetti circa il futuro di quel paese. Subito dopo Monaco il governo di Praga aveva accordato alla Slovacchia un'ampia autonomia. Il Ministero tedesco degli Esteri considerava tale situazione " tollerabile " per il momento. Ma circa il futuro, le idee tedesche furono riassunte dal dottor Ernst Wormann, direttore della sezione politica del Ministero degli Esteri, in un memorandum del 7 ottobre. Egli scrisse: " Una Slovacchia indipendente sarebbe costituzionalmente debole, per cui soddisferebbe nel modo migliore al bisogno tedesco di penetrazione e di consolidamento nell'est "4. Questa fu una nuova svolta per il Terzo Reich. Per la prima volta Hitler si accinse a partire alla conquista di terre non germaniche. In privato e pubblicamente egli nelle ultime sei settimane aveva assicurato Chamberlain che il territorio dei Sudeti era l'ultimo oggetto delle sue richieste in Europa. E Pagina 326
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt benché il primo ministro britannico fosse ingenuo oltre ogni dire quanto al prestar fede alla parola di Hitler, pure il suo convincimento che il dittatore tedesco si sarebbe fermato dopo aver assorbito i tedeschi che prima erano vissuti fuor dalla frontiera del Reich e ora si trovavano all'interno di essa, aveva qualche fondamento. Il Fiihrer non aveva forse ripetutamente dichiarato di non desiderare i cèchi nel Terzo Reich? In Mein Kampf e in una quantità di discorsi ufficiali non aveva forse egli riconfermato la teoria che la Germania, per essere forte, doveva essere razzialmente pura, evitando di assorbire popoli stranieri, soprattutto slavi? Questo era vero. Ma quel che forse ci si dimenticava a Londra era che in più di una pagina ampollosa del Mein Kampf egli aveva altresì predicato che il futuro della Germania era legato alla conquista di uno " spazio vitale ", di un Lebensraum nell'Europa orientale. Da oltre un millennio tale spazio era occupato dagli slavi. La fine della Cecoslovacchia 471
Verso la guerra mondiale e) Bisogna arrestare tanti ebrei, soprattutto ebrei ricchi, quanti ne possono essere sistemati nelle prigioni esistenti... Dopo il loro arresto, ci si dovrà mettere subito in contatto con i campi di concentramento adatti, al fine di internarli in tali campi al più pre_ sto possibile. Pagina 327
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Quella fu in tutta la Germania una notte di orrori. Sinagoghe, abitazioni e botteghe ebraiche furono date alle fiamme e molti ebrei, uomini, donne e bambini, furono uccisi a colpi di arma da fuoco o in altro modo, mentre cercavano di sfuggire alle fiamme. Una relazione riservata preliminare fu fatta da Heydrich a Goring l'indomani, 11 novembre. Ancora non si può fissare in cifre l'estensione della distruzione dei negozi e delle case di ebrei... 815 botteghe distrutte e 171 case d'abitazione date alle fiamme o distrutte rappresentano soltanto una parte dei danni effettivi, per quel che riguarda gli incendi... 119 sinagoghe sono state incendiate e altre 76 completamente distrutte... 20000 ebrei sono stati arrestati. Sono stati annunciati 36 morti e un pari numero di feriti gravi. Gli uccisi e i feriti sono ebrei-Si ritiene però che la cifra definitiva degli ebrei uccisi in quella notte sia di molto superiore. Lo stesso Heydrich il giorno dopo la relazione preliminare dichiarò che le botteghe ebraiche saccheggiate furono 7500. Si ebbero anche casi di stupro, cosa che il maggiore Buch, capo del tribunale del partito, giudicava colpa più grave dell'assassinio, perché violava le leggi razziali di Norimberga interdicenti ogni rapporto sessuale fra " ariani " ed ebrei. Chi si rese reo di stupro fu peraltro espulso dal partito e deferito ai tribunali civili. I membri del partito che si erano limitati a uccidere gli ebrei " non potevano essere puniti " - affermò il maggiore Buch - perché avevano semplicemente eseguito ordini ricevuti. Su questo punto, egli fu del tutto esplicito quando scrisse: " Nel pubblico non vi è chi non si renda conto che, lo si voglia ammettere o meno, moti politici come quelli del 9 novembre sono stati organizzati e diretti dal partito " *. Assassini, incendi e saccheggi non furono le sole sofferenze subite da ebrei tedeschi innocenti a causa dell'uccisione di Rath a Parigi. Essi dovettero subire anche la distruzione delle loro proprietà. I premi di assicurazione ad essi dovuti furono confiscati dallo Stato. Inoltre a tutta la loro collettività fu imposta un'ammenda di un miliardo di marchi, come punizione - disse Goring " per i loro abominevoli delitti, ecc. ". Questa condanna fu fissata in una seduta grottesca di una dozzina di ministri del gabinetto tedesco e di alti funzionari, che ebbe luogo il 12 novembre sotto la presidenza del corpulento feldmaresciallo. Ne esiste ancora una parte del rendiconto stenografico. Un certo numero di società tedesche d'assicurazione, se avesse dovuto * II rapporto del maggiore Buch ci da un quadro autentico di quel che, nel Terzo Reich, era la giustizia. In un punto si legge: " Nei seguenti casi di uccisione di ebrei i procedimenti penali sono stati sospesi o sono state inflitte lievi condanne ". Viene quindi citato un gran numero di tali " casi ", con i nomi degli uccisi e degli uccisori. " Fruhling August membro del partito, per l'uccisione dei coniugi ebrei Goldberg e dell'ebreo Sinasohn... Behring Willi e Heike Joseph, membri del partito, per l'uccisione dell'ebreo Rosenbaum e dell'ebrea Zwienicki... Schmidt Heinrich e Meckler Ernst, membri del partito, per aver annegato l'ebreo Iloffer... ", ecc. La fine della Cecoslovacchia 473 pagare le polizze per gli edifici danneggiati (gran parte dei quali erano di proprietà di " ariani ", anche se vi si trovavano negozi di ebrei) e per i danni, si sarebbe visto vicino al fallimento. Come fece presente a Goring Herr Hilgard, incaricato di difendere gli interessi di quelle società, i soli danni per i cristalli rotti delle vetrine ammontavano a cinque milioni di marchi; e la maggior parte del vetro necessario per le riparazioni avrebbe dovuto essere importato dall'estero, in valuta estera, pesando sulla bilancia degli scambi, dove la Germania aveva un margine assai stretto. " Ciò non può continuare! - esclamò Goring che, fra l'altro, era il dittatore dell'economia tedesca. - Non potremo resistere con cose del genere! È impossibile! " E, rivoltosi verso Heydrich, gridò: " Invece di distruggere tante cose di valore, avrei preferito che uccideste duecento ebrei! "*. " Ne sono stati uccisi trentacinque ", rispose Heydrich, difendendosi. Non tutta la conversazione - il verbale stenografico parziale comprende circa diecimila parole - fu così seria. Goring e Goebbels si divertirono un mondo quando si trattò di escogitare nuove vessazioni cui sottoporre gli ebrei. Il ministro per la Propaganda disse che agli ebrei si sarebbero fatte sgombrare dalle macerie e spianare le aree delle sinagoghe distrutte; queste aree sarebbero state utilizzate come luoghi di parcheggio. Affermò che gli ebrei dovevano essere esclusi da tutto, dalle scuole, dai teatri, dai cinematografi, dai luoghi di villeggiatura, dalle spiagge, dai parchi e perfino dalle foreste tedesche. Propose di assegnare, nei treni, speciali vagoni e scompartimenti per gli ebrei: essi, però, li avrebbero potuti occupare solo dopo che tutti gli Pagina 328
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ariani avessero trovato posto. " Bene! - disse Goring ridendo, - se il treno è affollato, manderemo fuori a calci gli ebrei e li lasceremo sedere soli per tutto il viaggio nel corridoio che porta alla latrina! " Quando, in tutta serietà, Goebbels chiese che agli ebrei fosse proibito di entrare nelle foreste, Goring rispose: " Assegneremo agli ebrei certe parti delle foreste e procureremo che certi animali rassomiglianti maledettamente agli ebrei - l'alce ha un naso curvo come il loro - vi vadano anch'essi e si acclimatino ". Di tali discorsi, e di altri del genere, i capi del Terzo Reich si dilettavano mentre trascorreva quell'anno cruciale, il 1938. Ma il problema di chi dovesse pagare i danni di 25 milioni di marchi causati da un pogrom istigato e organizzato dallo Stato era abbastanza serio, specie per Goring, che ora aveva assunto la responsabilità di promuovere il benessere economico della Germania nazista. In nome delle società di assicurazione Hilgard fece notare che se agli ebrei non fossero state pagate le loro polizze, sarebbe venuta meno la fiducia di cui, in patria e all'estero, godeva l'assicurazione tedesca. D'altra parte, egli non vedeva come molte delle società minori avrebbero potuto pagare senza fallire. * A Norimberga, nel corso del controintcrrogatorio, alla domanda del giudice Jackson st egli avesse effettivamente pronunciato tali parole, Goring rispose: " SI, ma le dissi in un momento di malumore e di eccitazione... Non le dissi sul serio"6. 474 Verso la guerra mondiale Gbring risolse rapidamente il problema. Le società di assicurazione avrebbero dovuto pagare agli ebrei tutte le somme dovute, ma queste somme sarebbero state confiscate dallo Stato e gli assicuratori rimborsati di una parte delle loro perdite. La soluzione non soddisfece Herr Hilgard che, a giudicare dal verbale dell'incontro, deve aver avuto la sensazione di essere capitato in mezzo a un gruppo di dementi. GORING Agli ebrei saranno rifusi i danni dalla compagnia di assicurazione, ma le somme saranno confiscate. Resterà, per le compagnie di assicurazione, un margine di guadagno, dato che esse non avranno da risarcire tutto il danno. Herr Hilgard, potete considerarvi dannatamente fortunato. HILGARD Non ne vedo la ragione. Voi chiamate un guadagno il fatto che non avremo da risarcire tutto il danno! Il feldmaresciallo non era abituato a questi discorsi e mise rapidamente a tacere il disorientato uomo d'affari. COKING Un momento! Se voi siete tenuti per legge a pagare cinque milioni e d'un tratto un angelo appare dinanzi a voi, nella mia abbastanza corpulenta forma, e vi dice che potete tenervi un milione, per tutti i cicli, questo non è forse un guadagno? Vorrei fare a mezzo con voi, o come diavolo dite. Ma basta guardarvi. Da tutto il vostro corpo traspare la soddisfazione. Vi state intascando una bella bustarella! Il funzionario delle assicurazioni era lento a capire. HILGARD La parte perdente sono tutte le società di assicurazione. È cosi, e resta cosi. Nessuno può considerare diversamente le cose. GORING E allora, perché non fate in modo che si rompano un po' meno vetrine? Il feldmaresciallo ne aveva abbastanza di quell'uomo dalla mentalità di commerciante. Herr Hilgard fu congedato e sparì nel limbo della storia. Un rappresentante del Ministero degli Esteri osò suggerire che v'era da tener conto dell'opinione pubblica americana, qualora si dovessero prendere altre misure contro gli ebrei *. Ciò provocò uno scoppio d'ira in Gbring: " Quel paese di canaglie!... Quello Stato di gangster! " Dopo altre lunghe discussioni si decise di risolvere il problema ebraico nel modo seguente: eliminare gli ebrei dall'economia tedesca; trasferire ad ariani tutte le imprese e le proprietà ebraiche, compresi gioielli e opere d'arte, con un qualche risarcimento nella forma di obbligazioni di cui gli ebrei potevano usare gl'interessi ma non il capitale. Il problema di escludere gli ebrei dalle scuole, dai luoghi di villeggiatura, dai parchi, dalle foreste, ecc. e di espellerli dopo averli privati di tutte le loro proprietà, oppure * L'ambasciatore americano a Berlino, Hugh Wilson, il 14 novembre, ossia due giorni dopo la riunione presieduta da Gbring, fu richiamato dal presidente Roosevelt " per consultazioni " e non tornò più in sede. L'ambasciatore tedesco a Washington, Hans Dieckhoff, che in quel giorno aveva riferito a Berlino come, per effetto del pogrom tedesco, in tale città " si era scatenato un uragano " fu Pagina 329
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt richiamato il 18 novembre e anche lui non tornò più in sede. Il 30 novembre Hans Thomsen, incaricato d'affari tedesco a Washington, usando il codice cifrato consigliò Berlino di trasferire in Germania " gli archivi politici segreti, data la situazione assai tesa e la mancanza di sicurezza per il materiale segreto ". " Gli archivi, - egli disse, - sono cosi voluminosi che non si possono distruggere abbastanza rapidamente, in caso di necessità " '. La fine della Cecoslovacchia 475 di internarli in ghetti tedeschi dove essi sarebbero stati utilizzati per i lavori forzati, fu riservato a un ulteriore esame da parte di una commissione speciale. Al termine della riunione Heydrich si espresse così: " Malgrado l'eliminazione degli ebrei dalla vita economica, resta il problema principale, quello di cacciare gli ebrei dalla Germania ". Il conte Schwerin von Krosigk, ministro delle Finanze, che, discepolo di Rhodes, si vantava di rappresentare " la Germania tradizionale e onesta " in seno al governo nazista, riconobbe che " noi dobbiamo far di tutto per spingere gli ebrei ad andarsene in paesi stranieri ". Quanto ai ghetti, l'aristocratico tedesco disse dolcemente: " Non penso che la prospettiva del ghetto sia molto bella. L'idea del ghetto non è troppo simpatica ". Alle 2,30 del pomeriggio, dopo circa quattro ore, Goring chiuse la seduta. Chiuderò la nostra riunione con queste parole: come punizione per i loro abominevoli crimini, ecc., gli ebrei tedeschi dovranno versare un contributo di un miliardo di marchi. Questa misura avrà i suoi effetti. Quei porci non commetteranno altri delitti. Incidentalmente, dirò che non mi piacerebbe essere un ebreo in Germania. Ben presto apparve chiaro che gli ebrei avrebbero subito da parte di quell'uomo, di quello Stato e di Hitler ben altre sofferenze. Il 9 novembre 1938, in quella notte di tumulti e di incendi, il Terzo Reich aveva imboccato una via tenebrosa e selvaggia, dalla quale non vi fu più ritorno. Già in precedenza un buon numero di ebrei era stato ucciso, seviziato e depredato, ma tali crimini, salvo quelli avvenuti nei campi di concentramento, erano stati commessi in gran parte da furfanti in camicia bruna spinti dai loro istinti sadici e dalla loro avidità, mentre le autorità erano restate a guardare o avevano voltato la testa. Ma questa volta era stato lo stesso governo tedesco a organizzare e attuare un grande pogrom. Erano opera sua le uccisioni, i saccheggi, gli incendi delle sinagoghe, delle case e dei negozi nella notte del 9 novembre. Del pari opera sua furono i tre decreti, regolarmente pubblicati nella gazzetta ufficiale - sul " Reichsgesetzblatt " -nel giorno stesso della riunione presieduta da Goring, che imponevano alla comunità ebraica l'ammenda di un miliardo di marchi, escludevano gli ebrei dal campo dell'economia, li depredavano di quanto restava di loro proprietà e li spingevano verso un regime da ghetto, e peggio ancora. L'opinione mondiale fu commossa e indignata per simili barbarie commesse da una nazione che vantava una centenaria cultura cristiana e umanistica. A sua volta, Hitler s'infuriò per la reazione del mondo e si convinse che essa dimostrava soltanto il potere e la portata della " cospirazione mondiale ebraica ". Retrospettivamente, è facile vedere come tutto ciò che gli ebrei subirono in Germania il 9 novembre e le dure, brutali misure prese subito dopo contro di loro, furono i prodromi di un fatale indebolimento che alla fine doveva trascinare il dittatore, il suo regime e la sua nazione a un'estrema rovina. Centinaia di pagine del presente libro sono disseminate delle prove della 476 Verso la guerra mondiale megalomania di Hitler. Ma in genere fin qui egli nelle fasi critiche della sua ascesa e di quella del suo paese aveva saputo frenarla. In tali momenti la sua geniale capacità di agire audacemente ma anche, di massima, solo dopo un accurato studio delle conseguenze, gli aveva procurato, l'uno dopo l'altro, schiaccianti successi. Ma ora - il 9 novembre e le sue ripercussioni lo mostrano chiaramente - Hitler stava perdendo il controllo di se stesso; la megalomania prendeva il sopravvento. Il resoconto stenografico della riunione presieduta da Gbring il 12 novembre rivela che fu Hitler, in ultima analisi, il responsabile dell'olocausto di quella sera di novembre; fu l a dare l'approvazione necessaria perché avesse corso; fu lui a incitare Goring a tirare diritto nella eliminazione degli ebrei dalla vita tedesca. Da quel momento, il padrone assoluto del Terzo Reich avrebbe ormai mostrato ben poco di quella prudenza che in precedenza l'aveva così spesso salvato. E benché il suo genio e quello del Pagina 330
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt suo paese dovessero portarlo ad altre sensazionali conquiste, pure i semi avvelenati di una possibile autodistruzione ormai, per il dittatore e per la sua nazione, erano stati gettati. Il male di Hitler era contagioso; passò nella nazione, simile a un virus. Come l'autore del presente libro può attestare in base alla propria esperienza personale, individualmente molti tedeschi inorridirono per l'inferno del 9 novembre, non meno degli americani, degli inglesi e di altri stranieri. Ma né i capi delle Chiese cristiane, né i generali, né altri rappresentanti della Germania " buona " avanzarono subito una aperta protesta. S'inchinarono, invece, dinanzi a ciò che il generale von Fritsch aveva chiamato " l'inevitabile " o " il destino della Germania ". Il clima di Monaco svanì rapidamente. A Saarbrùcken, a Weimar e a Monaco Hitler tenne discorsi petulanti nei quali esortava i paesi esteri e specialmente l'Inghilterra a badare ai fatti propri e a cessare di occuparsi " del destino dei tedeschi all'interno delle frontiere del Reich ". Questo destino - dichiarò egli con voce minacciosa - riguardava esclusivamente la Germania. Non doveva passar molto tempo che perfino Neville Chamber-lain si rese conto della vera natura di quel governo tedesco, per pacificarsi col quale egli si era spinto così lontano. A poco a poco, quando a quell'anno ricco di eventi, il 1938, seguì il malaugurato 1939, il primo ministro ebbe sentore di che cosa il Fùhrer, che egli personalmente si era tanto sforzato di favorire nell'interesse della pace europea, stava tramando dietro le quinte *. Non molto tempo dopo " Monaco ", Ribbentrop si recò a Roma. Come Ciano notò nel suo diario il 28 ottobre, aveva l'idea fissa della guerra'. Il ministro degli Esteri tedesco disse a Mussolini e a Ciano: II Fiihrer è convinto che si debba contare su di una inevitabile guerra con le democrazie occidentali entro pochi anni, forse tre o quattro... La crisi cèca ha dimostrato la * II 28 gennaio 1939 Lord Halifax avverti segretamente il presidente Roosevelt " che fin dal novembre 1938 si erano avuti indizi sempre più chiari che Hitler stava progettando un'altra mossa all'estero per la primavera del 1939 ". Il segretario britannico agli Esteri disse: " I rapporti indicano che Hitler, incoraggiato da Ribbentrop, da Hirnmler e da altri, sta meditando un attacco contro le potenze occidentali come operazione preliminare a una successiva azione a oriente "8La fine della Cecoslovacchia 477 nostra potenza! Abbiamo il vantaggio dell'iniziativa e siamo padroni della situazione. Non possiamo venire attaccati. La situazione militare è ottima: a partire dal settembre (1939) potremo far fronte a una guerra con le grandi democrazie *. Al giovane ministro degli Esteri italiano Ribbentrop sembrò " vanitoso, frivolo e loquace "; dopo averlo caratterizzato nel suo diario in tali termini, aggiunse: " II Duce dice che basta guardargli la testa per vedere che ha poco cervello ". Il ministro degli Esteri tedesco era venuto a Roma per indurre Mussolini a firmare un patto di alleanza militare fra Germania, Giappone e Italia, un abbozzo del quale era stato già rimesso agli italiani a Monaco; ma Mussolini tergiversò. Ciano notò che egli non era ancora disposto a chiudere la porta all'Inghilterra e alla Francia. Hitler quell'autunno accarezzò l'idea di staccare la Francia dalla sua alleata di oltre Manica. Quando il 18 ottobre ricevette l'ambasciatore francese Francois-Poncet, per una visita di congedo nella fantastica fortezza del Nido dell'Aquila, situata su di una vetta sopra Berchtesgaden **, il Fùh-rer proruppe in un violento attacco contro la Gran Bretagna. L'ambasciatore trovò Hitler pallido, con la faccia tirata per la fatica, però non stanco abbastanza da non inveire contro Albione. L'Inghilterra - egli disse - risuona " di minacce e di chiamate alle armi ". È egoista e prende arie di " superiorità ". Sono i britannici che stanno distruggendo lo spirito di Monaco. E cosf via. La Francia era un'altra cosa. Hitler disse che desiderava stringere, con questa, più amichevoli relazioni. Per dimostrarlo, era pronto a firmare subito un patto di amicizia, garantendo le attuali frontiere (e quindi rinunciando nuovamente a qualsiasi rivendicazione tedesca sull'Alsazia-Lorena) e proponendo di regolare per mezzo di consultazioni ogni futura divergenza. Questo patto fu regolarmente firmato a Parigi il 6 dicembre 1938 dai ministri degli Esteri della Germania e della Francia. La Francia, a quel tempo, si era alquanto ripresa dal panico disfattista dei giorni di Monaco. L'autore del presente libro si trovava per caso a Parigi il giorno in cui il documento fu firmato e notò l'atmosfera gelida che vi regnava. Le strade che Ribbentrop Pagina 331
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt attraversò erano assolutamente deserte, e diversi ministri e altri personaggi eminenti del mondo politico e letterario francese, compresi i pre* La versione tedesca del colloquio che Ribbentrop ebbe con Ciano a Roma il 28 ottobre, compilata dal dottor Schmidt, conferma l'atteggiamento bellicoso di Ribbentrop e riferisce le sue parole; Ribbentrop disse che la Germania e l'Italia dovevano prepararsi " a un conflitto armato con le democrazie occidentali... qui e ora ". In tale incontro Ribbentrop assicurò Ciano che Monaco aveva rivelato la forza degli isolazionisti degli USA, " per cui non v'era nulla da temere da parte dell'America " 10. ** Questo fantastico ritiro, la cui costruzione richiese oltre tre anni e grandi spese, non era facile da raggiungere. Una strada di dieci miglia a curve strettissime tagliata nel fianco della montagna conduceva a una lunga galleria sotterranea scavata nella roccia; di 1! un ascensore, con un tragitto di circa 112 metri, portava a un rifugio appollaiato sulla vetta di un monte a oltre 1800 metri d'altezza. Dall'alto si offriva allo sguardo una vista delle Alpi di straordinaria bellezza; in lontananza si poteva scorgere Salisburgo. Nel descrivere il ritiro, Francois-Poncet si chiese: " Questo edificio è l'opera di una mente normale o di una mente tormentata dalla megalomania e ossessionata da idee di dominio e di solitudine? " 478 Verso la guerra mondiale sidenti del Senato e della Camera, Jeanneney e Herriot, si rifiutarono di presenziare ai ricevimenti in onore dell'ospite nazista. Questo incontro di Bonnet e di Ribbentrop dette luogo a un equivoco che ebbe delle ripercussioni sui successivi avvenimenti. Il ministro degli Esteri tedesco affermò che Bonnet gli aveva assicurato che la Francia, dopo Monaco, non era ulteriormente interessata all'Europa orientale; Ribbentrop in seguito interpretò tale dichiarazione nel senso che i francesi avessero dato mano libera alla Germania in quelle regioni, specie nei riguardi della Cecoslovacchia mutilata e della Polonia. Bonnet lo smentì. Secondo i verbali dell'incontro stesi da Schmidt, nel rispondere alla richiesta di Ribbentrop di riconoscere la sfera tedesca d'influenza nell'Est, Bonnet avrebbe dichiarato che " la situazione, dopo Monaco, è fondamentalmente cambiata " ". Questa risposta ambigua fu subito deformata dallo scaltro ministro degli Esteri tedesco che la mutò nella esplicita dichiarazione, da lui trasmessa a Hitler, che " a Parigi Bonnet aveva affermato di non esser più interessato ai problemi concernenti l'Est ". La rapida resa della Francia a Monaco aveva già convinto il Fiihrer di questo. Ma ciò non era del tutto vero. La Slovacchia "conquista l'indipendenza". Che ne era stato di quella garanzia tedesca per il resto della Cecoslovacchia che a Monaco Hitler aveva solennemente promesso di dare? Quando il nuovo ambasciatore francese a Berlino, Robert Coulondre, lo domandò a Weizsacker il 21 dicembre 1938, il segretario di Stato gli rispose che i destini della Cecoslovacchia stavano nelle mani della Germania e che egli respingeva il progetto di una garanzia franco-britannica. Fin dal 14 ottobre, quando il nuovo ministro degli Esteri cèco, Frantisele Chvalkovsky, si era recato a Monaco a mendicare umilmente delle briciole dalle mani di Hitler e aveva chiesto se la Germania si sarebbe unita alla Gran Bretagna e alla Francia nel garantire le accorciate frontiere della sua patria, il Fùhrer aveva risposto beffardamente che " le garanzie inglesi e francesi non avevano valore alcuno... e che l'unica vera garanzia era quella data dalla Germania " . Cominciava il 1939, e tale garanzia ancora non si vedeva, per la semplice ragione che il Fùhrer non aveva nessuna intenzione di concederla: essa sarebbe venuta a interferire con i piani che egli aveva cominciato a concepire subito dopo Monaco. Presto non vi sarebbe più stata una Cecoslovacchia da garantire. Per cominciare, bisognava indurre la Slovacchia a staccarsi. Qualche giorno dopo Monaco, cioè il 17 ottobre, Gbring aveva ricevuto due capi slovacchi, Ferdinand Durcansky e Mach, nonché il capo delle minoranze tedesche in Slovacchia, Franz Karmasin. Durcansky, vice primo ministro della Slovacchia nel suo nuovo regime di autonomia, assicurò il feldmaresciallo che gli slovacchi in realtà volevano " la completa indipendenza, con strettissimi legami politici, economici e militari con la Germania ". In un La fine della Cecoslovacchia 479 memorandum segreto di ugual data del Ministero degli Esteri fu annotata la decisione di Goring di appoggiare le richieste di indipendenza della Slo-vacchia. " Uno Stato cèco privato della Slovacchia sarà ancor più alla nostra mercé. Le basi aeree della Slovacchia sono assai importanti per le Pagina 332
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt operazioni contro l'Est " B. Queste erano le idee di Goring a metà ottobre. Qui dobbiamo cercar di seguire il duplice obiettivo del piano tedesco: da un lato, staccare la Slovacchia da Praga, dall'altro prepararsi a liquidare quel che rimaneva dello Stato, per mezzo dell'occupazione militare del territorio cèco, la Boemia e la Moravia. Come si è visto, il 21 ottobre 1938 Hitler aveva ordinato alla Wehrmacht di tenersi pronta a effettuare questa liquidazione*. Il 17 dicembre il generale Keitel emanò quel che egli chiamò un " supplemento alle direttive del 21 ottobre " : Segretissimo Con riferimento alla " liquidazione del troncone dello Stato cèco ", il Fùhrer ha impartito i seguenti ordini: Si debbono preparare le operazioni partendo dal presupposto che non c'è da attendersi nessuna rilevante resistenza. All'estero si deve dare la netta impressione che si tratta semplicemente di un'azione pacifica e non di un'operazione bellica. Perciò le operazioni debbono essere effettuate con le sole forze armate del tempo di pace, senza i rinforzi forniti da una mobilitazione... ". Cercando di accontentare Hitler come poteva, il nuovo governo filotedesco della Cecoslovacchia con l'inizio del nuovo anno cominciò ad accorgersi che l'oca - il paese - era ormai cotta. Poco prima di Natale (il Natale del 1938) il gabinetto cèco per propiziarsi ulteriormente Hitler aveva sciolto il partito comunista e aveva sospeso dall'insegnamento tutti i docenti ebrei delle scuole tedesche. Il 12 gennaio 1939 il ministro degli Esteri, Chvalkov-sky, in un messaggio al Ministero degli Esteri tedesco sottolineò che il suo governo " si sarebbe sforzato di dimostrare il suo lealismo e la sua buona volontà per dare ampio soddisfacimento ai desideri della Germania ". Lo stesso giorno egli informò l'incaricato di affari tedesco a Praga del diffondersi di voci circa " un'imminente assorbimento della Cecoslovacchia nel Reich "15. Per accertare se era possibile salvare ciò che rimaneva della Cecoslovacchia, Chvalkovsky riuscì infine a ottenere di essere ricevuto da Hitler. L'incontro ebbe luogo a Berlino il 21 gennaio e si risolse, per i cèchi, in una scena pietosa, anche se non così pietosa come quella che doveva seguire poco dopo. Il ministro degli Esteri cèco quasi strisciò dinanzi al potente dittatore tedesco, che si mostrò arrogante quanto mai. Hitler disse che la Cecoslovacchia era stata salvata da una catastrofe grazie alla " moderazione della Germania ". Ma se i cèchi non dimostravano un diverso spirito, egli l'avrebbe " annientata ". I cèchi dovevano dimenticarsi della loro " storia ", * II 24 novembre Hitler impartì altre direttive segrete alla Wehrmacht affinchè si preparasse ad occupare militarmente Danzica: ma di ciò si dirà in seguito. Comunque, il Fiihrer mirava ila a qualcosa di più della conquista definitiva della Cecoslovacchia. 480 Verso la guerra mondiale che era una " assurdità da scolaretti ", e fare ciò che i tedeschi dicevano. Questa era l'unica loro salvezza. In particolare, la Cecoslovacchia doveva uscire dalla Società delle Nazioni, ridurre drasticamente il suo esercito -" dato che, in ogni caso, esso non avrebbe contato nulla " - unirsi al patto anti-Comintern, accettare la guida tedesca nella sua politica estera, stipulare un accordo commerciale preferenziale con la Germania (una clausola del quale avrebbe stabilito che senza il consenso tedesco non potevano essere create nuove industrie cèche) *, licenziare tutti i funzionar! e i direttori di giornali non aventi sentimenti amichevoli verso il Terzo Reich e, infine, mettere fuori legge gli ebrei, come aveva fatto la Germania con le leggi di No-rimberga. (" Con noi, gli ebrei saranno distrutti ", disse Hitler a Chvalkov-sky). Lo stesso giorno Ribbentrop comunicò al ministro cèco ulteriori richieste, con la minaccia di " conseguenze catastrofiche " qualora i cèchi non si fossero ravveduti e non avessero fatto quel che era stato loro imposto. Il ministro tedesco degli Esteri, che in presenza di Hitler si comportava come un lacchè, ma che di fronte a chi era in suo potere diventava villano e prepotente, ingiunse a Chvalkovsky di non far menzione agli inglesi e ai francesi delle nuove richieste tedesche, ma di tirar dritto e di soddisfarle ". E ciò senza pensar a dare qualche garanzia tedesca per le frontiere cèche! Di questo, era evidente che a Parigi e a Londra poco ci si preoccupava. Da Monaco, erano già passati quattro mesi, e ancora Hitler non aveva mantenuto la sua promessa di aggiungere la garanzia tedesca a quella anglofrancese. Alla fine l'8 febbraio fu presentata a Berlino una nota verbale in cui era detto che i governi dell'Inghilterra e della Francia " sarebbero stati lieti di conoscere le vedute del governo tedesco circa il modo migliore per mettere in atto l'accordo Pagina 333
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt raggiunto a Monaco sulla garanzia da dare alla Cecoslovacchia " ". Come risulta dai documenti sequestrati del Ministero tedesco degli Esteri, fu Hitler in persona a redigere la risposta, che fu trasmessa solo il 28 febbraio. In essa si diceva che non era ancora giunto il momento per fornire una garanzia tedesca. La Germania doveva " anzitutto attendere che si chiarificassero gli sviluppi interni della Cecoslovacchia " ". E il Fùhrer stava già dando a tali " sviluppi interni " l'orientamento necessario affinchè si avviassero a una conclusione ovvia. Il 12 gennaio egli ricevette nella Cancelleria di Berlino il dottor Vojtech Tuka, uno dei capi slovacchi, mosso da odio contro i cèchi per un lungo periodo di prigionia inflittogli da questi **. Chiamando Hitler " mio Fùhrer " (ciò fu sottolineato nel memorandum tedesco segreto sul colloquio), il dottor Tuka pregò il dit* Hitler chiese anche che la Banca Nazionale della Cecoslovacchia cedesse alla Reicbsbatik una parte delle sue riserve auree. La somma richiesta era di 391,2 milioni di corone cèche in oro. Il 18 febbraio Gbring scrisse al Ministero tedesco degli Esteri: " Date le crescenti difficoltà della situazione valutaria debbo insistere con la massima energia perché la somma di 30-40 milioni di marchi oro [che la Banca Nazionale cèca doveva cedere], venga in nostro possesso il più presto possibile; tale somma è richiesta urgentemente per l'esecuzione di importanti ordini del Fiihrer " ". ** Cfr. sopra, p. 394. La fine della Cecoslovacchia 481 latore tedesco di rendere libera e indipendente la Slovacchia. Egli dichiarò: " Pongo il destino del mio popolo nelle vostre mani, mio Fuhrer. Da voi, il mio popolo attende la completa liberazione ". La risposta di Hitler fu piuttosto evasiva. Disse che egli purtroppo non aveva capito il problema slovacco. Se avesse saputo che gli slovacchi desideravano l'indipendenza, egli avrebbe sistemato la cosa a Monaco. Per lui, sarebbe stato " un conforto sapere che la Slovacchia era divenuta indipendente... In qualsiasi momento, anche ora, egli poteva dare garanzie per l'indipendenza della Slovacchia... " Anche per il professor Tuka queste parole furono di conforto 2°. In seguito disse che quello era stato " il più grande giorno della sua vita ". Ormai poteva alzarsi il sipario sull'atto successivo della tragedia cecoslovacca. Per un'altra delle ironie di cui è così ricca la storia qui narrata, furono i cèchi di Praga a far sì che il sipario si levasse un po' prematuramente. Al principio del marzo 1938 essi si trovarono di fronte a un pauroso dilemma. I movimenti separatisti in Slovacchia e in Rutenia, movimenti che, come si è visto, venivano fomentati dal governo tedesco (in Rutenia, anche dall'Ungheria, ansiosa di annettersi quel piccolo paese) avevano raggiunto una tale attività che, qualora non fossero stati soffocati, la Cecoslovacchia si sarebbe spezzata. Nel qual caso, Hitler avrebbe di certo occupato Praga. Ma se i separatisti fossero stati combattuti dal governo centrale, era altrettanto certo che il Fuhrer avrebbe approfittato dei torbidi che ne sarebbero derivati per marciare ugualmente su Praga. Dopo molte esitazioni e solo quando le provocazioni divennero insopportabili, il governo cèco scelse la seconda soluzione. Il 6 marzo il dottor Hàcha, presidente della Cecoslovacchia, sciolse il governo autonomo ruteno e nella notte del 9-10 marzo il governo autonomo slovacco. L'indomani ordinò l'arresto di monsignor Tiso, presidente dei ministri della Slovacchia, del dottor Tuka e di Durcansky e proclamò, per la Slovacchia, lo stato d'assedio. Quest'unica mossa coraggiosa del governo cèco, divenuto così servile nei suoi rapporti con Berlino, diede rapidamente luogo a una situazione disastrosa, che lo portò alla distruzione. La pronta azione dell'esitante governo di Praga colse Berlino di sorpresa. Gbring se ne era andato in vacanza sotto il sole di San Remo. Hitler era in procinto di partire per Vienna, dove voleva celebrare il primo anniversario ddl'Anschluss. Vi rinunciò, e, maestro in fatto di improvvisazioni, si mise febbrilmente all'opera. L'i i marzo decise di prendersi la Boe-mia e la Moravia mediante un ultimatum, il cui testo fu compilato in quello stesso giorno, dietro suo ordine, dal generale Keitel e poi inviato al Ministero degli Esteri tedesco. Esso intimava ai cèchi di accettare un'occupazione militare senza opporre resistenza21. Però, per il momento, questo doveva restare un " documento militare segretissimo ". Per Hitler, era ormai giunto il momento di " liberare " la Slovacchia. 482
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt II presidente Hàcha nominò, al posto di monsignor Tiso, Karol Sidor, che a Praga aveva rappresentato il governo autonomo slovacco. Tornato a Bra-tislava, sede del governo slovacco, sabato 11 marzo, Sidor convocò il suo nuovo gabinetto. Alle dieci di sera la riunione del governo slovacco fu interrotta dall'arrivo di visitatori strani e inaspettati. Seyss-Inquart, il Quisling governatore nazista dell'Austria, e Josef Bùrckel, Gauleiter nazista dell'Austria, accompagnati da cinque generali tedeschi, si intromisero nella riunione e invitarono i ministri del gabinetto a proclamare subito l'indipendenza della Slovacchia. Se non l'avessero fatto, Hitler, che aveva deciso di sistemare subito e definitivamente la questione della Slovacchia, si sarebbe disinteressato dei destini di questo paese a. Sidor non voleva troncare ogni legame coi cèchi, per cui chiese tempo; ma l'indomani monsignor Tiso, fuggito da un monastero dove si supponeva fosse agli arresti, chiese, benché non ne facesse più parte, una convocazione del gabinetto. Per prevenire altre interruzioni da parte di alti funzionar! e di generali tedeschi, Sidor aveva scelto, per la riunione, il proprio appartamento, e quando anche questo luogo cessò di essere sicuro - perché uomini dei reparti d'assalto tedeschi stavano per prendere sotto il loro controllo la città indisse la riunione negli uffici di un quotidiano locale. Qui Tiso lo informò di aver ricevuto proprio allora un telegramma da Biirckel, con l'invito di recarsi subito a Berlino per incontrare il Fiihrer. Se avesse respinto l'invito, Biirckel diceva, minaccioso, due divisioni tedesche, attraversato il Danubio a Bratislava, avrebbero iniziato l'avanzata e la Slovacchia sarebbe stata spartita fra la Germania e l'Ungheria. Giunto a Vienna l'indomani, lunedì 13 marzo, con l'intenzione di proseguire per Berlino in treno, il piccolo paffuto prelato * fu posto in un aereo dai tedeschi e spedito a Berlino, per essere ammesso alla presenza di Hitler. Perché per il Fiihrer non v'era tempo da perdere. Quando giunsero a Berlino e alle 19,40 del 13 marzo si presentarono alla Cancelleria del Reich, Tiso e Durcansky vi trovarono Hitler con a fianco non solo Ribbentrop ma anche i suoi due principali generali, Brauchitsch, comandante in capo dell'esercito tedesco, e Keitel, capo dell'OKW. Anche gli slovacchi notarono che il Fiihrer si trovava in uno stato d'animo particolare, anche se forse non si resero conto di che si trattava. A questo riguardo, i verbali riservati dell'incontro, in seguito sequestrati, ci aprono uno spiraglio sulla mentalità sinistra del dittatore tedesco, che rapidamente cedeva alla megalomania: lo si vede intessere fantastiche menzogne e pronunciare terribili minacce in un modo e in una misura che egli si permise solo perché era indubbiamente sicuro che mai la cosa si sarebbe risaputa in pubblico23. * L'autore del presente libro ricorda che monsignor Tiso ero pressoché tanto largo quanto alto. Era un formidabile mangiatore. Una volta egli disse al dottor Schmidt: " Quando sono esaurito dal lavoro, mangio mezza libbra di pancetta: ciò mi calma i nervi ". Mori sulla forca. Arrestato dalle autorità militari americane l'8 giugno 1947 e consegnato alla risorta Cecoslovacchia, il 15 aprile 1947 fu condannato a morte dopo un processo durato quattro mesi. L'esecuzione ebbe luogo il 18 aprile. La fine della Cecoslovacchia 483 " La Cecoslovacchia, - egli disse, - doveva soltanto alla Germania se non era stata ulteriormente mutilata ". Il Reich aveva dimostrato " il massimo autodominio ". Ma i cèchi non lo avevano apprezzato. Facendosi venire una bella rabbia, continuò dicendo: " Nelle ultime settimane la situazione è divenuta impossibile. Rivive lo spirito del vecchio Benes ". Anche gli slovacchi lo avevano deluso. Dopo Monaco, egli si era " bisticciato " con i suoi amici, gli ungheresi, per non aver loro permesso di affossare la Slovacchia, perché aveva pensato che essa volesse l'indipendenza. Ora aveva fatto venire Tiso per chiarire questa questione in brevissimo tempo... *. Il problema era: la Slovacchia desiderava vivere di una esistenza indipendente, o no?... Non era una questione di giorni ma di ore. Se la Slovacchia desiderava essere indipendente egli l'avrebbe appoggiata e avrebbe perfino fornito una garanzia... Se esitava o rifiutava di separarsi da Praga, egli avrebbe lasciato che eventi, di cui egli declinava ogni ulteriore responsabilità, decidessero del destino della Slovacchia. Dal verbale tedesco risulta che a questo punto Ribbentrop " consegnò al Fùhrer un rapporto giunto proprio allora, con la notizia di movimenti di truppe ungheresi sulla frontiera slovacca. Il Fùhrer lesse questo rapporto, ne comunicò il contenuto a Tiso e espresse la speranza che la Slovacchia si decidesse presto ". Tiso sul momento non prese una risoluzione. Pregò il Fiihrer di " perdonarlo Pagina 335
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt se, incalzato come era dalle parole del cancelliere, non poteva prendere subito una decisione precisa ". Però si affrettò ad aggiungere che gli slovacchi si " sarebbero dimostrati degni della benevolenza del Fùhrer ". Lo dimostrarono in una conferenza che si tenne al Ministero degli Esteri e che continuò fino a tarda notte. Secondo la testimonianza resa a Norim-berga da Keppler, che era stato l'agente segreto di Hitler a Bratislava, come l'anno prima lo era stato a Vienna alla vigilia àzl^Anschluss, i tedeschi aiutarono Tiso a compilare un telegramma, che il " primo ministro " doveva inviare appena tornato a Bratislava, telegramma in cui si proclamava l'indipendenza della Slovacchia e si chiedeva urgentemente al Fùhrer di prendere sotto la sua protezione il nuovo Stato ". Ciò ricorda il " telegramma " dettato da Goring proprio un anno prima, con cui Seyss-Inquart si era rivolto a Hitler affinchè inviasse in Austria truppe tedesche. Intanto la tecnica nazista del " telegramma " era stata perfezionata. Il telegramma, molto abbreviato, fu regolarmente spedito da Tiso il 16 marzo. Hitler rispose immediatamente che sarebbe stato lieto di " assumere la protezione dello Stato slovacco ". Quella stessa notte al Ministero degli Esteri Ribbentrop stese anche un abbozzo della proclamazione dell'" indipendenza " slovacca, e la fece tradurre in lingua slovacca, in tempo perché Tiso la portasse con sé a Bratislava, dove il " primo ministro " la lesse - in una forma lievemente modificata, come riferì un agente tedesco - l'indomani, martedì 14 marzo, al parlamento. I tentativi di alcuni deputati slovacchi di aprire almeno una di* II corsivo è nell'originale tedesco. 484 Verso la guerra mondiale scussione su di essa furono soffocati da Karmasin, capo di una minoranza tedesca, il quale avvertì che truppe tedesche avrebbero occupato il paese se si fosse indugiato a proclamare l'indipendenza. Di fronte a tale minaccia, i deputati dubbiosi cedettero. Così il 14 marzo 1939 nacque la Slovacchia "indipendente". I rappresentanti diplomatici inglesi si affrettarono a informare Londra sul modo con cui essa era nata, ma Chamberlain, come vedremo, fu altrettanto pronto ad addurre la " secessione " della Slovacchia come una scusa per l'Inghilterra a non mantenere la promessa di garantire la Cecoslovacchia allorché Hitler, quella stessa sera, la sera del 14 marzo, portò a compimento ciò che a Monaco era stato lasciato a metà. Ormai la Repubblica cecoslovacca di Masaryk e di Benes aveva cessato di esistere. E ancora una volta a Praga i capi angosciati fecero il gioco di Hitler nell'inscenare l'ultimo atto del dramma del loro paese. Il vecchio, smarrito, presidente Hacha chiese di essere ricevuto dal Fiihrer *. Hitler si degnò di acconsentire. Ciò gli offrì l'occasione di imbastire una delle più sfrontate commedie di tutta la sua carriera. Si consideri l'ottimo modo con cui il dittatore aveva già predisposto tutto quando, il pomeriggio del 14 marzo, aspettò l'arrivo del presidente della Cecoslovacchia. La proclamazione dell'indipendenza della Slovacchia e della Rutenia, da lui così abilmente architettata, lasciava Praga con il solo nucleo cèco della Boemia e della Moravia. In realtà, la Cecoslovacchia - la nazione le cui frontiere erano state garantite contro ogni aggressione dall'Inghilterra e dalla Francia - non aveva già cessato di esistere? Hitler aveva già estromesso Chamberlain e Daladier, suoi partners a Monaco, dove quella garanzia era stata data solennemente; non mise neppure in dubbio che essi avrebbero accettato tale estromissione, e in ciò era nel giusto. Questo allontanava ogni pericolo di un intervento straniero. Ma per essere doppiamente sicuro - per fare in modo che la successiva mossa sembrasse affatto legale e legittima, almeno sulla carta, alla stregua delle vaghe norme del diritto internazionale - egli avrebbe costretto il debole e senile Hàcha, che lo aveva pregato di riceverlo, ad accettare proprio la soluzione che aveva inteso realizzare con la forza militare. Così facendo, egli - il solo in Europa che, come avevano dimostrato l'Anschluss e Monaco sapeva usare da maestro la tecnica della conquista incruenta - poteva far credere che il presidente della Cecoslovacchia avesse realmente e formalmente chiesto quella soluzione. Nella conquista di un paese non-germanico sarebbero state osservate le finezze della " legalità " da lui perfezionate nell'assumere il potere in Germania. Hitler aveva anche inscenato tutto l'insieme per mistificare i tedeschi e * Su questo punto c'è divergenza di opinioni. Alcuni storici sostengono che i tedeschi costrinsero Hacha a venire a Berlino (basandosi probabilmente su di un dispaccio dell'ambasciatore francese a Berlino, il quale disse di averlo saputo " da fonte attendibile "). Ma dai documenti del Ministero degli Esteri Pagina 336
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedesco, scoperti in seguito, risulta chiaramente che l'iniziativa fu presa dallo stesso Hàcha. Egli chiese un colloquio con Hitler una prima volta il 13 marzo attraverso la legazione tedesca di Praga, e una seconda volta la mattina del r4. Hitler accordò il colloquio nel pomeriggio di quello stesso giorno ". La fine della Cecoslovacchia 485 i creduloni dell'Europa. Per parecchi giorni dei provocatori tedeschi cercarono di creare dei torbidi in varie città cèche, a Praga, a Briinn e a Iglau, ma con poco successo perché, come riferì la legazione tedesca a Praga, la " polizia cèca aveva avuto istruzioni di non agire contro i tedeschi, perfino in caso di provocazioni "2o. Ma questo insuccesso non impedì al dottor Goebbels di aizzare la stampa tedesca fino a uno stato di frenesia circa im-maginari atti terroristici consumati dai cèchi ai danni dei poveri tedeschi. Secondo le informazioni inviate a Parigi dall'ambasciatore francese, M. Cou-londre, erano le stesse fandonie, con gli stessi titoloni, che il dottor Goebbels aveva fabbricato durante la crisi dei Sudeti - fino alla donna tedesca incinta buttata per terra dai brutali cèchi e al Blutbad, al bagno di sangue col quale i barbari cèchi soffocavano ogni protesta dei tedeschi senza difesa. Hitler potè assicurare al fiero popolo tedesco che gli appartenenti alla loro razza non sarebbero rimasti ancora a lungo privi di protezione. Tale era la situazione e tali erano i piani di Hitler, quali gli archivi tedeschi ce li hanno fatti conoscere, quando il treno che portava il presidente Hàcha e il suo ministro degli Esteri, Chvalkovsky, giunse nella stazione Anhalt di Berlino alle 22,40 del 14 marzo. Per via delle condizioni del suo cuore, il presidente non era potuto venire in aereo. // dottor Hàcha alla prova. Il protocollo tedesco fu ineccepibile. Al presidente cèco furono resi tutti gli onori formali dovuti al capo di uno Stato. Alla stazione, lo accolse una guardia d'onore dell'esercito e lo stesso ministro degli Esteri tedesco salutò il distinto ospite porgendo alla figlia di Hàcha un bel mazzo di fiori. Nell'elegante Hotel Adler, dove al gruppo dei cèchi fu assegnato il miglior appartamento, alla figlia di Hàcha vennero offerte scatole di cioccolatini: dono personale di Hitler, il quale credeva che tutti avessero la sua passione per i dolci. E quando il vecchio presidente e il suo ministro degli Esteri si recarono nella Cancelleria, furono salutati da una guardia di onore delle SS. Hitler non li ricevette che ali'i,15 di notte. Hàcha probabilmente già sapeva che cosa lo aspettava. Prima che il suo treno lasciasse il territorio cèco, aveva avuto comunicazione da Praga che truppe tedesche avevano già occupato Moravskà-Ostrava, importante città industriale cèca, ed erano pronte ad attaccare su tutto il perimetro della Boemia e della Moravia. Quando entrò nello studio del Fùhrer in quella tarda ora, vide subito che, oltre Ribben-trop e Weizsacker, Hitler aveva al suo fianco il feldmaresciallo Gbring, che era stato richiamato d'urgenza dalle ferie a San Remo, e il generale Keitel. Nell'entrare in quell'antro del leene, egli molto probabilmente non notò la presenza, anche, del medico di Hitler, il dottor Tneodor Morell. Ma ciò aveva la sua ragione. I verbali segreti tedeschi ci descrivono una scena che fu pietosa fin dall'inizio. Malgrado il suo passato di rispettato giudice della corte suprema, 486 Verso la guerra mondiale l'infelice dottor Hàcha strisciando dinanzi allo spavaldo Fiihrer tedesco dimenticò ogni dignità umana. Forse il presidente pensava che solo così poteva appellarsi alla generosità di Hitler e salvar qualcosa per il suo popolo; a parte i motivi, le sue parole quali sono registrate negli archivi riservati tedeschi, destano, ancor oggi dopo tanto tempo, la nausea nel lettore. Hàcha assicurò Hitler di non essersi mai occupato di politica. Aveva visto di rado i fondatori della Repubblica Cecoslovacca, Masaryk e Benes, e in loro molte cose non gli erano piaciute. Disse che aveva sentito il loro regime " estraneo ", " a tal segno, che subito dopo il cambiamento [dopo Monaco] si era chiesto se era poi un bene che la Cecoslovacchia fosse uno Stato indipendente ". Era convinto che i destini della Cecoslovacchia erano nelle mani del Fuhrer, e che in tali mani erano al sicuro... Passò poi a parlare di quel che più gli stava a cuore, del destino del suo popolo. Pensava che proprio il Fuhrer avrebbe compreso il suo punto di vista, cioè che la Cecoslovacchia aveva diritto a vivere una sua vita nazionale... Se la Cecoslovacchia era stata biasimata, ciò era dovuto al fatto che in essa vi erano ancora molti sostenitori del regime di Benes... Il governo stava cercando in ogni modo di ridurli al silenzio. Ciò era quasi tutto quel che aveva da dire. Allora Hitler aggiunse il resto. Dopo aver ricordato di nuovo tutti i Pagina 337
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt presunti torti fatti ai tedeschi e alla Germania dalla Cecoslovacchia di Masaryk e di Benes e dopo aver ripetuto che purtroppo i cèchi dopo Monaco non erano cambiati, venne al punto essenziale. Egli era giunto alla conclusione che quel viaggio, intrapreso dal presidente malgrado la sua età avanzata, sarebbe stato di gran profitto per la sua patria perché ormai, circa l'intervento tedesco, non era più questione che di ore... Non nutriva sentimenti ostili verso nessuna nazione... Si doveva solo al suo atteggiamento leale se quello Stato-troncone, che era la Cecoslovacchia, esisteva ancora... Nell'autunno egli non aveva voluto trarre le conclusioni estreme perché credeva possibile una coesistenza, ma non aveva lasciato sorgere dubbi sul fatto che avrebbe distrutto completamente quello Stato qualora gli influssi di Benes non fossero del tutto spariti. Non erano spariti, e ne dette degli " esempi ". Così domenica scorsa, il 12 marzo, il dado era stato gettato... Egli aveva dato alle truppe tedesche, l'ordine di invadere la Cecoslovacchia e di incorporarla nel Ketch tedesco *. Il dottor Schmidt notò che " Hàcha e Chvalkovsky sedevano immobili come se fossero divenuti di pietra. Solo i loro occhi dicevano che erano vivi ". Ma per Hitler ciò non bastava. Voleva umiliare i suoi ospiti con le minacce del terrore teutonico. Così egli aggiunse: Oggi l'esercito tedesco ha già iniziato l'avanzata e in una caserma ove è stata opposta resistenza, tale resistenza è stata inesorabilmente spezzata. Domani mattina alle sei l'esercito tedesco entrerà nel territorio cèco da tutte le parti e l'arma aerea tedesca occuperà gli aeroporti cèchi. Vi sono due possibilità. L'una è che l'entrata delle truppe tedesche dia luogo a combattimenti. In tal caso ogni resistenza sarà La sottolineatura è dell'originale tedesco. La fine della Cecoslovacchia 487 spezzata con la forza bruta. L'altra possibilità è che l'ingresso delle truppe tedesche avvenga pacificamente, nel qual caso riuscirà facile, al Fuhrer, accordare generosamente alla Cecoslovacchia una esistenza propria, autonoma, e un certo grado di libertà nazionale. Tutto ciò era stato da lui intrapreso non per odio, ma per proteggere la Germania. Se l'autunno precedente la Cecoslovacchia non avesse ceduto, il popolo cèco sarebbe stato sterminato. Nessuno avrebbe potuto impedirlo. Se si venisse a una guerra... in due giorni l'esercito cèco cesserebbe di esistere. Naturalmente, sarebbero uccisi anche dei tedeschi, il che ingenererebbe un odio tale da costringerlo, se voleva salvarsi, a non concedere l'autonomia. E il mondo non se ne curerebbe uno jota. Nel leggere la stampa estera, egli simpatizzava col popolo cèco. Essa gli dava un'impressione che si poteva riassumere nel proverbio tedesco: " II Moro ha fatto il dover suo; il Moro può andarsene "... Ecco perché aveva chiesto a Hàcba di venire. Era l'ultimo favore che poteva rendere al popolo cèco... Forse la visita di Hàcha poteva prevenire il peggio... Le ore passavano. Alle sei le truppe avrebbero iniziato l'avanzata. Si vergognava quasi di dirlo, ma per ogni battaglione cèco v'era una divisione tedesca. Ora voleva consigliarlo [consigliare Hacha] di ritirarsi insieme a Chvalkovsky per discutere sul da farsi. Che v'era da fare? Il vecchio presidente aveva l'animo spezzato e non c'era bisogno di ritirarsi per decidere. Disse subito a Hitler: " La situazione è chiara. Resistere sarebbe follia ". Ma chiese come egli - essendo già le 2 di notte passate - nello spazio di quattro ore poteva organizzare le cose in modo da impedire che l'intero popolo cèco opponesse resistenza. Il Fuhrer rispose che avrebbe fatto bene a consultarsi con i suoi collaboratori. La macchina militare tedesca era già in moto e non poteva essere fermata. Hàcha doveva prender subito contatto con Praga. Secondo il verbale tedesco, Hitler disse: " È una grave decisione; ma vedo affacciarsi la possibilità di un lungo periodo di pace fra i nostri due popoli. Se ci si deciderà in senso diverso, vedo la distruzione della Cecoslovacchia ". Con queste parole, per il momento egli congedò i suoi ospiti. Erano le 2,15 della notte. In una stanza vicina, Goring e Rib'bentrop moltiplicarono le pressioni sulle due vittime. Secondo l'ambasciatore francese che in un dispaccio ufficiale mandato a Parigi descrisse la scena quale gli era stata riferita da una fonte da lui ritenuta attendibile, Hàcha e Chvalkovsky protestarono contro l'oltraggio che si faceva alla loro nazione. Dichiararono che non avrebbero firmato il documento della resa. Se l'avessero fatto, sarebbero stati maledetti in eterno dal loro popolo. Pagina 338
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt I ministri tedeschi [Goring e Ribbentrop] non ebbero pietà, - scrisse Coulondre nel suo dispaccio. - Dettero letteralmente la caccia al dottor Hàcha e a M. Chvalkovsky intorno al tavolo sul quale si trovavano i documenti, mettendoglieli continuamente sotto gli occhi, ponendo loro in mano le penne, ripetendo senza posa che se continuavano a rifiutarsi di firmare, in due ore e mezzo Praga sarebbe stata ridotta un mucchio di rovine dai bombardamenti e che questo sarebbe stato appena il principio. Centinaia di bombardieri aspettavano solo l'ordine per spiccare il volo, ordine che avrebbero ricevuto alle sei del mattino, se non si addiveniva alla firma *. * Al processo di Norimberga, Goring ammise di aver detto a Hàcha: " Mi spiacerebbe dover bombardare la bella Praga ", ma aggiunse che non intendeva mettere in atto la minaccia. " Non sarebbe stato necessario, - spiegò. - Pensai invece che ciò avrebbe potuto servire come argomento e che avrebbe accelerato la soluzione di tutta la faccenda " n. 488 Verso la guerra mondiale A questo punto il dottor Schmidt, che sembra trovasse il modo di esser presente in ogni luogo e in ogni momento in cui il dramma del Terzo Reich raggiungeva un punto culminante, udì Gòring gridare: " Hàcha è svenuto! " e chiamare il dottor Morell. Per un momento, i bravacci nazisti temettero che l'esausto presidente cèco morisse nelle loro mani e, come dice Schmidt, " l'indomani il mondo intero avrebbe detto che era stato assassinato nella Cancelleria ". La specialità del dottor Morell erano le iniezioni - molto più tardi, con esse per poco non uccise Hitler. Applicò l'ago sul corpo del dottor Hacha e gli fece riprender coscienza. Il presidente tornò abbastanza in sé per poter afferrare il telefono che i tedeschi gli misero fra le mani e parlare al suo governo a Praga usando una linea speciale fatta installare da Ribbentrop. Informò il gabinetto cèco di quel che era successo e consigliò la resa. Poi, alquanto ripresosi per una seconda iniezione fattagli dal dottor Morell, il presidente dell'agonizzante repubblica tornò barcollando alla presenza di Hitler per firmare la condanna a morte del suo paese. Mancavano cinque minuti alle quattro del mattino del 15 marzo 1939. Il testo era stato preparato " preventivamente da Hitler ", riferisce Schmidt, e durante lo svenimento di Hacha l'interprete tedesco si era dato da fare per ricopiare il comunicato ufficiale, anch'esso steso " preventiva mente ", che Hàcha e Chvalkovsky furono parimenti costretti a firmare. Eccone il testo: Berlino> tj marzo I939 In seguito a loro richiesta, oggi il Fiihrer ha ricevuto il presidente della Cecoslovacchia, dottor Hàcha, e il ministro degli Esteri cecoslovacco, dottor Chvalkovsky, a Berlino, alla presenza del ministro degli Esteri, von Ribbentrop. Nell'incontro è stata esaminata con tutta franchezza la grave situazione creata nell'attuale territorio cecoslovacco dagli avvenimenti delle ultime settimane. Da entrambe le parti è stata espressa la convinzione unanime che il fine di ogni sforzo deve essere la salvaguardia della tranquillità, dell'ordine e della pace in questa parte dell'Europa centrale. Il presidente della Cecoslovacchia ha dichiarato che, a tal fine e per pervenire a una definitiva pacificazione, egli ha fiduciosamente riposto il destino del suo popolo e del suo paese nelle mani del Fiihrer del Reich tedesco. Il Fiihrer ha accolto tale dichiarazione esprimendo la sua intenzione di mettere il popolo cèco sotto la protezione del Reich tedesco e di garantire un suo sviluppo autonomo, conforme alle sue caratteristiche etniche. Quello fu forse il vertice raggiunto dalle macchinazioni di Hitler. Secondo una delle sue segretarie, dopo la firma Hitler si precipitò nel suo ufficio, abbracciò tutte le donne presenti ed esclamò: "Bambine! Questo è il giorno più importante della mia vita! Passerò alla storia come il più grande dei tedeschi! " Non gli venne in mente che la fine della Cecoslovacchia avrebbe potuto essere il principio della fine della Germania: come avrebbe potuto mai venirgli in mente una simile idea? Ma noi sappiamo che da quell'alba del 15 marzo 1939 - gli idi di marzo - si apri la via verso la guerra, la disfatta, il disastro. Doveva essere una via breve, dritta come una retta. E una volta trovatosi su di essa, una volta lanciatosi su di essa, Hitler, come già prima di lui Alessandro e Napoleone, non avrebbe potuto più fermarsi ". La fine della Cecoslovacchia 489 Alle 6 del 15 marzo le truppe tedesche si riversarono in Boemia e in Moravia. Non incontrarono resistenza, e la sera Hitler potè fare quella entrata trionfale a Praga di cui, egli pensava, Chamberlain a Monaco l'aveva defraudato. Prima di Pagina 339
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt lasciar Berlino aveva rivolto un grandioso proclama al popolo tedesco, ripetendo le noiose menzogne sugli " eccessi selvaggi " e il " terrorismo " dei cèchi a cui era stato costretto a por fine ed esclamando fieramente: "La Cecoslovacchia ha finito di esistere! " Quella notte egli dormì nel castello del Hradschin, l'antica sede dei re boemi che s'innalza sulla Moldava, e, più di recente, residenza dei disprezzati Masaryk e Benes che vi avevano lavorato per la prima democrazia che l'Europa centrale avesse mai conosciuto. La rivincita del Fùhrer era completa, e quanto essa gli fosse gradita, lo dimostrò in una serie di proclami da lui diramati. Aveva acquetato gli scottanti risentimenti contro i cèchi che lo avevano tormentato tre decenni prima, quando era un austriaco che menava vita randagia a Vienna, e che si erano riaccesi quando Benes aveva osato opporsi a lui, l'onnipotente dittatore tedesco, l'anno passato. L'indomani dal castello del Hradschin egli proclamò il Protettorato della Boemia e della Moravia, istituto che benché pretendesse di dare ai cèchi " autonomia e autogoverno ", in realtà li mise completamente sotto il tallone tedesco. Tutti i poteri furono rimessi al " protettore del Reich ", al suo segretario di Stato e al suo capo dell'amministrazione civile, che il Fùhrer doveva nominare. Per placare l'esasperazione dell'opinione pubblica inglese e francese, Hitler tirò fuori dal frigorifero dove lo teneva in conserva il " moderato " von Neurath e lo nominò " protettore " *. Ai due principali capi dei Sudeti, a Konrad Henlein e al bandito Karl Hermann Frank, fu data la possibilità di vendicarsi dei cèchi nominando l'uno capo dell'amministrazione civile e l'altro segretario di Stato. Non passò molto tempo che Himmler quale capo della polizia tedesca iniziò un'azione di repressione nel protettorato. A tanto, egli nominò il famigerato Frank capo della polizia del protettorato, col grado di ufficiale superiore delle SS **. Nella sua proclamazione del protettorato Hitler disse: Durante un millennio le province della Boemia e della Moravia fecero parte dello spazio vitale del popolo tedesco... La Cecoslovacchia ha dimostrato una intrinseca incapacità di sussistere, tanto che ora è vittima di un vero processo di dissoluzione. Il Reich tedesco non può tollerare, in queste zone, continui torbidi... Così il Reich tedesco, seguendo la legge dell'autoconservazione, ha ormai deciso di intervenire risolutamente per * A Norimbetga Neurath dichiarò che la nomina a protettore da parte di Hitler, costituì per lui una " assoluta sorpresa " e che nell'assutnere la carica fu assalito da cattivi presentimenti. L'accettai, - disse, - quando Hitler mi spiegò che con tale nomina egli voleva assicurare l'Inghilterra e la Francia " che non intendeva svolgere una politica ostile verso la Cecoslovacchia " ". ** Potrà interessare qui un accenno a ciò che accadde in seguito ad alcuni dei personaggi del dramma ora narrato. Frank nel dopoguerra fu condannato a morte da un tribunale cèco e impiccato pubblicamente presso Praga il 22 maggio 1946. Henlein, arrestato nel 1945 dalle forze della resistenza cèca, si suicidò. Chvalkovsky, che era divenuto il rappresentante a Berlino del Protettorato, morì in quella città nel 1944 in seguito a un bombardamento alleato. Hacha fu arrestato dai cèchi il 14 maggio 1945 ma mori prima di poter essere giudicato. 49Q Verso la guerra mondiale ristabilire le fondamenta di un ordinamento logico dell'Europa centrale. Nei mille anni della sua storia esso, grazie alla grandezza e alle qualità del popolo tedesco, ha sempre dimostrato di essere il solo chiamato ad assolvere tale compito. E da quel momento una lunga notte di barbarie tedesca scese su Praga e sui paesi cèchi. Il 16 marzo Hitler prese la Slovacchia sotto la sua benevola protezione in base a un " telegramma " inviato dal suo presidente del consiglio, liso, ma che, come si è visto, era stato effettivamente compilato a Berlino. Truppe tedesche penetrarono rapidamente nella Slovacchia, ad attuare la " protezione ". Il 18 marzo Hitler si recò a Vienna per approvare il " trattato di protezione ", firmato il 23 marzo da Ribbentrop e dal dottor Tuka, il quale conteneva clausole segrete che accordavano alla Germania il diritto esclusivo di sfruttare l'economia slovacca 3°. Quanto alla Rutenia, che aveva costituito la punta orientale della Cecoslovacchia, la sua indipendenza quale " Repubblica dell'Ucraina carpatica " proclamata il 14 marzo, durò esattamente ventiquattr'ore. Il suo appello a Hitler, perché la prendesse sotto la sua " protezione ", fu vano. Egli aveva già assegnato quel territorio all'Ungheria. Negli archivi sequestrati del Ministero Pagina 340
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt degli Esteri figura un'interessante lettera scritta a mano da Miklós Horthy, reggente dell'Ungheria, e inviata in data 13 marzo a Adolf Hitler. Eccellenza! Grazie di cuore! Non posso dire quanto io sia felice, perché questa regione delle sorgenti dei fiumi [la Rutenia] per l'Ungheria è - non amo usare grandi parole - un problema vitale... Stiamo organizzando la faccenda con entusiasmo. I piani sono già pronti. Il 16, giovedì, si verificherà un incidente di frontiera, a cui sabato seguirà il grosso urto 31. Dato come si misero le cose, non vi fu nemmeno bisogno di un " incidente ". Alle 6 del 15 marzo, truppe ungheresi entrarono senz'altro nella Rutenia sincronizzando il loro ingresso con quello dei tedeschi a ovest, e l'indomani il territorio fu ufficialmente annesso all'Ungheria. Così alla fine del 15 marzo, della giornata cominciata a Berlino all'una e un quarto, quando Hàcha arrivò alla Cancelleria del Reich, la Cecoslovacchia - come disse Hitler - aveva cessato di esistere. Né la Francia né l'Inghilterra presero la minima iniziativa per salvarla, benché a Monaco avessero solennemente garantito la Cecoslovacchia contro ogni aggressione. Dopo quell'incontro, non solo Hitler ma anche Mussolini erano giunti alla conclusione che gli inglesi erano divenuti cosf deboli e, di conseguenza, che il loro primo ministro era divenuto così accomodante, che non c'era più bisogno di preoccuparsi di Londra. L'i i gennaio 1939 Chamberlain, accompagnato da Lord Halifax, si era recato a Roma per cercar di migliorare le relazioni anglo-italiane. Si dette il caso che l'autore del presente libro si trovasse alla stazione di Roma quando arrivarono i due inglesi, e nel suo La fine della Cecoslovacchia 491 diario notò " il sottile, affettato sorriso " che si disegnò sul volto di Mussolini nel salutare gli ospiti. Quando il gruppo lasciò la stazione " Mussolini mi passò davanti, e scherzava col genero [Ciano] scambiando con lui spiritosaggini "32. Naturalmente, non potei cogliere quel che dicevano, ma in seguito Ciano nel suo diario ne rivelò la sostanza. In data 11-14 gennaio egli scrisse: Arrivo di Chamberlain... Ma come siamo lontani da questa gente! Un altro mondo. Ne parlavamo dopo pranzo col Duce... " Questi uomini non sono più, - egli diceva, - della pasta di Francis Drake e degli altri magnifici avventurieri che crearono l'impero. Questi sono ormai i figli stanchi di una lunga serie di ricche generazioni. E l'impero lo perderanno "... Gli inglesi non si vogliono battere. Cercano di retrocedere il più lentamente possibile, ma non vogliono battersi... I colloqui con gli inglesi sono finiti. Niente di fatto. Telefono a Ribbentrop che la visita è stata una " gran limonata " [una farsa]... Accompagno il Duce alla stazione per la partenza di Chamberlain... Quando il treno si muove e i suoi connazionali intonano il Jolly good fellow (" che cos'è questa canzonetta? " domanda il Duce a Grandi) ha gli occhi pieni di lacrime ". Se durante la crisi dei Sudeti Hitler aveva avuto riguardo per le vedute di Chamberlain, nei documenti tedeschi sequestrati nemmeno una parola indica che egli si sia menomamente preoccupato di quel che il primo ministro pensasse sulla distruzione del resto della Cecoslovacchia, ad onta della garanzia britannica, anzi ad onta dell'accordo di Monaco. Il 14 marzo, quando Hitler attendeva a Berlino Hàcha per poterlo umiliare, alla Camera dei Comuni a Londra venivano poste irate interrogazioni circa la " secessione " della Slovacchia architettata dai tedeschi e circa le sue conseguenze nei riguardi della garanzia contro aggressioni data dall'Inghilterra a Praga, a cui Chamberlain rispose vivacemente: " Non c'è stata nessuna aggressione ". Ma l'indomani, 15 marzo, quando l'aggressione fu palese, il primo ministro usò la proclamazione dell'" indipendenza " della Slovacchia come scusa per il mancar di parola del suo paese. Egli disse: "La conseguenza di questa dichiarazione è la fine, per via di una scissione interna, dello Stato di cui ci eravamo proposti di garantire le frontiere. Cosf il governo di Sua Maestà non può più sentirsi legato a quell'obbligo ". La strategia di Hitler aveva lavorato a perfezione. Aveva dato a Chamberlain il modo di lavarsene le mani, e il primo ministro l'aveva fatto. È interessante notare che il primo ministro non volle nemmeno accusare Hitler di aver mancato di parola. Egli disse: " Qua e là ho cosf spesso udito accuse di mancanza di parola basate, secondo me, su inconsistenti premesse, che oggi non voglio associarmi ad accuse dello stesso genere ". Non ebbe una sola parola di rimprovero per il Fùhrer, nemmeno per il modo con cui aveva trattato Hacha e per la misera frode che ovviamente - anche se nei particolari non era ancora nota Pagina 341
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt era stata perpetrata nella notte del 15 marzo alla Cancelleria del Reich. Non stupisce che la protesta britannica fatta quel giorno - se protesta poteva essere chiamata * - fosse così tepida e che i tedeschi di fronte 492 Verso la guerra mondiale ad essa - come di fronte alle successive lagnanze anglo-francesi - si comportassero con tanta arroganza e tanto disprezzo. Il governo di Sua Maestà non desidera interferire senza necessità in una faccenda a cui altri governi possono essere pili direttamente interessati... Tuttavia - cosa che il governo tedesco certamente apprezzerà - esso è vivamente interessato al successo di ogni sforzo inteso a riportare la fiducia e a ridurre la tensione in Europa. Deplorerebbe certamente ogni azione nell'Europa centrale che pregiudicasse lo svilupparsi di tale generale fiducia... M. In questa nota, trasmessa il 15 marzo a Ribbentrop dall'ambasciatore Henderson come un messaggio ufficiale di Lord Halifax, non vi era una sola parola riguardante gli eccezionali avvenimenti di quel giorno. I francesi, per lo meno, furono più precisi. Il nuovo ambasciatore francese a Berlino, Robert Coulondre, non condivideva né le illusioni sul nazismo del suo collega britannico, né il disprezzo per i cèchi di Henderson. La mattina del 15 chiese un colloquio a Ribbentrop, ma il vanesio e vendicativo ministro degli Esteri tedesco era già partito alla volta di Praga volendo godere, insieme a Hitler, dell'umiliazione di quel popolo sconfitto. Fu invece ricevuto dal segretario di Stato von Weizsacker, a mezzogiorno. L'ambasciatore francese non perse tempo e disse quel che Chamberlain e Henderson non erano ancora disposti a dire, ossia che col suo intervento militare in Boemia e in Moravia la Germania aveva violato sia l'accordo di Monaco, sia la dichiarazione franco-tedesca del 6 dicembre. Il barone von Weizsacker (che in seguito avrebbe insistito nell'affermare di esser sempre stato un deciso antinazista) aveva un'aria arrogante che avrebbe fatto onore a Ribbentrop. Ecco quel che disse proprio nel suo memorandum sull'incontro. Parlai piuttosto seccamente all'ambasciatore, dicendogli di non menzionare l'accordo di Monaco, che secondo lui sarebbe stato violato, e di astenersi dal farci dei predicozzi... Gli dissi che, dato l'accordo raggiunto la notte precedente col governo cèco, non potevo vedere la ragione di una démarche da parte dell'ambasciatore francese... e che ero sicuro che al suo ritorno all'ambasciata avrebbe trovato nuove istruzioni le quali lo avrebbero tranquillizzatoìs. Tre giorni dopo, il 18 marzo, quando i governi inglese e francese, per riguardo all'indignata opinione pubblica dei due paesi, si decisero finalmente ad avanzare una protesta formale al Reich, Weizsacker - di nuovo, secondo la sua stessa testimonianza - superò in insolenzà il suo capo, Ribbentrop. In un memorandum trovato nell'archivio del Ministero degli Esteri tedesco egli dice con evidente compiacimento come si fosse rifiutato perfino di accettare la nota formale francese di protesta. Rimisi subito la nota nella sua busta e la restituii all'ambasciatore dicendogli che mi rifiutavo categoricamente di accettare da lui qualsiasi protesta riguardante la faccenda cecoslovacca. Non avrei nemmeno preso nota della comunicazione e consigliavo M. Coulondre di indurre il suo governo a rivederne il testo...M. * II 16 marzo Chamberlain aveva detto ai Comuni che " fino a quel momento " non era stata presentata alcuna rotesta al governo tedesco. La fine della Cecoslovacchia 493 A differenza dell'Henderson di quel periodo, Coulondre non era tipo da lasciarsi intimorire dai tedeschi. Replicò che la nota del suo governo era stata scritta dopo una adeguata riflessione e che egli non aveva intenzione alcuna di chiedere che essa venisse riveduta. Poiché il segretario di Stato continuava a rifiutarsi di accettare il documento, l'ambasciatore gli ricordò la prassi diplomatica corrente e insistette nell'affermare il pieno diritto della Francia di far conoscere le proprie vedute al governo tedesco. Infine Weiz-sàcker secondo la sua stessa versione - lasciò la nota sullo scrittoio, dichiarando che egli " l'avrebbe considerata come giunta con la posta ". Ma prima di questo gesto impudente, enunciò quanto segue: Dal punto di vista giuridico esiste una dichiarazione concordata fra il Fuhrer e il presidente dello Stato cecoslovacco. Avendolo richiesto, il presidente cèco è venuto a Berlino e ha subito dichiarato di voler porre il destino del suo paese nelle mani del Fuhrer. Non potevo immaginarmi che il governo francese fosse più realista del re e volesse immischiarsi in cose Pagina 342
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt adeguatamente regolate in una intesa fra Berlino e Praga *. Weizsàcker si comportò in modo del tutto diverso con l'accomodante ambasciatore britannico, che gli trasmise nel tardo pomeriggio del 18 marzo la protesta del suo governo. Ora l'Inghilterra affermava di non poter " considerare gli avvenimenti degli ultimi giorni che come un completo ripudio dell'accordo di Monaco " e che " le azioni militari tedesche " erano " prive di qualsiasi base di legalità ". Nell'annotare il passo, Weizsàcker rilevò che la protesta inglese, a tale riguardo, non si era spinta così lontano quanto quella francese, nella quale si dichiarava che la Francia " non avrebbe riconosciuto la legalità dell'occupazione tedesca ". Il 17 marzo Henderson era andato a trovare Weizsàcker per informarlo di esser stato chiamato a Londra per " consultazioni " e, secondo il segretario di Stato, lo sondò per raccogliere " argomenti da comunicare a Chamber-lain, onde dargli modo di difendersi contro l'opposizione politica... Henderson dichiarò che l'Inghilterra non aveva alcun interesse diretto al territorio cecoslovacco. Le sue preoccupazioni - le preoccupazioni di Henderson - erano soprattutto per il futuro " ". Evidentemente nemmeno la distruzione della Cecoslovacchia a opera di Hitler aveva aperto gli occhi dell'ambasciatore britannico circa la natura del governo presso cui era accreditato, né sembra che egli si sia reso conto di ciò che accadeva, in quel giorno, al governo da lui rappresentato. Fu il 17 marzo, due giorni dopo l'affossamento della Cecoslovacchia ad opera di Hitler, che Chamberlain ebbe un improvviso, inaspettato risveglio. Esso non avvenne senza uno stimolo esterno. Con sua grande sorpresa, gran parte della stampa britannica (compreso anche il " Times ", ma escluso il * Si può trovare la versione di Coulondre dell'incontro nel Libro Giallo francese (n. 78, PP. 102-3 dell'edizione francese). Essa conferma la relazione di Weizsàcker. In seguito, al processo di Norimberga, il segretario di Stato pretese di aver esagerato intenzionalmente i suoi sentimenti nazisti nei memoranda su questi incontri, e ciò al fine di coprire la sua effettiva attività antinazista. Ma la relazione di Coulondre sull'incontro non è che una delle prove del fatto che Weizsàcker non esagerò affatto. 494 Verso la guerra mondiale " Daily Mail ") e la Camera dei Comuni reagirono violentemente all'ultima aggressione hitleriana. Peggio ancora, molti dei suoi sostenitori in parlamento e metà del gabinetto si erano ribellati a ogni ulteriore pacificazione con Hitler. Come l'ambasciatore tedesco fece sapere a Berlino, soprattutto Lord Halifax insisteva perché il primo ministro si rendesse conto di quel che era accaduto e cambiasse subito rotta38. Chamberlain cominciò a capire che la sua posizione di capo del governo e di leader del partito conservatore era compromessa. Il suo mutamento radicale d'orientamento avvenne d'un tratto. Ancora il 16 marzo Sir John Simon aveva tenuto in nome del governo alla Camera dei Comuni un discorso talmente cinico nei riguardi dei cèchi, cosf compenetrato dello " spirito di Monaco " che, secondo i resoconti della stampa, provocò in parlamento " uno scoppio di collera quale raramente si era visto ". L'indomani, vigilia del suo settantesimo compleanno, Chamberlain doveva tenere un discorso nella sua città natia, Birmingham. Ne aveva preparato un abbozzo: si proponeva di trattare argomenti interni, dando speciale risalto ai servizi sociali. Secondo notizie trasmesse all'autore del presente libro da fonti diplomatiche francesi, sul treno del pomeriggio per Birmingham Chamberlain finalmente si decise. Buttò via la minuta del discorso già preparato e gettò giù degli appunti per un discorso di genere affatto diverso. Dinanzi a tutta l'Inghilterra - e anche a molti altri paesi, perché il discorso fu radiotrasmesso - Chamberlain si scusò " per la dichiarazione molto riservata e prudente... in un certo modo fredda e oggettiva " che aveva creduto di dover fare due giorni prima alla Camera dei Comuni. Disse: " Spero di rettificare tale dichiarazione questa notte stessa ". Finalmente il primo ministro riconobbe che Adolf Hitler lo aveva ingannato. Ricapitolò le varie assicurazioni date dal Fùhrer che la regione dei Su-deti sarebbe stata l'ultimo oggetto delle sue richieste territoriali in Europa e che egli i cèchi, " non li voleva ". Ora Hitler si era rimangiato la parola, " si era fatto da sé la legge ". Ci vengono a dire che l'occupazione del territorio si è resa necessaria per dei disordini verificatisi in Cecoslovacchia... Se tali disordini vi sono stati, non sono stati forse fomentati da fuori?... È, questa, la fine di una vecchia avventura o è il principio di una nuova? È, questo, l'ultimo attacco contro un Pagina 343
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt piccolo Stato, o esso sarà seguito da altri? Non sarà forse questa una prima mossa nel senso di un tentativo di dominare il mondo con la forza?... Se non sono disposto a far contrarre, al mio paese, impegni non specifici sotto condizioni tuttora imprevedibili, pure nulla sarebbe così errato quanto il supporre che l'Inghilterra, per il fatto di considerare la guerra come una cosa insensata e crudele, sia sfibrata a tal segno da non voler usare tutte le sue forze per affrontare una tale sfida, qualora essa le venisse gettata. Per Chamberlain e per l'Inghilterra questa era una improvvisa, fatale svolta, e già l'indomani Hitler ne fu avvertito dall'astuto ambasciatore tedesco a Londra. In un lungo rapporto in data 18 marzo Herbert von Dirk-sen disse al Ministero degli Esteri tedesco " di non farsi delle illusioni " col La fine della Cecoslovacchia 495 ritenere " che nell'atteggiamento britannico di fronte alla Germania non fosse avvenuto un mutamento essenziale " ". Per chiunque avesse letto Mein Kampf, avesse dato un'occhiata a una carta geografica tanto da riconoscere le nuove posizioni in Slovacchia dell'esercito tedesco, avesse avuto sentore di certe mosse diplomatiche tedesche compiute dopo Monaco o avesse meditato sulla dinamica della conquista incruenta dell'Austria e della Cecoslovacchia da parte di Hitler durante gli ultimi dodici mesi, era chiaro quale degli " Stati minori " fosse il prossimo, nella lista del Fùhrer. Come tutti gli altri, Chamberlain lo sapeva benissimo. Il 31 marzo, sedici giorni dopo l'ingresso di Hitler a Praga, il primo ministro disse alla Camera dei Comuni: Nel caso di un'azione che minacciasse apertamente l'indipendenza della Polonia e che, pertanto, dal governo polacco dovesse essere giudicata tale da dovervisi opporre con tutte le sue forze nazionali, il governo di Sua Maestà si sentirà tenuto a concedere subito al governo polacco ogni sostegno in suo potere. A tale riguardo, esso ha dato al governo polacco la sua assicurazione. Posso aggiungere che il governo francese mi ha autorizzato a render noto che, su questo punto, la sua posizione è identica. L'ora della Polonia era giunta. 1 Incartamento su " verde ", rubrica 48: NCA, III, pp. 372-74 (ND, 388-PS). 2 Ibid. 3 Sulle direttive di Hitler del 21 ottobre 1938: NCA, VI, pp. 947-48 (ND, 4 DGFP, IV, p. 46. 5 Per gli ordini impartiti da Heydrich alla polizia per l'organizzazione del pogrom: NCA, V, pp. 797-801 (ND, 3OJI-PS); pel rapporto fatto da Heydrich a Goring circa i danni e il numero dei morti e dei feriti: NCA, V, p. 854 (ND, 3058-?$); pel rapporto sul pogrom fatto dal presi dente del tribunale del partito, Walter Buch; NCA, V, 868-76 (ND, 3063-PS). Il maggiore Buch da spaventosi particolari sui numerosi assassini di ebrei, accusando Goebbels degli eccessi. Per il resoconto stenografico sull'incontro fra Goring, i membri del gabinetto, alcuni funzionati del governo e un rappresentante delle compagnie di assicurazione, avuto luogo il 12 novembre: NCA, IV, pp. 425-57 (ND, i8i6-PS). Benché il rapporto completo manchi, la parte di esso ritrovata è di circa io ooo parole. 6 TMWC, IX, p. 538. 7 DGFP, IV, pp. 639-49. 8 DBrFP, terza serie, IV, n. 5. 9 Ciano's Hidden Diary, annotazione del 28 ottobre 1938, p. 185; Ciano's Diplomatic Papers, pp. 242-46. 10 DGFP, IV, pp. 515-20. 11 SCHMIDT, op. cit., p. 118; per le sue annotazioni sull'incontro: DGFP, IV, pp. 471-7712 DGFP, IV, pp. 69-72. " Ibid., pp. 82-83. 14 Ibid., pp. 185-86; anche in NCA, VI, pp. 950-51 (ND, C-I38). 15 Per il dispaccio dell'incaricato di affari: DGFP, IV, pp. 188-89. Pagina 344
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt DGFP, IV, p. 215. 17 Per i memorandum sui due colloqui del 21 gennaio 1939, di Chvalkovsky con Hitler e Ribbentrop: DGFP, IV, pp. 190-202. Il rapporto fatto da Chvalkovsky al gabinetto cecoslo vacco il 23 gennaio, è citato da WHEELER-BENNETT, Munich, pp. 316-17. Cfr. anche il Libro Giallo francese, pp. 55-56. 18 Testo in DGFP, IV, pp. 207-8. " Testo ibid., pp. 218-20. 20 Pel memorandum sull'incontro: ibid., pp. 209-13. 21 Testo ibid., pp. 234-35. 22 Basato su di un resoconto trasmesso successivamente dal ministro plenipotenziario bri tannico a Praga: NCA, VII, pp. 88-90 (ND, D-57r). 23 Pei resoconti segreti sulla conversazione Tiso-Hitler: DGFP, IV, pp. 243-45. 24 Cfr. DGFP, IV, p. 250. 25 Ibid., pp. 249, 255, 260. Pel dispaccio dell'ambasciatore Coulondre cfr. Libro Giallo francese, p. 96 (n. 77). 26 Pel dispaccio inviato da Praga il 13 marzo 1939: DGFP, IV, p. 246. 27 TMWC, IX, pp. 303-4. 28 Le fonti utilizzate nel capitolo La prova del dottar Hàcha sono: i resoconti segreti del; l'incontro di Hitler con Hàcha (DGFP, IV, pp. 263-69) che figurano anche fra i documenti di Norimberga (NG4, V, pp. 433-40; ND, 2798-PS); il testo della dichiarazione dei governi tede sco e cecoslovacco in data 15 marzo 1939 (DGFP, IV, pp. 270-71) - la prima parte, diramata nella forma di un comunicato, fu effettivamente compilata il 14 marzo nel Ministero degli Esteri; il proclama del Fùhrer al popolo tedesco del 15 marzo (NCA, Vili, pp. 402-3; ND, TC-5o); " dispaccio di Coulondre (Libro Giallo francese, p. 96, n. 77); la descrizione dell'incontro data da 16
La fine della Cecoslovacchia 497 Schmidt nel suo libro (op. cit., pp. 123-26); il libro di Henderson (op. cit., e. 9). Per la scena di Hitler con le segretarie ctr. Hitler Privai, ed. A. Zoller, p. 84. " " TMWC, XVI, pp. 6,4-;;. 30 Testo in DGFP, VI, pp. 42-44. " Testo ibid., p. 241. 32 Berlin Diary, p. ij6. 33 Diario di Ciano, pp. 20-23. 34 Testo in DGFP, IV, pp. 274-75. 35 Jtó., PP. 273-74. 36 DGFP, VI, pp. 20-21. 37 IW
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt doppio binario attraverso il corridoio polacco, per allacciare la Germania con Danzica e la Prussia orientale; esse avrebbero dovuto godere di diritti extraterritoriali. Infine Hitler desiderava che la Polonia entrasse nel patto anti-Comintern rivolto contro la Russia. In cambio di queste concessioni, la Germania sarebbe stata disposta a prolungare il trattato polacco-tedesco da dieci a venti anni e a garantire le frontiere polacche. Ribbentrop fece presente che egli stava affrontando questi problemi " in via strettamente riservata ". Suggerì all'ambasciatore di fare " a voce " il suo rapporto al ministro degli Esteri Beck per evitare " che la cosa trapelasse, soprattutto nella stampa ". Lipski promise di riferire a Varsavia, ma avvertì Ribbentrop che, personalmente, non vedeva " alcuna possibilità " di un ritorno di Danzica alla Germania. Fece poi presente al ministro degli Esteri tedesco che Hitler in due recenti occasioni, il 5 novembre 1937 e il 14 gennaio 1938, aveva personalmente assicurato i polacchi che egli non avrebbe preteso alcuna modifica dello statuto di Danzica2. Ribbentrop rispose che sul momento non desiderava una risposta, ma che consigliava ai polacchi di " pensarci sopra ". Il governo di Varsavia non ebbe bisogno di molto tempo per riflettere. Una settimana dopo, il 31 ottobre, il ministro degli Esteri Beck trasmise dettagliate istruzioni al suo ambasciatore a Berlino per la risposta ai tedeschi. Ma soltanto il 19 novembre questi riuscì ad ottenere un colloquio con Ribbentrop: evidentemente i nazisti volevano che i polacchi ponderassero la loro risposta. Essa era negativa. Per non opporre un netto rifiuto, la PoL'ora della Polonia 499 Ionia si dichiarava disposta a sostituire la garanzia data a Danzica dalla Società delle Nazioni con un patto tedesco-polacco sullo statuto della città libera. " Qualsiasi altra soluzione, - scrisse Beck in un memorandum che Lip-ski lesse a Ribbentrop, - e in particolare qualsiasi tentativo di assorbire la città libera nel Reich, condurrà inevitabilmente a un conflitto ". Egli aggiunse che il maresciallo Pilsudski, l'ex dittatore di Polonia, nel 1934, durante i negoziati per il patto di non aggressione, aveva avvertito i tedeschi che " il problema di Danzica era una base sicura per giudicare delle intenzioni della Germania nei riguardi della Polonia ". Tale risposta riuscì poco gradita a Ribbentrop. Egli si disse " spiacente che Beck avesse assunto un simile atteggiamento " e ammonf i polacchi che " era opportuno considerare seriamente le proposte tedesche "3. La reazione di Hitler al rifiuto polacco circa Danzica fu più drastica. Cinque giorni dopo l'incontro Ribbentrop-Lipski, ossia il 24 novembre, egli trasmise un'ordinanza ai comandanti in capo delle forze armate: Segretissimo II Fuhrer ha ordinato che, a parte ciò che riguarda le tre eventualità contemplate nelle istruzioni del 21 ottobre 1938 *, si devono compiere dei preparativi per l'occupazione di sorpresa della città libera di Danzica da parte delle truppe tedesche. I preparativi dovranno essere compiuti sulla seguente base: la condizione sarà una azione semi rivoluzionaria in Danzica per approfittare di una situazione politica favorevole, non una guerra contro la Polonia **... Le truppe da impiegare a questo scopo non devono essere le stesse già assegnate per l'occupazione del territorio di Memel: ciò affinchè le due operazioni, se necessario, possano aver luogo simultaneamente. La marina appoggerà le operazioni dell'esercito con un attacco dal mare... I piani con l'indicazione delle forze armate da impiegare devono essere presentati entro il io gennaio 1939. Sebbene Beck avesse avvertito che ogni tentativo della Germania di annettersi Danzica avrebbe " inevitabilmente " condotto alla guerra, Hitler si convinse ora che a tanto si sarebbe invece potuto giungere anche senza un conflitto. I nazisti del luogo controllavano Danzica e, come già quelli dei Sudeti, prendevano ordini da Berlino. Non sarebbe stato difficile creare sul posto una situazione " semirivoluzionaria ". Così mentre il 1938, l'anno dell'occupazione incruenta dell'Austria e della zona dei Sudeti, si avvicinava alla fine, Hitler poneva mente alle nuove conquiste: il rimanente territorio della Cecoslovacchia, Memel e Danzica. Era stato facile umiliare Schuschnigg e Benes. Ora era il turno di Józef Beck. Eppure quando ricevette il ministro degli Esteri polacco a Berchtesga-den, poco dopo il Capodanno - il 5 gennaio 1939 -, il Fuhrer non era ancora pronto a riservargli il trattamento subito da Schuschnigg e che presto , . * Cfr. sopra, p. 469. Le tre " eventualità " erano la liquidazione del Pagina 346
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt resto della Cecoslovacchia, l'occupazione di Memel e la protezione delle frontiere del Reich. * Corsivo nell'originale. joo Verso la guerra mondiale sarebbe stato offerto al presidente Hacha. Prima occorreva liquidare il resto della Cecoslovacchia. Come risulta dai resoconti segreti polacchi e tede schi sull'incontro, Hitler assunse uno dei suoi atteggiamenti più concilianti. Cominciò col dire di essere " dispostissimo " a " rendersi utile a Beck ". C'era qualche cosa di speciale - egli chiese - che stava a cuore al ministro degli Esteri polacco? Beck rispose che gli stava a cuore Danzica. Presto apparve chiaro che la città stava a cuore anche a Hitler. " Danzica è tedesca, - fece presente il Fùhrer al suo ospite, - sarà sempre tedesca, e prima o poi diventerà parte della Germania ". Poteva tuttavia assicurare che non si sarebbe creato a Danzica nessun " fatto compiuto ". Egli voleva Danzica e desiderava anche un'autostrada e una linea ferroviaria attraverso il corridoio polacco. Se lui stesso e Beck si " fossero allontanati dai vecchi schemi e avessero cercato una soluzione di tipo del tutto nuovo ", era certo che avrebbero potuto raggiungere un accordo tale da rendere giustizia ad entrambi i paesi. Beck non ne era altrettanto sicuro. Sebbene, come confidò a Ribbentrop il giorno seguente, non avesse voluto mostrarsi troppo brusco con il Fiihrer, egli aveva risposto che " quello di Danzica era un problema molto difficile ". Nelle proposte del cancelliere egli non riusciva a vedere nessuna " contropartita " per la Polonia. Hitler in risposta aveva fatto presente " il grande vantaggio " derivante per la Polonia dal?" avere le frontiere con la Germania, compreso il corridoio, assicurate da un trattato ". Non sembra che ciò producesse un grande effetto su Beck; ma alla fine egli aveva acconsentito a esaminare ulteriormente il problema4. Dopo aver meditato durante la notte, il giorno seguente il ministro degli Esteri polacco ebbe un colloquio con Ribbentrop a Monaco. Egli lo pregò di informare il Fùhrer che, mentre i precedenti colloqui coi tedeschi l'avevano riempito di ottimismo, quel giorno, dopo il suo incontro con Hitler, si sentiva " per la prima volta piuttosto pessimista ". In particolare, per quanto riguardava la questione di Danzica sollevata dal cancelliere, egli " non vedeva alcuna possibilità di accordo "5. Ne era occorso del tempo prima che il colonnello Beck, al pari di tanti altri personaggi comparsi in queste pagine, si svegliasse e giungesse a questa conclusione pessimistica. Come la maggior parte dei polacchi, Beck aveva sentimenti nettamente antirussi. Inoltre aveva in antipatia i francesi, ai quali serbava rancore fin dal 1923, quando, addetto militare polacco a Parigi, era stato espulso dalla Francia perché - si affermava - aveva venduto dei documenti relativi all'esercito francese. Forse a quest'uomo, divenuto ministro degli Esteri polacco nel novembre del 1932, era sembrato naturale volgersi verso la Germania. Fin dal principio egli aveva nutrito viva simpatia per la dittatura nazista e negli ultimi sei anni si era sforzato di avvicinare il suo paese al Terzo Reich, allentando i tradizionali vincoli della Polonia con la Francia. A ben vedere, fra tutti i paesi confinanti con la Germania, la Polonia era L'ora della Polonia 501 quello che più aveva da temere dai tedeschi. Eppure esso si era dimostrato il più cieco di tutti di fronte al pericolo germanico. Nessuna disposizione del trattato di Versailles era dispiaciuta ai tedeschi quanto quella relativa alla creazione del corridoio che, assicurando alla Polonia l'accesso al mare, tagliava fuori dal territorio del Reich la Prussia orientale. Il distacco dell'antico porto anseatico di Danzica dalla Germania e la sua costituzione a città libera protetta dalla Società delle Nazioni, ma controllata economicamente dalla Polonia, aveva ugualmente ferito l'opinione pubblica tedesca. Perfino la debole e pacifica Repubblica di Weimar non aveva mai accettato quella che era considerata una mulilazione del Reich tedesco da parte della Polonia. Come abbiamo visto*, già nel 1922 il generale von Seeckt aveva espresso in proposito l'atteggiamento dell'esercito tedesco. L'esistenza della Polonia è intollerabile e incompatibile con le condizioni essenziali di vita della Germania. La Polonia se ne deve andare e se ne andrà, per effetto della sua stessa debolezza interna e dell'azione della Russia, col nostro aiuto... L'eliminazione della Polonia deve essere uno degli obiettivi fondamentali della politica tedesca... [e] ciò si potrà conseguire per mezzo dell'aiuto russo. Parole profetiche! Pagina 347
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt I tedeschi dimenticavano - o non volevano ricordare - che quasi tutto -il territorio germanico assegnato alla Polonia a Versailles, comprese la provincia di Posen e la Pomerania polacca (Pomorze) costituenti il corridoio, era stato occupato dalla Prussia all'epoca della spartizione della Polonia, quando Prussia, Russia e Austria smembrarono quella nazione. Per oltre un millennio quel territorio era stato abitato da polacchi e in gran parte lo era ancora. Fra le nazioni ricostituite dal trattato di Versailles, nessuna aveva avuto una vita così difficile come la Polonia. Nei primi turbolenti anni della sua rinascita, essa aveva mosso guerra alla Russia, alla Lituania, alla Germania e perfino alla Cecoslovacchia, a causa della ricca zona carbonifera di Teschen. Privati per un secolo e mezzo della libertà politica e perciò sprovvisti di esperienza moderna per ciò che concerne l'autogoverno, i polacchi si erano dimostrati incapaci di instaurare un governo stabile e di avviare a soluzione i loro problemi economici ed agrari. Nel 1926 il maresciallo Pitsudski, l'eroe della rivoluzione del 1918, aveva marciato su Varsavia e preso sotto il suo controllo il governo: nonostante fosse stato un tempo socialista, egli aveva a poco a poco sostituito al precedente confuso regime democratico la propria personale dittatura. Una delle sue ultime iniziative prima di morire (I935), fu la firma di un trattato di non-aggressione con Hitler. Ciò avvenne il 26 gennaio 1934 e, come già si è detto **, fu uno dei primi passi verso la disgregazione del sistema francese di alleanze con le nazioni dell'Est prossime alla Germania, nonché l'indebolimento della Società delle Nazioni e del corrispondente principio della sicurezza collettiva. Dopo la * Cfr. sopra, p. 233. ** Cfr. sopra, p. 234. 5O2 Verso la guerra mondiale morte di Pilsudski, la Polonia fu per lungo tempo governata da una piccola cricca di " colonnelli ", capi di quella antica legione polacca di Pilsudski che durante la prima guerra mondiale aveva combattuto contro la Russia. A capo di costoro c'era il maresciallo Smigly-Rydz, un soldato capace ma del tutto privo di qualità politiche. La politica estera cadde nelle mani del colonnello Beck. Dal 1934 in poi, essa divenne sempre più filotedesca, e si trattò di una vera politica suicida. Quando infatti si consideri la posizione della Polonia nell'Europa uscita dai trattati di Versailles, non si può non trarre la conclusione che i polacchi, verso il 1930, come altre volte nei secoli precedenti, furono trascinati da qualche fatale vizio del loro carattere nazionale, verso l'autodistruzione, e che in questo periodo come in passato essi stessi si tirarono la zappa sui piedi. Finché Danzica e il corridoio rimanevano com'erano, non poteva esservi pace durevole tra la Polonia e la Germania nazista. D'altra parte, la Polonia non era cosi forte da permettersi il lusso di trovarsi in dissidio con i suoi giganteschi vicini, l'URSS e la Germania. Le sue relazioni con l'URSS erano sempre state cattive, fin dal 1920, quando la Polonia aveva attaccato la Russia, indebolita dalla guerra mondiale e dalla guerra civile, dando origine ad un selvaggio conflitto *. Cogliendo l'opportunità di guadagnarsi l'amicizia di un paese così dichiaratamente antirusso e di staccarlo, al tempo stesso, da Ginevra e da Parigi - minando così il sistema instaurato a Versailles - Hitler aveva preso l'iniziativa del patto tedesco-polacco del 1934. In Germania non fu quella una mossa popolare. L'esercito tedesco, che era stato filorusso e antipolacco fin dai tempi di Seeckt, se ne risentì. Ma sul momento il patto servì egregiamente a Hitler. La simpatia e l'amicizia della Polonia gli permisero di risolvere intanto le cose più urgenti: la rioccupazione della zona renana e la distruzione dell'indipendenza dell'Austria e della Cecoslovacchia. A tutte queste mosse che rafforzavano la Germania mentre indebolivano l'occidente e minacciavano l'Est, Beck e gli altri colonnelli di Varsavia assistettero con benevolenza e con completa e incomprensibile cecità. Se il ministro degli Esteri polacco proprio all'inizio del nuovo anno era stato preso dal pessimismo - come egli stesso confessò - a causa delle richieste di Hitler, il suo umore divenne ancora più nero quando giunse la primavera. Per quanto nel suo discorso commemorativo al Reichstag del 30 gennaio 1939, Hitler avesse esaltato P" amicizia tra Germania e Polonia " e dichiarato che essa era " uno dei fattori rassicuranti della vita politica europea ", Ribbentrop si era mostrato più franco in occasione della sua visita ufficiale a Varsavia quattro giorni prima. Parlando con Beck egli risol* In seguito a questa guerra, la Polonia aveva spostato i suoi confini orientali di i}° m1^ ** oltre la linea etnografica di Curzon, a spese dell'Unione Sovietica; con la nuova frontiera quat milioni e mezzo di ucraini e un milione e mezzo di russi bianchi passarono sotto il ,onj~ ". polacco. I Pagina 348
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt confini occidentali e orientali della Polonia erano dunque intollerabili sia per la mania, sia per l'URSS; fatto questo di cui evidentemente le democrazie occidentali non tenn conto quando Berlino e Mosca cominciarono, nell'estate del 1939, a ravvicinarsi. L'ora della Polonia 503 levò la questione delle richieste di Hitler circa Danzica e le comunicazioni attraverso il corridoio, sottolineando che esse erano " estremamente moderate ". Ma il ministro degli Esteri polacco non ebbe alcuna risposta soddisfacente, né circa le richieste su Danzica, né circa la proposta di adesione della Polonia al patto anti-Comintern contro l'URSS6. Il colonnello Beck cominciava a diffidare dei suoi amici, e in effetti egli cominciò a cambiar idea. Il 26 febbraio, l'ambasciatore tedesco a Varsavia informò Berlino che Beck aveva deciso di farsi invitare a Londra alla fine di marzo e che in seguito probabilmente si sarebbe recato a Parigi. Come Moltke disse nel suo dispaccio, la Polonia, benché in ritardo, " desiderava entrare in contatto con le democrazie occidentali... per paura che potesse nascere un conflitto con la Germania a causa di Danzica " '. A Beck, come a tanti altri che avevano cercato di calmare il vorace appetito di Adolf Hitler, stavano cadendo le bende dagli occhi. Esse caddero del tutto e per sempre, il 15 marzo, allorché Hitler occupò la Boemia e la Moravia e inviò le sue truppe a proteggere l'" indipendenza " della Slovacchia. Quel mattino la Polonia si svegliò stretta a sud, lungo la frontiera slovacca, dall'esercito tedesco che già le stava di fronte a nord, ai confini con la Pomerania e la Prussia orientale. La sua posizione militare era improvvisamente divenuta insostenibile. Il 21 marzo 1939 è un giorno memorabile nella storia della marcia dell'Europa verso la guerra. Quel giorno a Berlino, Varsavia e Londra si ebbe un'intensa attività diplomatica. Il presidente della Repubblica francese, accompagnato dal ministro degli Esteri Bonnet, giunse nella capitale britannica per una visita ufficiale. Chamberlain propose ai francesi che i due paesi si associassero alla Polonia e all'Unione Sovietica per dichiarare formalmente che le quattro nazioni si sarebbero immediatamente consultate sui provvedimenti da prendere per impedire ogni ulteriore aggressione in Europa. Proprio come l'anno precedente, dopo l'Anschluss, Litvinov tre giorni prima aveva proposto una conferenza europea, questa volta fra Francia, Gran Bretagna, Polonia, Russia, Romania e Turchia; tali paesi avrebbero dovuto coallzzarsi per fermare Hitler. Ma il primo ministro britannico aveva giudicato l'idea " prematura ". Egli non nutriva alcuna fiducia in Mosca e pensava che una " dichiarazione " da parte delle quattro potenze, inclusa l'Unione Sovietica, fosse il massimo cui si poteva giungere *. La proposta di Chamberlain fu trasmessa a Beck, a Varsavia, dall'ambasciatore britannico il giorno stesso, 21 marzo. Essa incontrò un'accoglienza .. * " Devo confessare, - scrisse Chamberlain in una lettera privata il 26 marzo, - di nutrire a massima sfiducia nei confronti della Russia. Non sono affatto convinto che essa sia in grado di svolgere una vera offensiva, ammesso che lo voglia. Diffido anche dei suoi obiettivi... Inoltre, essa e oggetto dell'odio e del sospetto di molti tra gli Stati minori, soprattutto della Polonia, el'a Romania e della Finlandia " (PEILING, The Life of Neville Chamberlain, p. 603). 504 Verso la guerra mondiale piuttosto fredda per quanto riguardava la partecipazione dell'URSS. Nei riguardi dell'Unione Sovietica il ministro degli Esteri polacco era ancor più diffidente di Chamberlain e inoltre condivideva le idee del primo ministro circa lo scarso valore dell'aiuto militare da parte sovietica. Egli mantenne tale convinzione fino al momento del disastro. Ma l'avvenimento più decisivo per la Polonia ebbe luogo a Berlino sempre il giorno 21 marzo. Ribbentrop pregò l'ambasciatore polacco di recarsi da lui a mezzogiorno. Come Lipski notò in una sua successiva relazione, per la prima volta il ministro degli Esteri tedesco fu nei suoi confronti non solo freddo ma addirittura aggressivo. Lo avverti che il Fùhrer " era sempre più sorpreso dell'atteggiamento della Polonia ". La Germania esigeva una risposta soddisfacente alle sue richieste circa Danzica, nonché circa l'autostrada e la linea ferroviaria attraverso il corridoio. Era questa la condizione per il mantenimento dei rapporti amichevoli tra Polonia e Germania. " La Polonia deve comprendere, - spiegò Ribbentrop, - che essa non può rimanere a mezza strada tra la Russia e la Germania ". Per essa l'unica via di salvezza era " una ragionevole amicizia con la Germania e il suo Fiihrer "; ciò comportava una Pagina 349
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comune " politica antisovietica ". Inoltre il Fiihrer desiderava che Beck " venisse presto in visita a Berlino ". Nel frattempo Ribbentrop consigliava vivamente l'ambasciatore polacco di tornare senza indugio a Varsavia per spiegare personalmente al ministro degli Esteri quale era la situazione. Lipski disse a Beck: " Egli [Ribbentrop] ha consigliato che il colloquio [con Hitler] non venga ritardato. Cosf il cancelliere non sarà portato a pensare che la Polonia respinga tutte le sue proposte " *. Una piccola aggressione. Prima di lasciare la Wilhelmstrasse, Lipski aveva chiesto a Ribbentrop se poteva essere informato circa la conversazione avuta dallo stesso Ribbentrop col ministro degli Esteri della Lituania. Ribbentrop gli comunicò che era stata discussa la questione di Memel, " per la quale urgeva una soluzione ". In effetti Ribbentrop aveva ricevuto il giorno prima il ministro degli Esteri lituano, Juozas Urbays, di passaggio a Berlino dopo un viaggio a Roma, e gli aveva chiesto che la Lituania restituisse alla Germania il distretto di Memel. Diversamente " il Fiihrer avrebbe agito fulmineamente ". I lituani, egli ammonì, non devono illudersi di ricevere " un qualsiasi aiuto dall'estero " '. In realtà qualche mese prima - il 12 dicembre 1938 - l'ambasciatore francese e l'incaricato d'affari britannico avevano richiamato l'attenzione del governo tedesco su alcune informazioni, secondo le quali la popolazione tedesca di Memel stava organizzando una rivolta, e avevano chiesto che la Germania usasse la sua influenza affinchè lo statuto di Memel, garantito dalla Gran Bretagna e dalla Francia, venisse rispettato. Nella sua risposta il MiL'ora della Polonia 305 nistero degli Esteri tedesco aveva espresso " sorpresa e stupefazione " per la démarche anglo-francese e aveva disposto perché, nel caso di altri passi dello stesso genere, si rispondesse alle due ambasciate che " davvero ci si aspettava che i francesi e gli inglesi cessassero una buona volta di immischiarsi negli affari della Germania "10. Da qualche tempo il governo tedesco, e in modo particolare il partito e i capi delle SS, si erano dati a organizzare i tedeschi di Memel secondo quei sistemi che ormai ci sono noti per l'uso fattone in Austria e nei Sudeti. Anche le forze armate tedesche erano state chiamate a collaborare e, come abbiamo visto *, tre settimane dopo Monaco Hitler aveva ordinato ai capi militari di iniziare i preparativi, oltre che per la liquidazione del resto della Cecoslovacchia, per l'occupazione di Memel. Poiché la marina non aveva avuto occasione di farsi onore nell'occupazione dell'Austria e dei Sudeti, essendo quei paesi privi di sbocchi sul mare, Hitler decise che Memel fosse presa dalla flotta. In novembre si approntarono i piani navali per l'impresa, sotto il nome convenzionale di " Esercitazione di trasporto Stettino ". Hitler e l'ammiraglio Raeder erano così fieri di questo loro piccolo sfoggio di potenza navale, che essi stessi, il 22 marzo, si imbarcarono a Swinemùnde sulla corazzata tascabile Deutschland, alla volta di Memel (esattamente una settimana dopo il trionfale ingresso del Fiihrer in Praga), senza attendere che l'indifesa Lituania avesse il tempo di accettare l'ultimatum tedesco. Weizsacker, che molto tempo dopo avrebbe dichiarato la sua avversione per la brutalità dei metodi nazisti, aveva notificato il 21 marzo al governo lituano che " non c'era tempo da perdere " e che i suoi plenipotenziari dovevano venire a Berlino " l'indomani, con un aereo speciale ", per firmare la cessione alla Germania del distretto di Memel. I lituani obbedirono e arrivarono nel tardo pomeriggio del 22 marzo a Berlino, ma nonostante le pressioni tedesche esercitate dallo stesso Ribbentrop dietro sollecitazione di Hitler (che soffriva il mal di mare a bordo della corazzata tascabile), occorse parecchio tempo prima che capitolassero. Come risulta da documenti tedeschi sequestrati, il Fiihrer quella notte inviò a Ribbentrop dalla Deutschland due radiogrammi urgenti per sapere se i lituani avevano ceduto. Il dittatore e il suo ammiraglio volevano sapere se era necessario aprirsi la via nel porto di Memel col fuoco. Infine all'una e mezzo antimeridiane del 23 marzo Ribbentrop fu in grado di trasmettere per radio al suo capo la notizia che i lituani avevano firmato ". Alle 14,30 del 23 marzo Hitler fece un altro dei suoi ingressi trionfali e una volta ancora egli tenne un discorso a una folla delirante di tedeschi " liberati ", nello Stadttheater di Memel. Un'altra clausola del trattato di Versailles era stata violata. Un'altra incruenta conquista era stata portata a termine. Benché il Fiihrer non potesse saperlo, ess^a sarebbe stata però l'ultima. * Cfr. sopra, p. 469. Pagina 350
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 506 Verso la guerra mondiale Ai ferri corti con la Polonia. L'annessione da parte tedesca del territorio di Memel fu per il governo polacco una " spiacevolissima sorpresa ", come l'indomani l'ambasciatore tedesco in Polonia, Hans-Adolf von Moltke comunicò a Berlino, aggiungendo: " La principale ragione è che si teme che ora venga il turno di Danzica e del corridoio "12. Inoltre egli informò il Ministero degli Esteri tedesco che si stavano richiamando alle armi le truppe polacche di riserva. Il giorno dopo - 25 marzo - l'ammiraglio Canaris, capo dell'Abwher, informò che la Polonia aveva mobilitato tre classi e stava concentrando truppe intorno a Danzica. Personalmente il generale Keitel non pensava che ciò indicasse " qualche intenzione aggressiva da parte della Polonia ", ma aggiunse che lo Stato maggiore generale dell'esercito " giudicava la cosa più seriamente " ". Hitler tornò a Berlino da Memel il 24 marzo e il giorno seguente ebbe un lungo colloquio col generale von Brauchitsch, comandante in capo dell'esercito. Dal memorandum riservato della conversazione compilato da quest'ultimo, risulta che il Fuhrer non aveva ancora deciso come procedere contro la Polonia ". Il suo turbolento cervello sembrava infatti pieno di contraddizioni. L'ambasciatore Lipski doveva tornare a Berlino l'indomani, il 26 marzo, e il Fuhrer decise di non incontrarlo. Brauchitsch scrisse: Lipski tornerà da Varsavia domenica 26 marzo. Egli era stato incaricato di chiedere se la Polonia sarebbe disposta a venire a un accomodamento riguardo a Danzica. Il Fuhrer è partito la notte del 25 marzo: non desidera essere presente quando Lipski sarà di ritorno. Ribbentrop condurrà le prime trattative. Comunque il Fuhrer non desidera risolvere il problema di Danzica con la forza. Non gli farebbe piacere gettare, agendo in tal modo, la Polonia nelle braccia della Gran Bretagna. L'occupazione militare di Danzica dovrebbe essere presa in considerazione solo nel caso che Lipski facesse capire che il governo polacco non può assumersi la responsabilità, di fronte al suo popolo, di cedere volontariamente la città, e che la soluzione fosse facilitata attraverso un " fatto compiuto ". Si tratta di un'interessante rivelazione per ciò che riguarda l'orientamento di Hitler in quel frangente. Tre mesi prima il Fuhrer aveva personalmente assicurato Beck che non vi sarebbe stato alcun " fatto compiuto " a Danzica. Egli ricordava però come il ministro degli Esteri polacco avesse sottolineato che il popolo polacco non avrebbe mai accettato la cessione di Danzica alla Germania. Se i tedeschi si fossero impadroniti della città, il " fatto compiuto " non avrebbe forse facilitato l'acquiescenza del governo polacco? Fino a quel momento Hitler era stato geniale nel cogliere le debolezze dei suoi avversari e nel trame vantaggio, ma in questo caso, per la prima volta, il suo intuito lo aiutò poco. I " colonnelli " che governavano la Polonia erano bensì uomini mediocri e scombinati, ma certo non volevano per Danzica nessun " fatto compiuto ", né erano disposti ad accettarlo. L'annessione della città libera era cosa molto importante agli occhi di Hitler; ma i suoi progetti andavano oltre, come nel caso della Cecoslovacchia, dopo che Monaco gli aveva dato i Sudeti. L'ora della Polonia 507 Brauchitsch annotò: Per il momento il Fiihrer non intende risolvere il problema polacco. Tuttavia, dovremo essere preparati. La sua soluzione in un prossimo futuro dipenderà dal presentarsi di condizioni politiche particolarmente favorevoli. In questo caso la Polonia riceverà un colpo tale che dovrà essere eliminata come forza politica per qualche decennio. Il Fiihrer ha in mente, per questa soluzione, una linea di confine spostata dalla frontiera a est della Prussia orientale fino al limite orientale dell'Alta Slesia. Brauchitsch sapeva bene cosa significava quella frontiera. Essa era la frontiera orientale della Germania d'anteguerra, rimossa dal trattato di Ver-sailles, e che presupponeva la scomparsa della Polonia. Se Hitler aveva dei dubbi su quella che sarebbe stata la risposta polacca, tali dubbi furono dissipati allorché l'ambasciatore Lipski tornò a Berlino - la domenica 26 marzo - e presentò la risposta del suo paese nella forma di un memorandum scritto ". Ribbentrop si affrettò a leggerlo, lo respinse, si infuriò per le misure polacche di mobilitazione e minacciò l'inviato di " possibili conseguenze ". Inoltre dichiarò che ogni violazione del territorio di Danzica da parte delle truppe polacche sarebbe stata considerata come un'aggressione contro il Reich. Sebbene formulata in termini conciliativi, la risposta scritta della Polonia Pagina 351
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt conteneva un preciso rigetto delle richieste tedesche. In essa si diceva che la Polonia era disposta a discutere altri mezzi per facilitare il traffico ferroviario e stradale tedesco attraverso il corridoio, ma si escludeva uno statuto extraterritoriale per tali vie di comunicazione. Per quanto riguardava Danzica, la Polonia era pronta a sostituire al regime garantito dalla Società delle Nazioni una garanzia polacco-tedesca, non però a permettere che la città libera divenisse parte integrante della Germania. La Germania nazista non era abituata a vedere le sue richieste respinte da una nazione più debole, così Ribbentrop avvertì Lipski che " ciò gli ricordava certi passi rischiosi fatti da un altro Stato ": chiara allusione alla Cecoslovacchia, nello smembramento della quale Hitler era stato coadiuvato dalla Polonia. Quando l'indomani Lipski fu di nuovo convocato da Ribbentrop al Ministero degli Esteri, egli non ebbe alcun dubbio che il Terzo Reich avrebbe usato con la Polonia la stessa tattica che aveva avuto tanto successo con l'Austria e la Cecoslovacchia. Il ministro degli Esteri nazista si mostrò indignato per la presunta persecuzione delle minoranze tedesche in Polonia, persecuzione - egli disse - che aveva prodotto " una disastrosa impressione in Germania ". In conclusione, il ministro degli Esteri [tedesco] disse che non riusciva più a capire il governo polacco... I suoi propositi comunicati ieri dall'ambasciatore polacco non potevano essere considerati una base per un accomodamento. Le relazioni tra i due paesi stavano quindi rapidamente peggiorando ". Varsavia tuttavia non si lasciava intimidire facilmente come Vienna e Praga. Il giorno seguente, 28 marzo, Beck convocò l'ambasciatore tedesco. In risposta alla dichiarazione di Ribbentrop secondo la quale ogni azione polacca contro Danzica sarebbe stata un casus belli, dichiarò a sua volta che 508 Verso la guerra mondiale ogni tentativo, da parte della Germania o del Senato nazista di Danzica, di modificare lo status della città libera, sarebbe stato considerato dalla Polonia un casus belli. " Voi volete negoziare con la baionetta alla mano! ", esclamò l'ambasciatore. " È il vostro stesso metodo ", replicò Beck ". Il ministro degli Esteri polacco, ormai ben conscio della situazione, poteva permettersi di tener testa a Berlino più di quanto avesse potuto fare Benes, perché sapeva che il governo britannico, il quale un anno prima si era dimostrato disposto a sostenere Hitler nelle sue rivendicazioni verso la Cecoslovacchia, ora, nel caso della Polonia, stava assumendo un atteggiamento del tutto opposto. A suo tempo proprio Beck aveva rigettato la proposta britannica per una dichiarazione delle quattro potenze, affermando che la Polonia non intendeva associarsi in alcun modo all'URSS. Tuttavia, il 22 marzo egli suggerf a Sir Howard Kennard, ambasciatore britannico a Varsavia, l'immediata conclusione di un accordo segreto anglo-polacco per una mutua consultazione in caso di minacciato attacco da parte di una terza potenza. Allarmati da alcuni movimenti di truppe tedesche nelle vicinanze di Danzica e del corridoio e da informazioni segrete britan-niche circa le richieste tedesche fatte alla Polonia (non comunicate agli inglesi dal malfido Beck), Chamberlain e Halifax non vollero però limitarsi a semplici " consultazioni ". La sera del 30 marzo, Kennard presentò a Beck una proposta anglofrancese per un patto di mutua assistenza in caso di aggressione tedesca *. Ma anche questo passo fu sopravvanzato dagli avvenimenti. Nuove informazioni sulla possibilità di un imminente attacco tedesco contro la Polonia spinsero il governo inglese a chiedere a Beck, quella stessa sera, se non aveva nulla da obiettare a una temporanea garanzia dell'indipendenza polacca da parte britannica. Chamberlain desiderava saperlo per l'indomani, poiché doveva rispondere a un'interpellanza parlamentare in proposito. Beck - si può immaginare il suo sollievo - non aveva nulla da obiettare. Disse a Kennard di " accettare senz'altro " ". Il giorno seguente, 31 marzo, Chamberlain fece ai Comuni la storica dichiarazione che la Gran Bretagna e la Francia " avrebbero dato al governo polacco tutto l'appoggio in loro potere " se la Polonia, attaccata, avesse opposto resistenza **. * Nel telegramma di istruzioni a Kennard " si faceva capire che l'URSS sarebbe stata tenuta in disparte. " Appare sempre più evidente, - diceva il telegramma, - che i nostri sforzi per consolidare la situazione saranno frustrati qualora l'Unione Sovietica venisse apertamente inclusa nel nostro progetto. Telegrammi inviatici recentemente da gran numero di rappresentanze Pagina 352
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt diplomatiche di Sua Maestà all'estero, ci hanno avvertito che l'inclusione della Russia non solo pregiudicherebbe il successo del nostro sforzo costruttivo ma provocherebbe altresì un rafforzamento delle relazioni fra i partecipanti al patto anti-Comintern, e susciterebbe anche apprensione io alcuni governi amici ". ** Cfr. sopra, p. 495. L'ora della Polonia 509 A tutti coloro che si trovavano a Berlino in quell'ultima fine settimana del marzo 1939 (come fu il caso dell'autore del presente libro), l'improvvisa garanzia unilaterale data alla Polonia dalla Gran Bretagna sembrò incomprensibile, nonostante essa fosse ben accetta alle nazioni a ovest e a est della Germania. Come abbiamo visto, sia nel 1936, quando i tedeschi marciarono nella smilitarizzata Renania, sia nel 1938, quando occuparono l'Austria e minacciarono una guerra europea se non fossero stati ceduti loro i Sudeti, e perfino due settimane prima, quando si impadronirono della Cecoslovacchia - la Gran Bretagna e la Francia, con l'appoggio dell'URSS, avrebbero potuto intervenire e arrestare facilmente Hitler. Ma Chamberlain, che pensava solo a mantenere a tutti i costi la pace, aveva evitato ogni intervento; non solo: era andato fuori strada, aveva rischiato, come egli stesso riconobbe, la sua carriera politica nell'aiutare Adolf Hitler ad ottenere ciò che voleva dai paesi confinanti. Nulla aveva fatto per salvare l'indipendenza dell'Austria, e si era associato al dittatore tedesco nel distruggere l'indipendenza della Cecoslovacchia, la sola nazione veramente democratica ai confini orientali della Germania, l'unico paese amico dell'Occidente in grado di appoggiare la Società delle Nazioni e il principio della sicurezza collettiva. Egli non aveva neppure tenuto conto dell'importanza che, dal punto di vista militare, avrebbero avuto per l'Occidente le trentacinque divisioni cecoslovacche, ben addestrate e ben armate, trincerate dietro potenti fortificazioni montane, in un momento in cui la Gran Bretagna poteva mandare in Francia soltanto due divisioni e l'esercito tedesco non era in grado di combattere su due fronti, e, secondo l'opinione degli stessi generali tedeschi, neppure di sfondare le difese cecoslovacche. Ed ora, d'un tratto, dopo aver deliberatamente e avventatamente rinunciato a tanto, Chamberlain per una comprensibile, amara reazione all'occupazione del resto della Cecoslovacchia da parte di Hitler, si era messo a garantire unilateralmente una nazione dell'Est governata da una cricca di colonnelli, privi di qualità politiche, che fino a quel momento avevano strettamente collaborato con Hitler e che, come iene, si erano accodate ai tedeschi nello smembramento della Cecoslovacchia; un paese divenuto militarmente indifendibile proprio per effetto di quelle conquiste tedesche che la Gran Bretagna e la Polonia avevano aiutato il Reich a compiere *. E si era * Chamberlain non poteva ignorare la debolezza militare della Polonia. II colonnello Sword, addetto militare a Varsavia, aveva inviato a Londra una settimana prima, il 22 marzo, una lunga relazione sulla disastrosa situazione strategica della Polonia, " circondata da tre lati dalla Germania ", e sulle deficienze delle forze armate polacche, specie nel campo delle armi e dell'equipaggiamento moderno20. Il 6 aprile, mentre il colonnello Beck si trovava a Londra a discutere sul patto di mutua assistenza, il colonnello Sword e l'addetto aeronautico britannico a Varsavia, capitano di stormo Vachell, trasmisero gli ultimi rapporti, i quali lasciavano ben poco posto alla speranza. Vachell faceva notare che nel corso dei successivi dodici mesi l'aviazione polacca avrebbe disponibili " non Più di seicento aerei, molti dei quali non reggevano il confronto con quelli tedeschi ". Sword riferì che l'esercito e l'aviazione polacchi difettavano a tal punto di equipaggiamento moderno, che avrebbero potuto opporre solo una scarsa resistenza a un attacco tedesco su vasta scala. L ambasciatore Kennard, riassumendo le relazioni dei suoi addetti, informò Londra che i polacchi
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt jio Verso la guerra mondiale esposto a questo rischio all'ultima ora, senza preoccuparsi di ottenere l'aiuto dell'URSS, di cui nel corso dell'anno per ben due volte aveva respinto le proposte per un'azione comune contro ulteriori aggressioni naziste. Egli aveva fatto, alla fine, proprio quello che, come per oltre un anno aveva risolutamente affermato, l'Inghilterra avrebbe dovuto evitare: aveva lasciato a un'altra nazione l'iniziativa di decidere quando il proprio paese -la Gran Bretagna - dovesse entrare in guerra. Comunque l'azione precipitosa del primo ministro, per quanto tardiva, pose Hitler di fronte a una situazione completamente nuova. Da quel momento, l'Inghilterra sembrava intenzionata ad arrestare ogni altra sua aggressione. Non avrebbe più potuto ricorrere alla tattica di aggredire una nazione dopo l'altra, mentre le democrazie occidentali se ne stavano in disparte a discutere su cosa si dovesse fare. Inoltre la mossa di Chamberlain sembrava il primo serio passo verso la formazione di una coalizione di potenze rivolta contro la Germania, mediante la quale, o in assenza di un'efficace reazione da parte dell'avversario, si sarebbe potuto sviluppare nuovamente quell'accerchiamento del Reich che era stato l'incubo dei tedeschi fin dai tempi di Bismarck. Il "caso bianco" La notizia della garanzia data da Chamberlain alla Polonia provocò nel dittatore tedesco uno dei suoi soliti attacchi d'ira. La notizia gli pervenne mentre si trovava con l'ammiraglio Canaris, capo dell'Abwehr; secondo quanto disse quest'ultimo, egli percorse la stanza, battendo i pugni sul tavolo di marmo, con la faccia sconvolta dalla rabbia, gridando all'indirizzo degli inglesi: " Preparerò loro un piatto che li strozzerà! "K. Il giorno seguente - i° aprile - egli parlò a Wilhelmshaven in occasione del varo della corazzata Tirpitz. Il suo umore era cosi bellicoso che temette di perdere il controllo dei nervi; all'ultimo momento, perciò, diede ordine che la trasmissione diretta del suo discorso per radio fosse sostituita da una registrazione che poteva essere ritoccata *. Anche la versione ritrasmessa era piena di minacciosi avvertimenti all'Inghilterra e alla Polonia. non sarebbero stati in grado di difendere il corridoio o la frontiera occidentale contro la Germania, e avrebbero dovuto ripiegare sulla Vistola, nel cuore della Polonia. " Perciò una Russia amica, - aggiunse, - sarebbe stata per la Polonia di decisiva importanza "21. * La trasmissione in collegamento con la rete radiofonica americana fu interrotta appena Hitler cominciò a parlare. Ciò fece nascere a New York la voce che egli era stato assassinato. Io mi trovavo nella camera di controllo della sezione onde corte dell'Ente Radiofonico Tedesco di Berlino per curare il collegamento col Columbia Broadcasting System di New York, quando la trasmissione venne improvvisamente interrotta. Alle mie proteste, i funzionari tedeschi risposero che l'ordine era venuto dallo stesso Hitler. Dopo quindici minuti, il CBS mi telefonò da New York per una conferma delle voci sull'assassinio. Potei facilmente smentirle, dal momento che attraverso un circuito telefonico collegato con Wilhelmshaven potevo udire Hitler gridare il suo discorso. Quel giorno sarebbe stato difficile colpire il Fuhrer, poiché egli parlava dietro una lastra di vetro a prova di proiettili. L'ora della Polonia 511 Se [gli alleati occidentali] si aspettano che la Germania di oggi stia pazientemente ad aspettare che essi si creino degli Stati satelliti e li spingano contro la Germania, vuoi proprio dire che essi scambiano la Germania di oggi con la Germania della fine della guerra. Chi è disposto a levare le castagne dal fuoco per queste potenze, sappia che si brucerà le dita... Agli statisti delle nazioni che si armano e che continuano ad armarsi, io posso dire solo questo: " Non mi potrete mai fermare! " Io sono deciso a continuare su questa strada. La proibizione di diffondere il discorso in trasmissione diretta, dimostrava l'intenzione di Hitler di non provocare troppo l'opinione pubblica straniera. Quel giorno, a Berlino, era voce diffusa che, per prima cosa, Hitler, rispondendo a Chamberlain, avrebbe denunciato il trattato navale anglo-tedesco. Nel suo discorso invece egli dichiarò semplicemente che se la Gran Bretagna non intendeva più osservare quel trattato, la Germania " avrebbe preso la cosa con molta calma ". Come molte altre volte in passato, Hitler terminò riesumando il vecchio e noto motivo pacifista: " La Germania non ha nessuna intenzione di attaccare altri popoli... In base a questa convinzione, tre settimane fa ho deciso di Pagina 354
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt chiamare il prossimo congresso del partito "Congresso della pace"": slogan, questo, che, col trascorrere dell'estate 1939, divenne sempre più ironico. Tutto ciò fu detto a uso del pubblico. La vera risposta a Chamberlain e al colonnello Beck, Hitler la dette in gran segreto due giorni dopo, il 3 aprile. Essa era contenuta in un'ordinanza riservata per le forze armate, di cui furono fatte solo cinque copie, e che segnò l'inizio del " caso bianco ", designazione convenzionale che doveva ricorrere sinistramente nella storia mondiale degli anni successivi. Segretissimo " CASO BIANCO " L'attuale atteggiamento della Polonia richiede... l'inizio di preparativi militari al fine di eliminare, se necessario, ogni pericolo da questa parte una volta per tutte. r. Necessità e scopi politici. ... L'obiettivo sarà la distruzione della potenza militare polacca e la creazione all'Est di una situazione che si accordi con le esigenze della nostra difesa nazionale. Lo Stato libero di Danzica sarà dichiarato parte integrante del territorio del Reich al momento dello scoppio delle ostilità. I capi politici ritengono che, al verificarsi di questo caso, sia loro compito isolare, se possibile, la Polonia, cioè limitare la guerra alla sola Polonia. Le crescenti crisi interne in Francia e la conseguente prudenza dimostrata dalla Gran Bretagna possono creare tale situazione in un futuro non troppo lontano. L'intervento della Russia... non è da ritenersi utile alla Polonia... L'atteggiamento che l'Italia prenderà è garantito dall'Asse Roma-Berlino. 2. Conclusioni militari. L'obiettivo principale, l'organizzazione delle forze armate tedesche, continua ad essere la conseguenza dell'antagonismo con le democrazie occidentali. Il " caso bianco " rappresenta solo un complemento precauzionale a questi preparativi... 5 iz Verso la guerra mondiale Anche dopo l'inizio delle ostilità, l'isolamento della Polonia potrà essere mantenuto molto più facilmente se riusciremo a condurre la guerra con mosse improvvise ed energiche, riportando rapidi successi... ., 3. Compiti delle forze armate. Compito della Wehrmacht è l'annientamento delle forze annate polacche. A tale fine è necessario un attacco di sorpresa; occorre quindi prepararsi in tale senso. Quanto a Danzica: L'occupazione di sorpresa di Danzica si renderà forse possibile indipendentemente dal " caso bianco ", approfittando della situazione politica favorevole... L'occupazione da parte dell'esercito sarà effettuata partendo dalla Prussia orientale. La marina appoggerà l'azione dell'esercito con un intervento dal mare. Il " caso bianco " è un documento molto lungo, con numerosi " allegati ", " appendici " e " ordini speciali ", la maggior parte dei quali furono diramati l'i i aprile con aggiunte successive nei mesi precedenti le ostilità. Fin dal 3 aprile, però, Hitler aveva aggiunto al " caso bianco " queste direttive: 1. I preparativi debbono essere compiuti in modo che l'operazione sia possibile in qualsiasi momento, dal i° settembre 1939 in poi. Al pari della data per l'occupazione dei Sudeti, i° ottobre 1938, fissata da Hitler molto tempo prima, così questa nuova più importante scadenza -i° settembre 1939 - doveva essere osservata. 2. Il comando supremo delle forze armate [OKW] è incaricato di stabilire un piano preciso pel " caso bianco " e di provvedere alla sincronizzazione delle azioni delle tre specialità della Wehrmacht. 3. I piani delle tre armi della Wehrmacht e i particolari relativi al piano complessivo dovranno essere presentati all'OKW entro il i° maggio 1939 ". Si trattava ora di vedere se Hitler sarebbe riuscito a premere sui polacchi fino ad indurii ad accettare le sue richieste (come aveva fatto con gli Pagina 355
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt austriaci e - con l'aiuto di Chamberlain - coi cèchi), o se la Polonia avrebbe tenuto duro, resistendo all'aggressione nazista qualora si fosse verificata e, in tal caso, con quali mezzi. L'autore del presente libro trascorse la prima settimana di aprile in Polonia per studiare la situazione. Da quanto potè capire, i polacchi non erano disposti a cedere alle minacce di Hitler, e avrebbero combattuto se la loro patria fosse stata invasa; ma sia militarmente che politicamente essi si trovavano in una situazione disastrosa. La loro aviazione era invecchiata, l'esercito era poco mobile e la loro posizione strategica pressoché disperata, circondati com'erano su tre lati dai tedeschi. D'altro canto, le fortificazioni del vallo occidentale tedesco avevano reso estremamente difficile un'offensiva anglo-francese contro la Germania nel caso in cui la Polonia fosse stata attaccata. Infine era evidente che gli ottusi " colonnelli " polacchi non avrebbero mai accettato l'aiuto dei sovietici, anche se i tedeschi fossero giunti alle porte di Varsavia. Gli avvenimenti precipitavano. Il 6 aprile a Londra il colonnello Beck firmò con la Gran Bretagna un accordo che trasformava la garanzia unilaL'ora della Polonia 513 terale britannica in un patto provvisorio di mutua assistenza. Fu altresì annunciato che sarebbe stato sottoscritto un trattato definitivo non appena ne fossero stati concordati i particolari. Il giorno seguente - 7 aprile - Mussolini fece invadere dalle sue truppe l'Albania, aggiungendo la conquista di quel piccolo paese montagnoso a quella dell'Etiopia. Ciò fornì al " duce " un trampolino verso la Grecia e la Jugoslavia e, nella già tesa atmosfera europea, contribuì ad accrescere il nervosismo delle piccole nazioni che osavano opporsi all'Asse. Come risulta dai documenti del Ministero degli Esteri tedesco, l'azione italiana fu effettuata col pieno consenso della Germania che ne era stata informata in anticipo. Il 13 aprile la Francia e la Gran Bretagna reagirono offrendo la loro garanzia alla Grecia e alla Romania. I due schieramenti cominciavano ormai a delinearsi. Alla metà di aprile Gò'ring giunse a Roma e, con grande disappunto di Ribbentrop, il 15 e il 16 di quel mese ebbe due lunghi colloqui con Mussolini24. Fu opinione d'entrambi che sarebbero occorsi " due o tre anni " per affrontare " un conflitto generale "; tuttavia Goring dichiarò che anche se una guerra fosse scoppiata prima, " l'Asse si trovava in una posizione molto forte " e " poteva sconfiggere ogni possibile avversario ". Si parlò anche di un appello del presidente Roosevelt, pervenuto a Roma e a Berlino il 15 aprile. Secondo quanto dice Ciano, il " duce " in un primo momento si era rifiutato di leggerlo, e Goring dichiarò che non valeva nemmeno la pena di rispondere. Mussolini lo considerò come " l'effetto della paralisi infantile " di Roosevelt, mentre l'impressione di Goring fu che " Roosevelt soffrisse di un'incipiente malattia mentale ". Nel suo telegramma a Hitler e a Mussolini, il presidente degli Stati Uniti aveva formulato una precisa domanda: Siete disposti ad assicurare che le vostre forze armate non attaccheranno e invaderanno il territorio delle seguenti nazioni indipendenti? Seguiva una lista di trentuno paesi, comprendente, tra l'altro, la Polonia, gli Stati baltici, l'URSS, la Danimarca, l'Olanda, il Belgio, la Francia e la Gran Bretagna. Il presidente si augurava che la garanzia di non aggressione potesse valere " per almeno dieci anni ", o " per un quarto di secolo, se ci è consentito di guardare così lontano ". Se tale garanzia fosse stata offerta, egli avrebbe assicurato la partecipazione degli Stati Uniti a una " discussione " mondiale per liberare il mondo dal " peso schiacciante degli armamenti " e favorire lo sviluppo del commercio internazionale. Roosevelt rammentò a Hitler: " Avete ripetutamente affermato che voi e il popolo tedesco non desiderate la guerra. Se ciò è vero non v'è alcun bisogno che si giunga ad un conflitto ". Alla luce degli elementi oggi-in nostro possesso, quello di Roosevelt poteva sembrare un appello ingenuo. Il Fiihrer tuttavia fu piuttosto imbarazzato, e annunciò che avrebbe risposto al messaggio non direttamente ma in un discorso a una seduta del Reichstag, appositamente convocato per il 28 aprile.
514 Verso la guerra mondiale Frattanto, come risulta dai documenti sequestrati del Ministero degli Esteri tedesco, la Wilhelmstrasse, con un telegramma circolare in data 17 aprile, rivolse a sua volta due domande a tutti gli Stati elencati da Roosevelt, eccetto Pagina 356
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt la Polonia, l'URSS, la Gran Bretagna e la Francia - e cioè: si sentivano essi in qualche modo minacciati dalla Germania? - Avevano essi autorizzato Roosevelt a fare quella proposta? " Siamo certi, - telegrafò Ribbentrop ai suoi vari inviati nei paesi in questione, - che la risposta a tutte e due le domande sarà negativa; tuttavia, per particolari motivi, desidereremmo avere subito una diretta conferma ". I " particolari motivi ", dovevano risultare evidenti nel discorso di Hitler del 28 aprile. Il 22 aprile il Ministero degli Esteri tedesco fu in grado di redigere un rapporto per il Fùhrer, nel quale si diceva che la maggior parte dei paesi interrogati, compresi la Jugoslavia, il Belgio, la Danimarca, la Norvegia, l'Olanda e il Lussemburgo, " avevano risposto negativamente a tutte e due le domande " - risposta che avrebbe ben presto dimostrato quale idea ingenua si erano fatta del Terzo Reich quei governi. Dalla Romania giunse invece una risposta mordace: " Lo stesso governo del Reich, - era detto, -doveva essere in grado di sapere se c'era o no in vista qualche minaccia ". La Lettonia, il piccolo Stato affacciato sul Baltico, non seppe in un primo momento che risposta dare, ma il Ministero degli Esteri tedesco mise subito a posto le cose. Il 18 aprile Weizsacker telefonò al suo ministro plenipotenziario a Riga per dirgli che non riusciva a capire l'atteggiamento del Ministero degli Esteri lettone riguardo alla domanda contenuta nel telegramma di Roosevelt. Mentre praticamente tutti gli altri governi hanno già risposto in senso negativo, com'è naturale, il signor Munters considera questa ridicola propaganda americana degna di diventare argomento di discussione nel suo gabinetto. Se il signor Munters non risponde immediatamente con un " no " alla nostra domanda, dovremo aggiungere la Lettonia ai paesi che sono divenuti compiici consapevoli del signor Roosevelt. Weizsacker aggiunse di essere certo che una parola in tal senso da parte di Herr von Kotze [il ministro plenipotenziario tedesco] sarebbe bastata per ottenere da Munters la risposta desiderata25. Fu così infatti. La risposta di Hitler a Roosevelt. Le risposte delle nazioni interpellate furono per Hitler un efficace pretesto di cui fece sapiente uso nel suo discorso al Reichstag, nella bella giornata primaverile del 28 aprile 1939. Questo discorso, della durata di oltre due ore fu, credo, il più lungo tra quelli di maggiore importanza tenuti in pubblico dal Fùhrer. Sotto molti aspetti, e in particolare per l'incitamento rivolto ai tedeschi e agli amici all'estero della Germania nazista, fu quella probabilmente la più brillante orazione di Hitler, senza dubbio la migliore che l'autore del presente libro gli abbia udito pronunciare. Per sottile eloquenza, astuzia, ironia, sarcasmo e ipocrisia, raggiunse un livello non più L'ora della Polonia 515 uguagliato. Sebbene rivolto a orecchie germaniche, esso fu diffuso non solo da tutte le stazioni della radio tedesca ma anche da centinaia di altre trasmittenti del mondo intero e, negli Stati Uniti, dalle più importanti reti radiofoniche. Mai in precedenza egli aveva avuto un pubblico internazionale cosi vasto, né l'avrebbe avuto in seguito *. Al termine della solita dissertazione introduttiva sulla iniquità della pace di Versailles, le molte ingiustizie e il carico di sofferenze derivatone per il popolo tedesco, Hitler diede subito alla Gran Bretagna e alla Polonia una risposta destinata ad allarmare la già inquieta Europa. Dopo aver espresso i suoi sentimenti di ammirazione e di amicizia nei confronti dell'Inghilterra e aver rimproverato quel paese per la sfiducia da esso nutrita nei suoi confronti e per la sua nuova " politica di accerchiamento " della Germania, egli denunciò il trattato navale anglo-tedesco del 1935. " I presupposti di questo trattato, - egli disse, - sono venuti meno ". Lo stesso valeva per la Polonia. Egli rese nota la proposta da lui fatta alla Polonia circa Danzica e il corridoio (che era stata tenuta fino allora segreta), la definì " la massima concessione immaginabile nell'interesse della pace europea " e informò il Reichstag che il governo polacco aveva respinto " questa offerta, davvero unica ". Ho deplorato tale incotnprensibile atteggiamento del governo polacco. ... Il peggio è che, come la Cecoslovacchia un anno fa, ora la Polonia, sotto l'influsso di una campagna internazionale menzognera, crede di dover mobilitare le sue truppe, sebbene la Germania non abbia richiamato alle armi un solo uomo e non pensi in alcun modo di agire contro di essa. Ciò è di per sé assai spiacevole, e un giorno i posteri giudicheranno se fu veramente cosa giusta respingere le proposte da me fatte in questo momento... nei termini di un Pagina 357
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt compromesso unico nel suo genere... Le notizie secondo le quali la Germania intendeva attaccare la Polonia continuò Hitler - erano " pure invenzioni della stampa internazionale " (fra le decine di milioni di persone che ascoltavano quel discorso nessuna poteva immaginare che soltanto tre settimane prima Hitler aveva dato ordini scritti alle forze armate perché si preparassero a distruggere la Polonia per il i° settembre " al più tardi "). Le menzogne della stampa - aggiunse Hitler avevano spinto la Polonia a firmare con la Gran Bretagna un accordo che, " in date circostanze, poteva spingere la Polonia a un'azione militare contro la Germania ". In tal modo la Polonia avrebbe rotto il patto polacco-tedesco di non aggressione! " Considero perciò tale patto... come unilateralmente violato dalla Polonia, quindi come non più esistente ". Dopo aver violato unilateralmente due trattati di Stato, Hitler dichiarò al Reichstag di esser disposto a negoziare una sostituzione di essi! " Non posso che rallegrarmi a quest'idea, - esclamò. - Nessuno è più felice di me * II giorno del discorso, Weizsacker telegrafò a Hans Thotnsen, incaricato tedesco a Washington, sollecitandolo a dare al discorso del Fiihrer la massima pubblicità negli Stati Uniti, e assicurandolo che sarebbero stati stanziati fondi speciali a tale scopo. Il i° maggio Thomsen rispose: " L'interesse destato dal discorso è senza precedenti. Ho perciò provveduto perché la traduzione in inglese sia stampata qui e inviata... a decine di migliaia di nominativi di tutte le classi e di tutte le professioni, secondo il piano stabilito. Seguirà la lista delle spese "2S. 516 Verso la guerra mondiale per una simile circostanza ". Era il vecchio trucco di cui - come s'è visto - si era servito così spesso in precedenza ogni volta che aveva violato un trattato. Egli ignorava però che esso non avrebbe più funzionato. Poi Hitler si rivolse al presidente Roosevelt, e qui l'oratoria del dittatore tedesco giunse al punto culminante. A ogni orecchio di persona normale il discorso suonava falso e capzioso, ma per gli scelti membri del Reichstag e per milioni di tedeschi il suo sarcasmo e la sua ironia, formulati magistralmente, rappresentarono un piacere ineffabile. Gli obesi deputati si agitavano con rauche risate mentre il Fiihrer metteva senza posa in ridicolo, con crescente efficacia, il presidente americano. A uno a uno egli esaminò i vari punti del telegramma di Roosevelt; ogni volta faceva una pausa quasi sorridendo, poi, con tono da maestro, pronunciava a bassa voce una sola parola: " risposta " - e rispondeva. (L'autore ha ancora davanti agli occhi l'immagine di Hitler che, di volta in volta, si arrestava per dire con calma: Antwort, risposta, mentre sopra la tribuna, al seggio presidenziale, Goring si sforzava di reprimere un sorriso e i membri del Reichstag si preparavano a gridare e a ridere non appena si fosse udita VAntwort). Roosevelt ritiene per certo che tutti i problemi internazionali possano essere risolti al tavolo di una conferenza. Risposta: Io sarei assai lieto se questi problemi potessero davvero trovare una soluzione al tavolo di una conferenza. Il mio scetticismo deriva dal fatto che è stata la stessa America a dare la migliore dimostrazione della sua sfiducia nel valore delle conferenze-La più grande conferenza di tutti i tempi fu la Società delle Nazioni... nella quale tutti i popoli del mondo erano rappresentati e che era stata creata secondo la volontà di un presidente americano. Ora, il primo paese a ritirarsi da tale consesso furono proprio gli Stati Uniti... Solo dopo anni di infruttuosa partecipazione ad esso io mi decisi a seguire l'esempio dell'America... La libertà l'America del Nord non la conquistò a un tavolo di conferenze, allo stesso modo che non fu risolto in una sede del genere il conflitto tra Nord e Sud; per non parlare poi delle innumerevoli lotte che condussero finalmente al soggiogamento di tutto il continente nordamericano. Faccio menzione di tutto ciò solo per dimostrare che la vostra idea, signor Roosevelt, per quanto indubbiamente degna d'ogni onore, non trova conferma nella storia del vostro paese e del resto del mondo. Hitler ricordò al presidente che la Germania era già andata una volta a una conferenza - a quella di Versailles - ma non per discutere bensì per sentirsi dire cosa doveva fare: i suoi rappresentanti " subirono umiliazioni peggiori di quelle inflitte agli stessi capi-tribù Sioux ". Il Fùhrer, infine, giunse al nocciolo della sua risposta: parlò della richiesta del presidente circa la garanzia che egli, Hitler, avrebbe dovuto offrire di non attaccare nessuna delle trentun nazioni. Risposta: Come ha scoperto il signor Roosevelt quali sono le nazioni che si Pagina 358
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt considerano minacciate dalla politica tedesca? È forse in grado, il signor Roosevelt, nonostante l'enorme lavoro che deve svolgere nel proprio paese, di conoscere direttamente tutto l'orientamento interno, spirituale e mentale, degli altri popoli e dei loro governi? Infine il signor Roosevelt domanda a noi l'assicurazione che le forze armate tedesche non minacceranno e, soprattutto, non invaderanno il territorio e i possedimenti delle seguenti nazioni indipendenti... L'ora della Polonia 517 Hitler, a questo punto, lesse lentamente i nomi di tutti i paesi, e io ricordo che mentre li scandiva nel Reichstag si moltiplicavano le risate. Sono certo che nessuno dei membri di quel consesso, nessuno a Berlino (nemmeno io) notò che egli aveva scaltramente omessa la Polonia. Dopodiché Hitler tirò fuori l'asso dalla manica, o almeno quello che egli credeva fosse un asso. Risposta: Mi sono preoccupato di accertarmi, presso quegli Stati sopracitati, se essi, in primo luogo, si sentono minacciati, in secondo luogo, soprattutto, se quella richiesta di assicurazioni ci è stata rivolta dal presidente americano in seguito a loro suggerimento o comunque col loro consenso. In tutti i casi la risposta è stata negativa... È però vero che non mi è stato possibile svolgere un'inchiesta in alcuni dei paesi menzionati, dal momento che, come nel caso della Siria, non sono liberi ma occupati, e perciò privati dei loro diritti, dalle autorità militari delegate dagli Stati democratici. Comunque tutti gli Stati confinanti con la Germania hanno ricevuto da noi assicurazioni molto più impegnative... di quelle che mi sono state richieste dal signor Roosevelt nel suo curioso telegramma. Debbo richiamare l'attenzione del signor Roosevelt su due errori storici. Egli ha nominato, fra l'altro, l'Irlanda e chiede a noi di dichiarare che la Germania non attaccherà l'Irlanda. Ho letto da poco un discorso di De Vaierà, il Taoiseach * irlandese, nel quale, cosa assai strana, contrariamente all'opinione del signor Roosevelt, egli non accusa la Germania di minacciare il suo paese, ma rimprovera l'Inghilterra di esercitare su di esso una continua oppressione... Allo stesso modo, è sfuggito all'osservazione del signor Roosevelt il fatto che la Palestina è oggi occupata non da truppe tedesche ma da truppe inglesi e che la libertà di questo paese è soffocata dalla più brutale forza-Hitler disse che, ciò nonostante, egli era disposto a " dare a ciascuno degli Stati nominati una garanzia del tipo desiderato da Roosevelt ". Avrebbe anzi fatto di più! I suoi occhi si accesero. Non voglio lasciarmi sfuggire quest'occasione per dare al presidente degli Stati Uniti un'assicurazione soprattutto per quanto concerne quei territori che, in fondo, dovrebbero maggiormente preoccuparlo, voglio dire gli stessi Stati Uniti e gli altri Stati del continente americano. 10 dichiaro qui solennemente che tutte le affermazioni messe in un modo o nell'altro in circolazione circa un progettato attacco o una progettata invasione da parte tedesca del territorio americano sono assolutamente prive di fondamento senza contare che, per quanto concerne le possibilità militari, tali voci possono essere soltanto il parto di una fantasia malata. 11 Reichstag fu scosso da una risata. Hitler non si lasciò sfuggire un sor riso, mantenendo, con grande effetto, il suo aspetto austero. Poi venne la perorazione, la più eloquente, credo, che orecchie tedesche gli abbiano mai inteso pronunciare. Signor Roosevelt, comprendo benissimo che la grandezza della vostra nazione e le immense ricchezze del vostro paese vi permettano di sentirvi responsabile della storia del mondo intero e della storia di tutte le nazioni. Io, signore, mi trovo in una sfera molto più piccola e modesta... Un giorno presi in mano uno Stato su cui incombeva la completa rovina per aver cre* Hitler ebbe l'accortezza di usare il termine gaelico per " primo ministro ". 518 Verso la guerra mondiale duto alle promesse del resto del mondo e per il malgoverno democratico... Io ho superato il caos in cui la Germania si trovava, ho ristabilito l'ordine e ho enormemente aumentato la produzione... ho sviluppato il traffico, fatto Pagina 359
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt costruire grandiose strade, ho fatto scavare canali e nascere nuove, gigantesche fabbriche, sforzandomi nel contempo in tutti i modi di portare a un più alto livello l'istruzione e la cultura del nostro popolo. Sono riuscito a dare un utile lavoro a tutti i sette milioni di disoccupati... Non solo ho ridato unità politica al popolo tedesco ma l'ho anche riarmato. Mi sono altresì sforzato di distruggere, foglio per foglio, quel trattato che nei suoi quattrocentoquarantotto articoli sanzionava la più abbietta oppressione che popoli o esseri umani siano mai stati chiamati a sopportare. Ho ridato al Reich le province rubateci nel 1919. Ho ricondotto al loro paese natale milioni di tedeschi che erano stati strappati da noi e si trovavano in miseria... e ciò, signor Roosevelt, senza spargere sangue e senza spingere il mio popolo, o altri popoli, negli orrori di una guerra... Voi, signor Roosevelt, avete avuto, in confronto, un compito molto pili facile. Siete stato eletto presidente degli Stati Uniti nel 1933, proprio quando io sono divenuto cancelliere del Reich. Fin dal primo momento, voi vi siete trovato alla testa di uno dei più grandi e più ricchi Stati del mondo... Le condizioni generali del vostro paese sono così floride che voi potete trovare il tempo e l'agio per rivolgere la vostra attenzione a problemi universali... I vostri interessi e i vostri consigli investono una sfera molto più estesa dei miei, perché il mio mondo, signor Roosevelt, nel quale la Provvidenza mi ha posto e pel quale io sono quindi tenuto a lavorare, è purtroppo molto più piccolo, sebbene sia per me più prezioso d'ogni altra cosa, perché racchiude il mio popolo! Credo tuttavia che questo sia per me il modo migliore di essere utile a ciò di cui noi tutti ci preoccupiamo, ossia alla giustizia, al benessere, al progresso e alla pace dell'intera comunità. Per un popolo con gli occhi bendati come quello tedesco, tale discorso fu il capolavoro di Hitler. Ma chi avesse percorso l'Europa nei giorni che seguirono, si sarebbe facilmente reso conto che, a differenza di molti precedenti discorsi di Hitler, esso non era più riuscito a ingannare le genti e i governi delle altre nazioni. A differenza dei tedeschi, essi erano ormai in grado di veder chiaro attraverso la rete degli inganni hitleriani; e si rendevano conto che il Fùhrer tedesco, nonostante la sua brillante oratoria e la pungente polemica contro Roosevelt, in realtà non aveva risposto alle domande fondamentali del presidente americano: aveva egli intenzione di porre fine alle sue aggressioni? Avrebbe attaccato la Polonia? Fu quello l'ultimo discorso pubblico di Hitler in tempo di pace. L'ex vagabondo austriaco, grazie alla sua oratoria, aveva fatto nel mondo tutta la strada possibile. D'ora innanzi avrebbe dovuto tentare di innalzare il proprio piedistallo nella storia come guerriero. Hitler durante l'estate si ritirò nella sua residenza estiva a Berchtesga-den, e non replicò pubblicamente alla risposta che gli diede la Polonia, il 5 maggio, attraverso un discorso tenuto al parlamento dal colonnello Beck e un memorandum ufficiale presentato alla Germania in tale data. La dichiarazione polacca ed il discorso di Beck costituirono una risposta dignitosa: conciliante ma ferma. In essa si diceva: È chiaro che negoziati nei quali uno Stato avanza delle richieste che l'altra parte è obbligata ad accettare senza modifiche, non sono negoziati. L'ora della Polonia L'intervento della Russia: I. Nel suo discorso al Reichstag del 28 aprile Hitler non aveva attaccato l'Unione Sovietica, secondo il suo solito. Non aveva detto una sola parola sull'URSS. Nella sua risposta, il colonnello Beck aveva parlato dei " vari altri accenni " fatti dalla Germania, i quali " andavano molto oltre gli argomenti in discussione ", riservandosi il diritto di " tornare su di essi se necessario ": velato ma chiaro riferimento al tentativo della Germania di indurre la Polonia ad associarsi al patto anti-Comintern contro l'URSS. Sebbene Beck non lo sapesse, come del resto Chamberlain, la Germania ormai stava abbandonando questa linea antirussa. Nuove idee cominciavano a germogliare a Berlino e a Mosca. È difficile accertare con esattezza quando siano state fatte, nelle due capitali, le prime mosse per un accordo tra la Germania nazista e l'Unione Sovietica, accordo che doveva avere così importanti conseguenze per il mondo. Come abbiamo notato*, uno dei primi lievi spostamenti nella direzione del vento si era già avuto il 3 ottobre 1938, quattro giorni dopo Monaco, allorché il consigliere dell'ambasciata tedesca a Mosca informò Berlino che Stalin avrebbe tratto certe conclusioni dalla sistemazione del problema dei Sudeti, in cui Pagina 360
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'URSS non aveva avuto parte, e avrebbe anche potuto mostrarsi " meglio disposto " verso la Germania. Il diplomatico auspicò vivamente una " più vasta " collaborazione economica tra i due paesi, rinnovando il suo appello in un secondo dispaccio inviato una settimana dopo ". Verso la fine di ottobre l'ambasciatore tedesco a Mosca, Friedrich Werner conte von der Schulenburg, notificò al Ministero degli Esteri tedesco che " intendeva, nell'immediato futuro, prendere contatto con Molotov, presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo, per cercare di raggiungere un accordo sulle questioni che pregiudicavano i buoni rapporti fra russi e tedeschi "28. L'ambasciatore difficilmente avrebbe formulato questo proposito di propria iniziativa, dato il precedente atteggiamento di Hitler, così decisamente ostile verso la Russia. L'idea doveva esser venuta da Berlino. Che così fosse risulta anche dall'archivio del Ministero degli Esteri tedesco, caduto nelle mani degli Alleati. Il primo passo, secondo Hitler, doveva consistere nel miglioramento delle relazioni commerciali fra i due paesi. Un memorandum del Ministero degli Esteri del 4 novembre 1938 da notizia di " una richiesta specifica, da parte dell'ufficio del feldmaresciallo Go-ring, allo scopo almeno di riattivare il commercio con la Russia, specie per quanto riguarda le materie prime "29. Gli accordi economici russo-tedeschi spiravano alla fine dell'anno e gli archivi della Wilhelmstrasse sono ricchi di documenti sulle varie fasi dei negoziati per il rinnovo di tali accordi. Le due parti, pur diffidando profondamente l'una dell'altra, stavano lentamente * Cfr. sopra, p. 465. 520 Verso la guerra mondiale accostandosi. Il 22 dicembre a Mosca vi furono lunghi colloqui fra i fun-zionari sovietici per le relazioni commerciali e il noto esperto economico tedesco, Julius Schnurre. Poco dopo Capodanno l'ambasciatore sovietico a Berlino, Aleksej Mere-kalov, fece una delle sue sporadiche apparizioni alla Wilhelmstrasse, per comunicare " il desiderio dell'Unione Sovietica di iniziare una nuova fase nelle relazioni economiche tedesco-sovietiche ". Dopo alcune settimane di conversazioni promettenti, nel mese di febbraio 1939 le trattative erano giunte a un punto morto, apparentemente per i divergenti punti di vista circa il luogo da scegliere per i negoziati, Mosca o Berlino; la vera ragione però fu rivelata in un memorandum dell'11 marzo 1939 del direttore dell'ufficio economico-politico del Ministero degli Esteri tedesco: sebbene la Germania avesse gran bisogno delle materie prime russe e Gbring continuasse a sollecitare per ottenerle, il Reich non era in grado di fornire all'Unione Sovietica tutte le merci da essa chieste in scambio. Il direttore considerava " la rottura dei negoziati estremamente incresciosa, data la situazione della Germania in fatto di materie prime "30. Ma se il primo tentativo di ravvicinamento nelle relazioni economiche era per il momento fallito, c'era altra carne al fuoco. Il io marzo 1939 Sta-lin tenne a Mosca un lungo discorso nella prima seduta del diciottesimo Congresso del Partito comunista dell'URSS. Tre giorni dopo, il solerte Schu-lenburg inoltrò a Berlino una lunga relazione su di esso. Egli riteneva " degno di nota [il fatto] che l'ironia e le critiche di Stalin fossero indirizzate assai più contro la Gran Bretagna che contro i cosiddetti Stati aggressori, in particolare la Germania ". L'ambasciatore mise in rilievo queste osservazioni di Stalin: " La debolezza delle potenze democratiche... risulta evidente dal fatto che esse hanno abbandonato il principio della sicurezza collettiva e sono passate a una politica di non-intervento e di neutralità. Accettare questa politica vuoi dire desiderare che gli Stati aggressori si dirigano verso altre vittime ". Schulenburg riferì poi l'accusa del dittatore sovietico, secondo cui gli Alleati occidentali stavano spingendo i tedeschi contro l'Est, promettendo loro una facile preda; essi dicevano: " Dichiarate intanto guerra ai bolscevichi, poi tutto il resto verrà da sé ". Questo sembra proprio un incoraggiamento... Si direbbe che l'idea... sia di destare l'ira dell'Unione Sovietica contro la Germania... e di provocare un suo scontro con la Germania senza vere ragioni... Concludendo, Stalin aveva tracciato la sua linea di condotta: 1. Continuare una politica di pace e di consolidamento delle relazioni economiche con tutti i paesi. 2. ... Non permettere che il nostro paese sia spinto in una guerra dai guerrafondai, il cui metodo è di far togliere agli altri le castagne dal fuoco ". Pagina 361
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Da parte dell'uomo responsabile in URSS di tutte le massime decisioni era questo un chiaro ammonimento: l'Unione Sovietica non intendeva lasciarsi trascinare in una guerra contro la Germania nazista solo per far piaL'ora detta Polonia 521 cere alla Gran Bretagna e alla Francia; e se tale ammonimento fu ignorato a Londra, a Berlino se ne tenne conto *. Dal discorso di Stalin e dai vari contatti diplomatici che subito seguirono, risultò che la politica estera sovietica, per quanto cauta, era ancora molto aperta. Come abbiamo visto **, tre giorni dopo l'occupazione nazista della Cecoslovacchia il governo sovietico aveva proposto una conferenza di sei potenze per discutere il modo di impedire ulteriori aggressioni tedesche, ma Chamberlain aveva respinto quella proposta giudicandola " prematura***. Ciò era avvenuto il 18 marzo. Due giorni dopo un comunicato ufficiale di Mosca, che l'ambasciatore tedesco si affrettò a telegrafare a Berlino, negava che l'Unione Sovietica avesse offerto aiuto alla Polonia e alla Romania " nel caso in cui fossero state oggetto di un'aggressione ". La ragione addotta era che " né la Polonia né la Romania si erano rivolte al governo sovietico per chiedergli appoggio, né l'avevano informato di alcun pericolo che le minacciasse " M. La garanzia unilaterale data dal governo britannico alla Polonia il 31 marzo contribuì probabilmente a convincere Stalin che la Gran Bretagna preferiva un'alleanza coi polacchi a un'alleanza coi sovietici, e che Chamberlain si adoperava, come già ai tempi di Monaco, per tenere l'Unione Sovietica fuori del concerto delle potenze europee35. In questa situazione, i tedeschi e gli italiani cominciarono ad intravve-deire nuove possibilità. Gbring, che esercitava ora un forte influsso su Hitler in politica estera, incontrò Mussolini a Roma il 16 aprile e richiamò l'attenzione del " duce " sul recente discorso di Stalin al congresso del Partito comunista. Goring era rimasto molto colpito dall'affermazione del dittatore sovietico che " i russi non avrebbero acconsentito ad essere usati come carne da cannone dalle potenze capitaliste "; aggiunse che " avrebbe chiesto al Fiihrer se non fosse possibile compiere qualche prudente sondaggio in * Sebbene un dispaccio dell'Associated Press da Mosca (pubblicato dal " New York Times " del 12 marzo) informasse che la condanna di Stalin dei tentativi di coinvolgere l'URSS in una guerra contro la Germania aveva dato adito, nei circoli diplomatici di Mosca, a supposizioni circa un rawicinamento fra Unione Sovietica e Germania, l'ambasciatore britannico, Sir William Seeds, non era, a quanto pare, dello stesso parere. Nel dispaccio in cui menzionava il discorso di Stalin, Seeds non accennò a tale possibilità. Un diplomatico occidentale, Joseph E. Davies, già ambasciatore americano a Mosca e ora in servizio a Bruxelles, trasse invece le giuste conclusioni dal discorso di Stalin: " Sono parole assai significative, - egli annotò nel suo diario l'n marzo. -Esse ammoniscono una volta per tutte i governi britannico e francese che i sovietici sono ormai stanchi dell'opposizione " non realistica " agli aggressori. Ciò... è veramente infausto per i negoziati... fra il Ministero degli Esteri britannico e l'Unione Sovietica. Si tratta senza dubbio del segnale d'allarme più significativo che abbia mai udito ". Il 21 marzo egli scriveva al senatore Key Pittman: " Hitler sta facendo uno sforzo disperato per staccare Stalin dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Se gli inglesi e i francesi non si sveglieranno, temo che vi riuscirà "32. ** Cfr. sopra, p. 502. *** II 19 marzo, spiegando all'ambasciatore sovietico a Londra, Ivàn Majskij, perché la proposta russa di una conferenza, da tenersi possibilmente a Bucarest, " non era accettabile ", Lord Halifax disse che al momento nessun ministro della Corona era disponibile per essere inviato a Bucarest. È ovvio che il rifiuto irritò i sovietici nelle successive trattative con gli inglesi e i francesi. Majskij disse in seguito al deputato conservatore Robert Boothby che il rifiuto della proposta sovietica era stato " un altro colpo disastroso alla politica per un'effettiva sicurezza collettiva ", e che ciò aveva deciso il destino di Litvinov 3Ì. 522 Verso la guerra mondiale Russia in vista di un ravvicinamento ". Fece poi presente a Mussolini che non vi era stato " assolutamente alcun accenno alla Russia negli ultimi discorsi del Fiihrer ". Il " duce ", secondo il memorandum riservato tedesco sull'incontro, accolse con entusiasmo l'idea di un riavvicinamento delle potenze dell'Asse all'Unione Sovietica. Anche il dittatore italiano si era accorto del cambiamento nell'atteggiamento di Mosca, e pensava che un accordo poteva essere " effettuato Pagina 362
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt con una certa facilità ". Mussolini disse: II fine sarebbe di indurre la Russia a reagire freddamente ai tentativi britannici di accerchiamento, in accordo col discorso di Stalin... Inoltre, nella loro lotta ideologica contro la plutocrazia e il capitalismo, le potenze dell'Asse hanno, in certo modo, gli stessi obiettivi del regime russo K. Fu, questa, una decisiva svolta nella politica dell'Asse, e avrebbe di certo sorpreso Chamberlain se ne fosse stato a conoscenza. Forse avrebbe stupito anche Litvinov. Nello stesso giorno dell'incontro tra Goring e Mussolini - il 16 aprile - il commissario agli Esteri sovietico ricevette l'ambasciatore britannico a Mosca e avanzò la formale proposta di un patto tripartito di mutua assistenza fra Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica. Occorreva poi una convenzione militare fra le tre potenze per fare osservare il patto, e una garanzia da parte dei firmatari (ai quali, se lo desiderava, poteva associarsi la Polonia) a tutte le nazioni dell'Europa centrale e orientale che si fossero sentite minacciate dalla Germania nazista. Fu l'ultima offerta di Litvinov per un'alleanza contro il Terzo Reich, e il ministro degli Esteri russo, che aveva impegnato la propria carriera nella politica intesa a fermare Hitler con un'azione collettiva, deve aver pensato che sarebbe finalmente riuscito ad unire le democrazie occidentali all'URSS a tale scopo. Come disse Churchill in un discorso pronunciato il 4 maggio, nel quale lamentava che l'offerta russa non fosse stata ancora accettata da Londra, " senza un aiuto attivo della Russia non c'è modo di mantenere un fronte ad est contro l'aggressione nazista ". Nessun'altra potenza dell'Europa orientale, non certo la Polonia, disponeva di forze militari sufficienti per mantenere un fronte in quell'area. Eppure la proposta sovietica fu motivo di perplessità a Londra e a Parigi. Prima ancora però che essa venisse respinta, Stalin fece la prima mossa importante con l'altra sua carta. Il giorno seguente a quello in cui Litvinov fece la sua lungimirante proposta all'ambasciatore britannico a Mosca, il 17 aprile, l'ambasciatore sovietico a Berlino si recò a far visita a Weizsàcker, al Ministero degli Esteri tedesco. Quella era la prima volta - annotò Weizsàcker in un memorandum - che Merekalov gli faceva visita da quando era entrato in carica un anno prima. Dopo alcune osservazioni preliminari sulle relazioni economiche russo-tedesche, l'ambasciatore passò alla politica, e Weizsàcker scrisse: Egli mi ha chiesto di punto in bianco che cosa pensassi delle relazioni russo-tedesche... L'ambasciatore ha detto più o meno quanto segue: L'ora della Polonia 523 La politica sovietica è sempre stata lineare. Le divergenze ideologiche hanno influito ben poco in senso negativo sulle relazioni fra l'URSS e l'Italia, così non è detto che debbano pregiudicare quelle fra l'URSS e la Germania. L'URSS non ha approfittato dell'attuale attrito fra la Germania e le democrazie occidentali, né desidera farlo. Per quanto riguarda l'URSS, non vi è ragione perché essa non debba vivere accanto alla Germania su un piano di relazioni normali che potrebbero col tempo sempre più migliorare. Con questa osservazione, verso la quale egli ha indirizzato la conversazione, il signor Merekalov ha chiuso il discorso. Egli intende tornare a Mosca tra un giorno o due ". Nella capitale russa l'ambasciatore sovietico trovò un'aria di novità. La situazione si chiarì il 3 maggio quando, relegato nell'ultima pagina dei giornali sovietici, in una colonna intitolata " Notizie in breve ", comparve un articoletto ove si leggeva: " II compagno Litvinov è esonerato dietro sua stessa richiesta dalla carica di commissario del popolo agli Esteri ". Lo sostituiva Vjaceslav Michailovic Molotov, presidente del Consiglio dei Com-missari del Popolo. L'incaricato d'affari tedesco comunicò il cambiamento a Berlino il giorno seguente L'improvviso cambiamento ha suscitato, qui, la più viva sorpresa poiché Litvinov aveva in corso delle trattative con la delegazione britannica, e alla parata del i° maggio-era stato visto molto vicino a Stalin. Se si considera che Litvinov ha ricevuto l'ambasciatore britannico non più tardi del 2 maggio e che è stato altresì citato ieri dalla stampa come ospite d'onore della parata, è da .supporre che le sue dimissioni siano dovute a una decisione personale di Stalin... All'ultimo congresso del partito Stalin aveva ammonito a stare attenti che l'Unione Sovietica non venisse trascinata in un conflitto. Molotov, che non è ebreo, ha fama di essere " il più intimo amico e il più stretto collaboratore " di Stalin. La sua nomina è evidentemente intesa a Pagina 363
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt garantire che la politica estera seguirà scrupolosamente le direttive impartite da Stalin 3>. Il significato dell'improvvisa destituzione di Litvinov fu chiaro per tutti. Essa rappresentava una brusca e decisa svolta nella politica estera sovietica. Litvinov era stato il difensore del principio della sicurezza collettiva, del rafforzamento del potere della Società delle Nazioni, della difesa della sicurezza del proprio paese di fronte alla Germania mediante un'alleanza militare con la Gran Bretagna e la Francia. Le esitazioni di Chamberlain circa questa alleanza erano riuscite fatali al commissario agli Esteri sovietico. Agli occhi di Stalin - e la sua opinione era la sola che contasse a Mosca - la politica di Litvinov era fallita. Inoltre essa minacciava di spingere l'Unione Sovietica a una guerra con la Germania, guerra dalla quale le democrazie occidentali avrebbero certamente cercato di tenersi fuori. Era giunto il momento - aveva concluso Stalin - di tentare una nuova via*. Se Chamber* In base al presunto diario di Litvinov (Notes far a Journal), di dubbia attendibilità, Stalin avrebbe considerato un cambiamento in tal senso fin dall'epoca della conferenza di Monaco, da cui l'Unione Sovietica era stata esclusa. Secondo un'annotazione di questo diario, verso la fine del 1938 Stalin avrebbe detto a Litvinov: " Siamo disposti a venire ad un accordo coi tedeschi... e anche a rendere innocua la Polonia ". Nel gennaio del 1939 il commissario agli Esteri annotava: " Sembra che abbiano deciso di destituirmi ". Nella stessa annotazione egli osserva che a quel tempo tutte le comunicazioni con l'ambasciata sovietica a Berlino dovevano passare attraverso Stalin, e che l'ambasciatore Merekalov, dietro istruzioni dello stesso Stalin, fu sul punto di ini524 Verso la guerra mondiale lain era riuscito ad accontentare Hitler, perché la stessa cosa non sarebbe riuscita al dittatore sovietico? Il fatto che Litvinov, ebreo, fosse stato sostituito da Molotov, non ebreo - il fatto era stato rilevato dall'ambasciata tedesca a Mosca nel suo dispaccio a Berlino - era oltretutto un elemento che avrebbe potuto produrre un certo effetto favorevole sui circoli responsabili della capitale del nazismo. Per accertare che il significato di questo cambiamento non fosse sfuggito ai tedeschi, l'incaricato d'affari sovietico, Georgi] Astachov, venne sull'argomento il 5 maggio, in occasione di un suo colloquio col dottor Julius Schnur-re, esperto del Ministero degli Esteri tedesco per gli affari economici nell'Europa orientale. Schnurre riferì: Astachov ha accennato alla destituzione di Litvinov e ha cercato... di capire se questo fatto avrebbe prodotto un cambiamento nel nostro atteggiamento nei confronti dell'Unione Sovietica. Egli ha sottolineato la particolare importanza della personalità di Molotov, il quale non è affatto uno specialista di politica estera, ma che avrebbe avuto ugualmente un grande peso nella futura politica estera sovietica ". L'incaricato sovietico invitò inoltre i tedeschi a riprendere i negoziati commerciali interrotti in febbraio. Il governo britannico rispose soltanto l'8 maggio alle proposte sovietiche del 16 aprile circa un'alleanza militare, e la risposta fu un virtuale rifiuto. Essa rafforzò a Mosca il convincimento che Chamberlain non avesse alcuna intenzione di stringere un patto militare con l'URSS per impedire a Hitler di invadere la Polonia. Cosf non sorprende che i russi intensificassero le loro manovre di avvicinamento ai tedeschi. Il 17 maggio Astachov s'incontrò nuovamente con Schnurre al Ministero degli Esteri e dopo aver discusso dei problemi commerciali passò ad argomenti di maggiore importanza. Schnurre riferì: Astachov ha affermato che in politica estera non esistono contrasti tra la Germania e l'Unione Sovietica e che non vi è perciò ragione di inimicizia fra i due paesi. È vero che nell'Unione Sovietica si ha la precisa sensazione di un pericolo da parte della Germania, ma sarebbe certamente possibile eliminare tale timore e il senso di sfiducia che predomina a Mosca... Rispondendo a una mia domanda incidentale, egli ha accennato alle trattative anglo-sovietiche e ha detto che, come stavano le cose in quel momento, si sarebbe difficilmente raggiunto il risultato desiderato dalla Gran Bretagna4°. Pagina 364
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Tre giorni dopo, ossia il 20 maggio, a Mosca l'ambasciatore von der Schulenburg ebbe un lungo colloquio con Molotov. Il nuovo commissario agli Affari Esteri mostrò un atteggiamento " molto amichevole " e informò ziare negoziati con Weizsacker per far sapere a Hitler che " se la Russia fino ad allora non era potuta giungere a un accordo con la Germania, era però ora disposta a farlo ". Il diario di Litvinov è un libro di dubbio valore. Il professor Edward Hallett Carr, profondo conoscitore inglese dell'Unione Sovietica, in base alle ricerche compiute è dell'avviso che esso sia stato rimaneggiato, e che una parte di esso sia " pura invenzione "; ciò nonostante, in buona misura, il libro riflette il punto di vista di Litvinov. L'ora della Polonia 525 l'inviato tedesco che i negoziati economici fra i due paesi potevano essere ripresi qualora fossero state create le basi politiche necessarie. Era, questo, un nuovo approccio da parte del Cremlino, fatto con cautela dall'astuto Molotov. Avendogli Schulenburg chiesto che cosa intendesse dire con l'espressione basi politiche, Molotov rispose che si trattava di un punto su cui entrambi i governi avrebbero dovuto riflettere. Tutti gli sforzi per far dire qualcosa di più all'astuto commissario agli Esteri furono vani. " Egli è noto, - fece presente Schulenburg a Berlino, - per il suo modo di fare piuttosto testardo ". Uscendo dal Ministero degli Esteri russo, l'ambasciatore si imbattè in Vladimir Potemkin, vice commissario sovietico agli Affari Esteri, e gli disse che non era riuscito a capire a che cosa mirava Molotov nel campo politico. " Ho chiesto al signor Potemkin, - riferf Schulenburg, - di cercare di accertarlo "4I. I rinnovati contatti fra la Germania e l'URSS non sfuggirono all'occhio attento dell'ambasciatore francese a Berlino. Già il 7 maggio - quattro giorni dopo l'allontanamento di Litvinov - M. Coulondre informava il Ministero degli Esteri francese che, secondo informazioni ricevute da persona vicina al Fiihrer, la Germania stava cercando di venire a un accordo con l'URSS, destinato, tra l'altro, a portare a una quarta spartizione della Polonia. Due giorni dopo l'ambasciatore francese inviò a Parigi un altro telegramma; esso informava della nuova voce che correva a Berlino secondo cui la Germania aveva fatto o era in procinto di fare all'URSS delle proposte circa la divisione della Polonia42. // patto d'Acciaio. Per quanto i capi della Wehrmacht non avessero un'alta opinione della potenza militare italiana, a questo punto Hitler insistette perché fosse conclusa un'alleanza militare con l'Italia; un'alleanza, d'altra parte, di cui Mussolini non sembrava essere troppo desideroso. In aprile cominciarono i colloqui tra i due alti comandi, e Keitel comunicò afi'OKW la sua " impressione " che né l'organizzazione militare né il riarmo italiani fossero molto avanti. Egli riteneva che una eventuale guerra avrebbe dovuto essere di breve durata; in caso contrario gli italiani non sarebbero stati in grado di resistere "3. Come risulta dal suo diario44, Ciano alla metà di aprile fu allarmato dai segni sempre più frequenti che indicavano come la Germania avrebbe potuto attaccare la Polonia da un momento all'altro, scatenando una guerra europea per la quale l'Italia non era preparata. Allorché il 20 aprile da Berlino l'ambasciatore Attolico telegrafò a Roma che l'azione tedesca contro la Polonia era " imminente ", Ciano gli disse di affrettare la preparazione di un suo incontro con Ribbentrop, affinchè l'Italia non fosse colta di sorpresa. I due ministri degli Esteri si incontrarono a Milano il 6 maggio. Ciano 526 Verso la guerra mondiale era arrivato con disposizioni scritte di Mussolini, il quale intendeva far capire ai tedeschi che l'Italia desiderava evitare una guerra per almeno altri tre anni. Con sorpresa di Ciano, Ribbentrop dichiarò che anche la Germania desiderava mantenere la pace per un uguale periodo di tempo. Ciano, " per la prima volta ", trovò il ministro degli Esteri tedesco in uno " stato d'animo piacevolmente calmo ". Esaminarono insieme la situazione europea e decisero di comune accordo di migliorare le relazioni dell'Asse con l'Unione Sovietica; poi tolsero la seduta per recarsi a un pranzo di gala. Allorché, dopo il pranzo, Mussolini telefonò al genero per essere informato sull'andamento del colloquio, Ciano rispose che esso procedeva bene. Allora il " duce " fece un colpo di testa: ordinò al genero di trasmettere alla stampa un comunicato per informare che la Germania e l'Italia avevano deciso di concludere un'alleanza militare. Ribbentrop dapprima fu esitante, ma alla fine accettò di sottoporre la cosa a Hitler. Hitler, raggiunto per telefono, accettò subito la proposta di Mussolini45. Pagina 365
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Così, per un impulso improvviso, dopo oltre un anno di esitazioni, Mussolini legò irrevocabilmente la propria sorte a quella di Hitler. Fu uno dei primi sintomi che il dittatore italiano, al pari di quello tedesco, cominciava a perdere quell'autocontrollo che fino al 1939 aveva permesso ad entrambi di perseguire i rispettivi interessi di regime con fredda determinazione. Le conseguenze si sarebbero presto dimostrate disastrose per Mussolini. Il " patto d'Acciaio ", come fu poi chiamato, venne regolarmente firmato con gran pompa a Berlino, alla Cancelleria del Reich, il 22 maggio. Ciano aveva conferito a Ribbentrop, da parte del re d'Italia, il Collare dell'Annun-ziata, il che non solo rese furioso Goring, come notò il ministro degli Esteri italiano, ma gli fece venire persino le lacrime agli occhi... L'obeso feldmaresciallo fece una scenata, protestò, disse che il Collare avrebbe dovuto esser conferito a lui, poiché era stato lui a promuovere l'alleanza italo-tedesca. Ciano riferì: Ho promesso a Mackensen [l'ambasciatore tedesco a Roma] che avrei cercato di procurare un Collare anche a Goring. Ciano trovò Hitler " di ottimo aspetto, affatto sereno e meno aggressivo ", sebbene apparisse un po' più vecchio e avesse più rughe agli occhi, probabilmente per mancanza di sonno *. Il Fùhrer era del suo miglior umore mentre guardava i due ministri degli Esteri nell'atto di firmare il documento. Era un patto di alleanza militare redatto in termini aspri. Il suo carattere * II diario di Ciano del 22 maggio è ricco di interessanti particolari su Hitler e il suo singolare entourage. La signora Goebbels non riusciva a nascondere un vago senso di noia per la monotonia delle riunioni con il Fiihrer. " Parla quasi sempre lui. E, si ha un bell'essere il Fiihrer, si finisce sempre col ripetere le stesse cose e con l'annoiare gli ascoltatori ". Ciano udì anche qualche cenno " sulla simpatia del Fùhrer per una bella ragazza. Ha vent'anni, due grandi occhi sereni, un viso regolare e un corpo magnifico. Si chiama Sigrid von Lappus. Si vedono spesso anche a quattrocchi ". (G. CIANO, Diario, voi. I, p. 104). Ciano, personalmente assai intraprendente con le donne, era molto incuriosito. Evidentemente egli non sapeva ancora di Èva Braun, l'amante di Hitler, alla quale a quel tempo era raramente permesso di venire a Berlino. L'ora della Polonia 527 aggressivo era sottolineato da una frase del preambolo, inclusa per insistenza di Hitler; essa diceva che le due nazioni, " unite dall'intima affinità delle loro ideologie... erano decise a marciare fianco a fianco, unendo le loro forze per assicurarsi uno spazio vitale". Il nocciolo del trattato era l'articolo 3. Se nonostante i desideri e le speranze .delle parti contraenti, dovesse accadere che una di esse entrasse in complicazioni belliche con un'altra o con altre potenze, l'altra parte contraente si porrà immediatamente come alleata al suo fianco e la sosterrà con tutta la sua potenza militare, in terra, in mare e nel cielo. L'articolo 5 diceva: Le parti contraenti si obbligano fin d'ora ad adottare, nel caso di una guerra, la linea di condotta di non concludere armistizio o pace se non di piena intesa con l'altra parte ". In seguito Mussolini avrebbe eluso l'articolo 3; alla fine, poi, l'Italia avrebbe violato l'articolo 5. 23 maggio 1939: l'irrevocabile decisione di Hitler. Il giorno dopo la firma del patto d'Acciaio - il 23 maggio - Hitler riunì i capi militari a Berlino, nello studio della Cancelleria, e disse loro bruscamente che nuovi successi erano impossibili senza spargimento di sangue: la guerra era perciò inevitabile. Alla riunione partecipò un maggior numero di persone che a quella analoga del 5 novembre 1937, quando il Fiihrer aveva comunicato per la prima volta ai comandanti in capo delle tre armi la sua decisione di entrare in guerra*. Erano presenti in tutto quattordici ufficiali, fra i quali il feldmaresciallo Gò'ring, il grande ammiraglio Raeder (tale era il suo nuovo grado), il generale von Brauchitsch, il generale Halder, il generale Keitel, l'ispettore generale della LuftwafEe, generale Erhard Milch, e il contrammiraglio Otto Schniewind, capo di Stato maggiore della marina. Era presente anche l'aiutante del Fiihrer, tenente colonnello Rudolf Schmundt, il quale, fortunatamente per la storia, prese degli appunti. Le sue note sulla riunione si trovano tra i documenti tedeschi presi dagli Alleati. Ciò che Hitler disse in quell'occasione fu considerato di carattere così segreto che delle note non fu fatta alcuna copia; il testo che possediamo è quello stesso scritto di pugno da Schmundt47. Si tratta di uno dei documenti segreti più rivelatori e importanti fra quanti illustrano il cammino di Hitler verso la guerra. Di fronte agli uomini che Pagina 366
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dovevano dirigere le forze militari in un conflitto armato, Hitler abbandonò la propaganda e l'inganno diplomatico e spiegò sinceramente perché era necessario attaccare la Polonia e, se necessario, schierarsi anche contro la Gran Bretagna e la Francia. Egli predisse con straordinaria esattezza il corso della guerra, almeno nel primo anno. Eppure, nonostante la franchezza del Cfr. sopra, p. 334. 528 Verso la guerra mondiale suo discorso (alla riunione parlò soltanto il dittatore), in esso trapelavano un'incertezza e una confusione di pensiero maggiori di quanto egli avesse mai rivelato fino a quel momento. Continuavano soprattutto a preoccuparlo la Gran Bretagna e gli inglesi, e tale preoccupazione non lo abbandonò sino alla fine della sua vita. Sull'imminenza della guerra e sugli obiettivi da raggiungere scatenandola, Hitler fu però chiaro e preciso, e nessun generale o ammiraglio lasciò la Cancelleria il 23 maggio senza sapere esattamente che cosa sarebbe accaduto alla fine dell'estate. Hitler cominciò affermando che i problemi economici della Germania potevano essere risolti soltanto ottenendo un più grande Le-bensraum in Europa, e " ciò era impossibile senza invadere altri paesi o attaccare i possedimenti di altre nazioni ". Non si possono ottenere altri successi senza spargimento di sangue... Danzica non è affatto il vero motivo della disputa. Si tratta di espandere il nostro spazio vitale a oriente, di assicurarci i rifornimenti alimentari e anche di risolvere il problema degli Stati baltici... [Per la Germania] non v'è nessun'altra possibilità in Europa... Se il destino ci costringerà a misurarci con l'Occidente, è d'importanza senza pari possedere vasti territori a oriente. In tempo di guerra contare su raccolti eccezionali ci sarà an-cor più difficile di quanto non lo sia in tempo di pace. Inoltre - aggiunse Hitler - le popolazioni dei territori non germanici dell'Est ci serviranno come fonte di mano d'opera. È questo uno dei primi accenni al programma di lavoro forzato che egli avrebbe attuato in seguito. La scelta della prima vittima era ovvia. Non si può nemmeno pensare di risparmiare la Polonia, e non ci resta che questa decisione: Attaccare la Polonia alla prima occasione propizia *. Non ci si deve attendere una ripetizione dell'affare cèco. Questa volta sarà la guerra. Il primo obiettivo consiste nell'isolare la Polonia. Riuscire a isolarla sarà un elemento decisivo. Doveva dunque esservi una guerra. Ma solo contro la Polonia " isolata "? Su questo punto il Fùhrer non è chiaro. Il suo discorso si fa confuso e contraddittorio. Deve riservare a se stesso - egli dice - l'ordine definitivo di attaccare. Non si deve giungere a una resa dei conti simultanea con l'Occidente - con la Francia e con l'Inghilterra. Se non si sarà certi che il conflitto tedesco-polacco non condurrà alla guerra con l'Occidente, si dovrà combattere anzitutto contro l'Inghilterra e la Francia. Perciò il punto fondamentale è questo: la guerra con la Polonia, in seguito al nostro attacco, avrà successo solo se l'Occidente se ne terrà fuori. Se ciò non sarà possibile, è meglio gettarsi contro l'Occidente e, nello stesso tempo, sconfiggere definitivamente la Polonia. Sotto questo fuoco di fila di contraddizioni, i generali devono aver sobbalzato, forse lasciandosi sfuggire il monocolo, per quanto ciò non risulti dalle note di Schmundt; così come non risulta che qualcuno abbia osato porre qualche domanda per avere dei chiarimenti. * II corsivo è nell'originale. L'ora della Polonia 529 Poi Hitler rivolse la sua attenzione alla Russia. " Non è da escludere, _ egli disse, - che la Russia possa disinteressarsi alla distruzione della Polonia ". D'altra parte, se l'Unione Sovietica si alleasse alla Gran Bretagna e alla ancia, " ciò mi costringerebbe ad attaccare l'Inghilterra e la Francia per annientarle con pochi colpi micidiali ". Il che significava commettere 10 stesso errore fatto da Guglielmo II nel 1914: Hitler aveva dimostrato in questo discorso di trarre varie lezioni dalla guerra mondiale, ma non su tale punto. Egli rivolse poi la sua attenzione alla Gran Bretagna: II Fiihrer dubita che un accomodamento pacifico con l'Inghilterra sia possibile. È necessario prepararsi a una resa dei conti. L'Inghilterra vede nello sviluppo della Germania Pagina 367
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 11 formarsi di un'egemonia destinata ad indebolirla. Perciò l'Inghilterra è nostra nemica, e il conflitto con quella nazione è un problema di vita o di morte. Come sarà questo conflitto? *. L'Inghilterra non può finire la Germania con pochi colpi micidiali e costringerci alla resa. Per l'Inghilterra è d'importanza decisiva portare la guerra il più vicino possibile alla Ruhr. Non verrà risparmiato il sangue francese (il vallo occidentale!) La durata della nostra esistenza dipende dal possesso della Ruhr. Avendo deciso di ripetere l'errore del Kaiser - quello di attaccare anche la Francia e l'Inghilterra se si fossero affiancate alla Russia - Hitler annunciò che avrebbe seguito l'esempio dell'imperatore in un'altra impresa che, alla fine, si era dimostrata disastrosa per la Germania. Le basi aeree olandesi e belghe devono essere occupate militarmente. Le dichiarazioni di neutralità possono essere ignorate. Se l'Inghilterra vuole intervenire nella guerra con la Polonia, dovremo sferrare un fulmineo attacco contro l'Olanda. Dobbiamo mirare a stabilire una linea di difesa in territorio olandese all'altezza dello Zuiderzee. La guerra con l'Inghilterra e la Francia sarà una guerra per la vita o per la morte. L'idea che se ne possa uscire vittoriosi a buon mercato è pericolosa; tale possibilità non esiste. Dobbiamo dunque bruciare le nostre navi. Non si tratterà più di aver torto o ragione ma della vita o della morte di ottanta milioni di persone. Benché avesse appena annunciato che la Germania avrebbe attaccato la Polonia " alla prima occasione propizia " e benché coloro che lo ascoltavano sapessero che quasi tutte le forze militari della Germania erano concentrate su quell'obiettivo, Hitler, continuando nelle sue divagazioni, non riusci ad allontanare il suo pensiero dalla Gran Bretagna. " L'Inghilterra, - egli rilevò, - è la forza decisiva contro la Germania ". Quindi parlò della forza e dei punti deboli della Gran Bretagna. L'inglese è in sé orgoglioso, coraggioso, tenace, risoluto e buon organizzatore. Sa come sfruttare ogni nuova occasione. Ha il gusto dell'avventura e l'ardire proprio della razza nordica... L'Inghilterra è una potenza mondiale; lo è da trecento anni; ed è ancor più forte grazie alle sue alleanze. La sua potenza è da considerarsi non soltanto in termini materiali, ma anche in termini psicologici, ed essa si estende a tutto il mondo. Aggiungete a tutto ciò una ricchezza incommensurabile e la solvibilità che ne deriva. La sua posizione geopolitica è forte, e la sua difesa è assicurata da una grande potenza navale e da una aviazione coraggiosa. * Corsivo nell'originale.
530 Verso la guerra mondiale Ma la Gran Bretagna - Hitler ricordò ai suoi ascoltatori - aveva pure i suoi punti deboli ed egli cominciò ad enumerarli. Se nell'ultima guerra avessimo avuto due corazzate e due incrociatori in più, e avessimo iniziato la battaglia dello Jutland di mattina, la flotta inglese sarebbe stata battuta e l'Inghilterra prostrata *. Ciò avrebbe significato la fine della guerra mondiale. Nei tempi passati... per vincere l'Inghilterra era necessario invaderla. L'Inghilterra poteva alimentarsi da sé. Oggi non è più in grado di farlo. Nel momento stesso in cui all'Inghilterra saranno tagliati i rifornimenti, essa sarà costretta a capitolare. L'importazione dei viveri e dei combustibili dipende dalla protezione navale. Gli attacchi della Luftwaffe contro l'Inghilterra non la obbligheranno a capitolare. Ma se si annienterà la flotta britànnica la resa sarà immediata. Non c'è dubbio che un attacco di sorpresa potrebbe condurre ad una rapida conclusione. Un attacco di sorpresa con che cosa? L'ammiraglio Raeder deve aver pensato di certo che Hitler parlava a vanvera. Secondo il cosiddetto " Piano Z ", elaborato alla fine del 1938, la forza navale tedesca avrebbe cominciato ad avvicinarsi a quella britannica soltanto nel 1945. Per il momento - nella primavera del 1939 la Germania non disponeva delle unità pesanti necessarie per eliminare la flotta britannica, sia pure con un attacco di sorpresa. Pagina 368
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Si sarebbe potuto forse far capitolare la Gran Bretagna con altri mezzi. A questo punto Hitler scese dalle nuvole sulla terra e prospettò un piano strategico che un anno dopo sarebbe stato attuato con sorprendente successo. L'obiettivo è quello di infliggere al nemico fin dall'inizio un colpo micidiale se non addirittura mortale; le considerazioni circa il giusto o l'ingiusto e il valore dei trattati esulano dal problema. Ciò sarà possibile solo se non " scivoleremo " in una guerra con la Gran Bretagna a causa della Polonia. Occorre fare preparativi sia per una lunga guerra sia per un attacco di sorpresa, e dev'essere stroncato qualsiasi tentativo dell'Inghilterra di intervenire sul continente. L'esercito deve provvedere ad occupare importanti posizioni per la flotta e per la Luftwaffe. Se riusciremo a occupare e a tenere l'Olanda e il Belgio e inoltre a sconfiggere la Francia, avremo creato le basi per una guerra vittoriosa contro l'Inghilterra. Allora la Luftwaffe potrà serrare da vicino l'Inghilterra partendo dalla Francia occidentale e la flotta potrà stabilire un blocco di più vasto raggio mediante i sommergibili. Era precisamente ciò che sarebbe accaduto poco più di un anno dopo. Un altro essenziale piano strategico, esposto dal Fùhrer il 23 marzo, trovò attuazione. Egli disse che, se all'inizio dell'ultima guerra l'esercito tedesco avesse eseguito un movimento aggirante puntando verso i porti della Manica anziché verso Parigi, l'esito di essa sarebbe stato diverso. Forse ciò era vero. Comunque, è quel che Hitler avrebbe tentato nel 1940. " II nostro obiettivo, - concluse Hitler, dimenticando per un momento del tutto la Polonia, - sarà sempre quello di mettere in ginocchio l'Inghilterra ". Seguì una considerazione finale. * L'interpretazione di Hitler della battaglia dello Jutland era evidentemente errata. L'ora della Polonia 531 La segretezza è il presupposto essenziale per la vittoria. I nostri obiettivi devono essere tenuti segreti anche all'Italia e al Giappone. Neppure lo Stato maggiore dell'esercito, il cui capo, generale Halder, era presente a quella riunione, riscuoteva piena fiducia. " I nostri piani, - spiegò Hitler, - non devono essere affidati allo Stato maggiore, perché ciò pregiudicherebbe la loro segretezza ". Ordinò dunque che si costituisse un piccolo gruppo di specialisti appartenenti all'OKW per l'elaborazione dei piani militari. Così, come egli stesso disse il 23 marzo 1939, Hitler tagliò i ponti. Ci sarebbe stata la guerra. La Germania aveva bisogno di un Lebensraum a oriente: per ottenerlo avrebbe attaccato la Polonia alla prima occasione propizia. Danzica c'entrava ben poco, era solo un pretesto. L'Inghilterra, che ostacolava questo programma di espansione, era la vera nemica della Germania. Ebbene: si sarebbe scesi in campo anche contro di essa e contro la Francia. Sarebbe stata una lotta per la vita o per la morte. Allorché il Fiihrer aveva per la prima volta, il 5 novembre 1937, esposto i suoi piani d'aggressione ai capi militari, il feldmaresciallo von Blom-berg e il generale von Fritsch protestarono, se non altro pel fatto che la Germania era troppo debole per affrontare una guerra europea*. L'estate seguente il generale Beck, per la stessa ragione, si era dimesso dalla carica di capo di Stato maggiore generale dell'esercito. Al contrario, stando ai documenti, il 23 maggio 1939 non un solo generale o ammiraglio osò esprimere qualche riserva sulla saggezza del programma di Hitler. Essi pensavano che non vi era da discutere, ma solo da ubbidire ciecamente. Essi avevano già impiegato il loro notevole ingegno nell'elaborare i piani di aggressione militare. Il 7 maggio il colonnello Giinther Blumentritt, dello Stato maggiore generale, che assieme ai generali von Rundstedt e von Manstein formava un piccolo " nucleo operativo ", presentò un esame della situazione in relazione al " caso bianco ". Si trattava di un piano immaginoso e audace per la conquista della Polonia, che sarebbe stato attuato con pochissimi ritocchi48. L'ammiraglio Raeder fornì i piani navali con una ordinanza segretissima firmata il 16 maggio49. Poiché la Polonia aveva solo poche miglia di costa sul Baltico, a ovest di Danzica, e possedeva una flotta minuscola, non v'era da attendersi alcuna difficoltà. L'ammiraglio si preoccupava soprattutto della Francia e della Gran Bretagna. L'accesso al Baltico sarebbe stato protetto dai sommergibili, mentre le due corazzate tascabili e le due navi da battaglia, insieme al " resto " dei sommergibili, dovevano prepararsi per la " guerra Pagina 369
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nell'Atlantico ". In base alle istruzioni del Fùhrer, la marina avrebbe dovuto esser pronta a svolgere la sua parte nell'" operazione Bianco " pel i° settembre; Raeder, tuttavia, esortò i suoi comandanti ad affrettare la stesura dei piani, giacché " in seguito agli ultimi sviluppi politici ", l'azione avrebbe potuto anche essere anticipataso. * Cfr. sopra, p. 337. 532 Verso la guerra mondiale Allo scadere del maggio 1939 i preparativi tedeschi in vista della guerra per la fine dell'estate, erano già a buon punto. Fervevano grandi lavori per gli armamenti e si producevano in quantità cannoni, carri armati, aeroplani e navi da guerra. Gli abili esperti dell'esercito, della marina e dell'aviazione erano giunti alla fase finale dei loro piani. I quadri si arricchivano continuamente di nuovi elementi richiamati per le " manovre estive ". Hitler poteva andar fiero di quanto aveva compiuto. Il giorno seguente la conferenza del Fùhrer coi capi militari - il 24 maggio - 2 generale Georg Thomas, capo della sezione economica e degli armamenti dell'OKW, riassunse quanto era stato compiuto in un discorso riservato ai funzionari del Ministero degli Esteri. Thomas ricordò agli ascoltatori che mentre all'esercito imperiale erano occorsi sedici anni (dal 1898 al 1914) per portare i suoi effettivi da quarantatre a cinquanta divisioni, l'esercito del Terzo Reich era balzato da sette a cinquantino divisioni in appena quattro anni. Fra queste divisioni ve n'erano cinque con armamento pesante e quattro con armamento leggero: una " moderna cavalleria da battaglia " che nessun'altra nazione possedeva. La marina aveva costruito - praticamente dal nulla - due navi da battaglia da 26 ooo tonnellate *, due incrociatori pesanti, diciassette torpediniere e quarantasette sottomarini. Aveva già varato due navi da guerra da 35 ooo tonnellate, una portaerei, quattro incrociatori pesanti, cinque torpediniere e sette sottomarini, e stava per varare molte altre unità. Partendo da zero, la Luftwaffe si era sviluppata fino a raggiungere una forza aerea di ventuno stormi, con un organico di 260 ooo uomini. L'industria degli armamenti disse il generale Thomas - stava già producendo in una misura superiore al punto culminante dell'altra guerra; in molti campi la sua produzione superava di molto quella di qualsiasi altro paese. Il generale dichiarò che il riarmo tedesco era " probabilmente unico al mondo ". Con la formidabile potenza militare che la Germania stava raggiungendo all'inizio dell'estate del 1939, le probabilità di vittoria nel conflitto che Hitler andava preparando per l'inizio dell'autunno dipendevano dal genere di guerra che si sarebbe combattuta. La Germania non era ancora abbastanza forte (e probabilmente non lo sarebbe mai stata) per affrontare, oltre alla Polonia, la Francia, la Gran Bretagna e, in più, l'URSS. In quella fatale estate tutto sarebbe dipeso dall'abilità del Fùhrer nel limitare la guerra, soprattutto nell'impedire all'URSS di stipulare con l'Occidente quell'alleanza militare che Litvinov poco prima del suo allontanamento aveva sollecitato, che Chamberlain dapprima sembrò voler rifiutare, ma che ora, alla fine di maggio, nuovamente caldeggiava. * Nel fornire queste indicazioni sul tonnellaggio delle navi da guerra tedesche, il generale Thomas ingannava perfino il Ministero degli Esteri. Da un importante documento navale tedesco sl, recante la data di più di un anno prima - 18 febbraio 1938 -, risulta che in occasione del trattato navale anglo-tedesco erano state fornite al governo britannico cifre false circa il tonnellaggio delle navi da battaglia. Tale documento dimostra che il tonnellaggio effettivo delle presunte navi da 26 ooo tonnellate era invece di 31 300, e quello delle presunte corazzate da 35 ooo tonnellate (il tonnellaggio massimo della flotta britannica e americana), era in realtà di 41 700 tonnellate. Si tratta di un tipico esempio di frode nazista. L'ora detta Polonia 533 L'intervento della Russia: II. Il 19 maggio, in un dibattito ai Comuni, il primo ministro britannico aveva nuovamente considerato con freddezza e disprezzo - secondo l'impressione di Churchill - le proposte russe. Con una certa fatica egli aveva spiegato che " fra i due governi c'è una specie di cortina, una specie di muro estremamente difficile da superare ". Al contrario, Churchill, appoggiato da Lloyd George, sostenne che Mosca aveva fatto " un'offerta leale... più semplice, più diretta, più efficace delle proposte di Chamberlain; egli esortò il governo di Sua Maestà a convincersi di alcune crude verità, cioè che senza un effettivo fronte a est non vi può essere una difesa soddisfacente a ovest e che senza la Russia non vi Pagina 370
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt può essere un vero fronte a oriente ". Dinanzi alle critiche mossegli da ogni lato, Chamberlain finalmente, il 27 maggio, dette istruzioni all'ambasciatore a Mosca perché accettasse di iniziare le conversazioni per un patto di mutua assistenza, una convenzione militare e per una garanzia ai paesi minacciati da Hitler *. L'ambasciatore a Londra, von Dirksen, informò il Ministero degli Esteri tedesco che il governo britannico aveva fatto questo passo " con molta riluttanza ". Inoltre, Dirksen indicò quella che, probabilmente, era la ragione prima dell'iniziativa di Chamberlain. Disse che il Ministero degli Esteri britannico aveva avuto sentore di " sondaggi tedeschi a Mosca " e " temeva che la Germania riuscisse a mantenere neutrale la Russia sovietica, se non addirittura a convincerla a osservare una benevola neutralità. Ciò avrebbe significato il fallimento completo della manovra di accerchiamento " H. L'ultimo giorno di maggio Molotov tenne il suo primo discorso pubblico in qualità di commissario agli Affari Esteri rivolgendosi al Soviet Supremo dell'URSS. Egli rimproverò le democrazie occidentali per la loro esitazione e dichiarò che se desideravano veramente unirsi all'URSS per porre fine alle aggressioni, esse dovevano giungere a una conclusione e accordarsi su tre punti principali: i) stipulare un patto a tre di mutua assistenza a carattere puramente difensivo; 2) garantire la sicurezza degli Stati dell'Europa centrale e orientale, compresi tutti gli Stati europei confinanti con l'Unione Sovietica; 3) stipulare un preciso accordo sulla forma e la portata dell'aiuto immediato ed effettivo che i tre paesi avrebbero dovuto dare l'uno all'altro e agli Stati minori minacciati di aggressione. Molotov dichiarò inoltre che le conversazioni con l'Occidente non obbligavano l'URSS ad abbandonare " le relazioni d'affari nel campo pratico " con la Germania e l'Italia. Egli disse che infatti " non era da escludere " che si potessero riprendere le trattative commerciali con la Germania. L'ambasciatore von der Schulenburg, nella sua relazione sul discorso a Berlino, * II 27 maggio l'ambasciatore britannico e l'incaricato d'affari francese a Mosca presentarono " Molotov un abbozzo del patto proposto. Con sorpresa degli inviati occidentali, Molotov ne Prese visione con molta freddezza 52. 534 Verso la guerra mondiale fece notare che Molotov aveva dichiarato che l'URSS era sempre disposta a concludere un trattato con la Gran Bretagna e la Francia " a condizione che si accettassero tutte le sue richieste ", ma che risultava evidente dal discorso che sarebbe passato molto tempo prima che si potesse raggiungere un accordo cohcreto. Egli fece anche notare che Molotov " aveva evitato di lanciare frecciate contro la Germania e si era dimostrato disposto a continuare le conversazioni iniziate a Berlino e a Mosca " ". Questa disposizione favorevole fu improvvisamente adottata anche da Hitler a Berlino. Nel corso degli ultimi dieci giorni di maggio, Hitler e i suoi consiglieri avevano discusso la spinosa questione delle proposte da fare a Molotov per ostacolare i negoziati anglo-russi. A Berlino ci si rese conto che Molotov, nel suo colloquio del 20 maggio * con l'ambasciatore von der Schulenburg, aveva gettato acqua fredda sui tentativi tedeschi di riavvicinamento; e il giorno seguente -21 maggio - Weizsacker telegrafò all'ambasciatore che, dopo quanto aveva detto il commissario agli Esteri, " dobbiamo starcene tranquilli, in attesa di vedere se i russi parleranno più apertamente " M. Ma Hitler, avendo stabilito il i° settembre come data per l'attacco alla Polonia, non poteva permettersi di restare inattivo. Verso il 25 maggio, Weizsacker e Fredrich Gaus, direttore dell'ufficio giuridico del Ministero degli Esteri tedesco, furono convocati nella villa di campagna di Ribbentrop a Sonnenburg e, secondo quanto venne deposto sotto giuramento da Gaus a Norimberga **, furono informati che il Fiihrer desiderava " stabilire migliori rapporti tra la Germania e l'Unione Sovietica ". Ribbentrop preparò per Schulenburg una minuta con indicazioni molto dettagliate sulla nuova linea di condotta da seguire nei riguardi di Molotov, che lo stesso Schulenburg sarebbe dovuto andar a visitare " il più presto possibile ". Tale minuta si trova tra i documenti del Ministero degli Esteri tedesco sequestrati dagli Alleati". Da un'annotazione segnata sul documento, risulta che esso fu mostrato a Hitler il 26 maggio. L'interessante documento dimostra come fin da allora il Ministero degli Esteri tedesco fosse convinto che i negoziati anglo-russi si sarebbero conclusi felicemente nel caso che la Germania non fosse intervenuta risolutamente. Ribbentrop, pertanto, propose a Schulenburg di far presente quanto segue a Molotov: Pagina 371
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Non esiste un reale contrasto di interessi tra la Germania e la Russia sovietica in politica estera... È giunto il momento di studiare il modo per migliorare e normalizzare i rapporti tedesco-sovietici... L'alleanza italo-tedesca non è rivolta contro l'Unione Sovietica. Essa è rivolta esclusivamente contro la coalizione anglo-francese... Anche se, contrariamente ai nostri desideri, si dovessero iniziare ostilità con la Po* Cfr. sopra, pp. 523-24. • ** La deposizione non fu accettata come prova dal tribunale e non è stata pubblicata ne volumi Nazi Conspiracy and Aggression e Trial of thè Major War Criminals degli atti dei processi di Norimberga. Ciò non pregiudica la sua autenticità. Tutto il materiale relativo alla collaborazione nazi-sovietica di questo periodo fu usato con una certa accortezza dal tribunale: esso uno dei quattro giudici era russo. L'ora della Polonia 535 Ionia, siamo fermamente convinti che, pure in quel caso, si dovrebbe evitare un conflitto di interessi con la Russia sovietica. Possiamo anche dire che, nella definizione della questione- tedesco-polacca, qualunque sia la soluzione, terremo conto il più possibile degli interessi russi. Dopo di ciò, occorreva far presenti i pericoli derivanti per l'URSS da un'alleanza con la Gran Bretagna. Davvero non riusciamo a capire che cosa potrebbe indurre la Russia a prendere parte attiva alla manovra di accerchiamento propria della politica britannica... Ciò comporterebbe per essa una responsabilità unilaterale non compensata da alcuna contropartita inglese... La Gran Bretagna non è assolutamente in grado di offrire alla Russia qualche importante contropartita, qualunque sia la forma del trattato. Ogni suo aiuto militare in Europa è reso impossibile dall'esistenza del vallo occidentale... Siamo perciò convinti che la Gran Bretagna rimarrà ancora una volta fedele alla sua politica tradizionale di far togliere alle altre potenze le sue castagne dal fuoco. Schulenburg inoltre doveva far notare che la Germania non aveva " intenzioni aggressive nei riguardi della Russia ". Infine fu incaricato di dire a Molotov che la Germania era pronta a discutere con l'Unione Sovietica non solo questioni economiche ma anche " un ritorno alla normalità nelle relazioni politiche ". Hitler giudicò che la minuta fosse troppo compromettente e ordinò che non venisse inviata. Secondo Gaus, il Fùhrer era rimasto impressionato dall'ottimistica affermazione fatta da Chamberlain due giorni prima, il 24 maggio: il primo ministro inglese aveva dichiarato ai Comuni di sperare che, in seguito alle nuove proposte britanniche, si sarebbe potuti giungere ad un pieno accordo con l'URSS " in una data non lontana ". Hitler temeva un rifiuto di Mosca. Egli non abbandonò l'idea di un riavvicinamento all'URSS, ma decise che pel momento sarebbe stato opportuno procedere con maggior cautela. La mutevolezza delle decisioni del Fiihrer durante l'ultima settimana di maggio è comprovata dai documenti del Ministero degli Esteri sequestrati. Verso il 25 del mese (il giorno esatto non è accettabile), egli aveva improvvisamente deciso di rivolgere un energico discorso all'Unione Sovietica al fine di ostacolare i negoziati anglo-russi. A tale scopo Schulenburg avrebbe dovuto incontrare subito Molotov. Ma le istruzioni di Ribbentrop, date in visione a Hitler il giorno 26, non furono trasmesse, non avendo ottenuto l'approvazione del Fiihrer. La sera stessa Weizsacker telegrafò a Schulenburg, invitandolo a mantenere " un atteggiamento assolutamente riservato ". E aggiunse: " Non dovete prendere alcuna iniziativa personale prima di ricevere ulteriori istruzioni " ". Questo telegramma e una lettera di Weizsacker all'ambasciatore a Mosca del 27 maggio, ma spedita solo il 30, con l'aggiunta di un significativo poscritto, danno una chiara idea delle esitazioni di Berlino58. Weizsacker, in U!ID k.ttera m data 27 maggio, informò Schulenburg sull'opinione diffusa a Berlino secondo cui un accordo anglo-russo non sarebbe stato " facile da Spedire": la Germania esitava a intervenire decisamente contro un tale 536 Verso la guerra mondiale accordo, nel timore di provocare a Mosca " uno scoppio di risa da tartari ". Inoltre, Weizsàcker rivelò che sia il Giappone sia l'Italia avevano accolto piuttosto freddamente la progettata mossa della Germania nei confronti di Mosca, e il riserbo dei suoi alleati aveva contribuito alla decisione di Berlino di non compiere ulteriori passi. " Così, - egli concludeva, - vogliamo per il momento aspettare e vedere sino a che punto Mosca e Parigi-Londra si legheranno l'una Pagina 372
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt all'altra ". Per qualche motivo Weizsàcker non spedì subito la lettera; forse egli era al corrente delle perplessità di Hitler. Quando infine la inviò, il 30 maggio, aggiunse questo poscritto: PS. Con l'approvazione del Fiihrer, aggiungo a quanto ho scritto sopra che devesi comunque tentare un approccio coi russi, ma in una forma molto diversa, cioè attraverso una conversazione che io stesso avrò oggi con l'incaricato d'affari russo. Questo colloquio con Georgi] Astachov se non diede grandi risultati rappresentò tuttavia un nuovo punto di partenza per i tedeschi. Il pretesto avanzato da Weizsàcker per chiedere all'incaricato russo di fargli visita fu di discutere la questione della rappresentanza commerciale sovietica a Praga, che i russi tenevano molto a conservare. Attorno a questo argomento si svolse fra i due diplomatici una schermaglia per indovinare i reciproci pensieri. Weizsàcker si disse d'accordo con Molotov nel riconoscere che le questioni economiche non potevano essere del tutto disgiunte da quelle politiche, e si mostrò interessato a una " normalizzazione dei rapporti tra l'Unione Sovietica e la Germania ". Astachov dichiarò che Molotov non aveva " l'intenzione di chiudere la porta a ulteriori discussioni russo-tedesche ". Sebbene entrambi i diplomatici fossero stati molto prudenti, i tedeschi si sentirono incoraggiati. Alle 10,40 di quella stessa sera del 30 maggio, Weizsàcker inviò un telegramma " urgentissimo " a Schulenburg a Mosca5': Contrariamente alla tattica prevista fino a oggi, abbiamo deciso di stabilire ora un certo contatto con l'Unione Sovietica *. Può darsi che un lungo memorandum segreto inviato da Mussolini a Hitler il 30 maggio rafforzasse nel Fiihrer la decisione di riavvicinarsi, seppure con prudenza, all'Unione Sovietica. All'inizio dell'estate i dubbi del " duce " circa l'eventualità di un conflitto a breve scadenza aumentarono. Scrivendo a Hitler, egli si disse convinto che la " guerra fra le nazioni plutocratiche, egoiste e conservatrici " e l'Asse era " inevitabile ". Ma " l'Italia ha bisogno di * In Nszi-Soviet Relatians - volume di documenti del Ministero degli Esteri tedesco su quest'argomento, pubblicato nel 1949 dal dipartimento di Stato americano - la traduzione inglese del telegramma ne ha accentuato il senso. La frase-chiave è stata resa così: " Abbiamo ora deciso di intraprendere negoziati concreti con l'Unione Sovietica". Ciò ha condotto molti storici, compreso Churchill, a ritenere che questo telegramma del 30 maggio segnò la svolta decisiva nei tentativi di Hitler di trattare con Mosca. La svolta venne invece più tardi. Come fece rilevare Weizsàcker nel poscritto aggiunto il 30 maggio alla sua lettera a Schulenburg, l'approccio tedesco, approvato da Hitler, doveva essere compiuto " in una forma molto diversa ". L'ora della Polonia 537 un periodo di preparazione che potrà estendersi sino alla fine del 1942... Soltanto a partire dal 1943 uno sforzo bellico avrà le migliori prospettive di successo ". Dopo aver elencato le varie ragioni per cui " l'Italia aveva bisogno di un periodo di pace ", il " duce " concludeva: " Per tutti questi motivi l'Italia non desidera affrettare lo scoppio di una guerra europea, pur restando convinta dell'inevitabilità di essa " M. Hitler, il quale non aveva confidato al suo buon amico e alleato la data del i° settembre fissata per attaccare la Polonia, rispose che aveva letto il memorandum segreto " col più grande interesse " e propose che i due capi si incontrassero in qualunque momento per discuterlo. Nel frattempo il Fùhrer aveva deciso di vedere se non c'era modo di aprire una breccia nella muraglia del Cremlino. Durante tutto il mese di giugno si tennero a Mosca riunioni preliminari in vista di un nuovo trattato commerciale fra l'ambasciata tedesca e Anastas Mikojan, commissario russo al commercio estero. Il governo sovietico era ancora molto diffidente nei riguardi di Berlino. Come riferì Schulenburg verso la fine del mese (il 27 giugno), il Cremlino era convinto che i tedeschi, insistendo per concludere un accordo commerciale, mirassero a bloccare i negoziati sovietici con la Gran Bretagna e la Francia. Essi temono - telegrafò a Berlino - che una volta raggiunto questo fine, noi lasceremo cadere i negoziati ". Il 28 giugno Schulenburg ebbe un lungo colloquio con Molotov, il quale - come comunicò l'ambasciatore tedesco a Berlino in un telegramma " segreto e urgente " - dimostrò un " atteggiamento amichevole ". Tuttavia, quando l'ambasciatore tedesco volle accennare, come a un dato rassicurante, ai trattati di non aggressione appena conclusi dalla Germania con gli Stati baltici *, il Pagina 373
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt commissario agli Esteri sovietico rispose mordacemente che " egli doveva dubitare della solidità di tali trattati, dopo l'esperienza fatta dalla Polonia ". Riassumendo la conversazione, Schulenburg concluse: Ho l'impressione che il governo sovietico abbia molto interesse a conoscere le nostre vedute politiche e a tenersi in contatto con noi. Sebbene nelle parole di Molotov sia evidente una grande diffidenza, egli ha parlato di una normalizzazione dei rapporti con la Germania come di cosa auspicabile e realizzabile ". L'ambasciatore chiese istruzioni telegrafiche circa successivi passi da compiere. Schulenburg era uno degli ultimi sopravvissuti della corrente dei Seeckt, Maltzan e Brockdorff-Rantzau, che dopo il 1919 aveva insistito per un riavvicinamento tedesco alla Russia sovietica, realizzato poi a Rapallo. Come dimostrano i dispacci da lui inviati durante tutto il 1939, egli cercava sinceramente di ripristinare con la Russia sovietica le strette relazioni che erano esistite al tempo della Repubblica di Weimar. Al pari però di mol. * Per cercare di prevenire una garanzia da parte anglo-franco-russa alla Lettonia e all'Estonia, nazioni confinanti con l'Unione Sovietica, la Germania il 7 giugno aveva precipitosamente firmato Patti di non aggressione con questi due Stati baltici. Già prima, il 31 maggio, la Germania aveva (tm)rettato la stipulazione con la Danimarca di un patto analogo che, dati i recenti avvenimenti, sembra desse ai danesi un sorprendente senso di sicurezza. 538 Verso la guerra mondiale rissimi altri diplomatici di carriera della vecchia scuola, egli non comprendeva Hitler. D'un tratto, il 29 giugno, Hitler dal suo ritiro montano di Berchtesgaden ordinò che i colloqui coi russi venissero interrotti. Berchtesgaden, 29 giugno 1939 .... Il Fiihrer ha deciso quanto segue: Informare i russi che ci siamo resi conto dal loro atteggiamento che essi fanno dipendere la continuazione dei colloqui dall'accettazione come base per le nostre conversazioni in materia economica, la data prevista nel mese di gennaio. Poiché tale base non era per noi accettabile, non abbiamo per ora interesse a riprendere le trattative eco-nomiche con la Russia. Il Fuhrer autorizza che l'inoltro di questa risposta sia ritardato di qualche giorno ". In realtà, la sostanza di tale risposta fu telegrafata da Weizsacker all'ambasciata tedesca di Mosca il giorno dopo. Il ministro degli Esteri... è del parere che, fino a nuove istruzioni, si sia detto abbastanza in campo politico e che pel momento non si debbano riprendere, da parte nostra, le conversazioni. Circa gli eventuali negoziati economici con il governo russo, non è stata ancora presa qui una decisione definitiva. Anche in questo campo è bene non facciate, pel momento, alcun passo, ma attendiate istruzioni M. Nei documenti segreti tedeschi nulla si trova che possa spiegare l'improvviso cambiamento di idea di Hitler. I sovietici stavano già orientandosi verso un compromesso circa le loro proposte di gennaio e febbraio, e Schnur-re, il 15 giugno, aveva avvertito che una rottura dei negoziati economici avrebbe rappresentato per la Germania un passo indietro sia economicamente che politicamente. Non possono certo essere state le difficili trattative anglo-franco-sovieti-che a scoraggiare Hitler a tal segno da fargli prendere quella decisione. Dai rapporti dell'ambasciata tedesca a Mosca egli sapeva che l'URSS e le potenze occidentali si erano arenate sulla questione delle garanzie alla Polonia, alla Romania e agli Stati baltici. La Polonia e la Romania erano soddisfatte di essere garantite dalla Gran Bretagna e dalla Francia, le quali tuttavia nel caso di un'aggressione tedesca ben difficilmente avrebbero potuto aiutarle, se non indirettamente, con l'apertura di un fronte occidentale. Ma esse rifiutavano una garanzia sovietica, anzi non volevano neppure permettere alle truppe sovietiche di passare attraverso il loro territorio per fronteggiare un attacco tedesco. Anche la Lettonia, l'Estonia e la Finlandia rifiutavano decisamente ogni garanzia da parte sovietica; presa di posizione, questa, che come più tardi risultò dai documenti del Ministero degli Esteri tedesco, era stata fomentata dalla Germania, con precise minacce nel caso che tali paesi si fossero mostrati indecisi. Dinanzi a questo vicolo cieco, Molotov propose alla fine di giugno che la Gran Bretagna inviasse a Mosca il suo ministro degli Esteri perché partecipasse ai negoziati. Secondo il punto di vista sovietico, ciò sarebbe servito non solo Pagina 374
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a rimuovere gli ostacoli, ma a dimostrare altresf che PIngnilL'ora della Polonia 539 terra era seriamente intenzionata a raggiungere un accordo con PURSS. Ma Lord Halifax respinse la proposta *. Anthony Eden, che aveva già ricoperto la carica di ministro degli Esteri, si offri di andare al suo posto, ma Cham-berlain lo trattenne. Si decise invece di inviare William Strang, un esperto funzionario di carriera del Foreign Office che aveva già avuto un incarico all'ambasciata di Mosca e che parlava il russo, ma che era poco conosciuto sia nel suo paese che all'estero. La nomina di un semplice funzionario a capo di una missione di tale importanza, destinata a trattare direttamente con Molotov e Stalin, fu la prova per i sovietici (come essi dissero in seguito) che Chamberlain non considerava ancora seriamente la possibilità di creare un'alleanza per fermare Hitler. Strang arrivò a Mosca il 14 giugno. Nonostante la sua partecipazione a undici incontri anglo-francesi con Molotov, la sua presenza non ebbe molta influenza sul corso dei negoziati anglo-sovietici. Quindici giorni dopo, il 29 giugno, la diffidenza e l'irritazione sovietiche furono espresse pubblicamente da un articolo di Andrej 2danov sulla " Pravda ", intitolato: " I governi britannico e francese non vogliono un trattato con l'Unione Sovietica su una base di parità ". Zdanov aveva dichiarato di scrivere " come privato e di non impegnare il governo sovietico ". Però egli non solo faceva parte del Politburo e era il presidente della commissione per gli Affari Esteri del Soviet Supremo sovietico, ma - come fece notare Schulenburg nel riferire la cosa a Berlino - era " uno dei confidenti di Stalin, e il suo articolo era stato certamente scritto per ordine superiore ". 2danov aveva scritto: È mia impressione che il governo britannico e quello francese non siano seriamente intenzionati a concludere un accordo accettabile anche da parte dell'Unione Sovietica, ma soltanto a condurre delle conversazioni per dimostrare all'opinione pubblica dei loro paesi la presunta intransigenza dell'URSS, e facilitare in tal modo la conclusione di una intesa con gli aggressori. I prossimi giorni dimostreranno se le cose stanno effettivamente così66. La sfiducia di Stalin nei riguardi della Gran Bretagna e della Francia e il suo sospetto che gli alleati occidentali finissero col mettersi d'accordo con Hitler, come era successo l'anno prima a Monaco, furono dunque resi noti a tutto il mondo perché divenissero motivo di riflessione. L'ambasciatore von der Schulenburg, meditandovi, fece presente a Berlino che uno degli scopi dell'articolo poteva essere quello " di far ricadere sulla Gran Bretagna e sulla Francia la responsabilità di una eventuale rottura dei negoziati " ". * Secondo i documenti del Foreign Office britannico, Halifax disse a Majskij l'8 giugno di aver pensato di proporre al primo ministro il viaggio a Mosca, ma questi età stato " proprio impossibilitato a muoversi ". Majskij il 12 giugno, dopo che Strang era partito, accennò a Halifax che sarebbe stata una buona idea se il ministro degli Esteri si fosse recato a Mosca " quando le cose fossero più tranquille ", ma Halifax ribadì l'impossibilità, " pel momento ", di allontanarsi da Londra 6S. 540 Verso la guerra mondiale Piani per una guerra totale. Hitler tuttavia non abboccò all'amo sovietico, forse perché nel corso di tutto il mese di giugno fu occupato a Berchtesgaden a sovraintendere al completamento dei piani militari per l'invasione della Polonia a fine estate. Prima della metà di giugno il generale von Brauchitsch gli sottopose il piano segreto per le operazioni dell'esercito contro la Polonia 6\ " L'obiettivo dell'operazione, - dichiarava il comandante in capo dell'esercito, facendo eco al suo padrone, - è la distruzione delle forze armate polacche. Dal punto di vista politico è necessario che la guerra sia iniziata con micidiali attacchi di sorpresa e condotta verso un rapido successo. È intenzione dell'alto comando dell'esercito prevenire la regolare mobilitazione e con-centrazione dell'esercito nemico, grazie all'invasione di sorpresa del territorio polacco; il grosso dell'esercito polacco - che secondo le previsioni dovrebbe trovarsi a ovest della linea Vistola-Narew - andrà distrutto mediante un attacco concentrico: dalla Slesia da una parte, dalla Pomerania e dalla Prussia orientale dall'altra ". Per realizzare tale piano, Brauchitsch aveva diviso l'esercito in due gruppi: il gruppo Sud, comprendente l'ottava, la decima e la quattordicesima armata, e il gruppo Nord, formato dalla terza e dalla quarta armata. Il gruppo Sud, al comando del generale von Rundstedt, avrebbe dovuto attaccare partendo dalla Pagina 375
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Slesia, " puntare su Varsavia, sbaragliare le forze polacche che gli si fossero opposte e occupare al più presto, col massimo possibile degli effettivi, la linea della Vistola su entrambi i lati di Varsavia, per distruggere, in collaborazione col gruppo Nord, le forze polacche che ancora resistessero nella Polonia occidentale. Il primo compito di questo secondo gruppo era di " stabilire il contatto tra il Reich e la Prussia orientale " penetrando nel " corridoio ". Venivano poi indicati sia gli obiettivi particolari delle varie armate, sia quelli dell'aviazione e della marina. Dan-zica - diceva Brauchitsch - sarebbe stata dichiarata territorio tedesco fin dal primo giorno delle ostilità e sarebbe stata occupata da forze locali sotto comando tedesco. Direttive supplementari, trasmesse contemporaneamente, stabilivano che l'ordine per il dispiegamento delle truppe in vista dell'" operazione Bianco " doveva essere messo in atto il 20 agosto. " Tutti i preparativi, prescrivevano, - dovranno essere completati entro tale data " ". Una settimana dopo - il 22 giugno - il generale Keitel sottopose a Hitler un " progetto preliminare per il caso bianco " (tm). Dopo averlo studiato il Fùhrer lo approvò " in linea di massima ", ma ordinò che, " per non allarmare la popolazione richiamando alle armi le riserve in misura maggiore del solito..., alle organizzazioni civili, ai datori di lavoro e ad altri privati che avessero richiesto spiegazioni si dovesse rispondere che si trattava di richiami per le manovre d'autunno ". Inoltre Hitler ordinò che, " per ragioni di prudenza, non avesse luogo lo sgombero degli ospedali nelle zone L'ora della Polonia 541 vicine alla frontiera che il comando supremo dell'esercito aveva proposto di effettuare a partire dalla metà di luglio ". La guerra che Hitler stava preparandosi a scatenare sarebbe stata una guerra totale e avrebbe richiesto non solo la mobilitazione militare, ma anche quella di tutte le risorse della nazione. Per coordinare questo sforzo grandioso, fu indetta pel giorno seguente, 23 giugno, una riunione del Consiglio di Difesa del Reich sotto la presidenza di Goring. Erano presenti circa trentacinque alti funzionar} civili e capi militari, compresi Keitel, Rae-der, Halder, Thomas e Milch per le forze armate, i ministri dell'Interno, dell'Economia, delle Finanze e dei Trasporti, nonché Himmler. Questa era soltanto la seconda riunione del Consiglio; Goring spiegò che i suoi componenti venivano convocati solo per prendere decisioni della massima importanza, e i documenti segreti della seduta rivelano che Goring non lasciò alcun dubbio ai suoi ascoltatori circa il fatto che la guerra era vicina e che rimaneva molto da fare in relazione al problema della mano d'opera necessaria per l'industria e l'agricoltura e a molti altri problemi connessi alla mobilitazione generale ". Goring informò il Consiglio che Hitler aveva deciso di impiegare circa sette milioni di uomini. Per accrescere la mano d'opera, il dottor Punk, ministro dell'Economia, avrebbe dovuto stabilire " il tipo di lavoro da assegnare ai prigionieri di guerra, ai detenuti e agli internati nei campi di concentramento ". Himmler interloquì per comunicare che " in tempo di guerra [si sarebbe fatto] un uso più esteso dei campi di concentramento ". Goring aggiunse che " centinaia di migliaia di operai del protettorato cèco dovevano essere impiegati in Germania sotto speciale controllo, particolarmente nel settore agricolo, alloggiandoli in baraccamenti ". Stava già prendendo forma il programma nazista del lavoro forzato. Il dottor Frick, ministro degli Interni, promise di " ridurre il numero dei dipendenti della pubblica amministrazione ", rilevando che sotto il regime nazista il numero dei burocrati era aumentato " da venti a quaranta volte: uno stato di cose impossibile ". Fu creato un comitato per ovviare a questa deplorevole situazione. Una relazione ancor più pessimistica venne fatta dal colonnello Rudolf Gercke, capo della divisione trasporti dello Stato maggiore dell'esercito. " Nel campo dei trasporti, - egli dichiarò con franchezza, - la Germania non si trova in questo momento pronta per la guerra ". Il grado di efficienza dei servizi di trasporto tedeschi dipendeva naturalmente dal fatto che la guerra fosse o meno limitata alla Polonia. In caso di guerra a occidente, contro la Francia e la Gran Bretagna, c'era da temere che il sistema dei trasporti risultasse senz'altro inadeguato. In luglio furono tenute due riunioni d'emergenza del Consiglio di Difesa " al fine di porre il vallo occidentale, al massimo entro il 25 agosto, nelle migliori condizioni, grazie al materiale che ci si sarà procurati con ogni mezzo entro tale data ". Ai principali dirigenti della Krupp e del consorzio dell'acciaio venne dato l'incarico di procurarsi il metallo necessario per completare l'armamento Pagina 376
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 542 Verso la guerra mondiale delle fortificazioni occidentali. I tedeschi ben sapevano, infatti, che dalla misura della loro inespugnabilità dipendeva se gli eserciti anglo-francesi avrebbero sferrato o no un serio attacco contro la Germania occidentale mentre la Wehrmacht era impegnata in Polonia. Sebbene Hitler, con insolita franchezza, avesse dichiarato ai suoi generali il 23 maggio che Danzica non costituiva affatto la vera causa del contrasto con la Polonia, ciò nonostante per alcune settimane, fin verso la metà dell'estate, parve che la città libera fosse davvero il barile di dinamite destinato un giorno o l'altro a provocare lo scoppio della guerra. Da qualche tempo i tedeschi avevano fatto entrare di nascosto a Danzica armi e ufficiali dell'esercito regolare per addestrare la locale milizia di difesa *. Le armi e gli ufficiali passavano attraverso la frontiera dalla Prussia orientale. Per impedire ciò, i polacchi aumentarono il numero dei doganieri e delle guardie di frontiera. Le autorità locali di Danzica, che ora agivano seguendo solo gli ordini di Berlino, reagirono cercando di impedire ai funzionari polacchi di compiere il loro dovere. Il conflitto sfociò in una crisi allorché, il 4 agosto, il rappresentante diplomatico polacco a Danzica informò le autorità locali che gli ispettori di dogana polacchi avevano ricevuto l'ordine di svolgere le loro funzioni " usando le armi ", e che ogni tentativo da parte degli abitanti di Danzica di ostacolarli sarebbe stato considerato " un atto di violenza "; in tal caso il governo polacco sarebbe " senz'altro ricorso a rappresaglie contro la città libera ". Per Hitler fu questo un altro segno che i polacchi non si sarebbero lasciati intimidire. A ciò si aggiunse una comunicazione dell'ambasciatore tedesco a Varsavia, il quale il 6 giugno telegrafò a Berlino che " quasi certamente " la Polonia avrebbe combattuto " se vi fosse [stata] una palese violazione " dei suoi diritti su Danzica. Da una nota di Ribbentrop in margine al telegramma risulta che esso fu mostrato al Fùhrer". Hitler s'infuriò e il giorno dopo, 7 agosto, convocò a Berchtesgaden Albert Forster, Gauleiter nazista di Danzica, e gli disse che il limite della sua pazienza coi polacchi era stato ormai superato. Fra Berlino e Varsavia furono scambiate note adirate, e in termini cosf aspri che né l'una né l'altra parte osò renderle pubbliche. Il 9 agosto il governo del Reich avverti la Polonia che un nuovo ultimatum a Danzica " avrebbe provocato un ulteriore * II 19 giugno, l'alto comando dell'esercito aveva informato il Ministero degli Esteri che 168 ufficiali della Wehrmacht " avevano avuto il permesso di recarsi in borghese nello Stato libero di Danzica per un viaggio a scopi culturali ". Nei primi giorni di luglio il generale Keitel chiese al Ministero degli Esteri " se è consigliabile, dal punto di vista politico, mostrare pubblicamente i dodici cannoni di piccolo calibro e i quattro dell'artiglieria pesante che si trovavano a Danzica e permettere che si compiano esercitazioni, o se sia meglio occultare la presenza di queste armi72. I documenti tedeschi non rivelano in che modo i tedeschi fossero riusciti a far entrare di contrabbando a Danzica pezzi di artiglieria pesante malgrado la sorveglianza dei polacchi. L'ora della Polonia 543 peggioramento delle relazioni tedesco-polacche... per il quale il governo tedesco declinava ogni responsabilità ". L'indomani il governo polacco replicò seccamente, dichiarando che come in passato, esso avrebbe continuato a reagire a ogni tentativo delle autorità della città libera di ledere i diritti e gli interessi della Polonia a Danzica, e ciò con i mezzi e nella misura che esso giudicherà adeguati, considerando ogni intervento da parte del governo del Reich... come un atto di aggressione74. Nessuna piccola nazione che si era trovata a che fare con Hitler, aveva mai usato un simile linguaggio. Il Fiihrer era di pessimo umore quando il giorno seguente, l'i i agosto, ricevette lo svizzero Cari Burckhardt, che fungeva da alto commissario della Società delle Nazioni a Danzica e che si era spinto molto più in là del necessario nel favorire le pretese tedesche sulla città. Egli disse al suo ospite che " se i polacchi avessero compiuto il più piccolo movimento, egli si sarebbe gettato su loro come un fulmine, con tutte le potenti armi a sua disposizione, di cui i polacchi non avevano la più pallida idea ". Burckhardt - come riferi in seguito - disse che ciò avrebbe provocato un conflitto generale. Hitler replicò che se doveva fare la guerra preferiva farla oggi anziché domani, e che egli non l'avrebbe condotta come la Germania di Pagina 377
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Guglielmo II, piena di scrupoli nell'usate sino in fondo ogni arma: egli avrebbe combattuto senza pietà fino all'estremo limite ". Contro chi? Contro la Polonia, di certo; contro la Gran Bretagna e la Francia se fosse stato necessario. Anche contro l'URSS? Nei confronti dell'Unione Sovietica, Hitler aveva infine preso la sua decisione. L'intervento della Russia: IH. Da parte sovietica vi era stata una nuova iniziativa. Il 18 luglio E. Babarin, rappresentante commerciale sovietico a Berlino, accompagnato da due collaboratori, fece visita a Julius Schnurre, al Ministero degli Esteri tedesco, e lo informò che l'URSS sarebbe stata lieta di estendere e intensificare le relazioni economiche tedesco-sovietiche. Egli presentò un dettagliato memorandum per un accordo commerciale che prevedeva scambi molto più attivi fra i due paesi, e dichiarò che, se si fossero potute eliminare alcune difficoltà tra le due parti, egli era autorizzato a firmare un accordo a Berlino. Come risulta dal memorandum riservato del dottor Schnurre, i tedeschi furono piuttosto soddisfatti della proposta. Un tale trattato - annotò Schnurre - " non mancherà di produrre un certo effetto almeno sulla Polonia e sulla Gran Bretagna " (tm). Quattro giorni dopo ~ il 22 luglio - la stampa di Mosca annunciò che a Berlino erano stati ripresi i negoziati commerciali sovietico-tedeschi. Lo stesso giorno Weizsacker telegrafò, in tono piuttosto ottimistico, alcune nuove interessanti istruzioni all'ambasciatore von der Schulenburg a 544 Verso la guerra mondiale Mosca. Circa i negoziati commerciali egli comunicò all'ambasciatore: " A tale riguardo occorre agire in modo deciso, giacché, per un insieme di ragioni, si desidera giungere a una conclusione non appena possibile. Per quanto concerne l'aspetto puramente politico delle nostre conversazioni con i russi, consideriamo chiuso il periodo di attesa fissatovi nel nostro telegramma [del 30 giugno] *. Siete perciò autorizzato a riprendere le trattative, senza tuttavia esercitare troppe pressioni " ". I negoziati furono infatti ripresi quattro giorni dopo, il 26 luglio, a Berlino. Il dottor Schnurre fu incaricato da Ribbentrop di condurre a cena Astachov, l'incaricato sovietico, e Babarin, in un lussuoso ristorante di Berlino, e di sondare le loro intenzioni. Ma per far parlare i due sovietici non vi fu bisogno di troppi accorgimenti. Come annotò Schnurre nel suo memorandum riservato sull'incontro, " i russi sono restati con me fin circa la mezzanotte e mezzo e hanno parlato animatamente e con interesse dei pro-plemi politici ed economici che ci stanno a cuore ". Astachov, approvato calorosamente da Babarin, dichiarò che un riavvicinamento politico sovietico-tedesco corrispondeva agli interessi più vitali dei due paesi. A Mosca - egli disse - non si era mai ben capito perché la Germania nazista fosse così contraria all'Unione Sovietica. Rispondendo, il diplomatico tedesco spiegò che " la politica tedesca nei riguardi dell'Oriente aveva assunto ora un indirizzo del tutto diverso ". È da escludere che esista da parte nostra, una minaccia all'Unione Sovietica. I nostri obiettivi sono in tutt'altra direzione... La politica tedesca è rivolta verso la Gran Bretagna. Io prevedo un programma lungimirante di coesistenza tra i nostri rispettivi interessi, un programma che tenga conto dei problemi vitali della Russia. Tuttavia, questa possibilità verrebbe a mancare il giorno in cui l'Unione Sovietica si allineasse a fianco della Gran Bretagna contro la Germania. Oggi è il momento per un'intesa fra la Germania e l'Unione Sovietica. Essa non sarebbe più possibile dopo la conclusione di un patto con Londra. Cosa può offrire la Gran Bretagna alla Russia? Al massimo il suo intervento in una guerra europea e l'ostilità della Germania. Che cosa possiamo invece offrire noi? La neutralità, la possibilità di tenersi fuori da un eventuale conflitto europeo e, se Mosca lo desidera, un'intesa russo-tedesca sui rispettivi interessi, intesa che, come in altri tempi, risulterà vantaggiosa per entrambi i paesi... Non esistono, a mio avviso, motivi di controversia [tra la Germania e la Russia] lungo tutta la linea che va dal mar Baltico al mar Nero e all'Estremo Oriente. Inoltre, nonostante le divergenti concezioni del mondo, l'ideologia tedesca, quella italiana e quella sovietica hanno qualcosa in comune: l'opposizione alle democrazie capitalistiche dell'Occidente n. Pagina 378
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Così, nella tarda sera del 26 luglio, in un piccolo ristorante berlinese, davanti a ottime vivande e a vini prelibati, in un colloquio tra diplomatici di secondo piano, la Germania compì il primo serio passo verso un accordo con l'Unione Sovietica. Il nuovo orientamento era stato indicato a Schnurre dallo stesso Ribbentrop. Astachov fu felice di prenderne conoscenza e promise che ne avrebbe subito riferito a Mosca. Alla Wilhelmstrasse i tedeschi attesero con impazienza di sapere quale * Cfr. sopra, p. 537. I L'ora della "Polonia 545 sarebbe stata la reazione nella capitale sovietica. Tre giorni dopo - il 29 luglio - Weizsà'cker inviò per corriere un dispaccio segreto a Schulenburg, a Mosca. Sarebbe per noi di grande importanza sapere se quanto è stato detto ad Astachov e a Babarin ha suscitato a Mosca qualche interesse. Se avete occasione di combinare un altro incontro con Molotov, vi preghiamo, se possibile, di accertare il suo pensiero in proposito. Qualora riusciste a far abbandonare a Molotov l'atteggiamento riservato che ha fin qui mantenuto, potreste tentare un altro passo... riguardante in particolare il problema polacco. Qualunque sia lo sviluppo che esso prenderà... noi siamo disposti a salvaguardare tutti gli interessi sovietici e a venire a un'intesa col governo di Mosca. Anche per ciò che riguarda la questione del Baltico, se la conversazione dovesse prendere una piega favorevole, si potrebbe avanzare la proposta di seguire, nei riguardi degli Stati baltici, un orientamento che ci faccia rispettare gli interessi vitali sovietici in quella zona". Due giorni dopo - il 31 luglio - Weizsà'cker inviò a Schulenburg un telegramma " urgente e segreto ": Con riferimento al nostro dispaccio del 29 luglio, che arriverà oggi a Mosca a mezzo corriere: Vi preghiamo di farci conoscere telegraficamente la data e l'ora della vostra prossima conversazione con Molotov, appena questa sia fissata. Speriamo vivamente che essa abbia luogo presto80. Per la prima volta traspariva, nei dispacci da Berlino a Mosca, una certa impazienza. L'impazienza di Berlino aveva solide ragioni. Il 23 luglio la Francia e la Gran Bretagna avevano finito con l'aderire alla proposta sovietica di tenere subito una conferenza fra esperti per stipulare una convenzione militare in cui fosse specificato nei particolari in che modo le tre nazioni, in caso di necessità, avrebbero affrontato gli eserciti di Hitler. Per quanto Chamberlain annunciasse questo accordo solo il 31 luglio, in occasione di una dichiarazione alla Camera dei Comuni, i tedeschi ne ebbero sentore in precedenza. Il 28 luglio l'ambasciatore a Parigi, von Welczeck, telegrafò a Berlino di aver appreso da fonte " assolutamente ben informata " che Francia e Gran Bretagna erano in procinto di inviare a Mosca missioni militari, e che il gruppo francese sarebbe stato guidato dal generale Doumenc, da lui giudicato un " ufficiale particolarmente capace ", e in passato vicecapo di Stato Maggiore agli ordini del generale Maxime Weygand ". In un nuovo dispaccio inviato due giorni dopo, l'ambasciatore tedesco comunicò l'impressione che Parigi e Londra avessero accettato la riunione degli esperti militari solo come mezzo estremo per impedire il rinvio dei negoziati di Mosca *2. L'impressione era giusta. Come risulta da documenti riservati del Ministero degli Esteri britannico, le conversazioni politiche di Mosca, durante l'ultima settimana di luglio, erano giunte a un punto morto soprattutto per u mancato accordo circa la definizione del concetto di " aggressione indiretta ". Per gli inglesi e per i francesi l'interpretazione sovietica di questo termine sarebbe stata cosi ampia da giustificarne l'uso, ad esempio, nel caso di un intervento sovietico in Finlandia e negli Stati baltici anche se non vi 546 Verso la guerra mondiale fosse stata una seria minaccia nazista; su questo punto Londra non era d'accordo, mentre i francesi si dimostravano più accomodanti. Il 2 giugno, inoltre, i sovietici avevano insistito per concludere un accordo militare che fissasse in modo dettagliato " il sistema, la forma e la portata " degli aiuti militari che i tre paesi avrebbero dovuto fornirsi reciprocamente, e che sarebbe dovuto entrare in vigore insieme al patto di mutua assistenza. Le potenze occidentali, che non avevano un'alta opinione dell'efficienza militare Pagina 379
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dell'URSS*, cercarono di sfuggire a Molotov. Esse avrebbero accettato di iniziare le trattative militari solo dopo la firma dell'accordo politico. Ma i sovietici furono irremovibili. Quando gli inglesi tentarono di mercanteggiare proponendo, il 17 luglio, di iniziare immediatamente le conversazioni fra gli esperti militari a patto che l'Unione Sovietica non insistesse più sulla firma contemporanea degli accordi politici e di quelli militari, e accettasse inoltre la definizione britannica di " aggressione indiretta ", Molotov rispose con un secco rifiuto. Egli disse che se i francesi e gli inglesi non accettavano di addivenire contemporaneamente agli accordi politici e a quelli militari, non aveva senso continuare i negoziati. La minaccia sovietica di troncare le t ttative provocò costernazione a Parigi. Pare che la Francia si rendesse conto meglio di Londra degli sviluppi del " flirt " nazi-sovietico, e fu soprattutto in seguito alle pressioni francesi che, il 23 agosto, il governo britannico, pur respingendo le proposte sovietiche circa la definizione del concetto di " aggressione indiretta ", si decise con riluttanza a trattare per una convenzione militare84. Chamberlain non era affatto convinto dell'utilità delle conversazioni militari **, e il i° agosto l'ambasciatore tedesco a Londra, von Dirksen, informava Berlino che i negoziati militari con i sovietici venivano " considerati con scetticismo " dai circoli governativi inglesi. Egli scrisse: Ciò è confermato dalla composizione della missione militare inglese ***. L'ammiraglio... si trova praticamente nella lista degli ufficiali a riposo e non ha mai fatto parte * Come in seguito quello tedesco, l'alto comando britannico sottovalutava di molto il po^ tenziale dell'Armata Rossa. In gran parte, ciò era forse dovuto ai rapporti che esso riceveva dai suoi addetti militari a Mosca. Ad esempio, il 6 marzo l'addetto militare, colonnello Fitebrace, e l'addetto aeronautico, comandante di stormo Hallawell, avevano trasmesso a Londra lunghe relazioni le quali facevano capire che la capacità difensiva dell'esercito rosso e dell'aviazione era bensì considerevole, ma non lo era altrettanto quella di sferrare una seria offensiva. Hallawell pensava che, " come l'esercito, l'aviazione russa può essere immobilizzata sia dal crollo della propria organizzazione, sia dall'azione del nemico ". Firebrace riteneva che l'epurazione dei più alti ufficiali aveva gravemente indebolito l'Armata Rossa. Ma egli avverti Londra anche che " l'Armata Rossa considerava la guerra inevitabile e si stava di certo preparando ad essa con fervore "83. ** Strang che conduceva i negoziati a Mosca, era ancora pili gelido. " È davvero straordinario, - egli scriveva al Ministero degli Esteri il 20 luglio, che si pensi che si debba parlare dei nostri segreti militari col governo russo prima di essere certi che l'Unione Sovietica sarà nostra alleata ". Il punto di vista sovietico era completamente opposto. Esso fu esposto da Molotov il 27 'u~ glio ai diplomatici anglo-francesi che conducevano i negoziati, dicendo: " II punto più importante è stabilire con quante divisioni ciascuna delle due parti potrà contribuire alla causa comune, e dove queste divisioni saranno dislocate "!S. Prima di impegnarsi politicamente, i russi volevano sapere di quale entità sarebbe stato l'aiuto militare che potevano aspettarsi dall'Occidente. *** La missione britannica era composta dall'ammiraglio Sir Reginald Plunkett-Ernle-Erle-Drax, ex comandante in capo di Plymouth dal 1935 al 1938, dal maresciallo dell'aviazione Sir Charles Burnett e dal maggiore generale Heywood. L'ora della Polonia 547 dello Stato maggiore della marina. Il generale è anch'egli un ufficiale puramente " da combattimento ". Il maresciallo dell'aviazione ha notevoli qualità come pilota e come istruttore, ma non è uno stratega. Ciò sembra indicare che il compito della missione militare sia più quello di accertare il potenziale combattivo delle forze sovietiche che non di concludere accordi sulle operazioni... Gli esponenti della Wehnnacht sono concordi nel rilevare, presso i circoli militari britannici, un sorprendente scetticismo circa i prossimi colloqui coi rappresentanti delle forze armate sovietiche". In efletti, il governo britannico era così scettico che trascurò persino di dare all'ammiraglio Drax l'autorizzazione scritta a condurre i negoziati -negligenza di cui si lamentò il maresciallo Vorosilov al primo incontro con gli ufficiali inglesi. Le credenziali dell'ammiraglio arrivarono soltanto il 21 agosto, quando ormai non servivano più. Ma se l'ammiraglio Drax non aveva credenziali scritte, aveva però certamente ricevuto delle istruzioni segrete scritte circa l'indirizzo da dare alle Pagina 380
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt conversazioni militari di Mosca. Come risultò molto tempo dopo dai documenti del Ministero degli Esteri britannico, era stato raccomandato all'ammiraglio di " procedere molto lentamente nelle conversazioni [militari], tenendo presente lo sviluppo dei negoziati politici ", e ciò fino al momento in cui fosse stato concluso un accordo politico87. Egli fu avvertito altresì che non si dovevano fornire ai sovietici informazioni militari riservate finché non fosse stato firmato il patto politico. D'altra parte, poiché le conversazioni politiche erano state sospese il 2 agosto e poiché Molotov aveva fatto chiaramente capire che non avrebbe consentito una loro ripresa sinché le trattative militari non avessero fatto qualche progresso, risulta lampante come il governo di Chamberlain mirasse ad andare per le lunghe nella determinazione degli obblighi militari di entrambe le nazioni nel quadro del proposto patto di mutua assistenza*. I documenti segreti del Foreien Office non lasciano alcun dubbio sul fatto che, all'inizio dell'agosto, Chamberlain e Halifax avevano abbandonato pressoché ogni speranza di raggiungere un accordo con l'Unione Sovietica per fermare Hitler; tuttavia essi pensavano che continuando i negoziati militari a Mosca, si sarebbe contribuito in qualche modo a dissuadere il dittatore tedesco dal compiere, nelle quattro settimane successive, il grande passo verso la guerra **. * Tale è la conclusione a cui sono giunti Arnold Toynbee e i suoi collaboratori nell'opera The Ève of War, 1939, basata in gran parte sui documenti del Ministero degli Esteri britannico. ** II 16 agosto, il maresciallo d'aviazione Sir Charles Burnett scrisse a Londra da Mosca: " Comprendo che la politica del governo richiede che si prolunghino al massimo i negoziati, se non si riesce a ottenere un trattato ". Seeds, ambasciatore britannico a Mosca, il 24 luglio, il giorno dopo che il suo governo aveva accettato di condurre le trattative militari, aveva telegrafato a Londra: " Non sono ottimista circa il successo delle conversazioni militari, né penso che esse comunque possano essere concluse rapidamente. Però iniziarle in questo momento significherebbe dare una scossa salutare alle potenze dell'Asse e una spinta ai nostri amici: si potrebbe Poi prolungarle quanto basta per superare i prossimi mesi pericolosi "88. Se si considera ciò che il servizio segreto anglo-francese sapeva sugli incontri di Molotov con l'ambasciatore tedesco, sugli sforzi tedeschi per interessare la Russia a una nuova spartizione della Polonia (dei quali Cou-londre aveva informato Parigi già dal 7 maggio cfr. sopra p. 52^), sulle massicce concentrazioni di truppe tedesche al confine polacco e sulle intenzioni di Hitler, la convinzione britannica di riuscire a imbrigliare Mosca appare stupefacente. 548 Verso la guerra mondiale A differenza dei francesi e degli inglesi, i sovietici avevano scelto come membri della propria missione militare i più alti ufficiali delle loro forze armate: il maresciallo Vorosilov, commissario per la Difesa, il generale Sapoznikov, capo di Stato maggiore dell'Armata Rossa, e i comandanti della marina e dell'aviazione. I sovietici non poterono fare a meno di rilevare il fatto che gli inglesi, mentre avevano inviato in luglio a Varsavia, per i colloqui con lo Stato maggiore polacco, il generale Sir Edmund Ironside, capo di Stato maggiore dell'Impero, ora essi avevano preferito lasciarlo in patria. Non si può dire che le missioni militari anglo-francesi furono inviate a Mosca con gran sollecitudine. In aereo esse sarebbero giunte in un giorno. Partirono invece a bordo di una lenta nave, un piroscafo per merci e passeggeri, che per raggiungere l'URSS impiegò lo stesso tempo che sarebbe occorso alla Queen Mary per arrivare in America. La missione salpò per Leningrado il 5 agosto e non fu a Mosca che l'i i. Era troppo tardi. Hitler li aveva già battuti. Mentre gli ufficiali britannici e francesi attendevano che la loro lenta nave li portasse a Leningrado, i tedeschi agivano rapidamente. A Berlino e a Mosca il 3 agosto fu una giornata cruciale. Alle 12,58, il ministro degli Esteri, von Ribbentrop, che di solito lasciava il compito di inviare i telegrammi al segretario di Stato Weizsacker, mandò personalmente un telegramma segnato " segreto-urgentissimo " a Schulenburg, a Mosca. Ieri ho avuto una lunga conversazione con Astachov, circa il quale segue un telegramma. Ho espresso il desiderio della Germania di ridimensionare i rapporti russo-tedeschi, dichiarando che dal Baltico al mar Nero non esiste alcun problema che non possa esser risolto con mutua soddisfazione. Ho detto di essere pronto ad accogliere il desiderio, espresso da Astachov, di intavolare conversazioni a carattere più concreto su questioni particolari... se il governo Pagina 381
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sovietico vorrà informarmi, attraverso lo stesso Astachov, che anch'esso intende portare i rapporti russo-tedeschi su un piano nuovo e a carattere definitivo "'. Il Ministero degli Esteri sapeva che Schulenburg avrebbe visto Molotov in quella stessa giornata, qualche ora più tardi. Un'ora dopo l'invio del telegramma di Ribbentrop, Weizsacker ne inviò un altro ugualmente segnato " segreto-urgentissimo ". Data la situazione politica e al fine di accelerare le cose, a prescindere dalla vostra conversazione con Molotov di oggi, abbiamo vivo desiderio di continuare a Berlino in termini più concreti le conversazioni miranti ad un accordo sugli obiettivi dei due paesi. A tal fine, Schnurre riceverà oggi Astachov per informarlo che noi saremmo disposti a continuare le conversazioni in termini più concreti90. Nonostante l'improvviso desiderio di Ribbentrop di trattative " concrete " su tutte le eventuali questioni esistenti dal Baltico al mar Nero, desiderio che trovò sorpresi i sovietici (a un certo punto - come comunicò a Schulenburg nel telegramma successivo spedito alle 15,47 - Ribbentrop fece anche " un vago cenno [ad Astachov] sulla possibilità di giungere a un'intesa con la Russia sul destino della Polonia "), il ministro degli Esteri L'ora della Polonia 549 fece presente al suo ambasciatore a Mosca di aver detto all'incaricato russo: " Noi non abbiamo fretta " ". Si trattava di un bluff, e il sagace incaricato sovietico vi accennò quando alle 12,45 incontrò Schnurre al Ministero degli Esteri. Egli notò che mentre Schnurre sembrava avere fretta, il ministro degli Esteri tedesco il giorno prima " non aveva dimostrato tanta urgenza ". Schnurre si adattò alla situazione. Egli scrisse un memorandum segreto". Ho detto al signor Astachov che, sebbene la sera precedente il ministro degli Esteri non avesse dato segno di urgenza al governo sovietico, giudicavamo tuttavia opportuno utilizzare i prossimi pochi giorni * per continuare le conversazioni al fine di stabilire al pili presto una base. Così per i tedeschi si trattava, ora, dei " prossimi pochi giorni ". Astachov disse a Schnurre di aver ricevuto da Molotov " una risposta provvisoria " alle proposte tedesche. La risposta era prevalentemente negativa. Astachov riferì che sebbene lo stesso Molotov desiderasse un miglioramento delle relazioni, egli aveva fatto presente che " per il momento non si sapeva nulla circa l'atteggiamento tedesco ". A Mosca il commissario sovietico agli Esteri espose quella sera le sue idee direttamente a Schulenburg. In un lungo dispaccio, trasmesso poco dopo mezzanotte'3, l'ambasciatore informò che, nel corso di un colloquio durato un'ora e un quarto, Molotov " aveva abbandonato il suo abituale riserbo ed era stato insolitamente esplicito ". Su quel punto non poteva esservi alcun dubbio: appena Schulenburg ebbe di nuovo fatto presente la convinzione della Germania che non esistevano divergenze tra i due paesi " dal Baltico al mar Nero ", e riconfermato il desiderio tedesco di " giungere a un'intesa ", l'inflessibile ministro russo si mise ad enumerare alcuni degli atti ostili che il Reich aveva commesso contro l'Unione Sovietica: il patto anti-Comintern, l'appoggio del Giappone contro l'URSS e l'esclusione dei sovietici da Monaco. Come possono conciliarsi con questi tre fatti " le nuove dichiarazioni tedesche? - chiese Molotov. - Pel momento mancavano ancora le prove di un mutato atteggiamento da parte del governo tedesco ". Schulenburg sembrò piuttosto scoraggiato. Egli telegrafò a Berlino: La mia impressione generale è che il governo sovietico sia attualmente deciso a concludere un accordo con la Gran Bretagna e la Francia... se esse andranno incontro a tutti i desideri sovietici... Sono certo che le mie dichiarazioni hanno fatto a Molotov una certa impressione; ciò nonostante sarà necessario un notevole sforzo da parte nostra per ottenere un mutamento nella direzione della politica sovietica. Per quanto ottimo conoscitore delle cose russe, il vecchio diplomatico tedesco evidentemente sopravvalutava i progressi dei negoziati franco-britannici di Mosca, né si rendeva ancora conto fin dove Berlino intendesse arrivare nel " considerevole sforzo " che egli reputava necessario per deviare il corso della diplomazia sovietica. * Corsivo nell'originale. 55° Verso la guerra mondiale Alla Wilhelmstrasse si rafforzò la convinzione che si potesse giungere a questo mutamento di rotta. Una volta neutralizzata l'URSS, la Gran Bre-tagna e Pagina 382
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt la Francia o non sarebbero scese in campo in appoggio alla Polonia 0 sarebbero state facilmente arrestate dalle fortificazioni occidentali finché 1 polacchi fossero stati liquidati e l'esercito tedesco avesse potuto spostare a ovest tutta la sua forza. L'acuto incaricato d'affari francese a Berlino, Jacques Tarbé de Saint-Hardouin, notò il cambiamento d'atmosfera della capitale tedesca. Nello stesso giorno, 3 agosto, in cui a Berlino e a Mosca si svolgeva una così intensa attività diplomatica, egli comunicò a Parigi: " Durante la scorsa settimana si è osservato in Berlino un deciso mutamento nell'atmosfera politica... Alla fase di incertezza, di esitazione, di temporeggiamento e perfino di stasi, ne è subentrata nei capi nazisti una nuova " **. Esitazioni fra gli alleati della Germania. Le cose andavano diversamente per gli alleati della Germania: per l'Italia e l'Ungheria. Via via che ci si inoltrava nell'estate, i governi di Budapest e di Roma cominciarono a temere sempre più che i loro paesi fossero coinvolti nella guerra di Hitler e dovessero combattere al fianco della Germania. Il 24 luglio il conte Teleki, primo ministro ungherese, aveva indirizzato una lettera di uguale tenore a Hitler e Mussolini, per informarli che " nel caso di un conflitto generale l'Ungheria manterrà una linea conforme alla politica dell'Asse ". Ma subito dopo egli fece un passo indietro. Il giorno stesso mandò ai due dittatori una seconda lettera dichiarando che " ad evitare ogni possibile malinteso circa la mia lettera del 24 giugno... ripeto che per motivi morali l'Ungheria non potrebbe intraprendere un'azione armata contro la Polonia " K. La seconda lettera di Budapest provocò in Hitler uno dei suoi soliti attacchi di rabbia. Allorché l'8 agosto ricevette il ministro degli Esteri ungherese, conte Csaky, all'Obersalzberg in presenza di Ribbentrop, il Fùhrer iniziò la conversazione dichiarando che la lettera del presidente del Consiglio ungherese l'aveva " assai sorpreso ". Secondo il memorandum riservato sul colloquio redatto per il Ministero degli Esteri, egli fece rilevare che non si era mai aspettato aiuti da parte dell'Ungheria e di qualsiasi altro Stato " nel caso di un conflitto tedesco-polacco ". La lettera del conte Teleki - aggiunse - era fuori luogo. Ricordò poi al suo ospite ungherese che si doveva alla generosità della Germania se l'Ungheria era stata in grado di riguadagnare tanto territorio a spese della Cecoslovacchia. Se la Germania fosse stata sconfitta, egli disse, " anche l'Ungheria sarebbe stata automaticamente schiacciata ". Il memorandum tedesco su questa conversazione, che è tra i documenti del Ministero degli Esteri presi dagli Alleati, rivela quale fosse lo stato d'aL'ora della Polonia 551 nimo di Hitler durante quel fatale mese di agosto. La Polonia - egli disse -non costituiva affatto un problema militare per la Germania. Tuttavia egli doveva considerare già in partenza la possibilità di dover combattere una guerra su due fronti. Disse: " Nessuna potenza al mondo potrebbe travolgere le fortificazioni occidentali della Germania. In tutta la mia vita nessuno è stato capace di intimorirmi: ciò serva di monito alla Gran Bretagna. Né accadrà che io soccomba al tanto pronosticato collasso nervoso ". Quanto all'URSS, Hitler osservò: II governo sovietico non combatterà contro di noi... I sovietici non ripeteranno l'errore dello zar di sacrificare il sangue e la vita del loro popolo per la Gran Bretagna. Cercheranno invece di approfittare della situazione, magari a spese degli Stati baltici o della Polonia, senza impegnarsi direttamente in un'azione militare. Il discorso di Hitler risultò così persuasivo che, dopo un secondo colloquio avvenuto nella stessa giornata, il conte Csaky pregò il Fiihrer " di considerare le due lettere di Teleki come non scritte ". Disse che lo stesso desiderio avrebbe espresso a Mussolini. Per alcune settimane il " duce " era stato preoccupato e inquieto di fronte al pericolo che il Fiihrer trascinasse l'Italia in guerra. L'ambasciatore italiano a Berlino, Attolico, aveva inviato rapporti sempre più allarmanti circa l'intenzione di Hitler di attaccare la Polonia *. Fin dai primi di giugno Mussolini aveva insistito per avere un altro incontro con Hitler. In luglio esso fu fissato per il 4 agosto al Brennero. Il 24 luglio il " duce " indicò a Hitler, attraverso Attolico, " alcuni punti fondamentali " come base della loro discussione. Se il Fiihrer considerava la guerra " inevitabile ", l'Italia sarebbe stata al suo fianco. Ma il " duce " gli ricordava anche che non sarebbe stato possibile localizzare una guerra con la Polonia; essa avrebbe portato a un conflitto europeo. Mussolini non pensava che fosse quello il momento per l'Asse Pagina 383
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di scatenare una simile guerra. Egli proponeva invece " una costruttiva politica pacifica per parecchi anni ", nel corso dei quali la Ger* Fu caratteristica una vivace relazione inviata da Attolico su di un colloquio da lui avuto con Ribbentrop il 6 luglio. Il ministro degli Esteri nazista gli aveva detto che se la Polonia avesse osato attaccare Danzica, la Germania avrebbe liquidato la questione di Danzica in quarantotto ore - a Varsavia! Se la Francia voleva intervenire a causa di Danzica affrettando in tal modo una guerra generale, che lo facesse pure; la Germania non chiedeva di meglio. La Francia sarebbe stata " annientata "; la Gran Bretagna, se si muoveva, avrebbe dovuto attendersi la distruzione dell'impero britannico. E la Russia? Ci sarebbe stato un trattato russo-tedesco e la Russia non sarebbe intervenuta. L'America? Un solo discorso del Fiihrer era bastato per mettere in fuga Roosevelt. Comunque, gli americani non si sarebbero mossi: la paura del Giappone avrebbe tenuta ferma l'America. Attolico riferì: " In uno stupito silenzio ho ascoltato Ribbentrop tracciare questo quadro ad usum Germaniae della guerra, parto della sua fantasia, impresso profondamente nella sua mente... Cosa davvero stupefacente: egli sa solo concepire una vittoria tedesca sicura in pgni campo e contro ogni avversario... Alla fine io conclusi dicendo che, a quanto mi risultava, il Duce e il Fuhrer erano pienamente d'accordo sulla necessità che l'Italia e la Germania si Preparassero per una guerra che non doveva essere immediata " %. Ma l'astuto Attolico non ne era affatto convinto. Durante tutto luglio i suoi dispacci avvertirono che un'azione tedesca in Polonia era imminente. 5J2 Verso la guerra mondiale mania avrebbe potuto appianare le sue divergenze con la Polonia e l'Italia quelle con la Francia, attraverso negoziati diplomatici. Egli andò anzi più oltre: suggerì un'altra conferenza internazionale fra le grandi potenze". Come Ciano annotò nel suo diario il 26 luglio, la reazione del Fuhrer fu negativa, ragione per cui Mussolini decise che era meglio rinviare l'incontro con Hitler98. Il 7 agosto propose invece che i ministri degli Esteri dei due paesi si incontrassero senza indugio. Le annotazioni di quei giorni contenute nel diario di Ciano dimostrano la crescente inquietudine di Roma. Il 6 agosto Ciano scriveva: ... Siamo d'accordo [Mussolini e io] nel ritenere che una via d'uscita dobbiamo trovarla. A battere la strada tedesca, si va alla guerra, e ci andiamo nelle condizioni più sfavorevoli per l'Asse e specialmente per l'Italia. Siamo a terra con le riserve auree; a terra con le scorte di metalli; lontani dall'aver completato il nostro sforzo autarchico e militare. Se la crisi verrà ci batteremo per salvare almeno " l'onore ". Ma conviene evitarla. Lancio al Duce l'idea di un mio incontro con Ribbentrop, incontro che dovrebbe avere un carattere privato, ma nel quale io tenterò di riprendere il progetto mussoli-niano della conferenza. 9 agosto. Ribbentrop ha approvato l'idea di un nostro incontro. Decido di partire domani sera, per incontrarmi con lui a Salisburgo. Il Duce tiene molto a che io provi ai tedeschi, documenti alla mano, che lo scatenare una guerra adesso sarebbe una follia. 10 agosto. Il Duce è più che mai convinto della necessità di ritardare il conflitto. Ha redatto di suo pugno uno schema di comunicato sul convegno di Salisburgo, che con clude con l'accenno a negoziati internazionali per risolvere le questioni che turbano tanto pericolosamente la vita europea. Prima di lasciarmi, raccomanda ancora ch'io faccia presente ai tedeschi che bisogna evitare il conflitto con la Polonia, poiché è ormai impossibile localizzarlo e una guerra generale sarebbe per tutti disastrosa". Con tali lodevoli ma, date le circostanze, ingenue direttive e raccomandazioni, il giovane ministro degli Esteri fascista partì per la Germania dove, nei tre giorni seguenti - 11, 12 e 13 agosto - ebbe da Ribbentrop, e soprattutto da Hitler, il più forte choc della sua vita. Ciano a Salisburgo e all'Obersalzberg: n, 12 e 13 agosto. L'i i agosto Ciano conferì per circa dieci ore con Ribbentrop nella proprietà di quest'ultimo a Fuschl, presso Salisburgo, confiscata dal ministro degli Esteri nazista a un monarchico austriaco, sistemato adeguatamente in un campo di concentramento. Come riferì in seguito, l'esuberante italiano incontrò Pagina 384
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un'atmosfera fredda. Durante il pranzo alla taverna del Cavallino Bianco a St. Wolfgang i due non scambiarono parola. Non era necessario parlare: Ribbentrop aveva già informato il suo ospite che la decisione di attaccare la Polonia era irrevocabile. Ciano riferisce di aver chiesto: "Bene, Ribbentrop, che cosa volete, il corridoio oppure Danzica? " " Non si tratta più di questo, - rispose Ribbentrop, fissandolo coi suoi occhi freddi e metallici. - Noi vogliamo la guerra! " L'ora della Polonia 553 Gli argomenti di Ciano secondo il quale un conflitto con la Polonia non avrebbe potuto essere localizzato, giacché era convinto che se la Polonia fosse stata attaccata le democrazie occidentali sarebbero scese in campo, furono nettamente respinti. Quattro anni più tardi, nell'antivigilia del Natale 1943, quando egli si trovava rinchiuso nella cella n. 27 del carcere di Verona e aspettava di essere fucilato dietro sollecitazione dei tedeschi, Ciano ricordò ancora l'agghiacciante giornata dell'i i agosto passata a Fuschl e a Salisburgo. Proprio nell'ultima annotazione del suo diario, in data 23 dicembre 1943, egli scrisse che Ribbentrop aveva scommesso con lui, " durante uno di quei tetri pasti all'Osterreichischer Hof di Salisburgo ", una collezione di antiche armature tedesche contro un dipinto italiano, che la Francia e l'Inghilterra sarebbero rimaste neutrali. Scommessa, egli osservò tristemente, che non gli fu mai pagata 10°. Ciano proseguì per l'Obersalzberg, dove Hitler, in due incontri avvenuti il 12 e il 13 agosto, gli ripetè che la Francia e la Gran Bretagna non avrebbero combattuto. A differenza del ministro degli Esteri nazista, il Fuhrer fu cordiale, ma non fu meno reciso nella sua risoluzione di entrare in guerra. Ciò risulta non solo dalle relazioni di Ciano, ma anche dalle note segrete tedesche sull'incontro che figurano fra i documenti sequestrati "". Il ministro italiano trovò Hitler in piedi davanti a un grande tavolo coperto di carte militari. Parlò anzitutto della potenza del vallo occidentale tedesco, che, egli disse, era invalicabile. Hitler osservò poi sdegnosamente che l'Inghilterra era in grado di inviare in Francia solo tre divisioni. La Francia ne avrebbe avute assai di più, ma poiché la Polonia sarebbe stata sconfitta " in brevissimo tempo ", la Germania avrebbe potuto concentrare in breve tempo a occidente cento divisioni, " per una lotta per la vita o per la morte che sarebbe cominciata allora ". Ma sarebbe davvero cominciata? Qualche minuto dopo, irritato per la reazione di Ciano, il Fuhrer si contraddisse. Come si era ripromesso, il ministro italiano parlò chiaramente a Hitler. Secondo le note tedesche, egli espresse " la grande sorpresa dell'Italia per la gravita della situazione, assolutamente inaspettata ". Egli lamentò che la Germania non avesse tenuto informata la sua alleata. Disse che " il ministro degli Esteri del Reich aveva affermato [a Milano e a Berlino, in maggio] che la questione di Danzica sarebbe stata sistemata a suo tempo ". Quando Ciano continuò dicendo che un conflitto con la Polonia sarebbe sfociato in una guerra europea, il suo ospite lo interruppe per avvertirlo che non era d'accordo. " Personalmente - disse Hitler - sono assolutamente convinto che, in ultima analisi, le democrazie occidentali non vorranno scatenare una guerra generale ". Secondo le note tedesche, Ciano replicò " che sperava che gli avvenimenti dessero ragione al Fuhrer, ma che egli ne dubitava ". Dopodiché il ministro degli Esteri italiano indicò in modo assai particolareggiato i /punti deboli dell'Italia, e dalla sua penosa relazione (così fu definita dai tedeschi) Hitler dovette finalmente convincersi che l'Italia gli sarebbe stata di ben 554 Verso la guerra mondiale poco aiuto nella futura guerra *. Ciano disse che una delle ragioni per cui Mussolini desiderava ritardare la guerra, era che " per il duce aveva grande importanza l'inaugurazione, secondo il programma, dell'esposizione mondiale del 1942 "; osservazione, questa, che deve aver assai stupito il Fùhrer, immerso com'era nelle sue carte e nei suoi calcoli militari. E altrettanto stupito dev'esser rimasto quando Ciano ingenuamente gli mostrò il testo di un comunicato che egli desiderava venisse pubblicato in cui si dichiarava che l'incontro dei ministri dell'Asse aveva " riaffermato le intenzioni pacifiche dei loro governi " e la loro convinzione che la pace potesse essere mantenuta " mediante normali negoziati diplomatici ". Ciano spiegò che il " duce " aveva in mente una conferenza per la pace con la partecipazione delle principali nazioni europee, ma che, in considerazione della diffidenza del Fùhrer ", avrebbe anche accettato Pagina 385
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt normali negoziati diplomatici. Hitler non escluse completamente, nel primo colloquio, l'idea di una conferenza, ma fece presente a Ciano che in tal caso " non si sarebbe più potuto escludere la Russia dai futuri incontri delle potenze ". Questo fu il primo accenno all'Unione Sovietica, ma non di certo l'ultimo. Infine, allorché Ciano tentò di indurre il suo ospite a comunicargli la data dell'attacco contro la Polonia, Hitler rispose che, a causa delle piogge invernali, le quali avrebbero immobilizzato le sue divisioni corazzate e motorizzate in un paese con poche strade asfaltate, " la liquidazione della questione polacca avrebbe dovuto aver luogo, in un modo o nell'altro, entro la fine di agosto ". Finalmente Ciano conosceva la data, o almeno la data pili lontana, giacché subito dopo Hitler si mise a tuonare dicendo che se i polacchi l'avessero di nuovo provocato egli era deciso " ad attaccare la Polonia nello spazio di quarantott'ore ". Pertanto " c'era da attendersi un'azione contro la Polonia da un momento all'altro ". Questa sfuriata pose fine ai colloqui del primo giorno; in più vi fu una promessa da parte di Hitler di riflettere sulle proposte italiane. Essendosi preso ventiquattr'ore per riflettere, l'indomani il Fùhrer disse a Ciano che sarebbe stato meglio evitare qualsiasi comunicato sulle loro con* A un certo punto Ribbentrop, evidentemente esasperato, disse a Ciano: " Non abbiamo bisogno di voi! " Al che Ciano avrebbe risposto: " II futuro ce lo diri " (dal diario inedito del generale Halder, annotazione del 14 agosto 102. Halder dice che lo seppe da Weizsà'cker). ** Sebbene le note tedesche affermino esplicitamente che Ciano restò d'accordo con Hitler " che al termine delle conversazioni non fosse emesso alcun comunicato ", i tedeschi fecero subito lo sgambetto al loro alleato italiano. Due ore dopo la partenza di Ciano e senza che si fossero comunque interpellati gli italiani, la DNB (l'agenzia d'informazioni ufficiale della Germania) diramò un comunicato annunciando che le conversazioni avevano trattato tutti i problemi del giorno - con particolare riguardo a Danzica - e che si erano concluse con un accordo " al cento per cento ". Nemmeno un problema era stato lasciato in sospeso - aggiungeva il comunicato -per cui non vi sarebbero stati altri incontri. Attolico s'infuriò. Protestò coi tedeschi, accusandoli di mala fede. Avverti Henderson che la guerra era imminente; e in un irato dispaccio inviato a Roma definì " machiavellico " il comunicato tedesco, disse che esso era deliberatamente inteso a legare l'Italia alla Germania dopo l'attacco di questa contro la Polonia, e si raccomandò che Mussolini si mostrasse ben fermo con Hitler nell'esigere l'adempimento, da parte nazista, delle disposizioni del patto d'Acciaio riguardanti la " consultazione ", e, in base a tali disposizioni, insistette per ottenere un mese di proroga per risolvere la questione di Danzica per via diplomatica 103. L'ora della Polonia 55) Egli disse che a causa del cattivo tempo previsto per l'autunno era anzitutto d'importanza capitale che la Polonia esprimesse chiaramente le sue intenzioni nel più breve tempo possibile; in secondo luogo che la Germania non tollerasse altri atti di provocazione, di nessun genere. Quando Ciano chiese che cosa intendeva dire " nel più breve tempo possibile ", Hitler rispose: " alla fine di agosto, al massimo ". Spiegò che mentre sarebbero bastati soltanto quindici giorni per sconfiggere la Polonia, la " liquidazione finale " avrebbe richiesto altre due - quattro settimane -previsione, questa, straordinariamente esatta, come si vide poi. Per finire, Hitler espresse, come al solito, la sua grande ammirazione per Mussolini, sul cui appoggio Ciano era senza dubbio riuscito a convincerlo che non poteva più far conto. Il Fùhrer si dichiarò personalmente fortunato " di vivere in tempi in cui, oltre a lui, esisteva un altro uomo di Stato che sarebbe passato alla storia come una figura grande e unica nel suo genere. Era, per lui, fonte di vera felicità essere amico di un tale uomo. Quando fosse giunta l'ora della comune battaglia, egli si sarebbe sempre trovato al fianco del " duce ", qualsiasi cosa avvenisse ". Mussolini, incline a pavoneggiarsi, poteva essere soddisfatto di queste parole, ma il genero non lo fu affatto. " Torno a Roma, - scrisse sul suo diario il 13 agosto, dopo il secondo incontro con Hitler, - disgustato della Germania, dei suoi capi, del loro modo di agire. Ci hanno ingannato e mentito. E oggi stanno per tirarci in un'avventura che non abbiamo voluta e che può compromettere il regime e il paese ". In quel momento, tuttavia, l'Italia costituiva per Hitler solo una Pagina 386
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt preoccupazione secondaria. I suoi pensieri si concentravano sull'URSS. Secondo le fonti tedesche risulta che il 12 agosto, verso la fine della conversazione con Ciano, il Fùhrer ricevette " un telegramma da Mosca ". La conversazione fu interrotta per qualche istante, e Hitler e Ribbentrop lesserò attentamente il telegramma. Poi ne comunicarono a Ciano il contenuto. " I russi, - disse Hitler, - sono d'accordo che venga inviato a Mosca un diplomatico tedesco per condurre negoziati politici ". 1 Per il memorandum tedesco sull'incontro: DGFP, VI, pp. 104-7. Per il rapporto a Beck fatto da Lipski: Libro Bianco polacco, n. 44, riprodotto in NCA, Vili, p. 483 (ND, TC-73, n. 44). 2 Sulle assicurazioni date da Hitler a Lipski il 15 novembre 1937: DGFP, VI, pp. 26-27; per le assicurazioni date a Beck il 14 gennaio 1938: ibid., p. 39. 3 Per le istruzioni impartite a Lipski il 31 ottobre 1938: Lj'èro Bianco polacco, n. 45; NC4, VII, pp. 484-86. Per il memoriale di Ribbentrop sull'incontro con Lipski del 19 no vembre: DGFP, V, pp. 127-29. 4 Per il memorandum tedesco sull'incontro, compilato dal dottor Schmidt: DGFP, V, pp. 152-58. Pei resoconti polacchi su di esso: Libro Bianco polacco, a. 48; NCA, Vili, pp. 48688 (ND, TC-73). * Pel memorandum di Ribbentrop sull'incontro: DGFP, V, pp. 159-61; pei resoconti polacchi su di esso: Libro Bianco polacco, n. 49; NCA, Vili, p. 488 (ND, TC-73). 6 Per il memorandum di Ribbentrop sul suo incontro con Beck a Varsavia del 26 gennaio 1939: DGFP, V, pp. 167-68; la versione di Beck si trova nel Libro Bianco polacco, n. 52. 7 Per il dispaccio di Moltke del 26 febbraio 1939: DGFP, VI, p. 172. 8 Per il dispaccio sull'incontro, inviato a Varsavia da Lipski: Libro Bianco polacco, n. 61; si trova anche in NCA, Vili, pp. 489-92 (ND, TC-73, n. 61). Per il memorandum di Ribbentrop sull'incontro: DGFP, VI, pp. 70-72. ' Pel memorandum sull'incontro del Ministero degli Esteri: DGFP, V, pp. 524-26. 10 Ibid., pp, 502-4. 11 La fonte di questo passo è DGFP, V, pp. 528-30. 12 DGFP, VI, p. 9713 Ibid., pp. no-ii. 14 NCA, VII, pp. 83-86 (ND, R-ioo). ts II testo si trova in DGFP, VI, pp. 122-24. Per il rapporto di Ribbentrop sull'incontro con Lipski del 26 marzo: ibid., 121-22. La versione polacca si trova nel Libro Bianco, n. 63. 16 Pel memorandum sull'incontro steso dal dottor Schmidt: DGFP, VI, pp. 135-36. 17 Pel dispaccio di Moltke: ibid., pp. 147-48; la versione polacca si trova nel Libro Bianco, p. 64. 18 DBrFP, VI, n. 538. " Cfr. DBrFP, IV, nn. 485, 518, 538 (testo della proposta anglo-francese), 561, 563, 566, 571, .57320 Ibid., n. 498. 21 DBrFP, V, n. 12. 22 Citato da GISEVIUS, op. cit., p. 363. 23 Per il testo del " caso bianco ": NCA, VI, pp. 916-28 (traduzione parziale in DGFP, VI, pp. 186-87, 223-28; ND, C-2o). Il testo originale tedesco si trova in TMWC, XXXIV, pp. 380-422. 24 I memorandum riservati sulle conversazioni Goring-Mussolini si trovano in DGFP, VI, pp. 248-53, 258-63. Cfr. anche Diario di Ciano, pp. 80-81. 25 Per la circolare telegrafica del 17 aprile 1939: DGFP, VI, pp. 264-65; pel memorandum Pagina 387
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sulle risposte del Ministero degli Esteri, ibid., pp. 309-10; sulla telefonata di Weizsà'cker all'amba sciatore tedesco a Riga del 18 aprile: ibid., pp. 283-84. 26 Ibid., pp. 355, 399. 27 DGFP, IV, pp. 602-7. 28 Ibid., pp. 607-8 (dispaccio del 26 ottobre 1938). 29 Ibid., pp. 608-9. 30 Ibid., p. 631. L'ora della Polonia 557 31 DGFP, VI, pp. 1-3. 32 DAVIES, Mission to Moscow, pp. 437-39. Per il dispaccio dell'ambasciatore Sieds: DBrFP, M BOOTHBY, I Fighi to Life, p. 189. Per la dichiarazione fatta da Halifax a Maisky: DBrFP, IV> " DGFP, VI, pp. 88-89. 35 JiiW., p. 139' 36 Pel memoriale tedesco sul colloquio Goring-Mussolini del 16 aprile 1939: ibid., pp. 259-60. 37 Ibid., PP. 266-67. 38 Ibid., PP. 419-20. 39 Ibid., p. 42940 Itó., PP. 535-3641 Nazi-Soviet Relations, 1939-41 (che d'ora in poi indicherò con la sigla NSR), pp. 5-7, 8-9. 42 Li&ro Giallo francese, dispacci nn. 123, 125. Ho utilizzato l'edizione in francese (Le Livre Jaune Fran(ais), ma credo che nell'edizione inglese i dispacci abbiano lo stesso numero. 43 DGFP, VI, pp. i, in. L'appendice I di questo volume contiene diversi memorandum sulle trattative tra gli stati maggiori, tratti dagli archivi della marina tedesca. 44 Diario di Ciano, pp. 81-82. 45 Pel memorandum tedesco sull'incontro di Milano: DGFP, VI, pp. 450-52. Pei resoconti compilati da Ciano: Ciano's Diplomatic Paperi, pp. 282-87. 46 Per il testo del trattato di alleanza: DGFP, VI, 561-64. Il protocollo segreto non conte neva nulla d'importante. 47 Per le relazioni di Schmundt del 23 maggio 1939: NCA, VII, pp. 847-54 (ND, L-79). Esi ste anche una traduzione in inglese, in DGFP, VI, pp. 574-80. Il testo tedesco si trova in TMWC, XXXVII, pp. 546-56. 48 Pei dettagli del piano cfr. ND, NOKW-2584. Il piano è stato riportato in TWC (Trials of War Criminali before thè Nuremberg Military Tribunali). 49 NCA, VI, pp. 926-27 (ND, C-i2o). 50 TMWC, XXXIV, pp. 428-42 (ND, €-126). La traduzione in inglese di questo documento (NCA, VI, pp. 937-38) è così abbreviata, che ha scarso valore. 51 NCA; VI, p. 827 (ND, C-23). 52 Per il testo della stesura anglo-francese: DBrFP, V, n. 624; il resoconto della reazione di Molotov redatto dall'ambasciatore britannico si trova nello stesso volume: nn. 648 e 657. 53 Per il dispaccio " urgente " del 31 maggio: DGFP, VI, pp. 616-17. 54 Per il dispaccio del i° giugno: ibid., pp. 624-26. 55 Ibid., p. 547. Ibid., pp. 589-93. " Ibid., p. 593. Per la lettera del 27 maggio di Weizsacker a Schulenburg, col post-scriptum del 30 maggio: ibid., pp. 597-98. 59 Ibid., pp. 608-9. 60 Ibid., pp. 618-20. 61 Ibid., pp. 790-91. 62 Ibid., pp. 805-7. Pagina 388
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 63 Ibid., p. 810. 64 Ibid., p. 813. 65 DBrFP, V, nn. 5 e 38. 66 " Pravda ", numero del 29 giugno 1939. " Pel dispaccio del 29 giugno: DGFP, VI, pp. 808-9. 68 TMWC, XXXIV, pp. 493-500 (ND, C-I42). La traduzione in inglese (NCA, VI, p. 956) è molto più breve. 69 NCA, IV, pp. 1035-36 (ND, 2327-PS). 70 NCA, VI, p. 934 (ND, C-I26). 1 Per i resoconti segreti sulla seduta del Consiglio per la Difesa del Reich, del 23 emano 1939: NCA, VI, pp. 718-31 (ND, 3738-PS). 72 DGFP, VI, pp. 750, 920-21. 73 Ibid., pp. 864-65. 74 Per il testo delle note: DGFP, VII, pp. 4-5, 9-10. 5 Per il testo del rapporto di Burckhardt alla Società delle Nazioni del 19 marzo 1940: Do-cuments on International Affairs, 1939-1946, I, pp. 346-47. 76 DGFP, VI, pp. 936-38. / 77 Ibid., pp. 955-56. / Pel memorandum di Schnurre, ibid., pp. 11106-9. 9 Ibid., pp. 1015-16. I 558 Verso la guerra mondiale 80 DGFP, VI, pp. 1022-23. " Ibid., pp. loio-n. 82 Ibid., p. 1021. r 83 DBrFP, IV, n. 183. 84 Cfr. DBrFP, VI, nn. 329, 33", 346, 3J7, 358, 37", 39985 I6;W., nn. 376, 473. <•86 Per i due dispacci del i° agosto: DGFP, VI, pp. 1033-34. 9 87 DBrFP, appendice V, p. 763. 88 Per la lettera di Burnett: DBrFP, VII, appendice II, p. eoo; per il telegramma di Steds: ibid., IV, n. 416. • " <" DGFP, VI, p. !047. 90 Ibid., pp. 1048-49. "' " Ibid., pp. 1049-50. •>' 92 Ibid., pp. 1051-52. : 93 Ibid., pp. 1059-62. 94 L"'£ro Giallo francese, ed. frane., pp. 250-51. 95 Pel testo delle due lettere: DGFP, VI, pp. 973-74. 94 II dispaccio di Attolico sul suo incontro con Ribbentrop del 6 luglio è stato stampato nei Documenti diplomatici italiani (che d'ora in poi indicherò con la sigla DDJ), settima serie, XII, n. 503. Ho utilizzato la citazione e la parafrasi contenute in The Ève of thè War, a cura di Arnold e Veronica M. Toynbee. 97 Pel memoriale di Weizsacker: DGFP, VI, pp. 971-72. 98 Diario di Ciano, pp. 134-35. 99 Ibid., pp. 116-18. 100 Ibid., pp. 118-19, 582-83. I resoconti di Ciano sul suo incontro con Ribbentrop si trovano in Ciano's Diplomatic Papers, pp. 297-98 e anche in DDI, ottava serie, XIII, n. i. Non è stata ritrovata nessuna relazione tedesca su questo incontro. 101 I resoconti tedeschi, sequestrati dagli Alleati, degli incontri del 12 e del 13 agosto furono presentati a Norimberga, come i documenti 1871-?$ e TC-77. Il secondo è il più completo, ed è stato pubblicato in traduzione inglese in NCA, Vili, pp. 516-29. Ho utilizzato la versione firmata dal dottor Schmidt, che si trova in DGFP, VII, pp. 39-49, 53-56. Le relazioni di Ciano sui suoi due colloqui con Hitler sono state pubblicate in Ciano's Diplomatic Papers, pp. 303-4 e in DDI, XIII, nn. 4 e 21. Cfr. anche le annotazioni del suo diario del 12 e 13 agosto 1939 e del 23 di cembre 1943. 102 Questo estratto dal diario di Halder è stato pubblicato in DGFP, VII, p. Pagina 389
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Cfr. DDI, settima serie, XIII, n. 28 e DBrFP, VI, n. 662.
XV. IL PATTO GERMANO-SOVIETICO II " telegramma da Mosca ", di cui Hitler aveva comunicato a Ciano, all'Obersalzberg il 12 agosto, il contenuto, sembra fosse, come certi precedenti " telegrammi " nominati in questa storia, di dubbia autenticità. Negli archivi tedeschi non si è trovato alcun telegramma da Mosca di simile tenore. Schulenburg inviò dalla capitale russa un telegramma a Berlino il giorno 12, ma solo per comunicare l'arrivo delle missioni militari francese e britannica e accennare ai brindisi cordiali che i sovietici e i loro ospiti si erano scambiati. Vi era però effettivamente qualcosa che giustificava il " telegramma " col quale Hitler e Ribbentrop avevano cosf apertamente cercato di far effetto su Ciano. Il 12 agosto era stato trasmesso telegraficamente all'Obersalzberg dalla Wilhelmstrasse un dispaccio comunicante i risultati di una visita resa quello stesso giorno a Berlino dall'incaricato sovietico a Schnurre. Astachov aveva informato il funzionario del Ministero degli Esteri che Molotov era ormai disposto a discutere i problemi sollevati dai tedeschi, compreso quello della Polonia e altre questioni politiche. Il governo sovietico proponeva Mosca come luogo per i negoziati. Ma Astachov aveva detto chiaramente che non si doveva aver fretta. Egli aveva anzi sottolineato - diceva il rapporto di Schnurre, evidentemente inoltrato senza indugio all'Obersalzberg -che nelle istruzioni ricevute da Molotov l'accento cadeva sulla parola " gradualmente "... " Le discussioni avrebbero potuto essere intraprese soltanto gradualmente " '. Ma Adolf Hitler non aveva tempo per negoziati " graduali " con l'URSS. Come aveva testé comunicato a Ciano, con grande stupore di questi, egli aveva fissato il i° settembre come data ultima per il massiccio attacco contro la Polonia. E ora si era già quasi alla metà di agosto. Per riuscire a sabotare le conversazioni anglo-franco-russe e per avviare trattative con Stalin, occorreva agire immediatamente: non per gradi bensì subito. Lunedì 14 agosto fu un'altra giornata cruciale. Mentre l'ambasciatore von der Schulenburg, evidentemente non ancora entrato del tutto nelle confidenze di Hitler e di Ribbentrop, scriveva a Weizsacker da Mosca, informandolo che Molotov era " un uomo strano e di carattere difficile ", e che egli " era sempre del parere che si sarebbe dovuto evitare ogni passo affret560 Verso la guerra mondiale tato nelle relazioni tedesche con l'Unione Sovietica ", da Berlino gli fu in-viato un telegramma " urgentissimo "2. Era di Ribbentrop, e fu spedito dalla Wilhelmstrasse (il ministro degli Esteri era ancora a Fuschl) alle 22,53 del 14 agosto. Esso ordinava all'ambasciatore tedesco di recarsi da Molotov e di leggergli verbatim un lungo comunicato. Era finalmente il grande passo di Hitler. Le relazioni sovietico-tedesche diceva Ribbentrop - erano " giunte a una svolta storica... Non esistono reali conflitti d'interessi tra la Germania e la Russia... Nel passato le cose sono andate bene per entrambi i paesi quando essi erano amici, male quando erano nemici ". Ribbentrop aggiungeva: La crisi provocata nelle relazioni polacco-tedesche dalla politica inglese e dai tentativi di alleanza legati a tale politica, rendono necessaria una pronta chiarificazione delle relazioni russo-tedesche. Altrimenti le cose... potrebbero prendere una piega che toglierebbe a entrambi i governi la possibilità di ristabilire l'amicizia russo-tedesca e sistemare insieme, a tempo debito, le questioni territoriali dell'Europa orientale. Così i governi dei due paesi dovrebbero evitare il precipitare della situazione, agendo tempestivamente. Sarebbe un triste destino se, unicamente per ignoranza delle rispettive vedute ed intenzioni, i due popoli dovessero allontanarsi definitivamente. " In nome del Fùhrer " il ministro degli Esteri tedesco era perciò pronto ad agire nel momento opportuno. In base a quanto ci è stato riferito, anche il governo sovietico sente il desiderio di una chiarificazione delle relazioni russo-tedesche. Considerato però che, come risulta da esperienze precedenti, tale chiarificazione attraverso le normali vie diplomatiche può essere raggiunta solo con grande lentezza, sono pronto a compiere una breve visita a Mosca al fine di esporre, da parte del Fiihrer, le vedute del Fùhrer a Stalin. A mio avviso, solo attraverso una Pagina 390
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt discussione diretta si può ottenere un cambiamento, e non dovrebbe essere impossibile gettare le basi per una sistemazione definitiva delle relazioni russo-tedesche. Il ministro degli Esteri britannico aveva rifiutato di recarsi a Mosca. All'opposto, il ministro degli Esteri tedesco ora era non solo contento, ma addirittura ansioso di andarvi. Giustamente i nazisti ritennero che tale contrasto avrebbe prodotto una certa impressione sul sospettoso Stalin. I tedeschi pensarono che fosse importante far pervenire il loro messaggio direttamente al dittatore sovietico. Ribbentrop aggiunse a tal fine un'" appendice " al suo telegramma urgente per Schulenburg, in questi termini: Desidero che non facciate queste dichiarazioni per iscritto a Molotov, ma che esse giungano a Stalin nella forma più precisa possibile. Vi autorizzo, se si offrirà l'occasione, a chiedere da parte mia a Molotov un'udienza col maresciallo Stalin, in modo da poter fare quest'importante comunicazione anche a lui direttamente. Oltre a un colloquio con Molotov, la condizione per questo mio viaggio sarebbe una dettagliata discussione con Stalin 3. C'era un malcelato adescamento nella proposta del ministro degli Esteri, e i tedeschi non senza ragione devono aver pensato che il Cremlino avrebbe abboccato. Ripetendo che " non c'era nessun problema, dal Baltico al Mar Nero, che non potesse essere risolto con piena soddisfazione per entrambi i paesi ", Ribbentrop specificava quali erano " le questioni relative agli Stati Il patto germano-sovietico 561 baltici, alla Polonia, alle regioni sud-orientali, ecc. ", e parlava della necessità di " chiarificare insieme i problemi territoriali dell'Europa orientale ". La Germania era disposta a spartire l'Europa orientale, Polonia compresa, con l'Unione Sovietica. Era, questa, una mossa che la Gran Bretagna e la Francia non potevano imitare, e, naturalmente, anche se l'avessero potuto, non l'avrebbero fatta. Compiutala, Hitler, evidentemente fiducioso che i russi non si sarebbero rifiutati, tornò a convocare in quello stesso giorno, il 14 agosto, i comandanti in capo delle forze armate per esporre loro i piani e le prospettive della guerra. 14 agosto: la conferenza militare all'Obersalzberg *. " Ci stiamo avvicinando al punto culminante del grande dramma ", disse Hitler al suo scelto uditorio. Considerato che non era possibile conseguire dei successi in campo politico e militare senza correre dei rischi, egli era sicuro che la Gran Bretagna e la Francia non sarebbero scese in campo. Per cominciare, notò Hitler, la Gran Bretagna " è priva di dirigenti di una certa statura. Gli uomini che ebbi occasione di conoscere a Monaco non è gente che se la senta di dare inizio a una nuova guerra mondiale ". Come nelle precedenti riunioni coi capi militari, il Fiihrer non riusci ad allontanare il suo pensiero dall'Inghilterra, e parlò diffusamente della forza e dei punti deboli di quella nazione, specialmente dei secondi. Halder annotò le sue precise parole: A differenza di quanto fece nel 1914, l'Inghilterra non commetterà l'errore di gettarsi in una guerra destinata a durare degli anni... Questo è il destino dei paesi ricchi... Oggi nemmeno l'Inghilterra ha tanto denaro da poter combattere una guerra mondiale. Per che cosa combatterebbe l'Inghilterra? Non si va a farsi uccidere per un alleato. Quali misure militari, si domandò Hitler, potrebbero prendere la Gran Bretagna e la Francia? Egli disse: Un attacco contro il vallo occidentale è improbabile. Una marcia verso il nord attraverso il Belgio e l'Olanda non condurrebbe a una rapida vittoria e non sarebbe affatto d'aiuto alla Polonia. Tutti questi fattori rendono improbabile un intervento dell'Inghilterra e della Francia... Nulla le costringe a ciò. Gli uomini di Monaco non rischieranno... Lo Stato mag* La sola fonte che si è potuta trovare su questa conferenza, è il diario inedito del generale Halder, capo dello Stato maggiore generale dell'esercito. La prima annotazione reca appunto la data del 14 agosto 1939. Halder scrisse il suo diario servendosi del sistema stenografico Gabels-berger. Esso è un documento di enorme valore per la conoscenza degli avvenimenti segreti, polita, e militari, che ebbero luogo nella Germania nazista dal 14 agosto 1939 al 24 settembre 1942, cioè fino al giorno in cui Halder ricoprì la carica di capo di Stato maggiore. Le notizie sulla riunione all'Obersalzberg consistono nelle annotazioni stenografiche prese da Halder mentre Hitler Panava, e in un riassunto da lui aggiunto in calce. Sorprende che nessun editore americano o inglese abbia pubblicato il diario di Halder. L'autore di questo libro prese visione del testo te-j?s?9 ricopiato dal diario dallo stesso Halder, durante la Pagina 391
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt stesura del presente volume. L'agenda °i Hitler conferma la data della riunione in questione; da esso apprendiamo che, oltre ai comandanti in capo, a Brauehitsch, Goring e Raeder, era presente il dottor Todt, l'ingegnere costruttore del vallo occidentale/ 562 Verso la guerra mondiale giore inglese e quello francese considerano realisticamente le prospettive di un conflitto armato e sono contrari ad esso... Tutto ciò rafforza il convincimento che l'Inghilterra potrà anche alzare la voce, magari richiamare il suo ambasciatore, e forse mettere un embargo totale sul commercio, ma che essa non giungerà a intervenire con le armi nel conflitto. Cosi probabilmente sarebbe stato possibile affrontare la Polonia isolata; era però necessario sconfiggerla " in una settimana o due ", per evitare che il mondo corresse in suo aiuto. Hitler non era ancora del tutto propenso a comunicare ai suoi generali fin dove intendeva spingersi pur di riuscire ad avviare le trattative con l'URSS, sebbene ciò avrebbe fatto loro grande piacere, convinti com'erano che la Germania non fosse in grado di combattere con successo una guerra su due fronti. Egli però disse quel tanto sufficiente a risvegliare la loro curiosità. " La Russia, - egli avvertf, - non è affatto disposta a levare le castagne dal fuoco ". Parlò dei " contatti discontinui " con Mosca iniziatisi coi negoziati commerciali. Egli ora si chiedeva se " era il caso di inviare a Mosca un negoziatore e se questi doveva essere un personaggio di primo piano ". Dichiarò che l'Unione Sovietica non aveva alcun obbligo verso l'Occidente. I sovietici non si opponevano alla distruzione della Polonia e si dimostravano propensi a un'" adeguata delimitazione delle sfere d'interesse ". Il Fiihrer era " disposto a andar loro incontro ". Dai minuziosi appunti stenografici di Halder sulla riunione non risulta in alcun modo che lo stesso Halder, capo dello Stato maggiore dell'esercito o il generale von Brauchitsch, comandante in capo di esso, o Gbring, sollevassero obiezioni sulla decisione presa da Hitler di condurre la Germania verso un conflitto europeo: nonostante infatti la fiducia del Fùhrer, non era affatto certo che la Francia e la Gran Bretagna non sarebbero scese in campo, né che l'URSS si sarebbe tenuta fuori dal conflitto. In realtà, proprio una settimana prima, Gbring era stato direttamente avvisato che gli inglesi sarebbero senz'altro entrati in guerra se la Germania avesse attaccato la Polonia. Nei primi giorni di luglio un suo amico svedese, Birger Dahlerus, aveva cercato di convincerlo che l'opinione pubblica britannica non avrebbe tollerato ulteriori aggressioni da parte nazista; avendo il capo della Luftwaffe espresso i suoi dubbi, Dahlerus aveva organizzato per il 7 agosto un incontro privato di Gò'ring con un gruppo di sette industriali britannici nello Schleswig-Holstein, presso la frontiera danese, dove lo svedese possedeva una villa. Sia a voce che per iscritto, gli industriali britannici fecero del loro meglio per convincere Gò'ring che la Gran Bretagna avrebbe mantenuto gli impegni assunti con la Polonia in caso di attacco da parte della Germania. È dubbio che vi riuscissero, per quanto Dahlerus, anch'egli industriale, ne fosse convinto *. Questo strano svedese, che avrebbe sostenuto la parte di che * A Norimberga, il 19 marzo 1946, deponendo come testimone di Gbring, Dahlerus dichiaro il feldmaresciallo aveva assicurato gli industriali inglesi " sulla sua parola d'onore " che avrebIl patto germano-sovietico 563 paciere fra la Germania e la Gran Bretagna nelle scabrose settimane che seguirono, aveva certamente importanti relazioni a Berlino e a Londra. Egli aveva accesso a Downing Street, dove il 20 luglio era stato ricevuto da Lord Halifax, col quale aveva parlato del prossimo incontro degli industriali inglesi con Gbring; e poco dopo sarebbe stato convocato perfino da Hitler e da Chamberlain. Pur essendo bene intenzionato nel suo tentativo di salvare la pace, egli era però un ingenuo, e, come diplomatico, un vero dilettante. Vari anni dopo a Norimberga, Sir David Maxwell-Fyfe, in uno stringente controintcrrogatorio, costrinse questo pseudo-diplomatico svedese a riconoscere di essere stato malamente ingannato da Gbring e da Hitler4. Perché il generale Halder, che era stato a capo del complotto tramato undici mesi prima per rovesciare Hitler, non si pronunciò il 14 agosto contro la decisione del Fuhrer di entrare in guerra? Se pensava che ciò fosse inutile, Pagina 392
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt perché non studiò un nuovo piano per liberare la nazione dal dittatore, in base a quelle stesse ragioni riconosciute valide prima del convegno di Monaco, e cioè che una guerra in quel momento sarebbe risultata disastrosa per la Germania? Molto più tardi, quando fu interrogato a Norimberga, Halder spiegò che ancora alla metà di agosto 1939 egli era convinto che alla fin fine, nonostante le affermazioni in contrario, Hitler non avrebbe affrontato il rischio di una guerras. Inoltre, una nota del suo diario in data 15 agosto (l'indomani dell'incontro col Fuhrer a Berghof), dimostra che Hald^r riteneva che neppure la Francia e l'Inghilterra avrebbero affrontato un conflitto. Quanto a Brauchitsch, egli non era certo l'uomo più adatto per sindacare le decisioni del Fiihrer. Hassell, che fu informato da Gisevius il 15 agosto della conferenza militare tenutasi all'Obersalzberg, fece sapere al capo dell'esercito di essere " assolutamente convinto " che la Gran Bretagna e la Francia sarebbero intervenute se la Germania avesse attaccato la Polonia. " Non c'è niente da fare con lui, - annotò tristemente Hassell nel suo diario. - O ha paura, o non si rende conto delle cose... Non si può avere alcuna speranza nei generali... Solo pochi fra loro hanno ancora idee chiare: Halder, Canaris, Thomas " '. Soltanto il generale Thomas, il brillante capo della sezione economia e armamenti dell'OKW, osò affrontare apertamente il Fuhrer. Pochi giorni dopo la conferenza militare del 14 agosto, in seguito a una discussione con Goerdeler, Beck e Schacht, i cospiratori ormai del tutto inattivi, il generale Thomas scrisse una relazione e la lesse personalmente al generale Keitel, capo dell'OKW. Una guerra-lampo seguita da una pronta pace era una completa illusione, egli affermava. L'attacco contro la Polonia avrebbe scatenato .. e fatto quanto era in suo potere per evitare la guerra. Per conoscere lo stato d'animo di Goring quel periodo è forse più indicativa un'affermazione che egli fece due giorni dopo l'incontro ^°n gli inglesi. Vantando le difese contraeree della Luftwaffe, egli disse: " Non una sola omba adra sulla Ruhr. Se un bombardiere nemico riuscirà a raggiungere questa regione, non voglio più Marnarmi Hermann Goring ma Meier! " - vanteria, questa, di cui avrebbe dovuto ben presto Pentirsi. 564 Verso la guerra mondiale una guerra mondiale, per sostenere la quale mancavano alla Germania le materie prime e le riserve alimentari. Ma Keitel, che non aveva altre idee all'infuori di quelle che assorbiva da Hitler, trovò ridicolo che si potesse pensare a una grande guerra. Egli disse che l'Inghilterra era in decadenza la Francia degenerata e l'America troppo indifferente per combattere per la Polonia7. Così, all'inizio della seconda metà dell'agosto 1939, i capi militari tedeschi si misero al lavoro per compilare i piani di annientamento della Polonia e per proteggere il Reich a occidente nel caso, peraltro contrario a ogni verosimiglianza, che le democrazie intervenissero. Il 15 agosto l'annuale congresso del partito a Norimberga, che secondo quanto detto da Hitler il i° api-ile doveva chiamarsi " congresso della pace " e che avrebbe dovuto aprirsi nella prima settimana di settembre, fu silenziosamente rinviato. Un quarto di mitione di uomini venne richiamato per formare gli eserciti dell'Ovest. Alle ferrovie furono impartiti ordini anticipati di mobilitazione. Furono approntati i piani per trasferire il quartier generale dell'esercito a Zossen, a est di Berlino. Nella stessa giornata del 15 agosto la marina comunicò che le corazzate tascabili Graf von Spee e Deutschland e ventun sommergibili erano pronti a salpare per le loro destinazioni nell'Atlantico. Il 17 agosto il generale Halder fece una strana annotazione sul suo diario: " Canaris assegnato alla Sezione I (Operazioni). Himmler, Heydrich, Obersalzberg: 150 uniformi polacche con accessori per l'Alta Slesia ". Che significava tutto ciò? Soltanto dopo la guerra si potè capire. Le parole di Halder riguardavano uno dei pili ingegnosi incidenti organizzati dai nazisti. Come in passato Hitler e i capi dell'esercito avevano pensato di creare un incidente, per esempio l'assassinio dell'ambasciatore tedesco, per trovare un pretesto all'invasione dell'Austria e della Cecoslovacchia, così ora, mossi dall'urgenza, essi architettarono un incidente che, secondo loro, avrebbe giustificato agli occhi del mondo la progettata aggressione contro la Polonia. Il nome convenzionale fu " operazione Himmler " e il piano era semplice ed elementare. La SS-Gestapo avrebbe inscenato un finto attacco alla stazione radio tedesca di Gleiwitz, presso la frontiera polacca, impiegando alcuni internati di un campo di concentramento indossanti uniformi dell'esercito polacco. Si sarebbe in tal modo potuta incolpare la Polonia di aver attaccato la Germania. Nei primi Pagina 393
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt giorni di agosto l'ammiraglio Canaris, capo della sezione Abwehr dell'OKW, aveva ricevuto dallo stesso Hitler l'ordine di procurare a Himmler e a Heydrich 150 uniformi polacche e un certo numero di armi leggere. La cosa gli parve strana, e il 17 agosto Canaris chiese spiegazioni al generale Keitel. L'abulico capo dell'OKW, pur non dichiarandosi entusiasta di "azioni di tal genere", disse all'ammiraglio che "non c'era niente da fare ": gli ordini erano stati impartiti dallo stesso Fùhrer". Benché disgustato, Canaris eseguì le istruzioni e procurò a Heydrich le divise. Il patto germano-sovietico 565 Per realizzare l'operazione il capo del SD scelse un giovane che da tempo faceva parte del servizio segreto delle SS, Alfred Helmut Naujocks. Non era la prima volta che siffatte incombenze venivano affidate a questo truce individuo, né sarebbe stata l'ultima. All'inizio del marzo 1939, poco prima dell'occupazione tedesca della Cecoslovacchia, Naujocks, su incarico di Hey-drich, si era dato da fare per contrabbandare esplosivi in Slovacchia, dove venivano usati - come testimoniò in seguito - per " creare incidenti ". Alfred Naujocks era un prodotto tipico dell'SS-Gestapo; era una sotta di intellettuale-gangster. Aveva studiato ingegneria all'Università di Kiel, e in quella città si divertì a fare a pugni nelle risse con gli antinazisti; in un'occasione ebbe il naso rotto dai comunisti. Era entrato nelle SS nel 1931 e aveva prestato servizio nel SD fin dai suoi inizi, dal 1934. Come molti altri giovani intorno a Heydrich, Naujocks coltivava " interessi intellettuali ", in particolare la " storia " e la " filosofia "; nel contempo si fece presto conoscere come un tipo spericolato (un secondo Skorzeny), in grado di portare a termine i più scabrosi piani macchinati da Himmler e da Heydrich *. Il 19 ottobre 1944 Naujocks passò agli americani e un anno dopo rese a Norim-berga un gran numero di testimonianze giurate, in una delle quali trasmise alla storia i particolari dell'" incidente " di cui Hitler si servì per giustificare il suo attacco contro la Polonia. Ecco il racconto contenuto nella dichiarazione firmata da Naujocks a Norimberga il 20 novembre 1945. Verso il io agosto 1939, il capo del SD, Heydrich, mi ordinò personalmente di organizzare un attacco simulato contro la stazione radio di Gleiwitz, nei pressi della frontiera polacca. Affinchè sembrasse che gli attaccanti fossero polacchi, Heydrich mi disse: " Occorrono prove tangibili di questi attacchi da parte polacca, sia per la stampa estera che per la propaganda tedesca "... Secondo le istruzioni impartitemi dovevo occupare la stazione radio e tenerla il tempo necessario per permettere a un tedesco (che conosceva la lingua polacca), messo a mia disposizione, di trasmettere un discorso in quella lingua. Heydrich mi disse che nel discorso si doveva dichiarare che era giunto il momento per un urto tra tedeschi e polacchi... Heydrich mi informò pure che l'attacco tedesco contro la Polonia era da attendersi entro pochi giorni. Mi recai a Gleiwitz e restai lì ad aspettare due settimane... Fra il 25 e il 31 agosto andai a trovare Heinrich Muller, capo della Gestapo, che allora si trovava nelle vicinanze, a Oppeln. In mia presenza Muller discusse con una persona di nome Mehlhorn ** * Naujocks non fu estraneo all'" incidente Venlo ", di cui si dirà più oltre. Prese parte al travestimento di soldati tedeschi in uniformi delle guardie di frontiera olandesi e belghe al tempo dell'offensiva sul fronte occidentale, nel maggio del 1940. Nel primo periodo della guerra diresse una sezione dell'SD dove si falsificavano passaporti, e propose l'" operazione Bernhard ", un fan tastico piano che prevedeva il lancio di biglietti di banca inglesi falsi sul territorio britannico, infine Heydrich si stancò di lui, e Io mandò in un reggimento delle SS in Russia, dove fu ferito. Nel 1944 Naujocks riapparve in Belgio in qualità di economista; sembra però che a quel tempo " suo incarico principale sia stato l'assassinio, in Danimarca, di un gran numero di uomini del movimento di resistenza danese. In seguito per salvarsi la vita egli disertò, passando all'esercito americano in Belgio. Se la cavò miracolosamente. Arrestato come criminale di guerra, nel 1946 (tm)ggi in circostanze drammatiche da un campo speciale per criminali'di guerra creato in Germania, sottraendosi cosi al processo. Fino al momento in cui scrivo, non si è saputo né udito P1" nulla di lui. Un racconto della sua fuga si trova nel libro Zwischen Krone una Kerker di ^chaumburg-Lippe. ** II dottor Mehlhorn, Oberfùhrer delle SS che diresse lo SD sotto Heydrich. Schellenberg, nelle sue memorie (The Labyrinth, pp. 48-50) riferisce che Mehlhorn il 26 agosto gli disse di 566
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt i piani per un altro incidente di frontiera, dal quale sarebbe dovuto apparire che dei soldati polacchi avevano attaccato le truppe tedesche... Miiller dichiarò di avere a disposizione dodici o tredici criminali che avrebbero indossato uniformi polacche e che sarebbero stati lasciati morti sul luogo dell'incidente, come se fossero stati uccisi durante l'attacco. A tale scopo, un medico incaricato da Heydrich avrebbe praticato loro delle iniezioni mortali. Dopodiché i loro corpi sarebbero stati colpiti con armi da fuoco. Ciò fatto, si sarebbero accompagnati sul posto i rappresentanti della stampa e altre persone... Miiller mi disse che Heydrich gli aveva ordinato di mettere a mia disposizione, per l'azione di Gleiwitz, uno di quei delinquenti. Il nome convenzionale col quale egli designava questi criminali era " merci conservate " '. Mentre per ordine di Hitler, Himmler, Heydrich e Miiller decidevano sull'impiego delle " merci conservate " per creare un pretesto all'aggressione tedesca contro la Polonia, il Fiihrer compiva il primo passo decisivo nello schieramento delle sue forze armate in vista d'un eventuale conflitto generale. Il 19 agosto fu un'altra giornata fatale; quel giorno venne dato alla marina tedesca l'ordine di prendere il mare. Ventun sommergibili ricevettero l'ordine di raggiungere le acque a nord e nord-ovest delle isole britan-niche, mentre la corazzata tascabile Graf von Spee partì verso le acque del litorale brasiliano, e la sua gemella, la Deutschland, si mosse per incrociare lungo le vie marittime inglesi dell'Atlantico settentrionale *. Il giorno in cui venne trasmesso l'ordine di far partire le navi da guerra in vista di una possibile azione contro la Gran Bretagna fu una data significativa. Il 19 agosto, infatti, dopo una convulsa settimana di frenetici appelli da parte di Berlino, il governo sovietico aveva finalmente dato a Hitler la risposta che desiderava. 15-21 agosto 1939: le conversazioni nazi-sovietiche. L'ambasciatore von der Schulenburg incontrò Molotov alle ore 20 del 15 agosto e, secondo le istruzioni ricevute, gli lesse il telegramma urgente di Ribbentrop annunciante che il ministro degli Esteri del Reich era disposto a recarsi a Mosca per regolare le relazioni russo-tedesche. Secondo un telegramma " urgentissimo e segreto " spedito a Berlino quella sera stessa dall'inviato tedesco, il commissario agli Esteri sovietico ascoltò il messaggio " con grande interesse ", e " accolse con calore le intenzioni tedesche di migliorare le relazioni con l'Unione Sovietica ". Ma da quell'esperto e astuto diplomatico che era, Molotov non dimostrò di avere fretta. Rilevò che un viaggio come quello proposto da Ribbentrop " richiedeva un'adeguata preparazione se lo scambio di vedute doveva condurre a risultati effettivi ". A quali risultati? L'abile sovietico si lasciò sfuggire qualche accenno. essere stato incaricato di inscenare il finto attacco a Gleiwitz, ma che Mehlhorn se la cavò fingendosi malato. Mehlhorn ebbe meno scrupoli qualche anno dopo. Durante la guerra svolse un intensa attività cooperando all'istituzione del regime di terrore della Gestapo in Polonia. * I sottomarini salparono tra il 19 e il 23 agosto, la Graf von Spee il 21 e la Deutschland il 24. Il patto germano-sovietico 567 Potrebbe un patto di non-aggressione tra i due paesi interessare il governo tedesco? Sarebbe esso disposto ad usare la propria influenza presso il Giappone per migliorare le relazioni russo-giapponesi ed " eliminare gli incidenti di frontiera? " (riferimento, questo, a una guerra mai dichiarata che era durata tutta l'estate lungo la frontiera fra la Manciuria e la Mongolia). E infine chiese Molotov - che cosa ne pensava la Germania di una garanzia comune agli Stati baltici? Molotov concluse osservando che tutte queste questioni " dovevano essere discusse in termini concreti, cosicché, qualora il ministro degli Esteri tedesco decidesse di venire qui, non si tratterebbe solo di scambiare delle vedute, ma di prendere decisioni positive ". Egli sottolineò nuovamente che era " indispensabile un'adeguata preparazione dei problemi da discutere " '. Così la prima proposta di un patto di non-aggressione venne dai sovietici, negli stessi giorni in cui essi stavano negoziando con la Francia e la Gran Bretagna per entrare in guerra, se necessario, al fine di impedire ulteriori aggressioni tedesche*. Hitler era senz'altro disposto a discutere tale patto " in termini concreti ": esso avrebbe tenuto l'URSS estranea alla guerra e avrebbe permesso al Fiihrer di attaccare la Polonia senza paventare un intervento Pagina 395
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sovietico. Inoltre Hitler era convinto che se l'URSS rimaneva fuori dal conflitto, la Gran Bretagna e la Francia si sarebbero " raffreddate ". Le proposte di Molotov corrispondevano esattamente a quanto Hitler aveva sperato; erano anzi più specifiche e andavano più lontano di quanto egli avrebbe osato immaginare. V'era una sola difficoltà. Dato che agosto volgeva alla fine, egli non poteva aspettare, ed era seccato della lentezza sovietica e dell'insistenza di Molotov sulla necessità di una " adeguata preparazione " prima della visita a Mosca del ministro degli Esteri. La relazione di Schulenburg sulla sua conversazione con Molotov fu trasmessa telefonicamente dalla Wilhelmstrasse a Ribbentrop, a Fuschl, alle 6,40 del 16 agosto. Ribbentrop corse immediatamente dal Fiihrer, all'Obersalzberg, per ricevere ulteriori istruzioni. Nel primo pomeriggio i due avevano già compilata la risposta a Molotov, risposta che fu trasmessa in tutta fretta a Weiz-sà'cker a Berlino, con l'ordine di telegrafarla " urgentissimamente " a Mosca appena ricevutala12. Il dittatore nazista accettava incondizionatamente le proposte sovietiche. Schulenburg ebbe da Ribbentrop l'incarico di incontrare nuovamente Molotov e di informarlo che la Germania è disposta a concludere un patto di non-aggressione con l'Unione Sovietica; se il governo sovietico lo desidera, questo patto potrà avere la durata di venticinque anni. Inoltre la Germania è pronta a garantire, insieme con l'Unione Sovietica, gu Stati baltici. La Germania infine è disposta ad usare la sua. influenza per il miglioramento e il consolidamento delle relazioni russo-giapponesi. Il governo britannico ne venne presto a conoscenza. Il 17 agosto Sumner Welles, sotto-segietario di Stato americano, informò l'ambasciatore britannico a Washington delle proposte che Molotov aveva fatto a Schulenburg. L'ambasciatore americano a Mosca le aveva telegrafate a Wash-Wgton il giorno prima ed erano molto precise ". L'ambasciatore Steinhardt aveva visto Molotov u " agosto 568 Verso la guerra mondiale Ormai il governo del Reich non nascondeva più il suo desiderio di concludere nel più breve tempo possibile le trattative con Mosca. Nel suo telegramma Ribbentrop aggiungeva: II Fuhrer pensa che, data l'attuale situazione e la possibilità che da un giorno all'altro intervengano gravi eventi (vi preghiamo, a questo punto, di spiegare a Molotov che la Germania è decisa a non sopportare all'infinito le provocazioni polacche), è auspicabile una fondamentale e rapida chiarificazione delle relazioni russo-tedesche e dell'atteggiamento di entrambi i paesi di fronte ai problemi del momento. Cosf sono disposto a venire in volo a Mosca in qualsiasi momento, a partire da venerdì 18 agosto, per trattare, coi pieni poteri conferitimi dal Fuhrer, l'intero problema delle relazioni russo-tedesche e, se sarà il caso, per firmare qualsiasi trattato che si giudichi conveniente. Ribbentrop aggiunse anche questa volta " un'appendice " con istruzioni personali per il suo ambasciatore. Desidero che rileggiate a Molotov, parola per parola, queste istruzioni, e che vi informiate immediatamente circa i punti di vista del governo sovietico e di Stalin. In via del tutto confidenziale, si aggiunge, per vostra informazione, che a noi interesserebbe particolarmente che il mio viaggio a Mosca potesse aver luogo alla fine di questa settimana o all'inizio della prossima. Il giorno seguente, nel loro ritiro di montagna, Hitler e Ribbentrop attesero con impazienza la risposta da Mosca. Le comunicazioni telegrafiche fra Berlino e Mosca richiedevano qualche tempo, ma di ciò pare non ci si rendesse conto nella sottile atmosfera delle Alpi bavaresi. A mezzogiorno del 17 Ribbentrop telefonava " urgentissimamente " a Schulenburg, chiedendogli di " informarlo per telegrafo circa l'ora in cui aveva chiesto di esser ricevuto da Molotov, e l'ora fissata per il colloquio "13. All'ora di cena l'assillato ambasciatore rispose con un telegramma " urgentissimo " di aver ricevuto il dispaccio del ministro degli Esteri soltanto alle 23 della sera precedente, troppo tardi per curare le questioni diplomatiche, e che quella mattina - 17 agosto - aveva fissato un appuntamento con Molotov per le ore 20 ". I capi nazisti, presi ormai da un'ansia frenetica, furono delusi dall'incontro. Intuendo l'impazienza di Hitler e conoscendone ormai la causa, il commissario agli Esteri sovietico si pigliò gioco dei tedeschi, beffandosi di loro. Dopo che Schulenburg gli ebbe letto il telegramma di Ribbentrop, Molotov, senza curarsi del suo contenuto, mostrò la risposta scritta del governo sovietico alla prima comunicazione del ministro degli Esteri del Reich, in data Pagina 396
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 15 agosto. Dopo un aspro richiamo alla passata ostilità del governo nazista nei confronti dell'URSS, la nota osservava che " era stato fino allora convincimento del governo sovietico che la Germania fosse in cerca di un pretesto per scontrarsi con l'Unione Sovietica; e ciò a prescindere dal fatto che il governo tedesco, col cosiddetto patto anti-Comintern, si era sforzato di creare, e aveva creato, un fronte unico, con l'adesione di numerosi Stati, contro l'Unione Sovietica ". Per questa ragione - spiegava la nota - l'URSS " si disponeva Il patto germano-sovietico 569 ad entrare a far parte di un fronte difensivo contro le aggressioni [tedesche] "• La nota continuava: Tuttavia, se il governo tedesco modificherà la politica fin qui seguita, per indirizzarsi verso un serio miglioramento delle relazioni con l'Unione Sovietica, il governo del-l'URSS potrà soltanto rallegrarsi di questo mutamento, e da parte sua è disposto a rivedere la propria politica nel senso di un effettivo miglioramento nei confronti della Germania. Peraltro la nota sovietica sottolineava che ciò sarebbe dovuto avvenire " attraverso passi seri e concreti ", e non d'un sol tratto, come proponeva Ribbentrop. Attraverso quali passi? Primo passo: conclusione di un accordo commerciale e di credito finanziario. Secondo passo, " da effettuarsi subito dopo ": conclusione di un patto di non-aggressione. I sovietici chiedevano che, insieme con il patto di non-aggressione, si firmasse " uno speciale protocollo per definire gli interessi delle parti contraenti nell'una o nell'altra questione di politica estera ". Ciò significava chiaramente che, almeno per quanto riguardava la spartizione dell'Europa orientale, Mosca aderiva al punto di vista tedesco e ammetteva la possibilità d'intendersi su vari punti. Quanto alla proposta visita di Ribbentrop, Molotov dichiarò che il governo sovietico ne era " molto lusingato, poiché l'invio di un uomo politico e di uno statista cosi eminente dimostrava quanto fossero serie le intenzioni del governo tedesco ". Aggiunse che ciò contrastava notevolmente con l'atteggiamento dell'Inghilterra, la quale, nella persona di Strang, aveva inviato a Mosca soltanto un funzionario subalterno. Nonostante ciò " il viaggio del ministro degli Esteri tedesco richiedeva una lunga preparazione. Il governo sovietico non gradiva le risonanze che tale viaggio avrebbe suscitato; esso preferiva giungere a risultati pratici senza chiasso "15. Molotov non accennò alla proposta di Ribbentrop, pressante e specifica, di venire a Mosca per la fine della settimana, e Schulenburg, piuttosto sorpreso dalla piega assunta dal colloquio, non insistette ulteriormente. Insistette invece Ribbentrop l'indomani, dopo aver ricevuto la relazione dell'ambasciatore. Evidentemente Hitler cominciava a disperare. Dal quar-tier generale estivo dell'Obersalzberg la sera del 18 agosto partì un altro telegramma " urgentissimo " indirizzato a Schulenburg e firmato da Ribbentrop. Esso pervenne all'ambasciata tedesca alle 5,45 del mattino del 19 e conteneva l'ordine per Schulenburg di " fissare immediatamente un altro colloquio con Molotov e di fare tutto il possibile perché esso abbia luogo senza indugio ". Non c'era tempo da perdere. " Vi prego, - diceva Ribbentrop, -di parlare a Molotov in questi termini " : ... In circostanze normali anche noi saremmo naturalmente propensi a una revisione delle relazioni russo-tedesche attraverso le vie diplomatiche e a condurre le trattative flel modo tradizionale. Ma l'attuale insolita situazione rende necessaria, secondo il parere del Fiihrer, la scelta di un metodo diverso, tale da condurre a risultati immediati. 5/o
Verso la guerra mondiale Le relazioni tedesco-polacche stanno divenendo di giorno in giorno più tese. È da ritenere che in qualsiasi momento potrebbero avvenire incidenti tali da rendere inevitabile lo scoppio di un conflitto. Il Fiihrer reputa necessario non lasciarsi cogliere di sorpresa dallo scoppio di una guerra fra Germania e Polonia, proprio nel momento in cui si cerca di venire a una chiarificazione dei rapporti russo-tedeschi. Così egli considera necessaria una chiarificazione preliminare, se non altro per poter tener conto degli interessi russi nell'eventualità dell'accennato conflitto; il che diverrebbe naturalmente difficile senza tale chiarificazione. L'ambasciatore avrebbe dovuto comunicare che " la prima fase delle Pagina 397
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt consultazioni cui Molotov aveva accennato, ossia la conclusione di un accordo commerciale, era stata portata a termine a Berlino proprio quel giorno (18 agosto) e che ora era il momento di " iniziare " la seconda fase. A tal fine, il ministro degli Esteri tedesco proponeva " la sua immediata partenza per Mosca ", dove sarebbe giunto " coi pieni poteri, conferitigli dal Fiihrer, per sistemare in modo soddisfacente e conclusivo tutto il complesso dei problemi ". A Mosca, aggiunse Ribbentrop, " gli sarebbe stato possibile... prendere in considerazione i desideri russi ". Quali desideri? Ora i tedeschi non si perdevano più in parole. Così Ribbentrop aggiunse: Sarei anche in grado di firmare uno speciale protocollo che regoli gli interessi delle due parti in questioni di politica estera di vario genere; ad esempio, la delimitazione delle sfere d'interesse nella zona del Baltico. Una simile delimitazione non sarà però possibile che attraverso una discussione diretta. Questa volta l'ambasciatore avrebbe dovuto evitare un rifiuto sovietico. Ribbentrop gli disse: Vi prego di mettere in rilievo che la politica estera tedesca si trova ormai a una svolta storica... Vi prego anche di insistere sulla rapida attuazione del mio viaggio e di respingere in modo adeguato ogni ulteriore obiezione sovietica. A tale riguardo, dovete tener presente il fatto, di importanza capitale, che da un momento all'altro può scoppiare un aperto conflitto tra la Germania e la Polonia e pertanto, noi abbiamo il massimo interesse che la mia visita a Mosca abbia luogo immediatamente ". Il 19 agosto fu la giornata decisiva. In attesa che giungesse il " via " dal-l'URSS, l'ordine di salpare per le acque inglesi dato ai sottomarini e alle corazzate tascabili tedeschi era stato sospeso. Le navi da guerra avrebbero dovuto infatti salpare subito se volevano raggiungere la loro destinazione entro la data stabilita da Hitler per l'inizio della guerra, cioè il i° settembre. Inoltre, i due grandi gruppi di armate designati per l'attacco contro la Polonia avrebbero dovuto iniziare immediatamente il loro schieramento. La tensione a Berlino e specialmente all'Obersalzberg, dove Hitler e Ribbentrop attendevano coi nervi tesi la decisione di Mosca, stava diventando spasmodica. I dispacci e i memorandum del Ministero degli Esteri, quel giorno, dimostravano quale agitazione regnasse alla Wilhelmstrasse. U dottor Schnurre riferì che le discussioni con i sovietici circa l'accordo commerciale erano bensì terminate la sera precedente " con una perfetta intesa ", ma i sovietici indugiavano a firmarlo. La firma, egli disse, avrebbe Il patto germano-sovietico 571 dovuto essere apposta quello stesso giorno, il 19 agosto, all'ora di pranzo, ma i sovietici avevano telefonato avvertendo che erano in attesa di istruzioni da Mosca. " È ovvio, - osservava Schnurre, - che hanno ricevuto da Mosca l'ordine di ritardare la conclusione del trattato per ragioni politiche " ". Dal-l'Obersalzberg, Ribbentrop mandò a Schulenburg un telegramma " urgentis-simo ": l'ambasciatore era pregato di riferire telegraficamente tutto ciò che diceva Molotov e ogni indicazione relativa alle " intenzioni russe "; ma il solo telegramma che Ribbentrop ricevette dall'ambasciatore in tutta la giornata fu il testo della smentita, diffusa dall'agenzia giornalistica Tass di Mosca, che nei negoziati fra la delegazione sovietica e quella anglo-francese fossero nati contrasti per la questione dell'Estremo Oriente. Nella smentita della Tass si aggiungeva anche che tra le due delegazioni esistevano divergenze " su problemi di tutt'altra natura ". Per Hitler fu quello il segno che c'erano ancora tempo e speranza. Finalmente, alle 19,10 del 19 agosto, giunse il telegramma così ansiosamente atteso: Segreto. Urgentissimo. Il governo sovietico sarà lieto di ricevere a Mosca il ministro degli Esteri del Reich una settimana dopo l'annuncio della firma dell'accordo economico. Molotov ha dichiarato che, se la conclusione dell'accordo economico verrà resa pubblica domani, il ministro degli Esteri del Reich potrà venire a Mosca il 26 o 27 agosto. Molotov mi ha rimesso una bozza per un patto di non-aggressione. Segue immediatamente, per telegramma, il resoconto dettagliato delle due conversazioni da me avute oggi con Molotov, insieme al testo della bozza sovietica. SCHULENBURG ". Secondo la relazione dell'ambasciatore, la prima conversazione iniziata al Pagina 398
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Cremlino alle ore 14 del 19 e durata un'ora, non aveva avuto esito molto felice. I sovietici, a quanto sembrava, non erano d'accordo circa la venuta del ministro degli Esteri di Hitler. " Molotov mantiene la sua convinzione, - diceva il telegramma di Schulenburg, - che pel momento non è possibile fissare, neppure approssimativamente, la data del viaggio, giacché esso richiede una precisa preparazione... Alle ragioni circa l'urgenza della cosa, da me avanzate ripetutamente e con fermezza, Molotov ha risposto che non era stato ancora compiuto neppure il primo passo, cioè la conclusione dell'accordo economico. In un primo tempo si sarebbe dovuto firmare l'accordo e renderlo noto, affinchè producesse il suo effetto all'estero. Poi sarebbe stata la volta del patto di non-aggressione e del protocollo. Sembra che le mie proteste non abbiano avuto alcun effetto su Molotov, cosicché la prima conversazione si è chiusa con la dichiarazione, da parte di Molotov, che egli Oli aveva comunicato le vedute del governo sovietico e che non aveva altro da aggiungere ". Qualcosa da aggiungere l'avrebbe avuto, invece, dopo poco. " Circa mezz'ora dopo la fine della conversazione, - riferì Schulenburg, -Molotov mi fece chiedere di tornare da lui al Cremlino alle 16,30. Mi pregò 572 Verso la guerra mondiale di scusarlo per il disturbo e mi spiegò che aveva riferito la nostra conversazione al governo sovietico ". Nel nuovo incontro il commissario agli Esteri rimise al sorpreso ma felice ambasciatore una bozza del patto di non-aggressione, e gli disse che Rib-bentrop sarebbe potuto venire a Mosca il 26 o 27 agosto, qualora il trattato commerciale fosse stato firmato e reso pubblico l'indomani. " Molotov, - aggiungeva Schulenburg nel suo telegramma, - non ha dato nessuna spiegazione del suo improvviso cambiamento d'idea. Suppongo che sia intervenuto Stalin " ". La sua supposizione era certamente fondata. Secondo Churchill, l'intenzione sovietica di firmare un patto con la Germania venne resa nota da Stalin al Politburo la sera del 19 agosto20. Come risulta chiaramente dal dispaccio di Schulenburg, quello stesso giorno, poco prima, fra le 15 e le 16,30, Stalin aveva comunicato la sua fatale decisione a Molotov. Esattamente tre anni dopo - nell'agosto 1942, " nelle prime ore del mattino " - come in seguito riferf Churchill - il dittatore sovietico doveva spiegare al primo ministro britannico, allora in missione a Mosca, alcuni dei motivi che avevano determinato la sua temeraria decisione21. Avevamo l'impressione che il governo britannico e quello francese non fossero disposti ad entrare in guerra nel caso di un attacco tedesco contro la Polonia e che sperassero in un allineamento diplomatico fra Gran Bretagna, Francia e Russia per dissuadere Hitler. Noi eravamo convinti del contrario. Stalin aveva chiesto: " Quante divisioni mobiliterà la Francia contro la Germania? " La risposta fu: " Circa cento ". Egli poi chiese: " Quante ne manderà l'Inghilterra? " La risposta fu: " Due, e altre due pili tardi ". " Ah, due, e due più tardi, - ripetè Stalin. - Sapete, - chiese, - quante divisioni dovremmo dislocare sul fronte russo se entrassimo in guerra con la Germania? Fece una pausa. - Più di trecento ". Nel dispaccio sui risultati delle sue conversazioni con Molotov del 19 agosto, Schulenburg aveva aggiunto che il suo tentativo di indurre il commissario agli Esteri a fissare una data più vicina per il viaggio di Ribbentrop a Mosca " non aveva purtroppo avuto successo ". Per i tedeschi invece era quello un punto di vitale importanza. Da esso dipendeva tutto il piano di invasione della Polonia, e la possibilità o meno di sferrare l'attacco nel breve intervallo di tempo che ancora rimaneva prima delle piogge autunnali. Se Ribbentrop non fosse stato ricevuto a Mosca prima del 26 o 27 agosto e se i sovietici avessero poi temporeggiato ulteriormente, come i tedeschi temevano, la data fissata del i° settembre non avrebbe più potuto essere mantenuta. In quel momento cruciale lo stesso Hitler intervenne presso Stalin. Mettendo da parte l'orgoglio, pregò personalmente il dittatore sovietico, da lui così spesso e a lungo diffamato, di ricevere immediatamente a Mosca il suo ministro degli Esteri. Il telegramma a Stalin venne fatto partire d'urgenza per Mosca alle 18,45 di domenica 20 agosto, soltanto dodici ore dopo l'arrivo del dispaccio di Schulenburg. Il Fùhrer ordinò all'ambasciatore di consegnarlo " subito " a Molotov. Il patto germano-sovietico Al signor Stalin, Mosca.
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sono sinceramente lieto dell'avvenuta firma di un nuovo accordo commerciale russotedesco, primo passo verso la revisione delle relazioni russo-tedesche *. Con la conclusione di un patto di non-aggressione con l'Unione Sovietica, resterebbe per me fissato per lungo tempo l'indirizzo della politica tedesca. La Germania riprenderà in tal modo un atteggiamento politico che nei secoli passati si dimostrò vantaggioso per entrambi i paesi... Approvo la bozza del patto di non-aggressione che il vostro ministro degli Esteri, Molotov, ci ha consegnata, ma reputo necessario chiarire al più presto possibile tutte le questioni ad esso relative. La sostanza del protocollo supplementare proposto dall'Unione Sovietica potrà certamente essere chiarita in brevissimo tempo, se uno statista tedesco responsabile potrà venire a Mosca per negoziare. Diversamente, il governo del Reich non vede in qual modo si possa definire e rendere escutivo il protocoUo supplementare con una certa urgenza. La tensione tra la Germania e la Polonia è divenuta insostenibile... Da un momento all'altro può scoppiare la crisi. D'ora innanzi la Germania è decisa a salvaguardare gli interessi del Reich con tutti i mezzi a sua disposizione. Considerata l'intenzione dei due Stati di stabilire nuovi rapporti, è consigliabile a mio avviso non perdere tempo. Propongo perciò di nuovo che riceviate il mio ministro degli Esteri martedì 22 agosto o, al più tardi, mercoledì 23. Il ministro degli Esteri del Reich avrà pieni poteri per redigere e firmare il patto di non-aggressione e anche il protocollo. Al ministro degli Esteri non sarà possibile trattenersi a Mosca più di uno o due giorni, a causa della situazione internazionale. Sarei lieto di avere una pronta risposta da parte vostra. ADOLF HITLER 22. Nelle seguenti ventiquattr'ore - dalla sera della domenica 20 agosto, quando l'appello di Hitler a Stalin partf telegraficamente per Mosca, fino alla sera seguente - il Fùhrer fu in uno stato prossimo al collasso. Non potè dormire: in piena notte telefonò a Gbring per comunicargli le sue preoccupazioni circa la reazione di Stalin al suo messaggio e il ritardo di Mosca. Alle tre del mattino del 21 agosto, il Ministero degli Esteri ricevette da Schulenburg un telegramma " urgente ", con cui l'avvertiva che il telegramma di Hitler, della cui spedizione aveva avuto notizia da Weizsacker, non era ancora arrivato. " I telegrammi ufficiali per giungere da Berlino a Mosca, - ricordava l'ambasciatore al ministro degli Esteri, - impiegano quattro o cinque ore, comprese le due dovute alla differenza dell'ora locale. A ciò si deve aggiungere il tempo occorrente per decifrarlo "23. Alle 10,15 di lunedì 21 agosto, Ribbentrop, molto inquieto, inviò un telegramma urgente a Schulenburg. " Vi prego di fare tutto il possibile per concretizzare il viaggio. Per la data, regolatevi sul telegramma " ". Poco dopo mezzogiorno l'ambasciatore informò Berlino: "M'incontrerò con Molotov oggi alle tre pomeridiane " ". Finalmente alle 21,35 del 21 agosto arrivò telegraficamente a Berlino la "sposta di Stalin. * Fu firmato a Berlino alle due della mattina di domenica 20 agosto. 574 Verso la guerra mondiale Al Cancelliere del Reich tedesco A. Hitler Vi ringrazio per la Vostra lettera. Spero che il patto germano-sovietico di non-aggres-sione conduca a una svolta decisiva per il miglioramento delle relazioni politiche fra i nostri paesi. I nostri popoli sentono la necessità di relazioni pacifiche. Il consenso del governo te desco a un patto di non-aggressione fornisce la base necessaria per eliminare ogni ten sione politica e per stabilire fra i nostri popoli un regime di pace e di collaborazione. II governo sovietico mi ha incaricato di informarvi che è d'accordo che il signor von Ribbentrop giunga a Mosca il 23 agosto. j. STALIN". Quanto a cinismo, il dittatore nazista aveva trovato un suo pari nel dittatore sovietico. Ora la via era aperta per incontrarsi e stabilire i particolari di una delle più deprecabili vicende di questa sventurata epoca. La risposta di Stalin fu trasmessa al Fiihrer al Berghof alle 22,30. Come ricorda l'autore del presente libro, qualche minuto dopo - attorno alle 23 -la radio tedesca interruppe improvvisamente un programma musicale e si senti una voce annunciare: " II governo del Reich ed il governo sovietico hanno deciso di Pagina 400
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt concludere un patto di non-aggressione. Il ministro degli Esteri del Reich arriverà a Mosca mercoledì 23 agosto per condurre a termine i negoziati ". Il giorno seguente, 22 agosto 1939, Hitler, avendo avuto dallo stesso Stalin l'assicurazione che l'URSS avrebbe osservato una benevola neutralità, convocò nuovamente all'Obersalzberg i supremi capi militari e, dopo aver tenuto loro una lezione sulla propria grandezza e sulla necessità di condurre una guerra brutale e spieiata, li informò che probabilmente avrebbe dato l'ordine di attaccare la Polonia con sei giorni di anticipo sulla data prestabilita cioè sabato, 26 agosto. Ciò era stato reso possibile dal nemico mortale del Fùhrer: Stalin. La conferenza militare del 22 agosto 1939. I generali trovarono Hitler più che mai arrogante e intransigente *. Egli disse loro: " Vi ho qui riuniti per darvi un quadro della situazione politica, affinchè possiate rendervi conto dei fattori individuali sui quali ho basato * Non è stato trovato alcun documento ufficiale sull'arringa di Hitler, ma sono venute alla luce parecchie testimonianze, due delle quali da parte di alti ufficiali che si basarono, per redigerle, sugli appunti presi durante la riunione. Una di esse, compilata dall'ammiraglio Hennann Boehm, capo della flotta d'alto mare, fu presentata a Norimberga in difesa dell'ammiraglio Ra^jer ed è pubblicata, nella lingua originale, in tedesco, in TMWC, XLI, pp. 16-25. Il generale Halder prese ampi appunti col sistema stenografico Gabelsberger e una traduzione inglese delle annotazioni del suo diario del 22 agosto è pubblicata in DGFP, VII, pp. 557-59. Il documento P"1 importante sulla seduta, presentato come prova dall'accusa al processo di Norimberga, è un me-morandum in due parti, non firmato, tratto dagli archivi dell'OKW, sequestrati dalle truppe americane a Saalfelden, nel Tirolo austriaco. Esso è stato stampato in traduzione inglese in NCA, Ili, pp. 581-86 (ND, 798-PS), 665-66 (ibid., IOI4-PS), e anche in DGFP, VII, pp. 200-6. Il testo originale tedesco del memorandum in due parti si trova nei volumi TMWC. Esso rende il "n" guaggio di Hitler in modo un po' più vivo delle testimonianze dell'ammiraglio Boehm e del Se' Il patto germano-sovietico 575 la mia irrevocabile decisione di agire, nonché per rafforzare la vostra fiducia. Passeremo poi a discutere i particolari militari ". Anzitutto vi erano due considerazioni personali da fare. La mia personalità e quella di Mussolini. Date le qualità politiche di cui dispongo, tutto in realtà dipende da me, dalla mia esistenza. Ve inoltre il fatto che probabilmente nessuno godrà mai più come me della fiducia dell'intero popolo tedesco. Nel futuro non ci sarà più probabilmente un uomo con un'autorità maggiore della mia. La mia esistenza è quindi un fattore di grande importanza. Ma io posso venire eliminato, in un qualsiasi momento, da un criminale o da un pazzo. Il secondo fattore personale è il " duce ". La sua esistenza è parimente decisiva. Se gli succederà qualcosa, la fedeltà dell'Italia all'alleanza non sarà più cosa certa. La Casa reale italiana è fondamentalmente avversa al " duce ". Hitler disse che anche Franco era d'aiuto. Egli avrebbe assicurato la " neutralità benevola " della Spagna. Quanto all'" altra parte ", egli rassicurò i suoi ascoltatori: " In Inghilterra e in Francia non esiste nessuna personalità di rilievo ". Per un periodo di tempo che dev'essere durato parecchie ore, interrotto solo da una breve colazione, l'invasato dittatore continuò a divagare, e dai documenti non risulta in nessun modo che un solo generale o ammiraglio o comandante dell'aviazione abbia osato interromperlo per mettere in dubbio le sue affermazioni o almeno per contestare le sue menzogne. Hitler disse che in primavera era giunto alla convinzione che il conflitto con la Polonia era ormai inevitabile; poi aveva pensato di rivolgersi prima contro l'Occidente. In quel caso però gli sembrava " evidente " che sarebbe stata la Polonia ad attaccare la Germania. Perciò essa doveva essere liquidata adesso. In ogni caso, il momento di combattere era giunto. È facile per noi prendere tale decisione. Non abbiamo nulla da perdere; solo da guadagnare. La nostra situazione economica è tale che non possiamo resistere più di qualche anno. Goring lo può confermare. Non abbiamo altra scelta. Dobbiamo agire... Oltre al fattore personale, la situazione ci è favorevole anche dal punto di vista politico; nel Mediterraneo, rivalità tra Italia, Francia e Inghilterra; in Oriente, tensione... L'Inghilterra è in grande pericolo. Anche in Francia la situazione è peggiorata. Regresso demografico... In Jugoslavia è già in germe il collasso Pagina 401
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della nazione... La Romania è più debole che mai... Dopo la morte di Kemal, la Turchia è stata governata da menti di poco valore, da uomini indecisi e deboli. Tutte queste circostanze propizie non si presenteranno più fra due o tre anni. Nessuno può sapere quanto vivrò. Perciò è meglio che la nostra prova di forza, che non sarebbe prudente rimandare di quattro o cinque anni, abbia luogo ora. Tale fu l'accesa argomentazione del capo nazista. Egli riteneva " estremamente improbabile " un attacco da parte dell'Ocnerale Halder. Tutte e tre le versioni sono però simili nel contenuto e sulla loro autenticità non Può esservi alcun dubbio. A Norimberga vi fu dell'incertezza nei riguardi di un quarto resoconto del discorso di Hitler, registrato ND, C-i (NCA, VII, pp. 752-54), e, sebbene ad esso fosse fatto riferimento negli atti del processo, non fu presentato come prova dall'accusa. Sembra senz'altro veritiero, anche se probabilmente è stato un po' abbellito da persone non presenti alla riunione |1 Berghof. Nel mettere assieme le frasi di Hitler, ho utilizzato le documentazioni di Boehm e Halder, oltre al memorandum non firmato presentato a Norimberga come prova. 576 Verso la guerra mondiale adente. In ogni caso bisognava affrontare il rischio. Non aveva egli affrontato dei rischi occupando la Renania, nonostante l'opinione contraria dei generali, annettendosi poi l'Austria e i Sudeti e mettendo le mani sul resto della Cecoslovacchia? " Annibale a Canne, Federico il Grande a Leuthen Hindenburg e Ludendorff a Tannenberg, - egli disse, - si misurarono con la sorte. Così anche noi ora dobbiamo affrontare un rischio che supereremo solo grazie ad una ferrea determinazione ". Non dovrà esservi alcun cedimento. È stato di grave danno il fatto che molti tedeschi che occupano alte cariche, presi dal dubbio, abbiano scritto e parlato con degli inglesi dopo la liquidazione della questione cèca. Il Fuhrer rimase saldo, mentre voi avevate perduto il sangue freddo e stavate già per arrendervi. Halder, Witzleben e Thomas, e forse anche altri generali che avevano partecipato alla cospirazione dei tempi di Monaco, devono aver sobbalzato a queste parole. Evidentemente Hitler sapeva più di quanto essi immaginassero. A ogni modo, per tutti era giunta l'ora di mettere in luce la propria capacità di combattenti. Hitler disse loro che aveva creato la " grande Germania " " col bluff politico ". Ora era giunto il momento di " mettere alla prova la macchina bellica. L'esercito deve acquistare una concreta esperienza di guerra prima del grande confronto finale con l'Occidente ". La Polonia offriva tale occasione. Tornando all'Inghilterra e alla Francia il Fuhrer disse: All'Occidente si offrono solo due possibilità per combatterci: 1) il blocco: esso non riuscirà efficace data la nostra autarchia e le risorse che po tremo trarre dall'Oriente; 2) un attacco a ovest partendo dalla linea Maginot. Lo ritengo impossibile. Un'ulteriore possibilità sarebbe la violazione della neutralità olandese, belga o sviz zera. Ma l'Inghilterra e la Francia non violeranno la neutralità di questi paesi. Pratica mente, esse non sono in grado di venire in aiuto alla Polonia. La guerra sarebbe stata lunga? Nessuno pensa a una guerra lunga. Se Herr von Brauchitsch mi avesse detto che ci volevano due anni, o anche un anno solo, per conquistare la Polonia, non avrei dato l'ordine di marciare. Non ha senso pensare che l'Inghilterra voglia combattere una guerra lunga. Dopo aver sistemato le cose a modo suo, almeno con la Polonia, la Gran Bretagna e la Francia, Hitler tirò fuori la sua carta migliore. Parlò dell'URSS. Il nemico nutriva un'altra speranza, quella che dopo la conquista della Polonia la Russia divenisse nostra nemica. Il nemico non ha tenuto conto della mia grande risolutezza. I nostri nemici sono dei piccoli vermi. Li ho visti a Monaco. Io ero certo che Stalin non avrebbe mai accettato l'offerta inglese. Solo un cieco ottimista poteva credere che Stalin sarebbe stato cosi pazzo da non capire le intenzioni inglesi. La Russia non ha interesse a mantenere in vita la Polonia... La destituzione di Lit-vinov è stato un sintomo significativo. Essa mi è giunta improvvisa, aprendomi gli occhi sul cambiamento di indirizzo di Mosca nei riguardi delle potenze occidentali. Nel mutare il nostro atteggiamento verso la Russia ho proceduto per gradi. CoPagina 402
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il patto germano-sovietico 577 gliendo l'occasione del trattato commerciale siamo passati a conversazioni politiche. Infine è giunta la proposta da parte russa di un patto di non-aggressione. Quattro giorni fa ho fatto un passo speciale in seguito al quale la Russia ha annunciato ieri che è ormai pronta a firmare tale patto. Il contatto personale con Stalin è già stato stabilito. Dopodomani Ribbentrop concluderà il trattato. La Polonia si trova ora nella situazione che desideravo... La distruzione dell'egemonia britannica è già cominciata. Ora, compiuta la preparazione politica, la via è aperta al soldato. La via era dunque aperta al soldato, a patto che Chamberlain non riuscisse a combinare un'altra Monaco. " Temo soltanto, - disse Hitler ai suoi guerrieri, che qualche Schweinebund * faccia proposte di mediazione ". A questo punto la riunione fu interrotta per la colazione, non prima però che Goring esprimesse i suoi ringraziamenti al Fiihrer per aver mostrato a tutti la via maestra assicurandolo che le forze armate avrebbero fatto il loro dovere **. Hitler dedicò la conferenza pomeridiana soprattutto ad animare e incoraggiare i suoi capi militari in vista del compito che li attendeva. Le annotazioni tronche e disordinate delle tre testimonianze danno un'idea del suo discorso. Da parte nostra, la più ferrea decisione. Non indietreggiare di fronte a nulla. Ognuno tenga presente che abbiamo deciso fin da principio di combattere contro le potenze occidentali. Una lotta per la vita o per la morte... Un lungo periodo di pace non ci gioverebbe... Una condotta virile... Abbiamo gli uomini migliori... Dall'altra parte, sono pili deboli... Nel 1918 la nostra nazione cedette perché i requisiti spirituali erano inadeguati. Federico il Grande resistette solo grazie alla sua forza d'animo. Anzitutto, distruzione della Polonia. L'obiettivo è l'eliminazione di tutte le forze in grado di operare, non quello di raggiungere una data linea. Quand'anche scoppiasse la guerra a occidente, la distruzione della Polonia rimarrà l'obiettivo principale. Un esito rapido delle operazioni, in vista della stagione. Quanto alla propaganda, troverò qualche spiegazione per lo scoppio della guerra. Non importa se plausibile o no. Al vincitore non verrà chiesto, poi, se ha detto o meno la verità. Nell'iniziate e nel condurre una guerra non è il diritto che conta, ma il conseguimento della vittoria. Chiudete il cuore alla pietà! Agite brutalmente! Ottanta milioni di persone devono avere ciò che è nel loro diritto!... Il più forte ha ragione... Siate duri e senza scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione!... Chiunque abbia riflettuto sulle leggi di questo mondo sa che esse significano il successo dei migliori raggiunto attraverso la forza... Dopo aver tuonato con tali esortazioni nietzschiane, il Fùhrer, superato l'accesso di furar teutonicus, si calmò e dettò alcuni ordini per la prossima campagna. La rapidità era un fattore eccezionale. Egli aveva una " fede in* " Sporco cane ". ** Secondo la relazione che figura nel documento di Norimbcrga C-3 (cfr. la nota sopra, PP. 574-75) Goring saltò sul tavolo e rivolse " ringraziamenti sanguinosi e promesse sanguinose, danzando come un selvaggio. I pochi dubbiosi restarono in silenzio ". Questa descrizione della scena irritò assai Goring, durante un'interrogatorio svoltosi a Norimberga il 28 e 29 agosto 1945. egli disse: " Nego che sia salito sul tavolo. Desidero che sappiate che il discorso fu tenuto nel grande atrio della casa privata di Hitler e che io non ho l'abitudine di salire sui tavoli di case Private. Sarebbe stato un atteggiamento assolutamente incompatibile col modo di comportarsi di un ufficiale tedesco ". " Bene, resta il fatto, - disse allora l'interrogatore americano, colonnello John H. Amen, -che avete diretto gli applausi dopo il discorso, non è vero? " " Sì, ma non sul tavolo ", rispose Goring a. 578 Verso la guerra mondiale crollabile " nel soldato tedesco. Se fosse intervenuta qualche crisi, ciò sarebbe dipeso soltanto dall'irrisolutezza dei comandanti. Come primo obiettivo, bisognava spingere dei cunei da sud-est verso la Vistola, e da nord verso il Narew e la Vistola. Hitler ripetè che le operazioni militari non dovevano essere influenzate da ciò che egli avrebbe potuto fare della Polonia dopo la sua sconfitta. A tale riguardo fu vago. La determinazione delle nuove frontiere tedesche - disse - si sarebbe basata su " solidi principi ". Probabilmente avrebbe creato un piccolo Stato cuscinetto polacco tra Germania e URSS. L'ordine d'inizio delle ostilità - concluse Hitler - sarebbe stato dato in seguito, forse la mattina di sabato 26 agosto. Pagina 403
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il giorno seguente, 23 agosto, dopo un incontro dei capi di sezione del-l'OKW, il generale Halder annotò nel suo diario: " II giorno Y resta definitivamente fissato per il 26 (sabato) ". Le trattative alleate a Mosca a un punto morto. Alla metà di agosto le conversazioni militari a Mosca fra le democrazie occidentali e l'Unione Sovietica erano virtualmente giunte a un punto morto - e la colpa di ciò era da ascriversi, in gran parte, all'intransigenza dei polacchi. Come si ricorderà, dopo essersi imbarcata su una lenta nave per Leningrado, la missione militare anglo-francese era giunta a Mosca l'i i agosto, esattamente una settimana dopo che lo sfortunato Strang aveva lasciato la capitale sovietica, sollevato al pensiero che il difficile e ingrato compito di negoziare coi russi * stesse ora per passare ai generali e agli ammiragli. Si trattava ora di elaborare in tutta fretta una convenzione militare che fissasse dettagliatamente come, dove e con quali mezzi occorreva affrontare le forze armate naziste. Dalle note riservate britanniche sulle conversazioni militari giornaliere e dalle relazioni dei negoziatori britannici29, risulta però che la missione militare anglo-francese era stata inviata a Mosca per discutere non già i dettagli, ma piuttosto i " principi generali ". Ciò nonostante i sovietici insistettero per abbordare subito i problemi concreti, specifici e, dal punto di vista alleato, imbarazzanti. La risposta di Vorosilov all'esposizione di quei principi fatta per gli alleati dal generale Doumenc durante la prima riunione, fu: essi sono " troppo astratti e irreali, non obbligano nessuno a far qualcosa... Noi non siamo riuniti qui, - dichiarò freddamente, - per fare dichiarazioni astratte, bensf per studiare una precisa convenzione militare ". Il maresciallo sovietico pose alcune domande assai precise: vi era qualche trattato che stabilisse come doveva agire la Polonia? Quante truppe britanniche potevano rafforzare l'esercito francese allo scoppio di una guerra? Che cosa avrebbe fatto il Belgio? Le risposte che ottenne non furono * " Un'esperienza umiliante " l'aveva definita Strang, in un dispaccio al Foreign Office del 20 luglio *. Il patto germano-sovietico 579 molto rassicuranti. Dotimene disse di non essere a conoscenza dei piani polacchi. Il generale Heywood rispose che gli inglesi prevedevano " un primo contingente di sedici divisioni, pronto a entrare in azione nella prima fase della guerra, seguito più tardi da un secondo contingente di sedici divisioni ". Costretto da Vorosilov a indicare quante truppe britanniche sarebbero state immediatamente disponibili allo scoppio della guerra, Heywood rispose: " Attualmente vi sono in Inghilterra cinque divisioni normali e una divisione motorizzata ". Queste squallide cifre furono una spiacevole novità per i sovietici, i quali, da parte loro, dichiararono di essere in grado di schierare 120 divisioni di fanteria contro un aggressore a occidente allo scoppio delle ostilità. Quanto al Belgio, il generale Doumenc rispose alla domanda sovietica dicendo: " le truppe francesi non possono entrare in quel paese finché non venga loro richiesto; comunque la Francia è pronta a rispondere a qualsiasi appello del Belgio ". Da tale risposta si passò al problema cruciale, un problema che i sovietici dovevano affrontare e che gli inglesi e i francesi, al contrario, desideravano evitare. Già nel corso della prima riunione, e poi di nuovo durante la scabrosa seduta del 14 agosto, il maresciallo Vorosilov sottolineò che la questione essenziale era di accertare se la Polonia era disposta a permettere alle truppe sovietiche di entrare nel suo territorio per muovere contro i tedeschi. In caso negativo, come potevano gli alleati impedire all'esercito tedesco di invadere rapidamente la Polonia? In modo specifico - il 14 - egli aveva chiesto: " Pensano lo Stato maggiore britannico e quello francese che l'Armata Rossa potrà attraversare la Polonia, in particolare lungo il varco di Vilna e la Galizia, per venire a contatto col nemico? " Questo era il punto centrale della questione. Seeds telegrafò a Londra che i russi avevano ora sollevato il problema fondamentale, dal quale dipenderà se le conversazioni militari avranno o no successo, e che è stato invero la causa di tutte le nostre difficoltà fin dall'inizio delle conversazioni politiche. Il problema è: come raggiungere con l'Unione Sovietica un accordo costruttivo finché le nazioni sue vicine persistono in una specie di boicottaggio che potrà cessare solo... quando sarà troppo tardi? L'ammiraglio Drax aveva avuto istruzioni dal governo britannico sul modo di Pagina 404
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt affrontare la questione, qualora fosse sorta (e come poteva non sorgere?) Lette oggi tali istruzioni, rivelateci dai documenti segreti britannici, appaiono incredibilmente ingenue. L'" argomento " da avanzare di fronte al rifiuto della Polonia e della Romania " di mettere persine allo studio un piano di eventuale collaborazione ", era il seguente: L'invasione della Polonia e della Romania avrebbero profondamente mutato il loro atteggiamento. Inoltre sarebbe stato per la Russia un grande svantaggio se la Germania avesse occupato delle posizioni proprio ai suoi confini... È quindi nel suo stesso interesse che la Russia studi un piano per venire in aiuto sia alla Polonia sia alla Romania nel caso che questi paesi fossero invasi. Qualora i russi chiedessero al governo britannico e a quello francese di sottoporre 580 Verso la guerra mondiale alla Polonia, alla Romania o agli Stati baltici proposte di collaborazione col governo e con lo Stato maggiore sovietico, la delegazione non dovrà impegnarsi, ma riferire in patria. Fu appunto ciò che avvenne. Nella seduta del 14 agosto Vorosilov volle avere " risposte franche " alle sue domande. " Senza una risposta precisa e inequivocabile, - egli disse, - è inutile continuare le conversazioni militari... La missione militare sovietica, - aggiunse, - non può consigliare al suo governo di partecipare a un'impresa cosf chiaramente destinata al fallimento ". Da Parigi il generale Gamelin esortò il generale Doumenc a sforzarsi di allontanare i sovietici dall'argomento. Ma essi non si lasciarono fuorviare30. Come in seguito riferì il generale Doumenc, la riunione del 14 agosto fu drammatica. I delegati britannici e quelli francesi si trovarono con le spalle al muro, e se ne rendevano conto. Cercarono di cavarsela il meglio possibile. Drax e Doumenc affermarono di esser certi che polacchi e rumeni avrebbero chiesto l'aiuto sovietico non appena attaccati. Doumenc era convinto che " avrebbero implorato il maresciallo di difenderli ". Drax riteneva " inconcepibile " che essi non chiedessero l'aiuto sovietico. Sembra inoltre che abbia aggiunto, con scarso tatto, che " se essi non avessero chiesto aiuto al momento necessario e avessero lasciato invadere il loro paese, c'era da attendersi che Polonia e Romania divenissero province tedesche ". Era questa l'ultima cosa che i sovietici desideravano, giacché significava la presenza degli eserciti nazisti al confine sovietico, e Vorosilov notò l'infelice osservazione dell'ammiraglio. Alla fine, gli imbarazzati delegati anglo-francesi dichiararono che Vorosilov aveva sollevato questioni politiche che essi erano incompetenti a trattare. Drax osservò che, essendo la Polonia uno Stato sovrano, occorreva anzitutto che il suo governo autorizzasse l'ingresso delle truppe sovietiche. Essendo però questo un problema politico, spettava ai governi risolverlo. Egli dunque propose che il governo sovietico interpellasse il governo polacco. La delegazione sovietica fu d'accordo nel riconoscere il carattere politico del problema, ma insistette perché fossero i governi britannico e francese a porre la domanda ai polacchi e a richiamarli alla ragione. Dal momento che essi stavano contemporaneamente trattando con i tedeschi, si può ritenere che i sovietici ne ziassero in buona fede coi rappresentanti militari franco-britannici? Oppure, come conclusero più tardi il Ministero degli Esteri britannico e quello francese, per non parlare dell'ammiraglio Drax, essi insistevano sulla necessità di far entrare le loro truppe nel territorio polacco solo per prolungare le conversazioni, in attesa di raggiungere, se possibile, un accordo con Hitler? *. * Le date sono importanti. Molotov ricevette la proposta nazista della visita di Ribbentrop a Mosca soltanto la sera del 15 agosto (cfr. sopra, p. 565). Pur senza aderire definitivamente, egli accennò che l'URSS avrebbe considerato con interesse un patto di non-aggressione con la Germania; cosa che, naturalmente, avrebbe reso inutili i negoziati per un'alleanza militare con la Francia e la Gran Bretagna. La conclusione che l'autore del presente libro considera come più probabile Il patto germano-sovietico 581 Da fonti riservate britanniche e francesi risulta che in un primo momento gli Alleati occidentali pensavano davvero che la delegazione militare sovietica stesse negoziando in buona fede - anzi che prendesse la cosa perfino troppo sul serio. Il 13 agosto, dopo due giorni di conversazioni fra gli ufficiali, l'ambasciatore Seeds telegrafava a Londra che i capi militari sovietici Pagina 405
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sembravano realmente desiderosi " di venire a risultati concreti ". Cosi le istruzioni di " procedere molto lentamente ", date all'ammiraglio Drax, furono modificate e il 15 agosto egli fu autorizzato dal governo britannico ad appoggiare Doumenc nel tentativo di condurre le conversazioni militari a una conclusione " il più presto possibile ". Le limitazioni impostegli circa le informazioni militari segrete da fornire ai sovietici furono in parte revocate. A differenza delle direttive ricevute in un primo tempo dall'ammiraglio inglese - ordine di temporeggiare -, le istruzioni date personalmente al generale Doumenc dal presidente del Consiglio Daladier erano di cercare di concludere una convenzione militare con l'URSS il più presto possibile. Nonostante i timori britannici che le notizie trapelassero e venissero a conoscenza dei tedeschi, Doumenc, il secondo giorno delle riunioni, aveva fornito ai sovietici " dati così segreti " (come egli li definì) sulla forza dell'esercito francese, che i membri della delegazione sovietica promisero " di dimenticarli " non appena terminati i colloqui. Ancora il 17 agosto il generale Doumenc, dopo aver aspettato inutilmente, insieme a Drax, per tre' giorni, istruzioni sulla risposta da dare circa la questione polacca, telegrafava a Parigi: " L'URSS vuole un patto militare... Non vuole un pezzo di carta senza impegni concreti. Il maresciallo Vorosilov ha dichiarato che tutti i problemi... verrebbero risolti senza difficoltà non appena fosse definita quella che egli chiama la questione cruciale ". Doumenc fece insistenti pressioni su Parigi affinchè persuadesse Varsavia ad accettare l'aiuto sovietico. Contrariamente alla convinzione diffusa a quel tempo non solo a Mosca ma anche nelle capitali occidentali, circa le mancate pressioni dei governi britannico e francese sulla Polonia per indurla ad accettare che le truppe sovietiche affrontassero i tedeschi sul territorio polacco, da documenti divenuti di recente di pubblico dominio, risulta che Londra e Parigi andarono abbastanza avanti in tal senso, anche se in misura insufficiente. È anche risultato in modo inequivocabile che i polacchi reagirono con incredibile ottusità31. Il 18 agosto, dopo il primo tentativo compiuto dall'ambasciatore francese Leon Noè! per aprire gli occhi ai polacchi, il ministro degli Esteri Beck disse che i russi non avevano, " militarmente alcun valore ", e il generale è che fino al 14 agosto, quando VorpSilov esigette " una risposta inequivocabile " alla richiesta dl permettere alle truppe sovietiche di affrontare i tedeschi in Polonia, il Cremlino era ancora incerto sulla scelta dei suoi alleati. Purtroppo i documenti sovietici che potrebbero mettere in chiaro Questo punto fondamentale non sono stati pubblicati. In ogni modo sembra che Stalin non abbia Preso la decisione definitiva prima del pomeriggio del 19 agosto (cfr. sopra, p. 571). 582 Verso la guerra mondiale Stachiewicz, capo dello Stato maggiore polacco, ribadì tale affermazione dichiarando che egli non vedeva " che vantaggio si potesse ottenere facendo operare le truppe dell'Armata Rossa in Polonia ". Il giorno seguente l'ambasciatore britannico e quello francese videro nuovamente Beck e lo sollecitarono ad accettare le proposte sovietiche. Il ministro degli Esteri polacco temporeggiò, infine promise di dare una risposta formale l'indomani. Il passo anglo-francese a Varsavia fu il risultato d'un precedente colloquio, avvenuto il 19 agosto a Parigi, fra il ministro degli Esteri francese Bonnet e l'incaricato d'affari britannico. Con una certa sorpresa del diplomatico inglese, Bonnet, che si era sempre dimostrato assai condiscendente verso Hitler, di fronte al pericolo di perdere l'alleanza del-l'URSS a causa della testardaggine della Polonia, finalmente si allarmò. Egli disse: Sarebbe disastroso se, a causa del rifiuto polacco, dovessimo interrompere i negoziati con la Russia... I polacchi, rifiutando il solo aiuto immediato efficace che potrebbero avere in caso di attacco tedesco, si sono messi in una posizione insostenibile, la quale, a sua volta, metterebbe in grande imbarazzo il governo britannico e quello francese, qualora essi dovessero chiedere ai rispettivi paesi di entrare in guerra in difesa della Polonia dopo che questa ha rifiutato l'aiuto della Russia. Ma se le cose stavano così - e non vi era dubbio a tale riguardo - perché il governo francese e quello britannico non esercitavano un'ultima pressione su Varsavia in quel momento cruciale, avvertendo che se il governo polacco non avesse accettato l'aiuto sovietico, la Gran Bretagna e la Francia non avrebbero ritenuto d'alcuna utilità l'intervento in guerra per soccorrere la Polonia? Il Pagina 406
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt trattato ufficiale anglo-polacco di sicurezza non era stato ancora firmato. Non si poteva fare dell'acccttazione polacca dell'aiuto militare sovietico la condizione per concludere tale patto? *. Nel suo colloquio del 19 agosto con l'incaricato di affari britannico a Parigi, Bonnet fece tale proposta, ma il governo di Londra si mostrò contrario a una simile " manovra " (così la definì Downing Street). Chamberlain e Halifax non volevano giungere a questo estremo. La mattina del 20 agosto il capo dello Stato maggiore polacco informò l'addetto militare britannico a Varsavia che " in nessun caso sarebbe stato consentito l'ingresso delle truppe sovietiche in Polonia ", e in serata Beck respinse ufficialmente la richiesta anglo-francese. Quella stessa sera Halifax, attraverso il suo ambasciatore a Varsavia, esortò il ministro degli Esteri polacco a riflettere, mettendo in evidenza il fatto che l'atteggiamento polacco * In un discorso ai Comuni tenuto il 3 aprile, ossia quattro giorni dopo l'annuncio della garanzia unilaterale data da Chamberlain alla Polonia, Lloyd George aveva insistito presso il governo britannico perché ponesse tale condizione. " Se interverremo senza l'aiuto della Russia, finiremo in trappola. La Russia è il solo paese i cui eserciti possano giungere fin là [in Polonia]... Non capisco perché prima di avventurarci in questa terribile impresa, non ci assicuriamo anzitutto l'adesione della Russia... Se la Russia non può entrare in questa combinazione a causa dei sentimenti dei polacchi, che non vogliono tollerare la presenza dei sovietici sul proprio territorio, spetta a noi dettare le condizioni; e se i polacchi non vorranno accettare le uniche condizioni in base alle quali possiamo dar loro il nostro aiuto efficace, la responsabilità ricadrà soltanto su di essi ". Il patto germano-sovietico 583 stava " facendo naufragare " le conversazioni militari di Mosca. Ma Beck tenne fermo. " Non ammetto, - egli disse all'ambasciatore francese, - che si possa in alcun modo discutere l'eventualità che truppe straniere usino una parte del nostro territorio. Non abbiamo nessun accordo militare con l'URSS, né lo desideriamo ". Disperato di fronte a una simile dimostrazione di cieca ostinazione da parte del governo polacco, il presidente del Consiglio, Daladier, secondo una relazione da lui stesso presentata al parlamento francese il 18 luglio 1946, prese la cosa nelle sue mani. Dopo aver ancora una volta richiamato i polacchi alla realtà, egli telegrafò la mattina del 21 agosto al generale Dou-menc, autorizzandolo a firmare una convenzione militare con l'URSS alle migliori condizioni possibili, con la riserva però che essa avrebbe dovuto essere definitivamente approvata dal governo francese. L'ambasciatore francese, Paul-Emile Naggiar, ricevette contemporaneamente da Bonnet (ciò risulta dalla successiva relazione di questi) l'ordine di comunicare a Molotov che la Francia, " in linea di principio ", approvava il passaggio delle truppe sovietiche attraverso la Polonia in caso di attacco tedesco. Si trattava però solo di una mossa inconcludente, dal momento che i polacchi non si erano dichiarati d'accordo; essa era del tutto inutile al punto ormai raggiunto, e a noi noto, delle trattative sovietico-tedesche. Doumenc non ricevette il telegramma di Daladier che nella tarda sera del 21 agosto. Quando la sera del giorno seguente egli informò Vorosilov - si era alla vigilia della partenza di Ribbentrop per Mosca - il maresciallo sovietico si mostrò molto scettico. Chiese di vedere l'autorizzazione del generale francese a dichiarare come Doumenc aveva fatto - che il governo francese gli dava pieni poteri per firmare un patto militare che autorizzasse il passaggio delle truppe russe attraverso la Polonia. Naturalmente Doumenc si rifiutò. Allora Vorosilov volle conoscere la risposta britannica ed essere informato se era stato ottenuto il consenso della Polonia. Erano domande assai imbarazzanti, e Doumenc rispose semplicemente di non aver avuto informazioni in proposito. Ma ormai sia le domande, sia le risposte avevano perso qualunque valore reale: era troppo tardi. Ribbentrop era già in volo alla volta di Mosca. Il viaggio era stato pubblicamente annunciato la sera precedente, e se n'era dichiarato anche lo scopo: la conclusione di un patto di non-aggressione fra la Germania nazista e l'Unione Sovietica. Vorosilov, che pare avesse preso molto in simpatia il generale francese, cercò di informarlo cortesemente che i loro incontri stavano per finire. Egli gli disse: Temo soltanto una cosa. Da parte francese e inglese si è fatto si che le conversazioni politiche e militari andassero troppo per le lunghe. Perciò non escludiamo che nel frattempo siano potuti intervenire nuovi fatti politici *. Pagina 407
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt * Alla seduta dei delegati militari nella mattina del giorno precedente - 21 agosto - Vorosilov aveva chiesto l'aggiornamento sine die delle conversazioni, col pretesto che egli e i suoi colleghi sarebbero stati occupati dalle manovre d'autunno. Alle proteste anglo-francesi per tale rin584 Verso la guerra mondiale 23 agosto 1939: Ribbentrop a Mosca. Quei " nuovi fatti politici " stavano ora realizzandosi. Con i pieni poteri, conferitigli da Hitler per iscritto, di concludere con l'Unione Sovietica un patto di non-aggressione " e altri accordi " destinati ad entrare in vigore all'atto della firma, Ribbentrop era partito per Mosca in aereo il 22 agosto. La numerosa delegazione tedesca passò la notte a Ko-nigsberg, nella Prussia orientale, dove il ministro degli Esteri nazista, secondo la testimonianza del dottor Schmidt, fu al lavoro tutta la notte, telefonando continuamente a Berlino e a Berchtesgaden, e preparando estesi appunti in vista delle conversazioni con Stalin e Molotov. I due grandi aerei da trasporto Condor con a bordo la delegazione tedesca atterrarono a Mosca a mezzogiorno del 23 agosto, e dopo una rapida colazione all'ambasciata, Ribbentrop corse al Cremlino per incontrarsi con Stalin e il suo commissario agli Esteri. La prima riunione durò tre ore e, come Ribbentrop informò Hitler con un telegramma " urgentissimo ", ebbe uno svolgimento favorevole per i tedeschi32. A giudicare dal dispaccio del ministro degli Esteri, non vi fu nessuna difficoltà nel raggiungere l'accordo sui punti essenziali del patto di non-aggressione, patto che avrebbe tenuto l'Unione Sovietica fuori da quel conflitto che Hitler si proponeva di scatenare. Ribbentrop riferf che l'unica difficoltà insorta era di lieve portata: i sovietici chiedevano alla Germania che i piccoli porti lettoni di Liepàsa e di Ventspils fossero inclusi nella loro sfera di interessi. Poiché l'intera Lettonia rientrava nell'area sovietica, oltre la linea divisoria della sfera di interessi delle due potenze, la richiesta non diede luogo a discussioni e fu accettata da Hitler. Dopo la prima riunione, Ribbentrop informò inoltre il Fiihrer che " si stava progettando la stipulazione di un protocollo segreto circa la delimitazione delle reciproche sfere di interessi dell'intera area orientale ". Sia il trattato di non-aggressione, sia il protocollo segreto furono firmati in una seconda riunione tenuta al Cremlino più tardi, in quella stessa serata. I tedeschi e i sovietici erano giunti così facilmente a un accordo, e la sevio, il maresciallo aveva risposto: " Le intenzioni della delegazione sovietica erano, e sono tuttora, di giungere a un accordo sull'organizzazione della collaborazione militare delle forze armate delle tre nazioni... Non avendo l'URSS una frontiera comune con la Germania, essa potrà essere d'aiuto alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Polonia e alla Romania solo se le sue truppe avranno il permesso di attraversare il territorio polacco e romeno...; gli eserciti sovietici non possono cooperare con le forze armate della Gran Bretagna e della Francia se non sarà loro permesso di entrare nel territorio polacco e in quello romeno... La delegazione militare sovietica non riesce a comprendere come i governi e gli Stati maggiori della Gran Bretagna e della Francia, nell'inviare le loro missioni nell'URSS... non abbiano dato istruzioni su una questione cosi elementare... Ciò può solo dimostrare che vi sono ragioni per dubitare del loro desiderio di venire a una seria ed effettiva collaborazione con l'URSS ". La logica degli argomenti militari del maresciallo era solida, e il fatto che il governo francese e specialmente quello inglese, abbiano mancato di rispondere doveva avere conseguenze disastrose. Ma l'esser tornato su quell'argomento e sulle sue precedenti dichiarazioni ancora la sera del 21 agosto, allorché egli non poteva ignorare la decisione presa da Stalin il 19 agosto, non fu certo, da parte di VoroìSilov, un atto di lealtà. Il patto germano-sovietico 585 duta conviviale, protrattasi fino alle prime ore del mattino, anziché ad ardue trattative, venne dedicata a una cordiale e amichevole discussione sulla situazione mondiale e su quella delle varie nazioni, e agli immancabili, prolungati e cordiali brindisi di prammatica nelle riunioni di gala del Cremlino. Una relazione segreta, redatta da un membro della delegazione tedesca presente alla seduta, ci offre un quadro della scena ". Alle domande di Stalin circa le rivendicazioni degli alleati della Germania, l'Italia e il Giappone, Ribbentrop rispose in modo scherzoso e rassicurante. Quanto all'Inghilterra, Stalin e il ministro degli Esteri nazista si trovarono subito d'accordo. Stalin confidò al suo ospite che la missione militare Pagina 408
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt britannica a Mosca, " non aveva mai detto al governo sovietico che cosa in verità volesse ". Ribbentrop rispose mettendo in rilievo il fatto che la Gran Bretagna aveva sempre cercato di turbare le buone relazioni tra la Germania e l'Unione Sovietica. " L'Inghilterra è debole, - egli disse con sussiego, - e nel perseguire le sue mire ambiziose di dominio sul mondo vuoi far combattere gli altri ". " Stalin si dichiarò d'accordo ", dice il memorandum tedesco, e osservò: " Se l'Inghilterra dominava il mondo, ciò era dovuto alla stupidità degli altri paesi che si lasciavano sempre ingannare ". Ormai il capo sovietico e il ministro degli Esteri di Hitler procedevano a gonfie vele, sicché non provarono imbarazzo nel parlare dello stesso patto anti-Comintern. Ribbentrop spiegò nuovamente che il patto non era diretto contro l'URSS, bensì contro le democrazie occidentali. Stalin interloquf osservando che " il patto anti-Comintern aveva infatti spaventato soprattutto la City di Londra [vale a dire i finanzieri britannici] e i commercianti inglesi ". Secondo la relazione tedesca, a questo punto Ribbentrop, incoraggiato dai modi accomodanti di Stalin, spinse il suo buonumore fino ad arrischiare qualche battuta di spirito: cosa insolita in un uomo così privo di humour. Nella relazione si legge: II ministro degli Esteri del Reich osservò scherzosamente che il maresciallo Stalin era certamente rimasto assai meno impressionato dal patto anti-Comintern di quanto lo fossero stati la City di Londra e i commercianti inglesi. Ciò che pensavano in proposito i tedeschi risultava chiaro da una battuta di spirito dei berlinesi, ben noti per U loro umorismo e la loro salacia, e cioè che lo stesso Stalin si sarebbe associato al patto anti-Comintern. Il ministro degli Esteri nazista accennò infine al calore con cui il popolo tedesco salutava l'intesa con l'URSS. Secondo il documento tedesco " il signor Stalin rispose di esserne convinto. I tedeschi desideravano la pace ". La commedia culminò al momento dei brindisi. Il signor Stalin propose spontaneamente un brindisi al Fiihrer: " So quanto la nazione tedesca ami il suo Fiihrer. Così mi piacerebbe bere alla sua salute ". Il signor Molotov bevve alla salute del ministro degli Esteri del Reich... I signori Molotov e Stalin brindarono ripetutamente al patto di non-aggressione, alla nuova era delle relazioni russo-tedesche, e alla nazione tedesca. 586
Verso la guerra mondiale II ministro degli Esteri del Reich propose a sua volta un brìndisi al signor Stalin, e altri brindisi furono dedicati al governo sovietico e al favorevole sviluppo delle relazióni fra la Germania e l'Unione Sovietica. Nonostante questi calorosi scambi di effusioni fra coloro che fino a poco prima erano stati mortali nemici, sembra che Stalin nutrisse qualche riserva mentale sulla buona volontà nazista di osservare il patto. Mentre Ribben-trop stava per prendere congedo, Stalin lo trasse da parte e gli disse: " II governo sovietico prende il nuovo patto molto seriamente. Io stesso posso garantire sulla mia parola d'onore che l'Unione Sovietica non tradirà il suo partner ". Che cosa avevano firmato i nuovi partner sì II trattato pubblicato parlava dell'impegno, da parte delle due potenze, di non attaccarsi. Se una di esse fosse stata " oggetto di aggressione " da parte di una terza potenza, l'altra non avrebbe " in alcun modo prestato aiuto a questa terza potenza ". Inoltre né la Germania né l'URSS avrebbero aderito a qualsiasi schieramento di potenze che minacciasse, direttamente o indirettamente, l'altra parte *. In tal modo Hitler raggiunse il suo principale obiettivo: l'impegno immediato da parte dell'Unione Sovietica di non unirsi alla Gran Bretagna e alla Francia nel caso che queste nazioni, attenendosi al precedente trattato, fossero venute in aiuto della Polonia attaccata **. Il prezzo che il Fiihrer pagò fu indicato in un " Protocollo segreto addizionale " al trattato : In occasione della firma del patto di non-aggressione fra la Germania e l'Unione Sovietica, i plenipotenziari firmatari discussero in conversazioni strettamente riservate il problema della delimitazione delle rispettive sfere d'influenza nell'Europa orientale. 1) Nel caso di mutamenti territoriali e politici dei territori appartenenti agli Stati Pagina 409
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania), la frontiera settentrionale della Lituania rappresenterà la linea divisoria delle rispettive sfere d'influenza della Germania e dell'URSS. 2) Nel caso di mutamenti territoriali e politici dei territori appartenenti allo Stato polacco, le sfere d'influenza della Germania e dell'URSS saranno approssimativamente delimitate dalla linea dei fiumi Narew, Vistola e San. Soltanto in base ai futuri sviluppi politici sarà possibile decidere definitivamente se gli interessi delle due parti rendono desiderabile il mantenimento di uno Stato polacco * II tenore degli articoli essenziali è quasi identico a quello di una bozza sovietica consegnata a Schulenburg da Molotov il 19 agosto, e accettata da Hitler col suo telegramma a Stalin. La bozza russa specificava che il trattato di non-aggressione era valido solo se contemporaneamente fosse stato firmato un " protocollo speciale " che sarebbe stato parte integrante del patto H. Secondo la testimonianza di Friedrich Gaus, il quale prese parte alla riunione della sera, un altisonante preambolo che Ribbentrop desiderava inserire per dar risalto allo stabilirsi di rapporti amichevoli fra Unione Sovietica e Germania, fu da Stalin recisamente respinto. Il dittatore sovietico obiettò che " il governo sovietico non poteva comunicare d'un tratto al pubblico tali dimostrazioni d'amicizia dopo che esso era stato per sei anni coperto di fango da parte del governo nazista "35. ** L'articolo 7 disponeva che il trattato entrasse in vigore all'atto della firma. La ratifica formale era ovviamente, per questi due paesi totalitari, una mera formalità. Comunque, essa avrebbe richiesto qualche giorno. Cosi Hitler aveva insistito perché si inserisse quell'articolo. Il patto germano-sovietico 587 indipendente; in tal caso si vedrà come debbono essere delimitate le frontiere di tale In ogni modo i due governi risolveranno tale questione mediante un'intesa amichevole. Come ai tempi dei re tedeschi e degli imperatori russi, ancora una volta Germania e Russia si erano accordate sulla spartizione della Polonia, mentre Hitler dava a Stalin mano libera nel Baltico orientale. Infine, per quanto riguardava l'Europa sudorientale, i russi sottolinearono il loro interesse per la Bessarabia (regione da essi perduta nel 1918 e incorporata dalla Romania), e i tedeschi dichiararono il loro disinteresse per essa - concessione, questa, di cui Ribbentrop più tardi si sarebbe pentito. " Questo protocollo, - concludeva il documento, - sarà tenuto assolutamente segreto da entrambe le parti... " M. In effetti, il suo contenuto fu conosciuto soltanto dopo la guerra, in seguito al sequestro da parte degli Alleati occidentali degli archivi segreti tedeschi. Il giorno seguente, 24 agosto, mentre l'esultante Ribbentrop tornava in volo a Berlino, le missioni militari alleate a Mosca chiesero di essere ricevute da Vorosilov. L'ammiraglio Drax aveva infatti inviato al maresciallo una lettera urgente per conoscere il suo punto di vista circa il proseguimento delle conversazioni. Vorosilov lo rese noto ai rappresentanti militari dell'Inghilterra e della Francia alle 13 del giorno seguente, 25 agosto. "Dato il cambiamento avvenuto nella situazione politica, - egli comunicò, - non può essere di utilità alcuna continuare le conversazioni ". Due anni dopo, mentre le truppe tedesche stavano riversandosi sul territorio russo, violando in modo flagrante il patto concluso, Stalin cercò ancora di giustificare la sua intesa con Hitler, presa alle spalle delle delegazioni militari anglo-francesi venute a Mosca per negoziare. " Abbiamo assicurato la pace al nostro paese per un anno e mezzo, - egli disse orgogliosamente in un discorso al popolo russo tenuto alla radio il 3 luglio 1941, - e nel frattempo abbiamo avuto la possibilità di preparare le nostre forze per la difesa nel caso che la Germania fascista avesse osato attaccare il nostro paese ad onta del patto. Ciò è stato certamente di vantaggio per noi e di svantaggio per la Germania fascista ". Ma fu veramente così? Si è discusso molto a questo proposito. Certamente l'accordo, concluso in tutta segretezza, dette a Stalin lo stesso " respiro " Pagina 410
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt peredyska - che lo zar Alessandro I aveva ottenuto da Napoleone a Tilsit nel 1807, e Lenin dai tedeschi a Brest-Litovsk nel 1917. Esso inoltre avrebbe ben presto assicurato all'Unione Sovietica posizioni difensive avanzate contro la Germania, oltre le frontiere sovietiche, con basi negli Stati Baltici, in Finlandia e in Polonia. E, ciò che più conta, come poi fu messo in rilievo dalla Storia della diplomazia sovietica, diede al Cremlino la cer588 Verso la guerra mondiale tezza che, qualora l'URSS fosse stata in seguito attaccata dalla Germania, le potenze occidentali si sarebbero trovate già irrevocabilmente impegnate contro il Terzo Reich, e l'Unione Sovietica non avrebbe dovuto fronteggiare da sola la potenza tedesca, come Stalin aveva temuto durante tutta l'estate del 1939. Ciò è senz'altro vero. Ma v'è anche un altro aspetto della questione. Quando Hitler si volse ad attaccare l'URSS, gli eserciti della Polonia e della Francia e i contingenti inglesi sul continente erano già stati annientati, la Germania poteva contare sulle risorse dell'intera Europa e non aveva più un fronte occidentale che la tenesse impegnata. Nel corso del 1941, 1942 e 1943 Stalin dovette deplorare amaramente che non vi fosse in Europa un secondo fronte contro la Germania e che l'URSS si trovasse obbligata a sostenere da sola la pressione di quasi tutto l'esercito tedesco. Nel 1939-40 esisteva invece un fronte occidentale che tratteneva parte delle truppe tedesche, e la Polonia non sarebbe stata certo sconfitta in quindici giorni se i sovietici l'avessero appoggiata, anziché colpirla alle spalle. Anzi, con probabilità, non vi sarebbe stata affatto la guerra se Hitler avesse saputo che, oltre la Polonia, l'Inghilterra e la Francia, egli doveva affrontare anche l'URSS. Da quanto si può dedurre dalle loro successive dichiarazioni a No-rimberga, perfino i generali tedeschi, così cauti nell'esporre le loro idee politiche, avrebbero forse rifiutato di gettarsi in una guerra contro una coalizione così potente. L'ambasciatore francese a Berlino aveva comunicato che, verso la fine di maggio, Keitel e Brauchitsch avevano messo in guardia Hitler dimostrandogli che la Germania possedeva poche probabilità di vittoria in una guerra in cui l'URSS si fosse trovata dalla parte del nemico. Nessun capo di Stato, neppure un dittatore, può prevedere il corso degli avvenimenti futuri. Come ha sottolineato Churchill, è dubbio che il passo compiuto da Stalin entrando in trattative con Hitler, sia stato, benché meditato, " del tutto realistico in quel momento "". La prima preoccupazione di Stalin era stata quella di qualsiasi capo di governo, cioè la sicurezza del proprio paese. Come in seguito dichiarò Churchill, Stalin, nell'estate del 1939 era convinto che Hitler sarebbe entrato in guerra. Egli voleva a ogni costo evitare che l'URSS venisse a trovarsi nella disastrosa condizione di dover fronteggiare da sola l'esercito tedesco. Vista l'estrema difficoltà di concludere una seria alleanza con l'Occidente, perché non volgersi verso Hitler, che improvvisamente bussava alla sua porta? Alla fine del luglio 1939 Stalin si era evidentemente convinto non solo che la Francia e la Gran Bretagna non desideravano un'alleanza impegnativa con l'URSS, ma che l'obiettivo del governo Chamberlain in Gran Bretagna era di indurre Hitler a rivolgere la sua forza militare contro l'Europa orientale. Sembra che egli fosse molto scettico circa la probabilità che la Gran Bretagna facesse onore alla garanzia data alla Polonia più di quanto la Francia avesse mantenuto i suoi impegni nei riguardi della Cecoslovacchia. Tutto ciò che era accaduto in Occidente negli ultimi due anni era poi valso a rafforzare i suoi sospetti: il rifiuto opposto da Chamberlain alle proposte so// patto germano-sovietico 589 vietiche dopo l'Anschluss e dopo l'occupazione nazista della Cecoslovacchia, per una serie di conferenze intese a concordare dei piani per arrestare ulteriori aggressioni naziste; l'acquiescenza di Chamberlain nei riguardi di Hitler alla conferenza di Monaco, dalla quale l'URSS era stata esclusa; gli indugi e le esitazioni di Chamberlain nel negoziare un'alleanza difensiva contro la Germania mentre passavano a una a una le fatali giornate dell'estate del 1939Per tutti, o quasi, tranne che per Chamberlain, una cosa era certa: il fallimento della diplomazia anglo-francese, che aveva ceduto a ogni nuova mossa di Hitler, era ormai completo *. A poco a poco le due democrazie occidentali avevano perduto terreno: nel 1935 Hitler le aveva sfidate annunciando il ripristino della coscrizione obbligatoria; nel 1936 egli aveva occupata la Renania; nel 1938 si era impadronito dell'Austria, e poco dopo aveva riaffermato i suoi diritti sui Sudeti. Esse erano rimaste passive allorché nel marzo del Pagina 411
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1939 Hitler aveva occupato il resto della Cecoslovacchia. Con l'Unione Sovietica al loro fianco, le due democrazie occidentali avrebbero ancora potuto dissuadere il dittatore tedesco dallo scatenare una guerra, o batterlo abbastanza rapidamente in un conflitto armato. Invece si erano lasciate sfuggire di mano anche quest'ultima occasione**. E ora, in condizioni peggiori, esse si trovavano impegnate a correre in aiuto alla Polonia se fosse stata attaccata. A Londra e a Parigi le proteste per il doppio gioco di Stalin furono vivaci e aspre. Il dittatore sovietico aveva per anni inveito contro le " bestie * Ed anche della diplomazia polacca. In un dispaccio a Parigi l'ambasciatore Noè'l riferì la reazione del ministro degli Esteri Beck alla firma del trattato nazi-sovietico: " Beck è rimasto del tutto tranquillo, non sembra menomamente preoccupato. Egli pensa che, in sostanza, ben poco sia cambiato ". ** Ciò, malgrado i molti avvertimenti circa le intenzioni di Hitler di riawicinarsi al Cremlino. Il i° giugno M. Coulondre, ambasciatore francese a Berlino, aveva informato Bonnet, ministro-degli Esteri francese, che la Russia stava per avere, nei piani di Hitler, una parte sempre più importante. " Hitler rischierà la guerra, - scriveva Coulondre, - se non avrà da combattere contro la Russia. Se invece saprà di dover affrontare anche questa nazione, si ritirerà piuttosto che esporre a un disastro il suo paese, il suo partito e se stesso ". L'ambasciatore sollecitava la pronta conclusione dei negoziati anglo-francesi a Mosca e informava Parigi che l'ambasciatore britannico a Berlino aveva inviato un appello analogo al suo governo a Londra (Libro Giallo francese, ed. frane, pp. 180-81). Il 15 agosto Coulondre e Henderson incontrarono Weizsacker al Ministero degli Esteri. L'ambasciatore britannico informò Londra che il segretario di Stato era convinto che l'Unione Sovietica " avrebbe, alla fine, partecipato alla spartizione del bottino polacco " (Libro Azzurro britannico, p. 91). E Coulondre dopo aver conferito con Weizsacker telegrafò a Parigi: " Bisogna a tutti i costi venire a una conclusione delle conversazioni coi russi al più presto possibile " (Libro Giallo francese, p. 282). Durante tutto il mese di giugno e di luglio, Laurence Steinhardt, ambasciatore americano a Mosca, aveva anch'egli avvertito dell'imminenza di un accordo sovietico-nazista, e il presidente Roosevelt aveva trasmesso tali messaggi alle ambasciate britannica, francese e polacca. Già il j luglio l'ambasciatore sovietico Costantin Oumansky, tornato in licenza in Russia, aveva portato a Stalin un messaggio di Roosevelt; esso esprimeva la convinzione " che in caso di alleanza del suo [di Stalin] governo con Hitler, è certo, come la notte segue il giorno, che Hitler dopo una eventuale vittoria contro la Francia, si rivolgerà contro la Russia " (JOSEPH E. DAVIES, Mission to Moscow, p. 450). L'avvertimento del presidente fu anche telegrafato a Steinhardt, con l'istruzione di trasmetterlo a Molotov, cosa che l'ambasciatore fece il 16 agosto (U.S. Diplomato Papers, 1939, I, pp. 296-99). 590 Verso la guerra mondiale fasciste " e invitato tutti i paesi amanti della pace a coalizzarsi per arrestare le aggressioni naziste. Ed ecco che egli accettava la parte di complice in tali aggressioni. Il Cremlino poteva ribattere (come infatti fece) di aver agito esattamente allo stesso modo della Gran Bretagna e della Francia l'anno prima a Monaco, al fine di conservare la pace ed avere il tempo di riarmarsi contro la Germania, sia pure a spese di un piccolo Stato. Se il modo di agire di Chamberlain era stato giusto e onorevole allorché nel settembre 1938 per accontentare il Fùhrer aveva sacrificato la Cecoslovacchia, per quale ragione si doveva ora, a un anno di distanza, considerare disonorevole il tentativo di Stalin di cattivarsi Hitler a spese della Polonia, paese che per giunta aveva rifiutato l'aiuto sovietico? L'intesa segreta di Stalin con Hitler mirante a smembrare la Polonia e all'assorbimento della Lettonia, dell'Estonia, della Finlandia e della Bessa-rabia, era nota solo a Berlino e a Mosca, ma risultò ben presto evidente dal comportamento sovietico, e impressionò allora l'opinione pubblica di quasi tutto il mondo. I russi potevano ben affermare di voler solo rientrare in possesso di territori che erano stati loro tolti alla fine della prima guerra mondiale, ma le popolazioni di quelle terre non erano russe, né dimostravano alcun desiderio di tornare alla Russia. Soltanto la forza, cui l'URSS aveva rinunciato ai tempi di Litvinov, poteva provocare tale ritorno. Dal momento in cui era entrata a far parte della Società delle Nazioni, l'Unione Sovietica si era creato un prestigio morale come paladina della pace e principale baluardo contro le aggressioni fasciste. Ora questo patrimonio morale Pagina 412
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt era stato completamente dissipato. Con il compromesso con la Germania nazista, Stalin aveva dato il segnale d'inizio a una guerra che quasi certamente sarebbe sfociata in un conflitto mondiale; cosa che egli ben sapeva*. Come poi si vide, questo fu il più grande errore della sua vita. * Già anni prima Hitler aveva scritto profeticamente in Mei" Katnpf: " II fatto stesso di venire alla conclusione di un'alleanza con la Russia corrisponde a un piano per la prossima guerra. La sua conseguenza sarebbe la fine della Germania " (cfr. p. 660 dell'edizione Houghton Mif-flin, 1943)I 1 Per il memorandum di Schnurre sull'incontro, tratto dal suo dispaccio all'ambasciata tedesca a Mosca del 14 agosto 1939: DGFP, VII, pp. 58-59. 2 Per il testo della lettera di Schulenburg: ibid., pp. 67-68. 3 Per il testo del telegramma di Ribbentrop: ibid., pp. 62-64. 4 II memorandum degli uomini d'afiari britannici fu trovato in uno degli archivi dell'ufficio di Goring ed è stato pubblicato in DGFP, VI, pp. 1088-93. Nel documento vi sono alcune scribacchiature di Gb'ring. Più di una volta egli mise un " Oh! " vicino ad affermazioni che egli ovvia mente non condivideva. Tutta la fantastica e alquanto ridicola storia della missione di pace di Dahlerus, che per breve tempo mise questo personaggio al centro della scena politica in un momento decisivo, è narrata in un suo libro intitolato The Last Attempi. Cfr. anche la sua testi monianza resa a Norimberga (TMWC, IX, pp. 457-91) e Sir Lewis Namier Diplomatic Prelude, pp. 417-33 - il capitolo sull'argomento s'intitola: An Interloper in Diplomacy (Un intruso nella diplomazia). 5 Per l'interrogatorio di Halder del 26 febbraio 1946: NCA, suppl. B, p. 1562. 6 HASSELL, Op. CÌt., pp. 53, 63-64. I THOMAS, Gedanken und Freignisse, negli " Schweizerische Monatshefte " del dicembre 1945. 8 Per il memoriale di Canaris sulla conversazione con Keitel del 17 agosto 1939: NCA, III, p. 580 (ND, 795-PS). ' Per la dichiarazione giurata di Naujocks: NCA, VI, pp. 390-92 (ND, 275I-PS). 10 Per il dispaccio di Schulenburg delle 2,48 della notte del 16 agosto: DGFP, VII, pp. 76-77. L'ambasciatore diede un più completo resoconto in un memorandum mandato per corriere e aggiunse dei particolari in una lettera a Weizsacker: ibid., pp. 87-90, 99-100. II DBrFP, terza serie, VII, pp. 41-42. Per i rapporti dell'ambasciatore Steinhardt, cfr. V. S. Diplomatic Papers, 1939, I, pp. 296-99, 334. 12 Per il dispaccio di Ribbentrop a Schulenburg del 16 agosto: DGFP, VII, pp. 84-85. 13 Ibid., p. 100. 14 Ibid., p. 102. '5 Per il dispaccio di Schulenburg, inviato alle 5,58 della mattina del 18 agosto: ibid., pp. 114-16. 16 Per il dispaccio di Ribbentrop delle 22,48 del 18 agosto: ibid., pp. 121-23. 17 Per il memorandum di Schnurre del 19 agosto: ibid., pp. 132-33. 18 Per il dispaccio di Schulenburg delle 18,22 del 19 agosto: ibid., p. 134. " Per il dispaccio di Schulenburg delle 12,08 del 20 agosto: ibid., pp. 149-50. 20 CHURCHILL, The Gathering Storm, p. 392. Egli non indica la sua fonte. 21 Ibid., p. 391. 22 Per il telegramma di Hitler a Stalin del 20 agosto: DGFP, VII, pp. 156-57. " Per il dispaccio di Schulenburg dell'i,19 della notte del 21 agosto: ibid., Pagina 413
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 161-62. 24 25 164. 26 168. 27 28
Per il dispaccio di Ribbentrop del 21 agosto: ibid., p. 162. Per il dispaccio di Schulenburg delle 13,43 del 21 agosto: ibid., p. Per la lettera indirizzata da Stalin a Hitler il 21 agosto: ibid., p.
NCA, suppl. B, pp. 1103-5. DBrFP, VI, n. 376. 29 Cfr. DBrFP, terza serie, VII, appendice II, pp. 558-614. L'appendice contiene una detta gliata relazione, giorno per giorno, delle conversazioni militari di Mosca e rappresenta la fonte più completa, che io abbia visto, sulla versione alleata delle conversazioni. Essa comprende i rapporti trasmessi a Londra, durante i negoziati, dal maresciallo dell'aria Burnett e dal gene rale Heywood, e il rapporto finale della commissione britannica, steso dall'ammiraglio Drax. Vi è anche un resoconto letterale dell'incontro drammatico del generale Doumenc col maresciallo 5J2 Verso la guerra mondiale Vorosilov, che ebbe luogo la sera del 22 agosto, quando il capo della missione militare francese cercò disperatamente di salvare la situazione malgrado l'annuncio, reso pubblico, che Ribbentrop sarebbe arrivato l'indomani a Mosca. Inoltre vi figura il resoconto dell'ultima penosa riunione del 26 agosto delle missioni alleate con Vorosilov. Il volume VII contiene altresì molti dispacci scambiati tra il Ministero degli Esteri inglese e l'ambasciata di Mosca, dispacci che gettano nuova luce su questo episodio. Questa parte del nostro capitolo si basa in larga misura su tali documenti britannici riservati. Purtroppo, per quanto io sappia, i sovietici non hanno mai pubblicato i loro documenti sull'incontro, benché nel libro di NIKOLOV Origini of World War II sia contenuta una relazione sovietica ove si fa ampio uso dei documenti del Ministero degli Esteri inglese. La versione sovietica è data anche dal libro Histoire de la diplomatie (ed. da V. Potemkin). 30 PAUL REYNAUD, In thè Thick of thè Fighi, p. 212. Reynaud a pp. 210-13 da la versione francese dei negoziati degli Alleati svoltisi a Mosca nell'agosto del 1939. A p. 211 indica le sue fonti. Bonnet ha dato la sua versione nel suo libro Fin d'une Europe. 31 I documenti si trovano in DBrFP, VII (cfr. più sopra, nota 29). È interessante notare che né nel Libro Azzurro britannico né nel Libro Giallo francese v'è una sola riga sui tentativi diplo matici fatti a Varsavia dagli anglo-francesi per indurre i polacchi ad accettare un aiuto russo né sul corso delle conversazioni militari svoltesi a Mosca. 32 Per il dispaccio inviato da Ribbentrop da Mosca alle 21,0,5 del 23 agosto: DGFP, VII, p. 220. 33 Per i memorandum segreti tedeschi del 24 agosto: ibid., pp. 225-29. 34 Pel testo della stesura sovietica: DGFP, VII, pp. 150-51. 35 Pel testo della deposizione giurata di Gaus prodotta a Norimberga: TMWC, X, p. 312. 36 Pel testo del patto tedesco-sovietico di non-aggressione e del protocollo segreto ad esso aggiunto, firmati a Mosca il 23 agosto 1939: DGFP, VII, pp. 245-47. 37 CHUECHILL, The Gathering Storm, p. 394. XVI. GLI ULTIMI GIORNI DI PACE II governo britannico non aveva atteso passivamente la firma del patto germano-sovietico a Mosca. L'annuncio, dato a Berlino nella tarda serata del 21 agosto, che Ribbentrop si stava recando in volo a Mosca per concludere un accordo russo-tedesco stimolò il gabinetto britannico ad agire. Esso si riunì alle 15 del giorno 22 e diramò un comunicato nel quale si dichiarava Pagina 414
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt categoricamente che un patto di non-aggressione nazi-sovietico " non avrebbe in alcun modo pregiudicato gli impegni verso la Polonia che il governo britannico aveva più volte pubblicamente riconfermato ed era senz'altro deciso a rispettare ". Contemporaneamente fu convocato il parlamento per il 24 agosto perché approvasse il decreto sui poteri straordinari per la difesa del paese, e vennero prese misure precauzionali di mobilitazione. Sebbene le decisioni del gabinetto fossero assai esplicite, Chamberlain volle che a Hitler non rimanesse alcun dubbio. Non appena fu tolta la seduta, egli scrisse una lettera personale al Fùhrer. ... A quanto pare in alcuni ambienti di Berlino si ritiene che in seguito all'accordo tedesco-sovietico un intervento della Gran Bretagna in favore della Polonia sia ormai da escludere. Non potrebbe esservi errore più grave. Di qualunque natura possa essere l'accordo tedesco-sovietico, esso non potrà pregiudicare gli impegni assunti dalla Gran Bretagna nei confronti della Polonia... ^ È stato affermato che se nel 1914 il governo di Sua Maestà avesse fatto conoscere più chiaramente il proprio punto di vista, si sarebbe potuta evitare quella grande catastrofe. Sia quell'idea fondata o meno, il governo di Sua Maestà ha deciso che nel caso presente non dovrà verificarsi un così tragico equivoco. Se sarà necessario, esso è deciso e pronto ad impiegare, senza esitazione, tutte le forze a sua disposizione, ed è impossibile prevedere la fine delle ostilità una volta scoppiate... '. Il primo ministro, dopo avere, com'egli disse, " perfettamente chiarito in tal modo il nostro atteggiamento ", invitò nuovamente Hitler a cercare una soluzione pacifica alle divergenze con la Polonia, e offerse ancora una volta la collaborazione del governo britannico per giungere a tale soluzione. La lettera, consegnata a Hitler a Berchtesgaden poco dopo le 13 del 23 agosto dall'ambasciatore Henderson, partito in volo da Berlino, mandò il dittatore nazista su tutte le furie. " Hitler è irritato e intransigente, - telegrafò Henderson a Lord Halifax. - II suo linguaggio è violento ed eccessivo nei riguardi sia dell'Inghilterra sia della Polonia "2. La relazione di Hen-
594 Verso la guerra mondiale derson sull'incontro e il memorandum del Ministero degli Esteri tedesco (il secondo fa parte dei documenti nazisti sequestrati) concordano sul carattere dello sfogo di Hitler. L'Inghilterra - egli tuonò - era responsabile dell'in-transigenza della Polonia, proprio come era stata responsabile, l'anno prima dell'irragionevole atteggiamento della Cecoslovacchia. In Polonia si stavano perseguitando decine di migliaia di Volksdeutsche. Affermò che vi erano stati perfino sei casi di castrazione - cosa che lo ossessionava. Egli non poteva sopportare più a lungo una simile situazione. Ogni ulteriore persecuzione di tedeschi da parte dei polacchi avrebbe provocato il suo intervento immediato. Henderson telegrafò a Halifax: Ho contestato punto per punto e rilevato continuamente che le sue affermazioni erano inesatte, ma il solo effetto ottenuto è stato di dare a Hider lo spunto per una nuova sfuriata. Infine Hitler acconsentì a dare entro due ore una risposta scritta alla lettera del primo ministro, e Henderson si ritirò a Salisburgo per prendersi un po' di riposo*. Più tardi, nel pomeriggio, Hitler lo mandò a chiamare e gli rimise la sua risposta. Henderson riferf a Londra che, a differenza del primo incontro, il Fuhrer " si era mantenuto assai calmo e non aveva mai alzato la voce ": Disse di avere cinquant'anni; preferiva una guerra ora, piuttosto che quando ne avesse avuti cinquantacinque o sessanta. La megalomania del dittatore tedesco, che declamava sulla cima della sua montagna, risulta ancora più evidente dalle note tedesche sull'incontro. Dopo aver citato la sua dichiarazione, cioè che preferiva la guerra a cinquant'anni anziché più tardi, vi sono riportate queste altre sue parole: L'Inghilterra farebbe bene a rendersi conto che, avendo combattuto al fronte, conosco che cosa sia la guerra e mi varrò di ogni mezzo a mia disposizione. Dovrebbe esser chiaro a tutti che la guerra mondiale (cioè la guerra del 1914-18) non sarebbe stata perduta se in quell'epoca io fossi stato cancelliere. La risposta di Hitler a Chamberlain era una mescolanza di tutte le viete Pagina 415
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt bugie e di tutte le esagerazioni che egli aveva ammannito agli stranieri e al suo popolo da quando i polacchi avevano osato resistergli. La Germania - egli disse - non desiderava un conflitto con la Gran Bretagna. Essa si era sempre mostrata disposta a discutere con i polacchi le questioni di Danzica e del corridoio " in base a proposte di una magnanimità davvero senza precedenti ". Ma la garanzia incondizionata data dalla Gran Bretagna alla Poy Ionia non aveva fatto che incoraggiare i polacchi " a scatenare un'ondata di pauroso terrorismo contro il milione e mezzo di tedeschi residenti in Polonia ". " Tali atrocità, egli dichiarò, - se sono terribili per le vittime, sono * " La porta si era appena chiusa alle spalle dell'ambasciatore, - annotò più tardi Weiz-sacker, che era presente, - che Hitler si battè una coscia con la mano, rise e disse: Chamberlain non sopravviverà a questo colloquio; il suo gabinetto cadrà stasera " (WEIZSACKER, Memoirs, P. 203). Gli ultimi giorni di pace 595 intollerabili per una grande potenza, quale il Reich tedesco ". La Germania non le avrebbe più tollerate. Infine egli prese nota della dichiarazione del primo ministro, che la Gran Bretagna avrebbe mantenuto i suoi impegni verso la Polonia, e affermò: " tale dichiarazione non potrà apportare alcun cambiamento alla decisione del governo tedesco di salvaguardare gli interessi del Reich... Se sarà attaccata dall'Inghilterra, la Germania si farà trovare preparata e decisa "3. Quale fu il risultato di questo scambio di lettere? Hitler aveva avuto da Chamberlain l'assicurazione formale che l'Inghilterra sarebbe entrata in guerra se la Germania avesse attaccato la Polonia. Da parte sua, il primo ministro aveva udito da Hitler che ciò non cambiava nulla. Come avrebbero dimostrato gli avvenimenti degli agitatissimi otto giorni seguenti, il 23 agosto nessuno dei due però era convinto fino in fondo che l'altro avesse detto la sua ultima parola. Ciò era vero soprattutto per Hitler. Incoraggiato dalle buone notizie giunte da Mosca e convinto che, malgrado quel che Chamberlain gli aveva scritto, dopo la defezione dell'URSS la Gran Bretagna e, nella sua scia, la Francia, sarebbero tornate sulla loro decisione di tener fede agli impegni assunti verso la Polonia, il Fùhrer, la sera stessa del 23 agosto, mentre Hen-derson era ancora in volo alla volta di Berlino, fissò la data dell'attacco contro la Polonia: sabato 26 agosto alle 4,30 del mattino. " Non vi sarà nessun altro ordine riguardo al giorno Y e all'ora X, -annotò nel suo diario il generale Halder. - Tutto dovrà svolgersi automaticamente ". Ma il capo di Stato maggiore generale dell'esercito si sbagliava. Il 25 agosto si produssero due avvenimenti che fecero indietreggiare Hitler davanti all'abisso, meno di ventiquattr'ore prima che le sue truppe varcassero, come era stato stabilito, il confine polacco. L'uno ebbe luogo a Londra, l'altro a Roma. Il mattino del 25 agosto, Hitler, rientrato il giorno prima a Berlino per accogliere Ribbentrop di ritorno da Mosca e per avere la relazione diretta sulle trattative coi russi, inviò una lettera a Mussolini. Essa conteneva una tardiva spiegazione delle ragioni per le quali egli non era stato in grado di tener informato il suo alleato dell'Asse sui negoziati con l'Unione Sovietica (" Non immaginava, - disse, - che sarebbero stati così conclusivi e veloci "). Inoltre Hitler dichiarava che il patto russo-tedesco doveva " essere considerato di immensa utilità per l'Asse ". Ma il vero scopo della lettera, il testo della quale si trova tra i documenti sequestrati dagli Alleati, era di avvertire il " duce " che l'attacco tedesco contro la Polonia poteva avvenire da un momento all'altro, sebbene Hitler evitasse di rivelare al suo amico e alleato la data esatta stabilita. " Se m Polonia dovessero avvenire fatti intollerabili, - egli diceva, - agirò immediatamente... In tali circostanze, nessuno può dire che cosa ogni ora ci riservi ". Hitler non chiese apertamente l'aiuto italiano: esso avrebbe dovuto derivare automaticamente dalle clausole dell'alleanza italo-tedesca. Si limi596 Verso la guerra mondiale tava ad esprimere la speranza di avere la comprensione dell'Italia4. Ciò nonostante, egli era assai interessato a ricevere subito una risposta. La lettera fu trasmessa personalmente da Ribbentrop per telefono all'ambasciatore tedesco a Roma e raggiunse il " duce " alle 15,20. Nel frattempo - alle 13,30 - il Fiihrer aveva ricevuto alla Cancelleria l'ambasciatore Henderson. Era sempre deciso a distruggere la Polonia, ma si sentiva più inquieto di due giorni prima, durante il suo colloquio con Henderson a Berchtesgaden, quando aveva compiuto l'ultimo tentativo per tenere la Gran Pagina 416
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Bretagna fuori dalla guerra *. Come l'ambasciatore riferì a Londra, egli trovò il Fùhrer " assolutamente calmo e normale; ha parlato con grande vivacità e, si sarebbe detto, con sincerità ". Malgrado l'esperienza acquistata durante l'anno precedente, Henderson nemmeno in questa occasione riuscì a comprendere a che cosa mirasse la " sincerità " del dittatore tedesco. Tutto ciò che Hitler disse era infatti assolutamente assurdo. Egli, disse all'ambasciatore, " riconosceva " l'impero britannico ed era pronto a " garantirne personalmente la continuazione, e a impegnare per questo la potenza del Reich tedesco ". Henderson riferì che Hitler desiderava compiere con l'Inghilterra un passo non meno decisivo di quello fatto con la Russia... Il Fiihrer è pronto a concludere con l'Inghilterra accordi che, per quanto riguarda la Germania, non solo garantirebbero l'esistenza dell'impero britannico in ogni circostanza, ma se necessario assicurerebbero anche all'impero britannico l'aiuto tedesco indipendentemente dalle circostanze in cui tale aiuto fosse necessario. Aggiunse che egli sarebbe stato anche disposto ad addivenire a una ragionevole limitazione degli armamenti e a considerare definitive le frontiere occidentali del Reich. A un certo punto, secondo Henderson, Hitler si abbandonò a un tipico saggio di melenso sentimentalismo, benché l'ambasciatore nel suo dispaccio a Londra non l'abbia riferito come tale. Il Fùhrer affermò che egli era, per natura, non un uomo politico ma un artista e che una volta sistemata la questione polacca egli avrebbe trascorso il resto della sua vita facendo l'artista, non il guerrafondaio. Tuttavia il dittatore terminò il suo discorso su un altro tono. Secondo il verbale redatto dai tedeschi per Henderson il Fùhrer ripetè che egli era uomo dalle grandi decisioni... e che quella era la sua ultima offerta. Se essi [il governo britannico] avessero respinto quelle proposte vi sarebbe stata la guerra. Nel corso del colloquio Hitler fece notare ripetutamente che " l'offerta di vasta portata " (com'egli la definì) fatta alla Gran Bretagna era subordinata a una condizione: essa avrebbe avuto valore solamente " dopo la risoluzione del problema tedesco-polacco ". Henderson ribadì che la Gran Bre* Secondo Erich Kordt (Wahn und Wirklichkeit, p. 192) Hitler era cosf euforico per il suo trionfo di Mosca, che la mattina del 2} agosto chiese al suo ufficio stampa notizie sulle crisi di gabinetto a Parigi e Londra. Era convinto che entrambi i governi sarebbero caduti, ma tu richiamato alla realtà quando venne informato degli energici discorsi tenuti il giorno prima al parlamento da Chamberlain e Halifax. Gli ultimi giorni di pace 597 na non avrebbe potuto prendere in considerazione la sua offerta a meno che questa non comportasse l'impegno di regolare pacificamente le divergenze fra Germania e Polonia, Hitler rispose: " Se pensate che la mia offerta sia vana, non trasmettetela nemmeno ". Tuttavia l'ambasciatore era appena rientrato all'ambasciata inglese, situata nella Wilhelmstrasse a pochi passi dalla Cancelleria, che già il dottor Schmidt batteva alla sua porta per consegnargli un verbale delle dichiarazioni di Hitler, considerevolmente tagliate, accompagnato da un messaggio nel quale il Fùhrer pregava Henderson di invitare il governo britannico " a considerare l'offerta molto seriamente ", e gli suggeriva di portarlo egli stesso in aereo a Londra: a questo scopo, sarebbe stato messo a sua dispo sizione un velivolo tedesco5. Come si saranno resi conto i lettori che ci hanno seguito fin qui, era sempre difficile comprendere le strane e fantastiche macchinazioni della mente febbricitante di Hitler. La sua ridicola " offerta " del 25 agosto di garantire l'impero britannico, era stata evidentemente una trovata del momento, poiché egli non ne aveva fatto cenno due giorni prima, quando aveva discusso con Henderson la lettera di Chamberlain e preparato la risposta. Anche tenendo conto delle stravaganze del dittatore, è difficile credere che egli prendesse la cosa così seriamente come dette a vedere all'ambasciatore britannico. Inoltre, come poteva chiedere al governo britannico di considerare l'offerta " molto seriamente ", dal momento che Chamberlain avrebbe avuto appena il tempo di leggerla prima che i nazisti si gettassero sulla Polonia all'alba del giorno seguente, data ancora valida per il giorno X? Ma quell'" offerta " nascondeva di certo un proposito serio. Evidentemente Hitler credeva che, come Stalin, Chamberlain desiderasse una via d'uscita per tenere il suo paese fuori dalla guerra *. Egli due giorni prima aveva ottenuto la neutralità benevola di Stalin, lasciando all'URSS mano libera nell'Europa Pagina 417
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt orientale " dal Baltico al mar Nero ". Non avrebbe potuto ottenere il non-intervento della Gran Bretagna assicurando il primo ministro che il Terzo Reich non avrebbe mai costituito, come la Germania degli Hohenzollern, un pericolo per l'impero britannico? Hitler non si rendeva conto di un fatto (che lo stesso Stalin del resto, con gravissimo suo danno, non aveva capito), e cioè che agli occhi finalmente aperti di Chamberlain il dominio tedesco sul continente europeo appariva il più grave pericolo per l'impero britannico: come era destinato ad esserlo anche per un altro Stato, cioè la Russia sovietica. Eppure in Mein Kampf Hitler aveva osservato che per secoli il primo obiettivo della politica estera britannica era stato di impedire che una sola nazione dominasse il continente. Alle 17,30 Hitler ricevette l'ambasciatore francese, ma non ebbe nulla di * O, se non estraneo alla guerra, almeno non impegnato a fondo. Lo fa intendere il generale Halder in una ricapitolazione della " serie di avvenimenti " del 25 agosto contenuta in una annotazione scritta nel suo diario più tardi, il 28 agosto. Dopo aver registrato che alle 13,30 del giorno 2.5 Hitler aveva ricevuto Henderson, Halder aggiunse: " II Fiihrer non se la prenderebbe se ' Inghilterra inscenasse una finta guerra ". 598 Verso la guerra mondiale molto importante da dirgli, se non ripetergli che non si potevano più sopportare " le provocazioni polacche nei riguardi del Reich ", che egli non avrebbe attaccato la Francia ma che se la Francia fosse entrata nel conflitto la Germania avrebbe combattuto contro di essa sino alla fine. Quindi fece cenno di congedare l'inviato francese alzandosi dalla sedia. Ma Coulondre aveva qualche cosa da dire al Fùhrer del Terzo Reich: dandogli la propria parola d'onore di soldato, si disse certo " che se la Polonia verrà attaccata, la Francia sarà al fianco della Polonia, con tutte le sue forze ". " Per me sarebbe molto spiacevole dover combattere contro il vostro paese, ma ciò non dipende da me, - rispose Hitler. - Vi prego di riferirlo a Monsieur Daladier " *. Erano, a Berlino, le 18 del 25 agosto. Nella capitale durante tutto il giorno la tensione era andata crescendo. Per ordine della Wilhelmstrasse, fin dalle prime ore del pomeriggio tutte le comunicazioni radiofoniche, teleg fiche e telefoniche con l'estero erano state interrotte. La sera precedente gli ultimi corrispondenti dei giornali e i civili inglesi e francesi si erano affrettati a partire diretti alla frontiera più vicina. Durante la giornata di venerdì 25, si seppe che il Ministero degli Esteri germanico aveva telegrafato alle ambasciate e ai consolati tedeschi in Polonia, Francia e Gran Bretagna incaricandoli di invitare i cittadini tedeschi a rientrare in patria attraverso la via più breve. I miei appunti del 24 e 25 agosto rievocano l'atmosfera febbrile che regnava a Berlino. Il tempo era caldo e soffocante e tutti erano ansiosi. Dovunque, nella città agitata, venivano piazzate batterie contraeree, e il ciclo era continuamente attraversato da bombardieri diretti verso la Polonia. " Si direbbe che siamo in guerra ", annotavo in fretta la sera del 24; " la guerra è imminente ", scrivevo di nuovo il giorno dopo, e mi ricordo che i tedeschi che incontrammo quelle due sere alla Wilhelmstrasse sussurravano che Hitler aveva dato l'ordine ai soldati di entrare in Polonia all'alba. Ora sappiamo che l'ordine era di attaccare alle 4,30 del mattino di sabato 26 agosto*. Fino alle ore 18 del 25, nulla di quanto era avvenuto nel corso della giornata, neppure le assicurazioni personali degli ambasciatori Hen-derson e Coulondre che la Gran Bretagna e la Francia avrebbero certamente mantenuto i loro impegni con la Polonia, aveva smosso Hitler dalla sua decisione di dar corso al piano prestabilito di aggressione. Ma verso le 18, o poco dopo, giunsero da Londra e da Roma notizie che resero esitante quell'uomo dalla volontà apparentemente incrollabile. Dai documenti segreti tedeschi e dalle testimonianze postbelliche dei * Benché gli ordini non revocati di Hitler avessero stabilito l'attacco per quella data e per quell'ora e, come disse Halder, fossero destinati a scattare " automaticamente ", diversi autori tedeschi hanno scritto che il Fùhrer poco dopo le 3 pomeridiane ordinò che si desse il via al " caso bianco " la mattina dopo (cfr. WEIZSACKER, Memoirs; KORDT, Wahn und Wirklichkeit; e WALTHER HOFER, War Premeditateti, 1939). Hofer dice che l'ordine fu dato alle 15,02 e cita come fonte di questa informazione il generale Von Vormann, che era presente alla Cancelleria quando l'ordine fu emesso. Fra i documenti tedeschi non è stata trovata nessuna testimonianza ufficiale in proposito. Gli ultimi giorni di pace
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt funzionar! della Wilhelmstrasse non risulta del tutto chiaro a quale ora precisa Hitler apprese che era stato firmato a Londra il trattato ufficiale anglopolacco che trasformava la garanzia unilaterale data dalla Gran Bretagna alla Polonia in un patto di mutua assistenza *. Nel diario di Halder e in quello della marina tedesca si accenna al fatto che a mezzogiorno del 25 agosto alla Wilhelmstrasse si ebbe sentore che tale patto sarebbe stato firmato nel corso della giornata. Il capo dello Stato maggiore generale scrive che a mezzogiorno ricevette dall'OKW una telefonata, con la quale gli si chiedeva l'estremo limite a cui si poteva rimandare la decisione di attaccare. Egli rispose: fino alle tre del pomeriggio. Il diario della marina informa anche che la notizia del patto anglo-polacco e della " comunicazione del " duce " " giunse a mezzogiorno7. Ma ciò appare impossibile. Secondo quanto risulta da un'annotazione tedesca scritta sul documento, la lettera del " duce " non arrivò prima delle " sei pomeridiane all'incirca ". Inoltre Hitler non poteva essere stato informato della firma a Londra del trattato anglo-polacco prima di quell'ora perché essa ebbe luogo soltanto alle 17,35, per di più appena quindici minuti dopo che l'ambasciatore polacco a Londra, conte Edward Raczyriski, aveva ricevuto telefonicamente dal ministro degli Esteri di Varsavia l'autorizzazione a firmare **. Qualunque fosse l'ora in cui le ricevette (è lecito pensare alle sei del pomeriggio), Hitler fu impressionato dalle notizie giunte da Londra. Il trattato poteva ben rappresentare la risposta della Gran Bretagna alla sua " offerta ", il cui testo avrebbe dovuto ormai essere a Londra. Esso significava il fallimento del suo tentativo di comprare gli inglesi, così come aveva comprato i russi. Il dottor Schmidt, che si trovava nell'ufficio di Hitler quando giunse la notizia, ricordò in seguito che il Fuhrer, dopo aver letta la comunicazione, si sedette sovrappensiero al suo tavolo di lavoro '. Mussolini indietreggia. Le sue meditazioni furono interrotte poco dopo da notizie altrettanto spiacevoli, questa volta provenienti da Roma. Per tutto il pomeriggio il dittatore tedesco aveva atteso con " malcelata impazienza " (come dice il dottor Schmidt) la risposta del " duce " alla sua lettera. Alle ore 15, poco dopo che Henderson se n'era andato, fu convocato alla Cancelleria l'ambasciatore italiano Attolico, il quale però potè soltanto informare il Fuhrer che non era ancora giunta nessuna risposta. Hitler divenne talmente inquieto che mandò Ribbentrop a telefonare a Ciano; ma il ministro degli Esteri non * In questo trattato vi era un protocollo segreto il quale precisava che la " potenza europea ", di cui all'articolo i, che con la sua aggressione avrebbe determinato la mutua assistenza Militare, era la Germania. Tale protocollo salvò il governo britannico dalla disastrosa necessità di dover dichiarare guerra all'Unione Sovietica quando l'Armata Rossa, d'accordo con i tedeschi, invase la Polonia orientale. ** A differenza della Gran Bretagna, in Germania non vigeva l'ora legale. Per tale ragione, non figura la differenza di un'ora tra Berlino e Londra. 600 Verso la guerra mondiale riuscf a trovarlo. Attolico - racconta Schmid t - fu congedato con scarsa cortesia '. Da qualche giorno Hitler aveva ricevuto da Roma degli avvertimenti; gli era stato detto che il suo alleato dell'Asse si sarebbe probabilmente tirato indietro al momento cruciale dell'attacco contro la Polonia, e queste informazioni non erano prive di fondamento. Appena tornato a Roma dopo i suoi deludenti incontri dell'i i, 12 e 13 agosto con Hitler e Ribbentrop, Ciano si era messo al lavoro per convincere Mussolini a volgersi contro i tedeschi iniziativa che non era sfuggita all'occhio vigile dell'ambasciata tedesca a Roma. Il diario del ministro degli Esteri fascista registra gli alti e bassi dei suoi sforzi per schiarire le idee a Mussolini e staccarlo in tempo da Hitler in caso di guerraI0. La sera del suo ritorno da Berchtesgaden, il 13 agosto, Ciano ebbe un incontro col " duce " e, dopo avergli riferito i suoi colloqui con Hitler e Ribbentrop, tentò di convincerlo che i tedeschi " ci [avevano] ingannato e mentito " e che " [stavano] per tirarci in un'avventura ". Quella sera Ciano scrisse nel suo diario: Le reazioni del Duce sono di varia natura. Dapprima mi da ragione, poi dice che l'onore lo obbliga a marciare con la Germania. Infine afferma che vuole la sua parte di bottino in Croazia e in Dalmazia. 14 agosto. Trovo Mussolini pensoso. Io non esito ad eccitare in lui ogni reazione antigermanica e con ogni mezzo. Gli parlo del suo prestigio scosso e della sua posizione di secondo poco brillante. E soprattutto, gli consegno una documentazione che prova la mala fede germanica nella questione polacca. Pagina 419
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'alleanza è stata conclusa su premesse che essi rinnegano adesso; sono essi i traditori, e non dobbiamo avere scrupoli a piantarli in asso. Ma Mussolini ne ha ancora molti. L'indomani Ciano discusse con Mussolini per sei ore, fino ad esaurire l'argomento. ij agosto. Il Duce... è entrato nell'ordine di idee che è impossibile marciare a occhi bendati con la Germania. Egli fa però una riserva: vuole preparare lo sganciamento, ma fare ciò in modo da non rompere brutalmente le relazioni con Berlino... Il Duce è sempre più convinto che le democrazie si batteranno... Questa volta è la guerra. E noi non possiamo farla perché le nostre condizioni non ce lo permettono. 18 agosto. Nella mattinata, colloquio col Duce con la sua solita altalena di sentimenti. Egli ritiene ancora possibile che le democrazie non marcino e che la Germania possa a buon mercato fare un ottimo affare, dal quale non vuole escludersi. Poi teme l'ira di Hitler. Pensa che una denuncia - o qualcosa di simile - del Patto, possa indurre Hitler ad abbandonare la questione polacca, per saldare il conto dell'Italia. Tutto ciò lo rende nervoso e inquieto. 20 agosto. Il Duce in mia assenza ha fatto marcia indietro. Vuole ad ogni costo af fiancare la Germania nel conflitto che è ormai prossimo... Colloquio a tre, Mussolini, io, Attolico [L'ambasciatore era rientrato a Roma da Berlino, per consultazioni]. In sostan za: è troppo tardi per piantare in asso i tedeschi... La stampa di tutto il mondo direbbe che l'Italia è vile... Cerco di polemizzare, ma stasera è una vana fatica: è pervicacemente intestato in questa idea... 21 agosto. Oggi ho parlato chiaro... Quando sono entrato nella stanza, Mussolini mi ha confermato la sua decisione di marciare con i tedeschi. " Voi, Duce, non potete e non dovete farlo... Andai a Salisburgo per trattare una linea comune: mi trovai di fronte a un Diktat. I tedeschi - non noi - hanno tradito l'alleanza... Stracciate il Patto. Getta telo in faccia a Hitler!... " 20 Gli ultimi giorni di pace 601 Risultato di questo colloquio fu la decisione che Ciano organizzasse l'indomani un incontro con Ribbentrop al Brennero e lo informasse che l'Italia si sarebbe tenuta al di fuori di un conflitto provocato da un attacco tedesco contro la Polonia. Ciano, che aveva chiesto una comunicazione telefonica con Ribbentrop per mezzogiorno, dovette attendere molte ore prima di potergli parlare; finalmente, alle 17,30, ottenne la linea. Il ministro degli Esteri nazista non potè dare a Ciano una risposta immediata alla sua proposta di incontrarsi al Brennero entro così breve tempo, essendo " in attesa di un importante messaggio da Mosca ". Disse che avrebbe chiamato più tardi. Chiamò infatti alle 22,30. Ciano scrisse nel suo diario: 22 agosto. ler sera alle 10,30 si è prodotto il colpo di scena. Ribbentrop ha telefonato che avrebbe preferito vedermi a Innsbruck anziché alla frontiera, dovendo poi partire per Mosca onde firmare il Patto politico con i Soviet. Per Ciano e Mussolini fu quella una notizia davvero stupefacente. Essi decisero che un incontro tra i due ministri degli Esteri " non sarebbe più stato opportuno ". Ancora una volta, gli alleati tedeschi avevano dimostrato di non tenerli in nessuna considerazione, giacché avevano trascurato di informarli delle loro trattative con Mosca. Le esitazioni di Mussolini, i sentimenti antitedeschi di Ciano e l'eventualità che l'Italia potesse sottrarsi agli obblighi assunti in base all'articolo 3 del patto d'Acciaio, secondo il quale ognuno dei contraenti si impegnava a partecipare automaticamente alla guerra qualora l'altra parte " si trovasse coinvolta in ostilità con una terza potenza ", tutto ciò fu risaputo a Berlino prima che Ribbentrop partisse per Mosca il 22 agosto. Il 20 agosto il conte Massimo Magistrati, incaricato d'affari italiano a Berlino, andò a trovare Weizsacker al Ministero degli Esteri e gli fece capire che da parte italiana esisteva uno stato d'animo - come disse il segretario di Stato a Ribbentrop in un memorandum riservato " - " che non mi sorprende e, a mio avviso, dev'essere senz'altro preso in considerazione ". Magistrati fece Pagina 420
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt notare a Weizsacker che la Germania, poiché non si era attenuta alle clausole dell'alleanza, le quali contemplavano continui contatti e consultazioni sulle questioni di maggiore importanza, e aveva considerato le divergenze con la Polonia come un problema esclusivamente tedesco, " dimostrava di voler rinunciare all'aiuto militare dell'Italia ". E se, contrariamente alla convinzione dei tedeschi, il conflitto polacco si fosse esteso provocando una guerra europea, l'Italia non riteneva che sussistessero " le premesse " dell'alleanza. In una parola l'Italia cercava una via d'uscita. Due giorni dopo, il 23 agosto, pervenne a Berlino un altro avvertimento, questa volta da parte dell'ambasciatore a Roma, Hans Georg von Macken-sen. Egli scrisse a Weizsacker per informarlo di quanto era accaduto " dietro le quinte ". La lettera, secondo una nota scritta in margine al documento sequestrato con la calligrafia di Weizsacker, fu " sottoposta al Fùhrer ". Essa dovette aprirgli gli occhi. La posizione dell'Italia, delineatasi in seguito a una serie di incontri tra Mussolini, Ciano e Attolico, era, secondo Mackensen, 602 Verso la guerra mondiale la seguente: la Germania, se avesse invaso la Polonia, avrebbe violato il patto d'Acciaio, basato sull'impegno di non provocare una guerra fino al 1942. Inoltre, a differenza di quanto pensava il suo alleato tedesco, Mussolini era certo che se la Germania avesse attaccato la Polonia sia la Gran Bretagna sia la Francia sarebbero intervenute " e, con esse, anche gli Stati Uniti, dopo qualche mese ". Mentre la Germania sul fronte occidentale sarebbe rimasta sulla difensiva, i francesi e gli inglesi, secondo l'opinione del Duce, sarebbero scesi in Italia con tutte le forze a loro disposizione. Cosi l'Italia avrebbe dovuto sostenere da sola il peso della guerra per dare al Fiihrer il modo di sistemare la questione orientale... u. Fu in seguito a questi avvertimenti che Hitler inviò la lettera a Mussolini il mattino del 25 agosto e attese tutto il giorno la risposta con crescente impazienza. Poco dopo la mezzanotte del giorno prima, Ribbentrop, terminata la relazione al Fùhrer dei particolari del suo trionfo di Mosca, aveva telefonato a Ciano per informarlo, " dietro suggerimento del Fùhrer ", dell'" estrema gravita della situazione, dovuta alle provocazioni polacche " *. Un'annotazione di Weizsacker rivela che tale telefonata aveva lo scopo di " far sf che gli italiani non potessero più parlare di sviluppi inattesi ". Quindi il " duce " sapeva già che l'attacco tedesco alla Polonia era imminente, quando, alle 15,20 del 25 agosto, l'ambasciatore Mackensen gli consegnò la lettera di Hitler, a Palazzo Venezia, a Roma. A differenza di Hitler, Mussolini era certo che la Gran Bretagna e la Francia sarebbero entrate immediatamente in guerra, con conseguenze catastrofiche per l'Italia, la cui marina non era in grado di reggere il confronto con quella britannica nel Mediterraneo e il cui esercito sarebbe stato schiacciato da quello francese**. Secondo un dispaccio inviato da Mackensen a Berlino alle 22,25, nel quale l'ambasciatore riferiva sul suo incontro con Mussolini, il " duce ", dopo aver letto attentamente la lettera due volte in sua presenza, si dichiarò " completamente d'accordo " riguardo al patto nazi-sovietico e disse di rendersi conto che " non si poteva più evitare un conflitto armato con la Polonia ". Infine, e Mackensen riferf che questo lo affermò con particolare enfasi " egli sarebbe rimasto al nostro fianco incondizionatamente, con tutti i mezzi a sua disposizione " ". * Bisogna tener presente che le " provocazioni polacche ", tanto messe in risalto iri quei giorni da Hitler e Ribbentrop nei loro incontri e nelle note diplomatiche scambiate con inglesi, francesi, russi e italiani, e propalate con titoli cubitali dalla stampa controllata dai nazisti, erano quasi completamente inventate dai tedeschi. La maggior parte delle provocazioni in Polonia erano opera di tedeschi che ricevevano ordini da Berlino. Nei documenti tedeschi caduti in mano agli Alleati si trovano numerose prove in proposito. ** II giorno prima - il 24 agosto - Ciano aveva fatto visita al re, nella sua residenza estiva in Piemonte, e il vecchio monarca, che era stato messo da parte da Mussolini, aveva parlato sprezzantemente delle forze armate del suo paese. Secondo Ciano, egli avrebbe detto: " L'esercito è in uno stato pietoso. Perfino la difesa della frontiera è insufficiente. Egli aveva fatto trentadue ispezioni ed era convinto che i francesi potevano attraversarla con grande facilità. Gli ufficiali dell'esercito italiano non sono qualificati per il loro compito e il nostro equipaggiamento è vecchio ed antiquato " (Diario di Ciano, p. 148). Gli ultimi giot
pace Pagina 421
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ma il " duce " all'insaputa dell'ambasciatore tede^on ^risse al Fii'ire una lettera di diverso tenore. Ciano ne telefonò il testo ,& s Estrema urge° ad Attolico, che era rientrato a Berlino e che " verso J i pomeridi * " a , arrivò alla Cancelleria per consegnarla personalmente ^e Molf Hitler^6" condo Schmidt, che era presente, essa colpì il Fùhrer C^JQ Xm fulmine. , pò aver espresso la sua " completa approvazione " rigu^oU al patto naZ'j . . vietico e la sua " comprensione per il problema della ftia ", Muss" veniva al punto essenziale con queste parole: Quanto all'atteggiamento pratico dell'Italia nel caso di un^ militare [la s" lineatura è di Mussolini], il mio punto di vista è il seguente: /alk r_e. Se la Germania attaccherà la Polonia e il conflitto rimarrà \\ ve^ *ato, l'Italia f° rà alla Germania qualsiasi assistenza politica ed economica che ' na^Tà richiesta. un Se la Germania attaccherà la Polonia * e gli alleati di quesr oppone inizieranl* non contrattacco verso la Germania, Vi informo d'anticipo che sarLlla ^rtuno per me <jjca prendere l'iniziativa in operazioni militari, dato l'attuale stato ^jifor^reparazione \£'' e italiana, circa la quale abbiamo ripetutamente e in tempo utile ' ^ato Voi, Fiibf ' Herr von Ribbentrop. jo s^ • jn. Nondimeno il nostro intervento può aver luogo senza indu/^ess. la Germania c aj_ vierà immediatamente le forniture militari e le materie prime n jpahvtie per resistff noj l'attacco che la Francia e la Gran Bretagna dirigerebbero prin^ pel- ^nte contro & e^ Nei nostri incontri la guerra era stata prevista per il 1942, '. Quell'epoca io stato pronto in terra, in mare e in ciclo, secondo i piani stabilirgià , ^g Sono inoltre dell'opinione che le misure puramente miUtari|ric% tese, e le artfÉitan. si prenderanno in seguito, immobilizzeranno, in Europa e in A ' ingenti forze cesi e britanniche. jtà ^ ntj. Considero mio sacro dovere di amico leale dirvi l'intera ve*jli cv informarvi iti tj cipo della situazione reale. Il non farlo potrebbe avere deprecat^are ..tiseguenze pef . ^ noi. Questo è il mio pensiero e, dato che tra breve dovrò convt' ' più alti orgaP governo, Vi prego di farmi conoscere il Vostro. ** is MUSSOLINI * Nella traduzione tedesca della lettera di Mussolini, trovata negli,| Pu^i del Ministeri rma. Esteri dopo la guerra e da me utilizzata nel presente lavoro, in quest |iina, 'o la parola " v' ja ^ nia " è stata cancellata con un segno e vi è stato scritto sopra, a maW puH,.'.a parola " Poi" jta] di modo che si legge: " Se la Polonia attacca... " Invece nell'originale "• È KJcato dal goverf^j^ liano dopo la guerra sta scritto: " Se la Germania attacca la Polonia 4a'i Sfrigolare che i ** falsificassero perfino i documenti segreti depositati nei loro archivi ufS^statv I Stato 14. scrit** Come se per Hitler la lettera di Mussolini non fosse stata abl>jegli .*> amara, diversi ace tori tedeschi, in gran parte testimoni diretti dei drammatici eventi P\ Fw''timi giorni di unó hanno pubblicato un testo immaginario di questa lettera del " duce " '{O <j fer. Erich Koro''to jj dei cospiratori antinazisti, che fu capo della segreteria del MinistO" i, Sii Esteri, è t& pub_ primo a dare alle stampe questa versione artefatta, nel suo libro Wi \tiiQ\\ d Wirklichkeil> ajtt; blicato a Stoccarda nel 1947. Kordt l'ha eliminata nella seconda eVa '^ del libro, m* unj scrittori hanno continuato a riprenderla dalla prima edizione. Essa figMesc ^Zwischen HitV, paul Stalin di Peter Kleist, uscito nel 1950, e Pagina 422
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt perfino nella traduzione inAt° fidile memorie <)' pub1)31 questi ricevette la lettera dalle mani di Attolico, riferisce che la 1^<0 n^iceva: "In u*1 et ja momenti più dolorosi della mia vita, debbo informarvi che l'Ita! 1£ *(** è preparata P guerra Secondo quanto mi dicono i capi responsabili dei servizi, / trt *erve di benzif^ "aeronautica italiana sono così scarse che basterebbero soltanto peOr del|,Settimane di C° timento. Le condizioni non sono diverse per quanto riguarda le riserva ut, Esercito e quell^, materie prime... Vi prego di comprendere la mia situazione". P^ P> ..divertente ragp circa la falsificazione di questa lettera, cfr. NAMIER, In thè Nazi Ere 604 Verso la guerra mondiale Così, se da un lato Hitler poteva contare sulla neutralità benevola del-l'URSS anziché paventare il suo intervento, dall'altro l'alleato legato alla Germania dal patto d'Acciaio si ritirava; e ciò proprio il giorno in cui sembrava che la Gran Bretagna avesse preso irrevocabilmente posizione firmando con la Polonia un patto di mutua assistenza contro l'aggressione tedesca. Hitler lesse la lettera del " duce ", disse ad Attolico che avrebbe dato immediatamente una risposta e congedò con estrema freddezza l'inviato italiano. Uscito Attolico, il dottor Schmidt udì Hitler commentare amaramente: " Gli italiani si stanno comportando proprio come nel 1914 " - e quella sera la Cancelleria risuonò di improperi all'indirizzo dello " sleale alleato dell'Asse ". Ma le parole non risolvevano la situazione. Secondo i piani prestabiliti, l'esercito tedesco avrebbe dovuto mettersi in marcia contro la Polonia nove ore dopo: erano infatti, in quel momento, le 18,30 del 25 agosto, e l'invasione era prevista per le 4,30 del mattino del 26 agosto. Il dittatore nazista doveva decidere senza indugio, tenendo conto delle notizie giunte da Londra e da Roma, se mantenere inalterato il programma, o spostare la data, o rinunciare addirittura a tutto. Mentre accompagnava Attolico fuori dallo studio di Hitler, Schmidt si imbattè nel generale Keitel che correva dal Fuhrer. Pochi minuti dopo il generale usciva in gran fretta gridando concitatamente al suo aiutante: " L'ordine di avanzata dev'essere nuovamente rimandato! " Hitler, messo con le spalle al muro da Mussolini e da Chamberlain, aveva rapidamente preso una decisione. " II Fuhrer è assai agitato ", annotò Hal-der nel suo diario, e continuava: Ore 19,30. Ratificato il trattato tra Polonia ed Inghilterra. Non si iniziano le ostilità. Si debbono fermare tutti i movimenti di truppe, perfino in prossimità della frontiera, se non è possibile altrimenti. Ore 20,3 y. Conferma di Keitel. Canaris: revocate le restrizioni delle comunicazioni telefoniche con l'Inghilterra e la Francia. Conferma lo sviluppo degli avvenimenti. Il diario della marina tedesca contiene ragguagli più particolareggiati in merito al rinvio e alle ragioni che l'avevano determinato: 25 agosto. Il " caso bianco " già iniziato verrà fermato alle 20,30 in seguito alla mutata situazione politica (patto di mutua assistenza fra Inghilterra e Polonia del 25 agosto, ore 12, e dichiarazione del Duce che egli è bensì pronto a mantenere la sua parola, ma che deve chiedere grandi rifornimenti di materie prime) ". Tre dei principali accusati al processo di Norimberga diedero durante l'interrogatorio una propria versione del rinvio dell'attacco". Ribbentrop affermò che quando venne a sapere del patto anglo-polacco e " apprese " che " si stavano prendendo misure militari contro la Polonia " (come se egli non fosse stato perfettamente al corrente dell'attacco), si recò " immediatamente " dal Fuhrer e lo esortò a rinunciare all'invasione della Polonia; sul che " il Fuhrer fu subito d'accordo ". Ciò è di certo completamente falso. Le testimonianze di Keitel e Gò'ring sembrano un po' più sincere. " Fui improvvisamente chiamato da Hitler alla Cancelleria, - raccontò Keitel a Gli ultimi giorni di pace 605 Norimberga nel corso della sua deposizione. - Egli mi disse: Fermate subito ogni cosa. Ho bisogno di tempo per condurre dei negoziati ". Che fino all'ultimo momento Hitler fosse convinto di potere uscire dalla difficile situazione per mezzo di negoziati, è stato confermato da Goring in un interrogatorio svoltosi a Norimberga prima del processo. Il giorno in cui l'Inghilterra diede ufficialmente alla Polonia la sua garanzia, il Fiih-rer mi chiamò al telefono e mi disse di aver sospeso la Pagina 423
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt progettata invasione della Polonia. Gli chiesi se la misura era temporanea o definitiva. Rispose: " No, devo vedere se riesco a impedire l'intervento britannico ". Per quanto la defezione all'ultimo momento di Mussolini costituisse per Hitler un colpo molto grave, appare evidente dalla testimonianza citata che la firma da parte della Gran Bretagna del trattato di mutua assistenza con la Polonia, ebbe un peso assai maggiore sulla decisione del dittatore tedesco di rinviare l'attacco. È certo strano che Hitler pensasse ancora di riuscire, come disse a Goring, " a impedire l'intervento britannico ", dopo che l'ambasciatore Henderson, quello stesso giorno, l'aveva nuovamente avvertito che se la Polonia fosse stata attaccata la Gran Bretagna sarebbe scesa in campo, e dopo che il governo britannico aveva proprio allora dato solennemente la sua parola in tal senso con un trattato ufficiale. È probabile che l'esperienza fatta con Chamberlain a Monaco abbia indotto Hitler a credere che il primo ministro avrebbe capitolato di nuovo, solo che si fosse trovata una via d'uscita. Ma resta pur sempre strano che un uomo, che aveva dimostrato in passato tanto acume in politica estera, non si rendesse conto del cambiamento avvenuto in Chamberlain e nella situazione della Gran Bretagna: cambiamento che, dopo tutto, egli stesso aveva provocato. Fu assai difficile fermare l'esercito tedesco la sera del 25 agosto, giacché molte unità erano già in movimento. Nella Prussia orientale l'ordine che revocava l'attacco pervenne al I corpo d'armata del generale Petzel alle ore 21,37, e s°l° gli sforzi disperati di parecchi ufficiali, precipitosamente mandati a raggiungere i distaccamenti avanzati, riuscirono ad arrestare le truppe. Al crepuscolo le colonne motorizzate del corpo del generale von Kleist, dislocate al sud, avevano cominciato a marciare in direzione della frontiera polacca. Esse furono arrestate presso il confine da un ufficiale dello Stato maggiore che aveva effettuato un audace attcrraggio vicino alla frontiera con un piccolo aereo da ricognizione. In alcuni settori gli ordini arrivarono soltanto quando la sparatoria era già cominciata; tuttavia, dato che i tedeschi stavano provocando incidenti da parecchi giorni lungo tutto il confine, lo Stato maggiore generale polacco non sospettò di che cosa realmente si trattasse. Pertanto, il 26 agosto, esso comunicò che numerose " bande tedesche " avevano attraversato il confine e attaccato fortini e stazioni di dogana con mitragliatrici e bombe a mano e che " in un caso si era trattato.cli un distaccamento dell'esercito regolare ". 606 Verso la guerra mondiale Gioia e confusione tra i "cospiratori". •;.< La notizia, diffusa la sera del 25 agosto, che Hitler aveva revocato l'ordine d'attacco contro la Polonia, fu motivo di grande giubilo per il gruppo di cospiratori dell'Abivehr. Il colonnello Oster comunicò la notizia a Schacht e a Gisevius, esclamando: " II Fuhrer è rovinato ", e la mattina dopo l'ammiraglio Canaris fu ancor più giubilante. " Hitler, - dichiarò Canaris, - non potrà superare questo colpo. La pace è salva per altri vent'anni ". Entrambi pensavano che il problema di eliminare il dittatore nazista fosse ormai superato: Hitler era un uomo finito. Per parecchie settimane, mentre quella fatale estate volgeva al termine, i cospiratori - tali essi si consideravano - si erano nuovamente messi in moto, benché riesca difficile comprendere lo scopo preciso di quella loro attività. Goerdeler, Adam von Trott, Helmuth von Moltke, Fabian von Schla-brendorff e Rudolf Pechel avevano tutti compiuto un pellegrinaggio a Londra dove avevano informato non solo Chamberlain e Halifax, ma anche Churchill e altri dirigenti inglesi, che Hitler stava progettando di attaccare la Polonia per la fine di agosto. Questi tedeschi contrari a Hitler si rendevano ben conto che la Gran Bretagna, compreso Chamberlain col suo ombrello, era cambiata dai giorni di Monaco e che l'unica condizione da essi posta l'anno precedente per eliminare Hitler (cioè che la Gran Bretagna e la Francia dichiarassero che si sarebbero opposte con misure militari a qual-siasi nuova aggressione nazista) ormai era stata soddisfatta. Che cos'altro aspettavano? Ciò non risulta ben chiaro dalla documentazione che ci hanno lasciato, anzi si ha l'impressione che non lo sapessero neppure loro. Per quanto ben intenzionati, erano irretiti da una grande confusione di idee e da un paralizzante senso di inanità. Il controllo che Hitler esercitava in Germania sulle forze armate, la polizia, il governo e il popolo era tale che non poteva venir scosso o minato qualsiasi azione essi pensassero di intraprendere. Il 15 agosto von Hassell fece visita al dottor Schacht nella sua nuova garconnière di Berlino. L'ex ministro dell'Economia, ora a riposo, era appena Pagina 424
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rientrato da un viaggio di sei mesi in India e in Birmania. Hassell scrisse nel suo diario: " II punto di vista di Schacht è che non possiamo far nient'al-tro che tenere gli occhi aperti e attendere, e che le cose seguiranno il loro inevitabile corso ". Secondo quanto ha annotato nel suo diario, lo stesso Hassell quel giorno disse a Gisevius che " anche lui era propenso a rinviare, per il momento, ogni azione diretta ". Ma quale " azione diretta " si doveva rinviare? Il generale Halder, desideroso quanto Hitler di annientare la Polonia, non aveva, in quel momento, alcun interesse a liberarsi del dittatore. Il generale von Witzleben, che l'anno precedente avrebbe dovuto guidare le truppe destinate a rovesciare il Fuhrer, era ora al comando di un gruppo di armate a occidente; non era quindi in condizione di agire a Berlino, anche se l'avesse voluto. Ma era veramente deciso ad agire in quel senso? Gisevius andò a trovarlo Gli ultimi giorni di pace 607 al suo quartier generale proprio mentre stava ascoltando le notizie trasmesse dalla BBC di Londra, e si rese subito conto che al generale interessava unicamente sapere come andavano le cose. Quanto al generale Halder, egli era così occupato ad approntare i piani definitivi per l'attacco contro la Polonia, che ben poco tempo gli restava per coltivare progetti sediziosi in vista dell'eliminazione di Hitler. Interrogato a Norimberga, il 26 febbraio 1946, fu quanto mai vago circa le ragioni per cui egli stesso e gli altri presunti nemici del regime nazista nulla avevano fatto negli ultimi giorni di agosto per deporre il Fuhrer e salvare cosi la Germania dalla guerra. " Non era possibile ", disse. Perché? " Perché il generale von Witzleben era stato trasferito a occidente. Senza Witzleben l'esercito non poteva agire ". E il popolo tedesco? Allorché il capitano Sam Harris, pubblico accusatore americano a Norimberga, ricordando a Halder la sua dichiarazione che il popolo tedesco era contrario alla guerra, gli chiese: " Se Hitler si era irrevocabilmente votato alla guerra, com'è che non potevate contare sull'appoggio del popolo, prima dell'invasione della Polonia? " Halder rispose: " Scusate se sorrido. Se odo la parola " irrevocabile " riferita a Hitler, devo dire che niente era irrevocabile ". E il capo dello Stato maggiore generale spiegò che ancora il 22 agosto, dopo che Hitler aveva comunicato ai generali riuniti all'Obersalzberg la sua immutabile decisione di attaccare la Polonia e, se necessario, scendere in campo contro l'Occidente, lui stesso non era per nulla convinto che il Fuhrer avrebbe fatto ciò che aveva dichiarato". Alla luce delle annotazioni contenute nel diario di Halder in quel periodo, si trattava di una affermazione davvero stupefacente, caratteristica non solo di Halder ma anche della maggior parte degli altri " cospiratori ". Dov'era il generale Beck, predecessore di Halder nella carica di capo dello Stato maggiore generale dell'esercito? Secondo Gisevius, Beck scrisse una lettera al generale von Brauchitsch, ma il comandante in capo dell'esercito non si degnò nemmeno di rispondere. In seguito, dice Gisevius, Beck ebbe una lunga conversazione con Halder, il quale pur ammettendo che una grande guerra avrebbe condotto la Germania alla rovina, si disse convinto che " Hitler non avrebbe mai permesso lo scoppio di una guerra mondiale " e che quindi, per il momento, non c'era bisogno di deporlo ". Il 14 agosto Hassell pranzò con Beck, e fissò nel suo diario il senso di sconforto che aveva pervaso entrambi. Beck [è] un uomo molto colto, simpatico e intelligente. Purtroppo ha ben poca stima delle persone oggi alla testa dell'esercito. Per questo non sa dove potremmo trovare un aiuto. È fermamente convinto dell'indirizzo sbagliato della politica del Terzo Reich2°. I sentimenti di Beck, e degli altri intorno a lui, erano elevati e nobili, ma mentre Adolf Hitler si preparava a gettare la Germania nella guerra, nemmeno uno di questi stimabili tedeschi osò muoversi per fermarlo. Il compito era certo difficile e forse ormai inattuabile, ma essi non tentarono neppure. 608 Verso la guerra mondiale Un tentativo pare lo abbia compiuto il generale Thomas. Dopo aver compilato per Keitel un memorandum e averlo letto di persona al capo del-l'OKW a metà agosto *, gli fece visita nuovamente domenica 27 agosto, e, secondo la sua stessa relazione, gli consegnò dei " documenti statistici illustrati con grafici... [i quali] dimostravano chiaramente la enorme superiorità militare ed economica delle potenze occidentali e i pericoli a cui andremmo incontro ". Keitel, con insolito coraggio, mostrò il materiale a Hitler, il quale rispose di Pagina 425
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non condividere le " preoccupazioni del generale Thomas circa il pericolo di una guerra mondiale, specie ora che l'Unione Sovietica era dalla sua parte "21. Così ebbero fine gli sforzi dei " cospiratori " per trattenere Hitler dallo scatenare la seconda guerra mondiale, a prescindere dai deboli tentativi compiuti all'ultim'ora dal dottor Schacht, tanto vantati dall'astuto finanziere nella sua autodifesa al processo di Norimberga. In agosto, al suo ritorno dall'India, Schacht scrisse a Hitler, a Góring e a Ribbentrop (nel momento decisivo pare che nessuno dei capi dell'opposizione sia andato più in là di qualche lettera e memorandum) ma, " con sua grande sorpresa " (così disse in seguito), non ricevette risposta. Decise allora di recarsi a Zossen, poche miglia a sud-est di Berlino, dove l'alto comando dell'esercito aveva stabilito il suo quartier generale per la campagna di Polonia, per conferire personalmente col generale von Brauchitsch. Che cosa gli avrebbe detto? A Norimberga nella sua deposizione Schacht spiegò che intendeva dire al capo dell'esercito che sarebbe stato anticostituzionale per la Germania entrare in guerra senza l'approvazione del Reichstag! Era quindi un dovere, per il comandante in capo dell'esercito, tener fede al giuramento prestato alla costituzione. Purtroppo il dottor Schacht non riuscì a vedere Brauchitsch. Canaris lo avvertì che se fosse venuto a Zossen il comandante dell'esercito " lo avrebbe probabilmente fatto subito arrestare " - prospettiva, questa, che non sembrava attrarre molto l'ex sostenitore di Hitler22. Ma la vera ragione per cui Schacht non andò a Zossen a compiere il suo ridicolo passo (se proprio avesse voluto prendersi il disturbo di adempiere a tale formalità, sarebbe stato per Hitler un gioco da bambini far approvare la guerra da un Reichstag puramente decorativo), fu esposta da Gisevius nella sua testimonianza in favore di Schacht a Norimberga. Sembra che Schacht avesse deciso di andare a Zossen il 25 agosto e che rinunciasse al viaggio quando Hitler, la stessa sera, sospese l'attacco contro la Polonia in programma per il giorno seguente. Tre giorni più tardi, secondo la testimonianza di Gisevius, Schacht decise nuovamente di compiere il suo passo a Zossen, ma Canaris lo informò che era troppo tardi23. Non si può dire che i cospiratori abbiano perso l'autobus: essi non andarono neppure alla fermata per tentare di prenderlo. * Cfr. sopra, pp. 562-63. Gli ultimi giorni di pace 609 Al pari dell'azione degli antinazisti tedeschi, risultò sterile il tentativo dei vari dirigenti del mondo neutrale che fecero appello al Fuhrer perché evitasse la guerra. Il 24 agosto il presidente Roosevelt inviò messaggi urgenti a Hitler e al presidente della Repubblica polacca invitandoli ad appianare le divergenze tra i due paesi senza ricorrere alle armi. In una dignitosa risposta, inviata il giorno dopo, il presidente Moscicki fece presente a Roosevelt che, sebbene non fosse la Polonia ad " avanzare richieste e a esigere concessioni ", pure essa era disposta a risolvere le divergenze con la Germania attraverso negoziati diretti o mediazioni, in conformità all'invito del presidente degli Stati Uniti. Hitler non rispose (Roosevelt gli aveva ricordato che egli non aveva dato risposta al suo appello del mese di aprile); così il giorno seguente, 25 agosto, il presidente inviò un secondo messaggio, nel quale informava Hitler della risposta conciliante di Moscicki e lo supplicava di " non respingere i mezzi pacifici per sistemare le cose accettati dal governo della Polonia ". Neppure alla seconda lettera fu data risposta, ma la sera del 26 agosto Weizsà'cker convocò l'incaricato d'affari americano a Berlino, Alexander C. Kirk, e lo pregò di riferire al presidente che il Fuhrer aveva ricevuto i due telegrammi e li aveva rimessi " al ministro degli Esteri affinchè venissero presi in considerazione dal governo ". Il papa intervenne il 24 agosto, con un messaggio radiofonico in favore della pace; in esso si scongiuravano " nel nome di Cristo... i potenti [ad] ascoltarci affinchè non diventino deboli a causa dell'ingiustizia... [e] non vogliano che la loro potenza sia causa di distruzione ". Nel pomeriggio del 31 agosto il papa inviò note di identico tenore ai governi della Germania, della Polonia, dell'Italia e delle due potenze occidentali, " scongiurando, nel nome di Dio, il governo tedesco e quello polacco... di evitare qualsiasi incidente ", chiedendo ai governi britannico, francese e italiano di appoggiare il suo appello e aggiungendo: II papa non vuole abbandonare la speranza che i negoziati in corso condurranno a una giusta e pacifica soluzione. Sua Santità, come quasi tutti, del resto, non si rendeva conto che i " negoziati in corso " non erano che un espediente propagandistico di Hitler per giustificare la sua aggressione. In realtà, come vedremo fra breve, in Pagina 426
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quell'ultimo pomeriggio di pace non vi erano affatto in corso negoziati, né in buona né in cattiva fede. Pochi giorni prima - il 23 agosto - anche il re del Belgio, in nome dei governi delle potenze della convenzione doganale di Oslo (Belgio, Olanda, Lussemburgo, Finlandia e i tre Stati scandinavi), aveva lanciato un commovente appello per la pace, invitando " gli uomini politici responsabili a risolvere mediante negoziati le loro divergenze e rivendicazioni ". Il 28 agosto il re del Belgio e la regina d'Olanda offrirono congiuntamente i loro buoni uffici " nella speranza di allontanare la guerra "24. 6io Verso la guerra mondiale Per quanto questi appelli dei neutrali fossero nobili nella forma e negli intenti, a rileggerli oggi essi danno un senso di patetica irrealtà. Si direbbe che il presidente degli Stati Uniti, il papa e i governanti delle piccole democrazie dell'Europa settentrionale vivessero in un pianeta diverso da quello del Terzo Reich e non si rendessero conto di quanto stava avvenendo a Berlino più che di quanto accadeva su Marte. Tale ignoranza della mentalità, del carattere e delle intenzioni di Adolf Hitler, o, per dir meglio, dei tedeschi in genere (i quali, tranne poche eccezioni, erano pronti a seguirlo ciecamente, dovunque e comunque, senza curarsi della morale, dell'etica, dell'onore o della concezione cristiana dell'uomo) sarebbe costata molto cara nei mesi seguenti ai popoli guidati da Roosevelt e dai monarchi del Belgio, dell'Olanda, del Lussemburgo, della Norvegia e della Danimarca. Quelli fra di noi che si trovavano a Berlino negli ultimi giorni carichi di tensione prima dello scoppio della guerra, e che cercavano di comunicare le notizie all'estero, ben poco riuscivano a sapere di quanto stava avvenendo sia alla Wilhelmstrasse, sede della Cancelleria e del Ministero degli Esteri, sia alla Bendlerstrasse, dove i militari avevano i loro uffici. Seguivamo come meglio potevamo l'andirivieni alla Wilhelmstrasse. Controllavamo ogni giorno con cura un'infinità di voci, di indiscrezioni e di notizie tendenziose. Cercavamo di interpretare l'umore dell'uomo della strada, o dei funzionari statali, dei capi partito, dei diplomatici e degli ufficiali di nostra conoscenza. Ma a quel tempo, sia noi sia il grosso pubblico, eravamo quasi completamente all'oscuro del contenuto dei frequenti, spesso burrascosi colloqui dell'ambasciatore Henderson con Hitler e Ribbentrop, della corrispondenza fra Hitler e Chamberlain, Mussolini e Stalin, del tenore delle conversazioni di Ribbentrop con Molotov e con Ciano, dei messaggi segreti di cui vi era un attivissimo scambio fra i disorientati diplomatici e i funzionari del Ministero degli Esteri, e infine dei vari movimenti che i capi militari stavano progettando o effettuando. Naturalmente, anche noi al pari del pubblico sapevamo qualcosa. Il patto nazi-sovietico era stato strombazzato ai quattro venti (il protocollo segreto relativo alla spartizione della Polonia e del resto dell'Europa orientale venne però alla luce solamente dopo la guerra). Ancor prima che esso fosse firmato, avevamo saputo che Henderson si era recato in volo a Berchtesga-den per assicurare Hitler che il patto non avrebbe dissuaso la Gran Breta-gna dal mantener fede alla garanzia data alla Polonia. All'inizio dell'ultima settimana di agosto, ci si rese conto a Berlino, che, qualora non si fossero ripetute le circostanze di Monaco, la guerra era ormai inevitabile e che essa sarebbe scoppiata entro pochi giorni. Il 25 agosto, gli ultimi civili britannici e francesi residenti in Germania si allontanarono dal paese. Il giorno dopo fu disdetto ufficialmente il grande raduno nazista a Tannenberg, in programma per il 27 agosto, nel corso del quale Hitler avrebbe dovuto prendere la parola; lo stesso accadde per il congresso annuale del partito a No-rimberga (chiamato da Hitler il Congresso della Pace), che doveva aver luogo nella prima settimana di settembre. Il 27 agosto il governo annunciò Gli ultimi giorni di pace 611 che a partire dal giorno dopo avrebbe avuto inizio il razionamento dei generi alimentari, del sapone, delle scarpe, dei tessili e del carbone. Ricordo che questo annuncio, più d'ogni altra cosa, rese consapevole il popolo tedesco dell'imminenza della guerra, provocando commenti ad alta voce tra la gente. Lunedì 28 agosto i berlinesi assistettero all'ininterrotto passaggio attraverso la città delle truppe dirette a est, trasportate da camion, furgoni e ogni altro tipo di veicolo che si era potuto racimolare. Anche questo particolare contribuì ad aprire gli occhi all'uomo della strada. Fu quella, ricordo, una fine settimana calda e afosa e la maggior parte dei berlinesi, nonostante l'imminenza della guerra, era andata ai laghi e nei boschi Pagina 427
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che circondano la capitale. Rientrando in città la domenica sera, i berlinesi appresero dalla radio che vi era stata una riunione segreta non ufficiale del Reichstag alla Cancelleria. In un comunicato del DNB (Deutsches Nachrichtenburo) si diceva che " il Fiihrer poneva in risalto la gravita della situazione ". Era questa la prima volta che il pubblico veniva informato da Hitler della gravita del momento. Non furono forniti particolari sulla seduta e tranne i membri del Reichstag e dell'entourage di Hitler nessuno potè conoscere lo stato d'animo in cui si trovava, in quel giorno, il dittatore nazista. Una descrizione si trova nel diario di Halder, nella annotazione del 28 agosto, in cui l'autore riferisce quanto gli aveva detto il colonnello Oster, déH'Abwebr. Conferenza alla Cancelleria del Reich alle 17,30. Sono presenti i membri del Reichstag e parecchie personalità del partito... Situazione molto grave. Si è deciso di risolvere in un modo o nell'altro la questione orientale. Programma minimo: restituzione di Dan-zica, soluzione del problema del corridoio. Programma massimo: " dipenderà dalla situazione militare ". Se il programma minimo non potrà essere realizzato, allora la guerra: guerra brutale! Lo stesso Hitler sarà in prima linea. L'atteggiamento del Duce serve ai nostri interessi. Guerra molto dura, forse disperata. " Finché vivo non si parlerà di capitolazione ". Patto sovietico molte volte interpretato dal partito in modo errato. Un patto con Satana per cacciare il diavolo... " Applausi al momento dovuto, ma poco nutriti ". Impressioni personali sul Fiihrer: esaurito, sparuto, voce rauca, preoccupato. " Intorno a sé ha ora esclusivamente dei consiglieri delle SS ". A Berlino l'osservatore straniero poteva rendersi conto come la stampa, sotto la guida esperta del dottor Goebbels, ingannasse l'ingenuo popolo tedesco. Per sei anni, in seguito alla Gleichschaltung, all'" inquadramento " dei quotidiani, vale a dire la soppressione della libertà di stampa, i cittadini erano stati privati di ogni informazione obiettiva su ciò che accadeva nel mondo. Per qualche tempo si poterono ancora trovare nelle principali edicole giornali svizzeri in lingua tedesca stampati a Zurigo e Basilea, che riportavano notizie corrispondenti alla verità. Ma negli ultimi anni la loro vendita era stata proibita nel Reich, o almeno limitata a poche copie. I tedeschi che sapevano l'inglese e il francese potevano trovare ogni tanto copie dei giornali di Londra e di Parigi, peraltro sufficienti solo per un numero limitatissimo di persone. " Un mondo completamente isolato, quello in cui vivono i tedeschi! 6i2 Verso la guerra mondiale annotavo nel mio diario il io agosto 1939. - A farcelo ricordare basta un'occhiata ai giornali di ieri e di oggi ". Ero rientrato in Germania dopo una breve licenza trascorsa a Washington, New York e Parigi e due giorni prima, ritornando in treno dalla mia casa in Svizzera, avevo comperato un fascio di giornali di Berlino e della Renania. Essi mi fecero ripiombare subito nello strano mondo nazista, dissimile dal mondo che avevo appena lasciato quasi si trattasse di un altro pianeta. Sempre il io agosto, dopo il mio arrivo a Berlino, scrissi: Mentre tutto il resto del mondo è convinto che la pace sta per finire per colpa della Germania, che è la Germania a minacciare la Polonia... qui in Germania, nel mondo creato dai giornali locali, si sostiene esattamente il contrario... I giornali nazisti affermano rumorosamente: la Polonia disturba la pace europea; la Polonia minaccia di invadere la Germania coi suoi eserciti... POLONIA ATTENZIONE! ammonisce nel titolo principale la " Berliner Bbrsen Zeitung ", e aggiunge: RISPOSTA ALLA POLONIA: PAZZI SANGUINARI (Amok-Laufer) CONTRO LA PACE e LA GIUSTIZIA IN EUROPA! " II titolo di " Der Fuhrer ", quotidiano di Karlsruhe, comperato sul treno, è: VARSAVIA MINACCIA DI BOMBARDARE DANZICA - AGITAZIONE INCREDIBILE DELLA MEGALOMANIA POLACCA (des polnischen Grossenwahnsinns)\ Ve da chiedersi: può davvero il popolo tedesco prestar fede a queste fandonie!? Se lo domandate ai tedeschi, risulta che moltissimi ci credono. Alla data stabilita da Hitler per l'attacco contro la Polonia - sabato 26 agosto - la campagna giornalistica di Goebbels raggiunse il culmine. Ho segnato nel mio diario alcuni titoli: La " Berliner Bbrsen Zeitung ": CAOS COMPLETO IN POLONIA - FAMIGLIE TEDESCHE FUGGONO - TRUPPE POLACCHE PREMONO SULLA FRONTIERA TEDESCA! Il " I2-Uhr Blatt ": SI SCHERZA COL FUOCO OLTRE MISURA - TRE AEROPLANI CIVILI FATTI SEGNO AL FUOCO POLACCO - NEL CORRIDOIO NUMEROSE FATTORIE TEDESCHE IN FIAMME! Recandomi alla sede della radio, a mezzanotte, mi procurai l'edizione domenicale (27 agosto) del " Volkischer Beobachter ". I titoli, a caratteri alti Pagina 428
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un pollice, occupavano tutta la parte superiore della prima pagina: TUTTA LA POLONIA IN FERMENTO PER LA GUERRA! UN MILIONE E MEZZO DI UOMINI MOBILITATI! CONTINUI TRASPORTI DI TRUPPE VERSO LA FRONTIERA! CAOS NELL'ALTA SLE-SIA! Naturalmente, non vi era alcun accenno a una mobilitazione da parte tedesca, sebbene, come s'è visto, la Germania avesse mobilitato già da una settimana. Gli ultimi sei giorni di pace. Riavutosi dalla doccia fredda della lettera di Mussolini, pervenuta nelle prime ore della sera del 25 agosto, lettera che, insieme alla notizia della firma dell'alleanza anglo-polacca, l'aveva indotto a rinviare l'attacco contro la Polonia fissato per l'indomani, Hitler inviò al " duce " una breve nota nella quale gli chiedeva "quali strumenti bellici e quali materie [occorrevano], Gli ultimi storni di face 613 e entro quanto tempo ", perché l'Italia potesse " prender parte a un grande conflitto europeo ". La lettera fu trasmessa telefonicamente dallo stesso Rib-bentrop all'ambasciatore a Roma alle 19,40 e consegnata al dittatore italiano alle 2i,3025. La mattina seguente, a Roma, Mussolini ebbe uno scambio di idee coi capi delle forze armate italiane, al fine di compilare una lista di quanto era strettamente necessario per una guerra della durata di dodici mesi. Secondo le parole di Ciano, che partecipò alla compilazione della lista, essa " è tale da uccidere un toro se la potesse leggere " ". In essa si parlava di sette milioni di tonnellate di petrolio, di sei milioni di tonnellate di carbone, di due milioni di tonnellate di acciaio, di un milione di tonnellate di legname; seguivano moltissime altre voci, per finire con 600 tonnellate di molibdeno, 400 tonnellate di titanio e 20 tonnellate di zirconio. Inoltre Mussolini chiedeva 150 batterie antiaeree per proteggere la zona industriale dell'Italia settentrionale, a pochi minuti di volo dalle basi aeree francesi: particolare che egli fece presente a Hitler in una lettera compilata contemporaneamente alla lista. Il messaggio fu trasmesso telefonicamente da Ciano ad Attolico a Berlino poco dopo il mezzogiorno del 26 agosto e da Attolico immediatamente consegnato a Hitler27. Si trattava di qualcosa di più di un imponente elenco del materiale necessario. Il documento era un chiaro indizio dell'intenzione del dittatore fascista di sciogliersi dai suoi impegni verso il Terzo Reich; il Fùhrer, dopo aver letto questa seconda lettera, non potè più avere dubbi in proposito. Mussolini scriveva al suo camerata: Fùhrer, non Vi avrei inviato questo elenco o, almeno, esso avrebbe contenuto un numero minore di voci e cifre molto più basse, se avessi avuto il tempo, da noi previsto di comune accordo, per accumulare riserve e accelerare i tempi dell'autarchia. È mio dovere informarvi che, senza la certezza di ricevere questi rifornimenti, i sacrifìci che imporrei al popolo italiano... sarebbero probabilmente inutili e potrebbero compromettere, insieme alla vostra causa, anche la mia. Dal canto suo, l'ambasciatore Attolico, che era contrario alla guerra e, qualora questa fosse scoppiata, alla partecipazione dell'Italia al fianco della Germania, nel consegnare il messaggio a Hitler aggiunse che " tutto il materiale doveva giungere in Italia prima dell'inizio delle ostilità " e che tale richiesta era " categorica " *. Mussolini sperava ancora in una seconda Monaco. Nella sua lettera aggiunse una frase in cui dichiarava che, se il Fiihrer riteneva che vi fosse ancora " qualche possibilità di soluzione in sede politica ", in tal caso, egli * Questo punto causò a Berlino un ancor maggiore risentimento e una certa confusione a Roma, che Ciano dovette chiarire. Attolico spiegò più tardi a Ciano di aver deliberatamente insistito affinchè l'intera fornitura venisse effettuata prima dello scoppio delle ostilità " per scoraggiare i tedeschi dal venire incontro alle nostre richieste ". Consegnare tredici milioni di tonnellate di materiale in pochi giorni era naturalmente del tutto impossibile, e Mussolini presentò le sue scuse all'ambasciatore von Mackensen per il " malinteso ", riconoscendo che " neppure l'Onnipotente potrebbe trasportare qui tali quantità in pochi giorni. Non gli era mai venuto in mente di fare una richiesta così assurda "28. 614 Verso la guerra mondiale era pronto, come in passato, a offrire tutto il suo appoggio al collega tedesco. Nonostante le loro intime relazioni personali, il patto d'Acciaio e le ostentate Pagina 429
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt manifestazioni di solidarietà degli anni precedenti, persine all'ultima ora Hitler aveva preferito non confidare a Mussolini il suo vero obiettivo, l'annientamento della Polonia, e di ciò l'alleato italiano era ancora completamente all'oscuro. Soltanto alla fine di quella giornata - 26 agosto - fu colmata tale lacuna. Tre ore dopo aver ricevuto il messaggio del " duce ", il Fiihrer inviò una lunga risposta. Anche questa volta Ribbentrop la comunicò per telefono, alle 15,08, all'ambasciatore a Roma, von Mackensen, il quale si affrettò a consegnarla a Mussolini poco dopo le 17. Hitler dichiarava che alcune richieste italiane, ad esempio quelle riguardanti il carbone e l'acciaio, potevano essere senz'altro accolte; molte altre, al contrario, non potevano essere accolte. In ogni caso, la condizione su cui aveva insistito Attolico, cioè che il materiale venisse fornito prima dello scoppio delle ostilità, era " impossibile ". Hitler rese poi noti, finalmente, al suo amico e alleato i veri e immediati obiettivi della Germania. Poiché né la Francia né la Gran Bretagna potranno conseguire ad occidente successi decisivi e poiché la Germania, grazie all'accordo con la Russia, dopo la sconfitta della Polonia avrà libere tutte le sue forre impegnate in oriente..., non rinuncerò a risolvere la questione orientale anche a rischio di complicazioni con l'Occidente. Duce, io comprendo la vostra situazione e vi chiedo soltanto di tener impegnate, in base alla vostra stessa proposta, forze anglo-francesi mediante un'efficace propaganda e mediante opportune azioni militari dimostrative2'. È questa la prima conferma, ricavata dai documenti tedeschi, che, ven-tiquattr'ore dopo la revoca dell'ordine di attacco alla Polonia, Hitler aveva ripreso fiducia e non abbandonava i suoi progetti, " anche a rischio " di una guerra con l'Occidente. La stessa sera del 26 agosto Mussolini compi un ulteriore debole tentativo per dissuaderlo. Egli scrisse un nuovo messaggio al Fùhrer, Ciano lo trasmise ad Attolico e questi lo consegnò alla Cancelleria del Reich poco prima delle 19. Fiihrer! Voglio sperare che il malinteso creato involontariamente da Attolico sia stato subito chiarito... Tranne le batterie antiaeree, ciò che ho chiesto avrebbe dovuto esserci fornito nel corso di dodici mesi. Ma, benché il malinteso sia stato chiarito, è evidente che vi sarebbe impossibile aiutarmi materialmente a colmare i vuoti creati nell'armamento italiano dalle guerre di Etiopia e di Spagna. Così assumerò l'atteggiamento da voi suggerito, almeno nella fase iniziale del conflitto, tanto da immobilizzare la maggior quantità possibile di truppe anglo-francesi - il che sta già avvenendo. Nel contempo accelererò al massimo i preparativi militari. Tuttavia, il " duce " - preoccupato per la meschina parte da lui svolta in quel momento decisivo - era ancora convinto che si dovesse prendere in considerazione la possibilità di una nuova Monaco. Nella lettera diretta al Fùhrer, continuava: Gli ultimi giorni di pace 615 ... Oso insistere nuovamente, non certo per considerazioni di carattere pacifista, estranee alla mia natura, ma nell'interesse dei nostri due popoli e dei nostri due regimi, sull'opportunità di venire a una soluzione di carattere politico, che io ritengo ancora possibile: soluzione, naturalmente, tale da dare alla Germania piena soddisfazione, moralmente e materialmente 30. Come risulta dai documenti, il dittatore italiano si batteva per la pace solo perché non era pronto per la guerra. Ma questo ruolo gli risultava assai poco gradito. " Vi lascio immaginare, - dichiarava a Hitler nell'ultimo dei messaggi scambiati il 26 agosto, - il mio stato d'animo nel veder costretto, per forza maggiore, a non darvi una prova tangibile di solidarietà nel momento dell'azione ". Alla fine di quella laboriosa giornata Ciano annotò nel suo diario: " II Duce è veramente sconvolto. Il suo istinto militare e il suo senso dell'onore lo portavano al combattimento. La ragione l'ha fermato. Ma molto ne soffre... Oggi ha dovuto dar di cozzo in una dura realtà. E per il Duce è stato uno schianto ". Dopo questo serrato scambio di lettere, Hitler si rassegnò ad esser lasciato nei guai da Mussolini. Nella tarda sera del 26 agosto inviò un nuovo messaggio al suo alleato dell'Asse, messaggio che fu trasmesso telegraficamente da Berlino alle o, i o del 27 agosto e che giunse a Mussolini alle 9 del mattino. Duce! ho ricevuto la vostra comunicazione circa il vostro atteggiamento definitivo. Rispetto le ragioni e i motivi che vi hanno indotto a prendere Pagina 430
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt questa decisione. Comunque, se si verificheranno certe circostanze, essa potrà portare a qualcosa di positivo. Secondo me l'essenziale è però che almeno fino all'inizio della lotta il mondo non sappia dell'atteggiamento che l'Italia intende adottare. Così vi chiedo vivamente di sostenere la mia lotta psicologicamente, con la stampa o con altri mezzi. Vorrei anche pregarvi, Duce, di costringere, se possibile, la Gran Bretagna e la Francia, per mezzo di azioni militari dimostrative, a tenere impegnate una parte delle loro forze armate, e comunque di lasciar quelle due nazioni nell'incertezza. Ma, Duce, la cosa più importante è questa: se, come ho detto, dovessi impegnarmi in una grande guerra, il suo esito a est sarà deciso prima che le due potenze occidentali possano ottenere qualsiasi successo. Allora quest'inverno, o al più tardi in primavera, attaccherò a occidente con forze almeno eguali a quelle della Francia e della Gran Bretagna... Devo chiedervi un grande favore, Duce. In questa difficile lotta, voi e il vostro popolo potete aiutarmi mandandomi dei lavoratori italiani, sia per l'industria che per l'agricoltura... Faccio appello in special modo alla vostra generosità per questa mia richiesta e vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto per la causa comune. ADOLF HITLER 31. Il " duce " rispose nel tardo pomeriggio che il mondo non avrebbe " saputo prima dello scoppio delle ostilità quale [sarebbe stato] l'atteggiamento dell'Italia "; egli avrebbe conservato rigorosamente il segreto. Inoltre avrebbe tenuto impegnato il maggior numero possibile di forze inglesi e francesi e avrebbe mandato i lavoratori italiani che Hitler desiderava32. Qualche ora prima egli aveva ripetuto all'ambasciatore von Mackensen " con parole convincenti, come riferì l'ambasciatore a Berlino, - di ritenere ancora possibile raggiungere tutti i nostri obiettivi senza ricorrere alla guerra ", e aveva 616 Verso la guerra mondiale aggiunto che avrebbe nuovamente prospettato questa soluzione nella sua lettera al Fùhrer ". Ma non lo fece: in quel momento sembrava troppo scoraggiato perfino per riparlarne. L'esercito francese era pressoché la sola forza alleata sul fronte occidentale, ma esso superava di gran lunga, numericamente, le forze tedesche; ciò nonostante, Hitler non sembrò preoccuparsi di questo fatto negli ultimi giorni di agosto, né di quello che avrebbero fatto i francesi. Il 26 agosto, il presidente del Consiglio Daladier inviò al Fùhrer una lettera commossa ed eloquente per rammentargli quale sarebbe stata la reazione della Francia: se la Polonia fosse stata attaccata, la Francia sarebbe scesa in campo. Daladier scriveva: Se non attribuite al popolo francese una concezione dell'onore nazionale meno alta di quella che io stesso riconosco al popolo tedesco, non dovete dubitare che la Francia manterrà le solenni promesse fatte ad altre nazioni, come la Polonia... Dopo aver rivolto a Hitler un appello affinchè cercasse una soluzione pacifica per le sue divergenze con la Polonia, Daladier aggiungeva: Se il sangue della Francia e della Germania scorrerà nuovamente, come venticinque anni fa, in una guerra ancor più lunga e cruenta, ognuno dei due popoli combatterà sperando nella propria vittoria: ma la vittoria pili certa l'avranno le forze della distruzione e della barbarie.M. L'ambasciatore Coulondre, nel consegnare la lettera di Daladier, aggiunse a voce un vibrato appello personale, scongiurando Hitler " in nome dell'umanità e per la tranquillità della sua coscienza, di non lasciarsi sfuggire quest'ultima occasione per una soluzione pacifica ". Ma l'ambasciatore ebbe " il dolore " di dover riferire a Parigi che la lettera di Daladier non aveva commosso il Fiihrer: " egli è irremovibile ", disse. La risposta che Hitler dette il giorno seguente al presidente del Consiglio francese era abilmente formulata e mirava a far leva sulla riluttanza dei francesi " a morire per Danzica ": egli però non usò questa frase, propria invece dei pacifisti francesi. Dopo la restituzione della Saar la Germania aveva rinunciato a ogni rivendicazione territoriale nei confronti della Francia, dichiarava Hitler; non c'era quindi ragione perché i francesi entrassero in guerra. Se lo facevano, non era colpa sua, anzi era per lui cosa " molto penosa ". Furono questi gli unici contatti diplomatici fra la Germania e la Francia durante l'ultima settimana di pace. Coulondre non vide più Hitler dopo l'incontro del 26 agosto. La nazione che in quel frangente preoccupava di più il Pagina 431
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt cancelliere tedesco era la Gran Bretagna. Come Hitler aveva confessato a Goring la sera del 25 agosto, al momento del rinvio dell'attacco contro la Polonia, egli era sempre preoccupato di far in modo di " evitare l'intervento britannico ". Gli ultimi giorni di pace 617 La Germania e la Gran Bretagna all'undicesima ora. " II Fiihrer è notevolmente scosso ", aveva annotato nel suo diario il generale Halder il 25 agosto, quando le notizie da Roma e da Londra avevano indotto Hitler ad arrestarsi davanti all'abisso della guerra. Ma il pomeriggio seguente il capo dello Stato maggiore generale notò un brusco cambiamento nel dittatore. " II Fùhrer è molto calmo e lucido ", egli scrisse nel suo diario alle 15,22. La ragione di ciò si può trovare nel diario del generale. " Preparare tutto per la mattina del settimo giorno di mobilitazione. L'attacco comincerà il i° settembre ". L'ordine fu telefonato da Hitler all'alto comando dell'esercito. Hitler, dunque, avrebbe combattuto la sua guerra contro la Polonia. Questo era certo. Nel frattempo, avrebbe fatto il possibile per tener fuori gli inglesi. Gli appunti del diario di Halder rispecchiano i pensieri del Fiihrer e del suo entourage durante la giornata decisiva del 26 agosto. Corre voce che l'Inghilterra sia disposta a prendere in considerazione una proposta di vasta portata *. I particolari al ritorno di Henderson. Secondo altre voci l'Inghilterra si riserva il diritto di dichiarare se gli interessi vitali della Polonia sono minacciati o no. In Francia aumentano le dimostrazioni contro la guerra in senso antigovernativo... Nostro piano: chiediamo Danzica, un corridoio attraverso il Corridoio e un plebiscito analogo a quello della Saar. Forse l'Inghilterra accetterà; la Polonia probabilmente no. Un cuneo tra le due nazioni3S. La sottolineatura è di Halder, e non vi è dubbio che fino a un certo punto rifletta il pensiero di Hitler. Il Fiihrer si sarebbe sforzato di inserire un cuneo fra la Polonia e la Gran Bretagna e di fornire a Chamberlain un pretesto per sciogliersi dal suo impegno con Varsavia. Dopo aver ordinato all'esercito di tenersi pronto a marciare per il i° settembre, attese da Londra la risposta circa la sua magnanima offerta di " garantire " l'impero britannico. Egli ebbe due contatti col governo britannico, ma non a mezzo dell'ambasciata tedesca a Londra. L'ambasciatore Dirksen era in licenza e non ebbe parte alcuna nei frenetici negoziati dell'ultima ora. Uno di quei contatti fu ufficiale, avvenne tramite l'ambasciatore Henderson, giunto a Londra con un aeroplano tedesco speciale il mattino di sabato 26 agosto con le proposte del Fùhrer. L'altro fu non ufficiale, clandestino e, come risultò, assai dilettantesco, tramite un amico svedese di Goring, Birger Dahlerus, uomo che amava girare qua e là, giunto in volo a Londra da Berlino il giorno prima con un messaggio del capo della Luftwaffe per il governo britannico. " A quel tempo, - riferì Goring in seguito, durante un interrogatorio a Norimberga, - ero in contatto con Halifax per mezzo di un corriere speciale, fuori dai regolari canali diplomatici"**36. Alle 18,30 di venerdì 25 agosto, * Cioè l'offerta di Hitler del 25 agosto di " garantire " l'impero britannico. ** " Ribbenftop non era assolutamente al corrente della missione di Dahlerus, dichiarò Goring nella sua deposizione a Norimberga. - Non ho mai discusso la questione di Dahlerus con 618 Verso la guerra mondiale questo " corriere " svedese si presentò al ministro degli Esteri britannico, a Londra. Dahlerus era stato chiamato da Stoccolma a Berlino il giorno prima da Goring il quale l'aveva informato che, malgrado il patto nazi-sovietico, firmato la sera precedente, la Germania desiderava venire a un'" intesa " con la Gran Bretagna. Egli aveva messo a disposizione dello svedese uno dei suoi aerei personali affinchè potesse recarsi subito a Londra, a informare Lord Halifax di questa importante circostanza. Il ministro degli Esteri, che un'ora prima aveva firmato il patto di mutua assistenza con la Polonia, ringraziò Dahlerus per i suoi sforzi e lo informò che Henderson aveva appena conferito con Hitler a Berlino e stava ritornando in volo a Londra con le ultimissime proposte del Fùhrer; inoltre, poiché i canali ufficiali di comunicazione tra Berlino e Londra erano stati riaperti, riteneva che i servizi dell'intermediario svedese non potevano essere, ormai, di alcuna utilità. Invece ben presto risultò il contrario. Quella stessa sera, quando Dahlerus poche ore dopo telefonò a Goring per riferirgli la sua conversazione con Halifax, il feldmaresciallo lo informò che la situazione era peggiorata in Pagina 432
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt seguito alla firma del trattato anglo-polacco e probabilmente soltanto una conferenza tra rappresentanti dell'Inghilterra e della Germania avrebbe potuto salvare la pace. Come testimoniò poi a Norim-berga, Goring, al pari di Mussolini, credeva ancora nella possibilità di una seconda Monaco. A tarda sera l'infaticabile svedese informò il Foreign Office della conversazione avuta con Goring, e la mattina dopo fu invitato nuovamente a conferire con Halifax. Questa volta egli persuase il ministro degli Esteri britannico a inviare una lettera a Goring, che a suo giudizio era l'unico tedesco che avrebbe potuto evitare la guerra. Redatta in termini generici, la lettera era breve e non impegnativa. Essa confermava semplicemente il desiderio dell'Inghilterra di venire a una soluzione pacifica e sottolineava la necessità di " poter disporre ancora di qualche giorno " per raggiungere questo scopo *. Ribbentrop. Questi non sapeva affatto che Dahlerus faceva la spola fra Berlino e Londra, come intermediario fra me e il governo britannico " ". Però Goring tenne informato Hitler. * II testo della lettera è stato pubblicato in Documents on British Foreign Policy, ter2a serie, voi. VII, p. 283. Era stato omesso in tutti i documenti britannici pubblicati, fino all'uscita di questo volume, avvenuta nel 1954. L'omissione era stata molto commentata dagli storici britannici. Dahlerus non è nominato nel British Blue Book contenente i documenti relativi allo scoppio della guerra, né nel Final Report di Henderson, e neppure nel libro dello stesso Henderson intitolato Fatture of a Mission, sebbene in esso si faccia riferimento all'intermediario svedese come a un " elemento in contatto con Goring ". Nei dispacci di Henderson e di altri funzionari dell'ambasciata inglese, ora pubblicati, Dahlerus e la sua attività appaiono con una parte alquanto importante; così pure in vari memorandum del Foreign Office. I tentativi fatti da questo singolare uomo d'affari svedese per salvare la pace restarono segreti, e sia la Wilhelmstrasse che Downing Street s'ingegnarono a tenere nascosti i suoi movimenti ai giornalisti e ai diplomatici neutrali, i quali, per quanto mi consta, non ne seppero assolutamente nulla fino alla deposizione fatta da Dahlerus a Norimberga il 19 marzo 1946. Il suo libro, L'ultimo tentativo, fu pubblicato in svedese nel 1942, a guerra finita, ma l'edizione inglese non apparve prima del 1948 e altri sei anni dovettero passare prima che la parte da lui avuta in quel frangente risultasse, per così dire, confermata ufficialmente dai documenti raccolti nel volume VII della serie DBrFP. I documenti del Ministero degli Esteri tedesco relativi al mese di agosto non contengono nessun accenno a Dahlerus. tranne in un memorandum d'ordine corrente che riporta una comunicazione fatta dalla società aerea Lufthansa. Essa aveva fatto sapere Gli ultimi giorni di pace 619 Ciò nonostante il grasso feldmaresciallo la ritenne " della massima importanza ". Dahlerus gliePaveva consegnata la sera del 26 agosto, mentre egli, sul suo treno speciale, stava recandosi al quartier generale della Luft-waffe, a Oranienburg. Il treno si fermò alla prima stazione, fu ordinata un'auto e i due uomini partirono a tutta velocità alla volta della Cancelleria, dove giunsero a mezzanotte. Il palazzo non era illuminato: Hitler era già a letto, ma Gòring insistette per farlo alzare. Dahlerus, come tanti altri, fino a quel momento aveva creduto Hitler una persona ragionevole, che fosse, come l'anno prima a Monaco, pronto ad accettare una soluzione pacifica. Lo svedese doveva conoscere, in quest'occasione, le sinistre fantasie e il terribile carattere del carismatico dittatore38. Per lui, fu un'esperienza conturbante. Hitler non si curò affatto della lettera di Halifax rimessa da Dahlerus, che a Gòring era apparsa così importante da indurlo a svegliare il Fuhrer in piena notte. Invece per venti minuti egli intrattenne lo svedese con la narrazione delle sue prime lotte, delle sue grandi conquiste e dei suoi tentativi di giungere a un'intesa con gli inglesi. Quando Dahlerus gli disse incidentalmente di essere vissuto per un certo periodo in Inghilterra come lavoratore, il cancelliere lo interrogò circa quella strana isola e i suoi strani abitanti, che egli invano si era sforzato di capire. Segui una lunga disquisizione alquanto tecnica sulla potenza militare tedesca. Dahlerus dice che a questo punto egli cominciò a pensare che la sua visita " non avrebbe avuto risultati positivi ". Tuttavia lo svedese finì col trovare l'occasione per parlare degli inglesi e della sua conoscenza di quel popolo. Hitler mi ascoltò senza interrompermi... poi, improvvisamente, si alzò e, eccitato e nervoso, si mise a camminare su e giù dicendo, quasi a se stesso, che la potenza della Germania era irresistibile... D'un tratto si fermò in mezzo alla stanza e restò in piedi, con lo sguardo fisso. Aveva la voce turbata e un Pagina 433
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aspetto assolutamente anormale. Parlava con frasi staccate: " Se ci sarà una guerra, costruirò sommergibili, costruirò sommergibili, sommergibili, sommergibili, sommergibili ". La sua voce si fece indistinta tanto che non si poteva più afferrare quel che diceva. Poi riprese il controllo di sé, alzò la voce come per rivolgersi a un grande uditorio e gridò: " Costruirò aeroplani, costruirò aeroplani, aeroplani, aeroplani, e annienterò i miei nemici ". Sembrava un fantasma uscito da un libro di favole piuttosto che un essere reale. Lo guardai sbigottito e mi volsi per vedere quale fosse la reazione di Gòring; ma questi non batteva ciglio. Infine, l'agitato cancelliere andò vicino al suo ospite e gli disse: " Herr Dahlerus, voi che conoscete così bene l'Inghilterra, sapete dirmi la ragione del continuo fallimento dei miei tentativi per venire con essa a un accordo? " Dahlerus confessa di " avere esitato, a tutta prima ", poi di aver risposto che, dal suo punto di vista personale, " la ragione era la mancanza di fiducia, da parte inglese, sia in lui che nel suo governo ". Dahlerus dice che Hitler, per tutta risposta, stendendo in fuori il braccio che " Dahlerus, un signore inviato dal Foreign Office " era arrivato a Berlino il 26 agosto su uno degli apparecchi della società. Però il nome dello svedese figura in alcuni documenti successivi. 620 Verso la guerra mondiale destro e battendosi il petto con la mano sinistra, gridò: " Idioti! Ho mai detto una menzogna, in tutta la mia vita? " Infine il dittatore nazista si calmò, vi fu una discussione circa le proposte fatte da Hitler per mezzo di Henderson e si decise che Dahlerus sarebbe tornato in volo a Londra con un'altra offerta per il governo britannico. Go-ring non fu d'accordo che essa venisse messa per iscritto; fu quindi detto all'accondiscendente svedese che doveva impararla a memoria. La proposta conteneva sei punti: i) la Germania desiderava un patto o un'alleanza con la Gran Bretagna; 2) la Gran Bretagna doveva aiutare la Germania ad ottenere Danzica e il corridoio; la Polonia avrebbe però avuto un porto franco a Danzica e avrebbe conservato il porto di Gdynia sul Baltico e un corridoio per raggiungerlo; 3) la Germania era pronta a garantire le nuove frontiere polacche; 4) la Germania pretendeva la restituzione delle sue antiche colonie o di altre equivalenti; 5) si dovevano dare garanzie alle minoranze tedesche in Polonia; 6) la Germania si sarebbe impegnata a difendere l'impero britannico. Con queste proposte bene impresse in mente, Dahlerus si recò in aereo a Londra la mattina di domenica 27 agosto, e poco dopo mezzogiorno, compiuti complicati giri per schivare i giornalisti ficcanaso, riusciva infine a comparire al cospetto di Chamberlain, di Lord Halifax, di Sir Horace Wilson e Sir Alexander Cadogan. Era evidente che ora il governo inglese prendeva molto sul serio il corriere svedese. Egli aveva portato con sé qualche affrettato appunto gettato giii durante il viaggio, concernente il suo incontro della sera prima con Hitler e Goring. Egli assicurò i due più importanti componenti del gabinetto britannico, i quali ora stavano esaminando il suo memorandum, che durante il colloquio Hitler aveva mantenuto un atteggiamento " calmo e composto ". Sebbene negli archivi del Foreign Office non sia stata rinvenuta alcuna documentazione di questa straordinaria seduta domenicale, essa è stata ricostruita nel volume che raccoglie i documenti dello stesso Foreign Office (voi. VII, terza serie), in base ai dati forniti da Lord Halifax e da Cadogan, e al memorandum dello svedese. La versione britannica differisce leggermente da quella data da Dahlerus nel suo libro e a Norimberga; riunendo i vari resoconti, risulta la seguente versione, che sembra sia la più esatta possibile. Chamberlain e Halifax si resero subito conto di trovarsi di fronte a due gruppi diversi di proposte da parte di Hitler; quelle trasmesse a Henderson divergevano dalle nuove, ora fatte conoscere da Dahlerus. Mentre nelle prime Hitler proponeva di garantire l'impero britannico dopo aver sistemato i conti con la Polonia, nella seconda si lasciava capire che il Fùhrer era disposto a negoziare, con la mediazione dell'Inghilterra, il ritorno alla Germania di Danzica e del corridoio, dopodiché egli avrebbe " garantito " i nuovi confini della Polonia. Dopo le deludenti esperienze fatte nel caso della Cecoslovacchia, per Chamberlain questo era un vecchio ritornello ed egli restò scettico di fronte all'offerta del Fùhrer, quale ora gli veniva esposta da Dahlerus. Disse allo svedese di " non vedere nessuna possibilità di soluzione a Gli ultimi giorni di pace Pagina 434
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 621 queste condizioni; forse i polacchi avrebbero accordato Danzica, ma avrebbero combattuto piuttosto che cedere il corridoio ". Infine fu stabilito che Dahlerus si recasse subito a Berlino con una risposta provvisoria e non ufficiale per Hitler, e poi tornasse a Londra onde riferire sulla reazione del Fùhrer prima che, la sera seguente, la risposta ufficiale venisse compilata e inviata a Berlino per mezzo di Henderson. Secondo la versione inglese, Halifax disse che " da queste comunicazioni segrete e non ufficiali per mezzo di Dahlerus potevano nascere delle confusioni. Era [quindi] desiderabile chiarire che, se Dahlerus tornava a Berlino quella sera, egli non vi andava per portare una risposta del governo di Sua Maestà, ma per preparare il terreno alla comunicazione ufficiale ", che sarebbe stata portata da Henderson39. Questo sconosciuto uomo d'affari svedese era divenuto talmente importante quale intermediario nei negoziati fra i governi delle due pili potenti nazioni d'Europa da poter dire (secondo le sue stesse parole) al primo ministro e al ministro degli Esteri, in quella situazione critica, che " essi dovevano trattenere Henderson a Londra fino a lunedì [il giorno seguente] per poter dare a Hitler la risposta ufficiale dopo aver saputo come il dittatore considerava il punto di vista britannico " w. Qual era dunque il punto di vista britannico, che Dahlerus avrebbe dovuto render noto a Hitler? C'è, a questo riguardo, una certa confusione. Secondo gli schematici appunti dello stesso Halifax circa le istruzioni verbali da lui date a Dahlerus, il punto di vista britannico era semplicemente questo: i) Solenne assicurazione della volontà di raggiungere una vera intesa tra G. e G. B. [le iniziali sono di Halifax]. Non v'è un membro del governo che la pensi diversamente. 2) La G. B. è tenuta a far fronte ai suoi impegni con la Polonia. 3) Le divergenze tedesco-polacche debbono essere appianate pacificamente41. Secondo la versione di Dahlerus, la risposta non ufficiale britannica affidatagli era di più vasta portata. Naturalmente il punto 6, ossia l'offerta di garantire l'impero britannico, fu respinto. Del pari, non s'intendeva parlare delle colonie finché la Germania avesse mantenuto la mobilitazione. Circa i confini della Polonia, essi dovevano essere garantiti dalle cinque grandi potenze. Nei riguardi del corridoio, si proponeva che venissero subito iniziati dei negoziati con la Polonia. Quanto al primo punto (delle proposte di Hitler), l'Inghilterra desiderava, in linea di massima, giungere a un accordo con la Germania". Dahlerus tornò in volo a Berlino domenica sera e vide Goring poco prima della mezzanotte. Il feldmaresciallo non riteneva che la risposta britannica fosse " molto favorevole ". Ma dopo aver visto Hitler a mezzanotte, egli all'una telefonò a Dahlerus all'albergo e gli disse che il cancelliere " avrebbe accettato il punto di vista inglese " sempreché il testo ufficiale delle proposte, che gli sarebbe giunto lunedì sera per mano di Henderson, fosse ad esso conforme. Goring era soddisfatto e Dahlerus lo era ancor di più. Lo svedese svegliò Sir George Ogilvie Forbes, consigliere dell'ambasciata britannica, alle due del JS". 622 Verso la guerra mondiale mattino per dargli la lieta notizia. E non solo per questo, ma anche - egli si sentiva in grado di farlo - per suggerire al governo britannico ciò che esso doveva dire nella sua risposta ufficiale. Avvertì che la nota che Henderson avrebbe portato più tardi, e precisamente lunedf 28 agosto, doveva contenere l'impegno che la Gran Bretagna avrebbe persuaso la Polonia a negoziare direttamente e immediatamente con la Germania. In un successivo dispaccio del 28 agosto Forbes riferì: Dahlerus ha telefonato or ora dall'ufficio di Gbring, comunicando istruzioni che egli ritiene essere della massima importanza. 1) La risposta britannica a Hitler non dovrebbe contenere riferimenti al piano Roosevelt *. 2) Hitler sospetta che i polacchi cercheranno di evitare i negoziati. La risposta do vrebbe quindi contenere una precisa assicurazione che i polacchi sono stati formalmente Pagina 435
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt invitati a prendere subito contatto con la Germania e ad avviare negoziati **43. Per tutto il giorno l'ormai speranzoso svedese non solo riversò consigli su Forbes, che li trasmetteva diligentemente a Londra, ma telefonò lui stesso al Foreign Office un messaggio per Halifax, con ulteriori suggerimenti. In un momento cosf critico della storia mondiale, il diplomatico dilettante svedese era divenuto davvero l'anello di congiunzione fra Berlino e Londra. Alle 14 del 28 agosto, Halifax, che era stato informato, sia dalla sua ambasciata di Berlino che dalla telefonata di Dahlerus al Foreign Office, dell'urgente sollecitazione di Dahlerus, telegrafò all'ambasciatore britannico a Varsavia, Sir Howard Kennard, di incontrarsi " immediatamente " col ministro degli Esteri Beck e di indurlo ad autorizzare il governo britannico a informare Hitler " che la Polonia è disposta a intavolare subito trattative dirette con la Germania ". Il ministro degli Esteri aveva fretta. Egli voleva includere l'autorizzazione nella risposta ufficiale a Hitler che Henderson si accingeva a portare quel giorno stesso a Berlino; così chiese al suo ambasciatore a Varsavia di comunicargli telefonicamente la risposta di Beck. Nel tardo pomeriggio Beck dette l'autorizzazione richiesta, che fu inclusa in tutta fretta nella nota britannica ". Henderson si recò a Berlino con la risposta la sera del 28 agosto e dopo essere stato ricevuto alla Cancelleria da una guardia d'onore delle SS, che presentò le armi al rullo dei tamburi (le formalità diplomatiche furono osservate fino all'ultimo momento), alle 22,30 fu ammesso alla presenza di Hitler al quale rimise la traduzione tedesca della nota. Il cancelliere la lesse immediatamente. Il governo britannico " era interamente d'accordo " con lui - diceva la * Verosimilmente si tratta del messaggio del presidente Roosevelt a Hitler in data 24 e 25 agosto, dove si insisteva sui negoziati diretti fra Germania e Polonia. ** Bisogna lealmente riconoscere che Dahlerus non era cosi filotedesco quanto potrebbe risultare da alcuni suoi messaggi. La notte di quello stesso lunedì, dopo aver trascorso due ore con Goring al quartier generale della Luftwaffe di Oranienburg, egli telefonò a Forbes per dir8J': " L'esercito tedesco sarà nelle posizioni definitive per l'attacco contro la Polonia nella notte del mercoledì-giovedì, 30-31 agosto ". Forbes trasmise a Londra tale informazione il più rapidamente possibile. Gli ultimi giorni di pace 623 comunicazione - che " prima " si dovesse venire a un appianamento delle divergenze tra Germania e Polonia. " Però tutto dipende dalla natura di questo accordo e dal modo con cui esso deve essere raggiunto ", si aggiungeva, rilevando che a tale riguardo il cancelliere non " si era pronunciato ". La proposta di Hitler, di " garantire " l'impero britannico, veniva cortesemente respinta. Il governo britannico " non poteva, in vista di un vantaggio offerto alla Gran Bretagna, acconsentire a una soluzione che metta a repentaglio l'indipendenza di uno Stato al quale esso aveva dato la sua garanzia ". Tale garanzia sarebbe stata " onorata ", ma il cancelliere non doveva pensare che il governo britannico, pur essendo " scrupoloso " circa i suoi impegni con la Polonia, non fosse " ansioso " di raggiungere un'equa sistemazione. Così il passo successivo dovrebbe essere l'inizio di conversazioni dirette tra il governo tedesco e quello polacco, tenendo presente che si tratta di... salvaguardare gli interessi essenziali della Polonia e di consolidare l'accordo mediante una garanzia internazionale. Esso [il governo britannico] ha già ricevuto dal governo polacco la formale assicurazione che è disposto a iniziare trattative su questa base, e il governo di Sua Maestà nutre la speranza che anche il governo tedesco voglia aderire a tale punto di vista. ... Un'equa intesa... tra Germania e Polonia può aprire la via alla pace mondiale. Il suo mancato raggiungimento distruggerebbe ogni speranza di un accordo fra Germania e Gran Bretagna, spingerebbe i due paesi in un conflitto e potrebbe anche trascinare nella guerra tutto il mondo. Tali conseguenze sarebbero una calamità senza pari nella storia45. Dopo che Hitler ebbe finito di leggere la comunicazione, Henderson cominciò a commentarla basandosi su appunti che, com'egli disse al Fiihrer, aveva presi durante le sue conversazioni con Chamberlain e Halifax. Come egli osservò in seguito, quello fu il suo unico incontro con Hitler durante il quale gli fosse riuscito di parlare più del suo interlocutore. Egli, sostanzialmente, fece presente che la Gran Bretagna desiderava l'amicizia della Germania, desiderava la pace, ma che sarebbe scesa in campo, se Hitler attaccava la Polonia. Il Pagina 436
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer rispose divagando sui crimini della Polonia e sulle sue " generose " offerte per una composizione pacifica delle divergenze fra le due nazioni, offerte che non sarebbero state più rinnovate. Infatti ormai " non si sarebbe più accontentato di una soluzione che non contemplasse la restituzione di Danzica e dell'intero corridoio, oltre a una rettifica dei confini della Slesia, dove il 90 per cento della popolazione aveva votato per la Germania nel plebiscito del dopoguerra ". Ciò non era vero, come non era vero quel che Hitler aggiunse subito dopo, cioè che un milione di tedeschi era stato espulso dal corridoio dal 1918. Secondo il censimento tedesco del 1910, non vi erano che 385 ooo tedeschi in quella regione, ma, come sappiamo, il dittatore nazista pretendeva che tutti bevessero le sue menzogne. Per l'ultima volta nel corso della sua fallimentare missione a Berlino, l'ambasciatore britannico ne bevve un bel po', se egli nel suo Final Report, dichiarò: " Herr Hitler in quest'occasione è stato di nuovo cordiale e ragionevole e non è sembrato scontento della risposta che gli ho portato ". In un lungo dispaccio, nel quale alle 2,35 riferiva a Londra il colloquio, Henderson disse46: 624
Verso la guerra mondiale Alla fine gli ho fatto due domande precise: era disposto a negoziare direttamente con i polacchi, e accettare di discutere il problema di uno scambio di popolazioni? Egli ha risposto affermativamente al secondo punto (però non dubito che egli pensi ugualmente a una rettifica dei confini). Per quanto riguardava la prima domanda, egli avrebbe dovuto " considerare attentamente " l'intera nota britannica. A questo punto, riferiva Hen-derson nel suo dispaccio, il cancelliere si era rivolto a Ribbentrop dicendo: " Dobbiamo convocare Goring per discuterne insieme ". Hitler promise una risposta scritta alla comunicazione britannica per il giorno seguente, martedì 29 agosto. " La conversazione si è svolta, - fece rilevare Henderson a Halifax, -in un'atmosfera assai cordiale, malgrado un'assoluta fermezza da entrambe le parti ". Ad onta di tutta l'esperienza personale che aveva nei riguardi del suo interlocutore, probabilmente Henderson non comprese troppo bene perché Hitler avesse reso l'atmosfera così amichevole. Il Fùhrer era sempre deciso a entrare in guerra contro la Polonia proprio alla fine di quella settimana; ma malgrado tutto quanto era stato detto dal governo britannico e da Henderson, sperava ancora di tenerne fuori l'Inghilterra. Evidentemente Hitler, incoraggiato dall'ossequioso ignorante Ribbentrop, non poteva credere che gli inglesi intendessero veramente fare ciò che dicevano, per quanto egli affermasse di crederci. L'indomani, Henderson aggiunse un poscritto al suo lungo dispaccio. Hitler ha insistito nell'affermare che non stava bluffando e che sarebbe un grave errore credere il contrario. Ho risposto di rendermi perfettamente conto di quanto diceva e che neppure noi stavamo bluffando. Herr Hitler dichiarò di esserne del tutto convinto 47. Così egli disse; ma lo credeva davvero? In effetti, nella sua risposta del 29 agosto egli cercò deliberatamente di trarre in inganno il governo inglese in un modo che, secondo quanto egli probabilmente pensava, gli avrebbe permesso di salvare capra e cavoli. La risposta britannica e la prima reazione di Hitler provocarono a Berlino un'ondata di ottimismo, specialmente al quartier generale di Goring, dove l'inimitabile Dahlerus passava ora quasi tutto il suo tempo. All'i,3° della notte del 29 agosto, lo svedese ricevette una telefonata da uno degli aiutanti del feldmaresciallo; la chiamata veniva dalla Cancelleria dove, dopo che Henderson se n'era andato, Hitler, Ribbentrop e Goring avevano esaminato la nota britannica. Il messaggio inviato a Dahlerus dal suo amico tedesco era che la risposta britannica " sembrava assai soddisfacente e che vi erano buone speranze che il pericolo della guerra fosse ormai sorpassato ". Dahlerus trasmise telefonicamente in mattinata la buona notizia al Ministero degli Esteri britannico, informando Halifax che " Hitler e Goring erano dell'opinione che vi fosse, ora, una vera possibilità di un accomodamento pacifico ". Alle 10,50 Dahlerus incontrò Goring, il quale lo salutò con effusione, gli strinse calorosamente la mano ed esclamò: " Vi sarà la pace! La pace è assicurata! " Incoraggiato da tali ottimistiche assicurazioni, Gli ultimi giorni di pace 625 il corriere svedese partì immediatamente alla volta dell'ambasciata inglese, per comunicare la lieta notizia anche a Henderson, da lui non ancora incontrato di persona. Da quanto risulta dal dispaccio dell'ambasciatore che tratta di Pagina 437
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quest'incontro, Dahlerus riferì che i tedeschi erano molto ottimisti Essi " erano d'accordo " circa il " punto principale " della risposta britannica. Hitler - disse Dahlerus - chiedeva " solo " Danzica e il corridoio: non l'intero corridoio, ma solamente una striscia lungo la linea ferroviaria per Danzica. In realtà - riferì Dahlerus - il Fùhrer era disposto a mostrarsi " assai ragionevole. Egli sarebbe venuto molto incontro per giungere a un accordo con i polacchi " '". Sir Nevile Henderson, che cominciava ad avere qualche idea della situazione, non si sentiva altrettanto sicuro. Egli avvertì il suo ospite (secondo quanto disse quest'ultimo) che non si poteva credere a una parola di quel che diceva Hitler e che lo stesso valeva per l'amico di Dahlerus, Hermann Gb-ring, il quale aveva mentito all'ambasciatore " un'infinità di volte ". Hitler, secondo Henderson, faceva un gioco disonesto e spietato. Ma lo svedese, ora al centro della vicenda, non si lasciava persuadere. Egli avrebbe aperto gli occhi alla realtà ancora più tardi di Henderson. Per assicurarsi che l'inesplicabile pessimismo dell'ambasciatore non pregiudicasse i suoi sforzi, telefonò nuovamente al Foreign Office alle 19,10 lasciando un messaggio per Halifax in cui lo assicurava che " non vi sarebbero state difficoltà, nella risposta tedesca ". Però lo svedese suggeriva al governo britannico di invitare i polacchi a " comportarsi bene " w. Cinque minuti dopo, e precisamente alle 19,15 del 29 agosto, Henderson arrivò alla Cancelleria per avere dal Fùhrer la risposta ufficiale della Germania. Risultò subito evidente quanto privo di fondamento era stato l'ottimismo di Goring e del suo amico svedese. L'ambasciatore informò Halifax immediatamente dopo l'incontro, che " era stato tempestoso e Herr Hitler si è dimostrato molto meno ragionevole di ieri ". La nota ufficiale tedesca ribadiva il desiderio del Reich di amicizia con la Gran Bretagna, ma metteva in rilievo che tale amicizia " non poteva essere pagata con la rinuncia agli interessi vitali della Germania ". Dopo la lunga e ormai familiare esposizione dei misfatti della Polonia, delle sue provocazioni e di " barbare azioni di maltrattamento che gridano vendetta ", la nota presentava per la prima volta le richieste di Hitler ufficialmente e per iscritto: si pretendeva la restituzione di Danzica e del corridoio e la salvaguardia dei tedeschi in Polonia. Si aggiungeva che per superare l'" attuale stato di cose " rimanevano " non più giorni e tanto meno settimane, ma forse soltanto ore ". La Germania, continuava la nota, non avrebbe più potuto accettare il punto di vista inglese, secondo il quale si doveva giungere a una soluzione mediante negoziati diretti con la Polonia. Tuttavia " solamente " per un riguardo verso il governo britannico e nell'interesse dell'amicizia anglo-tedesca, la Germania era disposta ad " accettare la proposta britannica e a entrare in negoziati diretti " con la Polonia. " Nel caso di cambiamenti ter626 Verso la guerra mondiale ritoriali in Polonia " il governo tedesco non avrebbe potuto dare garanzie senza il consenso dell'Unione Sovietica. (Naturalmente, il governo britannico non era al corrente del protocollo segreto del patto nazi-sovietico il quale prevedeva la spartizione della Polonia). La nota continuava così: " pe_ raltro facendo queste proposte il governo tedesco non ha mai avuto l'intenzione di ledere gli interessi vitali della Polonia o di mettere in discussione l'esistenza della Polonia come Stato indipendente ". Poi, proprio alla fine, veniva la trappola. Il governo tedesco è pertanto disposto ad accettare l'offerta del governo britannico di prestare i suoi buoni uffici per ottenere che sia inviato a Berlino un incaricato polacco con pieni poteri. Esso conta sull'arrivo di tale incaricato per venerdì 30 agosto 1939. Il governo tedesco redigerà immediatamente delle proposte per una risoluzione da lui accettabile e, se possibile, le sottoporrà al governo britannico prima dell'arrivo del negoziatore polacco50. Mentre Henderson leggeva la nota, Hitler e Ribbentrop lo osservavano; egli non disse nulla finché non arrivò al passo in cui si diceva che i tedeschi attendevano per il giorno successivo l'arrivo di un delegato polacco con pieni poteri. " Ha tutta l'aria di un ultimatum ", egli commentò, ma Hitler e Ribbentrop lo contestarono recisamente. Dissero di voler solo sottolineare " l'urgenza del momento, poiché due eserciti completamente mobilitati si trovavano già faccia a faccia ". L'ambasciatore, ricordandosi certamente del modo con cui Hitler aveva trattato Schuschnigg e Hàcha, dice di aver chiesto se un plenipotenziario polacco avrebbe avuto " buona accoglienza " e se le discussioni sarebbero state Pagina 438
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt " condotte su di una base di assoluta parità ". " Naturalmente ", rispose Hitler. Seguì una aspra discussione provocata, a un certo punto, da un'affermazione di Hitler che, come disse Henderson, era " gratuita ", ossia che all'ambasciatore non " importava un bel niente " di quanti tedeschi fossero stati assassinati in Polonia. A tale affermazione Henderson dice di aver " replicato vivacemente "*. " Quella sera lasciai la Cancelleria del Reich con l'animo pieno dei più neri presentimenti ", scrisse in seguito Henderson nelle sue memorie; non risulta però che egli ne abbia fatto cenno nei dispacci a Londra quella stessa sera. " I miei soldati, - gli aveva detto Hitler, - mi stanno chiedendo: sì o no? " Avevano già perduto una settimana, e non potevano permettersi di perderne un'altra con la prospettiva che " la stagione piovosa in Polonia facesse .il gioco del nemico ". Ciò nonostante appare evidente dalle relazioni ufficiali dell'ambasciatore e anche dal suo libro che egli non riuscì a capire la vera natura della trappola di Hitler prima del giorno seguente, quando scattò un'altra trappola e * " Mi son messo a gridare più forte di Hitler, - telegrafò Henderson a Halifax il giorno dopo. - ... E ho continuato a gridare con tutta la mia voce " 51. Questo focoso comportamento dell'ambasciatore non risulta però dai documenti britannici di quel periodo. Gli ultimi giorni di pace 627 risultò chiaro l'inganno del Fuhrer. Il gioco del dittatore traspariva senz'al-tro dal testo della sua nota ufficiale. La sera del 29 agosto egli aveva chiesto che fosse mandato a Berlino l'indomani un delegato con pieni poteri per condurre i negoziati. Non può esservi dubbio che egli avesse l'intenzione di trattarlo come aveva trattato il Cancelliere austriaco e il presidente della Cecoslovacchia in circostanze che egli riteneva analoghe. Se i polacchi non avessero immediatamente inviato un incaricato a Berlino (e Hitler era certo che non l'avrebbero inviato), oppure se tale negoziatore si fosse rifiutato di accettare le condizioni dettate da Hitler, si sarebbe potuto accusare la Polonia di aver respinto la " soluzione pacifica " e l'Inghilterra e la Francia si sarebbero forse lasciate persuadere a non venirle in aiuto se fosse stata attaccata. Ragionamento piuttosto primitivo, ma semplice e chiaro *. Eppure nella notte del 29 agosto a Henderson esso non apparì tale. Mentre stava ancora compilando i dispacci per Londra, nei quali riferiva i suoi incontri con Hitler, egli invitò l'ambasciatore polacco a venirlo a trovare. Lo mise al corrente della nota tedesca e della sua conversazione con Hitler. " Gli sottolineai la necessità di un'azione immediata, - egli in seguito ricordò, - e nello stesso interesse della Polonia lo esortai a insistere presso il suo governo perché nominasse senza indugio il rappresentante nei negoziati proposti "52. Ma al Foreign Office non si avevano idee chiare. Alle due della notte del 29 agosto, Halifax, dopo aver riflettuto sulla risposta tedesca e sul resoconto di Henderson del suo incontro con Hitler, telegrafò all'ambasciatore che la nota tedesca sarebbe stata presa in adeguata considerazione, ma che era " certamente insensato pensare che si potesse far venire in giornata a Berlino un rappresentante polacco, e il governo tedesco non poteva attendersi una cosa simile "53. I diplomatici e i funzionar! del Foreign Office cercarono freneticamente di guadagnar tempo. Henderson trasmise il messaggio alla Wilhelmstrasse alle 4,30 del mattino. Nel corso della giornata del 30 agosto egli trasmise altri quattro messaggi di Londra. Uno era una nota mandata personalmente da Chamberlain a Hitler per informarlo che si stava esaminando la risposta tedesca " con tutta urgenza " e che vi sarebbe stato dato riscontro lo stesso pomeriggio. Nel frattempo il primo ministro invitò il governo tedesco a evitare incidenti di frontiera, dichiarando di aver già inoltrato la stessa richiesta al governo polacco. Per il resto, egli " si compiaceva per l'evidente desiderio di una intesa anglo-germanica che ispira gli scambi di vedute in corso "54. Il secondo messaggio, di Halifax, era redatto in termini analoghi. Nel terzo, del ministro degli Esteri, si accennava ad azioni di sabotaggio tedesco in Polonia e si invitavano i tedeschi ad astenersi da simili atti. Il quarto messag* II generale Halder indicò per sommi capi il gioco di Hitler in una annotazione del suo aiario in data 29 agosto: " II Fuhrer spera di operare un dissidio tra inglesi, francesi e polacchi, strategia: creare impedimenti con richieste demografiche e democratiche... I polacchi verranno a Berlino il 30 agosto. Il 31 agosto i negoziati verranno bruscamente interrotti. Dopo il i° Pagina 439
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt settembre, usare la forza ". 628 Verso la guerra mondiale gio, di nuovo di Halifax, consegnato alle 18,50, rivelava un irrigidimento da parte sia del Foreign Office che dell'ambasciatore britannico a Berlino, Dopo ulteriori riflessioni, alcune ore prima Henderson aveva spedito a Londra un telegramma: Pur essendo convinto dell'opportunità che il governo polacco faccia questo sforzo all'ultimo momento e prenda direttamente contatto con Hitler, se non altro per convincere il mondo che era disposto a sacrificarsi per salvaguardare la pace, dalla risposta tedesca si può solo dedurre che Hitler è deciso a raggiungere i suoi fini a ogni costo, se possibile con sistemi cosiddetti pacifici e leali, altrimenti con la forzaS5. Ormai perfino Henderson era troppo disgustato per pensare a un'altra Monaco. Da parte loro, i polacchi non avevano mai considerato tale possibilità. Alle dieci della mattina del 30 agosto l'ambasciatore britannico a Varsavia aveva informato telegraficamente Halifax di essere sicuro " che era impossibile persuadere il governo polacco a inviare subito a Berlino il maresciallo Beck, o qualche altro rappresentante, per discutere una sistemazione sulla base proposta da Hitler. Avrebbe preferito combattere e soccombere anziché subire una tale umiliazione, specie dopo gli esempi offerti dalla Cecoslovacchia, dalla Lituania e dall'Austria ". L'ambasciatore proponeva che, se i negoziati dovevano svolgersi su " di un piede di parità ", essi avrebbero dovuto aver luogo in un paese neutrale5S. Essendo stato in tal modo confermato, dai suoi ambasciatori a Berlino e a Varsavia, nel suo atteggiamento già di per sé più rigido, Halifax telegrafò a Henderson che il governo britannico non poteva " consigliare " ai polacchi di aderire alla richiesta di Hitler, di inviare a Berlino un delegato con pieni poteri. Diceva il ministro degli Esteri, che ciò era " assolutamente irragionevole ", e aggiungeva: Dovreste fare in modo di suggerire al governo tedesco di adottare la procedura normale, cioè, quando le sue proposte saranno pronte, convocare l'ambasciatore polacco, comunicargli tali proposte, da riferire a Varsavia, e concordare il modo di condurre i negoziati 57. Henderson consegnò a Ribbentrop la risposta promessa dagli inglesi all'ultima nota di Hitler alla mezzanotte del 30 agosto. Si ebbe, a questo punto, un incontro assai drammatico, che il dottor Schmidt, unico osservatore presente, definì in seguito come " il più tempestoso a cui abbia mai assistito durante i ventitre anni della mia carriera di interprete "5S. " Vi devo dire, - telegrafò subito dopo l'ambasciatore a Halifax, - che Ribbentrop, durante questo spiacevole colloquio, ha scimmiottato col suo contegno Hitler nei suoi aspetti peggiori ". È tre settimane dopo nel suo Final Report Henderson descrisse " la decisa ostilità " del ministro degli Esteri tedesco, " la cui violenza aumentava man mano che procedevo con le mie comunicazioni. Saltando continuamente sulla sedia in uno stato di grande eccitazione, mi chiedeva se avevo nient'altro da dire; al che io rispondevo sempre affermativamente ". Secondo Schmidt, anche Henderson dovette alzarsi dalla sedia. A un certo punto - riferisce questo unico testiGli ultimi giorni di pace 629 mone oculare - entrambi si alzarono e si guardarono con tale collera che l'interprete tedesco temette che stessero per venire alle mani. Ma ciò che importa agli effetti della storia, non è tanto il lato grottesco di questo incontro a Berlino del ministro degli Esteri tedesco con l'ambasciatore di Sua Maestà britannica alla mezzanotte del 30 agosto, quanto un episodio di questo tempestoso colloquio, che mise in luce la fase finale dell'inganno di Hitler e, seppure troppo tardi, finì di aprire gli occhi a Sir Ne-vile Henderson su ciò che era il Terzo Reich. Ribbentrop diede appena una scorsa alla risposta britannica e non ascoltò quasi la spiegazione che Henderson cercava di darne*. Henderson si arrischiò a chiedere di conoscere le proposte tedesche per l'accomodamento con la Polonia, proposte promesse agli inglesi nell'ultima nota di Hitler; Ribbentrop allora ribattè sdegnosamente che era ormai troppo tardi, dato che il delegato polacco non era arrivato entro la mezzanotte. Comunque i tedeschi avevano redatto delle proposte, e ora Ribbentrop, si accingeva a leggerle. Egli le lesse in tedesco " o, meglio, le borbottò a tutta velocità, in tono assai annoiato ", riferì Henderson. Sono stato in grado di afferrare il senso solo di sei o sette dei sedici Pagina 440
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt articoli, ma mi sarebbe stato assolutamente impossibile di garantirne il significato esatto senza un adeguato esame del testo. Quando Ribbentrop fini di leggere, gli ho appunto chiesto di farmi vedere il testo. Ribbentrop rifiutò categoricamente, gettò il documento sul tavolo con gesto sdegnoso e disse che ormai esso era scaduto, dato che nessun delegato polacco era giunto prima della mezzanotte** . Può darsi che il documento fosse scaduto, poiché così piaceva ai tedeschi, ma è importante notare come queste " proposte " tedesche non fossero state redatte per essere considerate seriamente, anzi neppure per essere prese in qualche considerazione. Esse non erano che una turlupinatura. Erano una finta per far credere con l'inganno al popolo tedesco, e, se possibile, * La nota britannica era compilata in termini concilianti ma fermi. Il governo di Sua Maestà, essa diceva, " condivideva " il desiderio tedesco di migliorare le relazioni fra i due paesi, ma " non poteva sacrificare gli interessi di altre nazioni amiche al fine di giungere a tale miglioramento ". Esso comprendeva bene, continuava la nota, che il governo tedesco non poteva " sacrificare gli interessi vitali della Germania, ma il governo polacco si trovava nelle stesse condizioni ". Il governo britannico doveva fare " un'esplicita riserva " circa le richieste di Hitler e, pur sollecitando negoziati diretti tra Berlino e Varsavia, riteneva " impossibile stabilire dei contatti in giornata " (testo nel Britisb Blue Book, pp. 142-43). ** Ribbentrop che, secondo l'autore del presente libro, fece la figura più meschina fra tutti i maggiori imputati al processo di Norimberga (oltre a presentare la difesa meno efficace), disse che Hitler gli aveva " personalmente dettato " i sedici punti, " proibendogli esplicitamente di far vedere a chicchessia tali proposte ". Il perché Ribbentrop non lo indicò, né gli fu chiesto durante l'interrogatorio. Egli dichiarò: " Hitler mi aveva detto che potevo comunicare all'ambasciatore britannico solo la sostanza di tali proposte, se lo ritenevo opportuno. Io feci qualcosa di più: lessi tutte le proposte dal principio alla fine " 59. Il dottor Schmidt nega che Ribbentrop avesse letto il testo tedesco delle proposte così in fretta da rendere impossibile a Henderson coglierne il senso. Egli sostiene che il ministro degli Esteri " non affrettò particolarmente la lettura dei sedici punti ". Henderson, dice Schmidt, " non era proprio un maestro in fatto di tedesco, e probabilmente avrebbe ottenuto migliori risultati in questi colloqui cruciali se avesse Potuto usare la propria lingua. L'inglese di Ribbentrop era invece eccellente, ma egli si rifiutava di usarlo in queste conversazioni60.
630 Verso la guerra mondiale all'opinione mondiale, che Hitler aveva tentato all'ultimo momento di giungere a un accomodamento ragionevole con la Polonia riguardo le sue rivendicazioni. Il Fùhrer stesso lo ammise: il dottar Schmidt, più tardi, lo sentì dire: " Mi occorre un alibi, specie nei confronti del popolo tedesco, per dimostrare che ho fatto di tutto per salvare la pace. Ciò spiega la mia generosa offerta circa la soluzione dei problemi relativi a Danzica e al corridoio " *. In confronto alle richieste degli ultimi giorni, erano effettivamente generose, in modo addirittura sorprendente. In esse, Hitler proponeva soltanto che Danzica ritornasse alla Germania. L'avvenire del corridoio sarebbe stato deciso da un plebiscito, dopo un periodo di dodici mesi, quando gli animi si fossero calmati. La Polonia avrebbe conservato il porto di Gdynia. La nazione che, in seguito al plebiscito, avrebbe avuto il corridoio, doveva concedere all'altra un'autostrada e una linea ferroviaria extraterritoriali attraverso lo stesso corridoio. Era, questa, l'inverso della sua " offerta " della primavera precedente. Vi sarebbe stato uno scambio di popolazioni e le due parti avrebbero accordato pieni diritti ai cittadini appartenenti all'altra nazionalità. Si può ritenere che se fossero state fatte sul serio, queste proposte avrebbero senz'altro costituito almeno una base per dei negoziati fra Germania e Polonia e avrebbero probabilmente risparmiato al mondo una seconda grande guerra nel corso di una sola generazione. Esse furono fatte conoscere per radio al popolo tedesco alle 21 del 31 agosto, otto ore e mezzo dopo che Hitler aveva emanato l'ordine definitivo di attaccare la Polonia e, da quanto potei giudicare a Berlino, esse raggiunsero effettivamente lo scopo di ingannare il popolo tedesco. Ingannarono senza alcun dubbio anche l'autore del presente libro, il quale fu profondamente colpito dalla loro ragionevolezza, quando le udì alla radio. E io mi espressi in tal senso nella mia trasmissione per l'America di Pagina 441
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quell'ultima notte di pace. La sera del 30 agosto Henderson ritornò all'ambasciata di Sua Maestà britannica convinto - come disse più tardi - " che l'ultima speranza di pace era svanita ". Eppure continuò a tentare. Fece alzare da letto l'ambasciatore polacco alle due del mattino, gli chiese di venire in tutta fretta all'ambasciata, gli fece " un resoconto obiettivo e studiatamente moderato " della sua conversazione con Ribbentrop, accennò alla cessione di Danzica e al plebiscito per il corridoio come ai due punti principali delle proposte tedesche, affermò che, da quanto poteva capire, " esse non erano troppo irragionevoli " e suggerì che Lipski raccomandasse al suo governo di proporre immediatamente un incontro tra il feldmaresciallo Smigly-Rydz e Goring. " Sentii il dovere di aggiungere, - dice Henderson, - che non riuscivo ad immagi* II testo delle sedici proposte fu telegrafato all'incaricato d'affari tedesco a Londra alle 21,15 del 30 agosto, quattro ore dopo che Ribbentrop le aveva " borbottate " a Henderson. Ma all'inviato tedesco a Londra fu dato l'ordine di " tenerlo assolutamente segreto, di non comunicarlo a nessun altro, prima di ricevere ulteriori istruzioni " ". Come si ricorderà nella sua nota del giorno precedente Hitler aveva promesso di sottoporre quel testo al governo britannico prima dell'arrivo del negoziatore polacco. Gli ultimi giorni di pace 631 nate come i negoziati potessero avere qualche successo se venivano condotti da Herr von Ribbentrop " * ". Nel frattempo, l'infaticabile Dahlerus non era rimasto inattivo. Alle 22 del 29 agosto Goring l'aveva convocato a casa sua e informato dello " svolgimento poco soddisfacente " della riunione appena terminata tra Hitler, Ribbentrop e Henderson. Il corpulento feldmaresciallo aveva uno dei suoi momenti d'isterismo e col suo amico svedese si diede a un violento sfogo contro i polacchi e gli inglesi. Poi si calmò, assicurò il suo ospite che il Fùh-rer era già al lavoro per fare una generosa (grosszugig) offerta alla Polonia, nella quale l'unica richiesta precisa sarebbe stata la restituzione di Danzica, accettando magnanimamente che il destino del corridoio venisse deciso da un plebiscito " sotto controllo internazionale ". Dahlerus si informò cautamente circa l'estensione della regione a cui sarebbe stato concesso il plebiscito; allora Goring strappò una pagina da un vecchio atlante e segnò con matite colorate la zona " polacca " e quella " tedesca ", includendo nella seconda non solo la Polonia prussiana d'anteguerra, ma anche la città industriale di Lódz, che era sessanta miglia a est della frontiera del 1914. L'intermediario svedese non potè fare a meno di notare " la rapidità e la leggerezza " con cui nel Terzo Reich si prendevano decisioni di tanta importanza. Tuttavia fu d'accordo con Goring, quando questi gli propose di tornare immediatamente in volo a Londra per far presente al governo britannico che Hitler desiderava ancora la pace e per informarlo che, a riprova di ciò, il Fuhrer stava redigendo un'offerta molto generosa da fare alla Polonia. Dahlerus, che a quanto pare era davvero infaticabile, si recò in aereo a Londra alle 4 di mattina del 30 agosto e, cambiando parecchie volte di macchina sulla strada tra Heston e la City per far perdere le sue tracce ai corrispondenti dei giornali (pare, invece, che nessun giornalista sapesse neppure della sua esistenza), arrivò alle 10,30 a Downing Street e qui fu immediatamente ricevuto da Chamberlain, Halifax, Wilson e Cadogan. Ma i tre inglesi, che avevano reso possibile Monaco (Cadogan, funzionario in servizio permanente al Foreign Office, non si era mai lasciato accalappiare dal nazismo) non potevano più essere ingannati da Hitler e da Goring, né si lasciarono influenzare dagli sforzi di Dahlerus. Il ben intenzionato svedese li trovò " assai diffidenti " nei riguardi dei due capi nazisti, e " portati a credere che ormai niente avrebbe potuto impedire a Hitler di dichiarare la guerra alla Polonia ". Inoltre al mediatore svedese apparve evidente che al governo britannico non era affatto piaciuto l'espediente di Hitler, * In un dispaccio inviato a Halifax alle 5,15 del mattino del 31 agosto, Henderson riferì di aver anch suggerito a Lipski, " esprimendosi nel modo più energico ", di telefonare a Ribben-ttop per chiedergli quali fossero le proposte tedesche, al fine di poterle comunicare al governo polacco. Lipski rispose che egli avrebbe dovuto consultarsi prima con Varsavir " L'ambasciatore Polacco, - aggiunse Henderson, ha promesso di telefonare subito al suo governo, ma egli è talmente inerte e così legato dalle istruzioni del suo governo, che io non posso sperare che 'e sue iniziative conducano a qualcosa " ". Pagina 442
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 632 Verso la guerra mondiale cioè la pretesa che entro ventiquattr'ore si presentasse a Berlino un plenipotenziario polacco. Ma, come Henderson a Berlino, Dahlerus continuò a tentare. Telefonò a Goring a Berlino e propose che i delegati polacchi e tedeschi si incontrassero fuori del territorio tedesco, ricevendo la secca risposta che " Hitler stava a Berlino " e che quindi l'incontro avrebbe dovuto aver luogo in tale città. Così l'intermediario svedese non venne a capo di nulla, col suo volo. Per la mezzanotte egli era di ritorno a Berlino, dove, a dir vero, gli si offrì un'altra occasione di essere di una certa utilità. Giunse al quartier generale di Goring a mezzanotte e mezzo e trovò il capo della Luftwaffe nuovamente di umore espansivo. Il Fùhrer, disse Goring, aveva appena consegnato a Henderson, per mezzo di Ribbentrop, " un'offerta democratica, equa e vantaggiosa " per la Polonia. Dahlerus che, a quanto pare, si era alquanto raffreddato dopo la sua visita a Downing Street, convocò Forbes all'ambasciata britannica e da lui apprese che Ribbentrop aveva " borbottato " le condizioni tedesche così in fretta che Henderson non era riuscito a capirle completamente e che gli era stata negata una copia del testo. Dahlerus sostiene di aver detto a Goring che quello non era il modo " di trattare l'ambasciatore di un impero come la Gran Bretagna " e di aver suggerito al feldmaresciallo, il quale aveva una copia del documento coi sedici punti, di permettergli di telefonarne il testo all'ambasciata britannica. Dopo aver alquanto esitato, Goring acconsentì*. In tal modo, per la sollecitazione di un ignoto uomo d'affari svedese e col permesso del capo dell'aeronautica, Hitler e Ribbentrop furono raggirati e gli inglesi informati sulle " proposte " tedesche alla Polonia. Forse ormai il feldmaresciallo, che non mancava certo di intelligenza né di esperienza nel campo degli affari esteri, si era reso conto meglio del Fùhrer e del suo servile ministro degli Esteri, dei vantaggi che si sarebbero potuti ottenere rendendo finalmente gli inglesi partecipi del segreto. Per essere ancor più sicuro che Henderson capisse bene, Goring inviò Dahlerus all'ambasciata britannica alle dieci della mattina di giovedì 31 agosto con una copia dattiloscritta dei sedici punti. Henderson stava ancora tentando di persuadere l'ambasciatore polacco a intraprendere " i desiderati contatti " coi tedeschi. Alle otto di mattina aveva nuovamente insistito con Lipski su ciò, questa volta per telefono, avvertendolo che, ove la Polonia non si fosse decisa entro mezzogiorno, vi sarebbe stata la guerra**. Poco dopo l'arrivo di Dahlerus col testo delle proposte tedesche, Hender* Nella sua deposizione a Norimberga, Goring asserì che col permettere che il testo del-l'" offerta " di Hitler venisse fatta conoscere all'ambasciata britannica egli aveva corso " un grave rischio perché il Fiihrer ne aveva proibito la divulgazione ". " Soltanto io, - disse Goring al tribunale, - potevo affrontare un tale rischio " M. ** Perfino il prudente ambasciatore francese appoggiò il suo collega britannico in tale sollecitazione. Henderson gli aveva telefonato alle nove per dirgli che se i polacchi non avessero acconsentito entro mezzogiorno a inviare a Berlino un plenipotenziario, l'esercito tedesco avrebbe iniziato l'attacco. Coulondre si recò immediatamente all'ambasciata polacca e chiese energicamente a Lipski di telefonare al suo governo per chiedergli l'autorizzazione a prendere subito contatti coi tedeschi " in veste di plenipotenziario " (Libro Giallo francese, ed. frane., pp. 366-67). Gli ultimi giorni di pace 633 son pregò lo svedese di recarsi, assieme a Forbes, all'ambasciata polacca. Lipski, che non aveva mai sentito parlare di Dahlerus, fu alquanto imbarazzato nel fare la conoscenza dello svedese (come tutti i pili importanti diplomatici di Berlino, egli era ormai affaticato e stanco morto) e si irritò quando Dahlerus insistette perché si recasse immediatamente da Goring a dirgli che accettava l'offerta del Fùhrer. Dopo aver chiesto allo svedese di dettare i sedici punti a un segretario nella stanza accanto, espresse a Forbes il suo disappunto per avergli portato lì uno " sconosciuto " all'ultimo momento e per cose così serie. Inoltre l'ambasciatore polacco già preoccupato, dovette sentirsi depresso per l'insistenza con cui Henderson cercava di convincere lui e il suo governo a negoziare immediatamente in base a un'offerta ricevuta solo allora e in forma non ufficiale, anzi clandestina, ma che l'inviato britannico, come aveva detto a Lipski la sera prima, era convinto non fosse " nell'insieme, troppo irragionevole " *. Egli non sapeva che l'opinione di Henderson non era condivisa da Downing Street. Sapeva solo che non intendeva seguire i consigli di uno svedese sconosciuto, anche se questi gli era stato mandato dall'ambasciatore Pagina 443
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt inglese, né recarsi da Goring per accettare l'" offerta " di Hitler: ciò, quand'anche avesse avuto i poteri per farlo, il che non era**. * Prima del mezzogiorno del 31 agosto, Henderson, che lottava disperatamente per mantenere la pace pressoché ad ogni prezzo, aveva finito col convincersi che le condizioni tedesche erano molto ragionevoli, anzi moderate. Benché Ribbentrop gli avesse dichiarato a mezzanotte del giorno prima che le proposte tedesche, " non essendo giunto nessun delegato polacco, erano scadute ", e sebbene il governo polacco non le avesse ancora nemmeno viste ed esse fossero nel complesso una presa in giro, Henderson continuò per tutto il giorno a insistere presso Halifax perché sollecitasse i polacchi a inviare un plenipotenziario, secondo le richieste di Hitler, e non cessò di sottolineare la ragionevolezza dei sedici punti del Fiihrer. A mezzanotte e mezzo (si era al 31 agosto) Henderson telegrafò a Halifax sollecitandolo a " insistere " presso la Polonia perché Lipski chiedesse al governo tedesco di conoscere le proposte tedesche per comunicarle subito al suo governo, " affinchè questo inviasse un plenipotenziario ". " Le condizioni mi sembrano moderate, - affermava Henderson. - Non si tratta di un'altra Monaco... La Polonia non otterrà mai più condizioni cosi favorevoli... " Nel contempo, Henderson scrisse una lunga lettera a Halifax: " ... Le proposte tedesche non mettono a repentaglio l'indipendenza della Polonia... È da aspettarsi che in seguito essa dovrebbe accettare un accordo meno vantaggioso... " Senza desistere dal suo obiettivo, Henderson telegrafò a Halifax alle ore 0,30 del i" settembre - quattro ore prima che cominciasse, secondo il programma, l'attacco tedesco (ma ciò egli non lo sapeva): " Le proposte tedesche... non sono irragionevoli... Mi permetto affermare che, se l'offerta tedesca venisse mantenuta, la guerra sarebbe assolutamente ingiustificata ". Egli pertanto tornò a esortare il governo britannico perché facesse altre pressioni sui polacchi, " in termini inequivocabili ", affinchè essi esprimessero " la loro intenzione di inviare un plenipotenziario a Berlino ". L'ambasciatore britannico a Varsavia era di parere diverso. Il 31 agosto egli telegrafò a Halifax: " L'ambasciatore di Sua Maestà britannica a Berlino sembra considerare ragionevoli le condizioni tedesche. Temo di non poter condividere la sua opinione, dal punto di vista di Varsavia "65. ** Vi fu, in quell'ultimo giorno di pace, un altro episodio diplomatico alquanto singolare, cui vale la pena di accennare. Dopo la sua visita a Lipski, Dahlerus tornò all'ambasciata britannica e di là - cioè dall'ufficio di Henderson - a mezzogiorno chiese una comunicazione telefonica con Sir Horace Wilson, al Foreign Office a Londra. Egli disse a Wilson che le proposte tedesche erano " estremamente generose ", ma che l'ambasciatore polacco le aveva poco prima respinte. " È chiaro, - egli disse, - che i polacchi stanno ostacolando ogni possibilità di giungere a negoziati ". A questo punto Wilson udì certi rumori nella linea telefonica, i quali gli fecero sospettare 634 Verso la guerra mondiale L'ultimo giorno di pace. Persuasi di aver convinto i tedeschi e i polacchi ad accedere a negoziati diretti il governo inglese e quello francese, pur restando molto scettici nei riguardi di Hitler, si sforzarono di far sì che tali negoziati avessero effettivamente luogo. In tale tentativo fu la Gran Bretagna a prendere l'iniziativa, appoggiata diplomaticamente a Berlino, e specialmente a Varsavia, dalla Francia. Gli inglesi, pur non consigliando ai polacchi di accettare la richiesta (ultimatum di Hitler di inviare a Berlino il 30 agosto un delegato con pieni poteri) - tale richiesta era, come Halifax aveva telegrafato a Hender-son, " assolutamente irragionevole " - insistettero presso il colonnello Beck perché dichiarasse di essere disposto a negoziare " senza indugio " con Berlino. Era, questa, la sostanza del messaggio che Halifax inviò al suo ambasciatore a Varsavia nella tarda sera del 30 agosto. Kennard avrebbe dovuto informare Beck del contenuto della nota britannica alla Germania (che Hen-derson stava presentando a Ribbentrop), assicurarlo che la Gran Bretagna avrebbe mantenuto i suoi impegni verso la Polonia, ma nel contempo sottolineare l'importanza che avrebbe avuto il consenso della Polonia a discutere direttamente e immediatamente con la Germania. Halifax telegrafò: In vista della situazione interna tedesca e dell'opinione mondiale, consideriamo come cosa della massima importanza che, dal momento che il governo tedesco si dichiara pronto a negoziare, non gli si dia nessun pretesto per far cadere la colpa del conflitto sulla Polonia ". Pagina 444
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Kennard vide Beck a mezzanotte e il ministro degli Esteri polacco promise di consultare il suo governo e di dare all'ambasciatore inglese una " risposta meditata " entro il mezzogiorno del 31 agosto. Il dispaccio di Kennard su questo colloquio giunse al Foreign Office alle otto del mattino. Halifax non fu del tutto soddisfatto del suo contenuto. A mezzogiorno - era ormai l'ultimo giorno di agosto - egli telegrafò a Kennard che si " concertasse " con il suo collega francese a Varsavia (Leon Noél, l'ambasciatore francese) e consigliasse al governo polacco di far sapere al governo tedesco, preferibilmente in via diretta, altrimenti per nostro tramite, di esser stato informato circa la nostra ultima risposta al governo tedesco e di confermare la sua accettazione del principio della discussione diretta. Il governo francese teme che il governo tedesco possa trarre vantaggio dal silenzio polacco6B. che i tedeschi stessero ascoltando. Cercò di por fine alla conversazione, ma Dahlerus continuò a divagare intorno all'irragionevolezza dei polacchi. " Dissi nuovamente a Dahlerus, - dichiarò Sir Horace in un memorandum al Foreign Office, - di smettere di parlare e poiché non accennava a farlo posai io il ricevitore ". Wilson riferì ai suoi superiori questa leggerezza, proprio da parte dell'ufficio dell'ambasciatore britannico a Berlino. Alle 13, meno di un'ora dopo, Halifax mandò telefonicamente a Henderson un messaggio cifrato dicendo: " Dovete fare veramente attenzione nell'uso del telefono. La telefonata di D [Dahlerus era sempre indicato con D nei messaggi che il Foreign Office e l'ambasciata di Berlino si scambiavano], fatta dall'ambasciata a mezzogiorno, è stata molto indiscreta ed è stata certamente intercettata dai tedeschi " M. Gli ultimi giorni di pace 635 Lord Halifax continuava ad essere preoccupato nei riguardi degli alleati polacchi, tanto che meno di due ore dopo - alle 13,45 - telegrafò nuovamente a Kennard: Vi prego informare subito il governo polacco suggerendogli, poiché è stato accettato il principio della discussione diretta, di dare sollecite istruzioni all'ambasciatore polacco a Berlino perché comunichi al governo tedesco che, se questo ha proposte da fargli, egli è pronto a trasmetterle al suo governo affinchè possa studiarle subito e fare delle proposte riguardo a immediate discussioni69. Ma poco prima che questo telegramma fosse spedito Beck, con riferimento al passo della mezzanotte, aveva già informato l'ambasciatore britannico, per mezzo di una nota scritta, che il governo polacco " confermava di essere disposto... ad avere un diretto scambio di idee col governo tedesco " e l'aveva già assicurato verbalmente che Lipski stava per ricevere l'ordine di incontrarsi con Ribbentrop per dirgli che " la Polonia aveva accettato le proposte britanniche ". Avendo Kennard chiesto a Beck che cosa avrebbe fatto Lipski qualora Ribbentrop gli avesse sottoposto le proposte tedesche, il ministro degli Esteri rispose che il suo ambasciatore a Berlino non sarebbe stato autorizzato ad accettarle, perché, " data la precedente esperienza, esse avrebbero potuto implicare una specie di ultimatum ". Beck disse che l'essenziale era ristabilire i contatti e " che si sarebbero discussi in un secondo tempo i dettagli, stabilendo il luogo, le persone e le basi per dare inizio ai negoziati ". Considerata " la precedente esperienza ", a cui il ministro degli Esteri polacco, un tempo filonazista, aveva fatto allusione, questo punto di vista non era irragionevole. Secondo quanto Kennard telegrafò a Londra, Beck aggiunse, che " se egli fosse stato invitato a recarsi a Berlino non vi sarebbe naturalmente andato, non avendo alcuna intenzione di essere trattato come il presidente Hàcha "70. In realtà Beck non inviò a Lipski proprio quelle istruzioni. L'ordine trasmesso non fu di dire ai tedeschi che la Polonia " accettava " le proposte britanniche, ma che la Polonia " stava considerando favorevolmente " i suggerimenti britannici e avrebbe dato una risposta formale " al massimo fra qualche ora ". Ma c'era dell'altro, nelle istruzioni date a Lipski da Beck, e i tedeschi, avendo intercettato e decifrato il messaggio, lo sapevano. Per una ragione ovvia e che sarebbe presto diventata manifesta, i tedeschi non erano ansiosi di ricevere l'ambasciatore polacco a Berlino. Ormai era troppo tardi. Alle 13, pochi minuti dopo aver ricevuto le istruzioni telegrafiche da Varsavia, Lipski chiese un colloquio con Ribbentrop per trasmettergli una comunicazione del suo governo. Dopo un'attesa di un paio d'ore, ricevette una Pagina 445
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt telefonata da Weizsà'cker il quale gli chiese, da parte del ministro degli Esteri tedesco, se egli sarebbe venuto in veste di delegato con pieni poteri " o in altra veste ". " Risposi, - riferì più tardi Lipski nella sua relazione finale ", - che chiedevo un colloquio in qualità di ambasciatore, per presentare una dichiarazione del mio governo ". 636 Verso la guerra mondiale Segui un'altra lunga attesa. Alle 17 Attolico telefonò a Ribbentrop per comunicargli " il vivo desiderio del " duce " " che il Fiihrer ricevesse Lipski " cosf da stabilire almeno i minimi contatti necessari per evitare una rottura definitiva ". Il ministro degli Esteri tedesco promise di " trasmettere " al Fuhrer il desiderio del " duce "11. Non era quella la prima volta che l'ambasciatore italiano aveva chiamato la Wilhelmstrasse nell'ultimo giorno di agosto, per cercar di salvare la pace. Alle nove del mattino Attolico aveva informato Roma che la situazione era " disperata " e che, se " non interverrà qualche fatto nuovo, fra poche ore scoppierà la guerra ". A Roma, Mussolini e Ciano unirono i loro ingegni per cercare una via di uscita. Il primo risultato fu che Ciano telefonò a Halifax per dirgli che Mussolini non poteva intervenire se non gli si dava modo di procurare a Hitler " un grosso premio: Danzica ". Il ministro degli Esteri britannico non abboccò: disse a Ciano che la prima cosa da fare era mettere in contatto diretto tedeschi e polacchi per mezzo di Lipski. Pertanto alle 11,30 Attolico incontrò Weizsacker al Ministero degli Esteri tedesco e lo informò che Mussolini aveva preso contatto con Londra, e questa aveva suggerito, come primo passo per l'avvicinamento tedesco-polacco, la restituzione di Danzica alla Germania, e che ora gli occorreva un certo " margine di tempo " per perfezionare il suo piano per la pace. Intanto il governo tedesco non poteva ricevere Lipski? Lipski fu ricevuto da Ribbentrop alle 18,15, più di cinque ore dopo la richiesta dell'udienza. L'incontro fu breve. L'ambasciatore, malgrado la stanchezza e i nervi messi a dura prova, si comportò con dignità. Egli lesse al ministro degli Esteri nazista una comunicazione scritta. Ieri sera il governo polacco è stato informato dal governo britannico circa la proposta di uno scambio di vedute con il governo del Reich al fine di esaminare la possibilità di negoziati diretti fra il governo polacco e quello tedesco. Il governo polacco è disposto a prendere in considerazione i suggerimenti del governo britannico e gli darà una risposta formale in proposito fra poche ore. " Aggiunsi, - riferì in seguito Lipski, - che fin dall'una del pomeriggio avevo cercato di presentare questa dichiarazione ". Ribbentrop avendogli chiesto se era venuto in veste di rappresentante autorizzato a negoziare, l'ambasciatore rispose che, " per il momento ", aveva soltanto l'incarico di riferire la comunicazione appena letta; dopodiché rimise il documento al ministro degli Esteri. Ribbentrop disse che si era aspettato che Lipski venisse in qualità di " delegato con pieni poteri ", quando l'ambasciatore gli ripetè di non avere tale funzione, fu congedato. Ribbentrop lo assicurò che avrebbe informato il Fiihrer73. " Tornato all'ambasciata, - raccontò Lipski in seguito, - mi trovai nell'impossibilità di comunicare con Varsavia, perché i tedeschi avevano isolato il mio telefono ". Le domande di Weizsacker e di Ribbentrop circa la veste dell'ambasciatore venuto a negoziare erano puramente formali, di certo si voleva solo che esse figurassero nei protocolli, perché fin da mezzogiorno, quando a LipGli ultimi giorni di pace 637 ski era giunta da Varsavia la comunicazione telegrafica, i tedeschi sapevano benissimo che l'ambasciatore non si sarebbe presentato in funzione, come essi avevano richiesto, di plenipotenziario. Infatti essi avevano captato e decifrato subito quella comunicazione. Una copia di essa era stata inviata a Goring, il quale la mostrò a Dahlerus, incaricandolo di portarla in tutta fretta a Henderson affinchè il governo britannico - come spiegò in seguito il feldmaresciallo nella sua deposizione a Norimberga - " si potesse render conto il più presto possibile dell'intransigenza dell'atteggiamento polacco ". Goring lesse al tribunale le istruzioni segrete ricevute da Lipski, le quali proibivano all'ambasciatore di svolgere " in qualsiasi circostanza " negoziati ufficiali e gli suggerivano di insistere sul fatto che egli non aveva " pieni poteri " e che Pagina 446
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt era semplicemente incaricato di consegnare la comunicazione ufficiale del suo governo. Nella sua deposizione il feldmaresciallo diede molta importanza a questo particolare, nel vano tentativo di convincere i giudici che la Polonia aveva " sabotato " l'ultima offerta di pace di Hitler e che lui stesso - così egli disse - non aveva voluto la guerra e aveva fatto quanto poteva per impedirla. Ma come sincerità Goring era appena un pochino più su di Ribbentrop; lo dimostra, ad esempio, la sua dichiarazione alla corte, che soltanto dopo la visita di Lipski alla Wilhelmstrasse alle 18,15 del 31 agosto Hitler aveva deciso " l'invasione per il giorno dopo ". La verità era ben diversa. In realtà, tutte le agitate mosse dell'undice-sima ora, compiute nel pomeriggio e nella serata dell'ultimo giorno di agosto del 1939 dagli stanchi ed esauriti diplomatici e dai sovraffaticati uomini a cui questi facevano capo, non furono che delle frustate nell'aria del tutto inutili e, nel caso dei tedeschi, assolutamente e volutamente ingannatorie. Infatti alle 12,30 del 31 agosto, prima che Lord Halifax avesse esortato i polacchi ad essere più accomodanti, che Lipski si fosse recato da Ribbentrop, che i tedeschi avessero reso pubblicamente note le loro " generose " proposte alla Polonia, e che Mussolini avesse cercato di intervenire, Adolf Hitler aveva preso la decisione definitiva ed emesso l'ordine che doveva lanciare il pianeta nella sua guerra più sanguinosa. COMANDANTE SUPREMO DELLE FORZE ARMATE Segretissimo Berlino, 31 agosto 1939 Direttive N. i per la condotta di guerra. 1) Ora che tutte le possibilità politiche di risolvere con mezzi pacifici la situazione sulla frontiera orientale, divenuta intollerabile per la Germania, sono esaurite, mi sono deciso ad una azione di forza *. 2) L'attacco contro la Polonia sarà effettuato in conformità ai preparativi fatti per il " caso bianco ", con le modifiche che risultano, per quanto concerne l'esercito, dal fatto che esso nel frattempo ha quasi completato il suo schieramento. La distribuzione dei compiti e gli obiettivi delle operazioni rimangono immutati. Data d'attacco: i° settembre 1939. Ora dell'attacco: 4,45 del mattino [inserito a matita rossa]. * Le sottolineature si trovano nel testo originale tedesco. 638
Verso la guerra mondiale L'ora vale anche per le operazioni che riguardano Gdynia, la Baia di Danzica e il ponte di Dirschau. 3) Ad occidente, è importante che la responsabilità per l'apertura delle ostilità ricada inequivocabilmente sull'Inghilterra e sulla Francia. Per il momento, a eventuali violazio ni della frontiera di poco conto si farà fronte con azioni puramente locali. La neutralità dell'Olanda, del Belgio, del Lussemburgo e della Svizzera, nazioni alle quali abbiamo dato assicurazioni in questo senso, dovrà essere scrupolosamente rispettata. In terra, la frontiera occidentale tedesca non dovrà essere oltrepassata senza mio esplicito ordine. In mare, vale la stessa disposizione per tutte le azioni belliche e le iniziative che possano essere interpretate come tali *. 4) Se la Gran Eretagna e la Francia apriranno le ostilità contro la Germania, sarà compito delle formazioni della Wehrmacht operanti ad occidente risparmiare le loro for ze il pili a lungo possibile, in modo che sussistano le condizioni necessaria per una con clusione vittoriosa delle operazioni contro la Polonia. Entro questi limiti, le forze nemiche e le loro risorse militari ed economiche dovranno essere colpite il più possibile. Mi riservo, in ogni caso, di impartire l'ordine di iniziare operazioni offensive. L'esercito difenderà il vallo occidentale e prenderà le misure necessarie per non venire aggirato a nord, per mezzo della violazione del territorio belga Pagina 447
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e olandese, da parte delle potenze occidentali... La marina effettuerà operazioni militari contro le navi mercantili, specialmente contro quelle dirette verso l'Inghilterra... L'aviazione dovrà, in primo luogo, impedire agli aerei francesi e inglesi di attaccare l'esercito e il Lebensraum tedesco. Nel condurre la guerra contro l'Inghilterra, la Luftwaffe dovrà essere impiegata per distruggere i rifornimenti marittimi dell'Inghilterra, la sua industria bellica e i trasporti di truppe britanniche in Francia. Si dovrà scegliere un'occasione favorevole per lanciare un attacco efficace contro unità navali britanniche assembrate, specie contro navi da guerra e portaerei. Mi riservo di decidere circa eventuali attacchi contro Londra. Ci si dovrà tener pronti a sferrare attacchi contro il territorio metropolitano inglese, tenendo presente che in ogni caso dovranno essere evitati successi parziali conseguiti con forze inadeguate. Così, poco dopo il mezzogiorno del 31 agosto, Hitler dette disposizioni ufficiali e scritte perché l'attacco contro la Polonia avesse inizio all'alba del giorno seguente. Come indicano le sue prime direttive di guerra, egli non era ancora del tutto sicuro su quello che sarebbe stato il comportamento della Gran Bretagna e della Francia. Egli si sarebbe astenuto dal?attaccare per primo. Se le due potenze prendevano l'iniziativa per l'attacco, egli sarebbe stato pronto a rispondere. Come Halder aveva accennato negli appunti del suo diario del 28 agosto, forse gli inglesi avrebbero tenuto fede ai loro impegni verso la Polonia solo in apparenza, " inscenando una finta guerra ". In tal caso, il Fùhrer " non se la sarebbe presa a male ". È probabile che il dittatore nazista abbia preso la fatale decisione poco prima delle 12,30 dell'ultimo giorno di agosto. Alle 18,40 del giorno precedente Halder annotò nel suo diario una comunicazione del tenente colonnello Curt Siewert, aiutante del generale von Brauchitsch: " Fare tutti i preparativi affinchè l'attacco possa avere inizio alle 4,30 del mattino del i" * Un'annotazione scritta in margine alle direttive chiarisce questo punto ambiguo: " Cosi, le forze navali dell'Atlantico rimarranno, per il momento, in posizione di attesa ". Gli ultimi giorni di pace 639 settembre. Se i negoziati di Londra dovessero imporre un rinvio, la data sarà il 2 settembre. In tal caso, saremo avvertiti prima delle 15 di domani... Il Fiihrer ha detto: il i° o il 2 settembre. Dopo il 2 settembre si dovrà rinunciare [all'azione] ". A causa delle piogge autunnali, l'attacco doveva cominciare subito o esser senz'altro sospeso. Nelle prime ore della mattina del 31 agosto, mentre Hitler diceva ancora di stare aspettando il delegato polacco, l'esercito tedesco ricevette gli ordini. Alle 6,30 Halder annotò: " Notifica dalla Cancelleria del Reich che l'ordine di scattare è per il i° settembre ". Alle 11,30 aggiunse: " II generale Stùlpnagel informa che l'ora dell'attacco è stata fissata per le 4,45. Si dice che l'intervento dell'Occidente sarà inevitabile; ciò nonostante il Fiihrer ha deciso di attaccare ". Un'ora dopo venivano diramate le direttive ufficiali n. i sopra riportate. Ricordo che in quel giorno a Berlino l'atmosfera era sinistra; tutti parevano trasognati. Alle 7,25 della mattina Weizsacker aveva telefonato a uno dei " cospiratori ", Ulrich von Hassell, pregandolo di recarsi subito da lui. Il segretario di Stato non aveva più che una sola speranza: quella che Henderson persuadesse Lipski e il suo governo ad inviare senza indugio un plenipotenziario polacco o almeno ad annunciare la sua intenzione di farlo. Hassell, diplomatico disoccupato, poteva parlare subito, a tal fine, al suo amico Henderson e anche a Goring? Hassell tentò. Si incontrò due volte con Henderson e una con Goring. Ma, pur essendo un ex diplomatico e ora anche antinazista, egli non sembrò accorgersi che gli eventi rendevano vani sforzi cosi circoscritti. Nemmeno si accorse della stranezza delle proprie vedute, di quelle di Weizsacker e di tutti i " bravi " tedeschi che, naturalmente, desideravano la pace, però alle condizioni dettate dalla Germania. Il 31 agosto a tutti loro doveva essere ormai evidente che vi sarebbe stata la guerra, a meno che Hitler o i polacchi non si fossero tirati indietro; ma che non vi era la minima probabilità che uno dei due capitolasse. Eppure, come rivela l'annotazione del diario di Hassell relativa a questo giorno, lo stesso Hassell si aspettava che i polacchi tornassero sulle proprie decisioni e seguissero la stessa via disastrosa già seguita dagli austriaci e dai cecoslovacchi. Henderson cercò di far notare a Hassell che la " difficoltà principale " stava nei metodi tedeschi, nella loro pretesa di far filare i polacchi " come Pagina 448
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt degli stupidi ragazzini ", Hassell allora replicò che " l'ostinato silenzio dei polacchi era anch'esso deplorevole ". Aggiunse che " ogni cosa dipendeva dalla decisione di Lipski di presentarsi, non per fare domande ma per dichiararsi disposto a negoziare ". Dunque anche secondo Hassell i polacchi, minacciati di un attacco imminente basato su accuse inventate dai tedeschi, non avrebbero dovuto far domande. E quando l'ex ambasciatore trasse le " conclusioni finali " sullo scoppio della guerra, pur incolpando Hitler e Ribbentrop di " correre coscientemente il rischio di una guerra con le potenze occidentali ", addossò buona parte delle responsabilità ai polacchi, anzi perfino ai francesi e agli inglesi. " Da parte loro, - egli scrisse, - i polacchi con la presunzione propria alla loro razza e con l'abulia slava, fiduciosi nel640 Verso la guerra mondiale l'aiuto inglese e francese, si sono lasciati sfuggire le ultime possibilità di evitare la guerra ". C'è solo da chiedersi quale possibilità fosse loro sfuggita, se non quella di cedere alle categoriche richieste di Hitler. " Proprio negli ultimi giorni il governo di Londra, - aggiunse Hassell, - ha rinunciato alla partita e ha assunto un atteggiamento piuttosto indifferente. La Francia si è comportata in modo analogo, solo con maggiore esitazione. Mussolini ha fatto tutto quanto era in suo potere per evitare la guerra "75. Se perfino un diplomatico istruito, colto ed esperto quale Hassell aveva idee cosi poco chiare, può forse meravigliare che a Hitler riuscisse facile ingannare la massa del popolo tedesco? A questo punto, nel tardo pomeriggio dell'ultimo giorno di pace, si ebbe un intermezzo piuttosto grottesco. Secondo quanto sappiamo ora circa le decisioni prese in quel giorno, si potrebbe pensare che il comandante in capo della Luftwafie, l'arma che doveva effettuare operazioni aeree a lungo raggio contro la Polonia a partir dall'alba del giorno seguente, fosse un feldmaresciallo assai affaccendato. Al contrario. Dahlerus lo portò a pranzo all'Hotel Esplanade, ordinando il miglior cibo e le migliori bevande. Il cognac era di così buona qualità che Gòring insistette per portarsene via due bottiglie quando lasciò il locale. Dopo esser riuscito a mettere il feldmaresciallo nello stato d'animo adatto, Dahlerus gli propose di chiamare a colloquio Henderson. Gòring accettò e, ricevuto il permesso di Hitler, invitò l'ambasciatore e Forbes a prendere il té a casa sua alle cinque. Dahlerus (il cui intervento non risulta né nel Final Report di Henderson né nel suo libro) dice di aver proposto che Gòring, in rappresentanza della Germania, s'incontrasse in Olanda con un delegato polacco e che Henderson promise di sottoporre tale proposta a Londra. Secondo la versione data dall'ambasciatore inglese nel Final Report, di quella conversazione svoltasi intorno a un tavolo da té, Gòring " ha parlato per due ore sulle iniquità dei polacchi e sul desiderio di Herr Hitler e suo di conservare l'amicizia dell'Inghilterra. È stata una conversazione che non ha portato a nulla... La mia impressione generale è stata che essa ha costituito un ultimo disperato sforzo di Gòring per staccare la Gran Bretagna dalla Polonia... Ho arguito il peggio dal fatto che egli, in un momento simile, abbia potuto dedicarmi tanto tempo... Non avrebbe certo avuto, in tale frangente, il tempo per una conversazione, se tutto, fino ai più piccoli dettagli, non fosse stato ormai predisposto per l'azione ". Una terza e più vivace descrizione di quel bizzarro incontro all'ora del té, è stata fatta da Forbes a Norimberga in risposta alle domande postegli dal difensore di Gòring. L'atmosfera era, per quanto amichevole, depressa e disperata... Gòring dichiarò all'ambasciatore britannico: Se i polacchi non cederanno, la Germania li schiaccerà come pidocchi, e se la Gran Bretagna decidesse di dichiarare la guerra, a lui dispiacerebbe molto, e sarebbe una decisione molto imprudente". Come disse nella sua relazione, Henderson quella stessa sera, qualche ora più tardi, redasse un dispaccio per Londra, nel quale comunicava che Gli ultimi giorni di face 641 " sarebbe assolutamente inutile, da parte mia, fare ulteriori proposte, in quanto esse ormai sono superate dagli avvenimenti, e l'unico atteggiamento che possiamo assumere è di mostrare la nostra inflessibile determinazione di contrapporre la forza alla forza " *. La delusione di Sir Nevile Henderson sembrava giunta al culmine. Nonostante tutti i suoi strenui sforzi, un anno dopo l'altro, per acquietare l'insaziabile dittatore nazista, la sua " missione in Germania " - come egli la chiamava - era fallita. Allo spirare dell'ultimo giorno di agosto, quell'amabile ma superficiale inglese, la cui diplomazia personale a Berlino era stata così Pagina 449
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt disastrosamente cieca, tentò di reagire di fronte al crollo delle sue vane speranze e al fallimento dei suoi piani. E sebbene l'indomani, primo giorno di guerra, egli fosse colto da una vera e propria, e per lui straordinaria, défaillance, pure si fece finalmente chiara nella sua mente un'antica verità: che esistono momenti e circostanze in cui, come egli appunto disse, alla forza bisogna contrapporre la forza**. Mentre il 31 agosto 1939 scendevano sull'Europa le ombre della sera e un milione e mezzo di soldati tedeschi cominciavano ad occupare le posizioni definitive lungo il confine polacco, pronti a scattare all'alba, a Hitler restava solo da escogitare qualche trucco propagandistico per preparare il popolo tedesco al colpo della guerra di aggressione. Il popolo aveva bisogno di quei sistemi che Hitler, assistito da Goebbels e da Himmler, era diventato così esperto nell'applicare. Io ero uscito per le strade di Berlino, parlando con la gente comune e quella mattina annotai sul mio diario: " Tutti sono contro la guerra. La gente parla apertamente. Come può un paese entrare in una grande guerra con una popolazione così decisamente contraria? " Malgrado tutta la mia esperienza del Terzo Reich, io facevo una domanda così ingenua! Hitler conosceva molto bene la risposta. Forse che egli la settimana prima, in cima alla sua montagna bavarese, non aveva promesso ai generali che " avrebbe fornito una ragione propagandi* Può darsi che la nota egli l'abbia redatta quella sera stessa, ma non la inviò a Londra prima delle 15,45 del giorno successivo, quasi dodici ore dopo che l'attacco tedesco contro la Polonia aveva avuto inizio. Essa fece seguito a parecchi suoi telegrammi, trasmessi a Londra anch'essi per telefono (così la trasmissione era simultanea), recanti la notizia dello scoppio delle ostilità. II dispaccio era così concepito: " La reciproca diffidenza dei tedeschi e dei polacchi è tale che non credo sarà proficuo abbandonarmi [sic] a ulteriori consigli, convinto come sono che essi verrebbero di nuovo superati dagli avvenimenti e tenuti in nessun conto, a causa dei metodi seguiti e per considerazioni d'onore e di prestigio. " L'ultima speranza sta nell'inflessibile decisione, da parte nostra, di opporre la forza alla forza " ". ** Poiché alcuni miei amici che hanno letto questo capitolo hanno espresso i loro dubbi circa la mia obiettività nei confronti di Henderson, ritengo opportuno far conoscere il punto di vista di un altro osservatore, a proposito dell'ambasciatore inglese a Berlino. Sir L. E. Namier, lo storico inglese, ha descritto la figura di Henderson nei seguenti termini: " Presuntuoso, vano, caparbio, rigido nei suoi preconcetti, riversò un numero incredibile di telegrammi, di dispacci e di lettere di una lunghezza impressionante, nei quali egli ripetè centinaia di volte le sue opinioni e le sue idee errate. Abbastanza ottuso per costituire un pericolo, ma non abbastanza stupido per essere innocuo, egli risultò un bomme nefaste " (NAMIER, In thè Nazi Era, p. 162). 642 Verso la guerra mondiale stica per iniziare la guerra " e non aveva loro detto di non " preoccuparsi se essa era plausibile o meno? " " II vincitore, - aveva affermato, - non avrà da rispondere, dopo, per aver detto o non detto la verità. NelPiniziare e nel fare una guerra quel che conta non è il diritto, ma la vittoria ". Come abbiamo detto, alle nove di sera tutte le stazioni radio tedesche avevano trasmesso quelle proposte di pace del Fùhrer alla Polonia, che, come venivano presentate sulle onde dell'etere, erano apparse ragionevoli al fuorviato giornalista che io ero. Il fatto che Hitler non le avesse mai presentate ai polacchi e neppure agli inglesi - se non in forma vaga e non ufficiale e inoltre meno di ventiquattr'ore prima - fu del tutto trascurato. In una lunga relazione che spiegava al popolo tedesco come il suo governo avesse esaurito ogni mezzo diplomatico per salvare la pace, il cancelliere, di certo assistito da Goebbels, dimostrò di non aver perso nessuna delle sue doti di magistrale mistificatore. Il 28 agosto il governo britannico - diceva la relazione - aveva offerto la sua mediazione alla Germania e alla Polonia e il governo tedesco aveva risposto il giorno dopo che pur essendo piuttosto scettico circa il desiderio del governo polacco di venire a un accordo, si dichiarava disposto, nell'interesse della pace, ad accettare la mediazione o le proposte britanniche... Esso riteneva necessario... se si voleva evitare il pericolo di una catastrofe, agire decisamente e senza indugio. Si dichiarava anche disposto a ricevere un inviato nominato dal governo polacco fino alla sera del 30 agosto, alla condizione che egli fosse autorizzato non soltanto a discutere, ma anche a condurre e concludere dei negoziati. Invece di una comunicazione circa l'arrivo di un personaggio con pieni Pagina 450
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt poteri, la prima risposta che il governo del Reich ha ricevuto, dopo essersi detto disposto a un'intesa, è stata la notizia della mobilitazione polacca... Non si può pretendere che il governo del Reich continui, non solo a dichiarare la sua propensione ad iniziare negoziati, ma anche a promuovere veramente tale soluzione, se da parte polacca non si pensa che a scoraggiarlo con futili sotterfugi e con dichiarazioni senza significato. È risultato ancora una volta chiaro, da un passo compiuto nel frattempo dall'ambasciatore polacco, che quest'ultimo non ha avuto pieni poteri per affrontare una discussione e tanto meno per negoziare. Il Fùhrer e il governo tedesco hanno atteso inutilmente due giorni l'arrivo di un plenipotenziario polacco. Così stando le cose, il governo tedesco può solo concludere che le sue proposte sono state ancora una volta... respinte, sebbene esso ritenesse che tali proposte, nella forma in cui sono state rese note al governo britannico, fossero più che leali, oneste e accettabili. L'esperienza aveva insegnato a Hitler e a Goebbels che la buona propaganda per essere efficace non si contenta di parole. Essa ha bisogno di fatti, per falsati che siano. Convinto il popolo tedesco (e l'autore di questo libro ne può essere un buon testimone, per constatazione personale) che i polacchi avevano respinto le generose offerte di pace del Fùhrer, restava solo da architettare un qualche episodio che " provasse " come non la Germania, ma la Polonia fosse stata la prima ad attaccare. Come si ricorderà, per quest'ultima losca faccenda i tedeschi avevano già fatto, sotto la direzione di Hitler, accurati preparativi *. Da sei giorni Alfred * Cfr. sopra, pp. 564-65. Gli ultimi giorni di pace 643 Naujocks, l'intellettuale ribaldo delle SS si trovava a Gleiwitz, sulla frontiera polacca, in attesa di effettuare un attacco polacco simulato contro la stazione della radio tedesca che si trovava in quel luogo. Il piano era stato riveduto. Uomini delle SS con uniformi polacche avrebbero aperto la sparatoria e alcuni internati dei campi di concentramento, drogati, sarebbero stati fatti trovare morti sul terreno come dei "caduti" per mano nemica: quest'ultima amena parte dell'operazione aveva, come si è visto, l'espressivo nome convenzionale di " merci conservate ". Ci sarebbero stati diversi finti " attacchi polacchi ", ma il principale doveva essere quello contro la stazione della radio tedesca di Gleiwitz. Nella sua deposizione fatta a Norimberga Naujocks riferì: A mezzogiorno del 31 agosto Heydrich mi trasmise la parola convenzionale per l'attacco, che avrebbe dovuto aver luogo alle ore 20 dello stesso giorno. Heydrich mi disse: " Per questo attacco, rivolgetevi a Miiller per avere le " merci conservate " ". Ubbidii e chiesi a Miiller di mandarmi l'uomo nei pressi della stazione della radio. Quando giunse, 10 feci posare all'entrata della stazione. Egli era vivo ma privo di conoscenza. Cercai di aprirgli gli occhi. Non dagli occhi ma dal respiro potei capire che era vivo. Non vidi ferite da arma da fuoco, però aveva il viso imbrattato di sangue. Era in abiti civili. Secondo gli ordini prestabiliti, prendemmo la stazione radio, trasmettemmo una comunicazione di tre o quattro minuti con un trasmettitore di emergenza *, sparammo alcuni colpi di pistola e ce ne andammo ** ". Quella sera Berlino fu quasi completamente isolata dal mondo. Si udirono soltanto i comunicati stampa e le tramissioni che facevano conoscere l'" offerta " del Fùhrer alla Polonia e i presunti " attacchi " polacchi contro 11 territorio della Germania. Cercai di mettermi in comunicazione telefoni ca con Varsavia, Londra e Parigi, ma mi fu detto che le linee con queste capitali erano interrotte. In sé, Berlino aveva un aspetto normale. Non vi era stata evacuazione di donne e bambini, come a Londra e Parigi, né si era provveduto a mettere sacchi di sabbia a protezione delle vetrine, come nelle altre capitali. Dopo la mia ultima trasmissione, verso le quattro della mat tina del i" settembre, lasciai il palazzo della radio per recarmi all'Hotel Adlon. Non vi era traffico. Non vi erano luci nelle case. La gente dormiva; forse era andata a letto sperando il meglio, sognando la pace. Lo stesso Hitler era stato in buona forma tutto il giorno. Alle 18 del 31 agosto il generale Halder annotò nel suo diario: " II Fùhrer è calmo; ha dormito bene... La decisione di non far evacuare [i territori a occidente] * La trasmissione in polacco era stata sommariamente preparata per Naujocks Pagina 451
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt da Heydrich. Conteneva espressioni provocatorie contro la Germania e annunciava che i polacchi stavano attaccando. Cfr. sopra, p. 564. ** " L'attacco polacco " contro Gleiwitz fu utilizzato da Hitler il giorno dopo nel suo discorso al Reichstag e fu addotto a giustificazione dell'aggressione nazista da Ribbentrop, da Weizsacker e da altri membri del Ministero degli Esteri nella loro propaganda. Il " New York Times " e altri giornali ne dettero la notizia, insieme a quella di altri incidenti, nel numero del i° settembre 1939. V'è da aggiungere che, secondo la testimonianza resa a Norimberga dal generale Lahousen, de\\'Abwehr, tutti gli uomini delle SS che indossavano uniformi polacche negli attacchi simulati di quella sera furono poi, secondo l'espressione del generale, " tolti di mezzo "7S. 644 Verso la guerra mondiale dimostra la sua convinzione che Francia e Inghilterra non interverranno " *. Lo stato d'animo dell'ammiraglio Canaris, capo dell'Abwehr dell'OKW e uno dei principali cospiratori antinazisti, era diverso. Sebbene Hitler stesse spingendo la Germania alla guerra, cosa che il circolo di Canaris aveva giurato di impedire sbarazzandosi del dittatore, ora che il momento era giunto, non vi era nessun complotto. Nel pomeriggio inoltrato Gisevius era stato convocato dal colonnello Oster al quartier generale dell'OKW. Questo centro nevralgico della potenza militare tedesca era in piena attività. Canaris prese in disparte Gisevius in un corridoio semioscuro. Con voce soffocata dall'emozione gli disse: "È la fine della Germania! "". * Nel corso della giornata Hitler trovò il tempo di inviare un telegramma al duca di Windsor, che si trovava in Francia ad Antibes: ,, .. Berlino, 31 agosto 1939 Vi ringrazio per il vostro telegramma del 27 agosto. Potete essere sicuro che il mio atteggia mento verso la Gran Bretagna e il mio desiderio di evitare un'altra guerra fra i nostri popoli, non sono mutati. Dipende però dalla Gran Bretagna, se si potrà realizzare la mia speranza per uno sviluppo positivo dei rapporti anglo-tedeschi. ADOLF HITLER 80 Questa è la prima occasione - ma certamente non l'ultima - in cui l'ex re inglese figura nei documenti tedeschi sequestrati dagli Alleati. Più tardi, per un certo tempo, il duca di Windsor, come si vedrà, ebbe una parte rilevante in certi progetti di Hitler e Ribbentrop. 1
Libro Azzurro britannico, pp. 96-98. 2 Per il dispaccio di Henderson del 23 agosto 1939: ibid., pp. 98-100. Pel memorandum del Ministero degli Esteri tedesco sull'incontro: DGFP, VII, pp. 210-16. Henderson riferì sul secondo incontro il 24 agosto (Libro Azzurro britannico, pp. 100-2). 3 Per il testo della lettera inviata da Hitler a Chamberlain il 23 agosto: ibid., pp. 102-4. Esso è stato anche stampato in DGFP, VII, pp. 216-19. 4 Per il testo della lettera inviata da Hitler a Mussolini il 25 agosto: DGFP, VII, pp. 281-83. 5 Per i] testo della dichiarazione fatta verbalmente da Hitler a Henderson il 25 agosto, com pilata da Ribbentrop e dal dottor Schmidt: DGFP, VII, pp. 279-84; esso si trova anche nel Libro Azzurro britannico, pp. 120-22. Pel dispaccio del 25 agosto, in cui Henderson riferisce sul colloquio: Libro Azzurro britannico, pp. 122-23. Cfr. anche HENDERSON, fatture of a Mission, p. 270. Pel dispaccio di Coulondre del 25 agosto: Libro Giallo francese, ed. frane., pp. 312-14. NCA, VI, pp. 977-98 (da un incartamento sulle relazioni russo-tedesche rinvenuto negli archivi dell'alto comando della marina). SCHMIDT, op. cit., p. 144. Ibid., pp. 143-44. Diario di Ciano, pp. 140-43Pel memorandum di Weizsacker del 20 agosto: DGFP, VII, p. 160. 2 Per la lettera inviata il 23 agosto da Mackensen a Weizsacker: ibid., pp. 240-43. Pagina 452
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 3 Per il dispaccio di Mackensen del 25 agosto: ibid., pp. 291-93. ' Cfr. DGFP, VII, nota a p. 285. 5 Per la lettera inviata da Mussolini a Hitler il 25 agosto: ibid., pp. 285-86. " NCA, VI, pp. 977-78 (ND, €-170). " Sull'interrogatorio di Ribbentrop del 29 agosto 1945: NCA, VII, pp. 535-36; sull'interrogatorio di Gb'ring del 29 agosto 1945: ibid., pp. 534-35; sulla testimonianza resa da Keitel al processo di Norimberga il 4 aprile 1946 in un interrogatorio diretto: TMWC, X, pp. 514-15. 18 NCA, suppl. B, pp. 1561-63. 19 GISEVIUS, op. cit., 358-59. 20 HASSELL, Op. dt., p. 59. 21 THOMAS, Gedanken und Ereignisse, loc. cit. 22 Testimonianza resa dal dottor Schacht a Norimberga il 2 maggio 1946 (TMWC, XI, PP. 545-46). 23 Per la testimonianza resa da Gisevius a Norimberga il 25 aprile 1946: ibid., pp. 224-25. 24 II testo di tutti questi appelli si trova nel Libro Azzurro britannico, pp. 122-42. 25 Per la comunicazione fatta da Hitler a Mussolini il 25 agosto alle 19,10: DGFP, VII, PP- 309-10. 26 Diario di Ciano, p. 150. 21 Per la comunicazione fatta da Mussolini a Hitler il 26 agosto alle 12,10: DGFP, VII, PP. 309-10. 28 Djario di Ciano, p. 150. Per la relazione di Mackensen: DGFP, VII, p. 325. 29 Per la comunicazione fatta da Hitler a Mussolini il 26 agosto alle 15,08: DGFP, VII, PP. 313-1430 Mussolini a Hitler; comunicazione delle 18,42 del 26 agosto: ibid., p. 323. 31 Hitler a Mussolini, alle 12,10 del 27 agosto: ibid., pp. 346-47. 32 Mussolini a Hitler, alle 16,30 del 27 agosto: ibid., pp. 351-53. 33 Pel dispaccio di Mackensen del 27 agosto: ibid., pp. 351-53. 646
Verso la guerra mondiale 34 Pel messaggio di Daladier a Hitler del 26 agosto: ibid., pp. 330-31, e anche: Libro Giallo francese, ed. frane., pp. 321-22. 35 L'annotazione del 28 agosto del diario di Halder, ove è ricapitolata la " sequenza degli avvenimenti " dei cinque giorni precedenti - questa parte del diario si trova in DGFP, VII, pp. .564-66. 36 Per l'interrogatorio subito da Goring a Norimberga il 29 agosto 1945: NCA, Vili, p. 534 (ND, TC-90). 31 TMWC, IX, p. 498. 38 La mia esposizione delle iniziative di Dahlerus è basata sul libro già citato dello stesso Dahlerus e sulla testimonianza da lui resa a Norimberga, dove egli si convinse di quanto fosse stato ingenuo nel trattare coi suoi amici tedeschi. Cfr. più sopra, nota 4 del cap. XV. Essa è suffragata da un ricco materiale proveniente dal Ministero degli Esteri britannico e pubblicato in DBrFP, terza serie, voi. VII. 39 DBrFP, VII, p. 287. 40 Per la testimonianza resa da Dahlerus a Norimberga: TMWC, IX, p. 465. 41 DBrFP, VII, p. 319 n. 42 TMWC, IX, p. 466. 43 DBrFP, VII, pp. 321-22. 44 Libro Azzurro britannico, p. 125, e DBrFP, VII, p. 318. 45 Pel testo della nota britannica alla Germania del 28 agosto: Libro Azzurro britannico, pp. 126-28. 46 Pel dispaccio inviato da Henderson a Halifax alle 2,35 della Pagina 453
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt notte del 29 agosto: ibid., pp. 128-31. 47 Pel dispaccio di Henderson a Halifax del 29 agosto; ibid., p. 131. 48 Pel dispaccio di Henderson del 29 agosto: DBrFP, VII, p. 360. 49 Ibid., p. 361. 50 Pel testo della risposta tedesca del 29 agosto: Libro Azzurro britannico, pp. 13.5-37. 51 DBrFP, terza serie, VII, p. 393. 52 HENDERSON, Fallare of a Mission, p. 281. 53 Libro Azzurro britannico, p. 139. 54 Pel testo della nota trasmessa da Chamberlain a Hitler il 30 agosto: DGFP, VII, p. 441. 55 Libro Azzurro britannico, pp. 139-40. 56 Ibid., p. 140. 57 Ibid., p. 142. 58 SCHMIDT, op. cit., pp. 150-55; cfr. anche la testimonianza resa da Schmidt al processo di Norimberga: TMWC, X, pp. 196-222. 59 TMWC, X, p. 275. 60 SCHMID!, Op. Cit. 61 D<JFP, VII, pp. 447-50. 62 HENDERSON, Fina! Report, Cmd., 6115, p. 17; cfr. anche il suo libro già citato, p. 287. 63 DBrFP, VII, n. 575, P. 43364 TMWC, IX, p. 493. 65 Per il telegramma inviato da Henderson a Halifax alle 12,30 del 31 agosto: DBrFP, VII, p. 440; per la lettera a Halifax: ibid., pp. 465-67; per il telegramma delle 12,30 del i° settembre: ibid., pp. 468-69; pel telegramma di Kennard a Halifax del 31 agosto: ibid., n. 618. 66 DBrFP, VII, pp. 441-4367 Libro Azzurro britannico, p. 144. 68 Ibid., p. 147. 69 Ibid., p. 147. 70 Testo della risposta scritta in polacco, inviata all'Inghilterra il 31 agosto: ibid., pp. 148-49; per il dispaccio di Kennard del 31 agosto (a Londra esso giunse solo alle 19,15): ibid., p. 148. 71 Pel rapporto finale di Lipski, cfr. Libro Bianco polacco. Alcuni estratti di esso sono stati pubblicati in NCA, Vili, pp. 499-512. 72 DGFP, VII, pp. 462. 73 Per la versione data da Lipski nel suo rapporto finale: loc. cit. Il resoconto tedesco del colloquio, compilato dal dottor Schmidt, si trova in DGFP, VII, p. 463. 74 II testo tedesco delle direttive di Hitler si trova in TMWC, XXXIV, pp. 456-59 (ND, C-I26). Ve ne sono traduzioni inglesi in NCA, VI, pp. 935-39 e in DGFP, pp. 477-79. 75 HASSELL, Op. dt., pp. 68-73. 76 Per la testimonianza di Dahlerus a Norimberga: TMWC, IX, pp. 470-71; la risposta di Forbes al questionario trasmessogli dall'avvocato di Goring a Norimberga è stata citata da NAMIER, Diplomatic Prelude, pp. 376-77. Il resoconto di Henderson si trova nel suo Final Report, p. 19. Gli ultimi giorni di pace 647 77 DBrFP, VII, p. 483. Il successivo resoconto di Henderson sul dispaccio si trova nel suo fonai Report, p. 20, e nel suo libro già citato, pp. 291-92. 78 TMWC, II, p. 451. 79 Per la dichiarazione giurata di Naujocks, toc. cit. 80 DGFP, VII, p. 47281 GISEVIUS, Op. CÌt., pp. 374-75. Pagina 454
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt XVII. L'INIZIO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE All'alba del i° settembre 1939 - data precisa fissata fin dal 3 aprile da Hitler nelle sue prime direttive riguardanti il " caso bianco " - gli eserciti tedeschi passarono la frontiera polacca puntando su Varsavia dal nord, dal sud e dall'ovest. Dal cielo, l'aviazione tedesca s'abbattè rombando sugli obiettivi prestabiliti: colonne di truppe polacche, depositi di munizioni, ponti, ferrovie e città aperte. In pochi minuti essa procurò ai polacchi - ai soldati non meno che ai civili - la prima esperienza di una morte e una distruzione improvvisa giunte dal cielo - un'esperienza mai vissuta prima d'allora su così vasta scala - inaugurando così un sistema di terrore che doveva divenire spaventosamente familiare a centinaia di milioni di uomini, donne e bambini in Europa e in Asia nei successivi sei anni; e la cui ombra, dopo la comparsa delle bombe atomiche, doveva ossessionare tutta l'umanità per la minaccia della sua definitiva distruzione. A Berlino, quello fu un mattino grigio, piuttosto afoso, con nuvole basse sulla città che entro certi limiti la proteggevano dai bombardieri nemici di cui si temeva un'incursione ma che non comparvero mai. Notai che la gente nelle strade era apatica malgrado le grandi notizie che le giungevano per radio e le edizioni straordinarie dei giornali del mattino *. Nella via che partiva dall'Hotel Adlon gli operai del turno mattutino si recavano al lavoro nel nuovo edificio della IG-Farben proprio come se nulla fosse successo; e quando apparvero gli strilloni con le edizioni straordinarie nessuno si fermò ad acquistarle. Pensai che i tedeschi fossero semplicemente stupefatti, svegliandosi in quella prima mattina di settembre e rendendosi conto di trovarsi in una guerra che fino a poco tempo prima erano certi che il Fuhrer avrebbe saputo evitare. Non riuscivano ancora a crederci del tutto. Non si poteva non pensare al contrasto fra questa grigia apatia e il modo con cui nel 1914 i tedeschi erano andati in guerra. Nel 1914 vi era stato un entusiasmo delirante. Nelle vie, le masse avevano inscenato dimostrazioni d'entusiasmo, gettando fiori sulle truppe in marcia e salutando freneticamente Guglielmo II, Kaiser e supremo Signore della Guerra. * II proclama di Hitler all'esercito, che annunciava l'inizio delle ostilità, fu trasmesso dalla radio tedesca alle 2,40 e le edizioni straordinarie dei giornali vennero vendute nelle vie poco dopo. Cfr. più oltre, p. 650. L'inizio della seconda guerra mondiale 649 Questa volta non vi furono simili dimostrazioni né per le truppe né per il Signore nazista della Guerra, che poco prima delle dieci si recò dalla Cancelleria al Reichstag attraverso le vie deserte, per rivolgere alla nazione un discorso sui gravi avvenimenti da lui stesso provocati a sangue freddo, deliberatamente. Gli stessi robot del Reichstag, per la maggior parte uomini del partito nominati da Hitler, risposero con ben poco entusiasmo allorché il dittatore si mise a spiegare come mai, da quel mattino, la Germania si trovasse in guerra. Gli applausi furono assai più scarsi che in occasioni precedenti di minor importanza, allorché il capo aveva parlato dalla stessa tribuna della decorata sala dell'Opera Kroll. Malgrado la sua truculenza in certi punti, Hitler sembrò tenersi curiosamente sulla difensiva, e ascoltando il suo discorso mi parve di avvertire una strana tensione, come se lui stesso fosse stupito dell'impiccio in cui si era cacciato e ne fosse un poco scombussolato. La ragione da lui addotta per spiegare come mai la sua alleata, l'Italia, avesse mancato all'obbligo automatico di venirgli in aiuto, sembrarono non garbare nemmeno a quel pubblico fatto su misura. Egli disse: A questo punto, vorrei anzitutto ringraziare l'Italia, che ci ha continuamente appoggiati; ma vi rendete certamente conto che per portare a termine questa lotta non intendo far appello a un aiuto straniero. Realizzeremo da noi quésto compito. Avendo mentito tante volte nel corso della sua carriera politica, Hitler, in quel grave momento storico, non seppe astenersi dal somministrare con voce tuonante al credulo popolo tedesco qualche altra menzogna, per giustificare la sua azione avventata. Vi sono noti gli innumerevoli tentativi da me intrapresi per giungere a una chiarificazione pacifica e a un'intesa circa il problema dell'Austria e, in Pagina 455
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt seguito, del paese dei Sudeti, della Boemia e della Moravia. Ma tutto è stato vano... Nelle mie conversazioni con statisti polacchi... ho potuto finalmente formulare le proposte tedesche... non poteva esservi nulla di più moderato e di più leale di tali proposte. Vorrei che il mondo lo sapesse. Soltanto io potevo fare proposte del genere, perché sapevo benissimo che ciò facendo mi mettevo in contrasto con milioni di tedeschi. Ma queste proposte sono state respinte... Per due giorni interi ho tenuto seduta col mio gabinetto e ho aspettato, per vedere se il gov no polacco riteneva opportuno o meno mandare un plenipotenziario... Ma mi si è giudicato male, se il mio amore per la pace e la mia pazienza sono stati scambiati per debolezza, se non pure per codardia... Nel governo polacco non ho potuto più trovare della buona volontà per condurre con noi seri negoziati... Così ho deciso di parlare alla Polonia con lo stesso linguaggio da essa usato con noi nei mesi passati. Per la prima volta, questa notte truppe regolari polacche hanno aperto il fuoco contro il nostro territorio. A partire dalle 5,45 noi abbiamo risposto al fuoco, e da ora in poi alle bombe replicheremo con le bombe. Il camuffato attacco polacco contro la stazione radio tedesca di Gleiwitz che, come si è visto, era stato effettuato da uomini delle SS in uniformi polacche guidati da Naujocks, fu dunque usato dal cancelliere della Germania come giustificazione della sua aggressione a sangue freddo contro la Polonia. In effetti nei primi comunicati il comando supremo tedesco parlò delle sue operazioni militari come di un " contrattacco ". Lo stesso Weizsàcker fece 650 Verso la guerra mondiale del suo meglio per appoggiare questa volgare mistificazione. Nel corso della giornata inviò un telegramma-circolare del Ministero degli Esteri a tutte le missioni diplomatiche indicando la linea da seguire. Per difendersi da attacchi polacchi, oggi all'alba truppe tedesche hanno iniziato le operazioni contro la Polonia. Per il momento, queste operazioni non debbono sembrare una guerra, ma semplicemente scontri provocati da attacchi polacchi '. Gli stessi soldati tedeschi, che potevano vedere da sé chi aveva attaccato sulla frontiera polacca, furono bombardati dalle menzogne di Hitler. Il i° settembre in un grandioso proclama all'esercito tedesco il Fiihrer disse: Lo Stato polacco ha rifiutato di regolare pacificamente le nostre relazioni come da me desiderato ed è ricorso alle armi... Una serie di violazioni della frontiera, intollerabili per una grande potenza, dimostrano che la Polonia non intendeva più rispettare le frontiere del Reich. Per por fine a questa demenza, d'ora in poi non ho altra scelta che rispondere alla forza con la forza. Una volta sola, in quel giorno, Hitler disse la verità. Egli proclamò al Reichstag: Non sto chiedendo a nessun tedesco più di quanto io stesso non fossi pronto a fare, da quattro anni... Da ora in poi sarò il primo soldato del Reich. Ho indossato di nuovo quest'uniforme che per me è sempre stata quanto mai sacra e cara. Non me la toglierò prima che la vittoria sia raggiunta, altrimenti non soprawiverò all'esito di questa guerra. Questa volta egli avrebbe finito col dimostrarsi all'altezza della sua parola. Ma nessun tedesco da me incontrato a Berlino in quel giorno notò che quanto aveva detto il Fùhrer in modo così aperto significava che egli, nel caso di una disfatta, non avrebbe potuto far fronte ad essa né reggerne il peso. Nel suo discorso, Hitler nominò come suo successore Goring, se mai gli fosse successo qualcosa. Aggiunse che, dopo Goring, sarebbe venuto Hess. " Se accadesse qualcosa a Hess, in conformità alla legge sarà convocato il senato, che sceglierà fra i suoi componenti il successore più degno, cioè più coraggioso ". Ma quale legge? Quale senato? Né Puna né l'altro esistevano! Il tono relativamente mansueto tenuto da Hitler nel discorso al Reichstag dette luogo a un diverso, peggiore stato d'animo non appena egli tornò alla Cancelleria. Rimorchiato da Goring, l'onnipresente Dahlerus ve lo trovò in uno stato " di estremo nervosismo e assai agitato ". Ecco la testimonianza resa in seguito dall'intermediario svedese: Mi disse d'aver sempre sospettato che l'Inghilterra voleva la guerra. Inoltre mi disse che avrebbe schiacciato la Polonia annettendosi tutto il paese... S'eccitò sempre di più, e cominciò ad agitare le braccia, gridandomi in faccia: " Se l'Inghilterra vuoi combattere per un anno, io combatterò per un Pagina 456
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt anno; se vuoi combattere per due anni, io combatterò per due anni... " Fece una pausa, poi la sua voce divenne un grido stridulo e le braccia si agitarono convulsamente: " Se l'Inghilterra vuoi combattere per tre anni, io combatterò per tre anni... " I movimenti del corpo cominciarono a seguire quelli delle braccia, e quando alla fine L'inizio della seconda guerra mondiale 651 abbaiò: " Se è necessario, combatterò per dieci anni " (Und wenn es erforderlich ist, will ich zehn Jahre kdmpfen), egli alzò il pugno e si piegò fin quasi a fargli toccare il pavimento 2. Eppure, malgrado il suo isterismo, Hitler non era affatto convinto che avrebbe dovuto combattere contro la Gran Bretagna. Era mezzogiorno passato, le colonne corazzate tedesche erano già penetrate per parecchi chilometri in territorio polacco, avanzando rapidamente, e la maggior parte delle città polacche, Varsavia compresa, erano state bombardate, con perdite considerevoli fra i civili, ma da Londra e da Parigi non era giunta una sola parola, ad avvertire che l'Inghilterra e la Francia stavano per tener fede alla parola data alla Polonia. La linea da seguire appariva chiara, ma sembrava che Dahlerus e Hen-derson facessero il possibile per confondere le cose. Alle 10,30 l'ambasciatore britannico inviò per telefono un messaggio a Halifax. Egli diceva: Vengo a sapere che i polacchi durante la notte han fatto saltare il ponte di Dir-schau * e si sono svolti combattimenti con gli abitanti di Danzica. All'arrivo di tali notizie, Hitler ha dato ordine di ricacciare i polacchi oltre frontiera, mentre Gòring dovrà distruggere le forze aeree polacche lungo la linea di demarcazione. Solo in fondo al messaggio Henderson aggiunse: Queste informazioni mi vengono dallo stesso Gbring. Può darsi che Hitler mi chieda di parlargli dopo la seduta del Reichstag, come ultimo tentativo di salvare la pace3. Che pace? La pace per l'Inghilterra? Da sei ore la Germania era in guerra, con tutta la sua potenza militare, contro l'alleata dell'Inghilterra. Invece dopo il discorso al Reichstag Hitler non mandò a chiamare Henderson, e l'ambasciatore, che aveva trasmesso compiacentemente a Londra le menzogne di Gbring secondo cui sarebbero stati i polacchi ad attaccare per primi, si scoraggiò: ma non del tutto. Alle 10,50 telefonò un altro messaggio a Halifax. Nella sua mente feconda ma confusa si era affacciata una nuova idea. Egli disse: Benché vi siano scarse possibilità che si possa venire a tanto, ritengo mio dovere esprimere la convinzione che ormai l'unica speranza per la pace sarebbe un annuncio con cui il maresciallo Smigly-Rydz si dichiarasse pronto a venire immediatamente in Germania per discutere tutto il problema, in qualità di militare e plenipotenziario, col feldmaresciallo Gbring4. Sembra che non sia venuto in mente a questo strano ambasciatore britannico che il maresciallo Smigly-Rydz aveva fin troppo da fare per cercare * L'operazione tedesca per occupare il ponte di Dirschau sulla Vistola prima che i polacchi potessero farlo saltare era stata progettata al principio dell'estate e figura continuamente nelle carte relative al " caso bianco ". Fu specificamente ordinata nelle direttive n. i diramate da Hitler il 31 agosto. In realtà l'operazione falli, in parte a causa della nebbia del primo mattino che ostacolò il lancio dei paracadutisti destinati a impadronirsi del ponte. I polacchi riuscirono a farlo saltare all'ultimo momento. 652 Verso la guerra mondiale di respingere l'attacco massiccio, e non provocato, dei tedeschi, o che se anche gli fosse stato possibile partire e venire a Berlino come " plenipotenziario ", ciò, date le circostanze, sarebbe equivalso a una resa. Poteva anche darsi che i polacchi fossero presto sconfitti, ma non volevano arrendersi. Durante questa prima giornata dell'attacco tedesco contro la Polonia, Dahlerus fu ancor più attivo di Henderson. Alle 8 di mattina era andato da Gbring. Questi gli disse che " la guerra era scoppiata perché i polacchi avevano attaccato la stazione radio di Gleiwitz e avevano fatto saltare un ponte presso Dirschau ". Lo svedese telefonò subito al Ministero degli Esteri di Londra per trasmettere la notizia. A Norimberga in un controinterrogatorio, egli rese la seguente testimonianza: " Informai qualcuno che secondo notizie da me ricevute i polacchi avevano attaccato, e naturalmente ci si chiese che cosa poteva succedermi per aver dato Pagina 457
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tale informazione "!. Ma, dopo tutto, erano semplicemente le notizie che l'ambasciatore di Sua Maestà a Berlino avrebbe telefonato un paio d'ore dopo. Secondo un memorandum riservato del ministro degli Esteri britannico, la telefonata dello svedese giunse alle 9,05 del mattino. Ripetendo le affermazioni di Goring, Dahlerus insistette nel dire a Londra che " i polacchi stavano sabotando tutto " e che egli " aveva le prove del fatto che non avevano mai pensato di tentar di negoziare "é. A mezzogiorno e mezzo Dahlerus era nuovamente in linea col Ministero degli Esteri di Londra e questa volta parlò con Cadogan. Di nuovo accusò i polacchi di aver sabotato la pace facendo saltare in aria il ponte di Dirschau e rinnovò la sua proposta di venire a Londra in aereo con Forbes. Ma Cadogan, uomo austero e non facile da ammansire, ne aveva abbastanza di Dahlerus, ora che la guerra, che egli aveva cercato di prevetiire, era scoppiata. Disse allo svedese che " ormai non c'era più nulla da fare ". Cadogan, d'altra parte, era semplicemente il sottosegretario stabile del Ministero degli Esteri; non faceva nemmeno parte del gabinetto. Dahlerus insistette, volle che la sua richiesta fosse sottoposta allo stesso gabinetto, avvertendo arrogantemente Cadogan che avrebbe ritelefonato fra un'ora. Telefonò, ed ebbe la seguente risposta di Cadogan: È assolutamente da escludersi qualsiasi idea di una mediazione durante l'invasione delle truppe tedesche in Polonia. L'unico modo per arrestare una guerra mondiale, è, in primo luogo, che le ostilità siano sospese, e poi che le truppe tedesche si ritirino immediatamente dal territorio polacco7. Alle dieci di mattina il conte Raczynski, ambasciatore polacco a Londra, si era recato da Lord Halifax per comunicargli ufficialmente la notizia dell'aggressione tedesca, aggiungendo che " questo era, senza possibilità di equivoci, uno dei casi contemplati dal trattato ". Il ministro degli Esteri rispose di non dubitare in alcun modo della verità dei fatti. Alle 10,15 fece venire al Ministero degli Esteri Theodor Kordt, incaricato d'affari tedesco, e gli domandò se aveva informazioni da dargli. Kordt rispose di non avere notizia di un attacco tedesco contro la Polonia e di non aver nemmeno ricevuto L'inizio della seconda guerra mondiale 653 istruzioni. Allora Halifax dichiarò che le informazioni a lui pervenute " creavano una situazione assai grave ". Ma non andò più in là. Alle 11,45 Kordt ne informò per telefono Berlino. Cosi a mezzogiorno Hitler aveva motivo di sperare che, pur considerando grave la situazione, l'Inghilterra dopo tutto non sarebbe entrata in guerra. Ma tale speranza doveva svanire presto. Alle 19,15 un funzionario dell'ambasciata inglese a Berlino telefonò al Ministero degli Esteri tedesco chiedendo a Ribbentrop di ricevere Hender-son e Coulondre " per una questione urgente, non appena possibile ". Qualche minuto dopo l'ambasciata francese faceva un'analoga richiesta. Ribbentrop si rifiutò di vedere insieme i due ambasciatori, e ricevette Henderson alle 21 e Coulondre un'ora dopo. Dall'ambasciatore inglese gli fu consegnata una nota ufficiale del governo britannico, in cui si dichiarava: ... Se il governo tedesco non è pronto a dare al governo di Sua Maestà assicurazioni soddisfacenti circa la sospensione di ogni azione aggressiva contro la Polonia e il ritiro immediato delle sue forze dal territorio polacco, il governo di Sua Maestà adempierà senza esitare ai suoi obblighi verso la Polonia*. Il testo della comunicazione francese era analogo. Ai due ambasciatori Ribbentrop rispose che avrebbe trasmesso a Hitler le loro note; fece quindi una lunga dissertazione, dichiarando " che non si trattava di un'aggressione tedesca " bensì polacca, e ripetendo l'ormai alquanto stantia menzogna che il giorno prima truppe " regolari " polacche avevano attaccato, sconfinando in suolo tedesco. La cortesia diplomatica fu ancora mantenuta. Nel dispaccio da lui inviato quella notte, in cui descriveva l'incontro, Sir Nevile Henderson non mancò di rilevare che Ribbentrop era stato " cortese e garbato ". Mentre l'ambasciatore stava per congedarsi, sorse una discussione: il ministro degli Esteri tedesco aveva dato comunicazione in maniera confusa del testo delle " proposte " tedesche fatte alla Polonia, nella tempestosa riunione di due sere prima? Così pretendeva Henderson; Ribbentrop affermò invece di averle lette " lentamente e chiaramente, dando anzi chiarimenti orali dei punti principali, per cui si poteva supporre che Henderson aveva capito ogni cosa ". Era, questo, un punto che non avrebbe mai potuto essere accertato - ma ormai che cosa importava? '. ^ La notte del i° settembre, mentre gli eserciti tedeschi penetravano ancor Pagina 458
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt più profondamente in Polonia e la Luftwaffe faceva seguire un bombardamento all'altro, Hitler seppe, dalle note anglo-francesi, che a meno che egli non avesse fermato i suoi eserciti e li avesse fatti ritirare rapidamente - cosa inconcepibile - egli si trovava ormai di fronte a una guerra mondiale. O in quella notte egli sperò di esser ancora assistito dalla sua fortuna, dalla fortuna di Monaco? In effetti, il suo amico Mussolini, spaventato dalla guerra e temendo che le preponderanti forze navali e terrestri anglo-francesi potessero attaccare l'Italia, stava cercando disperatamente di combinare un'altra Monaco. '•A-:.:
654 Verso la guerra mondiale L'intervento all'ultima ora di Mussolini. Si ricorderà che ancora il 26 agosto il " duce ", nel tentativo di schivare gli obblighi derivanti all'Italia dal patto d'Acciaio, aveva insistito presso il Fiihrer sull'esistenza di una possibilità di " soluzione politica " tale da dare " una piena soddisfazione morale e materiale alla Germania " *. Hitler non si era curato di discutere la cosa col suo amico e alleato, e ciò aveva scoraggiato il partner minore dell'Asse. Nonostante ciò, come si è visto, il 31 agosto Mussolini e Ciano, dopo esser stati avvertiti dal loro ambasciatore a Berlino che la situazione si era fatta disperata, avevano insistito perché Hitler accettasse almeno di ricevere l'ambasciatore polacco, Lipski, e l'avevano informato che stavano cercando di ottenere dal governo inglese il consenso per il ritorno alla Germania di Danzica, " come primo passo " per i negoziati di pace **. Ma era troppo tardi, perché Hitler potesse venire attratto da un'esca cosi modesta. Come il Fùhrer aveva detto ai suoi generali, Danzica era soltanto un pretesto. Ciò che desiderava, era distruggere la Polonia. Ma il " duce " non lo sapeva. La mattina del i° settembre il " duce " si trovò dinanzi all'alternativa di dichiarare immediatamente la neutralità dell'Italia o di correre il rischio d'un attacco da parte dell'Inghilterra e della Francia. Dalle annotazioni del diario di Ciano risulta chiaramente quale incubo fosse tale prospettiva per il suo ormai sgonfiato suocero ***. Nella prima mattina del i° settembre l'infelice dittatore italiano telefonò di persona all'ambasciatore Attolico, a Berlino, secondo le parole di Ciano, " per farsi mandare un telegramma di Hitler con cui lo sganci dagli obblighi dell'alleanza " ". Il Fùhrer acconsentì subito e perfino con cortesia. Proprio prima di recarsi al Reichstag, alle 9,40 egli inviò al suo amico un telegramma che, per risparmiar tempo, fu telefonato attraverso l'ambasciata tedesca di Roma. Duce! Vi ringrazio cordialissimamente per l'appoggio diplomatico e politico da voi recentemente dato alla Germania e alla sua giusta causa. Sono certo di poter assolvere il compito che ci è stato imposto con le sole forze militari della Germania. Così stando le cose, non mi aspetto il sostegno militare dell'Italia. Vi ringrazio anche, Duce, per quanto vorrete fare in futuro per la comune causa del fascismo e del nazionalsocialismo. ADOLF HITLER **** "• * Cfr. sopra, pp. 614-15. ** Cfr. sopra, p. 636. *** Di fatto, la decisione di Mussolini era stata portata a conoscenza dell'Inghilterra la notte precedente. Alle 23,15 del 31 agosto il Foreign Office ricevette un messaggio trasmesso da Roma da Sir Percy Loraine: " II governo italiano ha deciso. L'Italia non combatterà né contro l'Inghilterra né contro la Francia... Questa comunicazione mi è stata fatta da Ciano alle 21,15 sotto il vincolo del segreto " 10. Quella sera gli italiani erano stati messi in allarme dal fatto che dopo le 20 gli inglesi avevano tagliato tutte le comunicazioni telefoniche con Roma. Pagina 459
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ciano temette che ciò costituisse il preludio a un attacco anglo-francese. **** Dopo una riunione del consiglio dei ministri, a Roma la radio italiana trasmise alle ore L'inizio della seconda guerra mondiale 655 Alle 24,45, dopo aver tenuto il suo discorso al Reichstag e dopo essersi evidentemente ripreso dagli effetti degli scoppi di ira cui s'era abbandonato nel colloquio con Dahlerus, Hitler ritenne opportuno inviare un altro messaggio a Mussolini. Dichiarò di essere stato disposto a superare il problema polacco " mediante negoziati ", che per " due interi giorni " aveva " atteso invano l'arrivo di un negoziatore polacco " e che " nella sola ultima notte si erano verificati altri quattordici casi di violazione della frontiera ", per cui aveva deciso di " rispondere alla forza con la forza ". Dopodiché, espresse nuovamente la sua gratitudine verso il suo collega latino. Vi ringrazio, Duce, per tutti i vostri sforzi. In particolare, vi ringrazio per le vostre offerte di mediazione. Ma fin dal principio sono stato scettico circa i risultati di tali tentativi, perché il governo polacco, se avesse avuto la minima intenzione di risolvere amichevolmente la cosa, l'avrebbe fatto già da tempo. Ma esso ha rifiutato... Per questo, Duce, non voglio esporvi al pericolo di assumere la parte del mediatore, parte che, dato l'atteggiamento intransigente del governo polacco, con ogni probabilità non condurrebbe a nulla... ADOLF HITLER ". Ma Mussolini, per suggerimento di Ciano, fece un ultimo disperato sforzo per " esporsi al pericolo " di far da intermediario. Già il giorno prima, poco dopo mezzogiorno, Ciano aveva proposto agli ambasciatori inglese e francese a Roma che, qualora i loro governi fossero stati d'accordo, Mussolini avrebbe invitato la Germania a una conferenza da tenersi il 5 settembre al fine di " esaminare le clausole del trattato di Versailles che sono la causa delle attuali agitazioni ". Si sarebbe potuto pensare che, la mattina dopo, la notizia dell'invasione tedesca della Polonia facesse apparire scontata la proposta di Mussolini. Invece, con grande sorpresa degli italiani, Georges Bonnet, il ministro francese degli Esteri maestro in fatto di appeasement, alle 11,45 del i° settembre telefonò a Francois-Poncet, che ora era ambasciatore della Francia a Roma, e gli disse di riferire a Ciano che il governo francese accoglieva pò-sitivamente l'idea d'una tale conferenza, sempreché essa non cercasse di affrontare problemi di nazioni non rappresentate e non si limitasse a cercare " soluzioni parziali e provvisorie di problemi limitati e immediati ". Bonnet non pose il ritiro delle truppe tedesche o almeno l'arresto della loro avanzata come condizione per la conferenza * ". 16,30 la decisione da esso presa e annunciò " al popolo italiano che l'Italia non prenderà nessuna iniziativa in fatto di operazioni militari ". Subito dopo fu radiotrasmesso il messaggio con cui Hitler esonerava l'Italia dai suoi obblighi verso l'alleata. * Nel corso del pomeriggio del i° settembre Bonnet impartf due volte a Noel, ambasciatore francese a Varsavia, l'ordine di chiedere a Beck se la Polonia avrebbe accettato la proposta italiana di indire una conferenza. Nel tardo pomeriggio si ebbe la risposta: " Ci troviamo in mezzo a una guerra a causa di una aggressione non provocata. Non v'è più da parlare d'una conferenza bensì di un'azione comune da intraprendere da parte alleata per organizzare la resistenza ". I messaggi di Bonnet e la risposta di Beck si trovano nel Libro Giallo francese. Il governo britannico non si associò agli sforzi di Bonnet. Un memorandum del Ministero degli Esteri recante la firma di R. M. Makins rileva che il governo inglese " non fu consultato né informato circa questa démarche " 15. 656 Verso la guerra mondiale Ma gli inglesi insistevano su tale condizione e riuscirono a far adottare lo stesso punto di vista al gabinetto francese, fortemente diviso: così iden-tiche note ammonitrici poterono essere trasmesse a Berlino la sera del i" settembre. Dato che il testo di tali note, facenti presente che l'Inghilterra e la Francia sarebbero entrate in guerra qualora le truppe tedesche non fossero state ritirate dalla Polonia, fu reso pubblico quella sera stessa; è interessante il fatto che Mussolini, il quale ormai s'aggrappava disperatamente a ogni fuscello - anzi perfino a fuscelli inesistenti - rivolgesse all'indomani un nuovo appello a Hitler dando quasi l'impressione di non prendere in parola, lui, il " duce ", il monito anglo-francese. Pagina 460
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Come Henderson notò nel suo Final Report, il 2 settembre fu un giorno di attesa angosciosa*. Egli e Coulondre aspettarono ansiosamente la risposta di Hitler alle loro note; ma essa non venne. Poco dopo mezzogiorno l'ambasciatore Attolico, quasi senza fiato, giunse all'ambasciata britannica e disse a Henderson che doveva saper subito una cosa: se la nota inglese della sera prima aveva, o no, il carattere di un ultimatum. In seguito Henderson scrisse: " Gli dissi di esser stato autorizzato a comunicare al Ministero degli Esteri, se me l'avesse chiesto (cosa che esso non ha fatto), che non si trattava di un ultimatum ma di un avvertimento " ". Avuta la risposta, l'ambasciatore italiano corse alla Wilhelmstrasse a prender contatto col Ministero degli Esteri tedesco. Attolico giunse al Ministero alle dieci di quella mattina con una comunicazione da parte di Mussolini e essendogli stato detto che Ribbentrop era indisposto la consegnò a Weizsàcker. 2 settembre 1939 A titolo di informazione l'Italia desidera far sapere, lasciando naturalmente al Fuh-rer ogni decisione, che le è ancora possibile ottenere che la Francia, l'Inghilterra e la Polonia acconsentano a una conferenza, sulle seguenti basi: 1) un armistizio, che lasci gli eserciti dove [sottolineato nell'originale] ora si trovano; 2) convocazione di una conferenza entro due o tre giorni; 3) composizione del conflitto polacco-tedesco in un modo che, dato lo stato at tuale delle cose, sarà certamente favorevole alla Germania. Questa idea, concepita originariamente dal Duce, è ora appoggiata specialmente dalla Francia**. Ormai Danzica è tedesca, e la Germania ha già nelle sue mani garanzie per quel che riguarda la maggior parte delle sue rivendicazioni. Inoltre la Germania ha già avuto la sua " soddisfazione morale ". Se accetterà la proposta di una conferenza, essa raggiungerà tutti i suoi fini evitando in pari tempo una guerra che fin d'ora sembra dover essere generale e di lunghissima durata. Il Duce non intende insistere, ma ritiene di estrema importanza che quanto sopra venga portato immediatamente a conoscenza di Herr von Ribbentrop e del Fuhrer "• * Seguendo le istruzioni di Halifax, nel pomeriggio del giorno precedente Henderson aveva bruciato i documenti cifrati e riservati dell'ambasciata e aveva chiesto ufficialmente all'incaricato d'affari degli Stati Uniti " di aver la cortesia di curare gli interessi britannici nel caso di una guerra" (British Blue Book, p. 21). ** Ciano sostiene che la nota fu inviata in seguito a " una pressione francese " (Diario di Ciano, pp. 156-57). Ciò svisa di certo le cose. Benché Bonnet facesse tutto il possibile per venire a una conferenza, Mussolini s'era dato una pena ancor maggiore per far accettare la sua proposta. L'inizio della seconda guerra mondiale 657 Non stupisce che Ribbentrop, il quale si era subito rimesso dalla sua indisposizione, ricevesse Attolico dopo mezzanotte, facendogli rilevare che la proposta del " duce " " non si accordava " con le note anglo-francesi della sera prima, aventi " carattere di ultimatum ". L'ambasciatore italiano, che non era meno ansioso del suo capo di evitare una guerra mondiale e, certamente, era più sincero, interruppe Ribbentrop per dire che le dichiarazioni britannica e francese " erano state superate dall'ultimissima comunicazione del " duce " ". Naturalmente, Attolico non aveva autorità di alcun genere per affermare una cosa simile - che non era vera - ma probabilmente in quell'ultima ora egli pensò che ad essere temerario non avrebbe perso nulla. Il ministro degli Esteri tedesco espresse i suoi dubbi, ma Attolico mantenne la sua idea. Egli disse: Le dichiarazioni francese e inglese non sono più da prendersi in considerazione. Il conte Ciano non ha telefonato che alle 8,30 del mattino, cioè quando in Italia le dichiarazioni erano state già trasmesse dalla radio. Ne segue che esse dovevano esser considerate come superate. Inoltre il conte Ciano ha affermato che la Francia è molto favorevole alla proposta del Duce. Per il momento, la pressione viene dalla Francia, ma l'Inghilterra la seguirà ". Ribbentrop restò scettico. Disse di aver discusso proprio allora la proposta di Mussolini col Fiihrer, il quale desiderava sapere questo: le note anglo-francesi erano degli ultimatum? Infine il ministro degli Esteri accettò il Pagina 461
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt suggerimento di Attolico: il diplomatico italiano si sarebbe recato immediatamente a consultare Henderson e Coulondre per mettere in chiaro questo punto. Tale fu la ragione della visita di Attolico all'ambasciata britannica. Schmidt, che fece da interprete, scrisse in seguito: " Vedo ancora Attolico, già piuttosto avanti negli anni, uscire correndo dalla stanza di Ribbentrop e precipitarsi per le scale, per andare a consultare Henderson e Coulondre... Mezz'ora dopo Attolico tornò, sempre correndo, e senza fiato come era partito " ". Ripreso respiro, l'ambasciatore italiano riferì che Henderson gli aveva detto solo un momento prima che la nota inglese non era un ultimatum. Ribbentrop rispose che mentre " la risposta tedesca alle dichiarazioni anglofrancesi poteva solo essere negativa, il Fiihrer stava esaminando le proposte del " duce " e che, se Roma confermava che la dichiarazione anglo-francese non era un ultimatum, avrebbe compilato una risposta in un giorno o due ". Avendo Attolico insistito per avere una più sollecita risposta, Ribbentrop s'impegnò a darla a mezzogiorno dell'indomani, il 3 settembre. Nel frattempo a Roma le speranze di Mussolini svanivano. Alle 14 Ciano ricevette gli ambasciatori inglese e francese e in loro presenza telefonò sia a Halifax che a Bonnet, informandoli del colloquio che Attolico aveva avuto col ministro degli Esteri tedesco. Come al solito, Bonnet fu espansivo e, secondo il suo stesso racconto (contenuto nel Libro Giallo francese), ringraziò calorosamente Ciano per gli sforzi da lui fatti per mantenere la pace. Halifax fu più duro. Confermò che la nota inglese non era un ultimatum (c'è da 658 Verso la guerra mondiale stupirsi dì questo sottilizzare degli statisti su una semplice parola: le dichiarazioni anglo-francesi parlavano da sé in modo inequivocabile) ma aggiunse che secondo lui gli inglesi non avrebbero potuto accettare la proposta mus-soliniana di una conferenza se le truppe tedesche non si fossero ritirate dalla Polonia: punto, questo, su cui Bonnet di nuovo aveva taciuto. Halifax promise di telefonare a Ciano la decisione del gabinetto britannico in proposito. La decisione venne trasmessa poco dopo le 19. L'Inghilterra accettava l'offerta del " duce " alla condizione che Hitler facesse indietreggiare le sue truppe fino alla frontiera tedesca. Il ministro degli Esteri italiano si rendeva conto che Hitler non avrebbe mai accettato una simile condizione, per cui " non c'era più nulla da fare ". Lo scrisse nel suo diario aggiungendo: Non tocca a noi dare un consiglio di tale natura a Hitler, che lo respingerebbe con decisione e forse con sdegno. Dico ciò a Halifax, ai due Ambasciatori e al Duce, ed infine telefono a Berlino che, salvo avviso contrario dei tedeschi, noi lasciamo cadere le conversazioni. L'ultima luce di speranza si è spenta20. Così alle 20,50 del 2 settembre, Attolico, stanco e oppresso, si recò di nuovo alla Wilhelmstrasse di Berlino. Questa volta Ribbentrop lo ricevette nella Cancelleria, dove era a colloquio con Hitler. Un memorandum sequestrato del Ministero degli Esteri riferisce la scena. L'ambasciatore italiano informò il ministro degli Esteri che gli inglesi non erano disposti a iniziare negoziati sulla base della proposta italiana di mediazione. Prima di iniziare i negoziati, gli inglesi chiedevano l'immediato ritiro di tutte le truppe tedesche dai territori polacchi occupati e da Danzica... In conclusione, l'ambasciatore italiano dichiarò che il Duce ormai riteneva che la sua proposta di mediazione non avesse più ragion d'essere. Il ministro degli Esteri prese nota della comunicazione dell'ambasciatore italiano senza far commenti21. Nemmeno una parola di ringraziamento per tutti gli sforzi dell'infaticabile Attolico! Solo uno sprezzante silenzio nei confronti di un alleato che cercava di privare la Germania della preda, rappresentata dalla Polonia. L'ultima tenue possibilità di evitare la seconda guerra mondiale era dunque svanita. Ciò sembrava evidente a tutti, eccetto che a uno dei protagonisti del dramma. Alle 21 il pusillanime Bonnet telefonò a Ciano, confermando ancora una volta che la nota francese alla Germania non aveva " il carattere di un ultimatum " e ripetendo che il governo francese era disposto ad attendere una risposta tedesca fino a mezzogiorno del 3 settembre, cioè dell'indomani. Però Bonnet disse a Ciano che il governo francese era d'accordo con quello britannico quanto all'" evacuazione " della Polonia da parte delle truppe tedesche, " affinchè la conferenza potesse dare risultati positivi ". Era la prima volta che Bonnet menzionava tale condizione - e, ora, solo perché gli inglesi avevano Pagina 462
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt insistito su di essa. Ciano rispose dicendo di non credere che il governo del Reich avrebbe accettato una simile condizione. Ma Bonnet non si rassegnò. Nel corso della notte cercò un'ultima scappatoia che permettesse alla Francia di non tener fede ai suoi obblighi verso la Polonia ormai bombardata e occupata. Ciano parla di questa strana mossa nella prima parte dell'annotazione del 3 settembre del suo diario. L'inizio della seconda guerra mondiale 659 Durante la notte sono svegliato dal Ministero perché Bonnet ha chiesto a Guariglia [l'ambasciatore italiano a Parigi] se non si poteva almeno ottenere un ritiro simbolico delle forze tedesche dalla Polonia. Cestino la proposta senza neanche informare il Duce. Ma ciò prova come la Francia va incontro alla grande prova senza entusiasmo e piena di incertezze n. Dalla guerra di Polonia alla seconda guerra mondiale. A Berlino la domenica 3 settembre 1939 era un'incantevole giornata di fine d'estate. Il sole splendeva e l'aria era profumata. Nel mio diario annotai: " proprio il tipo delle giornate che i berlinesi amano trascorrere nei boschi e nei laghi vicino alla capitale ". All'alba, all'ambasciata inglese giunse un telegramma di Lord Halifax, col quale s'invitava Sir Nevile Henderson a chiedere un colloquio per le nove col ministro degli Esteri tedesco e a fargli una comunicazione, il cui testo era indicato. Il governo Chamberlain era giunto al termine della via intrapresa. Circa trentadue ore prima esso aveva avvertito Hitler che se la Germania non avesse ritirato le sue truppe dalla Polonia, l'Inghilterra sarebbe entrata in guerra. Non c'era stata una risposta, e ora il governo britannico era deciso a fare sul serio. Come Charles Corbin, ambasciatore francese a Londra, aveva fatto sapere alle 14,30 all'esitante Bonnet, il giorno prima esso aveva temuto che Hitler procrastinasse deliberatamente la risposta per metter mano sulla maggior parte possibile del territorio polacco e quindi dopo essersi assicurato il possesso di Danzica, del corridoio e di altre zone, avrebbe fatto una " magnanima " proposta di pace basata sui suoi sedici punti del 31 agosto ". Per evitare questo raggiro, Halifax propose ai francesi che, ove il governo tedesco non avesse dato entro qualche ora una risposta favorevole alle comunicazioni anglo-francesi del i° settembre, le due nazioni occidentali avrebbero dichiarato guerra alla Germania. In seguito a una riunione del gabinetto britannico tenutasi nel pomeriggio del 2 settembre, nella quale erano state prese decisioni precise, Halifax riteneva opportuno, in particolare, che i due alleati presentassero a Berlino un ultimatum a mezzanotte, ponendo le sei antimeridiane del 3 settembre come termine per la risposta ". Bonnet non ne volle sapere di un'azione cosi precipitata. In effetti nell'ultima settimana il gabinetto francese, diviso com'era, non aveva avuto vita facile, dovendo decidere se tener fede o no agli obblighi della Francia verso la Polonia e, in seconda linea, verso l'Inghilterra. In quel buio giorno che fu il 23 agosto, Bonnet, oppresso dalla notizia che Rib-bentrop si era recato a Mosca per concludere un patto sovietico-nazista di non-aggressione, aveva persuaso Daladier a convocare il Consiglio della Difesa Nazionale per vedere che cosa dovesse fare la Francia *. Oltre al pre* I verbali dell'incontro, compilati dal generale Decamp, capo del gabinetto militare di Daladier, sono venuti alla luce nel processo di Riom. Il documento non fu mai sottoposto ad 66o Verso la guerra mondiale siderite del Consiglio Daladier e a Bonnet, presero parte alla riunione i ministri delle tre armi, il generale Gamelin, i capi della flotta e dell'aviazione e altri quattro generali: in tutto, dodici persone. Come risulta dal verbale, Daladier pose tre questioni: 1) La Francia può rimanere inattiva mentre la Polonia e la Romania (o una delle due nazioni) vengono cancellate dalla carta dell'Europa? 2) Che mezzi ha la Francia per opporsi? 3) Che misure si debbono prendere sul momento? Lo stesso Bonnet, dopo aver spiegato la gravita della situazione, pose una questione che fino all'ultimo doveva rimanere al centro della sua mente: Fatto il bilancio della situazione, è meglio che si resti fedeli ai nostri impegni e si entri subito in guerra, o è più opportuno riesaminare la nostra posizione e trarre vantaggio dalla dilazione che ne seguirebbe?... La risposta a tale questione deve basarsi essenzialmente su considerazioni di carattere Pagina 463
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt militare. La palla era così passata al generale Gamelin e all'ammiraglio Darlan i quali risposero che L'esercito e la flotta erano pronti. Nelle prime fasi del conflitto potevano far poco contro la Germania. Ma il fatto stesso della mobilitazione francese avrebbe portato qualche aiuto alla Polonia, impegnando alcune importanti unità tedesche alla nostra frontiera. ... Quando chiesero al generale Gamelin quanto tempo potevano resistere Polonia e Romania, egli disse di credere che la Polonia avrebbe resistito gloriosamente e che questo avrebbe impedito al grosso delle forze tedesche di rivolgersi contro la Francia prima della prossima primavera: per allora, l'Inghilterra sarebbe stata al suo fianco*. Come è regolarmente riferito nel verbale della riunione, dopo molte discussioni, i francesi vennero infine a una decisione: Nel corso della discussione è stato fatto rilevare che se fra qualche mese noi saremo più forti di ora, la Germania lo sarà ancor di più, perché disporrà delle risorse polacche e romene. Alla Francia dunque non resta possibilità di scelta. L'unica soluzione... è di adempiere agli obblighi da noi assunti verso la Polonia prima dell'inizio dei negoziati con l'Unione Sovietica. altri partecipanti all'incontro perché venisse corretto, e il generale Gamelin nel suo libro Servir sostiene che si trattava di un resoconto cosi abbreviato da dar luogo a equivoci. Perfino il timido generalissimo francese però, ne conferma i punti essenziali. * Nel suo libro Servir, Gamelin ammette di aver esitato prima di richiamare l'attenzione su alcune debolezze militari della Francia, perché non aveva fiducia in Bonnet. Cita le parole che in seguito Daladier gli disse: " Avete fatto bene. Se gliele aveste indicate, i tedeschi le avrebbero sapute il giorno dopo ". Nel suo libro, Gamelin ha anche affermato di non aver messo in risalto, in quella conferenza, la debolezza della posizione militare della Francia. Dice d'i aver spiegato che se la Germania " avesse annientato la Polonia " e poi avesse attaccato con tutte le sue forze i francesi, la Francia si sarebbe trovata in una posizione " difficile ": " In tal caso, non sarebbe più stato possibile, per la Francia, prender parte alla lotta... Io speravo che con l'aiuto di truppe britan-niche e di equipaggiamenti americani, saremmo stati in grado, per la primavera, di combattere una guerra difensiva (naturalmente, se fosse stato necessario). Aggiunsi che solo con una lunga guerra avremmo potuto sperare nella vittoria. La mia opinione era sempre stata che non avremmo potuto passare all'offensiva in meno di due anni... non prima cioè del 1941-42 ". Le opinioni del timido generalissimo francese danno la spiegazione di gran parte degli avvenimenti successivi. L'inizio della seconda guerra mondiale 661 Una volta deciso, il governo francese cominciò ad agire. In seguito a questa riunione del 23 agosto, fu proclamato lo stato di emergenza: tutte le truppe di frontiera andarono a occupare le loro posizioni di combattimento. L'indomani furono richiamati 360000 uomini della riserva. Il 31 agosto il gabinetto diramò un comunicato per far sapere che la Francia avrebbe " fermamente adempiuto " ai suoi obblighi. E l'indomani, primo giorno dell'attacco tedesco contro la Polonia, Halifax persuase Bonnet ad associare la Francia all'Inghilterra avvertendo Berlino che i due paesi avrebbero mantenuto la parola data al loro alleato. Ma il 2 settembre, quando gli inglesi insistettero affinchè a mezzanotte venisse consegnato un ultimatum a Hitler, il generale Gamelin e lo Stato maggiore francese si fecero indietro. Dopo tutto, erano solo i francesi a dover combattere se i tedeschi avessero attaccato a ovest: ad aiutarli, non vi sarebbe stato un solo soldato inglese. Lo Stato maggiore insistette per avere altre quarantotto ore, necessarie per effettuare senza impedimento la mobilitazione generale. Alle 18 Halifax telefonò a Sir Eric Phipps, ambasciatore britannico a Parigi: " II governo britannico non può concedere quarantotto ore. Esso considera molto imbarazzante l'atteggiamento francese ". Questo doveva divenire pericolosamente imbarazzante un paio d'ore più tardi, quando alla Camera dei Comuni Chamberlain si alzò per parlare. Trascurando le divergenze di partito, la maggioranza dei deputati s'impazientì per l'indugio dell'Inghilterra ad adempiere ai propri obblighi, e la loro pazienza giunse quasi al limite quando il primo ministro parlò. Egli informò il parlamento che Pagina 464
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt da Berlino non era ancora giunta nessuna risposta. Se non arrivava, e se non conteneva un'assicurazione circa il ritiro delle truppe tedesche dalla Polonia, il governo " si sarebbe sentito tenuto ad agire ". Ma se i tedeschi acconsentivano al ritiro, il governo inglese " sarebbe stato disposto a considerare la situazione negli stessi termini in cui si trovava prima che le forze tedesche attraversassero la frontiera polacca ". Nel frattempo - egli disse - il governo stava concertando con la Francia il termine per la risposta da dare al loro avvertimento alla Germania. Dopo trentanove ore di guerra in Polonia, lo stato d'animo della Camera dei Comuni non poteva essere propenso a questa tattica dilatoria. Dal banco del governo sembrava emanare l'odore di Monaco. " Parli per l'Inghilterra! ", gridò Leopold Amery, dai banchi dei conservatori, quando Arthur Greenwood, leader e rappresentante dell'opposizione laburista, si alzò per prendere la parola. " Mi chiedo quanto ancora dovrà durare la nostra incertezza, - disse Greenwood, - in un momento in cui l'Inghilterra, tutto ciò che l'Inghilterra rappresenta e l'umana civiltà sono in pericolo... Dobbiamo marciare insieme con la Francia... " Ma era questo il guaio. In quel momento non sembrava facile far marciare i francesi. Chamberlain fu seccato per lo stato d'animo irato del parlamento e intervenne nell'aspro dibattito facendo presente come occorresse
662 Verso la guerra mondiale del tempo per sincronizzare " pensieri e azioni " con Parigi per telefono. Aggiunse: " Inorridirei se il parlamento pensasse per un solo momento che la dichiarazione ad esso fatta tradisce la minima debolezza da parte di questo governo o del governo francese ". Disse di sapere che il governo francese " era riunito " in quel momento e che una sua comunicazione sarebbe giunta a Londra " fra poche ore ". Cercò di riassicurare i deputati insorti affermando che in ogni caso egli poteva comunicare fin d'ora che la risposta che l'indomani sarebbe stato in grado di dare ai Comuni " era una sola "... e confidava che il parlamento gli avrebbe creduto quando affermava di essere " in perfetta buona fede... " Come in seguito scrisse Namier, l'ineluttabile avvio verso la più grande prova della storia inglese fu annunciato " in un modo stranamente esitante ". Come risulta da documenti segreti inglesi, Chamberlain si rendeva perfettamente conto di trovarsi in rapporti assai tesi con la popolazione e che in quel momento critico per la sua patria il governo correva il pericolo di essere rovesciato. Non appena uscito dal parlamento, egli telefonò a Daladier. L'ora registrata della telefonata è le 21,50; Cadogan ascoltò il colloquio e prese appunti per una relazione. CHAMBERLAIN Qui la situazione è assai grave... Al parlamento vi sono state esplosioni di collera... Se la Francia dovesse insistere per aver quarantotto ore a partire da domani a mezzogiorno, al governo, qui, riuscirebbe impossibile far fronte alla situazione II primo ministro disse di rendersi pienamente conto che era la Francia a dover sostenere il peso d'un attacco tedesco. Ma era convinto della necessità di fare qualche passo quella sera stessa. Egli propose un compromesso... Un ultimatum da consegnare alle 8 dell'indomani... con scadenza mezzogiorno. Daladier disse che, a meno che i bombardieri inglesi fossero pronti ad agire immediatamente, per la Francia sarebbe stato meglio dilazionare di qualche ora, se possibile, l'attacco contro gli eserciti tedeschi. Meno di un'ora dopo, alle 10,30, Halifax telefonò a Bonnet. Fece pressione sui francesi affinchè aderissero al compromesso britannico, cioè a un ultimatum da presentare a Berlino l'indomani, 3 settembre alle otto, con scadenza a mezzogiorno. Il ministro degli Esteri francese non solo non aderì, ma protestò presso Halifax, dicendo che l'insistenza dell'Inghilterra su di un passo così frettoloso avrebbe provocato " un'impressione deplorevole ". Chiese che Londra aspettasse almeno fino a mezzogiorno prima di presentare un qualsiasi ultimatum a Hitler. HALIFAX II governo di Sua Maestà ritiene impossibile attendere fino a tale ora... È assai dubbio che qui il governo [britannico] possa mantenere le sue posizioni. La Camera dei Comuni doveva riunirsi domenica 3 settembre a mezzogiorno, e Pagina 465
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dato lo stato d'animo che aveva regnato nella riunione della sera del sabato, a Chamberlain e a Halifax appariva evidente che per restare al potere dovevano dare al parlamento la risposta desiderata. Alle due del matL'inìzio della seconda guerra mondiale 663 tino successivo l'ambasciatore francese a Londra, Corbin, avvertì Bonnet che il gabinetto Chamberlain rischiava di essere rovesciato se non avesse fatto al parlamento dichiarazioni precise. Così, al termine della sua conversazione telefonica con Bonnet, Halifax l'informò che l'Inghilterra si proponeva di " agire per conto proprio ". Il telegramma di Halifax a Henderson giunse a Berlino verso le quattro del mattino *. Nella comunicazione che egli doveva fare alle nove di domenica 3 settembre ci si riferiva alla nota britannica del i" settembre, con la quale l'Inghilterra dichiarava la sua intenzione di adempiere ai suoi impegni verso la Polonia qualora le truppe tedesche non venissero prontamente ritirate. E si aggiungeva: Benché questa comunicazione sia stata fatta da ventiquattro ore, non è stata data alcuna risposta e gli attacchi tedeschi contro la Polonia sono continuati e si sono intensificati. Così ho l'onore di informarvi che, qualora non più tardi delle undici antimeridiane (orario inglese estivo), di oggi 3 settembre non siano date dal governo tedesco assicurazioni soddisfacenti a tale riguardo al governo di Sua Maestà, a partir da quell'ora fra i due paesi esisterà lo stato di guerra **26. Henderson nelle ore antelucane di sabato aveva incontrato difficoltà nel prender contatto con la Wilhelmstrasse. Gli fu detto che alle nove del mattino della domenica Ribbentrop non sarebbe stato " disponibile " per un colloquio, ma che poteva lasciare la sua comunicazione all'interprete ufficiale, il dottor Schmidt. In quello storico giorno il dottor Schmidt aveva dormito più del solito; così si precipitò in tassi al Ministero degli Esteri, dove intravide l'ambasciatore britannico che già saliva le scale. Sgattaiolando per una porta laterale ebbe modo di raggiungere lo studio di Ribbentrop proprio mentre suonavano le nove, in tempo per ricevervi Henderson. " Egli entrò con un'aria assai seria, - riferì in seguito Schimdt; - mi dette la mano ma declinò il mio invito dì sedersi e restò in piedi, solennemente, in mezzo alla stanza "2!. Lesse l'ultimatum inglese, ne consegnò a Schmidt una copia e si congedò. L'interprete ufficiale corse giù nella Wilhelmstrasse e raggiunse la Can* II segretario agli Esteri, nel corso della notte, aveva inviato a Henderson due telegrammi di avvertimento. Il primo, spedito alle 23,50, diceva: " È possibile che questa notte vi trasmetta istruzioni per fare immediatamente alcune comunicazioni al governo tedesco. Vogliate tenervi pronto ad agire. Fareste bene ad avvertire il ministro degli Esteri che da un momento all'altro potrete aver bisogno di parlargli ". Da questo telegramma sembra che il governo britannico non avesse ancora deciso senz'alito di agire da solo, senza tener conto dell'atteggiamento francese. Però trentacinque minuti dopo, ossia alle 24,25 del 3 settembre, Halifax telegrafava a Henderson: " Chiedete un appuntamento col M.D.E. [ministro degli Esteri] per le nove di domenica mattina. Seguono istruzioni " 25. Il telegramma decisivo fu inviato da Halifax alle cinque di mattina, ora di Londra. Nel suo Pittai Report, Henderson dice di averlo ricevuto alle 4 di mattina. ** Alle cinque di mattina Halifax inviò anche un secondo telegramma per informare l'ambasciatore a Berlino che Coulondre " non farà una comunicazione analoga al governo tedesco prima di mezzogiorno di oggi (domenica) ". Non sapeva quale sarebbe stato il termine francese, n>a riteneva " probabile " che esso sarebbe caduto fra le sei e le nove ". 664 Verso la guerra mondiale celleria, col documento. Nell'anticamera dell'ufficio del Fiihrer trovò riuniti la maggior parte dei membri del gabinetto e diversi alti funzionar! del partito, che da lui " aspettavano ansiosamente " le notizie. Schmidt in seguito raccontò: Entrai nella stanza attigua e trovai Hitler seduto alla sua scrivania e Ribbentrop in piedi vicino alla finestra. Appena entrato, entrambi mi guardarono, aspettando. Mi fermai a una certa distanza dallo scrittoio di Hitler e lentamente tradussi l'ultimatum britannico. Quando finii, cadde un assoluto silenzio. Hitler rimase seduto, immobile, fissando davanti a sé... Dopo un intervallo che mi sembrò un secolo, si voltò verso Ribbentrop, rimasto in piedi vicino alla Pagina 466
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt finestra. " E ora che facciamo? " chiese Hitler, con uno sguardo selvaggio, dando quasi l'impressione di attribuire al suo ministro degli Esteri l'errato giudizio circa la possibile reazione dell'Inghilterra. Con voce calma, Ribbentrop rispose: " Ritengo che i francesi entro un'ora ci consegneranno un analogo ultimatum "29. Fatto il suo dovere, Schmidt si ritirò, fermandosi in anticamera per informare gli altri di quanto era accaduto. Per un momento, anche loro stettero zitti. Poi Goring si voltò verso di me e disse: " Se perdiamo questa guerra, che Dio abbia misericordia di noi! " Goebbels se ne stava in un angolo, solo, abbattuto, immerso nei suoi pensieri. Dovunque, nella stanza, vidi sguardi che tradivano una profonda preoccupazione M. Nel frattempo l'inimitabile Dahlerus stava facendo i suoi ultimi tentativi dilettanteschi per evitare l'inevitabile. Alle otto di mattina, Forbes l'aveva informato dell'ultimatum britannico che sarebbe stato consegnato un'ora dopo. Allora egli corse al quartier generale dell'arma aerea per vedere Goring e, secondo la testimonianza resa da quest'ultimo a Norimberga, gli raccomandò che la risposta tedesca all'ultimatum fosse " ragionevole ". Inoltre propose al feldmaresciallo di dichiararsi pronto, prima delle undici, a recarsi in volo a Londra " per negoziare ". Nel suo libro, l'uomo d'affari svedese afferma che Goring accettò il suggerimento e telefonò a Hitler, il quale fu anche lui d'accordo. Nei documenti tedeschi, tuttavia, non si trova accenno al riguardo, e il dottor Schmidt dice chiaramente che qualche minuto dopo le nove Goring non si trovava nel suo quartier generale bensì alla Cancelleria, nell'anticamera del Fiihrer. Ad ogni modo non c'è dubbio che l'intermediario svedese telefonò al Ministero degli Esteri inglese; e non una, ma due volte. Nella prima telefonata, alle 10,15, si Prese lui stesso l'incarico di informare il governo britannico che la risposta tedesca all'ultimatum era " in fase di preparazione " e che i tedeschi erano ancora " assai desiderosi di soddisfare il governo britannico e di dare assicurazioni soddisfacenti, circa il rispetto dell'indipendenza della Polonia " (!) Egli sperava che Londra avrebbe considerato la risposta di Hitler " sotto la luce più favorevole "31. Mezz'ora dopo, alle 10,50, dieci minuti prima che l'ultimatum scadesse, Dahlerus si mise di nuovo in linea col Ministero degli Esteri di Londra, questa volta per proporre che Goring, col consenso di Hitler, si recasse imL'inizio della seconda guerra mondiale 665 mediatamente in aereo nella capitale inglese. Non si rendeva ancora conto che non v'era più tempo per simili farse diplomatiche; ma dovette accor-gersene ben presto. Halifax gli rispose in modo inflessibile. La sua proposta non poteva venir presa in considerazione. Al governo tedesco era stato chiesto qualcosa di preciso, " e presumibilmente esso stava per mandare una precisa risposta ". Il governo di Sua Maestà non poteva aspettare che si venisse ad ulteriori discussioni con Goring ". Allora Dahlerus riappese il ricevitore e scomparve nel limbo della storia, donde riemerse per un momento, dopo la guerra, per narrare - a Norim-berga e nel suo libro - il suo bizzarro tentativo di salvare la pace mondiale *. Aveva avuto le migliori intenzioni, aveva lottato per la pace; per qualche momento si era trovato al centro della vertiginosa scena della storia mondiale. Ma, com'era accaduto quasi a tutti gli altri, v'era troppa confusione per poter avere una visione chiara; e come riconobbe a Norimberga, gli mancò il tempo per rendersi conto di quanto i tedeschi l'avessero ingannato. Poco dopo le undici, allo scadere del termine dell'ultimatum inglese, Ribbentrop, che due ore prima non aveva voluto vedere l'ambasciatore britannico, lo fece chiamare per consegnargli la risposta della Germania. Disse che il governo tedesco si rifiutava " di ricevere o di accettare l'ultimatum inglese, per non parlare poi di darvi seguito ". Si dette quindi a lunghe e miserande argomentazioni propagandistiche, evidentemente preparate in fretta da Hitler e da Ribbentrop nelle due ore intercorse. Destinate a mistificare un popolo così facile ad essere mistificato, come quello tedesco, esse ripetevano tutte le menzogne ormai note, inclusa quella circa gli " attacchi " polacchi in territorio tedesco; facevano ricadere sull'Inghilterra la responsabilità di tutto ciò che era accaduto e respingevano ogni tentativo " di imporre alla Germania il ritiro delle sue forze, schierate per la difesa del Reich ". Veniva dichiarato, con una menzogna, che la Germania aveva accettato le proposte mussoliniane di pace dell'" undicesima ora " mettendo in rilievo che era stata Pagina 467
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'Inghilterra a respingerle. E dopo tutto quello che Chamberlain aveva fatto per venire a una distensione con Hitler, si accusava il governo inglese " di predicare la distruzione e lo sterminio del popolo tedesco " **. Henderson lesse il documento (in seguito lo chiamò " un quadro assolutamente falso degli avvenimenti ") e disse: " Sarà lasciato alla storia giudi* Egli riapparve brevemente il 24 settembre, quando si incontrò con Forbes a Oslo, " per accertare, - come disse al processo di Norimberga prima di essere congedato, - se fosse ancora possibile evitare una guerra mondiale "33. ** Fu una nota buttata giù in fretta e in modo maldestro che finiva con questa frase: " Abbiamo appreso l'intenzione, comunicataci per ordine del governo britannico da Mr King-Hall, di portare la distruzione del popolo tedesco perfino più in là di quanto fu fatto col trattato di Ver-sailles, per cui risponderemo ad ogni azione aggressiva da parte dell'Inghilterra con le stesse armi e nella stessa forma ". Naturalmente, il governo britannico non aveva fatto conoscere alla Germania nessuna intenzione del genere di quelle espresse da Stephen King-Hall, ufficiale di marina in ritiro autore d'una pubblicazione periodica a carattere del tutto privato. Anzi, Henderson aveva protestato presso il Ministero degli Esteri per la diffusione in Germania della pubblicazione di King-Hall, e il governo britannico aveva chiesto all'editore di desistere da tale diffusione. 666 Verso la guerra mondiale care di chi è veramente la colpa ". Ribbentrop replicò che " la storia avev* già dimostrato come stavano i fatti ". Verso mezzogiorno mi trovavo nella Wilhelmstrasse dinanzi alla Cancelleria, quando gli altoparlanti annunciarono d'un tratto che l'Inghilterra aveva dichiarato guerra alla Germania *. Là al sole, si trovavano circa 250 persone, non più. Ascoltarono attentamente l'annuncio; e al termine non vi fu nemmeno un mormorio. Rimasero ferme dove si trovavano. Erano sbalordite. A loro riusciva difficile credere che Hitler li avesse trascinati in una guerra mondiale. Benché fosse sabato, gli strilloni annunciarono subito le edizioni straordinarie. Rilevai che i giornali, più che essere venduti, venivano strappati di mano ai rivenditori. Ne presi uno, la " Deutsche Allgemeine Zeitung ". Le pagine erano piene di titoli a grandi caratteri: RESPINTO L'ULTIMATUM INGLESE L'INGHILTERRA DICHIARA GUERRA ALLA GERMANIA LA NOTA BRITANNICA CHIEDE IL RITIRO DELLE NOSTRE TRUPPE DALL'EST IL FUHRER PARTE OGGI PER IL FRONTE II titolo della versione ufficiale pareva dettato da Ribbentrop: IL MEMORANDUM TEDESCO DIMOSTRA LA COLPEVOLEZZA DELL'INGHILTERRA Per quanto essa potesse essere dimostrata per un popolo così facile da mistificare come quello tedesco, l'annuncio, nel corso della giornata, non suscitò sentimenti ostili contro gli inglesi. Quando passai davanti all'ambasciata britannica Henderson e i suoi funzionati stavano trasferendosi all'Hotel Adlon, dietro l'angolo, e non trovai che un unico Schupo (una guardia) che andava su e giù dinanzi l'edificio. Non aveva altro da fare che passeggiare avanti e indietro. Coi francesi, le cose andarono un po' più per le lunghe. Bonnet fino all'ultimo momento cercò di guadagnar tempo, mantenendo tenacemente la speranza che Mussolini potesse ancora s temare le cose con Hitler, in modo da lasciar fuori la Francia. Invitò persine l'ambasciatore belga a fare in modo che re Leopoldo usasse la sua influenza su Mussolini e che questi influisse a sua volta su Hitler. Durante tutta la giornata di sabato 2 settembre discusse col proprio gabinetto (come aveva fatto con quello inglese), facendo presente che aveva " promesso " a Ciano di aspettare fino a mezzogiorno del * A Londra, alle 11,15, Halifax aveva consegnato all'incaricato d'affari tedesco una nota in cui si diceva che, non essendo pervenute fino alle undici assicurazioni tedesche, " ho l'onore di informarvi che a partire dalle undici antimeridiane di oggi 3 settembre tra i due paesi esiste lo stato di guerra ". L'inizio della seconda guerra mondiale 667 3 settembre la risposta tedesca alla nota ammonitrice anglo-francese del i° settembre e che non poteva ritirare la parola data. In effetti, egli aveva dato tale assicurazione telefonicamente al ministro degli Esteri italiano, ma non prima delle 21 del 2 settembre*. Ora, in quel momento, la proposta del " duce " di tenere una conferenza era già morta e sepolta, e Ciano aveva cercato di farglielo capire. E gli inglesi lo avevano anche sollecitato affinchè a mezzanotte consegnasse insieme a loro un ultimatum a Berlino. Pagina 468
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Infine, poco prima della mezzanotte del 2 settembre, il governo francese si decise. A mezzanotte in punto Bonnet telegrafò a Berlino, a Coulondre, per dirgli che la mattina dopo gli avrebbe trasmesso i termini di una " nuova démarche " da farsi " a mezzogiorno presso la Wilhelmstrasse " **. Coulondre eseguì l'ordine alle 10,20 di domenica 3 settembre, quaranta minuti prima che scadesse l'ultimatum britannico. Il testo dell'ultimatum francese era analogo, salvo che, nel caso di una risposta negativa, la Francia dichiarava che avrebbe adempiuto ai suoi obblighi " noti al governo tedesco ", verso la Polonia: perfino in quest'ultima congiuntura Bonnet cercò di evitare una dichiarazione formale di guerra. Nell'ufficiale Libro Giallo francese si legge che il termine per la risposta tedesca fissato dall'ultimatum francese telegrafato a Coulondre era alle 17. Ma questa non era l'ora stabilita nel telegramma originale. Alle 8,45 l'ambasciatore Phipps aveva fatto sapere a Halifax, da Parigi: " Bonnet mi dice che il termine non scadrà che alle cinque di lunedì mattina (4 settembre) ". Tale era l'ora indicata nel telegramma di Bonnet. Questa concessione era stata strappata da Daladier nelle prime ore della mattina di domenica allo Stato maggiore francese, che aveva insistito per avere esattamente quarantotto ore a disposizione a partire da mezzogiorno, ora in cui l'ultimatum doveva essere consegnato a Berlino. Ma la cosa irritò il governo inglese, che nel corso della mattinata comunicò a Parigi, senza perifrasi, il proprio scontento. Il presidente del Consiglio Daladier rivolse allora un ultimo appello ai militari. Alle 11,30 convocò il generale Colston, dello Stato maggiore, sollecitando un termine più breve. Con riluttanza, il generale acconsentì a ridurlo di dodici ore, fissandolo per le 17. Così proprio mentre stava lasciando l'ambasciata francese a Berlino per recarsi alla Wilhelmstrasse, Coulondre ricevette una telefonata di Bonnet, che gli disse di apportare il necessario cambiamento dell'ora zero M. A mezzogiorno, l'ambasciatore francese non riuscì a vedere Ribbentrop. Questi stava prendendo parte a una piccola cerimonia nella Cancelleria, dove il nuovo ambasciatore sovietico, Aleksandr Skvarzev, era stato calorosamente ricevuto dal Fiihrer: fatto, questo, che aggiunse una nota bizzarra a quello storico sabato berlinese. Coulondre ci teneva a seguire alla lettera l'istruzione ricevuta di conferire con la Wilhelmstrasse esattamente a mezzogiorno; * Cfr. sopra, p. 659. ** Ma, come si ricorderà (cfr. più sopra, p. 659), perfino dopo di ciò Bonnet fece un estremo tentativo per tenere la Francia estranea alla guerra, proponendo agli italiani, nel corso della notte, <JÌ ottenere da Hitler un ritiro " simbolico " delle truppe dalla Polonia. 668 Verso la guerra mondiale così fu ricevuto da Weizsacker. Avendo l'ambasciatore chiesto se il segretario di Stato era autorizzato a dare una risposta " soddisfacente " alla Francia, Weizsacker rispose di non essere in condizione di dargli " risposte di nessun genere ". In quel momento solenne, si ebbe una commedia diplomatica in tono minore. Coulondre volle interpretare le parole di Weizsacker come la risposta negativa tedesca da lui senz'altro preveduta; così si accinse a consegnare al segretario di Stato l'ultimatum formale della Francia. Ma Weizsacker si rifiutò di accettarlo; pregò l'ambasciatore di " aver la cortesia di pazientare qualche momento per parlare personalmente col ministro degli Esteri ". In seguito a questo rifiuto (che non era il primo) Coulondre dovette aspettare circa mezz'ora. Alle 12,30 fu accompagnato alla Cancelleria per parlare con Ribbentrop ". Il ministro degli Esteri nazista conosceva la missione dell'ambasciatore; pure non volle lasciarsi sfuggire l'occasione - l'ultima occasione - di somministrare all'inviato francese una delle sue solite falsificazioni dei fatti. Dopo aver notato che Mussolini, nel presentare all'ultima ora le sue proposte di pace, aveva messo in rilievo che la Francia le approvava, Ribbentrop dichiarò che il giorno prima la Germania aveva informato il " duce " di essere " parimenti pronta ad accogliere tali proposte ". Ribbentrop aggiunse che quello stesso giorno, più tardi, il " duce " l'aveva informato del " naufragio delle sue proposte dovuto all'intransigenza del governo britannico ". Ma Coulondre, in quegli ultimi mesi, di falsificazioni di Ribbentrop ne aveva udite abbastanza. Dopo aver ascoltato ancora un po' il ministro degli Esteri nazista, il quale si era messo a dire che si sarebbe rammaricato se la Francia avesse seguito l'Inghilterra e che la Germania non aveva affatto l'intenzione di attaccare la Francia, l'ambasciatore passò alla domanda per la quale era venuto: Pagina 469
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt le osservazioni del ministro degli Esteri stavano a significare che la risposta del governo tedesco alla comunicazione francese del i° settembre era negativa? " Ja ", rispose Ribbentrop. Allora l'ambasciatore gli consegnò l'ultimatum del ministro degli Esteri francese, notando che " per l'ultima volta " egli doveva sottolineare " la grave responsabilità addossatasi dal governo del Reich " attaccando la Polònia " senza una dichiarazione di guerra " e respingendo la richiesta anglofrancese di ritirare le proprie truppe. " Allora l'aggressore è la Francia ", disse Ribbentrop. " A giudicarlo, sarà la storia ", rispose Coulondre. Sembra che quella domenica, a Berlino, tutti i partecipanti all'ultimo atto del dramma si preoccupassero di rimettersi al giudizio della storia. Benché la Francia stesse mobilitando un esercito la cui superiorità sulle forze tedesche dislocate ad occidente era, almeno per il momento, schiacciante, per la mente febbricitante di Hitler la Gran Bretagna, il cui esercito era allora trascurabile, rappresentava il nemico principale, l'antagonista cui L'inizio della seconda guerra mondiale 669 toccava quasi tutta la responsabilità per la situazione critica in cui egli si trovò sul finire del 3 settembre 1939, una giornata che doveva passare alla storia. Lo disse chiaramente in due grandiosi proclami rivolti, nel pomeriggio, al popolo tedesco e alle armate dell'ovest. Fu uno sfogo del suo amaro risentimento e della sua ira isterica rivolta contro gli inglesi. In un " Appello al popolo tedesco " egli disse: Da secoli, la Gran Bretagna s'è proposta di rendere inermi i popoli d'Europa di fronte alla politica britannica di conquista del mondo... [e] ha rivendicato il diritto di attaccare con miseri pretesti e di distruggere tutti gli Stati europei che di volta in volta le sembravano i più pericolosi... Noi stessi abbiamo assistito alla politica di accerchiamento... seguita dalla Gran Bretagna nei confronti della Germania fin da prima della guerra... Gli inglesi hanno incitato alla guerra... hanno oppresso il popolo tedesco col Diktat di Versailles... Soldati dell'armata dell'ovest! - disse Hitler in un appello alle truppe che per molte settimane avrebbero avuto di fronte il solo esercito francese, - ... la Gran Bretagna ha perseguito la politica di accerchiamento della Germania... Il governo britannico, spinto da quei guerrafondai che noi ben conosciamo fin dall'ultima guerra, ha deciso di togliersi la maschera e di dichiararci guerra con un misero pretesto... Nemmeno una parola riguardava la Francia. A Londra, sei minuti dopo mezzogiorno, Chamberlain tenne un discorso alla Camera dei Comuni informandola che l'Inghilterra era ormai in guerra con la Germania. Benché fin dal primo settembre Hitler avesse proibito, sotto pena di morte, l'ascolto delle radio straniere, a Berlino noi riuscimmo a cogliere le parole del primo ministro, riferite dalla BBC. Per quelli di noi che lo avevano visto rischiare la sua carriera politica a Godesberg pur di pacificare Hitler, le sue parole avevano un carattere drammatico: Questo è un triste giorno per tutti noi, ma per nessuno è più triste che per me. Tutto ciò per cui ho lavorato, tutto ciò in cui ho creduto durante la mia vita pubblica, è crollato. Una sola cosa mi resta da fare: consacrare tutta l'energia e tutte le forze di cui dispongo per affrettare la vittoria della causa per la quale tanto avremo da sacrificare... Confido di poter vivere abbastanza a lungo per vedere il giorno in cui l'hitlerismo sarà distrutto e sarà ricostruita un'Europa libera. Il destino non volle che Chamberlain vivesse fino a quel giorno. Morì il 9 novembre 1940, quando ormai non era più che l'ombra di se stesso, ma ancora faceva parte del gabinetto. Dato tutto ciò che di lui si è scritto in queste pagine, conviene citare le parole di Churchill che, tenuto fuori da Chamberlain per un così lungo tempo dalla vita politica britannica, gli successe come primo ministro il io maggio 1940. Commemorandolo ai Comuni il 12 novembre 1940, Churchill disse: ... In una delle massime crisi del mondo a Neville Chamberlain toccò di esser contraddetto dagli eventi, di esser deluso nelle sue speranze, di essere ingannato e mistificato da un malvagio. Ma quali erano queste speranze in cui fu deluso? Quali erano i suoi desideri che non furono appagati? Quale era quella fede, di cui si abusò? Di certo, essi corrispondevano agli impulsi più nobili e più buoni del cuore umano - l'amore Pagina 470
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 670 Verso la guerra mondiale per la pace, il travaglio per la pace, la lotta per la pace, il perseguimento della pace, anche quando i pericoli erano grandi e certamente con un supremo disprezzo per la popolarità e per le acclamazioni. Dato il fiasco della sua diplomazia e l'entrata in guerra dell'Inghilterra e della Francia, il pomeriggio del 3 settembre Hitler rivolse la propria attenzione ai problemi militari. Emanò le direttive segretissime n. 2 circa la condotta di guerra. Disse che malgrado la dichiarazione di guerra degli inglesi e dei francesi " l'obiettivo della guerra tedesca resta per ora la conclusione rapida e vittoriosa delle operazioni contro la Polonia... Ad ovest, si lascerà al nemico l'onere di aprire le ostilità... Contro l'Inghilterra, sono permesse azioni offensive navali ". La Luftwaffe non doveva attaccare nemmeno le forze navali britanniche, a meno che gli inglesi non iniziassero analoghi attacchi contro obiettivi tedeschi - e anche in tal caso, solo se le prospettive di successo " erano particolarmente favorevoli ". Fu ordinata la conversione di tutta l'industria tedesca in funzione dell'" economia di guerra " M. Alle 21 Hitler e Ribbentrop lasciarono Berlino in due treni speciali distinti per raggiungere il quartier generale nell'Est, non prima però di aver compiuto due altre mosse diplomatiche. L'Inghilterra e la Francia erano ormai in guerra con la Germania. Ma vi erano due altre grandi potenze europee da considerare, quelle stesse che col loro appoggio avevano reso possibile l'avventura hitleriana: l'Italia, l'alleata che all'ultimo momento s'era tratta indietro, e la Russia sovietica, di cui Hitler non si fidava ma verso cui si sentiva obbligato perché gli aveva fatto apparire degno del rischio il gioco d'azzardo della guerra. All'atto di lasciare la capitale, Hitler inviò un'altra lettera a Mussolini. Fu trasmessa telegraficamente alle 20,51, nove minuti prima che il treno speciale del Fùhrer lasciasse la stazione. Benché non sia del tutto sincera né priva di frodi, essa ci da l'immagine migliore, che probabilmente si potrà mai avere, dello stato d'animo di Hitler quando partf per la prima volta dalla capitale oscurata del Terzo Reich per andar ad assumere la sua funzione di Signore Supremo tedesco della Guerra. Essa si trova fra i documenti nazisti sequestrati. Duce! Anzitutto vi ringrazio per il vostro ultimo tentativo di mediazione. Sarei stato pronto ad accettare ma soltanto qualora si fosse potuta trovare una qualche possibilità di ottenere certe garanzie sul successo della conferenza. Le truppe tedesche, infatti, da due giorni sono impegnate in un'avanzata straordinariamente rapida in Polonia. Mi sarebbe stato impossibile permettere che, a causa di intrighi diplomatici, fosse stato versato invano del sangue. Nondimeno credo che sarebbe stato possibile trovare una via se l'Inghilterra fin dal principio non fosse stata decisa a provocare in ogni caso una guerra. Non ho ceduto dinanzi alle minacce dell'Inghilterra, Duce, perché non credo che questa pace avrebbe potuto essere mantenuta per più di sei mesi o, diciamo, per un anno. In tali circostanze, ho ritenuto che, malgrado tutto, il momento presente è il più adatto per opporre resistenza. ... L'esercito polacco crollerà in brevissimo tempo. Dubito assai, che fra un anno o due sarebbe stato possibile conseguire questo rapido successo. L'Inghilterra e la FranL'inizio della seconda guerra mondiale 671 eia avrebbero continuato ad armare i loro alleati in tale misura, che la decisiva superiorità tecnica della Wehrmacht tedesca non avrebbe pili potuto essere così evidente. Mi rendo conto, Duce, che la lotta in cui mi sono impegnato è una lotta per la vita o per la morte... Ma mi rendo anche conto che tale lotta alla fine non può essere evitata e che il momento per resistere dev'essere scelto con fredda decisione affinchè la probabilità del successo sia assicurata; e in questo successo, Dnce, io incrollabilmente credo. Seguivano delle parole di avvertimento a Mussolini. Di recente mi avete cortesemente assicurato di credere di potermi aiutare, in certi campi. Accetto fin d'ora, ringraziando sinceramente. Ma io credo anche che, sebbene ora seguiamo vie diverse, il destino ci legherà ancora l'uno all'altro. Se la Germania nazionalsocialista dovesse essere distrutta dalle democrazie occidentali, anche l'Italia fascista si troverà dinanzi a un futuro difficile. Personalmente ho sempre pensato che i destini dei nostri due regimi sono interconnessi, e so che anche voi, Duce, avete esattamente la stessa Pagina 471
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt convinzione. Dopo aver riferito le prime vittorie tedesche in Polonia, Hitler concluse cosf: ... A occidente resterò sulla difensiva. Là, la Francia potrà spargere per prima il suo sangue. Poi verrà il momento in cui anche ad ovest potremo far fronte al nemico con tutte le forze della nazione. Di nuovo, vogliate accettare i miei ringraziamenti, Duce, per tutto l'appoggio che mi avete dato nel passato e che vi chiedo di non negarmi in futuro. La delusione di Hitler per il fatto che l'Italia non aveva mantenuto la parola anche dopo che l'Inghilterra e la Francia in quel giorno avevano tenuto fede alla propria dichiarando guerra, veniva accuratamente celata. Anche se non belligerante e soltanto amica, l'Italia poteva ancora essere utile a Hitler. Ancor più utile però poteva essergli la Russia. Come risultò in seguito dai documenti segreti nazisti, già nel primo giorno dell'attacco tedesco contro la Polonia il governo sovietico aveva reso un segnalato servizio alla Luftwaffe tedesca. Nelle primissime ore di quella giornata il generale Hans Jeschonnek, capo dello Stato maggiore dell'aviazione, aveva telefonato all'ambasciata tedesca di Mosca per dire che, al fine di fornire ai suoi piloti punti di riferimento per la rotta nel bombardare la Polonia - egli li chiamò " urgenti verifiche di rotta " - sarebbe stato grato se la stazione di Minsk della radio russa si fosse identificata con ininterrotte segnalazioni. Nel pomeriggio l'ambasciatore, von der Schulenburg, fu in grado di informare Berlino che il governo sovietico era " disposto ad accondiscendere a tale desiderio ". I russi erano pronti a introdurre nei programmi il più spesso possibile l'indicazione della stazione trasmittente e ad allungare di due ore la durata delle trasmissioni della stazione di Minsk in modo da aiutare gli aviatori tedeschi fino a notte inoltrata3". Ma il j, settembre Hitler e Ribbentrop mentre a tarda ora stavano per lasciare Berlino, pensavano a un aiuto militare russo assai più sostanziale per la conquista della Polonia. Alle 6,50 Ribbentrop inviò un telegramma 6j2 Verso la guerra mondiale " urgentissimo " all'ambasciata di Mosca. Era segnato con un " segretissimo " e cominciava così: " Riservato per l'ambasciatore. Personale. Per il capo della missione o per il suo rappresentante. Prendere speciali misure di sicurezza per la consegna. Deve esser decifrato da lui stesso. Segretissimo ". Col massimo segreto i tedeschi invitavano l'Unione Sovietica ad associarsi a loro nell'attacco contro la Polonia! Contiamo senz'alito di battere in modo decisivo l'esercito polacco in poche settimane. Allora terremo sotto occupazione militare il territorio che a Mosca è stato definito come sfera d'influenza tedesca. È naturale che per ragioni militari dovremo però continuare le operazioni contro quelle forze polacche che in quel momento si trovassero nel territorio polacco rientrante nella sfera d'influenza russa. Vogliate discutere subito questo punto con Molotov e vedere se l'Unione Sovietica non ritiene desiderabile che nel momento adatto le forze russe scendano in campo contro le forze polacche che si trovano nella sfera d'influenza russa e occupino, da parte loro, tale territorio. A nostro giudizio, ciò non solo ci sarebbe di sollievo ma risponderebbe al senso degli accordi di Mosca nonché all'interesse dei Sovieti39. Ovviamente una simile cinica mossa dell'Unione Sovietica sarebbe stata di " sollievo " per Hitler e Ribbentrop. Essa non solo avrebbe evitato malintesi e attriti fra i tedeschi e i russi nei riguardi della divisione del bottino, ma avrebbe anche spostato dalla Germania una parte del peso dell'aggressione nazista alla Polonia facendola ricadere sull'Unione Sovietica. Se questa partecipava al bottino, perché non doveva partecipare alle responsabilità? A mezzogiorno di quella domenica, quando la notizia dell'entrata in guerra dell'Inghilterra era ormai nota ai tedeschi di una certa importanza, il più rattristato ne fu il grande ammiraglio Erich Raeder, comandante in capo della flotta tedesca. Per lui, la guerra era scoppiata con quattro o cinque anni di anticipo. Per il 1944-45 il piano navale Z sarebbe stato completamente attuato e la Germania avrebbe avuto una flotta rispettabile con la quale far fronte all'Inghilterra. Ma ora si era al 3 settembre 1939, e sebbene Hitler non volesse ascoltarlo, Raeder sapeva di non avere né navi di superficie né sommergibili per condurre una guerra efficace contro la Gran Bre-tagna. L'ammiraglio confidò le seguenti considerazioni al suo diario: Oggi è scoppiata la guerra contro la Francia e l'Inghilterra, guerra che, Pagina 472
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt secondo precedenti affermazioni del Fuhrer, non avremmo dovuto attenderci prima del 1944. Fino all'ultimo minuto il Fuhrer ha creduto di poterla evitare, anche se ciò avrebbe comportato un rinvio della soluzione definitiva del problema polacco... Per quanto riguarda la flotta, ovviamente essa non è affatto attrezzata per impegnarsi in una grande lotta contro la Gran Bretagna... l'arma subacquea è ancora troppo debole per avere peso decisivo nella guerra. Inoltre le forze di superficie sono, per numero e potenza, talmente inferiori a quelle della flotta britannica che, anche con un impegno totale, non potranno fare nulla più che mostrare come si sappia morire da prodi...40. Nondimeno alle 21 del 3 settembre 1939, nel momento in cui Hitler lasciava Berlino, la flotta tedesca passò all'attacco. Senza preavviso, il somL'inizio della seconda guerra mondiale 673 mergibile U-3O silurò e affondò il transatlantico inglese Athenia a circa duecento miglia ad ovest delle Ebridi; partito da Montreal, esso faceva rotta per Liverpool e aveva a bordo 1400 passeggeri, dei quali 112, tra cui 28 americani, morirono. La seconda guerra mondiale era incominciata. 1 DGFP, VII, p. 4912 Dal libro, già citato, di Dahlerus, pp. 119-20 e dalla sua testimonianza al processo di Norimberga: TMWC, IX, p. 471. 3 DBrFP, VII, pp. 466-67. 4 Ibid. 5 TMWC, IX, p. 436. Come è stata riprodotta in questa fonte, la testimonianza di Dahlerus contiene un errore tipografico, il quale gli fa dite che i polacchi " erano stati attaccati ", il che da luogo a un completo svisamento dei fatti. 6 DBrFP, VII, pp. 474-757 Ibid., nn. 651-52, pp. 479-80. 8 II testo si trova in DGFP, VII, p. 492 e nel Libro Azzurro britannico, p. 168. Le note del dottor Schmidt sui commenti di Ribbentrop a Henderson e a Coulondre si trovano rispettiva mente in DGFP, VII, pp. 493 e 495. ' Per la versione di Schmidt della discussione: DGFP, VII, p. 493; Henderson fece una breve relazione nel suo dispaccio della sera del i° settembre 1939 (Libro Azzurro britannico, p. 169). 10 DBrFP, VII, n. 621, p. 459. " Diario di Ciano, p. 156. 12 DGFP, VII, p. 483. 13 Ibid., pp. 485-86. 14 Per la comunicazione di Bonnet a Francois-Poncet delle 11,45 del i° settembre: Libro Giallo francese, ed. frane., pp. 377-78. La proposta di Mussolini, di indire una conferenza per il 5 settembre, fu tratteggiata in un dispaccio inviato il 31 agosto a Bonnet da Francois-Poncet cfr. ibid., pp. 360-61. 15 DBrFP, VII, pp. 530-31. 16 HENDERSON, Final Report, p. 22. 17 Testo in DGFP, VII, pp. 509-10. 18 Dal memorandum di Schmidt, su cui si basa la descrizione di questa scena (ibid., pp. 512-13). 19 SCHMIDT, Op. CÌt., p. 156. 20 Diario di Ciano, p. 157. 21 DGFP, VII, pp. 524-25. 22 Diario di Ciano, p. 157. Un senatore francese disfattista, De Monzie, nel suo libro Cidevant (pp. 146-47) conferma quest'episodio. 23 Pel dispaccio di Corbin: Libro Giallo francese, ed. frane., p. 395. 24 Questa sezione del libro si basa su DBrFP, VII, riguardante gli Pagina 473
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avvenimenti del 2-3 set tembre. In The Ève of thè War, 1939, edito da Arnold e Veronica M. Toynbee, si può trovare un eccellente sommario, basato su documenti riservati del Ministero degli Esteri britannico e sulle scarse fonti francesi disponibili. Ci si può anche rifare al libro del Namier, Diplomatic Pre lude. Di proposito, non ho fatto riferimento alla grande quantità di documenti contenuti in DBrFP, per non riempire le pagine coi numeri delle citazioni. 25 Per i telegrammi inviati da Halifax a Henderson: DBrFP, VII, n. 746, p. 528 (per quello delle 23,50 del 2 settembre); ibid., p. 533 (per quello delle 12,25 del 3 settembre). 26 II testo si trova nel Libro Azzurro britannico, p. 175, e in DGFP, VII, p. 529. 27 DBrFP, VII, n. 758, p. 535. 28 II resoconto di Schmidt si trova nel suo libro già citato, p. 157; cfr. anche la sua testi monianza a Norimberga, TMWC, X, p. 200. M SCHMIDT, op. cit., pp. 157-58; cfr. anche la sua testimonianza a Norimberga, TMWC, X, pp. 200-1. 30 Ibid. L'inizio della seconda guerra mondiale 675 31 DBrFP, VII, n. 762, p. 537, n. i. 32 Ibìd. 33 TMWC, IX, p. 473. 34 Lo stesso Bonnet Io racconta: op. cit., pp. 365-68. 35 Per il memorandum di Weizsacker sulla riunione: DGFP, VII, p. 532. 36 II testo si trova in DGFP, VII, pp. 548-49. 37 II testo si trova in DGFP, VII, pp. 538-39. 38 Ciò risulta dai documenti del Ministero degli Esteri tedesco: ibid., p. 480. 39 Pel testo del telegramma: ibid., pp. 540-41. 40 Fùhrer Conferences on Naval Affairs (che d'ora in poi citerò con la sigla PCNA), 1939, pp. 13-14. libro quarto
DAI TRIONFI INIZIALI ALLA GRANDE SVOLTA
XVIII. IL CROLLO DELLA POLONIA Alle dieci del 5 settembre 1939 il generale Halder ebbe un colloquio col generale von Brauchitsch, comandante in capo dell'esercito tedesco, e col generale von Bock, che era a capo del gruppo degli eserciti del Nord. Dopo aver valutato la situazione quale appariva loro al principio del quinto giorno dell'attacco tedesco contro la Polonia, essi riconobbero - come Halder scrisse nel suo diario - che " il nemico era stato praticamente sconfitto ". La sera del giorno ^precedente la battaglia per il possesso del corridoio era terminata col ricongiungimento della quarta armata del generale -von Kluge, che era avanzata verso est dalla Pomerania, con la terza armata del generale von Kuchler, spintasi verso ovest dalla Prussia orientale. Fu in tale battaglia che il generale Heinz Guderian si rese per la prima volta famoso coi suoi carri armati. In un punto, nella loro corsa verso est attraverso il corridoio, essi erano stati contrattaccati dalla brigata Pomorska di cavalleria, e l'autore del presente libro, giunto sul luogo qualche giorno dopo, potè contemplare la triste carneficina che n'era seguita. Era un simbolo della breve campagna di Polonia. Cavalli contro carri armati! Le lunghe lance dei cavalleggeri contro i pezzi a lunga portata dei carri armati! Prodi, coraggiosi e temerari che fossero, i polacchi vennero senz'altro schiacciati dall'impeto tedesco. Questa fu - per loro e per il mondo - la prima esperienza del Blitzkrieg: l'attacco di sorpresa; i caccia e i bombardieri che rombavano nei cidi, in ricognizione e in attacco, spargendo fuoco e terrore; gli Stukas urlanti in picchiata; intere divisioni di carri armati che irrompevano e si spingevano avanti trenta o quaranta miglia al Pagina 474
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt giorno; l'artiglieria pesante semovente a tiro rapido che copriva quaranta miglia all'ora perfino sulle pessime strade polacche; l'incredibile celerilà della stessa fanteria, di tutto il grande esercito costituito da un milione e mezzo di uomini motorizzati, diretto e coordinato grazie ad un labirinto di comunicazioni elettroniche basate su complesse reti radiofoniche, telefoniche e telegrafiche. Era un meccanismo mostruoso quale fino ad allora non s'era mai visto sulla terra. In quarantotto ore l'arma aerea polacca fu annientata; la maggior parte dei suoi cinquecento areoplani di prima linea furono distrutti nei loro arco-porti dai bombardieri tedeschi prima che potessero prendere il volo. Le corrispondenti installazioni furono incendiate e gli uomini degli equipaggi di 68o Dai trionfi iniziali alla grande svolta terra uccisi o feriti. Cracovia, la seconda città della Polonia, cadde il 6 settembre. Durante la notte del 6 settembre il governo polacco fuggì da Varsavia a Lublino. L'indomani Halder si metteva già a studiare piani per cominciare a trasportare truppe sul fronte occidentale, benché su di esso non vi fosse alcun segno di attività. Nel pomeriggio dell'8 settembre la quarta divisione corazzata raggiunse i sobborghi della capitale polacca, mentre proprio a sud della città, avanzando dalla Slesia e dalla Slovacchia, la decima armata di Reichenau prendeva Kielce e la quattordicesima armata di List raggiungeva Sandomierz, alla confluenza della Vistola con la San. In una settimana l'esercito polacco era stato sconfitto. La maggior parte delle sue trentacinque divisioni - tutte quelle che si erano potute mobilitare in così breve tempo - era stata distrutta o chiusa con una grande manovra d'accerchiamento intorno a Varsavia. A questo punto, non restava ai tedeschi che passare alla " seconda fase ": stringere il cappio intorno alle unità polacche demoralizzate e disorganizzate; distruggerle e completare un secondo, più vasto movimento avvolgente cento miglia più ad est per intrappolare le restanti formazioni polacche a occidente di Brest-Litovsk e del fiume Bug. Questa fase ebbe inizio il 9 settembre e terminò il 17 settembre. L'ala sinistra dell'armata del Nord di Bock puntò su Brest-Litovsk, che il XIX corpo d'armata di Guderian raggiunse il 14 e prese due giorni dopo. Il 17 settembre esso incontrò le pattuglie della quattordicesima armata di List a cinquanta miglia a sud di Brest-Litovsk, a Wlodawa, completando il secondo grande accerchiamento. Come in seguito osservò Guderian, il " contrattacco " tedesco ebbe una " precisa conclusione " il 17 settembre. Tutte le forze polacche, tranne poche truppe sulla frontiera russa, erano circondate. Sacche di forze polacche nel triangolo di Varsavia e più ad ovest, presso Poznafi, resistettero valorosamente; ma il loro destino era segnato. Il 15, il governo polacco, o meglio ciò che ne era rimasto dopo i continui bombardamenti e mitragliamenti da parte della Luftwaffe, raggiunse un villaggio sulla frontiera romena. Per esso e per quella fiera nazione tutto era finito, a meno di non voler morire a fianco delle unità che, con incredibile forza d'animo, tenevano ancora fermo. Ormai era tempo che i russi avanzassero nel paese colpito a morte per afferrare una parte della preda. L'invasione russa della Polonia. A Mosca, il Cremlino - come ogni altro governo - era stato colto di sorpresa dalla rapidità con cui gli eserciti tedeschi avevano attraversato tutta la Polonia. In risposta alla proposta nazista di attaccare la Polonia dall'est, il 5 settembre Molotov dichiarò che ciò sarebbe avvenuto " a tempo debito " e che tale tempo " non era ancora venuto ". Pensava che una " fretta eccessiva " poteva pregiudicare la " causa " sovietica, ma insisteva nel riIl crollo della Polonia 681 chiedere che quand'anche i tedeschi fossero giunti per primi, essi dovevano osservare scrupolosamente la " linea di demarcazione " polacca concordata nelle clausole segrete del patto nazi-sovietico '. Era evidente che i russi diffidavano già della Germania: come era evidente che al Cremlino si pensava che la conquista tedesca della Polonia avrebbe richiesto moltissimo tempo. Ma poco dopo la mezzanotte dell'8 settembre, quando una divisione corazzata tedesca raggiunse i sobborghi di Varsavia, Ribbentrop mandò un telegramma " urgente e segretissimo " a Schulenburg, a Mosca, informandolo che le operazioni in Polonia " progredivano oltre ogni nostra aspettativa " e che in tali circostanze la Germania avrebbe voluto conoscere " le intenzioni militari del governo sovietico "2. L'indomani alle 16,40 Molotov rispose che la Russia si sarebbe mossa militarmente " entro pochi giorni ". Prima, nello stesso giorno, il commissario sovietico agli Esteri si era congratulato ufficialmente coi Pagina 475
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedeschi " per l'entrata delle truppe tedesche a Varsavia "3. Il io settembre, Molotov e l'ambasciatore von der Schulenburg si trovarono in un impiccio. Dopo aver dichiarato che il governo sovietico era stato colto " del tutto di sorpresa dai successi militari tedeschi così inaspettatamente rapidi ". e che di conseguenza l'Unione Sovietica si trovava " in una situazione difficile", il commissario agli Esteri toccò il problema di quale scusa il Cremlino poteva addurre per una sua aggressione contro la Polonia. Come Schulenburg telegrafò a Berlino con un dispaccio " urgentis-simo " e " segretissimo ", tale pretesto fu che la Polonia stava sfaldandosi, sicché era necessario, per l'Unione Sovietica, venir in aiuto agli ucraini e ai russi bianchi " minacciati " dalla Germania. Tale spiegazione, - aveva detto Molotov, - era indispensabile per rendere plausibile alle masse l'intervento dell'Unione Sovietica e, nel contempo, per non far apparire l'Unione Sovietica nelle vesti di aggressore. Inoltre Molotov si lamentò del fatto che, secondo quanto aveva riferito poco prima il Deutsches Nachrichtenbiiro il generale von Brauchitsch aveva detto che " non erano più necessarie azioni militari sulla frontiera orientale della Germania ". Se ciò era vero, se la guerra era terminata - osservava Molotov - la Russia " non poteva cominciare una nuova guerra ". Molotov era assai scontento di tutta la situazione4. A complicare ulteriormente le cose, egli il 14 settembre convocò Schulenburg al Cremlino e, dopo averlo informato che l'Armata Rossa avrebbe marciato contro la Polonia prima del previsto, chiese quando sarebbe caduta Varsavia. Per giustificare la loro mossa, i russi dovevano aspettare la presa della capitale polacca '. Il commissario aveva posto domande imbarazzanti. Quando sarebbe stata presa Varsavia? Ai tedeschi sarebbe piaciuto venire accusati dell'intervento russo? La sera del 15 settembre Ribbentrop inviò a Molotov un messaggio " urgentissimo " e " segretissimo " per tramite dell'ambasciatore tedesco dando la sua risposta. Disse che Varsavia sarebbe stata occupata " nei prossimi giorni ". La Germania avrebbe " gradito che le operazioni militari so-vietiche avessero luogo ora ". Quanto alla scusa russa, che faceva ricadere 682 Dai trionfi iniziali alla grande svolta sulla Germania la colpa dell'intervento, " non poteva esser presa in considerazione... era contraria alle vere intenzioni tedesche... avrebbe contraddetto gli accordi presi a Mosca e infine... avrebbe fatto apparire dinanzi a tutto il mondo i due Stati come nemici ". Concludeva chiedendo al governo sovietico di fissare " il giorno e l'ora " dell'attacco russo contro la Polonia '. Questo fu fatto la sera successiva, e due dispacci di Schulenburg, figuranti fra i documenti tedeschi sequestrati, nei quali egli riferì come si era venuti a tanto, gettano una luce rivelatrice sulla frode del Cremlino. Il telegramma inviato da Schulenburg il 16 settembre dice infatti: Ho visto Molotov alle 18. Molotov ha dichiarato che l'intervento militare dell'Unione Sovietica è imminente: forse avrà luogo domani o dopodomani. Stalin in quel momento si stava consultando coi capi militari... Molotov ha aggiunto che... il governo sovietico intende giustificare il proprio operato nel modo seguente: lo Stato polacco si era disintegrato, non esisteva più; perciò tutti gli accordi stipulati con la Polonia erano nulli: terze potenze potevano cercar di approfittare del caos creatosi; il governo sovietico si sentiva tenuto a intervenire per proteggere i fratelli ucraini e della Russia Bianca e per fare il possibile affinchè queste genti sfortunate potessero lavorare in pace. Dato che l'unica " terza potenza " concepibile era la Germania, Schulenburg avanzò delle obbiezioni. Molotov ha ammesso che il motivo proposto dal governo sovietico conteneva qualcosa che urtava la suscettibilità tedesca ma ci ha chiesto, data la difficile situazione in cui si trovava il governo sovietico, di non soffermarci su questo particolare. Purtroppo il governo sovietico non vede la possibilità di addurre qualche altro motivo, dato che l'Unione Sovietica fino ad allora non si era curata della situazione delle sue minoranze in Polonia e doveva giustificare agli occhi del mondo, in un modo o nell'altro, il suo attuale intervento 7. Alle 17,20 del 17 settembre Schulenburg inviò a Berlino un altro telegramma " urgentissimo " e " segretissimo ". Stalin mi ha ricevuto alle 2... e mi ha dichiarato che l'Armata Rossa avrebbe oltrepassato la frontiera sovietica alle 6... Gli aeroplani sovietici dovrebbero cominciar oggi a bombardare il distretto est di Lwów (Leopoli). Avendo Schulenburg mosso delle obbiezioni su tre punti del comunicato Pagina 476
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sovietico, il dittatore russo modificò " immediatamente" il testo!. Fu così che col misero pretesto che la Polonia aveva cessato di esistere e che quindi anche il patto russo-polacco di non-aggressione aveva cessato di esistere, e poi, che era necessario curare i propri interessi e quelli delle minoranze ucraine e della Russia Bianca, l'Unione Sovietica, a partire dalla mattina del 17 settembre, infierì su una Polonia già prostrata. Ad unire la beffa all'inganno, l'ambasciatore polacco a Mosca fu informato che la Russia, nel conflitto tedesco-polacco, avrebbe mantenuto la neutralità! L'indomani, il 18 settembre, truppe sovietiche incontrarono i tedeschi a Brest-Litovsk, dove esattamente ventun anni prima il governo bolscevico, allora appena costituitosi, aveva sciolto i vincoli che legavano la Russia agli Al// crollo della Polonia 683 leati occidentali accettando i termini, quanto mai duri, del trattato di pace separato imposto dall'esercito tedesco. Ma anche se ormai erano divenuti compiici della Germania nazista nel cancellare l'antica Polonia dalla carta geografica, i russi all'improvviso cominciarono a diffidare dei loro nuovi alleati. Nel suo incontro con l'ambasciatore tedesco alla vigilia dell'aggressione sovietica, Stalin - come Schu-lenburg riferì debitamente a Berlino - aveva espresso i suoi dubbi, e aveva chiesto se il comando supremo tedesco avrebbe rispettato gli accordi di Mosca ritirando le truppe al di qua della linea concordata. L'ambasciatore cercò di rassicurarlo, ma, sembra, senza molto successo. Schulenburg aveva telegrafato a Berlino: " Dato il ben noto atteggiamento di diffidenza di Stalin, sarei grato se mi autorizzaste a fare ulteriori dichiarazioni, tali da eliminare i suoi ultimi dubbi"9. L'indomani, 19 settembre, Ribbentrop telegrafò all'ambasciatore, autorizzandolo " a dire a Stalin che naturalmente gli accordi da lui presi a Mosca saranno mantenuti e sono considerati da noi la base delle nuove relazioni amichevoli fra la Germania e l'Unione Sovietica "10. Ciò nondimeno continuarono ad esservi attriti fra i due partners di una così innaturale coalizione. Il 17 settembre sorsero delle divergenze circa il comunicato bilaterale che doveva " giustificare " la spartizione russo-tedesca della Polonia. Stalin si oppose alla versione tedesca perché " presentava i fatti in modo troppo franco ". Così ne redasse una sua propria, capolavoro del sotterfugio, e costrinse i tedeschi ad accettarla. In essa si dichiarava che il comune scopo della Germania e della Russia era " ristabilire in Polonia la pace e l'ordine distrutti in seguito al disintegrarsi dello Stato polacco e aiutare il popolo polacco a crearsi nuove condizioni per la sua vita politica ". In fatto di cinismo, Hitler aveva trovato in Stalin un suo pari. Sembra che a tutta prima i due dittatori avessero considerato l'idea di costituire uno Stato polacco monco, sul tipo del napoleonico Granducato di Varsavia, al fine di ammansire l'opinione pubblica mondiale. Ma il 19 settembre Molotov fece sapere che il suo governo aveva mutato parere. Dopo aver irosamente protestato presso Schulenburg per il fatto che i generali tedeschi non tenevano conto dell'accordo di Mosca e cercavano di mettere le mani sul territorio che spettava alla Russia, egli venne al punto principale. Ecco cosa Schulenburg telegrafò a Berlino: Molotov ha accennato che l'idea originaria, concepita dal governo sovietico e da Stalin personalmente, di permettere l'esistenza di uno stato polacco residuo, ha lasciato il posto all'intenzione di spartire la Polonia secondo la linea Pissa-Narew-Vistola-San. Il governo sovietico desidera iniziare subito i negoziati a tale riguardo ". Così l'iniziativa di spartire completamente la Polonia, di negare al popolo polacco una qualsiasi esistenza propria e indipendente, venne dai russi. I tedeschi però non dovettero essere troppo sollecitati per aderire. Il 23 settembre Ribbentrop telegrafò a Schulenburg, incaricandolo di dire a Molotov che " l'idea russa di una frontiera lungo la ben nota linea dei quattro fiumi coincide con le vedute del governo del Reich ". E propose di venire 684 Dai trionfi iniziali alla grande svolta di nuovo in volo a Mosca per elaborare i particolari di tale divisione e anche per studiare " la struttura definitiva dell'area polacca " u. Stalin s'incaricò personalmente dei negoziati, e i suoi alleati tedeschi poterono rendersi conto - proprio come in seguito dovevano vederlo anche i suoi alleati britannici e americani - di che tipo duro, cinico e opportunistico di mercanteggiatore egli fosse. Il dittatore sovietico convocò Schulen-burg al Cremlino per le ore 20 del 25 settembre, e più tardi, nel corso della stessa sera, l'ambasciatore avverti Berlino, con un dispaccio, circa certe dure realtà Pagina 477
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e alcuni sgradevoli bocconi da inghiottire. Stalin ha dichiarato... che lasciar in vita un residuo di Polonia indipendente è un errore. Ha proposto che alla nostra parte sia aggiunto un territorio ad est della linea di demarcazione, tutta la provincia di Varsavia sino alla Bug. In cambio, dovremmo rinunciare alle nostre pretese sulla Lituania. Stalin ha aggiunto... che se noi accettiamo, l'Unione Sovietica si dedicherà subito alla soluzione del problema dei paesi baltici conformemente al protocollo (segreto) del 23 agosto e che a tale riguardo si aspetta l'illimitato appoggio del governo tedesco. Stalin ha indicato esplicitamente l'Estonia, la Lettonia e la Lituania, ma non ha menzionato la Finlandia ". Era uno scaltro e duro mercato. Stalin proponeva di scambiare due province polacche già prese dai tedeschi, contro gli Stati baltici. Approfittava del grande servigio reso a Hitler - avendogli reso possibile di attaccare la Polonia - per ottenere per la Russia tutto quel che poteva finché era in posizione di vantaggio. Inoltre proponeva che fossero i tedeschi ad occuparsi della gran massa del popolo polacco. Da buon russo, egli conosceva l'insegnamento di secoli di storia, cioè che i polacchi non avrebbero mai sopportato in pace la perdita della loro indipendenza. Che essi rappresentassero un grattacapo per i tedeschi, non per i russi! Nel frattempo, egli avrebbe messo le mani sugli Stati baltici tolti alla Russia dopo la prima guerra mondiale, la cui posizione geografica offriva all'Unione Sovietica una notevole protezione contro un attacco di sorpresa dell'alleato tedesco. Ribbentrop arrivò in aereo per la seconda volta a Mosca alle 18 del 28 settembre, e prima di recarsi al Cremlino ebbe il tempo di leggere due telegrammi giunti da Berlino, dai quali apprese le intenzioni dei russi. Erano messaggi trasmessi dal ministro tedesco a Tallin, il quale riferiva che il governo estone l'aveva proprio allora informato della richiesta, da parte dell'Unione Sovietica, di basi militari e aeree in Estonia, " con le più gravi minacce di un immediato attacco in caso di rifiuto " ". Più tardi, la stessa notte, dopo un lungo colloquio con Stalin e Molotov, Ribbentrop telefonò a Hitler che " proprio quella notte " sarebbe stato stipulato un patto in base al quale due divisioni dell'Armata Rossa e una brigata dell'arma aerea si sarebbero stabilite " in territorio estone, senza però abolire, almeno per il momento, il sistema di governo estone ". Ma il Fùhrer, uomo sperimentato in tal genere di cose, ben sapeva quanto breve fosse il tempo lasciato all'Estonia. L'indomani Ribbentrop fu informato che Hitler aveva ordinato l'evacuazione di 86 ooo Volksdeutsche dall'Estonia e anche dalla Lettonia ". Il crollo della Polonia 685 Stalin presentava il conto, e Hitler, almeno per il momento, doveva pagarlo. Si affrettò ad abbandonare non solo l'Estonia ma altresì la Lettonia, paesi che, come aveva riconosciuto col patto nazi-sovietico, appartenevano entrambi alla sfera degli interessi sovietici. La giornata non era ancora giunta al termine, che egli abbandonava anche la Lituania, situata sulla frontiera nord-orientale della Germania, benché secondo le clausole segrete del patto di Mosca essa appartenesse alla sfera degli interessi del Reich. Nel colloquio con Ribbentrop, che cominciò alle 22 del 27 settembre e si protrasse fino all'una di notte, Stalin offrì ai tedeschi due possibili soluzioni. Come egli aveva accennato a Schulenburg il 25, esse erano l'accet-tazione della linea originaria di demarcazione in Polonia definita dai fiumi Fissa, Narew, Vistola e San, con la cessione alla Germania della Lituania, ovvero la cessione della Lituania alla Russia in cambio di una parte maggiore del territorio polacco (la provincia di Lublino e le terre ad est di Varsavia), il che avrebbe messo sotto il dominio tedesco quasi tutta la popolazione polacca. Stalin caldeggiò energicamente la seconda alternativa; Ribbentrop in un lungo telegramma inviato alle 4 del 28 settembre la sottopose a Hitler, che l'accettò. La ripartizione dell'Europa orientale richiese un bel lavoro di stesura di carte geografiche, e dopo altre tre ore e mezzo di negoziati svoltisi nel pomeriggio del 28 settembre e seguiti da un pranzo ufficiale al Cremlino, Stalin e Molotov si scusarono e si ritirarono per andare a conferire con una delegazione lettone da essi convocata a Mosca. Ribbentrop corse all'Opera a vedere un atto del Lago dei Cigni, per tornare al Cremlino a mezzanotte e prender parte ad ulteriori consultazioni intorno alle carte geografiche e ad altre cose ancora. Alle cinque del mattino Molotov e Ribbentrop apposero le loro firme a un nuovo patto, chiamato ufficialmente " trattato tedesco-sovietico di amicizia e delle frontiere ". Come in seguito riferì un funzionario tedesco, Pagina 478
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ancora una volta Stalin era raggiante, la " sua soddisfazione era palese " *. E ne aveva ben motivo ". Il trattato, che fu reso pubblico, indicava i limiti dei " rispettivi interessi nazionali " dei due paesi nell'" ex Stato polacco ", dichiarando che Russia e Germania avrebbero ristabilito " la pace e l'ordine " nei territori incorporati e avrebbero assicurato " alla popolazione ivi residente una vita pacifica conforme alle sue caratteristiche nazionali ". Ma, come nel precedente accordo nazi-sovietico, esistevano anche dei " protocolli segreti ", due dei quali indicavano la sostanza dell'intesa. Con l'uno, la Lituania veniva inclusa nella " sfera d'influenza " sovietica, le province di Lublino e di Varsavia-est erano fatte rientrare in quella tedesca. Il secondo protocollo era breve e assai esplicito: * Questo funzionario, Andor Hencke, sottosegretario di Stato al Ministero degli Esteri, che aveva prestato servizio per molti anni all'ambasciata di Mosca, ha scritto un racconto dettagliato e divertente dei colloqui. È l'unica relazione tedesca che si ha delle conferenze svoltesi il secondo giorno ". 686
Dai trionfi iniziali alla grande svolta Le due parti non tollereranno, nei rispettivi tenitori, attività di agitatori polacchi rivolte contro i territori dell'altra parte. Nei propri territori, soffocheranno in germe attività del genere e si informeranno a vicenda per quanto riguarda le misure più adatte da prendersi a tale riguardo. Così come già l'Austria e la Cecoslovacchia, anche la Polonia spariva dalla carta geografica dell'Europa. Ma questa volta Adolf Hitler nell'opera di distruzione di una nazione era stato aiutato dall'Unione delle Repubbliche Socialistiche Sovietiche, che da tanto tempo aveva posato da paladino dei popoli oppressi. Era, questa, la quarta spartizione della Polonia fra Germania e Russia * (l'Austria aveva preso parte alle precedenti) e, sotto l'occupazione nazista, fu di gran lunga la più brutale e spieiata. Coi protocolli segreti del 28 settembre**, Hitler e Stalin s'accordarono per instaurare in Polonia un regime inteso a sopprimere la libertà, la cultura e la vita nazionale polacca. Fu Hitler a combattere e a vincere la guerra di Polonia, ma il maggior guadagno l'ebbe Stalin, le cui truppe non avevano sparato quasi nemmeno un colpo ***. L'Unione Sovietica si prese circa la metà della Polonia ed estese il suo potere sugli Stati baltici. Chiuse la via alla Germania più saldamente di quanto non fosse mai accaduto in precedenza, nei riguardi dei suoi due principali obiettivi di lunga portata: il grano ucraino e il petrolio romeno, entrambi assolutamente necessari alla Germania se doveva sopravvivere al blocco britannico. Perfino la regione petrolifera polacca di Borislav-Drogobycz, desiderata da Hitler, fu rivendicata con successo da Stalin, che acconsentì benevolmente a vendere ai tedeschi l'equivalente della produzione annuale di quell'area. Perché Hitler pagò ai russi un così caro prezzo? È vero che in agosto egli l'aveva accettato pur di tenere l'Unione Sovietica fuori dallo schieramento degli Alleati e dalla guerra. Ma Hitler non era mai stato un formalista, quanto a mantenere gli accordi, e ora, con la Polonia conquistata grazie alle impareggiabili gesta delle armi tedesche, ci si sarebbe aspettati che egli non mantenesse fede al patto del 23 agosto, cedendo alle insistenze dell'esercito. Se Stalin protestava, il Fiihrer avrebbe potuto minacciarlo di un attacco con quello che, come proprio allora la campagna di Polonia aveva dimostrato, era l'esercito più potente del mondo. Ma poteva fare una cosa simile finché gli inglesi e i francesi erano in armi a occidente? Per regolare i conti con la Gran Bretagna e la Francia egli doveva aver le spalle sicure. Come alcune sue successive dichiarazioni fecero apparire ben chiaro, tale fu * In diverse sue opere, Arnold Toynbee la chiama la quinta spartizione. ** Benché fosse stato firmato alle cinque di mattina del 29 settembre, il trattato ebbe la data ufficiale del 28 settembre. *** Le perdite tedesche in Polonia furono, secondo i dati ufficiali, io 372 morti, 30 322 feriti e 3400 dispersi. Il crollo della Polonia 687
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William L. Shirer la ragione per cui Hitler permise condizioni cosf dure. Ma, ora che occidentale, egli non dimenticava
- La storia del terzo reich.txt a Stalin di imporgli, nei negoziati, la sua attenzione si portava sul fronte i rudi modi del dittatore sovietico.
1 Pel testo della risposta russa: DGFP, Vili, p. 4. Un buon numero di questi scambi nazisovietici è stato indicato in NSR; però DGFP ne da un ragguaglio più completo. 2 Ibid., pp. 33-34. 3 Per le congratulazioni di Molotov: ibid., P. 34. Per la sua promessa di un'azione militare: P- ÌJ. 4 Per il dispaccio di Schulenburg del io settembre: ibid., 44-45s Ibid., pp. 60-61. 6 Ibid., pp. 68-70. 7 Ibid., pp. 76-77. 8 Ibid., pp. 79-80. ' Per il dispaccio di Schulenburg: ibid., p. 92. 10 Ibid., P. 103. 11 Ibid., p. 105. 12 Ibid., pp. 123-24. 13 Ibid., p. 130. 14 Per i due telegrammi: ibid., pp. 147-48. " Ibid., p. 162. 16 Ibid., appendice i. 17 Per il testo del trattato, compresi i protocolli segreti, una dichiarazione pubblica e due lettere che Molotov e Ribbentrop si scambiarono: ibid., pp. 164-68. xix. IL " SITZKRIEG " A OCCIDENTE Sul fronte occidentale era accaduto ben poco. Non si era quasi sparato un sol colpo. L'uomo della strada tedesco aveva cominciato a parlare, a tale riguardo, di un Sitzkrieg, di una guerra che si fa restando seduti. In Occidente essa doveva venir presto denominata la " guerra fasulla ". Come il generale britannico J. F. C. Fuller ebbe a dire, su quel fronte, " il più potente esercito del mondo [quello francese] si trovava dinanzi a non più di ventisei divisioni [tedesche], e se ne stava tranquillo, protetto dall'acciaio e dal cemento, mentre un alleato d'una prodezza donchisciottesca veniva sterminato! "'. I tedeschi ne erano sorpresi? Ben poco. Proprio nella prima annotazione del diario di Halder, quella del 14 agosto, il capo dello Stato maggiore aveva dato un quadro dettagliato della situazione ad occidente nel caso che la Ger-_ mania avesse attaccato la Polonia. Non riteneva " molto probabile " un'offensiva francese. Era sicuro che la Francia non avrebbe fatto passare il suo esercito attraverso il Belgio, " contro la volontà belga ". La sua conclusione era che i francesi si sarebbero tenuti sulla difensiva. Il 7 settembre, quando il destino dell'esercito polacco era ormai segnato, Halder, come si è accennato, pensava già a trasferire sul fronte occidentale le divisioni tedesche. Quella sera egli annotò i risultati cui si era giunti in un colloquio svoltosi nel pomeriggio tra Brauchitsch e Hitler. Le operazioni ad occidente non sono ancora ben chiare. Stando agli indizi, sembra che nessuno abbia veramente l'intenzione di combattere una guerra... Il gabinetto francese manca di tempra eroica. Anche dall'Inghilterra vi sono indizi di un più lucido ripensamento. Due giorni dopo, Hitler diramò le direttive n. 3 per la condotta di guerra, ordinando che si facessero i preparativi per il trasferimento di unità dell'esercito e dell'aviazione dalla Polonia al fronte occidentale. Ma non necessariamente per combattere. Le direttive dicevano: " Anche dopo l'incerta apertura delle ostilità da parte dell'Inghilterra... e della Francia, si debbono richiedere miei ordini espliciti in tutti questi casi: ogni qualvolta le nostre forze di terra [o]... uno dei nostri aerei attraverseranno le frontiere occidentali, [e] nel caso di ogni attacco aereo contro l'Inghilterra "2. Quali erano state le promesse anglo-francesi alla Polonia in caso di una 69° Dai trionfi iniziali alla grande svolta sua aggressione? La garanzia britannica era generica. Ma quella francese era Pagina 480
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt specifica. Era formulata nella convenzione militare franco-polacca del 19 maggio 1939. In essa s'era stabilito che i francesi " avrebbero svolto operazioni offensive graduali contro alcuni obiettivi limitati, al terzo giorno di mobilitazione generale ". La mobilitazione generale era stata proclamata il i" settembre. Però si era anche stabilito che " nel momento in cui lo sforzo principale tedesco si fosse rivolto contro la Polonia, la Francia avrebbe lanciato un'offensiva contro la Germania col grosso delle proprie forze, a partire dal quindicesimo giorno dopo la mobilitazione generale francese ". Quando il vice capo dello Stato maggiore polacco, colonnello Jaklincz, aveva domandato quante truppe francesi sarebbero state disponibili per questa grande offensiva, il generale Gamelin aveva risposto che si sarebbe trattato di tren-tacinque-trentotto divisioni '. Ma il 23 agosto, nell'imminenza dell'attacco tedesco contro la Polonia, il pavido generalissimo francese, come si è visto *, aveva detto al suo governo che non gli era possibile organizzare una seria offensiva " prima di due anni circa... fino al 1941-42 ": ammesso - egli aggiunse - che per quel periodo la Francia possa " avere l'aiuto di truppe inglesi e di equipaggiamenti americani ". Certo nelle prime settimane di guerra l'Inghilterra poteva mandare in Francia scarsi contingenti di truppe. L'i i ottobre, tre settimane dopo la fine dei combattimenti in Polonia, quattro sue divisioni - 158 ooo uomini -erano in Francia. " Un contributo simbolico ", lo chiamò Churchill, e Fuller rilevò che la prima perdita inglese - un caporale ucciso durante un servizio di pattuglia si verificò soltanto il 9 dicembre. " Dal tempo delle battaglie di Molinella e di Zagonara, non si era mai vista una guerra così incruenta ", commentò lo stesso Fuller **. Retrospettivamente, a Norimberga i generali tedeschi riconobbero che gli Alleati occidentali, non attaccando a occidente durante la campagna di Polonia, si lasciarono sfuggire un'occasione stupenda. Il generale Halder dichiarò : II successo nella guerra contro la Polonia fu possibile soltanto perché si potè tenere quasi interamente scoperto il fronte occidentale. Se avessero compreso la logica della situazione e avessero sfruttato il fatto che le forze tedesche erano impegnate in Polonia, i francesi avrebbero potuto attraversare il Reno senza che noi potessimo impedirglielo e avrebbero minacciato l'area della Ruhr, che era il fattore decisivo per la condotta della guerra tedesca 4. * Vedi sopra, p. 660. ** L'autore del presente libro il 9 ottobre - mentre percorreva in treno la riva orientale del Reno dove il fiume, per cento miglia, fa da frontiera fra la Francia e la Germania - annotò nel suo diario: " Non c'è nessun segno di guerra e il personale del treno mi dice che, dal principio di essa, su questo fronte non è stato sparato un sol colpo... Potevamo vedere i Bunker francesi e in molti punti grandi mascheramenti di stuoie dietro ai quali i francesi stavano costruendo delle fortificazioni. Identico quadro, da parte tedesca. Le truppe... eseguivano i loro compiti alla luce del sole e a portata di tiro le une dalle altre... I tedeschi issavano sulla linea ferroviaria cannoni e provviste, senza che i francesi li disturbassero. Che bufia guerra! " (3/4rlin Diary, p. 234). Il "Sitzkrieg" a occidente 691 E il generale Jodl: ... Se non crollammo nel 1939, fu unicamente perché durante la campagna polacca le no divisioni francesi e britanniche all'inarca che si trovavano sul fronte occidentale restarono assolutamente inattive di fronte alle 23 divisioni tedesche!. Il generale Keitel, capo dell'OKW, aggiunse questa testimonianza: Noi militari ci eravamo sempre aspettati un attacco francese durante la campagna di Polonia e fummo assai sorpresi che nulla avvenisse... Un attacco francese avrebbe incontrato soltanto una copertura militare tedesca, non una vera difesa '. Perché dunque l'esercito francese (le due prime divisioni britanniche non entrarono nello schieramento che nella prima settimana di ottobre), la cui superiorità sulle forze tedesche dell'ovest era schiacciante, non attaccò, come il generale Gamelin e il governo di Parigi avevano promesso per iscritto? Le ragioni furono molteplici: il disfattismo degli alti comandi, del governo e del popolo francese; il ricordo di tutto il sangue versato dalla Francia durante la prima guerra mondiale e la volontà di evitare, se possibile, un analogo macello; il rendersi conto, a metà settembre, che gli eserciti polacchi avevano subito una tale disfatta che presto i tedeschi sarebbero stati in grado di spostare forze superiori ad occidente e quindi, verosimilmente, di ricacciare Pagina 481
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt le truppe francesi che in un primo tempo fossero avanzate; la paura della superiorità degli armamenti e dell'aviazione tedesca. In effetti, il governo francese aveva insistito fin dal principio perché l'aviazione britannica non bombardasse obiettivi in Germania per tema di rappresaglie contro le fabbriche francesi, e questo, anche se un bombardamento totale della Ruhr, cuore dell'industria del Reich, sarebbe stato senz'altro disastroso per la Germania. Come molti di essi in seguito ammisero, questa era stata una delle maggiori preoccupazioni dei generali tedeschi in settembre. In sostanza, la migliore risposta alla domanda perché la Francia in settembre non abbia attaccato la Germania, è forse quella data da Churchill. Egli scrisse: " Questa battaglia era stata già perduta qualche anno prima " ': a Monaco nel 1938; al tempo della rioccupazione tedesca della Renania nel 1936; l'anno precedente, quando Hitler, ad onta del trattato di Versailles, aveva ripristinato la coscrizione generale. Ora il pesante prezzo di questa mancata azione degli Alleati doveva essere pagato, anche se, a quanto sembra, a Parigi e a Londra si pensasse di poter in qualche modo eludere quel pagamento per mezzo dell'inattività. Tuttavia sui mari si agiva. Alla flotta tedesca non erano stati posti freni come all'esercito sul fronte occidentale. Durante la prima settimana di ostilità, essa affondò undici navi inglesi per un totale di 64 595 tonnellate, vale a dire quasi la metà del tonnellaggio settimanale affondato al vertice della guerra subacquea tedesca, nell'aprile 1917, quando l'Inghilterra si trovò vicina al disastro. Poi le per692 Dai trionfi iniziali atta grande svolta dite inglesi diminuirono: 53 561 tonnellate la seconda settimana, 12 7^0 la terza settimana e solo 4646 la quarta settimana, con un totale, per settembre, di ventisei navi per 135 552 tonnellate affondate dai sommergibili, e di tre navi per 16488 tonnellate affondate da mine*. Vi era una ragione, non nota agli inglesi, che spiegava il rapido calo delle loro perdite. Il 7 settembre l'ammiraglio Raeder ebbe un lungo colloquio con Hitler. Giubilante per le sue prime vittorie in Polonia e per il mancato attacco dei francesi a occidente, il Fùhrer aveva consigliato alla flotta di andar più piano. Militarmente e politicamente la Francia " mostrava prudenza "; gli inglesi apparivano " esitanti ". In vista di tale situazione, fu deciso che nell'Atlantico i sottomarini avrebbero risparmiato tutte le navi passeggeri senza eccezione, astenendosi assolutamente dall'attaccate i francesi, e che le corazzate tascabili Deutschland nell'Atlantico settentrionale e Graf Spee nell'Atlantico meridionale si sarebbero ritirate, per il momento, nelle loro basi " di attesa ". " La linea generale di condotta, - notò Raeder nel suo diario, - sarebbe di frenarsi fino al momento in cui si chiarirà maggiormente la situazione politica a Occidente, il che richiederà circa una settimana " *. L'affondamento dell'" Athenia ".. Nel loro incontro del 7 settembre, Hitler e Raeder presero anche un'altra decisione. L'ammiraglio annotò nel suo diario: " Non si deve cercare di sistemare in alcun modo la faccenda dell'Athenia prima che i sommergibili siano tornati in patria ". Come si è detto, la guerra in mare era cominciata dieci ore dopo la dichiarazione di guerra dell'Inghilterra, quando il transatlantico britannico Athenia, con a bordo ben 1400 passeggeri, era stato silurato senza preavviso alle 21 del 3 settembre, a circa duecento miglia ad ovest delle Ebridi, con la perdita di 112 persone, fra cui ventotto americani. Il Ministero tedesco della Propaganda confrontò i primi rapporti da Londra con le notizie dell'alto comando della marina, il quale affermava che in vicinanza del luogo non si trovavano sommergibili tedeschi e negò subito che la nave fosse stata affondata dai tedeschi. Per Hitler e il comando della marina il disastro era * II 26 settembre Churchill, che allora era primo Lord dell'Ammiragliato, fece conoscere alla Camera dei Comuni le cifre complessive. Nelle sue memorie riferf poi le cifre ufficiali corrette. Ai Comuni disse anche che sei o sette sommergibili erano stati affondati: ma, come egli nota nel suo libro, in seguito si seppe che essi erano soltanto due. Nel suo discorso, Churchill riferf un episodio divertente: il comandante di un sommergibile gli aveva personalmente segnalato la posizione d'una nave britannica da lui affondata in quel momento, sollecitando l'invio di soccorsi. " Avevo qualche dubbio circa la persona a cui dovevo indirizzare la risposta, disse Churchill. - Comunque, essa ora è in nostre mani ". Invece non lo era. L'autore del presente libro intervistò a Berlino due giorni dopo il comandante del sommergibile, capitano Herbert Schultze, per una radiotrasmissione destinata Pagina 482
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt all'America. Egli mi mostrò il suo messaggio a Churchill registrato nel giornale di bordo (cfr. CHURCHILL, The Gathering Storm, pp. 436-37; Berli" Diary, pp. 225-27). Il "Sitzkrieg" a occidente 693 una cosa assai imbarazzante, e a tutta prima essi non credettero ai rapporti britannici. Ai comandanti dei sottomarini erano stati dati ordini severi: essi dovevano attenersi alla convenzione dell'Aja, che proibiva di attaccare una nave senza preavviso. Dato che nessun sommergibile doveva dare comunicazioni per radio, non v'era modo di appurare la realtà dei fatti *. Ciò non impedì alla stampa controllata dai nazisti di accusare gli inglesi, dopo un paio di giorni, di aver affondato una loro nave per provocare l'intervento degli Stati Uniti nella guerra. In effetti, alla Wilhelmstrasse si era preoccupati per le reazioni che avrebbe provocato in America un disastro in cui ventotto cittadini degli Stati Uniti avevano perduto la vita. All'indomani dell'affondamento, Weizsacker fece chiamare l'incaricato d'affari americano, Alexander Kirk, e negò che esso fosse dovuto ad un sottomarino tedesco. Egli sottolineò il fatto che nelle vicinanze non c'erano forze navali tedesche. Secondo la testimonianza resa in seguito a Norimberga, quella sera il segretario di Stato cercò Raeder, gli ricordò come l'affondamento del Lusitania da parte dei tedeschi durante la prima guerra mondiale avesse favorito l'intervento americano e insistette che " si facesse qualsiasi cosa " per evitare di provocare gli Stati Uniti. L'ammiraglio l'assicurò che " non si sarebbe potuto coinvolgere [nelle responsabilità] nessun sommergibile tedesco " '. Sollecitato da Ribbentrop, l'ammiraglio Raeder pregò l'addetto navale americano di venir da lui il 16 settembre, dichiarò di aver ormai ricevuto i rapporti di tutti i sommergibili, e che " in base ad essi si poteva stabilire in modo definitivo che VAthenia non era stata affondata da un sommergibile tedesco ". Lo pregò di informarne il suo governo, cosa che l'addetto navale subito fece **10. Il grande ammiraglio non aveva detto tutta la verità. Non tutti i sommergibili che erano al largo il 3 settembre erano ancora tornati in porto. Fra questi c'era anche PU-3O, comandato dal tenente di vascello Lemp, che approdò in acque tedesche solo il 27 settembre. Ad accoglierlo, si trovò l'ammiraglio Karl Doenitz, comandante dei sommergibili, il quale anni dopo a Norimberga narrò l'incontro e finalmente rivelò la verità circa l'affondamento àé^Athenia Incontrai il tenente di vascello Lemp al bacino di Wilhelmhaven mentre la nave entrava in porto. Egli chiese di parlarmi in privato. Notai subito che era assai afflitto Mi disse di ritenere di essere il responsabile dell'affondamento deR'Atbenia nelle acque a nord della Manica. Seguendo le mie precedenti istruzioni aveva eseguito una rigorosa sorveglianza circa eventuali incrociatori truccati da navi mercantili che si avvicinassero alle isole britanniche ed aveva silurato una nave che successivamente, in base a trasmissioni radiotelegrafiche, seppe essere l'Athenia, avendo avuto l'impressione che si trattasse di una nave mercantile armata da incrociatore in servizio di pattuglia... * L'indomani, 4 settembre, a tutti i sommergibili fu fatto sapere: " Per ordine del Fuhrer, in nessun caso si deve operare contro navi passeggeri, anche se scortate ". ** Evidentemente, senza usare un cifrario. Una copia del cablogramma inviato a Washington dall'addetto navale è stata trovata fra le carte della marina tedesca in occasione del processo di Norimberga. 694
Dai trionfi iniziali dia grande svolta Mandai subito per aereo Lemp a Berlino, a riferire allo Stato maggiore navale (SKL); nel frattempo ordinai che, come misura provvisoria, si mantenesse sulla cosa il più assoluto silenzio. Pili tardi, nello stesso giorno o nelle prime ore dell'indomani, dal capitano di vascello Fricke ricevetti un ordine secondo cui: 1) la faccenda doveva essere tenuta assolutamente segreta; 2) il comando supremo della flotta (OKM) riteneva non essere il caso di con vocare il tribunale di guerra, bastando il fatto che il comandante aveva agito in buona fede; 3) delle spiegazioni politiche si sarebbe occupato l'OKM *. Non ebbi parte alcuna negli sviluppi politici, nel corso dei quali il Pagina 483
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer pretese che nessun sommergibile [tedesco] aveva affondato VAthenia ". Ma Doenitz, che deve aver sospettato fin da principio la verità (altrimenti non si sarebbe trovato all'attracco a salutare l'U-3o al suo ritorno), ebbe sf una parte nell'alterare il giornale di bordo del sommergibile e il suo stesso diario tanto da far sparire ogni prova manifesta della verità. Come ammise a Norimberga, fu lui stesso ad ordinare che dalle carte dell'Ubo sparisse ogni menzione dell'Athenia e a cassare ogni accenno al riguardo nel proprio diario. Egli fece giurare all'equipaggio della nave di mantenere un assoluto silenzio**. Non v'è dubbio che durante la guerra gli alti comandi militari di tutte le nazioni tennero segrete cose poco pulite, ed era comprensibile, anche se non lodevole, che Hitler - come Raeder testimoniò a Norimberga - insistesse affinchè la faccenda dell'Athenia fosse tenuta segreta, soprattutto in considerazione del fatto che il comando della flotta aveva agito in buona fede quando a tutta prima aveva negato le responsabilità tedesche e che ora sarebbe stato assai imbarazzante riconoscerle. Ma Hitler non si fermò qui. La sera di domenica 22 ottobre il ministro della Propaganda, Goebbels, parlò personalmente alla radio l'autore del presente libro ricorda benissimo quella trasmissione - e accusò Churchill di aver fatto affondare VAthenia. L'indomani l'organo ufficiale nazista, il " Volkischer Beobachter ", sotto il titolo Churchill ha affondato l'" Athenia " pubblicò in prima pagina una storia inventata di sana pianta, affermando che il primo Lord dell'Ammiragliato aveva fatto collocare una bomba a orologeria nella stiva del transatlantico. A Norimberga è stato accertato che il Fùhrer aveva ordinato personalmente sia la radiotrasmissione che l'articolo; e anche che Raeder, Doenitz e Weizsacker, pur essendo assai dispiaciuti per una tale sfacciata menzogna, non osarono intraprendere nulla a tale riguardo ". La mancanza di spina dorsale degli ammiragli e del capo del Ministero degli Esteri (che poi doveva autoqualificarsi antinazista), in tutto condivisa * II corsivo è dell'ammiraglio. ** Gli ufficiali, compreso Lemp, e alcuni uomini dell'equipaggio, furono trasferiti nelTU-no e perirono nell'affondamento di questo sommergibile, avvenuto il 9 maggio 1941. Un uomo dell'equipaggio ferito in un mitragliamento aereo qualche giorno dopo l'affondamento deìl'Athenia, fu sbarcato in Islanda, a Reykjavik, col vincolo di mantenere il più rigoroso segreto, e poi trasportato in un campo canadese di prigionieri di guerra. Finita la guerra, egli firmò una deposizione in cui espose i fatti. Sembra che i tedeschi fossero preoccupati che egli " parlasse ". Invece non parlò sino alla fine della guerra ". Il "Sitzkrieg" a occidente 695 dai generali non appena il demonico Signore nazista della Guerra faceva schioccare la frusta, dette luogo a una delle pagine più sinistre della storia tedesca. Hitler propone la pace. " Questa sera la stampa parla apertamente di pace, - scrissi nel mio diario il 20 settembre. - Tutti i tedeschi con cui oggi ho parlato sono assolutamente sicuri che fra un mese avremo la pace. Sono di buon umore ". Il pomeriggio del giorno prima nella sontuosa Gilde Halle di Danzica avevo udito il primo discorso fatto da Hitler dopo quello del Reichstag del i° settembre, con cui si iniziò la guerra. Pur essendo furioso per non poter tenere tale discorso a Varsavia, la cui guarnigione resisteva ancora valorosamente, e pur sputando veleno ogni volta che menzionava la Gran Breta-gna, egli fece un lieve accenno alla pace. Disse: " Non ho fini di guerra contro l'Inghilterra e la Francia. Le mie simpatie sono per il poilu francese. Egli non sa per che cosa combatta ". E invocò l'Onnipotente, " che ora ha benedetto le nostre armi, affinchè facesse capire agli altri popoli tutta l'inutilità di questa guerra... e li facesse riflettere sui benefici della pace ". Il 26 settembre, vigilia della caduta di Varsavia, la stampa e la radio tedesca lanciarono una grande offensiva per la pace. Come ricordai nel mio diario, la parola d'ordine era: " Perché la Francia e l'Inghilterra voglionox ancora combattere? Non c'è nulla per cui combattere. La Germania non vuole nulla in Occidente ". Un paio di giorni dopo, la Russia, mentre incamerava rapidamente la sua parte della Polonia, s'associò all'offensiva pacifista. Oltre a firmare il trattato tedesco-sovietico di amicizia e delle frontiere con le sue clausole segrete che spartivano fra i due paesi l'Europa orientale, Molotov e Ribben-trop a Mosca, il 28 settembre, confezionarono e firmarono una clamorosa dichiarazione pacifista. In essa era detto che i governi della Germania e della Russia, dopo aver definitivamente sistemato i problemi derivanti dal disintegrarsi dello Stato polacco e dopo aver creato la salda base per una pace duratura nell'Europa Pagina 484
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt orientale, esprimono la loro comune convinzione che sarebbe nel vero interesse di tutti i popoli por fine allo stato di guerra fra la Germania, l'Inghilterra e la Francia. Per cui i due governi rivolgono i loro comuni sforzi... al raggiungimento di questo fine il più presto possibile. Se però gli sforzi dei due governi non dovessero aver successo, ciò dimostrerà che l'Inghilterra e la Francia sono le responsabili per la continuazione della guerra-Hitler voleva la pace, oppure voleva continuare la guerra e, con l'aiuto dei sovieti, far ricadere sugli Alleati occidentali la responsabilità per il pro-trarsi di essa? Forse lui stesso, in quel momento, non lo sapeva bene. Il 26 settembre, egli aveva avuto un lungo colloquio con Dahlerus, che non aveva ancora rinunciato a battersi per la pace. Due giorni prima, l'instancabile svedese aveva visto il suo vecchio amico Ogilvie Forbes a Oslo,
696 Dai trionfi iniziali alla grande svolta dove l'ex consigliere dell'ambasciata di Berlino era ora in servizio, con una carica analoga, nella legazione britannica della capitale norvegese. Secondo un memorandum riservato del dottor Schmidt '", Dahlerus riferì a Hitler che Forbes gli aveva detto che il governo britannico era desideroso di ristabilire la pace. L'unico problema era: come potevano gli inglesi salvare la faccia? " Se gli inglesi vogliono davvero la pace, - rispose Hitler, - potranno averla in due settimane, senza perdere la faccia ". Debbono rassegnarsi al fatto, disse il Fiihrer, che " la Polonia non può risorgere ". Dichiarò che, a parte ciò, era pronto a garantire lo status quo " del resto dell'Europa ", e anche a fornire garanzie per la " sicurezza " dell'Inghilterra, della Francia e dei Paesi Bassi. Seguì una discussione sul modo di avviare conversazioni per la pace. Hitler suggerì che Mussolini prendesse l'iniziativa. Dahlerus pensò che la regina d'Olanda poteva essere più " neutrale ". Gbring, presente anche lui, ritenne anzitutto opportuno che rappresentanti dell'Inghilterra e della Germania s'incontrassero segretamente in Olanda, e che poi, se i negoziati avessero fatto progressi, la regina invitasse i due paesi a tenere una conferenza per l'armistizio. Hitler, che aveva manifestato ripetutamente il suo scetticismo circa " la volontà inglese di pace ", finì con l'accettare la proposta dello svedese, il quale intendeva " recarsi in Inghilterra l'indomani stesso per fare sondaggi nel senso indicato ". " Se la vogliono, gli inglesi possono avere la pace, - disse Hitler a Dahlerus, quando questi si congedò; - ma debbono affrettarsi ". Questa era una delle linee seguite dal pensiero del Fiihrer. Ai generali, egli aveva manifestato idee diverse. Il giorno prima, 25 settembre, un'annotazione del diario di Halder fa cenno alla ricezione di " un messaggio riguardante il piano del Fuhrer di attaccare ad occidente ". Il 27 settembre, ossia il giorno dopo aver assicurato a Dahlerus di esser pronto a firmare la pace con l'Inghilterra, Hitler convocò nella Cancelleria i comandanti in capo della Wehrmacht e li informò della sua decisione " di attaccare ad occidente quanto prima possibile, finché l'esercito franco-britannico è ancora impreparato ". Secondo Brauchitsch, egli fissò perfino la data dell'attacco, il 12 novembre15. Non v'è dubbio che in quel giorno in Hitler si fosse riacceso l'entusiasmo in seguito alla notizia che finalmente Varsavia aveva capitolato. Probabilmente pensò che almeno la Francia avrebbe potuto essere messa in ginocchio con la stessa facilità della Polonia, anche se due giorni dopo Halder scriveva una nota nel suo diario, per " spiegare " al Fuhrer che " la tecnica della campagna di Polonia non poteva essere una ricetta da usare per il fronte occidentale. Non poteva servire, contro un esercito compatto ". Forse Ciano, nel lungo colloquio avuto il i° ottobre a Berlino col cancelliere, penetrò meglio il pensiero di Hitler. Il giovane ministro degli Esteri italiano, che pur dovendo salvare le apparenze già detestava i tedeschi, trovò il Fuhrer in vena di confidenze. Nel tratteggiare i suoi piani, osserva Ciano, i suoi occhi " hanno lampi sinistri allorché fa cenno ai suoi mezzi ed ai suoi metodi di lotta ". Riassumendo le proprie impressioni, l'ospite italiano scrisse: // "Sitzkrieg" a occidente 697 ... Oggi il fine che forse ancora attira Hitler è di offrire al suo popolo una pace sicura dopo una grande vittoria. Ma se per raggiungere tale pace egli dovesse sacrificare, sia pure in minimo grado, quelli che egli ritiene i frutti legittimi della sua vittoria, preferirebbe mille volte dare battaglia * 16. Pagina 485
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Quanto a me, il 6 ottobre mi trovavo al Reichstag fin da mezzogiorno e potei quindi ascoltare l'appello per la pace pronunciato da Hitler; mi sembrò un vecchio disco fonografico suonato per la quinta o per la sesta volta. Quante volte, in precedenza, dopo la sua ultima conquista, l'avevo sentito fare da quella stessa tribuna, con gli stessi accenti di serietà e di sincerità, proposte per una pace in apparenza decente e ragionevole, purché ci si dimenticasse della nazione che era stata la sua ultima vittima. In quel frizzante e soleggiato giorno d'autunno egli ripetè il gioco, con la sua abituale eloquenza e ipocrisia. Fu un lungo discorso - uno dei più lunghi discorsi da lui tenuti in pubblico - ma verso la fine, dopo più di un'ora di tipiche distorsioni della storia e di vanagloriosi resoconti delle gesta delle armi tedesche in Polonia (" questo ridicolo Stato "), egli passò ad esporre le sue proposte di pace e i motivi che le suggerivano. Il mio sforzo principale è stato di eliminare dalle nostre relazioni con la "Francia ogni traccia di malvolere e di renderle tollerabili per entrambe le nazioni... La Germania non ha più nulla da rivendicare nei riguardi della Francia... Ho perfino evitato di menzionare il problema dell'Alsazia-Lorena... Ho sempre espresso alla Francia il mio desiderio di seppellire per sempre la nostra antica inimicizia e di ravvicinare queste due nazioni, che hanno entrambe un passato cosi glorioso... E l'Inghilterra? Né minori sono stati i miei sforzi per giungere a un'intesa anglo-tedesca, anzi a una amicizia anglo-tedesca. In nessun momento e in nessuna circostanza ho agito contro gli interessi britannici... Ancor oggi credo che potrà esservi una vera pace in Europa e in tutto il mondo solo se la Germania e l'Inghilterra troveranno un accordo. E la pace? A che scopo si dovrebbe combattere una guerra a occidente? Forse per la restaurazione della Polonia? Ma la Polonia del trattato di Versailles non risorgerà mai più... Il problema della ricostituzione dello Stato polacco non può essere risolto dalla guerra a occidente ma esclusivamente dalla Russia e dalla Germania... Sarebbe assurdo uccidere milioni di uomini e distruggere beni del valore di milioni per ricostruire uno Stato che fin dalla sua nascita è stato chiamato un aborto da tutti coloro che non hanno origini polacche. Che altra ragione si può addurre? Ma se il vero scopo di questa guerra è di imporre alla Germania un diverso regime... allora milioni di vite umane saranno sacrificate invano... No, questa guerra a occidente non può sistemare nessun problema... C'erano varie questioni da regolare. Nel discorso Hitler ne fece tutto un elenco: " la formazione di uno Stato polacco " (cui però, d'intesa coi russi, * Mussolini non condivideva la fiducia di Hitler nella vittoria, di cui Ciano gli aveva parlato. Pensava che gli inglesi e i francesi " terranno duro " - annotava Ciano il 3 ottobre - " Si basa sulle informazioni che gli danno nostri militari, e poi - perché nasconderlo? - c'è in lui una punta di amarezza per la grande ascesa di Hitler ". (Diario di Ciano, pp. 175-76). 698 Dai trionfi iniziali alla grande svolta egli già aveva negato la possibilità d'esistere); " la soluzione e la liquidazione del problema ebraico "; le colonie per la Germania; la ripresa e l'incremento del commercio internazionale; " una pace garantita incondizionatamente; la riduzione degli armamenti; " la regolazione della guerra aerea, dell'uso dei gas tossici, dei sottomarini, ecc. "; la soluzione dei problemi delle minoranze in Europa. Per " raggiungere questi grandi fini " egli proponeva una conferenza delle principali nazioni europee " dopo un'accuratissima preparazione ". E continuava: È impossibile che una tale conferenza, che dovrà definire il destino di questo continente per molti anni, possa giungere a delle deliberazioni mentre ancora i cannoni tuonano e gli eserciti mobilitati esercitano la loro pressione. Dato però che questi problemi prima o dopo debbono essere risolti, sarebbe più saggio affrontarne la soluzione prima che milioni di uomini vengano inutilmente spinti verso la morte e miliardi di ricchezze vengano distrutti. Un protrarsi dell'attuale situazione a occidente è inconcepibile. Fra breve ogni giorno chiederà maggiori sacrifici... La ricchezza dell'Europa verrà sprecata in proiettili e la forza di ogni nazione sarà logorata sui campi di battaglia... Una cosa è certa. Nel corso della storia mondiale non vi sono mai stati dei vincitori, molto spesso vi sono solo stati degli sconfitti. Ora quei popoli e quei loro capi che hanno la stessa mia opinione possono dare la loro risposta. E che coloro che considerano la guerra come la soluzione migliore respingano pure Pagina 486
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt la mano che io porgo loro. Egli pensava a Churchill. Se però dovessero prevalere le opinioni del signor Churchill e dei suoi seguaci, questa mia dichiarazione sarà l'ultima. Allora dovremo combattere... Nella storia tedesca non vi sarà un altro novembre 1918. Di ritorno dal Reichstag, scrissi alcune note nel mio diario: mi sembrava improbabile che gli inglesi e i francesi prestassero ascolto " per soli cinque minuti " a queste vaghe proposte. Ma i tedeschi erano ottimisti. Quella sera, mentre mi recavo alla radio, acquistai una delle prime edizioni del giornale personale di Hitler, il " Volkischer Beobachter ". Vi si potevano leggere questi titoli vistosi: LA VOLONTÀ DI PACE DELLA GERMANIA - NON VI SONO RAGIONI DI GUERRA CONTRO LA FRANCIA E L'INGHILTERRA - NESSUNA RICHIESTA DI REVISIONI, TRANNE CHE PER LE COLONIE - RIDUZIONE DEGLI ARMAMENTI - COOPERA-ZIONE CON TUTTE LE NAZIONI DELL'EUROPA - PROPOSTA DI UNA CONFERENZA. Come ora si sa da documenti segreti tedeschi, la Wilhelmstrasse, da notizie ricevute da Parigi tramite l'ambasciatore spagnolo e quello italiano, fu portata a credere che ai francesi non garbasse l'idea di continuare la guerra. Fin dall'8 settembre l'ambasciatore spagnolo aveva avvertito i tedeschi che Bonnet, " data la grande impopolarità della guerra in Francia, si sforzava di venire a un'intesa non appena le operazioni in Polonia si fossero concluse. Vi sono indizi sicuri che egli ha preso contatto a tal fine con Mussolini " ". Il 2 ottobre Attolico consegnò a Weizsàcker il testo dell'ultimo messagIl "Sitzkrieg" a occidente 699 gio ricevuto dall'ambasciatore italiano a Parigi, in cui si affermava che la maggioranza del gabinetto francese propendeva per una conferenza della pace e che ormai era soprattutto questione " di fare in modo che Francia e Inghilterra salvassero la faccia ". Però sembrava che il presidente del Consiglio, Daladier, non facesse parte di quella maggioranza * ". Queste informazioni segrete erano esatte. Il 7 ottobre Daladier rispose a Hitler che la Francia non avrebbe deposto le armi fino a che non fossero state fornite garanzie per " una vera pace e per la sicurezza generale ". Ma a Hitler interessava di più ciò che avrebbe detto Chamberlain. Il io ottobre, in occasione di un suo breve discorso tenuto allo Sportpalast per l'inaugurazione della Winterhilfe (Soccorso invernale), egli insisteva di nuovo sul fatto che " era disposto a fare la pace ". Egli aggiunse che la Germania " non aveva ragione alcuna di far guerra alle potenze occidentali ". Il 12 ottobre venne la risposta di Chamberlain. Se non per Hitler, per il popolo tedesco essa fu una doccia fredda **. Parlando alla Camera dei Comuni, il primo ministro definì " vaghe e incerte " le proposte di Hitler e rilevò come esse non contenessero "proposte per riparare ai torti fatti alla Cecoslovacchia e alla Polonia ". Disse che non ci si poteva fidare delle promesse " dell'attuale governo tedesco ". Se esso desiderava la pace, " occorrevano fatti e non soltanto parole ". Chiese a Hitler " una prova convincente " che dimostrasse la sua volontà di pace. L'uomo di Monaco non poteva lasciarsi ancora giocare dalle promesse di Hitler. L'indomani, 13 ottobre, un comunicato ufficiale tedesco dichiarò che Chamberlain, respingendo l'offerta di pace di Hitler, aveva deliberatamente scelto la guerra. Ora il dittatore nazista aveva una scusa. Come si è venuti a sapere dai documenti tedeschi sequestrati, in effetti Hitler non aveva atteso la risposta del primo ministro inglese per ordinare i preparativi per un immediato attacco a ovest. Il io ottobre aveva convocato i capi militari, aveva letto loro un lungo memorandum sullo stato della guerra e del mondo e impartito le direttive n. 6 per la condotta della guerra20. Verso la fine di settembre le insistenze del Fiihrer perché venisse organizzata quanto prima l'offensiva a occidente avevano messo fuor di sé l'alto comando dell'esercito. Brauchitsch e Halder, appoggiati da diversi altri generali, avevan fatto lega per dimostrare al capo che un'offensiva immediata era da escludersi. Dissero che sarebbero stati necessari diversi mesi per ri* Un po' dopo, il 16 novembre, gli italiani avvertirono i tedeschi che, secondo informazioni ricevute da Parigi, " il maresciallo Pétain è considerato, in Francia, il propugnatore d'una politica di pace... Se il problema della pace, in Francia, dovesse farsi più acuto, Pétain avrà la sua parte " ". Questa, a quanto risulta, fu la prima indicazione, data ai tedeschi, che Pétain avrebbe potuto esser loro utile in seguito. ** II giorno precedente, 11 ottobre, a Berlino s'era svolta una grande manifestazione per la pace. Di prima mattina una trasmissione sulla lunghezza Pagina 487
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt d'onda di radio Berlino aveva annunciato che il governo britannico era caduto e che si sarebbe stipulato immediatamente un armistizio. Al diffondersi di questa diceria, la capitale fu pervasa da giubilo. Al mercato delle verdure le vecchie gettarono in aria i cavoli che vendevano, e per la gioia sfasciarono i banchi e corsero alla bettola più vicina per brindare alla pace con dello Schnaps. 7oo Dai trionfi iniziali alla grande svolta mettere in sesto i carri armati usati in Polonia. Il generale Thomas fornì delle cifre che indicavano come vi fosse un deficit di 600 ooo tonnellate mensili nella produzione tedesca dell'acciaio. Il sovrintendente generale dell'esercito, von Stiilpnagel, riferì che vi erano munizioni pronte solo " per un terzo delle nostre divisioni e per due settimane di combattimento ", periodo che di certo non bastava per vincere la guerra contro i francesi. Il 7 ottobre il comandante in capo dell'esercito e il capo dello Stato maggiore presentarono al Fiihrer un rapporto formale sulle deficienze dell'esercito, ma egli non volle ascoltarli. Il generale Jodl, che nell'OKW era, dopo Keitel, il principale " annuitore " di Hitler, avvertì Halder che " stava preparandosi una gravissima crisi " a causa dell'opposizione dell'esercito al progetto di un'offensiva ad occidente e che il Fuhrer era " amareggiato perché i militari non gli obbedivano ". Questi erano i precedenti quando Hitler alle 11 del io ottobre convocò i generali. Non chiese il loro parere. Le direttive n. 6, datate il giorno prima, comunicavano loro i compiti che li attendevano. Segretissimo Se dovesse apparir chiaro nell'immediato futuro che l'Inghilterra, e sulle sue orme anche la Francia, non sono disposte a por fine alla guerra, deciderò di agire energicamente e aggressivamente senza troppo indugiare. Per cui, impartisco i seguenti ordini: a) Si debbono fare i preparativi per un'operazione d'assalto... attraverso il Lus semburgo, il Belgio e l'Olanda. Tale attacco dovrà essere effettuato... il più presto pos sibile. b) L'obiettivo sarà la sconfitta del maggior numero possibile di forze operanti fran cesi, nonché degli alleati combattenti al loro fianco, e nel contempo l'occupazione della maggior parte possibile dell'Olanda, del Belgio e della Francia settentrionale, come base per condurre una efficace guerra aerea e navale contro l'Inghilterra... Chiedo ai comandanti in capo di trasmettermi quanto prima dei rapporti dettagliati sui piani da essi concepiti in base alle presenti direttive e di tenermi costantemente informato... Il memorandum segreto, anch'esso in data 9 ottobre, che Hitler lesse ai suoi capi militari prima di comunicar loro le direttive è uno dei documenti più suggestivi che l'ex caporale austriaco abbia mai compilato. Esso dimostra non solo una notevole conoscenza della storia (considerata dal punto di vista tedesco), della strategia e della tattica militare, ma anche un senso profetico - tale doveva apparire poco dopo - del modo in cui si sarebbe svolta la guerra a occidente e dei risultati di essa. La lotta fra la Germania e le potenze occidentali - continuatasi da quando, nel 1648, il trattato di West-falia segnò il dissolvimento del Primo Reich tedesco - " in un modo o nell'altro doveva esser ripresa ". Tuttavia, dopo la grande vittoria in Polonia, " una fine immediata della guerra non incontrerebbe obiezioni ", sempreché non " venga messo in discussione " tutto ciò che si è guadagnato in Polonia. Non è oggetto del presente memorandum studiare le possibilità che si presentano in tal senso o anche soltanto prenderle in considerazione. Mi limiterò ad esaminare l'altro caso, quello in cui sia necessario continuare la lotta... Il fine della guerra tedesca è la deIl "Sitzkrieg" a occidente 701 finitiva liquidazione militare dell'Occidente, cioè la distruzione del potere e della capacità delle potenze occidentali di opporsi ancora una volta al consolidamento dello Stato tedesco e agli ulteriori sviluppi del popolo tedesco in Europa. Per quel che riguarda il mondo esterno, questo fine costante dovrà subire vari adattamenti propagandistici... Ciò non modifica il fine della guerra. Esso è e rimane la distruzione dei nostri nemici d'Occidente. I generali si erano opposti ad affrettare l'offensiva a occidente. Hitler Pagina 488
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ribattè che il tempo avrebbe lavorato per il nemico. Ricordò loro che le vittorie in Polonia erano state possibili perché, in realtà, la Germania aveva potuto combattere su di un solo fronte. La situazione era ancora la stessa: ma fino a quando si sarebbe mantenuta? Nessun trattato o patto può assicurarci in modo certo la durevole neutralità della Russia sovietica. Attualmente, tutto è contro la possibilità di una rinuncia alla neutralità da parte della Russia. Ma fra otto mesi, un anno o magari alcuni anni le cose potranno cambiare. Negli ultimi anni si è resa dappertutto visibile l'irrisoria importanza che hanno i trattati. La massima salvaguardia contro ogni attacco russo... sta in una pronta dimostrazione della potenza tedesca. Quanto all'Italia, " la speranza di un aiuto italiano alla Germania " dipende in larga misura dal restare in vita di Mussolini e da ulteriori successi tali da poter adescare il " duce ". Anche qui il tempo è un fattore importante, come lo è nei riguardi del Belgio e dell'Olanda che dall'Inghilterra e dalla Francia possono venire costretti a rompere la neutralità - cosa che la Germania non può permettersi di star ad aspettare. Negli stessi riguardi degli Stati Uniti " il tempo va considerato come un fattore che lavora contro la Germania ". Hitler ammise che in una lunga guerra potevano esservi grandi pericoli per la Germania, ed egli stesso ne indicò diversi. Nazioni neutrali amiche e non amiche (sembra che egli pensasse essenzialmente alla Russia, all'Italia e agli Stati Uniti) potevano schierarsi dall'altra parte, com'era accaduto durante la prima guerra mondiale. Inoltre " le limitate risorse in fatto di generi alimentari e di materie prime " della Germania rendevano difficile la ricerca " di mezzi per continuare la guerra ". Egli disse che il massimo pericolo era la vulnerabilità della Ruhr. Se questo cuore della produzione industriale tedesca fosse stato colpito, ciò avrebbe " portato al crollo dell'economia tedesca di guerra, e quindi della capacità di resistere ". Bisogna riconoscere che in questo memorandum l'ex caporale dimostrava una stupefacente conoscenza della strategia e della tattica militare, anche se associata a una tipica mancanza di senso morale. In esso diverse pagine trattavano della nuova tattica usata in Polonia dai carri armati e dall'aviazione e si faceva un'analisi particolareggiata del modo con cui tale tattica poteva essere efficacemente seguita a occidente e in quali località. Per Hitler la cosa essenziale era evitare la guerra di posizione del 1914-18. Le divisioni corazzate dovevano essere usate per effettuare degli sfondamenti nei punti cruciali. Esse non debbono disperdersi nel labirinto delle file interminabili di case delle città belghe. Anzi non è nemmeno necessario che esse attacchino, in genere, le città... debbono invece mantenere in moto la corrente avanzante dell'esercito, che impedirà lo stabi702 Dai trionfi iniziali alla grande svolta lizzarsi dei fronti mediante irruzioni massicce in settori che si sappia essere debolmente guarniti. Era, questa, un'anticipazione estremamente precisa del modo in cui la guerra doveva essere combattuta a Occidente, e chi legge il memorandum si chiede com'è possibile che gli Alleati non abbiano avuto analoghe idee. Ciò vale anche per la strategia di Hitler. " L'unica possibile area per l'attacco ", egli disse, era raggiungibile attraverso il Lussemburgo, il Belgio e l'Olanda. Anzitutto occorreva aver sempre presenti due obiettivi militari: distruggere gli eserciti olandese, belga, francese e inglese, e quindi assicurarsi delle posizioni sulla Manica e sul mar del Nord partendo dalle quali la Luftwaffe potesse venire " inesorabilmente impiegata " contro la Gran Bretagna. Tornando alla tattica, Hitler disse che era soprattutto necessario lavorare di improvvisazione. La speciale natura di questa campagna può esigere che si faccia il massimo ricorso all'improvvisazione, che si concentrino forze di attacco o di difesa in determinati punti più della misura normale (per esempio, forze corazzate o forze anticarro), e in misura minore di quella normale in altri punti. Quanto alla data dell'attacco, Hitler disse ai suoi riluttanti generali che " l'inizio di esso non avverrà mai troppo presto. Comunque (se, in genere, sarà possibile) dovrà aver luogo in autunno ". A differenza dei generali, gli ammiragli tedeschi non avevano avuto bisogno degli incitamenti di Hitler per prendere l'offensiva, benché la loro flotta, come potenza, fosse inferiore a quella britannica. In effetti, negli ultimi giorni di settembre e nei primi giorni di ottobre Raeder insistette presso il Pagina 489
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer a che la flotta potesse avere mano libera. Il che, a poco a poco, gli fu accordato. Il 17 settembre un sommergibile tedesco silurò la portaerei inglese Courageous a sud-ovest della Manica. Il 27 settembre Raeder ordinò alle corazzate tascabili Deutschland e Graf Spee di lasciare le postazioni di attesa e di cominciare ad attaccare il naviglio britannico. Alla metà di ottobre esse registrarono l'affondamento di sette navi mercantili inglesi e la cattura della nave americana City of Flint. Il 14 ottobre il sommergibile tedesco U-47 comandato dal tenente di vascello Giinther Prien penetrò attraverso le difese apparentemente impenetrabili di Scapa Flow, la grande base britannica, silurando e affondando la corazzata Royal Oak che vi si trovava all'ancora, e causando una perdita di 786 persone, fra ufficiali e uomini dell'equipaggio. Fu un'impresa notevolissima, subito sfruttata a dovere dalla propaganda del dottor Goebbels, e valorizzò molto la flotta agli occhi di Hitler. I generali però continuavano a rappresentare un problema. Malgrado il lungo e meditato memorandum letto loro e la diramazione delle direttive n. 6 per i preparativi di un imminente attacco a occidente, essi tergiversavano. Non che avessero qualche scrupolo morale, quanto alla violazione della Il " Sitzkrieg " a occidente 703 neutralità del Belgio e dell'Olanda: essi, a quel tempo, dubitavano semplicemente - e fortemente - del successo dell'impresa. Con una sola eccezione. Il generale Wilhelm Ritter von Leeb, comandante del gruppo C degli eserciti che fronteggiavano i francesi sul Reno e lungo la linea Maginot, non solo era scettico circa una vittoria a occidente; da quanto risulta dai documenti a nostra disposizione, egli era anche contrario all'attacco contro nazioni neutrali, come il Belgio e l'Olanda, e ciò, almeno in parte, per motivi morali. All'indomani dell'incontro di Hitler coi generali, cioè l'i i ottobre, Leeb compilò a sua volta un lungo memorandum che inviò a Brauchitsch e ad altri generali. Tutto il mondo, egli scriveva, si schiererà contro la Germania, che per la seconda volta in venticinque anni attacca il Belgio neutrale! La Germania, il cui governo solo poche settimane prima ha solennemente garantito e promesso il mantenimento e il rispetto di tale neutralità! Infine, dopo aver esposto argomenti militari particolareggiati contro l'attacco a occidente, von Leeb faceva un appello alla pace. " Tutta la nazione, - diceva, - desidera ardentemente la pace "21. Ma a quel tempo ciò che Hitler desiderava ardentemente era invece la guerra, il dar battaglia, e ne aveva fin sopra ai capelli di quel che egli riteneva essere uVinescusabile pavidità dei suoi generali. Il 14 ottobre Brauchitsch e Halder tennero consiglio in un lungo colloquio. Il capo dell'esercito vedeva " tre possibilità: attaccare, aspettare e osservare, effettuare cambiamenti fondamentali ". Halder quel giorno annotò nel suo diario tali possibilità e dopo la guerra spiegò che " cambiamenti fondamentali " significava " l'allontanamento di Hitler ". Ma il debole Brauchitsch pensava che una simile drastica iniziativa era " essenzialmente negativa " e tale da " renderci vulnerabili ". Convennero che nessuna delle tre possibilità offriva " prospettive di un successo decisivo ". L'unica cosa da fare era cercare di influire ulteriormente su Hitler. Brauchitsch vide di nuovo il Fùhrer il 17 ottobre, ma, come riferì a Halder, i suoi argomenti non ebbero effetto alcuno. La situazione era " disperata ". Come Halder scrisse quel giorno nel suo diario, Hitler gli disse seccamente che " gli inglesi saranno disposti a un colloquio solo dopo aver avuto una batosta. Dobbiamo dare loro addosso al più presto possibile. Data: 15 novembre o, al massimo, il 20 novembre ". Vi furono altre conferenze col Signore nazista della Guerra, il quale alla fine il 27 ottobre impartì disposizioni dispotiche ai generali. Dopo il rito di conferimento a quattordici di essi della Croce di Ferro, il Fùhrer passò a trattare la questione dell'attacco a occidente. Brauchitsch cercò di obiettare che prima di un mese l'esercito non sarebbe stato pronto - non prima del 26 novembre - ma Hitler gli rispose che un tale termine era " troppo inoltrato ". Egli ordinò che l'attacco avesse inizio il 12 novembre. Brauchitsch e Halder tornarono dalla riunione depressi e demoralizzati. Quella sera cercarono di consolarsi a vicenda. " Brauchitsch è stanco e abbattuto ", annotò Halder nel suo diario. 704 Dai trionfi iniziali alla grande svolta II " complotto " di Zossen per rovesciare Hitler. Era ormai venuto il momento, per i cospiratori, di passare all'azione, o almeno cosi credevano. Gli afflitti Brauchitsch e Halder si trovavano di fronte Pagina 490
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt alla grave alternativa di scegliere la terza delle " possibilità " da essi considerate il 14 ottobre, cioè di sbarazzarsi di Hitler, o di organizzare un attacco a occidente da essi ritenuto disastroso per la Germania. Sia i " cospiratori " militari che quelli civili, di colpo venuti fuori, insistevano per la prima alternativa. Dall'inizio della guerra, i loro piani già una volta erano andati a monte. Il generale von Hammerstein, richiamato temporaneamente dal suo lungo ritiro alla vigilia dell'attacco contro la Polonia, aveva avuto un comando sul fronte occidentale. Durante la prima settimana della guerra egli aveva insistito che Hitler facesse visita al suo quartier generale per mostrare che, mentre stava conquistando la Polonia, egli non trascurava nemmeno quel fronte. Di fatto, Hammerstein, nemico implacabile di Hitler, si proponeva di arrestarlo. Fabian von Schlabrendorff aveva già avvertito Ogilvie For-bes di questo complotto il giorno in cui l'Inghilterra aveva dichiarato la guerra - il 3 settembre - in un frettoloso incontro a Berlino, all'Hotel Ad-lon. Ma il Fiihrer ebbe dei sospetti, declinò l'invito dell'ex comandante in capo dell'esercito e poco dopo lo dispensò dal servizio22. I cospiratori continuarono a mantenere i contatti con gli inglesi. Avendo mancato di prendere una qualsiasi iniziativa per impedire a Hitler di distruggere la Polonia, concentravano i loro sforzi nel tentativo di impedire che la guerra si estendesse a occidente. I civili che partecipavano alla congiura si resero conto, ora più che mai, che l'esercito era l'unica organizzazione del Reich in possesso dei mezzi necessari per fermare Hitler; con la mobilitazione generale e con le brillanti vittorie in Polonia, il suo potere e il suo prestigio erano grandemente aumentati. Ma - come Halder cercò di spiegare ai civili - il maggior peso che ora aveva l'esercito costituiva anche un impedimento. I quadri pullulavano di ufficiali della riserva, molti dei quali erano nazisti fanatici; e la massa delle truppe era completamente imbevuta di dottrine naziste. Halder, sempre propenso a far notare le difficoltà, sia agli amici che ai nemici, rilevò che sarebbe stato difficile trovare una formazione militare di cui si potesse essere certi che si sarebbe mossa contro il Fùhrer. C'era un'altra considerazione fatta presente dai generali, che trovò i cospiratori borghesi pienamente d'accordo. Se si voleva organizzare una rivolta contro Hitler, con la conseguente confusione che si sarebbe prodotta sia nell'esercito, sia nel paese, gli inglesi e i francesi non ne avrebbero forse approfittato per sfondare a occidente, occupare la Germania e imporre una dura pace al popolo tedesco, benché questo si fosse sbarazzato del suo criminale capo? Era perciò necessario tenersi in contatto con gli inglesi per venire a una chiara intesa con gli Alleati e assicurarsi che essi non Il "Sitzkrieg" a occidente 705 avrebbero approfittato in tal guisa di un colpo di mano tedesco antinazista. Furono usati, a tale scopo, vari canali. L'uno passò attraverso il Vaticano tramite il dottor Josef Muller, noto avvocato di Monaco, devoto cattolico, e dotato di una tale forza fisica, di una tale straordinaria energia e resistenza da esser stato soprannominato, in gioventù, Ocbsensepp (Beppe-bue). Ai primi di ottobre, con la connivenza del colonnello Oster dell'/l&-wehr, Muller aveva fatto un viaggio a Roma e al Vaticano aveva stabilito dei contatti col ministro inglese alla Santa Sede. Secondo le fonti tedesche, egli avrebbe ottenuto non solo un'assicurazione da parte dei britannici, ma anche il consenso del Papa di fare da intermediario fra un nuovo regime tedesco antinazista e l'Inghilterra a. Altri contatti furono presi in Svizzera, a Berna. In tale città Weizsacker aveva insediato Theodor Kordt, fino a poco tempo prima incaricato di affari a Londra, con la carica di addetto alla legazione tedesca, e fu nella capitale svizzera che questi incontrò occasionalmente un inglese, il dottor Philip Conwell-Evans, che come professore all'Università tedesca di Konigsberg era divenuto un esperto del nazismo e, in una certa misura, un filonazista. Alla fine di ottobre Conwell-Evans rimise a Kordt ciò che questi in seguito chiamò una solenne promessa di Chamberlain di trattare in modo equo e comprensivo con un futuro governo tedesco antinazista. In realtà, l'inglese aveva trasmesso soltanto degli estratti del discorso ai Comuni in cui Chamberlain, pur respingendo le proposte di pace di Hitler, aveva dichiarato che l'Inghilterra non voleva " privare del suo giusto posto in Europa una Germania che vivesse in amicizia e in rapporti di fiducia con altre nazioni ". Benché questa e altre dichiarazioni del discorso, di tono amichevole verso il popolo tedesco, fossero state radiotrasmesse da Londra e presumibilmente fossero state ascoltate alla radio dai cospiratori, costoro salutarono con gioia l'" assicurazione " data a Berna da un rappresentante non ufficiale dell'Inghilterra, annettendovi la Pagina 491
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt massima importanza. Con questa assicurazione e con le altre che credevano di aver ricevuto attraverso il Vaticano, i cospiratori si rivolsero pieni di speranze ai generali tedeschi. Pieni di speranze, ma anche con disperazione. " La nostra unica speranza di salvezza, - disse Weizsacker a Hassell il 17 ottobre, - è riposta in un colpo di Stato militare. Ma come venire a tanto? " II tempo stringeva. L'attacco tedesco attraverso il Belgio e l'Olanda era stato fissato per il 12 novembre. Il complotto doveva essere attuato prima di tale data. Come Hassell fece rilevare agli altri, dopo che la Germania avesse violato la neutralità del Belgio, sarebbe stato impossibile ottenere una " pace decente ". I partecipanti al complotto hanno dato diverse versioni di ciò che segui, o, per meglio dire, della ragione per cui nulla seguì; versioni contrastanti e confusionarie. Il capo di Stato maggiore dell'esercito, generale Halder, come al tempo di Monaco, era di nuovo il personaggio chiave. Ma egli passava dall'entusiasmo all'apatia, esitava, non aveva idee chiare. Nel suo interrogatorio a Norimberga spiegò che " l'esercito in linea " non poteva organizzare 706 Dai trionfi iniziali alla grande svolta la rivolta perché aveva di fronte " un nemico completamente in armi ". Disse che, per agire, si sarebbe rivolto all'" esercito in patria ", il quale non doveva tener testa a un nemico, ma dal suo comandante, il generale Friedrich (Fritz) Fromm, potè ottenere soltanto l'assicurazione che, " nella sua qualità di soldato " ", egli avrebbe eseguito qualsiasi ordine gli venisse dato da Brauchitsch. Ma Brauchitsch era ancor più tentennante del suo capo di Stato maggiore. " Se Brauchitsch non ha abbastanza forza di carattere per prendere una decisione, disse a Halder il generale Beck, - dovete essere voi a decidere, in modo da metterlo dinanzi a un fatto compiuto ". Ma Halder insistè nel dire che, siccome era Brauchitsch il comandante in capo dell'esercito, la responsabilità ultima per l'azione doveva prenderla lui. Cosi la cosa fu scaricata dall'uno all'altro. Alla fine di ottobre Hassell scrisse con tristezza nel suo diario: " Halder non è all'altezza della situazione: né per statura né per autorità ". Quanto a Brauchitsch egli era, come disse Beck, " uno scolaro della prima ginnasiale ". Tuttavia i congiurati, che in questo periodo erano capeggiati dal generale Thomas, consulente per l'economia dell'esercito, e dal colonnello Oster dell'Abwehr, fecero pressione su Halder il quale - a loro avviso - aveva finito con l'accettare di organizzare un putsch non appena Hitler avesse dato l'ordine definitivo di attaccare a occidente. Lo stesso Halder dice che la condizione essenziale restava però sempre la decisione ultima di Brauchitsch. In ogni caso, secondo il colonnello Hans Gro-scurth dell'OKW, confidente sia di Halder che di Oster, il 3 novembre Halder avvertì due dei principali cospiratori, il generale Beck e Goerdeler, di tenersi pronti dal 5 novembre in poi. Zossen, sede sia del comando dell'esercito che dello Stato maggiore, divenne un focolaio dell'attività cospirativa. Il 5 novembre fu una data cruciale. In quel giorno dovevano iniziarsi gli spostamenti delle truppe, perché raggiungessero le basi per l'attacco sulle frontiere dell'Olanda, del Belgio e del Lussemburgo. In quello stesso giorno Brauchitsch ebbe un appuntamento per venire a una spiegazione con Hitler. Egli e Halder il 2 e il 3 novembre avevano visitato i più alti comandi del fronte occidentale ed erano rimasti incoraggiati dai pareri negativi dei comandanti del fronte. " Nessuno degli alti comandi, - confidò Halder al suo diario, - pensa che l'offensiva... abbia una qualsiasi probabilità di successo ". Cosf, ampiamente rifornito di argomenti dai generali del fronte occidentale, argomenti che uni ai propri e a quelli di Halder e di Thomas in un memorandum, e portando con sé, per ogni eventualità, un " contro memorandum " (come Halder lo chiamò) per rispondere al memorandum di Hitler del 9 ottobre, il comandante in capo dell'esercito tedesco si recò il 5 novembre alla Cancelleria del Reich di Berlino deciso a dissuadere il Fiihrer dal-l'intraprendere un'offensiva a occidente. Se non fosse riuscito a nulla, Brauchitsch si sarebbe unito ai cospiratori per eliminare il dittatore: almeno, così pensavano questi ultimi. Essi erano quanto mai eccitati e ottimisti. Secondo Gisevius, Goerdeler stava già compilando la lista di coloro che avrebbero composto il gabinetto del governo provvisorio antinazista, e dovette Il "Sitzkrieg" a occidente 707 essere frenato dal più freddo generale Beck. Solo Schacht era molto scettico. " State in guardia, - ammonì. - Hitler s'insospettirà e domani non prenderà Pagina 492
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nessuna decisione ". Ancora una volta, tutti avevano torto. Come ci si poteva aspettare, Brauchitsch coi suoi memorandum, con le sue relazioni dei comandanti del fronte e coi suoi argomenti non approdò a nulla. Avendo egli fatto presente che in quel periodo dell'anno a occidente il tempo era cattivo, Hitler replicò che esso non lo sarebbe stato in minor misura per il nemico e, inoltre, poteva darsi che in primavera il tempo non fosse affatto migliore. Disperato, lo smidollato capo dell'esercito informò infine il Fùhrer che il morale delle truppe, a occidente, era simile a quello del 1917-18, quando nell'esercito tedesco vi furono disfattismi, insubordinazioni e perfino ammutinamenti. Secondo Halder (il cui diario costituisce la principale fonte per questo colloquio segretissimo), Hitler nell'udire tutto ciò ebbe uno scoppio d'ira. Volle sapere: " In quali unità si sono avuti casi di indisciplina? Come? Dove? " Egli si sarebbe recato l'indomani sul posto, in aereo. Come nota Halder, il povero Brauchitsch aveva esagerato di proposito " per dissuadere Hitler ", e ora dovette subire tutta la violenza dell'incontrollata ira del capo. Questi gridò: " Che misure sono state prese dal comando dell'esercito? Quante condanne a morte sono state eseguite? " La verità è, imperversò Hitler, che " l'esercito non vuoi combattere ". " Continuare la conversazione era impossibile, - disse Brauchitsch al tribunale di Norimberga rievocando quella sua infelice esperienza. - Cosi presi congedo ". Altri ricordano che egli tornò vacillando al quartier generale di Zossen, diciotto miglia lontano, colpito da un tale choc da esser incapace, a tutta prima, di riferire in modo coerente quanto era accaduto. Questa fu la fine del " complotto di Zossen ". Fallì non meno miseramente del " complotto Halder " al tempo di Monaco. In entrambi i casi le condizioni considerate dai cospiratori per poter agire si erano realizzate. Questa volta, Hitler aveva mantenuto la decisione di attaccare il 12 novembre. In effetti, dopo che l'abbattuto Brauchitsch lo lasciò, egli riconfermò l'ordine dell'offensiva, che fu telefonato a Zossen. Halder gli chiese di darlo per iscritto, e il Fùhrer subito lo accontentò. Così i cospiratori avevano per iscritto la prova occorrente, secondo loro, per rovesciare Hitler: l'ordine di un attacco che a loro giudizio avrebbe portato alla rovina la Germania. Ma essi non fecero nulla, si lasciarono prendere dal panico. Si misero a bruciare in gran fretta carte compromettenti e a cancellare ogni traccia. Sembra che il colonnello Oster fosse il solo a non perdere la testa. Mandò un avviso alle legazioni belga e olandese di Berlino, dicendo che dovevano aspettarsi un attacco per la mattina del 12 novembre25. Poi partì per il fronte occidentale, per vedere di interessare di nuovo il generale von Witzleben all'eliminazione di Hitler. La corsa fu inutile. I generali, Witzleben compreso, sapevano di essere stati battuti. L'ex caporale ancora una volta aveva trionfato su di loro con la massima facilità. Qualche giorno dopo Rundstedt, che /o8 Dai trionfi iniziali alla grande svolta comandava il gruppo A dell'esercito, convocò i comandanti dei corpi d'armata e delle divisioni per discutere i particolari dell'attacco. Pur continuando a dubitare del successo, consigliò ai suo generali di metter da parte ogni dubbio. " All'esercito, - egli disse, - è stato affidato un compito, e questo compito dev'essere assolto! " All'indomani del fatidico giorno che aveva spinto Brauchitsch al limite di un collasso nervoso, Hitler si mise a comporre personalmente il testo dei proclami al popolo olandese e belga, con cui intendeva giustificare il suo attacco. Halder annotò il pretesto addotto: " i francesi in marcia nel Belgio ". Ma l'indomani, 7 novembre, con grande sollievo dei generali, Hitler rimandò la data dell'attacco. Segretissimo Berlino, 7 novembre 1939 ... Dopo aver ricevuto i rapporti sulla situazione metereologica e sui trasporti ferro-viari, il Fiihrer e comandante supremo delle forze armate ha ordinato: II giorno A è posposto di tre giorni. La nuova decisione sarà resa nota alle 18 del 9 novembre 1939. KEITEL Questo fu il primo dei quattordici rimandi ordinati da Hitler nel corso dell'autunno e dell'inverno; copie degli ordini relativi sono state rinvenute alla fine della guerra negli archivi dell'OKW26. Esse dimostrano che il Fiihrer non abbandonò in nessun momento la sua decisione di attaccare a occidente; rimandò semplicemente la data di settimana in settimana. Il 9 novembre l'attacco Pagina 493
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fu rinviato al 19 novembre; il 13 novembre, al 22 novembre e così via, ogni volta con un preavviso di cinque o sei giorni, in genere adducendo il tempo come causa del rinvio. Probabilmente il Fuhrer, entro certi limiti, si sottomise al parere dei generali. Probabilmente nella sua mente s'insinuò l'idea che l'esercito non era pronto. Di certo i piani strategici e tattici non erano ancora del tutto pronti, perché li ritoccava continuamente. Il primo rinvio dell'offensiva può esser dovuto anche ad altri motivi. Il 7 novembre, giorno in cui Hitler prese quella decisione, i tedeschi furono messi in grave imbarazzo da una comune dichiarazione del re del Belgio e della regina d'Olanda, i quali si offrivano di mediare la pace " prima che la guerra nell'Europa occidentale si scatenasse in tutta la sua violenza ". In tali circostanze, sarebbe stato difficile convincere qualcuno di quel che Hitler voleva dare ad intendere nei proclami che stava compilando, ossia che l'esercito tedesco aveva invaso i Paesi Bassi e il Belgio avendo saputo che l'esercito francese stava per marciare nel Belgio. O può darsi che Hitler avesse avuto sentore che il suo attacco contro il Belgio, quel piccolo paese neutrale, non avrebbe avuto il vantaggio della sorpresa su cui egli contava. Alla fine di ottobre Goerdeler s'era recato a Bruxelles con un messaggio segreto in cui Weizsàcker esortava l'ambasciaIl " Sitzkrieg " a occidente 709 tore tedésco, Biilow-Schwante, ad avvertire il re " dell'estrema gravita della situazione ". L'ambasciatore lo fece, e poco dopo re Leopoldo corse all'Aja a consultarsi con la regina; concertando con lei l'accennata dichiarazione. Ma i belgi avevano avuto anche informazioni più specifiche. Come si è visto, alcune di esse venivano da Oster. L'8 novembre Biilow-Schwante telegrafò a Berlino avvertendo che re Leopoldo aveva detto alla regina d'Olanda di avere " notizie precise " circa concentramenti di truppe tedesche alla frontiera belga, che facevano pensare ad un'offensiva tedesca attraverso il Belgio " entro due o tre giorni " ". Poi la sera dell'8 novembre e il pomeriggio dell'indomani si ebbero due strani avvenimenti: l'esplosione di una bomba che per poco non uccise Hitler, e il rapimento, ad opera delle SS, di due agenti britannici che si trovavano in Olanda, vicino alla frontiera tedesca. Tali fatti a tutta prima distolsero il Signore nazista della Guerra dai suoi piani di attacco a occidente, ma finirono anche col rafforzare il suo prestigio in Germania mentre spaventarono i cospiratori di Zossen, che in realtà non avevano avuto nulla a che fare né con l'uno né con l'altro avvenimento. Un ratto nazista e una bomba nella birreria. Dodici minuti dopo che Hitler la sera dell'8 novembre aveva finito di tenere il suo discorso annuale, più breve del solito, ai compagni della " vecchia guardia " al Biirgerbraukeller a Monaco, in commemorazione del putsch della birreria del 1923, esplose una bomba che era stata situata in un pilastro, proprio dietro il podio dell'oratore, uccidendo sette persone e ferendone altre trentatre. In quel momento tutti i più importanti capi nazisti, con Hitler alla testa, avevano già lasciato in fretta il locale, benché negli anni precedenti fosse stata loro abitudine intrattenervisi alquanto bevendo birra e rievocando il putsch con gli antichi camerati del partito. L'indomani solo il giornale di Hitler, il " Volkischer Beobachter ", recava lajiotizia dell'attentato alla vita del Fuhrer. Diede la colpa di questa " ignobile azione " al " servizio segreto inglese " e perfino a Chamberlain. Quella sera io scrissi nel mio diario: " II tentato " assassinio " farà indubbiamente schierare l'opinione pubblica dalla parte di Hitler e attizzerà l'odio per l'Inghilterra... La maggior parte di noi ha l'idea che si tratti di un trucco sul genere dell'incendio del Reichstag ". Se non nella mente febbrile di Goebbels, che rapporto poteva avere, con l'attentato, il servizio segreto inglese? Ma si tentò subito di stabilire tale rapporto. Un'ora o due dopo lo scoppio della bomba a Monaco Heinrich Himmler, capo delle SS e della Gestapo, telefonò a un suo giovane, promettente subordinato delle SS, Walter Schellenberg, che si trovava a Dùsseldorf, ordinandogli, in nome del Fuhrer, di passare l'indomani la frontiera olandese e di rapire due agenti segreti britannici con cui lo stesso Schellenberg era stato in contatto.
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'ordine di Himmler diede luogo a uno dei più curiosi episodi della guerra. Schellenberg, che al pari di Alfred Naujocks era un gangster intellettuale con cultura universitaria, frequentava da più d'un mese due ufficiali del servizio segreto inglese, il capitano S. Payne Best e il maggiore R. H. Stevens. Si era presentato loro come il " maggiore Schammel ", ufficiale antinazista dell'OKW (Schellenberg scelse il nome di un maggiore effettivamente esistente) e aveva raccontato una storia convincente circa i generali tedeschi, decisi a rovesciare Hitler. Dagli inglesi, egli disse, tali generali desideravano avere l'assicurazione che Londra avrebbe trattato con giustizia il nuovo regime antinazista. Poiché gli inglesi, come si è visto, avevano già saputo da altre fonti di un complotto militare tedesco i cui partecipanti desideravano analoghe assicurazioni, Londra ebbe interesse ad avere ulteriori contatti col " maggiore Schammel ". Best e Stevens gli fornirono una piccola radio trasmittente e ricevente. Ne seguirono numerose comunicazioni per radio e altri incontri in varie città olandesi. Il 7 novembre, il tedesco e gli inglesi s'incontrarono a Venlo, città olandese sulla frontiera tedesca, e gli agenti britannici furono in grado di dare a " Schammel " un messaggio piuttosto vago inviato da Londra ai capi della resistenza tedesca. In esso si indicavano, in termini generali, le basi per una giusta pace con un regime antinazista. Ci si accordò nel senso che " Schammel " avrebbe dovuto accompagnare l'indomani a Venlo uno di quei capi, un generale tedesco, per iniziare i definitivi negoziati. Poi l'incontro fu rimandato al 9. Fino a quel momento, gli obiettivi delle due parti erano stati chiari. Gli inglesi cercavano di stabilire contatti diretti coi militari tedeschi che progettavano il putsch, per incoraggiarli e aiutarli. Himmler cercava di scoprire attraverso gli inglesi chi erano i cospiratori tedeschi e quali connessioni avevano col servizio segreto nemico. Era ovvio che Himmler e Hitler nutrivano già dei sospetti su alcuni generali e anche su uomini delì'Abwher, quali Oster e Canaris. Ma la notte dell'8 novembre Hitler e Himmler concepirono un ulteriore obiettivo: rapire Best e Stevens e accusare i due agenti del servizio segreto inglese dell'attentato della Bùrgerbrau. A questo punto entrò in scena un personaggio a noi già noto. Alfred Naujocks - colui che aveva organizzato l'" attacco polacco " alla stazione radio tedesca di Gleiwitz - al comando di una dozzina di tipacci del servizio di sicurezza (SD) si presentò a Schellenberg per aiutarlo a effettuare il ratto. Tutto si svolse secondo il programma prestabilito. Alle 16 del 9 novembre, Schellenberg gustava un aperitivo sulla terrazza di un caffè di Venlo dove aveva un appuntamento con Best e Stevens. I due agenti britannici, giunti con una Buick, stavano parcheggiando la macchina dietro il caffè quando furono fatti segno a una grandine di colpi sparati da un automezzo delle SS carico degli accoliti di Naujock. Il tenente Klop, ufficiale del servizio segreto olandese che aveva sempre accompagnato i due inglesi nei loro colloqui con Schellenberg, fu ferito a morte. Best e Stevens furono gettati nella macchina delle SS come " due fasci di fieno " (così si espresse in seguito Il "Sitzkrieg" a occidente 711 Schellénberg) insieme al ferito, e portati rapidamente oltre la frontiera, in Germania * ". Così il 21 novembre Himmler annunciò al pubblico che il mistero del complotto per assassinare Hitler nel Biirgerbraukeller era stato chiarito. Esso era stato organizzato per istigazione del servizio segreto inglese, due capi del quale, Stevens e Best, erano stati arrestati " alla frontiera tedesco-olandese " il giorno dopo lo scoppio della bomba. A commettere materialmente l'attentato sarebbe stato un certo Georg Elser, carpentiere tedesco comunista residente a Monaco. Come scrissi nel mio diario quello stesso giorno, il dettagliato resoconto del delitto, dato da Himmler, non mi sembrò per nulla convincente. Ma non v'era dubbio che il colpo era ben riuscito. Scrissi: " Ciò cui Himmler e la sua banda mirano, è convincere il credulo popolo tedesco che il governo britannico ha cercato di vincere la guerra facendo assassinare Hitler e i suoi principali collaboratori ". Il mistero di chi organizzò l'attentato non è stato mai interamente chiarito. Elser, pur non essendo il semideficiente Marinus van der Lubbe (l'uomo dell'incendio del Reichstag), era una persona dall'intelligenza limitata, anche se molto sincera. Non solo dichiarò di aver fabbricato e situato la bomba, ma se ne vantò. Pur non avendo evidentemente incontrato mai Best e Stevens prima dell'attentato, egli fece la conoscenza di Best nei lunghi anni passati al campo di concentramento di Sachsenhausen. Là raccontò all'inglese una lunga, Pagina 495
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt complicata e non sempre logica storia. Un giorno d'ottobre egli, che si trovava al campo di concentramento di Dachau, dov'era stato internato fin dalla metà dell'estate quale filocomunista, sarebbe stato condotto nell'ufficio del comandante del campo, dove fu presentato a due stranieri. Essi gli spiegarono la necessità di far fuori alcuni seguaci " traditori " del Fuhrer facendo esplodere una bomba nel Biirgerbraukeller subito dopo il solito discorso di Hitler dell'8 novembre, quando il Fuhrer avesse già lasciato il locale. La bomba doveva essere collocata in un pilastro dietro il podio degli oratori. Poiché Elser era un abile ebanista, elcttricista e accomodatore, gli proposero di occuparsi della cosa. Se accettava, gli avrebbero dato poi modo di fuggire in Svizzera e gli avrebbero rimesso "una forte somma con cui poter vivere agiatamente in quel paese. Come prova della loro serietà gli promisero, nel frattempo, un miglior trattamento nel campo di concentramento - miglior cibo, abiti civili, sigarette in quantità (giacché era un accanito fumatore) e un banco da ebanista con * Secondo il racconto, venuto alla luce dopo la guerra, del funzionario olandese, la macchina britannica con sopra Stevens, Best e Klop fu rimorchiata dai tedeschi oltre frontiera, lontana soltanto poco più di quaranta metri. A partir dall'indomani, cioè dal io novembre, il governo olandese fece, a brevi intervalli, nove richieste scritte per il rilascio di Klop e dell'autista olandese della macchina, nonché per l'apertura di un'inchiesta, da parte tedesca, su questa violazione della neutralità olandese. Una risposta fu data solo il io maggio, quando Hitler, tra l'altro, giustificò l'attacco contro l'Olanda, sostenendo che la faccenda di Venlo aveva dimostrato l'esistenza d'una complicità fra gli olandesi e il servizio segreto inglese. Klop mori pochi giorni dopo per le ferite riportate. Best e Stevens sopravvissero ai cinque anni passati in campi di concentramento nazisti a. 712 Dai trionfi iniziali alla grande svolta gli arnesi. Cosf Elser fabbricò una bomba rozza ma efficace con un meccanismo a orologeria che poteva essere caricato otto giorni prima e con un dispositivo grazie al quale l'ordigno poteva essere fatto esplodere anche girando un interruttore. Elser asserì di esser stato condotto nella birreria di notte ai primi di novembre, e qui egli situò il suo meccanismo in un pilastro opportunamente scelto. Elser disse che la sera dell'8 novembre, più o meno nell'ora in cui la bomba a orologeria doveva esplodere, i suoi compiici lo accompagnarono alla frontiera svizzera, gli diedero una somma e, cosa interessante, anche una cartolina illustrata ritraente l'interno della birreria, col pilastro in cui aveva situato la bomba segnato con una croce. Ma invece di essere aiutato ad attraversare la frontiera, egli fu prelevato, insieme alla cartolina illustrata e al resto, dalla Gestapo, cosa che stupf quel brav'uomo dalla mente ottusa. In seguito fu istruito dalla Gestapo affinchè compromettesse Best e Stevens nel futuro processo al tribunale di Stato, dove egli avrebbe avuto la parte principale *. Il processo non fu mai fatto. Oggi sappiamo che Himmler, per ragioni note soprattutto a lui, non ebbe il coraggio di farlo fare. Oggi sappiamo anche che Elser continuò la sua esistenza nel campo di concentramento di Sachsen-hausen e poi di Dachau, godendo di un trattamento, dato il luogo, del tutto umano: sembra per un ordine diretto di Hitler, che personalmente aveva tratto tanto profitto dall'attentato. Ma Himmler tenne gli occhi su di lui fino all'ultimo. Non intendeva che il carpentiere sopravvivesse alla guerra, tanto da poter raccontare la sua storia. Poco prima della fine della guerra, il 16 aprile 1945, la Gestapo annunciò che Georg Elser era rimasto ucciso il giorno precedente nel corso di un bombardamento eseguito dagli Alleati. Oggi sappiamo che egli fu assassinato dalla Gestapo 3°. Hitler parla ai generali. Dopo essere sfuggito all'attentato - o a quello che era stato fatto passare per un attentato - e dopo aver soffocato la diffidenza dei suoi generali, Hitler riprese i suoi piani per il grande attacco a occidente. Il 20 novembre diramò le direttive n. 8 per la condotta della guerra, ordinando di mantenere lo " stato d'allarme " in modo " da sfruttare subito le condizioni metereolo-giche favorevoli ", e fissò i piani per la distruzione dell'Olanda e del Belgio. * In seguito, a Dachau, Elser raccontò una storia analoga al pastore Niemoller, il quale da allora espresse la sua convinzione personale che Hitler aveva sanzionato l'attentato per accrescere la sua popolarità e destare nel popolo un ardore guerriero. Per debito di lealtà va però rilevato che secondo Gisevius - che odiava a morte Hitler, Himmler e Schellenberg e testimoniò in tal senso a Norimberga e nel suo libro - Elser cercò realmente di uccidere Hitler e Pagina 496
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non ebbe compiici tra i nazisti. Schellenberg, testimone meno attendibile, affermò che, pur essendo a tutta prima sospettato da Himmler e da Heydrich, in seguito, dopo aver parlato con Elser e dopo aver letto l'interrogatorio da questi subito dopo esser stato drogato e poi ipnotizzato, era giunto alla conclusione che s'era trattato d'un vero tentativo di assassinio. Il "Sitzkrieg" a occidente 713 Poi, per incoraggiare i timorosi e metterli nel giusto stato d'animo, nell'umore da lui ritenuto necessario alla vigilia delle grandi battaglie, convocò i generali in comando e gli ufficiali di Stato maggiore alla Cancelleria del Reich per il mezzogiorno del 23 novembre. Il suo, fu uno dei discorsi segreti incitatori più rivelatori rivolti ai principali capi militari, e grazie alla scoperta, fatta dagli Alleati a Flensburg, di alcuni archivi dell'OKW, esso è giunto fino a noi, nella forma di appunti presi da un non identificato partecipante alla riunione31. Hitler cominciò così: Lo scopo di questa conferenza è di darvi un'idea generale dei miei pensieri, dei pensieri che mi dominano in vista degli avvenimenti futuri, e di comunicarvi le mie decisioni. La sua mente era piena delle visioni del passato, del presente e dell'avvenire, e a quel ristretto gruppo egli parlò con brutale franchezza e con grande eloquenza, dando un magnifico riassunto di tutto ciò che aveva preso forma nel suo cervello fuorviato ma fecondo e predicendo con estrema esattezza quanto doveva avvenire. Riesce però difficile pensare che chiunque abbia udito il discorso potesse ancora dubitare che l'uomo che aveva ormai in mano il destino della Germania e del mondo non fosse divenuto un pericoloso megalomane. Accennando alle sue prime lotte, Hitler disse: Avevo una chiara nozione del corso probabile degli avvenimenti storici e la ferma volontà di prendere drastiche decisioni... Come fattore decisivo debbo indicare in tutta modestia la mia persona, nella sua insostituibilità. Né un militare né un civile avrebbe potuto prendere il mio posto. Poteva darsi che si facessero altri attentati contro di me. Sono convinto della potenza del mio intelletto e della mia forza di decisione... Nessuno ha mai raggiunto quello che ho raggiunto io... Ho guidato il popolo tedesco verso grandi altezze, anche se ora il mondo ci odia... Il destino del Reich dipende solo da me. E io agisco di conseguenza. Egli biasimò i generali per i dubbi da loro nutriti, allorché prese " dure decisioni ": quella di uscire dalla Società delle Nazioni, di ripristinare la coscrizione, di occupare e fortificare la Renania, e di occupare l'Austria. " Assai piccolo è stato il numero delle persone che hanno avuto fede in me ", egli disse. Nel descrivere le sue conquiste con un cinismo che sfortunatamente Chamberlain non giunse mai a conoscere, egli dichiarò: " II passo successivo erano la Boemia, la Moravia e la Polonia ". Fin dal primo momento mi fu chiaro che non potevo accontentarmi del territorio dei tedeschi dei Sudeti. Quella era solo una soluzione parziale. Presi la decisione di marciare in Boemia. Seguì l'istituzione del Protettorato, che consentì di porre le basi per la conquista della Polonia. A quel tempo non mi era del tutto chiaro se dovevo cominciar ad attaccare prima a oriente e poi a occidente, o viceversa. Per la forza stessa delle cose, si andò prima a combattere la Polonia. Mi si potrebbe accusare di combattere di continuo. Ma nella lotta io vedo il destino di tutti gli esseri. Nessuno può sottrarsi al combattimento, se non vuole perire. Il continuo incremento del popolo [tedesco] esigeva un più vasto spàzio vitale. Il mio fine è stato di creare una relazione logica fra il numero delle persone e lo spa714 D<" trionfi iniziali dia grande svolta zio per viverci. Qui la lotta deve avere la sua ragione d'essere. Nessuna nazione può esimersi dal risolvere questo problema. Altrimenti dovrà cedere, e a poco a poco soccombere... Qui non può l'abilità calcolatrice esserci d'aiuto alcuno: la soluzione può esser data soltanto dalla spada. Un popolo che non è in grado di generare la forza necessaria per combattere deve ritirarsi... Hitler disse che il difetto dei capi tedeschi del passato, compresi Bis-marck e Moltke, era stata " la loro scarsa durezza. La soluzione era possibile solo attaccando un paese nel momento favorevole ". Per non tener presente questo, si venne alla guerra del 1914, combattuta " su più fronti. Essa non portò a una soluzione del problema ". Hitler continuò: Pagina 497
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Oggi si sta scrivendo il secondo atto di questo dramma. Per la prima volta in sessantasette anni non abbiamo da combattere una guerra su due fronti... Però non si può sapere fino a quando le cose resteranno cosi... In sostanza, non ho organizzato le forze armate per non attaccare. Ho sempre avuto il proposito di attaccare. L'idea dei vantaggi della guerra attuale su di un solo fronte portò il Fùhrer a considerare il problema della Russia. Per il momento, la Russia non è pericolosa. È indebolita da molte difficoltà interne. Inoltre con la Russia noi abbiamo un trattato. È vero che i trattati si mantengono solo fino a quando servono allo scopo. La Russia manterrà il trattato con noi fino a che lo riterrà vantaggioso per lei... La Russia ha fini di lunga portata; vuole soprattutto rinforzare la sua posizione nel Baltico. Noi possiamo opponi alla Russia solo quando saremo liberi ad Occidente. Quanto all'Italia, tutto dipendeva da Mussolini, " la cui morte può cambiare ogni cosa... Come quella di Stalin, la morte del Duce può crearci dei pericoli. Io stesso ho constatato di recente come uno statista può morire facilmente ". Hitler non pensava che gli Stati Uniti fossero di già pericolosi - " data la loro politica di non intervento " - né che i loro aiuti agli Alleati potessero rappresentare granché. Tuttavia il tempo lavora per il nemico. " Adesso il momento è favorevole; tra sei mesi potrebbe non esserlo più ". Perciò la mia decisione è irrevocabile. Attaccherò la Francia e l'Inghilterra al più presto e nel momento più propizio. Non importa violare la neutralità del Belgio e dell'Olanda. Nessuno vi farà più caso quando avremo vinto. Non dobbiamo giustificare la violazione della neutralità stupidamente come nel 1914. Hitler disse ai generali che l'attacco a ovest significava " la fine della guerra mondiale, non già una determinata operazione. Non riguarda un singolo problema ma l'esistenza o la non-esistenza della nazione ". Poi la sua perorazione ebbe uno slancio: Lo spirito dei grandi uomini della nostra storia deve rincuorarci. Il destino non ci chiede più di quanto abbia chiesto ai grandi uomini della storia tedesca. Finché avrò vita penserò soltanto alla vittoria del mio popolo. Non rifuggirò da nulla e distruggerò chiunque mi si opporrà... Voglio distruggere il nemico! Era un discorso eloquente e, per quanto se ne sa, non vi fu un solo generale che levasse voce per esprimere i dubbi condivisi da quasi tutti i coIl " Sitzkrieg " a occidente 715 mandanti dell'esercito circa il successo di un'offensiva in quel periodo o per opporsi all'immoralità di un attacco al Belgio e all'Olanda, cui la Germania aveva solennemente garantito il rispetto delle frontiere e della neutralità. Secondo alcuni dei generali presenti, le osservazioni di Hitler sulla mancanza di coraggio delle alte gerarchle dell'esercito e dello Stato maggiore furono assai più mordaci di quanto risulta dal resoconto ora dato. Più tardi, alle 18 di quello stesso giorno, il Signore nazista della guerra fece nuovamente venire Brauchitsch e Halder e al primo - il capo dello Stato maggiore fu fatto aspettare fuor dallo studio di Hitler come un ragazzo cattivo - impartì una severa lezione, con riferimento allo " spirito di Zossen ". L'alto comando dell'esercito (l'OKW) era imbevuto di " disfattismo ", disse Hitler, e lo Stato maggiore di Halder manteneva " un atteggiamento testardo che gli impediva di intendersi col Fuhrer ". Secondo quanto disse molto dopo, a Norimberga, Brauchitsch, abbattuto, presentò le proprie dimissioni, ma Hitler le respinse, ricordandogli aspramente che un comandante dell'esercito " deve fare il suo dovere e adempiere ai suoi obblighi come ogni altro soldato ". Quella sera Halder scarabocchiò nel suo diario un'annotazione in caratteri stenografici: "Un giorno di crisi! "32. Sotto molti riguardi il 23 novembre 1939 rappresentò una pietra miliare. Segnò il trionfo decisivo e definitivo di Hitler su quell'esercito, che nella prima guerra mondiale si era sbarazzato dell'imperatore Guglielmo II assumendo i supremi poteri politici e militari in Germania. Da quel giorno, l'ex caporale austriaco ritenne che il suo giudizio, non solo politico ma anche militare, fosse superiore a quello dei suoi generali, per cui si rifiutò di ascoltare i loro consigli e non permise loro delle critiche; il che finì con l'avere conseguenze disastrose per tutti. A Norimberga, nel descrivere gli avvenimenti del 23 novembre, Brauchitsch disse: " Si aprì una breccia, che in seguito fu chiusa, ma mai in modo completo Pagina 498
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ". Inoltre la diatriba tenuta da Hitler ai generali in quel giorno di autunno fece svanire del tutto qualsiasi idea che Halder e Brauchitsch potessero ancora nutrire, sia pur lepidamente, di rovesciare il dittatore nazista. Egli li aveva avvertiti che avrebbe " distrutto " chiunque gli avesse intralciato il cammino, e Halder dice che Hitler era stato ancor più preciso, specificando che avrebbe soppresso " con la forza bruta " qualsiasi opposizione sorgesse contro di lui in seno allo Stato maggiore. Almeno sul momento Halder, non era^erto il tipo da non dar peso a queste terribili minacce. Quando, quattro giorni dopo, il 27 novembre, il generale Thomas andò a trovarlo per suggerimento di Schacht e di Popitz, esortandolo a insistere presso Brauchitsch affinchè agisse contro il Fuhrer (in seguito, Halder ricordò che Thomas gli disse: "Hitler dev'essere eliminato! "), il capo dello Stato maggiore gli ricordò tutte le " difficoltà " che si frapponevano al progetto. Disse di non essere ancora sicuro che Brauchitsch " avrebbe partecipato attivamente a un colpo di Stato " ". Qualche giorno dopo Halder espose a Goerdeler ragioni assai ridicole 716 Dai trionfi iniziali alla grande svolta per non procedere nel progetto di eliminare il dittatore nazista. Hassell le annotò nel suo diario. Secondo Hassell, a parte il fatto " che non ci si ribella quando si ha di fronte il nemico ", Halder mise in risalto i seguenti punti: " Dobbiamo dare a Hitler un'ultima possibilità di liberare il popolo tedesco dalla schiavitù del capitalismo inglese... Non abbiamo a disposizione nessuna grande personalità... L'opposizione non è ancora abbastanza maturata... Non si può essere sicuri degli ufficiali giovani ". Lo stesso Hassell si rivolse all'ammiraglio Canaris, che era stato uno dei primi cospiratori, affinchè mandasse avanti i piani, ma senza risultato. " Ha abbandonato la speranza di una resistenza che venga dai generali, - confidò il 30 novembre al suo diario l'ex ambasciatore, - e pensa che sia inutile fare altri tentativi su questa linea ". Poco dopo Hassell annotò che " Halder e Brauchitsch non sono altro che servi di Hitler " ". Il terrore nazista in Colonia: la prima fase. Pochi giorni dopo l'attacco tedesco contro la Polonia, il mio diario cominciò a riempirsi di note sul terrore nazista esercitato nel paese conquistato. In seguito si doveva sapere di molti altri diari contenenti analoghe note. Il 19 ottobre Hassell riferì racconti di " ripugnanti brutalità commesse dalle SS, specie contro gli ebrei ". Poco dopo confidò al suo diario ciò che gli aveva raccontato un proprietario tedesco della provincia di Posen. L'ultima cosa che ho visto sono state le gesta di un capo distrettuale del partito che, ubriaco, ordinò che le prigioni venissero aperte; aveva sparato a cinque prostitute, uccidendole, e aveva tentato di violentarne altre due35. Il 18 ottobre Halder segnò nel suo diario i principali punti di un colloquio avuto col generale Eduard Wagner, generale d'amministrazione, che aveva conferito in quel giorno con Hitler intorno al futuro della Polonia, un futuro sinistro. Non abbiamo intenzione alcuna di ricostruire la Polonia... Non deve essere un vero Stato secondo il modello tedesco. AÌTintelligentsia polacca si deve impedire di costituirsi in classe dirigente. Deve essere mantenuto un basso tenore di vita. Schiavi a buon mercato... Si deve creare un'assoluta disorganizzazione. Il Reich darà al governatore generale i mezzi per attuare questo piano diabolico. E il Reich glieli diede. Oggi si può avere un breve ragguaglio sugli inizi del terrore nazista in Polonia, rivelati da documenti tedeschi sequestrati e dalle testimonianze rese nei vari processi di Norimberga. Ma si trattò solo dell'anticipazione di tutto ciò che di sinistro e di terribile ogni popolo vinto dovette subire dai tedeschi. Tuttavia dal principio alla fine in Polonia fu peggio che altrove. Qui la barbarie nazista raggiunse limiti incredibili. Proprio quando stava per iniziarsi l'attacco contro la Polonia, nella confeIl "Sitzkrieg" a occidente 717 renza all'Obersalzberg del 22 agosto Hitler aveva detto ai suoi generali che sarebbero accadute cose " di scarso gradimento per loro ", ma li aveva anche avvertiti " di non interferire in simili cose e di limitarsi a fare il loro dovere di militari ". Egli sapeva bene quel che si diceva. L'autore del presente libro ben presto fu subissato a Berlino e in Polonia di informazioni inviategli su massacri nazisti. E anche i generali ne ricevettero. Il io settembre, mentre la campagna polacca era in pieno sviluppo, Halder annotò nel suo diario un caso Pagina 499
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che poco dopo fu largamente conosciuto a Berlino. Alcuni " duri " appartenenti a un reggimento di artiglieria delle SS dopo aver fatto lavorare per un intero giorno cinquanta ebrei alla riparazione di un ponte, li avevano portati come un branco di bestiame in una sinagoga e là - così si espresse Halder - " li avevano massacrati ". Lo stesso generale von Kùchler, comandante della Terza Armata, che in seguito doveva avere ben pochi scrupoli, si rifiutò di confermare le condanne inflitte dal tribunale di guerra agli assassini - un anno di reclusione dicendo che erano troppo miti. Ma il comandante in capo, Brauchitsch, annullò del tutto le sentenze (seppure non prima di un intervento di Himmler) con la scusa che i reati rientravano in un'" amnistia generale ". Considerandosi dei leali cristiani, i generali tedeschi trovarono imbarazzante la situazione. Sul treno del Fiihrer, il 12 settembre vi fu un incontro fra Keitel e l'ammiraglio Canaris, in cui questi protestò contro le atrocità commesse in Polonia. Il servile capo dell'OKW rispose seccamente che " su tali questioni, il Fùhrer aveva già deciso ". Se l'esercito " non voleva aver una parte in simili contingenze, esso avrebbe dovuto accettare, come suoi rivali, le SS e la Gestapo ", avrebbe cioè dovuto accogliere in ogni unità militare dei commissari delle SS, per effettuare gli stermini ". Nel suo diario, riesumato a Norimberga, Canaris scriveva: Feci rilevare al generale Keitel che io sapevo delle esecuzioni su grande scala progettate per la Polonia, in cui si dovevano sterminare soprattutto la nobiltà e il clero. In futuro, il mondo avrebbe ritenuto responsabile di tali gesta nefande la Wehrmacht36. Himmler era troppo astuto per permettere ai generali di scaricarsi di una parte delle responsabilità. Il 19 settembre Heydrich, principale collaboratore di Himmler, fece una visita all'alto comando dell'esercito e parlò al generale Wagner sui piani delle SS circa la necessità di " far piazza pulita degli ebrei, déH'intelligentsia, del clero e della nobiltà [della Polonia] ". La reazione di Halder a tali piani fu annotata nel suo diario, dopo che Wagner l'ebbe messo al corrente. L'esercito insiste perché la " piazza pulita " sia rimandata al momento in cui l'esercito si ritirerà e il paese sarà rimesso all'amministrazione civile. Primi di dicembre. Questa breve annotazione del capo di Stato maggiore dell'esercito ci fornisce la chiave per la comprensione della morale dei generali tedeschi. Essi non intendevano opporsi seriamente alla " piazza pulita ", cioè all'eliminazione degli ebrei, dell'intelligentsia, del clero e della nobiltà della Polonia. Volevano soltanto che essa venisse " rimandata " al momento in cui essi 718 Dai trionfi iniziali alla grande svolta sarebbero usciti dalla Polonia, tanto da poter sfuggire alle responsabilità. Poi, come era naturale, si doveva considerare l'opinione pubblica all'estero. L'indomani, dopo un lungo colloquio sulla " piazza pulita " avuto con Brau-chitsch, Halder scrisse nel suo diario: Nulla deve accadere che possa offrire ai paesi stranieri il motivo di lanciare un qual-siasi genere di propaganda contro le atrocità basandosi su tali incidenti. [Distruggere] il clero cattolico! In questo momento, non è cosa pratica [darsi a simili imprese]. Il giorno dopo, 21 settembre, Heydrich trasmise all'alto comando dell'esercito una copia dei suoi piani iniziali di " piazza pulita ". Come primo passo, gli ebrei dovevano essere avviati nelle città (dove sarebbe stato più facile radunarli per liquidarli). " La soluzione finale ", egli dichiarò, richiederà un certo tempo e deve essere tenuta " assolutamente segreta "; nessun generale che lesse il memorandum riservato potè però dubitare che la " soluzione finale " non fosse lo sterminio ". Due anni dopo, quando venne il momento di attuarla, la " soluzione finale " doveva divenire uno dei termini convenzionali più sinistri usati da alti funzionati tedeschi per coprire uno dei pili orribili crimini di guerra nazisti. Con un decreto del Fùhrer del 12 ottobre ciò che restava della Polonia, dopo che la Russia si era presa la sua parte a est e che la Germania si era annessa ufficialmente quelle che erano state sue precedenti province e in piti qualche area a ovest del paese, prese il nome di Protettorato Generale della Polonia; Hans Frank fu nominato governatore generale, con Seyss-Inquart, il Quisling viennese, come suo sostituto. Frank era un esempio tipico di gangster intellettuale nazista. Iscrittosi al partito nel 1927 poco dopo essersi laureato in giurisprudenza, s'era creato rapidamente la fama di essere il luminare del movimento in fatto di diritto. Energico, sveglio, con una buona cultura non solo giuridica ma anche letteraria, appassionato delle arti e specialmente della Pagina 500
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt musica, era divenuto una potenza in campo giuridico in seguito all'avvento al potere dei nazisti. Dapprima fu ministro di Grazia e Giustizia in Baviera, poi ministro del Reich senza portafoglio e presidente dell'Accademia giuridica, nonché dell'Associazione degli Avvocati Tedeschi. Bruno, vivace e slanciato, padre di cinque figli, controbilanciava in parte con la sua intelligenza e la sua cultura il suo primitivo fanatismo, e per questo era, fino a quel momento, uno degli uomini meno repulsivi fra quanti attorniavano Hitler. Ma dietro le apparenze civili si celava, in lui, il freddo assassino. I quarantadue fascicoli del diario della sua vita e delle sue azioni da lui tenuto, e prodotto a Norimberga *, sono uno dei documenti più terrificanti rimastici del tenebroso mondo nazista; essi dipingono il suo autore come un uomo gelido, efficiente, spieiato, sanguinario. Sembra che non vi sia omessa alcuna delle sue barbare frasi. " I polacchi debbono essere gli schiavi del Reich tedesco ", egli disse il giorno dopo l'assunzione della sua nuova carica. Una volta, avendo udito * Fu trovato nel maggio del 1945 dal tenente Walter Stein della settima armata americana nell'appartamento di Frank, all'albergo Berghof, presso Neuhaus, in Baviera. // " Sitzkrieg " a occidente 719 che Neurath, il " protettore " della Boemia, aveva fatto affiggere manifesti annunciami l'esecuzione di sette universitari cèchi, Frank disse a un giornalista nazista: " Se dovessi ordinare di affiggere manifesti per ogni sette polacchi fucilati, non vi sarebbero, in Polonia, abbastanza foreste per far la carta di quei manifesti "38. Himmler e Heydrich erano stati incaricati da Hitler di liquidare gli ebrei. Oltre a spremere viveri, provviste e lavoro coatto dalla Polonia, Frank aveva il compito di liquidare l'intelligentsia. Per tale operazione, i nazisti avevano un bel termine convenuto: "Azione straordinaria di pacificazione" (Aus-serordentliche Befriedigungsaktion). In seguito divenne nota semplicemente come " Azione AB ". A Frank occorse un certo tempo prima di poterla far funzionare. Solo alla fine della primavera dell'anno dopo, quando la grande offensiva tedesca a ovest distrasse dalla Polonia l'attenzione del mondo, essa cominciò a dare risultati. Come indica il suo diario, Frank il 30 maggio, in un vigoroso discorso tenuto ai suoi collaboratori della polizia, potè vantarsi di aver riportato un bel successo: " qualche migliaio " di intellettuali polacchi erano eliminati o in via di eliminazione. " Vi prego, signori, di prendere le misure più rigorose per aiutarci in questo compito ", egli disse. Privatamente, aggiunse che tali erano " gli ordini del Fùhrer ". Disse che Hitler si era espresso in questi termini: In Polonia occorre liquidare le persone atte a costituire una classe dirigente. Quelli che le seguono... debbono' essere eliminati, a loro volta. Per questo non c'è bisogno di gravare il Reich... non c'è bisogno di mandare questi elementi nei campi di concentramento del Reich. Dovranno esser fatti fuori proprio qui, in Polonia, egli disse M. Come Frank annotò nel suo diario, nella riunione il capo dei servizi di sicurezza (SD) fece una relazione sui progressi conseguiti. Circa duemila uomini e diverse centinaia di donne, disse, erano stati arrestati " all'inizio dell'Azione straordinaria di pacificazione ". La maggior parte di loro era stata "giudicata sommariamente": eufemismo nazista per dire che erano stati liquidati. Una seconda infornata di intellettuali stava per essere raccolta per " un giudizio sommario ". Complessivamente, si sarebbe così provveduto nei riguardi di " circa 3.500 persone ", le più pericolose déll'intelli-gentsia polacca40. Frank non trascurò gli ebrei, benché la Gestapo l'avesse esonerato dal compito dello sterminio diretto. Il suo diario è pieno delle sue idee su tale argomento e di accenni alle relative conseguenze. Il 7 ottobre 1940 egli an-notò\un discorso da lui tenuto quel giorno durante una riunione nazista in Polonia, nel quale fece il bilancio del suo primo anno di sforzi. Cari camerati!... In un solo anno non ho potuto eliminare tutti i pidocchi e tutti gli ebrei [" ilarità nel pubblico ", egli annota, a questo punto]. Ma se mi aiuterete, con l'andar del tempo raggiungeremo questa meta41. L'anno successivo, due settimane prima di Natale, Frank chiuse una riunione di gabinetto a Cracovia, suo quartier generale, con queste parole: 720
Dai trionfi iniziali atta grande svolta Per quel che riguarda gli ebrei, desidero dirvi con tutta franchezza che essi debbono esser fatti fuori, in un modo o nell'altro... Signori, debbo chiedervi di sbarazzarvi da ogni sentimento di compassione. Dobbiamo annientare Pagina 501
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt gli ebrei. Egli ammise che era cosa difficile " fucilare o avvelenare i tre milioni e mezzo di ebrei che si trovavano nel governatorato generale; però possiamo prendere misure tali, in un certo modo, che porteranno al loro sterminio ". Era una previsione esatta ". Appena terminati i combattimenti, in Polonia si cominciò a cacciare gli ebrei e i polacchi dalle case in cui essi e le loro famiglie abitavano da generazioni. Il 7 ottobre, all'indomani del " discorso della pace " da lui tenuto al Reichstag, Hitler mise Himmler a capo di una nuova organizzazione, il Commissariato del Reich per il rafforzamento della nazionalità tedesca, più noto sotto la sigla RKFDV. Tale organizzazione era incaricata di procedere anzitutto alla deportazione degli ebrei e dei polacchi fuori dalle province polacche direttamente annesse e di insediare al loro posto tedeschi e Volks-deutsche, cioè tedeschi di nazionalità straniera che stavano affluendo dai paesi baltici minacciati e da varie regioni periferiche della Polonia. Halder aveva sentito parlare di questo piano due settimane prima e aveva annotato nel suo diario che " per ogni tedesco che si trasferirà in questi territori, saranno espulse dalla Polonia due persone ". Il 9 ottobre, due giorni dopo l'assunzione dell'incarico, Himmler decretò che 550 ooo dei 650 ooo ebrei viventi nelle province polacche annesse, insieme a tutti i polacchi " inassimilabili ", dovevano essere trasferiti nel territorio del Governatorato Generale ad est della Vistola. In un anno, i 200 ooo polacchi e 300 ooo ebrei furono cacciati dalle terre dove avevano le loro radici e sospinti verso est. Ma al loro posto vennero sistemati solamente 497 ooo Volksdeutscbe. Era un po' di più del rapporto pensato da Halder: tre polacchi ed ebrei espulsi, per ogni tedesco che ad essi si sostituiva. L'autore di questo libro ricorda che l'inverno 1939-40 fu eccezionalmente rigido, con grandi nevicate; così il " trapianto ", effettuato a temperature al di sotto dello zero e spesso durante delle tormente, costò di fatto agli ebrei e ai polacchi più vite che quelle stroncate dai plotoni di esecuzione e dai patiboli nazisti. Lo stesso Himmler può essere citato a testimonio. In un discorso rivolto aìi'SS-Leibstandarte l'estate successiva, dopo la caduta della Francia, egli fece un confronto fra le deportazioni che i suoi uomini cominciavano ad effettuare in Occidente e quelle portate a termine nell'Est. [Le deportazioni] in Polonia ebbero luogo a una temperatura di quaranta gradi sotto zero; là con un tale tempo dovemmo trascinar via migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di persone, dovemmo avere la durezza d'animo necessaria per uccidere migliaia di polacchi delle classi dirigenti (ciò, dovete udirlo, ma subito dimenticarvelo)... Signori, in molti casi è assai più facile andar al fuoco con una compagnia che non sopprimere una popolazione ingombrante di basso livello di civiltà, o procedere a delle esecuzioni, o trascinar via la gente, o cacciare donne isteriche e piangenti43. Il "Sitzkrieg" a occidente 721 Già il 21 febbraio 1940 i'SS Oberfùhrer Richard Gliicks, capo dell'ispettorato dei campi di concentramento, dopo aver fatto dei sopraluoghi nei pressi di Cracovia informò Himmler di aver trovato il " posto adatto " per un nuovo " campo di quarantena " ad Auschwitz, cittadina piuttosto misera di dodicimila abitanti, situata in un terreno paludoso, dove, oltre a qualche fabbrica, si trovavano le vecchie caserme della cavalleria austriaca. I lavori cominciarono subito, e il 14 giugno Auschwitz fu inaugurato ufficialmente come campo di concentramento per quei detenuti politici polacchi che i tedeschi intendevano trattare con particolare durezza. Esso doveva presto divenire un luogo ancor più sinistro. Nel frattempo i dirigenti della IG-Farben, il grande consorzio chimico tedesco, avevano scoperto che Auschwitz era un posto " adatto " per crearvi una nuova fabbrica di petrolio e di gomma sintetici. Non solo per la costruzione dei nuovi fabbricati ma anche per il funzionamento della nuova fabbrica vi sarebbe stato il vantaggio di avere la mano d'opera a buon mercato di schiavi. A sovraintendere al nuovo campo e a fornire tale mano d'opera per l'IG-Farben, nella primavera del 1940 arrivò ad Auschwitz la banda dei più scelti manigoldi delle SS, di cui facevano parte quel Josef Kramer che in seguito doveva essere noto al pubblico inglese come " la belva di Belsen ", e Ru-dolf Hans Hoss, il quale aveva passato cinque anni in carcere per omicidio (egli trascorse gran parte della sua vita prima come detenuto, poi come carceriere) e che nel 1946 a Norimberga, all'età di quarantasei anni, doveva vantarsi di aver diretto, ad Auschwitz, lo sterminio di due milioni e mezzo di persone, senza contare un altro mezzo milione cui fu permesso di " soccombere Pagina 502
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt per la fame ". Così Auschwitz era destinato a divenire ben presto il più famoso campo di sterminio tedesco (Vernichtungslager); da distinguere dai campi di concentramento, dove qualcuno degli internati potè sopravvivere. È certo importante, per un giudizio sui tedeschi - anche su quelli più rispettabili sotto Hitler, che una società così distinta, nota in campo internazionale, come la IG-Farben, i cui direttori godevano la fama di essere fra i principali uomini d'affari della Germania e persone timorate di Dio, scegliesse di proposito quel campo della morte come luogo adatto per le proprie attività redditizie. Attriti fra i regimi totalitari. In quel primo autunno di guerra l'asse Roma-Berlino cominciò a cigolare. Si ebbero scambi di battute pungenti, a vari livelli, per via di molteplici divergenze: i tedeschi non avevano effettuato l'evacuazione dei Volksdeut-sche dal Sud-Tirolo italiano, come s'era stabilito in base agli accordi del precedente giugno; i tedeschi non avevano fornito all'Italia un milione di tonnellate di carbone al mese; gli italiani avevano dovuto tener conto del blocco inglese, ed erano stati costretti a rinunciare a rifornire la Germania di materie prime attraverso il loro paese; l'Italia manteneva floride relazioni com722 Dai trionfi iniziali alla grande svolta mereiai! con l'Inghilterra e la Francia, né aveva scrupolo di vendere a tali nazioni materiali bellici; Ciano dimostrava sempre più chiaramente dei sentimenti antitedeschi. Mussolini, come al solito, passava da un eccesso all'altro. Ciano, nel suo diario, ne annotò i tentennamenti. Il 9 novembre al " duce " non riuscì facile compilare un telegramma per congratularsi con Hitler di essere scampato all'assassinio. Voleva che fosse caloroso, ma non troppo, perché a suo giudizio nessun italiano ha provato questa grande gioia per la salvezza di Hitler. E meno di tutti, il Duce. 20 novembre. ... Per Mussolini l'idea di Hitler che fa la guerra e, peggio ancora, che la vince, è totalmente insopportabile. Il giorno dopo Natale, il " duce " espresse " il desiderio di una disfatta tedesca " e diede istruzioni a Ciano che informasse segretamente il Belgio e l'Olanda dell'imminenza di un attacco *. Ma l'ultimo dell'anno egli parlava di nuovo di entrare in guerra a fianco di Hitler. La principale causa dell'attrito fra le due potenze dell'Asse era la politica filorussa della Germania. Il 30 novembre 1939 l'Armata Rossa sovietica aveva attaccato la Finlandia, ponendo Hitler in una posizione quanto mai umiliante. Estromesso dal Baltico come prezzo del suo patto con Stalin, costretto a far evacuare in fretta le famiglie tedesche vissute per secoli in quelle regioni, egli ora aveva da assolvere ufficialmente la Russia dell'attacco immotivato contro una piccola nazione strettamente legata alla Germania, la cui stessa indipendenza quale nazione non comunista era stata largamente dovuta all'intervento di truppe regolari tedesche nel 1918, contro la Russia**. Per Hitler, era un'amara pillola da ingoiare, ma egli l'ingoiò. Alle missioni diplomatiche all'estero, alla stampa e alla radio tedesche furono impartite precise istruzioni che l'aggressione russa venisse appoggiata e si evitasse di manifestare simpatia per i finlandesi. Questa può essere stata la goccia che, per Mussolini, fece traboccare il vaso perché egli doveva far fronte a dimostrazioni antitedesche verificatesi in tutta l'Italia. In ogni caso, all'inizio dell'anno nuovo e precisamente il 3 gennaio 1940, egli aprì il suo animo in una lunga lettera al Fùhrer. Mai prima, e di certo mai più in seguito, il " duce " fu così franco con Hitler e così pronto a dargli consigli aspri e spiacevoli. Gli disse di essere " profondamente convinto " che, anche se assistita dall'Italia, la Germania non avrebbe mai potuto " mettere in ginocchio l'Inghilterra e la Francia e neanche dividerle. Credere una simile cosa, è illudere se stessi. Gli Stati Uniti non avrebbero permesso la disfatta totale delle democrazie ". Così, ora che Hitler si era protetto sulla frontiera ad est, occor* Ciano il 2 gennaio trasmise l'avvertimento all'ambasciatore belga a Roma e notò questo passo nel proprio diario. Secondo Weizsacker, i tedeschi intercettarono due telegrammi cifrati contenenti l'avvertimento italiano inviati a Bruxelles dall'ambasciatore e li decifrarono **. ** Un episodio alquanto ridicolo e poco noto della storia recente è che il 9 ottobre 1918 la Dieta della Finlandia, avendo l'impressione che la Germania Pagina 503
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt stesse vincendo la guerra, elesse il principe Federico Carlo d'Assia re della Finlandia, con 7; voti contro 25. Un mese dopo, la vittoria degli Alleati pose fine a questo fantasioso intermezzo. Il "Sitzkrieg" a occidente 723 reva proprio " rischiare tutto, compreso il suo regime, e sacrificare il fiore delle generazioni tedesche ", per cercare di sconfiggere quelle nazioni? Secondo Mussolini, si poteva addivenire alla pace qualora la Germania avesse tollerato l'esistenza di " una Polonia dalle modeste dimensioni, disarmata, esclusivamente polacca ". Egli aggiungeva: " A meno che non abbiate irrevocabilmente deciso di continuare la guerra fino all'estremo, credo che la creazione di uno Stato polacco... risolverebbe la guerra e costituirebbe una condizione di pace sufficiente ". Ma a preoccupare il dittatore italiano era essenzialmente il patto della Germania con la Russia. ... Senza sparare un sol colpo, la Russia in Polonia e nel Baltico ha tratto profitto dalla guerra. Ma io, rivoluzionario nato, vi dico che non potete sacrificare permanentemente i principi della vostra rivoluzione alle esigenze tattiche di un certo momento politico... È mio dovere aggiungere che un altro passo avanti nelle vostre relazioni con Mosca avrebbe ripercussioni catastrofiche in Italia...ts. La lettera di Mussolini non solo avvertiva Hitler del deteriorarsi delle relazioni italo-tedesche ma toccava anche un punto nevralgico: il flirt del Fuhrer con la Russia sovietica, che cominciava a dare sui nervi all'una e all'altra parte. Esso aveva permesso a Hitler di scatenare la guerra e di distruggere la Polonia e gli aveva procurato anche altri vantaggi. Ad esempio, i documenti tedeschi sequestrati rivelano uno dei segreti meglio custoditi della guerra: l'aiuto dato dall'Unione Sovietica nel concedere porti sull'Artico, sul mar Nero e sul Pacifico attraverso i quali la Germania potè importare materie prime necessarissime, altrimenti precluse dal blocco britannico. Il io novembre 1939 Molotov acconsentì perfino che il governo sovietico coprisse il costo del trasporto di tali materie per mezzo delle ferrovie russe 4". Possibilità di rifornirsi di combustibile e di effettuare riparazioni furono offerte alle navi tedesche, sommergibili compresi, nel porto artico di Teri-berka, ad est di Murmansk: Molotov aveva ritenuto che quest'ultimo porto " non era abbastanza isolato ", mentre Teriberka era " più adatto, perché più remoto e non visitato da navi straniere " ". Durante tutto l'autunno e la prima parte dell'inverno del 1939, Mosca e Berlino negoziarono per incrementare le relazioni commerciali fra i due paesi. Alla fine di ottobre le forniture russe di materie prime, specie di grano e di olio, alla Germania furono considerevoli, ma i tedeschi desideravano che aumentassero. Si stavano però accorgendo che i sovietici erano rudi e scaltri negoziatori, in economia non meno che in politica. Il i° novembre il feldmaresciallo Gbring, il grande ammiraglio Raeder e il colonnello generale Keitel protestarono " l'uno indipendentemente dall'altro " (come notò Weiz-sacker) presso il Ministero degli Esteri tedesco perché i russi chiedevano in cambio troppo materiale di guerra tedesco. Un mese dopo Keitel si lamentò nuovamente presso Weizsacker, perché le richieste russe di prodotti tedeschi, specie di macchinari per la fabbricazione di munizioni, " si facevano sempre più ingenti e irragionevoli "48. 724 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Ma se la Germania voleva avere generi alimentari e olio dalla Russia doveva fornire come contropartita i materiali che Mosca esigeva e di cui abbisognava. Il Reich, ormai isolato dal blocco alleato, aveva una tale disperata necessità di quelle importazioni dalla Russia, che più tardi, il 30 marzo 1940, in un momento cruciale, Hitler ordinò che la consegna del materiale di guerra alla Russia avesse la precedenza perfino rispetto alle forze armate tedesche*50. A un certo punto, i tedeschi inclusero l'incrociatore pesante Lùtzow non ancora varato nel conto dei pagamenti a Mosca. Poco tempo prima, il 15 dicembre, l'ammiraglio Raeder aveva proposto ai russi di vendere i progetti e i disegni della Bismarck, la più grande nave da battaglia del mondo (45 ooo tonnellate), che allora si stava costruendo, se Mosca avesse pagato " un prezzo assai alto " ". Alla fine del 1939 lo stesso Stalin prese parte personalmente alle trattative con la delegazione commerciale tedesca che si svolgevano a Mosca. Gli economisti tedeschi trovarono in lui un formidabile negoziatore. Nei documenti sequestrati della Wilhelmstrasse figurano delle lunghe e particolareg-giate relazioni su tre Pagina 504
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt memorabili incontri col temibile dittatore sovietico, la cui capacità di cogliere e tenere a mente ogni dettaglio sbalordì i tedeschi. Questi si accorsero che Stalin non era tipo con cui si potesse bluffare o far trucchi; egli sapeva essere terribilmente esigente e certe volte - come ebbe a riferire a Berlino il dottor Schnurre, uno dei delegati nazisti - " diveniva assai agitato ". Stalin ricordò ai tedeschi che l'Unione Sovietica aveva " reso un grandissimo servizio alla Germania [e], assistendola, si era fatta dei nemici ". In cambio, ci si attendeva, da Berlino, un certo riguardo. In una conferenza tenutasi al Cremlino l'ultimo dell'anno (1939), Stalin dichiarò che il prezzo complessivo degli aerei non poteva esser preso in considerazione. Superava di molto il prezzo effettivo. Se la Germania non voleva fornire aerei, avrebbe fatto meglio a dirglielo apertamente. In una riunione notturna tenutasi al Cremlino, l'8 febbraio, Stalin chiese ai tedeschi di proporre prezzi convenienti, di non tenerli troppo alti, come avevano fatto in precedenza. Come esempio, menzionò il prezzo complessivo di 300 milioni di marchi per gli aerei e la valutazione in 150 milioni di marchi dell'incrociatore Lùtzow. Non bisognava approfittare della bonarietà dell'Unione Sovietica H. L'i i febbraio 1940 fu finalmente firmato a Mosca un complicato accordo commerciale che prevedeva uno scambio di merci durante i successivi diciotto mesi per un valore minimo di 640 milioni di marchi. Ciò, in aggiunta agli scambi concordati nel corso dell'agosto dell'anno precedente, ammontanti a circa 150 milioni annui. Oltre all'incrociatore Lùtzow e ai progetti della Bismarck, alla Russia si dovevano dare cannoni da marina di grosso calibro e altro materiale, nonché una trentina dei più recenti aeroplani tede* Dopo la conquista della Francia e dei Paesi Bassi, Goring informò il generale Thomas, capo della sezione per l'economia dell'OKW, " che il Fùhrer desiderava che le consegne ai russi venissero effettuate puntualmente solo fino alla primavera del 1941. In seguito, - egli aggiunse, - non avremo più alcun interesse a soddisfare completamente le richieste russe " 4'. Il "Sitzkrieg" a occidente 725 sebi da guerra, compresi i caccia Messerschmitt io9euoei bombardieri da picchiata Ju-88. Altre rimesse riguardavano macchine per l'industria petrolifera ed elettrica sovietica, locomotive, turbine, generatori, motori Diesel, navi, utensili meccanici, campioni dell'artiglieria tedesca, carri armati, esplosivi, attrezzature per la guerra chimica e così via ". Ciò che i tedeschi ricevettero in cambio durante il primo anno fu registrato dall'OKW: un milione di tonnellate di cereali, mezzo milione di tonnellate di grano, 900 ooo tonnellate di petrolio, 100 ooo tonnellate di cotone, 500 ooo tonnellate di fosfati, considerevoli quantitativi di molte altre materie prime d'importanza vitale e il transito di un milione di tonnellate di semi di soia provenienti dalla Manciuria M. Tornato a Berlino, il dottor Schnurre, esperto del Ministero degli Esteri per l'economia, che a Mosca aveva diretto i negoziati commerciali della Germania, stese un lungo memorandum per indicare quel che aveva ottenuto per il Reich. Egli disse che a parte le materie prime assolutamente neces-sarie che la stessa Russia avrebbe fornito, Stalin aveva promesso " un aiuto generoso ", avrebbe " acquistato in altri paesi metalli e materie prime " per conto della Germania. Schnurre concludeva dicendo: L'accordo significa, per noi, una porta spalancata ad est... Gli effetti del blocco britannico saranno da esso ridotti in misura decisiva **. Questa fu una delle ragioni per cui Hitler mise da parte il suo orgoglio, tollerò l'aggressione russa contro la Finlandia, assai impopolare in Germania, e il pericolo costituito dalle basi per le truppe e l'aviazione che i sovietici avrebbero potuto creare nei tre paesi baltici (basi da usare, in ultima analisi, contro chi, se non contro la Germania?) Stalin non solo lo aiutava a paralizzare il blocco britannico; ma, cosa ancor più importante, gli dava la possibilità di combattere una guerra a fronte unico, di concentrare tutta la sua potenza militare a occidente per invadere il Belgio e l'Olanda e mettere fuori combattimento la Francia e l'Inghilterra: dopo di che... Hitler aveva ben detto ai suoi generali che cosa aveva in mente di fare. Fin dal 17 ottobre 1939, appena finita la campagna in Polonia, egli aveva ricordato a Keitel che il territorio polacco è importante, per noi, dal punto di vista militare, come base avanzata d'attacco e per il concentramento strategico delle truppe. A tal fine, le ferrovie, le strade e i canali di comunicazione debbono essere tenuti in ordine5t. Quando quell'anno decisivo che fu il 1939 volse alla fine, Hitler si rese ben Pagina 505
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt conto che, come aveva detto ai generali nel suo memorandum del 9 ottóbre, non si poteva contare per sempre sulla neutralità della Russia sovietica. Egli aveva accennato che in otto mesi o in un anno le cose avrebbero anche potuto cambiare. Nel discorso tenuto loro il 23, egli aveva messo in rilievo il fatto, che " ci si potrà mettere contro la Russia solo quando saremo liberi a occidente ". Questo pensiero non abbandonò mai la sua mente inquieta. L'anno fatale svanì nella storia in un clima curioso e quasi irreale. Ben726 Dai trionfi iniziali alla grande svolta che una guerra mondiale fosse in corso, in terra non si svolgevano combattimenti e nei cicli i grossi bombardieri trasportavano solo opuscoli di propaganda, mal scritti a dire il vero, da gettare nei paesi nemici. Solo sui mari la guerra era davvero in corso. I sommergibili continuavano a far pagare il pedaggio al naviglio inglese e talvolta anche neutrale, nelle acque crudeli e gelide dell'Atlantico settentrionale. Nell'Atlantico meridionale una delle tre corazzate tascabili tedesche, la Graf Spee, era uscita dalla sua base di attesa e in tre mesi aveva affondato nove navi da carico britanniche, per un totale di 50 ooo tonnellate. Poi, due settimane prima del primo Natale di guerra, il 14 dicembre 1939, il pubblico tedesco fu elettrizzato dalla notizia di una grande vittoria navale, spiattellata nei titoloni dei giornali e nei bollettini diffusi per radio. Veniva detto che il giorno precedente la Graf Spee aveva impegnato combattimento con tre incrociatori inglesi quattrocento miglia al largo di Montevideo, affondandoli. Ma ben presto all'euforia subentrò la perplessità. Tre giorni dopo, infatti, la stampa annunciava che la corazzata tascabile si era affondata nell'estuario del Rio de la Piata, proprio di fronte alla capitale dell'Uruguay. Che specie di vittoria era mai stata? Il 21 dicembre l'alto comando della marina fece sapere che il comandante della Graf Spee, capitano Hans Langs-dorff, aveva " seguito il destino della sua nave ", adempiendo così " da combattente e da eroe quel che il suo Fùhrer, il popolo tedesco e la marina si erano aspettati da lui ". Al rattristato popolo tedesco non fu detto che la Graf Spee era stata gravemente danneggiata dai tre incrociatori inglesi, ai quali era pur superiore come artiglieria*; che essa si era ritirata a Montevideo per provvedere alle riparazioni; che, secondo il diritto internazionale, il governo dell'Uruguay le aveva concesso di sostare in quel porto solo per settantadue ore, tempo insufficiente per eseguire le riparazioni; che P" eroe ", il capitano Langsdorff, piuttosto che arrischiarsi in un'altra battaglia con le navi inglesi con la propria-corazzata avariata, aveva preferito affondarla, e invece di scomparire con essa si era ucciso due giorni dopo in una squallida camera d'albergo di Buenos Aires. Naturalmente, al popolo tedesco non fu nemmeno detto quel che il generale Jodl scrisse il 18 dicembre nel suo diario, cioè che il Fiihrer si era molto irritato per il fatto che " la Graf Spee era stata fatta affondare senza combattere " e che aveva chiamato l'ammiraglio Raeder, a cui aveva fatto una scenata57. Il 12 dicembre, Hitler diramò altre direttive segretissime, rimandando l'attacco a occidente, facendo sapere che non sarebbero stati impartiti nuovi ordini prima del 27 dicembre e che la data più prossima per il " giorno A " * II giorno prima dell'affondamento, Goebbels aveva fatto pubblicare dalla stampa tedesca un falso dispaccio da Montevideo, in cui si diceva che la Graf Spee aveva riportato soltanto " lievi danni " e che i rapporti inglesi che parlavano di gravi danni da essa subiti erano " pure menzogne ". Il " Sitzkrieg " a occidente 727 era stata fissata nel i° gennaio 1940. Consigliò quindi di accordare ai militari le licenze di Natale. Secondo le note del mio diario, quell'inverno a Berlino il Natale, punto culminante di tutto l'anno per i tedeschi, fu squallido; pochi regali, cibo spartano, gli uomini fuori, le vie oscurate, con persiane chiuse e tende ben tirate, e tutti brontolavano a causa della guerra, delle restrizioni alimentari e del freddo. Ci fu uno scambio di auguri natalizi fra Hitler e Stalin. Hitler telegrafò: I miei migliori auguri per il vostro personale benessere e per il prospero futuro dei popoli dell'amica Unione Sovietica. Al che Stalin rispose: Vi è ogni ragione di credere che l'amicizia fra il popolo tedesco e quello dell'Unione Sovietica, cementata dal sangue, sia durevole e salda. A Berlino l'ambasciatore von Hassell usò le vacanze per conferire con i Pagina 506
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt cospiratori suoi compagni, Popitz, Goerdeler e il generale Beck, e il 30 dicembre annotò nel suo diario l'ultimo piano da loro concepito. Si trattava di far fermare a Berlino un certo numero di divisioni " in transito da ovest ad est ". Poi Witzleben doveva apparire a Berlino e sciogliere le SS. Compiuta questa operazione, Beck sarebbe dovuto andare a Zossen per ricevere il comando supremo dalle mani di Brau-chitsch. Un dottore avrebbe dovuto dichiarare che Hitler non era più in grado di rimanere in carica, dopodiché sarebbe stato tratto in arresto. Si sarebbe quindi rivolto un appello al popolo, indicando i seguenti fini: impedire ulteriori atrocità delle SS, ripristinare il decoro e la morale cristiana, continuare la guerra pur essendo pronti a stipulare la pace su di una base ragionevole... Ma tutto ciò era fuor dalla realtà, erano semplici discorsi. E i " congiurati " avevano le idee talmente confuse, che Hassell dedicò un bel tratto del suo diario al problema se Gbring dovesse o no rimanere. Lo stesso Goring, insieme a Hitler, Himmler, Goebbels, Ley e altri dirigenti del partito, colse l'occasione dell'anno nuovo per lanciare grandiosi proclami. Ley disse: " II Fiihrer ha sempre ragione! Obbedite al Fiihrer! " Per parte sua il Fùhrer proclamò che a provocare la guerra non era stato lui, ma erano stati " i guerrafondai ebrei e capitalisti " aggiungendo: Col paese unito, economicamente preparati e armati militarmente al sommo grado, entriamo in questo anno quanto mai decisivo della storia tedesca... Possa l'anno 1940 essere quello decisivo! Qualunque cosa accada, sarà la vittoria nostra. II 27 dicembre Hitler rimandò di nuovo " di almeno due settimane " l'attacco a occidente. Il io gennaio lo fissò definitivamente per il 17 gen naio, " quindici minuti prima dello spuntar del sole, alle 8,16 ". L'aviazione doveva iniziare il suo attacco tre giorni prima, il 14 gennaio, con l'obiettivo di distruggere gli aeroporti nemici in Francia, ma non in Belgio e in Olanda. I due piccoli paesi neutrali non dovevano conoscere il loro destino che al l'ultimo momento. Ma il 13 gennaio il Signore nazista della Guerra rimandò improvvisa728 Dai trionfi iniziali alla grande svolta mente l'attacco " a causa delle condizioni metereologiche ". Dopodiché, i documenti sequestrati dell'OKW relativi al giorno X tacciono, fino al 7 maggio. Il tempo può aver avuto una parte nel rinvio dell'attacco, deciso il 13 gennaio. Ma adesso sappiamo che le cause principali furono due altri avvenimenti: l'infelice attcrraggio di fortuna in Belgio di uno specialissimo aeroplano militare tedesco, avvenuto il io gennaio, e una nuova occasione che ora si affacciava nel Nord. Proprio il io gennaio - il giorno in cui Hitler aveva ordinato che l'attacco attraverso il Belgio e l'Olanda cominciasse il 17 - un aereo militare tedesco in volo da Miinster a Colonia si perse fra le nuvole dei cicli belgi e fu costretto ad atterrare a Mechelen-sur-Meuse. In esso si trovava il maggiore Helmut Reinberger, importante ufficiale di Stato maggiore della Luft-waffe, e nella sua borsa si trovavano i piani completi, con relative carte geografiche, dell'attacco tedesco a occidente. Siccome erano accorsi dei soldati belgi, il maggiore raggiunse alcuni cespugli là vicino e diede fuoco al contenuto della sua borsa. Insospettiti da questo strano comportamento, i soldati belgi spensero le fiamme calpestandole e s'impadronirono di quel che era rimasto. Condotto a un comando militare delle vicinanze, Reinberger, con un gesto disperato, afferrò le carte semibruciate che un ufficiale belga aveva messo sul tavolo e le gettò in una stufa accesa. Ma l'ufficiale belga fu pronto a tirarle via. Tramite la sua ambasciata a Bruxelles, Reinberger riferì subito al quar-tier generale della Luftwaffe di Berlino di essere riuscito a bruciare i documenti, di cui non erano rimasti che " frammenti insignificanti, grandi come il palmo di una mano ". Ma a Berlino le alte sfere rimasero costernate. Jodl informò immediatamente Hitler " circa ciò che il nemico può conoscere o non conoscere ". Ma lui stesso non lo sapeva. Dopo aver visto il Fuhrer, il 12 gennaio egli confidò al suo diario: " Se il nemico è in possesso di tutti i documenti, la situazione è catastrofica ". Quella sera Ribbentrop inviò un telegramma " urgentissimo " all'ambasciata tedesca di Bruxelles chiedendo un rapporto immediato sulla " distruzione del bagaglio del corriere ". Come risulta dal diario di Jodl, la mattina del 13 gennaio vi fu un colloquio di Goring col suo addetto aeronautico di Bruxelles, tornato in gran fretta a Berlino per via aerea, e coi più alti ufficiali della Luftwaffe. Jodl segnò: " Risultato: il plico dei documenti è stato certamente bruciato ". Ma, come appare chiaramente dal diario di Jodl, quello non era stato che un Pagina 507
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt andare a tastoni. Alle 13 egli annotò: " Ordine al generale Halder per telefono: sospendere tutti i movimenti ". Lo stesso giorno, il 13, l'ambasciatore tedesco a Bruxelles informava d'urgenza Berlino circa notevoli movimenti di truppe belghe, " in seguito a rapporti allarmanti ricevuti dallo Stato maggiore belga ". L'indomani l'ambasciatore inviò un altro messaggio " urgentissimo " a Berlino: i belgi stavano ordinando la " fase D ", penultima fase della mobilitazione, e richiaIl " Sitzkrieg " a occidente 729 mavano alle armi altre due classi. La causa di questa mobilitazione, secondo lui, erano " notizie circa movimenti di truppe tedesche alla frontiera belga e olandese nonché il contenuto semibruciato del corriere trovato in possesso di un ufficiale dell'aviazione tedesca ". La sera del 15 gennaio, a Berlino, gli ufficiali superiori cominciarono a dubitare che il maggiore Reinberger non avesse veramente distrutto i documenti incriminati, come aveva sostenuto. " Sono stati presumibilmente bruciati ", notò Jodl in un'altra riunione in cui si discusse la faccenda. Ma il 17 gennaio il ministro degli Esteri belga, Paul-Henri Spaak, fece chiamare l'ambasciatore tedesco e - come questi subito riferì a Berlino - gli disse freddamente che l'aereo che aveva fatto un attcrraggio di fortuna il io gennaio aveva messo nelle mani dei belgi un documento quanto mai importante ed eccezionale, contenente la prova evidente dell'intenzione di attaccare [il Belgio]. Non era proprio un piano delle operazioni, ma un ordine di attacco elaborato in tutti i dettagli, in cui restavano solo da inserire le date. I tedeschi non furono mai sicuri se Spaak non avesse bluffato. Quanto agli Alleati - allo Stato maggiore inglese e francese furono trasmesse copie del piano tedesco - erano propensi a considerare un " trucco " i documenti tedeschi. Churchill si oppose energicamente a tale interpretazione e deplorò che nulla si facesse in seguito a questo grave monito. Certo è che Hitler - il 13 gennaio il giorno dopo che fu informato della faccenda, rinviò l'attacco e prima di prendere di nuovo la decisione, in primavera, tutto il piano strategico era stato fondamentalmente cambiato58. Ma l'attcrraggio forzato in Belgio - e il cattivo tempo - non furono le sole ragioni per il rinvio dell'attacco. Nel frattempo erano maturati, a Berlino, e avevano avuto la precedenza, dei piani per un audace assalto tedesco contro due altri piccoli Stati neutrali più a nord. Con l'avvicinarsi della primavera, anche la guerra " fasulla " si avvicinava alla fine, per quel che riguardava i tedeschi.
1 Maggior generale j. F. C. FULLER, The Second World War, p. 55 citato da The Pira Quarter, p. 343. ' 2 Pel testo delle direttive n. 3: DGFP, Vili, p. 41. 3 NAMIER, op. cit., pp. 459-60. Egli cita il testo francese della convenzione. 4 Per la testimonianza resa da Halder a Norimberga ['8-9 settembre 1948, con riferimento agli accusati del " processo dei ministeri ": TMWC, XII, p. 1086. 5 Per la deposizione fatta, in propria difesa, da jodl a Norimberga il 4 giugno 1946: TMWC, XV, p. 350. 6 Per la deposizione fatta, in propria difesa, da Keitel a Norimberga il 4 aprile 1946: ibid., X, p. 519. 7 CHURCHILL, The Gathering Starr", p. 478. 8 FCNA, 1939, pp. 16-17. ' Per il memorandum di Weizsacker sul suo colloquio con Kirk: DGFP, Vili, pp. 3-4. Per la sua testimonianza, fatta a Norimberga, sul suo colloquio con Raeder: TMWC, XIV, p. 278. 10 Ibid., XXXV, pp. 527-29 (ND, 8o4-D). Il documento contiene sia il memorandum di Raeder sulla sua conversazione, sia il testo del cablogramma inviato a Washington dall'addetto navale americano. 11 Per la deposizione giurata fatta da Doenitz a Norimberga: NCA, Pagina 508
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt VII, pp. 114-15 (ND, 638-0). 12 Ibid., pp. 156-58. 13 Per la testimonianza resa, a Norimberga, da Raeder: TMWC, XIV, p. 78; da Weizsacker: ibid., pp. 277, 279, 293; da Hans Fritzsche, alto funzionario del Ministero per la Propaganda, assolto nel processo: ibid., XVII, pp. 191, 234-35. L'articolo del " Volkischer Beobachter " si trova in NCA, V, p. 1008 (ND, 326o-PS). Per la radiotrasmissione di Goebbels, cfr. Berlin Diary, p. 238. 14 Per il memorandum di Schmidt sulla conversazione: DGFP, Vili, pp. 140-45. 15 Per la testimonianza resa a Norimberga da Brauchitsch: TMWC, XX, p. 573. Una annota zione del diario di guerra dell'OKW conferma la citazione. " Diario di Ciano, pp. 175; Ciano's Diplomatic Papers, pp. 309-16. 17 DGFP, Vili, p. 24. 18 Ibid., pp. 197-98. 19 DGFP, VII, p. 41420 Per il memorandum di Hitler: NCA, VII, pp. 800-14 (ND, £-52); per le direttive n. 6: NCA, VI, pp. 880-81 (ND, C-62). 21 II testo si trova in TWC, X, pp. 864-72 (ND, NOKW-3433). 22 Sia Schlabrendorff (op. cit., p. 25) che Gisevius (op. cit., p. 431) parlano di questo com plotto. 23 Wheeler-Bennett, hi Nemesis, p. 491 n, indica le fonti tedesche. Cfr. anche HASSELL, op. cit., e THOMAS, Gedanken una Ereignisse, loc. cit. 24 Per l'interrogatorio subito da Halder a Norimberga il 26 febbraio 1946: NCA, suppl. B, pp. 1564-7525 ROTHFELS, The German Opposition to Hitler. 26 Sono contenuti in NCA, VI, pp. 893-905 (ND, €-72). 27 Biilow-Schwante, nella testimonianza da lui resa al tribunale militare di Norimberga nel " processo dei ministeri ", ha parlato del messaggio di Goerdeler e della udienza privata accorda tagli da re Leopoldo. Cfr. la copia, nell'edizione inglese: pp. 9807-11. Essa è anche menzionata in DGFP, Vili, p. 384 n. Il suo telegramma di avvertimento inviato a Berlino è stato pubblicato in DGFP, Vili, p. 386. Il "Sitzkrieg" a occidente 731 28 Per le varie versioni del rapimento di Venlo, cfr. s. PAYNE BEST, The Vento Incident; SCHELLENBERG, The Labyrinth; WHEELER-BENNETT, Nemesis. Un resoconto ufficiale olandese è contenuto nella protesta contro la Germania fatta dal governo olandese: DGFP, Vili, pp. 395-96. Altro materiale è stato prodotto nel " processo dei ministeri " tenutosi a Norimberga - cfr. TWC, XII. 29 TWC, XII, pp. 1206-8 e DGFP, Vili, pp. 395-96. 30 Per le varie versioni dell'attentato dinamitardo cfr. BEST, op. cit., SCHELLENBERG, op. cit.; WHEELER-BENNETT, Nemesis; REITLINGER, The S. S.; Berlin Diary; GISEVIUS, op. cit. Altro mate riale, di cui ho preso nota a suo tempo e che qui ho utilizzato, era stato prodotto a Norimberga, ma non l'ho ritrovato nei volumi di NCA e di TMWC. 3t Le note sono contenute testualmente in NCA, III, pp. 572-80 e anche in DGFP, Vili, pp. 439-46 (ND, 789-PS). 32 Diario di Halder del 23 novembre e la nota a pie di pagina Pagina 509
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aggiunta in un secondo tempo. Per la testimonianza resa da Brauchitsch a Norimberga: TMWC, XX, p. 575. 33 Per l'interrogatorio di Halder a Norimberga: NCA, suppl. B, pp. 1569-70. Cfr. anche THOMAS, Gedanken und Ereignisse, loc. cit. 34 HASSELL, Op. CÌt., pp. 93-94, 172. 35 Ibid., pp. 79, 9436 Dal diario dell'ammiraglio Canaris, NCA, V, p. 769 (ND, 3047-PS). 37 NCA, VI, pp. 97-101 (ND, 3363-PS). 31 TMWC, I, p. 297. 39 Ibid., VII, pp. 468-69. 40 Ibid., XXIX, pp. 447-48. 41 NCA, IV, p. 891 (ND, 2233-C-PS). 42 Ibid., pp. 891-92. 43 Ibid., pp. 553-54. 44 DGFP, Vili, p. 683 n. 45 Pel testo: ibid., pp. 604-9. 46 Ibid., p. 39447 Ibid., p. 213. 48 Ibid., p. 490. 49 NCA, IV, p. 1082. 50 Ibid., p. 1082 (ND, 2353-PS). 51 DGFP, Vili, p. 537. 52 Ibid., pp. 591 e 753, rispettivamente. 53 Per il testo del trattato commerciale dell'i! febbraio 1940 e per le cifre relative alle forni ture: ibid., pp. 762-64. 54 NCA, IV, pp. 1081-82 (ND, 2353-PS). 55 DGFP, Vili, pp. 814-17 (memorandum di Schnurre del 26 febbraio 1940). 56 NCA, III, p. 620 (ND, 864-PS). 57 II testo della commovente lettera di Langsdorff è contenuto in FCNA, 1939, p. 62. Per altro materiale sulla battaglia navale e su quanto ne segui: pp. 59-62. 58 Per la narrazione dell'attcrraggio di fortuna ho utilizzato alcune fonti originali tedesche: le relazioni dell'ambasciatore tedesco e dell'addetto aeronautico di Bruxelles trasmesse a Berlino (DGFP, Vili) e il diario di Jodl. Il testo del piano tedesco dell'attacco a Occidente, quale fu recuperato dai belgi, si trova in NCA, Vili, pp. 423-28 (ND, TC-58-A). Karl Bartz ha dato una descrizione dell'incidente nel suo libro Als der Himmel brannte. I commenti di Churchill si tro vano in The Gathering Storm, pp. 556-57. Egli però riferisce a una data errata l'attcrraggio di fortuna. XX. LA CONQUISTA DELLA DANIMARCA E DELLA NORVEGIA La designazione in codice, dall'aria innocente, del nuovo piano di aggressione tedesca era Weserubung, ossia " esercitazione Weser ". Le sue origini e i suoi sviluppi, a differenza di quelli degli attacchi immotivati che sono stati l'argomento di una così gran parte della presente narrazione, ebbero un carattere tutto particolare. Non furono il parto della mente di Hitler come tutti gli altri, bensì di un ambizioso ammiraglio e di uno scrittore dalle idee confuse del partito nazista. Fu poi il solo caso di un'aggressione militare tedesca in cui la marina ebbe una parte decisiva e anche l'unica operazione per la quale l'OKW procedette a una coordinazione pianificata delle tre armi. In effetti, l'alto comando e il suo Stato maggiore non furono nemmeno consultati, con grande loro irritazione, e Goring non fu inserito nel quadro che all'ultimo momento: omissione, questa, che aveva mandato sulle furie il corpulento capo della Luftwaffe. Da tempo la marina militare tedesca aveva gli occhi rivolti a Nord. La Germania non aveva un accesso diretto all'oceano aperto, e questo fatto geografico era rimasto impresso nella mente degli ufficiali di marina tedeschi durante la prima guerra mondiale. Dalle isole Shetland alle coste della Norvegia Pagina 510
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e attraverso l'angusto mar del Nord, una fitta rete britannica mantenuta da sbarramenti di mine e da navi in pattuglia aveva imbottigliato la potente flotta imperiale, aveva seriamente ostacolato i tentativi dei sommergibili di sboccare nell'Atlantico settentrionale e aveva escluso dai mari il naviglio mercantile tedesco. La flotta tedesca d'alto mare non raggiunse mai l'alto mare. Nella prima guerra mondiale il blocco navale inglese strozzò la Germania imperiale. Nel periodo fra le due guerre un gruppo di ufficiali della marina tedesca al comando della flotta ridotta a modeste dimensioni meditò su quel fatto e su quella situazione geografica venendo alla conclusione che in una futura guerra con la Gran Bretagna la Germania doveva cercare di assicurarsi delle basi in Norvegia: così si sarebbe potuto spezzare la linea del blocco inglese attraverso il mare del Nord, aprire il vasto oceano alle navi di superficie e ai sommergibili tedeschi e dare al Reich la possibilità di invertire le parti, cioè di stabilire un blocco efficiente intorno alle isole britanniche. Perciò non stupisce che nel 1939, allo scoppio della guerra, l'ammiraglio La conquista della Danimarca e della Norvegia 733 Rolf Carls, il quale come rango occupava il terzo posto nella marina da guerra tedesca e aveva una forte personalità, cominciasse a tempestare l'ammiraglio Raeder (come questi annotò nel suo diario e poi testimoniò a Norimberga) con delle lettere che mettevano in rilievo " l'importanza d'una occupazione, da parte della Germania, delle coste norvegesi " '. Raeder, dal canto suo, aveva poco bisogno di essere incitato, e il 3 ottobre, finita la campagna di Polonia, inviò un questionario riservato allo Stato maggiore della marina da guerra chiedendo di accertare la possibilità di ottenere " basi in Norvegia mediante comuni pressioni della Russia e della Germania ". Consultato circa l'atteggiamento di Mosca, Ribbentrop dichiarò che dalla Russia " ci si poteva attendere un largo appoggio ". Raeder disse al suo Stato maggiore che Hitler doveva essere informato al più presto circa le " possibilità " esistenti2. Il io ottobre, nel corso di un lungo rapporto al Fiìhrer sulle operazioni navali, Raeder fece presente l'importanza di assicurarsi basi navali in Norvegia, se necessario, con l'aiuto della Russia. Stando a quel che risulta dai documenti segreti, fu questa la prima volta che la marina richiamò direttamente l'attenzione di Hitler. Raeder disse che il capo " riconobbe subito l'importanza del problema norvegese ". Gli chiese di lasciargli i suoi appunti sull'argomento e promise di pensarci. Ma in quel momento il Signore nazista della Guerra era preso da altri progetti: dal lancio dell'offensiva a ovest superando le esitazioni dei suoi generali *. Sembra che la Norvegia gli sfuggisse di mente3. Ma l'idea gli si ripresentò due mesi dopo, per tre motivi. Il primo, fu il sopraggiungere dell'inverno. L'esistenza stessa della Germania dipendeva dall'importazione di minerali fgrrosi dalla Svezia. Per il primo anno di guerra, si contava su undici milioni di tonnellate da procurarsi grazie a tale importazione in rapporto a un consumo complessivo di quindici milioni di tonnellate. Nei mesi caldi questo minerale veniva trasportato dalla Svezia settentrionale fino al golfo di Bothnia e attraverso il Baltico raggiungeva la Germania. La cosa non costituiva un problema nemmeno in tempo di guerra, dato che il Baltico era effettivamente sbarrato ai sommergibili e alle navi di superficie inglesi. Ma in inverno questa via navale non poteva essere usata, a causa degli spessi ghiacci che coprivano il mare. Nei mesi freddi il minerale svedese doveva essere inoltrato per ferrovia fino al vicino porto norvegese di Narvik e, di là, doveva esser trasportato per mare lungo la costa norvegese fino in Germania. Per quasi tutto l'itinerario le navi tedesche col minerale potevano percorrere le acque territoriali norvegesi tanto da sottrarsi alla distruzione ad opera delle navi e dei bombardieri britannici. Cosi una Norvegia neutrale presentava i suoi vantaggi e a tutta prima Hitler l'aveva fatto notare alla marina. Essa metteva la Germania in grado * Hitler convocò i suoi capi militari il io ottobre, lesse loro un lungo memorandum sulla necessità d'un attacco immediato a occidente e trasmise loro le direttive n. 6 con l'ordine di fare i preparativi per un'offensiva attraverso il Belgio e l'Olanda (cfr. sopra, pp. 700-1). 734 Dai trionfi iniziali alla grande svolta di mantenere l'afflusso vitale del ferro senza che l'Inghilterra potesse interferire. A Londra Churchill, allora primo Lord dell'Ammiragliato, se n'era subito reso conto, e fin dalle prime settimane della guerra aveva cercato di indurre il gabinetto a permettere la posa di mine nelle acque territoriali norvegesi, tanto da arrestare il traffico tedesco del ferro. Ma Chamberlain e Halifax si erano Pagina 511
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt mostrati quanto mai restii a violare la neutralità della Norvegia e, per il momento, la proposta era stata accantonata \ Quando il 30 novembre 1939 la Russia attaccò la Finlandia, la situazione in Scandinavia cambiò del tutto e l'importanza strategica di questa regione crebbe enormemente sia per gli Alleati occidentali che per la Germania. La Francia e l'Inghilterra cominciarono ad organizzare, in Scozia, un corpo di spedizione da mandare in aiuto dei prodi finlandesi che, contrariamente a ogni previsione, opponevano un'accanita resistenza agli assalti dell'Armata Rossa. Ma quel corpo poteva raggiungere la Finlandia solamente attraverso la Norvegia e la Svezia, e i tedeschi videro subito che se truppe alleate avessero attraversato, con o senza permesso, la zona settentrionale di quei due paesi, esse, con la scusa di mantenere le comunicazioni, potevano lasciarvi effettivi sufficienti per arrestare completamente i rifornimenti tedeschi dei minerali ferrosi svedesi *. Inoltre gli Alleati occidentali si sarebbero trovati in vantaggio sul Reich a settentrione. L'ammiraglio Raeder non mancò di ricordare a Hitler tali pericoli. Infine il capo della flotta tedesca aveva trovato nella stessa Norvegia un prezioso alleato per la realizzazione dei suoi piani nella persona del maggiore Vidkun Abraham Lauritz Quisling, il cui nome doveva presto divenire, in quasi tutte le lingue, sinonimo di traditore. La comparsa di Vidkun Quisling. Gli inizi della carriera di Quisling erano stati abbastanza onorevoli. Nato nel 1887 da famiglia contadina, riuscì il migliore della classe all'Accademia militare norvegese e prima dei trent'anni fu mandato a Pietroburgo quale addetto militare. Per i servizi resi nel curare gli interessi britannici dopo la rottura delle relazioni diplomatiche fra l'Inghilterra e il governo bolscevico, fu insignito della commenda dell'ordine dell'Impero Britannico. A quel tempo, simpatizzava sia con gli inglesi che con i bolscevichi. Restò nella Russia sovietica per un certo tempo quale aiuto di Fridtjof Nansen, il grande esploratore e filantropo norvegese, nell'opera di assistenza ai russi. * Era una supposizione giusta. Oggi si sa che il Consiglio supremo di guerra degli Alleati, riunitosi a Parigi il 5 febbraio 1940, aveva deciso che, con l'invio di un corpo di spedizione in Finlandia, i giacimenti di ferro svedese avrebbero dovuto essere occupati dalle truppe sbarcate a Narvik, porto che si trovava a breve distanza dalle miniere (cfr. il mio libro The Challenge of Scandinavia, pp. 115-16 n.). Churchill rilevò che in quella riunione si decise, " incidentalmente, di prendere sotto controllo il giacimento di minerali di Gullivare " (The Gathering Storm, p. 560). La conquista della Danimarca e detta Norvegia 735 II successo dei comunisti in Russia produsse nel giovane ufficiale dell'esercito norvegese una tale impressione che, tornato a Oslo, egli offrì i piopri servigi al partito laburista, che a quel tempo faceva parte del Comin-tern. Egli propose di organizzare una " Guardia Rossa ", ma il partito laburista respinse la proposta, sospettando di lui e del suo progetto. Allora egli si orientò nel senso opposto. Dopo aver prestato servizio quale ministro alla Difesa dal 1931 al 1933, creò nel maggio del 1933 un partito fascista chiamato Unione Nazionale (Nasjonal Samling), il quale fece proprie l'ideologia e la tattica dei nazisti, proprio allora giunti al potere in Germania. Ma il fascismo non prosperò sul fertile suolo democratico della Norvegia. Quisling non riuscì nemmeno a farsi eleggere deputato. Battuto alle elezioni dal suo popolo, si volse verso la Germania nazista. Qui egli prese contatto con Alfred Rosenberg, l'esaltato filosofo ufficiale del movimento nazista che, fra gli altri incarichi, aveva anche quello di capo dell'ufficio del partito per gli affari esteri. Questo baltico ottuso, che era stato uno dei primi mentori di Hitler, riconobbe le occasioni che l'ufficiale norvegese gli offriva, perché una delle fantasie predilette di Rosenberg era la costituzione di un grande impero nordico da cui gli ebrei e le altre razze " impure " fossero escluse e che in seguito dominasse il mondo sotto la guida della Germania nazista. Fin dal 1933 egli aveva mantenuto i contatti con Quisling, e lo aveva subissato con le assurdità della sua filosofia e della sua propaganda. Nel giugno del 1939, quando le nubi della guerra cominciarono a coprire l'Europa, Quisling prese occasione dalla sua partecipazione a una riunione della Società Nordica a Lubecca per chiedere a Rosenberg qualcosa di più che un appoggio ideologico. Secondo i rapporti confidenziali di quest'ultimo, prodotti a Norimberga, Quisling fece rilevare a Rosenberg il pericolo che in caso di guerra l'Inghilterra prendesse sotto il proprio controllo la Norvegia e i vantaggi che per la Germania avrebbe invece offerto l'occuparla. Chiese poi Pagina 512
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt qualche aiuto concreto per il suo partito e per la sua stampa. Rosenberg, che amava molto stendere dei memorandum, ne scrisse subito tre, per Hitler, per Goring e per Ribbentrop, ma i tre grandi personaggi sembrarono ignorarli: in Germania, nessuno prendeva molto sul serio il " filosofo ufficiale ". Infine Rosenberg stesso, in agosto, organizzò un corso bisettimanale di addestramento in Germania, per venticinque robusti uomini dei reparti d'assalto di Quisling. Durante i primi mesi della guerra l'ammiraglio Raeder non ebbe (così, almeno, asserì a Norimberga), contatti con Rosenberg, che conosceva appena, e ancor meno con Quisling, di cui non aveva mai sentito parlare. Ma subito dopo l'attacco russo contro la Finlandia, Raeder cominciò a ricevere relazioni dal suo addetto navale a Oslo, capitano Richard Schreiber, circa un imminente sbarco alleato in Norvegia. L'8 dicembre egli ne informò Hitler e, come consiglio, gli disse senz'altro: " È importante occupare la Norvegia " *. Poco dopo Rosenberg buttò giù in fretta un memorandum (non datato) 736 Dai trionfi iniziali alla grande svolta per l'ammiraglio Raeder, che verteva sulla " visita del consigliere segreto Quisling, venuto dalla Norvegia ". Il cospiratore norvegese era giunto a Berlino, e Rosenberg ritenne che a Raeder si dovesse dire chi egli fosse e che cosa avesse in mente. Fece notare che Quisling contava molti simpatizzanti fra gli alti ufficiali dell'esercito norvegese; come prova, gli esibì una lettera recente del colonnello Konrad Sundlo, comandante della piazza di Narvik, il quale chiamava il primo ministro della Norvegia " un imbecille " e uno dei suoi principali ministri " un vecchio ubriacone ", dichiarandosi pronto " a rischiare le proprie ossa per l'ascesa della nazione ". Più tardi il colonnello Sundlo non rischiò affatto le ossa per difendere il suo paese contro l'aggressione tedesca. Rosenberg informò Raeder che Quisling aveva effettivamente formulato un piano per un colpo di mano. A Berlino tale piano non potè non incontrare una positiva accoglienza, perché era ricalcato su quello dell'Anschluss austriaco. Un certo numero di uomini dei reparti d'assalto di Quisling avrebbe dovuto esser addestrato in fretta in Germania " da nazionalsocialisti sperimentati e risoluti già pratici di coteste operazioni ". Tornati in Norvegia, gli allievi avrebbero dovuto occupare i punti strategici di Oslo e nel contempo la flotta tedesca, con a bordo contingenti dell'esercito, sarebbe dovuta apparire in una baia convenuta al largo di Oslo, pronta a rispondere a una speciale chiamata del nuovo governo norvegese. Era l'esatta ripetizione della tattica Aeù'Anscbluss, con Quisling nella parte di Seyss-Inquart. Rosenberg aggiunse che Quisling era sicuro che un simile colpo di mano... avrebbe incontrato l'approvazione degli elementi dell'esercito con i quali era attualmente in contatto... Quanto al re, credeva che avrebbe accettato il fatto compiuto. Il calcolo del numero delle truppe tedesche necessarie per l'operazione, fatto da Quisling, coincideva con quello tedesco '. L'ammiraglio Raeder vide Quisling l'i i dicembre; l'incontro era stato combinato tramite Rosenberg, da un certo Viljam Hagelin, un uomo d'affari che per la sua professione trascorreva in Germania gran parte del tempo e che era il principale elemento di collegamento di Quisling. Hagelin e Quisling dissero a Raeder ogni sorta di cose e l'ammiraglio annotò tutto scrupolosamente negli archivi segreti della marina. Quisling ha affermato... che gli inglesi si propongono di sbarcare nei pressi di Sta-vanger, e che come possibile base inglese è stata proposta Christiansand. L'attuale governo norvegese, il parlamento e tutta la politica estera sono controllati dal noto ebreo Ham-bro [Cari Hambro, presidente dello Storting], grande amico di Hore-Belisha... Sono stati illustrati in ogni particolare i pericoli derivanti per la Germania da una occupazione britannica. Per prevenire la mossa inglese, Quisling propose di mettere " le basi necessarie a disposizione delle forze armate tedesche. In tutta l'area costiera gli uomini che occupano punti chiave (ferrovie, poste, comunicazioni) sono già guadagnati alla causa ". Lui e Hagelin erano venuti a Berlino per staLa conquista della Danimarca e della Norvegia 737 bilire "relazioni ben precise con la Germania, per il futuro... Si desiderano colloqui per discutere azioni combinate, per il dislocamento di truppe a Oslo, ecc. " '. Come Raeder testimoniò in seguito a Norimberga, queste comunicazioni gli fecero impressione; disse ai due norvegesi che avrebbe conferito col Fùhrer e che li avrebbe informati dei risultati del colloquio. Così fece l'indomani, in un incontro con Hitler a cui parteciparono anche Keitel e Jodl. Il comandante in Pagina 513
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt capo della flotta (la cui relazione fatta in tale conferenza si trova fra i documenti sequestrati) disse a Hitler che Quisling gli aveva fatto l'impressione di " persona di cui ci si può fidare ". Prospettò i principali punti accennati dal norvegese, sottolineando le " ottime relazioni che Quisling aveva con ufficiali dell'esercito della sua patria ", e come egli fosse pronto a " assumere le redini del governo per mezzo di un colpo di Stato, chiedendo aiuto alla Germania ". Tutti i presenti furono d'accordo nel riconoscere che non si poteva tollerare un'occupazione britannica della Norvegia. Tuttavia d'un tratto Raeder divenne prudente, fece rilevare che l'occupazione tedesca " avrebbe naturalmente provocato energiche contromisure britanniche... e che la flotta tedesca non era ancora pronta a tener testa ad esse per un tempo indefinito. Nel caso d'una occupazione, questo era un punto debole". D'altra parte, Raeder suggerì che alì'OKW venisse permesso di elaborare dei piani con Quisling per preparare ed eseguire l'occupazione: a) per via pacifica, mediante una richiesta di forze armate tedesche da parte della stessa Norvegia, o b) con la forza. Sul momento, Hitler non era molto disposto ad andare tanto oltre. Rispose che prima voleva parlare personalmente con Quisling "per farsene un'idea " '. Ciò avvenne l'indomani stesso, 14 dicembre: fu lo stesso Raeder ad accompagnare i due traditori norvegesi alla Cancelleria del Reich. Benché non sia stato trovato alcun verbale di questo colloquio, è ovvio che Quisling fece al dittatore tedesco la stessa notevole impressione prodotta sul capo della flotta *, giacché quella sera stessa Hitler ordinò alì'OKW di elaborare l'abbozzo di un piano, consultandosi con Quisling. Halder udì dire che vi sarebbe stata anche compresa un'azione contro la Danimarca10. Nonostante le preoccupazioni creategli dalle brutte notizie circa la Graf Spee, Hitler rivide Quisling il 16 e il 18 dicembre. Sembra però che lo scacco navale subito lo rendesse più prudente circa l'avventura scandinava, il cui successo dipendeva soprattutto dalla flotta. Secondo Rosenberg, il Fùhrer disse a Quisling che "l'atteggiamento migliore da parte della Norvegia sarebbe... la completa neutralità". Ma se gli inglesi si preparavano * Non aveva invece fatto particolare impressione al ministro tedesco ad Oslo, dottor Curt Brauer, il quale in dicembre avvertì due volte Berlino "che Quisling non va preso sul serio... la sua influenza e le sue prospettive... si riducono a ben poco"*. Il ministro doveva presto pagare la sua franchezza e la sua riluttanza a prestarsi al gioco di Hitler. 738 Dai trionfi iniziali alla grande svolta a sbarcare in Norvegia, i tedeschi dovevano prevenirli. Nel frattempo egli avrebbe fornito a Quisling dei fondi per combattere la propaganda inglese e rafforzare il suo movimento filotedesco. In gennaio fu assegnata una prima somma di 200 ooo marchi oro, con la promessa di io ooo sterline mensili per tre mesi, a cominciare dal 15 marzo". Poco prima di Natale Rosenberg inviò in Norvegia un agente speciale, Hans Wilhelm Scheidt, per lavorare insieme a Quisling, e durante le ferie un gruppo di ufficiali dell'OKW, iniziati alla faccenda, cominciò ad applicarsi allo " Studio Nord ", come da principio i piani furono chiamati. Nella flotta, le opinioni divergevano. Raeder era convinto che l'Inghilterra si proponeva di sbarcare in Norvegia entro breve tempo. La divisione operazioni dello Stato maggiore della marina da guerra non era di questo parere, e nel suo giornale riservato di guerra il 13 gennaio 1940 si accennava a tale divergenza '2. La divisione operazioni non crede che un'occupazione imminente della Norvegia da parte dell'Inghilterra sia verosimile... [Essa] ritiene anche che, se un'azione inglese non è da temersi, l'occupazione della Norvegia da parte della Germania sarebbe una impresa pericolosa. Lo Stato maggiore della marina da guerra concludeva che, " in ultima analisi, la soluzione più favorevole è il mantenimento dello status quo " e sottolineava il fatto che esso avrebbe permesso di continuare ad usare " con piena sicurezza " le acque territoriali norvegesi per il traffico dei minerali ferrosi. Hitler fu scontento sia delle esitazioni della marina, sia dei risultati dello " Studio Nord ", che l'OKW gli presentò a metà gennaio. Il 27 gennaio fece diramare a Keitel delle direttive " segretissime ", in cui si comunicava che l'ulteriore lavoro per " Nord " sarebbe continuato " con la supervisione diretta e personale " del Fùhrer e si incaricava Keitel di fare tutti i preparativi. Presso POKW si doveva costituire un piccolo gruppo di lavoro composto da un Pagina 514
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rappresentante di ciascuna delle tre armi e da allora in poi l'operazione doveva avere la denominazione cifrata di Weseriibunglì. Con questo passo sembra che finissero le esitazioni del Fùhrer circa l'occupazione della Norvegia; e se nella sua mente sussistevano ancora dei dubbi, essi furono rimossi da un incidente avvenuto il 17 febbraio nelle acque norvegesi. Una nave ausiliaria in sostituzione della Graf Spee, l'Altmark, che era riuscita ad eludere il blocco britannico, fu avvistata il 14 febbraio da un aereo inglese di ricognizione mentre si dirigeva verso la Germania attraverso le acque territoriali norvegesi. Il governo britannico sapeva che essa aveva a bordo trecento marinai inglesi catturati dalle navi affondate dalla Graf Spee: essi stavano per essere portati in Germania come prigionieri di guerra. Gli ufficiali della marina norvegese avevano fatto soltanto una superficiale ispezione deìl'Altmark, non avevano trovato i prigionieri, e constatando che la nave non era armata, l'avevano autorizzata a continuare la rotta verso la Germania. Ma Churchill sapeva che le cose stavano altrimenti; così diede La conquista della Danimarca e della Norvegia 739 a una flottiglia di cacciatorpediniere britanniche l'ordine personale di penetrare nelle acque norvegesi, di fermare la nave tedesca e di liberare i prigionieri. Il cacciatorpediniere inglese Cossack, comandato dal capitano Philip Vian, eseguì la missione la notte del 16-17 febbraio, nello Josing Fjord, dove VAltmark aveva cercato di rifugiarsi. Dopo un breve combattimento, in cui quattro tedeschi furono uccisi e cinque feriti, l'equipaggio britannico liberò 299 marinai che erano stati chiusi in un deposito destinato alle merci e in una cisterna di petrolio vuota per impedire che i norvegesi li scoprissero. Il governo norvegese protestò energicamente per questa violazione delle acque territoriali, ma Churchill replicò, in un'allocuzione ai Comuni, che era stata la Norvegia a violare il diritto internazionale permettendo che le sue acque venissero usate dai tedeschi per trasportare prigionieri britannici in Germania. Per Hitler, ciò costituì l'ultima spinta. Il caso dell'Altmark lo convinse che i norvegesi non si sarebbero seriamente opposti a uno spiegamento di forze britanniche nelle loro acque territoriali. Come Jodl annotò nel suo diario, Hitler era anche furioso perché gli uomini dell'equipaggio della Graf Spee che si trovavano a bordo dell'Altmark non avevano impegnato un più serio combattimento - " nessuna resistenza, nessuna perdita inglese ". Il diario di Jodl, in un'annotazione del 19 febbraio, ci rivela che in quel giorno Hitler fece " energiche pressioni " perché i piani per la Weserubung fossero portati a termine. " Equipaggiare navi. Che le unità siano pronte ", disse a Jodl. Mancava ancora l'ufficiale che comandasse l'operazione, e Jodl ricordò a Hitler che era tempo di nominare, a questo scopo, un generale con un proprio Stato maggiore. Keitel suggerì il nome d'un ufficiale che aveva combattuto in Finlandia con la divisione del generale von der Goltz alla fine della prima guerra mondiale: il generale Nikolaus von Falkenhorst, che attualmente comandava un corpo d'armata sul fronte occidentale. Hitler, che aveva trascurato il piccolo problema del comandante per l'avventura scandinava, lo mandò subito a chiamare. Il Fùhrer non conosceva personalmente il generale, che proveniva da un'antica casata della Slesia e aveva cambiato il proprio nome di famiglia, Jastrzembski, in Falkenhorst (in tedesco " nido di falco "). In seguito, a Norimberga durante l'interrogatorio, Falkenhorst descrisse il suo primo incontro con Hitler, che ebbe luogo la mattina del 21 febbraio alla Cancelleria e che non mancò di certi aspetti divertenti. Falkenhorst non aveva mai sentito parlare dell'operazione " Nord " ed era la prima volta che si trovava di fronte al Signore nazista della Guerra, il quale sembra che non lo intimorisse come accadeva a tutti gli altri generali. Disse dunque a Norimberga: Egli volle che mi sedessi. Poi dovetti parlargli delle operazioni in Finlandia del 1918... Egli disse: " Sedete e ditemi come andarono le cose ". E io raccontai. Dopodiché ci alzammo e lui mi condusse davanti a una tavola coperta di carte geo-grafiche. Disse: " ... Il governo del Reich sa che gli inglesi hanno l'intenzione di effettuare uno sbarco in Norvegia... " 740 Dai trionfi, inmali alla grande svolta Secondo l'impressione avuta da Falkenhorst, era stato soprattutto l'incidente ddl'AItmark a spingere il capo " ad attuare subito il ..piano ". E, con sua sorpresa, il generale ricevette seduta stante l'incarico di realizzarlo in qualità di comandante in capo. Hitler aggiunse che l'esercito avrebbe messo a Pagina 515
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sua disposizione cinque divisioni. L'intento era di impadronirsi dei principali porti norvegesi. A mezzogiorno il Signore della Guerra congedò Falkenhorst, dicendogli di tornare a rapporto alle 17 con i suoi piani per l'occupazione della Norvegia. A Norimberga Falkenhorst riferì: Uscito dalla Cancelleria, comprai un Baedeker - una guida turistica - per vedere che aspetto aveva la Norvegia. Non ne avevo idea... Tornato nella mia camera d'albergo, lavorai basandomi sul Baedeker. Alle 17 tornai dal Fiihrer ". Come ci si può immaginare, i piani del generale, elaborati in base ad un vecchio Baedeker (non gli furono mai mostrati i piani studiati dall'OKW) erano alquanto approssimativi, ma a quanto pare soddisfecero Hitler. Si doveva riservare una divisione per ognuno dei cinque principali porti della Norvegia: Oslo, Stavanger, Bergen, Trondheim e Narvik. " Non c'era molto altro da fare, disse in seguito Falkenhorst, - perché erano quelli i grandi porti ". Hitler fece giurare al generale di tenere il segreto, gli disse di " affrettarsi ", poi lo congedò di nuovo. Falkenhorst si mise dunque all'opera. Brauchitsch e Halder, affaccendati com'erano a preparare l'offensiva sul fronte occidentale, non seppero nulla di tutto ciò fino a quando Falkenhorst, il 26 febbraio, si presentò al capo dello Stato maggiore dell'esercito chiedendogli delle truppe, soprattutto unità da montagna, per effettuare la sua operazione. Halder non era molto disposto a collaborare; in realtà, era indignato e desiderò ulteriori informazioni su ciò che si stava per fare e su quel che occorreva. " Fra il Fùhrer e Brauchitsch non è stata scambiata una sola parola su tale argomento! - scrisse Halder nel suo diario. - Bisogna che ci si ricordi di ciò nella storia di questa guerra! " Ma Hitler, dato il disprezzo che nutriva per i generali d'antico stampo e specialmente per il suo capo di Stato maggiore, fu irremovibile. Il 29 febbraio approvò entusiasticamente i piani di Falkenhorst, compresa la sua richiesta di due divisioni da montagna, dichiarando inoltre che sarebbero state necessarie altre truppe perché voleva avere " forze rilevanti a Copenaghen ". La Danimarca era stata definitivamente aggiunta alla lista delle vittime del Fiihrer: l'aviazione aveva posto l'occhio su basi che, in quel paese, potevano essere usate contro l'Inghilterra. L'indomani - il i° marzo - Hitler diramò le direttive formali per l'" E-sercitazione Weser ". Segreto - Segretissimo Lo sviluppo della situazione in Scandinavia esige che si facciano tutti i preparativi necessari per l'occupazione della Danimarca e della Norvegia. Questa operazione deve impedite l'invasione della Scandinavia e del Baltico da parte inglese. Inoltre essa deve La conquista della Danimarca e della Norvegia 741 assicurare la nostra base di minerali in Svezia e fornire alla nostra flotta e alla nostra aviazione una più ampia linea da cui iniziare l'attacco contro la Gran Bretagna... Data la superiorità della nostra potenza militare e politica, se confrontata con quella degli Stati scandinavi, le forze da impiegarsi per l'" esercitazione Weser " saranno ridotte al minimo. Lo scarso numero verrà compensato dall'audacia dell'azione e dall'attacco di sorpresa. In via di principio, si deve fare tutto il possibile affinchè l'operazione sembri un'occupazione pacifica avente per fine la protezione militare della neutralità degli Stati scandinavi. Richieste corrispondenti saranno trasmesse ai governi non appena cominciata l'occupazione. Se necessario, azioni dimostrative della flotta e dell'aviazione daranno all'insieme il desiderabile risalto. Se, ciò malgrado, s'incontrassero resistenze, si dovranno usare tutti i mezzi militari per infrangerle... Il passaggio della frontiera danese e gli sbarchi in Norvegia dovranno aver luogo simultaneamente... È importantissimo che gli Stati scandinavi e i nostri nemici ad occidente siano presi di sorpresa... Alle truppe si potranno far conoscere i reali obiettivi [dell'operazione] solo quando saranno in mare... ". Quella stessa sera - la sera del i° marzo - Jodl riferisce che l'alto comando dell'esercito " andò su tutte le furie " a causa delle truppe richieste da Hitler per le operazioni nel Nord. L'indomani Goring " si arrabbiò " con Keitel e andò a lamentarsi da Hitler. L'obeso feldmaresciallo era furioso per esser stato lasciato all'oscuro cosf a lungo e perché l'aviazione era stata messa sotto il comando di Falkenhorst. Di fronte alla minaccia di una seria disputa in fatto di competenze, Hitler il 5 marzo convocò alla Cancelleria i capi delle tre armi per appianare le cose: ma non fu un'impresa facile. Jodl annotò nel suo Pagina 516
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt diario: II feldmaresciallo [Goring] diede sfogo al suo umor nero, per non esser stato consultato prima. Egli dominò la discussione e cercò di dimostrare che tutti i precedenti preparativi non servono a niente. Il Fùhrer l'ammansf con qualche piccola concessione, dopodiché si andò rapidamente avanti coi piani. Secondo il suo diario, Halder fin dal 21 febbraio aveva avuto l'impressione che l'attacco contro la Danimarca e la Norvegia non sarebbe cominciato prima che l'offensiva a ovest fosse stata sferrata e " portata avanti sino a un certo punto ". Lo stesso Hitler era in dubbio sull'operazione cui dare la precedenza, e discusse il problema con Jodl il 26 febbraio. Il consiglio di JocU fu di tenere ben separate le due operazioni, e Hitler disse che cosf avrebbe fatto, " se possibile ". Il 3 marzo il Fùhrer decise che l'" esercitazione Weser " doveva precedere il " caso giallo " (tale era la designazione cifrata dell'offensiva a occidente) e fece presente a Jodl in " termini assai netti " " la necessità di un'azione pronta ed energica in Norvegia ". A quel tempo, l'esercito finnico, coraggioso ma inferiore al nemico per effettivi e per artiglieria, stava per crollare sqtto l'urto di una massiccia offensiva russa; cosf, secondo notizie sicure, il corpo di spedizione anglo-francese era sul punto di imbarcarsi dalle basi scozzesi per raggiungere la Norvegia e quindi la Finlandia attraverso la Norvegia e la Svezia, per cercar di salvare i finlandesi*. La ragione prin* II 7 marzo il generale Ironside, capo dello Stato maggiore britannico, informò il maresciallo Mannerheim che un corpo di spedizione alleato di 37 ooo uomini era pronto a venire in aiuto ai 742 Dai trionfi iniziali alla grande svolta cipale della fretta di Hitler era il pericolo costituito da tale operazione. Ma il 12 marzo la guerra russo-finlandese finì improvvisamente e la Finlandia accettò le dure condizioni di pace imposte dalla Russia. Se in linea di massima tale soluzione fu ben accetta a Berlino perché scioglieva la Germania dalla sua impopolare associazione con la Russia contro i finlandesi e anche perché, almeno per il momento, poneva termine alla spinta sovietica verso Ù Baltico; pure per Hitler essa fu motivo d'imbarazzo, a causa della sua prossima avventura in Scandinavia. Come Jodl confidò al suo diario, diventava difficile, in questo modo, trovare un pretesto per l'occupazione della Norvegia e della Danimarca. Il 12 marzo, Jodl scrisse: " La conclusione della pace fra Finlandia e Russia priva l'Inghilterra, ma anche noi, di qualsiasi pretesto politico per occupare la Norvegia ". In effetti per Hitler trovare una scusa diveniva ormai un'impresa difficile. Il 13 marzo, il fedele Jodl annotò: " II Fiihrer è ancora in cerca d'una giustificazione ". L'indomani: " II Fiihrer non ha ancora deciso come giustificare 1'"esercitazione Weser" ". Ad aggravare le cose, l'ammiraglio Rae-der cominciò a raffreddarsi. Egli " dubitava che fosse ancora importante giocare alla guerra preventiva (?) in Norvegia"". Per il momento, Hitler esitava. Intanto s'erano affacciati due altri problemi: i) come trattare Sumner Welles, sottosegretario di Stato degli Stati Uniti mandato in missione a Berlino dal presidente Roosevelt per vedere se vi era una qualche possibilità di mettere fine alla guerra prima che cominciasse il massacro a occidente (Welles era arrivato a Berlino il i° marzo); 2) come placare l'alleata trascurata e offesa, cioè l'Italia. Hitler non s'era ancora curato di rispondere alla lettera ostile mandatagli da Mussolini il 3 gennaio e le relazioni fra Berlino e Roma s'erano sensibilmente raffreddate. Ora i tedeschi credevano, non senza ragione, che Sumner Welles fosse venuto in Europa per cercar di staccare l'Italia dal cigolante Asse e comunque persuaderla a non entrare in guerra a fianco della Germania in caso di un perdurare del conflitto. A Berlino erano pervenuti, da Roma, vari avvertimenti che era giunto il momento di far qualcosa per tenere in linea con la Germania l'imbronciato " duce ". finlandesi e che un primo contingente di 15 ooo uomini poteva raggiungere la Finlandia per la fine di marzo se la Norvegia e la Svezia avessero acconsentito al suo passaggio attraverso i loro territori. Di fatto, cinque giorni prima, il 2 marzo, sia la Norvegia che la Svezia avevano respinto la richiesta franco-britannica d'un permesso di transito. Mannerheim lo sapeva. Ciò non impedi al presidente del Consiglio francese Daladier di rimproverare l'8 marzo i finlandesi per non aver chiesto ufficialmente truppe alleate, e di annunciare che le forze alleate sarebbero state inviate malgrado le proteste norvegesi e svedesi. Ma Mannerheim non era tipo da lasciarsi imbrogliare, e dopo aver consigliato il suo governo di chiedere la pace mentre l'esercito finlandese era ancora intatto e non vinto, approvò l'invio immediato d'una delegazione a Mosca, Pagina 517
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'8 marzo, per negoziare la pace. Il comandante in capo finlandese a quanto sembra, nutriva un certo scetticismo circa lo zelo dei francesi di combattere sul fronte finlandese invece che sul loro fronte, in Francia (cfr. The Memoirs of Marshal Mannerheim), Si può solo teorizzare sull'estrema confusione che sarebbe sorta fra i belligeranti qualora il corpo di spedizione franco-britannico fosse giunto in Finlandia e avesse combattuto contro i russi. Dopo poco più di un anno la Germania doveva entrare in guerra contro la Russia, e allora i suoi nemici a ovest sarebbero stati i suoi alleati a est! La conquista della Danimarca e della Norvegia 743 Hitler s'incontra con Sumner Welles e con Mussolini. Al pari di quella di Goring e di Ribbentrop, l'ignoranza di Hitler circa gli Stati Uniti era abissale *. Benché a quel tempo la politica di questi capi nazisti mirasse a tener l'America estranea al conflitto, pure essi, come i loro predecessori della Berlino del 1914, non prendevano sul serio la nazione yankee nemmeno come virtuale potenza militare. Fin dal i° ottobre 1939 il generale Friedrich von Botticher, addetto militare tedesco a Washington, aveva consigliato l'OKW di Berlino di non preoccuparsi circa un eventuale corpo di spedizione mandato dall'America in Europa. Il i° dicembre egli informò ulteriormente i suoi superiori militari di Berlino che gli armamenti americani erano assolutamente inadeguati " per una politica di guerra aggressiva " e aggiungendo che lo Stato maggiore di Washington, " contrariamente alla sterile politica di odio del Dipartimento di Stato e della politica impulsiva di Roosevelt - spesso basata su di una sopravvalutazione della potenza militare americana - dimostrava sempre della comprensione per la Germania e per la sua condotta di guerra ". Nel suo primo dispaccio, Botticher aveva rilevato che " Rickenbacker e Lindbergh il famoso aviatore " s'erano schierati con coloro che volevano tener l'America fuor dalla guerra. Tuttavia, malgrado la sua scarsa stima per la potenza militare americana, il i° dicembre egli avvertì l'OKW che " gli Stati Uniti però sarebbero entrati in guerra se avessero ritenuto che l'emisfero occidentale fosse minacciato " ". Hans Thomsen, incaricato d'affari tedesco a Washington, fece del suo meglio per mettere al corrente il suo ignorante ministro degli Esteri a Berlino circa alcuni fatti riguardanti gli Stati Uniti. Il 18 settembre, mentre la Già nei precedenti capitoli sono stati indicati esempi delle sinistre idee che Hitler aveva sull'America; ma fra i documenti sequestrati del Ministero degli Esteri si trova un resoconto che rivela quale fosse lo stato d'animo del Fiihrer in quel momento. Il 12 marzo Hitler aveva avuto un lungo colloquio con Colin Ross, " esperto " tedesco per gli Stati Uniti tornato da un recente viaggio in America, dove aveva tenuto delle conferenze, dando il suo contributo alla propaganda nazista. Ross aveva rilevato che negli Stati Uniti prevaleva una " tendenza imperialista " e Hitler gli chiese (stando agli appunti stenografici del dottor Schmidt) " se celesta tendenza imperialista non rafforzava il desiderio di un Anschluss del Canada con gli Stati Uniti, tanto da dar luogo a un atteggiamento antinglese ". Si deve riconoscere che i consiglieri di Hitler sulle questioni degli Stati Uniti non gli erano di troppo aiuto per illuminarlo a tale riguardo. Nello stesso colloquio Ross, cercando di rispondere alle domande di Hitler, il quale voleva sapere perché l'America era così germanofoba, disse fra l'altro: "... Un ulteriore motivo di odio nei confronti della Germania... è l'enorme potenza dell'ebraismo, il quale con un'abilità davvero straordinaria e con grandi capacità organizzative dirige la lotta contro tutto ciò che è tedesco e nazionalsocialista... " \ Poi Colin Ross parlò di Roosevelt, che egli riteneva un nemico del Fùhrer per semplice invidia personale e anche per la sua bramosia di potere... Egli era venuto al potere nello stesso anno del Fiihrer e aveva dovuto vedere come quest'ultimo realizzasse i suoi grandi piani, mentre lui, Roosevelt... non aveva raggiunto il suo fine. Anche lui aveva idee dittatoriali assai simili, sotto certi riguardi, a quelle nazionalsocialiste. Proprio il rendersi conto che il Fùhrer aveva raggiunto lo scopo, e lui no, uni alla sua ambizione patologica il desiderio di agire sulla scena della storia mondiale quale rivale del Fùhrer... Quando Colin Ross si congedò, il Fùhrer rilevò che era una persona molto intelligente e aveva certamente molte buone idee ". 744 Dai trionfi iniziali alla grande svolta campagna di Polonia stava volgendo al termine, egli avverti la Wilhelm-strasse che " le simpatie della grandissima maggioranza del popolo americano vanno ai Pagina 518
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nostri nemici e l'America è convinta che la colpa della guerra ricada sulla Germania ". Nello stesso dispaccio egli faceva rilevare le disa-strose conseguenze di ogni tentativo tedesco di intraprendere azioni di sabotaggio in America e chiedeva che ci si astenesse da tali azioni, " di qualunque genere " ". Evidentemente questa sua richiesta in patria non fu presa sul serio, perché il 25 gennaio 1940 Thomsen telegrafò a Berlino: Secondo quanto ho appreso, qui si afferma che un tedesco-americano, von Hausber-ger, e un cittadino tedesco, Walter, entrambi di New York, stanno progettando azioni di sabotaggio contro l'industria americana degli armamenti seguendo le direttive dell'Ab-wehr tedesca. Si suppone che von Hausberger nasconda dei detonatori nella propria abitazione. Thomsen chiedeva a Berlino di desistere, dichiarando che il modo più sicuro per spingere l'America alla guerra è ricorrere nuovamente allo stesso genere di azioni che già la mise a fianco dei nostri nemici nella [prima] guerra mondiale e che del resto non ostacolarono per nulla l'industria bellica degli Stati Uniti. Inoltre, egli aggiunse, " quelle due persone sono, sotto ogni riguardo, inadatte per fare gli agenti dell'Abwebr " *. A partire dal novembre del 1938, quando Roosevelt richiamò l'ambasciatore americano a Berlino come protesta contro il pogrom antiebraico nazista ufficialmente promosso dal governo tedesco, nessuno dei due paesi era stato più rappresentato presso l'altro da un ambasciatore. Il commercio fra essi si era già ridotto al minimo, in gran parte in seguito al boicottaggio americano, e ora, col blocco inglese, si era completamente fermato. Per effetto di una votazione del Senato e del Parlamento, il 4 novembre 1939 fu revocato l'embargo sulle armi, il che aprf la via a rifornimenti di armi per gli Alleati occidentali a opera degli Stati Uniti. È nel clima di queste relazioni fra i due paesi, in rapido peggioramento, che il i° marzo 1940 Sumner Welles giunse a Berlino. Il giorno prima, il 29 febbraio (era un anno bisestile), Hitler aveva preso un'insolita iniziativa diramando delle " direttive segrete per le conversazioni con Mr Sumner Welles "20. Ordinò del " riserbo " da parte tedesca e consigliò di " permettere a Mr Welles di reggere lui il discorso, finché possibile ". Poi fissò cinque punti per l'orientamento di tutti gli alti funzionati * Weizsacker rispose che lo stesso Canaris gli aveva assicurato che nessuna delle due persone menzionate da Thomsen era un agente dàl'Abuiebr. Ma nessun buon servizio segreto da a sapere simili cose. Altre carte del Ministero degli Esteri rivelano che il 27 gennaio un agente deìl'Abwehr lasciò Buenos Aires con l'ordine di prender contatto con Fritz von Hausberger a Weehawken (stato di New York) " per istruzioni nella nostra specialità ". Un altro agente era stato mandato a New York dallo stesso luogo, in dicembre, per raccogliere informazioni sulle fabbriche arco-nautiche americane e sugli imbarchi di armi destinate agli Alleati. Lo stesso Thomsen, il 20 febbraio, riferì l'arrivo del barone Konstantin von Maydell, tedesco baltico di cittadinanza estone, il quale aveva detto all'ambasciata tedesca a Washington di essere in missione di sabotaggio per conto deìl'Abwehr. La conquista della Danimarca e della Norvegia 745 che dovevano ricevere l'inviato speciale americano. Il principale argomento doveva essere che non era stata la Germania a dichiarar guerra all'Inghilterra e alla Francia, ma viceversa; che in ottobre il Fuhrer aveva offerto loro la pace e che esse l'avevano respinta; che la Germania accettava la sfida; che l'obiettivo della guerra dell'Inghilterra e della Francia era " la distruzione dello Stato tedesco " e che quindi la Germania non aveva scelta: doveva continuare a combattere. Hitler concludeva così: Finché è possibile, si debbono evitare discussioni su problemi politici concreti, come quello di un futuro Stato polacco. Qualora [egli] avanzasse tali problemi, la risposta deve essere che, a loro riguardo, la decisione spetta a me. È ovvio che si deve assolutamente escludere ogni discussione sull'Austria e sul protettorato della Boemia e della Mo-ravia... Si eviti ogni dichiarazione suscettibile di essere interpretata nel senso... che la Germania abbia attualmente qualche interesse a discutere le possibilità di pace. Desidero anzi che a Mr Sumner Welles non sia dato il minimo motivo di dubitare che la Germania non intenda portare vittoriosamente a termine questa guerra. Non solo Ribbentrop e Gbring ma lo stesso Fuhrer seguirono tali direttive alla lettera quando videro Welles, il i°, il 3 e il 2 marzo rispettivamente. A Pagina 519
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt giudicare dai lunghi resoconti dei colloqui stesi dal dottor Schmidt (essi si trovano fra i documenti sequestrati) il diplomatico americano, uomo piuttosto taciturno e cinico, deve aver avuto l'impressione di essere finito in un manicomio, se doveva credere alle proprie orecchie. Ciascuno dei tre Grandi nazisti bombardò Welles con le più grottesche falsificazioni della storia, deformando i fatti in modo fantastico e privando d'ogni significato persine le parole più semplici *. Hitler, che il i° marzo aveva diramato le sue direttive per la Weserubung, ricevette Welles l'indomani e insistette nell'af-fermare che lo scopo della guerra per gli Alleati era " la distruzione totale ", mentre per la Germania era la " pace ". Tenne al suo ospite una predica su tutto quanto aveva fatto per mantenere la pace con l'Inghilterra e la Francia. Poco prima dello scoppio della guerra l'ambasciatore britannico era seduto proprio dove ora sedeva Sumner Welles, e il Fuhrer gli aveva fatto la più grande offerta della sua vita. Tutte le sue offerte agli inglesi erano state respinte e ora la Gran Bre-tagna voleva distruggere la Germania. Per cui Hitler credeva " che la guerra deve essere combattuta sino in fondo... non vi è altra soluzione fuor di una lotta per la vita o la morte ". Non stupisce che Welles dichiarasse a Weizsacker e ripetesse a Goring che se la Germania era decisa a riportare una vittoria militare a occidente, il suo viaggio in Europa " era privo di senso... e lui non aveva più nulla da dire " ** ". * Goring disse a Welles di poter affermare, " dinanzi a Dio e al mondo, che la Germania non aveva desiderato la guerra. La guerra le era stata imposta. Ma che doveva fare la Germania, se gli altri volevano distruggerla? " ** A quel tempo, a Berlino si trovava anche un americano che, in via assolutamente non ufficiale, si adoperava per la pace: James D. Mooney, uno dei vicepresidenti della General 746 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Benché avesse sottolineato, nelle sue conversazioni coi tedeschi, che quanto aveva udito dagli statisti europei in questo suo viaggio era destinato esclusivamente alle orecchie di Roosevelt, pure Welles credette opportuno fare delle indiscrezioni e dire sia a Hitler, sia a Gò'ring, che aveva avuto " un lungo, costruttivo e utile " colloquio con Mussolini e che il " duce " pensava che " era ancora possibile realizzare, in Europa, una pace salda e duratura ". I tedeschi si resero conto che se le idee del dittatore italiano erano queste, era tempo di rettificarle. Pace sì, ma solo dopo una clamorosa vittoria tedesca a occidente. La mancata risposta di Hitler alla sua lettera del 3 gennaio aveva fatto nascere in Mussolini una crescente irritazione. Durante tutto il mese l'ambasciatore Attolico aveva chiesto a Ribbentrop quando ci si poteva aspettare una risposta e non aveva mancato di accennare che le relazioni dell'Italia con la Francia e l'Inghilterra - e, anche gli scambi commerciali - miglioravano. Questi scambi, che comprendevano la vendita di materiale bellico italiano, esasperavano i tedeschi; essi protestavano di continuo con Roma, dicendo che gli scambi rappresentavano un aiuto abusivo dato agli Alleati occidentali. L'ambasciatore von Mackensen non cessava di riferire le sue " gravi preoccupazioni " all'amico Weizsacker, il quale a sua volta temeva che se si " trascurava " ancora per molto di rispondere alla lettera di Mussolini ciò avrebbe dato al " duce " " libertà di azione ", e si sarebbe finito per perdere davvero lui e l'Italia ". Poi il i° marzo a Hitler si offri una possibilità. Gli inglesi annunciarono che avrebbero tagliato i rifornimenti di carbone tedesco che l'Italia riceveva per via marittima attraverso Rotterdam. Questo era un duro colpo per l'economia italiana, che accese nel " duce " sentimenti antinglesi e rinfocolò i suoi sentimenti filotedeschi. Prontamente, la Germania promise di trovare il modo di fornire il suo carbone per ferrovia. Approfittando di questa circostanza, l'8 marzo Hitler scrisse a Mussolini una lunga lettera che Ribbentrop consegnò personalmente al " duce " a Roma due giorni dopo ". Motors. Mi ricordo che egli si trovava a Berlino poco prima o poco dopo lo scoppio della guerra, e come quell'altro diplomatico dilettante, che era Dahlerus, senza però disporre delle relazioni di quest'ultimo, aveva cercato di salvare la pace. Il giorno dopo la partenza di Welles da Berlino, cioè il 4 marzo 1940, Hitler ricevette Mooney, il quale, secondo un resoconto tedesco sequestrato dell'incontro, gli disse che il presidente Roosevelt nutriva " sentimenti amichevoli e simpatizzanti " per la Germania " più di quanto non si creda in genere a Berlino "; il presidente sarebbe stato pronto a fungere da " Pagina 520
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt moderatore " per un contatto fra i belligeranti. Hitler si limitò a ripetergli quel che due giorni prima aveva detto a Welles. L'i i marzo Thomsen inviò a Berlino un memorandum riservato preparatogli da un informatore americano non nominato; in esso era detto che Mooney " era più o meno filotedesco ". Il dirigente della General Motors era stato certamente abbindolato dai tedeschi. Nel memorandum di Thomsen si comunicava che Mooney, in base a un suo precedente colloquio con Hitler, aveva informato Roosevelt che il Fiihrer " desiderava la pace e voleva prevenire lo spargimento di sangue a cui avrebbe portato una campagna in primavera ". Hans Dieckhoff, l'ambasciatore tedesco negli Stati Uniti richiamato in patria, che ora trascorreva il tempo a Berlino, vide Mooney subito dopo il colloquio avuto da questi col Fùhrer e riferì al Ministero degli Esteri che l'uomo d'affari americano era " piuttosto chiacchierone "; non credeva che " l'iniziativa di Mooney potesse avere una grande importanza " a. La conquista della Danimarca e della Norvegia 747 In essa Hitler non si scusava per il ritardo a rispondere, ma usava un tono cordiale e forniva ampi dettagli sulle sue idee e sulla sua politica in ordine a ogni specie di problemi, con una verbosità che non trovava riscontro in nessuna delle sue lettere precedenti al collega italiano. Difendeva l'alleanza nazista con la Russia, l'abbandono alla loro sorte dei finlandesi, il non aver lasciato esistere nemmeno un troncone della Polonia. Se avessi ritirato le truppe tedesche dal Governatorato Generale, ciò non avrebbe condotto alla pacificazione della Polonia, bensì a un orribile caos. E la Chiesa non sarebbe stata in grado di celebrare le sue funzioni in lode del Signore; i sacerdoti avrebbero avuto invece tagliata la testa... Hitler continuava dicendo che, quanto alla visita di Sumner Welles, essa non aveva avuto nessun risultato. Lui era sempre deciso ad attaccare a occidente. Si rendeva conto " che la prossima battaglia non sarà una passeggiata bensì la lotta più accanita di tutta la storia della Germania... una battaglia per la vita o per la morte ". Poi Hitler fece la sua perorazione a Mussolini perché entrasse in guerra. Credo, Duce, che l'esito di questa guerra deciderà anche senz'altro il futuro dell'Italia... Un giorno voi vi troverete di fronte agli stessi nemici che oggi combattono contro la Germania... Anch'io vedo che i destini dei nostri due paesi, dei nostri popoli, delle nostre rivoluzioni e dei nostri regimi sono inseparabilmente connessi... Infine, lasciate che vi dica che, nonostante tutto, io credo che prima o poi il destino finirà col costringerci a combattere fianco a fianco, ossia che anche voi non sfuggirete a questo urto armato, quali che possano essere oggi gli sviluppi di aspetti particolari della situazione; e che allora più che mai il vostro posto sarà al nostro fianco, così come il mio sarà al vostro fianco. Mussolini si sentì lusingato da questa lettera e assicurò subito Ribben-trop di riconoscere che il suo posto era al fianco di Hitler " sulla linea del fuoco ". Da parte sua, il ministro degli Esteri tedesco non trascurò di allettare il suo interlocutore. Disse che il Fùhrer era " indignatissimo per le ultime misure britanniche intese a bloccare l'imbarco del carbone per l'Italia da trasportare via mare dalla Germania ". Di quanto carbone aveva bisogno l'Italia? Da 500 ooo a 700 ooo tonnellate al mese - rispose Mussolini. Ebbene, disse prontamente Ribbentrop, la Germania era in grado di fornire un milione di tonnellate al mese e avrebbe messo a disposizione la maggior parte dei vagoni occorrenti per trasportarlo. Il io e l'i i marzo vi furono due lunghi colloqui fra Mussolini e Ribbentrop, cui fu presente anche Ciano, e i resoconti stenografici del dottor Schmidt rivelano che il ministro degli Esteri tedesco fu tronfio quanto mai ". Benché vi fossero cose assai più importanti di cui parlare, egli esibì dispacci diplomatici polacchi inviati dalle capitali occidentali e intercettati, per dimostrare " la mostruosa colpa che, della guerra, avevano gli Stati Uniti ". Il ministro degli Esteri spiegò che quei documenti indicavano in modo specifico la parte sinistra avuta dagli ambasciatori americani Bullitt [a Parigi], Kennedy [a Londra] e Drexel Biddle [a Varsavia]... Essi davano un'idea delle macchinazioni della cricca ebraico-plutocratica, la cui influenza, con la mediazione di Morgan e Rockefeller, saliva così in alto da raggiungere Rooseveìt.
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 748 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Per diverse ore l'arrogante ministro degli Esteri nazista s'agitò, facendo mostra della sua abituale ignoranza dei problemi mondiali, sottolineando il comune destino delle due nazioni fasciste e mettendo in rilievo che Hitler avrebbe presto attaccato a occidente, avrebbe " battuto l'esercito francese nel corso dell'estate " e cacciato gli inglesi dal continente prima dell'autunno. Per lo più, Mussolini si limitò ad ascoltare e solo di tempo in tempo intercalò qualche osservazione il cui sarcasmo sembra sfuggisse al ministro nazista. Quando, per esempio, Ribbentrop dichiarò pomposamente che " Sta-lin aveva abbandonato l'idea della rivoluzione monacale ", il " duce " replicò (secondo gli appunti di Schmidt): " Lo credete sul serio? " Quando Ribbentrop disse che non c'era " un solo soldato tedesco che non creda che la vittoria sarà nostra e proprio quest'anno ", Mussolini interloquì: " È un'osservazione interessantissima ". Quella sera Ciano scrisse nel suo diario: [Dopo il colloquio] rimasti soli, Mussolini dice di non credere all'offensiva germanica, poi di non credere al successo completo [della Germania]. Il dittatore italiano aveva promesso di esporre le proprie idee nell'incontro del giorno dopo, e Ribbentrop era un po' preoccupato, non sapendo quali fossero. Cosf telegrafò a Hitler di non essere stato in grado di capire " neppure in parte quali fossero le vedute del Duce ". Invece non aveva ragione di preoccuparsi. L'indomani Mussolini gli si presentò come un uomo completamente diverso. Come notò Schmidt, egli d'un tratto " s'era completamente orientato a favore della guerra ". Disse a Ribbentrop che non si trattava di decidere se l'Italia sarebbe entrata o no in guerra a fianco della Germania, ma quando vi sarebbe entrata. Il fattore tempo era un punto " assai delicato, perché egli [Mussolini] non poteva intervenire prima d'una completa preparazione, per non esser di peso all'alleato ". In ogni caso, doveva intanto dichiarare nel modo più netto che l'Italia finanziariamente non era in grado di sostenere una lunga guerra. Essa non poteva permettersi di spendere - come facevano l'Inghilterra e la Francia - un miliardo di lire al giorno. Sembra che tale osservazione suscitasse una punta di perplessità in Ribbentrop, il quale cercò di far fissare al " duce " la data deÙ'entrata in guerra dell'Italia; ma Mussolini fu cauto nell'impegnarsi. Disse: " Verrà il momento in cui le relazioni dell'Italia con la Francia e l'Inghilterra si definiranno, quando cioè si verrà ad una rottura fra noi e quei paesi ". Aggiunse che sarebbe facile " provocare " codesta rottura. Benché insistesse, Ribbentrop non potè ottenere l'indicazione d'una data precisa. Ovviamente, per venire a tanto, Hitler avrebbe dovuto intervenire personalmente. Così il ministro degli Esteri nazista propose un incontro al Brennero tra i due capi, per la seconda metà di marzo, dopo il 19. Mussolini fu pronto ad aderire. Ribbentrop non aveva accennato nemmeno di sfuggita al progetto di Hitler di occupare la Danimarca e la Norvegia. Vi sono segreti che non si confidano a un alleato, nemmeno mentre lo si sollecita a unirsi a voi. Pur non essendo riuscito a far fissare una data a Mussolini, Ribbentrop La conquista detta Danimarca e della Norvegia 749 l'aveva portato ad impegnarsi ad entrare in guerra. Deplorando il fatto, Ciano scrisse nel suo diario: "S'egli voleva rinforzare l'Asse, è riuscito". Quando dopo esser stato a Berlino, Parigi e Londra - Sumner Welles ritornò a Roma e vide nuovamente Mussolini il 16 marzo, lo trovò del tutto cambiato. In seguito scrisse: Sembra che si sia scaricato d'un grande peso. Mi sono spesso chiesto se, durante le due settimane trascorse dalla mia prima visita a Roma, egli non abbia deciso di passare il Rubicone, e se durante la visita di Ribbentrop non abbia concepito l'idea di costringere l'Italia a entrare in guerra M. Welles non aveva bisogno di porsi questi interrogativi. Non appena Ribbentrop ebbe lasciato Roma con un treno speciale, l'angosciato dittatore italiano fu preso da nuovi pensieri. Il 12 marzo, Ciano annotò nel suo diario: " Pensa di essere andato troppo oltre impegnandosi a combattere contro gli alleati. Vorrebbe adesso... dissuadere Hitler dall'offensiva terrestre... Questo è il risultato che si aspetta dal Brennero ". Ma Ciano, pur avendo una mente limitata, vedeva meglio le cose. Nel suo diario, aggiunse queste parole: " Né bisogna nascondersi che il Duce sente il fascino di Hitler, tanto più che questo fascino si esercita nel senso della sua più profonda natura: l'azione. Il Fiihrer carpirà al Duce più di quanto non abbia fatto Ribbentrop ". Come si vedrà tra breve, ciò doveva essere vero, anche se con qualche riserva. Pagina 522
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il 13 marzo, non appena tornato a Berlino, Ribbentrop telefonò a Ciano chiedendogli di fissare l'incontro al Brennero per una data anteriore a quella considerata, ed esattamente per il 18 marzo. Mussolini ebbe uno scatto: " Questi tedeschi sono insopportabili, - disse. - Non danno il tempo di respirare né di riflettere ". Comunque, accettò la data. Quel giorno, Ciano scrisse nel suo diario: II Duce è nervoso. Aveva sin qui vissuto nell'illusione che la guerra guerreggiata non si sarebbe mai fatta: la prospettiva di un cozzo imminente al quale lui debba restare estraneo, lo indispone e - come confessa - lo umilia ". Quando il 18 marzo 1940 i treni dei due dittatori giunsero alla piccola stazione di frontiera del Brennero dinanzi alla maestà delle bianche Alpi, nevicava. Per adulare Mussolini, l'incontro ebbe luogo nel vagone personale del " duce "; però fu soltanto Hitler a parlare. Mussolini quasi non aprì bocca. La sera, nel suo diario, Ciano così descrisse l'incontro: II colloquio... è piuttosto un monologo: Hitler parla sempre... Mussolini lo ascolta con simpatia e deferenza. Parla poco e conferma l'impegno di marciare con la Germania. Riserva solo la scelta del momento. Quando alla fine potè interloquire, Mussolini disse di rendersi conto dell'" impossibilità di restar neutrale sino alla fine della guerra ". Una cooperazione con l'Inghilterra e la Francia per lui era " inconcepibile. Noi odia750 Dai trionfi iniziali alla grande svolta mo queste nazioni. Quindi l'entrata in guerra dell'Italia è inevitabile ". Hitler aveva speso più di un'ora per convincerlo che l'intervento era necessario, se l'Italia non voleva esser lasciata da parte e se - aggiunse - non voleva diventare " una potenza di second'ordine " 2\ Ma dopo essersi espresso sul punto principale in termini tali da soddisfare il Fuhrer, il " duce " cominciò subito a porsi sulla difensiva. Il grande problema però era quello della data... Per fissarla, era necessaria una condizione: l'Italia avrebbe dovuto " prepararsi molto bene "... La situazione finanziaria dell'Italia non le permetteva di condurre una guerra prolungata... [Mussolini] chiese al Fuhrer se un rimando dell'offensiva avrebbe rappresentato un pericolo per la Germania. Egli non credeva in un simile pericolo... [Così] avrebbe portato a termine in tre o quattro mesi i preparativi militari e non si sarebbe trovato nella situazione imbarazzante di vedere combattere il suo camerata e di limitarsi lui [Mussolini], ad azioni dimostrative... Desiderava fare qualcosa di più, ma sul momento non era in grado di farlo. Il Signore nazista della Guerra non aveva nessuna intenzione di rimandare l'attacco a ovest, e lo disse al " duce ". Aveva però " qualche idea teorica " per superare le difficoltà (prospettate da Mussolini) di un attacco frontale sul confine montuoso della Francia meridionale, poiché agli italiani " sarebbe costato un grande spargimento di sangue " (Hitler disse di rendersi conto di ciò). Perché non fornire un grosso contingente di forze italiane da far avanzare insieme alle truppe tedesche lungo la frontiera svizzera verso la valle del Rodano " per prendere alle spalle il fronte alpino franco-italiano "? Naturalmente, prima di ciò le principali armate tedesche avrebbero fatto indietreggiare nel nord i francesi e gli inglesi. Hitler evidentemente cercava di rendere le cose facili agli italiani. Egli disse: Quando il nemico sarà schiacciato [nella Francia settentrionale], per l'Italia sarà giunto il momento di intervenire attivamente, non nel settore più difficile del fronte delle Alpi, ma altrove... La guerra verrà decisa in Francia. Una volta eliminata la Francia, l'Italia sarà padrona del Mediterraneo e l'Inghilterra dovrà firmare la pace. Si deve dire che Mussolini fu subito attratto dall'allettante prospettiva di ottenere tutto ciò dopo che la lotta più dura fosse stata combattuta dai tedeschi. Il Duce rispose che sarebbe intervenuto immediatamente non appena la Germania avesse fatto un'avanzata vittoriosa... Non avrebbe perduto tempo... nel punto in cui gli Alleati fossero stati cosi seriamente colpiti dai tedeschi, da esser necessario solamente un altro colpo per metterli in ginocchio. Il " duce " disse però che " se i progressi della Germania fossero stati lenti, egli avrebbe aspettato ". Questo calcolo crudo e codardo non sembra preoccupasse oltre misura Hitler. Se, come disse Ciano, Mussolini si sentiva attratto personalmente dal Fuhrer per qualcosa di profondamente radicato nella sua natura, può dirsi che l'attrazione fosse reciproca, per le stesse misteriose ragioni. Sleale co-m'era stato verso i Pagina 523
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt suoi intimi collaboratori, molti dei quali (come Rohm ^~ I 75 * La conquista della Danimarca e della Norvegia e Strasser) aveva fatto assassinare, Hitler manteneva tuttavia una strana e insolita lealtà verso il suo ridicolo collega italiano, lealtà che non s'indebolf ma anzi si rafforzò quando la sventura si abbattè sul pettoruto Cesare romano di cartapesta. È questo uno dei curiosi paradossi della vicenda che stiamo narrando. In ogni caso, l'entrata in guerra dell'Italia, per quel che essa valeva (e a parte Hitler, pochi tedeschi, specie fra i generali, pensavano che valesse un gran che), era stata ormai promessa solennemente. Il Signore nazista della Guerra poteva ora rivolgere la mente a nuove e imminenti conquiste. Al suo amico e alleato però, egli non disse una sola parola sulla più prossima di queste, che doveva avvenire nel Nord. Nuovo insuccesso dei cospiratori. Ancora una volta i congiurati antinazisti cercarono di indurre i generali a deporre il Fiihrer, prima che potesse effettuare la nuova aggressione nel Nord, di cui avevano avuto sentore. Di nuovo, i cospiratori civili vollero ottenere dal governo britannico l'assicurazione che esso avrebbe stipulato la pace con un regime antinazista; inoltre, data la loro mentalità, insistevano nel pretendere che in ogni caso al nuovo governo del Reich venisse accordato di conservare gran parte delle acquisizioni territoriali dovute a Hitler: l'Austria, il paese dei Sudeti e, per la Polonia, le frontiere del 1914, benché in passato queste frontiere fossero state stabilite solo con la distruzione della nazione polacca. Con una simile proposta Hassell, dando prova di un notevole coraggio personale, si recò in Svizzera, ad Arosa, il 21 febbraio 1940, per conferire con un inglese incaricato di stabilire i contatti, un certo J. Lonsdale Bryans, chiamato, nel diario di Hassell, " Mr X ". Ebbero luogo quattro colloqui, tenuti con la massima segretezza, il 22 e il 23 febbraio. Bryans, che si era fatto un certo nome nell'ambiente diplomatico di Roma, era un altro negoziatore di pace abbastanza dilettantesco, e anche lui, come gli altri incontrati nel corso della nostra narrazione, agiva di propria iniziativa. Aveva avuto dei contatti con Downing Street, e quando Hassell l'incontrò, ne ebbe una favorevole impressione personale. Dopo il fiasco del maggiore Stevens e del capitano Best in Olanda, che avevano cercato di mettersi in rapporto coi cospiratori tedeschi, gli inglesi erano piuttosto scettici nei riguardi di tutta la faccenda, e quando Bryans insistette presso Hassell per ottenere qualche informazione attendibile su coloro di cui l'inviato tedesco era il portavoce, questi cominciò a mostrarsi circospetto. Egli disse: " Non sono autorizzato a nominare le persone che mi spalleggiano. Posso solo assicurarvi che una dichiarazione di Halifax perverrebbe a chi di dovere "29. Poi Hassell accennò ai piani dell'" opposizione " tedesca: Hitler avrebbe dovuto essere rovesciato " prima che si iniziassero le operazioni militari più
7J2 Dai trionfi iniziali alla grande svolta importanti "; ciò avrebbe dovuto essere " una faccenda esclusivamente tedesca "; occorreva " una dichiarazione inglese di una certa autorità " circa il trattamento riservato a un nuovo regime antinazista a Berlino; " il principale ostacolo a ogni mutamento di regime erano i fatti del 1918, cioè la paura tedesca che tutto andasse com'era andato allora, dopo che il Kaiser fu sacrificato ". Hassell e i suoi amici desideravano delle garanzie che, qualora si fossero sbarazzati di Hitler, la Germania sarebbe stata trattata con maggiore generosità di quanto era accaduto allorché i tedeschi s'erano sbarazzati di Guglielmo IL Egli quindi consegnò a Bryans un memorandum da lui stesso compilato in inglese. Era un documento piuttosto confuso sebbene pieno di nobili sentimenti circa un mondo futuro " basato sui principi dell'etica cristiana, sulla giustizia e sul diritto, sul bene sociale, sulla libertà di pensiero e di Pagina 524
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt coscienza ". Hassell scriveva che il massimo pericolo che poteva derivare dal pro-trarsi di " questa guerra pazzesca " era " la bolscevizzazione dell'Europa ", da lui considerata come qualcosa di peggio del perdurare del nazismo. E la sua principale condizione per la pace era che alla nuova Germania venissero lasciate quasi tutte le conquiste dovute a Hitler, da lui enumerate. In qualunque proposta di pace, l'acquisto tedesco dell'Austria e del paese dei Su-deti non doveva nemmeno entrare in discussione; quanto alla Polonia, la Germania avrebbe dovuto avere le stesse frontiere del 1914, le quali, benché Hassell non lo dicesse, di fatto erano le frontiere con la Russia, dato che nel 1914 alla Polonia non era stato permesso di esistere come Stato. Bryans riconobbe la necessità di una rapida azione, in vista dell'imminenza dell'offensiva tedesca a ovest, e promise di trasmettere il memorandum di Hassell a Lord Halifax. Hassell tornò a Berlino per mettere al corrente i cospiratori suoi amici di questo suo ultimo passo. Costoro, pur augurandosi il meglio dal " Mr X " di Hassell, pure sul momento erano maggiormente interessati al cosiddetto " rapporto X " che Hans von Dohnanyi, ufficiale deH'Abwehr affiliato al gruppo, aveva scritto in base ai contatti con gli inglesi avuti in Vaticano dal dottor Miiller *. In tale rapporto era detto che il papa era pronto a intervenire presso l'Inghilterra per ottenere condizioni ragionevoli di pace con un nuovo governo antinazista; ed è caratteristi-co della mentalità di questi nemici di Hitler, che una di tali condizioni, che secondo loro il Santo Padre avrebbe appoggiato, fosse " la sistemazione della questione dell'Est in modo favorevole alla Germania ". Il demonico dittatore nazista era giunto a tale sistemazione " in modo favorevole alla Germania " mediante l'aggressione armata; i bravi cospiratori tedeschi desideravano che gli inglesi concedessero loro la stessa cosa, con la benedizione pontificia. Nell'inverno 1939-40 il " rapporto X " occupò un posto importante nella mente dei cospiratori. Alla fine di ottobre il generale Thomàs l'aveva mostrato a Brauchitsch allo scopo di fornire al comandante in capo dell'esercito un punto su cui basarsi per dissuadere Hitler dal lanciare in quell'autunno * Cfr. sopra, p. 705. La conquista della Danimarca e detta Norvegia 753 l'offensiva a ovest. Ma Brauchitsch non apprezzò questo incoraggiamento. Anzi minacciò di far arrestare il generale Thomas qualora fosse tornato sull'argomento. Gli gridò che era " esplicito alto tradimento ". Con la nuova aggressione nazista che ormai si affacciava all'orizzonte, Thomas portò il rapporto X al generale Halder, sperando che almeno lui agisse in base ad esso. Ma fu una vana speranza. Come il capo dello Stato maggiore disse a Goerdeler - uno dei più attivi cospiratori che l'aveva anche pregato di prender lui l'iniziativa, dal momento che lo smidollato Brauchitsch non voleva prenderla - egli attualmente non poteva trovare una valida giustificazione per rompere il suo giuramento di fedeltà militare al Fuhrer. Inoltre l'Inghilterra e la Francia ci hanno dichiarato guerra, cosi bisogna andare sino in fondo. Una pace di compromesso non ha senso. Solo in un momento eccezionale di emergenza si poteva prendere l'iniziativa desiderata da Goerdeler. " Also doch! ", scrisse Hassell nel suo diario il 6 aprile 1940, parlando dello stato d'animo di Halder, quale Goerdeler glielo aveva descritto. E aggiunse: " Halder, che durante la discussione ha cominciato a piagnucolare per le sue responsabilità, ha dato l'impressione di essere un debole coi nervi scossi ". L'esattezza di questa impressione è assai dubbia. A scorrere le annotazioni del diario di Halder della prima settimana di aprile, cosparso di riferimenti dettagliati alla preparazione, a cui partecipava, della gigantesca offensiva a ovest, l'autore di questo libro ha l'impressione che il capo dello Stato maggiore si trovasse in uno stato di euforia quando conferiva con i comandanti delle truppe al fronte e verificava i piani definitivi della più grande e audace operazione militare della storia tedesca. Non vi è, nel suo diario, alcun accenno a idee di tradimento e a qualche conflitto di coscienza. Se ha delle perplessità circa l'attacco contro la Danimarca e la Norvegia, tali perplessità sono d'ordine puramente militare e non una sola parola rivela dei dubbi sulla moralità dell'aggressione nazista contro i quattro piccoli paesi neutrali le cui frontiere erano state solennemente garantite dalla Germania e che, come Halder sapeva perfettamente - giacché egli stesso aveva avuto una parte direttiva nel tracciare i piani dell'invasione di due di essi, il Belgio e l'Olanda - stavano per essere attaccati. Fini così l'ultimo tentativo dei " tedeschi buoni " di espellere Hitler prima che fosse troppo tardi. Quella doveva essere l'ultima occasione offerta loro per Pagina 525
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ottenere una pace generosa. Come Brauchitsch e Halder avevano fatto capire chiaramente, i generali non erano interessati a una pace negoziata. Al pari del Fuhrer, essi pensavano ormai a una pace imposta, imposta dopo la vittoria tedesca. E non ripresero seriamente i loro vecchi piani di tradimento, di eliminazione del dittatore pazzo, così accarezzati a Monaco e a Zossen, non prima almeno che tutte le probabilità di quella vittoria fossero svanite. È necessario ricordare questo loro stato d'animo e il loro carattere quando si considerano gli avvenimenti seguenti e certi miti fabbricati in seguito. 754 Dai trionfi iniziali alla grande svolta L'occupazione della Danimarca e della Norvegia. Molti scrittori hanno visto nei preparativi ài Hitler per la conquista della Danimarca e della Norvegia uno dei segreti meglio custoditi di tutta la guerra; ma all'autore del presente libro sembra che i due paesi scandinavi e la stessa Inghilterra furono colti di sorpresa non perché non fossero stati avvertiti di quanto stava per accadere, ma perché non vollero prestar fede agli avvertimenti ricevuti in tempo. Dieci giorni prima che avvenisse il disastro, il colonnello Oster, àdl'Ab-wehr, avvertì un suo intimo amico, il colonnello J. S. Sas, addetto militare olandese a Berlino, dei piani tedeschi per la Weserubung, e Sas informò immediatamente l'addetto navale danese, capitano Kjòlsen30. Ma lo spensierato governo danese non credette al proprio addetto navale e quando il 4 aprile il ministro danese a Berlino mandò in fretta Kjòlsen a Copenaghen a confermare personalmente l'avvertimento, nemmeno allora la sua informazione segreta fu presa sul serio. Perfino alla vigilia della catastrofe, la sera dell'8 aprile, dopo che era giunta la notizia del siluramento d'un trasporto tedesco carico di truppe al largo della costa meridionale della Norvegia -quindi proprio a nord della Danimarca - e dopo che i danesi avevano visto coi propri occhi un grande convoglio tedesco che navigava a nord fra le loro isole, il re di Danimarca, a pranzo, liquidò con un sorriso l'avvertimento fattogli che la sua patria era in pericolo. " Non ci credeva affatto ", riferì in seguito un ufficiale della guardia che era presente, aggiungendo che dopo pranzo il re si recò al Teatro Reale " fiducioso e contento "31. Già in marzo il governo norvegese aveva ricevuto avvertimenti dalla sua legazione di Berlino e dagli svedesi circa un concentramento di truppe e di navi nei porti del Baltico e del mare del Nord, e il 5 aprile gli era pervenuta da Berlino una precisa informazione segreta su imminenti sbarchi tedeschi lungo le coste meridionali della Norvegia. Ma a Oslo il placido consiglio dei ministri continuò ad essere scettico. Nemmeno il 7, quando vennero avvistate parecchie grosse navi tedesche da guerra in rotta verso le coste norvegesi e quando giunse la notizia che aerei britannici avevano bombardato una formazione navale tedesca da battaglia al largo delle bocche dello Ska-gerrak; nemmeno l'8 aprile, quando l'ammiragliato inglese informò la legazione di Norvegia a Londra che erano state vedute ingenti forze navali tedesche avvicinarsi a Narvik e quando i giornali di Oslo riferirono che soldati tedeschi superstiti del trasporto Rio de Janeiro silurato in quel giorno da un sommergibile polacco a Lillesand, al largo della costa norvegese -avevano dichiarato d'essere in rotta per Bergen, per aiutare la città a difendersi dagli inglesi - nemmeno allora il governo norvegese ritenne necessario prendere le più ovvie misure di sicurezza, mobilitando l'esercito, completando le guarnigioni dei forti a guardia dei porti, bloccando le piste degli aeroporti e, cosa più importante fra tutte, minando le anguste vie di accesso maLa conquista della Danimarca e della Norvegia 755 rittimo alla capitale e alle principali città. Se la Norvegia avesse preso tutte queste misure, la storia avrebbe potuto avere un corso diverso. Come dice Churchill, il i° aprile cominciarono a trapelare a Londra notizie inquietanti, e il 3 aprile il gabinetto di guerra inglese discusse sulle ultime informazioni pervenute dal servizio segreto, soprattutto da Stoccolma, secondo cui i tedeschi stavano raccogliendo notevoli forze militari nei porti del Nord allo scopo di invadere la Scandinavia. Ma, a quanto sembra, tali notizie non vennero prese molto sul serio. Due giorni dopo, il 5 aprile, quando la prima ondata di navi tedesche di rifornimento era già salpata, il primo ministro Chamberlain proclamò in un discorso che Hitler, avendo mancato di attaccare a occidente quando gli inglesi e i francesi erano ancora impreparati, aveva " perduto l'autobus ": una frase di cui ben presto avrebbe dovuto pentirsi*. Secondo Churchill, in quel momento il governo britannico era proclive a Pagina 526
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt credere che i preparativi tedeschi nei porti del Baltico e del mare del Nord mirassero soltanto a dare a Hitler la possibilità di contrattaccare nel caso che gli inglesi, minando le acque norvegesi per tagliare il trasporto dei minerali da Narvik, occupassero quel porto e altri porti più a sud. Di fatto, il governo inglese progettava tale occupazione. Dopo sette mesi di delusioni Churchill, ora primo Lord dell'Ammiragliato, era riuscito finalmente ad ottenere dal gabinetto di guerra e dal Supremo Consiglio Alleato di Guerra il permesso di minare, l'8 aprile, le rotte norvegesi: fu questa la cosiddetta " operazione Wilfred ". Poiché sembrava probabile che i tedeschi avrebbero reagito violentemente al colpo mortale di vedersi bloccare l'imbarco dei loro minerali ferrosi da Narvik, fu deciso di inviare in quel porto forze ridotte anglo-francesi, che avrebbero poi dovuto avanzare verso la vicina frontiera svedese. Altri contingenti sarebbero sbarcati più a sud, a Trond-heim, a Bergen e a Stavanger. Churchill spiegò che lo scopo era di " sottrarre tali basi al nemico " e l'operazione fu nota sotto il nome di " piano R-4 "32. Durante la prima settimana di aprile, mentre truppe tedesche venivano imbarcate su varie navi da guerra per la traversata e lo sbarco in Norvegia, truppe inglesi, benché con effettivi assai inferiori, furono imbarcate nel fiume Clyde su trasporti e nel Firth of Forth su incrociatori per la medesima destinazione. Dopo una lunga conferenza tenuta con Goring, Raeder e Falkenhorst, il 2 aprile Hitler diede le direttive formali con l'ordine di dare inizio alla Weseriibung alle 5,15 del 9 aprile. In pari tempo, diramò altre direttive per " impedire con ogni mezzo, al momento dell'occupazione, la fuga del re di Danimarca e di quello di Norvegia dai loro paesi " ". Sempre nello stesso giorno l'OKW iniziò al segreto il Ministero degli Esteri. A Ribben* Le prime tre navi di rifornimento tedesche partirono per Narvik alle due del mattino del 3 aprile. La più grande petroliera tedesca lasciò Murmansk alla volta di Narvik il 6 aprile, con la connivenza dei russi, che la rifornirono di petrolio. 756 Dai trionfi iniziali alla grande svolta trop furono date ampie direttive per procedere a passi diplomatici allo scopo di indurre la Danimarca e la Norvegia ad arrendersi senza combattere non appena fossero arrivate le forze armate tedesche e inventare una qualsiasi giustificazione per quest'ultima aggressione di Hitler M. Ma la slealtà non doveva limitarsi al modo di procedere del Ministero degli Esteri; ad essa ricorse la stessa marina. Il 3 aprile, quando le prime navi erano già partite, Jodl nel suo diario meditò sul problema della frode da usare per ingannare i norvegesi qualora s'insospettissero per la presenza di tante navi da guerra tedesche nelle vicinanze delle loro coste. In effetti, questo piccolo particolare era stato già studiato dalla marina. Essa aveva dato alle navi da guerra e ai trasporti l'istruzione di cercar di passare per navi britanniche, innalzando, se necessario, la Union Jack. I comandi navali segreti tedeschi fissarono ordini dettagliati per " l'inganno e il travestimento dell'invasione della Norvegia " ". Segretissimo LINEE DA SEGUIRE NELI/ENTRARE NEI PORTI Tutte le navi debbono navigare a luci spente... Il travestimento da naviglio inglese dev'essere mantenuto il pili a lungo possibile. A tutte le intimazioni di navi norvegesi si deve rispondere in inglese. Come risposta, usare frasi di questo genere: " Siamo diretti a Bergen per una breve visita. Nessuna intenzione ostile ". Nel rispondere, ogni nave darà il nome di navi da guerra britanniche, per es.: La Koln sarà l'H.M.S. Cairo. La Konigsberg sarà YH.M..S. Calcutta, ecc... Si disporrà che le bandiere di combattimento inglesi risultino illuminate... Per Bergen... Sono fissate le seguenti direttive qualora una delle nostre unità si trovi costretta a rispondere a una nave incontrata: Alla richiesta del nome: H.M.S. Cairo (nel caso del Koln). All'ordine di fermarsi: " i) Vogliate ripetere il vostro ultimo segnale. 2) Non riusciamo a capire il vostro segnale ". Nel caso che si spari un colpo per avvertimento: " Cessate il fuoco. Nave inglese. Amici ". Nel caso che si chieda la destinazione e la missione: " Andiamo a Bergen. Diamo la caccia a piroscafi tedeschi " *. Pagina 527
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Così il 9 aprile 1940, alle 5,20 precise (alle 4,20 ora danese), un'ora prima dello spuntar del giorno, gli inviati tedeschi a Copenaghen e a Oslo andarono a svegliare i ministri degli Esteri dei due paesi esattamente venti minuti prima dell'invasione (Ribbentrop aveva insistito perché si osservassero rigorosamente le ore, per una coordinazione dei passi diplomatici con l'arrivo simultaneo delle truppe tedesche), e presentarono ai governi danese e norvegese un ultimatum tedesco in cui si chiedeva di accettare all'istante e senza opporre resistenza la " protezione da parte del Reich ". Questo ultimatum è forse il documento più sfacciato che Hitler e Ribbentrop, i quali erano dei maestri ormai ben sperimentati in fatto di mistificazioni diplomatiche, abbiano mai compilato37. * A Norimberga il grande ammiraglio Raeder giustificò tale tattica affermando che era una legittima " astuzia di guerra contro cui, dal punto di vista giuridico, non c'era nulla da ecce pire "M. u La conquista detta Danimarca e della Norvegia 757 Dopo aver dichiarato che il Reich era venuto in aiuto della Danimarca e della Norvegia per proteggerle da una occupazione franco-inglese, il memorandum affermava: Perciò le truppe tedesche non mettono piede sul suolo norvegese con intenzioni ostili. L'alto comando tedesco non intende far uso dei luoghi occupati dalle truppe tedesche come basi di operazioni contro l'Inghilterra finché non vi sarà costretto... Le operazioni militari tedesche hanno invece il solo scopo di proteggere il Nord contro l'occupazione delle basi norvegesi progettata dall'Inghilterra e dalla Francia... .... Nello spirito delle buone relazioni finora esistite fra la Germania e la Norvegia, il governo del Reich dichiara al regio governo norvegese che la Germania non ha alcuna intenzione di violare con le sue misure l'integrità territoriale e l'indipendenza politica del Regno di Norvegia, né ora né in futuro-Così il governo del Reich spera che il governo e il popolo norvegese... non gli opporranno resistenza. Ogni resistenza verrebbe e verrà spezzata con tutti i mezzi possibili... per cui porterebbe soltanto a uno spargimento di sangue assolutamente inutile... Le aspettative tedesche risultarono giuste per la Danimarca, ma non per la Norvegia. La Wilhelmstrasse lo venne a sapere quando giunsero i primi messaggi urgenti dei suoi rappresentanti diplomatici in quei due paesi. Il ministro plenipotenziario tedesco a Copenaghen alle 8,34 telegrafò a Rib-bentrop che i danesi " avevano accettato tutte le nostre richieste [pur] avanzando proteste ". Il ministro plenipotenziario a Oslo, Curt Brauer, fece un rapporto ben diverso. Trentadue minuti esatti dopo aver consegnato l'ultimatum tedesco, ossia alle 5,52, egli telegrafò a Berlino la pronta risposta del governo norvegese: " Non ci sottometteremo di nostra volontà: i combattimenti sono già in corso "3i. L'arrogante Ribbentrop s'indignò*. Alle 10,55 inviò a Brauer un telegramma " urgentissimo " : " Cercate nuovamente di convincere il governo di costi che la resistenza norvegese è assolutamente priva di senso ". L'infelice ministro plenipotenziario tedesco non ebbe il tempo di farlo. Il re di Norvegia, il governo e i componenti del parlamento erano già fuggiti dalla capitale, dirigendosi verso le montagne del Nord del paese. La disparità delle forze non lasciava speranza; pure essi avevano deciso di resistere. Di fatto, all'arrivo all'alba delle navi tedesche, in alcuni luoghi - se non dappertutto la resistenza era già cominciata. La posizione dei danesi era assai più disperata. Il loro piccolo, simpatico paese insulare non era in grado di difendersi: era troppo piccolo, troppo pia* All'autore del presente libro il ministro degli Esteri nazista non sembrò mai cosi insopportabile come in quel mattino. Si presentò ad una speciale conferenza stampa da lui convocata al Ministero degli Esteri tutto pettoruto, in una sgargiante uniforme grigia da campo, con l'aria - annotai nel mio diario di " chi possiede tutta la terra ". Disse seccamente: " II Fùhrer ha dato la sua risposta... La Germania ha occupato il territorio danese e norvegese per proteggere questi paesi dagli Alleati e difenderà la loro effettiva neutralità sino alla fine della guerra. Così una parte onorata dell'Europa è stata salvata da sicura rovina ". Quel giorno, anche la stampa berlinese meritava proprio di essere letta. La " Borsen Zeitung " scriveva: " L'Inghilterra passa a sangue freddo sul corpo dei piccoli popoli. La Germania protegge i deboli dai briganti inglesi... La Norvegia dovrebbe riconoscere la legittimità dell'azione della Germania, Pagina 528
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt intrapresa per assicurare la libertà al popolo norvegese ". Il giornale di Hitler, il " Volkischer Beobachter ", sbandierava questo titolone: LA GERMANIA SALVA LA SCANDINAVIA! 758 Dai trionfi iniziali alla grande svolta neggiante e la penisola dello Jutland che costituiva la parte maggiore rimaneva aperta per terra ai carri armati di Hitler. Non vi erano, come in Norvegia, monti in cui il re e il governo potessero riparare, e dall'Inghilterra non ci si poteva aspettare alcun aiuto. È stato detto che i danesi erano troppo civili per accettare di combattere in simili condizioni; sta di fatto che non combatterono. Il generale W. W. Pryor, comandante in capo dell'esercito, fu quasi l'unico ad argomentare in favore della resistenza, ma su di lui ebbero il sopravvento il primo ministro, Thorvald Stauning, il ministro degli Esteri, Edvard Munch e il re il quale, quando 1*8 aprile cominciarono a giungere le cattive notizie, si rifiutò di firmare l'ordine di mobilitazione presentato da Pryor. Per ragioni che restano oscure all'autore del presente libro (benché egli abbia fatto delle indagini a Copenaghen) né le navi né le batterie costiere spararono un sol colpo, nemmeno quando i trasporti con le truppe tedesche passarono sotto il loro naso e avrebbero potuto essere colate facilmente a picco. Vi furono alcune scaramucce nello Jutland, e nella capitale la Guardia Reale sparò qualche colpo intorno alla reggia causando qualche ferito. All'ora in cui i danesi avevano finito di consumare la loro abbondante colazione, tutto era già finito. Seguendo il consiglio del suo governo, e non quello del generale Pryor, il re capitolò e ordinò che cessasse anche quella minima resistenza che era stata opposta agli invasori. Come risulta dai documenti sequestrati all'esercito tedesco, i piani per prendere la Danimarca di sorpresa e con l'inganno erano stati preparati meticolosamente. Il 7 aprile il generale Kurt Himer, capo dello Stato maggiore delle forze destinate alla Danimarca, era giunto in treno a Copenaghen in abiti borghesi per compiere un'esplorazione della capitale e prendere misure per assicurarsi un molo adatto per l'attracco del trasporto Hansestadt Dan-zig e un autocarro per caricarvi un po' di rifornimenti e una radiotrasmittente. Un paio di giorni prima, anche il comandante del battaglione - si ritenne che un semplice battaglione sarebbe bastato per occupare una grande città - era stato a Copenaghen in abiti borghesi, per farsi un'idea della disposizione del paese. Cosi non è strano che i piani del generale e del maggiore comandante il battaglione potessero realizzarsi senza quasi incontrare ostacoli. Il trasporto con le truppe tedesche giunte a Copenaghen un po' prima dell'alba, passò senza essere disturbato dinanzi' ai cannoni del forte a guardia del porto e a quelli delle navi danesi in pattuglia e attraccò al molo Langelinie, proprio in mezzo alla città, a un tiro di sasso dalla cittadella, sede del quartier generale dell'esercito danese, e a poca distanza dal palazzo Amalienborg, dove risiedeva il re. L'una e l'altro furono rapidamente occupati da quell'unico battaglione, senza incontrare alcuna resistenza degna di nota. Nel piano superiore del palazzo, fra il crepitio di sparse fucilate, il re conferì coi suoi ministri. Questi erano tutti del parere di non resistere. Solamente il generale Pryor chiese il permesso di prendere misure per ingaggiare un combattimento. Come minimo voleva che il re lasciasse la capitale e si recasse nel più vicino campo militare, a H0velte, per sottrarsi alla catLa conquista della Danimarca e della Norvegia 759 tura. Ma il re seguì il consiglio dei ministri. Secondo un testimone oculare, egli chiese " se i nostri soldati avevano combattuto abbastanza " - e Pryor rispose che non avevano affatto combattuto * M. Il ritardo rese inquieto il generale Himer. Egli telefonò al quartier generale delle operazioni combinate, che si era stabilito ad Amburgo - le autorità danesi non avevano nemmeno pensato a interrompere le linee telefoniche con la Germania - e, secondo il suo racconto40, chiese che qualche bombardiere facesse apparizione nei cicli della capitale " per costringere i danesi ad accettare l'occupazione ". Nella conversazione fu usato il codice, la Luftwaffe credette di capire che Himer chiedeva un vero bombardamento e promise di effettuarlo subito: l'equivoco potè essere chiarito proprio all'ultimo momento. Il generale Himer dice che " i bombardieri volteggiami rombando sopra la capitale danese non mancarono di far impressione: il governo accettò le richieste tedesche ". Vi fu qualche difficoltà per trovare il modo di trasmettere per radio alle truppe danesi la notizia della capitolazione del governo, perché le stazioni locali della radio non facevano ancora servizio in quelle prime ore del mattino. Pagina 529
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il problema fu risolto mediante una trasmissione sulla lunghezza d'onda danese della radiotrasmittente che il battaglione tedesco aveva portato con sé e per la quale il generale Himer si era previdentemente procurato un autocarro al fine di poterla trasportare nella cittadella. Alle due di quel pomeriggio il generale Himer accompagnato dall'ambasciatore tedesco, Cecil von Renthe-Fink, fece visita al re di Danimarca, che non era più un sovrano ma non se ne rendeva ancora conto. Himer lasciò un resoconto del colloquio negli archivi segreti dell'esercito. Il re settantenne, benché salvasse perfettamente le apparenze e mantenesse, durante l'udienza, un'assoluta dignità, intcriormente sembrava a terra. Tutto il corpo gli tremava. Dichiarò che lui e il suo governo avrebbero fatto tutto il possibile per mantenere la pace e l'ordine nel paese e per evitare ogni attrito fra la popolazione e le truppe tedesche. Voleva risparmiare alla sua patria altri disastri e altre sciagure. Il generale rispose che, personalmente, gli dispiaceva assai di presentarsi al re con una simile missione, ma quel che faceva era solo il suo dovere di soldato... Noi siamo venuti come degli amici ecc. Il re chiese se poteva conservare la sua guardia del corpo e il generale rispose... che il Fiihrer glielo avrebbe senz'altro concesso. Ne era sicuro. Nell'udire ciò il re sembrò sensibilmente sollevato. Nel corso dell'udienza il re... si sentì più a suo agio e al termine rivolse al generale Himer queste parole: " Posso dirvi qualcosa, da vecchio soldato, da soldato a soldato? Ancora una volta, voi tedeschi avete fatto cose incredibili! Bisogna ammettere che è stato un magnifico lavoro! " Finché l'andamento della guerra non cambiò, per circa quattro anni, il re di Danimarca e il suo popolo, razza civile, di buona indole e spensierata, dette ben poco da fare ai tedeschi. La Danimarca divenne nota come " il protettorato-modello ". I conquistatori a tutta prima accordarono al monarca, al governo, ai tribunali e allo stesso parlamento un sorprendente margine di libertà. Per un certo tempo, nemmeno i settemila ebrei della Dani* In tutto il regno, le perdite complessive danesi furono tredici morti e ventitre feriti. I tedeschi ebbero circa venti feriti. 760 Dai trionfi iniziali alla grande svolta marca furono molestati. Ma alla fine, benché più tardi degli altri popoli vinti, i danesi si resero conto che ogni " leale collaborazione " (come la si chiamava) coi tiranni teutonici - la cui brutalità andava crescendo con il passare del tempo e con le mutate fortune della guerra - era impossibile se volevano mantenere ancora un po' di onore e di rispetto verso se stessi. Essi cominciarono anche a vedere che, dopo tutto, la Germania non poteva vincere la guerra e che la piccola Danimarca non era condannata inesorabilmente a divenire - come molti a tutta prima avevano temuto - uno Stato vassallo nel quadro del perfetto Nuovo Ordine hitleriano. E allora cominciò la resistenza. I norvegesi resistono. In Norvegia la resistenza era cominciata fin dall'inizio, anche se non dappertutto. A Narvik, porto e capolinea della ferrovia per il trasporto del minerale ferroso dalla Svezia, il colonnello Konrad Sundlo, comandante della guarnigione locale che, come abbiamo visto, era un fanatico seguace di Qui-sling *, si arrese ai tedeschi senza sparare un sol colpo. Il comandante navale era un uomo di ben altro carattere. Quando dieci cacciatorpediniere tedesche s'affacciarono alla bocca del lungo fjord, VEidsvold, una delle due vecchie corazzate che si trovavano nel porto, sparò un colpo d'avviso e chiese alle cacciatorpediniere di indicare la propria nazionalità. Il contrammiraglio Fritz Bonte, comandante della flottiglia delle cacciatorpediniere tedesche, rispose mandando una scialuppa con un ufficiale alla nave norvegese per chiedere la resa. Seguì un nuovo caso di tradimento dei tedeschi, anche se in seguito gli ufficiali tedeschi si difesero dicendo che in guerra la necessità fa legge. Dopo che nella scialuppa l'ufficiale comunicò all'ammiraglio tedesco, con dei segnali, che i norvegesi avrebbero resistito, Bonte attese solo che il canotto si trovasse al sicuro, poi silurò VEidsvold facendola saltare in aria. Allora la seconda corazzata norvegese, la Norge, aprì il fuoco ma ben presto fu messa fuori combattimento: trecento marinai norvegesi, quasi tutto l'equipaggio delle due navi, persero la vita. Alle otto di mattina Narvik era in mano ai tedeschi, presa da dieci cacciatorpediniere, infiltratesi attraverso una formidabile flotta inglese, e occupata da due soli battaglioni di truppe naziste al comando del brigadiere generale Eduard Dietl, un bavarese che era stato un compagno di Hitler fin dai giorni del putsch della birreria e che, quando a Narvik le cose si fecero scottanti (e fu l'indomani stesso) doveva dimostrarsi un comandante Pagina 530
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt coraggioso e ricco di risorse. Trondheim, a metà strada lungo l'estesa costa occidentale della Norvegia, fu presa dai tedeschi quasi con la stessa facilità. Le batterie del porto non spararono sulle navi tedesche, alla cui testa stava l'incrociatore pesante Hipper, quando esse risalirono il lungo fjord, e le truppe trasportate da * Cfr. sopra, p. 736. La conquista della Danimarca e della Norvegia 761 questa nave e da quattro cacciatorpediniere sbarcarono placidamente sui moli della città senza incontrare ostacoli. Alcuni forti resistettero per qualche ora e il vicino aeroporto di Vaernes per due giorni; ma questa resistenza non impedì di occupare un bel porto adatto alle navi più grandi e ai sommergibili e la stazione terminale della linea ferroviaria: la ferrovia, attraverso la Norvegia centro-settentrionale, raggiungeva la Svezia, e grazie a questa linea i tedeschi contavano a ragione di ricevere rifornimenti qualora gli inglesi li bloccassero per mare. Bergen, secondo porto e seconda città della Norvegia, situata circa trecento miglia a sud di Trondheim e collegata da una linea ferroviaria con Oslo, la capitale, oppose una certa resistenza. Le batterie a difesa del porto causarono gravi danni all'incrociatore Konigsberg e a una nave ausiliaria, ma le truppe di altre navi poterono sbarcare senza subire perdite e occuparono la città prima di mezzogiorno. Fu a Bergen che giunse agli sbalorditi norvegesi il primo aiuto diretto degli inglesi. Nel pomeriggio quindici cacciabombardieri della marina britannica affondarono la Konigsberg: fu questa la prima nave di tale grandezza che andò a picco a causa di un attacco aereo. Fuori dal porto gli inglesi avevano una flotta potente di quattro incrociatori e di sette cacciatorpediniere la quale avrebbe potuto sopraffare le più esigue forze navali tedesche. Essa stava per entrare nel porto quando ricevette dall'ammiragliato l'ordine di soprassedere all'attacco per via del pericolo delle mine e dei bombardamenti aerei: decisione, questa, di cui in seguito Churchill, che ad essa aveva acconsentito, doveva pentirsi. Fu il primo sintomo di quella prudenza e quelle mezze misure che costarono tanto caro agli inglesi nei giorni cruciali che seguirono. L'aeroporto di Sola, vicino al porto di Stavanger, sulla costa sudocciden-tale, fu preso da paracadutisti tedeschi dopo che le postazioni di mitragliatrici norvegesi - una vera difesa antiaerea non esisteva - furono ridotte al silenzio. Era il più grande aeroporto della Norvegia, e aveva la massima importanza strategica per la Luftwaffe, perché da esso i bombardieri potevano raggiungere non solo la flotta inglese lungo la costa norvegese ma anche le principali basi navali dell'Inghilterra settentrionale. L'occupazione di quell'aeroporto assicurò subito ai tedeschi la superiorità in Norvegia e scongiurò il pericolo di un qualsiasi tentativo inglese di sbarcarvi forze di una certa entità. Kristiansand, porto della costa meridionale, oppose ai tedeschi una notevole resistenza; le sue batterie costiere costrinsero due volte la flotta tedesca, guidata dall'incrociatore leggero Karlsruhe, ad allontanarsi. Ma i forti furono presto smantellati dalla Luftwaffe e il porto fu occupato a metà pomeriggio. Però la Karlsruhe, nel lasciare il porto quella sera, fu silurata da un sommergibile inglese e così seriamente danneggiata, che la si dovette affondare. Così a mezzogiorno, o poco dopo, le cinque principali città portuali della Norvegia e l'unico grande aeroporto lungo le coste occidentali e meridionali che si estendono per 1500 miglia dallo Skagerrak all'Artico, erano in mano tedesca. Erano state prese da piccoli contingenti di truppe trasportate da 762 Dai trionfi iniziali alla grande svolta forze navali di gran lunga inferiori a quelle degli inglesi. L'audacia, l'inganno e l'azione di sorpresa avevano assicurato a Hitler una vittoria clamorosa a un prezzo minimo. Ma ad Oslo, che era la posta principale, il suo esercito e la sua diplomazia incontrarono complicazioni inaspettate. Per tutta la fredda notte dell'8-9 aprile una gaia folla plaudente formata da appartenenti alla legazione tedesca, e capeggiata dall'addetto navale, capitano Schreiber, cui poi si unì l'affaccendato ministro plenipotenziario Bra-uer, sostò sul molo del porto di Oslo aspettando l'arrivo della flotta e dei trasporti tedeschi. L'addetto navale in seconda correva in motoscafo per la baia aspettando di far da pilota alla flotta, guidata dalla corazzata tascabile Lutzow (prima si chiamava Deutschland, ma Hitler fece cambiare il nome per non correre il pericolo di perdere una nave con questo nome) e dal nuovissimo incrociatore pesante Bliicher, che faceva da nave ammiraglia. Pagina 531
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'attesa fu vana. Quelle grosse navi non giunsero mai. All'entrata del fjord di Oslo, lungo cinquanta miglia, esse furono affrontate da un posamine norvegese, l'Olav Trygverson, che affondò una torpediniera tedesca e danneggiò l'incrociatore leggero Emden. La squadra tedesca, tuttavia, dopo aver sbarcato un piccolo contingente di truppe per impadronirsi delle batterie costiere, continuò a inoltrarsi nel fjord. In un punto a circa quindici miglia da Oslo, dove le due rive non distavano che quindici miglia, si ebbe un'altra disavventura. Là si trovava l'antica fortezza di Oskarsborg, i cui difensori erano in allarme più di quanto i tedeschi non sospettassero. Proprio prima dell'alba i pezzi Krupp da 280 mm aprirono il fuoco sulla Lutzow e sulla Blùcher, mentre dalle rive venivano lanciati anche dei siluri. La Bliicher, di io ooo tonnellate, s'incendiò e, spaccata dall'esplosione delle munizioni, colò a picco; 1600 uomini perirono, e tra questi parecchi funzionari della Gestapo e dell'amministrazione (tutti i loro documenti andarono perduti), i quali avrebbero dovuto arrestare il re e i membri del governo e assumere l'amministrazione della capitale. La Lutzow fu anch'essa danneggiata, ma senza esser messa del tutto fuori combattimento. Il contrammiraglio Oskar Kummetz, comandante della squadra, e il generale Erwin Engelbrecht, capo della 163* divisione di fanteria, che si trovavano a bordo della Blùcber, riuscirono a raggiungere a nuoto la riva e furono fatti prigionieri dai norvegesi. Allora la malconcia flotta tedesca tornò indietro a medicarsi le ferite. Non aveva svolto la sua missione, che era di impadronirsi del principale obiettivo tedesco, cioè della capitale della Norvegia. Essa non raggiunse la città prima dell'indomani. In realtà, Oslo cadde per l'azione di poco più di un'ombra di truppe tedesche paracadutate nel suo indifeso aeroporto. Le notizie catastrofiche pervenute dagli altri porti e il rumore delle cannonate a quindici miglia dal fjord di Oslo avevano indotto la famiglia reale norvegese, il governo e i membri del parlamento a prendere in fretta un treno speciale, alle 9,30, che dalla capitale li trasportò a Hamar, ottanta miglia più a nord. Dalla capitale partirono anche, alla stessa ora, venti autocarri con l'oro della Banca di NorLa conquista della Danimarca e della Norvegia 763 vegia e altri tre autocarri coi documenti segreti del Ministero degli Esteri. Così l'audace azione della guarnigione di Oskarsborg aveva frustrato il piano di Hitler di metter le mani sul re di Norvegia, il governo e l'oro. Ma Oslo fu lasciata in uno stato di completa confusione. Vi si trovavano delle truppe norvegesi, che però non erano state messe in condizione di difendersi. Nulla fu fatto, soprattutto, per bloccare il vicino aeroporto di For-nebu, come sarebbe stato possibile effettuare mettendo qualche vecchia automobile sulle piste e qua e là sul campo. La notte precedente, a tarda ora, lo stesso addetto aeronautico tedesco a Oslo, capitano Spiller, s'era dislocato in quel posto per dare il suo saluto alle truppe aerotrasportate che dovevano atterrarvi dopo che la flotta fosse giunta nel porto della città. Siccome le navi non arrivavano, dalla delegazione fu mandato a Berlino un frenetico messaggio per radio per informare dell'inattesa e infelice situazione. La risposta fu immediata. Poco dopo paracadutisti e truppe di fanteria atterrarono a Fornebu. A mezzogiorno vi si erano radunate circa cinque compagnie, dotate soltanto di armi leggere, che le truppe norvegesi disponibili nella capitale avrebbero potuto facilmente annientare. Ma la confusione a Oslo era così grande, che, per ragioni non ancora chiarite, tali truppe non furono radunate e ancor meno messe in linea; cosf quelle modeste forze tedesche di fanteria marciarono sulla capitale precedute da un'improvvisata squillante fanfara. Così cadeva l'ultima delle città norvegesi. Ma non ancora la Norvegia. Nel pomeriggio del 9 aprile lò Storting, cioè il parlamento norvegese, tenne seduta a Hamar: solo cinque dei suoi duecento membri mancavano all'appello. Ma alle 19,30, essendo giunta la notizia che truppe tedesche si stavano avvicinando, la seduta fu aggiornata e il parlamento si spostò a El-verum, poche miglia più a est, verso la frontiera svedese. Sollecitato da Ribbentrop, il dottor Brauer chiese di essere subito ricevuto dal re; il primo ministro norvegese acconsentì a condizione che le truppe tedesche si ritirassero verso sud, a una distanza che offrisse una garanzia di sicurezza. Ma l'ambasciatore tedesco non accettò una simile condizione. In effetti, in quel momento era in corso un altro tradimento nazista. L'addetto aeronautico, capitano Spiller, aveva fatto partire dall'aeroporto di Fornebu alla volta di Hamar due compagnie di paracadutisti tedeschi per catturare il re e il governo recalcitranti. La cosa sembrava facile come un gioco. Dato che le truppe norvegesi non avevano sparato un sol colpo per impedire l'entrata a Oslo dei tedeschi, Spiller non si aspettava che a Hamar si Pagina 532
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt opponesse resistenza. In effetti, sembrava che le due compagnie, che usavano degli autobus requisiti, dovessero fare una piacevole escursione per ammirare le bellezze dei luoghi. Ma non avevano fatto i conti con un ufficiale dell'esercito norvegese, il quale agì in modo del tutto diverso di tanti altri. Il colonnello Ruge, ispettore generale di fanteria, che aveva accompagnato il re nel Nord, aveva insistito affinchè si organizzasse una qualche protezione per il governo in fuga e, con due battaglioni di fanteria racimolati in fretta, aveva stabilito un blocco sulla strada che conduceva a Hamar. Gli autobus 764 Dai trionfi minali alla grande svolta tedeschi furono fermati e nella scaramuccia che ne seguì Spiller fu mortalmente ferito. Dopo aver subito altre perdite, i tedeschi si ritirarono e rifecero tutta la via, fino a Oslo. L'indomani il dottor Brauer lasciò Oslo e percorse da solo la stessa strada, per incontrarsi con il re. L'ambasciatore tedesco, diplomatico di carriera della vecchia scuola, gradiva poco la parte che doveva assolvere; ma Rib-bentrop aveva assolutamente insistito che egli parlasse col re per ottenere la resa sua e del suo governo. Il compito di Brauer era reso ancor più difficile da certi avvenimenti politici che proprio allora s'erano svolti a Oslo. La capitale ormai era saldamente in mano tedesca: la sera prima Quisling s'era finalmente mosso, s'era precipitato alla radio, aveva trasmesso un proclama in cui si presentava come il capo di un nuovo governo e aveva ordinato la cessazione di ogni resistenza norvegese ai tedeschi. Anche se Brauer non poteva ancora capirlo (e Berlino non lo capi mai, nemmeno in seguito), quest'azione proditoria pregiudicò gli sforzi tedeschi di indurre la Norvegia alla resa. Cosa paradossale, benché per il popolo norvegese quelli fossero giorni d'onta nazionale, il tradimento di Quisling riunf gli sbalorditi norvegesi in un movimento di resistenza che doveva divenire formidabile ed eroico. Il dottor Brauer incontrò Haakon VII - il solo re nel xx secolo salito al trono per voto del popolo e il primo monarca dopo cinque secoli * della Norvegia indipendente - alle 15 del io aprile in un edificio scolastico della piccola città di Elverum. In base a un colloquio avuto dall'autore del presente libro col monarca e a un esame sia delle relazioni norvegesi, sia della relazione segreta del dottor Brauer (che si trova fra i documenti sequestrati del Ministero degli Esteri tedesco) è possibile dare un ragguaglio di ciò che accadde. Con grande riluttanza, il re acconsentì a ricevere l'inviato tedesco alla presenza del suo ministro degli Esteri, dottor Halvdan Koht. Brauer insistette di parlare, prima, soltanto al re, il quale finì per accontentarlo, col consenso di Koht. Seguendo le istruzioni ricevute, il ministro plenipotenziario tedesco ora adulava il re, ora cercava di intimidirlo. Disse che la Germania voleva conservare la sua dinastia. A Haakon si chiedeva semplicemente che facesse quel che il giorno prima suo fratello aveva fatto a Copenaghen. Resistere alla Wehrmacht era follia. Ne sarebbe seguito solo un inutile massacro per i norvegesi. Al re si chiedeva di approvare il governo Quisling e di far ritorno a Oslo. Haakon, spirito democratico e caustico, formalista in fatto di procedura costituzionale perfino in un simile momento calamitoso, cercò di spiegare al diplomatico tedesco che in Norvegia il re non prende decisioni politiche; queste sono di pertinenza esclusiva del governo, che egli ora avrebbe consultato. Poi Koht si unì al colloquio, e ci si accordò che la risposta del * La Norvegia era stata soggetta alla Danimarca per quattro secoli ed alla Svezia per un altro secolo; aveva riacquistato la completa indipendenza solo nel 1905, quando rescisse la sua unione con la Svezia e quando il popolo elesse come re di Norvegia il principe Carlo di Danimarca. Egli assunse il nome di Haakon VII. Haakon VI era morto nel 1380. Haakon VII era fratello di Cristiano X di Danimarca, il re che si arrese così prontamente ai tedeschi la mattina del 9 aprile 1940. La conquista della Danimarca e della Norvegia 765 governo sarebbe stata telefonata a Brauer in qualche punto durante il suo ritorno a Oslo. In realtà, Haakon, il quale se non poteva prendere da solo decisioni politiche aveva certamente modo di esercitare una influenza su di esse, poteva dare ai tedeschi una sola risposta. Ritiratosi in un modesto albergo di Ny-bergsund, vicino a Elverum - per l'eventualità che i tedeschi, dopo che Brauer se ne era andato, cercassero di catturarlo con un altro attacco di sorpresa - riunì in consiglio di Stato i membri del governo e disse loro: Da parte mia, non posso accettare le richieste tedesche. Ciò sarebbe in Pagina 533
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt contrasto con tutto quello che, da quando sono venuto in questo paese circa trentacinque anni fa, ho considerato come mio dovere di re della Norvegia... Non voglio [però] che la decisione del governo sia influenzata da questa mia dichiarazione o che serva di base al suo giudizio... Io non posso nominare primo ministro Quisling, un uomo che, per quanto ne so, non gode della fiducia del nostro popolo né dei suoi rappresentanti dello Stor-ting. Così se il governo dovesse decidere di accettare le richieste tedesche - e io capisco perfettamente le ragioni in favore di tale decisione, dato l'imminente pericolo d'una guerra in cui tanti giovani norvegesi dovrebbero sacrificare la loro vita - per me l'unica via sarebbe l'abdicazione41. Anche se fra i suoi membri fino a quel momento alcuni titubavano, pure il governo non poteva dimostrare minor coraggio del re e subito si associò a lui. Nel frattempo Brauer aveva raggiunto Eidsvold, a metà cammino sulla via del ritorno a Oslo. Là ricevette una telefonata da Koht, che gli comunicava la risposta dei norvegesi. Il ministro tedesco la telefonò immediatamente alla legazione di Oslo, da dove fu trasmessa a Berlino. Il re non vuole nominare un governo di cui sia capo Quisling e questa decisione è stata presa in base al parere unanime del governo. Rispondendo a una mia specifica domanda, il ministro degli Esteri Koht ha dichiarato: " Continueremo a resistere finché ci sarà possibile "42. Quella sera da una piccola debole stazione radio locale delle vicinanze, solo mezzo disponibile di comunicazione col mondo esterno, il governo norvegese gettò il guanto di sfida al potente Terzo Reich. Esso annunciò la sua decisione di non accettare le richieste tedesche ed esortò il popolo (che comprendeva solo tre milioni di cittadini) a resistere contro gli invasori. Il re si associò formalmente all'appello. Ma i conquistatori nazisti non riuscivano ancora a credere che i norvegesi facessero sul serio. Furono compiuti altri due tentativi per dissuadere il re. La mattina dell'i i aprile un emissario di Quisling, un certo capitano Irgens, si recò dal monarca sollecitandolo a tornare alla capitale. Egli promise che Quisling l'avrebbe servito con lealtà. La proposta fu respinta con un silenzio sprezzante. Nel pomeriggio giunse un messaggio urgente di Brauer, il quale chiedeva un'altra udienza al re per parlargli di " certe proposte ". L'inviato tedesco era tenuto sotto pressione da Ribbentrop, il quale l'aveva incaricato di dire al monarca che " desiderava dare al popolo norvegese un'ultima possibilità 766 Dai trionfi iniziali alla grande svolta per venire a un'intesa ragionevole " *. Questa volta il dottor Koht, dopo essersi consultato col re, rispose che se il ministro tedesco aveva " certe proposte ", poteva comunicarle al ministro degli Esteri. La reazione nazista a questo rifiuto opposto da una piccola nazione priva, in quel momento, di aiuti fu immediata e tipica. Prima i tedeschi non erano riusciti a catturare il re e i membri del governo, poi non erano riusciti a indurii alla resa. Cercarono allora di ucciderli. Nelle tarde ore dell'i i aprile la Luftwaffe fu mandata a " dare una lezione " al villaggio di Nybergsund. Gli aviatori nazisti lo demolirono con bombe dirompenti e incendiarie, mitragliando poi coloro che cercavano di fuggire dalle rovine in fiamme. Sembra che a tutta prima i tedeschi abbiano creduto di essere riusciti a massacrare il re e i membri del governo. Il diario di un aviatore tedesco, ritrovato in seguito nella Norvegia settentrionale, reca questa annotazione dell'11 aprile: " Nybergsund. Governo di Oslo. Tutto annientato " (Nybergsund. Oslo Regierung. Alles vernicbtet). Il villaggio era stato annientato, ma il re e il governo s'erano salvati. All'approssimarsi dei bombardieri nazisti, essi si erano rifugiati in un bosco vicino. Con la neve fino alle ginocchia, avevano visto la Luftwaffe ridurre in rovine le modeste casette del villaggio. Ad essi ora si presentava l'alternativa di raggiungere la vicina frontiera svedese e di chiedere asilo alla neutrale Svezia oppure di spingersi più a nord fra le montagne del paese, ancora coperte dalle spesse nevi di primavera. Decisero di inoltrarsi nella selvaggia valle di Gudbrand che passa per Hamar e Lillehammer e raggiungere, attraverso i monti, Andalsnes, sulla costa nordoccidentale, circa cento miglia a sud-ovest di Trondheim. Lungo la via avrebbero potuto tentare di organizzare le forze norvegesi, ancora sbigottite e disperse, per un'ulteriore resistenza. E c'era anche qualche speranza che le truppe inglesi arrivassero ad aiutarli. Le battaglie per la Norvegia. Lontano nel Nord, a Narvik, la marina inglese aveva già energicamente reagito all'occupazione compiuta di sorpresa dai tedeschi. Ma come ammise Churchill, che Pagina 534
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ne era a capo, era stata " messa completamente nel sacco " dai tedeschi. Almeno nel Nord, fuor dalla portata dei bombardieri tedeschi con basi terrestri, essa ora passò all'offensiva. La mattina del io aprile, ventiquattro ore dopo che le dieci cacciatorpediniere tedesche avevano preso * Nelle istruzioni segrete di Ribbentrop c'è un sinistro accenno a un'altra azione proditoria. A Brauer fu detto di cercar di combinare un incontro " in un luogo situato fra Oslo e l'attuale residenza del re. Per ovvie ragioni lui, Brauer, avrebbe dovuto discutere a fondo questa mossa col generale von Falkenhorst e avrebbe dovuto anche informare quest'ultimo sul luogo stabilito per l'incontro ". Gaus, che telefonò le istruzioni di Ribbentrop, riferì che " Herr Brauer aveva perfettamente compreso il significato delle istruzioni ". Non si può fare a meno di pensare che qualora il re si fosse recato in quel luogo, le truppe di Falkenhorst si sarebbero impadronite di lui43. La conquista della Danimarca e della Norvegia 767 Narvik e sbarcato le truppe di Dietl, una flottiglia di cinque cacciatorpediniere britanniche entrò nel porto di Narvik, afiondò due delle cinque cacciatorpediniere tedesche che in quel momento si trovavano là, danneggiò le altre tre e affondò tutte le navi tedesche da carico, eccetto una. In questa operazione perì il comandante navale tedesco, contrammiraglio Bonte. Però nel lasciare il porto le navi britanniche s'imbatterono nelle cinque rimanenti cacciatorpediniere tedesche spuntate fuori dai vicini fjord. Le navi tedesche avevano una artiglieria più pesante: affondarono una cacciatorpediniera inglese, costrinsero ad incagliarsi una seconda cacciatorpediniera, a bordo della quale il comandante inglese, capitano Warburton-Lee, rimase mortalmente ferito e ne danneggiarono una terza. Tre delle cinque cacciatorpediniere inglesi riuscirono a raggiungere il mare aperto dove, mentre si ritiravano, affondarono un grosso mercantile tedesco carico di munizioni che si avvicinava al porto. A mezzogiorno del 13 aprile gli inglesi tornarono a Narvik, questa volta con la corazzata Warspite, sopravvissuta alla battaglia dello Jutland della prima guerra mondiale, che guidava una flottiglia di cacciatorpediniere, e distrussero tutte le navi tedesche da guerra rimaste nel porto. Il comandante della spedizione, viceammiraglio W. J. Whitworth, nel mandare all'ammiragliato un radiotelegramma sull'operazione, fece pressione affinchè Narvik venisse subito occupata " dal principale corpo di sbarco ", dato che le truppe tedesche a terra sembravano stordite e disorganizzate - Dietl e i suoi uomini si erano infatti ritirati sulle vicine colline. Per disgrazia degli Alleati, il comandante dell'esercito britannico, maggior generale P. J. Mackesy, era un ufficiale eccessivamente prudente; giunto sul luogo già l'indomani con un primo contingente di tre battaglioni di fanteria, decise di non correre il rischio di uno sbarco a Narvik e fece approdare le truppe a Harstad, cittadina trentacinque miglia più a nord, che era in mano ai norvegesi. Fu un errore che doveva essere pagato caro. Benché avessero già preparato un piccolo corpo di spedizione per la Norvegia, gli inglesi furono inesplicabilmente lenti nel muovere le truppe. Nel pomeriggio dell'8 aprile, quando giunse la notizia di spostamenti di unità della flotta tedesca lungo la costa norvegese, la marina inglese si affrettò a riportare a terra le truppe già imbarcate per un'eventuale occupazione di Stavanger, Bergen, Trondheim e Narvik, allegando la ragione che tutte le navi erano necessarie per l'azione navale. Quando le forze inglesi di terra furono nuovamente imbarcate, tutte quelle città portuali erano già in mano tedesca. E quando raggiunsero il cuore della Norvegia, esse, e le navi inglesi che dovevano coprirle, si trovarono esposte agli attacchi della Luftwaffe, che controllava i cicli. Il 20 aprile una brigata inglese rinforzata da tre battaglioni di Chasseur* des Alpes francesi, era sbarcata a Namsos, piccolo porto a ottanta miglia a nord-est di Trondheim, e una seconda brigata britannica era approdata a Andalsnes, cento miglia a sud-ovest di Trondheim, città che così si trovò ad essere attaccata da nord e da sud. Ma mancava l'artiglieria da campagna,
768 Dai trionfi, iniziali alla grande svolta la controaerea e l'appoggio dell'aviazione; le basi erano martellate giorno e notte dai bombardieri tedeschi che bloccavano ogni ulteriore sbarco di rifornimenti e di rinforzi; sicché nessuno dei due contingenti costituf una seria minaccia per Trondheim. La brigata di Andalsnes, dopo essersi incontrata con un'unità norvegese a Dombas, nodo ferroviario posto sessanta miglia a est, Pagina 535
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rinunciò al progettato attacco verso nord contro Trondheim e si spinse verso sud-est lungo il Gudbrandsdal, per aiutare le truppe norvegesi che, sotto l'energico comando del colonnello Ruge, stavano frenando l'impeto delle principali forze tedesche che da Oslo salivano per la vallata. Il 21 aprile a Lillehammer, a nord di Hamar, ebbe luogo il primo scontro della guerra fra truppe inglesi e truppe tedesche, ma con una sensibile disparità di forze. La nave con a bordo l'artiglieria della brigata era stata affondata, e per opporsi ai forti contingenti tedeschi forniti di artiglieria e di carri armati leggeri si disponeva solo di fucili e di mitragliatrici. A peggiorare la situazione, la fanteria inglese, non avendo protezione aerea, era continuamente bombardata dalla Luftwaffe che operava partendo dai vicini aeroporti norvegesi. Dopo una battaglia durata ventiquattro ore, Lillehammer cadde e le forze britanniche e norvegesi iniziarono una ritirata di 140 miglia lungo la ferrovia della vallata, verso Andalsnes, fermandosi qua e là per impegnare combattimenti di retroguardia che rallentarono l'avanzata tedesca senza però riuscire ad arrestarla. Nella notte del 30 aprile e del i° maggio le forze britanniche furono evacuate da Andalsnes, e il 2 maggio lo stesso accadde per il contingente anglo-francese sbarcato a Namsos: operazioni notevoli, se prese in se stesse, dato che i due porti erano stati ridotti a rovine fumanti dai continui bombardamenti tedeschi. Nella notte del 29 aprile, a Molde, il re di Norvegia e i membri del suo governo furono presi a bordo dell'incrociatore inglese Glasgow che aveva attraversato il Romsdal-sfjord partendo da Andalsnes. Quanto ad Andalsnes, era stata ridotta a un mucchio di macerie dai bombardamenti tedeschi. Il primo maggio il re e il governo furono trasportati a Tromso, parecchio al di là del circolo artico, a nord di Narvik. A Tromso fu costituita la capitale provvisoria della Norvegia. Intanto la metà meridionale di questo paese, comprese tutte le città e le principali cittadine, era andata irrimediabilmente perduta. Invece la Norvegia del Nord sembrava essere al sicuro. Il 28 maggio un corpo alleato di 25 ooo uomini comprendente due brigate di norvegesi, una brigata di polacchi e due battaglioni della Legione Straniera francese, aveva cacciato da Narvik forze tedesche notevolmente inferiori. Sembrava quasi certo che Hitler sarebbe stato privato dei suoi minerali ferrosi e frustrato nel suo tentativo di occupare tutta la Norvegia e di far capitolare il governo norvegese. Ma a quel tempo la Wehrmacht aveva attaccato con una veemenza stupefacente sul fronte occidentale e ogni soldato alleato era necessario per chiudere la falla. Narvik fu abbandonata, le truppe alleate furono riimbarcate in fretta, e il generale Dietl, che aveva mantenuto le posizioni in una zona montana selvaggia presso la fontiera svedese, rioccupò il porto l'8 giugno e La conquista della Danimarca e della Norvegia 769 quattro giorni dopo accettò la resa del tenace e valoroso colonnello Ruge e delle sue truppe norvegesi disorientate e sdegnate per essere state piantate in asso dagli inglesi. Re Haakon e il suo governo furono presi a bordo dell'incrociatore Devonshire a Tromso il 7 giugno e furono trasportati a Londra, dove dovevano passare cinque anni di triste esilio*. A Berlino, Dietl fu promosso maggior generale, insignito della Croce di Ferro di cavaliere e salutato da Hitler come il Sieger von Narvik (il vincitore di Narvik). Malgrado i sorprendenti successi, nel corso della campagna di Norvegia il Fiihrer aveva visto momenti brutti. Il diario del generale Jodl è pieno di concise annotazioni riguardanti una serie di crisi nervose che colpirono il Signore della Guerra. " Tremenda eccitazione ", egli scrisse il 14 aprile, quando giunse la notizia che a Narvik le forze navali tedesche erano state spazzate via. Il 17 aprile Hitler ebbe un attacco isterico per la perdita di Narvik; chiese che le forze del generale Dietl venissero evacuate per via aerea, il che era impossibile. " Ogni cattiva notizia suscita [in lui] i peggiori timori ", scrisse Jodl in quel giorno nel suo diario, e due giorni dopo: " Nuova crisi. L'azione politica non ha avuto successo. L'inviato Bràuer è stato richiamato. Secondo il Fùhrer bisogna usare la forza " **. Quel giorno, il 19 aprile, le conferenze alla Cancelleria di Berlino ebbero un tale inasprimento, che i capi delle tre armi cominciarono ad accusarsi a vicenda per il ritardo subito dalle operazioni; perfino il servile Keitel lasciò la stanza con sussiego. " Nuova minaccia di un caos fra i dirigenti ", annotò Jodl. E il 22 * II primo tentativo di Quisling di governare la Norvegia non durò molto. Il 15 aprile, sei giorni dopo che egli s'era autonominato primo ministro, i tedeschi lo cacciarono e nominarono un consiglio amministrativo costituito da sei eminenti cittadini norvegesi, fra cui figuravano il vescovo Eivind Berggrav, capo della chiesa luterana della Norvegia, e Paal Berg, presidente della Suprema Pagina 536
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Corte di giustizia. Ciò fu dovuto soprattutto a Berg, ben noto e scaltrito giurista che in seguito doveva divenire il capo segreto del movimento della resistenza norvegese. Il 24 aprile, Hitler nominò commissario del Reich per la Norvegia Josef Terboven, giovane e energico Gauleiter. Fu lui, di fatto, a governare il paese durante l'occupazione, con crescente brutalità. Bràuer, che fin dal principio aveva preso posizione contro Quisling, fu richiamato in patria il 17 aprile, si ritirò dal servizio diplomatico e fu mandato come soldato al fronte occidentale. I tedeschi nel 1942 tornarono ad insediare Quisling come primo ministro, ma egli era guanto mai impopolare e il suo potere fu nullo, malgrado tutti gli sforzi da lui fatti per servire i padroni tedeschi. Alla fine della guerra Quisling fu processato per alto tradimento e dopo un ampio dibattimento fu condannato a morte. L'esecuzione ebbe luogo il 24 ottobre 1945. Per sottrarsi alla cattura, Terboven si suicidò. Anche Knut Hamsum, il grande romanziere norvegese che aveva apertamente collaborato coi tedeschi cantandone le lodi, fu accusato di tradimento; però, data la sua età avanzata e la sua senilità, le accuse furono ritirate. Fu però processato e condannato a un'ammenda di 65 ooo sterline " per aver tratto profitti dal regime nazista ". Mori il 19 febbraio 1952 all'età di novantatre anni. Il generale von Falkenhorst fu processato quale criminale di guerra dinanzi a un tribunale militare misto, britannico e norvegese, per aver consegnato alle SS, affinchè venissero giustiziati, dei commandos alleati catturati. Il 2 aprile 1946 fu condannato a morte, ma la sua condanna fu poi commutata in ergastolo. ** Di certo per incitamento di Hitler, che si era infuriato per la resistenza opposta dai norvegesi, il 13 aprile il generale von Falkenhorst firmò l'ordine di prendere come ostaggi venti dei cittadini più in vista di Oslo, compresi il vescovo Berggrav e Paal Berg, ostaggi che, secondo le parole del ministro Brauer, " dovevano essere fucilati nel caso d'una continuazione della resistenza o di tentativi di sabotaggio " **. 770 Dai trionfi iniziali atta grande svolta aprile aggiunse: " II Fuhrer si preoccupa sempre di più per gli sbarchi inglesi ". Il 23 aprile la lentezza dei progressi delle forze tedesche che da Oslo avanzavano verso Trondheim e Andalsnes " fece crescere l'eccitazione " -come scrisse Jodl; ma l'indomani le notizie furono già migliori e in seguito continuarono ad essere sempre più rosee. Il 26 il Signore della Guerra era in un tale stato di euforia che alle 3,30 del mattino, nel corso di una riunione dei suoi consiglieri militari, protrattasi per tutta la notte, disse loro che intendeva dare il via al " Giallo " fra il i° e il 7 maggio. " Giallo " era la designazione cifrata dell'attacco a occidente attraverso l'Olanda e il Belgio. Benché il 29 aprile Hitler " s'infastidisse di nuovo a causa di Trondheim ", l'indomani " era lieto e contento " per la notizia che una formazione di combattimento partita da Oslo aveva raggiunto quella città. Finalmente egli poteva riportare la sua attenzione al fronte occidentale. Il i° maggio ordinò che entro il 5 maggio i preparativi per il grande attacco dovevano essere ultimati. I comandanti della Wehrmacht - Goring, Brauchitsch, Halder, Keitel, Jodl, Raeder e gli altri - durante la campagna di Norvegia avevano avuto per la prima volta la sensazione che la tensione per rovesci militari, anche di poca entità, scuoteva il loro demonico capo. Era questa una debolezza che in lui doveva aumentare quando, dopo una serie di nuovi sorprendenti successi militari, le fortune della guerra mutarono, e che doveva grandemente contribuire al futuro crollo del Terzo Reich. Tuttavia, in qualunque modo la si considerasse, la rapida conquista della Danimarca e della Norvegia era stata un'importante vittoria per Hitler e una scoraggiarne sconfitta per gli inglesi. Essa assicurò alla Germania la via invernale per il trasporto dei minerali ferrosi, rafforzò le difese all'ingresso del Baltico, permise all'audace flotta tedesca di sboccare nell'Atlantico settentrionale offrendo in esso eccellenti installazioni portuali per la guerra dei sommergibili e delle navi di superficie contro gli inglesi. Diminuì di centinaia di miglia la distanza fra le basi aeree di Hitler e il suo principale nemico. Ma la cosa più importante fu forse che essa accrebbe immensamente il prestigio militare del Terzo Reich, sminuendo di conseguenza quello degli Alleati occidentali. La Germania nazista sembrava invincibile. L'Austria, la Cecoslovacchia, la Polonia e ora la Danimarca e la Norvegia erano state facilmente piegate dalla forza di Hitler o dalle sue minacce di usare la forza, e nei due ultimi casi lo stesso aiuto dei due maggiori alleati occidentali era valso a ben poco. Come scrisse una nota americana, l'onda del futuro sembrava Pagina 537
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt appartenere a Hitler e al nazismo. Inoltre per i restanti Stati neutrali l'ultima conquista di Hitler era una terribile lezione. Ovviamente la neutralità aveva cessato di offrire una protezione per le piccole nazioni democratiche che cercavano di sopravvivere in un mondo dominato dal totalitarismo. La Finlandia l'aveva già constatato, e ora era stata la volta della Norvegia e della Danimarca. Queste nazioni dovevano accusare se stesse per essere state così cieche, per non aver accettato La conquista della Danimarca e detta Norvegia 771 in tempo - prima dell'effettiva aggressione - l'aiuto di potenze mondiali amiche. L'i i aprile, Churchill disse ai Comuni: Confido che questo fatto verrà meditato da altri paesi che domani, fra una settimana o fra un mese potranno trovarsi ad essere loro stessi le vittime di un analogo piano militare accuratamente elaborato Durante alla loro distruzione e al loro asservimenlo ". Evidentemente, egli pensava all'Olanda e al Belgio, ma neanche queste nazioni, che avrebbero ancora avuto un mese di respiro, si misero a meditare in tal senso *. Vi erano anche lezioni militari da apprendere dalla fulminea conquista dei due paesi scandinavi da parte di Hitler. La più significativa riguardava l'importanza delle forze aeree e la loro superiorità su quelle navali quando le basi terrestri per i bombardieri e i caccia erano vicine. Quasi altrettanto importante era una vecchia lezione, cioè che la vittoria è degli audaci e di coloro che hanno dell'immaginazione. La marina e l'aviazione tedesca avevano posseduto entrambe queste qualità, e a Narvik Dietl aveva dimostrato una ricchezza di risorse dell'esercito tedesco, che mancava invece da parte alleata. Uno dei risultati militari dell'avventura scandinava non poteva venire valutato subito, non essendo possibile veder molto lontano nel futuro. Da ambo le parti, nella campagna di Norvegia le perdite di uomini erano state lievi. Le perdite complessive tedesche ammontarono a 5296 uomini, di cui 1317 morti, 2375 dispersi e 1604 feriti; quelle dei norvegesi, dei francesi e degli inglesi ammontavano a un po' meno di 5000 uomini. Gli inglesi perdettero una portaerei, un incrociatore e sette cacciatorpediniere; i francesi e i polacchi un cacciatorpediniere a testa. Le perdite navali tedesche furono, in * Gli svedesi, stretti fra i russi che controllavano la Finlandia e i paesi baltici, e i tedeschi ormai in possesso della Danimarca e della Norvegia, dopo aver riflettuto riconobbero che non vi era altra scelta fuor che l'attenersi alla loro precaria neutralità e scendere in combattimento qualora fossero stati attaccati. Essi avevano acquietato l'Unione Sovietica, non permettendo che truppe alleate raggiungessero la Finlandia attraversando il loro territorio, e ora, sottoposti a forti pressioni, cercarono di acquietare anche la Germania. Benché avesse inviato un ingente quantitativo di armi alla Finlandia, la Svezia si rifiutò di vendere alla Norvegia armi e benzina quando questa nazione fu attaccata. Per tutto l'aprile i tedeschi chiesero agli svedesi di autorizzare il transito di loro truppe per soccorrere Dietl a Narvik, ma ciò venne loro ricusato sino alla cessazione delle ostilità. Fu fatto passare soltanto un treno con personale sanitario e provviste. Temendo un attacco diretto da parte della Germania, il 19 giugno gli svedesi cedettero alle pressioni di Hitler e permisero il trasporto in Norvegia di truppe naziste e di materiale bellico sulle loro ferrovie a condizione che i contingenti di truppe viaggianti nelle due direzioni si uguagliassero, di modo che le guarnigioni tedesche in Norvegia non risultassero rafforzate da tale accordo. Ciò fu di grandissimo aiuto alla Germania. Potendo trasportare truppe fresche e materiale bellico per tèrra attraverso la Svezia, Hitler evitò il rischio di veder affondare dagli inglesi le navi che li avrebbero portati per mare. Nei primi sei mesi dell'accordo, in Norvegia fu dato il cambio a circa 140000 soldati tedeschi e le posizioni tedesche si trovarono ad essere notevolmente rafforzate grazie ai rifornimenti. In seguito, alla vigilia dell'attacco tedesco contro la Russia, la Svezia permise all'alto comando nazista il trasporto dalla Norvegia alla Finlandia, attraverso la Svezia, d'una intera divisione armata di tutto punto, da usare contro l'Unione Sovietica. Quel che essa l'anno prima aveva negato agli Alleati, ora l'accordava alla Germania nazista. Per i particolari sulle pressioni tedesche esercitate sulla Svezia e per il tèsto delle lettere scambiate fra re Gustavo V e Hitler, cfr. Documents on German Foreigtt Policy, IX. Chi scrive ha trattato in modo pili ampio l'argomento nel suo libro The Cballenge of Scandinavia. 772 Pagina 538
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Dai trionfi iniziali alla grande svolta confronto, assai più gravi: su venti cacciatorpediniere ne furono affondati dieci, e su otto incrociatori tre, mentre le corazzate Sckarnborst e Gneisenau e la corazzata tascabile Lùtzow furono così gravemente danneggiate da non poter prender parte alle operazioni per parecchi mesi. Hitler non disponeva d'una flotta rilevante da usare per le vicende della prossima estate. Quando venne il momento di invadere l'Inghilterra - e tale momento venne assai presto - questo fatto si rivelò un insuperabile handicap. Però le possibili conseguenze di questa grave menomazione della flotta tedesca non passarono per la mente al Fùhrer quando, al principio di maggio, con la Danimarca e la Norvegia aggiunte ormai alla lunga lista delle sue conquiste, egli si mise al lavoro con i suoi impazienti generali - essi ormai avevano abbandonato le perplessità del precedente autunno - per gli ultimi preparativi relativi a quella conquista che, ne erano sicuri, sarebbe stata la più grande di tutte. 1 NCA, IV, p. 104 (ND, i54<S-PS); VI, pp. 891-92 (ND, C-66). 2 Ibid., VI, p. 928 (ND, C-I22), p. 978 (ND, C-i7o). 3 Ibid., p. 892 (ND, C-i66); FCNA, 1939, p. 27. 4 CHURCHILL, The Gathering Storm, pp. 531-37. s FCNA, 1939, P- 5i. 6 Pel memorandum di Rosenberg: NCM, VI, pp. 885-87 (ND, €-64). 6 anche contenuto in FCNA, 1939, PP. 53-557 FCNA, 1939, PP- 55-578 Ibid., pp. 57-58. ' DGFP, Vili, pp. 515, 546-47. 10 Diario di Jodl, annotazione del 12-13 dicembre, con data evidentemente sbagliata. Diario di Halder, annotazione del 14 dicembre, i " Per il memorandum di Rosenberg: NCA, III, pp. 22-25 (ND, OO4-PS). 12 DGFP, Vili, pp. 663-66. 13 Per il testo delle direttive: NCA, VI, p. 883 (ND, €-63). 14 Interrogatorio di Falkenhorst a Norimberga: NCA, suppl. B, pp. 1534-47. 15 Testo delle direttive: NCA, VI, pp. 1003-5; anche in DGFP, Vili, pp. 831-33. 16 Diario di Jodl, annotazioni del 10-14 marzo 1940. 17 DGFP, Vili, pp. 910-13. 18 Ibid., pp. 179-81, 470-71. 19 Ibid., pp. 89-91. 20 Per il testo delle direttive di Hitler: ibid., pp. 817-19. 21 I resoconti del dottor Schmidt sugli incontri di Sumner Welles con Hitler, Gpring e Ribbentrop si trovano in DGFP, Vili; inoltre vi si trovano due memorandum di Weizsacker sul suo colloquio con Welles. L'inviato americano s'incontrò anche col dottor Schacht dopo che il banchiere, ormai caduto in disgrazia, era stato richiamato da Hitler e gli era stata indicata la linea da seguire. Cfr. HASSELL, op. cit., p. 121. Welles ha riportato la sua versione sulle sue con versazioni di Berlino in The Time far Decision. 22 DGFP, Vili, pp. 865-66. 23 Ibid., pp. 652-56, 683-84. 24 Per il testo della lettera inviata da Hitler a Mussolini l'8 marzo 1940: ibid., pp. 871-80. 25 Per i resoconti di Schmidt sugli incontri: ibid., pp. 882-93, 898-909. La versione di Ciano si trova in Ciano's Diploraatic Paperi, pp. 339-59. Cfr. anche SCHMIDT, op. cit., pp. 170-71 e il Diario di Ciano, pp. 234-36, pei loro commenti personali sugli incontri. I due telegrammi inviati da Ribbentrop a Hitler con la relazione sui suoi incontri si trovano in DGFP, Vili. 26 WELLES, op. cit., p. 138. 27 Diario di Ciano, p. 236. 28 Per la trascrizione degli appunti stenografici dei colloqui Pagina 539
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt presi dal dottor SCHMIDT: DGFP, IX, pp. 1-16. 29 HASSEL, op. cit., pp. 116-18, su cui si basa, in gran parte, la presente esposizione. 30 ALLEN DULLES, Germany's Underground, p. 59. 31 SHIRER, The Challenge of Scandinavia, pp. 223-25. 32 CHURCHILL, The Gathering Storm, p. 579. I piani britannici per l'R-4 sono stati pubbli cati da DERRY, The Campaign in Norway (relazione ufficiale inglese sulla campagna di Norvegia). 33 Pel testo delle direttive: DGFP, IX, pp. 66-68. 34 Pel testo: ibid., pp. 68-73. 35 Pel testo: NCA, VI, pp. 914-15 (ND, C-irj). 36 TMWC, XIV, pp. 99, 194.
774 Dai trionfi iniziali alla grande svolta 37 Pel testo: NCA, Vili, pp. 410-14 (ND, TC-jj). Si trova anche in DGFP, IX, pp. 88-93. 38 Per il dispaccio mandato da Copenaghen da Renthe-Fink: DGFP, IX, pp. 102-3; P" il di spaccio mandato da Oslo da Brauer: ibid., p. 102. 39 La versione danese in merito all'occupazione tedesca si basa su SHIRER, The Challenge of Scandinavia e Denmark during thè occupation (ed. B0rge Outze). In particolare è prezioso il con tributo del tenente colonnello T. Thaulow, ufficiale della Guardia che in quell'epoca si trovava al servizio del re. 40 Dagli archivi segreti dell'esercito tedesco, citato in NCA, VI, pp. 299-308 (ND, 3J96-PS). 41 Dagli archivi di Stato norvegesi, citato in SHIRER, The Challenge of Scandinavia, p. 38. 42 DGFP, IX, p. 124. 43 Ibid., P. 129. 44 Ibid., p. 186. 45 CHURCHILL, The Gathering Storni, p. 601. XXI. VITTORIA A OCCIDENTE II io maggio 1940, una bella giornata primaverile, poco dopo l'alba, l'ambasciatore del Belgio e il ministro dei Paesi Bassi a Berlino furono chiamati alla Wilhelmstrasse e informati da Ribbentrop che le truppe tedesche stavano entrando nei loro paesi per salvaguardarne la neutralità contro un imminente attacco degli eserciti anglo-francesi: era la solita misera scusa usata proprio un mese prima per la Danimarca e la Norvegia. Un formale ultimatum tedesco intimava ai due governi di fare in modo che non venisse opposta resistenza. Altrimenti, la resistenza sarebbe stata spezzata con ogni mezzo, e la responsabilità per lo spargimento di sangue " sarebbe ricaduta unicamente sul regio governo belga e sul regio governo olandese ". Come già a Copenaghen e Oslo, a Bruxelles e all'Aja gli inviati tedeschi si recarono ai rispettivi Ministeri degli Esteri con analoghi messaggi. Cosa alquanto ironica, il latore dell'ultimatum all'Aja fu il conte Julius von Zech-Burkersroda, ministro plenipotenziario tedesco, genero di quel Bethmann-Hollweg, cancelliere del Kaiser, che nel 1914 aveva pubblicamente definito " un pezzo di carta " la garanzia data dalla Germania alla neutralità del Belgio, neutralità che il Reich degli Hohenzollern aveva appena violato. Al Ministero degli Esteri di Bruxelles, mentre i bombardieri tedeschi volteggiavano rombando nei cicli e Pesplosione delle loro bombe gettate sui vicini aeroporti faceva tremare le finestre, l'ambasciatore tedesco, Bulow-Schwante, entrando nell'ufficio del ministro degli Esteri fece il gesto di Pagina 540
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt prendere dalla borsa un documento. Paul-Henri Spaak lo fermò. Senza cercare di nascondere la sua indignazione, egli disse: Vogliate scusarmi, signor ambasciatore, ma parlerò io per primo. In questo momento l'esercito tedesco sta attaccando il nostro paese. È la seconda volta, in venticinque anni, che la Germania commette un'aggressione delittuosa contro un Belgio neutrale e leale. Ciò che sta accadendo è forse perfino più odioso dell'aggressione del 1914. Al governo belga non è stato trasmesso nessun ultimatum, nessuna nota, nessuna protesta di un qualsiasi genere. È dallo stesso attacco che il Belgio ha appreso che la Germania ha violato gli impegni da essa assunti... Il Reich tedesco ne sarà responsabile dinanzi alla storia. Il Belgio è deciso a difendersi. Allora l'infelice diplomatico tedesco cominciò a leggere l'ultimatum ufficiale tedesco. Spaak lo interruppe. " Datemi il documento, - disse. - Vorrei risparmiarvi questo penoso compito " '. Dal Terzo Reich i due piccoli Stati dei Paesi Bassi avevano avuto garan776 Dai trionfi iniziali alla grande svolta zie quasi infinite della loro neutralità. L'indipendenza e la neutralità del Belgio erano state garantite "perpetuamente" nel 1839 dalle cinque maggiori potenze europee; il patto era stato osservato per settantacinque anni, finché la Germania nel 1914 l'aveva spezzato. La Repubblica di Weimar aveva promesso di non prender mai le armi contro il Belgio, e Hitler, una volta salito al potere, aveva confermato di continuo questa linea politica, dando analoghe assicurazioni all'Olanda. Il 30 gennaio 1937, dopo aver denunciato il trattato di Locamo, il cancelliere nazista aveva proclamato pubblicamente: II governo tedesco ha inoltre dato al Belgio e all'Olanda l'assicurazione di essere pronto a riconoscere e a garantire l'inviolabilità e la neutralità di questi territori. Impaurito dalla rimilitarizzazione del Terzo Reich e dalla rioccupazione tedesca della Renania, avvenuta nel 1936, il Belgio, che dopo il 1918 aveva saggiamente rinunciato alla neutralità, cercò di nuovo rifugio in essa. Il 24 aprile 1937 l'Inghilterra e la Francia lo svincolarono dagli impegni assunti a Locamo e il 13 ottobre dello stesso anno la Germania confermò ufficialmente e solennemente la sua decisione di non recar pregiudizio in nessun caso alla inviolabilità e all'integrità [del Belgio], di rispettare sempre il territorio belga... e di esser pronta ad assistere il Belgio qualora dovesse essere attaccato. A partire da quel giorno Hitler agì con la consueta doppiezza fra le sue solenni assicurazioni pubbliche date ai due paesi e le vedute da lui esposte privatamente ai generali. Riferendosi a un documento steso per lui per il " caso verde " - il piano per l'attacco contro la Cecoslovacchia -il 24 agosto 1938 egli aveva parlato dello " straordinario vantaggio " derivante alla Germania da un'eventuale occupazione del Belgio e dell'Olanda e chiese il parere dell'esercito "circa le condizioni in cui l'occupazione di quest'area potrebbe essere effettuata, e il tempo che essa richiederebbe ". Nel rispondere a Roosevelt, il 28 aprile 1939, Hitler aveva dato nuovamente risalto alle " dichiarazioni impegnative " fatte da lui, fra l'altro, all'Olanda e al Belgio. Meno di un mese dopo, il 23 maggio, il Fuhrer, come si è notato, diceva ai suoi generali che " le basi aeree olandesi e belghe debbono essere occupate dalle forze armate... con velocità fulminea. Delle dichiarazioni di neutralità non dev'esser fatto alcun conto ". Ancor prima di dare inizio alla sua guerra, i piani erano pronti. Il 22 agosto, una settimana prima che Hitler aprisse le ostilità attaccando la Polonia, egli conferf coi suoi generali sulla " possibilità " di violare la neutralità olandese e belga. Disse: " L'Inghilterra e la Francia non violeranno la neutralità di questi paesi ". Quattro giorni dopo, il 26 agosto, ordinò ai suoi inviati a Bruxelles e all'Aja d'informare i rispettivi governi che nel caso dello scoppio d'una guerra " la Germania in nessuna circostanza lederà l'inviolabilità del Belgio e dell'Olanda ": assicurazione, questa, che egli rinnovò pubblicamente il 6 ottobre, al concludersi della campagna di Polonia. Proprio l'indomani, il 7 ottobre, per suggerimento di Hitler il generale von Brauchitsch avvertì i comandanti del gruppo dei suoi eserciti " di fare tutti Vittoria a occidente 777 i preparativi per un'immediata invasione del territorio olandese e belga, da effettuare se la situazione politica lo richiederà "2. Due giorni dopo, il 9 ottobre, nelle direttive n. 6, Hitler ordinava: Si debbono fare preparativi per una operazione di attacco... attraverso il Pagina 541
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Lussemburgo, il Belgio e l'Olanda. Questo attacco dovrà essere sferrato quanto prima e con la massima violenza... Lo scopo di tale attacco è di assicurarsi la massima area possibile in Olanda, in Belgio e nella Francia settentrionale3. Naturalmente, i belgi e gli olandesi non erano a conoscenza degli ordini segreti di Hitler. Tuttavia ricevettero vari avvertimenti su ciò che era loro riservato. Ne abbiamo già fatto cenno: il colonnello Oster, uno dei congiurati antinazisti, il 5 novembre aveva avvisato gli addetti militari olandese e belga a Berlino, dicendo che dovevano aspettarsi un attacco tedesco per il 12 novembre, data che in quel momento era quella stabilita. Alla fine di ottobre un altro dei cospiratori, Goerdeler, si era recato a Bruxelles per suggerimento di Weizsacker, al fine di avvertire i belgi dell'imminente attacco. E al principio del nuovo anno, il io gennaio 1940, i piani hitleriani per l'offensiva a ovest erano caduti in mano ai belgi, quando un ufficiale che li aveva con sé dovette compiere un attcrraggio di fortuna in Belgio *. A quel tempo lo Stato maggiore olandese e belga sapevano, grazie ai loro servizi segreti di frontiera, che i tedeschi stavano concentrando circa cinquanta divisioni presso il confine. Essi avevano anche il vantaggio di disporre di una insolita fonte di informazioni nella stessa capitale tedesca. Questa " fonte " era il colonnello G. J. Sas, addetto militare olandese a Berlino. Sas era intimo amico del colonnello Oster e spesso pranzava nell'abitazione di quest'ultimo, situata nel solitario quartiere suburbano di Zehlendorf - abitudine, questa, che una volta scoppiata la guerra, fu agevolata dall'oscuramento, che a quel tempo permise a un certo numero di persone tedeschi e stranieri - di recarsi qua e là in missioni sovversive senza aver troppo da temere di essere scoperte. Ai primi di novembre Oster mise Sas al corrente del progetto dell'attacco tedesco, allora fissato per il 12 di quel mese, dando un nuovo avvertimento all'addetto militare in gennaio. Il fatto che in nessuno dei due casi l'aggressione avesse luogo sminuì alquanto l'attendibilità delle notizie comunicate da Sas all'Aja e a Bruxelles, dove non si poteva naturalmente sapere che Hitler aveva effettivamente fissato quelle date per l'attacco e poi le aveva spostate. Comunque, l'avviso dell'invasione della Norvegia e della Danimarca che Sas ebbe da Oster dieci giorni prima, con l'indicazione della data precisa, sembra che rialzasse in patria il prestigio dello stesso Sas. Il 3 maggio Oster comunicò senz'altro a Sas che l'attacco tedesco a occidente attraverso l'Olanda e il Belgio sarebbe cominciato il io maggio, e l'addetto militare ne informò prontamente il proprio governo. L'indomani il governo dell'Aja ricevette la conferma dal suo inviato presso il Vaticano. * Cfr. sopra, pp. 708-9, 728-29.
778 T>ai trionfi iniziali alla grande svolta Gli olandesi trasmisero subito la notizia ai belgi. Il 5 maggio fu una domenica e nel corso della successiva settimana noi tutti, a Berlino, ci rendemmo conto abbastanza chiaramente che l'attacco a occidente sarebbe stato effettuato entro pochi giorni. Nella capitale tedesca la tensione aumentava. L'8 maggio mandai un cablogramma al mio ufficio di New York dicendo di tenere ad Amsterdam uno dei nostri corrispondenti invece di inviarlo in Norvegia, dove la guerra era ormai terminata, e la sera la censura militare mi permise di accennare, nella mia radiotrasmissione, che presto sarebbero cominciate le operazioni a occidente, Olanda e Belgio inclusi. La sera del 9 maggio, Oster e Sas pranzarono insieme: doveva essere, quella, l'ultima volta. L'ufficiale tedesco confermò che era stato dato l'ordine definitivo di iniziare l'attacco a occidente all'alba dell'indomani. Per esser sicuro che all'ultimo momento non vi fossero dei contrordini, Oster dopo il pranzo passò dal quartier generale dell'OKW, nella Bendlerstrasse. Non c'era nulla di nuovo. " II maiale è andato al fronte occidentale ", disse Oster a Sas. Il " maiale " era Hitler. Sas informò l'addetto militare belga, poi si recò alla sua legazione e chiamò l'Aja. Per quella circostanza era stato già fissato uno speciale codice cifrato e Sas disse solo alcune parole apparentemente inoffensive, contenenti il messaggio: " Domattina, all'alba. Tenete duro! "*. Cosa abbastanza strana, le due grandi potenze occidentali, l'Inghilterra e la Francia, furono colte alla sprovvista. I loro Stati maggiori avevano sottovalutato gli allarmanti rapporti giunti da Bruxelles e dall'Aia. Quanto a Londra, era preoccupata soprattutto per una crisi del gabinetto che durava da tre giorni e che fu superata solo la sera del io maggio con la sostituzione di Pagina 542
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Churchill a Chamberlain nella carica di primo ministro. Il quartier generale francese e inglese seppe dell'assalto tedesco solo quando la pace delle ore antelucane di quella primavera fu rotta dal rombo dei bombardieri tedeschi e dall'ululato degli Stukas in picchiata, seguiti, allo spuntar del giorno, da frenetiche richieste d'aiuto inviate dai governi olandese e belga i quali per otto mesi si erano tenuti lontani dagli Alleati invece di concertare con essi la comune difesa. Comunque, nei primi due giorni il piano alleato di tener testa in Belgio a grosso dell'attacco tedesco potè essere attuato senza quasi incontrare ostacoli. Dalla frontiera franco-belga ingenti forze anglo-francesi si portarono rapidamente a nord-est a rafforzare la principale linea difensiva che correva lungo i fiumi Dyle e Mosa, a est di Bruxelles. Ora, era proprio questo che l'alto comando tedesco desiderava. Il movimento massiccio di conversione degli Alleati faceva esattamente il loro gioco: benché non lo sapessero, gli eserciti anglo-francesi erano andati a finire dritti in una trappola che, quando si chiuse intorno a loro, doveva avere conseguenze disastrose. Vittoria a occidente 779 Piani contrastanti. L'originario piano tedesco dell'attacco era stato profondamente modificato da quando in gennaio era caduto in mano ai belgi; i tedeschi sospettavano che anche i francesi e gli inglesi ne fossero a conoscenza. Il Fall Gelb (" caso giallo "), nome dato all'operazione, era stato concepito in fretta nell'autunno del 1939 dall'alto comando dell'esercito in base all'ordine di Hitler di sferrare l'offensiva a occidente per la metà di novembre. Nell'ambiente degli storici militari e degli stessi generali tedeschi si è molto discusso se quel primo piano fosse, o meno, una versione modificata dell'antico piano Schlieffen. Halder e Guderian l'hanno affermato. Secondo tale piano, l'urto principale tedesco doveva effettuarsi sul fianco destro attraverso il Belgio e la Francia settentrionale, col fine di occupare i porti della Manica. Esso divergeva dal famoso piano Schlieffen, che nel 1914 per poco non riuscì, il quale contemplava non solo la presa dei porti della Manica, ma anche un grande movimento di conversione che avrebbe condotto l'ala destra dell'esercito tedesco attraverso il Belgio e la Francia settentrionale; dopo aver passata la Senna essi avrebbero puntato verso est, sotto Parigi, tanto da circondare e distruggere le restanti forze francesi. L'obiettivo del piano era di por fine rapidamente alla resistenza armata francese: dopodiché, nel 1914, la Germania avrebbe potuto rivolgersi contro la Russia con tutta la grande massa della sua potenza militare. Nel 1939-40 Hitler non aveva da preoccuparsi di un fronte russo. Ciò nondimeno il suo obiettivo era più limitato. Almeno nella prima fase della campagna egli non pensava a metter fuori combattimento l'esercito francese ma a farlo indietreggiare occupando la costa della Manica tanto da separare l'Inghilterra dalla sua alleata e, nel contempo, da assicurarsi basi aeree e navali partendo dalle quali avrebbe potuto molestare e bloccare le isole bri-tanniche. Dai discorsi da lui tenuti in quel periodo ai suoi generali appare chiaramente come egli pensasse che dopo tale sconfitta la Francia e l'Inghilterra sarebbero state propense a fare la pace permettendogli di volger di nuovo la sua attenzione all'Europa orientale. Ancor prima che il piano originario per il Fall Gelb cadesse in mano al nemico, esso era stato preveduto dal comando supremo alleato. Il Supremo Consiglio alleato di guerra, riunitosi a Parigi il 17 novembre, aveva approvato il " piano D " che, nel caso di un attacco tedesco attraverso il Belgio, prevedeva un rapido movimento della prima e della nona armata francese e del corpo inglese di spedizione verso la principale linea delle difese belghe dei fiumi Dyle e Mosa che da Anversa giungeva fino a Lovanio, Namur, Gi-vet e Mézières. Qualche giorno prima gli Stati maggiori francese e britannico in una serie di incontri segreti con l'alto comando belga avevano ottenuto da quest'ultimo l'assicurazione che avrebbe rafforzato tale linea di difesa e opposto su di essa la principale resistenza al nemico. Ma i belgi non vollero andare più oltre: essi continuavano a nutrire le illusioni della neutra780 Dai trionfi iniziali alla grande svolta lità, nella speranza di poter ancora evitare di essere coinvolti nella guerra. I capi dello Stato maggiore inglese fecero rilevare che sarebbe mancato il tempo per schierare le forze alleate così in avanti, dopo che i tedeschi avessero attaccato: ma per le insistenze del generale Gamelin essi finirono con l'aderire al piano D. Pagina 543
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Alla fine di novembre gli Alleati vi aggiunsero il progetto di far avanzare rapidamente lungo le coste della Manica la settima armata del generale Henri Giraud per aiutare gli olandesi a nord di Anversa, qualora anche i Paesi Bassi fossero attaccati. Cosf, se avessero tentato di aggirare la linea Maginot passando per il Belgio e fors'anche per l'Olanda, i tedeschi si sarebbero trovati subito di fronte tutto il corpo di spedizione inglese, la massa dell'esercito francese, le ventidue divisioni belghe e le dieci divisioni olandesi: forze che, come poi si seppe, avrebbero uguagliato numericamente quelle tedesche. Per Hitler si trattava di evitare questo scontro frontale e in pari tempo di intrappolare gli eserciti inglesi e francesi spintisi così in avanti. Perciò il generale Erich von Manstein (nato Lewinski), capo di Stato maggiore del gruppo A delle armate del fronte occidentale al comando di Rundstedt, propose un mutamento radicale del Fall Gelb. Manstein era un generale di Stato maggiore valente e ricco di immaginazione, di nomina recente; però durante l'inverno era riuscito a far sottoporre il suo audace progetto a Hitler, vincendo l'iniziale opposizione di Brauchitsch, di Halder e di un certo numero di altri generali. Manstein proponeva di sferrare il principale assalto tedesco al centro del fronte attraverso le Ardenne, con massicce forze corazzate che poi avrebbero attraversato la Mosa proprio a nord di Sedan, sarebbero sboccate in campo aperto e si sarebbero dirette velocemente verso la Manica, verso Abbeville. Hitler, sempre attratto dalle soluzioni audaci e perfino temerarie, s'interessò al progetto. Rundstedt si mise ad appoggiare senza tregua l'idea di Manstein non solo perché credeva nel successo del piano ma anche perché esso, nell'offensiva, avrebbe fatto fare la parte principale al gruppo A delle armate, da lui comandato. Sebbene una certa antipatia personale nutrita da Halder per Manstein e qualche gelosia professionale da parte dei generali di rango superiore avessero provocato, alla fine di gennaio, il trasferimento di Manstein dallo Stato maggiore al comando di un corpo di fanteria, egli ebbe l'occasione di esporre personalmente a Hitler le sue idee eterodosse in un pranzo offerto il 17 febbraio a Berlino a un certo numero di nuovi comandanti di corpo. Egli fece rilevare che l'attacco delle forze corazzate attraverso le Ardenne avrebbe colpito gli Alleati dove meno se l'aspettavano, dato che, come la maggior parte dei tedeschi, i generali nemici probabilmente consideravano inadatta per operazioni con carri armati quella regione collinosa e boschiva. Una finta all'ala destra delle forze tedesche avrebbe spinto alla rinfusa gli eserciti inglesi e francesi in Belgio. Allora sfondando il fronte francese a Sedan e dirigendosi a ovest lungo la riva nord della Somme, in Vittoria a occidente 781 direzione della Manica, i tedeschi avrebbero intrappolato le principali forze anglo-francesi nonché l'esercito belga. Era un piano audace, ma non privo di rischi, come sottolinearono diversi generali, Jodl compreso. Ma Hitler, che si credeva un genio militare, ormai considerava praticamente come sua quella idea e se ne entusiasmò sempre più. Halder, che sulle prime l'aveva respinta come l'escogitazione di un cervello balzano, cominciò anche lui a studiarla; anzi, con l'aiuto degli ufficiali del suo Stato maggiore, migliorò notevolmente il piano. Il 24 febbraio 1940 esso fu formalmente adottato in nuove direttive dell'OKW e ai generali fu ordinato di dare un nuovo schieramento alle loro truppe entro il 7 marzo. Incidentalmente, il piano della conquista dell'Olanda, che in una revisione compiuta il 29 ottobre 1939 era stato escluso dal Fall Gelb, da qualcuno, nelle gerarchle dei comandi, fu di nuovo approvato il 14 novembre in seguito alle insistenze della Luftwaffe la quale desiderava avere gli aeroporti olandesi per usarli contro l'Inghilterra e si offriva di fornire forti contingenti di truppe aerotrasportate per questa operazione di minore entità ma alquanto complessa. Talvolta sono considerazioni di tal genere a decidere del destino di piccole nazioni5. Così mentre la campagna di Norvegia si avviava verso la sua vittoriosa conclusione, quando vennero i primi giorni caldi dell'inizio di maggio i tedeschi si tennero pronti ad attaccare a occidente con il più potente esercito che fino ad allora il mondo avesse mai visto. Come numero, i due avversari erano pari: 136 divisioni tedesche contro 135 divisioni dei francesi, degli inglesi, dei belgi e degli olandesi. Gli Alleati avevano il vantaggio di possedere vaste fortificazioni difensive: l'impenetrabile linea Maginot a sud, la lunga linea dei forti belgi al centro e le linee fortificate sulle acque olandesi a nord. Anche in fatto di carri armati, vi era parità, fra Alleati e tedeschi. Ma i primi non li avevano concentrati, come avevano fatto i secondi. E a causa di Pagina 544
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quella vera aberrazione, che era stata la volontà di neutralità degli olandesi e dei belgi, non vi erano state consultazioni degli Stati maggiori per mezzo delle quali i difensori potessero unire i loro piani e le loro risorse per trame il massimo profitto. I tedeschi disponevano di un comando unificato, avevano il vantaggio dell'iniziativa, non nutrivano scrupoli d'ordine morale nei riguardi d'una aggressione, avevano una contagiosa fiducia in se stessi e un piano audace. In Polonia avevano acquistato esperienza di combattimento. Là essi avevano collaudato, in pratica, la loro nuova tattica e le loro nuove armi. Conoscevano l'importanza dell'impiego dei bombardieri in picchiata e dell'uso massiccio dei carri armati. E, come Hitler non aveva mai cessato di mettere in rilievo, sapevano anche che i francesi, i quali pure avrebbero difeso la loro terra, avevano poco a cuore ciò che accadeva fuori di casa. Come risulta da documenti segreti, malgrado la sua fiducia e la sua forza di decisione, l'alto comando tedesco ebbe alcuni momenti di panico all'avvicinarsi dell'ora zero; o almeno, li ebbe Hitler, il comandante supremo. Il generale Jodl ne scrisse nel suo diario. All'ultimo momento, rimandò più volte l'attacco, da lui già fissato il i° maggio per il 5 dello stesso mese. Il 3
782 Dai trionfi iniziali alla grande svolta maggio lo spostò al 6 maggio a causa del tempo ma forse, in parte, anche perché il Ministero degli Esteri non riteneva abbastanza valida la giustificazione, da lui proposta, per la violazione della neutralità del Belgio e dell'Olanda. L'indomani egli fissò come giorno X il 7 maggio, ma il giorno dopo lo spostò nuovamente a mercoledì 8 maggio. " II Fuhrer ha finito, con la giustificazione per il " caso giallo " ", annotò Jodl. Il Belgio e l'Olanda dovevano venire accusati di non aver agito affatto da nazioni neutrali. Poi Jodl scrisse nel suo diario: 7 maggio. Era stabilito che il treno del Fuhrer lasciasse Finkenburg alle 16,38. Ma il tempo continua ad essere incerto e l'ordine [per l'attacco] è stato revocato... Il Fuhrer è assai agitato a causa del nuovo rinvio, temendo il pericolo d'un tradimento. Dal colloquio con Bruxelles dell'inviato belga presso il Vaticano si può dedurre che questo tradimento sia stato commesso da una personalità tedesca partita da Berlino per Roma il 29 aprile... 8 maggio. Notizie allarmanti dall'Olanda. Sospensione delle licenze, evacuazioni, posti di blocco, altre misure di mobilitazione... Il Fuhrer non vuole più aspettare. Gòring desidera un rinvio, almeno fino al io... Il Fuhrer è assai agitato; poi acconsente a rinviare [l'attacco] fino al io maggio, benché, egli dice, ciò vada contro le sue intui zioni: ma nemmeno un giorno di più... 9 maggio. Il Fuhrer decide che l'attacco avrà luogo assolutamente il io maggio. Partenza in treno del Fuhrer alle 17 da Finkenburg. Essendo giunto un rapporto che prevede per il io condizioni meteorologiche favorevoli, alle 21 viene passata la parola in codice " Danzica ". Accompagnato da Keitel, Jodl e da altri ufficiali dello Stato maggiore dell'OKW, Hitler arrivò al quartier generale, cui aveva dato il nome di Felsennest (Nido delle Rocce), situato presso Miinstereifel, proprio allo spuntar dell'alba del io maggio. Venticinque miglia più a ovest le truppe tedesche stavano riversandosi oltre la frontiera belga. Lungo un fronte di 175 miglia, dal mare del Nord alla linea Maginot, le forze di Hitler irruppero attraverso le frontiere di tre piccoli Stati neutrali, l'Olanda, il Belgio e il Lussemburgo, tradendo brutalmente la parola data solennemente e ripetu-tamente Pagina 545
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dalla Germania. La guerra delle sei settimane: io maggio - 25 giugno 1940. Per gli olandesi fu, quella, una guerra di cinque giorni, e in tale breve periodo il destino del Belgio, della Francia e del corpo inglese di spedizione fu deciso. Per i tedeschi, tutto andò secondo le previsioni, anzi meglio delle previsioni, nel dispiegamento della strategia e della tattica. Il loro successo superò le migliori speranze di Hitler. I generali restarono storditi per la rapidità fulminea e la portata delle loro stesse vittorie. Quanto ai capi Alleati, si trovarono presto paralizzati da sviluppi che non avevano preveduto nemmeno alla lontana e che, nell'estrema confusione che ne seguf, non poterono capire. Lo stesso Winston Churchill, che il primo giorno della battaglia aveva assunto la carica di primo ministro, restò sbalordito. Alle sette e mezzo di Vittoria a occidente 783 mattina del 15 maggio egli fu svegliato da una telefonata da Parigi del presidente del Consiglio, Reynaud, che gli disse con voce agitata: " Siamo sconfitti! Siamo stati battuti! " Churchill non voleva credervi. Il grande esercito francese vinto in una settimana? Era impossibile. In seguito egli scrisse: " Non avevo capito tutta la portata della rivoluzione apportata, fin dall'ultima guerra, dall'incursione massiccia di carri armati celeri " '. L'operazione decisiva era stata appunto compiuta da carri armati: sei divisioni di carri armati concentrati in un sol punto, nella posizione più debole delle difese a occidente, per la grande azione di sfondamento. In più, l'impiego degli Stukas in picchiata, di paracadutisti e di truppe aerotrasportate che atterrarono alle spalle delle linee alleate o sulla sommità dei loro forti apparentemente imprendibili, facendo strage. Eppure noi a Berlino continuavamo a chiederci perché quella tattica te-desca avesse, per i capi alleati, un tale carattere di sorpresa travolgente. Le truppe di Hitler non avevano forse dimostrato la loro efficienza nella campagna di Polonia? In essa le grandi azioni di sfondamento che avevano portato alla resa o all'annientamento degli eserciti polacchi nel giro di una settimana erano state effettuate da un ammassamento di carri armati impiegati dopo che gli Stukas avevano fiaccato la resistenza del nemico. È vero che i paracadutisti e le truppe aerotrasportate in Polonia non avevano dato buoni risultati nemmeno nella scala assai ridotta in cui vennero usati: non erano riusciti a impadronirsi dei ponti chiave prima che fossero distrutti. Ma in Norvegia, un mese prima dell'offensiva a occidente, essi erano stati prodigiosi, avevano occupato Oslo e tutti gli aeroporti, avevano rinforzato i piccoli effettivi isolati sbarcati a Stavanger, a Bergen, a Trondheim e a Nar-vik dando loro il modo di resistere. I comandanti alleati non avevano studiato queste campagne e non ne avevano appreso le lezioni? La conquista dell'Olanda. I tedeschi riservarono alla conquista dell'Olanda una sola divisione di carri armati: l'occupazione fu portata a termine in cinque giorni, in gran parte per mezzo di paracadutisti e di truppe aerotrasportate atterrate dietro le grandi linee dei territori allagati che secondo le previsioni di molti a Berlino avrebbero arrestato i tedeschi per intere settimane. Agli sbigottiti olandesi fu riservata l'esperienza di essere l'oggetto del primo attacco su larga scala di truppe aerotrasportate che registri la storia militare. Tenuto conto che non erano affatto preparati a sostenere una simile prova e che erano stati colti assolutamente di sorpresa, essi fecero meglio di quanto si credette sul momento. II primo obiettivo dei tedeschi era di far atterrare notevoli forze aero trasportate negli aeroporti vicini all'Aja, di occupare subito la capitale e di catturare la Regina e il suo governo, come un mese prima avevano cercato di fare in Norvegia. Ma, come a Oslo, il piano falli, anche se per cause difI 784 Dai trionfi iniziali alla grande svolta ferenti. Riprendendosi dalla sorpresa e dalla confusione del primo momento, la sera del io maggio la fanteria olandese riuscì, con l'appoggio dell'artiglieria, a cacciare i tedeschi - le cui forze ammontavano a due reggimenti - dai tre aeroporti situati intorno all'Aja. Ciò salvò momentaneamente la capitale e il governo, ma impegnò riserve olandesi che erano disperatamente neces-sarie altrove. La chiave del piano tedesco era di impossessarsi, per mezzo di truppe aerotrasportate, dei ponti sulla Nieuwe Maas (Nuova Mosa) situati proprio a sud di Rotterdam, e di altri ponti più a sud-est, sui due estuari della Mosa, a Pagina 546
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Dordrecht e a Moerdijk. Attraversando tali ponti il generale Georg von Kiichler con la sua diciottesima armata sperava di aprirsi un varco verso la fortezza dell'Olanda, avanzando circa cento miglia oltre la frontiera tedesca. In nessun altro modo questo territorio trincerato, situato dietro formidabili sbarramenti d'acqua e comprendente l'Aja, Amsterdam, Utrecht, Rotterdam e Leida, poteva esser conquistato facilmente e rapidamente. I ponti furono occupati la mattina del io maggio da unità aerotrasportate compresa una compagnia scesa sul fiume a Rotterdam in antiquati idroplani prima che i posti di guardia olandesi, presi alla sprovvista, potessero farli saltare. Unità olandesi improvvisate fecero sforzi disperati per ricacciare i tedeschi, e per poco non vi riuscirono. Ma i tedeschi resistettero strenuamente fino alla mattina del 12 maggio, quando giunse la divisione corazzata assegnata a Kùchler, che aveva sfondato la linea Grebbe-Peel, linea fortificata rafforzata a est da sbarramenti d'acqua, su cui gli olandesi avevano sperato di poter resistere diversi giorni. Si ebbe qualche speranza di poter fermare i tedeschi, a breve distanza dai ponti di Moerdijk, con la settima armata francese del generale Giraud accorsa dalla Manica, che aveva raggiunto Tilburg il pomeriggio dell'11 maggio. Ma ai francesi mancavano - come agli olandesi, incalzati da presso -il sostegno dell'aviazione, le forze corazzate, l'artiglieria anticarro e la con-troaerea, e così furono facilmente respinti a Breda. Ciò aprì la via alla nona divisione corazzata tedesca, la quale attraversò i ponti di Moerdijk e di Dordrecht e nel pomeriggio del 12 maggio raggiunse la riva sud della Nieuwe Maas al di là di Rotterdam, dove le truppe tedesche aerotrasportate tenevano ancora i ponti. Ma i carri armati non poterono passare i ponti di Rotterdam. Nel frattempo gli olandesi li avevano sbarrati a nord. Così la mattina del 14 maggio la situazione, per l'Olanda, appariva critica ma non disperata. La fortezza dell'Olanda non era crollata. Le considerevoli forze aerotrasportate scese intorno all'Aja erano state fatte prigioniere o erano state disperse nei villaggi vicini. Rotterdam continuava a resistere. L'alto comando tedesco, impaziente di disimpegnare dall'Olanda la divisione corazzata e le truppe che la sostenevano per sfruttare una nuova occasione presentatasi proprio allora nel sud della Francia, era scontento. In effetti, la mattina del 14 Hitler emanò le direttive n. n in cui era detto: " La resistenza dell'esercito olandese s'è dimostrata maggiore del previsto. Considerazioni sia politiche che Vittoria a occidente 785 militari esigono che questa resistenza venga infranta rapidamente ". Ma come? Egli ordinò che, " per facilitare la rapida conquista della fortezza dell'Olanda " formazioni dell'aviazione venissero tolte dal fronte della sesta armata in Belgio '. In particolare, Hitler e Goring ordinarono un pesante bombardamento di Rotterdam. Gli olandesi dovevano essere indotti ad arrendersi da una dose di terrore nazista, dello stesso genere di quello usato l'autunno precedente per Varsavia assediata. La mattina del 14 maggio un ufficiale tedesco di Stato maggiore del XXXIX corpo attraversò il ponte di Rotterdam portando bandiera bianca, per chiedere la resa della città. Egli avvertì che altrimenti essa sarebbe stata bombardata. Mentre i negoziati erano in corso - un ufficiale olandese, venuto al quartier generale tedesco vicino al ponte per discutere i particolari, stava tornando indietro per far conoscere le condizioni poste dai tedeschi - i bombardieri fecero la loro apparizione e spazzarono via il centro della grande città. Circa 800 persone, quasi tutte civili, persero la vita, diverse migliaia furono ferite e altre 78 ooo rimasero senza tetto *. Questo tradimento, questo atto di calcolata crudeltà, doveva essere ricordato a lungo dagli olandesi, anche se a Norimberga sia Goring che Kesselring lo giustificarono allegando la ragione che Rotterdam non era una città aperta e che era energicamente difesa dagli olandesi. Entrambi negarono di aver saputo che erano in corso negoziati per la resa quando inviarono i bombardieri, benché molti dati degli archivi dell'esercito tedesco dimostrino il contrario **9. Comunque a quel tempo l'OKW non fece delle scuse. La sera del 14 maggio io stesso udii dalla radio di Berlino un comunicato straordinario dell'OKW: Per la tremenda impressione provocata dagli attacchi in picchiata dei bombardieri tedeschi e per l'imminente attacco dei nostri carri armati, la città di Rotterdam ha capitolato, salvandosi così dalla distruzione. Rotterdam s'arrese, e poi s'arresero le forze armate olandesi. La regina Guglielmina e i membri del governo erano fuggiti a Londra su due cacciatorpediniere inglesi. Al crepuscolo del 14 maggio il generale H. G. Pagina 547
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Win-kelmann, comandante in capo delle forze olandesi, ordinò alle sue truppe di deporre le armi e alle 11 del giorno successivo firmò la capitolazione ufficiale. In cinque giorni, tutto era finito. Cioè, erano finiti i combattimenti. Da allora, per cinque anni le tenebre di un selvaggio terrorismo tedesco dovevano oscurare quella piccola nazione civile vittima di tale violenza. * A tutta prima fu detto - e per lungo tempo fu creduto - che erano stati uccisi da 25 ooo a 30 ooo olandesi, e questa è anche la cifra indicata nella edizione del 1953 della Encyclopaedia Britannica. Però a Norimberga la cifra dei morti comunicata dal governo olandese fu di 814 uomini8. ** Non vi furono, a Norimberga, condanne per il bombardamento di Rotterdam.
786 Dai trionfi iniziali alla grande svolta La caduta del Belgio e l'intrappolamento degli eserciti anglo-francesi. Mentre gli olandesi si arrendevano, la sorte del Belgio, della Francia e del corpo di spedizione britannico era ormai segnata. Il 14 maggio, che pure era soltanto il quinto giorno dell'attacco, fu la giornata fatale. La sera precedente le forze corazzate tedesche s'erano assicurate quattro teste di ponte sulle rive ripide e boscose della Mosa, da Dinant a Sedan, avevano preso Se-dan, la città che nel 1870 aveva visto la resa di Napoleone III a Moltke e la fine del Terzo Impero francese, minacciando seriamente il centro delle linee alleate e il cardine sul quale il grosso degli eserciti britannici e francesi avevano compiuto la loro rapida conversione verso il Belgio. L'indomani - 14 maggio - la situazione precipitò. Un esercito di carri armati - un esercito senza precedenti, nelle vicende di guerra, per grandezza, concentramento, mobilità e forza d'urto, che quando il io maggio, partendo dalla frontiera tedesca, era penetrato nelle foreste delle Ardenne, s'era dispiegato in tre colonne per un centinaio di miglia lasciando alle spalle il Reno - sfondò il fronte della nona e della seconda armata francese e si diresse rapidamente verso la Manica, prendendo alle spalle le forze alleate spostatesi nel Belgio. Fu un formidabile e terribile cataclisma. Preceduta da ondate di bombardieri Stukas in picchiata che indebolivano le posizioni difensive francesi, pullulante di genieri che varavano battelli di gomma e gettavano ponti di barche per attraversare fiumi e canali, ogni divisione di carri armati possedeva una propria artiglieria motorizzata e disponeva di una brigata di fanteria ugualmente motorizzata; i corpi corazzati erano seguiti da presso da divisioni di fanteria motorizzata destinate a tenere le posizioni aperte dai carri armati, e quella falange di acciaio e di fuoco non poteva essere fermata da nessuno dei mezzi a disposizione dei difensori sgomenti. Ai due lati di Dinant, sulla Mosa i francesi cedettero di fronte all'urto del XV corpo corazzato del generale Hermann Hoth: una delle due divisioni di carri armati di Hoth era al comando di un giovane audace brigadiere generale, Erwin Rommel. Più a sud, lungo il fiume, un'operazione dello stesso tipo fu eseguita dal XLI corpo corazzato del generale Georg Hans Reinhardt, composto di due divisioni di carri armati. Ma fu intorno a Sedan, città d'infausta memoria per i francesi, che fu vibrato il colpo più violento. Qui la mattina del 14 maggio due divisioni di carri armati del XIX corpo corazzato al comando del generale Heinz Gude-rian* si riversarono attraverso un ponte di barche gettato in fretta sulla Mosa durante la notte e attaccarono a ovest. Benché le forze corazzate francesi e i bombardieri britannici avessero cercato disperatamente di distruggere il ponte dei settantuno aeroplani della Royal Air Porce quaranta furono abbattuti in un solo attacco, in gran parte dall'antiaerea, e settanta * I due corpi corazzati di Reinhardt e di Guderian costituivano il gruppo corazzato del generale Ewald von Kleist, che comprendeva cinque divisioni di carri armati e tre divisioni motorizzate di fanteria. Vittoria a occidente 787 carri armati francesi furono distratti - essi non riuscirono a danneggiarlo. A sera la testa di ponte tedesca di Sedan aveva un'estensione di trenta miglia e una profondità di quindici miglia, e le forze francesi in questo centro vitale della linea alleata erano sbaragliate. Quelle che non furono circondate e fatte prigioniere si ritirarono in disordine. A nord, le armate anglo-francesi e le ventidue divisioni belghe, si trovarono esposte al terribile pericolo di essere tagliate fuori. I primi due giorni erano andati abbastanza bene per gli Alleati, o, almeno, Pagina 548
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt così era loro sembrato. Per Churchill, che aveva assunto con rinnovato ardore le sue nuove responsabilità di primo ministro, " non c'era stato motivo fino alla notte del 12, - come egli stesso ebbe a scrivere in seguito, -di supporre che le operazioni non andassero bene "10. Gamelin, generalissimo delle forze alleate, era quanto mai contento della situazione. La sera prima, conformemente ai piani, la parte migliore e maggiore delle forze francesi - la prima, la settima e la nona armata - insieme al corpo di spedizione britannico comprendente nove divisioni al comando di Lord Gort, aveva preso contatto coi belgi sulla forte linea difensiva che andava lungo il fiume Dyle da Anversa a Lovanio e a Wavre e poi, attraverso il passo di Gembloux, fino a Namur, mentre a sud correva lungo la Mosa fino a Sedan. In effetti gli Alleati, su di un fronte di sole sessanta miglia fra le formidabili fortezze belghe di Namur e di Anversa superavano per numero i tedeschi che avanzavano: avevano circa trentasei divisioni contro le venti della sesta armata di Reichenau. Benché avessero combattuto valorosamente nelle vicinanze della loro frontiera nordorientale, i belgi là non avevano resistito a lungo come ci si era aspettato, certo non a lungo come nel 1914. Al pari degli olandesi che combattevano più a nord, erano assolutamente incapaci di tener testa alla nuova tattica rivoluzionaria usata dalla Wehrmacht. Come in Olanda, anche in Belgio i tedeschi s'impadronirono dei ponti d'importanza vitale grazie all'impiego audace di pochi gruppi di truppe specialmente addestrate, portate a terra silenziosamente, all'alba, da alianti. Essi sopraffecero i soldati di guardia di due dei tre ponti del canale Alberto di là da Maastricht ancor prima che questi potessero azionare i dispositivi destinati a farli saltare. I tedeschi riportarono un successo anche maggiore con la presa del forte Eben Emaci, che dominava la confluenza della Mosa col canale Alberto. Sia dagli Alleati che dai tedeschi questa fortezza moderna, situata in un'eccellente posizione strategica, era stata considerata la più imprendibile dell'Europa, potente più di tutte le difese che i francesi avevano costruito sulla linea Maginot e i tedeschi sul vallo occidentale. Con una serie di gallerie in calcestruzzo e acciaio costruite a notevole profondità sotto il suolo, con le torrette delle artiglierie protette da spesse corazze e con una guarnigione di milleduecento uomini, si pensava che essa potesse resistere per un tempo indefinito alle più grosse bombe d'aeroplano e al tiro dell'artiglieria. La fortezza cadde in trenta ore a opera di ottanta soldati tedeschi al comando di un sergente, che scesero con nove alianti sulla sua copertura, e le cui perdite 788 Dai trionfi iniziali alla grande svolta nel combattimento ammontarono a sei morti e diciannove feriti in tutto. Mi ricordo che a Berlino l'OKW diede all'impresa un carattere molto misterioso, annunciando in un comunicato straordinario diramato la sera dell'11 maggio che il forte Eben Emaci era stato preso grazie " a un nuovo metodo di attacco": annuncio, questo, che fece correre delle dicerie (che il dottor Goebbels fu pronto a favorire) circa un'" arma segreta " assolutamente nuova dei tedeschi, la quale poteva essere un nuovo gas che agendo sul sistema nervoso paralizzava temporaneamente il nemico. La verità era assai più prosaica. Durante l'inverno 1939-40 i tedeschi, col loro abituale talento per i preparativi minuziosi, avevano costruito, a Hil-desheim, un facsimile del forte e dei ponti del canale Alberto addestrando circa quattrocento uomini del corpo degli alianti sul modo di impadronir-sene. Tre gruppi dovevano impossessarsi dei tre ponti, un quarto gruppo del forte Emaci. Quest'ultima unità di ottanta uomini atterrò in cima alla fortezza e collocò uno speciale esplosivo " incavato " nelle torrette corazzate dell'artiglieria che non solo le mise fuori combattimento ma riempi di fiamme e di gas le camere sottostanti. Vennero anche usati dei lanciafiamme portatili contro gli sportelli dei cannoni e le aperture per l'osservazione. In un'ora i tedeschi riuscirono a penetrare nelle gallerie superiori, a mettere fuori uso l'artiglieria pesante e leggera del grande forte e ad ostruire i posti d'osservazione. La fanteria belga che si trovava dietro le fortificazioni tentò invano di sloggiare la piccola banda degli assalitori; fu respinta da attacchi degli Stukas e da rinforzi di paracadutisti. La mattina dell'11 maggio unità corazzate dell'avanguardia accorsero attraverso i due ponti intatti e, puntando verso nord, raggiunsero il forte e lo circondarono; dopo altri bombardamenti degli Stukas e combattimenti a corpo a corpo nelle gallerie sotterranee, a mezzogiorno fu alzata la bandiera bianca e i milleduecento difensori stupefatti uscirono dal forte e si arresero ". Quest'azione, insieme all'occupazione dei ponti e all'impeto dell'attacco lanciato dalla sesta armata del generale von Reichenau sostenuta dal XVI corpo Pagina 549
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt corazzato del generale Hoepner (composto da due divisioni di carri armati e da una divisione di fanteria motorizzata) convinse l'alto comando alleato che, come nel 1914, l'urto principale dell'offensiva tedesca veniva effettuato dall'ala destra del nemico e che gli Alleati avevano preso i provvedimenti adeguati per fermarla. In effetti, fino alla sera del 15 maggio le forze belghe, britanniche e francesi tennero fermo sulla linea della Dyle, da Anversa a Namur. Era proprio quel che voleva l'alto comando tedesco. Qra gli era possibile far scattare il piano Manstein e falciare al centro. La sera del 13 maggio il generale Halder, capo dello Stato maggiore dell'esercito, vide chiarissimamente la situazione e le possibilità che essa offriva. Egli scrisse nel suo diario: A nord di Namur possiamo contare sul concentramento completo di circa ventiquattro divisioni inglesi e francesi e di circa quindici divisioni belghe. Contro di esse, la nostra sesta armata dispone di quindici divisioni sul fronte e sei in riserva... Siamo abVittoria a occidente 789 bastanza forti per respingere qualsiasi attacco nemico. Non vi è bisogno di impegnare altre truppe. A sud di Namur abbiamo dinanzi a noi un nemico più debole, con quasi la metà delle nostre forze. L'esito dell'attacco sulla Mosa deciderà quando e dove potremo trar vantaggio da questa nostra superiorità. Dietro quel fronte, il nemico non ha forze degne di nota. Mancavano forze degne di nota dietro quel fronte, che l'indomani doveva essere sfondato? Il 16 maggio il primo ministro Churchill giunse in volo a Parigi per accertarsene. Nel pomeriggio, mentre egli si recava al Quai d'Orsay per vedere il presidente del Consiglio Reynaud e il generale Gamelin, le avanguardie tedesche si trovavano a sessanta miglia a ovest di Sedan e procedevano attraverso una campagna aperta e indifesa. Non v'era nessun ostacolo di rilievo fra loro e Parigi o la Manica, ma Churchill non lo sapeva. " Dove sono le riserve strategiche? ", chiese a Gamelin e, passando a parlare in francese: " Où estelle la masse de manceuvre? " II comandante in capo degli eserciti alleati scosse la testa, si strinse nelle spalle e rispose: " // n'y en a aucune - non ce n'è nessuna " *. " Restai sbalordito ", riferf in seguito Churchill. Era inaudito che un grande esercito, attaccando, non tenesse truppe di riserva. " Riconosco, -disse Churchill, - che questa fu una delle maggiori sorprese della mia vita " u. Fu poco meno di una sorpresa anche per l'alto comando tedesco o per lo meno per Hitler e per i generali dell'OKW, - se non per Halder. Durante la campagna d'occidente, che il Fùhrer dirigeva personalmente, egli aveva esitato due volte. La prima occasione si presentò il 17 maggio, giorno in cui egli fu preso da una crisi di nervi. Quella mattina Guderian, che col suo corpo corazzato si trovava a un terzo della via che conduceva aUa Manica, ricevette l'ordine di segnare il passo. Secondo informazioni segrete inviate dalla Luftwaffe, i francesi stavano organizzando un grande contrattacco per tagliar fuori i sottili cunei delle forze corazzate tedesche che procedevano a ovest di Sedan. Hitler si affrettò a conferire col comandante in capo dell'esercito Brauchitsch e con Halder. Era certo che a sud si profilasse una seria minaccia francese. Rundstedt, comandante in capo del gruppo A degli eserciti, ossia della principale forza che aveva operato lo sfondamento del fronte nemico della Mosa, si mostrò del suo stesso parere, quando i due conferirono più tardi, lo stesso giorno. Disse di aspettarsi " una grande controffensiva a sorpresa da parte di forti effettivi francesi, partendo dalle aree di Verdun e di Chàlon-sur-Marne ". Lo spettro di una seconda Marna si affacciò nella mente febbricitante di Hitler. " Vi sto attento, - egli scrisse a Mussolini all'indomani. - II miracolo della Marna del 1914 non deve ripetersi! " ". La sera del 17 maggio Halder scrisse nel suo diario: Giornata assai spiacevole. Il Fiihrer è terribilmente nervoso. Si preoccupa del suo successo, non vuole arrischiare nulla e insiste nel volerci trattenere. Mette avanti la * Dopo la guerra, Gamelin affermò che la sua risposta non fu " Non ve ne sono ", bensì " Non ve ne sono più " (" L'Aurore ", Parigi, 21 novembre 1949). 790 . Dai trionfi iniziali alla grande svolta scusa che si preoccupa del nostro fianco sinistro... [Egli] ha portato fra noi soltanto disorientamento e dubbi. L'umore del Signore nazista della Guerra non era affatto migliorato l'indomani, nonostante la valanga delle notizie riguardanti il collasso francese. Halder menzionò queste crisi nel suo diario, il 18: Pagina 550
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt II Fuhrer si preoccupa in modo incomprensibile del fianco sud. Infuria, grida che stiamo per rovinare tutta l'operazione, che andiamo in cerca di una disfatta. Non vuole sentir parlare di un'ulteriore avanzata ad ovest, e ancor meno a sud-ovest, e insiste sull'idea di una spinta a nord-ovest. Tutto ciò ha costituito il tema di una disputa assai spiacevole fra il Fuhrer da una parte, Brauchitsch e me dall'altra. Anche il generale Jodl, dell'OKW, secondo il quale il Fuhrer aveva quasi sempre ragione, rilevò la discordia che regnava al vertice. Egli scrisse, il 18: Giornata di grande tensione. Il comandante in capo dell'esercito [Brauchitsch] non ha messo in atto la sua intenzione di creare il più rapidamente possibile una nuova posizione di fiancheggiamento a sud... Brauchitsch e Halder sono stati immediatamente chiamati ed è stato loro ordinato perentoriamente di prendere subito le misure neces-sarie. Ma Halder aveva avuto ragione; i francesi non disponevano di forze per organizzare un contrattacco partendo da sud. E benché le divisioni corazzate, che mordevano il freno, avessero ricevuto l'ordine di limitarsi a eseguire " ricognizioni in forza ", pure ciò bastò perché premessero verso la Manica. La mattina del 19 maggio un potente cuneo di sette divisioni corazzate spintosi irresistibilmente verso ovest a nord della Somme passando presso gli storici campi di battaglia della prima guerra mondiale, si trovò a sole cinquanta miglia dalla Manica. Sorprendendo il quartier generale di Hitler, la sera del 20 maggio la seconda divisione corazzata raggiunse Ab-beville, alla foce della Somme. I belgi, il corpo britannico di spedizione e tre armate francesi erano prese in trappola. Quella notte Jodl scrisse nel suo diario: II Fuhrer è fuor di sé dalla gioia. Fa le più alte lodi dell'esercito tedesco e dei suoi capi. Sta lavorando a un trattato di pace, nei seguenti termini: restituzione al popolo tedesco del territorio portatogli via durante gli ultimi quattrocento anni e di altri beni... Negli archivi si trova uno speciale memorandum con le parole che il Fuhrer, emozionato per la gioia, pronunciò quando ricevette dal comandante in capo dell'esercito la notizia telefonica della presa di Àbbeville. Per gli Alleati l'unica speranza di sfuggire a quel disastroso aggiramento era che le loro armate di stanza nel Belgio volgessero immediatamente verso sud-ovest, si sganciassero dalla sesta armata tedesca che li attaccava colà e si aprissero combattendo una via attraverso il cuneo corazzato tedesco esten-dentesi attraverso la Francia settentrionale fino al mare, ricongiungendosi con forze fresche francesi che dalla Somme si dirigevano a nord. In efletti, fu quel che il generale Gamelin ordinò la mattina del 19 maggio, ma la sera stessa egli fu sostituito dal generale Maxime Weygand, il quale revocò subito l'ordine. Weygand, che durante la prima guerra mondiale s'era guadaVittoria a occidente 791 gnato una altissima reputazione militare, voleva conferire coi comandanti alleati che si trovavano nel Belgio prima di decidere sul da farsi. Il risultato fu che passarono tre giorni prima che Weygand si decidesse ad attuare proprio lo stesso piano del suo predecessore. L'indugio doveva essere pagato a caro prezzo. A nord vi erano ancora quaranta divisioni francesi, inglesi e belghe già provate nei combattimenti; e se il 19 maggio, come aveva ordinato Gamelin, avessero forzato a sud la sottile linea delle forze corazzate tedesche, sarebbero probabilmente riuscite a sfondarla. Invece, quando decisero di muoversi, le comunicazioni fra i vari comandi nazionali erano divenute caotiche e le diverse armate alleate, soggette a dura pressione, cominciarono ad agire in maniera contraddittoria. In ogni modo, nel complesso, il piano Weygand esisteva soltanto nella mente del generale, dato che non vi erano mai state truppe francesi che muovessero verso nord partendo dalla Somme. Nel frattempo, l'alto comando tedesco aveva lanciato tutte le forze di fanteria che era riuscito a raccogliere frettolosamente, per rafforzare le unità corazzate e allargare la falla da esse aperta. Il 24 maggio i carri armati di Guderian, spintisi lungo la Manica da Abbeville, presero Boulogne e circondarono Calais, i due principali porti della costa, e raggiunsero Gravelines, a circa venti miglia da Dunkerque. In Belgio il fronte si era spostato verso sud-ovest quando gli Alleati cercarono di sganciarsi dal nemico. Poi il 24 nel nord le armate inglesi, francesi e belghe si trovarono compresse in un triangolo relativamente angusto avente la base lungo la Manica, da Gravelines a Terneuzen, e il vertice a Valenciennes, a circa settanta miglia nell'en-troterra. Non c'era ormai più speranza di sfuggire alla trappola. L'unica speranza - e sembrava assai tenue - era un'eventuale evacuazione per mare da Dunkerque. Pagina 551
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Tale era la situazione quando il 24 maggio le forze corazzate tedesche, ormai in vista di Dunkerque e schierate lungo il canale Aa fra Gravelines e St Omer in attesa di lanciare l'attacco finale, ricevettero l'ordine strano, e per i soldati al fronte inesplicabile, di sospendere l'avanzata. Fu, questo, il primo degli errori maggiori commessi dall'alto comando tedesco nella seconda guerra mondiale, oggetto di vivaci controversie non solo fra gli stessi generali tedeschi ma anche fra gli storici militari: ci si chiese chi ne fosse il responsabile e perché fosse stato commesso. Torneremo fra poco su questo problema, cercando di chiarirlo in base al copioso materiale ora disponibile. Quali che fossero i motivi dell'ordine di sospendere l'avanzata, esso procurò agli Alleati e specialmente agli inglesi, una tregua inaspettata, che portò al miracolo di Dunkerque. Ma non salvò i belgi. La capitolazione di re Leopoldo. Il re del Belgio, Leopoldo III, si arrese nel primo mattino del 28 maggio. Il testardo giovane sovrano che aveva staccato il suo paese dall'alleanza 792 Dai trionfi iniziali alla grande svolta con la Francia e l'Inghilterra per tenerlo in uno stato d'assurda neutralità, che s'era rifiutato di ripristinare l'alleanza perfino nei mesi in cui sapeva che i tedeschi stavano preparando un assalto massiccio attraverso le sue frontiere, che all'ultimo momento, dopo l'attacco di Hitler, aveva chiesto e ricevuto dai francesi e dagli inglesi aiuti militari, adesso, in un'ora disperata, li abbandonò, aprendo la diga attraverso cui le divisioni tedesche poterono riversarsi sul fianco delle truppe anglo-francesi fortemente premute dal nemico. In più, come disse Churchill ai Comuni il 4 giugno, il re fece ciò " senza alcuna consultazione preliminare, senza un minimo di preavviso, senza il consiglio dei suoi ministri, di propria iniziativa ". A dir il vero, egli lo fece anzi contro il parere unanime del suo governo, che secondo la costituzione egli aveva giurato di seguire. Alle cinque del 25 maggio vi fu una riunione decisiva al quartier generale del re, alla quale erano presenti, oltre il monarca, tre membri del gabinetto, compresi il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. Per l'ultima volta, costoro esortarono Leopoldo III a non arrendersi personalmente, a non divenire prigioniero dei tedeschi, per evitare che egli, " venisse degradato alla stessa parte di Hàcha " a Praga. Gli ricordarono anche che il re non era soltanto il capo dello Stato ma anche il comandante in capo dell'esercito, e che nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto esercitare la prima delle due funzioni in esilio, come avevano deciso di fare la regina d'Olanda e il re di Norvegia, fino al momento della vittoria finale degli Alleati. " Ho deciso di rimanere, - rispose Leopoldo. - La causa degli Alleati è perduta " ". Alle 17 del 27 maggio egli inviò dai tedeschi il generale Derousseaux, vicecapo dello Stato maggiore belga, per chiedere un armistizio. Alle 22 il generale tornò e comunicò la risposta: " II Fùhrer chiede che si depongano le armi, senza condizioni ". Il re accettò la resa incondizionata alle 23 e propose che i combattimenti cessassero alle quattro del mattino. E così fu. La capitolazione di Leopoldo fu annunciata con rabbia dal presidente del Consiglio francese, Reynaud, in una violenta radiotrasmissione, e il presidente del Consiglio belga, Pierlot, parlando parimenti alla radio di Parigi, ma in un tono più dignitoso, informò il popolo belga che il re aveva agito contro il parere unanime del governo, che aveva rotto i suoi vincoli col popolo, che non era più in grado di governare e che il governo belga in esilio avrebbe continuato la lotta. Churchill, nel prendere la parola alla Camera dei Comuni il 28 maggio, si espresse cautamente sull'atto di Leopoldo, ma il 4 giugno si associò alla generale riprovazione. La polemica continuò a lungo, violenta, anche dopo la guerra. I difensori di Leopoldo - e ve ne furono molti, in Belgio e fuori - hanno sostenuto che egli volle dividere il destino dei suoi soldati e del popolo belga, agendo dunque in modo giusto e onorevole. E hanno messo in rilievo il fatto che il re arrendendosi, avrebbe agito non quale capo dello Stato bensf quale comandante in capo dell'esercito belga. È indubbio che il 27 maggio le truppe belghe battute si trovavano in Vittoria a occidente 793 una situazione disperata. Esse avevano acconsentito coraggiosamente ad estendere il loro fronte affinchè gli inglesi e i francesi rimanessero liberi di aprirsi combattendo una via verso sud, e quel fronte ampliato ormai stava rapidamente crollando, benché esse si battessero accanitamente. Inoltre a Leopoldo non era Pagina 552
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt stato detto che il 26 maggio Lord Gort aveva ricevuto da Londra l'ordine di ritirarsi a Dunkerque e di salvare il salvabile del corpo di spedizione inglese. Questo è un aspetto della questione. Però ve ne è un altro. L'esercito belga si trovava sotto il comando generale degli Alleati e Leopoldo stipulò una pace separata senza consultarlo. In sua difesa, è stato fatto presente che alle 22,30 del 27 maggio egli telegrafò a Gort dicendogli che presto sarebbe " stato costretto a capitolare, per evitare un crollo ". Ma il comandante britannico, che aveva quanto mai da fare e si trovava continuamente in moto, non ricevette la comunicazione. In seguito egli testimoniò d'aver saputo della resa solo poco dopo le 23 del 27 maggio e d'essersi trovato " d'un tratto con una falla di venti miglia fra Ypres e il mare, falla attraverso cui le forze corazzate del nemico poterono raggiungere le rive della Manica " ". Il generale Weygand, che era il comandante supremo del re, ricevette la notizia da un telegramma inviatogli dall'ufficiale di collegamento francese al quartier generale belga un po' dopo le 18 e - come dichiarò in seguito - fu per lui " come un fulmine a ciel sereno. Non c'era stato alcun avviso... " ". Infine, in quella monarchia costituzionale e democratica che era il Belgio, anche come comandante in capo delle forze armate Leopoldo era tenuto a seguire il parere del suo governo. Né in tale sua qualità, e ancor meno quale capo dello Stato, egli aveva la facoltà di arrendersi di propria iniziativa. Il popolo belga, com'era giusto, finì per condannare il suo sovrano. Non lo richiamò sul trono dalla Svizzera, dove s'era ritirato alla fine della guerra, che cinque anni dopo la pace. Tornò in patria il 20 luglio 1950, in base a un referendum che col 57 per cento dei voti s'era dichiarato in favore di tale ritorno; ma la sua venuta provocò fra la popolazione reazioni così violente, da far temere una guerra civile. Poco dopo il re abdicava in favore di suo figlio. Qualunque cosa si possa dire sul comportamento di Leopoldo, deve restare fuori discussione nonostante l'opposto parere di alcuni *) il modo magnifico con cui il suo esercito combattè. Per qualche giorno, in maggio, io seguii la sesta armata di Reichenau attraverso il Belgio e potei constatare personalmente la tenacia con cui i belgi combatterono malgrado Pincolma-bile disparità delle forze. Né essi crollarono sotto gli spieiati e incontrastati bombardamenti della Luftwaffe o quando le forze corazzate tedesche cercarono di aprirsi un varco attraverso il loro fronte. Altrettanto non si potrebbe dire di certe altre truppe alleate, in questa campagna. I belgi resistet* Fra gli altri, si può citare il generale Sir Alan Brooke, che comandò il secondo corpo britannico e che poi divenne il feldmaresciallo Lord Alanbrooke, capo dello Stato maggiore imperiale. Cfr. SIR ARTHUR BRYANT, The Tura of thè Tide, libro che si basa sui diari di Alanbrooke. 794 Dai trionfi iniziali alla grande svolta tero diciotto giorni e avrebbero resistito assai più a lungo se, come il corpo di spedizione britannico e gli eserciti francesi del Nord, non fossero caduti in una trappola che non erano stati loro a fabbricare. 17 miracolo di Dunkerque. Fin dal 20 maggio, quando i carri armati di Guderian sboccarono sul mare a Abbeville, l'ammiragliato britannico, per ordine personale di Chur-chill, si era dato da fare per radunare una flotta per l'eventuale evacuazione del corpo di spedizione inglese e di altre forze alleate dai porti della Manica. Il personale non combattente e altre " bocche inutili " cominciarono a essere trasportate senza indugio in Inghilterra attraverso il breve tratto di mare. Come si è visto, il 24 maggio il fronte belga del Nord stava per crollare, e a sud le forze corazzate tedesche in attacco lungo la costa partendo da Abbeville, dopo aver preso Boulogne e aver circondato Calais, avevano raggiunto il canale Aa, a sole venti miglia da Dunkerque. In quella zona si trovarono chiusi l'esercito belga, le nove divisioni del corpo di spedizione inglese e le dieci divisioni della prima armata francese. Benché il terreno all'estremità sud della sacca non fosse favorevole ai carri armati, essendo attraversato in ogni senso da canali, dighe e aree allagate, il corpo corazzato di Guderian e di Reinhardt aveva già creato cinque teste di ponte attraverso il principale sbarramento, il canale Aa, fra Gravelines sul mare e St-Omer, e si preparava a sferrare il colpo finale che avrebbe schiacciato gli eserciti alleati sull'incudine della sesta e della diciottesima armata tedesca spingentisi giù da nord-est, tanto da distruggerli completamente. D'un tratto, la sera del 24 maggio, giunse dall'alto comando l'ordine, dato da Hitler coll'approvazione di Rundstedt e di Gbring, nonostante la viva opposizione di Brauchitsch e di Halder, di far arrestare i carri armati sulla linea del canale e di non cercare di portarsi più oltre. Ciò rappresentò, per Pagina 553
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Lord Gort, una tregua inaspettata e d'importanza vitale, da cui egli, la flotta e l'aviazione inglese trassero il massimo vantaggio; come più tardi Rundstedt riconobbe, essa " condusse a uno dei grandi punti cruciali della guerra ". Come si venne a questo inesplicabile ordine di fermarsi proprio alla soglia di quella che pareva senz'altro la massima vittoria tedesca di tutta la campagna? Quali ne furono i motivi? Chi ne fu responsabile? Questi problemi hanno dato luogo a una delle maggiori controversie sulla guerra, sia fra i generali tedeschi implicati nella vicenda che fra gli storici. I generali, con alla testa Rundstedt e Halder, diedero tutta la colpa a Hitler. Nel secondo volume delle sue memorie di guerra Churchill doveva aggiungere altro combustibile alla polemica, affermando che l'iniziativa di quell'ordine venne non da Hitler ma da Rundstedt e adducendo come prova i diari di guerra del quartier generale di quest'ultimo. Data la confusione di tatìte testimonianze opposte e contrade-littorie, è stato difficile accertare i fatti. Vittoria a occidente 795 Mentre preparava questo capitolo, l'autore del presente libro scrisse allo stesso generale Halder per chiedergli ulteriori delucidazioni e da lui ricevette subito una risposta cortese e particolareggiata. In base ad essa e a molte altre prove nel frattempo raccolte, si possono trarre certe conclusioni e si può risolvere la controversia in modo abbastanza convincente, anche se non conclusivo. Sebbene in seguito abbia affermato il contrario, Rundstedt condivide con Hitler la responsabilità del famoso ordine. La mattina del 24 maggio, il Fiihrer visitò il quartier generale di Charleville del gruppo A degli eserciti, comandato da Rundstedt. Rundstedt propose che le divisioni corazzate sulla linea del canale dinanzi a Dunkerque non andassero oltre prima che si potesse raccogliere dell'altra fanteria *. Hitler accettò la proposta, osservando che le forze corazzate dovevano essere conservate per successive operazioni contro i francesi a sud della Somme. Inoltre dichiarò che se la sacca in cui gli Alleati erano intrappolati fosse divenuta troppo piccola, ciò avrebbe ostacolato l'azione della Luftwaffe. Probabilmente Rundstedt, con l'approvazione del Fùhrer, diede subito l'ordine di sospendere l'avanzata, perché Churchill nota che il corpo di spedizione britannico intercettò un radiomessaggio tedesco che alle 11,42 di quel mattino dava disposizioni in proposito ". In quel momento, Hitler e Rundstedt si trovavano a colloquio. A ogni modo, la sera Hitler diede dall'OKW l'ordine formale, come Jodl e Halder annotarono nei loro diari. Il capo dello Stato maggiore era assai rattristato. Scrisse nel suo diario: Cosi la nostra ala sinistra, composta di forze corazzate e motorizzate, dovrà segnare il passo, per ordine diretto del Fiihrer! La distruzione dell'armata nemica accerchiata viene lasciata all'aviazione! Questa esclamazione, non priva di una nota di disprezzo, indica che Goring era intervenuto presso Hitler: oggi si sa che cosa egli fece. Si offrì * Ciò risulta dai documenti del quartier generale dello stesso Rundstedt. Questi tuttavia, dopo la guerra, in molte sue dichiarazioni ha fatto ricadere la colpa esclusivamente su Hitler. Disse al maggiore Milton Shulman, ufficiale del servizio segreto canadese: " Se si fosse fatto a modo mio, gli inglesi non avrebbero lasciato cosf facilmente Dunkerque. Ma avevo le mani legate dagli" ordini dati dallo stesso Hitler. Mentre gli inglesi si arrampicavano sulle navi dinanzi ai moli, io ero tenuto fuor dal porto, a far nulla, senza potermi muovere... Restai fermo fuori della città ad assistere alla fuga degli inglesi, giacché ai miei carri armati e alla mia fanteria era stato proibito di muoversi. Questo incredibile errore fu dovuto all'idea tutta personale che Hitler aveva dell'arte militare " (SHULMAN, Defeat in thè West, pp. 42-43). A una commissione del tribunale internazionale di Norimberga, il 20 giugno 1946, Rundstedt fece questa ulteriore dichiarazione (trascrizione ciclostilata, p. 1490): " Fu un grandissimo errore del comandante [Hitler]... Non si può descrivere l'ira che noi ufficiali provammo allora". Rundstedt fece dichiarazioni analoghe a Liddell Kart (The German Generai* Talk, pp. 112-13) e al tribunale militare di Norimberga, al processo United States v. Leeb (pp. 3350-53, 3931-32 della trascrizione ciclostilata). Telford Taylor in The March of Conquest e il maggiore L. F. Ellis in The War in France and Flanders, 1939-1940, dopo aver esaminato i documenti dell'esercito tedesco relativi all'episodio, sono pervenuti a conclusioni alquanto diverse. Il libro di Ellis è la relazione ufficiale inglese sulla campagna contenente documentazioni sia inglesi che tedesche. Taylor, che ai processi di Norimberga fu per quattro anni uno dei pubblici ministeri americani, è un'autorità in fatto Pagina 554
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di documenti tedeschi. 796 Dai trionfi iniziali alla grande svolta di liquidare le truppe nemiche intrappolate solo con la sua aviazione! Le ragioni di questa sua proposta ambiziosa e vanesia sono state spiegate all'autore del presente libro dalla lettera inviatagli da Halder il 19 luglio 1957Nei giorni che seguirono [cioè dopo il 24 maggio] si venne a sapere che la decisione di Hitler fu essenzialmente dovuta all'influenza di Goring. Per il dittatore il rapido movimento dell'esercito, movimento di cui non poteva capire i rischi o le prospettive di successo a causa della sua mancanza di istruzione militare, assunse tratti pressoché preoccupanti. Era continuamente preso da un sentimento di ansietà, come se dovesse profilarsi un rovescio... Goring, che conosceva bene il suo Fiihrer, approfittò di questo stato di ansietà. Gli propose di portar a termine la grande battaglia di aggiramento solamente con la sua Luftwaffe, eliminando cosi il rischio inerente all'uso delle preziose form ioni corazzate. Il motivo della sua proposta era tipico di un uomo ambizioso e senza scrupoli quale egli era. Dopo le operazioni dell'esercito, svoltesi fino a quel momento in modo così sorprendentemente liscio, voleva riservare alle sue forze aeree l'azione finale e decisiva di quella grande battaglia, tanto da poter rivendicare per sé, dinanzi al mondo intero, la gloria della vittoria. Nella sua lettera, il generale Halder parla poi d'un resoconto fattogli da Brauchitsch dopo un colloquio da lui avuto coi generali della Luftwaffe Milch e Kesselring nella prigione di Norimberga nel gennaio 1946, colloquio nel quale gli ufficiali delle forze aeree dichiararono che Goring a quel tempo [maggio 1940] fece rilevare a Hitler che se il merito della grande vittoria nella battaglia allora in corso poteva essere esclusivamente rivendicato dai generali dell'esercito, il prestigio del Fiihrer in patria ne sarebbe stato irreparabilmente pregiudicato. Si poteva impedire ciò solamente se avesse combattuto la battaglia decisiva non l'esercito ma l'aviazione. È poi abbastanza evidente che l'idea di Hitler, suggerita da Goring e da Rundstedt e avversata energicamente da Brauchitsch e da Halder, era di lasciar che l'aviazione e il gruppo B degli eserciti del generale Bock - il quale, senza possedere forze corazzate degne di nota, stava respingendo lentamente i belgi e gli inglesi a sud-ovest, verso la Manica - eliminassero le truppe nemiche della sacca. Il gruppo A degli eserciti del generale Rundstedt, con circa sette divisioni di carri armati, arrestato sulle linee delle acque a ovest e a sud di Dunkerque, avrebbe dovuto tenersi pronto, mantenendo accerchiato il nemico. Ma né la Luftwaffe né l'armata di Bock si dimostrarono capaci di raggiungere i loro obiettivi. La mattina del 26 maggio Halder scrisse incollerito nel suo diario: " Questi ordini dall'alto sono proprio senza senso... I carri armati stanno fermi come se fossero paralizzati ". Infine la sera del 26 maggio Hitler revocò l'ordine di arrestare l'avanzata e acconsentì che, data la lentezza dell'avanzata di Bock in Belgio e dato il movimento di trasporti osservato al largo della costa, le forze corazzate riprendessero la loro avanzata verso Dunkerque. Ma ormai era troppo tardi; il nemico accerchiato aveva avuto tempo di rafforzare le difese, e al riparo di esse cominciava a svignarsela verso il mare. Noi oggi sappiamo che il fatale ordine di Hitler ebbe anche delle raVittoria a occidente 797 gioni politiche. Nel suo diario, Halder il 25 maggio - giorno, egli dice, iniziatosi con " una di quelle penose dispute fra Brauchitsch e il Fùhrer sulle prossime mosse da compiersi nella battaglia di accerchiamento " - notò che esigenze politiche hanno fatto nascere l'idea fissa che la battaglia decisiva non debba essere combattuta sul suolo fiammingo, bensì nella Francia settentrionale. Questa annotazione mi aveva reso perplesso; così quando scrissi all'ex capo dello Stato maggiore gli chiesi se si ricordasse le ragioni politiche per cui Hitler voleva finire quella battaglia nella Francia settentrionale anziché in Belgio. Halder se ne ricordava benissimo. " Secondo il ricordo ancor vivo che ne conservo, - egli rispose, - Hitler nei discorsi che ci tenne a quel tempo difese le ragioni del suo comando di fermarsi riferendosi a due principali ordini di idee. Vi erano anzitutto delle considerazioni militari: la natura del terreno, poco adatto per i carri armati, le conseguenti gravi perdite che avrebbero indebolito la forza d'urto dell'imminente attacco contro la restante parte della Pagina 555
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Francia, e così via ". Poi, dice Halder, il Fiìhrer addusse una seconda ragione, una ragione su cui egli sapeva che noi, come militari, non potevamo discutere, essendo di carattere politico e non militare. Questa seconda ragione politica era che non voleva che la battaglia finale e decisiva, che avrebbe inevitabilmente causato grandi danni alla popolazione, venisse combattuta nel territorio abitato dal popolo fiammingo. Disse di aver l'intenzione di fare del territorio abitato dai fiamminghi, discendenti dei Germani, una regione nazionalsocialista indipendente, tanto da legarla intimamente alla Germania. Già da tempo i suoi sostenitori su suolo fiammingo avevano svolto un'attività in tal senso; ed egli aveva promesso l'oro di salvaguardare il loro paese dalle distruzioni della guerra. Se ora non avesse mantenuto questa promessa, la loro fiducia in lui sarebbe stata seriamente compromessa. Ciò avrebbe rappresentato, per la Germania, uno svantaggio politico che egli, quale capo politicamente responsabile, doveva evitare. Un'assurdità? Se questa pareva un'altra delle improvvise aberrazioni di Hitler (Halder mi ha scritto che, né lui né Brauchitsch " erano rimasti convinti da quel ragionamento "), altre considerazioni politiche da lui fatte ad altri generali erano più sensate e più importanti. Raccontando, dopo la guerra, l'incontro di Hitler con Rundstedt del 24 maggio, il generale Gùnther Blumentritt, che di Rundstedt era il capo delle operazioni, disse al noto scrittore britannico di cose militari, Liddell Hart: Hitler era di ottimo umore... e ci espresse il suo convincimento che la guerra sarebbe terminata in sei settimane. Dopodiché, desiderava stipulare una pace ragionevole con la Francia; allora la via sarebbe rimasta libera per accordarsi con l'Inghilterra... Poi ci stupì parlando con ammirazione dell'impero britannico, della necessità della sua esistenza e della civiltà che l'Inghilterra aveva portato nel mondo... Disse di desiderare soltanto che l'Inghilterra riconoscesse la posizione della Germania nel continente. La restituzione delle colonie tedesche sarebbe stata desiderabile, ma non costituiva l'essenziale... Concluse dicendo che il suo scopo era di far la pace con l'Inghilterra su di una base che essa considerasse compatibile col proprio onore 18. Pensieri del genere Hitler doveva spesso esprimere, nelle poche settimane che seguirono, ai suoi generali, a Ciano, a Mussolini e infine al gran pub798 Dai trionfi iniziali alla grande svolta blico. Un mese dopo Ciano si stupì nel rilevare che il dittatore na2Ìsta, giunto allora all'apice dei suoi successi, insistesse sull'importanza di conservare l'impero britannico come " fattore dell'equilibrio mondiale ""; e il 13 luglio Halder, nel suo diario, descrisse la grave perplessità dimostrata dal Fùhrer perché l'Inghilterra non aveva accettato la pace. Quel giorno Hitler disse ai suoi generali che mettere l'Inghilterra in ginocchio con la forza " non tornerebbe a vantaggio della Germania... ma solo del Giappone, degli Stati Uniti e di altre nazioni ". Benché alcuni ne dubitino, può anche darsi che Hitler trattenesse le sue forze corazzate davanti a Dunkerque per risparmiare alla Gran Bretagna una grave umiliazione e facilitare in tal modo le trattative di pace. Come Hitler stesso ebbe a dire, si doveva trattare di una pace che lasciasse la Germania libera di puntare di nuovo a est, questa volta contro la Russia. Disse anche che Londra avrebbe dovuto riconoscere il dominio del Terzo Reich nel continente. In seguito, per due mesi, Hitler si cullò nell'idea di avere ormai in pugno una pace a queste condizioni. Anche allora, come sempre in precedenza, egli non aveva capito lo spirito della nazione inglese e il mondo per il quale gli inglesi, popolo e capi, erano decisi a combattere ad oltranza. Inoltre Hitler e i suoi generali - che erano e rimasero poco esperti dei problemi marittimi - non pensavano nemmeno lontanamente che gli inglesi, con la loro mentalità marinara, potessero far evacuare più di trecentomila persone da un piccolo porto bombardato e da rive scoperte, proprio sotto il naso dei tedeschi. Alle 6,57 di sera del 26 maggio, poco dopo che l'ordine di arrestarsi era stato revocato da Hitler, l'ammiragliato britannico diede il segnale d'inizio dell'" operazione Dynamo ", come fu chiamata l'evacuazione di Dunkerque. Quella notte le forze corazzate tedesche ripresero il loro attacco contro il porto, da ovest e da sud: ma ormai per i carri armati le cose non erano più così facili. Lord Gort aveva avuto il tempo di spiegare contro le forze corazzate tedesche tre divisioni di fanteria appoggiate da una forte artiglieria, sicché i carri armati fecero ben pochi progressi. Frattanto l'evacuazione aveva avuto inizio. Una flotta di 850 navi di vario tonnellaggio, di ogni tipo e dotate di diversi Pagina 556
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sistemi di propulsione, dagli incrociatori e le cacciatorpediniere fino ai piccoli velieri e agli skoots olandesi - il cui equipaggio era in molti casi formato da volontari civili provenienti dalle città costiere inglesi - si raccolse a Dunkerque. Il primo giorno, il 27 maggio, la flotta evacuò 7669 soldati; il giorno seguente 17804; il terzo giorno 47310 e il 30 maggio 53 823, per un totale complessivo in questi primi quattro giorni, di 126 606 persone, molto più di quanto l'ammiragliato stesso avesse sperato. All'inizio dell'evacuazione infatti, esso contava di evacuare solamente 45000 uomini circa nello spazio di due giorni: il tempo che pensava di poter avere a disposizione. Soltanto il quarto giorno dell'" operazione Dynamo ", cioè il 30 maggio, l'alto comando tedesco si rese conto di quanto stava accadendo. Per quattro giorni i comunicati dell'OKW avevano ripetuto che il destino delle Vittoria a occidente 799 armate nemiche accerchiate era segnato. Un comunicato del 29 maggio, che 10 annotai nel mio diario, dichiarava senz'altro: " II destino dell'esercito francese nell'Artois è segnato... Anche l'armata inglese, stretta nella zona... di Dunkerque, sta per essere distrutta dai nostri attacchi concentrici ". Non era così: essa se ne stava andando via mare: naturalmente, aveva dovuto abbandonare le armi pesanti e l'equipaggiamento, ma c'era almeno la certezza che le truppe evacuate sarebbero tornate a combattere, un giorno non molto lontano. Fino alla mattina del 30 maggio, Halder potè scrivere segretamente nel suo diario: " La disintegrazione del nemico da noi accerchiato continua ". Ammetteva che una parte degli inglesi " si batteva con le unghie e coi denti "; ma gli altri " stavano fuggendo verso la costa cercando di attraversare la Manica con ogni specie di galleggianti ". " È la débàcle ", egli concludeva, alludendo al famoso romanzo di Zola sulla disfatta francese nella guerra franco-prussiana. Nel pomeriggio, dopo una riunione cui partecipò anche Brauchitsch, il capo dello Stato maggiore s'accorse del significato degli sciami di piccole, miserabili imbarcazioni su cui gli inglesi stavano fuggendo. Brauchitsch è irato... La sacca avrebbe potuto essere chiusa dalla parte della costa, solo che le nostre forze armate non fossero state trattenute. Il maltempo ha fatto stare a terra la Luftwaffe, e ora noi dobbiamo starcene a guardare migliaia di nemici che se ne fuggono verso l'Inghilterra proprio sotto il nostro naso. In effetti, era proprio quel che stava accadendo. Ad onta della maggiore pressione subito esercitata dai tedeschi su tutti i lati della sacca, le linee britanniche resistettero e altre truppe furono evacuate. L'indomani - il 31 maggio - fu, fra tutte, la giornata migliore. Circa 68 ooo uomini vennero imbarcati per l'Inghilterra, un terzo dalle rive del mare, il resto dal porto di Dunkerque. Ormai era stato tratto fuor dalla sacca un totale di 194 620 uomini, circa il quadruplo del numero che in origine s'era sperato di salvare. Dov'era la famosa Luftwaffe? Come Halder aveva annotato, per un certo tempo essa effettivamente era stata trattenuta a terra dal maltempo. Ma per 11 resto, aveva incontrato un'inaspettata opposizione da parte della Royal Air Porce che, partendo dalle basi situate proprio al di là della Manica, la sfidò per la prima volta con successo *. Benché inferiori per numero, i nuovi Spitfire britannici si dimostrarono più che all'altezza dei Messerschmitt e falci diarono i poco maneggevoli bombardieri tedeschi. In qualche caso gli aero plani di Goring giunsero su Dunkerque durante le operazioni danneggiando talmente il porto che per un certo tempo esso non potè più venire usato e * Una quantità di Tomtnies esausti che, sulle rive del mare, si trovarono sottoposti a pesanti bombardamenti, non se ne resero conto, dato che gli scontri aerei avvenivano spesso al di sopra delle nuvole o a una certa distanza. Sapevano soltanto di essere bombardati e mitragliati lungo tutta la via della loro ritirata dal Belgio orientale fino a Dunkerque e pensarono che le forze aeree britanniche li avevano piantati in asso. Quando raggiunsero i porti della patria alcuni di loro insultarono soldati che portavano l'uniforme azzurra della Royal Air Porce. Churchill fu assai rattristato da ciò e quando il 4 giugno parlò alla Camera dei Comuni rimise le cose a posto. Disse che il salvataggio di Dunkerque " era dovuto alle forze aeree ". 8oo
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt si dovette imbarcare le truppe soltanto lungo le rive. La Luftwaffe sferrò anche diversi violenti attacchi contro il naviglio, e fu essa ad affondare la maggior parte delle 243 navi che, su 861, andarono perdute. Essa tuttavia non ottenne ciò che Goring aveva promesso a Hitler: annientare il corpo di spedizione britannico. Il i° giugno, giorno in cui essa eseguì l'attacco più pesante (subendo le maggiori perdite: entrambe le parti perdettero trenta aeroplani), affondando tre cacciatorpediniere britannici e un certo numero di piccoli trasporti, furono evacuati 64 429 uomini: un totale superato soltanto il 31 maggio. All'alba dell'indomani solo 4000 inglesi restavano nel perimetro, protetti da 100 ooo francesi che ormai resistevano lungo il fronte. Nel frattempo l'artiglieria di medio calibro tedesca era entrata in azione e le operazioni diurne di evacuazione dovettero essere abbandonate. A quel tempo la Luftwaffe non operava nell'oscurità e durante le notti del 2 e del 3 giugno il resto del corpo di spedizione britannico e 60 ooo francesi furono evacuati con successo. Dunkerque, difesa tenacemente da 40 ooo soldati francesi, resistette sino alla mattina del 4 giugno. Fino ad allora, 338 226 soldati inglesi e francesi erano scampati agli artigli tedeschi. Non erano più un esercito; come si può ben comprendere, la maggior parte di essi si trovava, per il momento, in uno stato pietoso. Ma quelle truppe avevano avuto l'esperienza della battaglia; sapevano che se avessero avuto un armamento adeguato e la protezione dell'aviazione, avrebbero potuto misurarsi coi tedeschi. Una volta colmata la deficienza negli armamenti, molti di loro dovevano dimostrarlo, e su rive non lontane da quelle coste della Manica da cui erano stati tratti in salvo. Per gli inglesi, Dunkerque fu una liberazione. Però Churchill il 4 giugno parlando ai Comuni ricordò loro che " le guerre non si vincono con le evacuazioni ". La situazione della Gran Bretagna era invero assai grave, molto più critica di quanto non lo fosse stata da quasi mille anni in qua, dal tempo dell'invasione normanna. Non c'era un esercito per difendere le isole. Le forze aeree avevano subito perdite notevoli in Francia. Restava la flotta, ma la campagna di Norvegia aveva dimostrato la vulnerabilità delle grosse navi da battaglia di fronte a un'aviazione fornita di basi in terraferma. Ormai le basi dei bombardieri della Luftwaffe si trovavano solo a cinque o dieci minuti di volo, al di là dello stretto braccio della Manica. Certo, la Francia resisteva ancora, a sud della Somme e dell'Aisne. Ma le sue truppe migliori e il suo miglior equipaggiamento erano andati perduti in Belgio e nella Francia settentrionale; la sua modesta e antiquata aviazione era stata in gran parte distrutta e i suoi due più illustri generali, il maresciallo Pétain e il generale Weygand, che ora cominciavano a dominare il vacillante governo, non se la sentivano di dar battaglia a un nemico dotato di forze soverchianti. Winston Churchill aveva ben chiari in mente questi tristi fatti, quando il 4 giugno 1940 si levò a parlare alla Camera dei Comuni - mentre gli ultimi trasporti provenienti da Dunkerque sbarcavano gli evacuati - deciso, come scrisse in seguito, a mostrare non solo al proprio popolo, ma a tutto il mondo e specialmente agli Stati Uniti, " che il nostro proposito di comVittoria a occidente 801 battere si basa su ragioni serie ". Fu in tale occasione che egli pronunciò la sua famosa perorazione, che sarà a lungo ricordata e che è sicuramente all'altezza delle più grandi arringhe fatte nel corso dei secoli. Benché grandi zone dell'Europa e molti Stati antichi e famosi siano caduti o in procinto di cadere sotto la Gestapo e sotto tutto l'odioso apparato del dominio nazista, noi non vacilleremo né cadremo. Andremo sino in fondo, combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e sugli oceani, combatteremo in aria con sempre maggior fiducia ed energia, difenderemo la nostra isola a qualsiasi costo, combatteremo sulle rive del mare, combatteremo nei luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle vie, combatteremo sulle alture; non ci arrenderemo mai e quand'anche accadesse ciò a cui nemmeno per un momento io credo, che cioè quest'isola o gran parte di essa venga assoggettata e affamata, il nostro impero di là dai mari, difeso dalla flotta britannica, e armato, continuerà la lotta finché, nel momento voluto da Dio, il Nuovo Mondo con tutte le sue forze e con tutta la sua potenza avanzerà a salvare e liberare il Vecchio Mondo. Il crollo della Francia. La decisione degli inglesi di continuare a combattere non sembra turbasse la mente di Hitler. Era sicuro che sarebbero divenuti ragionevoli una volta che la Francia fosse stata liquidata definitivamente, com'era appunto in programma. La mattina del 5 giugno, all'indomani della caduta di Dun-kerque, i tedeschi Pagina 558
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sferrarono un massiccio attacco sulla Somme e poco dopo svilupparono un'offensiva con forze soverchianti lungo tutto il fronte che attraversava la Francia, da Abbeville fino all'alto Reno. Il destino dei francesi era segnato. A 143 divisioni tedesche, di cui dieci corazzate, essi potevano contrapporre soltanto 65 divisioni, la maggior parte di second'ordine, giacché le unità migliori e la maggior parte delle forze corazzate erano state impiegate in Belgio. Delle deboli forze aeree francesi era rimasto ben poco. Gli inglesi poterono contribuire con una sola divisione di fanteria che s'era trovata nella Sarre, e con parte di una divisione corazzata. La Royal Air Porce poteva destinare a questa battaglia soltanto pochi apparecchi, per non lasciare indifese le stesse isole britanniche. Infine l'alto comando francese, ormai dominato da Pétain e da Weygand, era ormai imbevuto di disfattismo. Nonostante ciò, alcune unità francesi combatterono con grande coraggio e tenacia, arrestando momentaneamente in alcuni punti persine le forze corazzate tedesche e resistendo risolutamente agli incessanti bombardamenti della Luftwaffe. Ma era una lotta impari. Le truppe tedesche si riversarono lungo la Francia come una marea " in vittoriosa confusione " (così ha detto giustamente Telford Taylor); e la confusione derivava dal loro numero soverchiante e dalla loro avanzata tanto rapida che le une spesso tagliavano gli itinerari di marcia delle altre20. Il io giugno il governo francese lasciò in fretta Parigi e il 14 giugno la metropoli, gloria della Francia, rimasta indifesa, fu occupata dalla XVIII armata del generale von Kiichler. Sulla Torre Eiffel fu subito innalzata la bandiera con la svastica. Il 16 giugno il presi802 Dai trionfi iniziali alla grande svolta dente del Consiglio, Reynaud, il cui governo era fuggito a Bordeaux, diede le dimissioni e fu sostituito da Pétain, che l'indomani, per tramite dell'ambasciatore spagnolo, chiese ai tedeschi un armistizio *. Hitler rispose lo stesso giorno, dicendo che prima doveva consultarsi col suo alleato, Mussolini. Questo tronfio guerriero, infatti, dopo aver avuto la certezza che le armate francesi erano state irrimediabilmente battute, era entrato in guerra il io giugno per cercar di prendere una parte di bottino, come uno sciacallo. Il "duce" pugnala alle spalle la Francia. Pur essendo tutto preso dalle vicende della battaglia d'Occidente, Hitler aveva trovato il tempo di scrivere a Mussolini, a intervalli singolarmente brevi, tenendolo informato del crescendo delle vittorie tedesche. Dopo una prima lettera del 7 maggio, con la quale faceva sapere al " duce " che stava attaccando il Belgio e l'Olanda " per assicurare la loro neutralità ", soggiungendo che avrebbe tenuto informato l'amico dei suoi progressi affinchè il " duce " potesse prendere in tempo le sue decisioni, altre ne seguirono il 13, il 18 e il 25 maggio, sempre più dettagliate e entusiasti-che22. Sebbene - e lo conferma il diario di Halder - i generali poco si curassero di quel che faceva l'Italia (se entrava o no in guerra), il Fùhrer per qualche speciale ragione annetteva molta importanza all'intervento italiano. Non appena l'Olanda e il Belgio si arresero, gli eserciti anglo-francesi del Nord furono schiacciati e le superstiti truppe britanniche cominciarono a imbarcarsi a Dunkerque, Mussolini decise di entrare in guerra. Il 30 maggio egli informò per lettera Hitler d'aver fissato per il 5 giugno la data del suo intervento. Hitler rispose immediatamente, dicendosi " profondamente commosso". Il 31 maggio gli scrisse: Se vi potesse essere ancora qualcosa capace di rafforzare la mia incrollabile fede nell'esito vittorioso di questa guerra, ciò sarebbe la vostra comunicazione... Il semplice fatto della vostra entrata in guerra è un elemento calcolato per dare al fronte dei nostri nemici il colpo che lo farà crollare. * In quel giorno, ossia il 17 giugno 1940, il Kaiser in esilio inviò dalla sua residenza di Doorn, nell'Olanda occupata, un telegramma di congratulazioni a Hitler, da lui per lungo tempo disprezzato come un villano rifatto. Il telegramma fu trovato fra i documenti nazisti sequestrati. Eccone il testo: " Sotto la profonda impressione lasciatami dalla capitolazione della Francia, mi congratulo con voi e con tutta la Wehrmacht tedesca per la grande vittoria concessaci da Dio, con le parole pronunciate nel 1870 dall'imperatore Guglielmo il Grande: " Che svolta degli avvenimenti è stata operata dalla divina provvidenza! " " In tutti i cuori tedeschi riecheggia il corale di Leuthen cantato dai vincitori di Leuthen, dai soldati del Grande Re: " Ora noi tutti ringraziarne il nostro Dio! " ". Hitler, il quale credeva che la grande vittoria fosse dovuta più a lui stesso che non a Dio, compilò una cauta risposta. I documenti non dicono_ però se essa sia stata mai spedita21. Pagina 559
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Un po' prima, il Fùhrer era andato sulle furie neh"apprendere che un'unità tedesca, passando per Doorn, aveva messo una guardia d'onore presso la residenza dell'imperatore in esilio. Hitler ordinò che la guardia venisse tolta e che l'accesso a Doorn fosse vietato a tutti i soldati tedeschi. Guglielmo II mori a Doorn il 4 giugno 1941 e là fu sepolto. Come Hassell notò nel suo diario (p. 200), la sua morte " passò quasi inosservata ". Hitler e Goebbels provvidero a ciò. Vittoria a occidente 803 II Fùhrer tuttavia chiese al suo alleato di posporre di tre giorni la data voleva prima metter fuori combattimento il resto delle forze aeree francesi - e Mussolini lo accontentò, rinviando l'intervento italiano di cinque giorni, fino al io giugno. Il "duce" dichiarò che le ostilità sarebbero cominciate il giorno dopo. Il contributo italiano si ridusse a ben poca cosa. Fino al 18 giugno, giorno in cui Hitler chiamò il suo collega minore a Monaco per discutere l'armistizio con la Francia, dopo una settimana di " combattimenti " circa trentadue divisioni italiane non erano state capaci di smuovere modeste forze francesi sei divisioni - disposte sul fronte delle Alpi e più a sud, lungo la Riviera, benché i difensori fossero ormai esposti al pericolo di venir attaccati alle spalle dai tedeschi che scendevano rapidamente lungo la valle del Rodano*. Il 21 giugno Ciano annotò nel suo diario: Mussolini è umiliatissimo dal fatto che le nostre truppe non hanno fatto un passo avanti: anche oggi non sono riusciti a passare e si sono fermati di fronte alla prima opera fortificata francese che ha reagito a. L'inconsistenza della potenza militare italiana cosi vantata da Mussolini risultò evidente fin dal principio, e ciò mise lo sgonfiato dittatore italiano in uno stato d'animo inasprito allorché la sera del 17 giugno partì in treno insieme a Ciano per conferire con Hitler sull'armistizio con la Francia. Ciano scrisse nel suo diario: Trovo Mussolini scontento. Questo improvviso scoppio di pace lo turba. Durante il viaggio parliamo a lungo per precisare a quali condizioni dovrà essere concesso l'armistizio ai francesi. Il Duce è estremista: vorrebbe procedere all'occupazione totale del territorio francese e pretende la consegna della flotta. Ma si rende conto che il suo parere ha un valore consultivo: la guerra è stata vinta da Hitler, senza un concorso militare attivo dell'Italia, ed è Hitler che avrà la parola. Ciò - naturalmente - lo turba e lo rattrista. La mitezza dell'" ultima parola " del Fùhrer provocò un vero choc negli italiani, quando conferirono col Signore nazista della Guerra al Fùhrerhaus di Monaco, il luogo dove Chamberlain e Daladier si erano dimostrati così accomodanti di fronte ai due dittatori nei riguardi della Cecoslovacchia meno di due anni prima. Il memorandum segreto tedesco24 mostra chiaramente che Hitler era soprattutto deciso a non permettere che la flotta francese cadesse in mano agli inglesi. Egli si preoccupava anche per l'eventualità che il governo francese fuggisse nell'Africa settentrionale o a Londra per continuare la guerra. Per tale ragione i termini dell'armistizio avrebbero dovuto essere miti (i termini ultimi della pace avrebbero potuto poi essere alquanto diversi); il loro scopo doveva essere di mantenere " un governo francese fun* Nel suo disfattismo, l'alto comando francese proibì qualsiasi azione contro l'Italia. Il 14 giugno una squadra navale francese bombardò fabbriche, depositi di petrolio e raffinerie nei pressi di Genova, ma l'ammiraglio Darlan vietò ogni altra operazione di tal genere. Quando la Royal Air Porce cercò di mandare dei bombardieri ad attaccare Milano e Torino partendo dall'aeroporto di Marsiglia, i francesi disseminarono di autocarri le piste per impedire agli aeroplani di spiccare il volo. 804 Dai trionfi iniziali alla grande svolta zionante su suolo francese " e di " neutralizzare la flotta francese ". Hitler respinse bruscamente la richiesta di Mussolini di un'occupazione italiana della valle del Rodano, compresa Tolone (la grande base navale francese del Mediterraneo, dove era concentrata la maggior parte della flotta) e Marsiglia, e del disarmo della Corsica, della Tunisia e di Gibuti. La nota tedesca dice che la richiesta circa quest'ultima città, porta dell'Etiopia tenuta dagli italiani, era stata aggiunta da Ciano " in tono minore ". A Ciano sembrò che perfino il bellicoso Ribbentrop fosse " eccezionalmente moderato e calmo, propenso alla pace ". Invece il guerresco Mussolini - notò il genero - era " molto imbarazzato ". Sente che il suo ruolo è di seconda grandezza... In realtà il Duce teme che Pagina 560
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'ora della pace si approssimi e vede svanire ancora una volta quello che è stato l'inafferrabile sogno della sua vita: la gloria sui campi di battaglia ". Mussolini non fu nemmeno in grado di far sì che Hitler acconsentisse a comuni negoziati d'armistizio coi francesi. Il Fùhrer non voleva dividere con l'alleato intervenuto all'ultimo momento il suo trionfo, da celebrarsi in un luogo veramente storico (non ne indicò il nome al suo amico); però promise al " duce " che il suo armistizio con la Francia non sarebbe entrato in vigore finché i francesi non ne avessero firmato uno anche con l'Italia. Mussolini lasciò Monaco amareggiato e deluso; invece Ciano aveva avuto una impressione assai favorevole di un lato di Hitler che i suoi diari chiariscono e che egli in precedenza non aveva scorto o sospettato. Tornato a Roma, Ciano scrisse: Da tutto quanto egli [Hitler] dice, traspare il desiderio di far presto a concludere. Hitler è ormai il giocatore che ha fatto un colpo gobbo; vuole alzarsi dal tavolo e non rischiare più oltre. Oggi parla con una misura ed una perspicacia che, dopo una vittoria come la sua, veramente sorprendono. Non sono sospetto di eccessive tenerezze per lui, ma oggi veramente lo ammiro26. Il secondo armistizio di Compiègne. In giugno, avevo seguito l'esercito tedesco a Parigi; giugno è sempre il più bello dei mesi, nella capitale maestosa che ora aveva sofferto un così grave colpo. Il 19 giugno ebbi sentore del luogo dove Hitler stava per fissare le sue condizioni per l'armistizio chiesto da Pétain due giorni prima. Doveva essere lo stesso luogo in cui l'i i novembre 1918 l'impero tedesco aveva capitolato, sconfitto dalla Francia e dai suoi alleati: nella piccola radura fra i boschi di Compiègne. Là il Signore nazista della Guerra volle avere la sua rivincita, che la scelta del luogo rendeva più dolce. L'idea gli era venuta il 20 maggio, appena dieci giorni dopo l'inizio della grande offensiva a occidente, quando i carri armati tedeschi avevano raggiunto Abbeville. In quel giorno Jodl segnò nel suo diario : " II Fùhrer sta lavorando al trattato di pace... Primi negoziati nella foresta di Compiègne ". Nel tardo pomeriggio Vittoria a occidente 805 del 19 maggio mi recai là in macchina e trovai dei genieri dell'esercito tedesco che stavano demolendo il muro del museo dove era conservato il vecchio wagon-lit del maresciallo Foch, in cui era stato firmato l'armistizio del 1918. Prima che mi allontanassi, i genieri avevano già abbattuto il muro usando perforatrici pneumatiche e stavano spingendo fuori il vagone, sul binario, al centro della radura, nel punto esatto - essi dissero - in cui esso si trovava alle cinque dell'11 novembre 1918, quando i rappresentanti della Germania apposero le loro firme al documento con le clausole dell'armistizio imposto da Foch. Fu così che nel pomeriggio del 21 giugno mi trovai sul limitare della foresta di Compiègne, ad osservare l'ultimo dei trionfi di Hitler, il maggiore fra quanti, nel corso del mio lavoro, avevo visto durante quegli anni turbolenti. Era una delle più belle giornate d'estate di cui mi ricordi in Francia. Un caldo sole di giugno versava i suoi raggi su alberi maestosi - olmi, querce, cipressi e pini - che gettavano ombre piacevoli sui viali alberati che conducono alla piccola radura circolare. Hitler arrivò alle 15,15 precise a bordo della sua grossa Mercedes, accompagnato da Goring, Brauchitsch, Kei-tel, Raeder, Ribbentrop e Hess: tutti con le loro diverse uniformi, e Goring, l'unico feldmaresciallo del Reich, giocherellando col suo bastone di maresciallo. Scesero dalle automobili a circa settanta metri di distanza, di fronte alla statua dell'Alsazia e Lorena, drappeggiata da bandiere tedesche di guerra, così che il Fiihrer, fermatosi di fronte ad essa, non potesse scorgere ciò che mi ricordavo di aver visto in giorni più felici: la grande spada, la spada degli Alleati vittoriosi del 1918 che trafiggeva un'aquila afflosciata, rappresentante l'impero tedesco degli Hohenzollern. Hitler gettò un'occhiata al monumento e andò oltre. Scrissi nel mio diario: Osservai la sua faccia. Era grave e solenne, benché pervasa da una espressione di vendetta. In essa e nel suo passo elastico vi era anche qualcosa del conquistatore trionfante, di uno che sfidi il mondo. Vi si vedeva qualcosa d'altro... una specie di intima gioia sprezzante, per assistere a questo grande capovolgimento del destino, un capovolgimento da lui stesso operato. Quando raggiunse la piccola radura della foresta e il suo stendardo personale fu rapidamente alzato al centro di essa, l'attenzione di Hitler fu attratta da un grande blocco di granito che spuntava dal suolo di circa un metro. Cito il mio diario: Seguito dagli altri, Hitler va lentamente verso di esso, vi si ferma e legge l'iscrizione incisa sopra in francese a grandi lettere: Pagina 561
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt QUI L'II NOVEMBRE 1918 SOCCOMBETTE IL DELITTUOSO ORGOGLIO DELL'IMPERO TEDESCO - SCONFITTO DAI POPOLI LIBERI CHE ESSO AVEVA CERCATO DI RENDERE SCHIAVI. Hitler legge l'iscrizione e la legge anche Goring. Tutti la leggono, in piedi, in silenzio, sotto il sole di giugno. Cerco di cogliere l'espressione del volto di Hitler. Sono solo a circa cinquanta metri da lui e col binocolo posso vederlo come se mi stesse dinanzi. Quella faccia l'avevo già vista molte volte, nei grandi momenti della sua vita. Ma oggi! Era in fiamme per lo sdegno, l'ira, l'odio, la vendetta, il trionfo. Si allontana dal monumento sforzandosi di fare di tale mossa un capolavoro di disprezzo. Si volta a guardarlo, sdegnoso, irato - irato, lo si può quasi sentire, perché non 806 Dai trionfi iniziali atta grande svolta può spazzar via la terribile provocante scritta con una sola pedata dei suoi alti stivali prussiani *. Gira lo sguardo intorno lentamente, per la radura, e quando i suoi occhi incontrano i nostri si può percepire tutta la profondità del suo odio. Ma in lui vi è anche trionfo: un odio vendicativo e trionfante. D'un tratto, come se la sua faccia non potesse esprimere per intero i suoi sentimenti, egli muove tutto il corpo seguendo il suo stato d'animo. Batte rapidamente le mani sui fianchi, inarca le spalle, rista coi piedi largamente scostati l'uno dall'altro. È un magnifico gesto di sfida, un gesto d'ardente disprezzo per questo luogo e per tutto ciò che esso aveva simboleggiato per ventidue anni, da quando era stato teatro dell'umiliazione dell'impero tedesco. Poi Hitler e il suo gruppo entrarono nel vagone dov'era stato firmato l'armistizio, e il Fiihrer si sedette nel posto occupato nel 1918 da Foch. Cinque minuti dopo giunse la delegazione francese capeggiata dal generale Charles Huntzinger, comandante della seconda armata di Sedan, e composta da un ammiraglio, da un generale dell'aviazione e da un civile, Leon Noèl, già ambasciatore in Polonia, che ora assisteva al secondo crollo causato dalle armi tedesche. Apparivano abbattuti, ma conservavano una tragica dignità. Ad essi non era stato detto che sarebbero stati condotti in quel fiero sacrario francese per subire una simile umiliazione, e indubbiamente Hitler aveva contato sullo choc che ne avrebbero avuto. Come Halder scrisse nel suo diario quella sera dopo che Brauchitsch, testimone oculare della scena, gliene ebbe trasmesso un resoconto: I francesi non erano stati affatto avvertiti che le condizioni [dell'armistizio] sa rebbero state comunicate loro proprio nel luogo dei negoziati del 1918. Furono eviden temente scossi da tale scelta e a tutta prima mostrarono un aspetto lugubre. Perfino per un tedesco colto come Halder o come Brauchitsch, era forse naturale scambiare per un aspetto lugubre una solenne dignità. Come si vide subito, i francesi erano sinceramente stupiti. Però, come ora sappiamo grazie ai verbali ufficiali tedeschi delle riunioni trovati fra i documenti segreti nazisti catturati27, e contrariamente alle notizie diffusesi in quel tempo, essi cercarono di attenuare i punti più duri delle condizioni del Fiihrer e di eliminare quelli che, per loro, erano disonorevoli. Ma fu un tentativo vano. Hitler e il suo gruppo lasciarono la vettura non appena il generale Keitel ebbe finito di leggere ai francesi il preambolo delle condizioni di armistizio, lasciando i negoziati alle cure del capo dell'OKW, con l'istruzione però di non discostarsi dai termini da lui fissati. Huntzinger, non appena ne ebbe preso conoscenza, disse subito ai tedeschi che erano condizioni " dure e spieiate ", molto peggiori di quelle che in quel luogo nel 1918 erano state imposte alla Germania dalla Francia. Inoltre se " un altro paese al di là dalle Alpi, che non aveva sconfitto la Francia [Huntzinger disprezzava talmente l'Italia che evitò di nominarla] avesse avanzato richieste analoghe, la Francia in nessun caso le avrebbe accettate. Essa avrebbe combattuto sino alla morte... Per cui gli era impossibile apporre la sua firma al patto tedesco per l'armistizio... " II generale Jodl, l'ufficiale numero due dell'OKW che in quel momento * Fu fatto saltare in aria tre giorni dopo per ordine di Hitler. Vittoria a occidente 807 presiedeva provvisoriamente alla riunione, non si era aspettato simili parole di sfida da un nemico irrimediabilmente sconfitto e rispose che, pur non potendo fare a meno di esprimere la sua " comprensione " per ciò che Hunt-zinger aveva detto degli italiani, non aveva la facoltà di mutare le condizioni del Fùhrer. Disse che tutto quel che poteva fare " era spiegare e chiarire i punti oscuri ". I francesi dovevano accettare o respingere il patto dell'armistizio così Pagina 562
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt com'era. I tedeschi si erano seccati per il fatto che la delegazione francese era ve nuta a Compiègne senza la facoltà di stipulare un armistizio prima che il governo di Bordeaux desse il suo esplicito consenso. Per un miracolo della tecnica e forse anche grazie a una buona dose di fortuna essi riuscirono a stabilire un collegamento telefonico, fra il vecchio wagon-lit e Bordeaux, at traverso le linee su cui ancora si combatteva. I delegati francesi furono auto rizzati a usarla per trasmettere il testo delle condizioni d'armistizio e per discutere tali condizioni col loro governo. Il dottor Schmidt, che fungeva da interprete, fu incaricato di intercettare la conversazione in un furgone te lefonico dell'esercito situato non molto lontano, in un boschetto. Il giorno dopo io stesso trovai il modo di ascoltare la registrazione tedesca di una parte della conversazione svoltasi fra Huntzinger e il generale Weygand. A onore di Weygand, sul quale ricade la grave responsabilità del disfattismo francese, della resa definitiva e della rottura con l'Inghilterra, si deve rilevare che egli almeno si oppose strenuamente a molte richieste tedesche. Una delle più odiose di tali condizioni era l'obbligo di consegnare al Reich tutti i tedeschi antinazisti rifugiatisi in Francia e nei suoi territori. Weygand chiamò disonorevole una simile condizione data la tradizione francese del diritto di asilo, ma quando se ne discusse, l'indomani, l'arrogante Keitel non volle ascoltar ragione e si rifiutò di eliminarla. Egli gridò che " gli emigrati tedeschi erano i peggiori aizzatori alla guerra " e che " avevano tradito il proprio popolo ". Dovevano essere consegnati " a ogni costo ". I francesi non protestarono contro una clausola in base alla quale tutti i loro connazionali catturati in combattimento contro i tedeschi a fianco di altre nazioni sarebbero stati trattati come " franchi tiratori ", cioè fucilati senz'altro. Con ciò si aveva di mira De Gaulle, il quale già cercava di organizzare forze francesi libere in Inghilterra: e sia Weygand, sia Keitel sapevano che una simile condizione era una palese violazione delle leggi più elementari di guerra. I francesi non si opposero nemmeno a un paragrafo che prevedeva che tutti i prigionieri di guerra dovessero restare in cattività fino alla firma della pace. Weygand era sicuro che gli inglesi sarebbero stati vinti in tre settimane, dopodiché i prigionieri di guerra francesi sarebbero stati rilasciati. Cosi egli condannò alla vita nei campi di prigionia, per cinque anni, un milione e mezzo di francesi. II punto più spinoso dell'armistizio era il destino della flotta francese. Quando la Francia aveva cominciato a vacillare, Churchill le aveva propo sto di scioglierla dall'impegno di non concludere una pace separata, sempreché alla flotta francese venisse ordinato di salpare verso porti britannici. Hit-
F **,"""X^Sfg 8o8 Dai trionfi iniziali alla grande svolta ler era deciso a impedirlo: come disse a Mussolini il 18 giugno, si rendeva ben conto che in tal modo l'Inghilterra ne sarebbe uscita smisuratamente rafforzata. Data l'importanza della posta, egli dovette fare una concessione o almeno una promessa, al nemico sconfitto. Il patto d'armistizio stabilì che la flotta francese sarebbe stata smobilitata e disarmata e che le navi sarebbero state fatte rientrare nei porti francesi. In cambio però: II governo tedesco dichiara solennemente al governo francese che esso non userà in guerra per i propri fini la flotta francese trovantesi in porti controllati dai tedeschi. Inoltre esso dichiara solennemente ed esplicitamente di non avere nessuna intenzione di avanzare un qualsiasi diritto sulla flotta da guerra francese al momento della conclusione della pace. Come quasi tutte le promesse di Hitler, anche questa non doveva essere mantenuta. Infine Hitler lasciò al governo francese una zona non occupata a sud e a sud-est, zona in cui apparentemente esso sarebbe stato libero di esercitare i suoi poteri. Era, questa, una mossa astuta. Ciò non solo avrebbe diviso la stessa Francia geograficamente e amministrativamente, ma avrebbe reso difficile, se non impossibile, la formazione di un governo francese in esilio, avrebbe fatto andare a monte qualsiasi piano da parte degli uomini politici di Bordeaux di trasferire la sede del governo nell'Africa settentrionale francese, progetto che stava quasi per essere realizzato, ma che fini per essere frustrato non per Pagina 563
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt colpa dei tedeschi ma dei disfattisti francesi: Pétain, Wey-gand, Lavai e i loro sostenitori. Inoltre Hitler sapeva che gli uomini che avevano ora sotto controllo il governo francese di Bordeaux erano avversi alla democrazia francese, e che da loro ci si poteva aspettare che cooperassero con lui nell'istituzione di un Nuovo Ordine nazista in Europa. Tuttavia nel secondo giorno dei negoziati armistiziali di Compiègne i delegati francesi cominciarono a discutere e a dilazionare. Una delle ragioni della dilazione richiesta era che Huntzinger insisteva affinchè Weygand gli desse non l'autorizzazione ma l'ordine di firmare l'armistizio: nessuno, in Francia, voleva infatti assumersene la responsabilità. Infine Keitel alle 18,30 diede un ultimatum: i francesi dovevano accettare o respingere le condizioni tedesche dell'armistizio entro un'ora. In quell'ora il governo francese capitolò. Alle 18,50 del 22 giugno 1940 Huntzinger e Keitel firmarono il trattato d'armistizio *. Ascoltai l'ultimo atto della tragedia quale fu captato da microfoni nascosti nel wagon-lit. Prima di firmare, il generale francese disse, con la voce che gli tremava, di voler fare una dichiarazione personale. Io la scrissi in francese, via via che egli parlava. Dichiaro che il governo francese mi ha ordinato di firmare queste condizioni d'armistizio... Costretta dal fato delle armi a cessare la lotta in cui noi ci eravamo impegnati a fianco degli Alleati, la Francia ora constata che le sono state imposte condizioni assai * Fu stabilito che il trattato sarebbe entrato in vigore non appena l'armistizio franco-italiano fosse stato firmato e che le ostilità sarebbero cessate sei ore dopo tale firma. Vittoria a occidente 809 dure. La Francia ha il diritto di attendersi, nei futuri negoziati, che la Germania dimostri uno spirito tale da permettere alle due grandi nazioni vicine di vivere e di lavorare in pace. Questi negoziati - i negoziati per il trattato di pace - non ebbero mai luogo; ma lo spirito che in essi il Terzo Reich nazista avrebbe dimostrato qualora fossero avvenuti si rese palese non appena il regime di occupazione si fece più duro e crebbe la pressione tedesca sul servile governo di Pétain. La Francia era ormai destinata a divenire uno Stato vassallo della Germania: questa era evidentemente l'opinione di Pétain, Weygand e Lavai, che avevano accettato un tale destino. Quando i delegati lasciarono il vagone dell'armistizio e partirono in macchina, cominciò a cadere una pioggerella. Lungo la strada, attraverso i boschi, si poteva vedere una fila ininterrotta di profughi che tornavano alle loro case con passo stanco o su biciclette e su carri, o - ma pochi fortunati -su vecchi autocarri. Mi feci avanti nella radura. Un gruppo di genieri dell'esercito tedesco aveva già cominciato a muovere il vecchio wagon-lit, vociando allegramente. " Dove lo portate? ", chiesi. " A Berlino ", risposero *. Due giorni dopo a Roma fu firmato l'armistizio franco-italiano. A Mussolini fu concesso di occupare solo ciò che le sue truppe avevano conquistato, vale a dire qualche centinaio di metri di territorio francese. In più, egli riuscì ad ottenere la costituzione d'un zona smilitarizzata larga cinquanta miglia in Francia sul confine italiano e in Tunisia sul confine libico. L'armistizio fu firmato alle 19,35 del 24 giugno. Sei ore dopo i cannoni in Francia tacevano. La Francia, che nella guerra precedente aveva resistito quattro anni senza venire battuta, questa volta fu costretta alla resa dopo sei settimane. Le truppe tedesche facevano la guardia a gran parte dell'Europa, dal Capo Nord (oltre il circolo artico) fino a Bordeaux, dalla Manica al fiume Bug, nella Polonia orientale. Adolf Hitler aveva raggiunto il suo apogeo. L'ex derelitto austriaco che era stato il primo a riunire i tedeschi in uno Stato veramente nazionale, il caporale della prima guerra mondiale, era divenuto il più grande dei conquistatori germanici. L'unico ad opporsi all'istituzione di un'egemonia tedesca in Europa sotto la dittatura di Hitler fu un inglese indomito, Winston Churchill, e il popolo deciso da lui guidato, che non aveva voluto accettare la disfatta quando se l'era vista vicina e che ora era solo, virtualmente inerme, con le sue isole assediate dalla più potente macchina militare che il mondo avesse mai visto. * Esso giunse a Berlino l'8 luglio. Per un'ironia della sorte, andò distrutto in seguito, durante la guerra, da un bombardamento alleato della capitale tedesca. Pagina 564
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 8io Dai trionfi iniziali alla grande svolta Hitler perora la pace. Dieci giorni dopo l'inizio dell'attacco tedesco a ovest, e propriamente la sera in cui i carri armati germanici raggiunsero Abbeville, il generale Jodl dopo aver scritto nel suo diario che il Fiìhrer " era fuor di sé dalla gioia ", aggiunse: " ... egli lavora al trattato di pace... L'Inghilterra può ottenere in qualsiasi momento una pace separata, dopo aver restituito le colonie [tedesche] ". Era il 20 maggio. Successivamente, per diverse settimane sembra che Hitler non nutrisse nessun dubbio che, con la Francia messa fuori combattimento, l'Inghilterra non fosse ansiosa di far la pace. Dal punto di vista tedesco, le condizioni di Hitler sembravano assai generose, data la batosta presa dagli inglesi in Norvegia e in Francia. Il 24 maggio egli le aveva esposte al generale von Rundstedt, esprimendo la sua ammirazione per l'impero britannico e mettendo in rilievo la " necessità " della sua esistenza. Disse che da Londra voleva solo avere mano libera sul continente. Hitler era così certo che gli inglesi avrebbero aderito a tale proposta che, anche dopo la caduta della Francia, non fece dei piani per continuare la guerra contro la Gran Bretagna; né il tanto vantato Stato maggiore, che si supponeva calcolasse con grande anticipo e con sistematicità prussiana ogni evenienza, si curò di fornirgliene. A quel tempo il capo dello Stato maggiore Halder nelle lunghe annotazioni del suo diario non fece menzione alcuna in proposito. Più degli inglesi, si preoccupava della minaccia russa nei Balcani e nel Baltico. E, a ben vedere, perché l'Inghilterra avrebbe dovuto continuare a combattere da sola una battaglia disperata? Soprattutto, poi, quando poteva ottenere una pace che a differenza della Francia, della Polonia e degli altri paesi sconfitti, l'avrebbe lasciata intatta, salva e libera? Era quanto tutti, da ogni parte si chiedevano: ma non a Downing Street dove, come Churchill rivelò in seguito, la questione non fu mai discussa, data l'owietà della risposta 28. Ma il dittatore tedesco non lo sapeva e quando Churchill cominciò a dichiarare pubblicamente che l'Inghilterra non avrebbe abbandonato la partita, Hitler, a quanto sembra, non gli credette: nemmeno quando il 4 giugno, dopo l'evacuazione di Dunkerque, il primo ministro pronunciò il famoso discorso con l'accenno a battersi sulle rive e sulle alture; nemmeno quando il 18 giugno, dopo che Pétain aveva chiesto l'armistizio, Churchill confermò, alla Camera dei Comuni, " l'inflessibile decisione di continuare la guerra " e quando in un'altra delle sue eloquenti e memorabili allocuzioni concluse dicendo : Pertanto atteniamoci al nostro dovere e comportiamoci in modo tale che, se l'impero britannico e il suo Commonwealth dovessero durare mille anni, gli uomini possano sempre dire: " Quella fu la loro ora più bella ". Queste potevano essere semplici parole elevate d'un oratore dotato, e Hitler, anche lui oratore brillante, dovette pensarlo. Inoltre il Fuhrer dovette Vittoria a occidente 8n essere incoraggiato da sondaggi operati nelle capitali di certi paesi neutrali e dagli appelli per una fine della guerra che questi ora rivolgevano. Il 28 giugno a Hitler pervenne un messaggio riservato del papa: comunicazioni analoghe erano state fatte a Mussolini e a Churchill. Il pontefice offriva la sua mediazione per venire a " una pace equa e onorevole ", avvertendo però che prima di iniziare questo passo desiderava sapere, in via confidenziale, come sarebbe stato accolto N. Anche il re di Svezia si adoperava in tal senso, con proposte di pace sia a Londra che a Berlino. Sotto la direzione dell'incaricato d'affari, Hans Thomsen, negli Stati Uniti l'ambasciata tedesca stava spendendo tutti i dollari a sua disposizione per appoggiare gli isolazionisti nella loro campagna intesa a tener l'America estranea alla guerra e a dissuadere di conseguenza l'Inghilterra dal continuarla. I documenti sequestrati del Ministero degli Esteri tedesco comprendono molti messaggi nei quali Thomsen riferiva sugli sforzi compiuti dall'ambasciata per volgere l'opinione pubblica americana a favore di Hitler. I congressi dei partiti si tenevano quell'estate e Thomsen fece ogni sforzo per influenzare il loro programma di politica estera, specie quello del partito repubblicano. Il 12 giugno, ad esempio, egli mandò un cablogramma cifrato " urgentis-simo e segretissimo " a Berlino per far sapere che " un noto deputato repubblicano del Congresso " che collaborava " strettamente " con l'ambasciata tedesca, si era offerto di invitare, dietro pagamento di 3000 dollari, cinquanta rappresentanti isolazionisti repubblicani del Congresso alla riunione del partito repubblicano " affinchè agissero sui delegati nel senso di una politica estera isolazionista Pagina 565
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ". Thomsen riferì che la stessa persona chiedeva 30 ooo dollari per avere a sua disposizione un'intera pagina di giornali americani, ove si sarebbe fatto propaganda sotto il titolo " Tenete l'America estranea alla guerra! "*30. L'indomani Thomsen telegrafò a Berlino un nuovo progetto: per mezzo di un'agenzia letteraria americana egli stava trattando per ottenere che cinque noti scrittori americani scrivessero libri " dai quali mi attendo grandi risultati ". Per tale progetto gli occorrevano 20 ooo dollari, somma che Rib-bentrop qualche giorno dopo acconsenti ad assegnargli**31. Una delle prime dichiarazioni pubbliche di Hitler sulle sue speranze di addivenire a una pace con l'Inghilterra fu data a Karl von Wiegand, corri* Questa inserzione usci nel " New York Times " del 25 giugno 1940. ** II 5 luglio 1940 Thomsen fu preso da una tale apprensione per i pagamenti da lui effettuati, che per cablogramma chiese a Berlino il permesso di distruggere tutte le ricevute e tutti i resoconti: " I pagamenti... vengono fatti ai beneficiari mediante intermediari di fiducia, ma nelle attuali circostanze è ovvio che non ci può aspettare di avere delle ricevute... Queste ricevute o questi memorandum cadrebbero in mano al servizio segreto americano se l'ambasciata venisse occupata all'improvviso dalle autorità americane, e malgrado ogni mascheramento, il solo fatto della loro esistenza, per i nostri amici (probabilmente già noti ai nostri avversati) significherebbe la rovina politica ed avrebbe altre gravi conseguenze... " Chiedo perciò che l'ambasciata sia autorizzata a distruggere tali ricevute e tali relazioni, dispensandomi d'ora in poi dal richiederle, ed anche dal fare resoconti su questi pagamenti ". Questo messaggio telegrafico è stato istrutto 12.
Sia Dai trionfi iniziali alla grande svolta spendente del gruppo giornalistico Hearst, e pubblicata il 14 giugno nel " Journal-American " di New York, Due settimane dopo, Thomsen informò il Ministero degli Esteri tedesco di aver fatto stampare 100 ooo copie in più del giornale recante l'intervista, e aggiunse: Inoltre per mezzo d'un agente fidato sono riuscito a indurre il deputato isolazionista Thorkelson [deputato repubblicano del Montana] a far inserire l'intervista col Fiihrer nel " Congressional Record " del 22 giugno. Ciò, di nuovo, assicura all'intervista la più ampia diffusione ". L'ambasciata nazista di Washington si aggrappava a ogni fuscello. Durante l'estate, a un dato momento il suo addetto stampa riferf quello che, secondo lui, era stato un suggerimento di Fulton Lewis jr, commentatore della radio da lui presentato come un ammiratore della " Germania e del Fuhrer, assai stimato quale giornalista ". Il Fiihrer dovrebbe inviare dei telegrammi a Roosevelt... più o meno in questi termini: " Voi, Mr Roosevelt, vi siete spesso rivolto a me esprimendo il costante desiderio che questa guerra sanguinosa sia evitata. Io non ho dichiarato guerra all'Inghilterra; ho anzi sempre sottolineato di non desiderare affatto di distruggere l'impero britannico. I miei ripetuti appelli a Churchill affinchè sia ragionevole e accetti un trattato di pace onorevole, sono stati da lui ostinatamente respinti. Mi rendo ben conto che l'Inghilterra avrà molto da soffrire se ordinerò che le isole britanniche siano fatte oggetto d'una guerra totale. Così vi prego di prender voi contatto con Churchill e di convincerlo ad abbandonare la sua insensata ostinazione ". Lewis disse che, naturalmente, Roosevelt avrebbe dato una risposta dura ed ostile: ma ciò non importava. Un tale appello avrebbe certamente prodotto una profonda impressione sul popolo nordamericano e specialmente nell'America del Sud... M. Adolf Hitler non seguf il consiglio di Lewis, e il Ministero degli Esteri di Berlino mandò un cablogramma per domandare quale importanza avesse, in America, il radiocommentatore. Thomsen rispose che Lewis " aveva avuto recentemente un particolare successo... [ma che], a differenza di alcuni dei principali commentatori americani, non gli si poteva attribuire alcuna importanza politica " *3S. * Le iniziative dell'ambasciata tedesca a Washington in questo periodo, quale risulta dai suoi stessi messaggi pubblicati in Documenti on German foreign Volley, potrebbero fornire la materia per un libro rivelatore. Si è colpiti dalla tendenza dei diplomatici tedeschi a dire al dittatore nazista più o meno quel che egli desiderava udire: tendenza, questa, comune ai rappresentanti dei paesi totalitari. A Berlino due ufficiali dell'OKW mi dissero che l'alto Pagina 566
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comando, o almeno lo Stato maggiore, dubitava assai dell'obiettività dei rapporti inviati dall'ambasciata di Washington e che aveva stabilito negli Stati Uniti un proprio servizio segreto. Esso non fu svolto troppo bene dal generale Friedrich von Botticher, addetto militare tedesco a Washington, se si deve giudicare dai dispacci contenuti nei volumi dell'opera dianzi citata. Tale generale non si stancò mai di avvertire l'OKW e gli Stati maggiori dell'esercito e dell'aviazione, a cui erano rivolti i suoi messaggi, che l'America era controllata dagli ebrei e dai massóni: il che era proprio quel che Hitler pensava. Inoltre Botticher sopravvalutava l'influenza esercitata sulla politica americana dagli isolazionisti, specie quella del colonnello Charles A. Lindbergh, che nei suoi dispacci fu presentato come un grande personaggio. Un paio di estratti può indicare il tono dei suoi rapporti. " 20 luglio 1940 ... Come esponente degli ebrei, i quali specie attraverso la massoneria controllano la gran massa degli americani, Roosevelt desidera che l'Inghilterra continui la guerra e che la guerra si prolunghi... L'ambiente intorno a Lindbergh si è reso conto di questo sviluppo e ora cerca, almeno, di impedire il nefasto controllo esercitato dagli ebrei sulla politica ameriVittoria a oc dente 813 Come in seguito riferf nelle sue memorie, lo stesso Churchill era alquanto turbato per gli approcci fatti in favore della pace dalla Svezia, dagli Stati Uniti e dal Vaticano: convinto che Hitler cercasse di trame il massimo vantaggio, prese severe misure per controbattere. Informato che Thomsen, l'incaricato tedesco a Washington, cercava di ottenere un colloquio dall'ambasciatore inglese residente in quella città, telegrafò che " a Lord Lothian si deve dire di non dare, in nessun caso, una risposta ai messaggi dell'incaricato d'affari tedesco " M. Al re di Svezia, che aveva sollecitato l'Inghilterra ad accettare un accordo per la pace, l'arcigno primo ministro rispose con energiche parole. ... Prima di poter prendere semplicemente in esame simili richieste o proposte, sarebbe necessario che la Germania fornisse vere garanzie, non a parole, ma coi fatti, circa il ripristino della vita libera e indipendente della Cecoslovacchia, della Polonia, della Norvegia, della Danimarca, dell'Olanda, del Belgio e soprattutto della Francia... * ". cana... Ho ripetutamente riferito sulla campagna volgare e maligna contro Lindbergh, temuto dagli ebrei come il loro più potente avversario... " (DGFP, X, pp. 2.54-5.5). " 6 agosto 1940 ... II retroscena della ricomparsa in pubblico di Lindbergh e della campagna contro di lui. " Ormai l'elemento ebraico controlla le posizioni chiave delle forze armate americane, dopo che nelle ultime settimane esso ha occupato con esponenti al loro servizio i posti del segretario di Stato alla Guerra, del sottosegretario alla Guerra e del ministro della Marina, nominando un ebreo assai influente, il " colonnello " Julius Ochs-Adler, come segretario del ministro della " Guerra. " Nei miei rapporti ho menzionato le forze che si oppongono all'elemento ebraico e all'attuale politica degli Stati Uniti, tenendo anche conto dell'importanza che ha lo Stato maggiore. Fra di esse, la figura pili importante è Lindbergh, uomo assai dotato, la cerchia delle cui relazioni è molto vasta. L'elemento ebraico e Roosevelt temono la superiorità spirituale e soprattutto morale, e la purezza di quest'uomo. " Domenica [4 agosto] Lindbergh ha impartito un colpo che farà dolere gli ebrei. Ha... messo in risalto che l'America deve tendere a una sincera collaborazione con la Germania in nome della pace e della conservazione della cultura occidentale. Diverse ore dopo l'anziano generale Pershing, che è da molto tempo una marionetta nelle mani di Roosevelt, cioè degli ebrei, ha letto alla radio una dichiarazione, passatagli dagli elementi che agiscono dietro le quinte, intesa a mostrare che una disfatta dell'Inghilterra metterebbe in pericolo l'America... " II coro dell'elemento ebraico che nella stampa tende a far nascere sospetti intorno a Lindbergh e la denuncia di quest'ultimo da parte d'un senatore... il senatore Lucas, che per ordine di Roosevelt ha parlato alla radio lunedì sera contro Lindbergh,... chiamandolo " uno della quinta colonna ", cioè un traditore, valgono solo a sottolineare la paura che si ha della forza spirituale di quest'uomo, di cui ho riferito i progressi compiuti a partir dall'inizio della guerra e che credo assai importante per le future relazioni tedesco-americane (DGFP, X, pp. 4r3-ij). Pagina 567
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt In un altro rapporto, il 18 settembre, Thomsen diede il resoconto di una conversazione confidenziale che, disse, s'era svolta fra Lindbergh e diversi ufficiali dello Stato maggiore americano. Lindbergh espresse l'opinione che l'Inghilterra sarebbe presto crollata sotto gli attacchi aerei tedeschi. Ma gli ufficiali dello Stato maggiore sostennero che le forze aeree tedesche non bastavano per decidere la guerra (DGFP, X, pp. 413-15). II 19 ottobre 1938, tre settimane dopo Monaco, a Lindbergh era stata offerta la " croce al merito con stella dell'Aquila tedesca " e lui l'aveva accettata. Credo che questa sia la decorazione tedesca che viene subito dopo la massima; in genere era assegnata a eminenti stranieri che, secondo i termini ufficiali della motivazione, " hanno avuto alti meriti di fronte al Reich ". * I DGFP contengono vari dispacci inviati al Ministero degli Esteri tedesco circa presunti contatti con diversi diplomatici o personaggi britannici; contatti diretti o attraverso neutrali, come gli spagnoli di Franco. Il principe Max von Hohenlohe, tedesco dei Sudeti, anglofilo, riferì a Berlino circa sue conversazioni con l'ambasciatore britannico in Svizzera, Sir David Kelly, e con l'Aga Khan. Sostenne che quest'ultimo gli aveva chiesto di trasmettere al Fiihrer il seguente messaggio: " II Khedive d'Egitto (anche lui si trova qui) è d'accordo con me nel ritenere che il giorno 814 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Questa era la tesi fondamentale di Churchill, ed evidentemente a Londra non c'era nessuno che pensasse di venire al compromesso di una pace che avrebbe bensì assicurato l'esistenza dell'Inghilterra ma che avrebbe asservito per sempre i paesi conquistati da Hitler. Di ciò non ci si rendeva conto a Berlino dove, secondo i miei ricordi di quei giorni d'estate, tutti, specie nella Wilhelmstrasse e nella Bendlerstrasse, nutrivano la fiducia che la guerra fosse più o meno terminata. Per tutta la seconda metà di giugno e nei primi giorni di luglio, Hitler aspettò da Londra la comunicazione che il governo inglese era disposto a riconoscere la propria disfatta e a concludere la pace. Il i° luglio egli disse al nuovo ambasciatore italiano, Bino Alfieri *, di " non riuscire a capire come ci fosse ancora qualcuno in Inghilterra capace di credere seriamente nella vittoria "ÌS. Nel Comando Supremo nulla era stato fatto per una continuazione della guerra contro l'Inghilterra. Ma l'indomani, il 2 luglio, l'OKW diramò finalmente le prime direttive in proposito. Era un ordine esitante. Il Fiihrer, comandante supremo, ha deciso: che uno sbarco in Inghilterra è possibile, purché si possa conseguire la superiorità aerea e si possano realizzare certe altre condizioni. Non è stata ancora fissata la data dell'attacco. Tutti i preparativi devono cominciare immediatamente. I tepidi sentimenti di Hitler circa questa operazione e la sua convinzione che non sarebbe stata necessaria, si riflettono nella frase conclusiva delle direttive: Si debbono fare tutti i preparativi partendo dall'idea che l'invasione è ancora allo stato di progetto e che non è ancora stata decisa3'. Ciano vide il Fiihrer a Berlino il 7 luglio e, come annotò nel suo diario, ebbe l'impressione che il Signore nazista della Guerra fosse inquieto, dovendo finalmente prendere una decisione. È piuttosto incline a continuare la lotta e a scatenare una bufera d'ira e di ferro sugli inglesi. Ma la decisione finale ancora non è stata presa, ed è perciò che ritarda il discorso, del quale - a quanto egli stesso dichiara - vuoi pesare ogni parola '". L'i i luglio, Hitler cominciò a convocare i suoi capi militari sull'Obersalz-berg, per conoscere il loro pensiero sull'invasione. L'ammiraglio Raeder, la in cui il Fiihrer pernotterà a Windsor, berranno insieme una bottiglia di spumante... Se la Germania o l'Italia pensassero d'impadronirsi dell'India, egli si metterebbe a nostra disposizione... La lotta contro l'Inghilterra non è una lotta contro il popolo inglese ma contro gli ebrei: Churchill è stato per anni al loro soldo, e il re è troppo debole e ottuso... Se egli si presentasse all'Inghilterra con tali idee, Churchill lo farebbe rinchiudere..." (DGFP, X, pp. 294-95). Va tenuto presente che questi sono rapporti tedeschi e che forse non hanno nessun fondamento di verità. Ma è con essi che Hitler era costretto a tirare avanti. Più oltre, parleremo del piano nazista per guadagnarsi il duca di Pagina 568
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Windsor, anzi del complotto ideato per rapirlo e per cercare di utilizzarlo, rivelato dai documenti segreti del Ministero degli Esteri. * In maggio, per suggerimento di Ribbentrop, Attolico era stato sostituito da Alfieri. Vittoria a occidente 815 cui flotta avrebbe dovuto trasportare l'armata d'invasione attraverso la Manica, ebbe quel giorno un lungo colloquio col Fùhrer. Nessuno dei due aveva troppa voglia di esaminare a fondo il problema; in effetti, essi passarono la maggior parte del tempo a discutere il progetto di sviluppo delle basi navali norvegesi di Trondheim e di Narvik. A giudicare dalla relazione riservata dell'incontro stesa da Raeder41, il comandante supremo era piuttosto depresso. Chiese all'ammiraglio se pensava che il suo progettato discorso al Reichstag " sarebbe stato efficace ". Raeder rispose di sì, specie se fosse stato preceduto da un attacco " concentrato " di bombardieri contro l'Inghilterra. L'ammiraglio - che ricordò al suo capo come la Royal Air Porce stesse eseguendo attacchi che provocavano parecchi danni nelle principali basi navali tedesche, a Wilhelmshaven, ad Amburgo e a Kiel - riteneva che la Luftwaffe dovesse subito impegnarsi contro l'Inghilterra. Circa il problema dell'invasione, tuttavia, il comandante in capo della flotta fu molto freddo. Insistette nel raccomandare che essa venisse tentata " solo come me2zo estremo per costringere l'Inghilterra a implorare la pace ". Egli [Raeder] è convinto che si può costringere l'Inghilterra a chiedere la pace bloccandole semplicemente le importazioni mediante la guerra sottomarina, attacchi aerei contro i convogli e pesanti attacchi aerei contro i suoi centri principali... Il comandante in capo [Raeder], per quel che lo riguarda, non può appoggiare l'idea dell'invasione dell'Inghilterra come aveva fatto per quella della Norvegia... Dopodiché l'ammiraglio si dette a una lunga e particolareggiata esposizione delle difficoltà insite in una tale invasione, esposizione che per Hitler dovette essere molto scoraggiante, ma, forse, anche convincente. Infatti Raeder riferisce che " anche il Fùhrer considera l'invasione come mezzo estremo ". Due giorni dopo, il 13 luglio, i generali giunsero al Berghof, sopra Berch-tesgaden, per conferire col comandante supremo. Lo trovarono ancora disorientato, per quel che riguardava gli inglesi. Quella sera, Halder scrisse nel suo diario: " II Fiihrer è ossessionato dalla domanda: perché l'Inghilterra non vuoi ancora prendere la via della pace? " Ma ora, per la prima volta, una delle ragioni cominciò a chiarirglisi. Halder lo rilevò. Proprio come noi, egli riconosce che la soluzione di questo enigma sta nel fatto che l'Inghilterra ripone tuttora nella Russia le sue speranze. Così anche lui ritiene che l'Inghilterra debba venir costretta a far la pace con la forza. Questo però gli dispiace. Ragioni: se schiacciamo l'Inghilterra militarmente, l'impero britannico si disintegrerà, ma la Germania non ne trarrà alcun vantaggio. Col sangue tedesco otterremo un risultato di cui soltanto il Giappone, l'America e altri paesi beneficeranno. Lo stesso giorno, il 13 luglio, Hitler scrisse a Mussolini per declinare, ringraziando, l'offerta del " duce " di fornire truppe e aeroplani italiani per l'invasione dell'Inghilterra. Da questa lettera appare chiaro che il Fiihrer stava finalmente per decidersi. Quegli strani inglesi non volevano ascoltare la voce della ragione. Egli scrisse: Ho fatto all'Inghilterra tante proposte per un accordo, perfino per una collaborazione, e sono stato trattato così ignobilmente, che è ormai mia convinzione che ogni 816 Dai trionfi iniziali alla grande svolta nuovo richiamo alla ragione verrebbe da essa egualmente respinto. Perché, in quel paese, oggi a regnare non è la ragione...42. Tre giorni dopo, il 16 luglio, il Signore della Guerra si era finalmente deciso. Diramò le " direttive n. 16 per la preparazione di operazioni di sbarco contro l'Inghilterra "43. Segretissimo Dal quartier generale del Fuhrer, 16 luglio 1940. Dato che l'Inghilterra, a onta della sua situazione militare disperata, non da ancora segno di voler venire a patti, ho deciso di preparare un'operazione di sbarco contro l'Inghilterra e, se necessario, di dar corso ad essa. Lo scopo di tale operazione sarà l'eliminazione del territorio metropolitano inglese in quanto base militare di operazioni contro la Germania e, se dovesse risultare necessario, la completa occupazione di esso. Pagina 569
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il nome cifrato per designare l'attacco fu " Leone Marino ". I corrispondenti preparativi avrebbero dovuto essere portati a termine entro la metà di agosto. Se dovesse risultare necessario: come indicano le direttive, nonostante il crescente convincimento della necessità di effettuare l'operazione, Hitler non ne era ancora assolutamente certo. Il " se " continuò ad avere tutto il suo peso quando il 19 luglio il Fuhrer si levò in piedi al Reichstag per fare la sua estrema proposta di pace all'Inghilterra. Fu l'ultimo dei suoi grandi discorsi al Reichstag e l'ultimo dei tanti uditi in quel luogo nel corso degli anni dall'autore del presente libro. Fu anche uno dei suoi discorsi migliori. Segnai quella stessa sera l'impressione che ne ebbi. Lo Hitler che abbiamo visto stasera al Reichstag era un conquistatore consapevole di esser tale, ma anche un attore così meraviglioso, un manipolatore dello spirito tedesco cosi magnifico, che univa in modo superbo la piena fiducia del conquistatore con quell'umiltà che raggiunge così bene le masse quando sanno che un uomo sta al vertice. Stasera ha parlato con una voce più bassa; raramente ha gridato, come è suo solito; nemmeno una volta ha urlato istericamente come spesso l'ho visto fare da quella tribuna. Naturalmente, il suo lungo discorso era pieno di falsificazioni della storia ed era abbondantemente cosparso di insulti personali rivolti a Churchill. Ma, date le circostanze così propizie per Hitler, il suo tono era moderato e mirava abilmente a ottenere l'appoggio non solo del suo popolo ma anche dei neutrali e a far riflettere le masse inglesi. Egli disse: Dall'Inghilterra - non dal suo popolo ma dai suoi politicanti - oggi viene un sol grido: la guerra deve continuare! Non so se cedesti politicanti abbiano già un'idea precisa di quel che significherà la continuazione di questo conflitto. Essi dicono, è vero, che continueranno la guerra perché quand'anche la Gran Bretagna dovesse perire, essi la continueranno dal Canada. Non credo che con ciò essi vogliano significare che tutto il popolo inglese dovrà andarsene nel Canada. Presumibilmente vi si recheranno solo i signori interessati alla continuazione della loro guerra. Temo che il popolo dovrà invece restarsene in Inghilterra ed... esso vedrà certamente la guerra con occhi diversi da quelli dei loro cosiddetti leaders trasferitisi nel Canada. Credetemi, miei signori, io provo un profondo disgusto per questo genere di poliVittoria a occidente 817 ticanti privi di scrupoli che rovinano intere nazioni. Mi fa quasi dolore pensare di essere stato scelto dal destino per dare l'ultimo colpo alla struttura che questi uomini hanno già fatto vacillare... Non v'è dubbio... che per allora Churchill sarà nel Canada, dove son stati già mandati il denaro e i figli di coloro che hanno tanto interesse a continuare la guerra. Però per milioni di altri cominceranno grandi sofferenze. Una volta tanto Churchill dovrebbe forse credermi se profetizzo che un grande impero sarà distrutto, un impero che non è stata mai mia intenzione distruggere e neanche danneggiare.. Dopo aver giostrato in tal guisa contro l'ostinato primo ministro e aver tentato di staccare da lui il popolo britannico, Hitler venne al punto essenziale del suo lungo discorso. In quest'ora, di fronte alla mia coscienza, ritengo mio dovere appellarmi ancora una volta alla ragione e al senso comune sia della Gran Bretagna che degli altri. Mi sento in grado di rivolgere un tale appello perché non sono un vinto che mendica dei favori bensì un vincitore che parla in nome della ragione. No" riesco a vedere ragione alcuna per la continuazione di questa guerra *. Hitler non disse nulla di più specifico. Non fece proposte concrete circa le condizioni di pace, né fece cenno a quel che sarebbe accaduto ai milioni di uomini che ormai si trovavano sotto il giogo nazista nei paesi conquistati. Però quella sera al Reichstag pochi o nessuno credettero che, a questo punto, fosse necessario entrare in particolari. Alla fine della seduta, mi unii a molti ufficiali e funzionar! ; essi davano per scontato che gli inglesi avrebbero accettato quella che, a loro parere, era veramente un'offerta generosa, anzi magnanima, del Fiihrer. Tra non molto, avrebbero dovuto disilludersi. Mi recai direttamente alla radio per fare il resoconto del discorso per gli Stati Uniti. Appena arrivato al palazzo della radio, colsi una trasmissione in tedesco da Londra. Dopo solo un'ora, a Hitler veniva già data la risposta inglese. Era un deciso noi **. Giovani ufficiali dell'alto comando e funzionati di vari ministeri, seduti nella stanza, ascoltavano con estrema attenzione. Fecero la faccia lunga. Non * Si ebbe una scena pittoresca, senza precedenti nella storia tedesca, quando Hitler interruppe a metà il suo discorso per consegnare i bastoni da Pagina 570
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt feldmaresciallo a dodici generali e un altro bastone speciale di dimensioni colossali a Goring, che era stato insignito del grado, recentemente creato, di maresciallo del Reich del Grande Reich tedesco, che l'innalzava al di sopra di tutti gli altri. Egli fu anche insignito della Gran Croce della Croce di Ferro, la sola assegnata nel corso di tutta la guerra. In tale valanga di distribuzioni di titoli di feldmaresciallo Halder fu trascurato e venne semplicemente promosso di grado, da tenente generale a generale. Questo promiscuo conferimento del feldmaresciallato - il Kaiser durante tutta la prima guerra mondiale aveva nominato, nel corpo degli ufficiali, solamente cinque feldmarescialli, e nemmeno a Ludendorff aveva dato tale titolo - servi indubbiamente a soffocare ogni latente opposizione contro Hitler fra i generali, sul genere di quella che nel passato aveva fatto correre al Fiihrer in almeno tre occasioni il pericolo di venire eliminato. Con tale iniziativa, e con lo svalutare la suprema dignità militare proprio innalzando ad essa tanti militari, Hitler agi abilmente e rafforzò il suo potere sui generali. Nove generali dell'esercito furono promossi al grado di feldmaresciallo: Brauchitsch, Keitel, Rundstedt, Bock, Leeb, List, Kluge, Witzleben e Reichenau - e tre ufficiali dell'arma aerea: Milch, Kesselring e Sperrle. ** In seguito, Churchill dichiarò che l'immediata, brusca reazione contro l'offerta di pace di Hitler era stata diramata " dalla BBC senza che fosse stata suggerita dal governo di Sua Maestà, non appena fu udito, alla radio, il discorso di Hitler " (CHURCHILL, Tbeir Finest Hour, p. 260). 8i8 Dai trionfi iniziali alla grande svolta potevano credere alle loro orecchie. Uno di essi mi gridò: " Riuscite a spie-garvelo? " Sembrava inebetito. Continuò a latrare: " Potete capire questi pazzi di inglesi? Respingere la pace adesso! Sono dei dementi! " La stessa sera Ciano * udì la reazione contro i pazzi inglesi a un livello assai più alto del mio, a Berlino. Egli annotò nel suo diario: " A tarda sera, quando giungono le prime gelide reazioni inglesi al discorso, si diffonde tra i tedeschi un senso di malcelato disappunto ". Ma, secondo Ciano, l'effetto su Mussolini fu proprio l'opposto. Egli... lo definisce " un discorso troppo abile ". Teme che gli inglesi possano trovarvi un appiglio per iniziare negoziati. Sarebbe per lui un dolore, perché ora, più che mai, vuole la guerra ". Come in seguito notò Churchill, " non occorreva che il " duce " avesse tanta fretta; gli fu data tutta la guerra che voleva "45. Quella notte scrissi nel mio diario: " Come manovra intesa a riunire le forze del popolo tedesco per la lotta contro l'Inghilterra, il discorso di Hitler è stato un capolavoro, perché ormai il popolo tedesco dirà " Hitler offre la pace all'Inghilterra senza chiedere nulla. Dice di non vedere per quale ragione questa guerra debba continuare. Se continuerà, tutta la colpa sarà dell'Inghilterra " ". E questa non fu forse la principale ragione addotta da Hitler quando, tre giorni dopo, emanò le direttive n. 16 circa i preparativi per l'invasione della Gran Bretagna? Del resto l'aveva riconosciuto in anticipo confidandosi con due italiani, Alfieri e Ciano. Il i° luglio aveva detto all'ambasciatore d'Italia: È sempre una buona tattica rendere responsabile il nemico, agli occhi dell'opinione pubblica in Germania e all'estero, del corso che gli eventi vanno assumendo. Ciò rafforza il proprio morale e indebolisce quello del nemico. Un'operazione come quella che la Germania sta progettando costerà molto sangue... Così bisogna convincere l'opinione pubblica che, prima, si era fatto di tutto per evitare questo orrore... Nel suo discorso del 6 ottobre [quando, al termine della campagna di Polonia, aveva offerto la pace all'Occidente] egli era stato parimenti mosso dall'idea di far ricadere sull'altra parte la responsabilità di tutti i successivi sviluppi. Con ciò egli, per così dire, avrebbe vinto la guerra ancor prima del suo vero inizio. Per motivi psicologici, voleva ora alzare il morale in vista dell'azione che stava per intraprendere ". Una settimana dopo, e precisamente l'8 luglio, Hitler confidò a Ciano che avrebbe inscenato un'altra dimostrazione affinchè, qualora la guerra continuasse - e secondo lui questa era l'unica possibilità reale da considerare - egli potesse agire psicologicamente sul popolo inglese... Mediante un abile appello al popolo inglese sarebbe forse possibile isolare ancora di più il governo". Ciò invece non si verificò. Il discorso del 19 luglio agf sul popolo tedesco, ma non su quello inglese. In una radiotrasmissione del 22 luglio, Lord * Durante la seduta del Reichstag, il ministro degli Esteri italiano si Pagina 571
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comportò da pagliaccio scattando come un burattino a molla per fare il saluto fascista ogni volta che Hitler faceva una pausa per riprendere fiato. Notai anche Quisling, ometto dagli occhi porcini, accovacciato in un posto d'angolo della prima fila della tribuna. Era venuto a Berlino per pregare il Fùhrer di reinsediarlo nel governo a Oslo. Vittoria a occidente 819 Halifax respinse ufficialmente l'offerta di pace di Hitler. Benché fosse da aspettarselo, tale rifiuto in un certo modo produsse una scossa nella Wilhelm-strasse, dove quel pomeriggio io trovai molte facce irate. Il portavoce ufficiale del governo ci disse: " Lord Halifax ha respinto l'offerta di pace del Fiihrer. Signori, sarà la guerra! " Era più facile dirlo che farlo. In realtà né Hitler né l'alto comando né gli Stati maggiori dell'esercito, della marina e dell'aviazione avevano mai studiato seriamente il modo con cui una guerra contro la Gran Bretagna avrebbe potuto essere combattuta e vinta. Ora, a metà dell'estate del 1940, non sapevano che fare dei loro splendidi successi; non avevano piani e quasi nessuna voglia di sfruttare le massime vittorie militari che la storia della loro nazione guerriera aveva registrato. Fu questo uno dei maggiori paradossi del Terzo Reich. Proprio quando Hitler si trovava al culmine della sua potenza militare, con la maggior parte del continente europeo ai suoi piedi, con le sue armate vittoriose stanziate dai Pirenei fino al circolo polare artico, e dall'Atlantico fin oltre la Vistola, ormai riposate e pronte per nuove operazioni, egli non aveva nessuna idea sul modo di continuare la guerra fino a una conclusione vittoriosa. Né l'avevano i suoi generali, dodici dei quali ora portavano il bastone di feldmaresciallo. Ciò, naturalmente, aveva una sua ragione, benché a quel tempo essa non ci fosse chiara. Nonostante i loro vantati talenti militari, i tedeschi mancavano d'una grande concezione strategica. I loro orizzonti erano limitati -come del resto erano sempre stati - a una guerra terrestre contro nazioni vicine del continente europeo. Lo stesso Hitler aveva in orrore il mare * e i suoi grandi capitani l'ignoravano quasi del tutto. Avevano una mentalità terrestre e non marittima. E anche se i loro eserciti avrebbero potuto annientare in una settimana le deboli forze terrestri dell'Inghilterra appena avessero trovato il modo di agganciarle, perfino il breve tratto delle acque dello stretto di Dover - cosf breve, che da una sponda si poteva vedere l'altra -appariva alle loro menti un ostacolo insormontabile, ora che quella splendida estate stava per finire. Naturalmente, ai tedeschi si offriva anche un'altra possibilità. Avrebbero potuto abbattere la Gran Bretagna attaccandola nel Mediterraneo a fianco dell'Italia loro alleata, prendere Gibilterra all'ingresso occidentale di quel mare e, partendo dalle basi italiane dell'Africa settentrionale, spingersi attraverso l'Egitto, passare il canale di Suez e raggiungere l'Iran, tagliando una delle principali arterie dell'impero britannico. Ma ciò richiedeva grandi operazioni oltre mare, a grandi distanze dalle basi della patria; e nel 1940 un piano del genere sembrava oltrepassare i limiti dell'immaginazione tedesca. Così, al vertice di un vertiginoso successo, Hitler e i suoi ufficiali esitavano. Non avevano studiato il passo successivo né il modo di compierlo. * " In terra sono un eroe, in acqua un codardo ", disse una volta a Rundstedt (SHULMAN, Defeat in thè West, p. jo).
818 Dai trionfi iniziali alla grande svolta potevano credere alle loro orecchie. Uno di essi mi gridò: " Riuscite a spie-garvelo? " Sembrava inebetito. Continuò a latrare: " Potete capire questi pazzi di inglesi? Respingere la pace adesso! Sono dei dementi! " La stessa sera Ciano * udì la reazione contro i pazzi inglesi a un livello assai più alto del mio, a Berlino. Egli annotò nel suo diario: " A tarda sera, Pagina 572
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quando giungono le prime gelide reazioni inglesi al discorso, si diffonde tra i tedeschi un senso di malcelato disappunto ". Ma, secondo Ciano, l'effetto su Mussolini fu proprio l'opposto. Egli... lo definisce " un discorso troppo abile ". Teme che gli inglesi possano trovarvi un appiglio per iniziare negoziati. Sarebbe per lui un dolore, perché ora, più che mai, vuole la guerra ". Come in seguito notò Churchill, " non occorreva che il " duce " avesse tanta fretta; gli fu data tutta la guerra che voleva "45. Quella notte scrissi nel mio diario: " Come manovra intesa a riunire le forze del popolo tedesco per la lotta contro l'Inghilterra, il discorso di Hitler è stato un capolavoro, perché ormai il popolo tedesco dirà " Hitler offre la pace all'Inghilterra senza chiedere nulla. Dice di non vedere per quale ragione questa guerra debba continuare. Se continuerà, tutta la colpa sarà dell'Inghilterra " ". E questa non fu forse la principale ragione addotta da Hitler quando, tre giorni dopo, emanò le direttive n. 16 circa i preparativi per l'invasione della Gran Bretagna? Del resto l'aveva riconosciuto in anticipo confidandosi con due italiani, Alfieri e Ciano. Il i° luglio aveva detto all'ambasciatore d'Italia: È sempre una buona tattica rendere responsabile il nemico, agli occhi dell'opinione pubblica in Germania e all'estero, del corso che gli eventi vanno assumendo. Ciò rafforza il proprio morale e indebolisce quello del nemico. Un'operazione come quella che la Germania sta progettando costerà molto sangue... Cosf bisogna convincere l'opinione pubblica che, prima, si era fatto di tutto per evitare questo orrore... Nel suo discorso del 6 ottobre [quando, al termine della campagna di Polonia, aveva offerto la pace all'Occidente] egli era stato parimenti mosso dall'idea di far ricadere sull'altra parte la responsabilità di tutti i successivi sviluppi. Con ciò egli, per cosi dire, avrebbe vinto la guerra ancor prima del suo vero inizio. Per motivi psicologici, voleva ora alzare il morale in vista dell'azione che stava per intraprendere **. Una settimana dopo, e precisamente l'8 luglio, Hitler confidò a Ciano che avrebbe inscenato un'altra dimostrazione affinchè, qualora la guerra continuasse - e secondo lui questa era l'unica possibilità reale da considerare - egli potesse agire psicologicamente sul popolo inglese... Mediante un abile appello al popolo inglese sarebbe forse possibile isolare ancora di più il governo47. Ciò invece non si verificò. Il discorso del 19 luglio agi sul popolo tedesco, ma non su quello inglese. In una radiotrasmissione del 22 luglio, Lord * Durante la seduta del Reichstag, il ministro degli Esteri italiano si comportò da pagliaccio scattando come un burattino a molla per fare il saluto fascista ogni volta che Hitler faceva una pausa per riprendere fiato. Notai anche Quisling, ometto dagli occhi porcini, accovacciato in un posto d'angolo della prima fila della tribuna. Era venuto a Berlino per pregare il Fùhrer di reinsediarlo nel governo a Oslo. Vittoria a occidente 819 Halifax respinse ufficialmente l'offerta di pace di Hitler. Benché fosse da aspettarselo, tale rifiuto in un certo modo produsse una scossa nella Wilhelm-strasse, dove quel pomeriggio io trovai molte facce irate. Il portavoce ufficiale del governo ci disse: " Lord Halifax ha respinto l'offerta di pace del Fiihrer. Signori, sarà la guerra! " Era più facile dirlo che farlo. In realtà né Hitler né l'alto comando né gli Stati maggiori dell'esercito, della marina e dell'aviazione avevano mai studiato seriamente il modo con cui una guerra contro la Gran Bretagna avrebbe potuto essere combattuta e vinta. Ora, a metà dell'estate del 1940, non sapevano che fare dei loro splendidi successi; non avevano piani e quasi nessuna voglia di sfruttare le massime vittorie militari che la storia della loro nazione guerriera aveva registrato. Fu questo uno dei maggiori paradossi del Terzo Reich. Proprio quando Hitler si trovava al culmine della sua potenza militare, con la maggior parte del continente europeo ai suoi piedi, con le sue armate vittoriose stanziate dai Pirenei fino al circolo polare artico, e dall'Atlantico fin oltre la Vistola, ormai riposate e pronte per nuove operazioni, egli non aveva nessuna idea sul modo di continuare la guerra fino a una conclusione vittoriosa. Né l'avevano i suoi generali, dodici dei quali ora portavano il bastone di feldmaresciallo. Ciò, naturalmente, aveva una sua ragione, benché a quel tempo essa non ci fosse chiara. Nonostante i loro vantati talenti militari, i tedeschi mancavano d'una grande concezione strategica. I loro orizzonti erano limitati -come del resto erano sempre stati - a una guerra terrestre contro nazioni vicine del Pagina 573
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt continente europeo. Lo stesso Hitler aveva in orrore il mare * e i suoi grandi capitani l'ignoravano quasi del tutto. Avevano una mentalità terrestre e non marittima. E anche se i loro eserciti avrebbero potuto annientare in una settimana le deboli forze terrestri dell'Inghilterra appena avessero trovato il modo di agganciarle, perfino il breve tratto delle acque dello stretto di Dover - cosf breve, che da una sponda si poteva vedere l'altra -appariva alle loro menti un ostacolo insormontabile, ora che quella splendida estate stava per finire. Naturalmente, ai tedeschi si offriva anche un'altra possibilità. Avrebbero potuto abbattere la Gran Bretagna attaccandola nel Mediterraneo a fianco dell'Italia loro alleata, prendere Gibilterra all'ingresso occidentale di quel mare e, partendo dalle basi italiane dell'Africa settentrionale, spingersi attraverso l'Egitto, passare il canale di Suez e raggiungere l'Iran, tagliando una delle principali arterie dell'impero britannico. Ma ciò richiedeva grandi operazioni oltre mare, a grandi distanze dalle basi della patria; e nel 1940 un piano del genere sembrava oltrepassare i limiti dell'immaginazione tedesca. Cosf, al vertice di un vertiginoso successo, Hitler e i suoi ufficiali esitavano. Non avevano studiato il passo successivo né il modo di compierlo. * " In terra sono un eroe, in acqua un codardo ", disse una volta a Rundstedt (SHULMAN, Defeat in thè West, p. jo). 820 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Questa fatale negligenza doveva provocare una delle grandi svolte della guerra, anzi della breve vita del Terzo Reich e della meteorica carriera di Adolf Hitler. Dopo tante superbe vittorie, ora dovevano cominciare gli insuccessi. Ma, come è naturale, ciò non poteva essere previsto alla fine dell'estate, quando l'Inghilterra assediata, abbandonata a se stessa, s'accingeva, coi suoi scarsi mezzi, a tener testa all'attacco tedesco. 1 2 3
Belgium - thè Officiai Account of Wbat Happened, 1939-40, pp. 27-29. NCA, IV, p. 1037 (ND, 2329-PS). Ibid., VI, p. 880 (ND, €-62). 4 ALLEN DULLES, op. cit., pp. 58-61. Dulles afferma che dopo la guerra il colonnello Sas gli confermò personalmente tale versione. s Esiste un vasto materiale sugli sviluppi dei piani tedeschi per l'attacco ad occidente. Nelle pagine che seguono, ho attinto dai diari di Halder e Jodl; dal libretto di Halder, Hitler als Feldberr, Miinchen 1949 (ne è uscita una traduzione inglese a Londra, nel 1950, col titolo Hitler as War Lord); da estratti dal diario di guerra dell'OKW pubblicato in NCA e in TMWC (volumi dei documenti del processo di Norimberga); dalle varie direttive di Hitler e dell'OKW, pubblicate in detti volumi e in DGFP (Vili e IX), da MANSTEIN, Verlorene Siege; da GOERLITZ, History of thè German General Staff e Der zweite Weltkrieg; da JACOBSEN, Dokumente zar V'orgeschichte des Westfeldzuges, 1939-40; da GUDERIAN, Panzer Leader; da BLUMENTRITT, Von Rundstedt; da Liddell Hart, The German Generals Talk; infine da una parte del rilevante materiale tedesco dei documenti di Norimberga delle serie NOKW, prodotto nei processi secondari. Per i piani britannici, cfr.: i primi due volumi delle memorie di Churchill; ELLIS, The War in pratice and Fland-ers, che è la relazione ufficiale inglese; J. F. e. FULLER, The Second World War; DRAPER, The Six Week's War. La migliore esposizione generale basata su tutto il materiale tedesco disponibile si trova in TELFORD TAYLOR, The March of Conquisi. 6 CHURCHILL, Their Finest Hour, pp. 42-43. 7 DGFP, IX, pp. 343-44. * Sia Goring che Kesselring furono interrogati, al processo di Norimberga, sul bombardamento di Rotterdam. Cfr. TMWC, IX, pp. 175-77, 213-18, 338-40. ' TMWC, XXXVI, p. 656. 10 CHURCHII.L, Their Finest Hour, p. 40. 11 Per riferimenti più partìcolareggiati cfr. WALTHER MELZER, Albert Kanal und Eben-Emael; RUDOLF WITZIG, Die Einnahme von Eben-Emael (in "Wehrkunde", maggio 1954; il tenente Witzig comandava l'operazione, però a causa di un incidente occorso al suo aliante non giunse che quan do i suoi uomini, al comando del sergente Wenzel, avevano quasi portato a Pagina 574
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt termine l'operazione); generale VAN OVERSTRAETEN, Albert I - Leopold III; Belgium • thè Officiai Account of What Hap pened. Telford Taylor, in The March of Conquest (pp. 210-14), da un eccellente riassunto. 12 CHURCHILL, Their Finest Hour, pp. 46-47. 13 Per la lettera di Hitler a Mussolini del 18 maggio 1940: DGFP, IX, pp. 374-75. 14 Dal resoconto dell'incontro dato dallo stesso re e da quello del presidente dei ministri Pierlot. Sono stati stampati nella pubblicazione ufficiale Belgian Rapport, allegati, pp. 69-75 e sono stati citati da Paul Reynaud, che a quel tempo era il presidente dei ministri francese, nel suo libro In thè Thick of thè Fighi, pp. 420-26. " Pei dispacci di Lord Gort: supplemento alla " Gazette " di Londra (1941). 16 WEYGAND, Rappelé au service, pp. 125-26. 17 CHURCHILL, Their Finest Hour, p. 76. 18 LIDDELL HART, The German Generals Talk, pp. 114-15 (ed. in brossura). " Viario di Ciano, p. 294. 20 TELFORD TAYLOR, The March of Conquest, p. 297. 21 Pel testo del telegramma di Guglielmo II e per la minuta della risposta di Hitler: DGFP, IX, p. 598. 22 Per il testo delle lettere che Hitler e Mussolini si scambiarono nei mesi di maggio e giu gno 1940: DGFP, IX. 23 Diario di Ciano, p. 281. 822 Dai trionfi iniziali alla grande svolta " DGFP, IX, pp. 608-11. 25 Diario di Ciano, p. 280. " Ibid. 27 Benché alcune copie dei resoconti trovate negli archivi tedeschi non siano firmate, il dottor Schmidt ha testimoniato di esser stato lui stesso a compilarle. Avendo fatto da interprete, egli era in grado meglio di ogni altro di scriverle. Sono state stampate in DGFP, IX, con questa col locazione: negoziati del 21 giugno, pp. 643-52; relazione delle conversazioni telefoniche che eb bero luogo la sera del 21 giugno fra il generale Huntziger e il generale Weygand (a Bordeaux) relazione stesa dal dottor Schmidt che aveva ricevuto l'ordine di intercettare le telefonate: pp. 652-54; relazione sulla conversazione telefonica fra il generale Huntziger e l'aiutante del ge nerale Weygand, colonnello Bourget (a Bordeaux) delle ore io del 22 giugno, pp. 664-71; testo dell'accordo armistiziale franco-tedesco, pp. 671-76; memorandum sui problemi posti dai francesi durante i negoziati di Compiègne e sulle relative risposte dei tedeschi, pp. 676-79. Hitler diede istruzioni affinchè questo documento avesse un carattere " impegnativo da parte tedesca ", benché non facesse parte dell'accordo. I tedeschi avevano installato dei microfoni nascosti nella vettura-letto e annotarono ogni parola pronunciata durante i negoziati. Io stesso udii una parte delle conversazioni mentre venivano registrate nel furgone tedesco facente da centralino per le comunicazioni. Per quanto mi consta, queste conversazioni non sono state mai pubblicate e forse né la registrazione né la copia trascritta sono state ritrovate. Le mie annotazioni personali sono assai frammentarie, tranne per quel che riguarda la seduta drammatica con cui si conclusero i negoziati. 28 CHURCHILL, Their Finest Hour, p. 177. 29 DGFP, X, pp. 49-50. 30 Ibid., IX, pp. 550-51. Pagina 575
31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 209-11.
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ibid., IX, pp. 558-59, 585Ibid., X, pp. 125-26. Ibid., pp. 39-40. Ibid., p. 298. Ibid., pp. 424-35CHURCHILL, Tbeir Finest Hour, pp. 259-60. Ibid., PP. 261-62. DGFP, X, p. 82. Per le direttive dell'OKW, firmate da Keitel: FCNA, 1940, pp. 61-62. Diario di Ciano, p. 291. FCNA, 1940, pp. 62-66. Per la lettera di Hitler a Mussolini del 13 luglio 1940: DGFP, X, pp.
43 Pel testo delle direttive n. 16: NCA, III, pp. 399-403 (ND, 442-PS). È stato anche pub blicato in DGFP, X, pp. 226-29. 44 Diario di Ciano, pp. 294-95 (ann. del 19 e del 22 luglio). 45 CHURCHILL, Their Finest Hour, p. 261. 46 DGFP, X, pp. 79-80. " Ibid., p. 148. XXII. L'OPERAZIONE " LEONE MARINO " E LA FALLITA INVASIONE DELL'INGHILTERRA II 30 giugno 1940 il generale Jodl, capo della sezione operazioni del-l'OKW, scrisse: " La definitiva vittoria tedesca sull'Inghilterra è ormai solo questione di tempo. Il nemico non è più in grado di svolgere operazioni offensive su larga scala ". Lo stratega prediletto da Hitler era pieno di fiducia e di compiacimento. La settimana prima la Francia aveva capitolato, lasciando l'Inghilterra isolata e, sembrava, priva di aiuti. Il 15 giugno Hitler aveva informato i generali che egli desiderava smobilitare parzialmente l'esercito, portandolo da 160 a 120 divisioni. Quel giorno Halder annotò nel suo diario: " Ciò significa che la missione dell'esercito è esaurita. All'aviazione e alla flotta toccherà il compito di continuare da sole la guerra contro l'Inghilterra ". In verità, per tale guerra l'esercito mostrava scarso interesse e neppure il Fùhrer sembrava preoccuparsene troppo. Il 17 giugno il colonnello Walter Warlimont, sostituto di Jodl, informò il comando della marina che, " per quel che riguarda lo sbarco in Inghilterra, il Fiihrer non ha manifestato fino ad ora l'intenzione di effettuarlo... Fino a questo momento, perciò, l'OKW non ha svolto nessun lavoro preparatorio in tal senso " '. Quattro giorni dopo, il 21 giugno, nello stesso momento in cui Hitler saliva nel famoso vagone di Compiègne per umiliare i francesi, la marina fu informata che " lo Stato maggiore dell'esercito non si stava occupando del problema dell'Inghilterra. Esso ritiene impossibile l'effettuazione [dello sbarco e dell'invasione] . Non vede come le operazioni possano essere condotte partendo dalla zona meridionale... Lo Stato maggiore respinge [il progetto di] queste operazioni "2. Nessuno dei pur abili strateghi delle tre armi sapeva immaginare un modo per invadere la Gran Bretagna, anche se toccò soprattutto alla marina, in un primo tempo, vagliare le possibilità in proposito. Fin dal 15 novembre 1939, allorché Hitler stava cercando invano di convincere i suoi generali a sferrare l'attacco ad occidente, Raeder aveva ordinato allo Stato maggiore della marina di esaminare " l'eventualità di una invasione dell'Inghilterra, eventualità destinata a presentarsi se negli ulteriori sviluppi della guerra dovessero verificarsi certe condizioni "3. Fu quella la prima volta nella storia che a un comando militare tedesco veniva chiesto di prendere in considera824 Dai trionfi iniziali alla grande svolta zione, seppure in linea teorica, una simile operazione. Probabilmente Raeder aveva compiuto questo passo soprattutto nell'intento di prevenire qualche improvviso e imprevedibile colpo di testa del suo capo. Non risulta da alcun documento che questi fosse stato consultato in proposito o che ne fosse al corrente. A quel tempo il suo pensiero era rivolto agli aeroporti e alle basi navali in Olanda, in Belgio e in Francia, per inasprire il blocco contro le isole britanniche. Nel dicembre 1939 anche gli alti comandi dell'esercito e della Luftwaffe Pagina 576
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dedicarono qualche attenzione al problema dell'invasione dell'Inghilterra. Ci fu uno scambio di idee alquanto vaghe fra 1 : tre armi, ma non si andò oltre. Nel gennaio 1940 la marina e l'aviazione respinsero un progetto dell'esercito, ritenendolo irrealizzabile: per la marina, esso non teneva conto della potenza navale britannica; per la Luftwaffe, esso sottovalutava la Royal Air Porce. " In conclusione, - notò lo Stato maggiore dell'aeronautica in una comunicazione dell'OKW, - un'operazione combinata avente per obiettivo uno sbarco in Inghilterra è da respingersi "4. Come vedremo, in seguito Gbring e i suoi aiutanti sostennero idee del tutto opposte. Dai documenti tedeschi risulta che Hitler considerò per la prima volta concretamente la possibilità di invadere l'Inghilterra il 21 maggio 1940, il giorno seguente a quello in cui le forze corazzate tedesche riuscirono ad aprirsi il passo fino al mare, dopo la presa di Abbeville. Raeder aveva discusso " in privato " col Fiihrer " la possibilità di sbarcare in un secondo momento in Inghilterra ". La fonte di questa informazione è l'ammiraglio Raeder5, la cui flotta non aveva condiviso la gloria delle sorprendenti vittorie dell'esercito e dell'aviazione, e che, com'è comprensibile, cercava in qualche modo di inserirsi nel quadro complessivo della campagna. Ma a quel tempo i pensieri di Hitler erano rivolti alla battaglia di accerchiamento a nord e sul fronte della Somme che si era andato formando a sud; e non voleva che i suoi generali perdessero tempo attorno a problemi che andavano al di là da questi due compiti immediati. Nondimeno gli ufficiali della marina, in mancanza d'altri impegni, continuarono a studiare il problema dell'invasione e il 27 maggio il contrammiraglio Kurt Fricke, capo della sezione operazioni dello Stato maggiore della marina, presentò un nuovo piano intitolato Studie England. Era stato anche iniziato un lavoro preliminare di raccolta del naviglio e di approntamento di forze di sbarco, mezzi di cui la marina tedesca era pressoché sprovvista. A tal fine il dottor Gottfried Feder, un economista pazzoide che nei lontani tempi di Monaco aveva aiutato Hitler a stendere l'abbozzo del programma del partito, e ricopriva ora la carica di segretario di Stato al Ministero dell'Economia, dove le sue idee balzane incontravano poca fortuna, presentò il progetto di quello che egli chiamò il " coccodrillo da guerra ". Si trattava di una sorta di barcone di cemento ad autopropulsione che poteva portare a bordo una compagnia completamente equipaggiata di duecento uomini, oppure diversi carri armati o pezzi di artiglieria, e in grado di approdare in qualsiasi zona costiera, nonché di proteggere lo sbarco delle truppe e dei La fallita invasione dell'Inghilterra 825 veicoli. Il progetto, considerato con ogni serietà dal comando della marina e perfino da Halder, che lo menzionò nel suo diario, fu discusso a lungo il 20 giugno da Hitler e Raeder. Ma non ne venne fuori nulla. Il giugno stava per finire e agli ammiragli pareva che il progetto di invasione delle isole britanniche non progredisse affatto. Dopo la sua apparizione a Compiègne il 21 giugno, Hitler con alcuni dei suoi vecchi camerati fece una breve corsa a Parigi * per vedere la città; poi si recò a visitare i campi di battaglia, i luoghi, però, della prima guerra mondiale, durante la quale egli aveva prestato servizio come portaordini. Era con lui il suo rude sergente maggiore di quei tempi, Max Amann, ora editore nazista milionario. L'ultima delle preoccupazioni di Hitler sembrava essere il corso ulteriore della guerra, in particolare, il modo di continuare la lotta contro l'Inghilterra; o forse egli credeva semplicemente che l'intero problema fosse ormai già risolto, convinto che gli inglesi sarebbero divenuti " ragionevoli " e avrebbero conclusa la pace. Hitler non rientrò al suo nuovo quartier generale, situato nella Foresta Nera, a Tannenberg, ad occidente di Freudenstadt, che il 29 giugno. L'indomani, tornato con i piedi sulla terra, riflette su ciò che Jodl aveva scritto circa gli obiettivi bellici immediati. Si trattava di una relazione dal titolo " La continuazione della guerra contro l'Inghilterra " *. Benché all'OKW Jodl fosse secondo solo a Keitel per la fede fanatica nel genio del Fùhrer, pure, quando era lasciato a sé, egli si dimostrava di solito uno stratega prudente. Ma ora egli condivideva l'idea, diffusa al gran quartiere generale, che la guerra fosse ormai vinta e sul punto di concludersi. Se la Gran Bretagna non se ne rendeva conto, un po' di forza sarebbe bastata per rammentarglielo. Il suo memorandum proponeva tre vie per " assediare " la Gran Bretagna: l'intensificazione della guerra aerea e navale tedesca contro il naviglio, i depositi, le fabbriche e le forze aeree inglesi; " attacchi terroristici contro i centri abitati "; " sbarco di truppe con l'obiettivo di occupare l'Inghilterra ". Jodl riconosceva che " la lotta contro le forze aeree britanniche doveva Pagina 577
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avere assoluta priorità ". Nel complesso però egli riteneva che in questo come negli altri suoi aspetti l'attacco contro l'isola avrebbe potuto essere condotto senza soverchia difficoltà. Insieme alla propaganda e a periodici attacchi terroristici, da presentarsi come azioni di rappresaglia, il crescente indebolimento delle vie di rifornimento finirà col paralizzare e infine spezzare la volontà di resistenza del popolo britannico e costringerà il suo governo a capitolare **. Quanto allo sbarco, esso poteva essere preso in considerazione solo dopo che la Germania si fosse assicurato il dominio dei cicli. Lo sbarco non dovrebbe prefiggersi come obiettivo la sconfitta militare dell'Inghilterra: compito, questo, da lasciare all'arma aerea e alla marina. Il suo sco* Si recò a contemplare la tomba di Napoleone agli Invalidi. Disse al suo fedele fotografo, Heinrich Hoffmann: " È stato il momento più grande e più bello della mia vita ". ** La sottolineatura è di Jodl. 826 Dai trionfi iniziali alla grande svolta pò dovrebbe piuttosto essere quello di dare il colpo di grazia - il Todesstoss a un'Inghilterra già economicamente paralizzata e non più in grado di combattere nei cicli, sempre ammesso che lo sbarco fosse ancora necessario *. Ma Jodl pensava che poteva anche non essere necessario. Dato che la Gran Bretagna non può più combattere per la vittoria ma solo per difendere i suoi possedimenti e il suo prestigio mondiale, è assai probabile che essa si decida a concludere la pace solo che gliene si offra una buona occasione. Era quel che pensava anche Hitler, ed egli si mise subito a preparare un discorso pacifista da pronunciare al Reichstag. Come abbiamo visto, nel frattempo, il 2 luglio, egli aveva ordinato di elaborare qualche progetto preliminare per uno sbarco, e il 16 luglio, non essendo giunta nessuna parola " ragionevole " da Londra, aveva diramato le direttive n. 16 per il " Icone marino ". Finalmente, dopo oltre sei settimane di esitazioni, egli si era deciso a invadere la Gran Bretagna, " se necessario ". Troppo tardi Hitler e i suoi generali cominciarono a rendersi conto che una simile impresa richiedeva operazioni in grande stile, che essa non era esente da rischi, e che la sua riuscita dipendeva dalla misura in cui la Luftwaffe e la marina sarebbero riuscite a facilitare il compito alle truppe, contrastate dalla flotta britannica, di gran lunga superiore a quella tedesca, e da un'aviazione per nulla trascurabile. Il " Icone marino " era un piano serio? Si pensò veramente di metterlo in atto? Fino ad oggi molti ne hanno dubitato, e tale opinione è stata confortata dalle testimonianze dei generali tedeschi dopo la guerra. Rundstedt, che doveva comandare l'invasione, nel 1945, rispondendo a un interrogatorio alleato, disse: La progettata invasione dell'Inghilterra era una assurdità, dal momento che non disponevamo di una flotta adatta... Considerammo tutta la faccenda come una specie di gioco essendo ovvio che un'invasione era impossibile qualora le nostre navi da guerra non fossero state in grado di coprire la traversata della Manica e trasportare i rinforzi. Né l'arma aerea tedesca poteva assumersi tali compiti in caso di insuccesso della marina... Io fui sempre assai scettico in proposito... Ho l'impressione che, di fatto, il Fuhrer non abbia mai voluto invadere l'Inghilterra. Non aveva abbastanza coraggio... Egli in fondo sperava che l'Inghilterra avrebbe fatto la pace... '. Blumentritt, capo del reparto operazioni di Rundstedt, dopo la guerra, espresse a Liddell Kart convincimenti analoghi affermando: " Fra noi si parlava [del "Icone marino"] come di un bluff"'. Io stesso verso la metà di agosto trascorsi qualche giorno sulla Manica, curiosando tra Anversa e Boulogne in cerca dell'esercito d'invasione. Il 15 agosto, a Calais e a Gap Gris-Nez, vidi ondate di bombardieri e di caccia tedeschi attraversare la Manica, diretti verso la Gran Bretagna, per effet* Jodl indicò anche la possibilità di " estendere la guerra alla periferia " - cioè attaccare l'impero britannico con l'aiuto non solo dell'Italia ma anche del Giappone, della Spagna e della Russia. La fallita invasione dell'Inghilterra 827 tuare, come si seppe poi, il primo attacco aereo massiccio. E quando fu evidente che tutta la Luftwaffe era stata impegnata, l'assenza di naviglio e soprattutto di barconi da trasporto per l'invasione nei porti, nei canali e nei fiumi mi dette la sensazione che i tedeschi stavano effettivamente bluffando. Da ciò che Pagina 578
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt potevo vedere, essi non avevano assolutamente i mezzi per far attraversare la Manica alle loro truppe. Ma un giornalista può vedere ben poco, e noi sappiamo solo ora che i tedeschi cominciarono a riunire la flotta d'invasione solo dopo il i° settembre. Quanto ai generali, chiunque abbia letto i verbali dei loro interrogatori o li abbia ascoltati nei contraddittori ai processi di Norimberga, ha imparato a servirsi delle loro testimonianze con molta circospczione*. La memoria umana fallisce spesso, e i generali tedeschi non fanno eccezione alla regola. Inoltre nel dopoguerra essi avevano molte preoccupazioni, e una delle principali era quella di screditare Hitler come capo militare. In effetti, la loro tesi fondamentale, esposta con noiosa prolissità nei loro memoriali, interrogatori e testimonianze ai processi, è che se avessero goduto di una maggiore autonomia di decisioni, Hitler non avrebbe mai portato il Terzo Reich alla disfatta. Per loro sfortuna, ma fortunatamente per i posteri e la verità, la montagna di documenti militari segreti tedeschi non lascia dubbi sul fatto che il piano di Hitler di invadere l'Inghilterra al principio dell'autunno del 1940 era una cosa terribilmente seria e che, nonostante alcune esitazioni, il dittatore nazista pensava davvero di attuarlo, qualora vi fossero state ragionevoli probabilità di successo. Il suo destino fu deciso non dalla mancanza di decisione o di piani adeguati ma dai casi della guerra che ora per la prima volta stavano volgendosi contro il Fiihrer. Il 17 luglio, ossia un giorno dopo che erano state diramate le direttive n. 16 per i preparativi dell'invasione e due giorni dopo il discorso per la " pace " tenuto da Hitler al Reichstag, il Comando Supremo dell'esercito (OKW) designò le forze da impiegare per il " Icone marino " e ordinò a tredici divisioni scelte di occupare le basi sulle coste della Manica per la prima ondata di invasione. Nella stessa giornata il comando dell'esercito completò un piano dettagliato per lo sbarco su di un vasto fronte sulle coste meridionali della Gran Bretagna. Come nella battaglia di Francia, il compito più importante era affidato al feldmaresciallo von Rundstedt (la dignità di feldmaresciallo gli era stata conferita il 19 luglio), quale comandante del gruppo A dell'esercito. Sei divisioni di fanteria della XVI armata del generale Ernst Busch dovevano imbarcarsi nella zona del passo di Calais per riversarsi sulla costa inglese, fra Ramsgate e Bexhill. Quattro divisioni della IX armata del generale Adolf * Perfino un critico militare accorto come Liddell Hart trascura talvolta di farlo, e tale difetto pregiudica il suo libro The German Generals Talk. I generali tedeschi hanno bensì parlato, ma la memoria li ha sovente traditi e non hanno detto sempre il vero. 8a8 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Strauss dovevano attraversare la Manica, partendo dalla zona di Le Havre e sbarcare fra Brighton e l'isola di Wight. Più a occidente, tre divisioni della' VI armata del feldmaresciallo von Reichenau (appartenenti al gruppo B dell'esercito, comandato dal feldmaresciallo von Bock), partendo dalla penisola di Cherbourg sarebbero approdate nella baia di Lyme, fra Weymouth e Lyme Regis. Complessivamente la prima ondata sarebbe stata costituita da 90 ooo uomini; entro il terzo giorno l'alto comando aveva in progetto eli far sbarcare 260 ooo uomini. Forze aerotrasportate da paracadutare nella baia di Lyme e in altri punti avrebbero coadiuvato le operazioni. La seconda ondata sarebbe stata costituita da forze corazzate, formate da non meno di sei divisioni di carri armati appoggiate da tre divisioni motorizzate; si contava di sbarcare in pochi giorni complessivamente trentanove divisioni, oltre a due divisioni aerotrasportate. I compiti di tali forze erano i seguenti. Dopo aver creato delle teste di ponte, le divisioni del gruppo A dislocate a sud-est dovevano spingersi in avanti, avendo come primo obiettivo la formazione di uno schieramento fra Gravesend e Southampton. La VI armata di Reichenau doveva avanzare a nord, verso Bristol, tagliando fuori Devon e la Cornovaglia. Il secondo obiettivo era quello di stabilire un fronte fra Maldon, sulla costa orientale a nord dell'estuario del Tamigi, e il fiume Severn, in modo da bloccare il Galles. Erano previste " aspre battaglie contro rilevanti forze britanniche " al momento in cui i tedeschi avrebbero raggiunto il loro primo obiettivo. Ma esse sarebbero state vinte rapidamente, Londra sarebbe stata accerchiata e si sarebbe ripresa l'avanzata verso nord'. Il 17 luglio Brauchitsch disse a Raeder che tutte le operazioni sarebbero state portate a termine in un mese e sarebbero state relativamente facili *I0. Ma Raeder e l'alto comando della marina restarono scettici. La marina tedesca Pagina 579
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non aveva affatto i mezzi necessari per scortare e proteggere le forze da impiegare in operazioni di tale portata e su di un fronte così vasto, esten-dentesi per oltre duecento miglia da Ramsgate fino alla baia di Lyme. Raeder fece presente questo fatto due giorni dopo all'OKW e poi, di nuovo, il 21 * II servizio segreto tedesco sopravvalutò le forze di terra britanniche, attribuendo ad esse, nei mesi di luglio, agosto e settembre, circa otto divisioni in più. Ai primi di luglio lo Stato maggiore tedesco ritenne che le forze britanniche " con potenza combattiva " ammontassero a quindici o venti divisioni. In realtà, in Gran Bretagna a quel tempo vi erano ventinove divisioni, ma di esse solo una mezza dozzina aveva " potenza combattiva " giacché le altre erano praticamente sprovviste di mezzi corazzati e di artiglieria. Tuttavia, contrariamente all'opinione assai diffusa in quel periodo e rimasta fino ai giorni nostri, verso la metà di settembre l'esercito britannico era ormai un avversario all'altezza delle divisioni tedesche destinate alla prima ondata d'invasione. Per fronteggiare un attacco contro le sue coste meridionali l'Inghilterra disponeva di sedici divisioni ben addestrate, di cui tre corazzate, e di altre quattro divisioni, oltre a una brigata corazzata, per difendere la costa orientale fra il Tamigi e il Wash. Ciò costituiva una notevole ripresa dopo la disfatta di Dunkerque, che in giugno aveva praticamente lasciato la Gran Bretagna priva d'ogni difesa terrestre. Le informazioni del servizio segreto inglese sui piani tedeschi erano assai inesatte, e risultarono quasi del tutto errate nei primi tre mesi in cui vi fu il pericolo di un'invasione. Churchill e i suoi consiglieri militari ritennero, durante tutta l'estate, che i tedeschi avrebbero compiuto il primo tentativo di sbarco sulla costa orientale, e fu in quella zona che, fino a settembre, venne concentrato il grosso delle forze terrestri britanniche. La fallita invasione dell'Inghilterra 829 luglio in una riunione a Berlino alla quale era stato convocato da Hitler insieme a Brauchitsch e al generale Hans Jeschonnek (capo dello Stato maggiore della Luftwaffe). Il Fùhrer continuava ad avere idee poco chiare su " ciò che succedeva in Inghilterra ". Pur riconoscendo le difficoltà avanzate dalla marina, mise in rilievo la necessità di terminare la guerra il più presto possibile. Egli disse che per l'invasione occorrevano quaranta divisioni e che l'" operazione principale " avrebbe dovuto essere portata a termine entro il 15 settembre. Nell'insieme, lo stato d'animo del Signore della Guerra era ottimista, nonostante il rifiuto di Churchill, reso noto proprio in quel momento, di prendere in considerazione il suo appello per la pace. Halder annotò queste parole di Hitler: La situazione dell'Inghilterra è disperata. Abbiamo vinto la guerra. È impossibile che le prospettive di successo si capovolgano ". Non era invece cosf sicura la marina, che si trovava di fronte al terribile compito di trasportare un grande esercito attraverso le acque tempestose della Manica, dovendo inoltre fare i conti con la potente flotta britannica, e la sempre attiva aviazione nemica. In un memorandum del 29 luglio lo Stato maggiore della marina si dichiarò contrario " a intraprendere le operazioni quest'anno ", e proponeva di fissare, come data " il maggio del 1941 o una data successiva " ". Ma Hitler, quando convocò nuovamente i suoi capi militari, questa volta nella sua villa dell'Obersalzberg, insistette sulla data del 31 luglio 1940. Oltre a Raeder, Keitel e Jodl, esponenti dell'OKW, erano presenti Brauchitsch e Halder, dell'alto comando dell'esercito. Parlò soprattutto Raeder, nominato grande ammiraglio, il quale era piuttosto scettico sulle prospettive dell'operazione. Egli disse che per iniziare l'operazione " Icone marino " la data più vicina era il 15 settembre, " sempre che non fossero intervenute circostanze impreviste dovute al tempo o a iniziative del nemico ". Hitler chiese chiarimenti sul problema delle condizioni atmosferiche; la risposta di Raeder fu precisa e dettagliata, ma senza dubbio scoraggiarne. Egli spiegò che, in ottobre, tranne le prime due settimane, il tempo nella Manica e nel mare del Nord è " in genere cattivo "; alla metà poi del mese vi sarebbe stata leggera nebbia e fitta nebbia alla fine. Ma questo era solo un aspetto del problema. Egli dichiarò che " le operazioni potevano essere effettuate solo se il mare era calmo ". Se le acque fossero state agitate, i barconi sarebbero affondati e anche il grosso naviglio sarebbe rimasto inutilizzato, non potendo scaricare i rifornimenti. Via via che procedeva nell'esame dell'operazione l'ammiraglio si rannuvolava sempre più. Aggiunse: Anche nel caso che la prima ondata possa compiere la traversata in condizioni di tempo propizie, nulla garantisce che le medesime condizioni Pagina 580
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt perdureranno quando sarà la volta della seconda e della terza ondata... Di fatto, bisogna rendersi conto che nessun movimento di una certa entità può effettuarsi fra l'una e l'altra riva della Manica per parecchi giorni di seguito, tranne il caso che si possano utilizzare dati porti. 830 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Ciò metterebbe in gravi difficoltà l'esercito sbarcato sulle coste inglesi, lasciato senza rifornimenti e senza rinforzi. Poi Raeder prese a considerare il principale punto di divergenza fra esercito e marina. L'esercito voleva un vasto fronte, estendentesi dallo stretto di Dover alla baia di Lyme. Ma la marina non poteva assolutamente fornire le navi necessarie per una tale operazione; c'era poi da attendersi una violenta reazione da parte della marina e dell'aviazione inglesi. Perciò Raeder si dichiarò decisamente favorevole a raccorciare il fronte, limitandolo alla zona tra lo stretto di Dover e Eastbourne. L'ammiraglio riservò per la fine del suo intervento il punto decisivo. Disse: " Tutto considerato, il tempo migliore per le operazioni sarebbe il maggio del 1941 ". Ma Hitler non voleva aspettare così a lungo. Riconobbe che, " naturalmente ", nulla si poteva fare contro le condizioni atmosferiche. Tuttavia bisognava considerare le conseguenze derivanti da tale perdita di tempo. In primavera la flotta tedesca non si sarebbe trovata in condizioni migliori rispetto a quella inglese. In quel momento, l'esercito britannico era debole; in otto o dieci mesi esso avrebbe potuto disporre di un buon numero di divisioni, da trenta a trentacinque; forze considerevoli in rapporto all'area ristretta dove avrebbe dovuto svolgersi l'invasione. Sicché la decisione di Hitler (secondo gli appunti presi sia da Raeder sia da Halder)13 fu questa: Si studino eventuali operazioni diversive in Africa. È certo però che solo un attacco contro l'Inghilterra può decidere la guerra. È necessario quindi preparare le operazioni per il 15 settembre 1940... Si deciderà se esse dovranno essere efiettuate in settembre oppure rimandate al maggio 1941, dopo che l'aviazione avrà compiuto attacchi concentrati contro l'Inghilterra meridionale per un'intera settimana. Se in seguito a tali attacchi aerei l'aviazione, i porti, le forze navali del nemico ecc. risulteranno gravemente danneggiate, l'operazione " Icone marino " sarà effettuata nel 1940. Altrimenti essa sarà rimandata al maggio 1941. Ora tutto dipendeva dalla Luftwafle. L'indomani, i° agosto, in seguito a tale discussione, Hitler diramò dal-l'OKW due direttive, firmate una dallo stesso Fuhrer, l'altra da Keitel. Quartier Generale del Fuhrer Segretissimo i° agosto 1940 Direttive n. 17 per la condotta della guerra aerea e navale contro l'Inghilterra. Al fine di creare le condizioni necessarie per la sconfitta definitiva dell'Inghilterra, intendo che la guerra aerea e navale contro il territorio metropolitano inglese sia continuata più intensamente di quanto fatto finora. Per cui impartisco i seguenti ordini: 1) L'aviazione tedesca, usando tutti i mezzi a sua disposizione, deve prendere il sopravvento su quella inglese nel più breve tempo possibile... 2) Una volta assicurata una superiorità temporanea o locale nei cicli, la guerra ae rea dovrà essere diretta contro i porti, soprattutto contro le installazioni destinate ai ri; fornimenti alimentari... In considerazione delle operazioni da noi progettate, gli attacchi contro i porti della costa meridionale debbono essere intrapresi su scala il più possibile ridotta... 4) La Luftwafle dovrà sostenere in forza l'operazione " Icone marino ". 5) Mi riservo di ordinare attacchi terroristici per rappresaglia. 4) La fallita invasione dell'Inghilterra 831 6) L'intensificata guerra aerea potrà avere inizio il 6 agosto o anche più tardi... La marina è autorizzata a intensificare da tale data la guerra navale, secondo i programmi ÌndÌCatÌ' ADOLF HITLER". Segue parte del testo delle direttive firmate da Keitel in nome di Hitler lo stesso giorno: Pagina 581
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Segretissimo Operazione " leone marino " Avendo il comandante in capo della marina riferito, il 31 luglio, che i preparativi necessari per effettuare l'operazione " leone marino " non potranno essere portati a termine prima del 15 settembre, il Fiihrer ha ordinato: I preparativi per il " leone marino " debbono essere continuati e condotti a termine dall'esercito e dall'aviazione entro il 15 settembre. Entro un periodo da otto a quattordici giorni, a partire dall'inizio dell'offensiva aerea contro l'Inghilterra, fissata per il 5 agosto all'incirca, il Fùhrer deciderà se l'invasione sarà effettuata o meno nell'anno in corso; la sua decisione dipenderà in larga misura dai risultati dell'offensiva aerea... Nonostante l'avvertimento della marina, secondo cui essa potrà garantire soltanto la difesa di una stretta striscia della costa (a ovest fino a Eastbourne), debbono essere continuati i preparativi per un attacco su di un vasto fronte, come era stato originariamente progettato...15. L'ultima disposizione valse solo a inasprire il contrasto fra esercito e marina attorno al problema se il fronte d'invasione dovesse essere ampio o ristretto. Due settimane prima lo Stato maggiore della marina da guerra aveva calcolato che per soddisfare le richieste dell'esercito in vista di uno sbarco, alla prima ondata, di 100 ooo uomini con equipaggiamento e approvvigionamenti lungo un fronte di 200 miglia compreso fra Ramsgate e la baia di Lyme, sarebbe stato necessario disporre di 1722 barconi, 1161 imbarcazioni a motore, 471 rimorchiatori e 155 navi-trasporto. Raeder disse a Hitler il 25 luglio che quand'anche fosse stato possibile raccogliere un cosf ingente naviglio, ciò avrebbe avuto conseguenze disastrose per l'economia tedesca: l'impiego di un numero così elevato di barconi e di rimorchiatori avrebbe pregiudicato tutto il sistema dei trasporti per via fluviale all'interno del paese, da cui dipendeva in larga misura la vita economica della Germania ". In ogni modo Raeder disse ben chiaro che la difesa di tutto questo naviglio destinato a rifornire un fronte cosi esteso e a proteggerlo dagli inevitabili attacchi della flotta e dell'aviazione inglese, era un compito superiore alle possibilità delle forze navali tedesche. Ad un dato momento lo Stato maggiore della marina da guerra avvertì l'esercito che se esso insisteva nel progetto di un vasto fronte, la marina avrebbe anche potuto perdere tutte le sue navi. Ma l'esercito persistette nella sua opinione. Sopravvalutando le forze britanniche, esso sosteneva che lo sbarco su di un fronte ristretto avrebbe posto gli invasori di fronte a forze terrestri nemiche " superiori ". Il 7 agosto quando Halder incontrò il suo antagonista della marina, il capo di Stato maggiore ammiraglio Schniewind, si ebbe un drammatico urto fra i rappresentanti delle due armi.
832 Dai trionfi iniziali alla grande svolta II capo di Stato maggiore dell'esercito, persona di carattere mite, dichiarò fremente: " Respingo assolutamente la proposta della marina. Dal punto di vista dell'esercito, la considero un vero suicidio. Sarebbe come mandare le truppe allo sbaraglio! " Secondo il verbale dell'incontro* steso dallo Stato maggiore della marina, Schniewind rispose che il tentativo di trasportare le truppe necessarie ad un ampio fronte, come desiderava l'esercito, sarebbe stato " parimenti un suicidio, data la superiorità navale britannica ". Ci si trovava di fronte a un duro dilemma. Cercando di creare un vasto fronte con ingenti effettivi, si correva il rischio che tutto il convoglio della spedizione tedesca fosse affondato dalla flotta inglese. Decidendosi invece per un fronte più ristretto, con un minor numero di truppe, gli invasori avrebbero potuto essere ricacciati in mare dall'esercito britannico. Il io agosto il comandante in capo dell'esercito, Brauchitsch, informò l'OKW che egli " non poteva accettare " il progetto di uno sbarco fra Folkestone e Eastbourne. Tuttavia, seppure " con molta riluttanza ", egli era disposto ad abbandonare l'idea di uno sbarco nella baia di Lyme al fine di accorciare il fronte e accontentare a metà la marina. Per gli ostinati ammiragli ciò non bastava, e la loro prudenza e pertinacia finì con l'influenzare l'OKW. Il 13 agosto Jodl tracciò un " giudizio " sulla situazione indicando per il successo dell'operazione " Icone marino " cinque condizioni che ai generali e agli ammiragli sarebbero sembrate alquanto ridicole, se il dilemma dinanzi a cui si trovavano non fosse stato così serio. Pagina 582
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Anzitutto la flotta inglese avrebbe dovuto essere eliminata dalle acque della costa meridionale dell'Inghilterra; in secondo luogo, la Royal Air Porce avrebbe dovuto essere eliminata dai cicli britannici. Le altre condizioni riguardavano uno sbarco di truppe così massiccio e così rapido da superare di molto le possibilità della marina. Jodl riteneva che se tali condizioni non si fossero potute realizzare, lo sbarco sarebbe stato " un atto disperato, da effettuare solo in una situazione disperata, e che quindi non v'era ragione di compiere adesso " ". Se i timori della marina stavano contagiando Jodl, le esitazioni del capo delle operazioni dell'OKW cominciavano ad avere il loro effetto su Hitler. Durante tutta la guerra il Fùhrer prestò orecchio assai più a Jodl che al capo dell'OKW, il debole e ottuso Keitel. Così non sorprende che il 13 agosto, quando Raeder s'incontrò a Berlino col comandante supremo e volle conoscere la sua decisione circa il problema del fronte ampio o ristretto, Hitler si dimostrasse propenso ad aderire al punto di vista della marina, che era quello di operazioni su scala ridotta. Si riservò di comunicare le direttive * Nell'annotazione di quella sera del suo diario Halder non cita esattamente quelle parole. Tuttavia dice che " la conversazione portò solo a confermare l'esistenza di una irrimediabile divergenza ". La marina " temeva la flotta inglese d'alto mare e riteneva fosse impossibile difendersi con la Luftwaffe dal pericolo che essa rappresentava ". Evidentemente a quel tempo la marina tedesca - a differenza dell'esercito - non si faceva troppe illusioni sulla potenza d'attacco dell'aviazione di Gbring. La fallita invasione dell'Inghilterra 833 definitive l'indomani, dopo aver parlato con il comandante in capo dell'esercito ". Il 14 egli ascoltò il parere di Brauchitsch e finalmente prese una decisione; e il 16 un comunicato dell'OKW firmato da Keitel informava che il Fiihrer aveva deciso di abbandonare il progetto dello sbarco nella baia di Lyme che avrebbe dovuto effettuare la VI armata di Von Reichenau. Dovevano continuare i preparativi per gli sbarchi su di un fronte ristretto da effettuarsi il 15 settembre, ma ora per la prima volta da un comunicato segreto trapelava che persine il Fiihrer aveva dei dubbi. Infatti proseguiva: " Gli ordini definitivi non saranno dati prima che la situazione si chiarisca ". Le nuove disposizioni furono peraltro una specie di compromesso, perché in quello stesso giorno un altro comunicato tendeva ad ampliare il fronte ristretto. Le forze principali che compiranno la traversata saranno impiegate su un fronte ristretto. Quattro o cinquemila uomini verranno sbarcati a Brighton da imbarcazioni a motore e un ugual numero di truppe aviotrasportate sarà calato a Deal-Ramsgate. Inoltre nel giorno D meno uno la Luftwaffe effettuerà un attacco massiccio contro Londra, destinato a provocare l'esodo della popolazione dalla città e a bloccare le strade ". Benché il 23 agosto Halder scrivesse nel suo diario, in una nota stenografica, che " su tali basi, un attacco quest'anno non ha probabilità alcuna di successo ", il 27 agosto direttive firmate da Keitel fissavano il piano definitivo degli sbarchi in quattro punti principali della costa meridionale, fra Folkestone e Selsey Bill, a est di Portsmouth, il primo obiettivo essendo, come prima, un fronte fra Portsmouth e il Tamigi a est di Londra, fino a Gravesend, da creare non appena le varie teste di ponte fossero state collegate e organizzate e le truppe avessero potuto attaccare a nord. In pari tempo veniva dato l'ordine di tenersi pronti a effettuare manovre diversive, la principale delle quali era quella chiamata Herbstreise (viaggio autunnale). Essa doveva consistere in una finta su larga scala dinanzi alle coste orientali dell'Inghilterra dove, come si è notato, Churchill e i suoi consiglieri militari si aspettavano ancora che avesse luogo l'operazione principale dell'invasione. A tale scopo quattro grandi transatlantici, compresi i maggiori della Germania, l'Europa e il Bremen, con in più dieci trasporti scortati da quattro incrociatori, il giorno D meno due avrebbero dovuto lasciare i porti della Norvegia meridionale e la base di Helgoland e dirigersi verso le coste inglesi, fra Aberdeen e Newcastle. I trasporti sarebbero stati vuoti e tutta la spedizione sarebbe dovuta tornare indietro non appena scesa la notte, ripetendo l'identica manovra l'indomani 20. Il 30 agosto Brauchitsch emanò una lunga serie di istruzioni per gli sbarchi; i generali che le ricevettero debbono però essersi chiesti fino a che punto il capo dell'esercito prendeva davvero a cuore l'impresa. Il titolo era " Istruzioni per la preparazione dell'operazione " Icone marino " " - ma era piuttosto tardi per preparare un'operazione che, secondo gli ordini, avrebbe dovuto essere effettuata a partire dal 15 settembre. Si aggiungeva: "L'ordine Pagina 583
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt per l'esecuzione dipende dalla situazione politica": condizione, questa, che deve aver turbato le poco politiche menti dei generali21. 834 D"' trionfi iniziali alla grande svolta II i° settembre cominciarono gli spostamenti delle navi dai porti tedeschi del mare del Nord verso i porti d'imbarco della Manica, e due giorni dopo, il 3 settembre, giunsero ulteriori direttive dall'OKW: II giorno più prossimo fissato per la partenza della flotta d'invasione è il 20 settem-bre; quello per lo sbarco è il 21 settembre. L'ordine per l'inizio dell'attacco verrà impartito il giorno D meno dieci, quindi presumibilmente l'i i settembre. Gli ordini definitivi verranno dati, al più tardi, il giorno D meno 3, a mezzogiorno. Tutti i preparativi sono suscettibili di revoca ventiquattro ore prima dell'ora zero. KEITEL a. La cosa ormai sembrava seria. Ma era un'illusione. Il 6 settembre Hitler e Raeder ebbero un altro lungo colloquio. Quella sera, l'ammiraglio annotò nel diario di guerra dello Stato maggiore della marina: " II Fiihrer è ancora ben lontano dall'idea di sbarcare in Inghilterra, essendo profondamente convinto che la Gran Bretagna verrà sconfitta anche senza uno " sbarco " ". Come risulta dal lungo resoconto di Raeder sul colloquio, il Fùhrer discusse di ogni argomento ma non parlò dell'operazione " Icone marino ": parlò della Norvegia, di Gibilterra, di Suez, del " problema degli Stati Uniti ", del trattamento da riservare alle colonie francesi e accennò ai suoi fantastici progetti circa la costituzione di una " Unione nord-germanica "23. Se Churchill e i capi militari inglesi avessero avuto sentore di quella importante riunione, la sera del giorno dopo, 7 settembre, in Inghilterra non sarebbe stata diramata la parola d'ordine " Cromwell " che, in codice, significava " l'invasione è imminente "; parola d'ordine che provocò nel paese un vero e proprio caos: l'incessante battere delle campane delle chiese fatte suonare dalla territoriale, i diversi ponti fatti saltare dai genieri di Sua Maestà, le inutili perdite fra coloro che inciamparono nelle mine frettolosamente collocate *. Nel tardo pomeriggio di sabato 7 settembre i tedeschi iniziarono il loro primo bombardamento massiccio di Londra, effettuato da 625 bombardieri protetti da 648 caccia. Fu quello il più grave attacco aereo subito da una città fino allora; - al confronto i bombardamenti di Varsavia e di Rotter-dam erano stati cose trascurabili. Sul far della sera tutta la zona portuale della metropoli era un mare di fiamme e tutte le linee ferroviarie verso il sud - così vitali per la difesa contro l'invasione - erano interrotte. A Londra molti credettero che quel feroce bombardamento fosse il preludio di sbarchi tedeschi, e fu cosi che venne lanciato l'allarme (la parola cifrata " Cromwell " significava " l'invasione è imminente "). Come vedremo fra * Churchill sostiene che né lui né i capi dello Stato maggiore " erano al corrente " del fatto che la fatale parola cifrata " Cromwell " era stata diramata. Essa fu lanciata dal quartier generale delle forze territoriali (Their Finest Hour, p. 312). Ma quattro giorni dopo - l'u set" tembre - il primo ministro avvertì, attraverso la radio, che se l'invasione doveva avvenire, " essa non si sarebbe fatta troppo attendere ". Disse: " Dobbiamo perciò considerare la prossima settimana come un momento decisivo della nostra storia, simile ai giorni in cui l'Armada spagnola si avvicinava alla Manica e Drake stava finendo la sua partita di bowls, o a quelli in cui Nelson si mise fra noi e la Grande Armata di Napoleone raccolta a Boulogne ". La fallita invasione dell'Inghilterra 835 breve, il selvaggio bombardamento di Londra del 7 settembre, pur provocando un allarme prematuro e pur causando molti danni, segnò una svolta decisiva nella battaglia dell'Inghilterra, la prima grande battaglia decisiva combattuta nei cieli che il mondo avesse mai esperimentato e che ormai si avvicinava rapidamente al suo apice. Si avvicinava anche il momento per Hitler della fatale decisione: dare o no corso all'invasione. Secondo le direttive del 3 settembre, essa doveva effettuarsi l'i i settembre, con dieci giorni di preavviso alle forze armate per compiere le operazioni preliminari. Ma il io Hitler rinviò la decisione al 14. Pare che tale rinvio sia stato provocato da almeno due ragioni: l'una era la persuasione dell'OKW che i bombardamenti su Londra causassero tali distruzioni e agissero a tal punto sul morale della popolazione inglese da rendere superflua Pagina 584
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'invasione *. L'altra ragione derivò dalle difficoltà che la marina tedesca cominciò a incontrare nella raccolta del naviglio. A parte il tempo il quale, secondo il giudizio dato dagli uffici navali il io settembre, era " assolutamente non normale e instabile ", la Royal Air Porce, che Go-ring aveva promesso di annientare, e la flotta inglese disturbavano sempre di più il concentramento del naviglio necessario all'invasione. Quel giorno stesso lo Stato maggiore della marina da guerra avvertì del " pericolo " costituito dagli attacchi aerei e navali inglesi contro i movimenti dei trasporti, che - si diceva - " erano indubbiamente riusciti ". Due giorni dopo, il 12 settembre, il quartier generale del gruppo navale ovest inviò a Berlino un comunicato pessimistico: Le interruzioni causate dall'aviazione nemica, dall'artiglieria a lunga gittata e da forze navali leggere hanno assunto per la prima volta notevole importanza. I porti di Osten-da, Dunkerque, Calais e Boulogne non possono essere usati per l'ancoraggio notturno delle navi, esposti come sono ai bombardamenti aerei e ai tiri dell'artiglieria nemica. Le unità della flotta britannica possono-operare nella Manica senza esser quasi molestate. In seguito a tali difficoltà sono da attendersi ulteriori ritardi nella raccolta della flotta d'invasione. L'indomani le cose andarono ancor peggio. Forze navali leggere britan-niche bombardarono i principali porti della Manica utili per l'invasione, Ostenda, Calais, Boulogne e Cherbourg, mentre la Royal Air Porce affondava ottanta chiatte nel porto di Ostenda. Quel giorno, Hitler a Berlino conferì con i capi delle tre armi, da lui invitati a colazione. Egli pensava che la guerra aerea procedesse nel migliore dei modi e dichiarò che non aveva l'intenzione di correre il rischio rappresentato da uno sbarco M. Dalle osservazioni di Hitler, Jodl ebbe infatti l'impressione che il Fuhrer avesse " deciso di abbandonare del tutto l'idea dell'operazione " Icone marino " ", im* I tedeschi furono assai impressionati dai rapporti ricevuti dalla loro ambasciata a "Washington, che aveva raccolto informazioni giunte colà da Londra, ricamandovici sopra. Esse riportavano l'opinione dello Stato maggiore americano secondo il quale l'Inghilterra non avrebbe potuto resistere a lungo. Secondo il tenente colonnello von Lossberg (Im Wehrmacht Fubrungsstab, P' 9i), Hitler si attendeva seriamente che in Gran Bretagna scoppiasse una rivoluzione. Lossberg era un ufficiale che rappresentava l'esercito presso l'OKW. 836 Dai trionfi iniziali alla grande svolta pressione che per quel giorno si dimostrò esatta; Hitler lo confermò l'indomani, quando però cambiò ancor una volta idea. Sia Raeder che Halder hanno lasciato appunti riservati sull'incontro del Fiihrer coi suoi comandanti in capo, avvenuto a Berlino il 14 settembre2'. L'ammiraglio riuscì a far avere a Hitler un memorandum prima che cominciasse la riunione. Nel documento si esprimeva la persuasione della marina che " le presenti condizioni atmosferiche non erano propizie per effettuare l'operazione ["Icone marino"], il rischio essendo sempre troppo grande ". All'inizio della conferenza, l'umore del Signore nazista della Guerra era piuttosto depresso e il corso dei suoi pensieri era turbato da contraddizioni. Era incerto se dare l'ordine per l'invasione; d'altro canto non voleva rinviarla " dal momento che aveva fissato la data del 13 settembre " (è questa una annotazione di Raeder nel diario di guerra della marina). Quali erano state le ragioni per quest'ultimo cambiamento di idea? Halder le indica abbastanza dettagliatamente. Il Fùhrer disse che uno sbarco coronato da successo, seguito dall'occupazione, avrebbe posto fine alla guerra in breve tempo. L'Inghilterra sarebbe stata affamata. Non occorre che lo sbarco venga effettuato entro un dato termine... Ma una guerra lunga non è desiderabile. Noi abbiamo già ottenuto tutto ciò di cui avevamo bisogno. Hitler disse anche che le speranze britanniche nella Russia e nell'America non si erano realizzate. L'URSS non intendeva dissanguarsi per l'Inghilterra. Il riarmo americano non sarebbe stato ultimato prima del 1945. Per il momento, la " soluzione più rapida era uno sbarco in Inghilterra. La flotta ha raggiunto le condizioni necessarie. Le operazioni della Luftwaffe superano ogni lode. Quattro o cinque giorni di tempo buono condurranno a risultati decisivi... Abbiamo le migliori probabilità di mettere in ginocchio l'Inghilterra ". Che cos'era allora che non andava? Perché si esitava ancora a iniziare l'invasione? La difficoltà stava nel fatto - e Hitler lo riconosceva - che il nemico si riprende continuamente... I caccia nemici non sono stati ancora completamente eliminati. I rapporti sui nostri successi non danno un quadro di Pagina 585
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt cui ci si possa del tutto fidare, per quanto gravi siano stati i danni inferii al nemico. In complesso, Hitler dichiarò che " malgrado tutti i nostri successi le condizioni richieste per l'operazione " leone marino " non si sono ancora realizzate " (la sottolineatura è di Halder). Hitler riassunse nei seguenti termini le sue riflessioni: 1) Uno sbarco riuscito significherà per noi la vittoria, ma per arrivare a ciò occorre che ci assicuriamo l'assoluta superiorità nei cicli. 2) Le condizioni atmosferiche avverse ci hanno finora impedito di raggiungere tale superiorità. 3) Tutti gli altri fattori sono soddisfacenti. La decisione è, dunque: non rinunciare ancora all'operazione. w La fallita invasione dell'Inghilterra 837 Pur essendo giunto a tale conclusione negativa, Hitler si abbandonò alla speranza che la Luftwaffe avrebbe ancora potuto portargli quella vittoria, che pure sembrava ormai così vicina e che tuttavia continuava a sfuggirgli. Disse: " Finora gli attacchi aerei hanno avuto effetti terribili, almeno dal punto di vista psicologico. Anche se la vittoria nei cicli non potrà essere raggiunta che fra dieci o dodici giorni, è probabile che nel frattempo gli inglesi siano colti dall'isterismo collettivo ". Per contribuire a ciò, uno dei comandanti della Luftwaffe, Jeschonnek, chiese l'autorizzazione di bombardare i quartieri residenziali di Londra, dato che egli disse - non vi sarebbe stato alcun segno di " panico collettivo " finché quelle zone venivano risparmiate. L'ammiraglio Raeder appoggiò con entusiasmo l'idea di procedere a qualche bombardamento terroristico. Hitler pensava però che fosse più importante concentrare gli attacchi su obiettivi militari. Disse: " I bombardamenti intesi a provocare il panico collettivo debbono essere lasciati per ultimi ". L'entusiasmo di Raeder per i bombardamenti terroristici sembra fosse dovuto soprattutto alla sua avversione agli sbarchi. Egli intervenne nella discussione per sottolineare ancor una volta " i grandi rischi " che essi comportavano. Fece notare che la situazione nei cicli difficilmente sarebbe migliorata prima della data stabilita per l'invasione, cioè prima del 24-27 settembre, per cui occorreva spostarla " all'8 o al 24 ottobre ". Ma Hitler si rese conto che, praticamente, ciò equivaleva a rinviare del tutto l'invasione; così annunciò che avrebbe tenuto in sospeso la sua decisione circa gli sbarchi solo per altri tre giorni, fino al -17 settembre; essi avrebbero dunque potuto aver luogo il 27 settembre. Se non fosse stato possibile effettuarli entro quel termine, egli avrebbe preso in considerazione le date di ottobre. Su tale base, furono diramate le seguenti direttive del comando supremo: Segretissimo Berlino, 14 settembre 1940 .... Il Fiihrer ha deciso che: L'inizio dell'operazione " Icone marino " è di nuovo rimandato. Il 17 settembre verranno dati nuovi ordini. Tutti i preparativi debbono essere continuati. Si debbono proseguire gli attacchi aerei contro Londra, estendendo l'area da colpire alle installazioni militari e ad altre installazioni d'importanza vitale (per esempio, le stazioni ferroviarie). Gli attacchi terroristici contro zone a carattere puramente residenziale sono da riservarsi come mezzo estremo per esercitare una pressione decisiva26. Così, pur rimandando di tre giorni la sua decisione circa l'invasione, Hitler non aveva affatto abbandonato l'idea. Aveva dato qualche giorno in più alla Luftwaffe per eliminare la Royal Air Porce e per demoralizzare Londra, e poi lo sbarco avrebbe potuto essere effettuato e avrebbe portato alla vittoria finale. Ancora una volta, dunque, tutto dipendeva dalle tanto vantate forze aeree di Gbring, che, in effetti, proprio l'indomani compirono il loro massimo sforzo. Ciò nonostante il giudizio della marina sulla Luftwaffe diveniva d'ora in 838 Dai trionfi iniziali atta grande svolta ora più negativo. La sera della decisiva conferenza di Berlino, lo Stato maggiore della marina da guerra tedesca diede notizia di gravi bombardamenti effettuati dalla Royal Air Porce sui porti che dovevano essere utilizzati per l'invasione, da Anversa a Boulogne. ... Ad Anversa i trasporti hanno subito gravi perdite - cinque piroscafi da Pagina 586
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt trasporto sono stati seriamente danneggiati nel porto; una chiatta è stata affondata, due rimorchiatori sono stati distrutti, un treno di munizioni è saltato in aria, diversi capannoni sono in fiamme. La notte successiva le cose andarono ancor peggio; la marina riferì di " violenti attacchi aerei nemici in tutta l'area costiera compresa fra Le Havre e Anversa ". Gli uomini della flotta lanciarono un SOS - chiedendo una ulteriore difesa antiaerea dei porti destinati all'invasione. Il 17 settembre lo Stato maggiore della marina comunicò: Finora la Royal Air Porce non è stata affatto debellata; al contrario, essa da prova di una crescente attività con attacchi contro i porti della Manica e moltiplica i suoi interventi contro i movimenti di concentramento delle nostre forze * ". Era stata una notte di luna piena e i bombardieri britannici avevano tratto da ciò il massimo profitto. Lo Stato maggiore della marina da guerra tedesco annunciò " perdite considerevoli " fra le navi che ormai affollavano i porti utili per l'invasione. A Dunkerque ottantaquattro barconi erano stati affondati o danneggiati, e fra le varie notizie deprimenti trasmesse dalla marina vi erano quelle di un deposito di 500 tonnellate di munizioni saltato in aria, di un magazzino di viveri incendiato, di vari piroscafi e torpediniere affondati, nel tratto fra Cherbourg e Den Helder, oltre a molte perdite di uomini. Questi violenti bombardamenti aerei uniti ai tiri dell'artiglieria pesante di là dalla Manica avevano imposto, secondo la relazione dello Stato maggiore della marina, uno spostamento delle navi e dei trasporti già concentrati nella Manica e l'arresto di ulteriori movimenti del naviglio nei porti destinati all'invasione. Altrimenti, - diceva il rapporto, - a causa dell'energica azione nemica, con l'andar del tempo avremo perdite tali che, in ogni caso, l'effettuazione dell'operazione sulla scala precedentemente considerata, si renderà problematica28. Ma tale era già divenuta. * Secondo un esperto tedesco, il 16 settembre i bombardieri della Royal Air Porce attaccarono di sorpresa ingenti forze tedesche mentre compivano esercitazioni, in vista dell'invasione, infliggendo loro gravi perdite in uomini e mezzi da sbarco. Questo episodio fece spargere la voce, in Germania e altrove sul continente, che i tedeschi avessero effettivamente tentato uno sbarco, venendo però respinti dagli inglesi (GEORG w. FEUCHTER, Geschichte des Luftkrieges, p. 176). Raccolsi tale " notizia " la sera del 16 settembre a Ginevra, dove mi ero preso un paio di giorni di riposo. Il 18 settembre e l'indomani notai due lunghi treni ospedale che scaricavano soldati feriti nei sobborghi di Berlino. Dal genere dì medicazioni dedussi che si trattava per lo più di ustioni. Sul continente, negli ultimi tre mesi, non v'era stato alcun combattimento. Il 21 settembre la marina tedesca riferì in via riservata che 21 trasporti e 214 chiatte - circa il 12 per cento del totale dei mezzi raccolti per l'invasione - erano andati perduti o avevano subito danni (Fiìhrer Conferences on Naval Affairs, p. 102). La fallita invasione dell'Inghilterra 839 Nel giornale di guerra della marina tedesca al 17 settembre figura questa laconica annotazione: Le forze aeree nemiche non sono state ancora affatto debellate. Al contrario: esse danno prova di crescente attività. Nell'insieme, le condizioni meteorologiche non ci permettono di contare su di un periodo di calma... Così il Fiihrer ha deciso di rinviare a data indeterminata l'operazione " leone marino " a. La sottolineatura è della marina. Dopo tanti anni di vertiginosi successi, Adolf Hitler si trovava infine a subire uno scacco. Ancora per un mese all'incirca continuò l'illusione che l'invasione avrebbe potuto aver luogo quell'autunno, mentre si trattava di pura propaganda. Il 19 settembre il Fiihrer ordinò formalmente la sospensione di tutte le operazioni di raccolta della flotta di invasione e lo spostamento altrove del naviglio che si trovava nei porti, " affinchè le perdite di tonnellaggio causate dagli attacchi aerei nemici si riducano al minimo ". Ma era anche impossibile mantenere una flotta dislocata qua e là, con tutte le truppe, le artiglierie, i carri armati e i rifornimenti raccolti per attraversare la Manica in vista di una invasione rinviata a data indeterminata. Il 28 settembre Halder scriveva nel suo diario: " Questo stato di cose, questo trascinarsi del piano dell'operazione " leone marino ", è insopportabile ". Quando il 4 ottobre il Fùhrer s'incontrò con Mussolini e con Ciano al Bren-nero, Pagina 587
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il ministro degli Esteri italiano notò nel suo diario che " non si parla più di sbarco nelle isole britanniche ". Lo scacco subito da Hitler mise il suo collega, Mussolini, di buon umore come non era più stato da tempo. Ciano scrisse: " Poche volte ho visto il Duce così di buon umore... come oggi, al Brennero "30. Ormai sia la marina che l'esercito sollecitavano il Fùhrer perché si decidesse a revocare del tutto l'operazione " leone marino ". Lo Stato maggiore dell'esercito gli fece presente che il continuare a tenere le truppe lungo la Manica, " esposte a incessanti attacchi aerei britannici, provocava sensibili perdite ". Infine il 12 ottobre il Signore nazista della Guerra ammise il fallimento del suo piano, e rinviò l'invasione alla primavera. Fu diramato il seguente comunicato: Quartier Generale del Fùhrer Segretissimo 12 ottobre 1940 II Fiihrer ha deciso che da ora e sino a primavera i preparativi per il " leone marino " siano proseguiti unicamente allo scopo di esercitare una continua pressione politica e militare sull'Inghilterra. Nel caso che si dovesse nuovamente prendere in considerazione l'invasione in primavera o al principio dell'estate del 1941, saranno dati ordini perché di nuovo tutto sia pronto per le operazioni... All'esercito fu ordinato di sciogliere le formazioni organizzate per il " leone marino " e di impiegare le truppe " per altri servizi o su altri fronti ". 840 Dai trionfi iniziali alla grande svolta La marina ricevette istruzioni di " prendere tutte le misure necessarie per tener liberi gli equipaggi e sgombrare i luoghi d'imbarco ". Le due armi dovevano però mimetizzare i movimenti. Hitler avvertì: " occorre che gli inglesi continuino a credere che noi stiamo preparando un attacco su di un vasto fronte "31. Che cosa era accaduto perché Adolf Hitler, alla fine, cedesse? Due fatti: lo sviluppo in senso negativo della battaglia nei cicli d'Inghilterra e il volgersi di nuovo dei pensieri del Fiihrer verso est, verso la Russia. La battaglia d'Inghilterra. ; L'operazione " Aquila " (Adlerangriffe), ossia la grande offensiva aerea di Gbring contro la Gran Bretagna, era stata iniziata il 15 agosto, allo scopo di eliminare la Royal Air Porce dai cicli dell'isola, realizzando così una delle premesse indispensabili per l'inizio dell'invasione. L'obeso maresciallo del Reich (tale era ora il suo titolo) non nutriva alcun dubbio circa la vittoria. Verso la metà di luglio egli aveva sperato di eliminare l'aviazione da caccia inglese posta a difesa dell'Inghilterra meridionale in quattro giorni con un attacco generale, in modo da aprire le vie all'invasione. Quanto a distruggere completamente la Royal Air Porce, ciò avrebbe richiesto un po' più di tempo aveva detto Gbring all'alto comando dell'esercito: da due a quattro settimane32. In realtà il pluridecorato capo delle forze aeree tedesche pensava che la sola Luftwaffe sarebbe bastata a mettere in ginocchio l'Inghilterra e che una vera e propria invasione probabilmente non sarebbe stata necessaria. Per raggiungere questo grandioso obiettivo egli disponeva di tre poderose flotte aeree (Luftftotten): la flotta n. 2, al comando del feldmaresciallo Kesselring, la quale operava dai Paesi Bassi fino alla Francia settentrionale; la flotta n. 3, al comando del feldmaresciallo Sperrle, con basi nella Francia settentrionale; la flotta n. 5, al comando del generale Stumpff, dislocata in Norvegia e in Danimarca. Le prime due flotte contavano complessivamente 929 caccia, 875 bombardieri e 316 Stukas; la flotta n. 5, molto più piccola, disponeva di 123 bombardieri e di 34 caccia ME-no bimotori. Contro questa poderosa aviazione tedesca la Royal Air Porce al principio dell'agosto aveva solo 700-800 caccia, con cui doveva difendere tutto il Regno Unito. Durante tutto il mese di luglio la Luftwaffe svolse attacchi contro il naviglio britannico nella Manica e contro i porti dell'Inghilterra meridionale. Erano operazioni di collaudo. Benché fosse necessario sgombrare le acque territoriali dalle navi britanniche prima dell'inizio dell'invasione, lo scopo principale di questi attacchi aerei preliminari era quello di attirare i caccia inglesi in combattimento. Tale scopo non venne raggiunto. Accortamente, il comando della Royal Air Porce impegnò soltanto una parte dei suoi caccia, anche Pagina 588
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt se, di conseguenza, il naviglio e alcuni porti subirono gravi danni. Vennero affondati quattro cacciatorpediniere e diciotto navi mercantili; queste azioni preliminari costarono però alla Luftwaffe 296 aeroplani, menLa fallita invasione dell'Inghilterra 841 tre altri 135 furono danneggiati. La Royal Air Porce perdette 148 caccia. Il 12 agosto Gò'ring ordinò di effettuare l'indomani l'operazione " Aquila ". Per nascondere la cosa, vennero lanciati il giorno stesso pesanti attacchi contro le stazioni radar nemiche, cinque delle quali vennero colpite e danneggiate e una distrutta; in questo periodo i tedeschi non si erano però ancora resi conto dell'importanza vitale che i radar avevano per la difesa dell'Inghilterra, e non continuarono l'attacco. Il 13 e il 14 i tedeschi fecero decollare circa 1500 aerei, quasi tutti diretti contro i campi dei caccia della Royal Air Porce, e benché i comunicati affermassero che cinque di essi erano stati " completamente distrutti " i danni furono in realtà trascurabili, mentre la Luftwafle perdette 47 aerei, contro 13 della Royal Air Porce *. Il 15 agosto si svolse la prima grande battaglia nei cicli. I tedeschi gettarono nella lotta apparecchi di tutte e tre le loro flotte aeree ed effettuarono 801 bombardamenti con 1149 operazioni svolte dai caccia. Per la flotta aerea n. 5, che operava partendo dalla Scandinavia, queste operazioni furono disastrose. I tedeschi lanciarono un attacco massiccio di 800 aeroplani contro le coste meridionali, e si aspettavano perciò di trovar indifese quelle nordorientali. Al contrario un gruppo di cento bombardieri scortato da trentaquattro caccia bimotori ME-11 o fu colto di sorpresa da sette flottiglie di Hurricane e di Spitfire mentre si avvicinava alle rive del Tyne e fu ridotto a mal partito. Furono abbattuti trenta aerei tedeschi, per lo più bombardieri, senza perdite da parte dei caccia inglesi. Ciò segnò la fine della flotta aerea n. 5, che non prese più parte alla battaglia d'Inghilterra. Quel giorno i tedeschi ebbero maggior successo nell'Inghilterra meridionale. Lanciarono quattro attacchi massicci, uno dei quali giunse fin quasi a Londra. Furono colpite quattro fabbriche di aeroplani a Croydon e danneggiati cinque campi di caccia della Royal Air Porce. In tutto i tedeschi perdettero settantacinque aeroplani, contro trentaquattro aerei nemici **. Di questo passo, i tedeschi, malgrado la loro superiorità numerica, non potevano sperare di spazzar via dai cicli la Royal Air Porce. A questo punto Goring commise il primo dei suoi due errori tattici. L'abilità del comando dei caccia britannici nell'impiego degli aerei contro forze attaccanti assai superiori si basava sull'uso intelligente del radar. Gli aerei tedeschi erano individuati sugli schermi dei radar britannici fin dal momento in cui partivano dalle basi dell'Europa occidentale, e la loro rotta era così esattamente seguita che i comandi dei caccia sapevano con precisione quando e dove essi potevano essere attaccati con maggior successo. Ciò rappresentava qualcosa di nuovo nella condotta della guerra e ostacolava i tedeschi, che erano assai più indietro degli inglesi nella preparazione e nell'uso di questi apparecchi elettronici. * La Luftwaffe pretese di aver perduto 34 aerei contro 134 britannici abbattuti. A partire da quella data, entrambe le parti sopravvalutarono grossolanamente le perdite inflitte l'una all'altra. ** A Londra quella sera un comunicato ufficiale annunciò che 182 aerei tedeschi erano stati abbattuti e altri 43 erano probabilmente andati perduti. Ciò rialzò notevolmente il morale degli inglesi e in particolare quello dei piloti dei caccia messo a dura prova. 842 Dai trionfi iniziali alla grande svolta In seguito Adolf Galland, il famoso asso dei caccia tedeschi, testimoniò: Ci accorgemmo che gli stormi dei caccia della Royal Air Porce dovevano essere diretti da terra grazie a qualche nuovo metodo, perché udivamo i comandi impartiti agli Spitfire e agli Hurricane in modo da dirigerli con abilità e precisione contro le formazioni tedesche... Per noi questo controllo e guida dei caccia per mezzo del radar fu una assai spiacevole sorpresa ". Tuttavia gli attacchi del 12 agosto, che avevano causato cosf seri danni alle stazioni radar britanniche, non furono continuati; il 15 agosto, giorno del primo grande smacco tedesco, Goring fece sospendere del tutto tali attacchi dichiarando : " È dubbio se il persistere negli attacchi alle stazioni radar abbia qualche utilità, dato che finora nessuna è stata messa fuori uso ". Un secondo elemento nella vittoriosa difesa dei cicli dell'Inghilterra meridionale furono le stazioni di settore. Esisteva una specie di rete segreta del servizio informazioni, con centri che guidavano per radiotelefono gli Pagina 589
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hurricane e gli Spitfire alla battaglia in base alle ultime segnalazioni dei radar, dei posti di osservazione a terra e dei piloti in volo. Come notò Galland, i tedeschi potevano captare le continue comunicazioni sulle onde dell'etere fra le stazioni dei vari settori e i piloti in volo, e alla fine si resero conto dell'importanza di questi centri di osservazione a terra. Il 24 agosto cambiarono tattica e spostarono gli attacchi per cercare di distruggere le stazioni di settore, sette delle quali, situate negli aeroporti intorno a Londra, erano d'importanza decisiva per la protezione del sud dell'Inghilterra e della capitale stessa. Fu un duro colpo inferto alla difesa dei cicli inglesi. Fino a tale giorno la battaglia pareva essersi svolta a svantaggio della LuftwafEe. Il 17 agosto essa aveva perduto 71 aerei contro 27 della Royal Air Porce. I lenti Stukas, che avevano servito a spianare la via agli eserciti vittoriosi in Polonia e in Occidente, ora si dimostrarono un facile bersaglio per i caccia britannici, e quel giorno, il 17 agosto, Goring li ritirò dalla battaglia, il che ridusse di un terzo le forze tedesche da bombardamento. Fra il 19 e il 23 agosto vi fu una pausa di cinque giorni dovuta al cattivo tempo. Goring il 19 esaminò la situazione a Karinhall, nella sua lussuosa villeggiatura vicino a Berlino, e ordinò che, non appena il tempo si fosse rimesso, la Luftwaffe concentrasse i suoi attacchi unicamente contro la Royal Air Porce. Egli dichiarò: " Siamo giunti alla fase decisiva della guerra aerea contro l'Inghilterra. Il compito essenziale è sbaragliare le forze aeree nemiche. Il nostro primo obiettivo è distruggere i caccia nemici " M. A tal fine, dal 24 agosto al 6 settembre i tedeschi mandarono contro il nemico una media di oltre mille aerei al giorno. Una volta tanto, il maresciallo del Reich aveva visto giusto. La battaglia d'Inghilterra era entrata nella fase decisiva. I piloti della Royal Air Porce, benché esausti dopo un mese di continui voli giornalieri, combatterono valorosamente, ma la superiorità numerica tedesca cominciò a farsi sentire. Cinque campi avanzati di caccia nell'Inghilterra meridionale furono gravemente danneggiati e inoltre sei delle sette principali stazioni di settore furono bombardate cosf graveLa fallita invasione dell'Inghilterra 843 mente che l'intero sistema delle comunicazioni sembrò sul punto di essere completamente messo fuori uso. L'Inghilterra si trovò di fronte alla minaccia di un disastro. Peggio ancora, la difesa dei caccia della Royal Air Porce cominciò a indebolirsi. Nelle due settimane cruciali comprese fra il 23 agosto e il 6 settembre gli inglesi perdettero 466 caccia, distrutti o gravemente danneggiati; benché allora non lo si sapesse, le perdite della LuftwafFe furono inferiori: 385 aerei, di cui 214 caccia e 138 bombardieri. Inoltre la Royal Air Porce ebbe 103 piloti uccisi e altri 128 gravemente feriti: un quarto degli uomini di cui disponeva. Come scrisse in seguito Churchill: " La bilancia si era abbassata a sfavore del comando dei caccia... Grande era l'angoscia ". Ancora qualche settimana, e l'Inghilterra non avrebbe più avuto una difesa organizzata dei suoi cieli. Allora quasi certamente l'invasione sarebbe riuscita. Ma ecco che, d'un tratto, Goring compì il suo secondo sbaglio tattico, paragonabile, per le conseguenze, al rinvio dell'attacco delle forze armate tedesche contro Dunkerque, ordinato da Hitler il 24 maggio. L'errore salvò la Royal Air Porce ormai vacillante e così gravemente colpita e segnò una svolta decisiva nella prima grande battaglia aerea della storia. Mentre i caccia inglesi della difesa subivano nei cieli e a terra perdite pressoché insostenibili, la Luftwaffe il 7 settembre mutò tattica e diede inizio a massicci bombardamenti notturni su Londra. Ciò permise alla Royal Air Porce di riprendere fiato. In campo tedesco, che cosa aveva determinato tale cambiamento di tattica che doveva dimostrarsi fatale per le ambizioni di Hitler e di Goring? La risposta è senza dubbio singolare. Per cominciare, vi fu un piccolo errore di rotta da parte dei piloti di una dozzina di bombardieri tedeschi. Partiti nella notte del 23 agosto per colpire fabbriche di aeroplani e depositi di petrolio nei sobborghi di Londra, sbagliarono obiettivo e sganciarono le bombe sul centro della capitale, distruggendo alcune case e uccidendo dei civili. Gli inglesi pensarono che ciò fosse stato fatto con intenzione, e per rappresaglia la sera dopo bombardarono Berlino. Non fu gran cosa. La capitale era coperta da una fitta nuvolaglia e degli ottantuno bombardieri inviati dalla Royal Air Porce solo la metà circa riuscì a trovare l'obiettivo. I danni materiali furono minimi. Ma l'effetto sul morale Pagina 590
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedesco fu disastroso, perché era la prima volta che delle bombe cadevano su Berlino. L'indomani, 26 agosto, scrissi nel mio diario: I berlinesi sono esterrefatti. Non pensavano che una cosa simile potesse mai succedere. All'inizio di questa guerra Goring li aveva assicurati che ciò non sarebbe mai accaduto... Gli avevano creduto. Cosi ora la disillusione è anche maggiore. Per averne un'idea, basta vedere le loro facce. Berlino era ben difesa da due grandi anelli di batterie controaeree, e durante le tre ore in cui i bombardieri rombarono al di sopra delle nubi, che li rendevano invisibili, il fuoco di sbarramento fu il più intenso a cui io ab844 Dai trionfi iniziali alla grande svolta bia mai assistito. Tuttavia nemmeno un aereo nemico fu abbattuto. Gli inglesi lanciarono anche dei manifestini in cui si diceva: " La guerra, incominciata da Hitler, continuerà, e durerà fino a quando durerà Hitler ". Era una buona propaganda, ma ancora migliori erano le esplosioni delle bombe sganciate. Nella notte del 28-29 agosto la Royal Air Porce tornò con forze maggiori e, come annotai nel mio diario, " per la prima volta dei tedeschi sono stati uccisi nella capitale del Reich ". Secondo le notizie ufficiali, vi furono dieci morti e ventinove feriti. I dirigenti nazisti erano fuori di sé. Goebbels, che aveva ordinato alla stampa di pubblicare solo poche righe sul primo attacco, diede ora istruzioni perché si levasse un grido d'indignazione contro la " brutalità " degli aviatori inglesi che attaccavano le donne e i bambini indifesi di Berlino. La maggior parte dei quotidiani della capitale recava lo stesso titolo: VILE ATTACCO INGLESE. Due giorni più tardi, dopo la terza incursione, il titolo fu: i PIRATI INGLESI DELL'ARIA SOPRA BERLINO! Il i° settembre scrissi nel mio diario: II principale effetto di una settimana consecutiva di bombardamenti notturni inglesi è stato il diffondersi di una grande delusione nel popolo e il sorgere di dubbi negli animi... In realtà i bombardamenti in sé non erano molto gravi. Il i° settembre ricorreva il primo anniversario dell'inizio della guerra. Osservai l'umore dei tedeschi, e indipendentemente dai loro nervi messi a dura prova dalla privazione di sonno e assai scossi dai bombardamenti di sorpresa e dal tremendo frastuono della controaerea: Quest'anno le armi tedesche hanno riportato vittorie senza precedenti nella pur cosi brillante storia militare di questa nazione aggressiva e bellicosa; eppure la guerra non è finita e neppure vinta. Su questo è fisso il pensiero dei tedeschi. Il popolo brama la pace; la vuole prima che venga l'inverno. A Hitler sembrò necessario parlare al popolo il 4 settembre, in occasione dell'apertura della campagna per il soccorso invernale allo Sportpalast. La sua presenza fu tenuta segreta fino all'ultimo momento, evidentemente per paura che gli aerei nemici potessero approfittare della cortina di nubi per bombardare l'adunata, benché questa si tenesse nel pomeriggio, un'ora prima del calare della sera. Di rado avevo visto il dittatore nazista di un umore così sarcastico o, almeno, così ricco di quello che il popolo tedesco considerava umorismo, benché Hitler fosse un uomo essenzialmente privo di spirito. Chiamò Chur-chill " quel noto corrispondente di guerra ". Disse: " Per caratterizzare una figura come Duff Cooper, non esiste, nel tedesco corrente, un termine adatto. Solo i bavaresi hanno una parola che definisce adeguatamente tale tipo . di uomo, ed è Krampfhenne ", che si potrebbe tradurre con " vecchia gai- -lina nervosa ". Disse anche: Le chiacchiere di Mr Churchill e di Mr Eden - il rispetto per l'età mi vieta di menzionare Mr Chamberlain - per il popolo tedesco non significano nulla. Al massimo, lo fanno ridere. La fallita invasione dell'Inghilterra 845 E Hitler si mise a far ridere il pubblico, composto principalmente di infermiere e di assistenti sociali, che applaudivano istericamente. Egli doveva rispondere ai due problemi che più preoccupavano il popolo tedesco: quando sarà invasa l'Inghilterra e che cosa si faceva contro i bombardamenti notturni di Berlino e di altre città tedesche. Circa il primo punto Hitler disse: In Inghilterra si è pieni di curiosità e non si cessa di chiedersi: " Perché egli non viene? " State tranquilli, state pur tranquilli. Verrà! Verrà! Il pubblico trovò questa battuta assai divertente, ma la credette anche un impegno sicuro. Quanto ai bombardamenti, Hitler cominciò col darne un quadro Pagina 591
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tipicamente falsificato e terminò con una sinistra minaccia: Proprio ora... Mr Churchill sta presentandoci il nuovo parto del suo cervello, l'attacco aereo notturno. Mr Churchill sta effettuando tali attacchi non perché da essi ci si possano attendere grandi risultati, ma semplicemente perché la sua aviazione non può volare di giorno sulla Germania... mentre gli aerei tedeschi sorvolano il suolo inglese ogni giorno... Dovunque l'inglese vede una luce, sgancia una bomba... su quartieri residenziali, su fattorie e su villaggi. Poi venne la minaccia: Per tre mesi non ho risposto, perché credevo che si ponesse fine a tale pazzia. Mr Churchill ha considerato ciò un segno di debolezza. Ora noi stiamo rispondendo, notte per notte. Quando l'aviazione britannica sgancia due, o tre, o quattromila chili di bombe in una notte, noi ne sganciamo centocinquanta, duecentotrenta, trecento o quattrocentomila chili. Secondo il mio diario, a questo punto Hitler dovette fare una pausa, per gli applausi isterici delle sue ascoltatrici tedesche. " Se essi dichiareranno di voler moltiplicare gli attacchi contro le nostre città, noi raderemo al suolo le loro ", continuò Hitler. Al che, io notai, le signore, fuor di sé per l'entusiasmo, applaudirono di nuovo freneticamente. Quando si calmarono, Hitler aggiunse: " Noi arresteremo l'opera di questi pirati notturni dell'aria, se Dio ci aiuta! " Annotai anche che a tali parole " le giovani donne tedesche balzarono in piedi e, coi petti ansimanti, gridarono la loro approvazione ". Hitler concluse così: " Verrà l'ora in cui uno dei due crollerà, e non sarà la Germania nazionalsocialista! " Scrissi nel mio diario che a tale punto " le frenetiche ragazze ebbero sufficiente dominio su sé da interrompere le loro selvagge grida di gioia con un coro di " Mai! Mai! " " A Roma Ciano dopo aver ascoltato la trasmissione registrata, qualche ora dopo, confessò di essere rimasto perplesso. Hitler " deve essere nervoso ", concluse ". I nervi furono un fattore importante nella fatale decisione di passare dagli attacchi diurni vittoriosi della Luftwaffe contro la Royal Air Porce ai massicci bombardamenti notturni di Londra. Fu una decisione a carattere sia politico che militare, presa in arte per vendicarsi dei bombardamenti 846 Da; trionfi iniziali alla grande svolta di Berlino e di altre città tedesche (che erano bazzecole in confronto con quel che la Luftwaffe stava facendo contro le città inglesi) e per spezzare la volontà di resistere degli inglesi col " radere al suolo " la loro capitale. Se si riusciva - e Hitler e Goebbels non ne dubitavano - l'invasione poteva anche non essere necessaria. Così nel tardo pomeriggio del 7 settembre cominciò il grande attacco aereo contro Londra. Come si è detto *, i tedeschi vi impiegarono 625 bombardieri e 648 caccia. Quel sabato verso le 17 una prima ondata di 320 bombardieri, protetta da tutti i caccia di cui i tedeschi disponevano, volò lungo il Tamigi e cominciò a sganciare bombe sull'arsenale di Woolwich, su diversi gasometri e centrali elettriche, su depositi e su miglia e miglia di docks. Tutta quella vasta area presto si trasformò in un mare di fiamme. In una località, a Silvertown, la popolazione si trovò circondata dal fuoco e dovette venire evacuata via mare. Alle 8,io di sera, scesa l'oscurità, sopravvenne una seconda ondata di 250 bombardieri a continuare l'attacco, effettuato a varie riprese fino all'alba, alle 4,30 della domenica mattina. La sera dopo alle 19,30 l'attacco fu ripetuto da 200 bombardieri e continuato durante tutta la notte. In quelle due prime notti secondo uno storico ufficiale inglese furono uccise 842 persone e ferite altre 2347, e l'immensa città subì gravi danni3'. Gli attacchi continuarono tutta la settimana successiva, ogni notte **. Infine, incoraggiata dai suoi successi, o da quelli che riteneva tali, la Luftwaffe decise di effettuare un grande attacco diurno contro la capitale in fiamme e duramente colpita. Esso ebbe luogo la domenica 15 settembre, e fu una delle battaglie decisive di questa guerra. Circa duecento bombardieri tedeschi scortati da un numero triplo di caccia apparvero sulla Manica verso mezzogiorno, diretti verso Londra. Il comando dei caccia inglesi aveva osservato sugli schermi dei radar la massa degli attaccanti e si teneva pronto. Gli aerei tedeschi furono intercettati prima che si avvicinassero alla capitale; se alcuni riuscirono a superare lo sbarramento, molti altri vennero dispersi e altri ancora abbattuti prima che potessero sganciare il loro carico di bombe. Due ore dopo tornò una formazione aerea Pagina 592
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedesca ancor più forte, che fu messa in fuga. Gli inglesi affermarono di aver colpito e abbattuto 185 aerei della Luftwaffe; ma dagli archivi di Berlino si venne a sapere, dopo la guerra, che la cifra reale era stata assai inferiore: cinquantasei aerei, dei quali però trentaquattro erano bombardieri. La Royal Air Porce perdette soltanto ventisei aerei. Quella giornata dimostrò che, per il momento la Luftwaffe, ora che il comando dei caccia aveva avuto una settimana per riprendersi, non era più in grado di effettuare un grande attacco diurno vittorioso contro l'Inghilterra. Così stando le cose, le prospettive di uno sbarco riuscito divennero problematiche. Perciò il 15 settembre rappresenta una svolta, il " punto * Cfr. sopra, p. 834. ** A quel tempo, la difesa controaerea notturna non era stata ancora organizzata in modo efficace e le perdite tedesche risultarono trascurabili. La fallita invasione dell'Inghilterra 847 cruciale ", disse in seguito Churchill, della battaglia d'Inghilterra. Benché Goring l'indomani procedesse a un cambiamento di tattica, usando i bombardieri di giorno non più per bombardare ma solamente come esca per i caccia, e benché si vantasse che cosi i caccia nemici " dovrebbero essere annientati entro quattro o cinque giorni " ", Hitler e i comandanti dell'esercito e della marina seppero giudicar meglio la situazione, e due giorni dopo la battaglia aerea decisiva, cioè il 17 settembre, il Fùhrer, come si è notato, rimandò l'operazione " Icone marino " a una data indeterminata. Londra doveva essere duramente colpita per cinquantasei notti consecutive, dal 7 settembre al 3 novembre, dagli attacchi di una media di duecento bombardieri al giorno, per cui Churchill, come egli in seguito confessò, era convinto che la città si sarebbe presto ridotta a un mucchio di macerie, e la maggior parte delle città inglesi, specie Coventry, ebbero a subire danni ingenti in quei tristi giorni di autunno e d'inverno; tuttavia il morale inglese non crollò, né diminuì la produzione bellica, come Hitler si era baldanzosamente aspettato. Proprio il contrario. Infatti le fabbriche inglesi di aeroplani, che costituivano uno dei principali obiettivi dei bombardieri della Luftwaffe, superarono la produzione tedesca nel 1940, secondo un rapporto, di 9924 a 8070 aeroplani. Le perdite dei bombardieri di Hitler nei cicli d'Inghilterra erano state cosi elevate da non poter essere più colmate; in effetti, dalle relazioni riservate tedesche risulta chiaramente che la Luftwaffe non si riprese mai completamente dai colpi ricevuti nella tarda estate e nell'autunno nel corso delle operazioni contro l'Inghilterra. La marina da guerra tedesca, come ammisero senz'altro i suoi capi, menomata per le perdite subite nelle acque della Norvegia al principio della primavera, non era in grado di fornire le forze necessarie all'invasione dell'Inghilterra. Senza tali forze e senza la supremazia nei cicli, all'esercito tedesco non era possibile attraversare il breve tratto di mare della Manica. Per la prima volta in questa guerra, Hitler era stato fermato, i suoi progetti di ulteriori conquiste venivano frustrati, come si è visto, proprio nel momento in cui egli era certo di aver conseguito la vittoria definitiva. Né lui né nessun altro sino a quel momento aveva mai immaginato che una battaglia definitiva potesse essere decisa nei cicli. E quando il cupo inverno scese sull'Europa, Hitler forse non si era ancora reso conto che un pugno di piloti di caccia britannici, contrastando l'invasione, avevano salvato l'Inghilterra, e questa avrebbe costituito una grande base per la riconquista, in un secondo tempo, del continente partendo dall'Ovest. Hitler era costretto a volgere altrove i suoi pensieri; in effetti, come vedremo, nel frattempo essi avevano già mutato direzione. L'Inghilterra fu salva. Per quasi un millennio essa si era difesa con successo grazie alla sua potenza sui mari. Malgrado tutte le mosse sbagliate (così ampiamente documentate in queste pagine) degli anni compresi fra le due guerre, i suoi dirigenti o, meglio, alcuni dei suoi dirigenti, avevano riconosciuto appena in tempo che la supremazia nei cicli era divenuta, verso la metà del xx secolo, un fattore decisivo e che il piccolo caccia col suo pilota 848 Dai trionfi iniziali alla grande svolta costituiva il principale mezzo di difesa. Il 20 agosto, mentre la battaglia nei cicli ancora infuriava e il suo esito era dubbio, Churchill disse alla Camera dei Comuni in uno dei suoi memorabili discorsi, " nel campo delle lotte fra gli Pagina 593
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt uomini, mai tanto fu dovuto a così pochi ". Se l'invasione fosse riuscita. L'occupazione tedesco-nazista dell'Inghilterra non sarebbe stata una cosa allegra. Su ciò i documenti tedeschi sequestrati non lasciano dubbi. Il 9 settembre il comandante in capo dell'esercito, Brauchitsch, aveva firmato degli ordini affinchè " tutta la popolazione maschile valida (inglese) fra i diciassette e i quarantacinque anni venisse internata e trasferita sul continente, a meno che la situazione locale non richieda soluzioni particolari ". Pochi giorni dopo, furono inviati degli ordini in tal senso dal generale del reparto amministrazione dell'alto comando dell'esercito alla nona e alla sedicesima armata, riunite in vista dell'invasione. I tedeschi non avevano intrapreso misure così drastiche in nessuno dei paesi conquistati, nemmeno in Polonia. Le istruzioni di Brauchitsch s'intitolavano " Ordini riguardanti l'organizzazione e le funzioni del governo militare in Inghilterra " ed erano assai dettagliate. Sembravano intese a depredare sistematicamente l'isola e terrorizzare gli abitanti. Per il perseguimento del primo fine, il 27 luglio fu costituito un " Centro economico-militare per l'Inghilterra ". Si doveva requisire subito tutto ciò che non rientrava nel normale fabbisogno dell'economia domestica. Si sarebbero presi degli ostaggi. Chiunque avesse attaccato manifesti non graditi ai tedeschi era passibile di immediata condanna a morte e la stessa pena era prevista per chi non avesse consegnato entro ventiquattro ore armi da fuoco e apparecchi radio. Ma sarebbero stati Himmler e le SS a diffondere veramente il terrore. Di ciò fu incaricato il tanto temuto RSHA *, al comando di Heydrich. Designato a dirigerne le attività sul luogo, con centro a Londra, fu un colonnello delle SS, un certo professor dottor Franz Six, tipico intellettuale gangster che nel periodo nazista era stato in certo modo attratto dal servizio nella polizia segreta di Himmler. Il professor Six aveva lasciato la carica di decano della facoltà di economia dell'Università di Berlino per associarsi al SD, dove egli si specializzò nelle " materie scientifiche ", che nel loro aspetto più sinistro esercitavano un fascino straordinario sull'occhialuto Heinrich Himmler e sugli sbirri suoi compagni. Ciò che il popolo britannico perdette per non aver goduto della presenza del dottor Six, lo si può giudicare dalla successiva carriera che costui percorse in Russia, dove svolse la propria attività negli SS-Einsatzgruppen, corpi che si distinsero per i massacri in massa * RSHA è l'abbreviazione di Reichssicherheitshauptamt, cioè " Ufficio centrale di sicurezza del Reich " che, come abbiamo già notato, nel 1939 prese sotto il suo controllo sia la Gestapo, sia la polizia che si occupava dei delitti comuni, sia il Servizio di Sicurezza (SD). La fallita invasione dell'Inghilterra 849 in quel paese; una delle specialità del professore era lo scovare fra i prigionieri i commissari politici sovietici per farli trucidare *. Come risulta dagli archivi sequestrati del RSHA, Goring il i° agosto raccomandava a Heydrich di darsi da fare. La polizia delle SS e l'SD (servizio di sicurezza) dovevano iniziare la loro attività in simultaneità con l'invasione militare al fine di individuare e combattere efficacemente le numerose importanti organizzazioni e associazioni che in Inghilterra erano ostili alla Germania. Il 17 settembre che, per un caso ironico, fu il giorno in cui Hitler doveva rimandare a data indeterminata l'invasione, il professor Six venne ufficialmente designato da Heydrich al nuovo posto, con le seguenti istruzioni: II vostro compito è di combattere, con mezzi appropriati, tutte le organizzazioni, le istituzioni e i gruppi d'opposizione antitedeschi su cui si possa metter mano in Inghilterra, di prevenire l'asportazione di tutto il materiale utile, da raccogliere e da conservare per usarlo in futuro. Designo Londra come sede del vostro quartier generale... e vi autorizzo a costituire piccoli Einsatzgruppen in altre parti della Gran Bretagna, se la situazione lo esige e se ne vedete la necessità. In effetti, già in agosto Heydrich aveva organizzato sei Einsatzkomman-do per l'Inghilterra, i quali avrebbero dovuto operare avendo per quartieri generali Londra, Bristol, Birmingham, Liverpool, Manchester e Edinburgo ovvero Glasgow, nel caso che all'arrivo il Forth Bridge fosse stato fatto saltare in aria. Essi dovevano instaurare il regime del terrore nazista; per cominciare, si dovevano arrestare tutti coloro che stavano sulla " Lista speciale dei ricercati G. B. [Gran Bretagna] ", compilata in fretta e sbadatamente in maggio da Walter Schellenberg, un altro dei brillanti giovani laureati di Himmler che a quel tempo era il capo dell'Ami IV E (ufficio di controspionaggio) del RSHA. Almeno, Pagina 594
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tale è la carica che Schellenberg in seguito affermò di avere, benché a quel tempo svolgesse la sua attività soprattutto in Portogallo, a Lisbona, con il bizzarro incarico di rapire il duca di Windsor. La " Lista speciale dei ricercati G. B. " (die Sonderfahndungsliste, G. B.) è uno dei documenti più divertenti dell'" invasione " trovati fra le carte di Himmler; naturalmente, non era destinato a divenire di dominio pubblico. Contiene i nomi di circa 2300 eminenti personalità abitanti in Gran Bretagna, non soltanto inglesi, che ad avviso della Gestapo era importante arrestare immediatamente. Naturalmente, in essa figurava Churchill insieme ad alcuni membri del suo gabinetto e ad altri noti uomini politici di tutti i partiti. Vi si trovano poi i nomi di importanti direttori di giornali, di editori e di giornalisti, compresi due ex corrispondenti del " Times " a Berlino, Nor-man Ebbutt e Douglas Reed, i cui articoli erano dispiaciuti ai nazisti. Meritano speciale attenzione i nomi degli scrittori. Manca evidentemente quello di Shaw, vi figurano invece H. G. Wells, Virginia Woolf, E. M. Forster, Aldous Huxley, J. B. Priestley, Stephen Spender, C. P. Snow, Noe! Coward, * A Norimberga il dottor Six fu condannato nel 1948 a vent'anni di reclusione come criminale di guerra, ma fu rilasciato nel 1952.
850 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Rebecca West, Sir Philip Gibbs e Norman Angeli. Né sono omessi studiosi e scienziati; fra gli altri, nella lista figurano Gilbert Murray, Bertrand Rus-sell, Harold Laski, Beatrice Webb e J. B. S. Haldane. La Gestapo intendeva anche approfittare del suo soggiorno in Inghil-terfa per mettere le mani su profughi tedeschi e di altre nazioni. Nella lista si trovavano Paderewski, Freud * e Chaim Weizmann, inoltre Benes e Jan Masaryk, rispettivamente presidente e ministro degli Esteri del governo cecoslovacco in esilio. Fra i profughi tedeschi da arrestare figuravano due persone, già amici personali di Hitler e poi divenuti suoi avversari: Her-mann Rauschning e Putzi Hanfstaengl. Molti nomi inglesi erano scritti così male da essere quasi irriconoscibili; talvolta essi erano accompagnati da bizzarri commenti; per esempio, Lady Bonham Carter, anche lei nella lista come " Lady Carter-Bonham ", era presentata non solo come " nata Violet Asquith " ma anche come " una donna fautrice della politica dell'accerchiamento [della Germania] ". Vicino a ogni nome era segnato l'ufficio del RSHA che avrebbe dovuto occuparsi della corrispondente persona. Churchill avrebbe dovuto essere affidato eSl'Amt VI (servizio segreto straniero); mentre invece gran parte dei fermati avrebbe dovuto essere consegnata aNAmt IV, ossia alla Gestapo **. Questo libro nero nazista era, di fatto, un supplemento a un manuale che si supponeva segretissimo, chiamato Informationsheft, che Schellenberg affermò parimenti di aver compilato, il cui scopo sembra fosse di aiutare i conquistatori a depredare l'Inghilterra e a sradicarne le istituzioni antitedesche. Esso è ancor più divertente della lista dei ricercati. Oltre alle logge massoniche e alle organizzazioni ebraiche, degne di " speciale attenzione " da parte del RSHA, erano indicate le public schools (le scuole-collegio private inglesi), la Chiesa d'Inghilterra, definita come un " potente strumento della politica impcrialistica britannica ", e i boy-scouts, presentati come " una ottima fonte di informazioni per il servizio segreto britannico ". Il venerando capo e fondatore di quest'ultima istituzione, Lord Baden-Powell, avrebbe dovuto essere immediatamente arrestato. Se i tedeschi avessero tentato l'invasione, gli inglesi non li avrebbero ricevuti molto gentilmente. In seguito Churchill confessò di essersi spesso chiesto che cosa sarebbe accaduto. Una cosa tuttavia era certa: Vi sarebbe stata, da entrambe le parti, una immensa e feroce carneficina. Non si sarebbe usata misericordia e non si sarebbe dato quartiere. Essi [i tedéschi] avrebbero usato il terrore e noi ci eravamo preparati ad andare sino in fondo K. * II famoso psicanalista era morto a Londra nel 1939. ** Faceva parte della lista delle persone da arrestare un certo numero di americani, fra cui Bernard Baruch, John Gunther, Paul Robeson, Louis Fischer, Daniel de Luce (il corrispondente della Associated Press, che nella lista figurava sotto la D, così indicato: " Daniel, de Luce - cor^ rispondente statunitense ") e M. W. Fodor, corrispondente del " Daily News " di Chicago, assai noto per i suoi scritti antinazisti. Pagina 595
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La fallita invasione dell'Inghilterra 851 Churchill non specifica che cosa intendeva con queste ultime parole; Pe-ter Fleming nel suo libro sul " leone marino " ci da però qualche ragguaglio. Egli dice che, qualora tutti i mezzi convenzionali di difesa non avessero raggiunto lo scopo, gli inglesi come ultima risorsa erano decisi ad attaccare le teste di sbarco tedesche con gas asfissianti, lanciati da aerei volanti a bassa quota. Era una decisione dolorosa e che ad altissimo livello non era stata presa senza dubbi di coscienza; Fleming riferisce che tale decisione fu " circondata dal segreto, a quel tempo e anche in seguito "3'. Per le ragioni indicate nel presente capitolo, il tremendo massacro a cui pensava Churchill e lo scatenarsi del terrore progettato dalla Gestapo non si verificarono in quel tempo e in quel paese. Ma dopo meno di un anno i tedeschi si sarebbero resi responsabili di orrori su di una scala senza precedenti in un'altra parte dell'Europa. Ancor prima di abbandonare l'idea dell'invasione dell'Inghilterra, Adolf Hitler aveva ormai preso un'altra decisione: assalire la Russia nella prossima primavera. Appendice: il complotto nazista per rapire il duca e la duchessa di Windsor. In quell'estate delle grandi conquiste tedesche, un episodio, più divertente che importante, ma tale da rivelare il lato grottesco dei signori del Terzo Reich, fu quello del complotto nazista per rapire il duca e la duchessa di Windsor e indurre l'ex re d'Inghilterra a collaborare con Hitler per giungere alla pace con l'Inghilterra. Lo sviluppo di questo piano fantastico è indicato per esteso nei documenti sequestrati del Ministero degli Esteri tedesco 40 e vi accenna anche Walter Schellenberg, il giovane capo del SD e delle SS designato per eseguirlo, nelle sue memorie41. Ribbentrop disse a Schellenberg che l'idea era stata di Hitler. Il ministro degli Esteri nazista l'aveva accolta con tutto l'entusiasmo di cui spesso la sua inaudita ignoranza lo rendeva capace, e i diplomatici tedeschi in Spagna e in Portogallo furono costretti a sciupare una quantità di tempo per attuare quel progetto, durante la fatale estate del 1940. Caduta la Francia nel giugno 1940, il duca di Windsor, che aveva fatto parte della missione militare britannica presso l'alto comando dell'esercito francese, prese, insieme alla duchessa, la via della Spagna per evitare di essere fatto prigioniero dai tedeschi. Il 23 giugno l'ambasciatore tedesco a Madrid, Eberhard von Stohrer, diplomatico di carriera, mandò a Berlino il seguente telegramma: II ministro degli Esteri spagnolo ci chiede consiglio su quel che si deve fare del duca e la duchessa di Windsor che dovrebbero giungere oggi a Madrid, evidentemente col proposito di raggiungere l'Inghilterra passando per Lisbona. Il ministro degli Esteri ritiene che noi forse potremmo avere interesse a trattenere il duca qui e, se possibile, a prendere contatto con lui. Prego telegrafare istruzioni. 852 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Ribbentrop mandò subito le istruzioni per telegrafo. Egli propose che i Windsor " venissero trattenuti in Spagna per un paio di settimane ", ma avvertì che ciò non doveva sembrare dovuto " a un suggerimento venuto dalla Germania ". L'indomani, 25 giugno, Stohrer rispose: " II ministro degli Esteri [spagnolo] mi ha promesso di far tutto il possibile per trattenere qui Windsor qualche tempo ". Il ministro degli Esteri, colonnello Juan Beigbeder y Atienza, s'incontrò col duca e riferì all'ambasciatore tedesco il colloquio avuto con lui; pertanto, Stohrer il 2 luglio informò Berlino per mezzo di un telegramma " segretissimo " che il Windsor non sarebbe tornato in Inghilterra a meno che sua moglie non venisse riconosciuta come membro della famiglia reale e che a lui non fosse affidata qualche carica importante. Altrimenti egli si sarebbe stabilito in Spagna, in un castello promessogli dal governo di Franco. L'ambasciatore aggiungeva: II Windsor si è espresso, col ministro degli Esteri e con altre conoscenze, contro Churchill e contro questa guerra. Ai primi di luglio i Windsor proseguirono per Lisbona, e l'i i luglio l'ambasciatore tedesco di questa città informò Ribbentrop che il duca era stato nominato governatore delle Bahama, ma che egli " intendeva rimandare il più possibile la sua partenza... nella speranza che gli avvenimenti prendessero un andamento a lui favorevole ". Aggiunse: Egli è convinto che se egli fosse rimasto sul trono la guerra sarebbe stata evitata, e ha dichiarato di essere un deciso sostenitore di una intesa pacifica con la Germania. Il duca crede senz'altro che dei bombardamenti continuati prepareranno la richiesta della pace da parte dell'Inghilterra. Pagina 596
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Queste informazioni segrete spinsero l'arrogante ministro degli Esteri tedesco a spedire nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, 11 luglio, all'ambasciata tedesca di Madrid un telegramma segnato " urgentissimo, segretissimo " dal suo treno speciale a Rischi. Voleva che si impedisse al duca di recarsi alle Bahama e che venisse ricondotto in Spagna, preferibilmente dai suoi amici spagnoli. Ribbentrop disse: " Una volta tornati in Spagna, bisogna persuadere o costringere il duca e sua moglie a rimanere in territorio spagnolo ". Se necessario, il Windsor lo si sarebbe potuto " internare " quale ufficiale inglese e trattare come " militare disertore ". Inoltre Ribbentrop diede questi consigli: Alla prima occasione si deve informare il duca che la Germania desidera far pace col popolo inglese, che ad impedirlo è la cricca di Churchill e che sarebbe bene che il duca si tenesse pronto in vista di nuovi sviluppi. La Germania è decisa a costringere l'Inghilterra alla pace con tutti i mezzi della forza, dopodiché sarebbe pronta ad andare incontro ad ogni desiderio espresso dal duca, specie per ciò che riguarda la assunzione al trono d'Inghilterra del duca e della duchessa. Se il duca avesse altri progetti, ma fosse disposto a cooperare per l'instaurazione di buone relazioni fra la Germania e l'Inghilterra, noi saremmo patimenti pronti ad assicurare a lui e a sua moglie mezzi di sussistenza tali da permettergli... di condurre una vita da re *. * Cinquanta milioni di franchi svizzeri, depositati in Svizzera, disse Ribbentrop a Schellen-berg, aggiungendo che " il Fiihrer è senz'altro pronto ad alzare la cifra ". La fallita invasione dell'Inghilterra 853 II fatuo ministro nazista, che dalle sue esperienze quale ambasciatore tedesco a Londra poco aveva imparato circa il carattere degli inglesi, aggiunse di essere stato informato che " il servizio segreto inglese " intendeva " toglier di mezzo " il duca non appena si fosse trovato nelle Bahama. L'indomani, 12 luglio, l'ambasciatore tedesco a Madrid si incontrò con Ramón Serrano Suner, ministro degli Interni spagnolo e cognato di Franco, il quale gli promise di guadagnare il caudillo al complotto e di attuare il seguente piano. Il governo spagnolo avrebbe mandato a Lisbona un vecchio amico del duca, Miguel Primo de Rivera, capo della Falange di Madrid e figlio del precedente dittatore spagnolo. Rivera avrebbe invitato il duca in Spagna per qualche partita di caccia nonché per conferire col governo sulle relazioni anglo-spagnole. Suner allora lo avrebbe informato circa il complotto per farlo fuori ordito dal servizio segreto britannico. L'ambasciatore tedesco inviò a Berlino questa comunicazione: Poi il ministro aggiungerà il proprio invito al duca e alla duchessa, affinchè accettino l'ospitalità spagnola e eventualmente anche un aiuto finanziario. Se necessario, la partenza del duca potrebbe essere impedita anche in qualche altro modo. In tutto questo piano, noi resteremo assolutamente dietro le quinte. Secondo i documenti tedeschi, Rivera il 16 luglio tornò a Madrid da Lisbona dopo una prima visita ai Windsor, portando un messaggio per il ministro degli Esteri spagnolo, il quale lo passò subito all'ambasciatore germanico. Questi, a sua volta, lo telegrafò a Berlino. Il messaggio diceva che Churchill aveva nominato il duca governatore delle Bahama " con una lettera assai fredda e categorica ", ordinandogli di assumere subito la carica. " Churchill aveva minacciato di portare Windsor dinanzi a un tribunale di guerra " se non avesse obbedito. Il dispaccio aggiungeva che il governo spagnolo acconsentiva " a mettere in guardia ancora una volta il duca dall'as-sumere la carica ". Rivera il 22 luglio tornò da una seconda visita a Lisbona e l'indomani l'ambasciatore tedesco a Madrid riferì regolarmente su tutto ciò che era venuto a sapere, per mezzo di un telegramma " urgentissimo e segretissimo " inviato a Ribbentrop. Ha avuto due lunghe conversazioni col duca di Windsor; alla seconda era presente anche la duchessa. Il duca si è espresso in modo assai libero... Politicamente, si sente sempre più lontano dal re e dall'attuale governo britannico. Il duca e la duchessa non temono tanto il re, che è uno stupido completo, quanto l'astuta regina, che aveva intrigato abilmente contro il duca e soprattutto contro la duchessa. Il duca sta meditando di fare una pubblica dichiarazione... per sconfessare l'attuale politica inglese e per romperla col fratello... Il duca e la duchessa hanno dichiarato che desiderano assai tornare in Spagna. Il telegramma aggiungeva che per facilitare tale ritorno l'ambasciatore si era accordato con Suner, al fine di inviare in Portogallo un altro emissario Pagina 597
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt spagnolo. Questi doveva " persuadere il duca a lasciare Lisbona, come se facesse una lunga escursione in automobile; poi avrebbe varcato la frontiera in un punto concordato dove la polizia segreta spagnola avesse accertato che si poteva passare con sicurezza ". 854 Daz trionfi, iniziali alla grande svolta Due giorni dopo, in un telegramma " urgente e riservatissimo " a Rib-bentrop, l'ambasciatore aggiungeva altre informazioni avute da Rivera. Avendo egli consigliato al duca di non andare nelle Bahama ma di tornare in Spagna dato che verosimilmente il duca sarebbe stato chiamato a svolgere una parte rilevante nella politica inglese e che vi sarebbe stata la eventualità, per lui, di salire al trono d'Inghilterra, sia il duca che la duchessa diedero segni di stupore... Entrambi... risposero che secondo la costituzione inglese, ciò, dopo una abdicazione, non sarebbe stato più possibile. L'emissario quindi espresse la speranza, durante questa conversazione confidenziale che il corso della guerra potesse portare a dei cambiamenti persino della costituzione inglese; allora specialmente la duchessa si fece assai pensierosa. Nel suo dispaccio l'ambasciatore tedesco ricordò a Ribbentrop che Rivera non sapeva " che la Germania avesse qualche interesse alla cosa ". Evidentemente il giovane spagnolo credeva di agire per conto del proprio governo. Nell'ultima settimana di luglio il piano nazista per rapire i Windsor era stato già tracciato. Per attuarlo, Hitler designò personalmente Walter Schel-lenberg. Giunto in volo a Madrid da Berlino, questi aveva conferito con l'ambasciatore tedesco presso Franco ed era proseguito verso il Portogallo, onde iniziare il suo lavoro. Il 26 luglio l'ambasciatore fu in grado di inviare a Ribbentrop un dispaccio " urgentissimo e segretissimo " con lo schema del complotto. ... Si può ritenere che il duca e la duchessa abbiano la ferma intenzione di tornare in Spagna. A rafforzare tale loro proponimento, oggi è stato mandato il secondo emissario di fiducia con una lettera per il duca, compilata assai abilmente; in essa è accluso il piano accuratamente studiato per effettuare il passaggio del confine. Secondo questo piano, il duca e sua moglie debbono partire ufficialmente per le ferie estive e recarsi in montagna, in una località vicina alla frontiera spagnola, allo scopo di attraversarla in un punto esattamente designato e a un momento dato, durante una partita di caccia. Il duca non avendo il passaporto, si corromperà il funzionario portoghese in "servizio al posto di frontiera, affinchè si presti. Al momento fissato dal piano, il primo emissario di fiducia [Primo de Rivera] si troverà al confine con forze spagnole dislocate in modo opportuno, onde garantire il successo dell'operazione. Schellenberg col suo gruppo sta operando da Lisbona allo stesso fine, tenendosi in stretto contatto [con noi]. A tale scopo, il luogo di villeggiatura e l'itinerario per raggiungerlo saranno tenuti segreti, con l'aiuto di un capo della polizia portoghese degno di fiducia... Nel momento esatto fissato per il passaggio della frontiera il gruppo di Schellenberg dovrà prendere misure di sicurezza dal lato portoghese e continuerà a svolgere questa funzione in Spagna, facendo senz'altro da scorta al duca. La scorta verrà di tempo in tempo cambiata senza dar nell'occhio. Per la sicurezza di tutto il piano, il ministro [spagnolo] ha scelto un altro agente di fiducia, una donna, che, se sarà necessario, potrà prender contatto col secondo agente di fiducia e, anche, fornire informazioni al gruppo di Schellenberg. In un caso di emergenza risultante dall'azione del servizio segreto inglese, debbonsi fare preparativi per dar modo al duca e alla duchessa di raggiungere la Spagna in aereo. Come per l'esecuzione del primo piano, così anche per cotesto caso il presupposto essenziale è assicurarsi la buona volontà di partire del duca; ciò, mediante un'accorta azione psicologica che tenga conto della spiccata mentalità inglese del duca, senza dargli l'impressione di una fuga, però sfruttando le sue preoccupazioni per le iniziative del servizio segreto inglese e prospettandogli la libera attività politica che potrà svolgere restando su suolo spagnolo. La fallita invasione dell'Inghilterra 855 Oltre le misure di protezione a Lisbona, se ciò dovesse essere necessario per indurre [il duca] a partire, è da studiarsi qualche espediente atto ad impaurirlo, da mettere a carico del servizio segreto inglese. Pagina 598
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Questo era il piano nazista per rapire i Windsor. Esso dava prova della tipica ottusità dei tedeschi e fu ostacolato dalla loro incapacità di capire " la mentalità inglese del duca ". La " manovra d'impaurimento " fu regolarmente effettuata da Schellen-berg. Una notte egli organizzò un lancio di pietre contro le finestre della villa dei Windsor, facendo poi circolare fra i domestici la voce che era stata opera del " servizio segreto inglese ". Alla duchessa fu consegnato un mazzo di fiori con un biglietto recante queste parole: " Guardatevi dalle macchinazioni del servizio segreto inglese. - Da un amico portoghese cui stanno a cuore i vostri interessi ". E in un rapporto ufficiale trasmesso a Berlino Schel-lenberg riferf: " Lo sparo di alcuni colpi (innocui, solo per rompere la finestra della camera da letto) in programma per la notte del 30 luglio è stato omesso, dato che avrebbe avuto sulla duchessa l'effetto psicologico di accrescere il suo desiderio di partire ". Il tempo stringeva. Il 30 luglio Schellenberg riferì circa l'arrivo a Lisbona di Sir Walter Manckton, vecchio amico del duca e importante funzionario del governo britannico. Ovviamente la sua missione era di far sì che i Windsor partissero alla volta delle Bahama il più presto possibile. Lo stesso giorno l'ambasciatore tedesco a Madrid mandò a Ribbentrop un telegramma " urgentissimo e segretissimo ", per avvertirlo che un agente tedesco a Lisbona lo aveva informato proprio allora che il duca e la duchessa si proponevano di partire dopo due giorni, il i° agosto. In seguito a tale informazione, egli chiedeva a Ribbentrop " se, in una certa misura, non si dovesse uscire dal nostro riserbo ". L'ambasciatore aggiungeva che, secondo il servizio segreto tedesco, il duca aveva espresso al suo anfitrione, il banchiere portoghese Ricardo do Espirito Santo Silva, " il desiderio di prender contatto col Fùhrer ". Perché non organizzare un incontro fra il Windsor e Hitler? L'indomani, 31 luglio, l'ambasciatore mandò a Ribbentrop un altro telegramma " urgentissimo e segretissimo " per fargli sapere che, secondo l'emissario spagnolo, tornato proprio allora dopo una visita ai Windsor a Lisbona, il duca e la duchessa, pur essendo " assai impressionati per le notizie di intrighi inglesi contro di loro e per il pericolo che la loro sicurezza personale correva ", sembrava che progettassero di salpare il i° agosto, tuttavia il Windsor cercava di " tenere nascosta la vera data ". L'ambasciatore aggiunse che il ministro degli Interni spagnolo stava per compiere " un ultimo tentativo al fine di impedire al duca e alla duchessa di partire ". La notizia che i Windsor potevano andarsene così presto allarmò Ribbentrop; così egli, nel tardo pomeriggio della stessa giornata, il 31 luglio, dal suo treno speciale a Rischi inviò un telegramma " urgentissimo e segretissimo " al ministro tedesco a Lisbona. Dispose che, a mezzo del banchiere portoghese anfitrione del duca, questi venisse informato di quanto segue: 856
Dai trionfi iniziali alla grande svolta La Germania desidera fondamentalmente la pace col popolo inglese. La cricca di Churchill è l'ostacolo per ottenerla. L'ultimo appello alla ragione lanciato dal Fiihrer è stato respinto, pertanto la Germania è ormai decisa a costringere alla pace l'Inghilterra con tutti i mezzi in proprio potere. Sarebbe bene che il duca si tenesse pronto in vista di ulteriori sviluppi. In tal caso la Germania sarebbe disposta a collaborare nel modo più stretto col duca e a spianar la via per la realizzazione di ogni desiderio espresso dal duca e dalla duchessa... Se il duca e la duchessa avessero altre intenzioni, ma fossero pronti a collaborare per l'instaurazione di buone relazioni fra la Germania e l'Inghilterra, la Germania sarebbe parimenti pronta a collaborare col duca e a sistemare il futuro della coppia ducale secondo i suoi desideri. La persona di fiducia portoghese, presso cui il duca soggiorna, dovrebbe sforzarsi seriamente per impedire che questi parta domani, perché, secondo rapporti degni di fiducia in nostro possesso, Churchill vuoi avere il duca in suo potere nelle Bahama e trattenerlo colà permanentemente; inoltre, qualora il duca fosse nelle Bahama l'entrare in contatto con lui nel momento giusto presenterebbe, per noi, grandissime difficoltà... Il messaggio urgente del ministro degli Esteri tedesco giunse alla legazione di Lisbona poco prima della mezzanotte. Il ministro tedesco andò a trovare Ricardo do Espirito Santo Silva durante la notte e lo sollecitò a informare il suo illustre ospite. È quel che il banchiere fece la mattina del i° agosto. Secondo un dispaccio della legazione, il duca era rimasto assai impressionato. Il duca ha aderito al desiderio di pace del Fiihrer, che concorda a pieno col proprio punto di vista. È fermamente convinto che non si sarebbe mai giunti alla guerra, se fosse stato lui re. È lieto di rispondere affermativamente Pagina 599
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt all'appello di cooperare nel momento giusto per lo stabilimento della pace. Però attualmente deve conformarsi agli ordini ufficiali del suo governo. Il disubbidire rivelerebbe anzitempo le sue intenzioni, provocherebbe uno scandalo e gli toglierebbe il prestigio di cui gode in Inghilterra. È anche convinto che è ancora troppo presto per farsi avanti, poiché in Inghilterra non si scorge finora alcuna intenzione di ravvicinarsi alla Germania. Però nel momento in cui questo stato d'animo degli inglesi cambierà, egli è pronto a tornare immediatamente... O l'Inghilterra si rivolgerà a lui, cosa che egli ritiene senz'altro possibile, ovvero la Germania esprimerà il desiderio di negoziare con lui. In entrambi i casi egli è pronto ad affrontare ogni sacrificio e si metterebbe a disposizione senza la minima ambizione personale. Egli resterebbe sempre in rapporto col suo anfitrione portoghese; ha concordato con lui una parola cifrata: quando la riceverà egli tornerà immediatamente. Con grande costernazione dei tedeschi, il duca e la duchessa partirono la sera del i° agosto col transatlantico americano Excalibur. In un ultimo rapporto sul fallimento della sua missione, trasmesso per telegramma " al ministro degli Esteri [Ribbentrop] personalmente " il giorno dopo, Schel-lenberg dichiarò di aver fatto tutto il possibile, fino all'ultimo momento, per impedire la partenza. Si indusse un fratello di Franco, che era ambasciatore spagnolo a Lisbona, a esortare all'ultimo minuto i Windsor a non partire. Schellenberg affermò di aver fatto " sabotare " l'automobile che trasportava il bagaglio dei duchi, per cui giunse in ritardo nella nave. I tedeschi diffusero la diceria che una bomba a orologeria era stata collocata a bordo del transatlantico. I funzionar! portoghesi fecero ritardare la partenza per poter frugare da capo a fondo la nave. Ciò nondimeno i Windsor partirono quella stessa sera. Il complotto nazista era fallito. Nel suo ultimo rapporto a Ribbentrop, Schellenberg ne La fallita invasione dell'Inghilterra 857 diede la colpa all'influenza di Manckton, all'insuccesso del " piano spagnolo " e alla " mentalità del duca ". Negli archivi sequestrati del Ministero degli Esteri tedesco vi è ancora un documento sul complotto. Il 15 agosto il ministro tedesco a Lisbona mandò a Berlino il seguente telegramma: " II confidente ha ricevuto or ora un telegramma del duca dalle Bermude; lo prega di avvertirlo, non appena sia consigliabile agire. Si deve rispondere qualcosa? " Nei documenti della Wilhelmstrasse non è stata ritrovata nessuna risposta. Alla metà di agosto Hitler aveva deciso di conquistare la Gran Bre-tagna con la forza delle armi. Non c'era più bisogno di cercare, per l'Inghilterra, un altro re. Come gli altri territori conquistati, l'isola sarebbe stata governata da Berlino. Almeno, così pensava Hitler. Tanto basta, per quel che riguarda questo curioso episodio, quale risulta dai documenti segreti tedeschi con, in più, i dettagli aggiunti da Schellen-berg. Se è vero che questi è l'ultimo uomo a cui si possa prestar fede, pure è difficile credere che egli abbia inventato di sana pianta la parte da lui avuta in quell'episodio, parte che, come egli ammette, era senz'altro ridicola. In una dichiarazione fatta il i° agosto 1957 attraverso i suoi rappresentanti legali di Londra, il duca stigmatizzò le comunicazioni che si erano scambiate Ribbentrop e gli ambasciatori tedeschi in Spagna e in Portogallo, definendole " assolutamente false e, in parte, grossolane deformazioni della verità ". Il Windsor spiegò che mentre nel 1940 egli a Lisbona aspettava di partire per le Bahama, " certa gente ", che egli poi scoprì simpatizzare coi nazisti, aveva fatto precisi tentativi per persuaderlo di tornare in Spagna e di non assumere la carica di governatore. " Mi fu perfino fatto presente che io e la duchessa avremmo corso dei rischi personali se avessimo proseguito per le Bahama, - egli disse. - In nessun momento pensai di seguire tale suggerimento, che accolsi col disprezzo che meritava ". Il Ministero degli Esteri inglese emanò una dichiarazione ufficiale in cui era detto che durante la guerra la fedeltà del duca verso la Gran Bretagna non era mai venuta meno42. 1 Diario dello Stato maggiore della marina, del 18 giugno 1940 - citato da RONALD WHEATLEY, Operation Sea Lion, p. 16. L'autore, membro del gruppo britannico incaricato di com pilare la storia ufficiale della guerra, ebbe libero accesso agli archivi Pagina 600
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedeschi dell'esercito, della marina, dell'aviazione e della diplomazia: privilegio, questo, fino ad ora non concesso a nessun autore americano non ufficiale, né dalle autorità inglesi né da quelle americane, le quali hanno tenuto unitamente in custodia quei documenti. Cosi l'opera di Wheatley è assai utile come guida per le fonti riservate tedesche, riguardo l'" operazione leone marino ". 2 Relazioni dell'OKM (alto comando della marina): WHEATLEY, op. cit., p. 26. 3 Diario di guerra dello Stato maggiore della marina, del 15 novembre 1939: WHEATLEY, op. cit., pp. 4-7. 4 WHEATLEY, Op. CÌt., pp. 7-13. 5 FCNA, p. )i (21 maggio 1940). Diario di guerra dello Stato maggiore della marina (alla stessa data): WHEATLEY, op. cit., p. ij. 6 Pel testo: TMWC, XXVIII, pp. 301-3 (ND, 1776-?$). Una traduzione inglese non troppo buona è stata pubblicata in NCA, suppl. A, pp. 404-6. I British War Office Intelligence Review, novembre 1945 - citato da SHULMAN, op. cit., pp. 49-50. 8 LIDDELL KART, The German Generai* Talk, p. 129. 9 Dai documenti dell'OKH, citato da WHEATLEY, op. cit., pp. 40, 152-55, 158. Durante le sei settimane che seguirono il piano fu di continuo modificato. 10 Giornale di guerra dello Stato maggiore della marina, discussione del 17 luglio fra Raeder e Brauchitsch: WHEATLEY, op. cit., p. 40 n. II Diario di Halder, 22 luglio; FCNA, pp. 71-73 (21 luglio). 11 Diario di guerra dello Stato maggiore della marina, 30 luglio e memorandum, 29 luglio: WHEATLEY, Op. CÌt., pp. 45-46. 13 FCNA, i° agosto 1940. È il rapporto riservato di Raeder sull'incontro. Halder scrisse il proprio resoconto nel suo diario in una lunga annotazione del 31 luglio. 14 DGFP, X, pp. 390-91. Si trova anche in ND, 443-PS; non è stato pubblicato nei volumi né di NCA né di TMWC. " FCNA, pp. 81-82 (i" agosto 1940). 16 Ibid., pp. 73-75. 17 Dai documenti di Jodl e dell'OKW: WHEATLEY, op. cit., p. 68. 18 FCNA, pp. 85-86 (13 agosto). 19 Per le due direttive: ibid., pp. 81-82 (16 agosto). 20 Ibid., pp. 8j-86. WHEATLEY (op. cit., pp. 161-62) da dei particolari sul viaggio di autunno, desunti dai rapporti militari tedeschi. 21 Per il testo delle istruzioni di Brauchitsch, tratto dagli archivi dell'OKH: WHEATLEY, op. cit., pp. 174-182. 22 FCNA, 1940, p. 88. " Ibid., pp. 91-97. . 24 Diario di Halder, alla stessa data; ASSMANN, Deutsche Schicksahjahre, pp. 189-90; diario di guerra dell'OKW, citato da WHEATLEY, op. cit., p. 82. 25 Pel rapporto di Raeder, FCNA, 1940, pp. 98-101. Diario di Halder, 14 settembre. 26 FCNA, 1940, pp. loo-i. 27 Diario di guerra dello Stato maggiore della marina, 17 settembre: WHEATLEY, op. cit., pa gina 88. 28 Ibid., 18 settembre: citato da WHEATLEY 29 FCNA, 140, p. IDI. La fallita invasione dell'Inghilterra 859 30 Viario di Ciano, pp. 312-13. 31 FCNA, 1940, p. 103. Pagina 601
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 32 Vorstudien zur Luftkriegsgeschichte, fase, n: Der Luftkrieg gegen England, 1940-1941, del tenente colonnello von Hesler, citato da WHEATLEY, op. cit., p. 39. La previsione - da due a quattro settimane - era stata comunicata a Halder, che la menzionò nell'annotazione dell'i i luglio del suo diario. 33 ADOLF GALLANO, The Firsi and thè Lasi, p. 26. Mi sono basato anche sull'interrogatorio di Galland, citato da Wilmot in The Struggle far Europe, p. 44. 34 Relazione dello Stato maggiore dell'aviazione sulle direttive impartite da Gb'ring in questa conferenza: WHEATLEY, op. cit., p. 73. 35 CIANO, Diario, voi. I, p. 305. 36 Cit. T. H. O'BRIEN, Civil Defense - è un volume della storia ufficiale britannica della seconda guerra mondiale, edita dal professor J. R. M. Butler e pubblicata dallo " Stationery Office " di Sua Maestà. 37 Note sulla conferenza tenuta il 16 settembre da Gbring coi capi dell'aviazione militare. Citate da WHEATLEY, op. cit., p. 87. 38 CHURCHILL, Their Finest Hour, p. 279. 39 PETER FLEMING, Operation Sea Lion, p. 293. È un libro eccellente; a Fleming non fu accordato l'accesso a documenti riservati, egli però dice di aver potuto dare un'occhiata - per un'ora o due - allo studio di Wheatley, poco prima che il libro venisse pubblicato. 40 DGFP, X. 41 SCHELLENBERG, The Labyrinth, e. 2. 42 Numero del i° agosto 1957 del " Times " di New York. XXIII. BARBAROSSA: IL TURNO DELLA RUSSIA In quell'estate del 1940, mentre Hitler era occupato nella campagna d'occidente, Stalin cominciò ad approfittare delle preoccupazioni del Fiihrer per invadere gli Stati baltici e penetrare nei Balcani. Apparentemente, le relazioni fra i due grandi dittatori erano amichevoli. Parlando in nome di Stalin, Molotov non perdeva alcuna occasione per lodare e adulare i tedeschi dopo ogni loro nuovo atto di aggressione e ogni loro conquista. Allorché il 9 aprile 1940 la Germania invase la Norvegia e la Danimarca, il commissario sovietico per gli Esteri si affrettò a dichiarare la stessa mattina all'ambasciatore a Mosca, von der Schulenburg, che " il governo sovietico si rendeva conto delle misure che la Germania era stata costretta a prendere ". " Auguriamo alla Germania un pieno successo nelle sue misure difensive ", disse Molotov '. Un mese dopo, quando l'ambasciatore tedesco fece visita a Molotov per informarlo ufficialmente dell'attacco della Wehrmacht all'Ovest - Ribben-trop aveva ordinato al suo inviato di spiegare che esso " era imposto alla Germania da una imminente offensiva anglo-francese verso la Ruhr attraverso il Belgio e l'Olanda " - lo statista sovietico gli espresse di nuovo il proprio compiacimento. Schulenburg telegrafò a Berlino: "Molotov ha accolto la comunicazione con spirito di comprensione e ha aggiunto di rendersi conto che la Germania deve cautelarsi contro un attacco anglo-francese. Non ha dubbi sul nostro successo "2. Il 17 giugno, giorno in cui la Francia chiese l'armistizio, Molotov convocò Schulenburg nel suo ufficio " e gli espresse le più vive congratulazioni del governo sovietico per gli splendidi successi della Wehrmacht ". Il commissario agli Esteri aveva però qualcos'altro da dire, qualcosa che alle orecchie tedesche risultò non del tutto piacevole. Egli informò l'ambasciatore tedesco (che subito ne riferì a Berlino con un telegramma " urgen-tissimo ") " dell'azione sovietica contro gli Stati baltici ", aggiungendo - e ci si può immaginare il luccichio degli occhi di Molotov - " che era divenuto necessario por fine a tutti gli intrighi con cui l'Inghilterra e la Francia avevano cercato di disseminare la discordia e la sfiducia fra la Pagina 602
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Germania e l'Unione Sovietica per quel che riguardava gli Stati baltici "3. Molotov aggiunse che per eliminare tale " discordia " il governo sovietico aveva inviato " speciali emissari nei tre paesi baltici ". Si trattava di tre dei migliori uomini di Barbarossa: il turno della Russia 861 fiducia di Stalin: erano stati scelti Dekanozov per la Lituania, Visinskij per la Lettonia e 2danov per l'Estonia. Essi assolsero la loro missione fino in fondo, come era lecito attendersi da persone simili, specie dalle ultime due. Già il 14 giugno, giorno in cui le truppe tedesche entrarono a Parigi, il governo sovietico aveva inviato alla Lituania un ultimatum, con un termine di nove ore, in cui si chiedevano le dimissioni del suo governo, l'arresto di alcuni dei principali funzionari e l'autorizzazione a inviare nel paese truppe dell'Armata Rossa. Benché il governo lituano avesse accettato l'ultimatum, Mosca considerò " insoddisfacente " il gesto dei lituani e il giorno seguente, cioè il 15 giugno, le truppe sovietiche occuparono il paese, il solo degli Stati baltici confinante con la Germania. Nei due giorni successivi analoghi ultimatum sovietici furono inviati alla Lettonia e all'Estonia, che vennero parimenti invase dall'Armata Rossa. In imprese del genere, Stalin sapeva essere brutale e spieiato quanto Hitler, era anzi più cinico di lui. In quei tre paesi la stampa libera fu soppressa, tutti i capi politici furono arrestati e tutti i partiti, tranne quello comunista, dichiarati " illegali ", dopodiché i russi indissero per il 14 luglio le " elezioni "; i rispettivi parlamenti così "eletti" votarono l'assorbimento dei loro paesi da parte dell'Unione Sovietica e il Soviet Supremo del-l'U.R.S.S. li " ammise " nella madre patria: la Lituania il 3 agosto, la Lettonia il 5 agosto e l'Estonia il 6 agosto. Adolf Hitler si sentì umiliato, ma tutte le sue energie erano rivolte a organizzare l'invasione dell'Inghilterra, e non poteva fare nulla. Le note di protesta contro l'aggressione russa trasmesse a Berlino dagli ambasciatori dei tre Stati baltici, furono respinte per ordine di Ribbentrop. A umiliare ancor più i tedeschi, Molotov l'i i agosto li invitò bruscamente a "liquidare " entro due settimane le legazioni di Kaunas, Riga e Tallinn e a chiudere, per il i° settembre, i consolati nei paesi baltici. I tre Stati baltici di cui si era così impossessato non calmarono l'appetito di Stalin. Il crollo sorprendentemente rapido degli eserciti anglo-francesi lo spronò a prendersi tutto quel che poteva finché le circostanze gli erano favorevoli. Ovviamente egli pensava che non v'era tempo da perdere. Il 23 giugno, ossia un giorno dopo che i francesi avevano ufficialmente capitolato e firmato l'armistizio a Compiègne, Molotov convocò nuovamente l'ambasciatore nazista a Mosca e gli disse che " la soluzione del problema della Bessarabia non ammetteva ulteriori indugi. Il governo sovietico era deciso ad usare la forza se il governo romeno avesse respinto un accordo amichevole ". Molotov aggiungeva che i russi pensavano che la Germania " non avrebbe ostacolato l'azione dei Soviet ma anzi l'avrebbe sostenuta". In più, "i Soviet affermavano il loro diritto anche sulla Bucovina "4. La Bessarabia era stata tolta alla Russia alla fine della prima guerra mondiale, ma la Bucovina non le era mai appartenuta, era stata sotto l'Austria finché nel 1919 non se l'era presa la Romania. Nei negoziati di Mosca per la stipulazione del patto sovie-tico-nazista, Ribbentrop era stato costretto a porre la Bessarabia nella sfera 862 Dai trionfi iniziali alla grande svolta degli interessi russi - come egli ora ricordò a Hitler, che lo aveva interrogato in proposito. Però non aveva mai ceduto la Bucovina. A Berlino vi fu un certo allarme, che poi si diffuse anche nel quartier generale dell'Ovest dell'OKW. La Wehrmacht dipendeva assolutamente dal petrolio romeno e la Germania necessitava dei generi alimentari e del foraggio provenienti anche questi dalla medesima nazione balcanica. Tutto ciò sarebbe andato perduto se l'Armata Rossa occupava la Romania. Qualche tempo prima, e propriamente il 23 maggio, nel momento culminante della battaglia di Francia, lo Stato maggiore romeno aveva inviato un appello urgente all'OKW, informandolo che truppe sovietiche stavano concentrandosi alla frontiera. Jodl il giorno dopo riassunse nel suo diario la reazione del quartier generale di Hitler in questi termini: " La situazione ad est diviene pericolosa a causa del concentramento di forze russe contro la Bessarabia ". La notte del 26 giugno la Russia inviò un ultimatum alla Romania con cui esigeva la cessione della Bessarabia e della Bucovina settentrionale e insisteva per avere una risposta l'indomani. Preso dal panico, Ribbentrop telegrafò dal Pagina 603
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt suo treno speciale all'ambasciatore tedesco a Bucarest, ordinandogli di consigliare il governo romeno a cedere, cosa che esso fece il 27 giugno. Il giorno dopo le truppe sovietiche entrarono nei nuovi territori e Berlino respirò di sollievo perché per lo meno le ricche fonti di petrolio e di viveri non erano venute meno alla Germania, come sarebbe accaduto qualora la Russia avesse occupato tutta la Romania. Da queste sue azioni e dai documenti segreti tedeschi risulta chiaramente che Stalin, pur accingendosi a prendersi tutto quel che poteva nell'Europa orientale mentre i tedeschi erano impegnati a occidente, non desiderava né contemplava una rottura con Hitler. In una lettera personale, Churchill, verso la fine di giugno, cercò di far presente a Stalin il pericolo che rappresentavano per la Russia non meno che per l'Inghilterra le conquiste tedesche5. Il dittatore sovietico non si curò di rispondere; probabilmente anch'egli, come molti altri, riteneva che l'Inghilterra fosse ormai finita, e pertanto fece delle indiscrezioni coi tedeschi sulle intenzioni del governo britannico. Sir Stafford Cripps, leader della sinistra del partito laburista, che il primo ministro aveva mandato in fretta a Mosca come nuovo ambasciatore della Gran Bretagna, nella speranza che egli potesse far vibrare fra i bolscevichi una corda più sensibile - vana speranza, come egli in seguito riconobbe, rammaricandosene - fu ricevuto da Stalin ai primi di luglio ed ebbe con lui un colloquio definito da Churchill " formale e freddo ". Seguendo le istruzioni di Stalin, il 13 luglio Molotov rimise all'ambasciatore tedesco un memorandum su questa conversazione riservata. È un documento interessante. Più di qualsiasi altra fonte, esso rivela le rigide limitazioni che il dittatore sovietico poneva nei suoi freddi calcoli di politica estera. Schulenburg si affrettò a trasmetterlo a Berlino con un dispaccio " urgentissimo " e, naturalmente, " segreto ", e Ribbentrop si compiacque talmente del contenuto di esso, da far sapere al governo sovietico Barbarossa: il turno della Russia 863 " che egli aveva apprezzato altamente quelle informazioni ". Il memorandum avvertiva che Cripps aveva fatto pressioni su Stalin riguardo al suo atteggiamento circa questo problema, essenziale fra gli altri: II governo britannico è convinto che la Germania lotti per assicurarsi l'egemonia in Europa... Ciò sarebbe pericoloso per l'Unione Sovietica non meno che per l'Inghilterra. Pertanto i due paesi dovrebbero accordarsi per una comune politica di difesa contro la Germania e per il ripristino dell'equilibrio fra le potenze europee... La risposta di Stalin era stata la seguente: Egli non vedeva il pericolo di egemonia da parte di alcuna nazione europea, ancor meno il pericolo che l'Europa potesse venire inghiottita dalla Germania, Stalin ha osservato la politica della Germania e ha conosciuto da presso importanti capi tedeschi. In loro non ha riscontrato alcun desiderio di assorbire i paesi europei. Stalin non ritiene che i successi militari tedeschi costituiscano una minaccia per l'Unione Sovietica e per le sue relazioni amichevoli con la Germania6. Una tale incomparabile presunzione e una tale abissale ignoranza fanno restare di pietra. Naturalmente, il dittatore sovietico ignorava i segreti propositi che albergavano nella feconda mente di Hitler; tuttavia il precedente comportamento del Fuhrer, le sue ben note ambizioni e le conquiste naziste così inaspettatamente rapide avrebbero dovuto bastare per metterlo in guardia del pericolo che incombeva sull'Unione Sovietica. Cosa incomprensibile, tutto ciò non fu sufficiente. Dai documenti nazisti sequestrati e dalle testimonianze di molti dei principali personaggi tedeschi del grande dramma che si stava recitando quell'anno sul vasto scacchiere dell'Europa occidentale, risulta chiaramente che, proprio nel momento in cui Stalin lo assecondava di più, Hitler stava macchinando di voltarsi contro l'Unione Sovietica e di annientarla. L'idea iniziale risaliva a molto tempo prima, almeno quindici anni, al periodo di Mein Kampf, in cui Hitler scriveva: Noi nazionalsocialisti riprendiamo le mosse da dove ci fermammo sei secoli fa. Noi vogliamo arrestare il continuo movimento tedesco verso il sud e l'ovest dell'Europa, e volgiamo il nostro sguardo verso i paesi dell'Est... Quando oggi parliamo di un nuovo territorio in Europa, dobbiamo pensare in prima linea alla Russia e agli Stati limitrofi suoi vassalli. Sembra che il destino stesso ci Pagina 604
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt voglia indicare queste regioni... Il colossale impero dell'Est è maturo per il crollo, e la fine del dominio ebraico in Russia sarà anche la fine della Russia quale Stato7. Tale idea covava in fondo alla mente di Hitler; il patto con Stalin non gliel'aveva fatta cambiare, egli ne aveva solamente rinviata l'attuazione. Fu però un breve rinvio. In effetti meno di due mesi dopo che l'accordo era stato firmato e utilizzato per distruggere la Polonia, il Fuhrer dichiarò all'esercito che il territorio polacco conquistato doveva essere considerato " come una zona per preparare future operazioni tedesche ". Era il 18 ottobre 1939 e Halder annotò quella data nel suo diario. Cinque settimane dopo, cioè il 23 novembre, quando Hitler arringò i suoi generali che esitavano ad attaccare a ovest, la Russia non gli era affatto uscita di mente. Egli dichiarò: "Potremo affrontare la Russia solo quando 64 Dai trionfi iniziali alla grande svolta saremo liberi ad occidente ". A quel tempo la guerra su due fronti, incubo secolare dei generali tedeschi, occupava un posto importante nei suoi pensieri, e in quell'occasione egli ne parlò a lungo. Non avrebbe ripetuto l'errore dei precedenti governanti tedeschi; egli avrebbe continuato a fare in modo che l'esercito combattesse su di un solo fronte alla volta. Così era ben naturale che dopo la caduta della Francia, con l'esercito inglese ricacciato di là dalla Manica e la prospettiva di un imminente crollo della Gran Bretagna, i pensieri di Hitler si volgessero di nuovo alla Russia. Egli supponeva di essere ormai libero a occidente, e quindi si era realizzata la condizione per essere in grado di " opporsi alla Russia ". La rapidità con cui Stalin in giugno si era impossessato degli Stati baltici e di due province romene incitava Hitler a prendere una decisione. È possibile ora stabilire il momento in cui ciò avvenne. Jodl dice che la " decisione fondamentale " " risale al periodo della campagna d'occidente " '. Il colonnello Walter Warlimont, sostituto di Jodl all'OKW, ricorda che il 29 luglio Jodl, in una riunione degli ufficiali di Stato maggiore del settore operazioni aveva annunciato che " Hitler intendeva attaccare l'URSS nella primavera del 1941 ". Qualche tempo prima di quella riunione, riferisce Jodl, Hitler aveva detto a Keitel " di aver l'intenzione di lanciare l'attacco contro l'URSS durante l'autunno del 1940 ". Ma perfino per Keitel questo era troppo ed era riuscito a far cambiare idea a Hitler dimostrandogli che non solo il cattivo tempo autunnale, ma anche le difficoltà per il trasferimento del grosso dell'esercito da ovest a est rendevano impossibile un simile progetto. Warlimont riferisce che prima che avesse luogo la riunione del 29 luglio " la data per il progettato attacco [contro la Russia] era stata riportata alla primavera del 1941 " '. Dal diario di Halder '" sappiamo che ancora una settimana prima il Fiih-rer aveva ritenuto possibile intraprendere in autunno la campagna di Russia qualora non si fosse potuta invadere l'Inghilterra. In una conferenza militare tenuta a Berlino il 21 luglio egli disse a Brauchitsch di darsi da fare per prepararla. Che il comandante in capo dell'esercito e il suo Stato maggiore avessero già ponderato il problema - seppure non a sufficienza - appare evidente dalla risposta data a Hitler. Brauchitsch disse al capo che la campagna " sarebbe durata da quattro a sei settimane " e che lo scopo sarebbe stato " di sconfiggere l'esercito russo o almeno di occupare tutto il territorio russo necessario per impedire che i bombardieri sovietici raggiungessero Berlino o l'area industriale della Slesia, mentre i bombardieri della Luftwaffe avrebbero potuto raggiungere tutti gli obiettivi importanti dell'Unione Sovietica ". Brauchitsch pensava che con 80-100 divisioni tedesche si poteva raggiungere lo scopo; valutò la forza russa in " 50-75 buone divisioni ". Le note di Halder su ciò che Brauchitsch gli disse circa la riunione mostrano che Hitler era irritato per il bottino di Stalin nell'Est, per l'idea che il dittatore sovietico stava " civettando " con l'Inghilterra al fine di incoraggiarla a resistere, ma che da parte sua Hitler non aveva scorto alcun segno che la Russia si stesse preparando a una guerra contro la Germania. Barbarossa: il turno della Russia 865 In una successiva conferenza tenutasi l'ultimo giorno di luglio del 1940 al Berghof, Hitler, poiché la prospettiva di invadere l'Inghilterra si allontanava, fu indotto ad annunciare per la prima volta ai capi dell'esercito le sue decisioni circa la Russia. A questa riunione Halder era presente di persona e prese appunti stenografici precisi su ciò che il Signore della Guerra disse". Questi appunti rivelano non solo che Hitler aveva deciso definitivamente di Pagina 605
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt attaccare la Russia nella prossima primavera, ma che aveva già formulato i principali fini strategici. Egli disse: L'Inghilterra ripone le sue speranze nella Russia e nell'America. Se le sue speranze nella Russia svaniranno, cadranno anche quelle nell'America, perché l'eliminazione della Russia accrescerà enormemente la potenza del Giappone in Estremo Oriente. Hitler disse che più vi pensava, più era convinto che l'ostinazione britannica a continuare la guerra era dovuta al fatto che contava sull'Unione Sovietica. Spiegò: In Inghilterra è accaduto qualcosa di strano. Gli inglesi erano già completamente a terra *. Ora si sono rimessi in piedi. Sono state intercettate delle conversazioni. La Russia è inquieta e scontenta a causa dei rapidi sviluppi [delle nostre operazioni] nell'Europa occidentale. Basta che la Russia faccia comprendere all'Inghilterra che essa non desidera una Germania troppo potente, e gli inglesi - così come chi sta per annegare si afferra a tutto - spereranno di nuovo che fra sei o otto mesi la situazione cambierà completamente. Ma se la Russia verrà schiacciata, l'ultima speranza dell'Inghilterra svanirà. Allora la Germania sarà la padrona dell'Europa e dei Balcani. Decisione: In base a queste considerazioni, bisogna liquidare la Russia. Primavera 1941. Quanto prima la Russia sarà schiacciata, tanto meglio **. Poi il Signore nazista della Guerra formulò i piani strategici che, come apparve chiaro ai generali, si erano andati maturando nella sua mente, già da qualche tempo, malgrado tutte le preoccupazioni per la guerra sul fronte occidentale. Varrà la pena intraprendere l'operazione, egli disse, solo se avrà lo scopo di schiacciare la potenza sovietica con un unico poderoso colpo. Non basta conquistare vaste zone del territorio russo. Hitler sottolineò: " Distruggere la possibilità stessa di esistenza della Russia: ecco la nostra meta! " Al principio, vi saranno due direttrici, l'una a sud verso Kiev e il Dnepr, l'altra a nord attraverso gli Stati baltici e poi verso Mosca. Qui i due eserciti si sarebbero ricongiunti. In seguito, se necessario, un'operazione speciale per assicurare il possesso dei giacimenti di petrolio di Baku. Al solo pensiero di queste nuove conquiste Hitler si eccitava; egli aveva già in mente che cosa ne avrebbe fatto. Avrebbe annesso senz'altro alla Germania l'Ucraina, la Russia Bianca e gli Stati baltici, mentre avrebbe esteso il territorio della Finlandia fino al mar Bianco. Per tutta l'operazione egli avrebbe destinato 120 divisioni, conservandone 60 per la difesa dell'Occidente e della Scandinavia. Decise che l'attacco sarebbe cominciato nel maggio del * Nel testo tedesco, qui Halder usa la parola inglese down. ** La sottolineatura nella relazione è di Halder.
866 Dai trionfi iniziali alla grande svolta 1941 e sarebbe stato condotto a termine in cinque mesi. Sarebbe finito prima dell'inverno. Aggiunse che egli avrebbe preferito agire nell'anno in corso, ma ciò era risultato impossibile. L'indomani, i° agosto, Halder e il suo Stato maggiore si misero a lavorare ai piani. Benché Halder in seguito affermasse di essersi opposto all'idea di Hitler, di attaccare la Russia, ritenendola una pazzia, le sue annotazioni nel diario di quel giorno ci dicono dell'entusiasmo con cui egli affrontò il nuovo e impegnativo compito. Così si procedette all'elaborazione dei piani con una minuziosità tipicamente teutonica, a tre livelli: quello dello Stato maggiore dell'esercito, quello dello Stato maggiore del reparto operazioni agli ordini di Warlimont dell'OKW e quello del ramo economia e armamenti del generale Thomas del-l'OKW. Il 14 agosto Gbring fece sapere a Thomas che per volere di Hitler, le consegne di merci ai russi dovevano cessare con " la primavera del 1941 "*. Nello stesso tempo il suo ufficio doveva dedicarsi a uno studio particolareggiato dei centri industriali, delle comunicazioni e dei petroli sovietici, da servire sia come obiettivi per gli attacchi, sia come guida in seguito per amministrare la Russia. Pochi giorni prima, il 9 agosto, Warlimont aveva diramato le sue prime direttive per la preparazione delle zone a est, da dove si sarebbe scatenata l'offensiva contro i russi. Il termine cifrato per designare tali preparativi era Aufbau Ost, cioè " costruzione a est ". Il 26 agosto Hitler ordinò che dieci divisioni di fanteria e due divisioni corazzate fossero mandate dall'Occidente Pagina 606
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt in Polonia. Le unità corazzate dovevano essere concentrate nella Polonia sudorientale in modo da poter intervenire per proteggere i campi petroliferi romeni13. Il trasporto di grandi masse di truppe nell'Est ** non avrebbe potuto non destare i sospetti di Stalin qualora egli ne fosse venuto a conoscenza. Così i tedeschi fecero di tutto per impedire ciò; dato che certi movimenti si sarebbero certamente notati, il generale Ernst Kbstring, addetto militare tedesco a Mosca, venne incaricato di informare lo Stato maggiore sovietico che si trattava semplicemente di elementi più giovani che andavano a sostituire elementi anziani da assegnarsi all'industria. Il 6 settembre Jodl diramò delle direttive che stabilivano in modo assai particolareggiato i mezzi da usare per mascherare i movimenti e ingannare i russi. " Questi nuovi assembramenti, - egli disse, - non debbono far nascere l'impressione, in Russia, che si stia preparando un'offensiva all'Est " '*. * Nel suo rapporto in proposito, Thomas mette in rilievo quanto puntuali fossero, a quel tempo, le forniture sovietiche alla Germania. Egli afferma che esse continuarono ad essere " regolari fino all'inizio del nostro attacco " e osserva, piuttosto divertito, che " perfino negli ultimi giorni furono trasportati [dai russi] carichi completi di gomma provenienti dall'Estremo Oriente sui direttissimi di transito " - verosimilmente, sulla Transiberiana 12. ** I tedeschi avevano lasciato in Polonia soltanto sette divisioni, due delle quali durante la campagna di primavera erano state trasferite in Occidente. Halder fece dello spirito dicendo che quelle truppe bastavano appena per il servizio doganale. Se Stalin avesse attaccato la Germania nel giugno 1940, l'Armata Rossa sarebbe probabilmente giunta a Berlino prima che i tedeschi potessero organizzare qualsiasi seria resistenza. Barbarossa: il turno della Russia 867 Affinchè le forze armate non riposassero sugli allori dopo le grandi vittorie dell'estate, Hitler il 12 novembre 1940 diramò un ampio comunicato globale " segretissimo " in cui indicava i nuovi compiti militari in tutta l'Europa e anche oltre. Su alcuni di essi torneremo. Per ora interessa solamente la parte che tratta dell'Unione Sovietica. Sono state iniziate conversazioni politiche allo scopo di chiarire l'atteggiamento della Russia nel momento presente. A prescindere dai risultati di tali conversazioni, si debbono proseguire i preparativi per l'Est già ordinati verbalmente. Seguiranno altre istruzioni in proposito, non appena lo schema generale del piano delle operazioni dell'esercito mi sarà stato sottoposto e da me approvato 15. In effetti, proprio quel giorno, il 12 novembre, Molotov era arrivato a Berlino per continuare le discussioni politiche con Hitler in persona. Molotov a Berlino. Già da qualche mese le relazioni fra Berlino e Mosca stavano peggiorando. Per Stalin e Hitler imbrogliare terze persone era una cosa, ma imbrogliarsi a vicenda, come cominciavano a fare, un'altra, e ben diversa. Hitler non era stato in grado di impedire che i russi allungassero la mano sugli Stati baltici e su due province romene, la Bessarabia e la Bucovina settentrionale, e il senso di frustrazione che ne provò valse solo ad accrescere il suo risentimento. La spinta russa verso ovest doveva essere arrestata, prima di tutto in Romania, le cui risorse petrolifere erano di vitale importanza per la Germania, che a causa del blocco britannico non poteva più importare oli minerali per mare. A complicare il problema che si presentava a Hitler, anche la Bulgaria e l'Ungheria chiedevano fette del territorio romeno. Infatti verso la fine dell'estate del 1940 l'Ungheria si era preparata a scendere in campo per riprendersi la Transilvania, toltale dalla Romania dopo la prima guerra mondiale. Hitler si rese conto che la nuova guerra avrebbe privato la Germania della sua principale fonte di oli grezzi e avrebbe probabilmente spinto i russi a occupare tutta la Romania togliendo per sempre al Reich il petrolio romeno. Il 28 agosto la situazione era divenuta così minacciosa, che Hitler ordinò che cinque divisioni corazzate e tre divisioni motorizzate, oltre a paracadutisti e a truppe aerotrasportate, si tenessero pronte ad occupare i campi petroliferi romeni per il i° settembre16. Lo stesso giorno egli conferì al Berghof con Ribbentrop e con Ciano e li mandò a Vienna, per informare della loro volontà i ministri degli Esteri dell'Ungheria e della Romania e far loro accettare l'arbitrato delle potenze dell'Asse. La missione non incontrò difficoltà, dopo che Ribbentrop ebbe intimorito le due parti. Il 30 agosto nel palazzo del Belvedere di Vienna gli ungheresi e i romeni accettarono la sistemazione dettata dall'Asse. Quando Mihai Manoilescu, ministro degli Esteri romeno, vide la carta geografica da cui appariva che circa la metà della Pagina 607
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Transilvania doveva esser ceduta all'Ungheria, svenne e cadde 868 Dai trionfi iniziali alla grande svolta riverso sul tavolo dove si stava firmando l'accordo; riprese coscienza solo dopo che i medici gli ebbero praticato un'iniezione di canfora * ". La Romania ricevette dalla Germania e dall'Italia una garanzia per quel che rimaneva del suo territorio, in apparenza per la sua condotta ragionevole, ma in realtà perché Hitler avesse un appiglio giuridico per sviluppare i suoi piani ulteriori**. Gli intimi del Fuhrer poterono vedere circa tre settimane dopo quali erano quei suoi piani ulteriori. Il 20 settembre Hitler in un comunicato segretissimo ordinò l'invio di " missioni militari " in Romania. Per il mondo, il loro compito sarà di dirigere amichevolmente la Romania nell'organizzazione e nell'addestramento delle sue forze armate. Il compito vero - che non deve essere noto né ai romeni né alle nostre stesse truppe - sarà: La protezione della regione petrolifera... La preparazione in Romania di basi da cui possano prendere le mosse le forze armate tedesche e romene nel caso che si fosse costretti a far guerra alla Russia sovietica ". Ciò avrebbe assicurato il fianco meridionale di un nuovo fronte che Hitler cominciava già a disegnarsi nella mente. Le decisioni prese a Vienna e specialmente la garanzia fornita dalla Germania per il restante territorio della Romania furono accolte male a Mosca, che non era stata interpellata. Schulenburg riferisce che quando egli il i° settembre fece visita a Molotov per presentargli un verboso memorandum con cui Ribbentrop cercava di spiegare - e di giustificare - quanto era accaduto a Vienna, il commissario agli Esteri sovietico " si dimostrò riservato, contrariamente al suo solito ". Non fu però tanto riservato da non avanzare una energica protesta verbale. Egli accusò il governo tedesco di aver violato l'articolo 3 del patto nazi-sovietico, che prevedeva consultazioni fra le due parti, e di aver messo la Russia davanti a dei " fatti compiuti " in contrasto con le assicurazioni sui " problemi di comune interesse ", date dalla Germania ". Cosa quasi inevitabile in simili casi, i ladri cominciavano a litigare sul bottino. Nei giorni successivi le recriminazioni si fecero più vive. Il 3 settembre Ribbentrop mandò telegraficamente a Mosca un lungo memorandum, in cui egli contestava che la Germania avesse violato il patto di Mosca e accusava la Russia di aver commesso proprio lei una tale violazione incamerandosi gli Stati baltici e due province romene senza consultare Berlino. Nel memorandum era usato un linguaggio energico, e i russi vi risposero il 21 settembre con parole non meno forti - a questo punto tutte e due le parti esponevano per iscritto le loro tesi. Nella sua risposta il governo sovietico * Ciò costò il trono a re Carol. Il 6 settembre egli abdicò a favore del figlio diciottenne, Michele, e lasciò il paese, insieme alla amante dai capelli rossi Magda Lupesca, in un treno speciale composto di dieci vagoni, carichi di " bottino ", diretto in Svizzera attraverso la Jugoslavia. Il governo fu assunto dal generale fascista lon Antonescu, capo della " Guardia di Ferro " e amico di Hitler, il quale instaurò la dittatura. ** Eccetto la Dobrugia meridionale, che la Romania fu costretta a cedere alla Bulgaria. Barbarossa: il turno della Russia 869 ribadiva che la Germania aveva infranto il patto, avvertiva che la Russia aveva tuttora molti interessi in Romania e concludeva con la sarcastica proposta che, se l'articolo riguardante le consultazioni implicava per il Reich " inconvenienti e restrizioni ", il governo sovietico era pronto ad apportarvi degli emendamenti o ad annullare tale clausola del trattato20. Due fatti, in settembre, valsero a destare ulteriori sospetti del Cremlino nei riguardi di Hitler. Il 16 Ribbentrop telegrafò a Schulenburg dicendogli di andare a trovare Molotov e di informarlo " incidentalmente " che rinforzi tedeschi sarebbero stati inviati nella Norvegia settentrionale via Finlandia. Qualche giorno dopo, il 25 settembre, il ministro degli Esteri nazista mandò un altro telegramma all'ambasciata di Mosca, questa volta indirizzato all'incaricato d'affari, dato che Schulenburg si trovava in permesso in Germania. Era un messaggio riservatissimo, segnato con " assolutamente segreto segreto di Stato "; conteneva istruzioni da seguirsi soltanto se l'indomani l'incaricato avesse ricevuto da Berlino, per telegrafo o per telefono, una speciale parola in cifra21. Pagina 608
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Egli allora avrebbe dovuto informare Molotov che " fra qualche giorno " il Giappone, l'Italia e la Germania avrebbero firmato a Berlino un'alleanza militare. Essa non era rivolta contro la Russia, e ciò sarebbe stato specificato in un articolo del trattato. Ribbentrop dichiarava: Questa alleanza è rivolta esclusivamente contro i guerrafondai americani. Naturalmente, come si usa, ciò non sarà detto esplicitamente nel trattato, ma lo si potrà dedurre dai termini di esso senza possibilità di equivoco... Il suo solo scopo è ricondurre alla ragione gli elementi che fanno pressioni affinchè l'America entri in guerra, mostrando loro in modo convincente che se gli americani intervenissero nel conflitto essi si troverebbero automaticamente di fronte tutte e tre le grandi potenze22. Il gelido commissario sovietico agli Esteri, i cui sospetti verso la Germania ormai spuntavano come i fiori in maggio, si mostrò assai scettico quando l'incaricato d'affari, Werner von Tippelskirch, la sera del 26 settembre gli trasmise la nota. Egli disse subito, con quella insistenza pedantesca sui particolari che tanto tediava tutti coloro con cui negoziava, amici o nemici, che secondo l'articolo 4 del patto di Mosca il governo sovietico aveva il diritto di conoscere il testo di quell'alleanza tripartita prima che fosse firmata, compreso il testo - egli aggiunse - di " ogni protocollo segreto ". Molotov desiderava anche conoscere qualcosa di più circa l'accordo tedesco con la Finlandia per il trasporto di truppe attraverso quel paese: di ciò, egli disse, aveva saputo quasi unicamente, dalla stampa, compreso un dispaccio da Berlino della United Press. Aggiunse che negli ultimi tre giorni Mosca aveva ricevuto rapporti sullo sbarco di forze tedesche in almeno tre porti finlandesi " senza che di ciò la Germania lo avesse informato ". Molotov continuò: II governo sovietico desidera avere il testo dell'accordo circa il passaggio di truppe attraverso la Finlandia, comprese le clausole segrete di esso... e di venire informato sull'oggetto dell'accordo, contro chi è diretto e sugli scopi cui deve servire H. 870 Dai trionfi iniziali alla grande svolta I russi dovevano venire addolciti - l'aveva capito perfino l'ottuso Rib-bentrop - e il 2 ottobre telegrafò a Mosca quello che egli disse essere il testo dell'accordo con la Finlandia. Egli inoltre ripetè che il patto tripartito (che nel frattempo era stato firmato) * non era rivolto contro l'Unione Sovietica e dichiarò solennemente " che non v'erano protocolli o altri accordi segreti " ". Dopo aver dato, il 7 ottobre, l'ordine a Tippelskirch di informare " incidentalmente " Molotov che una " missione militare " tedesca stava per essere mandata in Romania e dopo che Molotov ebbe reagito con scetticismo a questa notizia (il commissario agli Esteri aveva chiesto: " Quante truppe manderete in Romania? ")", Ribbentrop il 13 ottobre inviò una lunga lettera a Stalin cercando di dissipare le inquietudini dei sovietici nei riguardi della Germania *. Come ci si poteva aspettare, era una lettera fatua e nel contempo arrogante, piena di assurdità, di menzogne e di sotterfugi. Si dava all'Inghilterra la colpa della guerra e di tutte le conseguenze che ne erano finora scaturite, ma si affermava: una cosa è certa, " che la guerra in quanto tale l'abbiamo vinta noi. Vi è solo da chiedersi quanto tempo ci vorrà prima che l'Inghilterra... riconosca il proprio crollo ". Veniva spiegato che sia le mosse tedesche contro la Russia in Finlandia e in Romania, sia il patto tripartito andavano, in realtà, a vantaggio della Russia. Intanto la diplomazia e gli agenti segreti dell'Inghilterra stavano cercando di far nascere divergenze fra la Russia e la Germania. E Ribbentrop chiedeva a Stalin perché, a sventare coteste manovre, egli non mandava Molotov a Berlino, affinchè il Fiih-rer potesse " spiegargli personalmente le sue vedute circa la forma da dare in futuro alle relazioni fra i due paesi ". Su tali vedute Ribbentrop fece uno scaltro accenno: si trattava né più né meno che di dividere il mondo fra le quattro potenze totalitarie. Egli disse: La missione delle quattro potenze - l'Unione Sovietica, l'Italia, il Giappone e la Germania - non può essere che il perseguimento di una politica di vasta portata... con delimitazione dei rispettivi interessi su scala mondiale. La sottolineatura è di Ribbentrop. Questa lettera fu rimessa a destinazione con qualche ritardo, da parte dell'ambasciata tedesca a Mosca. Ciò fece divenire livido per la rabbia Ribbentrop e lo spinse a inviare a Schulenburg un telegramma irato con cui gli * II patto fu firmato a Berlino il 27 settembre 1940, con una messa in scena da opera comica e con cerimonie da me altrove descritte (Berlin Diary, pp. 532-37). Nell'articolo i il Giappone riconosceva " la parte direttiva della Pagina 609
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Germania e dell'Italia nella creazione di un Ordine Nuovo in Europa ", nell'articolo 2 questi due paesi riconoscevano al Giappone una analoga funzione direttiva nell'ordinamento di una Grande Asia Orientale. L'articolo 3 contemplava la reciproca assistenza dei tre paesi nel caso che una delle potenze contraenti fosse stata attaccata dagli Stati Uniti, per quanto l'America non venisse specificatamente menzionata. C^rne .scrissi nel mio diario, l'aspetto più interessante del patto era costituito, a mio avviso, dal fatto che Hitler si era ormai rassegnato all'idea di una guerra lunga. Ciano, che firmò il patto per l'Italia, giunse alla stessa conclusione (CIANO, Diario, voi. I, p. 310). Malgrado tutte le smentite, il patto era e voleva essere anche un monito all'Unione Sovietica. Barbarossa: il turno della Russia 8/r chiedeva di fargli sapere perché mai la sua lettera non era stata consegnata prima del 17 e perché, " data l'importanza del contenuto ", " non era stata consegnata personalmente a Stalin " (Schulenburg l'aveva rimessa a Molotov)27. Stalin rispose il 22 ottobre, in tono stranamente cordiale. Scrisse: " Molotov riconosce di essere tenuto a farvi visita a Berlino. Pertanto accetta il vostro invito " ". La cortesia di Stalin deve essere stata soltanto una maschera. Qualche giorno dopo Schulenburg telegrafò a Berlino che i russi protestavano per il rifiuto della Germania a fornirle materiale bellico, mentre imbarcavano armi per la Finlandia. Schulenburg avvertì Berlino che " era la prima volta che i sovietici menzionavano le nostre forniture di armi alla Finlandia " N. Molotov giunse a Berlino in una giornata fosca e piovigginosa; egli fu ricevuto in modo quanto mai rigido e formalistico. Lo vidi mentre percorreva in macchina l'Unter den Linden onde recarsi all'ambasciata sovietica e mi fece l'impressione di un maestro di scuola pedante e provinciale. Ma egli doveva ben avere qualcosa di eccezionale, se è riuscito a sopravvivere nella lotta al coltello fra i capi del Cremlino. I tedeschi dicono che si può ben lasciare che i sovietici accarezzino l'antico sogno russo, il Bosforo e i Dardanelli, mentre loro si prenderanno il resto dei Balcani: la Romania, la Jugoslavia e la Bulgaria... Così cominciava l'annotazione che scrissi a Berlino nel mio diario il 12 novembre 1940. La disinvolta conversazione dei tedeschi era abbastanza precisa, in quel momento. Oggi noi sappiamo molto di più su quell'incontro strano e (come poi risultò) fatale, grazie ai documenti sequestrati del Ministero degli Esteri, dove si trovano i resoconti riservati tedeschi delle conversazioni, durate due giorni, stesi tutti, ad eccezione di uno, dall'onnipresente dottor Schmidt30*. Nel primo incontro dei due ministri degli Esteri, avvenuto nella mattinata del 12 novembre, Ribbentrop era di umore quanto mai insulso e arrogante, ma Molotov non tardò a leggere i suoi pensieri e capire quale fosse il gioco dei tedeschi. Ribbentrop cominciò: " L'Inghilterra è sconfitta, ed è solo questione di tempo che essa riconosca alfine la sua disfatta... Per l'impero britannico è giunto il principio della fine ". È vero che gli inglesi si aspettavano l'aiuto dell'America, ma " l'entrata in guerra degli Stati Uniti è del tutto priva di importanza per la Germania. La Germania e l'Italia non permetteranno più a un solo anglosassone di sbarcare sul continente europeo... Ciò non costituisce affatto un problema militare... Perciò le potenze dell'Asse non pensano a come vincere la guerra, bensì al modo più rapido di por termine a una guerra già vinta ". Ribbentrop spiegò che, così stando le cose, era giunto il momento, per le quattro potenze - Russia, Germania, Italia e Giappone - di definire le " rispettive sfere d'interesse ". Disse che il Fùhrer era giunto alla conclu* L'esattezza dei resoconti stesi in tale occasione fu in seguito confermata da Stalin, anche se non intenzionalmente. Churchill scrive di aver ricevuto da Stalin, nell'agosto del 1942, una relazione sulle trattative di Molotov a Berlino, relazione che " nei punti essenziali non differiva dalla relazione tedesca ", benché fosse " più sostanziosa " (CHURCHILL, Their Finest Hour, pp. 584-86). 872 Dai trionfi iniziali alla grande svolta sione che tutte e quattro le nazioni dovevano naturalmente espandersi " verso sud ". Il Giappone, e con esso l'Italia, si era già volto verso sud, mentre la Germania dopo la creazione dell'" Ordine Nuovo " nell'Europa occidentale avrebbe trovato un ulteriore Lebensraum nientemeno che nel?" Africa centrale " ( ! ! ) Ribbentrop si domandava se anche la Russia " non si sarebbe diretta verso sud per assicurarsi uno sbocco naturale al mare aperto, per lei così importante ". " Quale mare? ", domandò freddamente Molotov. Era, questa, una domanda Pagina 610
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt imbarazzante, ma cruciale: i tedeschi se ne sarebbero accorti nelle successive trentasei ore di ininterrotte conversazioni con quel bolscevico ostinato, pratico e preciso. L'interruzione sul momento smontò Ribbentrop, che non riuscf a trovare una risposta. Cosf si mise a divagare sui " grandi mutamenti che avverranno in tutto il mondo dopo la guerra " e a chiacchierare sul fatto che l'importante era che " le due parti del patto tedesco-russo avevano fatto, insieme, qualcosa di buono " e " avrebbero continuato ". Ma poiché Molotov insisteva per avere la risposta a quella sua semplice domanda, Ribbentrop finì col suggerire che " alla lunga l'accesso al mare più vantaggioso per la Russia sarebbe stato nella direzione del Golfo Persico e del mare d'Arabia ". Il dottor Schmidt, che era presente al colloquio e prendeva appunti, dice che Molotov se ne stava seduto " col volto impenetrabile "M. Parlò assai poco, solo alla fine quando rilevò che occorrevano " precisione e prudenza " nella delimitazione delle sfere d'interesse, " particolarmente fra Germania e Russia ". L'astuto negoziatore sovietico teneva in serbo le sue cartucce per Hitler, con cui s'incontrò nel pomeriggio. Per l'onnipotente Signore nazista della Guerra la conversazione rappresentò un'esperienza del tutto inaspettata, tale da mettere a dura prova i suoi nervi, deludente e unica nel suo genere. Hitler fu non meno vago del suo ministro degli Esteri ma ancor più magniloquente. Cominciò col dire che non appena il tempo fosse migliorato la Germania avrebbe dato " l'ultimo colpo all'Inghilterra ". Certo, vi era il problema dell'America. Ma gli Stati Uniti " non potevano mettere in pericolo la libertà di altre nazioni prima del 1970 o del 1980... Non avevano nulla da fare in Europa, né in Africa, né in Asia " - e qui Molotov interloquì dichiarandosi d'accordo. Ma non fu d'accordo in molte altre cose che Hitler disse. Dopo che il capo nazista ebbe finito una lunga esposizione su argomenti generali piacevoli, sottolineando che fra i due paesi non esistevano contrasti fondamentali riguardo al perseguimento delle rispettive aspirazioni e al comune impulso ad assicurarsi un " accesso all'oceano ", Molotov rispose che " le dichiarazioni del Fùhrer erano state d'ordine generale ". Egli ora avrebbe esposto le idee di Stalin, il quale prima della sua partenza da Mosca gli aveva dato " istruzioni precise ". Quindi egli pose d'improvviso al dittatore tedesco, che, secondo quanto risulta dai resoconti, vi era ben poco preparato, una serie di interrogativi. " Hitler si trovò sotto un fuoco di fila di domande ". " In mia presenza, Barbarossa: il turno della Russia 873 - dice Schmidt, - nessun altro ospite gli aveva mai parlato in tal modo " H. Che cosa aveva in mente la Germania di fare in Finlandia? - voleva sapere Molotov. Quale era il significato del Nuovo Ordine in Europa e in Asia e quale parte vi sarebbe stata data all'URSS? Quale era il " significato " del patto tripartito? " Inoltre, - egli continuò, - vi erano varie questioni da chiarire riguardo agli interessi della Russia nei Balcani e sul mar Nero, in relazione alla Bulgaria, alla Romania e alla Turchia ". Egli desiderava - disse - qualche risposta e qualche " spiegazione ". Forse per la prima volta nella sua vita, Hitler fu preso troppo alla sprovvista per poter rispondere. Propose di rimandare il colloquio " per via di un possibile allarme aereo " e promise una discussione particolareggiata per l'indomani. La messa in tavola delle carte tedesche non era stata evitata ma solo rinviata. La mattina dopo, Hitler e Molotov ripresero il colloquio e il commissario russo fu inesorabile. Per cominciare, vi era la faccenda della Finlandia, sulla quale fra i due presto si accese una disputa acre e caustica. Molotov chiedeva che la Germania evacuasse le sue truppe dalla Finlandia. Hitler negò che " la Finlandia fosse occupata da truppe tedesche ". Si trattava semplicemente di truppe che attraversavano la Finlandia per raggiungere la Norvegia. Per contro voleva sapere " se la Russia aveva l'intenzione di far guerra alla Finlandia ". Secondo i resoconti tedeschi, Molotov " rispose a questa domanda in modo alquanto evasivo " e Hitler si mostrò insoddisfatto. " Non deve esservi guerra nel Baltico, - insistette Hitler. - Una guerra del genere farebbe nascere gravi tensioni nelle relazioni russo-tedesche ", e poco dopo ribadì la minaccia aggiungendo che tali tensioni potevano avere " conseguenze imprevedibili ". Comunque, che cosa pretendeva ancora l'Unione Sovietica in Finlandia? Hitler voleva saperlo e il suo interlocutore rispose che essa desiderava una " sistemazione sulla stessa scala della Bes-sarabia " - il che significava semplicemente l'annessione. La reazione di Hitler deve aver Pagina 611
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt turbato perfino l'imperturbabile russo, che si affrettò a chiedere al Fùhrer la sua " opinione in proposito ". A sua volta, il dittatore fu piuttosto evasivo; disse di poter solo ripetere che " non deve esservi una guerra contro la Finlandia, perché un tale conflitto potrebbe avere ripercussioni assai vaste ". Molotov replicò: "Con questa presa di posizione è stato introdotto un nuovo fattore nella discussione ". La disputa si fece così vivace, che Ribbentrop, il quale a quel punto doveva essersi davvero spaventato, secondo i resoconti, interloquì dicendo " non esservi ragione alcuna per far nascere un incidente sul problema finnico. Forse si trattava semplicemente di un equivoco ". Hitler approfittò del tempestivo intervento di Ribbentrop per passare rapidamente ad altri argomenti. Disse: " Volgiamoci a più importanti problemi ". Ai russi non dice nulla l'immenso bottino che si offrirà col crollo dell'impero britannico? 874
Dai trionfi iniziali alla grande svolta Dopo la conquista dell'Inghilterra, l'impero britannico sarà come una proprietà fallimentare da spartirsi: una proprietà gigantesca, estesa in tutto il mondo, di sessantaquattro milioni di chilometri quadrati. In questa proprietà in fallimento vi sarebbe, per la Russia, l'accesso a un oceano completamente aperto e senza ghiacci. Finora una minoranza di quarantacinque milioni di inglesi ha governato i seicento milioni di sudditi dell'impero britannico. Egli era in procinto di annientare quella minoranza... In tali circostanze, si aprivano prospettive di dimensioni mondiali... Tutti i paesi eventualmente interessati ad accaparrarsi questo possedimento in via di bancarotta dovrebbero mettere da parte ogni controversia particolare e occuparsi unicamente della spartizione dell'impero britannico. Ciò vale per la Germania, per la Francia, per l'Italia, per la Russia e per il Giappone. Al freddo, impassibile russo il rilucere di queste " prospettive di dimensioni mondiali " sembrò non fare troppa impressione, né egli era convinto come i tedeschi (questo punto egli lo toccò dopo) che sull'impero britannico si potesse metter presto le mani. Disse di voler piuttosto discutere problemi " più vicini all'Europa ". Per esempio, quello della Turchia, della Bulgaria e della Romania. Disse: " II governo sovietico è dell'opinione che la garanzia data dalla Germania alla Romania sia diretta - per esprimersi brutalmente - contro gli interessi della Russia sovietica ". Molotov si era invero espresso brutalmente tutto il giorno, con grande fastidio dei suoi interlocutori, e ora incalzava da presso. Chiese che la Germania " revocasse " quella garanzia. Hitler si rifiutò. Bene, fece Molotov: e la Germania che cosa direbbe se, dato l'interesse che Mosca ha per gli stretti, " la Russia desse alla Bulgaria una garanzia esattamente negli stessi termini di quella data dalla Germania e dall'Italia alla Romania? " Ci si può immaginare il cipiglio di Hitler. Egli domandò se la Bulgaria, a differenza della Romania, aveva mai chiesto una simile garanzia. " Egli [il Fuhrer] non sapeva di nessuna richiesta bulgara " - tali sono le parole che aggiunse, secondo il memorandum tedesco. Comunque egli avrebbe dovuto consultarsi con Mussolini prima di pronunciarsi in modo più preciso su questo punto. E aggiunse in tono minaccioso che se la Germania " avesse cercato, per caso, motivi di attrito con la Russia, non avrebbe avuto bisogno, per questo, di ricorrere agli stretti ". Ma il Fuhrer, di solito cosf loquace, non aveva più voglia di intrattenersi con quel russo impossibile. I resoconti tedeschi dicono che " a questo punto della conversazione il Fuhrer fece notare l'ora tarda e dichiarò che data la possibilità di attacchi aerei inglesi sarebbe stato meglio interrompere il colloquio, poiché i principali punti erano stati probabilmente già discussi a sufficienza ". Quella sera Molotov diede un pranzo di gala in onore degli uomini politici tedeschi all'ambasciata sovietica di Unter den Linden. Hitler, evidentemente stanco e ancora irritato per la prova a cui era stato sottoposto nel pomeriggio, non vi intervenne. Intervennero invece gli inglesi. Mi ero già chiesto perché i loro bomBarbarossa: il turno della Russia 875 bardieri, che negli ultimi tempi erano venuti a bombardare Berlino quasi ogni notte, non fossero apparsi a ricordare al commissario sovietico nella prima sera da lui trascorsa nella capitale che, qualunque cosa i tedeschi gli avessero Pagina 612
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt detto, la Gran Bretagna era ancora in guerra e non risparmiava i colpi. Confesso che alcuni di noi avevano aspettato pieni di speranza gli aerei, che non venivano. Certi funzionar! della Wilhelmstrasse, che temevano il peggio, respirarono di sollievo. Ma non per molto. La sera del 13 novembre gli inglesi arrivarono per tempo*. In quella stagione, a Berlino fa scuro già verso le quattro del pomeriggio. Poco dopo le nove le sirene di allarme cominciarono ad ululare, poi si udì la sparatoria della controaerea mista al rombo dei motori dei bombardieri. Secondo il dottor Schmidt, che si trovava al banchetto dell'ambasciata sovietica, Molotov aveva appena proposto un brindisi di amicizia e Ribbentrop si era alzato per rispondergli, quando suonò l'allarme: i convenuti si dispersero, per raggiungere i rifugi. Mi ricordo come correvano e si affrettavano i tedeschi e i russi lungo l'Unter den Linden e svoltavano nella Wilhelmstrasse in cerca del rifugio sotterraneo del Ministero degli Esteri. Alcuni funzionar!, fra cui il dottor Schmidt, sparirono all'interno dell'Hotel Adlon, dinanzi al quale alcuni di noi stavano osservando, visto che non potevano cogliere la conversazione imprevista che ora si svolgeva fra i due ministri degli Esteri nel sottosuolo del Ministero degli Esteri. Data l'assenza forzata del dottor Schmidt, i resoconti di questo colloquio furono redatti da Gustav Hilger, consigliere dell'ambasciata tedesca di Mosca, e uno degli interpreti del colloquio. Mentre i bombardieri inglesi incrociavano nel ciclo notturno di Berlino e la controaerea sparava a tutto andare, ma con scarsi risultati, l'astuto ministro degli Esteri nazista cercò per l'ultima volta di abbindolare i russi. Tirò fuori di tasca la minuta di un accordo che, in sostanza, avrebbe trasformato il patto tripartito in un patto quadripartito, con la Russia quale quarto membro. Ribbentrop lesse il testo a Molotov, che ascoltò pazientemente. Il punto fondamentale era contenuto nell'articolo 2. In base ad esso, la Germania, l'Italia, il Giappone e la Russia dovevano impegnarsi a " rispettare a vicenda le sfere naturali di influenza " di ognuna. Ogni divergenza che sorgesse a tale riguardo doveva essere appianata " per via amichevole ". Le due nazioni fasciste e il Giappone erano disposte a " riconoscere, nella loro estensione attuale, i possessi dell'Unione Sovietica " e li " avrebbero rispettati ". Secondo l'articolo 3, tutte e quattro le nazioni si dovevano impegnare a non entrare in una qualsiasi combinazione " diretta contro una delle quattro potenze ", né ad appoggiarla. Ribbentrop propose che l'accordo vero e proprio venisse reso pubblico, ma, ovviamente, non le sue clausole segrete, che ora si apprestava a leg* Churchill afferma che il momento dell'attacco era stato fissato in vista di quell'occasione. Egli in seguito scrisse: " Della conferenza eravamo stati informati in precedenza e benché non fossimo stati invitati a prender parte alla discussione, non volemmo esser lasciati del tutto fuori " (CHURCHILL, Tbeir Finest Hour, p. 584). 876 Dai trionfi iniziali alla grande svolta gere. La più importante di esse definiva le " aspirazioni territoriali " di ognuna delle quattro potenze. Quelle della Russia avrebbero dovuto " concentrarsi a sud del territorio nazionale dell'Unione Sovietica, in direzione dell'Oceano Indiano ". Molotov non abboccò all'amo. Il trattato proposto era evidentemente un tentativo di stornare la Russia dalla spinta che nel corso della storia aveva sempre esercitato verso ovest, lungo il Baltico, nei Balcani e, attraverso gli stretti, fino al Mediterraneo, dove avrebbe inevitabilmente urtato i piani aggressivi della Germania e dell'Italia. Almeno per il momento, l'URSS non era interessata all'Oceano Indiano, troppo lontano. Molotov disse che ciò che per ora interessava la Russia erano l'Europa e gli stretti turchi. " Di conseguenza, - egli aggiunse, - all'Unione Sovietica gli accordi sulla carta non bastano; essa deve insistere per avere garanzie effettive sulla propria sicurezza ". E precisò: I problemi che interessano l'Unione Sovietica non riguardano soltanto la Turchia ma anche la Bulgaria... Ad essa però stanno ugualmente a cuore la Romania e l'Ungheria, il cui destino in nessun caso può essere, per essa, privo d'importanza. Inoltre interesse rebbe al governo sovietico sapere ciò che l'Asse ha in niente riguardo alla Jugoslavia e alla Grecia, come pure quel che la Germania intende fare della Polonia... Il governo Pagina 613
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sovietico è anche interessato al problema della neutralità svedese... Inoltre vi è il pro blema degli sbocchi sul Baltico... II commissario sovietico agli Esteri, instancabile e impassibile, non omi se nulla, e Ribbentrop, che si sentiva soffocare sotto una simile valanga di domande - perché a questo punto Molotov disse che " avrebbe gradito " che il suo interlocutore gli rispondesse a una a una, protestò che lo avevano messo " troppo alle strette ". Rispose debolmente: poteva solo ripetere, ancora una volta, che il problema decisivo era unicamente se l'Unione Sovietica era disposta, e in grado, di collaborare con la Germania per la grande liquidazione dell'impero britannico. Molotov ribattè pronto e reciso. Nei resoconti, Hilger lo annotò debitamente: Nella sua risposta Molotov rilevò che i tedeschi supponevano che la guerra contro l'Inghilterra era già praticamente vinta. Se quindi (come Hitler aveva affermato) la Germania lottava contro l'Inghilterra per la vita e per la morte, egli a tale espressione poteva solo dare il senso che la Germania lottava " per la vita " e l'Inghilterra " per la morte ". Questo sarcasmo poteva esser sfuggito a Ribbentrop, uomo di una stupidità colossale; ma Molotov non ne approfittò. Poiché il ministro tedesco continuava a ripetere che per l'Inghilterra era finita, il commissario alla fine disse: " Se è cosi, come mai ci troviamo in questo rifugio e di chi sono le bombe che stanno cadendo? "*. * La battuta finale di Molotov ci è stata riportata da Churchill, al quale fu riferita da Stalin più tardi durante la guerra (cfr. CHURCHILL, Their Fittesi Hour, p. 586). Barbarossa: il turno della Russia 877 Da queste sue infelici esperienze col duro mercanteggiatore moscovita e dalle ulteriori prove, giunte due settimane dopo, del crescente e rapace appetito di Stalin, Hitler trasse le sue conclusioni definitive. Bisogna però dire che, malgrado tutte le sue successive smentite, il dittatore sovietico allora avrebbe accettato la proposta di Hitler di associarsi allo schieramento fascista, seppure a un prezzo più alto di quello offertogli a Berlino. Il 26 novembre, cioè appena due settimane dopo che Molotov era tornato dalla Germania, egli informò l'ambasciatore tedesco a Mosca che la Russia era disposta ad associarsi al patto delle quattro potenze, alle seguenti condizioni: 1) Le truppe tedesche dovranno essere subito ritirate dalla Finlandia... che appar tiene alla sfera d'influenza dell'Unione Sovietica... 2) Nel corso dei prossimi mesi la sicurezza dell'Unione Sovietica negli stretti do vrà essere garantita mediante la stipulazione di un patto di mutua assistenza fra l'URSS e la Bulgaria... e con la creazione, da parte dell'Unione Sovietica, di una base per forze terrestri e navali, con un raggio tale da includere il Bosforo e i Dardanelli, grazie a un contratto d'affitto a lunga scadenza. 3) L'area a sud di Batum e di Baku in direzione, genericamente, del Golfo Per sico sarà riconosciuta come il centro delle aspirazioni dell'Unione Sovietica. 4) II Giappone rinuncerà ai suoi diritti alle concessioni di carbone e di petrolio nella parte settentrionale dell'isola di Sakhalin". Nel complesso, Stalin chiedeva l'introduzione di cinque, anziché di due, clausole segrete in corrispondenza alle sue nuove proposte e, ad ogni buon conto, esigeva che, qualora la Turchia avesse fatto nascere delle difficoltà circa le basi russe intese a controllare gli stretti, le quattro potenze prendessero misure militari contro di essa. Le proposte costituivano un prezzo più alto di quello che Hitler era disposto anche solo a prendere in considerazione. Egli si era sforzato di tenere la Russia fuor dall'Europa, ed ecco che ora Stalin gli chiedeva la Finlandia, la Bulgaria, il controllo degli stretti e, di fatto, i giacimenti petroliferi arabi e persiani i quali, in via normale, fornivano all'Europa gran parte del suo fabbisogno di olio minerale. I russi non menzionarono nemmeno l'Oceano Indiano, che il Fiihrer aveva cercato di far passare come il centro delle " aspirazioni " dell'URSS. " Stalin è abile e audace, - disse Hitler ai principali capi del suo Pagina 614
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt esercito. - Chiede sempre di più. Ricatta a sangue freddo. Una vittoria tedesca è divenuta, per la Russia, cosa insopportabile. Perciò essa va messa in ginocchio, non appena possibile " M. Il grande ricattatore a sangue freddo nazista aveva incontrato un suo pari, e questa idea lo faceva andare su tutte le furie. Al principio di dicembre egli ordinò a Halder di portargli il piano dello Stato maggiore dell'esercito per l'attacco contro l'Unione Sovietica. Il 5 dicembre Halder e Brau-chitsch glielo sottoposero rispettosamente, ed egli, dopo una riunione durata quattro ore, lo approvò. Sia il giornale di guerra sequestrato dell'OKW, sia il diario personale riservato di Halder contengono un rapporto su que878 Dai trionfi iniziali alla grande svolta sta riunione cruciale35. Il Signore nazista della Guerra voleva che le linee dell'Armata Rossa venissero spezzate sia a nord che a sud delle paludi del Pripet, che venissero circondate e annientate " come in Polonia ". Disse a Halder che Mosca " non era importante ". L'importante era invece distruggere la " forza vitale " della Russia. La Romania e la Finlandia, ma non l'Ungheria, dovevano partecipare all'offensiva. La divisione di truppe alpine del generale Dietl, stanziata a Narvik, doveva esser trasportata in Finlandia attraverso la Svezia settentrionale per attaccare la regione artica sovietica *. Per questa grande campagna venivano stanziate complessivamente da 120 a 130 divisioni. Come in suoi precedenti riferimenti al piano di attaccare la Russia, Halder nella relazione su questa conferenza usa il termine cifrato " Otto ". Meno di due settimane dopo, cioè il 18 dicembre 1940, il termine cifrato che doveva passare alla storia fu cambiato. In quel giorno Hitler varcò il Rubicone. Diramò il comunicato n. 21, intitolato: "operazione Barbarossa ". Incominciava così: Quartier Generale del Fiihrer Segretissimo 18 dicembre 1940 Le forze armate tedesche debbono prepararsi a schiacciare la Russia sovietica in una rapida campagna ** prima che la guerra contro l'Inghilterra sia terminata. A tal fine l'esercito impiegherà tutte le unità a disposizione, tranne quelle necessarie per salvaguardare da attacchi di sorpresa i territori occupati... I preparativi... dovranno essere condotti a termine entro il 15 maggio 1941. Occorre usare la massima prudenza per evitare che trapeli la nostra intenzione di attaccare. Così la data fissata per l'operazione era la metà di maggio dell'anno successivo. Lo " scopo generale " dell'" operazione Barbarossa " Hitler lo indicò nei seguenti termini: II grosso dell'esercito russo della Russia occidentale deve essere distrutto mediante audaci operazioni, facendo penetrare in profondità entro le linee nemiche cunei di forze corazzate e impedendo la ritirata di truppe intatte, in assetto di guerra, nei vasti spazi della Russia. L'obiettivo ultimo dell'operazione è creare una linea difensiva contro la Russia asiatica con un fronte che vada dalla Volga ad Arcangelo. Le direttive di Hitler passavano quindi a considerare importanti particolari sulle principali linee dell'attacco ***. Venivano definite le parti da assegnare alla Romania e alla Finlandia. Tali nazioni dovevano fornire le basi per attaccare i fianchi estremi, a nord e a sud del nemico, nonché truppe * La Svezia, che durante la guerra russo-finlandese si era rifiutata di lasciar passare sul suo territorio gli Alleati, diede tale permesso a questa divisione in pieno assetto di guerra. Naturalmente, l'Ungheria in seguito si associò alla Germania nella guerra contro la Russia. ** II corsivo è di Hitler. *** Molti storici hanno affermato che in queste prime direttive per l'" operazione Barbarossa " Hitler non era entrato nei particolari: è un malinteso probabilmente dovuto alla versione inglese assai abbreviata che di esse si trova nei volumi dell'NCA II testo tedesco integrale, riprodotto in TMWC, XXVI, pp. 47-52, reca invece tutti i particolari, e dimostra che già a quel tempo i piani militari tedeschi erano in uno stadio avanzato M. Barbarossa: il turno della Russia 879 che appoggiassero le forze tedesche in queste operazioni. Il compito della Finlandia era particolarmente importante. Diversi eserciti finno-tedeschi Pagina 615
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dovevano avanzare verso Leningrado e il Lago Ladoga, interrompere la linea ferroviaria di Murmansk, prender possesso delle miniere di nichel di Pet-samo e occupare i porti russi del mare Glaciale Artico sgombri dai ghiacci. Hitler riconosceva che molto dipendeva dall'atteggiamento della Svezia, (avrebbe essa permesso il transito delle truppe tedesche dislocate in Norvegia attraverso i suoi territori?), ma egli giustamente prevedeva che gli svedesi, a tale riguardo, sarebbero stati accomodanti. Hitler indicò come le principali operazioni dovevano essere separate dalle paludi del Pripet. Il colpo più violento sarebbe stato inferto a nord delle paludi, con due gruppi di armate complete, uno dei quali sarebbe avanzato attraverso gli Stati baltici verso Leningrado. L'altro, più a sud, sarebbe penetrato nella Russia Bianca e poi avrebbe piegato verso nord per ricongiungersi col primo gruppo in modo da intrappolare quel che restava delle forze sovietiche che tentavano di ritirarsi dal Baltico. Hitler stabilì che solo allora si doveva lanciare l'offensiva contro Mosca. La capitale russa, che due settimane prima gli era sembrata " non importante ", ora acquistava un grande significato. Egli disse: " La presa di questa città rappresenterà una vittoria politica ed economica decisiva, oltre ad assicurarci il possesso del più importante nodo ferroviario del paese ". E mise in risalto che Mosca era il centro principale non solo delle comunicazioni della Russia, ma anche della produzione bellica. Un terzo gruppo di eserciti sarebbe avanzato a sud delle paludi attraverso l'Ucraina puntando su Kiev: il suo principale obiettivo doveva essere quello di distruggere le forze sovietiche che si trovavano in tale zona, a ovest del Dnepr. Più a sud truppe tedesco-romene avrebbero protetto il fianco della principale operazione, sarebbero avanzate verso Odessa e di là avrebbero costeggiato il mar Nero. Dopo di che sarebbe stato occupato il bacino del Donec, dove era concentrato il 60 per cento dell'industria sovietica. Questo era il grandioso piano di Hitler, completato poco prima del Natale del 1940 e così ben preparato che non vi si doveva apportare più alcun cambiamento essenziale. Per ragioni di segretezza, del comunicato furono fatte soltanto nove copie, una per ciascuna delle tre armi e le rimanenti da custodire al quartier generale dell'OKW. Da esso risulta che agli stessi alti comandi delle truppe in linea si doveva dire che il piano aveva un carattere puramente " precauzionale, nel caso che la Russia cambiasse il suo precedente atteggiamento verso di noi ". E Hitler ordinò che il numero degli ufficiali iniziati al segreto " fosse il minimo possibile. Altrimenti v'è pericolo che i nostri preparativi vengano risaputi, e ne deriverebbero gravissimi svantaggi politici e militari ". Non c'è nessuna prova che i generali dell'alto comando dell'esercito abbiano obiettato qualcosa contro la decisione di Hitler di attaccare l'Unione Sovietica, la cui fedeltà al patto con la Germania aveva reso possibili le 88o Dai trionfi iniziali alla grande svolta vittorie tedesche in Polonia e a occidente. In seguito Halder avrebbe scritto ironicamente dell'" avventura russa di Hitler " e preteso che fin da principio i capi dell'esercito vi erano stati contrari". Tuttavia nelle annotazioni del suo voluminoso diario del dicembre 1940 non vi è una sola parola che lo dimostri. Esse anzi danno l'impressione che Halder fosse pieno di entusiasmo per quell'" avventura ", di cui egli, in qualità di capo dello Stato maggiore, aveva la principale responsabilità. In ogni caso per Hitler il dado era tratto e, benché non lo sapesse, con la decisione da lui presa il 18 dicembre 1940 il suo destino era ormai segnato. Come in seguito confessò, con l'animo sollevato per essersi finalmente deciso, egli andò a passare le feste natalizie insieme alle truppe e agli aviatori stanziati lungo la Manica, il più lontano possibile dalla Russia. Hitler deve aver anche scacciato il più possibile dalla mente il ricordo di Carlo XII di Svezia e di Napoleone Bonaparte che, dopo tante conquiste gloriose non dissimili dalle sue, avevano trovato la catastrofe nella vastità delle steppe russe. Ma li aveva poi molto in mente? Come fra breve vedremo, l'ex derelitto di Vienna si considerava allora come il più grande conquistatore che il mondo avesse mai visto. L'egocentrismo, questa fatale malattia di tutti i conquistatori, stava impadronendosi di lui. Sei mesi di delusioni. Eppure, dopo tutte le tumultuose vittorie della primavera e dell'inizio dell'estate del 1940, per il conquistatore nazista vi erano stati sei mesi di delusioni. Non solo gli era sfuggita la vittoria definitiva sull'Inghilterra, ma erano anche venute meno le occasioni per darle un colpo mortale nel Mediterraneo. Pagina 616
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Due giorni dopo Natale il grande ammiraglio Raeder s'incontrò con Hitler a Berlino, ma aveva ben pochi doni natalizi da offrirgli. Gli disse: " La minaccia che sovrastava l'Inghilterra in tutto il Mediterraneo orientale, nel Vicino Oriente e nell'Africa settentrionale si è dileguata... L'azione decisiva nel Mediterraneo, in cui avevamo tanto sperato, non è più possibile "38. Ostacolato dallo scaltro Franco, dall'inettitudine di Mussolini e perfino dalla senilità del maresciallo Pétain, Adolf Hitler nel Mediterraneo aveva effettivamente perduto l'autobus. L'alleata Italia aveva subito un disastro nel deserto egiziano e ora a dicembre si trovava dinanzi a un secondo disastro tra le nevose montagne dell'Albania. Questi infausti avvenimenti furono anche dei punti di svolta della guerra e della storia del Terzo Reich. Essi furono causati non solo dalla debolezza degli amici e alleati della Germania ma, in parte, anche dall'incapacità del Signore nazista della Guerra di concepire quella più vasta strategia intercontinentale richiesta dalla situazione, e che era stata caldeggiata da Raeder e dallo stesso Goring. Poiché un attacco diretto contro l'Inghilterra sembrava ormai escluso, nel settembre del 1940 il grande ammiraglio cercò due volte - il 6 e il 26 Barbarossa: il turno della Russia 881 di aprire la mente del Fiìhrer a nuovi orizzonti. Nella seconda conversazione Raeder affrontò Hitler da solo, perché gli ufficiali dell'esercito e dell'aviazione non andassero a creare confusione, e tenne al suo capo una lunga conferenza sulla strategia navale e sull'importanza di colpire l'Inghilterra in altri punti, ma non al di là della Manica. Raeder disse: Gli inglesi hanno sempre considerato il Mediterraneo come il perno del loro impero mondiale... L'Italia, circondata dalle forze britanniche, sta per divenire rapidamente il loro principale obiettivo... Gli italiani non si sono ancora resi conto del pericolo che corrono rifiutando il nostro aiuto. Ora la Germania deve far guerra all Gran Bre-tagna con tutti i mezzi a sua disposizione e senza indugio, prima che gli Stati Uniti siano in grado di intervenire in modo efficace. Per tale ragione, il problema del Mediterraneo deve essere sistemato durante i mesi invernali. Sistemato, in che modo? L'ammiraglio venne al sodo. Bisogna prendere Gibilterra. Mediante l'aviazione, bisogna che ci assicuriamo le Canarie. Bisogna impadronirsi del canale di Suez. Poi Raeder tracciò un roseo quadro di quel che sarebbe logicamente seguito alla presa di Suez. Partendo da Suez, sarà necessario avanzare fino alla Turchia attraverso la Palestina e la Siria. Una volta giunti fin là, la Turchia sarà in nostro potere. Allora il problema russo si presenterà sotto una diversa luce... Non è certo che un'avanzata contro la Russia dal Nord sia necessaria. Avendo, con la fantasia, cacciato gli inglesi dal Mediterraneo e assoggettato la Turchia e la Russia alla potenza tedesca, Raeder completò il quadro. Previde giustamente che l'Inghilterra, sostenuta dagli Stati Uniti e dalle forze di De Gaulle, avrebbe eventualmente cercato di metter piede nell'Africa nordoccidentale per usarla come base di successive operazioni contro l'Asse; cosi egli sollecitò Hitler a prevenire tale pericolo assicurando alla Germania e alla Francia di Vichy quelle regioni strategicamente cosi importanti. Secondo Raeder, Hitler approvò coteste " linee generali ", dicendo però che prima avrebbe dovuto parlarne con Mussolini, Franco e Pétain39. È quel che fece, ma dopo aver perduto molto tempo. Si accordò per incontrare il dittatore spagnolo il 23 ottobre, Pétain (che ora era il capo dello Stato collaborazionista di Vichy) l'indomani e il " duce " qualche giorno dopo. Franco, che doveva la sua vittoria nella guerra civile spagnola al massiccio aiuto militare dell'Italia e della Germania, come tutti i dittatori suoi colleghi aveva una smodata sete di bottino, specie se lo si poteva ottenere a buon mercato. In giugno, nel momento del crollo della Francia, egli si era affrettato a informare Hitler che la Spagna sarebbe entrata in guerra qualora le si fosse assegnata buona parte dell'impero francese nel Nord-Africa, compreso il Marocco e l'Algeria occidentale, e sempreché la Germania la rifornisse abbondantemente di armi, di benzina e di generi alimentari40. È 882 Dai trionfi iniziali alla grande svolta per dare a Franco la possibilità di mantenere la sua promessa che il Fùhrer il 23 ottobre giunse col suo treno speciale nella città di Hendaye, sulla frontiera franco-spagnola. Ma nei mesi intercorsi molte cose erano avvenute - fra l'altro, Pagina 617
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'Inghilterra aveva resistito saldamente - e a Hitler era riservata una spiacevole sorpresa. Lo scaltro spagnolo non si lasciò impressionare dalle vanterie di Hitler, secondo il quale l'Inghilterra era " già definitivamente battuta ", né si mostrò troppo soddisfatto della promessa di Hitler di dare alla Spagna dei compensi territoriali nell'Africa settentrionale francese " nella misura in cui sarà possibile coprire con le colonie britanniche quel che la Francia verrà a perdere ". Franco voleva avere l'impero africano francese senza restrizioni. Hitler propose che la Spagna entrasse in guerra nel gennaio 1941, ma Franco gli fece rilevare i pericoli di un'azione così precipitata. Hitler voleva che gli spagnoli attaccassero Gibilterra il io gennaio, con l'aiuto di quegli specialisti tedeschi aviotrasportati che avevano preso il forte belga di Eben-Emael. Con un orgoglio tipicamente iberico Franco rispose che gli spagnoli avrebbero preso Gibilterra " da soli ". Così i due dittatori si misero a discutere per ben nove ore. Secondo il dottor Schmidt, presente anche a questo incontro, Franco parlava e parlava, come in una monotona cantilena, e Hitler si esasperava sempre di più, finché alla fine saltò in piedi, come aveva fatto con Chamberlain, esclamando che continuare le conversazioni non aveva alcun senso41. Più tardi raccontando l'esperienza avuta col Caudillo, Hitler disse a Mussolini: " Avrei preferito che mi fossero stati strappati tre o quattro denti " n. Dopo nove ore, compreso il tempo del pranzo nella speciale carrozza-ristorante di Hitler, le conversazioni alla sera furono interrotte senza che Franco si fosse assolutamente impegnato a entrare in guerra. Venuta la notte, Hitler lasciò Ribbentrop a continuare i colloqui con Serrano Sufier, ministro degli Esteri spagnolo, per cercare di far firmare qualcosa agli spagnoli, per lo meno un accordo per cacciare gli inglesi da Gibilterra tanto da chiudere loro l'accesso al Mediterraneo occidentale - ma fu tutto inutile. La mattina seguente Ribbentrop, in presenza di Schmidt, imprecò contro Franco: " Che ingrato codardo! - esclamò. - Ci deve tutto e ora non vuole unirsi a noi! "". Il colloquio con Pétain a Montoire, svoltosi il giorno dopo, andò meglio. Il vecchio maresciallo disfattista, eroe di Verdun durante la prima guerra mondiale e autore della resa dei francesi nella seconda, acconsentì che la Francia collaborasse con chi l'aveva vinta, in un ultimo sforzo per schiacciare l'Inghilterra, sua ex alleata. Egli accettò di mettere per iscritto l'odioso patto: Le potenze dell'Asse e la Francia hanno un ugual interesse a veder condotta a termine al più presto la sconfitta dell'Inghilterra. Di conseguenza il governo francese appoggerà, nei limiti delle sue possibilità, le misure che a questo fine le potenze dell'Asse intenderanno prendere44. Barbarossa: il turno della Russia 883 Come compenso per quest'atto proditorio, alla Francia sarebbe stato dato, nella " Europa Nuova ", " il posto a cui aveva diritto " e in Africa avrebbe ricevuto dai dittatori fascisti un risarcimento, a spese dell'impero britannico, per tutti quei territori che essa fosse stata costretta a cedere ad altri. Le due parti si accordarono affinchè il patto restasse " ass'olutamente segreto " *. Malgrado le concessioni disonoranti, ma concrete, fatte da Pétain, Hitler non era soddisfatto. Secondo il dottor Schmidt, egli voleva di più: niente meno che la partecipazione attiva della Francia alla guerra contro l'Inghilterra. Durante tutto il lungo viaggio di ritorno fino a Monaco, l'interprete ufficiale trovò il Fùhrer disilluso e depresso per i risultati delle sue consultazioni. Lo sarebbe stato ancor di più a Firenze, dove egli giunse la mattina del 28 ottobre per incontrarsi con Mussolini. I due dittatori avevano già conferito tre settimane prima, il 4 ottobre, al Brennero. Come al solito, Hitler aveva parlato quasi soltanto lui, com piacendosi di uno dei suoi brillanti tours d'horizon in cui però non fece menzione alcuna dell'invio di truppe in Romania, paese su cui anche l'Italia rivolgeva i suoi appetiti. Quando, qualche giorno dopo, il " duce " ne fu informato, s'indignò. Pieno d'ira, disse a Ciano: Hitler mi mette sempre di fronte al fatto compiuto. Questa volta lo pago della stessa moneta: saprà dai giornali che ho occupato la Grecia. Cosf l'equilibrio verrà ristabilito "5. Le mire del " duce " riguardo ai Balcani non erano meno cupide di quelle di Hitler, con le quali interferivano a tal segno che fin dalla metà di agosto i tedeschi avevano ammonito Roma di non darsi ad avventure in Jugoslavia e in Pagina 618
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Grecia. Ciano il 17 agosto aveva segnato nel suo diario: " È un alto là completo, su tutta la linea ". Almeno per il momento, Mussolini aveva messo da parte i suoi piani di raccogliere nuove glorie militari nei Balcani e lo confermò in una umile lettera inviata a Hitler il 27 agosto. Ma la prospettiva di una rapida e facile conquista della Grecia, che in una certa misura avrebbe fatto da contropartita alle splendide vittorie del suo collega, era una tentazione troppo grande perché il tronfio Cesare fascista potesse resistervi, anche se era una visione del tutto fallace. II 22 ottobre Mussolini fissò la data per l'attacco di sorpresa contro la Grecia - il 28 ottobre - e lo stesso giorno scrisse a Hitler una lettera (con la data del 19 ottobre) in cui accennava all'azione da lui progettata, te nendosi però nel vago circa la sua esatta natura e la data. Come scrisse * Pur ignorando il contenuto dell'accordo segreto di Montoire, sia ChurcKill che Roosevelt sospettavano il peggio. Attraverso emissari americani il re d'Inghilterra rivolse un appello personale a Pétain, chiedendogli di non schierarsi contro la Gran Bretagna. Il messaggio del presidente Roosevelt al maresciallo francese, severo e dalle parole dure, metteva in guardia Pétain dalle infauste conseguenze che per la Francia di Vichy sarebbero derivate dal tradimento dell'Inghilterra (cfr. WILLIAM L. LANGER, Our Vichy Gamble, p. 97. Per scrivere questo libro, al professor Langer fu concesso di esaminare documenti tedeschi che ancora undici anni dopo i governi inglese e americano non avevano reso accessibili). 884 Odi trionfi iniziali alla grande svolta Ciano quel giorno nel suo diario, egli temeva che il Fùhrer gli ordinasse di fermarsi. Hitler e Ribbentrop ebbero sentore dei piani del " duce " mentre tornavano dalla Francia con i rispettivi treni speciali, e per ordine del Fùh-rer il ministro degli Esteri nazista si fermò nella prima stazione tedesca per telefonare a Ciano a Roma, sollecitando un immediato incontro dei due capi dell'Asse. Mussolini propose come luogo dell'incontro Firenze e come data il 28 ottobre. E quando l'ospite tedesco la mattina di quel giorno scese dal treno, egli lo salutò a testa alta e con gli occhi rilucenti di gioia, dicendo: "Fùhrer, stiamo marciando! All'alba di oggi le truppe italiane vittoriose hanno attraversato la frontiera greco-albanese! ""*. Secondo tutti i resoconti dell'incontro, Mussolini godè assai di questa rivincita presa sul suo amico per tutte le precedenti occasioni in cui il dittatore nazista aveva invaso un paese senza aver prima avvertito l'alleato italiano. Hitler andò sulle furie. Quell'azione imprudente contro un nemico assai forte nel periodo più sfavorevole dell'anno minacciava di sconvolgere tutti i piani da lui concepiti per i Balcani. Come scrisse il Fùhrer stesso poco dopo a Mussolini, egli era venuto subito a Firenze nella speranza di prevenire quell'iniziativa; ma era giunto troppo tardi. Secondo Schmidt, che era presente all'incontro, il capo nazista riuscì a soffocare la sua rabbia. In seguito Schmidt scrisse: Quel pomeriggio Hitler ripartì per il Nord con l'amarezza nel cuore. Era stato deluso tre volte, a Hendaye, a Montoire e ora in Italia. Nelle lunghe sere d'inverno degli anni successivi quei faticosi viaggi furono il tema ricorrente delle sue aspre rimostranze contro gli amici ingrati e così poco fidati, contro i colleghi dell'Asse e i malfidi francesi ". Ciò nonostante egli doveva pur fare qualcosa per continuare la guerra contro gli inglesi, ora che l'invasione della Gran Bretagna si era dimostrata impossibile. Il Fùhrer era appena tornato a Berlino, che la notizia dello smacco degli eserciti del " duce " in Grecia lo spinse ulteriormente ad agire. In una settimana il " vittorioso " attacco italiano in Grecia si era trasformato in una disfatta. Il 4 novembre Hitler indisse una conferenza militare nella Cancelleria di Berlino, facendo venire Brauchitsch e Halder per l'esercito e Keitel e Jodl per l'OKW. Grazie al diario di Halder e una copia sequestrata del rapporto sulla conferenza fatto da Jodl per la marina, ci sono note le decisioni prese dal Signore della Guerra; esse furono concretate nelle direttive n. 18 diramate da Hitler il 12 novembre, il testo delle quali figura fra i documenti prodotti a Norimberga "8. È evidente l'influenza esercitata dalla marina tedesca sulla strategia di Hitler, e parimenti era chiaro che si doveva far qualcosa per il barcollante alleato italiano. Halder rilevò nel Fùhrer una " mancanza di fiducia " nei capi italiani. La conseguenza fu che si decise di non inviare truppe tedesche in Libia prima che l'esercito del maresciallo Rodolfo Graziani, che in settembre era penetrato per sessanta miglia in Egitto, fino a Sidi el Barràni, non avesse raggiunto Marsa Matrùh, distante altre settantacinque miglia lungo la costa, il Pagina 619
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che, quand'anche si fosse giunti a tanto, non era da attendersi Barbarossa: il turno della Russia 885 prima di Natale. Nel frattempo il piano era di mandare qualche bombardiere in picchiata ad attaccare la flotta inglese nel porto di Alessandria d'Egitto e di minare il canale di Suez. Parlando ai generali, Hitler riconobbe che l'attacco italiano in Grecia era stato un " deplorevole sbaglio " e che esso aveva purtroppo pregiudicato la posizione della Germania nei Balcani. Gli inglesi occupando Creta e Lemnos si erano assicurati basi aeree da cui potevano agevolmente bombardare i giacimenti romeni di petrolio, e inviando truppe nella penisola greca minacciavano tutte le posizioni tedesche nei Balcani. Per prevenire tale pericolo, Hitler ordinò all'esercito di preparare immediatamente i piani per invadere la Grecia attraverso la Bulgaria, con almeno dieci divisioni, le quali prima avrebbero dovuto essere mandate in Romania. Disse: " Si prevede che la Russia resterà neutrale ". Gran parte però della conferenza del 4 novembre e delle direttive n. 18, che ne furono il risultato, ebbero per oggetto la distruzione delle posizioni britanniche nel Mediterraneo occidentale. Era detto, nelle direttive: Si dovrà prendere Gibilterra e bloccare lo stretto. Si dovrà impedire agli inglesi di assicurarsi una base in un altro punto della penisola iberica o nelle isole dell'Atlantico. Il termine cifrato per la presa di Gibilterra, delle Canarie spagnole e delle isole portoghesi di Capo Verde sarebbe stato " Felix ". La marina doveva anche studiare la possibilità di occupare Madera e le Azzorre, possedimenti portoghesi; se occorreva si poteva anche occupare il Portogallo. In codice cifrato l'operazione sarebbe stata designata " operazione Isabella " e per effettuarla si sarebbero concentrate tre divisioni tedesche sulla frontiera ispano-portoghese. Infine si sarebbero dovute liberare alcune unità della flotta francese e un certo numero di truppe affinchè la Francia fosse in grado di difendere contro gli inglesi e contro De Gaulle i propri possedimenti dell'Africa nordoccidentale. Nelle direttive Hitler disse: " La partecipazione della Francia alla guerra contro l'Inghilterra può svilupparsi benissimo partendo da questo compito iniziale ". I nuovi piani di Hitler, esposti ai generali il 4 novembre e fissati una settimana dopo in corrispondenti direttive, passavano a considerare importanti particolari di carattere militare - specie il modo come prendere Gibilterra mediante un audace attacco tedesco - e sembra che, per la loro arditezza e intelligenza, riuscissero a impressionare i capi dell'esercito. In realtà, essi contemplavano mezze misure con le quali era improbabile che gli obiettici prefissi venissero raggiunti, e in parte si basavano su ciò che Hitler dava a credere ai suoi generali. Halder annotò che il 4 novembre il Fùhrer li aveva assicurati di aver ricevuto proprio allora la rinnovata promessa di Franco di unirsi alla Germania in guerra; cosa che, come si è visto, non era del tutto esatta. Era assai ragionevole porsi come obiettivo la cacciata degli
886 Dai trionfi iniziali alla grande svolta inglesi dal Mediterraneo, ma le forze destinate a tale compito erano afiatto insufficienti, specie data la debolezza dell'Italia. Lo Stato maggiore della marina lo mise in rilievo in un memorandum redatto in termini duri, che Raeder il 14 novembre consegnò a Hitler". Il disastro italiano in Grecia - le truppe di Mussolini erano state ormai ricacciate in Albania e continuavano a ritirarsi - non solo aveva grandemente migliorato la posizione strategica inglese nel Mediterraneo - era detto nel memorandum - ma aveva accresciuto in tutto il mondo il prestigio della Gran Bretagna. Quanto all'attacco italiano contro l'Egitto, la marina disse chiaramente a Hitler: " L'Italia non porterà mai a termine l'offensiva in Egitto *. Il livello dei capi italiani è pietoso. Non capiscono affatto la situazione. Le forze armate italiane non hanno né i quadri né l'efficienza militare occorrenti per condurre le operazioni nel settore mediterraneo a una conclusione vittoriosa, con la rapidità e la decisione necessarie ". Come conclusione, la marina dichiarò che il compito doveva essere assolto dalla Germania. Essa avvertì Hitler che " la lotta per l'area africana è il Pagina 620
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt supremo obiettivo strategico della condotta della guerra in generale... È di importanza decisiva per l'esito della guerra ". Ma il dittatore nazista non ne era convinto. Egli non era stato mai capace di vedere nel Mediterraneo e nell'Africa settentrionale nulla più che un settore secondario rispetto al suo obiettivo principale. Dopo che l'ammiraglio Raeder gli ebbe esposto, nell'incontro del 14 settembre, le vedute strategiche della marina, Hitler rispose che " propendeva sempre per dare una lezione alla Russia "50. In effetti, egli vi propendeva più che mai, perché proprio quella mattina Molotov aveva lasciato Berlino dopo aver suscitato nel modo sopra detto la collera del Fiihrer. Quando l'ammiraglio vide di nuovo il suo capo un paio di giorni dopo Natale per riferirgli come, nel Mediterraneo, si era perduto l'autobus, Hitler non se ne preoccupò oltre misura. Agli argomenti di Raeder, che la vittoria dell'Inghilterra sugli italiani in Egitto** e i crescenti aiuti materiali da essa ricevuti dall'America * La sottolineatura è nel giornale della marina. ** A quel tempo, un raccogliticcio esercito britannico, composto da una divisione corazzata, da una divisione di fanteria indiana, da due brigate di fanteria e da un reggimento del corpo reale dei carri armati -31 ooo uomini in tutto - aveva respinto dall'Egitto forze italiane tre volte superiori e catturato 38 ooo prigionieri; le sue perdite erano state di soli 133 morti, 387 feriti e 8 dispersi. La controffensiva britannica, guidata dal generale Sir Archibald Wavell, era cominciata il 7 dicembre; quattro giorni dopo l'esercito del maresciallo Oraziani era già stato messo in rotta. L'azione, iniziata con un contrattacco di cinque giorni, continuò fino al 7 febbraio. A quella data gli inglesi si erano spinti attraverso la Cirenaica coprendo ;oo miglia, annientando un'intera armata italiana di dieci divisioni, catturando 130 ooo prigionieri, 1240 cannoni e 500 carri armati; le perdite inglesi ammontavano a 500 morti, 1373 feriti e 55 dispersi. Anche uno scrittore di cose militari, piuttosto scettico, come il generale J. F. Fuller, definisce quell'azione " una delle campagne più audaci che siano mai state combattute " (cfr. FULLER, The Second World War, p. 98). Anche la flotta italiana subì un gravissimo colpo. La notte dell'u-ia novembre bombardieri inglesi decollati dalla portaerei Illustrious (che la Luftwaffe pretendeva di aver affondato) attaccarono la flotta italiana nel porto di Tarante e misero fuori combattimento per molti mesi tre corazzate e due incrociatori. Ciano cominciò l'annotazione del 12 novembre del suo diario con le parole: " Giornata nera. Gli inglesi hanno attaccato la flotta alla fonda, a Tarante, ed hanno colato a picco la Cavour e gravemente danneggiato la Littorio e la Duilio " (voi. I, p. 322). Barbarossa: il turno della Russia 887 imponevano la concenti-azione di tutte le risorse tedesche per battere gli inglesi, e che P" operazione Barbarossa " doveva essere rimandata fino al momento in cui " la Gran Bretagna fosse stata sconfitta ", Hitler fece quasi orecchio da mercante. Egli disse che " in considerazione degli attuali sviluppi politici e soprattutto del fatto che la Russia è interferita nelle faccende balcaniche era necessario eliminare ad ogni costo l'ultimo nemico rimasto nel continente prima di venire alle prese con l'Inghilterra ". Da quel momento sino alla sua tragica fine Hitler avrebbe fanaticamente mantenuto questa sua linea strategica fondamentale. Come zuccherino, Hitler promise al comandante della sua marina di " cercare ancora una volta di influenzare Franco " per poter attaccare Gibil-terra e chiudere il Mediterraneo alla flotta britannica. In realtà, egli aveva già abbandonato questa idea. L'i i dicembre egli aveva tranquillamente ordinato: " L' "operazione Felix " non avrà più luogo, non esistendo più le condizioni politiche [per essa] ". Assillato dai capi della sua marina da guerra e dagli italiani, i quali volevano che egli appoggiasse Franco, Hitler fece però un ultimo tentativo, benché ciò gli riuscisse penoso. Il 6 febbraio 1941 inviò una lunga lettera al dittatore spagnolo: ... Vi è un punto, Gaudillo, che bisogna mettere in chiaro: stiamo combattendo per la vita o per la morte e in questo momento non possiamo donar nulla... La battaglia che la Germania e l'Italia stanno combattendo determinerà anche il destino della Spagna. Solo in caso di una nostra vittoria il vostro attuale regime potrà sussistere 51. Sfortunatamente per l'Asse, la lettera raggiunse il Caudillo proprio il giorno in cui le ultime truppe del maresciallo Oraziani erano state annientate Pagina 621
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dagli inglesi a sud di Bengasi. Pertanto non v'è molto da stupirsi che Franco se la prendesse comoda per rispondere - non rispose infatti che il 26 febbraio. Pur protestando la sua " assoluta fedeltà " all'Asse, egli ricordò al capo nazista che i recenti sviluppi avevano portato " assai lontano dalla situazione di ottobre " e che la loro intesa di allora era divenuta " anacronistica ". Quella fu una delle poche volte, nella sua vita tempestosa, in cui Hitler ammise la propria sconfitta. Scrisse a Mussolini: " Per dirla chiara, la noiosa tiritera spagnola è che la Spagna non vuole entrare in guerra e che non vi entrerà. È molto seccante, perché ciò vuoi dire che per il momento è venuta meno la possibilità di colpire l'Inghilterra nel modo più semplice, ossia nei suoi possedimenti del Mediterraneo ". Peraltro non la Spagna ma l'Italia poteva fungere da chiave per sconfiggere l'Inghilterra nel Mediterraneo; ma lo scricchiolante impero del " duce " non era in grado di assolvere tale compito da solo e Hitler non fu così intelligente da fornirgli i mezzi, di cui disponeva, per aiutarlo. Egli ormai confessava che " per il momento " la possibilità di colpire l'Inghilterra, o direttamente attraverso la Manica o indirettamente, nelle più lontane acque del Mediterraneo, era venuta meno. Riconoscere ciò, malgrado la umilia888 Dai trionfi iniziali alla grande svolta zione che comportava, gli fu di sollievo. Ora poteva rivolgere la mente a cose che gli stavano più a cuore. L'8-9 gennaio 1941 Hitler tenne un consiglio di guerra al Berghof, sopra Berchtesgaden, coperto di una spessa coltre di neve invernale. L'aria di montagna sembra che gli schiarisse la mente; come rivelano i resoconti dell'incontro stesi dall'ammiraglio Raeder e dal generale Halder52, ancora una volta il suo pensiero spaziò lontano quando spiegò la sua grande strategia ai capi militari. L'ottimismo gli era tornato. Raeder annotò: II Fuhrer è fermamente convinto che la situazione in Europa non può pili evolversi in senso sfavorevole per la Germania anche nel caso che noi dovessimo perdere tutta l'Africa settentrionale. La nostra posizione in Europa è così salda che l'esito della guerra non può volgersi a nostro svantaggio... Gli inglesi possono sperare di vincere la guerra solo se ci batteranno sul continente. Ma il Fuhrer è convinto che ciò è impossibile. Riconobbe che in verità una diretta invasione dell'Inghilterra " non era attuabile prima che essa fosse gravemente colpita e prima che la Germania avesse raggiunto l'assoluta superiorità nei cicli ". Disse che le forze navali e aeree dovevano essere concentrate negli attacchi contro le sue vie marittime in modo da tagliarle i rifornimenti. Pensava che tali attacchi " potevano condurre alla vittoria già in luglio o in agosto ". Nel frattempo " la Germania doveva diventare cosf forte sul continente da essere in grado di prendere in considerazione un ulteriore sviluppo della guerra contro l'Inghilterra (e l'America) ". La parentesi è di Halder e l'aggiunta è significativa. Nei documenti tedeschi sequestrati questo è il primo accenno al fatto che Hitler già al principio del 1941 si prospettava la possibilità dell'intervento degli Stati Uniti. Poi il Signore nazista della Guerra abbordò vari aspetti e problemi della strategia tratteggiando quel che intendeva fare in ordine a ognuno di essi. Raeder scrisse: II Fuhrer è del parere che per l'esito della guerra è d'importanza vitale che l'Italia non crolli... È deciso ad impedire che...^l'Italia perda l'Africa settentrionale... Ciò significherebbe una grave perdita di prestigio per le potenze dell'Asse... [Perciò] ha deciso di sostenere gli italiani. A questo punto egli mise in guardia i suoi capi militari dal divulgare i piani tedeschi. Non desidera che gli italiani siano informati dei nostri piani. Vi è un grande pericolo che la famiglia reale [italiana] trasmetta all'Inghilterra informazioni segrete!! *. Gli aiuti all'Italia - dichiarò Hitler - consisteranno in formazioni anticarro e in qualche stormo di aerei della Luftwaffe per la Libia. Cosa più importante, egli avrebbe mandato un corpo di due divisioni e mezzo a proteggere la ritirata degli italiani in Albania, dove ora erano stati ricacciati dai greci. In relazione a ciò, si doveva procedere all'" operazione Marita " **• * II corsivo e i due punti esclamativi sono di Raeder. ** L'" operazione Marita " fu diffusa mediante le direttive n. 20 il 13 dicembre 1940. Essa Barbarossa: il turno della Russia
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler ordinò che il trasferimento delle truppe dalla Romania nella Bulgaria cominciasse subito in modo che " Marita " potesse iniziarsi entro il 26 marzo. Hitler parlò anche alquanto difiusamente della necessità di effettuare l'" operazione Attila " - i nomi convenzionali usati dai tedeschi sono innumerevoli - secondo le linee fissate in direttive diramate il io dicembre 1940. Era il piano di occupare il resto della Francia e di impadronirsi della flotta francese a Telone. Hitler pensava che ormai esso avrebbe potuto esser presto attuato. Dichiarò: " Se la Francia ci darà delle noie, bisognerà schiacciarla completamente ". Ciò avrebbe costituito una aperta violazione dell'armistizio di Compiègne, ma da quanto Halder e Raeder annotarono - o almeno ricordarono - non risulta che alcun generale o ammiraglio si sia mai posto tale problema. Fu in questo consiglio di guerra che Hitler chiamò Stalin " un ricattatore a freddo " e avvertì i suoi comandanti che la Russia avrebbe dovuto esser messa in ginocchio " non appena possibile ". Per la seconda volta il Fiihrer accennò alla possibilità dell'intervento americano: Se gli Stati Uniti e la Russia dovessero entrare in guerra contro la Germania, la situazione diverrebbe assai complessa. Cosi bisogna eliminare fin dal principio la possibilità che un tale pericolo si verifichi. Se eliminiamo il pericolo russo, potremo continuare indefinitamente a far guerra all'Inghilterra. Se la Russia crollerà, ne risulterà un grande sollievo per il Giappone, il che, a sua volta, rappresenterà una maggiore minaccia per gli Stati Uniti. Tali erano le idee del dittatore tedesco sulla strategia complessiva all'inizio dell'anno nuovo, il 1941. Due giorni dopo il consiglio di guerra, cioè l'i i gennaio, egli le concretizzò nelle direttive n. 22. Sotto la denominazione " operazione Girasole ", rinforzi tedeschi dovevano essere mandati a Tripoli; per l'invio di rinforzi in Albania la denominazione fu " operazione Genziana " M. "Il mondo tratterrà il fiato". Hitler convocò Mussolini al Berghof per il 19 e il 20 gennaio. Scosso e umiliato per le disfatte italiane in Egitto e in Grecia, Mussolini non aveva gran voglia di intraprendere quel viaggio. Quando salì sul suo treno speciale, Ciano lo trovò " accigliato e nervoso ", temendo che Hitler, Rib-bentrop e i generali tedeschi dimostrassero verso di lui una degnazione offensiva. A peggiorare le cose, il " duce " prese con sé il generale Alfredo Guzzoni, vicecapo di Stato maggiore, che Ciano nel suo diario ci descrive come un uomo mediocre, panciuto e con una parrucchetta tinta; un tipo che, secondo lui, era senz'altro umiliante presentare ai tedeschi. Per Mussolini fu una sorpresa e un sollievo trovare Hitler - che era scerichiedeva un esercito di ventiquattro divisioni le quali dovevano riunirsi in Romania e poi scendere in Grecia attraverso la Bulgaria non appena cominciata la stagione propizia. Le direttive erano firmate da Hitler in persona 53. 890 Dai trionfi iniziali atta grande svolta so a salutarlo sulla piattaforma coperta di neve della piccola stazione di Puch - cordiale e riguardoso: non vi furono rimproveri per la cattiva prova che l'Italia aveva dato sui campi di battaglia. Ciano annotò nel suo diario che Mussolini riscontrò anche, in Hitler, uno stato d'animo decisamente antirusso. Il secondo giorno il Fùhrer tenne ai suoi ospiti italiani, e ad una riunione di generali di entrambi i paesi, una conferenza di oltre due ore; una relazione segreta su di essa, stesa dal generale Jodl55, conferma che se Hitler desiderava esser d'aiuto agli italiani in Albania e in Libia, pure i suoi principali pensieri erano rivolti alla Russia. Egli disse: Non credo che l'America possa essere un gran pericolo, anche se dovesse entrare in guerra. Un pericolo ben più grande è il gigantesco blocco di forze della Russia. Benché con la Russia abbiamo accordi politici e economici assai favorevoli, io preferisco rimettermi ai mezzi potenti di cui dispongo. Pur accennando a ciò che egli intendeva per " mezzi potenti ", egli non rivelò al suo partner i propri piani. Peraltro, nella elaborazione di essi si era andati assai avanti, per cui il capo di Stato maggiore dell'esercito, incaricato di studiare i dettagli, fu in grado di presentarli al comandante supremo a Berlino due settimane dopo. Questo consiglio di guerra, cui assistettero i principali generali dell'OKW e dell'alto comando dell'esercito (OKH) durò dal mezzogiorno alle 18 del 3 febbraio. E benché il generale Halder, che tracciò i piani dello Stato maggiore dell'esercito, abbia in seguito affermato in un suo libro" che lui e Brauchitsch avevano sollevato dei dubbi circa la valutazione della potenza militare sovietica e, in generale, si erano opposti alla " operazione Barba-rossa " considerandola un'" avventura ", pure nelle annotazioni del suo diario scritte Pagina 623
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quella sera stessa e nel memorandum segretissimo sulla riunione dell'OKW " non si trova nulla che comprovi tale affermazione. In realtà, da detti documenti risulta che Halder fece per primo un calcolo sbrigativo delle forze avversarie, reputando che il nemico avrebbe disposto all'incirca di 155 divisioni e che le forze tedesche sarebbero state più o meno pari, ma " assai superiori come qualità ". In seguito, quando cominciò la catastrofe, Halder e i generali suoi collaboratori si resero conto che le loro informazioni segrete sull'Armata Rossa erano inesatte al massimo. Il 3 febbraio 1941 essi erano lungi dal sospettarlo. In realtà, il rapporto di Halder sulle opposte forze e sulla strategia da seguire per annientare gli eserciti sovietici* furono così convincenti che Hitler alla fine non solo espresse il suo compiacimento " sull'insieme ", ma si eccitò talmente ai progetti tracciati dal capo dello Stato maggiore che esclamò: " Quando comincerà I' " operazione Barbarossa ", il mondo tratterrà il fiato e non farà alcun commento! " * La strategia fu sostanzialmente quella fissata con le direttive n. 21 del 18 dicembre 1940 (cfr. p. 878). Sempre nei commenti da lui fatti alle idee di Brauchitsch e di Halder, Hitler mise in risalto quanto fosse importante " annientare grandi masse nemiche ", anziché costringerle a ritirarsi. E sottolineò che " lo scopo principale [corsivo di Hitler] è impadronirsi degli Stati baltici e di Leningrado ". Barbarossa: il turno della Russia 891 Non seppe quasi aspettare il momento di cominciare. Impaziente, ordinò che gli venissero mandati " il più presto possibile " la carta delle operazioni e il piano del dispiegamento delle forze. Preludio nei Balcani. Prima che si procedesse a!T" operazione Barbarossa " in primavera, occorreva assicurare e organizzare il fianco sud, situato nei Balcani. Nella terza settimana del febbraio 1941 i tedeschi avevano già ammassato in Romania, paese confinante con l'Ucraina per trecento miglia, fra la frontiera polacca e il mar Nero, un formidabile esercito di 680 ooo uomini!8. Ma a sud i greci tenevano ancora in scacco gli italiani e Berlino aveva ragione di credere che truppe inglesi, partendo dalla Libia, sarebbero sbarcate in Grecia. Come risulta dai resoconti di numerose conferenze tenute in quel periodo, Hitler temeva che a nord di Salonicco si potesse formare un fronte alleato il quale per la Germania sarebbe stato ancor più fastidioso di quello analogo della prima guerra mondiale, dato che esso avrebbe fornito agli inglesi le basi per andare a bombardare i giacimenti petroliferi romeni. Inoltre esso avrebbe compromesso l'" operazione Barbarossa ". In effetti, tale pericolo era stato previsto fin dal dicembre 1940, quando furono emanate le prime direttive per P" operazione Marita ", contemplanti un violento attacco tedesco contro la Grecia attraverso la Bulgaria, con truppe concentrate in Romania. La Bulgaria, a cui le previsioni sbagliate sui vincitori nella prima guerra mondiale erano costate care, ora fece di nuovo un calcolo errato. Fiducioso nelle assicurazioni di Hitler, che si diceva sicuro di aver già vinto la guerra, e allettato dalla prospettiva di ottenere una fetta di territorio greco a sud che le avrebbe aperto l'accesso all'Egeo, il suo governo accettò di partecipare all'" operazione Marita ", almeno nel senso di permettere il passaggio delle truppe tedesche. Un accordo a tale riguardo fra il feldmaresciallo List e lo Stato maggiore bulgaro fu stipulato segretamente l'8 febbraio 1941 M. La notte del 28 gennaio unità dell'esercito tedesco attraversarono il Danubio partendo dalla Romania e occuparono posizioni strategiche in Bulgaria, la quale l'indomani si associò al patto tripartito. Gli jugoslavi erano gente più tenace e non altrettanto compiacente. Ma la loro ostinazione valse solo a spronare i tedeschi a trarli dalla loro parte. Il 4-5 marzo il principe reggente di Jugoslavia, Paolo, fu convocato in gran segreto dal Fuhrer al Berghof, e sottoposto alle solite minacce, mentre per allettarlo gli veniva offerta Salonicco. Il 25 marzo il presidente dei ministri iugoslavo Dragisha Cvetkovic e il ministro degli Esteri Aleksander Cincar-Markovic, che la notte prima avevano abbandonato di nascosto Belgrado per evitare manifestazioni ostili, e perfino di essere rapiti, giunsero a Vienna dove, alla presenza di Hitler e Ribbentrop, firmarono l'adesione della Jugoslavia al patto tripartito. Hitler ne fu assai lieto e disse a Ciano che ciò avrebbe facilitato il suo attacco contro la Grecia. Prima di lasciare Vienna 892 Dai trionfi iniziali alla grande svolta gli uomini politici iugoslavi ricevettero da Ribbentrop due lettere nelle quali si confermava la " decisione " della Germania " di rispettare in ogni momento la Pagina 624
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sovranità e l'integrità territoriale della Jugoslavia " e si prometteva che l'Asse non avrebbe chiesto l'autorizzazione a far passare le proprie truppe attraverso la Jugoslavia " durante questa guerra " '". Entrambi gli accordi furono violati da Hitler, ad un tempo di record perfino per lui. I ministri iugoslavi erano appena rientrati a Belgrado, allorché il 26-27 marzo il loro governo fu rovesciato, insieme al principe reggente, da una rivolta popolare guidata da un certo numero di ufficiali superiori dell'avia zione e sostenuta da gran parte dell'esercito. Il giovane erede al trono, Pie tro di Jugoslavia, che era sfuggito alla sorveglianza dei tutori reggenti calandosi giù da una grondaia, fu proclamato re e, benché il nuovo regime del generale Dusan Simovic si fosse subito offerto di firmare un patto di non-aggressione con la Germania, a Berlino apparve chiaramente che egli non avrebbe accettato per il proprio paese la parte di marionetta assegnatagli dal Fiihrer. Durante dimostrazioni deliranti a Belgrado, nel corso delle quali la folla sputò contro l'automobile dell'ambasciatore tedesco, i serbi avevano mostrato in qual senso andassero le loro simpatie. II colpo di stato di Belgrado provocò in Hitler uno dei più violenti ac cessi di rabbia di tutta la sua vita. Egli lo considerò come un affronto per sonale e la sua ira gli fece prendere decisioni improvvise che dovevano di mostrarsi quanto mai disastrose per la sorte del Terzo Reich. Convocò in fretta i suoi capi militari alla Cancelleria di Berlino per il 27 marzo - la riunione fu indetta in un termine così breve che Brauchitsch, Halder e Ribbentrop vi giunsero in ritardo - e diede in escandescenze dicendo che si sarebbe vendicato della Jugoslavia. Affermò che il colpo di stato di Belgrado aveva pregiudicato l'" operazione Marita " e ancor più P" operazione Barbarossa ". Così era deciso " a distruggere la Jugoslavia militarmente e politicamente, senza attendere eventuali dichiarazioni di lealismo da parte del nuovo governo ". Ordinò che " non si doveva procedere a sondaggi diplomatici e che non si dovevano presentare ultimatum ". La Jugoslavia doveva essere schiacciata " con spieiata durezza ". Ordinò immediatamente a Goring di " distruggere Belgrado mediante attacchi a ondate " di bombardieri operanti da basi aeree ungheresi. Diramò le direttive n. 25 " per l'immediata invasione della Jugoslavia e incaricò Keitel e Jodl di redigere quella sera stessa i piani militari. Disse a Ribbentrop di avvisare l'Ungheria, la Romania e l'Italia che ciascuna avrebbe avuto una fetta della Jugoslavia, smembrata e divisa fra loro, a parte la creazione di un piccolo Stato-marionetta croato *. Dopodiché, secondo un passo sottolineato delle annotazioni segretissime sulla riunione dell'OKW ", Hitler annunciò la decisione più fatale. * " La guerra contro la Jugoslavia dovrebbe essere molto popolare in Italia, in Ungheria e in Bulgaria ", disse sogghignando Hitler. Essa avrebbe dato il Banato all'Ungheria, la Macedonia alla Bulgaria e le coste dell'Adriatico all'Italia. Barbarossa: il turno della Russia 893 Disse ai suoi generali: "L'inizio dell'"operazione Barbarossa" dovrà essere rimandato di quattro settimane " *. Questo rinvio dell'attacco contro la Russia, allo scopo di permettere al Signore nazista della Guerra di sfogare il suo rancore personale verso una piccola nazione balcanica che aveva osato sfidarlo, fu forse la decisione più catastrofica di tutta la carriera di Hitler. Non è eccessivo dire che nel momento in cui la prese, quel pomeriggio di marzo nella Cancelleria di Berlino, durante un momento di ira convulsa, egli gettò via l'ultima preziosa occasione di vincere la guerra e di fare del Terzo Reich, da lui creato con una genialità così sbalorditiva, anche se barbarica, il più grande impero della storia tedesca, e di se stesso il padrone dell'Europa. Il feldmaresciallo von Brauchitsch, comandante in capo dell'esercito tedesco, e il generale Halder, l'intelligente capo di Stato maggiore, avrebbero ripensato a quella decisione con profonda amarezza e ne avrebbero capito meglio le conseguenze, allorché la neve alta e le temperature sotto zero della Russia accorciarono di tre o quattro settimane il tempo da essi ritenuto necessario per la vittoria definitiva. Essi e i generali loro colleghi dettero in seguito la colpa di tutti i disastri che derivarono a quella affrettata e inconsiderata decisione presa da un uomo vanitoso e infuriato. Le direttive militari n. 25 trasmesse dal comandante supremo ai suoi generali prima che la riunione finisse, è un tipico documento hitleriano. Il putsch militare avvenuto in Jugoslavia ha mutato la situazione politica dei Balcani. Malgrado le proteste di lealismo, la Jugoslavia per il momento va considerata come una nazione nemica e quindi schiacciata il più rapidamente Pagina 625
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt possibile. È mia intenzione aprirmi con la forza la via in Jugoslavia... e annientare l'esercito iugoslavo... A Jodl, capo della sezione operazioni dell'OKW, fu ordinato di preparare i piani nella notte stessa. Il generale in seguito disse al tribunale di Norimberga: " Lavorai tutta la notte nella Cancelleria del Reich... Alle quattro del mattino del 28 marzo rimisi un aide-mémoire al generale von Rinte-len, nostro ufficiale di collegamento presso il comando supremo italiano " ". Infatti era necessario informare immediatamente Mussolini, i cui eserciti in ripiegamento in Albania correvano pericolo di essere presi alle spalle dagli iugoslavi, del piano delle operazioni tedesche e chiedergli di cooperare. Per essere certo che il " duce " capisse che cosa ci si attendeva da lui e senza aspettare che il generale Jodl avesse compilato i piani militari, Hitler a mezzanotte del 27 buttò giù una lettera ordinando di trasmetterla immediatamente a Roma per telegrafo, in modo che potesse pervenire a Mussolini nella stessa notte ". Duce! Gli eventi mi costringono a farvi conoscere, con questo rapido mezzo, il mio giudizio sulla situazione e sulle conseguenze che ne possono derivare. Fin dal principio ho considerato la Jugoslavia come un fattore pericoloso nel con* In origine, nelle prime direttiye per l'" operazione Barbarossa ", datate il 18 dicembre 1940, tale inizio era stato fissato per il 15 maggio. IPB^^W^^PPW^^^^fwHHBJi 894 Dai trionfi iniziali alla grande svolta flitto con la Grecia... Per tale ragione ho fatto sinceramente tutto il possibile per inserire la Jugoslavia nella nostra comunità... Purtroppo questi miei sforzi non hanno avuto successo... I rapporti che ho ricevuto oggi non lasciano più dubbi, quanto a un immediato mutamento della politica estera della Jugoslavia. Per cui ho preso tutte le misure necessarie... con mezzi militari. Ora, vi chiedo cordialmente, Duce, di non intraprendere nessun'altra operazione in Albania nel corso dei prossimi giorni. Ritengo necessario che voi copriate e sbarriate con tutte le forze a vostra disposizione i più importanti passi che dalla Jugoslavia conducono in Albania. ... Ritengo anche necessario, Duce, che rinforziate il fronte italo-jugoslavo con tutti i mezzi di cui disponete e con la massima rapidità. Infine è necessario, Duce, che tutto ciò che facciamo e ordiniamo resti avvolto in un silenzio assoluto... Queste misure perderebbero tutta la loro efficacia se dovessero venire conosciute... Duce, se il segreto sarà mantenuto... non ho alcun dubbio che entrambi avremo un successo non minore di quello conseguito in Norvegia l'anno scorso (dalle mie truppe). Questa è la mia ferma convinzione. Vogliate gradire i miei cordiali e amichevoli saluti. Vostro ADOLF HITLER Circa questo obiettivo vicino, il Signore nazista della Guerra aveva di nuovo previsto in modo giusto; ma sembra non immaginasse quanto, a lungo andare, gli sarebbe costato la sua riuscita vendetta contro la Jugoslavia. All'alba del 6 aprile gli eserciti tedeschi piombarono con forze soverchianti sulla Jugoslavia e sulla Grecia, riversandosi dalle frontiere della Bulgaria, dell'Ungheria e della stessa Germania con tutte le loro unità corazzate e avanzando rapidamente contro i difensori malamente armati e storditi dai soliti bombardamenti preliminari della Luftwaffe. Per ordine di Hitler, Belgrado fu rasa al suolo: per tre giorni e tre notti di seguito i bombardieri di Goring attaccarono la piccola capitale quasi a volo radente - perché la città non aveva difesa controaerea - uccidendo 17000 civili, ferendone un numero ancor maggiore e riducendo gli edifici a un mucchio di macerie fumanti. Hitler chiamò il bombardamento " operazione Castigo " e fu visibilmente contento che i suoi ordini fossero stati eseguiti in modo così efficace. Gli iugoslavi non avevano avuto tempo di mobilitare il loro esercito piccolo ma forte, e lo Stato maggiore commise lo sbaglio di cercar di difendere l'intero paese; essi pertanto furono sopraffatti. Il 13 aprile le truppe tedesche e ungheresi entrarono in ciò che rimaneva di Belgrado e il 17 i resti dell'esercito iugoslavo, forte ancora di ventotto divisioni, si arresero a Sarajevo, mentre il re e il presidente del Consiglio fuggivano in Grecia in aereo. I greci, che avevano tenuto a bada gli italiani in sei mesi di combattimenti, non poterono far fronte alla dodicesima armata del feldmaresciallo List, Pagina 626
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comprendente quindici divisioni, di cui quattro corazzate. Dalla Libia, gli inglesi avevano inviato in fretta in Grecia circa quattro divisioni - 53 ooo uomini in tutto - ma anche queste truppe furono sopraffatte dalle forze corazzate tedesche e dagli attacchi micidiali della Luftwaffe. Gli eserciti greci del Nord si arresero ai tedeschi e - boccone amaro da inghiottire -agli italiani il 23 aprile. Quattro giorni dopo i carri armati nazisti entrarono sferragliando in Atene e la bandiera con la svastica fu issata sull'Acropoli. Barbarossa: il turno della Russia 895 Nel frattempo gli inglesi cercarono ancora una volta disperatamente di evacuare per mare le loro truppe: fu una piccola Dunkerque, che ebbe quasi lo stesso successo. Alla fine di aprile, dopo tre settimane, in Grecia era tutto finito, a eccezione di Creta, che fu tolta agli inglesi verso la fine di maggio con un attacco effettuato da truppe aerotrasportate. In quei pochi giorni di primavera Hitler era riuscito là dove Mussolini nel corso di tutto l'inverno era così miseramente fallito. Pur sentendosi sollevato per esser stato tirato fuori dai pasticci, il " duce " si sentì umiliato di esser debitore di ciò ai tedeschi. Né i suoi sentimenti si placarono dopo la delusione per la parte assegnata all'Italia del bottino iugoslavo, che ora Hitler cominciò a spartire *. I Balcani non furono il solo luogo in cui il Fiihrer trasse d'imbarazzo il suo collega in sottordine. Dopo l'annientamento degli eserciti italiani in Libia, Hitler finì con l'acconsentire, benché riluttante, a inviare nell'Africa settentrionale una divisione corazzata leggera e alcune unità dell'aviazione, facendo in modo che il generale Erwin Rommel avesse il supercomando delle forze italo-tedesche colà dislocate. Rommel, brillante ufficiale, ricco di risorse, che si era distinto nella battaglia di Francia quale comandante di una divisione corazzata, era un tipo di generale che gli inglesi fino ad allora non avevano incontrato nel deserto nordafricano, e per due anni egli sarebbe stato per loro un serissimo problema, ma non l'unico. Le forze considerevoli dell'esercito e dell'aviazione mandate in Grecia dalla Libia avevano indebolito grandemente le posizioni degli inglesi nel deserto. Questi da principio non se ne curarono oltre misura, nemmeno quando i loro servizi segreti li ebbero informati dell'arrivo di unità corazzate tedesche in Tri-politania alla fine di febbraio; invece avrebbero fatto bene a preoccuparsene. Con la sua divisione corazzata e con due divisioni italiane, una delle quali pure corazzata, Rommel il 31 marzo attaccò improvvisamente in Cirenaica. In dodici giorni riconquistò tale regione, investì Tobruk e raggiunse Bardia, a poche miglia dalla frontiera egiziana. Ora tutte le posizioni bri-tanniche in Egitto e sul canale di Suez erano di nuovo minacciate; in effetti, coi tedeschi e gli italiani in Grecia, il controllo inglese del Mediterraneo orientale risultava seriamente pregiudicato. La primavera, la seconda della guerra, aveva registrato nuove splendide vittorie tedesche, e la posizione dell'Inghilterra, che teneva duro da sola, aspramente colpita in patria dai bombardamenti notturni della Luftwaffe, con gli eserciti d'oltremare cacciati dalla Grecia e dalla Cirenaica, sembrava fosca e disperata più di quanto fosse mai stata fino allora. Il suo prestigio, * II 12 aprile 1941 - sei giorni dopo aver lanciato l'attacco - Hitler emanò direttive segrete per la spartizione della Jugoslavia fra la Germania, l'Italia, l'Ungheria e la Bulgaria. In Croazia sarebbe stato creato uno Stato-fantoccio autonomo. Il Fuhrer si servì generosamente: alla Germania sarebbero toccati i territori confinanti con l'antica Austria; inoltre il Reich avrebbe occupato tutta l'antica Serbia, nonché i distretti ove si trovavano le miniere di rame e di carbone. Circa la parte spettante all'Italia, si restò piuttosto nel vago; non si trattava comunque di gran cosa K. 896 Dai trionfi iniziali alla grande svolta fattore tanto importante in una lotta per la vita o per la morte in cui la propaganda era un'arma potentissima, specie per influenzare gli Stati Uniti e la Russia, era sceso di nuovo a un livello assai basso *. Hitler si affrettò ad approfittarne in un " discorso della vittoria " da lui tenuto il 4 maggio a Berlino, al Reichstag, che consistette in gran parte di attacchi personali velenosi e sarcastici contro Churchill. Questi veniva presentato, insieme agli ebrei, come l'istigatore alla guerra che, nonostante gli sforzi per nasconderlo, egli ormai aveva persa. È lo stratega più assetato di sangue e più dilettantesco della storia... Per pili di cinque anni quest'uomo è andato alla caccia, in tutta l'Europa, come un demente, di qualcosa a cui poter appiccare il fuoco. Come soldato, egli è un Pagina 627
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt pessimo politico, e come politico è parimenti un pessimo soldato... La dote che il signor Churchill possiede è di saper mentire con un'espressione innocente sul viso e di distorcere la verità fino a trasformare in gloriose vittorie le più tremende sconfitte... Così Churchill, irrimediabile dilettante in fatto di strategia, è riuscito a perdere, in un sol colpo, su due teatri della guerra [in Jugoslavia e in Grecia]. In qualsiasi altro paese egli sarebbe stato portato davanti a un tribunale di guerra... Lo stato anormale della sua mente si può spiegare solo come il sintomo di una paralisi o di un delirio da ubriacone... Circa il colpo di testa jugoslavo che in lui aveva suscitato tanto furore, Hitler non cercò menomamente di nascondere i propri sentimenti. Noi tutti siamo rimasti sbalorditi per quel colpo di mano, effettuato da un pugno di cospiratori corrotti [dai nostri nemici]... Potete ben capire, signori, che nell'appren-dere una cosa simile io diedi subito l'ordine di attaccare la Jugoslavia. Trattare il Reich tedesco in tal modo è impossibile... Nonostante, tutta la sua arroganza per le vittorie di primavera e in specie per quelle sugli inglesi, Hitler non si rese esattamente conto del colpo che esse avevano rappresentato per la Gran Bretagna né quanto fosse disperata la situazione dell'impero inglese. Lo stesso giorno in cui egli parlò al Reichstag, Churchill scrisse al presidente Roosevelt informandolo delle serie conseguenze che avrebbe avuto l'eventuale perdita dell'Egitto e del Medio Oriente e perorando l'entrata in guerra dell'America. L'umore del primo ministro era uno dei più neri, tra i tanti che avrebbe conosciuto nel corso della guerra. Egli scrisse: * Charles A. Lindbergh, l'ardito aviatore che nei suoi viaggi in Germania deve aver dato credito, con sorprendente ingenuità, alle vanterie della propaganda nazista, nei discorsi da lui tenuti in America a un pubblico vasto ed entusiasta dava già per sconfitta la Gran Bretagna. Il 23 aprile 1941, nel periodo delle grandi vittorie naziste nei Balcani e nel Nordafrica, egli parlò a New York a 30 ooo persone nel primo grande comizio dell'America First Committee, di recente formazione. Egli disse: " II governo inglese ha un solo ultimo disperato progetto... persuaderci a mandare in Europa ancora una volta un corpo di spedizione americano e a dividere con la Gran Bretagna, militarmente ed economicamente, la sconfitta di questa guerra ". Egli accusò l'Inghilterra di aver " spinto le piccole nazioni dell'Europa a combattere una guerra senza speranza ". Evidentemente a Lindbergh non venne in mente che la Jugoslavia e la Grecia, schiacciate proprio allora da Hitler, erano state brutalmente attaccate senza che da parte loro vi fosse stata qualsiasi provocazione e che esse avevano cercato istintivamente di difendersi per un senso di onore e perché il coraggio non venne loro meno neanche in situazioni disperate. Il 28 aprile Lindbergh rassegnò le dimissioni da colonnello della riserva dell'aviazione militare statunitense, dopo che il 25 aprile il presidente Roosevelt lo ebbe pubblicamente attaccato come disfattista. Il ministro della Guerra accettò le dimissioni. Barbarossa: il turno della Russia 897 Vi scongiuro, signor presidente, di non sottovalutare la gravita delle conseguenze che possono derivare da un crollo nel Medio Oriente ". La marina tedesca sollecitava il Fùhrer a trarre il massimo vantaggio dalla situazione. Per facilitare ancor più le cose all'Asse, il presidente dei ministri iracheno di recente nomina, Rashid Ali, che era filotedesco, aveva sferrato un attacco contro la base aerea britannica di Habbaniya, nei dintorni di Bagdad e si era rivolto a Hitler per essere aiutato a cacciar via gli inglesi dal paese. Ciò era accaduto ai primi di maggio. Dopo che il 27 maggio Creta fu occupata, l'ammiraglio Raeder, i cui sentimenti per l'" operazione Barbarossa " erano sempre stati tiepidi, esortò Hitler il 30 maggio a organizzare una offensiva decisiva contro l'Egitto e il canale di Suez; intanto Rommel, ansioso di proseguire la sua avanzata, non appena ricevuti rinforzi, inoltrò analoghe sollecitazioni dall'Africa settentrionale. " Questo colpo sarebbe per l'impero britannico più letale della presa di Londra! ", disse Raeder al Fiihrer. Una settimana dopo l'ammiraglio consegnò a Hitler un memorandum preparato dalla divisione operazioni dello Stato maggiore della marina, in cui si faceva rilevare che " per quanto, ovviamente, per i capi dell'OKW, 1' " operazione Barbarossa " stesse in primo piano, ciò non doveva portare in nessun modo ad abbandonare o dilazionare la guerra nel Mediterraneo " ". Ma il Fiihrer aveva già deciso; in effetti, le sue idee erano rimaste Pagina 628
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt immutate fin da quando, nel periodo delle feste natalizie, aveva annunciato P" operazione Barbarossa " e aveva detto a Raeder che la Russia doveva essere " eliminata per prima ". La sua mente, chiusa a ogni orizzonte che non fosse terrestre, non poteva assolutamente capire la più vasta strategia sostenuta dalla marina. Ancor prima che Raeder e il suo Stato maggiore lo sollecitassero alla fine di maggio, egli aveva dettato la sua volontà nelle direttive n. 30 diramate il 25 maggio68, con cui ordinava che una missione militare, qualche aeroplano e un certo quantitativo di armi venissero mandati a Bagdad per aiutare l'Irak. " Ho deciso, - egli disse, - di incoraggiare gli sviluppi in corso nel Medio Oriente sostenendo l'Irak ". Ma egli si limitò a questa modesta e inadeguata iniziativa. Quanto alla più vasta e audace strategia proposta dagli ammiragli e da Rommel, Hitler dichiarò: Prima che l'" operazione Barbarossa " sia condotta a termine, non si può decidere se, e se mai, con che mezzi sarà possibile, in un secondo tempo, lanciare un'offensiva contro il canale di Suez e, infine, cacciare gli inglesi dalle posizioni da essi occupate fra il Mediterraneo e il Golfo Persico. Per prima cosa, la distruzione dell'Unione Sovietica; tutto il resto poteva aspettare. Oggi noi possiamo vedere quale enorme sbaglio fu. In quel momento, alla fine del maggio 1941, usando solamente una parte delle sue forze Hitler avrebbe potuto colpire in un modo gravissimo, fors'anche fatale, l'impero britannico. Nessuno se ne rese conto più di Churchill, che si sentì stretto da vicino. Nel suo messaggio del 4 maggio al presidente Roose-velt egli riconosceva che, qualora l'Egitto e il Medio Oriente fossero andati
898 Dai trionfi iniziali alla grande svolta perduti, la continuazione della guerra " sarebbe stata una faccenda dura, lunga e deprimente " anche nel caso in cui gli Stati Uniti fossero intervenuti. Invece Hitler non lo capiva. La sua cecità appare ancor più incomprensibile per il fatto che la campagna nei Balcani aveva costretto a rinviare di diverse settimane l'inizio dell'" operazione Barbarossa ", tanto da pregiudicarla. La conquista della Russia avrebbe dovuto essere condotta a termine entro un empo minore di quello originariamente stabilito. Infatti vi era un limite imprescindibile: quello dell'inverno russo, che aveva sconfitto Carlo XII e Napoleone. Esso concedeva ai tedeschi soltanto otto mesi per invadere un paese immenso, che non era mai stato conquistato partendo da occidente. E benché si fosse già a giugno, le ingenti forze che erano state spostate verso sud-est, in Jugoslavia e in Grecia, dovevano ancora essere riportate indietro fino alle lontane frontiere dell'Unione Sovietica lungo strade non asfaltate e linee ferroviarie deteriorate e a un solo binario, assolutamente inadeguate per un così intenso traffico. Gli avvenimenti dimostrarono che quel ritardo fu fatale. Gli apologeti del genio militare di Hitler hanno sostenuto che la campagna dei Balcani non fece ritardare in modo apprezzabile P" operazione Barbarossa " e che in ogni caso il rinvio fu dovuto, in gran parte, al tardo disgelo che quell'anno lasciò le strade dell'Europa orientale piene di fango fino a metà giugno. Ma il parere dei principali generali tedeschi è diverso. Il feldmaresciallo Friedrich Paulus, il cui nome resterà sempre legato a Stalingrado (e che a quel tempo era il più importante pianificatore della campagna russa al quartier generale dell'esercito) testimoniò a Norimberga che la decisione di Hitler di distruggere la Jugoslavia fece rinviare di circa " cinque settimane " l'inizio dell'" operazione Barbarossa " ". Il giornale della marina da guerra parla di un periodo uguale70. Il feldmaresciallo von Rundstedt, che guidò in Russia il gruppo degli eserciti del Sud, dopo la guerra disse in un interrogatorio che, a causa della campagna dei Balcani, " noi cominciammo con un ritardo di almeno quattro settimane ", è aggiunse che " tale ritardo fu pagato assai caro " ". Comunque, il 30 aprile, dopo che i suoi eserciti ebbero condotto a termine la conquista della Jugoslavia e della Grecia, Hitler fissò la nuova data per l'" operazione Barbarossa ": sarebbe incominciata il 22 giugno 1941 ". Il terrore pianificato. Nella conquista della Russia si doveva mettere da parte ogni scrupolo. Hitler volle che i generali lo capissero chiaramente. Ai primi di marzo del 1941 egli convocò i capi delle tre armi e i principali comandanti delle truppe di prima linea e dettò loro la sua volontà. Halder annotò le parole dette da Hitler73: La guerra contro la Russia sarà tale da non poter venir condotta in modo cavalieresco. È una lotta fra ideologie e razze diverse e dovrà essere Pagina 629
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt combattuta con una durezza, una spietatezza e una inesorabilità senza precedenti. Tutti gli ufficiali dovranno Barbarossa: il turno della Russia 899 sbarazzarsi delle loro idee invecchiate. So che la necessità di una tale condotta di guerra esorbita dalla comprensione di voi generali, ma io... insisto assolutamente perché i miei ordini siano eseguiti senza discutere. I commissari sono gli esponenti di ideologie del tutto opposte al nazionalsocialismo. Per cui i commissari dovranno venire eliminati. Saranno scusati... quei soldati che violeranno le leggi internazionali. La Russia non ha partecipato alla convenzione dell'Aja, quindi non ha nessun diritto d'appellarsi a tali leggi. Così venne diramato quello che fu chiamato " l'Ordine riguardante i Commissari politici "; ordine che fu molto discusso al processo di Norim-berga, quando ai generali tedeschi fu posto il grande problema morale, se avessero dovuto commettere crimini di guerra per obbedire agli ordini del Fuhrer ovvero seguire la propria coscienza *. Secondo quel che disse in seguito Halder, i generali s'indignarono per quell'ordine e appena terminata la riunione protestarono presso il loro comandante in capo, Brauchitsch. Questo smidollato feldmaresciallo** promise che si sarebbe " opposto all'ordine nella forma in cui era stato dato ". Successivamente Halder giurò che Brauchitsch aveva informato per iscritto l'OKW che gli ufficiali dell'esercito " non avrebbero mai eseguito simili ordini ". Ma lo fece veramente? Nella sua testimonianza diretta resa a Norimberga Brauchitsch ammise di non aver fatto un simile passo presso Hitler, " perché nulla al mondo avrebbe potuto cambiare il suo atteggiamento ". Il capo dell'esercito disse al tribunale che si era limitato a emanare un ordine scritto ove si diceva che " la disciplina dell'esercito doveva essere mantenuta secondo le linee e le norme adottate in passato ". Lawrence, il mordace Lord Justice, presidente del tribunale, chiese a Brauchitsch: "Deste qualche disposizione che si riferisse direttamente all'Ordine riguardante i Commissari politici? " Questi rispose: " No, io non potevo revocare direttamente tale ordine "(tm). Per gli ufficiali d'antico stampo, fedeli alle tradizioni prussiane, furono una nuova occasione per conflitti di coscienza le direttive successive, diramate il 13 marzo dal generale Keitel in nome del Fuhrer, di cui la principale limitava le funzioni dei tribunali di guerra tedeschi. Ad essi dovevano subentrare forme più primitive di giustizia. Le azioni perseguibili penalmente commesse [in Russia] da civili nemici non sono più, fino a nuovo ordine, di giurisdizione dei tribunali di guerra... Le persone sospettate di atti delittuosi saranno condotte subito al cospetto di un ufficiale. Questo ufficiale deciderà se debbono essere o no fucilate. Non è obbligatoria l'azione penale per reati commessi da appartenenti alla Wehr-macbt ai danni di civili nemici, anche nei casi in cui l'atto avesse, nel contempo, figura di reato o di infrazione ai sensi del codice militare ***. * " Per la prima volta mi trovai preso in un conflitto fra le mie concezioni di\ soldato e il mio dovere di obbedire, - dichiarò il feldmaresciallo von Manstein a Norimberga, quando si discusse l'Ordine per i Commissari. - Io avrei dovuto infatti obbedire; ma mi dissi che come soldato mi era impossibile cooperare in cose siffatte. Dissi al comandante del gruppo di armate presso cui a quel tempo prestavo servizio... che non avrei eseguito tale ordine, contrario all'onore di un soldato " ". Invece consta che, naturalmente, l'ordine fu eseguito su larga scala. ** " Uomo di paglia ", lo chiamò in seguito Hitler (Hitler's Secret Conversations, p. 153). *** La sottolineatura è nel testo dell'ordine. 900 Dai trionfi iniziali alla grande svolta All'esercito fu detto di essere indulgenti verso questi colpevoli, ricordando in ogni caso tutto il male fatto alla Germania, a partire dal 1918, dai " bolscevichi ". I soldati tedeschi dovevano essere portati davanti a un tribunale di guerra " solo se lo esigevano il mantenimento della disciplina e la sicurezza delle forze armate ". Le direttive concludevano dicendo che le sentenze di tali tribunali " sarebbero state confermate solo se in accordo con le intenzioni politiche dell'alto comando " u. Queste direttive erano " da considerarsi " segretissime " " *. In altre direttive con la stessa data, firmate da Keitel in nome di Hitler, venivano affidati a Himmler compiti speciali per la preparazione dell'amministrazione politica della Russia - " compiti, - era detto, - derivanti Pagina 630
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dalla lotta fra due opposti sistemi politici ". Il sadico capo della polizia segreta nazista era autorizzato ad agire " indipendentemente " dall'esercito, " sotto la propria responsabilità ". I generali ben sapevano che cosa significasse la designazione di Himmler ad assolvere " compiti speciali "; tuttavia a Norim-berga lo negarono. Inoltre, secondo le direttive, le aree occupate della Russia dovevano essere chiuse quando Himmler vi svolgeva la sua attività. Hitler dispose che nemmeno " alle più alte personalità del governo e del partito " fosse permesso darvi un'occhiata. Nelle stesse direttive Gbring veniva incaricato di " sfruttare il paese e di assicurarne all'industria tedesca le risorse economiche ". Incidentalmente, Hitler in quell'ordine faceva anche sapere che la Russia, appena le operazioni militari fossero terminate, " sarebbe stata divisa in singoli Stati, ognuno con un proprio governo " '". L'elaborazione di questo sistema sarebbe stata affidata a Alfred Rosen-berg, funzionario di origine baltica e assai confusionario, che ufficialmente era il maggior teorico del nazismo e che, come abbiamo visto, era stato uno dei primi mentori di Hitler al tempo di Monaco. Il 20 aprile il Fùhrer lo nominò " commissario per il controllo centrale dei problemi relativi alle regioni dell'Europa orientale ", e subito questo stupido nazista, con la sua tipica incomprensione per la storia, perfino per la storia della Russia, che era il paese dove era nato ed era stato educato, si mise all'opera per creare dei castelli in aria nella sua terra natia. I voluminosi archivi di Rosenberg caddero intatti nelle mani degli Alleati; come i suoi libri, essi sono noiosi da leggere, e non è il caso di citarli nella presente esposizione, benché * II 27 luglio 1941 Keitel ordinò che tutte le copie di queste direttive del 13 maggio, riguardanti i tribunali di guerra, venissero distrutte, aggiungendo però che " la distruzione delle copie non annullava la validità degli ordini ". Affermò altresì che anche l'ordine del 27 luglio " doveva essere distratto ". Ma copie di entrambi gli ordini sfuggirono alla distruzione e furono prodotte a Norimberga, mettendo in imbarazzo l'alto comando. Quattro giorni prima, il 23 luglio, Keitel aveva emanato un altro ordine, contrassegnato " segretissimo ": " II 22 luglio il Fiihrer, dopo aver ricevuto il comandante dell'esercito [von Brauchitsch], ha impartito il seguente ordine: " Data la vastità delle zone occupate all'Est, le forze disponibili per garantire la sicurezza saranno sufficienti solo se ogni resistenza verrà punita non in base a un processo regolare contro il colpevole, ma con l'instaurazione, ad opera delle forze d'occupazione, di un regime di terrore tale da sradicare, nella popolazione, ogni velleità di resistenza " ". Barbarossa: il turno detta Russia 901 occasionalmente vi si debba pur fare riferimento, in quanto svelano alcuni dei piani concepiti da Hitler sulla Russia. Ai primi di maggio Rosenberg aveva tracciato il primo programma d'azione per quella che prometteva essere la più grande conquista tedesca della storia. Per cominciare, la Russia europea doveva essere divisa in cosiddetti Commissariati del Reich. La Polonia russa sarebbe divenuta un protettorato tedesco col nome di Ostland, l'Ucraina " uno Stato indipendente alleato della Germania ", il Caucaso coi suoi ricchi giacimenti petroliferi, sarebbe stato governato da un " plenipotenziario " tedesco e i tre Stati baltici insieme alla Russia Bianca avrebbero formato un protettorato tedesco, come stadio preparatorio, per esser poi senz'altro annessi al Grande Reich tedesco. In uno dei suoi interminabili memoriali di cui gratificava Hitler e i suoi generali per chiarire - come diceva - le " ragioni storiche e razziali " delle sue decisioni, Rosenberg spiegò che l'ultimo progetto sarebbe stato realizzato mediante la germanizzazione dei baltici, in quanto elementi razzialmente assimilabili, e " la messa al bando degli elementi indesiderabili ". Fece presente che per la Lettonia e l'Estonia " si sarebbero dovute considerare espulsioni su grande scala ". Gli espulsi sarebbero stati sostituiti da tedeschi, preferibilmente da ex combattenti. Disse: " II Baltico deve divenire un mare interno tedesco " ". Due giorni prima che le truppe iniziassero l'attacco, Rosenberg parlò ai suoi più stretti collaboratori destinati ad assumere il governo della Russia. Disse: II compito di alimentare il popolo tedesco è il primo nella serie delle rivendicazioni tedesche in Oriente. I territori meridionali [della Russia] dovranno servire... a nutrire il popolo tedesco. Non vediamo ragione alcuna per essere tenuti, da parte nostra, a nutrire anche il popolo russo coi prodotti di questo territorio che produce più del suo fabbisogno. Sappiamo che questa è una dura necessità, che non ammette sentimentalismi... Il futuro riserva ai russi anni assai duri80. Pagina 631
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Duri davvero, dato che i tedeschi stavano progettando deliberatamente di farne morire di fame dei milioni! Gbring, che era stato incaricato dello sfruttamento economico dell'Unione Sovietica, lo spiegò ancor pili chiaramente di Rosenberg. In lunghe direttive emanate il 23 maggio 1941 il suo "ufficio economico per l'Est" stabilì che i viveri in eccedenza prodotti nelle zone più fertili della Russia non dovevano essere utilizzati per nutrire la popolazione delle aree industriali, dove, in ogni caso, le industrie sarebbero state distrutte. Gli operai e le loro famiglie in queste regioni sarebbero stati lasciati semplicemente morire di fame, a meno che avessero la possibilità di emigrare in Siberia. La grande produzione di viveri della Russia doveva andare ai tedeschi. Nelle direttive era detto: In questi territori l'amministrazione tedesca potrà anche cercare di ridurre le conseguenze della carestia che indubbiamente scoppierà e di accelerare il ritorno alle condizioni primitive dell'agricoltura. Tali misure non elimineranno però la carestia. Ogni tentativo di salvare la popolazione dalla morte per inedia importando i viveri in eccedenza 902 Dai trionfi iniziali alla grande svolta dalla zona della terra nera andrebbe a spese del rifornimento dell'Europa. Ridurrebbe la capacità della Germania di far fronte ai propri bisogni durante la guerra e pregiudicherebbe la possibilità della Germania e dell'Europa di resistere al blocco. Ciò deve esser inteso in modo chiaro e inequivocabile ". Quanti civili russi sarebbero morti in seguito a questa politica tedesca? Il 2 maggio in una riunione dei segretari di Stato si era già data una risposta generica. In un memorandum segreto sulla conferenza è detto: " Non v'è dubbio che molti milioni di persone moriranno di fame se porteremo via dal paese le cose che ci sono necessarie " ". Ma Goring e Rosenberg avevano dichiarato che esse sarebbero state portate via e che ciò doveva essere capito " in modo chiaro e inequivocabile! " Vi fu qualche tedesco - anche un solo tedesco - che protestasse contro il progetto di queste atrocità, contro questo ben meditato piano di far morire di fame milioni di esseri umani? In tutti i memorandum concernenti le direttive tedesche per la spoliazione della Russia non si trova un accenno a obiezioni fatte da qualcuno - a obiezioni come quelle che almeno alcuni dei generali avanzarono nei riguardi dell'Ordine per i Commissari. Questi piani non furono soltanto selvagge e malvage fantasie di menti e anime distorte di criminali quali Hitler, Goring, Himmler e Rosenberg. Risulta dai documenti che per settimane e per mesi centinaia di funzionati tedeschi lavorarono intensamente a tavolino nella gioconda luce della calda primavera per sommare cifre e comporre memorandum in vista del progetto di massacrare a freddo milioni di esseri. In questo caso, sarebbe stata la fame che avrebbe ucciso. Però in tale periodo anche Heinrich Himmler, l'ex allevatore di pollame dal volto mite, sedeva al suo tavolo nel quartier generale di Berlino delle SS, esaminando attraverso i suoi occhiali a pince-nez i piani per il massacro di altri milioni di esseri in modi più rapidi e violenti. Assai soddisfatto delle fatiche dei suoi solerti accoliti, militari e civili, che progettavano l'assalto all'Unione Sovietica, la sua distruzione, lo sfruttamento e l'eccidio in massa della popolazione, il 30 aprile Hitler fissò la data dell'attacco - il 22 giugno -, tenne il 4 maggio al Reichstag il " discorso della vittoria ", poi si ritirò nel suo rifugio, nel Berghof sopra Berchtes-gaden, da dove poteva volgere lo sguardo sullo splendore delle Alpi, sulle loro vette ancora coperte dalle nevi di primavera, e meditare sulla sua prossima conquista, la più grande fra tutte, dinanzi alla quale - come aveva detto ai suoi generali - il mondo avrebbe trattenuto il respiro. Fu là che la notte di sabato io maggio 1941 egli ricevette una strana e inaspettata notizia che lo scosse profondamente e che costrinse anche lui come tutti gli altri abitanti del mondo occidentale, a distogliere per un momento il pensiero dalla guerra. L'uomo di fiducia a lui personalmente più vicino, il vicecapo del partito nazista, il secondo, dopo Goring, designato a succedergli, la persona che fin dal 1921 era stato un suo seguace devoto, fanaticamente leale e, dopo l'assassinio di Rohm, il suo amico più intimo, era scappato letteralmente dal pollaio, e, di propria iniziativa, era andato a parlamentare col nemico! Barbarossa: il turno della Russia 903 La fuga di Rudolf Hess. La prima notizia, ricevuta il io maggio a tarda sera, che Rudolf Hess era partito da solo per la Scozia su di un caccia Messerschmitt-uo, come ricorda il Pagina 632
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dottor Schmidt, fece su Hitler l'effetto di " una bomba che avesse colpito il Berghof " ". Il generale Keitel trovò il Fiihrer che passeggiava su e giù nel suo spazioso studio puntando un dito sulla fronte e mormorando che Hess doveva essere impazzito84. "Devo parlare immediatamente con Gòring! ", gridò. La mattina dopo si ebbe un agitato conciliabolo con Gòring e con tutti i Gauleiter del partito, che cercarono di " escogitare " - le parole sono di Keitel - il modo migliore di presentare al pubblico tedesco e al mondo quell'imbarazzante avvenimento. Come in seguito attestò Keitel, il loro compito era reso più difficile dal fatto che gli inglesi a tutta prima mantennero il silenzio sull'individuo che era andato da loro; per un certo tempo Hitler e i camerati con cui si consultò sperarono che Hess, finita la benzina, fosse precipitato con l'apparecchio nelle fredde acque del mare del Nord e fosse annegato. La prima notizia il Fùhrer l'aveva avuta da una lettera alquanto incoerente di Hess rimessagli per corriere poche ore dopo che questi, alle 17,45 del io maggio, era partito da Augusta. Hitler disse a Keitel: " In questa lettera non posso riconoscere Hess. È un'altra persona. Gli deve essere successo qualcosa, deve esser stato colpito da qualche disturbo mentale ". Ma il Fùhrer era anche sospettoso. Ordinò che venisse arrestato Messerschmitt, giacché Hess aveva spiccato il volo dall'aeroporto della sua società, e una dozzina di appartenenti all'ufficio del vicecapo del partito. Se Hitler restò sconcertato dall'improvvisa partenza di Hess, Churchill lo fu dal suo inaspettato arrivo *. Forti sospetti sorsero in Stalin. Per tutta la durata della guerra quello strano episodio restò un mistero; venne chiarito solo al processo di Norimberga, nel quale Hess figurò come uno degli imputati. I fatti possono essere brevemente riassunti come segue. Hess, che aveva avuto sempre una mente confusa anche se non era stupido come Rosenberg, si era recato in volo in Inghilterra di propria iniziativa immaginandosi di poter negoziare un accordo per la pace. Benché s'illudesse, egli era sincero - di ciò sembra non vi sia ragione di dubitare. Nel 1936, in occasione delle Olimpiadi, si era incontrato a Berlino col duca di Hamilton, e fu a dodici miglia dalla residenza del duca in Scozia - cosf bene era riuscito il suo volo - che egli si gettò col paracadute dal suo Messerschmitt. Toccò terra sano e salvo e chiese a un contadino di accompagnarlo dal duca. Si dette il caso che Hamilton, il quale era un comandante pilota della Royal Air Force, quel sabato sera fosse in servizio negli uffici delle operazio* Churchill ha narrato che egli ricevette la notizia quel sabato a tarda notte, mentre era in viaggio, e che egli a tutta prima la ritenne troppo fantastica per potervi credere (The Grand Al-liance, pp. 904 Dai trionfi iniziali dia grande svolta ni di settore e avesse individuato il caccia Messerschmitt al largo della costa, mentre poco dopo le 22 si avvicinava alla riva cercando un luogo dove atterrare. Un'ora dopo gli fu riferito che l'aeroplano era caduto in fiamme, che il pilota, gettatosi dall'apparecchio col paracadute, aveva detto di chiamarsi Alfred Horn e aveva chiesto di vedere il duca di Hamilton, poiché era venuto " in missione speciale ". L'incontro fu fissato dalle autorità britanniche per la mattina seguente. Al duca Hess spiegò che la sua era " una missione umanitaria, che il Fùh-rer non voleva la disfatta dell'Inghilterra e desiderava che i combattimenti cessassero ". Hess aggiunse che il fatto di essere quello il suo quarto tentativo di venire in volo in Inghilterra - negli altri tre egli era dovuto tornare indietro a causa del maltempo - e che, dopo tutto, egli era un ministro del gabinetto del Reich, dimostrava " la sua sincerità e la buona volontà della Germania di far la pace ". In questo colloquio, come in altri che ebbe in seguito con altre persone, Hess non esitò ad affermare che la Germania avrebbe vinto la guerra e che se questa fosse continuata la sorte degli inglesi sarebbe stata terribile. Pertanto sarebbe stato saggio approfittare della sua presenza per negoziare la pace. Il fanatico nazista era cosi fiducioso che gli inglesi si sarebbero seduti con lui a parlamentare, da pregare il duca di chiedere " al re di concedergli la libertà " sulla parola ", dato che era venuto non armato e di propria spontanea volontà " "5. In seguito domandò di essere trattato col riguardo dovuto a un membro di governo. I successivi colloqui, ad eccezione di uno, furono tenuti, da parte inglese, da Ivone Kirkpatrick, uomo perspicace, già primo segretario dell'ambasciata britannica a Berlino, i cui rapporti riservati in seguito furono messi a disposizione dei giudici di Norimberga ". Dopo aver ripetuto pappagallescamente le giustificazioni date da Hitler a tutte le aggressioni naziste, da quella contro l'Austria a quella contro la Scandinavia e i Paesi Bassi, e dopo aver Pagina 633
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt insistito nell'affermare che l'Inghilterra aveva la responsabilità della guerra e l'avrebbe certamente perduta se non la sospendeva ora, Hess sottopose le sue proposte di pace a Kirkpatrick, studioso della Germania nazista. Esse erano semplicemente quelle che Hitler aveva offerto - inutilmente - a Chamber-lain alla vigilia dell'attacco contro la Polonia, cioè: l'Inghilterra doveva dare alla Germania mano libera in Europa, in compenso la Germania dava ad essa " mano assolutamente libera nell'impero ". Le ex colonie tedesche avrebbero dovuto essere restituite e, naturalmente, l'Inghilterra avrebbe dovuto fare la pace con l'Italia. Kirkpatrick raccontò: alla fine, mentre stavamo per lasciare la stanza, Hess sparò l'ultimo colpo. Dichiarò che aveva dimenticato di sottolineare che le sue proposte dovevano essere prese in considerazione solo presupponendo che venissero negoziate con la Germania da un governo inglese diverso dall'attuale. Churchill, che aveva progettato la guerra fin dal 1936, e i suoi colleghi, che si erano prestati alla sua politica bellicistica, non erano persone con cui il Fiihrer potesse trattare. Per essere un tedesco che si era impegnato a fondo nelle lotte selvagge svoltesi all'interno del partito nazista e poi all'interno del Terzo Reich, RuBarbarossa: il turno della Russia 905 dolf Hess era stranamente ingenuo; tutti coloro che lo conobbero poterono testimoniarlo. Dai resoconti di questi colloqui appare chiaro che egli si aspettava di essere subito accolto come un negoziatore serio, se non da Churchill, almeno dal " partito d'opposizione " di cui egli pensava che il duca di Hamilton fosse uno degli esponenti. Quando vide che i suoi contatti con gli ambienti ufficiali inglesi continuavano a limitarsi ai colloqui con Kirkpatrick, egli divenne aggressivo e minaccioso. In un colloquio del 14 maggio egli dipinse allo scettico diplomatico le terribili conseguenze che avrebbe avuto per l'Inghilterra la continuazione della guerra. Vi sarebbe stato presto un blocco tremendo e assoluto delle isole britanniche, egli disse, e aggiunse: È inutile che qui qualcuno ritenga possibile la capitolazione dell'Inghilterra e contemporaneamente il proseguimento della guerra partendo dall'impero britannico. In una tale eventualità, è intenzione di Hitler mantenere il blocco dell'Inghilterra... per cui si deve tener conto che la popolazione di queste isole verrebbe deliberatamente affamata. Hess insisteva che le conversazioni, per cui egli tanto aveva rischiato, cominciassero subito. Spiegò a Kirkpatrick: " Con la mia fuga ho voluto darvi una opportunità per aprire dei negoziati senza perdita di prestigio. Se voi respingete tale opportunità, sarà una prova evidente che non volete intendervi con la Germania, e Hitler avrà il diritto - anzi, il dovere - di colpirvi fino all'ultimo e di tenervi in uno stato di perenne soggezione dopo la guerra ". Hess esigeva che il numero dei negoziatori fosse piccolo. Come ministro del Reich, non poteva mettersi nella posizione di una persona isolata esposta al fuoco di fila dei commenti e delle domande di un gran numero di persone. Le conversazioni, almeno quelle condotte da Kirkpatrick, finirono con questa ridicola nota. Resta però il fatto - come osserva Churchill " - che il gabinetto britannico " invitò " Lord Simon a parlare con Hess il io giugno. Secondo l'avvocato che a Norimberga difese il vicecapo del partito nazista, Simon promise che avrebbe attirato l'attenzione del governo inglese sulle proposte di pace di Hess *is. I motivi del gesto di Hess sono chiari. Egli desiderava sinceramente la pace con l'Inghilterra. Non aveva ombra di dubbio che la Germania avrebbe vinto la guerra e avrebbe distrutto il Regno Unito, a meno che non si concludesse subito la pace. Certo, vi erano anche altri motivi. La guerra aveva eclissato l'importanza della sua persona. Reggere il partito nazista quale rappresentante di Hitler durante la guerra era una cosa senza senso, priva d'ogni importanza. Ciò che ora contava in Germania erano la condotta della guerra e gli affari esteri. Queste erano le cose che occupavano la mente di Hitler, escludendone quasi tutto il resto, mettendo in primo piano Go-ring, Ribbentrop, Himmler, Goebbels e i generali. Hess si sentiva umiliato * A Norimberga Hess disse al tribunale che Lord Simon gli si era presentato sotto il nome di " dottor Guthrie " e gli aveva dichiarato: " Vengo col mandato del governo e desidero discutere con voi, nella misura in cui possa essere utile, tutto ciò che vorrete esporre per informare il mio governo " ". 906 Dai trionfi iniziali alla grande svolta e provava invidia. Che cosa avrebbe potuto ripristinare la sua precedente Pagina 634
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt posizione presso l'amato capo e nel paese più di quella brillante e audace mossa politica con cui, da solo, intendeva ristabilire la pace fra la Germania e l'Inghilterra? Infine il vicecapo dalle ispide sopracciglia, come del resto altri alti papaveri nazisti - come gli stessi Hitler e Himmler -, era portato a credere ciecamente nell'astrologia. A Norimberga egli confidò al dottor Douglas M. Kel-ley, psichiatra americano delle prigioni, che verso la fine del 1940 uno dei suoi astrologhi aveva letto nelle stelle che egli era predestinato a realizzare la pace. Riferf anche come il suo antico mentore, il Geopolitiker di Monaco professor Haushofer, lo avesse visto, in sogno, andare per le sale coperte di arazzi dei castelli inglesi, apportatore della pace fra le due grandi nazioni " nordiche "90. A un uomo che, come mentalità, non aveva superato lo stadio di un adolescente, tutto ciò diede alla testa e indubbiamente contribui a spingere Hess a intraprendere la sua fantastica missione in Inghilterra. A Norimberga uno degli accusatori inglesi suggerì ancora un altro motivo, cioè che Hess fosse fuggito in Inghilterra per cercar di combinare un accordo per la pace affinchè la Germania potesse combattere su un solo fronte quando avesse attaccato l'Unione Sovietica. L'accusatore russo disse al tribunale di esserne sicuro. Di tale avviso era stato anche Stalin, il quale in quel periodo critico sembra avesse nutrito forti sospetti non verso la Germania, come avrebbe dovuto fare, bensf verso la Gran Bretagna. L'arrivo di Hess in Scozia lo convinse che Hitler e Churchill stavano tramando qualche complotto che avrebbe dato alla Germania la libertà di attaccare l'Unione Sovietica, analoga a quella di attaccare la Polonia e l'Ovest che a suo tempo le aveva offerto il dittatore russo. Quando tre anni dopo il primo ministro britannico nella sua seconda visita a Mosca cercò di convincere Stalin della verità, questi non gli volle assolutamente credere. Risulta abbastanza chiaro dall'interrogatorio effettuato da Kirkpatrick, il quale cercò di far parlare il capo nazista circa le intenzioni di Hitler sulla Russia, che Hess o ignorava l'" operazione Barbarossa ", o, se la conosceva, non sapeva che fosse imminente. I giorni che seguirono l'improvvisa partenza di Hess furono fra i più imbarazzanti della vita di Hitler. Egli si rendeva conto che la fuga del suo più stretto collaboratore aveva grandemente nuociuto al prestigio del regime. Come spiegarla al popolo tedesco e all'estero? Gli interrogatori dei membri dell'ambiente di Hess arrestati convinsero il Fiihrer che non vi era stata slealtà verso di lui e, di certo, nessun complotto, ma che al suo luogotenente di fiducia aveva semplicemente dato di volta il cervello. Dopo che gli inglesi ebbero confermato l'arrivo di Hess, al Berghof si decise di dare al pubblico la seguente spiegazione. Poco dopo la stampa tedesca pubblicò obbediente brevi articoli in cui colui che era stato un tempo un astro del nazionalsocialismo diveniva " un idealista deluso e dalla mente confusa, uno squilibrato, affetto da allucinazioni derivanti da ferite riportate nella [prima] guerra mondiale ". Il comunicato ufficiale diceva: Barbarossa: il turno della Russia 907 Sembra che il camerata Rudolf Hess vivesse in uno stato di allucinazione, a causa del quale credeva di poter realizzare una intesa fra Inghilterra e Germania... Ciò non avrà però conseguenze di sorta per la continuazione della guerra, imposta al popolo tedesco. Privatamente, Hitler diede l'ordine di far subito fucilare Hess qualora fosse ritornato *; e pubblicamente tolse al suo antico camerata tutte le cariche, sostituendogli, quale vicecapo del partito, Martin Bormann, personaggio assai sinistro e più succubo a lui. Il Fiihrer sperò che questo bizzarro episodio venisse dimenticato al più presto, e i suoi pensieri non tardarono a rivolgersi nuovamente all'attacco contro la Russia, ormai non lontano. La situazione critica del Cremlino. Sebbene le intenzioni di Hitler fossero più che evidenti - esse risultavano dall'organizzazione delle forze tedesche nella Polonia orientale, dalla presenza di un milione di uomini dell'esercito nazista nei vicini Balcani, dalla conquista della Jugoslavia e della Grecia da parte della Wehrmacht, che aveva occupato anche la Romania, la Bulgaria e l'Ungheria - gli uomini del Cremlino, soprattutto Stalin, che pur venivano considerati come degli spiriti assolutamente realistici e tali erano anche stati, speravano ciecamente che la Russia potesse ancora sfuggire al furore del tiranno nazista. Di certo, i loro spontanei sospetti non potevano che essere alimentati dalla realtà dei fatti, né essi poterono soffocare il loro crescente risentimento per le mosse compiute da Hitler nell'Europa sudorientale. Vi era tuttavia qualcosa di irreale, quasi d'incredibile e di assolutamente grottesco negli scambi diplomatici che si Pagina 635
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt svolgevano fra Mosca e Berlino in quelle settimane di primavera (e esaurientemente documentati negli archivi nazisti sequestrati), con cui i tedeschi cercarono goffamente di ingannare fino all'ultimo il Cremlino, mentre i capi sovietici sembravano incapaci di capire in pieno la realtà e di agire tempestivamente di conseguenza. Benché avessero ripetutamente protestato per l'entrata delle truppe tedesche in Romania e in Bulgaria e poi per l'attacco contro la Jugoslavia e la Grecia, vedendo in tutto ciò una violazione del patto nazi-sovietico e una minaccia agli " interessi della sicurezza " russa, i sovietici all'avvicinarsi del* A Norimberga Hess aveva un aspetto triste e affranto; durante una parte del processo simulò una completa amnesia (la sua mente, comunque, era certamente scossa). Sopravvissuto a Hitler, fu condannato all'ergastolo dal tribunale internazionale; sfuggì alla condanna a morte soprattutto in considerazione del suo collasso psichico. Ho descritto il suo aspetto durante il processo in End o} a Berli" Diary. Gli inglesi lo avevano trattato come un prigioniero di guerra e lo rilasciarono il io ottobre 1945, affinchè potesse venir processato a Norimberga. Durante la sua prigionia in Inghilterra, egli aveva protestato energicamente perché non gli erano stati concessi i " pieni privilegi diplomatici " da lui continuamente rivendicati; la sua mente, che non era mai stata troppo equilibrata, cominciò ad annebbiarsi ed ebbe lunghi periodi di amnesia. Al dottor Kelley confessò di aver tentato due volte di uccidersi durante il periodo di internamento. Era convinto - disse - che gli inglesi cercavano di avvelenarlo. 908 Dai trionfi iniziali alla grande svolta la data dell'attacco tedesco fecero tutto il possibile per ammansire Berlino. Stalin ne prese personalmente l'iniziativa. Il 13 aprile 1941 l'ambasciatore von der Schulenburg inviò a Berlino un interessante telegramma in cui riferiva che quella sera Stalin alla partenza da Mosca del ministro giapponese degli Esteri, Yosuke Matsuoka, aveva avuto " modi particolarmente cortesi " non solo con il giapponese ma anche con i tedeschi: Alla stazione Stalin chiese dinanzi a tutti di me... mi passò il braccio intorno alle spalle e disse: " Dobbiamo restare amici e voi dovete fare tutto il possibile a tale fine! " Poco dopo Stalin si rivolse al colonnello Krebs, facente funzione di addetto militare tedesco; assicuratosi che fosse un tedesco, gli disse: " Rimarremo i vostri amici, in qual-siasi evenienza! " ". Tre giorni dopo l'incaricato d'affari tedesco a Mosca, Tippelskirch, telegrafò a Berlino per far notare le dimostrazioni di amicizia verso la Germania esternate da Stalin alla stazione e come esse avessero una speciale importanza " dato le persistenti voci che circolano riguardo a un imminente conflitto fra Germania e Unione Sovietica " ". Il giorno prima Tippelskirch aveva informato Berlino che dopo mesi di discussioni il Cremlino aveva accettato " incondizionatamente " le proposte tedesche per la delimitazione delle frontiere fra i due paesi dal fiume Igorka al Baltico. Disse: " L'atteggiamento accondiscendente del governo sovietico mi sembra assai degno di nota " ". Lo era di certo, dato ciò che si stava tramando a Berlino. Il governo sovietico continuò ad essere accondiscendente anche nel rifornire di importanti materie prime la Germania stretta dal blocco. Schnurre, che era stato incaricato di condurre negoziati commerciali con Mosca, il 5 aprile 1941, pieno di giubilo, riferì ai suoi padroni nazisti che dopo il rallentamento delle forniture russe verificatosi nel gennaio e nel febbraio del 1941 a causa del "raffreddarsi delle relazioni politiche fra i due paesi, esse in marzo avevano registrato una rapida ascesa specie nel settore dei cereali, del petrolio, dei minerali di manganese, dei metalli non ferrosi e dei metalli preziosi ". Aggiunse: II traffico attraverso la Siberia sta svolgendosi in modo favorevole, come al solito. Dietro nostra richiesta il governo sovietico ha messo perfino a nostra disposizione uno speciale treno merci per il trasporto della gomma dalla frontiera manciuriana M. Sei settimane dopo, il 15 maggio, Schnurre riferì che i russi avevano cortesemente formato diversi treni merci speciali, per cui quattromila tonnellate di gomma grezza - materia assai necessaria ai tedeschi - potevano essere fornite alla Germania usando la transiberiana. I quantitativi di materie prime contemplate dai contratti vengono consegnati puntualmente dai russi, malgrado il non indifferente gravame che ne deriva loro... Ho l'impressione che a Mosca si potrebbero fare richieste in campo economico che vadano perfino oltre i termini del trattato del io gennaio; in tal Pagina 636
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt modo si assicurerebbero alla Germania viveri e materie prime ad essa necessari in quantità maggiore di quella trattata finora95. Le rimesse tedesche di macchinar! alla Russia - osservò Schnurre - erano in arretrato, ma egli sembrava non preoccuparsene, dato che i russi non Barbarossa: il turno della Russia 909 se ne lagnavano. Il 15 maggio egli fu però turbato da un altro fatto. Si lamentò per " le innumerevoli voci circa un imminente conflitto russo-tedesco ", attribuendone la colpa a fonti ufficiali tedesche. In un lungo memorandum trasmesso al Ministero degli Esteri egli rilevò la circostanza sorprendente che le " difficoltà " non venivano dalla Russia ma da ditte industriali tedesche che - egli disse - cercavano di " sottrarsi " agli obblighi fissati dai contratti coi russi. Bisogna notare che Hitler faceva del suo meglio per smentire quelle voci, pur sforzandosi di convincere i suoi generali e gli alti funzionari del crescente pericolo, per la Germania, di essere attaccata dalla Russia. Benché i generali, grazie ai servizi segreti militari, la sapessero più lunga, il potere ipnotico esercitato da Hitler su di loro fu tale che, perfino dopo la guerra, Halder, Brauchitsch, Manstein e altri (però non Paulus, che sembra essere stato più onesto) pretesero che al principio dell'estate lo schieramento militare sovietico sulla frontiera polacca era divenuto una seria minaccia. Il conte von der Schulenburg, che era rientrato in patria da Mosca per una breve licenza, s'incontrò con Hitler a Berlino il 28 aprile e cercò di convincerlo delle intenzioni pacifiche della Russia. Tentò di spiegargli che " in Russia vi era molta apprensione per le voci di un attacco tedesco contro la Russia ". Aggiunse: " Non credo che la Russia attaccherà mai la Germania... Se Stalin non fu capace di unirsi all'Inghilterra e alla Francia nel 1939, quando queste due nazioni erano ancora potenti, egli di certo non si deciderà in tal senso adesso che la Francia è distrutta e che l'Inghilterra sta subendo duri colpi. Al contrario. Sono convinto che Stalin è pronto perfino a farci ulteriori concessioni ". Il Fùhrer si mostrò scettico. Disse di essere stato " messo in guardia dagli avvenimenti svoltisi in Serbia ". Chiese: " Che diavolo ha spinto mai i russi a stipulare un patto di amicizia con la Jugoslavia? " *. È vero che egli non credeva che " la Russia potesse essere portata ad attaccare la Germania ". Tuttavia - concluse - egli era costretto " a stare ben attento ". Hitler non rivelò al suo ambasciatore presso l'Unione Sovietica quali piani avesse in serbo per quel paese, e Schulenburg, diplomatico onesto e corretto di vecchio stampo, li ignorò fino all'ultimo. Anche Stalin li ignorava; non poteva però ignorare i segni e gli avvertimenti circa quel che Hitler si accingeva a fare. Il 22 aprile il governo sovietico protestò formalmente per ottanta casi di violazione della frontiera da parte di aerei nazisti, verificatisi, disse, fra il 27 marzo e il 18 aprile, trasmettendo delle relazioni dettagliate su ognuno di essi. Ad esempio, in un aereo da ricognizione tedesco atterrato il 15 aprile vicino a Rovno erano stati trovati un apparecchio fotografico, rotoli di pellicole non sviluppate e * II giorno prima dell'attacco tedesco contro la Jugoslavia - il j aprile il governo sovietico aveva stipulato in gran fretta un " trattato di non-aggressione e di amicizia " col nuovo governo iugoslavo, nel disperato tentativo di tener a bada Hitler. Molotov ne aveva informato Schulenburg la sera prima, e l'ambasciatore aveva esclamato che " il momento era molto infelice ", cercando inutilmente di indurre i russi a rinviare almeno la firma del trattato ". 9io Dai trionfi iniziali alla grande svolta una carta topografica stracciata dei territori occidentali dell'URSS: " tutte prove di quali intenzioni avesse l'equipaggio di quell'aeroplano ". Perfino nella loro protesta i russi erano però concilianti. La nota diceva che alle truppe di frontiera era stato impartito " l'ordine di non sparare contro gli aerei tedeschi sorvolanti il territorio sovietico, a meno che tali voli non divenissero frequenti " ". Ai primi di maggio Stalin intraprese altre mosse amichevoli. Per far piacere a Hitler, espulse i rappresentanti diplomatici a Mosca del Belgio, della Norvegia, della Grecia e perfino della Jugoslavia, ordinando la chiusura delle loro legazioni. Riconobbe il regime filonazista di Rashid Ali nell'Irak. Tenne la stampa sovietica sotto stretto controllo per evitare provocazioni nei confronti della Germania. Il 12 maggio Schulenburg telegrafava a Berlino: Queste manifestazioni dell'intenzione del governo di Stalin... sono intese a Pagina 637
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt favorire una distensione fra l'Unione Sovietica e la Germania e a creare un clima migliore per il futuro. Si deve tenere presente che personalmente Stalin ha sempre propugnato lo stabilirsi di relazioni amichevoli fra la Germania e l'Unione Sovietica98. Benché Stalin già da tempo fosse il dittatore assoluto dell'Unione Sovietica, quella era la prima volta che Schulenburg nei suoi dispacci usava il termine " governo di Stalin ". Vi era per questo una buona ragione. Il 6 maggio Stalin aveva personalmente assunto la carica di primo ministro o presidente del Consiglio dei commissari del popolo, sostituendo Molotov, che era rimasto commissario agli Esteri. Era la prima volta che l'onnipotente segretario del partito comunista assumeva una carica di governo, e all'estero l'opinione generale fu che la situazione era divenuta per l'Unione Sovietica così seria, specie nelle relazioni con la Germania nazista, che solo Stalin poteva fronteggiarla in qualità di capo del governo sia nominale che effettivo. Questa interpretazione era ovvia; ve ne era però anche un'altra meno visibile, ma che l'astuto ambasciatore tedesco a Mosca segnalò prontamente a Berlino. Egli riferì che a Stalin era spiaciuto che le relazioni tedesco-sovietiche si fossero andate guastando e aveva attribuito ciò in gran parte alla ottusa diplomazia di Molotov. Schulenburg disse: A mio avviso, si può tenere per certo che Stalin si è proposto in politica estera fini della massima importanza... che egli spera di conseguire mediante sforzi personali. Credo fermamente che in una situazione internazionale come l'attuale, da lui considerata seria, Stalin si è prefisso di tener lontana l'Unione Sovietica da un conflitto con la Germania ". L'astuto dittatore sovietico non si rendeva ancora conto - a metà di maggio del 1941 - che un tale fine era assurdo e che egli non avrebbe potuto conseguirlo con nessun mezzo, se non con una vile resa a Hitler? Egli di certo capiva il significato della conquista della Jugoslavia e della Grecia da parte di Hitler, della presenza di grossi contingenti di truppe tedesche in Romania e in Ungheria sulle frontiere sudoccidentali della Russia e dello schieramento della Wehrmacht sulla frontiera orientale della Polonia. AnBarbarossa: il turno della Russia 911 che le continue voci che correvano a Mosca erano certamente giunte fino a lui. Quelle che Schulenburg in un dispaccio del 2 maggio aveva chiamato " voci di un imminente conflitto militare russo-tedesco " si erano intensificate a tal segno nella capitale sovietica, che egli e i suoi funzionarii dell'ambasciata tedesca incontravano grandi difficoltà a smentirle. Schulenburg avvertì Berlino in questi termini: Vogliate tener presente che tutti i tentativi di smentire qui a Mosca tali voci resteranno necessariamente inefficaci fino a quando continueranno a giungere dalla Germania, fino a quando ogni viaggiatore che viene a Mosca o che passa per Mosca non solo riporta tali voci, ma è anche in grado di confermarle citando dei fatti 10°. Lo stesso ambasciatore, che aveva dietro di sé una lunga carriera, cominciò a nutrire dei sospetti. Da Berlino aveva ricevuto l'ordine di continuare a smentire le voci di guerra e diffondere la diceria che non solo non vi erano concentramenti di truppe tedesche sulle frontiere russe ma che anzi considerevoli forze (per sua " informazione personale " gli fu detto: otto divisioni) stavano per essere trasferite " dall'Est all'Ovest " "". Forse queste istruzioni valsero solo ad accrescere il disagio dell'ambasciatore, dato che in quel momento la stampa di tutto il mondo aveva cominciato a strombazzare la notizia di schieramenti militari tedeschi lungo le frontiere sovie-tiche. Già molto tempo prima Stalin aveva ricevuto avvertimenti specifici circa i piani di Hitler, ma, a quanto sembra, non vi aveva prestato attenzione. Il più serio di tali avvertimenti gli era stato dato dal governo degli Stati Uniti. Ai primi di gennaio del 1941 l'addetto commerciale statunitense a Berlino, Sam E. Woods, aveva inviato un rapporto riservato al Dipartimento di Stato per informare che da fonti tedesche degne di fede egli aveva appreso che Hitler stava progettando di attaccare la Russia in primavera. Si trattava di un messaggio lungo e particolareggiato, in cui erano indicate le linee del piano di attacco dello Stato maggiore (che dovevano risultare del tutto esatte) e i preparativi per lo sfruttamento economico dell'Unione Sovietica, una volta che fosse stata conquistata *. * Sam Wpods, un tipo geniale e comunicativo, ma non molto dotato per comprendere la politica e la storia, sembrava, a quelli fra noi che lo conoscevano e a cui riusciva simpatico, l'ultima persona dell'ambasciata americana a Berlino adatta a procurarsi una cosf importante informazione Pagina 638
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt segreta. Alcuni suoi colleghi dell'ambasciata ancora ne dubitano. Ma Cordell Hull lo ha confermato nelle sue memorie, rivelandocene i particolari. Egli riferisce che Woods aveva per amico un tedesco antinazista che era in contatto con alti funzionar! dei ministeri, della Reichsbank e del partito nazista. Fin dall'agosto 1940 questo amico aveva informato Woods sulle conferenze tenute al quartier generale di Hitler, concernenti i preparativi per un attacco contro l'Unione Sovietica. Da allora l'informatore tenne al corrente l'addetto commerciale americano delle notizie che trapelavano sia dallo Stato maggiore che dai centri incaricati di elaborare i piani per la spoliazione economica della Russia. Per non essere scoperto, Woods s'incontrava col suo informatore in vari cinema di Berlino, ricevendo da lui, al buio, appunti scarabocchiati (cfr. The Memoirs of Cordell Hull, II, pp. 967-68). Io lasciai Berlino nel dicembre del 1940. Georg Kennan, il più brillante funzionario del Ministero degli Esteri all'ambasciata, rimasto in quella città, mi informa che l'ambasciata venne a sapere da varie fonti del futuro attacco contro la Russia. Secondo Kennan due o tre settimane prima che venisse sferrato l'attacco il console americano a Konigsberg, Kuykendall, aveva trasmesso un rapporto in cui era specificato il giorno esatto dell'inizio. 912 Dai trionfi iniziali alla grande svolta A tutta prima il segretario di Stato, Cordell Hull, credendo che Woods fosse rimasto vittima di una " mistificazione " tedesca, convocò il capo del FBI, J. Edgar Hoover. Questi lesse il rapporto e lo giudicò conforme al vero. Woods aveva citato alcune delle sue fonti, sia di vari ministeri di Berlino sia del quartier generale tedesco, e dopo un controllo a Washington si ritenne fossero persone che dovevano essere bene informate di che cosa si stava progettando e di sentimenti abbastanza antinazisti per fare delle indiscrezioni. Nonostante la tensione esistente fra il governo americano e quello sovietico, Hull decise di informare i russi e disse al sottosegretario di Stato, Sumner Welles, di comunicare il contenuto del rapporto all'ambasciatore russo, Kon-stantin Umanskij. Ciò avvenne il 20 marzo. In seguito Welles scrisse: Umanskij impallidì. Restò silenzioso per un momento, poi si limitò a dire: " Mi rendo pienamente conto della gravita del messaggio che mi avete trasmesso. Il mio governo vi sarà grato per la vostra confidenza. Lo informerò immediatamente della nostra conversazione "102. Pur ammettendo che abbia prestato fede a questa tempestiva informazione segreta, il governo russo non diede mai a quello americano alcun segno di gratitudine. Come riferisce il segretario di Stato nelle sue memorie, Mosca si mostrò anzi sempre più ostile e brutale, perché gli aiuti che l'America dava all'Inghilterra le rendeva impossibile fornire alla Russia tutte le materie prime che questa chiedeva. Secondo Hull, tuttavia il Dipartimento di Stato ricevette nella prima settimana di giugno dei dispacci dalle legazioni di Bucarest e di Stoccolma con l'informazione che la Germania avrebbe invaso la Russia entro due settimane, ne mandò copie all'ambasciatore a Mosca, Steinhardt, che le passò a Molotov. Anche Churchill cercò di mettere in guardia Stalin. Il 3 aprile egli incaricò il suo ambasciatore a Mosca, Sir Stafford Cripps, di consegnare al dittatore russo una nota personale, in cui si metteva in rilievo l'importanza che rivestivano per la Russia i movimenti di truppe tedesche nella Polonia meridionale, dei quali egli era venuto a conoscenza da un agente britannico. Nelle sue memorie, scrivendo anni dopo su questo episodio, Churchill dice di deplorare ancora il ritardo con cui Cripps trasmise quel messaggio m. Cripps prima della fine di aprile sapeva la data fissata per l'attacco tedesco e i tedeschi non ignoravano tale circostanza. Il 24 aprile l'addetto navale tedesco a Mosca mandò all'alto comando della marina a Berlino un brusco dispaccio: L'ambasciatore britannico prevede per il 22 giugno lo scoppio della guerra m. Tale messaggio, che figura fra i documenti nazisti sequestrati, fu annotato nel giornale della marina tedesca lo stesso giorno, con un punto esclamativo in fondo "*. Gli ammiragli erano stupiti dell'esattezza della previsione del diplomatico britannico. Il povero addetto navale che, al pari dell'ambasciatore a Mosca, non era stato iniziato al segreto, nel suo dispaccio aveva aggiunto che era una " manifesta assurdità ". È quel che deve aver pensato anche Molotov. Un mese dopo, il 22 magBarbarossa: il turno della Russia 913 gio, egli ricevette Schulenburg per discutere di varie cose. " Come sempre, egli si è mostrato amabile, sicuro di sé e ben informato ", riferì l'ambasciatore a Pagina 639
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Berlino, sottolineando di nuovo che Stalin e Molotov, " i due uomini più potenti dell'Unione Sovietica ", miravano " soprattutto " ad evitare un conflitto con la Germania m, Su di un punto l'ambasciatore, nonostante la sua perspicacia, forse non aveva ragione: in quel momento, Molotov non era per nulla " ben informato ". Però l'ambasciatore non lo era più di lui. In qual misura il commissario agli Esteri russo fosse mal informato si vide pubblicamente il 14 giugno 1941, esattamente una settimana prima che la Russia ricevesse il colpo. Quella sera Molotov convocò Schulenburg e gli consegnò il testo di un comunicato dell'agenzia Tass che - egli disse - sarebbe stato radiodiffuso la notte stessa e pubblicato l'indomani mattina dai giornali107. Questo comunicato ufficiale del governo sovietico accusava personalmente Cripps di " diffondere voci circa un' " imminente guerra fra URSS e Germania " nella stampa inglese e straniera ", e definiva tali voci " una evidente assurdità... una ottusa manovra propagandistica delle forze schierate contro l'Unione Sovietica e la Germania ". E aggiungeva: L'opinione degli ambienti sovietici è che le voci circa l'intenzione della Germania... di sferrare un attacco contro l'Unione Sovietica sono destituite d'ogni fondamento. Neppure i recenti spostamenti di truppe tedesche dai Balcani alle frontiere sovietiche, secondo il documento, " avevano rapporto alcuno con le relazioni sovietico-tedesche ". Quanto alle voci che la Russia avrebbe attaccato la Germania erano " false e provocatorie ". Il lato ironico del comunicato diramato dalla Tass per conto del governo sovietico fu accentuato da due mosse compiute dai tedeschi, l'una il giorno della sua pubblicazione, il 15 giugno, l'altra il giorno seguente. Da Venezia, dove stava conferendo con Ciano, Ribbentrop il 15 giugno mandò a Budapest un messaggio segreto per avvertire il governo ungherese dell'opportunità di " prendere misure per assicurare le frontiere ". Dato il massiccio concentramento di truppe russe alle frontiere orientali della Germania, il Fiihrer sarà probabilmente costretto, al più tardi al principio di luglio, a chiarire le relazioni tedesco-russe e, in relazione a ciò, ad avanzare alcune richieste "". I tedeschi mettevano al corrente gli ungheresi, ma non il loro principale alleato. Quando Ciano l'indomani, durante una passeggiata in gondola per i canali di Venezia, chiese a Ribbentrop informazioni sulle voci di un attacco tedesco contro la Russia, il ministro degli Esteri germanico rispose: Caro Ciano, fino a questo momento non posso dirvi nulla, perché ogni decisione è racchiusa nel petto impenetrabile del Fiihrer. Comunque, una cosa è certa: se attaccheremo la Russia di Stalin sarà cancellata dalla carta geografica in otto settimane *. * Ciò risulta dall'ultima annotazione del diario di Ciano, che egli scrisse il 23 dicembre 1943 nella cella 27 del carcere di Verona, pochi giorni prima di venire fucilato. Cfr. anche Diario, voi. II, p. 250.
914 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Mentre il 14 giugno 1941 la radio sovietica si accingeva da Mosca a diffondere nel mondo il comunicato che definiva le voci di un attacco tedesco contro la Russia un'" ovvia assurdità ", in quello stesso giorno Adolf Hitler teneva con i principali ufficiali della Wehrmacht l'ultimo grande consiglio di guerra sull'" operazione Barbarossa ". Il programma per l'ammassamento delle truppe ad Est e per il loro schieramento sulle posizioni d'attacco fu messo in opera il 22 maggio. Qualche giorno dopo ne era stata diramata una versione riveduta109. È un documento lungo e dettagliato che mostra come al principio di giugno non solo tutti i piani per l'attacco contro la Russia fossero già elaborati, ma erano anche già stati predisposti e in via di esecuzione i complessi movimenti di truppe, dell'artiglieria, delle forze corazzate, degli aerei, delle navi e dei vettovagliamenti. Una breve nota del 29 maggio del giornale della marina da guerra dice: " I movimenti delle navi da guerra per 1" " operazione Barbarossa " sono cominciati ". Erano stati anche conclusi i colloqui con gli Stati maggiori della Romania, dell'Ungheria e della Finlandia quest'ultima nazione era ansiosa di riprendersi, ora, ciò che in seguito alla guerra 1939-40 le era stato tolto dai russi. Da Berchtesgaden Hitler il 9 giugno diramò un ordine col quale convocava i comandanti in capo delle tre armi e i principali generali delle truppe d'operazione a Berlino il 14 giugno, per un Pagina 640
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ultimo colloquio, che sarebbe durato tutto il giorno, sull'" operazione Barbarossa ". Malgrado la vastità del compito, non solo Hitler, ma anche i suoi generali erano pieni di fiducia quando passarono a fissare gli ultimi dettagli della più gigantesca operazione militare della storia - l'attacco generale su di un fronte che si estendeva per circa millecinquecento miglia, dall'oceano Glaciale Artico - da Petsamo - sino al mar Nero. La notte prima Brauchitsch era rientrato a Berlino da una ispezione dello schieramento tedesco all'Est. Halder annotò nel suo diario che il comandante in capo dell'esercito era molto soddisfatto. Disse che ufficiali e truppa erano in ottima forma e pronti a combattere. L'ultima conferenza militare durò dalle 11 fino alle 18,30 del 14 giugno, e fu interrotta solo dalla colazione, alle 14, in occasione della quale Hitler tenne ai suoi generali un altro dei suoi infuocati e ardenti discorsi alla vigilia delle battaglie "°. Secondo Halder, fu un " ampio discorso politico " in cui il capo mise in rilievo come egli fosse obbligato ad attaccare la Russia perché la sua caduta avrebbe costretto l'Inghilterra a " cedere ". Ma il Fùhrer assetato di sangue deve aver anche messo in rilievo qualche cos'al-tro. Keitel ne riferì nell'interrogatorio diretto che subf a Norimberga: L'argomento principale fu che quella era la battaglia decisiva fra due ideologie e che il modo di agire a noi noto secondo le regole militari - il solo legittimo secondo il diritto internazionale - andava giudicato secondo criteri del tutto diversi. Keitel riferf che dopo di ciò Hitler diede ordine he si instaurasse con " mezzi brutali ", in Russia, un terrore senza precedenti. Barbarossa: il turno della Russia 915 II difensore di Keitel gli chiese: " Voi o altri generali avanzaste obiezioni contro tali ordini? " II generale rispose: " No, personalmente non feci rimostranze ", e aggiunse: "Nessun altro generale ne fece"*. È pressoché inconcepibile, e tuttavia vero, che i dirigenti del Cremlino, malgrado la loro fama di uomini sospettosi, astuti e pratici, e malgrado tutti gli avvertimenti e i fatti che parlavano chiaro, fino all'ultimo momento non si rendessero conto che stavano per essere attaccati, e con una violenza tale che il loro paese ne sarebbe stato quasi distrutto. Alle 9,30 della piacevole serata estiva del 21 giugno 1941, nove ore prima dell'inizio fissato per l'attacco tedesco, Molotov ricevette l'ambasciatore di Germania nel suo ufficio del Cremlino e diede prova della sua " irrimediabile ottusità " **. Dopo aver menzionato altre violazioni di frontiera commesse dall'aviazione tedesca, sulle quali egli aveva ordinato all'ambasciatore sovietico a Berlino di attirare l'attenzione di Ribbentrop, Molotov passò a trattare un altro argomento, di cui Schulenburg dette notizie alla Wilhelm-strasse quella notte stessa con un telegramma urgente. Molotov gli aveva detto: Vi sono molti segni che il governo tedesco non è contento del governo sovietico. Corrono perfino voci sull'imminenza di una guerra fra Germania e Unione Sovietica... Il governo sovietico non riesce a capire le ragioni dello scontento della Germania... [Molotov] avrebbe gradito che gli dicessi che cosa ha portato le relazioni tedesco-sovietiche allo stato attuale. Ho detto di non poter rispondere a tali domande, perché mancavo di informazioni adeguate "'. Tali informazioni, egli le avrebbe avute presto. Infatti attraverso le onde dell'etere il 21 giugno 1941 Ribbentrop inviò da Berlino a Schulenburg un lungo radiomessaggio in codice, segnato con " urgentissimo, segreto di Stato, per l'ambasciatore personalmente ", il quale cominciava cosi: * Hassell lo conferma. Due giorni dopo, cioè il 16 giugno, egli notò nel suo diario: " Brau-chitsch e Halder hanno già aderito alla tattica di Hitler [da seguire in Russia], Cosi sull'esercito graverà il peso di quelle uccisioni e di quegli incendi che finora erano prerogativa esclusiva delle SS ". Da principio i " cospiratori " antinazisti avevano ingenuamente creduto che gli ordini di Hitler per l'istituzione di un regime di terrore in Russia avrebbero suscitato l'indignazione dei generali a tal segno da spingerli ad associarsi alla rivolta contro il nazismo. Ma il 16 giugno lo stesso Hassell doveva esprimere la sua delusione. L'annotazione in tale data del suo diario comincia così: " Con Popitz, Goerdeler, Beck e Oster è stata tenuta una serie di riunioni per considerare se certi ordini che i comandanti dell'esercito hanno ricevuto Pagina 641
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt (senza essere stati loro, finora, a emanarli) basteranno per aprire gli occhi ai capi militari sulla natura del regime per il quale stanno combattendo. Questi ordini riguardano... misure brutali che le truppe dovranno prendere contro i bolscevichi quando la Russia sarà invasa. " Siamo venuti alla conclusione che, per ora, non c'è nulla da sperare... Essi [i generali] s'illudono... Inguaribili sergenti maggiori! " (The Voti Hassell Diaries, pp. 198-99). ** L'espressione è di Churchill. 916
Dai trionfi iniziali alla grande svolta Quando riceverete questo telegramma tutti i documenti cifrati ancora esistenti costi dovranno essere distrutti. Le apparecchiature radio vanno messe fuori uso. Vogliate informare subito il signor Molotov che avete da fargli una urgente comunicazione... Vogliate poi fargli la seguente dichiarazione. Era una dichiarazione del tipo ben noto, disseminata di tutte le palesi menzogne e falsificazioni in cui Ribbentrop e Hitler erano così esperti e che avevano così spesso inventato per giustificare ogni loro nuovo atto di non provocata aggressione. Forse - questa è almeno l'impressione che ha avuto l'autore del presente libro leggendola - superava tutte le precedenti, quanto a sfrontatezza e a mistificazione. Vi si diceva che mentre la Germania si era attenuta lealmente al patto nazi-sovietico, la Russia l'aveva ripetutamente violato. L'Unione Sovietica avrebbe praticato " sabotaggio, terrorismo e spionaggio " ai danni della Germania. Avrebbe " contrastato il tentativo tedesco di istituire un ordine duraturo in Europa ". Avrebbe cospirato con la Gran Bretagna " per attaccare le truppe tedesche in Romania e in Bulgaria ". Concentrando " tutte le truppe russe su di un lungo fronte, dal Baltico al mar Nero ", l'Unione Sovietica " minacciava " il Reich. Si aggiungeva: I rapporti ricevuti negli ultimi giorni allontanano ogni residuo dubbio sul carattere aggressivo di questo concentramento di truppe russe... In più, ci sono giunte dalla Gran Bretagna notizie circa i negoziati dell'ambasciatore Cripps per una ancor più stretta collaborazione politica e militare dell'Inghilterra con l'Unione Sovietica. Perciò, riassumendo, il governo del Reich dichiara che il governo sovietico, contrariamente agli obblighi assunti: 1) non solo ha continuato ma ha perfino intensificato i suoi tentativi di minare la Germania e l'Europa; 2) ha seguito una politica estera sempre più antitedesca; 3) ha concentrato tutte le sue forze, tenendole pronte ad attaccare, sul confine te desco. Pertanto il governo sovietico ha rotto i suoi impegni con la Germania ed è sul punto di assalire alle spalle la Germania, mentre questa lotta per la vita. Il Fiihrer ha perciò ordinato alle forze armate tedesche di opporsi a tale minaccia con tutti i mezzi a loro disposizione m. Infine Ribbentrop ordinò al suo ambasciatore di " non discutere in nessun modo questa comunicazione ". Che poteva mai dire, Schulenburg, scosso e deluso da un simile messaggio, lui, che aveva dedicato i più begli anni della sua vita a migliorare le relazioni tedesco-sovietiche e che sapeva come l'attacco contro l'Unione Sovietica fosse non provocato e privo di qualsiasi giustificazione? Tornato al Cremlino proprio allo spuntar dell'alba, si limitò a leggere la dichiarazione tedesca*. Alla fine, Molotov che, sbalordito, era stato ad ascoltare in silenzio, disse: " È la guerra. Credete che ce la siamo meritata? " * Così fini la lunga carriera diplomatica di quell'ambasciatore. Tornato in Germania e costretto a dimettersi, egli entrò nel circolo dell'opposizione capeggiato dal generale Beck, da Goer-deler, da Hassell e da altri, e per un certo tempo fu da questi designato alla carica di ministro degli Esteri qualora si fosse costituito un governo antihitleriano. Hassell riferisce che nel 1943 Schulenburg era pronto ad attraversare le linee russe per andare a parlare con Stalin in vista di una pace negoziata fra la Russia e un governo tedesco antinazista (The Von Hassell Diaries, pp. 321-22). Schulenburg fu arrestato e incarcerato dopo il complotto contro Hitler del luglio 1944 e ucciso dalla Gestapo il io novembre dello stesso anno. Pagina 642
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Barbarossa: il turno detta Russia 917 Alla stessa ora, allo spuntar del giorno, una scena analoga si svolgeva a Berlino, alla Wilhelmstrasse. Tutto il pomeriggio del 21 giugno l'ambasciatore sovietico, Vladimir Dekanozov, l'aveva passato a telefonare al Ministero degli Esteri chiedendo un appuntamento a Ribbentrop per poter presentare la sua protesta contro altre violazioni della frontiera da parte di aerei tedeschi. Gli fu risposto che il ministro degli Esteri nazista " non era in città ". Infine, alle due del mattino del 22 giugno, egli fu informato che Ribbentrop l'avrebbe ricevuto alle quattro al Ministero degli Esteri. Qui l'ambasciatore, al pari di Molotov a Mosca, ebbe il più forte choc della sua vita, sebbene fosse già stato vice commissario agli Esteri e Stalin si fosse rivolto a lui come agitatore per preparare l'annessione della Lituania. Il dottor Schmidt, presente alla scena, la descrisse cosf: Non avevo mai visto Ribbentrop così eccitato come nei cinque minuti che precedettero l'arrivo di Dekanozov. Camminava su e giù nella stanza come un animale in gabbia... Fu introdotto Dekanozov. Evidentemente egli non sospettava di nulla e porse la mano a Ribbentrop. Ci sedemmo e... Dekanozov cominciò a porre, per conto del proprio governo, alcune domande su certe cose da chiarire. Ma dopo pochi istanti Ribbentrop, con una espressione dura in volto, lo interruppe dicendo: " Non è di questo che si tratta ora "... E l'arrogante ministro degli Esteri nazista spiegò ciò di cui, invece, si trattava: consegnò all'ambasciatore una copia dello stesso memorandum che nel medesimo istante Schulenburg a Mosca stava leggendo a Molotov e lo informò che proprio in quel momento truppe tedesche stavano prendendo " contromisure militari " alla frontiera sovietica. Schmidt dice che il diplomatico sovietico trasalì, " ma presto riacquistò la calma ed espresse il suo profondo rincrescimento " per cotesti sviluppi, dei quali fece ricadere la colpa sulla Germania. " Si alzò, fece un secco inchino e lasciò la stanza senza stringerci la mano " m. La luna di miele nazi-sovietica era finita. Alle 3,30 del 22 giugno 1941, mezz'ora dopo che le formalità diplomatiche al Cremlino e alla Wilhelm-strasse erano state esaurite, il rombo delle artiglierie di Hitler lungo un fronte di centinaia di miglia la distrusse per sempre. Il cannoneggiamento era stato preceduto da un altro preludio diplomatico. Nel pomeriggio del 21 giugno Hitler si sedette allo scrittoio nel suo nuovo quartier generale sotterraneo, chiamato Wolfsschanze (trincea del lupo) situato vicino Rastenburg, in una tetra foresta della Prussia orientale, e dettò una lunga lettera per Mussolini. Come già nel preparare tutte le altre sue aggressioni, egli era stato talmente diffidente del suo buon amico e principale alleato da metterlo a parte del segreto solamente all'ultimo momento. Si preparava a farlo allora, all'undicesima ora. La lettera è la prova più rive-latrice e autentica in nostro possesso delle ragioni che spinsero Hitler a quel passo fatale, rimasto tanto a lungo un enigma per le nazioni straniere, che
918 Dai trionfi iniziali alla grande svolta doveva preparare la via verso la fine sua e del Terzo Reich. Naturalmente, la lettera è piena delle solite menzogne e dei soliti pretesti con cui Hitler cercava di ingannare perfino i suoi amici. Ma dietro ad essi e fra le righe trapela la linea fondamentale del suo pensiero e il suo giudizio - sebbene errato - sulla situazione mondiale che si profilava al principio dell'estate 1941, la seconda estate della guerra. Duce! Vi scrivo questa lettera in un momento in cui finalmente, dopo mesi di preoccupazioni, di riflessioni e di una continua attesa che mi ha logorato i nervi, sono stato portato a prendere la decisione più grave della mia vita. La situazione*: L'Inghilterra ha perduto la guerra. Come una persona che sta per annegare, essa si afferra a ogni fuscello. Ciò nondimeno alcune sue speranze non sono prive di una certa logica... La distruzione della Francia... ha fatto continuamente volgere lo sguardo dei guerrafondai inglesi verso il luogo in cui essi avevano tentato di far cominciare la guerra: verso la Russia sovietica. Entrambi i paesi, la Russia sovietica e l'Inghilterra, hanno interesse a vedere l'Europa... prostrata da una lunga guerra. Dietro di loro, a spronarle, sta l'Unione nordamericana. Poi Hitler spiegava come con grandi forze militari sovietiche alle spalle Pagina 643
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt egli non avrebbe mai potuto raccogliere tutte le forze - " specie dell'aviazione " - necessarie per quell'attacco generale che avrebbe prostrato definitivamente l'Inghilterra. In realtà, tutte le forze di cui dispone la Russia si trovano sulla nostra frontiera-Se le circostanze mi imponessero di impiegare le forze aeree tedesche contro l'Inghilterra, vi è pericolo che la Russia torni alla sua tattica di estorsione a cui dovrei cedere in silenzio unicamente per la nostra inferiorità nei deli... L'Inghilterra sarà ancor meno disposta alla pace, perché potrà trarre qualche speranza dal suo partner russo. Queste speranze naturalmente aumenteranno col crescere del grado di preparazione delle forze armate russe. E dietro a ciò stanno le massicce forniture di materiale bellico che Inghilterra e Russia sperano di ottenere dall'America nel 1942... Dopo essermi tormentato a lungo la mente, sono venuto infine alla decisione di tagliare il nodo scorsoio prima che ci venga stretto al collo... Ora, le mie idee generali sono queste: 1) Come sempre, della Francia non ci si deve fidare. 2) Per quel che riguarda le vostre colonie, Duce, neppure l'Africa settentrionale correrà probabilmente pericolo sino all'autunno. 3) La Spagna non sa ancora decidersi, e temo che essa non si schiererà dall'una o dall'altra parte prima di essere certa dell'esito della guerra... 5) Prima dell'autunno, un attacco contro l'Egitto è fuori questione... 6) È indifferente se l'America entri o no in guerra, dato che essa sostiene già il nostro nemico con tutte le forze che essa è in grado di mobilitare. 7) Per l'Inghilterra la situazione è brutta, giacché i rifornimenti di viveri e di ma terie prime stanno divenendo sempre più difficili. Tutto sommato, lo spirito guerriero che la incita a combattere si nutre di mere speranze, legate a due presupposti: la Russia e l'A merica. Non ci è dato di eliminare l'America. È però in nostro potere far fuori la Russia. Nel contempo, l'eliminazione della Russia sarà di grandissimo aiuto al Giappone nell'Asia orientale, in quanto renderà concreta una minaccia molto seria per l'America; infatti se questa intendesse entrare in azione, dovrebbe tener conto dell'intervento giapponese. Cosi stando le cose, ho deciso di por fine all'ipocrita commedia del Cremlino. * La sottolineatura è di Hitler. Barbarossa: il turno detta Russia 919 Hitler disse che la Germania non avrebbe avuto bisogno di truppe italiane per la campagna di Russia. (Non intendeva dividere con altri la gloria della vittoria sulla Russia, come non aveva diviso la vittoria sulla Francia). L'Italia avrebbe potuto però " dare un aiuto decisivo " rinforzando le truppe nell'Africa settentrionale e preparandosi " a marciare in Francia nel caso di una violazione francese del trattato ". Questa era una ghiotta esca per il " duce ", così affamato di territori. Per quel che riguarda la guerra aerea contro la Gran Bretagna, per un certo tempo resteremo sulla difensiva... Quanto alla guerra ad Est, essa, Duce, sarà di certo difficile, ma io non dubito nemmeno per un momento che essa si concluderà con un grande successo. Soprattutto spero che cosf ci sarà possibile assicurarci una base comune per il rifornimento dei viveri in Ucraina, la quale ci fornirà tutti i quantitativi supplementari di cui potremo abbisognare in futuro. Poi Hitler si scusò per non aver messo al corrente già prima il suo collega. Ho aspettato fino a questo momento, Duce, per mandarvi tali informazioni, perché la decisione definitiva non sarà presa prima di questa sera alle sette... Qualunque cosa accada, Duce, la nostra situazione non può peggiorare a causa di questo passo; essa può solo migliorare... Nondimeno se l'Inghilterra non dovesse trarre le debite conclusioni dai duri fatti, noi, avendo le spalle sicure, potremo dedicarci con forze accresciute alla liquidazione del nostro nemico. Infine Hitler descrisse il grande sentimento di sollievo procuratogli Pagina 644
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dal-l'aver preso finalmente quella decisione. ... Lasciatemi ancora dire una cosa, Duce. Dopo che, lottando, sono giunto a questa decisione, mi sento di nuovo spiritualmente libero. L'associarmi all'Unione Sovietica, malgrado l'assoluta sincerità dei nostri sforzi per venire a una definitiva conciliazione, era stato per me assai fastidioso perché, in un modo o nell'altro, ciò sembrava contrastare con tutto il mio atteggiamento primitivo, con le mie concezioni e coi miei precedenti impegni. Ora sono assai contento di essermi liberato da questo disagio spirituale. Con saluti cordiali e camerateschi VOStrO ADOLF HITLER '". Alle tre del mattino del 22 giugno, appena mezz'ora prima che le truppe tedesche passassero all'azione, a Roma l'ambasciatore von Bismarck svegliò Ciano per consegnargli la lunga missiva di Hitler. Il ministro degli Esteri italiano la telefonò a Mussolini, il quale stava trascorrendo un periodo di riposo nella sua villeggiatura estiva, a Riccione. Non era la prima volta che il " duce " veniva svegliato in piena notte da un messaggio del suo collega dell'Asse, e se ne lagnò. " Io non oso, di notte, disturbare i servitori ed i tedeschi mi fanno saltare dal letto senza il minimo riguardo ", disse infastidito a Ciano "5. Tuttavia non appena si fu ben svegliato, Mussolini dette l'ordine di dichiarare immediatamente guerra all'Unione Sovietica. Egli ormai era completamente nelle mani dei tedeschi. Lo sapeva e se ne lagnava. Disse a Ciano: " Spero solo una cosa [...]: che in questa guerra d'Oriente i tedeschi perdano molte penne " "'. Eppure si rendeva conto che ora il suo futuro dipendeva interamente dalle fortune delle armi germaniche. Era si92o Dai trionfi iniziali alla grande svolta curo che i tedeschi in Russia avrebbero vinto la guerra, ma sperava che per 10 meno ne uscissero conciati male. Come gli altri avversar! occidentali, egli non poteva sapere o prevedere che le cose per la Germania sarebbero andate molto peggio. La mattina di domenica 22 giugno, giorno in cui nel 1812 Napoleone aveva attraversato il Niemen alla volta di Mosca, ed esattamente un anno dopo che la patria di Napoleone, la Francia, aveva capitolato a Compiègne, le armate corazzate, meccanizzate e, fino a quel momento, invitte di Hitler si riversarono al di là del Niemen e di vari altri fiumi penetrando rapidamente in Russia. 11 generale Halder annotò nel suo diario che l'Armata Rossa malgrado tutti gli avvertimenti e tutti i segni ammonitori, " si trovò presa tattica mente alla sprovvista su tutto il fronte " *. Tutti i ponti furono occupati prima che potessero essere fatti saltare. Halder dice che in effetti su gran parte della zona di frontiera i russi non si erano nemmeno schierati per un'azione e furono travolti prima di poter organizzare qualche resistenza. Centinaia di aerei sovietici furono distrutti al suolo negli aeroporti **. Dopo pochi giorni cominciarono ad affluire decine di migliaia di prigionieri; intere armate furono rapidamente circondate. Sembrò ripetersi, identico, il Feldzug in Polen, la campagna di Polonia. Dopo aver scorso gli ultimi rapporti dello Stato maggiore, Halder, che di solito era uno spirito molto prudente, il 3 luglio scrisse nel suo diario: " Non è esagerato dire che il Feldzug contro la Russia è stato vinto in quattordici giorni ". Aggiunse che era ancora questione di qualche settimana, e tutto sarebbe finito. * Nel diario di Halder vi è un'annotazione curiosa, per quel primo giorno. Dopo aver rilevato che a mezzogiorno le stazioni radio russe, che i tedeschi stavano intercettando, avevano ricominciato a farsi udire attraverso l'etere, egli scrive: " Hanno chiesto al Giappone di far da mediatore per appianare le controversie politiche ed economiche fra la Russia e la Germania e di mantenersi attivamente in contatto col Ministero degli Esteri tedesco ". Stalin credeva davvero -nove ore dopo l'inizio dell'attacco - che esso potesse venire in qualche modo arrestato? ** In seguito, il generale Giinther Blumentritt, capo di Stato maggiore della quarta armata, ricordò che un po' dopo la mezzanotte del 21, quando l'artiglieria tedesca era già puntata sugli obiettivi, l'espresso Berlino-Mosca raggiunse " senza incidenti " Brest-Litovsk dopo aver attraversato le linee tedesche sul Bug e il fiume stesso. Fu un " momento atroce " che Io colpì. Gli sembrò non meno strano che l'artiglieria russa non rispondesse nemmeno quando l'attacco era cominciato. " I russi, - egli scrisse in seguito, - sul nostro fronte vennero colti del tutto di sorpresa ". Allo spuntar del giorno il servizio d'intercettazione radio captò i messaggi della radio dell'Armata Rossa. Blumentritt cita uno di questi messaggi: " Ci stanno sparando addosso. Cosa Pagina 645
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dobbiamo fare? " La risposta del quartier generale fu: " Dovete essere impazziti. E perché non trasmettete in codice? " (The Fatai Decisions, edito da Seymour Freidin e da William Richardson). 1 DGFP, IX, p. 108. 2 Ibid., pp. 294, 316. 3 Ibid., pp. 599-600. 4 Ibid., X, pp. 3-4. 5 CHURCHILL, Their Finest Hour, pp. 135-36 (pel testo della sua lettera a Stalin). 6 DGFP, X, pp. 207-8. 7 Afez" Kampf, p. 564. 8 Discorso di Jodl del 7 novembre 1943: NCA, I, p. 795 (ND, L-I72). 9 Per la deposizione giurata fatta da Warlimont il 21 novembre 1945: NCA, V, p. 741; per l'interrogatorio di Warlimont del 12 ottobre 1945: ibid., suppl. B, pp. 1635-37. 10 Annotazione del 22 luglio 1940 del diario di Halder. Egli riferisce ciò che Brauchitsch gli disse sul colloquio avuto il giorno precedente a Berlino con Hitler. 11 Annotazione del 3 luglio 1940 del diario di Halder. 12 NCA, IV, p. 1083 (ND, 2353-PS). 13 Diario di guerra dello Stato maggiore del reparto operazioni dell'OKW, 26 agosto 1940 citato in DGFP, X, pp. 549-50. 14 Cfr. le due deposizioni giurate di Warlimont in NCA, V, pp. 740-41 (ND, 3031, 2-PS) e l'interrogatorio da lui subito: ibid., suppl. B, p. 1536. Le direttive di Jodl del 6 settem bre 1940 si trovano in NCA, III, pp. 849-50 (ND, I229-PS). 15 Per le direttive del 12 novembre 1940: NCA, III, pp. 403-7. La parte concernente la Russia si trova a p. 406. 16 Diario di guerra dell'OKW, 28 agosto - citato da DGFP, X, pp. 566-67n. 17 CIANO, Diario, voi. I, p. 304. 18 NCA, VI, p. 873 (ND, C-53). 19 NSR, pp. 178-81. 20 Per il memorandum tedesco: ibid., pp. 181-83; per la risposta ad esso, contenuta nel memorandum sovietico del 21 settembre: ibid., pp. 190-94. 21 Ibid., pp. 188-89. 22 Ibid., pp. 195-96. 23 Ibid., pp. 197-99. 24 Ibid., pp. 201-3. 25 Ibid., pp. 206-7. 26 Per la lettera inviata il 13 ottobre 1940 da Ribbentrop a Stalin: ibid., pp. 207-13. 27 Pel testo del telegramma indignato di Ribbentrop: ibid., p. 214. 28 Pel testo della risposta di Stalin: ibid., p. 216. 29 Ibid., p. 217. 30 Pei memorandum degli incontri di Molotov con Ribbentrop e Hitler del 12-13 novem bre 1940: ibid., pp. 217-54. 31 SCHMIDT, Op. CÌt., p. 212. 32 Ibid., p. 214. 33 Pel dispaccio di Schulenburg del 26 novembre 1940: NSR, pp. 258-59. 34 FCNA, 1941, p. 13; diario di Halder, 16 gennaio 1941. 35 Annotazione del 5 dicembre 1940 del diario di Halder; NCA, IV, pp. 374-75 (ND, 1799PS) - il secondo testo è la traduzione di una parte del diario di guerra dello Stato maggiore, reparto operazioni dell'OKW, il cui capo era Jodl. 36 Per il testo completo tedesco: TMWC, XXVI, pp. 47-52; traduzione inglese abbreviata di esso in NCA, III, pp. 407-9 (ND, 446-PS). 37 HALDER, Hitler als Feldherr, p. 22. 3i FCNA, 1950, pp. 135-36 (conferenza del 27 dicembre 1940). 922
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 39 FCNA, 1950, pp. 91-97, 104-8 (conferenze del 6 e del 26 settembre 1940). Raeder firmò tut te e due le relazioni. 40 DGFP, IX, pp. 620-21. 41 SCHMIDT, op. cit. L'interprete da un resoconto abbastanza completo delle conversazioni. I resoconti tedeschi contenuti nella pubblicazione del Dipartimento di Stato americano The Spanish Government and thè Axis sono frammentar!. Erich Kordt, che era anche lui presente, da un resoconto più particolareggiato nel suo memorandum inedito, a cui in precedenza già mi sono riferito. 42 Ciano's Diplomatic Papers, p. 402. 43 SCHMIDT, op. cit., p. 197. 44 II testo dell'accordo di Montoire si trova fra i documenti sequestrati del Ministero degli Esteri tedesco, ma fino a questo momento non è stato ancora reso di pubblica ragione dal Dipar timento di Stato americano. Però William L. Langer (Dar Vichy Gamble, pp. 94-95) lo cita ba sandosi sui documenti tedeschi di cui il Dipartimento gli permise di prender conoscenza. 45 Diario di Ciano, voi. I, p. 314. 46 Ribbentrop al processo di Norimberga e Schmidt nel suo libro (p. 200) hanno ricordato tali parole. 47 SCHMID!, op. cit., p. 200. 48 Annotazione del 4 novembre 1940 del diario di Halder; pel rapporto fatto il 4 novembre da Jodl all'ammiraglio Schniewind: FCNA, 1940, pp. 112-17; per le direttive n. 18 del 12 no vembre 1940: NCA, III, pp. 403-7 (ND, 444-PS). 49 FCNA, 1940, p. 125. 50 Ibid., p. 124. 51 The Spanish Government and thè Axis, pp. 28-33. 52 II rapporto di Raeder si trova in FCNA, 1941, pp. 8-13; Halder non scrisse nulla, sul suo diario, intorno alla conferenza durata due giorni, prima del 16 gennaio 1941. 53 Pel testo delle direttive n. 20: NCA, IV, pp. 101-3 (ND, I54I-PS). 54 Per il testo delle direttive n. 22 e per l'ordine integrativo che indicava le designazioni cifrate: NCA, III, pp. 413-15 (ND, 448-PS). 55 NCA, VI, pp. 939-46 (ND, C-I34). 56 HALDER, Hitler als Feldberr, pp. 22-24. 57 NCA, III, pp. 626-33 (ND, 872-PS). 58 Cifre tedesche date dal Ministero degli Esteri - per quelle del 21 febbraio 1941: N5R, p. 275. 59 Pei resoconti tedeschi sulla conferenza: NCA, IV, pp. 272-75 (ND, I746-PS). 60 NCA, I, p. 783 (ND, I450-PS). 61 Una parte del testo delle direttive n. 25 si trova in NCA, VI, pp. 938-39 (ND, 0-127). 62 Pei resoconti sull'incontro compilati dall'OKW: NCA, IV, pp. 275-78 (ND, I746-PS, parte II). 63 Per la testimonianza di Jodl: TMWC, XV, p. 387. Pel suo piano delle operazioni, a carattere di " esperimento ": NCA, IV, pp. 278-79 (ND, 1745-?$, parte V). 64 Per il testo della lettera indirizzata da Hitler a Mussolini il 28 marzo 1941: NCA, IV, pp. 475-77 (ND, I835-PS). 65 Per i particolari, cfr. il testo delle direttive in NCA, III, pp. 838-39 (ND, 1195-?$). 66 CHURCHILL, The Grand Alliance, pp. 235-36. 67 Dall'archivio riguardante la Russia dell'alto comando della Pagina 647
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt marina tedesca, annotazioni del 30 maggio e del 6 giugno: NCA, VI, pp. 998-1000 (ND, €-170). 68 FCNA, 1941, pp. 50-52. 69 TMWC, VII, pp. 255-56. 70 NCA, VI, p. 996 (ND, C-i7o). 71 Citato da SHULMAN, op. cit., p. 65. 72 Per le direttive segretissime del 30 aprile 1941: NCA, III, pp. 633-34 (ND, 873-PS). 73 Per la deposizione giurata fatta da Halder il 22 novembre 1945 a Norimberga: NCA, Vili, pp. 645-46. 74 TMWC, XX, p. 609. 75 Per la testimonianza resa a Norimberga da Brauchitsch: TMWC, XX, pp. 581-82, 593. 76 Per il testo dell'ordine di Keitel del 23 luglio 1941: NCA, VI, p. 876 (ND, C-5z); per l'ordine del 27 luglio: ibid., pp. 875-76 (ND, C-5i). 77 Per il testo delle direttive riguardanti i tribunali di guerra: NCA, III, pp. 637-39 (ND, 886-PS). Una versione lievemente differente trovata fra i documenti del gruppo sud delle armate e datata un giorno dopo, il 14 maggio, è contenuta in NCA, VI, pp. 872-75 (ND, C-5o). 78 Per il testo delle direttive, con la stessa data del 13 maggio 1941: NCA, III, pp. 409-13 (ND, 447-PS). Barbarossa: il turno detta Russia 923 79 Per il testo delle istruzioni di Rosenberg: NCA, III, pp. 690-93 (ND, 1029, io3O-PS). 80 Pel testo: NCA, III, pp. 716-17 (ND, ioj8-PS). 81 Pel testo delle direttive: NCA, VII, p. 300 (ND, EC-iz6). 82 Pel memorandum sull'incontro: NCA, V, p. 378 (ND, 27i8-PS). 83 SCHMIDT, op. cit., p. 233. 84 Per l'interrogatorio di Keitel: NCA, suppl. B, pp. 1271-73. 85 Per il rapporto fatto personalmente dal duca di Hamilton: NCA, Vili, pp. 38-40 (ND, M-n6). 86 Per i rapporti di Kirkpatrick sui colloqui con Hess del 13, 14 e i; maggio: ibid., pp. 4046 (ND, M-ii7, 118, 119). 87 CHURCHILL, The Grand Alliance, p. 54. 88 TMWC, X, p. 7. 89 Ibid., p. 74. 90 DOUGLAS M. KELLEY, 22 Cells in Nuremberg, pp. 23-24. 91 NSR, p. 324. 92 Ibid., p. 326. 93 Ibid., p. 325. 94 JWi, p. 318. 95 Ibid., pp. 340-41. 96 létó., pp. 316-18. 97 Ibid., p. 328. 98 Ibid., p. 338. 99 Pei dispacci di Schulenburg del 7 e del 13 maggio: ibid., pp. 335-39. 100 !"
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt venuti alla luce, ma nel l'annotazione del 14 giugno 1941 del suo diario Halder diede un resoconto di essa e Keitel ne ha parlato al processo di Norimberga (TMWC, X, pp. 531-32). È menzionata brevemente - anche nel diario di guerra della marina. 111 NSR, pp. 355-56. 112 Ibid., PP. 347-49113 Per il memorandum ufficiale di Schmidt sulla riunione: ibid., pp. 356-57. Cfr. anche il suo libro, pp. 234-35. 114 Per la comunicazione fatta da Hitler a Mussolini il 21 giugno 1941: NSR, pp. 349-53. 115 CIANO, Diario, voi. II, p. 50. 116 Ibid., p. 55XXIV. LA CORRENTE CAMBIA DIREZIONE Al principio dell'autunno del 1941 Hitler era convinto che la Russia fosse ormai liquidata. In tre settimane dall'inizio della campagna, l'armata del feldmaresciallo von Bock, con trenta divisioni di fanteria e quindici divisioni di carri armati e di truppe motorizzate, aveva compiuto, sul fronte centrale, un'avanzata di 450 miglia, da Bialystok a Smolensk. Mosca si trovava a sole duecento miglia ad est lungo la via battuta da Napoleone nel 1812. A nord l'armata del feldmaresciallo von Leeb, forte di ventun divisioni di fanteria e di sei divisioni corazzate, avanzava rapidamente attraverso gli Stati baltici, verso Leningrado. A sud il feldmaresciallo von Rundstedt, con venticinque divisioni di fanteria, quattro divisioni motorizzate, quattro divisioni alpine e cinque divisioni di carri armati, muoveva verso il Dnepr e Kiev, capitale della fertile Ucraina, meta agognata di Hitler. Secondo i comunicati dell'OKW, l'avanzata tedesca su un fronte di circa mille miglia, dal Baltico al mar Nero, era stata del tutto planmdssig (conforme ai piani), e il dittatore nazista era fiducioso che essa sarebbe continuata a ritmo accelerato; gli eserciti sovietici, uno dopo l'altro, venivano circondati o annientati, e il 14 luglio, a sole tre settimane dall'inizio dell'invasione, Hitler diramò delle direttive in cui disponeva che le forze dell'esercito avrebbero potuto venire " considerevolmente ridotte in un prossimo futuro ", mentre la produzione degli armamenti sarebbe stata concentrata nel settore navale e aereo, specie il secondo, per proseguire la guerra contro l'ultimo nemico rimasto, l'Inghilterra e, - egli aggiungeva, - per " affrontare l'America, se necessario " '. Alla fine di settembre Hitler diede all'alto comando l'ordine di prepararsi a smobilitare quaranta divisioni di fanteria allo scopo di aumentare la mano d'opera impiegata nell'industria bellica2. Hitler era convinto che le due più grandi città dell'URSS, Leningrado, costruita da Pietro il Grande, e Mosca, l'antica capitale russa, ora capitale dei bolscevichi, fossero sul punto di cadere. Il 18 settembre egli diramò ordini severi: " Non si deve accettare la capitolazione di Leningrado o di Mosca, nemmeno se venisse offerta "3. Quale dovesse essere il destino delle due città, fu chiarito da Hitler ai suoi generali nelle direttive del 29 settembre: La corrente cambia direzione 925 II Fiihrer ha deciso di cancellare Pietroburgo (Leningrado) dalla faccia della terra *. L'ulteriore esistenza di tale grande città non ha alcun interesse dopo che la Russia sovietica sarà stata liquidata... È sua intenzione che la città venga accerchiata e rasa al suolo con l'artiglieria e con incessanti attacchi aerei... Qualsiasi richiesta che ci venga fatta di assumere noi l'amministrazione della città dovrà essere respinta; il problema della sopravvivenza della popolazione e il problema dei viveri non può né deve essere di nostra competenza. In questa guerra per l'esistenza non abbiamo alcun interesse a salvare anche soltanto una parte della popolazione di questa grande città **4. Nella stessa settimana, il 3 ottobre, Hitler fece ritorno a Berlino e in un discorso al popolo tedesco affermò che l'Unione Sovietica era stata ormai liquidata. " Io dichiaro senza riserve che il nemico a est è stato schiacciato e che esso mai più si rialzerà... Dietro le nostre truppe si stende già un Pagina 649
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt territorio due volte più grande del Reich tedesco nel 1933, quando io salii al potere ". Quando l'8 ottobre cadde Orel, città-chiave a sud di Mosca, Hitler fece tornare in volo a Berlino il capo dell'ufficio stampa, Otto Dietrich, perché comunicasse l'indomani ai corrispondenti dei principali giornali di tutto il mondo che l'unica armata sovietica intatta, quella del maresciallo Timosen-ko, posta a difesa di Mosca, era stata chiusa dai tedeschi in una morsa d'acciaio dinanzi alla capitale, e che l'esercito del maresciallo Vorosilov, forte di sessanta-settanta divisioni, era stato circondato a Leningrado. " Sotto ogni riguardo, dal punto di vista militare l'Unione Sovietica è finita, - concluse con sussiego Dietrich. - II sogno britannico di una guerra su due fronti è svanito ". Tali pubbliche vanterie di Hitler e di Dietrich erano per lo meno premature ***. In effetti i sovietici, malgrado fossero stati colti di sorpresa il 22 giugno, malgrado le gravi perdite in uomini e in materiale, la loro rapida ritirata e la distruzione di alcune delle loro migliori armate, avevano dato prova, a partire dal luglio, d'una sempre crescente resistenza quale la Wehr-macht non aveva mai incontrato. Nel diario di Halder e nei rapporti dei comandanti al fronte, come il generale Guderian, capo delle forze corazzate sul fronte centrale, i riferimenti ad aspri combattimenti, alla disperata resistenza e a contrattacchi dei russi, alle ingenti perdite sia tedesche sia sovie-tiche, si moltipllcarono. In seguito il generale Blumentritt scrisse: " II comportamento delle truppe russe già in questa prima battaglia [per la presa di Minsk] è stato ben * La sottolineatura è nell'originale. ** Poche settimane dopo Gbring disse a Ciano: " Quest'anno in Russia moriranno di fame da venti a trenta milioni di persone. Forse è bene che sia così, perché certe nazioni vanno decimate. Comunque, non c'è nulla da fare. È ovvio che se l'umanità è condannata a morire di fame, gli ultimi a morire dovranno essere i nostri due popoli... Nei campi di concentramento i prigionieri russi hanno cominciato a mangiarsi tra loro " (Ciano's Diplomatic Papers, pp. 464-65). *** Non tanto premature, tuttavia, quanto gli avvertimenti dello Stato maggiore americano, che in luglio aveva informato in via riservata direttori di giornali americani e corrispondenti di giornali stranieri a Washington che il collasso dell'Unione Sovietica sarebbe stato questione di sole poche settimane. Non sorprende che alle dichiarazioni fatte da Hitler e dal dottor Dietrich ai primi dell'ottobre 1941 si fosse prestata fede negli Stati Uniti e in Inghilterra, nonché in Germania e altrove.
926 Dai trionfi iniziali alla grande svolta diverso da quello dei polacchi e degli Alleati occidentali da noi messi in rotta. Anche se circondati i russi resistevano e combattevano "5. Risultò così che le truppe sovietiche erano assai più numerose e meglio equipaggiate di quel che Adolf Hitler avesse immaginato. Nuove divisioni sovietiche, di cui i servizi segreti tedeschi non avevano avuto sentore, venivano gettate ininterrottamente nella battaglia. L'i i agosto Halder scrisse nel suo diario: " Appare sempre più evidente che abbiamo sottovalutato la potenza del colosso russo, non solo nel campo dell'economia e dei trasporti ma anche, e soprattutto, in quello militare. Da principio eravamo convinti di dover combattere contro circa duecento divisioni nemiche, e ora ne abbiamo già individuate trecentosessanta. Non appena una dozzina di esse viene distrutta, i russi ne gettano nella battaglia un'altra dozzina. Rispetto alla sua grande estensione, il nostro fronte è troppo sottile. Le nostre linee non hanno sufficiente profondità. Per questo i reiterati attacchi nemici riportano talvolta qualche successo ". Negli interrogatori cui fu sottoposto dopo la guerra dagli Alleati, Rundstedt ammise francamente: " Appena cominciata l'offensiva, mi resi conto che tutto ciò che era stato scritto sulla Russia era privo di senso ". Parecchi generali, fra cui Guderian, Blumentritt e Sepp Dietrich, hanno lasciato nei loro scritti un ricordo dello stupore da essi provato alla vista dei primi carri armati sovietici 1-34, di cui non avevano mai sentito parlare; carri muniti di tali corazze che i proiettili dell'artiglieria anticarro tedesca vi rimbalzavano contro senza recar loro alcun danno. Blumentritt disse in seguito che l'apparizione del 1-34 segnò l'inizio di quello che sarebbe stato definito il " terrore del carro armato ". Inoltre, per la prima volta, i tedeschi non avevano il vantaggio di una schiacciante Pagina 650
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt superiorità aerea, sia per proteggere le loro truppe, sia per azioni di ricognizione. Malgrado le gravi perdite subite nel primo giorno della campagna e nei primi combattimenti, i caccia sovietici non scomparvero dai cicli, anzi si moltipllcavano, proprio come le forze di terra. Inoltre la rapidità dell'avanzata tedesca e la mancanza in Russia di aeroporti adeguati, fece sf che le basi dei caccia tedeschi rimanessero troppo indietro per poter provvedere a un'efficace copertura del fronte. In seguito, il generale von Kleist riferì: " In parecchie fasi dell'avanzata le mie forze corazzate si trovarono in difficoltà per mancanza di copertura aerea "6. I tedeschi avevano commesso un altro errore in quell'estate del 1941: un calcolo sbagliato che, d'altra parte, rifletteva un'opinione largamente dif fusa nelle nazioni occidentali. Kleist ne parlò a Liddell Kart, dicendo: " Le nostre speranze di vittoria si basavano in larga misura sulla,prospettiva che l'invasione avrebbe provocato una rivolta politica in Russia... Troppe spe ranze riposavano sulla persuasione che Stalin sarebbe stato rovesciato dal suo stesso popolo, in seguito alle gravi disfatte. Questa convinzione era stata alimentata dai consiglieri politici del Fiihrer " '. Hitler aveva detto infatti a Jodl: " Basterà dare un calcio alla porta e tutta quella marcia impalcatura crollerà ". II " calcio alla porta " Hitler pensava di poterlo sferrare già in luglio, La corrente cambia direzione 927 allorché nell'alto comando tedesco si accese la prima controversia sulla strategia da seguire. Essa portò a una decisione del Fùhrer avversata dalla maggior parte dei generali tedeschi; secondo Halder, tale decisione costituì " il più grande errore strategico della campagna all'Est ". Il problema era semplice ma fondamentale. Doveva il gruppo degli eserciti del centro, comandato dal generale Bock, la più potente armata tedesca, quella che fino allora aveva riportato i maggiori successi, avanzare da Smolensk, raggiunta il 16 luglio, lungo le duecento miglia che lo separavano da Mosca? Oppure bisognava seguire il piano originario fissato da Hitler nelle direttive del 18 dicembre, secondo il quale si doveva esercitare la pressione principale sui fianchi nord e sud? In altre parole, quale era l'obiettivo più importante? Mosca, Leningrado o l'Ucraina? L'alto comando dell'esercito, capeggiato da Brauchitsch e Halder, con l'appoggio di Bock e di Guderian, insisteva sull'opportunità di una spinta massiccia verso la capitale sovietica. Venne sottolineato non solo il valore psicologico che avrebbe avuto la presa della capitale nemica, ma anche il fatto che Mosca era un centro vitale della produzione bellica sovietica e, cosa ancor più importante, il perno del sistema russo delle comunicazioni e dei trasporti. Una volta occupata, i sovietici non solo sarebbero stati privati di un centro essenziale per i loro armamenti, ma si sarebbero trovati nell'impossibilità di alimentare gli altri fronti, i quali a loro volta si sarebbero trovati indeboliti, e sarebbero crollati. I generali tedeschi, per difendere le loro idee dinanzi all'ex caporale, di venuto ora il loro comandante supremo, avanzarono un ultimo, decisivo ar gomento. Tutti i rapporti del servizio segreto indicavano che le principali forze sovietiche stavano concentrandosi dinanzi a Mosca, per una difesa disperata della capitale. Proprio a est di Smolensk un esercito sovietico di mezzo milione di uomini, sfuggito al doppio accerchiamento di Bock, stava trincerandosi per arrestare l'avanzata tedesca verso la capitale. In una rela zione compilata da Halder per gli Alleati subito dopo la guerra8, si legge: II centro di gravita della potenza russa si trovava dinanzi al gruppo centrale del nostro esercito... Lo Stato maggiore riteneva che scopo di ogni operazione bellica fosse l'annientamento della potenza militare del nemico; pensava perciò che il compito più immediato e urgente consistesse nello sconfiggere le forze di Timosenko aumentando con tutte le truppe disponibili il gruppo degli eserciti del centro, per marciare su Mosca, occupare quel centro nevralgico di resistenza, e distruggere le nuove forze nemiche. Il concentramento per questo attacco doveva essere compiuto il più presto possibile, giacché la stagione era ormai inoltrata. Il gruppo degli eserciti del Nord, dal canto suo, doveva raggiungere gli obiettivi già fissati e prender contatto con i finlandesi. Il gruppo degli eserciti del Sud, poi, doveva continuare ad avanzare verso est, per tener impegnato il maggior numero possibile di forze nemiche. ... Non avendo portato le discussioni fra lo Stato maggiore e il comando Pagina 651
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt supremo (OKW) a nessun risultato, il comandante in capo dell'esercito [Brauchitsch] sottomise a Hitler un memorandum dello Stato maggiore. Dal diario di Halder apprendiamo che ciò avvenne il 18 agosto. " L'effetto fu esplosivo ", dice Halder. Hitler aveva rivolto la sua attenzione alle aree 928 Dai trionfi iniziali alla grande svolta industriali e alle ricche terre dell'Ucraina, nonché ai campi petroliferi russi che si stendevano al di là del Caucaso. Inoltre egli riteneva che si offrisse ora l'occasione di intrappolare gli eserciti di Budennyj, che ancora resistevano, a est del Dnepr, oltre Kiev. Egli intendeva anche occupare Leningrado e unirsi coi finlandesi a nord. Per realizzare questo duplice fine, era necessario distaccare e mandare nel nord e nel sud alcune divisioni di fanteria e corazzate del gruppo degli eserciti del centro. Quanto a Mosca, si poteva attendere. Il 21 agosto Hitler diede al suo Stato maggiore nuove direttive che l'indomani Halder copiò parola per parola nel suo diario: Le proposte dell'esercito circa le operazioni in Russia non si accordano con le mie intenzioni [disse Hitler]. L'obiettivo più importante prima che sopraggiunga l'inverno non è la conquista di Mosca, ma l'occupazione della Crimea e delle zone industriali e carbonifere del bacino del Donets; inoltre occorre tagliare i rifornimenti di petrolio russo provenienti dal Caucaso. A nord il nostro obiettivo è l'accerchiamento di Leningrado e il congiungimento con i finlandesi. Hitler affermò che la quinta armata sovietica schierata a sud, lungo il Dnepr, la cui ostinata resistenza lo aveva tanto infastidito, doveva essere distrutta; bisognava occupare l'Ucraina e la Crimea, circondare Leningrado ed effettuare il congiungimento con i finlandesi. " Solo allora, - egli concluse, avremo creato le condizioni necessarie per attaccare e sbaragliare l'armata di Timosenko ". Halder aggiunse questo amaro commento: L'obiettivo di sconfiggere definitivamente gli eserciti russi davanti a Mosca fu così subordinato al desiderio di impossessarsi di una preziosa zona industriale e di avanzare nella direzione del petrolio russo... Hitler era ormai ossessionato dall'idea di occupare Leningrado e Stalingrado; egli era persuaso che, cadute queste due " città sacre del comunismo ", l'intera Russia sarebbe crollata. Per aggiungere al danno le beffe contro i feldmarescialli e i generali che non apprezzavano il suo genio strategico, Hitler inviò ciò che Halder definì un " contro-memorandum " (in risposta a quello dell'esercito del 18), " pieno di insulti ", secondo il capo dello Stato maggiore; in esso, fra l'altro, si dichiarava che il Comando Supremo dell'esercito era pieno " di cervelli fossilizzati, legati a teorie ormai superate ". " È intollerabile! È inaudito! Passa ogni limite! ", sbuffò il giorno dopo Halder, nelle annotazioni del suo diario. Durante tutto il pomeriggio e tutta la sera egli conferì col feldmaresciallo von Brauchitsch sull'" inammissibile " ingerenza del Fiihrer in ciò che era di stretta competenza dell'alto comando e dello Stato maggiore dell'esercito, proponendo infine che il capo dell'esercito e lui stesso rassegnassero le dimissioni. " Brauchitsch ha rifiutato, - notò Halder, - perché la cosa non sarebbe pratica e non cambierebbe nulla ". Lo smidollato feldmaresciallo capitolò, come in tante altre occasioni, di fronte all'ex caporale. Il generale Guderian giunse l'indomani, 23 agosto, al quartier generale del Fiihrer e fu incitato da Halder a dissuadere Hitler dalla sua decisione disastrosa (il comandante dei mezzi corazzati, d'altra parte, non aveva biLa corrente cambia direzione 929 sogno di tali sollecitazioni). Guderian si trovò tuttavia dinanzi a Brauchitsch, il quale gli disse: " Vi proibisco, parlando col Fùhrer, di menzionare il problema di Mosca. L'operazione a sud è stata ormai decisa. L'unico problema riguarda il modo di effettuarla. Discutere è senza senso ". Ciò nonostante, quando Guderian si trovò alla presenza di Hitler (né Brauchitsch né Halder l'avevano accompagnato) egli disubbidì agli ordini e sostenne con tutte le sue forze la necessità di un attacco immediato contro Mosca. In seguito Guderian scrisse: Hitler mi lasciò parlare sino alla fine. Poi espose dettagliatamente le considerazioni che lo avevano portato a decidere altrimenti. Mi disse che le materie prime e i prodotti agricoli dell'Ucraina erano di vitale importanza per la continuazione della guerra. Parlò della necessità di occupare la Crimea, " la portaerei sovietica per l'attacco contro i campi petroliferi romeni ". Per la prima volta lo udii pronunciare questa frase: " I miei generali non sanno nulla Pagina 652
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt degli aspetti economici della guerra "... L'obiettivo strategico più immediato era l'attacco contro Kiev e ogni operazione doveva essere subordinata a quello scopo. Per la prima volta assistetti a una scena che in seguito mi divenne familiare: tutti i presenti - Keitel, Jodl e gli altri - annuivano a ogni frase di Hitler, cosicché mi trovai solo a difendere il mio punto di vista... '. Nella precedente discussione, tuttavia, Halder fu ben lungi dall'espri-mere il suo assenso. Guderian disse che quando egli lo vide il giorno seguente e gli riferì che il tentativo di far cambiare parere a Hitler era fallito, " con mio stupore, il capo dello Stato maggiore ebbe un vero collasso nervoso che lo portò a lanciare accuse completamente ingiustificate " *. Fu quella la più grave crisi verificatasi nell'alto comando tedesco dall'inizio della guerra. Le difficoltà che sopravvennero ne provocarono altre, ancor più gravi. Come riconobbe Guderian, l'offensiva di Rundstedt sul fronte meridionale, resa possibile dai rinforzi delle forze corazzate dello stesso Guderian e dalle divisioni di fanteria tolte dal fronte centrale, fu in sé una grande vittoria tattica. Il 19 settembre, mentre unità tedesche si trovavano già a 150 miglia oltre la città, Kiev cadde, e il 26 la battaglia ebbe termine con l'accerchiamento e la resa di 655 ooo russi (tale è almeno la cifra data dai comunicati tedeschi). Per Hitler, fu " la più grande battaglia nella storia del mondo "; tuttavia, per quanto essa rappresentasse un'operazione unica nel suo genere, alcuni generali rimasero scettici circa la sua importanza strategica. Privato delle forze corazzate, il gruppo degli eserciti del centro al comando del generale Bock fu costretto a segnare il passo per due mesi, lungo la Desna immediatamente oltre Smolensk. Si avvicinava il periodo delle piogge autunnali che avrebbero trasformato le strade russe in pantani. Dopo sarebbero venuti l'inverno, il freddo e la neve. * Nell'annotazione del suo diario del 24 agosto Halder da una versione affatto diversa. Egli accusa Guderian di aver mutato avviso " da irresponsabile " dopo aver visto Hitler, e fa delle considerazioni sulla vanità di ogni sforzo volto a cambiare il carattere di un uomo. Se, come Guderian pretende, egli era stato colpito da un " forte collasso nervoso ", le pedantesche annotazioni da lui scritte in quel giorno nel diario sembrano indicare che egli si era rapidamente ristabilito. 93Q Dai trionfi iniziali alla grande svolta La grande avanzata verso Mosca. Con riluttanza, Hitler cedette alle sollecitazioni di Brauchitsch, di Hal-der e di Bock e acconsenti che la spinta verso Mosca venisse ripresa. Ma era troppo tardi! Halder, che vide il Fùhrer nel pomeriggio del 5 settembre, lo trovò deciso e animato da un gran desiderio di giungere il più presto possibile al Cremlino. Egli ordinò: " Iniziate entro otto o dieci giorni l'avanzata sul fronte centrale ". (" Impossibile! ", commentò Halder nel suo diario). Aggiunse: " Circondateli, sconfiggeteli e annientateli ", e promise di restituire al gruppo di eserciti del centro il corpo dei carri armati di Gu-derian, ancora seriamente impegnato in Ucraina, oltre al corpo corazzato di Reinhardt, che sarebbe stato tolto dal fronte di Leningrado. Le forze corazzate, però, giunsero sul fronte centrale solo al principio d'ottobre. Infine il 2 ottobre fu lanciata la grande offensiva. Il termine convenzionale usato per essa fu " Tifone ". Un vento possente, un ciclone, doveva abbattersi sui sovietici per distruggere le loro ultime forze schierate di fronte a Mosca e annientare l'Unione Sovietica. Ancora una volta tuttavia il dittatore nazista fu vittima della sua megalomania. A Hitler non bastava occupare la capitale russa prima dell'inverno. Egli ordinò al feldmaresciallo von Leeb di prendere contemporaneamente Leningrado, di effettuare il congiungimento con i finlandesi al di là della città e di interrompere la ferrovia di Murmansk. Nel frattempo Rundstedt avrebbe dovuto occupare le coste del mar Nero, prendere Rostov, impossessarsi dei giacimenti petroliferi di Maikop e spingersi verso la Volga e Sta-lingrado, in modo da recidere l'ultimo collegamento dei russi col Caucaso. Rundstedt cercò di spiegare a Hitler che ciò significava un'avanzata di oltre quattrocento miglia al di là del Dnepr, avanzata che avrebbe lasciato pericolosamente scoperto il fianco sinistro tedesco. Hitler ribattè che i russi a sud erano ormai incapaci di opporre una seria resistenza. Rundstedt (che afferma di essersi fatta " una bella risata " nell'udire ciò) avrebbe presto costatato come stavano realmente le cose. L'avanzata tedesca sulla via seguita da Napoleone verso Mosca fu da principio irresistibile. Nelle prime due settimane di ottobre, in quella che Blumentritt definì una " battaglia da libro di testo ", i tedeschi accerchiarono fra Vjazma Pagina 653
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e Brjansk due armate sovietiche, fecero 650 ooo prigionieri e catturarono 5000 cannoni e 1200 carri armati (le cifre sono di fonte tedesca). Il 20 ottobre le avanguardie corazzate tedesche erano a quaranta miglia da Mosca; di fronte a tale minaccia i ministeri sovietici e le ambasciate straniere furono evacuati in fretta e trasferiti a Kujbysev, sulla Volga. Persine il pacato Halder, che per una caduta da cavallo, si trovava in ospedale, era convinto che con un po' d'audacia e tempo permettendolo, Mosca avrebbe potuto esser presa prima dell'inizio del rigido inverno russo. Le piogge autunnali erano però cominciate. Rasputitza, il periodo della fanghiglia aveva fatto la sua comparsa. Il grande esercito tedesco dovette La corrente cambia direzione 931 rallentare la marcia e spesso fu costretto a fermarsi. Si dovettero ritirare i carri armati dalla linea di combattimento e usarli per tirar fuori dal fango artiglierie e autocarri carichi di munizioni. Le catene e i mezzi necessari per tali operazioni mancavano; cosi si dovettero gettare fasci di funi da aerei da trasporto della Luftwaffe, di cui vi era invece gran bisogno per provvedere ad altri rifornimenti militari. Le piogge erano cominciate a metà ottobre e, come in seguito ricordò Guderian, " nelle successive settimane regnò il fango ". Il generale Blumentritt, capo di Stato maggiore della quarta armata del feldmaresciallo von Kluge, impegnata a fondo nella battaglia di Mosca, ha dipinto a vivi colori la situazione che gli si presentò: Le fanterie si trascinavano nella mota e per far avanzare un cannone occorrevano parecchi attacchi di cavalli. Tutti i veicoli affondavano nella melma fino alle assi. Perfino i trattori riuscivano a muoversi solo con grande difficoltà. Gran parte della nostra artiglieria pesante si trovò ben presto immobilizzata, sprofondata nel fango... È difficile immaginare la fatica che tutto ciò costava alle nostre truppe, già esauste 10. Per la prima volta, nel diario di Halder e nei rapporti di Guderian, di Blumentritt e di altri generali tedeschi, cominciarono ad apparire qua e là parole di dubbio, poi di disperazione. Questi sentimenti si diffusero fra gli ufficiali inferiori e nelle truppe al fronte, anzi forse era proprio di là che nascevano. Come ricordò Blumentritt, " ora che Mosca è quasi in vista, lo stato d'animo sia dei comandanti che delle truppe ha cominciato a cambiare. Il nemico si è irrigidito nella resistenza e i combattimenti diventano più accaniti... Di molte nostre compagnie non restano che sessanta o settanta uomini ". Scarseggiano l'artiglieria e i carri armati. " L'inverno, - dice sempre Blumentritt, - sta per cominciare e non si vede ancora traccia di equipaggiamento invernale... Molte miglia dietro al fronte le prime unità parti-giane hanno cominciato a far sentire la loro presenza, nelle vaste foreste e nei terreni paludosi. Spesso le colonne dei rifornimenti cadono in imboscate... " Blumentritt nota che a quel punto gli spettri della grande armata napoleonica, che aveva percorso quella stessa via verso Mosca, e il ricordo del destino di Napoleone, cominciarono ad apparire nei sogni dei conquistatori nazisti, ossessionandoli. I generali tedeschi si misero a leggere, o a rileggere, la sinistra narrazione fatta da Caulaincourt del disastroso inverno 1812 trascorso in Russia dai conquistatori francesi. Lontano, nel Sud, il tempo era un po' più mite, ma la pioggia e il fango creavano le stesse condizioni, sicché le cose non andavano meglio. I carri armati di Kleist entrarono a Rostov, alla foce del Don, il 21 novembre, e la propaganda del dottor Goebbels annunciò trionfalmente che " la porta del Caucaso " era ormai aperta. Non rimase aperta molto a lungo. Sia Kleist che Rundstedt si resero conto che Rostov non poteva essere tenuta. Cinque giorni dopo i sovietici la ripresero e i tedeschi, attaccati tanto sul fianco settentrionale che su quello meridionale, indietreggiarono, in una rapida ritirata, di cinquanta miglia, fino al fiume Mius, dove in un primo tempo Kleist e Rundstedt avrebbero voluto organizzare il fronte invernale. 932 Dai trionfi iniziali alla grande svolta La ritirata da Rostov fu un'altra svolta nella storia del Terzo Reich. Era la prima volta che un esercito nazista subiva un grave rovescio. In seguito Guderian fece questo commento: " Le nostre sfortune cominciarono a Rostov; fu il nostro menagramo ". La disfatta costò il comando al feldmaresciallo von Rundstedt, che era il più alto ufficiale dell'esercito tedesco. In seguito egli raccontò agli Alleati, che lo interrogavano, che egli stava già ripiegando sul fiume Mius, quando d'improvviso giunse un ordine del Fiihrer: " Restate dove siete, cessate di Pagina 654
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt indietreggiare ". Immediatamente telegrafai il mio patere: " Voler tenere le posizioni è una pazzia. Anzitutto le truppe non sono in grado di farlo; in secondo luogo, se esse non si ritirano verranno annientate. Ripeto che tale ordine deve essere revocato; altrimenti si deve trovare qualcun altro per farlo eseguire ". La stessa notte arrivò la risposta del Fiihrer: " Accetto la vostra richiesta. Vogliate abbandonare il comando ". " llora me ne andai a casa ", disse Rundstedt * ". Questa mania di ordinare a truppe lontane di resistere a tutti i costi senza badare ai pericoli cui andavano incontro, forse salvò l'esercito tedesco da un crollo completo nei mesi rovinosi che seguirono (benché molti generali non siano di questo avviso), ma doveva condurre alla fine a Stalingrado e ad altri disastri, contribuendo a segnare il destino di Hitler. Quell'inverno le forti nevicate e il gelo giunsero anzitempo in Russia. Guderian notò la prima neve nella notte del 6-7 ottobre, proprio quando si stava riprendendo l'avanzata verso Mosca. Si ricordò allora di chiedere ancora una volta al quartier generale l'equipaggiamento invernale per le truppe, specialmente stivali pesanti e grosse calze di lana. Il 12 ottobre egli annotò che la neve continuava a cadere. Il 3 novembre venne la prima ondata di freddo, il termometro scese sotto zero. Il 7 Guderian annunciò i primi " casi gravi di congelamento " verificatisi fra le sue truppe e il 13 che la temperatura era scesa a otto gradi Fahrenheit sotto zero, mentre la mancanza di uniformi invernali " si faceva sempre più sentire ". Il gran freddo si fece sentire non solo sugli uomini ma anche sulle artiglierie e le macchine. Guderian scrisse: * Nel descrivere il ripiegamento di Rundstedt sul Mius e il siluramento del feldmaresciallo, Halder, nella annotazione del suo diario del 30 novembre, dice che il Fùhrer si trovava in uno stato di " estrema agitazione " (grósste Aufregung). " II Fùhrer ha fatto venire Brauchitsch, grida, lo rimprovera e lo maltratta ". Quel giorno Halder aveva cominciato l'annotazione del suo diario segnando le cifre delle perdite tedesche a tutto il 26 novembre: " Perdite complessive delle armate dell'Est (esclusi i malati): 743 112 uomini fra soldati e ufficiali - il 23 per cento di tutti gli effettivi, che erano di 3 200 ooo uomini ". Il i° dicembre Halder annotò la sostituzione di Rundstedt. A questi subentrò Reichenau, che comandava ancora la sesta armata, già da lui guidata in Francia. Tale armata si era trovata in una brutta situazione, a nord delle divisioni corazzate di Kleist, che stavano ritirandosi da Rostov. " Reichenau ha telefonato al Fùhrer, - scrisse Halder, - chiedendogli di potersi ritirare fino alla linea del Mius questa notte. L'autorizzazione gli è stata data. Siamo esattamente allo stesso punto di ieri. Ma son stati sacrificati tempo e forze, e Rundstedt lo abbiamo perduto ". Aggiunse: " A causa delle continue agitazioni, lo stato di salute di Brauchitsch desta di nuovo preoccupa zione ". Il io novembre Halder aveva scritto che il capo dell'esercito aveva avuto un grave attacco cardiaco. • La corrente cambia direzione 933 II gelo sta creandoci una quantità di noie, non essendo ancora arrivate le catene da ghiaccio per le autocisterne della benzina. Il freddo rende inutilizzabili i rilievi telescopici. Per far andare i motori dei carri armati bisogna accendervi sotto il fuoco. In vari casi il combustibile gela e il petrolio diviene vischioso. I reggimenti (della centododice-sima divisione di fanteria) hanno perduto per congelamento circa 500 uomini ciascuno. A causa del freddo le mitragliatrici non sono più in grado di sparare e la nostra artiglieria anticarro da 35 mm si è dimostrata inefficace contro i carri armati [russi] T-3412. " L'effetto di tutto ciò, - dice Guderian, - fu un panico che si diffuse nelle retrovie, fino a Bogorodsk. In tutta la campagna di Russia, era la prima volta che accadeva qualcosa di simile, e dovemmo riconoscere che la forza combattiva delle nostre fanterie era allo stremo ". Ma non soltanto della fanteria. Il 21 novembre Halder scarabocchiò nel suo diario che Guderian aveva telefonato per avvertirlo che le sue forze corazzate " erano giunte alla fine ". Il rude, aggressivo comandante dei carri armati confessò di aver deciso il giorno stesso di presentarsi al comandante del gruppo di centro degli eserciti, generale Bock, per chiedergli di modificare gli ordini Pagina 655
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che aveva ricevuto, " dato che egli non vedeva la possibilità di eseguirli ". Era in uno stato di profonda depressione, quando quel giorno scriveva: II freddo glaciale, la mancanza di ricoveri, la deficienza di vestiario, le gravi perdite di uomini e di materiale, lo stato miserando del servizio rifornimento carburanti - tutto ciò rende difficilissimo esercitare il comando, e quanto più le cose vanno in tal senso, tanto più risulta schiacciante la responsabilità che ricade su di me ". Parlandone retrospettivamente, Guderian aggiunse: Solo chi vide le distese sconfinate della neve russa in quell'inverno della nostra sciagura e sentì il vento gelido che soffiava su di esse e che seppelliva sotto la neve ogni cosa, solo chi marciò per ore e ore attraverso quella terra di nessuno per trovare alla fine solo un riparo inadeguato con uomini affamati e mal vestiti, avendo l'amara sorpresa di vedere i sibcriani ben nutriti, con abiti caldi e perfettamente equipaggiati per i combattimenti invernali... solo chi ha visto tutto ciò può veramente giudicare gli avvenimenti che si svolsero allora ". Prima di narrare brevemente tali avvenimenti, bisogna sottolineare un punto: benché l'inverno russo fosse stato tremendo e ammesso anche che le truppe sovietiche fossero meglio preparate delle tedesche ad affrontarlo, il fattore principale negli sviluppi della guerra in Russia non furono le condizioni atmosferiche, ma l'accanimento con cui le truppe sovietiche combatterono, la loro indomabile volontà di non cedere. Ne sono prova il diario di Halder e i rapporti dei comandanti al fronte, che di continuo esprimevano il loro stupore per la estensione e la violenza degli attacchi e dei contrattacchi russi e la loro disperazione per i rovesci e le perdite tedesche. I generali nazisti non potevano capire come mai i russi, oppressi, a loro avviso, da un regime tirannico, non crollassero sotto i disastrosi colpi tedeschi, al pari dei francesi e di tanti altri nemici. " Con stupore e delusione, - scrisse Blumentritt, - alla fine di ottobre e al principio di novembre constatammo che i russi sconfitti sembravano 934 ^dz trionfi, iniziali alla grande svolta non risentire per nulla del fatto che, come forza militare, essi avevano quasi cessato di esistere ". Guderian parla di un suo incontro a Orel, sulla via di Mosca, con un vecchio generale zarista in ritiro. Questi disse al generale dei carri armati: Se foste venuti solo venti anni fa, vi avremmo accolti a braccia aperte. Ma adesso è troppo tardi. Da poco stavamo rimettendoci in piedi, ed ecco che voi arrivate e ci riportate indietro di venti anni, sicché dovremo ricominciare dal principio. In questo momento noi stiamo combattendo per la Russia, e nel nome della Russia siamo tutti uniti ". Tuttavia, mentre novembre volgeva alla fine con nuove tormente e la temperatura sempre sotto zero, a Hitler e alla maggior parte dei suoi generali Mosca sembrava a portata di mano. A nord, a sud e a ovest della capitale gli eserciti tedeschi avevano raggiunto posizioni che distavano solo venti o trenta miglia dal loro obiettivo. Per Hitler, che studiava la carta geografica da lontano, nel suo quartier generale della Prussia orientale, l'ultimo tratto rappresentava una distanza insignificante. I suoi eserciti erano avanzati per cinquecento miglia: non restavano da coprire che venti o trenta miglia. " Ancor una spinta, - disse a Jodl a metà novembre, - e trionferemo ". Telefonando a Halder il 22 novembre, il feldmaresciallo von Bock, che guidava il gruppo degli eserciti di centro nell'attacco finale per la presa di Mosca, paragonò la situazione a quella della battaglia della Marna, " dove l'ultimo battaglione gettato nei combattimenti decise le sorti della battaglia ". Bock disse al capo dello Stato maggiore che, a suo avviso, " tutti gli obiettivi erano raggiungibili " malgrado la crescente resistenza nemica. L'ultimo giorno di novembre egli gettò letteralmente nella battaglia il suo ultimo battaglione. L'attacco finale e generale contro il cuore dell'Unione Sovietica £u fissato per l'indomani, i° dicembre 1941. I tedeschi incontrarono una ferrea resistenza. Essi impiegarono la più grande massa di forze corazzate che mai fosse stata concentrata su di un unico fronte: il quarto gruppo di carri armati del generale Hòpner e il terzo gruppo di carri armati del generale Hermann Hoth che, vicinissimi a Mosca, da nord si spingevano verso sud, la seconda armata di carri armati di Guderian che da Tuia, a sud della capitale, si spingeva verso nord, la potente quarta armata di Kluge al centro che combattendo si apriva la via verso est attraverso le foreste che circondano la città. Su tale formidabile schieramento di forze riposavano le grandi speranze di Hitler. Il 2 dicembre un battaglione in ricognizione del 258° Pagina 656
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fanteria penetrò a Khimki, sobborgo di Mosca, donde si potevano vedere le guglie del Cremlino, ma la mattina dopo venne ricacciato da alcuni carri armati russi e da gruppi di operai delle fabbriche della città, mobilitati in tutta fretta. Fu quello il punto più vicino a Mosca raggiunto dalle truppe tedesche; per la prima e ultima volta esse intravvidero le guglie del Cremlino. Già la sera del i° dicembre Bock, sofferente di forti crampi allo stomaco, aveva telefonato a Halder per informarlo che non poteva più " operare " con truppe cosi stremate. Il capo dello Stato maggiore aveva cercato di rianimarlo. Gli disse: " Bisogna cercare di abbattere il nemico con un ultimo La corrente cambia direzione 935 sforzo dei nostri soldati. Se ciò risulterà impossibile, dovremo prendere nuove decisioni ". L'indomani, Halder scrisse nel suo diario: " La resistenza nemica ha raggiunto il suo culmine ". Il giorno successivo - il 3 dicembre -Bock telefonò di nuovo al capo dello Stato maggiore, il quale annotò il messaggio nel suo diario: Le avanguardie della quarta armata sono state di nuovo respinte perché i suoi fianchi non hanno potuto avanzare... Bisogna attendersi da un momento all'altro il completo esaurimento delle energie delle nostre truppe. Bock per la prima volta propose di passare alla difensiva, Halder allora cercò di ricordargli che " la migliore difensiva è continuare ad attaccare ". Ciò era più facile a dire che a fare, considerando la forza dei russi e le condizioni atmosferiche. L'indomani, 4 dicembre, Guderian, la cui seconda armata corazzata era stata arrestata nel tentativo di prendere Mosca dal sud, riferì che il termometro era sceso a trentun gradi sotto zero. L'indomani esso scese di altri cinque gradi. Guderian fece notare che i suoi carri armati erano " quasi immobilizzati " e che le sue forze a nord di Tuia erano minacciate ai fianchi e alle spalle. Il 5 dicembre fu la giornata della crisi. Su tutto il fronte semicircolare di duecento miglia che si stendeva intorno a Mosca, i tedeschi furono fermati. La sera Guderian avvertì Bock che egli non solo era stato fermato ma che era stato costretto a indietreggiare; Bock telefonò a Halder che egli " era agli estremi delle proprie forze ", mentre Brauchitsch fece sapere al suo capo di Stato maggiore, che, preso dalla disperazione, abbandonava la carica di comandante in capo dell'esercito. Per i generali tedeschi, fu quella una giornata fosca e amara. Guderian in seguito scrisse: Fu la prima volta che presi una decisione di tal genere, e nulla mi riuscì più difficile... Il nostro attacco contro Mosca era stato spezzato. Tutti i sacrifici e tutta la resistenza delle nostre coraggiose truppe erano stati vani. Avevamo subito una grave disfatta I6. Al quartier generale della quarta armata di von Kluge il capo di Stato maggiore, Blumentritt, si rese ben conto che si era arrivati al punto cruciale. Ricordando quei giorni, egli in seguito scrisse: " Le nostre speranze di mettere fuori combattimento la Russia in modo da eliminarla entro il 1941 svanirono proprio all'ultimo momento ". L'indomani, cioè il 6 dicembre, il generale Georgi) Zukov, che aveva sostituito il maresciallo Timosenko al comando del fronte centrale solo sei settimane prima, passò all'attacco. Sul fronte di duecento miglia stenden-tesi davanti a Mosca egli lanciò sette armate e due corpi di cavalleria, cento divisioni in tutto, costituite in parte da truppe fresche e in parte da forze già impiegate in battaglia, soldati ben equipaggiati e addestrati a combattere a temperature bassissime e con la neve alta. Il colpo che questo generale quasi sconosciuto sferrava ora con simile formidabile schieramento di truppe, artiglieria, carri armati, cavalleria e aviazione - forze di cui Hitler non era nemmeno lontanamente a conoscenza - fu così improvviso e sconvol936 Dai trionfi iniziali alla grande svolta gente che l'esercito tedesco e il Terzo Reich non si seppero più riprendere completamente. Per alcune settimane, negli ultimi giorni di quel freddo e duro dicembre, e ancor oltre, in gennaio, sembrò che l'esercito tedesco battuto e in ritirata, col fronte continuamente in pericolo per le incursioni so-vietiche, dovesse disintegrarsi e perire fra le nevi russe: come era accaduto esattamente centotrent'anni prima alla grande armata di Napoleone. Vi furono momenti cruciali in cui si fu effettivamente assai vicini a tale crollo. A salvare le armate del Terzo Reich da un completo sfacelo furono forse la volontà granitica e la risolutezza di Hitler e, certamente, la forza d'animo del soldato tedesco. Ma l'insuccesso della campagna era stato grande. Gli eserciti russi erano stati battuti ma non annientati. Mosca non era stata occupata, né erano stati Pagina 657
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt presi Leningrado, Stalingrado e i giacimenti petroliferi del Caucaso, mentre le arterie vitali che a nord e a sud univano l'Unione Sovietica alla Gran Bre-tagna e all'America restavano aperte. Per la prima volta dopo più di due anni di continue vittorie, gli eserciti di Hitler stavano ritirandosi dinanzi a forze superiori. Né questo era tutto. L'insuccesso ebbe un'altra grave conseguenza. Hal-der in seguito se ne rese conto. Egli scrisse: " II mito dell'invincibilità dell'esercito tedesco era stato infranto ". Al sopraggiungere dell'estate si sarebbero anche potute registrare nuove vittorie tedesche, ma non avrebbero fatto più risorgere quel mito. Così il 6 dicembre 1941 fu un punto di svolta nella breve storia del Terzo Reich - e uno dei più infausti. La potenza di Hitler aveva raggiunto l'apogeo; d'ora in poi essa sarebbe declinata, scossa dai colpi che, in misura sempre maggiore, dovevano infliggere alla Germania le nazioni contro le quali il Fiihrer aveva voluto combattere una guerra d'aggressione. A questo punto si ebbe una drastica riorganizzazione dell'alto comando e dei comandanti al fronte. Mentre gli eserciti ripiegavano lungo le strade gelate e attraverso i campi di neve dinanzi alla controffensiva sovietica, molti generali tedeschi venivano via via silurati. Come si è visto, a Rund-stedt fu tolto il comando delle armate del Sud perché era stato costretto a ritirarsi da Rostov. Il mal di stomaco del feldmaresciallo von Bock si aggravò coi rovesci subiti in dicembre dalle sue truppe, e il 18 dicembre egli fu sostituito dal feldmaresciallo von Kluge, la cui quarta armata ormai logora stava per essere respinta per sempre dal settore vicino 'a Mosca. Perfino l'aitante generale Guderian, colui che aveva ideato quel sistema di combattimento basato sull'impiego massiccio delle forze corazzate che aveva totalmente rivoluzionato il quadro della battaglia moderna, fu congedato - il giorno di Natale - per aver ordinato una ritirata senza l'autorizzazione dall'alto. Per la stessa ragione il generale Hopner, anch'egli brillante comandante dei carri armati, il cui quarto gruppo corazzato era giunto in vista di Mosca dalla parte nord, per venir poi respinto, fu bruscamente dimesso La corrente cambia direzione 937 da Hitler, perdette il grado e gli fu perfino proibito di portare l'uniforme. Il generale conte Hans von Sponeck, che aveva avuto la Ritterkreuz per aver guidato gli attcrraggi delle truppe aerotrasportate all'Aja l'anno precedente, fu severamente punito per l'ordine impartito a una divisione del suo corpo d'armata in Crimea, il 29 dicembre, di ritirarsi dopo che truppe russe erano sbarcate nelle retrovie. Non solo dopo un processo sommario egli fu privato del grado, ma venne arrestato, portato dinanzi al tribunale di guerra e, per le pressioni di Hitler, condannato a morte *. Perfino l'ossequioso Keitel ebbe delle noie dal comandante supremo. Lo stesso Keitel era stato costretto a riconoscere, ai primi di dicembre, la necessità di una ritirata generale tutt'intorno a Mosca, per evitare un disastro. Ma quando trovò il coraggio di dirlo a Hitler, questi gli diede addosso e incominciò ad insultarlo, gridando che era " un imbecille ". Poco dopo Jodl trovò l'infelice capo dell'OKW seduto dinanzi a una scrivania che redigeva le proprie dimissioni, con una rivoltella vicino. Jodl portò via tranquillamente l'arma e persuase Keitel - a quanto sembra, senza incontrare troppe difficoltà - a restare al suo posto e a continuare ad inghiottire le offese del Fùhrer, cosa che egli fece, con ammirevole sopportazione, sino alla fine". L'estrema fatica di guidare un esercito che non poteva sempre vincere, con un comandante supremo che viceversa pretendeva che esso vincesse sempre, provocò nuovi attacchi cardiaci al feldmaresciallo von Brauchitsch. Nel periodo in cui cominciò la controffensiva di Zukov, egli aveva deciso di abbandonare la carica di comandante in capo. Il 15 dicembre egli tornò al quartier generale da una visita al fronte in ritirata, e Halder lo trovò " assai abbattuto ". Halder scrisse nel suo diario: " Brauchitsch non vede più alcuna via di uscita per trarre l'esercito dalla sua situazione disperata ". Il capo dell'esercito non sapeva più a che santo votarsi. Il 7 dicembre chiese a Hitler di essere sostituito, e rinnovò la sua domanda il 17 dicembre. Essa fu accettata ufficialmente dopo due giorni. Ciò che il Fiihrer pensava dell'uomo da lui stesso messo a capo dell'esercito, lo disse a Goebbels tre mesi dopo. Il 20 marzo 1942 Goebbels scrisse nel suo diario: II Fùhrer parlò di lui [di Brauchitsch] solo con disprezzo. Disse che era un ambizioso, un miserabile codardo... e un imbecille ". Ai suoi compagni Hitler disse di Brauchitsch: "Non è un soldato; è un uomo di stoppa. Se Brauchitsch fosse rimasto al suo posto qualche altra settimana, tutto Pagina 658
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sarebbe finito in una catastrofe " ". Nell'ambiente militare si fecero varie supposizioni circa il successore di Brauchitsch; ma esse non colpirono nel segno, come anni prima erano state inutili quelle circa il successore di Hindenburg. Il 19 dicembre Hitler mandò a ehiamare Halder e lo informò che lui stesso - Hitler - avrebbe assunto le funzioni di comandante in capo dell'esercito. Halder poteva rima* Non fu giustiziato fin dopo il complotto contro Hitler del luglio del 1944, al quale egli non aveva preso parte in alcun modo. 938 Dai trionfi iniziali alla grande svolta nere come capo dello Stato maggiore, se lo desiderava - e Halder lo desiderava. Ma Hitler mise ben in chiaro che da allora in poi si sarebbe occupato personalmente dell'esercito, come si occupava di quasi tutto il resto in Germania. Disse a Halder: II comando delle operazioni è una cosa di piccola portata che chiunque può fare. Il compito del comandante in capo dell'esercito è di addestrare le forze armate in senso nazionalsocialista. Non conosco alcun generale che sia capace di farlo come intendo io. Così ho deciso di assumere personalmente il comando dell'esercito M. Il trionfo di Hitler sul corpo degli ufficiali prussiani era così completato. L'ex vagabondo di Vienna e l'ex caporale era ora capo dello Stato, ministro della Guerra, comandante supremo delle forze armate e comandante in capo dell'esercito. Halder, in un'annotazione del suo diario, deplorò che i generali fossero ormai divenuti dei fattorini che eseguivano gli ordini di Hitler, basati sulla strana concezione che questi aveva della strategia. Di fatto, il dittatore megalomane presto si sarebbe arrogato una ancor più alta autorità legalizzando un potere che nessuno prima di lui aveva mai posseduto in tutte le vicende del Reich tedesco - né un imperatore, né un re, né un presidente. Il 26 aprile 1942 fece approvare al suo Reichstag-fantoccio una legge che gli conferiva assoluto potere di vita e di morte su ogni tedesco e che abrogava senz'altro qualsiasi legge che a ciò fosse d'intralcio. Per credervi, bisogna leggere il testo di tale legge: ... Nella guerra attuale in cui il popolo tedesco deve affrontare la lotta per l'esistenza, poiché come alternativa non avrebbe che l'annientamento, il Fuhrer deve possedere tutti i poteri da lui ritenuti necessari per propiziare o per raggiungere la vittoria. Così il Fuhrer nella sua qualità di guida della nazione, di supremo comandante delle forze armate, di capo del governo e capo supremo dell'esecutivo, di giudice supremo e di capo del partito deve avere la possibilità di costringere, se necessario, con tutti i mezzi a disposizione, senza essere vincolato dalle vigenti norme giuridiche, qualsiasi tedesco soldato comune o ufficiale, funzionario di basso o di alto grado, giudice, dirigente o subalterno del partito, lavoratore o datore di lavoro - a compiere il proprio dovere. In caso di non adempimento del proprio dovere, il Fuhrer ha il diritto di infliggere, dopo un coscienzioso esame, un'adeguata punizione al trasgressore e di toglierlo dal posto e dalla posizione che occupa, di privarlo del suo grado senza usare la procedura prescritta e senza alcun riguardo per i cosiddetti diritti mentori21. In verità, Adolf Hitler era divenuto il signore non solo della Germania ma anche della Legge. Nemmeno nell'epoca medievale, anzi nemmeno in quella, ancor più lontana, della barbara vita tribale, un tedesco si era mai arrogato in Germania un tale potere tirannico - nominale e1 legale non meno che reale. Ma anche senza questa sua ulteriore autorità, Hitler era già il signore assoluto dell'esercito, di cui aveva ormai il comando diretto. Inesorabilmente, in quell'aspro inverno egli si dedicò a frenare la ritirata dei suoi eserciti sconfitti e a salvarli dal destino incontrato dalle truppe napoleoniche lungo le stesse vie gelate e coperte di neve da queste percorse ritirandosi da Mosca. Egli proibf ogni ulteriore ritirata. I generali tedeschi hanno diLa corrente cambia direzione 939
I scusso a lungo sui vantaggi della sua ostinata resistenza, chiedendosi se essa salvò le truppe da un completo disastro o se vi contribuì con le inevitabili Pagina 659
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt gravi perdite che ne derivarono. La maggior parte dei comandanti ha preteso che se fosse stata data loro la piena libertà di ritirarsi da posizioni che ormai non potevano più essere tenute, si sarebbero potute salvare molte truppe e molto materiale e si sarebbe stati in grado di riorganizzare meglio il fronte, e anzi perfino di contrattaccare. A causa degli ordini impartiti, intere divisioni vennero spesso travolte, circondate o annientate, mentre una ritirata tempestiva le avrebbe salvate. Eppure alcuni generali in seguito riconobbero, con riluttanza, che la volontà ferrea di Hitler, il suo esigere che gli eserciti tenessero duro e combattessero, fu il merito più grande che gli si può attribuire in tutta la guerra, poiché fu forse tale resistenza che salvò i suoi eserciti da una completa disfatta fra le nevi. Tale idea è stata riassunta nel modo migliore dal generale Blumentritt. L'ordine fanatico di Hitler che le truppe tenessero le posizioni, comunque esse fossero, anche nelle condizioni più impossibili, fu indubbiamente opportuno. Hitler si rendeva conto istintivamente che ogni ritirata fra le nevi e il gelo avrebbe portato alla dissoluzione del fronte e che se ciò fosse avvenuto la Wehrmacht avrebbe incontrato, in pochi giorni, lo stesso destino della Grande Armée... La ritirata poteva essere effettuata solo in aperta campagna, dato che le strade e le piste erano ormai cancellate dalla neve. Dopo qualche notte, ciò per le truppe sarebbe stato superiore alle loro forze, e si sarebbero stese per terra a morire dove si trovavano. Nelle retroguardie non vi erano posizioni già preparate dove ritirarsi, non vi era un fronte di nessun genere dove organizzare una resistenza22. Il generale von Tippelskirch, comandante di un corpo d'armata, condivideva tale opinione. Fu la cosa più grande compiuta da Hitler. In quel momento critico le truppe si ricordarono di ciò che avevano udito circa la ritirata di Napoleone da Mosca e vivevano con quell'idea, che le ossessionava. La ritirata, una volta cominciata, avrebbe potuto trasformarsi in una fuga di uomini invasi dal panico23. Vi fu comunque del panico nell'esercito tedesco, non solo al fronte ma anche nelle lontane retrovie, al quartier generale. Nel diario di Halder è registrato quasi punto per punto. Nel Natale 1941 egli cominciò il suo diario con le parole: " Giornata assai difficile! ", e nel nuovo anno le stesse parole sono ripetute in testa alle annotazioni di molti giorni, in cui sono descritti gli sfondamenti successivi effettuati dai russi e la grave situazione di diverse armate. 2i) dicembre. Altra giornata critica!... Drammatica telefonata a grande distanza tra il Fuhrer e Kluge. Il Fiihrer proibisce ogni ulteriore ritirata dell'ala settentrionale della quarta armata. Gravissima crisi nella nona armata, dove sembra che i comandanti abbiano perduto la testa. A mezzogiorno, una chiamata di Kluge tutto eccitato: la nona armata vuoi ritirarsi oltre Rzev... 2 gennaio 1942. Giornata di aspri combattimenti! Grave crisi nella quarta e nella nona armata... L'irruzione effettuata dai russi a nord di Malojaroslavets ha aperto una grande falla nel fronte ed è difficile vedere, sul momento, come essa potrà venire tamponata... La situazione induce Kluge a chiedere l'arretramento del fronte che è sul punto 940 Dai trionfi iniziali alla grande svolta di cedere. Tempestosa discussione col Fuhrer, che però mantiene il suo punto di vista: il fronte deve restare dove è, senza curarsi delle conseguenze... 5 gennaio. La situazione è divenuta ancor più critica, per via dello sfondamento fra Malojaroslavets e Borovsk. Kiibler* e Bock sono assai agitati e chiedono l'arretramento del fronte del Nord, che sta sgretolandosi. Ancora una scena drammatica col Fuhrer, il quale dubita che i generali abbiano il coraggio di prendere decisioni draconiane. Ma le truppe non possono assolutamente tenere le posizioni a trenta gradi sotto zero. Il Fuhrer dice che deciderà personalmente se sarà necessaria qualche altra ritirata... Ma a decidere a tale riguardo ormai non era più il Fuhrer, bensì l'esercito russo. Hitler poteva costringere le truppe tedesche a tener duro e a morire, ma non poteva fermare l'avanzata sovietica, così come il re Canuto non aveva potuto impedire alla marea di alzarsi. In un momento di panico, alcuni ufficiali dell'alto comando accennarono che si sarebbe potuto venire a capo della situazione con l'uso di gas tossici. Il 7 gennaio Halder annotò nel suo diario: " II colonnello Ochsner cerca di indurrai a iniziare la guerra dei gas contro i russi ". Forse per una tale guerra il freddo era troppo intenso. Comunque il suggerimento non ebbe seguito. Pagina 660
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Come scrisse Halder nel suo giornale, " l'8 gennaio fu una giornata assai critica ". " Gli effetti dello sfondamento a Suhinici [a sud-ovest di Mosca] stanno divenendo insostenibili per Kluge. Così egli insiste per arretrare il fronte della quarta armata ". Per tutta la giornata il feldmaresciallo restò in comunicazione telefonica con Hitler, e Halder insisteva perché si autorizzasse quello spostamento. Alla fine, a sera, il Fuhrer acconsentì, a malincuore. Fu permesso a Kluge di ritirarsi " passo per passo, per proteggere i collegamenti ". Passo per passo, ma talvolta anche rapidamente, durante tutto quel tetro inverno gli eserciti tedeschi che avevano contato di celebrare il Natale a Mosca, furono spinti indietro o costretti a ritirarsi in seguito ad accerchiamento o sfondamento da parte dei russi. Alla fine di febbraio si trovavano a una distanza dalle 75 alle 200 miglia dalla capitale. Negli ultimi giorni di quel gelido mese Halder segnò nel suo diario quanti uomini era costata la fallita avventura russa. Scrisse che fino al 28 febbraio le perdite complessive ammontavano a i 005 636 uomini, corrispondenti al 31 per cento di tutte le sue forze. La cifra comprendeva 202 251 morti, 725 642 feriti e 46511 dispersi (le perdite per congelamento erano state di 112 627 uomini). Non includeva le gravi perdite subite, in Russia, dagli ungheresi, dai romeni e dagl'italiani. Il disgelo primaverile portò a una pausa su tutto il lungo fronte, e Hitler e Halder cominciarono a far piani per raccogliere truppe fresche e un maggior numero di carri armati e di artiglierie per riprendere l'offensiva, se non altro su di un settore del fronte, dato che i tedeschi non avrebbero mai più avuto forze sufficienti per attaccare su tutta la lunga linea della battaglia. * II generale Kùbler aveva sostituito il 26 dicembre Kluge nella carica di comandante della quarta armata quando questi assunse il comando del gruppo delle annate del centro. Benché fosse un soldato dalla forte tempra, resistette alla tensione solo per tre settimane, poi fu sostituito dal generale Heinrici. La corrente cambia direzione 941 II tributo pagato al duro inverno e soprattutto la controffensiva di 2ukov avevano fatto svanire ogni speranza di giungere a tanto. Oggi si sa che Hitler già da molto tempo si era reso conto che il suo piano arrischiato di conquistare la Russia in sei mesi era del tutto fallito. In una annotazione del 19 novembre 1941 il generale Halder aveva menzionato una lunga " conferenza " tenuta dal Fùhrer a diversi ufficiali dell'alto comando. Benché i suoi eserciti si trovassero solo a poche miglia da Mosca ed esercitassero ancora una forte pressione per conquistare la città, Hitler aveva abbandonato la speranza di battere la Russia in quell'anno e aveva già rivolto il pensiero all'anno venturo. Halder riassunse le idee del capo: Mete per l'anno venturo. Anzitutto il Caucaso. Come obiettivo, le frontiere meridionali della Russia. Periodo: da marzo ad aprile. A nord, alla fine della campagna di quest'anno, Vologda o Gorkij *, ma solo alla fine di maggio. Gli ulteriori scopi per l'anno venturo debbono restare indeterminati. Essi dipenderanno dalle possibilità delle nostre ferrovie. Deve anche restar indeterminato il problema di costruire, in seguito, un " vallo orientale ". Se l'Unione Sovietica doveva essere distrutta, per quale ragione bisognava costruire un vallo orientale? Halder sembra averlo pensato, mentre ascoltava il discorso del comandante supremo. Come conclusione egli scrisse: Nel complesso, si ha l'impressione che Hitler riconosca che nessuna delle due parti riuscirà a distruggere l'altra e che ciò condurrà a negoziare una pace. Quello deve essere stato un brutto risveglio per il conquistatore nazista che solo sei settimane prima, a Berlino, aveva affermato alla radio, " senza alcuna riserva ", che la Russia sarebbe stata " abbattuta e non sarebbe più risorta ". I suoi piani erano falliti, le sue speranze frustrate. Svanirono definitivamente due settimane dopo, il 6 dicembre, quando le sue truppe cominciarono ad essere sconfitte e respinte dai sobborghi di Mosca. L'indomani, domenica 7 dicembre 1941, nell'altro emisfero della terra un nuovo avvenimento trasformò quella guerra europea, che Hitler aveva provocato così alla leggera, in una guerra mondiale: benché il dittatore nazista non potesse prevederlo, esso avrebbe segnato il suo destino e quello del Terzo Reich. I bombardieri giapponesi attaccarono Pearl Harbor. L'indomani ** Hitler si affrettò a lasciare il suo quartier generale della Volfsschanze e a tornare in treno a Berlino. Segretamente, aveva fatto al Giappone una solenne promessa, e adesso era venuto il momento di mantenerla o meno. * Vologda, a 300 miglia a nord-est di Mosca, controlla la ferrovia che Pagina 661
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt conduce ad Arcangelo. Gorkij si trova a 300 miglia ad est della capitale. ** I movimenti di Hitler e le località da lui toccate sono annotati nella sua agenda, che si trova fra i documenti sequestrati dagli Alleati. 1 NCA, VI, pp. 905-6 (ND, C-74). Per il testo completo in tedesco: TMWC, XXXIV, pa gine 298-302. 2 Rapporto di Halder (ciclostilato presentato a Norimberga). 3 NCA, VI, p. 929 (ND, C-I23). * Ibid., p. 931 (ND, €-123). 5 Articolo del generale Blumentritt, in The Fatai Decision, ed. da Seymour Freidin e William Richardson, p. 57. 6 LIDDELL HART, The German Generate Talk, p. 147. 7 Ibid., p. 145. 8 Rapporto di Halder. ' HEINZ GUDERIAN, Panzer Leader, pp. 159-62. Le citazioni di questo capitolo e di quelli che seguono si riferiscono all'edizione Ballentine in brossura. 10 Articolo di Blumentritt, loc. cit., p. 66. " Interrogatorio di Rundstedt, 1945. Citato da SHULMAN, op. cit., pp. 68-69. 12 GUDERIAN, Op. CÌt., pp. 189-90. " Ibid., p. 192. 14 Ibid., p. 194. 15 Ibid., p. 191. 16 Ibid., p. 199. 17 GOERLITZ, tìistory of thè German General Staff, p. 403. 18 The Goebbels Diaries, pp. 135-36. 19 Hitler's Secret Conversations, p. 153. 20 HALDER, Hitler als Feldherr, p. 45. 21 NCA, IV, p. 600 (ND, i96i-PS). 22 Articolo di Blumentritt, loc. cit,, pp. 78-79. 23 LIDDELL HART, The German Generals Talk, p. 158. XXV. IL TURNO DEGLI STATI UNITI L'avventata promessa al Giappone Adolf Hitler l'aveva fatta nel corso di una serie di colloqui da lui avuti nella primavera del 1941, alla vigilia dell'attacco tedesco contro la Russia, col ministro degli Esteri giapponese Yosuke Matsuoka, che patteggiava per l'Asse. I verbali tedeschi dei colloqui sequestrati ci permettono di ricostruire gli sviluppi di un altro dei grandi calcoli sbagliati di Hitler. Insieme ad altri documenti nazisti di quel periodo, essi dimostrano che il Fùhrer era troppo ignorante, Gbring troppo arrogante e Ribbentrop troppo stupido per rendersi conto esattamente della forza militare potenziale degli Stati Uniti: essi caddero nello stesso errore commesso durante la prima guerra mondiale da Guglielmo II, da Hinden-burg e da Ludendorfi. Nella politica perseguita da Hitler nei confronti dell'America vi era stata fin dall'inizio una contraddizione fondamentale. Benché egli nutrisse solo disprezzo per le qualità militari degli americani, pure nei primi due anni del conflitto egli si sforzò di tenere gli Stati Uniti fuori della guerra. Come si è visto, questo fu il compito principale dell'ambasciata tedesca a Washington, e vi si dedicò con impegno, usando ogni mezzo, compresa la corruzione di alcuni membri del Congresso, il tentativo di sovvenzionare alcuni scrittori, gli aiuti al comitato dell'" Anzitutto l'America " (America First Committee, organizzazione nazionalista), gli appoggi agli isolazionisti americani, ecc. Tutto ciò fu fatto per impedire all'America di unirsi, nella guerra, ai nemici della Germania. Varie dichiarazioni fatte privatamente da Hitler provano che il dittatore nazista si rendeva perfettamente conto che finché gli Stati Uniti fossero stati guidati da Roosevelt, essi avrebbero intralciato i suoi grandiosi piani per la conquista del mondo e per la divisione del pianeta fra le potenze del Tripartito. Egli previde che nel futuro avrebbe dovuto occuparsi della repubblica americana e, come disse, " seriamente ". Ma bisognava sistemare una nazione alla volta. Questo era stato, fino ad allora, il segreto dei successi della sua strategia. La volta dell'America sarebbe venuta, ma solo dopo che la Gran Bretagna e l'Unione Sovietica fossero state battute. Poi, con l'aiuto del Giappone e dell'Italia, egli si sarebbe occupato degli arroganti americani che, Pagina 662
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt isolati e abbandonati, si sarebbero facilmente arresi alla potenza dell'Asse vittorioso. Il Giappone era la chiave degli sforzi di Hitler per tenere l'America fuori 944 Dai trionfi iniziali alla grande svolta dalla guerra fino al momento in cui la Germania fosse stata pronta ad affrontarla. Come fece rilevare Ribbentrop a Mussolini l'i i marzo 1940, il Giappone era il contrappeso che impediva agli Stati Uniti di tentare di intervenire in Europa contro la Germania, come avevano fatto nella prima guerra mondiale '. Nelle trattative coi giapponesi durante il conflitto in corso Hitler e Ribbentrop avevano a tutta prima messo in rilievo l'importanza di non provocare gli Stati Uniti, per impedire che uscissero dalla neutralità. Al principio del 1941 i due capi cercarono in ogni modo di trascinare il Giappone nella guerra, ma non contro l'America e nemmeno contro la Russia, che fra poco la Germania avrebbe attaccato, bensì contro l'Inghilterra che si ostinava a non cedere, pur essendo, a loro avviso, già sconfitta. Al principio del 1941 la pressione tedesca sul Giappone aumentò. Il 23 febbraio Ribbentrop si incontrò nella proprietà di Fuschl, presso Salisburgo, da lui rubata, con l'orgoglioso e focoso ambasciatore giapponese, generale Hiroshi Oshima, che all'autore del presente libro aveva dato spesso l'impressione di essere più nazista dei nazisti. Ribbentrop disse al suo ospite che, per quanto la guerra fosse già stata vinta dalla Germania, pure, " proprio nel suo interesse ", il Giappone avrebbe dovuto intervenire " al più presto possibile " al fine di impadronirsi dei possedimenti britannici in Asia. E aggiunse: Un intervento di sorpresa del Giappone è destinato a tener l'America fuori dalla guerra. L'America, che non è praticamente armata e che esiterebbe a esporre la sua flotta a dei rischi a ovest delle Hawaii, in tal caso sarà ancor meno disposta a farlo. D'altra parte, se il Giappone terrà conto degli interessi americani, Roosevelt non avrà nemmeno la possibilità di usare l'argomento della perdita di prestigio per rendere accettabile agli americani la guerra. È assai inverosimile che l'America dichiari la guerra se dovesse sostenerla mentre il Giappone le occupa le Filippine. Ribbentrop dichiarò che anche nel caso di un intervento americano, " esso non pregiudicherebbe la vittoria finale dei paesi del patto tripartito ". La flotta giapponese sconfiggerebbe facilmente quella americana e la guerra potrebbe essere portata rapidamente a termine, con la caduta sia dell'Inghilterra che dell'America. Questo era un vino inebriante per quel mangia-fuoco dell'ambasciatore giapponese, e Ribbentrop glielo somministrò con piacere. Consigliò i giapponesi a dimostrare fermezza e a " usare parole chiare " nei negoziati in corso con Washington. Solo se gli Stati Uniti si rendevano conto di trovarsi di fronte a una decisione ferma, essi avrebbero esitato. Negli Stati Uniti il popolo... non vuole sacrificare i suoi figli, quindi è contrario comunque a una entrata in guerra. Il popolo americano sente istintivamente che non vi è ragione alcuna perché Roosevelt e gli istigatori ebrei lo trascinino nella guerra. Quindi la linea della nostra politica con gli Stati Uniti deve essere chiara e ferma... Il ministro degli Esteri nazista aveva un avvertimento da dare, quello che non aveva fatto alcun effetto su Franco. Se la potenza della Germania dovesse indebolirsi, il Giappone in breve tempo si troverebbe contro una coalizione mondiale. Siamo tutti sulla stessa nave. Il destino dei Il turno degli Stati Uniti 945 nostri due paesi oggi sta per essere fissato per molti secoli avvenire... Una disfatta della Germania segnerebbe anche la fine dell'idea imperialista giapponese2. Per far conoscere ai comandanti dell'esercito e alle alte gerarchie del Ministero degli Esteri la sua nuova politica col Giappone, Hitler il 5 maggio 1941 diramò delle direttive segretissime intitolate " Ordine di basen. 24 riguardante la collaborazione col Giappone "3. Il fine della collaborazione basata sul patto tripartito è indurre il Giappone a prendere misure attive nell'Estremo Oriente il più presto possibile. In tal modo in quell'area resteranno impegnate rilevanti forze britanniche e il centro di gravita degli interessi degli Stati Uniti si sposterà verso il Pacifico... Si deve mettere in rilievo il fine comune della guerra, che è abbattere rapidamente con la forza l'Inghilterra in modo da tenere lontani dalla guerra Pagina 663
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt gli Stati Uniti. La presa di Singapore, posizione-chiave dell'Inghilterra in Estremo Oriente, rappresenterebbe un successo d'importanza decisiva per tutta la condotta di guerra delle tre potenze *. Hitler insisteva anche perché i giapponesi s'impadronissero di altre basi inglesi e perfino di basi americane " qualora non si riuscisse a impedire l'entrata in guerra degli Stati Uniti ". Concluse ordinando che " i giapponesi non avessero in alcun modo sentore dell' " operazione Barbarossa " ". Al pari dell'Italia, l'alleato giapponese doveva essere usato per altri ambiziosi piani di Hitler; ma né al governo giapponese né a quello italiano doveva essere rivelata l'intenzione del Fùhrer di attaccare la Russia. Due settimane dopo, il 18 marzo, nel corso di una conferenza con Hitler, Keitel e Jodl, l'ammiraglio Raeder chiese insistentemente che si facessero pressioni sul Giappone affinchè attaccasse Singapore. Raeder spiegò che una occasione così favorevole non si sarebbe più presentata: con " tutta la flotta inglese impegnata contro la Germania, con l'impreparazione degli Stati Uniti alla guerra contro il Giappone e l'inferiorità della flotta americana rispetto a quella nipponica ". Secondo l'ammiraglio, la presa di Singapore " risolverebbe tutti gli altri problemi asiatici riguardanti gli Stati Uniti e l'Inghilterra " e darebbe naturalmente modo al Giappone, se lo desidera, di evitare la guerra con l'America. L'ammiraglio riteneva esservi un'unica difficoltà, e solo l'avervi accennato deve aver fatto aggrottare le ciglia a Hitler. Raeder avvertì che, secondo informazioni del servizio segreto della marina, il Giappone avrebbe mosso guerra agli inglesi nell'Asia sud-orientale solo " se la Germania effettuava lo sbarco in Inghilterra ". Nei verbali della marina di questo incontro non è indicata la risposta data da Hitler. Raeder sapeva di certo che il comandante supremo non aveva né piani né speranze per effettuare uno sbarco in Inghilterra quell'anno. Raeder disse poi qualche altra cosa a cui il Fùhrer non reagì. Gli " raccomandò " di avvertire Matsuoka " circa i progetti sulla Russia " *. Il ministro degli Esteri giapponese era in quel momento in viaggio per Berlino, passando per la Siberia e per Mosca; il segretario di Stato ame* II corsivo è di Hitler. 946 Dai trionfi iniziali alla grande svolta ricano, Hull *, disse che per via egli faceva dichiarazioni bellicose a favore dell'Asse. Al suo arrivo nella capitale tedesca il 26 marzo trovò Hitler in un brutto momento, perché proprio quella notte a Belgrado il governo jugo-slavo filotedesco era stato rovesciato da un colpo di stato e il Fuhrer era così occupato a improvvisare piani per schiacciare la turbolenta nazione balcanica, da dover rimandare al pomeriggio del 27 l'incontro con l'ospite giapponese. Intanto Ribbentrop gli parlò la mattina e, per così dire, fece suonare i vecchi dischi riservati a ospiti del genere in analoghe circostanze, anche se si comportò in modo più fatuo del solito, impedendo quasi al vivace piccolo Matsuoka di interloquire. I lunghi resoconti riservati stesi dal dottor Schmidt (che ora si trovano fra i documenti sequestrati del Ministero degli Esteri) non lasciano dubbi su ciò5. Ribbentrop dichiarò che " la guerra ormai era stata definitivamente vinta dall'Asse, ed era solo questione di tempo perché l'Inghilterra lo riconoscesse ". Subito dopo sollecitò " un pronto attacco contro Singapore ", che avrebbe rappresentato " un fattore davvero decisivo per abbattere rapidamente l'Inghilterra ". Di fronte a questa palese contraddizione, il minuscolo ospite giapponese non battè ciglio. Schmidt in seguito ricordò che egli " se ne stette seduto, col volto impenetrabile, senza rivelare in alcun modo l'impressione che gli facevano quelle curiose dichiarazioni " *. Ribbentrop disse che, quanto all'America, non v'era dubbio che gli inglesi avrebbero cessato già da tempo di combattere se Roose-velt non avesse dato a Churchill sempre nuove speranze... Il patto tripartito aveva soprattutto lo scopo di spaventare l'America... e di tenerla fuori dalla guerra... Si doveva impedire con ogni mezzo che l'America prendesse parte attiva alle operazioni e desse aiuti troppo efficaci all'Inghilterra... La presa di Singapore molto probabilmente avrebbe tenuto l'America fuori dalla guerra perché gli Stati Uniti non potevano affrontare il rischio di mandare la loro flotta nelle acque giapponesi... Roosevelt si sarebbe trovato in una situazione assai difficile... Hitler aveva stabilito che a Matsuoka non si doveva dire nulla sull'imminente attacco tedesco contro la Russia - era una precauzione per impedire che la notizia trapelasse, ma, come vedremo, ciò ebbe conseguenze di-sastrose per la Germania - viceversa Ribbentrop vi accennò in modo alquanto diffuso. Disse Pagina 664
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt all'ospite giapponese che le relazioni tedesche con l'Unione Sovietica erano corrette, ma non troppo cordiali. Pertanto, qualora l'URSS avesse minacciato la Germania, " il Fuhrer avrebbe schiacciato la Russia ". Aggiunse come il Fuhrer fosse convinto che, se si fosse giunti a una guerra, " in pochi mesi la Russia avrebbe cessato di esistere ". Schmidt dice che, all'udire ciò, Matsuoka sbattè gli occhi e sembrò allarmato; per cui Ribbentrop si affrettò a rassicurarlo, dicendogli di non credere che " Stalin avrebbe perseguito una politica irragionevole ". A que* Hull fece tale rilievo al nuovo ambasciatore giapponese a Washington, ammiraglio Nomura, in presenza di Roosevelt il 14 marzo. Nomura rispose che Matsuoka " faceva un gran chiasso solo a uso domestico, perché era un uomo politico ambizioso " (The Memoirs of Cordell Hull, II. pp. 900-1). Il turno degli Stati Uniti 947 sto punto - riferisce Schmidt - Ribbentrop venne chiamato dal Fuhrer, che voleva discutere con lui il problema della crisi jugoslava, e non tornò nemmeno per la colazione ufficiale che si supponeva egli avrebbe offerta all'illustre ospite. Nel pomeriggio Hitler, che aveva già deciso di schiacciare un'altra nazione (la Jugoslavia), si cattivò il ministro degli Esteri giapponese. Cominciò dicendo: " L'Inghilterra ha già perduto la guerra. Basta essere un po' intelligenti per capirlo ". Gli inglesi stavano ancora attaccati a due fuscelli: la Russia e l'America. Nei riguardi dell'Unione Sovietica Hitler si espresse in modo più cauto di Ribbentrop. Disse di non credere che il pericolo di una guerra con la Russia si sarebbe profilato. Dopo tutto, la Germania aveva da 160 a 170 divisioni " per difendersi dalla Russia ". Quanto agli Stati Uniti, egli disse: All'America si presentano tre possibilità: essa può o armarsi, o sostenere l'Inghilterra, oppure fare la guerra su di un altro fronte. Se aiuta l'Inghilterra, non può armarsi. Se abbandona l'Inghilterra, questa sarà distrutta e l'America si troverebbe sola a combattere contro le potenze del tripartito. In nessun caso però l'America farà la guerra su di un altro fronte. Il Fuhrer concluse dicendo che mai si sarebbe potuta immaginare per i giapponesi un'occasione migliore dell'attuale per attaccare nel Pacifico. Affermò categoricamente: " Questo momento non si presenterà più. È unico nella storia ". Matsuoka assenti, ma ricordò a Hitler che purtroppo " egli non aveva sotto il suo controllo il Giappone. Per il momento non poteva impegnarsi a intervenire in nome dell'impero giapponese ". Invece Hitler, essendo un dittatore assoluto, di impegni ne poteva assumere, e il 4 aprile, quando Matsuoka tornò a Berlino da una visita a Mussolini *, del tutto casualmente, senza esserne richiesto, assunse un impegno verso il Giappone. Questo secondo incontro ebbe luogo alla vigilia dell'attacco nazista contro due altre innocue nazioni europee, la Jugoslavia e la Grecia, e il Fuhrer, bramoso di nuove facili conquiste e desideroso di vendicarsi di Belgrado, mostrò un umore estremamente bellicoso. Disse che, pur considerando " indesiderabile " una guerra con gli Stati Uniti, " aveva già compreso tale guerra nei suoi calcoli ". Egli non aveva grande stima della potenza militare dell'America**. La Germania ha preso le sue precauzioni affinchè nessun americano possa mai sbarcare in Europa. La Germania può impegnarsi in una poderosa guerra contro l'America * Matsuoka informò Hitler che Mussolini gli aveva detto " che l'America era il nemico numero uno e che la Russia sovietica veniva solo al secondo posto ". ** E di ogni altra cosa riguardante gli Stati Uniti. La sua balorda concezione dell'America -a quel tempo Hitler aveva finito col credere alla sua stessa propaganda - fu da lui ulteriormente espressa in un colloquio con Mussolini sul fronte russo verso la fine dell'agosto del 1941. Nel resoconto italiano è detto, in una citazione indiretta: " II Fuhrer ha tracciato un quadro particola-reggiato della cricca ebraica che circonda Roosevelt e che sfrutta il popolo americano. Mai si sarebbe piegato a vivere in un paese come gli Stati Uniti, la cui concezione della vita si ispira al più gretto mercantilismo e che non apprezza nessuna delle più alte espressioni dello spirito umano, come la musica " (Ciano's Diplomatic Papers, pp. 449-52). 948 Dai trionfi iniziali alla grande svolta coi sommergibili, la Luftwaffe... e la sua grande esperienza. Come avversario, sarà più che all'altezza degli Stati Uniti, anche a prescindere dal fatto che il soldato tedesco è, ovviamente, di gran lunga superiore a quello americano. Questa millanteria portò Hitler ad assumere un impegno fatale. Nel resoconto, Schmidt ne riferì le parole: Pagina 665
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Se il Giappone dovesse entrare in guerra con gli Stati Uniti, la Germania, da parte sua, farebbe subito i passi necessari. Dagli appunti di Schmidt appare evidente che Matsuoka non capf sen-z'altro ciò che il Fiihrer prometteva, per cui Hitler ripetè: Come ho detto, nel caso di un conflitto fra Giappone e America la Germania vi prenderà prontamente parte *. Hitler pagò a caro prezzo non solo questa assicurazione, data così alla leggera, ma anche l'aver ingannato il ministro giapponese tacendogli la sua intenzione di attaccare la Russia appena avesse occupato i Balcani. Nel corso di un colloquio, il 28 marzo, Matsuoka aveva chiesto alquanto timidamente a Ribbentrop se nel suo viaggio di ritorno in Giappone " era opportuno che si fermasse a Mosca per negoziare coi russi un patto di non-aggressione o un trattato di neutralità ". L'ottuso ministro degli Esteri nazista aveva risposto con sufficienza di evitare, se possibile, di prospettare a Mosca la questione " dato che probabilmente non rientrava nel quadro dell'attuale situazione ". Ribbentrop non aveva ancora colto pienamente il senso di ciò che stava preparandosi. Ma l'indomani tale senso si fece posto nella sua testa di legno ed egli iniziò le conversazioni facendovi riferimento. Anzitutto, in modo casuale, come avrebbe fatto anche Hitler il 4 aprile, egli aggiunse la garanzia tedesca che se la Russia avesse attaccato il Giappone, " la Germania le avrebbe dichiarato guerra immediatamente ". Disse di voler dare tale assicurazione " affinchè il Giappone potesse spingersi a sud, verso Singapore, senza paura di complicazioni con la Russia ". Infine quando Matsuoka lo informò che, quando si era fermato a Mosca nel viaggio verso Berlino, lui stesso aveva proposto un patto di non-aggressione all'Unione Sovietica e che i russi avevano considerato in modo favorevole la proposta, Ribbentrop rimase di nuovo piuttosto sconcertato. Si limitò a consigliare Matsuoka di trattare il problema " superficialmente ", se vi si fosse tornati sopra. Invece il ministro degli Esteri giapponese appena sulla via del ritorno in patria si fermò di nuovo a Mosca e firmò senz'altro con Stalin un trattato di neutralità che, come telegrafò a Berlino l'ambasciatore yon der Schulen-burg (il quale ne prevedeva le conseguenze) permetteva a ognuno dei due paesi di rimanere neutrale qualora l'altro si trovasse coinvolto nella guerra. A tale trattato, firmato il 13 aprile, il Giappone rimase legato fino all'ultimo, malgrado le successive esortazioni tedesche a non tenerne conto: giacché prima che l'estate del 1941 finisse, i nazisti sarebbero stati costretti a pre* I corsivi sono dell'autore del presente libro. I II turno degli Stati Uniti 949 gare i giapponesi di attaccare non Singapore o Manila bensì Vladivostok! Ma Hitler a tutta prima non colse il significato del patto di neutralità russo-giapponese. Il 20 aprile egli disse all'ammiraglio Raeder, il quale lo aveva interrogato in proposito, che esso era stato stipulato " con l'acquiescenza della Germania " e che egli l'aveva ben accolto " perché cosi il Giappone si sarebbe astenuto dall'attaccare Vladivostok e sarebbe stato indotto a volgersi, invece, contro Singapore " *7. In quel periodo, Hitler confidava che la Germania sarebbe riuscita a distruggere la Russia durante l'estate. Non voleva che il Giappone avesse parte in una impresa grandiosa; così come non aveva desiderato che l'Italia partecipasse alla conquista della Francia. Inoltre era assolutamente persuaso che l'aiuto giapponese non sarebbe stato necessario. Facendo eco al suo padrone, il 29 marzo Ribbentrop aveva detto a Matsuoka che se la Russia avesse costretto la Germania " a colpire ", egli " riteneva desiderabile che l'esercito giapponese non fosse tenuto ad attaccare la Russia ". Ma meno di tre mesi dopo le idee di Hitler e di Ribbentrop su tale argomento cambiarono improvvisamente, e in modo assai drastico. Sei giorni dopo che gli eserciti nazisti si erano riversati in Russia - cioè il 28 giugno 1941 Ribbentrop telegrafò all'ambasciatore tedesco a Tokio, generale Eu-gen Ott, raccomandandogli di fare tutto il possibile affinchè i giapponesi attaccassero senza indugio la Russia sovietica alle spalle. Consigliò Ott di far leva sul desiderio di preda dimostrato dai giapponesi e anche di far presente come, quello, fosse il modo migliore per far rimanere neutrale l'America. Ribbentrop si espresse così: £ da attendersi che la rapida disfatta della Russia sovietica - specie se il Giappone inizierà un'azione in Oriente - costituirà il miglior argomento per convincere gli Stati Uniti dell'assoluta inutilità di entrare in guerra a fianco Pagina 666
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della Gran Bretagna, che è completamente isolata e che ha contro la più potente coalizione del mondo8. Matsuoka era favorevole a un'azione immediata contro la Russia, ma le sue idee non furono accolte dal governo di Tokio, il cui punto di vista era che se i tedeschi stavano davvero sconfiggendo rapidamente i russi - come affermavano non occorreva loro l'aiuto dei giapponesi. Ma Tokio non era tanto sicura di una fulminea vittoria nazista, e quella era la vera ragione del suo atteggiamento. Ma Ribbentrop insistette. Il io luglio, quando l'offensiva tedesca in Russia cominciò realmente ad essere in pieno sviluppo tanto che, come si è * La notizia che a Mosca era stato firmato un patto di neutralità sovietico-giapponese suscitò un notevole allarme a Washington, dove Roosevelt e Hull propendevano a giudicare le cose più o meno come Hitler, cioè credevano che il trattato avrebbe disimpegnato le forze giapponesi destinate a una eventuale guerra contro la Russia ai fini di altre azioni nel Sud, contro i possedimenti inglesi e fors'anche americani. Sherwood riferisce che il ij, aprile, quando giunse la notizia della stipulazione di quel patto, il presidente aveva abbozzato il piano di una offensiva navale americana contro i sommergibili tedeschi operanti nell'Atlantico occidentale. Fu dato un nuovo ordine: fu disposto che le unità americane dovessero semplicemente riferire sui movimenti delle navi tedesche a ovest dell'Islanda, senza far fuoco contro di esse. Si giudicò che il nuovo trattato di neutralità nippo-sovietico rendesse la situazione nel Pacifico troppo pericolosa perché ci si potesse arrischiare oltre misura nell'Atlantico (ROBERT E. SHERWOOD, Roosevelt and Hopkins, p. 291).
9^o Dai trionfi iniziali alla grande svolta visto, lo stesso Halder pensava che la guerra fosse ormai vinta, il ministro degli Esteri nazista inviò dal suo treno speciale dislocato sul fronte orientale un nuovo e più energico telegramma all'ambasciatore a Tokio. Dato che la Russia, come viene riferito dall'ambasciatore giapponese a Mosca, è effettivamente vicina al crollo... pare davvero incredibile che il Giappone non risolva il problema di Vladivostok e della regione sibcriana non appena avrà completato la sua preparazione militare... Vi chiedo di insistere ancora, usando tutti i mezzi a vostra disposizione, affinchè il Giappone entri in guerra contro la Russia al più presto... Quanto prima interverrà, tanto meglio sarà. L'obiettivo naturale è sempre quello di stringere la mano al Giappone sulla Transiberiana prima che cominci l'inverno9. Questa fantastica prospettiva non fece girare la testa nemmeno al militaristico governo giapponese. Quattro giorni dopo l'ambasciatore Ott rispose che stava facendo del suo meglio per persuadere i giapponesi ad attaccare la Russia il più presto possibile, che Matsuoka era senz'altro per l'intervento, ma che lui, Ott, doveva lottare contro " grandi ostacoli " nel gabinetto di Tokio10. Di fatto, il focoso Matsuoka fu presto costretto ad uscire dal gabinetto. Col suo ritiro, la Germania perdette per il momento il suo migliore amico, e benché, come vedremo, più tardi si ristabilissero strette relazioni fra Berlino e Tokio, pure i giapponesi non furono mai convinti che fosse cosa saggia aiutare la Germania nella guerra contro la Russia. Ancora una volta Hitler era stato ingannato con le sue stesse astuzie da un alleato più astuto di lui *. " Evitare incidenti con gli Stati Uniti! " Dal momento che il Giappone si rifiutava ostinatamente di toglier dal fuoco le castagne di Hitler in Russia - essi avevano le proprie castagne a cui badare - per la Germania divenne ancor più importante tenere gli Stati Uniti fuor dalla guerra fino alla vittoria completa sull'Unione Sovietica: e il Fùhrer confidava, in quell'estate del 1941, che ciò si sarebbe verificato prima dell'approssimarsi dell'inverno. * Durante tutto l'autunno e pili di una volta nei due anni successivi Ribbentrop continuò a cercare di indurre i giapponesi ad attaccare i russi alle spalle, ma il governo di Tokio rispose sempre con un cortese: " Ci dispiace molto... " Lo stesso Hitler conservò le sue speranze per tutta l'estate. Il 26 agosto disse a Raeder di esser " convinto che il Giappone effettuerà un attacco contro Vladivostok non appena avrà raccolto forze adeguate. L'attuale riserbo si può spiegare col fatto che la mobilitazione delle forze deve essere effettuata senza intoppi e che l'attacco dovrà avvenire di sorpresa " ". Gli archivi giapponesi rivelano che Tokio, di fronte ai tedeschi, assunse un atteggiamento elusivo circa questo punto imbarazzante. Ad esempio, il 19 agosto Pagina 667
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'ambasciatore Ott avendo interrogato il viceministro giapponese agli Affari esteri intorno all'intervento del Giappone contro la Russia, questi rispose: " Per il Giappone attaccare la Russia è un problema molto serio e prima occorre riflettervi bene ". Quando il 30 agosto l'ambasciatore Ott, ormai molto irritato, chiese al ministro degli Esteri ammiraglio Toyada: " Vi è qualche probabilità che il Giappone partecipi alla guerra russo-tedesca? ", Toyada rispose: " I preparativi del Giappone stanno facendo progressi, ma è necessario altro tempo prima che siano portati a termine " ". Il turno degli Stati Uniti 951 La marina tedesca era da tempo irritata perché Hitler non permetteva che si ostacolassero i rifornimenti inviati dall'America per mare all'Inghilterra e non consentiva che si reagisse alla crescente aggressività delle navi da guerra statunitensi nei confronti dei sommergibili e delle unità di superficie operanti nell'Atlantico. Gli ammiragli nazisti, che vedevano assai più lontano di quanto riuscisse a fare la mente di Hitler, legata a orizzonti terrestri, fin quasi dal principio avevano ritenuto inevitabile l'entrata in guerra dell'America e avevano sollecitato il comandante supremo a prepararsi a tale eventualità. Nel giugno del 1940, subito dopo la caduta della Francia, l'ammiraglio Raeder, sostenuto da Gbring, aveva fatto pressioni su Hitler affinchè si impadronisse non solo dell'Africa occidentale francese ma, cosa ancor più importante, delle isole dell'Atlantico, comprese l'Islanda, le Az-zorre e le Canarie, per impedire che le occupassero gli Stati Uniti. Hitler aveva mostrato un certo interesse per questi suggerimenti, ma prima di agire voleva invadere l'Inghilterra e vincere la Russia. Ciò fatto, si sarebbe occupato di quei villani rifatti degli americani, che si sarebbero trovati in una posizione disperata. Un memorandum segretissimo del maggiore barone von Falkenstein, dello Stato maggiore, ci rivela le idee di Hitler alla fine dell'estate del 1940. Attualmente il Fiihrer studia il problema dell'occupazione delle isole dell'Atlantico, in vista di continuare la guerra in un secondo tempo contro gli Stati Uniti. Qui si stanno esaminando le disposizioni da prendere a tale proposito ". Il problema non era quindi se Hitler intendeva o no entrare in guerra contro gli Stati Uniti; si trattava invece solo della data che avrebbe scelto per impegnarsi in tale impresa. Nella primavera seguente la data cominciò a precisarsi nella mente del Fiihrer. Il 22 maggio 1941 l'ammiraglio Raeder conferì col comandante supremo e gli riferf, dispiaciuto, che la marina " doveva respingere l'idea di occupare le Azzorre ". Per questo le mancavano semplicemente le forze necessarie. Ma nel frattempo Hitler si era entusiasmato al progetto e le note riservate di Raeder " ci dicono quale era il suo punto di vista: II Fùhrer caldeggia sempre il progetto di occupare le Azzorre per esser in grado di inviare contro gli Stati Uniti dei bombardieri a grande autonomia, partendo da quelle isole. L'occasione per tali operazioni potrà presentarsi in autunno *. Cioè si sarebbe presentata dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Allora sarebbe venuto il turno degli Stati Uniti. Hitler lo disse chiaro a Raeder quando questi lo vide esattamente due mesi dopo, il 25 luglio, mentre l'offensiva in Russia era in pieno sviluppo. Raeder annotò le sue parole: " Mi riservo il diritto di agire duramente contro gli Stati Uniti dopo la campagna dell'Est " ". Però Hitler fece ben capire al capo della sua flotta che fino ad * I tedeschi non disponevano però di bombardieri ad autonomia sufficiente per raggiungere le coste americane partendo dalle Azzorre (in ogni caso, non avrebbero potuto rientrare alle basi) - ed è segno della stortura della mente di Hitler in quel periodo che egli facesse riferimento a inesistenti " bombardieri a grande autonomia ".
952 Dai trionfi iniziali alla grande svolta allora voleva " evitare che gli Stati Uniti dichiarassero guerra... per riguardo all'esercito, che è impegnato in aspri combattimenti ". Raeder non fu soddisfatto di questo atteggiamento del Fuhrer. Infatti gli appunti del suo diario circa gli incontri con Hitler, che ora si possono esaminare fra i documenti sequestrati, ci dicono della sua crescente insofferenza per le limitazioni imposte dal Fuhrer alla marina tedesca. In ogni incontro egli cercava di far cambiare parere al capo. Al principio di quell'anno, ed esattamente il 4 febbraio, Raeder sottopose a Pagina 668
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler un memorandum nel quale la marina esprimeva forti dubbi sull'utilità, per la Germania, del protrarsi della neutralità americana, dati i risultati che aveva. Infatti gli ammiragli affermavano che l'entrata in guerra dell'America avrebbe potuto perfino " essere di vantaggio per lo sforzo bellico tedesco " qualora il Giappone per tal via fosse divenuto un cobelligerante dalla parte dell'Asse16. Ma sul dittatore nazista questa argomentazione non ebbe effetto. Raeder era assai scoraggiato. La battaglia dell'Atlantico aveva raggiunto il suo apice e non era la Germania a vincerla. I rifornimenti americani previsti dall'accordo " affitti e prestiti " continuavano ad affluire in Inghilterra. Le navi che pattugliavano in base al patto di neutralità panamericana limitavano sempre più l'efficienza dei sommergibili tedeschi. Raeder fece presente tutto ciò a Hitler, ma senza grandi risultati. Vide di nuovo il capo il 18 marzo e gli riferì che navi da guerra statunitensi scortavano fino al-l'Islanda i convogli americani diretti verso l'Inghilterra. Egli chiese l'autorizzazione di attaccarle senza preavviso. Disse che bisognava far qualcosa per impedire che gli Stati Uniti mettessero piede nell'Africa occidentale francese, perché, egli disse, ciò " sarebbe stato pericolosissimo ". Hitler lo ascoltò e dichiarò che avrebbe discusso tali argomenti al Ministero degli Esteri (uno strano luogo!), il che era un modo per sbarazzarsi degli ammiragli". Durante tutta la primavera e il principio dell'estate egli continuò a tenerli da parte. Il 20 aprile respinse le richieste di Raeder, il quale insisteva " perché si facesse guerra alle navi mercantili degli Stati Uniti secondo le leggi sul diritto di preda " ". Il primo scontro di cui si sappia, fra navi da guerra americane e unità tedesche, avvenne il io aprile, quando il cacciatorpediniere statunitense Niblack lanciò delle bombe in profondità contro un sommergibile tedesco che sembrava volesse attaccarlo. Il 22 maggio Raeder tornò al Berghof con un lungo memorandum che proponeva di prendere contromisure per le azioni ostili del presidente Roosevelt, ma non riuscì a persuadere il comandante supremo. L'ammiraglio annotò: II Fuhrer ritiene che l'atteggiamento del presidente degli Stati Uniti è ancora indeciso. Non desidera in nessun modo causare incidenti che provocherebbero l'entrata in guerra degli Stati Uniti ". Vi erano ragioni anche più importanti per evitare tali incidenti quando cominciò la campagna di Russia, e il 21 giugno, il giorno prima che iniziasse l'attacco a est, Hitler lo fece ben presente a Raeder. Il grande ammiraglio Il turno degli Stati Uniti 953 gli aveva presentato una brillante relazione sul modo in cui l'U-253, avendo sorpreso la corazzata statunitense Texas scortata da un cacciatorpediniere nella zona dell'Atlantico settentrionale dichiarata di blocco dalla Germania, aveva " inseguito le due navi e cercato di attaccarle "; aggiunse che, " per quel che riguardava gli Stati Uniti, misure energiche sarebbero state sempre più efficaci di una apparente accondiscendenza ". Il Fùhrer fu dello stesso parere in via di principio, ma non approvò quella particolare azione e ancora una volta mise in guardia la marina dal creare incidenti. Il Fiihrer dichiara, in particolare, che fino a quando l'" operazione Barbarossa " non sarà ben avviata, desidera evitare qualsiasi incidente con gli Stati Uniti. Fra qualche settimana la situazione sarà pili chiara e si prevede che influirà favorevolmente sugli Stati Uniti e sul Giappone. L'America sarà meno propensa a entrare in guerra, dato che allora la minaccia del Giappone sarà cresciuta. Perciò nelle prossime settimane si dovrà soprassedere, se possibile, ad ogni attacco contro navi nell'area del blocco. Raeder cercò di obiettare che di notte è difficile distinguere una nave da guerra nemica da una neutrale, ma Hitler tagliò corto e gli disse di diramare nuovi ordini per evitare incidenti con l'America. Così quella stessa notte il capo della flotta impartì disposizioni affinchè venisse sospeso ogni attacco contro qualsiasi nave " all'interno o all'esterno dell'area del blocco "; salvo che si potesse stabilire con certezza che era inglese. Un ordine analogo fu trasmesso alla Luftwafie20. Il 9 luglio il presidente Roosevelt annunciò che le forze americane avevano sostituito quelle britanniche che occupavano PIslanda. A Berlino, la reazione fu immediata e violenta. Ribbentrop telegrafò a Tokio che " una simile ingerenza delle forze armate americane a sostegno dell'Inghilterra in un territorio da noi dichiarato ufficialmente zona di combattimento costituisce, di per sé, un'aggressione con'tro la Germania e contro l'Europa " ". Raeder si affrettò a recarsi alla Wolfsschanze, da dove il Fiihrer guidava gli eserciti che combattevano in Russia. Voleva che decidesse " se l'occupazione dell'Islanda da parte degli Stati Uniti doveva venire considerata come Pagina 669
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un'entrata in guerra ovvero come un atto provocatorio da ignorare ". Quanto alla marina tedesca, essa vedeva nello sbarco americano in Islanda un'azione bellica e l'ammiraglio, in un memorandum di due pagine, ricordò al Fiihrer tutti gli altri atti di " aggressione " contro la Germania compiuti dal governo di Roosevelt. Inoltre la marina chiedeva l'autorizzazione ad affondare le navi da carico americane nell'area dei convogli e ad attaccare le navi da guerra statunitensi qualora la situazione lo richiedesse. Hitler rifiutò tale autorizzazione *. Nella sua relazione sull'incontro Raeder dichiarò: II Fiihrer ha spiegato dettagliatamente perché vuole in modo assoluto ritardare l'entrata in guerra degli Stati Uniti di un mese o due. Da un lato, la campagna a est deve essere intrapresa con tutta l'aviazione... che egli non vuole trasferire nemmeno in parte; * Va notato che al processo di Norimberga l'ammiraglio Raeder insistette nell'affermare di aver fatto di tutto per non provocare gli Stati Uniti, per evitare che entrassero in guerra. 956 Dai trionfi, iniziali dia grande svolta stassero neutrali. Cosa abbastanza strana, né a Hitler né a nessun altro tedesco venne in mente, se non molto tempo dopo, che il Giappone aveva le proprie gatte da pelare e che i giapponesi potevano aver paura a impegnarsi in una grande offensiva nell'Asia sudorientale contro gli inglesi e gli olandesi, per non parlare di un attacco contro la Russia, prima di essersi assicurate le proprie spalle distruggendo la flotta del Pacifico degli Stati Uniti. Certo, il conquistatore nazista aveva promesso a Matsuoka che se il Giappone si fosse rivolto contro l'America, anche la Germania sarebbe scesa in campo contro di essa; ma Matsuoka non faceva più parte del governo e, inoltre, Hitler aveva continuamente insistito presso i giapponesi affinchè essi evitassero un conflitto diretto con l'America e concentrassero le loro forze contro l'Inghilterra e l'Unione Sovietica, che con la loro resistenza gli impedivano di vincere la guerra. Non venne in mente ai governanti nazisti che il Giappone avrebbe potuto dare la precedenza al confronto diretto con gli Stati Uniti. Non che Berlino desiderasse che giapponesi e americani venissero a un'intesa. Ciò avrebbe eluso lo scopo principale del patto tripartito, che era di spaventare gli americani per tenerli fuor dalla guerra. Una volta tanto, Rib-bentrop diede forse un sincero ed esatto ragguaglio sulle idee del Fùhrer a tale riguardo, quando in un interrogatorio a Norimberga disse: Egli [Hitler] temeva che se gli Stati Uniti e il Giappone fossero venuti a un accomodamento, ciò avrebbe significato, per così dire, lasciare all'America le spalle libere e pertanto avrebbe accelerato o un attacco improvviso o l'entrata in guerra degli Stati Uniti... Si preoccupava di un possibile accordo, dato che in Giappone vi erano alcuni gruppi che volevano venire a un accomodamento con l'America M. A uno di tali gruppi apparteneva l'ammiraglio Kichisaburo Nomura, che nel febbraio del 1941 giunse a Washington come nuovo ambasciatore giapponese. Egli ebbe con Cordell Hull una serie di conversazioni confidenziali, iniziate in marzo e continuate fino all'ultimo momento, allo scopo di regolare pacificamente le divergenze fra i due paesi. Tali conversazioni a Berlino destarono gravi preoccupazioni *. Pertanto, i tedeschi fecero del loro meglio per sabotare i colloqui di Washington. Fin dal 15 maggio 1941 Weizsacker sottopose a Ribbentrop un memorandum nel quale si faceva notare come " qualsiasi trattato politico fra il Giappone e gli Stati Uniti era, per il momento, indesiderabile ", e si faceva presente che se non si riusciva a impedire un accordo del genere il Giappone poteva essere perduto per l'Asse26. Il generale Ott, ambasciatore nazista a Tokio, si recò spesso al Ministero degli Esteri per protestare contro i negoziati che si svolgevano fra Hull e Nomura. Ciò malgrado, tali negoziati continuarono. Allora i tedeschi ricorsero a un'altra manovra: indurre i giapponesi a porre come condizione per proseguirli che gli Stati Uniti inter* In seguito, nelle sue memorie Cordell Hull scrisse: " Ascrivo a merito di Nomura l'aver sinceramente cercato di evitare la guerra fra il suo paese e il mio " (The Memoirs of Cordell Hull, voi. II, p. 987). Il turno degli Stati Uniti 957 rompessero gli aiuti all'Inghilterra e la loro politica ostile alla Germania27. Tutto ciò accadeva in maggio. L'estate portò un cambiamento. In luglio Hitler si preoccupò soprattutto di insistere presso i giapponesi affinchè attaccassero l'Unione Sovietica, e nello stesso mese il segretario di Stato Cordell Hull interruppe le conversazioni con Nomura perché i giapponesi avevano invaso Pagina 670
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'Indocina francese. I colloqui furono ripresi verso la metà di agosto, quando il governo giapponese propose un incontro personale del primo ministro principe Konoye col presidente Roosevelt, allo scopo di giungere a un'intesa pacifica. Ciò non piacque affatto a Berlino, e l'infaticabile Ott non tardò a presentarsi al Ministero degli Esteri di Tokio per esprimere il dispiacimento tedesco riguardo alla piega presa dagli avvenimenti. Sia il ministro degli Esteri, ammiraglio Toyoda, che il viceministro Amau gli dissero mellifluamente che i progettati colloqui fra Konoye e Roosevelt sarebbero solo serviti agli scopi del patto tripartito, che, come essi ricordarono, era " di impedire la partecipazione dell'America alla guerra " M. Poiché i colloqui Hull-Nomura continuavano, in autunno la Wilhelm-strasse tornò alla tattica già seguita in primavera: fece pressioni a Tokio affinchè desse istruzioni a Nomura di mettere in guardia gli Stati Uniti: se essi continuavano gli atti ostili verso l'Asse in Europa, la Germania e l'Italia sarebbero state costrette a dichiarare loro guerra, nel qual caso il Giappone, in forza del patto tripartito, avrebbe dovuto unirsi ad esse. Hitler ancora non voleva che l'America entrasse in guerra. In effetti, quell'iniziativa fu presa per spingere Washington, mediante un bluff, a restarne fuori e per ridurre, in pari tempo, l'aggressività americana nell'Atlantico. Il segretario di Stato Hull seppe immediatamente di questa nuova pressione tedesca grazie al " Magie ": così veniva chiamato un sistema che sin dalla fine del 1940 aveva permesso al governo americano di decifrare i più segreti cablogrammi e telegrammi in codice giapponesi: non solo quelli a e da Washington, ma anche quelli a e da Berlino e altre capitali. La richiesta tedesca era stata inviata per cablogramma il 16 ottobre 1941 da Toyada a Nomura, con istruzioni di presentarla a Hull in una versione annacquata ". Quel giorno il governo Konoye cadde e fu sostituito da un gabinetto militare capeggiato dal generale Hideki Tojo, tipo aggressivo e dalla testa calda. A Berlino il generale Oshima, guerriero dello stesso stampo, corse alla Wilhelmstrasse a comunicare la buona notizia al governo tedesco. Tojo primo ministro - disse l'ambasciatore - significava che il Giappone si sarebbe maggiormente avvicinato ai suoi alleati dell'Asse e che i colloqui di Washington sarebbero cessati. Con o senza intenzione, egli tralasciò di indicare ai suoi amici nazisti quali sarebbero state le conseguenze della cessazione di quei colloqui e come la nomina di Tojo significasse assai più di quel che supponevano, ossia che il nuovo governo era deciso a far la guerra agli Stati Uniti, a meno che i negoziati di Washington si concludessero rapidamente e il presidente Roosevelt accettasse le condizioni giapponesi, cioè di aver mano libera non per attaccare la Russia, ma per occupare l'Asia sudorientale. Tale corso degli eventi non si era mai presentato alla mente 958 Dai trionfi iniziali alla grande svolta di Ribbentrop e di Hitler, i quali continuavano a considerare il Giappone come un alleato utile e valido per gli interessi tedeschi, solo se attaccava la Siberia e Singapore e se spaventava gli Stati Uniti fino a suscitare apprensioni per il Pacifico sì da indurii a restar fuori della guerra. Il Fùhrer e, naturalmente, anche il suo stupido ministro degli Esteri non avevano mai capito che il fallimento dei negoziati Nomura-Hull a Washington, da essi tanto desiderato, avrebbe condotto proprio a ciò che essi stavano cercando di procrastinare fino al momento opportuno, cioè all'entrata dell'America nel conflitto mondiale *. Le sabbie ora si stavano muovendo rapidamente. Il 15 novembre arrivò a Washington Saburo Kurusu per assistere Nò-mura nei negoziati in veste di ambasciatore speciale, ma il segretario di Stato Hull presto capi che il diplomatico, il quale come inviato giapponese a Berlino aveva firmato il patto tripartito ed era alquanto filotedesco, non era il latore di nuove proposte. Hull ritenne che il suo scopo fosse di cercare di persuadere Washington ad accettare le condizioni giapponesi immediatamente, e se non vi riusciva, di blandire a parole il governo americano fino al momento in cui il Giappone fosse stato abbastanza preparato per vibrare di sorpresa un potente colpo 3°. Il 19 novembre da Tokio giunse a Nomura il sinistro messaggio " Venti ", prontamente decifrato dai criptografi di Hull. Se radio Tokio avesse trasmesso sulle onde corte, inserite nelle notizie, le parole " vento dell'est, pioggia ", ciò significava che il governo giapponese aveva deciso la guerra all'America. Nomura aveva avuto l'ordine di distruggere tutti i codici e i documenti riservati non appena avesse ricevuto l'avvertimento del " vento ". Infine Berlino si accorse di quel che stava maturando. Il 18 novembre, alla vigilia dell'invio del messaggio " vento ", Ribbentrop fu alquanto sorpreso nel Pagina 671
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ricevere da Tokio la domanda di firmare un trattato con cui le due nazioni si impegnavano a non concludere una pace separata con nemici comuni. Non era chiaro quali nemici intendessero propriamente i giapponesi, ma il ministro nazista degli Esteri sperava ovviamente che la Russia fosse il primo di essi. Così aderì " in via di principio " alla richiesta, evidentemente con la consolante persuasione che finalmente il Giappone tenesse fede alle sue vaghe promesse di attaccare l'Unione Sovietica in Siberia. Ciò sarebbe stata una cosa assai gradita e tempestiva, dato che la resistenza dell'Armata Rossa sul vasto fronte stava divenendo formidabile e che l'inverno russo era cominciato assai prima di quanto si era previsto. Un attacco giapponese contro Vladivostok e contro le province marittime russe del Pacifico poteva rappresentare quell'urto definitivo che avrebbe determinato il crollo dell'Unione Sovietica. * Le memorie del principe Konoye, da lui scritte dopo la guerra, rivelano che egli fin dal 4 agosto era stato costretto a aderire a una richiesta dell'esercito: questi volle che, qualora nel proposto incontro di Konoye con Roosevelt il presidente non avesse accettato le condizioni del Giappone, egli avrebbe dovuto lasciare la conferenza " deciso a entrare in guerra contro gli Stati Uniti " (HULL, Memoirs, pp. 102^-26). // turno degli Stati Uniti 959 Ribbentrop fu presto deluso. Il 23 novembre l'ambasciatore Ott gli telegrafò da Tokio che, secondo ogni indizio, i giapponesi stavano dirigendosi verso sud con l'intenzione di occupare la Tailandia e i giacimenti petroliferi del Borneo ancora in mano agli olandesi, e che il governo nipponico desiderava sapere se la Germania avrebbe fatto causa comune col Giappone qualora esso iniziasse una guerra. Queste notizie stavano semplicemente a significare che il Giappone non avrebbe attaccato la Russia ma progettava di " iniziare una guerra " contro l'Olanda e la Gran Bretagna nel Pacifico meridionale, il che l'avrebbe coinvolto in un conflitto armato con gli Stati Uniti. Ma Ribbentrop e Ott non afferrarono quest'ultimo punto. I telegrammi che si scambiarono in quei giorni dimostrano che sebbene essi si rendessero conto con delusione che il Giappone non avrebbe attaccato la Russia, pure credevano che l'azione nipponica nel Sud fosse rivolta contro i possedimenti olandesi e inglesi, non contro quelli statunitensi. Secondo il desiderio di Hitler, lo zio Sam sarebbe stato lasciato in disparte finché non fosse venuto il suo tempo31. L'equivoco dei nazisti era dovuto in gran parte al fatto che i giapponesi in quella congiuntura non rivelarono al governo tedesco le loro fatali decisioni riguardo all'America. Il segretario di Stato Hull era molto meglio informato di loro grazie al sistema " Magie " che permetteva di decifrare i messaggi in codice. Fin dal 5 novembre egli sapeva che il nuovo ministro degli Esteri, Shigenori Togo, aveva telegrafato a Nomura fissando il 25 novembre come termine ultimo per firmare un accordo col governo americano, secondo le condizioni dettate dai giapponesi. Le proposte definitive di Tokio furono consegnate a Washington il 20 novembre. Hull e Roosevelt seppero che erano definitive, perché due giorni dopo " Magie " fece loro conoscere il contenuto di un messaggio cifrato inviato da Togo a Nomura e a Kurusu, ove era detto appunto che esse erano le ultime proposte, ma il termine veniva spostato al 29 novembre. Togo aveva telegrafato ai suoi ambasciatori: Vi sono ragioni che non potete indovinare per le quali noi desideriamo definire le relazioni nippo-americane entro il 25. Ma se l'accordo potesse essere firmato in tutti i suoi punti per il 29... abbiamo deciso di aspettare fino a tale data. Questa volta noi riteniamo assolutamente che il termine non possa venire spostato oltre per nessuna ragione. Scaduto che sia, le cose seguiranno automaticamente il loro corso M. Il 25 novembre 1941 fu una data cruciale. In quel giorno i reparti operativi delle portaerei giapponesi salparono per Pearl Harbor. A Washington, Hull si recò alla Casa Bianca per avvertire il consiglio di guerra del pericolo che rappresentava per il paese il Giappone e per far presente ai capi dell'esercito e della marina statunitensi la possibilità di attacchi di sorpresa nipponici. In quel giorno a Berlino fu celebrato un rito piuttosto grottesco: le tre potenze dell'Asse, con pompa e cerimoniale fastosi, rinnovarono il patto anti-Comintern del 1936 - gesto inconcludente perché, come notarono alcuni tedeschi, esso non faceva affatto entrare il Giappone in guerra contro la Russia, ma dava solo al pretenzioso 960 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Ribbentrop l'occasione di denunciare Roosevelt come " il principale colpe-, vole di questa guerra " e di versare ipocrite lacrime sul " popolo americano sincero, Pagina 672
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt religioso ", ingannato da un capo così irresponsabile. Il ministro degli Esteri nazista sembrava inebriarsi delle sue stesse parole. La sera del 28 novembre, dopo un lungo consiglio di guerra presieduto da Hitler, mandò a chiamare Oshima e diede all'ambasciatore giapponese l'impressione che l'atteggiamento tedesco verso gli Stati Uniti si era " notevolmente irrigidito " (come Oshima immediatamente radiotelegrafò a To-kio). La politica di Hitler, intesa a far tutto il possibile per tenere l'America fuori dalla mischia finché la Germania non fosse pronta a dichiararle guerra, sembrava sul punto di naufragare. D'un tratto, Ribbentrop sollecitò i giapponesi a entrare in guerra sia con gli Stati Uniti che con l'Inghilterra, promettendo l'appoggio del Terzo Reich. Dopo aver avvertito Oshima che " se il Giappone esitava... tutta la potenza militare della Gran Bretagna e degli Stati Uniti si sarebbe concentrata contro il Giappone " - argomento piuttosto sciocco, dal momento che la guerra in Europa continuava - Ribbentrop aggiunse: Come ha detto Hitler, oggi persine nel diritto all'esistenza corrono differenze fondamentali fra la Germania e il Giappone da un lato e gli Stati Uniti dall'altro. Siamo stati informati che praticamente non v'è speranza che i negoziati fra il Giappone e gli Stati Uniti si concludano con successo, perché gli Stati Uniti oppongono un atteggiamento rigido. Se le cose stanno veramente cosf, e se il Giappone finalmente si deciderà a combattere contro l'Inghilterra e gli Stati Uniti, sono convinto che ciò non solo sarà di interesse comune per la Germania e il Giappone ma che ne deriveranno risultati positivi anche per il Giappone in sé. L'ambasciatore, un ometto assai duro, restò piacevolmente sorpreso. Però volle esser certo di aver capito giusto. Chiese: " Vostra Eccellenza intende dire che si sta di fatto creando uno stato di guerra fra la Germania e gli Stati Uniti? " Ribbentrop esitò. Forse egli si era spinto troppo avanti. Rispose: " Roosevelt è un fanatico; pertanto è impossibile dire che cosa egli farà ". A Oshima tale risposta sembrò strana e insoddisfacente, in rapporto a ciò che il ministro degli Esteri gli aveva detto un momento prima, e verso la fine deLcolloquio insistette perché si tornasse al punto principale. Che farebbe la Germania se la guerra si estendesse praticamente ai " paesi che hanno aiutato la Gran Bretagna? " Ribbentrop rispose: È ovvio: se il Giappone dovesse trovarsi impegnato in una guerra contro gli Stati Uniti, noi ci uniremmo subito ad esso. In tal caso è da escludersi in modo assoluto che la Germania stipulerà mai una pace separata con gli Stati Uniti. Su questo punto il Fuhrer è ben deciso33. Era l'assicurazione esplicita che il governo giapponese stava aspettando. È vero che Hitler in primavera ne aveva data una analoga a Matsuoka, ma sembrava averla dimenticata nel frattempo, perché si era irritato per il rifiuto nipponico di unirsi a lui nella guerra contro la Russia. Per quel che riguardava i giapponesi, ormai si trattava soltanto di costringere i tedeschi Il turno degli Stati Uniti 961 a mettere per iscritto la loro assicurazione. Tutto contento, il generale Oshi-ma il 29 novembre mandò a Tokio il suo rapporto. L'indomani gli pervennero a Berlino nuove istruzioni. Fu informato che le conversazioni di Washington " ormai erano interrotte, fallite ". Il messaggio continuava così: Perciò Vostro Onore voglia parlare immediatamente al cancelliere Hitler e al ministro degli Esteri Ribbentrop e comunicar loro, in via riservata, un riassunto degli sviluppi. Dica loro che di recente sia l'Inghilterra che gli Stati Uniti hanno assunto un atteggiamento provocatorio. Dica che essi divisano di dislocare forze militari in varie località dell'Asia orientale e che noi dovremo inevitabilmente prendere delle contromisure e inviare delle nostre truppe. Dica loro in grande segrete2za che vi è estremo pericolo che la guerra scoppi d'un tratto fra il Giappone e le nazioni anglo-sassoni in seguito a qualche scontro a fuoco e che quel momento può essere assai più vicino di quanto si possa immaginare * M. La flotta delle portaerei giapponesi era ormai in rotta per Pearl Har-bor. Tokio aveva fretta che la Germania firmasse. Lo stesso giorno - il 30 novembre in cui Oshima ricevette le nuove istruzioni, a Tokio il ministro degli Esteri giapponese conferì con l'ambasciatore tedesco, al quale egli fece presente che i colloqui di Washington erano falliti perché il Giappone si era rifiutato di accedere alla richiesta americana di uscire dal patto tripartito. I giapponesi speravano che i tedeschi avrebbero apprezzato questo sacrificio per la causa comune. Togo disse al generale Ott: "Gravi decisioni ci attendono... Gli Stati Uniti Pagina 673
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt stanno veramente preparandosi alla guerra... Il Giappone non teme una rottura dei negoziati e spera che in tal caso la Germania e l'Italia, in conformità all'intesa fra le tre potenze, staranno al suo fianco ". Ott radiotelegrafò a Berlino: Ho risposto che sul futuro atteggiamento della Germania non poteva esservi dubbio. Allora il ministro degli Esteri giapponese ha dichiarato che dalle mie parole deduceva che in tal caso la Germania avrebbe considerato le sue relazioni col Giappone nei termini di un destino comune. Risposi che secondo me la Germania era certamente pronta a stabilire una intesa reciproca dei due paesi in questa situazione35. Alla vigilia di Pearl Harbor. Il generale Oshima amava assai la musica classica austro-tedesca, e per quanto la situazione fosse grave e assai tesa, partì per l'Austria per godersi il festival mozartiano. Ma non gli fu permesso di ascoltare a lungo l'incantevole musica del grande compositore austriaco. Il i° dicembre una chiamata urgente lo fece tornare di corsa alla sua ambasciata di Berlino, dove egli trovò nuove istruzioni: darsi subito da fare per tenere la Germania sulla linea stabilita. Non c'era tempo da perdere. * Hull dice di aver ricevuto copia di tale messaggio grazie a " Magie ". Così nell'ultimo giorno di novembre anche a Washington si sapeva, come a Berlino, che i giapponesi erano in grado di attaccare gli Stati Uniti " assai prima di quanto si potesse immaginare " (HULL, Mtmoirs. p. 1092). 962 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Ed ora, messo alle strette, Ribbentrop cominciò a tergiversare. Rendendosi evidentemente conto per la prima volta delle conseguenze delle sue frettolose promesse ai giapponesi, il ministro degli Esteri nazista si mostrò molto freddo ed evasivo. Nella tarda serata del i° dicembre egli disse a Oshima che doveva vedere il Fùhrer prima di assumere qualsiasi impegno preciso. L'ambasciatore giapponese tornò alla Wilhelmstrasse mercoledì 3 dicembre per sollecitare una risposta, ma Ribbentrop la rinviò ancora. Alle rimostranze di Oshima, il quale gli faceva presente come la situazione fosse estremamente critica, il ministro degli Esteri rispose che personalmente era propenso a un accordo scritto, ma bisognava attendere il ritorno del Fùhrer dal quartier generale, verso la fine della settimana. Come Ciano scrisse nel suo diario non senza qualche segno di gioia, Hitler si era recato in volo al fronte russo meridionale per incontrarsi col generale von Kleist, " le cui armate continuano a ripiegare sotto la pressione di una inattesa offensiva sovietica ". Nel frattempo i giapponesi si erano rivolti anche a Mussolini, che non si trovava a nessun fronte. Il 3 dicembre l'ambasciatore nipponico a Roma fece visita al " duce " e chiese formalmente all'Italia di dichiarare guerra agli Stati Uniti in base al patto tripartito, appena fosse scoppiato il conflitto con l'America. L'ambasciatore desiderava anche un trattato in cui si specificasse che non vi sarebbero state paci separate. Ciano annotò nel suo diario che l'interprete giapponese " tremava verga a verga ". Quanto al " duce ", disse che sarebbe " stato lieto " di aderire alla richiesta, dopo essersi consultato con Berlino. Ciano l'indomani doveva constatare che nella capitale tedesca si era divenuti estremamente prudenti. Nel suo diario, l'annotazione del 4 dicembre comincia così: ... Forse marceranno perché non ne possono fare a meno, ma l'idea di tirarsi addosso l'intervento americano, piace ai tedeschi sempre meno. Mussolini invece ne è felice. A parte il parere di Ribbentrop, a cui, cosa sorprendente, Hitler dava ancora un certo peso, la decisione se la Germania dovesse dare una garanzia formale al Giappone poteva esser presa solamente dal Signore nazista della Guerra. Nella notte del 4-5 dicembre il ministro degli Esteri evidentemente ricevette il " nulla osta ", perché alle tre del mattino consegnò al generale Oshima la minuta del trattato desiderato, col quale la Germania s'impegnava ad unirsi al Giappone nella guerra contro gli Stati Uniti e a non stipulare una pace separata. Avendo rotto in modo fatale gli indugi e avendo seguito il suo capo in questo capovolgimento della politica a cui si era tenacemente attenuto per due anni, Ribbentrop volle però accertarsi che l'alleata, l'Italia, lo avrebbe prontamente imitato. Ciano cominciò così l'annotazione del suo diario del 5 dicembre: Nottata disturbata dalle irrequietezze di Ribbentrop. Dopo aver tardato due Pagina 674
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt giorni, adesso non può più perdere un minuto per rispondere ai giapponesi ed alle tre di notte mi ha mandato Mackensen a casa mia per sottoponili un progetto di patto a tre relativo Il turno degli Stati Uniti 963 all'intervento giapponese e all'impegno di non fare pace separata. Volevano che svegliassi il Duce, ma io non l'ho fatto e lui ne è rimasto contento. I giapponesi avevano uno schema di trattato, approvato sia da Hitler che da Mussolini, ma continuavano ad essere preoccupati perché i due capi non lo avevano ancora firmato. Nutrivano il sospetto che il Fuhrer tergiversasse al fine di venire a un qui prò qua: se la Germania si univa al Giappone nella guerra contro gli Stati Uniti, il Giappone avrebbe dovuto unirsi alla Germania nella guerra contro la Russia. Nel suo telegramma del 30 novembre contenente le istruzioni per Oshima, il ministro degli Esteri giapponese gli aveva dato alcuni consigli sul modo di affrontare questo delicato problema, qualora i tedeschi e gli italiani l'avessero sollevato. Se vi interrogano circa il nostro atteggiamento nei riguardi dei sovietici, dite loro che noi abbiamo già indicato tale atteggiamento nella nostra dichiarazione di giugno. Dite che i nostri attuali movimenti verso sud non stanno a significare che noi vogliamo diminuire la nostra pressione sui sovietici e che se la Russia si affiancherà ancor di più all'Inghilterra e agli Stati Uniti e passerà ad atti ostili nei nostri riguardi, noi ci volteremo contro di essa con tutte le nostre forze. Tuttavia per il momento a noi conviene concentrarci al sud e per ora preferiremmo astenerci da ogni azione diretta nel nord3*. Venne il 6 dicembre. Proprio quel giorno 2ukov scatenò la sua controffensiva dinanzi a Mosca e le armate tedesche cominciarono a indietreggiare fra le nevi e nel freddo pungente. Ragione di più, per Hitler, di esigere il qui prò quo. A Tokio, al Ministero degli Esteri, vi era un grande imbarazzo su questo punto. Le forze operative della marina si trovavano ormai così vicine a Pearl Harbor che la base poteva essere raggiunta dai bombardieri delle portaerei. Fino ad allora - miracolosamente - esse non erano state avvistate da navi o aerei americani. Ma ciò poteva accadere ad ogni momento. Da Tokio, venne trasmesso per radio a Nomura e Kurusu, a Washington, un lungo messaggio in cui si davano loro istruzioni di presentarsi a Hull alle 13 precise dell'indomani, domenica 7 dicembre, per avvertirlo che il Giappone respingeva le ultime proposte americane e per fargli presente che i negoziati, " de facto, erano rotti ". Con ansia, Tokio si rivolse nel frattempo a Berlino per ottenere la garanzia scritta dell'appoggio tedesco. I Signori giapponesi della Guerra non avevano ancora abbastanza fiducia nei tedeschi da informarli circa il colpo che l'indomani avrebbero in-ferto agli Stati Uniti. Ma erano più preoccupati che mai che Hitler non fornisse la sua garanzia se prima il Giappone non si impegnava a combattere non solo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, ma anche l'Unione Sovietica. In tale situazione critica Togo inviò un lungo messaggio a Berlino, all'ambasciatore Oshima, sollecitandolo a tergiversare in qualche modo coi tedeschi riguardo al problema della Russia e a non cedere finché non fosse assolutamente necessario. Pur illudendosi sulla loro capacità di tener testa agli americani e agli inglesi, i generali e gli ammiragli giapponesi avevano abbastanza buon senso per rendersi conto che essi non potevano combattere contemporaneamente contro i russi, sia pure con l'aiuto tedesco. Le istruzioni (che si trovano fra i messaggi intercettati e decifrati dagli specialisti 964 Dai trionfi iniziali alla grande svolta del segretario di Stato Hull) impartite da Togo a Oshima in quel fatale sabato, 6 dicembre, ci danno un interessante scorcio degli accorgimenti diplomatici adoperati dai nipponici nei confronti del Terzo Reich all'undicesima ora. Finché le circostanze strategiche lo permetteranno, vorremmo evitare... uno scontro armato con la Russia; fate capire al governo tedesco questa nostra posizione e negoziate con esso per ottenere che, almeno per ora, non insista per uno scambio di note diplomatiche intorno a tale problema. Spiegategli per esteso che se materiali americani vengono inviati per mare alla Russia sovietica... non si tratta di nulla di importante come qualità o quantità e che nel caso che noi iniziassimo la guerra contro gli Stati Uniti cattureremmo tutte le navi americane in rotta per la Russia sovietica. Vogliate adoperarvi per venire a una intesa in tal senso. Se però Ribbentrop insistesse per ottenere una nostra garanzia su questo punto, dato che in tal caso non abbiamo altra alternativa, fate una dichiarazione... per assicurarlo che, in via di principio, noi impediremo che Pagina 675
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt materiali da guerra vengano mandati dagli Stati Uniti alla Russia sovietica attraverso le acque giapponesi e fate accettare ai tedeschi una procedura che permetta l'aggiunta di una nostra dichiarazione; tale nostra dichiarazione avrà lo scopo di far presente che quest'azione bellica non potrà essere completa (nel senso di catturare anche navi sovietiche), finché per ragioni strategiche continuerà ad esser necessario che la Russia sovietica non dichiari guerra al Giappone. Nel caso che il governo tedesco non voglia aderire [a questo punto di vista] e ponga come condizione assoluta che noi si partecipi alla guerra e si firmi un trattato con cui ci si impegni a non accordarci per qualsiasi pace separata, non ci resterà da far altro che rimandare la stipulazione di un tale trattato37. I giapponesi non avevano però motivo di preoccuparsi tanto. Per ragioni ignote ai militaristi di Tokio e a tutti gli altri, e che sfuggono a qualsiasi logica e comprensione, Hitler non insistette perché il Giappone attaccasse la Russia, oltreché gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Se invece l'avesse fatto, è probabile che il corso della guerra avrebbe anche potuto essere diverso. In ogni modo la sera di quel sabato, 6 dicembre 1941, i giapponesi si erano decisi a vibrare un potente colpo contro gli Stati Uniti nel Pacifico: dove però e quando ciò sarebbe avvenuto, nessuno lo sapeva con esattezza, né Washington, né Berlino. Quella mattina l'ammiragliato inglese aveva avvertito il governo americano che una grande flotta d'invasione giapponese era stata veduta attraversare il golfo del Siam diretta verso l'istmo di Kra, il che indicava che i nipponici volevano anzitutto attaccare la Thailandia e, forse, la Malesia. Alle 21 il presidente Roosevelt inviò un messaggio personale all'imperatore del Giappone, esortandolo ad associarsi a lui per trovare " il modo di dissipare le nubi oscure " che coprivano l'orizzonte politico e avvertendolo in pari tempo che la penetrazione di forze armate giapponesi nell'Asia sudorientale avrebbe creato una situazione " inconcepibile ". Al Dipartimento della Marina gli ufficiali del servizio segreto stesero il loro ultimo rapporto sulla dislocazione delle maggiori navi da guerra della flotta giapponese. Secondo tale rapporto, esse si trovavano per la maggior parte nei porti della patria, comprese le portaerei e altre navi da guerra delle forze operative: al contrario, proprio in quel momento esse navigavano a Il turno degli Stati Uniti 965 meno di trecento miglia da Pearl Harbor e stavano approntando i bombardieri che si sarebbero innalzati all'alba. Quello stesso sabato sera il Dipartimento della Marina informò il presidente e Hull che l'ambasciata giapponese stava distruggendo i codici. Ma prima aveva dovuto decifrare un lungo messaggio di Togo inviato nel corso del pomeriggio e articolato in quattordici parti. Anche gli esperti della marina americana si erano messi a decifrarlo appena intercettato, e alle 21,30 un ufficiale di marina si recò alla Casa Bianca con la traduzione delle prime tredici parti. Roosevelt, che si trovava nel suo studio con Harry Hopkins, lesse la traduzione e disse: " Ciò significa la guerra ". Però il messaggio non diceva, né il presidente sapeva, dove e quando, esattamente, la guerra si sarebbe scatenata. Nemmeno l'ammiraglio Nomura lo sapeva. Lontano, nell'Europa orientale, lo stesso Hitler lo ignorava. Egli ne sapeva an-cor meno di Roosevelt. Hitler dichiara la guerra agli Stati Uniti. L'attacco giapponese sferrato alle 7,30 (ora locale) di domenica 7 dicembre 1941 contro la flotta statunitense del Pacifico a Pearl Harbor colse assolutamente di sorpresa sia Berlino che Washington. Benché Hitler avesse promesso verbalmente a Matsuoka che la Germania si sarebbe unita al Giappone in una eventuale guerra contro gli Stati Uniti e benché Ribbentrop avesse fatto una promessa analoga all'ambasciatore Oshima, pure l'impegno non era stato ancora firmato e i giapponesi non avevano detto una sola parola riguardo al piano dell'attacco contro Pearl Harbor*. Inoltre in quel momento il Fiihrer era completamente assorbito dal tentativo di galvanizzare i suoi titubanti generali e le truppe che si ritiravano in Russia. A Berlino era scesa la notte quando il servizio d'ascolto delle radio straniere raccolse la prima notizia dell'insidioso attacco contro Pearl Harbor. Un funzionario dell'ufficio stampa del Ministero degli Esteri telefonò a Ribbentrop la notizia che doveva scuotere il mondo, ma il ministro a tutta prima non volle credervi e fu assai seccato di esser stato disturbato. Disse che " probabilmente si trattava di un trucco propagandistico del nemico " e ordinò che fino alla mattina non lo si seccasse ". Così sembra che, una volta tanto, Ribbentrop abbia detto la verità quando, a Norimberga, egli dichiarò: " Per noi quell'attacco fu una vera sorpresa. Avevamo considerato la possibilità che il Pagina 676
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Giappone attaccasse Singapore o anche Hong Kong, ma non avevamo mai pensato a un attacco contro gli Stati Uniti come a cosa che ci fosse di vantaggio "39. Comunque, contrariamente a quanto disse al tribunale, egli ne fu assai contento. Almeno tale fu l'impressione di Ciano, che cominciò con le seguenti parole l'annotazione del suo diario ali'8 dicembre: * Molti hanno creduto per lungo tempo che Hitler conoscesse in anticipo l'ora esatta dell'attacco contro Pearl Harbor, ma io nei documenti segreti tedeschi non sono riuscito a trovare l'ombra dì una prova, a sostegno dì tale opinione.
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Dai trionfi iniziali alla grande svolta Telefonata notturna di Ribbentrop: è raggiante per l'attacco giapponese all'America. Ne è così felice, che mi felicito con lui, pur non essendo troppo convinto dei vantaggi finali dell'accaduto... Anche Mussolini era felice. Da molto tempo egli è favorevole a una presa netta di posizione tra America e Asse. Alle 13 di lunedì 8 dicembre il generale Oshima si recò alla Wilhelm-strasse per avere da Ribbentrop chiarimenti sull'atteggiamento della Germania. Chiese una " immediata " e formale dichiarazione di guerra agli Stati Uniti. Oshima radiotelegrafò a Tokio la seguente comunicazione: Ribbentrop ha risposto che in questo momento Hitler si trova nel bel mezzo di una conferenza al quartier generale e discute con quali formalità si può dichiarare la guerra affinchè la dichiarazione faccia una buona impressione al popolo tedesco. Ribbentrop gli trasmetterà immediatamente il vostro desiderio e farà tutto il possibile per soddisfarlo prontamente. Secondo tale messaggio, il ministro degli Esteri nazista aveva anche informato l'ambasciatore giapponese che quella stessa mattina - la mattina dell'8 - " Hitler aveva dato ordine alla marina da guerra tedesca di attaccare le navi americane in qualsiasi momento e dovunque "40. Però, quanto alla dichiarazione di guerra, il dittatore tergiversava *. Dalle annotazioni della sua agenda risulta che il Fiihrer la notte dell'8 dicembre tornò in fretta a Berlino; vi giunse alle 11 dell'indomani. A No-rimberga Ribbentrop affermò di aver fatto presente al capo che, ai sensi del patto tripartito, la Germania non era affatto tenuta a dichiarar guerra all'America, dato che l'aggressore era stato evidentemente il Giappone. Il testo del patto tripartito ci obbligava ad assistere il Giappone solo nel caso che questo fosse stato attaccato. Andai a trovare il Fiihrer, gli spiegai l'aspetto giuridico della situazione e gli dissi che, benché fossimo lieti di avere un nuovo alleato contro l'Inghilterra, pure ciò comportava anche un nuovo avversario... se dichiaravamo guerra agli Stati Uniti. Gli dissi che dato che era stato il Giappone ad attaccare, secondo le clausole del Patto tripartito noi, dal punto di vista formale, non eravamo tenuti a dichiarar guerra. Il Fiihrer meditò sulla cosa per un certo tempo, poi mi espose in modo molto chiaro la sua decisione: " Se non ci mettiamo a fianco del Giappone, - egli disse, - dal punto di vista politico il patto è morto. Ma questa non è la ragione principale [per intervenire]. La ragione principale è che gli Stati Uniti hanno già cominciato a sparare contro le nostre navi. In questa guerra, essi hanno rappresentato un potente fattore, e con le loro azioni hanno già creato uno stato di guerra ". In quel momento il Fiihrer riteneva cosa ovvia che gli Stati Uniti ormai avrebbero fatto guerra alla Germania. Così mi ordinò di consegnare i passaporti ai rappresentanti diplomatici dell'America ". A Washington, Roosevelt e Hull aspettavano proprio questa decisione. Si era dovuta esercitare una certa pressione affinchè il Congresso dichiarasse guerra alla Germania e all'Italia l'8 dicembre, quando compì questo passo contro il Giappone. Ma essi avevano deciso di attendere. Col bombarda* Simultaneamente a Tokio il ministro degli Esteri Togo disse all'ambasciatore Ott: " II governo giapponese si aspetta che ormai anche la Germania dichiari presto guerra agli Stati Uniti "41. Il turno degli Stati Uniti 967 mento di Pearl Harbor, cadde una prima difficoltà * e da certe informazioni in loro possesso furono indotti a credere che l'atteggiamento del testardo dittatore nazista avrebbe eliminato anche l'altra. Essi avevano riflettuto sul messaggio inviato il 29 novembre** a Tokio dall'ambasciatore a Berlino Oshima, il quale aveva assicurato i giapponesi che la Germania si sarebbe unita a loro Pagina 677
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt qualora si fossero trovati " impegnati " in una guerra contro gli Stati Uniti. In questa assicurazione non vi era nulla che condizionasse l'aiuto tedesco al fatto che il Giappone fosse l'aggredito anziché l'aggressore. Era una cambiale in bianco e gli americani non dubitavano che ora i giapponesi reclamassero a Berlino per farsela pagare. Fu pagata, ma solo dopo nuove esitazioni del Signore nazista della Guerra. Egli aveva convocato il Reichstag per il 9 dicembre, giorno del suo arrivo a Berlino; ma ora pospose di due giorni la data, fissandola all'i i. Come in seguito Ribbentrop riferì, evidentemente egli aveva già deciso. Egli ne aveva abbastanza degli attacchi di Roosevelt contro la sua persona e contro il nazismo; la sua pazienza era giunta al termine per gli atti d'aggressione compiuti dalla marina statunitense contro i sommergibili tedeschi dell'Atlantico; a causa di queste azioni Raeder l'aveva tormentato continuamente per quasi un anno. In lui era aumentato l'odio per l'America e gli americani, e, cosa che a lungo andare doveva avere per l'Asse effetti ancor più negativi, * A Washington in quel frangente la mia impressione personale fu che al presidente Roosevelt sarebbe riuscito difficile far sf che il Congresso dichiarasse guerra alla Germania. Sembra che nelle due Camere, nonché nell'esercito e nella marina, avesse forte presa l'idea che il paese doveva concentrare i suoi sforzi per sconfiggere il Giappone, evitando di combattere simultaneamente contro la Germania. Hans Thomsen, l'incaricato d'affari tedesco a Washington che, come altri inviati nazisti all'estero veniva di solito tenuto all'oscuro di tutte le macchinazioni di Hitler e di Ribbentrop, riferì a Berlino circa quello stato d'animo. Subito dopo il discorso tenuto l'8 dicembre dal presidente nel corso del quale venne chiesto al Congresso di dichiarare la guerra al Giappone, Thomsen inviò a Berlino per radio questa comunicazione: " II fatto che egli [Roosevelt] non abbia mai menzionato la Germania e l'Italia indica che egli per il momento cerca di evitare un inasprimento della situazione nell'Atlantico ". La sera dello stesso giorno Thomsen mandò un altro dispaccio su tale argomento: " Non è certo che Roosevelt chiederà la dichiarazione di guerra contro la Germania e l'Italia. Dal punto di vista dei capi militari americani sarebbe logico evitare tutto ciò che può condurre a una guerra su due fronti ". In diversi dispacci inviati poco prima dell'attacco contro Pearl Harbor l'incaricato d'affari tedesco aveva messo in rilievo che gli Stati Uniti erano assolutamente impreparati a combattere una guerra su due fronti. Il 4 dicembre egli aveva trasmesso per radio le rivelazioni pubblicate dalla " Tribune " di Chicago " sui piani di guerra dell'alto comando americano riguardanti i preparativi per battere la Germania e i suoi alleati e le prospettive che si offrono a tale riguardo ". Egli disse: " I rapporti confermano che una piena partecipazione dell'America alla guerra non è da attendersi prima del luglio del 1943. Le misure militari prese contro il Giappone hanno solo carattere difensivo ". Nel messaggio da lui inviato a Berlino la sera dell'8 novembre Thomsen fece rilevare che Pearl Harbor avrebbe certamente recato vantaggio alla Germania riducendo la possibilità di azioni aggressive americane nell'Atlantico. " La guerra col Giappone, - egli disse, - implica la cpncentrazione di tutte le forze dell'America per il proprio riarmo, una corrispondente riduzione degli aiuti fomiti secondo la legge degli affitti e prestiti, la concentrazione nel Pacifico di ogni attività ". Per le notizie circa lo scambio di dispacci avvenuto, in questo periodo, fra la Wilhelmstrasse e l'ambasciata tedesca di Washington, sono debitore al Dipartimento di Stato, che mi ha reso possibile l'accesso ai documenti. Essi saranno pubblicati nella serie: The Documento on German Foreign Policy. ** Cfr. sopra, p. 961. S>68 Dai trionfi iniziali alla grande svolta era anche cresciuta la sua tendenza a sottovalutare in modo disastroso la forza potenziale degli Stati Uniti *. Invece egli evidentemente sopravvalutava la potenza militare del Giappone. Forse egli credette che, una volta eliminati nel Pacifico gli inglesi e gli americani per opera dei giapponesi, la cui flotta, a suo parere, era la più potente del mondo, questi ultimi si sarebbero volti contro la Russia aiutandolo a portare a compimento la sua grande conquista nell'Est. Infatti egli qualche mese dopo disse ad alcuni suoi fedelissimi di aver ritenuto l'entrata in guerra del Giappone " di straordinario valore per noi, non fosse altro che per la data scelta ". Essa era infatti avvenuta nel momento in cui le sorprese dell'inverno russo Pagina 678
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avevano avuto le più gravi ripercussioni sul morale del nostro popolo e in cui in Germania si era preoccupati per la convinzione che prima o poi gli Stati Uniti sarebbero entrati nel conflitto. Dal nostro punto di vista, l'intervento giapponese fu dunque quanto mai opportuno ". Pertanto non v'è dubbio che il duro e proditorio colpo inferto dal Giappone alla flotta americana a Pearl Harbor suscitò l'ammirazione di Hitler - tanto più che quello era proprio il genere di " sorprese " di cui così spesso egli si era compiaciuto. Lo disse all'ambasciatore Oshima il 14 dicembre, quando gli conferì la Gran Croce d'oro dell'Ordine al Merito dell'Aquila tedesca: Avete fatto la dichiarazione di guerra che ci voleva! Questa è proprio la maniera giusta. Aggiunse che essa corrispondeva " al suo sistema ". Negoziare, cioè, finché è possibile. Ma se si vede che l'altra parte ha solo interesse a procrastinare, a avvilire e a umiliare, se essa non dimostra l'intenzione di venire a un'intesa, allora bisogna colpire, colpire O più energicamente possibile, senza perdere tempo a dichiarar guerra. Per lui, è stata una gioia sapere delle prime operazioni dei giapponesi. Talvolta, anch'agli ha negoziato con una pazienza infinita, per esempio con la Polonia, e anche con la Russia. Quando però si rese conto che l'altra parte non desiderava venire ad un accomodamento, egli aveva attaccato d'improvviso, senza badare alle formalità. E in futuro intendeva seguire lo stesso metodo ". Hitler si decise così in fretta ad aggiungere gli Stati Uniti alla lista formidabile dei suoi nþmici anche per un'altra ragione. La indicò il dottor Schmidt, che in quella settimana andò molto avanti e indietro nella Cancelleria e al Ministero degli Esteri. In seguito scrisse: " Ho avuto l'impressione che Hitler, per il suo congenito desiderio di prestigio, aspettandosi già la dichiarazione di guerra da parte dell'America, abbia voluto arrivare * " Non prevedo un grande futuro per gli americani, - egli disse ai suoi compagni un mese dopo, il 7 gennaio 1942, in un suo monologo al quartier generale. - £ un paese in decadenza. A ciò si aggiunge il problema delle razze e delle ineguaglianze sociali... I miei sentimenti verso l'americanismo sono di odio e di profonda ripugnanza... Tutto indica, nel comportamento della società americana, che essa per metà è giudaizzata, per metà negrizzata. Come ci si può attendere che un simile Stato si mantenga unito, uno Stato in cui tutto è fondato sul dollaro? " (Hitler's Secret Conversations, p. i;}). Il turno degli Stati Uniti 969 prima "45. Nel suo discorso al Reichstag dell'11 dicembre il Signore na2Ìsta della Guerra lo confermò. Ai deputati che lo applaudivano, egli disse: " Vogliamo essere sempre i primi a colpire! Vogliamo dar sempre noi il primo colpo! " In efietti a Berlino il io dicembre si aveva talmente paura che l'America dichiarasse guerra per prima, che, Ribbentrop mise severamente in guardia l'incaricato d'afiari tedesco a Washington, Thomsen, dal commettere qualsiasi indiscrezione per cui il Dipartimento di Stato potesse sospettare quel che Hitler progettava per il giorno dopo. Il io in un lungo messaggio radiofonico il ministro degli Esteri nazista trasmise il testo delle dichiarazioni che avrebbe fatto all'incaricato d'affari statunitense a Berlino esattamente alle 14,30 dell'i i dicembre. A Thomsen fu detto di recarsi da Hull un'ora dopo, alle 15,30 (ora di Berlino), di consegnargli una copia della dichiarazione, di chiedergli il passaporto e di affidare alla Svizzera la rappresentanza diplomatica della Germania. Al termine del messaggio Ribbentrop diffidò Thomsen dall'aver contatti col Dipartimento di Stato prima del momento di trasmettere quella nota. " Intendiamo assolutamente evitare, - disse, - che il governo americano ci prevenga in tale passo ". Quali che fossero le esitazioni a causa delle quali Hitler rimandò di due giorni la convocazione del Reichstag, risulta evidente dai messaggi che la Wilhelmstrasse e l'ambasciata tedesca a Washington si scambiarono, nonché da altri documenti sequestrati del Ministero degli Esteri, che il Fùhrer in realtà prese la fatale decisione di dichiarare guerra agli Stati Uniti il 9 dicembre, ossia il giorno in cui tornò nella capitale dal quartier generale del fronte russo. Il dittatore nazista volle avere altri due giorni, non per riflettere ulteriormente, bensì per poter preparare con cura il discorso al Reichstag, in modo da ottenere l'impressione voluta sul popolo tedesco, che, come egli ben sapeva, serbava ancora vivo il ricordo della parte decisiva avuta dall'America nella prima guerra mondiale. Hans Dieckhoff, che ufficialmente era sempre l'ambasciatore tedesco presso gli Stati Uniti, ma che era rimasto in patria, nella Wilhelmstrasse dall'autunno Pagina 679
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt del 1938, da quando cioè i due paesi avevano ritirato i loro principali rappresentanti diplomatici, il 9 dicembre fu incaricato di redigere un lungo elenco delle attività antigermaniche di Roosevelt, da servire di base per la compilazione del discorso del Fiihrer al Reichstag *. Lo stesso 9 dicembre a Thomsen, a Washington, fu ordinato di bru* Dieckhofl, che Hassell riteneva " remissivo per temperamento ", dietro richiesta di Ribbentrop, proprio una settimana prima aveva steso un lungo memorandum intitolato: " Norme per influenzare l'opinione pubblica americana ". Erano undici slogan, tra i quali i seguenti: " II vero pericolo per l'America è lo stesso Roosevelt... Influenza degli ebrei (Frankfurter, Baruch, Be-njamin Cohen, Samuel Rosenman, Henry Morgenthau, ecc.) su Roosevelt. Lo slogan di ogni madre americana deve essere: Non ho allevato mio figlio perché debba morire per l'Inghilterra! " (dai documenti ancora inediti del Ministero degli Esteri). Alcuni americani del Dipartimento di Stato e della nostra ambasciata di Berlino avevano un'opinione piuttosto alta di Dieckhoff, e lo credevano antinazista. La mia idea era che, per esser tale, gli mancava il coraggio. Restò al servizio di Hitler sino alla fine - dal 1943 al 1945 come ambasciatore nazista nella Spagna di Franco. 97° Dai trionfi iniziali dia grande svolta dare i codici segreti e tutti i documenti riservati. Alle 11,30 di quel giorno egli rispose telegraficamente a Berlino: "Tutto eseguito, conformemente agli ordini ". Per la prima volta, egli si rese conto di cosa avveniva a Berlino e la sera avvertì la Wilhelmstrasse che il governo americano sembrava saperlo anch'esso. Comunicò: " Qui si crede che entro ventiquattro ore la Germania dichiarerà guerra agli Stati Uniti o, per lo meno, che romperà le relazioni diplomatiche " *. ii dicembre: Hitler parla al Reichstag. Il discorso tenuto l'i i dicembre da Hitler ai robot del Reichstag per giustificare la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti era inteso soprattutto a scagliare insulti personali contro Franklin D. Roosevelt, ad affermare che il presidente aveva provocato la guerra al fine di coprire il fallimento del New Deal e a proclamare che " solo quell'uomo ", sostenuto dai milio-nari e dagli ebrei, era " responsabile della seconda guerra mondiale ". Tutto il risentimento accumulato e represso verso colui che fin da principio lo aveva ostacolato nella via verso il dominio del mondo, che lo aveva continuamente beffato, che aveva fornito aiuti massicci alla Gran Bretagna nel momento in cui quell'isola così duramente colpita sembrava stesse per crollare e la cui flotta lo teneva in scacco nell'Atlantico, proruppe con un vero furore. Permettetemi di definire il mio atteggiamento verso quell'altro mondo, rappresentato da un uomo che, mentre i nostri soldati combattono fra le nevi e il gelo, molto amabilmente ama chiacchierare vicino al caminetto, dall'uomo che è il principale responsabile di questa guerra... Voglio passare sotto silenzio gli attacchi ingiuriosi fatti contro di me da questo cosiddetto presidente. Che egli mi chiami un gangster, non mi interessa menomamente. Dopo tutto, questo termine non è stato coniato in Europa, ma in America, di certo perché qui da noi di gangster non ce ne sono. A prescindere da ciò, io non posso sentirmi insultato da Roosevelt perché io lo considero un demente: proprio come lo era Wilson... Dapprima egli incita alla guerra, poi ne falsifica le cause, poi si avvolge odiosamente nella veste dell'ipocrisia cristiana e lentamente, ma fermamente, conduce l'umanità alla guerra non senza invocare Dio a testimone della onestà del suo attacco - nel modo proprio del vecchio massone... Roosevelt si è reso colpevole di una serie di crimini della peggiore specie contro le leggi internazionali. Al sequestro illegale di navi e di altre proprietà di cittadini tedeschi e italiani si aggiunge la minaccia contro coloro che sono stati privati della loro libertà, che sono stati internati e depredati. Il crescendo degli attacchi di Roosevelt è giunto al * Thomsen sollecitò Berlino perché i corrispondenti dei giornali americani residenti in quella città venissero arrestati per rappresaglia contro il fermo di un gruppo di giornalisti tedeschi avvenuto negli Stati Uniti. Con un memorandum del Ministero degli Esteri firmato il io dicembre dal sottosegretario Ernst Woermann fu ordinato l'arresto per " rappresaglia " di tutti i corrispondenti americani che si trovavano in Germania. Un'eccezione venne fatta per Guido Enderis, corrispondente-capo a Berlino del " Times " di New York, " per via, - scrisse Woermann - dei suoi provati sentimenti d'amicizia verso la Germania ". Era probabilmente ingiusto supporre questo nei riguardi di Enderis, morto nel frattempo. In quel periodo egli stava male di salute ed è per tale Pagina 680
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ragione, forse, che egli non venne arrestato. Il turno degli Stati Uniti 971 punto di ordinare alla marina americana di attaccare e affondare ogni nave che batta bandiera tedesca o italiana, in aperta violazione del diritto internazionale. I ministri americani si vantano di aver distrutto in questo modo criminale sottomarini tedeschi. Incrociatori americani hanno attaccato mercantili tedeschi e italiani, li hanno catturati e ne hanno fatto prigionieri gli equipaggi. Così gli sforzi sinceri compiuti dalla Germania e dall'Italia per impedire l'estendersi della guerra e per mantenere le relazioni con gli Stati Uniti ad onta delle insopportabili provocazioni fatteci per anni dal presidente Roosevelt, sono stati frustrati... Hitler si chiese quale fosse stato il motivo di Roosevelt per " inasprire i sentimenti antitedeschi fino al punto di scatenare una guerra ". E diede due spiegazioni. Capisco fin troppo bene che fra le idee di Roosevelt e le mie vi è la distanza che corre fra due mondi. Roosevelt viene da una famiglia ricca e appartiene a una classe che nelle democrazie ha la vita facile. Io ero soltanto il figlio di una piccola, povera famiglia e ho dovuto farmi strada col mio lavoro e le mie forze. Quando scoppiò la Grande Guerra, Roosevelt occupava una posizione che gli permise di conoscere solo le piacevoli conseguenze di essa, sfruttate dagli affaristi, mentre gli altri davano il proprio sangue. Io invece fui soltanto uno di coloro che, come semplici soldati, eseguivano gli ordini, e, naturalmente, tornai dalla guerra povero, così come lo ero nell'autunno del 1914. Condivisi la sorte di milioni, mentre Franklin Roosevelt condivise solo le fortune dei cosiddetti Diecimila delle classi superiori. Dopo la guerra, Roosevelt si diede a speculazioni finanziarie. Fece guadagni di milioni approfittando dell'inflazione, della miseria degli altri, mentre io... giacevo in un ospedale. Hitler per un certo tempo continuò a svolgere tali strani confronti prima di abbordare il secondo punto, cioè che Roosevelt era ricorso alla guerra per sfuggire alle conseguenze del suo fallimento quale presidente. Il nazionalsocialismo venne al potere in Germania lo stesso anno in cui Roosevelt fu eletto presidente... Egli si trovò alla testa di uno Stato in misere condizioni econo-miche e io mi trovai alla testa del Reich minacciato di estrema rovina grazie alla democrazia... Mentre sotto la guida del nazionalsocialismo in Germania si ebbe un risveglio senza precedenti della vita economica, culturale e artistica, il presidente Roosevelt non riuscì ad apportare il minimo miglioramento alla situazione del suo paese... Ciò non sorprende, se si tiene presente che gli uomini da lui chiamati perché lo sostenessero, o, per meglio dire, gli uomini che lo avevano fatto salire al potere, appartenevano all'elemento ebraico, elemento che ha interesse solo alla disgregazione, mai all'ordine... Le leggi di Roosevelt sul New Deal erano completamente sbagliate. Non v'è dubbio che la continuazione di questa politica economica, in tempo di pace avrebbe condotto alla rovina il presidente, malgrado tutta la sua abilità dialettica. In uno Stato europeo egli probabilmente avrebbe dovuto rispondere dinanzi a un tribunale dell'accusa di aver deliberatamente sperperato il patrimonio nazionale, e difficilmente sarebbe sfuggito a un tribunale civile sotto l'accusa di aver usato, negli affari, metodi criminali. Hitler sapeva che tale giudizio sul New Deal almeno in parte era condiviso dagli isolazionisti americani e da molti esponenti del mondo degli affari; così cercò di trame il massimo vantaggio, ignorando che al momento di Pearl Harbor quei gruppi si erano uniti a tutti gli altri dell'America nella difesa del loro paese. Alludendo a quei gruppi, Hitler continuò: Molti americani, fra cui alcuni che occupano posizioni elevate, si erano già resi conto di questo fatto e l'avevano esattamente valutato. Sulla testa di quell'uomo gravava una 972 Dai trionfi iniziali alla grande svolta minacciosa opposizione. Allora egli capi che l'unica sua salvezza stava nel distogliere l'attenzione pubblica dai problemi interni e rivolgerla alla politica estera... In ciò è stato sostenuto dagli ebrei che lo circondano... La diabolica malvagità degli ebrei si è raccolta intorno a quest'uomo, ed egli ha teso loro le mani. È cosf che sono cominciati, e poi si sono moltiplicati, gli sforzi del presidente americano per provocare dei conflitti... Da anni quest'uomo nutriva Pagina 681
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un solo desiderio: che scoppiasse un conflitto in qualche parte del mondo. Segui poi una lunga enumerazione degli sforzi fatti da Roosevelt in quel senso, cominciando dal suo discorso sulla " quarantena " tenuto a Chi-cago nel 1937. A un dato momento Hitler gridò: " Ora egli è stato preso dalla paura che se si giunge alla pace in Europa il suo sperperamento di milioni [di dollari] per gli armamenti sarà considerato una pura frode, dato che nessuno attaccherà l'America: perciò egli stesso ha cercato di provocare un attacco contro il suo paese ". Il dittatore nazista sembrava sentirsi sollevato per il fatto che si era giunti a una rottura e cercò di trasmettere tale senso di sollievo anche al popolo tedesco. Penso che voi tutti proviate un sollievo, ora che finalmente uno Stato ha preso l'iniziativa di insorgere contro questa deformazione della verità e del diritto, ignobile e unica nella storia... Il fatto che il governo giapponese, che per anni ha negoziato con quest'uomo, alla fine si sia seccato di venir preso in giro da lui in modo così indegno, riempie noi tutti - il popolo tedesco e, io credo, ogni altro popolo perbene del mondo - di soddisfazione... Il presidente degù Stati Uniti dovrebbe finalmente capire - lo dico solo a causa della sua mente limitata - che noi conosciamo lo scopo della sua lotta: distruggere uno Stato dopo l'altro... Quanto alla nazione tedesca, essa non ha bisogno dell'elemosina del Signor Roosevelt o di Churchill, per tacere, poi, di Eden. Vuole solo che si riconoscano i suoi diritti! E si assicurerà il diritto di vivere anche se migliaia di Churchill e di Roosevelt cospireranno contro di essa... Ho dunque disposto che oggi vengano consegnati i passaporti all'incaricato d'affari americano, e domani...4'. A questo punto i deputati del Reichstag balzarono in piedi applaudendo e le parole del Fùhrer furono soffocate da un clamore da manicomio. Poco dopo, alle 12,30, Ribbentrop riceveva, in uno dei suoi atteggiamenti più gelidi, l'incaricato d'affari americano a Berlino, Leland Morris; senza farlo sedere gli lesse la dichiarazione di guerra della Germania, gliene diede una copia e lo congedò seccamente. Nella dichiarazione era detto: ... Benché la Germania, da parte sua, nelle relazioni con gli Stati Uniti durante tutta la guerra attuale abbia rigorosamente osservato le norme del diritto internazionale, il governo degli Stati Uniti ha proceduto ad atti di aperta ostilità contro la Germania, tanto da creare virtualmente uno stato di guerra. Perciò il governo del Reich rompe ogni relazione diplomatica con gli Stati Uniti e dichiara che, data la presente situazione creata dal presidente Roosevelt, la Germania a partire da oggi si considera in stato di guerra con gli Stati Uniti ". L'ultimo atto del dramma di quel giorno fu la firma di un accordo da parte della Germania, dell'Italia e del Giappone, le quali dichiaravano " la loro irremovibile decisione di non deporre le armi finché la guerra comune Il turno degli Stati Uniti 973 contro gli Stati Uniti e l'Inghilterra non si sarà vittoriosamente conclusa " e si impegnavano a non stipulare una pace separata. Adolf Hitler, che fino a sei mesi prima aveva avuto per unico avversario una Gran Bretagna assediata, in una guerra che ai tedeschi pareva ormai vinta, con una decisione consapevole si era ormai messo contro le tre più grandi potenze industriali del mondo, in una lotta in cui la forza militare a lungo andare sarebbe dipesa in larga misura dalla forza economica. Messe insieme, quelle tre nazioni nemiche avevano, rispetto ai tre paesi dell'Asse, una netta superiorità anche in fatto di uomini. Pare che né Hitler né i suoi generali avessero valutato questi fattori che avrebbero dovuto farli rinsavire, in quel giorno di dicembre così ricco di eventi, mentre l'anno 1941 volgeva al termine. Il generale Halder, l'intelligente capo dello Stato maggiore, nell'annotazione dell'11 dicembre del suo diario non accennò nemmeno al fatto che la Germania aveva dichiarato guerra agli Stati Uniti. Egli menzionò soltanto che nella serata aveva ascoltato una conferenza sul " retroscena della guerra navale nippo-americana " tenuta da un ufficiale di marina. Cosa abbastanza comprensibile, poiché il resto del diario era occupato dalle brutte notizie che arrivavano di continuo dalla maggior parte dei settori del fronte russo, soggetto a dura pressione. Il suo pensiero non si spinse fino a considerare il Pagina 682
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt giorno in cui i suoi eserciti indeboliti avrebbero dovuto misurarsi anche con truppe fresche provenienti dal Nuovo Mondo. Sta di fatto che l'ammiraglio Raeder salutò con gioia la mossa di Hitler. Conferì col Fiihrer l'indomani, 12 dicembre. Gli assicurò che " la situazione nell'Atlantico sarebbe migliorata grazie al vittorioso intervento del Giappone ". E animato da questa prospettiva, aggiunse: Abbiamo già ricevuto rapporti circa il trasferimento di alcune corazzate [americane] dall'Atlantico al Pacifico. È certo che per il Pacifico sarà anche richiesto un numero sempre maggiore di unità leggere, specie di cacciatorpediniere. Vi sarà un gran bisogno di navi da trasporto, per cui ci si può attendere il ritiro dall'Atlantico di navi mercantili americane. Lo sforzo a cui sarà soggetto il naviglio mercantile britannico aumenterà. Dopo aver rotto avventatamente ogni indugio con la sua bravata, Hitler d'un tratto fu assalito dai dubbi. Aveva qualche domanda da fare al grande ammiraglio. Credeva egli che in un prossimo futuro il nemico si sarebbe apprestato a occupare le Azzorre, le isole del Capo Verde e perfino ad attaccare Dakar, per restaurare il prestigio perduto in seguito ai rovesci subiti nel Pacifico? Raeder riteneva di no. Rispose: Nei prossimi mesi gli Stati Uniti dovranno concentrare tutte le loro forze nel Pacifico. Dopo la grave perdita di grosse navi, l'Inghilterra non vorrà correre rischi *. È * Due giorni prima, il io dicembre, aerei giapponesi avevano affondato al largo delle coste della Malesia due corazzate inglesi, la Princes of Wales e la Repulse. Insieme alle perdite inflitte il 7 dicembre a Pearl Harbor alla flotta americana, questo colpo assicurò alla flotta giapponese la completa supremazia nel Pacifico, nel mare della Cina e nell'Oceano Indiano. In seguito, riferendosi alla perdita delle due grandi unità, Churchill gerisse: " In tutta la guerra non ho mai avuto un colpo cosi grave ".
974 Dai trionfi iniziali alla grande svolta poco probabile che il nemico disponga del tonnellaggio da trasporto necessario per queste operazioni di occupazione e per i rifornimenti. Hitler aveva da fare ancora un'altra e più importante domanda. Chiese: " Vi è qualche probabilità che gli Stati Uniti e l'Inghilterra abbandonino per qualche tempo l'Asia orientale al fine di schiacciare prima la Germania e l'Italia? " Di nuovo, il grande ammiraglio lo rassicurò. Rispose: È improbabile che il nemico abbandoni l'Asia orientale, sia pure temporaneamente. Così facendo, la Gran Bretagna esporrebbe l'India a grave pericolo, mentre gli Stati Uniti non possono ritirare dal Pacifico la loro flotta finché quella giapponese avrà il sopravvento. Infine Raeder cercò di rinfrancare il Fùhrer informandolo che sei " grossi " sommergibili sarebbero partiti " al più presto " verso le coste orientali degli Stati Uniti4>. Con la situazione critica esistente in Russia - per non parlare dell'Africa settentrionale, dove anche Rommel si stava ritirando - la mente del comandante supremo tedesco e dei suoi capi militari smise ben presto di preoccuparsi del nuovo nemico, che di sicuro, laggiù nel Pacifico, aveva fin troppe cose a cui badare. Essi ricominciarono a pensarvi solo dopo che fu trascorso un anno intero, l'anno più fatale del conflitto, quello in cui avvenne la grande svolta che decise irrevocabilmente non solo dell'esito della guerra, che per tutto il 1941 i tedeschi avevano giudicata quasi finita, anzi quasi vinta, ma anche del destino del Terzo Reich, che le prime sorprendenti vittorie avevano portato così rapidamente a vertiginose altezze e che Hitler credeva - e diceva - sarebbe fiorito per un millennio. Le annotazioni del diario di Halder all'avvicinarsi dell'anno nuovo, del 1942, divennero tetre. " Un'altra triste giornata! " - con tali parole Halder cominciò il suo giornale il 30 dicembre 1941, e le ripetette l'ultimo giorno dell'anno. Il capo dello Stato maggiore tedesco aveva il presentimento che sarebbero accadute cose terribili. 1
DGFP, Vili, pp. 905-6. Pagina 683
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt NCA, IV, p. 469-75 (ND, I834-PS). Pel testo: NCA, VI, pp. 906-8 (ND, €-75). 4 Per il rapporto di Raeder sulla riunione: FCNA, 1941, p. 37. Si trova anche in NCA, VI, pp. 966-67 (ND, 0-152). 5 Insieme a quelli dei successivi colloqui, compresi due con Hitler, sono pubblicati in NSR, pp. 281-316. 6 SCHMIDT, op. cit., p. 224. 7 FCNA, 1941, pp. 47-48. 8 ND, NG-3437; libro dei documenti VIII-B, " processo Weizsacker " - citato da H. L. TEEFOUSSE, Germany and American Neutrality, 1939-1941, p. 124 e nota. ' Pel testo del telegramma: NCA, VI, pp. 564-65 (ND, 2896-?$). 10 Ibid., p. 566 (ND, 2897-PS). 11 FCNA, 1941, p. 104. 12 NCA, VI, pp. 545-46 (ND, 3733-PS). 13 Per il memorandum di Falkenstein del 29 ottobre 1940: NCA, III, p. 289 (ND, 376-?$). 14 FCNA, 1941, p. 57. 15 Ibid., p. 94. 16 IfaW., allegato I (relazione di Raeder al Fiihrer del 4 febbraio 1941). 17 Ibid., p. 32 (18 marzo 1941). " Ibid., p. 47 (20 aprile 1941). 20 21 22 Ibid., 22 maggio 1941. Ibid., pp. 88-90 (21 giugno 1941). NC4, V, p. 565 (ND, 2896-PS). Diario di guerra della marina tedesca, TMWC, XXXIV, p. 364 (ND, C-n8). La traduzione inglese parziale contenuta in NCA, VI, p. 916 è tale da sviare in modo completo il lettore. 23 FCNA, 17 settembre 1941, pp. 108-10. 24 Ibid., 13 novembre 1941. 25 NCA, suppl. B, p. 1200 (interrogatorio di Ribbentrop a Norimberga del io settembre 1945). 26 ND, NG-4422-E, Libro dei documenti, IX, " processo Weizsacker ", citato da TEEFOUSSE, Op. CÌt., p. IO2. " Ibid., numerosi telegrammi che Ott e Ribbentrop si scambiarono nel maggio 1941, e testimonianza di Ott nel " processo dell'Estremo Oriente " celebrato a Tokio - citato da TREFOUS-SE, op. cit., p. 103. 28 Comunicazione del 29 agosto del viceministro Amau e del 30 agosto del ministro degli Esteri ammiraglio Toyoda. I resoconti giapponesi dei due incontri si trovano in NCA, VI, pp. 546-51 (ND, 3733-PS). 29 HULL, Memoirs, p. 1034. Il testo dei telegrammi inviati da Toyoda a Nomura il 16 otto bre 1941 si trovano in Pearl Harbor Attack, Hearing* he/ore thè joint Committee on thè investigation of thè Pearl Harbor Attack, XII, pp. 71-72. 30 HULL, op. cit., pp. 1062-63. 31 Documenti 4070 e 4070-8 del Far Basterà Trial, citato da TREFOUSSE, op. cit., pp. 140-41. 32 HULL, op. cit., pp. 1056, 1074. 33 Per il messaggio intercettato mandato a Tokio da Oshima il 29 novembre 1941: NCA, VII, pp. 160-63 (ND, 0-656). 34 Pearl Harbor Attack, XII, p. 204. Il telegramma intercettato di Tokio si trova anche in NCA, VI, pp. 308-10 (ND, 3598-PS). 2 3
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Dai trionfi iniziali alla grande svolta NCA, V, pp. ;;6-j7 (ND, 2898-PS). NCA, VI, p. 309 (ND, 3598-PS). Pagina 684
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Per il testo del telegramma: ibid., pp. 312-13 (ND, 36oo-PS). SCHMIDT, op. cit., pp. 236-37. TMWC, X, p. 297. 40 Per il messaggio intercettato inviato da Oshima a Tokio l'8 dicembre 1941: NCA, VII p. 163 (ND, 0-167). 41 ND, NG-4424, 9 dicembre 1941, libro dei documenti, IX, " processo Weizsà'cker ". 42 Ho qui unito la testimonianza diretta fatta da Ribbentrop nel suo interrogatorio al pro cesso di Norimberga (TMWC, X, pp. 297-98) e le sue dichiarazioni nell'interrogatorio in istrutto ria, contenute in NCA, suppl. B, pp. 1199-200. 43 Hitler's Secret Conversations, p. 397. 44 NCA, V, p. 603 (ND, 2932-PS). 45 SCHMID!, Op. CÌt., p. 237. 46 Una traduzione parziale del discorso di Hitler è stata pubblicata da Gordon W. Frange in Hitler's Words, pp. 97, 367-77. 47 Per la traduzione inglese: NCA, Vili, pp. 432-33 (ND, TC-62). 48 FCNA, 1941, pp. 128-30 (12 dicembre). 37 38 39
XXVI. LA GRANDE SVOLTA. 1942: STALINGRADO ED EL ALAMEIN I cospiratori riappaiono. I gravi rovesci subiti in Russia dai tedeschi durante l'inverno 1941-42 e il siluramento di un buon numero di feldmarescialli e di generali riaccesero le speranze dei cospiratori antinazisti. Finché gli eserciti tedeschi riportavano, una dopo l'altra, schiaccianti vittorie per la gloria del Reich germanico, essi non avevano alcuna speranza di indurre i capi militari a partecipare alla rivolta. Ma ora la situazione era profondamente mutata. I prodi e invincibili soldati tedeschi stavano indietreggiando, in mezzo alla neve e al gelo, di fronte a un nemico agguerrito: in sei mesi le perdite avevano superato il milione di uomini; molti tra i più famosi generali erano stati silurati dopo una procedura sommaria; alcuni di essi, come Hopner e Sponeck, erano stati pubblicamente infamati e la maggior parte degli altri, umiliati, erano divenuti i capri espiatori dello spie-tato dittatore*. Le parole con cui Hassell terminò, fiducioso, l'annotazione del 21 dicembre 1941 del suo diario furono: " I tempi sono quasi maturi ". Egli e i suoi amici cospiratori erano pressoché sicuri che il corpo degli ufficiali prussiano avrebbe reagito, non solo contro il modo indegno con cui erano stati trattati, ma anche contro la demenza del comandante supremo che aveva portato gli eserciti tedeschi sull'orlo del disastro durante l'inverno russo. Come si è detto, da tempo i cospiratori si erano convinti che solo i capi militari sarebbero stati in grado di abbattere il tiranno nazista. Ora si presen* Fra i capi militari esonerati si possono ricordare il feldmaresciallo von Brauchitsch, comandante in capo dell'esercito, e i feldmarescialli von Rundstedt e von Bock, che erano stati a capo l'uno del gruppo delle armate del Sud e l'altro del gruppo del Centro, oltre al generale Guderian, la mente geniale del corpo dei carri armati. Ad essi presto segui il feldmaresciallo von Leeb, comandante del gruppo delle armate del Nord, esonerato dal comando il 18 gennaio 1942. Il giorno prima il feldmaresciallo von Reichenau, che aveva assunto il comando già tenuto da Rundstedt, era morto in seguito ad un colpo apoplettico. Il generale Udet, della Luftwaffe, il 17 novembre si era sparato restando mortalmente ferito. In più, durante la ritirata d'inverno circa trentacinque comandanti di corpo d'armata e di divisione furono sostituiti. Naturalmente, quello fu solo il principio. A Norimberga il feldmaresciallo von Manstein, riassumendo, disse che cosa accadde ai generali quando cominciarono a perdere le battaglie o quando, alla fine, trovarono abbastanza coraggio per opporsi a Hitler: " Di sedici feldmarescialli dieci furono mandati a casa durante la guerra, tre persero la vita in seguito ai fatti del 20 luglio 1944 [il complotto contro Hitler], Un solo feldmaresciallo seppe barcamenarsi durante tutta la guerra e mantenere il suo posto. Di trentasei colonnelli generali (Generalobersten) diciotto furono congedati, cinque morirono in seguito Pagina 685
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt al complotto del 20 luglio o vennero disonorevolmente dimessi. Solo tre colonnelli generali sopravvissero alla guerra mantenendo i loro posti " '. 978 Dai trionfi iniziali alla grande svolta tava loro l'occasione, prima che fosse troppo tardi. Il fattore tempo era di grande importanza. Dopo i rovesci subiti in Russia e l'entrata in guerra dell'America - pensavano i cospiratori - ogni speranza di vittoria era sfumata. D'altra parte, la guerra non era ancora persa. Essi pensavano che un governo antinazista a Berlino avrebbe potuto ottenere onorevoli condizioni di pace; una pace che conservasse alla Germania un ruolo di grande potenza, e che confermasse alcune delle annessioni territoriali compiute da Hitler: l'Austria, i Sudeti e la Polonia occidentale. Tali idee si affacciavano spesso alle loro menti alla fine dell'estate del 1941, nonostante vi fossero ancora buone prospettive di sconfiggere l'Unione Sovietica. Il testo della Carta atlantica, redatto da Churchill e da Roose-velt il 19 agosto di quell'anno, fu per i cospiratori un grave colpo, soprattutto l'articolo 8 in cui si stabiliva che la Germania dopo la guerra sarebbe stata disarmata, in attesa di giungere a un accordo per un disarmo generale. Per Hassell, Goerdeler, Beck e per gli altri membri del gruppo di opposizione, ciò significava che gli Alleati non intendevano fare alcuna distinzione fra tedeschi nazisti e tedeschi antinazisti; come disse Hassell, era una " prova " che " l'Inghilterra e l'America non combattevano soltanto contro Hitler ma intendevano altresì schiacciare la Germania e renderla priva di difesa ". Secondo l'ex ambasciatore, ormai deciso ad abbattere Hitler, ma anche a ottenere tutto il possibile a favore della Germania liberata da Hitler, il punto 8 " distruggeva ogni possibilità di sperare in una pace ragionevole "2. La Carta atlantica, pur deludendo i cospiratori, li spronò d'altro canto ad agire. Essa, anzitutto fece sentire loro la necessità di farla finita con Hitler finché si era ancora in tempo, al fine di costituire un regime antinazista in grado di negoziare vantaggiosamente la pace in nome di una Germania che teneva ancora in pugno gran parte dell'Europa. Essi non erano contrari a far valere le conquiste di Hitler per ottenere condizioni più favorevoli per il loro paese. La conclusione di una serie di conversazioni svoltesi a Berlino negli ultimi giorni d'agosto fra Hassell, Popitz, Oster, Dohnanyi e il gene rale Friedrich Olbricht, capo dello Stato maggiore dell'esercito territoriale, fu che i " patrioti tedeschi " (come essi si definivano) avrebbero fatto agli Alleati " richieste molto moderate ". Tuttavia - per citare ancora una vol ta Hassell - " vi erano alcune richieste da cui essi non potevano recedere ". Hassell non dice quali fossero tali richieste e tali rivendicazioni; da altre annotazioni si può però dedurre che si sarebbe insistito perché alla Germa nia venissero riconosciute le frontiere orientali del 1914, oltre all'Austria e ai Sudeti. , Ma il tempo stringeva. Dopo un'ultima riunione coi suoi amici Hassell scrisse nel suo diario: " Essi sono unanimemente convinti che fra poco sarà troppo tardi. Allorché le nostre probabilità di vittoria svaniranno o saranno ridotte, non vi sarà più nulla da fare "3. Già era stato fatto un tentativo per indurre i principali capi militari del fronte orientale ad arrestare Hitler durante la campagna estiva di Russia. L'iniziativa non aveva dato risultati, giacché i grandi condottieri erano tropLa grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 979 pò eccitati dalle prime sorprendenti vittorie per pensare di rovesciare proprio l'uomo che aveva dato loro l'occasione di conseguirle: tuttavia quell'iniziativa aveva gettato dei semi che in seguito avrebbero fruttificato. Quell'estate il centro della cospirazione nell'esercito fu il quartier generale del feldmaresciallo von Bock, comandante del gruppo di armate del centro, in marcia verso Mosca. Il maggior generale Henning von Tresckow, dello Stato maggiore di Bock, il cui iniziale entusiasmo per il nazionalsocialismo si era raffreddato a tal punto, che egli passò nelle file dei cospiratori, divenne il capo del gruppo assistito dal suo aiutante maggiore, Fabian von Schlabrendorff e da due altri cospiratori, fatti assumere da Bock quali aiutanti maggiori, il conte Hans von Hardenberg e il conte Heinrich von Lehndorff, entrambi rampolli di antiche illustri famiglie tedesche *. Uno dei compiti che essi si proposero era quello di cattivarsi il feldmaresciallo e persuaderlo ad arrestare Hitler in una delle sue visite al quartier generale di quel gruppo di armate. Ma Bock non era un tipo facile. Pur affermando di aborrire il nazismo, aveva fatto troppa strada sotto quel regime ed era troppo vanesio e ambizioso per accettare di correre dei rischi in questa fase del gioco. Una volta che Pagina 686
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Tresckow aveva cercato di fargli rilevare che il Fiihrer stava portando il paese al disastro, Bock gli gridò: "Non permetto che si attacchi il Fiihrer! "4. Tresckow e il suo giovane aiutante erano scoraggiati, ma non si perdettero d'animo. Decisero di agire per proprio conto. Il 4 febbraio 1941 il Fùhrer doveva visitare il quartier generale del gruppo di armate del centro, situato a Borisov; così progettarono di farlo prigioniero mentre si recava in macchina dall'aeroporto al comando di Bock. Ma i cospiratori a quel tempo erano ancora dei dilettanti; non avevano pensato alle misure di sicurezza prese dal Fùhrer. Circondato dalla sua guardia del corpo di SS, egli respinse l'offerta di un'automobile messagli a disposizione dal comando d'armata per lasciare l'aeroporto - a tale scopo, egli aveva già mandato avanti le proprie macchine; così i due ufficiali non ebbero l'opportunità di avvicinarlo. Questo fiasco (e sembra che ve ne siano stati altri analoghi) insegnò ai cospiratori appartenenti all'esercito varie cose. Anzitutto, che non era facile impresa mettere le mani su Hitler; egli aveva sempre con sé una buona guardia. In secondo luogo, che impadronirsi di lui e arrestarlo poteva anche non risolvere il problema, dato che i generali che occupavano i posti chiave erano troppo vili o troppo incerti circa il loro giuramento di fedeltà per aiutare l'opposizione ad attuare i suoi piani. Fu verso quel periodo, cioè nell'autunno del 1941, che alcuni giovani ufficiali dell'esercito (molti di essi, come Schlabrendorff, erano puramente dei borghesi in uniforme) vennero con riluttanza alla conclusione che la soluzione più semplice, anzi forse l'unica, era uccidere Hitler. Allora i timorosi generali liberi dal giuramento personale di fedeltà al capo, si sarebbero affiancati al nuovo regime e vi avrebbero dato l'appoggio dell'esercito. * Lehndorff cadde vittima della repressione nazista il 4 settembre 1944, dopo l'attentato del 20 luglio. 980 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Ma i capi del gruppo di Berlino non erano ancora disposti a spingersi tanto avanti. Stavano preparando uno stupido piano, detto dell'" azione isolata ", che per qualche ragione essi ritenevano potesse acquietare la coscienza dei generali riguardo alla rottura del giuramento personale al Fùhrer e, nel contempo, dare loro il modo di liberare il Reich da Hitler. Ancor oggi è difficile seguire questo loro ragionamento; l'idea era che i più alti comandanti militari, sia a est che a ovest, a un segnale concordato dovevano semplicemente rifiutarsi di obbedire agli ordini di Hitler in quanto comandante in capo dell'esercito. Naturalmente, ciò significava rompere il giuramento di obbedienza al Fiihrer, ma i sofisti di Berlino facevano finta di non accor-gersene. Per qualsiasi eventualità, spiegavano che il vero scopo del piano era creare confusione; approfittando di essa, Beck con l'aiuto dei distaccamenti delle truppe territoriali di Berlino si sarebbe impadronito del potere, avrebbe deposto Hitler e messo fuori legge il nazionalsocialismo. Tuttavia l'esercito territoriale non era una vera forza militare, era piuttosto una massa non omogenea di reclute a cui si dava un minimo di addestramento prima di mandarle come rinforzi al fronte. Se l'avventura doveva davvero riuscire, bisognava guadagnarsi qualcuno dei principali generali che in Russia o nei territori occupati aveva ai suoi ordini truppe sperimentate. Uno di quelli era il feldmaresciallo von Witzleben, ora comandante in capo sul fronte occidentale; egli aveva preso parte al complotto di Halder per arrestare Hitler ai tempi di Monaco e sembrava quindi naturale scegliere lui. I cospiratori mandarono Hassell a iniziare al nuovo piano quest'ultimo e il generale Alexander von Falkenhausen, comandante militare in Belgio; questi conferì coi due generali a metà gennaio 1942. Già sotto sorveglianza della Gestapo, l'ex ambasciatore usò come " copertura " un giro di conferenze per ufficiali e funzionar! tedeschi delle zone occupate, sul tema Spazio vitale e imperialismo. Fra una conferenza e l'altra egli conferì privatamente con Falkenhausen a Bruxelles e con Witzleben a Parigi, riportando un'impressione favorevole di entrambi, specie del secondo. Tenuto inattivo nelle retrovie francesi mentre i feldmarescialli suoi colleghi combattevano in Russia grandi battaglie, Witzleben aveva gran desiderio di agire. Disse a Hassell che l'idea dell'" azione isolata " era utopistica; l'unica soluzione era un'azione diretta intesa a rovesciare Hitler, ed egli era pronto a farsi parte dirigente. Probabilmente il momento migliore sarebbe stata l'estate del 1942, alla ripresa dell'offensiva tedesca in Russia. Per compiere i preparativi per il grande giorno egli voleva essere fisicamente in piena forma, per cui prima si sarebbe sottoposto a una piccola operazione. Sfortunatamente per il feldmaresciallo e per i cospiratori, tale decisione ebbe conseguenze disastrose. Come Federico il Grande - e molti altri -Witzleben soffriva di Pagina 687
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt emorroidi*. L'operazione per eliminare questa dolorosa e noiosa infermità rientrava senz'altro nella chirurgia corrente; ma * II re di Prussia spesso si lamentò di questa malattia, che secondo lui era d'impedimento alla sua attività, sia fisica che intellettuale. La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 981 quando Witzleben in primavera si prese una breve licenza per farsela fare, Hitler colse l'occasione per esonerare il feldmaresciallo dal servizio attivo e sostituirlo con Rundstedt, il quale non ebbe il coraggio di cospirare contro il capo che recentemente lo aveva trattato in cosi malo modo. I cospiratori trovarono dunque che la loro massima speranza nell'esercito era un feldmaresciallo senza truppe ai suoi ordini. Ma senza soldati non si poteva instaurare un nuovo regime. I capi del complotto si sentirono molto depressi. Continuarono a incontrarsi e a cospirare, ma non riuscirono a superare il loro scoraggiamento. Dopo uno degli innumerevoli incontri, alla fine del febbraio 1942, Hassell scrisse: " Per il momento, sembra che di Hitler non se ne possa far nulla "5. Per contro, molto avrebbe potuto essere fatto per chiarire le loro idee circa il tipo di governo desiderato per la Germania dopo che Hitler fosse stato finalmente deposto e per rafforzare la loro organizzazione frettolosa e fino ad allora del tutto inefficiente, e metterla in grado di dare il cambio a quel governo al momento opportuno. La maggior parte dei capi della resistenza, conservatori e di età avanzata, volevano una cosa sola: la restaurazione della monarchia degli Hohenzol-lern. Ma per un lungo tempo essi non furono d'accordo quale principe degli Hohenzollern rimettere sul trono. Popitz, uno dei principali congiurati civili del gruppo, era per il Kronprinz, che rappresentava invece un sacrilegio per gli altri. Schacht propendeva per il primogenito del Kronprinz, il principe Guglielmo, e Goerdeler per il più giovane dei figli viventi di Guglielmo II, il principe Oskar di Prussia. Tutti erano d'accordo nell'esclu-dere il quarto figlio del Kaiser, il principe Augusto Guglielmo (soprannominato " Auwi "), che era un fanatico nazista e un Gruppenfuhrer delle SS. Tuttavia quando venne l'estate del 1941 tutti erano più o meno d'accordo che il candidato più adatto al trono era Luigi Ferdinando, il secondogenito del Kronprinz *, e il più anziano dei suoi figli viventi. Luigi Ferdinando aveva allora trentatre anni, aveva trascorso cinque anni nelle fabbriche Ford di Dearborn, era impiegato alle linee aeree della Lufthansa, ed era in contatto e simpatizzante coi congiurati; di bella presenza, egli era apparso, alla fine, come il più desiderabile di tutti gli Hohenzollern. Capiva il xx secolo, era democratico e intelligente. Inoltre aveva una moglie bella, assennata e coraggiosa, la principessa Kira, una ex granduchessa russa, e - elemento importante per i cospiratori in quella fase - era amico personale del presidente Roosevelt, il quale nel 1938 aveva invitato gli sposi alla Casa Bianca durante il loro viaggio di nozze in America. Hassell e alcuni fra i suoi amici non erano proprio sicuri che Luigi Ferdinando fosse una scelta ideale. " Gli mancano molte qualità, senza le quali non potrà far carriera ", scrisse Hassell, di malumore, nel suo diario a Natale del 1941. Ma alla fine si associò agli altri. * II figlio maggiore, il principe Guglielmo, era morto il 26 maggio 1940 in seguito a ferite riportate in battaglia in Francia.
982 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Hassell si preoccupava soprattutto della forma e della natura del futuro governo tedesco, così al principio dell'anno precedente aveva tracciato, dopo essersi consultato col generale Beck, con Goerdeler e con Popitz, un programma ad interim, programma che egli ritoccò in una seconda stesura alla fine del 1941 '. Esso contemplava il ripristino delle libertà individuali, e in attesa dell'approvazione di una costituzione definitiva, proponeva che il potere supremo fosse detenuto da un reggente che in qualità di capo dello Stato avrebbe nominato un governo e un consiglio di Stato. In complesso, era un programma abbastanza autoritario; e non piaceva a Goerdeler e ai pochi rappresentanti dei sindacati che si trovavano fra i congiurati, i quali proponevano invece un plebiscito da indire immediatamente affinchè il regime ad interim avesse una base popolare e dimostrasse il proprio carattere democratico. Ma in mancanza di qualcosa di meglio, in linea di massima fu accettato il progetto di Hassell, almeno come una affermazione di principio, finché esso fu superato da un Pagina 688
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt programma liberale e illuminato compilato nel 1943 in seguito alle pressioni del circolo di Kreisau, capeggiato dal conte Helmuth von Moltke. Finalmente quella primavera del 1942 i cospiratori scelsero formalmen-te un capo. Come tale tutti riconobbero il generale Beck non solo per la sua intelligenza e il suo carattere, ma anche per il prestigio di cui godeva fra i generali, il buon nome che aveva nel paese e la reputazione all'estero. Tuttavia, quanto a organizzazione, essi erano stati così indolenti che in pratica non lo avevano mai insediato nel suo ufficio. Alcuni, come Hassell, benché fossero pieni di ammirazione e di rispetto per l'ex capo di Stato Maggiore, nutrivano dei dubbi su di lui. Poco prima del Natale 1941 Hassell scriveva nel suo diario: " Quanto a Beck, l'inconveniente principale è che è troppo teorico. Come dice Popitz, un buon tattico, ma con poca forza di volontà ". Doveva risultare che tale giudizio non era infondato, e le complicazioni del temperamento e del carattere del generale, la sua sorprendente carenza di polso, finirono con l'avere effetti tragici e disastrosi. Ciò nondimeno, come riferì Hassell, i congiurati, dopo numerosi incontri segreti, nel marzo del 1942 decisero che " a tener le redini doveva essere Beck " e alla fine del mese - sempre secondo Hassell, " Beck fu formalmen-te riconosciuto come capo del nostro gruppo "7. Tuttavia il complotto restò qualcosa di vago, il clima di irrealtà in cui vivevano fin dal principio perfino i partecipanti più attivi, grava sui loro innumerevoli colloqui, come risulta se si cerca di seguirlo a questo stadio, in base alle notizie rimaste. I congiurati già in quella primavera sapevano che Hitler progettava di riprendere l'offensiva in Russia non appena il suolo fosse asciutto. Essi pensavano che ciò sarebbe solo valso a spingere la Germania ancor più vicino all'abisso. Parlavano molto, però non facevano nulla. Il 28 marzo 1942 Hassell, ritiratosi nella sua casa di campagna di Ebenhau-sen, cominciava così il suo diario: La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 983 Negli ultimi giorni ho avuto, a Berlino, discussioni particolareggiate con Jessen *, Beck e Goerdeler. Le prospettive non sono molto buone8. Come avrebbero potuto essere buone? Ora che si era ancora in tempo ad agire, non esistevano nemmeno dei piani, di nessun genere. Mentre la primavera sbocciava - la terza primavera della guerra - ad aver piani era invece Adolf Hitler e, insieme ai piani, una feroce volontà di attuarli. Le ultime grandi offensive tedesche. La folle decisione di Hitler di non permettere agli eserciti tedeschi in Russia di ritirarsi in tempo portò a gravi perdite di uomini e in materiali, alla demoralizzazione di molti comandi e a una situazione che per alcune settimane, nel gennaio e febbraio del 1942, aveva minacciato di provocare la catastrofe definitiva; tuttavia non v'è dubbio che la fanatica determinazione di Hitler di tenere le posizioni e di combattere valse anche ad arginare la marea sovietica. Il coraggio e la forza di resistenza tradizionali del soldato tedesco fecero il resto. Verso il 20 di febbraio l'offensiva russa dal Baltico al mar Nero si era esaurita e alla fine di marzo cominciò la stagione in cui il fango portò a una relativa calma su tutto il lungo e cruento fronte. I due avversar! erano entrambi esausti. Un rapporto del 30 marzo 1942 dell'esercito tedesco rivela il terribile prezzo pagato nelle battaglie invernali. Su di un totale di 162 divisioni combattenti all'Est, solo otto potevano essere ancora impiegate per azioni d'attacco. Le sedici divisioni corazzate non disponevano più complessivamente che di 140 carri armati utilizzabili: meno del numero normale per una sola divisione9. Mentre le truppe si riposavano e si riorganizzavano - anzi molto prima, mentre stavano ancora ritirandosi fra le nevi in pieno inverno - Hitler, ormai comandante in capo dell'esercito e comandante supremo delle forze armate, si era dedicato ai piani per l'offensiva della prossima estate. Non erano piani ambiziosi quanto quelli dell'anno precedente. Il Fùhrer ora dimostrò abbastanza buon senso per riconoscere che non avrebbe potuto distruggere tutti gli eserciti sovietici in un'unica campagna. Quell'estate avrebbe concentrato il grosso delle sue forze nel Sud, avrebbe occupato i giacimenti petroliferi del Caucaso, il bacino industriale del Donets e i campi di grano del Kuban, avrebbe preso Stalingrado, sulla Volga. Cosf avrebbe realizzato diversi obiettivi di primaria importanza. Si sarebbero tolti ai sovietici il petrolio e buona parte dei viveri e delle industrie di cui avevano assoluto Pagina 689
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt * Jans Peter Jessen, professore di economia all'Università di Berlino, era una delle menti del circolo. Divenuto fervente nazista nel periodo fra il 1931 e il 1933, era stato uno dei pochi autentici intellettuali del partito. Dopo il 1933 presto restò deluso e divenne un fanatico antinazista. Arrestato per complicità nel complotto contro Hitler del 20 luglio 1944, fu ucciso nel novembre dello stesso anno a Berlino, nel carcere di Plotzensee. 984 Dai trionfi iniziali alla grande svolta bisogno per poter continuare la guerra, mentre si sarebbero assicurati ai tedeschi gli oli minerali e le riserve alimentari di cui abbisognavano quasi in ugual misura. " Se non riesco ad impadronirmi del petrolio di Maikop e di Groznij, - disse Hitler proprio alla vigilia dell'offensiva di estate al generale Paulus, comandante di quella sesta armata cui era riservato un così triste destino, -dovrò por fine a questa guerra "10. Stalin avrebbe potuto quasi dire altrettanto. Anch'egli per continuare la guerra, doveva poter disporre del petrolio del Caucaso. Questo fu il significato che Stalingrado rivestì. L'occupazione tedesca di tale città avrebbe sbarrato l'ultima via importante lungo la quale, per il mar Caspio e la Volga, il petrolio poteva raggiungere la Russia centrale fino a quando i russi avessero posseduto i pozzi petroliferi. Oltre agli oli minerali necessari ai suoi aerei, alle sue tanks e ai suoi autocarri, Hitler aveva bisogno di uomini per riempire i vuoti dei suoi eserciti assottigliati. Alla fine dei combattimenti invernali il totale delle perdite era salito a 1167835, malati esclusi, e non vi erano riserve sufficienti per coprire tali perdite. L'alto comando si rivolse agli alleati della Germania - o, per meglio dire, ai suoi satelliti - per ottenere altre truppe. Durante l'inverno il generale Keitel era corso a Budapest e a Bucarest per chiamare a raccolta soldati ungheresi e romeni - intere divisioni - da usare nella prossima estate. Gbring, e alla fine Hitler in persona, si rivolsero a Mussolini per chiedere dei reparti italiani. Gbring giunse a Roma alla fine del gennaio 1942 allo scopo di ottenere rinforzi italiani per la Russia; egli assicurò Mussolini che nel 1942 l'Unione Sovietica sarebbe stata sconfitta e nel 1943 la Gran Bretagna avrebbe deposto le armi. Ciano trovò insopportabile quel maresciallo del Reich grasso e coperto di medaglie. Il ministro degli Esteri italiano segnò il 2 febbraio nel suo diario: " È come al solito, gonfio e tronfio ". E due giorni dopo: Partenza di Goring da Roma. Abbiamo pranzato all'Excelsior e durante il pranzo ha soprattutto parlato dei gioielli che possiede. Infatti, aveva al dito anelli di singolare bellezza... Portava, alla stazione, una gran pelliccia di zibellino: qualche cosa tra l'autista 1906 e la cocotte all'Opera ". La corruzione e consunzione di colui che nel Terzo Reich era l'uomo numero due, stavano facendo rapidi progressi. Mussolini promise a Gbring di mandare in Russia in marzo due divisioni italiane se i tedeschi avessero fornito l'artiglieria; ma le sue preoccupazioni per i rovesci subiti dal suo alleato sul fronte orientale crebbero a tal segno che Hitler ritenne fosse giunto il momento di un altro incontro per spiegargli quanto forte fosse ancora la Germania. L'incontro ebbe luogo il 29 e il 30 aprile a Salisburgo. Il " duce ", Ciano e il loro seguito furono alloggiati nel palazzo barocco di Klessheim, già sede dei principi-vescovi e ora riaddobbato con arazzi, mobili e tappeti di provenienza francese, per i quali il ministro degli Esteri italiano sospettò che i tedeschi " non dovevano aver pagato molto ". Ciano trovò che il Fùhrer La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 985 aveva l'aria stanca. Egli segnò nel suo diario: " I mesi dell'inverno russo hanno pesato duramente su di lui. E per la prima volta vedo che ha molti capelli bianchi " *. Seguì la solita messa in scena tedesca sulla situazione generale. Ribben-trop e Hitler assicurarono gli ospiti italiani che tutto andava benone - in Russia, nell'Africa settentrionale, a occidente e in alto mare. Essi confidarono loro che la prossima offensiva a est avrebbe avuto per oggetto i giacimenti petroliferi del Caucaso. Ribbentrop disse: Inaridite le fonti dei carburanti, la Russia piegherà le ginocchia. Allora i conservatori britannici [...] si faranno sotto per salvare quel che resta del malconcio impero... L'America è un grande bluff... NelPascoltare più o meno pazientemente i suoi interlocutori, Ciano ebbe l'impressione che, in realtà, circa quel che l'America poteva eventualmente Pagina 690
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fare, erano i tedeschi che stavano bluffando e che essi nel pensarvi " sentivano un freddo nel filo della schiena ". Come sempre, fu quasi sempre Hitler a parlare. Ciano scrisse nel suo diario: Hitler parla, parla, parla. Mussolini, che è abituato a parlare lui e che li invece è costretto a tacere quasi sempre, soffre. Il secondo giorno, dopo la colazione, quando ormai ci eravamo detto tutto, Hitler ha parlato ininterrottamente un'ora e quaranta. Nessun argomento ha trascurato: guerra e pace, religione e filosofia, arte e storia. Mussolini guardava meccanicamente l'orologio a polso... I tedeschi, poveretti, se lo devono sorbire ogni giorno e son certo che non c'è parola, gesto o pausa che non sappiano a memoria. Il generale Jodl, dopo un'epica lotta col sonno si è addormentato sul divano. Keitel barcollava, ma è riuscito a tenere su la testa. Era troppo vicino a Hitler per abbandonarsi... '2. Nonostante la valanga dei discorsi - o forse proprio grazie ad essa - Hitler ottenne la promessa di altra carne da cannone italiana per il fronte russo. Lui e Keitel ebbero tanto successo, con gli Stati satelliti, che l'alto comando tedesco calcolò che per le operazioni dell'estate avrebbe avuto a disposizione 52 divisioni " alleate " - 27 romene, 13 ungheresi, 9 italiane, 2 slovacche e i spagnola. Esse costituivano un quarto delle forze complessive dell'Asse da impiegarsi a est. Delle 41 divisioni nuove destinate a rafforzare il settore meridionale del fronte, dove avrebbe avuto luogo il principale attacco tedesco, la metà all'inarca, cioè 21 divisioni, erano degli alleati (io divisioni ungheresi, 6 italiane e 5 romene). A Halder e alla maggior parte degli altri generali non piaceva troppo puntare su tante divisioni " straniere " le cui qualità combattive, secondo loro, erano, a dir poco, " discutibili ". Ma data la mancanza di uomini essi accettarono, con riluttanza, * Goebbels aveva visto Hitler un mese prima, al quartier generale, e nel suo diario dice di essere rimasto fortemente impressionato dal suo aspetto sofferente. " Notai che tutti i capelli erano divenuti grigi... Mi disse che doveva lottare contro gravi attacchi di vertigini... Questa volta il Fuhrer mi da davvero delle preoccupazioni ". Goebbels aggiunge che Hitler aveva " un'avversione fisica per il gelo e per la neve... Ciò che più tedia e tormenta il Fuhrer è il fatto che il paese è ancora coperto di neve... " (The Goebbels Diaries, pp. 131-37).
986 Dai trionfi iniziali alla grande svolta / questi aiuti. Tale loro decisione doveva presto contribuire al disastro che segui. Da principio nell'estate del 1942 la fortuna arrise all'Asse. Ancor prima dell'avanzata verso il Caucaso e Stalingrado, si ebbe una vittoria sensazionale nell'Africa settentrionale. Il 27 maggio 1942 il generale Rommel riprese l'offensiva nel deserto *. Con rapidi attacchi del suo famoso Afrika Korps (composto di 2 divisioni corazzate e di i divisione motorizzata di fanteria) e di 8 divisioni italiane, di cui una corazzata, egli fece ben presto indietreggiare l'armata britannica del deserto verso la frontiera egiziana. Il 21 giugno prese Tobruk, chiave della linea difensiva inglese, che nel 1941 aveva resistito per nove mesi finché ricevette rinforzi, e due giorni dopo varcò la frontiera egiziana. Alla fine di giugno egli si trovava ad El Alamein, a sessantacinque miglia da Alessandria e dal delta del Nilo. Molti statisti alleati che preoccupati studiavano la carta geografica pensavano che nulla più potesse impedire a Rommel di vibrare un colpo mortale contro l'Inghilterra, con la conquista dell'Egitto; se avesse ricevuto rinforzi, Rommel poteva poi piegare verso nord-est, impadronirsi dei grandi giacimenti di petrolio del Medio Oriente e procedere fino a incontrarsi, nel Caucaso, con gli eserciti tedeschi che in Russia avevano già iniziato l'avanzata in quella direzione partendo dal Nord. Quello, per gli Alleati, fu uno dei momenti più bui della guerra e per l'Asse, viceversa, uno dei più luminosi. Ma Hitler, come si è visto, non aveva mai capito una condotta di guerra globale. Non seppe sfruttare la sorprendente vittoria di Rommel in Africa. Conferì all'audace capo deE'Afrika Korps il bastone di feldmaresciallo, ma non gli mandò né rifornimenti né rinforzi**. Se per i continui rimproveri dell'ammiraglio Raeder e per le pressioni di Rommel il Fiihrer aveva acconsentito a inviare in Libia l'Afrika Korps e modeste forze dell'aviazione militare, l'aveva fatto per impedire il collasso degli italiani nell'Africa settentrionale, non già perché vedesse l'importanza di conquistare Pagina 691
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'Egitto. La chiave per una tale conquista era, praticamente, la piccola isola di * Nel corso di una serie di violente battaglie impegnate con gli inglesi nel novembre e nel dicembre del 1941, le forze di Rommel erano state respinte attraverso tutta la Cirenaica fino alla linea di El Agheila, sul confine occidentale cirenaico. Passando al contrattacco con la sua abituale elasticità, nel gennaio del 1942 Rommel aveva riconquistato la metà del terreno perduto in una rapida campa na di diciassette giorni che riportò i tedeschi a El Gazala, da dove fu lanciata, alla fine del maggio 1942, la nuova offensiva. ** La nomina, da parte di Hitler, di Rommel a feldmaresciallo l'indomani della presa di Tobruk recò " molto dolore " a Mussolini perché - come notò Ciano - essa metteva in risalto " il carattere tedesco della lotta " grazie alla quale la città era stata riconquistata. Il " duce " parti immediatamente per la Libia in cerca di allori, pensando di poter entrare ad Alessandria - dice Ciano - " prima di quindici giorni ". Il 2 luglio prese contatto telefonico con Hitler; gli parlò del " problema del futuro governo politico dell'Egitto ", proponendo Rommel come comandante militare e un italiano come " rappresentante civile ". Hitler rispose che il problema non gii sembrava urgente (Diario di Ciano, pp. 17.5 sgg.). In seguito, il generale Fritz Bayerlein, capo di Stato maggiore di Rommel, ricordò: " Mussolini aspettava impazientemente a Derna [dietro il fronte] il giorno in cui avrebbe potuto passare in rivista i carri armati dell'Asse all'ombra delle Piramidi " (The Fatai Decisions, ed. Freidin e Richardson, p. 103). La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Mamein 987 Malta, situata nel Mediterraneo fra la Sicilia e le basi dell'Asse in Libia. È partendo da questa cittadella britannica che bombardieri, sommergibili e unità di superficie facevano strage delle navi tedesche e italiane recanti rifornimenti e truppe nell'Africa settentrionale. Nell'agosto del 1941 circa il 35 per cento dei rifornimenti e dei rinforzi destinati a Rommel finì in fondo al mare; nell'ottobre, la cifra salì al 61 per cento. Il 9 novembre Ciano scriveva tristemente nel suo diario: Dal 19 settembre non avevamo più tentato di far passare un convoglio per la Libia: ogni prova era stata pagata a caro prezzo... Stanotte si è voluto nuovamente tentare: e il convoglio di sette piroscafi è partito, scortato da ben io cacciatorpediniere e due incrociatori da io ooo... Tutti - dico tutti - i piroscafi afiondati... Gli inglesi sono rientrati dopo aver fatto strage". Troppo tardi, i tedeschi distolsero alcuni sommergibili dalla battaglia dell'Atlantico inviandoli nel Mediterraneo, e a Kesselring furono assegnati altri stormi di aeroplani per le basi situate in Sicilia. Fu deciso di paralizzare Malta e, se possibile, di annientare la flotta inglese del Mediterraneo orientale. Il successo fu immediato. Alla fine del 1941 gli inglesi avevano perduto tre corazzate, una portaerei, due incrociatori e diversi cacciatorpediniere e sommergibili; quanto rimaneva della loro flotta fu ricacciato nelle basi egiziane. Malta venne attaccata giorno e notte, per settimane, dai bombardieri tedeschi. Il risultato fu che i rifornimenti dell'Asse poterono attraversare il Mediterraneo - in gennaio, non andò perduta nemmeno una tonnellata di naviglio - e Rommel fu in grado di organizzare le sue forze per una grande avanzata in Egitto. In marzo l'ammiraglio Raeder parlò a Hitler e gli fece approvare dei piani non solo per l'offensiva di Rommel in direzione del Nilo (chiamata " operazione Aida "), ma anche per la presa di Malta usando truppe paracadutate (" operazione Èrcole "). L'avanzata degli eserciti partendo dalla Libia avrebbe dovuto cominciare alla fine di maggio e Malta avrebbe dovuto essere attaccata a metà luglio. Ma il 15 giugno, mentre Rommel si trovava in pieno nei suoi successi iniziali, Hitler rimandò l'attacco contro Malta. Non poteva distogliere né truppe né aerei dal fronte russo - disse a Raeder. Qualche settimana dopo rimandò nuovamente l'" operazione Èrcole ", spiegando che per essa si poteva aspettare fino a che l'offensiva estiva a est fosse giunta al termine e Rommel avesse conquistato l'Egitto14. Nel frattempo - egli consigliò - Malta poteva essere tenuta a bada per mezzo di continui bombardamenti. Ma non fu tenuta a bada, e i tedeschi dopo poco dovevano pagare a caro prezzo il non essere riusciti né a paralizzare né a prendere l'isola. Il 16 giugno un grosso convoglio britannico riuscì a raggiungerla rompendo l'assedio, e benché andassero perdute alcune navi da guerra e da carico, Malta ricominciò a funzionare. Dalla portaerei statunitense Wasp spiccarono il volo per l'isola degli Spitfire che ben presto sgombrarono i cicli dai bombardieri della Pagina 692
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Luftwaffe attaccanti. Rommel ne avvertì subito gli effetti: da allora, furono affondati i tre quarti delle navi da rifornimento a lui destinate. 988 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Egli aveva raggiunto El Alamein con esattamente tredici carri armati ancora in efficienza*. Il 3 luglio scrisse nel suo diario: " La nostra forza è svanita ". E proprio nel momento in cui erano quasi in vista le Piramidi e al di là lo attendevano in premio l'Egitto e Suez! Così andò perduta un'altra occasione, una delle ultime offerte a Hitler dalla provvidenza e dalle fortune della guerra. L'offensiva tedesca dell'estate 1942 in Russia. Alla fine dell'estate del 1942 le sorti di Adolf Hitler sembravano essere di nuovo in ascesa. In un mese i sommergibili tedeschi avevano affondato, nell'Atlantico, 700 ooo tonnellate di naviglio anglo-americano, assai più di quanto i cantieri navali degli Stati Uniti, del Canada e della Scozia potevano produrre. Benché il Fiihrer avesse tolto dal settore occidentale la maggior parte delle truppe, dei carri armati e degli aerei per finirla con la Russia, quell'estate non vi era alcun segno che gli inglesi e gli americani avessero forze sufficienti per attraversare la Manica e fare uno sbarco, sia pure su modesta scala. Essi non si erano nemmeno arrischiati a occupare l'Africa nordoccidentale tenuta dai francesi, benché i francesi, coi loro scarsi effettivi e politicamente divisi, non avrebbero potuto far molto per opporsi a un tale tentativo, e i tedeschi addirittura nulla, salvo far entrare in azione pochi sottomarini e un ristretto numero di aerei dalle basi in Italia e a Tripoli. La flotta e l'aviazione britannica non erano riuscite a impedire alle due navi da battaglia tedesche, la Scharnhorst e la Gneisenau, e all'incrociatore pesante Prinz Eugen di lasciare Brest, di attraversare rapidamente le acque inglesi della Manica in pieno giorno e di raggiungere sani e salvi la patria **. Hitler temeva che gli inglesi e gli americani avrebbero certamente occupato la Norvegia settentrionale e pertanto aveva insistito perché quelle tre grosse navi lasciassero Brest, in modo da servire alla difesa delle acque norvegesi. Alla fine del gennaio 1942 egli disse a Raeder: " La Norvegia è la zona del destino ". Si doveva difenderla a ogni costo. Risultò invece che non ce n'era bisogno. Per le forze limitate che essi avevano in Occidente, gli angloamericani avevano altri piani. Nel settembre 1942 l'insieme delle conquiste di Hitler viste sulla carta geografica aveva un aspetto imponente. Praticamente il Mediterraneo era di* Secondo la testimonianza resa nel dopoguerra dal generale Bayerlein. Probabilmente egli esagera le perdite tedesche. Il servizio segreto alleato riteneva che Rommel disponesse di 12.5 carri armati. ** La traversata avvenne l'u-iz febbraio 1942 e colse di sorpresa gli inglesi. Per attaccare la flotta tedesca, si poterono raccogliere solo esigue forze navali e aeree, che recarono scarsi danni alle navi tedesche. Il " Times " di Londra fece questo commento: " II viceammiraglio Ciliax [che guidò la traversata] è riuscito nell'operazione in cui fallì il duca di Medina Sidonia... Nelle nostre acque territoriali dal xvn secolo in poi non era più accaduto nulla di così mortificante per l'orgoglio delle forze navali [britanniche] ".
La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 989 venuto un lago dell'Asse, con la Germania e l'Italia che ne tenevano le coste settentrionali dalla Spagna fino alla Turchia, e le coste meridionali dalla Tunisia fino a un punto distante solo sessanta miglia dal Nilo. Di fatto, truppe tedesche erano di presidio dall'Oceano Glaciale Artico - dal Capo Nord, in Norvegia - fino all'Egitto, dall'Atlantico - da Brest - fino alle rive meridionali della Volga, ai confini dell'Asia centrale. Truppe tedesche della sesta armata avevano raggiunto la Volga proprio a nord di Stalingrado il 23 agosto. Due giorni prima, la bandiera con la svastica era stata innalzata sul monte Elbrus, la più alta vetta del Caucaso (m 5633). I giacimenti petroliferi di Maikop, che producevano due milioni e mezzo di tonnellate annuali di oli, erano stati occupati l'8 agosto, benché i tedeschi avessero trovato i pozzi quasi del tutto distrutti, e il 25 dello stesso mese i carri armati di Kleist avevano raggiunto Mozdok, a sole cinquanta miglia dal principale centro petrolifero sovietico, situato vicino a Grozny, a cento miglia dal mar Caspio. Il 31 Hitler sollecitò il feldmaresciallo List, comandante degli Pagina 693
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt eserciti del Caucaso, affinchè raccogliesse tutte le forze disponibili per effettuare l'ultima spinta verso Grozny, tanto " da metter le mani sui giacimenti petroliferi ". In quello stesso giorno - l'ultimo d'agosto - Rommel lanciò la sua offensiva ad El Alamein, con tutte le speranze di sfondare le linee avversarie e di raggiungere il Nilo. Benché Hitler non fosse mai soddisfatto di quel che i suoi generali facevano - il 13 luglio aveva licenziato il feldmaresciallo von Bock, che comandava tutta l'offensiva sul fronte meridionale, e, come si apprende dal diario di Halder, aveva rampognato e ingiuriato gran parte degli altri comandanti e lo stesso Stato maggiore perché, secondo lui, l'avanzata procedeva troppo lenta - egli ormai credeva di aver in pugno la vittoria decisiva. Ordinò alla sesta armata e alla quarta armata corazzata di piegare verso nord, lungo la Volga, una volta che Stalingrado fosse stata presa, con un'ampia manovra di accerchiamento che praticamente gli avrebbe dato modo di avanzare verso la Russia centrale e verso Mosca sia da est che da ovest. Credeva che i russi fossero agli estremi, e Halder riferisce che in quel periodo parlava di spingersi con una parte delle sue forze attraverso l'Iran fino al Golfo Persico15. Così si sarebbe presto ricollegato ai giapponesi nell'Oceano Indiano. Egli non dubitava affatto dell'esattezza di un rapporto in data 9 settembre del servizio segreto tedesco, dove era detto che sull'intero fronte i russi avevano consumato tutte le loro riserve. In un colloquio con l'ammiraglio Raeder alla fine di agosto i suoi pensieri si erano già distolti dalla Russia, che egli disse considerare ormai come un " Lebensraum invulnerabile ", e si erano volti agli inglesi e agli americani che - ne era sicuro -presto sarebbero " giunti al punto di discutere le condizioni di pace " ". Tuttavia, e lo ricordò in seguito il generale Kurt Zeitzler, perfino allora le prospettive per quanto rosee erano ingannatrici. Quasi tutti i generali al fronte e anche quelli dello Stato maggiore vedevano le pecche di quel bel quadro, che si potevano riassumere così: i tedeschi non avevano i mezzi - gli uomini, le artiglierie, i carri armati, gli aerei e i mezzi di trasporto 99° Dui trionfi iniziali atta grande svolta ' per raggiungere gli obiettivi che Hitler si ostinava a porre. Quando Rommel cercò di dir ciò al Signore della Guerra riguardo all'Egitto, Hitler gli ordinò di andarsene sui monti del Semmering, in licenza per malattia. Halder e il feldmaresciallo List, che fecero lo stesso tentativo in relazione al fronte russo, furono silurati. Anche l'ultimo degli strateghi dilettanti avrebbe potuto vedere il crescente pericolo cui erano esposte, nella Russia meridionale, le armate tedesche a mano a mano che la resistenza sovietica si irrigidiva nel Caucaso e intorno a Stalingrado e quando si avvicinò il periodo delle piogge autunnali. Il lungo fianco settentrionale della sesta armata era pericolosamente esposto nel tratto del Don superiore, per 3^0 miglia, da Stalingrado a Voronez. Qui Hitler aveva dislocato tre armate dei suoi satelliti: la seconda armata ungherese, a sud di Voronez; l'ottava armata italiana, più a sud-est; la terza armata romena a destra, sull'ansa del Don, subito a ovest di Stalingrado. A causa dell'accesa ostilità che regnava fra romeni e ungheresi, si dovettero inserire gli italiani fra gli uni e gli altri. Nelle steppe a sud di Stalingrado era schierata un'altra armata satellite, la quarta armata romena. Anche a prescindere dalla loro dubbia combattività, tutti questi eserciti avevano un equipaggiamento inadeguato, mancavano di forze corazzate, di artiglieria pesante e di mezzi per rapidi spostamenti. Inoltre il fronte del loro schieramento era molto sottile. La terza armata romena teneva un fronte di 105 miglia con soltanto sessantanove battaglioni. Comunque queste armate " alleate " erano tutto ciò di cui Hitler disponeva. Non vi erano unità tedesche sufficienti per colmare la lacuna. E poiché egli, come aveva detto a Halder, credeva che i russi " fossero finiti ", non si preoccupò oltre misura per questo fianco della linea del Don lungo e assai esposto. Eppure esso costituiva la chiave per poter tenere la sesta armata e la quarta armata corazzata a Stalingrado e, nel Caucaso, il gruppo di armate A. Crollando il fianco sul Don, non solo le forze tedesche a Stalingrado sarebbero state minacciate di accerchiamento, ma quelle del Caucaso sarebbero state tagliate fuori. Ancora una volta, il Signore nazista della Guerra giocava d'azzardo. Non era il suo primo gioco d'azzardo nel corso della campagna estiva. Se ne era permesso un altro il 23 luglio, nella fase culminante dell'offensiva. I russi erano in piena ritirata nel tratto compreso fra il bacino del Donets e il Don superiore; ripiegavano rapidamente a est verso Stalingrado, e a sud verso il Don inferiore. Bisognava decidersi. Si dovevano Pagina 694
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt concentrare tutte le forze tedesche per prendere Stalingrado e bloccare la Volga, o si doveva sferrare l'attacco principale nel Caucaso, mirando al petrolio russo? Ai primi del mese Hitler aveva studiato questo problema cruciale, senza riuscire a decidersi. Da principio, l'odore del petrolio l'aveva attratto di più, per cui il 13 luglio aveva staccato la quarta armata corazzata dal gruppo di armate B, che stava spingendosi lungo il Don verso la curva del fiume e verso Stalingrado, situata proprio sotto ad essa, e l'aveva mandata nel Sud, ad aiutare la prima armata corazzata di Kleist ad attraversare il basso Don La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 991 presso Rostov per poi proseguire verso il Caucaso, verso i campi petroliferi. In quel momento probabilmente la quarta armata corazzata avrebbe potuto investire Stalingrado, che era allora quasi indifesa, e l'avrebbe facilmente presa. Quando Hitler si accorse del suo errore, era troppo tardi e lo scontò. Allorché due settimane dopo la quarta armata corazzata fu rimandata verso Stalingrado, i russi si erano abbastanza ripresi per tenerla in scacco; e il togliere quelle forze dal fronte del Caucaso fece sì che gli effettivi di Kleist non bastassero più per completare l'avanzata verso i giacimenti petroliferi di Grozny *. L'aver distolto quella potente unità corazzata, dal gruppo di forze che avanzavano per investire Stalingrado, fu la conseguenza della fatale decisione presa da Hitler il 23 luglio. La sua fanatica determinazione di impossessarsi sia di Stalingrado che del Caucaso allo stesso tempo (malgrado il parere di Halder e dei comandanti delle truppe al fronte, i quali pensavano che ciò non era possibile) fu concretata nelle direttive n. 45, direttive che divennero famose negli annali dell'esercito tedesco. Fu una delle mosse più infelici di tutta la guerra perché, come poco dopo apparve chiaro, ne risultò, che, alla fine, non venne raggiunto né un obiettivo né l'altro; essa condusse alla sconfitta più avvilente della storia militare tedesca e fece capire a Hitler che egli non avrebbe mai potuto vincere la guerra e che i giorni del Terzo Reich millenario erano contati. Il generale Halder era sgomento, e al Wehrwolf, al quartier generale che Hitler il 16 luglio aveva spostato in Ucraina, presso Vinnitsa, per essere più vicino al fronte, si svolse una scena tempestosa. Il capo dello Stato maggiore insisteva che si concentrassero le maggiori forze per la presa di Stalingrado, cercando di far capire che l'esercito tedesco non disponeva degli effettivi necessari per svolgere due potenti offensive in due direzioni distinte. Quando Hitler replicò che i russi " erano finiti ", Halder fece di tutto per convincerlo che, secondo le informazioni dei servizi segreti dell'esercito, questo non era affatto vero. La sera Halder annotò tristemente nel suo diario : La continua sottovalutazione delle possibilità del nemico assume forme grottesche e sta diventando pericolosa. Qui è impossibile lavorare seriamente. Reazioni patologiche a impressioni del momento e completa mancanza di capacità di giudicare la situazione e le occasioni che ofire danno un carattere peculiarissimo alla cosiddetta Fiihrerschaft, cioè alla funzione direttiva. In seguito il capo dello Stato maggiore, che come tale aveva ormai i giorni contati, sarebbe tornato su quella scena: * Kleist lo confermò parlando con Liddell Hart: " La quarta armata corazzata... alla fine di luglio avrebbe potuto prendere Stalingrado senza combattere, ma venne spostata a sud per aiutarmi ad attraversare il Don. Non avevo bisogno di tale aiuto; esso valse solo a congestionare le strade che usavo. Quando due settimane dopo l'armata tornò daccapo nel Nord, i russi avevano raccolto a Stalingrado forze sufficienti per tenerci in scacco. A quel tempo, Kleist aveva bisogno di altri carri armati. Avremmo potuto raggiungere l'obiettivo [il petrolio di Grozny] se le mie forze non fossero state ritirate... per appoggiare l'attacco contro Stalingrado ", egli aggiunse (LIDDELL HART, The Gertnan Generali Talk, pp. 169-71). 992
Dai trionfi iniziali alla grande svolta Le decisioni di Hitler non avevano più nulla in comune con i principi della strategia e con le operazioni militari quali erano noti alle passate generazioni. Derivavano da una natura violenta travolta dagli impulsi del momento, che non riconosceva i limiti delle possibilità e che faceva dei suoi desideri il fattore determinante dei propri atti... ". Circa quella che egli chiamò " la sopravvalutazione patologica delle sue forze e la sottovalutazione colpevole di quelle del nemico ", Halder a suo tempo Pagina 695
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt raccontò un episodio: Una volta che gli fu letto un rapporto assolutamente oggettivo che dimostrava come Stalin ancora nel 1942 sarebbe stato in grado di radunare da un milione a un milione e un quarto di truppe fresche nella regione a nord di Stalingrado e a ovest della Volga, per non parlare di mezzo milione di uomini dislocabili nel Caucaso, e forniva le prove che la produzione russa di carri armati per il fronte ammontava per lo meno a 1200 mensili, Hitler si lanciò coi pugni chiusi e la schiuma alla bocca contro la persona che stava leggendo la relazione, proibendole di continuare a esporre simili stupidaggini ". " Non c'era bisogno di essere profeta, - dice Halder, - per prevedere che cosa sarebbe successo se Stalin lanciava contro Stalingrado e contro il nostro fianco sul Don quel milione e mezzo di uomini *. Lo misi ben in chiaro a Hitler. Il risultato fu il licenziamento del capo dello Stato maggiore dell'esercito ". Ciò avvenne il 24 settembre. Già il 9, dopo che Keitel gli aveva detto che il feldmaresciallo List, il quale aveva il comando supremo degli eserciti del Caucaso, era stato silurato, Halder capì che il prossimo sarebbe stato lui. Fu informato che il Fùhrer si era convinto che lui, Halder, " psichicamente, non era più all'altezza delle esigenze della sua carica ". Hitler glielo spiegò più dettagliatamente il 24, nella visita di congedo del capo dello Stato maggiore. " Io e voi soffriamo di nervi. Per metà, il mio esaurimento nervoso è dovuto a voi. Non è possibile continuare così. Noi ora abbiamo bisogno di entusiasmo nazionalsocialista, non già di abilità professionale. E ciò non posso esigerlo da un ufficiale della vecchia scuola come voi ". Halder in seguito commentò: " In tal guisa parlava non un capo responsabile della guerra, bensì un fanatico uomo politico " ". E così, se ne andò Franz Halder. Aveva anche lui i suoi difetti, analoghi a quelli del suo predecessore, il generale Beck, perché la sua mente spesso era confusa e la sua volontà d'azione paralizzata. E per quanto di frequente avesse tenuto testa a Hitler, sia pure senza risultato, egli al pari di tutti gli altri ufficiali dell'esercito che durante la seconda guerra mondiale ricoprirono alte cariche, lo aveva seguito e per un lungo tempo aveva assecondato le sue indegne aggressioni e le sue conquiste. Tuttavia aveva conservato alcune virtù di tempi più civili. Fu l'ultimo dei capi di Stato mag* Halder riferisce che in Ucraina gli venne " del tutto accidentalmente " fra le mani un libro sulla vittoria riportata da Stalin sul generale Denikin fra l'ansa del Don e Stalingrado durante la guerra civile russa. Notò che, allora, la situazione era stata molto simile a quella del I942 e che Stalin aveva approfittato " da maestro " della debolezza delle linee di difesa lungo il Don di Denikin. " Da ciò, - aggiunge, - derivò il mutamento del nome della città: " Stalingrado " invece di " Tsaritsyn " ". La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 993 giore della vecchia scuola che l'esercito del Terzo Reich abbia avuto*. Fu sostituito dal generale Kurt Zeitzler, ufficiale più giovane, di diverso temperamento che aveva prestato servizio come capo di Stato maggiore di Rund-stedt sul fronte occidentale; questi occupò la sua nuova carica - la quale in precedenza, specie durante la prima guerra mondiale, era stata la più alta e potente dell'esercito tedesco - come poco più del fattorino del Fiihrer fino all'attentato contro il dittatore nel luglio 1944 **. , II cambio dei capi di Stato maggiore non mutò la situazione dell'esercito tedesco, la cui duplice avanzata verso Stalingrado e verso il Caucaso era stata ormai arrestata dall'irrigidirsi della resistenza sovietica. Durante tutto l'ottobre si svolsero continui, aspri combattimenti per le vie di Stalingrado. I tedeschi riportarono qualche successo, di fabbricato in fabbricato, ma con ingenti perdite, perché, come sanno tutti coloro che hanno fatto l'esperienza di una guerra moderna, le macerie di una grande città offrono molte possibilità per una difesa tenace e prolungata, e i russi, contendendo disperatamente ogni palmo delle rovine, ne trassero il massimo vantaggio. Benché Halder, e poi il successore di Halder, avessero avvertito che le truppe di Stalingrado erano esauste, il comandante supremo insistette perché continuassero a premere. Nuove divisioni fresche furono gettate in quell'inferno, e vennero rapidamente annientate. Invece di servire come mezzo per un fine - il fine era stato già raggiunto quando le formazioni tedesche avevano toccato la riva occidentale della Volga a nord e a sud della città tagliando le comunicazioni fluviali - Stalingrado'era divenuta fine a se stessa. Per Hitler, la presa della città era ormai una questione di prestigio personale. Quando persine Zeitzler si fece tanto coraggio da suggerirgli di ritirare la sesta armata da Stalingrado fino al gomito del Pagina 696
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Don, dato il pericolo a cui si trovava esposto l'esteso fianco settentrionale lungo il fiume, Hitler andò su tutte le furie e gridò: " Dove il soldato tedesco mette piede, là resta! " Malgrado la situazione difficile e le gravi perdite, il 25 ottobre il generale, Paulus, comandante della sesta armata, informò per radio Hitler che egli contava di portar a termine la conquista di Stalingrado entro il io no* I) licenziamento di Halder rappresentò una perdita non solo per l'esercito ma anche per gli storici del Terzo Reich, perché cosi le annotazioni, di valore incomparabile, del suo diario terminano il 24 settembre 1942. Più tardi egli venne arrestato e mandato al campo di concentramento di Dachau insieme a illustri prigionieri, come Schuschnigg e Schacht; fu liberato dalle forze americane il 28 aprile 1945 a Niederdorf, nel Sud-Tirolo. Da allora, e fino al momento in cui scriviamo, egli ha collaborato con l'esercito statunitense nella compilazione di un certo numero di studi storici militari sulla seconda guerra mondiale. È stata già indicata la cortesia da lui dimostrata verso l'autore del presente libro, rispondendo alle sue domande e indicandogli delle fonti. ** A quel tempo anche il fedele, fanatico e leale generale Jodl, capo del reparto operazioni dell'OKW, era in disgrazia presso Hitler. Egli si era opposto al siluramento del feldmaresciallo List e del generale Halder; il fatto che li difendesse mandò Hitler in tale furia, che per mesi non volle pili stringere la mano a Jodl né pranzare con lui o con alcun altro ufficiale dello Stato maggiore. Alla fine del gennaio del 1943 Hitler fu sul punto di silurare anche Jodl e di sostituirgli il generale Paulus: ma era troppo tardi. Come diremo fra breve, Paulus allora non era più disponibile. 994 Dai trionfi iniziali alla grande svolta vembre al più tardi. Lieto per tale assicurazione, Hitler l'indomani diede alla sesta armata e alla quarta armata corazzate, che stava combattendo a sud della città, l'ordine di prepararsi a spingersi verso nord e verso sud lungo la Volga, non appena Stalingrado fosse caduta. Non che Hitler ignorasse il pericolo che minacciava il fronte dal fianco del Don. Dal giornale dell'OKW risulta chiaramente che ciò gli causava gravi preocupazioni. Il fatto è che egli non prese abbastanza sul serio quel pericolo e quindi non fece nulla per allontanarlo. In effetti, era talmente convinto di dominare la situazione, che l'ultimo giorno di ottobre egli, lo Stato maggiore dell'OKW e lo Stato maggiore dell'esercito lasciarono il quartier generale di Vinnitsa, in Ucraina, per tornare alla Wolfsschanze di Rastenburg. Di fatto, il Fùhrer era persuaso che, se mai vi fosse stata un'offensiva invernale sovietica, essa sarebbe stata lanciata contro il fronte centrale e settentrionale. E allora egli avrebbe potuto dirigere meglio le operazioni dal suo quartier generale della Prussia orientale. Vi era appena tornato, quando gli pervennero brutte notizie da un altro e più remoto fronte. L'Afrika Korps del feldmaresciallo Rommel si trovava nei guai. La prima disfatta: El Alamein e gli sbarchi anglo-americani. La " volpe del deserto " - come chiamavano Rommel amici e nemici -il 31 agosto aveva ripreso l'offensiva a El Alamein con l'intenzione di travolgere l'ottava armata britannica e di raggiungere Alessandria e il Nilo. Si accese una violenta battaglia, in una temperatura torrida, sul fronte desertico estendentesi per quaranta miglia fra il mare e la depressione di Qattara. Però Rommel non riuscì a spuntarla e il 3 settembre sospese i combattimenti e passò alla difensiva. L'esercito inglese d'Egitto aveva ricevuto ingenti rinforzi in uomini, artiglierie, carri armati e aeroplani (molti dei carri armati e degli aeroplani provenivano dall'America). Il 15 agosto gli furono anche inviati due nuovi comandanti: un generale eccentrico ma assai dotato, Sir Bernard Law Montgomery, che assunse il comando dell'ottava armata, e il generale Sir Harold Alexander, che doveva dimostrarsi uno dei più abili strateghi e un capace amministratore: questi assunse la carica di comandante in capo per il Medio Oriente. Poco dopo lo scacco subito, Rommel era andato in licenza per malattia al Semmering, località montana a sud di Vienna, per curarsi ,una infezione al naso e il fegato ingrossato. Fu là che nel pomeriggio del 24 ottobre ricevette una telefonata da Hitler: " Rommel, le notizie dall'Africa sembrano brutte. La situazione è piuttosto confusa. Pare che nessuno sappia che cosa è accaduto al generale Sturarne *. Ve la sentite di tornare in Africa e di ri* Stumme, che in assenza di Rommel fungeva da comandante delle operazioni, era morto in seguito a un attacco cardiaco la prima notte dell'offensiva britannica, mentre fuggiva a piedi attraverso il deserto per sottrarsi a una pattuglia nemica che stava per farlo prigioniero. Pagina 697
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 995 prendere il comando? "20. Benché fosse ancora malato, Rommel accettò di tornare immediatamente. Quando la sera dopo egli fece ritorno al suo quartier generale a ovest di El Alamein, la battaglia scatenata da Montgomery alle 21,40 del 23 ottobre era già virtualmente perduta. L'ottava armata britannica disponeva di troppi cannoni, di troppi carri armati e di troppa aviazione: sebbene le linee italo-tedesche ancora tenessero e il maresciallo Rommel facesse sforzi inauditi per spostare le sue divisioni, già duramente provate, per arginare gli attacchi in vari punti e perfino per contrattaccare, egli si rese conto che la situazione era disperata. Non aveva riserve: né di uomini, né di carri armati, né di benzina. Questa volta la RAF dominava inesorabilmente i cicli e colpiva senza pietà le truppe, le forze corazzate e i magazzini. Il 2 novembre la fanteria e le forze corazzate di Montgomery sfondarono il fronte nel settore sud e cominciarono a travolgere le divisioni italiane in esso dislocate. Quella sera Rommel comunicò per radio al quartier generale di Hitler nella Prussia orientale, lontano duemila miglia, che egli non poteva più fare resistenza e che intendeva ritirarsi, finché era ancora in tempo, sulle posizioni di Fùka, quaranta miglia più a occidente. Aveva già iniziato la ritirata quando, il giorno dopo, gli pervenne un lungo radiomessaggio dal supremo Signore della guerra: Al feldmaresciallo Rommel! Io e il popolo tedesco stiamo guardando all'eroica battaglia difensiva ingaggiata in Egitto avendo piena fiducia nelle vostre qualità di capo, e nel coraggio delle truppe tede-sco-kaliane che sono al vostro comando. Nella situazione in cui ora vi trovate, le sole disposizioni che posso darvi sono di tener duro, di non ritirarvi di un passo, di impegnare nella battaglia ogni cannone e ogni soldato... Alle vostre truppe non potete indicare altra via, fuor di quella che conduce alla vittoria o alla morte. ADOLF HITLER21. L'obbedienza a un simile ordine idiota avrebbe portato al rapido annientamento degli eserciti italo-tedeschi. Così, per la prima volta da quando si trovava in Africa - dice Bayerlein - Rommel non seppe che cosa fare. Dopo una breve lotta con la sua coscienza, decise di obbedire al comandante supremo, malgrado le proteste del generale Ritter von Thoma, effettivo comandante dell'Afrika Korps tedesco, il quale dichiarò che in ogni caso lui si sarebbe ritirato*. Rommel scrisse in seguito nel suo diario: "Alla fine mi imposi quella decisione, perché avendo sempre chiesto ai miei soldati una obbedienza incondizionata, non potevo non seguire, io stesso, tale principio ". Più tardi, come si vede da una successiva nota del diario, egli si ricredette. Con riluttanza, Rommel diede dunque l'ordine di sospendere la ritirata • * L'indomani - il 4 novembre - il generale von Thoma dopo aver detto a Bayerlein " L'ordine di Hitler è di una pazzia senza pari; non posso più seguirlo " indossò una uniforme pulita coi distintivi del suo grado e le decorazioni, restò in piedi vicino al suo carro armato in fiamme finché giunse un'unità britannica, si arrese e la stessa sera cenò con Montgomery alla mensa del quartier generale di quest'ultimo. 996 Dai trionfi iniziali alla grande svolta e simultaneamente inviò per aereo un corriere da Hitler per cercare di spiegargli che se non lo si autorizzava a ritirarsi immediatamente, tutto sarebbe stato perduto. La sera del 4 novembre, col rischio di essere portato dinanzi a un tribunale di guerra per disobbedienza, Rommel decise di salvare quel che restava delle sue truppe e si ritirò, ripiegando su Fùka. Solo i resti delle unità corazzate e motorizzate poterono sganciarsi. La fanteria, per la maggior parte italiana, fu lasciata indietro e si arrese come del resto aveva già fatto il grosso dell'esercito *. Il 5 novembre giunse un breve messaggio del Fuhrer: " Vi autorizzo a ritirare il vostro esercito sulle posizioni di Fùka ". Ma quelle posizioni, nel frattempo, erano state travolte dai carri armati di Montgomery. In quindici giorni Rommel indietreggiò di settecento miglia, fin oltre Bengasi, coi resti dell'esercito d'Africa - circa 25 ooo italiani, 10000 tedeschi e sessanta carri armati: né vi era la possibilità di fermarsi nemmeno là. Per Adolf Hitler, quello fu il principio della fine, la più decisiva delle Pagina 698
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt battaglie della guerra che fino ad allora avessero vinto i suoi nemici, benché una seconda e ancor più decisiva battaglia fosse sul punto di essere combattuta nelle steppe nevose della Russia meridionale. Ma ancor prima, il Fuhrer doveva ricevere altre brutte notizie dall'Africa settentrionale, che segnarono le sorti dell'Asse in quella parte del mondo. Fin dal 3 novembre, quando cominciarono a giungere i primi rapporti sul disastro che aveva colpito l'esercito di Rommel, il quartier generale del Fuhrer aveva avuto informazioni sull'avvistamento di forze navali che stavano concentrandosi a Gibilterra. All'OKW nessuno riusciva a capire bene quale ne fosse lo scopo. Hitler era incline a supporre che si trattasse solamente di un altro convoglio fortemente scortato destinato a Malta. Ciò è interessante, perché più di due settimane prima, il 15 ottobre, lo Stato maggiore dell'OKW aveva discusso su vari rapporti circa un " imminente sbarco anglosassone " nell'Africa settentrionale. Quelle-informazioni segrete sembra che provenissero da Roma, dato che Ciano una settimana prima, il 9 ottobre, dopo un colloquio col capo dei servizi segreti militari aveva scritto nel suo diario: " Gli anglosassoni si apprestano a sbarcare in forze nell'Africa settentrionale ". La notizia mise Ciano in uno stato di depressione; egli prevedeva - a ragione, come poi doveva risultare - che ciò avrebbe portato inevitabilmente a un attacco alleato diretto contro l'Italia. Hitler, preoccupato come era per il fatto che non si riusciva a infrangere l'infernale resistenza dei russi, da principio non prese troppo sul serio quella prima informazione del servizio segreto. In una riunione dell'OKW tenutasi il 15 ottobre Jodl suggerì di permettere alla Francia di Vichy di mandare rinforzi nell'Africa settentrionale affinchè i francesi potessero opporsi a un eventuale sbarco alleato. Secondo il giornale dell'OKW il Fuhrer respinse * Le perdite subite da Rommel a El Alamein furono di 59 ooo uomini fra morti, feriti e prigionieri. Su di un totale di 96 ooo combattenti, le perdite tedesche erano rappresentate da 34 ooo uomini. La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 997 la proposta perché ciò avrebbe potuto irritare gli italiani, sempre diffidenti di fronte ad ogni iniziativa che potesse rafforzare la Francia. Sembra che al quartier generale del comandante supremo l'informazione sia stata dimenticata fino al 3 novembre. Ma quel giorno, benché agenti tedeschi dislocati nella zona spagnola di Gibilterra avessero riferito che in quel porto si stava radunando una grande flotta anglo-americana, Hitler era troppo indaffarato a riassestare l'esercito di Rommel a El Alamein per preoccuparsi di ciò che a lui sembrava semplicemente essere un altro convoglio destinato a Malta. Il 5 novembre l'OKW fu informato che forze navali britanniche erano uscite da Gibilterra e avevano fatto rotta verso est. Ma solamente la mattina del 7 novembre, dodici ore prima che le truppe americane e britanniche cominciassero a sbarcare nell'Africa settentrionale, Hitler dedicò una certa attenzione all'ultimo rapporto segreto da Gibilterra. I rapporti pervenuti nella mattinata al suo quartier generale nella Prussia orientale dicevano che le forze navali britanniche di Gibilterra si erano unite ad una grossa flotta di trasporti e di navi da guerra proveniente dall'Atlantico e navigavano nel Mediterraneo, verso est. Vi fu una lunga discussione fra il Fiihrer e gli ufficiali dello Stato maggiore. Che significava tutto ciò? Qual era l'obiettivo di così ingenti forze navali? Hitler ora era propenso a credere che gli Alleati occidentali volessero tentare un grande sbarco a Tripoli o a Bengasi con quattro o cinque divisioni così da prendere alle spalle Rommel. L'ammiraglio Krancke, ufficiale di collegamento della marina presso l'OKW, dichiarò che poteva trattarsi, al massimo, di due divisioni nemiche. Ma quand'anche fosse stato così, qualcosa si doveva fare. Hitler ordinò che la Luftwaffe del Mediterraneo venisse immediatamente rinforzata, ma gli fu detto che " per il momento " era impossibile. A giudicare dal giornale dell'OKW, tutto quel che Hitler fece quella mattina fu avvertire Rundstedt, comandante in capo della zona occidentale, di tenersi pronto per l'" operazione Antonio ". Era la designazione in codice dell'occupazione del resto della Francia. Dopodiché il comandante supremo, senza curarsi né di tali infauste notizie e della situazione critica di Rommel, che sarebbe stato preso in trappola se gli anglo-americani fossero sbarcati alle sue spalle, né delle ultime informazioni segrete circa una imminente controffensiva russa sul Don, dietro la sesta armata, a Stalingrado, partì il 7 novembre dopo colazione in treno per Monaco dove era atteso per pronunciare il discorso annuale dinanzi ai suoi antichi compagni di partito colà riuniti per celebrare l'anniversario del putsch della birreria *. Pagina 699
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Come notò Halder, in quel momento critico della guerra, in lui il politico prese il sopravvento sul soldato. Il quartier generale del comando supremo nella Prussia orientale fu affidato a un colonnello, barone Treusch von • * Dall'agenda sequestrata di Hitler sono venuto a sapere che il luogo per la celebrazione era stato trasferito dalla vecchia Bùrgerbraukeller, dove a suo tempo, aveva avuto luogo il putsch, a una più elegante birreria di Monaco, alla Lowenbraukeller. Come si ricorderà, la Bùrgerbraukeller era stata sconquassata da una bomba a orologeria che la sera dell'8 novembre 1939 per poco non aveva ucciso il Fiihrer. 998 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Buttlar-Brandenfels, i generali Keitel e Jodl, che erano gli ufficiali superiori dell'OKW accompagnarono il capo per partecipare alle celebrazioni della birreria. Vi è qualcosa di sinistro e di macabro nella condotta del Signore supremo della Guerra, che mentre si ostinava a dirigere le operazioni di fronti così lontani, sino ai movimenti delle divisioni, dei reggimenti e perfino dei battaglioni, a migliaia di chilometri dai campi di battaglia, ora se ne partiva per un'insignificante faccenda politica, proprio mentre la casa cominciava a sfasciarsi. Nell'uomo si era iniziato un cambiamento, uno sgretolamento, un decadimento, come era già accaduto in Gòring, il quale, mentre la sua un tempo onnipotente Luftwaffe era in crescente declino, si attaccava sempre più ai suoi gioielli e ai trenini-giocattolo, riservandosi poco tempo da dedicare alle odiose realtà di una guerra prolungata e via via più aspra. Le truppe anglo-americane al comando del generale Eisenhower toccarono le coste del Marocco e dell'Algeria all'i,30 della notte dell'8 novembre 1942. Alle 5,30 Ribbentrop telefonava da Monaco a Ciano, a Roma, per dargli la notizia. Il ministro degli Esteri italiano scrisse nel suo diario: Era piuttosto nervoso e voleva sapere che cosa pensavamo di fare. Devo confessare che colto alla sprovvista, nel sonno, non sono stato in grado di dare risposte molto esaurienti. Ciano apprese dalla ambasciata tedesca che là gli ufficiali erano " letteralmente terrorizzati dal colpo ricevuto ". Il treno speciale di Hitler proveniente dalla Prussia orientale non giunse a Monaco che alle 3,40 di quel pomeriggio, e le prime notizie ricevute sugli sbarchi alleati nell'Africa nordoccidentale erano ottimistiche22. Fu detto a Hitler che i francesi stavano opponendo dappertutto una ostinata resistenza agli invasori e che ad Algeri e a Orano avevano respinto tentativi di sbarco. In Algeria l'ammiraglio Darlan, amico della Germania, stava organizzando la difesa con l'approvazione del governo di Vichy. Le prime reazioni di Hitler erano confuse. Ordinò che si rafforzasse immediatamente la guarnigione di Creta, isola completamente al di fuori del nuovo teatro della guerra, pretendendo che questa misura era non meno importante del mandare rinforzi in Africa. Dette istruzioni alla Gestapo perché accompagnasse i generali Weygand e Giraud a Vichy * e li tenesse sotto stretta sorveglianza. Ordinò al feldmaresciallo von Rundstedt di preparare l'" operazione Antonio " senza però attraversare la linea di demarcazione della Francia non occupata prima di ricevere ulteriori ordini. Invitò Ciano ** e Pierre Lavai, che ora era il * In quel momento il generale Giraud era in procinto di sbarcare ad Algeri. Fuggito da un campo tedesco di prigionieri di guerra, egli si era stabilito nella Francia meridionale, da dove il 5 novembre un sommergibile inglese venne a prenderlo per portarlo a Gibilterra a conferire con Eisenhower poco prima degli sbarchi. ** Ciano il 9 novembre scrisse nel suo diario: " Nella notte telefona Ribbentrop. Bisogna che al più presto il Duce o io si vada a Monaco, ove sarà anche Lavai... Sveglio il Duce: è restio a partire, tanto più che non si sente ancora del tutto bene. Andrò io... " La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 999 presidente del Consiglio della Francia di Vichy, ad andare a trovarlo l'indomani a Monaco. Per circa ventiquattro ore Hitler si baloccò con l'idea di allearsi con la Francia per trascinarla nella guerra contro la Gran Bretagna e l'America. Intanto, occorreva ribadire la decisione del governo di Pétain di opporsi agli sbarchi alleati nell'Africa settentrionale. Il Fùhrer era stato probabilmente incoraggiato dal fatto che Pétain la mattina della domenica 8 novembre aveva rotto le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti e aveva dichiarato all'incaricato d'affari americano che le forze francesi avrebbero opposto resistenza all'invasione anglo-americana. Nelle annotazioni di quella domenica Pagina 700
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt del giornale dell'OKW viene messo in rilievo che Hitler era intento a elaborare il piano di una " collaborazione d'ampia portata coi francesi ". La sera, il rappresentante tedesco presso il governo di Vichy, Krug von Nidda, sottopose a Pétain la proposta di una stretta alleanza fra Germania e Francia23. L'indomani, dopo il discorso ai vecchi camerati del partito, discorso in cui fra l'altro affermò che Stalingrado " era tenuta saldamente dai tedeschi ", il Fùhrer cambiò parere. Disse a Ciano che egli non s'illudeva circa il desiderio dei francesi di battersi e che aveva deciso " la completa occupazione della Francia, uno sbarco in Corsica, la creazione di una testa di ponte in Tunisia ". Seppure senza indicare le date, tale decisione fu comunicata a Lavai, quando questi il io novembre giunse a Monaco in auto. Il francese ' traditore promise che avrebbe sollecitato subito Pétain ad aderire ai desideri del Fùhrer, ma suggerì anche che i tedeschi procedessero all'attuazione dei loro piani senza aspettare l'approvazione del vecchio e senescente maresciallo. Peraltro, era proprio ciò che Hitler intendeva fare. Ciano ci ha lanciato questa descrizione del presidente del Consiglio della Francia di Vichy (che, dopo la guerra, fu condannato a morte per alto tradimento): Lavai, con la sua cravatta bianca e l'abito di taglio paesano da francese medio, è molto disorientato nel grande salone fra tante uniformi. Cerca di parlare con tono familiare del suo viaggio e della lunga dormita in macchina, ma le sue parole cadono nel vuoto. Hitler lo tratta con cortesia gelida... Il poveretto non immaginava neppure di fronte a quale fatto compiuto stavano per metterlo i tedeschi. A Lavai non è stata detta una parola dell'azione imminente e gli ordini di occupare la Francia venivano dati mentre nella stanza accanto egli fumava la sua sigaretta e conversava con questo e con quello. Ribbentrop mi ha detto che solo il mattino dopo, alle otto, gli avrebbe comunicato che notizie giunte durante la notte avevano indotto Hitler a provvedere all'occupazione integrale del paese24. Gli ordini per la presa di possesso della Francia non occupata - in aperta violazione delle clausole dell'armistizio - furono impartiti da Hitler alle 20,30 del io novembre ed eseguiti l'indomani mattina senza altro incidente che una futile protesta di Pétain. Gli italiani occuparono la Corsica e aerei "tedeschi cominciarono a trasportare truppe per impadronirsi della Tunisia, che era tenuta dai francesi, prima che le forze di Eisenhower potessero raggiungerla. Si ebbe allora un altro tipico esempio di inganno hitleriano. Il 13 no-
rooo Dai trionfi iniziali alla grande svolta vembre il Fiihrer assicurò Pétain che né i tedeschi né gli italiani avrebbero occupato la base navale di Telone, dove la flotta francese si era asserragliata fin dal tempo dell'armistizio. Il 25 novembre il giornale dell'OKW ricorda che Hitler aveva deciso di effettuare l'" operazione Lila " appena possibile *. Questa era la designazione in codice dell'occupazione di Telone e della cattura della flotta francese. La mattina del 27 truppe tedesche attaccarono la base navale, ma i marinai francesi le tennero impegnate di modo che l'ammiraglio De Laborde avesse il tempo necessario per fare affondare le navi da guerra. Così la flotta francese andò perduta per l'Asse, che avrebbe avuto un gran bisogno di quelle navi, ma anche per gli Alleati, per i quali essa avrebbe costituito un preziosissimo rinforzo. Hitler vinse in velocità Eisenhower nell'occupazione della Tunisia, ma la sua fu una dubbia vittoria. Per le sue insistenze quasi duecentocinquantamila soldati tedeschi e italiani affluirono in quel paese per tenervi una testa di ponte. Se il Fùhrer qualche mese prima avesse mandato soltanto un quinto di quelle truppe e di quei carri armati a Rommel, probabilmente la " volpe del deserto " in quel momento si sarebbe trovata al di là dal Nilo, lo sbarco anglo-americano nell'Africa non avrebbe avuto luogo e il Mediterraneo sarebbe stato irrimediabilmente perduto per gli Alleati, e così sarebbe stato salvaguardato il punto vulnerabile del corpo dell'Asse. Ma al punto in cui erano le cose ogni soldato e ogni carro armato o cannone mandato in tutta fretta da Hitler in Tunisia durante quell'inverno, insieme ai resti deH'Afrika Korps, sarebbero andati perduti alla fine della primavera, mentre truppe tedesche, in numero ancora maggiore di quante ne erano perite a Stalingrado finivano nei campi di prigionia. Appunto a Stalingrado dobbiamo ora tornare ". // disastro di Stalingrado. Pagina 701
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler e i più alti generali dell'OKW si trattenevano ancora nell'incantevole soggiorno alpino di Berchtesgaden quando si ebbe la prima notizia della controffensiva russa sul Don, trasmessa poche ore dopo che era stata * Solo per la giustizia, devesi rilevare che Hitler sospettava assai - non senza ragione -che la flotta francese tentasse di salpare per l'Algeria e si unisse agli Alleati. Malgrado la condotta da traditore da lui assunta verso i tedeschi e malgrado un forte odio per gli inglesi, l'ammiraglio Darlan, che per caso si trovava ad Algeri a visitare un figlio malato, fu indotto da Eisenhower a prestar servizio quale comandante nell'Africa settentrionale francese, non solo perché egli sembrava essere l'unico ufficiale capace di persuadere l'esercito e.la marina francese a cessare di opporre resistenza agli sbarchi anglo-americani, ma anche perché si sperava che potesse convincere l'ammiraglio comandante in Tunisia ad opporsi a sbarchi tedeschi in quella regione; inoltre pareva che Darlan sarebbe riuscito a indurre la flotta francese ancorata a Telone a fuggire e a trasferirsi nell'Africa settentrionale. Benché Darlan vi si provasse, le speranze furono deluse. Il suo messaggio con l'ordine all'ammiraglio De Laborde di portar la fiotta da Tolone in Africa ebbe per risposta una sola parola, assai espressiva, anche se poco fine: " Merde " (eh. Procès du Maréchal Pétaifl). ** Su di un totale di 240 ooo soldati dell'Asse, secondo il generale Eisenhower 125 ooo erano tedeschi, il resto italiani. La cifra comprende solamente coloro che si arresero durante l'ultima settimana della campagna d'Africa - dal 5 al 12 maggio 1943 (Crusade in Europe, p. 156). La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Mamein 1001 sferrata durante una tempesta di neve all'alba del 19 novembre. Un attacco sovietico in quella zona era atteso; ma all'OKW non si credeva che fosse cosi importante da richiedere l'immediato ritorno di Hitler e dei suoi principali consiglieri militari, Keitel e Jodl, al quartier generale nella Prussia orientale, dopo l'altisonante discorso del Fiihrer ai vecchi compagni di partito nella birreria di Monaco la sera dell'8 novembre. Così i tre erano rimasti sull'Obersalzberg a godersi l'aria di montagna. La loro pace e tranquillità furono bruscamente turbate da una telefonata urgente del nuovo capo di Stato maggiore dell'esercito, generale Zeitzler, che era rimasto indietro, a Rastenburg. Egli aveva ricevuto, come fu segnato nel giornale dell'OKW, " notizie allarmanti ". Fin dalle primissime ore del-l!attacco forze armate russe soverchianti avevano sfondato le linee della terza armata romena sul Don, fra Serafimovic e Kletskaja, immediatamente a nord-ovest di Stalingrado. A sud della città assediata altre ingenti forze sovietiche avevano sferrato un violento attacco contro la quarta armata corazzata tedesca e la quarta armata romena, minacciando di spezzarne i fronti. Per chiunque avesse esaminato la carta geografica e soprattutto per Zeitzler che dal servizio segreto dell'esercito aveva saputo come il nemico avesse ammassato nel Sud tredici armate con migliaia di carri armati, l'obiettivo dei russi appariva ovvio. Evidentemente i russi stavano avanzando con grandi forze da nord e da sud per tagliar fuori Stalingrado e per costringere la sesta armata tedesca, che vi si trovava, a battere rapidamente in ritirata verso occidente, pena il trovarsi accerchiata. In seguito Zeitzler affermò che appena si era accorto di quel che stava succedendo aveva sollecitato Hitler di autorizzare la sesta armata a ritirarsi da Stalingrado e a ripiegare verso l'ansa del Don, dove il fronte spezzato avrebbe potuto essere ricostituito. Il semplice accenno a una simile mossa aveva però provocato nel Fùhrer un accesso d'ira. " Non intendo lasciare la Volga! Non voglio che s'indietreggi al di qua della Volga! ", egli gridò, e così questa decisione, presa in un momento di rabbia, condusse immediatamente a un disastro. Il Fiìhrer ordinò dunque personalmente alla sesta armata di star salda attorno a Stalingrado". Hitler e i suoi generali tornarono al quartier generale il 22 novembre. Quando vi giunsero, l'offensiva russa era al suo quarto giorno e le notizie erano catastrofiche. Le due armate sovietiche avanzanti da nord e da sud si erano incontrate a Kalach, quaranta miglia a ovest di Stalingrado, sull'ansa del Don. La sera giunse per radio un messaggio del generale Paulus, comandante della sesta armata, il quale confermava che le sue truppe ormai erano circondate. Hitler rispose subito, ugualmente per radio, ordinando a Paulus di spostare il suo quartier generale all'interno della città e di organizzare, per la difesa, un campo trincerato. La sesta armata sarebbe stata rifornita per via aerea fino a che potesse venir liberata. ,Ma quelle erano parole inutili. A Stalingrado si trovavano ora, tagliate dal resto dell'esercito, venti divisioni tedesche e due divisioni romene. Paulus Pagina 702
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avvertì per radio che avrebbero avuto bisogno di rifornimenti aerei per un minimo di 750 tonnellate di provviste al giorno. Ciò andava molto al di ioo2 Dai trionfi, iniziali alla grande svolta là delle possibilità della Luftwaffe, che non aveva aerei da trasporto sufficienti. E anche se tali aeroplani fossero stati disponibili, non tutti avrebbero potuto attraversare una zona ove imperversava la tormenta e ove i caccia russi erano ormai in numero superiore. Ciò nondimeno Goring assicurò Hitler che l'aviazione era in grado di assolvere quel compito. Ad esso, invero, non si diede neppure inizio. Più pratica e incoraggiante era l'idea di liberare la sesta armata. Il 25 novembre Hitler richiamò il feldmaresciallo von Manstein, il più abile dei comandanti di campo, dal settore di Leningrado e gli affidò il comando di una formazione recentemente creata, il gruppo delle armate del Don. Il suo compito era di aprirsi una via da sud-ovest e soccorrere la sesta armata chiusa a Stalingrado. Ma il Fùhrer impose al nuovo comandante condizioni impossibili. Manstein cercò di fargli capire che l'unica probabilità di successo si legava a una sortita della sesta armata da Stalingrado in direzione ovest, mentre le sue forze, precedute dalla quarta armata corazzata, avrebbero premuto a nord-est sugli eserciti russi dislocati fra i due schieramenti tedeschi. Ma Hitler, ancora una volta, si oppose a una ritirata dalla linea della Volga. La sesta armata doveva restare a Stalingrado e Manstein doveva aprirsi combattendo una via sino alla città. Manstein cercò di dimostrare al supremo Signore della Guerra che ciò non era fattibile. I russi erano troppo forti. Ciò nonostante, il 12 dicembre Manstein, con l'animo amareggiato, sferrò l'attacco. Quella fu giustamente chiamata l'" operazione Tempesta Invernale ", perché proprio allora l'inverno russo si abbattè in tutta la sua violenza sulle steppe meridionali, facendo scendere le temperature sotto zero e ammucchiando montagne di neve. A tutta prima l'offensiva ebbe successo e la quarta armata corazzata, al comando del generale Hoth, avanzò per circa settantacinque miglia a nord-est da Kotelnikovski, verso Stalingrado, da ambo i lati della linea ferroviaria che unisce le due città. Il 19 dicembre essa era giunta a circa quaranta miglia dalla zona periferica meridionale della città; il 21 era a trenta miglia, e attraverso le steppe nevose le truppe assediate della sesta armata, di notte potevano già vedere i segnali luminosi dei loro salvatori. Secondo successive testimonianze dei generali tedeschi, in quel momento una sortita da Stalingrado della sesta armata per raggiungere le linee sempre più vicine della quarta armata corazzata, quasi certamente sarebbe riuscita. Ma ancora una volta Hitler si oppose. Il 21 dicembre Zeitzler aveva strappato al capo l'autorizzazione, per le truppe di Paulus, di fare una sortita a condizione che esse tenessero anche Stalingrado. Il capo dello Stato maggiore riferisce che una simile assurdità lo fece quasi uscir pazzo. Egli in seguito raccontò: " L'indomani sera pregai Hitler di autorizzare la sortita. Gli feci notare che rappresentava davvero l'ultima possibilità di salvare i duecentomila uomini dell'armata di Paulus ". Hitler non volle cedere. Invano gli descrissi la situazione all'interno della cosiddetta fortezza: la disperazione dei soldati afiamati, la loro mancanza di fiducia nel comando suLa grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 1003 premo, i feriti che morivano per mancanza di cure, mentre altre migliaia morivano per congelamento. Egli restò impassibile di fronte a questi e ad altri argomenti che avanzai. Per la crescente resistenza opposta dai russi di fronte alle sue truppe e ai fianchi, il generale Hoth non riuscì a superare le ultime trenta miglia che lo separavano da Stalingrado. Era certo che se la sesta armata avesse fatto una sortita, egli avrebbe potuto ricongiungersi, e con essa ritirarsi a Kotel-nikovski. Ciò, almeno, avrebbe salvato circa duecentomila- vite tedesche *. Verosimilmente ancora per un giorno o due - fra il 21 e il 23 dicembre -tale piano avrebbe potuto essere effettuato, ma dopo il 23 era diventato impossibile. Infatti l'Armata Rossa, senza che Hoth lo sapesse, aveva attaccato più a nord, ed ora minacciava il fianco destro di tutto il gruppo di armate del Don di Manstein. La notte del 22 dicembre Manstein telefonò a Hoth che avrebbe ricevuto nuovi, drastici ordini, che gli vennero infatti trasmessi l'indomani. Hoth doveva sospendere l'avanzata verso Stalingrado, inviare una delle sue tre divisioni corazzate al fronte nord del Don e difendersi, con le rimanenti forze, Pagina 703
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dov'era e come poteva. Il tentativo di liberare Stalingrado era fallito. Manstein impartì questi nuovi, drústici ordini in seguito a notizie allarmanti pervenutegli il 17 dicembre. La mattina di quel giorno un'armata sovietica aveva sfondato le linee dell'ottava armata italiana a Boguchar, a monte del Don, aprendovi la sera una falla profonda ventisette miglia. In tre giorni, lo sfondamento raggiunse un'ampiezza di novanta miglia; gli italiani, presi dal panico, si diedero alla fuga, mentre a sud anche la terza armata romena, già duramente provata il 19 novembre, giorno dell'inizio dell'offensiva russa, stava disintegrandosi. Perciò non stupisce che Manstein fosse costretto a richiamare una parte delle forze corazzate di Hoth per cercare di chiudere la falla. Ne seguì una reazione a catena. Non solo gli eserciti del Don, ma anche le forze di Hoth spintesi così vicino a Stalingrado dovettero indietreggiare. Questa ritirata a sua volta mise in pericolo l'armata tedesca del Caucaso, che sarebbe stata tagliata fuori qualora i russi avessero raggiunto Rostov sul mare d'Azov. Un giorno o due dopo Natale Zeitzler comunicò a Hitler: " Se non ordinate subito la ritirata dal Caucaso, avremo una seconda Stalingrado ". Il 29 dicembre il comandante supremo impartì con riluttanza le necessarie istruzioni al gruppo A delle armate di Kleist, comprendente la prima armata corazzata e la diciassettesima armata, che non era riuscita nel suo compito di impadronirsi dei ricchi giacimenti petroliferi di Grozny. Anch'esso iniziò una lunga ritirata dopo essere giunto in vista della meta. * Nelle memorie da lui scritte dopo la guerra il feldmaresciallo von Manstein dice che il 19 dicembre, disobbedendo ai comandi di Hitler, egli effettivamente aveva dato ordine alla sesta armata di cominciare ad aprirsi una via fuori da Stalingrado, verso sud-ovest, e di ricollegarsi con la quarta armata corazzata. Egli riproduce il testo di tale ordine. Ma in esso vi erano certe riserve e deve essere stato motivo di grande perplessità per Paulus, per il quale era sempre va-IMo l'ordine di Hitler di non abbandonare la città. Manstein afferma: " Quella fu l'unica possibilità di salvare la sesta armata che ci fu offerta " (MANSTEIN, Lost Victories, pp. 336-41, 562-63). ioo4 Dai trionfi iniziali alla grande svolta I rovesci dei tedeschi in Russia e degli eserciti italo-tedeschi in Africa settentrionale fecero riflettere Mussolini. Hitler lo aveva invitato a Salisbur-go per la metà di dicembre per un colloquio, e il " duce " aveva accettato; soffriva di stomaco, doveva tenere una dieta rigorosa, e quindi, come disse a Ciano, pose una condizione: di consumare i pasti da solo, " perché non voleva che una massa di voraci tedeschi si accorgesse che egli era costretto a nutrirsi soltanto di riso e di latte ". Mussolini decise che era giunto il momento di dire a Hitler di non esporsi ad altre perdite sul fronte orientale, di venire a un'intesa con Stalin e di concentrare le forze dell'Asse per la difesa del resto dell'Africa settentrionale, dei Balcani e dell'Europa occidentale. " II 1943 sarà l'anno del grande sforzo anglo-americano ", disse a Ciano. Hitler non potè lasciare il suo quartier generale dell'Est per incontrare Mussolini; fu quindi Ciano, che invece di quest'ultimo, il 18 dicembre fece il lungo viaggio fino a Ra-stenburg e riferì al capo nazista le proposte del " duce ". Hitler le respinse e assicurò il ministro italiano degli Esteri che senza indebolire affatto il fronte russo poteva inviare altre forze nell'Africa settentrionale, la quale - egli disse doveva essere tenuta. Malgrado le assicurazioni e la fiducia di Hitler, Ciano trovò il quartier generale assai depresso. L'atmosfera è pesante. Forse alle non buone notizie si aggiunge la tristezza di quella foresta umida e la noia della vita collettiva nelle baracche... Non si è nascosto né a me né ai miei collaboratori il disagio per le notizie della rotta sul fronte russo. Si tendeva apertamente a darne a noi la colpa. Proprio allora i superstiti dell'ottava armata italiana del Don cercavano di salvarsi la vita. Uno dei componenti del gruppo di Ciano chiese a un ufficiale deirOKW se gli italiani avevano subito gravi perdite, la risposta fu: "Nessuna perdita: scappano"". Quanto alle truppe tedesche del Caucaso e del Don, se non scappavano, stavano sganciandosi dal nemico il più rapidamente possibile per evitare di essere tagliate fuori. All'inizio del 1943, esse si allontanarono ogni giorno di più da Stalingrado. Per i russi era venuto il momento di eliminare le truppe tedesche asserragliate nella città. Ma prima offrirono ai soldati della sesta armata, la cui sorte era ormai segnata, la possibilità di salvarsi la vita. La mattina dell'8 gennaio 1943 tre giovani ufficiali dell'Armata Rossa si Pagina 704
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avvicinarono con una bandiera bianca alle linee tedesche della cinta settentrionale della città e presentarono, da parte del generale Rokossovskij, comandante delle forze sovietiche sul fronte del Don, un ultimatum al generale Paulus. Dopo avergli ricordato che il suo esercito era tagliato fuori e non poteva essere soccorso per terra né rifornito dall'aria, il memorandum diceva: La situazione delle vostre truppe è disperata. State soffrendo la fame, le malattie e il freddo. Il crudo inverno russo è appena incominciato. Debbono ancora venire il gelo, i venti glaciali e le tormente di neve. I vostri soldati mancano di equipaggiamento inverLa grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 1005 naie e vivono in condizioni sanitarie paurose... La vostra situazione è senza speranza, ogni ulteriore resistenza è insensata. In vista di ciò e per evitare un inutile spargimento di sangue vi invitiamo ad arrendervi alle seguenti condizioni... Le condizioni erano onorevoli. A tutti i prigionieri sarebbero state assegnate " razioni normali " di viveri. Ai feriti, ai malati e agli assiderati sarebbe stata prestata adeguata assistenza sanitaria. Tutti i prigionieri potevano conservare i distintivi del grado, le decorazioni e gli efletti personali. A Paulus vennero date ventiquattro ore per rispondere. Egli trasmise immediatamente per radio a Hitler il testo dell'ultimatum e chiese libertà d'azione. La richiesta fu nettamente respinta dal supremo Signore della Guerra. Ventiquattro ore dopo lo spirare del termine dell'ultimatum, cioè la mattina del io gennaio, i russi iniziarono l'ultima fase della battaglia di Stalingrado con un bombardamento di cinquemila pezzi di artiglieria. I combattimenti furono accaniti e cruenti. Le due parti si batterono con coraggio e temerità incredibili su di un terreno devastato e gelato e fra le rovine della città: ma non a lungo. Sei giorni dopo la sacca tedesca si trovò ridotta alla metà, entro un'area lunga quindici miglia e profonda al massimo nove miglia. Il 24 gennaio tale area fu spezzata in due dagli attacchi nemici e andò perduta l'ultima piccola pista per attcrraggi di emergenza. Gli aeroplani che avevano portato agli assediati alcuni rifornimenti, soprattutto medicinali per i malati e i feriti, e che avevano evacuato 29 ooo uomini da ricoverare negli ospedali, non poterono più atterrare. I russi tornarono ad offrire ai loro coraggiosi nemici la possibilità di arrendersi. Il 24 gennaio emissari sovietici si presentarono alle linee tede sche con nuove proposte. Combattuto fra il suo dovere di obbedire al folle Fùhrer e l'obbligo di salvare dallo sterminio ciò che restava delle sue truppe, Paulus si rivolse ancora una volta a Hitler. Il 24 gli fece, per radio, la se guente comunicazione: Le truppe mancano di munizioni e di viveri... Non è più possibile mantenere comandi efficienti... Vi sono 18 ooo feriti senza né rifornimenti, né vestiti, né medicinali... Resistere ancora non ha senso. Il crollo è inevitabile. L'esercito chiede l'immediata autorizzazione ad arrendersi per salvare la vita delle truppe che restano. La risposta di Hitler ci è stata conservata: Proibisco la resa. La sesta armata terrà le posizioni fino all'ultimo uomo e all'ultima cartuccia, e con la sua eroica resistenza darà un indimenticabile contributo alla costituzione di un fronte di difesa e alla salvezza del mondo occidentale. II mondo occidentale! Era un boccone amaro per gli uomini della sesta armata che solo poco tempo prima avevano combattuto contro quel mondo in Francia e nelle Fiandre. Continuare la resistenza era non solo assurdo e inutile, ma anche impossibile, e quando il mese di gennaio 1943 volse alla fine l'epica battaglia si esaurì da sé, come la fiamma di una candela consumata che vacilla e muore.
ioo6 Dai trionfi iniziali alla grande svolta II 28 gennaio quel che restava di ciò che già era stata una grande armata si trovò diviso in tre piccole sacche. Il generale Paulus aveva il suo quartier generale in quella a sud, nella cantina delle rovine di un grande emporio, l'Univermag. Secondo un testimone oculare il comandante in capo se ne stava Pagina 705
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt seduto sul suo letto da campo in un angolo oscuro, in uno stato vicino al collasso. L'animo suo e dei suoi soldati non era tale da apprezzare il fiume di telegrammi di congratulazione che ora cominciò a giungere. Gbring, che per buona parte dell'inverno era stato ad ammazzare il tempo nel mite clima dell'Italia, pavoneggiandosi nella sua ricca pelliccia, con preziosi anelli alle dita, il 28 gennaio mandò questo radio-messaggio: La lotta ingaggiata dalla sesta armata passerà alla storia; le future generazioni parleranno con orgoglio della temerità di Langemarck, della tenacia dell'Alcàzar, del coraggio di Narvik e del sacrificio di Stalingrado. Né i sopravvissuti di Stalingrado si rincuorarono l'ultima sera, il 30 gennaio 1943, decimo anniversario dell'ascesa al potere dei nazisti, nell'ascol-tare l'ampollosa radiotrasmissione del grasso maresciallo del Reich: Ancor fra mille anni i tedeschi parleranno con reverenza e con sacro rispetto di questa battaglia [di Stalingrado] e ricorderanno che, nonostante tutto, là fu decisa la vittoria finale della Germania... Negli anni futuri, della eroica battaglia sulla Volga si dirà: Se venite in Germania, dite che ci avete visti giacere a Stalingrado, come il nostro onore e i nostri capi ci avevano ordinato, per la maggior gloria della Germania! Le ore di gloria e la terribile agonia della sesta armata ormai stavano per finire. Il 30 gennaio Paulus comunicò a Hitler per radio: " II crollo finale non può più esser ritardato che di altre ventiquattro ore ". Questa comunicazione indusse il comandante supremo a coprire di promozioni gli ufficiali il cui destino, a Stalingrado, era segnato, evidentemente nella speranza che simili onori avrebbero rafforzato il loro proposito di morire gloriosamente sulle posizioni insanguinate. " Nella nostra storia militare non vi è ricordo che un feldmaresciallo tedesco sia mai stato fatto prigioniero ", disse Hitler a Jodl, dopodiché egli conferì per radio a Paulus l'ambito bastone di maresciallo. Circa altri 117 ufficiali furono promossi al grado superiore. Era un lugubre gesto. L'epilogo, in se stesso, fu tetro. L'ultimo di gennaio a tarda ora Paulus inviò l'ultimo suo messaggio al quartier generale tedesco: La sesta armata, fedele al suo giuramento e conscia di tutta l'importanza del suo compito, ha tenuto le posizioni fino all'ultimo uomo e all'ultima cartuccia - per il Fiihrer e per la patria - sino alla fine. Alle 19,45 il radiotelegrafista del quartier generale della sesta armata mandò, per proprio conto, ancora un messaggio: " I russi sono alla porta del nostro bunker. Stiamo distruggendo gli apparecchi ". Aggiunse le lettere CL che secondo il codice internazionale dei radiotelegrammi voleva dire: " Questa stazione cessa le trasmissioni ". Al quartier generale non vi furono combattimenti all'ultimo momento. La grande svolta. 1943: Stalingrado ed El Alamein 1007 Paulus e il suo Stato maggiore non resistettero fino all'ultimo uomo. Un reparto russo comandato da un ufficiale di grado non elevato si affacciò nel buio ambiente della cantina dove si trovava il comandante in capo. I russi intimarono la resa e il capo dello Stato maggiore della sesta armata, generale Schmidt, capitolò. Paulus sedeva, affranto, sul suo letto da campo. Schmidt si rivolse a lui: " Posso chiedere al feldmaresciallo se vi è altro da aggiungere? ", ma Paulus era troppo stanco per rispondere. Più a nord, in una piccola sacca, quel che rimaneva di due divisioni corazzate e di quattro divisioni di fanteria, teneva ancora duro fra le rovine di una fabbrica di trattori. La notte del i° febbraio giunse loro un messaggio dal quartier generale del Fiihrer. Il popolo tedesco si attende che facciate il vostro dovere esattamente come lo han fatto le truppe che hanno difeso la fortezza a sud. Ogni giorno e ogni ora che continuerete a combattere faciliterà la creazione di un nuovo fronte. Poco prima di mezzogiorno, il 2 febbraio, questo gruppo superstite si arrese dopo aver inviato un ultimo messaggio al comandante supremo: :" .... Abbiamo combattuto sino all'ultimo uomo contro forze di gran lunga superiori. Viva la Germania! " Finalmente su quel campo di battaglia coperto di neve e spruzzato di sangue scese il silenzio. Alle 14,46 del 2 febbraio un apparecchio da ricognizione tedesco volò a grande altezza sulla città e trasmise per radio la comunicazione: " Nessun segno di combattimenti a Stalingrado ". Intanto 91 ooo soldati tedeschi ivi compresi ventiquattro generali, affamati, intirizziti, dei quali molti feriti, tutti inebetiti e affranti, procedevano incespicando fra la neve e il freddo, stringendo sulle teste le coperte Pagina 706
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt incrostate di sangue per proteggersi contro una temperatura di ventiquattro gradi sotto zero, alla volta dei tristi, gelidi campi di prigionieri di guerra della Siberia. A parte circa 20 ooo romeni e 29 ooo feriti evacuati per via aerea, era tutto ciò che rimaneva di un esercito vittorioso che due mesi prima aveva contato 285 ooo uomini. Il resto era stato massacrato. E dei 91 ooo tedeschi che in quel giorno d'inverno iniziarono la triste marcia verso la prigionia, solo 5000 avrebbero rivisto la patria*. Nel frattempo nelle retrovie, nel ben riscaldato quartier generale della Prussia orientale, il Signore nazista della Guerra, responsabile per testardaggine e stupidità di quel disastro, se la prendeva con i generali di Stalingrado perché non avevano saputo come e quando morire. Il resoconto di una conferenza che Hitler ebbe all'OKW coi suoi generali il i° febbraio ci è stato conservato e mette in chiaro quale fosse l'animo del dittatore tedesco in quel periodo critico della sua vita, del suo esercito e della sua patria. Si sono semplicemente arresi, mentre avrebbero dovuto stringere le file, formare un baluardo e poi uccidersi con l'ultima loro pallottola... Quell'uomo [Paulus] avrebbe dovuto uccidersi con un colpo di pistola allo stesso modo che i capi antichi si gettavano * Secondo la cifra data dal governo di Bonn, nel 1958. Molti prigionieri morirono la primavera successiva per una epidemia di tifo. roo8 Dai trionfi iniziali alla grande svolta sulla punta delle loro spade, quando vedevano che la loro causa era perduta... Perfino Varo ordinò al suo schiavo: " Ora uccidimi! " II rancore di Hitler per Paulus, che aveva scelto di vivere, si faceva sempre più velenoso mentre continuava a blaterare. Immaginatevi: egli sarà trasportato a Mosca, e pensate a quella trappola da topi! Firmerà tutto. Vedrete: farà confessioni, farà proclami. Ormai percorreranno sino in fondo la china di un crollo spirituale... Vedrete: non passerà una settimana, e Seydlitz, Schmidt e perfino Paulus parleranno alla radio... * Li getteranno nella Ljublanka, dove i topi li divoreranno. Si può essere codardi a tal punto? Io davvero non lo capisco... Che cosa è la vita? La vita è la Nazione. L'individuo è, in ogni caso, destinato a sparire. Di là dalla vita dell'individuo, c'è la Nazione. Come si può temere il momento della morte, con cui ci si può liberare da tale miseria, se il proprio dovere non ci incatena a questa Valle di Lacrime? ... Molti son dovuti morire, ed ecco che un uomo come questo, all'ultimo minuto macchia l'eroismo di tanti altri. Egli avrebbe potuto liberarsi da ogni affanno e ascendere all'eternità e all'immortalità nella Nazione, invece ha preferito andarsene a Mosca!... Personalmente, quel che mi irrita pili di tutto è che l'avevo perfino promosso, l'avevo nominato feldmaresciallo. Volli dargli quest'estrema soddisfazione. Ma questo è l'ultimo feldmaresciallo che avrò nominato in tutta la guerra. Non si deve contare i propri pulcini prima che siano usciti dal guscio ". Segui un breve scambio di idee fra Hitler e il generale Zeitzler, circa la forma in cui si doveva comunicare al popolo tedesco la notizia della resa. Tre giorni dopo la resa, il 3 febbraio, l'OKW emanò un comunicato straordinario: La battaglia di Stalingrado è terminata. Fedele al suo giuramento di combattere sino all'ultimo respiro, la sesta armata, condotta esemplarmente dal feldmaresciallo Paulus, è stata sopraffatta a causa della schiacciante superiorità del nemico e delle condizioni sfavorevoli in cui le nostre forze sono venute a trovarsi. La lettura del comunicato alla radio tedesca fu preceduta da un rullo smorzato di tamburi, poi dall'esecuzione del secondo tempo della Quinta Sinfonia di Beethoven. Hitler ordinò quattro giorni di lutto nazionale, durante i quali tutti i teatri, i cinema e i varietà restarono chiusi. Nella sua opera sullo Stato maggiore, lo storico tedesco Walter Goerlitz ha scritto: Stalingrado "fu una seconda Jena, e, di certo, la più grande disfatta che l'esercito tedesco abbia mai subito "28. Fu qualcosa di più. Insieme a El Alamein e agli sbarchi anglo-americani nel Nordafrica, essa segnò il grande capovolgimento di tutta la seconda guerra mondiale. La marea delle conquiste naziste che riversatasi su gran parte dell'Europa, sino alle frontiere dell'Asia sulla Volga, e in Africa sin quasi al Nilo, ormai cominciava a rifluire, non si sarebbe più rinnovata. I tempi delle grandi offensive-lampo tedesche, con migliaia di carri armati e * A parte la data, la profezia di Hitler si avverò. In effetti nel luglio del 1943 Paulus e Seydlitz, che erano divenuti i capi del cosiddetto Comitato Pagina 707
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Nazionale della Germania Libera, parlarono alla radio di Mosca invitando l'esercito a eliminare Hitler. La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 1009 di aerei che spargevano il terrore fra le file degli eserciti nemici facendoli a \pezzi, erano tramontati. Certo, vi sarebbero state ancora alcune disperate offensive locali - a Kharkov nella primavera del 1943, nelle Ardenne nel periodo natalizio del 1944 - ma facevano parte di un'azione soltanto difensiva svolta dai tedeschi con grande tenacia e grande valore nei due anni successivi, gli ultimi della guerra. Non era più Hitler ad avere l'iniziativa: era passata nelle mani dei suoi nemici, e in esse restò. E ciò non solo in terra, ma anche nei cicli. Già nella notte del 30 maggio 1942 gli inglesi avevano effettuato il loro primo bombardamento di mille aeroplani contro Colonia, e altri ne seguirono, contro altre città, in quell'estate ricca di avvenimenti. Per la prima volta la popolazione civile tedesca ebbe a subire - come i soldati tedeschi a Stalingrado e a El Alamein quegli stessi orrori che le loro forze armate fino ad allora avevano infinto agli altri. Alfine fra le nevi di Stalingrado e le sabbie ardenti del deserto nordafricano il grande, terribile sogno nazista svanì. I disastri di Paulus e di Rom-•mel non solo segnarono il destino del Terzo Reich, ma anche quello del cosiddetto Nuovo Ordine, spaventoso e grottesco, che Hitler e i suoi sgherri delle SS si erano già dati solertemente a istituire nei paesi conquistati. Prima di passare all'ultimo capitolo, e di trattare della caduta del Terzo Reich, sarà bene soffermarci a vedere che cosa fosse - in teoria e in una barbara pratica questo Nuovo Ordine, a cui l'antico e civile continente europeo sfuggì per miracolo, dopo averne sperimentato, durante un breve incubo, i primi orrori. In questo libro, esso sarà il più sinistro capitolo di tutta la storia del Terzo Reich: così come lo è stato per i buoni europei che sopravvissero a quell'esperienza e per coloro che furono massacrati prima che si chiudesse. 1 TMWC, XX, p. 625. 2 HASSELL, Op. CÌt., p. 208. 3 Ibid., p. 209. 4 SCHLABRENDORFF, Op. CÌt., p. 36. 'i! s HASSELL, Op. CÌt., p. 243. 6 Per il testo della prima stesura, compilata nel gennaio-febbraio del 1940: HASSELL, op. cit., pp. 368-72; per il testo della seconda stesura, compilata alla fine del 1941: WHEELER-BENNETT, Nemesi*, appendice A, pp. 709-15. 7 HASSELL, Op. CÌt., pp. 247-48. 8 Ibid., p. 247. 9 The German Campaign in Russia - Planning and Operations, 1940-1942, Dipartimento della Guerra, Washington 1955, p. 120. Questo studio si basa in ampia misura sui documenti se questrati dell'esercito tedesco e su monografie scritte da generali tedeschi per la sezione storica dell'esercito statunitense; tali monografie, nel momento in cui scrivevo, non erano in genere accessibili agli storici. Debbo però dire che per la preparazione del presente capitolo e dei se guenti l'ufficio del capo delle ricerche storiche militari, sezione esercito, mi è stato di grande aiuto, permettendomi di prender visione del materiale documentario tedesco. 10 TMWC, VII, p. 260 (testimonianza di Paulus a Norimberga). L'osservazione di Hitler ri sale al i° giugno 1942, quasi un mese prima dell'inizio dell'offensiva. 11 Diario di Ciano, voi. II, p. 121. 12 Ibid., pp. 153-54. 13 Ibid., pp. 83-84. 14 FCNA, 1942, p. 47 (conferenza al Berghof del 15 giugno). Cfr. anche p. 42. Pagina 708
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 15 HALDER, Hitler als Feldherr, pp. 50-51. 16 FCNA, 1942, p. 53 (conferenza del 16 agosto, al quartier generale di Hitler). 17 HALDER, op. cit., p. 50. 18 Ibid., P. 52. " Le citazioni di Hitler e di Halder sono tratte dal diario e dal libro dello stesso Halder, oltre che dal libro di HEINZ SCHROTER, Stalingrad (p. 53). 20 Citato dal generale Bayerlein, il quale si è basato sui documenti di Romtnel. The Fatai Decisions, ed. da Freidin e Richardson, p. no. 21 Bayerlein cita l'ordine, ibid., p. 120. 22 La fonte, a questo riguardo, ma anche per molti altri dettagli esposti nel presente capi tolo, sulle conferenze presiedute da Hitler all'OKW, è il cosiddetto diario dell'OKW, che fu compilato dal dottor Helmuth Greiner sino alla primavera del 1943, poi, sino al termine della guerra, dal dottor Percy Ernst Schramm. L'originale del diario fu distrutto ai primi del maggio 1945 per ordine del generale Winter, sostituto di Jodl. Dopo la guerra, Greiner ricostruì, basan dosi sulle sue annotazioni originali e sulle minute, la parte da lui conservata e in seguito la ri mise alla sezione storia militare del Dipartimento dell'Esercito, a Washington. Una parte del ma teriale è stata pubblicata nel libro di GREINER, Die oberste Wehrmachtfùhrung, 1939-1943. 23 Procès du M. Pétain (Paris 1945), p. 202: testimonianza di Lavai. 24 Diario di Ciano, voi. II, p. 216. 25 Cfr. il saggio su Stalingrado di Zeitzler (in The Fatai Decisions ed. da Freidin) da cui ho tratto i dati per questo capitolo. Altre fonti: diario di guerra dell'OKW (cfr. la nota precedente, n. 22), il libro di Halder e quello di HEINZ SCHROTER, Stalingrad. Schrbter, corrispondente di guer ra tedesco al seguito della sesta armata, ebbe accesso ai rapporti dell'OKW, ai messaggi inviati per radio e per telescrivente dai vari comandanti dell'armata, agli ordini delle operazioni, alle carte geografiche segnate e alle carte private di molti che si trovarono a Stalingrado. Egli potè lasciare La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 1011 la città prima della resa e fu incaricato di scrivere una storia ufficiale delle vicende della sesta armata assediata a Stalingrado in base ai documenti che allora erano in possesso dell'OKW. Goebbels ne proibì però la pubblicazione. Dopo la guerra Schrbter ricuperò il manoscritto e continuò i suoi studi sulla battaglia di Stalingrado, prima di riscrivere quella storia. 26 Diario di Ciano, voi. II, p. 230. Le istruzioni di Mussolini sono indicate a pp. 229-30 e sono confermate da parte tedesca, dalla annotazione del 19 dicembre del diario di guerra del l'OKW. 27 FELIX GILBERT, Hitler Virects His War, pp. 17-22. È una compilazione basata sul reso conto stenografico delle conferenze militari presiedute da Hitler all'OKW. Purtroppo si è potuto recuperare soltanto un frammento della relazione. 28 GOERLITZ, History of thè German General Staf, p. 431, Libro quinto
IL PRINCIPIO DELLA FINE
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt IL NUOVO ORDINE Per il Nuovo Ordine, non fu mai tracciato un programma complessivo d'azione: dai documenti sequestrati e da ciò che accadde, risulta però chiaramente che Hitler sapeva benissimo che cosa voleva che esso fosse: una Europa governata dai nazisti, le cui risorse dovevano essere sfruttate a beneficio della Germania, i cui popoli dovevano essere servi della razza germanica dei dominatori e i cui " elementi indesiderabili " - anzitutto gli ebrei, ma anche molti slavi dell'Est, in specie la loro intelligentsija - dovevano essere sterminati. Gli ebrei e i popoli slavi sono Untermenscben, cioè sub-uomini. Per Hitler, essi non avevano il diritto di vivere; al più si poteva utilizzare una parte di essi, da scegliersi fra gli slavi, perché lavorassero duramente nelle campagne e nelle miniere quali schiavi dei tedeschi padroni. Non solo si dovevano radere al suolo per sempre le grandi città dell'Est, Mosca, Leningrado e Varsavia*, ma persine la stessa cultura dei russi, dei polacchi e di altri slavi doveva essere sradicata e ad essi doveva essere negata ogni istruzione regolare. Le loro fiorenti industrie dovevano essere smantellate, le installazioni smontate e trasportate in Germania; le popolazioni dovevano dedicarsi unicamente ai lavori agricoli per nutrire i tedeschi, conservando per sé solamente il necessario per vivere. L'Europa doveva divenire juden-frei, come dicevano i capi nazisti, cioè senza più ebrei. " Quel che potrà accadere a un russo o a un cèco, a me non interessa affatto ", dichiarò Heinrich Himmler il 4 ottobre 1943 in un discorso riservato tenuto agli ufficiali delle SS di Poznan. A quel tempo, come capo delle SS e di tutto l'apparato della polizia del Terzo Reich, Himmler era per importanza secondo soltanto a Hitler, aveva potere di vita e di morte non solo su ottanta milioni di tedeschi ma anche su di un numero più che doppio di uomini dei paesi conquistati. In quel discorso, egli aggiunse: Ciò che le nazioni ci possono dare, per quanto riguarda un sangue dello stesso tipo del nostro, noi lo prenderemo, se necessario, portando via i loro bambini e educandoli qui, insieme ai nostri. Che le nazioni vivano in prosperità o muoiano di fame come be* Fin dal 18 settembre 1941 Hitler aveva espressamente ordinato che Leningrado " venisse cancellata dalla faccia della terra ". Dopo essere stata circondata, essa doveva venir " rasa al suolo " con bombardamenti da terra e dall'aria, e la popolazione (di tre milioni) doveva esser distratta insieme alla città.
ioi6 II principio della fine stie, a me importa solo nella misura in cui avremo bisogno degli appartenenti ad esse come schiavi per la nostra Kultur; altrimenti, per me sono prive di ogni interesse. Se diecimila donne russe che lavorano a scavare una trincea anticarro cadono a terra sfinite, ciò mi importa solo in quanto quella trincea deve essere portata a termine per la Germania '. Assai prima del discorso di Himmler a Poznan nel 1943 (discorso su cui torneremo, perché illustra altri aspetti del Nuovo Ordine), i capi nazisti avevano fissato le loro idee e i loro piani per l'asservimento dei popoli dell'Est. Il 15 ottobre 1940 Hitler aveva deciso quale doveva essere il futuro dei cèchi, primo dei popoli slavi da lui vinto. La metà di essi doveva essere " assimilata ", in gran parte inviandola in Germania come operai schiavi. L'altra metà, " specialmente " gli intellettuali (secondo le parole di un rapporto segreto in proposito) doveva essere semplicemente " eliminata "2. Due settimane prima - il 2 ottobre - il Fùhrer aveva espresso le sue idee circa la sorte dei polacchi, il secondo dei popoli slavi da soggiogare. Il suo fedele segretario, Martin Bormann, ha lasciato un lungo memorandum sui piani nazisti che Hitler spiegò a Hans Frank, governatore generale di quel che era rimasto della Polonia, e ad altri funzionari3. Hitler " fece loro notare " che: I polacchi sono soprattutto adatti ai lavori umili... Per loro un miglioramento è inconcepibile. In Polonia bisogna tener basso il tenore di vita, non si deve permettere che esso si innalzi... I polacchi sono pigri e per farli lavorare bisogna usare mezzi coercitivi... Il Governatorato generale [della Polonia] deve servirci solo come una riserva di operai non qualificati... Di là, Pagina 710
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ogni anno, potremo procurarci gli operai di cui il Reich abbisogna. Quanto ai sacerdoti polacchi, essi dovranno predicare quel che noi vorremo che predichino. Se qualche prete si comporterà diversamente, ce ne sbarazzeremo alla svelta. Il compito del prete è far in modo che i polacchi restino tranquilli, stupidi e ottusi. Vi erano altre due classi di polacchi da considerare, e il dittatore nazista non mancò di menzionarle. È indispensabile tener presente che l'alta borghesia e la piccola nobiltà polacca debbono cessare di esistere; ciò potrà sembrare crudele, ma esse vanno sterminate, dovunque risiedano... 1 polacchi debbono avere un unico signore, il tedesco. Due signori, l'uno a fianco all'altro, non possono e non debbono esistere. Pertanto tutti i rappresentanti della intelli-gentsija polacca vanno sterminati. Ciò potrà sembrare una crudeltà, ma è la legge della vita. Questa ossessione dei tedeschi di essere la razza superiore e l'idea che gli slavi dovevano diventare i loro schiavi, si esplicarono in modo particolarmente virulento nei riguardi della Russia. Erich Koch, lo spietato commissario del Reich per l'Ucraina, espresse questa idea a Kiev il 5 marzo 1943Noi siamo la razza dei signori e dobbiamo governare in modo giusto ma duro... 1° spremerò sino all'ultimo questo paese. Non sono venuto qui per spargere la felicità... L* Il Nuovo Ordine 1017 popolazione deve lavorare, lavorare e ancora lavorare... Insomma, non siamo venuti qui per distribuire la manna del cielo. Siamo venuti qui per creare le basi per la vittoria. Noi siamo una razza superiore, e dobbiamo ricordarci che il lavoratore tedesco del livello più basso è, razzialmente e biologicamente, mille volte superiore a questa popolazione 4. Circa un anno prima, il 23 luglio 1942, quando gli eserciti tedeschi in Russia si avvicinavano alla Volga e ai giacimenti petroliferi del Caucaso, Martin Bormann, nominato da Hitler segretario del partito e divenuto ormai il suo braccio destro, scrisse una lunga lettera a Rosenberg per ribadire le opinioni del Fùhrer a tale proposito. La lettera fu riassunta da un funzionario dell'ufficio di Rosenberg: Gli slavi sono tenuti a lavorare per noi. Coloro di cui non abbiamo bisogno, possono anche morire. Pertanto la vaccinazione obbligatoria e i servizi sanitari tedeschi sono superflui. La fecondità degli slavi non è desiderabile. Essi possono usare antifecondativi e praticare l'aborto - e quanto più tanto meglio. L'istruzione è pericolosa. Sarà sufficiente che sappiano contare fino a cento... Ogni persona istruita è un nostro futuro nemico. Lasceremo loro la religione come diversivo. Quanto ai viveri, non ne avranno più dello stretto necessario. Noi siamo i padroni. Veniamo prima noi5. Quando le prime truppe tedesche entrarono in Russia, in molti luoghi esse furono salutate come dei liberatori da una popolazione oppressa t terrorizzata dalla dittatura staliniana. Al principio, vi furono diserzioni in massa fra i soldati russi. Specie nelle regioni baltiche, che solo da poco erano state occupate dai sovietici, e in Ucraina, dove un embrionale movimento indipendentistico non era mai stato represso del tutto, molti furono felici di essere liberati dal giogo sovietico, sia pure a opera dei tedeschi. A Berlino alcuni credevano che se Hitler avesse giocato le sue carte con astuzia, dimostrando rispetto per la popolazione e promettendo l'abolizione dei sistemi bolscevichi (con la concessione delle libertà religiose ed econo-miche, e con la trasformazione delle fattorie collettive in vere cooperative) ed eventualmente anche l'autogoverno, il popolo russo avrebbe potuto essere conquistato. Allora i russi avrebbero non solo collaborato coi tedeschi nelle regioni occupate, ma lottato per liberarsi dal duro governo staliniano in quelle non occupate. Si pensava che, così facendo, lo stesso regime sovietico sarebbe crollato e l'Armata Rossa si sarebbe disgregata, come gli eserciti zaristi nel 1917. Ma la crudeltà dell'occupazione nazista e l'evidente scopo dei conquistatori tedeschi, spesso proclamato pubblicamente, di voler depredare le terre russe, di asservirne i popoli e di colonizzare l'Est trapiantandovi i tedeschi, distrasse ben presto ogni possibile sviluppo in tal senso. Nessuno meglio del dottor Otto Brautigam riuscì a ricapitolare questa politica disastrosa e tutte le possibilità andate perdute; egli era un diplomatico di carriera, vicecapo dell'ufficio politico del ministero di Rosenberg, il ministero di recente istituito nei territori occupati dell'Est. In Pagina 711
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un amaro rapporto riservato trasmesso il 25 ottobre 1942 ai suoi superiori Brautigam ebbe l'ardire di puntualizzare gli errori commessi in Russia dai nazisti. ioi8 II principio della fine Al nostro arrivo nell'Unione Sovietica, trovammo una popolazione stanca del bolscevismo, la quale attendeva impazientemente nuovi slogan che contenessero le prospettive di un futuro migliore. Era dovere della Germania trovare tali slogan; invece nessuno li pronunciò. La popolazione ci salutava come dei liberatori e si metteva a nostra disposizione. In verità, uno slogan fu lanciato, ma il popolo russo vide ben presto che cosa esso celava. Brautigam continuava: Con l'istinto proprio dei popoli orientali, anche quegli uomini primitivi si resero conto che per la Germania la parola d'ordine " Liberazione dal bolscevismo " era un mero pretesto per asservire i popoli dell'Est ai suoi metodi... Il lavoratore e il contadino non tardarono ad accorgersi che la Germania non vedeva in loro dei compagni con pari diritti, ma li considerava solo degli strumenti per realizzare i suoi fini politici ed economici... Con inconcepibile presunzione noi mettemmo da parte ogni saggezza politica e... trattammo i popoli dei territori occupati dell'Est come dei " bianchi di seconda classe ", cui la Provvidenza aveva assegnato il solo compito di servire da schiavi alla Germania-Altri due fattori, affermava Brautigam, volsero i russi contro i tedeschi: il barbaro trattamento dei prigionieri di guerra sovietici e il sistema di prelevare con la violenza uomini e donne russi per i lavori coatti. Non è più un segreto né per gli amici né per i nemici che nei nostri campi di concentramento centinaia di migliaia di prigionieri di guerra russi sono morti di fame o di freddo... Noi ora ci troviamo nella grottesca situazione di dover reclutare milioni di lavoratori dai territori occupati dell'Est dopo che tanti prigionieri di guerra sono morti di fame come mosche... Negli abusi senza limiti che si sono perpetrati, in genere, sulle popolazioni slave, si sono usati metodi di " reclutamento " che verosimilmente si ritrovano solo nei periodi più oscuri della tratta degli schiavi. È stata organizzata una vera caccia all'uomo. Senza badare né alle condizioni di salute né all'età, la gente è stata spedita in Germania... *. Questo funzionario concludeva dicendo che la politica e la prassi tedesca in Russia avevano " fatto nascere una vivissima resistenza di massa delle popolazioni orientali ". La nostra politica ha fatto confluire i bolscevichi e i nazionalisti russi in un fronte comune contro di noi. Oggi i russi combattono con un eroismo e uno spirito di sacrificio senza pari, ed essi combattono contro di noi solo per difendere la loro dignità umana. Chiudendo il suo memorandum di tredici pagine con una nota positiva, il dottor Brautigam invocava un radicale cambiamento di politica: " Dobbiamo indicare al popolo russo qualcosa di concreto circa il suo futuro " *. Ma la sua fu una voce isolata nel deserto nazista. Come si è visto, Hitler ancor prima che l'attacco cominciasse aveva fissato le direttive circa quello che si doveva fare della Russia e dei russi *, e il Fiihrer era un uomo che nessun tedesco al mondo sarebbe riuscito a smuovere dalle sue idee. Il 16 luglio 1941, a meno di un mese dall'inizio della campagna di Rus* Né lo sterminio in massa dei prigionieri di guerra sovietici né lo sfruttamento dei lavoratori coatti russi erano un segreto per il Cremlino. Fin dal novembre del 1941 Molotov aveva avanzato una formale protesta diplomatica per lo " sterminio " di prigionieri di guerra russi, e nell'aprile dell'anno successivo fece un'altra protesta per i programmi tedeschi di impiegare lavoratori coatti. // Nuovo Ordine 1019 sia, ma quando già era chiaro, dopo i primi successi tedeschi, che presto sarebbe stato possibile impossessarsi di una grande porzione dell'Unione Sovietica, Hitler convocò Goring, Keitel, Rosenberg, Bormann e Lammers (quest'ultimo era il capo della Cancelleria del Reich) al suo quartier generale nella Prussia orientale, per ricordar loro quali erano le sue mire nei riguardi delle terre recentemente conquistate. Finalmente la meta così chiaramente indicata in Mein Kampf - assicurare in Russia un vasto Lebensraum alla nazione Pagina 712
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tedesca - era ora vicina e da un memorandum riservato sull'incontro, compilato da Bormann (il documento fu prodotto a Norimberga)7, risulta chiaramente che Hitler intendeva che i suoi principali luogotenenti capissero bene lo scopo cui mirava. Però - egli avvertì - le sue intenzioni non dovevano " essere rese pubbliche ". Hitler disse: Non v'è alcun bisogno di propalarle; l'essenziale è sapere che cosa vogliamo... Nessuno deve accorgersi che ciò è l'inizio di una sistemazione definitiva. Questo non deve impedirci di prendere tutte le misure necessarie fucilare, ricolonizzare, ecc. - misure che noi senz'altro applicheremo. Hitler continuò: In via di principio, dobbiamo ora affrontare il compito di tagliare la torta in conformità ai nostri bisogni, ai seguenti effetti: primo: per dominarla; secondo: per amministrarla; terzo: per sfruttarla. Hitler disse che non aveva importanza se i russi avevano organizzato la guerra dei partigiani dietro le linee tedesche : " ciò ci permetterà di eliminare chiunque ci combatte ". Egli spiegò che, in generale, la Germania avrebbe esteso il suo potere su tutto il territorio russo, fino agli Urali. In quel grande spazio a nessuno sarebbe stato permesso di portare armi, tranne ai tedeschi. Poi Hitler enumerò dettagliatamente che cosa intendeva fare delle varie fette della torta russa. Tutta la regione baltica dovrà essere incorporata nella Germania... Dalla Crimea saranno evacuati tutti gli stranieri; in essa si stabiliranno soltanto dei tedeschi, [tanto da farla divenire] un territorio del Reich... La Germania si prenderà la penisola di Kola per via delle importanti miniere di nichel che vi si trovano. Con prudenza, si dovrà preparare l'annessione della Finlandia a titolo di Stato confederato... Il Fuhrer farà radere al suolo Leningrado e quindi la consegnerà ai finlandesi. Hitler stabilì che i giacimenti petroliferi di Baku sarebbero divenuti una " concessione tedesca " e che le colonie tedesche sulla Volga dovevano essere senz'altro annesse. Quando si passò a scegliere i capi nazisti che avrebbero amministrato il nuovo territorio scoppiò una disputa violenta. Rosenberg dichiara di voler utilizzare il capitano von Petersdorff in considerazione dei suoi speciali meriti. Costernazione generale e opposizione generale. Sia il Fuhrer che il maresciallo del Reich [Goring] fanno rilevare che von Petersdorff è, senza ombra di dubbio, un pazzo. Vi fu una disputa anche circa i migliori metodi polizieschi da seguire nei confronti del popolo russo assoggettato. Hitler propose che la polizia 1020 II principio della fine tedesca venisse dotata di carri corazzati. Goring non riteneva che fosse necessario. Disse che, " in caso di rivolta, i suoi aerei potevano sganciare delle bombe ". Aggiunse: Naturalmente, quest'area gigantesca dovrà essere pacificata al più presto possibile. La migliore soluzione sarebbe fucilare chiunque ci guarderà di traverso *. Quale capo del piano quadriennale, Goring fu anche incaricato dello sfruttamento economico della Russia **. " Saccheggio " sarebbe stato un termine più appropriato, come, del resto, spiegò lo stesso Goring in un discorso da lui tenuto il 6 agosto 1942 ai commissari nazisti destinati ai ter-ritori occupati. Egli disse: " Una volta si usava parlare di saccheggio. Ma oggi si è divenuti più umani. Ciò malgrado, il mio intento è di saccheggiare, e di saccheggiare sino in fondo " '. Almeno a tale riguardo egli tenne fede alla sua parola, e non solo in Russia ma in tutta l'Europa occupata dai nazisti. Tutto ciò faceva parte del Nuovo Ordine. Il saccheggio nazista dell'Europa. Non si saprà mai a quanto ammontò complessivamente il bottino: è risultato che un tale calcolo va oltre le capacità umane. Si dispone però di alcune cifre, per lo più fornite dai tedeschi stessi. Esse dimostrano con quale coscienziosità teutonica le istruzioni impartite da Goring ai suoi dipendenti vennero seguite. Ogni volta che trovate qualcosa di cui il popolo tedesco possa abbisognare, attacca-tevici come dei mastini. Dovete prenderlo... e portarlo in Germania '. E non solo beni e oggetti d'uso, ma anche banconote e oro furono presi in grande quantità. Non appena Hitler occupava un paese, i suoi emissari finanziari si impossessavano dell'oro e dei titoli stranieri della corrispondente banca nazionale. Ma questo era soltanto il principio. Venivano subito fissate enormi " spese di occupazione ". Alla fine del febbraio 1944 il conte Schwe-rin von Krosigk, ministro nazista delle Finanze, calcolò in 48 miliardi di marchi (circa 12 ooo ooo ooo dollari) gli introiti complessivi derivanti da tali pagamenti; la Pagina 713
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Francia fu la più depredata fra le nazioni vinte e da sola forni più della metà di tale somma. Alla fine della guerra, le ricevute dei versamenti per spese di occupazione ammontavano a qualcosa come 60 miliardi di marchi (15 ooo ooo ooo dollari). * Si ricorderà che un anno prima Goring aveva detto a Ciano che " quest'anno in Russia moriranno di fame da venti a trenta milioni di persone " e che " forse è bene che sia cosi ". Aveva aggiunto che i prigionieri di guerra russi avevano già cominciato a " mangiarsi tra loro ". Cfr. sopra, p. 925. ** La distruzione delle zone industriali russe era stata ordinata in una direttiva del 23 maggio 1941 dell'ufficio per l'economia di Goring. In queste regioni i lavoratori e le loro famiglie dovevano esser lasciati morire di fame. La direttiva diceva: " È proibita ogni iniziativa intesa a salvare la popolazione dalla morte per fame importando eccedenze [di viveri] dalla zona della terra nera [della Russia] ". Cfr. sopra, p. 901. Il Nuovo Ordine 1021 La Francia fu costretta a pagare, di tale somma complessiva, 31 miliardi e mezzo: i suoi contributi annuali, di oltre 7 miliardi, rappresentavano più del quadruplo delle somme annuali che la Germania aveva pagato dopo la prima guerra mondiale in conformità al piano Dawes e al piano Young - tributo che a Hitler era sembrato un così atroce delitto. Inoltre la Banca di Francia fu costretta a concedere " crediti " alla Germania per un totale di 4 miliardi e mezzo di marchi e il governo francese a pagare un altro mezzo miliardo di " ammende ". A Norimberga si calcolò che i tedeschi, fra spese di occupazione e " crediti ", incassarono due terzi del reddito nazionale del Belgio e una analoga proporzione vale anche per l'Olanda. Secondo uno studio dell'U.S. Strategie Bombing Survey, essi rastrellarono complessivamente 104 miliardi di marchi (26 ooo ooo ooo dollari), sotto forma di tributi imposti alle nazioni vinte *. Ma i beni presi e trasportati nel Reich tedesco senza un qualsiasi pagamento formale, non potranno probabilmente mai venire valutati. A Norimberga affluivano cifre senza interruzione, fino a sopraffarci; ma per quel che ne so, nessun esperto è stato in grado di riunirle e di farne la somma. Per esempio, in Francia furono portati via (come " requisizioni in natura ") nove milioni di tonnellate di cereali, il 75 per cento della produzione complessiva dell'avena, l'8o per cento dell'olio, il 74 per cento dell'acciaio e così via, per un totale di circa 184,5 miliardi di franchi. La Russia, devastata dalla guerra e dalla barbarie tedesca, risultò più difficile da " mungere ". I documenti nazisti sono ricchi di rapporti sulle " forniture " russe. Per esempio, nel 1943 dai tedeschi furono segnati, fra le " forniture ", 9 milioni di tonnellate di cereali, 2 milioni di tonnellate di foraggi, 3 milioni di tonnellate di patate, 662 ooo tonnellate di carne, al che la commissione sovietica d'inchiesta aggiunse, per il periodo dell'occupazione, 9 milioni di capi di bestiame bovino, 12 milioni di suini, 13 milioni di pecore - per menzionare solo alcune voci. Tuttavia le " forniture " russe risultarono molto inferiori al previsto; i tedeschi le calcolarono pari a un valore netto di soli 4 miliardi di marchi all'inarca (i ooo ooo ooo dollari) **. Dalla Polonia gli avidi conquistatori nazisti spremettero tutto il possibile. Il governatore generale, dottor Frank, disse: " Mi sforzerò di spremere da questa nazione tutto ciò che è ancora possibile ". Lo aveva detto alla fine del 1942, e nei tre anni che seguirono all'occupazione egli si vantò di continuo di aver già spremuto molto, specie in fatto di generi alimentari destinati ai tedeschi affamati del Reich. Egli però avvertì: " Se verrà attuato nel 1943 il nuovo programma alimentare, nella sola Varsavia e sobborghi mezzo milione di persone si troverà senza viveri "10. * Al cambio ufficiale di due marchi e mezzo per un dollaro la cifra corrisponderebbe a 40 miliardi di dollari. Ma io mi sono basato sul cambio non ufficiale di quattro marchi per un dollaro, per dare un ragguaglio più esatto in relazione al potere effettivo di acquisto. ** Secondo lo studio esauriente di Alexander Dallin sul governo tedesco in Russia, la Germania con un commercio normale avrebbe ottenuto di più dalla Russia (cfr. DALLIN, German Rute in Russia).
1022 II principio della fine II carattere del Nuovo Ordine in Polonia era stato fissato subito dopo la conquista del paese. Il 3 ottobre 1939 Frank fece sapere all'esercito quali Pagina 714
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt erano gli ordini di Hitler. La Polonia va amministrata in vista di una utilizzazione del paese mediante uno sfruttamento senza scrupoli, la requisizione di tutte le scorte, le materie prime, le macchine, gli impianti industriali, ecc., aventi qualche importanza per l'economia di guerra tedesca. Debbono esser messi a disposizione tutti gli operai per il lavoro nel Reich; l'intera economia polacca deve essere ridotta al minimo necessario per l'esistenza della popolazione. Si debbono chiudere tutti gli istituti d'istruzione, specie le scuole tecniche e le università per prevenire il formarsi di una nuova intettigentsija polacca. La Polonia va trattata come una colonia. I polacchi saranno gli schiavi del grande Reich tedesco ". Rudolf Hess, il vice-Fiihrer, aggiunse che Hitler aveva deciso che " Varsavia non doveva essere ricostruita, che non era intenzione del Fiihrer ricostruire e ripristinare alcuna industria nel Governatorato generale " ". In base ad un decreto promulgato dal dottor Frank, ogni proprietà in Polonia appartenente non solo a ebrei ma anche a polacchi era soggetta a confisca senza risarcimento. Centinaia di migliaia di fattorie di proprietà polacca furono semplicemente portate via ai proprietari e consegnate a coloni tedeschi. Al 31 maggio 1943 nei quattro distretti annessi alla Germania (la Prussia occidentale, Posen, Zichenau e la Slesia) circa 700 ooo proprietà per un totale di 15 milioni di acri erano state " sequestrate " e 9500 altre proprietà per un totale di 6,5 milioni di acri erano state " confiscate ". La differenza fra " sequestro " e " confisca " non è spiegata nella accurata tabella preparata dall'" Ufficio centrale per le proprietà " " tedesco, e ai polacchi espropriati essa non deve aver significato molto. Nei paesi occupati furono saccheggiati anche i tesori artistici: ciò, come in seguito risultò dai documenti nazisti sequestrati, per ordine esplicito di Hitler e di Goring, i quali per tal via arricchirono notevolmente le proprie collezioni " private ". Secondo un calcolo fatto dallo stesso Goring, il corpulento maresciallo accrebbe la propria collezione fino ad un valore di 50 milioni di marchi. In effetti, Goring fu la forza motrice in questo speciale ramo del depredamento. Subito dopo la conquista della Polonia egli diede degli ordini per l'incameramento delle opere d'arte del paese, e sei mesi dopo uno speciale commissario nominato per eseguire tali ordini potè riferire di aver messo mano su " quasi tutto il patrimonio artistico della Polonia " ". Ma era in Francia che si trovava la massima parte dei grandi tesori artistici d'Europa, e non appena tale paese fu aggiunto alla lista delle conquiste naziste, Hitler e Goring ne decretarono il sequestro. Per questo speciale saccheggio Hitler nominò Rosenberg, il quale creò una organizzazione chiamata Einsatzstab Rosenberg, con l'assistenza non solo di Goring, ma anche del generale Keitel. In effetti, in un ordine dato da Keitel all'esercito tedesco in Francia era detto: " Rosenberg è autorizzato a trasportare in Germania e a custodire quegli oggetti aventi un valore culturale che Il Nuovo Ordine 1023 a lui sembrino pregevoli. Il Fiihrer si è riservato di decidere personalmente quanto al loro uso " ". Un'idea delle decisioni di Hitler " sul loro uso " ci è data da un ordine segreto emanato il 5 novembre 1940 da Gbring, dove veniva specificata la ripartizione degli oggetti d'arte che si stavano raccogliendo al Louvre di Parigi. Essi dovevano "essere distinti come segue": 1) Oggetti d'arte circa l'uso dei quali il Fiihrer si è riservato di decidere per sonalmente. 2) Oggetti... per completare la collezione del maresciallo del Reich [cioè di Gbring]... 3) Oggetti... adatti per musei tedeschi...". Il governo francese protestò contro il saccheggio delle opere d'arte del paese, dichiarando che era una violazione della convenzione delPAja. Ma quando un esperto tedesco in cose d'arte del gruppo di Rosenberg, un certo signor Bunjes, osò attirare su ciò l'attenzione di Gbring, il grassone gli rispose: " Caro Bunjes, lasciate che sia io a preoccuparmi di questo. Io sono il massimo giurista della nazione. Pertanto i miei ordini sono inappellabili e voi agirete in conformità ad essi ". Pagina 715
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Così secondo un rapporto di Bunjes - da quanto risulta dai documenti, fu l'unica volta che comparve nella storia del Terzo Reich - si legge: Gli oggetti d'arte raccolti al Jeu-de-Paume che debbono entrare in possesso del Fuh-rer e quelli che il maresciallo del Reich richiede per sé saranno caricati su due vagoni ferroviari da attaccare al treno speciale del maresciallo del Reich... diretti a Berlino ". Seguirono molti altri carichi di tali oggetti. Secondo una relazione ufficiale segreta tedesca, a tutto il luglio 1944 circa 137 vagoni con un carico di 4174 casse con 21 903 oggetti d'arte, fra cui 10890 dipinti, lasciarono l'Occidente alla volta della Germania ". Èra l'altro, vi si trovavano opere di Rembrandt, Rubens, Hals, Vermeer, Velazquez, Murillo, Goya, Watteau, Fragonard, Reynolds e Gainsborough. Già nel gennaio del 1941 Rosenberg aveva stimato a un miliardo di marchi il valore del bottino artistico della sola Francia ". Il saccheggio di materie prime, di manufatti e di viveri, benché riducesse le popolazioni dei paesi occupati alla miseria, alla fame e talvolta perfino alla morte per inedia, e benché violasse la convenzione delPAja sulla condotta di guerra, se non giustificabile poteva essere scusabile: in quanto i tedeschi vi erano costretti dalle dure esigenze di una guerra totale. Ma il furto di tesori artistici non era d'aiuto alcuno alla macchina bellica di Hitler. Si trattava puramente di rapacità, della cupidigia personale di Hitler e di Gbring. Le popolazioni vinte avrebbero anche potuto sopportare tutti questi saccheggi e spoliazioni: le guerre e il regime di occupazione da parte di un nemico hanno sempre portato a privazioni. Ma questo era solo un aspetto del Nuovo Ordine, il suo aspetto più mite. Non è per la distruzione di IO24 II principio della fine beni materiali, bensì per quella di vite un \ Ordine, nella sua fortunatamente breve esistenza, sarà t? ?e ^\\e. il K QV MO. A tale riguardo la degradazione nazista scese a ut, •,. a lungo fl °re raggiunto da quando l'uomo si trova sulla terra. Milion.j ^ lo rai"0 ^nrtne innocenti e onesti furono costretti al lavoro coatto, alfoi rnn?rn^ni e0h° seviziati e torturati nei campi di concentramento e altri tailion-lom ^ f °A cui i soli ebrei ammontarono a quattro milioni e mezzo, Ven ^^m'assacr^i a san8ue freddo o fatti morire di fame di proposito e i 1^° resti furono bruciati per far sparire le tracce. Tutta questa orrenda vicenda parrebbe incredibile se non fosse rigorosamente documentata e confermata dalle testimoniarse degli stessi autori di simili gesta. Quel che segue - un semplice riassunto dove Per ragioni di spazio si sono dovuti omettere migliaia di. ripugnanti dettagli - si basa su tali prove irrefutabili, in parte corroborate dalle narr^ioni dei pochi testimoni oculari sopravvissuti. Il lavoro coatto nel Nuovo Ordine. Alla fine del settembre 1944 circa sette milioni e mezzo di civili stranieri lavoravano duramente per il Terzo Reich. Qitasi tutti erano stati prelevati con la violenza, trasportati in Germania ir, vagoni merci senza cibo, né acqua, né impianti igienici, e messi a lavorare nelle fabbriche, nelle campagne e nelle miniere. Non solo furono messi^ £ lavorare, ma anche umiliati, percossi e affamati: spesso furomo lasciati Borire per mancanza di cibo, di abiti e di riparo. Inoltre, due milioni di prigionieri di guerra furono aggiunti alla mano d'opera straniera, almeno mezzo milione deii quali fu fatto lavorare in fabbrih che di armamenti e di munizioni con una flagrante violazione delle convenzioni dell'Aja e di Ginevra, con cui si era stabilito clic nessun prigioniero di guerra può essere adibito a tali mansioni *. Questa cifra non comprende le altre centinaia di migliaia di prigionieri di guerra che furono impiegate nella costruzione di fortificazioni, nel trasporto delle munizioni fino al fronte e perfino per servire alle artiglierie controaeree, con una ulteriore infrazione a quelle convenzioni internazionali che anche la Germania aveva firmato **. Nella deportazione massiccia di mano d'opera per il lavoro coatto nel Reich, le mogli vennero divise dai mariti, i bambini dai genitori, e inviati in regioni della Germania molto distanti l'tina dall'altra. Nemmeno i giova* A Norimberga Albert Speer, ministro per gli Armamenti e per la produzione di guerra ha ammesso che nel 1944 il 40 per cento di tutti i prigionieri di guerra era adibito alla fabbricazione di armi e di munizioni e in industrie belliche sussidiarie 20. ** Da una relazione sequestrata dagli Alleati risulta che nel 1943 il feldmaresciallo dell'aviazione militare, Milch, chiese che altri 30 ooo prigionieri di guerra russi venissero aggiunti ai 30 ooo già in servizio nella Pagina 716
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt controaerea. Milch disse, ridendo: " È divertente che dei russi debbano maneggiare l'artiglieria "21. Il Nuovo Ordine 1025 netti furono risparmiati, se erano in grado di lavorare. Perfino alti ufficiali dell'esercito collaborarono al prelevamento dei bambini che vennero spediti nella madrepatria per essere assegnati al lavoro coatto. Un memorandum in data 12 giugno 1944 ritrovato negli archivi di Rosenûerg attesta che questa prassi fu seguita nella Russia occupata. Il gruppo delle armate di centro intende catturare da quaranta a cinquantamila giovani di età fra i dieci e i quattordici anni... per trasportarli nel Reich. In origine, questa misura era stata proposta dalla nona armata... Lo scopo è di assegnare questi giovani, come apprendisti, a imprese tedesche... Questa iniziativa sarà assai bene accolta dagli industriali tedeschi, poiché rappresenta una misura decisiva per ovviare alla scarsità degli apprendisti. Tale iniziativa non mira soltanto a prevenire un diretto rinvigorimento delle forze del nemico, ma anche a ridurne le potenzialità biologiche. L'operazione di razzia aveva un suo nome in codice: " operazione Fieno ". Il memorandum aggiunge che essa doveva essere effettuata dal gruppo di armate dell'Ucraina settentrionale del feldmaresciallo Model22. Per radunare le vittime furono usati sistemi intimidatori sempre più rigidi. Dapprima i metodi erano relativamente miti. Venivano prelevate persone che uscivano di chiesa o dal cinema. Soprattutto in Occidente unità delle SS usavano bloccare un rione di una città e prelevare tutti gli uomini e le donne abili al lavoro. Allo stesso scopo, i villaggi venivano circondati e perquisiti. Nell'Est, quando si opponeva resistenza all'ordine di lavoro coatto, i villaggi venivano senz'altro bruciati e gli abitanti deportati. Gli archivi sequestrati di Rosenberg sono pieni di rapporti tedeschi su tali imprese. In Polonia un funzionario tedesco giudicò che le cose stavano oltrepassando il segno. Egli scrisse al governatore Frank: La feroce e spieiata caccia all'uomo praticata dappertutto, nelle città e nelle campagne, nelle vie, nelle piazze, nelle stazioni e perfino nelle chiese, e di notte nelle abitazioni, ha molto scosso il senso di sicurezza delle popolazioni. Tutti si sentono esposti al pericolo di venir catturati all'improvviso e inaspettatamente, in qualsiasi luogo e in qual-siasi momento dalla polizia, e di esser mandati in un campo di raccolta. Nessuno dei parenti viene a sapere che cosa accade dell'arrestato °. Ma la razzia di lavoratori coatti era solo un primo passo *. I sistemi per il loro trasporto in Germania lasciavano alquanto a desiderare. In un suo rap* L'attuazione di tutto il programma del lavoro coatto fu affidata a Fritz Sauckel, cui venne dato il titolo di plenipotenziario generale per l'assegnazione della mano d'opera. Sauckel era un nazista di .secondo piano che aveva già coperto la carica di Gauleiter e governatore della Turin-gia. Era un omicino dagli occhi porcini, rude e grossolano e, come Goebbels disse nel suo diario, " uno dei più stupidi fra gli stupidi ". All'autore del presente libro, che lo vide sul banco degli imputati a Norimberga, egli fece l'impressione di una completa nullità, il tipo di tedesco che in altri tempi avrebbe potuto essere un macellaio al mercato di qualche cittadina di provincia. Secondo una delle prime direttive da lui diramate, gli operai stranieri dovevano " esser trattati in modo da sfruttarli al massimo col minimo possibile di spese " ". A Norimberga egli ammise che di tutti i milioni di operai stranieri " nemmeno duecentomila erano venuti volontariamente ". Però al processo negò ogni sua responsabilità per il loro cattivo trattamento. Fu riconosciuto colpevole, condannato a morte e impiccato nel carcere di Norimberga la notte del 15-16 ottobre 1946.
IO2Ó II principio della fine porto in data 30 settembre 1942 trasmesso al ministero di Rosenberg, un certo dottor Gutkelch riferiva un caso specifico. Un treno di lavoratori russi " recentemente reclutati ", diretto verso la Germania, incrociò su un binario di manovra vicino a Brest-Litovsk un treno di operai dell'Est che, stremati dal Pagina 717
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt lavoro, venivano rimpatriati. Il dottor Gutkelch scriveva: A causa dei cadaveri, nel treno degli operai che facevano ritorno avrebbe potuto ve-rificarsi una catastrofe... In quel treno, alcune donne avevano dato alla luce dei bambini che erano stati gettati dai finestrini durante il viaggio. Negli stessi vagoni viaggiavano persone sane e altre affette da tubercolosi e da malattie veneree. Gente moribonda era stesa in vagoni merci senza nemmeno uno strato di paglia, e un morto fu gettato nella scarpata della linea ferroviaria. Casi analoghi devono essersi verificati in altri trasporti di operai che rimpatriavano a. Tutto ciò non costituiva, per gli Ostarbeiter, un troppo allettante ingresso nel Terzo Reich; però, se non altro, li preparava in un certo modo alle prove che li aspettavano. Li aspettavano la fame, le percosse, le malattie e il freddo, vestiti di stracci leggeri in ambienti non riscaldati. Li aspettava un lungo orario di lavoro, stabilito solo dalla loro capacità di resistenza. I grandi complessi Krupp, che producevano i cannoni, i carri armati e le munizioni della Germania, furono il luogo tipico dove venivano impie gati. Krupp si valse di un gran numero di operai-schiavi, compresi i prigio nieri di guerra russi. A un certo momento della guerra, seicento donne ebree furono prelevate dal campo di concentramento di Buchenwald e mandate a lavorare nelle fabbriche Krupp; furono " alloggiate " in un campo di lavoro bombardato da cui erano stati evacuati i precedenti occu panti, dei prigionieri di guerra italiani. Il dottor Jaeger, " dottore-capo " degli schiavi di Krupp, in una sua dichiarazione giurata presentata a Norimberga descrive quello che vi trovò, quando ne assunse la direzione: Alla mia prima visita, trovai che quelle donne avevano piaghe aperte in suppurazione e varie altre malattie. Ero il primo dottore che avessero visto da almeno due settimane... Non c'erano provviste di medicinali... Non avevano scarpe e andavano a piedi nudi. L'unica loro veste era un sacco con buchi per le braccia e per la testa. I loro capelli erano stati tagliati corti. Il campo era circondato da filo spinato e strettamente sorvegliato dalle SS. Nel campo, il vitto era estremamente ridotto e di pessima qualità. Non si poteva entrare nelle baracche senza essere assaliti dalle pulci... che mi provocarono grosse bolle sulle braccia e sul resto del corpo... II dottor Jaeger riferì la situazione ai dirigenti di Krupp e perfino al medico personale di Gustav Krupp von Bohlen und Halbach, proprietario della fabbrica; ma invano. Anche i suoi rapporti su altri campi di lavoro coatto dei Krupp non portarono ad alcun miglioramento della situazione. Nella sua dichiarazione giurata egli ha citato alcuni di tali rapporti sullo stato di otto campi di operai russi e polacchi: superaffollamento che provo cava malattie, vitto non sufficiente per tenere in vita, mancanza di acqua, mancanza di latrine. Il Nuovo Ordine 1027 Anche gli indumenti degli operai dell'Est erano del tutto insufficienti. Lavoravano e dormivano con gli stessi abiti con cui erano arrivati dall'Est. Praticamente, quasi tutti non avevano pastrani e quando faceva freddo o pioveva erano costretti ad usare le loro coperte. Data la scarsità di scarpe, molti operai andavano a lavorare a piedi nudi perfino d'inverno... Le condizioni igieniche erano atroci. A Kramerplatz, per 1200 alloggiati vi erano solo dieci gabinetti per bambini... Gli escrementi ne coprivano tutto il pavimento... I più a soffrire erano i tartari e i kirghisi: morivano come mosche per via dei cattivi alloggiamenti, per la scarsità e la qualità scadente del vitto, per l'eccesso di lavoro e il riposo insufficiente. Quei lavoratori erano anche affetti da febbre petecchiale. I pidocchi, portatori di tale malattia, insieme a una quantità di pulci, di cimici e di altri parassiti tormentavano gli abitanti dei campi... Talvolta l'erogazione dell'acqua veniva sospesa per periodi da otto a quattordici giorni... Nell'insieme, agli operai-schiavi dell'Ovest le cose andavano meglio che a quelli dell'Est - i secondi essendo considerati dai tedeschi solo come dei rifiuti. Ma la differenza era soltanto relativa: lo rilevò lo stesso dottor Jaeger in occasione della visita a uno dei campi di lavoro Krupp occupato da prigionieri di guerra francesi e situato nella Nogerratstrasse, a Essen. I suoi abitanti erano stati tenuti per quasi sei mesi in canili, orinatoi e vecchi forni. I canili erano alti tre piedi, lunghi nove e larghi sei. In ognuno dormivano cinque uo mini. Per entrarvi i prigionieri dovevano mettersi a quattro gambe... Nel campo non c'era Pagina 718
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt acqua * M. Circa due milioni e mezzo di lavoratori-schiavi - in gran parte slavi e italiani - furono assegnati a lavori agricoli in Germania, e benché la loro vita, per le circostanze stesse, fosse migliore di quella degli operai delle fabbriche cittadine, pure era lungi dall'essere ideale, anzi umana. Una ordinanza sequestrata sul " Trattamento degli agricoltori stranieri di nazionalità polacca " può dare un'idea del loro trattamento. Benché si riferisse ai polacchi - è datata 6 marzo 1941, prima che i tedeschi potessero disporre di * Oltre ad aver ottenuto migliaia di operai-schiavi, sia civili che prigionieri di guerra, per le sue fabbriche in Germania, la ditta Krupp creò anche una grande fabbrica di spolette nel campo ai sterminio di Auschwitz, dove gli ebrei vennero fatti lavorare fino all'esaurimento delle loro forze e poi uccisi col gas. II presidente del consiglio di amministrazione dei Krupp, il barone Krupp von Bohlen und Halbach, a Norimberga fu rinviato a giudizio come uno dei maggiori criminali di guerra (insieme a Goring e agli altri), ma non fu processato per via del suo " stato fisico e mentale " (aveva avuto un colpo e data l'età era assai svanito di mente). Mori il 16 gennaio 1950. L'accusa cercò di ottenere che in sua vece si processasse suo figlio, Alfried, divenuto nel 1943 il proprietario unico del gruppo; ma il tribunale respinse l'istanza. In seguito Alfried von Bohlen und Halbach fu processato da un tribunale militare (con giudici soltanto americani) di Norimberga, insieme a nove direttori della società (United States v. Alfried Krupp et al. case). Il 31 luglio 1948 fu condannato a dodici anni di reclusione e alla confisca di tutte le sue proprietà. In seguito a un'amnistia generale accordata da John J. McCloy, alto commissario statunitense, egli fu rilasciato il 4 febbraio 19ji dal carcere di Landsberg (dove nel 1924 Hitler aveva scontato la sua condanna). Non solo fu annullata la confisca delle proprietà sociali ma gli venne restituito il patrimonio personale, ammontante a circa dieci milioni di dollari. I governi alleati avevano ordinato lo scioglimento del vasto dominio dei Krupp, ma Alfried Krupp che, uscito di prigione, assunse la gestione attiva della società, evase un tale ordine e nel 1959 ha annunciato che, col consenso del governo di Bonn, egli non solo non scioglierà il suo complesso ma anzi esso assorbirà altre industrie. io28 II principio della fine russi - in seguito servì come guida anche per i lavoratori di altre nazionalità. I lavoratoti agricoli di nazionalità polacca non hanno il diritto di reclamare, per cui gli uffici non accetteranno proteste di nessun genere... È severamente proibito recarsi in chiesa... È severamente proibito andare a teatro, al cinema e ad altri trattenimenti di carattere culturale... Sono severamente proibite le relazioni sessuali con donne e ragazze. Se si trattava di donne tedesche, secondo un decreto diramato da Himmler nel 1942, erano puniti con la morte*. Ai lavoratori coatti delle fattorie era proibito far uso " delle ferrovie, degli autobus e degli altri mezzi di trasporto pubblici ". Sembra che tale ordine fosse stato dato per impedire che essi fuggissero dalle campagne a cui erano addetti. Inoltre le direttive stabilivano: È severamente proibito cambiare arbitrariamente impiego. I lavoratori agricoli debbono lavorare dove si trovano finché il datore di lavoro lo esige. Per le ore lavorative non vi sono limitazioni. Ogni datore di lavoro ha il diritto di infliggere pene corporali ai propri lavoratori agricoli... Se possibile, essi debbono essere tenuti lontano dalle abitazioni comuni e alloggiati in stalle e simili. Non si debbono avere scrupoli nell'applicare tale trattamento **. Perfino le donne slave prese e inviate in Germania per servizi domestici venivano trattate da schiave. Fin dal 1942 Hitler aveva ordinato a Sauckel di procurarne mezzo milione " per aiutare le massaie tedesche ". Il commissario per il lavoro coatto fissò le condizioni per il lavoro nelle case tedesche. Le donne di servizio provenienti dall'Est non hanno alcun diritto a ore di libertà e possono uscire di casa solo per incombenze domestiche... È loro Pagina 719
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt vietato di recarsi nei ristoranti, nei cinema, nei teatri e in locali analoghi. È anche proibito assistere alle funzioni religiose nelle chiese... M. Nel programma nazista di lavoro coatto le donne, come è ovvio, erano necessarie quasi quanto gli uomini. Dei tre milioni circa di civili russi costretti a servire i tedeschi, più della metà erano donne. La maggior parte di esse fu assegnata a lavori agricoli pesanti o al lavoro nelle fabbriche. L'asservimento di milioni di uomini e di donne dei paesi conquistati, perché nel Terzo Reich eseguissero i lavori più duri e più bassi, non era una misura solo per il tempo di guerra. Dalle dichiarazioni di Hitler, di Gbring, di Himmler e degli altri capi già citati - e questa è solo una piccola scelta -risulta chiaramente che se la Germania nazista avesse continuato ad esistere, il Nuovo Ordine avrebbe significato il dominio della razza germanica * Le direttive di Himmler del 20 febbraio 1942 erano rivolte specialmente contto i lavoratori-schiavi russi. Esse ordinavano uno " speciale trattamento " per " gravi violazioni della disciplina, incluso il rifiuto di lavorare o il perder tempo nel lavoro ". Era detto: " In tali casi è necessario uno speciale trattamento. Lo speciale trattamento è l'impiccagione, che non deve aver luogo nelle immediate vicinanze del campo. [Però] un certo numero di persone deve assistere allo speciale trattamento " 27. II termine " speciale trattamento " è corrente negli archivi di Himmler e nel linguaggio na zista del periodo della guerra. Esso significava esattamente ciò che Himmler spiegò in quelle direttive. Il Nuovo Ordine 1029 superiore su di un vasto impero di schiavi estendentesi dall'Atlantico agli Orali. Naturalmente, nell'Est gli slavi avrebbero avuto la peggio. Come Hitler sottolineò nel luglio del 1941, appena un mese dopo aver attaccato l'Unione Sovietica, i suoi piani per l'occupazione del paese avevano il valore di una " sistemazione definitiva ". Un anno dopo, al culmine delle sue conquiste in Russia, egli ammoniva i suoi aiutanti: Quanto a quei ridicoli cento milioni di slavi, noi plasmeremo i migliori di essi secondo la forma che a noi più conviene, isolando il resto nei loro stessi porcili; e chiunque parlerà di trattare con affetto e di civilizzare gli abitanti del luogo, se ne andrà dritto in un campo di concentramento!30. I prigionieri di guerra. Benché l'impiego di prigionieri di guerra nelle fabbriche di armamenti e in qualsiasi attività connessa con i combattimenti al fronte costituisse una flagrante violazione delle convenzioni dell'Aja e di Ginevra, tale impiego, che assunse proporzioni massicce, rappresentava per gli stessi prigionieri, per i milioni di soldati nemici catturati dal Terzo Reich, l'ultima delle preoccupazioni. Essi si preoccupavano soprattutto di sopravvivere alla guerra. Se erano russi, la situazione era per loro assai sfavorevole. I prigionieri di guerra sovietici erano più numerosi di tutti gli altri messi insieme - essi ammontavano a circa cinque milioni e un quarto. Quando nel 1945 gli Alleati liberarono gli internati dei campi di prigionieri di guerra, di vivi non ne restavano più che un milione. Circa un milione di essi era stato liberato durante la guerra, o si era consentito loro di arruolarsi in unità di collaborazionisti organizzate dall'esercito tedesco. Due milioni di prigionieri di guerra russi morirono in cattività - di fame, di freddo, di malattia. Non si è potuta mai accertare la sorte del restante milione; a Norimberga fu calcolato approssimativamente che la maggior parte o erano morti per le cause ora accennate ovvero erano stati eliminati dal SD (Servizio di Sicurezza delle SS). Secondo le relazioni tedesche, 67 ooo prigionieri furono giustiziati, ma questa è di certo una cifra parziale31. La maggior parte dei prigionieri di guerra russi - circa 3 800 ooo - fu catturata dai tedeschi nella prima fase della campagna di Russia, nelle grandi battaglie di accerchiamento combattute dal 21 giugno al 6 dicembre 1941. Naturalmente, era difficile per un esercito impegnato in combattimenti e in rapida avanzata curarsi in modo adeguato di un cosi gran numero di prigionieri. Ma i tedeschi non vi si provarono nemmeno. Come si è visto, i documenti nazisti dimostrano che i prigionieri sovietici furono lasciati morire di fame di proposito, e tenuti all'aperto, senza alcun riparo, nel terribile inverno 1941-42, fra le nevi e a temperature sotto zero. " Per noi, più prigionieri muoiono, meglio è " - tale era il punto di vista di molti funzionari nazisti, attestato da un'autorità come Rosenberg. Pagina 720
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il ministro per i territori occupati dell'Est non era certo un nazista di 1030 // principio della fine sentimenti umanitari, specie nei riguardi dei russi, fra i quali, come si è detto, egli era cresciuto. Ma perfino lui si sentì spinto a protestare per il trattamento dei prigionieri russi in una lunga lettera al capo dell'OKW, generale Keitel, datata il 28 febbraio 1942. Era il periodo in cui la controffensiva sovietica dinanzi a Mosca e a Rostov aveva raggiunto il suo maggior sviluppo, costringendo i tedeschi ad indietreggiare: essi si erano infine resi conto che il loro temerario piano per distruggere l'URSS in una breve campagna era del tutto fallito. Gli Stati Uniti, inoltre, si erano aggiunti al numero dei loro nemici, ed era evidente perciò che non sarebbe stato più possibile vincere la guerra e che i nazisti sarebbero stati tenuti responsabili dei loro crimini. Rosenberg scrisse dunque a Keitel: La sorte dei prigionieri sovietici in Germania è una immensa tragedia. Dei 3 600 ooo che erano, solo alcune centinaia di migliaia sono ancora in grado di lavorare in pieno. Una gran parte di essi è morta di fame o per l'inclemenza del clima. Ciò avrebbe potuto essere evitato - continuava Rosenberg -. In Russia vi erano viveri sufficienti per nutrirli. Ma nella maggior parte dei casi i comandanti dei campi hanno proibito di mettere i viveri a disposizione dei prigionieri: hanno preferito farli morire di fame. Perfino durante le marce per raggiungere i campi, non è stato permesso alla popolazione civile di offrire cibo ai prigionieri. In molti casi i prigionieri non potevano più continuare la marcia per la fame e la spossatezza; essi furono uccisi a fucilate sotto gli occhi della popolazione civile inorridita e i cadaveri abbandonati sul posto. In molti campi non è stato costruito alcun riparo per i prigionieri, che sono stati lasciati all'aperto, anche sotto la pioggia e la neve... Infine, si deve rilevare l'uccisione di prigionieri di guerra. Chi ha preso tali provvedimenti... è privo di ogni comprensione politica. Per esempio, in vari campi sono stati uccisi tutti gli " asiatici "... ". E non soltanto gli asiatici. Poco dopo l'inizio della campagna di Russia fra l'OKW e il Servizio di Sicurezza delle SS si era venuti a un accordo in base al quale il secondo avrebbe dovuto " setacciare " i prigionieri russi. Lo scopo ci viene rivelato da una dichiarazione giurata di Otto Ohlendorf, uno dei grandi assassini del SD che, come molte persone dell'entourage di Himmler, era un intellettuale spostato: aveva la laurea universitaria sia in legge che in economia e aveva insegnato all'Istituto per le Scienze economi-che applicate. Ohlendorf dichiarò: Tutti gli ebrei e i funzionari comunisti dovevano essere prelevati dai campi dei prigionieri di guerra e uccisi. Mi consta che tale misura è stata applicata durante tutta la campagna di Russia3Ì. Ma non senza difficoltà. Talvolta i prigionieri russi erano così esausti da non poter nemmeno camminare fino al luogo dell'esecuzione. Ciò provocò una protesta da parte di Heinrich Miiller, capo della Gestapo, che nonostante il suo aspetto impeccabile era un freddo e metodico massacratore *. * Dopo la guerra, non si riuscf ad arrestare Miiller. Fu visto l'ultima volta a Berlino il 29 aprile 1945, nel Bunker di Hitler. Alcuni suoi camerati sopravvissuti credono che egli attualmente sia al servizio della polizia segreta sovietica, di cui egli era un grande ammiratore. Il Nuovo Ordine 1031 I comandanti dei campi di concentramento si lamentano per il fatto che dal 5 al io per cento dei russi sovietici destinati all'esecuzione arrivano morti o mezzo-morti nei campi... In particolare, è stato osservato, per esempio, che nella marcia dalla stazione ferroviaria al campo i prigionieri in numero abbastanza grande cadono esausti, morti o moribondi, e debbono essere raccolti da un autocarro che segue la colonna. Non si può impedire che la popolazione tedesca si accorga di quanto accade. Alla Gestapo non importava affatto che i prigionieri russi cadessero morti per la fame e la spossatezza, anche se ciò privava i carnefici delle loro vittime. Ma non voleva che la popolazione tedesca assistesse allo spettacolo. Così il " Mùller della Gestapo " (come era conosciuto in Germania) ordinò: A partire da oggi [9 novembre 1941] i russi sovietici che appaiono vicini a morire e che quindi non possono sostenere nemmeno la fatica di una breve marcia, dovranno essere esclusi dal trasporto nei campi di concentramento per l'esecuzione". Pagina 721
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ma i prigionieri morti o anche soltanto affamati ed esausti non possono compiere lavori, e nel 1942, quando apparve evidente che la guerra sarebbe andata assai più per le lunghe di quanto i tedeschi si erano aspettati e che i soldati sovietici prigionieri rappresentavano una riserva di mano d'opera di assoluta necessità, i nazisti abbandonarono la politica dello sterminio sostituendola con quella del lavoro. Himmler spiegò tale mutamento di direttive nel discorso tenuto alle SS di Poznan nel 1943. A quel tempo [nel 1941] noi non avevamo valutato questa massa umana come oggi la valutiamo, cioè come materia prima, come mano d'opera. Il che, dopo tutto, considerato in termini di generazioni, non è da rimpiangere, ma appare invece deplorevole ora, come perdita di forze lavorative: è un peccato, cioè, che i prigionieri siano morti a decine e centinaia di migliaia per esaurimento e per famels. Ora bisognava nutrire i prigionieri tanto da metterli in grado di lavorare. A tutto il dicembre del 1944 tre quarti di milione di essi, compresi molti ufficiali, eseguivano lavori pesanti in fabbriche di armi, in miniere (a queste furono assegnati 200 ooo uomini) e in fattorie. Erano sì trattati duramente, ma almeno si permetteva loro di vivere. Si rinunciò anche alla marcatura dei prigionieri di guerra russi, proposta dal generale Keitel *. Rispetto a quello subito dai russi, il trattamento dei prigionieri di guerra occidentali, specie degli inglesi e degli americani, fu più mite. Anche fra essi si ebbero casi di uccisioni e di massacri, ma in genere essi furono dovuti ad eccessi di sadismo e di crudeltà da parte di singoli comandanti dei campi. Uno di tali casi fu il massacro a sangue freddo di settantuno prigionieri americani avvenuto in un campo vicino a Malmédy, in Belgio, il 17 dicembre 1944, durante la battaglia della Bulge. In altri casi, fu Hitler in persona a ordinare l'uccisione di prigionieri oc* II 20 luglio 1942 Keitel aveva compilato il seguente ordine: " i) I prigionieri di guerra sovietici debbono essere segnati con un marchio speciale indelebile. 2) II marchio deve rappresentare un angolo acuto di circa 45° con lati lunghi un centimetro, col vertice volto verso la natica sinistra, a circa un palmo dal tetto "3t.
1032 II principio della fine cidentali: quella per esempio, di cinquanta aviatori britannici, nella primavera del 1944, dopo che erano fuggiti dal campo di Sagan. A Norimberga Goring disse di considerare " tale incidente come il più grave di tutta la guerra ", mentre il generale Jodl lo definì " un puro assassinio ". A partire dal 1943, allorché i bombardamenti aerei della Germania assunsero proporzioni massicce, l'incoraggiamento ad uccidere gli aviatori alleati che si gettavano col paracadute, sembrò divenire di fatto una linea di condotta deliberatamente scelta dai tedeschi. I civili furono incitati a linciarli non appena toccavano terra, e dopo la guerra un certo numero di tedeschi furono processati per atti del genere. Nel 1944, quando i bombardamenti angloamericani raggiunsero l'apice, Ribbentrop fece pressioni affinchè gli aviatori nemici costretti ad atterrare venissero sommariamente giustiziati; ma Hitler prese misure più miti. D'accordo con Goring, egli il 21 maggio 1944 si limitò a ordinare che venissero fucilati senza giudizio di un tribunale militare soltanto gli aviatori che avessero mitragliato treni passeggeri, la popolazione civile o aerei tedeschi che avessero eseguito un attcrraggio di fortuna. Talvolta gli aviatori catturati furono semplicemente consegnati al SD per un " trattamento speciale ". Così circa quarantasette aviatori americani, britannici e olandesi, tutti ufficiali, furono brutalmente soppressi nel settembre del 1944 nel campo di concentramento di Mauthausen. Uno degli internati, testimone oculare del massacro, il francese Maurice Lampe, descrisse a Norimberga come si svolse la cosa. I quarantasette ufficiali furono condotti a piedi nudi nella cava... Al termine dei gradini, le guardie misero sulle spalle di quei disgraziati un carico di pietre, che essi dovettero portare su fino in cima. Il primo viaggio fu fatto con pietre pesanti circa ventitre chili e accompagnamento di percosse... Nel secondo viaggio le pietre furono pili pesanti e ogni volta che quei disgraziati cadevano sotto il carico venivano presi a calci e battuti con randelli...; a sera, lungo la via erano disseminati ventun corpi. Gli altri ventisei prigionieri morirono la mattina dopo37. A Mauthausen, quella era una forma usuale di " esecuzione ", scelta, fra Pagina 722
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'altro, per un buon numero di prigionieri di guerra russi. A partire dal 1942 - ossia quando le fortune della guerra cominciarono a volgersi contro di lui - Hitler ordinò lo sterminio di tutti i commandos alleati catturati, specie in Occidente. (Va da sé che i partigiani sovietici catturati venivano immediatamente fucilati dopo un giudizio sommario). Fra i documenti nazisti si trova l'" Ordine segretissimo relativo ai commandos " emanato dal Fuhrer il 18 ottobre 1942. D'ora in poi tutti i cosiddetti commandos nemici in missione in Europa o in Africa e catturati dalle truppe tedesche dovranno essere soppressi, fino all'ultimo uomo, portino essi l'uniforme o no, siano armati o disarmati, agiscano in battaglia o siano in fuga3>. In direttive supplementari diramate quello stesso giorno Hitler spiegò ai comandanti la ragione del suo ordine. Disse: a causa dei successi ottenuti dai commandos alleati sono stato costretto a emanare ordini rigorosi per la distruzione delle truppe nemiche in servizio di sabotaggio e ad avvertire che chi non eseguirà tali ordini sarà severamente Il Nuovo Ordine 1033 punito... Bisogna che il nemico si tenda ben conto che tutte le truppe in servizio di sabotaggio saranno sterminate, senza eccezione, fino all'ultimo uomo. Ciò significa che, per esse, le probabilità di salvare la vita saranno mille... In nessun caso esse debbono aspettarsi di venire trattate secondo le norme della convenzione di Ginevra... Se sarà necessario, in un primo momento, si potranno risparmiare uno o due uomini per interrogarli: ma dopo l'interrogatorio anche costoro dovranno essere immediatamente fucilatiM. Quest'ordine criminale avrebbe dovuto restare assolutamente segreto. Il generale Jodl aggiunse istruzioni alle direttive di Hitler, sottolineando queste parole del Fùhrer: " L'ordine è destinato ai soli comandanti e in nessun caso dovrà cadere in mano al nemico ". Fu loro ordinato di distruggerne tutte le copie dopo averne debitamente preso nota. E tali disposizioni restarono ben impresse nelle loro menti, perché non mancarono di seguirle. Si possono indicare due esempi, fra tanti. La notte del 22 marzo 1944 due ufficiali e tredici uomini del 267° battaglione speciale di ricognizione statunitense sbarcarono in Italia molto dietro il fronte tedesco per demolire una galleria ferroviaria tra La Spezia e Genova. Erano in uniforme, e non avevano con sé abiti borghesi. Catturati due giorni dopo, il 26 marzo furono fucilati senza processo per ordine personale del generale Anton Dostler, comandante del 75° corpo d'armata tedesco. Processato da un tribunale militare americano poco dopo la guerra, il generale Dostler si difese dimostrando di aver semplicemente obbedito all'ordine sui commandos diramato da Hitler. Disse che lui stesso sarebbe stato chiamato dal Fùhrer dinanzi a un tribunale di guerra qualora non avesse obbedito *. Circa quindici membri di una missione militare anglo-americana, tutti in uniforme, tra cui un corrispondente di guerra del?Associated Press, scesi col paracadute in Slovacchia nel gennaio del 1945 e catturati, furono uccisi nel campo di concentramento di Mauthausen per ordine del dottor Ernst Kal-tenbrunner, successore di Heydrich quale capo del SD, uno degli imputati a Norimberga **. Se non fosse stato per la testimonianza di un aiutante di campo che aveva assistito alla loro uccisione, non si sarebbe saputo nulla, perché gran parte dei documenti riguardanti le esecuzioni in massa avvenute in quel campo fu distrutta40. Il regime del terrore nazista nei paesi occupati. Il 22 ottobre 1941 un giornale francese, "Le Phare ", pubblicò la seguente notizia: Dei vili criminali al soldo dell'Inghilterra e di Mosca hanno assassinato il Feldkom-mandant di Nantes la mattina del 20 ottobre. Finora gli assassini non sono stati arrestati. * II generale Dostler fu condannato a morte a Roma il 12 ottobre 1945 da un tribunale statunitense. ** Kaltenbrunner fu impiccato nel carcere di Norimberga la notte del 15-16 ottobre 1946. IO34
II principio della fine Pagina 723
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Come rappresaglia per questo delitto, ho ordinato che, per cominciare, cinquanta ostaggi vengano fucilati... Altri cinquanta ostaggi verranno fucilati qualora entro la mezzanotte del 23 ottobre i colpevoli non siano stati arrestati. Notizie del genere divennero abituali nelle pagine dei giornali o sui cartelloni rossi bordati di nero: in Francia, in Belgio, in Olanda, in Norvegia, in Polonia e in Russia. I tedeschi dichiararono pubblicamente che la proporzione sarebbe stata invariabilmente di 100 a i, cioè cento ostaggi fucilati per ogni tedesco ucciso. Benché la cattura di ostaggi fosse un antico costume, molto in uso, per esempio, fra i romani, pure nei tempi moderni esso generalmente non fu seguito, tranne che dai tedeschi durante la prima guerra mondiale e dagli inglesi in India e nel Sud Africa durante la guerra contro i boeri. Invece sotto Hitler e durante la seconda guerra mondiale esso fu praticato su larga scala dall'esercito tedesco. A Norimberga vennero prodotte dozzine di ordini segreti firmati dal generale Keitel e da comandanti di grado inferiore riguardanti la cattura - e la fucilazione - di ostaggi. Il i° ottobre 1941 Keitel impartì queste disposizioni: " È importante che fra gli ostaggi figurino personalità note o membri delle loro famiglie "; e un anno dopo il generale von Stùlpnagel, comandante tedesco in Francia, mise in risalto che " quanto più gli ostaggi da fucilare saranno persone note, tanto più ciò servirà da freno agli autori [di atti contro i tedeschi] ". Durante la guerra, furono uccisi dai tedeschi complessivamente 29 660 ostaggi francesi, ma nel numero non sono comprese 40 ooo persone che " morirono " nelle prigioni francesi. La cifra per la Polonia è di 8000 e per l'Olanda di circa 2000. In Danimarca all'annuncio pubblico della fucilazione degli ostaggi fu sostituito un sistema che divenne noto sotto il nome di " eliminazione degli assassini ". Per ordine esplicito di Hitler, in Danimarca le rappresaglie per l'uccisione di tedeschi dovevano venire eseguite segretamente " in proporzione di cinque a uno " "'. Fra gli altri, fu brutalmente assassinato dai tedeschi il grande pastore-poeta-commediografo danese Kaj Munk, una delle figure più amate in Scandinavia: il suo corpo fu lasciato sulla strada, con appuntato un cartello con la scritta: " Porco, hai lavorato ugualmente per la Germania ". J A Norimberga il generale Keitel disse che fra tutti i crimini di guerra che egli affermava di aver commesso solamente per ordine di Hitler, " i peggiori " derivarono dal " decreto Notte e Nebbia " (Nacht una Nebel Erlass). Questo ordine grottesco, che colpì gli sfortunati abitanti dei territori conquistati dell'Ovest, fu emanato da Hitler in persona il 7 dicembre 1941-Come indica lo strano nome, si trattava dell'arresto di persone " pericolose per la sicurezza dei tedeschi ", le quali non dovevano essere soppresse immediatamente, ma fatte sparire senza lasciar traccia nella notte e nella nebbia dell'ignoto, in Germania. Sulla loro sorte, non veniva data alcuna inIl Nuovo Ordine 1035 formazione alle famiglie, nemmeno notizie circa il luogo dove erano state sepolte nel Reich (come sempre accadeva). Il 12 dicembre 1941 Keitel diramò delle direttive per spiegare gli ordini del Fiihrer. " In via di principio, - egli disse, - la pena per reati contro lo Stato tedesco è la pena di morte ". Se puniremo questi reati con la reclusione o anche con i lavori forzati a vita, in ciò si vedrà un segno di debolezza. Si può esercitare efficacemente una azione intimidatoria o con la pena capitale oppure con misure tali da far rimanere ignota la sorte del criminale ai suoi familiari e alla popolazione42. Nel febbraio seguente, Keitel trattò più diffusamente del " decreto Notte e Nebbia ". Nei casi in cui la condanna a morte non veniva eseguita entro otto giorni dall'arresto di una data persona, l'arrestato dovrà essere trasportato segretamente in Germania... Queste misure avranno un effetto intimidatorio perché a) i prigionieri spariranno senza lasciar traccia; b) non si potranno dare informazioni sul luogo dove si trovano e sulla loro sorte ". Al SD fu affidato questo macabro compito, e gli archivi sequestrati di tale ufficio sono pieni di ordini vari relativi a " NN " (abbreviazione di Nacht una Pagina 724
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Nebel], specie circa il rigoroso segreto che si doveva mantenere sul luogo di sepoltura delle vittime. A Norimberga non si è potuto accertare quanti europei dell'Ovest sparirono nella " Notte e Nebbia "; comunque, è risultato che ben pochi di essi ne uscirono vivi. Qualche cifra rivelatrice può tuttavia dedursi dai documenti del SD riguardanti le vittime di un'altra operazione del regime di terrore nei territori occupati praticata in Russia. Essa fu affidata ai gruppi noti in Germania come Einsatzgruppen, reparti speciali che, dato il loro compito, si sarebbero potuti meglio chiamare squadre di sterminio. La prima cifra approssimativa delle loro vittime venne alla luce quasi per caso a Norimberga. Un giorno, qualche tempo prima che il processo cominciasse, un giovane ufficiale di marina americano, il comandante di corvetta Whitney R. Harris, addetto all'accusa, aveva interrogato Otto Ohlendorf circa l'attività da lui svolta durante la guerra. Si sapeva che questo intellettuale tedesco dall'aspetto giovanile (aveva trentott'anni) e attraente era stato a capo della Sezione III dell'Ufficio Centrale di Sicurezza di Himmler (del RSHA); negli ultimi anni della guerra però aveva trascorso gran parte del tempo come esperto per il commercio estero al Ministero per l'Economia del Reich. All'interrogante egli dichiarò che, tranne un anno, aveva passato tutto il periodo della guerra a Berlino, prestando servizio come funzionario. Essendogli stato chiesto che cosa aveva fatto nell'anno in cui era stato assente, egli rispose: " Ero il capo dell'Einsatzgruppe D ". Il comandante Harris, che aveva una formazione professionale da avvocato e che a quel tempo era quasi una autorità nel servizio segreto in fatto
1036 II principio della fine di cose tedesche, la sapeva lunga circa gli Einsatzgruppen, per cui chiese subito : " Durante l'anno in cui foste a capo deU.'Einsatzgruppe D quanti uomini, donne e bambini furono soppressi dal vostro gruppo? " In seguito Harris ricordò che Ohlendorf si strinse nelle spalle, e dopo una lieve esitazione rispose: " Novantamila! o*1. Dapprima gli Einsatzgruppen erano stati organizzati da Himmler e da Heydrich, nel 1939, per accompagnare le truppe tedesche in Polonia e là prelevare e chiudere nei ghetti gli ebrei. Fu solo al principio della campagna di Russia, circa due anni dopo, che, d'intesa con l'esercito tedesco, fu loro ordinato di seguire le truppe combattenti e di attuare una fase della " soluzione finale ". A tale scopo furono organizzate quattro unità, i gruppi A, B, C e D. Quest'ultimo era stato al comando di Ohlendorf fra il giugno 1941 e il giugno 1942, assegnato al settore più a sud dell'Ucraina e aggregato all'undicesima armata. Avendogli il colonnello John Harlan Amen chiesto, nel corso del processo, quali istruzioni aveva ricevuto, Ohlendorf rispose: " Le istruzioni erano di liquidare gli ebrei e i commissari politici sovietici ". " Con " liquidare ", volete dire " uccidere "? ", chiese Amen. " Sì, voglio dire uccidere ", rispose Ohlendorf e spiegò che l'ordine con-cerneva le donne e i bambini non meno che gli uomini. " E per quale ragione venivano massacrati i bambini? ", chiese il giudice russo, generale I. T. Nikicenko, intervenendo. OHLENDORF L'ordine era che la popolazione ebrea doveva essere interamente sterminata. GIUDICE Compresi i bambini? OHLENDORF Sì. GIUDICE Tutti i bambini ebrei furono massacrati? OHLENDORF Sì. Nelle risposte ad altre domande di Amen e nella sua testimonianza giurata Ohlendorf descrisse in che modo avveniva una esecuzione-tipo: L'unità di Einsatz entrava in un villaggio o in una città e ordinava ai maggiorenti ebrei di convocare tutti i correligionari, ai fini di un " trasferimento " *. Ad essi veniva chiesto di consegnare tutti gli oggetti di valore e, poco prima dell'esecuzione, anche i vestiti. Venivano trasportati nei luoghi dell'esecuzione, che in genere erano trincee anticarro, in camion: sempre Pagina 725
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt solo quanti potevano essere uccisi immediatamente. Ciò allo scopo di ridurre il più possibile il tempo intercorrente fra il momento in cui le vittime venivano a sapere che cosa era loro riservato e il momento in cui avveniva l'esecuzione. Poi i prigionieri venivano uccisi, in ginocchio o in piedi, da plotoni di esecuzione, al modo in uso nell'esercito, e i cadaveri venivano gettati nella fossa. Non ho mai permesso che fossero singoli individui a sparare, ordinavo che diversi militi sparassero simultaneamente per evitare responsabilità dirette e personali. Altri capi dei gruppi facevano stendere le vittime carponi, per terra, e le facevano uccidere con un colpo alla nuca. Ma io non approvo questi metodi. * Ossia veniva detto che sarebbe stata assegnata loro un'altra sede. // Nuovo Ordine 1037 " Perché? ", chiese Amen. " Perché, - rispose Ohlendorf, - psicologicamente era quasi insostenibile, sia per le vittime che per coloro che lo attuavano ". Poi Ohlendorf raccontò che nella primavera del 1942 Himmler ordinò di cambiare il metodo di esecuzione delle donne e dei bambini *. Da allora in poi essi vennero eliminati in " furgoni a gas " appositamente costruiti da due ditte di Berlino. L'ufficiale del SD descrisse al tribunale come funzionavano questi singolari veicoli. Lo scopo reale di questi furgoni non poteva essere scorto dall'esterno. Essi sembravano autocarri chiusi ed erano costruiti in modo che all'accensione del motore il gas [dello scappamento] andava nell'interno del furgone provocando la morte di chi vi si trovava in dieci o quindici minuti. Il colonnello Amen volle sapere in che modo le vittime venivano indotte a entrare nei furgoni. " Si diceva loro che dovevano esser trasportati in un'altra località ", rispose Ohlendorf **. Quindi proseguì lamentando che la sepoltura delle vittime dei furgoni a gas costituisse una " dura prova " per gli uomini degli Einsatzgruppen. Ciò fu confermato da un certo dottor Becker, indicato da Ohlendorf come l'ideatore dei furgoni, in un documento prodotto a Norimberga. In una lettera al quartier generale il dottor Becker si opponeva che i corpi delle donne e dei bambini asfissiati venissero scaricati dai militi tedeschi del SD, rilevando i gravissimi effetti psicologici e i danni alla salute che tale lavoro poteva causare a quegli uomini. Essi vennero da me a lamentarsi che dopo ogni scarico dei furgoni venivano colti da mal di testa. Il dottor Becker fece anche presente ai suoi superiori: In genere, il gas non viene usato nel modo giusto. Per farla finita il più presto possibile gli autisti premono al massimo l'acceleratore. Le persone da sopprimere muoiono per asfissia, invece che per sonno letale, come era stato progettato. Il dottor Becker riteneva di avere sentimenti umanitari, per cui ordinò un mutamento della tecnica. Dall'applicazione delle mie istruzioni è risultato che manovrando in modo giusto le leve, la morte sopravviene più rapidamente e i prigionieri si addormentano in pace. Non vengono più notati volti contratti ed escrementi, come prima accadeva45. Ma secondo le testimonianze di Ohlendorf, i furgoni a gas potevano eliminare soltanto da quindici a venti persone alla volta, il che era del tutto insufficiente per i massacri su vasta scala ordinati da Hitler e Himmler. Il sistema era inadeguato, ad esempio, per il lavoro compiuto a Kiev, capitale * Per questo, vi era un motivo speciale. Cfr. più oltre, p. 1039, in nota. ** Ohlendorf fu processato a Norimberga da un tribunale militare statunitense insieme a ven-tun altri accusati, nel " processo degli Einsatzgruppen ". Quattordici imputati furono condannati a morte. Solo quattro, Ohlendorf e tre altri comandanti di gruppo, furono giustiziati - l'8 giugno 1951 - nel carcere di Landsberg, circa tre anni e mezzo dopo la sentenza. La pena di morte degli altri fu commutata. 1038 I/ principio della fine dell'Ucraina, in soli due giorni - il 29 e il 30 settembre 1941 - quando, secondo un rapporto ufficiale degli Einsatzgruppen, si procedette alla " esecuzione " di 33 771 persone, per la maggior parte ebrei46. La deposizione di un testimone oculare tedesco sul modo in cui una esecuzione in massa, relativamente di piccole proporzioni, fu effettuata in Ucraina, letta dalPaccusatore-capo britannico, Sir Harley Shawcross, fece correre un brivido di Pagina 726
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt orrore nell'aula del tribunale di Norimberga. Si trattava di una dichiarazione giurata stesa da Hermann Grà'be, imprenditore e ingegnere della filiale ucraina di una società tedesca di costruzioni. Il 5 ottobre 1942 egli assistette all'operazione eseguita da commandos degli Einsatzgruppen assistiti dalla milizia collaborazionista ucraina nelle fosse di esecuzione di Dubno, in Ucraina. Si trattava di liquidare i cinquemila ebrei della città. Egli riferì: II mio capo-operaio e io ci recammo direttamente alle fosse. Udii una rapida successione di spari dietro uno dei mucchi di terra. Le persone scese dagli autocarri - uomini, donne e bambini, di tutte le età - per ordine di un milite delle SS che impugnava una frusta da cavallo o da cane, dovevano spogliarsi e deporre gli indumenti in determinati posti: in uno i vestiti, in un altro la biancheria, in un altro le scarpe. Potei vedere un mucchio di scarpe, circa 800 o 1000 paia, e pile di biancheria e di abiti. Senza gridare o piangere questa gente spogliata se ne stava in gruppi, per famiglie, si baciava e si salutava, aspettando il segnale di un'altra SS, anch'esso con una frusta in mano, che stava vicino alla fossa. Nei quindici minuti che passai vicino alla fossa non udii né lamenti né suppliche alla misericordia... Una vecchia dai capelli bianchi teneva fra le braccia un bambino di un anno, cantandogli canzoni e giocherellando. Il bambino sorrideva tutto contento. I genitori guardavano la scena con le lacrime agli occhi. Il padre teneva per mano un ragazzetto di circa dieci anni e gli parlava dolcemente; il ragazzetto cercava di vincere le lacrime. Il padre indicò il ciclo, gli carezzò la testa e sembrò spiegargli qualcosa. In quel momento l'uomo delle SS presso la fossa gridò qualcosa al suo camerata. Questi contò circa venti persone e ingiunse loro di andare dietro la montagnola di terra... Mi ricordo bene di una ragazza, slanciata e dai capelli neri, che nel passarmi vicino indicò se stessa dicendo: " Ho ventitre anni ". Girai dietro la montagnola e mi trovai dinanzi a una tomba orrenda. Vi erano corpi a mucchi stesi gli uni sugli altri, in modo che solo le teste erano visibili. A quasi tutti il sangue scorreva dalla testa sulle spalle. Alcuni si muovevano ancora. Alcuni alzavano le braccia e voltavano la testa per indicare che erano ancora vivi. La fossa era già piena per due terzi. Giudicai che contenesse circa mille persone. Guardai la persona incaricata di sparare. Era un uomo delle SS; stava seduto sull'orlo dell'estremità più stretta della fossa, con le gambe ciondoloni. Sulle ginocchia aveva un mitra, e fumava una sigaretta. Le vittime, completamente nude, scesero nella fossa e passando sui cadaveri che vi si trovavano raggiunsero un punto indicato dal milite delle SS. Si distesero sui morti e sui feriti; alcuni carezzavano coloro che erano ancora vivi parlando loro a bassa voce. Poi udii una serie di spari. Guardai nella fossa e vidi corpi che si contorcevano o teste già immobili sui morti distesi sotto di loro. Dalle nuche scorreva sangue. Già si avvicinava un'altra infornata. Le vittime scesero nella fossa, si distesero allineate sopra le precedenti, e vennero uccise allo stesso modo. E così si procedette, una infornata dopo l'altra. La mattina dopo l'ingegnere tedesco tornò sul posto. Vidi circa trenta persone nude giacenti vicino alla fossa. Alcune erano ancora vive... Più tardi agli ebrei ancora vivi fu ordinato di gettare i cadaveri nella fossa. Poi anche Il Nuovo Ordine 1039 loro dovettero distendervisi e fu loro sparato alla nuca... Giuro dinanzi a Dio che quanto ho detto è la pura verità47. Quanti ebrei e quanti funzionar! del Partito comunista russo (i primi superando di gran lunga, i secondi) furono massacrati in Russia dagli Ein-satzgruppen prima che l'Armata Rossa ricacciasse i tedeschi dal paese? A Norimberga, il numero esatto non ha potuto essere accertato; le relazioni di Himmler però, benché siano poco ordinate, possono già dare un'idea approssimativa. lu'Einsatzgruppe D di Ohlendorf con le sue 90 ooo vittime non fece il buon lavoro di alcuni altri gruppi. Per esempio, il gruppo A, che operava nel Nord, il 31 gennaio 1942 riferì di aver proceduto all'" esecuzione " di 229 052 ebrei nei paesi baltici e nella Russia Bianca. Il suo comandante, Franz Stahlecker, comunicò a Himmler di aver incontrato difficoltà in quest'ultima regione perché si era incominciato troppo tardi, " quando il gran gelo era già sopravvenuto, il che rendeva assai più difficili le esecuzioni in massa ". Tuttavia - egli riferì - " [nella Russia Bianca] finora sono stati fucilati 41 ooo ebrei ". Stahlecker, che nel corso dello stesso 1942 fu giustiziato da partigiani sovietici, unf al Pagina 727
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt suo rapporto una bella carta geografica in cui era indicato il numero degli uccisi (simbolizzati da bare) per ognuna delle zone che stavano sotto il suo controllo. La carta mostrava che nella sola Lituania erano stati massacrati 136421 ebrei; altri 34000 all'inarca erano stati provvisoriamente risparmiati, " essendo necessari per alcuni lavori ". In quel rapporto l'Estonia, che contava relativamente pochi ebrei, fu dichiarata " libera da ebrei ", judenfrei(tm). I plotoni di esecuzione degli Einsatzgruppen, dopo una pausa dovuta al rigido inverno, ripresero gli eccidi durante tutta l'estate del 1942. Al i° luglio, nella Russia Bianca, altri 55 ooo ebrei all'incirca erano stati sterminati e nell'ottobre i restanti 16 200 abitanti del ghetto di Minsk furono eliminati in un sol giorno. In novembre Himmler poteva riferire a Hitler che dall'agosto all'ottobre in Russia erano stati uccisi 363211 ebrei, ma la cifra era stata probabilmente esagerata per far piacere al sanguinario Fuhrer *49. Secondo Karl Adolf Eichmann, capo dell'ufficio per gli ebrei della Ge-stapo, nell'Est gli Einsatzgruppen liquidarono complessivamente due milioni di persone, in gran parte ebrei. Ma anche questa cifra è quasi certamente esagerata; cosa strana, ma vera, gli alti papaveri delle SS andavano così fieri dei loro stermini che spesso riferivano cifre più alte per far piacere a Himmler e a Hitler. Il dottor Richard Korherr, addetto personale di Himmler per le statistiche, il 23 marzo 1943 riferì al suo capo che in Russia era stato * II 31 agosto Himmler aveva ordinato a un reparto degli Einsatzgruppen di procedere all'esecuzione di un centinaio di internati del carcere di Minsk, per vedere come si faceva. Secondo un alto ufficiale delle SS, Bach-Zalewsky, presente alla scena, Himmler quando constatò gli effetti della prima scarica del plotone di esecuzione quasi svenne. Qualche minuto dopo, poiché due donne ebree non erano state completamente finite dai colpi, VSS-Fùhrer (Himmler) divenne isterico. La conseguenza di questa sua esperienza fu un ordine col quale disponeva che da allora in poi le donne e i bambini non dovevano essere più fucilati ma eliminati mediante i furgoni a gas 5°. 1040 ' II principio della fine " trasferito " (eufemismo per indicare i massacri degli Einsatzgruppen) un totale di 633 300 ebrei51. Sorprende che tale cifra si accordi abbastanza con le ricerche approfondite condotte in seguito da un certo numero di esperti. Se ad essa si aggiunge un altro centinaio di migliaia di persone trucidate negli ultimi due anni della guerra, otterremo probabilmente la cifra più esatta che si possa calcolare *. Per alta che sia, essa è piccola se paragonata al numero degli ebrei soppressi nei campi di sterminio di Himmler, quando si procedette alla " soluzione finale ". La " soluzione finale ". In una bella giornata di giugno del 1946 a Norimberga tre membri del collegio d'accusa americano interrogarono \'SS-Obergruppenfuhrer Oswald Pohl che, fra l'altro, era stato incaricato di elaborare dei programmi di lavoro per coloro che si trovavano nei campi di concentramento na2Ìsti. Dopo il crollo tedesco, Pohl, che prima di entrare nelle SS era stato ufficiale di marina, si era nascosto e non fu arrestato che un anno dopo, nel maggio del 1946, quando fu trovato in una fattoria dove lavorava come bracciante**. Nel rispondere a una domanda, Pohl usò un termine divenuto familiare all'accusa di Norimberga, che da mesi stava esaminando i milioni di parole contenuti nei documenti sequestrati dagli Alleati. Pohl disse che un certo suo collega, di nome Hoss, era stato assunto da Himmler per la " soluzione finale del problema ebraico ". " Che cosa era? ", fu chiesto a Pohl. " Lo sterminio del giudaismo ", rispose questi. Tale espressione ricorse sempre pili spesso nel linguaggio e negli incartamenti dei capi nazisti col progredire della guerra. Sembra che la sua apparente innocenza risparmiasse a quegli uomini la noia di ricordare l'uno all'altro quel che significava; forse anche essi pensavano che poteva servire, in un certo modo, da copertura alle loro'colpe nel caso che i documenti incriminanti fossero mai venuti alla luce. In effetti al processo di Norimberga la maggior parte dei capi nazisti negò di sapere che cosa essa significava e Gòring pretese di non aver mai usato quel termine, cosa che presto risultò falsa. Nel processo contro il grasso maresciallo del Reich furono infatti prodotte copie di direttive da lui inviate a Heydrich, capo del SD, il 31 luglio 1941, quando gli Einsatzgruppen stavano già assolvendo con gioia in Rus* Per quanto io sappia, non è stato mai calcolato il numero dei funzionari del Partito comunista sovietico soppressi dagli Einsatzgruppen. Nella maggior Pagina 728
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt parte delle relazioni del SD, essi appaiono associati agli ebrei. In un rapporto del gruppo A in data ij ottobre 1941 sono elencati 3387 " comunisti ", fra 121 817 uccisi; il resto è costituito da ebrei. Ma nello stesso rapporto sono spesso conglobati tutti insieme. ** Pohl fu condannato a morte nel cosiddetto " processo dei campi di concentramento " da un tribunale militare americano il 3 novembre 1947 e impiccato insieme a Ohlendorf e ad altri l'8 giugno 1951 nel carcere di Landsberg. Il Nuovo Ordine 1041 sia i loro compiti di sterminio. Goring aveva impartito a Heydrich le seguenti istruzioni: Con la presente vi incarico di fare tutti i preparativi... necessari per una soluzione totale del problema ebraico in tutti i territori d'Europa che si trovano sotto l'influenza tedesca... Inoltre vogliate trasmettermi al più presto un prospetto da cui risultino le... misure già prese per l'attuazione della progettata soluzione finale del problema ebraico *52. Heydrich sapeva benissimo che cosa Goring intendeva con quel termine, perché lo aveva usato lui stesso un anno prima in una riunione segreta, dopo la caduta della Polonia; in tale riunione Heydrich aveva tracciato quello che doveva essere " il primo passo per la soluzione finale ", consistente nel concentrare tutti gli ebrei nei ghetti delle grandi città, da dove sarebbe stato più facile mandarli alla loro ultima destinazione. In pratica, la " soluzione finale " era ciò che Hitler da tempo aveva avuto in mente e che egli aveva apertamente dichiarato anche prima che la guerra cominciasse. Nel suo discorso al Reichstag del 30 gennaio 1939 egli aveva detto: Se la finanza ebraica internazionale... riuscirà ancora una volta a spingere le nazioni in una guerra mondiale, la conseguenza sarà... l'annientamento della razza ebraica in tutta l'Europa. Disse che quella era una profezia, e in altri discorsi pubblici egli la ripetè negli identici termini, cinque volte. Non faceva alcuna differenza che a spingere il mondo in un conflitto armato fosse stato proprio lui, non già " la finanza ebraica internazionale ". Quel che a Hitler importava era che ora una guerra mondiale c'era e che essa gli offriva l'occasione di effettuare P" annientamento " degli ebrei nelle vaste regioni dell'Europa orientale da lui conquistate, dove viveva la maggior parte di essi. Quando ebbe inizio l'invasione della Russia, egli diede le disposizioni necessarie. Sembra che le direttive divenute note tra le alte gerarchle naziste come l'" ordine del Fiihrer per la soluzione finale " non siano mai state messe per scritto: almeno, nessuna copia è stata finora scoperta fra i documenti nazisti sequestrati. Tutto fa pensare che probabilmente si tratti di un ordine dato verbalmente a Goring, Himmler e Heydrich, i quali poi lo trasmisero ai loro subordinati durante l'estate e l'autunno del 1941. Un certo numero di testimoni dichiarò, a Norimberga, di averne " udito parlare ", ma nessuno ammise di averlo mai visto. Così Hans Lammers, il capo dalla testa taurina della Cancelleria del Reich, quando a Norimberga rese la sua testimonianza, alle domande incalzanti dell'accusa rispose: * Le sottolineature sono dell'autore del presente libro. Una traduzione errata dell'ultima riga, dove nella copia inglese del documento la parola tedesca Endlosung è stata resa con " soluzione desiderata " anziché con " soluzione finale " fece sf che il giudice Jackson, il quale non conosceva il tedesco, desse modo a Goring, nella controdifesa, di scusarsi affermando di non aver mai usato quella sinistra espressione (cfr. n. 34). A un dato punto Goring esclamò: " La prima volta che sono venuto a conoscenza di questi terribili stermini è stato proprio qui, a Norimberga ". 1042 II principio della fine Sapevo che un ordine del Fiìhrer era stato trasmesso a Heydrich da Goring... Quest'ordine era chiamato " la soluzione finale del problema ebraico "53. Ma come tanti alt i in quel processo, Lammers affermò di non sapere di che cosa si trattasse prima che la commissione alleata lo rivelasse a Norim-berga *. Come disse Heydrich, al principio del 1942 era venuto il momento di "chiarire i problemi fondamentali" connessi alla "soluzione finale", affinchè potesse venire intrapresa e portata a termine. A tal fine egli il 20 gennaio 1942 convocò i rappresentanti dei vari ministeri e degli uffici del SD delle SS a Wannsee, ridente sobborgo di Berlino. I resoconti del convegno hanno avuto una parte importante in alcuni dei successivi processi di Norimber-ga54. Malgrado i Pagina 729
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rovesci che la Wehrmacht continuava a subire in Russia, i funzionari nazisti erano convinti che la guerra fosse stata ormai vinta e che la Germania avrebbe esteso il suo potere su tutta l'Europa, compresa l'Inghilterra e PIrlanda. Perciò Heydrich disse ai convenuti - circa quindici alti funzionari - che, " approssimativamente, nell'attuazione di questa soluzione finale del problema ebraico in Europa, erano coinvolti undici milioni di ebrei ". Accennò -poi rapidamente alle cifre per ogni singolo paese. Nel territorio originario del Reich restavano solo 131 800 ebrei (da un quarto di milione che erano nel 1939), ma nell'URSS ve ne erano cinque milioni, nell'Ucraina tre milioni, nel Governatorato generale della Polonia due milioni e un quarto, in Francia tre quarti di milione e in Inghilterra un terzo di milione. Era chiaro che l'idea implicita era che tutti gli undici milioni dovevano essere sterminati. Poi Heydrich spiegò in che modo si doveva venire a capo di questo vasto compito. Nello sviluppo della soluzione finale gli ebrei debbono essere trasportati nell'Est... per usarli come mano d'opera. In grandi squadre, distinte per sesso, gli ebrei abili al lavoro debbono essere trasportati in quelle regioni e addetti alla costruzione delle strade, lavoro nel quale gran parte di essi verrà certamente eliminata in via naturale. Coloro che soprawiveranno sino alla fine, corrispondendo evidentemente alla parte dotata di una maggiore forza di resistenza, andranno trattati adeguatamente, perché costoro, rappresentando il risultato di una selezione naturale, costituirebbero anche il nucleo di un nuovo sviluppo dell'ebraismo. In altri termini, gli ebrei d'Europa dovevano anzitutto essere trasportati nei paesi conquistati dell'Est, là dovevano essere messi a lavorare fino a lasciarci la pelle e i pochi sopravvissuti, grazie alla loro robustezza, dove* Nell'aprile 1949 a Norimberga un tribunale militare americano condannò Lammers a venti anni di carcere soprattutto per le sue responsabilità nella emanazione dei decreti antiebraici. Però, come nel caso della maggior parte degli altri nazisti condannati, le cui pene furono assai ridotte dalle autorità americane, la sua condanna venne portata a dieci anni e alla fine del 1951 fu rilasciato dalla prigione di Landsberg dopo una reclusione complessiva di sei anni dalla data del suo primo incarceramento. Si può osservare che la maggior parte dei tedeschi - almeno nella misura in cui i loro sentimenti trovarono espressione nel parlamento della Germania occidentale -non approvò nemmeno le relativamente miti condanne inflitte ai compiici di Hitler. Un certo numero di essi, consegnato dagli Alleati ai tedeschi, non fu nemmeno processato - anche quando erano accusati di uccisioni in massa - e alcuni trovarono ben presto una sistemazione nel governo di Bonn. Il Nuovo Ordine 1043 vano venire semplicemente uccisi. E quale sarebbe stata la sorte degli altri ebrei, dei milioni di ebrei, che risiedevano nell'Est e che quindi erano già a portata di mano? Il segretario di Stato dottor Josef Biihler, rappresentante del Governatorato generale della Polonia, aveva pronto un suggerimento. Disse che vi erano in Polonia circa due milioni e mezzo di ebrei che " costituivano un grande pericolo ". Spiegò che essi erano " veicoli di malattie, borsaneristi e, in più, gente inabile al lavoro ". Per questi due milioni e mezzo di anime non si presentava il problema del trasporto. Essi si trovavano già sul luogo. Il dottor Biihler concluse dicendo di avere una sola richiesta da fare, che " il problema ebraico nel mio territorio sia risolto il più presto possibile ". Il buon segretario di Stato tradiva una impazienza condivisa dalle alte gerarchle naziste, su su fino a Hitler. A quel tempo nessuno capiva, né lo si capì fin verso la fine del 1942, quando ormai era troppo tardi, quanto potevano essere preziosi per il Reich quei milioni di ebrei quali lavoratori coatti. In questo momento ci si preoccupava soltanto del fatto che l'eliminazione di milioni di ebrei mediante il lavoro sulle strade della Russia avrebbe richiesto un certo tempo. Così Hitler e Himmler decisero di sbarazzarsi di quei disgraziati prima che il lavoro li uccidesse (nella gran parte dei casi, non si cominciò neppure), usando mezzi più rapidi. I mezzi principali erano due. Come si è visto, si era cominciato ad applicare il primo poco dopo l'invasione della Russia, nell'estate del 1941. Era il metodo dello sterminio in massa di ebrei polacchi e russi ad opera dei plotoni di esecuzione degli Einsatzgruppen, che ne uccisero circa tre quarti di milione. Questo era il mezzo per realizzare la " soluzione finale " che aveva in mente Himmler quando, il 4 ottobre 1943 a Poznan, parlò ai generali delle SS: ... Desidero anche parlarvi francamente di un argomento molto serio. Fra noi se ne deve trattare in modo esplicito; non dovremo però accennarne mai in pubblico. Pagina 730
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Mi riferisco... allo sterminio della razza ebraica... Molti di voi debbono ben sapere che cosa significhino cento, cinquecento o mille cadaveri distesi fianco a fianco. Quel che ci ha temprati è stato l'aver persistito e, nel contempo, l'essere rimasti persone oneste - a parte alcune eccezioni dovute a umana debolezza. È, questa, una pagina gloriosa della nostra storia, che non è stata e che non sarà mai scritta... B. Non c'è dubbio che l'occhialuto SS-Fùhrer, che era quasi svenuto nel-l'assistere all'esecuzione per proprio diletto di un centinaio di ebrei dell'Est, fra cui v'erano anche delle donne, avrebbe assistito ad una pagina an-cor più gloriosa della storia tedesca grazie al lavoro efficiente eseguito dagli ufficiali delle SS addetti alle camere a gas dei campi di sterminio. Infatti fu in quei campi della morte che la " soluzione finale " raggiunse i più spaventosi risultati. IO44 II principio della fine I campi di sterminio. I principali campi di concentramento nazisti, circa trenta, erano campi della morte; in essi perirono milioni di internati torturati e affamati *. Benché le autorità tenessero dei registri - ogni campo aveva un suo Totenbuch (libro dei morti) ufficiale - pure erano incompleti, e in molti casi vennero distrutti all'avvicinarsi delle vittoriose truppe alleate. Una parte di un Totenbuch conservato a Mauthausen registra, nel periodo dal gennaio 1939 all'aprile 1945, 35 318 morti **. Alla fine del 1942, quando il bisogno di operai-schiavi cominciò a farsi acuto, Himmler ordinò che il numero delle uccisioni dei campi di concentramento " venisse ridotto ". Data la carenza di mano d'opera, egli era rimasto contrariato per un rapporto pervenuto al suo ufficio secondo il quale fra il giugno e il novembre 1942 dei 136700 internati dei campi di concentramento circa 70 610 erano morti, 9267 erano stati giustiziati e 27 846 erano stati " trasferiti " ", cioè mandati nelle camere a gas. Cosf non ne rimanevano molti da far lavorare. Ma i maggiori progressi nel senso della " soluzione finale " furono compiuti nei cosiddetti campi di sterminio, nei Vernichtungslager. Il più grande e rinomato di tali campi fu Auschwitz, che con le sue quattro enormi camere a gas e gli annessi crematori offriva la possibilità di uccidere e inumare vittime in numero assai maggiore che negli altri - Treblinka, Belzec, Sobibór e Chelmno, situati tutti in Polonia. Vicino a Riga, Vilna, Minsk, Kaunas e Lvóv vi erano altri campi di sterminio più piccoli che si distinguevano dai maggiori perché in essi si uccideva sparando piuttosto che mediante le camere a gas. Per un certo tempo fra i capi delle SS vi furono persine delle rivalità circa il gas più efficace da usare per eliminare gli ebrei. La rapidità era un fattore importante, specie ad Auschwitz, dove verso la fine il campo raggiunse nuovi primati con l'uccisione per mezzo dei gas di 6000 vittime al giorno. Per un certo periodo, uno dei comandanti di quel campo fu Rudolf Hbss, già condannato per omicidio, che a Norimberga depose circa la superiorità del gas da lui usato ***. * Kogon calcola 7 125 ooo persone, su di un totale di 7 820 eoo internati; ma la cifra è di certo troppo alta (cfr. KOGON, The Theory and Praciice of Hell, p. 227). ** II comandante del campo, Franz Ziereis, diede la cifra complessiva di 6j ooo ". *** Nato nel 1900 e figlio di un modesto bottegaio di Baden-Baden, Hbss era stato spinto a fare il sacerdote dal padre, che era un devoto cattolico. Invece egli nel 1922 si iscrisse al partito nazista. L'anno successivo fu implicato nell'assassinio di un maestro di scuola, che si affermava avesse denunciato Leo Schlageter, sabotatore tedesco della Ruhr giustiziato dai francesi e divenuto un martire nazista. Hoss fu condannato all'ergastolo. Nel 1928 fu rilasciato in seguito a un'amnistia generale; due anni dopo entrò nelle SS e nel 1934 divenne membro del corpo delle " Testa di Morto " delle SS, il cui compito principale era fare la guardia nei campi di concentramento. Ebbe il suo primo incarico in tale unità a Dachau. Cosf egli trascorse quasi tutta la vita di adulto prima come recluso e poi come carceriere. Spontaneamente, e perfino esagerando, egli confessò le sue uccisioni, sia al processo di Norimberga che nelle dichiarazioni giurate che servirono di base all'accusa. Consegnato in seguito ai polacchi, fu condannato a morte e impiccato nel marzo del 1947 ad Auschwitz, teatro dei suoi maggiori crimini. Il Nuovo Ordine 1045 Pagina 731
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La " soluzione finale " del problema ebraico significava il completo sterminio di tutti gli ebrei d'Europa. Mi fu dato l'ordine, nel giugno del 1941, di creare, ad Auschwitz, installazioni per lo sterminio. A quel tempo nel Governatorato generale della Polonia esistevano già tre altri campi di sterminio: Belzec, Treblinka e Wolzek... Feci una visita a quello di Treblinka per vedere come si procedeva allo sterminio. Il comandante del campo di Treblinka mi disse di aver liquidato 80 ooo persone nel corso di un semestre. Era stato incaricato di liquidare prima di tutti gli ebrei provenienti dal ghetto di Varsavia *. Egli usava monossido di carbonio. Ma io non ritenni che i suoi metodi fossero molto efficienti, per cui quando ad Auschwitz organizzai i locali per lo sterminio usai il ci-clon B, acido prussico in cristalli che veniva fatto cadere nella camera della morte da una piccola apertura. Per uccidere coloro che vi si trovavano bastavano da tre a quindici minuti, a seconda delle condizioni atmosferiche. Sapevamo che le persone erano morte quando le grida cessavano. In genere, aspettavamo una mezz'ora prima di aprire le porte e portar via i cadaveri. Poi i nostri commandos speciali toglievano loro gli anelli e i denti d'oro. Rispetto a Treblinka, un altro progresso fu la costruzione di camere a gas che contenevano duemila persone alla volta: mentre a Treblinka le dieci camere a gas del campo potevano servire solo per duecento persone ognuna. Poi Hoss spiegò in che modo venivano " scelte " le vittime destinate alle camere a gas, dato che non tutti gli internati erano eliminati: per lo meno, non subito. Alcuni erano necessari per gli stabilimenti chimici della IG-Farben-Industrie e per la fabbrica Krupp, fino a quando non erano esauriti e quindi anch'essi maturi per la " soluzione finale ". Ad Auschwitz avevamo in servizio due dottori delle SS per esaminare i trasporti dei prigionieri che arrivavano. Essi sfilavano davanti a uno dei dottori che decideva li per If, mentre passavano. Gli abili al lavoro venivano inoltrati al campo. Gli altri venivano subito mandati allo sterminio. I bambini piccoli venivano sempre sterminati, dato che appunto per la loro età erano inabili al lavoro. Il signor Hoss continuò ad apportare miglioramenti all'arte dell'uccisione in massa. Un altro progresso che realizzammo rispetto a Treblinka fu che a Treblinka le vittime quasi sempre sapevano che sarebbero state eliminate, mentre ad Auschwitz ci sforzavamo di ingannare le vittime facendo loro credere che sarebbero state sottoposte a un processo di disinfestazione dai pidocchi. Naturalmente spesso si rendevano conto delle nostre vere intenzioni, per cui talvolta avvenivano delle rivolte e incontravamo delle difficoltà. Assai spesso le donne nascondevano i bambini sotto le loro vestì; naturalmente, quando li scoprivamo, li mandavamo allo sterminio. Ci era stato ordinato di eseguire questi stermini in segreto, ma, ovviamente, l'orribile fetore nauseante proveniente dalla continua arsione dei cadaveri pervadeva l'intera zona e tutta la gente che viveva nelle vicinanze fini col sapere che ad Auschwitz si procedeva agli stermini. Hoss spiegò che talvolta qualche " prigioniero speciale " - sembra si trattasse di prigionieri di guerra russi - veniva ucciso con semplici iniezioni di benzina. Aggiunse: " I nostri dottori avevano ordine di stendere gli usuali certificati di morte e potevano indicare qualsiasi causa di decesso " ** (tm). * A causa del grande numero di ebrei del ghetto e, anche, per via della resistenza armata che costoro alla fine opposero, come vedremo, questo compito fu assolto solo nel 1943. ** In genere si scriveva " per male di cuore ". Kogon, che lui stesso trascorse otto anni a 1046 // principio della fine Alla grossolana descrizione di Hoss si può aggiungere un breve quadro dei procedimenti usati nelle uccisioni ad Auschwitz, secondo le testimonianze di internati e di guardiani sopravvissuti. La " selezione " con cui si decideva quali ebrei dovevano esser messi a lavorare e quali immediatamente uccisi col gas, aveva luogo presso la ferrovia, appena le vittime venivano scaricate dai vagoni merci in cui erano stati rinchiusi senza cibo né acqua, talvolta per una intera settimana, poiché molte provenivano fin dalla Francia, dall'Olanda e dalla Grecia. Benché si svolgessero scene strazianti, quando le mogli venivano separate dai mariti e i bambini tolti ai genitori, pure nessuno dei prigionieri - come attestò Hoss e come i sopravvissuti hanno confermato - si rendeva conto esattamente di che cosa li aspettava. In effetti, ad alcuni venivano date delle Pagina 732
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt belle cartoline illustrate con la dicitura " Wald-see ", da firmare e mandare a casa ai parenti; vi erano stampate le parole: Qui noi stiamo tutti bene. Abbiamo lavoro e siamo trattati bene. Aspettiamo il vostro arrivo. Le stesse camere a gas e gli annessi crematori a poca distanza non avevano affatto un aspetto sinistro; era impossibile indovinare che cosa fossero. Tutt'intorno vi erano praticelli ben tenuti bordati di fiori. All'ingresso si leggeva semplicemente: BAGNI. Gli ignari ebrei pensavano di esser solo condotti ai bagni per la disinfestazione, procedimento usuale in tutti i campi. E vi venivano condotti con l'accompagnamento di una dolce musica! Infatti nei campi si faceva anche della musica leggera. Come ricorda uno dei superstiti, fra gli internati era stata formata una orchestra " di ragazze belle e giovani tutte in camicette bianche e gonne blu scuro ". Mentre si procedeva alla selezione per le camere a gas, questa allegra orchestrina, unica nel suo genere, suonava gai motivi dalla Vedova Allegra o dai Racconti di Hofmann: nulla di solenne e di cupo, come Beethoven. Le marce funebri ad Auschwitz consistevano in motivi vivaci e allegri, presi direttamente dalle operette viennesi o parigine. Al suono di questa musica, che ricordava loro tempi più felici e più frivoli, uomini, donne e bambini venivano condotti ai " bagni " dove si diceva loro di spogliarsi per prepararsi a una " doccia ". Talvolta si davano loro perfino degli asciugamani. Una volta entrati nella " stanza delle docce " - forse era questo il primo momento in cui cominciavano a sospettare che qualcosa non andava, perché circa duemila persone venivano pigiate nel locale come sardine, per cui sarebbe stato difficile fare un bagno - la massiccia porta scorrevole veniva chiusa a chiave e suggellata ermeticamente. Al di sopra, dove i praticelli e le aiuole ben- curate quasi nascondevano le coperture a forma di fungo degli sfiatatoi che partivano dalla sala della morte, Buchenwald, da esempi di tali dichiarazioni: " ... il paziente è morto dopo lunghe sofferenze il giorno..., alle ore... Causa del decesso: debolezza cardiaca con complicazione polmonare " (KOGON, The Theory and Practice of Hell, p. 218). Ad Auschwitz, quando cominciarono le uccisioni in massa coi gas, si fece a meno di tali formalità. Spesso i morti della giornata non venivano nemmeno contati. Il Nuovo Ordine 1047 gli addetti si tenevano pronti a immettervi i cristalli color ametista del cianuro d'idrogeno, o ciclon B, sostanza in origine fabbricata e messa in commercio come un forte disinfettante, per la quale, come si è visto, il signor Hbss era orgoglioso di aver trovato un nuovo uso. Dei prigionieri sopravvissuti, che stavano a guardare dalle baracche vicine, ricordano che per un certo periodo il segnale di gettare i cristalli negli sfiatatoi era dato agli inservienti da un certo sergente Moli. Egli diceva: " Na, gib ihnen schon zu fressen! " (" Bene, date loro qualcosa da mangiare "), rideva, e i cristalli venivano gettati nelle aperture, che poi si suggellavano. Attraverso feritoie chiuse da un vetro spesso i carnefici potevano osservare ciò che accadeva. I prigionieri nudi guardavano le docce da cui non usciva acqua, oppure il pavimento, domandandosi come mai non vi erano scarichi. Prima che il gas cominciasse ad agire occorreva qualche momento. Ma gli internati non tardavano ad accorgersi che cosa usciva dagli sfiatatoi. Era a questo punto in genere che venivano presi dal panico, si ammassavano lontano dalle condutture e infine si gettavano precipitosamente sulla gigantesca porta di metallo, contro la quale - come Reitlinger disse -" si ammucchiavano in una piramide viscida azzurrastra schizzata di sangue, graffiandosi e colpendosi a vicenda perfino nell'agonia ". Dopo venti o trenta minuti, quando il grande ammasso di carne nuda aveva cessato di contorcersi, delle pompe aspiravano l'aria avvelenata, la grossa porta veniva aperta e gli uomini del Sonderkommando intervenivano. Si trattava di ebrei maschi ai quali era stata promessa salva la vita e un vitto adeguato in cambio del più macabro tra tutti i lavori *. Protetti da maschere antigas e da stivali di gomma, e maneggiando tubi di gomma iniziavano la loro opera. Reitlinger l'ha così descritta: II loro primo compito era togliere il sangue e gli escrementi prima di staccare, mediante lacci e uncini, i morti aggrappati gli uni agli altri, preludio alla macabra ricerca dell'oro, all'estrazione dei denti e al taglio dei capelli, gli uni e gli altri essendo considerati dai tedeschi materiali d'importanza bellica. Poi il trasporto ai forni, in ascensore o in vagoncini su binari, la macina dei resti sino a ridurli in cenere fine, l'autocarro che Pagina 733
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt portava queste ceneri nelle acque del fiume Sola **. I documenti mostrano che vi fu, fra gli uomini d'affari tedeschi, una vivace concorrenza per assicurarsi l'appalto per la costruzione di questi dispositivi di morte e di eliminazione e per ottenere la fornitura dei letali cristalli azzurri. La ditta di Erfurt I. A. Topf & Figli, fabbricante impianti di riscaldamento, vinse il concorso per la costruzione dei crematori di Ausch-witz. Lo svolgimento delle trattative fu rivelato da una voluminosa corri* Immancabilmente e regolarmente, costoro venivano poi eliminati nelle camere a gas e sostituiti da nuove squadre cui era riservato lo stesso destino. Le SS non volevano che sopravvivessero persone che potessero parlare. ** Secondo una testimonianza resa nei processi di Norimberga, talvolta le ceneri venivano vendute come fertilizzanti. Da un documento prodotto dall'accusa russa, una ditta di Danzica costruì una vasca riscaldata elettricamente per fare sapone col grasso umano. La sua " ricetta " era: " dodici libbre di grasso umano, dieci quarti d'acqua e da otto once a una libbra di soda caustica... far bollire il tutto per due o tre ore e poi lasciar raffreddare " ". 1048 II principio della fine spondenza trovata nei documenti del campo. Il tenore di essa risulta da una lettera della ditta in data 12 febbraio 1943: All'ufficio Centrale delle Costruzioni delle SS e della Polizia Oggetto: Crematori 263 per il campo. Auschwitz Accusiamo ricevuta della vostra ordinazione di cinque forni tripli, compresi due ascensori elettrici per portare su i cadaveri e un ascensore di emergenza. L'ordinazione include un'installazione pratica per la riserva di carbone e un'altra per il trasporto delle ceneriM. La Topf & Figli non fu la sola ditta interessata a questo macabro affare. Nei processi di Norimberga vennero fuori i nomi di due altre ditte, nonché una parte della loro corrispondenza. In un certo numero di altri campi l'eliminazione dei cadaveri fece nascere una concorrenza commerciale. Cosf le officine Didier di Berlino sollecitarono ordinativi per un forno da costruirsi in un campo nazista di Belgrado, affermando di poter offrire prodotti veramente superiori. Per mettere i corpi nel forno, proponiamo una semplice forca di metallo montata su cilindri. Ogni forno avrà un fornello di soli pollici 24 per 18, dato che non vengono usate bare. Per il trasporto dei cadaveri dal luogo di raccolta ai forni proponiamo carrelli leggeri su ruote, di cui accludiamo i disegni in scala ridotta ". Un'altra ditta, la C. H. Kori, sollecitò parimenti l'ordinazione per il campo di Belgrado, sottolineando la sua grande esperienza in tale settore, dato che essa aveva già costruito quattro forni per Dachau e cinque per Lu-blino, i quali, affermava, " nella pratica sono risultati assolutamente soddisfacenti ". In seguito al nostro colloquio circa la fornitura di impianti di semplice costruzione per la cremazione di cadaveri, vi sottoponiamo i progetti dei nostri fornelli perfezionati che funzionano a carbone, e risultati finora assolutamente soddisfacenti. Per l'edificio progettato, vi proponiamo due forni crematori, ma vi consigliamo di fare altri accertamenti per essere sicuri che due forni siano sufficienti al vostro fabbisogno. Vi garantiamo l'efficienza dei fornelli di cremazione, nonché la loro lunga durata, l'uso del miglior materiale e la nostra mano d'opera ineccepibile. In attesa di un'ulteriore vostra comunicazione, restiamo ai vostri ordini. HeiI Hitler! e. H. KORI - Soc. r. 1.B. Alla fine perfino gli strenui sforzi dell'iniziativa privata tedesca, che usava il miglior materiale e forniva una mano d'opera ineccepibile, risultarono insufficienti per cremare i cadaveri. I crematori meglio costruiti erano lungi dall'assolvere il loro compito in un certo numero di campi di annientamento, in particolare ad Auschwitz dove nel 1944 ogni giorno si dovevano bruciare fino a 6000 corpi (Hò'ss dice 16 ooo). Per esempio, nel corso dell'estate del 1944 in quarantasei giorni furono soppressi da 250000 a 300000 ebrei ungheresi. Perfino le camere a gas risultarono insufficienti e si dovette Il Nuovo Ordine 1049 ricorrere alle fucilazioni in massa secondo la tecnica degli Einsatzkomman-do. I corpi venivano semplicemente buttati in fosse e bruciati, alcuni solo parzialmente, e una livellatrice vi gettava sopra della terra. Verso la fine, i Pagina 734
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comandanti dei campi si lamentavano perché i crematori erano non solo inadeguati ma anche " poco economici ". I cristalli di ciclon B usati per sopprimere le vittime furono forniti soprattutto da due ditte tedesche che ne avevano acquistato il brevetto dall'IG-Farben. Tali ditte erano la Tesch e Stabenow di Amburgo e la Degesch di Dessau; la prima forniva due tonnellate al mese di cristalli di cianuro, la seconda tre quarti di tonnellata. Le bollette di spedizione sono state prodotte a Norimberga. I direttori delle due ditte hanno preteso di aver fornito i loro prodotti non sapendo l'uso letale che se ne faceva, credendo che servissero solamente per disinfezione: ma questa loro discolpa non resse. Furono trovate lettere di Tesch e Stabenow con cui offrivano non solo di fornire i cristalli per i gas ma anche gli impianti di ventilazione e di riscaldamento per le camere di sterminio. Inoltre l'incomparabile Hoss, che una volta iniziata la confessione andò sino in fondo, testimoniò che i direttori della ditta Tesch non potevano non conoscere l'uso dei loro prodotti, avendone forniti quanto bastava per sterminare un paio di milioni di persone. Un tribunale militare inglese se ne convinse al processo fatto a Bruno Tesch e al suo socio Karl Weinbacher, i quali nel 1946 furono condannati a morte e impiccati. Il direttore della seconda ditta, il dottor Gerhard Peters di Degesch (Dessau), se la cavò assai meglio. Un tribunale tedesco lo condannò a cinque anni di reclusione **. Prima dei processi del dopoguerra, in Germania si credeva generalmente che le uccisioni in massa fossero state soltanto opera di un gruppo relativamente piccolo di capi fanatici delle SS. Ma gli atti dei tribunali non lasciano alcun dubbio sulla complicità di un certo numero di uomini d'affari tedeschi, non solo dei Krupp e dei direttori del gruppo chimico della IG-Farben, ma anche di piccoli imprenditori che esteriormente debbono essere sembrati uomini comuni, del tutto onesti, pilastri delle loro comunità, come sono dovunque tutti gli uomini d'affari probi. Quante persone innocenti e indifese - per lo più ebrei, ma anche un numero abbastanza rilevante di altri internati, specie di prigionieri di guerra russi furono soppresse nel solo campo di Auschwitz? La cifra esatta non potrà mai essere conosciuta. Lo stesso Hoss nella sua deposizione giurata aveva dato la cifra di " 2 500000 vittime soppresse e sterminate col gas e poi bruciate, oltre ad almeno mezzo milione di internati che morirono per la fame e per le malattie, per un totale di circa tre milioni ". In seguito, nel corso del processo che gli fu fatto a Varsavia, egli ridusse la cifra a i 135 ooo. Il governo sovietico, che esplorò il campo quando nel gennaio del 1945 l'Armata Rossa lo occupò, diede la cifra di quattro milioni. Reitlinger, in base 1050 II principio della fine a uno studio approfondito, mette in dubbio che il numero di coloro che furono soppressi ad Auschwitz coi gas "giunga a tre quarti di milione": circa 600 ooo persone sarebbero morte nelle camere a gas, a cui egli aggiunge una " incognita percentuale " di circa 300 ooo persone e più " mancanti ", che furono fucilate o morirono di fame e di malattia. Qualunque sia il calcolo, la cifra risultante è sempre considerevole " ". I corpi venivano bruciati, ma i denti d'oro restavano e venivano recuperati fra le ceneri, quando non erano già stati strappati da squadre speciali che lavoravano sulle pile viscide dei cadaveri *. L'oro veniva fuso e inviato, insieme ad altri oggetti di valore portati via agli ebrei catturati, alla Reicbs-bank; in base a un accordo segreto fra Himmler e il presidente della banca, dottor Walther Punk, esso veniva accreditato alle SS in un deposito intestato a " Max Heiliger ". Il bottino raccolto nei campi di sterminio, oltre l'oro dei denti, comprendeva orologi d'oro, orecchini, braccialetti, anelli, collane e perfino montature di occhiali - perché gli ebrei venivano esortati a portare con sé tutti i loro oggetti di valore per il " riassestamento " ad essi promesso. Vi era anche un grande assortimento di gemme, soprattutto di diamanti, e molta argenteria. Infine vi erano grossi fasci di banconote. Di fatto, la Reichsbank fu sopraffatta dai depositi versati al nome di " Max Heiliger ". Poiché le camere di sicurezza erano strapiene fin dal 1942, i direttori della banca, con la loro mentalità utilitaristica, cercarono di tra sformare i depositi in denaro liquido disponendone tramite le agenzie di pegno municipali. In una lettera inviata in data 15 settembre dalla Reicbsbank al monte di pegno municipale di Berlino si parla di un " secondo in vio "; essa inizia con le parole: " Vi inviarne i seguenti preziosi, affinchè procediate alla loro migliore utilizzazione ". L'elenco è lungo e diviso per categorie di oggetti; esso comprende 154 orologi d'oro, 1601 orecchini d'oro, Pagina 735
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 132 anelli con diamanti, 784 orologi da tasca d'argento e " 160 dentiere di tipo diverso, in parte d'oro ". All'inizio del 1944 il monte di pegno di Ber lino fu talmente pieno di oggetti preziosi rubati, da esser costretto a infor mare la Reichsbank che esso non ne poteva più accettare altri. Quando gli Alleati invasero la Germania, in alcune saline abbandonate dove i nazisti avevano nascosto una parte dei loro documenti e della loro preda, essi tro varono ancora una parte dei depositi di " Max Heiliger ", sufficiente a riem pire tre enormi camere di sicurezza della filiale di Francoforte della Reichs bank66. _ , I banchieri erano a conoscenza delle origini di questi " depositi " unici nel loro genere? A Norimberga il direttore della sezione metalli preziosi * Talvolta venivano strappati via prima che le vittime fossero uccise. Una relazione segreta del direttore della prigione tedesca di Minsk rivela che egli aveva incaricato per tale servizio un dentista ebreo e che a tutti gli ebrei " venivano tirate via o spezzate le protesi, le capsule e le otturazioni d'oro. Ciò avveniva sempre una o due ore prima dell'operazione speciale ". Il direttore rilevò che su 516 ebrei russi e tedeschi soppressi nella sua prigione durante un periodo di sei settimane, nella primavera del 1943, a circa 336 aveva fatto asportare l'oro dei denti6S. Il Nuovo Ordine 1051 della Reicbsbank ammise che egli e i suoi colleghi avevano cominciato a notare che molti invii provenivano da Lublino e da Auschwitz. Noi tutti sapevamo che quelli erano luoghi dove si trovavano campi di concentramento. Fu alla decima consegna, effettuata nel novembre del 1943, che apparvero dentature d'oro. La quantità di oro per denti divenne straordinariamente grande ". A Norimberga il famigerato Oswald Pohl, capo dell'ufficio economico delle SS, che trattava gli affari di quella organizzazione, sottolineò che il dottor Punk, i funzionari e i direttori della Reichsbank sapevano benissimo l'origine degli oggetti che essi cercavano di impegnare. Egli espose abbastanza dettagliatamente " gli accordi circa la consegna di oggetti di valore appartenenti a ebrei morti " intercorsi fra Punk e le SS. Ricordò una conversazione avuta col vicepresidente della banca, dottor Emil Pohl. Dopo quella conversazione non restarono più dubbi sul fatto che gli oggetti rimessi [provenivano dagli] ebrei uccisi in campi di concentramento. Gli oggetti in questione erano anelli, orologi, occhiali, lingotti d'oro, anelli matrimoniali, broches, spille, denti d'oro e altri oggetti di valore. Pohl riferì che una volta, dopo un giro d'ispezione nelle camere di sicurezza in cui erano depositati gli oggetti preziosi " provenienti da ebrei morti ", il dottor Punk offrì al gruppo dei visitatori un simpatico pranzo in cui la conversazione volse intorno all'origine, unica nel suo genere, del bottino*68. "Il ghetto di Varsavia non esiste più". Più di uno tra i testimoni oculari hanno parlato della rassegnazione con cui tanti ebrei andarono incontro alla morte nelle camere a gas naziste o nelle grandi fosse di esecuzione delle squadre di Einsatz. Ma non tutti gli ebrei accettarono così passivamente lo sterminio. Nella primavera del 1943 circa 60 ooo ebrei - era quello" che rimaneva dei 400 ooo che nel 1940 erano stati ammucchiati in quel luogo come bestie - si barricarono nel ghetto di Varsavia, si ribellarono ai loro aguzzini nazisti e combatterono. Della ribellione del ghetto di Varsavia nessuno, forse, ha lasciato una descrizione più macabra e autorevole di quella del prode ufficiale delle SS che la soffocò **. Questo individuo era il tedesco Jiirgen Stroop, SS-Brigade-fiihrer e maggior generale della polizia. Ci è rimasto il suo eloquente rapporto ufficiale***, dattiloscritto, di settantacinque pagine su elegante carta * A Norimberga il dottor Punk fu condannato all'ergastolo. ** II romanzo di John Hersey II muro, basato su notizie fornite da ebrei, narra in forma epica la storia di questa sollevazione. *** Ma Stroop non è sopravvissuto. Catturato dopo la guerra, fu condannato a morte il 22 marzo 1947 da un tribunale americano a Dachau per aver fatto fucilare degli ostaggi in Grecia e poi fu estradato in Polonia dove fu processato per il massacro degli ebrei del ghetto di Varsavia. Di nuovo condannato a morte, fu impiccato l'8 settembre 1951 sul luogo stesso del misfatto. Pagina 736
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1052 II principio della fine a mano pesante, con numerose illustrazioni e rilegato in cuoio. S'intitola: II ghetto di Varsavia non esiste più ". Verso la fine dell'autunno del 1940, un anno dopo la conquista nazista della Polonia, le SS avevano prelevato circa 400 ooo ebrei segregandoli, per mezzo di un'alta muraglia, dal resto di Varsavia, in un'area lunga due miglia e mezzo e larga un miglio all'incirca che abbracciava l'antico ghetto medievale. In quell'area abitavano prima normalmente 160 ooo persone, per cui ora divenne sopraffollata. Ma questo era ancora il meno. Il governatore, Frank, rifiutò di assegnare i viveri sufficienti per mantenere in vita appena la metà dei 400 ooo ebrei. Era proibito oltrepassare il recinto - contro chi lo faceva si sparava senza preavviso; gli ebrei potevano lavorare unicamente in poche fabbriche di armi situate all'interno della muraglia, gestite dalla Wehrmacht o da rapaci industriali tedeschi che sapevano realizzare lauti profitti servendosi del lavoro coatto. Non meno di 100 ooo ebrei lottarono per cercare di sopravvivere con il solo nutrimento di una ciotola di minestra al giorno, spesso fatta di paglia bollita, fornita dalla carità degli altri. Era un'impari lotta per l'esistenza. Ma la popolazione del ghetto non moriva di fame e di malattia abbastanza rapidamente da accontentare Himmler; cosf nell'estate del 1942 egli ordinò che gli ebrei del ghetto di Varsavia venissero trasportati altrove " per ragioni di sicurezza ". Il 22 luglio fu organizzata una grande operazione di " trasferimento ". Fra quella data e il 3 ottobre, secondo Stroop, furono pertanto "trasferiti" ebrei per un totale di 310322 persone. Ciò significava che essi erano stati trasportati in campi di sterminio, la maggior parte a Treblinka, dove furono soppressi coi gas. Himmler però non era ancora soddisfatto. Quando in una visita improvvisa a Varsavia nel gennaio 1943 egli constatò che nel ghetto vivevano ancora 60 ooo ebrei, ordinò di portare a termine il " trasferimento " entro il 15 febbraio. Ciò risultò un compito assai difficile. Il rigido inverno e le necessità dell'esercito, le cui richieste di mezzi di trasporto, dopo il disastro di Stalingrado e le conseguenti ritirate nella Russia meridionale, avevano la precedenza assoluta, rendevano difficile alle SS ottenere i treni necessari per effettuare il " trasferimento " finale. Stroop riferisce che, inoltre, gli ebrei cominciavano a opporsi " in ogni modo " alla loro liquidazione definitiva. L'ordine di Himmler non potè essere eseguito prima della primavera. Si decise allora di sgomberare il ghetto mediante una " operazione speciale " della durata di tre giorni. In realtà, occorsero quattro settimane. La deportazione di più di 300 ooo ebrei aveva permesso ai tedeschi di ridurre l'area del ghetto circondata dalla muraglia; quando il generale delle SS Stroop la mattina del 19 aprile 1943 vi apparve coi suoi carri armati, artiglieria, lanciafiamme e squadre di guastatori, la sua estensione non era superiore a circa 1000 metri per 300. Il ghetto era però affollato come un alveare e gli ebrei, disperati, avevano trasformato fognature, sotterranei e scantinati in centri fortificati. Le loro armi erano scarse: qualche pistola e qualche fucile, una dozzina o due di mitragliatrici contrabbandate nel ghetto e Il Nuovo Ordine 1053 granate di fattura casalinga. Tuttavia in quel mattino di aprile essi erano ben decisi a usarle: fu la prima e l'ultima volta, nella storia del Terzo Reich, che gli ebrei opposero resistenza a mano armata ai loro oppressori nazisti. Stroop disponeva di 2090 uomini, di cui la metà all'incirca apparteneva all'esercito regolare o alle Waffen-SS, e il resto alla polizia delle SS, con un rinforzo di circa 335 uomini della milizia lituana e di alcuni poliziotti e pompieri polacchi. Il primo giorno queste forze incontrarono una inaspettata resistenza. Nel primo dei numerosi rapporti inviati per telescrivente, Stroop comunicò: L'operazione era appena iniziata quando fummo fatti segno a un fuoco concentrato da parte degli ebrei e dei banditi. Una tank e due carri blindati sono stati tempestati da bottiglie Molotov... A causa di questo contrattacco nemico ci siamo dovuti ritirare. L'attacco fu ripreso, ma i tedeschi non ebbero la via facile. Verso le 17,30 abbiamo incontrato una fortissima resistenza da un gruppo di fabbricati, anche con fuoco di mitragliatrici. Una speciale squadra d'assalto ha sbaragliato il nemico, senza però catturare i resistenti. Gli ebrei e i Pagina 737
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt criminali combattevano di nido in nido sfuggendoci all'ultimo momento... Le nostre perdite nel primo attacco ammontano a dodici uomini. Così continuarono ad andare le cose nei primi giorni: i difensori del ghetto malamente armati si ritiravano a poco a poco dinanzi ai carri armati, ai lanciafiamme e all'artiglieria, ma non cessavano di resistere. Il generale Stroop non poteva capire perché " quella marmaglia di razza inferiore " (si riferiva agli ebrei assediati) non cedesse e non si rassegnasse a venir liquidata. Egli riferì: Dopo qualche giorno divenne evidente che gli ebrei non avevano più nessuna intenzione di lasciarsi trasferire volontariamente, ed erano decisi ad opporsi alla loro evacuazione... Mentre nei primi giorni è stato possibile catturare un numero considerevole di ebrei, che sono codardi per natura, durante la seconda metà dell'operazione è divenuto sempre più difficile catturare i banditi e gli ebrei. Più e più volte si sono accesi nuovi nuclei di resistenza, ad opera di gruppi di combattenti costituiti da una ventina o trentina di ebrei, a cui si sono unite altrettante donne. Le donne - notò Stroop - erano del gruppo Hechaluz (" il pioniere "), " ed erano pratiche nel maneggiare le pistole con entrambe le mani " e nel disinnescare bombe a mano che tenevano nascoste sotto i vestiti. Il quinto giorno della battaglia, Himmler, impaziente e furioso, ordinò a Stroop di " rastrellare " il ghetto " con la massima severità e con inesorabile tenacia ". Nel suo ultimo rapporto Stroop riferì: Ho quindi deciso di distruggere tutta la zona ebraica appiccando il fuoco ad ogni gruppo di fabbricati. Poi descrisse ciò che seguì. Gli ebrei rimasero nelle case incendiate finché, per paura di bruciare vivi, si gettarono giù dai piani superiori... Con le ossa rotte, cercarono tuttavia di attraversare strisciando la strada per raggiungere gli edifici a cui non era stato ancora dato fuoco... Malgrado il pericolo di bruciare vivi, gli ebrei e i banditi spesso preferivano tornare fra le fiamme anziché rischiare di essere catturati da noi. IO54 li principio della fine Per un uomo come Stroop era semplicemente incomprensibile che uomini e donne preferissero perire fra le fiamme combattendo, anziché morire pacificamente nelle camere a gas: infatti gli ebrei catturati e non uccisi sul posto dagli uomini di Stroop furono trasportati a Treblinka. Il 25 aprile Stroop comunicò per telescrivente al quartier generale delle SS, avvertendo che 27 464 ebrei erano stati catturati. Sto cercando di ottenere un treno per Tz [Treblinka] per domani. Altrimenti la liquidazione sarà effettuata qui domani. Spesso essa fu appunto effettuata sul luogo. Il giorno seguente Stroop comunicò ai suoi superiori: " 1330 ebrei sono stati tirati fuori dalle trincee e immediatamente sterminati; altri 362 sono morti in combattimento ". Solamente trenta prigionieri furono " trasferiti ". Verso la fine della rivolta i difensori del ghetto si rifugiarono nelle fognature. Stroop cercò di farli venir fuori inondando i condotti principali, ma gli ebrei riuscirono ad arrestare il flusso dell'acqua. Un giorno i tedeschi gettarono bombe fumogene nelle fognature attraverso 183 tombini, ma Stroop dovette riferire, contrariato, che " non avevano prodotto i risultati desiderati ". Sull'esito della vicenda non potevano però esservi dubbi. Per tutto un mese gli ebrei, incalzati da presso, combatterono con un coraggio indomito, benché Stroop, in una delle sue relazioni giornaliere, avesse affermato il contrario, lamentando " i metodi di combattimento subdoli e insidiosi usati dagli ebrei e dai banditi ". Il 26 aprile egli riferì che molti difensori del ghetto diventavano " pazzi a causa del caldo, del fumo e delle esplosioni ". Nella giornata diversi blocchi di fabbricati sono stati interamente bruciati. Questo è l'unico metodo efficace per costringere questa marmaglia di razza inferiore a salire alla superficie. Il 16 maggio fu l'ultimo giorno della rivolta. La notte Stroop trasmise l'ultimo comunicato giornaliero sulla battaglia. Centottanta ebrei, banditi e individui inferiori sono stati annientati. Ciò che era una volta il quartiere ebraico di Varsavia non esiste più. L'operazione a vasto raggio è terminata alle 20,15 con l'incendio della sinagoga... Totale degli ebrei di cui ci siamo occupati: 56 065, cifra comprendente sia gli ebrei catturati, sia quelli di cui può essere dimostrato lo sterminio. Una settimana dopo, essendogli stato chiesto di chiarire quella cifra, Stroop Pagina 738
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rispose: Su di un totale di 56 065 ebrei catturati, circa 7000 sono stati eliminati nell'ex ghetto durante l'operazione a vasto raggio. 6929 ebrei sono stati eliminati in quanto sono stati inviati a Treblinka; il totale degli ebrei soppressi è dunque 13 929. Inoltre, da cinque a seimila ebrei sono periti, essendo saltati in aria con le case o morti fra le fiamme. L'aritmetica del generale Stroop non è molto chiara, perché restano ancora circa 36 ooo ebrei non contati. Ma non si può dubitare di ciò che afferma quando, nel suo rapporto finale dalla bella rilegatura, egli parla di Il Nuovo Ordine 1055 " un totale di 56 065 ebrei di cui può essere provato lo sterminio ". Ai restanti 36 ooo ebrei debbono di certo aver provveduto le camere a gas. Sempre secondo Stroop, le perdite tedesche furono di sedici morti e novanta feriti. Probabilmente le perdite effettive furono assai più alte, dato il carattere selvaggio dei combattimenti di casa in casa, descritti dallo stesso generale con così impressionanti dettagli; egli deve aver tenuto la cifra bassa per non urtare la delicata sensibilità di Himmler. Stroop concludeva dicendo che le truppe tedesche e la polizia " fecero il loro dovere instancabilmente, in sincero cameratismo, restando unite come magnifici modelli di soldati ". La " soluzione finale " continuò sino alla fine della guerra. Con essa quanti ebrei furono massacrati? La cifra è controversa. Secondo le deposizioni fatte da due membri delle SS a Norimberga, nel computo di uno dei massimi esperti nazisti dell'argomento, Karl Adolf Eichmann, capo dell'Ufficio per gli ebrei della Gestapo, che realizzò la " soluzione finale " sotto la direzione dell'ideatore di essa, Heydrich, il totale avrebbe oscillato fra i cinque e i sei milioni *. Nel rinvio a giudizio del processo di Norimberga la cifra fu 5700000; essa concorda con i computi del Consiglio Mondiale Ebraico. Nel suo magnifico studio sulla " soluzione finale " Reitlinger è giunto alla conclusione che la cifra deve essere stata un po' inferiore, fra i 4 194 200 e i 4 581 2007l. Nei territori occupati dalle truppe di Hitler nel 1939 vivevano circa dieci milioni di ebrei. Qualunque sia il computo, è certo che circa la metà fu sterminata dai tedeschi. Questa fu l'estrema conseguenza, il rovinoso scotto dell'aberrazione a cui era soggiaciuto il dittatore nazista nel periodo in cui visse nei bassifondi di Vienna e che egli trasmise a tanti suoi seguaci tedeschi, o con essi condivise. Gli esperimenti medici. Vi furono, durante la breve esistenza del Nuovo Ordine, alcune iniziative dovute più a puro sadismo che non al piacere delle uccisioni in massa. Forse per uno psichiatra vi è differenza fra i due piaceri; ma il risultato finale del primo differisce da quello del secondo solo per il minor numero delle vittime. Gli esperimenti medici nazisti sono un esempio di sadismo, perché nulla, o ben poco, ha tratto la scienza dall'impiego degli internati nei campi di concentramento e dei prigionieri di guerra come cavie umane. È, questa, una * Secondo uno dei suoi accoliti, poco prima del crollo tedesco Eichmann disse che " sarebbe sceso ridendo nella tomba perché il sentimento di aver sulla coscienza cinque milioni di persone sarebbe stato per lui fonte di una straordinaria soddisfazione " '". Nel 1945 fuggì da un campo di concentramento americano; riparò in Argentina, dove venne catturato da agenti israeliani. Portato a Gerusalemme fu processato e giustiziato nel 1962. 1056 II principio della fine storia di orrori di cui la professione medica tedesca non può di certo andar fiera. Benché gli " esperimenti " fossero stati intrapresi da poco meno di duecento crudeli medicastri (alcuni tuttavia occupavano posti eminenti nel mondo medico), la loro opera criminale era nota a migliaia fra i principali medici del Reich, dei quali nemmeno uno - per quanto si sa dai documenti - innalzò la benché minima protesta pubblica *. Gli ebrei non furono le sole vittime degli omicidi in questo campo. I dottori nazisti si valsero anche di prigionieri di guerra russi, internati polacchi dei campi di concentramento, uomini e donne, e perfino tedeschi. Gli " esperimenti " erano assai vari. Dei prigionieri venivano messi in camere di pressione e sottoposti a prove di resistenza a grandi altezze finché cessavano di respirare. Venivano loro iniettate dosi letali di bacilli del tifo e dell'itterizia. Erano sottoposti a esperimenti di " assideramento " in acqua gelida o esponendoli nudi all'aperto nella neve finché morivano di freddo. Si provavano su di essi pallottole avvelenate e gas asfissianti. Nel campo di concentramento femminile di Ravensbriick a centinaia di internate polacche - esse venivano chiamate le " Pagina 739
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ragazze-coniglio " - si producevano coi gas piaghe cancrenose, mentre altre venivano sottoposte a " esperimenti " di innesti di ossa. A Dachau e a Buchenwald furono scelti degli zingari per vedere quanto a lungo e in quali condizioni essi potevano vivere nutrendoli di acqua salata. In molti campi vennero eseguiti su vasta scala e con vari metodi esperimenti di sterilizzazione su uomini e donne: perché - come in una data occasione scrisse a Himmler un medico delle SS, il dottor Adolf Pokorny - " il nemico deve essere non solo vinto ma anche sterminato ". Se non poteva venire massacrato - dato che, come si è visto, il bisogno di operai-schiavi verso la fine della guerra aveva fatto apparire poco opportuni i massacri - si poteva però impedire che si riproducessero. In effetti il dottor Pokorny comunicò a Himmler di aver trovato il mezzo adatto, la pianta caladium seguinum, che - egli affermava - provocava la sterilità permanente. Il buon dottore scrisse aìì'SS-Fùhrer: II solo pensiero che si possono sterilizzare i tre milioni di bolscevichi ora prigionieri in Germania, così da poterli usare per lavoro, impedendo però loro di riprodursi, ci apre le più ampie prospettive72. Un altro dottore tedesco che aveva " ampie prospettive " fu il professore August Hirt, capo dell'istituto anatomico dell'Università di Strasburgo. Il suo campo specifico era alquanto diverso da quello degli altri, ed egli lo indicò in una lettera inviata nel periodo di Natale 1941 al tenente generale Rudolf Brandt, aiutante di Himmler. * Nemmeno il più famoso chirurgo tedesco, il dottor Ferdinand Sauerbruch, benché sia in seguito divenuto antinazista e abbia cospirato nella resistenza. Sauerbruch nel maggio del 194? assistette a una conferenza tenuta all'Accademia Medica Militare di Berlino da due dei più noti medici-assassini, Karl Gebhardt e Fritz Fischer, sugli esperimenti di cancrena provocata da gas, effettuati su prigionieri. In tale occasione, l'unica obiezione di Sauerbruch fu che la chinirgia era meglio dei sulfamidici! Il professor Gebhardt fu condannato a morte nel cosiddetto " processo dei dottori " e impiccato il z giugno 1948. Al dottor Fischer fu dato l'ergastolo. Il Nuovo Ordine 1057 Abbiamo a nostra disposizione una grande collezione di crani di quasi tutte le razze e di quasi tutti i popoli. Però disponiamo solo di pochi esemplari di crani della razza ebraica... Ora la guerra nell'Est ci offre la possibilità di colmare tale lacuna. Procurandoci i crani dei commissari bolscevichi ebrei, i quali rappresentano il prototipo, ripugnante ma caratteristico, di quella razza inferiore, avremo l'opportunità di raccogliere un prezioso materiale scientifico. Il professo! Hirt non voleva crani di "commissari bolscevichi ebrei" già morti. Proponeva che i crani di costoro venissero prima misurati quando erano ancora vivi. Una volta provocata la morte degli ebrei, le cui teste non debbono essere danneggiate, il medico staccherà le teste dai corpi e le inoltrerà... in scatole di latta ermeticamente chiuse. Dopodiché il dottor Hirt prometteva che avrebbe proceduto ad ulteriori misurazioni scientifiche73. Himmler fu contentissimo dell'idea. Diede ordine che al professor Hirt "venisse fornito tutto ciò di cui abbisognava per le sue ricerche". Ed egli fu ben rifornito. Colui che praticamente s'incaricò della cosa fu un interessante tipo di nazista di nome Wolfram Sievers, il quale in seguito passò non poco tempo a testimoniare al principale dei processi celebrati a Norimberga e al successivo " processo dei dottori ", dove egli figurò come uno degli imputati *. Sievers, un ex libraio, aveva raggiunto il grado di colonnello delle SS e di segretario dell'esecutivo déH'Abnenerbe, istituto di ricerche per l'eredità ancestrale, una di quelle ridicole organizzazioni " culturali" create da Himmler in relazione alle sue idee da pazzoide. Sievers riferf che VAbnenerbe abbracciava cinquanta " campi di ricerche ", uno dei quali era denominato " Istituto per le ricerche militari scientifiche ", di cui 10 stesso Sievers era direttore. Sievers era un tipo dagli occhi obliqui e dal l'aspetto mefistofelico, con una folta barba nera come l'inchiostro, e a No rimberga fu soprannominato "il Barbablù nazista", con riferimento al fa moso assassino francese. Come tanti altri personaggi di questa storia egli teneva meticolosamente un diario, e questo diario, insieme alla sua corri spondenza, conservatisi l'uno e l'altra, contribuirono a farlo finire sulla forca. Nel giugno del 1943 Sievers aveva già raccolto ad Auschwitz gli uomini e le Pagina 740
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt donne che dovevano fornire gli scheletri per le "misurazioni scientifiche " del professor dottor Hirt, dell'Università di Strasburgo. Sievers riferf che "furono sottoposte all'esperimento complessivamente 115 persone, di cui 79 ebrei, 30 ebree, 4 "asiatici" e 2 polacchi"; fu chiesto all'ufficio centrale delle SS di Berlino che esse venissero trasportate da Auschwitz al campo di concentramento di Natzweiler, vicino a Strasburgo. A Norimberga 11 giudice inglese chiese che cosa volesse dire " sottoporre all'esperimento ". " Sottoporre a misurazioni antropologiche ", rispose Sievers. * In tale processo fu condannato a morte e impiccato. 1058 i/ principio della fine " Prima di venire uccise venivano misurate antropologicamente? Questo è tutto? " " Venivano anche presi i calchi ", aggiunse Sievers. Quel che accadeva poi è stato narrato dal capitano delle SS Josef Kra-mer, anch'egli decano degli sterminatori di Auschwitz, Mauthausen, Da-chau e di altri campi; questi aveva avuto momentanea fama come la " belva di Belsen " e fu condannato a morte a Liineburg da un tribunale inglese. Il professo! Hirt dell'istituto anatomico di Strasburgo mi aveva parlato del convoglio di prigionieri proveniente da Auschwitz. Mi disse che queste persone dovevano essere uccise con gas tossici nella camera a gas del campo di Natzweiler, dopodiché i loro corpi dovevano essere portati all'Istituto anatomico e messi a disposizione. Mi diede una bottiglia da circa mezzo litro contenente dei sali - penso che fossero sali di cianuro - e mi indicò la dose approssimativa da usare per avvelenare gli internati in arrivo da Auschwitz. Ai primi dell'agosto del 1943 mi furono rimessi ottanta internati da uccidere col gas dei cristalli datimi da Hirt. Una notte mi recai nel luogo dove si trovava la camera a gas in un piccolo autocarro, portando con me, per questa prima volta, circa quindici donne. Dissi alle donne che dovevano entrare nella camera per essere disinfettate; non dissi però che dovevano essere uccise col gas. A quei tempi, i nazisti avevano già perfezionato la tecnica. Kramer continuò: Con l'aiuto di alcuni uomini delle SS spogliai le donne e le sospinsi nella camera a gas quando furono completamente nude. Quando la porta venne chiusa, esse cominciarono a gridare. Introdussi una certa quantità del sale in un tubo... e attraverso una feritoia osservai quel che accadeva nella stanza. Le donne respirarono ancora per circa un minuto prima di cadere a terra. Dopo aver fatto agire l'impianto di ventilazione aprii la porta. Trovai le donne giacenti esanimi sul pavimento, sporche di escrementi. Il capitano Kramer dichiarò di aver ripetuto l'operazione finché tutti gli ottanta internati furono uccisi; poi " come era stato richiesto ", consegnò i corpi al professor Hirt. Essendogli stato domandato quali erano i suoi sentimenti mentre faceva tutto ciò, egli diede una risposta memorabile che getta luce su di un fenomeno proprio del Terzo Reich, e che sembra sot-trarsi ad ogni umana comprensione. Nel procedere a tutte quelle cose non provavo sentimenti di sorta, dal momento che avevo ricevuto l'ordine di uccidere gli ottanta internati nel modo che vi ho già detto. E poi è così che ero stato addestrato ". Un altro teste narrò il seguito. Si tratta di un francese, Henry Hery-pierre, che lavorò all'Istituto anatomico di Strasburgo quale assistente di laboratorio del professor Hirt fino all'arrivo degli Alleati. Come primo invio, ci furono portati i corpi di trenta donne... Questi trenta corpi femminili erano ancora caldi. Gli occhi erano spalancati e lucenti. Erano rossi e iniettati di sangue, sporgenti dalle orbite. Vi erano anche tracce di sangue intorno al naso e alla bocca. Non era visibile alcun rigar mortis. Herypierre sospettò che esse fossero state uccise e di nascosto si segnò il numero che nei prigionieri veniva tatuato sul braccio sinistro. Disse che vi Il Nuovo Ordine 1059 furono altri due invii di cinquantasei uomini, in identiche condizioni. Furono messi nell'alcool, sotto l'esperta direzione del professor Hirt. Ma durante tutta questa faccenda, il professore era alquanto nervoso. Disse a Hery-pierre: " Se non saprete tenere la bocca chiusa, sarete uno di loro ". Ciò nondimeno il professor Hirt si mise al lavoro. Secondo quanto aveva Pagina 741
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt chiesto a Sievers, il professore staccava le teste e - così egli scrisse - " mise insieme una collezione di scheletri fino ad allora inesistente ". Sorsero però alcune difficoltà; Hirt le indicò a Sievers, che non aveva conoscenze specifiche mediche o anatomiche, e il capo dell'Ahnenerbe il 5 settembre 1944 ne riferf a Himmler. Data l'ampiezza delle ricerche scientifiche da intraprendere, non è stato ancora portato a compimento il lavoro di preparazione dei cadaveri. Per ottanta cadaveri, tale lavoro richiede un certo tempo. Ma il tempo incalzava. Le truppe americane e francesi si avvicinavano a Strasburgo. Hirt chiese delle direttive üirca " quel che si doveva fare della collezione ". A nome del professor Hirt, Sievers comunicò al quartier generale delle SS: Ai cadaveri si può togliere la carne in modo da renderli non identificabili. Ciò significherà, però, che per lo meno una parte del lavoro sarà stata fatta per nulla e che questa collezione unica nel suo genere andrà perduta per la scienza, dato che così non sarà più possibile eseguire calchi in gesso. In se stessa, la collezione degli scheletri non da nell'occhio. Si può dichiarare che le parti carnose ci erano state lasciate dai francesi nel periodo in cui abbiamo assunto la direzione dell'Istituto anatomico * e che verranno consegnate per la cremazione. Vogliate consigliarmi quale delle seguenti tre proposte è meglio adottare: i) conservare la collezione nel suo insieme; 2) dividerla in parti; 3) sciogliere completamente la collezione. " Perché volevate scarnificare i cadaveri? - chiese l'accusatore britannico nel silenzio dell'aula del tribunale di Norimberga. - Perché suggeriste di far ricadere la colpa sui francesi? " " Come profano non posso avere una opinione in proposito, - rispose il " Barbablù nazista ". - Mi limitai a trasmettere una domanda del professor Hirt. Io non ho nulla a che fare con l'uccisione di quella gente. Ho semplicemente eseguito il compito di un impiegato della posta ". " Voi eravate l'ufficio postale, un altro di quei begli uffici postali nazisti, non è vero? ", replicò l'accusatore. Era la debole difesa tentata, nei processi, da molti nazisti, e anche in questa occasione l'accusa la smontò75. Gli archivi sequestrati delle SS rivelano che il 26 ottobre 1944 Sievers comunicò: " Secondo le direttive ricevute, la collezione di Strasburgo è stata interamente disserta. Era il meglio da farsi, data la situazione generale"76. In seguito Herypierre descrisse il tentativo, non del tutto riuscito, di far sparire le tracce. * Nel 1940, dopo il crollo della Francia, la Germania si era annessa l'Alsazia e i tedeschi avevano assunto la direzione dell'Università di Strasburgo. 1060 II principio detta fine Nel settembre del 1944 gli Alleati avanzarono in direzione di Belfort, e il professer Hirt ordinò ai signori Eong e Maier di tagliare a pezzi quei corpi e di bruciarli nel crematorio... L'indomani avendo chiesto a Maier se aveva smembrato tutti i corpi, Bong mi rispose: " Non potevamo fare a pezzi tutti i cadaveri: era troppo il lavoro. Alcuni corpi li abbiamo lasciati nel deposito ". Vennero infatti scoperti là da una squadra alleata un mese dopo, quando alcune unità della settima armata statunitense, con la seconda divisione corazzata francese in testa, entrarono a Strasburgo * ". Dai signori del Nuovo Ordine non furono soltanto collezionati scheletri, ma anche pelli umane, e in questo caso non si poteva pretendere che lo si facesse ai fini di una ricerca scientifica. Le pelli dei prigionieri dei campi di concentramento, appositamente uccisi per tale macabro scopo, avevano semplicemente un valore decorativo. Ci si accorse che con esse si potevano confezionare dei magnifici paralumi; alcuni vennero confezionati appositamente per Frau Use Koch, la moglie del comandante di Buchenwald soprannominata dagli internati la " cagna di Buchenwald " **. Sembra che le pelli più ricercate fossero quelle tatuate. Un internato tedesco, Andreas Pfaffenber-ger, a Norimberga fece una deposizione in proposito. ... Si ordinò a tutti i prigionieri con tatuaggi di presentarsi nell'ambulatorio... Dopo che i prigionieri furono esaminati, quelli coi tatuaggi più belli e più artistici vennero uccisi mediante iniezioni. I cadaveri furono quindi passati alla sezione patologica dove i lembi di pelle tatuata furono staccati dai corpi e sottoposti a un trattamento speciale. Il materiale rifinito veniva consegnato alla moglie di Koch, che ne faceva fare paralumi e altri oggetti decorativi per la casa (tm). Pagina 742
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Un pezzo di pelle che evidentemente colpi la fantasia della moglie di Koch portava tatuate le parole " Hansel e Gretel ". In un altro campo di concentramento, a Dachau, la richiesta di queste pelli superò le disponibilità. Su ciò, a Norimberga, depose un medico cèco internato, il dottor Frank Blàha. Talvolta non avevamo un numero sufficiente di corpi con una buona pelle; il dottor Rascher allora diceva: " Bene, avrete i corpi ". L'indomani ricevevamo venti o trenta cadaveri di persone giovani. Si era loro sparato alla nuca o erano state colpite alla testa, in modo da non danneggiare la pelle... La pelle doveva essere di prigionieri sani e senza difetti ". * II professor dottor Hirt scomparve. Quando lasciò Strasburgo, fu udito vantarsi che nessuno l'avrebbe mai preso vivo. In efietti, sembra che non sia stato preso - né vivo né morto. ** Frau Koch, il cui potere di vita e di morte sugli internati di Buchenwald era assoluto, e un semplice capriccio della quale poteva procurare terribili punizioni ai prigionieri, fu condannata all'ergastolo al " processo di Buchenwald ", ma poi la pena fu ridotta a quattro anni e poco dopo venne rilasciata. Il ij gennaio 19^1 un tribunale tedesco la condannò all'ergastolo per assassinio. Suo marito era stato condannato a morte durante la guerra da un tribunale delle SS, a causa dei suoi " eccessi ". Gli era però stato concesso, come alternativa, di prestar servizio sul fronte russo. Tuttavia, prima che egli potesse recarvisi, il principe Waldeck, capo delle SS del distretto, lo fece giustiziare. Fra coloro che morirono a Buchenwald vi fu la principessa Mafalda, figlia del re d'Italia e moglie del principe Filippo d'Assia. Il Nuovo Ordine 1061 x Appunto questo dottor Sigmund Rascher sembra sia stato il primo responsabile dei più sadici esperimenti medici. Questo orribile medicastro aveva attirato l'attenzione di Himmler (fra le idee fisse del quale vi era quella di allevare una razza nordica di tipo sempre più alto) per via di rapporti trasmessigli da circoli delle SS, secondo i quali la signora Rascher avrebbe dato alla luce tre bambini dopo i quarantotto anni, mentre la verità era che i Rascher li avevano presi, a intervalli adeguati, in un orfanotrofio. Nella primavera del 1941 il dottor Rascher, mentre frequentava a Monaco un corso medico speciale della Luftwaffe, ebbe un violento turbamento. Il 15 maggio 1941 ne scrisse a Himmler. Egli aveva constatato, inorridito, che le ricerche circa gli effetti delle grandi altezze sugli aviatori si trovavano ancora a un punto morto, perché " non era stato ancora possibile fare esperimenti con materiale umano, in quanto tali esperimenti sono pericolosissimi e nessuno si offre volontario per sottoporvisi ". Per tali esperimenti, potreste mettere a disposizione due o tre delinquenti abituali... Gli esperimenti, nel corso dei quali è possibile che i soggetti muoiano, verrebbero eseguiti con la mia cooperazione 80. Una settimana dopo l'SS-Fùhrer gli rispose che " sarebbe stato lieto di mettere a sua disposÌ2Ìone dei prigionieri per le ricerche sui voli a grandi altezze ". I soggetti furono infatti consegnati e il dottor Rascher si mise all'opera. I risultati sono descritti nei suoi rapporti e in quelli di altri. Tali rapporti furono prodotti a Norimberga e nel successivo processo contro i dottori delle SS. I ritrovamenti del dottor Rascher sono un modello di linguaggio scien tifico. Per gli esperimenti sugli effetti delle grandi altezze, egli fece trasfe rire nel vicino campo di concentramento di Dachau, dove le cavie umane erano già a disposizione, la camera di decompressione dell'aviazione militare di Monaco. Con delle pompe, fu tolta l'aria in modo da ottenere la percen tuale di ossigeno e la pressione dell'aria che si trovano alle grandi altezze. Poi il dottor Rascher fece le sue osservazioni. Eccone una tipica: II terzo esperimento è stato eseguito senza ossigeno, pari ad un'altezza di 9500 metri, su un ebreo di trentasette anni in buone condizioni generali di salute. La respirazione continuò per trenta minuti. Dopo quattro minuti il soggetto cominciò a sudare e a rotea re la testa. Dopo cinque minuti si manifestarono dei crampi; fra il sesto e il decimo minuto il respiro aumentò di frequenza, mentre il soggetto perdeva i sensi. Dall'undicesimo al trentesimo minuto la respirazione scese a tre inspirazioni al minuto, per cessare del tutto alla fine di quel lasso di tempo. Circa mezz'ora Pagina 743
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dopo la cessazione del respiro venne eseguita l'autopsia ". Un internato austriaco, Anton Pacholegg, che lavorava nell'ufficio del dottor Rascher, ha descritto gli " esperimenti " in modo meno scientifico. Attraverso la finestra d'osservazione della camera di decompressione ho potuto osservare personalmente i prigionieri sottoposti alla rarefazione finché i loro polmoni scoppiavano... Impazzivano e si tiravano i capelli nello sforzo di alleviare la pressione. Si laceravano la testa e il volto con le dita e le unghie tentando di massacrarsi nella loro 1062 II principio della fine follia. Batteyano le mani e la testa contro i muti, gridavano nello sforzo di alleviare la pressione sui timpani. In genere, questi esperimenti finivano con la morte del soggetto>2. Circa duecento prigionieri furono sottoposti a questo genere di esperimenti prima che il dottor Rascher concludesse le ricerche. Secondo le testimonianze rese al " processo dei dottori ", circa ottanta morirono nel corso di esse, e gli altri vennero soppressi poco dopo per impedire che parlassero. Questo speciale programma di ricerche fu esaurito nel maggio 1942, quando il feldmaresciallo della Luftwaffe Erhard Milch trasmise a Himmler i " ringraziamenti " di Goring per gli esperimenti pionieristici del dottor Rascher. Non molto dopo, il io ottobre 1942, il tenente generale dottor Hippke, ispettore sanitario dell'aviazione militare, " in nome della ricerca e della medicina tedesca applicata all'aviazione " espresse a Himmler la sua " rispettosa gratitudine " per " gli esperimenti di Dachau ", pur rilevando che in essi qualcosa era stato tralasciato. In essi non si era tenuto conto del freddo estremo che un aviatore ha da affrontare a grandi altezze. Per ovviare a questa lacuna - egli comunicava a Himmler - la Luftwaffe stava costruendo una camera di decompressione " attrezzata con impianti completi di refrigerazione, corrispondenti a un'altitudine nominale di 32 ooo metri ". E aggiungeva che gli esperimenti col freddo, " eseguiti in varie direzioni, erano tuttora in corso a Dachau " *3. Cosi stavano effettivamente le cose e, ancora una volta, il dottor Rascher era all'avanguardia. Alcuni dottori suoi colleghi avevano però degli scrupoli. Era da cristiano ciò che il dottor Rascher stava facendo? A tale riguardo, sembra che certi medici della Luftwaffe tedesca cominciassero ad avere dei dubbi. Quando Himmler lo venne a sapere andò su tutte le furie e scrisse subito al feldmaresciallo Milch protestando per le difficoltà create nell'arma aerea da " ambienti medici cristiani ". Pregò il capo di Stato maggiore della Luftwaffe di staccare Rascher dal corpo dei medici dell'aviazione militare affinchè potesse venire trasferito nelle SS. Suggerì a quello Stato maggiore di trovare " un medico non-cristiano, avente una buona fama come scienziato ", a cui potesse trasmettere i preziosi risultati dell'opera di Rascher. Nel contempo Himmler mise in rilievo che egli si era assunta personalmente la responsabilità di fornire, per quegli esperimenti, individui asociali e criminali dei campi di concentramento, meritevoli soltanto di morire. Gli " esperimenti del freddo " del dottor Rascher erano di due tipi: anzitutto accertare quale grado di freddo un essere umano può sopportare senza morire; in secondo luogo, scoprire i mezzi migliori per ridare il calore a una persona ancora in vita dopo essere stata esposta al massimo del freddo. Furono prescelti due metodi per assiderare una persona: immergerla in una vasca di acqua ghiaccia o lasciarla completamente nuda all'aperto di notte, in inverno, nella neve. Le relazioni sugli esperimenti di " assideramento " e di " riscaldamento " inviati da Rascher a Himmler sono voluminose. Un esempio o due basteranno per darne una idea. Uno dei primi esperimenti risale al io settembre 1942. Il Nuovo Ordine 1063 II soggetto dell'esperimento è stato immerso nell'acqua con l'uniforme completa di volo... e un casco. Un salvagente gli impediva di affondare. Gli esperimenti sono stati fatti con acqua a una temperatura da 36,5 a 53,5 gradi Fahrenheit. Nella prima serie di esperimenti la parte posteriore della testa e il tronco cerebrale restavano fuor dall'acqua. In un'altra serie di esperimenti, la base del collo e il cervelietto erano immersi. Con mezzi elettrici sono state registrate temperature scese fino a 79,5° nello stomaco e a 79,7° nel retto. Dei Pagina 744
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt decessi si sono verificati solo quando venivano congelati il midollo e il cervelietto. Nell'autopsia eseguita in questi casi di morte, all'interno della cavità cranica sono state sempre trovate grandi quantità di sangue emorragico, fino a circa mezzo litro. Il cuore presentava costantemente una estrema dilatazione del ventricolo destro. In questi esperimenti quando la temperatura del corpo scendeva fino a 82,5 gradi, i soggetti morivano inevitabilmente, malgrado ogni tentativo di salvarli. I referti di queste autopsie dimostrano chiaramente l'importanza di adottare un casco e un protettore del collo riscaldati nell'uniforme di gommapiuma [per gli aviatori] attualmente in preparazione '". Una tabella acclusa dal dottor Rascher alla sua relazione riguardava sei " casi letali " e indicava le temperature dell'acqua, la temperatura del corpo al momento dell'uscita dall'acqua, la temperatura del corpo al momento della morte, la durata della permanenza nell'acqua e il tempo occorso al soggetto per morire. I soggetti dalla tempra più forte resistevano all'acqua gelata per cento minuti, quelli dalla tempra meno forte per cinquantatre minuti. Walter NefE, internato del campo che prestava servizio come inserviente sanitario presso Rascher, fece al " processo dei medici " una descrizione da profano di un esperimento di assideramento con l'acqua. Fu il più orribile degli esperimenti che mai facemmo. Dalle baracche della prigione furono fatti venire due ufficiali russi. Rascher li fece spogliare ed essi dovettero immergersi nudi nella vasca d'acqua. Passò un'ora dopo l'altra; mentre di solito il letargo per congelamento interviene dopo sessanta minuti al massimo, in questo caso i due uomini restarono completamente coscienti per due ore e mezzo. Tutti gli appelli a Rascher perché li addormentasse con una iniezione furono vani. Dopo circa due ore uno dei russi disse all'altro: " Compagno, te ne prego, di' all'ufficiale che ci sparino ". L'altro rispose che non si aspettava misericordia da quel cane di fascista. I due si strinsero la mano con un " addio, compagnol "... Queste parole furono tradotte a Rascher da un giovane polacco, ma in forma alquanto diversa. Rascher andò nel suo ufficio. Il giovane polacco cercò subito di cloroformizzare le due vittime, ma Rascher tornò subito indietro e ci minacciò con la pistola... L'esperimento durò per lo meno cinque ore, prima che la morte sopravvenisse >s. Il " capo " nominale che diresse i primi esperimenti con l'acqua ghiaccia era un certo dottor Holzlohner, professore di medicina all'Università di Kiel, assistito da un dottor Finke. Dopo aver lavorato insieme a Rascher per un paio di mesi i dottori ritennero di aver esaurito le possibilità di tali esperimenti. Allora i tre medici stesero una relazione segretissima di trentadue pagine per l'aviazione militare intitolata " Esperimenti di assideramento con esseri umani " e indissero pel 26-27 ottobre a Norimberga un convegno di scienziati tedeschi allo scopo di far conoscere e discutere i risultati delle loro ricerche. Il soggetto del convegno era " Problemi medici in casi di emergenza nella marina e in inverno ". Secondo le testimonianze rese al " processo dei dottori ", al convegno presero parte novantacinque 1064 17 principio della fine scienziati tedeschi, compresi alcuni degli studiosi più eminenti in questo campo, e benché i tre dottori non lasciassero dubbi sul fatto che un bel po' di esseri umani era perito negli esperimenti, non si fecero domande in proposito né vennero sollevate proteste. Il professor Holzlbhner * e il dottor Finke da quel momento cessarono di interessarsi agli esperimenti; invece il perseverante dottor Rascher li continuò da solo, dall'ottobre del 1942 fino al maggio dell'anno successivo. Fra l'altro, egli volle proseguire gli esperimenti nel settore da lui chiamato del-l'" assideramento a secco ". Scrisse a Himmler che Auschwitz, per simili esperimenti, sarebbe un posto assai più adatto di Dachau, perché vi fa più freddo e perché, data la grande estensione, provocano meno agitazione nel campo (i soggetti gridano quando vengono assiderati). Per qualche ragione questo cambiamento di luogo non fu però possibile; così il dottor Rascher dovette continuare i suoi studi a Dachau, pregando il ciclo che venissero vere temperature invernali. Grazie a Dio, a Dachau abbiamo avuto un'altra ondata di freddo intenso, egli scriveva a Himmler al principio della primavera del 1943. - Alcuni soggetti sono restati all'aperto per 14 ore a una temperatura di 21° sotto zero, la temperatura interna [del corpo] raggiunse i 77° con congelamento periferico...86. Al " processo dei dottori " il teste Neff fornì un'altra descrizione da profano degli esperimenti di " assideramento a secco " intrapresi dal suo capo. Pagina 745
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Un prigioniero veniva messo la sera nudo su di una barella fuori delle baracche. Era coperto con un lenzuolo e ogni ora gli si versava addosso un secchio d'acqua fredda. Il soggetto restava all'aperto in tale stato fino alla mattina. Si misuravano le temperature. In seguito il dottor Rascher disse che era un errore coprire il soggetto con un lenzuolo e bagnarlo... In futuro, i soggetti non dovevano essere più coperti. Il successivo esperimento fu eseguito con dieci prigionieri, esposti a turno, ugualmente nudi. Mentre i prigionieri a poco a poco si assideravano, il dottor Rascher o un suo assistente misuravano la temperatura, i battiti del cuore, la respirazione e via dicendo. Spesso le grida delle vittime rompevano il silenzio della notte. Neff disse alla corte: Da principio Rascher aveva proibito che questi esperimenti venissero eseguiti su soggetti in stato di anestesia. Ma essi facevano un tale clamore che per Rascher fu impossibile continuare gli esperimenti senza l'anestesia ". I soggetti venivano lasciati morire (Himmler aveva detto che lo meritavano) nelle vasche di acqua gelata o fuori delle baracche di Dachau, stesi nudi per terra, nelle sere di inverno. Se sopravvivevano, poco dopo venivano soppressi. Ma i valorosi aviatori e marinai tedeschi che avrebbero potuto trovarsi gettati nelle gelide acque dell'Oceano Artico o esposti su qualche deserto ghiacciato al di là del circolo polare artico in Norvegia, in Finlandia * II professo! Holzlohner deve aver avuto la coscienza sporca. Catturato dagli inglesi, si suicidò dopo il primo interrogatorio. Il Nuovo Ordine 1065 o nella Russia settentrionale, e per il cui bene venivano evidentemente intrapresi questi esperimenti, dovevano essere salvati fino al limite del possibile. Pertanto l'impareggiabile dottor Rascher intraprese, a Dachau, altri esperimenti, da lui chiamati di " riscaldamento ", sulle sue cavie umane. Voleva stabilire quale fosse il miglior modo di riscaldare una persona assiderata per cercare di salvarle la vita. Heinrich Himmler, sempre pronto ad offrire soluzioni " pratiche " al suo corpo di solerti scienziati, suggerì a Rascher di provare il riscaldamento mediante " calore animale ". Da principio però il medico non apprezzò molto tale suggerimento. Scrisse al capo delle SS: " II riscaldamento mediante calore animale - di corpi di bestie o di donne - è troppo lento ". Ma Himmler insisteva e scrisse a Rascher: Sono assai curioso circa gli esperimenti col calore animale. Personalmente credo che tali esperimenti possono dare i migliori e pili probanti risultati. Benché restasse scettico, il dottor Rascher non era persona da non tener conto di un suggerimento dato dal capo delle SS. Così intraprese una serie di grotteschi " esperimenti ", registrandoli in ogni loro morboso dettaglio per la posterità. Dal campo di concentramento per donne di Ravensbrùck gli vennero mandate a Dachau quattro internate. Erano state classificate come prostitute; tuttavia in una di esse vi era qualcosa che turbò il dottore, il quale ne riferì ai suoi superiori in questi termini: Una delle donne assegnatemi presenta inequivocabili caratteristiche razziali nordi-che... Avendo chiesto alla ragazza perché si era offerta volontariamente per il servizio al bordello, essa mi rispose: " Per uscire dal campo di concentramento ". Le feci osservare che era vergognoso fare volontariamente la ragazza da bordello, ma ella replicò: " Meglio sei mesi in un bordello che sei mesi in un campo di concentramento... " La mia coscienza razziale si è rivoltata all'idea di esporre agli sguardi di elementi razzialmente inferiori del campo di concentramento una ragazza che tìsicamente era di puro tipo nordico... Per tale ragione ho rinunciato a usare questa ragazza per i fini sperimentali ". Però ne usò altre, i cui capelli erano meno biondi e i cui occhi erano meno azzurri. Le risultanze furono regolarmente trasmesse a Himmler in un rapporto segnato " segreto " del 12 febbraio 1942 "'. I soggetti sono stati assiderati al modo solito, vestiti o spogliati, in acqua fredda a diverse temperature... Sono stati tolti dall'acqua a una temperatura rettale di 86°. In otto casi i soggetti sono stati messi su di un grande letto fra due donne nude. Alle donne è stato dato l'ordine di aderire alla persona assiderata il più strettamente possibile. Poi sulle tre persone sono state stese delle coperte... Dopo che i soggetti ebbero ripreso coscienza, non l'hanno più perduta; resisi conto della situazione, si sono stretti da presso ai corpi nudi delle Pagina 746
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ragazze. L'ascesa della temperatura del corpo ha avuto più o meno la stessa rapidità che nei soggetti riscaldati avvolgendoli in coperte... Fanno eccezione quattro soggetti che hanno compiuto l'atto sessuale a una temperatura fra gli 86 e gli 89,5 gradi. In costoro, dopo il coito, si è verificato un rapido aumento della temperatura, simile a quello ottenuto mediante un bagno caldo. II dottor Rascher restò alquanto sorpreso nel constatare che una sola donna riscaldava un assiderato più rapidamente di due donne. io66 II principio della fine Lo attribuisco al fatto che nel riscaldamento mediante una sola donna vengono meno le inibizioni personali e la donna aderisce più strettamente alla persona assiderata. Anche in simili casi il ritorno alla coscienza è stato notevolmente rapido. Solo nel caso di una persona la coscienza non è tornata ed è stato constatato solamente un lieve aumento della temperatura. Questo soggetto è morto coi sintomi di una emorragia cerebrale, confermata poi dall'autopsia. Riassumendo, questo medico indegno e omicida riferì che il riscaldamento di una persona " congelata " mediante donne " procedeva molto lentamente " e che i bagni caldi erano più efficaci. Concludeva dicendo: Solo quei soggetti ai quali lo stato fisico ha permesso di darsi all'atto sessuale si sono riscaldati in modo sorprendentemente rapido, presentando anche un altrettanto rapido ritorno a un completo benessere corporeo. Secondo le testimonianze rese al " processo dei medici " furono eseguiti circa quattrocento esperimenti di " congelamento " su trecento persone, delle quali da ottanta a novanta morirono immediatamente come conseguenza diretta, mentre il resto, ad eccezione di pochi, fu eliminato più tardi, alcuni essendone usciti pazzi. Incidentalmente, accenneremo che lo stesso dottor Rascher non era più a disposizione per deporre a quel processo. Continuò le sue ricerche criminali in relazione a vari altri progetti - troppo numerosi per poter essere qui menzionati - fino al maggio del 1944, quando lui e sua moglie vennero arrestati dalle SS - sembra non per i suoi " esperimenti " omicidi, bensf per l'imputazione di aver mentito - lui e sua moglie - circa il modo in cui i loro figli erano venuti al mondo. Himmler, con la sua venerazione per le madri tedesche, non poteva tollerare una simile mistificazione: egli aveva sinceramente creduto che la moglie di Rascher avesse cominciato a partorire i suoi tre bambini all'età di quarantotto anni, e s'indignò quando venne a sapere che, invece, ella li aveva rapiti all'orfanotrofio. Così il dottor Rascher fu chiuso nel Bunker dei politici del campo di concentramento di Dachau, a lui così familiare, mentre la moglie fu spedita in quello di Ravensbrùck, donde il dottore si era fatto venire le prostitute per gli esperimenti di " riscaldamento ". Nessuno dei due sopravvisse; si pensa che 10 stesso Himmler, con una delle ultime decisioni della sua vita, ne abbia or dinato l'esecuzione. Marito e moglie avrebbero potuto fare imbarazzanti de posizioni. Tuttavia un certo numero di questi imbarazzanti testimoni sopravvisse, tanto da poter esser condotti dinanzi ai tribunali. Sette di loro furono condannati a morte e impiccati: fino all'ultimo, essi si difesero affermando che coi loro micidiali esperimenti avevano servito la patria. La dottoressa Hertha Oberheuser, unica donna accusata nel " processo dei dottori ", fu condannata a venti anni di reclusione. Essa confessò di aver fatto iniezioni mortali a " cinque o sei " polacche fra le centinaia che soffrirono diaboliche torture in numerosi " esperimenti " compiuti a Ravensbriick. Alcuni dottori, fra cui 11 famigerato Pokorny, che avrebbe voluto sterilizzare milioni di nemici, furono assolti, qualcuno si dimostrò contrito. In un secondo processo cele brato contro medici subalterni, il dottor Edwin Katzenellenbogen, già memIl Nuovo Ordine 1067 bro della facoltà della Harvard Medicai School, chiese alla corte di essere condannato a morte. " Avete segnato sulla mia fronte il marchio di Caino - egli esclamò. - Ogni medico che commise i delitti di cui sono stato incolpato merita la morte". Fu condannato all'ergastolo90. La morte di Heydrich e il massacro di Lidice. A metà della guerra fu eseguita un'operazione punitiva contro i capi-banda del Nuovo Ordine per i massacri da loro compiuti nelle nazioni vinte. Reinhard Heydrich, capo del Servizio di Sicurezza delle SS (SD) e vicecapo della Gestapo Pagina 747
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt - questo trentottenne dal naso tagliente e dallo sguardo glaciale, questo poliziotto di tipo diabolico, genio della " soluzione finale " - il " boia Heydrich ", come era divenuto noto nei paesi occupati - mori di morte violenta. Ansioso di acquistare un ancor maggiore potere, egli in segreto intrigava per scalzare il suo capo, Himmler. Oltre alle altre sue cariche, egli si era fatto nominare rappresentante del protettore della Boemia e della Moravia. Il protettore, il vecchio ministro von Neurath, nel settembre del 1941 era stato mandato da Hitler in licenza illimitata per malattia, e Heydrich lo aveva sostituito nell'antica residenza dei re di Boemia, il castello Hradschin di Praga. Ma non vi rimase molto. La mattina dèi 29 maggio 1942 mentre si recava con la sua Mercedes sport aperta dalla propria villa di campagna al palazzo reale di Praga gli fu gettata contro una bomba di fabbricazione britannica che fece saltare in aria l'auto e gli spezzò la spina dorsale. Gli autori dell'attentato erano due cèchi dell'esercito cecoslovacco libero costituitosi in Inghilterra, Jan Kubis e Josef Gabeik, i quali erano stati paracadutati da un aereo della Royal Air Porce. Perfettamente preparati per la loro missione, compiuto l'attentato essi fuggirono con l'aiuto di una cortina fumogena e trovarono asilo presso i religiosi della chiesa di San Carlo Borromeo di Praga. Heydrich spirò il 4 giugno in seguito alle ferite. Per vendicare la morte del loro eroe, i tedeschi, come negli antichi riti teutonici, fecero una vera ecatombe. Secondo una relazione della Gestapo, 1331 cèchi, fra cui 201 donne, furono immediatamente assassinati ". La chiesa di San Carlo Borromeo, dove oltre ai due effettivi uccisori si erano nascosti 120 membri della resistenza cèca, fu assediata dalle SS che uccisero fino all'ultimo uomo tutti coloro che vi si trovavano *. Tuttavia a soffrire di più per quest'atto di sfida contro la razza dei signori, furono gli ebrei. Tremila di essi vennero prelevati dal ghetto " privilegiato " di Theresienstadt e spediti nell'Est, per essere sterminati. Il giorno dell'attentato Goebbels fece arrestare 500 dei po* Secondo Schellenberg, che si trovava sul posto, la Gestapo non seppe mai che fra i morti della chiesa si trovavano gli attentatori (SCHELLENBERG, The Labyrintb, p. 292). io68 II principio della fine chi ebrei ancora in libertà a Berlino e il giorno della morte di Heydrich 152 di essi furono uccisi " per rappresaglia ". Ma fra tutte le conseguenze della morte di Heydrich il mondo civile forse ricorderà più a lungo la sorte subita dal piccolo villaggio di Lidice, presso la città mineraria di Kladno, non lungi da Praga. Per nessun'altra ragione se non quella di dare un esempio al popolo vinto che aveva osato togliere la vita a uno dei suoi aguzzini, in quel piccolo, pacifico centro rurale i tedeschi si abbandonarono ad atti di orribile barbarie. La mattina del 9 giugno 1942 dieci autocarri di truppe della polizia tedesca di sicurezza al comando del capitano Max Rostock * giunsero a Lidice e circondarono il villaggio; a nessuno fu permesso di andarsene; però chiunque vi risiedeva e si fosse trovato fuori poteva rientrarvi. Un ragazzo di dodici anni, preso dal panico, cercò di fuggire di nascosto. Gli fu sparato contro e morì. Una contadina si mise a correre verso i campi che circondavano il paese. Le fu sparato alle spalle e anch'essa morì. Tutta la popolazione maschile del villaggio fu rinchiusa nei granai, nelle stalle e nella cantina di un fattore di nome Horak, il quale era anche il sindaco del luogo. L'indomani, dall'alba fino alle 16, gli uomini furono condotti, in gruppi di dieci, nel giardino dietro i granai e fucilati da plotoni della polizia di sicurezza. Caddero complessivamente 172 fra uomini e ragazzi oltre i sedici anni. Altri 19 abitanti del villaggio che durante il massacro si trovavano a lavorare nelle miniere di Kladno furono presi in seguito e massacrati a Praga. Sette donne prese a Lidice furono ugualmente mandate a Praga e là uccise. Le restanti donne del villaggio, 195 in tutto, furono trasportate nel campo di concentramento di Ravensbriick, in Germania, dove 7 furono uccise col gas, 3 " sparirono " e 42 morirono per i maltrattamenti. Quattro donne di Lidice che stavano per partorire furono prima ricoverate alla maternità di Praga; i neonati furono soppressi e le madri vennero poi spedite a Ravensbriick. Ai tedeschi restava da decidere circa i bambini di Lidice, i cui padri erano stati uccisi e le madri internate. Bisogna dire che i tedeschi non uccisero anche loro, nemmeno i maschi. I bambini furono mandati al campo di concentramento di Gneisenau. Erano novanta in tutto e di essi sette, che non avevano ancora un anno, furono scelti dai nazisti dopo un adeguato esame degli " esperti per la razza " di Himmler, per essere mandati in Germania e venirvi Pagina 748
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt allevati come tedeschi con nomi tedeschi. In seguito, degli altri si decise in modo analogo. " Di essi si è perduta ogni traccia ", dichiarò il governo cecoslovacco, che compilò un rapporto ufficiale sui fatti di Lidice per il tribunale di No-rimberga. Ma per fortuna più tardi almeno alcuni di essi furono ritrovati. Mi ricordo di aver letto nell'autunno del 1945 nei giornali tedeschi allora con* Fu impiccato a Praga nell'agosto del 1951. Il Nuovo Ordine 1069 "oliati dagli Alleati appelli commoventi rivolti dalle madri superstiti di Lidice ai tedeschi, perché le aiutassero a rintracciare i loro bambini per riportarli " a casa " *. In realtà, Lidice era stata cancellata dalla faccia della terra. Non appena gli uomini furono massacrati e le donne e i bambini portati via, la polizia di sicurezza aveva bruciato il villaggio, fatto saltare con la dinamite le rovine e livellato il terreno. Benché sia divenuto l'esempio più noto di tal genere di barbarie nazista, Lidice non fu il solo villaggio dei paesi occupati dai tedeschi a fare questa atroce fine. Ve ne fu un altro in Cecoslovacchia, Lezhaky, e diversi altri in Polonia, Russia, Grecia e Jugoslavia. Anche in Occidente, dove il Nuovo Ordine era relativamente meno feroce, l'esempio di Lidice fu ripetuto dai tedeschi. Però nella maggior parte dei casi - come a Televaag in Norvegia - gli uomini, le donne e i bambini vennero semplicemente deportati in campi di concentramento distinti, dopo che tutti gli edifici dei villaggi erano stati rasi al suolo. Ma il io giugno 1944, due anni meno un giorno dopo il massacro di Lidice, un terribile tributo di sangue fu pagato dal villaggio francese di Ora-dour-sur-Glane, vicino a Limoges. Un distaccamento della divisione delle SS Das Reich, che si era già resa nota in Russia, se non per aver combattuto, almeno per aver sparso il terrore, circondò quel villaggio ordinando agli abitanti di riunirsi nella piazza centrale. Qui il comandante disse loro che, secondo informazioni ricevute, nel villaggio erano nascosti degli esplosivi e che si sarebbe proceduto a una perquisizione e a un controllo delle carte d'identità. Dopodiché tutta la popolazione - 652 persone - fu rinchiusa: gli uomini nei granai, le donne e i bambini nella chiesa. Si diede fuoco all'intero villaggio, poi i soldati tedeschi si rivolsero contro gli abitanti. Gli uomini dei granai che non morirono bruciati furono uccisi a colpi di mitragliatrice. Le donne e i bambini della chiesa furono anch'essi crivellati dalle mitragliatrici, e chi non fu ucciso venne bruciato quando i soldati tedeschi appiccarono il fuoco alla chiesa. Tre giorni dopo il vescovo di Limoges trovò i corpi carbonizzati di quindici bambini ammucchiati dietro l'altare arso. Nove anni dopo, nel 1953, un tribunale militare francese stabili che nel massacro di Oradour erano periti 642 abitanti - 245 donne, 207 bambini e 190 uomini. Gli scampati furono dieci. Anch'essi avevano riportato gravi ustioni e avevano finto di essere morti sfuggendo in tal modo al massacro **. Come Lidice, Oradour non fu più ricostruita. Le sue rovine restarono * II 2 aprile 1947 l'UNRRA fece sapere che diciassette di essi erano stati ritrovati in Baviera e restituiti alle loro madri in Cecoslovacchia. ** Venti appartenenti al reparto delle SS furono condannati a morte da quel tribunale, ma solamente due furono giustiziati; le condanne degli altri diciotto furono commutate in pene detentive, da cinque a dodici anni di reclusione. Il comandante della divisione Das Reich, tenente generale delle SS Heinz Lammerding, fu condannato a morte in contumacia. Per quanto io sappia, egli non è stato mai ritrovato. L'effettivo comandante del reparto che operò a Oradour, maggiore Otto Dickmann, morì pochi giorni dopo in combattimento in Normandia. 1070 II principio della fine un monumento al Nuovo Ordine hitleriano in Europa. La chiesa sventrata si staglia sul pacifico paesaggio campestre, come un ricordo di quel giorno di giugno in cui, proprio prima del raccolto, il villaggio e i suoi abitanti improvvisamente cessarono di esistere. Dove c'era stata una finestra, oggi si trova una targhetta con la scritta: "Madame Rouffance, unica superstite della Pagina 749
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt chiesa, fuggì attraverso questa finestra ". Di fronte, vi è una piccola immagine di Cristo su di una croce di ferro arrugginito. Gli inizi del Nuovo Ordine hitleriano furono quelli tracciati nel presente capitolo: tale fu il preludio dell'impero dei banditi nazisti istituito in Europa. Fortunatamente per l'umanità, esso fu distrutto nella sua infanzia -ma non per una rivolta del popolo tedesco contro un simile ritorno alla barbarie, bensì per la disfatta delle armi tedesche e per la conseguente caduta del Terzo Reich, di cui ci resta da narrare la storia. 1
NCA, IV, p. 559 (ND, i9i9-PS). 2 Ibid., Ili, pp. 618-19 (ND, 862-PS): è il rapporto del generale Gotthard Heinrici, rappre sentante generale della Wehrmacht nel Protettorato. 3 Memorandum di Bormann, citato in TMWC, VII, pp. 224-26 (ND, USSR, 172). 4 NCA, III, pp. 798-99 (ND, H30-PS). 5 Ibid., Vili, p. 53 (ND, R-36). 6 Per il memorandum del 25 ottobre 1942 del dottor Brautigam: testo in NCA, III, pp. 242231; originale tedesco in TMWC, XXV, pp. 331-42 (ND, 294-?$). 7 NCA, VII, pp. 1086-93 (ND, L-22i). 8 TMWC, IX, p. 633. 9 Ibid.t p. 634. 10 TMWC, Vili, p. 9. " NCA, VII, pp. 420-21 (NDs, EC-344-i6 e 17). 12 Ibid., p. 469 (ND, EC-4H). 13 Ibid., Vili, pp. 66-67 (ND, R-92). M Ibid., Ili, p. 850 (ND, I233-PS). " Ibid., p. 186 (ND, i38-PS). 16 Ibid., pp. 188-89 (ND. J4I-PS). .: " Ibid., V, pp. 258-62 (ND, 2523-PS). 18 Ibid., Ili, pp. 666-70 (ND, IOI5-B-PS). 19 Ibid., I, p. 1105 (ND, 090-PS). 20 Ibid., VI, p. 456 (ND, I720-PS). 21 Ibid., Vili, p. 186 (ND, R-I24). " Ibid., Ili, pp. 71-73 (ND, 03I-PS). " Ibid., 24 Ibid., 25 Ibid., 26 Ibid., 27 Ibid., IV, p. 80 (ND, I526-PS). Ili, p. 57 (ND, oi6-PS). p. 144 (ND, o84-PS). VII, pp. 2-7 (ND, D-288). , V, pp. 744-45 (ND, 3040-PS). " Ibid., VII, pp. 260-64 (ND, EC-68). 29 Ibid., V, p. 765 (ND, 3044-B-PS). 30 Hitler's Scerei Conversations, p. 501. 3> Fondato su di uno studio esauriente compiuto, in base a dati tratti dai rapporti tedeschi, da Alexander Dallin nel libro German Rute in Russia, pp. 426-27. Egli ha utilizzato cifre date dall'OKW-AWA in Nachweisungen des Verbleibs der sowjetischen Kfiegsgefangenen nach dem Stand vom i.5.1944. AWA sono le iniziali di Ufficio Generale delle Forze Armate (Allgemeines Wehrmacbtsamt) dell'OKW. 32 NCA, III, pp. 126-30 (ND, o8i-PS). " Ibid., V, p. 343 (ND, 2Ó22-PS). " Ibid., Ili, p. 823 (ND, u65-PS). K Ibid., IV, p. 558 (ND, I9I9-PS). 36 TMWC, XXXIX, pp. 48-49. 37 Ibid., VI, pp. 185-86. 38 NCA, III, pp. 416-17 (ND, 498-PS). 39 Ibid., pp. 426-30 (ND, 503-PS). 40 Ibid., VII, pp. 798-99 (ND, L-5i). 41 TMWC, VII, p. 4742 NCA, VII, pp. 873-74 (ND, L-9o). io/2 43 44
II principio della fine NCA, pp. 871-72 (ND, L-go). HARRIS, Tyranny on Trini, pp. 349-50. 45 Per la testimonianza resa da Ohlendorf al processo di Norimberga: TMWC, IV, pp. 311Pagina 750
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 323; per la sua deposizione giurata, stesa in base all'interrogatorio a cui fu sottoposto da Harris: NCA V, pp. 341-42 (ND, 2Ó20-PS). Per la lettera del dottor Becker: ibid., Ili, pp. 418-19 (ND, joi-PS). 46 NCA, Vili, p. 103 (ND, R-I02). 47 Ibid., V, pp. 696-99 (ND, 2992-PS). 48 Ibid., IV, pp. 944-49 (ND, 2273-PS). 49 Processo IX dei Trials of War Criminals (TWC) (ND, NO-jn). Fu il cosiddetto " proces so delle Einsatzgruppen ", rubricato con United States v. Otto Ohlendorf et al. 50 Ibid. (ND, NO-2653). 51 Citato da Reitlinger in The Final Solution, pp. 499-500. Gli studi fatti da Reitlinger in questo libro e nell'altro: The S.S., sono, fra tutti quelli che conosco, i più esaurienti sull'argo mento. 52 NCA, III, pp. 525-26 (ND, 7IO-PS). La traduzione inglese ivi contenuta nell'ultima riga svisa completamente il senso del testo. La parola tedesca Endlosung (soluzione finale o definitiva) è resa con " soluzione desiderabile " (!) Vedi la copia tedesca. 53 TMWC, XI, p. 141. 54 TWC, XIII, pp. 210-19 (ND, NG-2586-G). 55 NCA, IV, p. 563 (ND, I9I9-PS). 56 Ibid., p. 791 (ND, 387o-PS). 57 Ibid., PP. 812, 832-35 (ND, 2I7I-PS). 58 Deposizione giurata di Hòss in NCA, VI, pp. 787-90 (ND, 3868-PS). 59 ND, USSR-8, p. 197 (trascrizione). 60 TMWC, VII, p. 584. 61 Ibid., p. 585. 62 Ibid., p. 585 (ND, USSR, 225) (trascrizione). 63 Law Reports of Trials of War Criminals, London 1946, I, p. 28. È un riassunto dei dodici processi secondari celebrati a Norimberga, i cui atti si trovano raccolti nei volumi dei TWC. 64 A parte le fonti già citate, quel che ho riferito in questo capitolo su Auschwitz si basa: sulla testimonianza resa a Norimberga da Vaillant-Couturiei, signora francese internata in quel campo (TMWC, VI, pp. 203-40); sul processo IV, il cosiddetto " processo dei campi di concen tramento ", rubricato con United States v. Pohl, et al. nei volumi di TWC; sul libro The Belsen Trial (London 1949) e su quello di G. M. GILBERT, Nuremberg Diary cit.; sull'opera This Was Oswiecim ( = Auschwitz) di Filip Friedman e sulle brillanti esposizioni complessive contenute nei libri di REITLINGER, The Final Solution e The S.S. 65 NCA, Vili, p. 208 (ND, R-I35). 66 Ibid. supp. A, pp. 675-82 (ND*, 3945-PS, 3948-PS, 359I-PS). 67 Ibid., p. 682 (ND, 39JI-PS). 68 Ibid., PP. 805-7 (ND, 4045-PS). 69 Pel testo: ibid., Ili, pp. 719-75 (ND, io6i-PS). 70 TMWC, IV, p. 371. 71 REITLINGER, The Final Solution, pp. 489-501. L'autore tratta dello sterminio degli ebrei, paese per paese. 72 TMWC, XX, p. 548. 73 Ibid., P. 519. 74 Interrogatorio di Josef Kramer nel processo I dei Trials of thè War Criminals - il cosid detto " processo dei dottori " - rubricato come United States v. Brandi et al. 75 Per la testimonianza di Sievers: TMWC, XX, pp. 521-25. 76 Ibid., p. 626. 77 La testimonianza di Henry Herypierre si trova nella copia degli atti del " processo dei dottori ". Pagina 751
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt NCA, VI, pp. 122-23 (ND, 3249-PS). Ibid., V, p. 952 (ND, 3249-PS). Ibid., IV, p. 132 (ND, i6o2-PS). 81 Rapporto a Himmler del 5 aprile 1942 del dottor Rascher, nella copia degli atti del " pro cesso dei dottori ", processo I, United States v. Brandi et al. Il dottor Karl Brandi era il medico personale di Hitler e il commissario del Reich per la sanità. Nel processo fu riconosciuto colpe vole e condannato a morte; fu impiccato. 82 NCA, suppl. A, pp. 416-17 (ND, 2428-PS). 83 Lettera del professor dottor Hippke a Himmler del io ottobre 1942 (nella copia degli atti del processo I). 78 79 80
Il Nuovo Ordine 1073 " NCA, IV, pp. 135-36 (ND, i6i8-PS). K Testimonianza del dottot Walter Nefi, copia degli atti del processo I. 86 Lettera del dottor Rascher a Himmler del 4 aprile 1943, copia degli atti del processo I. 87 Testimonianza di Walter Neff, ibid. " Per la lettera di Himmler e la protesta di Rascher, ibid. 89 i6i6-PS, nella copia degli atti del processo I. Il documento non è stato stampato in TMWC, e la traduzione inglese contenuta in NCA è troppo breve perché possa essere di qualche utilità. 90 ALEXANDER MITSCHERLICH, M. D., e FRED MIELKE, DoCtOfS of Infamy, pp. 146-70. È un eccellente riassunto, compilato da due tedeschi, del " processo dei dottori ". Al processo il dottor Mitscherlìch era il capo della commissione medica tedesca. 91 "Wiener Library Bulletin ", 1951, V, pp. 1-2 - citato da Reitlinger in The SS., p. 216. XXVIII. LA CADUTA DI MUSSOLINI Al sopraggiungere dell'estate, per tre anni di seguito, erano stati i tedeschi a sferrare le grandi offensive sul continente europeo. Nel 1943 le cose si invertirono. Dopo che ai primi di maggio di quell'anno le forze dell'Asse in Tunisia, rappresentanti tutto quel che ancora rimaneva dell'armata, già cosi potente, dell'Africa settentrionale, erano state fatte prigioniere, era ovvio che gli eserciti anglo-americani del generale Eisenhower, successivamente, avrebbero attaccato l'Italia. Questo era stato l'incubo che già nel settembre del 1939 aveva tormentato Mussolini, facendogli rimandare l'entrata in guerra dell'Italia fino al momento in cui la vicina Francia fosse stata debellata dai tedeschi e il corpo di spedizione britannico fosse stato ricacciato di là dalla Manica. Ora l'incubo si ripresentava, e questa volta stava traducendosi rapidamente in realtà. Mussolini era malato e deluso; aveva anche paura. Nel popolo e tra le forze armate si diffondeva il disfattismo. Vi erano stati scioperi in massa nelle città industriali, a Milano e a Torino, dove gli operai affamati avevano fatto dimostrazioni chiedendo " pane, pace e libertà ". Il regime fascista, screditato e corrotto, stava sgretolandosi rapidamente, e quando all'inizio dell'anno il conte Ciano cessò di essere il ministro degli Esteri e fu mandato ambasciatore in Vaticano, i tedeschi sospettarono che vi fosse andato per cercare di negoziare quella pace separata con gli Alleati che già Anto-nescu, il dittatore romeno, stava sollecitando. Per parecchi mesi Mussolini aveva tempestato Hitler con appelli a far la pace con Stalin affinchè i suoi eserciti potessero essere ritirati e mandati nell'Ovest, ad unirsi con gli italiani nella difesa contro la crescente minaccia delle forze anglo-americane del Mediterraneo, nonché contro le forze che egli riteneva stessero raccogliendosi in Inghilterra per effettuare una invasione attraverso la Manica. Hitler si rese dunque conto che era venuto il momento per un nuovo incontro con Mussolini, al fine di rincuorare il suo depresso collega e di rimetterlo in sesto. L'incontro fu fissato per il 7 aprile 1943 a Salisburgo, Pagina 752
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e benché il " duce " si fosse recato deciso ad averla vinta o, almeno, a dire la sua, ancora una volta egli soggiacque al torrente di parole del Fiìhrer. Hitler riferì poi il suo successo a Goebbels, che ne scrisse nel suo diario. La caduta di Mussolini 1075 Usando nel suo sforzo tutte le energie, egli è riuscito a rimettere Mussolini sulle rotaie... Il Duce ha subito un completo cambiamento... Al suo arrivo, quando scese dal treno, al Fiihrer era apparso come un uomo invecchiato e affranto; quando è partito (quattro giorni dopo) era pieno di attività, sembrava pronto a qualsiasi impresa '. Ma in realtà Mussolini non era pronto a far fronte agli avvenimenti che seguirono, in rapida successione. Alla conquista della Tunisia in maggio ad opera degli Alleati fece seguito un riuscito sbarco anglo-americano in Sicilia, il io luglio. Gli italiani avevano ben poca voglia di combattere nella loro patria. Presto a Hitler pervennero delle relazioni circa " lo stato di collasso " (così disse ai suoi consiglieri dell'OKW) in cui si trovava l'esercito italiano. Il 17 luglio in un consiglio di guerra Hitler dichiarò: Solo misure violente, sul genere di quelle prese da Stalin nel 1941 o dai francesi nel 1917, possono contribuire a salvare la nazione. In Italia si dovrebbe istituire una specie di tribunale o di corte marziale per eliminare gli elementi indesiderabili2. Ancora una volta egli convocò Mussolini per discutere l'argomento. L'incontro ebbe luogo il 19 luglio in Alta Italia, a Feltre. Fra l'altro, quello fu il tredicesimo colloquio fra i due dittatori ed ebbe lo stesso andamento dei più recenti. A parlare fu soltanto Hitler, Mussolini fece da ascoltatore -per tre ore prima del pranzo, per due ore dopo. Senza troppo successo il fanatico capo tedesco cercò di rialzare il morale del suo amico e alleato sofferente. Si doveva combattere su tutti i fronti. I loro compiti non potevano essere rimandati a " un'altra generazione ". La " voce della storia " continuava a chiamarli. La Sicilia e l'Italia potevano essere tenute, se gli italiani combattevano. Ad aiutarli, sarebbero stati mandati altri rinforzi tedeschi. Presto sarebbe entrato in azione un nuovo tipo di sommergibile che avrebbe fatto subire agli inglesi una " Stalingrado ". Il dottor Schmidt notò che, nonostante le promesse e le vanterie di Hitler, il clima del colloquio fu assai deprimente. Mussolini era cosi esausto da non poter più seguire le tirate del suo amico, per cui alla fine pregò Schmidt di passargli le note da lui prese. La disperazione del " duce " aumentò quando, nel corso dell'incontro, gli giunse la notizia del primo grande attacco aereo diurno alleato contro Roma3. Benito Mussolini, stanco e invecchiato benché fosse solo sulla sessantina, lui, che per due decenni era andato pavoneggiandosi in modo cosi arrogante sulla scena dell'Europa, era alla fine delle sue risorse. Tornato a Roma, trovò qualcosa di peggio degli effetti del primo bombardamento massiccio della città. Si trovò dinanzi alla ribellione dei suoi più intimi seguaci tra i gerar-chi del partito fascista, compreso anche suo genero, Ciano. E dietro a tale ribellione vi era un complotto per rovesciare il " duce " ordito da più vasti gruppi, che facevano capo al re. I gerarchi fascisti ribelli, capeggiati da Bino Grandi, Giuseppe Bottai e Ciano, chiesero la convocazione del Gran Consiglio del fascismo, che non si era più riunito dal dicembre del 1939 e che era sempre stato un docile strumento completamente dominato dal " duce ". La seduta ebbe luogo la notte del 24-25 luglio 1943 e Mussolini, per la prima volta in tutta la sua carriera 1076 // principio della fine di dittatore, fu fatto segno a violente critiche per la catastrofe verso la quale aveva spinto la nazione. Con una maggioranza di 19 voti contro 8, fu chiesto il " ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle... leggi statutarie ". Fu anche chiesto che il re riassumesse " l'effettivo comando " delle forze armate. I fascisti ribelli (forse con la sola eccezione di Grandi) sembra che non intendessero andare più oltre. Ma esisteva un secondo e più vasto complotto di alcuni generali e del re, che ora passarono all'azione. Pare che Mussolini credesse di aver superato la burrasca - dopo tutto, in Italia a decidere era il " duce ", non già un voto di maggioranza del Gran Consiglio: sicché fu colto del tutto di sorpresa quando, la sera del 25 luglio, fu convocato al Quirinale dal re, il quale con poche parole gli tolse la carica e lo inviò con una ambulanza, in stato di arresto, a un commissariato di polizia *. Pagina 753
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Così cadde, in modo ignominioso, il moderno cesare romano, il capo dalle frasi bellicose che aveva saputo approfittare della confusione e della disperazione del xx secolo, ma che dietro le pompose apparenze era fatto di cartapesta. Come uomo non mancava d'intelligenza. Libri di storia, ne aveva letti molti e pensava di averne appreso le lezioni. Ma, come dittatore, egli cadde nel fatale errore di voler trasformare in una grande potenza guerriera e imperiale un paese che mancava delle risorse industriali necessa-rie per questo scopo e il cui popolo, a differenza dei tedeschi, era troppo civilizzato, troppo smaliziato, troppo realista per lasciarsi sedurre da tali vuote ambizioni. In fondo, il popolo italiano, sempre a differenza dei tedeschi, non aveva mai accettato il fascismo. Lo aveva semplicemente sopportato, sapendo che esso rappresentava una fase transitoria. Di ciò Mussolini, verso la fine, sembra che se ne rendesse conto. Al pari di tutti i dittatori egli fu trasportato dalla sete di potere, che, come accade inevitabilmente, lo corruppe, gli corrose la mente e gli avvelenò il discernimento. Da qui il suo secondo fatale errore, quello di legare le fortune sue e dell'Italia al Terzo Reich. Quando la campana cominciò a suonare a morte per la Germania di Hitler, ciò valse anche per l'Italia di Mussolini, e sopraggiunta l'estate del 1943, il capo italiano la udì. Ma non poteva far più nulla per sfuggire al proprio destino. Era ormai prigioniero di Hitler. Per salvar Mussolini, in Italia non fu sparato un sol colpo di fucile, nemmeno dalla milizia fascista. Non una voce si levò in sua difesa. A nessuno sembrò importare il modo umiliante con cui era stato liquidato: l'esser stato * " Non avevo alcun sospetto ", disse in seguito Mussolini nel descrivere il suo stato d'animo quando si recò al palazzo reale. Re Vittorio Emanuele non perse tempo a farlo ridiscendere in terra. Mussolini riferisce che il sovrano esordi con le parole: " Caro Duce, le cose non vanno più bene. L'Italia va a tocchi... I soldati non vogliono più combattere... In questo momento siete l'uomo più odiato d'Italia ". Mussolini avrebbe risposto: " State prendendo una decisione estremamente grave ". Ma neppure dal suo racconto pare che egli abbia fatto qualche tentativo per indurre il monarca a cambiar parere. Finì con l'augurare " buona fortuna " al suo successore (MUSSOLINI, Memoirs, 1942-1943, PP- 80-81). La caduta ài Mussolini 1077 scacciato dalla presenza del re e spedito in carcere in una ambulanza. Al contrario: la sua caduta suscitò un giubilo generale. E anche il fascismo crollò non meno facilmente del suo fondatore. Il maresciallo Pietro Badoglio formò un nuovo governo apartitico costituito da generali e da funzionari; il partito fascista fu sciolto, i fascisti furono allontanati dai posti-chiave e gli antifascisti furono liberati dalle carceri. La reazione provocata al quartier generale di Hitler dalla notizia della caduta di Mussolini si può ben immaginare, ma non è necessario: a tale riguardo, esistono numerosi documenti segreti4. Vi fu un forte choc. Anche a una mente nazista risultarono subito evidenti certi parallelismi, e l'idea che gli avvenimenti svoltisi a Roma potessero costituire un pericoloso precedente turbò assai il dottor Goebbels, il quale fu convocato in gran fretta al quartier generale di Rastenburg, il 26 luglio. Come apprendiamo dal suo diario, il primo problema del ministro alla propaganda fu come spiegare al popolo tedesco il rovesciamento di Mussolini. " Che cosa gli possiamo mai raccontare? ", si chiese, e decise che per il momento si doveva semplicemente annunciare che il " duce " aveva dato le dimissioni " per motivi di salute ". Egli scrisse nel suo diario: È concepibile che venendo a conoscenza di questi avvenimenti qualche elemento sovversivo in Germania sia indotto a credere di poter inscenare qui qualcosa di simile a quel che Badoglio e i suoi accoliti han fatto a Roma. Il Fiihrer ha ordinato a Himmler di prendere le più severe misure di polizia nel caso che da noi si profilasse un simile pericolo. Goebbels aggiunse che, tuttavia, Hitler non pensava che quel pericolo fosse imminente in Germania. Infine il ministro alla Propaganda si disse sicuro che il popolo tedesco non " avrebbe considerato come un precedente la crisi di Roma ". Benché il Fiihrer nell'incontro avvenuto solo due settimane prima con Mussolini avesse notato in lui i segni di qualche incrinatura, pure egli fu colto assolutamente di sorpresa quando il pomeriggio del 25 luglio al quartier generale cominciarono a giungere le notizie da Roma. La prima notizia era stata che il Gran Consiglio del fascismo si era riunito, e Hitler si chiese per qual ragione. Disse: " A che servono questi consigli? Che altro fanno, se non chiacchierare? " Pagina 754
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La sera i suoi peggiori timori furono confermati. " II Duce ha dato le dimissioni, - annunciò in una conferenza iniziatasi alle 21,30 ai suoi consiglieri militari stupefatti. - Badoglio, il nostro peggior nemico, ha assunto il governo ". Quella fu una delle ultime volte in cui, durante la guerra, Hitler reagì con la fredda intelligenza di cui aveva dato prova di fronte a varie crisi in tempi passati e più fortunati. Il generale Jodl avendo proposto di attendere finché da Roma giungessero notizie più complete, Hitler lo mise subito a tacere. Gli disse: 1078 II principio della fine Certo, ma intanto dobbiamo fare dei piani preventivi. Non v'è dubbio che nella loro fellonia quei signori proclameranno che ci resteranno fedeli, ma il loro non sarà che un tradimento. È chiaro che non resteranno fedeli alla Germania... Benché questo tizio (Ba-doglio) abbia immediatamente dichiarato che la guerra continuerà, ciò per loro non significherà nulla. Sono costretti a dir questo, ma rimangono dei traditori. Noi giocheremo lo stesso gioco preparandoci ad acciuffare tutta la banda con un sol colpo e catturare tutta quella marmaglia. Questa fu la prima idea di Hitler: impadronirsi di tutti coloro che avevano rovesciato Mussolini e restituire al " duce " il potere. Pertanto egli aggiunse: Domani manderò qualcuno laggiù con l'ordine, per il comandante della terza divisione corazzata dei granatieri, di entrare a Roma con reparti speciali e arrestare il governo, il re e tutta la banda. Anzitutto, arrestare il principe ereditario e mettere al sicuro l'intera combriccola, specie Badoglio e tutto il suo gruppo. Allora vedrete come abbasseranno la cresta, e dopo due o tre giorni vi sarà un altro colpo. Hitler si rivolse al capo della sezione o erazioni dell'OKW. HITLER Jodl, preparate gli ordini... dite loro di entrare a Roma con l'artiglieria d'assalto... e di arrestare il governo, il re e tutta la banda. Voglio avere soprattutto il principe ereditario. KEITEL Egli è più importante del vecchio [del re]. BODENSCHATZ (un generale detta Luftwaffe) Si debbono organizzare le cose in modo da poterli ficcare in un aeroplano e portarli via. HITLER Proprio così, in un aeroplano, e via. BODENSCHATZ Badate a non perdere il " bambino " * all'aeroporto. In una successiva riunione tenuta poco dopo la mezzanotte fu sollevato il problema di quel che si doveva fare col Vaticano. Hitler rispose: Entrerò senz'altro in Vaticano. Credete che il Vaticano mi preoccupi? Ce ne impadroniremo subito. Là dentro vi è tutto il corpo diplomatico... Quelle canaglie!... Tirerò fuori di là quel branco di maiali... Poi potremo fare delle scuse. Quella notte Hitler diede anche l'ordine di occupare i passi delle Alpi, fra Italia e Germania e fra Italia e Francia. A tale scopo dalla Francia e dalla Germania meridionale vennero fatte venire in fretta circa otto divisioni tedesche a comporre il gruppo di armate B, al comando dell'energico Rom-mel. Come Goebbels annotò nel suo diario, se gli italiani avessero fatto saltare le gallerie ferroviarie delle Alpi e i ponti, le forze tedesche in Italia, parte delle quali erano già seriamente impegnate in Sicilia per tener testa agli eserciti di Eisenhower, sarebbero state tagliate fuori dalle loro basi di rifornimento, e non avrebbero potuto resistere a lungo. Ma gli italiani non potevano voltarsi d'un tratto contro i tedeschi - dalla sera alla mattina. Badoglio doveva prima prender contatto con gli Alleati per vedere se poteva negoziare un armistizio e ottenere degli aiuti contro le divisioni della Wehrmacht. Hitler aveva avuto ragione nel supporre che Badoglio avrebbe fatto proprio questo, ma non aveva idea che a ciò sarebbe occorso tanto tempo. Quella sua supposizione stette effettivamente al centro di * In italiano nel testo [N. d. T.]. La caduta di Mussolini 1079 una conferenza di guerra tenutasi al quartier generale del Fùhrer il 27 luglio, alla quale presenziò gran parte degli alti papaveri del governo nazista e delle forze armate, fra gli altri Goring, Goebbels, Himmler, Rommel e il nuovo comandante in capo della marina, l'ammiraglio Karl Doenitz, successo in gennaio al grand'ammiraglio Raeder che era caduto in disgrazia*. La maggior parte dei generali, con alla testa Rommel, consigliò la prudenza, rilevando che ogni azione da intraprendere in Italia doveva essere accuratamente preparata e ben meditata. Invece Hitler voleva agire subito, perfino a costo di ritirare alcune Pagina 755
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt divisioni corazzate da posizioni-chiave del fronte dell'Est, dove proprio allora (15 luglio) i russi avevano sferrato la loro prima offensiva estiva della guerra. Una volta tanto, i generali sembra riuscissero a spuntarla e a convincere Hitler di astenersi dall'agire. Nel frattempo si sarebbero fatte calare in Italia, attraverso le Alpi, tutte le truppe tedesche che si potevano raccogliere. Goebbels giudicò in modo negativo le esitazioni dei generali. Dopo quel consiglio di guerra, egli scrisse nel suo diario: Essi non pongono mente a ciò che il nemico si appresta a fare. È certo che gli inglesi non se ne staranno ad aspettare una settimana mentre noi riflettiamo e ci prepariamo ad agire. Egli e Hitler non avevano motivo di preoccuparsi. Gli Alleati attesero non una ma sei settimane. Nel frattempo Hitler aveva fissato i suoi piani e aveva approntato le forze armate occorrenti per attuarli. In effetti, tali piani si erano rapidamente delineati nella sua mente febbrile già al momento della conferenza di guerra del 27 luglio. I piani erano quattro: i) l'" operazione Quercia", intesa a liberare Mussolini usando la flotta se egli si trovava in un'isola, o i paracadutisti della Luftwaffe se invece si trovava sulla terraferma; 2) l'" operazione Studente", per l'immediata occupazione di Roma e il ristabilimento, in essa, del governo di Mussolini; 3) l'" operazione Nero ", designazione in codice dell'occupazione militare di tutta l'Italia; 4) " l'operazione Asse ", che contemplava la cattura o la distruzione della flotta italiana. In seguito le due ultime operazioni furono riunite sotto la designazione cifrata di " operazione Asse ". Ai primi del settembre 1943 due avvenimenti fecero entrare in azione i piani del Fiihrer. Il 3 settembre truppe alleate sbarcarono all'estremità * Hitler si era arrabbiato con Raeder, che aveva comandato la marina tedesca fin dal 1928, perché la fiotta tedesca non era riuscita a distruggere i convogli alleati che raggiungevano la Russia attraverso l'Oceano Glaciale Artico, e per le gravi perdite che essa aveva subito in quei mari. In uno scoppio isterico d'ira al quartier generale, il Signore della Guerra il i° gennaio aveva ordinato l'immediata messa in disarmo della flotta tedesca d'alto mare. Le navi dovevano essere smantellate e usate come rottami di ferro. Il 6 gennaio al quartier generale della Wolfs-schanze ebbe luogo una burrascosa spiegazione fra Hitler e Raeder. Il Fùhrer accusò di inazione la flotta, disse che le mancava la volontà di combattere e di affrontare rischi. Allora, Raeder chiese di essere esonerato dal comando della marina. Le sue dimissioni furono accettate formal-mente e pubblicamente il 30 gennaio. Il nuovo comandante in capo della flotta, Doenitz, era stato comandante dei sommergibili, poco sapeva dei problemi delle navi di superficie e da quel momento concentrò la sua attenzione sulla guerra sottomarina. io8o II principio della fine dello " stivale " nell'Italia meridionale, e l'8 settembre fu pubblicamente annunciato dagli Alleati l'armistizio fra l'Italia e le potenze occidentali (firmato segretamente fino dal 3 settembre). Quel giorno il Fiihrer si era recato in volo a Zaporozje, in Ucraina, per cercar di ricostituire il fronte tedesco che stava cedendo, ma, secondo la testimonianza di Goebbels, là fu assalito da " una strana inquietudine ", per cui era tornato la stessa sera al quartier generale della Prussia orientale, a Rastenburg, dove lo attendeva la notizia che la principale nazione sua alleata aveva disertato. Benché egli se la fosse aspettata e vi fosse preparato, la diserzione in quel momento lo colse di sorpresa e per diverse ore al quartier generale regnò una grande confusione. I tedeschi avevano avuto la prima notizia dell'armistizio stipulato fra l'Italia e gli Alleati da Radio Londra, e a Jodl, che telefonava da Rastenburg al feldmaresciallo Kesselring, il cui comando si trovava a Frascati, vicino a Roma, per chiedergli se ciò era vero, il comandante delle armate tedesche dell'Italia del Sud dichiarò che la notizia gli riusciva nuova. Tuttavia Kesselring, il cui quartier generale quella mattina era stato distrutto da un bombardamento alleato e che era occupato a raccogliere truppe per contrastare un possibile nuovo sbarco alleato in qualche punto della costa occidentale dell'Italia, riuscì a decifrare la parola d'ordine cifrata " Asse ", la quale mise in moto i piani per disarmare l'esercito italiano e per occupare U paese. Per un giorno o due la situazione delle forze tedesche nell'Italia centrale e meridionale fu estremamente critica. Vicino a Roma, due divisioni tedesche avevano di fronte a loro cinque divisioni italiane. Se la potente flotta alleata destinata all'invasione, che l'8 settembre era apparsa al largo di Napoli, si fosse spostata verso nord e avesse effettuato uno sbarco presso la capitale, con Pagina 756
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt paracadutisti che avessero occupato i vicini aeroporti, - come Kesselring e il suo Stato maggiore all'inizio si aspettavano - la guerra in Italia avrebbe avuto un diverso corso e la catastrofe finale avrebbe colpito il Terzo Reich un anno prima. In seguito Kesselring riferì che la sera dell'8, Hitler e l'OKW avevano già " cassato " tutte le sue otto divisioni, considerandole irreparabilmente perdute5. Due giorni dopo Hitler disse a Goebbels che l'Italia meridionale era perduta e che si doveva creare un nuovo fronte sugli Appennini, a nord di Roma. Invece il comando alleato non approfittò del completo controllo che aveva dei mari, controllo che gli avrebbe permesso di effettuare degli sbarchi quasi dovunque, su entrambe le coste dell'Italia, e nemmeno sfruttò la sua schiacciante superiorità nei cicli, come i tedeschi avevano temuto. Inoltre da parte dei comandi di Eisenhower sembra che non si facesse alcun tentativo per utilizzare le ingenti forze italiane unendole alle proprie, specie le cinque divisioni italiane che si trovavano vicino a Roma. Se Eisenhower avesse seguito questa linea, la situazione dei tedeschi sarebbe divenuta disperata -ciò, almeno, fu affermato in seguito sia da Kesselring che dal capo del suo Stato maggiore, dal generale Siegfried Westphal. Essi dichiararono che respingere l'esercito di Montgomery avanzante verso nord dall'estremità della La caduta di Mussolini 1081 penisola, ributtare in mare le forze d'invasione del generale Mark Clark dovunque esse fossero sbarcate e infine tener testa alle numerose formazioni armate italiane che si trovavano in mezzo ai tedeschi e alle loro spalle - tutto ciò sarebbe assolutamente andato al di là delle loro possibilità * '. I due generali respirarono di sollievo quando la quinta armata americana sbarcò non vicino a Roma bensì a sud di Napoli, a Salerno, e quando nessun paracadutista alleato apparve negli aeroporti di Roma. Il loro sollievo fu ancor più grande quando risultò che le divisioni italiane si arrendevano quasi senza colpo ferire tanto da poter essere subito disarmate. Ciò voleva dire che i tedeschi avrebbero potuto facilmente tenere Roma e, per il momento, perfino Napoli. Restavano in loro possesso i due terzi dell'Italia, comprese le regioni industriali del Nord le cui fabbriche ora furono messe a lavorare per fornire armi alla Germania. Quasi per miracolo, Hitler ottenne un ulteriore rinvio del suo destino **. L'uscita dell'Italia dalla guerra lo aveva esasperato. A Goebbels, che fu di nuovo convocato a Rastenburg, egli disse che ciò " era l'esempio di una porcheria gigantesca ". Inoltre il rovesciamento di Mussolini cominciò a far nascere in lui delle apprensioni sulla propria posizione. Goebbels l'i i settembre annotò nel suo diario: " II Fuhrer invoca misure definitive al fine di prevenire una volta per tutte che simili sviluppi si ripetano da noi ". Nel discorso alla radio da lui rivolto alla nazione il io settembre, discorso che Goebbels lo aveva indotto dopo molte insistenze a fare (" il popolo ha il diritto di udire dal Fuhrer una parola di incoraggiamento e di conforto in questa difficile crisi ", gli aveva detto il ministro alla Propaganda) - Hitler si espresse in modo piuttosto sprezzante sull'argomento: Ogni speranza di trovar qui da noi dei traditori si basa su di una completa ignoranza del carattere dello Stato nazionalsocialista; la fiducia di poter effettuare in Germania un 25 luglio si fonda su di un grave abbaglio circa la mia posizione personale e circa l'atteggiamento dei miei collaboratori politici, dei miei feldmarescialli, ammiragli e generali. * Secondo il capitano Harry C. Butcher, aiutante navale di Eisenhower, i capi dello Stato maggiore americano e inglese - il generale George C. Marshall e il feldmaresciallo Sir John G. Dill - deplorarono entrambi che Eisenhower non avesse sufficiente iniziativa da spingersi più oltre in Italia. Butcher difende il suo capo, mettendo in rilievo che l'insufficienza delle forze da sbarco ostacolava i piani di Eisenhower e che effettuando una invasione con truppe sbarcate più a nord, vicino a Roma, ci si sarebbe avventurati in una operazione fuori dal raggio di azione dei caccia alleati, che avevano le loro basi in Sicilia. Lo stesso Eisenhower nota che dopo la conquista della Sicilia aveva ricevuto l'ordine di rimandare in Inghilterra, per preparare l'invasione attraverso la Manica, sette divisioni - quattro americane e tre britarmiche - il che lo aveva lasciato assai a corto di truppe. Butcher riferisce anche che Eisenhower in origine aveva progettato di calare truppe aviotrasportate negli aeroporti di Roma per aiutare gli italiani nella difesa della capitale dai tedeschi, ma che all'ultimo momento Badoglio l'aveva pregato di " sospendere temporaneamente " tale operazione. Il generale Maxwell D. Taylor che, esponendosi a grandi rischi personali era andato segretamente a Roma per conferire con Badoglio, riferì che a causa del disfattismo dei dirigenti Pagina 757
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt italiani e delle rilevanti forze tedesche, far scendere a Roma una divisione americana aviotrasportata sarebbe equivalso a un suicidio (cfr. EISENHOWER, Crusade in Europe, p. 189, e BUTCHER, My Tbree Years with Eisenhower, pp. 407-8). ** Con grande ira di Hitler, il re, Badoglio e il governo riuscirono a fuggire da Roma e poco dopo si stabilirono nell'Italia meridionale, già liberata dagli Alleati. Anche la maggior parte della flotta italiana fuggì e raggiunse Malta, nonostante i laboriosi piani che l'ammiraglio Doenitz aveva fatto per catturarla o per distruggerla. io8a II principio della fine In realtà, come vedremo, c'era qualche generale tedesco e un pugno di ex collaboratori politici del Fùhrer che ancora una volta avevano cominciato a nutrire simili idee, a mano a mano che i rovesci militari si moltipllcavano, e tali idee, verso la fine del luglio dell'anno dopo, dovevano tradursi in atto in un modo più violento, ma meno efficace, dell'azione che aveva liquidato Mussolini. Una delle misure prese da Hitler per soffocare ogni incipiente tradimento fu di allontanare dalla Wehrmacht tutti i principi tedeschi. Il principe Filippo d'Assia, già messaggero del Fùhrer presso Mussolini, che bighellonava al quartier generale, fu arrestato e affidato alle tenere cure della Gestapo. Sua moglie, la principessa Mafalda, figlia del re d'Italia, fu arrestata anch'essa e internata insieme al marito in un campo di concentramento. Come il re di Norvegia e quello di Grecia, il re d'Italia era sfuggito agli artigli di Hitler, il quale si vendicò facendo arrestare la figlia *. Per varie settimane nelle conferenze militari quotidiane del Fùhrer un tempo considerevole era stato dedicato a un problema che assillava Hitler: quello della liberazione di Mussolini. Come si ricorderà, P" operazione Quercia " era la designazione in codice di questo piano, e nelle relazioni sulle conferenze tenute al quartier generale ci si riferisce sempre a Mussolini come a un " prezioso oggetto ". Gran parte dei generali e lo stesso Goebbels dubitavano che l'ex " duce " costituisse ancora un molto " prezioso oggetto "; ma Hitler ne era convinto e cosi insistette perché venisse liberato. Ciò, non solo per fare un favore al suo vecchio amico, per il quale nutriva sempre un affetto personale. Egli aveva anche in mente di porre Mussolini a capo di un nuovo governo fascista dell'Italia settentrionale che avrebbe esonerato i tedeschi dall'amministrare quel territorio e avrebbe contribuito ad assicurare le lunghe linee di comunicazione e di rifornimento tedesche contro la popolazione ostile da cui stavano già uscendo gruppi di pericolosi partigiani. Il i° agosto l'ammiraglio Doenitz riferì a Hitler che la marina riteneva di aver accertato la presenza del " duce " nell'isola di Ventotene. A metà agosto i segugi di Himmler assicurarono che il " duce " si trovava in un'altra isola, la Maddalena, vicino all'estremità settentrionale della Sardegna. Furono studiati piani accurati per mandare nell'isola cacciatorpediniere e paracadutisti, ma prima che tali piani potessero venire messi in opera Mussolini fu di nuovo trasportato altrove. Secondo una clausola segreta dell'accordo per l'armistizio, egli avrebbe dovuto essere consegnato agli Alleati, * Hitler non si età mai curato di lei come persona. Durante una conferenza militare al quartier generale, nel maggio di quell'anno disse ai suoi generali: " Dovevo star seduto vicino a Ma-falda. Che mi importava di Mafalda?... Le sue doti intellettuali non erano tali da affascinarvi, per non parlare poi del suo aspetto " (dai resoconti segreti delle conferenze militari giornaliere di Hitler, in FELIX GILBERT, Hitler Directs His War, p. 37). La caduta di Mussolini 1083 ma per qualche motivo Badoglio indugiò, e ai primi di settembre il " prezioso oggetto " fu spedito in un albergo in cima al Gran Sasso d'Italia, la vetta più alta dell'Appennino abruzzese, che si poteva raggiungere solo con una funicolare. I tedeschi non tardarono a scoprire il luogo, effettuarono una ricogni zione aerea sulla vetta e ritennero che truppe trasportate in alianti avreb bero potuto atterrarvi, sopraffare i carabinieri di guardia e portar via il " duce " in un piccolo aeroplano del tipo Fieseler-Storch. L'audace piano fu realizzato il 13 settembre sotto la direzione di un altro dei "duri" di Himmler, un intellettuale austriaco delle SS di nome Otto Skorzeny, figura che riapparirà verso la fine della presente narrazione in relazione a un'altra sua temeraria impresa*. Rapito, o quasi, un generale italiano, e caricatolo sul suo aliante, Skorzeny coi suoi uomini atterrò a circa trentacinque metri Pagina 758
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dall'albergo in cima al monte. Scorse il " duce " che guardava, pieno di spe ranza, da una finestra del secondo piano. La maggior parte dei carabinieri alla vista delle truppe tedesche si diede alla fuga; i pochi rimasti furono dissuasi da Skorzeny e da Mussolini dall'usare le armi, poiché il capo delle SS aveva urlato di non sparare contro un generale italiano - egli spinse l'ufficiale suo prigioniero davanti ai suoi - e il " duce " aveva gridato dalla finestra (come ricorda un testimone oculare): " Che nessuno spari! Non spargete del sangue! " E nemmeno una goccia di sangue fu versata. Pochi minuti dopo l'esultante capo fascista, il quale aveva già giurato di uccidersi piuttosto che cadere nelle mani degli Alleati ed essere esibito -come in seguito scrisse - al Madison Square Garden di New York **, fu imbarcato su di un minuscolo aereo Fieseler-Storch e dopo un rischioso decollo da un piccolo prato disseminato di sassi che si stendeva sotto l'albergo raggiunse Venezia, da dove la stessa sera un aereo da trasporto della Luftwaffe lo portò a Vienna7. Due giorni dopo Mussolini si trovava a Rastenburg: riconoscente per la sua liberazione, egli abbracciò calorosamente Hitler; ma ormai egli era un uomo spezzato; il fuoco di un tempo, in lui era divenuto cenere e con grande delusione di Hitler egli mostrò ben poca voglia di far rivivere un regime fascista nell'Italia occupata dai tedeschi. In un lungo colloquio con Goebbels tenuto verso la fine di settembre il Fùhrer non nascose la delusione datagli dal suo vecchio amico italiano. Dopo cotesto colloquio, Goebbels segnò nel suo diario: II Duce dalla catastrofe dell'Italia non ha tratto le conclusioni di carattere morale che il Fiihrer si aspettava... Il Fùhrer si aspettava che il Duce per prima cosa si sarebbe * Skorzeny era stato chiamato, per la prima volta in vita sua, al quartier generale del Fùhrer il giorno dopo la caduta di Mussolini, e fu incaricato personalmente da Hitler di occuparsi della liberazione del " duce ". ** II capitano Harry Butcher riferisce che poco prima della liberazione di Mussolini, al quartier generale di Eisenhower era giunto un cablogramma di una catena di teatri di Città del Capo, con cui si offrivano diecimila sterline per opere di carità " se voi farete in modo che Mussolini appaia di persona sulle scene dei nostri teatri della Città del Capo: impegno per tre settimane " (BUTCHER, My Three Years witb Eisenhower, p. 423). 1084 II principio della fine vendicato a pieno dei traditori. Invece non ha palesato alcuna intenzione del genere, mostrando così le sue vere limitazioni. Egli non è un rivoluzionario, come il Fuhrer o come Stalin. È così legato al suo popolo, al popolo italiano, che gli mancano le grandi qualità necessarie a un rivoluzionario e capo di una rivolta di dimensioni mondiali. Hitler e Goebbels erano anche irritati per il fatto che Mussolini si era riconciliato con Ciano e sembrava essere succube di sua figlia, Edda, moglie di Ciano - entrambi rifugiatisi a Monaco *. Essi pensavano che Mussolini avrebbe dovuto far fucilare immediatamente Ciano e - come disse Goebbels - far frustare Edda**. Si opposero senz'altro all'idea di Mussolini di mettere Ciano - " quel fungo avvelenato ", lo chiamava Goebbels - in posizione eminente nel nuovo partito fascista repubblicano. Hitler aveva effettivamente insistito perché il " duce " creasse subito tale partito, e il 15 settembre, per incitazione del Fuhrer, Mussolini proclamò la nuova Repubblica Sociale Italiana. Tutto ciò non condusse a nulla. Mussolini non vi aveva infuso il proprio animo. Forse egli aveva conservato un sufficiente senso della realtà per rendersi conto che ormai era una semplice marionetta nelle mani di Hitler, che lui e il suo " governo fascista repubblicano " avevano solamente tanto potere quanto il Fuhrer gliene accordava nell'interesse della Germania e che il popolo italiano non avrebbe mai più accettato né lui né il fascismo. Mussolini non fece più ritorno a Roma. Si stabilì in una località isolata all'estremità settentrionale dell'Italia, a Gargnano, sulle rive del lago di Garda, dove era strettamente sorvegliato da uno speciale reparto della SS-Leibstandarte. Per scortare fino a quella bella stazione climatica lacustre la celebre amante di Mussolini, Giara Petacci, fu appositamente distaccato dal primo corpo corazzato delle SS che in Russia malamente teneva le linee, un rude veterano delle SS, Sepp Dietrich - tali erano le usanze nel Terzo Reich. Col suo grande amore di nuovo fra le braccia, il dittatore decaduto sembrò preoccuparsi di ben poco altro al mondo. Goebbels, che di amanti ne aveva avute non una ma molte, confessò di esserne scandalizzato. Annotò il 9 novembre nel suo diario: Pagina 759
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La condotta personale del Duce con la sua amica, che Sepp Dietrich gli ha dovuto condurre, per noi è motivo di molte preoccupazioni. Qualche giorno prima Goebbels aveva annotato che Hitler pensava già "a cassare il Duce, per quel che riguardava la politica": però - deve-si aggiungere - non prima di costringerlo a " cedere " Trieste, l'Istria e l'Alto Adige alla Germania, col sottinteso che in un secondo tempo vi si * In realtà, o almeno secondo una lettera scritta in seguito da Ciano a re Vittorio Ema-nuele, i tedeschi con un trucco lo avevano fatto andare in Germania in agosto. L'avevano avvertito che i suoi bambini erano in pericolo e gli avevano detto che il governo tedesco sarebbe stato Ùeto di fargli raggiungere la Spagna insieme con la famiglia, attraverso la Germania. ** Goebbels scrisse nel suo diario: " Edda Mussolini nella sua villa in Baviera si comporta come una gatta selvatica. Alla minima provocazione fracassa porcellane e mobili " (The Goebbels Dìaries, p. 479). La caduta di Mussolini 1085 sarebbe aggiunta anche Venezia. Nessuna umiliazione fu più risparmiata a quel tiranno, che aveva già ostentato tanta fierezza. Hitler fece pressioni su di lui perché facesse arrestare, in novembre, il genero, Ciano, e lo facesse fucilare nella prigione di Verona l'i i gennaio 1944*. Al principio dell'autunno del 1943 Hitler potè ben dire di aver allontanato i maggiori pericoli che avevano minacciato il Terzo Reich. La caduta di Mussolini e la resa incondizionata del governo Badoglio in Italia avrebbero potuto facilmente condurre a quel che Hitler e i suoi generali durante alcune settimane cruciali avevano paventato, cioè ad esporre le frontiere meridionali della Germania a un attacco diretto degli Alleati e ad aprire al nemico la via, attraverso l'Italia settentrionale, verso i Balcani tenuti solo da deboli forze naziste, permettendogli di prendere alle spalle le armate tedesche che nella Russia meridionale combattevano per la vita. La docilità con cui il " duce " aveva abbandonato Roma, sede della sua potenza, e la conseguente fine dell'alleanza dell'Asse, erano state un duro colpo per il prestigio del Fiihrer, sia in patria che all'estero. Tuttavia in un paio di mesi Hitler, con una mossa audace, aveva, almeno agli occhi del mondo, rimesso al potere Mussolini. Le zone dei Balcani, della Grecia, della Jugoslavia e dell'Albania tenute dagli italiani erano state assicurate contro gli attacchi alleati che l'OKW si era aspettato di giorno in giorno durante la fine dell'estate; le forze italiane là dislocate, ammontanti a diverse divisioni, si erano arrese docilmente e i soldati erano stati fatti prigionieri di guerra. E invece di dover " cassare " le forze di Kesselring, come aveva pensato all'inizio e doversi ritirare nell'Italia del Nord, il Fùhrer aveva avuto la soddisfazione di vedere che gli eserciti del feldmaresciallo si erano trincerati a sud di Roma, dove essi arrestarono senza difficoltà l'avanzata delle truppe inglesi, americane e francesi lungo la penisola. Non si poteva negare che nel Sud le fortune di Hitler si erano considerevolmente rafforzate grazie alla sua audacia e al suo ingegno e grazie al coraggio delle sue truppe. Altrove invece continuavano a declinare. Il 5 luglio 1943 egli aveva sferrato quella che doveva essere la sua ultima grande offensiva nella guerra contro i russi. Il fiore dell'esercito tedesco circa 500 ooo uomini con non meno di diciassette divisioni corazzate provviste dei nuovi pesanti carri armati tipo " Tigre " - furono lanciate contro un ampio saliente russo a ovest di Kursk. Fu la cosiddetta * L'ultima annotazione del diario di Ciano è datata: " 23 dicembre 1943, cella 27, carcere di Verona ". Contiene parole commoventi. Non so come egli sia riuscito a far uscire di nascosto dalla cella della morte questa ultima annotazione insieme a una lettera al re d'Italia in ugual data. Egli però rivela di aver nascosto il resto del diario prima che i tedeschi l'arrestassero. Le carte furono portate di contrabbando fuori dall'Italia occupata dai tedeschi da Edda Ciano che, travestita da contadina, con quelle carte nascoste sotto la veste, riusci a varcare il confine italo-svizzero. Tutti gli altri capi fascisti che avevano votato contro il " duce " nel Gran Consiglio, e su cui il " duce " potè mettere mano, furono processati per alto tradimento da un tribunale speciale e, con una unica eccezione, furono condannati a morte e fucilati insieme a Ciano. Fra di essi si trovava uno dei fedelissimi del " duce " della prima ora, il maresciallo Emilio de Bono: era uno dei quadrumviri che avevano condotto la marcia su Roma. Pagina 760
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt io86 II principio della fine " operazione Cittadella ", e Hitler pensava con essa non solo di poter intrappolare il meglio degli eserciti russi, forti di un milione di uomini - le stesse armate che avevano cacciato i tedeschi da Stalingrado e dalla linea del Don l'inverno precedente - ma di riuscire anche a spingersi nuovamente fino al Don e forse fino alla Volga per poi prendere Mosca mediante una deviazione da sud-est. Invece l'operazione si risolse in una decisiva disfatta. I russi vi erano preparati. Al 22 luglio le unità corazzate tedesche avevano già perduto la metà dei carri armati; le forze naziste furono arrestate del tutto e cominciarono ad arretrare. I russi confidavano talmente nella loro potenza che, senza nemmeno attendere l'esito dell'oSensiva tedesca, ne sferrarono una loro contro il saliente nemico di Orel, a nord di Kursk, alla metà di luglio, penetrando rapidamente attraverso le linee tedesche. Quella fu la prima offensiva russa estiva della guerra, e da allora in poi l'Armata Rossa mantenne l'iniziativa delle operazioni. Il 4 agosto essa cacciò i tedeschi da Orel, città che era stata il cardine meridionale della spinta tedesca per la conquista di Mosca nel dicembre del 1941. L'offensiva sovietica si estese presto a tutto il fronte. Kharkov cadde il 23 agosto. Un mese dopo, il 25 settembre, a trecento miglia più a nord-ovest, i tedeschi furono scacciati da Smolensk, la città da cui essi, come la Grande Armée napoleonica, nei primi mesi della campagna di Russia erano partiti così pieni di speranze sulla via principale per Mosca. Alla fine di settembre gli eserciti di Hitler, sottoposti a una dura pressione nel Sud, retrocedettero fino alla linea del Dnepr e ad uno schieramento difensivo organizzato fra Zaporoèje, sull'ansa del fiume e il mar d'Azov. Il bacino industriale del Donets andò perduto e in Crimea la diciassettesima armata tedesca corse il pericolo di venir tagliata fuori. Hitler confidava che le sue forze potessero resistere sul Dnepr e sulle posizioni fortificate a sud di Zaporozje che insieme costituivano la cosiddetta " linea invernale ". Ma i russi non si fermarono nemmeno per riorganizzarsi. Nella prima settimana di ottobre attraversarono il Dnepr a nord e a sud-est di Kiev, che cadde il 6 novembre. Verso la fine di quel fatale anno 1943, le armate sovietiche del Sud si avvicinarono alle frontiere polacche e romene, al di là dei campi di battaglia sui quali i soldati di Hitler avevano raccolto le loro prime vittorie nell'estate del 1941, quando irruppero verso l'interno della Russia. Né questo era tutto. Vi furono altri due rovesci che suggellarono parimenti il declino delle fortune di Hitler e il mutare della marea: la sconfitta della battaglia dell'Atlantico e l'intensificarsi della guerra aerea sulla Germania, giorno e notte. Come si è visto, nel 1942 i sommergibili tedeschi avevano affondato 6 250 ooo tonnellate di naviglio alleato, in gran parte diretto verso l'Inghilterra o il Mediterraneo. Era un tonnellaggio che superava di molto la stazza che i cantieri dell'Ovest potevano produrre in sostituzione. Ma al La caduta di Mussolini 1087 principio del 1943 gli Alleati ebbero il sopravvento sui sommergibili nemici grazie a un perfezionato impiego di aerei a grande autonomia e di portaerei, e soprattutto grazie all'installazione, sulle unità di superficie, dei radar, i quali individuavano i sommergibili nemici ancor prima che questi potessero avvistarle. Da principio, quando un gran numero di sottomarini cadde in agguati e fu distrutto senza neppure potersi avvicinare ai convogli alleati, Doenitz, nuovo comandante della flotta e il maggior rappresentante dell'arma subacquea, sospettò che vi fossero dei tradimenti. Ma presto si rese conto che non erano i tradimenti ma i radar a causare quelle disastrose perdite. Nei tre mesi di febbraio, marzo e aprile tali perdite ammontarono esattamente a cinquanta unità; nel solo maggio vennero affondati trentasette sommergibili. Era una percentuale di perdite che la marina tedesca non poteva sostenere a lungo, e prima della fine di maggio Doenitz, di propria iniziativa, ritirò tutti i sommergibili dall'Atlantico settentrionale. Vi tornarono in settembre, ma negli ultimi quattro mesi dell'anno essi riuscirono ad affondare solo sessantasette navi alleate, perdendo altre sessantaquattro unità - percentuale che scongiurò il pericolo della guerra sottomarina e concluse definitivamente le sorti della battaglia dell'Atlantico. Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, quando le armate erano state Pagina 761
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt bloccate sulle loro posizioni, i sottomarini della Germania avevano quasi messo in ginocchio l'Inghilterra. Vi fu il pericolo che ciò si ripetesse nel 1942, quando gli eserciti di Hitler erano parimenti bloccati in Russia e nell'Africa settentrionale, mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si sforzarono non solo di fermare l'offensiva giapponese nell'Asia sudorientale ma anche di raccogliere uomini, armi e provviste per invadere in Occidente l'impero europeo di Hitler. Il fallimento dei sommergibili tedeschi nell'azione di tagliare le vie marittime dell'Atlantico settentrionale fu, nel 1943, un disastro maggiore di quel che si rendesse conto il quartier generale di Hitler, per quanto le notizie non mancassero di avere un effetto deprimente*. Infatti fu nel corso dei dodici mesi di quell'anno cruciale che attraversarono l'Atlantico quasi indisturbate le navi coi grandi carichi di armi e di rifornimenti che l'anno successivo dovevano rendere possibile l'assalto alleato contro la fortezza europea. E fu anche in quel periodo che il popolo tedesco sperimentò gli orrori della guerra moderna in patria, alle soglie di casa. Il pubblico poco sapeva * " Che non si parli di abbandonare la guerra sottomarina! ", aveva gridato il 31 marzo Hitler all'ammiraglio Doenitz, quando questi lo informò che i sommergibili tedeschi erano stati ritirati dall'Atlantico settentrionale. E aggiunse: " L'Atlantico è la mia prima linea di difesa, in Occidente " Ma era più facile dirlo che farlo. Il 12 novembre Doenitz scrisse, disperato, nel suo diario: " II nemico ha in mano tutti gli assi, copre tutti i settori con pattuglie aeree a grande autonomia, usando metodi per l'individuazione [delle navi] contro cui finora non abbiamo potuto difenderci... Il nemico conosce tutti i nostri segreti, mentre noi non conosciamo nessuno dei suoi "8 io88 II principio della fine di ciò che i sommergibili facevano. E benché le notizie provenienti dalla Russia, dal Mediterraneo e dall'Italia fossero sempre più brutte, pure, dopo tutto, si trattava di avvenimenti che si svolgevano a una distanza di centinaia o di migliaia di chilometri dalla madrepatria. Ma le bombe gettate di notte dagli aerei britannici e di giorno da quelli americani cominciarono a distruggere la casa del tedesco, l'ufficio o la fabbrica in cui lavorava. Hitler evitò sempre di visitare una città tedesca bombardata; era un compito troppo penoso per poterlo assolvere. Goebbels ne era assai disperato, si lamentava di essere tempestato di lettere da persone " che chiedevano perché il Fùhrer non visitava le zone devastate dagli attacchi aerei e perché Goring non si vedeva in nessun posto ". Il diario del ministro della Propaganda è una testimonianza autorevole dei crescenti danni subiti dalle città e dalle industrie tedesche a causa degli attacchi aerei. 16 maggio 1943. ... Gli attacchi diurni dei bombardieri americani ci stanno creando straordinarie difficoltà. A Kiel... le installazioni militari e tecniche della marina hanno subito gravi danni... Se la cosa continuerà ne deriveranno gravi conseguenze che a lungo andare si dimostreranno insostenibili... 25 maggio. L'attacco notturno degli inglesi contro Dortmund è stato assai serio, forse il peggiore che sia stato mai sferrato contro una città tedesca... Le notizie che ven gono da Dortmund sono assai spaventose... Impianti industriali e fabbriche di munizioni sono stati colpiti assai gravemente... Da ottantamila a centornila abitanti sono rimasti senza tetto... Le popolazioni dell'Ovest stanno perdendo a poco a poco il coraggio... È difficile sopportare un simile inferno... La sera ho ricevuto un [altro] rapporto da Dort mund. Praticamente, la distruzione è pressoché totale. Quasi nessuna casa è abitabile... 26 luglio. Nella notte, pesante attacco contro Amburgo... con le più gravi conse guenze sia per la popolazione che per la produzione degli armamenti... È una vera cata strofe... 2$ luglio. Durante la notte si è avuto il più grave attacco di cui finora Amburgo sia stata oggetto... con ottocento o mille bombardieri... Kaufmann [il Gauleiter della città] mi ha mandato un primo rapporto... parla di una catastrofe le cui proporzioni superano semplicemente ogni immaginazione. Una città di un milione di abitanti è stata distrutta in un modo che non ha Pagina 762
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt precedenti nella storia. Ci troviamo dinanzi a problemi la cui soluzione è quasi impossibile. Si debbono trovare viveri per questa popolazione di un milione. Bisogna assicurarle un alloggio. Gli abitanti debbono essere evacuati e mandati il più lontano possibile. Essi hanno bisogno di indumenti. In breve, ci troviamo di fronte a problemi di cui ancor qualche settimana fa non avevamo una idea... Kaufmann mi parla di circa 800 ooo senzatetto che vagano per le vie non sapendo che cosa fare... Benché le fabbriche addette, in Germania, alla produzione bellica, specie quelle che producevano i caccia, i cuscinetti a sfera, le navi, l'acciaio e il combustibile per i nuovi turboreattori e per la stazione sperimentale di razzi di Peenemunde (su cui Hitler riponeva così grandi speranze *) subissero danni considerevoli e benché le comunicazioni ferroviarie e fluviali * Nel maggio del 1943 un aereo da ricognizione della Royal Air Porce aveva fotografato le installazioni di Peenemunde in seguito all'informazione, trasmessa a Londra dal movimento clandestino polacco, che colà si costruivano mezzi aerei a reazione senza pilota (in seguito noti come la Vi, o siluro aereo volante a bassa quota) e dei missili (la Va). In agosto i bombardieri britannici attaccarono Peenemunde, danneggiarono gravemente le installazioni, facendo ritardare per diversi mesi le ricerche e gli esperimenti tedeschi. In novembre le forze aeree britanniche e americane avevano localizzato lungo la Manica sessantatre piattaforme per il lancio della Vi e fra il dicembre e il successivo febbraio bombardarono e distrassero settantacinque di tali installazioni, La caduta di Mussolini 1089 fossero continuamente interrotte, in genere la produzione tedesca degli armamenti non risultò materialmente ridotta dai sempre più intensi bombardamenti anglo-americani del 1943. In parte, ciò fu dovuto alla maggiore produzione delle fabbriche situate nei territori occupati - soprattutto della Cecoslovacchia, della Francia, del Belgio e dell'Italia settentrionale - che sfuggivano ai bombardamenti. Come Goebbels mise in chiaro nel suo diario, furono le abitazioni e il morale del popolo tedesco a subire il massimo danno dall'arma aerea angloamericana. L'autore del presente libro si ricorda che nei primi anni della guerra i tedeschi erano stati tenuti in euforia dai sensazionali comunicati circa gli effetti dei bombardamenti della LuftwafEe sul nemico, specie sugli inglesi. Essi erano certi che tali bombardamenti avrebbero contribuito a far finire presto e vittoriosamente la guerra. Ora, nel 1943, il popolo tedesco cominciò a dover sopportare in tutta la loro portata le conseguenze di una guerra aerea ben più distruttiva di quella condotta nel 1940-41 dalla Luftwaffe contro gli altri, perfino contro la popolazione londinese. Esso resistette alla prova con non minor coraggio e stoicismo del popolo inglese. Ma dopo quattro anni di guerra, lo sforzo era ancora più grande, e non sorprende che verso la fine del 1943, quando le speranze di una vittoria in Russia, in Africa settentrionale e in Italia erano ormai svanite e le città tedesche erano ridotte a mucchi di macerie da un capo all'altro del Reich, il popolo germanico cominciasse a disperare e a rendersi conto che quello era il principio della fine, il cui inevitabile risultato non poteva essere che la disfatta. Il generale Halder, ormai fuori servizio, in seguito scriverà: " Al più tardi verso la fine del 1943 era apparso in modo evidente che, militarmente, la guerra era perduta " '. Il generale Jodl in una malinconica conferenza segreta, tenuta il 7 novembre 1943 a Monaco ai Gauleiter nazisti - era la vigilia dell'anniversario del putsch della birreria - non giunse fino a dir questo, ma il quadro da lui tracciato della situazione al principio del quinto anno di guerra risultò abbastanza fosco. Egli si espresse così: Ciò che oggi pesa di pili sul fronte interno e, per contraccolpo, anche su quello di combattimento, sono gli attacchi aerei terroristici nemici contro le nostre case, e quindi anche contro le nostre donne e i nostri bambini. A tale riguardo, e unicamente per colpa dell'Inghilterra, la guerra ha assunto forme che non si sarebbero credute più possibili dai tempi delle guerre di religione e di razza. Gli effetti psicologici, morali e materiali di questi attacchi terroristici sono tali che si debbono attenuare, anche se non possono essere interamente eliminati. Lo stato del morale tedesco determinato dalle disfatte e dai bombardamenti Pagina 763
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt del 1943 fu descritto a colori vivi da questo personaggio autorevole, che in tale occasione parlava in nome del Fuhrer: nel frattempo salite a novantasei. Le designazioni " Vi " e " Va " derivano dalla parola tedesca Vergeltungswaften, cioè armi di rappresaglia: la propaganda del dottor Goebbels fece, in proposito, gran chiasso durante quel tetro anno 1944. 1090 11 princìpio detta fine Corre su e giù per il paese il demone della sovversione. Tutti i codardi stanno cercando una via di uscita o, come essi la chiamano, una soluzione politica. Dicono che dobbiamo negoziare finché abbiamo ancora qualcosa in mano... *. Ma non si trattava solamente dei " codardi ". Come i suoi diari rivelano, lo stesso dottor Goebbels - il più leale, fedele e fanatico fra i seguaci di Hitler - stava cercando una via di uscita prima che l'anno 1943 finisse, e non si tormentava il cervello per decidere se la Germania doveva, o meno, negoziare la pace, bensf per stabilire con chi doveva negoziarla - se con la Russia o con l'Occidente. Non si mise a parlare alle spalle di Hitler della necessità di cercar di concludere la pace, come certi altri avevano cominciato a fare. Egli fu abbastanza coraggioso e leale da comunicare direttamente al Fuhrer i suoi pensieri. Il io settembre 1943, mentre si trovava a Rastenburg, al quartier generale del Fuhrer, dove egli era stato convocato allorché giunse la notizia della capitolazione dell'Italia, Goebbels affrontò nel suo diario per la prima volta l'argomento di possibili negoziati di pace. Comincia a porsi il problema verso quale parte dobbiamo volgerci prima - se verso i moscoviti o verso gli anglo-americani. In qualche modo dobbiamo renderci chiaramente conto che per noi sarà assai difficile continuare la guerra con probabilità di successo combattendo su due fronti. Egli aveva trovato Hitler " piuttosto preoccupato " per la prospettiva di una invasione degli Alleati nell'Ovest e per la situazione " critica " sul fronte russo. È deprimente il fatto che noi non abbiamo la menoma idea delle riserve di cui dispone ancora Stalin. In queste condizioni dubito assai che si possa essere in grado di togliere delle divisioni dal fronte orientale per trasferirle negli altri teatri di guerra europei. Dopo aver buttato giù nel suo diario intimo alcune idee - che qualche mese prima gli sarebbero sembrate proditoriamente disfattiste - Goebbels prese contatto col Fuhrer. Ho chiesto al Fuhrer se prima o dopo si sarebbe potuti venire a qualche intesa con Stalin. Egli ha detto che per il momento non vedeva tale possibilità... In ogni caso, il Fuhrer crede che sia più facile trattare con gli inglesi che con i sovietici. Il Fuhrer ritiene che a un dato momento gli inglesi si dimostreranno di nuovo ragionevoli... Invece io propendo a credere che Stalin sia più awicinabile, perché Stalin è, in politica, uno spirito più pratico di Churchill. Churchill è un awenturiero romantico col quale non è facile discutere in modo sensato. * La conferenza di Jodl intitolata " La posizione strategica all'inizio del quinto anno di guerra ", è forse la relazione più completa e di prima mano che abbiamo sulla situazione tedesca alla fine del 1943 quale appariva a Hiflet e ai suoi generali. Essa è più che una mera conferenza riservata ai capi politici nazisti. È disseminata di memorandum e di documenti segretissimi recanti il contrassegno " GHQ [ = Gran quartier generale] del Fuhrer ", ai quali Jodl si riferì nel suo discorso e che, nell'insieme, tracciano un quadro rivelatore della guerra quale appariva a Hitler. Questi sembra che abbia controllato la stesura della conferenza. Se Jodl aveva vedute fosche circa il presente, egli era ancor più scoraggiato riguardo al futuro; predisse giustamente che l'imminente invasione anglo-americana dell'Europa occidentale " avrebbe deciso la guerra " e che " le forze a nostra disposizione non saranno sufficienti " per farvi fronte 10. La caduta di Mussolini 1091 Fu in quel fosco momento della loro storia che Hitler e i suoi luogotenenti cominciarono ad attaccarsi a una debole speranza: che fra gli Alleati avvenisse una scissione, che la Gran Bretagna e l'America si spaventassero alla prospettiva dell'Armata Rossa riversantesi sull'Europa e pertanto finissero con Pagina 764
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'associarsi alla Germania per la difesa del vecchio continente contro il bolscevismo. In una conferenza avuta in agosto con Doenitz, Hitler aveva parlato abbastanza a lungo di questa possibilità; ora, in settembre, la discusse con Goebbels, il quale a tale proposito scrisse sul suo diario: In nessun caso gli inglesi vorranno un'Europa bolscevica... Quando si saranno resi conto... che l'unica loro scelta è il bolscevismo o qualche concessione al nazionalsocialismo, non v'è dubbio che saranno propensi a venire a un compromesso con noi... Lo stesso Churchill è un antibolscevico di vecchia data e la sua collaborazione attuale con Mosca non è che un espediente. Sembra che sia Hitler sia Goebbels avessero dimenticato chi per primo aveva collaborato con Mosca e chi aveva costretto la Russia a entrare in guerra. Nel riassumere la discussione avuta con Hitler a proposito di una possibile pace Goebbels concludeva: Prima o poi dovremo affrontare il problema di propendere per l'uno o l'altro dei nostri nemici. La Germania finora non ha mai avuto fortuna in una guerra su due fronti; e a lungo andare non potrà sostenere nemmeno questa. Ma non era troppo tardi per meditare su tutto ciò? Il 23 settembre Goebbels tornò al quartier generale, e durante una passeggiata mattutina, in compagnia del capo nazista, lo trovò con idee assai più pessimistiche di due settimane prima, per quel che riguardava la possibilità di negoziare la pace con una delle due parti, in modo da poter combattere su di un solo fronte. Il Fiihrer non crede che attualmente si possa raggiungere qualcosa per mezzo di negoziati. L'Inghilterra non è ancora abbastanza stordita. Naturalmente, in questo momento nell'Est la situazione è, per noi, sfavorevolissima... Attualmente Stalin è in vantaggio. Quella sera Goebbels cenò da solo con Hitler. Ho chiesto al Fiihrer se sarebbe disposto a negoziare con Churchill... Egli non crede che dei negoziati con Churchill possano portare a qualche risultato, perché Churchill è troppo legato alle sue idee ostili e anche perché è guidato non dalla ragione ma dall'odio. Il Fiihrer preferirebbe dei negoziati con Stalin, ma non crede che avrebbero successo... Qualunque sia la situazione, ho detto al Fùhrer che dobbiamo venire a un accordo con l'una parte o con l'altra. Il Reich finora non ha mai vinto una guerra su due fronti. Perciò bisogna che vediamo come, in un modo o nell'altro, si possa uscire da una guerra su due fronti. Il compito era assai più difficile di quanto sembrassero rendersi conto i capi nazisti, che avevano con tanta leggerezza impegnata la Germania in una guerra su due fronti. Ma in quella sera di settembre del 1943 il Signore nazista della Guerra finì per manifestare, almeno per qualche momento, il 1092 11 principio della fine suo pessimismo e meditare sulle dolcezze della pace. Secondo Goebbels, egli arrivò perfino a dire di " anelare " alla pace. Ha detto che sarebbe felice di esser di nuovo in contatto con ambienti artistici, di andare a teatro la sera e di frequentare il Circolo degli Artisti ". Hitler e Goebbels non erano i soli in Germania, che, mentre la guerra entrava nel quinto anno, fantasticavano sulle possibilità e i mezzi di giungere alla pace. I disillusi, velleitari cospiratori antinazisti, il cui numero ora era alquanto cresciuto pur restando miserevolmente piccolo, avevano ricominciato a considerare il problema, vedendo che la guerra era ormai perduta benché gli eserciti di Hitler continuassero sempre a combattere in terre straniere. Molti di essi, ma non certo tutti, con riluttanza e solo dopo aver superato gravi scrupoli di coscienza, erano giunti alla conclusione che, per ottenere alla Germania una pace tale che lasciasse intatto il territorio della patria con qualche possibilità di sopravvivere in modo decoroso, si doveva eliminare Hitler uccidendolo e che in pari tempo si doveva liquidare il nazionalsocialismo. Venuto il 1944, i cospiratori, certi che gli eserciti anglo-americani avrebbero effettuato un'invasione attraverso la Manica prima che l'anno fosse molto avanzato, certi anche che l'Armata Rossa si sarebbe avvicinata alle frontiere del Reich vere e proprie e che le grandi, antiche città tedesche sarebbero state presto ridotte a mucchi di macerie dai bombardamenti alleati *, disperati, si accinsero a compiere un ultimo tentativo di uccidere il dittatore nazista e rovesciare il suo regime prima che la Germania venisse trascinata nel precipizio fino a una completa catastrofe. Pagina 765
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sapevano che, per far ciò, non v'era più molto tempo. * " L'opera di mille anni non è più che un mucchio di macerie ", scrisse Goerdeler al feldmaresciallo von Kluge nel luglio del 1943 dopo aver visitato le regioni bombardate dell'Ovest. Nella sua lettera Goerdeler implora il tentennante generale di unirsi ai cospiratori per por termine al regime di Hitler e alla sua " follia ". 1 2
The Goebbels Diaries, p. 352. FCNA, 1943, P. 61. 3 I resoconti italiani dell'incontro di Feltre si trovano in Hitler e Mussolini, pp. 165-90, nonché nel bollettino del Dipartimento di Stato del 6 ottobre 1946, pp. 607-14, 639; la descri zione dell'incontro da parte del dottor Schmidt si trova nel suo libro già citato, p. 263. 4 Le principali fonti sono i resoconti stenografici delle conferenze tenute da Hitler coi suoi aiutanti al quartier generale della Prussia orientale il 25 e il 26 luglio, pubblicati da FELIX GILBERT, Hitler Directs His War, pp. 39-71 e anche The Goebbels Diaries, annotazioni del luglio 1943, PP. 403-21, inoltre le Fiihrer Conferences on Naval Affairs (FCNA), annotazioni del lu glio e dell'agosto 1943, compilate dall'ammiraglio Doenitz, nuovo comandante della flotta tedesca. 5 The Memoirs of Field Marshal Kesselring, London 1953, pp. 177, 184. Ho utilizzato que sta edizione britannica delle memorie di Kesselring; esse sono state pubblicate in America, col titolo A Soldier's Record. 6 Cfr. KESSELRING, op. di., e generale SIEGFRIED WESTPHAL, Thè German Army in thè West, pp. 149-52. 7 Si trovano notizie di prima mano sulla liberazione di Mussolini nel libro di OTTO SKORZENY, Skorzeny's Secret Missioni, nelle Memorie 1942-1943 dello stesso Mussolini e in un arti colo speciale scritto dal direttore e della direttrice dell'albergo di Campo Imperatore e incluso nell'edizione inglese delle Memorie. 8 La citazione di Hitler è tratta da FCNA, 1943, p. 46; il passo del diario di Doenitz è ci tato da WILMOT, op. cit., p. 152. 9 HALDER, Hitler als Feldherr, p. 57. 10 Ho citato ampiamente questa conferenza in End of a Berlin Diary, pp. 270-86. Il testo, in inglese, si trova in NCA, VII, pp. 920-75. 11 Gli estratti dal diario di Goebbels sopra riprodotti corrispondono alle pp. 428-42, 468, 477-78 di The Goebbels Diaries. Sulla conversazione tra Hitler e Doenitz dell'agosto del 1943, l'ammiraglio prese delle note: FCNA, 1943, pp. 85-86. XXIX. LO SBARCO ALLEATO IN OCCIDENTE E IL FALLITO ATTENTATO A HITLER Nel corso del 1943 i cospiratori avevano compiuto almeno una mezza dozzina di tentativi di assassinare Hitler; uno di essi era fallito solo perché una bomba sistemata nell'aeroplano di Hitler durante un volo sulle retrovie del fronte russo, non era esplosa. Quell'anno nel movimento di resistenza si era verificato un importante mutamento. I cospiratori avevano finalmente rinunciato all'appoggio dei feldmarescialli, troppo ottusi o semplicemente troppo codardi per sfruttare la loro posizione e il potere di cui disponevano nell'esercito per rovesciare il supremo Signore della Guerra. In un convegno segreto tenuto nel novembre del 1942 nella foresta di Smolensk, Goerdeler, che politicamente era la mente direttiva della resistenza, si era rivolto personalmente al feldmaresciallo von Pagina 766
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Kluge, comandante del gruppo delle armate del centro nell'Est, perché prendesse parte attiva al piano per sbarazzarsi di Hitler. L'incostante generale, che proprio allora aveva ricevuto un vistoso dono dal Fùh-rer*, dapprima assentì, ma pochi giorni dopo si trasse in disparte e scrisse al generale Beck, che si trovava a Berlino, in tale senso. Poche settimane dopo i congiurati avevano cercato di indurre il generale Paulus, la cui sesta armata si trovava circondata a Stalingrado e che presumevano fosse amaramente deluso nei riguardi di Hitler a cui si doveva tale rovescio, a rivolgere all'esercito un appello per abbattere il tiranno che stava condannando un quarto di milione di soldati tedeschi a una orrenda fine. Un appello personale del generale Beck a Paulus affinchè prendesse tale iniziativa era stato portato in volo nella città assediata da un ufficiale dell'aviazione. Come si è visto, la risposta di Paulus fu una serie di radiomessaggi in cui espresse la sua devozione verso il Fùhrer. Egli prese coscienza della situazione solo quando fu condotto a Mosca come prigioniero di guerra. * In occasione del suo sessantesimo compleanno il 30 ottobre 1942 Kluge aveva ricevuto dal Fùhrer un assegno di 250 ooo marchi (100 ooo dollari al cambio ufficiale) e uno speciale permesso di spenderne la metà per migliorie alle sue proprietà. Malgrado ciò costituisse una offesa alla sua onestà e al suo onore di ufficiale tedesco, il feldmaresciallo aveva accettato l'assegno e il permesso (cfr. SCHLABRENDOKFF, They Almost Killed Hitler, p. 40). In seguito, quando Kluge prese posizione contro di lui, Hitler disse ai suoi ufficiali al quartier generale: " L'ho promosso di mia iniziativa personale due volte, gli ho dato le più alte decorazioni e un vasto possedimento... e un ampio supplemento al suo stipendio di feldmaresciallo... " (cfr. GILBERT, Hitler Directs His War, pp. 101-2: resoconto stenografico della conferenza al quartier generale presieduta da Hitler il 31 agosto 1944)Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1095 Delusi da Paulus, per qualche giorno i congiurati avevano appuntato le loro speranze su Kluge e Manstein, i quali dopo il disastro di Stalingrado si erano recati in volo a Rastenburg con l'intenzione - secondo loro - di chiedere al Fùhrer di affidare ad essi il comando del fronte russo. Se questo passo avesse avuto successo, ciò doveva servire da segnale per un colpo di Stato a Berlino. Ancor una volta i cospiratori furono vittime dei sogni dettati dai loro desideri. I due feldmarescialli andarono, sì, al quartier generale di Hitler, ma solo per confermare il loro lealismo nei confronti del comandante supremo. Beck si lagnò amaramente. Disse: " Ci hanno abbandonati ". Per lui e per i suoi amici fu chiaro che non c'era da attendersi nessun aiuto pratico dagli alti comandanti al fronte. Disperati, si rivolsero all'Er-satzheer, all'esercito territoriale di riserva; esso più che un vero e proprio esercito, era formato dalle reclute in periodo di addestramento e da varie guarnigioni di soldati anziani. Si trattava comunque di uomini armati; mentre le truppe addestrate e le unità delle Waffen-SS si trovavano lontano, al fronte, essi sarebbero potuti bastare per permettere ai congiurati di occupare Berlino e alcune città-chiave al momento dell'assassinio di Hitler. Non tutti però erano d'accordo, nelle fila dell'opposizione, sulla necessità e neppure sulla liceità di quell'atto omicida. Ad esempio, il circolo di Kreisau si era sempre opposto a ogni azione violenta del genere. Si trattava di un folto ma eterogeneo gruppo di giovani intellettuali idealisti, raccoltisi intorno ai discendenti di due famiglie tedesche fra le più famose e aristocratiche: il conte Helmuth James von Moltke, pronipote del feldmaresciallo che aveva guidato l'esercito prussiano alla vittoria nella guerra franco-tedesca del 1870, e il conte Peter Yorck von War-tenburg, discendente diretto del famoso generale del periodo napoleonico che, insieme a Clausewitz, aveva firmato con lo zar Alessandro I la convenzione di Tauroggen, in seguito alla quale l'esercito prussiano passò dalla parte degli Alleati e contribuì alla caduta di Napoleone. Così chiamato dal nome della proprietà del conte Moltke, a Kreisau, in Slesia, il circolo non era un'organizzazione di cospiratori bensì un gruppo dedito a discussioni* i cui membri rappresentavano una sorta di spaccato della ocietà tedesca del periodo prenazista, quale essi speravano sarebbe ritornata dopo la fine dell'incubo hitleriano. Esso comprendeva due gesuiti, due pastori luterani, dei conservatori, dei liberali, dei socialisti, ricchi pro-prietari terrieri, ex dirigenti sindacali, professori e diplomatici. Nonostante la Pagina 767
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt varietà della loro origine sociale e delle loro idee tutti costoro erano riusciti a trovare un ampio terreno d'intesa che li metteva in grado di fornire una base intellettuale, spirituale, etica, e, in una certa misura, anche politica, al movimento di resistenza contro Hitler. A giudicare dai documenti da essi lasciati - quasi tutti furono impiccati prima della fine della guerra * Prima dell'esecuzione, Moltke scrisse alla moglie: " Stiamo per essere impiccati soltanto per aver pensato insieme ". 1096 II principio della fine comprendenti piani per il futuro governo e per l'organizzazione economica, sociale e spirituale della nuova società, ciò a cui essi miravano era una specie di socialismo cristiano in cui tutti gli uomini dovevano essere fratelli e che avrebbe dovuto sanare i terribili mali dei tempi moderni, le perversioni dello spirito umano. I loro ideali erano nobili, alti come bianche nuvole, e ad essi si univa una punta di misticismo tedesco. Ma tutti questi giovani dai sentimenti elevati erano incredibilmente timidi. Odiavano Hitler e la degradazione da lui introdotta in Germania e in Europa; ma non si interessavano al modo per abbatterlo. Pensavano che Hitler sarebbe stato liquidato dalla disfatta verso cui si avviava la Germania. Riservavano la loro attenzione esclusivamente al dopo. A quel tempo Moltke scriveva: " Per noi... il problema dell'Europa dopo la guerra sarà il modo con cui si potrà ricostruire l'ideale dell'uomo nei cuori dei nostri concittadini ". Dorothy Thompson, nota giornalista americana che aveva soggiornato in Germania per molti anni e conosceva bene il paese, si rivolse a Moltke, suo vecchio e intimo amico, perché scendesse dalle nuvole. Durante l'estate del 1942, in una serie di radiotrasmissioni a onde corte da New York indirizzate a " Hans " la Thompson chiese a Moltke e ai suoi amici di intraprendere qualcosa per sbarazzarsi del demonico dittatore. Cercò di ricordargli che " noi non viviamo in un mondo di santi ma di esseri umani ". L'ultima volta che ci vedemmo, Hans, e prendemmo insieme il té su quella bella terrazza davanti al lago... io dissi che un giorno avreste dovuto dimostrare con i fatti, con atti concreti, le vostre convinzioni... e io mi ricordo di avervi chiesto se voi e i vostri amici avreste mai avuto il coraggio di agire... '. Era una domanda pertinente: la risposta sembra essere stata che Moltke e i suoi amici avevano bensì coraggio per parlare - e per questo furono giustiziati - ma non per agire. Tale debolezza, propria delle loro menti più che dei loro animi - perché tutti andarono incontro a una morte crudele con grande coraggio - costituiva il motivo principale delle divergenze esistenti fra il circolo di Kreisau e il gruppo dei congiurati facenti capo a Beck, Goerdeler e Hassell, a parte i disaccordi esistenti fra i due gruppi circa la natura e il tipo di governo che avrebbe dovuto subentrare al regime nazista. Dopo una riunione che ebbe luogo nell'abitazione di Peter Yorck il 22 gennaio 1943, presieduta dal generale Beck, il quale, come Hassell annotò nel suo diario, " si mostrò piuttosto debole e riservato "2, si ebbero diversi incontri. Si accesero animate discussioni fra i " giovani " ,e gli " anziani " -sono termini di Hassell - intorno alla futura politica economica e sociale, nel corso delle quali si ebbe uno scontro fra Moltke e Goerdeler. Hassell pensava che l'ex borgomastro di Lipsia fosse assolutamente " reazionario ", mentre rilevava le " tendenze anglosassoni e pacifiste " di Moltke. La Gesta-po ebbe notizia di quella riunione e durante i processi che subirono più tardi i partecipanti ad essa, venne alla luce una relazione delle discussioni, sorprendentemente dettagliata. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1097 Himmler era già sulle tracce dei cospiratori, ma non pare che essi se ne rendessero pienamente conto. Parrà strano, ma proprio nel 1943, nel momento in cui la vittoria sfuggiva ai tedeschi e si affacciava la prospettiva di una loro imminente sconfitta, l'SS-Fùhrer dai modi miti eppur assetato di sangue, il poliziotto-capo del Terzo Reich, cominciò a prendere un interesse personale in un senso non del tutto negativo per il movimento della resistenza, avendo rapporti amichevoli con più d'uno dei rappresentanti di essa. Ed è un tratto significativo della mentalità dei congiurati che alcuni di essi, specie Popitz, cominciarono a vedere in Himmler l'uomo che eventualmente avrebbe potuto succedere a Hitler! Il capo delle SS, in apparenza così fanaticamente fedele verso il Fiihrer, cominciò lui stesso ad accarezzare tale prospettiva, ma quasi sino alla fine fece il doppio gioco, e nel corso di questo doppio gioco tolse la Pagina 768
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt vita a molti di quei coraggiosi cospiratori. Ora la resistenza lavorava in tre campi. Il circolo di Kreisau svolgeva le sue interminabili discussioni intese a definire la fisionomia di una specie di era messianica. Più vicino alla terra, il gruppo di Beck cercava di trovare il modo di sopprimere Hitler e di assumere il potere, e stava prendendo contatti con l'Occidente per tenerlo al corrente di ciò che si preparava e per conoscere il tipo di pace che le democrazie alleate avrebbero negoziato con un nuovo regime antinazista *. Questi contatti furono stabiliti a Stoccolma e in Svizzera. Nella capitale della Svezia Goerdeler s'incontrò spesso con i banchieri Marcus e Jakob Wallenberg, suoi vecchi amici, che avevano strette relazioni d'affari e personali con vari ambienti di Londra. In un incontro avvenuto nell'aprile del 1942, Goerdeler incitò Jakob Wallenberg a prender contatto con Churchill. I congiurati volevano avere dal primo ministro britannico la preventiva assicurazione che se avessero arrestato Hitler e rovesciato il regime nazista, gli Alleati avrebbero concluso la pace con la Germania. Wallenberg rispose che, in base a quanto sapeva circa l'atteggiamento del governo britannico, non sarebbe stato possibile ottenere tale assicurazione. Un mese dopo a Stoccolma due ecclesiastici luterani presero direttamente contatto con gli inglesi. Si trattava del dottor Hans Schbnfeld, membro dell'ufficio per i rapporti con l'estero della Chiesa evangelica tedesca, e del pastore Dietrich Bonhbffer, eminente sacerdote e attivo cospiratore, il quale, avendo saputo che il dottor George Bell, vescovo anglicano di Chichester, era in visita a Stoccolma, si affrettò a recarsi in tale città per incontrarlo * In alcuni dei memoriali tedeschi vien detto che nel 1942 e nel 1943 i nazisti erano in contatto coi russi per eventuali negoziati di pace e che lo stesso Stalin avrebbe proposto di iniziare conversazioni per una pace separata. A Norimberga Ribbentrop si diede molto da fare per mettere in evidenza gli sforzi da lui fatti per prender contatto coi russi e affermò che colesti contatti erano effettivamente avvenuti, con agenti sovietici, a Stoccolma. Peter Kleist, che agì per conto di Ribbentrop a Stoccolma, ne ha parlato nel suo libro 3. Ritengo che quando tutti i documenti segreti tedeschi saranno riordinati, potrà venire alla luce un capitolo rivelatore, circa questo episodio. 1098 II principio della fine Bonhbffer viaggiava in incognito con documenti falsi fornitigli dal colonnello Oster del\'Abwehr. I due pastori informarono il vescovo dei piani dei cospiratori e, al pari di Goerdeler, vollero sapere se gli Alleati occidentali erano disposti a offrire una pace dignitosa a un governo non-nazista dopo che Hitler fosse stato rovesciato. Chiesero una risposta, da dare mediante un messaggio privato o una pubblica dichiarazione. Per dare al vescovo l'impressione che il complotto antihitleriano era una cosa seria, Bonhb'ffer trasmise al vescovo l'elenco dei nomi dei capi di esso; più tardi, tale indiscrezione gli costò la vita e contribuì alla condanna a morte di molti altri. Furono, quelle, le informazioni più autorevoli e aggiornate che gli Alleati ebbero sull'opposizione tedesca e sui suoi piani. Il vescovo Bell si affrettò a trasmetterle a Anthony Eden, ministro degli Esteri britannico, quando in giugno fece ritorno a Londra. Ma Eden, che nel 1938 si era dimesso per protesta contro la politica di semicomplicità seguita da Chamberlain nei riguardi di Hitler, restò scettico. Informazioni analoghe erano state trasmesse al governo inglese da presunti cospiratori tedeschi a partire dal tempo di Monaco, e nulla ne era venuto fuori. Così non fu data alcuna risposta ". I contatti clandestini dei tedeschi con gli Alleati in Svizzera si svolsero principalmente per mezzo di Allen Dulles, il quale fu a capo in quel paese dell'ufficio americano dei servizi strategici dal novembre del 1942 sino alla fine della guerra. Lo andò a trovare soprattutto Hans Gisevius, che da Berlino si recava spesso a Berna e che, come si è visto, era anche un membro attivo del complotto. Gisevius lavorava per VAbwehr e allora fungeva da viceconsole al consolato generale tedesco di Zurigo. La sua principale funzione era quella di trasmettere a Dulles messaggi di Beck e di Goerdeler, e di tenerlo informato sullo sviluppo dei vari complotti contro Hitler. Fra gli altri tedeschi che s'incontrarono con Dulles vi furono il dottor Schbnfeld e Trott zu Solz. Il secondo era membro del circolo di Kreisau e anche del complotto. Una volta egli era andato in Svizzera, come tanti altri, per " ammonire " Dulles che qualora le democrazie occidentali avessero rifiutato di prendere in considerazione la stipulazione di una pace decorosa con un regime antinazista, i cospiratori si sarebbero rivolti alla Russia sovietica. Benché personalmente simpatizzasse coi Pagina 769
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt congiurati, Dulles non era stato in grado di fornire assicurazioni in proposito5. Ciò che in questi capi della resistenza tedesca stupiva, era il loro insistere tanto per ottenere favorevoli condizioni di pace dall'Occidente e la loro estrema esitazione nello sbarazzarsi di Hitler prima di averle ottenute. Si sarebbe potuto pensare che se essi consideravano il nazismo come un male mostruoso (ed essi lo affermavano di continuo, di certo con sincerità), avrebbero dovuto concentrare i loro sforzi per rovesciare il regime, senza tener conto del modo con cui l'Occidente avrebbe trattato il nuovo governo. Si ha l'impressione che gran parte di questi " tedeschi buoni " siano stati portati troppo facilmente a far ricadere sul mondo esterno la colpa dei loro Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1099 stessi fallimenti: come alcuni di essi avevano già fatto nei riguardi delle disgrazie della Germania dopo la prima guerra mondiale perduta, e nei riguardi dello stesso avvento di Hitler. L'" operazione Lampo ". Nel febbraio del 1943 Goerdeler, a Stoccolma, disse a Jakob Wallen-berg " di avere dei piani per un'azione in marzo ". Tali piani esistevano davvero. I preparativi per l'" operazione Lampo " (così essa fu chiamata) erano stati compiuti durante i mesi di gennaio e febbraio dal generale Friedrich Olbricht, capo déll'Allgemeines Heeresamt (Ufficio generale dell'esercito), e dal generale von Tresckow, capo dello Stato maggiore del gruppo delle armate del centro in Russia. Olbricht, uomo di profondi sentimenti religiosi, era stato guadagnato solo di recente al complotto; tuttavia, data la sua nuova carica, in esso era divenuto una figura preminente. Nella sua qualità di sostituto del generale Friedrich Fromm, comandante dell'esercito territoriale e di riserva, egli era in grado di raccogliere le guarnigioni di Berlino e di altre grandi città tedesche del Reich e di metterle al seguito dei cospiratori. Come Kluge, lo stesso Fromm era ormai deluso del suo Fiihrer; però egli non fu considerato persona abbastanza fidata per essere ammesso alla congiura. Alla fine di febbraio Olbricht disse al giovane Fabian von Schlabren-dorff, che faceva servizio come ufficiale subalterno allo Stato maggiore di Tresckow: " Siamo pronti. È venuto il momento per il " Lampo" ". Alla fine di marzo i congiurati tennero un'ultima conferenza a Smolensk, quartier generale del gruppo degli eserciti del centro. Benché non prendesse parte all'azione, l'ammiraglio Canaris, capo òe&'Abwehr, era al corrente del piano e organizzò quell'incontro; insieme a Hans von Dohnanyi e al generale Erwin Lahousen, del suo Stato maggiore, si recò in volo a Smolensk, apparentemente per una conferenza con gli ufficiali del servizio segreto della Wehr-macht. Lahousen, ex ufficiale del servizio segreto dell'esercito austriaco, unico dei congiurati dé&'Ahwehr che sopravvisse alla guerra, portò con sé alcune bombe. Dopo vari esperimenti, Schlabrendorff e Tresckow avevano constatato che le bombe tedesche non erano adatte al loro scopo. Come il giovane ufficiale in seguito spiegò', esse avevano una spoletta a orologeria che produceva un lieve sibilo e poteva farle scoprire. Essi si accorsero che gli inglesi fabbricavano bombe migliori. Schlabrendorff disse che le bombe inglesi " prima dell'esplosione non facevano nessun genere di rumore ". La Royal Air Force aveva calato un certo numero di tali ordigni nell'Europa occupata, affinchè gli agenti alleati potessero servirsene nel sabotaggio - ne era stato usato uno per assassinare Heydrich. L'Abwehr, che ne aveva rastrellati parecchi, li passò ai cospiratori, 11 oo II principio della fine Secondo il piano elaborato a Smolensk, si trattava di attirare Hitler al quartier generale del gruppo delle armate e qui sopprimerlo. Ciò sarebbe stato il segnale per effettuare, a Berlino, il colpo di Stato. Non era cosa facile attirare in una trappola il Signore della Guerra, che ormai diffidava di gran parte dei suoi generali. Ma Tresckow riuscì a convincere un suo vecchio amico, il generale Schmundt, divenuto generale e aiutante di Hitler, a persuadere il suo capo, e dopo qualche esitazione e qualche rinvio il Fiihrer acconsenti definitivamente a recarsi a Smolensk il 13 marzo 1943. Personalmente, Schmundt non sapeva nulla del complotto. Nel frattempo Tresckow aveva rinnovato i suoi sforzi per indurre il suo capo, Pagina 770
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Kluge, a assumere la direzione dell'azione intesa a eliminare Hitler. Propose al feldmaresciallo di autorizzare il tenente colonnello barone von Bòselager *, comandante di una unità di cavalleria al quartier generale, di usare tali truppe per eliminare Hitler e la sua guardia del corpo non appena fossero arrivati. Bòselager era più che disposto ad assumere tale compito. Occorreva solo l'ordine del feldmaresciallo. Ma l'indeciso comandante non se la senti di darlo. Allora Tresckow e Schlabrendorff decisero di prender loro l'iniziativa. Avrebbero semplicemente piazzato una delle bombe di fabbricazione inglese nell'aeroplano che Hitler doveva usare per il ritorno. In seguito Schlabrendorff spiegò: " La parvenza di un accidente avrebbe eliminato gli svantaggi politici di un assassinio. Infatti in quel periodo Hitler contava ancora molti seguaci, i quali, dopo un simile fatto, avrebbero opposto una forte resistenza alla nostra rivolta ". Due volte, nel pomeriggio e nella sera del 13 marzo, dopo che Hitler era arrivato, i due ufficiali antinazisti furono tentati di mutare il loro piano e di far esplodere la bomba, prima nella residenza personale di Kluge, dove Hitler conferì con i più importanti generali del gruppo delle armate, poi alla mensa degli ufficiali dove il gruppo avrebbe cenato **. Ma così sarebbero periti proprio alcuni dei generali sui quali si contava per un aiuto ai cospiratori nell'assunzione del potere del Reich, quando essi non sarebbero stati più vincolati dal loro giuramento personale di fedeltà al Fùhrer. Così restò il piano di collocare di nascosto la bomba nell'aeroplano del Fùhrer, che sarebbe dovuto partire subito dopo la cena. Schlabrendorff aveva uniti " due pacchetti esplosivi " (così egli li chiamò) e ne aveva fatto un involto che sembrava contenere due bottiglie di cognac. Durante la cena Tresckow aveva chiesto innocentemente a un certo colonnello Heinz Brandi, del quartier generale dell'esercito, che accompagnava Hitler, se egli voleva essere così cortese di portare in dono due bottiglie di cognac a un suo vecchio amico, il generale Helmuth Stieff ***, capo della sezione organizzazione * Fu ucciso in seguito dai nazisti. ** Schlabrendorfl dice che nel primo incontro egli ebbe l'occasione di osservare il berretto di Hitler, di grandezza superiore al normale. Fu colpito dal suo peso. Esaminatolo, scopri che era foderato di lamine d'acciaio del peso di quasi due chili. *** Anch'egli fu in seguito ucciso dai nazisti. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler noi dell'alto comando dell'esercito. Di nulla sospettando, Brandt disse che l'avrebbe fatto assai volentieri. All'aeroporto Schlabrendorff, nervosamente, attraverso una piccola apertura del pacchetto azionò il meccanismo della bomba e la consegnò a Brandt, quando egli salì a bordo dell'aeroplano del Fùhrer. Era un ordigno sapientemente costruito. Non aveva un congegno a orologeria che si potesse udire. Il giovane ufficiale premendo un bottone aveva rotto una fialetta contenente un liquido chimico corrosivo che avrebbe consumato un filo trattenente una molla. Rotto il filo, la molla sarebbe scattata e un percussore, colpendo il detonatore, avrebbe fatto esplodere la bomba. Schlabrendorff disse che l'esplosione era da attendersi poco dopo il passaggio dell'aeroplano di Hitler su Minsk, dopo circa mezz'ora di volo da Smolensk. Febbrile per l'eccitazione, egli telefonò a Berlino informando i cospiratori, con formule convenute, che " Lampo " era incominciato. Dopodiché lui e Tresckow attesero col cuore palpitante la grande notizia. Si aspettavano che essa sarebbe stata data per radio da uno dei caccia che scortavano l'aeroplano del Fùhrer. Contarono i minuti: venti minuti, venticinque, trenta, quaranta, un'ora... ma nessuna notizia venne. Due ore dopo giunse invece uno dei soliti messaggi, per avvertire che il Fùhrer era atterrato a Rasten-burg. In seguito Schlabrendorff raccontò: Eravamo stupefatti e non potevamo immaginarci la causa del fallimento [dell'attentato]. Telefonai immediatamente a Berlino e trasmisi una parola in codice per far sapere che l'attentato non era riuscito. Poi Tresckow e io ci consultammo sul da farsi. Eravamo assai scossi. Era già un affare serio che il tentativo non fosse riuscito. Ancor peggio sarebbe stata la scoperta della bomba, che avrebbe portato inevitabilmente alla scoperta di tutti noi e all'eliminazione di un'ampia cerchia di nostri stretti collaboratori. La bomba non fu mai scoperta. Quella notte Tresckow telefonò al colonnello Brandt chiedendogli casualmente se avesse avuto il tempo di consegnare il pacchetto al generale Stieff. Brandt rispose di non averlo ancora fatto. Allora Tresckow gli disse di trattenere il pacco perché vi era stato uno sbaglio con le Pagina 771
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt bottiglie; l'indomani Schlabrendorff sarebbe giunto per un certo incarico ufficiale e avrebbe portato con sé il vero cognac che voleva donare all'amico. Con incredibile coraggio Schlabrendorff si recò in volo al quartier generale di Hitler e scambiò le bombe con due bottiglie di cognac. In seguito raccontò: Ricordo ancora il terrore che provai quando Brandt mi consegnò la bomba dandole una scossa che mi fece temere una esplosione ritardata. Ostentando una falsa calma presi la bomba, salii subito su di un'auto e mi recai al vicino bivio ferroviario di Korschen. Là prese il treno notturno per Berlino e chiusosi nella sua cabina della vettura-letto smontò la bomba. Presto scoprì che cosa era accaduto: II meccanismo aveva funzionato; la fialetta si era spezzata; il liquido corrodente aveva consumato il filo; il percussore era scattato, ma il detonatore non si era acceso. uo2 II principio della fine Amaramente delusi ma non scoraggiati, a Berlino i cospiratori decisero di organizzare un nuovo attentato contro Hitler. Poco dopo una buona occasione si presentò da sé. Hitler, accompagnato da Goring, Himmler e Kei-tel avrebbe dovuto presenziare alle cerimonie deH'Heldengedenktag (Giorno della commemorazione degli Eroi) che si tenevano a Berlino il 21 marzo nello Zeughaus. Così vi sarebbe stata la possibilità di cogliere non solo il Fùhrer ma anche i suoi principali collaboratori. Come in seguito disse il colonnello barone von Gersdorfi, capo del servizio segreto nello Stato maggiore di Kluge, " quella era un'occasione che non si sarebbe più ripresentata ". Tresckow aveva prescelto Gersdorfi per far scoppiare la bomba. Questa volta sarebbe stata una missione suicida. Il colonnello doveva nascondere nelle tasche del proprio soprabito due bombe, far agire le spolette a tempo e restare, durante la cerimonia, il più vicino possibile a Hitler facendo saltare in aria il Fùhrer, il suo entourage e lui stesso. Con mirabile coraggio, Gersdorfi si dichiarò pronto a sacrificare la vita. La sera del 20 marzo egli s'incontrò con Schlabrendorfi nella sua stanza dell'Hotel Eden a Berlino. Schlabrendorfi aveva portato due bombe con spolette a orologeria della durata di dieci minuti. A causa però della temperatura vicina a zero nell'area interna, coperta da vetrate, dello Zeughaus sarebbero occorsi da quindici a venti minuti prima che gli ordigni esplodessero. Era in quel cortile che Hitler, dopo il suo discorso, avrebbe dovuto passare mezz'ora, ad osservare una esposizione dei trofei di guerra presi ai russi organizzata dai collaboratori di Gersdorfi. Era l'unico luogo dove il colonnello si sarebbe potuto trovare abbastanza vicino al Fùhrer, perché l'esplosione lo uccidesse. In seguito Gersdorfi raccontò quel che accadde7. L'indomani misi in ognuna delle due tasche del mio cappotto una bomba con una spoletta. Mi proposi di stare il più vicino possibile a Hitler, in modo che l'esplosione lo facesse a pezzi. Quando Hitler... entrò nella sala dell'esposizione, Schmundt mi si fece incontro per dirmi che la visita agli oggetti esposti sarebbe durata solo otto o dieci minuti. Cosi veniva meno la possibilità di effettuare l'attentato, dato che quand'anche la temperatura fosse stata normale la spoletta avrebbe potuto esplodere solamente dopo almeno dieci minuti. Il cambiamento all'ultimo momento dei programmi, tipico nelle sottili misure di sicurezza prese da Hitler, ancora una volta gli aveva salvato la vita *. Gersdorfi dice che il generale von Tresckow aveva seguito con ansia, e speranza, " avendo in mano un cronometro ", la cronaca delle cerimonie di Smolensk trasmessa dalla radio. Quando l'annunciatore della radio disse che Hitler aveva lasciato la sala solo otto minuti dopo il suo ingresso, il generale si rese conto che anche quell'attentato era fallito. * Una delle difficoltà che incontra chi vuole collegare le varie azioni dei congiurati è che i memoriali dei pochi sopravvissuti sono lungi dal dimostrarsi ineccepibili, per cui i racconti spesso non solo divergono ma anche si contraddicono. Per esempio, Schlabrendorfi, che aveva portato le bombe a Gersdorff, nel suo libro dice che all'attentato nello Zeughaus " si era dovuto rinunciare " perché " non si erano potute trovare spolette a scoppio abbastanza rapido ". Cosi sembra che egli non avesse saputo, o che si sia dimenticato, che Gersdorff si recò effettivamente allo Zeughaus per compiere la sua missione. Eppure il colonnello dice che la sera precedente questi gli aveva comunicato di " esser deciso a compierla " con le spolette che aveva. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler Pagina 772
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1103 Vi furono altri tre attentati " al cappotto " (come i cospiratori li chiamarono) alla vita di Hitler. Come vedremo, tutti e tre fallirono in modo analogo. Al principio del 1943 si ebbe, in Germania, una spontanea sollevazione che, sebbene di modeste proporzioni, contribuì a ravvivare la fiamma languente della resistenza, i cui tentativi per eliminare Hitler erano stati finora tutti frustrati. Essa servi anche d'ammonimento, mostrando la spietatezza con cui le autorità naziste soffocavano il minimo accenno a una opposizione. Come si è visto, in Germania nei primi anni del '30, gli studenti universitari erano stati i nazisti più fanatici. Ma dieci anni di governo hitleriano avevano portato a una disillusione, disillusione che si accentuò quando si vide che la Germania non vinceva la guerra e quando, venuto il 1943, si ebbe il disastro di Stalingrado. L'Università di Monaco, la città ove il nazismo era nato, divenne il focolare di una rivolta degli studenti. Questa rivolta fu capeggiata da uno studente di medicina di venticinque anni, Hans Scholl, e dalla sorella di lui Sofia, di ventun anni, studentessa di biologia. Il loro ispiratore fu Kurt Huber, professore di filosofia. Per mezzo di missive che divennero note come le " lettere della rosa bianca ", essi svolgevano propaganda antinazista in altre università. Erano anche in contatto coi cospiratori di Berlino. Un giorno del febbraio del 1943 il Gauleiter della Baviera, Paul Giesler, al quale la Gestapo aveva fatto avere un gruppo di quelle lettere, convocò il corpo degli studenti, annunciando che quelli fisicamente inabili - gli abili erano stati già presi nell'esercito - sarebbero stati adibiti a qualche lavoro più utile agli scopi bellici e suggerendo, con una sbirciata, alle studentesse di dare alla luce un bambino all'anno per il bene della patria. Aggiunse: " Se qualcuna delle ragazze non è abbastanza attraente per trovarsi un compagno, le assegnerò uno dei miei aiutanti... e posso assicurarle che ne avrà una esperienza assolutamente piacevole ". I bavaresi sono noti per il loro umorismo alquanto grossolano, ma quella volgarità, per gli studenti, andava oltre il segno. Essi fischiarono il Gauleiter e cacciarono dalla sala gli uomini della Gestapo e delle SS accorsi per proteggerlo. Nel pomeriggio, vi furono, nelle vie di Monaco, dimostrazioni studentesche antinaziste, le prime verificatesi nel Terzo Reich. Guidati dai fratelli Scholl, gli studenti cominciarono a distribuire opuscoli nei quali si esortava apertamente la gioventù tedesca ad insorgere. Il 19 febbraio un ispettore edile vide Hans e Sofia Scholl gettare tali opuscoli dal balcone dell'università e li denunciò alla Gestapo. La loro fine fu rapida e crudele. Portati dinanzi al temuto tribunale del popolo presieduto da Roland Freisler - dopo Heydrich, egli forse fu il più sinistro e sanguinario nazista del Terzo Reich e riapparirà nel corso del presente racconto - vennero riconosciuti colpevoli di alto tradimento e condannati a morte. Sofia Scholl durante l'interrogatorio della Gestapo fu così maltrattata che essa si presentò al tribunale con una gamba rotta. Ma il suo animo era fermo. Alle aspre, arroganti interrogazioni di Freisler ella rispose 11 principio della fine con calma: " Sapete come noi che abbiamo perduto la guerra. Perché siete così codardi da non riconoscerlo? " Si recò zoppicando con le stampelle al patibolo e morf con un sublime coraggio, come suo fratello. Il professor Huber e diversi altri studenti furono uccisi qualche giorno dopo '. Questo fu, per i cospiratori di Berlino, un monito circa il pericolo che correvano in un periodo in cui l'indiscrezione di alcuni dei loro capi diventava, per gli altri, motivo di serie preoccupazioni. Lo stesso Goerdeler parlava troppo. I tentativi di Popitz di sondare Himmler e altri alti ufficiali delle SS per accertare se potevano unirsi al complotto, comportavano rischi estremi. L'inimitabile Weizsacker, che dopo la guerra amò dipingersi come un " resistente " ad oltranza, si spaventò a tal segno da rompere ogni rapporto con Hassell, suo intimo amico, che egli accusava (come la signora Hassell) di essere " incredibilmente indiscreto " e che, lo avvertì, era sorvegliato dalla Gestapo*. La Gestapo sorvegliava anche molti altri congiurati, specialmente il loquace e fiducioso Goerdeler, ma il colpo che essa inferse ai cospiratori subito dopo il deludente mese del marzo 1943, nel corso del quale erano falliti due attentati contro Hitler, fu, per un caso ironico, non tanto il risultato di Pagina 773
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt abili investigazioni quanto della rivalità fra i due servizi segreti, fra l'Abwebr della Wehrmacht e il RSHA di Himmler (l'Ufficio centrale di sicurezza), centro del servizio segreto delle SS che mirava a scalzare l'ammiraglio Canaris e ad assorbire VAbwehr. Nell'autunno del 1942 un uomo d'affari di Monaco, di nome Schmidt-huber, era stato arrestato per aver esportato di contrabbando dalla Germania in Svizzera valuta straniera. In realtà, egli era un agente deH'Abwehr, ma il denaro che egli da tempo trasportava di là dalla frontiera tedesca era destinato a un gruppo di ebrei emigrati in Svizzera. Questo era il massimo delitto che un tedesco del Terzo Reich potesse commettere, quand'anche fosse un agente dell'Abwehr. Poiché Canaris non era intervenuto per proteggerlo, Schmidthuber cominciò a raccontare alla Gestapo tutto quel che sapeva dell'Abwehr. Egli accusò Hans von Dohnanyi, che insieme al colonnello Oster, aveva fatto parte del circolo più intimo dei cospiratori. Disse agli uomini di Himmler circa la missione espletata a Roma nel 1940 presso il Vaticano dal dottor Joseph Mùller, quando per tramite del papa aveva preso contatto con gli inglesi. Indicò lo scopo del viaggio a Stoccolma nel 1942 del pastore Bonhoffer, che si era servito di un passaporto falso forni* Nel suo diario, Hassell ha descritto la scena pietosa: " Mi chiese di risparmiargli l'imbarazzo causatogli dalla mia presenza. Avendo cominciato a far delle rimostranze, egli mi interruppe seccamente " (The Von Hassell Diaries, pp. 256-57). Solo quando più tardi si stabilì al sicuro nel Vaticano quale ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Weizsacker sollecitò i cospiratori perché agissero. " È facile farlo, dal Vaticano ", commentò Hassell. Weizsacker sopravvisse e scrisse delle memorie piuttosto meschine. Il diario di Hassell fu pubblicato dopo la sua esecuzione. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1105 togli dall'Abwehr per incontrarsi col vescovo di Chichester. Accennò ai vari progetti studiati da Oster per sbarazzarsi di Hitler. Dopo mesi di ricerche, la Gestapo agf. Il 5 aprile 1943 Dohnanyi, Miil-ler e Bonhoffer furono arrestati, e Oster, che nel frattempo era riuscito a distruggere gran parte dei documenti compromettenti, in dicembre fu costretto a rassegnare le dimissioni da funzionario dell'Abwehr. Fu messo agli arresti in casa a Lipsia *. Pel complotto fu un brutto colpo. Oster - " un uomo come Dio voleva che l'uomo fosse, di mente lucida e serena, imperturbabile nei momenti di pericolo", come Schlabrendorff disse di lui - era stato fin dal 1938 una figura-chiave nei tentativi di eliminare Hitler, e Dohnanyi, giurista di professione, un suo ingegnoso assistente. Bonhóffer, il pastore protestante, e Miiller, cattolico, non solo avevano portato alla resistenza una grande forza spirituale ma avevano anche dato un esempio di coraggio personale nelle varie missioni all'estero, coraggio di cui dettero anche prova col rifiutare di denunciare i loro camerati malgrado le torture subite dopo il loro arresto. Ma la cosa più grave era che con lo scioglimento ddì'Abwebr i congiurati perdevano la loro " copertura " e i principali mezzi per comunicare l'uno con l'altro, con gli esitanti generali e con i loro amici nell'Ovest. Certe altre scoperte fatte dai segugi di Himmler nel corso di pochi mesi furono il colpo di grazia per VAbwehr e per il suo capo, l'ammiraglio Ca-naris. Una di tali scoperte ebbe relazione con ciò che nei circoli nazisti doveva essere noto come " il té della signora Solf ", da lei offerto il io settembre 1943. La signora Anna Solf, vedova di un ex ministro alle Colonie del periodo guglielmino che sotto la Repubblica di Weimar era stato anche ambasciatore in Giappone, già da tempo teneva a Berlino un salotto antinazista. Esso era frequentato da un certo numero di illustri ospiti (fra cui la contessa Hanna von Bredow, pronipote di Bismarck, il conte Albrecht von Bernstorff, nipote dell'ambasciatore tedesco negli Stati Uniti durante la prima guerra mondiale, padre Erxleben, gesuita assai noto, Otto Kiep, alto funzionario al Ministero degli Esteri a cui era stata già tolta la carica di console generale a New York per aver preso parte a un pranzo ufficiale in onore del professor Einstein ma che in seguito si era fatto riassumere nel servizio diplomatico, e Elisabeth von Thadden, donna brillante e profondamente religiosa che dirigeva una famosa scuola femminile a Weiblingen, presso Heidelberg). Al té della signora Solf del io settembre la signorina von Thadden aveva accompagnato un giovane interessante dottore svizzero, di nome Reckse, che faceva pratica a Berlino all'Ospedale della Carità alle dipendenze del professor Sauerbruck. Come la maggior parte degli svizzeri, il dottor Reckse espresse violenti sentimenti antinazisti trovando consenzienti gli altri interPagina 774
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt * Bonhóffer, Dohnanyi e Oster vennero uccisi dalle SS il 9 aprile 1945, meno di un mese prima della capitolazione della Germania. La loro eliminazione sembra sia stata una vendetta di Himmler. Solo Mùller sopravvisse. no6 II principio della fine venuti al té, specie Kiep. Prima che il té finisse il buon dottore si offrì dì portare in Svizzera qualsiasi lettera che la signora Soli o i suoi ospiti volessero far pervenire a loro amici in Svizzera, a esuli tedeschi antinazisti o a diplomatici britannici e americani: offerta di cui più di uno dei presenti fu pronto ad approfittare. Purtroppo il dottor Reckse non era che un agente della Gestapo, alla quale trasmise varie lettere incriminanti nonché una relazione sul té di casa Solf. Il conte von Moltke venne a sapere della cosa grazie a un suo amico del Ministero dell'Aeronautica che aveva intercettato un certo numero di telefonate che il dottore svizzero e la Gestapo si erano scambiate; subito avvertì il suo amico Kiep, il quale a sua volta mise al corrente della cosa gli altri componenti del gruppo della Solf. Ma Himmler aveva ormai le prove. Prima di agire, aspettò quattro mesi, forse sperando di fare una più vasta retata. Il 12 gennaio tutti coloro che erano stati al té furono arrestati, processati e condannati a morte, ad eccezione di Anna Solf e di sua figlia, la contessa Ballestrem*. Le Solf furono internate nel campo di concentramento di Ravensbrùck, dove sfuggirono alla morte per miracolo **. Il conte von Moltke, compromesso a causa del suo amico Kiep, fu arrestato anche lui nello stesso periodo. Ma questa non fu la sola conseguenza dell'arresto di Kiep. Le ripercussioni si estesero fino in Turchia e prepararono la via alla liquidazione definitiva A<à\'Abwehr e all'assunzione delle sue funzioni da parte del servizio segreto di Himmler. Fra i più intimi amici antinazisti di Kiep vi erano Erich Vermehren e la sua bellissima moglie, Elisabeth, nata contessa von Plettenberg, che come altri avversar! del regime erano entrati nAl'Abwehr e da questo erano stati mandati come agenti a Istanbul. Entrambi furono chiamati a Berlino dalla Gestapo, per essere interrogati in relazione al caso Kiep. Sapendo la sorte che li attendeva, essi si rifiutarono di lasciare Istanbul, presero contatto col servizio segreto inglese al principio del febbraio del 1944 e da esso furono portati in aereo prima al Cairo e di là in Inghilterra. A torto allora si credette a Berlino che i Vermehren si fossero eclissati portando seco tutti i cifrati segreti dell'Abwehr per consegnarli agli inglesi. Dopo l'arresto di Dohnanyi e degli altri membri Ae\\'Abwehr e dati i crescenti sospetti da lui nutriti per Canaris, ciò per Hitler rappresentò l'ultima spinta. Il 18 febbraio 1944 ordinò che l'Abwehr venisse sciolto e che le sue funzioni fossero assunte dal RSHA. Fu, questa, una nuova vittoria di Him* Sembra che Himmler avesse effettivamente esteso la sua rete durante i quattro mesi intercorsi. Secondo Reitlinger, in seguito alla delazione del dottor Reckse furono arrestate circa settantaquattro persone (REITLINGER, The S.S., p. 304). ** A tutta prima l'ambasciatore giapponese era intervenuto per ottenere un rinvio del loro processo. Poi, il 3 febbraio 1945, una bomba gettata durante un attacco diurno dell'aviazione americana, non solo uccise Roland Freisler mentre presiedeva a uno dei suoi macabri processi per alto tradimento, ma distrasse anche l'incartamento riguardante le Solf, che si trovava nell'archivio del tribunale popolare. Ciò nondimeno le due donne avrebbero dovuto essere processate da quella corte il 27 aprile: ma a quel tempo a Berlino vi erano già i russi. In realtà le Solf erano * Borile dal carcere di Moabit, sembra per errore (cfr. WHEELER-BENNETT, Ne-•""'---J r,n. 88-93). Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1107 tnler, la cui guerra contro il corpo degli ufficiali dell'esercito datava dal 1938, da quando aveva lanciato le sue false accuse contro il generale von Fritsch. Le forze armate restarono dunque prive di un proprio servizio segreto e il potere di Himmler sui generali aumentò. Ciò costituì anche un ulteriore colpo per i cospiratori, che così non avevano più alcun servizio segreto dì cui si potessero servire*. Essi non avevano cessato di tentare di sopprimere Hitler. Fra il settembre del 1943 e il gennaio del 1944 fu organizzata un'altra mezza dozzina di attentati. In agosto Jakob Wallenberg era venuto a Berlino per vedere Goerdeler, Pagina 775
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il quale gli assicurò che tutti i preparativi per un colpo di mano in settembre erano stati già fatti e che dopo di esso Schlabrendorff sarebbe andato a Stoccolma per incontrarsi con un rappresentante di Churchill e discutere la pace. " Attesi con grande ansia il mese di settembre, - disse in seguito il banchiere svedese a Allen Dulles. - Ma il mese passò senza che nulla succedesse"'. Un mese dopo il generale StietT, il gobbo dalla lingua mordace a cui Tresckow aveva mandato le due bottiglie di " cognac " e che in seguito Himmler chiamò " un piccolo gnomo velenoso ", pensò di piazzare una bomba a tempo nell'ambiente dove, a Rastenburg, Hitler teneva le sue conferenze militari del mezzogiorno, ma all'ultimo momento s'impauri. Qualche giorno dopo il deposito delle bombe inglesi da lui ricevute dall'Abwehr e nascoste sotto una torre di guardia nel recinto del quartier generale esplose, e fu solo perché Hitler diede l'incarico delle indagini a un colonnello dell'Abwehr partecipante al complotto, Werner Schrader, che i cospiratori non furono scoperti. In novembre fu organizzato un altro attentato al " cappotto ". Un capitano di fanteria ventiquattrenne, Axel von dem Bussche, fu scelto dai cospiratori per presentare, indossandolo, il modello di un nuovo cappotto per l'esercito e per i reparti d'assalto che Hitler aveva ordinato di disegnare e che voleva esaminare personalmente prima di autorizzarne la confezione. Per prevenire un insuccesso simile a quello che aveva avuto l'attentato di Gers-dorfi, Bussche decise di mettere nelle tasche del modello del cappotto due bombe tedesche che sarebbero scoppiate qualche secondo dopo l'azionamento della spoletta. Il suo piano era di atterrare Hitler mentre osservava il nuovo cappotto e di saltare in aria insieme a lui. Ma il giorno prima della loro presentazione una bomba alleata distrasse i modelli e Bussche rientrò nella sua compagnia dislocata sul fronte russo. Tornò al quartier generale di Hitler in dicembre per ripetere il tentativo * Canaris fu nominato capo dell'ufficio per la guerra economica e commerciale. Dal momento che assunse questa carica irrilevante, il " piccolo ammiraglio " scompari dalla storia tedesca. Egli fu una figura cosi oscura, che nemmeno due scrittori sono d'accordo circa il genere di uomo che era e su ciò in cui egli credeva - quand'anche egli abbia creduto in qualcosa. Era un cinico e un fatalista, aveva odiato la Repubblica di Weimar e agito segretamente contro di essa; in seguito, agi nella stessa guisa contro il Terzo Reich. I suoi giorni, come per tutte le altre figure di rilievo Aéì'Abwehr (tranne uno, il generale Lahousen), come vedremo, erano ormai contati. no8 II principio della fine con altri modelli; ma d'improvviso il Fùhrer decise di partire per Berchtes-gaden per trascorrervi le feste natalizie. Poco dopo Bussche fu gravemente ferito al fronte. Allora si scelse, per sostituirlo, un altro giovane ufficiale di fanteria del fronte, Heinrich von Kleist, figlio di uno dei cospiratori di più antica data, Ewald von Kleist. La presentazione del nuovo cappotto fu fissata per l'i i febbraio 1944, ma per qualche ragione (Dulles dice che fu a causa di un attacco aereo) il Fiihrer non comparve*. A quel tempo i congiurati erano giunti alla conclusione che il sistema di Hitler di cambiare continuamente i suoi programmi imponeva una drastica revisione dei loro piani **. Ci si rese conto che le sole occasioni nelle quali si poteva contare con certezza che egli apparisse erano le due conferenze militari che teneva ogni giorno coi generali dell'OKW e dell'OKH. Bisognava sopprimerlo nel corso di una di esse. Il 26 dicembre 1943 un giovane ufficiale di nome Staufienberg, sostituto del generale Olbricht, si presentò al quartier generale di Rastenburg per la conferenza del mezzogiorno, dovendo riferire sulle sostituzioni da effettuare nell'esercito. Nella sua borsa v'era una bomba a scoppio ritardato. Ma l'udienza fu revocata. Hitler era partito per trascorrere il Natale sull'Obersalzberg. Quello fu il primo tentativo di tal genere compiuto dal giovane, prestante tenente colonnello, ma non l'ultimo. Infatti i cospiratori antinazisti avevano finalmente trovato la persona adatta in Klaus Philip Schenk, conte di Stauffenberg. D'ora in poi egli non solo avrebbe assunto il compito di uccidere di propria mano Hitler nel solo modo che ormai sembrava possibile ma anche di infondere una nuova vita, una luce di speranza e un fervore alla cospirazione, tanto da divenirne il capo effettivo, anche se non nominale. * In seguito i Kleist, padre e figlio, vennero arrestati. Il padre fu ucciso il 16 aprile 1945; il figlio sopravvisse. ** Hitler spesso parlò di questo sistema coi vecchi compagni di partito. Pagina 776
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Esiste un resoconto stenografico di un suo monologo tenuto il 3 maggio 1942 al quartier generale. Egli disse: " Capisco benissimo perché il novanta per cento degli attentati della storia ha avuto successo. L'unica misura preventiva che si possa prendere è vivere irregolarmente - andare a piedi o in auto e viaggiare in modo disordinato e inaspettato... Nella misura del possibile, ogni volta che mi reco in qualche luogo in auto, parto all'improvviso e senza avvertire la polizia " (Hitler's Secret Con-versations, p. 366). Come si è visto, Hitler aveva sempre presente che poteva venir assassinato. Nella sua conferenza di guerra del 22 agosto 1939, alla vigilia dell'attacco contro la Polonia, aveva dato rilievo al fatto, che mentre la sua persona era indispensabile, pure egli avrebbe potuto " essere eliminato in qualsiasi momento da un criminale o da un idiota ". Tornando sull'argomento il 3 maggio 1942 egli aggiunse: " Non può mai esservi una sicurezza assoluta, di fronte a fanatici e a idealisti... Se qualche fanatico vuole spararmi o sopprimermi con una bomba, non sono più sicuro seduto che stando in piedi ". Però egli riteneva che " il numero dei fanatici che vogliono la mia vita per motivi idealistici sta divenendo assai piccolo... I soli elementi davvero pericolosi sono o fanatici spronati all'azione da preti vigliacchi o patrioti nazionalisti di uno dei paesi da noi occupati. Tuttavia la mia esperienza pluriennale rende difficili le cose anche a costoro " (ibid., p. 367). Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1109 La missione del conte von Stauffenberg. StaufEenberg era un uomo che aveva doti sorprendenti per essere un ufficiale di carriera. Nato nel 1907, apparteneva a un'antica distinta famiglia della Germania meridionale. Per via della madre, la contessa von Uxkull-Gyllenbrand, egli era pronipote di Gneisenau, uno degli eroi militari della guerra tedesca di liberazione contro Napoleone, creatore, insieme a Scharn-horst, dello Stato maggiore prussiano; inoltre, sempre per via della madre, era discendente di Yorck von Wartenburg, altro celebre generale del periodo napoleonico. Il padre di Klaus era stato il primo ciambellano dell'ultimo re del Wùrttemberg. La sua famiglia era profondamente cattolica, devota e assai colta. Klaus von Staufienberg era cresciuto in quest'atmosfera e con questi precedenti personali. Aveva un ottimo fisico e, secondo tutti coloro che lo conobbero, colpiva per la sua bellezza. La sua mente era brillante, desiderosa di sapere e magnificamente equilibrata. Si appassionava ai cavalli e allo sport, ma anche alle arti e alla letteratura, un campo nel quale egli aveva compiuto molte letture; da giovane aveva subito l'influenza di Stefan George e del misticismo romantico di quel geniale poeta. Per un certo periodo il conte aveva pensato di dedicarsi professionalmente alla musica, poi all'architettura; ma nel 1926 all'età di diciannove anni entrò nell'esercito come cadetto, nel 17° reggimento di cavalleria di Bamberg - i famosi Bamberger Reiter. Nel 1936 fu mandato all'accademia di guerra di Berlino, dove la sua intelligenza versatile attirò l'attenzione sia dei suoi insegnanti che dell'alto comando. Riapparve due anni dopo, come un giovane ufficiale di Stato maggiore. Per quanto egli, come la maggior parte degli appartenenti alla sua classe, fosse monarchico sino in fondo al cuore, a quel tempo non avversava il nazionalsocialismo. Sembra che a far sorgere per la prima volta dei dubbi nel suo animo nei riguardi di Hitler fossero stati i pogrom antiebraici del 1938; e tali dubbi aumentarono nell'estate del 1939, quando vide che il Fùhrer stava conducendo la Germania verso una guerra che poteva essere assai lunga, che avrebbe sacrificato innumerevoli vite umane e che alla fine sarebbe stata perduta. Ciò nondimeno, venuta la guerra, egli vi partecipò con tutto il suo animo e si fece un nome, quale ufficiale di Stato maggiore della sesta divisione corazzata del generale Hopner, nelle campagne di Polonia e di Francia. Fu in Russia che, a quanto pare, Stauffenberg si disilluse del tutto circa la realtà del Terzo Reich. Ai primi del giugno 1940, poco prima dell'attacco contro Dunkerque, egli era stato trasferito all'alto comando dell'esercito (OKH), e durante i primi diciotto mesi della campagna di Russia trascorse la maggior parte del tempo nel territorio sovietico, dove, fra l'altro, diede il suo aiuto all'organizzazione di unità di " volontari " russi composte di prigionieri di guerra. Secondo i suoi amici, a quel tempo Staufienberg credeva mo II principio della fine che nel momento in cui i tedeschi si fossero liberati dalla tirannide di Hitler, quelle truppe russe avrebbero potuto essere usate per rovesciare Stalin. Forse Pagina 777
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt questo fu uno dei casi in cui egli risentì delle idee confuse di Stefan George. La brutalità del comportamento delle SS in Russia, per non parlare dell'ordine di Hitler di fucilare tutti i commissari politici sovietici, aprì gli occhi di Stauffenberg sul carattere dell'uomo che egli stava servendo. Per combinazione, in Russia egli incontrò due dei principali cospiratori che avevano deciso di farla finita con Hitler: il generale von Tresckow e Schla-brendorfi. Il secondo riferisce che bastò qualche altro incontro per convincerlo che Stauffenberg era il loro uomo. Egli infatti divenne un attivo cospiratore. Ma il conte era ancora un ufficiale di rango inferiore e presto si accorse che i feldmarescialli erano troppo disorientati, per non dire troppo codardi, per intraprendere qualcosa al fine di eliminare Hitler o far cessare gli orribili massacri degli ebrei russi e dei prigionieri di guerra che si compivano dietro la linea del fronte. Lo esasperò anche l'inutile disastro di Stalingrado. Non appena Stalingrado cadde - nel febbraio del 1943 - egli chiese di essere mandato al fronte; fu nominato ufficiale presso la decima divisione corazzata, stanziata in Tunisia, che egli raggiunse negli ultimi giorni della battaglia del passo di Kasserine, nel corso della quale la sua unità aveva eliminato un saliente degli americani. Il 7 aprile la sua auto finì su di un campo di mine, saltò in aria e Stauffenberg riportò gravi ferite (alcuni dicono che fu anche attaccato da un aereo alleato che volava a bassa quota). Perdette l'occhio sinistro, la mano destra e due dita della mano sinistra, oltre a riportare lesioni all'orecchio sinistro e al ginocchio. Per diverse settimane si temette che rimanesse del tutto cieco. Le abili cure in un ospedale di Monaco diretto dal professor Sauerbruch gli salvarono la vita. È da pensare che chiunque altro si sarebbe ritirato dall'esercito, e quindi anche dal complotto. Invece a metà estate Stauflenberg scrisse al generale Olbricht - dopo essersi esercitato a tenere la penna con le tre dita della mano sinistra bendata - che egli contava di esser richiamato in servizio attivo entro tre mesi. Durante la lunga convalescenza aveva avuto tempo per riflettere ed era giunto alla conclusione che, benché tisicamente menomato, egli doveva compiere una sacra missione. " Sento di dover fare qualcosa, ora, per salvare la Germania, - disse a sua moglie, la contessa Nina, madre di quattro bambini, una volta che era venuta al suo capezzale. - Noi tutti, ufficiali dello Stato maggiore, dobbiamo prendere la nostra parte di responsabilità "10. Alla fine del settembre 1943 egli era di ritorno a Berlino col grado di tenente colonnello e di capo dello Stato maggiore del generale Olbricht all'Ufficio generale dell'esercito. Presto cominciò ad esercitarsi per essere in grado di far esplodere una delle bombe di fabbricazione inglese fornite dal-VAbwehr con le tre dita della mano che gli restava e con un paio di tenaglie. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler ini Ma non si limitò a questo. La sua personalità dinamica, la sua lucida mente, i suoi ideali cristiani e le sue speciali qualità di organizzatore infusero nuova vita e nuova risolutezza al gruppo dei congiurati. Fecero però nascere anche delle divergenze, perché Stauffenberg non era soddisfatto del regime pesante, conservatore e incolore che i vecchi, arrugginiti capi della cospirazione - Beck, Goerdeler e Hassell - pensavano di istituire non appena il nazionalsocialismo fosse stato eliminato. Più pratico dei suoi amici del circolo di Kreisau, egli era per una nuova dinamica socialdemocrazia e insisteva perché il progettato gabinetto antinazista includesse un suo nuovo amico, Julius Leber, brillante socialista, e Wilhelm Leuschner, ex funzionario dei sindacati, entrambi impegnati a fondo nel complotto ed elementi assai attivi. Si accesero molte discussioni, ma presto Stauffenberg riuscì a prevalere sui capi politici della cospirazione. Un ugual successo ebbe con la maggior parte dei militari. Riconobbe il generale Beck come il capo nominale di essi e nutrì una grande ammirazione per l'ex capo dello Stato maggiore; quando però tornò a Berlino, egli constatò che Beck, convalescente di una grave operazione di cancro, non era più che l'ombra di se stesso, era stanco e, in un certo modo, scoraggiato; inoltre, non aveva nessuna idea politica, soggiacendo completamente in questo campo all'influenza di Goerdeler. La rinomanza di cui Beck godeva negli ambienti militari sarebbe stata utile, anzi necessaria, per effettuare il putsch; ma per raccogliere e comandare le truppe erano necessari ufficiali più giovani in servizio attivo. Stauffenberg presto ebbe dalla sua la maggior parte delle persone di cui abbisognava. A parte Olbricht, suo diretto superiore, esse erano: il generale Stieff, capo Pagina 778
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt del reparto organizzazione dell'OKW; Eduard Wagner, quartiermastro generale; il generale Erich Fellgiebel, capo dell'ufficio segnalazioni all'OKW; il generale Fritz Lindemann, capo dell'ufficio ordinanze; il generale Paul von Hase, capo della Kommandantur di Berlino (che poteva fornire le truppe per mettere sotto controllo Berlino); il colonnello barone von Rbnne, capo della sezione eserciti stranieri, col suo capo di Stato maggiore, il capitano conte von Matuschka. Vi erano anche due o tre generali in posizione-chiave, il principale dei quali era Fritz Fromm, comandante in capo dell'esercito di riserva su cui però non si poteva interamente contare, perché, come Kluge, ora si entusiasmava e ora si raffreddava. Tra i cospiratori però non figurava ancora un feldmaresciallo in servizio attivo. Il feldmaresciallo von Witzleben, uno dei primi che avevano dato origine al complotto, era candidato alla carica di comandante in capo delle forze armate, ma non era in servizio attivo e non aveva truppe ai suoi ordini. Si prese contatto col feldmaresciallo von Rundstedt, che ora comandava tutte le truppe dell'Ovest, ma egli si rifiutò di rompere il suo giuramento di fedeltà al Fiihrer: per lo meno, fu così che giustificò la sua non-adesione. Allo stesso modo si comportò il brillante ma opportunista feldmaresciallo von Manstein 1112 II principio della fine In tale congiuntura, ai primi del 1944, accadde che un feldmaresciallo assai attivo e popolare si rendesse da sé utilizzabile, in una certa misura, pei cospiratori, a tutta prima senza che Stauflenberg lo sapesse. Era Rommel, e la sua adesione al complotto contro Hitler fu una grande sorpresa per i capi della resistenza. Molti di essi non approvarono l'adesione di Rommel perché consideravano la " volpe del deserto " come un nazista e un opportunista che aveva sollecitato apertamente i favori di Hitler e che ora lo abbandonava solo perché si rendeva conto che la guerra era perduta. Nel gennaio del 1944 Rommel era divenuto il comandante del gruppo B delle armate stanziato nell'Ovest, comprendente le principali forze con cui l'attesa invasione anglo-americana sulla Manica avrebbe dovuto essere respinta. In Francia, egli cominciò a incontrarsi assai spesso con due suoi vecchi amici, il generale Alexander von Falkenhausen, governatore militare del Belgio e della Francia settentrionale, e il generale Karl Heinrich von Stulpnagel, governatore militare della Francia. Tutti e due i generali si erano già uniti alla cospirazione antihitleriana e ad essa a poco a poco iniziarono anche Rommel. In ciò essi furono aiutati da un borghese, vecchio amico di Rommel, il dottor Karl Strolin, Qberbiirgermeister di Stoc-carda che, come tanti altri personaggi di questo libro, era stato in passato un entusiasta nazista e che ora, col delinearsi della disfatta e coi bombardamenti alleati che stavano riducendo le città tedesche, compresa la sua, a mucchi di rovine, aveva cominciato nascostamente a cambiare idea. Al suo orientamento in tal senso aveva anche contribuito il dottor Goerdeler, il quale nell'agosto del 1943 lo aveva persuaso a associarsi a lui nella preparazione di un memorandum destinato al Ministero degli Interni - a capo del quale stava ora Himmler - memorandum nel quale entrambi chiedevano la cessazione della persecuzione degli ebrei e delle Chiese cristiane, il ripristino dei diritti civili e il ristabilimento di un regime di giustizia indipendente sia dal partito, sia dalla Gestapo delle SS. Per mezzo della moglie di Rommel, Strolin attirò sul memorandum l'attenzione del feldmaresciallo, il quale pare ne ricevesse una forte impressione. Verso la fine del febbraio 1944 i due uomini si incontrarono nell'abitazione di Rommel, a Herrlingen, presso Ulm, ed ebbero un colloquio in cui si parlarono a cuore aperto. Il borgomastro in seguito raccontò: Gli dissi che alcuni ufficiali superiori dell'esercito dell'Est si erano proposti di far prigioniero Hitler e di costringerlo ad annunciare alla radio la sua abdicazione. Rommel approvò l'idea. Continuando, gli dissi che egli era il nostro pili grande e più popolare generale, all'estero più stimato di ogni altro. " Voi siete il solo, - gli dissi, - che può prevenire una guerra civile in Germania. Dovete prestare il vostro nome al movimento " ". Rommel esitò, infine accettò. " Credo, - disse a Strolin, - che il mio dovere sia quello di salvare la Germania ". In questo colloquio, e in tutti gli altri che ebbe coi cospiratori, Rommel si oppose all'idea di assassinare Hitler; vi si oppose non per ragioni morali Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1113 ma per ragioni pratiche. Disse che l'uccisione del dittatore avrebbe fatto di Pagina 779
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt lui un martire. Insistette perché Hitler venisse arrestato dall'esercito e portato dinanzi a un tribunale tedesco per rispondere dei delitti commessi contro il suo popolo e nei paesi occupati ". A quel tempo, il fato volle che un'altra persona influisse su Rommel, il generale Hans Speidel, divenuto il 15 aprile 1944 capo dello Stato maggiore del feldmaresciallo. Benché appartenesse ad un gruppo del tutto diverso, al pari di Stauffenberg Speidel era un ufficiale dell'esercito fuor dal comune. Era non solo un soldato ma anche un filosofo, essendosi laureato summa cum laude in filosofia all'Università di Tubinga nel 1925. Egli non perdette tempo e si mise ad agire sul suo capo. Nel corso di un mese, organizzò per il 15 maggio un incontro fra Rommel, Stiilpnagel e i loro capi di Stato maggiore in una villa di campagna vicino a Parigi. Speidel afferma che scopo della riunione era lo studio dei " provvedimenti necessari per por fine alla guerra nell'Ovest e rovesciare il regime nazista " ". Si trattava di un vasto piano, e Speidel si rese conto che per prepararlo adeguatamente era necessario e urgente stabilire contatti più stretti con gli antinazisti in patria, specie col gruppo di Goerdeler-Beck. Da qualche settimana il solerte Goerdeler aveva sollecitato un incontro segreto fra Rommel e - niente di meno - Neurath, il quale dopo aver dato il proprio contributo alla sinistra opera di Hitler, prima in qualità di ministro degli Esteri, poi come protettore del Reich per la Boemia, era giunto anch'egli a un rude risveglio, ora che una terribile catastrofe stava per travolgere la patria. Si riconobbe che per Rommel sarebbe stato troppo pericoloso incontrarsi con Neurath e Strblin; così il feldmaresciallo incaricò il generale Speidel, e fu nella casa di questi, a Freudenstadt, che il 27 maggio ebbe luogo la riunione. Come Rommel, tutti e tre i convenuti, Speidel, Neurath e Strblin, erano svevi, e questa loro comune origine è probabile che abbia creato non solo una atmosfera di cordialità nell'incontro ma anche facilitato una rapida intesa. L'accordo fu che Hitler avrebbe dovuto essere rovesciato al più presto e che Rommel doveva tenersi pronto a fare da capo dello Stato ad interini ovvero da comandante in capo delle forze armate (bisogna dire che Rommel non aveva mai chiesto per sé né l'una né l'altra delle due cariche). Furono elaborati diversi dettagli, compresi dei piani per prender contatto con gli Alleati occidentali per concludere un armistizio, e fu concordato un cifrario per le comunicazioni fra i cospiratori in Germania e il quartier generale di Rommel. Il generale Speidel ha affermato esplicitamente non solo che Rommel informò in modo franco il suo superiore immediato dell'esercito dell'Ovest, il feldmaresciallo von Rundstedt, di ciò che stava preparandosi, ma che questi dichiarò di essere " completamente d'accordo ". Nel carattere di quest'alto ufficiale dell'esercito vi era però una pecca. Speidel in seguito scrisse: Durante la discussione delle richieste da farsi collettivamente a Hitler, Rundstedt disse a Rommel: " Voi siete giovane. Conoscete il popolo e lo amate. Pensateci voi " ". // principio della fine Dopo altri colloqui, in quella tarda primavera fu fissato un piano di cui Speidel - che fu quasi l'unico dei congiurati in Occidente a sopravvivere -ha indicato i punti essenziali: Immediato armistizio con gli Alleati occidentali, ma non la resa incondizionata. Ritiro in Germania delle forze d'occupazione dell'Ovest. Immediata sospensione dei bombardamenti alleati in Germania. Arresto di Hitler e suo processo dinanzi a un tribunale tedesco. Rovesciamento del governo nazista. Temporanea assunzione del potere esecutivo in Germania da parte di forze della resistenza di tutte le classi, sotto la direzione del generale Beck, di Goerdeler e del rappresentante dei sindacati, Leuschner. Nessuna dittatura militare. Preparazione di una " pace costruttiva " nel quadro degli Stati Uniti d'Europa. Ad Est, continuazione della guerra. Tenere un fronte accorciato lungo la linea foce del Danubio-Carpazi-Vistola-Memel1S. I generali sembra che non avessero alcun dubbio che su tali basi gli eserciti inglesi e americani si sarebbero uniti a loro nella guerra contro la Russia per impedire - come dicevano - la bolscevizzazione dell'Europa. A Berlino il generale Beck dette il suo consenso, almeno per quel che riguardava la continuazione della guerra nell'Est. Ai primi di maggio egli inviò, per mezzo di Gisevius, un memorandum a Dulles, in Svizzera, con il progetto di un piano fantastico. Dopo l'invasione anglo-americana i generali tedeschi nell'Ovest avrebbero dovuto far ritirare le loro truppe fino alla frontiera tedesca. Mentre si effettuava questo ripiegamento, Beck insisteva che gli Alleati svolgessero tre operazioni tattiche: si dovevano far scendere tre Pagina 780
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt divisioni aviotrasportate nell'area di Berlino per aiutare i cospiratori a tenere in loro potere la capitale, si dovevano effettuare sbarchi su vasta scala sulle coste tedesche, presso Amburgo e Brema, e infine si dovevano sbarcare considerevoli forze in Francia, attraverso la Manica. Nel frattempo truppe fidate antinaziste avrebbero preso sotto il loro controllo la zona di Monaco accerchiando Hitler nel suo ritiro montano dell'Obersalzberg. La guerra contro la Russia sarebbe continuata. Dulles dice di non aver perduto tempo per cercar di riportare i cospiratori di Berlino dalle nuvole sulla terra: disse loro che non poteva esservi una pace separata con l'Occidente". Stauffenberg, i suoi amici del circolo di Kreisau e alcuni partecipanti al complotto - come Schulenburg, l'ex ambasciatore a Mosca - avevano finito col rendersene conto. Di fatto, la maggior parte di essi, compreso Stauffenberg, simpatizzava con l'Est: benché antibolscevico, era filorusso. Per un certo tempo quei congiurati credettero che sarebbe stato più facile ottenere dai russi che, come lo stesso Stalin nelle dichiarazioni fatte nella propaganda alla radio aveva sottolineato, non stavano combattendo contro il popolo tedesco bensì contro gli " hitleriani " - una pace migliore che dagli Alleati occidentali, i quali chiedevano insistentemente la resa incondizionata*. Ma essi abbandonarono questa chimera generata dai loro desideri * II 24 gennaio 1943 dopo l'incontro di Casablanca Churchill e Roosevelt avevano diffuso una dichiarazione circa la resa incondizionata chiesta alla Germania. Naturalmente Goebbels trasse da ciò il massimo vantaggio per cercar di incitare il popolo tedesco a una resistenza a oltranza. È però opinione dell'autore del presente libro che gli effetti di cotesta propaganda siano stati assai esagerati da un numero sorprendentemente grande di scrittori occidentali. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1115 nell'ottobre 1943, quando il governo sovietico alla conferenza di Mosca dei ministri degli Esteri alleati aderì formalmente alla dichiarazione di Casa-bianca relativa alla resa incondizionata. Ed ora, all'avvicinarsi della fatale estate del 1944, essi si resero conto che con l'Armata Rossa awicinantesi alla frontiera del Reich, con gli eserciti inglesi e americani pronti ad attraversare la Manica per effettuare un'invasione in grande e con l'indebolirsi della resistenza tedesca alle forze di Alexander in Italia, dovevano sbarazzarsi al più presto di Hitler e del regime nazista se si doveva giungere a una pace qualsiasi, purché tale da impedire che la Germania venisse invasa e annientata. A Berlino Stauffenberg e i suoi compagni avevano infine completato i loro piani. Li nascondevano sotto la designazione cifrata di "Valchiria": termine appropriato, dato che le Valchirie erano le fanciulle, belle ma terribili, della mitologia germanica e nordica, che si supponeva si librassero al di sopra degli antichi campi di battaglia per scegliere i guerrieri che dovevano venire uccisi. In questo caso, era Hitler che doveva essere ucciso. Cosa abbastanza ironica, l'ammiraglio Canaris prima di cadere in disgrazia aveva proposto al Fùhrer la designazione " Valchiria " per un piano studiato per l'esercito territoriale qualora, nel caso di una rivolta dei milioni di operai stranieri che lavoravano duramente a Berlino e nelle altre grandi città, esso avesse dovuto assumervi il servizio di sicurezza. Una tale rivolta era quanto mai improbabile, anzi era impossibile, dato che gli operai stranieri non erano né armati né organizzati; ma in quei giorni il sospettoso Fùhrer vedeva pericoli dappertutto, e poiché quasi tutti i soldati tìsicamente abili erano lontani dalla madrepatria, al fronte o a tener soggette le popolazioni nelle cosi vaste aree occupate, fu pronto ad accogliere l'idea che l'esercito territoriale doveva avere propri piani per garantire la sicurezza all'interno del Reich contro le orde dei biechi operai-schiavi. Così " Valchiria " divenne, per i cospiratori militari, una copertura perfetta; essa permise loro di tracciare apertamente dei piani per l'esercito territoriale al fine di procedere all'occupazione della capitale e di altre città, come Vienna, Colonia e Monaco, non appena Hitler fosse stato assassinato. A Berlino la principale difficoltà era che essi avevano a loro disposizione ben poche truppe; come effettivi, esse erano nettamente inferiori ai reparti delle SS. Inoltre nella città e intorno ad essa si trovava un numero considerevole di unità della Luftwafle in servizio di difesa antiaerea, e queste truppe, se l'esercito non fosse rapidamente intervenuto, sarebbero rimaste fedeli a Goring e certamente si sarebbero battute per mantenere il regime nazista con Gb'ring come capo, anche se Hitler fosse morto. La loro artiglieria antiaerea avrebbe potuto essere usata contro i reparti dell'esercito. Per contro, ci si era assicurati l'appoggio delle forze di polizia di Berlino grazie Pagina 781
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt al capo di esse, il conte von Helldorf, che si era unito al complotto. ni6 II principio della fine Dato il notevole numero delle SS e dei reparti dell'aviazione, Stauffenberg diede grande importanza ai tempi dell'operazione per poter prendere sotto controllo la capitale. Le prime due ore sarebbero state le più critiche. In quel breve tratto di tempo le truppe dell'esercito avrebbero dovuto occupare la direzione della radio nazionale e le due stazioni della radio di Berlino, le centrali del telegrafo e del telefono, la Cancelleria del Reich, i ministeri e il quartier generale della SS-Gestapo. Goebbels, unico fra i nazisti di più alto rango che di rado lasciasse Berlino, doveva essere arrestato insieme agli ufficiali delle SS. Nel punto in cui Hitler veniva soppresso, si doveva isolare dalla Germania il suo quartier generale di Rastenburg, in modo che né Go-ring, né Himmler, né qualche generale nazista, come Keitel o Jodl, potessero intervenire e cercar di raccogliere la polizia o le truppe per appoggiare la continuità di un regime nazista. Il generale Fellgiebel, capo del reparto segnalazioni, dislocato al quartier generale del Fuhrer, doveva provvedere a ciò. Solo quando, entro le prime due ore dall'attentato, tutte quelle misure fossero state prese, i messaggi, già compilati e schedati, annuncianti che Hitler era morto e che a Berlino era stato formato un nuovo governo antinazista, sarebbero stati diffusi attraverso la radio, sarebbero stati telefonati o telegrafati ai comandanti dell'esercito territoriale in altre città e ai principali generali che comandavano le truppe al fronte e nelle terre occupate. La rivolta avrebbe dovuto essere effettuata e portata a termine entro ventiquattro ore, e il nuovo governo saldamente installato. Altrimenti i generali incerti avrebbero potuto ripensarvi, Goring e Himmler avrebbero potuto riunirli intorno a loro e ne sarebbe seguita una guerra civile. In tal caso i fronti avrebbero ceduto, e sarebbero stati inevitabili proprio quel caos e quel crollo che i congiurati volevano prevenire. Il successo, dopo che Hitler fosse stato assassinato (e a questo avrebbe pensato personalmente Stauffenberg), sarebbe dipeso completamente dalla capacità dei cospiratori di utilizzare per i loro fini, con la massima rapidità e energia, le truppe disponibili a Berlino e intorno a Berlino. Ciò poneva di fronte a un complesso problema. In via normale, solamente il generale Fritz Fromm, comandante in capo dell'esercito territoriale e di rimpiazzo, poteva dar l'ordine di procedere all'" operazione Valchiria ". Ma fino all'ultimo momento egli era rimasto un punto interrogativo. I cospiratori si erano dati da fare con lui per tutto il 1943. Alla fine giunsero alla conclusione che su questo circospetto ufficiale si sarebbe potuto contare solo dopo che egli avesse constatato la riuscita della rivolta. Ma essendo certi del successo, essi compilarono già una serie di ordini col nome di Fromm senza che questi lo sapesse. Nel caso che nel momento cruciale Fromm avesse tentennato, lo si sarebbe sostituito col generale Hbpner, il brillante comandante dei carri armati, che Hitler nel 1941 dopo la battaglia di Mosca aveva silurato e diffidato dall'indossare l'uniforme. I congiurati erano anche assillati dal problema di un altro generale occupante una posizione chiave a Berlino. Era, questi, von Kortzfleisch, generale Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1117 assolutamente nazista, che aveva il comando del Wehrkreis III comprendente Berlino e il Brandeburgo. Si decise di farlo arrestare e di sostituirvi il generale barone von Thiingen. Il generale Paul von Hase, comandante di Berlino, era nel complotto e si poteva contare che egli guidasse le truppe della guarnigione locale nella prima importantissima mossa, quella di impadronirsi della città. Oltre a tracciare piani dettagliati per il controllo di Berlino, Stauffenberg e Tresckow in collaborazione con Goerdeler, Beck, Witzleben e altri, compilarono fogli di istruzioni per i comandanti dei distretti militari, indicando il modo con cui dovevano assumere, nelle loro aree, il potere esecutivo, eliminare le SS, arrestare i nazisti più importanti e occupare i campi di concentramento. Inoltre furono composte varie altisonanti dichiarazioni da trasmettere, nel momento giusto, alle forze armate, al popolo tedesco, alla stampa e alla radio. Alcune erano firmate da Beck nella sua veste di nuovo capo dello Stato, altre dal feldmaresciallo von Witzleben quale comandante in capo della Wehrmacht e da Goerdeler quale nuovo cancelliere. A notte alta alcune copie degli ordini e degli appelli furono dattilografate in grande segreto nella Bendlerstrasse da Pagina 782
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt due donne coraggiose partecipanti al complotto, Erika von Tresckow, moglie del generale che tanto aveva fatto per favorire la cospirazione, e Margarete von Oven, figlia di un generale in ritiro, da anni fedele segretaria di due precedenti comandanti in capo dell'esercito, i generali von Hammerstein e von Fritsch. Tutte le carte furono poi nascoste nella cassaforte del generale Olbricht. I piani erano dunque pronti. Di fatto, essi erano stati completati alla fine del 1943, ma per dei mesi ben poco era stato fatto per realizzarli. Gli eventi non potevano però stare ad aspettare i cospiratori, i quali nel giugno del 1944 si resero conto che il tempo che loro restava era ormai misurato. Per un lato, essi erano stretti da presso dalla Gestapo. Gli arresti dei partecipanti al complotto - fra gli altri, del conte von Moltke e dei membri del circolo di Kreisau - si moltiplicavano di settimana in settimana, e vi furono molte esecuzioni degli arrestati. Beck, Goerdeler, Hassell, Witzleben e altri personaggi del circolo interno del complotto erano talmente sorvegliati dalla polizia segreta di Himmler, che per loro l'incontrarsi si fece sempre più difficile. Lo stesso Himmler aveva messo in guardia, in primavera, il capo destituito deH'Abwber, l'ammiraglio Canaris, avvertendolo che egli sapeva benissimo di una ribellione fomentata dai generali e da borghesi loro amici. Accennò che stava facendo sorvegliare Beck e Goerdeler. Canaris trasmise l'avvertimento a Olbricht ". Per i cospiratori la situazione militare era non meno minacciosa. Si credeva che i russi stessero per sferrare una offensiva generale nell'Est. Roma era stata abbandonata alle forze alleate (cadde il 4 giugno). L'invasione anglo-americana nell'Ovest era imminente. Ben presto la Germania poteva essere travolta dalla disfatta militare, prima che si riuscisse ad abbattere il nazismo. In realtà, aumentava il numero dei cospiratori che, forse influenzati dalle idee del circolo di Kreisau, cominciarono a pensare fosse meglio in8 II principio della fine rinunciare ai loro piani e lasciare che Hitler e i nazisti si prendessero loro tutta la responsabilità della catastrofe. Il rovesciarli adesso avrebbe potuto far nascere la leggenda della " pugnalata alla schiena " analoga a quella con cui dopo la prima guerra mondiale tanti tedeschi erano stati ingannati. 6 giugno 1944: l'invasione anglo-americana. Stauffenberg non credeva che gli Alleati occidentali avrebbero tentato in quell'estate lo sbarco in Francia, e continuò ad esserne convinto perfino dopo che, ai primi di maggio, il colonnello Georg Hansen, passato dall'Aè-webr all'ufficio del servizio segreto militare di Himmler lo avvertì che l'invasione poteva cominciare in qualsiasi giorno di giugno. Anche l'esercito tedesco era in dubbio, almeno per quel che riguardava la data e il luogo dell'invasione. In maggio vi erano stati diciotto giorni in cui il tempo, il mare e le correnti si sarebbero prestati a uno sbarco, e i tedeschi rilevarono che il generale Eisenhower non ne aveva approfittato. Il 30 maggio Rundstedt, comandante in capo per l'Ovest, aveva riferito a Hitler non esservi alcun indizio che l'invasione fosse " imminente ". Il 4 giugno l'ufficio meteorologico dell'aviazione di Parigi comunicò che per via del tempo inclemente per almeno due settimane non era da attendersi un'azione degli Alleati. Dato il cattivo tempo e date le scarse informazioni di cui disponeva - la Luftwaffe non aveva potuto fare ricognizioni aeree sui porti dell'Inghilterra meridionale dove in quel momento le truppe di Eisenhower stavano affluendo sulle navi da trasporto, e la marina aveva ritirato dalla Manica i suoi esploratori a causa del mare grosso - Rommel la mattina del 5 giugno stese un rapporto sulla situazione comunicando a Rundstedt che l'invasione non era imminente, e subito dopo partì in auto alla volta della sua casa di Herrlingen per trascorrere la notte con la famiglia e poi proseguire per Berchtesgaden, dove avrebbe conferito l'indomani con Hitler. Il generale Speidel, capo di Stato maggiore di Rommel, in seguito ricordò che il 5 giugno " fu una giornata calma ". Non sembrava esservi alcun motivo perché Rommel non dovesse fare la sua non troppo necessaria corsa in Germania. Vi erano i soliti rapporti degli agenti tedeschi sulla possibilità di uno sbarco alleato - questa volta, la data era posta fra il 6 e il 16 giugno - ma di tali rapporti fin dall'aprile ne erano giunti a centinaia, per cui essi non furono presi seriamente. In effetti, il 6 il generale Friedrich Dollmann, che comandava la settima armata in Normandia, regione sulle cui rive le forze alleate stavano per sbarcare, ordinò una temporanea attenuazione dello stato permanente di allarme e convocò i suoi ufficiali superiori per alcune esercitazioni topografiche a Rennes, a circa 125 miglia dalla costa. Pagina 783
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt I tedeschi erano all'oscuro sia circa la data dell'invasione, sia circa il luogo dove sarebbe avvenuta. Rundstedt e Rommel erano certi che sarebbe Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1119 stata scelta la zona del passo di Calais, dove la Manica era più stretta. Era là che essi avevano concentrato il loro esercito più potente, la quindicesima armata, i cui effettivi in primavera erano stati portati da dieci a quindici divisioni di fanteria. Ma alla fine di marzo Hitler come per intuito si era messo in mente che lo Schwerpunkt, l'epicentro dell'invasione, sarebbe stato probabilmente la Normandia e durante le poche settimane che seguirono egli ordinò che le difese della zona compresa fra la Senna e la Loira venissero particolarmente rafforzate. Continuò ad ammonire i suoi generali, dicendo " State attenti alla Normandia! " Tuttavia la massima parte delle forze tedesche, sia come fanteria che come divisioni corazzate, restò a nord della Senna, fra Le Havre e Dun-kerque. Rundstedt e i suoi generali tenevano d'occhio il passo di Calais più che la Normandia, ed erano incoraggiati a stare in guardia in quella direzione da finte manovre effettuate in aprile e in maggio dall'alto comando anglo-americano, le quali sembravano confermare la giustezza delle loro ipotesi. Per quel che riguardava i tedeschi, la giornata del 5 giugno passò in una relativa calma. Con violenti attacchi aerei gli anglo-americani continuarono a colpire i magazzini, le stazioni radar, le postazioni delle V-i, le comunicazioni e i trasporti tedeschi, ma tali attacchi si erano susseguiti giorno e notte da settimane e non sembrarono, in quella giornata, più intensi delle altre volte. Poco dopo il calar della sera il quartier generale di Rundstedt fu informato che la BBC di Londra stava trasmettendo un numero anormalmente grande di messaggi cifrati per la resistenza francese e che le stazioni radar tedesche situate fra Cherbourg e Le Havre venivano gravemente disturbate. Alle 22 la quindicesima armata intercettò un messaggio cifrato trasmesso dalla BBC alla resistenza francese, il quale sembrava dicesse che l'invasione stava per incominciare. L'armata fu messa in stato di allarme, ma Rundstedt non credette necessario mettere in stato d'allarme la settima armata, verso le coste del cui settore, più ad occidente, fra Caen e Cherbourg, stavano avvicinandosi, intorno alla mezzanotte, le forze alleate, con circa mille navi. Fu solo undici minuti dopo l'una della notte del 6 giugno che la settima armata, il cui comandante non era ancora tornato dalle esercitazioni topografiche di Rennes, si rese conto di quanto stava accadendo. Due divisioni americane e una divisione britannica aviotrasportate avevano cominciato a calarsi in mezzo ad essa. L'allarme generale fu dato all'una e mezzo. Tre quarti d'ora dopo il maggiore generale Max Pemsel, capo dello Stato maggiore della settima armata, riuscì a telefonare al generale Speidel, al quartier generale di Rommel, e gli comunicò che sembrava trattarsi di una " operazione su vasta scala ". Speidel era incredulo, ma trasmise il rapporto a Rundstedt, il quale si mostrò ugualmente scettico. I due generali ritenevano che il lancio dei paracadutisti fosse una semplice finta degli Alleati, intesa a coprire gli sbarchi principali intorno a Calais. Alle 2,40 // principio della fine Pemsel fu avvertito che Rundstedt " non pensava trattarsi di una operazione in grande "18. Nemmeno quando poco dopo l'alba del 6 cominciò a giunger notizia che in Normandia, sulle coste comprese fra i fiumi Vire e Orne, una grande flotta alleata stava sbarcando forti contingenti di truppe sotto la protezione di un fuoco micidiale dei grossi calibri di una armada di navi da guerra, il comandante in capo dell'Ovest credette che quello fosse il principale attacco alleato. Speidel dice che ciò non divenne evidente prima del pomeriggio del 6. A quell'ora gli americani avevano preso piede in due baie e i britannici in una terza baia penetrando nel retroterra per una profondità da due fino a sei miglia. Speidel alle 6 del mattino aveva telefonato a Rommel, nella sua casa, e il feldmaresciallo tornò in gran fretta con la sua auto, rinunciando ad andar a trovare Hitler. Però non raggiunse il quartier generale del gruppo B delle armate prima del tardo pomeriggio*. Nel frattempo Speidel, Rundstedt e il capo di Stato maggiore di quest'ultimo, generale Blumentritt, si erano messi in comunicazione telefonica con l'OKW, che allora si trovava a Berch-tesgaden. In seguito a un ordine idiota di Hitler, nemmeno il comandante in capo dell'Ovest poteva impiegare le sue divisioni corazzate senza una specifica autorizzazione del Fùhrer. I tre generali il 6, di prima mattina, avevano chiesto di poter Pagina 784
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt mandar subito due divisioni di carri armati in Normandia, ma Jodl rispose che Hitler voleva prima vedere come si sviluppava la situazione. Dopodiché, il Fiihrer tornò a letto e non potè essere raggiunto dalle frenetiche telefonate dei generali dell'Ovest che alle 15. Quando si destò, le brutte notizie arrivate nel frattempo spinsero finalmente il Signore nazista della Guerra ad agire. Egli diede - troppo tardi, come risultò - l'autorizzazione ad impegnare in Normandia la divisione corazzata Lehr e la dodicesima divisione corazzata delle SS. Diramò anche un famoso ordine, conservato per la posterità dal giornale della settima armata: 6 giugno 1944 - ore 16,55 II capo di Stato maggiore del comando dell'Ovest sottolinea il desiderio del comando supremo, che per la sera di oggi 6 giugno la testa di ponte nemica venga annientata, dato il pericolo che sia rafforzata da altre truppe che vi affluiscano per mare o dall'aria... La costa dove è la testa di ponte deve esser ripulita per questa notte al più tardi. Nell'incantato ambiente alpino dell'Obersalzberg, da dove Hitler ora cercava di dirigere la battaglia più cruciale che si fosse avuta fino a quel momento egli per mesi aveva detto che il destino della Germania sarebbe stato deciso in Occidente - quell'ordine stravagante sembra fosse stato impartito con ogni serietà e diramato da Jodl e Keitel. Lo stesso Rommel, che lo trasmise telefonicamente quel pomeriggio poco prima delle 17, un'ora dopo il suo ritorno dalla Germania, pare che lo prendesse seriamente, perché ordinò al quartier generale della settima armata di sferrare un attacco con la ventunesima divisione corazzata, la sola unità corazzata tedesca che * Per via della superiorità nei cicli che gli Alleati si erano assicurati all'Ovest, Hitler aveva proibito ai suoi comandanti di più alto rango di viaggiare in aereo. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1121 si trovava in quell'area, " subito, senza curarsi se giungeranno o meno dei rinforzi ". È quel che tale divisione aveva già fatto, senza aspettare gli ordini di Rommel. Il generale Pemsel, che si trovava all'altro capo della linea telefonica quando Rommel chiamò il quartier generale della settima armata, diede una laconica risposta alla richiesta di Hitler, di spazzar via la testa di ponte alleata (di fatto, ormai esse erano tre) " per questa notte al più tardi ". Disse: " Ciò sarà impossibile ". In poche ore il vallo atlantico, così celebrato dalla propaganda nazista, era stato sfondato. La già così famosa Luftwaffe era stata completamente cacciata via dai deli e la flotta tedesca dai mari, mentre l'esercito era stato colto di sorpresa. La battaglia era lungi dall'essere terminata, ma sul suo esito non restarono a lungo dei dubbi. Speidel dice: " Dal 9 giugno in poi l'iniziativa restò in mano agli Alleati ". Rundstedt e Rommel decisero che era tempo di far conoscere a Hitler la situazione, senza reticenze, e di chiedere che ne traesse le conseguenze. Riuscirono ad ottenere da lui un incontro per il 17 giugno, a Margival, a nord di Soissons, nel complesso Bunker a prova di bomba costruito per far da sede del quartier generale del Fùhrer nell'estate del 1940, quando si doveva invadere l'Inghilterra, e che non era stato mai usato. Il Signore nazista della Guerra vi apparve ora per la prima volta, quattro estati dopo. Speidel in seguito scrisse: Era pallido e insonne, giocherellava nervosamente coi suoi occhiali e con un gruppo di matite colorate che aveva fra le mani. Sedeva su di uno sgabello, con le spalle curve, mentre i feldmarescialli stavano in piedi. La sua forza ipnotica sembrava essere sparita. Salutò in modo breve e gelido. Poi a voce alta espresse con parole amare il suo dolore per la riuscita degli sbarchi alleati, pei quali cercò di far ricadere la responsabilità sui comandanti al fronte ". Ma la prospettiva di un'altra grave sconfitta rese arditi i generali, o per lo meno Rommel, a cui Rundstedt aveva lasciato la maggior parte dell'esposizione, quando Hitler fece una pausa nella diatriba diretta contro di loro. Speidel, che era presente, dice: " Con inesorabile franchezza Rommel fece presente... che lottare contro gli Alleati data la loro superiorità nei cicli, in mare e in terra, era un assunto disperato " *2°. Non del tutto disperato, però, qualora Hitler avesse rinunciato al suo assurdo proposito di non cedere nemmeno un palmo di terreno per poi ricacciare in mare le forze alleate. Col consenso di Rundstedt, Rommel propose che i tedeschi si ritirassero tanto da mettersi fuori tiro dalle micidiali artiglierie navali nemiche, che si togliessero le unità corazzate dal fronte e che le si riorganizzassero per un * Meno di due mesi prima, il 23 aprile, Rommel aveva scritto al generale Pagina 785
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Jodl: " Sono convinto che se, ad onta della superiorità nemica nei cieli, riusciamo a mettere in azione, nelle prime ore, gran parte delle nostre forze dislocabili nei settori delle difese costiere minacciate, l'attacco nemico contro le coste fallirà completamente al primo giorno " (The Rommel Papers, ed. Liddell Hart, p. 468). I rigorosi ordini di Hitler resero impossibile il gettar nella battaglia " nelle prime ore " e anche nei primi giorni le divisioni corazzate. Quando alla fine giunsero, esse furono sgominate e fallirono lo scopo. 1122 II principio della fine successivo attacco che avrebbe potuto mettere in rotta gli Alleati in una battaglia da combattere " fuori dal tiro dei cannoni della flotta nemica ". Ma il Supremo signore della Guerra non volle ascoltare nessuna proposta di ritirata. I soldati tedeschi dovevano tener duro e combattere. Evidentemente l'argomento gli era sgradevole, sicché passò subito a parlare di altro. Facendo mostra di ciò che Speidel chiama " uno strano miscuglio di cinismo e di false intuizioni ", Hitler assicurò i generali che la nuova arma, la V-i, il missile lanciato per la prima volta il giorno precedente contro Londra, " avrebbe avuto un effetto decisivo sulla Gran Bretagna... rendendo gli inglesi favorevoli a trattare la pace ". Poiché i due feldmarescialli gli fecero notare il completo fallimento della Luftwaffe nell'Ovest, il Fùhrer replicò che " masse di caccia a reazione " (gli Alleati non avevano aviogetti, ma i tedeschi proprio allora ne stavano iniziando la produzione) avrebbero ben presto sgombrato i cicli dagli apparecchi inglesi e americani. Allora - egli disse - l'Inghilterra crollerà. A quel punto l'avvicinarsi di aerei alleati costrinse i presenti a interrompere la conferenza e a ritirarsi nel rifugio antiaereo del Fùhrer. Ben al sicuro nel Bunker sotterraneo di calcestruzzo, essi ripresero la conversazione *. Rommel insistette per portarla sulla politica. Speidel riferisce: Egli predisse che il fronte tedesco in Normandia sarebbe crollato e che non si sarebbe potuta impedire l'irruzione degli Alleati in Germania... Dubitò che il fronte russo potesse essere tenuto. Accennò al completo isolamento politico della Germania... Concluse... con la viva sollecitazione di por fine alla guerra. Hitler aveva interrotto più volte Rommel; infine lo zitti bruscamente: " Non occupatevi del futuro corso della guerra, - egli disse, - bensì del vostro fronte sulla linea dell'invasione ". Così i due feldmarescialli non approdarono a nulla, né con gli argomenti militari né con quelli politici. " Hitler non prestò attenzione alcuna ai loro moniti ", ricordò in seguito, a Norimberga, il generale Jodl. Infine i generali insistettero perché il comandante supremo visitasse almeno il quartier generale del gruppo B delle armate, quello di Rommel, per conferire con qualcuno dei comandanti del fronte su ciò che essi intendevano fare in Normandia. Sia pure con riluttanza, Hitler promise quella visita per due giorni dopo, il 19 giugno. Egli non comparve mai a quel quartier generale. Poco dopo che i feldmarescialli avevano lasciato Margival, il pomeriggio del 17 giugno una V-i errante lanciata contro Londra deviò e finì per cadere sul Bunker del Fiih-rer. Non vi furono morti né feriti, ma Hitler restò così scosso che partì im* Speidel racconta che i colloqui durarono dalle 9 alle 16, con una interruzione per il pranzo - " pranzo di una sola portata " (Eintopfgericht) " in cui Hitler inghiottì quasi senza masticare un piatto colmo di riso e di legumi dopo che fu fatto assaggiare per prova. Intorno al piatto si allineavano pillole e bicchierini contenenti varie medicine, che egli prese l'una dopo l'altra. Due uomini delle SS stavano di guardia dietro la sua sedia ". Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1123 mediatamente per luoghi più sicuri, non fermandosi prima di aver raggiunto i monti di Berchtesgaden. A Berchtesgaden dopo poco gli pervennero altre brutte notizie. L'offensiva russa sul fronte centrale, già da tempo attesa, era cominciata il 20 giugno e stava sviluppandosi in modo cosi travolgente che in pochi giorni il gruppo delle armate tedesche del centro, in cui Hitler aveva concentrato le maggiori forze, fu completamente massacrato, il fronte fu sfondato per un larghissimo tratto e la via verso la Polonia fu aperta. Il 4 luglio i russi attraversarono le frontiere orientali della Polonia del 1939 puntando sulla Prussia orientale. In fretta, l'alto comando raccolse tutte le riserve disponibili per mandarle subito alla difesa del territorio nazionale: era la prima volta che ciò accadeva, nella seconda guerra mondiale. Tale misura segnò il destino degli eserciti tedeschi Pagina 786
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dell'Ovest. Da ora in poi essi non avrebbero potuto più contare su rinforzi di una certa entità. Il 29 giugno Rundstedt e Rommel fecero ancora una volta appello a Hitler perché si rendesse conto della realtà della situazione, sia ad est che a ovest, e cercasse di finire la guerra ora, mentre parti notevoli dell'esercito tedesco erano ancora in piedi. L'incontro ebbe luogo all'Obersalzberg, dove il Supremo signore della Guerra trattò con freddezza i due feldmarescialli, respingendo brevemente i loro appelli e dandosi poi a un lungo monologo circa il modo con cui avrebbe vinto la guerra con nuove " armi miracolose ". Speidel dice che il suo discorso " si perdette in digressioni fantasiose ". Due giorni dopo Rundstedt fu sostituito, nella carica di comandante in, capo dell'Ovest, dal feldmaresciallo von Kluge*. Il 15 luglio Rommel indirizzò una lunga lettera a Hitler trasmettendogliela per mezzo della telescrivente dell'esercito. " Le truppe, - egli diceva, - stanno combattendo eroicamente dovunque, ma è una lotta impari che ormai si avvicina alla fine ". Aggiunse un poscritto di proprio pugno: Devo pregarvi di trarre senza indugio le più adeguate conclusioni. Quale comandante in capo del gruppo delle armate, considero come mio dovere dirvelo apertamente ". " Gli ho lasciato un'ultima possibilità, - disse Rommel a Speidel, - Se non ne farà uso, noi agiremo " u. Due giorni dopo, nel pomeriggio del 17 luglio, mentre Rommel dopo aver visitato il fronte della Normandia faceva ritorno in auto al quartier * In parte, l'esonero di Rundstedt potè esser dovuto alle secche parole da lui dette a Keitel la sera prima. Questi gli aveva telefonato per informarsi sulla situazione. Proprio allora era stato arginato un attacco sferrato contro le linee britanniche da quattro divisioni corazzate delle SS, e Rundstedt era d'umore nero. " Che dobbiamo fare? ", gridò Keitel. " Dobbiamo fare la pace, imbecilli! - replicò Rundstedt. - Che vi è altro da fare? " Sembra che Keitel, l'" adulatore informatore ", come la maggior parte dei comandanti del fronte lo chiamava, riferisse senz'altro a Hitler tali parole. In quel momento il Fiihrer stava conferendo con Kluge, che negli ultimi mesi era stato in licenza di convalescenza per le ferite riportate in un incidente d'auto. Kluge fu immediatamente nominato al posto di Rundstedt. È in tal modo che il Signore nazista della Guerra procedeva ai cambiamenti nei supremi comandi. Il generale Blumentritt ha riferito sia a Wilmot (Thè Struggle far Europe, p. 347) sia a Liddell Kart (The German Generals Talk, p. 20;) la conversazione telefonica su riportata. 1124 ^ principio della fine generale, la sua macchina fu mitragliata da caccia alleati che volavano a bassa quota ed egli restò ferito così gravemente che a tutta prima si temette che non sarebbe vissuto fino all'indomani. Per i cospiratori, fu un disastro, dato che Rommel aveva ormai assolutamente deciso (Speidel lo giura23) di dare entro pochi giorni il suo contributo per liberare la Germania dal dominio di Hitler (sebbene continuasse ad opporsi al progetto di assassinarlo). Come doveva risultare in seguito, gli ufficiali dell'esercito risentirono assai della mancanza di un uomo così attivo e audace. Quel luglio del 1944, mentre gli eserciti tedeschi nell'Est e nell'Ovest si sgretolavano, essi fecero un ultimo sforzo per abbattere Hitler e il nazionalsocialismo. I cospiratori - dice Speidel - si sentirono dolorosamente privati di ciò che costituiva " il pilastro della loro forza " * M. La cospirazione dell'undicesima ora. Il successo degli sbarchi alleati in Normandia gettò una grande confusione fra i cospiratori di Berlino. Come si è visto, Stauffenberg non credeva che gli sbarchi venissero tentati nel 1944 e, in ogni caso, pensava che vi fossero cinquanta probabilità su cento che essi fallissero. Sembra anzi che egli desiderasse il loro fallimento, perché dopo un tale cruento rovescio i governi americano e inglese sarebbero stati più disposti a negoziare la pace in Occidente con un nuovo governo antinazista, il quale in tal caso avrebbe potuto ottenere migliori condizioni. Quando apparve chiaro che l'invasione era riuscita, che la Germania aveva subito un'altra grave sconfitta e che ormai si affacciava il pericolo di un'ulteriore disfatta all'Est, Stauffenberg, Beck e Goerdeler si chiesero se valesse ancora la pena di andar avanti coi loro piani. Se tali piani fossero riusciti, essi sarebbero stati accusati di aver causato la catastrofe Pagina 787
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt definitiva. I congiurati sapevano che il disastro era ormai inevitabile, ma la massa del popolo tedesco, in genere, non se ne rendeva ancora conto. Tuttavia, alla fine Beck si convinse che la rivolta antinazista anche se non avrebbe salvato la Germania dall'occupazione nemica, pure avrebbe potuto por fine alla guerra evitando alla patria altro spargimento di sangue e altre distruzioni. La pace conclusa in quel momento avrebbe anche impedito che i russi si riversassero sulla Germania e la bolscevizzassero. Essa avrebbe mostrato al mondo che, oltre a quella nazista, vi era "un'altra Germania". E, nonostante la richiesta della resa incondizionata, forse almeno gli Alleati occidentali non avrebbero trattato troppo duramente una Germania sconfitta. Goerdeler condivise le idee di Beck e affermò di nutrire grandi speranze nelle demo* Speidel cita lo scrittore Ernst Jiinger, i cui libri avevano già avuto una certa popolarità nella Germania nazista ma che poi aveva cambiato orientamento e si era unito alla sezione di Parigi del complotto: " II colpo che stroncò Rommel il 17 luglio sulla strada di Livarot privò il nostro piano del solo uomo avente una forza sufficiente per sostenere contemporaneamente il peso terribile della guerra e della guerra civile " (SPEIDEL, Invasion, 1944, p. 119). Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Killer 1125 crazie occidentali. Disse di sapere che Churchill temeva il pericolo di " una completa vittoria russa ". Gli elementi più giovani, con alla testa Stauffenberg, non erano del tutto convinti. Si consigliarono con Tresckow, che era divenuto il nuovo capo di Stato maggiore della seconda armata sul vacillante fronte russo. Il parere di Tresckow rimise in carreggiata i tentennanti congiurati. L'uccisione di Hitler deve essete tentata a ogni costo. Quand'anche l'attentato fallisse, il tentativo di impossessarsi del potere nella capitale deve essere intrapreso. Dobbiamo mostrare al mondo e alle future generazioni che gli uomini della resistenza tedesca hanno osato compiere il passo decisivo, rischiando con esso la vita. Di fronte a ciò, tutto il resto poco importa25. Questa risposta fu decisiva, ravvivò gli spiriti e fece svanire i dubbi di Staufienberg e dei suoi giovani amici. Il pericolo di un crollo del fronte redesco in Russia, Italia e Francia costrinse i cospiratori ad agire subito. Un altro avvenimento contribuì a stringere i tempi. Fin dal principio il gruppo Beck-Goerdeler-Hassell si era rifiutato di aver qualsiasi rapporto col movimento clandestino comunista, che a sua volta aveva preso nei riguardi di esso lo stesso atteggiamento. Per i comunisti i congiurati erano non meno reazionari dei nazisti e un loro successo avrebbe potuto impedire che alla Germania nazionalsocialista succedesse una Germania comunista. Beck e i suoi amici erano a conoscenza di questo atteggiamento comunista e sapevano anche che il movimento clandestino comunista era diretto da Mosca e agiva di fatto come una organizzazione spionistica al servizio dei russi*. Inoltre essi sapevano che in esso si erano infiltrati * Ciò venne alla luce nel 1942 in occasione dell'affare della Rote Kapelle, quando VAbwebr scoprì che un gran numero di tedeschi occupanti posti chiave, molti dei quali provenivano da antiche e distinte famiglie, faceva parte di una vasta rete spionistica al servizio dei russi. Essi trasmettevano contemporaneamente informazioni a Mosca per mezzo di circa cento radiotrasmittenti clandestine situate in Germania e nei paesi occupati dell'Ovest. Il capo della Rote Kapelle (l'" Orchestra Rossa ") era Harold Schulze-Boysen, nipote del grand'ammiraglio von Tirpitz, pittoresco esponente della " generazione perduta " del primo dopoguerra e a quel tempo figura nota di bohémien a Berlino, dove il suo maglione nero, la folta chioma bionda e la sua passione per la poesia e la politica rivoluzionarie attiravano su di lui l'attenzione di molti. In quel periodo, egli respingeva sia il nazismo che il comunismo, pur considerandosi un uomo di sinistra. Per l'interessamento di sua madre, allo scoppio della guerra egli entrò nella Luftwafle col grado di tenente e si introdusse nell'ufficio " ricerche " di Goring, nel Forschungsant che, come abbiamo visto a proposito dett'Anschluss, si era specializzato nell'intercettare le conversazioni telefoniche. Ben presto organizzò una vasta rete spionistica al servizio di Mosca, rete che aveva persone di sua fiducia in ogni ministero e ufficio militare di Berlino. Fra costoro si trovavano Arvid Harnack, nipote del famoso teologo, giovane brillante, esperto economista, impiegato al Ministero per l'Economia, che aveva sposato un'americana, Mildred Fish, da lui conosciuta all'Università del Wisconsin; Franz Scheliha, del Ministero degli Esteri; Horst Heilmann, del Ministero per la Propaganda, e la contessa Erika von Brockdorff, del Ministero del Lavoro. Due agenti sovietici paracadutati in Germania, che furono poi arrestati, Pagina 788
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rivelarono l'esistenza della Rote Kapelle, il che ebbe per conseguenza un gran numero di arresti. Dei settantacinque capi della rete accusati di alto tradimento, cinquanta furono condannati a morte, compresi Schulze-Boysen e Harnack. Mildred Harnack e la contessa von BrockdorfE se l'erano cavata con pene detentive, ma Hitler insistette perché anch'esse venissero giustiziate, e così fu fatto. Per impressionare gli eventuali traditori il Fùhrer ordinò che i condannati venissero impiccati. Ma a Berlino, dove la forma tradizionale di esecuzione era la decapitazione, non esistevano forche, per cui le vittime furono semplicemente strangolate con un laccio che, legato al 1126 II principio detta fine agenti della Gestapo - i V-Mànner, come li chiamava Heinrich Mùller, capo della Gestapo, il quale aveva studiato la NKVD sovietica e ne era un ammiratore. Nonostante il parere contrario di Goerdeler e dei compagni più anziani, i cospiratori in giugno decisero di prender contatto coi comunisti. Ciò avvenne per suggerimento dell'ala socialista del gruppo e soprattutto di Adolf Reichwein, filosofo socialista e famoso Wandervogel, a quel tempo direttore del Museo etnologico di Berlino. Reichwein aveva mantenuto certi vaghi rapporti coi comunisti. Da parte sua, Stauffenberg diffidava di essi, ma i suoi amici socialisti, Reichwein e Leber, lo convinsero della necessità di aver qualche contatto, per sapere che cosa progettavano e che cosa avrebbero fatto in caso di riuscita del putsch, ed eventualmente anche per usarli all'ultimo momento per ampliare la base della resistenza antinazista. Con riluttanza, Stauffenberg diede a Leber e Reichwein il suo consenso ad un loro incontro coi capi del movimento clandestino comunista, che fu fissato per il 22 giugno. Ma avvertì i due amici che ai comunisti bisognava dire il meno possibile. L'incontro ebbe luogo a Berlino-est, fra Leber e Reichwein quali rappresentanti dei socialisti e due persone, Franz Jacob e Anton Safkow, che dicevano di essere - e forse effettivamente erano - i capi del movimento clandestino comunista. Essi erano accompagnati da una terza persona, che fu presentata col nome di " Rambow ". Risultò che i comunisti sapevano già abbastanza del complotto contro Hitler. Ne vollero sapere di più e chiesero di incontrarsi coi capi militari di esso il 4 luglio. Personalmente Stauffenberg si rifiutò, ma autorizzò Reichwein a rappresentarlo nel nuovo incontro, a quella data. Recatosi al convegno, Reichwein fu subito arrestato insieme a Jacob e a Safkow. Risultò che " Rambow " era un agente provocatore della Gestapo. L'indomani fu arrestato anche Leber, su cui Stauffenberg aveva tanto contato, al punto da desiderare che divenisse il principale esponente politico del nuovo governo*. StaufEenberg non solo fu profondamente scosso dall'arresto di Leber, divenuto suo intimo amico e da lui considerato un elemento indispensabile per il nuovo governo, ma riconobbe anche subito che tutto il complotto correva serio pericolo di essere scoperto, ora che gli uomini di Himmler ne seguivano cosi da presso le tracce. Egli pensava che Leber e Reichwein erano uomini coraggiosi, si poteva contare che essi non avrebbero rivelato nessun segreto nemmeno se torturati. Alcuni dei congiurati non ne erano però così sicuri. Vi sono limiti al di là dei quali anche l'uomo più coraggioso non può più tacere, quando il suo corpo è straziato in modo intollerabile. L'arresto di Leber e di Reichwein fu un ulteriore stimolo ad agire immediatamente. collo e attaccato a un uncino da beccaio (preso in prestito da un mattatoio) fu poi lentamente tirato. Da allora in poi venne adottato questo metodo di impiccagione, particolarmente crudele, per tutti coloro che osavano mettersi contro il Fùhrer. * Tutti e quattro, Leber, Reichwein, Jacob e Safkow, furono uccisi. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1127 I preparativi dell'attentato. Verso la fine di giugno i congiurati furono favoriti dalla fortuna. Stauf-fenberg fu promosso colonnello e assegnato come capo di Stato maggiore al generale Fromm, comandante in capo dell'esercito territoriale. Questa carica non solo gli permetteva di diramare ordini per l'esercito territoriale col nome di Fromm ma anche di aver un accesso diretto e frequente presso Hitler. In effetti, Hitler aveva cominciato a convocare due o tre volte alla settimana al suo quartier generale il capo dell'esercito di riserva o il suo rappresentante per chiedere nuovi contingenti per le sue decimate divisioni del fronte russo. Stauffenberg aveva l'intenzione di piazzare la bomba in occasione di uno di Pagina 789
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt questi incontri. Egli era ormai divenuto l'elemento chiave di tutto il complotto. L'unica possibilità di successo poggiava sulle sue spalle. Solo membro della cospirazione che potesse penetrare nel tanto strettamente sorvegliato quartier generale del Fuhrer, toccava a lui uccidere Hitler. Dato che Fromm non era stato completamente guadagnato alla causa e che su di lui non si poteva contare con certezza, sarebbe stato lasciato a Stauffenberg, nella sua qualità di capo dello Stato maggiore dell'esercito di riserva, impartire le direttive alle truppe che dovevano prendere Berlino dopo l'eliminazione di Hitler. Ed egli doveva provvedere all'una e all'altra cosa nello stesso giorno e in due luoghi distanti l'uno dall'altro duecento o trecento miglia - al quartier generale del Fuhrer (all'Obersalzberg oppure a Rastenburg) e a Berlino. Fra l'una e l'altra azione vi sarebbe stato un intervallo di due o tre ore - il tempo necessario al suo aereo per tornare a Berlino - in cui egli non poteva far altro che nutrire la speranza che i suoi compagni a Berlino avessero cominciato ad attuare energicamente i piani. Come fra breve vedremo, questo fu un grave impaccio. Ve ne furono anche altri. Uno sembra essere stato una complicazione quasi inutile sorta nell'animo, ormai disperato, dei congiurati, i quali vennero alla conclusione che non bastava uccidere Hitler. Essi dovevano sopprimere contemporaneamente Goring e Himmler per esser certi che le forze al comando di questi due capi non sarebbero state usate contro di loro. Essi ritenevano altresì che i generali al fronte di più alto grado non ancora guadagnati alla causa si sarebbero uniti a loro più prontamente se i due principali luogotenenti di Hitler fossero anch'essi fatti fuori. Poiché abitualmente Goring e Himmler presenziavano alle conferenze militari quotidiane del quartier generale del Fuhrer, si credette che non sarebbe stato troppo difficile ucciderli tutti e tre con un'unica bomba. Questa stolta decisione fece perdere a Staufienberg due preziose occasioni. L'i i luglio egli era stato chiamato all'Obersalzberg per riferire al Fuhrer circa l'invio di truppe di riserva, di cui vi era un assoluto bisogno. Sull'aereo diretto a Berchtesgaden egli portò con sé una delle bombe di fabbricazione inglese de\\'Abwehr. In un convegno dei congiurati tenutosi a 1128 II principio della fine Berlino la sera prima era stato deciso che quello era il momento adatto per uccidere Hitler e con lui anche Goring e Himmler. Ma quel giorno Him-mler non era presente alla conferenza, e quando Stauflenberg, lasciata per un momento la riunione, telefonò a Berlino al generale Olbricht per informarlo di ciò, sottolineando che però si poteva sempre agire contro Hitler e Gbring, il generale lo sollecitò ad attendere un altro giorno, quando tutti e tre fossero stati presenti. Tornato a Berlino, quella notte Stauffenberg s'incontrò con Beck e Olbricht, e insistette che la prossima volta egli avrebbe tentato di uccidere Hitler senza preoccuparsi se Goring e Himmler fossero o no presenti. Gli altri furono d'accordo. La nuova occasione non tardò a presentarsi. Il 14 luglio Stauflenberg ricevette l'ordine di recarsi l'indomani dal Fùhrer e di riferirgli circa la situazione delle truppe di riserva: ogni recluta disponibile era necessaria per chiudere le falle del fronte tedesco in Russia dove il gruppo delle armate di Centro, avendo perduto ventisette divisioni, aveva cessato di esistere come forza di combattimento. Quel giorno - il 14 luglio - il Fiihrer aveva di nuovo spostato il suo quartiere generale alla Wolfsschanze di Ra-stenburg, per interessarsi personalmente al tentativo di ricostituire il settore centrale del fronte, sul quale l'Armata Rossa era ormai giunta a un punto distante solamente sessanta miglia dalla Prussia orientale. Di nuovo, la mattina del 15 luglio il colonnello Stauffenberg partì in aereo per il quartier generale del Fiihrer * con una bomba nella sua borsa. Questa volta i cospiratori erano cosi certi del successo che essi decisero di dare il primo segnale per l'" operazione Valchiria " - cioè per far cominciare l'azione delle truppe di Berlino e la marcia sulla capitale dei carri armati della scuola delle forze corazzate di Krampnitz - due ore prima della conferenza di Hitler, fissata per le 13. Non ci dovevano essere indugi nel-l'intervenire. Alle ii della mattina di sabato 15 luglio il generale Olbricht diramò l'ordine per l'" operazione Valchiria i " a Berlino, e prima di mezzodì le truppe si mossero verso il centro della capitale per occupare il quartiere della Wilhelmstrasse. Alle 13 Stauffenberg con la borsa sotto il braccio si presentò nella sala delle conferenze del Fùhrer, fece il suo rapporto sulle riserve, quindi si assentò per il tempo necessario per telefonare a Olbricht, a * Gli storici sono in disaccordo se Stauffenberg fosse partito per Pagina 790
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Rastenburg ovvero per l'Obersalzberg. Due degli scrittori tedeschi più autorevoli in questo campo, Eberhard Zeller e il professor Gerhard Ritter, danno notizie contraddittorie. Zeller ritiene clje Hitler si trovasse ancora a Berchtesgaden, mentre Ritter è convinto che ciò sia errato, e il Fùhrer fosse tornato a Rastenburg. Sfortunatamente l'agenda di Hitler, che fin qui è stata una guida infallibile per questo scrittore, non fu sequestrata completa e non comprende quel periodo. Ma le più sicure prove, tra cui una relazione sui movimenti di Stauffenberg stesa il 22 luglio al quartier generale del Fiihrer, indicano in modo abbastanza sicuro che il 15 luglio Hitler si trovava a Rastenburg e che fu là che Stauffenberg progettò di sopprimerlo. Benché i due posti da cui Hitler cercava di dirigere la guerra - di rado si trovava a Berlino, che veniva sempre più spietatamente bombardata -fossero quasi equidistanti dalla capitale, Berchtesgaden, in posizione più centrale e più vicina a Monaco, dove la guarnigione dell'esercito si riteneva fosse fedele a Beck, dal punto di vista dei cospiratori presentava certi vantaggi rispetto a Rastenburg. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1129 Berlino - usando un cifrario convenuto - che Hitler era presente e che egli intendeva tornare nella riunione e far scoppiare la bomba. Olbricht lo informò che a Berlino le truppe si erano già mosse. Finalmente il successo della grande impresa sembrava vicino. Ma quando Stauffenberg tornò nella sala delle conferenze Hitler era andato via e non tornò più. Disperato, Stauffenberg si precipitò al telefono per avvertire Olbricht. Il generale revocò in tutta fretta l'ordine per l'" operazione Valchiria ", e le truppe furono fatte rientrare nelle caserme il più presto possibile, senza dare nell'occhio. Per i cospiratori la notizia di questo nuovo fiasco fu un duro colpo. Al ritorno di Stauffenberg a Berlino essi si riunirono per studiare la prossima mossa da compiere. Goerdeler propendeva per la cosiddetta " soluzione occidentale ". Propose al generale Beck di recarsi in volo a Parigi insieme a lui per conferire col feldmaresciallo von Kluge circa la possibilità di ottenere dagli alleati occidentali un armistizio all'Ovest, in base al quale essi non si sarebbero spinti oltre la frontiera franco-tedesca; ciò avrebbe permesso agli eserciti tedeschi dell'Ovest di spostarsi verso il fronte orientale per salvare il Reich dai russi e dal bolscevismo. Beck vedeva più chiaramente le cose. Egli sapeva che l'idea di ottenere ora una pace separata con l'Occidente era una pura chimera. Beck disse che ciò nondimeno il complotto per uccidere Hitler e per rovesciare il nazismo doveva essere messo in atto ad ogni costo, se non altro per salvare l'onore della Germania. Stauffenberg si dichiarò d'accordo. Giurò che la prossima volta non avrebbe fallito. Il generale Olbricht, che aveva avuto da Keitel una lavata di capo per aver messo in moto le sue truppe a Berlino, disse di non potersi arrischiare a ripetere l'operazione, perché essa avrebbe potuto tradire l'intero complotto. A gran pena - egli disse - era riuscito a passarla liscia, convincendo Keitel e Fromm che si era trattato di una semplice esercitazione. La paura di muovere nuovamente le truppe prima che si sapesse con certezza della morte di Hitler avrebbe avuto, nel giorno cruciale, il giovedì seguente, conseguenze disastrose. La sera di domenica 16 luglio Stauffenberg invitò nella sua abitazione di Wannsee un piccolo gruppo di intimi amici e di parenti: suo fratello Ber-thold, giovane calmo, introspettivo e erudito, addetto come consigliere in diritto internazionale al quartier generale della marina; il tenente colonnello Caesar von Hofacker, cugino degli Stauffenberg e elemento di collegamento coi generali dell'Ovest; il conte Fritz von der Schulenburg, ex nazista che era ancora vicecapo della polizia di Berlino, e Trott zu Solz. Hofacker era tornato proprio allora dall'Ovest dove aveva conferito con un certo numero di generali con Falkenhausen, Stùlpnagel, Speidel, Rommel e Kluge, Egli riferì circa un imminente crollo del fronte tedesco dell'Ovest e, cosa ancor più importante, circa il fatto che Rommel, pur essendo sempre contrario all'idea di uccidere Hitler, avrebbe appoggiato il complotto senza preoccuparsi della via che Kluge avrebbe seguito. Però dopo una lunga discussione i giovani cospiratori convennero che il por fine alla vita di Hitler era ora l'unica via d'uscita. A quel tempo, essi non si illudevano più che il 1130 II principio della fine loro atto disperato avrebbe evitato alla Germania la resa incondizionata. Essi Pagina 791
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt riconoscevano che ci si sarebbe dovuti arrendere, sia ai russi che alle democrazie occidentali. L'importante - dicevano - era però che a liberare la Germania dalla tirannide hitleriana fossero i tedeschi e non gli stranieri vincitori26. Essi erano terribilmente in ritardo. Il despotismo nazista era durato undici anni e solo la certezza della completa disfatta in una guerra scatenata dalla Germania, contro la quale i congiurati avevano fatto ben poco (in molti casi, non avevano anzi fatto nulla), li aveva spinti ad agire. Ma meglio tardi che mai. Restava ben poco tempo. I generali del fronte li stavano avvertendo che per il crollo sia del fronte orientale, sia di quello occidentale probabilmente sarebbe stato solo questione di settimane. I congiurati credettero di avere soltanto pochi giorni per agire. La mar cia prematura delle truppe di Berlino del 15 luglio aveva destato i sospetti dell'OKW. In quel giorno era giunta la notizia che uno dei capi del com plotto in Occidente, il generale von Falkenhausen, era stato improvvisa mente esonerato dalla sua carica di governatore militare della Francia set tentrionale e del Belgio. Temevano che qualcuno li tradisse. Il 17 luglio essi appresero che Rommel era stato così gravemente ferito da dover essere escluso per un tempo indeterminato dai loro piani. L'indomani Goerdeler venne avvertito dai suoi amici del quartier generale della polizia che Himmler aveva firmato il suo mandato di cattura. Pur protestando, in seguito alle insistenze di Stauffenberg, Goerdeler si cercò un nascondiglio. Lo stesso giorno un suo amico personale, il capitano Alfred Kranzfelder, uno dei po chi ufficiali di marina aderenti al complotto, avvertì Stauffenberg che a Ber lino correva la voce, che entro pochi giorni il quartier generale del Fùhrer sarebbe stato fatto saltare in aria. Ancor una volta, qualche partecipante alla cospirazione doveva aver commesso delle indiscrezioni. Tutto stava ad indicare che la Gestapo stringeva sempre di più il cerchio interno del com plotto. II pomeriggio del 19 luglio Stauffenberg fu nuovamente chiamato a Rastenburg per riferire a Hitler circa i progressi fatti con le nuove divisioni dei Volksgrenadier che l'esercito di riserva stava addestrando in gran fretta per poi gettarle sul fronte orientale in disgregazione. Doveva presentarsi a rapporto il giorno dopo, 20 luglio, alle ore 13, per la prima conferenza gior naliera del Fùhrer, al quartier generale*. Stauffenberg avvertì il feldmare sciallo von Witzleben e il generale Hbpner, che abitavano a una certa di stanza fuori Berlino, di trovarsi per tempo nella città. Il generale Beck fece i preparativi dell'ultimo momento per dirigere l'azione fino al momento in cui Stauffenberg fosse tornato in aereo, dopo l'attentato. Agli ufficiali in posti * II generale Adolf Heusinger, capo del reparto operazioni dell'alto comando dell'esercito, racconta che il 19 luglio le notizie provenienti dal fronte ucraino erano talmente brutte, che egli chiese all'OKW se l'esercito di sostituzione aveva truppe di addestramento in Polonia che potessero venire mandate sul fronte dell'Est. Keitel suggerì che l'indomani si facesse venke Staufien-berg per consigliarsi (HEUSINGER, Befehl im Widerstreit, p. 350). Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1131 chiave delle guarnigioni di Berlino e intorno Berlino fu comunicato che il 20 luglio sarebbe stato Der lag (il giorno). Stauffenberg lavorò al suo rapporto per Hitler nell'ufficio della Bendler-strasse fino al crepuscolo. Lasciò l'ufficio poco dopo le 20 e si recò alla sua abitazione di Wannsee. Lungo la via, si fermò a pregare in una chiesa cattolica di Dahlem *. Passò tranquillamente la sera a casa insieme a suo fratello Berthold, e si ritirò presto. Tutti coloro che lo videro .quel pomeriggio e quella sera ricordano che egli si mostrò cortese e calmo, come se nulla di straordinario si preparasse. Il 20 luglio 1944. Poco dopo le 6 della mattina estiva, calda e soleggiata, del 20 luglio 1944, il colonnello Stauffenberg, accompagnato dal suo aiutante, tenente Werner von Haften, passando fra i casamenti bombardati di Berlino raggiunse in macchina l'aeroporto di Rangsdorf. Nella sua gonfia cartella erano contenuti documenti concernenti le nuove divisioni dei Volksgrenadier su cui alle 13 egli doveva riferire a Hitler nella Wolfsschanze di Rastenburg, nella Prussia orientale. In mezzo alle carte, avvolta in una camicia, vi era una bomba. Era identica a quella che Tresckow e Schlabrendorff avevano collocato Pagina 792
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nell'aereo del Fùhrer l'anno prima, e che non era esplosa. Come si è detto, erano bombe di fabbricazione inglese; per farle esplodere si doveva spezzare una capsula di vetro contenente un acido che avrebbe corroso un sottile filo metallico in modo da far scattare un percussore. Lo spessore del filo determinava il tempo necessario all'esplosione. Quella mattina la bomba era stata preparata col filo più sottile possibile, che sarebbe stato corroso in soli dieci minuti. All'aeroporto Stauffenberg si era incontrato col generale Stieff, che la notte prima aveva preparato la bomba. Ad aspettarli v'era l'aereo personale del generale Eduard Wagner, primo generale d'amministrazione dell'esercito e uno dei dirigenti del complotto, il quale aveva provveduto a metterlo a loro disposizione per quell'importantissimo volo. Alle 7 l'aereo spiccò il volo e atterrò a Rastenburg poco dopo le io. Haften ordinò al pilota di tenersi pronto per il viaggio di ritorno in qualsiasi momento dopo le dodici. Dall'aeroporto un'auto portò il gruppo al quartier generale della Wolfsschanze, situato in una zona tetra, umida e fitta di boschi della Prussia orientale. Non era facile entrarvi e, come Stauffenberg senza dubbio notò, * Fitz Gibbon (20 Juli, p. 1.50) dice: " Si crede che prima si fosse confessato, ma ovviamente non gli si poteva dare l'assoluzione ". L'autore racconta che Stauffenberg aveva confidato al vescovo di Berlino, cardinale conte Preysing, ciò che aveva in mente di fare e che il vescovo gli aveva risposto di rispettare i moventi del giovane e di non sentirsi tenuto a cercare di trattenerlo dall'agire sul terreno teologico (ibid., p. 152). 1132 // principio della fine non era nemmeno facile uscirne. La " tana " era formata da tre anelli, ognuno protetto da campi minati, da casematte e da sbarramenti di filo spinato in cui passava la corrente elettrica, ed era perlustrata giorno e notte da pattuglie di fanatiche SS. Per raggiungere il complesso più interno, strettamente sorvegliato, dove Hitler viveva e lavorava, anche gli ufficiali di più alto grado dovevano avere uno speciale lasciapassare, valido per una sola volta, e sottomettersi a una ispezione personale dell'Oberfuhrer delle SS Rattenhuber, capo del servizio di sicurezza di Himmler e comandante della guardia delle SS, ovvero di uno dei suoi sostituti. Ma poiché era stato Hitler in persona a ordinar loro di presentarsi a rapporto, Stauffenberg e Haften non ebbero grandi difficoltà per oltrepassare i tre posti di controllo, pur essendo stati fermati e i loro lasciapassare adeguatamente esaminati. Dopo aver fatto colazione col capitano von Mbllendorff, aiutante del comandante del campo, Stauffenberg andò a trovare il generale Fritz Fellgiebel, capo del reparto segnalazioni dell'OKW. Fellgiebel era uno dei personaggi-chiave del complotto. Stauffenberg si assicurò che il generale era pronto a trasmettere immediatamente la notizia dell'attentato ai cospiratori di Berlino, in modo che essi potessero agire senza indugio. Poi Fellgiebel doveva isolare il quartier generale del Fùhrer interrompendo tutte le comunicazioni telefoniche, telegrafiche e per radio. Per procedere a ciò nessuno era in posizione migliore del capo della rete delle comunicazioni dell'OKW, e i congiurati si stimarono assai fortunati per esser riusciti a guadagnarlo alla loro causa. Egli era un elemento indispensabile per il successo di tutta la cospirazione. Dopo aver fatto visita al generale Buhle, rappresentante dell'esercito presso l'OKW, per discutere le questioni concernenti l'esercito di riserva, Stauffenberg si recò nell'alloggio di Keitel, appese il berretto e il cinturone nell'anticamera e entrò nell'ufficio del capo dell'OKW. Là si rese conto che doveva agire con maggiore rapidità di quanto aveva progettato. Era di poco passato mezzogiorno, e Keitel lo informò che, poiché Mussolini doveva arrivare in treno alle 14,30, la prima conferenza giornaliera del Fùhrer sarebbe stata anticipata dall'una alle dodici e mezzo. Keitel avvertì il colonnello che il suo rapporto doveva essere assai breve. Hitler desiderava che la riunione finisse prima del solito. Prima che la bomba potesse scoppiare? Stauffenberg deve essersi chiesto se, ancora una volta, in quello che forse sarebbe stato il suo ultimo tentativo, la sorte voleva privarlo del successo. Sembra che egli sperasse che questa volta la conferenza alla presenza di Hitler si tenesse nel Bunker sotterraneo, dove l'esplosione sarebbe stata assai più potente che non in una delle costruzioni alla superficie. Ma Keitel gli disse che la riunione avrebbe avuto luogo nella Lagebaracke, nella baracca delle conferenze *. Questa non * Un certo numero di scrittori ha affermato che le conferenze militari giornaliere presiedute da Hitler a Rastenburg avevano luogo in un Bunker sotterraneo, e che la riunione del 20 luglio fu tenuta nella costruzione Pagina 793
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sopraterra per via della giornata calda e umida e perché nel Bunker si stavano facendo delle riparazioni. Bullock (Hitler, p. 681) scrive: "Questo accidentale cambiaLo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1133 era affatto la sottile costruzione di legno che molti hanno descritto. Nell'inverno precedente Hitler aveva fatto rinforzare la struttura originaria di legno con mura di calcestruzzo di uno spessore di più di 65 cm per proteggerla da bombe incendiarie e dirompenti che fossero eventualmente cadute nelle vicinanze. Quelle pesanti mura avrebbero accresciuto la potenza della bomba di Stauffenberg. Egli doveva subito azionarla. Aveva informato Keitel di ciò che egli intendeva riferire a Hitler, e verso la fine della comunicazione aveva notato che il capo dell'OKW guardava con impazienza l'orologio. Qualche minuto prima delle 12,30 Keitel disse che dovevano recarsi subito alla conferenza, altrimenti sarebbero giunti in ritardo. Uscirono dal suo alloggio, ma dopo aver fatto qualche passo Stauffenberg osservò che aveva lasciato il berretto e il cinturone in anticamera e subito tornò a prenderli, prima che Keitel potesse suggerire che vi andasse il suo aiutante, un certo tenente von John, che era insieme a loro. In anticamera Stauffenberg aprì rapidamente la borsa, prese le tenaglie con le sole tre dita che aveva e ruppe la capsula. A meno che non vi fosse stato qualche altro difetto meccanico, la bomba sarebbe esplosa esattamente dopo dieci minuti. Keitel, che era tanto prepotente coi suoi subordinati quanto era invece ossequioso coi suoi superiori, era irritato per il contrattempo e tornò verso l'edificio gridando a Stauffenberg di sbrigarsi. Erano in ritardo, urlò. Stauffenberg si scusò per l'indugio; di certo, Keitel ritenne che a un mutilato come il colonnello occorreva un po' di tempo per mettersi la cintura. Mentre si avviavano verso la baracca di Hitler Stauffenberg si mostrò pieno di cordialità, e la piccola irritazione di Keitel (egli ancora non aveva l'ombra di un sospetto) svanf. Come Keitel aveva temuto, essi giunsero in ritardo. La conferenza era già incominciata. Keitel e Stauffenberg entrarono nella costruzione e il secondo si fermò un momento nella sala d'ingresso per dire al sergente maggiore in servizio al centralino telefonico che egli aspettava una telefonata urgente dal suo ufficio di Berlino; trattandosi di una informazione a lui necessaria per aggiornare fino a quel momento il suo rapporto (tali parole erano destinate alle orecchie di Keitel), lo si doveva chiamare immediatamente. Benché la cosa apparisse tutt'altro che normale - nemmeno un feldmaresciallo avrebbe osato lasciare il Signore nazista della Guerra prima di essere stato congedato o prima che la conferenza fosse finita ed il comandante supremo si fosse ritirato per primo - nemmeno ciò non destò i sospetti di Keitel. I due ufficiali entrarono nella sala delle conferenze. Erano trascorsi circa quattro minuti da quando Stauffenberg nella borsa aveva rotto con le tenaglie la capsula. Restavano altri sei minuti. Il locale era relativamente picmento del luogo salvò la vita a Hitler ". Vi è da dubitare che il cambiamento del luogo fosse proprio accidentale. Da quanto mi è dato di sapere, la Lagebaracke, come il nome lo dice, era il luogo dove abitualmente venivano tenute le conferenze giornaliere. Solo nel caso di allarmi aerei le riunioni venivano trasferite nel Bunker sotterraneo, che comunque in quella giornata afosa sarebbe stato più fresco (cfr. ZELLER, Geist der Freiheit, p. 360, n. 4). 1134 " principio della fine colo, circa dieci metri per cinque, e aveva dieci finestre, tutte spalancate per far entrare un po' d'aria in quella giornata calda e afosa. Tante finestre aperte avrebbero certamente diminuito l'effetto dell'esplosione. In mezzo alla stanza vi era un tavolo oblungo, di spesse assi di quercia, di sei metri per due all'incirca. Era un tavolo costruito in modo speciale, perché non aveva gambe ma poggiava su due grandi e pesanti sostegni, o zoccoli, situati vicino alle estremità, larghi quasi quanto il piano. Questo mobile speciale non fu senza importanza per la successiva vicenda. Quando Stauffenberg entrò nella stanza, Hitler era seduto al centro del lato più lungo della tavola, con le spalle verso la porta. Immediatamente alla sua destra v'erano il generale Heusinger, capo del reparto operazioni e vicecapo di Stato maggiore dell'esercito, il generale Korten, capo di Stato maggiore dell'aviazione, e il colonnello Heinz Brandi, capo dello Stato maggiore di Heusinger. Keitel si mise a fianco del Fiàhrer a sinistra; dopo di lui v'era il generale Jodl. Erano presenti, in piedi intorno alla tavola, altri diciotto Pagina 794
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ufficiali delle tre armi e delle SS; però Gbring e Himmler non si trovavano fra loro. Solo Hitler, che giocherellava con la sua lente d'ingrandimento - ne aveva bisogno ora, per leggere le scritture minute delle carte geografiche dispiegate dinanzi a lui - e due stenografi stavano seduti. Heusinger era nel mezzo della lettura di un suo lugubre rapporto relativo all'ultimo sfondamento del fronte centrale russo e alla pericolosa posizione che ne era derivata per gli eserciti tedeschi non solo di quel settore ma anche dei fronti Nord e Sud. Keitel lo interruppe per annunciare l'arrivo del colonnello von Stauffenberg e per informare su ciò che questi doveva riferire. Hitler gettò un'occhiata a quel colonnello con un braccio solo e con una benda su un occhio, gli fece un breve cenno di saluto e disse che prima di ascoltare il suo rapporto desiderava che Heusinger finisse. Stauffenberg prese posto intorno al tavolo fra Korten e Brandi, pochi piedi a destra di Hitler. Posò la borsa sul pavimento, spingendola sotto il tavolo, in modo che stesse appoggiata contro la parte interna del pesante sostegno di quercia, a una distanza di circa due metri dalle gambe del Fùhrer. Ora erano le 12,37. Ancora cinque minuti. Heusinger continuava a parlare, puntando di continuo il dito sulla carta geografica con le posizioni del fronte, stesa sul tavolo. Hitler e gli ufficiali stavano curvi per esaminarla. Nessuno dovette notare che Stauffenberg se ne era andato via di sop-piatto. Forse se ne accorse soltanto il colonnello Brandt. Questo ufficiale era talmente preso da ciò che il suo generale stava dicendo, che si avvicinò e si chinò sul tavolo per meglio vedere la carta; urtò contro la gonfia borsa di Stauffenberg, cercò di muoverla col piede e alla fine la prese con una mano spingendola verso il lato più lontano del pesante sostegno del tavolo, che ora si trovò ad essere fra la bomba e Hitler *. Questa mossa apparentemente * Secondo la deposizione fatta ai giudici istruttori alleati dall'ammiraglio Kurt Assmann, che era presente, Stauffenberg avrebbe sussurrato a Brandt: " Devo andare a telefonare. Tenete d'occhio la mia borsa. Vi sono documenti segreti ". Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1135 insignificante probabilmente salvò la vita al Fùhrer; ma a Brandt costò la sua. In tutto ciò vi era un incomprensibile destino. Si ricorderà che il colonnello Brandt era l'ignaro ufficiale che Tresckow aveva indotto a portare le due " bottiglie di cognac " sull'aereo di Hitler in ritorno a Rastenburg da Smolensk la sera del 13 marzo 1943, e che aveva accettato l'incarico senza avere il benché minimo sospetto che, in realtà, si trattava di una bom-, ba - lo stesso genere di bomba che egli ora, senza che nessuno lo notasse, aveva allontanato sotto il tavolo dal Signore della Guerra. Intanto la sostanza chimica aveva consumato quasi completamente il filo metallico che tratteneva il percussore. Keitel, a cui era dovuta la convocazione di Stauffenberg, dal tavolo dette un'occhiata al posto dove supponeva si trovasse il colonnello. Heusinger stava per finire la sua tetra relazione e il capo dell'OKW voleva far cenno a Stauffenberg che si tenesse pronto a fare lui il successivo rapporto. Forse avrebbe avuto bisogno di un aiuto per prendere le carte dalla sua borsa. Ma con grande sua irritazione si accorse che il giovane colonnello non era presente. Ricordatosi di ciò che Stauffenberg entrando aveva detto al centralinista, Keitel uscì senza farsi notare dalla stanza per chiamare il giovane ufficiale che si comportava in modo cosi strano. Stauffenberg non era al telefono. Il sergente del centralino disse che aveva lasciato in fretta il fabbricato. Sbalordito, Keitel tornò nella stanza delle conferenze. Finalmente Heusinger stava per concludere la sua relazione sulla situazione catastrofica del giorno. Stava dicendo: " I russi si spingono verso nord a ovest della Duna con potenti forze. Le loro avanguardie si trovano già a sud-ovest di Dunaburg. Se non facciamo ritirare immediatamente il nostro gruppo di armate che si trova intorno al Lago Peipus, una catastrofe... "". La frase non fu mai finita. In quel preciso momento, alle 12,42, la bomba esplose. Stauffenberg vide che cosa accadde. Insieme al generale Fellgiebel egli si era messo a una distanza di un centinaio di metri dalla baracca, dinanzi all'ufficio di quest'ultimo, nel Bunker 88, osservando ansiosamente il suo orologio da polso, mentre i secondi passavano, e poi la baracca delle conferenze. Con un fragore, la vide andar in fiamme e in fumo, come se - egli disse in seguito - fosse stata colpita in pieno da una granata da 155 mm. Dei corpi furono proiettati attraverso le finestre e rottami volarono in aria. Eccitato come era, Stauffenberg non ebbe il minimo dubbio che tutti coloro che si trovavano nella stanza delle conferenze fossero morti o morenti. Si congedò in fretta da Fellgiebel, il quale ora doveva telefonare ai cospiratori di Pagina 795
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Berlino che l'attentato era riuscito e poi tagliare le comunicazioni, finché i congiurati della capitale avessero preso sotto il loro controllo la città e proclamato il nuovo governo *. * Un buon numero di scrittori ha affermato che il generale Fellgiebel in quel momento avrebbe dovuto far saltare in aria il centralino delle comunicazioni e che il non averlo fatto ebbe, per la cospirazione, effetti disastrosi. Cosi Wheeler-Bennett (Nemesis, p. 643) scrive: " II generale 1136 II principio della fine II successivo compito di Stauffenberg era di uscir vivo, e rapidamente, dall'area del quartier generale di Rastenburg. Le guardie dei posti di controllo avevano visto o udito l'esplosione avvenuta nella stanza delle conferenze del Fiihrer e avevano immediatamente chiuso tutte le uscite. L'auto di Stauffenberg fu fermata al primo sbarramento, pochi metri dal Bunker di Fellgiebel. Egli saltò fuori dalla macchina e chiese di parlare all'ufficiale in servizio al posto di guardia. Alla presenza di quest'ultimo telefonò a qualcuno - non si sa chi fosse - parlò brevemente, poi posò il ricevitore e rivoltosi all'ufficiale disse: "Tenente, sono autorizzato a passare". Era un puro bluff, ma esso riuscì, e sembra che dopo aver annotato come di dovere nel suo registro: " 12,44: è passato il colonnello Stauffenberg", il tenente avvertisse il successivo sbarramento per lasciar passare l'automobile. Al terzo e ultimo sbarramento vi furono maggiori difficoltà. Era stato già dato l'allarme, la sbarra era stata abbassata, il numero dei soldati di guardia era stato raddoppiato e a nessuno era permesso entrare o uscire. L'automobile ove si trovavano Stauffenberg e il suo aiutante, tenente Haf-ten, fu bloccata da un testardo sergente maggiore chiamato Kolbe. Di nuovo Stauffenberg chiese di telefonare e chiamò il capitano von Mòllendorff, aiutante del comandante del campo. Si lagnò per il fatto che, " a causa del-l'esplosione ", il posto di guardia non voleva lasciarlo passare. " Ho fretta. Il generale Fromm mi aspetta all'aeroporto ". Anche questo era un bluff. Come ben sapeva, il generale Fromm si trovava invece a Berlino. Posato il ricevitore, il colonnello si rivolse al sergente: " Come avete udito, sergente, sono autorizzato a passare ". Ma il sergente non si lasciò convincere; ad ogni buon conto, telefonò lui stesso a Mòllendorff, per aver conferma. Il capitano diede la conferma28. Allora l'auto si diresse a gran velocità verso l'aeroporto mentre Hàften smontava in fretta una seconda bomba da lui portata nella propria borsa, gettandone le varie parti lungo la strada, dove in seguito la Gestapo le trovò. Il comandante dell'aeroporto non aveva ancora ricevuto nessun allarme. I due ufficiali entrarono nell'aeroporto, il pilota riscaldò subito i motori e dopo un minuto o due l'aereo decollò. Era da poco passata l'una. Le tre ore che seguirono a Stauffenberg debbono esser sembrate le più lunghe di tutta la sua vita. Nulla egli poteva fare mentre il lento apparecchio Heinkel volava verso ovest al di sopra delle sabbiose pianure tedesche; poteva solo sperare che Fellgiebel fosse stato in grado di trasmettere a Berlino l'importantissimo segnale, che i suoi compagni cospiratori della capitale fossero passati immediatamente all'azione per prendere sotto controllo la città mandando anche i messaggi già preparati Fellgiebel mancò vergognosamente al suo compito ". Dato però che esistevano vari centralini delle comunicazioni situati in diversi Bunker sotterranei sorvegliati strettamente dalle SS, è assai improbabile che nei piani di Staufienberg fosse contemplato di farli saltare in aria: compito impossibile, per il generale. Quel che Fellgiebel accettò di fare, fu interrompere le comunicazioni col mondo esterno per due o tre ore, dopo aver avvertito Berlino dell'esplosione della bomba. E questo egli fece, a parte un inevitabile ritardo di un paio di minuti. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1137 ai comandanti militari in Germania e nell'Ovest e che il suo aereo non fosse stato costretto ad atterrare dai caccia della Luftwaffe messi in allarme o dagli aerei russi che si aggiravano sulla Prussia orientale svolgendo una sempre più intensa attività. Il suo aereo non aveva una radio a grande raggio, capace di captare le trasmissioni da Berlino coi sensazionali comunicati che egli si attendeva che i cospiratori diramassero ancor prima del suo attcrraggio. Così non poteva nemmeno comunicare coi suoi compagni della capitale e dar lui il segnale per l'azione, nel caso che il generale Fellgiebel non fosse stato in grado di farlo. L'aereo di Stauffenberg continuò rombando la sua rotta nel primo pomeriggio di quel giorno d'estate. Atterrò a Rangsdorf alle 15,45 e Stauffenberg, pieno Pagina 796
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt d'entusiasmo, corse al più vicino telefono dell'aeroporto per chiamare il generale Olbricht e sapere esattamente che cosa era stato fatto durante quelle tre ore fatali dalle quali tutto dipendeva. Con sua grande costernazione, apprese che non era stato fatto nulla. Fellgiebel aveva telefonato la notizia dell'esplosione poco dopo Puna, ma il collegamento telefonico era difettoso e ai cospiratori non risultò del tutto chiaro se Hitler fosse morto o no. Così nulla era stato fatto. Dalla cassaforte di Olbricht erano stati presi gli ordini per l'" operazione Valchiria ", ma essi non erano stati ancora trasmessi. Nella Bendlerstrasse tutti se ne stavano oziosamente, aspettando il ritorno di Stauffenberg. Il generale Beck e il feldmaresciallo von Witzleben, che nella loro qualità l'uno di nuovo capo dello Stato, l'altro di comandante in capo della Wehrmacht, si supponeva avessero diramato immediatamente i proclami e gli ordini già preparati e si fossero recati senza indugio alla radio per trasmettere la notizia, che era spuntata per la Germania l'alba di una nuova era, non si erano ancora fatti vedere. Contrariamente a ciò che Stauffenberg credeva fermamente (tanto che da Rangsdorf ne aveva assicurato per telefono Olbricht), Hitler non era morto. Il colonnello Brandi, col suo atto quasi inconscio di spostare la borsa verso l'estremità più lontana del grosso sostegno di legno del tavolo, gli aveva salvato la vita. Il Fiihrer aveva subito una forte scossa, ma non era gravemente ferito. Aveva i capelli bruciacchiati, le gambe ustionate, il braccio destro contuso e temporaneamente paralizzato, i timpani forati e il dorso lesionato dalla caduta di una trave. Come in seguito ricordò un testimone oculare, egli era quasi irriconoscibile allorché uscì dalla costruzione, sconquassata e in fiamme al braccio di Keitel, col volto annerito, i capelli che fumavano e i calzoni lacerati. Per un miracolo, Keitel non era rimasto ferito. Ma la maggior parte di coloro che si trovavano all'estremità del tavolo dove la bomba era esplosa erano morti, agonizzanti, o gravemente feriti *. * Lo stenografo ufficiale, Berger, restò ucciso e il colonnello Brandi, il generale Schmundt, aiutante di Hitler, e il generale Korten morirono in seguito alle ferite riportate. Tutti gli altri, compresi i generali Jodl, Bodenschatz (capo di Stato maggiore di Gbring) e Heusinger, furono più o meno gravemente feriti. 1138 II principio della fine Nell'eccitazione del primo momento furono fatte varie ipotesi sulla causa dell'esplosione. Da principio Hitler pensò che essa poteva essere stata causata da un insidioso attacco di un caccia-bombardiere nemico. Jodl, mentre si faceva medicare la testa insanguinata - fra gli altri oggetti, gli era caduto addosso il lampadario - espresse la sua convinzione che qualche operaio addetto alle costruzioni aveva messo una bomba a tempo sotto il pavimento della baracca. La profonda buca prodotta dall'esplosione della bomba nel pavimento sembrava attestarlo. Passò un certo tempo prima che il colonnello venisse sospettato. Himmler, accorso sul luogo non appena udita l'e-splosione, non sapeva che pensare e la sua prima iniziativa fu telefonare - un minuto o due prima che Fellgiebel interrompesse le comunicazioni -a Arthur Nebe, capo della polizia criminale di Berlino, dicendogli di mandare per aereo una squadra di investigatori per procedere alle indagini. Date la confusione e l'emozione, a tutta prima nessuno si ricordò che Stauffenberg era sgattaiolato fuor dalla stanza delle conferenze poco prima dell'esplosione. Sul principio si credette che egli fosse stato nella baracca e che fosse una delle persone gravemente ferite spedite subito all'ospedale. Hitler, che ancora non sospettava di lui, chiese che si facesse un controllo all'ospedale. Circa due ore dopo l'esplosione della bomba, si cominciarono a scoprire vari indizi. Il sergente addetto al centralino telefonico della Lagebaracke riferì come " il colonnello con un solo occhio " lo avesse informato che aspettava una telefonata da Berlino, che egli era uscito dalla stanza delle conferenze e, senza aspettare quella telefonata, aveva lasciato in gran fretta la costruzione. Alcuni dei presenti alla conferenza si ricordarono che Stauffenberg aveva lasciato la sua borsa sotto il tavolo. I posti di guardia dei punti controllati di transito avvertirono che Stauffenberg e il suo aiutante avevano attraversato gli sbarramenti subito dopo l'esplosione. Ormai in Hitler si destarono dei precisi sospetti. Una telefonata all'aeroporto di Rastenburg raccolse l'interessante informazione, che Stauffenberg era partito da là in gran fretta alle 13 dando come destinazione l'aeroporto di Rangsdorf. Himmler impartì immediatamente l'ordine che egli venisse arrestato all'attcrraggio, ma tale ordine non giunse mai a Berlino, Pagina 797
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt grazie all'iniziativa di Fellgiebel, che aveva coraggiosamente tagliato tutte le comunicazioni. Fino a quel momento, sembra che al quartier generale nessuno sospettasse che a Berlino potesse accadere qualcosa di anormale. Tutti credevano che Stauffenberg avesse agito da solo. Non doveva essere difficile arrestarlo, a meno che egli - come qualcuno sospettava - non fosse atterrato dietro le linee russe. Hitler, che in tale circostanza sembra essersi comportato con sufficiente calma, pensava già ad altro. Doveva andare a salutare Mussolini, che arrivava alle 16, poiché il suo treno aveva subito un ritardo. Vi fu qualcosa di sinistro e di grottesco in quell'ultimo incontro del 20 luglio 1944 dei due dittatori fascisti: essi osservarono le rovine della stanza delle conferenze cercando di illudersi che l'Asse da essi creato, quell'Asse che avrebbe dovuto dominare il continente europeo, non fosse a sua volta Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1139 crollato. Il " duce ", una volta così fiero e tracotante, ormai altro non era che il Gauleiter della Lombardia salvato dalla prigionia dai bravacci nazisti e puntellato da Hitler e dalle SS. Però l'amicizia e la stima del Fiihrer per il tiranno italiano decaduto non erano mai venute meno ed egli si recò a salutarlo con tutto quel calore che il suo stato fisico gli permetteva. Poi lo accompagnò fra le rovine ancora fumanti della Lagebaracke dove qualche ora prima era stato sul punto di perdere la vita, e predisse che nonostante tutti i rovesci la loro comune causa presto avrebbe trionfato. Il dottor Schmidt, che era presente alla scena, l'ha rievocata in questi termini29: II Duce restò assolutamente sbalordito. Non riusciva a capire come una cosa simile fosse potuta accadere al quartier generale... Hitler raccontò: " Stavo qui, presso questo tavolo; la bomba esplose proprio davanti i miei piedi... È chiaro che non mi potrà succedere nulla; non v'è dubbio che il mio destino è continuare la mia via e portare a compimento il mio compito... Ciò che oggi è accaduto qui, rappresenta il punto culminante! Essendo ora sfuggito alla morte... sono convinto più che mai che la grande causa che io servo supererà i presenti pericoli e che tutto potrà esser condotto a buon fine! " Schmidt dice che Mussolini, trasportato come già tante altre volte dalle parole di Hitler, assenti e così si espresse: La nostra situazione è brutta, si potrebbe quasi dire disperata, ma ciò che oggi è qui accaduto mi infonde nuovo coraggio. Dopo [questo] miracolo è inconcepibile che la nostra causa possa essere sfortunata. Poi i due dittatori col loro seguito andarono a prendere il té. Seguì una scena ridicola che ci da un quadro rivelatore, ma non sorprendente, del comportamento degli spregevoli e cialtroni capi nazisti nel momento di una delle massime crisi del Terzo Reich. Erano circa le 17. Nel frattempo per ordine personale di Hitler il sistema delle comunicazioni di Rastenburg era stato ristabilito e da Berlino erano cominciati a giungere i primi rapporti segnalanti che in quella città, e fors'anche sul fronte occidentale, era scoppiata una rivolta militare. I capitani del Fiihrer si diedero allora a recipro-che recriminazioni e ad accuse da lungo tempo represse, le loro grida riecheggiarono nell'ambiente, mentre Hitler a tutta prima restava seduto in silenzio, cogitabondo, e Mussolini arrossiva imbarazzato. L'ammiraglio Doenitz, il quale alla notizia dell'attentato si era precipitato in aereo a Rastenburg giungendovi dopo che il té era cominciato, si mise ad accusare l'esercito di tradimento. Gbring, parlando in nome dell'arma aerea, lo sostenne. Ma Doenitz poi se la prese con lo stesso Gbring, rinfacciandogli i disastrosi insuccessi della Luftwaffe. Il grasso maresciallo del Reich, dopo essersi difeso, a sua volta attaccò l'oggetto preferito del suo odio, Ribbentrop, per il fallimento della politica estera tedesca, e a un certo punto fece addirittura il gesto di colpire l'arrogante ministro degli Esteri col suo bastone di maresciallo. " Sporco mercantuccio di spumante che siete! Chiudete il vostro dannato becco! ", gridò Gbring. Ma questo, per Ribbentrop, che esigeva del rispetto perfino dal maresciallo del Reich, era im1140 II principio della fine possibile. Gridò: " Io sono sempre il ministro degli Esteri e mi chiamo von Ribbentrop! "*. Poi qualcuno toccò l'argomento di una precedente " rivolta " contro il regime nazista, ricordò il " complotto " di Rohm del 30 giugno 1934. L'accenno ad esso fece montare su tutte le furie Hitler, che se ne stava seduto cupo, succhiando le pillole a colori vivi fornitegli dal suo medicastro, il dottor Theodor Pagina 798
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Morell. Dei testimoni oculari riferiscono che egli saltò in piedi con la bava alla bocca, urlando e smaniando. Gridò che quel che aveva fatto a Rohm e ai traditori suoi seguaci era stato nulla in confronto con quel che avrebbe fatto ai traditori di oggi. Li avrebbe sterminati tutti, li avrebbe distrutti. " Metterò le loro mogli e i loro bambini nei campi di concentramento, - blaterò. Non avrò nessuna pietà per loro! " In questo caso - come in tanti altri analoghi - egli tenne fede alla sua parola. In parte per la stanchezza, ma anche perché il telefono cominciò a fornire, da Berlino, ulteriori particolari su di un sollevamento militare, Hitler interruppe il suo frenetico monologo; ma la sua collera non svanì. Accompagnato Mussolini al treno - fu il loro ultimo addio - tornò nella sua residenza. Verso le 18 essendogli stato detto che il putsch non era stato ancora soffocato, afferrò il telefono e gridò alle SS di Berlino l'ordine di fucilare ogni persona su cui gravasse il minimo sospetto. " Dove è Himmler? Perché mai non è là? ", urlò, dimenticandosi che solo un'ora prima, quando il gruppo era al té, aveva ordinato al capo delle SS di recarsi in volo a Berlino e di reprimere inesorabilmente la ribellione, per cui era impossibile che il suo poliziotto-capo fosse già arrivato nella capitale30. Come Stauffenberg apprese con sgomento, quando alle 15,45 atterrò a Rangsdorf, la ribellione lungamente e accuratamente preparata non si era svolta che a tempo rallentato. Tre ore preziose, d'importanza vitale, quelle durante le quali il quartier generale del Fùhrer era stato tagliato fuori dal resto del mondo, erano andate perdute. Stauffenberg non potè capirne il perché, né può capirlo lo storico che cerchi di ricostruire gli avvenimenti di quella fatale giornata. Il tempo era stato caldo e afoso, e forse anche ciò vi contribuì. Benché i principali cospiratori avessero saputo che Stauffenberg era partito per Rastenburg quella mattina " pesantemente carico " (come il generale Hopner fu informato) per presenziare alla conferenza dell'una del Fiihrer, pure solo pochi di essi, e per la maggior parte ufficiali inferiori, cominciarono a radunarsi, senza fretta, verso mezzogiorno, al quartier generale dell'esercito di riserva, che era anche il quartier generale della cospirazione. Si ricorderà che nel precedente tentativo di eliminare Hitler compiuto da Stauffenberg il 15 luglio, il * Ribbentrop aveva fatto il negoziante di spumanti, poi aveva sposato la figlia del principale produttore di spumanti della Germania. Il suo titolo di nobiltà, il suo " von ", gli era venuto per esser stato adottato nel 1925, quando aveva trentadue anni, da una zia, Gertrud von Ribbentrop. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1141 generale Olbricht aveva ordinato alle truppe della guarnigione di Berlino di iniziare l'operazione due ore prima del momento in cui la bomba, secondo i calcoli, doveva scoppiare. Ma il 20 luglio, avendo forse presente il rischio allora corso, non emanò ordini analoghi. La notte prima i comandanti delle unità di Berlino e dei centri di addestramento delle vicine località di Do-beritz, Jiiterbog, Krampnitz e Wiinsdorf erano stati avvertiti che probabilmente il 20 avrebbero ricevuto gli ordini per l'" operazione Valchiria ". Ma Olbricht decise di attendere, di non mettere di nuovo in moto le sue truppe prima di ricevere precise notizie da Fellgiebel, da Rastenburg. Il generale Hbpner, con l'uniforme che Hitler gli aveva vietato di indossare messa in una valigia, arrivò alla Bendlerstrasse alla mezza - proprio nel momento in cui Stauffenberg aveva rotta la capsula della bomba - ed egli e Olbricht andarono a pranzare, brindando al successo dell'impresa con una mezza bottiglia di vino. Entrambi non erano tornati da molto nell'ufficio di Olbricht, quando vi irruppe il generale Fritz Thiele, ufficiale-capo del servizio segnalazioni dell'OKW. Tutto agitato, disse di aver telefonato proprio allora a Fellgiebel, e sebbene la linea non funzionasse a perfezione e Fellgiebel fosse stato molto cauto nell'esprimersi, pure gli sembrava di aver capito che l'esplosione era bensì avvenuta ma che Hitler non era rimasto ucciso. Se così stavano le cose, disse Thiele, non si dovevano diramare gli ordini per l'" operazione Valchiria ". Olbricht e Hopner furono dello stesso parere. Dunque fra le 13,15 e le 15,45 ali'incirca, fino a quando Stauffenberg, atterrato a Rangsdorf, era corso a telefonare, nulla era stato fatto. Le truppe non erano state chiamate a raccolta, non erano stati mandati ordini ai comandi militari di altre città e, cosa forse più strana di tutte, nessuno aveva pensato a occupare la centrale della radio e le centrali telefoniche e telegrafiche. I due principali capi militari, Beck e Witzleben, non erano ancora comparsi. L'arrivo di Stauffenberg spinse infine i cospiratori ad agire. Da Rangsdorf egli per telefono sollecitò il generale Olbricht perché non aspettasse il suo Pagina 799
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt apparire alla Bendlerstrasse - per recarvisi dall'aeroporto sarebbero occorsi quarantacinque minuti - ma desse subito corso all'" operazione Valchiria ". Finalmente i congiurati avevano qualcuno che comandasse - anche in quel giorno cruciale, anche se ribelle, un ufficiale tedesco senza di ciò si sentiva smarrito - ed essi cominciarono ad agire. Il colonnello Mertz von Quirnheim, capo di Stato maggiore di Olbricht e intimo amico di Stauffenberg, andò a prendere gli ordini per l'" operazione Valchiria " e cominciò a trasmetterli per telescrivente e per telefono. Un primo ordine mise in stato d'allarme le truppe di stanza a Berlino e intorno a Berlino; un secondo ordine, firmato da Witzleben quale " comandante in capo della Wehrmacht " e controfirmato dal conte von Stauffenberg - tali ordini erano stati compilati qualche mese prima - annunciò che il Fùhrer era morto e che Witzleben aveva " demandato il potere esecutivo " ai comandi distrettuali dell'esercito in patria e ai comandanti in capo degli eserciti combattenti al fronte. Il feld1142 II principio della fine maresciallo von Witzleben non era ancora giunto alla Bendlerstrasse. Era arrivato fino a Zossen, venti miglia a sud-est di Berlino, dove egli stava conferendo col primo generale d'amministrazione dell'esercito, Wagner. Egli fu fatto chiamare e fu fatto chiamare anche il generale Beck. I due generali di più alto grado del complotto in quel giorno fatale stavano prendendosela con tutto comodo. Diramati gli ordini, alcuni dei quali recavano la firma del generale Fromm (benché questi non lo sapesse), Olbricht si recò all'ufficio del comandante dell'esercito di riserva, disse al comandante che Fellgiebel gli aveva comunicato la notizia dell'assassinio di Hitler e lo sollecitò perché assumesse la direzione dell'" operazione Valchiria " al fine di garantire la sicurezza interna del paese. I cospiratori erano certi che agli ordini di Fromm si sarebbe automaticamente obbedito. In quel momento, per loro egli rappresentava un personaggio molto importante. Ma, come Kluge, Fromm aveva la specialità di tener il piede in due starle. Non era uomo da fare un salto senza sapere dove andava a finire. Voleva, prima di decidere sul da farsi, la prova sicura che Hitler fosse morto. A questo punto Olbricht fece un altro dei vari errori disastrasi commessi dai congiurati in quella giornata. In base a quel che Stauffenberg gli aveva detto per telefono da Rangsdorf, egli era certo che il Fùhrer era morto. Sapeva anche che Fellgiebel era riuscito a interrompere per tutto il pomeriggio le linee telefoniche facenti capo a Rastenburg. Spavaldamente prese il telefono e chiese una comunicazione " lampo " con Keitel. Con sua estrema sorpresa Keitel rispose quasi subito - come si è visto, le comunicazioni erano state ristabilite, ma Olbricht lo ignorava. FROMM Che cosa è successo al quartier generale? A Berlino corrono voci stravaganti. KEITEL Che deve essere successo? Qui tutto va come al solito. FROMM Proprio ora ho ricevuto la notizia che il Fiihrer è stato assassinato. KEITEL Che sciocchezzai È vero che c'è stato un attentato, ma per fortuna è fallito. Il Fiihrer è vivo, è stato solo leggermente ferito. A proposito, dove si trova il vostro capo di Stato maggiore, il colonnello conte Stauffenberg? FROMM Stauffenberg non è ancora tornato qui ". Da quel momento Fromm fu perduto per la cospirazione, con conseguenze che presto dovevano risultare catastrofiche. A tutta prima, Olbricht restò sbalordito, non disse parola e lasciò l'ufficio senza farsi notare. A quel punto giunse il generale Beck, vestito in borghese, di nero - forse l'aveva fatto per attenuare il carattere militare della rivolta - per assumere le sue funzioni. Ma ben presto tutti si resero conto che l'uomo da cui veramente tutto dipendeva era il colonnello von Stauffenberg, il quale senza berretto e senza fiato alle 16,30 salì a salti le scale del vecchio Ministero della Guerra. Egli riferì brevemente sull'esplosione, sottolineando che lui stesso l'aveva vista a una distanza di un centinaio di metri. Quando Olbricht obiettò che proprio allora aveva parlato al telefono con lo stesso Keitel, il quale gli aveva giurato che Hitler era soltanto lievemente ferito, Stauffenberg rispose che Keitel aveva mentito per guadagnar tempo. Affermò che, per lo meno, Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1143 Hitler doveva essere gravemente ferito. Comunque, egli aggiunse, ormai essi potevano fare una sola cosa: utilizzare ogni minuto per rovesciare il regime Pagina 800
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazista. Beck si disse d'accordo. Dichiarò che per lui era più o meno lo stesso che il despota fosse vivo o morto. Essi dovevano andar avanti e rovesciarne il malvagio governo. Il guaio era che, nonostante tutti i loro piani, dopo quel fatale indugio e nella confusione seguitane, essi non sapevano come procedere. Nemmeno quando il generale Thiele avvertì che poco dopo la rete nazionale della radio tedesca avrebbe trasmesso la notizia che Hitler era scampato all'attentato, non sembra che ai cospiratori venisse in mente quel che dovevano fare, e che dovevano fare subito: occupare la centrale della radio, impedire ai nazisti di trasmettere dei comunicati, cominciare a riempire l'etere coi proclami del loro nuovo governo. Anche se per far questo non v'erano ancora truppe a portata di mano, la polizia di Berlino sarebbe potuta bastare. Il conte von Helldorf, capo della polizia ben addentro nella congiura, fin da mezzogiorno era stato ad aspettare con impazienza, per passare all'azione con le sue forze considerevoli e già messe in stato di allarme. Ma non era venuta nessuna telefonata; cosi alla fine alle 16 aveva preso la macchina e si era recato alla Bendlerstrasse per sapere che cosa succedeva. Olbricht gli disse che la sua polizia sarebbe passata agli ordini dell'esercito. Ma non vi era ancora un esercito dei rivoltosi; vi erano soltanto degli ufficiali disorientati che se ne stavano qua e là nel quartier generale, senza truppe ai loro ordini. Invece di provvedere subito a tale riguardo, Stauffenberg fece una telefonata urgente a suo cugino, il tenente colonnello Caesar von Hofacker, al quartier generale di Parigi del generale Stiilpnagel, sollecitando i cospiratori a passare colà all'azione. Certo, ciò era della massima importanza, dato che il complotto in Francia era stato meglio organizzato ed era sostenuto da ufficiali dell'esercito più importanti, tranne quelli che si trovavano a Berlino. Di fatto, Stiilpnagel doveva dimostrare maggior energia dei suoi compagni generali al centro della rivolta. Prima che calasse la sera egli fece arrestare e imprigionare tutti i milleduecento elementi delle SS e del SD di Parigi, ufficiali e truppa, compreso il loro temuto comandante, il maggior generale delle SS Karl Oberg. Se a Berlino si fosse dato prova, in quel pomeriggio, di altrettanta energia e si fosse agito nello stesso senso, la storia avrebbe potuto prendere un diverso corso. Dopo aver messo in stato d'allarme Parigi, Stauffenberg si occupò del testardo Fromm, di cui egli era il capo di Stato maggiore e il cui rifiuto a unirsi ai ribelli una volta appreso da Keitel che Hitler era vivo, stava pregiudicando seriamente il successo del complotto. Beck non aveva l'animo di disputare con Fromm già in questa prima fase della vicenda; egli si scusò e non si unì a Stauffenberg e a Olbricht, quando costoro andarono a trovare Fromm. A questi Olbricht disse che Stauffenberg poteva confermare la notizia della morte di Hitler. " È impossibile, - ribattè Fromm. - Keitel mi ha assicurato il contrario". ii44 If principio della fine " Come al solito, Keitel mente, - disse Stauffenberg, intervenendo. - Io stesso ho visto portar via il corpo di Hitler ". Queste parole del suo capo di Stato maggiore e di un testimone oculare diedero da pensare a Fromm, che per un momento non disse nulla. Ma quando Olbricht, cercando di approfittare della sua indecisione, notò che in ogni modo la parola cifrata per procedere all'" operazione Valchiria " era stata già diramata, Fromm saltò in piedi gridando: "Questa è insubordinazione! Chi ha dato l'ordine? " Essendogli detto che era stato il colonnello Mertz von Quirnheim, egli fece venire l'ufficiale e lo mise agli arresti. Stauffenberg fece un ultimo sforzo per guadagnare alla causa il suo capo. " Generale, - egli disse, - io stesso ho piazzato la bomba durante la conferenza presieduta da Hitler. L'esplosione è stata come quella di una granata da i^o mm. Nella stanza nessuno può essere rimasto vivo ". Ma Fromm era un opportunista troppo intelligente per poter essere bluffato. " Conte Stauffenberg, - egli rispose, - l'attentato è fallito. Dovete subito spararvi ". Freddamente, Stauffenberg si rifiutò. Sull'istante, Fromm, tipo bovino dalla faccia rossa, dichiarò in arresto i tre visitatori, Stauffenberg, Olbricht e Mertz. " Vi sbagliate, - rispose Olbricht. - Siamo noi che ora vi dichiariamo in arresto ". Seguì una zuffa del tutto fuori luogo fra gli ufficiali, nel corso della quale, secondo una versione, Fromm colpì al volto Stauffenberg, che aveva un solo braccio per difendersi. Ma si ebbe presto ragione del generale, che fu messo agli arresti e rinchiuso nella stanza del suo aiutante, col maggiore Pagina 801
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ludwig von Leonrod incaricato di sorvegliarlo *. I ribelli presero la precauzione di tagliare la linea telefonica della stanza. Tornato al suo ufficio, Stauffenberg vi trovò VOberfilhrer Piffrader, un tipo truculendo delle SS che si era distinto di recente nel sopraintendere all'esumazione e alla distruzione dei corpi di 221 ooo ebrei uccisi nelle regioni baltiche dagli Einsatzgruppen prima che l'avanzata dei russi avesse raggiunto quelle terre. Era venuto per arrestarlo. Invece fu preso e, insieme a due suoi agenti in borghese del SD, fu rinchiuso in un adiacente ufficio vuoto. Poco dopo giunse il generale von Kortzfleisch, comandante generale delle truppe del distretto Berlino-Brandeburgo (il Wehrkreis III), per chiedere che cosa stava accadendo. Il generale, che era di decisi sentimenti nazisti, insistette per vedere Fromm; fu invece accompagnato da Olbricht, col quale si rifiutò di parlare. Allora lo ricevette Beck, e Kortzfleisch essendosi dimostrato inaccessibile a ogni proposta di collaborazione fu messo a sua volta al sicuro. Come era stato progettato, il generale von Thiingen lo sostituì nella carica. * Qualche settimana prima Leonrod aveva chiesto a un cappellano dell'esercito suo amico, padre Hermann Wehrle, se la Chiesa cattolica assolve i tirannicidi e aveva avuto una risposta negativa. Quando al processo contro Leonrod celebrato dinanzi al tribunale popolare si venne a sapere di questo episodio, padre Wehrle fu arrestato per non aver informato le autorità e fu condannato a morte come Leonrod. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1145 II comparire di Piffrader ricordò a Stauffenberg che i cospiratori si erano dimenticati di mettere truppe di guardia intorno al casamento. Così un distaccamento del battaglione della guardia Grossdeutschland, che si era creduto fosse già in servizio ma che non lo era, fu fatto stazionare all'entrata dell'edificio. Poco dopo le 17 i ribelli controllavano almeno il proprio quar-tier generale, ma era anche l'unica cosa che a Berlino avessero sotto controllo. Che ne era delle truppe dell'esercito tenute ad occupare la capitale e ad assicurarla al nuovo governo antinazista? Un po' dopo le 16, quando infine, in seguito al ritorno di Stauffenberg, i cospiratori si fecero vivi, il comandante di Berlino, generale von Hase. telefonò al comandante dell'ottimo battaglione della guardia Grossdeutschland, stanziato a Doberitz, ordinandogli di mettere in stato d'allarme la sua unità e di presentarsi subito a rapporto alla Kommandantur di Unter den Linden. Il comandante del battaglione, di recente nomina, era il maggiore Otto Re-mer; doveva avere una parte capitale in quella giornata, ma non quella su cui i congiurati avevano contato. Costoro si erano informati su di lui perché al suo battaglione avevano assegnato un compito importantissimo, e si erano accontentati del fatto che egli era loro apparso come un ufficiale apolitico il quale avrebbe obbedito senz'altro agli ordini dei suoi superiori diretti. Sul suo coraggio, non v'era da dubitare. Era stato ferito otto volte e di recente aveva ricevuto dalle mani dello stesso Hitler la croce di guerra con fronde di quercia, una decorazione assai rara. Remer mise in stato d'allarme il suo battaglione conformemente agli ordini e lo mandò subito in città per avere da Hase istruzioni specifiche. Il generale lo informò dell'assassinio di Hitler e di un putsch tentato dalle SS, ordinandogli di bloccare i ministeri della Wilhelmstrasse e il centro del servizio di sicurezza delle SS, situato nel vicino quartiere della stazione ferroviaria di Anhalt. Alle 17,30 Remer con una rapida azione aveva già assolto il compito. Tornò a rapporto all'Unter den Linden, per chiedere ulteriori ordini. E ora un altro personaggio di minore statura s'inserì nel dramma contribuendo a far sì che Remer divenisse la nemesi della cospirazione. Un certo tenente, il dottor Hans Hagen, giovane assai impressionabile che aveva un gran concetto di sé, era stato assegnato in qualità di ufficiale incaricato di impartire la dottrina nazionalsocialista al battaglione della guardia di Remer. Egli lavorava anche per il dottor Goebbels al Ministero per la Propaganda, e in quel periodo era dislocato a Bayreuth, dove era stato mandato dal ministro per collaborare a un libro, una Storia della cultura nazionalsocialista, che Martin Bormann, segretario di Hitler, voleva fosse scritto. La sua presenza a Berlino era del tutto fortuita. Egli era venuto nella capitale per parlare alla commemorazione di un oscuro scrittore caduto al fronte; pertanto, volle approfittare della sua permanenza a Berlino per tener anche una conferenza nel pomeriggio al suo battaglione, su " Problemi della 1146 II principio della fine condotta nazionalsocialista ", benché la giornata fosse assai calda e afosa. Pagina 802
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Egli aveva una vera passione per parlare in pubblico. Mentre si recava a Dòberitz, l'eccitabile tenente credette di aver visto passare in un'auto dell'esercito, in alta uniforme, il feldmaresciallo von Brauchitsch; subito gli venne l'idea che i vecchi generali stavano organizzando qualche tradimento. In realtà, Brauchitsch, già da tempo cacciato via dal suo posto da Hitler, in quel giorno non si trovava a Berlino, né in uniforme né senza; ma Hagen giurò di averlo visto. Comunicò i suoi sospetti a Remer, col quale stava appunto parlando quando il maggiore ricevette l'ordine di occupare la Wilhelmstrasse. Tale ordine rafforzò i suoi sospetti, ed egli indusse Remer a dargli una motocicletta con sidecar, con cui si recò subito al Ministero della Propaganda, per dare l'allarme a Goebbels. Proprio allora il ministro aveva ricevuto la prima telefonata da Hitler, il quale gli disse dell'attentato contro la sua persona e gli diede l'ordine di annunciare per radio al più presto che esso era fallito. Sembra che quella sia stata la prima notizia che il ministro alla Propaganda, di solito così vigile, abbia avuto su quanto era accaduto a Rastenburg. Hagen lo mise subito al corrente di ciò che stava per succedere a Berlino. A tutta prima Goebbels restò scettico - egli considerava Hagen più o meno come un seccatore - e, secondo una versione, era sul punto di mandarlo via quando il tenente gli suggerì di andare alla finestra per vedere di persona. Ciò che Goebbels vide affacciandosi fu più convincente delle parole isteriche di Hagen. Le truppe dell'esercito stavano mettendo posti di guardia tutt'intorno al Ministero. Goebbels, sebbene ottuso, aveva uno spirito assai pronto; così disse a Hagen di mandar subito da lui Remer. Hagen eseguì l'incarico, e dopo di ciò uscì dalle scene della storia. Così mentre i cospiratori della Bendlerstrasse si mettevano in relazione con vari generali in tutta Europa senza curarsi più di un ufficiale subalterno come Remer, nonostante il suo compito fosse indispensabile, Goebbels stava prendendo contatto con l'uomo che, benché di modesto rango, in quel particolare momento era importante più di chiunque altro. La presa di contatto era stata inevitabile perché nel frattempo Remer aveva avuto l'ordine di arrestare il ministro alla Propaganda; mentre si accingeva ad eseguire tale ordine, ricevette il messaggio dello stesso Goebbels che lo invitava a recarsi da lui. Remer entrò nel Ministero della Propaganda con venti uomini, a cui dette l'ordine di andarlo a cercare qualora non fosse tornato dall'ufficio del ministro dopo qualche minuto. Con la pistola in mano, lui e il suo aiutante raggiunsero l'ufficio del più importante funzionario nazista che in quel giorno si trovasse a Berlino, per arrestarlo. Fra le doti che avevano fatto salire Joseph Goebbels fino alla sua alta carica nel Terzo Reich, vi era quella di saper fare abili discorsi in situazioni critiche - e la presente situazione era una delle più critiche e precarie di tutta la sua tempestosa vita. Egli anzitutto ricordò al giovane maggiore il suo giuramento di fedeltà al comandante in capo. Remer replicò seccamente che Hitler era morto. Goebbels disse che, invece, il Fùhrer era più vivo che Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1147 mai: aveva parlato con lui al telefono un minuto prima. Ne poteva dare la prova: prese il telefono e ordinò una chiamata urgente per il comandante in capo, a Rastenburg. Ancora una volta, il fatto che i cospiratori avessero trascurato di impadronirsi dþlla centrale telefonica di Berlino o almeno di tagliarne i fili, contribuì al disastro*. Dopo un minuto o due Hitler era in linea. Goebbels si affrettò a passare il ricevitore a Remer. Il maggiore riconosceva la sua voce? chiese il Signore della Guerra. In Germania, chi avrebbe potuto non riconoscere quella voce rauca, udita alla radio centinaia di volte? Inoltre Remer l'aveva udita direttamente qualche settimana prima, quando il Fiihrer lo aveva decorato. Si dice che il maggiore scattasse sull'attenti. Hitler gli ordinò di soffocare l'insurrezione e di obbedire soltanto ai comandi di Goebbels, di Himmler - che, egli disse, era stato nominato proprio allora comandante dell'esercito di riserva e che stava venendo in aereo a Berlino - e del generale Reinecke, che si trovava nella capitale e che aveva ricevuto l'ordine di assumere il comando di tutte le truppe della città. Il Fùhrer inoltre promosse sull'istante il maggiore Remer colonnello. Per Remer, ciò era più che sufficiente. Aveva ricevuto ordini dall'alto ed egli si accinse ad eseguirli con quell'energia in cui nella Bendlerstrasse non si era saputo dar prova. Ritirò il suo battaglione dalla ^ilhelmstrasse, occupò la Kommandantur di Unter den Linden, mandò pattuglie per fermare ogni altra truppa che stesse marciando sulla città e lui stesso si mise a cercare la sede del quartier generale della cospirazione in modo da poterne arrestare i caporioni. Pagina 803
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Perché i generali e i colonnelli ribelli affidarono per prima cosa a Remer un compito cosi importante? Perché non lo sostituirono, all'ultimo momento, con qualche altro ufficiale che fosse anima e corpo nel complotto? Perché, almeno, non mandarono col battaglione della guardia un ufficiale fidato per vedere se Remer obbediva agli ordini? Questi sono alcuni dei molti enigmi del 20 luglio. Inoltre, perché mai non fu arrestato subito Goebbels, il più importante e pericoloso funzionario nazista presente a Berlino? Per procedere a ciò, a un paio di poliziotti del conte von Helldorf sarebbero bastati pochi minuti, dato che al Ministero della Propaganda non vi era nessuna guardia. Perché mai i congiurati non occuparono il quartier generale della Gestapo della Prinz-Albrecht-Strasse non solo per eliminare la polizia segreta di Stato ma anche per liberare un certo numero di cospiratori, loro compagni, compreso Leber, che si trovavano incarcerati in quell'edificio? Il quartier generale della Gestapo era praticamente incustodito, come pure la sede del RSHA, centro nevralgico del SD e delle SS che tutti pensavano avrebbero dovuto essere fra i primi posti da occupare. È impossibile rispondere a queste domande. Per un certo tempo il quartier generale della Bendlerstrasse non seppe * Successivamente Goebbels avrebbe esclamato: " Pensare che cotesti rivoluzionati non furono nemmeno così futbi da tagliate le linee telefoniche! Perfino la mia figlioletta ci avrebbe pensato " (CURT RIESS, Joseph Goebbels: thè Devil's Advocate, p. 280). 1148 II principio della fine dell'improvviso voltafaccia di Remer. Sembra che ben poco si sapesse di quanto stava accadendo a Berlino, finché fu troppo tardi per intervenire. Ed ancor oggi è assai difficile accertare i fatti, perché i racconti dei testimoni oculari sono pieni di sconcertanti contraddizioni. Dove erano i carri armati, dove erano le truppe che dovevano accorrere dalle postazioni situate fuori della città? Poco dopo le 18,30 un breve comunicato trasmesso dal Deutschland-sender, stazione radio trasmittente così potente da poter essere sentita in tutta l'Europa, annunciò che vi era stato un attentato contro Hitler ma che esso era fallito. Il comunicato fu un brutto colpo per gli assillati personaggi della Bendlerstrasse e nel contempo fece loro sapere che il distaccamento delle truppe che si supponeva avesse occupato il Rundfunkbaus non aveva assolto il suo compito. Goebbels era stato in grado di telefonare il testo del comunicato alla direzione della radio mentre aspettava Remer. Alle 18,45 Stauffenberg mandò per telescrivente una nota ai comandanti dell'esercito, avvertendo che il comunicato della radio era falso e che Hitler era morto. Ma per gli autori del putsch il danno era quasi irreparabile. I generali comandanti di Praga e di Vienna, che avevano già proceduto ad arrestare le SS e i capi del partito nazista, cominciarono a tirarsi indietro. Poi alle 20,30 Keitel provvide a mandar con la telescrivente dell'esercito a tutti i comandi militari un messaggio dal quartier generale del Fùhrer, annunciando che Himmler era stato nominato capo dell'esercito di riserva e che " si doveva obbedire soltanto agli ordini suoi e miei ". Keitel aggiunse: " Qualsiasi ordine impartito da Fromm, Witzleben o Hòpner è nullo ". Come vedremo, il comunicato del Deutschlandsender, che Hitler era vivo, e il secco ordine di Keitel, che si doveva obbedire solo ai suoi comandi e non a quelli dei cospiratori, ebbero un effetto decisivo sul feldmaresciallo von Kluge, che nella lontana Francia stava per unire la sua sorte a quella dei cospiratori *. Non giunsero nemmeno i carri armati, su cui gli ufficiali ribelli tanto avevano concato. Si sarebbe potuto pensare che Hbpner, eccellente generale * Vi sono versioni contrastanti circa la ragione per cui la stazione radio di Berlino non fu occupata. Secondo una versione, tale compito era stato assegnato a una unità dell'accademia di fanteria di Doberitz e lo doveva assolvere il comandante di essa, generale Hitzfeld, partecipante al complotto. Ma i cospiratori non avvertirono Hitzfeld che il giorno X sarebbe stato il 20 luglio, ed egli in quel giorno si trovava a Baden, ad assistere ai funerali di un parente. Il suo luogotenente, un certo colonnello Miiller, era anche lui fuori, per un incarico militare. Quando infine Mailer tornò, verso le 20, trovò che il suo migliore battaglione era partito per una esercitazione notturna. Quando verso mezzanotte potè riunire le sue truppe era già troppo tardi. Secondo un'altra versione, un certo maggiore Jacob era riuscito a circondare con truppe dell'accademia di fanteria il Rundfunkhaus (l'edificio della radio), ma non riuscì ad avere ordini precisi da Olb-richt circa quel che doveva fare esattamente. Quando Goebbels telefonò il testo del primo comunicato, Jacob non si oppose a che venisse trasmesso. In seguito il maggiore affermò che se Olbricht gli avesse dato gli ordini necessari, si sarebbe potuto negare l'uso Pagina 804
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della radio tedesca ai nazisti e avrebbe potuto essere messa al servizio dei cospiratori. La prima versione è data da Zeller (Geist der Freiheit, pp. 267-68), lo storico tedesco pili autorevole del complotto del 20 luglio; la seconda da Wheeler-Bennett (Nemesis, pp. 6)4-5; n.) e da Rudolf Sammler (Goebbels: thè Mun Next to Hitler, p. 138). Entrambi affermano che il maggiore Jacob diede la versione sopracitata. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1149 delle truppe corazzate, avrebbe provveduto lui a questo, ma egli non venne a capo di nulla. Al comandante della scuola carristi di Krampnitz, - il colonnello Wolfgang Glasemer - che doveva fornire i carri armati, i cospiratori avevano dato l'ordine di metter in moto verso la capitale i mezzi corazzati e di presentarsi personalmente a rapporto alla Bendlerstrasse per ricevere ulteriori istruzioni. Ma il colonnello dei carristi, giunto che fu a Berlino, non volle aver parte alcuna in un putsch militare contro i nazisti e Olbricht dopo una inutile discussione dovette far rinchiudere anche lui nel fabbricato. Però Glasemer era riuscito a sussurrare al suo aiutante, che non fu arrestato, l'ordine di informare il quartier generale dell'ispettorato di Berlino delle truppe corazzate, avente giurisdizione sulle formazioni dei carri armati, su ciò che era accaduto e di disporre affinchè si obbedisse solamente ai comandanti dell'ispettorato. Cosf accadde che i tanto necessari carri armati vennero meno ai ..ribelli, anche se alcuni di essi giunsero fino al cuore della città, alla Colonna della Vittoria del Tiergarten. Con un'astuzia, il colonnello Glasemer riuscì a liberarsi. Disse agli uomini di guardia di aver deciso di obbedire agli ordini di Olbricht e di voler assumere lui stesso il comando dei carri armati. Dopodiché, sgattaiolò fuori dall'edificio. I carri armati vennero subito ritirati dalla città. Il colonnello delle truppe corazzate non fu il solo ufficiale a sfuggire agli arresti a cui in modo approssimativo e cortese erano stati messi coloro che non volevano associarsi alla congiura: circostanza, questa, che contribuì alla rapida fine della rivolta. Il feldmaresciallo von Witzleben quando finalmente arrivò poco prima delle 20, in completa uniforme brandendo il suo bastone, onde prendere servizio come nuovo comandante in capo della Wehrmacht, sembra essersi reso subito conto che il putsch era fallito. Attaccò Beck e Stauffenberg accusandoli di aver rovinato tutto. Al suo processo, egli avrebbe detto al tribunale di essergli apparso chiaro che il tentativo era fallito allorché venne a sapere che nemmeno la centrale della radio era stata occupata. Ma lui stesso, in quel momento, quando con la sua autorità di feldmaresciallo avrebbe potuto raccogliere intorno a sé un buon numero dei comandanti delle truppe di Berlino e fuori Berlino, nulla aveva fatto per aiutare il colpo di mano. Dopo tre quarti d'ora che era entrato nell'edificio della Bendlerstrasse, ne uscì, e uscì anche dalla cospirazione, che sembrava ormai certo fosse fallita. Salito sulla sua Mercedes tornò a Zossen, dove egli era rimasto a far nulla durante le sette ore decisive di quella giornata, disse al generale d'amministrazione Wagner che la rivolta era abortita e si recò nella sua proprietà di campagna lontana trenta miglia, dove l'indomani fu arrestato da un suo collega generale di nome Linnertz. Ormai il sipario si alzò sull'ultimo atto della tragedia. Poco dopo le 21 i delusi cospiratori restarono attoniti nell'udire il 1150 II principio della fine Deutschlandsender annunciare che il Fiihrer più tardi quella stessa sera avrebbe parlato per radio al popolo tedesco. Qualche minuto dopo si venne a sapere che il comandante di Berlino, il generale von Hase, che aveva dato al maggiore Remer (ora divenuto colonnello) quel fatale incarico, era stato arrestato e che il generale nazista Reinecke appoggiato dalle SS aveva assunto il comando di tutte le truppe di Berlino e si accingeva ad attaccare la Bendlerstrasse. Le SS si erano infine riorganizzate, soprattutto grazie a Otto Skorzeny, l'energico capo delle SS che aveva dimostrato il suo ardimento nella liberazione di Mussolini. Ignorando che qualcosa era nell'aria, quel giorno alle 18 Skorzeny aveva già preso l'espresso per Vienna della notte, ma era stato fatto scendere dal treno quando questo sostò al sobborgo berlinese di Lich-terfelde per ordine di Schellenberg, generale delle SS e uomo numero due del SD. Tornato a Berlino Skorzeny trovò il quartier generale del SD, che era incustodito, in uno stato di estremo isterismo. Ma egli era una persona di grande sangue freddo e per giunta un ottimo organizzatore; raccolse rapidamente le sue squadre armate e si mise all'opera. Fu lui a persuadere per primo i reparti della scuola dei carristi a Pagina 805
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt restar fedeli a Hitler. L'energica reazione a Rastenburg, la rapidità con cui Goebbels guadagnò a sé Remer e utilizzò la radio, il rifarsi vive delle SS di Berlino e l'incredibile confusione e inazione dei ribelli della Bendlerstrasse indussero a cambiar idea un buon numero di ufficiali dell'esercito che erano stati sul punto di associare la loro sorte a quella dei cospiratori o che ad essi si erano già uniti. Uno di costoro fu il generale Otto Herfurth, capo di Stato maggiore di Kortzfleisch (già arrestato). Da principio egli aveva cooperato con la Bendlerstrasse nel tentativo di raccogliere truppe ma poi, visto come le cose stavano andando, cambiò partito e verso le 21,30 telefonò al quartier generale di Hitler per avvertire che stava soffocando il putsch militare*. Il generale Fromm, che fin da principio aveva pregiudicato l'esito della rivolta col suo rifiuto di associarsi ad essa, e che, per questo, era stato arrestato, ora si mosse. Verso le 20, quattro ore dopo che era stato rinchiuso nell'ufficio del suo aiutante, aveva chiesto di ritirarsi nella sua abitazione privata, situata al piano di sotto. Aveva dato la sua parola d'onore di ufficiale che non avrebbe cercato di fuggire o di comunicare con l'esterno. Il generale Hopner acconsentì, e poiché Fromm si lamentava che era affamato, non solo, ma anche assetato, gli aveva mandato dei sandwich e una bottiglia di vino. Un po' prima erano arrivati tre generali dello Stato maggiore di Fromm, i quali avevano rifiutato di unirsi alla ribellione e avevano chiesto di essere accompagnati dal loro capo. Cosa inesplicabile, essi furono condotti nell'abitazione privata di quest'ultimo, seppure in stato di arresto. Non appena giunti, Fromm li informò che c'era una uscita poco usata, sul dietro dell'edificio, da cui avrebbero potuto fuggire. Non tenendo fede alla * II suo tradimento non lo salvò dall'essere arrestato per aver partecipato al complotto e impiccato per tale ragione. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1151 parola data a Hbpner, egli ordinò ai generali di organizzare dei soccorsi, di attaccare l'edificio, di liberarlo e di soffocare la rivolta. I generali se la svignarono senza che nessuno se ne accorgesse. Ma già un gruppo di ufficiali inferiori dello Stato maggiore di Olbricht, che da principio si erano associati ai ribelli o che erano rimasti nella Ben-dlerstrasse per vedere come si sviluppava la rivolta, aveva cominciato a rendersi conto che questa stava fallendo. Come disse uno di essi in seguito, si resero anche conto che sarebbero stati tutti impiccati come traditori se la sollevazione non avesse avuto successo e se essi non si fossero schierati in tempo contro di essa. Uno di costoro, il tenente colonnello Franz Herber, ex ufficiale di polizia e nazista convinto, aveva mandato a prelevare alcuni mitra con munizioni dall'arsenale di Spandau, facendoli poi nascondere al secondo piano. Verso le 22,30 questi ufficiali si recarono da Olbricht chiedendogli di far loro sapere con esattezza che cosa lui e i suoi amici stavano cercando di fare. Il generale glielo disse ed essi si ritirarono senza commenti. Venti minuti dopo tornarono - in sei o otto, capeggiati da Herber e dal tenente colonnello Bodo von der Heyde - brandendo le armi e chiedendo a Olbricht ulteriori spiegazioni. Stauffenberg si affacciò per vedere che significava quel baccano, e fu arrestato. Cercò di fuggire precipitandosi verso la porta e raggiungendo il corridoio: gli fu sparato contro, e venne colpito al braccio, il solo che aveva. I nuovi avversari dei ribelli si misero a sparare disordinatamente, ma sembra che, tranne Stauffenberg, nessuno fosse colpito. Poi perlustrarono l'ala dell'edificio che era stato il quartier generale del complotto, mettendo mano sui cospiratori. Beck, Hbpner, Olbricht, Stauffenberg, Haften e Mertz furono rinchiusi nell'ufficio ora vuoto di Fromm, dove poco dopo comparve lo stesso Fromm, impugnando una pistola. " Bene, signori, - egli disse, - ora vi tratterò come voi mi avete trattato ". Ma non lo fece. " Posate le armi ", ordinò, e dichiarò a coloro che prima lo avevano arrestato che essi erano agli arresti. " Non potete farlo con me, che sono stato il vostro comandante, -disse con calma Beck accingendosi a prendere la pistola. - Trarrò da me le conseguenze di questa infausta situazione ". " Bene, tenete l'arma puntata contro di voi ", gli ingiunse Fromm. Questo brillante e colto ex capo di Stato maggiore fu portato alla rovina nella prova suprema della sua vita dalla sua strana mancanza di volontà Pagina 806
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nell'agire, che egli dimostrò sino alla fine. " In questo momento rievoco i giorni antichi... ", cominciò a dire, ma Fromm gli tagliò il discorso. " Ora non vogliamo sentire queste storie. Vi chiedo di tacere e di procedere ". Beck obbedì. Tirò il grilletto della pistola, ma la palla lo ferì solo di striscio alla testa. Egli ricadde sulla sedia, perdendo un po' di sangue. 1152 II principio della fine " Aiutate voi il vecchio signore ", ordinò Fromm a due giovani ufficiali, ma quando essi cercarono di prender la pistola Beck si oppose e chiese che si desse a lui stesso un'altra possibilità. Fromm, con un cenno, acconsentì. Poi si rivolse agli altri congiurati. " Quanto a voi, signori, se avete delle lettere da scrivere, vi dò qualche minuto di tempo ". Olbricht e Hopner chiesero carta e penna e si sedettero per inviare brevi parole d'addio alle mogli. Stauffenberg, Mertz, Haften e gli altri restarono in piedi, in silenzio. Fromm usci dalla stanza. Egli aveva rapidamente deciso di eliminare quegli uomini, non soltanto per far sparire i precedenti - pur essendosi rifiutato di prender parte attiva al complotto, da mesi ne era al corrente, aveva ospitato gli assassini e non aveva denunciato i loro piani - ma anche per guadagnarsi i favori di Hitler, come l'uomo che aveva soffocato la rivolta. Nel mondo dei gangster nazisti era ormai troppo tardi per questo, ma Fromm non se ne rese conto. Egli tornò cinque minuti dopo ad annunciare che " in nome del Fiihrer " egli aveva convocato una " corte marziale " (non vi è prova che egli l'avesse fatto), la quale aveva condannato a morte quattro ufficiali: " il colonnello di Stato maggiore Mertz, il generale Olbricht, questo colonnello di cui non voglio più fare il nome [Stauffenberg] e questo tenente [Haften] ". I due generali, Olbricht e Hopner, stavano ancora scribacchiando le lettere alle mogli. Il generale Beck stava disteso sulla sua poltrona, col volto intriso del sangue che usciva dalla ferita di striscio provocata dalla pallottola. I quattro ufficiali " condannati " a morte stavano in piedi, impalati, in silenzio. " Bene, signori, - disse Fromm a Olbricht e Hopner, - siete pronti? Devo pregarvi di affrettarvi per non rendere le cose troppo difficili agli altri ". Hopner finì la lettera e la posò sul tavolo. Olbricht chiese una busta, vi mise la sua lettera e la chiuse. Beck, che cominciava a tornare in sé, chiese un'altra pistola. Stauffenberg, con la manica del suo unico braccio intrisa di sangue, e i suoi tre compagni " condannati " furono condotti fuori. Fromm disse a Hopner di seguirlo. In basso, nel cortile, alla scialba luce dei fanali oscurati di un'auto dell'esercito, i quattro ufficiali furono rapidamente liquidati da un plotone di esecuzione. Dei testimoni oculari riferiscono che, specie fra le guardie, le quali avevano grande fretta per il pericolo di un attacco aereo (quell'estate gli aeroplani britannici venivano su Berlino quasi ogni notte), vi furono tumulti e grida. Stauffenberg morì gridando: " Che la nostra sacra Germania possa vivere a lungo! "32. Nel frattempo Fromm aveva concesso al generale Hopner una certa scelta. Tre settimane dopo, mentre si profilava l'ombra della forca, Hopner ne parlò al tribunale popolare. Fromm gli aveva detto: Bene, Hopner, questa faccenda mi fa davvero soffrire. Voi sapete che eravamo camerati e buoni amici. Vi siete immischiato in questo affare e dovete subirne le conseguenze. Volete imitare Beck? Altrimenti dovrò arrestarvi. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1153 Hbpner rispose di non " ritenersi talmente colpevole " e di credere di potersi " giustificare ". " Lo capisco ", fece Fromm, stringendogli la mano. Hbpner fu mandato al carcere militare di Moabit. Mentre lo portavano via, udì attraverso la porta, nella stanza vicina, la voce stanca di Beck che diceva: " Se questa volta non funziona, vogliate aiutarmi ". Si senti lo sparo di una pistola. Anche il secondo tentativo di suicidio fallì. Fromm si affacciò alla porta della stanza e disse di nuovo a un ufficiale: " Aiutate il vecchio signore ". L'ignoto ufficiale si ricusò di dare il colpo di grazia e passò l'incarico a un sergente il quale trascinò Beck, che Pagina 807
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt per la seconda ferita aveva perduto i sensi, fuor dalla stanza e lo finì con un colpo alla nuca33. Era passata di poco la mezzanotte. La rivolta, l'unica seria rivolta contro Hitler che si fosse avuta durante gli undici anni e mezzo del Terzo Reich, era stata liquidata in undici ore e mezzo. Skorzeny arrivò alla Bendlerstrasse con una squadra di uomini armati delle SS, vietò ogni altra esecuzione -come poliziotto, egli era abbastanza pratico per non uccidere coloro che, sotto la tortura, avrebbero potuto dare informazioni molto preziose sul-Yestensione del complotto -, fece ammanettare il resto dei congiurati e li spedì al carcere della Gestapo della Prinz-Albrecht-Strasse, incaricando alcuni agenti di raccogliere i documenti incriminanti, che i cospiratori non avevano avuto il tempo di distruggere. Himmler, che giunto a Berlino poco prima aveva stabilito provvisoriamente il suo quartier generale nel Ministero di Goebbels (ora protetto da una parte del battaglione di guardie di Remer), telefonò a Hitler e gli riferì che la rivolta era stata soffocata. Nella Prussia orientale un furgone con le attrezzature della radio si avviò a grande velocità da Kbnigsberg verso Rastenburg affinchè il Fùhrer potesse tenere il radiodiscorso che il Deutschlandsender aveva preannunciato ad intervalli di pochi minuti fin dalle 21. Poco prima dell'una di notte la voce rauca di Adolf Hitler risuonò nell'aria di quella notte d'estate: Camerati tedeschi! Se oggi vi parlo, è anzitutto affinchè possiate udire la mia voce e sapere che io sono illeso e sto bene, in secondo luogo affinchè possiate sapere di un crimine senza precedenti nella storia tedesca. Una esigua cricca di ufficiali ambiziosi, irresponsabili e, nel contempo, insensati e stupidi aveva organizzato un complotto per eliminare me e, con me, il gruppo dell'alto comando della Wehrmacht. La bomba, piazzata dal colonnello conte Staufienberg, è esplosa alla mia destra, a due metri di distanza. Ha ferito gravemente un certo numero di miei sinceri e leali collaboratori, uno dei quali è morto. Io sono rimasto illeso, a parte qualche irrilevante graffio, contusione e ustione. In ciò vedo la conferma del compito affidatomi dalla Provvidenza... La cerchia di questi usurpatori è assai ristretta e non ha nulla a che fare con lo spirito della Wehrrnacht tedesca e, soprattutto, col popolo tedesco. È una banda di elementi criminali che sarà annientata senza misericordia. Perciò ora ordino che nessuna autorità militare... obbedisca agli ordini di questo 1154 II principio della fine pugno di usurpatoli. Avverto anche che è dovere di chiunque arrestare e, in caso di resistenza, di uccidere senz'altro chi emetta o trasmetta simili ordini-Questa volta regoleremo i conti con loro nel modo a cui siamo abituati noi nazionalsocialisti. La sanguinosa vendetta. Anche questa volta Hitler fu di parola. La crudeltà dimostrata dai nazisti nei confronti dei loro compatrioti tedeschi raggiunse il suo apice. Vi fu un'ondata selvaggia di arresti seguiti da orrende sevizie, vi furono processi sommari, e condanne a morte eseguite, in molti casi, con un lento strangolamento: le vittime venivano appese a degli uncini, presi da macellerie e mattatoi, con corde di pianoforte. I parenti e gli amici delle persone sospettate furono prelevati a migliaia e spediti nei campi di concentramento dove molti di essi morirono. I pochi coraggiosi che dettero asilo a coloro che si nascondevano furono sommariamente uccisi. Preso da un furore titanico e da una sete inestinguibile di vendetta, Hitler stimolava senza tregua Himmler e Kaltenbrunner affinchè si sforzassero al massimo per mettere le mani su qualsiasi persona che avesse osato complottare contro di lui. Fissò lui stesso la procedura da seguire per eliminare costoro. " Questa volta, - gridò in una delle prime conferenze che ebbero luogo dopo Pesplosione di Rastenburg, - coi criminali si procederà per le vie brevi. Niente tribunali militari. Li porteremo dinanzi al tribunale popolare. Nessun lungo discorso per loro. Il tribunale procederà con la velocità di un fulmine. E due ore dopo la condanna, essa dovrà venire eseguita. Mediante impiccagione, senza misericordia " ". Queste istruzioni dall'alto furono seguite alla lettera da Ronald Freisler, presidente del tribunale popolare (il Volksgerichtshoj), spregevole maniaco che, caduto prigioniero dei russi durante la prima guerra mondiale, era divenuto un fanatico bolscevico e che anche dopo essersi trasformato, nel 1924, in un non Pagina 808
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt meno fanatico nazista, era rimasto un fervente ammiratore del terrorismo sovietico e un appassionato studioso di quei metodi. Aveva esaminato in particolare la tecnica di Andrej Visinskij, procuratore dello Stato nei processi di Mosca degli anni trenta nei quali i " vecchi bolscevi-chi " e la maggior parte dei principali generali sovietici erano stati dichiarati colpevoli di tradimento e liquidati. "Freisler è il nostro Visinskij! ", aveva esclamato Hitler in quella sua conferenza. Il primo processo contro i cospiratori del 20 luglio fu celebrato a Berlino dinanzi al tribunale popolare il 7 e l'8 agosto; gli accusati erano il feldmaresciallo von Witzleben, i generali Hòpner, Stieff e von Hase e alcuni ufficiali inferiori: Hagen, Klausing, Bernardis e il conte Peter Yorck von Warten-burg, stretto collaboratore dell'idolo del gruppo, Stauffenberg. Si trovavano già in cattive condizioni per il trattamento subito nelle celle della Gestapo, e Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler Goebbels aveva ordinato che ogni fase del processo venisse ripresa per un film da proiettare per le truppe e i borghesi, come esempio e come ammonimento; pertanto era stato fatto il possibile per far apparire gli accusati nell'aspetto più miserabile. Erano stati dati loro vestiti indescrivibili, vecchi cappotti e maglioni, e fatti entrare in aula non rasati, senza colletto e senza cravatta, senza bretelle o cinture per reggere i calzoni. Specialmente il feldmaresciallo, figura un tempo imponente, appariva come un vecchio sdentato e terribilmente affranto. Gli erano stati tolti i denti finti e mentre stava dinanzi alla corte, incalzato senza pietà dal velenoso presidente del tribunale, doveva reggersi i calzoni per impedire che gli cadessero. " Lurido vecchio, - gli gridò Freisler, - perché continuate a giocare coi vostri calzoni? " Pur sapendo che la loro sorte era già decisa, gli imputati si comportarono con dignità e con coraggio, a dispetto dei continui sforzi di Freisler che cercava in ogni modo di avvilirli e di degradarli. Forse il più coraggioso fu Peter Yorck, cugino di Staufienberg, che rispose con calma alle più insolenti domande né si curò di nascondere il suo disprezzo per il nazionalsocialismo. " Perché non siete entrato nel partito? ", chiese Freisler. " Perché non sono e non avrei potuto mai essere un nazista ", rispose il conte. Freisler, superato il suo stupore per una simile risposta, insistette per saperne di più. Yorck cercò allora di spiegarsi dicendo: " Signor presidente, nel mio interrogatorio ho già dichiarato che l'ideologia nazionalsocialista è tale che io... " II giudice lo interruppe: " ... che voi non potevate aderirvi... Voi non potevate condividere, diciamo, la concezione nazionalsocialista della giustizia per quel che riguarda lo sterminio degli ebrei? " " Quel che importa e che include tutti questi problemi, - disse Yorck, -è la pretesa totalitaria avanzata dallo Stato nei riguardi dell'individuo, che è così costretto a venir meno ai suoi obblighi morali e religiosi di fronte a Dio ". " Che assurdità! ", gridò Freisler, e fece tacere il giovane. Simili discorsi potevano rovinare il film del dottor Goebbels e mandare sulle furie il Fiìh-rer, il quale aveva decretato: " Che non si lascino loro fare lunghe chiacchiere ". I difensori d'ufficio erano più che ridicoli. A leggere i resoconti del processo, la loro codardia sembra davvero incredibile. Per esempio, il difensore di Witzleben, un certo dottor Weissmann, superò la pubblica accusa e quasi uguagliò Freisler nello stigmatizzare il suo cliente come un " assassino ", nel presentarlo come assolutamente colpevole e meritevole della più dura condanna. Furono pronunciate condanne a morte e l'esecuzione ebbe luogo appena conclusosi il processo, l'8 agosto. " Debbono essere appesi tutti come del bestiame ", aveva ordinato Hitler, e cosf fu. Dal carcere di Plotzensee, gli 1156 II principio della fine otto condannati furono ammassati in un piccolo ambiente dal cui soffitto pendevano otto ganci da macellaio. A uno a uno furono denudati fino alla cintola, fu messo loro al collo un cappio di corda da pianoforte e furono impiccati a quei ganci. Ronzava la macchina da presa cinematografica mentre quegli uomini penzolavano e soffocavano; dimenandosi, i calzoni senza cintura finirono col cadere lasciandoli nudi nella loro agonia35. Secondo gli ordini, il film, appena sviluppato, fu mandato a Hitler, in modo che egli potesse farselo proiettare quella stessa sera, insieme alle scene del processo. Si dice che Goebbels, per non svenire, si sia messo le mani sugli occhi*36. Pagina 809
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Durante tutta quell'estate, e poi in autunno e in inverno fino avanti nell'anno nuovo, il 1945, il terribile tribunale popolare sedette durante una serie di macabri processi, distribuendo condanne a morte, finché la mattina del 3 febbraio 1945 una bomba americana cadde proprio sull'aula nel momento in cui stava per esser introdotto Schlabrendorff; uccise il presidente Freisler e distrusse gli incartamenti della maggior parte di quegli accusati che erano ancora vivi. Cosf, per un miracolo, Schlabrendorff ebbe salva la vita - fu uno dei pochissimi congiurati a cui la fortuna arrise. In seguito, in Tirolo, le truppe americane lo liberarono dalle grinfie della Gestapo. Dobbiamo accennare alla sorte degli altri. Goerdeler, che avrebbe dovuto essere il cancelliere del nuovo regime, si era nascosto tre giorni prima del 20 luglio, essendo stato avvertito che la Gestapo aveva l'ordine di arrestarlo. Vagò per tre settimane fra Berlino, Potsdam e la Prussia orientale, passando di rado due notti nello stesso posto, trovando sempre ospitalità presso amici o parenti che col dargli rifugio rischiarono la vita, perché Hitler aveva messo sulla sua testa la taglia di un milione di marchi. La mattina del 12 agosto, dopo esser vagato a piedi più giorni e più notti nella Prussia orientale, spossato e affamato si trascinò in una piccola osteria del villaggio di Konradswalde, presso Marienwerder. Mentre aspettava che gli si servisse la colazione, notò una donna in uniforme di ausiliaria dell'aeronautica che lo guardava fissamente; allora, senza aspettare le vivande, sgattaiolò via e si avviò verso i vicini boschi. Era troppo tardi. Quella donna, una certa Helene Schwarzel, era una vecchia conoscente della famiglia di Goerdeler; ella lo aveva facilmente riconosciuto e lo denunciò subito a un paio di uomini dell'aviazione che sedevano con lei. Dopo poco Goerdeler fu arrestato nei boschi. Fu condannato a morte l'8 settembre 1944 dal tribunale popolare, ma la condanna non fu eseguita che il 2 febbraio dell'anno dopo, insieme a quel* II film di questo processo fu ritrovato dagli Alleati (e proiettato a Norimberga, dove lo vide per la prima volta l'autore del presente libro); invece quello delle esecuzioni non fu mai scoperto; verosimilmente fu distrutto per ordine di Hitler, affinchè non cadesse nelle mani del nemico. Secondo Allen Dulles i due film - in origine lunghi circa 48 ooo m e poi ridotti a circa iì ooo m - furono montati da Goebbels e proiettati in certi ambienti militari, per servire da lezione e da ammonimento. Ma i soldati si rifiutarono di vedere i film; nella scuola allievi ufficiali di Lichterfelde gli allievi uscirono dalla sala appena era cominciata la proiezione. Poco dopo i film furono ritirati dalla circolazione (DULLES, Germany's Underground, p. 83). Lo sbarco i" Occidente e l'attentato a Hitler "57 la di Popitz*. Sembra che Himmler abbia differito l'impiccagione dei due congiurati pensando che i contatti da loro avuti, specie da Goerdeler, con gli Alleati occidentali attraverso la Svezia e la Svizzera, potessero essergli utili qualora egli si fosse messo a capo dell'affondante nave dello Stato tedesco progetto, questo, che a quel tempo, egli aveva cominciato ad accarezzare ". Il conte Friedrich Werner von Schulenburg, ex ambasciatore a Mosca, e Hassell, ex ambasciatore a Roma, che avrebbero dovuto assumere la direzione della politica estera nel nuovo regime antinazista, furono impiccati il primo il io novembre e il secondo l'8 settembre. Il conte Fritz von der Schulenburg morì sulla forca il io agosto. Il generale Fellgiebel, capo della sezione segnalazioni dell'OKW, di cui abbiamo già indicato la parte avuta a Rastenburg il 20 luglio, fu ucciso in quello stesso giorno. Lunga è la lista dei morti. Secondo una fonte, essa comprende 4980 nomi3". La lista della Gestapo è di 7000 arrestati. Fra i capi della resistenza qui ricordati che perdettero la vita in quell'occasione si trovano il generale Fritz Lindemann, il colonnello von Bbselager, il pastore Dietrich Bonhoffer, il colonnello deìl'Abwehr Georg Hansen, il conte von Helldorf, il colonnello von Hofacker, il dottor Jens Peter Jessen, Otto Kiep, il dottor Cari Lang-behn, Julius Leber, il maggiore von Leonrod, Wilhelm Leuschner, Artur Nebe (capo della polizia criminale), il professore Adolf Reichwein, il conte Berthold von Stauffenberg, fratello di Klaus von Stauffenberg, il generale Thiele, capo del reparto segnalazioni dell'OKH e il generale von Thùngen, che il giorno del putsch Beck aveva designato come successore del generale von Kortzfleisch. Un gruppo di venti condannati che Himmler sembra avesse lasciato ancora in vita credendo che essi gli sarebbero potuti essere utili se avesse assunto il Pagina 810
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt potere e avesse dovuto trattare la pace, fu soppresso per le spicce la notte del 22-23 aprile quando i russi cominciarono ad avvicinarsi combattendo al centro della capitale. I prigionieri stavano per essere condotti in colonna dal carcere della Lehrterstrasse alle segrete della Gestapo della Prinz-Albrecht-Strasse in occasioni analoghe, negli ultimi giorni del Terzo Reich un buon numero di prigionieri riusci a fuggire approfittando dell'oscuramento - quando incontrarono un reparto delle SS, che li allineò contro un muro e li mietè con raffiche di mitra: solo due di essi scamparono, per raccontare la strage. Fra coloro che perirono si trovavano il conte Albrecht von Bernstorff, Klaus Bonhbffer, fratello del pastore, e Albrecht Haushofer, a-mico intimo di Hess e figlio del famoso uomo politico. Suo padre si suicidò poco dopo. Nonostante il suo comportamento nella fatale sera del 20 luglio, il gene* Insieme a loro fu giustiziato padre Alfred Delp, gesuita facente parte del circolo di Kreisau. Il fratello di Goerdeler, Fritz, fu impiccato pochi giorni dopo. Il conte von Moltke, capo del circolo di Kreisau, fu ucciso il 23 gennaio 1945, benché non avesse avuto parte alcuna nel complotto per l'attentato contro Hitler. Trott zu Solz, che era una delle menti più aperte del circolo, coinvolto nella cospirazione, fu impiccato il 25 agosto 1944. // principio della fine tale Fromm non sfuggì all'esecuzione. Arrestato l'indomani per ordine di Himmler, subentrato a lui quale capo dell'esercito di riserva, e condotto dinanzi al tribunale popolare nel febbraio del 1945, fu accusato di " codardia " e condannato a morte *. Forse, come un modesto riconoscimento per la sua azione di vitale importanza con cui aveva contribuito a salvare il regime nazista, egli non fu impiccato a un gancio da beccaio al pari di coloro che egli aveva arrestato la notte del 20 luglio, ma semplicemente fucilato - il 19 marzo 1945 da un plotone di esecuzione. Il mistero che aveva circondato la vita dell'ammiraglio Canaris - il capo destituito déll'Abwehr che tanto aveva fatto per aiutare i cospiratori ma che non fu direttamente coinvolto negli avvenimenti del 20 luglio - nascose anche, per molti anni, le circostanze della sua fine. Si sapeva che dopo l'attentato contro Hitler egli era stato arrestato. Ma Keitel, con uno dei pochi gesti onesti compiuti nel periodo in cui si trovò all'OKW, fece in modo che egli non venisse consegnato al tribunale popolare. Il Fuhrer, irritato per la dilazione, ordinò che allora Canaris venisse sottoposto a un giudizio sommario in un tribunale delle SS. Anche questo processo fu rinviato. Infine Canaris, insieme con il colonnello Oster, suo ex aiutante, e altri quattro furono processati il 9 aprile 1945 - meno di un mese prima della fine della guerra - nel campo di concentramento di Flossenburg e condannati a morte. Ma non si seppe con certezza se Canaris fosse stato ucciso. Per chiarire il mistero occorsero dieci anni. Nel 1955 l'accusatore della Gestapo per il caso Canaris subì un processo, e in tale occasione gran numero di testimoni dichiarò di aver visto impiccare l'ammiraglio il 9 aprile 1945. Un testimone oculare, il colonnello danese Lunding, disse di aver visto trascinar Canaris nudo dalla sua cella alla forca. Oster fu soppresso insieme a lui. Alcuni degli arrestati sfuggiti al processo furono in seguito sottratti alla Gestapo dalle truppe alleate avanzanti. Fra costoro figuravano il generale Halder e il dottor Schacht, che non avevano avuto parte alcuna nella rivolta del 20 luglio, benché a Norimberga Schacht abbia preteso di essere stato " iniziato " ad essa. Halder era stato chiuso in una cella d'isolamento completamente buia per diversi mesi. I due, insieme a un gruppo di illustri internati tedeschi e stranieri, fra cui Schuschnigg, Leon Blum, Schlabrendorff e il generale von Falkenhausen, il 4 maggio 1945 furono liberati a Niederdorf, villaggio del Sud-Tirolo, da truppe americane, proprio mentre le guardie della Gestapo si accingevano a liquidare tutto il gruppo. In seguito Falkenhausen fu processato in Belgio quale criminale di guerra e condannato il 9 marzo 1951, dopo aver passato quattro anni in carcere in attesa del processo, a dodici anni di lavori forzati. Però fu rilasciato due settimane dopo, e fece ritorno in Germania. Un buon numero di ufficiali dell'esercito implicati nel complotto si sui* Schlabrendorff, che vide spesso Fromm al carcere della Gestapo della Prinz-Albrecht-Strasse, in seguito riferì: " La condanna lo scosse profondamente. Non se l'aspettava " (SCHLA-BRENDOKFF, They Almost Killed Hitler, p. 121). Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler "59 Pagina 811
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt cidò piuttosto che lasciarsi affidare alle tenere cure del tribunale popolare. La mattina del 21 luglio il generale Henning von Tresckow, che era stato l'anima della cospirazione fra gli ufficiali del fronte orientale, prese congedo dal suo amico ed aiutante, Schlabrendorff, il quale ha ricordato le sue ultime parole: Ora tutti si scaglieranno contro di noi e ci copriranno di insulti. Ma io resto fermo nella mia convinzione: ciò che abbiamo fatto era giusto. Hitler non è soltanto l'arcine-mico della Germania, ma è anche l'arcinemico del mondo. Fra poco mi troverò dinanzi a Dio, a rispondere delle mie azioni e delle mie omissioni. Penso che potrò difendermi, con la coscienza pura, per tutto ciò che ho fatto nella lotta contro Hitler... Tutti coloro che si sono uniti al movimento della resistenza si sono messi addosso la camicia di Nesso. Si può essere certi del valore di un uomo solamente se egli è pronto a sacrificare la vita per le sue convinzioni39. Quella mattina Tresckow si recò in auto alla ventottesima divisione fucilieri, raggiunse strisciando la terra di nessuno e spinse il percussore di una bomba a mano che, scoppiando, gli portò via la testa. Cinque giorni dopo il primo generale d'amministrazione dell'esercito, Wagner, si tolse la vita. Fra gli alti ufficiali dell'esercito dell'Ovest due feldmarescialli e un generale si suicidarono. A Parigi, come si è visto, la sollevazione aveva avuto un buon inizio, quando il governatore militare della Francia, generale Hein-rich von Stùlpnagel, arrestò tutte le truppe delle SS e del SD della Gestapo. In quel momento tutto dipendeva dal comportamento del feldmaresciallo von Kluge, nuovo comandante in capo nell'Ovest, su cui Tresckow aveva esercitato per due anni la sua influenza sul fronte russo nello sforzo di far di lui un attivo cospiratore. Benché si fosse mostrato ora caldo e ora freddo, Kluge aveva finito con l'accettare (o almeno così sembrò ai cospiratori) di sostenere la rivolta dopo che Hitler fosse morto. La sera del 20 luglio a La Roche-Guyon, quartier generale del gruppo B delle armate di cui Kluge, dopo l'incidente di Rommel, aveva assunto pari-menti il comando, a cena, si tenne una fatale riunione. Kluge volle accertarsi se Hitler era morto o vivo e discutere le notizie contraddittorie coi suoi principali consiglieri, il generale Gùnther Blumentritt, suo capo di Stato maggiore, il generale Speidel, capo di Stato maggiore del gruppo B delle armate, il generale Stiilpnagel e il colonnello von Hofacker, a cui Stauffen-berg aveva telefonato nelle prime ore del pomeriggio informandolo dell'attentato e del colpo di Stato di Berlino. Quando gli ufficiali si riunirono per la cena, almeno ad alcuni di essi sembrò che il prudente feldmaresciallo avesse quasi deciso di associare la propria sorte a quella della rivolta. Beck lo aveva raggiunto telefonicamente poco prima di cena e aveva sollecitato il suo appoggio, sia che Hitler fosse morto, sia che fosse vivo. Poi era giunto il primo ordine generale firmato dal feldmaresciallo von Witzleben. Kluge ne era rimasto impressionato. Ciò nondimeno egli desiderò avere ulteriori informazioni sulla situazione e, sfortunatamente per i ribelli, esse ora gli furono date dal generale n6o II principio detta fine Stieff, il quale quella mattina si era recato a Rastenburg insieme a Stauffen-berg, gli aveva fatto i suoi auguri, aveva visto l'esplosione e accertato come essa non avesse ucciso Hitler, e ora, la sera, stava cercando di nascondere tutto ciò che poteva comprometterlo. Blumentritt riuscì a trovarlo al telefono e Stieff gli disse ciò che era accaduto, o, meglio, ciò che non era accaduto. " Così, l'attentato è fallito ", disse Kluge a Blumentritt. Sembrò essere sinceramente deluso, perché aggiunse che se invece fosse riuscito non avrebbe perduto tempo e si sarebbe messo in contatto con Eisenhower per chiedere un armistizio. A cena - Speidel in seguito ricordò che quella cena ebbe un carattere lugubre, " come se fossimo a tavola in una casa visitata dalla morte " -Kluge ascoltò le appassionate argomentazioni di Stiilpnagel e di Hofacker, i quali volevano che si andasse avanti con la rivolta anche se Hitler era scampato all'attentato. Blumentritt raccontò quel che seguì. Quando finirono di parlare, Kluge, con palese disappunto, notò: " Ebbene, signori, il tentativo è fallito. Tutto è finito ". Allora Stiilpnagel esclamò: " Feldmaresciallo, pensavo che foste a conoscenza dei piani. Bisogna far qualcosa " **. Kluge negò di sapere che vi fossero dei piani. Dopo aver ordinato a Stulpnagel di rilasciare gli uomini del SD e delle SS arrestati a Parigi, gli Pagina 812
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt diede questo consiglio: " Sentite, il meglio che potete fare è mettervi in borghese e cercarvi un nascondiglio ". Ma questa non fu la via che un generale coraggioso dello stampo di Stulpnagel volle seguire. Dopo una intera notte passata a bere champagne all'Hotel Raphaèl, a Parigi, in cui gli ufficiali rilasciati delle SS e del SD, con a capo il generale Oberg, fraternizzarono con i capi dell'esercito che li avevano arrestati - e che di certo li avrebbero fatti fucilare se la rivolta fosse riuscita - Stulpnagel, che aveva ricevuto l'ordine di recarsi a rapporto a Berlino, partì in auto alla volta della Germania. Si fermò a Verdun, dove durante la prima guerra mondiale aveva comandato un battaglione, per dare uno sguardo al famoso campo di battaglia ma anche per attuare ciò che aveva deciso. Il suo autista e una guardia udirono un colpo di pistola. Lo trovarono che si agitava nell'acqua di un canale. Un proiettile, gli aveva portato via un occhio e gli aveva leso così gravemente l'altro che anch'esso dovette essergli asportato all'ospedale militare di Verdun, dove fu subito portato. Ciò non impedì che Stulpnagel facesse una orribile fine. Cieco e impotente, per ordine esplicito di Hitler fu trasportato a Berlino e condotto in barella al tribunale popolare, dove Freisler lo coprì di insulti. Fu strangolato il 30 agosto, nel carcere di Plotzensee. L'atto decisivo del feldmaresciallo von Kluge, il suo rifiuto di unirsi alla rivolta, non lo salvò come a Berlino un analogo comportamento non aveva salvato Fromm. Come Speidel osservò a proposito di questo tentennante generale, " il fato non risparmia coloro le cui decisioni non si accompagnano con la prontezza ad attuarle ". Vi sono prove che il colonnello von HoLo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1161 facker, in seguito a orribili torture (non fu ucciso che il 20 dicembre) abbia accennato alla complicità nella congiura di Kluge, Rommel e Speidel. Blu-mentritt dice che Oberg lo informò che Hofacker aveva " menzionato " Kluge nei primi interrogatori e che, una volta informato di ciò dallo stesso Oberg, il feldmaresciallo " cominciò ad apparire sempre più preoccupato " *'. Le notizie provenienti dal fronte non erano tali da rialzare il suo morale. Il 26 luglio le forze americane del generale Bradley avevano sfondato il fronte tedesco a St-Ló. Quattro giorni dopo la terza armata, di recente formazione, condotta dal generale Patton, fattasi largo attraverso la falla, raggiunse Avranches, aprendosi la via verso la Bretagna e la Loira, in direzione sud. Quello fu il punto di svolta dell'invasione alleata, e il 30 luglio Kluge comunicò al quartier generale di Hitler: " Tutto il fronte occidentale è stato squarciato... il fianco sinistro è crollato ". Alla metà di agosto quanto restava delle armate tedesche della Normandia si trovò chiuso in una stretta sacca intorno a Falaise, da dove Hitler aveva ordinato di non indietreggiare ulteriormente. Il Fuhrer ne aveva ormai abbastanza di Kluge, che egli accusava dei rovesci tedeschi nell'Ovest e che sospettava studiasse la possibilità di arrendersi, con le sue forze, ad Eisenhower. Il 17 agosto giunse il feldmaresciallo Walther Model, a sostituire Kluge - la sua comparsa improvvisa fu la prima notizia che il secondo ebbe di esser stato esonerato. Hitler disse a Kluge di lasciar detto dove si sarebbe stabilito, in Germania: era un segno che si era cominciato a sospettare di lui, in relazione alla rivolta del 20 luglio. L'indomani Kluge scrisse una lunga lettera a Hitler, poi partì in auto alla volta della sua casa. Presso Metz si avvelenò. La sua lettera di addio a Hitler fu trovata negli archivi militari tedeschi sequestrati dagli Alleati. Quando riceverete queste mie righe io non sarò più... La vita, per me non ha più nessun significato... Io e Rommel... avevamo previsto gli attuali sviluppi della situazione. Non siamo stati ascoltati... Non so se il feldmaresciallo Model, persona provata in ogni campo, riuscirà a padroneggiare la situazione... Se ciò non si verificasse e se le nuove armi, su cui riponete tante speranze, fallissero, allora, Fuhrer, dovete decidervi a metter fine alla guerra. Il popolo tedesco ha sopportato tali indicibili sofferenze che è tempo di metter fine a questa terribile vicenda... Io ho sempre ammirato la vostra grandezza... Se la potenza del destino sarà pila forte della vostra volontà e del vostro genio, a decider ciò sarà stata la Provvidenza... Mostratevi dunque grande abbastanza da por fine, se è necessario, a una lotta senza più speranze. Secondo la testimonianza resa da Jodl a Norimberga, Hitler lesse in silenzio la lettera e gliela consegnò senza commenti. Pochi giorni dopo, nella sua conferenza militare del 31 agosto, il supremo Signore della Guerra osservò: " Vi sono seri motivi per ritenere che se Kluge non si fosse suicidato, in ogni caso Pagina 813
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sarebbe stato arrestato " n. II principio della fine Ora era venuta la volta del feldmaresciallo Rommel, l'idolo delle masse tedesche. Mentre giaceva accecato e privo di conoscenza sulla tavola operatoria all'ospedale di Verdun dopo il fallito suicidio, il generale von Stulpnagel si era lasciato sfuggire il nome di Rommel. Più tardi, il colonnello von Hofacker crollò sotto le orribili torture a cui fu sottoposto a Berlino nel carcere della Gestapo della Prinz-Albrecht-Strasse e rivelò la parte avuta da Rommel nella congiura. Riferì che il feldmaresciallo lo aveva assicurato con le parole: " Dite alle persone di Berlino che esse possono contare su di me ". Fu una frase che, una volta uditala, si fissò nella mente di Hitler e che lo indusse a decidere che il suo generale favorito - il più popolare in Germania come egli sapeva - doveva morire. Rommel, che aveva riportato gravi fratture al cranio, alle terapie e alle mascelle, oltre a una grave ferita all'occhio sinistro e a cui erano rimaste delle schegge sparse nella testa, dapprima venne trasportato da un ospedale da campo situato a Bernay, a St-Germain, per evitare la sua cattura da parte delle truppe alleate che-avanzavano; di là l'8 agosto fu portato nella sua casa, a Herrlingen, presso Ulm. Ebbe il primo sentore di ciò che poteva essergli riservato quando il suo ex capo di Stato maggiore generale Speidel fu arrestato il 7 settembre: il giorno dopo essere andato a visitarlo a Herrlingen. Quando la conversazione vertè su Hitler, parlando con Speidel Rommel aveva esclamato : " Quel patologico bugiardo è ormai diventato completamente pazzo. Sta sfogando il suo sadismo sui cospiratori del 20 luglio e la cosa non finirà lì! "43. In seguito Rommel notò che la sua casa era sorvegliata dal SD. Quando usciva a passeggiare nei boschi vicini insieme al suo figlio quindicenne, che, in servizio a una batteria antiaerea, aveva avuto un permesso per assistere il padre, entrambi portavano pistole. Ora al quartier generale di Ra-stenburg Hitler aveva ricevuto una copia della testimonianza di Hofacker, che incriminava Rommel. In base a ciò egli decise la morte del feldmaresciallo, ma in un modo speciale. Come Keitel in seguito spiegò in un interrogatorio a Norimberga, il Fiihrer si rendeva conto che " in Germania sarebbe scoppiato un terribile scandalo se il notissimo feldmaresciallo, il generale più popolare che noi avevamo, fosse statò arrestato e condotto dinanzi al tribunale popolare ". Così Hitler si accordò con Keitel affinchè Rommel venisse informato dell'esistenza di prove a suo carico e gli fosse dato di scegliere fra l'uccidersi e l'esser processato per alto tradimento al tribunale popolare. Se avesse scelto la prima alternativa, avrebbe avuto funerali a spese dello Stato con tutti gli onori militari, e la sua famiglia non sarebbe stata molestata. Fu così che a mezzogiorno del 14 ottobre 1944 due generali del quartier generale di Hitler si recarono nella casa di Rommel che ora era circondata da truppe delle SS rinforzate da cinque carri armati. I due generali Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1163 erano Wilhelm Burgdorf, uomo amante dell'alcool e dalla faccia florida che emulava Keitel nel suo servilismo verso Hitler, e il suo aiutante dell'ufficio personale dell'esercito, Ernst Maisel, che aveva un carattere simile. Essi avevano già avvertito Rommel che sarebbero venuti da parte di Hitler per discutere sul suo " futuro impiego ". In seguito Keitel testimoniò: " Secondo le istruzioni del Fiihrer mandai Burgdorf con una copia della testimonianza di accusa contro Rommel. Se la testimonianza era vera, egli doveva trame le conseguenze. Se non era vera, egli sarebbe stato assolto dal tribunale ". " E voi diceste a Burgdorf di prender con sé un veleno, non è vero? ", fu chiesto a Keitel. " Sì, dissi a Burgdorf di prender con sé un veleno per metterlo a disposizione di Rommel, se la situazione lo richiedeva ". Appena Burgdorf e Maisel arrivarono apparve presto chiaro che essi non erano venuti per discutere sul prossimo impiego di Rommel. Essi chiesero di parlare da soli al feldmaresciallo, dopodiché i tre ufficiali si ritirarono nello studio. Manf red Rommel in seguito raccontò : " Pochi minuti dopo udii mio padre salire le scale e recarsi nella camera di mia madre ". Poi andammo nella mia stanza. " Proprio adesso ho dovuto dire a tua madre, cominciò a dire [Rommel] lentamente, - che fra un quarto d'ora sarò morto... Hitler mi accusa di alto tradimento. In considerazione dei servizi da me resi in Pagina 814
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Africa mi è stata offerta la possibilità di morire avvelenandomi. I due generali hanno portato seco il veleno, un veleno che uccide in tre secondi. Se accetto, contro la mia famiglia non sarà presa nessuna delle misure d'uso in simili casi... Avrò funerali a spese dello Stato. Tutto è stato preparato, fin nei minimi particolari. Fra un quarto d'ora riceverete per telefono dall'ospedale di Ulm la notizia che ho avuto una congestione cerebrale mentre mi recavo a una conferenza ". E così si svolsero le cose. Indossando la sua vecchia giacca di cuoio deH'Afrika Korps e tenendo in mano il bastone di feldmaresciallo Rommel salì sull'auto insieme ai due generali. L'auto si fermò dopo un miglio o due sul limitare di una foresta. Il generale Maisel e la SS che guidava scesero e si allontanarono, Rommel e il generale Burgdorf restarono sul sedile posteriore. Quando un minuto dopo i due tornarono vicino all'automobile, trovarono Rommel morto, steso sul sedile. Burgdorf camminava su e giù, impaziente, come se temesse di far tardi a pranzo e alle sue bevute meridiane. Dopo un quarto d'ora da quando aveva detto addio al marito, la signora Rommel ricevette dall'ospedale l'attesa telefonata. Il primario riferì che i due generali avevano portato all'ospedale il corpo del feldmaresciallo, morto per una embolia cerebrale evidentemente in seguito alle precedenti fratture craniche. In realtà, Burgdorf aveva vietato con modi burberi l'autopsia. Gridò: " Non toccate il cadavere. Tutto è stato già sistemato a Berlino ". Era vero. Il feldmaresciallo Model emanò un altisonante ordine del giorno annunciando che Rommel era morto " per le ferite riportate il 17 luglio " e la1164 II principio della fine meritando la perdita " di uno dei più grandi condottieri della nostra nazione ". Hitler telegrafò le sue condoglianze alla signora Rommel: " Accettate le mie più sincere condoglianze per la grave perdita che avete subito con la morte di vostro marito. Il nome del feldmaresciallo Rommel resterà legato per sempre alle eroiche battaglie combattute nell'Africa settentrionale ". Go-ring telegrafò "silenziosamente commosso": Sono stato profondamente toccato che vostro marito abbia fatto una morte da eroe in seguito alle sue ferite, laddove noi tutti avevamo sperato che egli sarebbe stato conservato al popolo tedesco. Hitler ordinò funerali di Stato in cui l'ufficiale in più alta carica dell'esercito tedesco, il feldmaresciallo von Rundstedt, pronunciò l'orazione funebre. Dinanzi al corpo di Rommel, coperto dalla bandiera con la svastica, Rundstedt disse: "II suo cuore apparteneva al Fiihrer"*. Speidel riferisce: " Ai presenti, il vecchio soldato [Rundstedt] sembrò affranto e turbato... Il destino gli aveva offerto l'occasione eccezionale di rappresentare la parte di Marcantonio. Invece non si tolse dalla sua apatia morale""45. Grande era l'umiliazione subita dal vantato corpo degli ufficiali dell'esercito tedesco. Esso aveva visto implicati nel complotto volto a rovesciare il supremo Signore della Guerra tre dei suoi illustri feldmarescialli, Witzleben, Kluge e Rommel, e per questo uno di essi era stato impiccato e gli altri due erano stati costretti a suicidarsi. Era dovuto restar a guardare, senza poter far nulla, mentre ventine di generali che occupavano le più alte cariche venivano trascinati nelle carceri della Gestapo per essere assassinati legalmente * Per debito di giustizia devesi aggiungere che Rundstedt probabilmente ignorava le circostanze della morte di Rommel; sembra che ne sia venuto a conoscenza solo per via della testimonianza resa da Keitel a Norimberga, dove lui stesso dichiarò: " Non avevo avuto sentore di quelle voci, altrimenti mi sarei rifiutato di rappresentare Hitler ai funerali di tato; ciò sarebbe stata un'infamia inaudita "44. Però la famiglia Rommel notò che questo gentiluomo di stampo antico si rifiutò di assistere alla cremazione dopo il funerale e di andare in casa Rommel per presentare le sue condoglianze alla vedova, come aveva fatto la maggior parte degli altri generali. ** II generale Speidel, benché fosse stato rinchiuso nelle segrete della prigione della Gestapo della Prinz-Albrecht-Strasse di Berlino e sottoposto a incessanti interrogatori, non crollò né si confuse. Forse può averlo aiutato il suo essere un filosofo, oltreché un soldato. Sviò gli aguzzini del SD, non ammise nulla e non tradì nessuno. Passò un brutto momento quando fu messo a confronto con il colonnello von Hofacker, che, egli ritiene, era stato non solo torturato ma anche drogato per farlo parlare; però in quell'occasione Hofacker Pagina 815
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non \o tradì e ritrattò tutto quel che in precedenza aveva detto. Pur non essendo sottoposto a processo, Speidel fu tenuto rinchiuso dalla Gestapo per sette mesi. Quando le truppe americane si avvicinarono al luogo dove era internato, presso il lago di Costanza, nella Germania meridionale, egli grazie a un'astuzia, riuscì a fuggire insieme a venti altri prigionieri e si rifugiò presso un sacerdote cattolico, che tenne nascosto tutto il gruppo fino all'arrivo degli americani. Nel suo libro, Speidel omette questo capitolo della sua vita; il libro è rigorosamente obiettivo e scritto in terza persona. Egli però raccontò quegli episodi a Desmond Young, che li ha riferiti nel suo Rommel - The Deserf Fox (pp. zji-jz dell'edizione in brossura). La carriera di Speidel è stata fuor dal comune; nella seconda metà del decennio cinquanta gli fu affidato un importante comando nella NATO. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1165 dopo farseschi processi dinanzi al tribunale popolare. Malgrado tutte le sue fiere tradizioni, in questa situazione senza precedenti il corpo degli ufficiali non strinse le file. Cercò invece di salvare il proprio " onore " con una condotta che agli occhi, per lo meno, di un osservatore straniero, sembra soltanto disonorevole e degradante. Di fronte al furore dell'ex caporale austriaco, gli impauriti capi dell'esercito si misero a adulare e a strisciare. Pertanto non stupisce che il feldmaresciallo von Rundstedt si mostrasse affranto e turbato quando pronunciò l'orazione funebre sul cadavere di Rommel. Egli era sceso assai in basso, al pari degli ufficiali suoi colleghi, che Hitler ora costringeva a vuotare sino in fondo l'amaro calice. Accettò di fare da presidente in una cosiddetta corte d'onore militare istituita da Hitler per espellere dall'esercito tutti gli ufficiali sospetti di complicità nel complotto contro di lui, affinchè essi non fossero giudicati da un tribunale militare ma, degradati, venissero consegnati quali borghesi allo sbrigativo tribunale popolare. Alla corte d'onore non fu permesso di ascoltare l'autodifesa dell'ufficiale accusato; essa doveva procedere unicamente in base alle " prove " fornite dalla Gestapo. Rundstedt non protestò contro questa restrizione, né protestò un altro membro della corte, il generale Guderian -nominato, il giorno dopo l'attentato, nuovo capo di Stato maggiore dell'esercito - benché egli nelle sue memorie confessi che " il suo compito era penoso ", che le sedute della corte erano " tetre " e sollevavano " i più gravi problemi di coscienza ". Circa quest'ultimo punto, non poteva esservi dubbio, perché Rundstedt, Guderian e altri giudici loro colleghi - tutti generali - espellendoli dall'esercito dopo averli degradati, consegnavano centinaia di loro camerati a un tribunale che li avrebbe certamente condannati a morte. Guderian fece anche di più. Nella sua qualità di capo dello Stato maggiore egli diramò due altisonanti ordini del giorno per assicurare il Signore nazista della Guerra della incrollabile fedeltà del corpo degli ufficiali. Il primo, emanato il 23 luglio, descriveva i cospiratori in questi termini: " Pochi ufficiali, alcuni dei quali in ritiro, che avevano perduto ogni coraggio e che, per codardia e debolezza, avevano preferito prendere la via del disonore invece della sola via aperta a un leale soldato - la via del dovere e dell'onore ". Dopodiché egli assicurò solennemente al Fùhrer " l'unità dei generali, del corpo degli ufficiali e degli uomini dell'esercito ". Nel frattempo von Brauchitsch, il feldmaresciallo silurato, si era subito fatto avanti con una fervida dichiarazione, con la quale condannava il putsch e confermava la sua fedeltà verso il Fiihrer, salutando con gioia la nomina di Himmler - che disprezzava i generali, Brauchitsch compreso - a capo dell'esercito di riserva. Un altro ufficiale esonerato, il grand'ammiraglio Raeder, per paura di esser sospettato, per lo meno, di simpatia verso i congiurati, lasciò il suo ritiro per precipitarsi a Rastenburg e assicurare personalmente Hitler della sua fedeltà. Il 24 luglio fu dichiarato obbligatorio il saluto nazista al posto dell'antico saluto militare " come segno dell'incrollabile fedeltà verso il Fiihrer e della assoluta unità di esercito e partito ". n66 II principio della fine II 29 luglio Guderian avvertì tutti gli ufficiali di Stato maggiore che da allora in poi essi dovevano dar l'esempio di perfetti nazisti, leali e fedeli al capo. Ogni ufficiale dello Stato maggiore deve essere un ufficiale e un capo Pagina 816
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazionalsocialista non solo... per il suo atteggiamento esemplare di fronte ai problemi politici ma anche per la sua cooperazione attiva nella formazione politica dei giovani comandanti, secondo i principi del Fiihrer... Nel giudicare e nello scegliere gli ufficiali di Stato maggiore i superiori debbono mettere le doti di carattere e lo spirito al di sopra dell'intelletto. Un farabutto può essere perspicace finché si vuole, ma nel momento del bisogno fallirà, appunto perché è un farabutto. Io pretendo che ogni ufficiale di Stato maggiore dichiari di aderire a queste mie idee o che vi si converta, annunciandolo pubblicamente. Chi ritiene di non poterlo fare, dovrà chiedere di venir allontanato dallo Stato maggiore *. Per quanto si sa, nessuno fece tale richiesta. Uno storico militare tedesco rileva che con ciò " può dirsi che la storia dello Stato maggiore in quanto ente autonomo era chiusa "46. Questo gruppo d'elite, creato da Scharnhorst e da Gneisenau e organizzato da Mol-tke in modo da farne il pilastro della nazione, questo corpo che aveva controllato la Germania durante la prima guerra mondiale, che aveva dominato nella Repubblica di Weimar e aveva perfino costretto Hitler a distruggere le SA e ad assassinarne i capi quando intralciarono la sua via, nell'estate del 1944 si ridusse a un compassionevole insieme di uomini servili e impauriti. Non doveva più esservi opposizione alcuna contro Hitler, nemmeno la minima critica. Come ogni altra istituzione del Terzo Reich, l'esercito, che già era stato cosi potente, doveva sprofondare insieme ad esso, i suoi capi essendo troppo timidi, troppo privi di quel coraggio che solo il gruppo dei cospiratori aveva dimostrato, non diciamo per fare qualcosa ma anche soltanto per alzar la voce, onde fermar la mano dell'uomo che, come ormai essi ben vedevano, stava conducendo rapidamente loro e il popolo tedesco verso la più terribile catastrofe della storia della loro amata patria. Questa paralisi della mente e della volontà di uomini maturi, educati cristianamente, probabilmente formati secondo le antiche virtù, fieri del loro codice di onore, coraggiosi dinanzi alla morte sui campi di battaglia, è sorprendente, ma la si può forse capire se si ricorda il corso della storia tedesca tracciato in un precedente capitolo, dove dicemmo come la cieca obbedienza ai governanti del momento si trasformasse nella più alta virtù dell'uomo germanico e come il servilismo fosse premiato. A questo punto i generali si accorsero della malvagità dell'uomo dinanzi al quale strisciavano. In seguito Guderian ricordò come gli apparve Hitler dopo il 20 luglio. Nel suo caso, ciò che era stato durezza divenne crudeltà, mentre una certa sua tendenza al bluff divenne disonestà pura. Egli spesso mentiva senza esitare e riteneva che anche gli altri gli mentissero. Non credeva più a nessuno. Era sempre stato abbastanza * Nelle sue memorie Guderian, che di continuo mette in rilievo come egli tenesse testa a Hitler e lo critica aspramente, non fa menzione alcuna di questi ordini del giorno. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1167 difficile trattare con lui: ma ora ciò era divenuto un tormento, che crebbe di mese in mese. Spesso egli perdeva il dominio di sé; il suo linguaggio si fece sempre più violento. Nel circolo delle persone con cui aveva maggiore intimità non vi era più nessuno in grado di trattenerlo47. Ciò nondimeno fu questo uomo solo, mezzo pazzo, che andava rapidamente alterandosi nel corpo e nella mente, che ora, come già nel nevoso inverno del 1941 dinanzi a Mosca, seppe radunare le armate battute e in ritirata e rianimare la nazione prostrata. Con uno sforzo incredibile di quella volontà di cui in Germania tutti gli altri - nell'esercito, nel governo e fra il popolo mancavano, egli quasi da solo riuscì a prolungare l'agonia della guerra per circa un anno. La rivolta del 20 luglio 1944 era fallita non soltanto per l'inesplicabile inettitudine di alcuni uomini che tuttavia nell'esercito e nella vita borghese erano fra i più dotati, per la fatale debolezza del carattere di Fromm e di Kluge e per la sfortuna che perseguitò in ogni momento i congiurati. Essa abortì perché quasi tutti gli uomini che mandavano avanti quella grande-nazione, generali e borghesi, e altresì la gran massa del popolo tedesco, in uniforme e senza uniforme, non erano pronti per fare una rivoluzione; in realtà, nonostante le loro condizioni e la deprimente prospettiva della disfatta e della occupazione straniera, essi non volevano la rivoluzione. Nonostante la degradazione che aveva portato in Germania e in Europa il nazionalsocialismo, essi ancora lo accettavano e lo sostenevano, essi ancora vedevano in Adolf Hitler il salvatore della nazione. In seguito Guderian scrisse: Pagina 817
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt I fatti sembrano provare in modo indiscutibile che a quel tempo la grande maggioranza del popolo tedesco credeva ancora in Adolf Hitler ed era convinta che, uccidendolo, l'attentatore avrebbe eliminato il solo uomo ancora capace di condurre la guerra verso una conclusione favorevole48. Perfino a guerra terminata il generale Blumentritt, che non aveva fatto parte della congiura ma che l'avrebbe sostenuta qualora il suo capo, il feldmaresciallo von Kluge, fosse stato di una tempra più forte, riconobbe che almeno " la metà della popolazione civile era indignata per il fatto che dei generali tedeschi avessero partecipato all'attentato per rovesciare Hitler e li giudicava assai severamente - e uguali sentimenti si manifestarono anche in seno all'esercito "4'. Con un potere ipnotico che sfida ogni spiegazione (almeno per chi non è tedesco) Hitler seppe assicurarsi sino all'ultimo i sentimenti leali e la fiducia di questo popolo singolare. Era inevitabile che esso lo seguisse ciecamente verso il precipizio, fino alla distruzione della nazione, come una muta gregge, dotata tuttavia di un'impressionante fede ed anche di un entusiasmo che finiva per elevarla al di sopra del livello animale. 1 DOROTHY THOMPSON, Listen, Hans, pp. 137-38, 283. 2 HASSELL, Op. dt., p. 283. 3 Zwischen Hitler una Stalin. Per la testimonianza di Ribbentrop: TMWC, X, p. 299. 4 GEORGE BELL, The Church and Humanity, pp. 165-76. Cfr. anche WHEELER-BENNETT, Netnesis, pp. 553-57s ALLEN DULLES, op. cit., pp. 125-46. Dulles riproduce il testo di un memoriale sui suoi incontri con Goerdeler, scritto per lui da Jakob Wallenberg. 6 II racconto su tutto l'episodio si basa in gran parte sui dati forniti da SCHLABRENDOEFF, op. cit., pp. 51-61. 7 A Rudolf Pechel, che lo cita ampiamente nel suo libro Deutscber Widerstand. 8 Esistono molte narrazioni della rivolta degli studenti, alcune basate su notizie dirette. Cfr.: INGE SCHOLL, Die weisse Rose (Frankfurt 1952); KARL VOSSLER, Cedenkrede fiir die Opfer an der Università! Miinchen (Miinchen 1947); RICAMA HUCH, Die Aktion der Miinckner Studenten gegen Hitler, in " Neue Schweizer Rundschau " (Zurich, settembre-ottobre 1948); Der 18 Februar: Umriss einer deutschen Widerstandsbewegung, in " Die Gegenwart " (30 ottobre 1940); PECHEL, Op. CÌt., pp. 96-104; WHEELER-BENNETT, NemeSÌS, pp. 539-41; DULLES, Op. CÌt., pp. 120-22. 9 DULLES, Op. CÌt., pp. 144-45. 10 Citato da CONSTANTINE FITZ GIBBON, 20 July, p. 39. 11 DESMOND YOUNG, Rommel, pp. 223-24. Stroelin fornì a Young un resoconto personale sul l'incontro. Cfr. anche la testimonianza resa da Stroelin al processo di Norimberga (TMWC, X, p. 56) e il suo libro Stuttgart im Endstadium des Krieges. 12 Speidel da rilievo a questo punto nel suo libro Invasion 1944, Pp. 68, 73. 13 Ibid., p. 65. 14 Ibid., p. 71. " Ibid., pp. 72-74. 16 DULLES, Op. CÌt., p. 139. 17 SCHLABRENDORFF, Op. CÌt., p. 97. 18 II registro telefonico del quartier generale della settima armata. Questo documento rivela tore fu sequestrato intatto dagli Alleati nell'agosto del 1944 e costituisce una fonte preziosissima per la versione tedesca di ciò che accadde alle armate di Hitler nel giorno D e durante la suc cessiva battaglia di Normandia. " SPEIDEL, op. cit., p. 93. 20 Ibid., pp. 93-94, passi sui quali si fonda in larga misura la presente narrazione. Anche il Pagina 818
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt generale Blumentritt, capo dello Stato maggiore di Rundstedt, ha lasciato un suo racconto; si può trovare altro materiale nelle Rommel Paperi, pubblicate a cura di Liddell Hart, p. 479. 21 II testo della lettera è stato riprodotto da SPEIDEL, op. cit., pp. 115-17. Una versione un po' diversa si trova nelle Rommel Papers, pp. 486-87. 22 SPEIDEL, op. cit., p. 117. 23 Ibid., pp. 104-7. 24 Ibid., p. 119. K SCHLABRENDORFF, op. cit., p. 103. Egli era ancora connesso con lo Stato maggiore di Tresckow. 26 Le fonti per questi incontri dei cospiratori del 16 luglio sono: il resoconto stenografico del processo di Witzleben, Hoepner e altri; i rapporti di Kaltenbrunner sulla sollevazione del 20 luglio; EBERHARD ZELLER, Geist der Freiheit, pp. 213-14; GERHARD RITTER, Cari Goerdeler und die deutsche Widerstandsbewegung, pp. 401-3. 27 HEUSINGER, Eefebi im Widerstreit, p. 352 - riferisce le ultime parole da lui pronunciate in quel giorno. Lo sbarco in Occidente e l'attentato a Hitler 1169 28 ZELLER, Op. CÌt., p. 221. 29 SCHMIDT, Op. CÌt., pp. 275-77. 30 Un certo numero di invitati a quel té, italiani e tedeschi, ne hanno dato una descrizione, in quanto testimoni oculari. La descrizione più completa è quella fatta da Eugen Dollmann, uf ficiale delle SS in servizio di collegamento con Mussolini, sia nel suo libro Roma nazista (pp. 393-400), sia nel suo interrogatorio da parte di agenti alleati, riassunto da DULLES, op. cit., pp. 9-n. Zeller (op. cit., p. 367, n. 69) e Wheeler-Bennett (Nemesis, pp. 644-46) ne hanno dato pittoreschi racconti scritti che in buona parte si basano su quanto ha detto Dollmann. 31 La registrazione di questa conversazione telefonica fu prodotta dinanzi al tribunale po polare. Schlabrendorfl ne parla a p. 113 del suo libro già citato. 32 Zeller (op. cit., p. 363 n.) cita due persone che videro l'esecuzione: un autista dell'eser cito, che la osservò da una finestra vicina, e una segretaria di Fromm. " Per il racconto di quel che si svolse quella sera nella Bendlerstrasse mi sono basato in larga misura sulla franca testimonianza resa il 6-7 agosto 1944 dal generale Hoepner dinanzi al tribunale popolare durante il suo processo e quello di Witzleben e di altri sei ufficiali. Gli incartamenti del tribunale popolare andarono distrutti il 3 febbraio 1945 durante un bombardamento americano, ma uno degli stenografi in servizio al processo asportò - a rischio del'a vita, egli dice - gli appunti stenografici prima del bombardamento e a guerra finita li rimise al tribunale di Norimberga. Sono stati pubblicati testualmente in tedesco in TMWC, XXXIII, pp. 299-530. Su! complotto del 20 luglio esiste un vasto materiale; vi si riscontrano però molte discordanze, e in parte è quanto mai confuso. La migliore ricostruzione del complotto è quella di Zeller (op. cit.), che a pp. 381-88 da un lungo elenco delle sue fonti. Il libro di Gerhard Ritter su Goerdeler, da me già citato, è un contributo di un valore senza pari, benché, come è naturale, l'esposizione in esso si concentri sulla figura di quel cospiratore. In Nemesis, Wheeler-Bennett ha dato la migliore esposizione esistente in lingua inglese; come Zeller, egli utilizza il memorandum inedito di Otto John. John, che dopo la guerra si mise in cattiva luce col governo di Bonn e da esso fu incarcerato, in quel giorno fatale si trovava al quartier generale della Bendlerstrasse e annotò molte cose che vide e che Stauffenberg gli disse. Constantine Fitz Gibbon (op. cit.) da un vivace racconto della vicenda, basato in gran parte su fonti tedesche, specialmente su Zeller. Benché debbano essere letti con prudenza, sono anche di grandissimo valore i rapporti giornalieri delle indagini sul complotto svolte dal SD della Gestapo, Pagina 819
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt le cui date vanno dal 21 luglio al 15 dicembre 1944. Firmati da Kaltenbrunner, essi venivano mandati a Hitler; erano scritti in caratteri eccezionalmente grandi affinchè il Fùhrer potesse leggerli senza occhiali. In essi è condensata l'opera della " Commissione Speciale per il 20 luglio 1944 ", la quale era composta di circa quattrocento funzionar! del SD della Gestapo, divisi in undici gruppi di ricerca. I rapporti di Kaltenbrunner figurano fra i documenti sequestrati dagli Alleati. Copie microfilmate di essi sono visibili negli Archivi Nazionali di Washington (n. T-84, Serie n. 39, Rotoli 19-21 - cfr. anche Serie n. 40, Rotolo 22). 34 ZELLER, op. cit., p. 372, n. io - egli cita quel che dice un ufficiale che era presente. 35 II racconto delle esecuzioni fu fatto in seguito dal custode del carcere, Hans Hoffmann, da un secondo carceriere e dal fotografo. È stato riportato, fra gli altri, da Wheeler-Bennett (Ne mesis, pp. 683-84). 36 WILFRED VON ovEN, Mit Goebbels bis zum Ende, II, p. 118. 37 Ritter (op. cit., pp. 419-29) da i dettagli di questo interessante retroscena. 38 Questa cifra figura in un commento delle relazioni sulle conferenze del Fùhrer sui pro blemi della marina (FCNA, 1944, p. 46) ed è stata accettata da Zeller (op. cit., p. 283). Pechel, che trovò il registro ufficiale delle esecuzioni, dice (op. cit., p. 327) che in esso, pel 1944, sono segnate 3427 esecuzioni; probabilmente, sono poche quelle che non avevano relazione col com plotto del 20 luglio. 39 SCHLABRENDORFF, op. cit., pp. H9-2O. Ho modificato il testo inglese per adeguarlo mag giormente all'originale tedesco. 40 II generale Blumentritt fece questo racconto a Liddell Kart (The German Generals Talk, pp. 217-23). 41 Ibid., p. 222. Sulla parte finale del complotto a Parigi esiste un ricco materiale, com presi il racconto fatto da Speidel nel suo libro e numerosi articoli scritti per riviste tedesche da testimoni oculari. Il miglior esposto riassuntivo è quello di Wilhelm von Schramm, archivista dell'esercito in servizio nell'Ovest (Der 20 Juli in Paris). 42 FELIX GILBERT, Op. CÌt., p. IOI. 43 SPEIDEL, op. cit., p. 152. La mia narrazione della morte di Rommel si è basata, oltre che su quanto dissero Speidel, il quale interrogò la signora Rommel, e altri testimoni oculari, sulle seguenti fonti: due rapporti scritti dal figlio del feldmaresciallo, Manfred Rommel, il primo per il servizio segreto inglese (citato da SHULMAN, op. cit., pp. 138-39), il secondo pel volume The Il/O II principio della fine Rommel Papers, a cura di Liddell Hart, pp. 495-505; poi l'interrogatorio a cui il colonnello John H. Amen sottopose il generale Keitel a Norimberga il 28 settembre 1945 (NCA, suppl. B, pp. 1256-71)' Anche Desmond Young (op. cit.) ne ha dato un racconto completo, basato su colloqui avuti con la famiglia Rommel e con gli amici del feldmaresciallo, oltre che sugli atti del processo di denazificazione subito dal generale Maisel dopo la guerra. 44 TMWC, XXI, p. 4745 SPEIDEL, Op. CÌt., pp. 155-72. 46 GOERLITZ, History of thè German General Staff, p. 477. 47 GUDERIAN, Op. CÌt., p. 273. 48 Ibid., p. 276. 49 LIDDELL HART, The German Generals Talk, pp. 222-23. Pagina 820
Libro sesto
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt LA CADUTA DEL TERZO REICH
XXX. LA CONQUISTA DELLA GERMANIA La guerra raggiunse ora il suolo tedesco. Hitler aveva appena superato lo choc dell'attentato del 20 luglio, quando dovette subire la perdita della Francia, del Belgio e dei territori conquistati a est. Soverchianti truppe nemiche da oriente e da occidente, convergevano verso il Reich. Alla metà dell'agosto 1944, le offensive russe cominciate il io giugno e susseguitesi ininterrottamente, avevano già portato l'Armata Rossa ai confini della Prussia orientale e avevano imbottigliato cinquanta divisioni tedesche nelle regioni del Baltico; in Finlandia si erano spinte fino a Vy-borg, avevano distrutto il gruppo delle armate del centro e effettuato in sei settimane, su questo fronte, un'avanzata di quattrocento miglia, fino alla Vistola di fronte a Varsavia, mentre nel Sud un nuovo attacco iniziato il 20 agosto condusse, prima della fine del mese, alla conquista della Romania e dei campi petroliferi di Ploesti, l'unica grande fonte di petrolio grezzo per gli eserciti tedeschi. Il 26 agosto la Bulgaria si ritirò ufficialmente dalla guerra, e i tedeschi cominciarono a sgombrare in fretta quel paese. In settembre la Finlandia si arrese e si rivoltò contro le truppe tedesche che non intendevano sgombrare il suo territorio. A occidente la Francia fu rapidamente liberata. Nel generale Patton, comandante della terza armata statunitense di recente formazione, gli americani ebbero un condottiero dei carri armati il cui slancio e il cui intuito uguagliavano quelli già dimostrati da Rommel in Africa. Dopo la conquista di Avranches, avvenuta il 30 luglio, egli aveva iniziato un'ampia manovra di aggiramento delle forze tedesche rimaste in Normandia, spostandosi a sud-est verso Orléans lungo la Loira e poi a est verso la Senna, a sud di Parigi. Il 23 agosto la Senna fu raggiunta a sud-est e a nord-ovest della capitale, e due giorni dopo la metropoli, gloria della Francia, fu liberata, dopo quattro anni di occupazione tedesca. La seconda divisione corazzata francese agli ordini del generale Jacques Ledere e la quarta divisione di fanteria americana irruppero nella capitale, che si trovava già in gran parte sotto il controllo delle forze della resistenza francese. Trovarono anche intatti i ponti sulla Senna, molti dei quali sono grandi opere d'arte *. * Secondo Speidel, il 23 agosto Hitler aveva ordinato che tutti i ponti di Parigi e molte importanti installazioni venissero distrutti " anche se ciò comportava la perdita di monumenti n 74 La caduta del Terzo Reich I resti delle armate tedesche in Francia erano ormai in piena ritirata. Montgomery, il vincitore di Rommel nelle battaglie dell'Africa settentrionale, che il i° settembre era stato nominato feldmaresciallo, fece compiere alla prima armata canadese e alla seconda armata britannica ai suoi comandi un'avanzata di ben duecento miglia in quattro giorni; dalla bassa Senna essa raggiunse il Belgio attraversando i leggendari campi di battaglia del 1914-18 e del 1940. Il presidio tedesco di Bruxelles si arrese il 3 settembre e quello di Anversa l'indomani. L'avanzata fu cosi rapida, che i tedeschi non ebbero il tempo di distruggere le installazioni del porto di Anversa. Per gli Alleati, fu un colpo di fortuna, perché il porto, appena eliminato lo sbarramento all'imboccatura, divenne la principale base di rifornimento per le armate anglo-americane. Più a sud delle posizioni anglo-canadesi, la prima armata americana al comando del generale Courtney H. Hodges avanzò non meno rapidamente nella parte sudorientale del Belgio, raggiungendo la Mosa, da cui nel maggio del 1940 aveva preso inizio lo sfondamento travolgente delle armate tedesche, e occupando le fortezze di Namur e di Liegi dove i tedeschi non avevano avuto il tempo di organizzare la resistenza. Ancora più a sud, la terza armata al comando di Patton aveva conquistato Verdun, circondato Metz, e raggiunto la Mosella, ricongiungendosi, al passo di Belfort, con la settima armata franco-americana, che agli ordini del generale Alexander Patch era sbarcata il 15 agosto nella Francia meridionale, ed era avanzata rapidamente lungo la valle del Rodano. Alla fine di agosto le armate tedesche dell'Ovest avevano perduto 500 ooo uomini, metà dei quali erano stati fatti prigionieri, oltre a quasi tutti i Pagina 821
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt carri armati, l'artiglieria e i mezzi motorizzati. Ben poco era rimasto per difendere la madrepatria. La tanto vantata linea Sigfrido era praticamente senza guarnigione e senza cannoni. La maggioranza dei generali tedeschi del fronte occidentale era convinta che la fine fosse ormai prossima. Speidel afferma: " Non esistevano più forze terrestri, per non parlar dell'aviazione"1. Rundstedt, che il 4 settembre era stato richiamato in servizio come comandante in capo del fronte occidentale, dopo la guerra, rispondendo agli interrogatori americani, ebbe a dire: " Per quel che mi riguardava, la guerra in settembre era già finita "2. Ma non per Adolf Hitler. L'ultimo giorno di agosto egli tenne al quar-tier generale un discorso ad alcuni generali cercando di infondere loro nuove energie e, nel contempo, tener vive le speranze. Se è necessario, combatteremo sul Reno: ciò mi è indifferente. In ogni caso, continueremo a combattere questa battaglia finché, come disse Federico il Grande, uno dei artistici ". Speidel si rifiutò di eseguire l'ordine, imitato dal generale von Choltitz, nuovo comandante della " Grande-Parigi ", il quale si arrese dopo poche fucilate, sparate solo per salvarsi la faccia. Per tale resa Choltitz fu accusato in contumacia di tradimento nell'aprile del 1945, ma alcuni ufficiali suoi amici riuscirono a far rinviare il processo sino alla fine della guerra. Inoltre Speidel riferisce che non appena Parigi fu persa dai tedeschi Hitler ordinò che fosse distrutta con l'artiglieria pesame e con le bombe Vi, ma che egli si rifiutò di ubbidire anche a quest'ordine (SPEIDEL, Invasion 1944, pp. 143-45)La conquista della Germania 1175 nostri maledetti nemici sarà talmente stanco da rinunciare a combattere ancora. Combatteremo fino ad ottenere una pace che garantisca alla Germania l'esistenza per i prossimi cinquanta o cento anni e che soprattutto non macchi per la seconda volta il nostro onore, come accadde nel 1918... Io vivo soltanto per condurre questa battaglia, sapendo che essa non potrà essere da noi vinta se non grazie a una volontà ferrea. Dopo aver attaccato lo Stato maggiore, accusandolo di mancare di tale volontà, Hitler rivelò ai generali alcuni dei motivi che alimentavano le sue tenaci speranze. Verrà il momento in cui la tensione fra gli Alleati diverrà tale da provocare una rottura. Nella storia, prima o poi tutte le coalizioni si sono dissolte. La sola cosa da fare è aspettare il momento opportuno, per quanto dura sia l'attesa3. A Goebbels fu affidato il compito di organizzare la " mobilitazione totale ". Himmler, nuovo capo dell'esercito di riserva, si mise all'opera per creare venticinque divisioni di Volksgrenadier, per la difesa dell'Occidente. Nonostante tutti i piani e tutti i discorsi che si erano fatti nella Germania nazista intorno alla " guerra totale ", le risorse del paese erano ancora lungi dall'esser impiegate in modo " totalitario ". In seguito alle insistenze di Hitler, la produzione dei beni di consumo per la popolazione civile aveva mantenuto, durante tutta la guerra, un indice sorprendentemente elevato: evidentemente allo scopo di tenere alto il morale nazionale. Inoltre il dittatore si era astenuto dall'attuare i piani dell'anteguerra relativi alla mobilitazione delle donne per il lavoro nelle fabbriche. Nel marzo del 1945, avendogli Speer proposto di arruolare le donne per l'industria, Hitler aveva dichiarato: " II sacrificio dei nostri ideali più cari è un prezzo troppo alto " ". L'ideologia nazista aveva affermato che il posto della donna è nella casa e non nelle fabbriche - ed essa era stata lasciata a casa. Nei primi quattro anni della guerra, mentre in Inghilterra due milioni e duecentocinquantamila donne erano state adibite all'industria bellica, in Germania solo cen-tottantaduemila donne svolsero tali attività. Inoltre durante la guerra il numero delle domestiche restò quello del tempo di pace: un milione e mezzo5. Ma ora che il nemico era alle porte, i capi nazisti si mossero. Vennero chiamati alle armi ragazzi dai quindici ai diciotto anni e uomini anziani dai cinquanta ai sessanta anni. Si rastrellarono nuove reclute dalle università e dalle scuole superiori, dagli uffici e dalle aziende. Nel settembre e nell'ottobre si riuscì a trovare, per l'esercito, un altro mezzo milione di uomini. Ma non si provvide a sostituire con la mano d'opera femminile gli uomini così tolti alle fabbriche e agli uffici. Albert Speer, ministro per gli Armamenti e per la produzione bellica, protestò presso Hitler, dicendo che il prelevamento di operai specializzati pregiudicava seriamente la produzione delle armi. Pagina 822
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Dal tempo di Napoleone, i soldati tedeschi non erano più stati costretti a difendere il sacro suolo della patria. Tutte le guerre combattute in seguito dalla Prussia e dalla Germania si erano svolte sul territorio di altre nazioni, provocandone la devastazione. Una pioggia di incitamenti si riversò sulle truppe, già messe a dura prova. 1176 La caduta del Terzo Reicb Soldati del fronte occidentale! ... Mi aspetto da voi che difendiate il sacro suolo della Germania sino all'ultimo! Viva il Fiihrer! FELDMARESCIALLO VON RUNDSTEDT Soldati del gruppo di armate! ... Che nessuno di noi ceda al nemico un solo palmo del suolo tedesco! Chiunque si ritira senza combattere è un traditore del suo popolo... Soldati! Il nostro paese, la vita delle nostre donne e dei nostri bambini, sono in gioco! Il nostro Fiihrer e i nostri cari confidano nei loro soldati!... Viva la Germania e il nostro amato Fùhrer! FELDMARESCIALLO MODEL Ciò nondimeno, ora che il tetto pericolava il numero dei disertori cresceva sempre di più e Himmler prese misure drastiche per porvi riparo, il io settembre emanò un'ordine: Certi elementi irresponsabili sembrano credere che, per loro, la guerra sia finita, solo che si arrendano al nemico... Ogni disertore... avrà la sua giusta punizione. Inoltre la sua condotta ignominiosa avrà, per la sua famiglia, le più gravi conseguenze... Verranno fucilati senza processo. Un certo colonnello Hoffmann-Schonforn, della 18" divisione granatieri, dichiarò alla sua unità: Nelle nostre file, alcuni traditori sono passati al nemico... Questi bastardi hanno rivelato importanti segreti militari. Coi loro libelli dei sudici ebrei vi ingannano e vi infangano, cercando di indurvi a diventare anche voi dei bastardi. Lasciate pure che sputino il loro veleno!... Quanto agli spregevoli traditori che hanno dimenticato che cosa sia l'onore, il tradimento sarà espiato dalle loro famiglie6. In settembre avvenne ciò che i generali tedeschi, nel loro scetticismo, chiamarono un " miracolo ". Per Speidel, esso fu " una variante tedesca di quel che nel 1914 per i francesi fu il " miracolo della Marna ". L'impetuosa avanzata degli Alleati si arrestò d'un tratto ". La ragione di ciò è stata fino ad oggi oggetto di controversie fra i comandanti alleati, a partire dal generale Eisenhower; per i generali tedeschi, la cosa riuscì incomprensibile. Nella seconda settimana di settembre alcune unità americane avevano raggiunto il confine tedesco dinanzi ad Aquisgrana e lungo la Mosella. La Germania era aperta agli eserciti alleati. Ai primi di settembre Montgomery aveva sollecitato Eisenhower affinchè assegnasse tutte le riserve e i rifornimenti alle armate britanniche e canadesi e alla prima e nona armata statunitense, per permettere loro di sferrare un'audace offensiva nel Nord, in modo da penetrare rapidamente nella Ruhr, privare i tedeschi del loro principale arsenale e aprirsi la via verso Berlino mettendo fine alla guerra. Eisenhower respinse la proposta. Egli intendeva invece avanzare verso il Reno, su di un " vasto fronte " *. * " Sono certo, - scrisse Eisenhower nelle sue memorie (Crusade in Europe, p. 305), - che il maresciallo Montgomery, alla luce degli avvenimenti che seguirono, riconoscerebbe che quel La conquista detta Germania 1177 Ma le sue armate avevano esaurito i rifornimenti. Ogni tonnellata di benzina e di munizioni doveva essere sbarcata in Normandia, sulle spiagge o nel solo porto disponibile, a Cherbourg, per esser poi trasportata con automezzi per tre o quattrocento miglia fino al fronte, che sempre più si spostava in avanti. Nella seconda settimana di settembre gli eserciti di Eisenhower dovettero fermarsi in seguito alla mancanza di rifornimenti, ma anche perché incontrarono una inaspettata resistenza da parte tedesca. Verso la metà di settembre Rundstedt concentrando tutte le forze di cui disponeva sui due punti più deboli dello schieramento nemico riuscì a arrestare, almeno temporaneamente, la terza armata di Patton sulla Mosella e la prima armata di Hodges dinanzi ad Aquisgrana. Allora Eisenhower, sollecitato da Montgomery, diede il suo consenso a un piano audace, quello di creare una testa di ponte sul basso Reno, ad Arnhem, per Pagina 823
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt assicurarsi così delle posizioni da cui si sarebbe potuto prendere sul fianco e aggirare a nord la linea Sigfrido. Tale obiettivo era ancora ben lontano da ciò che Montgomery aveva sognato - piombare sulla Ruhr e, di là, marciare su Berlino - ma avrebbe fornito una base strategica a una successiva mossa. L'attacco, per il quale si procedette al lancio massiccio di due divisioni britanniche e di una divisione americana aerotrasportate dalle basi dell'Inghilterra, cominciò il 17 settembre, ma fallì a causa del cattivo tempo e perché le truppe erano state paracadutate proprio nel bel mezzo di due divisioni corazzate delle SS di cui si ignorava la presenza in quella zona; infine fallì per la mancanza di forze terrestri adeguate che avanzassero da sud. Così dopo dieci giorni di violenti combattimenti gli Alleati si ritirarono da Arnhem. La prima divisione aerotrasportata inglese che era stata paracadutata nei pressi della città, fu annientata: dei novemila uomini di cui si componeva, ne scamparono soltanto 2163. Per Eisenhower questo rovescio " fu una prova evidente che nel corso della campagna si sarebbero dovuti superare combattimenti ancor più aspri "7. Egli però era lungi dall'attendersi che i tedeschi sarebbero stati in grado di sferrare il tremendo attacco di sorpresa che sfondò il fronte occidentale durante l'inverno, all'avvicinarsi del Natale. L'ultimo disperato tentativo di Hitler. La sera del 12 dicembre 1944 un buon numero di generali tedeschi, i comandanti di più alto rango del fronte occidentale, furono convocati al quar-tier generale di Rundstedt; deposte le armi che avevano alla cintura e le borse essi furono caricati su di un autobus, che girò per una mezz'ora nella campagna scura e coperta di neve, perché perdessero l'orientamento, e alla fine furono depositati all'ingresso di un grande Bunker sotterraneo: il quarpiano era errato ". Non è invece affatto cosJ, come risulta dalla lettura delle memorie di Montgomery. 1178 La caduta del Terzo Reicb tier generale di Hitler, a Ziegenberg, presso Francoforte. Lì appresero quel che solo un piccolo gruppo di alti ufficiali dello Stato maggiore e di comandanti dell'esercito sapeva da più di un mese: il Fiihrer stava per lanciare, quattro giorni dopo, una potente offensiva a occidente. Egli aveva in mente tale idea fin dalla metà di settembre, quando le armate di Eisenhower erano state arrestate sulla frontiera tedesca, a ovest del Reno. Benché in ottobre la nona, prima e terza armata statunitense avessero cercato di riprendere l'offensiva nell'intento di " picchiare forte " (come si espresse Eisenhower) per aprirsi la strada fino al Reno, l'avanzata era stata lenta e duramente contrastata. Aquisgrana, l'antica capitale dell'impero, la residenza di Carlomagno, si arrese alla prima armata americana dopo aspri combattimenti, il 24 ottobre: fu la prima città tedesca a cadere nelle mani degli Alleati. Gli americani però non riuscirono ad aprirsi una via fino al Reno. Comunque, lungo tutto il fronte essi, e più a nord gli inglesi e i canadesi, indebolivano sempre più le difese tedesche con logoranti combattimenti. Hitler aveva compreso che, restando sulla difensiva, sarebbe riuscito soltanto a ritardare l'ora della resa dei conti. Fu così che nella sua mente febbrile prese forma un piano audace e immaginoso per riprendere l'iniziativa, e assestare un colpo che separasse la terza dalla prima armata americana; lo scopo era quello di raggiungere Anversa e privare così Eisenhower del suo principale porto di rifornimento, e far indietreggiare le armate britanniche e canadesi lungo il confine belga-olandese. Egli riteneva che tale offensiva si sarebbe conclusa con una disastrosa disfatta degli eserciti anglo-americani tanto da allontanare il pericolo dalle frontiere occidentali della Germania, e gli avrebbe anche permesso di volgersi poi contro i russi, i quali, se continuavano ad avanzare nei Balcani, erano stati arrestati in ottobre in Polonia sulla Vistola e nella Prussia orientale. L'offensiva avrebbe dovuto effettuare uno sfondamento nelle Ardenne, là dove nel 1940 aveva preso inizio la grande manovra tedesca di accerchiamento, e che il servizio segreto tedesco sapeva essere difese solo da quattro deboli divisioni di fanteria americane. Era un piano audace. Hitler pensava che esso quasi certamente avrebbe colto di sorpresa gli Alleati e li avrebbe travolti prima che avessero avuto il tempo di riprendersi *. V'era, però, una difficoltà. L'esercito tedesco non solo era assai più debole, specie nei cicli, che nel 1940, ma doveva ora * Vi era una interessante appendice in questo piano, denominato " operazione Greif ", che sembra esser stato un parto della fantasia di Hitler. La direzione di tale operazione il Fuhrer la affidò a Otto Skorzeny, il quale, dopo aver liberato Mussolini e aver condotto a Berlino l'energica azione di repressione nella notte del 20 luglio 1944, si era ulteriormente distinto nel suo Pagina 824
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt particolare campo di attività organizzando il rapimento a Budapest, nell'ottobre del 1944, del reggente d'Ungheria, ammiraglio Horthy, quando questi aveva tentato di abbandonare il paese ai russi che avanzavano. Il nuovo compito di Skorzeny consisteva nell'organizzare una speciale brigata di duemila soldati tedeschi che parlassero inglese, di vestirli con divise americane, e farli passare, su carri armati e jeep americane catturate, dietro le linee americane, allo scopo di interrompere le linee telefoniche, uccidere le staffette militari, confondere il traffico e, in genere, creare il caos. Inoltre piccole unità avrebbero dovuto raggiungere i ponti sulla Mosa e fare il possibile per tenerli intatti finché fosse giunto il grosso delle truppe tedesche coi carri armati. La conquista della Germania 1179 fronteggiare un nemico più ricco di risorse e molto meglio armato. I generali tedeschi si affrettarono a farlo presente al Fùhrer. In seguito Rundstedt dichiarò: " Quando mi fu consegnato tale piano, ai primi di novembre, mi sentii venir meno. Hitler non si era curato di consultarmi... Per me, era evidente che le forze di cui disponevamo erano troppo esigue per realizzare un progetto così ambizioso ". Tuttavia, ben sapendo che con Hitler era inutile discutere, Rundstedt e Model decisero di proporre un altro piano adatto a soddisfare la decisione del Signore della Guerra, ma limitato a eliminare il saliente americano formatosi intorno ad Aquisgrana ". Ma il comandante in capo tedesco per l'Ovest aveva così poca speranza di far mutare parere al Fùhrer, che non volle partecipare alla conferenza militare indetta a Berlino il 2 dicembre. Inviò in sua vece il capo di Stato maggiore, Blumentritt. Ma Blumentritt, il feldmaresciallo Model, il generale Hasso von Manteuffel e il generale delle SS Sepp Dietrich (gli ultimi due avrebbero dovuto comandare due grandi gruppi di carri armati, nell'azione di sfondamento), presenti alla riunione, non riuscirono a smuovere Hitler dalla sua risoluzione. In tutto il tardo autunno egli aveva rastrellato la Germania per raccogliere le forze necessarie per quest'ultima disperata mossa d'azzardo. In novembre era riuscito a mettere insieme quasi millecinquecento carri armati nuovi o ricostituiti e artiglieria d'assalto. In dicembre, altri mille se ne aggiunsero. Egli aveva raccolto, per lo sfondamento nelle Ardenne, ventotto divisioni, di cui nove corazzate, e altre sei divisioni erano state destinate a un attacco in Alsazia, che avrebbe dovuto far seguito all'offensiva principale. Gbring promise di mettere a disposizione tremila caccia. Erano forze rilevanti, benché di molto inferiori all'armata che nel 1940 Rundstedt aveva comandato sullo stesso fronte. Ma per metterle insieme si erano dovuti negare alle forze tedesche impegnate a est quei rinforzi che i loro comandanti dichiaravano assolutamente necessari per respingere l'offensiva invernale russa, prevista per gennaio. Guderian, che era il capo di Stato maggiore responsabile del fronte orientale, protestò e Hitler gli fece una lavata di capo: Non ho bisogno della vostra sapienza. Ho comandato l'esercito tedesco combattente per cinque anni e in tutto questo tempo ho acquistato una esperienza diretta maggiore di quella che un qualsiasi signore dello Stato maggiore generale può mai sperare di avere. Ho studiato Clausewitz e Moltke, e ho letto tutte le carte di Schlieffen. Ho un quadro della situazione più preciso del vostro! Quando Guderian fece presente che i russi stavano per attaccare con forze soverchianti, riferendo alcune cifre sullo schieramento sovietico, Hitler gridò: " È il più grande bluff che vi sia stato dai tempi di Gengis Khan! Chi ha messo in giro tutte queste scemenze? " '. I generali che la sera del 12 dicembre si riunirono al quartier generale del Fùhrer a Ziegenberg dopo aver depositato borse e pistole, trovarono, n8o La caduta del Terzo Ketch come in seguito ricordò Manteuffel, nel Signore nazista della Guerra " una figura curva, con il volto pallido e gonfio, rannicchiata sulla sedia, con le mani tremanti e col braccio sinistro mosso da violente contrazioni che egli si sforzava di nascondere. Era un uomo ammalato... Camminando, trascinava una gamba " '". Il morale di Hitler era però, come sempre, alto. I generali si attendevano di essere informati sul quadro generale dell'offensiva. Invece il Signore della Guerra somministrò loro un'arringa a carattere politico e storico. Mai vi è stata, nella storia, una coalizione come quella del nostro nemico, una coalizione composta di elementi così eterogenei, con fini così divergenti... Da una parte, vi sono degli Stati ultracapitalisti; dall'altra, Stati Pagina 825
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ultra-marxisti. Da una parte, un impero agonizzante, la Gran Bretagna; dall'altra, una colonia ansiosa di raccoglierne l'eredità, gli Stati Uniti... Tutti questi Stati sono entrati a far parte della coalizione con la speranza di realizzare ognuno le proprie ambizioni politiche... L'America vuoi divenire l'erede dell'Inghilterra; la Russia cerca di assicurarsi i Balcani... L'Inghilterra si sforza di conservare i suoi possedimenti... nel Mediterraneo... Questi Stati sono tuttora in antagonismo e chi, come un ragno in mezzo alla sua rete, osservi gli sviluppi della situazione, può notare che questo antagonismo cresce d'ora in ora. Se ora riusciremo ad assestare alcuni duri colpi, è possibile che questo fronte comune artificiosamente costituito crolli d'un tratto con il fragore di un tuono..., purché non vi sia cedimento alcuno da parte della Germania. Occorre distruggere nel nemico la fede nella certezza della vittoria... Alla fine, una guerra giunge a una decisione quando l'una o l'altra parte si rende conto di non poterla vincere. Nemmeno per un momento dobbiamo dare al nemico la sensazione che egli può contare sulla nostra capitolazione. Mai e poi mai! ". Con l'eco di questo violento discorso ancora nelle orecchie, i generali si separarono, nessuno di loro era convinto (almeno così avrebbero detto in seguito) che l'attacco nelle Ardenne sarebbe riuscito; ma ognuno era deciso a eseguire il meglio possibile gli ordini che avrebbe ricevuto. E così essi fecero. La notte del 15 dicembre era scura e gelida; una nebbia fitta era scesa sulle accidentate colline coperte di neve della foresta delle Ardenne quando i tedeschi andarono ad occupare le posizioni di partenza per l'assalto su di un fronte di settanta miglia, che si stendeva fra Monschau, a sud di Aquisgrana, a Echternach, a nord-ovest di Treviri. Secondo le previsioni degli uffici meteorologici tedeschi il tempo nebbioso sarebbe continuato diversi giorni; in quel lasso di tempo si pensava che l'aviazione alleata non si sarebbe potuta alzare, per cui sarebbe stato evitato, alle colonne tedesche dei rifornimenti, di trovarsi in un inferno analogo a quello della battaglia di Normandia. Quanto alle condizioni atmosferiche, la fortuna non abbandonò il Fiihrer per cinque giorni, e i tedeschi, colto completamente di sorpresa l'alto comando alleato, dopo una prima penetrazione fra le linee nemiche effettuata la mattina del 16 dicembre, riuscirono a sfondare in diversi punti. La notte del 17 dicembre un gruppo corazzato raggiunse Stavelot, a sole otto miglia da Spa, dove si era stabilito il quartier generale della prima armata americana, che fu in fretta evacuato. Cosa ancor più importante, esso La conquista della Germania 1181 era a un solo miglio di distanza da un enorme deposito americano dove erano accantonati più di 136 ooo ettolitri di benzina. Se questo deposito fosse stato preso, le divisioni corazzate tedesche, la cui marcia veniva continuamente rallentata dal ritardo con il quale pervenivano loro i rifornimenti di benzina, di cui i tedeschi erano terribilmente a corto, sarebbero avanzate più rapidamente e si sarebbero spinte più lontano. La cosiddetta brigata corazzata 150 di Skorzeny, costituita da uomini che indossavano uniformi americane ed erano montati su carri armati, autocarri e jeeps americani catturati, fu quella che giunse più lontano. Circa quaranta jeeps cariche di truppe si infiltrarono attraverso il fronte nemico che cedeva e alcune giunsero sino alla Mosa*. Dopo il cedimento delle quattro deboli divisioni che tenevano le Arden-ne, l'accanita resistenza di alcune sparse unità della prima armata americana valse però a rallentare l'avanzata tedesca e l'aver tenuto saldo il fronte a nord e a sud, ai due lati dello sfondamento, a Monschau e a Bastogne, incanalò l'irruzione delle forze di Hitler in uno stretto saliente. Infine la difesa americana di Bastogne segnò la sorte dell'offensiva. Il nodo stradale di Bastogne era la chiave per la difesa delle Ardenne e, più indietro, della Mosa. Se quella posizione fosse stata saldamente tenuta, essa non solo avrebbe bloccato le vie principali lungo le quali avanzava la quinta armata corazzata di Manteuffel, che puntava verso la Mosa, a Dinant, ma avrebbe tenuto impegnate considerevoli forze tedesche che si tenevano pronte per l'ulteriore balzo in avanti. La mattina del 18 dicembre le avanguardie di carri armati di Manteuffel si trovavano a sole quindici miglia da Bastogne; in essa gli unici americani presenti erano gli ufficiali dello Stato maggiore di un corpo d'armata che stava preparandosi ad evacuare la città. La sera del 17 dicembre però la ioia divisione aviotrasportata che stava riorganizzandosi a Reims ricevette l'ordine di raggiungere il più rapidamente possibile Bastogne, Pagina 826
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che distava cento miglia. Sugli automezzi, che correvano con i fari accesi nella notte, essa riuscì a raggiungere la città in ventiquattro ore, precedendo di poco i tedeschi. Era stata una gara di corsa di importanza decisiva, e i tedeschi la perdettero. Essi accerchiarono Bastogne, ma incontrarono delle difficoltà nell'aggirarla per far riprendere alle loro divisioni * II 16 fu fatto prigioniero un ufficiale tedesco che portava con sé parecchie copie dei piani dell'" operazione Greif ", e gli americani appresero in tal modo che cosa stava succedendo. Ma non sembra che ciò sia valso a por riparo alla confusione iniziale creata dagli uomini di Skorzeny, alcuni dei quali, travestiti da uomini della polizia militare, assunsero il controllo dei nodi stradali fuorviando il traffico militare americano; né impedi che l'ufficio di informazioni segrete della prima armata credesse alle storie raccontate da alcuni tedeschi, catturati con uniformi americane, secondo le quali diversi desperados di Skorzeny avrebbero preso la via di Parigi con l'intenzione di uccidere Eisenhower. Per parecchi giorni, in tutto il territorio che si estendeva fino a Parigi, migliaia di soldati americani furono fermati dalla polizia militare e dovettero provare la loro nazionalità dicendo chi aveva vinto i campionati mondiali e qual era la capitale del loro Stato di origine; ma molti non lo ricordavano o non lo sapevano. Moltissimi tedeschi catturati con uniformi americane furono subito fucilati, altri giudicati da tribunali di guerra e giustiziati. Lo stesso Skorzeny nel 1947 fu processato da un tribunale americano a Dachau, ma riuscì ad essere assolto. Una volta rilasciato egli passò in Spagna e poi nell'America meridionale dove si dette a un redditizio commercio del cemento e dove scrisse le sue memorie. 1182 La caduta del Terzo Reich l'avanzata verso la Mosa; inoltre essi dovettero lasciar indietro forze ingenti per controllare il nodo stradale e per cercare di impadronirsene. Il 22 dicembre il generale Heinrich von Liittwitz, comandante del 47° corpo corazzato tedesco, fece pervenire al generale A. C. McAuliffe, comandante della IDI" divisione aviotrasportata, la richiesta di resa di Bastogne, ma ebbe per risposta una sola parola, che doveva divenire famosa: " Nuts! " (più o meno: Che scemenza!) Alla vigilia di Natale si ebbe il punto di svolta del disperato tentativo di Hitler. Il giorno prima un battaglione in ricognizione della seconda divisione corazzata tedesca aveva raggiunto, presso Dinant, le alture che si ergono a tre miglia ad est della Mosa. Là si era fermato, aspettando altra benzina per i carri armati e dei rinforzi, prima di scendere verso il fiume. Ma né la benzina né i rinforzi arrivarono mai. Ed ecco che d'un tratto la seconda divisione corazzata americana attaccò, da nord. Già diverse divisioni della terza armata di Patton si erano messe in marcia da sud, con il preciso obiettivo di liberare Bastogne. In seguito, Manteuffel scrisse: "La sera del 24 apparve chiaro che il limite estremo della nostra operazione era stato raggiunto. Sapevamo ormai che non avremmo mai raggiunto l'obiettivo che ci eravamo proposto ". Troppo forte era divenuta la pressione sul fianco settentrionale e su quello meridionale, dello stretto e lungo saliente tedesco. E due giorni prima di Natale il tempo si era finalmente schiarito, sicché l'aviazione anglo-americana potè cominciare a effettuare attacchi massicci sulle linee di rifornimento e contro le truppe e i carri armati che salivano lungo le strette e tortuose strade di montagna. I tedeschi fecero un altro, disperato tentativo di conquistare Bastogne. Durante tutta la giornata di Natale, a partire dalle tre di notte, i loro assalti si susseguirono, ma i difensori, al comando di McAulifie, tennero fermo. L'indomani reparti corazzati della terza armata di Patton sfondarono da sud e liberarono la città. Ora per i tedeschi si trattava di ritirare le loro forze dall'angusto corridoio prima che venissero tagliate fuori e annientate. Ma Hitler non voleva sentir parlare di ritirate. La sera del 28 dicembre egli tenne una conferenza militare in piena regola. Invece di seguire i consigli di Rundstedt e di Manteuffel e di far uscire in tempo dal saliente le forze tedesche, egli ordinò di riprendere l'offensiva, di conquistare d'assalto Bastogne e di continuare l'avanzata verso la Mosa. Inoltre egli insistette perché si sferrasse subito una seconda offensiva a sud, in Alsazia, dove le linee americane si erano assottigliate a causa dell'invio a nord, verso le Ar-denne, di diverse divisioni di Patton. Egli non prestò ascolto alle proteste dei generali, i quali gli facevano presente di non avere forze sufficienti sia per continuare l'offensiva delle Ardenne sia per attaccare in Alsazia. Egli disse: Signori, negli undici anni in cui ho svolto la mia attività... non ho mai sentito qualcuno comunicarmi che tutto era assolutamente pronto... Non siete mai del tutto pronti. Questo è chiaro. Pagina 827
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La conquista della Germania 1183 E continuò a parlare, in lungo e in largo*. Assai prima che finisse, ai generali risultò chiaro che il loro comandante in capo era ormai cieco di fronte alla realtà, che egli si era perduto nelle nuvole. La questione è... se la Germania intende continuare ad esistere o se vuole esser distrutta... Perdere questa guerra significa distruggere il popolo tedesco. Seguì una lunga dissertazione sulla storia di Roma e su quella della Prus-sia durante la guerra dei sette anni. Infine ritornò ai problemi del momento. Pur riconoscendo che l'offensiva delle Ardenne non aveva avuto " il successo decisivo che ci si poteva aspettare ", egli affermò che essa aveva portato " a una trasformazione dell'intera situazione come nessuno avrebbe creduto possibile quindici giorni fa ". Il nemico ha dovuto abbandonare tutti i suoi piani d'attacco... Ha dovuto gettare nella mischia unità esauste. I suoi piani di operazione sono stati completamente sconvolti. Egli viene aspramente criticato in patria. In questo momento si trova psicologicamente in svantaggio. Deve già ammettere che non vi è alcuna probabilità che la guerra termini prima di agosto, forse nemmeno prima della fine dell'anno venturo... Con questa frase si ammetteva dunque la sconfitta finale della Germania? Hitler cercò subito di dissipare qualsiasi impressione del genere. Mi affretto ad aggiungere, signori, che... voi non dovete pensare, nemmeno lontanamente, che io preveda di perdere questa guerra... Io non ho mai conosciuto la parola " capitolazione "... Per me la situazione di oggi non presenta nulla di nuovo. Mi sono trovato in situazioni assai peggiori. Ne parlo solo perché voglio che comprendiate la ragione per cui perseguo la mia meta con tanto fanatismo e perché nulla riesce ad abbattermi. Sebbene possa essere tormentato dalle preoccupazioni e perfino tìsicamente scosso, nulla potrà cambiare la mia decisione di continuare a combattere fino a che la bilancia penderà dalla nostra parte. Dopodiché egli fece appello ai generali perché appoggiassero la nuova offensiva " con tutto il loro ardore ". Così... schiacceremo completamente gli americani... Poi vedremo che cosa succederà. Non credo che a lungo andare il nemico sarà in grado di resistere a 45 divisioni tedesche... Riusciremo nuovamente a guidare il destino! Ma ormai era troppo tardi. La Germania non disponeva di sufficienti forze militari perché quelle parole si avverassero. Il primo dell'anno Hitler lanciò otto divisioni tedesche in un'offensiva nella Saar, alla quale fece seguire l'attacco, partito dalla testa di ponte sull'Alto Reno, di un'armata al comando di Heinrich Himmler (fu un brutto scherzo per i generali tedeschi). Né l'una né l'altro arrivarono molto lontano. Non ebbe neppure successo un attacco in massa contro Bastogne, cominciato il 3 gennaio, da parte di non meno di due corpi d'armata di nove divisioni, che dette luogo ai più accaniti combattimenti di tutta la campagna delle Ardenne. Il 5 gennaio i tedeschi abbandonarono la speranza di con* Per parecchie ore, a giudicare dalla lunghezza della registrazione stenografica di questa conferenza, conservata quasi intatta. Essa costituisce il frammento n. 27 delle conferenze del Fuhrer. Gilbert ne da il testo completo in Hitler Di ects His War, pp. 158-74. 1184 La caduta del Terzo Ketch quistare quella città chiave. Si trovavano di fronte alla minaccia di esser tagliati fuori da una controffensiva anglo-americana da nord, iniziata il 3 gennaio. L'8 gennaio Model, le cui armate correvano il pericolo di essere intrappolate a nord-est di Bastogne, a Houffalize, fu finalmente autorizzato a ritirarsi. Al 16 gennaio, appena un mese dopo l'inizio dell'offensiva in cui Hitler aveva gettato le sue ultime riserve di uomini, di cannoni e di munizioni, le forze tedesche si trovavano di nuovo sulle linee dalle quali erano partite. Esse avevano perduto circa 120000 uomini, fra morti, feriti o dispersi, 600 carri armati e artiglierie d'assalto, 1600 aeroplani e 6000 automezzi. Anche le perdite americane erano gravi: 8000 morti, 48 ooo feriti, 21 ooo fra prigionieri e dispersi, 733 carri armati e cannoni anticarro*. Gli americani potevano però colmare le perdite, i tedeschi no: essi avevano lanciato il loro ultimo dardo. Fu, questa, l'ultima grande offensiva dell'esercito tedesco prima della fine Pagina 828
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della seconda guerra mondiale. Il suo fallimento non solo rese inevitabile la sconfitta sul fronte occidentale, ma segnò anche la sorte delle armate tedesche che combattevano sul fronte orientale, dove ben presto si fecero sentire le conseguenze della decisione di Hitler di lanciare nelle Ardenne le ultime riserve. Nella sua lunga conferenza tenuta ai generali del fronte occidentale tre giorni dopo Natale, Hitler era stato molto ottimista nei riguardi del fronte russo. Sebbene avessero perduto i Balcani, le armate tedesche avevano resistito saldamente sulla Vistola in Polonia e in Prussia orientale fin dal mese di ottobre. Hitler disse: A causa del tradimento dei nostri cari alleati, siamo purtroppo costretti a ritirarci a poco a poco... Ciò nonostante, sul fronte orientale nel complesso è stato possibile resistere. * Tra i morti americani vi furono parecchi prigionieri fucilati il 17 dicembre dal gruppo di combattimento del colonnello Jochen Peiper della prima divisione corazzata SS nei pressi di Malmédy. Secondo le proye presentate a Norimberga, furono massacrati 129 prigionieri americani; in seguito, nel processo intentato contro gli ufficiali responsabili delle SS, il numero accertato scese a 71. Il processo, che si svolse a Dachau dinanzi a un tribunale militare americano nella primavera del 1946, ebbe un singolare epilogo. Quarantatre ufficiali delle SS, incluso Peiper, erano stati condannati a morte, ventitre all'ergastolo, e otto a pene di detenzione meno gravi. Sepp Dietrich, comandante della sesta armata corazzata delle SS che aveva combattuto a nord del saliente, era stato condannato a venticinque anni; Kramer, comandante del primo corpo corazzato delle SS, a dieci anni e Hermann Priess, comandante della prima divisione corazzata delle SS, a diciotto anni. Ma ecco che al Senato americano si elevano grida e clamori, soprattutto a opera del defunto senatore McCarthy. Si disse che gli ufficiali delle SS erano stati seviziati al fine di estorcere loro la confessione di reati. Nel marzo del 1948 furono commutate trentuno delle condanne a morte; in aprile il generale Lucius D. Clay ridusse a sei le rimanenti dodici condanne; e nel gennaio 19^1, John J. McCloy, alto commissario americano, con un'amnistia generale commutò anche queste ultime in pene detentive a vita. Nel 1959 tutti gli ufficiali erano ormai stati rilasciati. Nel gran chiasso fatto sul presunto maltrattamento degli ufficiali delle SS, furono quasi dimenticate le prove inequivocabili, che il 17 dicembre 1944 almeno settantuno prigionieri di guerra americani, disarmati, erano stati assassinati a sangue freddo su un campo nevoso presso Malmédy, per ordine o incitamento di diversi ufficiali delle SS. La conquista della Germania 1185 Ma per quanto ancora? La vigilia di Natale, dopo che i russi ebbero circondato Budapest, e una seconda volta la mattina di Capodanno, Gude-rian aveva invano chiesto a Hitler rinforzi per fronteggiare la minaccia russa in Ungheria e anche un'offensiva sovietica che, secondo le sue previsioni, sarebbe cominciata in Polonia verso la metà di gennaio. Guderian dice: Feci notare che la Ruhr era già stata paralizzata dagli attacchi aerei degli Alleati occidentali... Per contro, la zona industriale dell'Alta Slesia poteva ancora lavorare a pieno ritmo; il centro dell'industria bellica tedesca si trovava ormai ad Oriente, e la perdita dell'Alta Slesia avrebbe necessariamente condotto alla nostra sconfitta in pochissime settimane. Ma tutto ciò non ebbe alcun effetto. Mi fu risposto negativamente e passai una triste e tragica vigilia di Natale in quei luoghi cosi poco cristiani. Ciò nonostante il 9 gennaio Guderian ritornò una terza volta al quar-tier generale di Hitler. Portò con sé il capo del suo ufficio informazioni per l'Oriente, generale Gehlen, il quale, con carte e diagrammi, si sforzò di spiegare al Fiihrer quanto la situazione tedesca, alla vigilia della prevista ripresa dell'offensiva russa a nord, fosse precaria. Guderian racconta: Hitler perse completamente la pazienza... dichiarò che carte e diagrammi erano " assolutamente idioti " e mi ordinò di far rinchiudere in un manicomio colui che li aveva redatti. Allora persi la calma e dissi... " Se volete mandare il generale Gehlen in un manicomio, farete bene a rinchiudervi anche me ". Quando Hitler affermò che il fronte orientale " non aveva mai posseduto riserve così potenti come in quel momento ", Guderian gli rispose: " II fronte orientale è come un castello di carte da gioco: se cede in un punto, tutto il resto crollerà " ". Pagina 829
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Cosf infatti accadde. Il 12 gennaio 1945 il gruppo delle armate russe di Konev partendo dalla testa di ponte di Baranov, sull'alta Vistola a sud di Varsavia, puntò sulla Slesia. Più a nord, le armate di 2ukov attraversarono la Vistola a nord e a sud di Varsavia, che cadde il 17 gennaio. Ancora più a nord, due armate russe percorsero velocemente metà della Prussia orientale e continuarono ad avanzare in direzione del golfo di Danzica. Fu quella la più grande offensiva russa della guerra. Soltanto in Polonia e nella Prussia orientale Stalin stava impiegando 180 divisioni, di cui una parte straordinariamente grande corazzata. Non vi era modo di fermarle. " II 27 gennaio, dopo solo quindici giorni dall'inizio dell'offensiva sovietica, - dice Guderian, - la marea nemica stava rapidamente assumendo le proporzioni di un completo disastro per noi " ". A quella data la Prussia orientale e occidentale restarono tagliate fuori del Reich. Quello stesso giorno 2ukov attraversò l'Oder presso Lùben dopo un'avanzata di 220 miglia coperte in quindici giorni, raggiungendo il territorio tedesco a solo 100 miglia da Berlino. La cosa più catastrofica di tutte fu che i russi avevano ormai lasciato dietro alle loro spalle il bacino industriale della Slesia. Il 30 gennaio - dodicesimo anniversario dell'ascesa di Hitler al potere -Albert Speer, preposto alla direzione della produzione bellica, redasse pel 1186 La caduta del Terzo Reich Fiihrer un memorandum nel quale metteva in rilievo il significato della perdita della Slesia. " La guerra è perduta " - così cominciava il suo rapporto, e passava a spiegarne le ragioni in termini freddi e obiettivi. Dopo i violenti bombardamenti sulla Ruhr le miniere della Slesia avevano fornito il 60 per cento del carbone tedesco. Per le ferrovie tedesche, gli impianti per la produzione di energia e le fabbriche non vi erano più riserve di carbone che per due settimane. Ora che la Slesia era perduta - disse Speer - egli avrebbe potuto fornire solo un quarto del carbone e un sesto dell'acciaio prodotti dalla Germania nel 1944 ". Ciò faceva prevedere il disastro per il 1945. In seguito Guderian raccontò che il Fiihrer dette un'occhiata alla relazione di Speer, ne lesse la prima frase, poi ordinò che fosse messa nella sua cassaforte. Rifiutò di parlare da solo con Speer, dicendo a Guderian: ... Non voglio più vedere nessuno da solo... [Egli] ha sempre qualcosa di spiacevole da comunicarmi. Non lo sopporto '5. Il pomeriggio del 27 gennaio, giorno in cui le truppe di Zukov attraversarono l'Oder a cento miglia da Berlino, si ebbe un'interessante reazione al quartier generale di Hitler, che era stato trasferito alla Cancelleria di Berlino, dove doveva rimanere sino alla fine della guerra. Il 25, Guderian, disperato, era andato da Ribbentrop per indurlo a tentare di ottenere un immediato armistizio a occidente, perché ciò che rimaneva delle armate tedesche potesse essere concentrato sul fronte orientale contro i sovietici. Il ministro degli Esteri ne aveva subito parlato al Fiihrer, che per tutta risposta quella sera rimproverò il capo dello Stato maggiore generale e lo accusò di " alto tradimento ". Due sere dopo, sotto l'impressione del disastro a oriente, Hitler, Goring e Jodl erano in tale stato da ritenere che non sarebbe occorso chiedere l'armistizio a occidente. Erano certi che gli stessi Alleati occidentali sarebbero corsi loro incontro temendo le conseguenze delle vittorie bolsceviche. Una parte della scena è descritta in un brano della relazione sulla conferenza tenuta dal Fùhrer il 27 gennaio. HITLER Pensate che gli inglesi siano entusiasti degli sviluppi della situazione a oriente? GORING Certamente non prevedevano che li avremmo fermati mentre i russi stanno conquistando tutta la Germania... Non avevano contato... che noi li ricacciassimo freneticamente mentre i russi penetrano sempre più nel cuore della Germania e ora, praticamente, controllano tutta la Germania. JODL Essi hanno sempre diffidato dei russi. GORING Se si va avanti cosi, fra qualche giorno riceveremo un telegramma [dagli inglesi] ". Tutte le speranze dei capi del Terzo Reich erano ormai sospese a un filo sottile. I tedeschi, promotori del patto nazi-sovietico contro l'Occidente, erano giunti al punto di non capire come mai inglesi e americani non si unissero a loro per respingere gli invasori russi. La conquista della Germania 1187 Pagina 830
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt // crollo delle armate tedesche, LSL fine giunse rapida per il Terzo Reich, nella primavera del 1945. L'agonia cominciò in marzo. Alla fine di febbraio, con la Ruhr quasi completamente devastata e con l'Alta Slesia perduta, la produzione di carbone era diminuita di quattro quinti rispetto all'anno precedente e solo in minima parte esso poteva essere trasportato a causa della paralisi dei mezzi di trasporto fluviali e ferroviari provocata dai bombardamenti anglo-americani. Nelle conferenze presiedute dal Fùhrer il tema predominante era ormai la scarsità di carbone, erano le proteste di Doenitz perché molte sue navi dovevano restare inattive per la mancanza di carburante, erano le pazienti esposizioni di Speer sugli impianti elettrici e sulle industrie belliche che si trovavano in una situazione analoga per la medesima ragione. La perdita dei campi petroliferi romeni e ungheresi e i bombardamenti degli impianti per la produzione di petrolio sintetico in Germania causò una tale scarsità di benzina che gran parte degli aeroplani da combattimento, di cui vi era un bisogno assoluto, doveva rimanere a terra e fu distrutta al suolo dagli attacchi aerei alleati. Molte divisioni corazzate non potevano muoversi, per mancanza di carburante per i carri armati. La speranza nelle tanto promesse " armi segrete ", che per un certo tempo aveva sorretto non soltanto la massa del popolo e dei soldati, ma anche alcuni ostinati generali, come lo stesso Guderian, fu infine abbandonata. Le basi di lancio delle bombe volanti Vi e dei missili Va diretti contro la Gran Bretagna andarono quasi tutte perdute allorché le forze di Eisenhower riconquistarono le coste francesi e belghe; ne rimasero solo alcune in Olanda. Circa ottomila di tali ordigni furono lanciati contro Anversa e altri obiettivi militari dopo che le armate anglo-americane ebbero raggiunto la frontiera tedesca; ma i danni da essi arrecati erano trascurabili. Hitler e Gbring avevano contato sui nuovi caccia a reazione che avrebbero dovuto sgomberare i cieli dalle forze aeree alleate; e avrebbero potuto effettivamente farlo (i tedeschi riuscirono a costruirne più di mille) qualora l'aviazione anglo-americana, che non possedeva questo tipo di aeroplano, non avesse preso efficaci contromisure. Era vero che in aria il caccia alleato convenzionale non reggeva il confronto con il " jet " tedesco, ma ben pochi di quei nuovi apparecchi poterono spiccare il volo. Le raffinerie che producevano lo speciale carburante da essi richiesto furono bombardate e annientate e le grandi piste appositamente costruite furono facilmente individuate dai piloti alleati, che distrassero al suolo i " jet ". Il grand'ammiraglio Doenitz aveva promesso al Fùhrer che i nuovi sommergibili elettrici avrebbero fatto miracoli sul mare, riprendendo l'opera di distruzione lungo le rotte anglo-americane dell'Atlantico settentrionale. Ma alla metà di febbraio 1945 soltanto due delle 126 nuove unità commissionate erano state varate. Quanto al progetto della bomba atomica tedesca, che aveva molto preoc1188 La caduta del Terzo Reich cupato Londra e Washington, esso non aveva fatto grandi progressi a causa del poco interesse dimostrato da Hitler e per il fatto che Himmler faceva arrestare gli scienziati atomici per presunta infedeltà o li costringeva a dedicarsi ad altri insensati esperimenti " scientifici " da lui preferiti, e ritenuti di maggiore importanza. Prima della fine del 1944, il governo americano e quello britannico avevano appreso, con grande sollievo, che i tedeschi non avrebbero avuto la bomba atomica in questa guerra *. L'8 febbraio le armate di Eisenhower, forti ora di ottantacinque divisioni, cominciarono ad avvicinarsi al Reno. Si pensava che i tedeschi si sarebbero limitati ad azioni di retroguardia e, risparmiando le loro forze, si sarebbero ritirati dietro la formidabile barriera liquida costituita da questo fiume ampio e vorticoso. Rundstedt aveva consigliato questa tattica. Ma, come in molti altri casi negli ultimi anni di sconfitte, anche questa volta Hitler non volle sentir parlare di ritirata. Disse a Rundstedt, che ritirarsi avrebbe significato " spostare la catastrofe da un punto a un altro ". Così le armate tedesche, per ordine di Hitler, resistettero e combatterono - ma non per molto. Alla fine del mese gli inglesi e gli americani avevano raggiunto il Reno in parecchi settori a nord di Dùsseldorf e quindici giorni dopo si erano saldamente stabiliti sulla riva sinistra del fiume, dalla confluenza con la Mosella verso il Nord. I tedeschi avevano perduto altri 350 ooo uomini fra morti, feriti e prigionieri (i prigionieri ammontavano a 293 ooo) nonché la maggior parte delle armi e dell'equipaggiamento. Hilter era furibondo. Il io marzo destituì Rundstedt per l'ultima volta e lo Pagina 831
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sostituì col feldmaresciallo Kesselring, che in Italia aveva resistito così tenacemente e così a lungo agli invasori. Già in febbraio il Fùhrer, in un accesso d'ira, aveva pensato di denunciare la Convenzione di Ginevra al fine come disse in una conferenza tenuta il giorno 19 - " di costringere il nemico a rendersi conto che siamo assolutamente decisi a batterci per la nostra esistenza con tutti i mezzi a disposizione ". Egli era stato spinto a fare tale passo dal dottor Goebbels, il non-combattente sanguinario, il quale aveva proposto che tutti gli aviatori catturati venissero senz'altro fucilati come rappresaglia per gli orrendi bombardamenti delle città tedesche. Quando alcuni degli ufficiali presenti avanzarono obiezioni d'ordine giuridico, Hitler rispose, risentito: Al diavolo tutto ciò... Se faccio capire che non ho alcun rispetto per i prigionieri, che tratto i nemici catturati senza badare al diritto, senza preoccuparmi delle eventuali rappresaglie, un bel numero [di tedeschi] ci penserà due volte prima dì disertare ". Questo fu, per i seguaci di Hitler, il primo indizio che il dittatore, fallita la sua missione di conquistatore del mondo, era deciso ad arrivare, come * Come l'avessero appreso, è una storia suggestiva, ma troppo lunga per essere riportata in queste pagine. Il professor Samuel Goudsmit l'ha narrata in modo acconcio nel suo libro Alsos. " Alsos " era il nome convenzionale della missione scientifica americana, da lui stesso diretta, che seguì le armate di Eisenhower nell'Europa occidentale. La conquista della Germania 1189 Wotan al Walhalla, portando seco un olocausto di sangue - sangue non solo dei nemici, ma del suo stesso popolo. Alla fine della discussione il Fuhrer disse all'ammiraglio Doenitz " di considerare il prò e il contro di quel passo e di informarlo il più presto possibile ". Doenitz si presentò il giorno dopo con una risposta che caratterizza l'uomo. Gli svantaggi supererebbero i vantaggi... Sarebbe meglio, in ogni caso, salvare le apparenze e prendere le misure che si credono opportune senza prima annunciarle ". Hitler, per quanto a malincuore, accettò il consiglio. Se, come si è visto *, non vi fu un massacro generale degli aviatori catturati o di altri prigionieri di guerra (ad eccezione di quelli russi), parecchi di essi furono condannati a morte e la popolazione civile fu incitata a linciare gli equipaggi degli aerei alleati lanciatisi col paracadute. Un generale francese catturato, Mesny, fu soppresso per ordine di Hitler, e un gran numero di prigionieri di guerra alleati perirono quando venivano costretti a lunghe marce, senza cibo né acqua, su strade battute dall'aviazione britannica, americana e russa, strade lungo le quali i tedeschi li avviavano verso l'interno del paese perché non venissero liberati dagli eserciti alleati avanzanti. Le misure di Hitler per far si che i soldati tedeschi " ci pensassero due volte prima di disertare " non erano ingiustificate. A occidente il numero dei disertori, o almeno di coloro che si arrendevano subito durante l'avanzata anglo-americana, era divenuto impressionante. Il 12 febbraio Keitel " in nome del Fuhrer " diramò un ordine con il quale si stabiliva che ogni soldato " che ottenga fraudolentemente licenze o che viaggi con documenti falsi, sarà... condannato a morte ". E il 5 marzo il generale Blaskowitz, comandante del gruppo di armate H a occidente, emanò quest'ordine: Tutti i soldati... incontrati lontano dalle loro unità... che affermino di essere degli sbandati in cerca delle loro unità saranno sommariamente processati e fucilati. Il 12 aprile Himmler aggiunse la sua parte disponendo che ogni comandante che non riuscisse a difendere una data città o un importante centro di comunicazione " era punibile con la morte ". L'ordine era già in atto nel caso degli sfortunati comandanti preposti alla difesa di uno dei ponti sul Reno. Nelle prime ore del pomeriggio del 7 marzo, un reparto d'assalto della nona divisione corazzata americana raggiunse le alture sovrastanti la città di Remagen, situata a venticinque miglia da Coblenza lungo il Reno. Con stupore gli equipaggi dei carri armati alleati constatarono che il ponte ferroviario di Ludendorff che traversava il fiume era ancora intatto. Scesero subito lungo la scarpata fino alla riva. I genieri tagliarono freneticamente tutti i cavi apprestati per la demolizione del ponte che riuscirono a individuare. Un plotone di fanteria attraversò di corsa il ponte. Mentre stava per raggiungere la riva orientale del fiume esplose una carica di dinamite, poi un'altra. Il ponte fu scosso, ma non crollò. Deboli forze tedesche, avvistate * Nel capitolo XXVII, II Nuovo Ordine. Pagina 832
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1190 La caduta del Terzo Reich in lontananza sulle rive del fiume furono rapidamente messe in fuga. I carri armati attraversarono velocemente il ponte. Al crepuscolo gli americani si erano saldamente attestati sulla sponda orientale del Reno. L'ultima grande barriera naturale della Germania occidentale era stata superata *. Pochi giorni dopo, la notte del 22 marzo, la terza armata di Patton, dopo aver oltrepassato il triangolo Saar-Palatinato con una brillante manovra effettuata in collaborazione con la settima armata statunitense e la prima armata francese, compf un'altra traversata del Reno a Oppenheim, a sud di Magonza. Il 25 marzo le armate anglo-americane erano in possesso dell'intera sponda occidentale del fiume, che avevano attraversato in due punti creando delle salde teste di ponte. In sei settimane Hitler aveva perduto più di un terzo delle forze schierate a occidente, mezzo milione di uomini, e la maggior parte delle armi. Alle 2,30 del mattino del 24 marzo, egli indisse una conferenza militare nel suo quartier generale di Berlino per discutere sulle misure da prendere. HITLER Ritengo che la seconda testa di ponte di Oppenheim rappresenti il pericolo più grave. HEWEL (rappresentante del Ministero degli Esteri) II Reno non è molto largo in quel punto. HITLER Almeno duecentocinquanta metri. Presso una barriera fluviale, basta che un solo uomo s'addormenti perché possa verificarsi una terribile sciagura. Il comandante supremo volle sapere se non vi fosse " una qualche brigata o alcunché di simile che potesse essere inviata colà ". Un aiutante rispose: In questo momento, non abbiamo nessuna unità che possa essere inviata a Oppenheim. Vi sono soltanto cinque batterie anticarro nell'accampamento di Senne, che saranno pronte oggi o domani. Esse potrebbero entrare in azione nei prossimi giorni... ". Nei prossimi giorni! Proprio in quel momento Patton aveva creato una testa di ponte a Oppenheim larga sette miglia e profonda sei miglia, e i suoi carri armati puntavano già ad est, in direzione di Francoforte. Le condizioni nelle quali ormai si trovava il già poderoso esercito tedesco, i cui vantati corpi corazzati avevano percorso tutta l'Europa, risultavano dal fatto che in quel momento critico il comandante supremo trovava difficoltà nel racimolare cinque semplici batterie anticarro malandate che avrebbero soltanto potuto " entrare in azione nei prossimi giorni ", per ostacolare l'avanzata del potente esercito corazzato nemico **. * Hitler fece giustiziare otto ufficiali tedeschi che comandavano le deboli forze tedesche presso il ponte di Remagen. Essi furono processati da un " tribunale speciale volante - settore Occidente " istituito dal Fùhrer e presieduto da un fanatico generale nazista, di nome Hùbner. ** La relazione sulla conferenza del Fiihrer del 23 marzo è stata l'ultima ad esser salvata, quasi completa, dalle fiamme. Essa da un quadro efficace della frenesia della mente del Fùhrer e della sua ossessione per dettagli insignificanti nel momento in cui i muri stavano per crollare. Per quasi un'ora egli discusse la proposta di Goebbels di usare come pista aerea il largo viale che attraversa il Tiergarten di Berlino. Egli parlò della scarsa resistenza ai bombardamenti del calcestruzzo tedesco. La conferenza fu dedicata soprattutto al problema di come si potesse riuscire a trovare nuove truppe. Un generale sollevò la questione della Legione Indiana. HITLER La Legione Indiana è uno scherzo. Vi sono indiani incapaci di uccidere un pidocLa conquista della Germania 1191 Con gli americani già al di là del Reno nella terza settimana di marzo e con una potente armata alleata di inglesi, canadesi e americani agli ordini di Montgomery pronta a sua volta a attraversare il Basso Reno per puntare sia verso le pianure della Germania settentrionale che verso la Ruhr (operazione, che essa effettivamente esegui, iniziandola la notte del 23 marzo), le ire di Hitler si spostarono dal nemico avanzante al suo stesso popolo. Esso l'aveva sostenuto nelle maggiori vittorie di tutta la storia tedesca; ora, nell'inverno della sconfitta, egli non lo considerava più all'altezza della propria grandezza. " Se il popolo tedesco dovesse essere sconfitto in questa lotta, - aveva detto Hitler ai Gauleiter in un discorso pronunciato nell'agosto del 1944, -ciò Pagina 833
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt significherebbe che esso si è dimostrato troppo debole: che ha mancato di dar prova del proprio coraggio di fronte alla storia, tanto da meritarsi il destino di essere distrutto " 2°. Hitler era ormai divenuto un rottame umano, e ciò contribuiva ad avvelenare i suoi pensieri. Lo sforzo di dirigere la guerra, lo choc delle sconfitte, la vita malsana senza aria pura ed esercizio fisico nel Bunker sotterraneo che aveva adibito a quartier generale e che raramente abbandonava, gli sfoghi sempre più numerosi a cui si lasciava andare e, cosa non meno grave, le droghe che prendeva giornalmente per consiglio del suo medico ciarlatano, il dottor Morell, avevano minato la sua salute già prima dell'attentato del 20 luglio 1944. Lo scoppio di quel giorno gli aveva prodotto una lesione dei timpani, il che accrebbe i suoi attacchi di vertigini. Dopo l'esplosione, i suoi medici gli avevano prescritto una lunga vacanza, che egli però non volle prendersi. " Se lascio la Prussia orientale, - disse a Keitel, - essa cadrà. Finché resto qui, essa resisterà ". Nel settembre del 1944 Hitler ebbe un collasso e dovette mettersi a letto. Si riebbe in novembre, quando tornò a Berlino. Ciò nonostante non riuscì più a riprendere il controllo del suo terribile carattere. Nel 1945, man mano che le notizie dai due fronti peggioravano, si lasciò sempre più andare ai suoi accessi isterici, sempre accompagnati da un tremore alle estremità che non poteva dominare. Il generale Guderian ha dato parecchie descrizioni del Fùhrer in quei momenti. Alla fine di gennaio, quando i russi ebbero raggiunto l'Oder e si trovarono a sole cento miglia da Berlino, il capo dello Stato maggiore generale cominciò a chiedere l'evacuazione per mare di varie divisioni tedesche tagliate fuori nella zona del Baltico. Hitler lo investì. Egli mi stava di fronte agitando i pugni, tanto che il mio buon capo di Stato maggiore, Thomale, si sentì in dovere di afferrarmi per il lembo della giacca e di tirarmi indietro, temendo che egli mi saltasse addosso. chic, che si farebbero piuttosto divorare. Ancor meno uccideranno un inglese. Ritengo una scioc-chezza usarli contro gli inglesi... Se potessimo usarli per far girare le ruote delle preghiere, o per qualcosa di simile, gli indiani sarebbero i soldati più instancabili del mondo... E continuò su questo tono, fino a tarda notte. La riunione fu sciolta alle 3,45 del mattino. 1192 La caduta del Terzo Reich Pochi giorni dopo, il 13 febbraio 1945, i due ebbero un'altra violenta discussione durata, a quanto dice Guderian, due ore, sulla situazione russa. Con i pugni alzati, le guance rosse dall'ira e un tremito che gli scuoteva tutto il corpo, quell'uomo stava là, di fronte a me, fuor di sé dalla rabbia e privo ormai di ogni autocontrollo. Dopo ogni sfuriata, Hitler camminava su e giù sul bordo del tappeto, per poi fermarsi d'un tratto dinanzi a me e gettarmi in faccia la sua nuova accusa. Quasi urlava, gli occhi sembravano uscirgli dalle orbite e le vene gli sporgevano dalle terapie21. Fu in questo stato mentale e fisico che il dittatore tedesco prese una delle più importanti decisioni della sua vita. Il 19 marzo egli diramò l'ordine generale che tutte le installazioni militari, industriali, dei trasporti e delle comunicazioni, nonché tutti i depositi che si trovavano sul territorio tedesco fossero distrutti per impedire che cadessero in mano al nemico. Quest'ordine avrebbe dovuto essere eseguito dai militari con l'aiuto dei Gaulei-ter tedeschi e dei " commissari per la difesa ". " Ogni direttiva in contrasto con le presenti, - concludeva l'ordine, - è da considerarsi non valida " a. La Germania doveva diventare un solo immenso deserto. Non doveva esser lasciato nulla con cui il popolo tedesco potesse, in qualche modo, sopravvivere alla sconfitta. Albert Speer, il sincero ministro per gli Armamenti e per la produzione bellica, aveva avuto sentore del barbaro progetto in precedenti incontri con Hitler, e il 15 marzo aveva compilato un memorandum nel quale si opponeva energicamente contro misure così criminali, e ribadiva il suo convincimento che la guerra era già perduta. Egli presentò personalmente il memorandum al Fùhrer la sera del 18 marzo. Speer scriveva: II collasso definitivo e certo dell'economia tedesca è da attendersi entro un periodo da quattro a otto settimane... Dopo tale collasso, la guerra non potrà più essere continuata neppure militarmente... Dobbiamo fare di tutto per mantenere, fino all'ultimo, sia pure nel modo più primitivo, una base per l'esistenza della nazione... Non abbiamo il diritto, in questa fase della guerra, di darci a distruzioni che possono pregiudicare la vita del nostro popolo. Se i nostri nemici desiderano la distruzione di questa nazione, che ha combattuto con eccezionale coraggio, che una simile vergogna storica ricada Pagina 834
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt esclusivamente su di loro. Noi abbiamo il dovere di lasciare alla nazione tutte le possibilità di assicurarsi la ricostruzione in un lontano futuro...a. Ma Hitler, ora che il suo destino personale era segnato, non aveva alcun interesse nella sopravvivenza del popolo tedesco, per il quale aveva sempre professato un amore illimitato. Egli disse a Speer: Se la guerra sarà perduta, anche la nazione perirà. Questo destino è inevitabile. Non vi è da preoccuparsi di quali basi la nazione avrà bisogno per continuare un'esistenza del tutto primitiva. Al contrario, sarà meglio distruggere noi stessi queste cose, poiché la nazione avrà dimostrato di essere la più debole e il futuro apparterrà solamente alla più forte nazione dell'Est [la Russia]. Inoltre, coloro che resteranno vivi dopo la battaglia saranno solo i peggiori; i migliori saranno stati uccisi. Dopodiché il giorno seguente il supremo Signore della Guerra diramò il suo nefando ordine di distruzione totale. Esso fu seguito il 23 marzo da un altro ordine non meno mostruoso, dato da Martin Bormann, segretario del La conquista detta Germania 1193 Fiihrer, uomo simile a una talpa che ora si era assicurato una posizione a corte non seconda a quella di alcuno tra i satrapi nazisti. Speer ne parlò a Norimberga: II piano Bormann mirava a avviare la popolazione, insieme ai lavoratori stranieri e ai prigionieri di guerra, verso il centro del Reich, da oriente e da occidente. Tutti questi milioni di persone avrebbero dovuto marciare a piedi. Non era stata presa nessuna misura per tutelare la loro esistenza: né se ne sarebbero potute prendere, data la situazione. Ne sarebbe seguita una inimmaginabile ecatombe, dovuta alla fame. E se tutti gli altri ordini di Hitler e di Bormann (vi fu infatti un gran numero di direttive supplementari) fossero stati eseguiti, milioni di tedeschi sarebbero probabilmente periti. Speer cercò di riassumere, alla corte di Norimberga, i vari ordini dati in vista della " terra bruciata ". Avrebbero dovuto essere distrutti, egli disse, tutti gli impianti industriali, tutti i pili importanti servizi elettrici, gli impianti idraulici, i gasometri, i depositi di viveri e di vestiario, tutti i ponti, tutte le installazioni ferroviarie e i centri delle comunicazioni, i canali, le navi, i carri merci e le locomotive. Se al popolo tedesco venne risparmiata quella catastrofe finale, ciò fu dovuto - oltre che alla rapida avanzata delle truppe alleate, che resero impossibile l'attuazione di quelle immani distruzioni - agli sforzi sovrumani di Speer e di un certo numero di ufficiali dell'esercito che, disubbidendo apertamente (finalmente!) agli ordini del Fùhrer, corsero per tutto il paese per assicurarsi che le comunicazioni, gli impianti e i depositi di importanza vitale non fossero fatti saltare dai troppo zelanti ufficiali dell'esercito e dai membri del partito. Intanto per l'esercito tedesco si avvicinava la fine. Mentre le armate anglo-canadesi del feldmaresciallo Montgomery, dopo aver traversato il basso Reno nell'ultima settimana di marzo, puntavano verso nord, in direzione di Brema, di Amburgo e del Baltico - verso Lu-becca - la nona armata americana del generale Simpson e la prima armata americana del generale Hodges avanzavano rapidamente al di là dalla Ruhr, la nona armata lungo il suo confine settentrionale, la prima armata verso il Sud. Il i° aprile questi eserciti si congiunsero a Lippstadt. Il gruppo B di armate del feldmaresciallo Model, che comprendeva la quindicesima e la quinta armata corazzata (circa ventun divisioni), fu accerchiato fra le macerie della più grande area industriale tedesca. Dopo aver resistito diciotto giorni, si arrese il 18 aprile. Altri 325 ooo tedeschi, fra cui trenta generali, furono fatti prigionieri. Model non era tra loro: per non esser catturato, egli si suicidò. L'accerchiamento delle armate di Model nella Ruhr aveva aperto un ampio squarcio nel fronte occidentale tedesco. Attraverso di esso, per una larghezza di duecento miglia, le divisioni della nona e della prima armata, non necessarie per presidiare la Ruhr, si lanciarono verso l'Elba, nel cuore della Germania. La strada per Berlino era ormai aperta, dato che fra le posizioni di queste due armate americane e la capitale tedesca si trovavano soltanto 1194 Lo caduta del Terzo Reich poche divisioni tedesche sparse e disorganizzate. La sera dell'11 aprile, dopo un'avanzata di circa sessanta miglia iniziata all'alba, reparti d'avanguardia della nona armata statunitense raggiunsero l'Elba presso Magdeburgo e il giorno dopo stabilirono una testa di ponte di là dal fiume. Gli americani si trovavano Pagina 835
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ora a sole sessanta miglia da Berlino. Il piano di Eisenhower era ora di dividere in due la Germania congiungendosi coi russi sull'Elba, fra Magdeburgo e Dresda. Sebbene fosse aspramente criticato da Churchill e dai capi militari britannici perché non provvedeva a precedere i russi a Berlino, come avrebbero potuto facilmente fare in quel momento, Eisenhower e il suo Stato maggiore dello SHAEF erano ossessionati dall'idea di puntare verso sud-est, dopo aver effettuato il congiungimento con i russi, per conquistare la cosiddetta " Fortezza Nazionale " dove si credeva che Hitler stesse raccogliendo le forze superstiti per organizzare un'estrema resistenza fra le quasi impenetrabili montagne della Baviera meridionale e dell'Austria occidentale. La " Fortezza Nazionale " era un fantasma. Essa non esistette mai se non nella propaganda del dottor Goebbels e nella mente di certi timorosi ufficiali del quartier generale di Eisenhower, che da essa si erano lasciati suggestionare. Già l'i i marzo l'ufficio informazioni dello SHAEF aveva comunicato a Eisenhower che i nazisti stavano organizzandosi per creare una fortezza inaccessibile sulle montagne e che lo stesso Hitler avrebbe diretto la difesa dal suo ritiro di Berchtesgaden. Le gelide e scoscese pareti dei monti erano " praticamente impenetrabili ", diceva il rapporto, e continuava: Qui - difese dalla natura e dalle più efficienti armi segrete finora inventate - le forze che finora hanno guidato la Germania soprawiveranno, per organizzare la sua rinascita; qui verranno fabbricati gli armamenti in stabilimenti a prova di bomba; i viveri e l'equipaggiamento sono ammassati in vaste caverne sotterranee e un corpo di giovani accuratamente selezionati verrà addestrato alla guerriglia, in modo da costituire un intero esercito clandestino che verrà preparato e mandato a liberare la Germania dalle forze di occupazione24. Sembra quasi che tra il personale dell'ufficio informazioni del comando supremo alleato si fossero infiltrati certi autori di racconti di fantascienza inglesi e americani. Comunque, queste immaginose comunicazioni furono prese molto sul serio dallo SHAEF, dove il capo di Stato maggiore di Eisenhower, generale Bedell Smith, meditò sulla terribile eventualità " di una prolungata campagna nell'area alpina ", che avrebbe imposto un gravoso tributo di vite americane e prolungato indefinitamente la guerra *. * " Soltanto quando la campagna finì, - scrisse in seguito il generale Ornar Bradley, - venimmo a sapere che questa fortezza esisteva unicamente nell'immaginazione di qualche nazista fanatico. La cosa fu talmente esagerata, che non riesco a capire come abbiamo potuto credervi cosi ingenuamente; ma finché questa leggenda della fortezza circolava, essa faceva intrawedere un pericolo troppo grave perché lo si potesse ignorare: pertanto, essa diede l'orientamento alla nostra tattica nelle ultime settimane della guerra " (BRADLEY, A Soldier's Story, p. 336). " Molto è stato scritto intorno alla fortezza alpina, - commentò malinconicamente il feldmaresciallo Kesselring dopo la guerra, - ma, in genere, si tratta di sciocchezze " (KESSELRING, A Soldier's Record, p. 276). La conquista della Germania "95 Fu quella l'ultima volta che il dottor Goebbels, così pieno di risorse, riuscì ad influire sulla strategia della guerra grazie a un bluff propagandistico. In un primo tempo Hitler aveva bensì considerata l'idea di ritirarsi fra le montagne austro-bavaresi vicino alle quali era nato, dove aveva trascorso la maggior parte della sua vita privata, che egli amava e dove aveva l'unica casa che potesse chiamare sua - ad Obersalzberg, sopra Berchtesga-den per organizzarvi un'estrema resistenza; ma aveva esitato troppo e adesso era tardi. Il 16 aprile, giorno in cui le truppe americane raggiunsero Norimberga, la città dei grandi raduni del partito nazista, le armate russe di 2ukov proruppero dalle loro teste di ponte sull'Oder e nel pomeriggio del 21 aprile raggiunsero la periferia di Berlino. Vienna era già caduta il 13 aprile. Alle 16,40 del pomeriggio del 25 aprile, alcune pattuglie della sessantanovesima divisione americana di fanteria si incontrarono con le pattuglie avanzate della cinquantottesima divisione della Guardia rossa a Torgau sull'Elba, circa settantacinque miglia a sud di Berlino. La Germania settentrionale restò separata da quella meridionale. Adolf Hitler fu tagliato fuori a Berlino. Il Terzo Reich era giunto ai suoi ultimi giorni. Pagina 836
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1 SPEIDEL, Op. CÌ(., p. 147. 2 Interrogatorio del Ministero della Guerra britannico, citato in SHULMAN (op. cit., p. 206). 3 Conferenza del Fuhrer del 31 agosto 1944. FELIX GILBERT, op. cit., p. 106. 4 Conferenza del Fiihrer del 13 marzo 1943. 5 Ragguaglio statunitense sui bombardamenti strategici (Economie Report, appendice, ta bella 15). 6 Dai rapporti G-2 della prima armata statunitense (citati in SHULMAN, op. cit., pp. 215-19). 7 EISENHOWER, Crusade in Europe, p. 312. 8 Comunicazione di Rundstedt a Liddell Kart, The German Generai* Taìk, p. 229. ' GUDERIAN, Op. CÌt., pp. 30J-6, 3IO. 10 Manteuffel, nell'op. cit. curata da Freidin e Richardson, p. 266. 11 Conferenza del Fiihrer del 12 dicembre 1944. 12 GUDERIAN, Op. CÌt., p. 3IJ. 13 Ibid., P. 33414 Per la comunicazione di Alfred Speer a Hitler del 30 gennaio 1945: TMWC, XLI. 15 GUDERIAN, Op. CÌt., p. 336. 16 Conferenza del Fuhrer del 27 gennaio 1945. Essa è stata_ riprodotta in FELIX GILBERT, op. cit., pp. 111-32. Ho lievemente modificato l'ordine delle parti del testo. 17 Conferenza del Fuhrer - non datata - ma probabilmente del 19 febbraio 1945, dato che l'ammiraglio Doenitz nella sua relazione con quella data ha annotato la discussione. Cfr. FCNA, i945> P- 49- Gilbert (op. cit., p. 179) da la citazione di Hitler. 18 FCNA, 194}, pp. 50-51. 19 Conferenza del Fuhrer del 23 marzo 1945. È l'ultimo resoconto che ci sia pervenuto. Gil bert (op. cit., pp. 141-74) lo riproduce integralmente. 20 Testimonianza di Albert Speer a Norimberga (TMWC, XVI, p. 492). 21 GUDERIAN, Op. CÌt., PP. 341, 343. 22 Pel testo dell'ordine di Hitler: FCNA, 1945, p. 90. 23 SPEER, TMWC, XVI, pp. 497-98. Il presente capitolo, comprese le citazioni di Hitler e di Speer, si basa sulla testimonianza resa da quest'ultimo al processo di Norimberga il 20 giugno 1946, il testo della quale si trova in TMWC, XVI e nei documenti da lui presentati in propria difesa, contenuti nel volume XLI. 24 Riassunto del servizio segreto SHAEF dell'u marzo 1945, citato da WII.MOT, op. cit., p. 690. XXXI. " IL CREPUSCOLO DEGLI DEI ": GLI ULTIMI GIORNI DEL TERZO REICH Hitler aveva progettato di lasciare Berlino il 20 aprile, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, per recarsi sull'Obersalzberg, da dove contava di dirigere l'estrema difesa del Terzo Reich nella leggendaria fortezza alpina di Barbarossa. La maggior parte degli uffici ministeriali si era già trasferita nel Sud con automezzi carichi di documenti di Stato e di funzio-nari disperati all'idea di abbandonare Berlino, città la cui sorte era ormai segnata. Lo stesso Fùhrer già da dieci giorni aveva inviato gran parte del suo personale domestico a Berchtesgaden, perché preparasse per il suo arrivo la villa di montagna, il Berghof. Ma era destino che egli non dovesse più rivedere il suo amato ritiro alpino. La fine si avvicinava più rapidamente di quanto egli avesse previsto. Gli americani e i sovietici erano sul punto di congiungersi sull'Elba. Gli inglesi erano alle porte di Amburgo e di Brema e minacciavano di tagliar fuori la Germania dalla Danimarca occupata. In Italia, Bologna era caduta e le forze Pagina 837
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt armate di Alexander stavano scendendo dagli Appennini verso la pianura padana. I russi, dopo aver presa Vienna il 13 aprile, stavano risalendo il Danubio, mentre la terza armata statunitense avanzava rapidamente lungo il fiume per incontrarli a Linz, capitale della regione dove era nato Hitler. Norimberga, l'antica città divenuta capitale del partito nazista, fu assediata e una parte della settima armata americana l'oltrepassò dirigendosi verso Monaco, città d'origine del nazionalsocialismo. A Berlino si poteva già udire il rombo dell'artiglieria pesante russa. " Per tutta la settimana, - annotò nel suo diario il 23 aprile il conte Schwerin von Krosigk, l'ingenuo ministro delle Finanze, già studioso di Rhodes, fuggito precipitosamente da Berlino verso il Nord alle prime notizie dell'avvicinarsi dei sovietici, - non vi è stato altro che un succedersi di notizie funeste. Il nostro popolo sembra trovarsi di fronte al più sinistro destino " '. Hitler aveva lasciato definitivamente il quartier generale di Rastenburg, nella Prussia orientale, il 20 novembre, all'approssimarsi dei russi e si era fermato a Berlino (dove non era quasi più stato dall'inizio della guerra all'Est) fino al io dicembre, giorno in cui aveva raggiunto il quartier generale di Ziegenberg, presso Bad Nauheim, per dirigere l'offensiva delle Ardenne. Dopo il fallimento di questa operazione, Hitler, il 16 gennaio, era tornato 1198 La caduta del Terzo Reich a Berlino, dove rimase fino all'ultimo per guidare le sue armate in sfacelo da un Bunker sotterraneo costruito venti metri sotto la Cancelleria, le cui grandi sale marmoree erano ormai ridotte in rovine in seguito ai bombardamenti aerei alleati. Il fisico del Fiihrer peggiorava di giorno in giorno. Un giovane capitano dell'esercito che lo vide per la prima volta in febbraio ne descrisse in seguito l'aspetto: La sua testa tentennava lievemente. Il braccio sinistro gli pendeva inerte e la mano gli tremava visibilmente. Vi era, nei suoi occhi, una luce incerta impossibile a descriversi, che faceva un effetto pauroso e affatto innaturale. Il suo volto, le orbite infossate davano l'impressione di un uomo colpito da un grave esaurimento. I suoi movimenti erano quelli di un vecchio 2. Dopo l'attentato del 20 luglio era divenuto sospettoso nei riguardi di chiunque, perfino dei vecchi compagni di partito. " Mi si inganna da tutte le parti ", confidò, furibondo, in marzo a una delle sue segretarie. Non posso più contare su nessuno. Tutti mi tradiscono. Sono preoccupato... Se mi succede qualche cosa, la Germania rimarrà senza un capo. Non esiste un mio successore. Hess è pazzo, Goring ha perduto la simpatia del popolo e Himmler non verrebbe accettato dal partito, - inoltre manca completamente di senso artistico. Spremetevi il cervello e ditemi chi potrebbe essere il mio successore...3 Al punto in cui erano le cose, il problema della successione era divenuto in realtà solo accademico; ciò nonostante, vedremo fra breve che quel problema ossessionava non solo il Fùhrer ma anche i principali candidati alla successione. Per quanto Hitler fosse ormai un rottame umano, di fronte al profilarsi di una fine disastrosa, man mano che i russi si avvicinavano a Berlino e gli Alleati invadevano il territorio del Reich, egli e alcuni dei suoi più fanatici seguaci, soprattutto Goebbels, nutrivano tenacemente la speranza di essere salvati all'ultimo momento da qualche miracolo. In una bella serata dei primi di aprile, Goebbels stava leggendo alcuni brani di uno dei libri preferiti da Hitler, la Storia di Federico il Grande del Carlyle. Nel capitolo si parlava dei giorni più neri della Guerra dei Sette anni, allorché il grande re, sentendosi abbandonato dalla fortuna, confessò ai suoi ministri che se entro il 15 febbraio non fosse sopravvenuto qualche fatto straordinario, egli si sarebbe avvelenato, rinunciando alla lotta. L'episodio storico era certamente assai adatto al momento ed è probabile che Goebbels l'abbia letto con gli accenti più drammatici. Nel libro era scritto: " Re coraggioso! Aspetta ancora un poco e i giorni del tuo soffrire avranno termine. Già l'astro della buona fortuna sta dietro le nuvole e presto si leverà su di te ". Il 12 febbraio mori la zarina: il miracolo, per la casa di Brandeburgo, era avvenuto. " Gli occhi del Fùhrer, - disse Goebbels a Krosigk, al cui diario dobbiamo il racconto di quella commovente scena, - erano pieni di lacrime " . "Il crepuscolo degli dèi"
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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Incoraggiati da quelle parole, che, fra l'altro, erano di un inglese, il Car-lyle, Hitler e Goebbels mandarono a cercare due oroscopi conservati negli archivi di uno dei numerosi " uffici ricerche " di Himmler. Il primo era un oroscopo del Fiihrer steso il 30 gennaio 1933, giorno della sua ascesa al potere; il secondo era un oroscopo della Repubblica di Weimar, tracciato da un ignoto astrologo il 9 novembre 1918, giorno della nascita della Repubblica. Goebbels comunicò a Krosigk i risultati dell'esame dei due importanti documenti. È risultato un fatto stupefacente: entrambi gli oroscopi avevano predetto lo scoppio della guerra nel 1939; una serie di vittorie fino al 1941, poi di sconfìtte, particolarmente dure nei primi mesi del 1945 e specialmente nella prima metà di aprile. Nella seconda metà di quel mese avremmo riportato temporanei successi. Poi la situazione sarebbe rimasta stagnante fino ad agosto, mese in cui si sarebbe avuta la pace. Nei tre anni successivi la Germania avrebbe avuto la vita dura, ma a partire dal 1948 sarebbe risorta 5. Forte della lettura di Carlyle e delle " stupefacenti " predizioni delle stelle, Goebbels il 6 aprile diramò un altisonante appello alle truppe in ritirata: II Fiihrer ha dichiarato che quest'anno la fortuna cambierà... La vera prerogativa del genio è la coscienza e l'esatta intuizione dei mutamenti che stanno per verificarsi. Il Fiihrer conosce l'ora precisa in cui avverrà tale cambiamento della fortuna. Il destino ci ha mandato quest'uomo perché nel presente periodo di gravi difficoltà esterne ed interne si possa assistere al miracolo... '. Appena una settimana più tardi, la notte del 12 aprile, Goebbels si convinse che P" ora precisa " del miracolo era giunta. La giornata era stata turbata da altre cattive notizie. Gli americani avevano raggiunto l'autostrada Dessau-Berlino e l'alto comando tedesco aveva prontamente ordinato la distruzione delle ultime due fabbriche di esplosivi che si trovavano nelle vicinanze. Così, da quel momento i soldati tedeschi avrebbero dovuto combattere con le sole munizioni di cui disponevano. Goebbels aveva passato la giornata al quartier generale del generale Busse, sul fronte dell'Oder, a Kiistrin. Il generale lo aveva assicurato che uno sfondamento da parte dei russi era impossibile e che (come Goebbels riferì a Krosigk il giorno dopo) egli stava " resistendo fino al momento in cui gli inglesi cacceranno via l'asino a pedate ". Goebbels raccontò che nella serata erano stati assieme al quartier generale ed egli aveva esposto la tesi che, secondo la logica storica e la giustizia, le cose avrebbero dovuto cambiare, proprio come durante la guerra dei Sette anni vi era stato un miracolo per la casa di Brandeburgo. " Quale Zarina morirà questa volta? ", chiese un ufficiale. Goebbels non seppe dirlo. Ma il destino, egli ribattè, " dispone sempre di svariate possibilità ". Quando il ministro della Propaganda a tarda sera tornò a Berlino, il centro della capitale era in fiamme in seguito a un nuovo bombardamento della Royal Air Porce. Lungo la Wilhelmstrasse i resti della Cancelleria e dell'Hotel Adlon stavano bruciando. Sulle scale del Ministero della Propai2oo La caduta del Terzo Reich ganda un segretario accolse Goebbels con un'urgente notizia: " Roosevelt, - egli disse, - è morto! " II volto del ministro si illuminò, e tutti se ne accorsero alla luce delle fiamme che circondavano la Cancelleria al di là dalla Wilhelmplatz. " Andate a prendere il migliore champagne! - gridò Goebbels, - e chiamatemi il Fùhrer al telefono! " Hitler si trovava nel suo Bunker sotterraneo al di là della strada, al sicuro dalle bombe. Alzò il ricevitore. " Mio Fiihrer, - esclamò Goebbels, - mi congratulo con voi. Roosevelt è morto! Sta scritto nelle stelle che nella seconda metà di aprile vi sarà il cambiamento in nostro favore. Oggi è venerdì 13 aprile [era già passata la mezzanotte] : siamo giunti alla svolta! " La reazione di Hitler alla notizia non ci è nota, ma si può facilmente immaginarla dato l'incoraggiamento ricevuto da Carlyle e dalle stelle. Conosciamo la reazione di Goebbels: "Egli era in estasi", disse il suo segretario7. E lo era anche il fatuo conte Schwerin von Krosigk. Quando il segretario di Stato del Ministero di Goebbels gli telefonò che Roosevelt era morto, egli disse (e scrisse nel suo diario): Questo è l'Angelo della Storia! Sentimmo le sue ali vibrare nella stanza. Pagina 839
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Non era forse questo il cambiamento di fortuna che aspettavamo cosi ansiosamente? Il mattino seguente, Krosigk telefonò a Goebbels per fargli le sue " congratulazioni " - come egli dice orgogliosamente nel suo diario - e, come se ciò non bastasse, fece seguire una lettera in cui inneggiava alla morte di Roosevelt come a " un giudizio divino..., a un dono di Dio ". In questo clima di pura follia, in cui ministri di gabinetto in carica da molto tempo ed educati in antiche università europee, come Krosigk e Goebbels, si aggrappavano alla lettura degli oroscopi e si rallegravano, fra le fiamme della capitale ormai distrutta, della morte del presidente americano come di un segno sicuro che l'Onnipotente avrebbe salvato, all'ultimo momento, il Terzo Reich dalla catastrofe, a Berlino si svolse l'ultimo atto del dramma, prima che scendesse definitivamente il sipario. Èva Braun aveva raggiunto Hitler a Berlino il 15 aprile. Pochissimi tedeschi sapevano della sua esistenza e ancor meno dei suoi rapporti con Adolf Hitler. Per più di dodici anni Èva era stata la sua amante; ora, in aprile, essa veniva nella capitale per celebrare le sue nozze e andare incontro a una morte " clamorosa ", come ebbe a dire Trevor-Roper. La figura di Èva Braun non è interessante in sé, ma per la parte avuta nell'ultimo capitolo di questa storia: Èva non fu né una Pompadour né una Lola Montez*. Hitler, pur essendo certamente molto innamorato di lei e * " Per tutti gli storici, - disse Speer a Trevor-Roper, - Èva Braun sarà sempre una delusione ", e lo storico soggiunse: " Come pure per coloro che leggono la storia " (TREVOR-ROPER, The Last Days of Hitler, p. 92). "Il crepuscolo degli dèi" 1201 pur trovando riposante la sua discreta compagnia, l'aveva sempre tenuta in disparte, proibendole di andarlo a trovare nei numerosi quartieri generali, dove il Fiihrer trascorse quasi esclusivamente gli anni di guerra, e permettendole raramente perfino di venire a Berlino. Essa rimase relegata al Ber-ghof dell'Obersalzberg, dove passava il tempo nuotando e sciando, leggendo romanzi mediocri e vedendo film scadenti, ballando (cosa che Hitler disapprovava), curando incessantemente la propria persona e struggendosi per il suo amato lontano. " Èva Braun, - dice Erich Kempka, autista del Fuhrer, - era la donna più infelice della Germania. Passò la maggior parte della sua vita aspettando Hitler " '. Il feldmaresciallo Keitel la descrisse durante un interrogatorio a No-rimberga. Era molto snella, elegante, dalle gambe ben fatte; discreta e riservata, era una persona assai simpatica, con capelli di un biondo scuro. Stava molto nell'ombra, la si vedeva assai di rado '. Apparteneva a una famiglia della piccola borghesia bavarese, la quale da principio si era opposta risolutamente alla sua relazione con Hitler; impiegata a Monaco in un gabinetto di fotografo appartenente a Heinrich Hoffmann, era stata presentata da questi al Fuhrer, un anno o due dopo il suicidio di Geli Raubal, nipote di Hitler, per la quale, come abbiamo visto, il Fuhrer aveva nutrito l'unica grande passione della sua vita. Sembra che anche Èva Braun sia stata spesso spinta alla disperazione dal suo amante, seppure non per le stesse ragioni di Geli Raubal. Èva viveva in un appartamento della villa alpina di Hitler, non poteva sopportare i lunghi periodi di separazione, e nei primi anni della loro amicizia tentò due volte di uccidersi. Infine essa accettò a poco a poco la sua parte umiliante e ambigua, non essendo ufficialmente né una moglie né un'amante. Si accontentò di essere l'unica compagna del grande uomo e di poter godere dei rari momenti in cui egli le era accanto. Ora Èva Braun aveva deciso di condividere la sua fine. Come il dottor Goebbels e sua moglie, Èva Braun non sentiva alcun desiderio di vivere in una Germania in cui non vi fosse più Adolf Hitler. " Non sarebbe degno di un vero tedesco sopravvivere ", disse nel rifugio a Hanna Reitsch, la famosa collaudatrice tedesca di aerei, poco prima della fineI0. Essa aveva una mente da uccellino e non esercitava su Hitler alcuna influenza intellettuale (forse anche per questo egli preferiva la sua compagnia a quella delle donne intelligenti); invece è certo che l'ascendente che il Fuhrer aveva su di lei, come su molti altri, era completo. L'ultima grande decisione di Hitler. Il 20 aprile - compleanno di Hitler - passò abbastanza tranquillamente anche se, come scrisse nel suo diario il generale Karl Koller, capo di Stato Pagina 840
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La caduta del Terzo Reich maggiore dell'aviazione, che assistette alla celebrazione della ricorrenza, nel Bunker, fu un giorno di nuove catastrofi sui fronti in rapido sfacelo. Tutti i nazisti della vecchia guardia, Goring, Goebbels, Himmler, Ribbentropp e Bormann, erano presenti, così come i superstiti comandanti militari: Doe-nitz, Keitel, Jodl e Krebs (Krebs era il nuovo e ultimo capo dello Stato maggiore generale dell'esercito). Essi porsero al Fùhrer gli auguri per il suo compleanno. Nonostante la situazione, il capo supremo non era abbattuto più del solito. Come aveva detto ai suoi generali tre giorni prima, egli era sempre convinto che " i russi avrebbero subito la loro più sanguinosa sconfitta davanti a Berlino ". Ma i generali vedevano più chiaro di lui, e alla conferenza militare seguita al ricevimento insistettero perché Hitler lasciasse Berlino e si trasferisse nel Sud. Gli fecero capire che tra un paio di giorni i russi avrebbero tagliato l'ultima via aperta in quella direzione. Hitler esitava: non disse né sì né no. Evidentemente non riusciva ancora ad accettare il fatto terribile che la capitale del Terzo Reich stesse per essere conquistata da quelle armate russe di cui qualche anno prima aveva annunciato la distruzione. Per venire incontro ai generali, acconsentì ad istituire due comandi distinti nel caso che gli americani e i sovietici si fossero congiunti sull'Elba. L'ammiraglio Doenitz sarebbe stato a capo di quello del Nord, Kesselring di quello del Sud: era però perplesso circa la seconda nomina. Quella notte vi fu un fuggì fuggì generale da Berlino. Due tra i più fidati e vecchi collaboratori del Fùhrer, Himmler e Goring, lasciarono la città; il secondo si unì a una colonna motorizzata i cui autocarri erano colmi del bottino radunato nella sua favolosa proprietà, a Karinhall. Entrambi questi nazisti della vecchia guardia partirono con la convinzione che l'amato capo sarebbe presto morto e sia l'uno che l'altro pen avano di esserne il successore. Essi non lo rividero mai più. Né lo rivide Ribbentrop, anch'egli partito a tarda notte verso zone più sicure. Ma Hitler non si era ancora piegato. Il giorno seguente il suo compleanno ordinò un disperato contrattacco contro i sovietici giunti ai sobborghi meridionali di Berlino, ponendo alla testa delle truppe il generale delle SS Felix Steiner. Per l'attacco, si sarebbe dovuto impiegare ogni soldato disponibile nell'area di Berlino, compresi i reparti territoriali dell'aviazione. " Ogni comandante che risparmierà le sue forze, - gridò Hitler al generale Koller, rimasto a rappresentare l'aviazione, - cesserà di vivere entro cinque ore. Voi stesso garantirete con la vostra testa che si combatta fin all'ultimo uomo " ". Nel corso di tutta quella giornata e durante parte del giorno successivo Hitler attese con impazienza notizie sul contrattacco di Steiner. Fu, questo, un altro esempio di come egli avesse perduto qualsiasi contatto con la realtà: non vi fu nessun attacco di Steiner; non vi fu neppure un tentativo. Esistette soltanto nella mente convulsa del disperato dittatore e quando alla fine scoprì la verità, si scatenò la tempesta. "Il crepuscolo degli dèi" 1203 II 22 aprile si ebbe la svolta decisiva nel cammino di Hitler verso la rovina. Come il giorno prima, dalle prime ore della mattina fino alle 15 egli era stato al telefono per cercare di sapere dai vari posti di comando come procedeva il contrattacco di Steiner. Nessuno lo sapeva. Né gli aerei del generale Koller né i comandi territoriali riuscirono a individuarlo, sebbene, secondo gli ordini, esso avrebbe dovuto effettuarsi a sole due o tre miglia a sud della capitale. A parte le truppe, non si riuscì nemmeno a rintracciare il generale Steiner. La sfuriata avvenne alle tre del pomeriggio nel Bunker di Hitler, nel corso della quotidiana conferenza militare. Il Fùhrer chiese irosamente notizie di Steiner. Nessuno ne aveva: né Keitel, né Jodl, né altri. I generali riferirono invece altre notizie: l'aver tolto delle truppe nel settore nord di Berlino al fine di sostenere Steiner aveva talmente indebolito quel fronte, che i russi l'avevano sfondato e coi loro carri armati erano entrati nella cinta della città. Questo fu troppo per il comandante supremo. Tutti i testimoni sopravvissuti dicono che egli perse completamente il controllo di sé. Ebbe il più violento accesso d'ira della sua vita. Era la fine! gridò: tutti l'avevano abbandonato, non vi era altro che tradimento, menzogna, corruzione e viltà; tutto era finito. Bene, egli sarebbe rimasto a Berlino, assumendo personalmente la difesa della capitale del Terzo Reich. Se lo volevano, gli altri potevano anche andarsene. Pagina 841
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Egli avrebbe atteso la fine restando sul posto. Tutti protestarono, dicendo che vi sarebbero state ancora delle speranze se il Fùhrer si fosse ritirato nel Sud, dove le armate del feldmaresciallo Ferdinand Schorner, di stanza in Cecoslovacchia, e considerevoli forze di Kes-selring erano ancora intatte. Doenitz, che era partito verso nord-ovest per assumere il comando delle truppe ivi dislocate, e Himmler che, come vedremo, stava facendo il suo gioco, telefonarono al dittatore esortandolo a non rimanere a Berlino. Anche Ribbentrop gli telefonò per informarlo che egli stava per iniziare un'azione diplomatica che avrebbe salvato ogni cosa. Ma Hitler non aveva più fiducia in loro, nemmeno nel suo " secondo Bi-smarck " - come una volta, in un momento di farneticazione, aveva chiamato il suo ministro degli Esteri. Disse a tutti di aver ormai deciso. E per dimostrare che la sua decisione era irrevocabile fece chiamare un segretario e, in loro presenza, dettò un comunicato da trasmettere immediatamente alla radio. Esso annunciava che il Fùhrer sarebbe rimasto a Berlino per difendere fino all'ultimo la città. Hitler mandò poi a chiamare Goebbels e gli disse di lasciare, assieme alla moglie e ai suoi sei bambini, la casa che aveva nei giardini della Wi-Ihelmstrasse, assai malridotta dai bombardamenti, e di trasferirsi nel Bunker. Egli sapeva che almeno quel fanatico e fedele seguace e la sua famiglia sarebbero rimasti con lui sino alla fine. Dopodiché Hitler scelse tra i propri documenti quelli da distruggere e li consegnò a uno dei suoi aiutanti, Julius Schaub, che provvide a bruciarli nel giardino. Quella stessa sera, infine, egli convocò Keitel e Jodl e ordinò loro di 1204 La caduta del Terzo Reich recarsi nel Sud per assumere il comando delle truppe che ancora rimanevano. Entrambi i generali, che erano stati al fianco di Hitler durante tutta la guerra, ci hanno lasciato realistiche descrizioni del loro congedo definitivo dal capo supremo'2. Keitel protestò e disse che non sarebbe partito senza di lui, ma Hitler insistette: " Seguirete i miei ordini ". Il generale, che in tutta la sua vita non aveva mai disubbidito a un ordine del dittatore, nemmeno quando essi lo obbligavano a commettere i peggiori crimini, non replicò. Jodl invece, uomo meno servile, espresse apertamente la sua opinione. Secondo Jodl -che, nonostante la sua fanatica devozione al Fiihrer, da lui così ben servito, aveva sempre conservato un certo senso della tradizione militare - il capo supremo voleva abbandonare le sue truppe, sottraendosi alle proprie responsabilità di fronte ad esse proprio nel momento della catastrofe. "Non potete dirigere niente da qui, - disse Jodl. - Se non avete con voi uno Stato maggiore, che cosa potete dirigere? " " Bene, - ribattè Hitler, - allora Gbring potrà assumere il comando delle truppe del Sud ". Avendo uno degli ufficiali osservato che nessun soldato avrebbe combattuto per il maresciallo del Reich, Hitler lo interruppe e disse: " Combattere, dite? Ormai vi è ben poco da combattere! " Perfino al folle conquistatore stavano finalmente cadendo le bende dagli occhi o, per lo meno, i suoi dèi gli stavano concedendo dei momenti di lucidità in quelle giornate d'incubo, le ultime della sua vita. Gli scoppi d'ira di Hitler del 22 aprile e la sua decisione definitiva di restare a Berlino ebbero parecchie conseguenze. Quando Himmler, che si trovava a nord di Berlino, a Hohenlychen, fu informato telefonicamente di questa decisione da Hermann Fegelein, suo ufficiale di collegamento delle SS al quartier generale, egli disse al suo entourage: " A Berlino sono tutti impazziti! Che cosa devo fare? " " Andate subito a Berlino ", rispose uno dei suoi principali aiutanti, l'Obergruppenfuhrer Gottlob Berger, capo dell'ufficio centrale delle SS. Ber-ger era uno di quegli ingenui tedeschi che credevano realmente nel nazionalsocialismo. Egli non sospettava neppure da lontano che il suo venerato capo, Himmler, incitato dal generale delle SS Walter Schellenberg, aveva già preso contatto col conte svedese Polke Bernadotte per trattare la resa delle armate tedesche d'Occidente. " Io vado a Berlino, - disse Berger a Himmler, - ed è vostro dovere fare altrettanto ". Berger si recò a Berlino quella notte stessa, senza che Himmler lo seguisse. La sua visita al Bunker è interessante, perché gli ha permesso di darci un racconto diretto di ciò che fece Hitler nella notte della grande decisione. Quando Berger arrivò le granate russe esplodevano ormai nei pressi della Cancelleria. Egli fu assai colpito di trovare nel Fuhrer " un uomo accasciato finito ". Quando si azzardò ad esprimere il suo giudizio sulla decisione di Pagina 842
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler di rimanere a Berlino, le sue parole (" non è permesso abbandonare i propri uomini dopo che essi hanno resistito cosi a lungo e così "Il crepuscolo degli dèi" 1205 fedelmente ", Berger afierma di aver detto), provocarono un nuovo accesso d'ira nel dittatore. In seguito Berger raccontò: In tutto quel tempo il Fùhrei non aveva detto parola. Poi, improvvisamente, gridò: " Tutti mi hanno tradito! Nessuno mi ha detto la verità! Le forze armate mi hanno mentito! "... E continuò su questo tono, sempre urlando. Infine il suo viso si fece paonazzo, e io pensai che stesse per avere un colpo apoplettico... Berger era anche, alle dipendenze di Himmler, il capo dell'amministrazione dei prigionieri di guerra, quando il Fuhrer si fu calmato i due uomini discussero la sorte da riservare a un gruppo di eminenti prigionieri di nazionalità britannica, francese e americana e di alcuni prigionieri tedeschi, quali Halder, Schacht e l'ex cancelliere austriaco Schuschnigg, che si stava provvedendo a trasferire verso il Sud-est per non farli cadere in mano agli americani avanzanti in territorio tedesco. Fu deciso che Berger si sarebbe recato in volo in Baviera quella stessa notte, per prenderli in consegna. I due uomini parlarono anche delle voci secondo le quali vi sarebbero stati moti secessionistici in Austria e in Baviera. L'idea che in Austria, sua terra natale, e in Baviera, sua terra d'adozione, potesse scoppiare una rivolta, sconvolse nuovamente Hitler. Berger racconta: La mano gli tremava, la gamba gli tremava, la voce gli tremava. Non faceva che dire: " Fucilateli tutti! Fucilateli tutti! " 13. Non era chiaro, per Berger, se l'ordine fosse di fucilare tutti i separatisti, o tutti i prigionieri importanti; o gli uni e gli altri insieme. Quell'uomo ottuso deve aver concluso trattarsi di tutti quanti. G'óring e Himmler cercano di prendere le redini. Il generale Koller non aveva partecipato alla conferenza militare tenuta dal Fuhrer il 22 aprile. Egli aveva da badare alla Luftwaffe; " inoltre, - egli dice nel suo diario, - non avrei mai sopportato di lasciarmi insultare per tutta la giornata ". Il generale Eckard Christian, suo ufficiale di collegamento nel Bunker, gli aveva telefonato alle 18,15 Per comunicargli, ansimando: "Qui stanno accadendo avvenimenti storici, i più decisivi della guerra! " Un paio d'ore dopo Christian giunse al quartier generale della Luftwaffe situato al Wild-park-Werder, alla periferia di Berlino, per riferire di persona a Koller. Gli disse: " II Fuhrer è crollato! " Christian, fervente nazista che aveva sposato una delle segretarie di Hitler, respirava a fatica: dopo aver riferito che il dittatore aveva deciso di aspettare la fine a Berlino e che ora stava bruciando i suoi documenti, parlò con tale incoerenza che il capo dello Stato maggiore della Luftwaffe, nonostante un violento bombardamento aereo inglese cominciato in quel momento, uscì per andare a trovare il generale Jodl e farsi da lui spiegare che cosa era accaduto quel giorno nel Bunker. Lo trovò a Krampnitz, fra Berlino e Potsdam, dove si era stabilito il 1206 La caduta del Terzo Reich quartier generale provvisorio dell'OKW, rimasto ormai senza capo. Jodl raccontò al suo amico della Luftwaffe tutta la triste storia. Egli gli rivelò anche qualcosa che nessun altro gli aveva detto e che doveva condurre alla catastrofe nei pochi giorni frenetici che seguirono. " Se si tratta di negoziare [per la pace], - aveva detto Hitler a Keitel e Jodl, - Goring può ottenere risultati migliori di me. Egli riesce meglio in queste cose: può condurre molto più efficacemente le trattative con l'altra parte ". Ora Jodl ripeteva tutto ciò a Koller ". Il generale della Luftwaffe sentì che era suo dovere recarsi immediatamente da Goring, poiché sarebbe stato difficile e anche pericoloso accertare i nuovi sviluppi degli avvenimenti comunicando per radio, a causa delle intercettazioni nemiche. Se Goring, che era stato designato ufficialmente da Hitler come suo successore qualche anno prima, doveva intraprendere i negoziati per la pace, come aveva suggerito lo stesso Fùhrer, non c'era tempo da perdere. Jodl fu d'accordo. Alle 3,30 della mattina del 23 aprile Koller partì con un caccia alla volta di Monaco. A mezzogiorno egli giunse all'Obersalzberg, dove comunicò la notizia al maresciallo del Reich. Goring che aveva atteso ansiosamente il giorno in cui avrebbe potuto succedere a Hitler, fu più prudente di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Disse che non voleva prestarsi alle macchinazioni del suo " mortale nemico ", Bormann: preoccupazione, questa, che come poi si vide, era ben Pagina 843
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fondata. 11 maresciallo sudava freddo nell'indecisione: " Se agisco ora, - disse ai suoi consiglieri, - posso esser accusato di tradimento; se non agisco, mi si rinfaccerà di essere rimasto inattivo nell'ora del disastro ". Goring mandò a chiamare Hans Lammers, segretario di Stato alla Cancelleria del Reich, che si trovava a Berchtesgaden per una consultazione legale, e prese dalla cassaforte una copia del decreto del Fiihrer del 29 giugno 1941. Questo decreto era molto esplicito: esso stabiliva che se Hitler fosse morto, Goring avrebbe dovuto succedergli e che se egli si fosse trovato impedito Goring avrebbe dovuto agire in sua vece. Tutti furono d'accordo nel riconoscere che, rimanendo in Berlino a morire, tagliato fuori nelle sue ultime ore di vita sia dai comandi militari che dagli uffici governativi, Hitler non era in grado di tenere il governo e che, secondo il decreto, era preciso dovere di Goring sostituirlo. Ciò nonostante il maresciallo del Reich compilò con molta cura un telegramma per Hitler. Desiderava che non vi fosse dubbio alcuno circa la delega del potere. Mio Fùhrer! Data la vostra decisione di restare nella fortezza di Berlino, siete d'accordo che io assuma immediatamente il comando assoluto del Reich, con piena libertà d'azione in patria e all'estero, in qualità di vostro delegato, in conformità al vostro decreto del 29 giugno 1941? Se non riceverò risposta entro le io di questa sera, ne dedurrò che vi trovate impedito ad agire e pertanto riterrò che si sono verificate le condizioni contemplate dal vostro decreto; così agirò nel migliore interesse del nostro paese e del nostro popolo. "Il crepuscolo degli dèi" 1207 Voi sapete che cosa io provi per voi nell'ora più grave della mia vita. Mi mancano le parole per esprimerlo. Possa Iddio proteggervi e farvi tornare presto fra di noi, nonostante tutto. Il Vostro fedele HERMANN COKING Quella stessa sera, a parecchie centinaia di miglia di distanza, Heinrich Himmler si incontrava col conte Bernadotte presso il consolato svedese a Lubecca, sul Baltico. Der treue Heinrich, il fedele Heinrich, come Hitler l'aveva spesso affettuosamente chiamato, non chiedeva i poteri di successione; egli li aveva già assunti. " La nobile vita del Fùhrer, - egli disse al conte svedese, - sta volgendo verso la fine... Fra un paio di giorni, egli non sarà più ". Detto ciò, Himmler invitò Bernadotte a comunicare immediatamente al generale Eisenhower che la Germania era disposta ad arrendersi sul fronte occidentale. Su quello orientale la guerra sarebbe invece continuata, fino a che le stesse potenze occidentali si fossero sostituite ai tedeschi contro i russi - tanta era l'ingenuità o la stupidità, o l'una e l'altra cosa, del capo delle SS, che ora si arrogava la dittatura del Terzo Reich. Bernadotte chiese che Himmler mettesse per iscritto la sua offerta di resa; fu allora affrettatamente compilata una lettera alla luce di una candela (quella sera a Lubecca un bombardamento della Royal Air Porce aveva fatto mancare l'elettricità e aveva costretto i convenuti a rifugiarsi in cantina). Himmler la firmò15. Ma sia Gbring che Himmler avevano agito prematuramente, e ben presto se ne resero conto. Sebbene Hitler fosse tagliato fuori quasi del tutto e disponesse solo di labili comunicazioni per radio con le sue armate e i suoi ministeri (la sera del 23 i russi avevano infatti quasi interamente circondato la capitale), egli a questo punto doveva dimostrare di saper governare la Germania col solo ascendente della sua personalità e del suo prestigio, e di saper soffocare il " tradimento " perfino del più eminente dei suoi seguaci con una sola parola affidata alla scricchiolante trasmittente sospesa a un pallone sopra il Bunker. Albert Speer e una importante testimone, di cui presto spiegheremo la drammatica apparizione nell'ultimo atto della tragedia di Berlino, hanno raccontato la reazione di Hitler al telegramma di Goring. Speer aveva raggiunto in volo la capitale assediata la notte del 23 aprile, atterrando con un piccolo aereo all'estremità est dell'" Asse Est-Ovest " (il largo viale che attraversa il Tiergarten), presso la porta di Brandeburgo, a un isolato dalla Cancelleria. Avendo appreso che Hitler aveva deciso di rimanere a Berlino sino alla fine ormai prossima, Speer era venuto a dire addio al dittatore e a confessare che il " conflitto tra fedeltà personale e dovere verso la patria " lo aveva portato a non eseguire gli ordini di distruzione totale dati dal Fùhrer. Egli si aspettava di venire senz'altro arrestato per " tradimento " e for-s'anche fucilato; e ciò sarebbe certamente accaduto sé il dittatore avesse saputo del progetto tracciato da Speer due mesi prima di eliminare lui e gli altri scampati all'attentato di Pagina 844
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Stauffenberg. Speer, brillante architetto e ministro degli Armamenti, pur avendo sem1208 La caduta del Terzo Ketch pre preteso di essere apolitico, aveva avuto, come altri tedeschi, un tardivo troppo tardivo - risveglio. Quando ebbe finalmente capito che il suo amato Fiihrer era deciso a distruggere, coi suoi ordini di far tabula rasa, la nazione tedesca, egli aveva progettato di ucciderlo. Il suo piano era di introdurre un gas tossico nell'impianto di ventilazione del Bunker di Berlino durante una conferenza militare al completo. Poiché sarebbero stati presenti non solo i generali ma, come ora sempre accadeva, anche Goring, Himmler e Goebbels, Speer sperava di colpire l'intero gruppo dirigente nazista del Terzo Reich nonché l'alto comando. Si procurò il gas, ispezionò l'impianto di condizionamento d'aria e alla fine scoprì - egli racconta - che il tubo della presa d'aria nel giardino era protetto da un camino alto quasi quattro metri installato di recente per ordine dello stesso Hitler per prevenire atti di sabotaggio, cosicché sarebbe stato impossibile introdurre il gas senza essere fermati dalle SS di guardia nel giardino. Così abbandonò il suo progetto e Hitler scampò ancora una volta alla morte. La sera del 23 aprile, Speer fece una completa confessione per quanto riguardava l'insubordinazione da lui commessa, evitando l'indiscriminata distruzione di quanto rimaneva degli impianti della Germania. Con sua grande sorpresa, Hitler non dimostrò né risentimento né indignazione. Può darsi che il Fùhrer si fosse sentito commosso dal candore e dal coraggio del suo giovane amico (Speer aveva appena compiuto quarant'anni), per il quale egli nutriva da tempo un profondo affetto e che considerava suo " compagno " nel campo artistico. Come notò anche Keitel, Hitler quella sera sembrava stranamente sereno, quasi che la sua decisione di morire in quel luogo entro pochi giorni avesse ridonato la calma alla sua mente e al suo spirito. Ma tale calma non solo seguiva a una tempesta - a quella del giorno precedente - ma precedeva una nuova burrasca. Infatti nel frattempo era arrivato alla Cancelleria il telegramma di Goring. Dopo esser passato per le mani di Bormann, che finalmente vedeva giungere la sua ora, esso fu presentato al Fiihrer da questo maestro d'intrighi nei termini di un " ultimatum " e di un tentativo proditorio di " usurpare " il potere del dittatore. " Hitler ne fu furibondo, - dice Speer, - e si espresse in termini molto duri nei riguardi di Goring. Disse di sapere da tempo che Goring si era dimostrato indegno della sua fiducia, che era corrotto e dedito agli stupefacenti". Questa affermazione colpì profondamente il giovane architetto, che si domandò come mai Hitler aveva affidato a un simile uomo, e da tanto tempo, una carica di così alta responsabilità. Speer fu non meno sorpreso quando Hitler, calmatosi, gli disse: " Bene, Gò'ring potrà comunque condurre i negoziati per la resa: non importa chi lo faccia " ". Ma questo atteggiamento non durò che pochi minuti. Prima che la discussione finisse, Hitler, istigato da Bormann, dettò un telegramma per Goring nel quale gli diceva che si era macchiato di " alto tradimento ", reato punibile con la pena di morte, ma che, in considerazione della sua lunga attività al servizio del partito nazista e dello Stato, gli sa"Il crepuscolo degli dèi" 1209 rebbe stata risparmiata la vita se avesse abbandonato subito tutte le sue cariche. Gli si ordinava di rispondere con una sola parola: sì o no. Ma ciò non era sufficiente, per lo spregevole Bormann. Di propria iniziativa, egli inviò un radiotelegramma al quartier generale delle SS a Berchtesgaden, ordinando l'immediato arresto di Gbring, del suo Stato maggiore e di Lam-mers per " alto tradimento ". Il giorno dopo, prima dell'alba, l'uomo numero due del Terzo Reich, il più arrogante - e opulento - tra tutti i principi nazisti, l'unico maresciallo del Reich della storia della Germania, comandante in capo dell'aviazione, si trovò prigioniero delle SS. Tre giorni dopo, la sera del 26 aprile, Hitler si espresse, nei riguardi di Gbring, ancor più aspramente di quanto aveva fatto alla presenza di Speer. Gli ultimi due visitatori del " Bunker ". Nel frattempo in quel manicomio che ormai era il Bunker del Fùhrer erano arrivati altri due interessanti visitatori: la bizzarra Hanna Reitsch, famosa collaudatrice di aeroplani che, fra le altre doti, aveva quella di saper odiare profondamente, e in particolar modo Gbring; essa era accompagnata dal generale Ritter von Greim. A quest'ultimo il 24 aprile era stato ordinato di lasciare Monaco per presentarsi al capo supremo. Ed egli si era presentato, sebbene Pagina 845
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'aeroplano col quale aveva compiuto, insieme alla Reitsch, l'ultima parte del volo, la sera del 26 fosse stato colpito sopra il Tiergarten da proiettili della controaerea russa che gli avevano rovinato un piede. Hitler entrò nell'infcrmeria, dove un medico stava medicando la ferita del generale. HITLER Sapete perché vi ho chiamato? GREIM No, mio Fiihrer. HITLER Perché Hermann Goring ha tradito e ha abbandonato sia me che la patria. Alle mie spalle, egli ha stabilito contatti col nemico. La sua azione è un segno di viltà. Trasgredendo i miei ordini, egli si è messo in salvo a Berchtesgaden. Di là mi ha inviato un telegramma irrispettoso... È stato... A questo punto - riferisce Hanna Reitsch, che era presente - i lineamenti del viso del Fiihrer cominciarono a contrarsi e il respiro divenne ansimante. HITLER ...Un ultimatum! un volgare ultimatum! Ormai non rimane più nulla. Nulla mi è risparmiato. Non si mantengono i giuramenti di fedeltà, non ci si cura più dell'onore, non vi è dolore che mi venga risparmiato né tradimento che non abbia da sperimentare. Ed ora anche questo, oltre a tutto il resto! Non rimane più nulla. Ormai mi è stato fatto ogni torto. Ho fatto immediatamente arrestare Goring come traditore del Reich; gli ho tolto tutte le cariche e l'ho radiato da tutte le organizzazioni. Ecco la ragione per la quale vi ho chiamato 17. Su due piedi, egli nominò l'allibito generale, che giaceva ferito su di un lettino, comandante in capo della Luftwaffe - promozione che avrebbe potuto comunicare per radio, risparmiando a Greim la ferita al piede e peri2io La caduta del Terzo Reich mettendogli di rimanere al quartier generale, da dove era possibile comandare ciò che era rimasto dell'aviazione tedesca. Tre giorni dopo egli ordinò a Greim che, insieme con Hanna Reitsch, ormai si aspettava e anzi desiderava morire nel Bunker a fianco del Fùhrer, di partire per occuparsi di un nuovo caso di " tradimento ". Come abbiamo visto, i casi di " tradimento " dei capi del Terzo Reich non si erano affatto limitati a quello di Hermann Goring. Durante quei tre giorni, Hanna Reitsch ebbe tutta la possibilità di osservare la vita folle che si svolgeva nel manicomio sotterraneo, essa stessa anzi vi prese parte. Essendo un tipo emotivamente instabile quanto il suo illustre anfitrione, il suo resoconto ha un carattere macabro e melodrammatico; tuttavia esso è probabilmente in gran parte veridico e abbastanza preciso (è stato confrontato con le relazioni di altri testimoni oculari); ha dunque una certa importanza come documentazione dell'ultimo capitolo di questa storia. A tarda sera del 26 aprile, giorno dell'arrivo della Reitsch assieme al generale von Greim, cominciarono a cadere sulla Cancelleria proiettili russi, e la tensione che già regnava nel Bunker fu accresciuta dallo schianto delle esplosioni e dal fragore dei muri in rovina. Hitler aveva preso da parte l'aviatrice. " Mio Fùhrer, perché rimanete? - ella chiese. - Perché private la Germania della vostra vita?... Il Fiihrer deve vivere affinchè la Germania viva. Il popolo lo esige ". " No, Hanna, - egli rispose (secondo il racconto della Reitsch). - Se muoio, è per l'onore del nostro paese; è perché come soldato, io debbo ubbidire al comando, da me stesso dato, di difendere Berlino fino all'ultimo ". E continuò: Mia cara ragazza, non credevo che le cose sarebbero andate cosf. Ero fermamente convinto che Berlino avrebbe potuto essere salvata sulle rive dell'Oder... Quando i nostri sforzi più accaniti fallirono, ne sono stato inorridito più di qualsiasi altro. Poi ebbe inizio l'accerchiamento della città... e io credetti che se fossi rimasto, tutte le truppe del paese avrebbero seguito il mio esempio e sarebbero venute a liberare la città... Ebbene, mia cara Hanna, io lo spero ancora. Il generale Wenck sta avanzando dal Sud con la sua armata. È suo dovere - ed egli non verrà meno a tale dovere - ricacciare i russi fin quando è necessario per salvare il nostro popolo. Allora saremo nuovamente in grado di resistere IS. In Hitler, lo stato d'animo provocato dalla persistente speranza che il generale Wenck liberasse Berlino non durò molto, quella sera. Pochi minuti dopo, quando il bombardamento russo deDa Cancelleria raggiunse la massima intensità, egli era nuovamente disperato. Porse a Hanna Reitsch due fiale di veleno, una per lei un'altra per Greim. " Hanna, - disse, - voi siete tra coloro che moriranno con me... Non voglio che nessuno di noi cada vivo nelle mani dei russi, né che essi trovino i nostri corpi... Il corpo di Èva e il mio verranno bruciati. Voi sceglierete il modo che Pagina 846
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt più vi aggrada ". Hanna portò a Greim la fiala di veleno e decise con lui che, " se la fine " II crepuscolo degli dèi " 1211 fosse veramente venuta ", essi avrebbero preso il veleno e poi, per maggior sicurezza, avrebbero disinnescato una potente granata e se la sarebbero messa accanto. Un giorno e mezzo dopo - il 28 - le speranze o, per dir meglio, le illusioni di Hitler sembrarono risorgere. Egli inviò a Keitel un radiotelegramma così concepito: " Aspetto che Berlino sia salvata. Che cosa fa l'armata di Heinrici? Dov'è Wenck? Che ne è della nona armata? Quando è che Wenck si ricongiungerà con la nona armata? " ". Hanna Reitsch descrive il comportamento del comandante supremo durante quella giornata. Egli camminava avanti e indietro per il rifugio, agitando una carta stradale che andava sgualcendosi pel sudore delle sue mani, e discutendo circa l'azione di Wenck con chiunque si trovasse là ad ascoltarlo. Ma, come l'" attacco " di Steiner della settimana precedente, l'" azione " di Wenck esisteva solo nell'immaginazione del Fiihrer. L'armata di Wenck era già stata liquidata, al pari della nona armata. L'armata di Heinrici, a nord di Berlino, batteva rapidamente in ritirata verso l'Ovest preferendo cadere nelle mani degli Alleati occidentali anziché dei russi. Per tutta la giornata del 28 aprile gli uomini del Bunker attesero, disperati, notizie sui contrattacchi di quelle tre armate, specie di quella di Wenck. Avanguardie russe si trovavano ormai soltanto a pochi isolati dalla Cancelleria: procedevano lentamente verso di essa da est e da nord lungo diverse strade e da ovest attraverso il vicino Tiergarten. Non ricevendo alcuna notizia circa le forze liberatrici, Hitler, aizzato da Bormann, cominciò a sospettare altri tradimenti. Alle 8 di sera Bormann inviò un radiotelegramma a Doenitz. Anziché incitare le truppe per venire a salvarci, gli uomini responsabili tacciono. Sembra che il tradimento abbia preso il posto della fedeltà! Noi rimaniamo qui. La Cancelleria è già in rovina. Più tardi, quella stessa notte Bormann inviò un altro messaggio a Doenitz. Schoerner, Wenck e gli altri debbono dimostrare la loro fedeltà al Fiìhrer venendo in suo aiuto il più presto possibile2Q. Bormann ormai parlava solo per se stesso. Hitler aveva deciso di morire fra un giorno o due, ma Bormann voleva vivere. Forse non sarebbe succeduto al Fiihrer, ma in ogni caso, voleva continuare a tirare i fili dietro le quinte per colui che avrebbe assunto il potere. Infine quella notte l'ammiraglio Voss inviò a Doenitz un messaggio comunicandogli che tutti i collegamenti radio con l'esercito erano interrotti e chiedendo d'urgenza alla marina di trasmettergli, servendosi della lunghezza d'onda ad essa riservata, notizie su quanto accadeva nel mondo esterno. Poco dopo giunsero notizie, non dalla marina ma dalla stazione di intercettamento del Ministero della Propaganda. Erano notizie desolanti, per Adolf Hitler. 1212 La caduta del Terzo Reich Oltre a Bormann, nel Bunker si trovava un altro dignitario nazista che voleva sopravvivere. Si trattava di Hermann Fegelein, il rappresentante di Himmler presso Hitler, esempio tipico del tedesco divenuto un personaggio eminente sotto il governo di Hitler. Già palafreniere e più tardi fantino, completamente illetterato, egli era un protetto del famigerato Christian We-ber, uno dei più vecchi compagni di partito di Hitler, anche lui appassionato di cavalli, il quale, con sistemi disonesti, dopo il 1933 aveva ammassato una grossa fortuna e aveva messo su una scuderia. Aiutato da Weber Fegelein aveva raggiunto una posizione molto elevata nel Terzo Reich. Era generale delle Waffen-SS e nel 1944, poco dopo esser stato nominato ufficiale di collegamento di Himmler presso il quartier generale del Fùhrer, aveva consolidato la sua posizione in quell'ambiente sposando Greti Braun, la sorella di Èva. Tutti i capi delle SS sopravvissuti concordano nel dichiarare che, in combutta con Bormann, Fegelein non perdette tempo per tradire persine il suo capo, Himmler, denunciandolo a Hitler. Spregevole, illetterato e ignorante, Fegelein sembrava tuttavia possedere un infallibile istinto di conservazione; si accorgeva subito quando una nave stava per affondare. Il 26 aprile Fegelein uscì inosservato dal Bunker. Già nel pomeriggio seguente Hitler aveva notato la sua scomparsa. I sospetti del Fiihrer, facili a destarsi, furono in allarme, per cui egli inviò una pattuglia alla sua ricerca. Pagina 847
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il generale fu trovato in abiti civili mentre riposava nella propria abitazione situata nel quartiere di Charlottenburg, che i russi stavano per occupare. Riportato alla Cancelleria, gli fu tolto il grado di Obergruppenfuhrer che aveva nelle SS e messo agli arresti. Il tentativo di diserzione di Fegelein fece subito insospettire Hitler nei riguardi di Himmler. Che cosa stava tramando il capo delle SS, ora che si era intenzionalmente allontanato da Berlino? Non se ne erano avute notizie da quando il suo ufficiale di collegamento, Fegelein, aveva lasciato il proprio posto. Ma ora se ne ebbero. Come abbiamo visto, il 28 aprile era stata una giornata estenuante per tutti coloro che si trovavano nel Bunker. I russi si stavano avvicinando. Le tanto attese notizie sul contrattacco di Wenck non erano giunte, e neppure su qualche altro contrattacco. Gli assediati avevano disperatamente chiesto, attraverso la radio della marina, notizie sugli sviluppi degli avvenimenti fuori della città accerchiata. La stazione di intercettazione del Ministero della Propaganda aveva captato, da una trasmissione della BBC di Londra, una notizia circa quanto stava accadendo fuori Berlino. Si trattava di un dispaccio da Stoccolma della Reuter, ed era così sensazionale e incredibile, che uno dei collaboratori di Goebbels, Heinz Lorenz, nella tarda sera del 28 aprile si era precipitato al Bunker attraversando la piazza battuta dalle bombe, con copie del resto di quanto era stato ascoltato, destinate al suo ministro e a Hitler. Il dispaccio, dice Hanna Reitsch, fece l'effetto di " un colpo mortale su tutto il gruppo. Sia gli uomini che le donne gridavano per la rabbia, la "Il crepuscolo degli dèi" 1213 paura e la disperazione: sentimenti che si fondevano in un'unica violenta emozione ". Peggiore fu la rabbia di Hitler. " Egli si scatenò come un pazzo ", racconta l'aviatrice. Heinrich Himmler - der treue Heinrich - aveva abbandonato anche lui la nave che stava per affondare. Il dispaccio della Reuter riferiva circa i suoi negoziati segreti col conte Bernadotte e la sua proposta di resa a Eisen-hower delle armate tedesche d'Occidente. Per Hitler, che non aveva mai nutrito alcun dubbio sull'assoluta fedeltà di Himmler, quello fu il colpo più duro. " II suo colorito, - dice Hanna Reitsch, divenne d'un rosso acceso e la sua faccia si fece quasi irriconoscibile... Dopo la lunga sfuriata, egli cadde in uno stato di profonda depressione e per un certo tempo nel Bunker regnò il silenzio ". Almeno, Goring aveva chiesto al dittatore l'autorizzazione a sostituirlo. Invece il " fido " capo e Reichsfùhrer delle SS, non si era nemmeno preso la pena di interpellarlo; si era proditoriamente messo in contatto col nemico senza dire una parola. Questo, dichiarò Hitler ai suoi seguaci quando si fu un po' ripreso, era il peggiore tradimento che avesse mai visto. Tale colpo, unitamente alle notizie giunte qualche minuto dopo, ossia che i russi stavano avvicinandosi alla Potsdamerplatz ed erano a un solo isolato dal Bunker, sicché probabilmente la mattina del 30 aprile - trenta ore dopo avrebbero dato l'attacco alla stessa Cancelleria, segnò la fine: Hitler fu indotto a prendere subito le ultime decisioni della sua vita. All'alba, egli aveva già sposato Èva Braun, dettate le sue ultime volontà e il suo testamento; aveva mandato Greim e Hanna Reitsch a radunare ciò che restava della Luftwaffe per un ultimo disperato bombardamento dei reparti russi che stavano avvicinandosi alla Cancelleria e ordinato loro di arrestare Himmler per tradimento. " Un traditore non sarà mai il mio successore come Fùhrer! - egli esclamò, secondo il racconto di Hanna. - Voi dovete uscire per far sì che ciò non accada ". Peraltro, Hitler non volle attendere per dare inizio alla sua vendetta contro Himmler. Aveva tra le mani l'ufficiale di collegamento del capo delle SS, Fegelein. L'ex fantino, ora generale delle SS, venne quindi condotto fuori dalla guardina, sottoposto a uno stringente interrogatorio sul " tradimento " di Himmler, accusato di complicità e, per ordine del Fùhrer, portato nel giardino della Cancelleria e ivi fucilato. Il fatto di essere marito della sorella di Èva Braun non gli servf a nulla: né Èva fece alcun tentativo per salvare la vita del cognato. " Povero, povero Adolfi - si lamentò Èva con Hanna Reitsch, - abbandonato da tutti, tradito da tutti. Piuttosto che egli venga a mancare alla Germania, è meglio che muoiano altri diecimila ". Hitler venne a mancare alla Germania, ma in quelle ultime ore fu conquistato da Èva Braun. Fra l'una e le tre del mattino del 29 aprile, come ricompensa Pagina 848
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ultima per la sua dedizione fino al momento estremo, egli appagò il desiderio della sua amante facendola sua sposa. Aveva sempre afferI2i4 La caduta del Terzo Ketch mato che il matrimonio gli avrebbe impedito di dedicarsi completamente prima a condurre al potere il suo partito e poi a rendere grande la sua nazione. Ora che non vi era più nulla da guidare e che la sua vita era giunta alla fine, egli poteva vincolarsi senza paura in un matrimonio che sarebbe durato solo qualche ora. Goebbels fece venire un consigliere municipale, un certo Walter Wag-ner, che combatteva in una unità del Volkssturm a pochi isolati dalla Cancelleria, e fu questo sorpreso funzionario a celebrare la cerimonia nella piccola sala delle riunioni del Bunker. Il verbale della cerimonia ci è rimasto e ci da una parziale descrizione di quello che una delle segretarie del Fùhrer chiamò " il matrimonio della morte ". Hitler chiese che " dati gli sviluppi della guerra le pubblicazioni venissero fatte verbalmente e che si evitasse ogni altro motivo di indugio ". I futuri sposi giurarono di essere " di pura discendenza ariana " e di non avere " malattie ereditarie che fossero d'impedimento per contrarre matrimonio ". Alla vigilia della morte, il dittatore volle ancora attenersi alle forme. Lasciò in bianco soltanto gli spazi riservati al nome di suo padre (nato Schicklgruber) e di sua madre e alla data del matrimonio. La sposa aveva cominciato a firmare " Èva Braun ", ma poi si fermò, cancellò la B e scrisse " Èva Hitler, nata Braun ". Goebbels e Bor-mann firmarono come testimoni. Dopo la breve cerimonia fu servito un macabro rinfresco nell'appartamento privato del Fiihrer. Fu offerto dello spumante e furono invitati a partecipare alla festa nuziale le segretarie del dittatore, i generali rimasti (Krebs e Burgdorf ), Bormann, Goebbels con la moglie e anche la cuoca vegetariana di Hitler, la signorina Manzialy. Per un po' si parlò dei bei tempi passati e dei compagni di partito dei giorni migliori. Hitler ricordò con emozione il fatto di essere stato testimone alle nozze di Goebbels. Com'era sua abitudine, anche in quelle ultime ore lo sposo parlò a lungo, passando in rassegna i punti più salienti della sua drammatica vita. Ora essa era finita, disse, e finito era anche il nazionalsocialismo. Per lui era un sollievo morire, dal momento che era stato tradito dai suoi più vecchi amici e sostenitori. Il ricevimento nuziale ripiombò nella tristezza e fra i convenuti alcuni si allontanarono piangendo. Anche Hitler a un certo momento se ne andò senza accomiatarsi; in una stanza vicina chiamò una delle sue segretarie, Gertrude Junge, e cominciò a dettarle le sue ultime volontà e il suo testamento. Le ultime volontà e il testamento ài Hitler. Come era nell'intenzione di Hitler, questi due documenti ci sono pervenuti e al pari di altri suoi scritti hanno una notevole importanza per la presente narrazione. Essi confermano che l'uomo che aveva ferreamente governato la Germania per più di dodici anni, e gran parte dell'Europa per quattro, non aveva tratto alcun insegnamento da quelle esperienze; neppure "Il crepuscolo degli dèi" 1215 dalle disfatte e dalla catastrofe finale egli aveva appreso qualche cosa. In realtà, nelle ultime ore della sua esistenza la sua mente tornò ai giorni della sua vita nei bassifondi di Vienna e del periodo turbolento della famosa birreria di Monaco: maledisse gli ebrei per tutti i mali che accadevano nel mondo, svolse le sue scadenti teorie sull'universo e si lamentò per il fatto che ancora una volta il destino aveva defraudato la Germania della vittoria e delle conquiste. In questo discorso di commiato alla nazione tedesca e al mondo, che voleva essere anche l'estremo, conclusivo suo appello alla storia, Adolf Hitler ripetè tutte le assurdità già enunciate in Mein Kampf, aggiungendovi le sue ultime menzogne. Fu il degno epitaffio per un tiranno ebbro di potere, despota corrotto e distrutto dal potere assoluto. Il " testamento politico ", come egli lo chiamò, fu diviso in due parti: la prima era un appello ai posteri; la seconda conteneva le sue specifiche istruzioni per il futuro. Più di trent'anni sono trascorsi da quando, come volontario, diedi il mio modesto contributo alla prima guerra mondiale che il Reich si trovò costretto a combattere. In questi tre decenni, soltanto l'amore e la fedeltà verso il mio popolo hanno guidato i miei pensieri, le mie azioni e la mia stessa vita. Essi mi hanno permesso di prendere le decisioni più gravi che mai abbia preso un essere mortale... È falso che io, o qualcun altro, in Germania abbia voluto la guerra nel Pagina 849
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1939. La guerra è stata voluta e provocata esclusivamente da uomini politici internazionali di origine ebraica o agenti al servizio degli interessi ebraici. Io mi sono fin troppo adoperato per il raggiungimento della limitazione e del controllo degli armamenti - e i posteri non potranno mai dimenticarlo perché si possa far ricadere su me la responsabilità dello scoppio di questa guerra. Io non ho mai desiderato che, dopo la spaventosa prima guerra mondiale, ve ne fosse una seconda contro l'Inghilterra o contro l'America. I secoli passeranno, ma dalle rovine delle nostre città e dei nostri monumenti risorgerà sempre l'odio verso i veri responsabili di questo conflitto. Sono essi coloro che dobbiamo ringraziare: gli esponenti del giudaismo internazionale e i loro sostenitori. Hitler ripetè quindi la menzogna, che tre giorni prima dell'attacco contro la Polonia egli avrebbe proposto al governo britannico una soluzione ragionevole del problema polacco-tedesco. Essa fu respinta solo perché la cricca che era al governo in Inghilterra voleva la guerra, in parte per ragioni commerciali, in parte perché influenzata dalla propaganda ordita dal giudaismo internazionale. Così egli fece ricadere la " completa responsabilità " non solo per i milioni di morti sui campi di battaglia e nelle città bombardate, ma per il massacro degli ebrei da lui stesso perpetrato - sugli ebrei. Poi passò a precisare le ragioni che lo avevano indotto a rimanere a Berlino fino all'ultimo. Dopo sei anni di una guerra che, nonostante i rovesci, passerà un giorno alla storia come la più gloriosa ed eroica manifestazione della lotta per l'esistenza di una nazione, non ho potuto abbandonare la città che è la capitale di questo Stato... Ho voluto accomunare la mia sorte a quella che milioni di uomini hanno affrontato rimanendo in questa città. Non cadrò nelle mani" del nemico, che ha bisogno di un nuovo spettacolo presentato dagli ebrei, per divertire le sue masse isteriche. Ho quindi deciso di restare a Berlino e di affrontare volontariamente la morte, quando riterrò che la posizione del Fiihrer e della stessa Cancelleria sarà divenuta insosteniizi6 La caduta del Terzo Reich bile. Muoio contento pensando alle imprese e alle conquiste senza pari dei nostri contadini e dei nostri operai e al contributo, unico nella storia, dato dalla gioventù che porta il mio nome. Seguiva un'esortazione a tutti i tedeschi affinchè " non abbandonassero la battaglia ". Era costretto, sì, a riconoscere che il nazionalsocialismo per il momento era finito; ma assicurava i suoi compatrioti tedeschi che col sacrificio dei soldati e di lui stesso è stato gettato il seme che un giorno germoglierà... per la gloriosa rinascita del movimento nazionalsocialista di una nazione veramente unita. Hitler non poteva morire senza prima lanciare un ultimo insulto all'esercito e soprattutto al corpo degli ufficiali, nei quali vedeva i principali responsabili del disastro. Benché avesse riconosciuto che almeno per allora il nazismo era finito, egli esortava i comandanti delle tre armi a rafforzare con ogni mezzo lo spirito di resistenza dei nostri soldati in nome del nazionalsocialismo, dando speciale risalto al fatto che io stesso, fondatore e creatore di questo movimento, ho preferito la morte a una vile rinuncia e alla capitolazione. Seguivano parole di spregio nei riguardi del corpo degli ufficiali dell'esercito: Possa in futuro costituire un punto d'onore, per gli ufficiali dell'esercito tedesco, come già lo è stato per la marina, il principio che è inammissibile e nemmeno pensabile la resa di una regione o di una città, e, soprattutto, che i comandanti sono tenuti a dare un fulgido esempio di assoluta dedizione al dovere, fino alla morte. Cosf Hitler insisteva, anche in articulo mortis, perché " una regione o una città " venisse difesa " fino alla morte ", come era avvenuto a Stalin-grado, dove l'ostinata resistenza aveva contribuito a provocare un disastro militare. Da questa catastrofe come da altre, egli non aveva dunque appreso nulla. La seconda parte del testamento politico trattava del problema della successione. Benché il Terzo Reich stesse saltando in aria tra le fiamme e le esplosioni, Hitler non poteva sopportare l'idea di morire senza aver nominato il suo successore e aver dettato l'esatta composizione del governo che tale successore doveva formare. Anzitutto egli doveva eliminare gli aspiranti alla sua successione. Prima di morire, ordino che l'ex maresciallo del Reich Hermann Gbring sia Pagina 850
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt espulso dal partito e privato di tutti i diritti già conferitigli dal decreto del 20 giugno 1941- Al suo posto, nomino presidente del Reich e comandante supremo delle forze armate l'ammiraglio Doenitz. Prima di morire, ordino che l'ex Reicbsfiibrer delle SS e ministro degli Interni Heinrich Himmler sia espulso dal partito e privato di tutte le cariche dello Stato che egli occupa. Hitler era convinto che i capi dell'esercito, dell'aeronautica e delle SS l'avessero tradito, defraudandolo della vittoria. Così la scelta del suo successore doveva necessariamente cadere sul capo della marina, arma che era stata di troppo scarsa potenza per avere una parte importante nella guerra " II crepuscolo degli dèi " 1217 di conquista di Hitler. Era, quello, un ultimo scherno nei riguardi dell'esercito, il quale aveva sostenuto la maggior parte dei combattimenti e perduto nella guerra il maggior numero di uomini. Non mancò un'ultima denuncia nel prendere commiato dai due uomini che, insieme a Goebbels, erano stati i suoi più intimi collaboratori fin dai primi giorni del partito. Anche a prescindere del tutto dalla loro infedeltà nei miei riguardi, Goring e Himmler hanno coperto di un'onta irrimediabile l'intera nazione, negoziando in segreto, a mia insaputa e contro la mia volontà, col nemico e tentando anche di assumere illegalmente il controllo dello Stato. Banditi i traditori e nominato il proprio successore, Hitler spiegò a Doe-nitz chi avrebbe dovuto includere nel nuovo governo. Erano tutti " uomini d'onore ", egli disse, che " adempiranno il compito di continuare la guerra con ogni mezzo ". Goebbels avrebbe dovuto essere nominato cancelliere, Bormann " ministro del Partito " - era, questa, una nuova carica. Seyss-In-quart, il collaborazionista austriaco e più recentemente sanguinario governatore dell'Olanda, doveva diventare ministro degli Esteri. Sia Speer che Ribbentrop furono lasciati fuori. Invece il conte Schwerin von Krosigk, restato ministro delle Finanze ininterrottamente fin dalla sua nomina da parte di von Papen nel 1932, avrebbe conservato la carica. Il conte era uno sciocco, ma bisogna riconoscergli una particolare attitudine a mantenersi in sella. Hitler non solo stabilì quale dovesse èssere il governo del suo successore, ma ad esso impartì un'ultima, tipica direttiva. Soprattutto, ordino al governo e al popolo di mantenere in pieno vigore le leggi razziali e di combattere inesorabilmente l'avvelenatore di tutte le nazioni, l'ebraismo internazionale 21. Con ciò, il supremo Signore della Guerra tedesco aveva finito. Erano le 4 della mattina di domenica 29 aprile. Hitler chiamò Goebbels, Bormann e i generali Krebs e Burgdorf per far da testimoni alla firma del documento e per firmare a loro volta. Dettò quindi rapidamente il suo testamento personale. In questo documento riemersero le origini piccolo-borghesi austria-che dell'Uomo del Destino; vi spiegò le ragioni delle sue nozze e del suo suicidio insieme alla nuova sposa, legò le sue proprietà ai parenti ancora vivi, nella speranza che sarebbero bastate a permettere loro una modesta esistenza. Per lo meno, a differenza di Goring, Hitler non si era valso del suo potere per accumulare un imponente patrimonio personale. Negli anni di lotta io ero convinto di non potermi assumere le responsabilità del matrimonio; ma ora, prima di porre fine alla mia vita, ho deciso di prendere in moglie la donna che dopo molti anni di sincera amicizia è venuta di sua spontanea volontà in questa città già quasi assediata per condividere la mia sorte. Ella morirà con me per suo desiderio, come mia sposa. Ciò ci ripagherà di quanto abbiamo perduto a causa della mia attività al servizio del mio popolo. Le mie proprietà, se hanno un qualche valore, vanno al partito o, se questo non esisterà più, allo Stato. Se anche lo Stato verrà distrutto, non occorrono ulteriori mie disposizioni. I quadri delle collezioni da me acquistati nel corso degli ultimi anni, non li ho raccolti per mio uso privato, ma solo per creare una galleria nella mia città natale, a Linz sul Danubio.
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iai8 La caduta del Terzo Reich Bormann, in qualità di esecutore testamentario, fu incaricato di consegnare ai miei parenti ogni cosa che abbia valore di ricordo personale o sia necessaria per assicurar loro un tenore di vita piccolo-borghese (kleinen biirgerlicben... *). Mia moglie ed io preferiamo morire per sottrarci all'onta della disfatta o della resa. È nostro desiderio che i nostri corpi vengano immediatamente bruciati, nel luogo stesso in cui ho curato la maggior parte del lavoro quotidiano durante i dodici anni spesi al servizio del mio popolo. Assai stanco per aver dettato i suoi messaggi di addio, Hitler andò a letto mentre l'alba spuntava su Berlino in quell'ultima domenica della sua vita. Una cortina di fumo copriva la città. Gli edifici in fiamme crollavano mentre le artiglierie russe sparavano con alzo zero. Ormai il nemico non era lontano dalla Wilhelmstrasse e dalla Cancelleria. Mentre Hitler dormiva, Goebbels e Bormann si diedero da fare. Nel suo testamento politico, che essi avevano firmato come testimoni, il Fùhrer aveva loro espressamente ordinato di lasciare la capitale e di raggiungere il nuovo governo. Bormann era fin troppo ansioso di ubbidire. Malgrado tutta la sua devozione per il dittatore, egli non intendeva condividerne la fine, se poteva evitarlo. Tutto ciò che egli desiderava, nella vita, era esercitare il potere, ma da dietro le quinte, e Doenitz avrebbe potuto ancora offrirgliene l'occasione; solo però se Gbring, informato della morte del Fùhrer, non avesse tentato di usurpare il trono. Per premunirsi da questa eventualità, Bormann inviò per radio un messaggio a Berchtesgaden, al quartier generale delle SS. ... Se Berlino dovesse cadere e" noi stessi dovessimo perire, i traditori del 23 aprile vengano sterminati. Uomini delle SS, fate il vostro dovere! La vostra vita e il vostro onore ne dipendono22. Era, questo, un ordine di assassinare Goring e il suo Stato maggiore, che Bormann aveva già fatto mettere agli arresti dalle SS. Come Èva Braun, e a differenza di Bormann, il dottor Goebbels non voleva vivere in una Germania priva del suo venerato Fùhrer. Egli aveva legato la sua sorte a Hitler, a cui solo era debitore della sua strabiliante carriera. Era Pagina 852
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt stato il principale profeta e propagandista del movimento nazista ed era lui che, in quanto inferiore solamente a Hitler, di quel movimento aveva creato i miti. Per perpetuare tali miti, non solo il capo, ma anche il suo più fedele seguace, l'unico della vecchia guardia che non l'aveva tradito, doveva affrontare una morte da martire. Doveva anche lui dare un esempio che potesse venir ricordato per generazioni, contribuendo così, un giorno, a riaccendere la fiamma del nazionalsocialismo. Questi pare siano stati i pensieri di Goebbels allorché, dopo che Hitler si fu ritirato, si recò nella sua stanzetta del Bunker per scrivere il discorso di commiato alle generazioni presenti e future. Egli lo intitolò " Appendice al testamento politico del Fùhrer ". * Chi fossero questi parenti, Hitler non lo indica ma, a giudicare da quanto egli disse alle sue segretarie, egli pensava a sua sorella Paula e a sua suocera. "Il crepuscolo degli dèi" 1219 11 Fuhrer mi ha ordinato di lasciare Berlino per prendere parte attiva al governo da lui stesso nominato. Per la prima volta nella mia vita debbo assolutamente rifiutarmi di ubbidire a un ordine del Fuhrer. Mia moglie e i miei bambini si uniscono a me in questo rifiuto. A parte il fatto che sentimenti di umanità e di fedeltà personale ci vietano di abbandonare il Fuhrer nel momento del maggior bisogno, se così facessi sarei considerato, per tutto il resto della mia vita, come uno spregevole traditore e un vile furfante e perderei il rispetto di me stesso, oltre che la stima dei miei concittadini... Sotto l'incubo del tradimento che in questi giorni, i più critici della guerra, circonda il Fuhrer, vi deve essere almeno qualcuno che gli resti comunque vicino, fino alla morte... Sono convinto che in tal modo io rendo il servizio migliore all'avvenire del popolo tedesco. Nei tempi duri che seguiranno, gli esempi avranno più valore degli uomini. Per questo, insieme a mia moglie e per conto dei miei figli - che sono ancora troppo giovani per esprimere il loro pensiero ma che, se avessero l'età della ragione, accetterebbero senz'altro la mia decisione - esprimo la mia incrollabile volontà di non lasciare la capitale del Reich, anche se essa dovrà cadere, preferendo porre fine al fianco del Fuhrer a una vita per me ormai priva di valore, dato che non potrei più impiegarla al servizio del Fuhrer, vicino a luia. Il dottor Goebbels terminò di scrivere alle 5,30 della mattina del 29 aprile. Su Berlino si levava la luce del giorno, ma il sole era oscurato dal fumo della battaglia. Restava ancora molto da fare, sotto la luce elettrica del Bunker. La prima cosa era vedere come far passare attraverso le linee russe, ormai vicine, le ultime volontà e il testamento del Fuhrer affinchè potessero essere consegnati a Doenitz e agli altri e conservati per i posteri. Furono scelti tre messaggeri per portare fuori del Bunker le copie dei preziosi documenti: il maggiore Willi Johannmeier, aiutante militare di Hitler; Wilhelm Zander, ufficiale delle SS e consigliere di Bormann, e Heinz Lorenz, il funzionario del ministero della Propaganda che la sera prima aveva portato la sconvolgente notizia del tradimento di Himmler. Johannmeier, ufficiale pluridecorato, doveva guidare il piccolo gruppo di là dalle linee dell'Armata Rossa. Avrebbe poi consegnato personalmente la propria copia dei documenti al feldmaresciallo Ferdinand Schorner, il cui gruppo di armate resisteva ancora, intatto, fra le montagne della Boemia e che Hitler aveva nominato nuovo comandante in capo dell'esercito. Il generale Burgdorf allegò una lettera di accompagnamento con la quale si informava Schorner che Hitler aveva scritto il suo testamento " oggi, in seguito alla sconvolgente notizia del tradimento di Himmler. Esso esprime la sua irrevocabile decisione ". Zander e Lorenz dovevano portare le loro copie a Doenitz. Il primo ebbe questo biglietto d'accompagnamento da Bormann: Caro Grand'Ammiraglio, poiché nessuna delle nostre divisioni ci è venuta in aiuto, la nostra situazione appare disperata e il Fuhrer ha dettato ieri sera l'accluso testamento politico. Viva il Fuhrer! I tre messaggeri partirono per la loro pericolosa missione a mezzogiorno, cercandosi con prudenza un passaggio verso ovest attraverso il Tiergarten e il quartiere di Charlottenburg, raggiunsero Pichelsdorf, all'estremità del lago Havel, dove un battaglione della Gioventù hitleriana teneva il ponte in Pagina 853
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1220 La caduta del Terzo Ketch attesa dell'arrivo dell'armata fantasma di Wenck, dopo aver felicemente superato tre linee dell'accerchiamento russo, l'una presso la colonna della Vittoria al centro del Tiergarten, la seconda alla stazione del giardino zoologico appena passato il parco e l'ultima nei pressi di Pichelsdorf. Essi avevano ancora molte linee da attraversare e li attendevano molte avventure *; quando finalmente riuscirono a superare tutti gli ostacoli era ormai troppo tardi perché i loro messaggi potessero essere di qualche utilità a Doenitz e Schbr-ner, che del resto non li videro mai. I tre messaggeri non furono le sole persone che, quel giorno, lasciarono il Bunker. A mezzogiorno del 29 aprile, Hitler, che stava attraversando un nuovo periodo di calma, tenne la sua solita conferenza per discutere la situazione militare, come aveva fatto ogni giorno a quell'ora da circa sei anni, proprio come se non fosse giunta la fine. Il generale Krebs riferì che i russi durante la notte e le prime ore del mattin erano avanzati ancora in direzione della Cancelleria. Ormai le scorte di munizioni dei difensori della città diminuivano a vista d'occhio. Non si era ancora avuta alcuna notizia sull'armata salvatrice di Wenck. Tre aiutanti dell'esercito, che ora non avevano più molto da fare e non volevano affatto unirsi al dittatore nella sua morte volontaria, chiesero di poter lasciare il Bunker per cercar di sapere che ne era stato di Wenck. Hitler diede loro il permesso, insieme all'ordine di premere sul generale Wenck perché accelerasse i movimenti. I tre ufficiali partirono nel pomeriggio. Essi furono presto raggiunti da un quarto ufficiale, il colonnello Nicolaus von Below, aiutante di Hitler per la Luftwaffe, che aveva fatto parte della cerchia dei più intimi del Fùhrer fin dall'inizio della guerra. Neppure Below credeva nell'opportunità del suicidio e pensava che ormai per lui non vi era più alcun utile impiego nella Cancelleria sotterranea. Chiese al Fiihrer l'autorizzazione di allontanarsi dal Bunker, e la ottenne. Hitler si dimostrava molto ragionevole, quel giorno; in più gli venne in mente che poteva servirsi del colonnello della Luftwaffe per mandare un ultimo messaggio. Questo messaggio era indirizzato al generale Keitel, che Bormann aveva già sospettato di tradimento, e avrebbe contenuto l'ultimo scoppio d'ira del comandante supremo contro l'esercito che, secondo la sua convinzione, l'aveva abbandonato. Le notizie comunicategli nella conferenza serale delle 22 senza dubbio accrebbero il già violento risentimento del Fùhrer nei riguardi dell'esercito. Il generale Weidling, il quale aveva ordinato che le coraggiose ma provate * In The Lasi Days of Hitler, Trevor-Roper ci ha dato un resoconto delle loto avventure. Se non fosse stato per un'indiscrezione di Heinz Lorenz, è probabile che i messaggi d'addio di Hitler e Goebbels noi non li avremmo mai conosciuti. Il maggiore Johannmeier finì col seppellire la sua copia dei documenti nel giardino della sua casa di Iserlohn, in Westfalia. Zander nascose la sua copia in un baule, che poi abbandonò nel villaggio bavarese di Tegernsee. Cambiando nome e travestendosi, egli poi cercò di iniziare una nuova vita sotto il nome di Wilhelm Paustin. Ma Lorenz, giornalista di professione, era troppo loquace per custodire scrupolosamente il segreto, e una sua casuale indiscrezione portò alla scoperta della sua copia e alla conoscenza dell'esistenza degli altri due messaggeri. "Il crepuscolo** degli dèi" 1221 truppe del Volkssturm, formate da uomini anziani e odagli adolescenti della Gioventù hitleriana, fossero sacrificate nella capitale cirrcondata per prolungare di qualche giorno la vita di Hitler, riferì che i russS erano avanzati lungo la Saarlandstrasse e la Wilhelmstrasse fino quasi al rministero dell'Aeronautica, a un tiro di fucile dalla Cancelleria. Al più tandi, il nemico avrebbe raggiunto la Cancelleria il i° maggio - cioè dopo um giorno o due - egli disse. Era la fine. Persine Hitler che, sino a quel mome:nto, aveva diretto armate inesistenti destinate sulla carta a liberare la capiitale, se ne rese ormai conto. Egli dettò il suo ultimo messaggio e lo consegmò a Below perché lo rimettesse a Keitel. In esso egli informava il capo de:ll'OKW che la difesa di Berlino era ora alla fine, che egli preferiva ucciderssi piuttosto che arrendersi, che Gbring e Himmler l'avevano tradito e che; egli aveva nominato l'ammiraglio Doenitz suo successore. Egli aveva un'ultima parola da dire sulle forze arnnate che, sebbene fossero state guidate personalmente da lui, avevano pomato la Germania alla sconfitta. Pagina 854
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La marina - disse - si era comportata in modo superbo. La Luft-waffe aveva combattuto coraggiosamente, e se essa aweva perduto la superiorità che possedeva all'inizio della guerra, soltanto Goring ne era responsabile. Quanto all'esercito, i soldati avevano combattutto con efficienza e con coraggio, ma i generali li avevano abbandonati a se sitessi, tradendo la sua fiducia. Egli continuò dicendo: II popolo e le forze armate hanno dato tutto in questa Itunga e dura battaglia. Il sacrificio è stato immenso. Ma molte persone hanno mal conrisposto alla mia fiducia. L'infedeltà e il tradimento hanno minato la resistenza durante frutto il corso della guerra. Non mi è stato pertanto dato di guidare il popolo alla viatoria. Lo Stato maggiore generale dell'esercito non può reggere il confronto con lo Stato) maggiore generale della prima guerra mondiale. Le sue prestazioni sono state molto innferiori a quelle dei combattenti al fronte. Per lo meno il comandante supremo nazista rimaineva coerente con se stesso sino alla fine. Le grandi vittorie erano state um suo merito, le sconfitte e la catastrofe finale erano invece dipese dagli alttri - dalla loro " infedeltà " e dal loro " tradimento ". Dopo di ciò, il commiato finale - le ultime parole scritte da questo folle genio. In questa guerra gli sforzi e i sacrifici del popolo tedescoo sono stati cosi grandi, che io non posso credere che essi siano stati vani. La meta deve* ancora essere la conquista, da parte del popolo tedesco, di tenitori all'est *. L'ultima frase era tratta direttamente da Mein Kampf. Hitler aveva cominciato la sua vita politica con l'ossessione che si dovessero conquistare " territori all'est " per il suo amato popolo tedesco, ed ora la chiudeva con * II colonnello Below distrasse il messaggio quando seppe della morte di Hitler, mentre si faceva strada verso le armate alleate occidentali. Egli lo ricostruì in : seguito affidandosi alla memoria. Cfr. TREVOR-ROPER, Op. CÌt., pp. 194-95. 1222 La caduta del Terzo Reich la stessa ossessione. Tutti i milioni di tedeschi morti, tutti i milioni di case tedesche crollate sotto i bombardamenti, persino la distruzione della nazione tedesca, non erano riusciti a convincerlo che l'illegittima conquista delle terre appartenenti ai popoli slavi dell'Est - a parte ogni considerazione morale - era un vano sogno teutonico. La morte di Hitler e della sua sposa, Nel pomeriggio del 29 aprile giunse al Bunker una delle ultime notizie dal mondo esterno. Mussolini, il dittatore fascista compagno di Hitler nell'aggressione, aveva trovato la morte, condivisa dalla sua amante, Giara Petacci. Entrambi erano stati catturati da partigiani italiani il 26 aprile, mentre tentavano di fuggire in Svizzera da Como, e messi a morte due giorni dopo. Nella notte di sabato 28 aprile i loro corpi furono trasportati a Milano su di un camion e abbandonati in una piazza. L'indomani furono appesi per i piedi a corde tese fra due pali, corde che in seguito furono tagliate, per cui i cadaveri rimasero per il resto della domenica per terra, fatti segno agli oltraggi degli italiani che chiedevano vendetta. Il i° maggio Benito Mussolini venne sepolto vicino alla sua amante nel campo dei poveri del Cimitero Maggiore di Milano. Fu in questo macabro clima di estrema degradazione che il " duce " ed il fascismo passarono alla storia. Non sappiamo quali particolari della squallida fine del " duce " siano stati riferiti al Fùhrer. Comunque, si può ritenere che essi abbiano valso a rafforzare la sua decisione di non permettere che di lui o della sua amante, né da vivi né da morti, si facesse " uno spettacolo, presentato dagli ebrei, per divertire le masse isteriche " - come aveva scritto poco prima nel suo testamento. Poco dopo aver ricevuto la notizia della morte di Mussolini, Hitler cominciò a fare gli ultimi preparativi per la sua. Fece avvelenare il suo cane favorito, un alsaziano di nome Biondi, e uccidere a fucilate due altri cani che si trovavano nel Bunker. Poi chiamò le due segretarie rimaste e dette loro delle fiale di veleno che, se volevano, potevano usare quando i barbari russi fossero penetrati nel Bunker. Disse che gli spiaceva di non poter dare loro un migliore dono d'addio e le ringraziò per il lungo e fedele servizio. Intanto era scesa la sera, l'ultima della vita di Adolf Hitler. Egli incaricò una delle segretarie, la signora Junge, di distruggere i documenti rimasti nei suoi archivi e diramò l'ordine che nessuno nel Bunker andasse a coricarsi prima Pagina 855
di aver che era solo un dal suo riunita
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ricevuto ulteriori disposizioni. Ciò fu da tutti interpretato come segno giunto il momento degli addii. Però - come ricordano diversi testimoni paio d'ore dopo mezzanotte, verso le 2,30 del 30 aprile, il Fùhrer uscì appartamento privato e comparve nella sala da pranzo comune, dove si era una ventina di persone, per lo più donne
crepuscolo degli dèi " 1223 appartenenti al suo entourage. Egli strinse la mano a ognuno dei presenti mormorando qualche parola incomprensibile. Vi era un fitto velo di lacrime nei suoi occhi che, come disse la Junge, " sembravano guardare lontano, di là dalle mura del Bunker ". Quando si fu ritirato, si verificò un episodio singolare. La tensione, che era andata aumentando fino a un punto quasi insostenibile, venne meno e parecchie persone andarono nel bar... a ballare. La fantomatica riunione divenne presto così rumorosa che dall'appartamento del Fùhrer si mandò a dire di fare un po' più di silenzio. I russi potevano arrivare fra qualche ora e ucciderli tutti (però la maggior parte degli assediati studiava già il modo di sfuggire). Ma intanto, ora che lo stretto controllo del Fùhrer sulle loro esistenze era finito, quel gruppo voleva godersi un po' di allegria, come e dove potevano. Sembra che la sensazione di sollievo che essi provarono sia stata enorme e continuarono a ballare per tutta la notte. Diverso era, invece, lo stato d'animo di Bormann. Quest'uomo tenebroso aveva ben altro da fare. Per quanto lo riguardava, le probabilità di sopravvivere sembravano scemare. Forse fra la morte del Fùhrer e l'arrivo dei russi non vi sarebbe stato un intervallo di tempo sufficiente per fuggire e raggiungere Doenitz; se era così, finché il Fùhrer era ancora in vita e i suoi ordini conservavano una certa autorità, Bormann pensò che, almeno, poteva sfogarsi contro i " traditori ". In quell'ultima notte egli inviò un altro messaggio a Doenitz. Doenitz! Si fa sempre più viva la nostra impressione che le divisioni dislocate intorno a Berlino siano inattive da parecchi giorni. Tutti i rapporti che riceviamo vengono controllati, mutilati o alterati da Keitel. Il Fùhrer vi ordina di procedere immediatamente e senza pietà contro tutti i traditori. Pur sapendo che per la morte del Fùhrer era ormai questione di poche ore, Bormann aggiunse un poscritto: " II Fùhrer è vivo e dirige la difesa di Berlino ". Ma Berlino non era più difendibile. I russi avevano già occupato quasi completamente la città, si trattava ormai solamente della Cancelleria, la cui sorte era parimenti segnata, come Hitler e Bormann appresero nella riunione di mezzogiorno del 30 aprile, l'ultima che sia stata tenuta. I russi, raggiunta l'estremità est del Tiergarten avevano fatto irruzione nella Post-damerplatz e si trovavano alla distanza di un solo gruppo di fabbricati. Per Adolf Hitler era ormai giunto il momento di mettere in atto la sua decisione. Dato che la sua sposa quel giorno non si sentiva di mangiare, Hitler fece colazione insieme alle sue due segretarie e alla cuoca vegetariana, la quale forse non sapeva di aver preparato per lui l'ultimo pasto. Mentre essi terminavano la colazione, verso le 14,30, Erich Kempka, l'autista del Fùhrer che aveva in custodia il garage della Cancelleria, ricevette l'ordine di far portare immediatamente 200 litri di benzina in latte nel giardino della Cancelleria. Kempka incontrò delle difficoltà a trovare tutta quella benzina;
1224 L& caduta del Terzo ne racimolò circa 180 litri all'uscita di emergenza del Mentre si raccoglieva la
Reicb che, con l'aiuto di tre uomini, trasportò davanti Bunker2*. benzina destinata ad alimentare il fuoco per il suo Pagina 856
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt funerale vichingo, Hitler, consumato il suo ultimo pasto, andò a prendere Èva Braun per dare insieme a lei un altro, estremo, saluto ai suoi più intimi collaboratori: al dottor Goebbels, ai generali Krebs e Burgdorf, alle segretarie e alla Manzialy, la cuoca. La moglie di Goebbels non si fece vedere. Come per Èva Braun, per questa energica e bella donna bionda era riuscito facile decidere di morire insieme al marito, ma si sentiva turbata all'idea di dover uccidere i suoi sei bambini, che in quegli ultimi giorni avevano giocato allegramente nel ricovero sotterraneo senza alcun sospetto di quanto li aspettava. " Cara Hanna, - ella aveva detto alla Reitsch due o tre sere prima, -quando verrà la fine dovrete aiutarmi se, nei riguardi dei bambini, mi verranno meno le forze... Essi appartengono al Terzo Reich e al Fiihrer; se l'uno e l'altro cessano di esistere, non vi è più posto per loro. Il mio più grande timore è di lasciarmi vincere dalla debolezza all'ultimo momento ". Sola nella sua stanzetta, ella ora stava cercando di superare tale timore *. Hitler ed Èva Braun non avevano problemi del genere. Essi dovevano togliere la vita soltanto a se stessi. Finiti gli addii, si ritirarono nella loro stanza. Il dottor Goebbels, Bormann e pochi altri attesero nel corridoio. Dopo pochi istanti si udì un colpo di rivoltella. Attesero il secondo, ma vi fu solo silenzio. Dopo una attesa adeguata, entrarono cautamente nell'appartamento del Fiihrer. Trovarono il corpo di Adolf Hitler steso sul divano, cosparso di sangue. Egli si era sparato in bocca. Al suo fianco, giaceva Èva Braun. Erano cadute al suolo due pistole, ma la sposa di Hitler non aveva usato la sua: si era avvelenata. Erano le 15,30 di lunedì 30 aprile 1945: dieci giorni dopo il cinquan-taseiesimo compleanno di Hitler e dodici anni e tre mesi meno un giorno da quando egli era divenuto cancelliere della Germania e aveva instaurato il Terzo Reich, che gli doveva sopravvivere solo per una settimana. Seguì il funerale vichingo. Non vi furono parole; il solo suono che si udiva era il boato dei proiettili russi che esplodevano nel giardino della Cancelleria e contro muri in rovina tutto intorno. Il cameriere di Hitler, 10 Sturmbannfuhrer delle SS Heinz Linge, e un attendente portarono fuori 11 corpo del Fiihrer avvolto in una coperta grigioverde dell'esercito che na scondeva il suo volto sfracellato. Kempka lo riconobbe dai calzoni neri e dalle scarpe di ugual colore che sporgevano dalla coperta-e che il coman dante supremo aveva sempre portato insieme alla giacca verdebruna. Èva Braun aveva scelto una morte più pulita, senza spargimento di sangue, e Bormann ne portò il corpo così com'era fino al corridoio, dove lo consegnò a Kempka. In seguito l'autista raccontò: * I bambini erano Hela di dodici anni, Hilda di undici, Helmut di nove, Holde di sette, Hedda di cinque e Heide di tre. " II crepuscolo degli dèi " 1225 La signora Hitler indossava un abito scuro... non potei scorgere alcun segno di ferite sul suo corpo. I cadaveri furono portati dal Bunker su nel giardino e, durante una pausa del bombardamento, vennero deposti in una fossa scavata da una bomba e cosparsi di benzina. I partecipanti al funerale, guidati da Goebbels e Bormann, si ritirarono nel rifugio vicino all'uscita di emergenza e mentre le fiamme si levavano restarono sull'attenti col braccio destro alzato in un saluto nazista d'addio. Fu una cerimonia breve, poiché i proiettili dell'Armata Rossa ricominciarono a piovere sul giardino e i superstiti si ritirarono al riparo nel Bunker, lasciando che le fiamme alimentate dalla benzina finissero di distruggere le spoglie terrene di Adolf Hitler e di sua moglie *. Per Bormann e Goebbels, vi erano ancora dei compiti da espletare nel Terzo Reich ormai privo del suo fondatore e dittatore: ma non si trattava delle stesse cose per l'uno e per l'altro. Non era trascorso abbastanza tempo perché i messaggeri avessero già raggiunto Doenitz con il testamento del Fùhrer, che lo nominava suo successore. Così bisognava informare per radio il grand'ammiraglio. Ma anche in quel momento, mentre il potere gli sfuggiva di mano, Bormann esitò. Per lui, che lo aveva assaporato, era duro rinunciarvi cosf, a un tratto. Infine egli fece partire il messaggio. Grand'Ammiraglio Doenitz! Al posto dell'ex maresciallo del Reich Gbring, il Fùhrer nomina Voi come suo successore. L'investitura per iscritto Vi perverrà fra breve. Prenderete immediatamente tutte le misure richieste dalla situazione. Non vi era alcun cenno alla morte di Hitler. L'ammiraglio, che comandava tutte le forze tedesche del Nord e che aveva Pagina 857
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt trasferito il suo quartier generale a Ploen, nello Schleswig, restò di sasso nel ricevere la notizia. A differenza dei capi del partito, egli non desiderava affatto succedere a Hitler; tale idea non si era mai presentata alla sua mente di marinaio. Due giorni prima, certo che Himmler avrebbe avuto la successione, si era recato dal capo delle SS per offrirgli il suo appoggio. Tuttavia, dato che non gli sarebbe mai venuto in mente di disubbidire a un ordine del Fùhrer, inviò la seguente risposta, pensando che Adolf Hitler fosse ancora in vita. Mio Fiihrer La mia fedeltà verso di voi sarà incondizionata. Farò tutto il possibile per venire in vostro aiuto a Berlino. Se però il destino mi imporrà di governare il Reich come vostro successore nominato, continuerò questa guerra sino a una fine degna dell'eroica battaglia, unica del genere, combattuta dal popolo tedesco. GRAND'AMMIRAGLIO DOENITZ * Le ossa non furono mai ritrovate e questo fatto, dopo la guerra, fece nascere la diceria che Hitler fosse ancora vivo. Ma gli interrogatori a cui furono sottoposti separatamente diversi testimoni oculari da parte di ufficiali dei servizi segreti britannici e americani non lasciano alcun dubbio in proposito. Kempka ha dato una spiegazione plausibile del fatto che non furono tra1226 La caduta del Terzo Reich Quella notte Bormann e Goebbels ebbero una nuova idea. Decisero di intraprendere dei negoziati con i russi. Il generale Krebs, capo dello Stato maggiore generale dell'esercito, era rimasto nel Bunker; un tempo egli era stato il vice addetto militare a Mosca, parlava russo e in una famosa occasione era stato perfino abbracciato da Stalin alla stazione ferroviaria di Mosca. Forse gli sarebbe riuscito di strappare qualcosa ai bolscevichi. Ciò che Bormann e Goebbels soprattutto desideravano era ottenere un salvacondotto per se stessi, cosi da aver modo di assumere le cariche a loro assegnate nel nuovo governo Doenitz. In cambio, i due erano pronti a consegnare Berlino ai russi. Il generale Krebs partì poco dopo la mezzanotte del 30 aprile per incontrarsi col generale Cuikov *, comandante sovietico delle truppe che combattevano a Berlino. Uno degli ufficiali tedeschi che lo accompagnavano trascrisse l'inizio della conversazione. KREBS Oggi è il i° maggio, una grande festa per le nostre due nazioni **. ÒUIKOV Per noi, oggi è una grande festa. Ma è difficile dire come vadano le cose per voi, laggiù2S. Il generale russo chiese la resa incondizionata di tutti coloro che si trovavano nel Bunker del Fùhrer e delle truppe tedesche che ancora si trovavano a Berlino. A Krebs ci volle del tempo per portare a compimento la sua missione. Poiché alle 11 della mattina del i° maggio egli non era ancora ritornato, l'impaziente Bormann inviò a Doenitz un altro radiomessaggio. Il testamento resta in vigore. Vi raggiungerò il pili presto possibile. Raccomando che il testamento non sia fatto conoscere prima del mio arrivo. Erano ancora parole ambigue. Ma il fatto è che, semplicemente, a Bormann non riusciva essere tanto sincero da comunicare che il Fiihrer era morto. Egli voleva uscire dal Bunker per essere il primo a trasmettere a Doenitz le gravi notizie, contribuendo così a cattivarsi il favore del nuovo comandante in capo. Ma Goebbels, che insieme alla moglie e ai bambini stava preparandosi a morire, non aveva simili ragioni per non dire all'ammiraglio la pura verità. Alle 15,15 egli inviò un messaggio personale a Doenitz - l'ultima comunicazione per radio che venisse trasmessa dal Bunker assediato di Berlino. Segretissimo Grand'Ammiraglio Doenitz! Il Fùhrer è morto ieri alle ore 15,30. Il testamento del 29 aprile nomina voi presidente del Reich... [seguivano i nomi dei principali membri del gabinetto]. Per ordine del Fiihrer il testamento è stato portato fuori Berlino perché vi sia convate le ossa carbonizzate. " I resti furono distrutti, - disse a chi lo interrogò, - dal fuoco incessante dell'artiglieria russa ". * Non il maresciallo Zukov, come è detto nella maggior parte dei resoconti. ** II i° maggio era la tradizionale festa del lavoro, in Europa. "Il crepuscolo degli dèi" 1227 Pagina 858
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt segnato... Bormann intende venire da voi oggi stesso per informarvi della situazione. Potete scegliere voi il momento e la forma dell'annuncio alla stampa e alle truppe. Date conferma della ricezione del presente dispaccio. GOEBBELS Goebbels non ritenne necessario informare il nuovo capo delle proprie intenzioni. Nelle prime ore della sera del i° maggio egli le mise in atto. Anzitutto si dovevano avvelenare i sei bambini. Interrompendo i loro giochi, furono fatte loro iniezioni letali, sembra dallo stesso medico che il giorno prima aveva avvelenato il cane del Fùhrer. Dopo di ciò Goebbels chiamò il suo aiutante, lo Hauptsturmfiihrer delle SS Gùnther Schwagermann, e gli ordinò di procurarsi della benzina. " Schwagermann, - gli disse, - questo è il peggiore tradimento di tutti i tempi. I generali hanno tradito il Fùhrer. Tutto è perduto. Io morirò insieme a mia moglie e ai miei figli ". Non rivelò neppure al suo aiutante di aver fatto assassinare poco prima i suoi figli. " Brucerete i nostri corpi. Vi sentite di farlo? " Schwagermann lo assicurò che l'avrebbe fatto e mandò due attendenti a cercare la benzina. Pochi minuti dopo, alle 20,30 all'incirca, mentre fuori del Bunker scendeva l'oscurità, il dottor Goebbels e sua moglie attraversarono il Bunker salutando coloro che si trovavano nel corridoio e salirono la scala che portava nel giardino. Qui, per loro ordine, un attendente li uccise con due colpi alla nuca. Sui loro corpi furono versate quattro latte di benzina a cui fu appiccato il fuoco, ma la cremazione non fu completata26. I superstiti del Bunker erano troppo ansiosi di associarsi alla fuga generale, che era già cominciata, per perdere tempo a bruciare chi era ormai morto. Il giorno dopo i russi poterono subito ritrovare e identificare i corpi del ministro della Propaganda e di sua moglie. Alle 21 del i° maggio, il Bunker del Fùhrer era in fiamme, e cinque o seicento sopravvissuti dell'entourage del Fiihrer, per lo più appartenenti alle SS, si agitavano nel rifugio della nuova Cancelleria (come tanti polli decapitati, disse in seguito uno di loro, il sarto del Fùhrer), preparandosi alla grande sortita. Il piano era di attraversare a piedi il passaggio sotterraneo che, dalla stazione della metropolitana della Wilhelmplatz, di fronte alla Cancelleria, conduceva alla stazione della Friedrichstrasse, e da là oltrepassare la Sprea e le linee russe immediatamente a nord di essa. Molti riuscirono a passare, altri no: fra i secondi, vi era Martin Bormann. Quando, quel pomeriggio, il generale Krebs finalmente tornò al Bunker con la richiesta di resa incondizionata avanzata dal generale Cuikov, il segretario del partito di Hitler aveva deciso che l'unica probabilità di scampo stava nell'unirsi all'esodo in massa. Il suo gruppo tentò di seguire un carro armato tedesco ma, a quanto riferisce Kempka, che era presente, questo fu colpito in pieno da un proiettile russo e quasi certamente Bormann rimase ucciso. Artur Axmann, capo della Gioventù hitleriana, che per salvarsi aveva abbandonato il suo battaglione di ragazzi schierato presso il ponte di Pichelsdorf, era anche lui presente, e in seguito testimoniò di aver 1228 La caduta del Terzo Reich visto il corpo di Bormann giacente sotto il ponte dove la Invalidenstrasse attraversa la linea ferroviaria. Al chiarore lunare, Axmann potè constatare che egli non recava alcun segno di ferita sul volto. Così pensò che Bormann avesse inghiottito la capsula di veleno quando aveva visto svanire le sue speranze di attraversare le linee russe. I generali Krebs e Burgdorf non parteciparono al tentativo di fuga generale. Si crede che si siano sparati nello scantinato della nuova Cancelleria. La fine del Terzo Reich. Il Terzo Reich sopravvisse solo sette giorni alla morte del suo fondatore. Poco dopo le dieci di sera del i° maggio, mentre i corpi del dottar Goeb-bels e di sua moglie bruciavano nel giardino della Cancelleria e gli abitanti del Bunker si riunivano per tentare la fuga attraverso un passaggio sotterraneo, Radio Amburgo interruppe la trasmissione della solenne Settima Sinfonia di Bruckner registrata. Si udì un rullo di tamburi militari, quindi parlò un annunciatore. Il nostro Fuhrer, Adolf Hitler, è caduto per la Germania questo pomeriggio nel suo quartier generale delle operazioni, alla Cancelleria del Reich, combattendo fino all'ultimo respiro contro il bolscevismo. Il 30 aprile il Fuhrer ha nominato come suo successore il grand'ammiraglio Doenitz. Il grand'ammiraglio, successore del Fuhrer, ora parlerà al popolo tedesco. Il Terzo Reich si concludeva com'era cominciato: con una squallida menzogna. Pagina 859
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt A parte il fatto che Hitler non era morto quel pomeriggio ma il precedente, cosa del resto di poca importanza, egli non era caduto combattendo " fino all'ultimo respiro "; ma questa falsificazione era necessaria affinchè gli eredi del suo scettro perpetuassero una leggenda e mantenessero il controllo delle truppe, che resistevano ancora e di certo si sarebbero sentite tradite se avessero conosciuto la verità. Anche Doenitz nel parlare alla radio alle 22,20 ripetè la menzogna circa la " morte eroica " del Fuhrer. Di fatto in quel momento egli non sapeva quale fosse stata la fine del Fuhrer. Goebbels gli aveva comunicato per radio solamente che Hitler era " morto " il pomeriggio del giorno prima. Ma ciò non fu d'ostacolo all'ammiraglio trattando di quell'avvenimento e di tutto il resto; egli fece del suo meglio per sviare le già confuse menti del popolo tedesco nell'ora del disastro. Disse: II mio maggiore compito è salvare la Germania dalla distruzione di cui è minacciata dal nemico bolscevico che avanza. Solo per questo la battaglia continua. Finché e dovunque questo nostro scopo verrà ostacolato dagli inglesi e dagli americani, saremo costretti a continuare la nostra lotta difensiva anche contro di loro. Però in tali condizioni, gli anglo-americani continueranno la guerra non a vantaggio dei loro popoli, ma solamente a favore della diffusione del bolscevismo in Europa. Dopo questa insensata falsificazione, l'ammiraglio - che non risulta avesse protestato contro la decisione di Hitler del 1939 di far sì che lo Stato "Il crepuscolo degli dèi" 1229 bolscevico si alleasse alla Germania per poter scendere in guerra contro la Gran Bretagna e in seguito contro l'America - concluse il suo discorso assicurando il popolo tedesco che " Dio non ci abbandonerà dopo tante sofferenze e tanti sacrifici ". Erano vuote parole. Doenitz sapeva che la resistenza tedesca era alla fine. Il giorno precedente a quello in cui Hitler si era tolto la vita, il 29 aprile, le armate tedesche in Italia si erano arrese incondizionatamente. A causa del disordine delle comunicazioni la notizia di questa resa era stata risparmiata al Fiìhrer, il che gli rese certamente più sopportabili le sue ultime ore. Il 4 maggio l'alto comando tedesco dispose che tutte le forze tedesche dislocate nella Germania nordoccidentale, in Danimarca e in Olanda si arrendessero a Montgomery. Il giorno dopo capitolava il gruppo delle armate di Kesselring, che comprendeva la prima e la diciannovesima armata tedesca stanziate a nord delle Alpi. Quel giorno, il 5 maggio, l'ammiraglio Hans von Friedeburg, nuovo comandante in capo della marina tedesca, si presentò al quartier generale di Eisenhower a Reims per negoziare la resa. Come risulta dagli ultimi documenti dell'OKW27, lo scopo era di temporeggiare per qualche giorno in modo da avere il tempo necessario per allontanare dalle linee dell'avanzata russa il maggior numero possibile di truppe e di profughi tedeschi, e cosi dar loro il modo di arrendersi agli Alleati occidentali. Il generale Jodl arrivò a Reims il giorno dopo per assistere il collega della marina nelle trattative. Ma tutto fu inutile, Eisenhower comprese il loro gioco. Egli in seguito raccontò: Dissi al generale Smith che se non avessero immediatamente posto fine alle finte e agli indugi avrei chiuso l'intero fronte alleato impedendo con la forza che altri profughi tedeschi attraversassero le nostre linee. Non avrei tollerato altre dilazioni28. All'i,3o della notte del j maggio, Doenitz, informato da Jodl delle richieste di Eisenhower, dal suo nuovo quartier generale di Flensburg sulla frontiera danese, conferì per radio al generale pieni poteri per firmare la resa incondizionata. La partita era chiusa. In un piccolo edificio scolastico di Reims, dalle mura rosse, in cui Eisenhower aveva insediato il suo quartier generale, la Germania si arrese incondizionatamente alle 2,41 del mattino del j maggio 1945. La resa fu firmata per gli Alleati dal generale Walter Bedell Smith; il generale Ivan Susloparov appose la sua firma come testimone per la Russia e il generale Francois Se-vez per la Francia. L'ammiraglio Friedeburg e il generale Jodl firmarono per la Germania. Jodl chiese di poter prendere la parola, il che gli fu concesso. Con questa firma il popolo tedesco e le forze armate tedesche vengono consegnati, per il bene o per il male, nelle mani dei vincitori... In quest'ora non posso che esprimere la speranza che il vincitore li tratterà con generosità. Non vi fu risposta, da parte alleata. Ma forse Jodl ricordava un'altra occasione in cui, cinque anni prima, le parti erano invertite. Allora un gèPagina 860
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1230 La caduta del Terzo Reich nerale francese, nel firmare, a Compiègne, la resa incondizionata della Francia ai tedeschi, aveva espresso una speranza analoga: inutilmente, come si vide. In Europa alla mezzanotte dell'8 maggio 1945, i cannoni cessarono di sparare e le bombe di cadere. Per la prima volta dal i° settembre 1939 sul continente regnò un silenzio strano, ma gradito. Nei cinque anni, otto mesi e sette giorni compresi tra le due date, milioni di uomini e di donne erano periti su cento campi di battaglia e in mille città bombardate, mentre altri milioni erano stati messi a morte nelle camere a gas naziste o nelle fosse di esecuzione dagli Einsatzgruppen delle SS in Russia e in Polonia, conseguenza della teutonica brama di conquista di Adolf Hitler. Moltissime fra le più antiche città europee erano, in gran parte, ridotte a delle rovine; dalle macerie, quando l'aria si fece più tiepida, si levava il fetore degli innumerevoli morti insepolti. Le strade della Germania non avrebbero più riecheggiato del rumore degli stivaloni dei reparti d'assalto che marciavano al passo dell'oca, né del clamore delle masse in camicia bruna o degli urli del Fùhrer diffusi dagli altoparlanti. Dopo dodici anni, quattro mesi e otto giorni, un periodo di oscurità per tutti, tranne che per tanti tedeschi, ma ora conclusosi anche per loro in una notte tenebrosa, l'era del Reich millenario era giunta alla fine. Come abbiamo visto, in essa questa grande nazione e questo popolo, così pieno di risorse ma così facilmente fuorviabile, si erano innalzati ad altezze di potenza e di conquista mai prima raggiunte, per poi crollare in un modo tanto improvviso e totale da non aver quasi precedenti nella storia. Nel 1918, dopo l'ultima sconfitta, il Kaiser era fuggito, la monarchia era caduta, ma le altre istituzioni tradizionali, fondamento dello Stato, erano rimaste in piedi e aveva continuato a funzionare un governo scelto dal popolo, oltre a nuclei di un esercito tedesco e a uno Stato maggiore. Ma nella primavera del 1945 il Terzo Reich cessò semplicemente di esistere. Non restò nessuna autorità tedesca, a nessun livello. Milioni di soldati, di aviatori e di marinai furono fatti prigionieri di guerra nel loro stesso paese. Fino nel più piccolo villaggio, milioni di civili furono governati dalle truppe nemiche vincitrici, e da queste dipendevano non soltanto per la legge e per l'ordine ma, durante tutta l'estate e il successivo duro inverno del 1945, per il cibo e i combustibili necessari per sopravvivere. A tali condizioni erano stati portati dalla follia di Adolf Hitler - e dalla loro stessa follia nel seguirlo così ciecamente e entusiasticamente; ma questo stato di cose, secondo quel che potei constatare al mio arrivo in Germania nell'autunno, non suscitò affatto in loro un violento risentimento contro di lui. Restavano le popolazioni stordite, sanguinanti, affamate e, col sopraggiungere dell'inverno, tremanti nei loro stracci dentro le bicocche in cui i bombardamenti avevano trasformato le loro case; e restava il paese, cosparso di macerie. Il popolo tedesco non era stato distrutto, benché Hitler, dopo "Il crepuscolo degli dèi" 1231 aver tentato di distruggere tanti altri popoli, a guerra perduta avesse desiderato anche la distruzione di questo. Il Terzo Reich era ormai passato alla storia. Breve epilogo. Ritornai nell'autunno del 1945 in quella nazione, già cosf fiera, dove avevo trascorso la maggior parte degli anni che durò la breve vita del Terzo Reich. Era difficile riconoscerla. Ho descritto in altra sede tale mio ritorno29. Qui mi resta solo da ricordare quel che accadde agli altri personaggi che hanno avuto una parte notevole in queste pagine. L'effimero governo Doenitz, che era stato formato a Flensburg, sul confine danese, fu sciolto il 23 maggio 1945 dagli Alleati, i quali ne arrestarono tutti i membri. Heinrich Himmler era stato estromesso dal governo il 6 maggio, alla vigilia della resa di Reims. L'ammiraglio Doenitz aveva sperato di potere con tale mossa assicurarsi il favore degli Alleati. L'ex capo delle SS, che per così lungo tempo aveva avuto potere di vita o di morte su milioni di europei, e che tale potere aveva cosf tragicamente esercitato, si aggirò nei pressi di Flensburg fino al 21 maggio, poi partì con undici ufficiali delle SS per cercare di attraversare le linee inglesi e americane e raggiungere la Baviera, sua terra nativa. Di certo con grande dolore, egli si era tagliato i baffi, si era coperto l'occhio sinistro con una benda nera ed aveva indossato un'uniforme dell'esercito. Il gruppo fu fermato il primo giorno fra Amburgo e Bremerhaven da un posto di controllo britannico. In seguito a un interrogatorio, Himmler rivelò la propria identità a un capitano dell'esercito britannico, il quale lo condusse Pagina 861
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a Liineburg, al quartier generale della seconda armata. Qui egli venne perquisito, spogliato, e costretto a indossare un'uniforme dell'esercito britannico, per il sospetto che egli nascondesse del veleno nei suoi indumenti. Ma la perquisizione era stata incompleta; Himmler teneva una capsula di cianuro celata in una cavità delle gengive. Quando il 23 maggio un altro ufficiale dell'Intelligence Service britannico, venuto al quartier generale di Montgomery, ordinò a un ufficiale medico di esaminare la bocca del prigioniero, questi morse la capsula e morì dodici minuti dopo, malgrado frenetici tentativi di tenerlo in vita mediante una lavanda gastrica e la somministrazione di emetici. Gli altri intimi collaboratori di Hitler vissero un po' più a lungo. Mi recai a Norimberga per vederli. Li avevo spesso osservati nell'ora della gloria e del potere, alle riunioni annuali del partito che si tenevano in quella città. Al tribunale militare internazionale, sul banco degli accusati essi presentavano un aspetto assai diverso: avevano subito una vera metamorfosi. In abiti piuttosto lisi, rannicchiati sui loro sedili e in preda a un'agitazione nervosa, avevano di certo ben poco degli arroganti capi di un tempo. Sembravano piuttosto un gruppo abbastanza uniforme di esseri mediocri. Riusciva difficile immaginare che questi uomini l'ultima volta che li avevo visti 1232 La caduta del Terzo Reich avevano nelle loro mani un potere così mostruoso da dominare la propria nazione e conquistare gran parte dell'Europa. Sul banco degli accusati c'erano ventuno persone*: Goring, che aveva perduto quattro chili di peso da quando l'avevo visto l'ultima volta, in una sbiadita uniforme della Luftwaffe senza i distintivi del grado, visibilmente compiaciuto per aver avuto il posto numero uno sul banco degli accusati - una specie di riconoscimento postumo del posto che gli spettava nella gerarchla nazista, ora che Hitler era morto; Rudolf Hess, che era stato l'uomo numero tre prima della sua fuga in Inghilterra, con la faccia emaciata e gli occhi infossati fissi nel vuoto, che non lasciava dubbi sul suo stato di prostrazione, anche se la sua amnesia era simulata; Ribbentrop, che alfine aveva abbandonato la sua arroganza e la sua prosopopea, pallido curvo e abbattuto; Keitel, che aveva perduto la sua abituale vivacità; Ro-senberg, il nebuloso " filosofo " del partito, finalmente messo di fronte alla realtà dagli avvenimenti che l'avevano condotto in quella situazione. Fra gli accusati si trovava anche Julius Streicher, il persecutore degli ebrei norimberghese. Questa figura di uomo sadico e volgare, che in altri tempi avevo visto camminare per le strade di quella vecchia città brandendo una frusta, sembrava avvizzito, pareva un vecchio, calvo e decrepito, sudava abbondantemente, teneva lo sguardo fisso sui giudici, sempre più convinto (così mi disse una guardia, in seguito) che essi erano tutti ebrei. Vi era poi Fritz Sauckel, il comandante dell'organizzazione del lavoro coatto nel Terzo Reich, a cui gli occhietti a fessura davano un aspetto porcino; appariva nervoso, col corpo oscillava avanti e indietro. Vicino a lui sedeva Baldur von Schirach, già capo della Gioventù hitleriana e poi Gauleiter di Vienna, di sangue più americano che tedesco: aveva l'aspetto di uno scola-retto imbronciato, cacciato da scuola per qualche bricconata. Vi era Walther Punk, la nullità dallo sguardo astuto, succeduto a Schacht, e vi era anche il dottor Schacht, che per ordine del Fiihrer, già da lui così venerato, aveva trascorso gli ultimi mesi del Terzo Reich in un campo di concentramento, aspettando ogni giorno di essere eliminato, che fremeva di indignazione per il fatto che ora gli Alleati processavano anche lui come criminale di guerra. Franz von Papen, responsabile più di ogni altro tedesco dell'ascesa di Hitler al potere, era stato arrestato e denunciato. Sembrava molto invecchiato, ma sulla sua faccia avvizzita vi era sempre lo sguardo della vecchia volpe che aveva saputo cavarsela in tante situazioni intricate. Il barone von Neurath, primo ministro degli Esteri sotto Hitler, tedesco della vecchia scuola con poche convinzioni e di scarsa onestà, era disfatto. Non così Speer, che dava l'impressione di una maggiore sincerità; durante il lungo processo, parlò francamente, senza cercar di negare le sue responsabilità e le sue colpe. Fra gli accusati figuravano inoltre Seyss-Inquart, il * Avrebbe dovuto esservi, tra gli imputati, anche il dottor Robert Ley, capo dell'Arbeits-front. Ma egli si era impiccato nella sua cella prima che il processo incominciasse. Aveva costruito una corda con nodo scorsoio stracciando un asciugamano e l'aveva assicurata a un tubo del gabinetto. "Il crepuscolo degli dèi" Pagina 862
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1233 traditore austriaco, Jodl e i due grand'ammiragli, Raeder e Doenit2 - il secondo, il successore del Fùhrer, dall'aspetto di un commesso calzolaio nel suo vestito dozzinale. Vi erano Kaltenbrunner, il sanguinario successore di " Heydrich l'impiccatore ", che durante il processo negò tutti i suoi crimini; Hans Frank, l'inquisitore nazista in Polonia, che invece poi riconobbe una parte dei propfi delitti, dichiarandosi pentito e chiedendone perdono a Dio, che egli affermò di aver ritrovato; Frick, ora, vicino alla fine, non meno scialbo di quanto lo era stato in vita; e infine Hans Fritzsche, che aveva fatto carriera come commentatore alla radio perché la sua voce rassomigliava a quella di Goebbels, il quale l'aveva assunto al Ministero della Propaganda. Nessuno fra i presenti nel tribunale, lui compreso, sembrava capire perché si trovasse là: era un pesce troppo piccolo. Forse rappresentava il fantasma di Goebbels. Comunque fu assolto. Anche Schacht e Papen furono assolti. Più tardi tutti e tre furono condannati a gravi pene detentive dai tribunali tedeschi di denazificazione, ma non dovevano scontarne che una piccola parte; presto furono rilasciati. Sette degli imputati di Norimberga furono condannati alla reclusione: Hess, Raeder e Punk all'ergastolo; Speer e Schirach a venti anni, Neurath a quindici, Doenitz a dieci. Gli altri furono condannati a morte. All'i,11 della notte del 16 ottobre 1946, Ribbentrop sali sul patibolo nella camera delle esecuzioni della prigione di Norimberga, seguito a brevi intervalli da Keitel, Kaltenbrunner, Rosenberg, Frank, Frick, Streicher, Seyss-Inquart, Sauckel e Jodl. Ma non da Hermann Goring, che riuscf a sfuggire alle mani del boia. Due ore prima che venisse il suo turno, egli inghiottì una fiala di veleno introdotta di nascosto nella sua cella. Come il suo Fùhrer, Adolf Hitler, e il suo rivale nella successione, Heinrich Himmler, gli era riuscito, all'ultimo momento, di scegliere il modo di abbandonare questa terra dove, al pari degli altri due, aveva compiuto imprese così criminose. 1 Dal diario del conte Lutz Schwerin von Krosigk. Ho riprodotto gli estratti delle parti più essenziali in End of a Berlin Diary, pp. 190-203. Anche Trevor-Roper ha citato brani di quel diario nel suo The Lasi Days of Hitler. Lo storico Trevor-Roper fu durante la guerra ufficiale del servizio segreto inglese; a lui fu affidato il compito di condurre delle ricerche sulle circostanze della fine di Hitler. I risultati di tali ricerche sono contenuti nel suo brillante libro, cui sono debitori tutti coloro che tentano di scrivere quest'ultimo capitolo della storia del Terzo Reich. Ho utilizzato un certo numero di altre fonti, soprattutto racconti di prima mano fatti da testimoni oculari, come Speer, Keitel, Jodl, il generale Karl Koller, Doenitz, Krosigk, Hanna Reitsch, il capitano Gerhardt Boldt e il capitano Joa-chim Schultz, nonché da una delle segretarie di Hitler e dal suo autista. 2 GERHARD! BOLDT, In thè Shelter with Hitler, cap. I. Il capitano Boldt, che era l'aiutante di campo di Guderian e poi del generale Kxebs, ultimo capo di Stato maggiore generale dell'e sercito, passò nel bunker quegli ultimi giorni. 3 ALBERT ZOLLER, Hitler privai, pp. 203-3. Nell'edizione francese (Douze ans auprès d'Hitler) viene riferito che Zoller era un capitano dell'esercito francese aggregato alla settima armata sta tunitense come ufficiale addetto agli interrogatori, e che in tale sua qualità egli interrogò una delle quattro segretarie di Hitler; in seguito, nel 1947, si valse della collaborazione di questa se gretaria nello scrivere il suo libro di ricordi sul Fuhrer. Si tratta probabilmente di Christa Schrbder, che fu al servizio di Hitler quale stenografa dal 1933 sino a una settimana prima della sua fine. 4 Diario di Krosigk. 5 Ibid. 6 Citato da WILMOT, op. cit., p. 699. 7 TREVOR-ROPER, op. cit., p. ioo. Il racconto lo si deve a una delle segretarie di Goebbels, a Pagina 863
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Frau Inge Haberzettel. 8 MICHAEL A. MUSMANNO, Ten Days lo Die, p. 92. Il giudice Musmanno, che durante la guerra era stato ufficiale di marina degli Stati Uniti presso il servizio segreto, interrogò personal mente coloro che si trovavano insieme a Hitler durante gli ultimi suoi giorni e che sopravvissero alla catastrofe. 9 Interrogatorio di Keitel: NCA, suppl. B, p. 1294. 10 NCA, VI, p. 361 (ND, 3734-PS): si tratta di un ampio riassunto dell'interrogatorio sugli ultimi giorni passati da Hitler nel Bunker, a cui fu sottoposta Hanna Reitsch da parte di incari cati dell'esercito statunitense. Ella in seguito ritrattò alcune delle sue dichiarazioni, ma i funzionari dell'esercito hanno potuto accertare l'esattezza di quanto di essenziale conteneva l'inter rogatorio dell'8 ottobre 1945. Benché Hanna Reitsch sia un tipo molto isterico (o, almeno, lo fu nei mesi che seguirono le sue angosciose esperienze nel Bunker), il suo racconto fornisce dei dati preziosi sugli ultimissimi giorni di Hitler, se lo si controlla con le testimonianze di altri. 11 Generale KARL ROLLER, Der letzte Monat, p. 23. È il diario di Koller, che abbraccia il periodo dal 14 aprile al 27 maggio 1945, fonte preziosissima sugli ultimi giorni del Terzo Reich. 12 Keitel, nel suo interrogatorio a Norimberga: NCA, suppl. B, pp. 1273-79. Il resoconto di Jodl fu trasmesso quella stessa notte al generale Koller, il quale lo riportò nel suo diario (anno tazione del 22-23 aprile). Cfr. KOLLER, op. cit., pp. 30-32. 13 TREVOR-ROPER, op. cit., pp. 124, 126-27. L'autore dice di aver riferito, " con qualche ri serva ", la relazione di Berger. 14 Nel suo interrogatorio, Keitel ha ricordato l'osservazione (/oc. cit., p. 1277). La versione di Jodl si trova nel diario di Koller, op. cit., p. 31. " BERNADOTTE, The Courtain Falls, p. 114; SCHELLENBERG, op. cit., pp. 399-400. In sostanza, le versioni dei due autori sull'incontro concordano.
Speer al processo di Norimberga: TMWC, XVI, pp. 554-55. Per l'interrogatorio di Hanna Reitsch, loc. cit., pp. 554-55. 18 Ibid., p. 556. Per le citazioni che farò e per gli avvenimenti riferiti da Hanna .Reitsch mi sono basato su questo interrogatorio; se ne possono trovare i dati in NCA, VI, pp. 551-71 (ND, 3734-PS). Così non farò citazioni delle fonti per ogni singolo punto. 19 Nel suo interrogatorio (loc. cit., pp. 1218-82) Keitel ha riferito il messaggio affidandosi alla memoria. I documenti della marina tedesca contengono un messaggio di Hitler a Jodl con un testo analogo trasmesso per radio - è delle ore 19,52 del 29 aprile (FCNA, 1945, p. 120), e nel giornale dell'OKW di Schultz (p. 51), che da lo stesso testo, è detto che fu ricevuto da Jodl alle ore 23 del 29 aprile. Probabilmente è uno sbaglio, perché, a giudicare dalle sue azioni, Hitler a quell'ora del 29 aprile non si curava ormai più di sapere dove si trovavano i suoi eserciti. 20 TREVOR-ROPEE, op. cit., p. 163, riproduce i^ primo messaggio. Per il secondo da me trovato nei documenti della marina: FCNA, 1945, p. 120. L'ulteriore messaggio dell'ufficiale di marina in Pagina 864
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt servizio di collegamento presente nel Bunker, ammiraglio Voss, si trova parimenti in FCNA, p. 120. 21 Per il testo del testamento politico di Hitler e delle sue volontà personali: ND, 35Ó9-PS. A Norimberga fu prodotta anche una copia del suo certificato di matrimonio. Ho riprodotto il testo di tutti e tre i documenti in End of a Berlin Diary, pp. 177-83^ Una traduzione inglese piuttosto frettolosa del testamento politico e di quello personale di Hitler si trova in NCA, pp. 259-63. L'originale tedesco figura fra i documenti Speer, in TMWC, XLI. 22 II generale Roller (op. cit., 79) riproduce il testo del radiogramma di Bormann. 23 II testo dell'appendice di Goebbels è stato presentato al processo di Norimberga. L'ho ri prodotto in End of a Berlin Diary, p. 183 n. 24 II racconto di Kempka della morte di Hitler e della sua sposa si trova in due deposizioni giurate pubblicate in NCA, VI, pp. 571-86 (ND, 3735-PS). 25 JURGEN THORWALD, Das Ende an der Elbe, p. 224. 26 Questo racconto della morte della famiglia Goebbels è dato da Trevor-Roper (op. cit., pp. 212-14) e si basa in gran parte sulle successive testimonianze di Schwagermann, Axmann e Kempka. 27 JOACHIM SCHULTZ, Die letzten 30 Tage, pp. 81-85. Queste annotazioni si basano sul dia rio dell'OKW relativo all'ultimo mese della guerra, e io le ho utilizzate come base in molte pa gine del presente capitolo. Il libro citato è uno di quelli pubblicati sotto la direzione di Thorwald col titolo complessivo di Dokumente zar Zeitgeschichte. 28 EISENHOWER, Op. dt., p. 426. 29 End of a Berlin Diary.
BIBLIOGRAFIA II presente libro si basa principalmente sui documenti tedeschi sequestrati dagli Alleati, sugli interrogatori e le testimonianze di ufficiali e funzionari tedeschi, sui diari e le memorie che alcuni di loro ci hanno lasciato e anche sulle esperienze fatte da me personalmente nel Terzo Reich. Milioni di parole contenute negli archivi tedeschi sono state pubblicate in varie serie di volumi, e altri milioni sono state raccolte o microfilmate e depositate in biblioteche - in America, soprattutto nella Biblioteca del Congresso e nella Hoover Library dell'Università di Stanford - e negli archivi nazionali di Washington. Inoltre l'ufficio del capo degli studi di storia militare al Dipartimento dell'Esercito di Washington possiede una ricca collezione di documenti militari tedeschi. Per i miei scopi, fra i volumi pubblicati, tre collezioni mi sono state massimamente utili. La prima è quella intitolata Docutnents on German Foreign Policy, serie D, contenente una vasta scelta dei documenti tradotti in inglese del Ministero degli Esteri tedesco, relativi al periodo che va dal 1937 all'estate del 1940. Grazie alla cortesia del Dipartimento di Stato ho potuto accedere ad un certo numero di altri documenti del Ministero degli Esteri tedesco, non ancora tradotti o non pubblicati, concernenti in primo luogo la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti da parte della Germania. Le due collezioni di documenti concernenti il principale processo di Norimberga risultano di impareggiabile valore perché ci guidano dietro le quinte del Terzo Reich. La prima comprende quarantadue volumi e s'intitola Trial of thè Major War Criminals; di essi, i primi ventitre contengono il testo delle testimonianze rese al processo; i restanti il testo dei documenti accolti come prove, pubblicati nella lingua originale, per 10 più in tedesco. Altri documenti, interrogatori e deposizioni giurate di quel processo, tradotti piuttosto affrettatamente in inglese, sono stati pubblicati nell'altra collezione, Pagina 865
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt in dieci volumi, intitolata Nazi Conspiracy and Aggression. Purtroppo le preziosissime testimonianze rese dinanzi ai commissari del tribunale militare internazionale sono state in gran parte omesse nella seconda collezione ed esistono solo ciclostilate in alcune delle principali biblioteche. A Norimberga, dopo quello principale, furono celebrati altri dodici processi presso tribunali militari statunitensi, ma i quindici grossi volumi delle testimonianze e dei documenti presentati in tali processi, sotto il titolo Trials of War Criminals he fare thè Nu-remberg Military Tribunals, contengono meno di un decimo del materiale complessivo. 11 resto, tuttavia, lo si può trovare poligrafato o in riproduzioni fotostatiche in alcune biblioteche. Si possono leggere riassunti di altri processi che gettano molta luce sul Terzo Reich nei Lata Reports of Trials of War Criminals, pubblicati dallo Stationery Office di Sua Maestà britannica a Londra fra il 1947 e il 1949. A parte le ricche collezioni della Hoover Library, della Biblioteca del Congresso e degli Archivi Nazionali - che, fra l'altro, comprendono gli archivi di Himmler e un certo numero di carte private di Hitler - uno dei fondi di documenti tedeschi più preziosi è costituito dai cosiddetti Alexandria Papers, gran parte dei quali è stato microfilmato e depositato negli archivi nazionali. Nelle note il lettore potrà trovare delle informazioni su di un certo numero di altri documenti presi dagli Alleati. Fra il materiale tedesco non pubblicato si trova, tra l'altro, il diario del generale Halder - sette quaderni 1238 Bibliografia di fogli dattilografati con annotazioni aggiunte dal generale dopo la guerra, a chiarimento di alcuni passi. Si tratta, a mio avviso, di uno dei più preziosi documenti del Terzo Reich. Indicherò qui sotto alcuni dei libri che mi sono stati utili nella stesura della presente opera. Sono di tre generi. Anzitutto, si tratta di memorie e di diari di alcune delle principali figure apparse in queste pagine. In secondo luogo, sono libri basati sul nuovo materiale documentario, come quelli di John W. Wheeler-Bennett, Alan Bullock, H. R. Trevor-Roper e Gerald Reitlinger (Inghilterra), di Telford Taylor (America) e di Eberhard Zeller, Gerhard Ritter, Rudolf Pechel e Walter Goerlitz (Germania). Infine si tratta di Ebri che servirono per ricostruire l'ambiente. Una esauriente bibliografia delle opere sul Terzo Reich è stata pubblicata a Monaco, come numero speciale dei " Vierteljahrshefte tur Zeitgeschichte ", sotto gli auspici dell'Institut fur Zeitgeschichte. Anche i cataloghi della biblioteca Wiener di Londra contengono eccellenti bibliografie. Raccolte documentarie. Der Hitler Prozess, Deutscher Volksverlag, Miinchen 1924 (atti del processo di Monaco contro Hitler). Docutnents and Materials Relating lo thè Ève of thè Second World War, 1937-39, 2 voli., Foreign Language Publishing House, Mosca 1948. Documents Concerning German-Polish Relations and thè Outbreak of Hostilities between Great Britain and Germany, His Majesty's Stationery Office, London 1939 (Britisb Blue Book). Documents on British Foreign Policy, 1919-39, His Majesty's Stationery Orfice, 1947 (citati nelle note con la sigla DBrFP). Documents on German Foreign Policy, 1918-45, serie D, 1937-4.5, io voli, (fino al 1957), U.S. Department of State, Washington (citati nelle note con la sigla DGFP). Dokumente der deutschen Politik, 1933-40, Berlin 1935-43. Fuehrer Conferences OH Naval Affairs (ciclostilate), British Admiralty, London 1947 (citate nelle note con la sigla FCNA). HITLER e MUSSOLINI, Lettere e documenti, Rizzoli, Milano 1946. I documenti diplomatici italiani, serie Vili, 1935-39, Libreria dello Stato, Roma 19521953 (citati nelle note con la sigla DDI). Le Livre Jaune Francis. Documents diplomatiques, 1938-39, Ministère des ASaires Etrangères, Paris. Nazi Conspiracy and Aggression, io voli., U.S. Government Printing Office, Washington 1946 (citato nelle note con la sigla NCA). Nazi-Soviet Relations, 1939-41. Documents from thè Arcbives of thè German Foreign Pagina 866
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INDICE DEI NOMI Adam, Wilhelm, generale, 405, 414 e n., 424. Aga Khan, 813 n. Alanbrooke, lord, feldmaresciallo, 793 n. Alessandro Magno, re di Macedonia, xvi. Alessandro I, zar di Russia, 489, 587, 1095. Alexander, Harold, sir, generale, 994, nij, 1197. Alexis, Willibald, 104. Alfieri, Dino, 814, 818. Alvensleben, Werner von, 201. Amann, Max, 56, 91, 270 e n., 825. Amau, viceministro, 957. Amen, John Harlan, colonnello, 577 n., 10361037. Amery, Leopold, 661. Angeli, Norman, 850. Annibale, 576. Antonescu, lon, 868" n,, 1074. Arco-Valley Anton, conte, 38. Asburgo, Casa d', 20, 25, 27, 31, 102, 108, 330, 359, 369, 378 n., 393, 394. Ashton-Gwatkin, Frank Trelawny Arthur, 454, 455Asquith, Herbert Henry, 421. Assman, Kurt, ammiraglio, 1135 n. Astaijhov, George, 524, 536, 544-45, 548-49, 559Astor, Nancy Whitcher, 412. Attolico, Bernardo, 413, 445-46, 525, 551 e n., 599-601, 603 e n., 604, 613 e n., 614, 636, 654, 656-58, 698, 746, 814 n. Augusto, Guglielmo, principe " Auwi ", 981. Axmann, Artur, 1225-26. Babarin, E., 543-45. Bach, Johann Sebastian, 57, 108, 265. Bach-Zalewsky, ufficiale delle SS, 1039 n. Baden-Powell, Robert Stevenson Smith, lord, 850. Badoglio, Pietro, maresciallo, 1077, 1078, io8r n., 1083, 1085. Baldwin, Stanley, 331. Ballerstedt, federalista bavarese, 49. Ballestrem, contessa, 1106 e n. Barth, Karl, 275. Baruch, Bernard, 850 n., 969 n. Bayerlein, Fritz, generale, 986 n., 988 n., 995 e n. Bechstein, Cari, 158. Bechstein, Helene, 52. Beck, Józef, colonnello, 413, 459, 498-500, 502-504, 506-8, 509 n., 511, 512, Pagina 872
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 518, 581, 582, 589 n., 622, 628, 634-35, 655 n. Beck, Ludwig, generale, 155, 309, 314 n., 322, 340, 345, 348-49, 368, 388, 400-7, 409-11, 416 n., 418, 424, 459, 460, 462, 464, 531, 563, 607, 706, 707, 727, 915 n., 916 n., 978, 980, 982, 983, 992,1094-98, un, 1113, 1114, 1117, 1124, 1125, 1128 e n., ri29,1131, ri37, ii4r-43, 1145, 1149, 1151-53, 1157, "59Becker, Karl Heinrich, 1037. Beethoven, Ludwig van, 57, 108, 116, 265, 359, 1008, 1046. Beigbeder y Atienza, Juan, colonnello, 852. Bell, George, 1097-98. Below, Nicolaus von, colonnello, 1220, 1221 e n. BenesS, Edward, 379, 393-95, 399, 400, 417 n., 419, 420, 426, 427, 430, 431, 434, 439, 452 n., 458, 483, 484, 486, 489, 499, 508, 850. Berchtold, Joseph, 133. Berg, Paul, 769 n. Berger, Gottlob, 1204, 1205. Berggrav, Eivind, vescovo, 769 n. Bernadotte, Polke, conte, 1204, 1207, 1213. Bernstorff, Albrecht, conte von, 410, 1105, 1158. Best, S. Payne, capitano, 710-12, 751. Best, Werner, 297. Bethmann-Hollweg, Theobald von, 775. Biddle, A. J. Drexel, 747. Bieberback, Ludwig, 275. Bismarck, Otto Christian, principe von, 919. Bismarck-Schonhausen, Otto, principe von, 8, IDI, 105-7 e n., 109, 186, 191, 192, 204, 221, 415, 5io, 714, "05, 1203. Blaha, Frank, 1060. Blaskowitz, Johannes, generale, 1188. Blomberg, Erna Gruhn, 343-44. Blomberg, Werner von, generale, 166, 201, 203, 228, 231, 232, 235, 236, 240, 241, 247, 259, 314 n., 319-22, 326, 332-34, 337, 340-48, 350-352, 357, 392, 4io, 531Blum, Leon, 376, 385, 1158. Blumentritt, Gunther, generale, 531, 797, 826, 920 n., 925, 926, 930-32, 935, 939, 1120, 1123 n., 1159, 1160, 1161, 1167, 1179. Bock, Fedor von, feldmaresciallo, 679, 680, 796, 1248 Indice dei nomi
817 n., 828, 927, 929, 930, 933-36, 940, 977 n., 979, 989Bodelschwing, Friedrich von, cappellano, 260. Bodenschatz, Karl, generale, 1078, 1138 n. Boehm, Hermann, ammiraglio, 574 n. Boehm-Tettelbach, Hans, tenente colonnello, 417; Bonham-Carter, Violet, 850. Bonhoffer, Dietrich, 410, 1097, 1098, 1104, 1105 e n., 1157, 1158. Bonhoffer, Klaus, 1158. Bonnet, Georges, 425, 426, 427 n., 445, 451, 478, 503, 582, 583, 589 n., 6;; e n., 656 n., 657-63, 666, 667 e n., 698. Bonte, Fritz, controammiraglio, 760, 767. Boothby, Robert, 521 n. Bormann, Martin, xiv, 162, 263, 301, 443 n., 907, 1016, 1017, 1019, 1146, 1192, 1193, 1202, 1206, 1208, 1209, 1211, 1212, 1214, 1217-20, 1223-28. Bosch, Karl, 210. Bose, Herbert von, 239, 244. Bò'selage, Georg, barone von, tenente colonnello, iioo, 1157. Bottai, Giuseppe, 1075. Botticher, Friedrich von, generale, 743, 812 n. Bradley, Ornar N., generale, 1161, 1194 n. Brahms, Johannes, 57, 265. Brandi, Heinz, colonnello, noo, noi, 1134, 1135 e n., 1137, 1138 n. Brandt, Rudolf, tenente generale, 1056. Brauchitsch, Charlotte von, 351, 406 n. Brauchitsch, Walther von, feldmaresciallo, 23.5, 351 e n., 353, 400, 402-7, 411, Pagina 873
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 414, 415, 444, 445, 482, 506, 507, 527, 540, 561 n., 562, 563, 576, 588, 607, 608, 638, 679, 681, 689, 696, 699, 703, 704, 706-8, 714-17, 727, 74°, 752, 753, 770, 776, 780, 789, 790, 794, 796, 797, 799, 806, 828, 829, 832, 833, 848, 877, 884, 890 e n., 892, 893, 899, 900 n., 909, 914, 915 n., 927-30, 932 n., 935, 937, 977 n., 1146, 1165. Brauer, Curt, 737 n., 757, 762-66 e n., 769 e n. Braun, Èva, 526 n., 1200 e n., 1201, 1210, 1212-14, 1217, 1218, 1224, 1225. Braun, Greti, 1212, 1213. Brautigatn, Otto, 1017, 1018. Bredow, Hanna, contessa von, 1105. Bredow, Kurt von, generale, 244, 246, 247, 248 n., 352. Brockdorff-Ahlefeld, Erich, conte von, generale, 411, 450. BrockdorfE, Erika, contessa von, 1125 n. Brockdorff-Rantzau, Ulrich, conte von, 537. Bruckman, Hugo, 158. Brueckner, Wilhelm, tenente, 76, 307. Bruning, Heinrich, 65 n., 150, 166-71, 173, 175-79, 181, 190, 192, 211, 215, 237, 238, 408. Bryans, ]. Lonsdale (il signor " X "), 751, 752. Bryant, Arthur, 793 n. Buch, Walther, maggiore, 134, 243, 471-72 e n. Buchrucker, maggiore, 74. Budennyj, Semen Michajlovic, maresciallo, 928. Buhle, generale, 1132. Bùhler, Josef, 1043. Bullitt, William C., 324, 747. Bullock, Alan, 220, 447 n., 1132 n. Biilow-Schwante, von, 709, 775. Bunjes, 1023. Biirckel, Josef, 482. Burckhardt, Cari, dott., 461 n., 543. Burgdorf, Wilhelm, generale, 1163, 1214, 1217, 1219, 1224, 1228. Burnett, Charles, sir, maresciallo dell'Aviazione, 546 n., 547 n. Busch, Ernst, generale, 827. Bussche, Axel von dem, capitano, 1107, 1108. Busse, generale, 1197. Butcher, Harry C., capitano, 1081 n., 1083 n. Buttlar-Brandenfels, Treusch von, tenente colonnello, 998. Cadogan, Alexander, sir, 620, 631, 652, 662. Canaris, Wilhelm, ammiraglio, 364 e n., 410, 416 n., 442, 506, 510, 563, 564, 604, 606, 608, 644, 710, 716, 744 n., 1099, 1104-6, 1107 n., 1115, 1117, 1158. Canterbury, arcivescovo di, 377. Canuto II (Knud), re d'Inghilterra, di Danimarca e di Norvegia, 940. Caprivi de Caprana di Montecuccoli, Georg Leo conte von, generale, 192. Carlo, principe di Danimarca, vedi Haakon VII, re di Norvegia. Carlo XII, re di Svezia, 406, 880, 898. Carls, Rolf, ammiraglio, 733. Carlyle, Thomas, 1198-1200. Carol II, re di Romania, 868 n. Carr, Edward Hallett, 523 n. Caulaincourt, Armand, marchese de, 931. Cesare, Caio Giulio, xvi. Cézanne, Paul, 267. Chagall, Mare, 268. Chamberlain, Arthur Neville, xv, 301, 311, 316, 331, 332 e n., 357, 365, 377-78, 386, 387, 395, 399, 400, 412, 413, 418-36, 438, 439, 441-44, 446-58, 461-65, 470, 476, 484, 489-95, 503 e n., 504, 508-12, 519, 521-24, 532-33, 535, 539, 545-47, 563, 577, 582 e n., 588-90, 593-95, 596 n., 597, 604-6, 610, 617, 620, 623, 627, 631, 659, 661-63, 665, 669, 705, 713, 734, 755, 77", 796, 803, 844, 882, 904, 1098. Chamberlain, Houston Stewart, 114-21. Chamberlain, Neville Bowles, sir, feldmaresciallo, 116. Chaplin, Charles, 6. Chautemps, Camille, 376. Choltitz, Dietrich von, generale, 1172 n. Christian, Eckard, generale, 1205. Churchill, Winston Spencer, sii, 323, 378 n., 416 e n., 441, 443 n., 457, 460, Pagina 874
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 462, 463, 522, 533, 536 n., 572, 588, 606, 669, 690, 691, 692 n., 694, 698, 729, 734 e n., 738, 739, 755, 761, 766, 771, 778, 782, 783, 787, 789, 792, 794, 795, 799 n., 800, 807, 809-14, 816-18, 828, 829, 833, 834 e n., 843-45, 847Indice dei nomi 1249
8?3, 856, 862, 871 n., 875 n., 876 n., 883 n., 896, 897, 903 e n., 90}, 906, 912, 915 n., 946, 972, 973 n., 978, 1090, 1091, i°97, 1107, 1114 n., 1125, 1194. Chvalkovsky, Frantisek, 478-80, 485, 486, 488, 489 n. Ciano, Edda, 1084 e n., 108.5 nCiano, Galeazze, conte di Cottellazzo, 327, 330, 44.5, 451, 453 n., 4.59, 476. 477 e n., 487, 491, 513, 525, 526 e n., 552-55, 559, 600-3, 610, 613-15, 636, 654 e n., 655, 656 n., 657, 658, 666, 667, 696, 697 n., 722 e n., 747-50, 797, 798, 803, 804, 814, 818, 839, 84.5, 867, 870 n., 883, 884, 886 n., 889-91, 913 e n., 919, 925 n., 947 n., 962, 965, 984-86 n., 987, 996, 998 e n., 999, 1004, 1020 n., 1074, 1084 e n., 1085 e n. Ciliax, viceammiraglio, 988 n. Cincar-Markovic, Aleksander, 891. Clark, Mark, generale, 1081. Clausewitz, Karl von, 1095, 1179. Clay, Lucius D., generale, 1184 n. Clemenceau, Georges, 66, 68, 93. Cohen, Benjamin, 969 n. Colson, generale, 667. Conwell-Evans, Philip, 705. Coolidge, Calvin, 130. Corbin, Charles, 659, 663. Coulondre, Robert, 478, 483, 487, 491, 493 e n., 525, 547 n., 589 n., 598, 616, 632 n., 653, 656, 657, 663, 667, 668. Coward, Noel, 849. Craig, Gordon A., 178 n. Cripps, Stafiord, sir, 862, 863, 912-13, 916. Cristiano X, re di Danimarca, 754, 758, 759, 763, 764 n. Csaky, Istvan, conte, 550-51. Cuikov, Vasili I., generale, 1226, 1227. Cuno, Wilhelm, 158. Cvetkovic, Draglia, 891. Czernin, Vera, contessa (Frau von Schuschnigg), 385. Czerny, Josef, 96D'Abernon, lord, 124 n. Dahlerus, Birger, 562 e n., 617-22, 624-25, 631633, 637, 640, 650-52, 655, 664-65 e n., 695, 746 n. Daladier, Edouard, 395, 420, 425-26, 433, 448449, 45I-J8, 461-63, 484, 581, 583, 598, 616, 659 e n., 660 e n., 662, 667, 699, 742 n., 803. Dallin, Alexander, 1021 n. Daniels, H. G., 316 n. Danner von, generale, 81. Darlan, Jean, ammiraglio, 660, 803 n., 998, 1000 n. Darre, Walther, 162, 224, 282-83. Davies, Joseph E., 521 n., 589 n. Dawson, Geoffrey, 316 n. De Bono, Emilio, maresciallo, 1085 n. Decamp, generale, 659 n. De Gaulle, Charles, generale, 807, 881, 885. Degesch, officine, 1049. Dekanazov, Vladimir, 861, 917. Delp, Alfred, 1157 n. De Luce, Daniel, 850 n. Denikin, Antón Ivànoviò, generale, 992 n. Derousseaux, generale, 792. De Vaierà, Eamon, 517. Dickmann, Otto, maggiore, 1069 n. Didier, officine, 1048. Dieckhofi, Hans, 437, 474 n., 746 n., 969 e n. Diehn, August, 158. Diels, Rudolf, 212-13. Pagina 875
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Dietl, Eduard, brigadiere generale, 760, 767-70 e n., 878. Dietrich, Otto, 157, 243, 247, 269, 925 e n. Dietrich, Sepp, 244 n., 926, 1084, 1179, 1184 n. DUI, John, sir, feldmaresciallo, 1081 n. Dimitrov, Georgi, 213-14. Dingfelder, Johannes, 46. Dkksen, Herbert von, 351, 395, 399, 412, 494, 533, 546, 617. Disraeli, Benjamin, 457 n. Dohnanyi, Hans von, 752, 978, 1099, 1104-6. Dollfuss, Engelbert, 245, 251, 307-8, 324-25, 357-58, 364, 367, 374. Dollman, Friedrich, generale, 1118. Dbnitz, Karl, ammiraglio, 693-94, 954, 1079 e n., 1081 n., 1082, 1087 e n., 1091, 1139, 1187, 1189, 1202, 1203, 1211, 1216-21, 1223, 1225, 1226, 1228, 1229, 1231, 1233. Dostler, Anton, generale, 1033 e n. Doumenc, generale, 545, 579-81, 583. Drake, Francis, sir, 491, 834 n. Drax, Reginald, sir, ammiraglio, 546 n., 547, 579-8i, 587. Dreesen, 242, 428 n. Dressler-Andress, Horst, 271. Drexler, Anton, 41, 42, 45-47, 51-52, 131. Dufi Cooper, Alfred, 432, 457, 844. Dulles, Allen, 1098, 1107-8, 1114, 1156 n. Durcansky, Ferdinand, 478, 481. Diirer, Albrecht, 267. Diisterberg, Theodor, 478, 481. Ebbinghaus, Julius, 275-76. Ebbutt, Norman, 316, 849. Ebert, Friedrich, 39 n., 60, 61-64, 66, 67, 7375, 83, 140. Eckart, Dietrich, 44, 45 e n., 52, 55, 57, 58, 108, 122, 131. Eckener, Hugo, 323 n. Eden, Anthony, 235, 312, 316, 322, 377, 539, 844, 972, 1098. Ehrhardt, capitano, 49, 75. Eichmann, Karl Adolf, 384, 1039, 1055 e n. Eicke, Theodor, 298. Einstein, Albert. 264, 274-76, 1105. Eisenhower, Dwight David, 998-1000 e n., 1074, 1078, 1080, 1081 n., 1083 n., 1118, 1160, 1161, 1176-78, 1179 n., 1187, 1188 e n., 1194, 1207, 1213, 1229. Eisner, Kurt, 38. Elisabetta, regina (consorte) d'Inghilterra, 853. Ellis, Havelock, 264. 1250 Indice dei nomi
Ellis, L. F., maggiore, 795 n. Elser, Georg, 711, 712 e n. Eltz-Rubenach, barone von, 181. Enderis, Guido, 970 n. Engelbrecht, Erwin, generale, 762. Epp, Franz Ritter von, generale, 52, 133, 220. Ernst, Karl, 212, 242-4;. Erxleben, noj. Erzberger, Matthias, 39, 49, 58, 67. Espirito Santo Silva, Ricardo do, 855-56. Esser, Hermann, 56, 38, 131. Falkenhausen, Alexander von, generale, 980, ni2, 1129, 1130, 1158. Falkenhorst, Nikolaus von, generale, 739-41. 7J5, 766 n., 769 n. Falkenstein, barone von, maggiore, 951. Feder, Gottfried, 41, 45-47, 95, 139, 140, 157, 224, 287, 824. Federico Carlo, principe d'Assia, 722 n. Federico II, il Grande, re di Prussia, 101, 186, 217, 269, 576, 577, 980, 1172, 1198. Federico Guglielmo III, re di Prussia, 104, 174Fegelein, Hermann, generale, 1204, 1212, 1213. Feiling, Keith, 332 n., 503 n. Fellgiebel, Erich, generale, un, 1116, 1132, 1135-38, 1141, 1142, 1157. Fermi, Enrico, 276. Feuchter, George W., 838 n. Feuchtwanger, Lion, 264. Fichte, Johann Gottlieb, 109, ni. Filippo, principe d'Assia, 160, 369, 376, 385, 1060 n., 1082. Finke, dott., 1063, 1064. Firebrace, colonnello, 546 n. Fischbbck, dott., 361. Fischer, Fritz, 1056 n. Fischer, Louis, 850 n. Fish, Pagina 876
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Mildrer, 1125 n. Fitz Gibbon, Constantine, 1131 n. Flandin, Pierre Etienne, 322. Fleming, Peter, 851. Foch, Ferdinand, maresciallo, 806. Fodor, M. W., 850 n. Forbes, George Ogilvie, sir, 621, 622 e n., 632, 633, 640, 664, 665 n., 695, 704. Ford, Henry, 163, 292. Forster, Albert, 542. Forster, E. M., 849. Forster, Wolfgang, 348-49. Fragonard, Jean-Honoré, 1023. Francesco Giuseppe I, imperatore d'Austria e re d'Ungheria, 27. Franck, James, 274. Franco, Francisco, generale, 326 e n., 328, 329, 575, 813 n., 852-54, 856, 880-82, 885, 887, 944, 969 n. Francois-Poncet, Andre, ambasciatore di Francia, 7, 181, 188, 246, 319-21 e n., 341 n., 350, 445, 446, 452, 453, 463, 477 e n., 655 e n. Frank, Hans, 135, 153 e n., 162, 294, 295, 302, 718 e n., 719, 1016, 1022, 1025, 1052, 1233. Frank, Karl Hermann, 419, 489 e n. Frankfurter, Felix, 969 n. Frauenfeld, Alfred, 307. Freidin, Seymour, 920 n., 986 n. Freisler, Roland, 295, 1103, noè n., 1154-56, 1160. Freud, Sigmund, 264, 850. Frick, Wilhelm, 78, 157, 160, 162, 184, 187, 188, 191, 194, 195, 199, 202, 220, 221, 241, 262, 271, 298, 301, 380, 541, 1233. Fricke, Kurt, capitano di vascello, 694, 824. Friedeburg, Hans von, ammiraglio, 1229. Frisch, Rittmeister von, 349, 388. Fritsch, Werner, barone von, generale, 236, 241, 334, 337, 340, 341, 344, 346-52, 356, 357, 387-89, 402, 409, 410, 431, 476, 531, 1107, 1117. Fritzsche, Hans, 1233. Fromm, Friedrich, generale, 706, 1099, un, 1116, 1127, 1129, 1136, 1142-45, 1148, 11501153, 1158 e n., nei, 1167. Fuller, J. F. C., generale, 689-90, 886 n. Funk, Walther, 156-59, 184, 189, 286, 342, 541, 1050, 1051 e n., 1232, 1233. Furtwangler, Wilhelm, 266. Gabeik, Josef, 1067. Gainsborough, Thomas, 1023. Galen, Clemens August, conte von, 262. Galilei, Galileo, 274. Galland, Adolf, 842. Gamelin, Maurke-Gustave, generale, 321, 462, 463, 580, 659 n., 660-61, 690, 691, 787, 78979i' Garbo, Creta, 172. Gauguin, Paul, 267. Gaus, Friedrich, 534, 535, 586 n., 766 n. Gebhardt, Karl, 1056 n. Gehlin, generale, 1185. George, Stefan, 1109-10. Gercke, Rudolf, colonnello, 541. Gerothwohl, M. A., professore, 124 n. Gersdorff, von, tenente colonnello, 1102 e n., 1107. Gessler, Otto, 74, 75 e n. Gibbs, Philip, sir, 850. Gide, Andre, 264. Gieseking, Walter, 266. Giesler, Paul, 1103. Gilbert, Felix, 1082 n., 1094 n., 1183 n. Giorgio VI, re d'Inghilterra, 853, 904. Giraud, Henri, generale, 780, 784, 998 e n. Gisevius, Hans Bernard, 213, 348 n., 409, 442 n., 443-45, 448, 449, 563, 606-8, 644, 706, 712 n., 1098, 1114. Gissinger, Theodor, professore, 15. Glaise-Horstenau, Edmund von, 361, 368, 371" 372Glasemer, Wolfgang, colonnello, 1149. Glasl-Horer, Anna, n. Glucks, Richard, 721. Gneisenau, August Neithardt, conte von, feldmaresciallo, 155, 1109, 1166. Gobineau, Joseph Arthur, conte de, 114-17. Indice dei nomi 1251
Goebbels, famiglia, 1224 n. . Goebbels, Fritz, 136. Pagina 877
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Goebbels, Magda, 526 n., 1224. Goebbels, Paul Joseph, xm, 6, 7, 136-42, 157, 159-62, 170-79, 182-89, 191" 193-95, I97-201, 203, 209-13, 215, 217, 218, 222-26, 237, 240, 242, 249, 256, 264-68, 270-72, 302, 309, 323 n., JJi n., 376, 379, 393, 39", 423, 433, 435, 471. 473, 485, 6n, 612, 641, 642, 664, 694, 702, 709, 726 n., 727, 788, 802 n., 844, 846, 905, 931, 937, 985 n., 1025 n., 1067, 1074, 1077-84, 1088-92, 1114 n., 1116, 1145-1150, 1153, 1155, 1156 e n., 1175, 1188, 1190 n., 1194, 1195, 1198-203, 1208, 1212, 1214-17, 1220 n., 1224-28, 1233. Goerdeler, Cari, 408, 410, 418, 563, 606, 706, 708, 715, 727, 753, 777, 915 n., 916 n., 978, 981-83, 1092 n., 1094, 1096-99, 1104, 1107, 1111-14, 1117, 1124-26, 1129, 1130, 1156, 1157. Goerdeler, Fritz, 1157 n. Goerlitz, Walter, 1008. Goethe, Johann Wolfgang von, 57, 108, no e n., 116, 117, 266. Gogh, Vincente, van, 267. Goltz, Ruediger, conte von der, generale, 739. Goriug, Garin von Kantzow (baronessa Fock), 56. Gbring, Hermann, xm, 6, 55, 57, 78, 83-85, 131, 159, 160, 178, 185, 187, 188, 191, 194, 198, 199, 201-3, 209-16, 220, 221, 224, 225, 237-39, 241, 242, 244, 247, 255, 256, 259, 286, 294-98, 301, 302, 310, 312, 326, 327, 329, 330 e n., 332 n., 334, 341-47, 349-51, 353, 368, 371-76, 378-80, 387, 400, 419, 433, 441, 446, 452, 471-76, 478, 479, 480 n., 481, 483, 485, 486 e n., 488, 513, 516, 519-22, 526, 527, 54i, 561 n., 562 e n., 563, 573, 577 e n., 604, 605, 608, 617-22, 624, 630-633, 637, 639, 640, 650-52, 664, 665, 696, 723, 724 n., 727, 728, 732, 735, 741, 743, 745 e n., 746, 755, 77O, 782, 785, 794-96, 799, 800, 817 n., 824, 832 n., 835, 837, 840-843, 847, 849, 866, 880, 892, 894, 900-3, 905, 925 n., 943, 951, 984, 998, 1002, 1006, 1019, 1020 e n., 1022, 1023, 1027 n., 1028, 1032, 1040-42, 1062, 1079, 1088, 1102, 1115, 1116, 1125 n., 1127, 1128, 1134, 1138 n., 1139, 1140, ir64, 1179, 1186, 1187, 1198, 1202, 1204-10, 1213, 1216-18, 1221, 1225, 1232, 1233. Gort, lord, 787, 793, 794, 798. Goudsmit, Samuel, professore, 1188 n. Goy, Jean, 309. Goya y Lucientes, Francisco José de, 1023. Grà'be, Hermann, 1038. Graf, Ulrich, 56, 78, 83, 84, 135.. Grà'fe, Albrecht von, 136. Grandi, Dino, 1075-76. Grassmann, Peter, 223. Oraziani, Rodolfo, maresciallo, 884, 886 n., 887. Greenwood, Arthur, 664. Greim, Robert Ritter von, generale, 1209, 1210, 1213. Greiner, Josef, 21 n., 30 n. Grey, Edward, sir, 421. Gròner, Wilhelm, generale, 61-63, 67, 68, 152, 153, 155, 165, 166, 171, 175-79, 192. Groscurth, Hans, colonnello, 706. Grosz, George, 267. Gruhn, Erna (Frau Blomberg), 343-44. Grynszpan, Herschel, 471. Grzesinski, Albert C., 69. Guariglia, Raffaele, 659. Guderian, Heinz, generale, 381, 679, 680, 779, 786 e n., 789, 791, 794, 925-36, 977 n., 11651167, 1179, 1185-87, 1191, 1192. Guglielmina, regina d'Olanda, 609, 696, 708, 709, 783, 785, 792. Guglielmo I, imperatore di Germania e re di Prussia, 106. Guglielmo II, imperatore di Germania e re di Prussia, 34, 36, 60, 62, 64, 66, 105, 106, no, 114, 116, 117, 119-21, 168, 217, 221, 266, 317, 443, 529, 543, 648, 714, 752, 775, 802 n., 817 n., 943, 981, 1230. Guglielmo, principe, 981 e n. Gumbel, E. I., 275. Gunther, John, 850 n. Giirtner, Franz, 86, 130, 181. Gustavo V, re di Svezia, 771 n., 8n. Gutkelch, 1026. Guttenberg, Karl Ludwig, barone von, 410. Guzzoni, Alfredo, generale, 889. Haakon VI, re di Norvegia, 764 n. Haakon VII, re di Norvegia, 736, 764-66, 768, 769, 792, 1082. Haber, Frittf, 274. Habicht, Theodor, 307, 308. Hacha, Emil, 458, 481, 484 e n., 485-88, 489 n., 490, 491, 500, 626, 635, 792. Haften, Werner von, tenente, 1131, 1132, 1136, 1151, 1152. Hagelin, Viljam, 736. Pagina 878
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hagen, Hans, tenente, 1145, 1146, 1155. Hailsham, lord, 232 n. Haldane, J. B. S., 850. Halder, Franz, generale, xm, 213, 407, 411, 415, 416 n., 417, 418, 441-45, 449, 450, 459, 464, 527, 531, 541, 554 n., 561-64, 574 n., 576, 578, 595, 597 n., 598 n., 599, 604, 606, 607, 6n, 617, 627, 638, 639, 643, 679, 680, 689, 690, 696, 699, 700, 703-8, 714-18, 720, 728, 737, 740, 741, 753, 770, 779-8i, 788-79°, 794, 795, 797-99, 802, 806, 810, 815, 817 n., 823, 825, 829-31, 832 n., 833, 836, 839, 863, 865-66, 877, 878, 880, 884, 885, 888-90, 892, 893, 898, 899, 909, 914, 915 n., 920 e n., 925-38, 940, 941, 950, 973, 974, 980, 985, 989-93, 997, 1089, 1158, 1205. Hale, Oron J., professore, 148, 270 n. Halifax, lord, 332 e n., 377, 378, 395, 399. 417 e n., 418, 432, 447, 448, 451, 476 n., 490, 492, 494, 508, 521 n!, 539 e n., 547, 563, 582, 593, 594, 596 n., 606, 617-28, Indice dei nomi
631 e n., 633 n., 634-37, 651-53, 656 n., 657-59, 661-63, 665, 666 n., 667, 734, 751, 752, 819. Hallawell, comandante, 546 n. Hals, Frans, 1023. Hambro, Cari, 736. Hamilton, duca di, 903, 905. Hammerstein, Kurt von, generale, 5, 6, 166, 176, 200, 201, 228, 247, 410, 416 n., 424, 704, 1117. Hamsun, Knut, 769 n. Hanfstaengl, Etna, 143. Hanfstaengl, Ernst (Putzi), 53-54 e n., 57, 85, 212, 850. Hanisch, Reinhold, 21 n., 22. Hansen, Georg, colonnello, 1118, 1157. Hardenberg, Hans, conte von, 979. Harnack, Arvid, 1125 n. Harnack, Mildred, 1125 n. Harrer, Karl, 42, 45-46 e n. Harris, Sam, capitano, 448-49, 607. Harris, Whitney R., tenente comandante, 10351036. Hase, Paul von, generale, mi, 1117, 1145, 1150, 1155. Hassell, Ulrich von, 326, 330, 351, 352, 406-9, 460, 563, 606, 607, 639, 640, 705, 706, 716, 726, 751-53, 802 n., 915 n., 916 n., 969 n., 977, 978, 980-82, 1096, 1104 e n., mi, 1117, 1125, 1157-Haug, Jenny, 143. Hauptmann, Gerhart, 266-67. Hausberger, Fritz von, 744 e n. Haushofer, Albrecht, 1158. Haushofer, Karl, generale, 54, 906, 1158. Hegel, Georg Wilhelm, 109-11, 122-23. Heidegger, Martin, 276. Heiden, Erhard, 133. Heiden, Konrad, io, 12, 21 n., 22, 30 n., 44, 52 e n., 84 n., 88, 117, 136, 140, 143, 144, 146, 245. Heilmann, Horst, 1125 n. Heinemann, generale, 134. Heines, Edmund, tenente, 133, 242, 243, 247. Heinrici, Gotthard, generale, 940 n., 1211. Heiss, capitano, 75. Held, Heinrich, dott., 130. Helhorn, Anke, 138. Helldorf, Wolf, conte von, 177, 201, 344, 450, 1116, 1143, 1147, 1157. Hencke, Andor, 458, 685 n. Henderson, Nevile, sir, 378, 399, 416-17, 421, 434, 436, 439 n-, 44O, 446, 447, 452, 453, 463, 492, 493, 554 n., 589 n., 593-97, 599, 605, 610, 617, 618 e n., 620-34, 637, 639, 640, 641 e n., 651-53, 656 e n., 657, 659, 663 e n., 665 e n., 666. Henlein, Konrad, 394, 395, 398, 413, 417 n., 419, 420, 423, 424, 489 e n. Herber, Franz, tenente colonnello, 1151. Herder, Johann Gottfried von, 108. Herfurth, Otto, generale, 1150. Herriot, Edouard, 478. Herypierre, Henry, 1058-59. Hess, Rudolf, 45, 54, 55, 78, So, 83, 85, 89, 96, IOI, 122, 138, l62, 169, 196, 229, 246, 282, 296, 301, 356, 380, 394, 650, 903-7, IO22, 1158, 1198, 1232, 1233. Heusinger, Adolf, generale, 1130 n., 1134-35, 1138 n. Hewel, Walter, 1190. Heyde, Bodo von der, tenente colonnello, 1151. Heydrich, Reinhard, 297, 299, 346, 349, 384, 387, 388, 471-73, 475, 564-66, 643 e n., 712 Pagina 879
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt n., 717-19, 848, 849, 1033, 1036, 1040-42, 1055, 1067, 1068, 1099, 1103, 1233. Heywood, maggiore generale, 546 n., 579. Hiedler, Johann Georg, 9, io. Hilgard, signor, 473-74. Hilger, Gustav, 875-76. Himer, Kurt, generale, 758-59. Hiromler, Heinrich, xm, 113, 133, 136, 145, 162, 196, 237, 241, 242, 244, 248, 259, 263, 297-301, 344, 346, 347, 349, 38o, 384, 3"6388, 414, 471, 476 n., 489, 541, 564-66, 641, 709-12, 717, 719-21, 727, 848-900, 902, 905, 916,1015, 1016, 1028 e n., 1030,1031,10351037, 1039-41, 1043, 104-4, 1050, 1052, 1053, 1055-57, 1059, 1061, 1062, 1064-68, 1077, 1079, 1082, 1083, 1097, 1102, 1104-7, 1112, 1116-18, 1126-28, 1130, 1132, 1134, 1138, 1140, 1147, 1148, 1153, 1154, 1157, 1158, 1165, 1175, 1176, 1183, 1188, 1189, 1198, 1199, 1202-5, 1207, 1208, 1212, 1213, 1216, 1217, 1219, 1221, 1225, 1231, 1233. Hindemith, Paul, 265-66. Hindenburg, Oskar von, maggiore, 6, 165, 166, 193, 199, 201, 249-51. Hindenburg, Paul von Beneckendorf und von, 5-8, 36, 39 n., 61-63, 65 n., 67, 68, 73, 101, 145, 150, 156, 158, 165-82, 185, 186, 188-92, 198-203, 208, 2IO, 212, 214, 2l6-l8, 222, 225, 227, 232, 235-37, 239, 240, 247-52, 300302, 341 n., 348, 352, 576, 937, 943-Hippke, tenente generale, 1062. Hirohito, imperatore del Giappone, 964. Hirt, August, professore, 1056-60. Hitler (Schicklgruber), Alois, 9-11, 1214. Hitler, Alois Matzelsberger, n, 12, 16. Hitler, Angela, vedi Raubal Angela Hitler. Hitler, Edmund, ti. Hitler, Franziska Matzelsberger, n. Hitler, Gustav, 11. Hitler, Ida, n. Hitler, Klara Poelzl, 9, n, 19. Hitler, Paula, n, 16, 1218 n. Hitzfeld, generale, 1148 n. Hodges, Courtney H., generale, 1172, 1177, 1193. Hofacker, Caesar von, colonnello, 1129, H43, 1157, 1159-62, 1164 n. Hofer, Walther, 598 n. Hoffmann, Heinrich, 56, 825 n., 1201. Hoffmann, Johannes, 38, 39. Hoffmann-Schonforn, colonnello, 1176. Hohenlohe, Max, prìncipe von, 813 n. Hohenzollern, famiglia, 8, 48, 60, 61, 65, 94, Indice dei nomi "53
103, 104, 108, 121, 168, 205, 217, 236, 251, 260, 342, 348, 382, 40;, 597, 775, 98i. Holzlòhner, doti., 1063-64. Hoover, Herbert C., 149, 168. Hoover. J. Edgar, 912. Hopkins, Harry, 949 n., 965. Hòpner, Erich, generale, 411, 450, 788, 934, 936, 977" 1109, 1116, 1131, 1140, 1141, 1148-53, 1155. Horak, sindaco, 1068. Hore-Belisha, Lesile, sir, 736. Horlin, Kate Èva, 246 n. Horn, Alfred, vedi Hess Rudolf. Horst, Anna, 116. Horthy, Miklòs, ammiraglio, 490, 1178 n. Hoss, Rudolf Franz, 721, 1040, 1044-47, 1049. Hossbach, Friedrich, colonnello, 334, 337, 340, 347 e n. Hoth, Hermann, generale, 786, 934, 1002-3. Huber, Kurt, 1103, 1104. Hiibner, generale, 1190 n. Hugenberg, Alfred, 131, 169, 170, 183, 190, 198, 203, 209, 215, 217, 218, 222, 224, 225, 227, 233, 282. Huhnìein, maggiore, 81. Hull, Cordell, 911 n., 912, 946 e n., 949 n., 956-59, 961 n., 963-66, 969. Humboldt, Heinrich Alexander, barone von, 108. Hùmer, Eduard, professore, 15. Huntziger, Charles, generale, 806-8. Hiitler, Johann von Nepomuk, io, n. Huxley, Aldous, 849. Imredy, Bela, 424. Innitzer, Theodor, cardinale, 383 e n. Irgens, capitano, 765. Ironside, Edmund, sir, generale, 548, 741 n. Pagina 880
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Jackson, Robert H., 473 n. Jacob, Franz, 1126 e n. Jacob, maggiore, 1148 n. Jaeger, Wilhelm, 1026-27. Jaklincz, colonnello, 690. Jaspers, Karl, 275. Jastrzembski, ve di Falkenhorst. Jeanneney, Jules, 478. Jeschonnek, Hans, generale, 671, 829, 837. Jessen, Jens Peter, 983 e n., 1157. Jodl, Alfred, generale, xiu, 155, 319, 320 n., 342, 343, 345, 348, 351, 359 n., 364, 367-69, 381, 398, 400, 401, 405, 406, 413-15, 423, 429 n., 441, 459, 461, 462, 710, 726, 727, 729, 737, 739, 741, 742, 756, 769, 770, 781, 782, 790, 795, 804, 806, 823, 825 e n., 826 e n., 829, 832, 833, 862, 864, 866, 884, 890, 892, 893, 926, 929, 934, 937, 945, 985, 993 n., 996, 998, 1001, 1006, 1032, 1033, 1077, 1078, 1080, 1089, 1090 n., 1116, 1120, H2i n., 1122, 1134, 1138 e n., 1161, 1186, 1202-1206, 1229, 1233. Johannmeier, Willi, maggiore, 1219, 1220 n. John, tenente von, 1133. Johst, Hans, 266. Jung, Edgar, 239, 244. Junge, Gertrude, 1214, T222-23. Jùnger, Ernst, 265, 1124 n. Kaas, monsignore, 209, 219. Kageneck, 250. Kahr, Gustav von, 39, 58, 74-82, 86, 87, 91 n., 245. Kaiser, Jakob, 409. Kaltenbrunner, Ernst, 1033 e n., 1154, 1233. Kant, Immanuel, 104, 108, 111, 117. Kantzow, Garin von, vedi Gbring, Garin von Kantzow. Kanya, Kalman, 424. Kapp, Wolfgang, 5, 39 e n., 49, 63 n., 69, 73-75, 86, 222. Karmasin, Franz, 478, 484. Katzenellenbogen, Edwin, dott., 1066. Kaufmann, Karl Otto, 1088. Keitel, Wilhelm, feldmaresciallo, 309, 343-45, 348, 350, 351 e n., 358, 362, 364, 368, 389, 392, 396, 397, 399, 400, 402, 403, 414, 4iJ, 430, 433, 461, 469, 479, 481, 482, 485, 506, 525, 527, 540, 541, 542 n., 563, 564, 588, 604, 608, 691, 700, 708, 717, 723, 725, 737-739, 741, 769, 77O, 782, 806-8, 817 n., 825, 829-34, 864, 884, 892, 899, 900 e n., 903, 914, 9U, 929, 937, 945, 984, 985, 992, 998, IODI, 1019, 1022, 1030, 1031 e n., 1034, 1035, 1078, 1102, 1116, 1120, 1123 n., 1129, 1131 n., 1132-35, 1137, 1142-44, 1148, 1158, 1162-63, "64 o-> 1189, 1191, 1201-4, 1206, I2O8, I2II, I22O, 1221, 1223, 1232, 1233. Keller, Helen, 264. Kelly, David, sir, 813 n. Kelly, Douglas M., 906-7. Kemal Atatiirk, Mustafà, 575. Kempka, Erich, 1201, 1223, 1224, 1225 n., 1227. Kennan, George F., 911 n. Kennard, Howard, sir, 508 e n., 509 n., 622, 634, 635. Kennedy, Joseph P., 747. Keppler, Wilhelm, 158, 196, 372, 373, 375 e n., 483. Kerenskij, Aleksandr Feodorovié, 62. Kerr, Alfred, 264. Kerrl, Hans, 139, 261-63. Kesselring, Albert, feldmaresciallo, 785, 796, 817 n., 840, 987, 1080, 1085, 1188, 1194 n., 1202, 1203, 1229. Ketteler, Wilhelm von, 381 n. Kiep, Otto, 1105, 1106, 1157. King-Hall, Stephen, 665 n. Kira, principessa, 981. Kircher, Rudolf, 269. Kirdorf, Emil, 147, 157. Kirk, Alexander C., 609, 693. Kirkpatrick, Ivone, 434, 904-6. Kjolsen, capitano, 754. Klausener, Erich, 239, 244, 258, 296. Klausing, ufficiale, 1155. Kleist, Ewald von, generale, 350, 409, 416 e n., 1254 Indice dei nomi
Pagina 881
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 417, 605, 786 n., 926, 931, 932 n., 962, 989991 e n., 1003, 1108 e n. Kleist, Heinrich von, 1108 e n. Kleist, Peter, 603 n., 1097 n. Klintzich, Johann Ulrich, 49. Klop, tenente, 710, 711 n. Kluge, Guenther Hans, feldmaresciallo, 350, 679, 817 n., 931, 934, 936, 939, 940 e n., 1092 n., 1094 e n., 1095, 1099, noo, 1102, mi, 1123 e n., 1129, 1130, 1142, 1148, 1159-63, 1167. Knilling, Eugen von, 74. Koch, Erich, 139, 1016. Koch, Use, 1060 e n. Kogon, Eugen, 1044 n., 1045 n., 1046 n. Koht, Halvdan, 764-65. Kokoschka, Oskar, 267-68. Kolbe, sergente maggiore, 1136. Koller, Karl, generale, 1201-3, 1205-6. Konev, Ivan Stepanovié, maresciallo, 1185. Konoye, principe, 957, 958 n. Kordt, Erich, 418, 442 n., 443-45, 448, 453 n., 596 n., 603 n. Kordt, Theodor, 418-20, 443, 652-53, 705. Korherr, Richard, 1039. Kori, C. H., 1048. Korten, generale, 1134, 1138 n. Kortzfleisch, Joachim von, generale, 1117,11441145, 1150, 1157. Kbstring, Ernst, generale, 866. Kòtze, Hans Ulrich von, 514. Kramer, Fritz, generale, 1184 n. Kramer, Gerhard F., 296. Kramer, Josef, 721, 1058. Krancke, Theodor, ammiraglio, 997. Kranzfelder, Alfred, capitano, 1130. Krause, Reinhardt, 261. Krebs, Hans, generale, 908, 1202, 1214, 1217, 1220, 1224, 1226-28. Krejci, generale, 399. Kress von Kressenstein, Fritz, generale, 75. Krofta, Kamil, 426, 427, 457, 458. Krupp von Bohlen und Halbach, famiglia, 1045, 1049. Krupp von Bohlen und Halbach, Alfried, 1027 n. Krupp von Bohlen und Halbach, Gustav, 158, 210, 227, 310, 1026, 1027 n. Kubis, Jan, 1067. Kubizek, August, io n., 17 e n., 18, 20, 28. Kiibler, Ludwig, generale, 940 e n. Kiichler, Georg von, generale, 679, 717, 784, 801. Kummetz, Oskar, controammiraglio, 762. Kundt, 419. Kuntze, Otto, 116. Kuntzen, maggiore von, 201. Kurusu, Saburo, 958, 959, 963. Kuykendall, 911 n. Laborde, ammiraglio de, 1000 e n. Lackmann-Mosse, Hans, 269. Lacroix, M. de, 426-27. Lahousen, Erwin, generale, 643 n., 1099, 1107 n. Lammerding, Heinz, tenente generale, 1069 n. Lammers, Hans, 356, 1019, 1041, 1042, 1206, 1209. Lampe, Maurice, 1032. Langbehn, Cari, dott., 1157. Langer, William L., 883 n. Langsdorff, Hans, capitano, 726. Lappus, Sigrid von, 526 n. Laski, Harold, 850. Lavai, Pierre, 808-9, 998 e n., 999. Lawrence, giudice, 899. Leber, Julius, 409, mi, 1126 e n., 1127, 1147, 1157. Lebrun, Albert, 503. Ledere, Jacques, generale, 1171. Leeb, Wilhelm Ritter von, feldmaresciallo, 350, 703, 817 n., 924, 930, 977 n. Léger, Alexis, 455. Lehndorff, Heinrich, conte von, 979 e n. Leibniz, Gottfried Wilhelm, 108. Leipart, Theodor, 223. Lemp, tenente di vascello, 693, 694 e n. Lenard, Philipp, 274, 275. Lenin, Vladimir H'ii Ul'janov, 109, 587. Leonrod, Ludwig von, maggiore, 1144 e n., "57. Leopoldo III, re dei belgi, 331, 609, 666, 708709, 791-93. Lerchenfeld, conte, 58. Lessing, Gotthold Ephraim, 104, 108, 269. Lessing, Theodor, 275. Leuscher, Wilhelm, 409, mi, 1114, 1157. Lewis, Fulton jr, 812. Ley, Robert, 139, 140, 162, 194, 195, 223, 288, 291, 292, 302, 310, 727, 1232 n. Liddell, Kart B. H., 795 n., 797, 826, 827 n., 926, 991 n., ii2i n., 1123 n. Liebknecht, Karl, 60, 63, 211. Lindbergh, Charles A., 743, 812 n., 813 n., 896 n. Lindemann, Fritz, generale, mi, 1157. Linge, Heinz, 1224. Linnertz, generale, 1150. Lippert, Michael, 244 n. Lipski, Josef, 233, 498-99, 504, 506, 507, 630, 631 n., 632 e n., 633 e n., 635-37, 639, 654. List, Sigmund Wilhelm, feldmaresciallo, 680, 817 n., 891, 894, 989, 990, 992, 993 n. Litt, Theodor, 275. Litvinov, Maksim Maksimovii, 427, 441, 503, 521 n., 522-25, 532, 576, 590. Lloyd George, David, 255, 533, 582 n. Lobe, Paul, 221. London, Jack, 264. Loraine, Percy, sir, 654 n. Lorenz, Heinz, 1212, 1219, 1220 n. Lossberg, Bernhard von, colonnello, 835 n. Lossow, Otto von, Pagina 882
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt generale, 75-82, 86, 87. Lothian, lord, 322, 813. Lubbe, Marinus van der, 213, 214, 295, 711. Lucas, Scoti, 813 n. Indice dei nomi 1255
Ludecke, Karl, 131. Luden, H., no n. Ludendorfi, Erich, generale, 36, 37 e n., 39 e n., 53 n., 61, 64, 73, 79-86, 88, 89, 131, 134, J35, 157, 165, 284, 343, 576, 817 n., 943. Ludendorff, Margarina, 39 n. Ludin, tenente, 153, 154 n. Lueger, Karl, 26, 27, 151. Luigi Ferdinando, principe, 981. Luigi III, re di Baviera, 31. Lunding, colonnello, 1158. Lupescu, Magda, 868 n. Luterò, Martino, 57, 102, 259, 260. Luther, Hans, 225. Liittwitz, Heinrich von, generale, 1182. Lùttwitz, Walter von, generale, 63 e n., 69. Lutze, Viktor, 243. Luxemburg, Rosa, 60, 63. Mach, 478. Mackensen, August von, feldmaresciallo, 207, 247, 313. Mackensen, Hans Georg von, 526, 601, 602, 613 n., 614, 615, 746, 962. Mackesy, P. J., maggiore generale, 767. Mafalda, principessa d'Assia, 160, 385, 1060 n., 1084 e n. Magistrati, Massimo, conte, 601. Maisel, Ernst, generale, 1163. Maiskij, Ivan, 521 n., 539 n. Makins, R. M., 655 n. Malcolm, maggiore generale, 37 n. Malkin, William, 428. Maltzan, 537. Mann, Heinrich, 264. Mann, Thomas, 264, 265. Mannerheim, Cari Gustav Emil, maresciallo, 741 n., 742 n. Manoilescu, Mihail, 867. Manstein, Fritz Erich von, generale (Lewinski), 313, 368, 369, 378 n., 405, 406, 461, 331, 780, 788, 899 n., 909, 977 n., 1002, 1093, 1103 e n., mi. Manteuffel, Hasso von, generale, 1179-82. Marahrens, vescovo, 263. Marshall, George C., generale, 1083 n. Marx, Karl, 109. Masarik, Hubert, 434, 453. Masaryk, Jan, 441, 448, 830. Masaryk, Tomàs' Garrigue, 393, 394, 484, 486, 489. Masefield, John, 421 n. Mastny, Vojtech, 378, 379, 434, 435. Matisse, Henri, 267. Matsuoka, Yosuke, 908, 943, 945-30, 956, 960. Matuschka, conte von, capitano, un. Matzelberger, Franziska, vedi Hitler Franziska. Matzelberger (Hitler), Alois, vedi Hitler Alois. Maurice, Emil, 49, 89 n., 144, 243, 245. Maurice, Frederick, sir, maggiore generale, 36 n. Max, principe di Baden, 37, 62, 63. Maxwell-Fyfe, David, sir, 563. Maydell, Konstantin, barone von, 744 n. McAuliffe, A. C., generale, 1182. McCarthy, Joseph R., 1184 n. McCloy, John J., 1027 n., 1184 n. Medina, Sidonia, duca di, 988 n. Mehlhorn, dott., 565 e n. Meinecke, Friedrich, 8. Meissner, Otto von, 6, 170, 185, 190, 193, 199201, 217. Meli, Max, 113-14. Mendelssohn, Bartholdy Jacob Ludwig Felix, 265. Merechalov, Alexej, 520, 522, 523 n. Mertz von Quirnheim, colonnello, 1141, 1144, 1151, 1152. Mesny, generale, 1189. Messerschmitt, Wilhelm, 903. Michele, re di Romania, 868 n. Miklas, Wilhelm, 364, 365, 367 n., 371-74 e Pagina 883
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt n., 376, 379. Mikoyan, Anastas Ivanoviè, 337. Milch, Erhard, feldmaresciallo, 527, 541, 796, 817 n., 1024 n., 1062. Mirabeau, Honoré Gabriel Victor Riqueti de, conte, 104. Model, Walther, feldmaresciallo, 1025, n6r. 1164, 1176, 1179, 1184, 1193. Moli, sergente, 1047. Mòllendorff, capitano von, 1132, 1136. Molotov, Vja&slav Michajlovic, 519, 523-23, 533 e n., 534-39, 345-47 e n., 549, 559, 560, 566-73, 580 n., 583-85, 586 n., 589 n., 610, 672, 680-85, 695, 723, 860-62, 867-77, 886, 909 n., 910, 912, 913, 915-17, 1018 n. Moltke, Hans Adolf von, 413, 503, 506, 542. Moltke, Helmuth James, conte von, 410, 606, 982, 1095 e n., 1096, 1106, 1117, 1157 n. Moltke, Helmuth Karl Bernhard, conte von, feldmaresciallo, 410, 714, 786, 1166, 1179. Monckton, Walter, sir, 855, 857. Montgomery, Bernard Law, sir, generale, 994996, 1080, 1172, 1176 e n., 1177 e n., 1191, 1193, 1229, 1231. Mooney, James D., 745 n., 746 n. Morell, Theodor, 485, 488, 1140, 1191. Morgan, J. P., 747. Morgenthau, Henry jr, 969 n. Morison, Samuel Eliot, 955 n. Morris, Leland, 972. Moscicki, Ignacy, 609. Mozart, Wolfgang Amadeus, 265. Muff, Wolfgang, tenente generale, 356, 373-75 e n. Mùhlmann, 373. Miiller, colonnello, 1148 n. Miiller, Heinrich, 565-66, 643, 1030 e n., 1031, 1126. Mùller, Hermann, 150. Mùller, Josef, 705, 752, 1104, 1105 e n. Miiller, Ludwig, 259-61. Miiller, Wilhelm, 274-75. Munch, Edvard, 758. Munk, Kaj, 1034. Munters, Vilhelms, 514. Murray, Gilbert, 850. Murillo, Bartolomé Esteban, 1023. 12)6 Indice dei nomi
Mussolini, Benito, 72, 230, 239, 287, 308, 318, 319, 325-28, 330, 331, 357, 360, 368, 369, 370 n., 372, 376-80, 413, 437, 440, 445-48, 451-57, 476, 477, 490, 491, 513, 521, 522, 525-27, 536, 550-55, 575, 595, 599, 600-5, 610, 612-15, 618, 636, 637, 640, 653-57, 666, 668, 670, 671, 696, 697 n., 698, 714, 722, 723, 742, 743, 746-50, 789, 797, 802-4, 808, 809, gii, 815, 818, 839, 874, 880-84, 886, 887, 889, 890, 893, 895, 917-19, 944, 947 e n., 962, 963, 966, 984, 985, 986 n., 998 n., 1104, 1074-79, 1081-85, 1132, 1139, 1140, 1150, 1178 n., 1222. Mussolini, Edda, vedi Ciano Edda. Naggiar, Paul-Émile, 583. Namier, Lewis B., sir, 603 n., 641 n., 662. Nansen, Fridtjof, 734. Napoleone I, xvi, 109, 227, 489, 587, 683, 825 n., 834 n., 880, 898, 920, 924, 930, 931, 936, 939, 1095, 1109, 1175. Napoleone III, 106, 786. Naujocks, Alfred Helmut, 565 e n., 643 e n., 649, 7io. Nebe, Arthur, 409, 1138, 1157. Neff, Walter, 1063, 1064. Nelson, Horatio, sir, ammiraglio, 834 n. Neumann, Franz L., 69. Neunzert, tenente, 82. Neurath, Konstantin, barone von, 181, 203, 251, 302, 312, 320, 324, 327, 330, 334, 337, 340, 341, 35i e n., 352, 356, 357, 367, 378, 400, 452, 489 n., 719, 1067, 1113, 1232, 1233. Newton, Basii, sir, 426. Newton, Isaac, sir, 274. Nidda, Krug von, 999. Niekisch, Ernst, 409. Niembller, Martin, reverendo, 258-63, 296, 385, 712 n. Nietzsche, Friedrich Wilhelm, 109-12, 114, 122-2}. Niki&nko, I. T., generale, 1036. Noel, Leon, 581, 589 n., 634, 655 n., 806. Nomura, Kichisaburo, ammiraglio, 946 n., 956959, 963, 965-Noske, Gustav, 63 e n., 69, 75 n. Oberg, Karl, generale maggiore, 1143, 1160-61. Oberheuser, Herta, 1066. Ochs-Adler, Julius, colonnello, 813 n. Pagina 884
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ochsner, colonnello, 940. Ohlendorf, Otto, 1030, 1035-37 e n., 1039, 1040 n. Olbricht, Friedrich, generale, 978, 1099, 1108, ino, un, 1117, 1128-29, 1137, 1141-45, 1148 n., 1149, 1151-52. Olden, Rudolf, 21 n., 29, 140. Oshima, Hiroshi, generale, 944, 957, 960-68. Oskar, principe di Prussia, 981. Oster, Hans, colonnello, 410, 416 e n., 417, 442444, 606, 644, 705-7, 710, 754, 777-78, 915 n., 978, 1098, 1104, 1105 e n., 1158. Ott, Eugen, generale, 191, 192, 949, 950 e n., 957, 959, 961, 966 n. Otto, principe ereditario d'Austria, 333, 367, 368. Oumansky, Constantin, 589 n., 912. Oven, Margarete von, 1117. Pacholegg, Anton, 1061. Paderewski, Ignacy Jan, 850. Paolo, principe reggente di Jugoslavia, 891. Papen, Franz von, 5, 6, 65 n., 180-84 e n., 186!93, 195-205, 209, 211, 212, 215, 224, 225, 237, 239, 240, 244, 245, 249-51, 257, 308, 353 n., 356-58, 359 n., 360-66, 367 n., 371, 372, 375, 376, 381 e n., 392, 1217, 1232, 1133. Patch, Alexander, generale, 1172. Patton, George S., generale, 1161, 1171, 1172, 1177, 1182, 1190. Paulus, Friedrich, feldmúresciallo, 898, 909, 984, 993 e n., 1001-9, 1094, 1095. Paustin, Wilhelm, vedi Zander Wilhelm. Pechel, Rudolf, 606, 1106 n. Peiper, Jochen, colonnello, 1184 n. Pemsel, Max, maggiore generale, 1119-21. Pershing, John J., generale, 813 n. Perth, lord, 445. Pertinax (Andre Géraud), 427 n., 462 n. Petacci, Giara, 1084, 1224. Pétain, Henri-Philippe, maresciallo, 699 n., 800-2, 804, 808-10, 880-83 e n., 999, 1000. Peters, Gerhard, 1049. Petersdorff, capitano von, 1019. Petzel, Walter, generale, 605. Pfaffenberger, Andreas, 1060. Phipps, Eric, sir, 420, 661, 667. Picasso, Fabio, 267. Pierlot, Hubert, 792. Pietro I, il Grande, zar di Russia, 924. Pietro I, re di Jugoslavia, 892, 894. Piffrader, Oberfiihrer, 1144, 1145. Pilsudski, Józef, maresciallo, 230, 234, 499, 501, 502. Pinder, professore, 276. Pio XI, papa, 258. Pio XII, papa, 257, 258 n., 609, 705, 752, 1104. Pitman, Key, 521 n. Plettenberg, Elizabeth, contessa von, (Frau Vermehren), 1106. Poehner, Ernst, 81. Poelzl, Klara, vedi Hitler Klara. Pohl, Emil, 1051. Pohl, Oswald, 1040 e n., 1051. Poincaré, Raymond, 70. Pokorny, Adolf, 1056, 1066. Popitz, Johannes, 408, 409, 715, 727, 915 n., 978, 981, 982, 1097, 1104, 1157. Popov, 213. Popp, 35Porsche, Ferdinand, 292. Potemkin, Vladimir, 525. Potsch, Leopold, dott., 15. Preuss, Hugo, 65 n., 264. Indice dei nomi 1257
Preysing, cardinale, 1131 n. Price, Ward, 309, 312. Prien, Guenther, tenente di vascello, 702. Priess, Hermann, 1184 n. Priestley, J. B., 849. Primo de Rivera, Miguel, 853, 854. Proust, Marcel, 264. Pryor, W. W., generale, 758. Puaux, Gabriel, 367 n. Quisling, Vidkun Abraham Lauritz, maggiore, 734-38, 760, 764-65, 769 e n., 818 n. Raczyriski, Edward, conte, 599, 652. Raeder, Erich, grande ammiraglio, 228, 236, 299, 309, 310, 334, 345, 346, 349, Pagina 885
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 353, 400, 438, 505, 527, 530, 531, 341, 561 n., .574 n., 672, 692-94, 702, 724, 726, 733-38, 742, 755, 756 n., 770, 814, 815, 823-25, 828-32, 834, 836, 837, 880, 881, 886, 888 e n., 889, 897, 945, 949, 950 n., 951-55, 967, 973, 974, 986-989, 1079 e n., 1165, 1233. Rascher, Sigmund, 1060-66. Rashid, Ali, 897, 910. Rath, Ernest von, 471-72. Rathenau, Walther, 39, 58, 264, 269. Rattenhuber, Oberfuhrer, 1132. Raubal, Angela Hitler, n, 12, 143. Raubal, Friedl, 144. Raubal, Geli, 12, 144-46, 167, 169, 243, 245, 267 n., 1201. Rauschning, Hermann, 186, 850. Réal, Jean, 117. Reckse, 1105, 1106 e n. Reed, Douglas, 849. Reichenau, Walter von, feldmaresciallo, 201, 368, 680, 787, 788, 793, 817 n., 828, 833, 932 n., 977 n. Reichwein, Adolf, 1126, 1127, 1157. Reinberger, Helmut, maggiore, 728-29. Reinecke, generale, 1147, 1150. Reinhardt, Georg Hans, generale, 786 e n., 794, 930. Reinhardt, Max, 266. Reitlinger, Gerald, 1047, 1049, 1055, iIO6 n. Reitsch, Hanna, 1201, 1209-13, 1224. Remarque, Erich Maria, 264. Rembrandt, van Rijn, 1023. Remer, Otto, maggiore, 1145-50, 1153. Renthe-Fink, Cecil von, 759. Reventlow, Ernst zu, conte, 136. Reynaud, Paul, 783, 789, 792, 802. Reynolds, Joshua, sir, 1023. Ribbentrop, Gertrud von, 1140 n. Ribbentrop, Joachim von, 199, 256, 302, 317, 327, 331, 35i, 361, 368, 377, 378, 380, 394, 395, 399, 400, 412, 413, 418, 421, 433, 442 e n., 443 n., 445, 446, 452, 459, 570, 476-78, 480, 482, 483, 485, 487, 490-92, 498-500, 502, 504, 505, 507, 513, 514, 525, 526, 534, 542, 544, 548, 550, 551 n., 552-55, 559, 560, 566, 567-74, 580 n., 583-87, 593, 595, 596, 599-604, 608, 610, 614, 617 n., 624, 626, 628-37, 639, 643 n., 644, 653, 656-59, 663668, 670-72, 681, 683-85, 693, 695, 727, 733, 735, 743, 745-49, 755-57, 763-65, 766 n., 775, 804, 814, 851-57, 860-62, 867-73, 875, 876, 882, 884, 889, 891, 892, 905, 913, 915-17, 943, 944, 946-49, 950 n., 953, 954, 956, 95862, 964-67 e n., 969 e n., 972, 985, 998 e n-> 999, 1032, 1097 n., 1140 e n., 1186,1202, 1203, 1217, 1232, 1233. Richardson, William, 920 n., 986 n. Rickenbacker, Eddie, 743. Riess, Curt, 1147 n. Rintelen, generale von, 893. Ripka, Herbert, 427 n. Ritter, Gerhard, rr28 n. Robeson, Paul, 850 n. Rockefeller, John D,, 747. Rohm, Ernst, 43, 45, 52, 56, 72, 75, 81, 84, 85, 131, 133, 160-62, 167, 170, 175-77, 225-229, 235-39, 241-43, 244 n., 246-48, 298, 299, 344, 349, 407, 428 n., 750, 902, 1140. Rokossovskij, Konstantin Konstantinovic, generale, 1004. Rommel, Erwin, feldmaresciallo, 786, 895, 897, 974, 986 e n., 987, 988 n., 989, 990, 994-97, 1000, 1009, 1078, 1079, ni2, 1113 e n., 1118-246 n., 1129,1130, 1159, 1161-65, 1169-1170. Rommel, Frau, 1163, n64 e n. Rommel, Manfred, 1163. Ronne, Freiherr von, colonnello, un. Roosevelt, Franklin Delano, 230-31, 437, 474 n., 476 n., 513, 514, 516-18, 551 n., 589 n., 609, 610, 622 e n., 742-44, 746 e n., 747, 776, 812 e n., 883 n., 896 e n., 897, 943, Pagina 886
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 944, 946 e n., 947 n., 949 n., 952-55 e n., 957-60, 964-72, 978, 981, 1114 n., 1200. Ropke, Wilhelm, 106, no n., 275, 276. Rosen, Eric, conte von, 56. Rosenberg, Alfred, 45, 55, 76, 77, 83, 108,120, 122, 131, 134, 135, 163, 169, 259, 263, 277, 302, 735-38, 90O-3, IOI7, IOI9, IO22, 1023, 1025, 1026, 1029, 1030, 1232, 1233. Rosenman, Samuel I., 969 n. Ross, Colin, 743 n. Rossbach, tenente, 75. Rosterg, August, 158. Rostock, Max, capitano, 1068. Rothschild, Louis, barone de, 384. Rubens, Peter Paul, 1023. Ruge, colonnello, 763, 768-69. Runciman, Walter, sir, 412-13, 423, 425 e n., 454. Rundstedt, Karl Rudolf Gerd von, feldmaresciallo, 182, 322, 350, 388, 531, 540, 707, 780, 789, 794-97, 810, 817 n., 819 n., 826-827, 898, 924, 926, 929-32 e n., 977 n., 981, 993, 997, 998, un, 1113 e n., 1118-23 e n. Rupprecht, principe ereditario di Baviera, 53 n., 73, 76, 82, 407. Russell, Bertrand, in n., 850. Rust, Bernhard, 139, 272. Sack, Cari, 153 e n. Safkow, Anton, 1126 e n. Indice dei nomi Saint-Hardouin, Jacques Tarbé de, 550. Sammler, Rudolf, 1148 n. Sanger, Margaret, 264. Santayana, George, ni. Sapoznikov, Boris M., generale, 348. Sas, J. G., colonnello, 754, 777, 778. Sauckel, Fritz, 1023 n., 1028, 1232-33. Sauerbruch, Ferdinand, 276, 1056 n., 1105, mo. Schacht, Hjalmar H. G., 124, 159, 184, 210, 225, 251, 252, 284-87, 301, 302, 314 n., 340-342, 35i> 352, 384, 385, 408, 409, 442 n-, 443, 448-50, 463, 563, 606, 608, 707, 715, 981, 993 n., 1138, 1203, 1232, 1233. Schammel, maggiore, 710. Scharnhorst, Gerhard Johann David von, generale, 133, 1109, 1166. Schaub, Julius, 307, 1203. Schaumburg-Lippe, principe, 363 n. Scheidemann, Philipp, 39 n., 58, 62, 66, 69. Scheidt, Hans-Wilhelm, 738. Scheliha, Franz, 1123 n. Schellenberg, Walter, generale, 363 n., 709-11, 712 n., 849-31, 832 n., 834-37, 1067 n., 1130, 1204. Schelling, Friedrich Wilhelm Joseph von, 113. Scheringer, tenente, 133, 134 n. Scheubner-Richter, Max Erwin von, 76, 79-81, 83-83, 131. Schicklgruber, Alois, vedi Hitler Alois. Schicklgruber, Maria Anna, 9. Schiller, Johann Christoph Friedrich von, 37, 108, 116, 266. Schirach, Baldur von, 162, 163, 277, 302, 381 n., 1232, 1233. Schlabrendorfi, Fabian von, 409, 410, 416 n., 606, 704, 979, 1094 n., 1099-1102 e n., 1103, 1107, mo, 1131, 1136, 1138 e n., 1139. Schlageter, Leo, 1044 n. Schleicher, Kurt von, generale, 5, 63 n., 130, 163-67, 169-71, 173-84 e n., 186, 187, 190-201, 237, 238, 244, 246, 247, 248 n., 231, 352, 451Schlieffen, Alfred von, 1179. Schmid, Willi, 243, 246 n. Schmidt, Arthur, generale, 1007. Schmidt, Charlotte (Frau von Brauchitsch), 351. Schmidt, Guido, 338, 339 n., 360, 362, 363, 377 n. Schmidt, Hans, 347-49, 387. Schmidt, Paul, 321, 330, 421, 422, 428, 429, 431, 432, 434, 433, 436 n., 438, 444-47, 452, 453 n., 436, 457, 477 n., 478, 482 n., 486, 488, 584, 597, 599, 600, 603 e n., 604, 628, 629 e n., 631, 657, 663, 664, 696, 743 n., 745, 747, Pagina 887
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 748, 807, 871-73, 875, 882-84, 903, 917, 946-48, 968, 1007, 1008, 1075, 1139. Schmidt, Teresa, 16. Schmidt, Willi, 246. Schmidthuber, 1104. Schmitt, Karl, 227, 287. Schmundt, Rudolf, generale, 392, 396, 414, 527, 328, noo, 1138 n. Schneidhuber, Obergruppenfuhrer, 243, 244. Schniewind, Otto, ammiraglio, 527, 831, 832. Schnitzler, Arthur, 264. Schnitzler, Georg von, 138, 210. Schnurre, Julius, 520, 524, 538, 543, 544, 348, 549, 559, 370, 571, 724, 725, 908. Schobert, Eugen Ritter von, generale, 368. Schoenaich, Freiherr von, generale, 37 n. Schoenerer, Georg Ritter von, 25, 26. Seholl, Hans, 1103. Scholl, Sofia, 1103. Schònfeld, Hans, 1097, 1098. Schopenhauer, Arthur, 114. Schbrner, Ferdinand, feldmaresciallo, 1203, I2II, 1219, I22O. Schrader, Werner, colonnello, 1107. Schreiber, Richard, capitano, 735, 762. Schroder, Kurt, barone von, 158, 195-97. Schulenburg, von, 251. Schulenburg, Friedrich Werner, conte von der, 412, 519-20, 524-25, 533-37, 539, 543, 54?, 548, 549, 559, 560, 566-69, 571-73, 586 n., 671, 681-85, 860, 862, 868-71, 908-11, 913', 915-17, 948, 1114, 1157. Schulenburg, Fritz, conte von der, 450, 1129, 1157. Schultz, Walther, 85. Schultze, Herbert, capitano, 692 n. Schultze-Boysen, Harold, 1125 n. Schuschnigg, Kurt von, 198, 308, 324, 325, 356-83, 385 e n., 386, 421, 499, 626, 993 n., 1158, 1205. Schuschnigg, Vera, vedi Czernin, contessa. Schutzbar, Margot, baronessa von, 388. Schwà'germann, Giìnther, 1227. Schwarz, Franz Xavier, 146. Schwarzel, Helene, 1156. Schwerin von Krosigk, Lutz, conte, 181, 285, 475, 1020, 1195-98, 1217. Sebekovsky, 419. Seeckt, Hans von, generale, 39, 63 n., 68, 7476, 81, 152, 155, 165, 233, 501, 502, 537. Seeds, William, sir, 521 n., 547 n., 579, 581. Seidlitz, Gertrud, 53, 1008 e n. Seisser, Hans von, colonnello, 75-82, 86, 87. Seldte, Franz, 203. Serrano, Suner Ramón, 853, 882. Sevez, Francois, generale, 1229. Seyss-Inquart, Arthur, 325, 361, 364-66, 37176, 379, 380, 480, 482, 483, 718, 736, 1217, 1232, 1233. Shakespeare, William, 266. Shaw, George Bernard, 266, 849. Shawcross, Harley, sir, 1038. Sberwood, Robert E., 949 n. Shulman, Milton, 351 n., 795 n., 819 n. Sidor, Karol, 482. Sievers, Wolfram, 1057-59. Siewert, Curt, tenente colonnello, 638. Silex, Karl, 269. Simon, John, sir, 311, 312, 316, 447, 494, 9°) e n. Simovic', Duian, generale, 892. Simpson, William, H. generale, 1193. Indice dei nomi 1259
Simpson, vedi Windsor, duchessa di. Sinclair, Upton, 264. Sirovy, Jan, generale, 427. 458. Six, Franz, 848, 849 n. Skorzeny, Otto, 565, 1083 e n., 1150, 1153, 1176 n., 1181 e n. Skubl, 370-71. Skvarzev, Aleksandr, 667. Smigly-Rydz, Edward, maresciallo, 502, 630, 651. Smith, Truman, capitano, 53 n. Smith, Walter Bedell, generale, 1194, 1229. Snow, C. P., 849. Solf, Anna, 1103, 1106 e n. Spaak, Paul-Henri, 729, 775. Speer, Albert, 1024 n., 1175, 1185-87, 1192, 1193, 1200 n., 1207-9, 1217, 1232, 1233. Speidel, Hans, generale, 1113, 1114, 1118-24, 1129, 1159-62. Spender, Stephen, 849. Spengler, Oswald, 70, 229. Sperrle, Hugo, feldmaresciallo, 358, 817 n., Pagina 888
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 840. Spiller, capitano, 763-64. Sponeck, Hans, conte von, generale, 937, 977. Stahlecker, Franz, 1039. Stalin, losif Vissarionovic Dzugasvili, 302, 465, 519-23 e n., 539, 560, 568, 572-74, 57^, 577, 580 n., 584-90, 597, 610, 682-87, 7*4, 722, 724, 725, 727, 860-64, 866 e n., 867, 870, 871 e n., 876 n., 877, 889, 903, 906-13, 917, 920 e n., 926, 946, 948, 984, 992 e n., 1004, 1074, 1075, 1084, 1090, 1091, 1097 n., mo, 1114, 1185, 1226. Stark, Johannes, 274. Stauffenberg, Berthold, conte von, 1129, 1131, 1157. Stauffenberg, Klaus Philip Schenk, conte von, tenente colonnello, 1108-18, 1124-38, 11401145, 1148, 1149, 1151-53, H55, "57, "59, 1160, 1207. Stauffenberg, Nina, contessa von, ino. Stauning, Thorvald, 758. Stegerwald, Adam, 211. Stein, Walter, tenente, 718 n. Steiner, Felix, generale, 1202, 1203, 1211. Steinhardt, Laurence, 567 n., 589 n., 912. Stempfle, padre Bernhard, 96, 146, 245. Stevens, R. H., maggiore, 710-12, 751. Stieff, Hemuth, generale, noo, noi, 1107, ini, 1131, 1155, 1160. Stockmar, Christian Friedrich, barone von, 409. Stohrer, Eberhard von, 851-52. Stotzingen, baronessa, 244. Strang, William, 428, 539 e n., 546 n., 569, 578 e n. Strasser, Gregor, 131, 135-41, 145, 157, 160, 161, 163, 167, 170, 173, 175, 184, 188, 190, 191, 193-96, 198, 237, 244, 246. Strasser, Otto, 136, 139, 161, 246, 751. Strauss, Richard, 266. Streck, maggiore, 85. Streicher, Julius, 29, 51, 56, 57, 83, 84 e n., 118, 131, 1232, 1233. Stresemann, Gustav, 64, 73, 75, 76, 124, 148, 149, 222, 233. Strolin, Karl, dott., 1112-13. Stroop, Jiirgen, 1051 e n., 1052, 1053-55. Stuckart, Wilhelm, dott., 380. Stùlpnagel, Karl Heinrich von, generale, 415, 639, 700, 1034, ni2, 1113, 1129, 1143, 1159, 1160, 1162. Sturarne, generale, 994 e n. Stumpff, Hans-Jiirgen, generale, 840. Sundlo, Konrad, colonnello, 736, 760. Susloparov, Ivan, generale, 1229. Tanev, 213. Tansill, Charles C., 332 n. Taylor, Maxwell D., generale, 1081 n. Taylor, Telford, 37 n., 414 n., 795 n., 801. Teleki, Paul, conte, 550-51. Terboven, Josef, 241, 769 n. Tesch, Bruno, 1049. Tesch & Stabenow, 1049. Thadden, Elizabeth von, 1105. Thalmann, Ernst, 173-75. Thiele, Fritz, generale, 1141, 1143, 1157. Thoma, Wilhelm Ritter von, generale, 995 e n. Thomas, Georg, generale, 284, 450 n., 532 e n., 541, 563, 576, 608, 700, 706, 715, 724 n., 752-53, 866 e n. Thompson, Dorothy, 1096. Thomsen, Hans, 474 n., 515 n., 743, 744 e n., 746 n., 8n e n., 812, 813 e n., 967 n., 969, 970 n. Thorkelson, senatore, 812. Thiingen, Freiherr von, generale, 1117, 1145, 1157. Thyssen, Fritz, 147, 157-60, 193, 210, 227, 286, 288. Timosenko, Semèn K., maresciallo, 925, 927-28, 935-Tippelskirch, Werner von, 465, 869, 870, 908, 939-Tirpitz, Alfred von, grande ammiraglio, 317, 409, 1125 n. Tiso, monsignor, 481-83, 490. Tocqueville, Alexis de, 115. Todt, dott., 414, 561 n. Togo, Shigenori, 959, 961, 963-65, 966 n. Tojo, Hideki, generale, 957. Tolischus, Otto D., 112 n. Tomaschek, Rudplphe, 274. Topf, I. A. & Figli, 1047, 1048. Torgler, Ernst, 187, 213-14. Toscanini, Arturo, 366. Toussaint, Rudolf, colonnello, 399, 438. Toynbee, Arnold, 547 n., 686 n. Toyoda, ammiraglio, 950 n., 957. Treitschke, Heinrich von, 106, 109, no. Tresckow, Erika von, 1117. Pagina 889
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Tresckow, Henning von, maggiore generale, 979, 1099-102, 1107, ino, 1117, 1125, 1131, 1135, H59. Trevor-Roper, H. R., 1200 e n., 1220 n., 1221 n. Troost, 172. 1260 Indice dei nomi
Trotha, Adolf von, ammiraglio, 277. Ttott zu Solz, Adam von, 606, 1098, 1129, 1157 n. Tschirschky, barone, 381 n. Tuka, Voitech, 394, 480-81, 490. Udet, Ernst, generale, 977 n. Umberto, principe ereditario d'Italia, 1078. Urbays, Juozas, 504. Uxkull-Gyllenbrand, contessa von, 1109. Vachell, capitano di stormo, 509 n. Vansittart, Rpbert, sir, 395, 416-17. Velazquez, Diego Rodriguez de Silvay, ro23. Vermeer. Jan, 1023. Vermehren, Erich, 1106. Vermeil, Edmond, 117. Vian, Philip, capitano, 739. Viebahn, Max von, generale, 368. Visinskij, Andrei, 861, 1154. Vittoria, regina d'Inghilterra, 409. Vittorio Emanuele III, re d'Italia, 386, 602 n., 766, 1076 e n., 1082, 1084 n., 1085 n. Vbgler, Albert, 157, 210. Vogt, generale, 277. Vormann, generale von, 598 n. Vorosilov, Kliment Efremovic, maresciallo, 547, 548, 578-81, 583 e n., 587, 925. Voss, ammiraglio, 1211. Wagner, Adolf, 243, 252. Wagner, Cosima, 116, 117. Wagner, Eduard, generale, 716-17, mi, 1131, 1142, 1149, 1159. Wagner, Èva, 116. Wagner, Friedelind, 307. Wagner, Richard, 17, 87, 109, 112-17, 143. Wagner, Siegfried, ir3. Wagner, Walter, 1214. Wagner, Winifred, 113, 143, 144. Waldeck, principe, 1060 n. Wallenberg, Jakob, 1097, 1099, 1107. Wallenberg, Marcus, 1097. Walter, 744Wangenheim, tenerne von, 345. Warburg, professore, 274. Warburton-Lee, B. A. W., capitano, 767. Warlimont, Walter, colonnello, 823, 864, 866. Wasserman, Jakob, 264. Watteau, Jean-Antoine, 1023. Wavell, Archibald, sir, generale, 886 n. Webb, Beatrice, 850. Weber, Christian, 56, 243, 1210. Wecke, maggiore, 2or. Wehrle, Herman, padre, 1144 n. Weidling, generale, 1220. Weinbacher, Karl, 1049. Weissler, dott., 262. Weissmann, dott., 1155. Weizmann, Chaim Ben Ozer, 850. Weizsacker, Ernst, barone von, 331, 378 n., 395, 399, 4i8, 452, 458, 478, 485, 492, 493 e n., 505, 514, 515 n., 522, 523 n., 534-36 e n., 538, 543, 545, 548, 554 n., 559, 567, 573, 589 n., 594 n., 598 n., 601, 602, 609, 635, 636, 639, 643 n., 649, 656, 668, 693, 694, 698, 705, 708, 722, 723, 744 n., 745, 746, 777, 936, 1104 e n. Pagina 890
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Welczeck, Johannes, conte von, 471, 545. Welke, Ehm, 270. Welles, Sumner, 567 n., 742-47, 749, 912. Wells, Herbert George, 264, 849. Wells, Otto, 219. Wenck, generale, 1210, 1211, 1220. Wendt, tenente, 153. Wessel, Horst, 160-61. West, Rebecca, 850. Westarp, Kuno, conte von, 64. Westphal, Siegfried, generale, 1080. Weygand, Maxime, generale, 545, 790-91, 793, 800, 801, 807-9, 998. Wheeler-Bennett, John W., 36 n., 63 n., 248 n., 416 n., 425 n., 427 n., 440, 1106 n., 1136 n., 1148 n. Whitworth, W. J., viceammiraglio, 767. Wiechert, Ernst, 265. Wiegand, Karl von, 8u. Wietersheim, Gustav von, generale, 405-6. Willstà'tter, Richard, 274. Wilmot, Chester, 1123 n. Wilson, Horace, sir, 418, 428, 433-36 e n., 438439, 444, 453, 455-56, 620, 631, 633 n. Wilson, Hugh R., 395, 474 n. Wilson, Woodrow, 60, 65, 970. Windsor, duca di (Edoardo Vili), 327, 643 n., 644, 814 n., 849, 851-57. Windsor, duchessa di, 327, 851-56. Winkelmann, H. G., generale, 785. Wittelsbach, casato, 38, 74, 77, 80. Witzleben, Erwin von, feldmaresciallo, 313, 330, 4U-45, 448-50 e n., 459, 464, 576, 606-7, 7°7, 727, 817 n., 980-81, ini, 1117, 1131, 1137, 1141-42, 1148-49, 1155, 1160, 1164. Wolf, Otto, 158. Wolfers, Alfred, 300. Woods, Sam E., 911 e n., 912. Woolf, Virginia, 849. Wormann, Ernst, dott., 470, 970 n. Wrench, John Evelyn, 316 n. Yorck, Peter, conte von Wartenburg, 1095-96, 1109, 1155. Young, Desmond, 1164 n. Zander, Wilhelm, 1219, 1220 n. Zdanov, Andrei, 539, 861. Zech-Burkersroda, Julius, conte von, 773-Zeitzler, Kurt, generale, 396, 989, 993, 1001-3, 1008. Zeller, Eberhard, 1128 n., 1133 n., 1148 n. Ziegler, Adolf, 145 n., 267 e n. Ziereis, Franz, 1044 n. Zola, Emile, 264, 799. Zollner, 262. Zukov, Georgi] Konstantinovic, maresciallo, 935, 937, 94i, 963, 1185, 1186, 1195, 1226 n. Zweig, Arnold, 264. Zweig> Stefan, 27, 264. "••* Fini/o di stampare l'u novembre 1967 per conto della Giulio Einaudi editore i.p.a. presso le Industrie Grafiche C. Zeppegno in Torino Ristampa identica alla precedente del 26 marzo 1966 Biblioteca di cultura storica 1 LUIGI SALVATORELLI, II pensiero politico italiano dal 1700 al 1870. 2 AMBROGIO BOLLATI, 7 rovesci più caratteristici degli eserciti nella guerra mondiale 1914-18. 3 IVANOE BONOMI, Mattini triumviro della Re pubblica romana. 4 p. E. SANTANGELO, Massimo d'Azeglio poli tico e moralista. 5 ALFRED DUFF coopER, Talleyrand. 6 LUIGI SALVATORELLI, Sommario della sto ria d'Italia dai tempi preistorici ai nostri giorni. 1 CHRISTOPHER DAwsoN, La nascita dell'Europa. 8 LOUIS VILLAT, La Rivoluzione francese e l'Impero napoleonico. 9 GABRIELE PEPE,!/ Medio Evo barbarico d'I talia. 10 ANGELA VALENTE, Gioacchino Murai e l'Ita lia meridionale. 11 CARL J. BURCKHARDT, Rìchelieu. 12 GEORGE MACAULAY TREVELYAN, Storia del l'Inghilterra nel secolo xix. Pagina 891
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 13 w. H. CHAMBERHN, Storia della Rivoluzio ne russa. 14 GIULIO DEL BONO, Cavour e Napoleone IH. 15 LUIGI SALVATORELLI, Profilo della storia d'Europa. 16 WERNER JAEGER, Demostene. 17 ALFRED LOISY, Le origini del Cristianesimo. 18 GEORGES RADET, Alessandro il Grande. 19 RUDOLPH WAHL, Barbarossa. 20 IVANOE BONOMI, La politica italiana da Por ta Pia a Vittorio Veneto (1870-1918). 21 NELLO ROSSELLI, Saggi sul Risorgimento e altri scritti. 22 ALLAN NEVINS e HENRY S. COMMAGER, Sto ria degli Stati Uniti. 23 RALPH KORNGOLD, Robespierre e il Quarto Stato. 24 EDUARD FUETER, Storia universale (18131920). 25 LOUIS DUCHESNE, 7 primi tempi dello Stato pontificio. 26 FABIO CUSIN, Antistoria d'Italia. 27 ALBERT MATHIEZ, La reazione termidoriana. 28 GEORGE MACAULAY TREVELYAN, Storia della società inglese. 29 ADOLFO OMODEO, II senso della storia. 30 GUSTAVE GLOTZ, La città greca. 31 DOMENICO DEMARCO, 11 tramonto dello Sta to pontificio. Il papato di Gregario XVI. 32 ARTURO CARLO jEMOLo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni. 33 V. GORDON CHILDE, II progresso nel mondo antico. 34 BERNARD GROETHUYSEN, Origini dello spiri to borghese in Francia. La chiesa e la bor ghesia. 35 ALBERT MATHIEZ, Carovita e lotte sociali sotto il Terrore. 36 MARC BLOCH, La società feudale. 37 LUIGI BULFERETTI, Socialismo rìsorgimentale. 38 ARNOLD j. TOYNBEE, Le civiltà nella storia. 39 EVGHÉNIJ v. TARLE, La vita economica del l'Italia nell'età napoleonica. 40 MARIO TOSCANO, Guerra diplomatica in Estremo Oriente (1914-1931). 41 CHARLES GUIGNEBERT, Gestì. 42 MARCEL GRANET, La civiltà cinese antica. 43 ADOLFO OMODEO, Difesa del Risorgimento. 44 ALESSANDRO GALANTE GARRONE,F*/('ppO Buo narroti e i rivoluzionari dell'Ottocento (1828-1837). 45 PIERO PIERI, II Rinascimento e la crisi mi litare italiana. 46 FRANCO VENTURI, II populismo russo. 47 GUSTAVE GLOTZ, La civiltà egea. 29 48 FERNAND BRAUDEL, Civiltà e imperi del Me diterraneo nell'età di Filippo II. 49 GEORGES LEFEBVHE, La grande paura del 1789. 50 NELLO ROSSELLI, Inghilterra e regno di Sar degna dal 1815 al 1X47. 51 PAOLO ALATRI, Lotte politiche in Sicilia sot to il governo della Destra (1866-74). 52 GIAMPIERO CAROCCI, Agostino Depretìs e la Pagina 892
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt politica interna italiana dal 1876 al 1887. 53 LUIGI SALVATORELLI e GIOVANNI MIRA, Sto ria d'Italia nel periodo fascista. ..54 FRANZ BABINGER, Maometto il Co'nquista-tore. 55 GIUSEPPE BERTI, Russia e stati italiani nel Risorgimento. 56 HENRI HAUSER e AUGUSTIN RENAUDET, L'e tà del Rinascimento e della Riforma. 57 LEWIS B. NAMIER, La rivoluzione degli in tellettuali e altri saggi sull'Ottocento eu ropeo. 58 GEORGE e. VAILLANT, La civiltà azteca. 59 KAVALAM MADHAVA PAN1KKAR, Storia della dominazione europea in Asia dal Cinquecento ai nostri giorni. 60 GEORGES LE?EBVRE,LaRivoluzione francese. 61 DENIS MACK SMiTH, Garibaldi e Cavour nel 1860. 62 ROBERTO BATTAGLIA, La prima guerra d'A frica. 63 DELIO CANTIMORI, Studi dì storia. 64 GAETANO SALVEMINI, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 129;. 65 ROLAND H. BAINTON, Martin Luterò, 66 GERHARD RITTER, / cospiratori del 20 luglio 1944. Cari Goerdeler e l'opposizione anti nazista. 67 KARL BRANDI, Carlo V. 68 RENZO DE FELICE, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo. 69 NICOLA OTTOKAR, il Comune di Firenze alla fine del Dugento. 70 RONALD SYME, La rivoluzione romana. 71 PIERO PIERI, Storia militare del Risorgimen to. Guerre e insurrezioni. 72 WALTER MATURI, Interpretazioni del Risor gimento. 7j WILLIAM L. SHIRER, Storia del Terzo Reich. 74 FURIO DIAZ, Filosofia e politica nel Sette cento francese. 75 GEORGE DANGERFIELD, L'Era dei buoni senti menti. L'America di Mottroe (1812-1829). 76 FREDERICK WILLIAM DEAKiN, Storia della re pubblica di Salò. 77 HUGH THOMAS, Storia della guerra civile spagnola. 78 EDWARD H. CARR, Storia della Russia sovie tica. i. La rivoluzione bolscevica 1917-1923. il. La morte di Lenin. L'interregno 1923-1924. 79 FEDERICO CHABOD, Scritti su Machiavelli. 80 CORRADO VIVANTI, Lotta politica e pace re ligiosa in Francia fra Cinque e Seicento. 81 ROBERTO BATTAGLIA, Storia della 'Resisten za italiana (8 settembre 1943 - 2; aprile 1945). 82 MARINO BERENGO, Nobili e mercanti nella Lacca del Cinquecento. 83 RENZO DE FELICE, Mussolini il rivolttzionorio (1883-1920). 84 ALEXANDER GERSCHENKRON, II problema StOrico dell'arretratezza economica. 85 FRITZ FISCHER, Assalto al potere mondiale. La Germania nella guerra 1914-1918. 86 LUCIEN FEBVRE, Studi su Riforma e Rina scimento e altri scritti su problemi di me todo e di geografia storica. Pagina 893
William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 87 RAIMONDO LURAGHI, Storia della guerra ci vile americana. 88 ERICH EYCK, Storia della Repubblica di Weìmar (1918-1933). 89 CARLO GINZBURG, / benandanti. Ricerche sulla stregoneria e sui culti agrari tra Cin quecento e Seicento, 90 ROBERTO s. LOPEZ, La nascita dell'Europa. (Secoli v-xiv). 91 STEVEN RUNCIMAN, Storia delle Crociate. 92 RENZO DE FELICE, Mussolini il fascista (1921-192;). 93 I prezzi in Europa dal xiu secolo a oggi. Saggi di storia dei prezzi raccolti e presen tati da Ruggiero Romano. 94 FEDERICO CHABOD, Scritti sul Rinascimento. 95 PAOLO SPRIANO, Storia del Partito comuni sta italiano. i. Da Bordiga a Granisci. 96 GERHARD RITTER, I militari c la politica nella Germania moderna. Da Federico il Grande alla prima guerra mondiale.
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