PHILIP K. DICK
LE TRE STIMMATE DI PALMER ELDRITCH
Dick, Philip K. Le tre stimmate di Palmer Eldritch / Philip K. Dick...
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PHILIP K. DICK
LE TRE STIMMATE DI PALMER ELDRITCH
Dick, Philip K. <1928-1982> Le tre stimmate di Palmer Eldritch / Philip K. Dick. - 2.
1965 © Philip K. Dick 1996 © Sellerio editore via Siracusa 50 Palermo 1996 Prima edizione « Fantascienza » 1999 Prima edizione « La memoria » 2000 Seconda edizione
Palermo : Sellerio, 2000. (La memoria ; 436) Tit. orig.: The Three Stigmata of Palmer Eldritch. ISBN 88-389-1514-8 813.54 CDD-20 CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana Titolo originale: The Three Stigmata of Palmer Eldritch Traduzione di Gianni Pannolino
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Insomma, dovete considerare che siamo fatti di sola polvere. Non è granché per andare avanti, lo ammetto, e non dovremmo mai dimenticarcene. Ma anche considerando questo, cioè questa specie di brutto inizio, non ce la stiamo cavando malissimo. Quindi, da parte mia, sono convinto che, nonostante la pessima situazione attuale, possiamo farcela. Mi sono spiegato?
(Da un audio-memo per uso interno, dettato da Leo Bulero al suo ritorno da Marte e fatto circolare tra i consulenti premod della Perky Pat Layouts, Inc.)
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Uno Con un mal di testa fuori dal comune, Barney Mayerson si svegliò in una camera da letto sconosciuta di un condominio sconosciuto. Accanto a lui, con le coperte tirate su fino alle spalle, nude e lisce, dormiva una ragazza sconosciuta, che respirava piano con la bocca, i capelli un bianco scompiglio simile a cotone. «Scommetto che farò tardi al lavoro» disse tra sé. Scivolò fuori dal letto e assunse a fatica la posizione eretta, con gli occhi chiusi, cercando di non sentirsi male. Sapeva solo di trovarsi ad alcune ore di viaggio dal suo ufficio; forse non era neppure negli Stati Uniti. Comunque, era sulla Terra: la gravita che lo faceva vacillare era familiare, normale. E di là, nella stanza attigua, accanto al divano, una familiare valigetta, quella del suo psichiatra: il dottor Smile. Scalzo, per non far rumore, andò in soggiorno e si sedette vicino alla valigetta; l'aprì, premette alcuni interruttori e accese il dottor Smile. I sensori iniziarono a registrare e il meccanismo emise un ronzio. - Dove sono? - chiese Barney. - E a che distanza da New York ? - Quella era la cosa più importante. Notò un orologio sul muro della cucina: erano le 7.30. Tutt'altro che tardi. Il meccanismo - che era l'estensione portatile del dottor Smile, collegata per mezzo di micro-relè al computer vero e proprio, situato nei sotterranei del Renown 33, il condominio di Barney a New York - esclamò con voce metallica: - Ah, signor Bayerson. - Mayerson - lo corresse Barney, lisciandosi i capelli con le dita che tremavano. - Che cosa ricordi della scorsa notte? - Solo allora, provando un'intensa repulsione fisica, vide sul bancone, in cucina, bottiglie di bourbon e di acqua brillante mezze vuote, limoni, essenze amare per i cocktail e vaschette del ghiaccio. - Chi è la ragazza ? - La ragazza nel letto è la signorina Rondinella Fugate, o Roni, come le ha chiesto di chiamarla - disse il dottor Smile. Suonava vagamente familiare e, in qualche strano modo, doveva avere a che fare con il suo lavoro. - Ascolta - disse, rivolto alla valigetta, ma proprio in quel momento la ragazza iniziò a rigirarsi nel letto; Barney spense di scatto il dottor Smile e si alzò in piedi, vergognandosi di avere addosso le sole mutande. - Sei già in piedi ? - chiese la ragazza, con voce assonnata. Si trascinò nell'altra stanza e si sedette di fronte a lui. «Niente male» pensò Barney. «Ha dei grandi e bellissimi occhi». Che ore sono? Hai messo su il caffè? Barney arrancò fino in cucina e accese il fornello, su cui l'acqua per il caffè iniziò a scaldarsi. Sentì il rumore di una porta che si chiudeva; era andata in bagno. L'acqua prese a scorrere. Roni stava facendo la doccia. Tornato in soggiorno, riaccese il dottor Smile. - Che cos'ha a che fare lei con la P.P. Layouts? - chiese. - La signorina Fugate è la sua nuova assistente; è arrivata ieri dalla Cina Popolare, dove ha lavorato per la P. P. Layouts come consulente pre-mod di quell'area. Comunque, la signorina Fugate, per quanto dotata di talento, è estremamente inesperta, e il signor Bulero ha deciso che un breve periodo come assistente presso di lei... avrei detto «sotto di lei», se l'espressione non fosse così ambigua, considerato che... - Grandioso - disse Barney. Andò in camera da letto, trovò i propri vestiti ammucchiati per terra - sicuramente, era stato lui a lasciarli così - e cominciò a indossarli con cura; stava ancora male, e dovette compiere uno sforzo per non lasciarsi andare, per non stare malissimo. - Giusto - disse al dottor Smile, mentre tornava in soggiorno abbottonandosi la camicia. - Ricordo il memo di venerdì a proposito della signorina Fugate. Il suo talento è 5
inaffidabile. Si è sbagliata a proposito dell'articolo «Finestre dipinte con scene della guerra civile americana»... Figurati, credeva che avrebbero fatto furore nella Cina Popolare -. Rise. La porta del bagno si schiuse appena; Barney colse un'immagine di Roni, rosea, soda e pulita, che si asciugava. - Mi hai chiamato, caro? - No - rispose lui. - Stavo parlando con il mio dottore. - Tutti commettono errori - disse il dottor Smile, con tono un po' assente. - Com'è successo che io e lei... - disse Barney, accennando in direzione del bagno. - Dopo così poco tempo. - Alchimia - disse il dottor Smile. - Ma dài... - Be', voi siete entrambi precog. Avete previsto che alla fine sareste diventati amici e amanti. Quindi, dopo un paio di drink, avete deciso che non c'era ragione di aspettare. «La vita è breve, l'arte è... » -. La valigetta smise di parlare, perché Roni Fugate era uscita dal bagno, nuda, nuovamente diretta in camera da letto. Barney notò che aveva un corpo sottile ed eretto, un portamento davvero stupendo e seni piccoli e rivolti all'insù, con i capezzoli non più grandi di due piselli rosa ben assortiti. «Anzi, due perle rosa ben assortite» si corresse. - Volevo chiedertelo, stanotte: perché ti serve uno psichiatra? - disse Roni Fugate. - Dio mio, te lo porti dietro dappertutto; non hai fatto in tempo a posarlo che già l'avevi acceso, fino a quando... - Alzò un sopracciglio e gli lanciò uno sguardo interrogativo. - Poi, però, l'ho spento - fece notare Barney. - Mi trovi bella ? - Sollevandosi in punta di piedi, improvvisamente si stirò, portò le mani dietro la testa e, con stupore di Barney, cominciò a eseguire una rapida serie di esercizi e salti, con il seno che le sobbalzava. - Certo - sussurrò lui, colto di sorpresa. - Peserei una tonnellata - ansimò Roni Fugate - se non facessi ogni mattina questi esercizi del Reparto Artiglieria ONU. Verseresti il caffè, caro? - Sei davvero la mia nuova assistente alla P. P. Layouts? - le chiese Barney. - Sì, certo. Vuoi dire che non te ne rammenti? Forse, allora, sei come la maggior parte dei migliori precog: prevedendo così bene il futuro, non hai che un ricordo nebuloso del passato. Che cosa ricordi, esattamente, di questa notte? - Interruppe gli esercizi, per riprendere fiato. - Be', - disse, in tono vago - tutto... credo. - Ascolta. L'unica ragione per cui ti porti in giro lo psichiatra è che hai ricevuto la chiamata alle armi. Giusto? Dopo una breve pausa, Barney annuì. Di quello si ricordava. La familiare busta lunga, verde-blu, era arrivata una settimana prima; il mercoledì successivo avrebbe dovuto sostenere il test psicologico all'ospedale militare ONU, nel Bronx. - Ti è servito? - chiese lei, indicando la valigetta. -Ti ha fatto stare male a sufficienza ? Volgendosi verso l'estensione portatile del dottor Smile, Barney disse: - Che cosa rispondi? - Sfortunatamente, lei è ancora molto vitale, signor Mayerson: può sopportare fino a 10 freud di stress. Mi dispiace. Però abbiamo ancora qualche giorno, e siamo appena all'inizio - disse la valigetta. Roni Fugate andò in camera da letto, dove raccolse la sua biancheria e cominciò a vestirsi. - Ma ci pensi? -disse, meditabonda. - Se ti arruolano, signor Mayerson, e ti mandano nelle colonie... magari finirò per soffiarti il posto -. Sorrise, mostrando denti bellissimi, perfettamente simmetrici. 6
Era un'eventualità deprimente. E la sua abilità di pre-cog non lo aiutava: l'esito era graziosamente sospeso, in perfetto equilibrio, sui piatti della bilancia delle future relazioni di causa ed effetto. - Non sei in grado di fare il mio lavoro - disse lui. - Non ci sei riuscita neppure nella Cina Popolare, e lì la situazione è relativamente semplice, quanto a determinazione dei preelementi -. Ma un giorno ci sarebbe riuscita; Barney non aveva difficoltà a prevederlo. Lei era giovane e traboccante di talento innato: per raggiungere il suo livello - e Barney era il migliore nel suo campo - le sarebbe bastato qualche anno di esperienza. In quell'istante, riacquistando coscienza della realtà, si svegliò del tutto. C'erano ottime probabilità che lui venisse arruolato e, se anche non lo fosse stato, Roni Fugate avrebbe potuto benissimo soffiargli il suo bel posto di lavoro, un posto per il quale aveva lavorato, progredendo a piccoli passi, per tredici anni. Una ben strana soluzione alla gravita del momento, quella di andare a letto con lei; Barney si chiedeva come avesse potuto arrivare a quel punto. Piegandosi sulla tastiera, si rivolse sottovoce al dottor Smile: - Desidererei che tu mi dicessi per quale dannata ragione, nel casino in cui mi trovo, ho deciso di... - Posso rispondere io - fece Roni Fugate, dalla camera da letto; aveva indossato un golf aderente, di un colore verde pallido, e se lo stava abbottonando, davanti allo specchio della toeletta. - Me ne hai parlato tu questa notte, dopo il quinto bicchiere di bourbon con ghiaccio. Hai detto... - Si interruppe, i suoi occhi scintillarono. - È un po' volgare. Hai detto: «Se non riesci a batterli, unisciti a loro». Solo che il verbo da te impiegato, mi dispiace dirlo, non era «unirsi». - Hmm - fece Barney, e andò in cucina a riempirsi una tazza di caffè. In ogni caso, non era lontano da New York; ovviamente, se la signorina Fugate era anche lei dipendente della P. P. Layouts, non potevano non trovarsi a tiro di navetta dal loro posto di lavoro. Avrebbero potuto andarci insieme. Splendido. Si chiese se Leo Bulero, il loro principale, avrebbe approvato, nel caso fosse venuto a saperlo. Esisteva una posizione ufficiale dell'azienda a proposito dei dipendenti che andavano a letto insieme? Ne esisteva una per quasi ogni caso... benché non gli fosse chiaro come facesse, un uomo che passava la vita sulle spiagge per turisti di lusso in Antartide o nelle cliniche tedesche per la Terapia E, a trovare il tempo di concepire dogmi per qualsiasi evenienza. «Un giorno» disse tra sé «vivrò come Leo Bulero, invece di starmene a New York con una temperatura di 80° C...». Sotto i piedi sentì un tremolio, il pavimento vibrò. L'impianto di refrigerazione dell'edificio si era messo in moto. La giornata era cominciata. Fuori dalla finestra della cucina, un sole ostile prese forma, al di là dei condomini che si trovavano nel suo campo visivo, e gli fece chiudere gli occhi. E va be', un'altra giornata d'inferno, probabilmente oltre la soglia dei 20 wagner. Non c'era bisogno di un precog per prevederlo. Nel condominio 492 - numero miseramente alto - nei sobborghi di Marilyn Monroe, New Jersey, Richard Hnatt faceva colazione, distratto, dando un'occhiata ancor più distratta all'omeogiornale del mattino, ai valori raggiunti nelle rilevazioni meteorologiche del giorno precedente. Il ghiacciaio più importante, l'Ol' Skintop, si era ritirato di 4,62 grable nell'arco delle ultime ventiquattr'ore. E, a mezzogiorno, la temperatura registrata a New York aveva superato quella del giorno precedente di 1,46 wagner. Inoltre, l'umidità, a causa dell'evaporazione degli oceani, era aumentata di 16 selkirk. Il clima dunque era più caldo e più umido; la grande processione della natura continuava con fragore, ma verso cosa ? Hnatt 7
tolse di mezzo il giornale e raccolse la posta, consegnata prima dell'alba... Era un po' che i postini non uscivano nelle ore diurne. La prima bolletta che attirò il suo sguardo fu la rateale truffa della refrigerazione dell'appartamento; doveva al Conapt 492 esattamente dieci scorze e mezzo per l'ultimo mese: un aumento di tre quarti di scorza rispetto ad aprile. «Prima o poi» disse tra sé «farà così caldo che nulla potrà impedire a questo posto di fondere»; gli tornò in mente il giorno in cui, nel '04, la sua collezione di ellepì si era fusa in un unico blocco, per via di un momentaneo guasto alla rete di refrigerazione dell'edificio. Ora possedeva nastri all'ossido di ferro, che non fondevano. Contemporaneamente, erano anche morti sul colpo tutti i parrocchetti e gli uccelli ming venusiani presenti nell'edificio. E la tartaruga del vicino ne era uscita cotta al vapore. Naturalmente era accaduto di giorno, quando tutti - perlomeno i mariti - si trovavano al lavoro. Le mogli, invece, si erano accalcate al più basso dei piani sotterranei, temendo (si ricordò di Emily mentre glielo raccontava) che stesse infine giungendo il momento fatale. E non nel giro di un secolo, bensì in quel preciso istante. Avevano pensato che le previsioni del Caltech fossero errate... Ma, ovviamente, non era così: si era trattato soltanto della rottura di un cavo dell'energia elettrica, causata da alcuni operai dell'azienda municipale di New York. I robot lo avevano rapidamente individuato e riparato. In soggiorno sua moglie, seduta nel suo camice azzurro, stava accuratamente invetriando un pezzo di ceramica; la lingua le spuntava tra le labbra e gli occhi le brillavano... Il pennello si muoveva sapientemente, e Hnatt capì che ne sarebbe uscito un bel pezzo. La vista di Emily intenta a lavorare richiamò alla sua mente il compito che quel giorno lo attendeva, un compito sgradevole. - Forse dovremmo aspettare ancora un po', prima di avvicinarlo - disse, con una certa irritazione. Senza alzare la testa, Emily rispose: - Non avremo mai un campionario migliore di quello attuale, da presentargli. - E se dice di no ? - Andremo avanti. Credi forse che dovremmo rinunciare perché il mio ex marito non sa o non vuole prevedere quale riscontro avranno questi pezzi sul mercato ? - Tu lo conosci, io no - disse Richard Hnatt. - Non è un uomo vendicativo, vero? Non serba rancore... - Del resto, che rancore avrebbe potuto serbare l'ex marito di Emily ? Nessuno gli aveva fatto del male; semmai era capitato l'opposto, o almeno così aveva capito Hnatt da ciò che Emily gli aveva riferito. Era strano sentir parlare continuamente di Barney Mayerson senza averlo mai incontrato o conosciuto di persona. Ora, però, questa storia stava per finire, dato che aveva appuntamento con lui quella mattina alle nove, nel suo ufficio alla P.P. Layouts. Mayerson, chiaramente, avrebbe avuto il coltello dalla parte del manico: avrebbe potuto dare una rapida occhiata al campionario di ceramiche per poi declinare l'offerta con una scusa. «No» avrebbe detto. «La P.P. Layouts non è interessata a miniaturizzare questo genere di oggetti. Si fidi delle mie capacità di precog, della mia abilità e del mio talento pre-mod nel campo del marketing». E Richard Hnatt se ne sarebbe uscito, la collezione di vasi sotto il braccio, senza neppure un altro posto dove andare. Guardando fuori dalla finestra, notò con un moto di repulsione che faceva ormai più caldo di quanto un essere umano potesse tollerare; i rivoli di pedoni si erano di colpo prosciugati, perché tutti erano corsi al riparo. Erano le otto e mezza, ed era ora di uscire; si alzò in piedi e andò in anticamera, dove prese dall'armadio il casco protettivo e l'unità di refrigerazione obbligatoria; per legge, chiunque uscisse per strada prima del tramonto doveva averne una sulle spalle. - Ciao - disse a sua moglie, fermandosi un attimo sulla soglia. 8
- Ciao, e in bocca al lupo -. Era sempre più concentrata sull'elaborata invetriatura, e d'un tratto lui si rese conto che questo era il segno di quanto fosse tesa: non riusciva a fermarsi un attimo. Hnatt aprì la porta e uscì sul pianerottolo, percependo il vento freddo proveniente dall'unità portatile che, sulle sue spalle, era entrata in funzione. - Ehi - disse Emily, mentre lui stava chiudendo la porta; aveva alzato la testa, scostando i lunghi capelli castani dagli occhi. - Videofonami quando esci dall'ufficio di Barney, non appena sai qualcosa in un senso o nell'altro. - Okay - rispose lui, e si richiuse la porta alle spalle. In fondo alle scale, nella banca dell'edificio, ritirò la loro cassetta di sicurezza e la portò in uno spazio appartato; lì, ne estrasse la valigetta contenente il campionario dei pezzi in ceramica che avrebbe mostrato a Mayerson. Poco dopo era a bordo di una navetta interedifici termoisolata, diretto alla P. P. Layouts, Downtown New York, nel grande e pallido edificio in cemento sintetico dove avevano avuto origine Perky Pat e tutte le unità del suo mondo in miniatura. «La bambola che ha conquistato l'uomo proprio mentre l'uomo conquistava i pianeti del sistema solare» pensò Hnatt. «Perky Pat, l'ossessione dei coloni». Che bel quadretto della vita nelle colonie... Del resto, che altro c'era da sapere sul conto degli sventurati che, in base alle leggi ONU sull'arruolamento selettivo, erano stati spediti via dalla Terra, con il compito di intraprendere una nuova esistenza aliena su Marte, Venere, Ganimede - e ovunque i burocrati ONU avevano ritenuto di depositarli - e che, in qualche modo, erano sopravvissuti ? «E noi, qui, convinti di passarcela male» disse tra sé. L'individuo seduto accanto a lui, un uomo di mezza età che indossava un casco protettivo grigio, camicia senza maniche e pantaloni corti di un rosso brillante, in voga tra gli uomini d'affari, disse: - Un'altra giornata torrida. - Già. - Che cosa contiene quello scatolone ? La colazione al sacco per un rifugio di coloni marziani ? - Ceramiche - rispose Hnatt. - Scommetto che le cuoce mettendole fuori dalla finestra a mezzogiorno. L'uomo d'affari ridacchiò, poi prese l'omeogiornale e l'aprì alla prima pagina. - Pare che un'astronave proveniente dall'esterno del sistema solare sia precipitata su Plutone - disse. - Stanno mandando una squadra in perlustrazione. Crede che si tratti delle cose? Non sopporto queste cose che arrivano da altre stelle. - È più probabile che si tratti di una delle nostre astronavi di ritorno da una missione disse Hnatt. - Ha mai visto una cosa di Proxima ? - Solo in fotografia. - Terribile - disse l'uomo d'affari. - Se trovano il relitto di quell'astronave e scoprono che si tratta di una cosa, spero che la disintegrino con il laser; dopo tutto, abbiamo una legge che proibisce loro l'ingresso nel nostro sistema. - Giusto. - Posso vedere le sue ceramiche ? Io mi occupo di cravatte. Cravatta vivente Werner in simil-ricamo, in un vasto assortimento di colori titaniani. Ne ho una addosso, vede? In realtà, i colori sono una forma di vita primitiva che importiamo e poi alleviamo sulla Terra. Il metodo con cui li induciamo a riprodursi è il nostro segreto industriale, come la formula della Coca-Cola. - E per un motivo analogo - disse Hnatt - che non posso mostrarle queste ceramiche, anche se non mi dispiacerebbe. Sono nuove. Le sto portando da un pre-cog pre-mod alla P.P. Layouts; se decide di miniaturizzarle per i progetti di Perky Pat siamo a posto: è solo 9
questione di trasmettere l'informazione al disc-jockey della P. P., come si chiama? Quello che è in orbita attorno a Marte... - Le cravatte Werner ricamate a mano sono parte dei progetti di Perky Pat - lo informò l'uomo. - Il suo fidanzato Walt ne ha un armadio pieno -. Era raggiante. - Quando la P. P. Layouts ha deciso di miniaturizzare le nostre cravatte... - Era Barney Mayerson quello con cui ha parlato ? - Non gli ho parlato io. È toccato al nostro direttore regionale delle vendite. Si dice che Mayerson sia un duro. Procede sulla base di una specie di impulso, e una volta che ha deciso è irremovibile. - Gli è mai capitato di sbagliare ? Di rifiutare pezzi che sono diventati mod ? - Sicuro. Sarà anche un precog, ma è pur sempre e soltanto un essere umano. Le dirò una cosa che potrebbe aiutarla. Il suo matrimonio è fallito da qualche anno, e non si è ancora ripreso. Sua moglie è rimasta incinta due volte e il consiglio di direzione del suo condominio, credo sia il 33, si è riunito e ha votato l'espulsione sua e della moglie, per aver violato il regolamento dell'edificio. Be', ha presente il 33... sa com'è difficile accedere a edifici con numeri così bassi... Così, pur di non rinunciare al suo appartamento, scelse di divorziare dalla moglie e di farla traslocare, insieme al loro bambino. In seguito, a quanto pare, ha capito di aver commesso uno sbaglio ed è caduto in una profonda depressione; ovviamente, si rimproverava l'errore commesso. Un errore naturale, però. Dio santo, cosa non avremmo dato, lei e io, per avere un appartamento al 33, o anche al 34 ? Non si è più risposato; forse è un neocristiano. In ogni caso, quando sarà lì a cercare di vendergli le ceramiche, stia molto attento a come tratta l'argomento «donne». Non dica: «Queste piaceranno alle signore» o cose di questo tipo. I pezzi in piccole quantità vengono quasi sempre acquistati... - Grazie per il consiglio - disse Hnatt, alzandosi; con la sua valigetta delle ceramiche percorse il corridoio fino all'uscita. Sospirò. Sarebbe stata dura, un'impresa pressoché disperata; non poteva far nulla contro circostanze risalenti a molto prima che conoscesse Emily e le sue ceramiche, e questo era il punto. Di fortuna riuscì ad acchiappare un taxi; mentre veniva trasportato nel traffico del centro lesse il giornale, in particolare la notizia d'apertura sull'astronave che si credeva fosse ritornata da Proxima semplicemente per precipitare sulle lande deserte e ghiacciate di Plutone: troppo banale! Si era già ipotizzato che si trattasse del famigerato industriale interplanetario Palmer Eldritch, partito per il sistema di Proxima dieci anni prima, su invito del Concilio dei tipi umanoidi di Proxima, per modernizzare le loro autofab. Da allora, di Eldritch non si era più saputo nulla. E ora, questa notizia. «Probabilmente, per la Terra sarebbe meglio se non si trattasse di Eldritch che ritorna» decise. Palmer Eldritch era un professionista solitario, bizzarro e straordinario; aveva fatto miracoli nell'avvio della produzione di autofab sui pianeti colonizzati, ma come al solito si era spinto troppo in là, aveva esagerato con la pianificazione. I beni di consumo si erano accatastati in luoghi improbabili dove non esistevano coloni che potessero farne uso. Si erano trasformati in montagne di rifiuti, a mano a mano che le intemperie li avevano corrosi. Bufere di neve, ammesso che fosse ancora possibile credere alla loro esistenza, da qualche parte... C'erano luoghi davvero freddi. Troppo freddi, in effetti. - La vostra destinazione, eminenza - lo informò il taxi automatico, arrestandosi davanti a un'ampia struttura che si sviluppava in gran parte al di sotto del livello stradale. La P. P. Layouts, con gli impiegati che diligentemente entravano attraverso le numerose rampe termoprotette. Pagò il taxi, uscì d'un balzo e attraversò un piccolo spazio aperto, diretto a una rampa, tenendo la valigetta con entrambe le mani; fu toccato dalla nuda luce solare e sentì - o 10
immaginò - di star sfrigolando. «Cucinato come una specie di rana, prosciugato di ogni linfa vitale» pensò, una volta al sicuro all'interno di una rampa. Si trovava al di sotto del livello stradale, e una receptionist lo stava introducendo nell'ufficio di Mayerson. Le stanze, fresche e blandamente illuminate, lo invitavano a rilassarsi, ma lui resistette; strinse la valigetta ancora più forte, si contrasse e, sebbene non fosse un neocristiano, sussurrò una lunga preghiera. - Signor Mayerson - disse la receptionist, rivolta non a Hnatt, bensì all'uomo seduto alla scrivania. Era più alta di Hnatt e impressionante, con quel vestito scollato e i tacchi da serata di gala. - Il signor Hnatt - disse a Mayerson. - Signor Hnatt, il signor Mayerson -. Alle spalle di Mayerson, in piedi, c'era una ragazza con un golf verde pallido e i capelli bianchissimi. I capelli erano troppo lunghi, e il golf troppo aderente. - Signor Hnatt, la signorina Fugate, assistente del signor Mayerson. Signorina Fugate, il signor Richard Hnatt. Alla scrivania, Barney Mayerson proseguì nella lettura di un documento, come se non avesse sentito entrare nessuno, e Richard Hnatt attese in silenzio, percorso da una varietà di emozioni: provava una certa rabbia, chiusa in gola e nel petto, e ovviamente anche paura, Angst, ma, soprattutto, un filo di crescente curiosità. Dunque, eccolo il precedente marito di Emily, quello che, secondo il venditore di cravatte viventi, ancora rimpiangeva amaramente il giorno del divorzio. Mayerson era un uomo piuttosto robusto, vicino alla quarantina, con i capelli insolitamente scompigliati e ondulati, non particolarmente alla moda. Sembrava annoiato, ma non manifestava alcuna ostilità nei suoi confronti. Forse, però, non aveva ancora... - Vediamo queste ceramiche - disse Mayerson, all'improvviso. Richard Hnatt posò la valigetta sulla scrivania e l'aprì, ne estrasse gli articoli in ceramica uno alla volta, li dispose con cura e arretrò. - No - disse Barney Mayerson, dopo una pausa. - No? - chiese Hnatt. - No cosa? - Non possono avere successo - disse Mayerson. Raccolse il suo documento e riprese a leggere. - Intende dire che questo è quanto? - domandò Hnatt incapace di credere che fosse tutto già finito. - Esatto - confermò Mayerson. Non mostrava più alcun interesse per l'esposizione di ceramiche; per quanto lo riguardava, era come se Hnatt avesse già rimesso via il vasellame e se ne fosse andato. - Mi scusi, signor Mayerson - disse la signorina Fugate. - Che cosa c'è? - disse Barney Mayerson, guardando verso di lei. - Mi dispiace dirlo, signor Mayerson - fece la signorina Fugate; si avvicinò ai vasi, ne raccolse uno e lo tenne tra le mani, soppesandolo e accarezzandone la superficie invetriata. Ho un'impressione nettamente diversa dalla sua. Sento che questi pezzi in ceramica avranno successo. Hnatt volse lo sguardo dall'una all'altro. - Mi dia quello -. Mayerson indicò un vaso grigio scuro; subito Hnatt glielo porse. Mayerson lo tenne tra le mani per un po'. - No - disse infine. Aveva aggrottato le ciglia. - Continuo ad avere l'impressione che questo pezzo non riscuoterà un gran successo. Secondo me, lei si è sbagliata, signorina Fugate -. Rimise il vaso sul tavolo. - Comunque - disse, rivolto a Richard Hnatt -visto il disaccordo esistente tra me e la signorina Fugate. .. - Si grattò il naso, pensieroso. - Mi lasci il campionario per qualche giorno; lo riesaminerò -. Era ovvio, però, che non l'avrebbe fatto. Allungando il braccio, la signorina Fugate raccolse un piccolo pezzo dalla forma bizzarra e se lo avvicinò al seno, quasi a cullarlo teneramente. - Questo, in particolare. Da questo 11
ricevo emanazioni potentissime. Sarà il pezzo di maggior successo. Con voce tranquilla, Barney Mayerson disse: - Sei fuori di mente, Roni -. Sembrava davvero arrabbiato. L'espressione del suo viso era violenta e cupa. - Le videofonerò - disse a Richard Hnatt. - Quando avrò preso la decisione definitiva. Non vedo ragione per cui dovrei cambiare idea; quindi, non si faccia illusioni. Anzi, non si disturbi neppure a lasciare qui i pezzi -. Lanciò una severa occhiata alla sua assistente, la signorina Fugate.
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Due Nel suo ufficio, alle dieci di quella mattina, Leo Bulero, presidente del consiglio di amministrazione della P. P. Layouts, ricevette la videofonata che aspettava da parte di un'agenzia investigativa privata, la Vigilanza Triplanetaria. L'aveva contattata pochi minuti dopo aver appreso dell'incidente subito su Plutone dall'astronave interstellare di ritorno da Proxima. Ascoltò con aria assente, perché, malgrado la rilevanza delle notizie, aveva altre cose per la testa. Era assurdo, visto che la P.P. Layouts pagava all'ONU un abnorme tributo annuo in cambio dell'immunità; ma, assurdo o no, nei pressi della calotta polare settentrionale di Marte, un'astronave da guerra dell'Ufficio ONU per il Controllo sui Narcotici aveva sequestrato un intero carico di Can-D proveniente dalle super-sorvegliate piantagioni di Venere, per un valore di quasi un milione di scorze. Era chiaro che il denaro spillatogli non aveva raggiunto chi di dovere, nei meandri della gerarchia ONU. Ma non poteva farci niente. L'ONU era una monade senza finestre, sulla quale egli non aveva influenza. Non fu difficile, per lui, cogliere le intenzioni dell'Ufficio per il Controllo sui Narcotici: si cercava di costringere la P.P. Layouts a intentare causa per riavere il carico dell'astronave. Perché ciò avrebbe dimostrato che il Can-D, droga illegale masticata da moltissimi coloni, veniva coltivata, raffinata e distribuita da una società-ombra di proprietà della P.P. Layouts. Quindi, quale che fosse il valore del carico, era meglio lasciar perdere piuttosto che tentare di reclamarlo. - Le congetture dell'omeogiornale erano corrette - stava dicendo Felix Blau, capo dell'agenzia investigativa, dallo schermo del videofono. - È Palmer Eldritch, e pare che sia vivo, anche se gravemente ferito. Ci risulta che un'astronave ONU lo stia trasportando in un ospedale della base, in località segreta, ovviamente. - Hmm - fece Leo Bulero, annuendo. - Comunque, quanto a ciò che Eldritch ha trovato nel sistema di Proxima... - Non lo scoprirete mai - disse Leo. - Eldritch non dirà nulla, e la cosa finirà lì. - Un fatto interessante è stato riportato però - disse Blau. - A bordo della sua astronave, Eldritch aveva, e ha tuttora, una coltura perfettamente conservata di un lichene che assomiglia molto al lichene titaniano da cui si estrae il Can-D. Visto che... - Blau si interruppe, mostrando un certo tatto. - Esiste un modo per distruggere quelle colture di licheni? - Era stato un impulso incontrollabile. - Purtroppo, gli uomini di Eldritch hanno già raggiunto i resti dell'astronave. Di certo si opporrebbero a tentativi di quel tipo -. Blau sembrava conciliante. -Naturalmente, possiamo provare... ma non una soluzione di forza: forse possiamo corrompere qualcuno. - Tentate - disse Leo, anche se ne conveniva: era di certo uno spreco di tempo e di energie. - Non esiste una legge, un'importante risoluzione ONU contro l'importazione di forme di vita da altri sistemi? - Sarebbe stato utile cercare di indurre le truppe ONU a bombardare i resti dell'astronave di Eldritch. Sul suo taccuino scarabocchiò un memo per se stesso: chiamare gli avvocati, inoltrare denuncia all'ONU per importazione di licheni alieni. - Ci sentiamo più tardi - disse a Blau, e riattaccò. «Forse è meglio che la presenti di persona, la denuncia» decise. Premendo il tasto dell'interfono disse alla sua segretaria: Mi contatti l'ONU, il vertice, a New York. Chieda del segretario Hepburn-Gilbert in persona. Fu subito messo in collegamento con l'abile politico indiano che l'anno prima era diven13
tato segretario ONU. - Ah, signor Bulero -. Hepburn-Gilbert aveva un sorriso furbo. - Desidera sporgere denuncia a proposito di quel carico di Can-D che... - Non so nulla di questa storia del carico di Can-D -disse Leo. - Io sto parlando di tutt'altra questione. Vi rendete conto di ciò che Palmer Eldritch sta facendo ? Ha importato licheni non-solari nel nostro sistema; potrebbe essere l'inizio di un'altra epidemia come quella che abbiamo avuto nel '98. - Ci rendiamo conto. In ogni caso, gli uomini di Eldritch sostengono che si tratti di un lichene solare: il signor Eldritch lo avrebbe portato con sé nel suo viaggio verso Proxima e ora lo starebbe riportando indietro... Dicono che lo usasse come fonte di proteine -. I denti bianchi dell'indiano brillarono in un'espressione di allegra superiorità: il misero pretesto lo divertiva. - E lei ci crede ? - No, certo -. Il sorriso di Hepburn-Gilbert si ampliò ulteriormente. - Perché si occupa di questa vicenda, signor Bulero? Ha forse qualche interesse particolare nel campo dei licheni? - Sono un cittadino del sistema solare, dotato di senso civico. E insisto perché voi agiate. - Noi stiamo agendo - disse Hepburn-Gilbert. - Abbiamo svolto indagini... abbiamo affidato il caso al signor Lark, che forse lei conosce. Come vede... La conversazione si trascinò monotona fino alla sua frustrante conclusione, e Leo Bulero infine riappese, provando disgusto nei confronti dei politici: facevano i duri solo con lui, mentre quando si trattava di Palmer Eldritch... «Ah, signor Bulero» disse tra sé, imitando Hepburn-Gilbert. «Questa, signore, è un'altra cosa». Sì, conosceva Lark. Ned Lark era capo dell'Ufficio Narcotici dell'ONU e responsabile del sequestro dell'ultimo carico di Can-D. Era stato uno stratagemma del segretario ONU, quello di tirare in ballo Lark in questa faccenda di Eldritch. L'obiettivo dell'ONU era di giocare sull'equivoco: avrebbero temporeggiato, senza agire contro Eldritch, finché Leo Bulero non avesse fatto qualche mossa per recuperare i carichi di Can-D. Lo sentiva, ma ovviamente non poteva provarlo. Dopo tutto, Hepburn-Gilbert - quel piccolo, abietto e poco evoluto politicante dalla pelle scura - non lo aveva detto esplicitamente. «Ecco dove ci si va a cacciare quando ci si rivolge all'ONU» riflette Leo. «La politica afroasiatica. Una palude. È gestita, comandata e diretta da stranieri». Si volse corrucciato verso lo schermo vuoto del videofono. Mentre si interrogava sul da farsi, la sua segretaria, la signorina Gleason, premette il tasto dell'interfono e disse: - Signor Bulero, c'è qui il signor Mayerson che vorrebbe parlarle un momento. - Lo faccia entrare -. Era felice di potersi concedere una tregua. Un attimo dopo entrò il suo esperto di mode future, accigliato. In silenzio, Barney Mayerson si sedette di fronte a Leo. - Cos'è che ti rode, Mayerson? - domandò Leo. - Parla liberamente: sono qui apposta perché tu possa piangere sulla mia spalla. Dimmi di che si tratta e io ti terrò per mano -. Aveva assunto un tono di scherno. - La mia assistente. La signorina Fugate. - Sì, ho sentito che dormi con lei. - Non è questo il punto. - Ah, capisco - disse Leo. - È soltanto un aspetto marginale. - Intendevo dire che sono qui per un altro aspetto del comportamento della signorina Fugate. Abbiamo avuto un piccolo diverbio: un venditore... - Tu hai bocciato qualcosa e lei non era d'accordo. - Sì. - Voi precog... - Notevole. Forse esistevano futuri alternativi. - Dunque, vuoi che le ordini di assecondarti sempre e comunque, in futuro? 14
- È la mia assistente e questo significa che è tenuta ad agire secondo le mie direttive disse Barney Mayerson. - Be'... non credi che dormire con te sia già un buon passo in questa direzione? - Leo rise. - In ogni caso, è tenuta ad assecondarti in presenza dei venditori e, se ha dei dubbi, deve aspettare, ed esporli in privato. - Non è neppure questo - Barney si incupì ulteriormente. Dimostrando il proprio acume, Leo disse: - Sai, dopo essermi sottoposto alla Terapia E ho sviluppato un notevole lobo frontale; praticamente sono anch'io un precog: ho fatto grandi progressi. Era forse un venditore di vasi? Di ceramiche? Con palpabile riluttanza, Barney annuì. - Sono i vasi della tua ex moglie - disse Leo. Le sue ceramiche stavano vendendo bene: aveva visto una pubblicità, sugli omeogiornali, che invitava ad acquistarle presso una delle più esclusive botteghe d'arte di New Orleans, e lì sulla costa orientale, oltre che a San Francisco. - Avranno successo, Barney? - Studiò la sua precognizione. - Aveva ragione la signorina Fugate? - Non avranno mai successo, quant'è vero Dio -. Il tono di Barney, però, era plumbeo. «Il tono sbagliato» decise Leo «per dire quello che ha detto: mancava troppo di vitalità». È quello che prevedo - disse Barney, ostinato. - Okay - annuì Leo. - Terrò per buono ciò che dici. Ma se i suoi vasi incontreranno il gradimento del pubblico e noi non avremo miniature disponibili per i progetti dei coloni... - Rifletté. - Potresti scoprire che la tua compagna di letto ha occupato anche la tua poltrona disse. Alzandosi, Barney chiese: - Allora, informerai la signorina Fugate sulla posizione che dovrà assumere ? - Arrossì. - Riformulo subito la domanda - mormorò, quando Leo scoppiò a ridere. - Okay, Barney. La terrò a freno. È giovane, sopravvivrà. Mentre tu stai invecchiando: vuoi salvaguardare la tua reputazione, e che nessuno ti contraddica -. Anche Leo si alzò, e si avvicinò a Barney, battendogli una mano sulla spalla. - Dammi ascolto. Smetti di roderti il fegato: dimentica la tua ex moglie. Okay? - L'ho dimenticata. - Ci sono sempre altre donne - disse Leo, pensando a Scotty Sinclair, che al momento era la sua amante. Scotty, fragile e bionda, ma con un bel davanzale, in quell'istante si trovava alla sua villa-satellite, cinquecento miglia all'apogeo, in attesa che lui tornasse dal lavoro nel fine-settimana. - Ce n'è un'offerta illimitata: non come i primi francobolli degli Stati Uniti o le scorze di tartufo che usiamo come moneta -. Gli venne in mente, a quel punto, che avrebbe potuto appianare le cose mettendo a disposizione di Barney una delle sue precedenti fidanzate, scartate ma ancora utili. - Ti dirò... - esordì, ma Barney lo interruppe di colpo, con un gesto brusco della mano. - No? - chiese Leo. - No. E poi sono molto legato a Roni Fugate. Una alla volta può bastare per un uomo normale -. Barney lanciò un'occhiata severa al suo principale. - Sono d'accordo. Oh, Signore, anch'io riesco a vederne una sola alla volta: cosa credi, che abbia un harem a Winnie-ther-Pooh Acres? - Si irrigidì. - L'ultima volta che ci sono stato - disse Barney - era la tua festa di compleanno, a gennaio... - Oh, sì, le feste. Ma c'è dell'altro: non devi considerare quello che succede alle feste -. Accompagnò Barney alla porta dell'ufficio. - Sai, Mayerson, ho sentito voci che non mi piacciono sul tuo conto. Ti hanno visto in giro con una di quelle estensioni, tipo valigetta, dei computer psichiatrici condominiali... Hai ricevuto la chiamata alle armi? Calò il silenzio. Poi, alla fine, Barney annuì. - E avevi intenzione di non dirci nulla - disse Leo. - Quando lo avremmo scoperto? Il 15
giorno in cui ti saresti imbarcato per Marte? - Ce la farò. - Ma certo. Tutti ce la fanno. E così che l'ONU è riuscita a popolare quattro pianeti, sei lune... - Non supererò il test psicologico - disse Barney. - Me lo dice la mia facoltà precog: mi sta aiutando. Non sono in grado di sopportare una quantità di freud sufficiente a soddisfarli: guardami -. Sollevò le mani davanti a sé, e tremavano visibilmente. - Guarda la mia reazione all'innocua osservazione della signorina Fugate. Guarda la mia reazione alla visita di Hnatt con i vasi di Emily. Guarda... - Okay - disse Leo, ma era ancora preoccupato. Generalmente la chiamata alle armi prevedeva un periodo di soli novanta giorni prima della partenza, e la signorina Fugate difficilmente sarebbe stata in grado di occupare il posto di Barney in così breve tempo. Ovviamente, avrebbe potuto richiamare Mac Ronston da Parigi, ma neppure Ronston, dopo quindici anni di lavoro, era al livello di Barney Mayerson; aveva esperienza, ma il talento non può essere acquisito: dev'esserci, come dato da Dio. «L'ONU mi sta addosso» pensò Leo. Si chiedeva se la chiamata alle armi di Barney, giunta in quel particolare momento, fosse solo una coincidenza, oppure un'ulteriore conferma dei suoi punti deboli. «Se è così» decise «si mette male. E non posso fare alcuna pressione sull'ONU perché lo esentino». «E tutto questo solo perché fornisco il Can-D ai coloni» disse tra sé. «In fondo, qualcuno lo deve pur fare. Ne hanno bisogno. Altrimenti, a che cosa gli servirebbero i progetti di Perky Pat?». Inoltre, era una delle operazioni commerciali più redditizie di tutto il sistema solare. Erano in ballo molte scorze di tartufo. Anche l'ONU lo sapeva. Alle dodici e mezza, ora di New York, Leo Bulero stava pranzando con una nuova ragazza entrata a far parte dello staff della segreteria. Pia Jurgens, seduta di fronte a lui, in un ambiente appartato del Purple Fox, mangiava con compostezza, e le sue piccole e graziose mascelle si muovevano delicatamente. Era rossa di capelli, e a lui piacevano le rosse: potevano essere incredibilmente brutte o attraenti in modo quasi soprannaturale. La signorina Jurgens apparteneva a quest'ultima categoria. Se solo fosse riuscito a trovare un pretesto per trasferirla a Winnie-ther-Pooh Acres... sempre che Scotty non sollevasse obiezioni, però. E questo non sembrava molto probabile, al momento: Scotty aveva una volontà propria, cosa sempre pericolosa in una donna. «Peccato che io non sia riuscito a rifilare Scotty a Barney Mayerson» disse tra sé. «Avrei risolto due problemi in un colpo solo: rendere Barney psicologicamente più sicuro e liberarmi per... ». «Assurdo!» pensò. «Barney ha bisogno di essere insicuro, altrimenti finisce su Marte: ecco perché ha noleggiato quella valigetta parlante. Evidentemente, capisco poco o nulla del mondo moderno. Sono rimasto al XX secolo, quando gli psicanalisti rendevano le persone meno sensibili allo stress». - Lei non parla mai, signor Bulero? - chiese la signorina Jurgens. - No -. Pensò: «Posso intervenire con successo sul comportamento di Barney? Aiutarlo a... come dire... diventare meno 'abile' ?». Ma non era così facile come sembrava: lo capì d'istinto, grazie al lobo frontale espanso. Non si può far star male qualcuno semplicemente ordinandoglielo. O sì? Scusandosi, si guardò attorno in cerca del cameriere-robot, e chiese di poter avere un 16
videofono al tavolo. Alcuni istanti dopo era in contatto con la signorina Gleason, in ufficio. - Ascolti, appena ritorno voglio vedere la signorina Rondinella Fugate, dello staff di Mayerson. E il signor Mayerson non lo deve sapere. Capito ? - Sì, signore - disse la signorina Gleason, prendendo nota. - Ho sentito - disse Pia Jurgens, quando lui ebbe riattaccato. - Sa, potrei riferire tutto al signor Mayerson: lo vedo quasi ogni giorno nel... Leo rise. Lo divertiva l'idea che Pia Jurgens potesse gettare via il radioso futuro che, per quell'incontro vis-à-vis con lui, le si stava spalancando davanti. - Ascolti - disse lui, dandole dei leggeri buffetti sulla mano - non si preoccupi: non è nella natura umana. Finisca la sua crocchetta di rana di Ganimede e torniamo in ufficio. - Intendevo dire - fece la signorina Jurgens seccamente - che mi sembra strano che lei sia così esplicito davanti a persone che conosce a malapena -. Lo guardò, e il seno, già grande e seducente, si gonfiò per l'indignazione. - L'ovvia risposta è che vorrei conoscerla meglio - disse Leo con desiderio. - Ha mai masticato il Can-D? - le chiese, retoricamente. - Dovrebbe provare. Anche se da assuefazione. E una vera esperienza -. Naturalmente, lui ne aveva una scorta a portata di mano, di tipo 00, a Winnie-ther-Pooh Acres; quando c'erano ospiti, veniva spesso offerto per aggiungere colore a ciò che in genere finiva per risultare noioso. - La ragione per cui le faccio questa domanda è che lei sembra il tipo di donna dotato di una fervida immaginazione, e l'effetto del Can-D dipende, anzi, varia a seconda dei poteri creativi dell'immaginazione. - Mi piacerebbe provarlo, una volta o l'altra - disse la signorina Jurgens. Si guardò in giro, abbassò la voce e si sporse verso di lui. - Ma è illegale. - Davvero? - La fissò. - Lo sa benissimo -. La ragazza sembrava irritata. - Ascolti - disse Leo. - Gliene posso procurare un po' -. Naturalmente, l'avrebbe masticato con lei: se due persone lo prendevano insieme, le loro menti si fondevano, formando una nuova unità, o almeno quella era la sensazione. Sarebbero bastate poche esperienze in comune con il Can-D, e lui avrebbe saputo tutto quello che c'era da sapere su Pia Jurgens. C'era qualcosa in lei - oltre alla naturale imponenza fisica, anatomica - che lo affascinava: smaniava dal desiderio di starle più vicino. - Non useremo alcun progetto -. Per ironia, lui, creatore e produttore del micromondo di Perky Pat, preferiva usare il Can-D senza supporto: che cosa poteva aspettarsi un terrestre dai progetti, dal momento che essi riproponevano, in miniatura, le stesse condizioni esistenti in una qualsiasi città terrestre? Per i colonizzatori di lune desolate e spazzate dal fortunale, ammassati sul fondo di una capanna per ripararsi da cristalli di metano ghiacciato e cose del genere, la faccenda era diversa: Perky Pat e i suoi progetti erano un modo per tornare al mondo in cui erano nati. Ma lui, Leo Bulero, era davvero stufo del mondo in cui era nato e in cui ancora abitava. E neppure Winnie-ther-Pooh Acres, con tutti i suoi diversivi più o meno bizzarri, bastava a colmare quel vuoto. Però... - Questo Can-D - disse alla signorina Jurgens - è una roba grandiosa, e non c'è da meravigliarsi che l'abbiano proibita. È come una religione: il Can-D è la religione dei coloni Ridacchiò. - Basta masticarne una dose per quindici minuti e... - Fece un ampio gesto. Niente più capanna, niente più metano ghiacciato. Fornisce una ragione di vita. Non vale forse il rischio e la spesa ? «Ma qual è la cosa che, per noi, ha un eguale valore?» si chiese, e provò una certa malinconia. Producendo i progetti di Perky Pat, nonché coltivando e distribuendo il lichenebase necessario alla preparazione del prodotto finito, aveva reso sopportabile la vita a oltre un milione di terrestri emigrati forzatamente. Ma che diavolo ne aveva ricavato? «La 17
mia vita» pensò «è dedicata agli altri, e inizio a stancarmi: non basta». C'era il suo satellite, dove Scotty lo attendeva; c'erano, come sempre, gli intricati dettagli delle sue due grosse imprese economiche, una legale, l'altra no... ma non c'era altro nella vita ? Non lo sapeva. E nessun altro lo sapeva, perché come Barney Mayerson erano tutti impegnati a imitarlo in vari modi. Barney e la sua signorina Rondinella Fugate, copia in sedicesimo di Leo Bulero e della signorina Jurgens. Ovunque guardasse, la scena era la stessa: probabilmente persino Ned Lark, il capo dell'Ufficio Narcotici, faceva una vita di quel tipo, probabilmente anche Hepburn-Gilbert, che probabilmente manteneva una pallida e alta attricetta svedese con i seni grandi e sodi come bocce da bowling. Persino Palmer Eldritch. «No» si rese conto, d'un tratto. «Palmer Eldritch no: lui ha trovato qualcos'altro. È stato per dieci anni nel sistema di Proxima, o almeno ci andava e ne tornava. Che cosa ha trovato? Qualcosa per cui vale la pena di rischiare un incidente su Plutone?». - Ha visto gli omeogiornali? - chiese alla signorina Jurgens. - A proposito dell'astronave su Plutone. Ce ne sarà uno su un miliardo come Eldritch. Anzi, nessuno è come lui. - Ho letto - disse la signorina Jurgens - che praticamente era un pazzo. - Sicuro. Dieci anni della sua vita, tutte quelle sofferenze, e per che cosa? - Può star sicuro che per questi dieci anni avrà avuto il suo buon tornaconto - disse la signorina Jurgens. - E un po' matto, ma intelligente: cerca se stesso, come tutti. Non è così pazzo. - Mi piacerebbe incontrarlo - disse Leo Bulero. - Parlargli, anche solo per un minuto -. Così, decise di andare all'ospedale dove era ricoverato Palmer Eldritch, per entrare di forza o d'astuzia nella sua stanza e capire che cos'aveva scoperto. - Pensavo - disse la signorina Jurgens - che quando le astronavi lasciarono per la prima volta il nostro sistema per altre stelle, si ricorda?... Si era saputo che..- Esitò. - È sciocco, ma ero solo una bambina quando Arnoldson compì il suo primo viaggio di andata e ritorno su Proxima; cioè, ero una bambina quando lui tornò. Insomma, credevo che, forse, essendo andato così lontano, avesse... - Chinò il capo, per non incontrare lo sguardo di Leo Bulero. - Pensavo che avesse trovato Dio. «Lo credevo anch'io» pensò Leo. «Ed ero adulto, allora. Sui trentacinque anni. L'ho ripetuto molte volte a Barney». «E continuo a crederlo» pensò. «Anche adesso, a proposito del volo decennale di Palmer Eldritch». Dopo pranzo, tornato in ufficio alla P.P. Layouts, incontrò per la prima volta Rondinella Fugate: quando lui arrivò, lei lo stava aspettando. «Non male» pensò, chiudendo la porta dell'ufficio. «Figura aggraziata, e che magnifici occhi luminosi». Sembrava nervosa: accavallò le gambe, diede una lisciata alla gonna, lo guardò furtiva, mentre lui sedeva alla sua scrivania di fronte a lei. «Giovanissima» notò Leo. «Una bambina che parla schietto e contraddice il suo superiore quando pensa che questi si sbagli. Commovente...». - Sa perché si trova nel mio ufficio ? - si informò. - Immagino che lei sia arrabbiato perché ho contraddetto il signor Mayerson. Ma ho davvero visto il futuro nella linea della vita di quelle ceramiche. Che altro avrei potuto fare? - Quasi si alzò in piedi, implorante, poi tornò a sedersi. - Le credo - disse Leo. - Ma il signor Mayerson è sensibile. Se lei vive con lui sa che possiede uno psichiatra portatile che porta con sé ovunque vada -. Aprì il cassetto della sua scrivania e ne estrasse una scatola di Cuesta Rey, di gran lunga i migliori. Porse la scatola alla signorina Fugate, che accettò ringraziando uno dei sottili sigari scuri. Prese anche lui un sigaro, la fece accendere e poi accese a sua volta, appoggiandosi alla spalliera della 18
poltrona. - Sa chi è Palmer Eldritch? - Sì. - È in grado di utilizzare i poteri precog per scopi diversi dalla previsione pre-mod ? Tra qualche mese, l'ubicazione di Eldritch verrà abitualmente nominata sugli omeogiornali. Vorrei che lei guardasse nel futuro e che, sulla base di quei giornali, mi dicesse dove si trova in questo momento quell'uomo. So che lei può farcela -. «Ti conviene riuscirci» disse tra sé «se vuoi continuare a lavorare qui». Attese, fumando il sigaro, osservando la ragazza e pensando, con una traccia di invidia, che se a letto era brava quanto era bella d'aspetto... La signorina Fugate rispose con voce sottile ed esitante: - Ho solo un'impressione estremamente vaga, signor Bulero. - Be', sentiamola comunque -. Allungò una mano e prese una penna. Ci vollero alcuni minuti, e, come ebbe modo di ripetere, l'impressione non era distinta. Nondimeno, Leo aveva già annotato sul suo taccuino alcune parole: «James Riddle Veterans' Hospital, Base III, Ganimede». Un insediamento ONU, naturalmente. Ma questo l'aveva previsto. Non era un fattore? decisivo: era ancora in grado di trovare il modo per entrare. - E non è stato registrato con il suo vero nome - disse la signorina Fugate, pallida e stremata dalle compiuto per prevedere il futuro; riaccese il sigaro, che si era spento; drizzandosi sulla sedia, accavallò nuovamente le gambe flessuose. - Gli omeogiornali diranno che Eldritch è stato registrato in ospedale con il nome di... - Si interruppe, strizzò gli occhi fino a chiuderli e sospirò. - Oh, diavolo - disse. - Non riesco a distinguere. Una sillaba. Frent. Brent. No, penso sia Trent. Sì, Eldon Trent -. Sorrise, sollevata: i suoi occhioni scintillarono di ingenuo e infantile piacere. - Hanno davvero avuto molti problemi a tenerlo nascosto. E ora lo stanno interrogando, secondo quanto diranno i giornali. Dunque, è cosciente -. A quel punto, d'improvviso, lei rabbrividì. - Aspetti. Sto leggendo un titolo nel mio appartamento, da sola. È mattino e ho davanti la prima pagina. Oddio! - Che cosa dice? - domandò Leo, sporgendosi in avanti, con movimento brusco; riusciva a percepire lo sgomento della ragazza. La signorina Fugate bisbigliò: - Il titolo dice che Palmer Eldritch è morto -. Sbattè le palpebre, si guardò intorno con stupore, poi lentamente riportò l'attenzione su di lui, lo guardò con un misto di paura e incertezza, arretrando sensibilmente; si ritrasse da lui, inchiodata alla sedia, le dita intrecciate. - E lei è accusato di averlo ucciso, signor Bulero. Sul serio: è quello che dice il titolo. - Vuole dire che io lo ucciderò ? Lei annuì. - Ma... non è certo. L'ho solo captato in uno futuri... Capisce? Cioè, noi precog vediamo... – Annaspava. - Lo so -. Aveva familiarità con i precog; del resto, Barney Mayerson aveva lavorato per tredici anni alla P. P. Layouts, e qualcun altro anche più a lungo. - Potrebbe succedere disse con voce stridula. «Perché mai dovrei fare una cosa del genere?» si domandò. Non c'era modo di saperlo per il momento. Forse dopo aver raggiunto Eldritch, dopo avergli parlato... come evidentemente avrebbe fatto. La signorina Fugate disse: - Non credo che dovrebbe tentare di mettersi in contatto con il signor Eldritch, vista questa possibilità futura; non è d'accordo, signor Bulero? Cioè, il rischio è concreto... e molto grande. Più o meno, credo, intorno al quaranta. - «Quaranta» che cosa? - Per cento. Quasi una possibilità su due -. Ricompostasi, fumava il sigaro e gli stava di fronte; i suoi occhi, scuri e intensi, brillavano mentre lo guardava, senza dubbio speculando con gran curiosità sulla ragione che avrebbe potuto spingerlo a fare una cosa di quel 19
genere. Lui si alzò e si diresse alla porta dell'ufficio. - Grazie, signorina Fugate; le sono grato per la collaborazione -. Attese, mostrando chiaramente di aspettarsi che lei se ne andasse. Ma la signorina Fugate rimase seduta. Lui si trovava alle prese con la stessa singolare fermezza che aveva infastidito Barney Mayerson. - Signor Bulero - disse, calma. - Credo che dovrò recarmi alla polizia dell'ONU per questa faccenda. Noi precog... Lui richiuse la porta dell'ufficio. - Voi precog - disse - vi preoccupate troppo della vita altrui -. Ma lei lo aveva in pugno. Lui si chiese che cosa sarebbe riuscito a fare con il sapere che lei possedeva. - Il signor Mayerson potrebbe essere chiamato alle armi - disse la signorina Fugate. - Lei lo sa, naturalmente. Ha intenzione di usare la sua influenza per farlo esentare ? Onestamente, rispose: - Sì, avevo una mezza intenzione di aiutarlo a fregarli. - Signor Bulero - disse, con voce sottile ma ferma. - Farò un patto con lei. Lasci che lo arruolino. E io sarò la sua consulente pre-mod a New York -. Attese; Leo Bulero tacque. Che cosa ne dice? - domandò lei. Evidentemente, non aveva dimestichezza con questo genere di trattative. Comunque, era intenzionata ad andare fino in fondo, se possibile. «D'altronde» riflette lui, «tutti, anche gli operatori più intelligenti, devono iniziare da qualche parte». Forse, stava assistendo alla nascita di quella che sarebbe diventata una brillante carriera. A quel punto ricordò qualcosa. Ricordò il motivo per cui lei era stata trasferita dall'ufficio di Pechino a quello di New York, e assegnata, come assistente, a Barney Mayerson. Le sue predizioni si erano dimostrate inaffidabili. Alcune di esse - troppe - si erano rivelate sbagliate. Forse la previsione del titolo sulla sua messa in stato d'accusa come presunto assassino di Palmer Eldritch - posto che lei avesse detto la verità, che avesse davvero visto quanto aveva riferito - era un altro dei suoi errori. La precognizione incostante che l'aveva condotta lì. A voce alta, Leo disse: - Mi ci lasci pensare su. Mi dia qualche giorno. - Fino a domani mattina - disse la signorina Fugate, con fermezza. Leo rise. - Ora capisco perché Barney era così seccato -. E Barney, con le sue facoltà precog, probabilmente sentiva, magari solo confusamente, che la signorina Fugate gli avrebbe assestato un colpo decisivo, mettendo totalmente a repentaglio la sua posizione. Ascolti -. Le si avvicinò. - Lei è l'amante di Barney Mayerson. Che cosa ne direbbe di lasciarlo? Posso offrirle un intero satellite -. Sempre ammesso, naturalmente, che gli fosse riuscito di scacciarne Scotty. - No, grazie - disse la signorina Fugate. - Perché? - Era stupito. - La sua carriera... - Il signor Mayerson mi piace - disse lei. - Inoltre, non sono particolarmente interessata alle test... - Si fermò in tempo - ... Agli uomini che si sono evoluti in quelle cliniche. Lui riaprì la porta dell'ufficio. - Le farò sapere entro domattina -. Guardandola uscire, mentre passava nell'ufficio della receptionist, pensò: «Così, avrò il tempo di raggiungere Ganimede e Palmer Eldritch: ne saprò di più, allora. Saprò se le tue previsioni sono false o meno». Richiuse la porta alle spalle della ragazza, si voltò di colpo verso la sua scrivania e premette il bottone del videofono che l'avrebbe messo in contatto con l'esterno. All'operatore di New York disse: - Mi chiami il James Riddle Veterans' Hospital, Base III, Ganimede. Vorrei parlare con un degente, il signor Eldon Trent. Di persona -. Diede il proprio nome e il numero, quindi riattaccò, abbassando il gancio, e compose il numero dell'astroporto Kennedy. 20
Prenotò un posto sull’astronave-espresso che sarebbe partita da New York per Ganimede quella sera, poi camminò su e giù per l'ufficio, aspettando che lo richiamassero dal James Riddle Veterans' Hospital. «Testa a bolla» pensò. Aveva definito in questo modo per sino il suo principale. Dieci minuti dopo fu richiamato. - Mi dispiace, signor Bulero - si scusò l'operatore. - Il signor Trent non può ricevere chiamate, per ordine dei medici. Dunque, Rondinella Fugate aveva ragione: esisteva un Eldon Trent, al James Riddle, e con tutta probabilità si trattava di Palmer Eldritch. Valeva sicuramente la pena di fare quel viaggio: gli auspici erano buoni. «Ci sono buone probabilità» pensò, storcendo il naso «che io incontri Eldritch, abbia un qualche tipo di alterco con lui, Dio sa quale, e alla fine provochi la sua morte. Un uomo che, finora, neppure conosco. E finirò sotto accusa: non riuscirò a cavarmela. Che prospettiva!». Ma la sua curiosità era ormai risvegliata. In tutte le sue svariate operazioni, mai, in nessun caso, si era trovato a dover uccidere qualcuno. Qualsiasi cosa fosse accaduta tra lui è Palmer Eldritch sarebbe stata una cosa speciale: un viaggio su Ganimede era decisamente indispensabile. Sarebbe stato difficile tornare sui propri passi, a quel punto. Perché aveva avuto la netta sensazione che quella fosse la cosa che desiderava. E Rondinella Fugate aveva solamente detto che sarebbe stato accusato di omicidio; non c'erano elementi riguardo a un'eventuale condanna finale. Condannare un uomo della sua levatura per un reato capitale, avrebbe richiesto un certo impegno persino da parte delle autorità ONU. E lui era intenzionato a metterli alla prova.
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Tre In un bar nei pressi della P. P. Layouts, Richard Hnatt sedeva sorseggiando una tequila sour, la valigetta del campionario sul tavolo davanti a sé. Sapeva fin troppo bene che non c'era nulla che non andava, nei vasi di Emily: le sue opere si potevano vendere. Il problema era l'ex marito, la sua posizione di potere. E Barney Mayerson aveva esercitato quel potere. «Devo chiamare Emily per dirglielo» disse Hnatt tra sé. Scattò all'impiedi. Un uomo gli ostruì il passaggio, un tipo originale, rotondetto ma poggiante su gambe rachitiche. - Chi è lei? - domandò Hnatt. L'uomo dondolava davanti a lui come una marionetta, mentre si frugava in tasca come se cercasse di grattar via un familiare microrganismo proclive al parassitismo sopravvissuto alle ingiurie del tempo. Invece, alla fine, gli porse un biglietto da visita. - Siamo interessati ai suoi oggetti in ceramica, signor Hatt, o Natt, o comunque si pronunci. - Icholtz - disse Hnatt, leggendo il biglietto: riportava solo il cognome, nessun'altra informazione, neppure un numero videofonico. - Con me ho soltanto pochi campioni. Le darò i nomi delle rivendite che commercializzano la nostra linea. Ma questi... - Sono da miniaturizzare - disse l'uomo-marionetta, il signor Icholtz, annuendo. - Ed è quel che vogliamo fare. Intendiamo miniaturizzare le vostre ceramiche, signor Hnatt. Siamo convinti che il signor Mayerson si sia sbagliato: diventeranno mod, e molto presto. Hnatt lo fissò. - Volete miniaturizzare, e non fate parte della P. P. Layouts? - Nessun altro eseguiva miniature. Tutti sapevano che la P.P. Layouts aveva il monopolio. Accomodandosi al tavolo, accanto alla valigetta, il signor Icholtz tirò fuori il portafoglio e cominciò a contare scorze. - All'inizio la cosa avrà pochissima pubblicità, ma poi... - Offrì a Hnatt il mazzetto di scorze di tartufo, marroni e rugose, che fungevano da moneta corrente nel sistema solare: la sola molecola, un particolare aminoacido proteico, che gli stampatori - forme di vita Biltong1 impiegate da molte industrie terrestri al posto delle catene di montaggio automatizzate - non erano in grado di duplicare. - Dovrò consultarmi con mia moglie - disse Hnatt. - Lei non è rappresentante legale della vostra ditta? - S-sì -. Accettò la pila di scorze. - Il contratto -. Icholtz estrasse un documento, lo distese per bene sul tavolo, porse una penna. - Ci garantisce l'esclusiva. Chinandosi per firmare, Richard Hnatt vide sul contratto il nome della ditta di Icholtz: Chew-Z... gli faceva tornare alla mente un altro prodotto, non ricordava con precisione quale. Solo dopo aver firmato, e dopo che Icholtz ebbe staccato la propria copia, si ricordò. Il Can-D, droga allucinogena usata nelle colonie in combinazione con i progetti di Perky Pat. Ebbe un'intuizione, unita a un senso di profondo disagio. Ma era troppo tardi per tornare indietro. Icholtz stava raccogliendo la valigetta del campionario: il contenuto apparteneva ora alla Chew-Z Manufacturers di Boston, USA, Terra. - Come... faccio per mettermi in contatto con voi ? - domandò Hnatt, mentre Icholtz si allontanava in fretta dal tavolo. - Lei non si metterà in contatto con noi. Se avremo bisogno, la chiameremo noi -. I1
Biltong, nell'inglese in uso in Sudafrica, è sinonimo di «carne essiccata» (N.d.T.). 22
choltz, per un attimo, sorrise. Come diavolo l'avrebbe detto a Emily? Hnatt contò le scorze, lesse il contratto, si rese conto a poco a poco di quanto Icholtz gli avesse dato: era abbastanza per pagarsi, lui e Emily, una vacanza di cinque giorni in Antartide, in una di quelle località turistiche frequentate dai terrestri ricchi, dove senza dubbio Leo Bulero e altri come lui trascorrevano l'estate... e quelle estati duravano tutto l'anno. «Oppure... » ponderò. Si sarebbe potuto fare di più: lui e sua moglie avrebbero potuto andare nel luogo più esclusivo del pianeta, se solo avessero voluto. Potevano volare nelle Germanie ed entrare in una delle cliniche di Terapia E del dottor Willy Denkmal. « Wow! » pensò. Si chiuse nella cabina videofonica del bar e chiamò Emily. - Fai le valigie. Ce ne andiamo a Monaco di Baviera, a... - Pronunciò il nome di una clinica a caso: lei ne aveva visto la pubblicità sulle riviste esclusive di Parigi. - A Eichenwald - le disse. - Il dottor Denkmal è... - E così Barney le ha prese? - disse Emily. - No. Ma c'è qualcun altro nel campo della miniaturizzazione, adesso, oltre alla P. P. Layouts -. Si sentiva euforico. - Dunque, Barney ha rifiutato, e con ciò? Abbiamo ottenuto di più con questo nuovo gruppo: devono avere soldi in abbondanza. Ci vediamo tra un'ora. Mi occupo io di prenotare un volo espresso della TWA. Pensa: Terapia E per due. A bassa voce Emily disse: - Non sono sicura di volermi evolvere, ora che ci penso. Sbalordito, lui disse: - Ma certo che vuoi. Insomma, potrebbe salvarci la vita e, se non la nostra, quella dei nostri figli, gli eventuali figli che un giorno potremmo avere. E se anche restiamo lì per poco tempo e ci evolviamo solo un po', prova a immaginare le porte che ci si aprirebbero: saremmo ovunque personae gratae. Conosci, tu, qualcuno che abbia fatto la Terapia E? Se ne parla continuamente sugli omeogiornali, la gente alla moda, ma... - Non voglio che mi cresca tutta quella peluria - disse Emily. - E non voglio che la mia testa si espanda. No. Alla clinica di Eichenwald non ci vengo -. Sembrava assolutamente decisa: il suo viso era disteso. - Allora ci andrò da solo - disse lui. Sarebbe comunque stato conveniente; dopo tutto, era stato lui a trattare con i compratori. E si sarebbe potuto fermare in clinica per il doppio del tempo, ed evolvere doppiamente. .. sempreché i trattamenti avessero successo. Certa gente non reagiva; raramente, però, per errore del dottor Denkmal: la capacità di evolvere non è concessa a tutti in egual misura. Su se stesso non nutriva dubbi: si sarebbe evoluto moltissimo, avrebbe eguagliato i pezzi grossi, ne avrebbe persino superato qualcuno, quanto a quel familiare rivestimento corneo che Emily, per un ingiusto pregiudizio, aveva chiamato «peluria». - E io che cosa dovrei fare, mentre tu sei via? Mi limito a fare vasi? - Esatto - disse lui. Perché gli ordinativi sarebbero arrivati presto e in gran numero; altrimenti la Chew-Z Manufacturers di Boston avrebbe perso interesse per le miniature. Naturalmente, impiegavano anch'essi i loro precog pre-mod, come si faceva alla P. P. Layouts. Ma poi si ricordò che Icholtz aveva detto: «pochissima pubblicità». Ciò significava, si rese conto, che la nuova ditta non disponeva di una rete di disc-jockey orbitanti intorno alle lune e ai pianeti colonizzati: a differenza della P. P. Layouts, non avevano un Allen e una Charlotte Faine a cui inviare le notizie. Ma ci voleva tempo per mettere in piedi una rete di satelliti-dj. Questo era ovvio. E tuttavia era a disagio. Colto da un accesso di panico, pensò: «E se si tratta di una ditta illegale? Forse il Chew-Z, come il Can-D, è proibito; forse sono entrato in un affare pericoloso». - Chew-Z - disse ad alta voce, rivolto a Emily. - Ne hai mai sentito parlare ? 23
-No. Estrasse il contratto e lo esaminò ancora una volta. «Che casino» pensò. «Come ho potuto ficcarmici? Se solo quel dannato Mayerson avesse detto di sì...». Alle dieci del mattino, per un terrificante suono di clacson a lui familiare, Sam Regan si svegliò di soprassalto, e maledì le astronavi ONU: sapeva che quel frastuono era voluto. L'astronave, che volteggiava sopra il rifugio Chicken Pox Prospects, voleva essere certa che anche i coloni, e non solo gli animali indigeni, ricevessero i pacchi che stavano per essere lanciati. - Li recupereremo - borbottò Sam Regan tra sé, chiudendo la cerniera della sua tuta isolante, calzando gli alti stivali e muovendo, controvoglia e con la massima lentezza, verso la rampa. - È in anticipo, oggi - si lamentò Tod Morris. - E scommetto che sono tutte derrate, zucchero e alimenti-base tipo il lardo. Niente di interessante: che so, canditi, magari. Appoggiandosi con la schiena alla botola posta in cima alla rampa, Norman Schein spinse verso l'alto; una vivida e fredda luce solare si diffuse su di loro e sbatterono le palpebre. L'astronave ONU scintillava sopra di loro, contro il cielo nero, come se pendesse, precaria, da un filo, «Bravo il pilota, stavolta» decise Tod. «Conosce l'area di Fineburg Crescent». Fece ampi cenni all'astronave ONU, e ancora una volta l'enorme clacson emise il suo frastuono, costringendolo a portarsi le mani alle orecchie. Un proiettile sgusciò fuori dalla parte inferiore dell’astronave, i suoi alettoni si aprirono, e atterrò disegnando una spirale. - Merda! - disse Sam Regan con disgusto. - Sono derrate: non hanno il paracadute -. Se ne andò: non gli interessava. «Oggi sembra tutto così brutto, quassù» pensò, contemplando il paesaggio di Marte. «Tetro. Perché siamo venuti qui? Abbiamo dovuto, siamo stati costretti». Il proiettile dell'ONU era già atterrato; il suo guscio, infrantosi in seguito all'urto, si aprì e i tre coloni videro delle scatole metalliche. Sembrava trattarsi di cinquecento libbre di sale. Sam Regan era sempre più disperato. - Ehi - disse Schein, dirigendosi verso il proiettile per sbirciare. - Mi pare di vedere qualcosa che ci può servire. - Mi sa che ci sono delle radio in quelle scatole - disse Tod. - Radio a transistor -. Con aria pensierosa, raggiunse Schein. - Forse possiamo usarle per rinnovare i nostri progetti. - Nel mio ho già una radio - disse Schein. - Bene, con i pezzi puoi costruire una falciatrice elettronica autoguidata - disse Tod. Quella non ce l'hai, no? - Conosceva piuttosto bene il progetto di Perky Pat degli Schein: le due coppie, lui, Schein e le rispettive consorti, erano molto affiatate. Sam Regan disse: - Rivendico il diritto alle radio: servono a me - Il suo progetto mancava dell'apparecchio per l'apertura automatica della porta del garage, che invece Schein e Tod avevano: era molto indietro rispetto a loro. Tutti quegli articoli, naturalmente, potevano essere comprati. Ma con le scorze stava a zero. Le aveva utilizzate tutte per soddisfare un bisogno che aveva ritenuto più pressante. Da uno spacciatore aveva comprato una notevole quantità di Can-D; l'aveva nascosta sottoterra, al riparo da sguardi indiscreti, sotto lo scompartimento in cui dormiva, al livello più basso del loro rifugio collettivo. Lui stesso era un credente: confidava nel miracolo della traslazione - l'attimo quasi sacro in cui gli oggetti in miniatura del progetto smettevano di essere mera rappresentazione della Terra per diventare la Terra. Lui e gli altri, congiunti nella fusione dell'imbambolamento ottenuta per mezzo del Can-D, venivano trasportati fuori dal tempo e dallo spazio 24
in cui si trovavano. Molti coloni, però, continuavano a non credere: per costoro i progetti erano solo simboli di un mondo che nessuno di loro avrebbe mai più potuto rivedere. A uno a uno, però, i non credenti si convertivano. Persino a quell'ora, così presto di mattina, smaniava dal desiderio di tornare giù, tagliare una stecca di Can-D dalla propria scorta personale e dar vita, con gli amici, al momento più solenne di cui fossero capaci. Rivolto a Tod e Norm Schein, disse: - A qualcuno di voi interessa un transit ?- Era il termine tecnico con cui si riferivano alla «partecipazione». - Io torno giù – disse. - Possiamo usare il mio Can-D: lo spartiremo. Un’occasione come quella non poteva essere ignorata: Tod e Norm sembravano entrambi tentati. - Così presto? - disse Norm Schein. - Siamo appena svegli. Mi sa, che comunque non c'è molto da fare -. Imbronciato, diede un calcio a un'enorme dragasabbia semiautomatica: da giorni, ormai, era parcheggiata vicino all’entrata del loro rifugio. Nessuno aveva la forza di risalire in superficie e riprendere le operazioni di bonifica avviate meno di un mese prima. - Eppure, non mi sembra giusto - bofonchiò. - Dovremmo essere qui a lavorare nei nostri orti. - E quello, infatti, è l'orto che ti ritrovi - disse Sam Regan con un ghigno. - Cos'è quella roba strana che stai coltivando? Ha un nome? Norm Schein, con le mani nelle tasche della tuta, calpestò il suolo sabbioso, friabile e spoglio, fino al suo orto, un tempo curatissimo; si fermò a guardare le file seminate, nella speranza che qualcun altro di quegli speciali semi trattati avesse germogliato. Neanche uno. - Cardi svizzeri - disse Tod, con tono di incoraggiamento. - Giusto? Per quanto siano mutati, riesco ancora a riconoscere le foglie. Norm staccò una foglia e la masticò; poi la sputò: la forglia era amara e ricoperta di sabbia. In quel momento Helen Morris emerse dal ricovero, rabbrividendo nella fredda luce solare di Marte. – Abbiamo una cosa da chiedere - disse ai tre uomini. – Io dico che gli psicanalisti giù sulla Terra applicavano una tariffa di cinquanta dollari all'ora e Fran dice che era solo per quarantacinque minuti -. Spiegò: - Vogliamo aggiungere un analista al nostro progetto, e vogliamo capire bene, perché si tratta di un articolo autentico, prodotto sulla Terra ed esportato su Marte. Vi ricordate dell'astronave di quel Bulero che è venuta da queste parti la settimana scorsa? - Ci ricordiamo - disse Norm Schein, stizzito. I prezzi imposti da quel venditore di Bulero... Inoltri loro satellite Allen e Charlotte Faine non facevano che pubblicizzare i vari articoli, stimolando la fantasia di tutti. - Chiedete ai Faine - disse Tod, il marito di Helen. - Contattateli via radio la prossima volta che il satellite ci sorvola -. Diede uno sguardo al suo orologio da polso. - Tra un'ora. Dispongono di tutti i dati sugli articoli autentici; in realtà, quella particolare informazione dovrebbe essere contenuta nell'articolo stesso, all'interno della confezione -. Era turbato, perché naturalmente con le sue scorze, sue e di Helen, era stati pagata la minuta figura dello psicanalista simil-umano, con tanto di divanetto, scrivania, tappeto e una libreria contenente volumi miniaturizzati in modo incredibilmente accurato. - Tu andavi dallo psicanalista, quando stavi ancora sulla Terra - disse Helen a Norm Schein. - Qual era la tariffa ? - Be', io andavo soprattutto a terapie di gruppo - disse Norm. - Alla Berkeley State Mental Hygiene Clinic, e lì si pagava in base alle proprie possibilità. Mentre è ovvio che Perky Pat e il suo fidanzato vanno da un analista privato -. Percorse in tutta la sua lunghezza l'orto a lui solennemente concesso in usufrutto, tra le file di foglie frastagliate, ciascuna 25
delle quali era più o meno sbrindellata e divorata da microscopici parassiti indigeni. Per ristorare il suo spirito, gli sarebbe bastato scoprire una pianta sana, intatta. Gli insetticidi terrestri erano semplicemente inutili, lì: i parassiti locali imperversavano. Avevano atteso per diecimila anni, ingannando il tempo, che qualcuno arrivasse e tentasse di coltivare qualcosa. - Dovresti annaffiare un po' - disse Tod. - Già - concordò Norm Schein. Vagò malinconico in direzione del sistema di pompaggio idraulico del Chicken Fox Prospects: era collegato,alla loro rete di irrigazione, al momento parzialmente invasa dalla sabbia, che serviva tutti gli orti del loro ricovero. Si accorse che, prima di annaffiare, bisognava rimuovere la sabbia. Se non si fossero procurati subito una draga di quelle buone non sarebbero riusciti ad annaffiare, neache volendo. E tuttavia non poté, come Sam Regan, volgere semplicemente le spalle a questa scena e tornare di sotto a trafficare con il proprio progetto, costruire o inserire nuovi articoli, apportare miglioramenti... oppure, come aveva proposto Sam, tirar fuori il Can-D accuratamente nascosto e avviare la comunicazione. «Abbiamo delle responsabilità» pensò. A Helen disse: - Di' a mia moglie di venire qui -. Avrebbe potuto dargli indicazioni mentre lui manovrava la draga: Fran aveva un certo occhio. - Vado io a chiamarla - si offrì Sam Regan, avviandosi di sotto. - Nessuno mi accompagna? Nessuno lo seguì: Tod e Helen Morris avevano proseguito nell'ispezione del loro orto, mentre Nortn Schein era occupato a strappare via la protezione che avvolgeva la draga, intenzionato a metterla in funzione. Tornato di sotto, Sam Regan andò a caccia di Fran Schein; la trovò accucciata vicino al progetto di Perky Pat che i Morris e gli Schein tenevano in comune, concentrata sulla sua attività. Senza alzare la testa, Fran disse: - Perky Pat è andata in centro con la sua nuova Ford a tettuccio rigido simil-decappottabile e ha parcheggiato; ha infilato una moneta nel parchimetro ed è andata a far compere. Adesso è nello studio dell'analista e sta leggendo «Fortune». Ma quanto paga? - Rialzò lo sguardo, ravviò i lunghi capelli neri e gli sorrise. Al di là di ogni dubbio, Fran era la persona più piacevole e teatrale del loro ricovero collettivo: lo notò in quel momento, e certamente non per la prima volta. Sam disse: - Come fai a trafficare con quel progetto senza masticare... - Si guardò intorno: a quanto pareva, loro due erano soli. Chinandosi le disse con voce suadente: - Vieni con me: masticheremo un po' di Can-D di prima qualità. Come l'altra volta. Okay? -Il cuore di lui era in subbuglio, mentre attendeva la sua risposta; i ricordi dell'ultima volta che loro due erano stati traslati all'unisono lo fecero sentire debole. - Helen Morris sarà... - No, stanno mettendo in moto la draga, di sopra. Non torneranno giù prima di un'ora -. Prese Fran per mano, la aiutò ad alzarsi. - Quello che arriva avvolto in carta marrone - disse lui, conducendola in corridoio fuori dallo scompartimento - dovrebbe essere usato, non solo sepolto. Diventa vecchio e stantio. Perde la sua potenza -. «E noi paghiamo un sacco di soldi per quella potenza» pensò, morboso. Troppi, perché si potesse lasciarlo andare a male. Sebbene qualcuno, non in quel ricovero, affermasse che l'energia necessaria alla traslazione non proveniva dal Can-D, bensì dalla precisione del progetto. Per lui, questa era un'idea insensata, tuttavia, aveva i suoi sostenitori. Mentre entravano di fretta nello scompartimento di Sam Regan, Fran disse: - Masticherò all'unisono con te, ma finché saremo giù sulla Terra non faremo nulla che... lo sai. Che qui non faremmo. Cioè, il solo fatto di essere Pat e Walt, e non noi stessi, non ci da il diritto -. Gli lanciò un'occhiataccia di avvertimento, rimproverandolo per il comportamento da lui tenuto in passato e per averla condotta a quel punto, sebbene lei non gliel'avesse ancora 26
chiesto. - Allora ammetti che andiamo davvero sulla Terra -. Molte volte, in passato, avevano avuto discussioni su questo punto, assolutamente cruciale. Fran era propensa a ritenere che la traslazione fosse solo un'apparenza di ciò che i coloni chiamavano accidenti, cioè la mera manifestazione esteriore dei luoghi e degli oggetti in questione, non la loro essenza. - Io credo - disse Fran lentamente, districando le proprie dita da quelle di lui e fermandosi nel vano della porta dello scompartimento - che non abbia importanza che sia un gioco dell'immaginazione, un'allucinazione indotta dalla droga o un'effettiva traslazione, da Marte alla Terra così com'era, offerta da un'agenzia di cui non sappiamo niente... - Di nuovo, gli lanciò un'occhiata severa. - Penso che dovremmo astenercene. Per non contaminare l'esperienza della comunicazione - Osservandolo attentamente mentre spostava dal muro il letto di metallo e, con un lungo strumento a gancio, sondava la cavità rivelata, disse: - Dovrebbe essere un'esperienza purificante. Perdiamo il nostro corpo di carne e ossa, la nostra esistenza fisica, come dicono. E al suo posto adottiamo un corpo immortale, almeno per un po'. O per sempre, se si crede, come fanno, che ciò avvenga al di fuori del tempo e dello spazio, che sia eterno. Non sei d'accordo, Sam? – Sospirò - So che non lo sei. - Spiritualità - disse lui con disgusto, pescando il pacchetto di Can-D dalla cavità sotto lo scompartimento. - Una negazione della realtà, e cosa ne ricevi in cambio ? Nulla. - Ammetto - disse Fran, avvicinandosi per osservarlo nell'atto di aprire il pacchetto - di non poter provare che, con l'astinenza, si riceve qualcosa di meglio in cambio. Ma so quest'altra cosa: ciò di cui tu e gli altri sensualisti presenti tra noi non vi rendete conto è che, quando mastichiamo il Can-D e lasciamo il nostro corpo, noi moriamo. E morendo perdiamo il peso del... – Esitò. - Dillo - fece Sam, aprendo il pacchetto; con un coltello tagliò una stecca dalla massa marrone e compatta di fibre simil-vegetali. - Del peccato - disse Fran. Sam Regan scoppiò in una risata fragorosa. - Okay: almeno tu sei ortodossa -. In effetti, la maggior parte dei coloni sarebbe stata d'accordo con Fran. - Ma questo - disse lui, riponendo il pacchetto al sicuro - non è il motivo per cui io mastico. Non voglio perdere nulla… Voglio ottenere qualcosa -. Chiuse la porta dello scompartimento; quindi, tirò rapidamente fuori il suo progetto di Perky Pat, lo distese sul pavimento e mise ogni oggetto al suo posto, lavorando con impaziente rapidità. - Qualcosa a cui normalmente non abbiamo diritto - aggiunse, come se Fran non lo sapesse. Suo marito - o sua moglie, o entrambi, o chiunque vivesse nel rifugio - sarebbe potuto arrivare mentre loro due erano in traslazione. E i loro corpi sarebbero stati seduti alla giusta distanza l'uno dall'altro: non si sarebbe osservato nulla di sconveniente, per quanto malizioso potesse essere l'osservatore. Ciò era stato stabilito per legge: non poteva dimostrarsi alcuna coabitazione, e gli esperti legali dell'ONU, che deteneva il potere su Marte e sulle altre colonie, ci avevano provato, ma avevano fallito. In traslazione si poteva commettere incesto, omicidio, qualsiasi cosa, e ciò sarebbe rimasto, da un punto di vista giuridico, una mera fantasia, solo un desiderio impotente. Questa interessante considerazione l'aveva da molto tempo conquistato all'uso del CanD; per lui la vita su Marte presentava pochi aspetti positivi. - Penso che tu stia cercando di indurmi in tentazione - disse Fran. Si mise a sedere e sembrava triste; i suoi occhi, grandi e scuri, fissavano, senza guardare, un punto al centro del progetto, vicino all'enorme guardaroba di Perky Pat. Con fare assente, Fran iniziò a giocherellare con un cappotto nero miniaturizzato, senza parlare. Le passò una mezza stecca di Can-D, poi si sparò in bocca la propria parte e masticò avidamente. Conservando la sua aria luttuosa, anche Fran masticò. 27
Lui era Walt. Possedeva una navicella Jaguar XXB Sport, capace di una velocità massima di quindicimila miglia all'ora. Le sue camicie provenivano dall’Italia e le scarpe erano made in England. Aprì gli occhi e il piccolo televisore-orologio General Electric posto vicino al suo letto; si accese automaticamente, sintonizzato sullo show del mattino del grande infoclown Jim Briskin. Con la sua parrucca rosso fiammante Briskin stava già prendendo forma sullo schermo. Walt si mise a sedere, toccò un bottone che fece rialzare metà del suo letto, in modo da sostenergli la schiena, e si abbandonò all'indietro, guardando per un attimo il programma in onda. - Sono qui all'angolo tra la Van Ness Avenue e Market Street, nel centro di San Francisco – disse Briskin, amabilmente - e stiamo per assistere all'apertura del nuovo sensazionale condominio subsuperficiale Sir Francis Drake, il primo costruito interamente sottoterra. Con noi, per inaugurare l'edificio, proprio qui al mio fianco, abbiamo un'incantevole artista e... Walt spense la tv, si alzò e si diresse scalzo alla finestra; tirò le tende e restò a guardare le tiepide e scintillanti strade di San Francisco, di prima mattina, le colline e le case bianche. Era sabato e non doveva recarsi al lavoro, fino a Palo Alto, alla Ampex Corporation. Invece - e ciò suonava meravigliosamente alle sue orecchie - aveva un appuntamento con la sua ragazza, Pat Christensen, che possedeva un piccolo appartamento moderno su a Potrero Hill. Era sempre sabato. In bagno, si gettò dell'acqua in faccia, premette sul tubetto di crema da barba e iniziò a radersi. E mentre si radeva, fissando nello specchio le proprie familiari fattezze, vide appiccicato un appunto di proprio pugno. QUESTA È UN'ILLUSIONE. TU SEI SAM REGAN, COLONO SU MARTE. SFRUTTA A DOVERE IL TUO TEMPO DI TRASLAZIONE, AMICO. CHIAMA PAT IMMEDIATAMENTE! E l’appunto era firmato Sam Regan. «Un'illusione» pensò, smettendo per un attimo di radersi. In che senso? Cercò di rifletterci: Sam Regan e Marte, un tenero rifugio di coloni... sì, riusciva vagamente a ricostruire la scena, ma sembrava remota e imprecisa e per nulla convincente. Alzò le spalle, riprendendo a radersi, perplesso, ora, e un po' triste. D'accordo, e se l'appunto diceva il vero ? Forse lui ricordava quell'altro mondo, quella desolata semivita di emigrazione coatta in un ambiente innaturale. E allora? Perché doveva rovinare questa cosa? Allungò la mano e strappò via l'appunto, lo appallottolò e lo buttò nella pattumiera del bagno. Appena finito di radersi, videofonò a Pat. - Ascolta - disse lei, immediatamente, fredda e decisa; sullo schermo i suoi capelli luccicavano; stava asciugandoli. - Non ho voglia di vederti, Walt. Ti prego. Perché so che cos'hai in testa, e semplicemente non mi interessa. Capisci? - I suoi occhi grigio-azzurri erano freddi. - Ehm... - disse lui, scosso, tentando di trovare una risposta. - Ma è una giornata stupenda: dovremmo uscire. Potremmo andare al Golden Gate Park, magari. - Farà troppo caldo per uscire. - No - ribatté lui, irritato. - Ci andremo sul tardi. Ehi, potremmo fare una passeggiata sulla spiaggia o sguazzare tra le onde. Okay? Lei esitò, visibilmente. - Ma quella conversazione che abbiamo avuto appena prima di... - Non c'è stata alcuna conversazione. Non ci vediamo da una settimana, da sabato scorso -. Assunse un tono quanto più possibile fermo e persuasivo. – Piombo a prenderti tra mezz'ora. Mettiti il costume da bagno… sai, quello giallo. Quello spagnolo con il fermaglio. 28
- Oh - disse lei, con disdegno - è completamente fuori-mod. Ne ho uno nuovo, svedese; non l'hai mai visto. Metterò quello, se non è vietato. La ragazza da A&F non ne era sicura. - Affare fatto - disse lui, e riagganciò. Mezz'ora dopo, a bordo della sua Jaguar, era sulla pista d'atterraggio sopraelevata del condominio di lei. Pat indossava una camicetta e pantaloni larghi; il costume da bagno - spiegò - lo aveva sotto. Con un cesto da picnic, lo seguì su per la rampa fino alla navicella parcheggiata. Impaziente e carina, corse avanti, ciabattando nei suoi sandali. Tutto procedeva come lui aveva sperato; sarebbe stata una splendida giornata, dopo tutto, una volta sfumata la sua iniziale trepidazione... e grazie al cielo. - Aspetta e vedrai che costume - disse lei scivolando nella navicella parcheggiata, il cesto in grembo. – È davvero audace, esiste a malapena; anzi, bisogna avere una certa fede per crederci -. Quando le fu seduto a fianco, lei si appoggiò alla sua spalla. - Ci ho pensato, alla conversazione che abbiamo avuto… fammi finire -. Con le dita gli chiuse le labbra, zittendolo. -Io so che ha avuto luogo, Walt. Ma in un certo senso hai ragione tu: anzi, in sostanza, tu hai il giusto atteggiamento. Dovremmo cercare di trarre tutto il possibile da questa cosa. Il tempo che ci è dato è già abbastanza breve... almeno, a me sembra così -. Sorrise languidamente. - Quindi, guida più veloce che puoi, voglio andare in riva all'oceano. Quasi immediatamente si ritrovarono seduti nell'agio al limitare della spiaggia. - Farà sempre più caldo - disse Pat con aria grave. - Ogni giorno di più, vero? Finché non diventerà insopportabile -. Si tolse la camicetta con gesto brusco; poi dondolandosi sul sedile della navicella, riuscì faticosamente a togliersi i pantaloni. - Ma noi non vivremo così a lungo... ci vorranno altri cinquant'anni prima di non poter più uscire a mezzogiorno, diventare, come si suoi dire, cani pazzi e inglesi: non siamo ancora a quel punto -. Aprì il portello e scese, con il costume indosso. E aveva ragione: bisognava aver fede nelle cose invisibili per riuscire anche solo a scorgere il costume. Erano entrambi pienamente soddisfatti. Insieme, lui e lei arrancarono nella sabbia umida: compatta, osservando meduse, conchiglie e ciottoli, i detriti gettati a riva dalle onde. - In che anno siamo? - gli chiese Pat all'improvviso, fermandosi. Il vento spingeva all'indietro i suoi capelli sciolti, che si sollevavano in una massa gialla simile a un cirro, chiara e luminosa e assolutamente pulita, ogni filamento separato. Lui disse: - Be', immagino che sia... - E non a ricordare; gli sfuggiva. - Maledizione - disse, adirato. - Be', non importa -. Lo prese sottobraccio continuando a camminare a fatica. - Guarda, c'è quel posticino appartato più avanti, oltre quelle rocce -. Aumentò l'andatura; il suo corpo si incurvava quando i muscoli forti e tesi opponevano resistenza al vento, alla sabbia alla familiare gravita di un mondo perduto da lungo tempo. - Io sono comesichiama... Fran? - chiese all'improvviso. Oltrepassò le rocce; la schiuma e l'acqua le rotolavano sui piedi, sulle caviglie; rise, e spiccò un salto, rabbrividendo all'improvviso per il freddo. - O sono Patricia Christensen? - Con entrambe le mani si lisciò i capelli. - Sono biondi, quindi devo essere Pat, Perky Pat -. Scomparve dietro le rocce; e ben presto anche lui sparì, arrampicandosi dietro di lei. - Io ero Fran – disse voltando la testa da un lato - ma ora non ha importanza. Potrei essere stata chiunque, prima, Fran o Helen o Mary, e ora non avrebbe importanza. Giusto? - No - obiettò lui, afferrandola. Ansimando, disse: - È importante che tu sia Fran. In essenza. - «In essenza» -. Pat si lasciò cadere sulla sabbia, sdraiata a pancia in giù, appoggiata ai gomiti, e con un ciottolo nero appuntito eseguiva tratti rabbiosi che lasciavano profondi solchi; quasi subito scagliò via il ciottolo, e si mise seduta, rivolta verso l'oceano. – Ma gli 29
accidenti... riguardano Pat - Portò le mani al di sotto dei seni, sollevandoli poi languidamente, con aria perplessa - Questi - disse - sono di Pat. Non miei. I miei sono più piccoli, me lo ricordo. Lui si sedette al suo fianco, senza dir nulla. - Siamo qui - disse lei, d'un tratto - per fare quello che ci è proibito al rifugio, dove abbiamo lasciato i nostri corpi corruttibili. Finché manterremo i nostri progetti in buone condizioni, questo... - Indicò l'oceano, poi tornò a toccarsi il corpo, incredula. - ... Non può decadere, vero? Siamo diventati immortali -. Improvvisamente si lasciò andare all'indietro, sdraiandosi sulla sabbia, e chiuse gli occhi, con un braccio davanti al viso. - E poiché siamo qui, in condizione di fare cose a noi negate al rifugio, la tua teoria è che dovremmo fare queste cose. Dovremmo approfittare dell'opportunità. Si porse su di lei, si chinò e la baciò sulla bocca. Nella mente di lui una voce pensò: «Ma questo posso farlo sempre». E, dentro il suo corpo, un'autorità aliena si impose; lui tornò a sedersi, allontanandosi dalla ragazza. «Dopo tutto» pensò Norm Schein «sono suo marito». E si mise a ridere. «Chi ti ha dato il permesso di usare il mio progetto ?» pensò Sam Regan, furioso. «Esci dal mio scompartimento. E scommetto che avete preso il mio Can-D per giunta». «Ce l'hai offerto tu» rispose il coinquilino del suo corpo-mente. «Per questo ho deciso di accettare». «Ci sono anch'io», pensò Tod Morris. «E se ti interessa la mia opinione...». «Nessuno te l'ha chiesta» pensò Norm Schein, furioso. «E nessuno ti ha chiesto di venire; perché invece non torni a impicciarti del tuo conciatissimo, inutile orto, dove dovresti essere?». Tod Morris, calmo, pensò: «Io sto con Sam. Non ho alcuna possibilità di far questo, se non qui». La forza della sua volontà, combinata con quella di Sam: di nuovo Walt si chinò sulla ragazza distesa; la baciò sulla bocca, e intensamente, questa volta con crescente agitazione. Senza aprire gli occhi Pat disse a bassa voce: - Ci sono anch'io. Sono Helen -. E aggiunse: - E anche Mary. Ma non abbiamo usato la tua scorta di Can-D Sam; ne abbiamo preso un po' del nostro -. Lo circondò con le braccia mentre le tre abitanti di Perky Pat si univano in un unico slancio. Preso di sorpresa Regan interruppe il contatto con Tod Morris; si unì allo sforzo di Norm Schein, e Walt si risedette discosto da Perky Pat. Furono lambiti dalle onde dell'oceano quando in silenzio si distesero insieme sulla spiaggia, due figure che racchiudevano le essenze di sei persone. «Sei in due» pensò Sam Regan. «Il mistero si è ripetuto; come ha potuto compiersi?». Di nuovo l'antica domanda. «Ma l'unica cosa che mi interessa» pensò «è se stanno consumando il mio Can-D. E scommetto di sì. Non mi interessa quello che dicono: a loro non credo». Perky Pat si alzò in piedi e disse: - Be', a quanto vedo posso giusto andare a fare una nuotata; qui non si fa nulla -. Avanzò piano nell'acqua, si tuffò lontano da loro, che rimasero seduti nel loro corpo e la guardarono andar via. «Abbiamo perso l'occasione» pensò Tod Morris con disappunto «Colpa mia» ammise Sam. Unendo le proprie forze, lui e Tod riuscirono ad alzarsi; fecero alcuni passi per seguire la ragazza e poi, con l'acqua alle caviglie, si fermarono. Sam Regan sentiva già che la potenza della droga iniziava a calare; si sentiva stanco e timoroso e ancor più debilitato dal fatto di rendersene conto. «Cristo, così presto» disse tra sé. «Tutto finito; di nuovo al rifugio, nella buca in cui ci contorciamo e strisciamo come vermi, accalcati a proteggerci dalla luce del sole. Pallidi e cerei e brutti». Rabbrividì. ... Rabbrividì, e vide, di nuovo, il suo scompartimento con il letto metallico, il lavandino, il tavolo, la cucina e, come mucchi franati e inerti, i vuoti involucri di Tod e Helen Morris, di 30
Fran e Norm Schein, di sua moglie Mary; i loro occhi erano fissi e vacai lui distolse lo sguardo, sgomento. Sul pavimento in mezzo a loro stava il suo pi guardò in basso e vide le bambole, Walt e Pat, sis;e mate in riva all'oceano, vicino alla Jaguar parcheggiata. Ovviamente, Perky Pat indossava il costume da bagno svedese semi-invisibile, e vicino a loro era posai; un minuscolo cesto da picnic. E, accanto al progetto, una carta da pacchi marron: che aveva contenuto il Can-D; lo avevano masticato tutti e cinque fino a farlo sparire, e anche allora, mentre guardava, controvoglia, vide una sottile bava di un liquido marrone lucente emergere dalle bocche inerti; abuliche di ognuno di loro. Di fronte a lui Fran Schein si mosse, aprì gli occhi, emise un gemito; mise a fuoco lo sguardo su di lui, poi sospirò stancamente. - Ci hanno raggiunti - disse lui. - Ci abbiamo messo troppo -. Lei si alzò in piedi malcerta, inciampò e quasi cadde; immediatamente si alzò anche lui, e la sostenne. - Avevi ragione: dovevamo farlo subito se davvero volevamo. Ma...- lasciò che lui la sorreggesse, per poco. - Mi piacciono i preliminari. Camminare lungo la spiaggia, mostrarti il costume da bagno che non si vede – Accennò un sorriso. Sam disse: - Loro resteranno fuori ancora per qualche minuto, scommetto. Con gli occhi spalancati Fran disse: - Sì, ha ragione -. Si scostò da lui d'un balzo, e andò alla porta; la aprì e scomparve nel corridoio. - Nel nostro scompartimento - si voltò a dirgli. - Presto! Contento, la seguì. Era troppo divertente, aveva le convulsioni dal ridere. Davanti a lui la ragazza sgattaiolava su per la rampa diretta al proprio scompartimento nel rifugio; guadagnò terreno su di lei, la raggiunse quando furono sulla porta. Insieme precipitarono all'interno, si rotolarono ridendo e facendo la lotta sul duro pavimento di metallo fino a sbattere contro la parete più lontana. «Dopo tutto abbiamo vinto» pensò, mentre abilmente le sganciava il reggiseno, le apriva la cerniera della gonna e le toglieva le scarpe senza lacci, simili a pantofole, con rapido movimento; era occupatissimo e Fran sospirò, ma non stancamente, questa volta. - È meglio chiudere la porta -. Si alzò, corse alla porta e la chiuse, a doppia mandata. Fran, intanto, si liberò dei suoi abiti sbottonati. - Torna qui - sollecitò lei. - Non startene lì a guardare -. Ammucchiò a caso i vestiti uno sull'altro, e in cima mise le scarpe a mo' di fermacarte. Lui si ridistese al suo fianco, e le dita rapide e sapienti di lei iniziarono a percorrerlo; con gli occhi scuri aperti lei continuava la sua opera, deliziandolo. Proprio lì, per giunta, nel loro tetro domicilio su Marte. E però... c'erano riusciti, ancora una volta, nel solito vecchio modo: mediante la droga importata da spacciatori clandestini. Solo il Can-D l'aveva reso possibile; continuavano ad averne bisogno. Non erano affatto liberi. Quando le ginocchia di Fran si strinsero attorno i suoi fianchi nudi, pensò: «E non vogliamo esserlo affatto. Al contrario». E mentre con una mano le accarezzava la pancia liscia e vibrante, pensò: «Potrei addirittura consumarne di più».
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Quattro Al banco dell'accettazione del James Riddle Veterans'Hospital, Base III, Ganimede, Leo Bulero si cavò la costosa bombetta in pelliccia di wub, foggiata a mano, davanti alla ragazza in uniforme bianca inamidata e disse: - Sono qui per una visita a un paziente, un certo Eldon Trent. - Mi dispiace, signore... - esordì la ragazza, ma lui la interruppe. - Gli dica che c'è Leo Bulero. Capito? Leo Bulero - E al di là delle mani di lei, guardò sul registro; vide il numero della stanza di Eldritch. Come la ragazza si fu voltata verso il pannello degli interruttori, lui si diresse a grandi passi verso quel numero. «Al diavolo, non posso aspettare» disse tra sé. «Ho viaggiato per milioni di miglia e pretendo di vederlo, uomo o cosa che sia». Un soldato ONU armato di fucile lo bloccò sulla porta, un uomo giovanissimo, con occhi chiari e freddi come quelli di una ragazza: occhi che dicevano risolutamente no, anche a lui. - Okay - borbottò Leo. - Ho capito l'antifona. Ma se lui sapesse chi c'è qui fuori direbbe di lasciarmi entrare. Di fianco a lui, in un orecchio, un'acuta voci femminile, cogliendolo di sorpresa, gli disse: - Come ha fatto a scoprire che mio padre si trova qui, signor Bulero? Lui si voltò e vide una donna ben piazzata sui trentacinque anni; lo osservò attentamente e lui pensò: «Questa è Zoe Eldritch. Dovevo immaginarlo, è sempre sulle pagine di cronaca mondana degli omeogiornali». Si avvicinò un ufficiale ONU. - Signorina Eldritch, se vuole possiamo allontanare il signor Bulero da questo edificio; dipende da lei -. Rivolse un amabile sorriso a Leo, che immediatamente lo riconobbe capo del dipartimento legale dell'ONU, il superiore di Ned Lark, Frank Santina. Occhi scuri, sveglio, vibrante di energia, Santina spostò rapidamente lo sguardo da Leo a Zoe, in attesa di una risposta. - No - disse infine Zoe Eldritch. - Almeno, non subito. Non prima di aver capito come ha fatto a scoprire che mio padre è qui; non poteva saperlo. Vero, signor Bulero? Santina disse con un bisbiglio: - Grazie a un precog pre-mod, probabilmente. Non è così Bulero? Con riluttanza, Leo annuì. - Vede, signorina Eldritch, - spiegò Santina – un uomo come Bulero può disporre di tutto quello che vuole, di qualsiasi tipo di abilità. Perciò lo aspettavamo -. Indicò le due guardie armate in uniforme che piantonavano la porta di Palmer Eldritch. – Ecco perché ci servono due uomini, in ogni momento. Come ho cercato di spiegare. - Non c'è un modo per parlare di affari con Eldritch ? -andò Leo. - Sono venuto per questo: non ho in niente nulla di illegale. Penso che voi siate pazzi, oppure state cercando di nascondere qualcosa; forse avete la coscienza sporca -. Li scrutò, ma non colse nulla. - C'è davvero Palmer Eldritch lì dentro? - chiese. - scommetto di no -. Di nuovo, non ricevette risposta; nessuno dei due raccolse la provocazione. - Sono stanco - disse. – Ho fatto un viaggio molto lungo per arrivare qui. Al diavolo, vado a prendermi qualcosa da mangiare, dopodiché mi cerco una stanza d'albergo, dormo per dieci ore e dimenticherò -. Si voltò e se ne andò, con fare altero. Né Santina né la signorina Eldritch cercarono di fermarlo. Deluso, continuò a camminare, con un'opprimente sensazione di disgusto. Ovviamente avrebbe raggiunto Palmer Eldritch servendosi di qualche agenzia che fun32
gesse da intermediaria. «Forse» pensò «Felix Blau e la sua polizia privata potrebbero farcela a entrare qui». Valeva la pena di provare. Giunto a quel livello di depressione, però, nulla sembrava più importargli. Perché non fare come aveva detto: mangiare, godersi un meritato riposo e dimenticare, per il momento, la questione di come raggiungere Eldritch? «Al diavolo tutti quanti» disse tra sé, lasciando l'edificio dell'ospedale e uscendo sul marciapiede in cerca di un taxi. «Quella figlia» pensò. «Aria da dura, da lesbica, con i capelli corti e senza trucco. Terribile». Trovò un taxi e rimase in volo per un po', ed ebbe modo, nel frattempo, di meditare. Servendosi dell'impianto videofonico del taxi si mise in contatto con Felix Blau, sulla Terra. - Sono felice che lei abbia chiamato - disse Felix Blau. non appena ebbe capito chi era. C'è un'organizzazione nata a Boston in circostanze poco chiare: sembra spuntata dalla sera alla mattina, completa di tutto, compreso... - Di che cosa si occupa ? - Stanno preparando il lancio commerciale di non so cosa: l'apparato produttivo è pronto, compresi tre satelliti simili ai vostri, uno su Marte, uno su Io, uno su Titano. Le voci che abbiamo raccolto dicono che si stanno preparando a entrare sul mercato con un articolo in aperta concorrenza con i vostri progetti di Perky Pat. Si chiamerà Connie Companion Doll . Fece un rapido sorriso. - Non è grazioso? - E a proposito... sa... dell'additivo? – disse Leo. - Nessuna informazione al riguardo. Ammesso che esista, è evidente che non rientra nell'obiettivo ufficiale delle operazioni di merchandising. Ma a che cosa serve un progetto miniaturizzato se si elimina... l’«additivo»? - A niente. - Allora abbiamo risposto anche all'altra domanda. - L'ho chiamata per sapere se è in grado di farmi incontrare Palmer Eldritch. L'ho localizzato, qui alla Base III di Ganimede - disse Leo. - Lei ricorderà il mio rapporto sull'importazione di un lichene simile a quello utilizzato nella produzione del Can-D. Non le è venuto in mente che questa nuova ditta di Boston potrebbe essere stata messa su da Eldritch? Anche se sembra passato troppo poco tempo dal suo rientro, lui potrebbe aver dato l'incarico alla figlia anni fa, via radio. - Devo vederlo - disse Leo. - Suppongo sia al James Riddle Hospital. Avevamo immaginato che fosse lì. A ogni modo, ha mai sentito parlare di un certo Richard Hnatt? - No, mai. - Un rappresentante di questa nuova ditta di Boston si è incontrato con lui e gli ha proposto un qualche accordo commerciale. Questo rappresentante, Icholtz... - Che casino - disse Leo. - E non riesco neppure a incontrare Eldritch: Santina è lì che gironzola davanti alla porta insieme a quella lesbica della figlia di Palmer -. Nessuno avrebbe potuto eluderli, decise. Diede a Felix Blau l'indirizzo di un albergo di Base III, quello in cui aveva lasciato i bagagli, e riagganciò. «Scommetto che ha ragione» disse tra sé. «È Palmer Eldritch il concorrente. La mia solita fortuna: devo trovarmi proprio nel ramo in cui Eldritch, al suo ritorno da Proxima, decide di entrare. Non potevo produrre sistemi di guida per razzi e competere solo con la General Electric e la General Dynamics?». A quel punto era davvero curioso sapere del lichene che Eldritch aveva portato con sé. Un perfezionamento del Can-D, forse. Meno costoso da produrre, capace di dar luogo a una traslazione di maggiore durata e intensità. Cristo! Rimuginando, in quel preciso istante si ricordò di una cosa. Un'organizzazione che di33
pendeva dalla Repubblica Araba Unita addestrava e affittava assassini. Avrebbero avuto una ghiotta opportunità con Palmer Eldritch... un uomo come quello, una volta che ha preso una decisione... E tuttavia restava la precognizione di Rondinella Fugate: in futuro lui sarebbe stato incriminato per l’omicidio di Palmer Eldritch. Evidentemente, avrebbe trovato un modo, malgrado gli ostacoli. Aveva con sé un'arma così piccola, e impercettibile, che neppure la perquisizione più accurata avrebbe potuto rivelarla. Tempo addietro un chirurgo, a Washington D. C, gliel'aveva cucita nella lingua: una freccia avvelenata autoguidata ad alta velocità, sviluppata sulla base di un modello della Russia sovietica... ma ampiamente migliorata, nel senso che dopo aver raggiunto la vittima si autodistruggeva senza lasciar traccia di sé. Anche il veleno era particolare: non agiva a livello cardiaco o respiratorio; anzi, non era neppure veleno, bensì un virus filtrabile che si moltiplicava nel sangue della vittima, causandone la morte nell’arco di quarantotto ore. Era carcinomatoso, importato da una delle lune di Urano, e ancora sconosciuto ai più; gli era costato caro. Doveva solo avvicinarsi alla vittima scelta e premere con due dita la base della lingua estraendola in direzione della vittima stessa. Quindi se fosse riuscito a vedere Eldritch... «E sarà meglio che ci riesca» si rese conto «prima questa nuova corporation di Boston avvii la produzione. Prima che possa funzionare anche senza Eldritch. Come ogni erbaccia, o la si estirpa subito o mai più». Quando giunse nella sua stanza d'albergo fece una chiamata alla P. P. Layouts per vedere se c'erano messaggi o fatti di vitale importanza che richiedessero il suo interessamento. - Sì - disse la signorina Gleason, non appena lo ebbe riconosciuto. - C'è una chiamata urgente da parte di una certa signorina Impatience White... se ho capito bene il suo nome. Le do il numero. È su Marte -. - Tenne il biglietto davanti allo schermo del videofono. Dapprima Leo non riuscì a ricordare alcuna signorina White. Ma poi ricostruì... ed ebbe paura. Perché l'aveva chiamato? - Grazie - borbottò, e riagganciò subito. Dio, se la sezione legale dell'ONU avesse intercettato la chiamata… perché Impy White, che chiamava da Marte, era una grossa spacciatrice di Can-D. Con grande riluttanza compose il numero. Faccia piccola e occhi vivaci, carina in un certo qual modo, Impy White comparve sullo schermo del videofono. Lui se l'era immaginata molto più imponente; era piuttosto piccola, invece, ma aveva un'aria fiera. - Non c'era un altro modo? Un altro canale? – Un metodo esisteva, con cui Conner Freeman, capo dell’operazione su Venere, avrebbe potuto contattarlo. La White avrebbe potuto passare attraverso Freeman, il suo superiore. - Questa mattina ho fatto visita a un rifugio, signore, nell'emisfero meridionale di Marte, con un carico. Gli abitanti del rifugio l'hanno rifiutato. Con la motivazione che avevano speso tutte le loro scorze per un nuovo prodotto. Dello stesso tipo... di quello che vendiamo noi. Chew-Z -. Proseguì: - E poi... Leo Bulero riagganciò. E restò seduto in silenzio, scosso, a pensare. «Non devo farmi prendere dal panico» si disse «Dopo tutto, appartengo a un tipo umano evoluto. Dunque, di questo si tratta: è questo il nuovo prodotto della ditta di Boston. Derivato dal lichene di Eldritch, devo supporre. Lui è lì steso nel suo letto d'ospedale, a meno di un miglio da me, e di certo impartisce gli ordini attraverso Zoe, e non c'è un cazzo che io possa fare. L'operazione è già in corso. Sono già in ritardo. Persino questa cosa nella lingua» si rese conto. «È inutile, ora. Ma troverò un modo», ne era certo. «Come sempre». 34
Non era ancora la fine della P. P. Layouts. L'unico problema era: che cosa poteva fare? La risposta gli sfuggiva, e questo non contribuiva certo a re: derlo meno nervoso, allarmato, sudato. «Vieni, dài, idea dello sviluppo corticale artificialmente accelerato» disse a mo' di preghiera. «Dio mi aiuti a sconfiggere i miei nemici, quei bastardi. Forse se faccio ricorso ai miei precog pre-mod, Roni e Barney... forse loro riescono a trovare qualcosa. Specialmente quella vecchia volpe di Barney: non è ancora stato minimamente coinvolto in questa faccenda.» Videofonò di nuovo alla P. P. Layouts, sulla Terra. Questa volta chiese del dipartimento di Barney Mayerson. E allora si ricordò del problema di Barney con la leva, del suo bisogno di sviluppare intolleranza allo stress, per non finire in un ricovero su Marte. Risoluto, Leo Bulero pensò: «Fornirò io la prova: per lui il rischio di essere arruolato non esiste già più». Quando giunse la chiamata di Leo Bulero da Ganimede, Barney Mayerson era da solo nel suo ufficio. La conversazione non durò a lungo; dopo aver riappeso diede un'occhiata all'orologio, e restò meravigliato. Cinque minuti. Gli era parso che fosse passata una vita. Alzandosi in piedi, premette il bottone dell'interfono e disse: - Non faccia entrare nessuno per un po'. Neppure, anzi, tanto meno, la signorina Fugate -. Andò alla finestra e restò a fissare la strada rovente, abbagliante e vuota. Leo gli stava scaricando addosso l'intero problema. Era la prima volta che vedeva crollare il suo principale: «Incredibile, Leo Bulero messo in crisi dal primo concorrente che ha incontrato». Semplicemente non c'era abituato. La comparsa della nuova società di Boston lo aveva, per il momento, totalmente disorientato: quell'uomo era tornato bambino. Alla fine Leo ne sarebbe uscito, ma intanto... «Che cosa posso ricavare da questa faccenda? » si chiese Mayerson, e non trovò immediatamente una risposta. «Io posso essere utile a Leo... ma che cosa potrebbe fare Leo per me, esattamente ?». Questa domanda gli piaceva di più, era quella la prospettiva da adottare: gliel'aveva insegnato Leo, nel corso degli anni. Il suo principale non avrebbe voluto che ragionasse altrimenti. Per un po' rimase seduto a meditare e poi, come Leo aveva ordinato, rivolse l'attenzione al futuro, quel mentre gli si ripresentò il problema della chiamata alle armi: tentò di prevedere in che modo, di preciso, la cosa si sarebbe risolta. Ma la questione della sua chiamata alle armi era troppo misera, troppo poco importante per essere registrata negli annali pubblici dei grandi personaggi; non c'erano omeogiornali da esaminare, o telegiornali da ascoltare... Nel caso di Leo, però, c'era dell’altro. Perché previde un certo numero di giornali con articoli di apertura che riguardavano Leo Bulero e Palmer Eldritch. Tutto era, ovviamente, sfumato, e le alternative si accavallavano in un caos ipersaturo. Leo avrebbe incontrato Eldritch; Leo non lo avrebbe incontrato. E, cosa che attrasse la sua attenzione, Leo incriminato per l'omicidio di Palmer Eldritch; buon Dio, che cosa significava questo? Il significato, scoprì a un esame più approfondito, era quello letterale. Se Leo fosse stato arrestato, processato e condannato, ciò avrebbe potuto significare la chiusura della P. P. Layouts come impresa che creava salario. E quindi la fine di una carriera cui aveva sacrificato ogni altra cosa nella sua vita, il suo matrimonio e la donna che, tuttora, amava. Ovviamente, era nel suo interesse - anzi era necessario - mettere in guardia Leo. E tuttavia anche questo elemento poteva volgersi a suo vantaggio. Richiamò Leo: - Ho le notizie che ti interessano. 35
- Bene -. Leo era raggiante, il viso allungato, florido e imbellettato, pervaso dal sollievo. - Continua, Barney. Barney disse: - Si verificherà presto una situazione che tu potrai sfruttare. Potrai incontrare Palmer Eldritch... ma non lì all'ospedale. Sarà trasferito da Ganimede su suo stesso ordine -. Con cautela, per non eccedere nella divulgazione dei dati che aveva raccolto, aggiunse: - Ci sarà un contrasto tra lui e l'ONU: ora che è immobilizzato, li sta usando per farsi proteggere. Ma quando si sarà ristabilito... - Dettagli - disse Leo all'improvviso, drizzando la sa testa con aria allarmata. - C’è una cosa che desidererei, in cambio. - Per che cosa? - La faccia sensibilmente evoluta di Leo si rannuvolò. Barney disse: - In cambio della rivelazione della data e del luogo esatti in cui tu riuscirai a entrare in contatto con Palmer Eldritch. Brontolando, Leo disse: - Cristo, e che cosa vuoi ? - lanciò a Barney un'occhiata apprensiva: la Terapia E non era servita a dargli tranquillità. - Lo 0,25 per cento dei tuoi guadagni. Della P. P. Layouts... esclusi i proventi da altre fonti -. Si riferiva alla rete di piantagioni venusiane da cui si ricavava il Can-D. - Oh, santo cielo - disse Leo, e fece un respiro irregolare. - C'è dell'altro. - Che altro? Voglio dire, sarai ricco! - E voglio riorganizzare la struttura dei tuoi consulenti pre-mod. Ognuno resterà al suo posto, e ufficialmente continuerà a fare il lavoro che svolge ora, ma con una differenza. Tutte le loro decisioni saranno sottoposte alla mia valutazione finale: avrò l'ultima parola sulle loro determinazioni. Così, io non sarò più il rappresentante regionale, e tu potrai passare New York a Roni non appena... - Fame di potere - disse Leo con voce stridula. Barney si strinse nelle spalle. La definizione non aveva importanza. Era il culmine della sua carriera: solo questo contava. E se ne sarebbero accorti tuti, Leo compreso. Anzi, soprattutto Leo. - Okay - disse Leo, annuendo. - Ti concedo di fare da supervisore degli altri consulenti pre-mod: per me non c'è problema. Ora dimmi come e quando e dove… - Incontrerai Palmer Eldritch fra tre giorni. Una delle sue astronavi, priva di contrassegni, lo trasporterà da Ganimede dopodomani, diretta alla sua residenza sulla Luna: proseguirà la sua convalescenza laggiù fuori del territorio ONU. Frank Santina non avrà alcuna autorità su questa materia, e potrai dimenticarti di lui. Il giorno 23 nella sua residenza Eldritch incontrerà i giornalisti, e fornirà la sua versione di quanto accaduto nel corso del viaggio; sarà di buon umore... almeno stando a quello che riportano i giornali. Apparentemente in salute, felice di essere tornato, recupero soddisfacente... Racconterà una lunga storia a proposito di… - Dimmi solo come farò a entrare. Ci sarà un sistema di sorveglianza gestito dai suoi uomini. Barney disse: - Senti qua: la P. P. Layouts pubblica una rivista trimestrale di settore, «La Mente della Miniatura». E una divisione così minuscola che tu probabilmente non sapevi neppure della sua esistenza. - Intendi dire che dovrei presentarmi come reporter del nostro organo aziendale? - Leo lo fissò. – Riuscirò a penetrare nella sua residenza in quella veste? - Sembrava disgustato. - Diavolo, non c'era bisogno che ti pagassi per avere questa schifezza di informazioni: sarebbe stato annunciato nei prossimi giorni... cioè, se i giornalisti andranno là, l'evento verrà reso pubblico. Barnev si strinse nelle spalle. Non si curò di rispondere. - Credo che tu mi abbia imbrogliato - disse Leo. - Ero troppo ansioso. Be' - aggiunse, con filosofia – forse sei in grado di dirmi che cosa riporteranno i giornali come spiegazione. 36
Che cosa ha realmente trovato nel sistema di Proxima? Fa parola dei licheni che ha portato con sé? - Sì. Afferma che si tratta di una forma benigna, approvata dall'Ufficio ONU per il Controllo sui Narcotici, che sostituirà... - Esitò. - ... certi pericolosi derivati che danno assuefazione, attualmente molto diffusi. E… - E annuncerà la costituzione di una società per la vendita al dettaglio della sua merce non assuefacente – concluse Leo, sbalordito. - Sì - disse Barney. - Si chiama Chew-Z, e lo slogan recita: Se sei un chooser2, scegli
Chew-Z.
- Ohccristo! - È tutto pronto da molto tempo, grazie al radio-laser interstellare e a sua figlia, con l'approvazione di Santina e Lark all'ONU, anzi, con l'approvazione dello stesso HepburnGilbert. Lo considerano un modo per mettere fine al traffico di Can-D. Calò il silenzio. - Okay - disse Leo, rauco, dopo un po'. – Mi pare vergognoso che tu non sia riuscito a prevedere questi sviluppi qualche anno fa, ma diavolo... sei un dipendente e nessuno te l'aveva chiesto. Barney si strinse nelle spalle. Torvo in volto, Leo Bulero riagganciò. «Dunque, ecco di che si tratta» disse Barm «Ho violato la prima regola del Codice dell'Arrivista: mai riferire a un superiore qualcosa che questi non desidera sentire. Sono curioso di scoprire quali saranno le conseguenze». All'improvviso il videofono squillò di nuovo; l’espressione rannuvolata di Leo Bulero ricomparve sul videofono. - Ascolta, Barney. Mi è appena venuta in mente una cosa. So che non ti piacerà, quindi preparati. - Sono pronto -. Si preparò. - Ho dimenticato di dirti, e non avrei dovuto, che ho parlato, prima, con la signorina Fugate, e lei conosce... alcuni eventi futuri che riguardano me e Palmer Eldritch. Eventi che, in ogni caso, se dovesse essere infastidita, e averti come supervisore le darebbe molto fastidio, lei potrebbe far precipitare, danneggiandoci. Anzi, sono arrivato a pensare che forse tutti i miei consulenti pre-mod potrebbero ricevere questa informazione, cosicché la tua idea di fare da loro supervisore… - Gli «eventi»... - lo interruppe Barney - ... devono aver a che fare con l'accusa di primo grado per l'omicidio di Palmer Eldritch, o sbaglio? Leo grugnì, sospirò e lo fissò torvo. Alla fine, con riluttanza, annuì. - Non ti permetterò di sottrarti all'impegno che hai appena contratto con me – disse Barney. - Tu mi hai fatto delle promesse e io mi aspetto che tu... - Ma quella stupida ragazza - belò Leo - è inaffidabile. Correrà dagli sbirri dell'ONU; Barney, mi tiene in pugno! - Anch'io - sottolineò lui con calma. - Sì, ma io e te ci conosciamo da anni -. Leo sembrava stesse pensando rapidamente, valutando la situazione per mezzo di quelli che amava chiamare i poteri «di conoscenza evoluta da Homo post-sapiens», o qualcosa del genere. - Tu sei un amico. Non faresti quello che farebbe lei. E comunque posso ancora offrirti la percentuale di guadagni che hai chiesto. Okay? – Rivolse a Barney un'occhiata ansiosa, ma incredibilmente determinata: aveva deciso. - Concludiamo, allora? Chooser è «colui che sceglie» e qui, per estensione, colui che sa scegliere. Di qui in avanti al termine chooser verrà attribuito il significato «consumatore di Chew-Z» (N.d.T.). 2
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- Abbiamo già concluso. - Purtroppo, però, come ho detto, mi sono dimenticato di... - Se non rispetti i patti - disse Barney - io mi licenzio. E andrò altrove con la mia abilità Aveva lavorato per troppi anni, e a questo punto non poteva tornare indietro. - Tu? - disse Leo, incredulo. - Voglio dire, non stai semplicemente parlando di andare dalla polizia ONU: stai parlando... di cambiare bandiera e di passare dalla parte di Palmer Eldritch! Barney tacque. - Infame ricattatore - disse Leo. - Ecco a cosa porta, di questi tempi, la voglia di emergere. Ascolta: non sono sicuro che Palmer ti accetterebbe. Probabilmente lui ha già una sua équipe di esperti pre-mod. Se così è, lui saprà già la notizia del mio... – Si interruppe. - Ma sì, correrò il rischio: credo che tu stia commettendo quel peccato dei greci, come lo chiamavano? Hybris? Una superbia come quella Satana, che porta alla rovina. Tu vai avanti, e provaci. Anzi, fai tutto quello che vuoi: non me ne importa niente. E tanti auguri, amico. Tienimi informato sulle tue risoluzioni, e la prossima volta che decidi di ricattare qualcuno... Barney troncò la comunicazione. Lo schermo venne di un grigio informe. «Grigio» pensò «come il mondo dentro e fuori di me, come la realtà». Si alzò in piedi e prese a camminare nervosamente avanti e indietro, le mani nelle tasche dei pantaloni. «La scommessa più grossa» decise «a questo punto - e che Dio m'aiuti - è quella di unirmi a Roni Fugate. Perché lei è l'unica di cui Leo abbia davvero paura, e per ottime ragioni. Ci dev'essere un'infinità di cose che lei farebbe e io non farei. E Leo lo sa». Tornò a sedersi e fece chiamare ripetutamente Roni, che fu condotta infine nel suo ufficio. - Ciao - disse lei, solare, coloratissima nel suo vestito di seta alla moda di Pechino, senza reggiseno – Che c’è? Ti ho cercato qualche minuto fa, ma... - Ma è mai possibile - disse lui - che, addosso, ti manchi sempre qualche indumento? Chiudi la porta. Chiuse la porta. - Comunque - disse lui - per darti ciò che ti spetta, sei stata splendida a letto, la scorsa notte. - Grazie -. Il suo viso giovane e chiaro si illuminò. Barney disse: - È sicura la tua previsione secondo cui il nostro principale assassinerà Palmer Eldritch ? O c'è qualche dubbio? Deglutendo, Roni chinò il capo e bisbigliò: - Tu trabocchi di talento -. Si sedette e accavallò le gambe, che, notò Barney, erano nude. - Ovviamente ci sono dei dubbi. Prima di tutto, penso che sia un'idiozia, da parte del signor Bulero, perché ovviamente sarebbe la fine della sua carriera. I giornali non conoscono, cioè non conosceranno, i moventi del delitto, quindi posso solo indovinarli: dev'essere qualcosa di enorme e di spaventoso, non credi? - La fine della sua carriera - disse Barney - e anche della mia e della tua. - No - disse Roni - non credo, caro. Pensaci un momento. Il signor Palmer Eldritch sta per spodestarlo nel campo della miniaturizzazione: non è questo il movente più probabile del signor Bulero? E che cosa ci dice, questo, a proposito della realtà economica futura ? Se anche il signor Eldritch muore, questa organizzazione, a quanto pare, riuscirà... - Quindi noi passiamo dalla parte di Eldritch? È così? Assumendo un'espressione concentrata, Roni disse, con una certa difficoltà: - No, non intendo esattamente questo. Ma dobbiamo stare attenti a non fare la fine del signor Bulero: noi non vogliamo cadere in disgrazia con lui... Io ho una vita davanti e, in misura un 38
po' minore, anche tu. - Grazie - disse lui, acido. - Ora dobbiamo solo fare un piano accurato. E se non sono in grado i precog di fare piani per il futuro… - Ho fornito a Leo le informazioni per giungere all'incontro con Eldritch. Hai pensato che potrebbero formare un trust ? - La fissò con attenzione. - Non... non vedo nulla del genere, nel futuro. Neanche un articolo di giornale a questo riguardo. - Cristo - disse lui, in un moto di sconforto - non lo scriveranno sui giornali. - Ah -. Dopo quella lezione, annuì. – Hai ragione mi sa. - E se accadesse - disse lui - avendo lasciato Leo per passare con Eldritch ci troveremmo con un pugno di mosche. Lui ci riprenderebbe con sé alle sue condizioni: a quel punto ci converrebbe ritirarci del tutto dal campo dei pre-mod -. Per lui era ovvio, e vedeva dall’espressione di Roni Fugate che anche per lei lo era. - Se avviciniamo Palmer Eldritch... - «Se»... Dobbiamo farlo. Barney disse: - Invece no. Possiamo tirare avanti come siamo -. «Come dipendenti di Leo Bulero, che lui affondi, risorga o scompaia completamente» pensò. - Ti dirò che altro possiamo fare: possiamo contattare tutti gli altri consulenti pre-mod che lavorano alla P. P. Layouts e creare un nostro trust -. Era un'idea che aveva accarezzato per anni. – Una corporazione, per così dire, che eserciti un monopolio. Allora potremo dettare le condizioni sia a Leo sia a Eldritch. - Sennonché - disse Roni - Eldritch dispone di propri consulenti pre-mod, evidentemente -. Gli sorrise. - Non hai un’idea precisa sul da farsi. Vero, Barney? L'ho capito. Che vergogna. Dopo così tanti anni di lavoro -. Lei scosse il capo con tristezza. - Capisco - disse lui - perché Leo era così esitante all’idea di mettersi contro di te. - Perché dico la verità? - Lei alzò le sopracciglia. – Sì, forse è così: hanno tutti paura della verità. Tu, ad esempio… non ti piace ammettere di aver detto di no a quel povero venditore di vasi solo per vendicarti della donna che… - Taci - disse lui, inferocito. - Probabilmente sai dove si trova in questo moto quel venditore di vasi, vero? Alle dipendenze di Palmer Eldritch. Gli hai fatto un favore, e anche alla tua ex moglie. Mentre se gli avessi detto di sì, lo avresti legato alla sorte di una compagnia in declino, li avresti tagliati fuori entrambi dalla possibilità di... - Si interruppe. - Ti sto facendo soffrire. Con un cenno, lui disse: - Questo non ha alcuna attinenza con la ragione per cui ti ho convocata qui - D’accordo -. Lei annuì. - Mi hai convocata qui perché trovassimo un modo di coalizzarci e tradire Leo Bulero. Sconcertato, disse: - Ascolta... - Ma è così. Non ce la puoi fare da solo: hai bisogno di me. Non ho detto di no. Stai calmo. Comunque, non credo che questo sia il luogo o il momento per discuterne; aspettiamo di essere a casa, nel tuo appartamento. Okay? - Quindi, gli rivolse un sorriso smagliante, di un calore assoluto. - Okay - convenne lui. Lei aveva ragione. - Non sarebbe triste - disse Roni - se questo tuo ufficio fosse sotto controllo? Forse il signor Bulero riceverà una registrazione di tutto quello che abbiamo detto ora -. Continuava a sorridere, persino più di prima e lui ne era abbagliato. Si rese conto che la ragazza non aveva paura di nulla e di nessuno, sulla Terra e nell’intero sistema solare. Desiderava sentirsi allo stesso modo. Perché c'era un problema che lo tormentava, un problema che non aveva discusso né con Leo né con lei, nonostante stesse sicuramente 39
preoccupando Leo... e avrebbe potuto preoccupare anche lei, se effettivamente era così razionale come sembrava. Restava ancora da stabilire se quello che era tornato da Proxima, la persona o la cosa che era precipitata su Plutone, fosse davvero Palmer Eldritch.
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Cinque Sistemate le finanze grazie al contratto con quelli della Che-Z, Richard Hnatt chiamò una delle cliniche per la Terapia E del dottor Denkmal, nelle Germanie; le centrale, a Monaco, e fece le prenotazioni per sé e per Emily. «Eccomi tra i grandi» disse tra sé, mentre aspettava con Emily nella sala d'attesa della clinica, arredata pretenziosamente in pelle di gnoff; il dottor Denkmal, come d'abitudine, disse che avrebbe iniziato ad interrogarli personalmente, anche se la terapia vera e propria sarebbe stata seguita da membri del suo staff. - Mi rende nervosa - sussurrò Emily, aveva una rivista in grembo, ma non era in grado di leggere. - È innaturale. - Diavolo, - disse Hnatt, con vigore - è proprio il contrario: è un'accelerazione del processo evolutivo naturale, che si svolge senza interruzioni, solo che di solito è così lento da risultare impercettibile. Insomma, pensa ai nostri antenati che abitavano nelle caverne: il loro corpo era ricoperto di peli, erano privi di mento e, quanto a cervello, avevano una fronte molto bassa. Ed erano dotati di grandi molari appuntiti care i semi crudi. - Okay - disse Emily, annuendo. - Più riusciamo ad allontanarci da loro, meglio è. Comunque, loro si sono evoluti per affrontare le glaciazioni; noi, all'opposto, dobbiamo evolverci per affrontare l'era del surriscaldamento. Per questo abbiamo bisogno di una pelle ricca di chitina, di quel rivestimento, e dell'alterazione del metabolismo che ci consente di dormire in pieno giorno, oltre che di migliori sistemi di ventilazione e di... Dall'ufficio emerse il dottor Denkmal, un classico medio borghese tedesco, piccolino e rotondo, con i capelli bianchi e baffi alla Albert Schweitzer. Lo accompagnava un altro uomo, e Richard Hnatt vide per la prima volta da vicino gli effetti della Terapia E. Non era affatto come guardare le fotografie sulle pagine di cronaca mondana dell'omeogiornale. La testa dell'uomo ricordò a Hnatt una fotografia che aveva visto una volta in un libro di testo; la didascalia diceva idrocefalo. Lo stesso ampliamento sopra l'arcata sopracciliare: aveva un'evidente cupola e un aspetto terribilmente fragile, e comprese allora il motivo per cui queste persone facoltose che si erano evolute venivano chiamate teste a bolla. «Sembra sul punto di scoppiare» pensò, impressionato. E poi... quello spesso rivestimento. I capelli avevano lasciato il posto a un guscio chitinoso dalla trama più scura e uniforme. Testa a bolla? Più simile a una noce di cocco. - Signor Hnatt - disse il dottor Denkmal, rivolto verso di lui; e fece una pausa. - E anche lei Frau Hnatt. Sarò da voi tra un attimo -. Si girò di nuovo verso l’uomo al suo fianco. - È pura fortuna che lei sia riuscito strappare un appuntamento oggi, signor Bulero, con un preavviso così breve. Comunque, lei non ha minimamente perso terreno; anzi, ne ha guadagnato. Ma il signor Bulero stava fissando Richard Hnatt. – Ho già sentito il suo nome. Ah, sì. Felix Blau mi ha parlato di lei-. I suoi occhi magnificamente intelligenti si fecero cupi e tristi: Lei ha firmato di recente un contratto con una ditta di Boston che si chiama... – Il viso allungato, permanentemente distorto come da uno specchio deformante, ebbe una contrazione. - Chew-Z Manufacturers? - A... accidenti a voi - balbettò Hnatt. - I suoi consulenti pre-mod ci hanno scartato. Leo Bulero lo scrutò, poi stringendosi nelle spalle tornò a girarsi verso il dottor Denkmal. - Ci vediamo tra due settimane. - Due? Ma... - gesticolò Denkmal, come per protestare. - Non posso venire la prossima settimana. Sarò ancora via dalla Terra -. Di nuovo Bulero 41
scrutò Richard Hnatt, indugiando, e poi se ne andò. Osservandolo mentre si allontanava, il dottor Denkmal disse: - Molto evoluto, quell'uomo. Sia fisicamente che spiritualmente. -. Si volse verso i coniugi Hnatt. – Benvenuti alla clinica di Eichenwald - disse, raggiante. - Grazie - rispose Emily, nervosamente. – Fa… male? - La nostra terapia? - Il dottor Denkmal rise divertito. - Neanche un po', sebbene all'inizio possa traumatizzare, in senso figurato. Quando si sperimenta la crescita della propria area corticale. Vi troverete alle prese con molte nuove e stimolanti idee, soprattutto di natura religiosa. Oh, se solo fossero vivi Lutero e Erasmo: le loro controversie potrebbero essere risolte molto facilmente, ora, per mezzo della Terapia E. Entrambi vedrebbero la verità, zum Beispiel a proposito della transustanziazione... sa, Blut und... – Si interruppe con un colpo di tosse. - In inglese, blood and wafer sangue e ostia, ha presente? Nella Messa. È molto simile a ciò che succede a chi assume Can-D: ha notato l’analogia? Ma prego, seguitemi, iniziamo subito -. Diede un buffetto sulla schiena a Richard Hnatt e condusse i due nel proprio ufficio, scrutando Emily con uno sguardo che a Richard sembrò di cupidigia, e ben poco spirituale. Si ritrovarono in una gigantesca sala piena di aggeggi scientifici e con due tavoli da dottor Frankenstein completi di cinghie per braccia e gambe. A questa vista Emily gemette e indietreggiò. - Niente paura, Frau Hnatt. Come l'elettroshock, provoca certe reazioni muscolari; riflessi... ha presente? - Denkmal fece un risolino. - Ora, be', lo sapete. Dovete togliervi i vestiti. In luoghi separati, dopodiché indosserete i camici e auskommen... Un’infermiera vi assisterà. Abbiamo già ricevuto le vostre cartelle cliniche dal Nord Amerika, conosciamo le vostre rispettive anamnesi. Entrambi piuttosto sani e robusti: ottimi esempi di Nordamerikanisch . Condusse Richard Hnatt in una stanza attigua, delimitata da una tenda; si congedò da lui e tornò da Emily. Mentre entrava nella stanza a fianco, Richard sentì il dottor Denkmal rivolgersi a Emily in un tono tranquillizzante ma perentorio; insomma, proprio un bel mix, e Hnatt si fece geloso e sospettoso e, infine, depresso. Non era come aveva immaginato, non abbastanza da ricchi per soddisfarlo. In ogni caso, Leo Bulero era uscito proprio da quella stanza, e questa era la dimostrazione che si trattava di una cosa da autentici ricchi: Leo Bulero non avrebbe accettato nulla di meno. Rincuorato, cominciò a svestirsi. Da qualche parte, invisibile, Emily strillò. Si rivestì e lasciò la stanza in cui si trovava, furioso. Però trovò Denkmal seduto al tavolo, che leggeva la cartella clinica di Emily: lei era altrove, si accorse, con un'infermiera; quindi tutto filava liscio. «Cristo» pensò «sono davvero irritabile». Rientrò nella stanza a fianco e riprese a svestirsi; le sue mani, scoprì, stavano tremando. Ora si trovava disteso e legato su uno dei due tavoli, e Emily era in condizioni analoghe al suo fianco. Anche lei sembrava spaventata, era molto pallida e sileziosa. - Le vostre ghiandole - spiegò il dottor Denkmal fregandosi allegramente le mani, e scrutando Emily con bramosia - saranno stimolate da questo, specialmente la ghiandola di Kresy, che controlla la velocità dell'evoluzione, nicht Wahr? Sì, lo sapete; anche gli scolaretti lo sanno: quello che abbiamo scoperto qui, adesso viene insegnato nelle scuole. Oggi non noterete alcuna crescita del guscio di chitina o del cranio, né alcuna perdita delle unghie delle mani o dei piedi, scommetto che non lo sapete, bensì solo un leggero ma importantissimo cambiamento nel vostro lobo frontale... diventerà più acuto... È un gioco di parole, no? Diventa più acuto e vi fa diventare più acuti. Ah, ah -, Di nuovo, fece un risolino. Richard Hnatt si sentì impotente; come un animale incaprettato, attendeva ciò che avevano in serbo per lui. «Che strano modo di procurarsi contatti di lavoro» disse tra sé, 42
mesto, e chiuse gli occhi. Un inserviente si materializzò presso di lui, biondo, nordico e privo di intelligenza. - Proponiamo Musik tranquillizzante - disse il dottor Denkmal, premendo un bottone. Dai quattro angoli della stanza provenne un suono multifonico, un'insipida versione orchestrale di qualche opera italiana, Puccini o Verdi... Hnatt non lo sapeva. - Adesso höre, Herr Hnatt -. Denkmal si piegò di fianco a lui, improvvisamente serio. - Voglio essere chiaro: ogni tanto questa terapia, come si dice?, rincula. - Ha l'effetto opposto a quello desiderato - disse Hnatt, con voce stridula. Se lo aspettava. - Ma nella maggior parte dei casi ha successo. Temo che l'effetto opposto a quello desiderato consista in questo; invece di evolvere, la ghiandola di Kresy è fortemente stimolata a... regredire. È corretto, nella vostra lingua? - Sì - borbottò Hnatt. - Regredire... fino a che punto? - Solo un po'. Ma potrebbe essere spiacevole. Ce ne accorgeremmo subito, ovviamente, e interromperemmo la terapia. E in genere ciò arresta la regressione. Ma... non sempre. In certi casi, una volta che la ghiandola di Kresy è stata stimolata... - Fece un gesto. - Non si riesce a fermarla. Ho il dovere di dirglielo, nel caso lei avesse dei dubbi. Giusto? - Correrò il rischio - disse Richard Hnatt. - Immagino che tutti lo corrano, o no ? Okay, proceda -. Torse il capo, vide Emily, persino più pallida di prima, che annuiva quasi impercettibilmente; i suoi occhi erano vitrei. «Probabilmente succederà» pensò con fatalismo «che uno di noi due evolverà, probabilmente Emily, e l'altro, io, regredirà al livello del sinantropo. Molari appuntiti, cervello piccolo, gambe arcuate e tendenze cannibalesche. Sarà un casino chiudere le vendite in quelle condizioni». Il dottor Denkmal premette un interruttore, fischiettando felice l'opera. La Terapia E dei coniugi Hnatt era cominciata. Gli sembrò di avvertire una perdita di peso, nient'altro, almeno in un primo momento. Poi la testa cominciò a dolergli, come colpita ripetutamente con un martello. Con il dolore sopraggiunse quasi subito una nuova e acuta consapevolezza: era un rischio terribile quello che lui e Emily stavano correndo, e non era giusto avervi esposto anche lei, solo per aumentare le vendite. Ovviamente, lei era contraria: e se fosse regredita al punto di perdere il proprio talento di ceramista? Sarebbero stati rovinati entrambi: la sua carriera dipendeva dall'eventualità che Emily rimanesse o meno una delle migliori ceramiste del pianeta. - Basta - disse a voce alta, ma il suono non sembrava uscire, non lo sentì, nonostante il suo apparato vocale sembrasse funzionare... sentiva le parole fermarsi in gola. E allora comprese. Stava evolvendo, stava funzionando. La sua intuizione era dovuta al cambiamento avvenuto nel suo metabolismo cerebrale. Se anche Emily stava bene, allora tutto andava bene. Avvertì, inoltre, che il dottor Willy Denkmal era un piccolo pseudo-guaritore da quattro soldi; che tutto quell'affare faceva leva sulla vanità dei mortali, i quali ambivano a qualcosa in più rispetto a ciò che era loro destinato, e in maniera solamente terrena e transitoria. Al diavolo le vendite e i contatti; che importanza avevano in confronto alla possibilità di sviluppare il cervello umano fino a un ordine mentale interamente nuovo ? Ad esempio... Al livello più basso si estendeva il mondo degli inferi, l'immutabile, demoniaco mondo di causa ed effetto, A metà c'era il livello umano, ma in qualsiasi istante un uomo poteva immergersi - discendere come se sprofondasse - al livello infernale sottostante. Oppure poteva ascendere all'etereo mondo superiore, che costituiva il terzo e ultimo livello di quel 43
sistema ternario. In ogni momento, al livello medio dell'umano, si rischiava lo sprofondamento. E tuttavia si apriva anche la possibilità di ascendere: qualsiasi aspetto o sequenza della realtà poteva divenire una cosa o l'altra, in qualsiasi istante. Inferno o paradiso, e non dopo la morte bensì subito! La depressione, ogni disagio mentale, costituiva lo sprofondamento. E l'altra condizione... come la si attingeva? Attraverso l'empatia. Comprendendo il prossimo, non dall'esterno, ma dall'interno. Ad esempio, aveva mai guardato veramente ai vasi di Emily come a qualcosa di più di semplici merci per cui esisteva un mercato? No. «Quel che avrei dovuto vedervi» si rese conto «è l'intenzione artistica, lo spirito che Emily vi infonde. «E quel contratto con la Chew-Z Manufacturers» si rese conto «l'ho firmato senza consultarla... come si può essere così scorretti? L'ho legata a un'azienda cui lei, magari, non avrebbe voluto far miniaturizzare i propri lavori... Non sappiamo nulla del valore dei loro progetti. Potrebbero essere volgari imitazioni. Al di sotto dello standard». Ma era troppo tardi, ormai: la via dell'inferno è lastricata del senno di poi. «Inoltre, potrebbero essere coinvolti nella produzione illegale di una droga di traslazione, il che spiegherebbe il nome di Chew-Z... analogo a Can-D. Però... il fatto che abbiano scelto quel nome vuol chiaramente suggerire che non hanno in mente nulla di illegale». Con fulminea intuizione comprese: qualcuno aveva trovato una droga di traslazione che soddisfaceva i criteri dell'Ufficio Narcotici ONU. L'ufficio aveva già approvato il Chew-Z, ne avrebbe consentito il libero commercio. Così, per la prima volta, una droga di traslazione sarebbe stata disponibile sulla sorvegliatissima Terra, non solo nelle remote e non sorvegliate colonie. E ciò significava che i progetti Chew-Z - a differenza di quelli di Perky Pat - avrebbero potuto essere commercializzati sulla Terra, unitamente alla droga. E con il peggioramento del clima sulla Terra, con la trasformazione del pianeta in un ambiente sempre più alieno, i progetti avrebbero venduto sempre di più. Il mercato controllato da Leo Bulero era penosamente circoscritto in confronto a quello che infine si sarebbe spalancato davanti alla Chew-Z Manufacturers. Quindi aveva firmato un buon contratto, dopo tutto. Inoltre... nessuna meraviglia che quelli della Chew-Z lo avessero pagato così tanto. Erano una grossa compagnia, con grandi piani, e avevano alle spalle, ovviamente, capitali illimitati. E dove avevano trovato questi capitali illimitati? Non certo sulla Terra, anche questo lo intuiva. Probabilmente da Palmer Eldritch, che era tornato nel sistema solare dopo la collaborazione economica con i proximiani: c'erano loro dietro il Chew-Z. Così, avendo l'occasione di rovinare Leo Bulero, l'ONU stava consentendo a una razza non-solare di compiere operazioni nel nostro sistema. Era un mutamento negativo, forse addirittura esiziale. Quando riprese conoscenza, il dottor Denkmal lo stava schiaffeggiando per svegliarlo. Come va? - domandò Denkmal, fissandolo. - Grosse preoccupazioni globali ? - S-sì - disse lui, e riuscì a mettersi a sedere; era slegato. - Allora, non abbiamo nulla da temere - disse Denkmal, e sorrise raggiante, con i baffi che vibravano come antenne. - Ora sentiamo Frau Hnatt -. Un'inserviente la stava già slegando; Emily si mise a sedere, malcerta, e sbadigliò. Il dottor Denkmal sembrava nervoso. - Come si sente, Frau? - chiese. - Bene - mormorò Emily. - Mi sono venute tantissime idee per i vasi. Una dopo l'altra -. Guardò timidamente prima il dottore, poi Richard. - Significa qualcosa? - Carta - disse il dottor Denkmal, estraendo un taccuino. - Penna -. Le porse a Emily. Metta su carta le sue idee, Frau. 44
Tremante, Emily fece alcuni schizzi delle idee per i vasi. Sembrava avere difficoltà nel controllare la penna, notò Hnatt. Ma presumibilmente sarebbe passata. - Bene - disse il dottor Denkmal, quando lei ebbe finito. Mostrò gli schizzi a Richard Hnatt. - Attività encefalica altamente organizzata. Facoltà inventive superiori, non trova? Gli schizzi dei vasi erano sicuramente buoni, addirittura splendidi. E tuttavia Hnatt sentì che c'era qualcosa che non andava. Qualcosa che riguardava gli schizzi. Ma solo quando ebbero lasciato la clinica - mentre erano entrambi in piedi sotto la tenda antitermica fuori dall'edificio, in attesa che atterrasse il loro taxi-jet espresso - lui capì che cos'era. Le idee erano buone... ma Emily le aveva già realizzate. Anni prima, quando aveva disegnato i suoi primi vasi di buon livello, Emily gli aveva mostratogli schizzi e poi i vasi stessi, addirittura prima che loro due si sposassero. Lei non se ne ricordava? Ovviamente no. Avrebbe voluto sapere perché lei non ricordava, e che cosa ciò significasse: questo fatto lo metteva profondamente a disagio. In ogni caso, lui non aveva ancora smesso di sentirsi a disagio, da quando si era sottoposto al suo primo trattamento di Terapia E, inizialmente per la condizione del genere umano e del sistema solare in generale, e poi per sua moglie. «Forse è solo un segno di quella che il dottor Denkmal chiama 'attività encefalica altamente organizzata'» pensò. Stimolazione del metabolismo cerebrale. O... magari no. Giunto sulla Luna, con l'accredito-stampa ufficiale del giornale della P. P. Layouts, Leo Bulero si trovò pigiato tra una folla di omeogiornalisti diretti, su vettori di superficie che solcavano la cinerea faccia della Luna, alla residenza di Palmer Eldritch. - I suoi documenti, signore - abbaiò una guardia armata, che però non indossava i colori ONU, mentre lui si preparava a uscire sull'area di parcheggio della residenza. Leo Bulero fu quindi condotto a forza attraverso la porta del vettore, mentre alle sue spalle gli omeogiornalisti veri si agitavano e rumoreggiavano inquieti, volendo scendere a loro volta. - Signor Bulero – disse la guardia tranquillamente - il signor Eldritch la sta aspettando. Venga da questa parte -. L'uomo fu immediatamente rimpiazzato da un'altra guardia, che iniziò a controllare l'identità dei reporter, uno per uno. Nervoso, Leo Bulero seguì la prima guardia lungo un condotto riempito d'aria, pressurizzato e confortevolmente riscaldato, che portava alla residenza. Davanti a lui, a ostruire il condotto, comparve un'altra guardia in uniforme, appartenente allo staff di Palmer Eldritch: alzò un braccio e puntò contro Leo Bulero una cosa appuntita e luccicante. - Ehi - protestò debolmente Leo, sentendosi raggelare: barcollò, chinò la testa e fece alcuni goffi passi nella direzione da cui era giunto. Il raggio - di una varietà a lui sconosciuta - lo colpì, e lui cadde in avanti, cercando di aiutarsi con le braccia per attutire l'impatto con il suolo. Quando riprese conoscenza, si accorse di essere - inspiegabilmente - legato a una sedia, in una stanza spoglia. Gli girava la testa e si guardò intorno, annebbiato, ma vide solo un piccolo tavolo, al centro della stanza, su cui era posto un congegno elettronico. - Fatemi uscire di qui - disse. All'improvviso, il congegno elettronico parlò: - Buon giorno, signor Bulero. Sono Palmer Eldritch. Voleva vedermi, a quanto mi risulta. - È una condotta sleale - disse Leo. - Avermi addormentato e legato in questo modo. - Prenda un sigaro -. Dal congegno elettronico spuntò una propaggine che stringeva un lungo sigaro verde; l'estremità del sigaro si accese con uno sbuffo, e lo pseudopodo proteso lo porse a Leo Bulero. - Ho portato con me dieci scatole di questi da Proxima, ma solo 45
una scatola è sopravvissuta all'incidente. Non è tabacco, è molto meglio. Che cosa c'è, Leo? Che cosa voleva? Leo Bulero disse: - È all'interno di quella cosa, Eldritch ? O è da qualche altra parte, e questo è semplicemente il mezzo attraverso cui parla ? - Si metta a suo agio - disse la voce proveniente dalla costruzione metallica posta sul tavolo. Continuò a porgere il sigaro acceso, quindi lo ritirò, lo spense e fece sparire i resti al proprio interno. - Le interessa vedere le diapositive a colori del mio viaggio nel sistema di Proxima ? - Lei sta scherzando. - No - disse Palmer Eldritch. - Le daranno un'idea di ciò contro cui ho dovuto combattere in quei luoghi. Sono diapositive tridimensionali in time-lapse, di ottima qualità. - No, grazie. Eldritch disse: - Abbiamo trovato quella freccia inserita nella sua lingua; è stata rimossa. Ma lei potrebbe nascondere dell'altro, o almeno così sospettiamo. - Lei ha grande considerazione di me - disse Leo. - Più di quanta io ne meriti. - In quattro anni su Proxima ho imparato molto. Sei anni di trasferimenti, quattro di soggiorno effettivo. I proximiani stanno per invadere la Terra. - Lei mi prende in giro - disse Leo. Eldritch disse: - Capisco la sua reazione. L'ONU, e in particolare Hepburn-Gilbert, ha reagito allo stesso modo. Ma è così... certo, non nel senso convenzionale, ma in un modo più profondo e più crudele che ancora non ho compreso, anche se sono stato tra loro così a lungo. Potrebbe avere a che fare con il surriscaldamento della Terra, per quel che ne so io. O forse hanno in serbo di peggio. - Parliamo di quel lichene che lei ha importato. - L'ho ottenuto illegalmente: i proximiani non sapevano che ero riuscito a procurarmelo. Loro lo usano nelle orge religiose. Come i nostri indiani facevano uso di mescal e peyote. E per questo che voleva vedermi? - Certo. Lei sta invadendo il mio campo. So che ha già messo su una corporation, o no? Al diavolo tutta questa storia dei proximiani che invadono il nostro sistema: è lei che mi preoccupa, ciò che sta facendo. Non può provare a entrare in un campo diverso da quello dei progetti miniaturizzati ? La stanza gli scoppiò in faccia. Calò una luce bianca, che lo avvolse, e lui chiuse gli occhi. «Cristo» pensò. «Comunque non ci credo alla storia dei proximiani; sta semplicemente cercando di distrarre la nostra attenzione da quello che sta preparando. Insomma, è la sua strategia». Aprì gli occhi e si trovò seduto su una riva erbosa. Accanto a lui una ragazzina giocava con uno yo-yo. - Quel giocattolo - disse Leo Bulero - è diffuso nel sistema di Proxima -. Scoprì di avere le braccia e le gambe slegate. Si alzò indolenzito e sgranchì le membra. - Come ti chiami? - le chiese. La ragazzina disse: - Monica. - I proximiani - disse Leo - i tipi umanoidi, cioè, portano parrucche e hanno denti finti -. Prese tra le mani la massa bionda e luminosa dei capelli della bimba e tirò. - Ahi - gridò la bambina. - Tu sei un uomo cattivo -. Lui lasciò la presa e lei si ritrasse, continuando a giocare con lo yo-yo e guardandolo in faccia con aria di sfida. - Scusami - mormorò lui. I suoi capelli erano veri; forse non si trovava nel sistema di Proxima. In ogni caso, ovunque si trovasse, Palmer Eldritch stava cercando di comunicargli qualcosa. - State pianificando l'invasione della Terra? - chiese alla bambina. - Cioè, non mi sembra che ne abbiate l'aria -. Forse Eldritch si era sbagliato, forse aveva frainteso i pro46
ximiani. Dopo tutto, a quanto ne sapeva lui, Palmer non era evoluto, non possedeva la capacità di comprensione potenziata e amplificata che si sviluppa con la Terapia E. - Il mio yo-yo - disse la bambina - è magico. Con questo posso fare tutto quello che voglio. Che cosa farò? Dimmelo tu, mi sembri un uomo gentile. - Portami dal tuo capo - disse Leo. - È una vecchia battuta, non puoi capirla. È da un secolo che non si usa più -. Si guardò intorno e non vide traccia di insediamenti, solo la distesa erbosa. «Fa troppo freddo per essere sulla Terra» realizzò. Sopra, il cielo azzurro. «Aria buona» pensò. «Densa». - Sei in pena per me - disse lui - perché Palmer Eldritch si sta intromettendo nei miei affari e probabilmente mi manderà in rovina ? Dovrò accordarmi con lui in qualche modo -. «Sembra che ucciderlo sia fuori discussione, per ora» disse tra sé, cupo. - Però - aggiunse - non riesco a immaginare quale accordo potrebbe mai accettare: sembra avere in mano tutte le carte. Guarda, per esempio, al modo in cui mi ha portato qui, e io non so neppure dove mi trovo -. «Non che abbia importanza» si rese conto. Perché, ovunque si trovasse, era nelle mani di Eldritch. - Carte - disse la bambina. - Ho un mazzo di carte nella mia valigetta. Lui non vide alcuna valigetta. - Dove? Chinandosi, la ragazzina si mise a tastare l'erba. All'improvviso una zolla scivolò leggera all'indietro; la ragazzina allungò un braccio all'interno della cavità sottostante e ne estrasse una valigetta. - La tengo nascosta - spiegò lei - per via degli sponsor. - Che cosa significa, chi sono gli «sponsor»? - Be', per stare qui bisogna avere uno sponsor. Tutti noi ne abbiamo; credo che si facciano carico di tutte le spese, e pagheranno finché non staremo bene e potremo tornarcene a casa, se ne abbiamo una -. Si risedette vicino alla valigetta e l'aprì... o almeno ci provò. La serratura non scattava. - Maledizione - disse. - Ho preso quella sbagliata: questo è il dottor Smile. - Uno psichiatra? - chiese Leo, guardingo. - Collegato a uno di quei grandi condomini ? Funziona? Accendilo. La ragazzina, gentilmente, accese lo psichiatra. - Salve, Monica - disse la valigetta, con voce metallica. - Salve anche a lei, signor Bulerò -. Pronunciò il nome in modo scorretto, mettendo l'accento sulla sillaba finale. - Che cosa ci fa qui, signore? Lei è un po' troppo anziano per stare qui. Bip. O è forse regredito a causa di una Terapia E malriuscita rggggg click! - Prese a ronzare, come in preda all'agitazione. - ... A Monaco? - concluse. - Sto bene - lo rassicurò Leo. - Senti, Smile: chi conosci, dei miei conoscenti, che potrebbe tirarmi fuori di qui? Dammi un nome, uno qualsiasi. Non posso star qui un minuto di più, capito? - Conosco un certo signor Bayerson - disse il dottor Smile. - Anzi, proprio ora sono collegato con lui, via estensione portatile, naturalmente: si trova nel suo ufficio. - Non conosco nessun Bayerson - disse Leo. - Che posto è questo ? Sarà una specie di ricovero per bambini malati o senza soldi o chissà che altra diavoleria. Pensavo di trovarmi nel sistema di Proxima, ma evidentemente non è così. Bayerson -. A quel punto gli venne in mente. - Diavolo, vuoi dire Mayerson. Barney. Della P. P. Layouts. - Sì, è così - disse il dottor Smile. - Contattalo - disse Leo. - Digli di mettersi immediatamente in comunicazione con Felix Blau, della Vigilanza Triplanetaria o comunque si chiami. Digli di dire a Blau di cercare di scoprire dove mi trovo esattamente e di mandare qui un'astronave. Capito? - D'accordo - disse il dottor Smile. - Riferirò al signor Mayerson immediatamente. È a colloquio con la signorina Fugate, la sua assistente, che è anche la sua amante e che oggi indossa... hmm. In questo momento stanno appunto parlando di lei. Ma ovviamente non posso riportare ciò che dicono: sa, il segreto professionale. Indossa... 47
- Okay, chissenefrega - disse Leo, irritato. - Mi scuserà un momento dell'interruzione - disse la valigetta. Pareva offesa. Poi calò il silenzio. - Ho una brutta notizia da darti - disse la bambina. - Di che si tratta? - Stavo scherzando. Questo non è veramente il dottor Smile: è solo una finzione, per combattere la solitudine. È vivo, ma non è collegato con l'esterno. È un cosiddetto «essere intrinseco». Lui sapeva quel che significava: l'unità era autosufficiente. Ma allora come faceva a sapere di Barney e della signorina Fugate, fin nei minimi dettagli della loro vita privata ? Addirittura i vestiti che lei aveva addosso. - Chi sei? - domandò lui. - Monica, e poi? Dimmi il tuo nome per intero -. C'era qualcosa di familiare in lei. - Rieccomi - annunciò all'improvviso la valigetta. - Be', signor Bulerò... - Di nuovo quella pronuncia sbagliata. - Ho discusso il suo problema con il signor Mayerson, il quale contatterà il signor Blau, come da sua richiesta. Il signor Mayerson ricorda di aver letto su un omeogiornale, una volta, di un campo ONU per bambini ritardati, molto simile a quello dove lei si trova, da qualche parte nella zona di Saturno. Forse... - Diavolo - disse Leo - questa ragazzina non è ritardata -. Semmai era precoce. Non aveva senso. Era significativa, invece, la scoperta che Palmer Eldritch voleva qualcosa da lui: non si trattava solo di rieducazione, questa era intimidazione bell'e buona. All'orizzonte apparve una sagoma, immensa e grigia, che ingigantiva sfrecciando verso di loro a una velocità spaventosa. Aveva degli orribili bracci acuminati. - È un ratto - disse Monica con calma. - Così grande? - disse Leo. Non esistevano, nel sistema solare, lune o pianeti abitati da creature così enormi e selvatiche. - Che cosa ci farà ? - domandò lui, chiedendosi come mai lei non avesse paura. - Oh - disse Monica - immagino che ci ucciderà. - E non ti spaventa questo ? - Sentì la propria voce uscire in un grido. - Insomma, vuoi morire in questo modo, e adesso ? Mangiata da un ratto delle dimensioni di... - Afferrò la ragazzina con una mano, con l'altra raccolse la valigetta del dottor Smile, e cominciò a fuggire goffamente dal ratto. Il ratto li raggiunse, li superò e si allontanò; la sua sagoma si assottigliò fino a scomparire del tutto. La ragazzina soffocò una risata. - Ti ha spaventato. Sapevo che non ci avrebbe visti. Non sono in grado: non sono abilitati a vederci, qui. - Davvero ? - A quel punto, capì dov'era. Felix Blau non l'avrebbe trovato. Nessuno avrebbe potuto, neanche cercando in eterno. Eldritch gli aveva iniettato in vena una droga di traslazione, sicuramente il Chew-Z. Quel luogo era un mondo inesistente, analogo alla finta «Terra» su cui finivano i coloni in traslazione quando masticavano il suo prodotto: il Can-D. E il ratto, a differenza del resto, era vero. Diversamente da lui stesso: lui e quella ragazzina... neppure loro erano reali. Almeno, non lì. Da qualche parte i loro corpi giacevano come sacchi, svuotati e afasici, temporaneamente deprivati del loro contenuto cerebrale. I loro corpi si trovavano sicuramente nella residenza di Palmer Eldritch sulla Luna. - Tu sei Zoe - disse lui. - Vero ? Così è come tu vorresti essere: una bambinetta sugli otto anni. Giusto? Con i capelli lunghi e biondi -. E anche, si rese conto, con un nome diverso. Irrigiditasi, la bambina disse: - Non c'è nessuno che si chiami Zoe. - Nessuno a parte te. Tuo padre è Palmer Eldritch, giusto? - Con grande riluttanza la 48
bambina annuì. - È un posto speciale per te, questo? - chiese lui. - Ci vieni spesso ? - Questo è il mio posto - disse la ragazzina. - Nessuno può venire qui senza il mio permesso. - E perché mi ci hai fatto venire, allora? - Sapeva di non piacerle. Sin dall'inizio. - Perché - disse la bambina - pensiamo che tu forse puoi fermare i proximiani, qualsiasi cosa stiano facendo. - Ancora questa storia - disse lui, semplicemente incredulo. - Tuo padre... - Mio padre - disse la bambina - sta cercando di salvarci. Non voleva portare il Chew-Z sulla Terra. L'hanno costretto. Il Chew-Z è il mezzo che ci farà finire nelle loro mani. Ti rendi conto? - Come? - Perché loro controllano le zone come questa, dove si migra quando ti somministrano il Chew-Z. - Tu non sembri sotto l'influenza di qualcosa di alieno; pensa solo a quello che mi stai dicendo. - Ma lo sarò - disse la ragazzina, annuendo severamente. - Presto. Proprio come lo è mio padre, in questo momento. Gliel’hanno somministrato su Proxima; sono anni che lo prende. Per lui è troppo tardi, e lo sa. - Questo è tutto da dimostrare - disse Leo. - Anzi, dimostrami una cosa sola, anche solo parzialmente; dammi qualche elemento concreto su cui basarmi. La valigetta, che lui ancora teneva in mano, a quel punto disse: - Quello che dice Monica è vero, signor Bulero. - Come fai a saperlo ? - chiese lui, infastidito. - Perché - replicò la valigetta - anch'io sono soggetto all'influenza di Proxima; ecco perché io... - Tu... niente - disse Leo. Posò la valigetta. - Maledetto Chew-Z - disse a entrambe, la valigetta e la ragazzina. - Ha scombinato ogni cosa, non riesco a capire che cosa diavolo sta succedendo. Tu non sei Zoe... tu non sai neppure chi sia. E tu... tu non sei il dottor Smile, e non hai chiamato Barney, e lui non stava parlando con Roni Fugate: è solo un'allucinazione indotta dalla droga. Sono le paure suscitate in me da Palmer Eldritch che ritornano, tutte queste cagate sul fatto che si troverebbe sotto l'influenza di Proxima, e anche tu. Quando mai si è sentito parlare di una valigetta dominata da menti di una galassia aliena ? - Indignatissimo, si allontanò da loro. «So quello che sta succedendo» si rese conto. «Questa è la maniera scelta da Palmer Eldritch per assumere il dominio della mia mente: è una forma particolare di quello che una volta chiamavano lavaggio del cervello. Mi ha fatto spaventare». Misurando attentamente i passi, continuò a camminare senza voltarsi. Si rivelò un errore quasi fatale. Qualcosa, lo vide con la coda dell'occhio, gli si avventò alle gambe; lui fece un balzo di lato, e la cosa lo superò, girando poi immediatamente su se stessa per recuperare l'orientamento e riprendere a puntarlo come se fosse la sua preda. - I ratti non possono vederti - urlò la ragazzina - ma i gluck sì! Ti conviene scappare! Senza vedere chiaramente - aveva visto abbastanza - si mise a correre. F quel che aveva visto non poteva essere considerato un effetto del Chew-Z. Perché non era un'illusione, e neppure un espediente di Palmer Eldritch per terrorizzarlo. Il gluck, qualsiasi cosa fosse, non era nato sulla Terra, e neppure da una mente terrestre. Dietro di lui, abbandonata la valigetta, anche la ragazzina si era messa a correre. - E io? - urlò impaurito il dottor Smile. 49
Nessuno tornò indietro a prenderlo. Sullo schermo del videofono l'immagine di Felix Blau disse: - Ho elaborato il materiale che mi ha fornito, signor Mayerson. Tutto sembra confermare che il suo principale, il signor Bulero, che è anche mio cliente, si trova al momento su un piccolo satellite in orbita attorno alla Terra, ufficialmente chiamato Sigma 14-B. Ho consultato il registro dei proprietari e, a quanto pare, appartiene a una casa produttrice di carburante per razzi di St. George, Utah -. Esaminò i fogli che aveva davanti. - Robard Lethane Sales. Lethane è il nome commerciale della loro marca di... - Okay - disse Barney Mayerson. - Li contatterò -. Ma, in nome di Dio, come aveva fatto Leo Bulero a finire lassù ? - C'è un altro elemento che potrebbe interessarle. La Robard Lethane Sales è stata fondata quattro anni fa, nello stesso giorno della Chew-Z Manufacturers di Boston. Mi pare più di una semplice coincidenza. - E per far scendere Leo da quel satellite, che cosa mi suggerisce ? - Potrebbe inoltrare al tribunale una richiesta di... - Troppo tempo - disse Barney. Provava un profondo e immotivato senso di colpa per ciò che era successo, Evidentemente Palmer Eldritch aveva organizzato la conferenza-stampa con gli omeogiornalisti come pretesto per attirare Leo nella sua residenza sulla Luna... e lui, precog Barney Mayerson, l'uomo che poteva prevedere il futuro, era stato ingannato, aveva fatto con competenza la propria parte al fine di condurre Leo lassù. Felix Blau disse: - Potrei fornirle fino a un centinaio di uomini, provenienti da vari uffici della mia organizzazione. E dovrebbe riuscire a radunarne altri cinquanta tramite la P. P. Layouts. Potrebbe tentare di attaccare il satellite. - Per poi trovarlo morto. - Vero -. Blau parve imbronciarsi. - Be', potrebbe andare da Hepburn-Gilbert e invocare l'aiuto dell'ONU. Oppure, ma questo è ancora più spiacevole, tentare di contattare Palmer Eldritch, o qualsiasi cosa ne abbia preso il posto, e trattare direttamente. Vedere se è possibile pagare un riscatto per Leo. Barney staccò la linea. Compose immediatamente un numero extraplanetario, e disse: Mi dia il signor Palmer Eldritch, sulla Luna. È un'emergenza, la prego di sbrigarsi, signorina. Mentre aspettava che la chiamata venisse inoltrata, Roni Fugate, dall'altra parte dell'ufficio, disse: - A quanto pare, non avremo il tempo di venderci a Eldritch. - Così sembra -. Con che abilità era stata trattata tutta la faccenda! Eldritch aveva lasciato fare tutto al suo avversario. «E anche con noi» si rese conto. «Con Roni e con me farà lo stesso. Anzi, Eldritch potrebbe addirittura aspettarsi il nostro arrivo sul satellite; e questo spiegherebbe come mai ha fornito a Leo il dottor Smile». - Mi chiedo - disse Roni, giocherellando con un occhiello della blusa - se abbiamo davvero voglia di lavorare per un uomo così scaltro. Ammesso che sia un uomo. Ho la sensazione sempre più netta che non sia davvero Palmer quello che è tornato, bensì uno di loro. Credo che dovremmo prenderne atto. L'altra cosa di cui possiamo occuparci è il dilagare del Chew-Z sul mercato. Con il beneplacito dell'ONU -. Il tono della sua voce era aspro. - E Leo, che quantomeno è uno dei nostri e vuole solo fare un po' di scorze, sarà morto o estromesso dal gioco... - Fissava dritto davanti a sé, furiosa. - Patriottismo - disse Barney. - Istinto di conservazione. Non voglio trovarmi, una mattina, a masticare quella roba e fare le cose che si fanno quando la si prende al posto del Can-D, cioè andare... in un luogo che non è il paese di Perky Pat, questo è sicuro. 50
L'operatore videofonico disse: - C'è in linea una certa Zoe Eldritch, signore. Devo passargliela ? - Okay - disse Barney, rassegnato. Una donna elegantissima, dagli occhi penetranti e i lunghi capelli biondi raccolti in uno chignon, lo osservava, in miniatura. -Sì? - Qui è Mayerson, della P. P. Layouts. Che cosa dobbiamo fare per riavere il signor Bulero? - Attese. Nessuna risposta. - Lei sa di cosa sto parlando, vero? - disse lui. A quel punto lei disse: - Il signor Bulero è giunto qui alla residenza e si è sentito male. Sta riposando nella nostra infermeria. Quando starà meglio... - Posso inviare un medico della nostra compagnia a visitarlo ? - Certamente -. Zoe Eldritch non battè ciglio. - Perché non ci avete informato? - E appena successo. Mio padre stava per chiamare. Sembra trattarsi soltanto di una reazione al cambiamento di gravita; in effetti, è molto comune tra le persone anziane che arrivano qui. Non abbiamo neppure tentato di ricreare una gravita simile a quella terrestre, come ha fatto il signor Bulero sul suo satellite, Winnie-ther-Pooh Acres. Quindi, come vede, è tutto molto semplice -. Accennò un sorriso. - Sarà di nuovo tra voi, al massimo, nella tarda serata di oggi. Ha qualche altro sospetto? - Sospetto - disse Barney - che Leo non sia più sulla Luna. Che si trovi su un satellite in orbita attorno alla Terra, denominato Sigma 14-B, appartenente a una ditta di St. George, da voi controllata. Non è così? E quello che troveremo nell'infermeria della residenza non sarà Leo Bulero. Roni lo fissò. - La invito a verificare di persona - disse Zoe, dura. - È Leo Bulero, almeno per quanto ne sappiamo noi. È quello che è arrivato con gli omeogiornalisti. - Verrò alla residenza - disse Barney. E sapeva che stava commettendo un errore. Glielo dicevano le sue facoltà precog. Dall'altra parte dell'ufficio Roni Fugate balzò all'impiedi e restò lì rigida: le sue facoltà avevano dato il medesimo responso. Troncando la videofonata, si volse verso di lei e disse: - «Suicidio di un dipendente della P. P. Layouts». Giusto? O un titolo del genere. I giornali di domattina. - Il titolo esatto... - fece Roni. - Chissenefrega del titolo esatto -. Ma sapeva che sarebbe avvenuto per esposizione al calore. Il corpo di un uomo trovato su una rampa pedonale a mezzogiorno: morto per eccesso di radiazioni solari. Da qualche parte a Downtown New York. Non aveva importanza il luogo in cui l'organizzazione di Palmer Eldritch l'avrebbe abbandonato: l'avrebbe comunque abbandonato. Avrebbe potuto fare a meno delle sue facoltà precog, in questo frangente. Anche perché non intendeva tener conto delle proprie previsioni. Quello che lo turbava era la foto sulla pagina del giornale, un'immagine in primo piano del suo corpo disseccato dal sole. Giunto alla porta dell'ufficio, si fermò e restò lì così, in piedi. - Non puoi andare - disse Roni. - No -. Non dopo aver previsto quella foto. Leo, si rese conto, avrebbe dovuto cavarsela da solo. Tornato alla propria scrivania, si risedette. - L'unico problema - disse Roni - è che se lui ritorna sarà difficile spiegargli la situazione. Il motivo per cui tu non hai fatto niente. - Lo so -. Ma quello non era l'unico problema; anzi, c'era poco da preoccuparsene. Perché Leo probabilmente non sarebbe ritornato.
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Sei Il gluck l'aveva preso alla caviglia e stava cercando di berselo: gli era penetrato nella carne con tubi sottili come ciglia. Leo Bulero si mise a urlare... e poi, d'improvviso, comparve Palmer Eldritch. - Ti sbagliavi - disse Eldritch. - Non ho trovato Dio nel sistema di Proxima. Ma ho trovato qualcosa di meglio -. Con un bastone diede un colpo al gluck, il quale, con riluttanza, ritirò le sue ciglia e si ritrasse in se stesso fino a staccarsi da Leo; cadde al suolo e si allontanò, mentre Eldritch continuava a pungolarlo. - Dio - disse Eldritch - promette la vita eterna. Io posso fare di meglio: io posso consegnarla a domicilio. - E in che modo ? - Tremante e debole, ma con sollievo, Leo si lasciò cadere sul terreno erboso, si sedette e prese ad ansimare. - Grazie al lichene che stiamo commercializzando con il nome di Chew-Z - disse Eldritch. - Somiglia pochissimo al tuo prodotto, Leo. Il Can-D è obsoleto, perché in fondo che cosa fa? Offre pochi momenti di evasione, ma è pura fantasia. Chi lo vorrà più? Chi ne avrà bisogno, quando io comincerò a fornire la cosa autentica? - Aggiunse: - Adesso, ci siamo dentro. - Lo supponevo. Ma se credi che la gente sarà disposta a tirar fuori scorze per un'esperienza come questa... - Leo fece dei gesti in direzione del gluck, che era ancora lì vicino, in agguato, e teneva d'occhio sia lui sia Eldritch. - Non si è solamente fuori dal proprio corpo; si è anche fuori dalla propria mente. - Questa è una situazione eccezionale. Per dimostrarti che si tratta di una cosa autentica. Nulla funziona meglio del dolore fisico e del terrore, a questo riguardo: i gluck ti hanno mostrato con assoluta chiarezza che non si tratta di fantasia. Avrebbero potuto ucciderti davvero. E se tu fossi morto qui, così sarebbe stato di fatto. Non è come il Can-D, vero? Eldritch traeva un evidente godimento dalla situazione. - Quando ho scoperto il lichene nel sistema di Proxima, non riuscivo a crederci. Ho già vissuto centinaia di anni, Leo, nel sistema di Proxima, assumendolo sotto il controllo dei medici di quei luoghi; l'ho preso per via orale, in vena, in supposte... l'ho bruciato e ne ho inspirato il fumo, l'ho reso solubile in acqua e l'ho bollito, inalandone i vapori: l'ho provato in tutti i modi possibili e non mi ha causato danni. Sui proximiani l'effetto è minore, nulla a che vedere con quello che fa a noi: per loro risulta meno stimolante del loro miglior tabacco. Vuoi che continui ? - Non particolarmente. Eldritch si sedette lì vicino, posò il proprio braccio artificiale sulle ginocchia piegate, e fece pigramente oscillare il bastone da una parte all'altra, squadrando il gluck che non se n'era ancora andato. - Quando torneremo nei nostri corpi precedenti, e noterai l'uso della parola «precedente», termine che non potrebbe applicarsi al caso del Can-D, scoprirai che il tempo non è passato. Potremmo restare qui per cinquant'anni, e sarebbe lo stesso: riemergeremmo nella mia residenza sulla Luna e troveremmo tutto immutato, e un ipotetico osservatore non noterebbe alcuna perdita di coscienza, come invece capita con il Can-D: nessuna trance, nessuno stordimento. Be', forse un batter di ciglia. Una frazione di secondo, voglio concedertelo. - Cos'è che determina la durata della nostra permanenza qui? - chiese Leo. - Il nostro atteggiamento. Non la quantità assunta. Si può ritornare quando si vuole. Perciò, la dose di droga non deve per forza essere... - Non è vero. Perché è già un po' che desidero andarmene di qui. - Ma - disse Eldritch - non l'hai costruito tu questo... contesto; l'ho fatto io ed è mio. Io ho creato i gluck, questo paesaggio... - Lo indicò con il bastone. - Tutte le dannate cose 52
che vedi, compreso il tuo corpo. - Il mio corpo? - Leo si autoesaminò. Era il suo corpo abituale, familiare, a lui intimamente noto; era suo, non di Eldritch. - Ho voluto che tu emergessi, qui, esattamente come sei nel nostro universo - disse Eldritch. - Vedi, questo è l'aspetto che ha attratto Hepburn-Gilbert, il quale, ovviamente, è buddista. Ci si può reincarnare in qualsiasi forma si desideri, o in qualsiasi forma gli altri desiderino per te, come in questo caso. - Dunque, è per questo che l'ONU ha abboccato - disse Leo. Ora tutto era più chiaro. - Con il Chew-Z si può passare da una vita all'altra, essere un insetto, un insegnante di fisica, un falco, un protozoo, un mixomiceto, un passante parigino nel 1904, un... - Persino un gluck - disse Leo. - Chi di noi due è il gluck, allora ? - Te l'ho detto: l'ho creato con una parte di me stesso. Anche tu potresti plasmare qualcosa. Dai, proietta una frazione della tua essenza: prenderà forma da sola. Ciò che tu fornisci è il logos. Ricordi? - Ricordo - disse Leo. Si concentrò, ma inizialmente non si formò altro che un'ingombrante massa di fili e sbarre ed estensioni simili a griglie. - Che diavolo è ? - domandò Eldritch. - Una trappola per i gluck. Eldritch rovesciò la testa all'indietro e si mise a ridere. - Molto bene. Ma per favore non costruire una trappola per Palmer Eldritch: ci sono altre cose che voglio dirti -. Eldritch e Leo osservarono il gluck avvicinarsi sospettoso alla trappola e annusarla. Vi entrò, e la trappola si chiuse di scatto. Il gluck era stato catturato, e ora la trappola lo stava finendo: un rapido sfrigolio, una lieve voluta di fumo, e il gluck era svanito. Nell'aria, davanti a Leo, c'era come un frammento luccicante, da cui emerse un libro nero che lui afferrò e sfogliò, posandolo poi con soddisfazione sulle ginocchia. - Che cos'è? - chiese Eldritch. - Una bibbia di re Giacomo. Ho pensato che potrebbe servire a proteggermi. - Non qui - disse Eldritch. - Questo è il mio regno -. Fece un gesto e la bibbia svanì. Anche tu, però, puoi avere il tuo, e riempirlo di bibbie. Tutti potranno. Non appena avremo dato inizio alle nostre operazioni. Avremo anche noi i progetti, ovviamente, ma questo avverrà più tardi, con l'avvio delle nostre attività sulla Terra. E comunque è solo una formalità, un rituale per agevolare la transizione. Il Can-D e il Chew-Z saranno venduti negli stessi luoghi, in aperta concorrenza: del Chew-Z ci limiteremo a pubblicizzare le proprietà che voi attribuite al vostro prodotto. Non vogliamo spaventare la gente: la religione è diventata un argomento delicato. Solo dopo aver provato il Chew-Z alcune volte, si accorgeranno dei due aspetti che nel Can-D mancano: il fatto che il tempo non passa e l'altro, forse ancora più importante. Il fatto che non si tratta di fantasia: si entra in un autentico nuovo universo. - Molte persone hanno questa sensazione anche con il Can-D - fece notare Leo. - Considerano un articolo di fede il fatto di trovarsi davvero sulla Terra. - Fanatici - disse Eldritch, con disprezzo. - Naturalmente è un'illusione, perché Perky Pat e Walt Essex non esistono, e comunque la struttura del loro ambiente di fantasia si limita agli oggetti effettivamente installati nel singolo progetto; non possono mettere in funzione la lavastoviglie automatica in cucina se prima non ne è stata installata la miniatura. E una persona che non partecipa può constatare che i due bambolotti non vanno da nessuna parte. Si può dimostrare... - Ma incontrerete dei problemi nel convincere quella gente - disse Leo. - Resteranno fedeli al Can-D. Sono sostanzialmente soddisfatti di Perky Pat; perché dovrebbero rinunciarvi... ? 53
- Te lo dirò - fece Eldritch. - Perché, anche se essere Perky Pat e Walt, per un po', può essere meraviglioso, alla fine si è costretti a tornare ai rifugi. Sai come ci si sente, Leo? Provaci, una volta: svegliarsi in un rifugio su Ganimede dopo essere stato libero per ventitrenta minuti. È un'esperienza indimenticabile. - Hmm. - Ma c'è dell'altro... e sai anche di che cosa si tratta. Quando il breve periodo di evasione termina e il colono ritorna... non è più capace di riprendere la normale vita quotidiana. È demoralizzato. Ma se invece del Can-D avesse masticato... Si interruppe. Leo non stava ascoltando; era occupato a costruire un nuovo oggetto nell'aria davanti a sé. Apparve una breve scalinata, che conduceva all'interno di un cerchio luminoso. L'estremità lontana della scalinata non era visibile. - Dove porta? - domandò Eldritch,- con un'espressione irritata in volto. - A New York City - disse Leo. - Mi riporterà alla P. P. Layouts -. Si alzò in piedi e si diresse verso la scalinata. - Ho la sensazione, Eldritch, che ci sia qualcosa di storto, in questo Chew-Z. E noi lo scopriremo solo quando sarà troppo tardi -. Iniziò a salire le scale e a quel punto si ricordò di Monica, la ragazzina; si chiese se si trovasse bene, lì nel mondo di Palmer Eldritch. - Che ne è della bambina ? - Si fermò sulle scale. Sotto di lui, ma apparentemente lontanissimo, riusciva a intravedere Eldritch, con il suo bastone, ancora seduto sull'erba. - Non l'hanno presa i gluck, vero ? Eldritch disse: - Ero io la ragazzina. È questo che sto cercando di spiegarti: ecco perché ho parlato di autentica reincarnazione, di trionfo sulla morte. Sbattendo le palpebre, Leo disse: - Allora la ragione per cui era familiare... - Smise di avanzare, e tornò a guardare. Sull'erba, Eldritch non c'era più. Al suo posto sedeva ora Monica, la bambina, con la sua valigetta del dottor Smile. Dunque, era evidente ora. Lui stava dicendo - lei, loro stavano dicendo - la verità. Lentamente, Leo ridiscese le scale e si rimise sull'erba. Monica, la bambina, disse: - Sono contenta che tu non te ne vada, signor Bulero. E bello avere qualcuno di intelligente ed evoluto come te con cui parlare -. Diede alcuni colpetti alla valigetta posata sull'erba di fianco a lei. - Sono tornata indietro a prenderlo; era terrorizzato per via dei gluck. Ho visto che hai trovato un modo per tenerli a bada -. Fece un cenno verso la trappola per i gluck, che, momentaneamente vuota, attendeva un'altra vittima. - Molto ingegnoso da parte tua. Non ci avevo pensato, sono semplicemente scappata a gambe levate. Una reazione di panico diencefalica. Con una certa esitazione, Leo le disse: - Tu sei Palmer, vero ? Voglio dire, nel profondo, nella realtà. - Pensa alla dottrina medievale della sostanza in quanto opposta agli accidenti - disse la bambina, amabilmente. - I miei accidenti sono quelli di questa bambina, ma la mia sostanza, come il vino e l'ostia nella transustanziazione... - Okay - disse Leo. - Tu sei Eldritch, ti credo. Ma questo posto continua a non piacermi. Quei gluck... - Non dar la colpa al Chew-Z - disse la bambina. - La colpa è mia: sono prodotti dalla mia mente, non dal lichene. Un nuovo universo dev'essere necessariamente carino ? Mi piace che nel mio ci siano i gluck: c'è qualcosa in me che ne è attratto. - Immaginiamo che io voglia costruire il mio universo - disse Leo. - Magari anche in me c'è qualcosa di malvagio, qualche aspetto della mia personalità che non conosco. Ciò potrebbe farmi produrre una cosa persino più brutta di quella creata da te -. Perlomeno, con 54
i progetti di Perky Pat il limite era dato da quello che uno si procurava in anticipo, come lo stesso Eldritch aveva fatto notare. E poi... questo dava una certa sicurezza. - Qualunque cosa sia, la si potrebbe abolire - disse la bambina, con aria indifferente. Se tu scoprissi che non ti piace. In caso contrario... - Alzò le spalle. - Allora, puoi tenerla. Perché no ? Che male fa ? Si è da soli nel proprio... - Di colpo si interruppe, portandosi la mano davanti alla bocca. - Soli - disse Leo. - Vuoi dire che ognuno finisce in un mondo soggettivo diverso ? Non è come con i progetti, allora, perché ogni componente del gruppo che assume il Can-D entra nel progetto, gli uomini in Walt, le donne in Perky Pat. Ma allora tu non sei qui -. «Oppure» pensò «non ci sono io. Ma in tal caso...». La bambina lo osservò con attenzione, tentando di carpire la sua reazione. - Non abbiamo preso il Chew-Z - disse Leo, calmo. - Questo è uno pseudo-ambiente ipnagogico, indotto in maniera totalmente artificiale. Non siamo che nel luogo da cui siamo partiti: siamo ancora alla tua residenza sulla Luna. Il Chew-Z non crea nuovi universi, e tu lo sai. Non si verifica alcuna effettiva reincarnazione. È soltanto un grosso imbroglio. La bambina taceva. Ma non aveva smesso di guardarlo: gli occhi le bruciavano, freddi e luminosi, sbarrati. Leo disse: - Dai, Palmer, che cosa fa il Chew-Z realmente ? - Te l'ho detto -. Il tono della voce della bambina era brusco. - Non è neppure reale quanto Perky Pat, o quanto l'uso della nostra droga. E persino la questione della validità dell'esperienza è aperta, se sia cioè autentica o puramente ipnagogica, allucinatoria. E ovviamente non c'è da discutere a questo proposito: vale sicuramente la seconda risposta. - No - disse la bambina. - E faresti meglio a credermi, perché altrimenti non riuscirai a uscire vivo da questo mondo. - Non si muore nelle allucinazioni - disse Leo. - Non più di quanto vi si possa nascere. Io me ne torno alla P.P. Layouts -. Di nuovo si mosse verso le scale. - Vai, sali - disse la bambina, alle sue spalle. - Vedrai se mi importa. Aspetta di vedere dove conduce. Leo salì le scale, e passò attraverso il cerchio luminoso. L'accecante e rovente luce del sole scese su di lui; lui sgattaiolò dalla strada scoperta a un vicino andito per ripararsi. Dagli alti edifici torreggiami un taxi-jet si avventò su di lui, spiandolo. - Una corsa, signore? Conviene stare al coperto: è quasi mezzogiorno. Ansante, quasi incapace di respirare, Leo disse: - Sì, grazie. Portami alla P. P. Layouts -. Entrò a fatica nel taxi, e subito cadde riverso sul sedile, ansimante, nella frescura garantita dallo scudo antitermico. Il taxi decollò. Discese sulla pista d'atterraggio recintata della sede centrale della sua compagnia. Non appena ebbe raggiunto l'anticamera del suo ufficio, disse alla signorina Gleason: - Mi trovi Mayerson. Scopra perché non ha fatto nulla per salvarmi. - Salvarla ? - disse la signorina Gleason, costernata. - Che cos'è successo, signor Bulero? - Lo seguì nel suo ufficio. - Dov'è stato e in che modo... ? - Si occupi di scovare Mayerson -. Si sedette alla sua familiare scrivania, provando sollievo per il fatto di essere tornato. «Al diavolo Palmer Eldritch» disse tra sé, e allungò una mano verso il cassetto della scrivania per prendere la sua pipa preferita in radica inglese e una confezione da mezza libbra di tabacco Sail, un cavendish olandese. Era occupato ad accendersi la pipa quando la porta si aprì e apparve Mayerson, con aria servile e contrita. - Be' ? - disse Leo e aspirò energicamente dalla pipa. 55
Barney disse: - Io... - Si voltò verso la signorina Fugate, che era entrata dietro di lui; gesticolando, tornò a voltarsi verso Leo e disse: - Comunque sei tornato. - Certo che sono tornato. Mi sono costruito una scala per arrivare qui. C'è una ragione che spieghi perché non hai fatto niente? Immagino di no. Ma come dici tu, non c'era bisogno di te. Ho cambiato idea riguardo a questa nuova sostanza, il Chew-Z, e a quello cui assomiglia. È sicuramente inferiore al Can-D. Non ho remore ad affermarlo. Si può senz'altro dire che si tratta di una banale esperienza allucinogena. Ora veniamo agli affari. Eldritch ha venduto il Chew-Z all'ONU, sostenendo che esso produce un'autentica reincarnazione, la quale soddisfa le convinzioni religiose di più della metà dei membri con funzioni esecutive dell'Assemblea Generale, oltre a quell'indiano fetente di Hepburn-Gilbert. È una truffa, perché il Chew-Z non produce quell'effetto. Ma l'aspetto peggiore del Chew-Z è la sua qualità solipsistica. Con il Can-D si vive una vera esperienza interpersonale, nel senso che le persone presenti nel rifugio sono... - Tacque per un attimo, irritato. - Che cosa c'è, signorina Fugate? Che cosa sta fissando ? Roni Fugate mormorò: - Mi scusi, signor Bulero, ma c'è una creatura sotto la sua scrivania. Piegandosi, Leo sbirciò sotto la scrivania. C'era qualcosa, infilato tra la base della scrivania e il pavimento, che lo guardava con occhi verdi sbarrati. - Vieni fuori di lì - disse Leo. Poi, rivolto a Barney, aggiunse: - Prendi un bastone o una scopa, qualcosa con cui stuzzicarlo. Barney uscì dall'ufficio. - Dannazione, signorina Fugate - disse Leo, facendo dei rapidi tiri dalla pipa. - Odio pensare a quello che c'è là sotto. E a quello che significa -. Perché avrebbe potuto significare che Eldritch, nei panni di Monica, la bambina, aveva ragione quando aveva detto «Vedrai
se mi importa. Aspetta di vedere dove conduce».
La cosa sgattaiolò fuori da sotto la scrivania, puntando verso la porta. Vi si infilò sotto e scomparve. Era persino peggio dei gluck. Era riuscito a vederlo bene. Leo disse: - Be', è tutto. Mi dispiace, signorina Fugate, ma lei può anche far ritorno al suo ufficio; non ha senso la nostra discussione su quali azioni intraprendere a proposito dell'imminente comparsa del Chew-Z sul mercato. Perché non sto parlando con nessuno: sto semplicemente blaterando con me stesso -. Si sentì depresso. Eldritch lo teneva in pugno, e anche la validità, o almeno l'apparente validità, dell'esperienza con il Chew-Z era stata dimostrata: anche lui l'aveva scambiata per realtà. Solo l'essere maligno creato deliberatamente da Palmer Eldritch aveva svelato la verità. «Altrimenti» si rese conto «avrei potuto continuare all'infinito. «Vivere per centinaia di anni, come aveva detto Eldritch, in questo surrogato di universo. «Cristo» pensò. «Sono fregato». - Signorina Fugate - disse - per piacere non stia lì impalata; torni nel suo ufficio -. Si alzò, andò al sifone dell'acqua e si riempì un bicchiere di carta con acqua minerale. «Bere acqua irreale con un corpo irreale» disse tra sé. Davanti a una dipendente irreale. - Signorina Fugate - disse - lei è davvero l'amante del signor Mayerson? - Sì, signor Bulero - disse la signorina Fugate, annuendo. - Come le ho già detto. - E non vuole stare con me -. Scosse la testa. - Perché sono troppo vecchio e troppo evoluto. Lei sa, o meglio non sa, che dispongo quanto meno di un limitato potere, in questo universo. Potrei rimodellare il mio corpo, ridiventare giovane -. «Oppure» pensò «farti diventare vecchia». «Ti piacerebbe?» si chiese. Bevve l'acqua, e buttò il bicchiere nella pat56
tumiera; senza guardare la signorina Fugate, disse tra sé: «Tu hai la mia età, signorina Fugate. Anzi, sei più vecchia. Vediamo... hai circa novantadue anni, ora. Almeno, in questo mondo. Sei invecchiata, qui... Il tempo per te scorre in fretta, perché mi hai respinto, e a me non piace essere respinto. Anzi» disse tra sé «hai più di cent'anni, avvizzita, priva di forze, senza denti né occhi. Una cosa». Dietro di sé sentì un suono secco e gracchiante, come un rantolo. E una voce esitante e acuta, come il grido di un uccello spaventato. - Oh, signor Bulero... «Ho cambiato idea» pensò Leo. «Tu torni a essere com'eri, okay?». Si voltò, e vide Roni Fugate, o almeno una cosa che si trovava nel punto in cui prima c'era lei. Una ragnatela, grigie striature di fungoidi avviluppate l'una sull'altra a formare una fragile colonna che ondeggiava. .. vide la testa, sommersa fino alle guance, con gli occhi che erano macchie morte di muco bianco, molliccio e inerte, che grondava lento viscide lacrime, occhi che cercavano di richiamare l'attenzione, ma senza riuscirvi, perché non sapevano dove lui si trovasse. - Torna a essere com'eri - disse Leo, rudemente, e chiuse gli occhi. - Avvertimi quando è tutto finito. Passi. Di un uomo. Barney, di ritorno nell'ufficio. - Gesù - disse Barney, e si arrestò. Con gli occhi chiusi, Leo disse: - Non è ancora tornata com'era ? - Tornata? Dov'è Roni? Che cos'è questo? Leo aprì gli occhi. Non era Roni Fugate la cosa che aveva davanti, neppure una sua lontana parvenza; era una pozzanghera. ma non di acqua. La pozzanghera era viva, e vi nuotavano grigi frammenti appuntiti e seghettati. La densa e mobile materia della pozzanghera debordò a poco a poco, poi tremolò e si ritrasse in sé; nel suo centro, i frammenti di materiale grigio si unirono, manifestando una certa coerenza e assumendo la forma di una palla non precisamente sferica, in cima alla quale fluttuavano filamenti di capelli annodati e intrecciati. Presero vagamente forma le vuote cavità oculari; stava assumendo l'aspetto di un teschio, ma di una qualche forma di vita di là da venire: il suo desiderio inconscio che lei sperimentasse l'evoluzione in tutti gli aspetti più orribili aveva dato vita a questa mostruosità. La mandibola schioccava, aprendosi e chiudendosi come manovrata da perfidi fili nascosti in profondità; sguazzando qua e là nel fluido della pozzanghera, gracchiò: - Vedi, signor Bulero, la ragazza non avrebbe vissuto così a lungo. Non lo hai tenuto in considerazione -. Senza ombra di dubbio, benché giungesse flebile, non si trattava della voce di Roni Fugate, bensì di quella di Monica, come se stesse tamburellando sull'estremità di una corda incerata. - L'hai resa ultracentenaria, ma lei vivrà solo settant’anni. Quindi, è restata morta per trent'anni, solo che tu l'hai riportata in vita; è questo che intendevi. E quel che è peggio... - La mandibola senza denti si dimenò e le cavità oculari deserte si spalancarono. - Si è evoluta non da viva, bensì sottoterra -. Il teschio smise di sibilare; poi, gradualmente, si disintegrò; le sue parti tornarono a vagare, e quella parvenza di organizzazione si dissipò. Dopo un po', Barney disse: - Portaci fuori di qui, Leo. Leo disse: - Ehi, Palmer -. La sua voce uscì incontrollata, infantile e impaurita. - Ehi, sai una cosa? Mi arrendo, davvero. Il tappeto dell'ufficio, sotto i suoi piedi, si decompose, riducendosi in poltiglia, e poi sbocciò e, vivo, prese la forma di fibre verdi: Leo vide che stava trasformandosi in erba. Le pareti franarono, crollarono polverizzate; il pulviscolo ricadeva silenzioso come cenere. E in alto il cielo azzurro e freddo fece la sua comparsa, intatto. Seduta sull'erba, con il bastone in grembo e la valigetta contenente il dottor Smile al suo fianco, Monica disse: - Volevi che il signor Mayerson rimanesse? Non credo. L'ho fatto scomparire insieme a tutto quello che avevi creato. Okay? - Gli sorrise. 57
- Okay - assentì lui, con un filo di voce. Guardandosi intorno ora vedeva solo la distesa di verde; persino la polvere di cui era composta la P. P. Layouts, l'ufficio e il suo contenuto umano, era svanita, se si escludeva lo strato opaco rimastogli sulle mani e sui vestiti. Con un riflesso, se lo scrollò di dosso. Monica disse: - «Polvere siete, e polvere...». - Okay! - gridò lui. - Ho capito, non c'è bisogno che continui a martellarmi il cranio con questa storia. Dunque era irreale, e allora? Insomma, uno a zero per te, Eldritch: tu puoi fare tutto quello che vuoi, qui, e io non esisto, sono solo un fantasma -. Provò odio nei confronti di Palmer Eldritch e pensò: « Se mai uscirò di qui, se riesco a sfuggirti, bastardo...». - Su, su - disse la ragazzina, facendo ballare gli occhi. - Non devi più usare quel linguaggio, davvero. Non te lo permetterò. Non ti dico neppure quello che ti farò se continuerai, ma tu mi conosci, signor Bulero. Giusto? Leo disse: - Giusto -. Si allontanò di alcuni passi, estrasse un fazzoletto e si deterse il sudore sopra il labbro superiore, sul collo e nell'incavo al di sotto del pomo d'Adamo, dov'era così difficile radersi, la mattina. «Dio» pensò «aiutami. Ti prego. Se lo farai, se riuscirai a penetrare in questo mondo, farò qualsiasi cosa vorrai; adesso non ho paura, sto male. Finirò per morire, anche se questo corpo è solo un ectoplasma, una specie di fantasma». Era piegato, stava male; vomitò sull'erba. Durò a lungo - così gli parve - ma poi si riprese: fu in grado di voltarsi e tornare lentamente dalla bambina seduta vicino alla valigetta. - Condizioni - disse la bambina, seccamente. - Stabiliremo una chiara relazione d'affari tra la mia compagnia e la tua. Noi abbiamo bisogno della vostra stupenda rete di satelliti pubblicitari, del vostro sistema di trasporti con l'ultimo modello di astronavi interplanetarie e delle vostre piantagioni estensive, Dio solo sa quanto, su Venere; noi vogliamo tutto, Bulero. Coltiveremo il lichene dove ora voi coltivate il Can-D, lo trasporteremo con le stesse astronavi, raggiungeremo i coloni per mezzo dei vostri soliti spacciatori ben addestrati ed esperti, faremo pubblicità servendoci di professionisti come Allen e Charlotte Faine. Il CanD e il Chew-Z non si faranno concorrenza, perché ci sarà un solo prodotto, il Chew-Z: tu stai per annunciare il tuo ritiro. Mi hai capito, Leo? - Certo - disse Leo. - Ci sento. - Lo farai ? - Okay - disse Leo. E balzò addosso alla bambina. Le mani di lui le si chiusero attorno al collo. Strinse. Lei lo fissò in volto, irrigidita, le labbra increspate, silenziosa, senza neppure cercare di lottare, di graffiarlo o di allontanarlo. Lui continuò a stringere, così a lungo che gli sembrò che le mani si fossero saldate a lei, fissate per sempre, come le radici nodose di qualche pianta antica, malata, ma ancora viva. Quando lasciò la presa, lei era morta. Il corpo si piegò in avanti, poi si torse e cadde su un fianco, finendo supino sull'erba. Nessuna traccia di sangue. Neppure un segno della lotta, se non fosse stato per la gola livida, striata e rossonerastra. Lui si alzò in piedi, pensieroso: «Be', già fatto? Se lui, o lei o qualsiasi cosa fosse, muore qui, che cosa succede?». Ma il mondo simulato non scomparve. Si era aspettato che svanisse con lo svanire della vita di lei - di Eldritch. Perplesso, restò immobile, annusando l'aria, ascoltando un vento lontano. Nulla era cambiato, se si escludeva il fatto che la ragazzina era morta. Perché? Che cosa aveva minato le basi su cui aveva agito? Si era sbagliato, incredibilmente. Chinandosi, accese il dottor Smile: - Spiegamelo tu -gli disse. 58
Obbediente, il dottor Smile dichiarò, con voce metallica: - Lui è morto qui, signor Bulero. Ma nella sua residenza sulla Luna... - Okay - disse Leo rudemente. - Be', dimmi come posso andarmene da questo posto. Come faccio a tornare sulla Luna, a... - Fece dei gesti. - Sai cosa voglio dire. Alla realtà. - In questo momento - spiegò il dottor Smile - Palmer Eldritch, benché notevolmente arrabbiato, le sta iniettando in vena una sostanza che annulla l'effetto della soluzione di Chew-Z precedentemente somministratale; vi ritornerà tra breve -. Aggiunse: - In breve, cioè addirittura all'istante, secondo lo scorrere del tempo in quel mondo. Quanto a questo... - Soffocò un risolino. - Potrebbe risultare più lungo. - Quanto di più ? - Oh, anni - disse il dottor Smile. - Ma, magari, anche meno. Giorni? Mesi? La cognizione del tempo è soggettiva, perciò vedremo quanto le sembrerà lungo, non è d'accordo ? Sedendosi stancamente vicino al corpo della bambina, Leo sospirò, chinò la testa, con il mento contro il petto di lei, e si mise ad aspettare. - Le terrò compagnia - disse il dottor Smile - se posso. Ma temo che senza la vivificante presenza del signor Eldritch... - La sua voce, si accorse Leo, si era fatta flebile, e anche più lenta. - Nulla può reggere questo mondo - intonò debolmente - tranne il signor Eldritch. Perciò, mi dispiace... La sua voce svanì del tutto. C'era solo silenzio. Persino il vento in lontananza era cessato. «Quanto?» si chiese Leo. E poi era curioso di scoprire se poteva, come in precedenza, fare qualcosa. Gesticolando alla maniera di un ispirato direttore d'orchestra, con le mani che si contorcevano, tentò di creare nell'aria davanti a sé un taxi-jet. Alla fine apparve un esile contorno. Incorporeo, incolore, quasi trasparente. Leo si alzò in piedi, si avvicinò e tentò di nuovo con tutte le sue forze. Per un attimo parve acquistare colore e consistenza, e poi, all'improvviso, divenne immobile; come un guscio di chitina, rigido e svuotato, ebbe un cedimento e andò in frantumi. I frammenti, al massimo bidimensionali, volarono via e turbinarono, rompendosi in pezzi ancora più piccoli; lui fece dietro-front e se ne andò disgustato. «Che casino» disse tra sé, depresso. Continuò a camminare, senza meta. Finché, all'improvviso, non si accorse di qualcosa nell'erba, qualcosa di morto; lo vide lì disteso e cautamente si avvicinò. «Ecco» pensò. «L'ultima conferma di quello che ho fatto». Diede un calcio al gluck morto con la punta della scarpa; la punta lo trapassò, e Leo si ritrasse, inorridito. Procedendo, le mani sprofondate nelle tasche, chiuse gli occhi e si rimise a pregare, ma distrattamente questa volta: era solo un desiderio incoativo, e allora gli fu chiaro. «Lo ucciderò nel mondo reale» disse tra sé. «Non solo qui, come ho fatto, ma anche nel modo riportato dai giornali. Non per me, e neppure per salvare la P. P. Layouts e le vendite del Can-D. Bensì per...» lui sapeva quel che intendeva. «Per tutti gli abitanti del sistema solare. Perché Palmer Eldritch è un invasore, e questa è la fine che faremo tutti, a vagare, come me, su una distesa di cose morte ridotte a nient'altro che frammenti casuali: ecco la 'reincarnazione' che ha promesso a Hepburn-Gilbert». Per un certo tempo continuò a vagare, poi, a tappe, tornò sui suoi passi fino alla valigetta che era stata il dottor Smile. Qualcosa si piegò sulla valigetta. Una figura umana, o quasi. Vedendo Leo, si raddrizzò immediatamente; la sua testa calva produsse un luccichio, quando Leo lo osservò, sorpreso. Poi, la cosa spiccò un balzo e scappò via. Un proximiano. 59
Gli pareva, osservandolo mentre si allontanava, che ciò chiarisse la situazione. Palmer Eldritch aveva popolato il suo paesaggio con cose come questa, ed era ancora attivamente impegnato, anche dopo aver fatto ritorno al suo sistema d'origine. Questa cosa, che era appena apparsa, stimolò una profondissima intuizione nella mente dell'uomo; e lo stesso Palmer Eldritch ignorava forse di aver così popolato il suo contesto allucinatorio: il proximiano poteva benissimo essere una sorpresa anche per lui. A meno che, naturalmente, quello non fosse il sistema di Proxima. Forse sarebbe stata una buona idea quella di seguire il proximiano. Si incamminò in quella direzione e si trascinò per un tempo che gli parve durare ore; non vide nulla, solo l'erba sotto i suoi piedi e il piatto orizzonte. E allora finalmente una figura prese forma davanti a lui; vi si avvicinò e si trovò improvvisamente di fronte a un'astronave parcheggiata. Si fermò e la osservò sbalordito. Non era un'astronave terrestre, e neppure un'astronave di Proxima. Semplicemente, non proveniva da nessuno dei due sistemi. E neppure le due creature che vi gironzolavano attorno erano terrestri o proximiane: non aveva mai visto forme di vita simili, prima di allora. Alte, slanciate, con gli arti simili a giunchi e la buffa testa a uovo che, anche a quella distanza, pareva stranamente delicata. «Una razza altamente evoluta» stabilì «e però in qualche modo legata ai terrestri»; la somiglianza con questi ultimi era più marcata che non con i proximiani. Si diresse verso di loro, una mano alzata in segno di saluto. Una delle due creature si volse verso di lui, lo vide, spalancò gli occhi e diede di gomito al suo compagno; i due lo fissarono, poi il primo disse: - Mio Dio, Alee, è una delle vecchie forme. Hai presente, i para-umani. - Già - assentì l'altra creatura. - Aspettate - disse Leo Bulero. - Voi parlate la lingua della Terra, l'inglese del XXI secolo, perciò dovreste aver già visto un terrestre prima d'ora. - Terrestre? - fece quello chiamato Alec. - Noi siamo terrestri. Che diavolo sei tu? Uno scherzo di natura morto da secoli, ecco cosa sei. Be', magari non da secoli, ma comunque da molto tempo. - Dev'esserci ancora un'enclave abitata da queste creature, su questa luna - disse il primo. Poi, rivolto a Leo: - Quanti uomini primitivi ci sono con te ? Dai, amico, non ti faremo del male. Ci sono delle donne? Potete riprodurvi ? - Rivolto al suo compagno, disse: Sembrano secoli. Cioè, devi tener presente che ci siamo evoluti nell'ordine di migliaia di anni, di botto. Se non fosse per il dottor Denkmal, questi uomini primitivi sarebbero ancora... - Denkmal - disse Leo. Dunque era quello il risultato finale della Terapia E di Denkmal; non erano molto avanti nel tempo, forse solo alcuni decenni. Percepì, come loro, un abisso di un milione di anni, anche se, di fatto, si trattava di un'illusione; lui stesso, una volta conclusa la terapia, avrebbe potuto assomigliare a loro. Solo che il rivestimento chitinoso era sparito, e quello era stato uno dei primi caratteri dei tipi evoluti. - Io frequento la sua clinica - disse ai due. - Una volta alla settimana. A Monaco. Mi sto evolvendo, su di me sta funzionando -. Si avvicinò a loro e li studiò con attenzione. - Dov'è finito il rivestimento? chiese. - Per proteggervi dal sole... - Ah, quel periodo di surriscaldamento fasullo è finito - disse il tipo chiamato Alee, con un gesto di derisione. - Erano i proximiani, in combutta con il rinnegato. Lo sai. O no? - Palmer Eldritch - disse Leo. - Già - disse Alee, annuendo. - Ma l'abbiamo preso. Proprio qui su questa luna. Ora è adibita a sacrario... non per noi, ma per i proximiani; vengono qui di nascosto in adorazione. Ne hai visto qualcuno? Abbiamo il compito di arrestare tutti quelli che incontriamo: 60
questo è territorio del sistema solare, appartiene all'ONU. - Intorno a quale pianeta orbita questa luna ? - chiese Leo. I due terrestri evoluti sogghignarono. - Alla Terra - disse Alec. - È artificiale. Si chiama Sigma 14-B, costruita anni fa. Non esisteva ai tuoi tempi ? Doveva esserci: è davvero molto vecchia. - Credo di sì - disse Leo. - Quindi, potete portarmi sulla Terra. - Sicuro -. I due terrestri evoluti assentirono con un cenno. - In effetti, decolleremo tra mezz'ora; ti ci porteremo... e con te tutta la tua tribù. Dicci solo dove. - Sono solo - disse Leo, offeso - e comunque non saremmo certo una tribù: non veniamo dalla preistoria -. Si chiese come avesse fatto a giungere lì in quell'epoca futura. O si trattava forse di un'illusione, costruita dal grande allucinatore, Palmer Eldritch ? Perché mai avrebbe dovuto ritenere che questo contesto fosse più reale di Monica, la bambina, o dei gluck, o della P. P. Layouts sintetica in cui era stato... e che aveva visto crollare ? Questo era il futuro immaginato da Palmer Eldritch, questi erano i meandri della sua mente brillante e creativa, mentre attendeva, nella sua residenza sulla Luna, che svanissero gli effetti dell'iniezione di Chew-Z in vena. Nient'altro. Anzi, persino dal luogo in cui si trovava, riusciva a intravedere attraverso l'astronave parcheggiata, la linea dell'orizzonte; l'astronave era leggermente trasparente, anzi, piuttosto incorporea. E poi c'erano i due terrestri evoluti: ondeggiavano in una lieve ma generale distorsione che gli ricordava i giorni in cui era affetto da astigmatismo, prima di ricevere, in seguito a un trapianto chirurgico, occhi completamente sani. I due non erano esattamente a fuoco. Allungò una mano verso il primo dei due terrestri. - Mi piacerebbe stringervi la mano disse. Anche Alec, il terrestre, tese la mano, sorridendo. La mano di Leo penetrò in quella di Alee, riemergendo dall'altra parte. - Ehi - disse Alec, aggrottando le ciglia; immediatamente, a mo' di pistone, ritirò il braccio. - Che succede? - Rivolto al suo compagno, disse: - Questo tipo non è reale; avremmo dovuto sospettarlo. Lui è... com'è che li chiamavano ? Uno di quelli che masticavano quella diabolica droga che Eldritch aveva beccato nel sistema di Proxima. Un chooser ecco cos'è. È un fantasma -. Guardò Leo di traverso. - Davvero ? - disse Leo debolmente, accorgendosi che Alec aveva ragione. Il suo corpo reale si trovava sulla Luna; lui non si trovava realmente in quel luogo. Ma da che cosa erano stati creati i due terrestri evoluti ? Forse non erano frutto della fertile mente di Eldritch; forse solo loro si trovavano realmente in quel luogo. Intanto, quello chiamato Alec lo stava fissando. - Sai - disse Alec al suo compagno - questo chooser ha un'aria familiare. Ho visto una sua foto sui giornali. Sono sicuro -. Rivolto a Leo, disse: - Come ti chiami, chooser? - Il suo sguardo si fece più duro, più intenso. - Mi chiamo Leo Bulero - disse Leo. I due terrestri evoluti sobbalzarono per la sorpresa. - Ehi - esclamò Alec - ovvio che mi sembrava di riconoscerlo. È il tipo che ha ucciso Palmer Eldritch! - Rivolto a Leo, disse: Tu sei un eroe, amico. Scommetto che non lo sai, perché sei solo un semplice chooser, giusto? E sei tornato a visitare questo posto perché è storicamente il... - Non è tornato - interloquì il suo compagno. - Lui arriva dal passato. - Può ancora tornare indietro - disse Alec. - Questo è una specie di secondo avvento per lui, dopo aver vissuto nel suo tempo; è ritornato... okay, posso dirlo ? - Rivolto a Leo, disse: - Sei tornato in questo luogo perché è in relazione con la morte di Palmer Eldritch -, Si voltò e prese a correre in direzione dell'astronave parcheggiata. - Vado a riferirlo ai giornali - gridò. - Forse riusciranno a farti una foto... Lo spettro del Sigma 14-B -. Gesticolava in 61
preda all'eccitazione. - Adesso sì che i turisti vorranno venire a visitare questo posto. Ma stai attento: anche il fantasma di Eldritch, il suo chooser, si farà vedere da queste parti. Per ripagarti di quello che hai fatto -. L'idea non sembrava rallegrarlo particolarmente. Leo disse: - Eldritch è già qui. Alee si fermò, poi tornò indietro lentamente. - Davvero? - Prese a guardarsi intorno nervosamente. - Dov'è? Nei paraggi? - È morto - disse Leo. - L'ho ucciso. L'ho strangolato -. Non provava alcuna emozione al riguardo, solo stanchezza. Com'era possibile andar fieri dell'uccisione di una persona, specialmente di una bambina? - Sono costretti a ripetere la stessa scena per l'eternità - disse Alee, impressionato e con gli occhi sbarrati. Scosse la sua grande testa a uovo. Leo disse: - Io non stavo ripetendo proprio niente. Questa era la prima volta -. Poi pensò: «E non era neanche quella vera. Quella deve ancora venire». - Cioè - disse Alec lentamente - vuoi dire che... - Devo ancora farlo in realtà - gracchiò Leo. - Ma uno dei miei consulenti pre-mod mi ha detto che non ci vorrà molto. Probabilmente -. Non era inevitabile, e lui non riusciva a dimenticarsene. Anche Eldritch lo sapeva, e questo spiegava tutti gli sforzi da lui compiuti, qui e ora: stava cercando, o almeno sperava, di sfuggire alla morte. - Dai - disse Alec, rivolto a Leo - vieni a dare un'occhiata alla lapide che commemora l'evento -. Lui e il suo compagno fecero strada; Leo, con riluttanza, li seguì. - I proximiani disse Alee, voltando la testa da un lato - cercano continuamente di... lo sai. Di disseccarla. - Dissacrarla - lo corresse il suo compagno. - Già - disse Alec, annuendo. - In ogni caso, eccoci arrivati -. Si fermò. Davanti a loro si ergeva un'imitazione - pur sempre impressionante - di una colonna di granito; su di essa era stata assicurata una targa di ottone, all'altezza degli occhi. Leo, pur sentendo di commettere un errore, lesse la targa. IN MEMORIAM. IN QUESTO LUOGO, NEL 2016 D.C., PALMER ELDRITCH, IL NEMICO DEL SISTEMA SOLARE, FU UCCISO IN LEALE COMBATTIMENTO DAL TERRESTRE LEO BULERO, PALADINO DEI NOSTRI NOVE PIANETI. - Uhh - esclamò Leo, impressionato suo malgrado. Rilesse la targa. E poi ancora una volta. - Sarei curioso di sapere - disse, quasi rivolto a se stesso - se Palmer ha visto questa cosa. - Probabilmente sì - disse Alec - se è un chooser. La formula originale del Chew-Z causava quelle che il produttore, cioè Eldritch, chiamava «suggestioni temporali». E quello che ti sta succedendo ora: tu occupi un locus anche se sei morto da alcuni anni. Comunque, immagino che ora tu sia morto -. Rivolto al compagno, disse: - Adesso Leo Bulero è morto, vero? - Diavolo, sicuro - disse il compagno. - Da alcuni decenni. - Anzi, credo di aver letto... - esordì Alec, poi si interruppe e si mise a guardare oltre Leo; diede di gomito al compagno. Leo si voltò per vedere che cosa fosse. Un cane bianco, ispido, magrissimo e disgraziato, si stava avvicinando. - È tuo? - chiese Alee. - No - disse Leo. - Sembra il cane di un chooser - disse Alec. - Vedi? Si può vedere in trasparenza -. I tre osservarono il cane che veniva verso di loro e poi li superava, diretto verso il monumento. Alec raccolse un sasso e lo scagliò contro il cane; il sasso lo trapassò e finì al di là nell'erba. Era il cane di un chooser. 62
Mentre i tre lo osservavano, il cane si fermò presso il monumento, sembrò fissare brevemente la targa, e poi... - Defecazione! - strillò Alec, con il volto che gli si fece rosso di rabbia. Corse verso il cane, agitando le braccia, e cercò di prenderlo a calci; poi allungò la maro verso la pistola laser che portava alla cintura, ma mancò la presa per l'agitazione. - Dissacrazione - lo corresse il compagno. Leo disse: - È Palmer Eldritch -. Eldritch stava manifestando il suo disprezzo nei confronti del monumento, la totale assenza di preoccupazione, da parte sua, riguardo al futuro. Non sarebbe mai esistito quel monumento. Il cane trotterellò via, tranquillo, e i due terrestri evoluti imprecarono inutilmente mentre se ne andava. - Sei sicuro che non sia il tuo cane ? - domandò Alee, sospettoso. - A quanto ne so io tu sei l'unico chooser, qui intorno -. Squadrò Leo. Leo iniziò a rispondere, a spiegar loro quello che era successo: era importante che capissero. E a quel punto, senza preavviso di alcun tipo, i due terrestri evoluti scomparvero; la distesa erbosa, il monumento, il cane che si allontanava - l'intero panorama svaporò, come se l'apparecchio con cui era stato proiettato, consolidato e alimentato si fosse spento. Vide solo una bianca estensione vuota, un bagliore focalizzato, come se non ci fosse alcuna diapositiva 3-D nel proiettore. «La luce» pensò «che sottende l'intreccio di fenomeni da noi chiamato 'realtà'». A quel punto si trovò seduto nella stanza spoglia nella residenza di Palmer Eldritch sulla Luna, di fronte al tavolo su cui poggiava il congegno elettronico. Il congegno, o l'aggeggio, o qualunque cosa fosse, disse: - Sì, l'ho visto il monumento. È previsto nel 45 per cento circa dei futuri. Ha un po' meno della metà delle probabilità, quindi non sono particolarmente preoccupato. Un sigaro ? - Di nuovo, la macchina tese a Leo un sigaro acceso. - No - disse Leo. - Ti lascerò andare - disse il congegno - per un breve periodo, diciamo ventiquattr'ore. Puoi tornare al tuo ufficetto, alla tua minuscola compagnia sulla Terra: quando sarai laggiù voglio che tu rifletta sulla situazione. Ora hai visto il Chew-Z in azione, e comprenderai che il tuo prodotto antidiluviano, il Can-D, non può essergli neppure lontanamente paragonato. Inoltre... - Stronzate - disse Leo. - Il Can-D è superiore. - Be', pensaci su - disse l'aggeggio elettronico, fiducioso. - D'accordo - disse Leo. Si alzò in piedi, rigido. Era davvero stato sul satellite terrestre artificiale Sigma 14-B ? Bisognava chiederlo a Felix Blau: gli esperti erano in grado di stabilirlo. Era inutile preoccuparsene ora. Il problema immediato era abbastanza serio: non era ancora riuscito a sottrarsi al controllo di Palmer Eldritch. Sarebbe riuscito a fuggire solo quando - e se - Eldritch avesse deciso di rilasciarlo. Quella era una palese realtà, dura da accettare. - Vorrei farti notare - disse il congegno - che ho mostrato misericordia nei tuoi confronti, Leo. Avrei potuto mettere... be', diciamo, un punto in fondo alla frase che compone la tua breve vita. E in un qualsiasi momento. Perciò mi aspetto, insisto, che tu prenda molto seriamente in considerazione la possibilità di comportarti allo stesso modo. - L'ho già detto: ci penserò su - rispose Leo. Era nervoso, come se avesse bevuto troppe tazzine di caffè, e desiderava andarsene al più presto; aprì la porta della stanza e uscì nel corridoio. Come fece per chiudere la porta dietro di sé, il congegno elettronico disse: - Se non ti decidi a unirti a me, Leo, non avrò esitazioni. Ti ucciderò. Devo farlo, per salvare me stesso. Capisci? 63
- Capisco - disse Leo, e si chiuse la porta alle spalle. «Anch'io devo farlo» pensò. «Devo ucciderti... o forse potremmo metterla giù meno esplicitamente, con una formula che si usa per gli animali: devo mandarti in letargo. «E devo farlo non solo per salvare me stesso, bensì per tutti gli abitanti del sistema, e questa è la gente su cui conto. Ad esempio, quei due soldati terrestri evoluti in cui mi sono imbattuto presso il monumento. Devo farlo per loro, affinché abbiano qualcosa a cui fare la guardia». Lentamente risalì il corridoio. In fondo c'era il gruppo di omeogiornalisti; non se n'erano ancora andati, né avevano ancora potuto fare le loro interviste: praticamente era passato pochissimo tempo. Dunque, su questo punto Palmer aveva ragione. Unendosi ai giornalisti, Leo si rilassò e si sentì molto meglio. Forse, a quel punto, se ne sarebbe andato; forse Palmer Eldritch l'avrebbe davvero lasciato andare. Avrebbe vissuto abbastanza da poter tornare al mondo, ad annusare, vedere, dissetarsi. Ma in fondo lo sapeva bene. Eldritch non l'avrebbe mai lasciato andare; prima, era necessario che uno di loro venisse distrutto. Sperava di non essere lui a soccombere. Ma ebbe il terribile presagio, nonostante il monumento, che avrebbe potuto benissimo toccare a lui.
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Sette La porta dell'ufficio di Barney Mayerson, spalancata, rivelava un Leo Bulero piegato dalla stanchezza, ancora sporco per il viaggio. - Non hai tentato di aiutarmi. Dopo un po' Barney rispose: - È vero -. Era inutile cercare di spiegare il motivo, non perché Leo non sarebbe riuscito a capirlo o a crederci, ma per la ragione in sé. Era assolutamente inadeguata. Leo disse: - Sei licenziato, Mayerson. - Okay -. E pensò: «Comunque, sono vivo. Mentre se tossi andato in cerca di Leo ora non lo sarei». Con le dita intorpidite iniziò a raccogliere i suoi oggetti personali dalla scrivania, facendoli poi cadere in una valigia da rappresentante. - Dov'è la signorina Fugate? - domandò Leo. - Prenderà il tuo posto -. Si avvicinò a Barney e lo scrutò. - Perché non sei venuto a recuperarmi? Dimmi qual è la dannata ragione, Barney. - Ho guardato nel futuro. Il prezzo sarebbe stato troppo alto per me. La vita. - Ma non era necessario che venissi tu di persona. La nostra è una grande compagnia... avresti potuto organizzare un commando, e dirigere le operazioni da qui. Giusto? Era vero. Non ci aveva neppure pensato. - Dunque - disse Leo - devi aver desiderato che mi capitasse una disgrazia. Non c'è altra interpretazione possibile. Forse inconsciamente. È così? - Immagino di sì - ammise Barney. Perché di sicuro lui non se n'era reso conto. Comunque, Leo aveva ragione: per quale altro motivo avrebbe dovuto sottrarsi alla responsabilità di decidere che un commando armato, come aveva suggerito Felix Blau, partisse dalla P. P. Layouts diretto sulla Luna ? Risultava così ovvio, ora. Così evidente. - Ho vissuto un'esperienza terribile - disse Leo - nel dominio di Palmer Eldritch. È un dannato mago, Barney. Ha fatto ogni genere di cosa con me, cose che tu e io non ci siamo mai neppure sognati. Per esempio, si è trasformato in una ragazzina, mi ha mostrato il futuro, forse soltanto involontariamente, ha costruito un intero universo, in cui c'era anche un orribile animale, il gluck, oltre a un'illusoria New York City, con te e Roni. Che casino -. Scosse il capo, confuso. - Dove andrai? - C'è un solo posto dove io possa andare. - E quale sarebbe ? - Leo gli diede un'occhiata apprensiva. - C'è solo un'altra persona a cui potrebbe servire il mio talento pre-mod. - Allora sarai mio nemico! - Lo sono già. Per quanto ti riguarda -. E aveva intenzione di considerare corretto il giudizio di Leo, l'interpretazione data da Leo della sua mancanza di iniziativa. - Ucciderò anche te allora - disse Leo. - insieme a quel mago balordo, il cosiddetto Palmer Eldritch. - Perché «cosiddetto»? - Barney alzò rapidamente lo sguardo e smise di impacchettare le sue cose. - Perché sono sempre più convinto che non si tratta di un essere umano. Non sono mai riuscito a mettergli gli occhi addosso, se non sotto l'effetto del Chew-Z; altrimenti, si è sempre rivolto a me attraverso un'estensione elettronica. - Interessante - disse Barney. - Vero? E tu sei così corrotto che andresti a chiedere lavoro alla sua ditta. Anche se magari lui potrebbe essere un proximiano imparruccato o peggio, qualche dannata cosa che è penetrata nella sua astronave, all'andata o al ritorno, nelle profondità dello spazio, lo ha divorato e ha preso il suo posto. Se avessi visto i gluck... 65
- E allora, Cristo - disse Barney - non costringermi a farlo. Tienimi qui. - Non posso, dopo che hai mancato di lealtà nei miei confronti -. Leo distolse lo sguardo, e deglutì. - Vorrei non provare risentimento per te, in questo modo freddo e razionale, ma... - Serrò i pugni, senza scopo. - È stato orribile: mi ha praticamente distrutto. Poi ho incontrato due terrestri evoluti, ed è andata meglio. Finché Palmer Eldritch non è apparso sotto forma di cane e ha pisciato sul monumento -. Fece una smorfia di odio. - Devo ammettere che ha dimostrato con estrema chiarezza la sua opinione: non c'era modo di equivocare il suo disprezzo. Aggiunse, quasi rivolto a se stesso: - È persuaso della propria vittoria, crede di non aver nulla da temere, anche dopo aver visto quella targa. - Augurami buona fortuna - disse Barney. Tese la mano; si diedero una rapida e rituale stretta, e poi Barney se ne andò dall'ufficio, oltrepassò la scrivania della sua segretaria e imboccò il corridoio centrale. Si sentiva svuotato e poi riempito di un inutile e volgare materiale di scarto, come di paglia. Nient'altro. Mentre aspettava l'ascensore, sopraggiunse Roni Fugate, senza fiato; il suo bel viso era animato da una certa preoccupazione. - Barney... ti ha licenziato? Lui annuì. - Oh, caro - disse lei. - E adesso? - Adesso - fece lui - passerò dall'altra parte. O la va o la spacca. - Ma come faremo a stare insieme, se io lavoro per Leo e tu... - Non ne ho la minima idea - disse Barney. L'ascensore a regolazione automatica era arrivato, e Barney vi entrò. - Ci vediamo - disse, e premette il bottone; le porte si chiusero, escludendo Roni dal suo campo visivo. «Ci vedremo in quello che i neocristiani chiamano inferno» pensò. «Non prima, probabilmente. A meno che questo non sia già l'inferno, e potrebbe benissimo esserlo». Emerse dalla P. P. Layouts al livello della strada, e rimase sotto lo scudo protettivo antitermico, in cerca delle insegne di un taxi. Quando un taxi si fermò e lui si mosse per raggiungerlo, una voce affannata lo chiamò dall'ingresso dell'edificio. - Barney, aspetta. - Sei fuori di te - le disse. - Torna dentro. Non sprecare la tua promettente e brillante carriera insieme a quello che è rimasto della mia. Roni disse: - Stavamo per metterci a lavorare insieme, ricordi? Per tradire Leo, avevo detto. Perché ora non possiamo continuare a collaborare ? - È tutto cambiato. Per colpa della mia maledetta e perversa abulia e incapacità, o comunque si voglia chiamarla, di andare sulla Luna in soccorso di Leo -. Provava verso se stesso una sensazione diversa, ora, e non riusciva più a vedersi nella stessa luce ultracomprensiva. - Cristo, tu non vuoi più stare con me - disse alla ragazza. - Un giorno ti troverai in difficoltà, avrai bisogno del mio aiuto, e io farò a te la stessa cosa che ho fatto a Leo: ti lascerò affondare senza muovere un dito. - Ma la tua vita era in... - Lo è sempre - fece notare lui. - Qualsiasi cosa si faccia. Fa parte della commedia che siamo costretti a recitare -. Non era una giustificazione, almeno non ai suoi stessi occhi. Salì sul taxi, diede meccanicamente l'indirizzo del proprio appartamento e si lasciò andare contro lo schienale, mentre il taxi si alzava nell'infuocato cielo di mezzogiorno. A terra sotto il riparo antitermico, Roni Fugate lo guardò andar via, mettendo una mano tra i propri occhi e il sole. Senza dubbio, con la speranza che lui cambiasse idea e tornasse indietro. Ma così non fu. «Ci vuole un bel po' di coraggio» pensò lui «per guardarsi in faccia e dire onestamente: 'Sono marcio, ho fatto del male e lo farò ancora. Non è stato un caso: è frutto del mio ve66
ro, autentico io'». Il taxi iniziò ad abbassarsi. Mise una mano in tasca per prendere il portafogli e allora vide con sconcerto che quello non era il suo condominio; nel panico, tentò di capire dove si trovasse. Poi realizzò. Era il Conapt 492. Aveva dato al taxi l'indirizzo di Emily. Che botta! Un ritorno al passato. Quando le cose avevano senso. Pensò: «Quando avevo la mia carriera, sapevo quel che volevo dalla vita, sapevo persino, nel profondo, quello che ero pronto ad abbandonare, a combattere, a sacrificare... e perché. Ma adesso...». Ora aveva sacrificato la carriera, per salvarsi la vita... o almeno così era parso sul momento. E nello stesso modo, in precedenza, aveva sacrificato Emily per salvarsi la vita; era semplice. Nulla poteva essere più chiaro. Non era un obiettivo idealistico, né l'antica e nobile vocazione puritana, calvinista. Era solo l'istinto che abita e guida tutti i platelminti che strisciano sulla terra. «Cristo! » pensò. «Che cosa ho fatto? Ho anteposto me stesso prima a Emily e ora a Leo. Che razza di uomo sono? E sono stato onesto a dire a Roni che la prossima sarebbe stata lei. Sarebbe stato inevitabile. «Forse Emily può aiutarmi» disse tra sé. «Forse è per questo che mi trovo qui. Lei è sempre stata sensibile a questo tipo di cose: vedeva attraverso le illusioni autogiustificatorie che erigevo per nascondere la mia realtà interiore. E questo, ovviamente, accresceva la mia ansia di liberarmi di lei. Anzi, quella ragione da sola era sufficiente, per una persona come me. Ma... forse ora sono più preparato a resisterle». Poco dopo giunse alla porta di Emily, e suonò il campanello. «Se lei pensa che io debba entrare nello staff di Palmer Eldritch, allora lo farò» disse tra sé. «Altrimenti no. Ma lei e suo marito lavorano già per Eldritch: come potranno, onestamente, cercare di dissuadermi? Dunque, era già tutto deciso in anticipo. E forse lo sapevo anche». La porta si aprì. In un camice azzurro con macchie di argilla, alcune fresche altre secche, Emily lo fissò con gli occhi spalancati, attonita. - Ciao - disse lui. - Leo mi ha licenziato -. Attese, ma lei non disse nulla. - Posso entrare? - chiese. - Sì -. Lo condusse all'interno dell'appartamento; al centro del soggiorno, la sua familiare ruota da vasai occupava, come al solito, un notevole spazio. - Stavo modellando un vaso. È bello vederti, Barney. Se vuoi una tazza di caffè dovrai... - Sono venuto qui per chiederti un consiglio - disse. - Ma ora ho deciso, e non è più necessario -. Passeggiò fino alla finestra, mise giù la sua ingombrante valigia da rappresentante e guardò fuori. - Ti dispiace se vado avanti a lavorare ? Ho in mente una buona idea, almeno così mi è sembrata al momento -. Si strofinò la fronte, poi si massaggiò gli occhi. - Ora non so... e poi mi sento stanca. Mi piacerebbe sapere se ha a che fare con la Terapia E. - Ti stai sottoponendo alla terapia evolutiva? - Si girò di scatto per scrutarla: era cambiata fisicamente? Gli sembrava - ma forse era perché non la vedeva da troppo tempo - che i suoi tratti si fossero induriti. «L'età» pensò. «Ma...». - E come procede? - chiese lui. - Be', ho appena fatto una seduta. Ma sai... mi sento la mente così confusa. Mi sembra di non riuscire a pensare con coerenza: tutte le idee mi si aggrovigliano. - Penso che dovresti piantarla con quella terapia. Anche se è così in voga, anche se la fanno tutte le persone che contano. - Forse hai ragione. Ma loro sembrano così soddisfatti. Richard e il dottor Denkmal -. Dondolò la testa, una vecchia e familiare reazione. - Loro dovrebbero saperlo, no? - Nessuno lo sa, non esistono dati. Piantala. Ti fai sempre mettere i piedi in testa da tutti 67
-. Cercò di assumere un tono imperioso; aveva adottato quel tono innumerevoli volte, con lei, negli anni in cui erano stati insieme, e in genere funzionava. Ma non sempre. E questa, si rese conto, era una di quelle volte; aveva quello sguardo così ostinato, di rifiuto della propria abituale passività. - Penso che dipenda da me - disse in uno slancio di orgoglio. - E intendo continuare. Si strinse nelle spalle e si mise a gironzolare per l'appartamento. Non aveva alcun potere su di lei, né gliene importava. Ma era vero? Davvero non gli importava? Nella sua mente affiorò un'immagine di Emily, vittima della de-evoluzione... che, allo stesso tempo, cercava di lavorare ai suoi vasi, di essere creativa. Era buffo... e tremendo. - Ascolta - disse, in tono rude. - Se quel tipo davvero ti ama... - Ma te l'ho detto - fece Emily. - È una mia decisione -. Tornò alla sua ruota; stava per mettersi a modellare un vaso alto e grande, e lui si avvicinò per osservarlo meglio. «Bello» decise. «E tuttavia... familiare. Non ne aveva già fatto uno così?». Però, non disse nulla; si limitò a studiarlo. - Che cos'hai intenzione di fare ? - chiese Emily. - Per chi potresti lavorare? - Sembrava affettuosa, e questo gli fece ricordare come, di recente, lui avesse bloccato l'acquisto dei suoi vasi da parte della P. P. Layouts. Sarebbe stato facile, per lei, nutrire un forte risentimento nei suoi confronti, ma era tipico di lei non farlo. E ovviamente lei sapeva che era stato lui a dir di no a Richard. Barney disse: - Il mio futuro potrebbe essere già deciso. Ho ricevuto la chiamata alle armi. - Oh, no. Tu su Marte. Non riesco a immaginarmelo. - Potrò masticare il Can-D - disse. - Solo che... -«Invece di avere un progetto di Perky Pat» pensò «magari avrò un progetto di Emily. E nella mia fantasia tornerò a trascorrere il mio tempo con te, a condurre la vita cui io, deliberatamente, stupidamente, ho voltato le spalle. L'unico periodo veramente bello della mia vita: ero felice davvero. Ma ovviamente non me ne rendevo conto, perché non avevo un termine di paragone... al contrario di adesso». - Non è che magari ti piacerebbe venire con me? - disse. Lo fissò e lui ricambiò lo sguardo, entrambi zitturbati3 da ciò che lui aveva proposto. - Dico sul serio - fece lui. - Quando l'hai deciso ? - Non ha importanza quando l'ho deciso - disse. - L'importante è che io lo senta. - Importa anche quello che io sento - disse Emily, calma; riprese a modellare il vaso. Inoltre sono felicemente sposata con Richard. Ce la passiamo proprio alla grande -. La sua faccia era distesa; non c'era dubbio che fosse totalmente convinta di quel che aveva detto. Era perduto, rovinato, abbandonato nel vuoto che lui stesso si era creato intorno. E se lo meritava. Lo sapevano entrambi, senza che nessuno dei due lo dicesse. - Credo che andrò - disse lui. Neanche a questo Emily rispose. Si limitò ad annuire. - Spero in Dio - disse lui - che tu non stia devolvendo. Anche se credo di sì. Lo vedo dalla tua espressione, ad esempio. Guardati allo specchio -. Detto questo, se ne andò; la porta gli si richiuse alle spalle. Immediatamente rimpianse di aver parlato a quel modo, e però avrebbe potuto essere una bella cosa... «Le potrebbe servire» pensò. «Perché io me ne sono accorto. E non voglio che succeda; nessuno vuole. Neppure quel fesso di suo marito, che lei preferisce a me... per motivi che non saprò mai, tranne forse che il matrimonio con lui sembra voluto dal destino. Lei è destinata a vivere con Richard Hnatt, destinata a non essere più mia moglie: non si può invertire il corso del tempo. «È possibile se si mastica il Can-D» pensò «O quel nuovo prodotto, il Chew-Z. Tutti i co3
In inglese, dumfounded (N.d.T.). 68
loni lo fanno. Sulla Terra non si trova, ma su Marte, Venere, Ganimede e in ogni altra colonia di frontiera, sì. «E se viene a mancare ogni altra cosa, c'è quello». E forse era già venuta a mancare. Perché... In ultima analisi, non poteva andare da Palmer Eldritch dopo quello che costui aveva fatto - o cercato di fare - a Leo. Si rese conto di ciò mentre era all'esterno che aspettava un taxi. Davanti a lui le strade luccicavano nel meriggio, e Barney pensò: «Magari faccio due passi lì fuori. Chi potrebbe trovarmi prima che io sia morto? Nessuno, probabilmente. Sarebbe un buon modo come un altro per... «Dunque, ecco la fine della mia ultima speranza di impiego. Leo sarebbe divertito se sapesse che ho rinunciato all'occasione. Ne sarebbe sorpreso e forse anche compiaciuto. «Non foss'altro che per questo» decise «chiamerò Eldritch, gli chiederò se è disposto a darmi un lavoro». Trovò una cabina videofonica e ottenne di parlare con la residenza di Eldritch sulla Luna. - Sono Barney Mayerson - spiegò. - Prima ero il massimo consulente pre-mod di Leo Bulero: di fatto ero il suo vice alla P. P. Layouts. L'addetto al personale di Eldritch aggrottò le ciglia e disse: - Be' ? E che cosa desidera ? - Mi piacerebbe lavorare per voi. - Non abbiamo bisogno di consulenti pre-mod. Mi dispiace. - Non potrebbe chiedere al signor Eldritch? - Il signor Eldritch si è già espresso al riguardo. Barney riattaccò. Uscì dalla cabina videofonica. Non era sorpreso, a dire il vero. «Se avessero detto: 'Venga sulla Luna per un colloquio' ci sarei andato ? Si. Sarei andato, ma a un certo punto avrei mollato. Una volta appurato che mi avrebbero dato il lavoro». Tornò alla cabina videofonica e chiamò l'ufficio ONU per l'arruolamento selettivo. - Sono Barney Mayerson -, Diede il numero del suo codice di identificazione ufficiale. - Ho ricevuto la chiamata l'altroieri. Vorrei saltare le formalità e arruolarmi subito. Sono ansioso di emigrare. - L'esame fisico non può essere evitato - lo informò il burocrate ONU. - E neppure il test psicologico. Può comunque presentarsi in qualsiasi momento, anche adesso, se vuole, e farli entrambi. - Okay - disse. - D'accordo. - E dato che lei si arruola volontariamente, signor Mayerson, ha il diritto di scegliere... - Qualsiasi pianeta o luna mi va bene - disse. Riagganciò, uscì dalla cabina, trovò un taxi e comunicò l'indirizzo dell'ufficio per l'arruolamento selettivo più vicino al suo condominio. Mentre il taxi ronzava sopra il centro di New York, un altro taxi si levò in volo e sfrecciò accanto al primo, facendo oscillare gli alettoni laterali per segnalare qualcosa. - Stanno cercando di mettersi in contatto con noi - lo informò il circuito automatico del suo taxi. - Desidera rispondere ? - No - disse Barney. - Accelera -. Ma poi cambiò idea. - Puoi chiedere chi sono ? - Per radio, forse -. Il taxi restò muto per un attimo e poi dichiarò: - Affermano di avere un messaggio per lei da parte di Palmer Eldritch; vuole dirle che accetterà la sua domanda di impiego, e affinché lei non... - Ripeti - disse Barney. - Il signor Palmer Eldritch, di cui sono rappresentanti, la assumerà come da sua precedente richiesta. Sebbene sia loro regola generale... - Mi faccia parlare con loro - disse Barney. Gli fu passato un microfono. - Chi parla ? - disse Barney. 69
Una voce maschile sconosciuta disse: - Sono Icholtz. Della Chew-Z Manufacturers di Boston. Non possiamo atterrare e discutere la questione del suo impiego nella nostra ditta? - Sto andando all'ufficio di leva. Per partire volontario. - Non c'è nulla di scritto, vero ? Lei non ha ancora firmato. - No. - Bene. C'è ancora tempo. Barney disse: - Ma su Marte potrò masticare il Can-D. - Perché vuole farlo, santo Dio ? - Perché potrò stare di nuovo con Emily. - Chi è Emily ? - La mia ex moglie. Che ho cacciato di casa perché era rimasta incinta. Ora mi rendo conto che quello è stato l'unico periodo felice della mia vita. Anzi, ora la amo più che mai: invece di passarmi è aumentato. - Guardi - disse Icholtz. - Possiamo fornirle tutto il Chew-Z che desidera, che è molto meglio: può vivere per sempre in un eterno, immutabile e perfetto presente con la sua ex moglie. Quindi, non c'è problema. - Ma magari io non voglio lavorare per Palmer Eldritch. - È stato lei a fare domanda. - Ho dei dubbi - disse Barney. - Molto seri. Le farò sapere: non mi chiami, la chiamerò io. Se non mi arruolo -. Restituì il microfono al taxi. - Ecco, grazie. - È da patrioti arruolarsi - disse il taxi. - Pensa agli affari tuoi - disse Barney. - Penso che lei stia facendo la cosa giusta - disse però il taxi. - Se solo fossi andato sul satellite Sigma 14-B a salvare Leo - disse. - O era la Luna ? Ovunque fosse, adesso non riesco neppure a ricordarmene. Sembra tutto una specie di sogno distorto. Comunque, se lo avessi fatto, starei ancora lavorando per lui e tutto andrebbe bene. - Tutti commettiamo errori - disse il taxi, pietoso. - Ma alcuni di noi - disse Barney - ne compiono di fatali -. «Prima di tutto, nei confronti delle persone che amano, la moglie e i figli, e poi nei confronti del loro principale» disse tra sé. Il taxi continuò a ronzare. «E poi» disse tra sé «ne commettono anche un altro. Che riguarda la loro vita intera, e li compendia tutti. Accettare di lavorare con Palmer Eldritch o arruolarsi? Quale che sia la scelta, una cosa è certa: sarà sbagliata». Un'ora più tardi era già stato sottoposto al test fisico; lo aveva superato, e quindi il test psicologico gli fu fatto da una cosa non troppo diversa dal dottor Smile. Superò anche quello. Come stordito, prestò giuramento («Giuro di considerare la Terra madre e guida ecc»), dopodiché, con un volantino di informazioni tipo «Auguri!», fu rispedito al suo appartamento a fare i bagagli. Mancavano ventiquattr'ore alla partenza dell'astronave per... dovunque avessero deciso di mandarlo. Non ne avevano ancora fatto parola. «La notifica della destinazione» suppose «probabilmente esordirà con la formula 'ambarabà cicìcocò'». O almeno avrebbe dovuto, tenendo conto delle possibilità esistenti. «Ecco fatto» disse tra sé, provando ogni tipo di emozione: felicità, sollievo, terrore, e infine malinconia, unita a un opprimente senso di sconfitta. «Comunque» pensò, mentre tornava al suo appartamento «sempre meglio che uscire sotto il sole di mezzogiorno e di70
ventare, come dicono, 'un cane pazzo o un inglese'». O no? Comunque, era un modo più lento. Ci voleva più tempo per morire così, magari anche cinquant'anni, e questo lo attraeva di più. Ma il perché non lo sapeva. «Però» riflette «posso sempre decidere di accelerare i tempi. Nelle colonie ci sono sicuramente tante occasioni quante ce ne sono sulla Terra, forse anche di più». Mentre faceva i bagagli, per l'ultima volta tra le mura del suo amato e sudato appartamento, suonò il videofono. - Signor Bayerson... - Una ragazza, ufficiale di grado inferiore di qualche dipartimento di sottufficiali dell'apparato di colonizzazione ONU. Sorrideva. - Mayerson. - Sì. L'ho chiamata per comunicarle la sua destinazione, e lei è fortunato signor Mayerson: andrà nella fertile regione di Marte nota con il nome di Fineburg Crescent. So che le piacerà, lassù. Be', allora addio, signore, e buona fortuna -. Continuò a sorridere, almeno fino a quando lui non ne fece sparire l'immagine. Era il sorriso di una che non stava partendo. - Buona fortuna anche a lei - disse. Fineburg Crescent. Ne aveva sentito parlare; in effetti, era relativamente fertile. E comunque, i coloni, lassù, avevano degli orti: non era, come altre regioni, una distesa incolta di cristalli di metano ghiacciato e di gas che precipitavano sotto forma di violente e ininterrotte tempeste, un anno dopo l'altro. Che ci si creda o meno, lui avrebbe potuto salire in superficie, ogni tanto, uscire dal suo rifugio. In un angolo nel soggiorno del suo appartamento c'era la valigetta contenente il dottor Smile; l'accese e disse: - Dottore, farai fatica a credere a quello che sto per dirti, ma non ho più bisogno dei tuoi servigi. Addio e buona fortuna, come ha detto la ragazza che non sarebbe partita -. A mo' di spiegazione, aggiunse: - Mi sono arruolato volontario. - Cdryxxxxx - strillò il dottor Smile, a causa di un errore di calcolo giù nei sotterranei del condominio. -Ma per un tipo come lei... è praticamente impossibile. Qual è la ragione, signor Mayerson? - Pulsione di morte - disse; e spense lo psichiatra; riprese a fare i bagagli in silenzio. «Dio» pensò. «E fino a poco fa Roni e io eravamo lì a fare i nostri piani; stavamo per liquidare Leo in grande stile e passare dalla parte di Eldritch, sollevando un enorme polverone. Che fine ha fatto tutto questo ? Te lo dico io che fine ha fatto» disse tra sé. «Leo ha agito più rapidamente. «E ora Roni mi ha sostituito. Proprio quello che voleva». Più ci pensava e più si arrabbiava, in un modo un po' confuso. Ma non c'era più nulla che potesse fare, a questo riguardo; almeno, non in questo mondo. Magari masticando il Can-D o il Chew-Z avrebbe potuto traslarsi in un universo in cui... Bussarono alla porta. - Ciao - disse Leo. - Posso accomodarmi? - Entrò nell'appartamento, asciugandosi l'immensa fronte con un fazzoletto piegato. - Giornata torrida. Ho guardato sul giornale ed è salita di sei decimi di... - Se sei venuto per offrirmi di tornare al mio lavoro - disse Barney, smettendo di fare i bagagli - è troppo tardi, perché mi sono arruolato. Parto domani per Fineburg Crescent -. Sarebbe stata la beffa conclusiva, se Leo avesse voluto far pace, il giro finale della cieca ruota del creato. - Non sto per offrirti di tornare al tuo lavoro. E so che sei stato coscritto: ho i miei informatori all'arruolamento selettivo, e poi mi ha avvertito il dottor Smile. Lo pagavo, tu questo non lo sai, ovviamente, perché mi tenesse al corrente sui progressi nell'aumento del tuo stress. 71
- Che cosa vuoi, allora ? Leo disse: - Voglio che tu faccia un lavoro con Felix Blau. È tutto sistemato. - Trascorrerò il resto della mia vita a Fineburg Crescent. Non lo capisci? - disse Barney. - Rilassati. Sto cercando di cavare il possibile da una situazione pessima, e ti converrebbe fare come me. Abbiamo agito entrambi troppo avventatamente, io nel licenziarti, tu nel consegnarti al draculesco ufficio per l'arruolamento selettivo. Barney, penso di sapere come mettere in trappola Palmer Eldritch. Ne ho parlato con Blau e l'idea gli piace. Tu devi fingerti un colono... - Leo si corresse. - O meglio andare avanti a vivere la tua normale vita da colono, diventare uno del gruppo. Dunque, uno di questi giorni, probabilmente la prossima settimana, Eldritch inizierà a spacciare Chew-Z nella tua zona. Potrebbero contattarti anche subito, o almeno questa è la nostra speranza. Ci contiamo. Barney si alzò in piedi. - E io dovrei affrettarmi a comprare. - Esatto. - Perché? - Sporgerai denuncia all'ONU, ti aiuteranno i ragazzi del nostro ufficio legale. Dichiarerai che quella maledetta schifosa merda sacrilega ha prodotto su di te effetti collaterali altamente tossici, non importa quali, per il momento. Ti trasformeremo in un caso esemplare, e costringeremo l'ONU a bandire il Chew-Z in quanto nocivo e pericoloso... Impediremo che arrivi sulla Terra. In effetti, è l'ideale: tu che lasci il lavoro alla P. P. e ti arruoli; non avrebbe potuto succedere in un momento migliore. Barney scosse il capo. - Che cosa significa? - disse Leo. - Non ci sto. - Perché? Barney si strinse nelle spalle. In effetti non lo sapeva. - Dopo averti mollato a quel modo... - Ti sei fatto prendere dal panico. Non sapevi quello che facevi. Avrei dovuto dire al dottor Smile di contattare il capo del servizio di vigilanza della nostra compagnia, John Seltzei. D'accordo, hai fatto un errore. È acqua passata. - No - disse Barney E pensò: «Per via di quello che ho imparato su me stesso da questa storia: non posso dimenticarlo. Certe intuizioni procedono solo in un senso: finiscono dritte al cuore. E sono avvelenate». - Non tormentarti, Cristo. Voglio dire, è malsano. Hai ancora tutta la vita davanti, anche se a Fineburg Crescent; insomma, probabilmente saresti stato arruolato comunque. Giusto? Sei d'accordo? - In preda all'agitazione, Leo camminava avanti e indietro per il soggiorno. - Che casino. Va bene, non aiutarci: lascia che Eldritch e quei proximiani facciano quello che credono, che si impadroniscano del sistema solare o, peggio, dell'intero universo, a cominciare da noi -. Si fermò e lanciò a Barney un'occhiata torva. - Lascia... che ci pensi su. - Aspetta di provare il Chew-Z. Vedrai. Ci contaminerà tutti, dal profondo alla superficie: è l'alienazione totale -. Ansimante per lo sforzo, Leo si interruppe per tossire con violenza. - Troppi sigari - disse, con voce fioca. - Cristo -. Guardò Barney. - Il tipo mi ha dato un giorno, lo sai? È convinto che io scenderò a patti, e in caso contrario... - Fece schioccare le dita. - Non raggiungerò Marte così presto - disse Barney. - Figurati se riesco a procurarmi un ciocco di Chew-Z da un pusher. - Lo so -. La voce di Leo era dura. - Ma non riuscirà a distruggermi così presto; gli ci vorranno settimane, forse addirittura mesi. E prima di allora noi porteremo in tribunale qualcuno che possa dimostrare di aver subito dei danni. Mi rendo conto che non ti sem72
brerà granché, ma... Barney disse: - Contattami quando sarò su Marte al mio rifugio. - Lo farò! Lo farò! - E poi, quasi a se stesso: - E questo darà un senso alla tua vita. - Cosa? - Niente, Barney. - Spiegati. Leo si strinse nelle spalle. - Diavolo, so in che pasticcio ti trovi. Roni ti ha soffiato il posto, avevi ragione. E io ti ho fatto pedinare; so che sei andato dritto come un fuso dalla tua ex. L'ami ancora e lei non vuole venir via con te, vero ? Ti conosco meglio di quanto tu non conosca te stesso. Conosco l'esatto motivo per cui non ti sei fatto vedere per liberarmi quando Palmer mi teneva prigioniero: per tutta la vita ti sei preparato a prendere il mio posto, e ora che questo proposito è fallito, devi ricominciare daccapo con qualcos'altro. È un peccato, ma è stata colpa tua, hai voluto fare il passo più lungo della gamba. Guarda, non ho intenzione di farmi da parte, non l'ho mai avuta. Tu sei bravo, ma non come dirigente; solo come pre-mod. Sei troppo meschino. Pensa soltanto al modo in cui hai rifiutato quei vasi da Richard Hnatt. Ti sei tradito da solo, Barney. Mi dispiace. - Okay - disse infine Barney. - Può essere che tu abbia ragione. - Be', così hai imparato molte cose su te stesso. E ora puoi ricominciare daccapo, a Fineburg Crescent -. Leo gli diede una pacca sulla spalla. - Diventa leader del tuo rifugio, rendilo fecondo, produttivo, insomma fa' quello che si fa in un rifugio. E farai la spia per Felix Blau; è il massimo. Barney disse: - Avrei potuto passare dalla parte di Eldritch. - Già, ma non l'hai fatto. Che importanza ha quello che avresti potuto fare ? - Credi che io abbia fatto la cosa giusta ad arruolarmi volontario ? Leo rispose, calmo: - Amico, che accidenti d'altro avresti potuto fare ? Non esisteva risposta a quella domanda. E lo sapevano entrambi. - Quando ti assale il desiderio di autocommiserarti - disse Leo - ricordati di questo: Palmer Eldritch vuole uccìdermi... Sono messo molto peggio di te. - Credo di sì. Suonava vero, e Barney ne trasse un'ulteriore intuizione. La sua situazione sarebbe diventata identica a quella di Leo, nel momento in cui avesse intentato causa contro Palmer Eldritch. Non voleva pensarci. Quella notte si trovava su una tradotta ONU in vista del pianeta Marte, sua destinazione. Nel posto accanto al suo sedeva una ragazza dai capelli scuri, graziosa, spaventata, ma disperatamente calma, dai tratti elegantemente marcati come quelli di una fotomodella. Il suo nome, gli disse non appena l'astronave ebbe raggiunto la velocità di fuga - evidentemente ansiosa di allentare la tensione conversando con qualcuno, di qualsiasi argomento, - era Anne Hawthorne. Avrebbe potuto evitare l'arruolamento, dichiarò con aria un tantino malinconica, ma non l'aveva fatto: credeva che fosse suo dovere di patriota accettare il raggelante appello ONU tipo «Auguri!». - In che modo avrebbe potuto evitarlo ? - Soffio al cuore - disse Anne. - E aritmia, tachicardia parossistica. - E quanto alle contrazioni premature di tipo atriale, nodale e ventricolare, tachicardia e palpitazione atriale, fibrillazione atriale, per non parlare dei crampi notturni? - chiese Barney, avendo anch'egli studiato senza risultati l'argomento. - Avrei potuto presentare documenti dell'ospedale, dei medici e delle compagnie d'assicurazione che testimoniavano a mio favore -. Lo squadrò da capo a piedi, molto interessa73
ta. - Si ha la sensazione che anche lei avrebbe potuto restarne fuori, signor Payerson. - Mayerson. Mi sono arruolato volontario, signorina Hawthorne -. «Ma non avrei potuto restarne fuori ancora per molto» disse tra sé. - Sono molto religiosi nelle colonie. Almeno, così dicono. A che confessione appartiene lei, signor Mayerson? - Ehm - fece lui, impreparato. - Credo che farebbe meglio a scoprirlo prima che arriviamo a destinazione. Glielo chiederanno e si aspetteranno che lei partecipi alle funzioni -. Aggiunse: - È soprattutto l'uso di quella droga... sa ? Il Can-D. Ha prodotto molte conversioni alle chiese nazionali... sebbene molti dei coloni considerino la droga stessa un'esperienza religiosa sufficiente. Ho dei parenti su Marte; mi scrivono: per questo lo so. Io vado a Fineburg Crescent, e lei? «In un bel casino» pensò. - Anch'io - disse, ad alta voce. - Magari lei e io ci troveremo nello stesso rifugio -disse Anne Hawthorne, con espressione pensierosa sul suo viso dai lineamenti netti. - Io faccio parte del ramo riformato della Chiesa neoamericana, la Nuova Chiesa cristiana degli Stati Uniti e del Canada. In realtà, le nostre origini sono molto antiche: nel 300 d.C. tra i nostri antenati c'erano dei vescovi che parteciparono a un concilio in Francia; non ci siamo separati dalle altre chiese così tardi come in genere si crede. Quindi, come può vedere, possiamo vantare una diadoché apostolica -. Gli sorrise in modo solenne e amichevole. - Giuro - disse Barney - che le credo. Di qualsiasi cosa si tratti. - C'è una missione della Chiesa neoamericana a Fineburg Crescent, e quindi anche un parroco, un prete; spero di poter ricevere la Santa Comunione almeno una volta al mese. E di confessarmi due volte all'anno, come si dovrebbe, come ho sempre fatto sulla Terra. La nostra Chiesa prevede molti sacramenti... Ha ricevuto i due maggiori sacramenti, signor Mayerson? - Be'... - fece lui, esitante. - Cristo ha detto esplicitamente che noi dobbiamo osservare due sacramenti - spiegò paziente Anne Hawthorne. - Il Battesimo, con l'acqua, e la Santa Comunione, quest'ultima in memoria di Lui... fu istituita nel corso dell'Ultima Cena. - Ah, lei intende il pane e il vino. - Lei sa che mangiare il Can-D provoca in chi lo assume una traslazione, così la chiamano, in un altro mondo. E una cosa secolare, però, nel senso che si tratta di un mondo temporaneo e soltanto fisico. Il pane e il vino... - Mi dispiace, signorina Hawthorne – disse Barney - ma credo di non poter credere a questa storia del corpo e del sangue. È troppo mistica per me -. «Troppo basata su premesse non dimostrate» disse tra sé. Ma lei aveva ragione: la religione, a causa del Can-D, si era diffusa sulle lune e sui pianeti colonizzati, e lui avrebbe dovuto farvi i conti, come aveva detto Anne. - Proverà il Can-D ? - chiese Anne. - Sicuro. Anne disse: - A quello ci crede. Eppure sa che la Terra su cui la trasporta non è quella vera. - Non ho voglia di discuterne - disse. - Mentre se ne fa esperienza, sembra vera, è tutto quello che so. - Dunque si tratta di sogni. - È più forte - fece notare. - Più netta. E viene fatta in... - Stava per dire «comunione». In compagnia di altra gente che parte davvero. Dunque non può essere completamente un'illusione. I sogni sono privati: per questo li consideriamo illusioni. Ma Perky Pat... - Sarebbe interessante sapere che cosa pensa di questo la gente che produce i progetti 74
di Perky Pat - disse Anne, con aria riflessiva. - Glielo posso dire io. Per loro è solo un affare. Probabilmente, è come la produzione di vino sacramentale e ostie per quelli che... - Se proverà il Can-D - disse Anne - e finirà per riporvi le sue speranze di una nuova vita, forse potrò convincerla a provare il battesimo e la cresima della Chiesa cristiana neoamericana. Così potrà decidere se la sua fede merita di essere riposta anche in essa. O nella Prima Chiesa cristiana rifondata d'Europa, la quale ovviamente osserva anch'essa i due maggiori sacramenti. Una volta che avrà preso parte alla Santa Comunione... - Non posso - disse. «Io credo nel Can-D» disse tra sé «e, se necessario, nel Chew-Z. Tu puoi riporre la tua fede in una cosa vecchia di ventun secoli, ma io continuerò a basarmi su qualcosa di più recente. E questo è quanto». Anne disse: - Per essere franchi, signor Mayerson, io intendo distogliere quanti più coloni mi sarà possibile dall'uso del Can-D per convertirli alle pratiche cristiane tradizionali: questo è il motivo fondamentale per cui ho rinunciato a presentare i documenti che mi avrebbero esentata dalla chiamata -. Gli sorrise, un sorriso delizioso che, suo malgrado, lo riscaldò. - È sbagliato? Sarò sincera: credo che l'uso del Can-D denoti, da parte di queste persone, l'autentico desiderio di ritornare a ciò che noi della Chiesa neoamericana... - Io penso - disse Barney, con gentilezza - che lei dovrebbe lasciare stare quelle persone -. «E anche me» pensò. «Ho già abbastanza problemi: non ci si metta anche lei con il suo fanatismo religioso, a peggiorare la situazione». Ma lei non sembrava corrispondere all'idea che lui aveva dei fanatici religiosi, e neppure parlava come loro. Era perplesso. Dove si era formata quelle convinzioni così forti e salde ? Immaginava che fossero diffuse nelle colonie, dove il bisogno era così grande, ma lei le aveva acquisite sulla Terra. Dunque, l'esistenza del Can-D, l'esperienza della traslazione di gruppo, non era sufficiente a spiegare la cosa. «Magari» pensò «è stata la graduale trasformazione della Terra in un'infernale e infeconda landa desolata che tutti loro potevano prevedere - diavolo, esperire! - ciò che l'ha reso possibile; in altre parole, la speranza di una nuova vita è stata risvegliata». Pensò: «Io stesso - l'individuo che sono stato, il terrestre Barney Mayerson, che lavorava alla P. P. Layouts e viveva nel rinomato condominio 33, numero inverosimilmente basso sono morto. Quella persona non esiste più, come cancellata da un colpo di spugna».
Che mi piaccia o no io sono rinato.
- Essere un colono su Marte - disse lui - non sarà come vivere sulla Terra. Magari quando sarò là... - Tacque. Intendeva dire: «Magari sarò più interessato alla vostra chiesa dogmatica». Ma, onestamente, non era ancora in grado di dirlo, sia pure per ipotesi. Si ribellò a un'idea che era al momento ancora estranea alla sua educazione. Eppure... - Continui - disse Anne Hawthorne. - Finisca la frase. - Ne riparleremo - disse Barney - quando avrò vissuto per un po' in fondo a un rifugio, in un mondo alieno. Quando avrò iniziato la mia nuova vita, ammesso che si possa definirla tale, da colono -. Nel suo tono c'era amarezza; lo sorprese la violenza... che confinava col dolore, si rese conto, provando vergogna. Anne rispose, tranquilla: - D'accordo, ne sarò felice. Poi, i due rimasero seduti in silenzio: Barney lesse un omeogiornale mentre, accanto a lui, la giovane fanatica missionaria su Marte leggeva un libro. Lui sbirciò per leggerne il titolo, e vide che si trattava della grande opera di Eric Lederman sulla vita nelle colonie, Pilgrim without Progress4. Solo Dio sapeva dove fosse riuscita a procurarsene una copia: l'OIronico riferimento al Pilgrim's Progress (Il viaggio del pellegrino) di John Bunyan (1628-1688), predicatore puritano e scrittore inglese, autore di opere di divulgazione religiosa (N.d.T.). 4
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NU l'aveva messa all'indice, rendendone difficilissimo il reperimento. E mettersi a leggerla qui su un'astronave ONU... era un singolare atto di coraggio, e lui ne fu impressionato. Osservandola, si rese conto di esserne irresistibilmente attratto, anche se era un po' troppo esile, non portava trucco e teneva i suoi folti capelli scuri il più possibile nascosti sotto un copricapo rotondo e bianco, simile a un velo; sembrava, decise lui, vestita per affrontare un lungo viaggio che si sarebbe concluso in chiesa. Comunque, gli piaceva la sua maniera di parlare, la sua voce compassionevole e modulata. L'avrebbe incontrata di nuovo, su Marte ? Si rese conto di sperarlo. Anzi - era scorretto? - sperava addirittura di trovarsi a condividere con lei il rito collettivo dell'assunzione del Can-D. «Sì, è scorretto» pensò «perché so che cosa intendo, so già quello che significherebbe per me condividere un'esperienza di traslazione con lei». Comunque, ci sperava.
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Otto Tendendo la mano, Norm Schein disse cordialmente: - Salve, Mayerson, ho il compito di darti ufficialmente il benvenuto a nome del nostro rifugio. Benvenuto... ehm... su Marte. - Io sono Fran Schein - disse sua moglie, e strinse anche lei la mano a Barney Mayerson. - Abbiamo un rifugio molto pulito e ordinato, qui: non credo che lo troverai così tremendo -. Aggiunse, quasi a se stessa: - Mediamente tremendo -. Sorrise, ma Mayerson non ricambiò il sorriso; sembrava cupo, stanco, depresso, come la maggior parte dei coloni al loro arrivo in quella nuova vita che sapevano difficile e fondamentalmente insensata. - Non aspettarti che ti si venda fumo sulle virtù di questo posto - disse. - Questo è compito dell'ONU. Noi non siamo altro che vittime, come te. Solo che siamo qui già da un po'. - Non dargli un'impressione così negativa - disse Norm, in tono di avvertimento. - Ma è così - disse Fran. - Mayerson se ne rende conto, non ne vuole sentire di storielle carine. Giusto, Mayerson ? - A questo punto, una piccola illusione non mi dispiacerebbe - disse Barney, mettendosi a sedere su una panchina di metallo nell'ingresso del rifugio. Nel frattempo, quella specie di dragasabbia che l'aveva portato fin lì, scaricò la roba; Barney osservava, con aria scoraggiata. - Scusami - disse Fran. - Si può fumare ? - Barney tirò fuori una confezione di sigarette terrestri; gli Schein lo fissarono immobili, e allora lui, sentendosi in colpa, offrì a ciascuno di loro la possibilità di pescare dal pacchetto. - Sei arrivato in un momento difficile - spiegò Norm Schein. - Ci troviamo nel bel mezzo di un dibattito -. Rivolse uno sguardo ai presenti. - Dato che ora sei membro del nostro rifugio non vedo perché non dovresti essere coinvolto; dopo tutto, riguarda anche te. Tod Morris disse: - E se... magari... parla? - Possiamo fargli giurare di tenere il segreto - disse Sam Regan, e sua moglie Mary annuì. - La nostra discussione, Geyerson... - Mayerson - corresse Barney... - ... verte sul confronto tra il Can-D, che è il vecchio e affidabile mezzo di traslazione cui eravamo assuefatti, e il più recente Chew-Z, una droga che ancora non abbiamo provato; stavamo cercando di decidere se abbandonare il Can-D una volta per tutte e... - Aspetta, è meglio scendere - disse Norm Schein, e lo guardò torvo. Sedendosi sulla panchina accanto a Barney Mayerson, Tod Morris disse: - Il Can-D è kaputt; è difficile da trovare, costa troppe scorze e poi, personalmente, mi sono stufato di Perky Pat: è troppo artificiale, troppo-superficiale e materealista in... scusa, questa è la parola che usiamo qui per... - Si aggrovigliò in complicate spiegazioni. - Be', insomma, gli appartamenti, le automobili, prendere il sole sulla spiaggia, vestiti di lusso... ci siamo divertiti per un po', ma ora ne abbiamo abbastanza, in senso immaterealista. Capito qualcosa, Mayerson? Norm Schein disse: - Okay, ma Mayerson qui non l'ha mai provato, non può esserne nauseato. Magari gli piacerebbe vedere com'è. - Come abbiamo fatto noi - concordò Fran. - Comunque, non abbiamo votato, non abbiamo ancora deciso quale dei due compreremo e useremo d'ora in avanti. Io credo che dovremmo lasciare che Mayerson li provi entrambi. O forse hai già provato il Can-D, Mayerson ? - Sì, l'ho provato - disse Barney. - Ma molto tempo fa. Troppo, per averne un ricordo chiaro -. Gliel'aveva dato Leo, e poi gliene aveva offerto dell'altro, in grandi quantità, tutto 77
quello che voleva. Ma lui aveva rifiutato: non lo attirava. Norm Schein disse: - Come accoglienza, qui al rifugio, non hai avuto molta fortuna, temo: trovarsi invischiato in questo modo nelle nostre controversie. Solo che abbiamo esaurito il Can-D, e dobbiamo decidere se rifarne la scorta o lasciar perdere: è un momento cruciale. Ovviamente la spacciatrice di Can-D, Impy White, ci sta dietro per indurci a ordinarlo da lei... entro stasera dovremo decidere, in un modo o nell'altro. E riguarderà tutti... per il resto della nostra vita. - Quindi, ringrazia di non essere arrivato domani - disse Fran. - A votazione conclusa -. Gli sorrise, cercando di fargli coraggio e di farlo sentire a suo agio; avevano poco da offrirgli oltre al loro legame reciproco, alla loro relazione, che ora veniva estesa a lui. «Che posto» stava pensando Barney Mayerson. «Il resto della mia vita... ». Sembrava impossibile, ma quello che dicevano era vero. Non era previsto, dalle leggi ONU sull'arruolamento selettivo, che uno si congedasse. E la cosa non era tanto semplice da accettare; ora questa gente formava con lui un unico corpo, e tuttavia... sarebbe potuto andare molto peggio. Due delle donne parevano fisicamente attraenti e avrebbe giurato - o così credeva - che fossero, per così dire, interessate; percepiva la sottile interazione delle molteplici sfumature dei loro rapporti interpersonali che si erano sviluppati nei ridotti confini di un singolo rifugio. Ma... - La via d'uscita - gli disse Mary Regan, con calma, sedendosi al suo fianco sulla panchina, dall'altra parte rispetto a Tod Morris - passa per l'una o per l'altra delle droghe di traslazione, Mayerson. Altrimenti, come vedi... - Gli posò una mano sulla spalla; il contatto fisico esisteva ancora. - ... Sarebbe impossibile. Finiremmo semplicemente per ammazzarci l'un l'altro, in preda alla disperazione. - Sì - disse lui - vedo -. Ma quello non l'aveva imparato arrivando su Marte: come tutti gli altri terrestri, lo aveva saputo presto, aveva sentito parlare della vita nelle colonie, della lotta contro l'impulso violento a mettere fine a tutto quanto, con una fulminea resa. Nessuna meraviglia, dunque, che la coscrizione incontrasse resistenze così esasperate, come, all'inizio, era successo anche nel suo caso. Era la lotta per la vita. - Stasera - disse Mary Regan - avremo una delle due droghe: Impy passerà di qui per le 7, ora di Fineburg Crescent, e allora avremo la risposta. - Penso che possiamo votare, ora - disse Norm Schein. - Vedo che Mayerson, anche se è appena arrivato, è pronto. Dico bene, Mayerson? - Sì - disse Barney. La dragasabbia aveva portato a termine il suo compito automatico: tutti i suoi beni stavano lì in un misero mucchio, e già la sabbia sollevata vi si depositava sopra; se non fossero stati portati al riparo sarebbero stati ricoperti dalla polvere, e molto presto. «Diavolo» pensò «forse va bene così. I legami con il passato...». Gli altri abitanti del rifugio si misero ad aiutarlo, passandosi le valigie l'un l'altro e mettendole sul nastro trasportatore che serviva il rifugio sotterraneo. Benché lui non fosse interessato a preservare i propri beni, loro lo erano: avevano più esperienza di lui. - Imparerai a tirare avanti giorno per giorno - gli disse Sam Regan, con simpatia. - Mai pensare al lungo periodo. Non oltre l'ora di cena o di andare a letto: intervalli e compiti e piaceri molto determinati. Evasioni. Barney gettò via la sigaretta e si allungò per prendere la più pesante delle valigie. - Grazie -. Era un consiglio molto profondo. - Scusami - disse Sam Regan con cortesia e dignità, andò a raccattare la sigaretta da terra. Seduti in una stanza del rifugio sufficiente a contenerli tutti, i membri del collettivo, compreso il nuovo arrivato Barney Mayerson, si prepararono a votare solennemente. Le 78
sei in punto, ora di Fineburg Crescent. Il pasto serale, consumato in comune come d'abitudine, si era concluso; i piatti giacevano ora, insaponati e risciacquati, nella macchina apposita. Nessuno, parve a Barney, aveva più nulla da fare, ora. Il peso del tempo vuoto incombeva su di loro. Esaminando i voti raccolti, Norm Schein annunciò: - Quattro per il Chew-Z. Tre per il Can-D. La decisione è presa, dunque. Okay, chi si assume il compito di dare a Impy la brutta notizia ? - Li guardò in faccia uno a uno. - Sarà molto seccata; è meglio prepararsi. Barney disse: - Le parlerò io. Sbalordite, le tre coppie che dividevano con lui il rifugio lo fissarono. - Ma non la conosci neanche - protestò Fran Schein. - Dirò che è colpa mia - disse Barney. - Che ho fatto pendere la bilancia dalla parte del Chew-Z -. Gliel'avrebbero permesso, lo sapeva: era un compito oneroso. Mezz'ora più tardi, attendeva nell'oscurità silenziosa, sulla soglia del rifugio, fumando e ascoltando gli sconosciuti suoni della notte di Marte. In lontananza alcuni oggetti lunari striarono il cielo, passando tra il suo sguardo e le stelle. Un istante dopo, udì dei retrorazzi. Capì subito; aspettò, a braccia conserte, più o meno rilassato, ripassando quello che aveva intenzione di dire. In quel momento, una tozza figura femminile, vestita con una pesante tuta, entrò nel suo campo visivo. - Schein? Morris? Chi è? Regan, allora? - Lo guardò di traverso, servendosi della sua lampada a infrarossi. -Non ti conosco -. Prudente, si arrestò. - Ho una pistola-laser -. Che apparve, puntata contro di lui. - Avanti, parla. Barney disse: - Togliamoci da qui, in modo che non ci sentano. Con estrema cautela, Impatience White lo accompagnò, continuando a puntare la pistola minacciosamente. Prese visione del suo identi-pak, aiutandosi con la lampada. - Tu lavoravi con Bulero - disse, osservandolo per rendersi conto. - Allora? - Allora - disse lui - abbiamo deciso di passare al Chew-Z, noi del Chicken Pox Prospects. - Perché? - Limitati a prenderne atto e smetti di spacciare in questa zona. Puoi chiedere conferma a Leo, alla P. P. Layouts. O tramite Conner Freeman, su Venere. - Lo farò - disse Impatience. - Il Chew-Z è una schifezza: dà assuefazione, è tossico, ma il peggio è che produce sogni letali, di pura evasione, e non sulla Terra, bensì su... - Gesticolò con la mano che reggeva la pistola. - Fantasie grottesche e barocche di natura infantile e totalmente deviata. Spiegami il motivo di questa decisione. Lui non disse nulla, si limitò a stringersi nelle spalle. Era interessante, però, la dedizione ideologica di lei: lo divertiva. Anzi, riflette, il suo fanatismo era in netto contrasto con l'atteggiamento mostrato dalla giovane missionaria dell'astronave Terra-Marte. Evidentemente, l'argomento trattato non era determinante; se ne rendeva conto ora, per la prima volta. - Ci vediamo domani sera alla stessa ora - stabilì Impatience White. - Se hai detto la verità, bene. In caso contrario... - Che cosa succede, in caso contrario ? - disse lui, con calcolata lentezza. - Vuoi costringerci a consumare il tuo prodotto? Dopo tutto, è illegale, e noi potremmo chiedere protezione all'ONU. - Tu sei nuovo -. Il suo disprezzo era enorme. - L'ONU è perfettamente al corrente del traffico di Can-D in quest'area. Io pago loro regolarmente una certa somma, per evitare interferenze. Quanto al Chew-Z... - Gesticolò con la mano in cui teneva l'arma. - Se l'ONU si mette a proteggerli, e loro saranno i vincenti... - Allora passerai dalla loro parte - disse Barney. Lei non rispose; si voltò e andò via. Quasi immediatamente la sua breve sagoma svanì 79
nella notte di Marte; lui rimase dov'era, poi tornò al rifugio, orientandosi grazie al torreggiante e opaco profilo di un'enorme macchina agricola simile a un trattore, apparentemente in disuso, parcheggiata lì vicino. - E allora? - disse cogliendolo di sorpresa Norm Schein, che lo aspettava all'ingresso del rifugio. - Sono salito a vedere quanti buchi al laser ti aveva fatto nel cranio. - L'ha presa con filosofia. - Impy White ? - Norm scoppiò a ridere fragorosamente. - Ha un giro di un milione di scorze... Col cazzo che l'ha «presa con filosofia». Che cos'è successo, davvero? - Tornerà dopo aver ricevuto istruzioni dall'alto - disse Barney e prese a scendere giù nel rifugio. - Già, i conti tornano: lei è un pesce piccolo. Leo Bulero, sulla Terra... - Lo so -. Non vide ragione di nascondere i suoi trascorsi, e poi erano di pubblico dominio: gli abitanti del rifugio, alla fine, avrebbero avuto l'informazione. - Lavoravo per Leo come consulente pre-mod per la zona di New York. - E hai votato per passare al Chew-Z ? - Norm era incredulo. - Hai avuto un litigio con Bulero, giusto? - Te lo racconterò, un giorno -. Raggiunse l'estremità inferiore della rampa ed entrò nello spazio comune dove gli altri erano in attesa. Con sollievo, Fran Schein disse: - Perlomeno, non ti ha lessato con quella pistola-laser che agita in giro. Devi averla ipnotizzata. - Ce ne siamo liberati? - chiese Tod Morris. - Lo saprò domani sera - disse Barney. Mary Regan gli disse: - Crediamo che tu abbia molto coraggio. Darai un grande contributo a questo rifugio, Mayerson. Cioè, Barney. Se mi è concessa la metafora incrociata, darai un bel colpo d'acceleratore al nostro morale. - Ohi, ohi - scherzò Helen Morris. - Non rischiamo di apparire poco eleganti, nel nostro goffo tentativo di impressionare il nuovo concittadino ? Arrossendo, Mary Regan disse: - Non stavo cercando di impressionarlo. - Di adularlo, allora - disse Fran Schein, dolcemente. - Anche tu - disse Mary, con rabbia. - Sei stata la prima a civettare con lui appena ha messo un piede giù dalla rampa... o almeno avresti voluto, e l'avresti fatto se non fossimo stati tutti presenti. E soprattutto se non ci fosse stato tuo marito. Per cambiare argomento, Norm Schein disse: - Peccato che non possiamo andare in traslazione, stasera; tirar fuori il buon vecchio progetto di Perky Pat per l'ultima volta. Magari a Barney piacerebbe. Potrebbe almeno rendersi conto di quello contro cui ha votato -, Con l'aria di chi la sa lunga, li guardò negli occhi uno per uno, incalzandoli: - Su, dai... sicuramente uno di voi ha conservato un po' di Can-D, infilato in una fessura nel muro o sotto la fossa settica, per gli anni di magra. Oh, dai, siate generosi con il nuovo concittadino: fate vedere che non siete... - Okay - sbottò Helen Morris, rossa in volto per il cupo risentimento. - Io ne ho un po', sufficiente per tre quarti d'ora. Ma è tutto quello che ho, e se il Chew-Z non fosse ancora pronto per essere distribuito nella nostra zona ? - Vai a prendere il Can-D - disse Norm. Mentre lei si allontanava disse: - E non ti preoccupare: il Chew-Z è già arrivato. Oggi, mentre raccoglievo un sacco di sale che faceva parte dell'ultimo lancio dell'ONU, mi sono imbattuto in uno dei loro spacciatori. Mi ha dato questo biglietto -. Mostrò il biglietto. - Dobbiamo solo accendere una comune fiaccola di nitrato di stronzio alle 7,30 di stasera, e loro verranno giù dal satellite... - Dal satellite! - Si misero tutti a vociare, per la meraviglia. - Allora - disse Fran, in preda all'eccitazione - dev'essere stato approvato dall'ONU. O forse hanno un progetto e i disc80
jockey sul satellite che pubblicizzano le loro nuove miniature ? - Non lo so ancora - ammise Norm. - Cioè, a questo punto c'è molta confusione. Aspettiamo che si plachi il polverone. - Qui su Marte - disse Sam Regan, con voce sorda - non si placherà mai. Si sedettero in cerchio. Davanti a loro, il progetto di Perky Pat, completo ed elaborato, era invitante; tutti ne sentivano il richiamo, e Norm Schein comprese che quell'occasione era così emozionante perché non l'avrebbero più rivissuta... a meno che, ovviamente, non l'avessero fatto, cioè non avessero usato il progetto, con il Chew-Z. Si chiese come sarebbe stato. Interessante... Aveva l'inspiegabile sensazione che non sarebbe stata la stessa cosa. E poi... a loro, la differenza avrebbe anche potuto non piacere. - Avrai capito - disse Sam Regan al nuovo arrivato Barney Mayerson - che trascorreremo il periodo di traslazione ad ascoltare e guardare il nuovo Animatore di Grandi Opere di Pat... sai, il nuovo dispositivo che hanno appena inventato sulla Terra... con cui hai sicuramente più familiarità di noi, Barney, e che quindi dovresti magari spiegarci. Barney, di buon grado, disse: - Si inserisce una grande opera, ad esempio Moby Dick, nel serbavuoto. Poi, si determina la durata, lunga o breve. Quindi, si sceglie tra le versioni divertente, letterale e triste. Infine, si dispone l'indicatore stilistico in modo che l'animazione risulti ispirata a un grande artista a piacere: Dalì, Bacon, Picasso... L'Animatore di Grandi Opere di medio livello è programmato per rendere in forma di cartone animato gli stili di una dozzina di artisti famosi in tutto il sistema solare; basta specificare al momento dell'acquisto il nome degli artisti prescelti. E in seguito se ne possono aggiungere altri. - Fantastico - disse Norm Schein, raggiante di entusiasmo. - Così si può trascorrere tutta una serata di spettacolo, magari con la versione triste, nello stile di Jack Wright, della Fiera delle vanità. Wow! Sospirando, Fran disse con aria sognante: - Chissà quale eco avrà suscitato nel tuo animo, Barney, essere stato fino a così poco tempo fa sulla Terra. Sembra che tu ne abbia ancora addosso le vibrazioni. - Uff, le abbiamo tutti - disse Norm - quando siamo in traslazione -. Con impazienza, allungò una mano per prendere la scarsa dose di Can-D. - Cominciamo -. Prese il proprio ciocchetto, e masticò con vigore. - La grande opera a cartoni animati che sto per proporvi in versione integrale divertente, nello stile di De Chirico, sarà... - Ci pensò. - Ehm, Colloqui con se stesso di Marco Aurelio. - Molto spiritoso - disse Helen Morris, pungente. - Io stavo per suggerire le Confessioni di sant'Agostino nello stile di Lichtenstein, in versione divertente, ovvio. - E dai! Prova a pensarci: la prospettiva surrealistica, edifici abbandonati e in rovina, con le colonne doriche distese a terra, e le teste cave... - Ci conviene masticare tutti - avvertì Fran, prendendo il proprio ciocchetto - così saremo in sincro. Barney accettò la sua parte. «La fine del vecchio» riflette, mentre masticava. «Sto prendendo parte a quello che, per questo particolare rifugio, è una sorta di addio, e al posto di questo che cosa verrà ? Se Leo ha ragione, la situazione peggiorerà a livelli intollerabili, anzi incommensurabili. Certo, Leo non è esattamente disinteressato. Ma è evoluto. E saggio. «Oggetti in miniatura che in passato giudicavo positivamente» pensò. «Tra un momento sarò immerso in un mondo composto da questi oggetti, ridotto alle loro dimensioni. E, a differenza degli altri abitanti del rifugio, potrò confrontare la mia esperienza del progetto con quello che mi sono lasciato alle spalle da così poco tempo. «E molto presto» si rese conto, con serenità «dovrò fare lo stesso con il Chew-Z». 81
- Vedrai, è una strana sensazione - gli disse Norm Schein - trovarsi a coabitare in un corpo insieme ad altri tre amici. Dovremo metterci d'accordo su quello che vogliamo far fare al corpo, o almeno deve esserci una maggioranza, altrimenti saremmo nei guai. - Capita - disse Tod Morris. - Anzi, nella metà dei casi. A uno a uno, anche gli altri masticarono la loro stecca di Can-D; Barney Mayerson fu l'ultimo e il più riluttante. «Oh, diavolo» pensò all'improvviso, e attraversò la stanza diretto al lavandino; sputò il Can-D mezzo masticato ma non ancora inghiottito. Gli altri, seduti vicino al progetto di Perky Pat, erano già entrati in coma, e nessuno ormai faceva più caso a lui. Era, sotto ogni riguardo e a tutti gli effetti, improvvisamente solo. Per un po', il rifugio era suo. Iniziò a gironzolare, immerso nel silenzio. «Non posso farlo» pensò. «Non posso prendere quella maledetta roba come fanno tutti. Almeno, non ancora». Un campanello suonò. C'era qualcuno, alla porta del rifugio, che chiedeva di poter entrare: la decisione dipendeva da lui. Così, salì su per le scale, sperando che quella fosse la cosa più conveniente, sperando che non si trattasse di uno dei periodici raid dell'ONU: avrebbe potuto fare ben poco per impedire che scoprissero gli altri abitanti del rifugio abbandonati nei pressi del loro progetto e, flagrante delicto, sotto l'effetto del Can-D. Con una lampada in mano, all'ingresso di superficie, c'era una giovane donna che indossava una ingombrante tuta termica, a cui chiaramente non era abituata; aveva l'aria di essere scomodissima. - Salve, signor Mayerson - disse. - Si ricorda di me? L'ho rintracciata perché mi sento terribilmente sola. Posso entrare? - Era Anne Hawthorne; la fissò sorpreso. - O forse è occupato ? Posso tornare un'altra volta -. Si voltò per andarsene. - Vedo che Marte - disse lui - è stato uno shock per lei. - So di commettere peccato - disse Anne - ma già lo odio, davvero... So che dovrei adottare un atteggiamento paziente e rassegnato eccetera eccetera, ma... - Proiettò la luce della lampada sul paesaggio che circondava il rifugio, e con voce rotta e disperata disse: L'unica cosa che ora voglio è trovare un modo per tornare sulla Terra. Non voglio convertire nessuno, e non voglie cambiare niente. Voglio solo andarmene di qui -. E aggiunse, cupa: - Ma so che è impossibile. E così ho pensato di venirle a far visita. Visto ? La prese per mano e la condusse di sotto, nello scompartimento che gli era stato assegnato come stanza privata. - Dove sono i suoi compagni di rifugio ? - Si guardò in giro, allarmata. - Fuori. - Fuori dal rifugio ? - Lei aprì la porta della stanza comune, e li vide stravaccati vicino al progetto. - Ah, fuori in quel senso! Ma lei non è fuori -. Richiuse la porta, aggrottando le sopracciglia, evidentemente perplessa. - Lei mi stupisce. Visto come mi sento, avrei accettato molto volentieri un po' di Can-D, stasera. E invece lei sopporta la situazione molto meglio di me. Io non ne sono capace. Barney disse: - Forse è perché io, qui, ho più motivazioni di lei. - Io ero motivatissima -. Si tolse l'ingombrante tuta e si sedette, mentre lui si mise a preparare un caffè. -Anche quelli del mio rifugio, mezzo miglio a nord da qui, sono fuori, allo stesso modo. Sapeva che stavo così vicino ? Mi avrebbe cercato ? - Certo -. Trovò delle tazze e dei cucchiai di plastica dal design anonimo, li posò sul tavolo pieghevole, e tirò fuori due sedie, pieghevoli anch'esse. - Magari - disse lui - Dio non arriva fino a Marte. Magari quando abbiamo lasciato la Terra... - Assurdo - disse Anne, recisa, e si alzò in piedi. - Sapevo che questo l'avrebbe fatta arrabbiare. 82
- Ma certo che mi arrabbio. Dio è dappertutto. Anche qui -. Diede uno sguardo ai suoi bagagli parzialmente disfatti, alle valigie e ai cartoni ancora sigillati. - Non si è portato molta roba, eh ? Gran parte della mia deve ancora arrivare, via trasporto automatico -. Gironzolando per la stanza, si fermò a esaminare una pila di libri in edizione economica. - De Imitatone Christi - disse lei, meravigliata. - Sta leggendo Tommaso da Kempis ? Questo è un libro davvero stupendo. - L'ho comprato - disse lui - ma non l'ho letto. - Ci ha provato? Scommetto di no -. Lo aprì a caso e lesse tra sé, muovendo le labbra: «Considera che il più piccolo dono da lui offerto è grande; e anche le cose più disprezzabili recano in sé doni speciali e segni del suo amore». Compresa la vita su Marte, o no? Questa vita disprezzabile, rinchiusi in questi... rifugi. Nome azzeccato, vero ? Perché, in nome di Dio... - Si voltò verso di lui, e gli chiese: Non si potrebbe passare qui un periodo limitato, e poi tornare a casa? Barney disse: - Una colonia, per definizione, dev'essere permanente. Pensi all'isola di Roanoke. - Già - assentì Anne. - Ci sono stata. Mi piacerebbe che Marte fosse una grande isola di Roanoke, e che tutti potessero tornare a casa. - Per essere cucinati a fuoco lento. - Possiamo evolverci, come fanno i ricchi; e lo si potrebbe rendere un fenomeno di massa -. Posò bruscamente il libro di Tommaso da Kempis. - Ma neanche questo mi piace, il guscio di chitina e tutto il resto. Non c'è una soluzione, signor Mayerson ? Lei sa che i neocristiani vengono educati a considerarsi viaggiatori in terra straniera. Viandanti. E ora lo siamo davvero: la Terra sta cessando di essere il nostro mondo naturale, e questo, di certo, non lo diventerà mai. Non abbiamo più un nostro mondo! - Lo fissò, con le narici dilatate. - Non abbiamo più una casa! - Be' - disse lui, a disagio - abbiamo sempre il Can-D e il Chew-Z. - Ne ha un po'? - No. Lei annuì. - Torniamo a Tommaso da Kempis, allora -. Ma non riprese il libro in mano; e restò in piedi a capo chino, persa in cupe meditazioni. - So quello che succederà, signor Mayerson. Barney. Non convertirò nessuno al cristianesimo neoamericano; invece saranno loro a convertirmi al Can-D e al Chew-Z e a ogni altro vizio comune, e a qualsiasi evasione si presenti. Il sesso. C'è una terribile promiscuità, qui su Marte, si sa; tutti vanno a letto con tutti. Proverò anche quello; anzi, sono già pronta adesso... Non riesco a sopportare questa situazione... Hai guardato con attenzione la superficie del pianeta prima del calar della notte? - Sì -. Non l'aveva turbato particolarmente la vista degli orti semiabbandonati e dei macchinari abbandonati del tutto, gli enormi mucchi di provviste lasciate a marcire. Sapeva, per aver visto gli edu-nastri, chela frontiera era sempre stata così, anche sulla Terra. L'Alaska era rimasta in quelle condizioni fino a poco tempo prima e, se si escludevano le lussuose città turistiche, l'Antartide lo era ancora. Anne Hawthorne disse: - I tuoi compagni di rifugio, nell'altra stanza, accanto al progetto... E se togliessimo del tutto Perky Pat dal progetto e la facessimo a pezzettini? Che cosa ne sarebbe di loro? - Andrebbero avanti sull'onda delle loro fantasie -. Ormai, la droga era salita, e gli arredi scenici avevano perso la loro funzione di punti focali. - Perché vorresti farlo? - L'idea aveva qualcosa di decisamente sadico, e lui ne fu sorpreso: la ragazza non gli aveva fatto quell'impressione al loro primo incontro. - Iconoclastia - disse Anne. - Voglio distruggerei loro idoli, e cioè Perky Pat e Walt. Vo83
glio farlo perché io... - A quel punto, tacque. - Li invidio. Non è zelo religioso, è solo un impulso malvagio, di crudeltà. Lo so. Se non puoi unirti a loro... - Tu puoi. E lo farai. E anch'io. Ma non subito -. Le servì una tazza di caffè; lei la accettò, con aria riflessiva; appariva snella, ora, senza la pesante bardatura. Barney vide che era alta quasi come lui; con i tacchi lo sarebbe stata, o magari addirittura più alta. Il suo naso era strano. Piuttosto arrotondato in punta, non esattamente buffo, bensì... terrestre, decise. Come se la ancorasse al suolo, e ciò gli fece venire in mente i contadini anglosassoni e normanni che dissodavano i loro piccoli appezzamenti quadrati. Nessuna meraviglia che lei odiasse la vita su Marte: storicamente il suo popolo aveva senza dubbio amato il verace suolo terrestre, il suo odore, la sua consistenza reale, e soprattutto la memoria che racchiudeva, le vestigia trasformate dell'orda di creature che l'avevano calpestato e poi erano morte, e si erano decomposte per ritornare non alla polvere, bensì al ricco humus. Be', avrebbe potuto tenere un orto qui su Marte; magari sarebbe stata capace di coltivarne uno dove gli altri compagni di rifugio avevano evidentemente fallito. Era strano che lei fosse così depressa. Era normale tra i nuovi arrivati ? Per qualche ragione, lui non si era sentito in quel modo. Forse, nel profondo, immaginava di trovare il modo per tornare sulla Terra. E in tal caso sarebbe stato lui il pazzo. Non Anne. Anne, all'improvviso, disse: - Io ho un po' di Can-D, Barney -. Mise le mani nelle tasche dei suoi pantaloni di tela dell'ONU, frugò e ne estrasse un pacchettino. - L'ho comprato poco fa nel mio rifugio, il Flax Back Spit, come lo chiamano. Gli abitanti del rifugio che me l'hanno venduto credevano che il Chew-Z l'avrebbe privato di qualsiasi valore, e quindi mi hanno fatto un ottimo prezzo. Ho provato a prenderlo... l'avevo quasi messo in bocca. Ma alla fine, come te, non ce l'ho fatta. Non è meglio una realtà di sofferenza della più interessante delle illusioni ? O è anche questa un'illusione, Barney ? Io non so nulla di filosofia; dovresti spiegarmelo tu, perché io conosco soltanto la fede religiosa, che non mi consente di capire questa cosa. Queste droghe di traslazione -. A un tratto, aprì il pacchetto; le sue dita si contrassero disperatamente: - Non ce la faccio, Barney. - Aspetta - fece lui, posando la tazza e avvicinandosi a lei. Ma era troppo tardi: aveva già preso il Can-D. - E per me niente? - chiese, divertito. - Non hai capito la cosa principale: non ci sarà nessuno con te, in traslazione -. Prendendola per un braccio, la condusse fuori dallo scompartimento, trascinandola in fretta per il corridoio, fino all'ampio spazio comune dove giacevano gli altri; facendola sedere tra loro, disse, provando compassione: - Così almeno sarà un'esperienza condivisa, e ti servirà. - Grazie - disse lei, già quasi assopita. Gli occhi le si chiusero e il suo corpo, a poco a poco, si afflosciò. «Ora» si rese conto lui «è Perky Pat. In un mondo senza problemi». Chinandosi, la baciò sulla bocca. - Sono ancora sveglia - mormorò lei. - In ogni caso, non te ne ricorderai - disse lui. - Oh, sì che me ne ricorderò - disse debolmente Anne Hawthorne. E partì: lui la sentì andare. Era solo con sette involucri fisici disabitati e, immediatamente, decise di tornare nelle sue stanze, dove erano rimaste le tazze fumanti. «Di quella ragazza potrei innamorarmi» disse tra sé. «Non come con Roni Fugate o con Emily. In un modo nuovo. Migliore?» si chiese. «O è forse questa disperazione? Proprio come Anne, poco fa, che ha buttato giù il Can-D perché non esiste altro, solo oscurità. O così, o il vuoto. E non per un giorno o una settimana: per sempre. Perciò, devo innamorarmi di lei». Restò seduto, da solo, circondato dai suoi bagagli parzialmente disfatti, a bere il caffè e a meditare, finché non sentì mugolii e fruscii provenire dallo spazio comune. I suoi com84
pagni di rifugio stavano riprendendo conoscenza. Posò la tazza e uscì per unirsi a loro. - Perché ti sei tirato indietro, Mayerson? - disse Norm Schein; si strofinò la fronte aggrottata. - Dio, che mal di testa -. A quel punto, notò Anne Hawthorne; ancora incosciente, giaceva con la schiena appoggiata al muro e la testa piegata in avanti. - Chi è? Fran Schein, alzandosi in piedi a fatica, disse: - Ci ha raggiunti verso la fine; è amica di Mayerson: si sono incontrati durante il viaggio. È simpatica, ma è una bigotta, vedrai -. Con l'aria di giudicare, diede un'occhiata a Anne. - Non è male. Ero curioso di vederla. Me l'immaginavo, be', più austera. Avvicinandosi a Barney, Sam Regan disse: - Falla restare con te, Mayerson; saremo felici di votare a favore della sua ammissione, qui. Abbiamo spazio in abbondanza e tu dovresti trovare, diciamo, una moglie -. Anche lui scrutò Anne. - Già - disse. - Carina. Bei capelli, lunghi e neri. Mi piace. - Sì, vero? - gli disse Mary Regan, acida. - Già. E allora ? - la fulminò Sam Regan. Barney disse: - È già impegnata. Lo guardarono tutti, con curiosità. - Strano - disse Helen Morris. - Perché quando eravamo insieme a lei, poco fa, non ce l'ha detto, e per quello che possiamo saperne noi, tu e lei avete solo... Interrompendola, Fran Schein disse a Barney: - Tu non vuoi vivere con una neocristiana bigotta. Abbiamo già avuto esperienze con gente come lei: abbiamo mandato via una coppia l'anno scorso. Possono provocare enormi problemi, qui su Marte. Ricordati che abbiamo condiviso la sua mente... È una devota fedele di qualche alta chiesa o chissà cos'altro, con tutti i sacramenti e i rituali, e tutta quella robaccia anacronistica; ci crede veramente. Barney disse, secco: - Lo so. Con tono amichevole, Tod Morris disse: - Onestamente, è vero, Mayerson. Dobbiamo vivere troppo a contatto per poterci permettere di importare un qualsiasi tipo di fanatismo ideologico dalla Terra. È successo in altri rifugi; sappiamo di cosa si tratta. Bisogna vivere e lasciar vivere, senza dogmi o dottrine assolutistiche: un rifugio è davvero troppo piccolo -. Si accese una sigaretta e abbassò lo sguardo su Anne Hawthorne. - Strano che una ragazza così carina abbia creduto a quella roba. Be', ce n'è di tutti i tipi -. Sembrava perplesso. - Vi è parso che le piacesse la traslazione ? - chiese Barney a Helen Morris. - Sì, in una certa misura. Ovviamente, era turbata... ma la prima volta c'è da aspettarselo; non sapeva come fare per partecipare alla gestione del corpo. Ma era piuttosto ansiosa di imparare. Adesso, ovviamente, l'ha tutto per sé e quindi è più facile per lei. È un buon esercizio, questo. Barney Mayerson si piegò e raccolse la bambolina di Perky Pat, che indossava pantaloncini gialli, maglietta di cotone a strisce rosse e sandali. Quella, adesso, era Anne Hawthorne, si rese conto. In un senso che nessuno davvero comprendeva. E tuttavia lui avrebbe potuto rompere la bambola, distruggerla, e Anne, nella sua sintetica vita di fantasia, non ne avrebbe risentito. - Mi piacerebbe sposarla - disse ad alta voce, improvvisamente. - Chi ? - chiese Tod. - Perky Pat o la nuova ragazza? - Intende Perky Pat - disse Norm Schein, e ridacchiò. - Invece no - disse Helen, duramente. - E penso che sia un bene: d'ora in poi saremo quattro coppie, e non tre coppie e un uomo, un uomo spaiato. - C'è un modo - chiese Barney - per ubriacarsi da queste parti ? - Sicuro - disse Norm. - Abbiamo del liquore: un pessimo surrogato del gin, ma ha l'80% di alcol, e servirà allo scopo. - Dammene un po' - disse Barney, mettendo mano al portafoglio. 85
- È gratis. Le astronavi di rifornimento dell'ONUlo scaricano a ettolitri -. Norm si avvicinò a un armadio chiuso a chiave e lo aprì. Sam Regan disse: - Di', Mayerson, perché senti il bisogno di ubriacarti? Siamo noi? Il rifugio? Marte? - No -. Nulla del genere: aveva a che fare con Anne e con la disintegrazione dell'identità di lei. Quell'improvvisa assunzione del Can-D, un segno della sua incapacità di credere o di farcela, della sua resa. Era un presagio, in cui era coinvolto anche lui: si vide in quello che era accaduto. Se fosse riuscito ad aiutarla, forse avrebbe aiutato anche se stesso. In caso contrario... Intuì che altrimenti sarebbe stata la fine, per entrambi. Marte, per lui e per Anne, avrebbe significato la morte. E molto presto, probabilmente.
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Nove Dopo essere riemersa dall'esperienza della traslazione, Anne Hawthorne era taciturna e imbronciata. Non era un buon segno; lui immaginò che anche lei avesse, in quel momento, una premonizione simile alla propria. Lei, però, non disse nulla al riguardo; si limitò ad andare a prendere l'ingombrante tuta dallo scompartimento di lui. - Devo tornare al Flax Back Spit - spiegò. - Grazie per avermi lasciato usare il vostro progetto - disse agli abitanti del rifugio, sparsi qua e là, che la guardavano vestirsi. - Mi dispiace, Barney -. Scrollò il capo. - Non è stato gentile lasciarti a quel modo. La accompagnò a piedi, sulla piatta e notturna distesa di sabbia, fino al suo rifugio; nessuno dei due parlò, mentre avanzavano lenti e circospetti, come avevano loro raccomandato, per evitare di imbattersi in un predatore locale, una forma di vita telepatica, originaria di Marte, simile a uno sciacallo. Però, non videro nulla. - Com'è stato? - le chiese, alla fine. - Vuoi dire trovarsi nei panni di quella bambola bionda e sfrontata, con tutti i suoi dannati vestiti e il suo fidanzato e la macchina e... - Anne, accanto a lui, rabbrividì. - Orribile. Be', non proprio. Solo... insensato. Non ci ho trovato nulla di interessante. E stato come tornare adolescente. - Già - concordò lui. Era sempre così, con Perky Pat. - Barney - disse lei, calma - devo trovare qualcos'altro, e subito. Puoi aiutarmi? Mi sembri intelligente e maturo ed esperto. La traslazione non fa per me... e con il Chew-Z non sarà affatto meglio, perché c'è qualcosa in me che si ribella e non vuole prenderlo, capisci? Sì, tu capisci: si vede. Diavolo, non hai voluto provarlo neanche una volta, quindi è evidente che capisci -, Gli strinse un braccio e si aggrappò stretta a lui nell'oscurità. - So un'altra cosa, Barney. Anche loro sono stanchi: non hanno fatto che litigare mentre erano - anzi, eravamo - dentro quelle bambole. Non si sono divertiti neanche per un attimo. - Davvero? - disse lui. Proiettando davanti a sé la luce della lampada, Anne disse: - È triste: io speravo il contrario. Mi dispiace più per loro che per... - Tacque, camminò per un po' in silenzio e poi, d'improvviso, disse: - Sono cambiata, Barney. Lo sento. Voglio sedermi qui... ovun-que ci troviamo. Tu e io da soli nell'oscurità. E tu sai cosa... Non c'è bisogno ch'io lo dica, vero? - No - ammise lui. - Ma il fatto è che, poi, rimpiangeresti di averlo fatto, e anch'io, per via della tua reazione. - Magari pregherò - disse Anne. - Pregare è difficile: bisogna sapere come si fa. Non si prega per sé, ma per gli altri: si intercede. E non si prega rivolgendosi al Padre che sta nei cieli, lassù, chissà dove... ma allo Spirito Santo, che è diverso, che è il Paraclito. Hai mai letto Paolo ? - Paolo chi ? - Nel Nuovo Testamento. Ad esempio, le sue lettere ai Corinzi o quella ai Romani... Paolo dice che il nostro nemico è la morte: è il nemico che annientiamo per ultimo, quindi dev'essere il più grande. Siamo tutti afflitti, secondo Paolo, non solo nel corpo, ma anche nell'anima; ed entrambi devono morire affinché noi possiamo rinascere, con un nuovo corpo e un nuovo sangue, ma incorruttibili. Capisci? Vedi, quando ero Perky Pat, poco fa... ho provato la stranissima sensazione di essere... È sbagliato dirlo o crederlo, ma... - Ma - concluse Barney in sua vece - ti sembrava che fosse qualcosa del genere. Però, te l'aspettavi; sapevi dell'analogia... ne hai parlato tu stessa, sull'astronave -. Molta altra gente, riflette, se n'era resa conto. - Sì - ammise Anne. - Ma quello che non ho capito è... - Nell'oscurità, si volse verso di 87
lui; lui riusciva appena a intravederla. - La traslazione è l'unico indizio che possiamo averne, da questo lato della morte. Quindi, è una tentazione. Se non fosse per quella bambola terribile, quella Perky Pat... - Il Chew-Z - disse Barney. - È quello a cui stavo pensando. Se fosse come dice Paolo, a proposito dell'uomo corruttibile che diventa incorruttibile... non potrei fermarmi, Barney; dovrei per forza masticare il Chew-Z. Non sarei in grado di aspettare fino alla fine della mia vita... Potrebbe trattarsi di cinquant'anni di vita, qui, su Marte... mezzo secolo! - Rabbrividì. - Perché aspettare, quando una cosa la si può ottenere subito ? - L'ultima persona con cui ho parlato - disse Barney - che avesse preso il Chew-Z, mi ha detto che è stata la peggiore esperienza della sua vita. Questo la sconcertò. - In che senso? - È caduto nelle mani di qualcuno o qualcosa che lui considerava assolutamente malvagio, qualcuno da cui era terrorizzato. Ed è stato fortunato, se ne rendeva conto, a uscirne. - Barney - disse lei - perché sei venuto su Marte? Non dirmi che è per via della chiamata alle armi: una persona intelligente come te avrebbe potuto andare da uno psichiatra... - Sono venuto su Marte - disse - perché ho commesso un errore -. «Secondo la tua terminologia» rifletté «lo si definirebbe un peccato. E anche secondo la mia» decise. Anne disse: - Hai fatto del male a qualcuno, giusto? Barney si strinse nelle spalle. - E così resterai qui per il resto della tua vita - disse Anne. - Barney, puoi procurarmi una scorta di Chew-Z ? - Ci vorrà poco -. Entro breve si sarebbe imbattuto in uno dei pusher di Palmer Eldritch, ne era certo. Cingendole le spalle con un braccio, disse: - Ma anche tu potrai procurartelo con la stessa facilità. Si appoggiò a lui, mentre camminavano, e lui l'abbracciò; lei non oppose resistenza... anzi, emise un sospiro di sollievo. - Barney, devo mostrarti una cosa. Un volantino che mi ha dato una mia compagna di rifugio: mi ha detto che quelli della Chew-Z ne hanno lanciati dei pacchi l'altroieri -. Quindi si mise a frugare nelle tasche della sua tuta; nel bagliore della lampada lui vide il foglietto piegato. - Leggilo. Capirai perché il Chew-Z mi inquieta così... perché costituisce un problema spirituale così grave, per me. Tenendo il foglietto sotto la luce, lui lesse la prima riga: era stampata in nero a caratteri cubitali. DIO PROMETTE LA VITA ETERNA, NOI POSSIAMO CONSEGNARLA A DOMICILIO. - Visto? - disse Anne. - Visto -. Non si curò neppure di leggere il resto; ripiegò il foglietto e glielo rese, con un peso sul cuore: -Che slogan! - Vero. - Non la grande menzogna - disse Barney - bensì la grande verità -. Si chiese quale delle due fosse peggio. Difficile dire. Idealmente, Palmer Eldritch avrebbe dovuto restare fulminato per quel volantino blasfemo, ma evidentemente non sarebbe successo. «Un malvagio visitor che cala su di noi dal sistema di Proxima» disse tra sé «e ci offre quello per cui abbiamo pregato negli ultimi duemila anni. Perché allora questa sensazione così negativa ? Difficile a dirsi, ma comunque così è. Perché magari comporterà una schiavitù nei confronti di Eldritch, come quella sperimentata da Leo; Eldritch sarà sempre con noi, d'ora in avanti, infiltrato nella nostra vita. E Colui che in passato ci ha sempre protetti rimane impassibile. 88
«Ogni volta che saremo in traslazione» pensò «vedremo non Dio, ma Palmer Eldritch». A voce alta, disse: - Se il Chew-Z ti delude... - Non dirlo. - Se Palmer Eldritch ti delude, allora magari... - Si interruppe. Perché davanti a loro si stagliava il rifugio Flax Back Spit; la luce dell'ingresso ardeva fioca nel tetro paesaggio marziano. - Sei arrivata -. Gli dispiaceva che se ne andasse; con la mano sulle spalle di lei, la strinse a sé, ripensando a quello che aveva detto ai propri compagni di rifugio sul suo conto. - Torna indietro con me - disse. - Al Chicken Pox Prospects. Ci sposeremo con tutti i crismi, ufficialmente. Lo fissò e poi, incredibile, scoppiò a ridere. - Vuoi dire no? - chiese, rigido. - Che cos'è - chiese Anne - «Chicken Pox Prospects»? Ah, ho capito, è il nome del tuo rifugio. Mi dispiace, Barney, non volevo ridere. Ma la risposta, naturalmente, è no -. Si allontanò da lui e aprì il portone esterno del rifugio. Quindi, posò la lampada e tornò verso di lui, con le braccia protese. - Facciamo l'amore - disse. - Non qui. Troppo vicino all'ingresso -. Era timoroso. - Dove vuoi tu. Portamici -. Gli buttò le braccia al collo. - Adesso - disse - non aspettare. Non aspettò. La prese in braccio e si tolsero dall'ingresso. - Caspita - disse lei, quando lui la fece distendere nell'oscurità; in quel momento, ansimò, forse per il freddo improvviso che si rovesciò su di loro, penetrando le loro tute ormai inutili, anzi d'intralcio al vero calore. «Uno dei principi della termodinamica» pensò. «Lo scambio di calore, molecole che passano da me a lei e viceversa, mescolandosi... nell'entropia? Non ancora» pensò. - Oh, caro - disse lei, nell'oscurità. - Ti ho fatto male ? - No, mi dispiace. Scusa. Il freddo gli intorpidiva la schiena, le orecchie; emanava dal cielo. Cercò di ignorarlo più che poteva, ma pensò a una coperta, una pesante coltre di lana... strano, preoccuparsi di questo in un momento simile. Ne sognò la morbidezza, lo strofinio delle fibre contro la pelle, il peso. Invece di quell'aria instabile, gelida, sottile, che lo faceva ansimare con affannosi singulti, come se fosse venuto. - Stai... morendo? - chiese lei. - Non riesco a respirare. Quest'aria. - Povero, povero... Santo Dio, ho dimenticato il tuo nome. - Diavolo, che storia. - Barney! La strinse forte. - No! Non fermarti! - Inarcò la schiena. Le battevano i denti. - Non mi stavo fermando - disse lui. - Oooaugh! Lui rise. - Ti prego, non ridere di me -. Non era una risata cattiva. Poi ci fu un lungo silenzio. Poi: - Oop -. Lei sobbalzò, galvanizzata come in preda allo shock di un esperimento in laboratorio. La creatura pallida, dignitosa e svestita, che lui aveva posseduto, trasformata nel lungo e sottilissimo sistema nervoso di una rana depigmentata, riportato in vita con mezzi artificiali. Vittima di una corrente non propria, ma neppure respinta, in ogni caso. Lucida e realista, consenziente. Pronta, dopo così tanto tempo. - Stai bene ? - Sì - disse lei. - Sì, Barney, certo, sto benissimo.
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Poco dopo, mentre vagava, solo e d'umore plumbeo, diretto al suo rifugio, disse tra sé: «Forse sto facilitando il lavoro a Palmer Eldritch. Piegando la sua volontà, demoralizzandola... come se non lo fosse già. Come se tutti non lo fossimo già». Qualcosa gli bloccò la strada. Fermandosi, mise mano alla rivoltella che gli avevano fornito e che lui teneva nella tuta; oltre ai temibili sciacalli telepatici, c'erano, specialmente di notte, fastidiosi organismi autoctoni che pungevano e morsicavano: fece luce, cauto, aspettandosi di vedere qualche bizzarro affare dalle molte braccia, magari composto di muco. Invece vide un'astronave parcheggiata, di quelle piccole, veloci e ultrasottili; i tubi di scappamento fumavano ancora, il che evidentemente significava che era appena atterrata. «Deve aver planato» pensò, dato che non aveva sentito rumore di retrorazzi. Dall'astronave sbucò un uomo, si diede una scrollata, accese la propria lampada, individuò Barney Mayerson e grugnì: - Sono Allen Faine, l'ho cercata dappertutto; Leo vuole tenersi in contatto con lei tramite me. Io trasmetterò i messaggi cifrati al suo rifugio: questo è il libro dei codici -. Faine gli porse un libriccino. - Lei sa chi sono, vero? - Il disc-jockey -. Strano, questo incontro, qui, in pieno deserto marziano, tra lui e quell'uomo che veniva dal satellite della P.P. Layouts: aveva un che di irreale. - Grazie - disse, prendendo il libro dei codici. - Che cosa devo fare ? Trascrivo i messaggi quando lei li detta e poi mi imbosco a decodificarli ? - Avrà un apparecchio tv privato nel suo scompartimento; abbiamo deciso così sulla base del fatto che lei, essendo da poco su Marte, sentirà l'esigenza di... - Okay - disse Barney, annuendo. - Così lei ha già una ragazza - disse Faine. - Mi perdoni se ho usato il raggio a infrarossi, ma... - No, non la perdono. - Scoprirà che c'è poca privacy su Marte per questioni di questa natura. È come in un piccolo paese, e tutti gli abitanti del rifugio sono affamati di novità, specialmente di ogni sorta di scandalo. Dovevo saperlo: è il mio lavoro tenere i contatti e passare informazioni, se posso... e naturalmente spesso non posso. Chi è la ragazza ? - Non so - disse Barney, sarcastico. - Era buio, non sono riuscito a vedere -. E si rimise in cammino, aggirando l'astronave. - Aspetti. Devo dirle una cosa: uno spacciatore di Chew-Z è già attivo in zona e calcoliamo che verrà a visitare il suo rifugio non più tardi di domani mattina. Quindi, stia pronto. Faccia in modo di comprare il ciocco in presenza di testimoni: devono assistere all'intera transazione, e quando lo masticherà, faccia in modo che possano chiaramente riconoscere quello che lei sta consumando. Capito? - Faine aggiunse: - E cerchi di stanare il pusher, si faccia dare una assicurazione verbale ovviamente, quanto più completa possibile. Gli faccia decantare le qualità del prodotto, ma senza chiederglielo. Chiaro? Barney disse: - E io che cosa ci guadagno? - Prego ? - A Leo non è mai fregato nulla di... - Glielo dico subito - disse Faine, calmo. - La porteremo via da Marte. Questo è il suo compenso. Dopo un po', Barney disse: - Dice sul serio? - Sarà una cosa illegale, ovviamente. Solo l'ONU potrebbe rimandarla sulla Terra legalmente, ma questo non succederà. Quello che faremo è prelevarla una notte e trasferirla a Winnie-ther-Pooh Acres. - E là resterò. - Finché i chirurghi di Leo non le daranno un nuovo volto, nuove impronte digitali e dei 90
piedi, un nuovo modello di onda encefalica; insomma, un'identità completamente nuova; a quel punto potrà riemergere, e magari tornerà a svolgere il suo vecchio lavoro alla P. P. Layouts. Se non ho capito male, lei era il loro uomo a New York. Tra due anni, due anni e mezzo, a partire da ora, lei sarà di nuovo là. Quindi, non si perda d'animo. Barney disse: - Magari io non voglio. - Cosa? Ma certo che vuole. Tutti i coloni vogliono... - Ci penserò su - disse Barney - e le farò sapere. Ma forse pretenderò qualcos'altro -. Stava pensando a Anne. La prospettiva di tornare sulla Terra e ricominciare daccapo, magari addirittura con Roni Fugate, a livello istintivo e profondo non era per lui così attraente come si sarebbe aspettato. Marte, o l'esperienza d'amore avuta con Anne Hawthorne, l'aveva radicalmente cambiato, ora. Si chiese quale delle due fosse la causa. Entrambe. «E comunque» pensò «sono stato io a chiedere di venire qui... non è stata una vera coscrizione. E devo assolutamente evitare di dimenticarlo». Allen Faine disse: - Credo di capire la situazione, Mayerson. Lei sta cercando di espiare. Esatto? Sorpreso, Barney Mayerson disse: - Anche lei? - Le inclinazioni religiose sembravano pervadere l'intero milieu, da quelle parti. - Potrà avere da ridire sulla parola - disse Faine - ma è quella adatta. Ascolti, Mayerson: quando sarà arrivato il momento di portarla a Winnie-ther-Pooh Acres, avrà espiato a sufficienza. C'è una cosa che ancora lei non sa. Guardi questo -. Gli porse, con riluttanza, un tubetto di plastica. Un contenitore. Raggelato, Barney disse: - Che cos'è? - La sua malattia. Leo ritiene, su consiglio di alcuni professionisti, non sia sufficiente che lei si limiti a dichiarare in tribunale di aver subito dei danni: insisterebbero per farle esami accuratissimi. - Mi spieghi che cosa c'è qui dentro, esattamente. - Epilessia, Mayerson. Di tipo Q, una forma che non si è mai saputo con certezza se sia causata da una menomazione organica, individuabile mediante EEG, o se abbia origini psichiche. - E i sintomi? Faine disse: - Crisi di grande male -. Dopo una pausa, aggiunse: - Mi dispiace. - Capisco - disse Barney. - E per quanto tempo ne sarò affetto ? - Possiamo somministrarle l'antidoto dopo la causa, ma non prima. Un anno al massimo. Così, ora capirà cosa intendevo quando ho detto che non le mancherà certo il tempo di espiare per non aver soccorso Leo quando ne aveva bisogno. Vedrà che questa malattia, denunciata come effetto collaterale del Chew-Z... - Sicuro - disse Barney. - L'epilessia è uno dei più grandi tabù. Come il cancro, un tempo. La gente ne ha una paura irrazionale perché si sa che può capitare a chiunque, in qualsiasi momento, senza preavviso. - Specialmente nella forma Q, identificata di recente. Diavolo, non hanno neppure uno straccio di teoria che la spieghi. La cosa importante è che nella forma Q non si verifica alcuna alterazione organica a livello cerebrale, e ciò significa che possiamo rimetterla in sesto. Quel tubetto... è una tossina metabolica che ha un effetto simile a quello del metrazol, ma a differenza di questo, continua a causare attacchi, accompagnati dalle caratteristiche alterazioni dell'EEG, finché non viene neutralizzata; cosa per cui, come ho detto, siamo preparati. - Un esame del sangue non rivelerà la presenza della tossina? - Rivelerà la presenza di una tossina, e questo è esattamente quello che vogliamo. Perché faremo sequestrare i documenti relativi ai test di leva fisico e psicologico che lei ha so91
stenuto di recente... e riusciremo a provare che al suo arrivo su Marte non c'era epilessia di tipo Q e neppure intossicazione. E toccherà a Leo, o piuttosto a lei, dimostrare che l'intossicazione del sangue è stata causata dal Chew-Z. Barney disse: - Se anche perdessi la causa... - Le vendite del Chew-Z ne sarebbero comunque gravemente danneggiate. La maggior parte dei coloni ha la sgradevole sensazione che le droghe di traslazio-ne siano, a lungo andare, biochimicamente nocive -. Faine aggiunse: - La tossina contenuta in quel tubetto è relativamente rara. Leo l'ha ottenuta tramite canali altamente specializzati. È originaria di Io, credo. Un certo dottor... - Willy Denkmal - disse Barney. Faine si strinse nelle spalle. - Può essere. Comunque, ora è nelle sue mani; non appena avrà assunto il Chew-Z, la prenda. Cerchi di avere la sua prima crisi di grande male dove i suoi compagni di rifugio possano vederla: non se ne stia in giro nel deserto a lavorare la terra o a punzonare draghe automatiche. Non appena l'attacco le sarà passato, prenda il videofono e chieda assistenza medica all'ONU. Faccia in modo di essere visitato dai loro medici imparziali; eviti di andare da un medico privato. - Magari sarebbe utile - disse Barney - che i medici ONU mi sottoponessero a un EEG durante un attacco. - Assolutamente. A questo scopo, cerchi di farsi ricoverare in un ospedale ONU: ce ne sono tre, in tutto, su Marte. Potrà offrire una valida giustificazione alla sua richiesta, perché... - Faine esitò. - Per essere franchi, con questa tossina i suoi attacchi comporteranno gravi raptus auto ed eterolesionistici. Da un punto di vista tecnico, saranno riconducibili alla varietà isterica, aggressiva, che si conclude con una perdita di coscienza più o meno completa. Sarà evidente sin dall'inizio la natura del problema, perché, a quanto mi hanno detto, lei mostrerà i tipici sintomi della fase tonica, con notevole irrigidimento della muscolatura, e della fase tonica, che causa contrazioni ritmiche seguite da rilassamento e poi, naturalmente, da stato comatoso. - In altre parole - disse Barney - la classica forma convulsiva. - La spaventa ? - Non vedo cosa potrebbe cambiare. Sono in debito con Leo: lei, io e Leo lo sappiamo. Continuo a detestare la parola «espiazione», ma credo che di questo si tratti -. Si chiese in che modo questa malattia artificialmente indotta avrebbe influenzato la sua relazione con Anne. Probabilmente sarebbe finita. Dunque, lui stava rinunciando a una bella cosa, per Leo Bulero. Ma Leo, a sua volta, stava facendo qualcosa per lui: portarlo via da Marte non era certo meno problematico. - Diamo per scontato - disse Faine - che loro tenteranno di ucciderla quando lei contatterà un avvocato. Anzi, loro... - Vorrei tornare al mio rifugio, ora -. Si mosse. -Okay? - Bene. Torni alla sua routine. Ma lasci che le dia un ultimo consiglio per quanto riguarda la ragazza. La legge di Doberman... si ricorda ? Fu il primo a sposarsi e a divorziare su Marte... afferma che quanto più si è emotivamente legati a qualcuno, in questo dannato posto, tanto più la relazione si deteriora. Le concedo al massimo due settimane, e non perché lei si ammalerà, bensì perché questo è lo standard. Il gioco delle sedie marziano. E l'ONU lo incoraggia perché, francamente, se così si può dire, ciò significa più bambini per popolare le colonie. Le pare? - L'ONU - disse Barney - potrebbe non sanzionare la mia relazione con Anne, perché in un certo senso poggia su basi diverse da quelle descritte da lei. - No, si sbaglia - disse Faine, calmo. - A lei potrà sembrare così, ma io osservo l'intero pianeta, giorno e notte. Sto solo affermando un dato di fatto, non è una critica. Anzi, per92
sonalmente, per lei ho molta comprensione. - Grazie - disse Barney, e se ne andò, preceduto dalla luce della sua lampada, verso il rifugio; il segnale di un piccolo beeper, legato intorno al collo, che lo avvertiva dell'avvicinamento e, soprattutto, del non avvicinamento al rifugio, iniziò a farsi più forte: uno stagno con una sola rana che gli risuonava nelle orecchie, consolandolo. «Prenderò la tossina» disse tra sé. «E andrò in tribunale e denuncerò quei bastardi nell'interesse di Leo. Perché glielo devo. Ma non tornerò sulla Terra: o ce la faccio qui o da nessuna parte. Con Anne Hawthorne, spero; altrimenti, da solo, o con qualcun'altra: seguirò la legge di Doberman, come pronostica Faine. In ogni caso, resterò qui su questo miserabile pianeta, questa 'terra promessa'». «Domani mattina» decise «inizierò a spazzare via la sabbia di cinquantamila secoli, per cominciare a coltivare il mio orto. È il primo passo».
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Dieci Il giorno dopo Norm Schein e Tod Morris trascorsero le prime ore del giorno con lui, insegnandogli a manovrare i bulldozer, le draghe e le benne, ridotti nelle più svariate condizioni di rovina: la maggior parte dei macchinari, come i vecchi tomcat, poteva essere rimessa in moto, ma il risultato non sarebbe stato granché: erano rimasti inutilizzati troppo a lungo. A mezzogiorno era esausto. Si concesse allora una pausa e riposò all'ombra di un mammutesco trattore arrugginito, pranzando con razioni di cibo freddo e bevendo té tiepido da un thermos che Fran Schein gli aveva gentilmente portato. Sotto, nel rifugio, gli altri erano occupati a fare quello che facevano di solito; e a lui non interessava. Intorno a sé, da ogni parte, vedeva i loro orti abbandonati e marciti, e si chiese se presto anche al suo non sarebbe capitato lo stesso. Magari, tutti i coloni avevano cominciato così, con quel tentativo disperato. E poi erano stati sopraffatti dal torpore, dalla disperazione. Ma la situazione era davvero così disperata? Non proprio. «È una questione di mentalità» decise. «E noi, tutti noi che abbiamo lavorato per la P. P. Layouts, abbiamo volontariamente contribuito a produrla. Abbiamo dato loro una via d'uscita, indolore e comoda. E ora Palmer Eldritch è venuto per portare a compimento questo processo. Gli abbiamo spianato la strada e adesso? Non c'è modo, per me, di 'espiare', come ha detto Faine?». Muovendo verso di lui, Helen Morris fece, allegra: -Come va la coltivazione ? - Si chinò di fianco a lui e aprì un grosso catalogo di sementi con il marchio ONU in bella evidenza dappertutto. - Guarda un po' che cosa forniscono gratis: qualsiasi cosa in grado di germogliare qui, tulipani compresi -. Appoggiandosi a lui, lei girava le pagine. - Però, c'è un piccolo mammifero, simile a un topo, che vive nel sottosuolo e a tarda notte sale in superficie: stai attento. Divora tutto. Devi piazzare un po' di trappole autopropulse. - Okay - disse Barney. - È davvero uno spettacolo vedere una di quelle trappole omeostatiche volare sulla sabbia all'inseguimento di quella specie di topo marziano. Dio, come vanno. Sia il topo sia la trappola. Se poi si scommette, la cosa si fa ancora più interessante. Io di solito punto sulla trappola. Mi piacciono. - Penso che anch'io scommetterei sulla trappola -. «Ho grande rispetto delle trappole» riflette. Cioè delle situazioni in cui nessuna delle porte conduce all'esterno. Qualsiasi cosa rechino scritta. Helen disse: - L'ONU ti fornirà anche due robot che potrai usare gratuitamente per un periodo non superiore ai sei mesi. Quindi ti conviene stabilire in anticipo e con oculatezza come impiegarli. La cosa migliore è farli lavorare nella costruzione di canali d'irrigazione. I nostri sono ormai pressoché inutilizzabili. A volte i canali devono svilupparsi per trecento chilometri o più. Altrimenti puoi accordarti con qualcuno... - No, nessun accordo - disse Barney. - Ma si tratta di accordi buoni: trova qualcuno qui in zona, negli altri rifugi, che abbia iniziato a costruire il suo sistema di irrigazione per poi abbandonarlo; compraglielo e collegati. La tua ragazza del Flax Back Spit verrà a stare qui con te? - Lo squadrò. Lui non rispose: osservava, nel cielo nero di Marte con le sue stelle di mezzogiorno, un'astronave che girava in tondo. L'uomo del Chew-Z ? Dunque, era giunta l'ora di autoavvelenarsi, affinché un monopolio economico potesse continuare a vivere, un dilagante impero interplanetario dal quale lui ora non traeva alcun beneficio. 94
«Incredibile» pensò «quanto può essere forte l'impulso all'autodistruzione». Helen Morris, rialzandosi per guardare a sua volta, disse: - Visitors! E non è neppure un'astronave ONU -. Corse immediatamente verso il rifugio. - Vado a dirlo agli altri. Infilò la mano sinistra nella tuta e toccò il tubetto infondo alla tasca interna, pensando: «Lo farò davvero?». Non sembrava possibile: nella sua formazione, nella sua storia, non c'era nulla che potesse giustificarlo. «Forse» pensò «è per la disperazione di aver perso tutto». Ma lui era convinto di no: c'era dell'altro. Quando l'astronave atterrò sulla distesa deserta, non lontano, lui pensò: «Magari, è per mostrare a Anne che cos'è il Chew-Z. Anche se la dimostrazione è fasulla. Infatti, se io assumerò la tossina lei non proverà il Chew-Z». Ne aveva la nettissima sensazione. E tanto bastava. Dall'astronave uscì Palmer Eldritch. Era lui, non ci si poteva sbagliare: da quando era precipitato su Plutone, gli omeogiornali avevano pubblicato un gran numero di foto. Ovviamente, le foto erano vecchie di dieci anni, ma il tipo era rimasto lo stesso. Grigio e ossuto, ben oltre il metro e ottanta di altezza, con braccia ciondolanti e un'andatura particolarmente rapida. E la sua faccia aveva un che di devastato, di smangiato, come se, ipotizzò Barney, lo strato di grasso si fosse completamente consumato, come se Eldritch, a un certo punto, si fosse cibato di se stesso, divorando magari di gusto le parti superflue del suo stesso corpo. Aveva enormi denti d'acciaio, che gli erano stati installati prima della partenza per Proxima da un dentista chirurgo ceco: erano saldati alla mandibola, fissi. Gli sarebbero durati tutta la vita. E poi... il suo braccio destro era artificiale. Aveva perso quello vero vent'anni prima, in un incidente di caccia su Callisto; quello nuovo, ovviamente, era migliore, nel senso che era dotato di una sofisticata serie di mani intercambiabili. In quel momento, Eldritch stava utilizzando l'estremità manuale simil-umana a cinque dita; a parte il luccichio metallico, avrebbe potuto anche essere organica. Inoltre, era cieco. Almeno dal punto di vista degli organismi naturali. Ma aveva fatto dei trapianti, al prezzo che poté e volle pagare: era stato operato da oculisti brasiliani, appena prima di partire per Proxima. Avevano fatto uno splendido lavoro. I ricambi, collocati all'interno delle cavità oculari, erano privi di pupille, e i due bulbi non erano mossi da alcun muscolo. Erano dotati, invece, di visione panoramica, prodotta da lenti grandangolari che, come immobili fessure orizzontali, li bisecavano. L'incidente agli occhi non era stato un incidente: era successo a Chicago, un deliberato assalto al vetriolo compiuto da ignoti, per ragioni altrettanto ignote... almeno all'opinione pubblica. Eldritch, probabilmente, lo sapeva. Però, non aveva detto nulla, non aveva sporto denuncia, ed era andato subito dal suo team di oculisti brasiliani. I suoi occhi artificiali a fessura orizzontale parvero piacergli: quasi subito si era presentato alla cerimonia di inaugurazione del Teatro dell'Opera di St. George, Utah, e si era mescolato ai suoi quasi-pari senza alcun imbarazzo. Persino ora, dopo dieci anni, quell'operazione veniva tentata raramente, e Barney vedeva per la prima volta gli occhi luxvid grandangolari Jensen. Questi e il braccio artificiale, con il suo vasto repertorio di opzioni manuali, lo impressionarono più di quanto si aspettasse... o, forse, c'era qualcos'altro in Eldritch? - Signor Mayerson - disse Palmer Eldritch, e sorrise; i denti d'acciaio scintillarono nella debole e fredda luce di Marte. Tese la mano e Barney, meccanicamente, fece lo stesso. «La voce» pensò Barney «proviene da un punto diverso da...». Sgranò gli occhi. L'intera figura era incorporea e, attraverso di essa, si intravedeva il paesaggio retrostante. Era una sorta di fantasma, prodotto artificialmente, e lui vi colse un che di ironico: già il tipo era artificiale, e ora si scopriva che persino la carne e il sangue lo erano. «Questa è la cosa 95
tornata da Proxima?» si domandò Barney. «Se così fosse, Hepburn-Gilbert è stato imbrogliato: questo non è affatto un essere umano. Per niente». - Sono ancora all'interno - disse Palmer Eldritch; la sua voce rimbombava da un altoparlante montato sullo scafo dell'astronave. - Una precauzione, dato che lei è un dipendente di Leo Bulero -. La mano fantasma toccò quella di Barney: fu pervaso da una sensazione di freddo e di viscidità, di certo una reazione di repulsione del tutto psicologica, dato che non c'era nulla che potesse produrla. - Ex dipendente - disse Barney. In quel momento, alle sue spalle emersero gli altri abitanti del rifugio: gli Schein, i Morris e i Regan; si avvicinarono come bambini paurosi, non appena ebbero riconosciuto, uno per uno, la vaga figura che stava di fronte a Barney. - Che cosa succede? - domandò Norm Schein, visibilmente a disagio. - Questo è un simulacro, non mi piace -. In piedi, alle spalle di Barney, disse: - Viviamo nel deserto, Mayerson; siamo continuamente vittime di miraggi, astronavi, visitors e forme di vita innaturali. Ecco che cosa: questo tipo non è realmente presente, e neppure l'astronave è parcheggiata qui, in realtà. Tod Morris aggiunse: - Sono probabilmente a mille chilometri da qui. E un fenomeno ottico. Ci si fa l'abitudine. - Ma voi potete udirmi - fece notare Palmer Eldritch; l'altoparlante rimbombava e riverberava. - Va bene, sono qui per proporvi un affare. Chi di voi è il capo-rifugio ? - Sono io - disse Norm Schein. - Il mio biglietto da visita -. Eldritch porse un piccolo cartoncino bianco e, di riflesso, Norm Schein tese la mano per prenderlo. Il cartoncino gli volò via tra le dita e si posò sulla sabbia. Eldritch sorrise. Era un sorriso freddo e vacuo, un'implosione, come se assorbisse ogni cosa all'intorno, finanche l'aria sottile. - Lo guardi - suggerì Eldritch. Norm Schein si chinò e osservò attentamente il biglietto da visita. - D'accordo - disse Eldritch. - Sono qui per firmare un contratto con voi. Per dispensarvi... - Ci risparmi la predica sul fatto che lei dispenserebbe quello che Dio si limita a promettere - disse Norm Schein. - Ci dica solo qual è il prezzo. - Un decimo di quello del prodotto della concorrenza. Ed è molto più efficace: non c'è neppure bisogno di usare un progetto -. Eldritch sembrava rivolgersi a Barney, in particolare; il suo sguardo, però, non poteva essere individuato, a causa della struttura delle fessure dotate di lenti. - Si diverte qui su Marte, signor Mayerson ? - Oh, sì, moltissimo - disse Barney. Eldritch disse: - La scorsa notte, quando Allen Filine è sceso dal suo misero satellite per incontrarla… di che cosa avete discusso ? Barney si irrigidì e disse: - Affari -. Pensava veloce, ma non abbastanza; dall'altoparlante risuonava già la domanda successiva. - Così, lei continua a lavorare per Leo. Anzi, il suo invio su Marte, appena prima che noi iniziassimo a diffondere il Chew-Z, fa parte di un piano. A che scopo? Ha forse intenzione di ostacolarci? Non c'era materiale propagandistico nel suo bagaglio, nessun volantino o altro materiale a stampa, a parte comunissi-mi libri. Forse, diffonderà voci. Pettegolezzi. Il Chew-Z è... che cosa, signor Mayerson? È pericoloso peri consumatori abituali? - Non lo so. Sono impaziente di provarlo, per vedere. - Siamo tutti impazienti - disse Fran Schein. Recava tra le braccia un carico di scorze di tartufo, chiaramente destinate al pagamento in contanti. - Può farci una consegna adesso, o dovremo aspettare ancora? - Posso consegnarvene una prima tranche - disse Eldritch. Un portello dell'astronave si aprì con uno scatto. Ne sbucò un vettore a getto che schiz96
zò verso di loro. Giunto a un metro, si arrestò ed espulse una scatola avvolta nella familiare carta da pacchi marrone; la scatola cadde ai loro piedi e infine Norm Schein si chinò e la raccolse. Non si trattava di un simulacro. Con cautela Norm la scartò. - Chew-Z - disse Mary Regan, trattenendo il respiro. - È una quantità enorme! Quanto le dobbiamo, signor Eldritch ? - In totale - disse Eldritch - cinque scorze -. Il vettore estese, allora, un piccolo cassetto, esattamente delle dimensioni delle scorze. Dopo aver brevemente tirato sul prezzo, gli abitanti del rifugio cedettero: le cinque scorze furono depositate nel cassetto, che immediatamente fu ritirato, e il vettore girò su se stesso e tornò difilato all'astronave-madre. Palmer Eldritch, incorporeo e grigio e grande, restò. Sembrava divertirsi, decise Barney. Non lo preoccupava il fatto che Leo avesse un asso nella manica; Eldritch traeva forza da questo. Questa consapevolezza lo intristì, e si mise in cammino, da solo, diretto al desolato spiazzo che avrebbe dovuto essere il suo orto. Con le spalle rivolte ai compagni di rifugio e a Eldritch, attivò un'unità automatica, che iniziò a sibilare e ronzare: la sabbia spariva al suo interno a mano a mano che risucchiava rumorosamente, con qualche difficoltà. Barney si chiese per quanto tempo ancora avrebbe funzionato. E come si faceva, su Marte, a ripararli? Forse si lasciava perdere; forse non c'era modo di ripararli. Alle spalle di Barney, giunse la voce di Eldritch. - Adesso, signor Mayerson, potrà iniziare a masticare per il resto della sua vita. Si voltò, involontariamente, perché non si trattava di un fantasma, questa volta: l'uomo si era finalmente fatto avanti. - Esatto - disse. - E non potrei desiderare di meglio -. Quindi, riprese a trafficare con la benna automatica. - Dove si va, su Marte, per farsi aggiustare i macchinari? - chiese a Eldritch. - È l'ONU che se ne occupa ? Eldritch chiese: - Come faccio a saperlo? Un elemento della benna automatica si staccò e gli restò in mano; lo strinse, lo soppesò. Il pezzo, che aveva la forma di una forcella, era pesante, e Barney pensò: «Potrei ucciderlo con questo. Adesso, proprio qui. Non sarebbe una soluzione? Niente più tossina che produce le crisi di grande male, niente più causa in tribunale... ma ci sarebbe una rappresaglia. Sopravvivrei a Eldritch solo per poche ore». Ma... non ne valeva comunque la pena? Si voltò. E a quel punto successe tutto così rapidamente che non riuscì a farsene una valida idea, non ne ebbe quasi percezione. Dall'astronave parcheggiata partì un raggio laser, e lui ne sentì il violento impatto quando colpì il pezzo di metallo che aveva nelle mani. Contemporaneamente, Palmer Eldritch prese a ballonzolare agilmente all'indietro, rimbalzando per aria nella leggera gravita marziana; come una mongolfiera... Barney stette a guardare incredulo: Eldritch volò via, scoprendo in un ghigno i suoi enormi denti d'acciaio, agitando il braccio artificiale, con il suo corpo smilzo in lenta rotazione. Poi, come legato a un cavo trasparente in fase di riavvolgimento, raggiunse l'astronave seguendo un contorto moto sinusoidale. All'improvviso, non c'era più. La parte anteriore dell'astronave si richiuse di scatto dietro di lui: Eldritch era all'interno. Al sicuro. - Perché lo ha fatto ? - chiese Norm Schein, divorato dalla curiosità, restando dov'era insieme agli altri abitanti del rifugio. - In nome di Dio, che cos'è successo, laggiù ? Barney non rispose; tremante, mise giù ciò che rimaneva del pezzo di metallo: soltanto residui inceneriti, friabili e secchi, che appena toccarono terra si disfecero. - Hanno avuto un contrasto - disse Tod Morris. - Mayerson e Eldritch: non si piacciono neanche un po', sin dal primo momento. - In ogni caso - disse Norm - abbiamo il Chew-Z. Mayerson, ti conviene stare alla larga da Palmer Eldritch, in futuro lascia che sia io a trattare con lui. Se avessi saputo che per il 97
fatto di essere un dipendente di Leo Bulero... - Ex dipendente - disse, di riflesso, e riprese a trafficare con la benna automatica difettosa. Il suo primo tentativo di assassinare Palmer Eldritch era fallito. Avrebbe avuto un'altra occasione? E quello che era appena capitato poteva davvero considerarsi un'occasione? La risposta alle due domande, decise, era negativa. Nel tardo pomeriggio gli abitanti del rifugio si riunirono per masticare. L'atmosfera era di tensione e di solennità, non dissero praticamente nulla, mentre i ciocchi di Chew-Z, uno alla volta, venivano scartati e distribuiti. - Ahh - esclamò Fran Schein, facendo una smorfia. - Fa schifo. - Sa di... gnam... - disse Norm, con impazienza. E masticò. - Sa di fungo marcio, hai ragione -. In un impeto di stoicismo, deglutì, e continuò a masticare. - Bleah - fece, ed ebbe un conato di vomito. - Farsi 'sta roba senza un progetto... - disse Helen. Morris. - E dove andremo, allora? Io ho paura - disse, all'improvviso. - Saremo insieme? Ne sai qualcosa, Norm? - Chissenefrega - disse Sam Regan, masticando. - Guardatemi - disse Barney Mayerson. Lo osservarono con curiosità: qualcosa nel tono della sua voce li indusse a fare come diceva. - Metto in bocca il Chew-Z - disse Barney, e così fece. - Voi mi vedete, vero? - Iniziò a masticare. - Ora sto masticando -. Il suo cuore faceva fatica. «Dio» pensò «riuscirò a cavarmela?». - Sì, ti vediamo - confermò Tod Morris, annuendo. - E allora ? Cioè, non è che sei in botta o stai per volar via come Palmer Eldritch o roba del genere ? - E anche lui attaccò il proprio ciocco. Stavano masticando tutti e sette, si accorse Barney. Chiuse gli occhi. Poi, vide sua moglie, chinata su di lui. - Ho detto - ripeté - se vuoi un altro Manhattan o no. Perché se lo vuoi, devo chiedere dell'altro ghiaccio al frigo. - Emily - disse. - Sì, caro - disse lei, in tono aspro. - Ogni volta che pronunci il mio nome in quel modo, capisco subito che stai per lanciarti in una delle tue solite prediche. Che cosa c'è, questa volta? - Gli si sedette di fronte, sul bracciolo del divano, lisciandosi la gonna; era quella stupenda stoffa messicana stampata a mano che aveva preso per lei a Natale. - Sono pronta - disse. - Nessuna predica - disse lui. «Sono davvero così?» si chiese. «Sempre a fare menate?». Barcollando, si alzò in piedi; si sentiva stordito, e cercò di sorreggersi appoggiandosi all'asta di una lampada lì vicino. Squadrandolo, Emily disse: - Sei bollito. Bollito. Non sentiva quella parola dai tempi del college: era fuori moda da un bel po', ma ovviamente Emily la usava ancora. - Adesso - fece lui, scandendo il più possibile le parole si dice «flesciato». Ce la farai a ricordartelo? Flesciato -. Andò vacillando in cucina dove trovò il liquore. - Flesciato - disse Emily, e sospirò. Sembrava triste; lui se ne accorse e se ne domandò la ragione. - Barney - disse lei, allora - non bere così tanto, okay ? Che si dica «bollito», «flesciato» o come ti pare, non cambia niente. Immagino che sia colpa mia: tu bevi perché io sono così inadeguata -. Si strofinò l'occhio destro con un dito, un fastidioso e familiare tic. - Non è che tu sei inadeguata - disse lui. - È solo che ho degli standard elevati -. «Mi 98
hanno insegnato ad aspettarmi molto dagli altri» disse tra sé. «Aspettarmi che gli altri siano affidabili e stabili come me, e non svenevoli ed emotivi, incapaci di autocontrollo. «Ma un'artista...» riflette. «O piuttosto una cosiddetta artista. Una bohémienne, più che altro, fa una vita da artista senza averne il talento». Iniziò a prepararsi un drink dissetante, bourbon e acqua, questa volta, senza ghiaccio; versò direttamente dalla bottiglia, senza curarsi del misurino. - Quando versi a quel modo - disse Emily - capisco che sei arrabbiato con me e stiamo per litigare. E non lo sopporto. - E allora vattene - disse lui. - Dannazione - disse Emily - io non voglio andarmene! Non potresti semplicemente... Fece dei gesti disperati e vani. - ... Essere un po' più gentile, più buono, o almeno tentare? Impara a perdonare... - La sua voce sprofondò e si fece quasi impercettibile: - ... I miei difetti. - Ma sono imperdonabili - disse lui. - Mi piacerebbe. Credi che io voglia vivere con una persona che non riesce a concludere nulla di quello che inizia o che non combina nulla a livello sociale? Ad esempio, quando... oh, be', al diavolo! - A che cosa sarebbe servito? Emily era incorreggibile: era solo e semplicemente una scorbutica. La sua giornata ideale l'avrebbe trascorsa a sguazzare, a gingillarsi e a fare cazzate con un casino di viscide vernici simili a escrezioni, o con le braccia immerse per ore in fondo a un enorme blocco di argilla grigia e umida. E intanto... Il tempo stava sfuggendo loro di mano. E tutti, compresi i dipendenti del signor Bulero, specialmente i suoi consulenti pre-mod, stavano crescendo, sviluppandosi, maturando. «Non sarò mai il consulente pre-mod di New York» disse tra sé. «Rimarrò sempre impantanato qui a Detroit, dove non succede mai nulla di nuovo, assolutamente nulla». Se fosse riuscito ad accaparrarsi il posto di consulente pre-mod di New York... «La mia vita acquisterebbe un significato» realizzò. «Sarei felice, perché potrei utilizzare appieno le mie capacità. Che diavolo potrei volere di più ? Nient'altro: è tutto quello di cui ho bisogno. - Esco - disse a Emily, e mise giù gli occhiali; andò all'armadio e prese il cappotto. - Tornerai prima che io vada a letto ? - Con aria afflitta, lo seguì fino alla porta dell'appartamento del condominio 11139584 - la numerazione partiva dal centro di New York dove vivevano ormai da due anni. - Vedremo - disse, e aprì la porta. Sul pianerottolo c'era un uomo alto e grigio con una prominente dentatura d'acciaio, occhi senza pupille e una lucente mano artificiale che gli spuntava dalla manica destra. L'uomo disse: - Salve, Mayerson -. Sorrise, i denti d'acciaio brillarono. - Palmer Eldritch - disse Barney. Si volse verso Emily.- Avrai visto le sue foto sugli omeogiornali: è quel celeberrimo grande imprenditore -. Ovviamente, lui aveva riconosciuto Palmer Eldritch, e subito. - Voleva vedermi? - chiese, esitante; c'era qualcosa di misterioso nella situazione, come se in un certo senso si fosse già verificata, ma in modo diverso. - Mi consenta di parlare un attimo a quattrocchi con suo marito - disse Eldritch, rivolgendosi a Emily con un tono di estrema cortesia; fece un cenno d'intesa e Barney uscì sul pianerottolo. La porta si richiuse alle sue spalle: Emily, ubbidiente, l'aveva chiusa. Ora Eldritch sembrava cupo; non più gentile e sorridente, disse: - Mayerson, lei sta sprecando il suo tempo. Non fa altro che riprodurre il passato. A che serve allora il Chew-Z che le ho venduto? Lei è refrattario, non ho mai visto nulla di simile. Le concederò altri dieci minuti, dopodiché la riporterò nel luogo che le si addice, il Chicken Pox Prospects. Perciò le conviene far presto a rendersi conto di quello che diavolo vuole, e se ci capisce qualcosa, alla fine. - Che diavolo è il Chew-Z ? - disse Barney. 99
La mano artificiale si sollevò; con una forza enorme Palmer Eldritch lo spinse e Barney vacillò. - Ehi - disse Barney debolmente, cercando di resistere, di annullare la pressione prodotta dall'immensa forza di quell'uomo. - Che cosa... Si ritrovò a terra di schiena. La testa gli risuonava e gli faceva male; con fatica riuscì ad aprire gli occhi e a mettere a fuoco la stanza intorno a lui. Si stava risvegliando; scoprì di avere addosso un pigiama, che però non riconobbe: non lo aveva mai visto prima. Era nell'appartamento di qualcun altro, e ne aveva addosso i vestiti? Un altro uomo... Preso dal panico, incominciò a esaminare il letto, le coperte. Accanto a lui... Vide una ragazza sconosciuta che dormiva e respirava piano con la bocca, i capelli un bianco scompiglio simile a cotone, le spalle nude e lisce. - Sono in ritardo - disse lui, e la sua voce uscì distorta e rauca, quasi irriconoscibile. - No, non sei in ritardo - mormorò la ragazza, con gli occhi ancora chiusi. - Rilassati. Da qui possiamo essere al lavoro in... - Sbadigliò e aprì gli occhi. - ... Quindici minuti -. Gli sorrise, il disagio di lui la divertiva. - Lo dici sempre, tutte le mattine. Vai a preparare il caffè. Devo assolutamente bere un caffè. - Certo - disse, e sgusciò fuori dal letto. - Signor Coniglio - disse la ragazza, per prenderlo in giro. - Sei spaventatissimo. Hai paura di me, del tuo lavoro... e scappi sempre. - Mio Dio - disse lui. - Ho voltato le spalle a tutto. - «Tutto» cosa? - Emily -. Fissò la ragazza, Roni Qualcosa, che stava nella propria camera da letto. - Ora non ho più nulla - disse. - Oh, benissimo - disse Roni, con amaro sarcasmo. - Così, adesso magari posso dirti un po' di cose carine, per farti star bene. Lui disse: - L'ho fatto adesso, per giunta. Non anni fa. Appena prima dell'«entrata in scena» di Palmer Eldritch. - E come avrebbe fatto Palmer Eldritch a «entrare in scena»? È in un letto d'ospedale, da qualche parte nella zona di Giove o di Saturno. L'ONU l'ha portato laggiù dopo averlo estratto dal relitto della sua astronave -. Il Suo tono era di scherno, e tuttavia c'era una sfumatura di curiosità. - Palmer Eldritch mi è appena apparso - disse, ostinato. Pensò: «Devo tornare da Emily». Barcollando, si piegò e afferrò i suoi vestiti, arrancò fino al bagno e sbatté la porta dietro di sé. Rapido, si fece la barba, si cambiò, riemerse e disse alla ragazza, che era ancora a letto: - Devo andare. Non avercela con me. Devo farlo. Un attimo dopo, senza aver fatto colazione, stava scendendo al pianterreno; poi si fermò al di sotto dello scudo antitermico, in cerca di un taxi. Il taxi, un nuovo modello, bello e scintillante, lo portò in men che non si dica al condominio di Emily; in confusione, pagò, corse all'interno, e nel giro di pochi secondi stava salendo. Era come se il tempo non fosse trascorso, come se il tempo si fosse fermato e tutto fosse rimasto congelato e aspettasse solo lui; abitava un mondo di oggetti immobili, unica cosa in movimento. Giunto alla porta di lei, suonò il campanello. La porta si aprì, e apparve un uomo. - Sì? - L'uomo era scuro, abbastanza di bell'aspetto, sopracciglia folte e capelli pettinati con cura, e un po' ricci; teneva l'omeogiornale del mattino in una mano... Alle sue spalle Barney vide una tavola apparecchiata per la colazione. Barney disse: - Lei è... Richard Hnatt. - Sì -. Perplesso, osservò Barney con attenzione. -Ci conosciamo ? 100
Comparve Emily, vestita con un maglione grigio a girocollo e jeans macchiati. - Santo cielo, è Barney - disse, rivolta a Hnatt. - Il mio ex. Dai, entra -. Gli tenne la porta spalancata, e lui entrò nell'appartamento. Sembrava contenta di vederlo. - Piacere di conoscerla - disse Hnatt, in tono neutro, facendo la mossa di tendere la mano e poi cambiando idea. - Caffè? - Grazie -. Barney si sedette al tavolo in un posto non apparecchiato. - Ascolta - disse, rivolto a Emily; non ce la faceva ad aspettare: doveva parlare, eventualmente anche in presenza di Hnatt. - Ho sbagliato a divorziare da te. Mi piacerebbe risposarti. Tornare ai vecchi tempi. Emily, in una maniera a lui familiare, rise divertita; non riusciva a trattenersi, e così andò a prendergli una tazza e un cucchiaio, incapace di rispondere. Lui si domandò se lei avrebbe mai risposto; era più facile per Emily - solleticava la persona pigra e scorbutica che era in lei - limitarsi a ridere. «Cristo» pensò, e si mise a fissare davanti a sé, nel vuoto. Di fronte a lui, Hnatt si sedette e disse: - Noi siamo sposati. Credeva che convivessimo soltanto ? - Era scuro in volto, ma sembrava mantenere il controllo di sé. Barney disse, parlando con Emily e non con Hnatt: - I matrimoni si possono sciogliere. Vuoi risposarti con me? - Si alzò in piedi e mosse alcuni passi esitanti verso di lei. In quell'istante, lei si voltò e gli porse con calma tazza e cucchiaio. - Oh, no - disse Emily, continuando a sorridere; dai suoi occhi emanava una luce di pietà. Lei capì come lui si sentiva, capì che non si trattava di un semplice impulso. Ma la risposta continuava a essere negativa e -lui lo sapeva - lo sarebbe sempre stata. La mente di lei non aveva neppure deciso: per lei, semplicemente, quello di cui lui parlava non aveva alcuna coerenza. Barney pensò: «L'ho mollata io, ai tempi, l'ho tagliata fuori, l'ho scartata, pienamente consapevole di quello che stavo facendo; e questo è il risultato. Come si dice, chi non s'accontenta dell'onesto, perde il manico e anche il cesto. È quello che mi merito» disse tra sé. «Io sono la causa di questa situazione». Tornò al tavolo della cucina e si sedette, stordito; mentre lei gli riempiva la tazza lui fissò le sue mani. «Un tempo queste erano le mani di mia moglie» disse tra sé. «E io l'ho lasciata. Autodistruzione: volevo vedermi morire. È l'unica spiegazione possibile e soddisfacente. O forse ero davvero così stupido? No, la stupidità non contempla enormità tali, così assolute e volontarie...». Emily disse: - Come vanno le cose, Barney? - Oh, diavolo, a meraviglia come sempre -. La sua voce tremava. - Mi hanno detto che vivi con una rossa piuttosto carina - disse Emily. Si sedette al proprio posto, e riprese a mangiare. - È finita - disse Barney. - Dimenticata. - Con chi stai, allora? - Aveva un tono confidenziale. «Mi tratta come se fossi un vecchio amico o magari un condomino» pensò. «Pazzesco! Come può - se può - nutrire questi sentimenti? Impossibile. È una finzione, un modo per nascondere qualcosa di più profondo». A voce alta, lui disse: - Temi che, rimettendoti con me, io possa... cacciarti via di nuovo. Scottati una volta, due volte avvertiti. Ma non lo farò, non rifarei più una cosa del genere. Col suo tono placido, confidenziale, Emily disse: -Mi dispiace che tu stia così male, Barney. Stai andando da un analista? Mi hanno detto che ti hanno visto in giro con una valigetta psichiatrica. - Il dottor Smile - disse lui, ricordando. Probabilmente l'aveva lasciato nell'appartamento di Roni Fugate. - Ho bisogno di aiuto - disse, rivolto a Emily. - Non c'è un modo? - Si interruppe. «Non si può modificare il passato?» si domandò. «Evidentemente no. Causa ed effetto funzionano in un solo senso, e il mutamento è reale. Così, quel che è stato è stato, e io potrei benissimo andarmene di qui». Si alzò in piedi. -Devo essere fuori di mente - dis101
se, rivolto sia a lei sia a Richard Hnatt. - Mi dispiace, sono ancora mezzo addormentato... stamattina sono disorientato. Da quando mi sono svegliato. - Perché non finisce di bere il caffè ? - suggerì Hnatt. - E ci inzuppa due lingue di gatto ? - L'oscurità era svanita dal suo volto; lui, come anche Emily, era tranquillo ora, disinvolto. Barney disse: - Non capisco. Palmer Eldritch mi ha detto di venire qui -. O no? Qualcosa del genere, ne era certo. - Credevo che avrebbe funzionato - disse, disperato. Hnatt e Emily si guardarono negli occhi. - Eldritch è in ospedale da qualche parte... - esordì Emily. - Qualcosa è andato storto - disse Barney. - Eldritch deve aver perso il controllo della situazione. Mi conviene cercarlo: lui mi potrà spiegare -. E fu preso dal panico, un panico guizzante come mercurio, fluido, pervasivo. Ne era preda dalla testa ai piedi. - Addio - fu quello che riuscì a dire, e si avviò alla porta, brancolando in cerca di una via di fuga. Alle sue spalle, Richard Hnatt disse: - Aspetti. Barney si voltò. Emily sedeva a colazione con un vago sorriso stampato in volto, e sorseggiava il suo caffè; di fronte a lei era seduto Hnatt, rivolto in direzione di Barney. Hnatt aveva una mano artificiale, con cui teneva la forchetta, e quando portò alla bocca un pezzetto di uovo, Barney vide spuntare degli enormi denti d'acciaio inossidabile. E Hnatt ora era grigio, scavato, con occhi da morto, e molto più grandi di prima; pareva saturare lo spazio con la sua presenza. Ma era pur sempre Hnatt. - Non capisco - disse Barney, e restò lì sulla porta, né dentro né fuori. Fece come aveva suggerito Hnatt: aspettò. «Non assomiglia un po' a Palmer Eldritch?» si chiese. «Nelle foto... ha un braccio artificiale, denti d'acciaio e occhi Jensen, ma questo non è Eldritch». - È solo che mi sembrava corretto dirle - fece Hnatt, senza fronzoli - che Emily le vuole molto più bene di quanto non appaia da quello che dice. Lo so perché me l'ha detto lei stessa. Molte volte -. Poi, volse lo sguardo in direzione di Emily. - Tu sei una tipa ligia al dovere. Ti sembra che la cosa moralmente più giusta da fare, a questo punto, sia di reprimere le tue emozioni nei confronti di Barney. Questo, almeno, è quello che hai fatto per tutto il tempo. Ma dimenticati dei tuoi doveri. Non puoi fondare un matrimonio su questo: ci dev'essere spontaneità. Anche se ti sembra che sia sbagliato... - fece un cenno - ... diciamo, ripudiarmi... tuttavia, dovresti prendere atto con onestà dei tuoi sentimenti, e non nasconderli dietro una facciata di autosacrificio. È quello che hai fatto finora con Barney: hai lasciato che ti cacciasse di casa perché pensavi che fosse tuo dovere non interferire con la sua carriera -. Aggiunse: - E continui a comportarti allo stesso modo, continuando così a sbagliare. Sii sincera con te stessa -. E all'improvviso fece un sorriso a Barney... e uno degli occhi da morto si spense, con un meccanico batter di ciglia. Era Palmer Eldritch, ora. In tutto e per tutto. Emily, però, non parve accorgersene; il suo sorriso era svanito, e sembrava confusa, turbata e sempre più furiosa. - Mi fai così infuriare - disse al marito. - Ho detto quello che provo e non sono un'ipocrita. E non mi piace che mi si accusi di esserlo. Di fronte a lei, l'uomo seduto disse: - Hai solo una vita: se vuoi viverla con Barney invece che con me... - No -. Lo guardò di traverso. - Io vado - disse Barney. Aprì la porta del pianerottolo. Non c'era speranza. - Aspetti -. Palmer Eldritch si alzò, e lentamente lo seguì. - Scendo con lei. Insieme, i due si avviarono lungo il pianerottolo verso le scale. - Non si arrenda - disse Eldritch. - E ricordi: questa è solo la prima volta che fa uso di Chew-Z; avrà altre occasioni in futuro. Può insistere finché non otterrà quello che vuole. Barney disse: - Che cos'è il Chew-Z? Di fianco a lui, vicinissima, una voce di ragazza continuava a ripetere: - Barney Mayer102
son, dài, svegliati-. Lo stavano scuotendo; sbatté le palpebre e provò a guardare. Inginocchiata, con le mani a cingergli le spalle, c'era Anne Hawthorne. - Com'è stato? Passavo di qua e non ho visto in giro nessuno; poi vi ho visti qui disposti in cerchio completamente persi. E se fossi stato un ufficiale ONU ? - Mi hai svegliato - disse a Anne, rendendosi conto di quello che lei aveva fatto; provò un enorme, rabbioso disappunto. In ogni caso, la traslazione per il momento era finita, ed era tutto. Ma dentro di sé provava il desiderio, la smania di rifarlo, e al più presto possibile. Tutto il resto era irrilevante, persino la ragazza che gli era accanto e i compagni di rifugio, inerti e placidi, stravaccati lì in giro. - È stato bello? - chiese Anne, comprensiva. Toccò la tuta di lui. - È venuto a far visita anche al nostro rifugio: l'ho comprato. Quell'uomo con quei denti e quegli occhi strani, quel tipo grigio e grosso. - Eldritch, o un suo simulacro -. Gli dolevano le giunture, come se fosse stato seduto sulle gambe per ore, ma, osservando il suo orologio, vide che erano passati solo pochi secondi, un minuto al massimo. - Eldritch è dappertutto - disse a Anne. - Dammi il tuo Chew-Z - le disse. - No. Lui si strinse nelle spalle, nascondendo il disappunto, l'acuto effetto fisico dell'astinenza. Be', Palmer Eldritch sarebbe tornato: conosceva di certo gli effetti del suo prodotto. Magari, persino quello stesso giorno. - Dimmi com'è - disse Anne. Barney disse: - È un mondo illusorio nel quale Eldritch occupa le posizioni-chiave, come una divinità; ti offre la possibilità di fare quello che in realtà è impossibile: ricostruire il passato come avrebbe dovuto essere. Ma è difficile anche per lui. Ci vuole tempo -. Quindi, tacque; rimase seduto a strofinarsi la fronte dolorante. - Vuoi dire che non si può, come nei sogni, allungare la mano e prendere ciò che si vuole? - È assolutamente diverso dal sogno -. Era peggio, si rese conto. «Più che altro, una specie di inferno» pensò. «Sì, è così che dev'essere l'inferno: ripetitivo e inesorabile». Ma Eldritch pensava che presto, con un po' di pazienza e di sforzo, avrebbe potuto essere
cambiato. - Se torni... - esordì Anne.
- «Se» -. La fissò. - Devo tornare. Non sono stato capace di concludere nulla, questa volta -. «Potrebbe richiedere centinaia di tentativi» pensò. - Ascolta. Per carità di Dio, dammi il tuo ciocco di Chew-Z. So che posso convincerla. Eldritch è dalla mia parte, e mi dà una mano. Adesso lei è furiosa, e poi l'ho presa alla sprovvista... - Tacque; fissò Anne Hawthorne. «C'è qualcosa di storto» pensò. «Perché...». Anne aveva un braccio e una mano artificiali; le dita di plastica e metallo erano a pochi centimetri da lui, che potè distinguerle chiaramente. E quando la guardò in volto vide la vacuità, il vuoto vasto come lo spazio intergalattico da cui Eldritch era emerso. Gli occhi,da morto, colmi degli spazi al di là dei mondi noti e visitati dall'uomo. - Potrai averne dell'altro più tardi - disse Anne, calma. - Una calata al giorno può bastare -. Sorrise. - Altrimenti, esauriresti le scorze, non potresti più permettertelo, e allora che diavolo faresti? Il suo sorriso scintillò, con la luccicante opulenza dell'acciaio inossidabile. Gli altri abitanti del rifugio, tutt'intorno a lui, tornarono mugolanti alla veglia, e ripresero coscienza a rilento e con crescente angoscia; si misero seduti, brontolarono e cercarono di recuperare l'orientamento. Anne se n'era andata chissà dove. Riuscì a mettersi in piedi da 103
sé. «Caffè» pensò. «Scommetto che sta preparando il caffè». - Wow - fece Norm Schein. - Dove sei andato? - domandò Tod Morris, con la lingua impastata; a fatica, si rialzò anche lui e aiutò sua moglie Helen. - Io sono tornato all'adolescenza, al liceo, il giorno del mio primo appuntamento completo... cioè, il primo giunto a buon fine, chiaro, no ? - Quindi, rivolse un'occhiata a Helen, nervoso. Mary Regan disse: - È molto meglio del Can-D. Infinitamente: Ah, se potessi raccontarvi quello che stavo facendo... - Ridacchiò, imbarazzata. - Ma non posso -. Il suo viso splendeva rosso e arroventato. Barney Mayerson se ne andò nel suo scompartimento, chiuse la porta a chiave ed estrasse il tubetto con la tossina datogli da Allen Faine; lo strinse in pugno, e pensò: «Questo è il momento. Ma... siamo davvero tornati? Non si è trattato che di un'immagine residua di Eldritch sovrapposta a Anne?». O non era stata piuttosto una visione autentica, una percezione della realtà, della loro indefinita situazione comune, e non solo della sua? In tal caso, non sarebbe stato ancora il momento di assumere la tossina. Fu l'istinto a suggerirgli quel punto di vista. Ciò nondimeno, svitò il tappo del tubetto. Una voce sottile, fragile, che proveniva dal tubetto aperto, sibilò: - Sei sorvegliato, Mayerson. E se stai architettando qualcosa sarò costretto a intervenire. E subiresti gravi restrizioni. Mi dispiace. Rimise il tappo sul tubetto, e lo avvitò stretto, con dita tremanti. E il tubetto gli era sembrato... vuoto! - Che cos'è? - chiese Anne, ricomparendo; veniva dalla cucina dello scompartimento di Barney; indossava un grembiule trovato chissà dove. - Cos'è quello? - domandò, vedendolo con quel tubetto tra le mani. - L'evasione - gridò. - Da questo. - Da cosa, esattamente? - Aveva riacquistato le proprie sembianze: ora non c'era nulla di incongruo. - Hai un'aria terribilmente malata, Barney, davvero. È un effetto secondario del Chew-Z ? - Sono i postumi -. «C'è Palmer Eldritch, qui dentro?» si chiese, esaminando il tubetto chiuso; lo rigirò nel palmo della mano. - Non c'è un modo per contattare il satellite dei Faine? - Be ', credo di sì. Probabilmente basta che tu faccia una videofonata, o li contatti con un qualsiasi sistema... - Va' a chiedere a Norm Schein di contattarli da parte mia - disse. Ubbidiente, Anne si avviò; la porta dello scompartimento si richiuse alle sue spalle. Subito estrasse il libro dei codici, datogli da Faine, dal luogo in cui l'aveva nascosto, sotto la cucina a gas. Il messaggio avrebbe dovuto essere in codice. Sulle pagine del libro dei codici non c'era scritto nulla. «Dunque, semplicemente, non sarà in codice» pensò. «Dovrò fare del mio meglio e mandarlo, per quanto insoddisfacente». La porta si aprì; Anne comparve e disse: - Il signor Schein sta facendo la chiamata che hai chiesto. Dice che richiedono sempre le canzoni. La seguì lungo il corridoio e poi in un bugigattolo dove Norm era seduto a una radio trasmittente; quando Barney entrò, Norm si voltò e disse: - Ho in linea Charlotte... va bene? - Voglio parlare con Allen - disse Barney. - Okay -. Poi, Norm disse: - Ecco, sono in linea con il vecchio Al Melanzana -. Porse il microfono a Barney. Sul piccolo schermo comparve la faccia di Allen Faine, gioviale e professionale. - C'è un neoconcittadino che vuole parlarti - spiegò Norm, riavvicinandosi il mi104
crofono per un attimo. - Barney Mayerson, ti presento metà della squadra che ci conserva in vita e in salute qui su Marte -. Tra sé, borbottò: - Dio, ho un terribile mal di testa. Scusate -. Lasciò libera la sedia vicina alla radio e scomparve barcollando in corridoio. - Signor Faine - disse Barney, con cautela - ho parlato con il signor Palmer Eldritch, stamattina presto. Ha fatto parola della conversazione che io e lei abbiamo avuto. Ne era a conoscenza, quindi, per quel che mi risulta, non c'è... Gelido, Allen Faine disse: - Quale conversazione? Barney restò per un po' in silenzio. - Evidentemente, hanno usato una telecamera a infrarossi - proseguì, alla fine. - Probabilmente installata su un satellite che sorvolava la zona. Il contenuto della nostra conversazione, però, a quanto pare, non è ancora... - Lei è pazzo - disse Faine. - Io non la conosco, non ho mai avuto alcuna conversazione con lei. Senta, amico, vuole richiedere un pezzo o no? - Il suo volto era impassibile, obliquo, distaccato, e non aveva l'aria di uno che fingeva. - Lei non sa chi sono? - chiese Barney, incredulo. Faine staccò la linea; dal piccolo schermo videofonico scomparve l'immagine, e rimase solo il vuoto, il deserto. Barney spense la radio trasmittente. Non provava nulla. Apatia. Passò accanto a Anne e uscì in corridoio; lì si fermò, estrasse un pacchetto - l'ultimo? - di sigarette terrestri, e ne accese una, pensando: «Quello che Eldritch ha fatto con Leo, sulla Luna, su Sigma 14-B o dovunque si trovasse, adesso lo sta rifacendo con me. E alla fine ci fregherà tutti. Come ha fregato me. Isolato. Il mondo abituale non esiste più. Almeno per me: ha iniziato da me». «E poi» pensò «io dovrei combattere con un tubetto vuoto che una volta conteneva, forse, una rara, costosa e devastante tossina... ma che ora contiene soltanto Palmer Eldritch, e neanche tutto intero. Solo la sua voce». Il fiammifero gli bruciò le dita. Non ci fece caso.
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Undici Consultando i suoi appunti, Felix Blau dichiarò: - Quindici ore fa, un'astronave di proprietà della Chew-Z, con il benestare dell'ONU, è atterrata su Marte e ha distribuito i primi rifornimenti ai rifugi di Fineburg Crescent. Leo Bulero si sporse verso lo schermo, giunse le mani e disse: - Compreso Chicken Pox Prospects? Felix annuì brevemente. - A quest'ora - disse Leo - dovrebbe aver già consumato la dose di quella schifezza brucia-cervelli, e dovremmo averne avuto notizia via satellite. - Mi rendo conto. - William C. Clarke è ancora in attesa? - Clarke era il capo dell'ufficio legale della P. P. Layouts su Marte. - Sì - disse Felix - ma Mayerson non ha contattato neppure lui; non ha contattato nessuno -. Spostò da parte i suoi documenti. - Questo è quanto: non dispongo di altre informazioni, al momento. - Magari è morto - disse Leo. Era cupo, tutta quella storia lo deprimeva. - Magari ha avuto delle convulsioni tali che... - Ma in quel caso avremmo saputo qualcosa, perché uno dei tre ospedali ONU su Marte l'avrebbe reso noto. - Dov'è Palmer Eldritch? - Nessuno della mia organizzazione lo sa - disse Felix. - Ha lasciato la Luna ed è scomparso. L'abbiamo perduto. - Darei il mio braccio destro - disse Leo - per sapere che cosa sta succedendo in quel rifugio, Chicken Pox Prospects, dove si trova Barney. - Allora vada su Marte di persona. - Oh, no - disse Leo immediatamente. - Non mi allontano più dalla P. P. Layouts, dopo quello che mi è successo sulla Luna. Non c'è qualcuno della sua organizzazione lassù che possa riferire direttamente a noi? - C'è quella ragazza, Anne Hawthorne. Ma neanche lei si è ancora fatta viva. Forse ci andrò io su Marte, se non ci va lei. - Io non ci vado - ribadì Leo. Felix Blau disse: - Le costerà un po'. - Certo - disse Leo. - E pagherò. Ma così, almeno, abbiamo ancora qualche speranza. Cioè, adesso come adesso non abbiamo nulla -. «E siamo finiti» disse tra sé. - Mi mandi pure la fattura. - Ma ha idea di quello che le costerebbe se io morissi, se mi beccassero su Marte ? La mia organizzazione farebbe... - La prego - disse Leo. - Non ho voglia di parlarne. Che cos'è Marte? Una fossa che Eldritch sta scavando ? Eldritch probabilmente odiava Barney Mayerson. Okay, lei vada; si presenti al Chicken Pox Prospects -. Riagganciò. Seduta alle sue spalle, Roni Fugate, consulente pre-mod in carica per l'area di New York, ascoltava attentamente. «Si impossessa di tutte le informazioni» disse Leo tra sé. - Hai sentito bene? - le domandò rudemente. Roni disse: - Stai facendo a lui la stessa cosa che lui ha fatto a te. - Chi? Che cosa? - Barney aveva paura di venirti a cercare, quando sei scomparso sulla Luna. E ora tu hai paura... - Sarebbe solo poco saggio. D'accordo - disse. - Ho una tale dannata paura di Palmer 106
che non mi azzardo a mettere un piede fuori da quest'edificio. Certo che non andrò su Marte, e quello che dici è assolutamente vero. - Ma nessuno - disse Roni, dolcemente - ti brucerà. Come tu hai fatto con Barney. - Mi sto bruciando da solo. Dentro. E sto male. - Ma non abbastanza da convincerti ad andare su Marte - D'accordo! - Inferocito, riaccese l'apparecchio videofonico e compose il numero di Felix Blau. - Blau, contrordine. Ci vado io. Anche se è da pazzi. - Francamente - disse Felix Blau - credo che lei stia facendo esattamente quello che Palmer Eldritch desidera. Una questione di coraggio contro... - Il potere di Eldritch agisce attraverso quella droga - disse Leo. - Finché non riuscirà a somministrarmela, sarò a posto. Porterò con me alcuni vigilantes della ditta per controllare che non mi facciano un'iniezione come l'ultima volta. Ehi, Blau, lei comunque verrà con me, okay ? - Si voltò per mettersi di fronte a Roni. - Va bene ? - Sì - disse lei. - Visto? Dice che va bene. Dunque verrà con me su Marte e mi terrà per mano? - Certo, Leo - disse Felix Blau. - E se lei sviene, le farò aria per riportarla alla coscienza. Ci vediamo nel suo ufficio tra... - Esaminò il suo orologio da polso. -... Due ore. Stenderemo un piano dettagliato. E porterò con me un paio di uomini fidati. - Ecco - disse Leo a Roni, interrompendo la comunicazione. - Guarda che cosa sei riuscita a farmi fare. Hai soffiato il posto a Barney e ora, se io non torno da Marte, magari riesci a fregarlo anche a me -. Le lanciò un'occhiataccia. «Le donne possono far fare agli uomini quello che vogliono» si rese conto. «Come madri, mogli, e persino come dipendenti, ci plasmano come piccoli pezzetti di materia termoplastica». Roni disse: - È questo, secondo lei, il motivo per cui ho parlato, signor Bulero? Lo crede davvero? Le rivolse un lungo e severo sguardo. - Sì, perché sei insaziabilmente ambiziosa. Lo credo davvero. - Si sbaglia. - Se io non torno da Marte, tu verrai a cercarmi ? - Aspettò, ma lei non rispose. Lesse l'esitazione sul volto di lei, e scoppiò a ridere fragorosamente. - Certo che no - disse lui. Impassibile, Roni Fugate disse: - Devo tornare nel mio ufficio: devo esaminare una nuova linea di posate. Modelli moderni provenienti da Città del Capo -. Si alzò e se ne andò; lui la guardò andar via, pensoso. È lei la vera minaccia. Non Palmer Eldritch. Se riuscirò a ritornare, dovrò trovare un sistema tranquillo per liberarmi di lei. Non mi piace essere manipolato. All'improvviso gli venne in mente che Palmer Eldritch aveva assunto le fattezze di una ragazzina, di una bambina. .. a parte la successiva apparizione sotto forma di cane. Forse non esisteva alcuna Roni Fugate; forse lei era Eldritch. Il pensiero lo raggelò. «Quello che sta verificandosi» si rese conto «non è un'invasione di proximiani, di esseri provenienti da un'altra galassia. Non è un'invasione di legioni di pseudo-umani. No. È Palmer Eldritch che è ormai ovunque, e continua a crescere e diffondersi come una gramigna impazzita. Arriverà a un punto in cui scoppierà, per l'eccessiva crescita? Tutte le manifestazioni di Eldritch, sulla Terra, sulla Luna e su Marte, Palmer che spunta e scoppietta... pop, pop, POP! Come dice Shakespeare, è la solita dannata questione di trapassare con un semplice spillo l'armatura, e addio re! «Ma in questo caso» pensò «quale sarebbe lo spillo? Ed esiste uno spiraglio in cui infilarlo ? Non lo so, e neanche Felix lo sa, e Barney scommetto che non ha la più pallida idea di come comportarsi con Eldritch. Rapire Zoe, l'orribile figlia maggiore di Eldritch? Palmer se 107
ne fregherebbe. A meno che Palmer non sia anche Zoe; forse neppure Zoe esiste, indipendentemente da lui. E questa è la fine che faremo tutti, a meno che non troviamo il modo di distruggerlo» si rese conto. «Repliche, estensioni di quest'uomo che abitano tre pianeti e sei lune. Eldritch è un protoplasma, che si diffonde, si riproduce e si scinde, e tutto grazie a quella droga licheno-derivata extraterrestre, a quell'orribile e maledetto Chew-Z». Tornato al videofono chiamò il satellite di Allen Faine. All'istante, un po' incorporea e sfumata, ma pur sempre presente, apparve la faccia del suo disc-jockey principe. - Dica, signor Bulero. - Puoi confermarmi che Mayerson ti ha contattato? Ha ricevuto il suo libro dei codici, vero? - Ha avuto il libro, ma non si è ancora fatto vivo. Abbiamo monitorato tutte le trasmissioni provenienti da Chicken Pox Prospects. Abbiamo visto l'astronave di Eldritch atterrare vicino al rifugio, qualche ora fa, e Eldritch che ne usciva per recarsi dagli abitanti del rifugio, e anche se le nostre telecamere non l'hanno filmato, sono sicuro che la transazione è andata immediatamente a buon fine - aggiunse Faine. - E Barney Mayerson era tra gli abitanti del rifugio che hanno incontrato Eldritch, in superficie. - Credo di sapere quello che è successo - disse Leo. -Grazie, Al -. Riagganciò. «Barney è sceso con il Chew-Z» ricostruì. «E immediatamente si sono messi lì a masticare; e quella è stata la fine, come nel mio caso, sulla Luna. Il nostro piano prevedeva che Barney masticasse» si rese conto Leo «e così siamo andati a finire dritti dritti nelle sporche mani semiautomatiche di Palmer: una volta che la droga entra in circolo, è finita. Perché Eldritch controlla in qualche modo ognuno dei mondi allucinatori indotti dalla droga. Lo so, sono certo!, che quel fetente è dentro di loro. «I mondi di fantasia indotti dal Chew-Z» pensò «sono nella testa di Eldritch. Come ho potuto constatare di persona. «E il guaio è» pensò «che una volta entrato in uno di essi, non puoi praticamente più uscirne: rimane con te, anche quando credi di esserne libero. È una porta per cui si entra e non si esce, e per quel che ne so io potrei esserci dentro ancora adesso». Questo, però, sembrava poco probabile. «E tuttavia» pensò «dimostra quanto io sia pauroso, come ha sottolineato Roni Fugate. Abbastanza pauroso, lo ammetto, da abbandonare Barney come lui ha abbandonato me. E Barney disponeva delle sue abilità precog, quindi poteva prevedere il futuro in modo da giungere grazie a una premonizione alla conclusione cui sono giunto io. Lui sapeva in anticipo quello che io ho dovuto imparare dall'esperienza. Nessuna meraviglia che si sia mostrato recalcitrante. «Chi si sacrifica?» si domandò Leo. «Io, Barney, Felix Blau... chi di noi si fa friggere per la gioia di Palmer? Perché è questo che siamo per lui, potenzialmente: cibo da consumare. È una cosa vorace arrivata dal sistema di Proxima, una grande bocca, spalancata, pronta ad accoglierci. «Ma Palmer non è un cannibale. Perché io so che non è umano: non c'è un uomo sotto le spoglie di Palmer Eldritch». Ma di che cosa fosse non aveva assolutamente idea. Poteva essere successo di tutto percorrendo avanti e indietro le vaste distese che separano il sole da Proxima. «Magari è successo» pensò «durante il primo viaggio di Eldritch; magari, nel corso di questi dieci anni, si è cibato di proximiani, ha ripulito il piatto, e poi è tornato da noi. Aargh!». Rabbrividì. «Be'» pensò «ho altre due ore di vita da libero, più il tempo necessario per arrivare su Marte. Forse, dieci ore di vita privata, e poi... inghiottito. E su Marte quella droga si sta diffondendo ovunque; figurarsi la moltitudine confinata nei mondi illusori di Eldritch, impigliata nelle reti che lui ha gettato. Come dicono i buddisti dell'ONU tipo Hepburn-Gilbert? Ma108
ya. Il velo dell'illusione. Merrrda» pensò, a disagio; allungò la mano e accese l'interfono, intenzionato a procurarsi un'astronave veloce. - E voglio un buon pilota - sottolineò - ultimamente, ci sono stati troppi atterraggi automatici falliti: non intendo finire a brandelli in giro per la campagna... specialmente quella campagna. Rivolto alla signorina Gleason disse: - Chi è il nostro miglior pilota interplanetario? - Don Davis - rispose prontamente la signorina Gleason. - Ha un curriculum perfetto nei... sa... nei suoi viaggi da Venere -. Non aveva fatto esplicito riferimento al loro traffico di Can-D: persino l'interfono poteva essere intercettato. Dieci minuti più tardi l'organizzazione del viaggio era stata completata. Leo Bulero si appoggiò allo schienale della poltrona, accese un enorme Avana claro che era stato custodito, probabilmente per anni, in un portasigari umidificato a elio... Il sigaro, quando lui ne morse l'estremità, sembrava secco e friabile; si ruppe sotto la pressione dei suoi denti e lui ne fu indispettito. Gli era parso così buono, così perfettamente conservato nella sua cassa. «Be', non si può mai sapere» informò se stesso. «Finché non si tocca con mano». La porta del suo ufficio si aprì. Entrò la signorina Gleason, che aveva in mano i documenti per ottenere l'astronave. La mano che reggeva i documenti era artificiale: si accorse del luccichio del metallo, e immediatamente alzò gli occhi per scrutare il suo volto e tutto il resto. «Denti neanderthaliani» pensò. «Ecco a che cosa assomigliano quei giganteschi molari di acciaio inossidabile. Regressione, a duecentomila anni fa; rivoltante. E gli occhi luxvid o vidlux o comunque si chiamino, senza pupille, semplici fessure. Prodotti, comunque, dai Jensen Labs di Chicago». - Che Dio ti maledica, Eldritch - disse. - Le farò anche da pilota - disse Palmer Eldritch, nei panni della signorina Gleason. - E stavo pensando di venire ad accoglierla al suo arrivo. Ma sarebbe eccessivo, troppo presto. - Mi dia le carte che devo firmare - disse Leo, protendendosi verso di lui. Sorpreso, Palmer Eldritch disse: - Ha sempre intenzione di partire per Marte ? - Pareva decisamente stupito. - Sì - disse Leo, e attese pazientemente di ricevere i documenti per l'astronave. Una volta che hai preso il Chew-Z sei perduto. Almeno così si sarebbe espressa la dogmatica, bigotta e fanatica Anne Hawthorne. «Come il peccato» pensò Barney Mayerson. «È una schiavitù. Come la caduta. E la tentazione è simile. «Ma quello che manca, in questo caso, è un modo per liberarsi. Dovremo andare su Proxima per scoprirlo? Magari neppure lì lo troveremmo, e da nessun'altra parte nell'universo». Anne Hawthorne comparve sulla porta della cabina-radio del rifugio. - Tutto bene? - Certo - disse Barney. - Sai, ci siamo cacciati da soli in questa situazione. Nessuno ci ha costretto a masticare il Chew-Z -. Lasciò cadere a terra la sigaretta e la spense schiacciandola con la punta degli stivali. - E tu non vuoi darmi il tuo ciocco - disse. Ma non era Anne che glielo negava. Era Palmer Eldritch che, agendo tramite lei, lesinava. «Anche se fosse, posso prenderglielo» si rese conto. - Fermati - disse lei. O meglio: disse la cosa. - Ehi - urlò Norm Schein dalla cabina-radio, balzando all'impiedi, sbalordito: - Che cosa stai facendo, Mayerson? Lasciala... Il potente braccio artificiale lo colpì; le dita di metallo lo artigliarono e fu quasi sufficiente: gli si serrarono intorno al collo, sapienti, in cerca del punto in cui la morte sarebbe sopraggiunta più rapidamente. Ma lui riuscì a impadronirsi del ciocco, e lasciò andare la crea109
tura. - Non prenderlo, Barney - disse lei, calma. - E passato troppo poco tempo dalla prima dose. Ti prego. Senza rispondere, fece per andarsene, diretto al suo scompartimento. - Ti prego, fallo per me - gli urlò dietro. - Dividilo a metà e prendiamolo insieme. Così posso esserti vicino. - Perché? - chiese lui. - Magari posso esserti d'aiuto. Barney disse: - Ce la faccio da solo -. «Se riesco ad arrivare da Emily prima del divorzio, prima della comparsa di Richard Hnatt... come ho fatto prima» pensò. «È l'unico momento in cui ho davvero qualche possibilità. Continuerò a ritentare» pensò. «Ritentare! Finché non avrò successo». Chiuse la porta a chiave. Mentre mangiava il Chew-Z pensò a Leo Bulero. «Tu sei riuscito ad andartene. Probabilmente perché Palmer Eldritch era più debole di te. È così? O Eldritch stava tenendo la lenza, lasciandoti soltanto penzolare? Avresti potuto venire qui e fermarmi; ora, però, non c'è modo di fermarsi. Persino Eldritch mi ha avvertito, parlando per bocca di Anne Hawthorne; era troppo anche per lui, e adesso? Ho esagerato al punto di toccare il fondo, lontano persino dalla sua vista? Dove neppure Palmer Eldritch può arrivare, dove non esiste nulla. «E ovviamente» pensò «non posso più risalire». Gli faceva male la testa e involontariamente chiuse gli occhi. Era come se il suo cervello, vivo e terrorizzato, fosse stato fisicamente scosso, lo sentiva tremare. «Metabolismo alterato» si accorse. Shock. «Mi dispiace» disse tra sé, chiedendo scusa alla parte somatica di sé. «Okay?». - Aiuto - disse, ad alta voce. - Oh, aiuto... col cazzo - gracchiò una voce maschile. - Che cosa vuoi che faccia, che ti tenga per mano ? Apri gli occhi oppure va' via di qui. Il periodo che hai trascorso su Marte ti ha rovinato, e io ne ho abbastanza. Dai! - Taci - disse Barney. - Sto male, ho esagerato. Vuoi dire che tutto quello che sai fare è urlarmi contro? - Aprì gli occhi e si trovò di fronte Leo Bulero, seduto alla sua grande e ingombra scrivania di quercia. - Ascolta - disse Barney. - Sono in Chew-Z, non riesco a uscirne. Se tu non puoi aiutarmi allora sono finito -. Le sue gambe si piegarono come se fossero di burro, quando si mosse per andare a sedersi su una poltrona lì vicino. Osservandolo pensieroso, e fumando un sigaro, Leo disse: - Sei in Chew-Z adesso? Aggrottò la fronte. - Da due anni. - È vietato? - Già. Vietato. Mio Dio. Non so se ha senso che io te ne parli: che cosa sei? Una specie di fantasma del passato? - Hai sentito benissimo: sono in Chew-Z -. Strinse i pugni. - Okay, okay -. Leo, agitato, soffiò fuori enormi sbuffi di denso fumo grigio. - Non ti scaldare. Diavolo, sono andato avanti e ho visto anche il futuro, e non mi ha ucciso. E comunque, Cristo santo, tu sei un precog... dovresti esserci abituato. In ogni caso... - Si appoggiò allo schienale della sua poltrona, si dondolò e poi accavallò le gambe. - Ho visto un monumento, lo sai? Indovina a chi. A me -. Diede un'occhiata a Barney, e poi si strinse nelle spalle. Barney disse: - Non ho nulla da guadagnare, assolutamente nulla, da questo periodo. Io rivoglio mia moglie. Voglio Emily -. Provava una rabbiosa e straripante amarezza. La bile del disappunto. 110
- Emily - annuì Leo Bulero. Poi, parlando nel suo interfono, disse: - Signorina Gleason, per cortesia, faccia in modo che nessuno ci disturbi, per un po' -. Tornò a rivolgere la sua attenzione a Barney, scrutandolo intensamente. - Quel tipo, Hnatt, o come si chiama, è stato portato via dalla polizia ONU insieme al resto dell'organizzazione di Eldritch; lo sai, Hnatt aveva firmato un contratto con un procacciatore d'affari di Eldritch. Be', gli hanno offerto la possibilità di scegliere tra una condanna da scontare in carcere... sì, lo so che è sleale, ma non mi biasimare... e l'emigrazione. È emigrato. - E che ne è di lei ? - Vuoi dire la sua attività dei vasi? E come diavolo avrebbe potuto portarla avanti da un rifugio nel sottosuolo del deserto di Marte? Naturalmente ha mollato quel coglione. Per cui, come vedi, se tu avessi aspettato... Barney disse: - Sei veramente Leo Bulero? O sei Palmer Eldritch ? E stai cercando di farmi stare ancora peggio: è così? Alzando un sopracciglio, Leo disse: - Palmer Eldritch è morto. - Non è vero, è una fantasia indotta dalla droga. Traslazione. - Col cazzo che non è vero -. Leo lo squadrò. - Cosa credi che io sia, allora? Ascolta -. Puntò con rabbia il suo indice contro Barney. - Non c'è nulla di irreale in me: sei tu l'unico dannato fantasma del passato, come hai detto. Cioè, vedi la situazione come se fossi rivolto all'indietro. Capito? - Batte i pugni sulla sua scrivania con tutta la forza che aveva. Lo senti il suono che fa la realtà ? E ti dico anche che la tua ex moglie e Hnatt hanno divorziato. Lo so perché vende a noi i suoi vasi da miniaturizzare. Anzi, era nell'ufficio di Roni Fugate, giovedì scorso -. Con aria da burbero fumava il suo sigaro, continuando a squadrare Barney. - Allora tutto quello che devo fare - disse Barney - è andarla a trovare -. Era semplice. - Eh, già - assentì Leo, annuendo. - Un'ultima cosa. Che cosa hai intenzione di fare con Roni Fugate? Tu vivi con lei, in questo mondo che, a quanto pare, ti piace credere irreale. Sbalordito, Barney disse: - Dopo due anni ? - E Emily lo sa, perché da quando ha iniziato a incontrare Roni per venderci i suoi vasi, loro due sono diventate amiche intime: si confidano tutti i loro segreti. Prova a vederla dal punto di vista di Emily. Se accettasse di tornare con te, Roni probabilmente smetterebbe di comprare i suoi vasi da miniaturizzare. È un rischio, e scommetto che Em non vorrà correrlo. Cioè, Roni ha carta bianca, come te ai tuoi tempi. Barney disse: - Emily non metterebbe mai la carriera davanti alla sua vita privata. - Tu l'hai fatto. Magari Em ha imparato da te, ha appreso la lezione. E comunque, anche se non c'è più quel tipo, Hnatt, perché lei dovrebbe voler tornare con te? Ha molto successo nella vita e nel suo lavoro: è famosa in tutto il pianeta e ha messo da parte un bel mucchio di scorze... Vuoi sapere la verità? Ha tutti gli uomini che vuole. In qualsiasi dannato momento. Em non ha bisogno di te: prendine atto, Barney. Comunque, che cosa manca a Roni? Francamente, non mi preoccuperei... - Io penso che tu sia Palmer Eldritch - disse Barney. - Io? - Leo si portò una mano al petto. - Barney, io ho ucciso Eldritch; è per questo che mi hanno fatto quel monumento -. La sua voce era bassa e calma, ma era violentemente arrossito. - Ho per caso i denti di acciaio inossidabile? Ho un braccio artificiale? - Leo alzò le mani. - Be'? E i miei occhi... Barney si diresse alla porta dell'ufficio. - Perché te ne vai? - domandò Leo. - So - disse Barney - che se riesco a vedere Emily anche solo per pochi minuti... - No, è impossibile, amico - disse Leo. Scosse la testa, convinto. In corridoio, mentre aspettava l'ascensore, Banney pensò: «Magari era davvero Leo. E 111
magari è vero. «Dunque, non posso farcela contro Palmer Eldritch. «Anne aveva ragione: avrei dovuto dare metà del ciocco a lei, così avremmo potuto fare insieme quest'esperienza. Anne, Palmer... è la stessa cosa, è sempre lui, l'artefice. Ecco chi e che cos'è» si rese conto, «il proprietario di questi mondi. Tutti noi ci abitiamo, e quando vuole può abitarci anche lui. Può cambiare scenario, manifestarsi, spingere le cose in qualsiasi direzione voglia. Persino essere uno di noi, a piacere. Tutti noi, anzi, se lo desidera. Eterno, extratemporale insieme di segmenti di tutte le altre dimensioni... può ad-
dirittura entrare in un mondo in cui è morto.
« Palmer Eldritch è partito per Proxima che era uomo, ed è tornato che è un dio». A voce alta, mentre attendeva che l'ascensore arrivasse, Barney disse: - Palmer Eldritch, mi aiuti. Faccia tornare mia moglie da me -. Si guardò in giro: non c'era nessuno che potesse sentirlo. L'ascensore arrivò. La porta scorse di lato. All'interno, in silenzio, quattro uomini e due donne attendevano. Erano tutti Palmer Eldritch. Uomini e donne senza distinzione: braccio artificiale, denti di acciaio inossidabile... la faccia grigia emaciata, scavata, con gli occhi Jensen. Praticamente all'unisono, ma non del tutto, come se disputassero su chi dovesse parlare per primo, le sei persone dissero: - Non ce la farai ad andartene da qui per tornare al tuo mondo, Mayerson: hai esagerato, questa volta, ti sei fatto un'overdose da chilo. Ti ho avvertito quando me l'hai strappato al Chicken Pox Prospects. - Non puoi aiutarmi? - disse Barney. - Devo riavere Emily. - Tu non capisci - dissero i Palmer Eldritch, scuotendo collettivamente la testa; era lo stesso movimento che aveva appena compiuto Leo, la stessa ferma negazione. - Come ti è stato fatto notare, questo è il tuo futuro, e tu ti ci sei già stabilito. Non c'è più posto per te, è una questione puramente logica. A vantaggio di chi dovrei attirare in trappola Emily? Per te? O per il Barney Mayerson legittimo e naturale che è vissuto fino a ora? Non credere che lui non abbia tentato di riavere Emily. Non credi... evidentemente, no... che anche lui, quando i coniugi Hnatt si sono divisi, abbia fatto la sua mossa ? Ho fatto quello che ho potuto, per lui, allora; è successo qualche mese fa, non appena Richard Hnatt, recalcitrante, renitente, fu trasportato su Marte. Personalmente, non lo rimprovero: era una storia sporca, tutta architettata da Leo, ovviamente. E ora guardati -. I sei Palmer Eldritch ebbero un moto di esecrazione. - Sei un fantasma, come ha detto Leo; posso letteralmente attraversarti con lo sguardo. Ti dirò quello che sei con una terminologia più precisa -. E, allora, dai sei giunse il verdetto calmo, spassionato. - Sei uno spettro. Barney li fissò e loro ricambiarono lo sguardo, placidi, immobili. - Prova a fondare la tua vita su questo presupposto - proseguirono gli Eldritch. - Insomma, tu hai quello che promette san Paolo, come farfugliava Anne Hawthorne: tu non sei più vestito del tuo corpo corruttibile, di carne; ora, al suo posto, hai indossato un corpo etereo. Ti piace, Mayerson? - Il loro tono era derisorio, ma dai sei volti, dagli strani occhi meccanici a fessura di ognuno di loro, trapelò compassione. Tu non puoi morire: tu non mangi, non bevi e non respiri... se vuoi, puoi passare attraverso i muri, anzi attraverso qualsiasi oggetto materiale. Lo imparerai, con l'andare del tempo. Evidentemente, sulla via di Damasco, Paolo ha avuto una visione legata a questo fenomeno. Quello e altro ancora-. Gli Eldritch aggiunsero: - Come vedi, tendo a essere in qualche modo in sintonia con il punto di vista dei proto e dei neocristiani, come sostiene Anne. Aiuta a spiegare un bel po' di cose. Barney disse: - E di te che mi dici, Eldritch? Tu sei morto, ucciso da Leo due anni fa -. «Inoltre» pensò «so che stai patendo quello che patisco io: lo stesso processo deve aver 112
sopraffatto anche te, a un certo punto. Ti sei fatto un'overdose di Chew-Z e ora per te non c'è modo di ritornare al tuo tempo e al tuo mondo». - Quel monumento - dissero i sei Eldritch, in un mormorio simile al fruscio del vento in lontananza - è estremamente impreciso. Tra una mia astronave e una di Leo c'è stato un inseguimento e un conflitto a fuoco, subito dopo la partenza da Venere. Io ero, o almeno ritenevano che fossi, a bordo della nostra. Leo della sua. Avevamo appena avuto un incontro su Venere, alla presenza di Hepburn-Gilbert, e sulla via del ritorno Leo ha approfittato dell'opportunità per assaltare la nostra astronave. Dopo questo episodio è stato eretto il monumento... grazie alle abili pressioni politiche di Leo esercitate su tutti gli organismi politici competenti. È riuscito a entrare nei libri di storia, una volta per tutte. Due persone, un giovane ben vestito tipo executive e una ragazza che poteva essere la sua segretaria, passarono nell'atrio e rivolsero un'occhiata curiosa a Barney e alle sei creature dentro l'ascensore. Le creature smisero di essere Palmer Eldritch: il mutamento ebbe luogo sotto gli occhi di Barney. Di colpo, si trasformarono in sei diversi individui, uomini e donne normali. Del tutto eterogenei. Barney si allontanò dall'ascensore. Per un tempo non misurabile vagò nei corridoi e poi, percorrendo una rampa, discese al livello della strada, dove si trovava l'organigramma della P. P. Layouts. Si mise a leggerlo e trovò il proprio nome, con il numero dell'ufficio. Per ironia - e questo davvero iniziava a essere troppo - era registrato con il titolo che, non molto tempo prima, aveva cercato di estorcere a Leo con il ricatto: era segnato come supervisore pre-mod, chiaramente al di sopra di tutti gli altri semplici consulenti. Dunque, ancora una volta, se solo avesse aspettato... Senza dubbio Leo era riuscito a portarlo via da Marte. Lo aveva salvato da quel mondo di rifugi. E questo voleva dir molto. La causa giudiziaria che avevano architettato - o una tattica sostitutiva - aveva avuto successo. O meglio, avrebbe avuto successo. E presto, forse. La nebbia allucinatoria diffusa da Palmer Eldritch, il pescatore di anime umane, era incredibilmente efficace, ma non perfetta. Quanto meno, a lungo termine. Dunque, doveva aver smesso di consumare Chew-Z dopo la prima dose... Forse, il fatto che Anne Hawthorne possedesse quel ciocco era preordinato. Un mezzo per indurlo a prenderlo di nuovo, e molto presto. In tal caso le proteste di lei sarebbero state una finta: in realtà, lei aveva fatto in modo che lui glielo prendesse e, come un animale in un labirinto inestricabile, lui si era lanciato verso la via d'uscita intravista. Manipolato da Palmer Eldritch, a ogni pié sospinto. E non si poteva tornare indietro. Se doveva credere a Eldritch, che aveva parlato per bocca di Leo. E di tutta la sua congrega, dappertutto. Ma quella era la parola-chiave: se. In ascensore salì al piano del proprio ufficio. Quando aprì la porta dell'ufficio, un uomo seduto alla scrivania alzò la testa e disse: Chiudi quella porta. Non abbiamo molto tempo -. L'uomo, che era lui stesso, si alzò in piedi, Barney lo scrutò e poi, di riflesso, chiuse la porta, come gli aveva detto. - Grazie - disse, gelido, il suo sé futuro. - E smettila di preoccuparti di tornare al tuo tempo: ce la farai. La maggior parte di quello che Eldritch ha fatto - o fa, se preferisci vederla in questi termini - consiste nella produzione di mutamenti superficiali: fa sembrare le cose come vuole lui, ma questo non significa che lo siano. Mi segui? - Io... ti credo sulla parola. Il suo sé futuro disse: - Mi rendo conto che è facile dirlo, per me, ora; Eldritch si fa ancora vedere, di tanto in tanto, anche in pubblico, a volte; ma io so e tutti, fino all'ultimo 113
dei più ignoranti lettori di giornali di infimo livello, sanno che è solo un fantasma; il vero Eldritch è sepolto su Sigma 14-B, e questo è dimostrato. Tu sei in una situazione differente. Per te il vero Palmer Eldritch potrebbe arrivare in qualsiasi momento: quello che per te sarebbe reale, per me sarebbe un fantasma, e questo continuerà a valere anche quando tu sarai tornato da Marte. Incontrerai un Palmer Eldritch autentico, vivo, e francamente non ti invidio. Barney disse: - Dimmi solo come fare per tornare. - Non ti importa più di Emily? - Ho paura -. E sentì il proprio sguardo, la percezione e la comprensione del futuro, che lo bruciavano. - Okay - sbottò - che cosa dovrei fare, altrimenti ? Fingere e tentare di impressionarti? Lo capiresti comunque. - Il vantaggio di Eldritch su tutti quelli che hanno consumato Chew-Z deriva dall'esagerata lentezza e gradualità che caratterizza il down: una serie di livelli indotti dalla droga, sempre meno illusori e sempre più composti di realtà autentica. A volte questo processo richiede anni. Questo è il motivo per cui l'ONU, tardivamente, l'ha bandito e si è messa contro Eldritch: Hepburn-Gilbert l'aveva inizialmente approvato perché credeva sinceramente che avrebbe aiutato chi ne faceva uso a penetrare la realtà concreta, ma è poi risultato evidente, a chi ne ha fatto uso o a chi ne è stato testimone, che faceva esattamente... - Allora, non mi sono ancora ripreso dalla mia prima dose. - Esatto: non sei più tornato alla realtà effettiva. Come invece sarebbe successo se avessi aspettato altre ventiquattr'ore. Quei fantasmi di Eldritch, sovrapposti alla materia normale, sarebbero completamente svaniti: saresti stato libero. Ma Eldritch ti ha indotto ad assumere la seconda e più massiccia dose: sapeva che saresti stato inviato su Marte per agire contro di lui, anche se non sapeva assolutamente in che modo. Ti temeva. Suonava strana, questa cosa: non pareva possibile. Eldritch, con tutto quello che aveva fatto e che poteva fare... Eldritch, però, aveva visto il monumento, nel futuro; sapeva che in qualche modo, alla fine, l'avrebbero ucciso. La porta dell'ufficio si spalancò di colpo. Roni Fugate guardò dentro e vide i due; non disse nulla... si limitò a fissare, a bocca aperta. E poi, alla fine, mormorò: - Un fantasma: io penso che sia quello in piedi, quello più vicino a me -. Scossa, entrò nella stanza, richiudendo la porta dietro di sé. - Esatto - disse il sé futuro di Barney, scrutandola con severità. - Puoi accertartene cercando di toccarlo. Così fece: Barney Mayerson vide la mano di lei passare attraverso il proprio corpo e scomparire. - Ho già visto dei fantasmi, prima d'ora - disse lei, ritraendo la mano; ora, Roni si era un po' ricomposta. - Ma il tuo mai, caro. Tutti quelli che hanno preso quella schifezza si sono trasformati in fantasmi, una volta o l'altra, ma di recente ce ne sono di meno. A un certo punto, circa un anno fa, ne vedevi di continuo, dappertutto -. Aggiunse: Anche Hepburn-Gilbert, alla fine, ha visto il proprio fantasma, ed è quello che si meritava. - Tieni conto - disse il sé futuro di Barney rivolto a Roni - che è sotto il dominio di Eldritch, anche se per noi quell'uomo è morto. Quindi, dobbiamo andare molto cauti. Eldritch può cominciare a influenzare le sue percezioni in qualsiasi momento, e se succederà non potrà che agire di conseguenza. Rivolta a Barney, Roni disse: - Che cosa possiamo fare per te? - Vuole tornare da Marte - disse il sé futuro di Barney. - Hanno messo in piedi un piano complicatissimo per distruggere Eldritch tramite il tribunale interplanetario: ha a che vedere con l'assunzione di KV-7, una tossina originaria di Io che produce l'epilessia. Non te ne ricordi? 114
- Ma non sono mai arrivati in tribunale - disse Roni. - Eldritch ha sistemato la cosa. Hanno ritirato le accuse. - Ti possiamo portare su Marte - disse il sé futuro a Barney - con un'astronave della P. P. Layouts. Ma non servirebbe a niente, perché Eldritch non solo ti seguirebbe, accompagnandoti durante il viaggio, ma verrebbe ad accoglierti al tuo arrivo... uno degli sport all'aperto che preferisce. Non dimenticare che un fantasma può andare ovunque: non è limitato dal tempo e dallo spazio. E questo che lo rende un fantasma, questo e il fatto di non avere un metabolismo, almeno nel significato che noi attribuiamo alla parola. Stranamente, però, è soggetto alla forza di gravita. Sono stati fatti diversi studi, ultimamente, su questo tema, ma non se ne sa molto -. E, di proposito, concluse: - Specialmente sul seguente sottoproblema: Come far ritornare un fantasma al suo spazio-tempo... come esorcizzarlo. Barney disse: - Sei ansioso di liberarti di me? - Aveva freddo. - Esatto - disse il suo sé futuro, calmo. - Tanto quanto lo sei tu di tornare indietro: sai di aver commesso un errore, sai che... - Lanciò uno sguardo a Roni e subito tacque. Non aveva intenzione di toccare l'argomento Emily in sua presenza. - Hanno fatto degli esperimenti con l'elettroshock ad alto voltaggio e basso amperaggio - disse Roni. - E con i campi magnetici. La Columbia University ha... - Le cose migliori finora - disse il sé futuro di Barney - le ha fatte il dipartimento di Fisica al Caltech, sulla costa ovest. Il fantasma viene bombardato per mezzo di particelle beta che disintegrano la base proteica essenziale per... - Okay - disse Barney. - Vi lascio. Vado al dipartimento di Fisica del Cal per vedere cosa riescono a fare -. Si sentiva sconfitto su tutta la linea: era stato abbandonato anche da se stesso. «È il colmo» pensò, preso da una furia impotente e selvaggia. «Cristo!». - Strano - disse Roni. - Che cosa ? - disse il sé futuro di Barney, spingendo indietro la poltrona, incrociando le braccia e guardandola in faccia. - Quello che hai detto a proposito del Cal - disse Roni. - Per quel che ne so io, non hanno mai lavorato sui fantasmi -. Rivolta a Barney disse, tranquilla: - Chiedigli di mostrarti le mani. Barney disse: - Fammi vedere le mani -. Ma ormai la strisciante mutazione della figura seduta era iniziata, la mascella specialmente, quel particolarissimo rigonfiamento così facilmente riconoscibile. - Scordatelo - disse, seccamente; si sentiva stordito. Il suo sé futuro disse in tono derisorio: - Aiutati che Dio ti aiuta, Mayerson. Pensi davvero che serva a qualcosa andare a bussare a tutte le porte in cerca di qualcuno che abbia pietà di te ? Diavolo, io ho pietà di te: ti ho detto di non farti il secondo ciocco. Ti libererei, se conoscessi il modo, e figurati che sono la massima autorità mondiale in materia. - Che ne sarà di lui? - chiese Roni al sé futuro di Barney, che non era più tale: la metamorfosi si era compiuta e Palmer Eldritch sedeva alla scrivania, appoggiato all'indietro, alto e grigio, e oscillava leggermente sulla poltrona dotata di rotelle, enorme massa di ragnatele senza tempo plasmate, quasi in un atto di alterigia, in forma quasi-umana. - Buon Dio, continuerà a vagare per sempre ? - Ottima domanda - disse, grave, Palmer Eldritch. -Vorrei tanto saperlo, per me oltre che per lui. Io ci sono dentro ben più di lui, ricordati -. Rivolto a Barney disse: - Avrai capito che non è necessario assumere la propria normale Gestalt, no? Si può essere una pietra o un albero o uno sciacquone o una sezione di rivestimento antitermico. Io sono stato ognuna di queste cose, e molte altre ancora. Se diventi inanimato, un vecchio ceppo, per esempio, perdi coscienza del passare del tempo. E una soluzione interessante e praticabile per uno che voglia fuggire la propria esistenza fantasmatica. Non è il mio caso -. La sua 115
voce era bassa. - Perché per me tornare al mio spazio-tempo significherebbe la morte, per mano di Leo Bulero. Al contrario: io posso vivere solo in questo stato. Ma per te... - Fece un gesto e sorrise debolmente. - Tieni duro, Mayerson. Resisti, per quanto a lungo possa durare l'effetto della droga. Dieci anni, un secolo. Un milione di anni. Oppure trasformati in un vecchio fossile da museo -. Il suo sguardo era benevolo. Dopo un po', Roni disse: - Forse ha ragione, Barney. Barney si avvicinò alla scrivania, raccolse un fermacarte di vetro e tornò a posarlo. - Noi non possiamo toccarlo - disse Roni - ma lui... - La capacità dei fantasmi di manipolare oggetti materiali - disse Palmer Eldritch - testimonia del fatto che sono veri, e non mere proiezioni. Pensa al fenomeno Poltergeist... erano in grado di far turbinare oggetti per tutta la casa, ma allo stesso tempo erano incorporei. Appesa alla parete dell'ufficio, brillava una targa: era un premio che Emily aveva ricevuto, tre anni prima, per alcune ceramiche che aveva esposto in una mostra. Era lì, la conservava ancora. - Voglio essere quella targa - decise Barney. Era fatta di legno duro, mogano, probabilmente, e di ottone; sarebbe durata a lungo, e in più lui sapeva che il proprio sé non l'avrebbe mai abbandonata. Si avvicinò alla placca, domandandosi come avrebbe potuto cessare di essere un uomo e diventare un oggetto di ottone e legno appeso alla parete di un ufficio. Palmer Eldritch disse: - Ti serve il mio aiuto, Mayerson? - Sì - rispose. Qualcosa lo spazzò via: protese le braccia per tenersi in equilibrio, ma stava immergendosi, scendendo in un tunnel senza fine che si restringeva... lo sentì stringersi attorno a sé, e si rese conto di aver capito male. Palmer Eldritch lo aveva di nuovo surclassato, aveva dimostrato il suo potere su chiunque usasse il Chew-Z: Eldritch aveva fatto qualcosa, e Barney non sapeva neppure che cosa fosse, ma non era quello che aveva detto. Non era quello che aveva promesso. - Dio ti maledica, Eldritch - disse Barney, e non sentì la propria voce né altro: continuava a precipitare, privo di peso, e non era più neanche un fantasma. Anche la forza di gravita aveva smesso di agire su di lui, era scomparsa. «Lasciami qualcosa, Palmer» pensò. «Ti prego». Una preghiera, si accorse, che era già stata respinta: Palmer Eldritch aveva agito da molto tempo; era troppo tardi, lo era sempre stato. «Allora, io andrò avanti con la causa» disse Barney tra sé. «Troverò il modo per tornare su Marte, prenderò la tossina, trascorrerò il resto della mia vita nei tribunali interplanetari per combatterti... e per vincere. Non per Leo e la P. P. Layouts, ma per me». A quel punto sentì una risata. Era la risata di Palmer Eldritch, ma proveniva da... Da se stesso. Guardandosi le mani, vide la sinistra, rosea, pallida, di carne, ricoperta dalla pelle e da una leggera, quasi invisibile peluria, e poi la destra, lucente, brillante, immacolata nella sua meccanica perfezione, una mano infinitamente migliore di quella originale, perduta da molto tempo. Allora capì che cosa gli aveva fatto. Una grande traslazione - quanto meno dal suo punto di vista - si era compiuta, e pareva che tutto fino a quel momento avesse congiurato a questo fine. «Sarò io» realizzò «a essere ucciso da Leo Bulero. Di me narrerà il monumento. «Ora io sono Palmer Eldritch. «In tal caso» pensò, dopo un breve intervallo in cui l'ambiente circostante sembrò rinsaldarsi e schiarirsi «mi piacerebbe sapere come se la cava con Emily. 116
«Spero malissimo».
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Dodici Con lunghe braccia tentacolari, si estendeva dal sistema di Proxima Centauri fino alla Terra, e non era umano: non era un uomo quello che era ritornato. E aveva un grande potere. Poteva sconfiggere la morte. Ma non era felice. Per la semplice ragione che era solo. Così, a un tratto, cercò un rimedio: e si cacciò in un mare di guai per attirare altri sulla strada che lui aveva seguito. Uno di questi era Barney Mayerson. - Mayerson - disse, in tono confidenziale - che diavolo hai da perdere? Prova a considerare la tua situazione: al momento sei rovinato... non hai la donna che ami, hai un passato che rimpiangi. Ti accorgi di aver imboccato la strada sbagliata in un punto decisivo della tua vita, e nessuno ti ci ha costretto. E non c'è rimedio. Neppure se durasse per milioni di anni, il futuro potrebbe restituirti quello che hai perduto, per così dire, con le tue stesse mani. Afferrato il ragionamento? Nessuna risposta. - E dimentichi una cosa - continuò, dopo una breve attesa. - Lei è de-evoluta, in seguito a quella stupida terapia evolutiva praticata da quel nazistoide di dottore tedesco nelle sue cliniche. Certo, lei, anzi, in realtà, suo marito, ha avuto l'intelligenza di interrompere subito il trattamento, e riesce ancora a sfornare vasi da vendere. Non è troppo de-evoluta. Ma... non ti piacerebbe. Te ne accorgeresti: lei sarebbe appena un po' più vuota, un filo più svagata. Ma non sarebbe come in passato, neanche se tornasse da te: sarebbe diverso. Di nuovo, aspettò. Questa volta la risposta ci fu. - D'accordo! - Dove ti piacerebbe andare? - riprese. - Su Marte? Ci scommetto. Okay, allora sulla Terra. Barney Mayerson, non lui, disse: - No, sono partito volontario: avevo chiuso, ero arrivato al capolinea. - Okay, non sulla Terra. Vediamo. Hmm... - Riflette. - Su Proxima - disse. - Tu non hai mai visto il sistema di Proxima e i proximiani. Io sono un ponte, lo sai? Tra i due sistemi. Loro possono arrivare nel sistema solare attraverso di me ogni volta che vogliono... quando io glielo permetterò. Ma non gliel'ho ancora permesso. E ora loro sono ansiosi -. Ridacchiò. - Praticamente, fanno quasi la fila. Come bambini, al cinema, per una proiezione del sabato pomeriggio. - Trasformami in una pietra. - Perché? Barney Mayerson disse: - Per non provare più nulla. Non esiste più nulla per me, da nessuna parte. - Non vuoi neanche essere traslato in un organismo a me omogeneo ? Nessuna risposta. - Puoi condividere le mie ambizioni. Ne ho in abbondanza, di enormi... che fanno apparire Leo come una caccola -. «Naturalmente» pensò «Leo mi ucciderà, tra non molto. Almeno per quel che riguarda il tempo al di fuori della traslazione». - Te ne rivelerò una. Una piccola. Magari così ti ripigli. - Ne dubito - disse Barney. - Sto per diventare un pianeta. Barney rise. - Lo trovi divertente? - Era furioso. - Penso che tu sia matto. Che tu sia un uomo o una cosa proveniente dallo spazio intergalattico, rimane il fatto che sei fuori di mente. - Non ho ben spiegato - disse, con dignità - quello che intendevo dire. Cioè, diventerò 118
ogni persona che popola quel pianeta. E sai di che pianeta sto parlando. - La Terra. - Diavolo, no! Marte. - Perché Marte ? - E... - Non gli veniva la parola. - Nuovo. Ancora non sviluppato. Ricco di potenzialità. Diventerò ognuno dei coloni dal momento del loro arrivo su Marte. Guiderò la loro civiltà. Io sarò la loro civiltà! Nessuna risposta. - Dai, di' qualcosa. Barney disse: - Come mai, visto che puoi arrivare a tanto, fino a trasformarti in un intero pianeta, io non riesco neppure a trasformarmi in quella targa appesa al muro del mio ufficio, alla P. P. Layouts? - Uhm... - fece lui, sconcertato. - Okay, okay. Potrai essere quella targa: che diavolo vuoi che me ne freghi? Sii quello che vuoi: hai preso la droga e, quindi, hai il diritto di essere traslato in qualsiasi oggetto tu desideri. Non è una cosa reale, ovviamente. Questa è la verità. Ti sto mettendo a parte dei più reconditi segreti: è un'allucinazione. Ciò che la fa sembrare reale è il fatto che certi aspetti profetici filtrano nell'esperienza, esattamente come i sogni. Ho percorso a milioni quei cosiddetti «mondi di traslazione»: li ho visti tutti. E sai che cosa sono? Non sono nulla. Come una cavia, che invia ininterrottamente impulsi elettrici a particolari aree del suo cervello... è nauseante. - Vedo - disse Barney Mayerson. - Vuoi ancora finire in uno di quei mondi, ora che sai questo ? Dopo un po' Barney disse: - Certo. - Okay! Farò di te una pietra, ti metterò in riva al mare: potrai giacere e ascoltare le onde per qualche milione di anni. Dovrebbe bastarti -. «Che coglione» pensò, inferocito. «Una pietra! Cristo!». - Mi sono rammollito, o qualcosa del genere? - chiese allora Barney. Per la prima volta, nel tono della sua voce, fu evidente il dubbio. - È questo che volevano i proximiani ? E per questo che sei stato mandato ? - Non sono stato mandato. Mi sono presentato spontaneamente. Ci si stanca a vivere nello spazio morto, tra stelle infuocate -. Ridacchiò. - Certo che sei rammollito... e allora vuoi diventare una pietra. Ascolta, Mayerson: essere una pietra non è quello che vuoi veramente. Quello che vuoi è la morte. - La morte ? - Vuoi dirmi che non lo sapevi? - Era incredulo. - Ma dài... - No, non lo sapevo. - È molto semplice, Mayerson: ti darò un mondo di traslazione in cui sarai il cadavere in decomposizione di un cane ucciso e gettato in un fosso... Pensa che dannato sollievo sarebbe. Tu sarai me, tu sei me, e Leo Bulero ucciderà te. Ecco chi è il cane morto, Mayerson, il cadavere nel fosso -. «E io continuerò a vivere» disse tra sé. - Questo è il dono5 che ti faccio, e ricorda: in tedesco Gift vuoi dire 'veleno'. Ti farò morire al mio posto, tra qualche mese, e quel monumento su Sigma 14-B verrà sì eretto, ma io continuerò a vivere nel tuo corpo. Quando tornerai da Marte, e andrai di nuovo a lavorare alla P. P. Layouts, sarai me. E io sfuggirò così al mio destino. Era così semplice... - Okay, Mayerson - concluse, stanco di quella conversazione. - E l'ora della sveglia, come si suoi dire. Considerati espulso: non siamo più un unico organismo. Abbiamo di nuovo 5
In inglese gift (N.d.T.). 119
destini separati, distinti, proprio come volevi. Sei su un'astronave di Conner Freeman in partenza da Venere e io sono al Chicken Pox Prospects: ho un orto, in superficie, che sta germogliando, potrò scopare con Anne Hawthorne ogni volta che vorrò, una bella vita, per quel che mi riguarda. Spero che la tua ti piaccia allo stesso modo -. E in un istante riemerse. Si trovava nella cucina del suo scompartimento al Chicken Pox Prospects: si stava friggendo una padellata di funghi locali... l'aria profumava di burro e spezie, e nel soggiorno, il suo mangianastri portatile suonava una sinfonia di Haydn. «Che pace» pensò, compiaciuto. «Proprio quello che volevo: un po' di pace e di tranquillità. In fondo, ci ero abituato, nello spazio intergalattico». Sbadigliò, si stiracchiò, lascivo, e disse: - Ecco fatto. Seduta in soggiorno, Anne Hawthorne, che leggeva un omeogiornale tratto dal notiziario diffuso da uno dei satelliti ONU, alzò lo sguardo e disse: - Che cosa hai preparato, Barney? - È condito alla perfezione - disse, esultante. «Sono Palmer Eldritch e sono qui. Sopravvivrò all'attacco di Leo e so come divertirmi e che cosa fare di questa vita, in questo posto, mentre Barney non poteva, o non voleva. «Vedremo se gli piacerà, quando il caccia di Leo ridurrà in polvere la sua astronave da carico. E quando vedrà la fine di questa vita amaramente deplorata». Nel bagliore della luce proveniente dall'alto, Barney sbatté le palpebre. Si rese conto, in un secondo, di essere su un'astronave: sembrava una stanza regolare, con camera da letto e salotto, ma si accorse che era una cabina perché la mobilia era fissata a terra. E la gravita non era quella normale: creata artificialmente, non riusciva a riprodurre quella terrestre. E si poteva vedere fuori. Da una piccola apertura, non più grande di un nido d'api. Ma oltre la pur spessa plastica si poteva scorgere il vuoto, e lui continuò a guardare con gli occhi fissi. Il sole, accecante, riempiva una parte del panorama, e lui, di riflesso, allungò una mano per mettere in funzione il filtro nero. E a quel punto vide la propria mano. La propria mano meccanica, artificiale, metallica e in piena efficienza. Di colpo si avviò fuori dalla cabina, e lungo il corridoio, fino alla sala comandi chiusa a chiave. Bussò con le nocche metalliche e dopo un breve intervallo la pesante paratia blindata si aprì. - Sì, signor Eldritch - annuì rispettoso il giovane e biondo pilota. Lui disse: - Devi inviare un messaggio. Il pilota estrasse una penna e la avvicinò al taccuino appeso sopra il pannello dei comandi. - A chi, signore? - Al signor Leo Bulero. - A Leo... Bulero -. Il pilota scrisse, rapido. - Dev'essere spedito sulla Terra, signore? In tal caso... - No. Leo è accanto a noi sulla sua astronave. Digli... - Rifletté, rapido. - Vuole parlare con lui, signore ? - Voglio che non mi uccida - rispose. - Ecco che cosa sto cercando di comunicare. E tu con me. E chiunque altro si trovi su questo bersaglio ridicolmente enorme -. «Ma non c'è speranza» si rese conto. Qualcuno dell'organizzazione di Felix Blau, appositamente inviato su Venere, lo aveva visto salire a bordo di quell'astronave. «Leo sa che sono qui, e questo è quanto». - Vuoi dire che la concorrenza negli affari può arrivare fino a questo punto ? - chiese il pilota, preso alla sprovvista; sbiancò in volto. Zoe Eldritch, la figlia, in pantaloncini tirolesi di pelliccia, fece la sua comparsa. - Che cosa succede? - Leo è qui. Ha un'astronave da guerra, con il beneplacito dell'ONU: siamo stati attirati in 120
una trappola. Non avremmo mai dovuto andare su Venere. Hepburn-Gilbert era d'accordo con loro -. Al pilota disse: - Continua a provare, cerca di metterti in contatto con lui. Io torno alla mia cabina -. «Non posso fare nulla, qui» disse tra sé, e se ne andò. - Diavolo - disse il pilota - gli parli lei: è lei che cerca -. Si levò dal suo posto, lasciandolo platealmente vuoto. Con un sospiro, Barney Mayerson si sedette e accese la trasmittente dell'astronave; la sintonizzò sulla frequenza di emergenza, sollevò il microfono e disse: - Leo, bastardo. Mi hai preso. Mi hai attirato in campo aperto e mi hai preso. Tu e la tua dannata flotta, già organizzata e attiva da prima che io tornassi da Proxima: sei partito in vantaggio -. Era più rabbioso che spaventato, ora. - Non abbiamo nulla su questa astronave. Nulla con con cui difenderci: stai per abbattere un bersaglio disarmato. Questa è un'astronave da carico -. Tacque, cercando di pensare a qualcos'altro da dire. «Devo dirgli» pensò «che sono Barney Mayerson e che Eldritch non verrà mai catturato e ucciso, perché passerà da una vita all'altra per sempre ? E che in realtà lui sta uccidendo una persona che conosce e a cui vuole bene?». Zoe fece: - Digli qualcosa. - Leo - disse lui nel microfono - lasciami tornare su Proxima. Ti prego -. Rimase in attesa, e sentì le scariche elettrostatiche che provenivano dall'altoparlante della ricevente. Okay - disse allora. - Come non detto. Non lascerò mai il sistema solare, e tu non riuscirai a uccidermi, neppure con l'aiuto di Hepburn-Gilbert, o di chiunque altro nell'ONU stia collaborando con te -. Rivolto a Zoe, disse: - Cosa te ne pare? Ti piace ? - Lasciò andare il microfono che cadde con un rumore metallico. - Ho chiuso. La prima saetta di energia laser quasi tagliò l'astronave a metà. Barney Mayerson si distese a terra nella sala comandi, e sentì il frastuono delle pompe d'aria d'emergenza che si animarono con sibili e rumori laceranti. «Ho avuto quello che volevo» si rese conto. «O almeno quello che Palmer Eldritch sosteneva che io volessi. La morte». Davanti alla sua astronave, il caccia di Leo Bulero, un modello ONU, si preparò a piazzare il secondo e definitivo colpo. Riuscì a vedere, sul monitor del pilota, il flash dei tubi di scappamento. Era davvero vicino. Lì disteso, aspettò di morire. E allora Leo Bulero attraversò la sala centrale del suo scompartimento diretto verso di lui. Incuriosita, Anne Hawthorne si alzò dalla sua poltrona e disse: - Dunque tu sei Leo Bulero. Ci sono un po' di domande che vorrei porti a proposito del tuo prodotto, il Can-D... - Io non produco Can-D - disse Leo. - Smentisco fermamente questo pettegolezzo. Nessuna delle mie imprese commerciali è illegale, assolutamente. Ascolta, Barney: l'hai presa o non l'hai presa quella... ? - Abbassò la voce. Avvicinandosi a Barney, sussurrò, rauco: Lo sai. - Esco un attimo - disse Anne, sensibile. - No - grugnì Leo. Si volse verso Felix Blau, che annuì. - Sappiamo che fai parte dell'organizzazione di Blau - le disse Leo. Tornò a stuzzicare Barney Mayerson, irritato. - Non penso che l'abbia presa - disse, quasi a se stesso. - Lo perquisisco -. Iniziò a frugare nelle tasche della tuta di Barney e poi in quelle della camicia che aveva sotto. - Eccola -. Pescò il tubo contenente la tossina nociva. Svitando il tappo, vi guardò dentro. - C'è ancora - disse, rivolto a Blau, con estremo dispetto. - Naturale che Faine non abbia avuto notizie. Barney si è tirato indietro. Barney disse: - Non mi sono tirato indietro -. «Ho fatto molta strada» disse tra sé. «Non si vede?». - Chew-Z - disse. - Molto lontano. 121
- Già, sei stato via più o meno due minuti - disse Leo, con tono di rimprovero. - Siamo arrivati qui subito dopo che ti sei chiuso dentro: un amico, Norm Qualcosa, ci ha fatto entrare con il suo passepartout. È il responsabile di questo rifugio, immagino. - Ricordati però - disse Anne - che l'esperienza soggettiva con il Chew-Z non è legata al flusso del tempo normale: a lui possono essere sembrate ore, o addirittura giorni -. Guardò con simpatia in direzione di Barney. - Vero? - Io sono morto - disse Barney. Si mise a sedere, nauseato. - Tu mi hai ucciso. Ci fu un silenzio notevolmente imbarazzato. - Dici a me ? - chiese infine Felix Blau. - No - disse Barney. Non aveva importanza. Almeno fino alla successiva assunzione di Chew-Z. A quel punto la sua fine sarebbe arrivata: Palmer Eldritch avrebbe vinto, si sarebbe guadagnato la sopravvivenza. E quella era la cosa intollerabile: non la propria morte, che alla fine sarebbe arrivata comunque, ma l'immortalità conquistata da Palmer Eldritch. «Oh, morte» pensò «dov'è la tua vittoria su questa... cosa?». - Mi sento offeso - si lamentò Felix Blau. - Voglio dire, cos'è 'sta storia che ti avrebbero ucciso, Mayerson? Diavolo, ti abbiamo tirato fuori dal coma. E abbiamo fatto un lungo e difficile viaggio per venire qui, e per il signor Bulero, mio cliente, anche rischioso: questa è una zona in cui opera Eldritch -. Si guardò in giro con apprensione. - Gli faccia assumere quella sostanza tossica - disse rivolto a Leo - e poi torniamo sulla Terra, prima che succeda qualcosa di terribile. Ho una brutta sensazione -. Si avviò verso la porta dello scompartimento. Leo disse: - La prenderai, Barney? - No - rispose. - Perché no? - Stanchezza. Rassegnazione, persine - La mia vita vale troppo per me -. «Ho deciso di finirla con l'espiazione» pensò. «Alla fine». - Che cosa ti è successo in traslazione ? Si alzò in piedi, a fatica. - Non ce lo dirà - disse Felix Blau, ormai sulla porta. Leo disse: - Barney, era quello che avevamo stabilito . Ti porterò via da Marte, lo sai. E l'epilessia di tipo Q non è la fine del... - Sta sprecando il suo tempo - disse Felix, e scomparve nel corridoio. Rivolse a Barney un ultimo sguardo avvelenato. - Che errore, affidare le sue speranze a questo tipo. Barney disse: - Ha ragione, Leo. - Non te ne andrai più da Marte - disse Leo. - Non ti procurerò mai più un passaggio per la Terra. Qualsiasi cosa succeda da qui in avanti. - Lo so. - Ma te ne freghi. Trascorrerai il resto della tua vita a farti quella droga -. Leo lo guardò di traverso, perplesso. - No, mai più - disse Barney. - Allora, che cosa farai? Barney disse: - Vivrò qui. Come i coloni. Lavorerò nel mio orto, in superficie, e farò tutto quello che fanno loro. Costruirò sistemi d'irrigazione e cose del genere -. Era stanco e la nausea non l'aveva abbandonato. - Mi dispiace - disse. - Anche a me - disse Leo. - E non capisco -. Guardò Anne Hawthorne, e neanche lei gli fornì una risposta; si strinse nelle spalle e si diresse verso la porta. Stava per dire qualcos'altro, ma poi lasciò perdere: se ne andò con Felix Blau. Barney ascoltò il rumore metallico dei loro passi sui gradini fino all'uscita del rifugio, e poi il suono morì e calò il silenzio. Andò al lavandino e prese un bicchier d'acqua. Dopo un po' Anne disse: - Io capisco. - Davvero? - L'acqua aveva un buon sapore, lavò via le ultime tracce del Chew-Z. 122
- Una parte di te è diventata Palmer Eldritch - disse lei. - E una parte di lui è diventata te. Nessuno dei due sarà mai completamente separato dall'altro: sarete sempre... - Sei fuori di mente - disse lui, poggiandosi esausto al lavandino, per sostenersi: le sue gambe erano ancora troppo deboli. - Eldritch ha avuto quello che voleva da te - disse Anne. - No - disse lui. - Perché sono ritornato troppo presto. Avrei dovuto rimanere in traslazione ancora per cinque o dieci minuti. Quando Leo sparerà il secondo colpo ci sarà Palmer Eldritch nell'astronave, non io -. «E questo è il motivo per cui non c'è bisogno che io alteri il mio metabolismo cerebrale per un piano avventato e folle ordito in preda alla disperazione» disse tra sé. «Quell'uomo ben presto sarà morto... o, meglio, la cosa sarà morta». - Capisco - disse Anne. - E sei sicuro che questo rapido sguardo sul futuro che hai potuto dare in traslazione ... - È la realtà -. Perché lui non dipendeva da quello che aveva avuto a disposizione durante l'esperienza con la droga. E poi, aveva le sue facoltà precog. - E anche Palmer Eldritch sa che è reale - disse lui. -Farà, e sta facendo, tutto il possibile per venirne fuori. Ma non ci riuscirà. Non può -. O almeno, si rese conto, era probabile che non potesse. Ma questa era l'essenza del futuro: l'intreccio delle possibilità. E da molto tempo l'aveva accettato, aveva imparato ad affrontarlo: sapeva intuitivamente quale linea temporale scegliere. Per questo aveva mantenuto il suo posto di lavoro con Leo. - Ma proprio per questo Leo non farà nulla per salvarti - disse Anne. - Non ti riporterà sulla Terra: diceva davvero. Ti rendi conto che faceva sul serio? L'ho capito dall'espressione del suo viso: finché vivrà non permetterà mai... - La Terra - disse Barney. - Ne ho abbastanza -. Anche lui aveva parlato seriamente, quando si era figurato la vita che lo attendeva, lì, su Marte. Se si accontentava Palmer Eldritch, si sarebbe accontentato anche lui. Perché Eldritch aveva vissuto molte vite: la sostanza di quell'uomo, o creatura che fosse, era dotata di una saggezza profonda e affidabile. La sua fusione con Eldritch, in traslazione, l'aveva segnato con un marchio indelebile: era una forma di consapevolezza assoluta. Si domandò, allora, se Eldritch avesse tratto qualcosa in cambio da lui. «Avevo qualcosa che lui desiderasse conoscere?» si chiese. «Intuizioni? Stati d'animo o ricordi o valori?». Ottima domanda. La risposta, decise, era negativa. «Il nostro avversario, qualcosa di evidentemente orribile e alieno che è penetrato in uno della nostra specie nel corso del lungo viaggio tra la Terra e Proxima... che tuttavia sapeva molto più di me sul significato delle nostre vite mortali, in questo luogo: riusciva a vedere in prospettiva. Secoli di deriva nel vuoto, in attesa che passasse una qualche forma di vita a cui aggrapparsi per diventare... magari è quella la fonte della sua conoscenza: non l'esperienza, bensì l'interminabile e solitario meditare. E al confronto io non sapevo e non avevo fatto nulla». Sulla porta dello scompartimento apparvero Norm e Fran Schein. - Ehi, Mayerson, com'è stato? Che cosa pensi del Chew-Z dopo la seconda calata ? - Entrarono e attesero con ansia la sua risposta. Barney disse: - Non venderà mai. Deluso, Norm disse: - Io ho avuto un'impressione diversa: a me è piaciuto, molto più del Can-D. A parte... - Esitò, corrugò la fronte, e guardò sua moglie con espressione preoccupata. - C'era una presenza strisciante, però, dov'ero io: confondeva un po' le cose -. Spiegò: - Naturalmente sono tornato... Fran lo interruppe: - Mayerson sembra stanco. Potrai raccontargli i particolari più tardi. Guardando Barney di traverso, Norm Schein disse: - Sei un tipo ben strano, Barney. Sei 123
riemerso dopo la prima calata e hai strappato l'altro ciocco dalle mani della ragazza, qui, la signorina Hawthorne, sei scappato, ti sei chiuso nel tuo scompartimento per prenderlo e ora dici... - Si strinse nelle spalle, con filosofia. - Be', forse nei hai ingerito troppo tutto in una volta. Non hai mostrato una gran moderazione, amico. Io, da parte mia, ho intenzione di riprovarlo. Stando attento, è ovvio. Non come te -. Come per rafforzarsi nelle sue convinzioni, disse a voce alta: - Davvero, mi è piaciuta 'sta roba. - A parte - disse Barney - quella presenza che era lì con te. - Anch'io l'ho sentita - disse Fran, calma. - Io non lo riprovo. Mi ha... fatto paura. Qualsiasi cosa fosse -. Rabbrividì e si mise più vicino al marito; meccanicamente, per antica consuetudine, lui le mise un braccio intorno alla vita. Barney disse: - Non devi averne paura. Cerca solo di sopravvivere, come tutti noi. - Ma era così... - riprese Fran. - Una cosa così antica - la interruppe Barney - non poteva che sembrarci spiacevole. Noi non riusciamo a concepire una simile età, così enorme. - Parli come se sapessi che cos'era - disse Norm. «Io so» pensò Barney. «Perché, come ha detto Anne, parte di quella cosa è dentro di me. E fino alla sua morte, tra qualche mese, una parte di me resterà incorporata dentro la sua struttura. Così, quando Leo lo ucciderà» si rese conto «sarà un brutto momento, per me. Sono curioso di sapere come mi sentirò...». - Quella cosa - disse, rivolto a tutti i presenti, e in particolare a Norm Schein e a sua moglie - ha un nome che riconoscereste, se ve lo dicessi. Anche se non si attribuirebbe mai un simile nome. Siamo noi che l'abbiamo chiamata così. Per esperienza a distanza, nel corso di migliaia di anni. Ma prima o poi dovevamo trovarcela di fronte. Da vicino. Sul momento. Anne Hawthorne disse: - Ti riferisci a Dio? Non gli parve necessario rispondere, se non con un lieve cenno. - Però... malvagio - sussurrò Fran Schein. - In parte - disse Barney. - È l'esperienza che ne abbiamo noi. Nient'altro -. «Non ve l'ho già mostrato, questo?» si domandò. «Devo dirvi come abbia cercato di aiutarmi, a modo suo ? Eppure... com'era ostacolato, anche lui, dalle forze del destino, che sembrano trascendere tutte le cose viventi, tanto lui quanto noi». - Oh caspita - disse Norm, gli angoli della bocca piegati all'ingiù in una smorfia di disappunto, quasi piangendo; sembrò, per un momento, un ragazzino che era stato imbrogliato.
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Tredici Più tardi, quando le gambe ebbero smesso di tremargli, portò Anne Hawthorne in superficie e le mostrò il proprio orto, ai primi passi. - Sai, - disse Anne - ci vuole coraggio a scaricare la gente. - Ti riferisci a Leo ? - Sapeva quel che lei intendeva dire; non era il caso di discutere quello che lui aveva appena fatto a Leo, a Felix Blau e a tutta la P. P. Layouts e al sistema del Can-D. - Leo è un uomo adulto - fece notare lui. - Riuscirà a cavarsela. Si renderà conto di dover affrontare Eldritch da solo, e lo farà -. «E poi» pensò «la causa contro Eldritch non avrebbe avuto un gran successo: anche le mie facoltà precog me lo dicono». - Barbabietole - disse Anne. Si era seduta sul parafango di un trattore automatico, e stava esaminando delle confezioni di sementi. - Odio le barbabietole. Quindi, non ne piantare, neppure quelle mutanti, che sono verdi, alte e sottili e hanno il sapore di una maniglia di plastica dell'anno scorso. - Pensavi di venire a vivere qui ? - chiese lui. - No -. Con aria furtiva ispezionò la scatola di controllo omeostatico del trattore e ne tolse il rivestimento consunto e parzialmente incenerito di uno dei cavi di alimentazione. - Ma spero di cenare con il vostro gruppo una volta ogni tanto: voi siete i vicini più intimi che abbiamo. - Ascolta - disse lui - quel rudere in rovina in cui abiti... - Si interruppe. «L'identità» pensò. «La sto già acquisendo, per quanto riguarda questa sottospecie di casa comune che potrebbe richiedere cinquant'anni di costante e accurata opera di riparazione da parte di tecnici esperti». - Il mio rifugio - le disse - surclassa il tuo, in qualsiasi giorno della settimana. - Cosa ne dici della domenica ? Si può fare due volte? - La domenica - disse - no. Leggiamo le Scritture. - Non scherzare su quest'argomento - disse Anne, calma. - Non stavo scherzando -. Ed era vero: non stava scherzando affatto. - Quello che hai detto poco fa riguardo a Palmer Eldritch... Barney la interruppe: - Volevo solo dirti una cosa. Due, al massimo. Prima: lui, e sai a chi mi riferisco, esiste davvero. Anche se non nella forma in cui noi pensavamo e in cui l'abbiamo visto finora... e come forse finiremo per vederlo sempre. E seconda... - Esitò. - Parla. - Non può aiutarci molto - disse Barney. - Un po', forse. Ma lui è lì, con le mani aperte e vuote: capisce, vuole aiutarci. Ci prova, ma... non è così semplice. Non chiedermi perché. Forse neanche lui lo sa. Forse anche lui è perplesso. Malgrado il tempo che ha avuto per rimuginarci sopra -. «E tutto quello che avrà in seguito» pensò Barney «se riuscirà a sfuggire a Leo Bulero. L'umano Leo, uno come noi. Lo sa, Leo, chi ha di fronte? E se lo sapesse... continuerebbe a cercare di mettere in atto i propri piani?». Sì, Leo avrebbe continuato. Un precog può cogliere le cose preordinate. Anne disse: - La cosa in cui Eldritch si è imbattuto e che l'ha penetrato, la cosa che abbiamo di fronte, è un essere a noi superiore, e come dici tu, non possiamo giudicarlo o cogliere il senso di quello che fa e desidera: è un mistero che va al di là delle nostre capacità. Ma so che ti sbagli, Barney. Una cosa che resta a mani aperte e vuote non è Dio. È una creatura plasmata da qualcosa di superiore, come nel nostro caso: Dio non è stato plasmato, Lui non è perplesso. - Percepisco in lui - disse Barney - la presenza della divinità -. «Specialmente» pensò «nel momento in cui Eldritch mi ha incitato, ha tentato di indurre me a provare». 125
- Ovvio - assentì Anne. - Sapevo che l'avresti capito: Lui è in ciascuno di noi, e in una forma di vita superiore come quella di cui stiamo parlando la Sua presenza sarebbe di certo ancora più manifesta. Ma... lascia che ti racconti la mia storiella del gatto. E semplicissima e breve. Una donna sta dando un ricevimento. Ha una bella bistecca da tre chili sul tavolo in cucina che aspetta di essere cucinata, mentre lei chiacchiera con gli ospiti in soggiorno: beve un paio di bicchieri e quant'altro. Poi si scusa e torna in cucina per cucinare la bistecca, ma la bistecca non c'è più. E lì nell'angolo c'è il gatto di casa che si sta lavando la faccia, con calma. - La bistecca se l'è mangiata il gatto - disse Barney. - Sicuro ? Vengono chiamati gli ospiti che si mettono a discutere la faccenda. La bistecca non c'è più, neanche un grammo; e lì c'è il gatto, ben nutrito e contento. «Pesiamo il gatto» dice qualcuno. Avevano già bevuto qualche bicchiere; sembra una buona idea. Così, vanno in bagno e mettono il gatto sulla bilancia. Pesa tre chili esatti. Tutti possono vedere il risultato della pesatura, e un ospite dice: «Be', eccola la bistecca». Sono soddisfatti, ora, di sapere quello che è successo, ne hanno avuto la prova empirica. Poi a uno viene il dubbio e dice, perplesso: «Ma dov'è il gatto?». - L'ho già sentita - disse Barney. - E comunque non vedo il nesso. Anne disse: - Questa storiella illustra la quintessenza del problema ontologico. Se ci pensi abbastanza a lungo... - Diavolo - disse lui, arrabbiato - è un gatto di tre chili; non ha senso: se la bilancia segna tre chili, allora la bistecca non l'ha mangiata il gatto. - Ricordati del vino e dell'ostia - disse Anne, calma. La fissò. L'idea, per un momento, sembrò quadrare. - Sì - disse lei. - Il gatto non era la bistecca. Ma... poteva essere il modo di manifestarsi della bistecca in quel momento. La parola chiave risulta essere «è». Non venire a dirci Barney, che la cosa penetrata in Palmer Eldritch è Dio perché non sai granché riguardo a Lui, e nessun altro lo sa. Ma quell'entità vivente che proviene dallo spazio interstellare può, come noi, essere plasmata a Sua immagine e somiglianza. Il modo che Lui ha scelto per manifestarsi a noi. È la mappa, non il territorio: è il vaso, non il vasaio. Quindi non fare l’ontologo, Barney: non dire «è» -. Gli sorrise speranzosa, per vedere se lui aveva capito. - Un giorno - disse Barney - magari adoreremo quel monumento -. «Non l'impresa di Leo Bulero» pensò. «Per quanto sia stata ammirevole... sarà ammirevole, per essere più precisi... non sarà quello l'oggetto della nostra adorazione. No: noi tutti, la nostra civiltà, faremo ciò verso cui io già tendo: attribuiremo al monumento le nostre oscure e pietose concezioni dei poteri infiniti. E avremo ragione, in un certo senso, perché quei poteri ci sono. Ma, come dice Anne, quanto alla sua reale natura...». - Vedo che vuoi restare da solo con il tuo orto - disse Anne. - Penso che mi avvierò al mio rifugio. Buona fortuna. E poi, Barney... - Si protese, lo prese per mano e gliela strinse calorosamente. - Non prosternarti. Dio, o chiunque sia l'essere superiore in cui ci siamo imbattuti, non vorrebbe; e se anche lo volesse, tu non dovresti farlo -. Si sporse verso di lui, lo baciò e se ne andò. - Credi che io faccia bene? - le urlò Barney. - Ha senso iniziare a coltivare un orto, qui ? - « O anche noi finiremo nel modo solito, familiare... ?». - Non chiedermelo. Non ho alcuna autorità per rispondere. - Ti importa solo della tua salvezza spirituale - disse lui inferocito. - Non mi importa neanche più di questo - disse Anne. - Sono terribilmente confusa e qualsiasi cosa mi infastidisce, qui. Ascolta -. Tornò verso di lui, con gli occhi cupi e velati, senza luce. - Quando mi hai afferrato per prendermi il ciocco di Chew-Z, sai che cosa ho visto? Cioè, che cosa ho davvero visto, non solo creduto di vedere. 126
- Una mano artificiale. E una distorsione della mia mandibola. E i miei occhi... - Sì - disse lei, seccamente. - Gli occhi meccanici a fessura. Che cosa significa? Barney disse: - Significa che stavi vedendo la realtà effettiva. L'essenza, al di là della mera apparenza -. «Per dirla con le tue parole» pensò «sono quelle che tu chiameresti... stimmate». Per un po' lo guardò. - Sei davvero così? - gli chiese, allora, e si allontanò da lui, con un'evidente avversione dipinta in volto. - Perché non sei quello che sembri? Tu non sei così, adesso. Non capisco -. Tremante, aggiunse: - Vorrei non aver raccontato la storiella del gatto. Lui disse: - Io ho visto la stessa cosa in te, cara. Nello stesso momento. Mi hai respinto con una mano che sicuramente non era quella con cui sei nata -. E avrebbe potuto benissimo ritornare. «La Presenza abita in noi, almeno in potenza, se non in atto». - È una maledizione? - chiese Anne. - Voglio dire, noi sappiamo della maledizione originaria di Dio: è daccapo la stessa storia ? - Dovresti essere tu a dirmelo: sei tu che ricordi quello che hai visto. Le tre stimmate: la mano inanimata, artificiale, gli occhi Jensen e quella mandibola deforme -. «Simboli della sua presenza in noi» pensò. «Tra noi. Non richiesta. Inintenzionalmente evocata. E poi... noi non abbiamo sacramenti in grado di mediare, con cui proteggerci: non possiamo costringerlo, per mezzo dei nostri accurati, venerandi, scaltri e dolorosi rituali, a confinarsi in particolari elementi come il pane e l'acqua o il pane e il vino. È nell'aria, ovunque. Ci guarda negli occhi e guarda con i nostri occhi». - È un prezzo - disse Anne - che dobbiamo pagare. Per il nostro desiderio di fare l'esperienza del Chew-Z. Come la mela del peccato originale -. Il suo tono era sorprendentemente aspro. - Sì - assentì lui - ma io credo di averlo già pagato -. O mancava un pelo perché lo pagasse, decise. «Quella cosa che noi conosciamo soltanto nella sua forma corporea terrestre, voleva sostituirsi a me nel momento della sua distruzione: invece del Dio che muore per l'uomo, come quello cristiano, abbiamo incontrato, per un attimo, una potenza superiore, la potenza suprema, che ci ha chiesto di morire per lei. «Ciò la rende forse malvagia?» si domandò. «Credo davvero all'argomento che ho fornito a Norm Schein? Be', di certo la rende inferiore alla divinità venuta duemila anni fa. Sembra non trattarsi d'altro, più o meno, che del desiderio di un organismo nato dalla polvere, come dice Anne, di autoperpetuarsi: tutti nutriamo questo desiderio, tutti preferiremmo vedere una capra o un agnello tagliati a pezzi o inceneriti al posto nostro. I sacrifici devono essere fatti. E noi non ci curiamo delle vittime. Anzi, tutta la nostra vita si basa su quest'unico principio. E anche la sua». - Addio - disse Anne. - Ti lascio, così potrai sederti nella cabina di quella draga e scavare, con tua somma gioia. Magari, quando ci vedremo la prossima volta avrai installato un intero sistema d'irrigazione -. Gli sorrise ancora una volta, brevemente, e poi si avviò al proprio rifugio. Dopo un po', lui montò nella cabina della draga che aveva usato e avviò il meccanismo cigolante e intriso di sabbia. Un luttuoso ululato di protesta. Sarebbe stato meglio rimanere a letto: questo, per la macchina, era l'assordante squillo dell'ultima tromba, e la draga non era ancora preparata. Aveva scavato forse mezzo miglio di un canale irregolare, ancora privo di acqua, quando si accorse che una forma di vita indigena, una cosa marziana, stava avvicinandosi a lui di soppiatto. Di colpo fermò la draga e scrutò nel bagliore del freddo sole di Marte per identificarlo. 127
Sembrava una specie di scarna e affamatissima vecchia a quattro zampe, e lui si rese conto che doveva essere probabilmente la creatura sciacallesca da cui era stato già più volte messo in guardia. In ogni caso, qualunque cosa fosse, era evidente che non mangiava da giorni: la creatura fissò Barney con aria famelica, mantenendosi a distanza... e poi, proiettati telepaticamente, i suoi pensieri raggiunsero Barney. Dunque, aveva ragione. Era come pensava. - Posso mangiarti ? - chiese. E si mise ad ansimare, con le fauci voracemente spalancate. - Cristo, no - disse Barney. Cercò in giro, nella cabina della draga, qualcosa da usare come arma; le sue mani si strinsero attorno a una pesante chiave inglese che mostrò al predatore marziano, lasciando che parlasse al proprio posto: recavano un grande messaggio, quella chiave inglese e il modo in cui lui la stringeva. - Getta via quell'affare - pensò il predatore marziano, con un tono a metà tra lo speranzoso e il bisognoso. - Non posso raggiungerti lì sopra -. Quest'ultimo, naturalmente, avrebbe dovuto rimanere un pensiero privato, nascosto, ma, chissà come, fu invece proiettato. L'essere marziano mancava di furbizia. - Aspetterò - decise la creatura. - Alla fine dovrà scendere. Barney fece inversione con la draga e si diresse verso il Chicken Pox Prospects. Gracidando e sferragliando, partì lentissima, sembrava dovesse bloccarsi a ogni metro. Ebbe la sensazione che non ce l'avrebbe fatta. «Magari la creatura ha ragione» disse tra sé. «Magari dovrò scendere e affrontarla. «Risparmiato» pensò «dalla forma di vita incommensurabilmente più alta che è penetrata in Palmer Eldritch ed è poi giunta nel nostro sistema, per finire mangiato da questa bestia rachitica. Il termine di un lungo volo» pensò. «Una destinazione finale che solo pochi minuti fa, malgrado il mio talento precog, non avevo previsto. Forse non ho voluto farlo... come avrebbe belato, trionfante, il dottor Smile se fosse stato qui». La draga emise un sibilo, sgroppò con violenza e poi ebbe una dolorosa contrazione, si piegò; tremolò, viva ancora per un attimo, e quindi si spense, morta. Per un po' Barney rimase seduto in silenzio. Piazzato giusto di fronte a lui, il vecchio sciacallo marziano carnivoro lo guardava, senza mai togliergli gli occhi di dosso. - D'accordo - disse Barney. - Eccomi -. Saltò giù dalla cabina, fendendo l'aria con la chiave inglese. La creatura gli si avventò contro. Gli era quasi addosso, quando a un metro e mezzo di distanza la creatura squittì, deviò e lo oltrepassò di corsa, senza toccarlo. Lui si girò e la guardò andar via. -Impuro - pensò la creatura; si era fermata a distanza di sicurezza e lo guardava timoroso, con la lingua penzoloni. - Sei una cosa impura - lo informò, con aria lugubre. «Impuro» pensò Barney. «In che senso? Perché?». - Lo sei e basta - rispose il predatore. - Guardati. Non posso mangiarti, starei male -. Rimase dov'era, piegato dalla delusione e... dalla repulsione. Barney lo aveva disgustato. - Forse siamo tutti impuri, per te - disse. - Tutti noi terrestri, alieni in questo mondo. Sconosciuti. - Solo tu - gli rispose seccamente. - Guarda... ehm... il tuo braccio sinistro, la tua mano. C'è qualcosa di intollerabilmente sbagliato in te. Come fai a sopportarti ? Non puoi darti una ripulita, in qualche modo? Non si curò di guardare il proprio braccio, la mano. Non era necessario. Calmo, con tutta la dignità di cui fu capace, si avviò, sopra la sabbia ammucchiata irregolarmente, al rifugio. Quella notte, mentre si preparava per mettersi a letto nella minuscola cuccetta che si 128
trovava nel suo scompartimento, al Chicken Pox Prospects, qualcuno bussò alla sua porta chiusa. - Ehi, Mayerson. Apri. Si mise la vestaglia e andò ad aprire. - Quell'astronave da carico è tornata - esclamò Norm Schein, agitato, prendendolo per il risvolto della vestaglia. - Hai presente? Sono quelli del Chew-Z. Ti è rimasta qualche scorza? Nel caso... - Se vogliono vedermi - disse Barney, liberandosi dalla presa di Norm Schein - devono venire qui loro. Diglielo -. E chiuse la porta. Norm se ne andò, rumorosamente. Si sedette al tavolo su cui consumava i suoi pasti, tirò fuori dal cassetto l'ultimo pacchetto di sigarette terrestri, e ne accese una; restò seduto a fumare e meditare, sentendo sopra e intorno al proprio scompartimento il rumore di passi prodotto dai suoi compagni di rifugio. «Topi extra-large» pensò «che hanno fiutato l'esca». La porta del suo scompartimento si aprì. Lui non alzò neppure la testa, continuò a fissare, sulla superficie del tavolo, il portacenere, i fiammiferi e il pacchetto di Carnei. - Mayerson. Barney disse: - So cosa stai per dire. Palmer Eldritch entrò nello scompartimento, chiuse la porta, si sedette di fronte a Barney e disse: - Esatto, amico mio. Ti ho lasciato andare appena prima che succedesse, prima che Leo sparasse per la seconda volta. È stata una decisione che ho attentamente soppesato. E ho avuto molto tempo per riflettere sulla questione: poco più di tre secoli. Ma non ti dirò il perché. - Chissenefrega - disse Barney. Continuò a fissare in basso. - Non riesci a guardarmi in faccia? - disse Palmer Eldritch. - Sono impuro - lo informò Barney. - CHI TE L'HA DETTO? - Un animale nel deserto. E non mi aveva mai visto prima: l'ha scoperto semplicemente avvicinandosi a me -. «Quando distava da me un metro e mezzo» pensò. «Che è abbastanza lontano». - Magari la ragione è che... - Non aveva nessun dannato motivo. Anzi, proprio l'opposto... era mezzo morto di fame e non vedeva l'ora di mangiarmi. Perciò dev'essere vero. - Per una mente primitiva - disse Eldritch - l'impuro e il sacro si confondono, si fondono nel tabù. Il loro rituale, il... - Oh, diavolo - disse lui, con amarezza. - È vero e tu lo sai. Io sono vivo. Non morirò su quell'astronave, ma sono contaminato. - Da me? Barney disse: - Indovina un po'. Dopo una pausa, Eldritch si strinse nelle spalle e di: se: - D'accordo. Io sono stato cacciato da una galassia, non ti dirò quale perché non ha importanza, e mi sono stabilito dove quel bizzarro e avido imprenditore del vostro sistema mi ha incontrato. E una parte si è trasferita in te. Ma non molto. A poco a poco, nel corso degli anni, ti riprenderai, l'effetto diminuirà fino a svanire. I tuoi amici coloni non lo noteranno perché la cosa ha toccato anche loro: è cominciata non appena hanno masticato la roba che gli abbiamo venduto. - Mi piacerebbe sapere - disse Barney - che cosa intendevi fare quando hai introdotto il Chew-Z tra la nostra gente. - Autoperpetuarmi - disse la creatura di fronte a lui, calma. Lui, allora, alzò lo sguardo. - Una forma di riproduzione ? - Sì, nell'unico modo che mi è concesso. 129
Sopraffatto dal disgusto, Barney disse: - Mio Dio. Saremmo tutti diventati tuoi figli. - Non ti corrucciare per questo, Mayerson - disse, e scoppiò a ridere in un modo umano, gioviale. - Preoccupati solo del tuo orticello, su in superficie, metti in funzione il sistema d'irrigazione. Francamente, io non vedo l'ora di morire: sarò felice quando Leo Bulero farà quello che sta già architettando... che ha già iniziato a macchinare, ora che tu hai rifiutato di prendere la tossina. Comunque, ti auguro di avere fortuna qui su Marte; io, da parte mia, mi sarei divertito, ma le cose non sono andate per il verso giusto, purtroppo -. Quindi, Eldritch si alzò in piedi. - Potresti trasformarti - disse Barney. - Tornare ad assumere la forma che avevi quando Palmer si è imbattuto in te. Non devi per forza trovarti lì, abitare quel corpo, quando Leo aprirà il fuoco contro la tua astronave. - Davvero? - Il suo tono era derisorio. - Forse mi aspetterebbe ben di peggio se io non mi presentassi lì. Ma tu non lo puoi sapere: sei un'entità la cui speranza di vita è relativamente breve, e in un tempo breve c'è molto meno... - Si interruppe, pensieroso. - Non dirmelo - disse Barney. - Non voglio saperlo. Quando rialzò la testa, Palmer Eldritch se n'era andato. Accese un'altra sigaretta. «Che casino» pensò. «Ecco come ci comportiamo quando finalmente entriamo in contatto dopo lungo tempo con un'altra specie senziente della galassia. E come essa si comporta, cioè male quanto noi e per certi versi anche peggio. E non c'è nulla che possa rimediare a questa situazione. Non ora. « E Leo pensava che affrontando Eldritch con quella tossina avremmo avuto una possibilità. Ridicolo. «Così eccomi qui, senza neppure aver consumato quella miserabile commedia a beneficio della corte di un tribunale, fisicamente, fondamentalmente impuro. «Magari Anne può fare qualcosa per me» pensò all'improvviso. «Forse ci sono dei sistemi per riportare una persona alla condizione originaria, per quanto offuscata ne sia la memoria, prima che abbia luogo la definitiva e più grave contaminazione». Cercò di ricordare, ma sapeva così poco del neocristianesimo. Comunque, valeva la pena provare: lasciava supporre che potesse esserci una speranza, e lui ne avrebbe avuto bisogno negli anni a venire. Dopo tutto, la creatura dello spazio profondo che aveva assunto le sembianze di Palmer Eldritch aveva qualche relazione con Dio: se non era Dio, come lui aveva stabilito, allora era, quanto meno, una parte della creazione di Dio. Quindi, parte della responsabilità era Sua. Inoltre, parve a Barney, Lui era probabilmente abbastanza maturo da riconoscerla. Fare in modo che Lui lo ammettesse, però, poteva rivelarsi tutt'altra questione. Comunque, conveniva parlare con Anne Hawthorne: lei magari conosceva le tecniche per riuscirci. Ma, in qualche modo, lui ne dubitava. Perché aveva un terribile presagio, semplice, facile da pensare e da formulare, che forse si applicava a lui stesso e a quelli che gli stavano intorno, alla loro situazione. La salvezza esisteva. Ma... Non per tutti. Durante il viaggio di ritorno verso la Terra, dopo la fallimentare missione su Marte, Leo Bulero non smise un attimo di confabulare fitto con il suo collaboratore Felix Blau. Si misero d'accordo sul da farsi. - Lui viaggia avanti e indietro tra un satellite-madre, in orbita intorno a Venere, gli altri pianeti e la sua residenza sulla Luna - sottolineò, in conclusione, Felix Blau. - E sappiamo tutti quanto sia vulnerabile un'astronave nello spazio: anche solo una piccola puntura 130
può... - Fece un gesto eloquente. - Avremmo bisogno della collaborazione dell'ONU -disse Leo, cupo. Perché a lui e alla sua organizzazione era concesso di possedere solo armi di piccolo calibro, da portare alla cintura. Nulla che potesse essere impiegato da un'astronave per colpirne un'altra. - Dispongo di alcuni dati che potrebbero essere molto interessanti, a questo riguardo disse Felix, frugando nella sua cartelletta. - Abbiamo nostri uomini all'ONU, introdotti al livello di Hepburn-Gilbert, come forse saprà. Non possiamo costringerlo a fare alcunché, ma possiamo perlomeno discuterne -. Estrasse un documento. - Il nostro segretario generale è preoccupato per la palpabile presenza di Palmer Eldritch in ognuna delle «reincarnazioni» sperimentate da chi usa il Chew-Z. È abbastanza intelligente da capire fino in fondo le implicazioni di questo fatto. Così, se ciò continua a verificarsi, potremo senz'altro ricevere un aiuto più consistente da parte sua, se non altro in forma riservata; per esempio... Leo lo interruppe: - Felix, posso farti una domanda? Da quanto tempo hai un braccio artificiale ? Abbassando lo sguardo, Felix grugnì per la sorpresa. E poi, fissando Leo Bulero, disse: Anche tu ce l'hai. E anche i tuoi denti hanno qualcosa di strano: apri la bocca e fammi vedere. Senza rispondere, Leo si alzò in piedi e andò nel gabinetto degli uomini per osservarsi nello specchio a grandezza naturale. Non c'era dubbio. Persino gli occhi. Rassegnato, fece ritorno al proprio sedile, di fianco a Felix Blau. Tacquero entrambi per un po': Felix sfogliava meccanicamente i suoi documenti. «Oh, Dio» pensò Leo «meccanicamente, in senso letterale», e Leo, alternativamente, guardava lui e poi fissava, tetro, fuori dal finestrino, l'oscurità e le stelle dello spazio interplanetario. Alla fine Felix disse: - È un po' sconcertante all'inizio, vero? - Già - assentì Leo, con un filo di voce. - Ehi, Felix, insomma... che cosa facciamo? - Ne prendiamo atto - disse Felix. Stava osservando con attenzione, da una parte e dall'altra del corridoio, i passeggeri che occupavano gli altri sedili. Anche Leo guardò e vide. La stessa mascella deforme. La stessa mano luccicante, scarna e rigida, una che reggeva un omeogiornale, un'altra un libro, un'altra ancora che tamburellava con le dita irrequiete. E così via, fino in fondo al corridoio, dove si trovava la cabina di pilotaggio. «Anche lì dentro» realizzò. «Siamo tutti così». - Però, non riesco a capire che cosa significhi - si lamentò Leo, disperato. - Siamo... magari... in traslazione per colpa di quella droga immonda e questo è... - Fece un cenno. Siamo tutti e due fuori di mente, vero? Felix Blau disse: - Hai preso il Chew-Z ? - No, dopo quell'endovena sulla Luna. - Neanch'io - disse Felix. - Mai. Perciò, si diffonde anche senza il tramite della droga. Lui, o, meglio, la cosa, è dappertutto. Ma questo è un bene: farà sì che Hepburn-Gilbert riconsideri la posizione dell'ONU. Dovrà rendersi conto delle dimensioni del problema. Penso che Palmer Eldritch abbia commesso un errore: ha esagerato. - Forse non poteva farne a meno - disse Leo. Forse quel dannato organismo era una sorta di protoplasma: era costretto a fagocitare e a crescere... d'istinto, continuava a espandersi, sempre di più. «Finché non verrà distrutto alla fonte» pensò Leo. «E noi siamo quelli che lo faranno, perché io, personalmente, sono un Homo sapiens evolvens: io, l'essere che è qui seduto in questo momento, sono l'umano del futuro. Sempreché si riesca a ottenere l'aiuto dell'ONU. «Io sono il Protettore della nostra specie» disse tra sé. Era curioso di sapere se quel malefico influsso fosse già arrivato sulla Terra. Una civiltà 131
di Palmer Eldritch, grigi, scavati e curvi e immensamente alti, ognuno con il suo braccio artificiale, e quegli strani denti e gli occhi meccanici a fessura. Non sarebbe stato piacevole. Lui, il Protettore, si ritrasse da questa visione. «E se dovesse penetrare nelle nostre menti?» si chiese. «Non soltanto l'anatomia di quella cosa, bensì anche la mentalità... che cosa ne sarebbe dei nostri piani per ucciderla ? «Be', scommetto che questa non è ancora la realtà» disse Leo tra sé. «Lo so: io ho ragione e Felix ha torto. Sono ancora sotto l'effetto del Chew-Z, non ne sono mai uscito... ecco, qual è la situazione». Questo pensiero gli procurò sollievo, perché prevedeva che ci fosse ancora una Terra reale, e intatta. Non aveva importanza l'apparente autenticità di Felix, lì accanto a sé, dell'astronave e del ricordo della sua visita su Marte per incontrare Barney Mayerson. - Ehi, Felix - disse, dandogli di gomito. - Tu sei un fantasma. Capito ? Questo è un mondo privato che appartiene solo a me. Non posso dimostrarlo, ovviamente, ma... - Mi dispiace - disse Felix, laconico. - Ti sbagli. - E dai! Alla fine mi sveglierò, o qualunque cosa si faccia quando si è smaltita quella roba schifosa. Continuerò ad assumere molti liquidi, sai, per sciacquarla via dalle mie vene -. Agitò una mano. - Hostess - sollecitò. - Ci porti i nostri drink, ora. Bourbon e acqua per me -. Rivolse uno sguardo interrogativo a Felix. - Lo stesso - mormorò Felix. - Solo, lo vorrei con un po' di ghiaccio. Ma non troppo, perché se no, quando si scioglie, il drink non è più buono. L'hostess tornò subito, porgendo il vassoio. - Il suo è quello col ghiaccio ? - chiese a Felix; era bionda e carina, con occhi verdi che parevano pietre ben levigate, e quando si piegò in avanti espose, in parte, i suoi grossi e sferici seni. Leo lo notò e la cosa gli piacque. La deformità della mascella, però, rovinava l'effetto generale, e lui ne fu indispettito, si sentì ingannato. E ora, si accorse, i bellissimi occhi dalle lunghe ciglia erano svaniti. Erano stati sostituiti. Distolse lo sguardo, nervoso e depresso, finché non se ne fu andata. Sarebbe stato particolarmente spiacevole, si rese conto, per quanto riguardava le donne; ad esempio, non provava alcun piacere nell’immaginare il momento dell'incontro con Roni Fugate. - Hai visto? - disse Felix, mentre sorseggiava il proprio drink. - Sì, e questo dimostra che dobbiamo agire piuttosto rapidamente - disse Leo. - Appena atterriamo a New York andiamo a cercare quel furbacchione buono a nulla di HepburnGilbert. - A che scopo? - chiese Felix. Leo lo fissò; quindi, indicò le dita artificiali e luccicanti di Felix che stringevano il bicchiere. - Devo dire che non mi dispiacciono, ora - disse Felix, con aria meditativa. « È quel che pensavo» riflette Leo. «È esattamente quello che mi aspettavo. Ma sono ancora fiducioso: prenderò quella cosa, se non questa settimana, la prossima. Se non questo mese, prima o poi la prenderò. Lo so: ora conosco me stesso e le mie possibilità. Dipende tutto da me. E questo è bene. Ho visto nel futuro abbastanza da non arrendermi mai, anche se sarò l'unico a non soccombere, che manterrà in vita l'antico mondo, il mondo precedente all'avvento di Palmer Eldritch. Non è che sulla fiducia nei poteri instillatimi sin dall'inizio che posso contare, alla fine, per sconfiggerlo. Così, in un certo senso, la cosa non sono io: è qualcosa dentro di me che neppure Palmer Eldritch riesce a raggiungere e annientare perché, non essendo me, non posso neppure perderla. La sento crescere. Sopportando alterazioni esteriori e inessenziali, il braccio, gli occhi, i deriti. .. resta intoccata da queste tre stimmate, la maligna e negativa trinità di alienazione, realtà indistinguibile e disperazione che Eldritch ha riportato con sé da Proxima. O meglio dallo spazio tra Proxi132
ma e la Terra». Pensò: «Abbiamo già vissuto per migliaia di anni sotto l'antico flagello, che ha in parte corrotto e distrutto la nostra purezza, e proveniva da una fonte più alta di Eldritch. E se l'uno non ha potuto obliterare completamente il nostro spirito, come potrebbe riuscirci l'altro? Porterà a termine il suo compito? Se pensa questo, se Palmer Eldritch crede che sia questa la ragione del suo avvento - si sbaglia. Perché quel potere instillatomi a mia insaputa non e stato neppure raggiunto dall'antico flagello originario. E dunque? «È la mia mente evoluta che me lo dice» pensò. «Quelle sedute di Terapia E non sono state inutili... Forse non avrò vissuto quanto Palmer Eldritch, in un certo senso, ma in un altro senso sì: ho vissuto per centinaia di migliaia di anni, quelli della mia evoluzione accelerata, e sono diventato molto saggio. Denaro speso bene. E nelle città dell'Antartide mi unirò a quelli come me: costituiremo la gilda dei Protettori. E salveremo il resto dell'umanità». - Ehi, Blau - disse, dando un colpetto col gomito non artificiale alla semi-cosa seduta di fianco a lui. - Io sono il tuo discendente. Eldritch è arrivato da uno spazio alieno, ma io vengo da un altro tempo. Capito? - Uhm - mormorò Felix Blau. - Guarda la mia doppia cupola, la mia grande fronte: sono una testa a bolla, giusto ? E questo rivestimento: non è solo in superficie, è dappertutto. Nel mio caso la terapia ha davvero funzionato. Quindi, non devi arrenderti, ancora. Credimi. - Okay, Leo. - Resta in zona per un po'. Ci sarà da agire. Potrò magari guardarti attraverso un paio di occhi artificiali luxvid Jensen, ma dietro ci sarò sempre io. Okay? - Okay - disse Felix Blau. - Come vuoi, Leo. - «Leo»? Come ti salta in mente di chiamarmi Leo? Seduto al suo posto, rigido, col busto teso, e sostenendosi con le mani ai braccioli, Felix Blau lo guardò con aria implorante: - Pensa, Leo, Cristo, pensa! - Già -. Rinsavito, annuì; si sentiva colpevole. - Mi dispiace. Si è trattato solo di una specie di slittamento temporale. So quello che vuoi dire, quello che temi. Ma non significa niente -. Aggiunse: - Continuerò a pensare, come hai detto tu. Non me ne dimenticherò più -. Annuì con aria di solenne promessa. L'astronave sfrecciava, sempre più vicina alla Terra.
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APPENDICE Riportiamo nelle pagine seguenti alcune recensioni e commenti al romanzo “Le tre stimmate di Palmer Eldritch”. In alcune si sviluppa anche un confronto tra quest’opera di PKD e altri celebri romanzi dello stesso autore.
Palmer Eldritch Alien, ovvero, l’invasione dello spazio della fantascienza (C. Pagetti) I. Mettere a confronto romanzi e film SF costituisce un'operazione stimolante quando ci si trovi di fronte a testi capaci di trasmettere molteplicità di codici o di messaggi. The Three Stigmata of Palmer Eldritch (Stigmata, da adesso in poi) denuncia nello stesso titolo l'intenzione di coinvolgere livelli diversi della realtà, ovvero della finzione narrativa: ognuna delle stimmate può essere ricondotta a un processo interpretativo, come vedremo meglio in seguito, ma le tre stimmate, unite nella medesima entità, sono il segno globale dell'invasione cosmica, il giudizio universale che la SF impone, per bocca di Dick - profeta - a se stessa, dichiarando appunto la fine del tempo e della storia, l'impossibilità di andare avanti di fronte all'atroce corso degli eventi, scandito (siamo nel 1964) dalla morte di alcuni "giustiziati" illustri, come John Fitzgerald Kennedy e Martin Luther King. Fuor da ogni collegamento storico-politico, già segnalato, da parte di chi scrive, per tutti i romanzi dickiani di quel periodo cruciale, dalla Svastica sul Sole ai Simulacri, Stigmata rinvia irresistibilmente alla struttura di un film - riprodotto recentemente anche dalla nostra Televisione come Alien di Ridley Scott, dove la creatura onnivorante è mossa da cieca e tanto più inarrestabile volontà di assimilazione e indigestione di forme animate, che divengono anch'esse alien, così come aliena è già per conto suo la società che ha mandato nello spazio l'astronave Nostromo, e per di più l'ha anche indirizzata verso la culla del Gran Divoratore. Allo stesso modo, di Palmer Eldritch, le macabre e meccaniche fattezze rispuntano dietro ad ogni personaggio, nel segno di una volontà di dominio così totale da non conoscere confini se non nel proprio sé alien/ato, che moltiplica all'infinito non i pani e i pesci (come umilmente e concretamente faceva il Redentor Mundi), ma la propria forma e sostanza infernale: i denti ferrati piantati su una mandibola neanderthaliana, il braccio artificiale, la lente in movimento che sostituisce gli occhi. Alien può riprodurre solo un altro Alien più grande: in ciò sta la sua dannazione. L'unico modo per liberarsi del mostro è quello di accettano come parte di sé, per purificarlo ed esorcizzarlo. Ma se Palmer Eldritch diventa noi, noi diventiamo lui: il risultato non cambia. Palmer Eldritch è già arrivato, invasore alieno, ma anche supremo rappresentante di una umanità che ha rinunciato al proprio diritto alla vita, e che sogna solo l'infinita sterilità del proprio ego, come il protagonista di uno dei più affascinanti racconti ottocenteschi di SE, The Monarch of Dream di Thomas W. Higginson, amico di una donna che di incubi e di solitudine (e anche di poesia) se ne intendeva: Emily Dickinson. Certo è che Palmer Eldritch esprime, senza soluzione di continuità, gli incubi surreali della poesia e, nello stesso tempo, la grottesca maschera semi-umana e semi-artificiale di tanti personaggi della moderna cultura di massa, da Victor Von Doom, il dottor Destino nemico dei Fantastici Quattro (il fumetto "kennedyano" dei Marvel Comics), al Darth Vader di Guerre Stellari.
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II. Stigmata appartiene al fecondissimo periodo del 1964 assieme a The Simulacra e a Martian Time-Slip, ma pur condividendo alcuni dei motivi cruciali di quel momento creativo (la lotta per il potere assoluto, l'Eden invertito di Marte, il percorso all'interno di una gerarchia sociale che talvolta collega e talvolta oppone gli umili e i principi della Terra, la qualità illusoria dell'esperienza empirica), costituisce tuttavia un 'opera dal più forte impianto metafisico e speculativo, mentre, nello stesso tempo, essa denuncia in modo ancor più esplicito il collegamento tra spirito religioso e ideologia del capitalismo, fondendo le due pulsioni nella figura di Palmer Eldritch, "l'industriale interplanetario, che commercia droga per schiavizzare le masse", le cui stimmate sono "tre segni di artificialità demoniaca. Gli occhi, le mani, i denti artificiali gli permettono, in una variante del Lupo di "Cappuccetto Rosso" - di vedere (capire), afferrare (manipolare), e fare a pezzi (ingerire, consumare) meglio le sue vittime" (D. Suvin, "Introductory Reflections... on P.K. Dick's Opus", in Science-Fiction Studies, March 1975, p. 14). A sua volta, Peter Fitting, in "Reality as Ideological Construct: A Reading of Five Novels by Philip K. Dick" (ScienceFiction Studies, July 1983, pp. 219-236), suggerisce un percorso diacronico che tocca, oltre a Stigmata, Eye in the Sky (1957), Time out of Joint (1959), A Scanner Darkly (1977) e Valis (1981), e trascura opere come Martian TimeSlip e Ubik. Indubbiamente, la carica metafisico-religiosa è, fin dal titolo, fortissima. L'invasione della creatura-Eldritch è più volte paragonata all'arrivo di una presenza sovrannaturale capace di impregnare di sé l'universo: in questo senso, conosciamo già un esempio di "divina invasione", in parte simile a quella dell'omonimo romanzo di Dick pubblicato nel 1981. Che nei personaggi dickiani si esprima una forte - e contraddittoria - aspirazione alla trascendenza è fuor di dubbio, ma in Stigmata il tessuto metaforico, la fantasia visionaria dello scrittore danno piena espressione narrativa a un motivo che, altrimenti, rischia di rimanere astratto o di diventare ridicolo (si veda, a questo proposito, un film pretenzioso come Brainstorm). La droga è il veicolo di un viaggio che si pone, nel caso del Can-D, come sublimazione di una comunità consumistica di tipo orgiastico: il riferimento al successo delle bambole "Barbie" è, tra l'altro, una delle trovate più grottesche di Dick, dal momento che stabilisce un'efficace analogia tra consumismo e dimensione infantile. Ma ha ragione Fitting, nel saggio già citato, a ricordare anche il "culto" dell'apparecchio televisivo. Nel caso di Chew-Z, però, il rapporto che si istituisce con la realtà è profondamente diverso: la finzione consente un'illusione di intervento diretto, di manipolazione personale. L'uomo acquisisce i poteri di Faust, subendo così il controllo diabolico di Mefistofele, pronto in ogni momento a riapparire sotto le forme più svariate e a ricordare il patto firmato da Faust. III. E tuttavia, il potere conferito all'uomo da Chew-Z non è cosa da poco: esso conosce un limite solo laddove l'immaginazione - ovvero la memoria - non si può più spingere. Il viaggio psichico si compie a ritroso nel tempo, per realizzare - o fallire - il sogno più grande di tutti, la modificazione del passato, l'annullamento dei propri errori, la costruzione di un futuro alternativo, in cui il desiderio di armonia, la riconciliazione degli opposti, continuamente smentiti dal mondo esterno, possano realizzarsi. La droga risponde dunque alla stessa esigenza che esprimono i prodotti culturali di consumo (Can-D) e gli impulsi religiosi, forse anche quelli estetici (Chew-Z): permette di "evadere" dalle aspre condizioni del presente, si presenti esso sotto forma dell'arido e bucherellato deserto marziano o come scenario post-apocalittico dell'America. Sognare è vivere. Il prezzo del patto con il Serpente è nella solitudine di un mondo abitato da "altri" simili a sé, l'assunzione, appunto, 135
delle stimmate del creatore diabolico, la scoperta della propria immagine nello specchio. Alla comunità consumistica, simile a quella di un banale "serial" televisivo come Dallas o Dynasty, evocata da Can-D, si oppone lo spaventoso mondo solitario della memoria e dei desideri insoddisfatti, dove Palmer Eldritch domina come signore assoluto. In poche parole: o l'annullamento della propria personalità in una società pseudodemocratica o la paranoia del più completo isolamento. Come riflette il protagonista, in un altro contesto (ma il suo commento si potrebbe porre come epigrafe del romanzo): "Qualunque scelta si faccia... era l'alternativa sbagliata". Naturalmente sia Can-D che Chew-Z sono delle droghe: Palmer Eldritch ha portato agli estremi limiti di un processo di omologazione totale l'universo apparentemente vario e inesauribile della produzione e del consumo. Egli è il motore sottostante e la sua estrema manifestazione. Il principio e la fine, Ubik, Dio. La tecnologia, lungi dal fornire quelle risposte rassicuranti che la tradizione SE americana aveva continuato, sia pure con dubbi crescenti, a prospettare, si riassume in una creatura mostruosa e in un prodotto che consente ai suoi fruitori un "viaggio" senza ritorno: "Non è assolutamente come un sogno... E più come essere all'inferno... Si, così deve essere l'inferno: ricorrente e indomabile". IV. Come in Martian Time-Slip e in altri romanzi di Dick, "pubblico" e "privato" sono due facce della stessa medaglia. Stigmata è l'incubo ricorrente suscitato da un complesso di colpa legato alla propria disordinata sessualità da parte di uno dei tanti protagonisti "mediocri" di Dick, quel Barney Mayerson, il cui cognome, significativamente, viene male pronunciato da altri personaggi (Payerson, etc.), ad indicare la mancanza di identità precisa, l'angoscia di un rapporto con la vita sempre incerto e faticoso. Ancora una volta, l'universo dell'immaginazione fantascientifica si salda, come nei film SF di Spielberg, con un'analisi in chiave quasi sociologica di un arrampicatore sociale maldestro e dominato da nevrosi e fobie, malgrado possieda, ironicamente, addirittura qualità di veggente. In realtà, la mente di Barney non è in grado di capire il futuro, perché essa è tutta volta al passato, nella ricerca ossessiva della moglie-madre da cui si è egoisticamente staccato per "fare carriera", e per tentare un rapporto altrettanto difficile con una donna competitiva e talvolta pericolosa, seppure sessualmente attraente e generosa, come Roni Fugate. L'homo americanus di Dick, è serrato tra le tenaglie delle proprie ossessioni pubbliche e private, così come è diviso tra la dolcezza statica di una donna-madre (Emily) e la spregiudicatezza di una donna-compagna (Roni). E comunque da sottolineare che le donne di Dick, così bisognose di affetto e di calore (si pensi alle donne di Marte), posseggono tutte una carica di "umanità" che è negata alle loro con troparti maschili. Significativo è il destino di Emily: abbandonata da Barney, essa ha "trovato la felicità" con un nuovo marito, dal ridicolo cognome di Hnatt, che è un alter-ego ancora più mediocre e meschino di Barney. Ma Barney e Hnatt sono dei figli senza personalità, angosciati dal loro rapporto con l'altro sesso, e dominati da potenti figure paterne. La chiave di Stigmata sta nella individuazione del ruolo di ogni gruppo generazionale: 1) FIGLI (Barney, Hnatt, i colonizzatori di Marte). 2) PADRI (Leo Bulero, Palmer Eldritch, il dottor Denkmal). 3) LE DONNE DEI FIGLI (Emily, Roni, Anne, le colonizzatrici di Marte). A figli deboli corrispondono padri forti. Le donne sono sostanzialmente vittime nell'urto tra le due generazioni maschili. V. Da notare, a latere ma anche in sintonia con questa prospettiva, il discorso sull'arte così 136
presente all'interno della narrativa di Dick. La capacità di creare oggetti artistici è riservata a una donna, Emily, mentre un 'altra donna, sia pure "rivale", Roni, riconoscerà il valore estetico delle ceramiche di Emily. Ma la dimensione maschile non può tollerare questa suprema forma di autonomia esistenziale. Quindi, Barney, per meschina gelosia, nega un futuro alle creazioni della ex-moglie, e la stessa cosa fa il secondo marito, che smercia le ceramiche della moglie senza il suo permesso e senza porsi il problema della loro utilizzazione (di fatto, esse verranno "cancellate" dal romanzo), poi si serve del denaro guadagnato per sottoporre Emily a un trattamento neurochirurgico che ne blocca irrimediabilmente l'evoluzione creativa. L'operazione è compiuta da Denkmal, uno dei medici "nazisti" cari a Dick. Nel mondo di Bulero l'unica "arte" è quella commercializzata della Barbie. Per Eldritch, invece, l'universo stesso è una creazione diabolica, che però non porta a nessuna forma di comunicazione interpersonale e confonde "realtà" e finzione nella stretta delle mascelle e delle mani artificiali del Dio-padre. VI. Per Barney Leo Bulero e, più tardi, Palmer Eldritch sono figure paterne, l'epitome, anzi, di una paternità semi-divina, contro cui qualsiasi tentativo di ribellione è destinato al fallimento. Barney, per sottrarsi al suo datore di lavoro, giunge fino al tradimento, solo per sviluppare un senso di colpa ancora più grave (ma in parte coincidente) di quello originato alle sue infrazioni sessuali. Il destino di Barney è di oscillare tra Bulero ed Eldritch, un padre ancora più "potente", più antico. A sua volta, nella lotta che oppone Bulero ed Eldritch, Barney è solo una pedina, di volta in volta strumentalizzata dall'uno o dall'altro. Anche in questo caso, qualsiasi alternativa è quella sbagliata. Per Barney non c'è scampo: o Bulero o Eldritch, padre contro padre, padre e padre; alla fine il figlio è riassorbito nel padre e le figure dei due padri, in un incubo primordiale, si fondono. L'unità primigenia è stata raggiunta, il principio della vita, indistinto e totale, ha recuperato qualsiasi forma di dissenso, di "diversità", così come il capitalismo cosmico di Palmer Eldritch ha annullato qualsiasi difformità, superando il vetero-industrialismo paternalistico di Leo Bulero. Il conflitto tra le due potenti personalità di predatori si risolve, a sua volta, 'lei trionfo del padre più completo e onnicomprensivo, il padre del padre, Saturno che divora i figli, affinché la storia dell'uomo non abbia neppure inizio. D'altra parte, entrambi i padri (e la trinità è completata, appunto, da Denkmal) sono le emanazioni di un progresso tecnologico che li ha trasformati in creature mostruose, cyborg, volti sfigurati che incombono su una prole inerme e terrorizzata. Immagini di animali ripugnanti e indifesi (rospi, vermi) pervadono il romanzo. La trasformazione psichica e materiale domina l'universo post-apocalittico dell'Età del Fuoco (l'inferno-sulla-Terra, l'inferno-su-Marte). Gli invasori giungono dal passato, dallo spazio cosmico, dalle zone inesplorate dell'inconscio. Essi incarnano, come dice Fitting, un universale "desiderio di illusione", ma spengono qualsiasi illusione di desiderio. Alla fine tutto è compiuto nell'unità primigenia (o in quella del Paradiso dopo il Giudizio universale). Il tempo ha invertito i suoi cicli vitali: come Dick espliciterà in Counter-Clock World (1967), il padre ha ricacciato dentro di sé il figlio, i processi tecnologici hanno divorato l'universo riportandolo alla condizione di una indistinta uniformità, dove ogni movimento di crescita e maturazione è interrotto. Siamo di fronte alla condizione entropica dell'universo dickiano e del suo "messaggio", che è ormai ridotto a una sola ossessiva informazione: l'universo è Palmer Eldritch, Palmer Eldritch è l'universo; il sogno di Palmer Eldritch (di: soggettivo) è il sogno di Palmer Eldritch (di: oggettivo). E così via. Le tre stimmate di Palmer Eldritch si riferiscono dunque ai devastanti effetti che la tecnologia del capitalismo ha prodotto sull'umanità, all'esplorazione che l'uomo compie sulle tracce di un Dio-padre a metà strada tra il ricordo infantile e la manipolazione elettronica, alla rappresentazione 137
fantastica di un percorso di regressione psichica. Al fondo di ogni passaggio, rimane lo scrittore di SF. I suoi occhi artificiali sono destinati a registrare una realtà artificiale, le sue mascelle d'acciaio parlano un linguaggio di morte, la mano che scrive si è trasformata in un artiglio meccanico. Anche Io spazio della scrittura fantascientifica è stato invaso; anche lo Scrittore è diventato un altro Palmer Eldritch, che porta illusioni sterili e crudele solitudine. Fuori, però, imperversa l'Era di Fuoco o la fredda notte marziana. VII. Sulla straordinaria capacità di Dick di mescolare formule e convenzioni della SF in quanto letteratura di consumo, con echi e reminiscenze della più alta e consolidata cultura "moderna" s'è già scritto più volte in passato. Il suo Palmer Eldritch, se da una parte ci ricorda il Dottor Destino o Darth Vader, richiama anche alla mente "Cristo la tigre" di una delle più famose poesie di T.S. Eliot, Gerontion: "La tigre balza nell'anno nuovo. Noi divora...". Carlo Pagetti
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Pubblichiamo, per gentile concessione dell'Autore, il 3° cap. del saggio Visioni dal futuro. Il caso di Philip K. Dick (Fara Editore, Santarcangelo di Romagna, 2000) Le visioni mistico-tecnologiche di P. K. Dick (F. Chiappetti) 1. Al posto del cielo Un pomeriggio del novembre 1963 [racconta Emmanuel Carrère] Philip Dick camminava fra i pascoli che le continue piogge avevano trasformato in pantani. Un uccello stridette sopra di lui . Alzò gli occhi. C'era un viso nel cielo, al posto del cielo. Un viso gigante, metallico, orribile che lo guardava, chino su di lui. Era come se tutto il male del mondo si fosse concentrato lì. Capì che per tutta la vita aveva avuto paura di vedere quello che stava vedendo.1 Per diversi giorni Dick ebbe paura di guardare il cielo, preso com'era dal timore che quel volto lo stesse aspettando. Ne parlò col suo psicanalista, ma con scarsi risultati. Il dottore sospettava che il suo paziente si fosse lasciato tentare dalla nuova droga, l'LSD, che alcuni analisti di grido di Los Angeles offrivano ai clienti più "chic" per duecento dollari a seduta. Dick aveva letto TheDoors of Perception di Aldous Huxley e ne era rimasto colpito; tuttavia, non era attratto dalle esperienze psichedeliche, preferendo restare fedele alle anfetamine e ai cocktail di ansiolitici e antidepressivi, di cui si vantava di conoscere le migliori combinazioni. Era accaduto qualcosa di più di un fatto insolito: negli occhi e nella mente di Dick restava fissa l'immagine crudele e ghignante nel cielo, al posto del cielo. Era come se il muro più antico e più importante, tra le profondità dell'Io e quelle del reale, fosse caduto di colpo, lasciando via libera ai sogni, alle paure e alle visioni più terrificanti. Nel cielo gli uomini hanno letto storie e destini; dal volo degli uccelli come dal moto delle stelle hanno tratto previsioni e regole di comportamento. Ma in quell'istante del novembre '63 il cielo fu chiuso da una maschera metallica. Quale fosse esattamente il suo significato, Dick lo ignorava. Il problema, semmai, era un altro. Bisognava sopravvivere a quella visione paralizzante. Fu in tali circostanze che maturò il suo avvicinamento alla Chiesa Episcopale di Inverness, dove almeno il parroco sembrava prenderlo sul serio. Dick, a parere del prete, aveva probabilmente incontrato Satana; oppure Dio stesso, pensava Dick, come al solito propenso al ribaltamento di qualsiasi giudizio. La seconda ipotesi gli metteva i brividi: se quel volto ghignante in cielo era davvero il volto di Dio, non ci sarebbe stata più salvezza, più nulla di nulla. L'umanità, presto o tardi, sarebbe caduta in suo potere senza via d'uscita. Con l'animo agitato da domande così terribili Dick iniziò a comporre un nuovo romanzo, intitolato Le tre stimmate di Palmer Eldritch. Scrisse le prime cento pagine fra il Natale e la fine dell'anno. Di giorno leggeva S. Paolo e sentiva crescere dentro di sé il bisogno di una vita rinnovata. Di notte non poteva smettere di "inventare", con gli strumenti della finzione letteraria, le forme e la potenza del Male assoluto. La storia si svolge per metà sulla terra e per metà nelle colonie terrestri insediate su Marte. Il governo terrestre delle Nazioni Unite è intenzionato a portare avanti il programma di colonizzazione, nonostante la nuova frontiera marziana sia un concentrato di desolazione e disperazione; a tale scopo vengono organizzate periodiche campagne d'arruolamento, durante le quali i cittadini selezionati vengono sottoposti ad un test. Se l'individuo non presenta particolari problemi di natura fisica o psichica ed è senza occupazione, viene spedito per sempre su Marte nel giro di ventiquattro ore. Sul pianeta rosso le attività possibili sono poche; il suolo è avaro di risorse e i predatori indigeni (famelici sciacalli telepatici) non si 139
fanno pregare. Tra i coloni, oppressi dalle avvilenti condizioni di vita e di lavoro, si è così diffusa l'abitudine di consumare una droga di importazione terrestre, il Can-D. Il Can-D permette ai coloni di identificarsi con Perky Pat e Walt, di lasciarsi alle spalle la triste realtà marziana e di entrare in un mondo felice, che qualcuno ha giustamente definito "la versione nostalgica e rassegnata del Sogno Americano". Perky e Walt sono una coppia affiatata, conducono una vita splendida tra auto sportive, vestitini sexy, spiagge, palme, serate romantiche e feste con gli amici. Tutti i coloni sono ferventi seguaci della "religione" sorta intorno al Can-D. L'assunzione della sostanza avviene infatti comunitariamente, con modalità che fanno pensare alla celebrazione di un culto laico, legato alla volontà di sopravvivere nonostante tutto. I più fanatici sono addirittura convinti che durante l'esperienza "di traslazione" si venga davvero trasportati nel corpo e nella mente di Perky e Walt, esistenti in carne e ossa da qualche parte sulla Terra. Al di fuori dell'esperienza traslativa, Perky e Walt sono invece due pupazzi pluriaccessoriati (la media è di una coppia per un gruppo di sei loni) che Dick immagina traendo spunto dalla coppia Barbie & Ken che aveva regalato a sua figlia per Natale. Capo del traffico interplanetario del Can-D è Leo Bulero, proprietario della P.P. Layouts, una ditta di New York che ufficialmente commercializza gli oggetti in miniatura che compongono il magico mondo di Perky Pat. Per prevedere le prossime tendenze del mercato, e di conseguenza offrire i prodotti giusti, la P.P. Layouts si affida al talento pre-cognitivo di alcuni consulenti. Barney Mayerson è il miglior 'pre-mod" in attività; ma è soprattutto un uomo fragile e assillato dal rimpianto del suo matrimonio finito male. Le attività della P.P Layouts, da tempo nel mirino dei funzionari dell'ONU che conducono l'inchiesta sulla provenienza e sullo spaccio del Can-D, sono però minacciate da un nuovo concorrente. Si è sparsa la voce che il noto industriale Palmer Eldritch, di ritorno da un viaggio nel sistema di Proxima, oltre il sistema solare, abbia portato con sé una droga sconosciuta. Leo si reca da Eldritch nel tentativo di trovare un accordo. Eldritch però non è disponibile al negoziato, e per dimostrare di ere la partita in pugno somministra a Leo una dose di Chew-Z. Il malcapitato precipita in un mondo ignoto, dove scopre che ogni cosa, compreso il suo corpo, è un'emanazione dell'unico spirito creatore, e cioè Palmer Eldritch. "Non ho trovato Dio nel sistema di Proxima, ho trovato qualcosa di meglio", confida Eldritch a Leo ancora sotto l'effetto del Chew-Z; "Dio promette la vita eterna. Io posso fare di meglio. Posso consegnarla a domicilio"2. Eldritch, come ogni buon venditore, mostra con orgoglio le qualità sbalorditive del prodotto, che inizialmente avrà lo stesso prezzo del Can-D, ma al cui confronto le esperienze traslative sembreranno una pallida imitazione. Il Chew-Z consente, a chi ne fa uso, di percepire il corpo che vuole nell'universo che vuole: il "cliente" plasma l'universo, assolvendo la funzione cosmologica del demiurgo3. Eldritch passa ad illustrare a Leo il piano per la diffusione della nuova droga. Con il Chew-Z ciascuno potrà avere il suo regno e condurre la vita che preferisce. Potrà reincarnarsi infinite volte, ed è questa la qualità che, nelle previsioni di Eldritch, finirà col persuadere il segretario dell'ONU, di fede buddista, a votare per la legalizzazione del CheW-Z4. Leo, invece, non è per nulla persuaso dai melliflui discorsi di Eldritch. Dopo aver plasmato alcuni oggetti con la forza del logos, Leo costruisce una scala che termina in un cerchio luminoso nella speranza di poter rientrare, in un modo o nell'altro, a New York. Eldritch, alla fine, lo lascia andare; ma, non appena tornato a casa, il poveraccio si accorge che Eldritch è ancora presente. Il nemico assume le sembianze di amici e collaboratori, oppure di animali mostruosi che appaiono e scompaiono improvvisamente. Il mondo che Leo conosceva è irrimediabilmente contaminato. Si è illuso di poter uscire dall'universo prodotto dal ChewZ; Eldritch stesso lo ha ingannato facendogli credere di poter creare con il logos un mondo a suo piacimento. In realtà è accaduto soltanto ciò che Eldritch ha permesso che acca140
desse. D'ora in avanti la percezione che Leo avrà della realtà "passerà" per Palmer Eldritch. Il corpo di Leo presenta già le stimmate5, che testimoniano l'incontro-scontro con Eldritch. 2. Sotto il velo Non è certamente la prima volta che si sente sostenere la tesi dell'illusorietà del mondo empirico, di cui si hanno opinioni sempre discordi tra loro. I filosofi hanno stabilito ora verità trascendenti, ora più modeste certezze razionali a metro di misura di ciò che è reale, esente da qualsiasi dubbio e contraddizione. E se, invece, il fondamento non fosse più lo stesso? Se al posto della "ben rotonda Verità"6, dell'Idea del Sommo Bene, del Dio creatore e reggitore delle sorti dell'universo, se al posto di tutto ciò che lo spirito umano può concepire, contemplare, adorare, ci fosse qualcosa di spaventoso da cui si può solo tentare, inutilmente, di scappare? Il dualismo tradizionale, che vuole opposte illusione e verità, è palesemente inadeguato di fronte all'ipotesi che dietro di esse agisca una potenza che non può essere sbrigativamente liquidata come "ingannatrice". Il fatto è che, dopo l'incontro con Eldritch, non c'è verità che riesca a restare al suo posto, che resista alla violenza allucinatoria perpetrata mediante il Chew-Z. Ma l'eclisse della verità è soltanto una faccia della medaglia: senza la posizione positiva di ciò che è vero è altrettanto impossibile stabilire i confini e i caratteri di ciò che è solo illusione. L'eclissi del reale allora diventa duplice. Verità e illusione diventano loro malgrado protagoniste di un dramma assolutamente nuovo che ha per scenario il mondo di Eldritch. La percezione lla realtà è alterata dal Chew-Z, al punto che nulla può considerarsi reale nel senso di coincidente con la realtà di partenza, prima dell'assunzione della droga; allo stesso tempo il mondo di Eldritch è altrettanto reale, sia pure come il risultato di una trasposizione in un'altra tonalità. La realtà del mondo di Eldritch si avvicina inconsapevolmente al fortunato concetto di iper-realtà elaborato da Jean Baudrillard in relazione al tipo di rappresentazione della realtà ottenuta tramite la televisione7. Per Baudrillard, la rappresentazione televisiva del mondo ha abolito la classica distinzione tra verità e finzione, costruendo così un'immagine complessiva del mondo più reale del reale. Dinanzi a questo processo di perdita di materialità, il mondo (o quel che ne rimane) si "vendica" scomparendo sotto il velo ormai preponderante della sua rappresentazione. Nell'analisi di Baudrillard, tuttavia, è assente alcun tipo di giudizio di valore circa le trasformazioni sopra descritte; nelle pagine di Le trestimmate di Palmer Eldritch si respira invece un profondo senso di angoscia per la sorte dei personaggi caduti nella iper-realtà del Chew-Z. Come un astuto predatore, Eldritch guida le vittime prescelte nel labirinto dei mondi possibili, mostrandoli più reali di quanto siano i mondi di appartenenza di ciascuno, ossia l'insieme dei propri vissuti, dei ricordi, dei rimpianti, delle ambizioni ecc. Si riaffaccia così la celebre domanda di Nietzsche: quanta verità può sopportare, quanta verità può osare un uomo? Pensando alla situazione immaginata nel romanzo, può un uomo sopportare di diventare come Eldritch, di portare i segni (le stimmate) della sua presenza, perdendo così la verità su sé stesso, vale a dire l'identità personale di corpo e spirito? La sfida di Eldritch investe direttamente quello che Carrère, in un passaggio già citato della biografia di Dick, chiama il "meccanismo psichico" che ha lo scopo di filtrare la realtà. Forse, più che a un meccanismo, si dovrebbe far riferimento alla facoltà tutta umana di esprimere, giudizi intorno alla natura delle cose, giudizi che poggiano tutti sulla fondamentale distinzione tra la realtà dell'Io in rapporto a quella del mondo esterno. Ora, nella prospettiva di Eldritch, è come se questa distinzione si fosse improvvisamente contratta; al suo posto, l'unica percezione di sé che si mantiene è quella di riconoscere il proprio status 141
di prigionieri a cui è preclusa ogni possibilità di fuga. Non c'è un luogo da cui scappare, né un nemico esterno da poter affrontare, anche a rischio della vita, perché scappando ci si porta dietro la ragione stessa della fuga. E il nemico temuto non ci sorprende alle spalle, ma compare da solo, davanti allo specchio. Palmer Eldritch non è un semplice trafficante di droga. Leo ritiene che non si tratti di un uomo: forse lo era prima di andare su Proxima, ma adesso è diventato un essere mostruoso, mosso dalla brama di invadere e assorbire in sé l'intero sistema solare. Il nome stesso del personaggio contiene rimandi poco rassicuranti. Nei racconti di Lovecraft, quando ci si imbatte in mostri o situazioni talmente agghiaccianti da non poter essere descritte, si fa uso di aggettivi come eerie, uncanny, hideous, ma soprattutto eldritch. Con questo termine, Dick sembra voler indicare una tipologia di terrore subdolo, che colpisce all'improvviso e senza spargimenti di sangue: il terrore, cioè, di credere di vivere in un incubo e scoprire che l'incubo è esattamente la vita che hai davanti perché sei già sveglio, e senza scampo. L'aspetto esteriore di Eldritch è anch'esso fonte di suggestive analogie. Gli occhi non sono umani, ma semplici feritoie su cui è montato un dispositivo meccanico a vista panoramica. La bocca, la mandibola e i denti sono di metallo, così come il braccio sinistro. Occhi, bocca e braccio sembrano simboli di una trinità artificiale rovesciata: l'occhio onnipotente e onnicomprensivo di Dio Padre è ridotto ad una telecamera panoramica, il Verbo di Dio (il Figlio) esce da una bocca d'acciaio; lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio, l'agente di Dio nel mondo, si trasforma in un braccio meccanico senza vita. La tecnica combinata del rovesciamento e della degradazione, applicata alle qualità che caratterizzano la sfera del sacro, consegue l'effetto di caricare la divinità di Palmer Eldritch di un segno assolutamente negativo. La letteratura medievale, di cui Dick era un buon conoscitore, è riccadi esempi in tal senso. Sulla scia della definizione agostiniana del male come negazione ("malum est privatio boni", si legge nelle Confessioni)8, essa ha stabilito un codice di rappresentazione del Maligno improntato all'esaltazione dell'orrido, con l'intento di favorire nel lettore cristiano un netto senso di repulsione. E' necessario, infatti, fuggire il male "con orrore" ed attaccarsi all'unico vero Bene, come raccomanda S. Paolo, poiché Dio solamente può concedere la salvezza, cioè la vita eterna. Satana, al contrario, è il sovrano della morte eterna, vale a dire dell'eterna dannazione. Perciò il tono della descrizione va tenuto lontano dal registro medio, evitando soprattutto di mettere in risalto particolari grotteschi o ridicoli. Del Male non si deve ridere, pena l'essere esposti ai suoi subdoli attacchi. Eldritch, purtroppo, non ha l'aria dello sconfitto, della creatura condannata da una sentenza eterna: si sottrae al potere divino, osa contrastarlo sul suo stesso terreno, quando afferma che Dio promette la vita eterna mentre lui te la consegna a domicilio, a prezzi concorrenziali. Pare davvero che il mondo "dove si va quando si prende il Chew-Z" sia irraggiungibile anche da Dio. Nonostante sia consapevole dell'enorme divario esistente tra le forze in campo, Leo Bulero non si dà ancora per vinto e con l'aiuto di Barney Mayerson mette a punto un piano per sconfiggere Eldritch. Barney dovrà farsi spedire su Marte, fingere di ingerire il Chew-Z per poi cadere in uno stato di morte apparente per mezzo di una tossina ancora sconosciuta alle autorità sanitarie. In questo modo i funzionari ONU saranno costretti a dichiarare illegale il Chew-Z, per via degli effetti letali riscontrati sull'organismo umano. Ma nella fase di attuazione della strategia accadono due fatti imprevedibili. Barney si innamora di Anne, una giovane missionaria della Chiesa Neo-Cristiana, conosciuta durante il viaggio su Marte. Ancora Barney, nel tentativo di portare a termine il piano di Leo, finisce per masticare sul serio il Chew-Z e scoprire che fra i poteri della droga rientra pure quello di "cambiare" il proprio passato; con un po' di fortuna spera ancora di 142
salvare il matrimonio con Emily... ma tutto accade ancora una volta sotto gli occhi panoramici di Eldritch: Il viaggio psichico [scrive Carlo Pagetti nell'introduzione al romanzo] si compie a ritroso nel tempo per realizzare, o fallire, il sogno più grande di tutti, la modificazione del passato, l'annullamento degli errori, la costruzione di un futuro alternativo, in cui il desiderio di armonia, la riconciliazione degli opposti, continuamente smentiti dal mondo esterno, possano realizzarsi9. In questo modo Dick mette i suoi personaggi di fronte allo "scandalo" permanente dell'esistenza umana. La modificazione del passato, l'annullamento degli errori, la costruzione di un futuro diverso sono desideri che, per realizzarsi, richiederebbero un tempo infinito a disposizione; mentre il tempo che costituisce lo sfondo, sul quale si colloca e prende forma la vita individuale, è finito e irreversibile. Il potere della droga attrae inizialmente il povero Barney, che tuttavia intuisce tutto l'orrore dell'abisso in cui sta per venire risucchiato. Di ritorno dal Chew-Z, Barney trova a malapena la forza di mettere in guardia Anne. Per Barney, Eldritch è il signore di un mondo illusorio, in cui è il simulacro sinistro di Eldritch ad occupare le posizioni-chiave. Alla domanda di Anne sulla somiglianza del mondo generato dal Chew-Z con quello dei sogni, Barney risponde senza mezzi terrmini: -
E' assolutamente diverso dal sogno - "Più che altro una specie d'inferno" pensò. "Sì, è così che deve essere l'inferno: ripetitivo e inesorabile"10.
Nel seguito del romanzo anche gli altri coloni, Anne compresa, cadono vittime del Chew-Z. Le stimmate di Eldritch compaiono sui corpi dei malcapitati. Quando Anne e Barney s'incontrano di nuovo, sono tutti e due contaminati. Anne, influenzata dalla sua educazione neo-cristiana, pensa che si tratti di un sortilegio, oppure della ripetizione della maledizione più antica che colpì alle origini i progenitori della razza umana. Le tre stimmate sono simboli che richiamano in maniera inesorabile la presenza di Eldritch; e tutto questo accade senza mediazioni rituali, senza il tradizionale bagaglio liturgico-sacramentale capace di far convivere la potenza della sfera del sacro con la fragilità della condizione umana. Dalle parole di Anne trapela tutta l'amarezza e la rassegnazione ad un destino che non può mai essere diverso dalla punizione, con il Chew-Z al posto della mela del peccato originale. In quella particolare circostanza il tentatore biblico promette ad Eva e Adamo di rivestirli della dignità divina11. Ma l'infrazione della legge di Dio rivela l'inganno soggiacente al patto col serpente: l'idea, cioè, che si possa diventare ciò che ontologicamente non si è. Nell'ambizione di compiere questo salto di condizione, di esercitare un potere incompatibile col proprio statuto ontologico, si perde anche quello che si è. Adamo ed Eva si ritrovano "nudi", dopo aver mangiato il frutto dell'albero della conoscenza del Bene e del Male; perdono, inoltre, i "privilegi" della vita edenica e cadono nell'esistenza segnata dal tempo, dalla sofferenza e dalla morte. Ad Anne e Barney, invece, Eldritch "consegna a domicilio" il premio che Dio ha riservato ai suoi fedeli: la vita eterna. In effetti, pare che Eldritch abbia mantenuto la promessa. Si vive per sempre nel mondo del Chew-Z. Ma c'è un prezzo aggiuntivo da pagare: da quel mondo magico non si esce più. Il dominio completo esercitato sulla realtà si rovescia fino a diventare il dominio assoluto di Eldritch. La favola del mondo dominabile dal logos, dal pensiero che "squadra", "dà forma" alle cose, non è che una tragica illusione. Essere come Eldritch, non essere più Leo, Barney o Anne questo è l'insostenibile adempimento della promessa di concedere la vita eterna, cioè diventare un simulacro meccanico, un uomo macchina o Dio sa cos'altro si nasconde dietro questo personaggio che l'autore lascia volu143
tamente aperto a più di un'interpretazione. 3. Verità malate Nel 1964, durante la stesura de Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Dick pubblica sulla rivista "Lighthouse" un breve saggio intitolato "Droghe, allucinazioni e ricerca della realtà". Le prime battute sono dedicate ad una sommaria esposizione dell'evoluzione del concetto di psicosi. Dick riprende la distinzione freudiana, secondo la quale la psicosi è riconducibile ad una patologia di origine fisica, piuttosto che psichica; mentre la nevrosi è legata al verificarsi di eventi traumatici durante l'infanzia e dunque curabile con una terapia che faccia riemergere il materiale sessuale represso e sepolto nella psiche del paziente. Questa sembrava un'ottima cosa [commenta Dick] finché Jung non mostrò e dimostrò che: 1) Molti psicotici completi ricoverati, una volta decifrato il loro linguaggio personale e ristabilita, quindi, una comunicazione, reagivano alla psicoterapia con la stessa rapidità dei nevrotici. 2) Molti nevrotici che erano in grado di camminare da soli, avevano un lavoro, mantenevano la famiglia, erano in realtà psicotici12. Le scoperte di Jung costringono ad un generale ripensamento delle teorie sulla genesi delle malattie mentali. Un punto del paradigma freudiano sembra ancora tenere: psicotici e nevrotici possono essere distinti con certezza in base al fatto che i primi sono soggetti ad allucinazioni, mentre i secondi no. A questo punto però, sorge un pericolo inaspettato. Dick osserva come, oltre alle allucinazioni in cui il paziente vede qualcosa che non c'è, esistano allucinazioni negative in cui la vittima di tale fenomeno non vede qualcosa che invece esiste. Un esempio famoso di allucinazione negativa si ritrova nella descrizione di un caso clinico seguito da Jung; l'uomo in questione vedeva le altre persone senza testa. Il particolare che spaventa maggiormente il trentaseienne Dick è la sostanziale normalità del soggetto, classificabile come un semplice caso di isteria e niente affatto assimilabile alla classe degli psicotici13. Le allucinazioni possono dunque penetrare nella normale percezione e gestione dei dati dell'esperienza e sconvolgere l'immagine del mondo, come accade in Le tre stimmate di Palmer Eldritch, sotto l'effetto del Chew-Z. Per comprendere meglio il significato dell'espressione "immagine del mondo", può risultare utile richiamare brevemente ciò che Ludwig Wittgenstein intendeva con essa: La mia immagine del mondo [scrive il filosofo] non ce l'ho perché ho convinto me stesso della sua correttezza. E' lo sfondo che mi è stato tramandato, sul quale distinguo tra vero e falso14. Lo sfondo a cui accenna Wittgenstein ha la caratteristica di essere "soddisfacente" in riferimento ai nostri bisogni pratici: esso è il risultato di una lunga opera di tradizione (nel senso proprio di trado = consegnare, trasmettere) da parte di una "comunità che è tenuta insieme dalla scienza e dall'educazione"15. Ma cosa succede quando saltano gli schemi pratici e cognitivi abituali, quando si squarcia lo sfondo e si strappa il velo rassicurante che filtra la realtà? Cosa succede quando nei processi cognitivi irrompe l'esperienza allucinatoria? "Le allucinazioni", secondo il Lessico diPsichiatria, "sono sensazioni avvertite come obiettivamente reali in assenza dei contemporanei e dei corrispondenti stimoli sensoriali esterni"16. Il Lessico evita di definire l'allucinazione in termini di percezione, ma si guarda bene dal ridurla ad un fenomeno negativo o illusorio. Non basta sostituire nella successione normale oggetto reale-processo percettivo-soggetto un semplice "nulla" al posto della realtà, perché nell'allucinazione non si tratta tanto di percezione quanto di un'esperienza particolare che ha solo una somiglianza con la perce144
zione17. Il Lessico, in definitiva, considera l'allucinazione come "una sorta di abnorme strutturazione della coscienza, o un allargamento della coscienza: nell'allucinazione il confine tra l'Io e il mondo esterno è dissolto"18. Esistono naturalmente diversi tipi di allucinazione, e le cause scatenanti di tali fenomeni sono diverse e complesse. La vera difficoltà, tuttavia, sta nell'interpretazione da dare all'allucinazione, dal momento che non è corretto inserirla nella comoda categoria delle "percezioni andate a vuoto". Le allucinazioni non sono semplicemente false: pare, invece, che abbiano la stessa stoffa di ciò che comunemente chiamiamo realtà, e che a cambiare sia la quantità o l'ordine dei dati esaminati dal cervello, non la qualità. L'allucinazione viene esclusa dal compito di rappresentare la realtà nella misura in cui essa risulta "non condivisibile" da parte di un individuo o di una comunità: sulla base dei fenomeni allucinatori, infatti, non è possibile rispondere efficacemente alle necessità imposte dall'agire quotidiano. La vita è intessuta di azioni, la cui esecuzione richiede uno specifico addestramento. Si impara, ad esempio, a calcolare somme, prodotti, divisioni tra i numeri; ma con le varianti introdotte dall'alcinazione il calcolo si blocca. Si impara, da piccoli, a chiamare gli oggetti per nome, ad associare segno e significato senza essere dei semiologi: l'allucinazione, in questo caso, assomiglia ad un bagliore potentissimo che impedisce la "lettura" del mondo secondo le consuete procedure. La perdita dei contorni familiari degli oggetti ricade sul linguaggio e ne esaurisce le possibilità di significazione. 4. Verità prigioniere Nella già citata biografia di Dick scritta da Emmanuel Carrère, tra le altre cose si racconta che Philip, da ragazzo, era stato al cinema con la madre e si era sentito male durante il cinegiornale, al punto da dover uscire di corsa dal cinema prima della proiezione. Sul momento, il giovane Dick inventò la scusa di essere stato sconvolto dalle immagini cruente del cinegiornale di guerra, e in modo particolare da quelle che ritraevano alcuni marines americani nell'atto di bruciare vivi i soldati giapponesi. Ma, nelle pagine autobiografiche, Dick confessa di aver provato sgomento per qualcos'altro che tutti gli altri spettatori, che pure si trovavano insieme con lui nella stessa sala, non stavano vedendo19. Nessuno si rendeva conto di essere prigioniero di un'illusione, e che niente allo stesso tempo era più reale di quest'illusione, vale a dire l'essere rinchiusi in una stanza e assistere alla proiezione delle immagini attraverso una macchina; una volta uscito dal cinema, nessuno degli spettatori si sarebbe reso conto di trovarsi in una condizione analoga, ossia di scambiare per reali quelle proiezioni meccaniche che fanno breccia nei limiti dell'azione cognitiva umana (le "quattro pareti" per stare alla metafora del cinema). Una volta fuori dal cinema, Dick era sicuro soltanto di un fatto: che non avrebbe più dimenticato, e neppure avrebbe smesso di chiedersi il senso di un gioco apparentemente crudele, il gioco della familiarità con le cose che fa nascere il "mondo reale". L'esperienza vissuta dal giovane Dick sembra la versione rovesciata di uno dei più celebri racconti platonici, e precisamente del "mito della cavema"20, mito che espone sinteticamente la dottrina del filosofo intorno ai modi e ai gradi del conoscere. Il posto più basso è occupato dai prigionieri rivolti verso il fondo della caverna. Dietro di loro c'è un fuoco, e altri uomini che portano in processione alcuni oggetti. Il fuoco li illumina, proiettando le ombre degli oggetti sulla parete, ombre che i prigionieri scambiano per gli oggetti stessi. Uno dei prigionieri riesce a liberarsi, ad uscire dalla caverna e vedere la Vera Forma di tutte le cose che è data dalla luce del Sole, simbolo dell'Idea platonica del Sommo Bene. Al giovane Philip, invece, la realtà fuori dal cinema continuava ad apparire come un'immensa illu145
sione, con la sola unica certezza che adesso lo sapeva. Il tema dell'inganno, connesso alla conoscenza che l'uomo ha del mondo che lo circonda, è un tema trasversale a tutta la cultura occidentale, e non solo. Come non ricordare, allora, il contributo fondamentale offerto da René Descartes nelle Meditazioni metafisiche (1641)21, in cui il filosofo si propone di rispondere alle obiezioni mosse alla sua precedente fatica, il Discorso sul metodo (1637). Nel Discorso Descartes esprime il bisogno di passare al setaccio, almeno una volta nella sua vita, tutte le conoscenze di cui dispone e che gli sono derivate dalla sua esperienza del mondo e dall'educazione scolastica, con l'intento di tenere per sé solamente quelle conoscenze che sono esenti da ogni dubbio. A cominciare dai sensi22, Descartes arriva a dubitare di tutto, ma non del fatto di dubitare, che a sua volta implica l'esistenza di un soggetto dubitante. Nelle Meditazioni viene introdotto un ulteriore livello di dubbio che porta il processo di sospensione della verità alle estreme conseguenze. Supporrò dunque [argomenta Descartes] che invece di un Dio sommamente buono, fonte di verità, vi sia un genio maligno che, sommamente potente e astuto, ce la metta tutta per ingannarmi23. Il genio maligno estende la sua influenza anche sulle verità più evidenti, comprese le idee che fanno parte della matematica e della geometria. Ma il fondatore del razionalimo moderno, dopo essersi spinto così in avanti sulla via dello scetticismo radicale, cerca subito una soluzione da opporre alla minaccia incombente del genio maligno. Il ricorso dello stesso Descartes alla tesi tradizionale, secondo cui Dio è l'essere perfetto per eccellenza (non manchevole di nulla) e dunque anche buono e incapace di ingannare, non convince affatto Dick, che ha ancora paura di quel volto metallico intravisto nel cielo. Una volta formulata, l'ipotesi del genio ingannatore si attacca a tutti i pensieri successivi, minandone la validità logica e significativa; come se nel delicato ecosistema dei fenomeni e dei significati ad essi collegati si fosse introdotto un virus sconosciuto e potente, una forza che annienta tutto ciò che non può omologare. Idee, parole, frasi, giudizi, azioni dei personaggi perdono le caratterizzazioni personali: tutto si confonde nll'oscurità dell'abisso di cui i gelidi occhi panoramici di Eldritch sono la porta. Il mondo prima e il mondo dopo Eldritch si fondono formando il nuovo orizzonte entro cui Dick fa procedere la narrazione, in un crescendo di scontri, rivelazioni, fughe e speranze seguite da un sempre più sconfortante sentimento di rassegnazione. Nessuna ferita, nessun punto di sutura, nessuna possibile demarcazione separano ormai le due realtà. 5. L'insostenibile patto Verso la fine del romanzo, Barney Mayerson, trovandosi di fronte ad Eldritch, pone una domanda che nel frattempo certamente sarà balenata nella mente dei lettori, e cioè perché sommergere le coscienze degli uomini con il diabolico Chew-Z. La risposta di Eldritch è sorprendente per la sua semplicità: la modificazione permanente della realtà ottenuta attraverso il Chew-Z consente a Eldritch di continuare ad esistere all'infinito. Quella adottata da Eldritch non è che una forma di riproduzione, la sua forma riproduttiva, l'unicache gli sia stata concessa24. Eldritch appare pertanto come un'entità emersa dalle oscure profondità dello spazio, una parte anch'essa della creazione divina. Dopotutto, il principio di autoconservazione richiede continuamente anche agli esseri umani di distruggere parti della realtà per trasformarle in funzione dei propri bisogni vitali: distruggere forme esistenti, viventi o no, per trasformarle a propria misura potrebbe davvero essere la legge-guida, la ragione che regola le trasformazioni dell'intero universo. A questo proposito, l'essere dotati o meno di coscienza e intelligenza non scongiura affatto la necessità della pratica dell'an146
nienta-mento. Nello scontro tra due specie coscienti vi è un supplemento di violenza che, proprio in virtù dell'essere presenti a sé stessi (la coscienza), rende l'atto dell'annientamento ancor più raffinato e micidiale. Eldritch non cade nell'ultimo, disperato agguato teso dall'astronave di Leo. Tutto l'equipaggio è contaminato; le stimmate sono ormai riconoscibili in ciascuno. La storia si interrompe, lasciando presagire il dominio prossimo venturo del simulacro venuto dal sistema di Proxima. Ma chi è, allora, Palmer Eldritch? Nel saggio dal titolo Uomo, androide e macchina, pubblicato nel '76, Dick prende in esame la straordinaria evoluzione delle macchine, osservando che la tecnologia è arrivata a produrre congegni che imitano con sempre maggior precisione il comportamento umano; mentre gli uomini tendono ad abbandonare gli aspetti tipicamente umani del comportamento e a conformarsi ai parametri di efficienza e produttività raggiunti dalle macchine. Di questi tempi [scrive Dick] il maggior mutamento in atto nel mondo è probabilmente la tendenza del vivente alla reificazione e, allo stesso tempo, la reciproca compenetrazione di animato e meccanico 25. D'altronde, per Dick la fantascienza è un genere letterario basato sulla creazione di trasposizioni fondate dell'esistente, vale a dire di rappresentazioni di ciò che il mondo non è ancora diventato. Nei pensieri di Dick si fa strada una nuova preoccupazione: le macchine del futuro saranno umanizzate, nel senso che imiteranno sempre meglio il comportamento umano, ma ciò non equivale a che saranno umane a tutti gli effetti. Tornando a Palmer Eldritch, lo stesso Dick annovera questo ibrido meccanico tra i suoi personaggi meglio riusciti, nel tentativo di rappresentare le possibili conseguenze, comprese le più estreme, del rapporto tra l'uomo e l'apparato tecnico, incluso quello di cui ancora non è dotato26. Questa lettura posteriore del personaggio da parte dell'autore aumenta il numero delle interpretazioni possibili. Eldritch potrebbe essere un megalomane che mira ad impadronirsi del sistema solare narcotizzando i suoi abitanti, oppure una creatura aliena che si nutre di altre forme di vita coscienti per continuare ad esistere. Potrebbe essere il vero volto del Sovrano dell'universo, il Signore della polvere da cui tutto viene (Dio compreso) e deve ritornare27. Ma dopo quanto affermato in Uomo, androide e macchina, Palmer Eldritch può essere visto anche come il simbolo del rapporto tra l'uomo e le macchine nell'era della tecnica. L'uso frequente di termini come "reificare" o "reificazione" si avvicina, per via del significato che Dick attribuisce loro, a concetti e analisi del mondo moderno già presenti all'epoca nel dibattito intellettuale: basti pensare a certe pagine della Dialettica dell'Illuminismo di Horkheimer e Adorno28, quando, ad esempio, si sostiene che nelle grandi svolte della civiltà occidentale, ogni volta che nuovi popoli e ceti espulsero più decisamente il mito, il timore della natura incontrollata e minacciosa fu abbassato a superstizione animistica, e il dominio della natura esterna e interna fatto scopo assoluto della vita 29. Ne L'androide e l'umano30 Dick critica duramente certi assunti della mentalità moderna, in particolare la tendenza a considerare le qualità viventi presenti nella natura alla stregua di banali proiezioni antropomorfiche. "La moderna psicologia del profondo", osserva Dick, "per anni ci ha chiesto di liberare da queste proiezioni quella che in effetti è la realtà inanimata". Occorre infatti che l'uomo si renda conto del fatto che la vitalità del mondo che lo circonda altro non è che la sua stessa vitalità, che si riflette sulle cose altrimenti inerti. Il cammino della civiltà occidentale mostra con chiarezza che l'uscita da ciò che è stato definito, con un'espressione molto pregnante, il "sentimento oceanico" che sta proprio ad indicare lo stato di immersione, di non differenza in cui si trova la coscienza all'interno della natura, procede con la maturazione di un nuovo sentimento di fronte alla realtà circostante: un atteggiamento complessivo della coscienza moderna che Max Weber ha efficace147
mente sintetizzato nell'idea di razionalizzazione o del disincanto del mondo, inteso sia nel senso del mondo naturale che in quello del mondo come realtà storica e sociale. L'oggettivazione del mondo, attuata per mezzo della tecnica e dell'estensione del concetto di calcolo, si rovescia però nel momento in cui raggiunge il suo scopo. Perciò si parla di dialettica dell'illuminismo, che a sua volta non è da ridurre al periodo storico che i manuali etichettano con questo termine. L'illuminismo esprime piuttosto il continuo tentativo dell'uomo di liberarsi dalla paura primitiva dell'esistere, operando in modo che non ci sia più nulla di "ignoto". L'illuminismo, secondo Horkheimer e Adorno, è l'angoscia mitica radicalizzata. La pura immanenza positivistica, che è il suo ultimo prodotto, non è che un tabù per così dire universale. Non ha da esserci più nulla "fuori", perché la semplice idea di un '"fuori" è la fonte genuina dell'angoscia31. Nel mondo di Eldritch l'uomo è libero dai vincoli naturali che da sempre ne hanno limitato la capacità di agire: è il mondo "tecnico" per eccellenza, dove tutto può essere realizzato. Neanche il tempo sfugge alle leggi di Eldritch. E' come abolito: il suo scorrere non produce la minima conseguenza, sempre uguale a sé stesso. Ma l'uomo, liberato dal dominio della natura, cade sotto quello del Signore del mondo tecnico: Palmer Eldritch, appunto. Nella volontà di essere il creatore di un mondo alternativo al mondo naturale, l'uomo è diventato Eldritch; il suo corpo è inesorabilmente segnato dalle stimmate, gelide prove dell'avvenuta fusione tra l'animato e il meccanico. Per dirla con le parole degli autori della Dialettica, non resta più nulla che si possa considerare esterno, al di fuori di Eldritch. Ma l'annullamento del fuori, dell'ignoto, lungi dall'esaurire la fonte dell'umana inquietudine ne produce un'altra altrettanto radicale: la condanna alla solitudine. L'originario terrore dell'ignoto non va infatti visto come un dato assolutamente negativo, incontrovertibile. Nell'ignoto risiede comunque, oltre al pericolo, la possibilità di incontrare l'inaspettato, di scoprire la ricchezza di ciò che, attraverso l'incontro, non è più motivo di angoscia ma diventa semplicemente l'altro rispetto a sé stessi. E comunque l'ignoto, più che essere una condizione paralizzante per lo spirito umano, è piuttosto la fonte genuina di ogni sfida pratica o teorica che sia. Nel mondo di Eldritch si rimane soli, privati della possibilità di un incontro autentico, o di una vera scoperta. Si può creare quello che si vuole, è vero: ma quest'immenso potere è illusorio nella misura in cui è Eldritch che ne permette l'esercizio. Ecco perché dal mondo di Eldritch si cerca soltanto di scappare. L'eternità che Eldritch consegna a domicilio è carica di ambiguità, confinata com'è nel tempo esatto della misurazione, degli istanti intercambiabili, della produzione che per funzionare esige che ogni singolo pezzo dell'ingranaggio, uomo o macchina, possa essere sostituito32. L'eternità di Eldritch non si apre nella direzione di una prospettiva escatologica, non esprime alcun tipo di rinnovamento, non introduce a nessun regno di salvezza: è l'eternità fredda e meccanica della ripetizione. Gli uomini [si legge ancora nella Dialettica dell'illuminismo] avevano sempre dovuto scegliere fra la loro sottomissione alla natura e quella della natura al Sé. Con l'espansione dell'economia mercantile borghese l'oscuro orizzonte del mito è rischiarato dal sole della ratio calcolante, ai cui gelidi raggi matura la messe della nuova barbarie33. Il tentativo dell'uomo di emanciparsi dalla tirannia delle forze naturali per "salvare sé stesso" è fallito, rovesciandosi nella tirannia della tecnica. Lo sforzo che doveva conservare la soggettività umana, liberarla dalla soggezione della natura e da ogni altra cattiva coscienza, ha finito col provocarne la perdita. Eppure, anche tra le righe di un romanzo votato alla catastrofe come Le tre stimmate di Palmer Eldritch, affiora una timida via d'uscita. Riflettendo con Anne su quello che gli è accaduto, Barney comprende di essere una vittima sacrificale funzionale alla perpetuazione di Eldritch. Tutti i sacrifici avvengono secondo questa logica, per cui è preferibile offrire il 148
classico "capro espiatorio" al posto di sé stessi. Eldritch non fa eccezione, dal momento che, per scongiurare la propria fine, non esita a sacrificare altri esseri coscienti. L'unica eccezione, semmai, che affiora nella mente di Barney è rappresentata dalla divinità venuta duemila anni fa34, ossia dal Cristo. Gesù, l'agnello di Dio, è l'esatto contrario del capro espiatorio, poiché sceglie di sacrificarsi: soltanto il sacrificio consenziente di sé dimostra che Dio non ha altra potenza che quella di amare e di redimere la sorte di ogni creatura attraverso i simboli della totale condivisione. Prima ancora della conversione, Dick era affascinato dal mistero dell'Eucaristia cristiana. In essa vedeva il ribaltamento di ogni precedente immagine del Sacro. Il Dio cristiano, nella forma del pane e del vino consacrato, offre il corpo e il sangue, cioè sé stesso, in sacrificio. Il rito eucaristico è pertanto la ripetizione di una sconfitta che diventa vittoria della logica dell'amore sulla logica naturale. Il Dio rivelato in Gesù Cristo è un Dio che può salvare poiché, come osserva Carrère, "tende soltanto a rimpicciolirsi, a dare invece che a prendere, fino alla sua stessa vita: segno del soprannaturale che lo rende, paradossalmente, più reale di Eldritch"35. Già in The Man inthe High Castle Dick, non ancora cristiano, trova il modo di descrivere i nazisti come "il prodotto di un'insorgenza dell'inconscio collettivo" (concetto direttamente mutuato dalla lettura di Jung) che ha dissolto la distinzione tra l'umano e il divino, invertendo il significato espresso dal sacrificio eucaristico. I nazisti sono convinti di essere in grado di trasformare la storia, operando nella direzione di una radicale rigenerazione dell'umanità. Il loro punto d'osservazione sulla realtà si è dilatato in maniera psicotica, al punto da includere quei caratteri di totalità e di assolutezza propri della dimensione del divino: i nuovi dèi, gli ariani preservati nel solco puro della tradizione germanica, dispongono le sorti dei popoli da sovrani della storia quali essi si credono, e non certo come vittime espiatorie. Nel '64 Dick è un convertito di fresca data. Spera che Cristo sia venuto a salvarlo dal Volto che aveva visto nel cielo. Ma l'approccio con le verità della fede non manca di risvolti paradossali, per cui l'ultima parola, per il momento, va lasciata a Eldritch. Da buon scrittore di fantascienza, Dick non resiste alla tentazione di porsi la fatidica domanda "e se ... ?"; e se l'allucinazione descritta nel romanzo, insieme a quella avuta nell'autunno del '63, fossero invece l'esperienza conoscitiva estrema, per mezzo della quale il mondo appare in tutta la sua originaria, insuperabile, enigmaticità? E se Palmer Eldritch fosse la versione meccanica della paura più antica di tutte, del vuoto a cui l'uomo ha strappato prometeicamente il proprio io, il proprio essere? E se fosse Eldritch stesso l'ambasciatore dell'abisso venuto a reclamare il tributo di sempre, cioè la fine di ogni cosa che da esso è sorta? "Vedere poco può essere pericoloso, ma accidenti... e se si vede troppo?", si chiede Dick a conclusione dell'articolo Droghe, allucinazioni e ricerca della realtà: forse ha visto sé stesso, cioè la condizione dell'uomo nell'universo che lo sovrasta insondabile e pronto a divorarlo, o forse ha visto lo stesso Dio che ha incontrato il poeta James Stephens, puntualmente citato da Dick, nella poesia intitolata TheWhisperer. (…) Io vi plasmo; e poi, nella buona e nella cattiva sorte non mi importa come ve la sbrighiate, nei miei affari, o come lottate, vincenti o perdenti, e neppure voglio saperlo.36 "Non c'è bisogno di allucinazioni: ci sono molti altri modi per impazzire"37. 149
Note 1 E. Carrère, Philip Dick. Una biografia, Theoria, Roma, 1995, pp.113-114. 2 P. K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, Sellerio, Palermo, 1996, p.110. 3 Ivi, p. 112. 4 Il credo buddista, in verità, si prefigge l'obiettivo opposto, vale a dire l'uscita dal cielo delle rinascite e il raggiungimento dello stato supremo della beatitudine, il Nirvana. 5 I "contaminati" scoprono di avere occhi a telecamera panoramica, bocca di metallo e braccia meccaniche, ad immagine e somiglianza di Eldritch. 6 Cfr. Parmenide, Sulla Natura, Rizzoli, Milano, 1991, cap. 1, v. 29. 7 Per la comprensione del concetto di iper-realtà ed eventuali confronti si veda J. Baudrillard, Il delitto perfetto, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1995, pp. 69-75. 8 A. Agostino, Le Confessioni, Marietti, Genova, 19882, pp.300-301. 9 C.Pagetti, Introduzione a Le tre stimmate di Palmer Eldritch in AA.VV., P.K Dick, Il sogno dei simulacri, Ed. Nord, Milano, 1989, p. 201. 10 P. K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, op. cit., pp. 213-214. 11 Cfr. Genesi 3,4-5. 12 P.K. Dick, Droghe, allucinazioni e ricerca della realtà, in Mutazioni, Feltrinelli, Milano, 1997, p. 208. 13 Ivi, p.209. 14 L. Wittgenstein, Della Certezza, Einaudi, Torino, 1978, nn. 94-95, p. 19. 15 Ivi, n. 298, p. 47. 16 AA.VV., Lessico di Psichiatria, Piccin, Padova, 1980, p. 29. 17 Ivi, pp. 29-30. 18 Ivi, p. 30. 19 E. Carrère, op. cít., p. 99. 20 Platone, Repubblica, 514a-521c, in Tutti gli scritti, Rusconi, Milano, 19965. 21 Cfr. E. Carrère, op. cit., pp. 100-101. 22 Cfr. R. Descartes, Discorso sul metodo, Laterza, Bari, 199731, pp. 81-85. 23 R.Descartes, Meditazioni metafisiche, Laterza, Bari, 1997, p. 35. 24 P.K Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, op. cit, p. 266 e ss. 25 P.K. Dick, Uomo, androide e macchina, in Mutazioni, op. cit., p. 252. 26 Ivi, p. 252 e ss. 27 Nel saggio intitolato L'androide e l'umano (1972), Dick definisce Le tre stimmate di Palmer Eldritch uno "studio sul male assoluto". Cfr. Mutazioni, op. cit., pp. 246-247. 28 Si noti, fra l'altro, l'uso analogo dei concetto di 'reificazione" in Uomo, androide e macchina. 29 M.Horkheimer e T.W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo, Einaudi, Torino, 1966, p. 39. 30 L'androide e l'umano è il testo del discorso tenuto da Dick alla University of British Columbia di Vancouver, nel febbraio del 1972. 31 Ivi, p. 23. 32 Sulle radici del concetto di "intercambiabilità" come punto d'arrivo del processo di divisione del lavoro e sulle sue conseguenze sul piano etico-sociale, si vedano M. Horkheimer e T.W. Adorno, op. cit., pp. 14-15, 20-21, 32-37, 94-107. 33 Ivi, p. 39. 34 P.K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, op.cit., p.261. 35 E. Carrère, op. cit, p. 130. 36 J. Stephens, Insurrections, Dublin, 1926, p. 139. 150
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P.K. Dick, Droghe, allucinazioni e ricerca della realtà, in Mutazioni, op. cit., p. 214.
FABRIZIO CHIAPPETTI (Jesi, 1974), insegnante di storia e filosofia, coltiva da alcuni anni la passione per la fantascienza. Collabora con diversi periodici, curando rubriche culturali e di approfondimento dell'attualità politica, sociale e scientifica. Nel volume Immagini del passaggio della collana "arcipelago" ha pubblicato l'articolo I passaggi (obbligati) della scienza. Ripensare Thomas Kuhn (Fara Editore, 1998).
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La realtà come costruzione ideologica: una lettura di cinque romanzi di Philip K. Dick (P. Fitting) "Il palazzo degli uffici torreggiava alto. Una sezione dell'edificio cadde a pezzi. Piovve a terra in un torrente di particelle. Come fosse sabbia. Eddie rimase a bocca spalancata, come un idiota. Una cascata di polvere grigia si andava raccogliendo intorno ai suoi piedi. E nel punto in cui aveva toccato l'edificio; ora si apriva una cavità frastagliata, un orrendo squarcio che sfigurava il cemento. Arrivò nell'atrio di ingresso. Era buio e oscuro. Le luci in alto lampeggiavano debolmente nelle cupe tenebre. Un velo sinistro e spettrale copriva ogni cosa. Diede uno sguardo al chiosco dei tabacchi. Il venditore era chinato in avanti silenzioso sulla cassa, con uno stuzzicadenti in bocca, il volto vacuo e l'espressione assente. Ed era grigio. Era tutto grigio. "Ehi" lo chiamò Eddie con voce roca. "Che sta succedendo?" Il tabaccaio non rispose. Eddie si spinse in avanti a toccarlo. La sua mano si posò sul braccio grigio del venditore... e l'attraversò. Si voltò, cercando di sbirciare nella nebbia grigiastra. Una creatura stava venendo verso di lui, appressandosi rapidamente. Era un uomo... un uomo vestito di bianco. Dietro ne venivano altri. Tutti vestiti di bianco, con delle attrezzature. Stavano trasportando dei macchinari piuttosto complicati. "Ehi" chiamò Eddie debolmente. Gli uomini si immobilizzarono, rimanendo a bocca aperta. I loro occhi si spalancarono, quasi a voler uscire dalle orbite. "Qualcosa è andato male!" "Uno non ancora scaricato." "Prendete il de-energizzatore." Philip K. Dick, "Adjustment Team" (1954)
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Un sogno d'infanzia. Mi sveglio nella notte e silenziosamente scendo le scale. Ancora senza accendere le luci esco dalla porta del retro nel cortile. Ora mi trovo in un viottolo che, come il metodo per lasciare la casa, è strano e non famigliare. E mentre cammino nel buio dietro alle case mi accorgo che molte di esse sono solo dei fondali finti. Il mio sogno finisce con la consapevolezza che il mio mondo, con tutte le sue sicurezze e le sue comodità, è solo un palcoscenico, costruito per ragioni che non capisco. E non è un solipsisrno; non ho creato questo mondo. Questo sogno - o questa fantasia - è alla base del fascino che provo per la narrativa di Philip K. Dick. Infatti, è simile alla scena che ho citato da "Adjustment Team". E questa scena non è importante solo perchè assomiglia al sogno e spiega i miei interessi: essa è centrale nell'universo narrativo di Dick. E ho citato questo esempio perché, in una carriera che copre trent 'anni, con più di cento racconti e trentacinque romanzi di SF a suo credito, si tratta (per quanto ne so) del primo importante accenno nell'opera dì Dick alla particolare problematica che vorrei prendere in considerazione. La mia lettura comincia con una "scena di scoperta" come quella di "Adjustment Team" sopracitata, una scena che è individuabile in molti romanzi di Dick. Nell'accostarmi al problema del reale nei termini di una presa di coscienza dei personaggi circa la natura illusoria della loro 6
"Adjustment Team", in The book of Philip Dick" (NY:DAW, 1973), pp. 76-78
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realtà, ero portato ad andare oltre la dimensione biografica, personale delle precedenti vie critiche (incluse quelle suggerite dallo stesso Dick in interviste, lettere, ecc.) per considerare questa scoperta alla luce della critica epistemologica della visione dominante positivista della realtà empirica, come un oggettivo "mondo dei fatti" che può essere recepito direttamente dal soggetto consapevole (inoltre, questa concezione ignora o rifiuta qualsiasi considerazione sul ruolo stesso del soggetto consapevole nella costituzione del mondo che egli "conosce"). I teorici contemporanei contestano questo positivismo empirico e sostengono che sono socialmente determinate sia la conoscenza della realtà che quella dei soggetti che "conoscono". Le loro teorie sollevano la questione dell'ideologia e affermano che le pratiche ed i sistemi di rappresentazione che producono la nostra comprensione e la percezione di noi stessi e della nostra realtà giocano un ruolo essenziale nel mantenimento e nella riproduzione delle esistenti relazioni (capitaliste) di produzione7. Questo non significa che il concetto di ideologia può fornire la chiave che sblocchi il significato nascosto dei romanzi di Dick. Le teorie contemporanee dell'ideologia mi forniranno sia una strategia che una problematica utili nella mia lettura. Da una parte, la mia sarà una lettura "ideologica" un tentativo di leggere questi romanzi nei loro contesti sociali e politici (in contrasto con quelle letture che elevano l'opera al di fuori della storia, in termini di valori eterni o condizioni umane trans-storiche, e anche in contrasto con quelle letture che riducono questi lavori a manifestazioni autobiografiche). Dall'altra parte, la spiegazione di come la discussione problematica contemporanea sull'ideologia mi abbia portato a vedere nella narrativa di Dick una descrizione dell'ideologia operante. Anche se sappiamo "in teoria" che la realtà non è vissuta direttamente, ma mediata attraverso modi e pratiche di rappresentazione e percezione storicamente determinati, la nostra "esperienza" della realtà è spesso completamente opposta. La realtà ci appare piuttosto come naturale ed eterna. Di conseguenza, non sono tanto interessato alle varie risposte che Dick fornisce ai suoi dubbi e ansie circa la natura della realtà, quanto al suo lavoro come "messa in scena" della natura costruita della realtà. Tenterò di dimostrare che, attraverso la rappresentazione di una serie di realtà illusorie e in fase di disintegrazione, i romanzi di Dick mettono in questione la nostra accettazione di "senso comune" della realtà. Descrivendo i tentativi dell'autore di postulare una realtà "dietro" la realtà fenomenica, proverò che le scene di scoperta intorno alle quali sono impostati molti dei suoi romanzi non sono altro che, in modo spontaneo ed inconscio, rappresentazioni della scoperta dell'ideologia stessa. Studierò le dimensioni ed i significati dell'opera di Dick attraverso una lettura di alcuni romanzi dove il problema della realtà è centrale e che presentano la prospettiva e lo sviluppo dei tentativi dello stesso autore di spiegare la scoperta della fragile natura del reale - come costruzione - con "i mondi soggettivi" di Eye in the sky (1957), le psicosi di Time ot of joint (1959) passando per le 7
Affrontando la questione dell'ideologia, vorrei ricordare l'importanza del lavoro di Louis Althusser, e anche le controversie che lo riguardano, specialmente il suo "Ideology and ideologicai state apparatuses" (in Lenin and philosophy (1971); vedi anche For Marx (1969)). Una buona "summa" del concetto althusseriano di ideologia può ritrovarsi in Formalism and marxism di Tony Bennett (Londra, 1979), pp.113-118: "L'ideologia ha un'esistenza materiale"; "l'ideologia ha la funzione così di assicurare la riproduzione delle relazioni di produzione"; "L'ideologia non è storica"; "l'ideologia è una "rappresentazione" dei rapporti immaginari tra gli individui e le loro reali condizioni di esistenza"; "l'ideologia è come tale una parte organica di ogni totalità sociale". Per una discussione della teoria e degli studi culturali di Althusser vedi: il volume del Centro per gli Studi Culturali Contemporanei On Ideology (Birmingham, 1978); Rosalind Coward e John Ellis, Language and materialism (Londra, 1977); e Fredric Jameson, The political unconscious (Ithaca, NY:1981), così come il numero "Arte e ideologia" di Praxis (1981), in particolare "A bibliographical note on althusserian approaches to literature" di Andrew Thomas e lan White, pp.88-93. Piuttosto che come intervento in un dibattito, questo saggio è costruito prendendo a prestito da questi lavori (più frequentemente da Sameson), che hanno contribuito ai rriiei tentativi di venire a patti con Dick. Il concetto epistemologico di "costruzione della realtà" è preso da The social construction of reality (NY:1966), di Peter Berger e Thomas Luckman. Per una valutazione critica della critica althusseriana dell'epistemologia, vedi: Epistemology, science, ideology, a cura di John Mephan e D.ll.Ruben (vol.3 di Issues in marxist philosophy, Londra, 1979).
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esperienze allucinogene di droga di The three stigmata of Palmer Eldritch (1964) fino alla schizofrenia di A scanner darkly (1977) e la "teofania" di Valis (1981) 8. 1. IDEOLOGIA COME COSTRUZIONE DELLA REALTA': EYE IN THE SKY Eye è il più interessante dei romanzi di Dick del primo periodo (55-60). E' composto non da una ma da quattro realtà illusorie che sono il riaultato dì un incidente al Bevatrone Belmont. Otto persone cadono nel "deflettore del fascio di protoni". E durante i pochi minuti di tempo oggettivo che vengono impiegati nel soccorrerli, essi sperimentano i "mondi soggettivi" di quattro di queste persone. Il primo e più duraturo dei "Mondi di fantasia" è quello di un fanatico religioso, "un vecchio matto che, nel 30 o giù di lì , si è affiliato ad uno dei numerosi culti fasulli esistenti. Siamo nel suo universo, dove la realtà consiste nelle sue mistiche ed ignoranti superstizioni" (cap.8). Nell'universo di Arthur Silvester, la legge naturale è sostituita dai capricci del "tetragrammaton", l'unico vero Dio della religione Babista. Di conseguenza, le qualifiche che l'EDA richiede quando l'eroe del romanzo cerca lavoro hanno più a che fare con le credenze religiose di Jack che con la sua conoscenza o abilità nell'elettronica. Gli interessi corporativi dell'EDA sono cambiati, come dice il direttore, passando dai computer ai "problemi di base dell'esistenza umana: aprire un canale funzionante tra la terra ed il cielo" (cap.4). Sebbene le otto persone coinvolte nell'incidente credano all'inizio di essere ritornate alle loro normali vite, il sospetto che qualcosa sia sbagliato diventa presto l'orribile certezza che quello non è il "loro" mondo. Una volta che il gruppo ha scoperto la reale situazione, essi affrontano Silvester. Angeli emergono dal suo apparecchio televisivo per difenderlo, e nella seguente confusione egli inciampa e perde i sensi. Questo fa terminare il suo mondo di fantasia ma, come il gruppo scopre presto, essi non sono ritornati alla loro "realtà reale". Si trovano invece nel mondo vittoriano e pebenista di Edith Pritchett, un mondo che è caratterizzato da un nuovo cambiamento nelle direttive dell'EDA, dove Jack cerca ancora lavoro. "Il nostro fine" spiega il direttore "è quello di rivolgere le immense risorse e talenti dell'industria elettronica verso l'innalzamento degli standard culturali delle masse. Portare l'arte alla grande maggioranza dell'umanità" (cap.9). Mentre l'articolo principale del "Journal of Applied Sciences" del novembre 59 nel mondo di Silvester parlava della "necessità di mantenere un costante rifornimento di pura grazia a tutti i centri abitati" (cap.4), nel mondo di Mrs. Pritchett lo stesso numero della rivista riguarda le teorie di Freud: "Freud dimostrò che l'uomo sano e non inibito non prova impulsi nè curiosità o interesse per i problemi sessuali. Contrariamente alle correnti di pensiero tradizionali, il sesso, dimostrò Freud, è una preoccupazione artificiale. Quando un uomo o una donna hanno l'opportunità di esternare un'attività artistica discreta e normale, pittura, scrittura o musica che sia, il cosiddetto impulso sessuale si spegne. L'attività sessuale è il paravento sotto cui agisce il talento artistico quando una società meccanicistica sottopone l'individuo a inibizioni innaturali" (cap.9). In accordo con questa costruzione della realtà, Marsha, la moglie di Jack, è asessuata. E se i "miracoli" caratterizzavano come tratto unico e speciale il mondo di Silvester, quello di Mrs. Pritchett è marcato dall'abilità di quest'ultima nell'"abolire" intere classi e categorie di 8
I brani di Dick sono citati dalle seguenti edizioni: Eye in the sky (Londra: Arrow, 1971), Time out of joint (NY: Belmont, 1965), The three stigmata of Palmer Eldritch (NY: Mc Fadden, 1966), A scanner darkly (NY: Doubleday, 1977), e Valis (NY: Bantam, 1981). La più completa bibliografia dell'opera di Dick è PKD: a Philip K. Dick bibliography, compilata da Daniel J. H. Levack, con annotazioni di Steve Owen Goderski (San Francisco, 1981).
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cose spiacevoli. Sebbene il gruppo fallisca nel tentativo di "uccidere" Mrs. Pritchett, essi provocano in lei un'orgia di abolizioni, che termina con l'abolizione delle sostanze chimiche che compongono i loro corpi. Il gruppo si ritrova quindi nel mondo paranoide di Joan Reiss, un mondo di "orrori predatori" dominato dalle sue "illusioni di persecuzione" (cap.13). La prostituta Silky si trasforma in un mostruoso ragno che si nasconde nel seminterrato di Jack; e più tardi la sua casa diventa un organismo che tenta di divorarli. La paranoia di Joan è la sua stessa condanna: gli altri si trasformano in "entità chitinose" simili ad insetti, che la torturano e la uccidono (cap.14). Il quarto e ultimo mondo è una "fantasia comunista", un mondo di esagerata lotta di classe ("i vampiri succhiasangue di Wall Street contro gli eroici lavoratori dagli occhi chiari e dalle gioiose canzoni", cap. 15) che il gruppo all'inizio crede essere la "fantasia demenziale" della moglie di Jack, Marsha malgrado le proteste di quest'ultima. Ma quando Jack le fa perdere i sensi, il mondo immaginario continua. Si tratta infatti del mondo di fantasia del capo della sicurezza per la difesa della California, la persona responsabile del licenziamento di Jack (a causa delle simpatie "di sinistra" di Marsha), Charles Mc Feyffe, che segretamente è membro del Partito Comunista. Quest'ultimo mondo soggettivo termina bruscamente nel momento in cui la squadra di salvataggio raggiunge le otto persone sparse sul fondo del Bevatrone. Una delle più famigliari risposte alle realtà disintegrate e allucinatorie nei romanzi di Dick è ciò che io chiamerei "appello alla metafisica". I personaggi di Dick spesso reagiscono alla scoperta di una falla nella realtà cercando di trovare qualcosa o qualcuno "dietro" la realtà fenomenica. Ancora in Eye, Mc Feyffe, un mancato cattolico, prende Jack con sè nella ricerca della Chiesa della sua infanzia. Una volta lì (e in quel mondo Babista essa ha perso la sua precedente importanza), Jack recita la preghiera che ha deciso di inviare a Dio così che "Lui possa dirci cosa sta succedendo". Segue un comico miracolo nel quale Jack e Mc Feyffe, aggrappati ad un ombrello, sono trasportati in aria verso l'incontro con Dio: "Jack stava vedendo l'antico, fuori moda, universo geocentrico, con una terra gigante, irnmobile come unico pianeta... Sembra che giù, nel profondo dell'universo, fosse in atto una primitiva operazione mineraria. Fucine, altoforni e, più lontano in distanza, una sorta di crudo ribollire vulcanico lanciava vaghi lampi di un rosso sinistro a colorare la neutra nebbia grigia. Era l'inferno. E sopra di esso... alzò la testa torcendo il collo. Ora era chiaramente visibile. Il Paradiso... Era il più grande lago che avesse mai visto... Al centro, stava una sostanza densa, più opaca. Una specie di lago dentro il lago. Possibile che tutto il Paradiso consistesse in questo titanico lago?... Non era un lago. Era un occhio. E l'occhio guardava lui e Mc Feyffe. Non aveva bisogno di chiedere a nessuno di Chi fosse quell'occhio. Mc Feyffe gridò, poi si fece nero in viso e prese ad ansimare mentre un brivido di spavento lo scuoteva tutto. Per un attimo si agitò, appeso al manico dell'ombrello, cercando di forzare le sue dita ad aprirsi, tentando inutilmente di liberare sè stesso dal campo della visione. Cercando, freneticamente e senza successo, di fuggire dall'occhio. L'occhio si fissò sull'ombrello. Con un crepitio aspro l'ombrello prese fuoco. Subito dopo i pezzi di stoffa e di legno di staccarono in fiarrime, e i due uomini urlanti cadevano come sassi." (cap.7) La metonimica trasformazione della benevola onniscienza di Dio in un terribile e spaventoso occhio gigante presuppone un forte accento di fantasia, e questo è confermato dal titolo del romanzo, che è tratto da questa scena. E ciò nonostante, sia nei termini della narrazione che in quelli della rappresentazione dei diversi mondi immaginari, questa scena è irrilevante, un incidente superfluo sulla via di Cheyenne, Wyoming, dove Jack incontra il 155
profeta del secondo Bab e scopre il nome di Silvester sull'"Appello dei fedeli" (cap.7), una scoperta che porta Jack a capire che lui e gli altri si trovano nell'universo soggettivo di Silvester. Nel contesto del romanzo, l'importanza di una scena sta nell'espressione dell'inquietudine e ambivalenza dell'autore verso la soluzione metafisica. La possibilità di una risposta "dietro" la realtà fenomenica è più una tentazione che una risoluzione, quantunque una tentazione che ricorre frequentemente nei romanzi di Dick. Più avanti, fino ai suoi ultimi lavori, questa tentazione è quasi sempre respinta, visto che qualsiasi cosa stia dietro la realtà del romanzo, questa di solito risulta essere ancora più opinabile dell'originale realtà "illusoria" del personaggio9. La soluzione alternativa al problema della realtà in Eye è, invece, una soluzione pratica. Dopo che i personaggi vengono salvati e le realtà soggettive sono terminate, il romanzo ritorna al punto di partenza: il licenziamento di Jack in quanto sua moglie è considerata un rischio per la sicurezza. All'inizio del romanzo, Jack cercava lavoro in un'impresa rivale, ma alla fine la sua esperienza lo ha cambiato. Egli non sembra più così interessato a lavorare per una grande compagnia, particolarmente per una che si occupi di costruzione di armi. Questo non significa che egli ha scoperto che cos'è "realmente" la realtà; piuttosto egli capisce che c'è una contraddizione tra i suoi fini e i suoi valori e quelli della società in cui vive. In questo senso il romanzo può essere letto come una critica all'ottimismo tecnologico dominante nel Sogno Americano (e in molta della fantascienza degli anni '30 e '40)10. Questa critica non implica un rifiuto della scienza e della tecnologia (vedi il revival dell'irrazionalismo negli anni 60), ma un diverso indirizzo dell'abilità di Jack - dai computer e le ricerche segrete agli apparecchi ad alta fedeltà. Più importante, la critica si basa su una dimostrazione delle considerazioni ideologiche che determinano il progresso e le applicazioni di ciò che spesso è considerato il regno "neutrale" della scienza e della ricerca scientifica. L'EDA, per esempio, è ridicolizzata per la facilità con cui cambia direttive per seguire l'ideologia dominante: dal miglioramento delle comunicazioni tra Dio e uomini nel mondo di Silvester all'"elevazione del livello culturale delle masse" in quello di Edith Pritchett. E Cai Main mostra un'ancora più discutibile applicazione della "pura" teoria scientifica quando progetta bombe e missili11. Come l'autore stesso, Jack non può andare oltre nella sua comprensione e nel rifiuto dello status quo. Ma questa non è acquiescenza o accettazione passiva. Quando il romanzo finisce, Jack e Bill Laws stanno avviando una piccola impresa per la progettazione e la costruzione di componenti Hi-Fi. Questa probabilmente è una soluzione idealistica, un volo nostalgico dall'aspra realtà del capitalismo verso un modello di produzione precedente e pre-capitalistico, ma è anche una soluzione pratica, tipica di quei tanti romanzi di Dick dove il problema della realtà si risolve pragmaticamente (come la soluzione di Alessandro il Grande al "problema" del nordo gordiano), attraverso l'azione - più specificatamente, nel rivolgersi dei personaggi al lavoro manuale e/o artigianale. A un livello diverso, il significato di Eye può essere trovato in un 'osservazione di Jack a romanzo inoltrato, quando richiama l'attenzione della sicurezza che lo porta al licenziamento: "Dicevate che non avreste potuto saperlo (se Marsha era realmente una comunista) fino a quando non foste riusciti ad entrare nelle teste della gente. Bene, ora ci siamo..." (cap.15)12. Attraverso i quattro mondi soggettivi presentati nel ro9
Vedi quello che io considero il miglior racconto di Dick: "Faith of our fathers" (1967), ristampato in The best of Philip K. Dick, a cura di John Brunner (NY: Ballantine, 1977). 10 Vedi il mio articolo "The modern anglo-american SF novel" in SFS, 6 (1979): 59-76. 11 A partire dalla guerra del Vietnam, c'è stata una sempre maggiore discussione all'interno della comunità scientifica sullo stato non neutrale della scienza. Oltre al giornale Science and the people (Boston), vedi Ideology in the natural science, a cura di llilary Rose e Steven Rose (Cambridge, MA:1979) e Science and liberation, a cura di Rita Arditti, Pat Brennan e Steve Cavrak (Montreal, 1980). 12 Eye è un divertente antidoto al mito liberale della telepatia così diffuso nella Sf. In molti romanzi di SF la telepatia viene presentata come la soluzione dei problemi del mondo: se potessimo avere esperienza "diretta" di ciò che gli altri pensano e sentono, le cause delle lotte e dei conflitti umani sparirebbero. La telepatia eliminerebbe le incomprensioni, così
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manzo il problema della realtà viene infatti ridefinito in termini di ideologia. Per mezzo di quattro "schemi di riferimento" individuali (cap.8) il romanzo presenta la visione convenzionale degli USA come un'armoniosa miscela di differenti culture, fedi e filosofie che sono governate dalla volontà della maggioranza. Le potenzialità di conflitto rappresentate dai gruppi ed interessi in competizione si risolve attraverso la pratica della democrazia consensuale (pluralismo americano) - uno sviluppo salutato negli anni 50 come "la fine dell'ideologia". In contraddizione alla norma rappresentata da Jack, le quattro realtà soggettive del romanzo sono mostrate all'estremo, "ideologie" non in termini di "contenuto" - la religione di Silvester, il moralismo di Mrs. Pritchett, la politica di Mc Feyffe - ma a causa della loro natura totalizzante, il loro rifiuto del consenso. Ma, nel mostrare l'opera del pluralismo, la realtà normale di Jack e Marsha, il romanzo rivela di fatto che un tale consenso non esiste. In quanto se i quattro mondi immaginari sono punti estremi in opposizione alla realtà consensuale rappresentata da Jack, questa norma non prevale. Una volta terminata l'esperienza allucinatoria delle realtà illusorie, Jack e gli altri ritornano alla realtà "reale" (consensuale), dove il licenziamento di Jack per ragioni di sicurezza, viste le "tendenze progressiste" di sua moglie, è mantenuto e riconfermato. Jack è quindi la prima vittima della sua stessa fede nel pluralismo americano. In questo revival della caccia alle streghe degli anni 50 - Mc Feyffe è una caricatura del senatore Joe McCarthy - un gruppo di estremisti tenta di imporre la propria costruzione della realtà agli altri, ed ha successo, sia nel romanzo che, si potrebbe aggiungere, nel mondo "reale" degli USA negli anni 50 (lo dimostrano l'HUAC, la guerra di Corea, la salita al potere dì Nixon, ecc.). In più, il licenziamento di Jack è solo un aspetto di questo involontario attacco del romanzo al mito del pluralismo. Noi accettiamo Jack come la norma entro certi limiti perchè non vediamo il suo "schema di riferimento"; la sua "realtà soggettiva" si fonde con la "realtà oggettiva" del romanzo. Ma Jack non è il solo caduto nel Bevatrone di cui non vediamo il "mondo immaginario". Ci sono altri tre personaggi che, a differenza di Jack, sono esclusi "per definizione" dall'elaborazione del consenso: David, il figlio di Mrs. Pritchett - un bambino; Marsha, la moglie di Jack - che, come il possessivo indica, è una persona che, nel contesto della società americana, non è altro che un'appendice di suo marito (si potrebbe anche dire che il suo rifiuto di essere semplicemente un'appendice mette il romanzo in moto e porta alla "punizione di Jack"); e Billy Laws, un negro - un individuo che nel contesto degli anni 50 era dal punto di vista pratico privo di qualsiasi diritto. In questo modo, Eye mostra che il pluralismo è anch'esso un'ideologia, che nasconde sia l'effettivo controllo del potere statale da parte di un gruppo particolare che la soppressione istituzionale delle voci (e dei voti) dei vari gruppi all'interno di questa società. 2. TIME OUT OF JOINT; OVVERO "PENSATE CHE CI STIANO INGANNANDO?" (cap.4) Tratterò brevemente di un altro romanzo di Dick del primo periodo dove la spiegazione per la costruzione della realtà è esplicitamente sia psicopatologica che politica. Time si apre in una tipica città americana negli anni 50 con i Neilson (un riferimento ad una tipica famiglia televisiva di quegli anni, Ozzie e Harriett Nelson): Vic e Marge, il loro figlio Sammy e il fratello di Marge, Ragle Gumm. Ragle non ha un lavoro; vive partecipando (e vincendo) ad come ci renderebbe consapevoli delle altrui prospettive. Questo è un idealistico rovesciamento dei rapporti tra pensiero e linguaggio, che va oltre l'interdipendenza dei due aspetti per privilegiare il pensiero, offuscando così lo sviluppo storico di pensiero e linguaggio come pratiche materiali, le vie attraverso le quali ci appropriamo e diamo significato al mondo. Questa è un'ulteriore istanza della manipolazione ideologica, visto che un importante aspetto dell'egemonia delle classi dirigenti è quello del controllo del linguaggio.
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un gioco che appare tutti i giorni su un quotidiano: "Dove sarà stavolta l'omino verde?" un rompicapo che consiste nel trovare il quadratino vincente ogni giorno in una griglia di mille quadratini. Ma la tranquilla ordinarietà della vita di Ragle è minacciata nel momento in cui le solidità e la sostanza del suo mondo improvvisamente svaniscono: "La sua voce suonò buffa. Sottile e lontana. L'uomo con il grembiulone bianco lo fissò da dietro al banco senza muoversi. Non succedeva niente. Nessun rumore, da nessuna parte. Bambini, automobili, il vento: tutto taceva. La moneta di Ragle cadde, attraverso il legno, sprofondando. Scomparve. Sto morendo, pensò Ragle. O qualcosa di simile. Si sentì cogliere dal terrore. Cercò di parlare, ma le sue labbra rimasero immobili. Il silenzio imperava. Non di nuovo, pensò. Non ancora! Mi sta succedendo ancora. Il bancone pieno di bibite si disintegrò. Molecole. Riusciva a vedere le molecole, neutre, incolori, che lo avevano costituito. Vedeva attraverso esse lo spazio al di là, la collina, gli alberi, il cielo. Il chiosco era svanito, e così l'uomo che vendeva bibite, il registratore di cassa, la fila di aranciate, i tappi della Coca Cola e delle gazzose, la catasta di hot-dog, i vasetti di mostarda, i coni infilati uno nell'altro, i pesanti coperchi di metallo che coprivano i secchi dei diversi gelati. Al loro posto c'era un foglietto di carta. Ragle tese una mano e lo prese. C'erano stampati a grossi caratteri tre parole: CHIOSCO DELLE BIBITE Si voltò e si allontanò, barcollando. Superò gruppi di bambini che giocavano..." (cap.3) Ragle giunge alla conclusione che la sua realtà è in qualche modo un'illusione, e decide di provare a lasciare la città, cosa che si rivela essere più difficile di quanto avesse immaginato. Quando alla fine ci riesce, scopre che dietro la realtà di una tranquilla cittadina del 50 c'è un mondo in guerra nel 1998. Il contesto del quotidiano è alla base dell'illusione, in quanto Ragle ha l'abilità psichica di predire dove i missili lanciati ogni giorno dalla Luna colpiranno. Ma sotto la pressione del lavoro e dei suoi sempre maggiori dubbi circa la legittimità della posizione del governo terrestre, egli subisce una "psicosi regressiva": "Si è ritirato in una specie di visione di fantastica tranquillità... retrocedendo ad un periodo prebellico, alla sua infanzia, ai cinquanta, quando era ancora in fasce... E così abbiamo elaborato un sistema per farlo continuare a vivere nel suo mondo privo di problemi, relativamente privo, intendiamoci, e a continuare a fare il suo lavoro, cioè le previsioni per l'intercettazione dei missili" (cap.14) Ma questa spiegazione ufficiale non è sufficientemente accurata. I coloni lunari ("Lunatici") vorrebbero negoziare la loro indipendenza dalla Terra, ma di fronte all'ostinato rifiuto del governo terrestre ad ogni trattativa, cominciano i loro attacchi missilistici. Il governo terrestre qui - a differenza di quello di The moon is a harsh mistress di Heinlein che acconsente a negoziare dopo un certo numero di attacchi dalla Luna - riesce a resistere appunto grazie alle predizioni molto accurate di Ragle. La "conversione" di Ragle non è tanto il risultato delle pressioni del lavoro quanto della crescente consapevolezza che la causa dei lunatici è giusta. Nella mia lettura di Eye ho cercato di mostrare come la costruzione di una realtà normativa non sia semplicemente un consenso non conflittuale di soggettività individuali. In quel romanzo ciascuno dei quattro mondi soggettivi implicava dominio l'imposizione esclusiva di quella costruzione sulle altre - il risultato era che gli ideali della democrazia e del pluralismo consensuale americano cedevano agli interessi combinati dell'industria delle armi e dello stato. In Time la democrazia non è neanche lontanamente messa in discussione: i militari sono al potere. Time quindi illustra un altro aspetto dell'i158
deologia come costruzione della realtà: gli sforzi dell'ideologia volti a cancellare le proprie tracce, ovvero a "neutralizzare" le proprie origini storiche e di classe13. Non ha importanza in Eye se i personaggi scoprano che la propria realtà è una costruzione - non ce niente che essi possano fare. In Time, invece, è vitale per il piano governativo che Ragle creda nel mondo del 1959 e lo accetti incondizionatamente. Quando egli comincia a mettere in discussione quella realtà, comincia anche ad agire in opposizione al governo terrestre; e la piena comprensione della natura costruita della propria realtà coincide con la decisione di unirsi ai coloni ribelli della Luna. Alla fine di Eye Jack può voltare le spalle ed ignorare l'accaduto. Ma in Time Ragle deve scegliere. Nel mostrare un governo che costruisce una realtà illusoria allo scopo di mantenere il controllo sui propri cittadini (sia nel senso che ci sono circa 1600 persone che vivono nell'illusione insieme a Ragle sia nel senso che vi potrebbe essere una rivolta contro il governo militare della Terra se Ragle smettesse di guidare le intercettazioni dei missili), il romanzo letteralizza l'ideologia come costruzione di una realtà illusoria il cui fine è quello di assicurare il mantenimento degli esistenti rapporti di produzione. 3. IDEOLOGIA E SOCIETA' DELLO SPETTACOLO: THE THREE STIGMATA OF PALMER ELDRITCH 3SPE affronta il problema della realtà attraverso uno dei più conosciuti motivi di Dick una droga allucinogena. Nella terra futura di 3SPE Barney Mayerson lavora come consulente pre-cognitivo per Leo Bulero alla Perky Pat Layouts. Egli "prevede" le mode future telepaticamente in modo da decidere il futuro successo dei vari articoli che devono essere miniaturizzati per il "mondo" di Perky Pat. Queste sofisticate case di bambola riproducono in miniatura la vita urbana in California così come si presentava prima dell'ascesa della temperatura che ha reso la vita sulla Terra difficoltosa e poco piacevole. E i plastici servono come principale mezzo di evasione per i coloni marziani. Quando vengono usati collettivamente e in congiunzione con la droga allucinogena illegale Can-D (che è la principale fonte di guadagno di Leo Bulero), provocano la traslazione dei coloni nella realtà della bambola Perky Pat e del suo plastico, con i suoi oggetti e "gadgets" e con il suo amico Walt14. La narrazione ha inizio con i problemi di Barney. Egli ha sacrificato sua moglie alla carriera e ora rimpiange amaramente la sua decisione. La sua scontentezza ed ansietà sono intensificate dai suoi tentativi di assumere un comportamento deviante - tramite il suo psichiatra portatile - il Dottor Sorriso - un'estensione portatile del computer del suo palazzo - allo scopo di non superare l'esame mentale ormai prossimo dell'ONU (su questa Terra futura, l'ONU fa uso di un sorteggio per arruolare coscritti forzati per le colonie del sistema solare). Inoltre la crisi personale di Barney si mischia con la tensione alla P.P.Layouts: Leo ha assunto una nuova assistente pre-cog che mira alla posizione di Barney; e sul mercato è apparsa una nuova droga che minaccia il monopolio del Can-D. In questo romanzo vi sono numerosi differenti mondi di fantasia e tipi di costruzioni illusorie di realtà. C'è, prima di tutto, l'esperienza del Can-D, che è interpretata in diversi modi da chi la vive. Per alcuni si tratta di una semplice allucinazione, una fantasia escapista centrata sul passato perduto 13
Per il concetto di "naturalizzazione" vedi Roland Barthes, Mythologies.
I "plastici" di Perky Pat sono ispirati alle "Barbie Doll": vedi il racconto di Dick "The days of Perky Pat" (1953) in The best of Philip K. Dick". La stessa esperienza collettiva è una singolare illustrazione del concetto freudiano di "condensazione", in cui i differenti istinti e impulsi dei cinque o sei coloni nella esperienza del Can-D si intersecano e si concretizzano nei due personaggi Perky Pat e Walt - personaggi che rappresentano, ovviamente, le due "identità" sessuali riconosciute dal patriarcato capitalista, che costituiscono la coppia eterosessuale. 14
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della California; per altri questa stessa esperienza ha un significato spirituale come pregustazione di una prossima vita incorrotta. Ma c'è anche una nuova droga che Palmer Eldritch ha portato con sè dal sistema di Proxima che si pone in competizione con il Can-D. Per gli utilizzatori del Chew-Z, comunque, l'esperienza si fa più problematica, sia in termini di tensione tra illusione e realtà sia in termini di significato spirituale. In quanto sebbene l'esperienza del Chew-Z sembri originarsi dai desideri e dalla fantasia dell'individuo piuttosto che in dipendenza di un plastico o di un'esperienza di gruppo, gli utenti di questa droga gradualmente scoprono che l'esperienza si sviluppa "dentro" la mente di Palmer Eldritch (qualcosa di simile ai mondi immaginari di Eye), "un mondo illusorio dove Eldritch occupa la posizione chiave di Dio" (cap.1O). In più, una volta che i personaggi hanno cominciato a prendere il Chew-Z, nè loro nè il lettore sono più capaci di stabilire con certezza dove finisce l'illusione e comincia la "realtà" del romanzo. Infatti, quando Barney compara il ruolo di Eldritch nell'esperienza a quello di un Dio, egli non parla in senso figurato. Nonostante le apparenze, Eldritch non è più umano: il suo corpo è stato in qualche modo occupato da una creatura aliena che, almeno per Barney, è un Dio, per quanto inusuale. Questo ci riporta ai richiami alla metafisica, in quanto la possibilità di una ricerca metafisica di un senso (e di Dio) emerge in precedenza nel romanzo: "- Pensavo - ... - quando le astronavi partirono per la prima volta dal nostro sistema solare, dirette verso un'altra stella... ricorda ?... noi avremmo saputo che... - Esitò E' così stupido, ma allora ero solo una bambina... avrebbero trovato Dio -. Leo pensò: anch'io l'ho pensato... E, pensò, anche adesso lo credo. Pensando al viaggio di dieci anni di Palmer Eldritch" (cap.2). Inoltre, mentre Barney sente in Eldritch "la presenza della divinità" (cap.13), alcuni degli altri personaggi, come la "neo-cristiana" Anne, lo vedono come maligno15. Questa ambivalenza metafisica non può risolversi nel romanzo; come si diceva per Eye, la tentazione metafisica porta alla luce i problemi piuttosto che risolverli. La natura di Palmer Eldritch rimane ambigua ed il romanzo stesso finisce in un modo completamente ambiguo, precludendo così ogni interpretazione finale e definitiva16. Alla fine, Leo ritorna con un socio da Marte. Ma nè lui nè il lettore sono capaci di stabilire se l'allucinazione da Chew-Z è cessata o no: "Ecco, scommetto che neppure questo è reale, si disse Leo... io sono ancora sotto l'influenza di quella prima dose; non ne sono mai uscito... è così, è così... - Ehi, Felix - disse, dando una gomitata al suo vicino - Lei è una finzione, capito? Questo è un mio mondo privato. Non posso dimostrarlo, naturalmente, ma... - Spiacente - disse Felix, laconico - si sbaglia -. - Avanti, si svegli! Prima o poi riprenderò i sensi, o farò quello che succede quando l'effetto della schifosa droga si esaurisce, esce dalla circolazione del sangue. Continuerò a bere liquidi, molti liquidi, sa, per scacciare la droga dalle mie vene - Fece un segno - Hostess! - la chiamò, con urgenza. - Ci porti da bere, subito. Bourbon e acqua, per me -. (cap.13) In modo simile Barney - come Jack alla fine di Eye - prende una decisione pratica quasi alla fine del romanzo, che segna anche la fine del suo periodo di colpa religiosa: "Ho deciso di cessare la mia espiazione. Alla fine,.. vivrò qui. Come un colono. Farò fiorire il mio giardino, farò tutto quello che un colono deve fare. Costruirò dei sistemi di irrigazione, e Sulla questione del "male" in questo romanzo, vedi "Beyond the enigma: Dick's questors" di Michael Tolley, in The stellar gauge, a cura di Tolley e Kirpal Singh (Cariton, Australia:1981). Si noti anche il titolo della traduzione francese di The Three Stigmata: Le dieu venu de Centaure. 16 Vedi la mia lettura di Ubik in SFS, 2 (1975): 47-54. 15
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così via." (cap.12) Per il lettore non è importante decidere se Palmer Eldrìtch è un Dio o l'incarnazione del male, o dove la "realtà" del romanzo comincia o finisce. Piuttosto ci si deve rendere conto che il punto di partenza del romanzo sta nel "bisogno di illusione" dei personaggi. Qualunque spiegazione o interpretazione possano dare questi ultimi (o i critici) alle esperienze del Can-D e del Chew- Z, tutti si rendono conto che le esperienze sono illusioni. Sia che i personaggi usino il Can-D o il Chew-Z, sia che essi vadano alla ricerca di un Dio o semplicemente di un'evasione, il punto di partenza è la loro insoddisfazione vero la loro realtà. Non è la disintegrazione del reale che spinge i personaggi ad agire (com'è per Ragle in Time) ma proprio questa fondamentale insoddisfazione. L'illusione è mostrata qui come necessaria, e la scena di scoperta nel romanzo è, di conseguenza, piuttosto diversa da quelle dei primi lavori: "Nel bagno si lavò il viso, poi spalmò la crema da barba, e cominciò a radersi. E, mentre si radeva, guardando nello specchio i suoi lineamenti famigliari, vide un messaggio scritto, lo vide sulla sua mano. QUESTA E' UN'ILLUSIONE. TU SEI SAM REGAN. UN COLONO DI MARTE. NON SPRECARE IL TUO PERIODO DI TRASLAZIONE, RAGAZZO. CHIAMA SUBITO PAT! E il messaggio era firmato Sam Regan. Un'illusione, pensò, smettendo di radersi per un istante. In quale senso? Cercò di ricordare; Sam Regan e Marte, uno squallido tugurio di coloni... sì, riusciva a formare l'immagine, sia pure nebulosamente, ma gli pareva lontana e alterata e per nulla convincente. Si strinse nelle spalle e ricominciò a radersi, perplesso, ora, e un poco depresso. Bene, il messaggio poteva essere esatto; e forse lui ricordava quell'altro mondo, quella parvenza squallida di vita in un ambiente innaturale raggiunto senza volerlo. E allora? Perchè doveva rovinare tutto? Allungò la mano, staccò il messaggio dallo specchio, dove in realtà si trovava, lo appallottolò e lo gettò nel condotto dei rifiuti del bagno. Non appena finito di radersi, visifonò a Pat." (cap.3) La breccia nella realtà dei personaggi porta alla scoperta che la loro realtà è un'illusione, ma a differenza dei primi scopritori, Sam vuole prolungare e "usare" l'illusione. Inoltre, il tempo dei coloni "in traslazione" è solo una parte dell'esperienza del Can-D: essi sembrano spendere il resto del loro tempo pensando al loro plastico: apportando miglioramenti ed aggiunte, provando l'autenticità dei dettagli e, quando possono, comprando gli ultimi "gadgets" miniaturizzati (ad es: "- Abbiamo una domanda - disse ai tre uomini - io dico che gli psicanalisti , sulla Terra, avevano una tariffa di cinquanta dollari l'ora, mentre Fran dice che erano solo quarantacinque minuti -. Si affrettò a spiegare - vogliamo aggiungere uno psicanalista alla nostra composizione, e vogliamo farlo bene..." (cap.3)). Come si può vedere nell'immagine chiave dei coloni accalcati intorno al loro plastico, l'esperienza del CanD non è tanto una denuncia dell'abuso di droga (ma vedi la mia seguente discussione di A scanner darkly), quando una critica del ruolo della funzione della televisione nelle nostre vite. Alienati dalla loro stessa vita, i coloni vivono la "rappresentazione" di un'altra vita, mediata attraverso gli oggetti-segni del plastico. Questa terra futura è il nostro stesso presente, dove le potenzialità emancipatorie e utopiche dei media e della tecnologia (un'utopia brevemente evocata in The man in the high castle (1962) dove uno scrittore di SF descrive una terra alternativa dove i satelliti in orbita trasmettono informazioni tecniche e pratiche al mondo) sono state deviate ai prodotti trivializzati e alle pratiche ideologiche di manipolazione e rappresentazione che caratterizzano la società dei consumi. Le potenziali161
tà liberatorie dei media e delle nuove tecnologie sono state completamente disilluse in Three stigmata: le nuove tecnologie vengono sviluppate e sfruttate solamente per usi commerciali. I satelliti in orbita intorno a Marte trasmettono messaggi ai coloni sparsi sulla superficie del pianeta; ma essi appartengono alla P.P.Layouts, e la loro funzione primaria è di trasmettere informazioni e pubblicità sui plastici (come le nostre radio e televisioni private). Inoltre i disc-jockey sui satelliti hanno un'altra, più importante funzione - fornire il Can-D ai coloni17. Questa commercializzazione comprende anche i poteri psichici che sono emersi nel vicino futuro - gli stessi poteri che erano oggetto di così tante idealistiche speranze in molti romanzi di SF degli anni 50: qui questi talenti sono al servizio degli interessi della P.P.Layouts18. Il lavoro di Barney, come quello di Ragle in Time (o l'uso dei poteri psi per lo spionaggio industriale in Ubik) serve non a liberare ma ad assoggettare; a mantenere ed assicurare un ingiusto sistema di sfruttamento - una chiara analogia, per di più, con la banalizzazione e degradazione degli "artisti" che oggi lavorano nell'industria della pubblicità. 4. IDEOLOGIA E COSTRUZIONE DEL SOGGETTO: A SCANNER DARKLY Scanner ci presenta Bob Arctor e i suoi amici nella California del Sud del prossimo futuro. Bob è un "freak" e uno spacciatore; ma è anche un agente della narcotici in incognito, non perchè crede nel sistema, ma per reazione alla devastazione e distruzione provocata dalle droghe nei suoi amici. Questo è il messaggio apparente del romanzo, come Dick spiega nella "Nota dell'autore" finale, dove elenca i nomi dei suoi amici che, a causa del loro abuso di droga, "sono stati puniti troppo severamente per ciò che hanno compiuto" (p.266). Per la stessa sicurezza di Bob, la sua "vera" identità è sconosciuta ai suoi colleghi del dipartimento dello sceriffo di Orange County, dove è conosciuto come "Fred". La sua identità è ancora più efficacemente celata tramite un "alterabito" che trasforma la sua voce e il suo aspetto (mentre è con i colleghi) in una "vaga macchia". La tensione del romanzo nasce dalle contraddizioni della doppia vita di Bob, una tensione che diventa insopportabile con la nuova missione di Fred: concentrare l'attenzione su un negoziante sospetto: Bob Arctor! La casa di Bob viene riempita di registratori olografici nascosti in ciascuna stanza, e sarà compito di Fred osservare e registrare su nastro. "Poco più in su in quella strada io sono Bob Arctor, il tossicomane incallito e sospetto che è tenuto sotto controllo a sua insaputa; poi ogni due giorni, trovo un pretesto per scendere giù per la strada ed entrare in quell'appartamento dove io sono Fred e mi rivedo chilometri e chilometri di nastro per controllare ciò che ho fatto..." (cap.7) Per complicare le cose, Bob è assuefatto alla sostanza M, una droga che, tra gli altri effetti debilitativi e degenerativi, produce una "disfunzione bilaterale" nei due emisferi del cervello. Questo produce una schizofrenica separazione tra "Fred" e "Bob": cosicché quando egli osserva i nastri dimentica di osservare sè stesso. A differenza degli altri romanzi, non è la realtà che si frammenta e si dissolve, ma la stessa identità dei personaggi; L'importanza dei media è un tema costante nell'opera di Dick. vedi, per esempio, The simulacra (1964), Dr. Bloodmoney (1965), "The crack in space" (1964), "The zap gun" (1967), Do androids dream of electric sheep? (1968), Flow my tears, the policeman said (1974) e The divine invasion (1981). 18 I maggiori romanzi degli anni 50 che descrivono una "evoluzione" o trasformazione dei poteri umani (che di solito coinvolgono la telepatia) includono classici come Childood's end di Arthur C. Clarke (1953), More than human di Theodore Sturgeon (1953) e The chrysalids di John Wyndham (1955). 17
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-Io sono chi? - esclamò, guardando il volto dell'alterabito che gli stava di fronte, Hank. - Io sono Bob Arctor? - Non ci poteva credere. Non aveva senso per lui. Non si accordava con niente che avesse pensato o fatto" (cap.13). La schizofrenia di Bob è spiegata nel romanzo dalla tensione della sua doppia vita e dell'assuefazione alla sostanza M. Ma l'origine della sua assuefazione e la causa di queste tensioni stanno in una precedente contraddizione che anticipa la sua decisione di diventare un "narc". Inoltre le sue simpatie e la sua fiducia non si rivolgono alla società "per bene" ma ai freaks e agli spacciatori che spia. Egli pensa a sè stesso come ad uno di loro; era un freak prima di diventare un narc. Non è una persona normale travestita da freak (alla Serpico), e neanche un poliziotto che ha dei dubbi su quello che sta facendo: è un freak che è anche, talvolta, un poliziotto. La sua decisione di diventare un narc non è spiegata nel romanzo; ma possiamo vedere la sua decisione, precedente nella sua vita, di scomparire, in un momento che, in maniera diversa, è un momento di scoperta: "In tempi ormai passati Bob Arctor aveva condotto i propri affari in modo diverso: c'era stata una moglie, simile ad altre mogli, due bambine, una dimora stabile che veniva scopata e pulita e svuotata ogni giorno... Poi un giorno, mentre sollevava un fornelletto per i pop corn da sotto il lavandino, Arctor aveva urtato la testa contro lo spigolo di un armadietto della cucina che stava direttamente sopra di lui. Il dolore, la lacerazione nello scalpo, così intensa e immeritata, gli aveva per così dire spazzato le ragnatele dalla mente. Gli era balenato nel cervello che non odiava l'armadietto, ma sua moglie, le due figlie, la casa stessa, il giardinetto con il tosaerba a motore, il garage, l'impianto di riscaldamento radiante, il giardino davanti alla casa, lo steccato, tutto quel maledetto posto del cacchio e la gente che vi abitava. Voleva divorziare; voleva dare un taglio. E così, subito, aveva fatto. E, per gradi, era entrato in una vita nuova e buia, priva di tutto quello" (cap.4) La sua doppia identità - freak/normale - come la sua decisione di "spaccarsi" non hanno una validità "psicoogica". Infatti, l'opposizione centrale nel romanzo tra freaks e normali è vista piuttosto come la fondamentale contraddizione presente nella società USA contemporanea. Tramite la creazione di un personaggio che è allo stesso tempo entrambi, Dick tenta di riconciliare, a livello narrativo, il più largo conflitto sociale - un tentativo che prefigura la "ricostituzione" dell'identità divisa del narratore da parte di Sofia in Valis (vedi più avanti). Ma, come la crisi di Bob indica, una tale riconciliazione è impossibile. Data questa opposizione sociale ed i tentativi dell'autore di risolverla, perché scegliere questa via - attraverso la figura di un poliziotto in incognito? L'eroe poteva essere, ad esempio, un sacerdote o un assistente sociale, che potesse comprendere un tale tentativo di riconciliazione. Ma un narc? Qualcuno il cui lavoro non consiste nell'agire con,ma contro, i freaks? Io non credo che questa scelta abbia qualcosa a che fare con la logica narrativa o con la "Psicologia" del personaggio. Essa discende piuttosto dalla natura della contraddizione che il romanzo cerca di risolvere e che porta al concepimento di questo conflitto sociale in termini di stili di vita (freaks/normali), come se le contraddizioni del capitalismo americano (che sembravano negli ultimi anni 60 entrate a far parte della coscienza pubblica) potessero essere ridotte a una semplice decisione circa lo stile e il modo di vivere (decisione di Bob di scomparire) come se le condizioni della gente fossero essenzialmente il risultato di una scelta piuttosto che di circostanze materiali che, per molte persone, precludono la possibilità di ricominciare da capo. L'opposizione freaks/normali, benchè Dick la utilizzi per sintetizzare i 163
conflitti nella società americana, è una falsa opposizione; ma la tentata riconciliazione di questo antagonismo attraverso il personaggio di un poliziotto in incognito suggerisce ugualmente le reali forze e contraddizioni al lavoro. Il mettere un poliziotto come rappresentante della categoria dei "normali" suggerisce un'altra opposizione implicita in questo, quella tra criminali e poliziotti. Questo ci è utile per rammentarci che nella formulazione classica dell'ideologia di Althusser, gli "apparati ideologici dello stato - il sistema legale, la polizia e l'esercito - servono a salvaguardare la riproduzione degli esistenti modi produttivi, al di sopra e oltre gli "apparati repressivi" dello stato (vedi il governo militare coercitivo "dietro" il mondo illusorio del 1959 in Time out of joint). Ma l'ideologia è anche una componente importante nel processo di riproduzione e questo si può vedere nell'esclusione ideologica di altre alternative o "identità" opposizionali cosicché la resistenza alla società esistente è pensata da molti solo in termini di opposizione freaks/normali19. Questa limitazione delle possibilità disponibili o delle identità all'interno di una data formazione sociale, con l'esclusione di intere categorie di alternative opposizionali, spiega la disillusione e la sparizione di coloro che investono le loro energie e le loro speranze nel cambiamento in opposizione controculturale al mondo normale. Questa falsa scelta ci porta indietro alla formulazione dell'ideologia in termini di una serie di regole che articolano le posizioni disponibili e necessarie alla riproduzione del capitalismo. Quindi possiamo vedere come, all'interno dell'universo narrativo di Dick, non è semplicemente la nostra conoscenza della realtà che è costruita, ma le identità in questa realtà. Alla fine di Scanner, la distruzione di Bob appare completa. Egli viene portato in un centro di riabilitazione dalla droga, dove viene descritto come un "guscio vuoto", senza memoria, e senza la minima capacità fisica e mentale e dove assume una nuova identità e un nuovo nome, "Bruce". E' questo il più desolante romanzo di Dick; non c'è soluzione alla fine, nessun appello al metafisico o al pratico. L'humour e la stravaganza delle sue grandi opere si perde. Sembra intrappolato dal dilemma dato da una parte dal suo rifiuto istintivo della società USA, e dall'altra dal fallimento della controcultura che sembrava, qualche anno prima, apparire come l'albeggiare di una nuova era. Come il titolo suggerisce, la stessa condizione di degenerazione di Bob è probabilmente un'immagine della scrittura dello stesso Dick (Arctor = Auctor, una mescolanza di narrativo e reale che si fa sempre più evidente negli ultimi romanzi) come è un'immagine della visione disperata di Dick della "condizione umana": "Attraverso uno specchio - disse Fred. Uno specchio oscuro, pensò: un analizzatore oscurato (un riferimento alla prima lettera di S.Paolo ai Corinzi, 13.12: "... e ora noi vediamo come attraverso un vetro oscuro)" (cap.13) "Capisco, pensò, che cosa vuol dire quel passo della Bibbia, attraverso uno specchio confusamente. Ma il mio sistema percettivo e fottuto come non mai. Come si dice. Capisco ma non sono capace di aiutare me stesso" (cap.13) C'è, comunque, in mezzo a queste tenebre, un momento utopico nel romanzo, una fugace apparizione di un altro mondo espressa nei soliti termini che Dick ha a disposizione. Si tratta del riferimento ad una "epifania" (che diventerà il tema centrale di Valis), una visione di Dio che si manifesta nei termini di una via aperta verso "qualcosa di meglio in un futuro remoto", ma che è data a un personaggio che non apparirà più nel romanzo: Vi sono, aggiungerei brevemente, alcuni gruppi della società americana - lavoratori, membri di minoranze, donne, omosessuali - che sono riusciti, nonostante o a causa della loro oppressione, a costituirsi in termine di "identità alternative" precisamente in quanto le loro identità sarebbero altrimenti rifiutate o negate all'interno della società contemporanea. 19
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"- Scintille. Scrosci di scintille colorate, come quando qualcosa si rompe nel televisore. Scintille su per i muri, scintille nell'aria. E il mondo intero era un essere vivo, dovunque guardasse. E non c'erano incidenti; tutto si adattava a tutto e accadeva con uno scopo, per un qualche fine... qualche meta futura. E poi si vedeva una porta. Per circa una settimana la vedeva dovunque guardasse... a casa sua, fuori, quando andava al supermercato o quando guidava la macchina. Ed era sempre delle stesse dimensioni, molto stretta. Diceva che era molto... piacevole. E' la parola che lui usò. Non cercava mai di oltrepassarla; la guardava soltanto, perchè era così piacevole... Disse che c'era un altro mondo, dall'altra parte. Lui riusciva a vederlo -". (cap.13) Se questa visione contiene la promessa di un mondo migliore a venire, contiene anche una critica del fallimento dell'azione. A causa del proprio impedimento all'azione, Tony cade nella collera e nella disperazione: "- E' per questo che sbattè via tutte le cianfrusaglie di casa sua; non pensò mai di superarla. Guardava ammirato il vano e poi non potè più vederlo ed ormai era troppo tardi. Si aprì per lui alcuni giorni e poi venne chiusa e sparì per sempre" (cap.13). 5. DISLOCANDO IL "PROBLEMA DELLA REALTA'": VALIS Il momento dell'illuminazione diventa l'elemento centrale dei due successivi romanzi di Dick. In Valis (il titolo è un acronimo di Vast Active Living Intelligence System) qualcuno Dio forse, o anche un'intelligenza artificale o un satellite alieno in orbita intorno alla Terra ha fatto irruzione nel nostro universo e "ha colpito con raggi di luce colorata ricchi di informazione il cervello di Pat" (cap.5). Questa "epifania" ha avuto luogo nel 1974 ed ha portato il personaggio centrale, Horselover Fat, a comporre negli anni seguenti il suo Tractates Cryptica Scriptura (citato da un capo all'altro del romanzo e riprodotto interamente in un'appendice di 12 pagine): una spiegazione degli eventi del mondo che comprende anche una cosmogonia. Molti degli eventi del romanzo hanno luogo nel periodo 1976/78, cominciando dal tentativo di suicidio di Fat e dal suo incontro con uno psichiatra che sembra prendere sul serio le sue riflessioni mistiche sulle origini e il significato della vita. Fat crede che il suo momento di illuminazione sia stato un incontro con un "potere benigno che ha invaso questo mondo" (cap.5) (questa invasione sarà il soggetto del successivo romanzo di Dick, The divine invasion). L'invasione "lo terrorizza ma lo spinge anche alla gioia, perché egli ne comprende il significato. E' giunto un aiuto" (cap.5). I suoi amici non prendono sul serio le sue spiegazioni sulla "teofania" fino a quando non vedono il film Valis del gruppo rock Mother Goose: "Il contenuto del film dei Mother Goose coincide con l'incontro tra Fat e Dio" (cap.9). Fat e i suoi amici contattano i Mother Goose e scoprono che la sorella di uno dei membri del gruppo è l'incarnazione del "Logos" - il "Quinto Saggio" che Fat stava cercando. Valis è ancora la narrazione del tentativo di un personaggio di dare un senso ad una realtà in processo di disintegrazione: "Qualcosa di inspiegabile è accaduto a Fat, un'esperienza che porta al discioglimento dello stesso mondo fisico, e delle categorie ontologiche che lo definiscono: spazio e tempo" (cap.10). Quello che cambia da romanzo a romanzo non è questo schema di base, ma la spiegazione che i personaggi e/o l'autore portano per giustificare la natura illusoria della realtà - una spiegazione che, nei tre ultimi romanzi di Dick, è fondata sullo gnosticismo mistico di Valentino, Alessandrino del secondo secolo (cap.6):
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"Nello gnosticismo, l'uomo dipende da Dio contro il mondo e il creatore del mondo (entrambi i quali sono pazzi, che lo sappiano o no). La domanda di Fat, "L'universo è irrazionale, e lo è in quanto governato da una mente irrazionale?" riceve questa risposta, attraverso il Dr. Stone: "Sì, l'universo è irrazionale: la mente che lo governa è irrazionale; ma al di là di essi sta un altro Dio, il vero Dio, ed egli non è irrazionale; inoltre questo vero Dio ha superato le potenze di questo mondo, venendo per salvarci, e noi lo conosciamo come il Logos" (cap.5) Sebbene lo stesso Dick potesse essersi convinto di una tale spiegazione durante gli anni 70, c'è poco o niente della risposta o spiegazione definitiva in Valis. Gli eventi che puntano ad una risoluzione positiva - particolarmente l'incontro con Sophia - sono prontamente rovesciati, e il romanzo si conclude con un limitato sconvolgimento di aspettative e disperazioni. Alla fine del libro il narratore è solo davanti alla propria televisione mentre - dicono le ultime notizie - Fat è sulla strada tra il Giappone e la Micronesia, dove una voce gli ha suggerito di andare a cercare il Quinto Saggio. Ho supposto che le "spiegazioni" narrative fossero solo una scusa per la messa in scena di un'esperienza di dubbio circa la realtà. Ma con Valis, come suggerito dall'inclusione del "Tractates" in un'appendice, c'è un tentativo di rafforzare la possibile validità della spiegazione metafisica; e questa modificazione della finzionalità della spiegazione sposta il "problema della realtà" - così come abbiamo visto in Scanner, - dalla realtà narrativa del romanzo alla posizione o identità del soggetto che osserva. Questo si manifesta in Valis nei rapporti molto ambigui tra autore, narratore e lettore. Alla terza pagina del romanzo il narratore informa il lettore che "egli" non è uno solo ma due personaggi: Horselover Fat (a cui si riferisce sempre in terza persona) e il narratore vero e proprio, l'"io" del romanzo, un amico di Fat che non è altro che l'"autore" (Philip Dick); "io sono Horselover Fat e ho scritto questo in terza persona per ottenere la tanto necessaria obiettività". Nei capitoli seguenti, Fat diventa il centro della narrazione, mentre la dichiarata unità di autore, narratore in prima persona e personaggio in terza non viene introdotta ancora per un pò nel romanzo. Sebbene vi siano numerose allusioni al fatto che autore e narratore sono la stessa "persona", il narratore tratta di fatto Fat come un personaggio separato, e il lettore presto dimentica l'avvertenza d'apertura. E' una vera sorpresa, quindi, quando, più tardi nel romanzo, il narratore telefona al leader dei Mother Goose e, nel corso della conversazione, menziona il suo amico Horselover Fat: "- Ma sei tu. "Philip" significa "Horselover" in greco, "amante dei cavalli", "Fat" è la traduzione tedesca di "Dick". Così hai tradotto il tuo nome -. Io non dissi nulla. Vuoi che ti chiami Horselover Fat? Per te è più comodo così? - Qualsiasi cosa va bene - dissi rigidamente. - Un'espressione da anni sessanta - rise Lampton - Okay, Phil. penso che abbiamo abbastanza informazioni su di te -" (cap.10). Poco dopo, quando Fat e i suoi tre amici vanno ad incontrarsi con i membri dei Mother Goose, parlano con Sophia, la bambina di due anni: "- Il tuo tentativo di suicidio è stata un violento atto di crudeltà contro te stesso disse lei (Sophia) con voce chiara. Ed era ancora, come aveva detto Linda, non più grande di due anni: veramente una bambina, e ciò nonostante con gli occhi di una persona infinitamente vecchia. - Era Horselover Fat - dissi. - Phil, Kevin e David - rispose Sophia - Voi tre. Non c'è nessun altro -. Voltandomi a parlare con Fat, non vidi nessuno... Horselover Fat se ne era andato per sempre, come se non fosse mai 166
esistito. - Non capisco - dissi - l'hai distrutto -. - Sì - rispose la bambina. - Perchè? - chiesi. - Per renderti integro -. - Quindi egli è in me? Vivo in me?... Horselover Fat era una parte di me proiettata all'esterno perchè non volevo affrontare la morte di Gloria? - E' così - disse Sophia." (cap.12) E non è tutto. Dopo che Sophia rimane uccisa in un incidente alcuni giorni dopo, Horselover Fat riappare e racconta a Phil di voler abbandonare la sua ricerca del Saggio: "- Dimenticalo - dissi - tu sei psicotico, Fat. Tu sei pazzo quanto Eric e Linda Lampton (dei Mother Goose)... Tu sei pazzo da quando Gloria se ne è andata correndo dal Synanon Building..." (cap.14). Come ho suggerito nella mia lettura di Scanner, l'identità è in qualche modo una funzione dell'ideologia: e l'identità divisa di Bob/Fred è un'immagine dell'alienazione e della contraddizione sociale. La schizofrenia di Bob è il risultato di vedere un conflitto di classe attraverso la riscrittura di questa opposizione in termini di "freaks" e "normali": ma la tentata risoluzione - tramite la combinazione dei due aspetti in un singolo personaggio - porta invece alla distruzione del personaggio stesso. La schizofrenia e la degradazione di Bob non sono la conclusione della semplice storia di abuso di droga citata nella "Nota dell'autore"; è la narrazione della distruzione di un personaggio vicino a coloro con cui lavora. Era il mondo normale a distruggere Bob anche quando era un agente di quest'ultimo. Alla fine di Scanner scopriamo che come poliziotto Bob è stato ingannato, manipolato e tradito. La sua assuefazione e la sua conseguente disintegrazione e crollo sono parte di un piano federale per infiltrarlo all'interno del Centro di Riabilitazione dalla droga New Path, che si sospetta essere la fonte della sostanza M; e la sua amica Donna è, a sua insaputa, un agente federale assegnato a controllarlo, specialmente se e quando egli verrà affidato al New Path. Anche la "ricostituzione" di Fat in Valis è un fallimento; ma il momento della ricostituzione - quando il narratore si rende conto che Fat è una parte regredita di sè stesso - è anche un momento di scoperta, che è l'esatto opposto della patetica incomprensione di Fred quando Hank lo identifica come Bob Arctor (Scanner, cap.13). A differenza delle affermazioni di Hank in Scanner, le parole di Sophia guariscono la spaccatura. Ma questo miraggio utopistico di una fine dell'alienazione svanisce quando Sophia viene uccisa alcuni giorni dopo e Horselover Fat ricompare per continuare la sua ricerca. L'altra scena di scoperta in Valis è la teofania di Fat, una scena esplicitamente legata a Scanner: "Nel mio romanzo A Scanner darkly - scrive il narratore di Valis - ho strappato via le annotazioni di Fat sulle sue otto ore di lurido bombardamento al fosfene -" (cap.7). Il passaggio che il narratore va a citare poco dopo da Scanner non è, comunque, l'annotazione (di cui in precedenza) della visione divina di Tony. Si tratta invece dell'incidente che portò all'invenzione dell'alterabito (cap.2). L'esperienza di Fat è al centro di Valis, ed egli spenderà (apparentemente) il resto della sua vita nel tentativo di capire e di ricatturare quest'esperienza. A differenza di Tony, che rimane sulla soglia lanciando solo uno sguardo, Fat viene spinto all'azione. Ma la sua epifania non può essere mostrata, eccetto in Scanner, dove un'allucinazione indotta chimicamente porta all'invenzione di un dispositivo di polizia. Nonostante la forza e le riverberazioni di questa scena in Valis, si tratta di un momento di pienezza molto ambiguo; e l'ambiguità è aumentata dai dubbi del narratore e daIla varietà dei modi in cui questa è spiegata nel romanzo: come risultato di una malattia o di un trip di LSD; come un raggio laser sparato da un satellite; o una manifestazione divina; o un incontro con "un lui stesso dal remoto futuro" (cap.8). Al contrario della presenza risanatrice di Sophia, il potenziale positivo, liberatorio dell'incontro con Fat "L'aiuto è arrivato" (cap.5) - è indebolito e apparentemente rifiutato. Sebbene la spiegazione metafisica informi entrambe le scene di scoperta, Valis termina senza alcuna risolu167
zione, nell'apparente rinnegamento di quelle esperienze. Dal mio punto di vista, l'interesse del romanzo sta nell'incapacità di risolvere questo dilemma. Questo non per screditare le convinzioni e le lotte personali di Dick, ma per indicare il modo in cui l'ideologia condiziona ciò che può o non può essere scritto (o pensato) in un dato contesto. Nei primi romanzi c'era spesso una soluzione pratica, un momento in cui i personaggi voltavano le spalle alle contraddizioni e ai dilemmi e cercavano, tramite l'attività manuale, di costruirsi un proprio senso limitato in un mondo irrazionale. Ma queste soluzioni pratiche finiscono con la sconfitta di Scanner. La più completa insistenza su una spiegazione metafisica aumenta solo l'intensità della contraddizione tra la ricerca dell'autore di un mondo diverso da questa "Prigione di nero acciaio" e l'inadeguatezza della soluzione metafisica nel tentativo di prendere in considerazione conflitti e ingiustizie reali20. 6. NEL MIO TENTATIVO DI VENIRE A PATTI CON IL FASCINO CHE PROVO PER L'OPERA DI DICK, non ho avuto esitazioni nel porre l'attenzione su quello che io ritengo una suggestiva somiglianza tra le preoccupazioni di Dick circa la natura della realtà - così come si manifesta nella ripetuta messa in scena del "problema della realtà" - e la critica althusseriana dell'empirismo con l'enfasi di quest'ultima sul fatto che la realtà - che è "data" per l'empirismo - non si apprende direttamente, ma tramite varie e significative pratiche che "costruiscono" sia una "rappresentazione dei rapporti immaginari degli individui con le loro reali condizioni di esistenza" che "i sogetti o identità necessari a queste "rappresentazioni". Di conseguenza, l'ideologia non è un semplice disapprendimento della realtà (falsa coscienza), ma un mezzo collettivo umano per dare significato al mondo, e per definire ciascuno e il posto di ciascuno in questo mondo. Si potrebbe aggiungere che queste "pratiche significative" sono determinate dal contesto storico in cui si sviluppano, e che corrispondono agli interessi e alle visioni di un certo gruppo o classe. Sotto il capitalismo, l'ideologia borghese non lavora solo per assicurare la riproduzione del sistema capitalista, ma cerca anche di rinnegare il proprio status di ideologia e di presentare la propria particolare costruzione della realtà come naturale ed universale (vedi Roland Barthes). La critica tradizionale della letteratura contribuisce a questa "naturalizzazione" dell'ideologico attraverso approcci che parlano, per esempio, delle "qualità universali" di un'opera o che presentano quest'ultima come un tutto organico o totalità, con un singolo, evidente significato, l'espressione delle intenzioni dell'autore o la rappresentazione di alcuni significati o realtà esterni al testo. Le intenzioni di Dick (se potranno mai essere convenute) sono il risultato di un certo numero di fattori che contribuiscono alla produzione del senso nei suoi romanzi. Lo scrittore non "crea" dal nulla: le sue intenzioni (consce od inconsce) si intersecano con idee e materiali - compreso il linguaggio stesso, così come il genere SF e la forma del romanzo - che hanno un'esistenza e un significato preesistente. Di conseguenza, la forma Queste condizioni, quindi, sembrano far nascere il bisogno di soluzioni spirituali. Io credo che molto di Dick possa essere letto alla luce dei commenti giovanili di Marx nel suo Contribution to the critique of Hegel's philosophy of law: "L'ansia religiosa è allo stesso tempo l'espressione di un'angoscia reale e la protesta contro quest'angoscia. La religione è il sospiro delle creature oppresse, il cuore di un mondo senza cuore, così come lo spirito di una condizione non spirituale. Abolire la religione come felicità illusoria dei popoli è chiedere la loro felicità reale. Richiedere l'abbandono della illusioni circa l'attuale stato delle cose è richiedere l'abbandono di uno stato di cose che ha bisogno di illusioni. La critica della religione è perciò in embrione una critica della valle di lacrime, la cui nebbia è la religione... Il compito della storia, quindi, una volta scomparso il mondo al di là della verità, è di stabilire la verità del mondo. Il compito immediato della filosofia, che è al servizio della storia, una volta smascherata la sacra forma di auto-estraniamento, è di smascherare l'auto-estraniamento nelle sue forme non sacre. Di conseguenza la critica del cielo diventa critica della terra, la critica della religione diventa critica della legge, e la critica della teologia diventa critica politica". Vedi Marx & Engels, Collected works (Mosca, 1975), 3:175-76. 20
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del romanzo può essere vista essa stessa come riproduttrice in qualche modo dell'ideologia dominante - attraverso la narrazione, per esempio, in quanto intesa come una presentazione naturale, trasparente del mondo signifcante, piuttosto che come un modo storicamente sviluppato di selezione ed arrangiamento di eventi disparati. Non è l'uomo Dick sotto studio, ma un insieme di romanzi che esistono e possono essere letti per sè stessi: non a causa, o come illustrazione dell'autenticità della vita dell'autore, ma a causa della loro rottura rispetto alla tradizione del romanzo e del genere SF, e più specificatamente attraverso il loro continuo richiamo alla questione dell'illusione idealistica di una realtà organica, data, naturale ed immutabile. Il distruggere questa illusione, lo scoprire che la realtà non è ciò che sembra, è senz'altro il primo passo in qualsiasi pratica di trasformazione sociale. Ancora, come ho suggerito, la nostra conoscenza teoretica della natura costruita e mediata della realtà è per tanti di noi in disaccordo con la nostra esperienza di questa realtà come un dato continuo ed immutabile. Così non è per Dick. Egli afferma nella prefazione a The golden man (1980): "Non ho mai ceduto alla realtà" (O:XVIII); e dovunque nella sua narrativa egli descrive la scoperta vissuta dell'ideologia. La sua lotta ci spinge all'ammirazione. I suoi romanzi sono un'eloquente testimonianza della forza e della solitudine del suo rifiuto di accettare la "realtà" come data e della speranza che lo porta a sognare la trasformazione del mondo. Peter Fitting tit. orig. Reality as Ideological construct: a Reading of Five Novels by Philip K. Dick tr. ital. Mario Fabiani
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INDICE
Uno...............................................................................................................................................5 Due............................................................................................................................................. 13 Tre.............................................................................................................................................. 22 Quattro ....................................................................................................................................... 32 Cinque......................................................................................................................................... 41 Sei .............................................................................................................................................. 52 Sette ........................................................................................................................................... 65 Otto ............................................................................................................................................ 77 Nove ........................................................................................................................................... 87 Dieci............................................................................................................................................ 94 Undici........................................................................................................................................ 106 Dodici........................................................................................................................................ 118 Tredici....................................................................................................................................... 125 APPENDICE................................................................................................................................ 134 Palmer Eldritch Alien, ovvero, l’invasione dello spazio della fantascienza (C. Pagetti) ........................ 134 Le visioni mistico-tecnologiche di P. K. Dick (F. Chiappetti)............................................................. 139 La realtà come costruzione ideologica: una lettura di cinque romanzi di Philip K. Dick (P. Fitting) ...... 152 INDICE...................................................................................................................................... 170
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