Tom Clancy
I Denti della Tigre The Teeth Of The Tiger - © 2003
A Chris e Charlie. Benvenuti a bordo ... e, naturalmente, a Lady Alex, la cui luce brilla intensa come sempre «Di notte dormiamo tranquilli nel nostro letto solo perché ci sono persone decise ad usare anche la violenza per proteggerci.» George Orwell «Questa è una guerra fatta da combattenti che ci sono sconosciuti, ma tutti devono lottare senza perdere la fiducia o venir meno al proprio dovere...» Winston Churchill Whether the State can loose and bind In Heaven as well as on Earth: If it be wiser to kill mankind Before or after the birth - These are matters of high concern Where State-kept schoolmen are; But Holy State (we have lived to learn) Endeth in Holy War. Whether The People be led by The Lord, Or lured by the loudest throat: If it be quicker to die by the sword Or cheaper to die by vote - These are things we have dealt with once, (And they will not rise from their grave) For Holy People, however it runs, Endeth in wholly Slave. Whatsoever for any cause, Seeketh to take or give Power above or beyond the Laws, Suffer it not to live! Holy State or Holy King - Or Holy People's Will Have no truck with the senseless thing. Order the guns and kill! Saying-after-me:Once there was The People - Terror gave it birth; Once there was The Tom Clancy
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People and it made a Hell of Earth Earth arose and crushed it. Listen, 0 ye slain! Once there was The People-it shall never be again! RUDYARD KIPLING, Macdonough's Song* *Se spetti allo Stato liberare o condannare / in Cielo come in Terra: / se sia più saggio uccidere l'uomo / prima o dopo che sia venuto al mondo / sono questioni di grande importanza / che attengono agli uomini di Stato; / ma abbiamo ormai appreso che lo Stato Santo / è destinato alla Guerra Santa. // Se il Popolo si lasci guidare dal Signore, / o piuttosto sedurre da chi grida più forte: / se sia più rapido perire di spada / o meno dignitoso morire per un voto / sono cose che ci riguardavano un tempo, / (e non risorgeranno dalla tomba) / giacché, comunque vada, il Popolo Santo / è destinato alla eterna Schiavitù. // Non tollerate che possa esistere colui che, per qualsiasi ragione, / cerchi di ottenere o cedere / un potere al di sopra o al di là delle Leggi! / Santo Stato, Santo Re, Santo Volere del Popolo/ non immischiatevi in questa impresa dissennata. / Disponete le armi e uccidete! / Ripetendo insieme a me: // c'era una volta il Popolo partorito dal Terrore; / c'era una volta il Popolo e fece della Terra l'Inferno / la Terra si sollevò schiacciandolo. Udite, o voi trucidati! / C'era una volta il Popolo e non ci sarà mai più!
Prologo L'ALTRA SPONDA DEL FIUME David Greengold era nato nella più americana delle comunità, Brooklyn, ma in occasione del suo Bar Mitzvah, qualcosa d'importante era successo nella sua vita. Dopo aver proclamato «Oggi sono un uomo», si era recato alla festa incontrandovi alcuni famigliari giunti da Israele, dove suo zio Moses era un ricco commerciante di diamanti. Il padre dello stesso David possedeva sette gioiellerie, e la principale si trovava sulla 14a Strada a Manhattan. Mentre suo padre e lo zio parlavano d'affari sorseggiando vino della California, David si era messo a chiacchierare con suo cugino Daniel. Maggiore di lui di dieci anni, questi aveva da poco iniziato a lavorare per il Mossad, la più importante organizzazione d'intelligence israeliana all'estero e, da perfetto neofita, aveva raccontato al cugino un po' di storie. Tom Clancy
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Daniel aveva prestato servizio militare obbligatorio nei paracadutisti in Israele effettuando undici lanci e aveva partecipato ad alcune azioni nella guerra dei Sei Giorni del 1967. Per lui, si era trattato di un conflitto fortunato, senza gravi perdite nella sua compagnia e l'esiguo numero di morti glielo aveva fatto sembrare più un'avventura di carattere sportivo: una partita di caccia contro una selvaggina pericolosa sì, ma non troppo, conclusasi, come aveva previsto prima dell'inizio delle ostilità. Quelle storie erano in forte contrasto con le deprimenti immagini del Vietnam con cui allora la TV apriva ogni sera i telegiornali e, spinto dall'entusiasmo della sua identità religiosa appena riconfermata, David aveva deciso di emigrare nella sua patria ebraica non appena ottenuto il diploma della scuola superiore. Suo padre, che aveva prestato servizio nella 2a divisione corazzata americana nel 1941-1945 e che, nel complesso, aveva trovato l'avventura tutt'altro che piacevole, sarebbe stato ancor meno felice che suo figlio potesse finire in una giungla asiatica a combattere una guerra per la quale né lui né alcuno dei suoi conoscenti provavano grande entusiasmo; così, dopo il diploma, il giovane David s'imbarcò su un volo E1 Al per Israele e non si voltò mai più indietro. Perfezionò il suo ebraico, fece il servizio militare e poi, come il cugino, fu reclutato dal Mossad. Il suo curriculum era ottimo, tanto che oggi era capocentro a Roma: un incarico piuttosto importante. Suo cugino Daniel, nel frattempo, si era dimesso ed era tornato agli affari di famiglia, che rendevano molto più dello stipendio di funzionario pubblico. Gestire la sede di Roma lo teneva occupato. Alle sue dipendenze aveva tre agenti a tempo pieno, che portavano a casa un bel po' d'informazioni, alcune delle quali provenivano da un uomo che chiamavano Hassan. Di origini palestinesi, aveva buoni contatti nell'FPLP, il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, e quanto veniva a sapere lo comunicava ai suoi nemici, per denaro... non poco, in verità, tanto che poteva permettersi un comodo appartamento nella zona di Montecitorio. Oggi David doveva andare a «prelevare la posta». Aveva già utilizzato in passato quel luogo per gli scambi: la toilette del ristorante Giovanni ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti. Dopo essersi concesso una scaloppina di vitello - lì era squisita - e aver finito il suo vino bianco, si alzò per prelevare il pacchetto. Il punto preciso si trovava sotto l'orinale più a sinistra, una scelta un po' stravagante ma con il vantaggio di non subire mai in pratica controlli o pulizie. Vi era stata Tom Clancy
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incollata una piastrina d'acciaio che, anche se fosse stata notata, sarebbe apparsa del tutto innocente, dato che recava impresso il nome del fabbricante e un numero senza significato. Avvicinandosi, decise di approfittare dell'occasione facendo quel che si fa di solito in una toilette e, mentre era impegnato, sentì aprire la porta. Chiunque fosse non gli prestò attenzione ma, per maggior sicurezza, lasciò cadere il pacchetto di sigarette e, chinandosi per recuperarlo con la mano destra, staccò con la sinistra l'involucro dal suo nascondiglio. Occorreva abilità, proprio come a un prestigiatore professionista, per attirare l'attenzione con una mano e fare il lavoro con l'altra. Solo che in questo caso non funzionò. Aveva appena portato a termine l'operazione quando qualcuno lo urtò da dietro. «Mi scusi... signore.» La voce assunse un accento oxfordiano, come per far sentire a proprio agio una persona educata. Greengold non rispose, ma si limitò a girarsi a destra per lavarsi le mani e andarsene. Si avvicinò al lavandino e aprì l'acqua, guardando nello specchio. Quasi sempre, il cervello funziona più velocemente delle mani. Questa volta David vide gli occhi azzurri dell'uomo che lo aveva spinto alle spalle: erano abbastanza comuni, ma non lo era la loro espressione. Prima che la sua mente potesse comandare al corpo di reagire, l'uomo aveva allungato la mano sinistra per afferragli la fronte e qualcosa di freddo e acuminato gli penetrò nella nuca, poco sotto il cranio. La testa gli fu tirata indietro con forza, favorendo l'entrata del coltello nella spina dorsale, che fu troncata di netto. La morte non sopraggiunse subito. Il suo corpo crollò non appena ai muscoli vennero a mancare tutti i comandi; con essi sparì ogni percezione, gli rimase soltanto una lontana sensazione di bruciore al collo, che per lo shock non riuscì però a trasformarsi in dolore intenso. Cercò di respirare, ma non riuscì a rendersi conto che non l'avrebbe fatto mai più. Quell'uomo lo rigirò come se fosse stato un manichino e lo trascinò nella latrina. Ora tutto quel che riuscì a fare fu guardare e pensare. Vide quel volto, ma non gli disse nulla. L'uomo si girò osservandolo come una cosa, un oggetto neppure degno di uno sguardo d'odio. Impotente, David lo fissò mentre veniva messo a sedere sul gabinetto. Gli parve che quell'individuo gli frugasse nella giacca per rubargli il portafoglio. Che cos'era, soltanto una rapina? Una rapina a un esperto agente del Mossad? Impossibile. Poi Tom Clancy
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l'uomo afferrò David per i capelli sollevandogli la testa rovesciata. «Assalamu aleicom», esclamò l'assassino: la pace sia su di te. Allora, si trattava di un arabo? Di arabo però non aveva proprio nulla. Dal suo volto doveva trasparire evidente la perplessità. «Ti sei fidato davvero di Hassan, ebreo?» domandò l'uomo. Ma nella sua voce non percepiva alcuna soddisfazione. Il tono privo di emozioni denotava disprezzo. Nei suoi ultimi istanti di vita, prima che il cervello cessasse di funzionare per mancanza d'ossigeno, David Greengold si rese conto di essere caduto nella più classica delle trappole dello spionaggio, la falsa esca. Hassan gli aveva fornito informazioni per riuscire a identificarlo, per farlo venire allo scoperto. Che modo stupido di morire. C'era tempo solo per un ultimo pensiero: Adonai echad... Dio è uno. L'assassino controllò di avere le mani pulite e si esaminò il vestito, ma le coltellate di quel tipo non fanno sanguinare molto. Si mise in tasca il portafoglio e il pacchetto e, dopo essersi sistemato l'abito, uscì. Si fermò al proprio tavolo per lasciare ventitré euro per il pranzo, compresi alcuni centesimi di mancia, ma non sarebbe tornato presto. Uscito dal ristorante Giovanni, attraversò la piazza. Arrivando, aveva notato un negozio di Brioni, e sentì il bisogno di un abito nuovo. Il quartier generale del corpo dei Marines degli Stati Uniti non si trova al Pentagono. Nel più grande edificio pubblico del mondo c'è posto per l'esercito, la marina e l'aeronautica, ma per qualche motivo i Marines furono lasciati fuori e devono accontentarsi della propria sede, un complesso chiamato Navy Annex, a circa 500 metri sulla Lee Highway ad Arlington, in Virginia. Non è poi un gran sacrificio. Per le forze armate americane il corpo dei Marines è sempre stato considerato una specie di figliastro, tecnicamente sottoposto alla marina; in origine ne costituiva l'esercito privato, in modo da evitare la necessità di imbarcare soldati sulle navi da guerra, visti i rapporti poco idilliaci tra esercito e marina. Con il tempo, il corpo dei Marines divenne un'entità a sé stante, per oltre un secolo l'unica forza americana di terra mai vista dagli stranieri. Sollevato dai problemi dovuti a una logistica impegnativa o anche al personale sanitario - a queste necessità provvedeva l'equipaggio - ogni fante di marina era un fuciliere oltre a una figura che incuteva rispetto in chiunque non provasse un grande amore per gli Stati Uniti d'America. Per questo motivo, tra i colleghi delle forze armate americane i Marines sono Tom Clancy
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rispettati ma non sempre amati. Troppa scena, troppa boria e un senso ipersviluppato delle pubbliche relazioni anche nei casi in cui serviva riservatezza. Il corpo dei Marines opera come un piccolo esercito - con una propria aviazione, efficiente e temibile - e ora comprendeva anche un capo dei servizi d'intelligence, nonostante da qualcuno in uniforme fosse considerata una contraddizione in termini. Era un nuovo reparto, voluto dai responsabili del corpo per essere all'altezza degli altri servizi. Chiamato in codice M-2 - essendo «2» il tipico numero identificativo nel campo dei servizi d'informazione. Ne era responsabile il maggior generale Terry Broughton, un fuciliere non molto alto ma robusto, destinato a questo incarico per portare un po' di realismo nel mestiere della spia: era stato deciso di ricordare che, in fondo a tutte le scartoffie, c'era un uomo con un fucile, a cui servivano buone informazioni per restare vivo. Il corpo sosteneva che l'innata intelligenza del suo personale non era seconda a nessuna, nemmeno a quella dei maghi informatici dell'aviazione, dove si riteneva che chiunque fosse in grado di pilotare un aereo dovesse per forza essere più sveglio di chiunque altro. Undici mesi dopo, Broughton avrebbe assunto il comando della 2a divisione dei Marines, di base a Camp Lejeune, nella Carolina del Nord. Questa bella notizia era arrivata soltanto una settimana prima, e perciò lui era ancora di ottimo umore. Una bella notizia anche per il capitano Brian Caruso, per il quale essere ricevuto da un generale era, se non proprio molto preoccupante, certo fonte di qualche inquietudine. Indossava la sua uniforme classe-A color oliva, completa di cintura e tracolla regolamentare detta Sam Brown e di tutti i nastrini cui aveva diritto - non molti, ma alcuni piuttosto significativi, compreso il suo distintivo dorato da paracadutista - oltre a una serie di riconoscimenti per la precisione nel tiro da impressionare anche un vecchio fuciliere come il generale Broughton. L'M-2 aveva come personale d'ufficio un tenente colonnello, la cui segretaria era un sergente di colore. Tutto ciò sembrò un po' strano al giovane capitano, ma si ricordò che nessuno aveva mai preteso che il corpo si comportasse in modo logico. Come si suol dire: duecentotrenta anni di tradizione mai toccati dal progresso. «Il generale la riceverà subito, capitano», lo informò lei, sollevando lo sguardo dalla scrivania. «Grazie, sergente», rispose Caruso, alzandosi e dirigendosi verso la Tom Clancy
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porta, che il sottufficiale gli tenne aperta. Broughton era proprio come Caruso si aspettava. Circa un metro e ottanta, un torace così possente che avrebbe deviato anche una pallottola, i capelli tagliati quasi a zero. Come per la maggior parte dei Marines, il giorno cruciale era quello in cui i capelli raggiungevano il centimetro ed era indispensabile andare dal barbiere. Il generale sollevò lo sguardo dalle sue carte e osservò il visitatore dall'alto in basso con freddi occhi color nocciola. Caruso non salutò. Come gli ufficiali di marina, i Marines non salutano a meno che non siano in armi oppure abbiano in testa il berretto della divisa. L'ispezione durò circa tre secondi, che sembrarono eterni. «Buon giorno, signore.» «Si segga, capitano.» Il generale fece cenno verso una poltrona in cuoio. Caruso si sedette, ma rimase in posizione rigida, gambe serrate e schiena eretta. «Sa perché è qui?» chiese Broughton. «No, signore, non me lo hanno detto.» «Le va Force Recon?» «Mi piace, signore», rispose Caruso. «Penso di avere i migliori sottufficiali di tutto il corpo e il lavoro mi interessa.» Force Recon era il reparto speciale da ricognizione dei Marines. «Qui si dice che lei ha fatto un buon lavoro in Afghanistan.» Broughton sollevò un raccoglitore con i bordi contrassegnati da strisce rosse e bianche; indicava materiale top-secret. Le operazioni speciali spesso ricadevano in questa categoria e, di sicuro, il lavoro di Caruso in Afghanistan non era materiale per i telegiornali della sera. «È stato piuttosto entusiasmante, signore.» «Un ottimo lavoro, e ha anche riportato tutti i suoi uomini in salvo.» «Generale, soprattutto grazie a quell'aiutante di sanità dei SEAL che era con noi. Il caporale Ward era stato ferito in modo grave, ma il capo Randall gli ha salvato la vita, questo è certo. Lo proporrò per una decorazione. Spero che l'ottenga.» «L'avrà», gli assicurò Broughton. «E anche lei.» «Signore, ho solo fatto il mio dovere», affermò Caruso. «Hanno fatto tutto i miei uomini...» «E questo indica che lei è un bravo comandante», lo interruppe l'M-2. «Leggo il suo resoconto e anche quello del maresciallo capo istruttore Tom Clancy
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Sullivan. Dice che per un giovane ufficiale alla sua prima azione di combattimento lei si è comportato davvero bene.» Il sottufficiale Joe Sullivan aveva già respirato il fumo della battaglia, in Libano e in Kuwait, e in qualche altro posto che non era mai salito agli onori delle cronache televisive. «Sullivan ha lavorato per me una volta», rivelò Broughton al suo ospite. «È tempo di promuoverlo.» Caruso annuì. «Sì, signore. Di sicuro è pronto per un avanzamento.» «Ho visto il suo rapporto su di lui.» L'M-2 prese un altro raccoglitore, questo senza contrassegni di segretezza. «Lei non lesina complimenti ai suoi uomini, capitano. Come mai?» La domanda lasciò perplesso Caruso. «Signore, si sono comportati molto bene. Non avrei potuto aspettarmi di più. Condurrei quel pugno di Marines contro chiunque al mondo. Anche i nuovi un giorno potranno essere tutti marescialli capo, e due di loro portano già la qualifica di istruttore impressa su ogni millimetro di pelle. Lavorano sodo, e sono abbastanza svegli da mettersi a fare la cosa giusta ancor prima che gliela indichi, e almeno uno di loro ha la stoffa dell'ufficiale. Signore, quelli sono i miei uomini e io sono maledettamente fortunato di averli con me.» «E li ha addestrati davvero bene», soggiunse Broughton. «È il mio mestiere, signore.» «Non più, capitano.» «Scusi, signore? Mi mancano ancora quattordici mesi con il reparto e il mio incarico successivo non è stato ancora deciso.» Anche se gli sarebbe piaciuto restare al 2° Force Recon per sempre. Caruso immaginava di essere presto promosso maggiore e forse diventare s-3, ufficiale addetto alle operazioni del battaglione da ricognizione della divisione. «Quel tale della CIA che vi seguì in montagna, come si lavora con lui?» «James Hardesty, dice di essere stato nelle Forze Speciali dell'esercito. Sui quarant'anni, ma piuttosto in forma per l'età, parla due lingue del posto. Non se la fa sotto nelle situazioni critiche. Mi ha dato un grosso aiuto.» Il raccoglitore top-secret tornò nelle mani dell'M-2. «Qui dice che gli ha salvato la pelle in quell'imboscata.» «Signore, tanto per cominciare nessuno ha l'aria di essere in gamba quando cade in un'imboscata. Hardesty era davanti in ricognizione con il caporale Ward mentre io stavo mettendo in funzione la radio satellitare. I cattivi, che erano in una posizione piuttosto favorevole, vennero allo scoperto. Aprirono il fuoco troppo presto contro Hardesty, lo mancarono Tom Clancy
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con la prima raffica e noi effettuammo una manovra d'accerchiamento. Non avevano molte vie d'uscita. Il maresciallo capo Sullivan portò la sua squadra a destra e, quando fu in posizione, condussi i miei al centro. Ci vollero in tutto dai dieci ai quindici minuti e poi Sullivan centrò il nostro bersaglio, colpendolo alla testa da dieci metri. Volevamo prenderlo vivo, ma fu impossibile per come andarono le cose.» Caruso alzò le spalle. I superiori potevano creare gli ufficiali, ma non le necessità del momento, e quell'uomo non aveva alcuna intenzione di passare il suo tempo prigioniero degli americani ed era difficile catturare un tipo del genere. Il risultato finale fu di un Marine ferito in modo grave e sedici nemici uccisi, oltre a due prigionieri vivi da consegnare a quelli dei servizi perché li facessero parlare. Finì con un risultato superiore a ogni aspettativa. Gli afghani erano sì coraggiosi ma non pazzi o, più precisamente, sceglievano il martirio solo alle loro condizioni. «Imparato qualcosa?» chiese Broughton. «Non si è mai troppo addestrati, signore, e non si è mai troppo in forma. La realtà è molto peggiore delle esercitazioni. Come ho detto, gli afghani sono piuttosto coraggiosi, ma non sono addestrati. E non si sa mai chi è pronto a battersi e chi invece ha intenzione di mollare. A Quantico insegnano a fidarsi del proprio istinto, ma non ne inculcano alcuno e non si sa mai se si ascolta la voce giusta oppure no.» Caruso alzò le spalle, ma continuò a esporre il suo pensiero. «Penso che a me e ai miei Marines sia andata bene, ma non so davvero perché.» «Non pensi troppo, capitano. Quando si è nella merda, non si ha tempo di pensare a troppe cose. È prima che si deve pensare. E come si addestrano i propri uomini e come si assegnano loro le responsabilità. Si prepara la mente all'azione ma non si può mai sapere in che forma l'azione si presenterà. In ogni caso, lei ha fatto tutto nel modo giusto. Ha impressionato questo Hardesty... e lui è un cliente molto esigente. Ecco come sono andate le cose», concluse Broughton. «Mi scusi, signore?» «La CIA vuole parlare con lei», precisò L'M-2. «Vanno a caccia di talenti ed è saltato fuori il suo nome.» «Per fare cosa, signore?» «Non me l'hanno detto. Cercano gente in grado di operare sul campo. Non penso si tratti di spionaggio, probabilmente qualcosa di paramilitare. Scommetto che è la nuova faccenda dell'antiterrorismo. Non posso dire Tom Clancy
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che mi entusiasmi l'idea di perdere un promettente giovane ufficiale, tuttavia non ho voce in capitolo; lei è libero di rifiutare l'offerta, ma prima deve andare a parlare con loro.» «Capisco.» In realtà, non molto. «Forse qualcuno gli ha ricordato un altro ex Marine che da loro è riuscito piuttosto bene...» osservò Broughton senza finire la frase. «Vuole dire lo zio Jack? Maledizione, mi scusi signore, ma evito di pensarci fin da quando ho messo piede alla scuola d'addestramento di base. Sono soltanto un O-3 dei Marines, signore. Non chiedo nient'altro.» «Bene», fu l'unico commento di Broughton. Aveva davanti un giovane ufficiale molto promettente che si era letto la guida del perfetto Marine da cima a fondo e non si era dimenticato alcuna parte importante. Semmai era fin troppo onesto, ma anche lui lo era stato un tempo. «Bene, lei deve trovarsi là entro due ore. Incontrerà un certo Pete Alexander, un altro proveniente dalle Forze Speciali; ha aiutato a condurre l'operazione Afghanistan negli anni '80. Non è malaccio, da quanto ho sentito dire, ma non vuole far fruttare il suo talento. Faccia attenzione, capitano», disse salutandolo. «Sì, signore», promise Caruso. Si alzò, nella posizione di attenti. L'M-2 rivolse un sorriso al suo ospite. «Semper Fi, ragazzo.» «Sempre, signore.» Caruso uscì dall'ufficio, fece un cenno al sergente, non disse una parola al tenente colonnello, che non lo aveva degnato di uno sguardo, e scese le scale, domandandosi dove diavolo stesse cacciandosi. A centinaia di chilometri di distanza, un altro di nome Caruso stava pensando la stessa cosa. L'FBI era diventato famoso come una delle prime agenzie d'America di sostegno alla giustizia, effettuando indagini a livello interstatale nel settore dei rapimenti subito dopo l'approvazione della legge Lindbergh negli anni '30. Il suo successo nel risolvere questi casi aveva in gran parte messo fine ai rapimenti per denaro... almeno da parte dei criminali intelligenti. L'FBI chiuse ogni singolo caso e i criminali professionisti avevano finalmente capito che il gioco non valeva la candela. Si era andati avanti così per anni, finché non ripresero lo stesso tipo di attività altri rapitori per motivi diversi dal denaro. Ed era gente molto più difficile da catturare. Penelope Davidson era svanita nel nulla sulla strada per l'asilo proprio Tom Clancy
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quella mattina. I genitori avevano chiamato la polizia locale a un'ora dalla sua scomparsa e poco dopo l'ufficio dello sceriffo del posto aveva chiamato l'FBI. La procedura consentiva all'organizzazione d'intervenire non appena alla vittima fosse stato fatto attraversare un confine di Stato. Georgetown, in Alabama, si trova proprio a mezzora dal confine del Mississippi e così l'ufficio di Birmingham dell'FBI si era subito lanciato sul caso come un gatto su un topo. Nel vocabolario dell'FBI, un caso di rapimento è chiamato «7» e quasi tutti gli agenti dell'ufficio saltarono sulle auto, dirigendosi a sud-ovest verso quella cittadina agricola. Nella testa di ogni agente, però, c'era la paura del gesto di un folle. Era stata messa a punto una tabella di marcia nei casi di rapimento. Si riteneva che la maggior parte delle vittime fosse oggetto di abusi sessuali e uccisa nel giro di quattro-sei ore. Solo un miracolo poteva far ritrovare la bambina così in fretta, e i miracoli non avvengono spesso. Dato però che la maggior parte di quegli uomini aveva moglie e figli, si misero all'opera come se ci fosse ancora una speranza. L'agente speciale di turno fu il primo a parlare con lo sceriffo, che si chiamava Paul Turner. L'FBI non lo ritenne all'altezza della situazione e Turner la pensava nello stesso modo: l'idea di una bambina violentata e assassinata sotto la sua giurisdizione gli dava il voltastomaco e l'aiuto federale era per lui ben accetto. Furono consegnate foto a ogni uomo con un distintivo e una pistola. Vennero consultate le cartine. I poliziotti locali e gli agenti speciali dell'FBI setacciarono la zona tra la casa dei Davidson e la scuola pubblica verso cui la piccola aveva camminato per cinque isolati ogni mattina nell'arco di due mesi e furono interrogati tutti quelli che vivevano lungo il percorso. Intanto a Birmingham si verificavano al computer eventuali maniaci abitanti nel raggio di 150 chilometri e vennero anche mandati agenti e poliziotti dell'Alabama a interrogarli. Ogni casa fu ispezionata, di solito con il permesso del proprietario, ma abbastanza spesso anche senza, poiché i giudici locali assunsero un atteggiamento severo nei confronti del caso. Per l'agente speciale Dominic Caruso, non era il primo incarico importante, ma era il suo primo «7» e, anche se non era sposato e non aveva figli, il pensiero di una bambina scomparsa prima gli dava i brividi e poi lo rendeva furioso. La foto diffusa mostrava occhi azzurri e capelli biondi, e un sorrisetto grazioso. Questo «7» non era per soldi. La famiglia era modesta. Il padre era addetto alla manutenzione della locale linea Tom Clancy
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elettrica mentre la madre lavorava part-time come aiuto infermiera nell'ospedale distrettuale. Entrambi erano metodisti praticanti e nessuno dei due, a un primo controllo, sembrava sospettabile di pedofilia, benché fosse stata presa in considerazione anche questa ipotesi. Un vecchio agente dell'ufficio di Birmingham era molto abile nel tracciare i profili, e la sua prima lettura fu spaventosa: quello sconosciuto poteva essere un rapitore e serial killer, qualcuno che veniva attratto sul piano sessuale dai bambini e sapeva che il modo più sicuro per commettere questo tipo di crimine era uccidere successivamente la vittima. Si trovava da qualche parte, Caruso lo sapeva. Dominic Caruso era un giovane agente, uscito da non più di un anno da Quantico, ma già al suo secondo incarico sul campo; gli agenti scapoli dell'FBI non avevano più possibilità di scelta degli incarichi di un passero in un uragano. Il suo primo periodo di servizio era stato a Newark, nel New Jersey, in tutto sette mesi, ma l'Alabama gli andava più a genio. Spesso il tempo faceva schifo, ma non era un alveare come quella sozza città. Ora era incaricato di sorvegliare la zona a ovest di Georgetown, per raccogliere qualche notizia interessante. Non aveva ancora l'esperienza necessaria per andare in giro a interrogare; questa era una capacità che si acquisiva con gli anni, benché Caruso ritenesse di essere piuttosto sveglio oltre al fatto che era diplomato in psicologia. Cercare un'auto con a bordo una bambina, ma non seduta su un seggiolino per bimbi? si chiese. Certo: così avrebbe avuto la possibilità di guardar fuori dalla macchina e magari chiedere aiuto... No, era più facile che quel tale l'avesse legata, ammanettata o fatta su con nastro adesivo, e magari imbavagliata. Una bambina, inerme e terrorizzata. L'idea gli fece stringere le mani sul volante. La radio gracchiò. «Base di Birmingham a tutte le unità "7". Ci è stato riferito che il sospetto "7" potrebbe essere alla guida di un furgone bianco un po' sporco, forse un Ford. Targa dell'Alabama. Se vedete un veicolo corrispondente a questa descrizione, chiamate, e faremo effettuare i controlli alla polizia locale.» Il che voleva dire non mettete in funzione il lampeggiante e non accostatevi a meno che non sia indispensabile, pensò Caruso. Era il momento di riflettere. Se fossi un individuo come quello, dove sarei... ? Caruso rallentò. Pensò... un posto con un buon accesso stradale. Non necessariamente una Tom Clancy
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strada principale... ma una secondaria, con la possibilità di svoltare in una zona più appartata. Facile entrare, facile uscire: un posto dove i vicini non avrebbero potuto vedere o sentire quel che stava combinando... Prese il microfono. «Caruso alla base di Birmingham.» «Sì, Dominic», rispose l'agente alla centrale radio. Le radio dell'FBI erano criptate e non potevano essere ascoltate senza un buon decrittatore. «Il furgone bianco. Quanto è attendibile?» «Un'anziana signora uscita a prendere il giornale ha visto una bambina, corrispondente alla descrizione, che parlava con qualcuno vicino a un furgone chiaro. Si tratterebbe di un bianco, età indefinita, nessun altro dato. Non è molto, Dom, ma è tutto quel che abbiamo», riferì l'agente speciale Sandy Ellis. «Quanti pedofili nella zona?» chiese poi Caruso. «Stando al computer, diciannove. Sono stati tutti interrogati. Non è emerso ancora nulla. È tutto.» «Ricevuto, Sandy. Chiudo.» Altri chilometri, altre ricerche. Si domandò se tutto ciò fosse simile all'esperienza vissuta da suo fratello Brian in Afghanistan: solo, a caccia del nemico... Si mise a cercare stradine laterali polverose, meglio se con tracce recenti di pneumatici. Riguardò la foto formato tessera. Una bambina dal visetto dolce che inizia appena a leggere. Una bambina per la quale il mondo è sempre stato un luogo sicuro, governato da mamma e papà, che andava a catechismo e costruiva pupazzetti col cartone delle uova e i nettapipa e imparava a cantare un po' di canzoncine. Girava la testa a destra e a sinistra. Là, a un centinaio di metri, una strada non asfaltata che conduceva nei boschi. Rallentando, vide che il percorso faceva una curva dolce a S, ma gli alberi non erano folti e riusciva a vedere... ... una casa modesta in legno... e vicino... lo spigolo di un furgone...? ma questo più che bianco era beige... La signora che aveva visto la bambina e il furgone... quanto era lontano... luce del sole oppure ombra...? Troppi fattori, troppe incertezze, troppe variabili. Per quanto valida fosse l'accademia dell'FBI, non poteva prepararti a tutto - anzi... lo dicevano anche - dicevano di fidarsi del proprio istinto e della propria esperienza... Ma Caruso aveva soltanto un anno di esperienza. Tom Clancy
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Eppure... Fermò l'auto. «Caruso alla base di Birmingham.» «Sì, Dominic», rispose Sandy Ellis. Caruso trasmise via radio la sua posizione. «Vado in 10-7 per dare un'occhiata.» «Ricevuto, Dom. Ti serve aiuto?» «No, Sandy. Forse non è niente, vado solo a bussare alla porta e a parlare con chi c'è dentro.» «Va bene, resto in attesa.» Caruso non aveva una radio portatile - erano in dotazione alla polizia locale, non all'FBI - e così non poteva comunicare, tranne che con il cellulare. La sua arma personale era una Smith & Wesson 1076, infilata nella fondina sul fianco destro. Scese dall'auto e accostò la portiera senza chiuderla per non fare rumore: ci si volta sempre per vedere che cosa ha provocato il rumore di una portiera sbattuta. Indossava un abito di un verde oliva molto scuro; una fortuna, pensò Caruso, dirigendosi a destra. Avrebbe prima dato un'occhiata al furgone. Camminava in modo normale, ma con gli occhi fissava le finestre di quella casa malandata, da un lato sperando di vedere una faccia, dall'altro felice che non apparisse nessuno. A occhio, il furgone Ford doveva avere sei anni, con qualche piccola ammaccatura sulla carrozzeria. L'autista aveva parcheggiato in retromarcia, accostando la portiera scorrevole alla casa, come avrebbe potuto fare un carpentiere o un idraulico. Oppure qualcuno intento a spostare un corpicino che fa resistenza. Tenne la mano destra libera e la giacca sbottonata. Estrarre la pistola alla svelta era l'esercizio di ogni poliziotto al mondo, compiuto spesso davanti allo specchio, anche se solo un pazzo avrebbe sparato in movimento, perché così non avrebbe colpito un bel niente. Caruso prese tempo. Il finestrino lato guidatore era abbassato. L'interno era quasi del tutto vuoto: pavimento di metallo sgombro, non verniciato, ruota di scorta, cric... e un grosso rotolo di nastro adesivo... Ce n'era un sacco in giro. L'estremità libera del rotolo era ripiegata in basso, come per essere sicuri di poter tirare altro nastro senza doverlo staccare con le unghie. Un sacco di gente lo fa. C'era, poi, un tappetino, appoggiato... no, fissato con nastro, al pavimento, proprio dietro il sedile Tom Clancy
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del passeggero a destra... ed era lo stesso tipo di nastro che penzolava dal telaio metallico del sedile. Che significato poteva avere? Perché proprio lì? si chiese Caruso, ma d'un tratto cominciò a sentire prurito agli avambracci. Era la prima volta che gli capitava. Lui non aveva mai arrestato nessuno, non era ancora stato coinvolto in qualche indagine di rilievo o che almeno avesse avuto una conclusione importante; aveva dato la caccia a ricercati a Newark, per poco tempo, catturandone tre, sempre con un altro agente più esperto che guidava l'azione. Ora aveva più esperienza, era un po' più rodato... ma non così tanto, rammentò a se stesso. Caruso girò la testa verso la casa. Ora il cervello gli funzionava in fretta. Di che cosa disponeva in realtà? Non molto. Aveva esaminato l'interno di un normale furgone senza trovare alcuna prova significativa, solo un vano vuoto con un rotolo di nastro adesivo e un tappetino sul pavimento d'acciaio. Eppure... Il giovane agente tolse di tasca il cellulare e chiamò l'ufficio. «FBI. Posso esservi d'aiuto?» chiese una voce femminile. «Caruso per Ellis.» Glielo passarono immediatamente. «Che c'è, Dom?» «Furgone bianco Ford Econoline, targa Alabama Echo Romeo Sei Cinque Zero Uno, parcheggiato dove mi trovo. Sandy...» «Sì, Dominic?» «Sto per bussare alla porta di questo tipo.» «Vuoi aiuto?» Caruso pensò per un secondo. «Sì, confermo.» «C'è un poliziotto del distretto a una decina di minuti. Resta in attesa», avvisò Ellis. «Ricevuto, rimango in attesa.» Ma in gioco c'era la vita di una bambina... Si diresse verso la casa, attento a tenersi lontano dalle finestre. Fu qui che il tempo si fermò. Trasalì sentendo un grido. Era un urlo straziante, penetrante, come qualcuno che avesse visto la morte in faccia. Il suo cervello elaborò l'informazione e di colpo si ritrovò con la pistola in mano, proprio davanti al petto, rivolta in alto, verso il cielo. Era stato il grido di una donna, e qualcosa scattò nella sua testa. Muovendosi il più rapidamente possibile, senza fare troppo rumore, raggiunse il portico dal tetto un po' sconnesso. La porta anteriore era costituita in pratica da una rete metallica contro gli insetti. Aveva bisogno Tom Clancy
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di una verniciata, come tutta la casa. Forse l'avevano affittata a poco prezzo. Guardando attraverso la rete riuscì a scorgere quello che sembrava un corridoio, con la cucina sulla sinistra e a destra il bagno, al cui interno da quella posizione riuscì a vedere solo la tazza di porcellana e un lavandino. Si chiese se avesse motivi validi per entrare nella casa e decise subito di averne a sufficienza. Tirò a sé la porta ed entrò il più silenziosamente possibile. Un tappeto sporco e di poco valore era steso lungo il corridoio. Vi si diresse, con pistola rivolta in alto e i nervi tesi come corde di violino. Muovendosi, cambiava la prospettiva. La cucina sparì alla vista, ma poté vedere meglio nel bagno... Penny Davidson era nella vasca, nuda, gli occhi azzurro intenso spalancati e la gola tagliata da un orecchio all'altro, con il sangue che le copriva il petto piatto e le sponde della vasca. Il collo le era stato tagliato con tale violenza che era aperto come una seconda bocca. Stranamente, Caruso non ebbe alcuna reazione fisica. I suoi occhi registrarono l'istantanea, ma al momento il suo unico pensiero fu che il colpevole era vivo e solo a pochi metri da lì. Si rese conto che il rumore udito proveniva dal davanti a sinistra. Il soggiorno. Una televisione. L'uomo doveva essere lì. Poteva essercene un secondo? Non aveva tempo per domandarselo e al momento non si preoccupò più di tanto. Lentamente, con cautela, mentre il cuore gli batteva come un martello pneumatico, si sporse in avanti e sbirciò oltre lo stipite. Eccolo, fra i trenta e i quarant'anni, maschio bianco, capelli radi, intento a guardare la TV con aria rapita - era un film dell'orrore, l'urlo doveva provenire da lì - e a sorseggiare birra da una lattina. L'espressione era tranquilla e per nulla eccitata. Forse si era rilassato, pensò Dominic. E proprio davanti a lui, sul tavolino, c'era un coltello da macellaio, insanguinato. C'era sangue sulla sua maglietta, come se gli fosse stato spruzzato addosso. Dalla gola di una bambina. «Il problema con questi matti è che non oppongono mai resistenza», aveva detto ai suoi allievi un istruttore all'accademia dell'FBI. «Oh, sì, fanno i John Wayne con aria spavalda quando hanno fra le mani un bambino, ma non fanno resistenza ai poliziotti armati, mai. Ed è un vero peccato», aveva concluso l'istruttore. Oggi non te ne andrai in galera. Questo pensiero si fece strada nella Tom Clancy
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mente di Caruso in modo quasi spontaneo. Il pollice destro tirò indietro il cane con un clic, preparando l'arma all'uso. Si accorse di avere le mani ghiacciate. Proprio nell'angolo, dove si girava a sinistra per entrare nella stanza, c'era un vecchio tavolino malandato. Di forma ottagonale, reggeva un vaso di vetro blu trasparente, di poco prezzo, acquistato forse nel Kmart del posto, destinato a contenere dei fiori; ma oggi non ce n'erano. Adagio, con cautela, Caruso alzò un piede, poi con un calcio mandò a gambe all'aria il tavolino. Il vaso andò fragorosamente in frantumi sul pavimento di legno. L'uomo si mosse di colpo, girandosi per vedere chi fosse entrato in casa. La sua reazione fu più istintiva che ragionata e si lanciò verso il coltello sul tavolino. Caruso non ebbe nemmeno il tempo di sorridere, pur sapendo che quel tipo aveva commesso l'ultimo errore della sua vita. Per tutte le polizie d'America, infatti, un uomo con un coltello in mano a meno di 7 metri costituisce una minaccia immediata e letale. Quello fece anche il gesto di alzarsi. Ma non ci riuscì. Il dito di Caruso premette il grilletto della Smith, trapassandogli il cuore al primo colpo. Altri due seguirono in meno di un secondo. La maglietta bianca si tinse di rosso. Quello si osservò il petto, poi guardò l'agente, con in viso un'espressione di totale sorpresa e si risedette, senza una parola o un gemito. A questo punto Caruso invertì direzione e controllò l'unica stanza da letto della casa. Vuota. Come pure la cucina, mentre la porta posteriore era ancora chiusa a chiave dall'interno. Per un attimo si sentì sollevato. Nessun altro nella casa. Diede un'altra occhiata al rapitore. Aveva ancora gli occhi aperti, ma Dominic lo aveva centrato in pieno. Prima disarmò e ammanettò il cadavere, poiché così gli avevano insegnato. Poi verificò le pulsazioni alla carotide, ma era tempo perso. Quell'uomo stava ormai solo vedendo la porta dell'inferno. Allora tirò fuori il cellulare e richiamò l'ufficio. «Dom?» chiese Ellis prendendo il telefono. «Sì, Sandy, sono io. L'ho appena steso.» «Cosa? Che vuoi dire?» domandò concitato Sandy Ellis. «La bambina, è qui, morta, con la gola tagliata. Sono entrato e quel tipo si è voltato contro di me con un coltello. L'ho steso. È morto, anche lui, morto stecchito.» «Dio mio, Dominic! Lo sceriffo è solo a un paio di minuti da te. Tom Clancy
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Aspetta.» «Ricevuto, aspetto, Sandy.» Subito dopo sentì il suono di una sirena. Uscì sul portico, mise la sicura e rinfoderò l'arma, poi estrasse dalla tasca della giacca la sua tessera dell'irai e la tenne sollevata nella mano sinistra mentre lo sceriffo si avvicinava con la pistola in pugno. «È tutto sotto controllo», annunciò Caruso con la voce più calma che gli fu possibile. Ora era eccitato. Invitò lo sceriffo Turner a entrare nella casa, ma rimase fuori mentre il poliziotto entrava. Un paio di minuti dopo, questi uscì, con la Smith & Wesson nella fondina. Turner era l'immagine hollywoodiana di uno sceriffo del Sud, alto, massiccio, con braccia come prosciutti e il cinturone che gli affondava nella pancia. Solo che era nero. Film sbagliato. «Che è successo?» chiese. «Mi dà un minuto?» Caruso trasse un respiro profondo e pensò un momento a come riferire l'accaduto. Era importante che Turner capisse bene, perché l'omicidio era un crimine sotto la sua giurisdizione. «D'accordo.» Turner mise la mano nel taschino della camicia e ne tolse un pacchetto di Kools. Ne offrì una a Caruso, che fece cenno di no con la testa. Il giovane agente si sedette sul pavimento di legno grezzo cercando di riordinare le idee. Che cosa era successo, esattamente? Che cosa, esattamente, aveva appena fatto? E come, esattamente, doveva spiegarlo? Non provava alcun rincrescimento. Almeno non per quell'individuo. Ma per Penelope Davidson era ormai tardi. Un'ora prima? Magari anche mezzora? Quella bambina non sarebbe tornata a casa stasera, non avrebbe più avuto le coperte rimboccate dalla mamma o abbracciato il papà. Così l'agente speciale Dominic Caruso non provava alcun rimorso. Solo dispiacere per essere arrivato troppo tardi. «Può parlare?» chiese lo sceriffo Turner. «Stavo cercando un posto come questo e, quando ci sono passato accanto, ho visto il furgone parcheggiato...» cominciò Caruso. Si alzò e condusse lo sceriffo all'interno per riferire gli altri dettagli. «Poi ho rovesciato il tavolino. Mi ha visto e ha cercato il coltello, voltandosi verso di me; ho estratto la pistola e ho fulminato quel bastardo. Tre colpi, penso.» Turner si avvicinò al cadavere. Non c'era molto sangue. Tutti e tre i colpi Tom Clancy
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avevano trapassato il cuore che aveva cessato di pompare quasi all'istante. Paul Turner non era affatto quello stupido che poteva apparire a un agente federale addestrato. Guardò il corpo e si girò osservando la porta da cui Caruso aveva sparato i colpi. Misurò a occhio distanza e angolazione. «Così», osservò lo sceriffo, «è inciampato su quel tavolino. Il sospettato lo vede, afferra il coltello e lei, temendo per la sua vita, estrae la pistola d'ordinanza e spara tre colpi in rapida successione, esatto?» «E andata proprio così, sì.» «Oh, oh», osservò l'uomo che prendeva un cervo quasi ad ogni stagione di caccia. Lo sceriffo Turner tirò fuori dalla tasca destra dei pantaloni la catenella delle chiavi. Gliel'aveva regalata suo padre, portabagagli della Pullman alla vecchia Illinois Central. Era di foggia antica, con saldato dentro un dollaro d'argento del 1948, di vecchio tipo, quasi 4 centimetri di diametro. Lo tenne sopra il torace del rapitore e il diametro della vecchia moneta coprì del tutto i tre fori d'entrata. I suoi occhi assunsero un'espressione molto scettica, poi si voltarono verso il bagno e si addolcirono. Infine espresse il proprio verdetto. «Allora è ciò che scriveremo. Bel colpo, ragazzo.» Nel giro di pochi minuti fece la sua comparsa una dozzina di mezzi della polizia e dell'FBI. Subito dopo arrivò il laboratorio mobile specializzato nell'eseguire i rilievi sulla scena del delitto. Un fotografo scattò ventitré rullini di pellicola a colori da 400 ASA. Il coltello fu tolto dalla mano del morto e messo in un sacchetto per il rilievo delle impronte e il confronto del gruppo sanguigno con quello della vittima: era una pura formalità, ma la procedura era particolarmente rigida in caso di omicidio. Alla fine, il corpo della bambina fu messo in un sacco e portato via. I genitori avrebbero dovuto riconoscerlo, ma per fortuna il suo viso era abbastanza intatto. Uno degli ultimi ad arrivare fu Ben Harding, l'agente speciale responsabile dell'ufficio di Birmingham del Federai Bureau of Investigation. Una sparatoria che vedeva coinvolto un agente comportava un suo rapporto formale sulla scrivania del direttore Dan Murray, un vecchio amico. Prima, Harding si accertò che Caruso fosse in buone condizioni fisiche e mentali. Poi andò a salutare Paul Turner e a sentire la sua opinione sulla sparatoria. Caruso osservava a distanza e vide Turner Tom Clancy
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descrivere gesticolando l'accaduto, mentre Harding annuiva. Era positivo che lo sceriffo Turner desse la sua approvazione ufficiale. C'era un capitano della polizia statale ad ascoltare e anche lui annuiva. Il nocciolo della questione era che Dominic Caruso non aveva in realtà trasgredito alle regole. Sapeva di aver fatto la cosa giusta, solo che l'aveva fatta un'ora dopo il necessario. Alla fine, Harding si avvicinò al suo giovane agente. «Come ti senti, Dominic?» «Lento», rispose Caruso. «Maledettamente troppo lento... sì, lo so, è irragionevole pensare di poter fare altrimenti.» Harding gli afferrò una spalla scuotendola. «Non avresti potuto fare di più, ragazzo.» Fece una pausa. «Com'è andata la sparatoria?» Caruso ripeté il suo racconto. Ormai, nella sua mente quella era la verità. Avrebbe potuto forse raccontare com'erano andate davvero le cose senza subire alcuna conseguenza, Dom lo sapeva, ma perché rischiare? Era stato, ufficialmente, un colpo pulito, e questo bastava, per quanto riguardava la sua scheda personale all'FBI. Harding ascoltò e annuì pensieroso. C'erano carte da compilare e spedire subito con corriere espresso a Washington. Avrebbe comunque prodotto un bell'effetto sui giornali la notizia che un agente dell'irci aveva localizzato e ucciso un rapitore di bambini lo stesso giorno del delitto. Avrebbero forse trovato le prove che non era l'unico crimine del genere commesso da quel folle. La casa doveva essere ancora minuziosamente perquisita. Avevano già trovato una macchina fotografica digitale e non ci sarebbe stato da meravigliarsi scoprendo che quel pazzo teneva nel suo PC la registrazione di delitti precedenti. In tal caso, Caruso aveva chiuso più di un'inchiesta, e avrebbe avuto nella sua scheda una grossa stella d'oro. Quanto grossa, né Harding né Caruso potevano ancora saperlo. La caccia ai talenti stava per trovare anche Dominic Caruso. E un altro.
1 IL CAMPUS La cittadina di West Odenton, nel Maryland, non è in realtà nemmeno una cittadina: ci sono soltanto un ufficio postale per la gente dei dintorni, qualche distributore di benzina e un chiosco di bibite 7-Eleven, oltre ai Tom Clancy
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soliti fast-food indispensabili a quanti amano fare una prima colazione ricca di grassi durante il tragitto da Columbia, nel Maryland, ai loro posti di lavoro a Washington, D.C. E a meno di 800 metri dal modesto edificio della posta si ergeva un palazzo di media altezza dalla tipica architettura anonima degli uffici governativi. Era alto nove piani e in mezzo al vasto prato sul davanti, spiccava un basso monolito decorativo di mattoni grigi sul quale una scritta a caratteri argentati annunciava HENDLEY ASSOCIATES, senza precisare, comunque, di che cosa in effetti si trattasse. Dall'esterno si capiva ben poco. Il tetto dell'edificio era piatto, con il rivestimento in catrame e ghiaia su un supporto di cemento armato, un piccolo sopralzo vetrato per il motore dell'ascensore e un'altra struttura rettangolare che non lasciava capire a che cosa servisse. In realtà era di fibra di vetro bianca ed era permeabile alle onde radio. L'edificio, in sé, aveva una sola caratteristica insolita: tranne alcuni vecchi magazzini per l'essiccazione del tabacco alti poco più di 7 metri, era l'unica costruzione di oltre due piani visibile dalla sede della National Security Agency di Fort Meade, nel Maryland, e dalla sede della Central Intelligence Agency di Langley, in Virginia. Anche altri imprenditori si erano dichiarati disposti a costruire in quella zona, lungo quella visuale, ma l'autorizzazione ai lavori non era mai stata concessa per tutta una serie di motivi, uno più falso dell'altro. Dietro l'edifìcio sorgeva un piccolo parco antenne non dissimile da quello accanto a una stazione televisiva locale: una mezza dozzina di padelloni parabolici del diametro di 6 metri circa, entro un recinto di pannelli Cyclone alti 3,50 metri, dal bordo metallico tagliente, e le paraboliche erano puntate in direzione di svariati satelliti commerciali per comunicazioni. L'intero complesso comprendeva poco più di 6,5 ettari della contea di Howard nel Maryland, e chi ci lavorava l'aveva soprannominato «Il Campus», l'Università, forse perché poco distante c'era il laboratorio di Fisica applicata della Johns Hopkins University, un centro di consulenza governativo realizzato molto tempo addietro, il quale svolgeva funzioni delicate e poco conosciute. Per il pubblico, la Hendley Associates trattava azioni, obbligazioni e valute estere, anche se, fatto piuttosto strano, concludeva ben poco nel campo degli affari pubblici. Non aveva clienti noti, e mentre si sussurrava che fosse abbastanza attiva, senza dare troppo nell'occhio, nell'assistenza locale (correva voce che la maggior parte delle elargizioni della Hendley Tom Clancy
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andasse a beneficio della facoltà di Medicina della Hopkins University), nessun particolare in proposito era mai trapelato fino ai mezzi d'informazione locali. In realtà, la Hendley non aveva nemmeno un ufficio di pubbliche relazioni. E non correvano nemmeno voci in merito a una sua possibile apertura in futuro, per quanto fosse risaputo che il suo direttore aveva avuto un passato abbastanza burrascoso, in conseguenza del quale rifuggiva da ogni forma di pubblicità, che in alcune occasioni era riuscito a evitare in modo molto abile ed elegante, finché i media locali avevano smesso di insistere. I dipendenti della Hendley abitavano nei dintorni, perlopiù a Columbia, conducevano un tenore di vita medio-alto e in genere tendevano a non dare in alcun modo nell'occhio. Gerald Paul Hendley Jr. aveva fatto una carriera incredibile nel campo commerciale, accumulando un notevole patrimonio personale poi, verso i quarant'anni, si era dato all'attività politica, ed era diventato ben presto senatore federale della Carolina del Sud. Si era fatto con molta rapidità una fama di uomo aggressivo che non badava a interessi particolaristici e alle sovvenzioni delle campagne elettorali, seguendo una linea indipendente, con un atteggiamento progressista sulle questioni dei diritti civili, ma decisamente conservatore nel campo della difesa e delle relazioni estere. Non aveva mai rinunciato a esprimere la propria opinione, cosa gradita alla stampa perché c'era sempre qualcosa d'interessante da pubblicare sul suo conto, e alla fine si era anche mormorato che mirasse alla candidatura presidenziale. Tuttavia, verso la fine della sua seconda legislatura aveva subito un grave lutto: aveva perso la moglie e i tre figli in un incidente stradale sull'Interstatale 185, poco fuori Columbia, nella Carolina del Sud; la loro familiare era stata stritolata da un autoarticolato. Come prevedibile, era stato un colpo micidiale, e poco dopo, proprio all'inizio della campagna per la sua terza rielezione, ne era arrivato un altro. Da un articolo del New York Times, si era saputo che sul suo portafoglio personale di investimenti - lo aveva sempre tenuto privato, sostenendo di non dover renderlo pubblico, se non in termini quanto mai generali, visto che non accettava sovvenzioni per le proprie campagne elettorali gravavano sospetti di insider trading. Questo sospetto fu confermato nel corso di inchieste approfondite della stampa e della televisione e nonostante le proteste di Hendley che la SEC, la Commissione di controllo sull'attività delle Borse, non aveva mai Tom Clancy
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pubblicato linee guida sul significato della legge, qualcuno aveva ipotizzato che Hendley si fosse avvalso delle proprie informazioni personali sulle spese future del governo a vantaggio di una società per investimenti immobiliari che avrebbero fruttato a lui e ai suoi soci oltre 50 milioni di dollari. Perdipiù, quando nel corso di un dibattito pubblico era stato sfidato sull'argomento dal candidato repubblicano, il quale si autodefiniva «Mr. Clean», persona pulita, aveva reagito con due errori. Innanzitutto aveva perso il controllo nel corso di una trasmissione televisiva, e in secondo luogo aveva dichiarato agli elettori della Carolina del Sud che chi dubitava della sua onestà poteva votare per quel fesso al suo fianco sul palco. Per un uomo che non aveva mai commesso in vita sua un passo falso in politica, era bastata quella battuta a fargli perdere un cinque per cento dei voti dello Stato. Il resto della sua poco brillante campagna elettorale aveva avuto un andamento sempre più negativo e, nonostante i voti di solidarietà di chi lo aveva appoggiato ricordando la tragica scomparsa della sua famiglia, aveva perduto il suo seggio e il partito democratico se l'era presa ancor di più per il modo velenoso con cui aveva ammesso la propria sconfitta. A questo punto aveva abbandonato per sempre l'attività politica, senza però tornare alla sua piantagione di prima della guerra a nord-ovest di Charleston, e si era trasferito nel Maryland, lasciandosi alle spalle tutta la sua vita. Infine si era bruciato gli ultimi ponti alle spalle con un'ulteriore rovente dichiarazione nei confronti dell'intero modo di operare del Congresso, e ora abitava in una fattoria risalente al XVIII secolo, in cui allevava cavalli Appaloosa. I suoi hobby erano rimasti cavalcare e giocare in modo mediocre a golf; in sostanza conduceva la vita calma di un gentiluomo di campagna. Lavorava anche sette od otto ore al giorno al Campus, che raggiungeva a bordo di una Cadillac guidata da un autista. A cinquantadue anni, ormai, snello e con i capelli d'argento, era ben conosciuto senza esserlo affatto, forse l'unico aspetto sopravvissuto del suo passato politico. «Ti sei comportato bene, sulle montagne», osservò Jim Hardesty, indicando una sedia al giovane Marine. «Grazie, signore, Anche lei, signore.» «Capitano, ogni volta che a cose fatte si rientra dalla porta principale, ci si è comportarti bene. L'ho imparato dal mio ufficiale istruttore, circa Tom Clancy
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sedici anni fa», aggiunse. Il capitano Caruso fece il calcolo a memoria e decise che Hardesty doveva essere un po' più vecchio di quanto sembrava. Capitano nelle Forze Speciali dell'U.S. Army, poi la CIA, poi altri sedici anni di servizio... doveva essere più vicino ai cinquanta che ai quaranta. E doveva aver lavorato molto per tenersi così in forma. «Allora», chiese l'ufficiale, «che posso fare per lei?» «Cosa ti ha detto Terry?» chiese l'agente. «Mi ha detto che avrei dovuto parlare con qualcuno di nome Pete Alexander.» «Pete ha dovuto lasciare la città all'improvviso», spiegò Hardesty. L'ufficiale accettò la spiegazione. «Bene, comunque il generale ha detto che voi dell'Agenzia state cercando qualcuno in gamba, ma che non siete disposti ad allevare i vostri elementi», aggiunse con sincerità Caruso. «Terry è un brav'uomo, e maledettamente in gamba come Marine, ma può essere di vedute un po' limitate.» «Può darsi, signor Hardesty, ma diventerà quanto prima il mio comandante, quando assumerà il comando della 2a divisione dei Marines e io preferisco stare dalla sua parte. E lei non mi ha ancora detto perché mi trovo qui.» «Ti piace il corpo dei Marines?» chiese l'agente. Il giovane ufficiale annuì. «Certo, signore. Lo stipendio non è molto, ma a me basta, e la gente con cui lavoro è la migliore che ci sia.» «Quelli con cui siamo andati sulle montagne sono piuttosto in gamba. Per quanto tempo li hai avuti?» «In totale? Per circa quattordici mesi, signore.» «Li hai addestrati piuttosto bene.» «Mi pagano per questo, signore, e poi ho lavorato su un materiale buono fin dall'inizio.» «E hai condotto bene anche quel piccolo combattimento», osservò Hardesty, rendendosi conto del tono distaccato delle sue risposte. Il capitano Caruso non era tanto modesto da considerare «piccolo» quello scontro a fuoco. Le pallottole che aveva sentito fischiargli attorno erano decisamente vere, quindi quell'azione era stata piuttosto importante. Ma il suo addestramento aveva funzionato bene quasi come gli avevano preannunciato i suoi superiori in tutti i corsi e le esercitazioni. Era stata Tom Clancy
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una scoperta importante e anche piuttosto gratificante. Il corpo dei Marines faceva sul serio. «Sì signore», fu quanto riuscì a rispondere, aggiungendo, comunque, «grazie del suo aiuto, signore.» «Sono un po' troppo vecchio per quel genere di cose, ma mi fa piacere vedere che so ancora come si fa.» Ed era stato davvero abbastanza, pensò Hardesty. Il combattimento era sempre un gioco per ragazzi, e lui non lo era più. «Non hai avuto ripensamenti, in proposito, capitano?» chiese. «No, signore. Ho steso il rapporto dopo l'operazione.» Hardesty l'aveva letto. «Incubi? Niente del genere?» La domanda colse Caruso di sorpresa. Incubi? Perché avrebbe dovuto averne? «No, signore», rispose con evidente perplessità. «Nessun rimorso di coscienza?» insistette Hardesty. «Signore, quella gente stava facendo la guerra al mio Paese. Noi abbiamo risposto alla loro guerra. Non si deve giocare se non si è in grado di stare al gioco. Se quelli avevano mogli e figli, mi spiace per loro, ma quando ti batti contro qualcuno, devi renderti conto che non sarà tenero nei tuoi confronti.» «Un mondo terribile, insomma?» «Signore, è meglio non prendere a calci in culo una tigre se non si ha un piano per difendersi dalle sue zanne.» Niente incubi e niente rimorsi, pensò Hardesty. Questo era il modo in cui si supponeva andassero le cose, ma i gentili e garbati Stati Uniti d'America non sfornavano sempre elementi simili. Caruso era un combattente. Hardesty si appoggiò allo schienale della poltrona e osservò con attenzione il suo ospite, prima di parlare. «Capitano, la ragione per cui sei qui... l'hai vista sui giornali: tutti i problemi che abbiamo avuto con questa nuova ondata di terrorismo internazionale. C'è stata tutta una serie di vertenze di competenza territoriale fra l'Agenzia e l'FBI. A livello operativo, di solito, non ci sono problemi, e non ve ne sono nemmeno a quello di comando; il direttore dell'FBI, Murray, è un tipo concreto e quando era addetto legale a Londra andava d'accordo con i nostri.» «Ma ci sono i personaggi a livello intermedio, vero?» chiese Caruso. Lo aveva notato anche al corpo. Gli ufficiali dei vari comandi passavano la maggior parte del tempo a ringhiare come ragazzini contro altri ufficiali, sostenendo: «Il mio papà è in grado di suonargliele al tuo papà». Il Tom Clancy
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fenomeno risaliva, con ogni probabilità, ai tempi dei Romani, se non dei Greci. Ed era stato stupido e controproducente anche allora. «Bingo», confermò Hardesty. «E, come saprai, Dio onnipotente in persona potrebbe mettere le cose a posto, ma anche Lui dovrebbe essere in una giornata veramente buona per riuscirci. Le burocrazie sono rigide. Fra i militari la situazione non è così. Quelli vanno e vengono da un incarico all'altro; hanno quel loro concetto di "missione'' e in genere tutti lavorano per svolgerla, soprattutto se può aiutarli nella carriera. In genere, più lontano uno si trova dalla punta della lancia, più tempo dedica alle questioni di poco conto. Stiamo cercando gente che sappia cosa succede attorno alla punta della lancia.» «E la missione... qual è la missione?» «Identificare, localizzare e affrontare la minaccia del terrorismo», rispose l'agente. «"Affrontare"?» chiese Caruso. «Neutralizzare... oh merda, va bene: se necessario e conveniente, ammazzare quei figli di puttana. Raccogliere informazioni sulla natura e sulla gravità della minaccia e intraprendere ogni azione necessaria. L'Agenzia ha troppe restrizioni circa il modo di operare. Questo sottogruppo speciale non ne ha.» «Sul serio?» Questa sì era una sorpresa notevole. Hardesty annuì. «Sul serio. Non lavorerai per la CIA. Potrai servirti delle risorse dell'Agenzia come appoggio, ma niente di più.» «Allora, per chi dovrei lavorare?» «Dobbiamo fare ancora qualche altro passo, prima di discuterne.» Hardesty prese in mano quello che doveva essere il fascicolo personale dell'ufficiale. «Tu rientri nel tre per cento più alto tra gli ufficiali dei Marines per quanto riguarda il livello intellettivo. Quattro-punto-zero in quasi tutte le materie. E le tue capacità in campo linguistico sono impressionanti.» «Mio padre è cittadino americano - voglio dire come nascita - ma suo padre è arrivato con una nave dall'Italia e ha gestito, e lo fa ancora, un ristorante a Seattle. Mio padre in effetti è cresciuto parlando soprattutto italiano, e in buona parte lo stesso è successo anche a me e a mio fratello. Ho studiato spagnolo alle medie e all'università. Non posso farmi passare per spagnolo, però lo capisco piuttosto bene.» «Laurea in ingegneria?» Tom Clancy
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«Anche qui c'entra mio padre. Lavora alla Boeing, è uno specialista in aerodinamica, progetta soprattutto ali e superfici di controllo. Lei sa anche di mia madre, lì dentro c'è scritto tutto. Lei è più che altro una mamma, ma fa anche qualcosa per le scuole cattoliche locali, ora che Dominic e io siamo cresciuti.» «E tuo fratello è nell'FBI?» Brian annuì. «Esatto: ha una laurea in legge e si è arruolato come Gman.» «Ha appena superato gli scritti», osservò Hardesty, passandogli un messaggio trasmesso via fax da Birmingham. Brian lo scorse. «Ne hai ancora di strada da fare, Dom», mormorò il capitano Caruso, quando giunse al quarto capoverso, e questo piacque ancora di più al suo interlocutore. Da Birmingham all'aeroporto nazionale Reagan di Washington c'erano poco meno di due ore di volo. Dominic Caruso raggiunse a piedi la stazione della metropolitana e salì su un convoglio per l'Hoover Building all'angolo fra la 10a Strada e la Pennsylvania Avenue. Il suo distintivo gli consentì di evitare di passare per il metal detector. Era previsto che gli agenti dell'FBI portassero armi, e la sua pistola si era guadagnata una tacca sul calcio... non alla lettera, è naturale, ma gli agenti dell'FBI ogni tanto ci scherzavano sopra. L'ufficio dell'assistente del direttore Augustus Ernst Werner era all'ultimo piano e dava sulla Pennsylvania Avenue. La segretaria gli fece subito cenno di entrare. Caruso non aveva mai incontrato Gus Werner. Era un agente esterno alto, snello e molto esperto, un ex Marine, e aveva proprio l'aspetto e il modo di comportarsi di un militare. Aveva diretto I'HRT (Hostage Rescue Team) la squadra recupero ostaggi dell'FBI, oltre a due unità sul campo, e stava per andare in pensione quando il suo grande amico, il direttore Daniel E. Murray, l'aveva convinto ad assumere quel nuovo incarico. La sezione Antiterrorismo era la figlia minore delle più grosse sezioni Criminale e Controspionaggio Estero, ma stava acquistando importanza di giorno in giorno. «Prendi una sedia», disse Werner con un gesto, mentre concludeva una telefonata. Il che richiese soltanto un altro minuto. Poi Gus depose la cornetta e premette il pulsante NON DISTURBARE. «Ben Harding mi ha mandato questo fax», osservò Werner, Tom Clancy
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mostrandogli il rapporto sulla sparatoria del giorno precedente. «Com'è andata?» «È tutto spiegato lì, signore.» Ci aveva messo tre ore, a lambiccarsi il cervello e mettere tutto per iscritto nel preciso burocratese dell'FBI. Strano che per spiegare un episodio avvenuto in meno di sessanta secondi fossero necessarie tante ore. «E che cosa hai omesso, Dominic?» La domanda era accompagnata dallo sguardo più penetrante che il giovane agente avesse mai dovuto subire. «Niente, signore», rispose Caruso. «Dominic, qui fra noi abbiamo tiratori molto in gamba; io sono uno di questi», precisò Werner all'ufficiale. «Tre colpi, tutti nel cuore da una distanza di cinque metri, è una bella serie di tiri. Per uno che aveva appena inciampato in un tavolo è qualcosa di miracoloso. Ben Harding non l'ha trovato importante, ma il direttore Murray e io sì... anche Dan è un tiratore piuttosto bravo. Ha letto questo fax la notte scorsa e mi ha chiesto che cosa ne pensavo. Dan non ha mai ammazzato un delinquente, finora. Io sì, tre volte, due nella squadra ostaggi - si trattava di azioni coordinate - e una volta a Des Moines, nell'Iowa. Anche in quel caso si trattava di un rapimento. Avevo visto quanto aveva fatto a due delle sue vittime, due ragazzini; non volevo che uno psichiatra qualunque andasse a raccontare alla giuria che l'imputato era vittima di un'infanzia difficile, e in effetti non era colpa sua, e tutte quelle panzane che si ascoltano in una bella aula di tribunale, in cui l'unica cosa che una giuria vede sono le ricostruzioni e forse nemmeno quelle, se l'avvocato della difesa riesce a persuadere il giudice che sono troppo conturbanti. Per cui, sai cosa accadde? Io ho dovuto diventare la legge. Non applicare la legge, non redigerla, non spiegarla. Quell'unica volta, ventidue anni fa, ho dovuto essere io la legge, la Spada della Vendetta di Dio. E, lasciamelo dire, mi sono sentito benissimo.» «Come ha fatto a sapere...?» «Come ho saputo con certezza che quello era il mio uomo? Perché conservava qualche ricordino. Teste. Ne teneva otto nella roulotte in cui abitava. Di conseguenza, no, non ho avuto dubbi. C'era un coltello, lì accanto, e gli ho detto di impugnarlo, e quando lo fece gli piantai quattro pallottole in petto da tre metri di distanza e non me ne sono mai pentito, nemmeno per un attimo.» Werner fece una pausa. «Non sono in molti a Tom Clancy
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conoscere questa storia. Nemmeno mia moglie. Per cui non venire a raccontarmi che hai inciampato in un tavolo, hai estratto la tua Smith e hai piantato tre pallottole nel ventricolo di quel tizio mentre ti reggevi in equilibrio su un piede solo, d'accordo?» «Signorsì», rispose Caruso in tono incerto, «signor Werner...» «Chiamami Gus, dammi pure del tu», lo corresse l'assistente del direttore. «Signore», ripeté Caruso. Quando i superiori pretendevano il tu cominciava a diventare nervoso. «Signore, se dovessi dichiarare qualcosa del genere in un documento ufficiale sarebbe in pratica come confessare un omicidio. Quello aveva afferrato davvero il coltello, stava per alzarsi e affrontarmi, si trovava proprio a tre o quattro metri di distanza e a Quantico ci hanno insegnato a considerare una situazione del genere come una minaccia immediata e letale. Per cui certo, ho sparato, e rientrava nelle regole in base alla linea di condotta dell'FBI sull'uso di forze letali.» Werner annuì. «Sei laureato in legge, vero?» «Sì signore, sono autorizzato a esercitare in Virginia e nel Distretto di Columbia. Non ho ancora fatto l'esame per l'Alabama.» «Bene, smettila per un minuto di fare l'avvocato», suggerì Werner. «Questo è stato un uso corretto di armi. Io conservo ancora il revolver con cui ho steso quella canaglia. Smith Modello 66, canna da 10 centimetri. E qualche volta me lo porto in servizio. Dominic, tu hai dovuto fare ciò che ogni agente vorrebbe almeno una volta nella sua carriera. Hai dovuto fare giustizia tutto da solo. Non provare alcun rimorso in proposito.» «Non ne provo, signore», lo rassicurò Caruso. «Quella bambina, Penelope, non ho potuto salvarla, ma perlomeno quella canaglia non lo farà mai più.» Fissò Werner negli occhi. «E lei sa come ci si sente.» «Già», e lo fissò a sua volta avvicinandosi a lui. «E sei proprio sicuro di non provare rimorsi?» «Ho fatto un pisolino di un'ora, arrivando in aereo, signore», dichiarò senza nemmeno l'ombra di un sorriso. Però a sorridere a questo punto fu Werner, con un cenno di assenso. «Bene, riceverai un encomio ufficiale dall'ufficio del direttore. NIENTE OPR.» L'OPR è l'Ufficio Inchieste Disciplinari dell'FBI, e pur essendo rispettato dagli agenti dell'organizzazione, non è affatto amato. C'è un detto in proposito: «Se tortura piccoli animali e fa la pipì a letto, si tratta di Tom Clancy
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un serial killer oppure di uno dell'Office of Professional Responsibility». Werner prese in mano il fascicolo personale di Caruso. «Qui si dice che sei piuttosto in gamba... buona conoscenza delle lingue... ti interessa venire a Washington? Sto cercando elementi che sappiano ragionare alla svelta, di loro iniziativa, per il mio ufficio.» Un altro trasferimento, fu quello che pensò l'agente speciale Dominic Caruso. Gerry Hendley non era un tipo troppo formale. Andava in ufficio in giacca e cravatta, ma la giacca finiva sull'attaccapanni quindici secondi dopo il suo arrivo. Aveva un'efficiente segretaria di direzione, Helen Connolly, proveniente come lui dalla Carolina del Sud, e dopo avere scorso con lei l'agenda degli impegni, aprì il suo Wall Street Journal e diede una scorsa alla prima pagina. Aveva già letto in fretta il New York Times e il Washington Post per orientarsi sulla politica della giornata, brontolando come sempre perché non ci azzeccavano mai. Come sempre. L'orologio digitale sulla scrivania gli diceva che mancavano venti minuti alla prima riunione, così accese il computer per seguire anche l'Early Bird, la rassegna stampa destinata ai funzionari e ai dirigenti governativi. La studiò per vedere se gli fosse sfuggito qualcosa nella lettura mattutina dei quotidiani principali. Non molto, tranne un interessante articolo sul Virginia Pilot a proposito della Conferenza Fletcher, una tavola rotonda di esperti della marina e del corpo dei Marines alla base navale di Norfolk. Avevano discusso di terrorismo e, secondo Hendley, in modo abbastanza intelligente. I militari lo facevano spesso, a differenza dei civili. Abbiamo fatto fuori l'Unione Sovietica, pensò Hendley, e ci aspettavamo che in tutto il mondo la situazione si calmasse. Ma quello che non avevamo previsto erano tutti questi fanatici con i Kalashnikov residuati di guerra e una certa abilità nel gioco del Piccolo Chimico, oppure soltanto la propensione a gettare via la propria vita assieme a quella di coloro che considerano nemici. L'altro problema cui non avevano pensato era come preparare la comunità dell'intelligence a reagire in merito. Nemmeno un presidente pratico di problemi del mondo «nero» e il miglior direttore della CIA della storia americana erano riusciti a fare molto in proposito. Avevano aggiunto parecchi elementi, 500 uomini in più, in un'organizzazione di 20.000 persone, non facevano impressione, ma era stato possibile raddoppiare gli Tom Clancy
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effettivi della direzione operazioni. Questo aveva però fornito alla CIA un contingente ancora inadeguato. E in cambio il Congresso aveva irrigidito ancor di più i controlli e le restrizioni, contribuendo così a ridurre ulteriormente l'efficienza dei nuovi elementi assunti per rimpolpare quella troppo scheletrica organizzazione governativa. Non avrebbero imparato mai. Ne aveva parlato di persona all'infinito ai colleghi del Word's Most Exclusive Men's Club, ma mentre alcuni lo avevano ascoltato, altri non lo avevano fatto e quasi tutti i rimanenti erano rimasti incerti. Davano troppa importanza alle pagine degli editoriali, spesso di quotidiani che non erano nemmeno del loro Stato di origine, perché si immaginavano, da sciocchi, che così la pensava il Popolo Americano. Forse era tutto semplice: ogni nuovo membro del Congresso era stato indotto a entrare nel gioco allo stesso modo in cui Cleopatra era riuscita ad abbindolare Caio Giulio Cesare. Dal canto suo, sapeva che erano i consiglieri, gli assistenti politici «professionali», a «guidare» i loro datori di lavoro verso la giusta via per essere rieletti, e questo era diventato il Santo Graal del servizio pubblico. L'America non aveva una classe dirigente ereditaria, ma possedeva in realtà un'infinità di persone felici di guidare i propri datori di lavoro lungo la santa via della divinità governativa. E lavorare all'interno del sistema non serviva proprio a nulla. Di conseguenza, per riuscire a ottenere qualcosa, bisognava agire dall'esterno. Molto dall'esterno. E se poi qualcuno se ne fosse accorto, beh, in fin dei conti lui era già in disgrazia. Trascorse la prima ora a discutere di problemi finanziari con qualcuno dei suoi collaboratori, perché era quello il modo in cui la Hendley Associates otteneva i propri introiti. Come operatore nel campo delle materie prime e come speculatore monetario si era sempre trovato avvantaggiato quasi fin dal primo momento, fiutando le differenze di valutazione momentanee - le chiamava sempre «Delta» - provocate da fattori psicologici, grazie a percezioni che potevano o meno trasformarsi in realtà. Svolgeva tutte le sue attività in modo anonimo, tramite banche estere, tutte ben disposte ad avere forti quantitativi di denaro liquido, senza preoccuparsi troppo della loro provenienza, purché non fossero soldi Tom Clancy
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troppo sporchi, e questo non era davvero il caso. Era soltanto un altro modo per restare al di fuori del sistema. Non tutte le sue operazioni erano legali. Con il vantaggio delle intercettazioni di Fort Meade, il gioco era molto più facile. In realtà era illegale al massimo, e niente affatto etico. Ma a dire il vero la Hendley Associates causava pochi danni sulla scena mondiale. Avrebbe potuto andare in modo diverso, ma la società operava in base al principio che i maiali vanno allevati e che una volta ingrassati vanno macellati, per cui pescava ben poco nel truogolo internazionale. E per di più non esisteva alcuna autorità governativa in grado di perseguire per crimini di questo tipo e di queste proporzioni. Inoltre, ben al sicuro nella cassaforte dell'azienda, in fondo alla camera blindata, c'era un atto costitutivo ufficiale firmato dall'ex presidente degli Stati Uniti. Entrò Tom Davis, titolare del mercato obbligazionario. Il suo passato era sotto certi aspetti simile a quello di Hendley, e Davis passava le giornate incollato al computer. Non si preoccupava della sicurezza; in questo edificio tutte le pareti erano rivestite di metallo per schermare le emissioni elettroniche e tutti i computer erano a prova d'interferenze. «Che cosa c'è di nuovo?» chiese Hendley. «Avremmo un paio di nuove reclute potenziali», rispose Davis. «Chi sono?» Davis passò le cartelle a Hendley sulla scrivania. L'amministratore delegato le prese e le aprì entrambe. «Fratelli?» «Gemelli. Dizigotici. La loro mammina deve aver prodotto due ovuli, quel mese, invece di uno. Entrambi hanno impressionato chi di dovere. Intelligenza, elasticità mentale, forma fisica, e fra tutti e due una buona dose di talento, oltre alla predisposizione linguistica. Soprattutto per lo spagnolo.» «Questo qui parla anche pashtu?» chiese sorpreso Hendley. «Quanto basta per chiedere dov'è il gabinetto. È rimasto nella zona per otto settimane circa e ha trovato il modo di imparare il dialetto locale. E secondo il rapporto si è comportato piuttosto bene.» «Pensi che possano fare al caso nostro?» chiese Hendley. Gente come questa non entrava dalla porta principale, ecco perché Hendley aveva sparpagliato in tutto l'ambiente governativo un piccolo numero di cacciatori di teste molto discreti. Tom Clancy
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«Dobbiamo controllarli un po' meglio», ammise Davis. «Però hanno le qualifiche necessarie. A prima vista sembrano entrambi affidabili e intelligenti quanto basta per capire perché siamo qui. Penso che valga la pena studiarli sul serio.» «Che programmi hanno?» «Dominic sta trasferendosi a Washington. Gus Werner vuole inserirlo nella sezione Antiterrorismo. Probabilmente comincerà in ufficio, a una scrivania. È un po' giovane per l'HRT e non ha ancora dimostrato le sue qualità analitiche. Werner vuole prima di tutto vedere quanto è abile. Brian andrà in volo a Camp Lejeune, tornerà a comandare la sua compagnia. Mi sorprende che i Marines non lo abbiano sfruttato nell'intelligence: sarebbe il candidato ideale, ma loro ci tengono ai loro uomini d'azione e là nella terra dei cammelli se l'è cavata abbastanza bene. Se le mie fonti sono esatte, sarà presto promosso maggiore. Per cui, prima di tutto, penso che andrò laggiù in aereo, lo inviterò a colazione, lo sonderò un po', poi tornerò a Washington e farò altrettanto con Dominic. Werner ne è rimasto impressionato.» «E Gus è un buon giudice, in fatto di uomini», commentò l'ex senatore. «Parole sante, Gerry», concordò Davis. «Allora, nient'altro di nuovo?» «Fort Meade è sepolto da una valanga d'informazioni, come al solito.» Il problema più grave dell'NSA, la National Security Agency, era che intercettava tanto materiale grezzo da richiedere un esercito per analizzarlo tutto. I programmi per computer erano di aiuto, puntando su parole chiave e indizi analoghi, ma si trattava in massima parte di chiacchiere innocenti. I programmatori cercavano sempre di migliorare i loro filtri elettronici, ma si era giunti alla dimostrazione della virtuale impossibilità di fornire i computer di istinti umani, anche se la ricerca proseguiva. Sfortunatamente i programmatori molto dotati lavoravano per le società di videogiochi; quelle pagavano molto bene e di solito chi aveva talento andava dietro al denaro. Hendley non poteva lamentarsene; in fin dei conti aveva fatto altrettanto fino ai trentacinque anni, per cui spesso andava a scovare alcuni programmatori ricchi e capaci per i quali la caccia al denaro era divenuta non tanto noiosa quanto superflua. Di solito era una perdita di tempo: questi fessi erano spesso troppo avidi. Proprio come gli avvocati, anche se non altrettanto cinici. «Ho rilevato una mezza dozzina di intercettazioni interessanti, oggi, tuttavia...» «Per esempio?» chiese Davis. Come principale cacciatore di teste Tom Clancy
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dell'azienda, era anche un abile analista. «Ecco qua», rispose Hendley, porgendogli il fascicolo. Davis lo aprì e scorse la pagina. «Hmm», si limitò a dire. «Potrebbe essere terribile, se ne venisse fuori qualcosa», rifletté Hendley ad alta voce. «Certo, ma dobbiamo saperne di più.» Non era niente di sensazionale, ma bisognava sempre saperne di più. «Chi abbiamo laggiù, al momento?» Avrebbe dovuto saperlo, ma Hendley soffriva della solita malattia del burocrate: trovava difficile tenere a mente tutte le informazioni correnti. «Al momento? Ed Castillano è a Bogotà, sta indagando sul Cartello, ma è sotto forte copertura. Molto efficace», ricordò Davis al suo superiore. «Sai, Tom, questa faccenda dell'intelligence a volte mette a dura prova anche i grandi.» «Consolati, Gerry, qui lo stipendio è molto meglio, perlomeno per noi piccoli», aggiunse con un lieve sorriso. E sulla sua pelle bronzea i denti candidi fecero un vivace contrasto. «Già, dev'essere tremendo fare il contadino.» «Perlomeno il padrone mi lascia studiare, imparo a leggere e così via. Avrebbe potuto andarmi peggio, non devo più raccogliere cotone, padron Gerry.» Hendley sorrise. Davis, in realtà, si era laureato a Dartmouth, dove aveva incontrato meno difficoltà per il colore della sua pelle di quanto sarebbe successo nello Stato in cui era nato. Suo padre coltivava granturco nel Nebraska e votava repubblicano. «Quanto verrà a costare, oggi, una di quelle mietitrici?» chiese l'ex senatore. «Stai scherzando? Ben più di duecentomila dollari. Papà ne ha acquistata una lo scorso anno e sta ancora lamentandosene. «Certo, gli durerà finché i suoi nipoti moriranno ricchi: passa attraverso mezzo ettaro di granturco come un battaglione di Rangers in una banda di canaglie.» Davis aveva fatto una buona carriera nella CIA come agente operativo ed era divenuto un esperto nel rintracciare denaro sporco all'estero. Alla Hendley Associates aveva scoperto che il suo talento si era dimostrato molto utile anche nel campo degli affari, ma non aveva mai perso il fiuto per l'azione. «Lo sai, questo tipo dell'FBI, Dominic, ha fatto un lavoro interessante nel settore della criminalità finanziaria, la prima volta che è sceso in campo a Tom Clancy
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Newark. Uno dei suoi casi sta sviluppandosi in una grossa inchiesta a carico di una società di operazioni bancarie internazionali. Ha un fiuto piuttosto buono, per essere un novellino.» «E per giunta sa anche saldare il conto personalmente alle canaglie», aggiunse Hendley. «Ecco perché mi va a genio, Gerry. È il tipo che sa decidere anche restando in sella, come se avesse dieci anni di più.» «Un'operazione tra fratelli. Interessante», commentò Hendley, tornando a scorrere gli incartamenti. «Forse è questione di genetica. Anche il nonno era nella omicidi.» «E prima di questo, nella 101ª aerotrasportata. Capisco come la pensi, Tom. Va bene, studiali a fondo tutti e due. Fra poco avremo molto da fare.» «Lo credi davvero?» «Là fuori le cose non stanno andando affatto meglio», rispose Hendley, con un cenno verso la finestra. Erano seduti all'esterno di un caffè, su un marciapiedi di Vienna. Le sere stavano diventando meno fredde e i clienti sopportavano volentieri qualche brivido pur di godersi una consumazione all'aperto. «Allora, qual è il vostro interesse nei nostri confronti?» chiese Pablo. «C'è una coincidenza d'interessi fra noi», rispose Mohammed, poi spiegò: «Abbiamo gli stessi nemici». Il suo sguardo spaziò lontano. Le donne che passavano erano vestite in modo formale, quasi severo, e il rumore del traffico, soprattutto quello dei tram elettrici, rendeva impossibile a chiunque ascoltare la loro conversazione. Per un osservatore casuale, ma anche per un professionista, si sarebbe trattato soltanto di due uomini di nazioni diverse - e ve n'erano molti in questa città imperiale - impegnati a discutere d'affari in modo tranquillo e cordiale. Parlavano inglese, fatto nemmeno tanto insolito. «Sì, questo è vero», dovette ammettere Pablo. «Per quanto riguarda il nemico; e per gli interessi?» «Voi avete risorse che farebbero comodo a noi. E noi abbiamo risorse che farebbero comodo a voi», spiegò con pazienza il musulmano. «Capisco», commentò Pablo, aggiungendo un po' di latte al suo caffè e mescolandolo. Il caffè in Austria, una sorpresa, era buono quanto quello della sua patria. Tom Clancy
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Mohammed si aspettava di impiegare molto tempo per raggiungere un accordo. Il suo ospite non era anziano come avrebbe preferito. Ma quel nemico in comune aveva raccolto più successi contro l'organizzazione di Pablo che contro la sua. E continuava a esserne sorpreso. Avevano un valido motivo per mettere in atto efficaci misure di sicurezza, ma come a tutti quelli sollecitati dal denaro mancava loro la spinta idealistica che motivava invece i suoi colleghi. E da questo derivava una maggiore vulnerabilità. Tuttavia Mohammed non era sciocco al punto da ritenere che questo li rendesse inferiori a loro. Aver ucciso una spia israeliana non faceva di lui un Superman. Avevano molta esperienza, è vero, ma anche questo aveva dei limiti. Come la sua gente, come tutti, salvo Allah. Sapendolo, si potevano nutrire speranze più realistiche e subire delusioni minori quando le cose andavano male. Non si poteva permettere alle emozioni di avere il sopravvento negli «affari», come il suo ospite aveva mal definito la sua Santa Causa. Ma dato che stava trattando con un infedele, bisognava pure fare qualche concessione. «Che cosa ci offrite?» chiese Pablo, dimostrando la propria avidità, come Mohammed si era aspettato. «Voi avete bisogno di organizzare in Europa una rete efficiente, vero?» «Sì, certo.» Avevano avuto qualche fastidio, negli ultimi tempi. Le polizie europee non avevano le restrizioni di quella americana. «Noi abbiamo una rete del genere.» E siccome non si pensava che i musulmani fossero attivi nel commercio della droga - i trafficanti di droga spesso ci rimettevano la testa, per esempio in Arabia Saudita - tutto andava per il meglio. «In cambio di che cosa?» «Voi avete una rete molto efficiente in America, e avete motivi per non amare l'America, vero?» «Verissimo», confermò Pablo. La Colombia stava cominciando a fare progressi con i difficili alleati ideologici del Cartello nelle montagne della terra natale di Pablo. Prima o poi le FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane, avrebbero dovuto cedere alle pressioni e allora, senza dubbio, avrebbe denunciato i suoi «amici» - in realtà l'espressione «associati» era abbastanza elastica - come prezzo per l'ammissione al processo democratico. A questo punto la sicurezza del Cartello avrebbe potuto essere messa in grave pericolo. L'instabilità politica era il loro migliore amico, in Sudamerica, ma questa non poteva Tom Clancy
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durare in eterno. Lo stesso valeva per il suo ospite, rifletteva Pablo, e questo contribuiva a renderli alleati per convenienza. «Quali servizi, con esattezza, vorreste da parte nostra?» Mohammed glielo spiegò. Non aggiunse che non vi sarebbe stato un corrispettivo in denaro per i servizi del Cartello. Il primo carico che i suoi correligionari avrebbero fatto arrivare in... Grecia? Sì, questa sarebbe stata forse la via più facile... sarebbe bastato a pareggiare il conto? «Questo è tutto?» «Amico mio, noi commerciamo soprattutto in ideali, non in oggetti materiali. Quel poco materiale che ci occorre è di piccole dimensioni, e possiamo ottenerlo sul posto, se necessario. E io non ho dubbi che voi potrete aiutarci con i documenti di viaggio.» Pablo si sentì quasi andare di traverso il caffè. «Sì, questo è abbastanza facile.» «Allora, ci sono motivi per non stipulare quest'alleanza?» «Dovrò discuterne con i miei superiori», rispose cauto Pablo, «ma a prima vista non vedo perché i nostri interessi dovrebbero essere in contrasto.» «Eccellente. Come possiamo proseguire i colloqui?» «Il mio capo preferisce incontrare quelli coi quali deve mettersi in affari.» Mohammed ci rifletté sopra. Viaggiare rendeva nervosi lui e i suoi soci, ma non c'era mezzo di evitarlo. E aveva a disposizione abbastanza passaporti per superare tutti gli aeroporti del mondo. Inoltre sapeva cavarsela bene con le lingue. La sua istruzione a Cambridge non era stata inutile, cosa di cui poteva ringraziare i suoi genitori. E benediceva la madre inglese che gli aveva dato una carnagione chiara e gli occhi azzurri. Poteva in effetti dichiarare di essere nato in qualsiasi nazione, tranne Cina e Africa. E l'accento di Cambridge che gli era rimasto non gli nuoceva affatto. «Basta che mi indichi l'ora e il luogo», rispose Mohammed, porgendogli il suo biglietto di visita. Conteneva anche l'indirizzo e-mail, il più efficace strumento mai inventato per la segretezza delle comunicazioni. E grazie al miracolo moderno del viaggio in aereo poteva raggiungere in quarantott'ore qualsiasi località nel mondo.
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2 L'ARRUOLAMENTO Arrivò alle 4,45. Chiunque lo avesse incontrato per strada non lo avrebbe degnato di una seconda occhiata, anche se avrebbe potuto essere preso in considerazione da qualsiasi donna libera da legami. Alto poco più di un metro e ottanta, sugli ottanta chili - faceva con regolarità esercizio fisico - capelli neri e occhi azzurri, non era proprio il tipo dell'attore cinematografico, ma nemmeno il tipo di uomo che una giovane in carriera avrebbe cacciato subito a calci dal proprio letto. Era anche ben vestito, notò Gerry Hendley. Abito blu a righine rosse sembrava confezionato in Inghilterra - panciotto, cravatta a strisce rosse e gialle, bel fermacravatte in oro, camicia di moda. Buon taglio di capelli. Aveva l'aspetto sicuro di chi è fornito di denaro e di una buona istruzione oltre a una gioventù non dissipata. La sua auto era parcheggiata nel settore dei visitatori davanti alla sede aziendale, un fuoristrada Hummer 2 giallo, il tipo di veicolo preferito da chi deve seguire bestiame nel Wyoming, oppure l'andamento della Borsa a New York. E forse era per questo che... «Allora, che cosa ti porta qui?» chiese Gerry, indicando all'ospite una comoda poltrona davanti alla sua scrivania di mogano. «Non ho ancora deciso cosa vorrei fare, sto andando di qua e di là, in cerca di una nicchia in cui adattarmi.» Hendley sorrise. «Non sono ancora abbastanza vecchio da non ricordare quanto si è confusi, una volta finite le scuole. Quali hai frequentato?» «Georgetown. Per tradizione di famiglia.» Il giovanotto sorrise con espressione cordiale. Questo era un particolare gradevole che Hendley notò e apprezzò; non stava affatto cercando di impressionare con il suo nome e il passato della sua famiglia. Anzi, avrebbe potuto trovarsi a disagio per questo, perché intendeva farsi strada da solo, come molti altri giovani. Quelli in gamba, perlomeno. Peccato che al Campus non ci fosse posto per lui. «A tuo padre devono piacere sul serio le scuole dei gesuiti.» «Perfino mamma si è convertita. Sally non è andata a Bennington; ha studiato alla Fordham a New York e ora frequenta medicina alla Hopkins. Vuole fare il medico, proprio come sua madre. È una professione onorevole.» «E legge no?» chiese Gerry. Tom Clancy
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«Lei sa come la pensa mio padre in proposito», osservò il ragazzo con un sorriso. «Quale facoltà aveva scelto lei?» chiese a Hendley, sapendo comunque già la risposta. «Economia e matematica. Ho preso due diplomi.» Ed era stato molto utile per trovare la via giusta nel mercato delle materie prime. «E allora, come va la famiglia?» «Oh, bene. Papà è tornato a scrivere le sue memorie. Si lamenta soprattutto di non essere abbastanza vecchio per un libro del genere, ma sta sgobbando molto per farlo bene. E non vede di buon occhio il nuovo presidente.» «Già, Kealty ha proprio il dono di rimbalzare indietro. Quando alla fine lo seppelliranno, sarà meglio che gli mettano un autoarticolato sulla tomba.» Era una battuta pubblicata sul Washington Post. «L'ho sentita anch'io. Secondo papà basta un solo idiota per distruggere il lavoro di dieci geni.» Questa battuta invece non era stata pubblicata sul quotidiano. Ma era il motivo per cui il padre di quel giovanotto aveva fondato il Campus, anche se lui non lo sapeva. «Non esageriamo. Questo tipo nuovo è capitato soltanto per caso.» «Già, ma quando verrà il momento di giustiziare quel ritardato del Ku Klux Klan laggiù nel Mississippi, quanto vuole scommettere che modificherà la sentenza?» «L'opposizione alla pena capitale è una questione di principio, per lui», fece notare Hendley, «o perlomeno è quanto sostiene. Alcuni la pensano allo stesso modo ed è un'opinione rispettabile.» «Questione di principio? Per lui funziona con la buona vecchia maestra delle elementari.» «Se vogliamo fare una discussione politica, c'è un bel ristorante qui vicino sulla Statale Ventinove», suggerì Gerry. «No, non si tratta di questo. Mi scusi per la digressione.» Questo giovanotto non vuole scoprire le sue carte, pensò Hendley. «Non sarebbe un brutto argomento per una discussione. Allora, cosa posso fare per te?» «Sono curioso.» «A proposito di che cosa?» domandò l'ex senatore. « Su quel che fate qui», rispose il giovanotto. «Soprattutto speculazione monetaria», rispose Hendley, stiracchiandosi per dimostrare che era necessario un po' di relax dopo un'intera giornata di Tom Clancy
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lavoro. «Ah-ah», rispose il giovanotto, in tono un po' dubbioso. «C'è la possibilità di fare un mucchio di soldi, quando si hanno buone informazioni e la prontezza di riflessi necessaria.» «Sa una cosa? Mio padre la stima molto e sostiene sia una vergogna che non vi incontriate più.» Hendley annuì. «Già, ed è colpa mia, non sua.» «Dice anche che lei era troppo intelligente per andare a finire come ha fatto.» Di norma, un'affermazione del genere sarebbe stata una gaffe di proporzioni catastrofiche, ma bastava guardare negli occhi quel ragazzo per capire che non la intendeva come un insulto, ma piuttosto come una domanda... o forse no? si chiese all'improvviso l'ex senatore. «È stato un momento brutto, per me», ricordò Gerry al suo ospite. «E chiunque può commettere un errore. Anche tuo padre ne ha commessi alcuni.» «E vero, però mio padre ha avuto la fortuna di avere Arnie a parargli il culo.» Questo offrì un'occasione a Hendley, che si affrettò a coglierla. «Come sta Arnie?» chiese per guadagnare tempo, domandandosi sempre il perché di quella visita e cominciando a sentirsi un po' a disagio, pur senza capirne la ragione. «Sta benone. Sarà il nuovo rettore dell'Università dell'Ohio. Dovrebbe andargli a pennello e, secondo mio padre, ha bisogno di un lavoro tranquillo. Secondo me papà ha ragione. Come abbia fatto a non crepare d'infarto resta un mistero per me e per mamma. Forse qualcuno si trova davvero bene soltanto quando è in azione.» Aveva continuato a fissare Hendley negli occhi per tutta la discussione. «Ho imparato molto, parlando con Arnie.» «E da tuo padre?» «Oh, un paio di cosette. Ma soprattutto ho imparato dal resto della banda.» «Di chi intendi parlare?» «Di Mike Brennan, tanto per cominciare. È stato la mia guardia del corpo», spiegò Jack Jr. «Laureato alla Holy Cross, carriera nel servizio segreto. Un vero mago con la pistola. È stato lui a insegnarmi a sparare.» «Oh?» «Il servizio segreto ha un poligono nel vecchio edificio della Posta, a un Tom Clancy
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paio di isolati dalla Casa Bianca. Ci vado ancora, di tanto in tanto. Mike ora fa l'istruttore all'Accademia, a Beltsville. Un tipo in gamba, sveglio e riservato. Comunque, se vuole saperlo, è stato una specie di baby sitter per me e io ho continuato a tempestarlo di domande sul lavoro, gli chiedevo cosa facevano quelli del servizio segreto, come si addestravano, come pensavano, che cosa osservavano quando proteggevano mamma e papà. Ho imparato molto da lui. E anche da tutti gli altri.» «Per esempio?» «Quelli dell'FBI, Dan Murray, Pat O'Day. Pat è l'ispettore dei casi principali per Murray; sta per andare in pensione. Ci crederebbe, ha intenzione di mettersi ad allevare bestiame nel Maine. Strano posto per marchiare bovini. È anche un tiratore fantastico, come Wild Bill Hickock, ma è troppo facile dimenticare la sua laurea a Princeton. Tipo in gamba, quel Pat. Mi ha insegnato molto sul modo con cui l'FBI svolge le indagini. E sua moglie Andrea è una lettrice del pensiero. È stata lei a coordinare il lavoro di mio padre in un periodo di grande paura. Ha una laurea e un master in psicologia dell'Università della Virginia. Ho imparato un mucchio di cose da lei. E anche da quelli dell'Agenzia, naturale, Ed e Mary Pat Foley: Santo Cielo che coppia. Ma lei sa chi è stato il più interessante di tutti?» Lo sapeva. «John Clark?» «Già, il trucco stava nel riuscire a farlo parlare. Giuro, rispetto a lui, i Foley sono come Desi Arnaz e Lucy Ball. Ma quando si fida di qualcuno, si apre un po'. Sono riuscito a incastrarlo quando gli hanno dato la Medaglia d'Onore: una breve notizia in televisione, un sottufficiale della marina in pensione decorato per qualcosa in relazione al Vietnam. Circa sessanta secondi di videotape in una giornata con poche notizie. Vuole proprio saperlo? Nemmeno un giornalista gli chiese cosa aveva fatto dopo aver lasciato la marina. Nessuno. Cristo, quando sono fessi. Bob Holtzman ne sapeva qualcosa, credo: e se ne stava là in un angolo, in piedi, di fronte a me, dall'altra parte della sala. Piuttosto in gamba, come giornalista. A papà piace, però non si fida affatto di lui. Comunque, Big John - Clark, voglio dire - è un sottufficiale serio. È stato laggiù, ha fatto questo, lo hanno decorato. Come mai non è qui da voi?» «Jack, ragazzo mio, quando vieni al punto, lo fai davvero», osservò Hendley, con un tono di ammirazione nella voce. «Quando lei ha detto il suo nome, ho capito di aver fatto centro, Tom Clancy
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signore», rispose il giovane con un lampo di trionfo negli occhi. «Vi ho tenuti sotto controllo per un paio di settimane.» «Veramente?» ribatté Hendley, sentendosi una stretta allo stomaco. «Non è stato difficile. C'è tutto nei documenti ufficiali, si tratta soltanto di scegliere e confrontare. Come nei test per bambini, quando si devono collegare i vari punti. Lo sa, mi sorprende il fatto che la stampa non abbia mai parlato di questo posto...» «Giovanotto, se questa è una minaccia...» «Cosa?» Jack Jr. rimase sorpreso dall'interruzione. «Oh, lei pensa a un ricatto? No, senatore, volevo soltanto dire che ci sono tante informazioni grezze qui attorno da chiedersi come mai i cronisti non le abbiano notate. Perfino uno scoiattolo cieco riesce a trovare una noce ogni tanto, non crede?» Fece un attimo di pausa, poi un lampo gli brillò negli occhi. «Ah, ho capito, lei ha fornito loro quanto si aspettavano di trovare e se ne sono andati contenti.» «Non è troppo difficile, ma è pericoloso sottovalutarli», ammonì Hendley. «Basta non parlare con loro. Papà mi disse, tanto tempo fa: "Se tieni la bocca chiusa non ci entrano le mosche". Lasciava sempre ad Arnie il compito di far trapelare qualcosa. Nessun altro parlava con la stampa senza i consigli di Arnie. Giuro che i media erano terrorizzati da quel tipo. È stato lui a togliere a un inviato del Times il pass della Casa Bianca, e nessuno ha potuto farglielo riavere.» «Me lo ricordo», rispose Hendley. C'era stato un bel vespaio, in quell'occasione, ma ben presto perfino il New York Times si era reso conto che non avere un cronista accreditato alla Casa Bianca era un grave handicap. Era stata una precisa lezione sul modo di comportarsi, durata quasi sei mesi. Arnie van Damm aveva una memoria più lunga e tenace di quella dei media, che già era qualcosa di speciale, e sapeva giocare da maestro a poker coperto. «Allora, Jack, com'è la situazione? Perché sei venuto qui?» «Senatore, voglio giocare in Serie A. E qui, credo, siamo in Serie A.» «Spiegati meglio», precisò il senatore. Fino a che punto era arrivato, il ragazzo, con le sue osservazioni? John Patrick Ryan Jr. aprì la sua ventiquattrore. «Tanto per cominciare, questo è l'unico edificio più alto di una residenza privata visibile fra l'NSA a Fort Meade e la CIA a Langley. Voi potete scaricare da Internet le foto Tom Clancy
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dei satelliti. Le ho stampate tutte, eccole qui.» E consegnò all'amministratore delegato un piccolo fascicolo. «Ho controllato agli uffici del catasto e ho scoperto che era stata progettata la costruzione di altri tre isolati per uffici in questa zona e che a tutti è stato rifiutato il permesso di iniziare i lavori. Nella documentazione non si dice perché, ma nessuno ha protestato. Tuttavia il centro medico poco distante ha ottenuto condizioni finanziarie molto buone dalla Citibank per il suo progetto modificato. Per la maggior parte i vostri dipendenti sono ex agenti. Gli addetti alla sicurezza sono tutti ex appartenenti alla polizia militare, da maresciallo capo in su. Il vostro sistema elettronico di sicurezza è migliore di quello di Fort Meade. Come diavolo ci siete riusciti, a proposito?» «I privati cittadini hanno una possibilità di contrattare molto maggiore. Va' avanti», rispose l'ex senatore. «Lei non ha mai commesso illegalità di sorta. Quell'accusa di conflitto d'interessi che ha posto fine alla sua carriera al Senato era un sacco di stronzate. Qualsiasi avvocato degno di questo nome l'avrebbe potuta smontare in un'udienza preliminare, ma lei si è lasciato travolgere. Mi ricordo che papà apprezzava la sua intelligenza e sosteneva sempre che lei era uno tutto d'un pezzo. Non lo diceva di molti, fra tutti quelli del Campidoglio. I dirigenti della CIA erano contenti di lavorare con lei, e lei contribuì al finanziamento di un progetto che provocò una crisi isterica a parecchi uomini politici. Non so di che cosa si trattasse ma sono in molti, lassù, a odiare i servizi d'intelligence. Papà di solito diventava matto, quando doveva incontrarsi con senatori e deputati per discutere di queste faccende e doveva corromperli approvando piccoli progetti per i loro collegi elettorali e cose del genere. Cristo, come odiava farlo. Ogni volta ci brontolava sopra, una settimana prima e una dopo. Lei gli è stato di grande aiuto. Lei lavorava bene, al Campidoglio. Ma quando incappò in quel suo problema politico, cedette di colpo. Non riuscivo a crederlo. Ma quel che non riuscii proprio a mandare giù fu il fatto che papà non ne parlò mai. Nemmeno un accenno. Quando gli facevo qualche domanda, cambiava discorso. E nemmeno Arnie ne parlò mai e lui di solito rispondeva a tutte le mie domande. Insomma, i cani non si misero ad abbaiare, capisce?» Jack si abbandonò sullo schienale, continuando a fissare il senatore. «Comunque, nemmeno io ne ho mai parlato, ma ho continuato ad annusare in giro durante i miei ultimi anni alla Georgetown, e ho continuato a fare domande e laggiù mi hanno insegnato come si faceva a indagare in Tom Clancy
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silenzio. E, torno a dire, non è poi molto difficile.» «E allora, a quali conclusioni sei arrivato?» «Lei sarebbe stato un buon presidente, senatore, ma la perdita di sua moglie e dei suoi figli fu un colpo tremendo. Noi restammo tutti sconvolti. Mamma voleva molto bene a sua moglie. Mi scusi se torno sull'argomento, ma lei per questo rinunciò alla politica; però io la credo troppo patriota per dimenticare il suo Paese e la Hendley Associates è il suo modo di servirlo, secondo me, ufficiosamente. Papà e il signor Clark una volta ne discussero, ricordo, davanti a una bottiglia, al piano di sopra; era il mio ultimo anno alle medie e non riuscii a sentire molto; non mi volevano fra i piedi, per cui tornai a seguire l'History Channel alla televisione via cavo. Per coincidenza, stavano parlando del SOE quella sera, lo Special Operations Executive degli inglesi durante la Seconda guerra mondiale. Erano perlopiù banchieri. "Wild Bill" Donovan arruolava avvocati per il suo oss, ma gli inglesi si servivano soprattutto di banchieri per fregare la gente. Chiesi perché e papà mi rispose "perché i banchieri sono più furbi". Sanno come fare i soldi, nel mondo reale, mentre gli avvocati non sono altrettanto svegli... almeno così diceva mio padre. Credo che si sia dedicato agli affari proprio per questo, con il suo passato di banchiere, voglio dire. Ma lei, senatore, è un altro tipo di pirata. Io credo che lei sia un agente segreto e penso che la Hendley Associates sia un'organizzazione di spionaggio finanziata da privati e lavori per conto proprio, del tutto al di fuori del bilancio federale. Per cui non deve preoccuparsi né di senatori né di deputati ficcanaso troppo chiacchieroni perché pensano che lei faccia birbonate. Ho svolto una piccola indagine e su Internet si parla soltanto sei volte della sua azienda. Vuole sapere una cosa? Ci sono più articoli su come si pettinava mia madre. Il Women's Wear Daily continuava a darle addosso e mio padre andava su tutte le furie.» «Me lo ricordo.» Una volta, Jack Ryan Sr. era esploso davanti ai cronisti a questo proposito e aveva soltanto ottenuto di farsi ridere dietro da tutti i patiti delle rubriche di pettegolezzi mondani. «Mi illustrò il tipo speciale di taglio di capelli che Enrico VIII avrebbe fornito ai cronisti, per questo...» «Già, con una mannaia alla Torre di Londra. Sally, mia sorella, ci rideva sopra, e anche lei prendeva in giro mia madre per il modo in cui si acconciava i capelli. Credo che sia una delle faccende per cui è meglio essere un uomo, vero?» «Per questo, e per le scarpe. A mia moglie non piacevano le frivolezze di Tom Clancy
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Manolo. A lei piacevano le scarpe serie, quelle che non fanno male ai piedi», osservò Hendley e poi fu come se fosse andato a sbattere contro un muro di cemento. Gli faceva ancora male parlare di lei. Forse sarebbe stato sempre così, ma perlomeno il dolore riconfermava il suo amore per lei, ed era pur sempre qualcosa. Per quanto amasse i suoi ricordi, non riusciva a sorridere di lei in pubblico. Se fosse rimasto in politica, avrebbe dovuto farlo, avrebbe dovuto fingere di aver superato la crisi, che il suo amore fosse eterno, ma anche senza dolore. Già, certo. Un altro prezzo in più da pagare, nella vita politica, era la rinuncia alla propria umanità oltre che alla propria personalità schietta. E non ne valeva la pena. Nemmeno come presidente degli Stati Uniti. Una delle ragioni per cui lui e Jack Ryan Sr. erano andati sempre d'accordo era la loro forte somiglianza. «Credi davvero che questa sia un'organizzazione di spionaggio?» chiese al giovane con il tono leggero che la situazione gli consentiva. «Certo, signore. Se, l'NSA, diciamo, segue quanto stanno facendo le grandi banche, voi siete nella posizione ideale per sfruttare il SIGINT, lo spionaggio sulle comunicazioni che essa raccoglie e trasmette a Langley. Deve fornire ai vostri addetti al commercio monetario il genere migliore d'informazioni interne, e se lei gioca con attenzione le sue carte - vale a dire se non si fa prendere dall'avidità - riesce a guadagnare tonnellate di denaro a lungo termine senza che qualcuno se ne accorga. E questo può farlo senza attirare investitori, i quali parlerebbero sempre troppo. Di conseguenza, così finanzia la sua attività. Che cosa faccia con esattezza non so dirlo, perché non ho investigato abbastanza.» «Stai dicendo sul serio?» «Sissignore, sul serio.» «Non ne hai parlato con tuo padre?» «No, signore», Jack Jr. scosse il capo. «Avrebbe svicolato. Papà mi raccontava un sacco di cose quando gli facevo domande, ma non su questi argomenti.» «Di che cosa ti parlava?» «Della gente. Sa, dei politici, a quale presidente estero piacevano le ragazzine o anche i ragazzini. Maledizione, quante cose si imparano, andando in giro, soprattutto all'estero. Che tipi sono, come ragionano, quali sono le loro preferenze e i loro lati eccentrici. Quale nazione seguiva con attenzione le proprie forze armate. Quali nazioni avevano i migliori servizi segreti, e quali erano i peggiori. Un sacco di cose sulla gente del Tom Clancy
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Campidoglio. Che cosa si leggeva nei libri o nei giornali, tranne quello che papà definiva stronzate autentiche. E imparai a non parlare mai di queste cose con nessuno», concluse Ryan Jr. in tono rassicurante. «Nemmeno a scuola?» «Niente, se non l'avevo letto prima sul Post. I giornali sono piuttosto in gamba a scoprire certe faccende, ma fanno troppo presto a ripetere i dettagli sgradevoli su chi non va loro a genio, mentre spesso non pubblicano cose che riguardano chi va loro a genio. Il mestiere del giornalista, secondo me, è molto simile al modo in cui le donne si scambiano pettegolezzi al telefono o giocando a carte. Non è parlare di cose serie, quanto piuttosto spettegolare su chi non ti garba.» «Sono esseri umani anche loro, come tutti, del resto.» «Certo, signore, questo è vero, ma quando mia madre fa un'operazione agli occhi, a lei non importa se il paziente le va a genio o no. Lei ha giurato di operare secondo le regole. Papà è fatto allo stesso modo. E a questo modo hanno tirato su anche me», concluse John Patrick Ryan Jr. «La stessa cosa che ogni padre dice a suo figlio: Se devi fare qualcosa, falla bene, oppure non farla affatto.» «Oggi non tutti la pensano più in questo modo», osservò Hendley, anche se aveva detto le stesse cose a entrambi i suoi figli, George e Foster. «Forse sì, senatore, ma non è colpa mia.» «Cosa ne sai di commercio?» chiese Hendley. «Conosco le regole di base. Posso usare il frasario giusto, ma non ho imparato abbastanza per potermi cimentare.» «E la tua laurea alla Georgetown?» «In storia, con una buona preparazione in economia, un po' come papà. Qualche volta gli chiedo di parlarmi del suo hobby; gli piace ancora giocare in Borsa, e ha amici nel ramo, come George Winston, il segretario al Tesoro. Parlano molto fra loro. George ha tentato più volte di coinvolgere mio padre nella sua azienda, ma lui non fa altro che andare là a chiacchierare. Però restano sempre amici. E addirittura vanno a giocare a golf insieme. Papà gioca da cane.» Hendley sorrise: «Lo so. Tu ci hai mai provato?». Jack Jr. scosse il capo: «Ho già imparato a bestemmiare. Zio Robby era piuttosto bravo. Cristo, manca molto a mio padre. Zia Sissy viene spesso a farci visita. Lei e mamma suonano il piano insieme». «È stata una brutta faccenda.» Tom Clancy
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«Quel fottuto contadinaccio razzista», scattò Jack. «Mi scusi. Robby è stato la prima persona che ho saputo fosse stata assassinata.» Il fatto sorprendente era che il suo uccisore era stato catturato vivo. La squadra del servizio segreto aveva mezzo secondo di ritardo sulla polizia di Stato del Mississippi, al momento della cattura, ma un cittadino qualunque lo aveva placcato prima che fosse stato possibile sparargli e perciò era finito vivo in carcere. Questo era bastato perlomeno a eliminare tutte le sciocchezze in merito a un complotto. Si trattava di un elemento del Ku Klux Klan, sui 67 anni, il quale non riusciva a sopportare l'idea che le dimissioni di Ryan portassero alla presidenza degli Stati Uniti il suo vicepresidente nero. Il processo, la condanna e la sentenza si erano susseguiti con rapidità sorprendente; l'assassinio era stato ripreso da una videocamera, per non parlare di almeno sei testimoni a poco più di mezzo metro di distanza. Perfino la bandiera a stelle e strisce sul palazzo del governo a Jackson era stata ammainata a mezz'asta per Robby Jackson, con dispetto e disgusto da parte di alcuni. «Sic volvere Parcas», commentò Jack. «Sarebbe a dire?» «Le Parche, senatore, il destino: una fila il filo, una lo misura e una lo taglia... "Così va il destino", dice la frase dell'antica Roma. Non ho mai visto mio padre abbattuto come quella volta. Mamma l'ha superata meglio. Credo che i medici siano abituati a veder morire la gente. Papà avrebbe voluto ammazzarlo con le sue mani. E stata piuttosto dura.» Le telecamere avevano ripreso il presidente mentre piangeva alla cerimonia funebre nella cappella dell'Accademia Navale. Sic volvere Parcas. «E allora, senatore, come sarà il mio destino, qui da voi?» La domanda non colse impreparato Hendley. L'aveva vista arrivare da almeno mezzo chilometro di distanza, ma non era per questo meno facile. «Che ne dice tuo padre?» «Chi ha detto che lo sappia? Lei ha sei società sussidiarie da sfruttare, con ogni probabilità, per nascondere le sue operazioni.» Scoprirlo non era stato proprio facile, ma Jack sapeva come e dove scavare. «Non "nascondere"», lo corresse Hendley, «diciamo "mimetizzare", forse, ma non "nascondere".» «Voglia scusarmi. Come le ho detto, ero solito frequentare gli agenti segreti.» «Hai imparato parecchio.» «Ho avuto alcuni bravi docenti.» Tom Clancy
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Ed e Mary Pat Foley, John Clark, Dan Murray, e anche suo padre. Brigante di un ragazzino, ne hai avuto davvero di bravi, pensò Hendley. «Che cosa ritieni di poter fare, qui da noi, per l'esattezza?» «Senatore, sono piuttosto in gamba, ma non fino a questo punto. Dovrò imparare ancora un mucchio di cose, lo so, e lo sa anche lei. Che cosa mi piacerebbe fare? Servire il mio Paese», disse con semplicità Jack. «Voglio contribuire a fare quanto deve essere fatto. Non ho bisogno di soldi. Ho a mia disposizione un fondo fiduciario da parte di mio padre e di mio nonno, Joe Muller, cioè il padre di mia mamma. Diavolo, se lo volessi, potrei prendermi una laurea in legge e fare come Ed Kealty, puntando tutto da solo alla Casa Bianca, ma mio padre non è un re e io non sono un principe. Voglio farmi strada da solo e vedere come andrà.» «Tuo padre non dovrà sapere niente di tutto questo, almeno per un po'.» «E con ciò? Nei miei confronti lui ha mantenuto un sacco di segreti.» Jack trovava la faccenda piuttosto divertente. «Una volta per uno, rientra nel gioco, non è forse vero?» «Ci penserò su. Hai un indirizzo e-mail?» «Eccolo, senatore», rispose Jack porgendogli un biglietto di visita. «Dammi un paio di giorni.» «Bene, signore, grazie per aver accettato di ricevermi.» Si alzò, si strinsero la mano, poi Jack Jr. uscì. Il ragazzo è cresciuto in fretta, rifletté Hendley. Forse vivere con quelli del servizio segreto gli aveva giovato, o forse no, dipendeva dal tipo di agente che aveva avuto vicino. Ma il ragazzo veniva da un buon ceppo, da parte di padre e di madre. Ed era chiaro che era sveglio, pieno di curiosità, di solito indice d'intelligenza. E l'intelligenza era l'unica merce che non bastava mai, in qualsiasi parte del mondo. «Allora?» chiese Ernesto. «È stato interessante», rispose Pablo, accendendo un sigaro dominicano. «Cosa vogliono da noi?» chiese il suo capo. «Mohammed ha cominciato a parlare dei nostri interessi comuni e dei nostri comuni nemici.» «Se volessimo fare affari dalle loro parti, ci rimetteremmo la testa», osservò Ernesto. Per lui, gli affari erano sempre affari. «L'ho fatto presente e mi ha risposto che il loro è un mercato ridotto, non Tom Clancy
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vale quasi la pena di perdere tempo. Esportano soltanto materiale grezzo, ed è vero. Ma può esserci d'aiuto, mi ha detto, con il nuovo mercato europeo. La sua organizzazione, secondo Mohammed, ha una buona base d'operazioni in Grecia e con l'abolizione dei confini internazionali in Europa quello sarebbe il punto d'ingresso più logico per le nostre consegne. Non chiederebbero niente per la loro assistenza tecnica. Dicono di volere soltanto un rapporto di buona volontà.» «Devono avere un bisogno disperato del nostro aiuto», commentò Ernesto. «Dispongono di notevoli risorse, jefe, come hanno dimostrato. Ma sembra che abbiano bisogno di una certa esperienza per il contrabbando di armi oltre che di esseri umani. Comunque sia, chiedono poco, e offrono molto.» «E quel che offrono renderà più convenienti i nostri affari?» chiese Ernesto. «Spingerà di certo gli yanquis a dirottare altrove le loro risorse.» «Potrebbe provocare il caos nel loro Paese, ma le conseguenze politiche potrebbero essere notevoli...» «Jefe, è difficile che la pressione fatta ora su di noi possa peggiorare.» «Questo nuovo presidente norteamericano è uno sciocco, ma è pur sempre pericoloso.» «E allora, i nostri nuovi amici potrebbero distrarlo, jefe», commentò Pablo. «Non useremo nessuna delle nostre risorse per farlo. Corriamo pochi rischi, e il guadagno potenziale è molto.» «Capisco, Pablo, ma se risalissero fino a noi, il costo potrebbe essere pesante.» «Questo è vero, tuttavia di quanto potrebbero aumentare la pressione contro di noi?» chiese Pablo. «Stanno attaccando i nostri alleati politici in tutto il governo di Bogotà, e se riescono a ottenere l'effetto desiderato il danno sarebbe molto grave. Tu e gli altri elementi del Consiglio potreste diventare profughi in patria», ammonì il capo del servizio informazioni del Cartello. Non era necessario aggiungere che un'eventualità del genere avrebbe tolto molto al piacere delle immense ricchezze di cui godevano i membri del Consiglio. Il denaro serve a poco, senza un posto comodo dove spenderlo. «In questa parte del mondo un vecchio proverbio dice: "Il nemico del mio nemico è amico mio". Jefe, se nell'accordo che ci propongono c'è un lato negativo, io Tom Clancy
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proprio non lo vedo.» «Allora, secondo te dovrei incontrarmi con quell'individuo?» «Sì, Ernesto. Non ci sarebbe niente di male. È più ricercato di noi dai gringos. Se noi abbiamo paura dei tradimenti, anche lui dovrebbe averne, e ancora di più, non credi? E in ogni caso, prenderemo tutte le precauzioni necessarie.» «Molto bene, Pablo. Discuterò la faccenda con il Consiglio, con la proposta di ascoltare quello che chiede», decise Ernesto. «Sarà difficile organizzare il tutto?» «Penso che arriverà in aereo da Buenos Aires. Sa di certo viaggiare in sicurezza. E con ogni probabilità ha più passaporti falsi lui di noi, e in realtà non si nota affatto che è arabo.» «Come se la cava con le lingue?» «In modo adeguato», rispose Pablo. «Parla inglese come un inglese e questo è già di per sé un buon passaporto.» «Passando per la Grecia? E il nostro prodotto?» «La sua organizzazione ha usato per molti anni la Grecia come porto di partenza. Jefe, è più facile contrabbandare il nostro prodotto che non un gruppo di uomini, e a prima vista i loro metodi e le loro risorse sembrano adeguate alle nostre necessità. Dovranno essere i nostri, ovvio, a controllarli.» «Hai un'idea dei suoi piani per l'America del Nord?» «Non gliel'ho chiesto, Jefe. A noi, in realtà, non interessano.» «Tranne la conseguenza di un irrigidimento dei controlli sul confine. Questo potrebbe essere un contrattempo.» Ernesto alzò una mano: «Lo so, Pablo, ma non è un guaio serio». «Finché ci vengono in aiuto nel nostro campo, a me non interessa quello che vogliono fare all'America.»
3 LE CARTELLE GRIGIE Uno dei principali vantaggi di Hendley era che la maggior parte delle sue risorse lavorava all'esterno. Non dovevano essere pagate né alloggiate né nutrite. I contribuenti pagavano, senza saperlo, tutte le spese generali e in effetti gli stessi addetti alle «spese generali» non sapevano con precisione di cosa si trattava. La recente evoluzione del terrorismo Tom Clancy
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internazionale aveva imposto alle due principali agenzie d'intelligence americane, la CIA e l'NSA, di lavorare in collegamento ancora più stretto di quanto avessero fatto in passato, e siccome si trovavano alla scomoda distanza di un'ora d'auto - percorrere la parte settentrionale della Beltway, la tangenziale del Distretto di Columbia, equivale ad attraversare il parcheggio di un grande centro commerciale nella settimana di Natale effettuavano la maggior parte dei loro collegamenti tramite canali a microonde protetti, dalla cima dell'edificio della sede dell'NSA a quella dell'edificio della CIA. Si vedevano direttamente lungo una linea che passava proprio sopra il tetto della sede della Hendley Associates, ma di questo nessuno si era accorto. E in ogni caso avrebbe avuto poca importanza, perché i canali a microonde erano criptati. Dovevano esserlo perché le microonde «perdevano» lungo la loro linea di trasmissione per tutta una serie di ragioni tecniche. Le leggi della fisica si possono sfruttare, ma non cambiare a seconda delle necessità del momento. La larghezza di banda del canale a microonde era immensa, a causa degli algoritmi di compressione che differivano di poco da quelli usati nelle reti di computer. L'intera versione di Re Giacomo della Bibbia avrebbe potuto essere trasmessa da un edificio all'altro in pochi secondi. Questi collegamenti erano sempre accesi e in funzione, e perlopiù scambiavano sciocchezze e caratteri scelti a casaccio allo scopo di confondere chiunque tentasse di violare il cifrato, ma dato che questo sistema era criptato in TAPDANCE, era perfettamente sicuro. Perlomeno così sostenevano i maghi dell'NSA. Il sistema si basava su CD-ROM masterizzati con trasposizioni a caso, e salvo riuscire a trovare una chiave per il rumore atmosferico di fondo delle radiofrequenze, non c'era altro da fare. Tuttavia, ogni settimana, un agente del servizio di sicurezza della Hendley, accompagnato da due colleghi - tutti e tre scelti a caso dal reparto - si recava in auto a Fort Meade per prelevare i dischi del cifrario della settimana. Questi venivano inseriti nel juke-box collegato alla macchina criptante e quando ciascuno di essi veniva espulso dopo l'uso, veniva portato a mano fino a un forno a microonde per essere distrutto, sotto gli occhi delle tre guardie, tutte e tre addestrate da anni di servizio a non fare domande. Questa procedura piuttosto laboriosa consentiva a Hendley l'accesso a tutte le attività delle due agenzie, perché si trattava di enti governativi che annotavano tutto, dalle «novità» degli agenti più segreti al costo della Tom Clancy
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misteriosa carne servita alla mensa. Molte informazioni, se non addirittura la maggior parte, non avevano alcun interesse per il personale della Hendley, ma quasi tutto veniva registrato su supporti ad alta densità e sottoposto a riferimenti incrociati su un computer principale della Sun Microsystems dotato di una potenza sufficiente a gestire, all'occorrenza, l'intera nazione. Questo permetteva al personale della Hendley di studiare tutto il materiale prodotto dai servizi d'intelligence, oltre alle analisi al massimo livello effettuate da esperti in un'infinità di settori e quindi sottoposte a controlli incrociati di altri esperti e a ulteriori analisi. L'NSA se la cavava meglio della CIA in questo tipo di lavoro, o perlomeno così la pensava il principale analista della Hendley; tuttavia molte teste su un solo problema spesso funzionavano bene fino a quando l'analisi diventava talmente involuta da paralizzare l'azione, problema non sconosciuto nella comunità dell'intelligence. Con l'intervento nel circuito del nuovo dipartimento della Sicurezza Nazionale e Hendley riteneva che avrebbe votato contro di esso - la CIA e l'NSA ricevevano anche le analisi dell'FBI. Spesso questo aggiungeva un nuovo strato di complessità burocratiche, ma nella realtà gli agenti dell'FBI studiavano le informazioni grezze da un punto di vista un po' diverso. Essi puntavano all'individuazione di un caso criminale da sottoporre a una giuria, e a pensarci, non era affatto male. Ciascuna agenzia aveva un proprio modo di ragionare. L'FBI era composto da poliziotti con un unico modo di vedere. La CIA ne aveva uno del tutto diverso, e perdipiù la possibilità - esercitata in modo occasionale di entrare in azione, anche se avveniva molto di rado. L'NSA, dal canto suo, si limitava a raccogliere informazioni, analizzarle e inoltrarle ad altri. Che cosa ne facessero poi i destinatari era al di fuori delle preoccupazioni dell'ente. Il capo analista dell'intelligence della Hendley era Jerome Rounds, Jerry per gli amici, laureato in psicologia all'Università della Pennsylvania. Aveva lavorato all'I&R, l'Ufficio Intelligence e Ricerche del dipartimento di Stato prima di passare alla Kidder, Peabody & C. come analista di tipo del tutto diverso e con uno stipendio altrettanto diverso, prima di essere notato dall'allora senatore Hendley durante una colazione a New York. Nella sua società commerciale Rounds si era fatto una fama di lettore della mente, di indovino, ma pur avendo messo da parte un bel gruzzolo, si era accorto che il denaro perdeva importanza, una volta assicurata l'istruzione Tom Clancy
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dei figli e pagata per intero anche la barca a vela. Stava annoiandosi a Wall Street, ed era pronto per l'offerta fattagli da Hendley quattro anni prima. Il suo compito era indovinare cosa pensavano gli avversari e i concorrenti nel suo campo, lo aveva imparato a New York. Lavorava a stretto contatto con Sam Granger, il quale era a capo sia del commercio monetario al Campus sia dell'ufficio operazioni. Era quasi ora di chiusura, quando Jerry Rounds arrivò nell'ufficio di Sam. Era compito suo e dei suoi trenta dipendenti esaminare tutte le intercettazioni dell'NSA e della CIA. Dovevano essere tutti in grado di leggere con molta rapidità e avere un fiuto finissimo. Rounds era in pratica il segugio dell'azienda. «Prova a dare un'occhiata a questo», disse, posando un foglio sulla scrivania di Granger e mettendosi a sedere. «Il Mossad ha perso cosa... il capocentro di una sede? Hmm. Com'è successo?» «Lì la polizia pensa a una rapina. Ammazzato con un coltello, portafoglio sparito, nessun segno di lotta. Evidentemente non era armato, al momento.» «In un posto civile come Roma, perché preoccuparsene?» commentò Granger. Ma ora l'avrebbero fatto, almeno per un po'. «Come l'abbiamo scoperto?» «I giornali hanno pubblicato che un funzionario dell'ambasciata israeliana era stato ammazzato in un gabinetto, mentre stava orinando. Il capo della station dell'Agenzia lo indicava come spia. A Langley stanno diventando matti cercando di capire cosa significhi, ma finiranno per accettare quanto pensa la polizia locale: un morto, niente portafoglio, rapina da parte di qualcuno con la mano un po' troppo pesante.» «Credi che gli israeliani la berranno?» si domandò Granger. «Come no? Il giorno in cui serviranno maiale arrosto a un pranzo alla loro ambasciata. La vittima è stata accoltellata fra la prima e la seconda vertebra. Un rapinatore lo avrebbe forse sgozzato, ma un professionista sa che c'è troppo sangue e si fa troppo rumore. I carabinieri stanno lavorando sul caso, ma sembra che non abbiano niente su cui lavorare, salvo qualcuno al ristorante non abbia una memoria eccezionale. E non ci conterei molto.» «E allora cosa significa?» Round si accomodò sulla sua poltrona. «Quand'è stata l'ultima volta che hanno fatto fuori il capo della sede di un servizio segreto qualsiasi?» Tom Clancy
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«Molto tempo fa, mi sembra. L'Agenzia ne ha perso uno in Grecia, quel gruppo terrorista locale. Il capo è stato indicato da qualche figlio di... uno dei loro, un traditore, il quale ha ormai saltato il muro, sta bevendo vodka e secondo me si sente solo. Gli inglesi ne hanno perso un altro, anni fa, nello Yemen...» Fece una pausa. «Hai ragione. Non ci si guadagna molto ad ammazzare un capocentro. Se lo individui e lo tieni d'occhio, scopri quali sono i suoi contatti e i suoi dipendenti. Se lo ammazzi, perdi tutti i vantaggi, invece di guadagnarci. Allora tu stai pensando a un terrorista, forse a un messaggio rivolto a Israele?» «Oppure all'eliminazione di una minaccia molto sgradita. Diavolo, quel poveraccio era israeliano, no? Funzionario d'ambasciata. Forse basta questo, ma quando fanno fuori un agente, soprattutto se è un capo, non si deve pensare a un incidente, ti pare?» «Quante probabilità ci sono che il Mossad richieda il nostro aiuto?» Ma Granger sapeva il fatto suo. Quelli del Mossad erano come i ragazzini che giocano nel recinto della sabbia e non prestano mai i loro giocattoli. Avrebbero chiesto aiuto soltanto se fossero stati: A, disperati e, B, convinti che qualcun altro avrebbe potuto fornire loro qualcosa cui non sarebbero mai arrivati da soli. E a questo punto si sarebbero comportati come il figliol prodigo. «Non vogliono confermare che il tizio - si chiamava Greengold - era del Mossad. Questo avrebbe potuto essere d'aiuto per la polizia italiana, avrebbe anche potuto far intervenire il loro controspionaggio, ma se è stato detto, non ci sono prove che Langley lo sappia.» Tuttavia, si rese conto Granger, Langley non avrebbe ragionato in questi termini. E lo stesso pensava Jerry, glielo leggeva negli occhi. La CIA non pensava in questi termini perché l'ambiente dell'intelligence è diventato molto civilizzato. Non si eliminano le risorse della controparte, perché non conviene; altrimenti gli altri possono fare qualcosa a qualcuno dei tuoi e se si finisce per fare la guerriglia nelle strade di una città all'estero, non si può più svolgere il lavoro vero, quello di fornire informazioni al proprio governo, non quello di incidere tacche sul calcio della pistola. Per cui i carabinieri avrebbero pensato a un delitto per rapina perché un diplomatico è inviolabile per le forze di un'altra nazione, protetto da trattati internazionali e da una tradizione che risale all'impero persiano di Serse. «Okay, Jerry, sei tu quello con il naso da segugio», commentò Sam. «Che cosa ne pensi?» Tom Clancy
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«Sto pensando che forse per le strade si aggira un brutto spettro. Questo agente del Mossad si trovava in un bel ristorante di Roma, stava facendo colazione e bevendo del buon vino. Forse stava prelevando qualcosa da una cassetta postale segreta: ho controllato sulla pianta, il ristorante è a una certa distanza dalla sede dell'ambasciata, un po' troppo lontano per andarci abitualmente a colazione, a meno che questo Greengold non sia stato un tipo da jogging, e comunque non era l'ora adatta per farlo. Di conseguenza, salvo non fosse molto amico dello chef del ristorante, scommetterei che si trattava di una cassetta postale o di un incontro prefissato. Nel qual caso, si tratta di un tranello. Non per essere identificato dalla controparte, ma per essere designato come bersaglio da eliminare. Alla polizia locale potrà sembrare una rapina, ma a me sembra un assassinio premeditato, e commesso da uno specialista. La vittima è rimasta immobilizzata di colpo, senza alcuna possibilità di opporre resistenza. Questo è il modo in cui si vorrebbe far fuori un agente: non si sa mai quanto possa essere abile nella difesa personale, ma se io fossi un arabo, e il cattivo un elemento del Mossad, non correrei rischi di sorta. Niente pistola, per non lasciare tracce né di pallottole né di bossoli. Ha rubato il portafoglio, per far pensare a una rapina, ma ha ucciso un rezident del Mossad, ed è probabile che abbia lasciato un messaggio. Non per dire che a lui non piace il Mossad, ma di essere capace di ucciderne gli esponenti con la stessa facilità con cui uno si chiude la cerniera lampo dei pantaloni.» «Pensi di scriverci sopra un libro, Jerry?» chiese Sam ridendo. Il capo analista aveva preso un singolo fatto concreto d'informazione e vi stava intessendo intorno una vera e propria soap-opera. Rounds si toccò il naso e sorrise. «Da quando credi alle coincidenze? Qualcosa puzza, qui dentro.» «Cosa ne pensano a Langley?» «Per ora niente. Hanno assegnato il caso alla sezione Europa meridionale per una valutazione. Mi aspetto di vedere qualcosa fra una settimana o giù di lì, e non sarà molto. Conosco chi dirige la sezione.» «Un fesso?» Rounds scosse il capo. «No, non sarebbe giusto. È piuttosto in gamba, anzi, ma non si espone mai troppo. E non è proprio un creativo. Non inoltrerà la faccenda fino al Settimo Piano, ci scommetto.» Al posto di Ed Foley, ormai in pensione e impegnato, dicevano, a scrivere un libro di memorie del genere «C'ero anch'io» assieme a sua Tom Clancy
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moglie Mary Pat, avevano messo un nuovo direttore. Ai loro tempi, quei due erano stati piuttosto in gamba, ma il nuovo direttore della CIA era un giudice dalle tendenze politiche gradite al presidente Kealty e non muoveva un dito senza la sua approvazione; questo voleva dire che bisognava passare per la mini burocrazia della squadra del National Security Council della Casa Bianca, la quale faceva acqua da tutte le parti come il Titanio e di conseguenza era ben vista dalla stampa. La direzione operazioni stava ancora sviluppandosi, stava addestrando altri agenti sul campo alla Farm a Tidewater, in Virginia, e il suo nuovo direttore, non era affatto male. Il Congresso aveva insistito su qualcuno in grado di muoversi sul campo, con un certo dispiacere di Kealty, il quale però sapeva come stare al gioco con il Congresso. La direzione operazioni sarebbe tornata a operare in modo efficace, ma sotto l'amministrazione attuale non avrebbe fatto mai niente di apertamente sgradevole. Niente che potesse scontentare il Congresso. Niente che potesse fornire a chi odiava i freelance della comunità dell'intelligence motivo di alzare la voce su argomenti diversi dalle solite lamentele di routine in merito ai pettegolezzi storici delle mogli e alle teorie sulle grandi cospirazioni, e su come la CIA aveva provocato l'attacco a Pearl Harbor e il terremoto di San Francisco. «Allora, secondo te, non ne verrà fuori niente?» chiese Granger, pur sapendo già la risposta. «Il Mossad si guarderà intorno, dirà ai suoi di stare in guardia, e andrà avanti così per un mese o due, poi tutti torneranno al loro tran-tran. Altrettanto faranno anche gli altri servizi segreti. Gli israeliani, in particolare, cercheranno di capire come sia stato individuato il loro agente. Difficile fare congetture in merito, con i dati a disposizione. Probabile che sia una faccenda semplice; di solito è così. Forse quello aveva ingaggiato il tipo sbagliato e ne è rimasto scottato, forse qualcuno ha violato il loro cifrario; per esempio, un addetto all'ufficio cifra corrotto all'ambasciata o forse qualcuno ha parlato con la persona sbagliata al cocktail party sbagliato. Le probabilità sono piuttosto numerose, Sam. Basta un niente perché qualcuno ci rimetta la pelle, là fuori, e anche il migliore di noi può commettere quel tipo di errori.» «Qualcosa da inserire nel manuale sul comportamento da tenere per la strada, su cosa fare e cosa non fare.» Aveva fatto la sua parte anche in questo campo, è naturale, ma soprattutto nelle biblioteche e nelle banche, alla ricerca d'informazioni tanto vecchie da far sembrare umida la polvere, Tom Clancy
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scoprendo di tanto in tanto un diamante nel mucchio. Aveva sempre mantenuto una copertura e vi si era abituato al punto di considerarla vera come la sua data di nascita. «A meno che qualche altra spia non faccia un'altra fesseria», commentò Rounds, «e allora sapremo se c'è davvero uno spettro in giro.» Il volo Avianca in arrivo dal Messico atterrò a Cartagena con cinque minuti di anticipo. L'uomo era arrivato a Londra Heathrow con un volo dell'Austrian Air, poi aveva proseguito con la British Airways fino a Città del Messico prima di imbarcarsi sull'aereo della compagnia di bandiera colombiana per raggiungere la nazione sudamericana. Si trattava di un vecchio Boeing americano, ma lui non era il tipo da preoccuparsi per la sicurezza dei viaggi in aereo; nel mondo c'erano pericoli ben maggiori. In albergo aprì la borsa per recuperare l'agenda elettronica, uscì a fare due passi e chiamò un certo numero da un telefono pubblico. «Dica per favore a Pablo che Miguel è arrivato... gracias.» Poi andò a bere qualcosa in una cantina. La birra locale, scoprì Mohammed, non era poi malvagia; anche se era contrario alle sue convinzioni religiose, doveva inserirsi nell'ambiente e in quel Paese tutti bevevano alcolici. Dopo essere rimasto seduto per un quarto d'ora, tornò a piedi in albergo, non senza aver controllato un paio di volte se qualcuno lo stava seguendo, ma non notò niente di strano. Di conseguenza, se lo avevano pedinato dovevano essere esperti del mestiere e in questo caso c'era ben poco da fare, non in una città in cui tutti parlavano spagnolo e nessuno sapeva in che direzione si trova la Mecca. Viaggiava con un passaporto inglese intestato a Nigel Hawkins di Londra, e c'era davvero un appartamento all'indirizzo indicato. Questo lo avrebbe aiutato anche se fosse incappato in un normale controllo di polizia, tuttavia nessuna copertura è perfetta e se si fosse giunti a questo punto, beh... sarebbe stato il capolinea. Non si può vivere per tutta la vita con la paura dell'ignoto. Si fanno i piani, si prendono le precauzioni necessarie, e poi si entra nel gioco. Era interessante. Gli spagnoli erano antichi nemici dell'Islam e questa nazione era composta perlopiù da figli della Spagna. Ma c'erano anche elementi che odiavano l'America almeno quasi quanto lui; soltanto quasi, perché l'America per loro era fonte di grossi guadagni per la loro cocaina... quanto l'America era fonte di grosse entrate per il petrolio della sua terra natale. Il suo patrimonio personale netto era di centinaia di milioni di Tom Clancy
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dollari americani, depositati in varie banche in tutto il mondo, in Svizzera, nel Liechtenstein e, negli ultimi tempi, alle Bahamas. Certo, avrebbe anche potuto permettersi un aereo personale, ma sarebbe stato troppo facile da identificare e, di questo era certo, troppo facile da abbattere in mare aperto. Mohammed disprezzava l'America, ma non ignorava la sua potenza. Troppi buoni elementi erano andati in Paradiso in modo inaspettato perché lo avevano dimenticato. Non era affatto un brutto destino, ma il suo lavoro era fra i vivi, non fra i morti. «Ehilà, capitano!» Brian Caruso si voltò e vide James Hardesty. Non erano ancora le 7 del mattino e aveva appena finito di condurre la sua compagnia di Marines nel primo impegno addestrativo con 5 chilometri di corsa, e come tutti i suoi uomini era in un bagno di sudore. Aveva fatto rompere le righe e mandato i ragazzi alle docce; stava tornando al suo alloggio quando aveva incontrato Hardesty. Ma prima di poter dire qualcosa si sentì chiamare da una voce più familiare. «Skipper?» Il capitano si voltò e riconobbe il maresciallo capo istruttore «Gunny» Sullivan, il più alto in grado dei suoi sottufficiali. «Salve, Gunny. I ragazzi mi sembravano in gamba, stamattina.» «Signorsì. Lei non li ha voluti stancare, bontà sua», commentò il sottufficiale. «Come se l'è cavata il caporale Ward?» Era per lui che Brian non aveva voluto impegnarli a fondo. Ward aveva dichiarato di essere pronto a rientrare in servizio, ma era ancora in convalescenza dopo alcune brutte ferite. «Sta ansando un po', ma non ha ceduto. L'assistente di sanità Randall sta tenendolo d'occhio per noi. Sa, capitano, per essere un calamaro, uno della marina, Randall non è poi tanto male», ammise il maresciallo capo. I Marines sono sempre piuttosto cortesi con gli assistenti di sanità della marina, soprattutto quelli che se la cavano bene anche quando devono andare in pattuglia in zona d'operazioni con una squadra esploratori. «Prima o poi i SEAL lo chiameranno al loro centro d'addestramento a Coronado.» «Sacrosanto, Skipper, e allora noi dovremo addestrare un altro calamaro.» «Cosa ti serve, Gunny?» chiese Caruso. «Signore... oh, eccolo, è già qui. Salve, signor Hardesty, ho appena Tom Clancy
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sentito che deve parlare con il capo. Mi scusi, con il nostro capitano.» «Nessun problema. Ci vediamo fra un'ora, Gunny.» «Agli ordini, signore.» Sullivan fece un saluto perfetto e si allontanò. «Bel sottufficiale, in gamba», osservò Hardesty ad alta voce. «È uno di carriera», confermò Caruso, «Sono i tipi come lui a far andare avanti il corpo. Si limitano a tollerare i tipi come me.» «Se andassimo a colazione, capitano?» «D'accordo, ma devo fare una doccia, prima.» «Che programma ha?» «Per oggi lezione di comunicazioni, per essere sicuri di riuscire a richiedere l'appoggio aereo e dell'artiglieria.» «Ma non sanno già come si fa?» chiese Hardesty sorpreso. «Come lei sa, una squadra di baseball fa pratica con le mazze prima di ogni partita, sotto gli occhi dell'istruttore. Eppure sanno tutti come si usa la mazza.» «Capito.» Il motivo per cui venivano chiamati fondamentali era che lo erano davvero. E questi Marines, come i giocatori di baseball, non avrebbero sollevato obiezioni in merito alla lezione di quella mattina. Un'uscita in zona d'operazioni «nell'erba alta» era bastata a insegnare loro l'importanza dei fondamentali. L'alloggio di Caruso era poco distante. Hardesty si servì un po' di caffè e prese un giornale, mentre il capitano faceva la doccia. Buono, come caffè, per uno che lo preparava soltanto per sé. Il giornale, come al solito, non gli disse molto più di quanto non sapesse già, tranne i risultati sportivi più recenti, ma le strisce dei fumetti lo facevano ridere sempre. «Pronto per la colazione?» chiese il giovane ufficiale, ripulito a nuovo. «Com'è la cucina, da queste parti?» «Beh, mi sembra difficile che non sappiano nemmeno preparare una colazione.» «Parole sante. Mi porti lei, capitano.» Percorsero insieme quel paio di chilometri fino alla mensa a bordo della Mercedes classe C di Caruso. Era un'auto da scapolo, e Hardesty si sentì sollevato. «Non mi aspettavo di rivederla così presto», osservò Caruso, al volante, fissando la strada. «Oppure di non rivedermi più?» chiese in tono semiserio l'ex ufficiale delle Forze Speciali. «Vero anche questo, signore.» Tom Clancy
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«Ha superato l'esame.» Fu sufficiente a fargli voltare la testa. «Quale esame, signore?» «Non pensavo che se ne sarebbe accorto», rispose Hardesty ridacchiando. «Beh, signore, lei è riuscito a confondermi, stamattina.» E il capitano Caruso fu certo che anche questo faceva parte del piano. «Dice un vecchio proverbio: "Se non ti senti confuso, sei male informato".» «Ha un suono piuttosto sinistro», commentò Caruso svoltando a destra nel parcheggio. «Può anche darsi.» Scese dall'auto e seguì l'ufficiale alla mensa. Era una grossa costruzione a un piano solo, piena di Marines affamati. E il banco del self-service offriva i soliti articoli per la prima colazione americana, dai Frosted Flakes alle uova con pancetta. E anche... «Può assaggiare i bagel, i panini all'ebrea, ma non sono niente di speciale, signore», commentò Caruso, prendendo due muffiti, le focaccine calde all'inglese, e del burro: troppo giovane, ovvio, per preoccuparsi del colesterolo e degli altri problemi in arrivo con l'età. Hardesty scelse una porzione di Cheerios, gli anellini di avena soffiata, perché lui a quell'età era già arrivato, e la cosa gli seccava non poco, con latte scremato e dolcificante senza zucchero. Le tazze di caffè erano capaci e i posti a sedere permettevano un sorprendente grado di anonimità, anche se là dentro c'erano almeno quattrocento persone di ogni grado, dai caporali ai colonnelli. Il suo ospite lo guidò a un tavolo affollato da giovani sergenti. «Allora, signor Hardesty, che cosa posso fare per lei?» «In primo luogo, so che lei ha le autorizzazioni per accedere fino al livello Top Secret» «Sì, signore. Tranne qualche particolare riservato, ma che non la riguarda affatto.» «Probabilmente no», ammise Hardesty. «Va bene, quanto dobbiamo discutere sale ancora qualche gradino più su. Non potrà parlare di questa faccenda con nessuno. Nel modo più assoluto. Siamo d'accordo su questo?» «Certo, signore. Mi pare di capire che la faccenda richieda un codice d'accesso.» In realtà, pensò Hardesty, non aveva capito. La faccenda andava ben oltre, ma la spiegazione sarebbe avvenuta in un'altra occasione. «Dica pure, signore.» Tom Clancy
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«Lei è stato notato da elementi abbastanza importanti come un'eccellente recluta per un'organizzazione piuttosto... beh, un'organizzazione che non esiste. Lei lo avrà già visto al cinema oppure lo ha letto in qualche libro. Ma questa è una realtà, ragazzo mio, e io sono qui per offrirle un incarico in questa organizzazione.» «Signore, io sono un ufficiale dei Marines, e mi piace esserlo.» «Questo non pregiudicherà la sua carriera nel corpo. Anzi, le dirò, è stato già prescelto per la promozione a maggiore. Riceverà la comunicazione la settimana ventura. Comunque, dovrà lasciare in ogni caso il suo alloggiamento. Se resta nel corpo, il mese prossimo la destineranno al comando, alla sezione intelligence/operazioni speciali. E riceverà una Stella d'argento per quella sua azione in Afghanistan.» «E i miei uomini? Li avevo proposti per varie decorazioni.» Era caratteristico che il ragazzo si preoccupasse di questo, pensò Hardesty. «Le proposte sono state tutte approvate. Ora: lei potrà rientrare al corpo in qualsiasi momento; il suo grado e la sua carriera non risentiranno affatto di questa faccenda.» «Come c'è riuscito?» «Abbiamo amici nelle alte sfere», spiegò il suo ospite, «e anche lei, a proposito. Continuerà a ricevere lo stipendio dal corpo dei Marines. Dovrà forse cambiare coordinate bancarie, ma questo è normale.» «Cosa comporterà questo nuovo incarico?» chiese Caruso. «Significa servire il proprio Paese. Fare cose necessarie per la nostra sicurezza nazionale, ma in modo piuttosto irregolare.» «Facendo che cosa, con precisione?» «Non posso dirglielo qui e non ora.» «Potrebbe essere un po' più misterioso, signor Hardesty? Potrei cominciare a capire di che cosa sta parlando e potrei rovinarle la sorpresa.» «Non sono io a decidere le regole.» «L'Agenzia?» «Non esattamente, ma lo scoprirà a tempo debito. Quel che mi occorre ora è un sì o un no. Lei potrà lasciare l'organizzazione in qualsiasi momento, se non si trova a suo agio», promise Hardesty, «ma questa non è l'occasione più adatta per una spiegazione più dettagliata.» «Quando devo decidere?» «Prima di finire quelle uova con la pancetta.» La risposta indusse il capitano Caruso a deporre sul tavolo il suo muffin. Tom Clancy
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«Non è tutto uno scherzo, vero?» Lo avevano già preso in giro abbastanza per i legami della sua famiglia. «No, capitano, non si tratta di uno scherzo.» La proposta era stata formulata in modo da non rappresentare una minaccia. Tuttavia gli uomini come Caruso, per quanto coraggiosi, tendevano spesso a considerare l'ignoto - o meglio l'ignoto che non comprendevano - con una certa trepidazione. La sua professione era già abbastanza pericolosa e le persone intelligenti non se ne vanno in cerca di pericoli. Di solito c'è un approccio ragionato nei confronti del rischio, dopo aver accertato se l'addestramento e l'esperienza sono adeguati al compito. E per questo Hardesty si era premurato di precisare a Caruso che il corpo dei Marines lo avrebbe sempre riaccolto nel suo seno. Era quasi vero, e questo bastava ai suoi scopi, anche se forse non per quelli del giovane ufficiale. «Come va la sua vita affettiva, capitano?» La domanda lo sorprese, ma rispose con sincerità. «Nessun legame; esco con qualche ragazza, ma per il momento ancora niente di serio. La preoccupa?» Fino a quanto sarà pericolosa questa faccenda? si chiese. «Soltanto dal punto di vista della sicurezza. La maggior parte degli uomini non sa mantenere un segreto con la propria moglie.» Ma con le ragazze era tutta un'altra storia. «Okay, quanto è pericoloso questo lavoro?» «Non molto», mentì Hardesty, ma senza riuscire a essere del tutto convincente. «Le dirò, avevo pensato di restare in servizio fino a diventare tenente colonnello.» «La sua valutazione al comando del corpo sostiene che lei potrebbe raggiungere anche quello di colonnello, salvo non inciampi nei suoi coglioni lungo la strada. Nessuno lo ritiene probabile, ma è successo a moltissimi altri bravi ufficiali.» Hardesty finì la sua scodella di Cheerios e si dedicò al caffè. «Fa piacere sapere di avere un angelo custode da qualche parte», commentò Caruso. «Come le ho detto, lei è stato notato. Il corpo dei Marines è piuttosto in gamba a scoprire chi ha talento e a dargli una mano.» «E allora c'è stato anche qualcun altro a farlo, a notare me, intendo.» «Proprio così, capitano. Ma io posso soltanto offrirle una possibilità. Tom Clancy
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Sarà lei a dover dimostrarsi degno, lungo il percorso.» La sfida era stata ben formulata. Gli elementi giovani e capaci trovavano difficile non accettare. E Hardesty sapeva di aver vinto. Era stata una lunga scarrozzata, da Birmingham a Washington. Dominic Caruso l'aveva fatta in una tirata unica, in un solo giorno, perché non gli andavano i motel da quattro soldi, ma anche partendo alle 5 del mattino non aveva potuto impiegare meno tempo. Guidava una Mercedes classe C quattro porte bianca molto simile a quella di suo fratello, con numerose valigie ammucchiate dietro. Lo avevano fermato un paio di volte, ma in entrambe le occasioni la polizia stradale aveva reagito in modo favorevole davanti al suo tesserino dell'FBI e lo aveva lasciato andare con un cenno amichevole. La fratellanza fra gli uomini della legge si allargava fino a ignorare le violazioni dei limiti di velocità. Arrivò ad Arlington, in Virginia, alle 10 di sera, chiese al portiere di occuparsi del bagaglio e prese l'ascensore per raggiungere la sua stanza al terzo piano. L'armadietto bar in camera aveva una mezza bottiglia di un discreto vino bianco, e se la scolò dopo la debita doccia. Il vino e la noia della televisione lo aiutarono a prendere sonno. Lasciò detto di essere svegliato alle 7 del mattino e si addormentò. «Buon giorno», disse Gerry Hendley alle 8,45 del mattino seguente. «Caffè?» «Grazie sì», rispose Jack accettando una tazza e prendendo posto. «E grazie per aver richiamato.» «Abbiamo dato un'occhiata al tuo stato di servizio accademico. Te la sei cavata bene alla Georgetown.» «Con quello che costano, tanto vale stare attenti alle lezioni, e dopotutto non era nemmeno molto dura.» John Patrick Ryan Jr. sorseggiava il suo caffè e si chiedeva che cosa sarebbe successo ancora. «Siamo disposti a discutere un'assunzione come primo livello», disse subito l'ex senatore. Non era mai stato il tipo da menare il can per l'aia, ed era una delle ragioni per cui era andato sempre molto d'accordo con il padre del suo visitatore. «Con quali mansioni, per l'esattezza?» chiese Jack, con gli occhi attenti. «Che ne sai della Hendley Associates?» «Soltanto quello che le ho già spiegato.» Tom Clancy
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«Bene: nulla di quanto sto per dirti potrà essere riferito fuori di qui. Da nessuna parte, siamo intesi?» «Certo, signore.» E in quello stesso momento, tutto gli fu chiaro. Maledizione, sì disse Jack, avevo proprio indovinato. «Tuo padre è stato uno dei miei amici più intimi. Dico "è stato" perché non riusciamo più a incontrarci, e ci parliamo soltanto molto di rado. Di solito perché è lui a telefonare. Gli uomini come tuo padre non vanno mai in pensione, mai del tutto, comunque. Tuo padre è stato uno dei migliori agenti segreti mai esistiti. Ha fatto qualcosa che non è stato mai messo per iscritto - perlomeno non su carta del governo - e forse non lo sarà mai. In questo caso "mai" significa circa cinquant'anni. Tuo padre sta scrivendo le sue memorie. Ne sta stendendo due versioni, una da pubblicare fra qualche anno, l'altra non vedrà la luce per un paio di generazioni. Potrà essere pubblicata soltanto dopo la sua morte. Questo è per ordine suo.» Jack trovò duro apprendere che suo padre stava facendo programmi per dopo la sua morte. Suo padre... morto? Era qualcosa di difficile da comprendere, salvo in un senso lontano, teorico. «Okay», riuscì a dire, «mamma è al corrente di questa storia?» «Forse... no, quasi certamente no. In parte non esiste nemmeno a Langley. Il governo a volte compie azioni che non vengono riportate ufficialmente. Tuo padre aveva il dono di inciampare in pieno in faccende del genere.» «E lei?» chiese il ragazzo. Hendley si abbandonò sulla poltrona e assunse un tono filosofico. «Il problema è che qualsiasi cosa tu stia facendo troverà sempre chi non la approverà. Come con le barzellette: per quanto divertenti, qualcuno finirà sempre per offendersi. Ma nelle alte sfere, quando qualcuno si offende, invece di dirtelo in faccia, va a piangere sulla spalla di un giornalista e la cosa diventa di dominio pubblico, di solito con un tono di disapprovazione. Nella maggior parte dei casi è il carrierismo a sollevare la sua brutta testa... sai, andare avanti pugnalando alle spalle qualche superiore. Ma accade anche perché chi sta in alto tende ad assumere un atteggiamento politico basato sulla propria concezione di quanto è giusto o sbagliato. Si chiama egocentrismo. Ciascuno ha una versione diversa di quanto è giusto o sbagliato, questo è il problema. E c'è anche chi è completamente pazzo. «Guarda, prendiamo il nostro attuale presidente. Una volta, nel guardaroba del Senato, Ed Kealty mi disse di essere contrario alla pena Tom Clancy
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capitale al punto che non avrebbe nemmeno sopportato di giustiziare Adolf Hitler. Avvenne dopo qualche bicchiere; Ed tende a essere loquace quando ha bevuto e a volte, ahimè, beve troppo. Quando me lo disse, ci risi sopra. Gli risposi, scherzando, di non ripeterlo in un discorso; gli elettori ebrei sono numerosi e potenti e potevano considerarlo non tanto una convinzione personale, quanto un insulto ad alto livello. In astratto molta gente è contraria alla pena capitale. Io rispetto questo atteggiamento, anche se non lo condivido. Ma il difetto di questa presa di posizione è che non si può agire con decisione nei confronti di chi fa danno ad altri - qualche volta danno grave - senza violare i propri principi e in alcune persone la coscienza o la sensibilità politica non glielo consentono. Anche se il lato triste della questione è che il processo in tribunale non è sempre efficace, spesso al di fuori dei nostri confini e, in rare occasioni, all'interno di essi. «Bene, allora quale effetto ha questo sull'America? La CIA non uccide mai. Perlomeno dagli anni '50 in poi. Eisenhower è stato molto abile, nello sfruttare la CIA. In realtà è stato tanto abile a esercitare il potere che la gente non sapeva mai cosa succedeva e lo riteneva uno stupido perché non faceva mai la vecchia danza di guerra davanti alle cineprese e alle telecamere. Il mondo allora era diverso. La Seconda guerra mondiale era ancora storia recente e l'idea di uccidere molta gente - perfino civili innocenti - era comune, soprattutto dopo le campagne di bombardamento aereo», spiegò Hendley. «Era semplicemente il prezzo da pagare per andare avanti.» «E Castro?» «Qui c'entravano il presidente John Kennedy e suo fratello Robert. Non pensavano ad altro che a far fuori Castro. Secondo la maggior parte della gente era per l'imbarazzo del fiasco alla Baia dei Porci. Per conto mio ritengo dipendesse dall'aver letto troppi romanzi di James Bond. A quell'epoca era fascinoso assassinare la gente», commentò Hendley accigliandosi. «Il problema era che in primo luogo è molto più divertente leggerlo in un libro anziché farlo sul serio e, in secondo luogo, non è facile riuscirci senza elementi ben addestrati e molto motivati. Lo hanno capito, credo. Poi, quando la faccenda divenne pubblica, in un modo o nell'altro si passò sopra al coinvolgimento della famiglia Kennedy e la CIA pagò il prezzo per aver eseguito, male, quanto il presidente in carica aveva ordinato di fare. Il decreto presidenziale di Ford pose fine a tutto questo. E di conseguenza la CIA non uccide più nessuno in modo deliberato.» Tom Clancy
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«E John Clark?» chiese Jack, ricordando lo sguardo negli occhi di quell'uomo. «Quello è una specie di aberrazione. Sì, ha ucciso più di una persona, ma ha sempre cercato di farlo soltanto quando era necessario in quel momento per motivi tattici. Langley in effetti autorizza gli agenti a difendersi sul campo e Clark aveva il dono di renderlo necessario per motivi tattici. L'ho incontrato solo un paio di volte e lo conosco soprattutto di fama. Ma è un'aberrazione. Ora che è a riposo, forse scriverà un libro; ma anche se lo facesse, non ci metterebbe dentro l'intera storia. Clark gioca secondo le regole, come tuo padre. Qualche volta le adatta, ma per quanto ne so io non le ha mai violate, non come dipendente federale», si corresse Hendley. Lui e Jack Ryan Sr. avevano discusso a lungo di John Clark ed erano le due sole persone al mondo a conoscere tutta la storia. «Una volta ho detto a papà che non mi sarebbe piaciuto trovarmi dalla parte sbagliata di Clark.» Hendley sorrise. «Questo è abbastanza vero, però si poteva affidare a John Clark la vita dei propri figli. L'ultima volta che ci siamo visti, mi hai fatto una domanda a suo proposito. Ora posso risponderti: se fosse più giovane, sarebbe qui con noi», confidò Hendley. «Mi ha appena rivelato qualcosa.» «Lo so. Riesci a sopportarlo?» «Uccidere?» «Non ho detto proprio questo.» Jack Jr. depose la tazza del caffè. «Adesso capisco perché papà dice che lei è in gamba.» «Riesci a sopportare il fatto che tuo padre, ai suoi tempi, abbia ucciso qualcuno?» «Lo so. È successo la notte in cui sono nato. È in pratica una leggenda di famiglia. La stampa ne ha fatto un gran parlare quando mio padre era presidente. Hanno continuato a parlarne come se si fosse trattato di lebbra o una roba del genere. Tranne il fatto che la lebbra è curabile.» «Lo so. In un film è perfettamente normale, ma nella vita reale fa venire crisi di nervi alla gente. Il problema, nel mondo reale, è che qualche volta non spesso, ma qualche volta - è necessaria un'azione del genere, come ha scoperto tuo padre... in più di un'occasione, Jack. Non ha mai esitato. Credo che abbia anche avuto incubi in proposito. Ma quando ha dovuto farlo, l'ha fatto. Ecco perché tu sei vivo. Ecco perché molta altra gente è Tom Clancy
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ancora viva.» «Sono al corrente dell'episodio sul sottomarino. È una faccenda piuttosto pubblica, ormai, ma...» «Non si tratta soltanto di questo. Tuo padre non è mai andato in cerca di guai, ma quando ci si è trovato dentro - come ti ho detto, ha fatto quanto era necessario.» «Mi sembra di ricordare quando furono giustiziati quelli che assalirono mamma e papà, cioè la notte in cui nacqui io... Ho chiesto a mamma di parlarmene. Lei, vede, non è affatto favorevole alle esecuzioni, ma in quell'occasione non le importò molto. Si sentiva a disagio, ma penso che direbbe di aver capito la logica della situazione. Papà, come lei sa, non ne era entusiasta nemmeno lui, però non ci pianse sopra.» «Tuo padre aveva un'arma puntata alla testa di quel tipo - il capo, intendo dire - ma non premette il grilletto. Non era necessario e per questo non lo fece. Se fossi stato io al suo posto, beh, non lo so. Era un momento critico, ma tuo padre fece la cosa giusta quando aveva molte ragioni per non farla.» «Lo ha detto anche il signor Clark. Gliel'avevo chiesto una volta; mi rispose che gli agenti erano già arrivati sul posto, per cui non era necessario. Ma in realtà non gli ho mai creduto. Quello è un tipo duro. L'ho chiesto anche a Mike Brennan. Mi ha risposto che è stato impressionante il fatto che un civile si fosse trattenuto, ma nemmeno lui avrebbe ucciso quel tipo. Credo dipenda dall'addestramento.» «Non sono sicuro per quanto riguarda Clark. In realtà non è un assassino. Non uccide per divertimento o per denaro. Forse anche lui avrebbe risparmiato quel tipo. Ma no, si suppone che un agente addestrato non faccia cose del genere. Come ti saresti comportato tu, al suo posto?» «Non si può dire finché non ci si è dentro», rispose Jack. «Ho riflettuto sull'episodio un paio di volte e ho concluso che mio padre ha fatto la cosa giusta.» Hendley annuì. «Hai ragione, ha fatto la cosa giusta anche in quell'altra occasione. A quel tipo sul sottomarino ha sparato al torace, doveva farlo per sopravvivere e quando ci si trovi in quella situazione, la soluzione è una sola.» «Allora, qual è l'attività della Hendley Associates, di preciso?» «Raccogliamo informazioni relative all'intelligence e operiamo di conseguenza.» Tom Clancy
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«Ma voi non fate parte dell'amministrazione governativa», obiettò Jack. «Da un punto di vista tecnico no. Facciamo quanto è necessario quando le agenzie governative non sono in grado di farlo.» «Quanto spesso accade?» «Non molto spesso», rispose Hendley in tono disinvolto, «ma le cose possono cambiare, o forse no. Difficile dirlo, in questo momento.» «Quante volte...» «Non è necessario che tu lo sappia», ribatté Hendley, accigliandosi. «Che cosa ne sa papà di questo posto?» «È stato lui a convincermi a organizzarlo.» «Oh...» E in quel momento tutto divenne chiaro. Hendley aveva rinunciato alla propria carriera politica per poter servire il suo Paese in un modo che non sarebbe mai stato riconosciuto, e non gli avrebbe mai portato ricompense. Suo padre avrebbe avuto i coglioni per fare altrettanto? «E se le capitasse di trovarsi in qualche guaio...?» «In una cassetta di sicurezza del mio avvocato personale c'è un centinaio di indulti presidenziali relativi a ogni e qualsiasi azione illegale possa essere stata commessa fra le date che la mia segretaria aggiungerà nel testo, tutti firmati da tuo padre, una settimana prima che lasciasse la carica.» «Ma è legale tutto questo?» «Abbastanza», rispose Hendley, «il ministro della Giustizia di tuo padre, Pat Martin, lo ha definito regolare, anche se sarebbe dinamite se mai si sapesse in pubblico.» «Ma quale dinamite, sarebbe come un'atomica, al Campidoglio», rifletté Jack ad alta voce. In realtà era una specie di eufemismo. «Ecco perché ci andiamo molto cauti, qui. Non possono incoraggiare i miei a fare cose che potrebbero portarli in prigione.» «Perderebbero per sempre il loro credit rating, la loro affidabilità di debitori...» «Vedo che hai il senso dell'umorismo di tuo padre.» «In fin dei conti, signore, è mio padre, no? L'ho ereditato assieme agli occhi azzurri e ai capelli neri.» Secondo i documenti universitari il ragazzo era intelligente. Hendley poteva notare lo stesso carattere di investigatore e la capacità di distinguere il grano dal loglio. Ma avrebbe avuto anche il fegato di suo padre...? Meglio non dover mai scoprirlo. Ma nemmeno i suoi elementi migliori Tom Clancy
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riuscivano a predire il futuro, tranne per quanto riguardava le fluttuazioni valutarie, e in questo baravano. Quella era l'unica illegalità per la quale avrebbero potuto processarlo, ma non sarebbe mai accaduto. «È ora che tu veda Rick Bell. Lui e Jerry Rounds effettuano le analisi, qui.» «Li ho già incontrati?» «No, e nemmeno tuo padre. Questo è uno dei problemi della comunità dell'intelligence. E diventata troppo affollata, c'è troppa gente; le organizzazioni non fanno che intralciarsi a vicenda. Se tu avessi i cento migliori giocatori nella stessa squadra di football professionistico, la squadra si autodistruggerebbe per dissensi interni. Ciascuno nasce con il proprio ego, e sono tutti come il proverbiale gatto dalla coda troppo lunga in una stanza piena di sedie a dondolo. Nessuno solleva troppe obiezioni perché si suppone che il governo non funzioni mai con troppa efficienza. La gente si spaventerebbe, se lo facesse. Ecco perché noi siamo qui. Andiamo, l'ufficio di Jerry è qui vicino nel corridoio.» «Charlottesville?» chiese Dominic. «Pensavo...» «Fin dai tempi in cui il direttore era Hoover, il Bureau ha avuto una casa sicura laggiù. Dal lato tecnico non dipende dall'FBI. È là che conserviamo le Cartelle Grigie.» Ne aveva sentito parlare all'Accademia da un istruttore anziano. Le Cartelle Grigie - fuori dell'FBI nessuno conosceva nemmeno l'espressione - si supponeva fossero i faldoni di Hoover su personaggi politici, con tutti i tipi di irregolarità personali, di cui gli uomini politici fanno collezione come gli altri fanno con i francobolli o con le monete. Si supponeva che fossero state distrutte nel 1972 alla morte di Hoover, ma in realtà erano state depositate a Charlottesville, in Virginia, in una grande casa sicura in cima a una collina sovrastante la villa Monticello di Tom Jefferson, dalla quale si vedeva l'Università della Virginia. Quella vecchia casa era stata costruita con una spaziosa cantina, e per oltre mezzo secolo aveva contenuto qualcosa di molto più prezioso. Era il più segreto dei segreti dell'FBI, noto soltanto a un gruppo ristretto di persone, che non comprendeva necessariamente l'attuale direttore dell'FBI, ma era invece controllato da uno dei più fidati agenti di carriera. Le cartelle non venivano mai aperte, perlomeno non quelle dei politici. Quel giovane senatore, durante l'amministrazione Truman, per esempio, non aveva bisogno di far rivelare al pubblico le sue preferenze sulle ragazzine minorenni. In ogni Tom Clancy
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caso era già morto da molto tempo, come pure quello favorevole all'aborto. Ma il timore di questi incartamenti, che si credeva continuassero a venire aggiornati, spiegava perché il Congresso attaccava soltanto di rado l'FBI sulle questioni degli stanziamenti. Un archivista molto bravo, con una memoria da computer, avrebbe potuto dedurre la loro esistenza da strani vuoti nella voluminosa documentazione del Bureau, ma sarebbe stata una fatica degna di Ercole. Inoltre, c'erano segreti ben più gustosi da scoprire nelle Cartelle Bianche, quelle nascoste in una ex miniera di carbone della Virginia Occidentale, o almeno così potrebbe pensare uno storico. «Dobbiamo distaccarti dal Bureau», annunciò Werner. «Cosa?» obiettò Dominic Caruso. «Perché?» Lo shock di quell'annuncio lo fece quasi scattare in piedi. «Dominic, c'è un'unità speciale che vuole parlare con te. Continuerai il lavoro con loro, ti spiegheranno tutto. Ho detto "distaccarti", non "toglierti", ricordalo. Lo stipendio continuerà ad essere accreditato; sarai retribuito come agente speciale con compiti speciali di indagini antiterrorismo alle dipendenze dirette del mio ufficio. Continuerai ad avere le promozioni normali e gli aumenti retributivi. Questa, agente Caruso, è un'informazione segreta», proseguì Werner. «Non potrai parlarne con nessun altro, al di fuori di me. Chiaro questo?» «Chiaro sì, signore, ma non posso dire di aver capito.» «A suo tempo lo capirai. Continuerai a indagare sulle attività criminali e probabilmente dovrai agire al riguardo. Se scopri che il tuo nuovo incarico non ti piace, puoi venire a dirmelo e ti assegneremo a un'altra sezione sul campo per compiti più convenzionali. Ma, ripeto, non puoi discutere di questo tuo nuovo incarico con alcuno, tranne me. Se te lo chiedono, sei sempre un agente speciale dell'FBI, ma non puoi parlare del tuo lavoro. Non avrai conseguenze negative, di nessun genere, finché svolgerai il tuo incarico come si deve. I controlli qui, vedrai, sono meno rigidi di quelli cui sei abituato. Ma sarai sempre responsabile nei confronti di qualcuno.» «Signore, anche questo non è molto chiaro», obiettò l'agente speciale Caruso. «Il tuo lavoro sarà della massima importanza nazionale, soprattutto contro il terrorismo. E ci sarà anche un certo pericolo. La comunità dei terroristi non è molto civilizzata.» «Si tratta allora di un incarico sotto copertura?» Werner annuì. «Proprio così.» Tom Clancy
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«E sarà diretto da questo ufficio?» «Più o meno», rispose Werner annuendo, ma evitando la risposta. «E posso tirarmi fuori in qualsiasi momento?» «Esatto.» «Bene, signore, darò un'occhiata. Che cosa devo fare ora?» Werner scrisse qualcosa su un foglietto e glielo consegnò. «Va' a questo indirizzo e spiega che devi parlare con Gerry.» «Subito, signore?» «Salvo tu non abbia qualcos'altro da fare.» «Molto bene, signore.» Caruso si alzò, si strinsero la mano e uscì. Perlomeno sarebbe stata una gita divertente nella parte della Virginia dove ci sono cavalli.
4 IL CENTRO ADDESTRAMENTO Tornando in auto oltre il fiume verso l'Hotel Marriott, Dominic recuperò il suo bagaglio - con venti dollari di mancia al portiere - poi inserì i dati della sua destinazione sul computer di navigazione della Mercedes. Prese subito verso sud sull'Interstatale 95, lasciandosi Washington alle spalle. Il profilo della capitale, riflesso nel retrovisore, sembrava addirittura piacevole. L'auto filava a meraviglia, come ci si poteva aspettare da una Mercedes; la stazione radio locale aveva un gradevole tono conservatore gli agenti tendono ad avere questo gusto - e il traffico non era nemmeno troppo malvagio, anche se si trovò a commiserare quei poveri pendolari costretti a recarsi nel D.C. tutti i giorni a lavorare fra le scartoffie dell'Hoover Building e di tutti quegli altri edifici dalla grottesca architettura governativa lungo il Mall. Perlomeno il comando dell'FBI aveva un poligono per il tiro alla pistola, nel quale era possibile sfogare lo stress. E, pensò Dominic, forse doveva essere molto frequentato. Poco prima di entrare a Richmond la voce femminile del computer di bordo gli disse di svoltare a destra sulla tangenziale cittadina; la deviazione lo portò presto sull'Interstatale 64, a ovest, verso una serie di colline ondulate e boscose. La campagna era gradevole, e abbastanza verdeggiante. È probabile che fosse piena di campi di golf e di allevamenti di cavalli. Aveva sentito dire che la CIA vi manteneva case sicure dal tempo in cui venivano usate per l'interrogatorio dei disertori sovietici, e si Tom Clancy
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chiedeva a che cosa servissero ora. Per i cinesi, forse? Forse per i francesi. Di sicuro non erano state vendute. Il governo non ama rinunciare alle proprietà, tranne forse quando si tratta di chiudere basi militari. A quei pagliacci del Nord-Est e dell'Ovest piaceva molto. E non è che amassero poi tanto il Bureau, anche se forse ne avevano paura. Non riusciva a capire perché alcuni politici ce l'avessero con i poliziotti e i militari, ma non se ne preoccupava. Lui aveva il suo piatto di riso, e quelli il loro. Dopo un'ora e un quarto circa cominciò a cercare l'indicazione per l'uscita, ma il computer non ne aveva bisogno. «PREPARATI A SVOLTARE A DESTRA AL PROSSIMO SVINCOLO», disse la voce, con circa due minuti di anticipo. «Grazie, tesoro», rispose l'agente speciale Caruso, senza ottenere risposta. Un minuto dopo svoltò all'uscita prevista - senza nemmeno un BRAVO, BEN FATTO dal computer - poi proseguì lungo la viabilità ordinaria attraverso la piacevole cittadina, e si inerpicò su basse colline sul lato nord della vallata, finché: «PRENDI LA PRIMA SVOLTA QUI A SINISTRA E SEI ARRIVATO ALLA TUA DESTINAZIONE...». «Grazie, tesoro, grazie davvero», rispose Dominic. La «TUA DESTINAZIONE» era la parte finale di una strada di campagna del tutto normale, forse addirittura un vialetto, perché non esisteva alcuna segnaletica orizzontale. Qualche centinaio di metri dopo notò due muretti di sostegno in mattoni rossi e un cancello metallico bianco spalancato. 300 metri più avanti c'era una casa, con sei colonne bianche a sostegno della parte frontale del tetto. Questo sembrava di ardesia - doveva essere piuttosto vecchia, in effetti - e i muri erano di mattoni che avevano perso il colore da oltre cent'anni; doveva trattarsi di una casa di almeno due secoli. Il viale d'accesso era di ghiaietta fine rastrellata di recente. L'erba era di un colore verde intenso, come un campo da golf. Qualcuno uscì da una porta laterale e gli fece cenno di proseguire e svoltare a sinistra. Girò il volante, superando la casa, e rimase sorpreso. Quella residenza padronale - come si poteva definire altrimenti una costruzione tanto grande? - era più vasta di quanto sembrasse a prima vista e aveva un parcheggio abbastanza ampio: in quel momento conteneva una Chevy Suburban, un fuoristrada Buick e un'altra Mercedes classe C proprio come la sua, con la targa della Carolina del Nord. La possibilità di questa coincidenza era troppo remota perfino per la sua immagi... Tom Clancy
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«Enzo!» Dominic si voltò di scatto: «Aldo!». La gente notava spesso la loro somiglianza, anche se era ancor più evidente quando erano distanti. Avevano entrambi i capelli scuri e la carnagione chiara. Brian era più alto di ventiquattro millimetri, Dominic forse più pesante di quattro chili e mezzo. Le eventuali differenze di comportamento avute da ragazzi erano rimaste incollate loro addosso. Siccome erano in parte italiani per discendenza, si abbracciarono con trasporto, ma non si baciarono; italiani sì, ma non fino a questo punto. «Che cosa diavolo ci fai qui?» chiese per primo Dominic. «Io? E tu allora?» ribatté Brian, aiutando il fratello con i bagagli. «Ho letto che hai dovuto sparare, in Alabama. Cos'era successo?» «Un pedofilo», rispose Dominic, sollevando un sacco portabiti con due vestiti. «Aveva violentato e ucciso una bambina. Sono arrivato mezzora troppo tardi.» «Nessuno è perfetto, Enzo. Secondo i giornali hai messo fine alla sua carriera.» Dominic fissò il fratello negli occhi: «Già, sono riuscito almeno a fare questo». «Come, di preciso?» «Tre pallottole nel petto.» «Funziona sempre», commentò il capitano Brian Caruso, «e nessun avvocato ci ha pianto sopra?» «No, stavolta no.» Il tono della risposta non era affatto felice, ma suo fratello vi lesse dentro una fredda soddisfazione. «Con questa?» L'ufficiale sfilò la pistola dalla fondina del fratello. «Sembra bella», commentò. «Spara piuttosto bene. Attento, fratellino, è carica.» Brian sfilò il caricatore e tolse la cartuccia dalla camera di scoppio. «Calibro dieci millimetri?» «Esatto. Roba per l'FBI. Fa dei bei buchi. Il Bureau è tornato ad adottarla dopo che l'ispettore O'Day si era trovato in quella sparatoria con i cattivi, sai, la bambina dello zio Jack.» Brian ricordava bene l'episodio: l'aggressione contro Katie Ryan nella sua scuola poco dopo che il padre era diventato presidente, la sparatoria, le vittime. «Quel tipo ci sapeva fare piuttosto bene», osservò, «e, sai, non era Tom Clancy
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nemmeno un ex Marine. Era un fesso della marina prima di diventare poliziotto. Questo, almeno, è come l'hanno raccontata a Quantico.» «Sull'episodio hanno girato un filmato da utilizzare nell'addestramento. L'ho incontrato una volta, gli ho soltanto stretto la mano assieme a venti altri. Quel figlio di buona donna sa sparare con grande precisione. Ci ha raccontato di come aspettare l'occasione giusta e fare in modo che il primo colpo vada bene a segno. Ha piantato due pallottole in testa a entrambi.» «Come ha fatto a restare così freddo?» Il salvataggio di Katie Ryan aveva fatto impressione a entrambi i Caruso. In fin dei conti era loro prima cugina, e una bella bambina, per di più, tutto il ritratto di sua madre. «Ehi, ma tu hai sentito odore di fumo, laggiù. Come hai fatto a restare freddo?» «Questione di addestramento. Avevo dei Marines cui badare, fratello.» Portarono dentro i bagagli di Dominic e Brian gli fece strada al piano superiore. Avevano camere separate, adiacenti. Poi tornarono in cucina, si servirono del caffè e sedettero al tavolo. «Allora, com'è la vita nel corpo, Aldo?» «Sto per essere promosso maggiore, Enzo. Mi hanno dato una Stella d'argento per quello che ho combinato laggiù; non è stata una gran cosa, in realtà, ho fatto soltanto quello per cui mi avevano addestrato. Uno dei miei ragazzi è rimasto ferito, ma ormai sta bene. Non abbiamo catturato il tipo cui davamo la caccia - non aveva intenzione di arrendersi, così Gunny Sullivan l'ha spedito dal suo Allah - ma ne abbiamo catturati vivi due e hanno parlato un po', fornendoci, a quanto mi hanno detto quelli dell'intelligence, qualche buona informazione.» «Perché ti hanno dato quel nastrino?» chiese in tono insistente Dominic. «Soprattutto per essere rimasto vivo. Ne ho stesi tre di persona. Ma non erano molto bravi a sparare. Li ho beccati e basta. In seguito mi hanno chiesto se mi erano venuti incubi in proposito. Il corpo dei Marines ha troppi medici, in giro, e sono tutti calamari della marina.» «Al Bureau è lo stesso, ma io non ho rimorsi. Non faccio brutti sogni per quella canaglia. Povera piccola, avrei dovuto sparargli nell'uccello.» «Perché non l'hai fatto?» «Perché non fa morire subito, Aldo, ma tre pallottole nel cuore sì.» «Non gli hai sparato d'impulso?» «Non proprio, ma...» «Ed è proprio per questo che sei qui, agente speciale Caruso», disse un Tom Clancy
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uomo, entrato nella stanza. Era alto un metro e ottanta ed entrambi i fratelli notarono che portava molto bene i suoi cinquant'anni. «Chi è lei, signore?» chiese Brian. «Pete Alexander», rispose l'uomo. «Dovevo incontrarmi con lei, l'altro...» «No, in realtà no, ma così avevamo detto al generale.» Alexander sedette accanto a loro, con la sua tazza di caffè. «Allora, chi è lei?» chiese Dominic. «Sono il vostro ufficiale istruttore.» «Soltanto lei?» chiese Brian. «Istruttore di che cosa?» domandò nello stesso momento Dominic. «No, non ci sono soltanto io, ma sono l'unico sempre qui. E il genere di addestramento vi spiegherà per cosa dovete prepararvi», rispose. «Okay, volete sapere chi sono. Mi sono laureato a Yale trent'anni fa, in Scienze politiche. Ho addirittura fatto parte del Teschio e Tibie, sapete, quel club giovanile sul quale i teorici delle congiure amano blaterare. Cristo, come se dei ragazzi sotto i vent'anni fossero davvero capaci di combinare qualcosa oltre a farsi sedurre, un venerdì sera di quelli giusti.» Tuttavia i suoi occhi bruni e lo sguardo che lanciavano non venivano da un college, nemmeno da uno della Ivy League. «In passato, ai vecchi tempi, l'Agenzia amava scegliere ex allievi di Yale, Harvard e Dartmouth. Ma ormai quelli hanno cambiato idea; adesso vogliono tutti entrare nelle banche d'affari e fare soldi alla svelta. Ho lavorato per venticinque anni nel servizio clandestino, poi mi hanno reclutato nel Campus. E da allora sono rimasto con loro.» «Il Campus? Di che si tratta?» chiese l'ufficiale. Alexander notò che Dominic Caruso non faceva domande, continuava ad ascoltare e osservare con molta attenzione. Brian non avrebbe mai smesso di fare il Marine, e Dominic non avrebbe mai smesso di fare l'agente dell'FBI. «Quello è un servizio d'intelligence con finanziamento privato.» «Finanziamento privato?» chiese Brian. «Come diavolo...» «Vedrai dopo come funziona, e poi ti sorprenderai per come sia facile. Quanto vi riguarda qui e ora è che cosa facciano.» «Fanno fuori la gente», disse subito Dominic. Sembrò che le parole gli fossero uscite per conto loro. «Perché lo pensi?» chiese Alexander con aria innocente. «È un'organizzazione ristretta. Noi siamo soli, qui, a giudicare dal Tom Clancy
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parcheggio là fuori. Io non ho abbastanza pratica per essere un agente esperto. Ho soltanto ammazzato uno perché se lo meritava, e il giorno dopo mi trovo al comando a parlare con un vicedirettore e un paio di giorni dopo vado a Washington e mi spediscono qui. Questo è un posto molto ma molto speciale, molto ma molto piccolo e gode dell'approvazione al massimo livello per tutto quello che fa. Certo che qui non state vendendo buoni federali del Tesoro, vero?» «Secondo il tuo fascicolo personale hai buone qualità analitiche», rispose Alexander, «sai anche imparare a tenere la bocca chiusa?» «Non credo sia necessario, in questo posto particolare, ma sì, certo, so farlo quando la situazione lo richiede», rispose Dominic. «Bene, ecco la prima lezione: voi due sapete che cosa significa "nero", "sporco", vero? Significa un programma o un progetto non riconosciuto dal governo. La gente finge che non esista. Il Campus fa un passo in più: noi non esistiamo. Non esiste alcun documento scritto, in possesso di un dipendente governativo qualsiasi, in cui si parli di noi. Da questo momento in poi, voi due signori non esistete più. Oh, certo, tu, capitano Caruso - o sei già maggiore? - continuerai a percepire uno stipendio: ti sarà depositato su qualsiasi conto in banca aprirai questa settimana, ma non sei più un Marine. Sei distaccato presso un altro servizio di natura sconosciuta. E tu, agente speciale Dominic Caruso...» «Lo so, me l'ha detto Gus Werner. Hanno scavato una buca, ci si sono infilati dentro e l'hanno richiusa.» Alexander annuì. «Voi due lascerete qui tutti i vostri documenti ufficiali di riconoscimento, le piastrine, tutto, prima di andarvene. Potete conservare i vostri nomi, forse, ma il nome è fatto soltanto di due parole e comunque nessuno crede ai nomi, in questo mestiere. Questa è stata la parte divertente dei miei anni all'Agenzia. Una volta, durante un'operazione, ho cambiato nome senza pensarci. Molto imbarazzante, quando me ne sono accorto. Come fare l'attore e all'improvviso ti accorgi di essere Macbeth mentre si presume che tu sia Amleto. Ma non ci sono state conseguenze, e alla fine della recita non sono morto.» «Cosa faremo, per l'esattezza?» Adesso era Brian a fare domande. «Perlopiù, servizio investigativo. Seguire il denaro. Il Campus se la cava piuttosto bene. Come e perché lo scoprirete in seguito. Lavorerete in coppia. Tu, Dominic, ti occuperai della maggior parte del lavoro investigativo pesante, sarai la mente. Tu, Brian, sarai il braccio e strada Tom Clancy
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facendo imparerete cosa fare... come lo hai chiamato poco fa?» «Oh, lei vuol dire Enzo? Lo chiamo così perché aveva il piede pesante, quando prese la patente. Sa, come Enzo Ferrari.» Dominic indicò il fratello e rise: «Lui è Aldo perché si veste come un barbone. Come Aldo Cella in quella pubblicità di vini: "Non è schiavo della moda". È una battuta di famiglia». «Va bene, va' in un Brooks Brothers e vestiti meglio», suggerì Pete Alexander a Brian. «La tua copertura sarà soprattutto quella di uomo d'affari o di turista; per cui dovrai essere ben vestito, ma non come il principe di Galles. E vi farete crescere i capelli, tutti e due, soprattutto tu, Aldo.» Brian si passò una mano sui capelli cortissimi: lo avrebbero fatto riconoscere in tutto il mondo civile per un Marine americano. Avrebbe potuto andargli peggio. I Rangers dell'esercito erano ancor più radicali, quanto ai capelli. Brian, entro un mese circa, avrebbe potuto sembrare un essere umano abbastanza normale. «Maledizione, dovrò comprarmi un pettine.» «Che cosa prevede il piano?» «Per oggi rilassatevi e ambientatevi. Domani ci alzeremo presto e vedremo se siete in condizioni fisiche decenti. Poi faremo pratica d'armi, poi lezione a tavolino. Vi intendete di computer tutti e due, presumo.» «Perché ce lo chiede?» Era Brian a parlare. «Il Campus lavora soprattutto come un ufficio virtuale. Voi riceverete in dotazione computer con modem incorporato e con questi comunicherete con la sede.» «E la sicurezza?» chiese Dominic. «I computer hanno già un sistema di sicurezza abbastanza buono. Se c'è la possibilità di violarlo, nessuno l'ha ancora scoperta.» «Buono a sapersi», osservò Enzo, dubbioso. «Anche al corpo usano i computer, Aldo?» «Come no, abbiamo tutte le comodità moderne, perfino la carta igienica.» «E lei si chiama Mohammed?» chiese Ernesto. «Esatto, ma per il momento mi chiami Miguel.» A differenza di Nigel, era un nome che avrebbe saputo ricordare. Non aveva cominciato invocando la benedizione di Allah su quell'incontro. Questi miscredenti non l'avrebbero compreso. Tom Clancy
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«Il suo inglese è... beh, a sentirla parlare, parla proprio come un inglese.» «Ho studiato lassù», spiegò Mohammed. «Mia madre era inglese, mio padre saudita.» «Era?» «Sono morti entrambi.» «Condoglianze», disse Ernesto, con discutibile sincerità. «Allora, che cosa possiamo fare, uno per l'altro?» «Ho esposto l'idea a Pablo, qui presente. Le ha riferito?» "Certo, l'ha fatto, tuttavia vorrei sentirlo da lei. Io rappresento, capirà, altre sei persone con i miei stessi interessi d'affari.» «Capisco. Lei ha una procura per trattare a nome di tutti?» «Non proprio, ma spiegherò loro quanto lei desidera - non è necessario che li incontri tutù - e non hanno mai respinto le mie proposte. Se arriviamo qui a un accordo, potrà essere ratificato entro la settimana.» «Molto bene. Lei conosce gli interessi che a mia volta rappresento. Sono autorizzato anch'io a stipulare un accordo. Come lei, anche noi abbiamo una grande nazione nemica su al nord, e sta sottoponendo i miei amici a pressioni sempre più gravi. Noi vogliamo vendicarci, in modo da sviare queste pressioni verso altre direzioni.» «Molto simile alla nostra situazione», commentò Ernesto. «Di conseguenza è nostro comune interesse provocare disordini e caos all'interno dell'America. Il nuovo presidente americano è un debole, ma proprio per questo può essere pericoloso. I deboli sono più pronti dei potenti a usare la forza. Anche se lo fanno in modo inefficiente, può sempre essere un fastidio.» «I loro metodi nella raccolta d'informazioni ci preoccupano. Succede anche a voi?» «Abbiamo imparato a essere prudenti», rispose Mohammed. «Quanto ci manca è una buona infrastruttura in America e per questo abbiamo bisogno di assistenza.» «Non ne avete? È sorprendente. I loro media sono pieni di notizie sull'FBI e altre agenzie, indaffarati a pedinare i vostri uomini all'interno dei loro confini.» «Per il momento stanno dando la caccia alle ombre, e così facendo seminano la discordia nel loro Paese. Questo aumenta la difficoltà di costituire una rete adatta a consentirci di svolgere operazioni offensive.» Tom Clancy
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«La natura di quelle operazioni non ci riguarda, vero?» chiese Pablo. «Esatto. Niente che non abbiate già fatto voi, è naturale.» Tuttavia non aggiunse ma non in America. In Colombia ci si batteva senza guantoni, ma erano stati ben attenti a limitarsi negli Stati Uniti, nazione «cliente». Tanto meglio. Sarebbe stato del tutto estraneo a qualsiasi cosa avessero fatto. La sicurezza operativa era un concetto che entrambe le parti comprendevano in pieno. «Capisco», disse il capo del Cartello. Non era uno sciocco, Mohammed poteva leggerlo nei suoi occhi. L'arabo non intendeva sottovalutare quegli uomini né le loro capacità... E non avrebbe nemmeno commesso l'errore di considerarli amici. Potevano essere spietati come i suoi uomini, questo lo sapeva; chi negava Dio poteva essere pericoloso quanto chi agiva in suo nome. «Allora, cosa potete offrirci?» «Abbiamo effettuato a lungo operazioni in Europa», rispose Mohammed. «Voi desiderate ampliare il vostro mercato laggiù. Noi abbiamo in loco una rete molto sicura da oltre vent'anni. Le novità nel commercio europeo - la minore importanza dei confini e via dicendo sono a vostro favore, come è stato per noi. Noi abbiamo una cellula nel porto greco del Pireo in grado di soddisfare con facilità le vostre richieste, e contatti con le società di trasporto internazionale su gomma. Se possono trasportare armi e uomini per noi, possono di certo trasportare con facilità anche i vostri prodotti.» «Ci occorre un elenco di nomi, delle persone con cui possiamo discutere gli aspetti tecnici di questa operazione», disse Ernesto al suo ospite. «L'ho qui con me», e Mohammed indicò il suo personal computer portatile. «Sono abituati a lavorare in cambio di contropartite monetarie.» Notò che i suoi ospiti annuivano senza chiedere quanto. Per loro la faccenda non rivestiva molta importanza, era ovvio. Ernesto e Pablo stavano pensando: in Europa ci sono oltre 300 milioni di persone, e senza dubbio a molte di esse piacerebbe la cocaina colombiana. Alcune nazioni europee consentivano addirittura l'uso della droga in alcune località discrete, controllate e tassate; il denaro impegnato era insufficiente a offrire un profitto decente, però presentava il vantaggio di creare l'ambiente adatto. E niente, nemmeno l'eroina di qualità medicinale, era buona quanto la coca delle Ande. Per questa sarebbero stati disposti a sborsare i loro euro, e questa volta sarebbero bastati a rendere redditizia Tom Clancy
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l'operazione. Il pericolo stava nel settore della distribuzione. Qualche spacciatore imprudente sarebbe stato arrestato per strada e qualcuno avrebbe cantato. Di conseguenza doveva esserci un ampio isolamento fra la distribuzione all'ingrosso e lo spaccio al dettaglio, ma quella era una faccenda che sapevano sbrigare; indipendentemente dalla professionalità, le polizie europee non potevano essere molto diverse da quella americana. Alcune di esse avrebbero addirittura accettato volentieri gli euro del Cartello e avrebbero provveduto a lubrificare i punti necessari. Gli affari sono affari e se questo arabo fosse riuscito ad aiutarli - e gratis, cosa veramente notevole - tanto meglio. Ernesto e Pablo non reagirono in modo evidente all'offerta sul tavolo. Un estraneo avrebbe potuto considerare annoiato il loro atteggiamento. Ma era proprio il contrario. Quell'offerta sembrava venuta dal cielo. Stava aprendosi un intero mercato nuovo, e con il nuovo flusso di entrate che comportava forse sarebbero riusciti a comprarsi l'intera loro nazione. Dovevano imparare un modo diverso di concludere affari, ma avevano il denaro per fare l'esperimento, ed erano creature molto adattabili: pesci, in sostanza, che nuotavano in un mare di contadini e di capitalisti. «Come ci metteremo in contatto con queste persone?» chiese Pablo. «I miei faranno le presentazioni necessarie.» Di bene in meglio, pensò Ernesto. «E che cosa chiedete in cambio da noi?» «Avremo bisogno del vostro aiuto per far entrare persone negli Stati Uniti. Come possiamo metterci d'accordo?» «Se lei intende lo spostamento materiale di vostri elementi dal vostro mondo in America, la soluzione migliore è farli arrivare in aereo in Colombia, o meglio qui a Cartagena. Poi provvederemo noi a farli trasferire in aereo in altre nazioni di lingua spagnola nel Nord. In Costarica, per esempio. Lassù, se hanno documenti di viaggio validi possono proseguire con le linee aeree americane, oppure passando per il Messico. Se hanno un aspetto latino e parlano spagnolo, possono essere contrabbandati oltre il confine messicano; è una faccenda impegnativa dal punto di vista fisico, e alcuni potrebbero venire catturati, ma in questo caso verrebbero soltanto rimandati in Messico, e potrebbero riprovarci. Oppure, con i documenti adatti, possono passare con tranquillità il confine a piedi fino a San Diego, in California. Una volta in territorio statunitense, il problema è mantenere la copertura. Se non ci sono problemi di denaro...» Tom Clancy
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«Non ce ne sono», lo rassicurò Mohammed. «Allora vi procurerete un avvocato locale - ben pochi hanno degli scrupoli - e organizzerete l'acquisto di una casa sicura adatta come base d'appoggio. Mi perdoni - siamo già d'accordo che le vostre operazioni non ci riguardano - ma se mi fornisse qualche idea su quanto avete in mente di fare, potrei darvi qualche suggerimento.» Mohammed rifletté per qualche attimo, poi lo spiegò. «Capisco. I vostri uomini devono essere molto ben motivati per farlo», osservò Ernesto. «Lo sono.» Come poteva dubitarne, quell'individuo? si chiese Mohammed. «E con piani buoni e fegato, possono anche sopravvivere. Ma non dovete mai sottovalutare le varie polizie americane. Nel nostro campo possiamo prendere accordi finanziari con alcune di esse, ma nel vostro caso è molto improbabile.» «Questo lo comprendiamo. L'ideale sarebbe che i nostri sopravvivessero, ma purtroppo alcuni, lo sappiamo, andranno perduti. Comprendono il rischio.» Non parlò di Paradiso. Quella gente non avrebbe capito, il Dio che adoravano abitava nei loro portafogli. Che razza di fanatici, sprecare così la propria gente} si chiedeva Pablo. I suoi uomini correvano deliberatamente i loro rischi, bilanciando le possibilità di guadagno con le conseguenze dell'insuccesso, e prendevano le loro decisioni in piena libertà. Questa gente no. Non è sempre possibile scegliere i propri soci in affari. «Noi abbiamo un certo numero di passaporti americani in bianco. Sarà compito vostro assicurarvi che gli elementi in arrivo parlino bene inglese o spagnolo e sappiano presentarsi in modo adatto. Nessuno di loro, credo, vorrà prendere lezioni di pilotaggio?» Ernesto la considerava una battuta, ma Mohammed non la interpretò in tal senso. «Il tempo per questo è passato. Ben di rado la fortuna sorride due volte, nel mio campo.» «Per fortuna operiamo in campi diversi», rispose Ernesto. Ed era vero. Era in grado di spedire forniture in container da carico con le navi mercantili e gli autoarticolati in tutta l'America. Se una delle forniture andava perduta e se veniva scoperta la destinazione programmata, l'America aveva molte protezioni legali per i suoi uomini, soltanto gli sciocchi finivano in prigione. Nel corso degli anni avevano imparato a Tom Clancy
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farla in barba ai cani da fiuto e agli altri metodi di scoperta. L'importante era usare gente disposta a correre rischi, e la maggior parte di loro sopravviveva, rientrando in Colombia a vivere di rendita nel ceto medio superiore, grazie a ricchezze provenienti da un passato ormai lontano che non sarebbe più tornato e del quale non avrebbero mai parlato. «Allora», chiese Mohammed, «quando possiamo iniziare le operazioni?» Quest'uomo ha fretta, notò Ernesto. Ma lo avrebbe accontentato. Qualsiasi cosa fosse riuscito a combinare avrebbe distolto personale dalle operazioni anticontrabbando americane, e sarebbe stato un gran bene. Le perdite relativamente ridotte sul confine che aveva imparato a sopportare si sarebbero ridotte ancora di più. Il prezzo al dettaglio della cocaina sarebbe sceso, ma la domanda sarebbe in un certo senso aumentata, per cui non ci sarebbero state perdite nette nelle entrate delle vendite. Quello sarebbe stato il profitto tattico. Ma, quel che più importava, l'America si sarebbe interessata meno della Colombia e avrebbe rivolto in altre direzioni le sue operazioni d'intelligence. E questo sarebbe stato il vantaggio strategico dell'impresa... ... e lui, poi, aveva sempre la possibilità di inviare informazioni alla C. Avrebbe raccontato dell'improvvisa comparsa di alcuni terroristi nella sua zona le cui operazioni sarebbero state considerate scorrette perfino dal Cartello. E anche se questo non gli avrebbe comportato l'affetto dell'America, non gli avrebbe nemmeno arrecato danno; e qualunque suo elemento avesse fornito appoggio ai terroristi avrebbe potuto essere liquidato dall'interno, per così dire. Gli americani, in realtà, avrebbero rispettato una soluzione del genere. Così c'era un vantaggio concreto, e un lato negativo controllabile. Tutto sommato, decise, questa aveva l'aria di essere un'operazione vantaggiosa. «Seńor Miguel, proporrò questa alleanza ai miei colleghi, con il suggerimento di accettarla. Lei potrà aspettarsi una decisione definitiva alla fine di questa settimana. Resterà a Cartagena, oppure è in viaggio?» «Preferisco non restare troppo a lungo nello stesso posto. Riparto in aereo domani. Pablo può rintracciarmi via Internet per comunicarmi la vostra decisione. Per il momento, la ringrazio di questo cordiale incontro d'affari.» Ernesto si alzò e strinse la mano all'ospite. Decise fin da quel momento di considerare Miguel un uomo d'affari in un campo d'azione simile ma non concorrenziale. Certo, non un amico, ma un alleato di comodo. Tom Clancy
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«Come diavolo ci sei riuscito?» chiese Jack. «Mai sentito parlare di una società che si chiama INFOSEC?» ribatté Rick Bell. «Roba da codici e cifrari, vero?» «Esatto, Information Systems Security Company. Si trova alla periferia di Seattle e possiede il migliore programma per la sicurezza delle informazioni che esista. E guidata da un ex vicedirettore della sezione Z di Fort Meade. Lui e tre suoi colleghi hanno fondato la società circa nove anni fa. Non sono sicuro che nemmeno l'NSA riesca a violarlo, a meno che non usino in modo brutale la forza delle loro nuove Sun Workstation. In pratica ogni banca del mondo se ne serve, soprattutto quelle del Liechtenstein e del resto d'Europa. Ma nel programma c'è una falla.» «E nessuno l'ha scoperta?» Gli acquirenti di programmi per computer hanno imparato, con gli anni, a sfruttare esperti esterni per esaminarli riga per riga, come difesa contro i programmatori disinvolti, che sono ormai troppi. «Quelli dell'NSA usano buoni codici», rispose Bell. «Non ho idea di cosa contengano, ma questi conservano ancora negli armadi le loro vecchie cravatte aziendali, capisci?» «E Fort Meade si inserisce, e noi riceviamo quanto hanno scoperto mentre lo trasmettono via fax a Langley», sottolineò Jack. «C'è qualcuno alla CIA capace di rintracciare la provenienza del denaro?» «Non sono in gamba come i nostri.» «Ci vuole un ladro per catturare un ladro, vero?» «Aiuta a capire come la pensa l'avversario», confermò Bell. «Non è una comunità vasta quella con cui abbiamo a che fare qui. Diavolo, ne conosciamo la maggior parte... siamo nello stesso ramo, giusto?» «E questo fa di me un elemento vantaggioso in più?» chiese Jack. Non era un principe, per le leggi americane, ma gli europei la pensavano ancora a questo modo. Si sarebbero inchinati e avrebbero fatto di tutto anche soltanto per stringergli la mano, e lo avrebbero considerato un giovanotto promettente per quanto fesso potesse essere, e avrebbero cercato i suoi favori, in primo luogo per la possibilità che dicesse una buona parola all'orecchio giusto. Certo, questa si chiamava corruzione, o perlomeno era l'atmosfera propizia. «Cos'hai imparato alla Casa Bianca?» chiese Bell. Tom Clancy
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«Qualche cosetta, credo», rispose Jack. Perlopiù le aveva imparate da Mike Brennan, che odiava con tutto il cuore la procedura diplomatica, per non parlare delle sottigliezze politiche di tutti i giorni. Brennan ne aveva parlato abbastanza spesso con i colleghi stranieri i quali avevano rilevato la stessa situazione nelle loro capitali e la pensavano allo stesso modo, pur mantenendo un volto impenetrabile quando sedevano ai loro posti. Secondo Jack, a lui era andata molto meglio che non a suo padre, per capire tutto questo. Non aveva dovuto imparare a nuotare mentre si sforzava di non affogare. Suo padre non ne aveva mai parlato, salvo quando si irritava per il dilagare della corruzione. «Attento a come ne parli con Gerry», osservò Bell, «a lui piace sostenere quanto onesto e pulito sia, in confronto, l'ambiente del commercio.» «A papà quel tipo piace davvero. Secondo me forse sono un po' simili.» «No», lo corresse Bell, «sono molto simili.» «Hendley ha abbandonato la politica per colpa di quell'incidente, vero?» Bell annuì. «Proprio così. Vedrai quando avrai moglie e figli. È il colpo peggiore da sopportare, per un uomo. Ancor peggio di quanto tu possa pensare. Ha dovuto andare a riconoscere le salme. Non era un bello spettacolo. C'è chi si sarebbe sparato in bocca, dopo. Ma lui no. Aveva pensato a presentarsi come candidato alla Casa Bianca, convinto che Wendy sarebbe stata una buona First Lady, e forse avrebbe potuto esserlo, ma quell'idea è morta con sua moglie e i suoi figli.» Bell tacque. I dirigenti del Campus proteggevano il loro capo, o quantomeno la sua reputazione; lo consideravano un uomo degno della loro lealtà. Non esisteva, al Campus, una linea di successione prevedibile, nessuno aveva mai pensato a questa possibilità futura e nel corso delle riunioni del Consiglio non se ne era mai parlato. Le sedute erano perlopiù dedicate a questioni al di fuori del loro campo di lavoro. Si chiese se John Patrick Ryan Jr. avrebbe notato quella lacuna nell'organizzazione del Campus. «Allora», riprese Bell, «che ne pensi, finora?» «Ho letto le trascrizioni sulle chiacchiere dei dirigenti delle banche centrali. È sorprendente quanto alcune siano venali.» Jack fece una pausa. «Ma già, non dovrei sorprendermene, vero?» «Quando si affida a qualcuno il controllo di tanto denaro o di tanta potenza, un po' di corruzione viene a galla. Quel che mi sorprende è il modo in cui le loro amicizie superano i confini nazionali. Molti di questi personaggi ricavano profitti personali quando la loro valuta viene Tom Clancy
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danneggiata, anche se può comportare qualche inconveniente per i loro connazionali. Risalendo ai bei vecchi tempi antichi, i nobili si sentivano spesso più a proprio agio con i pari grado stranieri di quanto non fossero con i colleghi delle loro terre soggetti allo stesso sovrano. È una caratteristica non ancora morta, perlomeno qui da noi. I nostri grossi industriali possono lavorare insieme per organizzare gruppi di pressione sul Congresso, ma non fanno spesso concessioni gratuite e non si scambiano segreti. Al loro livello le congiure non sono impossibili, ma è molto difficile riuscire a nasconderle a lungo; c'è troppa gente, e tutti hanno una bocca. In Europa succede lo stesso. I media sono sempre a caccia di scandali, qui o altrove, e preferiscono dare addosso a un ricco furfante che a un ministro. Quest'ultimo, in fin dei conti, può essere sempre una buona fonte d'informazioni. L'altro è soltanto un furfante.» «E allora, come fate a mantenere onesti i vostri elementi?» Bella domanda, pensò Bell, e se ne preoccupavano sempre, anche se non se ne parlava mai granché. «Li paghiamo piuttosto bene, e tutti qui fanno parte di un piano d'investimento di gruppo molto interessante. Negli ultimi anni la rendita annualizzata è stata di circa il diciannove per cento.» «Niente male», minimizzò Jack, «tutto nei limiti di legge?» «Dipende dall'avvocato cui ci si rivolge, ma nessun ministro della Giustizia ha mai sollevato obiezioni, e noi stiamo molto attenti a come gestiamo la faccenda. L'avidità non ci piace; potremmo trasformare quest'azienda nell'organizzazione più grossa dopo Ponzi, ma a questo punto la gente la noterebbe. Per cui cerchiamo di non dare nell'occhio. Guadagniamo abbastanza da coprire le spese delle nostre operazioni e assicurare il buon mantenimento della nostra truppa.» Tenevano sotto controllo anche il denaro dei dipendenti, e le eventuali operazioni che tentavano; e la maggior parte non lo faceva, anche se alcuni partecipavano alle attività dell'azienda, il che, ancora una volta, poteva essere vantaggioso, ma senza avidità. «Tu ci fornisci i numeri di conto e i codici d'accesso di tutte le tue finanze personali e i computer li terranno d'occhio.» «Io ho un conto fiduciario tramite mio padre, ma viene gestito da una società contabile di New York. Ricevo un bell'assegno, ma non ho accesso al patrimonio. Quanto guadagno per conto mio, però, è soltanto mio, a meno che non lo passi ai miei commercialisti, i quali allora lo Tom Clancy
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amministrano e mi inviano un rendiconto trimestrale. Quando compirò trent'anni, potrò disporre di tutto.» Quell'età era però ancora piuttosto lontana per preoccupare il giovane Jack. «Lo sappiamo», lo rassicurò Bell. «Non si tratta di mancanza di fiducia. Vogliamo soltanto accertarci che nessuno si lasci tentare dalla voglia di giocare d'azzardo.» Forse chi aveva inventato le regole del gioco d'azzardo era stato uno dei migliori matematici di tutti i tempi, pensò Bell. Aveva offerto tante illusioni di avere qualche probabilità di vincita da indurre in tentazione un mucchio di fessi. Perché nella mente umana si annida la più pericolosa delle droghe. E anch'essa si chiama «ego». «Allora, devo cominciare nella sezione "pulita" dell'azienda? A osservare le fluttuazioni valutarie e roba del genere?» chiese Jack. Bell annuì. «Esatto. Devi prima di tutto imparare il linguaggio.» «Mi sembra giusto.» Suo padre aveva cominciato a un gradino molto più basso, come giovane dirigente alla Merrill Lynch: doveva contattare potenziali clienti. Pagare il dovuto era forse un male per l'ego, ma un bene per l'anima. Suo padre gli aveva fatto molte prediche circa la virtù della Pazienza, spiegandogli che era un disagio da sopportare, anche dopo averla conquistata. Ma il gioco aveva le sue regole, anche qui. Soprattutto qui, si rese conto Jack, riflettendoci. E si domandò che cosa succedesse al personale del Campus quando violava le regole. Probabilmente niente di buono. «Buono questo vino», commentò Dominic. «Per essere un'organizzazione del governo, la cantina non è niente male.» L'anno sull'etichetta diceva 1962, molto prima che lui e suo fratello venissero al mondo... in pratica la loro mamma frequentava ancora le scuole medie a pochi isolati dalla casa dei nonni sul Loch Raven Boulevard a Baltimora... forse verso la fine dell'ultima Era glaciale. Ma Baltimora era lontanissima da Seattle, dove erano cresciuti. «Quanto sarà vecchia questa casa?» chiese ad Alexander. «La proprietà risale a prima della Guerra Civile. La costruzione era cominciata nel Diciassettesimo secolo; è andata bruciata nel 1882 e l'hanno ricostruita. Il governo l'ha acquistata poco prima dell'elezione di Nixon. Il proprietario era un veterano dell'OSS, J. Donald Hamilton; aveva lavorato con Donovan e i suoi. Ne ricavò un buon prezzo, si trasferì nel Nuovo Tom Clancy
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Messico e vi morì, mi sembra, nel 1986, penso a novantaquattro anni. Dicono che ai suoi tempi sia stato un avventuriero; corse parecchi rischi durante la Prima guerra mondiale e aiutò Wild Bill Donovan contro i nazisti nella Seconda. C'è un suo ritratto in biblioteca. Sembra un tipo da cui stare alla larga. E, in più, era un conoscitore di vini; questo viene dalla Toscana.» «Va bene con il vitello», commentò Brian, che aveva provveduto a cucinarlo. «Questo vitello va bene con tutto. Certo non hai imparato a cucinare fra i Marines», obiettò Alexander. «Da papà. Cucina meglio lui di mamma», spiegò Dominic. «Sai, è una cosa del Vecchio Mondo. E il nonno, quel furfante, sa cavarsela ancora benissimo anche lui; quanti anni ha, Aldo, ottantadue?» «Compiuti il mese scorso», confermò Brian, «strano tipo, quel vecchio, ha attraversato mezzo mondo per sistemarsi a Seattle, e non si è mai mosso di là per sessant'anni.» «Nella stessa casa da quaranta», aggiunse Dominic, «a un isolato dal ristorante.» «La ricetta di questo vitello?» «Non indovineresti mai, Pete, ci puoi scommettere l'uccello. La nostra famiglia viene da Firenze. Ci sono stato due anni fa, quando il contingente dei Marines della flotta del Mediterraneo fece una sosta a Napoli. Suo cugino aveva un ristorante vicino al Ponte Vecchio. Quando scoprirono chi ero, impazzirono per farmi mangiare. Sai, gli italiani vanno matti per i Marines.» «Dev'essere il fascino dell'uniforme verde, Aldo», commentò Dominic. «Forse ci facevo un figurone, Enzo, ci hai mai pensato?» ribatté il capitano Caruso. «E come no», rispose l'agente speciale, servendosi un'altra porzione di scaloppine di vitello. «Abbiamo davanti a noi il successore di Rocky.» «Voi gemelli siete sempre così?» chiese Alexander. «Soltanto quando beviamo», rispose Dominic e suo fratello si mise a ridere. «Enzo non regge affatto i liquori. Noi Marines, invece, possiamo fare di tutto.» «Dovrò proprio accettare anche questo da uno che considera la Miller Lite una birra vera?» si domandò l'agente dell'FBI alzando gli occhi al Tom Clancy
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cielo. «Si suppone», intervenne Alexander, «che i gemelli siano simili.» «Soltanto quelli identici. Noi siamo dizigotici. La cosa ha sorpreso mamma e papà per più di un anno. Noi, nati da due ovuli, non lo siamo affatto, Pete.» Dominic diede la sua spiegazione con un sorriso condiviso dal fratello. Ma Alexander la sapeva più lunga. Vestivano soltanto in modo diverso, e anche questo presto sarebbe cambiato.
5 ALLEANZE Mohammed prese il primo volo Avianca per Città del Messico e poi attese il 242 della British Airways per Londra. Negli aeroporti, dove tutto era anonimo, si sentiva a suo agio. Doveva stare attento al cibo, perché il Messico era una nazione di miscredenti, ma la sala d'attesa di prima classe lo proteggeva dalla barbarie culturale locale e i numerosi agenti di polizia armati provvedevano a non far entrare chi non era dell'ambiente giusto; i tipi come lui, per esempio. Scelse una poltrona d'angolo lontana dalle finestre e si mise a leggere un libro acquistato in una delle edicole, sforzandosi di non morire di noia. Ovvio, non avrebbe mai letto il Corano in un posto del genere, e nemmeno qualcosa che ricordasse il Medio Oriente, onde evitare domande indiscrete. No, doveva vivere la leggenda della sua copertura come un qualunque altro professionista dell'intelligence, per non fare la fine di quell'ebreo a Roma. Mohammed stava attento anche quando andava alla toilette, per l'eventualità che qualcuno giocasse lo stesso tiro anche a lui. Non utilizzò nemmeno il computer portatile, anche se ci sarebbero state molte possibilità di farlo. Meglio, giudicò, restarsene lì come un babbeo. Entro ventiquattrore si sarebbe ritrovato sul continente europeo, e gli venne da pensare che viveva in volo più di chiunque altro. Non aveva una residenza propria, soltanto una serie di case sicure, tutte comunque di scarso affidamento. L'Arabia Saudita gli era interdetta da ormai quasi cinque anni. L'Afghanistan era altrettanto escluso. Strano, le sole terre in cui si sentiva più sicuro erano proprio le nazioni cristiane d'Europa, quelle che i maomettani avevano tentato invano di conquistare in svariate occasioni. Quelle nazioni avevano un'apertura quasi suicida nei confronti Tom Clancy
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degli stranieri, e bastavano poche precauzioni per riuscire a scomparire nella loro vastità... quasi nessuna, in realtà, a patto di avere denaro. Questa gente era aperta in modo eccessivo, quasi autolesionistico, timorosa di offendere chi li avrebbe visti volentieri tutti morti, loro e i loro figli, e distrutta tutta la loro cultura. Era una visione gradevole, pensò Mohammed, ma dal canto suo non viveva nel mondo dei sogni; invece, lavorava per loro. Una lotta che sarebbe durata più della sua vita. Triste, forse, ma vero. Comunque era meglio servire una causa che non i propri interessi, ce n'erano abbastanza di tipi così al mondo. Si domandò che cosa dicessero e pensassero di lui i suoi presunti alleati dell'incontro del giorno prima. Di sicuro non erano alleati sinceri. Oh, certo, avevano nemici in comune, ma questo non bastava, per un'alleanza. Avrebbero potuto, forse, facilitare le cose, ma niente di più; i loro elementi non avrebbero assistito i suoi uomini in alcuna concreta impresa. Nel corso di tutta la storia, i mercenari non sono mai stati soldati veramente efficienti; per combattere in modo efficiente, bisognava essere Credenti. Soltanto un Credente avrebbe rischiato la propria vita, perché soltanto un Credente non aveva alcunché da temere. Non con Allah in persona al suo fianco. E allora, di che cosa bisognava avere paura? Di una cosa sola, ammise con se stesso: dell'insuccesso. L'insuccesso non era una scelta. Gli ostacoli fra lui e il successo erano cose da trattare nel modo più opportuno; soltanto cose, non persone, non anime. Mohammed si tolse una sigaretta di tasca e l'accese. In questo senso, almeno, il Messico era una nazione civile, anche se, quanto a lui, si rifiutava di pensare a ciò che avrebbe detto il Profeta a proposito del tabacco. «In auto è più facile, vero Enzo?» disse Brian, prendendo in giro il fratello mentre stavano arrivando al traguardo. La corsa di 5 chilometri non era stata difficile per il Marine, ma per Dominic, anche se aveva appena superato con il massimo dei punti il test fisico per l'FBI, era stata un po' lunga. «Guarda, pollastro», ansimò Dominic, «che io devo correre più veloce dei miei criminali.» «L'Afghanistan ti avrebbe fatto crepare», ribatté Brian, il quale ora correva all'indietro per guardare meglio in faccia il fratello affaticato. «Probabile», ammise Dominic, «ma gli afghani non rapinano banche in Alabama e nel New Jersey.» L'agente speciale non avrebbe mai ammesso Tom Clancy
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che suo fratello fosse più forte di lui, ma era chiaro che i Marines lo avevano portato a una maggiore resistenza fisica di quanto non avesse fatto l'FBI con lui. Ma come se la sarebbe cavata, con la pistola? Alla fine la corsa finì e tornarono verso la casa. «Superato l'esame?» chiese Brian ad Alexander, entrando. «Calma, tutti e due. Questa non è la Scuola Ranger, ragazzi. Non ci aspettiamo che vi qualifichiate per le Olimpiadi, ma fuori, in azione, a volte fa comodo riuscire a scappare.» «Lo diceva anche Gunny Honey, a Quantico», ammise Brian. «Chi?» domandò Dominic. «Nicholas Honey, maresciallo capo istruttore del corpo dei Marines degli Stati Uniti: certo, ha subito un sacco di sfottò per quel cognome... ma è probabile non due volte dalla stessa persona. Era uno degli istruttori del corso di base. Lo chiamavano anche "Nick the Prick," Nick Cazzone», proseguì Brian lanciando un asciugamano al fratello. «È uno dei Marines perfidi, ma ci ha insegnato che l'unica capacità utile alla fanteria è riuscire a scappare.» «E tu l'hai messa in pratica?» chiese Dominic. «Mi sono trovato in combattimento una volta sola, e soltanto per un paio di mesi. Perlopiù stavamo in alto a guardare le capre che si facevano venire l'infarto mentre si arrampicavano su per quelle fottute montagne.» «Proprio brutta?» «Anche peggio», intervenne Alexander. «Ma la guerra è fatta per i ragazzi, non per gli adulti saggi. Vedi, agente Caruso, fuori, in azione, devi anche portarti un sacco di trenta chili sulla groppa.» «Dev'essere proprio uno spasso», osservò Dominic rivolto al fratello, ma non senza rispetto. «Uno spasso enorme. Okay, Pete, quali altre piacevolezze ci riserva la giornata?» «Prima di tutto fatevi una doccia», suggerì Alexander. Ora che avevano dimostrato di essere entrambi in forma ragionevole - anche se aveva avuto pochi dubbi, e comunque quello non era un dettaglio importante, nonostante le sue affermazioni - potevano dedicarsi alle cose difficili. A quelle davvero importanti. «Il dollaro sta per prendersi una batosta», annunciò Jack al suo nuovo capo. Tom Clancy
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«Molto grave?» «Poco più di un graffio I tedeschi stanno per fargli perdere terreno contro l'euro, per un controvalore di circa cinquecento milioni.» «È una cosa seria?» chiese Sam Granger. «Lo chiedi a me?» ribatté Jack. «Proprio così. Devi avere un'opinione. Non è necessaria quella giusta, ma deve essere sensata; almeno provaci.» Jack Ryan mostrò i fogli delle intercettazioni. «Questo Dieter sta parlando con il suo collega francese. Ne parla come se fosse una transazione di routine, ma il traduttore dice che il tono della sua voce è piuttosto duro. Io parlo un po' di tedesco, ma non abbastanza da cogliere queste sfumature», spiegò il giovane Ryan al suo capo. «Non saprei dire perché tedeschi e francesi dovrebbero mettersi a cospirare contro di noi.» «Nella situazione attuale ai tedeschi giova andare d'accordo con i francesi. Ma non prevedo un'alleanza bilaterale di lunga durata. In sostanza i francesi hanno paura dei tedeschi e i tedeschi guardano i francesi dall'alto in basso, ma questi hanno ambizioni imperiali... le hanno sempre avute, del resto. Guarda le loro relazioni con gli Stati Uniti. Sono come un fratello e una sorella sui dodici anni; si vogliono bene, ma non riescono ad andare troppo d'accordo. Tedeschi e francesi sono simili, ma più complessi. I francesi erano abituati a suonargliele, poi i tedeschi si organizzarono e le restituirono ai francesi. Ed entrambe le nazioni hanno la memoria lunga. Questa è la maledizione dell'Europa. Hanno tutta una storia di conflitti alle spalle e fanno fatica a dimenticarsene.» «Cosa c'entra tutto questo?» chiese il giovane Ryan. «In modo diretto, niente, ma sullo sfondo magari il banchiere tedesco vuole avvicinarsi a quel tipo per un'operazione futura. Forse il francese gli sta lasciando pensare di essere vicino, in modo che la banca centrale di Parigi possa guadagnare punti su Berlino. È uno strano gioco. Non devi pestare troppo duro il tuo avversario altrimenti non giocherà più con te e inoltre non è il caso di crearsi dei nemici. Tutto sommato, è come una partita a poker fra vicini: se vinci troppo ti fai dei nemici e diventa molto meno divertente vivere, perché nessuno verrà più a casa tua a giocare. Se sei il più fesso del gruppo, gli altri faranno alleanza nel modo migliore per spennarti; non per ridurti al verde, ma quanto basta per congratularsi a vicenda su quanto sono in gamba, loro. Di conseguenza tutti giocano un po' sotto tono, e restano abbastanza amici. Non si è mai troppo lontani da Tom Clancy
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uno sciopero generale, lassù, in caso di una grossa crisi di liquidità, e quando succede si ha bisogno di amici. Dimenticavo di dirtelo: i dirigenti delle banche centrali considerano zoticoni tutti gli altri sul continente. E questo vale anche per i capi dei vari governi.» «E noi?» «Noi americani? Oh, già, origini incerte, poco istruiti - ma molto fortunati - però sempre zoticoni.» «Anche con i grossi calibri?» «Già, i contadini con le armi hanno sempre fatto innervosire gli aristocratici», ammise Granger, soffocando una risatina. «Laggiù hanno ancora di queste fisime di classe. Fanno fatica a capire quanto sia negativo per loro sul mercato, perché è difficile che i pezzi grossi saltino su con un'idea veramente buona. Ma questo non è un problema nostro.» Oderint dum metuant, pensò Jack. Una delle poche frasi latine che ricordava. Sembra fosse il motto personale dell'imperatore romano Caligola: Mi odino, ma mi temano. Possibile che la civiltà non abbia fatto nemmeno un passo avanti, negli ultimi duemila anni? «Qual è il nostro problema?» chiese. «Granger scosse il capo. «Non intendevo questo. Non ci amano molto in realtà non l'hanno mai fatto - ma nello stesso tempo non possono vivere senza di noi. Alcuni stanno cominciando a pensare di riuscirci, dopo la fine dell'Unione Sovietica, ma se ci si provano la realtà li morderà a sangue. Non confondere le opinioni degli aristocratici con quelle del popolo. Questo è il loro problema. Sono convinti di essere seguiti dal popolo, ma non è vero; la gente segue il proprio portafoglio e l'uomo della strada riuscirà a capire la situazione da solo, se ha abbastanza tempo per pensarci.» «Allora il Campus non fa che guadagnarci, dal mondo delle loro fantasie?» «Ci sei arrivato. Sai, io odio le soap-opera. E sai perché le odio?» Il giovane Ryan lo guardò con aria perplessa. «Jack, perché riflettono con tanta precisione la realtà. La vita reale, perfino a questo livello, è piena di piccole stronzate e di ego. Non è l'amore a far girare il mondo. Non lo è nemmeno il denaro. Sono le stronzate.» «Ne ho sentito di cinismo finora, ma...» Granger lo fermò con un gesto. «Non è cinismo, è la natura umana. L'unica cosa che non sia cambiata in diecimila anni di storia. Mi domando Tom Clancy
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se mai cambierà. Oh, certo, ci sono anche i lati buoni della natura umana: la nobiltà, la carità, il sacrifìcio di se stessi, perfino il coraggio, in alcuni casi; e l'amore. L'amore conta. Conta molto. Ma con l'amore vengono l'invidia, la cupidigia, l'avidità e tutti e sette i peccati capitali. Forse Gesù sapeva davvero di che cosa stava parlando?» «Questa è filosofia o teologia?» Credevo che fossimo nel campo dell'intelligence, si scoprì a pensare il giovane Ryan. «La settimana prossima compio cinquant'anni. Vecchio troppo presto e furbo troppo tardi, come disse qualche cowboy un centinaio di anni fa», commentò sorridendo Granger. «Il problema è che si è troppo vecchi quando ci si rende conto di poter fare qualcosa.» «Che cosa vorresti fare, per esempio, fondare una nuova religione?» Granger si fece una bella risata, mentre si voltava per riempirsi la tazza di caffè dalla sua macchinetta personale. «No, non vedo alcun roveto ardente attorno alla mia casa. Il guaio con i pensieri profondi è che si deve pur sempre tosare il prato e mettere in tavola qualcosa da mangiare. E, nel caso nostro, proteggere la nazione.» «Allora, che facciamo con questa faccenda dei tedeschi?» Granger diede un'altra scorsa all'intercettazione e ci rifletté per un attimo. «Niente, almeno per il momento, ma ricordiamoci che Dieter ha guadagnato un paio di punti con Claude, che potrebbe riscuotere fra circa sei mesi. L'euro è ancora troppo nuovo per capire come funzionerà. I francesi sono convinti che la direzione finanziaria dell'Europa finirà a Parigi. I tedeschi ritengono che andrà a Berlino. In realtà, andrà alla nazione con l'economia più forte e la forza lavoro più efficiente. E non sarà la Francia; hanno buoni ingegneri, ma la loro popolazione non è organizzata bene come quella tedesca. Se dovessi scommettere, punterei su Berlino.» «Ai francesi non piacerà.» «Questo è un fatto, Jack», ripeté Sam Granger. «Che diavolo, i francesi hanno le atomiche, e i tedeschi no... almeno non ancora.» «Dici sul serio?» chiese il giovane Ryan. «No», rispose Granger con un sorriso. «Ci hanno insegnato qualcosa del genere a Quantico», disse Dominic. Si trovavano in un centro commerciale di media dimensione, che attirava molti clienti dalla vicina Università della Virginia. Tom Clancy
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«Cosa dicevano?» chiese Brian. «Non abitare mai nello stesso ambiente del tuo obiettivo. Cerca di cambiare aspetto... occhiali da sole, roba del genere. Parrucche, se possibile. Giacche double-face. Non fissarlo, ma se ti guarda non distogliere lo sguardo. È molto meglio se c'è più di un agente su un sorvegliato; un uomo solo non riesce a pedinare a lungo un avversario esperto senza farsi scoprire, e un tipo così è difficile da pedinare anche nelle migliori circostanze. Ecco perché le agenzie grosse hanno gli SSG, i gruppi speciali di sorveglianza. Sono dipendenti dell'FBI, ma non hanno prestato giuramento e non portano armi. Alcuni li definiscono "gli irregolari di Baker Street", come nei libri di Sherlock Holmes. Sembrano gente qualsiasi, tranne che poliziotti: passanti, vagabondi, operai in tuta; possono essere sporchi, anche mendicanti. Ne ho incontrati una volta al centro operativo di New York; lavorano contro la criminalità organizzata e per il controspionaggio estero. Sono professionisti, ma hanno un aspetto decisamente poco credibile.» «È un lavoro molto duro?» chiese Brian al fratello. «Quello della sorveglianza, voglio dire.» «Non l'ho mai provato di persona, ma da quel che ho sentito, occorrono molti elementi, da quindici a venti, per dare la caccia a un solo ricercato, oltre alle auto e agli aerei, e un delinquente molto in gamba riesce a cavarsela anche in queste condizioni. I russi, in particolare; quelle canaglie sono addestrate davvero bene.» «E allora che diavolo si aspettano da noi?» chiese il capitano Caruso. «Basta che impariate i principi di base», spiegò Alexander. «Vedete quella donna laggiù con la camicetta color pesca?» «Quella con i capelli lunghi e scuri?» chiese Brian. «Proprio quella», confermò Pete. «Controllate che cosa compra, quale genere di auto guida e dove abita.» «Noi due da soli?» chiese Dominic. «Non ci stai chiedendo troppo, vero?» «Chi ha mai parlato di un lavoro facile?» rispose Alexander con aria innocente, consegnando loro due piccole ricetrasmittenti. «L'auricolare va nell'orecchio, il microfono sotto il bavero. Hanno una portata di circa tre chilometri. Avete le chiavi delle vostre auto.» E se ne andò verso un negozio Eddie Bauer, a comprarsi un paio di calzoncini corti. Tom Clancy
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«Benvenuto nella merda, Enzo», commentò Brian. «Perlomeno ci ha dato istruzioni sintetiche.» «Eccome, se lo erano.» Il loro obiettivo era entrato in un negozio Ann Taylor e si diressero entrambi da quella parte, andando ciascuno a servirsi di una grossa tazza di caffè da Starbucks per non dare nell'occhio. «Non buttare via il bicchiere di carta», consigliò Dominic al fratello. «Perché?» chiese Brian. «Per l'eventualità di dover fare pipì. Questo mondo perverso riesce sempre a metterti i bastoni fra le ruote anche nelle situazioni meglio pianificate come questa. È un consiglio pratico avuto durante una lezione all'Accademia.» Brian non fece commenti, ma gli sembrò un consiglio utile. Indossarono le ricetrasmittenti e ne controllarono il funzionamento. «Aldo a Enzo, passo», disse Brian sul canale 6. «Enzo riceve, fratello. Passiamo alla sorveglianza a vista, ma restiamo in contatto visivo, okay?» «Sembra sensato. Bene. Io vado verso il negozio.» «Dieci-quattro. Equivale al tuo "Roger", fratellino.» Dominic si voltò per seguire con lo sguardo il gemello. Poi continuò a sorseggiare il suo caffè tenendo d'occhio l'obiettivo, senza mai fissarlo in modo diretto, ma da un'angolazione di circa venti gradi. «Che sta facendo?» chiese Aldo. «Mi pare che stia scegliendo una blusa.» La donna era sulla trentina, con capelli castano scuri fino alle spalle, piuttosto carina, con una fede matrimoniale ma senza brillanti e portava una collanina dorata da quattro soldi, acquistata forse al Wal-Mart sull'altro lato della strada. Camicetta lunga color pesca, pantaloni invece della gonna, neri, scarpette basse nere abbastanza serie. Borsa piuttosto grande. Non badava troppo al mondo circostante, il che era un bene, e sembrava sola. Alla fine si decise per una camicetta, all'apparenza di seta bianca, pagò con una carta di credito e uscì dal negozio. «Soggetto in movimento, Aldo.» A 70 metri di distanza, Brian alzò il capo e si rivolse verso il fratello. «Raccontami, Enzo.» Dominic sollevò la tazza di caffè, come per berne un sorso. «Sta svoltando a sinistra, viene dalla tua parte, puoi intervenire fra un minuto Tom Clancy
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circa.» «Dieci-quattro, Enzo.» Avevano parcheggiato ai due lati opposti del centro commerciale. E fu un bene perché l'obiettivo svoltò a destra verso l'uscita. «Aldo, avvicinati quanto basta per leggere la targa», ordinò Dominic. «Cosa?» «Leggimi la sua targa e descrivi l'auto. Io vado alla mia.» «Bene, ricevuto, fratello.» Dominic non corse verso la sua macchina, ma andò a passo svelto. Salì a bordo, avviò il motore e abbassò tutti i finestrini. «Enzo ad Aldo, passo.» «Okay, guida una giardinetta Volvo verde scuro, targa della Virginia Whiskey Kilo Romeo Sei Uno Nove. Sola in macchina, sta avviando il motore, dirige verso nord. La seguo.» «Ricevuto, Enzo; all'inseguimento.» Svoltò attorno al grande magazzino Sears che faceva angolo a est del complesso con la rapidità permessa dal traffico e tolse dalla tasca della giacca il suo cellulare. Chiese al servizio informazioni il numero dell'ufficio dell'FBI di Charlottesville, e fu messo direttamente in comunicazione, con una spesa di 50 centesimi. «Attenzione, qui agente speciale Dominic Caruso, tessera uno sei cinque otto due uno. Ho bisogno di una verifica su una targa, subito, Whiskey Kilo Romeo Sei Uno Nove.» Chi gli aveva risposto dall'ufficio inserì il numero del suo tesserino in un computer e accertò l'identità di Dominic. «Che cosa sta facendo tanto lontano da Birmingham, signor Caruso?» «Non ho tempo di spiegarglielo, per favore mi dica della targa.» «Subito: una Volvo, colore verde, vecchia di un anno, registrata a nome di Edward e Michelle Peters, Riding Hood Court numero sei, Charlottesville. Proprio al limite della città, sul lato destro. Niente altro? Ha bisogno di assistenza?» «Negativo, grazie, posso sbrigarmela da solo. Caruso chiude.» Spense il cellulare e comunicò l'indirizzo al fratello per radio. Poi entrambi inserirono i dati relativi nel computer di navigazione di bordo. «Questo è barare», commentò Brian sorridendo. «I buoni non barano, Aldo, fanno soltanto le cose per bene. Soggetto in vista. Dirige verso ovest sulla Shady Brandi Road. Tu dove sei?» «A circa cinquecento metri alle tue spalle... oh, merda, semaforo rosso.» Tom Clancy
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«Sta' buono e aspetta. Sembra che quella stia tornando a casa e noi sappiamo dove abita.» Dominic si avvicinò fino a un centinaio di metri dal soggetto, tenendosi dietro a un furgone che tallonava la Volvo. Aveva fatto di rado un pedinamento del genere e rimase sorpreso nel notare quanto si fosse innervosito. «PREPARATI A SVOLTARE A DESTRA FRA CENTOCINQUANTA METRI», lo avvertì il computer. «Grazie, tesoro», rispose Dominic. La Volvo svoltò proprio all'angolo suggerito dal navigatore di bordo. Allora non stava andando male. Dominic tirò un sospirone e si calmò un po'. «Okay, Brian, sembra che stia proprio tornando a casa. Basta che tu mi venga dietro», comunicò per radio. «Ricevuto, eseguo. Hai un'idea di chi sia, quella bella gattona?» «Michelle Peters, così dice il Pubblico Registro Automobilistico.» La Volvo svoltò a sinistra, poi a destra, in una via senza sbocco, dove infilò un vialetto verso un garage a due posti annesso a una casa a due piani di medie dimensioni e con una recinzione di alluminio bianco. L'agente parcheggiò l'auto a un centinaio di metri di distanza lungo la strada e bevve un sorso del suo caffè. Brian lo raggiunse trenta secondi dopo, e si fermò a mezzo isolato di distanza. «Vedi la macchina?» chiese Dominic. «Affermativo, Enzo. Adesso che facciamo?» «Venite dentro a prendere una tazza del mio caffè», propose una voce di donna, e spiegò: «Sono io quella bella gattona della Volvo». «Oh cazzo», mormorò Dominic lontano dal microfono. Poi scese dalla sua Mercedes e fece cenno al fratello di fare altrettanto. I fratelli Caruso raggiunsero a piedi il numero 6 di Riding Hood Court: la porta si aprì mentre arrivavano dal vialetto. «Tutto un trucco dal primo momento», disse Dominic a bassa voce. «Avrei dovuto capirlo fin dall'inizio.» «Già, abbiamo fatto la figura dei fessi», mormorò Brian. «Non del tutto», rispose dalla porta la signora Peters. «Però farsi dare il mio indirizzo dal Pubblico Registro Automobilistico vuol dire barare, sapete?» «Nessuno ci aveva parlato di regole, signora», ribatté Dominic. «Non ne esistono, almeno non molto spesso, non in questo genere di Tom Clancy
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lavoro.» «Insomma lei era in ascolto sulla nostra frequenza radio per tutto il tempo?» domandò Brian. Lei annuì, mentre li accompagnava in cucina. «Proprio così. Le radio sono criptate e nessun altro sapeva di che cosa stavate parlando. Come lo volete il caffè?» «Insomma lei ci ha tenuto d'occhio per tutto il tempo?» chiese ancora Dominic. «In realtà no. Non ho usato la radio per barare, non fino a questo punto.» Aveva un sorriso accattivante, il che contribuì ad alleviate la botta contro l'ego dei due agenti. «Tu sei Enzo, vero?» «Sì, signora.» «Mi stavi un po' troppo vicino, ma soltanto un soggetto molto ben addestrato se ne sarebbe accorto, dato il tempo limitato. La marca dell'auto andava bene. In questa zona c'è un sacco di quelle piccole Mercedes. Ma la scelta migliore sarebbe stata un pick-up, meglio se sporco. Un sacco di questi paesani non li lava mai, e alcuni istruttori dell'Accademia hanno seguito il loro esempio, per non farsi notare. Fuori, sull'Interstatale 64, sarebbe certo meglio avere un aereo, o un Porta-Potti, un aeroplanino ultraleggero, magari autocostruito. La discrezione nella sorveglianza può essere la parte più difficile di tutto il lavoro. Ma ora voi ragazzi questo lo sapete.» In quel momento una porta si aprì e comparve Pete Alexander. «Come se la sono cavata?» chiese a Michelle. «Gli darei un otto.» E all'improvviso Dominic pensò che era stata generosa. «Scordatevi il mio commento di prima... chiamare l'FBI per identificare la targa è stato proprio un bel colpo.» «Non era barare, allora?» Fu Alexander a rispondere. «L'unica regola è svolgere la missione senza farsi scoprire. Noi al Campus non diamo voti sul comportamento.» «Ci limitiamo a contare i morti», confermò la signora Peters. Alexander mostrò di non gradire affatto la battuta. Questo bastò a far preoccupare Brian. «Ehi, gente, so di avervelo già chiesto, ma per quale razza di missione ci stiamo addestrando?» Dominic era altrettanto teso. «Pazienza, ragazzi, calma», rispose Pete. «Va bene», fece Dominic in tono sottomesso, «per questa volta.» Ma Tom Clancy
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non era necessario che aggiungesse «ma non per molto». «Allora non se ne fa niente?» chiese Jack all'ora di chiusura. «Si potrebbe, ma non ne vale la pena. Se ne ricaverebbero soltanto un duecentomila, nel migliore dei casi, e forse nemmeno quelli. Ma hai fatto bene a notarlo», ammise Granger. «Quanto traffico del genere arriva, durante una settimana?» «Un paio di volte, quattro se c'è molto lavoro.» «E quanti colpi realizzate?» chiese Jack Jr. «Uno su cinque. Ci muoviamo con cautela, ma anche così c'è sempre il rischio di venire notati. Se gli europei scoprissero che indoviniamo troppo le loro mosse, cercherebbero di capire come facciamo; effettuerebbero un controllo del loro personale, alla ricerca di qualche fuga di notizie. È il loro modo di ragionare, laggiù, sempre a caccia di cospirazioni, capisci, perché lavorano così. Ma il gioco che svolgono con regolarità può anche essere diverso.» «In quale altra direzione svolgete indagini?» «A partire dalla settimana ventura avrai accesso ai conti protetti; la gente li chiama conti "cifrati" perché si suppone siano contraddistinti da codici numerici. Oggi però si tratta soprattutto di nomi in codice, parole d'accesso, data la tecnologia dei computer. Forse l'hanno copiato dalla comunità dell'intelligence. Spesso incaricano qualche agente di proteggere la loro sicurezza, ma non quelli in gamba. Quelli buoni stanno alla larga dal settore valutario, soprattutto per snobismo. Non è un lavoro abbastanza importante per un agente esperto», spiegò Granger. «I conti cifrati identificano i proprietari?» chiese Jack. «Non sempre. Qualche volta funziona tutto con codici d'accesso, anche se le banche hanno sistemi di sicurezza nei quali riusciamo a insinuarci. Però non succede sempre e i banchieri non speculano mai all'interno con i loro clienti, quantomeno non per iscritto. Sono sicuro che ne parlano a colazione, ma come sai, a molti non importa un bel niente della provenienza del denaro. Dagli ebrei morti ad Auschwitz, da qualche caporione della mafia a Brooklyn: per loro è soltanto carta moneta appena stampata.» «Ma se voi passaste queste informazioni all'FBI...?» «Non possiamo, perché si tratta di intercettazioni illegali e non lo facciamo perché perderemmo la possibilità di rintracciare quelle canaglie e il loro denaro. Dal punto di vista legale le giurisdizioni sono svariate e per qualche Tom Clancy
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nazione europea... beh, sai, un banchiere è uno che fa molti soldi e nessun governo rinuncia alla possibilità di tassarlo. Dalle loro parti il cane non morde mai nessuno nel suo cortile. Quello che fa fuori, lungo la strada, non è di loro competenza.» «Mi domando che cosa ne penserebbe papà.» «Non molto bene, ci scommetterei», commentò Granger. «Credo anch'io», concordò Jack. «Allora voi controllate i conti cifrati per seguire i cattivi e il loro denaro?» «Il concetto è quello; è molto più difficile di quanto tu possa pensare, ma quando si fa centro, il colpo è grosso.» «Allora devo fare da segugio?» «Proprio così, almeno puoi provarci, se te la senti», aggiunse Granger. In quel momento Mohammed stava volando quasi sopra le loro teste. La rotta da Città del Messico a Londra passava abbastanza vicino a Washington D.C. da consentirgli di guardare in basso da una quota di circa 12.000 metri e vedere la capitale degli Stati Uniti come su una carta geografica. Se avesse appartenuto alla sezione martiri, sarebbe salito lungo la scaletta a chiocciola al piano superiore, avrebbe ucciso i piloti e avrebbe lanciato in picchiata l'aereo... ma ormai era stato già fatto e le porte delle cabine di pilotaggio erano protette, e avrebbe potuto esserci anche un agente armato in classe business a rompergli le uova nel paniere. O peggio ancora, un soldato armato in abiti civili. Mohammed aveva poco rispetto per gli agenti di polizia, ma aveva imparato a non sottovalutare i militari occidentali. Tuttavia non faceva parte della sezione martiri, per quanto ammirasse quei sacri guerrieri. La sua abilità nello scovare informazioni lo rendeva troppo prezioso per essere sprecato in missioni tanto nobili. Questo era un bene e anche un male, ma bene o male che fosse, era un fatto, e Mohammed viveva nel mondo dei fatti. Avrebbe visto Allah e sarebbe entrato in Paradiso nel momento scritto dalla Mano di Dio nel Suo Libro. Ma adesso doveva restarsene tranquillo per altre sei ore e mezzo in quella poltrona. «Ancora un po' di vino, signore?» gli chiese l'assistente di volo dal viso roseo. Che bel premio sarebbe stata, nel Paradiso delle Urì... «Sì, grazie», rispose nel suo miglior inglese di Cambridge. Era contrario all'Islam, ma tornò a pensare che non bere avrebbe potuto dare adito a sospetti, e la sua missione era troppo importante per correre rischi. O, Tom Clancy
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perlomeno, era quanto continuava a ripetersi, Mohammed ammise con se stesso, con un rimorso di coscienza minore. Bevve quasi golosamente il suo bicchiere, poi regolò la posizione dello schienale. Il vino poteva essere contrario alle leggi dell'Islam, però aiutava a prendere sonno. «Michelle dice che i gemelli sono competenti, per essere due principianti», riferì Rick Bell al suo capo. «La prova di pedinamento?» chiese Hendley. «Già.» Non doveva spiegare che un'esercitazione vera e propria avrebbe richiesto in complesso otto o dieci auto, due aerei e una ventina di agenti, ma il Campus non aveva risorse adeguate. Usava, invece, un approccio più vasto nel trattare con i suoi soggetti, e questo costituiva sia un vantaggio sia uno svantaggio. «Sembra che vadano a genio ad Alexander. Sono abbastanza svegli, dice, e hanno una buona elasticità mentale.» «Buono a sapersi. Non è successo nient'altro?» «Rick Pasternak dice di avere qualcosa di nuovo.» «Di che cosa potrebbe trattarsi?» domandò Gerry. «Una variante della succinilcolina, una versione sintetica del curaro: blocca quasi di colpo i muscoli. Si crolla e non si riesce a respirare. Dice che è una brutta morte, come dopo un colpo di baionetta nel torace.» «Si può identificare?» chiese Hendley. «Il lato buono della scoperta è questo. Le esterasi del corpo trasformano presto la sostanza in acetilcolina, per cui è probabile che non possa venire scoperta, a meno che il soggetto non tiri le cuoia proprio davanti a un centro medico specializzato, in cui un patologo molto sveglio stia cercando qualcosa fuori dell'ordinario. I russi condussero ricerche in proposito negli anni '70; pensavano a una sua applicazione sul campo di battaglia, ma la faccenda si dimostrò poco pratica. E sorprendente, comunque, che il KGB non l'abbia sfruttata. Dà l'impressione di un grosso infarto miocardico, anche sul tavolo di un obitorio a un'ora di distanza.» «Come c'è arrivato?» «Un suo collega russo era andato a fargli visita alla Columbia University. Venne fuori che era ebreo e Rick lo fece parlare. Ne parlò abbastanza, al punto che Rick realizzò un modo di utilizzarlo nel suo stesso laboratorio. E ora la scoperta è in corso di perfezionamento.» «Ti rendi conto che la mafia non è mai riuscita a immaginarlo? Se si vuole eliminare qualcuno, basta assoldare un medico.» «Per la maggior parte di loro è contro i principi base della vecchia Tom Clancy
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scuola.» Però la maggior parte di loro non aveva avuto un fratello alla Cantor Fitzgerald precipitato con il 97° piano fino al suolo, un martedì mattina in settembre. «Questa variante è migliore di quanto abbiamo già a disposizione?» «Meglio di qualsiasi altra, Gerry. Dice che, se usata bene, è affidabile quasi al cento per cento.» «Costa molto?» «Non troppo», rispose Bell scuotendo il capo. «È già stata sperimentata, funziona davvero?» «Rick sostiene che ha fulminato sei cani - tutti belli grossi - se ti basta.» «Okay, approvato.» «Ricevuto, capo, dovremmo averla entro un paio di settimane.» «Cosa sta succedendo là fuori?» «Non lo sappiamo», ammise Bell, abbassando gli occhi. «Uno di quelli di Langley sostiene in un promemoria che forse gli diamo abbastanza fastidio da frenare la loro attività, se non addirittura da fermarli del tutto, ma a me vengono i nervi quando leggo affermazioni del genere. Come quando senti dire "il mercato non ha limiti" e il giorno dopo ti trovi con il sedere per terra e le azioni a zero. Hubris ante nemesis, la tracotanza prima della distruzione. Fort Meade non riesce a seguirli su Internet, ma forse questo significa che quelli stanno soltanto diventando un po' più furbi. Ci sono molti buoni programmi di cifratura sul mercato, e due l'NSA non è ancora riuscita a violarli... almeno non in modo sicuro. Ci stanno dando dentro un paio d'ore tutti i giorni con le loro apparecchiature più potenti. Come dici sempre tu, Gerry, i migliori programmatori non lavorano più per lo Zio Sam...» «... ma realizzano videogiochi», completò la frase Hendley. Il governo non ha mai pagato abbastanza nessuno da attirare i migliori... e a questo non c'è rimedio. «Allora, ti prude soltanto il naso?» Rick annuì... «Finché non saranno morti, sepolti, con un paletto di legno nel cuore, non la smetterò di preoccuparmi di loro.» «Sarà piuttosto duro beccarli tutti, Rick.» «Parole sante.» E nemmeno il loro Dottor Morte personale della Columbia University poteva metterci rimedio.
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Il 747-400 atterrò in modo perfetto a Heathrow alle 12,55, con cinque minuti di anticipo. Come la maggior parte dei passeggeri, Mohammed era fin troppo felice di sbarcare dal grosso quadrireattore. Superò il controllo passaporti con un sorriso educato, si rinfrescò in una toilette e, sentendosi di nuovo quasi umano, si recò nel salone delle partenze dell'Air France per il suo volo in coincidenza per Nizza. Mancavano 90 minuti al decollo, poi ne occorsero altri 90 per giungere a destinazione. Sul taxi dimostrò di conoscere il francese che si può apprendere in un'università britannica, e l'autista lo corresse soltanto due volte; all'arrivo in albergo consegnò, a malincuore, il suo passaporto inglese, ma si trattava di un documento sicuro utilizzato svariate volte. La striscia del codice a barre all'interno della copertina dei nuovi passaporti lo preoccupava. Il suo non l'aveva, ma quando sarebbe scaduto, fra due anni, avrebbe dovuto stare attento, perché qualche computer avrebbe potuto rintracciarlo dovunque. Beh, aveva tre identità britanniche valide, e si trattava soltanto di ottenere il passaporto per tutte e tre e di mantenere un profilo molto basso, in modo che nessun poliziotto inglese andasse a verificarle. Nessuna identità può resistere nemmeno a un controllo casuale, per non parlare di un esame approfondito, e quel codice a barre un giorno o l'altro avrebbe potuto far scattare un segnale lampeggiante sul pannello di qualche funzionario dell'immigrazione, seguito dalla comparsa di un paio di agenti. Gli infedeli rendevano difficili le cose per i Credenti, ma era sempre stato così. In albergo non c'era l'aria condizionata, ma si potevano aprire le finestre e la brezza marina era gradevole. Mohammed collegò il suo computer al telefono sul tavolo. Poi il letto lo invitò e cedette al suo richiamo. Per quanto viaggiasse, non era ancora riuscito a trovare una cura per il jet lag. Si sarebbe tenuto su per un paio di giorni a forza di caffè e di sigarette, finché il corpo non avesse deciso di capire dove si trovava in quel momento. Controllò l'orologio. L'uomo che doveva incontrare sarebbe arrivato soltanto da lì a quattro ore, il che, pensò Mohammed, era una gran bella soluzione. Avrebbe cenato quando il suo corpo si sarebbe aspettato la prima colazione. Sigarette e caffè. In Colombia era l'ora della prima colazione. Pablo ed Ernesto preferivano quella all'americana, uova con prosciutto o pancetta, e l'eccellente caffè locale. Tom Clancy
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«Allora, dovremo collaborare con quel tipo col turbante?» chiese Ernesto. «Non vedo perché no», rispose Pablo, aggiungendo un po' di latte al suo caffè. «Ci ricaveremo un bel mucchio di quattrini e l'occasione di scatenare un casino nel Paese dei norteamericanos che gioverà molto ai nostri interessi. Costringerà le loro guardie di confine a controllare le persone, invece dei container, e a noi non provocherà alcun danno, né diretto né indiretto.» «E se qualcuno di quei musulmani venisse preso vivo e lo costringessero a parlare?» «Parlare di che cosa? Chi incontreranno, salvo alcuni coyotes messicani?» chiese Pablo come risposta. «Sì, questo è vero», ammise Ernesto, «devi pensare che io sia fifone come una vecchietta.» «Jefe, l'ultimo a pensarla così sul tuo conto è morto da un bel pezzo.» La risposta fu un grugnito e un mezzo sorriso storto. «Sì, questo è vero, ma soltanto un pazzo non sta in guardia quando ha le polizie di due nazioni alle calcagna.» «Allora, jefe, le manderemo a inseguire qualcun altro.» Il gioco in cui stiamo per tuffarci è potenzialmente pericoloso, pensava Ernesto. Sì, aveva fatto un accordo con alleati di comodo, ma più che collaborare con loro li sfruttava, creando uomini di paglia che gli americani dovevano cercare ed eliminare. Ma a questi fanatici non importava affatto venire uccisi. Essi cercavano la morte. E di conseguenza, sfruttandoli, in realtà stava facendo loro un favore. E avrebbe addirittura con molte precauzioni - potuto denunciarli ai norteamericanos senza incorrere nella loro ira. Inoltre, come potevano nuocergli, questi elementi? Sul suo terreno? In Colombia? Poco probabile. Non aveva ancora deciso di tradirli, ma se lo avesse fatto, come avrebbero potuto scoprirlo? Se i loro servizi d'informazione fossero stati efficienti fino a quel punto, in primo luogo non avrebbero avuto bisogno del suo appoggio. E se gli yanqui, e il suo stesso governo, non erano stati capaci di catturarlo, in Colombia, come avrebbe potuto farlo quella gente? «Pablo, come farai a metterti in contatto con quel tipo?» «Via computer. Ha parecchi indirizzi e-mail, tutti con service provider europei.» «Benissimo. Digli di sì, digli che il Consiglio ha approvato l'accordo.» Tom Clancy
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Non erano in troppi a sapere che il Consiglio era proprio lui. «Muy bien,jefe.» Pablo aprì il suo portatile e il messaggio partì in meno di un minuto. Conosceva bene i computer. Come la maggior parte dei criminali internazionali e dei terroristi. Il messaggio era nella terza riga dell'e-mail: «E Juan, Maria è incinta: avrà due gemelli». Sia Mohammed sia Pablo avevano i migliori programmi di cifratura in commercio, programmi che, sostenevano i venditori, non potevano essere violati da nessuno. Ma Mohammed ci credeva quanto all'esistenza di Babbo Natale. Tutte quelle aziende erano in Occidente ed erano fedeli soltanto alla loro nazione di appartenenza e a nessun altro. Per di più, utilizzare programmi come quelli avrebbe soltanto segnalato le sue e-mail a qualsiasi sistema di controllo utilizzato dalla National Security Agency, dal British Government Communications Headquarters (GCHQ) e dalla Direction General Sécurité Extérieur francese (DGSE) . Per non parlare di qualsiasi altra agenzia sconosciuta capace di curiosare, in modo più o meno legale, nelle comunicazioni internazionali; nessuno di questi enti amava lui o i suoi colleghi. Il Mossad israeliano avrebbe di certo pagato non so quanto per vedere la sua testa in cima a una picca, anche se non era al corrente - non poteva esserlo - del suo ruolo nell'eliminazione di David Greengold a Roma. Mohammed e Pablo avevano concordato un codice, frasi innocenti che potevano significare qualunque cosa, da poter spedire in tutto il mondo a centri di smistamento i quali in seguito le avrebbero fatte arrivare a destinazione. I loro conti elettronici erano pagati mediante carte di credito anonime e i conti stessi si trovavano in grossi e correttissimi service provider di Internet con base in Europa. In tal modo Internet era efficiente come le leggi bancarie elvetiche per quanto riguardava l'anonimato. E troppi messaggi di posta elettronica circolavano ogni giorno nell'etere perché fosse possibile controllarli tutti, anche con l'aiuto dei computer. Salvo non avesse utilizzato qualche parola facilmente identificabile come sospetta - pensava Mohammed - i suoi messaggi sarebbero rimasti segreti. I colombiani avrebbero collaborato, perché Maria era incinta. E siccome avrebbe avuto due gemelli, le operazioni potevano cominciare subito. Lo avrebbe comunicato quella sera stessa a cena al suo ospite, e la macchina si sarebbe messa subito in moto. La notizia meritava addirittura un paio di Tom Clancy
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bicchieri di vino in attesa del perdono di Allah il Misericordioso. Il guaio della corsa mattutina stava nella noia, una noia addirittura peggiore della lettura della pagina mondana di un quotidiano dell'Arkansas; ma era inevitabile e i due fratelli trascorrevano il tempo a pensare... soprattutto a quanto noiosa fosse. Durava soltanto mezzora. Dominic stava meditando di procurarsi una radio portatile, ma non lo fece. Non riusciva mai a pensarci quando si trovava in un grande centro commerciale. E suo fratello, probabilmente, ci si divertiva. Essere un Marine non doveva essere un bene. Poi veniva la colazione. «Allora, ragazzi, siamo tutti svegli?» chiese Pete Alexander. «Come mai non ti fai anche tu una bella sudata al mattino?» chiese Brian. Fra i Marines circolavano molte storielle sulle Forze Speciali, nessuna delle quali era un complimento e ben poche erano esatte. «Diventare vecchi offre qualche vantaggio», ribatté l'ufficiale addestratore, «uno di questi è tenere da conto le ginocchia.» «Va bene. Qual è il piano delle lezioni per oggi?» Il capitano non finì la frase pensata, che terminava con «maledetto pigrone». «Quando arrivano quei computer?» «Quanto prima.» «Ci hai detto che la sicurezza dei cifrari è piuttosto buona», intervenne Dominic. «Quanto buona è "piuttosto buona"?» «L'NSA riuscirebbe a violarli, se impegnasse i suoi computer principali al massimo della potenza per una settimana. Datele tempo, e sarà in grado di decifrare tutto. Riesce già a violare quasi tutti i cifrari commerciali. Hanno un accordo con la maggior parte dei programmatori», spiegò Pete, «e quelli stanno al gioco... in cambio di alcuni algoritmi dell'NSA. Anche altre nazioni ci riuscirebbero, ma occorre molta esperienza per comprendere a fondo la crittologia, e ben pochi hanno il tempo e le risorse per arrivarci. Un programma commerciale può rendere difficile la vita, ma non troppo, se si ha il codice di base. Ecco perché i nostri avversari cercano di scambiarsi messaggi durante incontri personali, oppure usando frasi convenzionali invece di cifre; però, siccome ci vuole troppo tempo, un po' alla volta ci stanno rinunciando. Quando devono trasmettere materiale urgente, noi spesso riusciamo a decifrarlo.» «Quanti messaggi passano per Internet?» domandò Dominic. Tom Clancy
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Alexander tirò un grosso sospiro. «E questa è la parte difficile. Sono miliardi, e i programmi di controllo e filtro a disposizione non sono ancora abbastanza efficienti. Forse non lo saranno mai. Il trucco sta nell'identificare l'indirizzo dell'individuo sospetto e tenerlo d'occhio. Ci vuole tempo, ma la maggior parte dei cattivi si inserisce in modo dilettantesco nel sistema, ed è difficile seguire una serie di identità differenti. Quelli non sono superuomini, e non hanno microchip in testa. Di conseguenza quando noi scopriamo un computer usato da uno dei cattivi, per prima cosa stampiamo il suo elenco di indirizzi; è come trovare una miniera d'oro. A volte però trasmettono soltanto frasi senza senso e questo costringe Fort Meade a trascorrere ore - addirittura giorni - nel tentativo di scoprire qualcosa che si suppone non abbia alcun senso. I professionisti lo facevano trasmettendo cognomi dell'elenco telefonico di Riga, una cosa priva di significato in qualunque lingua tranne il lettone. No, il problema principale sono i linguisti. Noi non abbiamo abbastanza persone in grado di parlare arabo. Stanno provvedendo a Monterey e in qualche università; proprio ora abbiamo assunto un sacco di studenti arabi. Ma purtroppo non qui al Campus. Per fortuna noi otteniamo le traduzioni dall'NSA quindi non abbiamo molto bisogno di linguisti.» «Allora noi non siamo qui per raccogliere informazioni?» chiese Brian. Dominic l'aveva già capito. «No, quello che riuscite a scovare va bene, troveremo il modo di sfruttarlo, ma il nostro compito è agire sulla base delle informazioni, non accumularle.» «D'accordo: allora torniamo alla domanda originale», riprese Dominic. «Che diavolo è questa missione?» «Tu cosa ne pensi?» rispose Alexander. «Penso sia qualcosa che non avrebbe fatto piacere al signor Hoover.» «Giusto. Quello era un brutto figlio di puttana, ma era rigido, in fatto di diritti civili. Noi al Campus, invece, non lo siamo.» «Continua, continua...» lo esortò Brian. «Il nostro compito è agire sulla base delle informazioni dell'intelligence. Effettuare azioni decisive.» «L'espressione giusta non è "azioni esecutive"?» «Soltanto nei film», ribatté Alexander. «Perché proprio noi?» «Stammi a sentire: il guaio è che la CIA è un ente governativo. Troppi Tom Clancy
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capi e troppo pochi indiani. Quante agenzie del governo incoraggiano i loro uomini a rischiare il collo?» spiegò Pete. «Anche se hai successo, avvocati ed esperti in verifiche contabili ti spolpano come un'anatra. Per cui, se qualcuno deve abbandonare questa valle di lacrime, l'autorizzazione viene dall'alto, lungo la scala gerarchica. Un po' alla volta - beh non proprio così - la decisione è ricaduta nelle mani del Grande Capo dell'Ala Ovest. E non sono molti i presidenti disposti a trovarsi nei loro archivi personali quel certo foglio di carta, che qualche storico potrebbe un giorno scovare e farne oggetto di una denuncia. Di conseguenza, ci siamo tolti da quel tipo di giro.» «E non sono molti i problemi che non possano venire risolti al momento giusto e nel posto giusto con una sola pallottola calibro quarantacinque», concluse Brian, da bravo Marine. Pete tornò ad annuire. «Esatto.» «Insomma, stiamo parlando di assassinio politico. Potrebbe essere pericoloso», osservò Dominic. «No, questo avrebbe troppe ramificazioni politiche. Episodi del genere non sono accaduti da molto tempo, e non molto spesso nemmeno allora. Tuttavia là fuori c'è gente che avrebbe bisogno di essere mandata d'urgenza a incontrare il suo Dio. E qualche volta può toccare a noi organizzare l'appuntamento.» «Maledizione», commentò Dominic. «Un momento: chi autorizza questo?» chiese il maggiore Caruso. «Noi.» «Non il presidente?» Pete scosse il capo. «No, come ho detto prima, non ci sono troppi presidenti con il fegato per dare ordini del genere. Si preoccupano troppo dei giornali.» «E la legge?» chiese, com'era prevedibile, l'agente speciale Caruso. «La legge dice, come ho sentito da uno di voi, che se si vuole prendere a calci in culo una tigre è meglio avere un piano per difendersi dalle sue zanne. E voi due sarete le zanne.» «Soltanto noi due?» si chiese stupito Brian. «No, non soltanto voi due, ma non è necessario che sappiate quali potrebbero essere gli altri.» «Merda...» mormorò Brian, abbandonandosi sulla sedia. «Chi ha organizzato questa faccenda, il Campus?» Tom Clancy
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«Qualcuno d'importante. Con un'autorizzazione che può venire smentita. Il Campus non ha collegamenti di sorta con il governo. Per niente», ribadì Alexander. «Di conseguenza, da un punto di vista tecnico, noi spareremmo alla gente di nostra iniziativa?» «Non si spara molto. Abbiamo altri metodi. Non farete uso di armi da fuoco. Sono troppo difficili da portare con sé, con i controlli agli aeroporti e via dicendo.» «Allora si va fuori nudi?» chiese Dominic. «Senza la minima copertura?» «Avrete una buona copertura, ma nessuna protezione diplomatica. Dovrete arrangiarvi da soli. Nessun servizio d'intelligence straniero potrà scoprirvi. Il Campus non esiste. Non è sul bilancio federale, nemmeno nei fondi neri. Per cui nessuno può arrivare a noi seguendo i soldi. Si fa così, è naturale; questo è uno dei metodi usati per rintracciare la gente. Come copertura sarete uomini d'affari internazionali, banchieri e investitori. Verrete istruiti per quanto riguarda la terminologia, in modo di poter sostenere una conversazione, per esempio in aereo. Gente del genere parla poco della propria attività, per proteggere i propri segreti. Per cui, anche se non parlate molto, non sembrerà insolito.» «Agente del servizio segreto...» mormorò Brian. «Noi scegliamo gente dai riflessi pronti, dotata d'iniziativa e che non svenga alla vista del sangue. Tutti e due avete ucciso qualcuno nel mondo reale. In entrambi i vostri casi vi siete trovati di fronte a situazioni inaspettate e avete reagito in modo efficace. Nessuno di voi ha sofferto di rimorsi. Questo sarà il vostro lavoro.» «Che tipo di protezione avremo?» tornò a chiedere l'agente dell'FBI. «Avrete ciascuno un documento per tirarvi subito fuori di galera.» «Col cazzo», ribatté Dominic, «Non esistono documenti del genere.» «Una grazia presidenziale firmata», chiarì Alexander. Cazzo..., pensò per un attimo Brian. «È stato lo zio Jack, vero?» «Non posso risponderti, ma se vuoi ti faccio vedere i documenti sul tuo conto prima di mandarti in prima linea.» Alexander posò la sua tazza di caffè. «Bene, signori, avete qualche giorno di tempo per pensarci, poi dovrete decidere. Non sto chiedendovi una cosa da poco. Non sarà un lavoro divertente, non sarà né facile né piacevole, ma sarà un lavoro al servizio degli interessi della vostra patria. Quello là fuori è un mondo Tom Clancy
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pericoloso e bisogna agire in modo diretto contro qualcuno.» «E se facciamo fuori il tipo sbagliato?» «Dominic, questa possibilità esiste, ma non importa di chi si tratterà, ti prometto che non vi chiederemo di eliminare il fratellino minore di Madre Teresa. Siamo molto cauti nello scegliere i nostri bersagli. E prima di farvi scendere in campo, saprete di chi si tratta, e come e perché vogliamo liquidare lui o lei.» «Eliminare donne?» domandò Brian. Questo non rientrava nell'etica dei Marines. «Non è mai successo, a quanto ne so, ma è una possibilità teorica. Per cui, se per la prima colazione ne avete avuto abbastanza, bisogna che ci riflettiate sopra.» «Cristo santo», commentò Brian appena Alexander li lasciò soli. «Se questa è la prima colazione, che cosa sarà il pranzo?» «Sorpreso?» «Non del tutto, Enzo, ma il modo con cui l'ha detto...» «Ehi fratellino, quante volte ti sei chiesto perché non sarebbe più semplice se sistemassimo da soli le cose?» «Sei tu il poliziotto, Enzo. Sei tu quello che si suppone debba esclamare "oh merda", ricordi?» «Già, ma quella mia storia in Alabama... beh sai, credo di avere un po' passato i limiti. Per tutto il tempo, mentre mi dirigevo in auto a Washington ho continuato a rimuginare come l'avrei spiegato a Gus Werner. Ma quello non ha battuto ciglio.» «E allora, che ne pensi?» «Aldo, voglio stare ancora un po' ad ascoltare. In Texas dicono: "C'è più gente che merita di essere ammazzata di cavalli da rubare".» Il capovolgimento dei ruoli fu per Brian una sorpresa maggiore del previsto. In fin dei conti, il Marine spavaldo e tutto fuoco era lui. Enzo era il tipo addestrato a leggere a un malvivente i suoi diritti costituzionali prima di mettergli le manette. I due fratelli si rendevano conto di essere entrambi in grado di uccidere qualcuno senza essere assaliti in seguito dagli incubi. Ma ora la situazione era un po' diversa. Qui si trattava di omicidio premeditato. Brian di solito entrava in azione con un tiratore scelto perfettamente addestrato accanto e sapeva che quanto facevano non era poi molto lontano da un assassinio. Però, essere in uniforme rendeva diversa la faccenda, anzi, era quasi Tom Clancy
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un'assoluzione; il bersaglio era un nemico, e sul campo di battaglia ciascuno badava alla propria pelle e se non lo faceva, la colpa era sua, non di chi lo uccideva. Ma in questo caso si andava ben oltre. Avrebbero dato la caccia a singoli individui con l'intento deliberato di eliminarli, e non era stato allevato né addestrato per questo. L'avrebbe fatto in abiti civili... e uccidere, in queste circostanze, avrebbe fatto di lui un killer, non un ufficiale del corpo dei Marines degli Stati Uniti. In quest'ultimo caso c'era di mezzo l'onore, ma nell'altro era molto meno onorevole, o almeno così lo avevano addestrato a credere. Il mondo non aveva più un Campo dell'Onore e la vita reale non era un duello in cui gli uomini erano armati con le stesse armi e avevano un campo aperto in cui usarle. No, lo avevano addestrato a pianificare le sue operazioni in modo da non dare al nemico alcuna possibilità, perché aveva giurato di proteggere le vite degli uomini che aveva ai suoi ordini; il combattimento aveva le sue regole, dure, certo, ma pur sempre regole. Ora gli si chiedeva di metterle da parte e di diventare... che cosa? Un assassino prezzolato? Le zanne di una teorica belva feroce? Il vendicatore mascherato come quelli dei vecchi film ritrasmessi di notte dalla televisione via cavo? Questo non rientrava nel nitido quadro che si era fatto del mondo reale. Quando era stato mandato in Afghanistan non si era... beh, non si era travestito da pescivendolo ambulante in una via cittadina. Non c'erano né vie né città su quelle maledette montagne. Era stata una specie di caccia grossa, in cui anche le belve avevano le loro armi. Ed era una caccia onorevole, e per gli sforzi fatti la nazione lo aveva approvato: con una decorazione al valore di cui poteva o meno vantarsi. Tutto sommato, era una faccenda importante, su cui riflettere sopra la seconda tazza di caffè della mattina. «Maledizione, Enzo», mormorò. «Brian, lo sai qual è il sogno di ogni poliziotto?» chiese Dominic. «Violare la legge e riuscire a cavarsela?» Dominic scosse il capo. «Ne ho parlato con Gus Werner. No, non è violare la legge, ma anche soltanto per una volta essere la legge in persona. Diventare la Spada della Vendetta di Dio, come l'ha definita lui, togliere di mezzo il colpevole senza avvocati e senza tutte le altre stronzate fra i piedi, vedere fatta giustizia tutta da te. Dicono che non succeda molto spesso, ma, come sai, io ho dovuto farlo laggiù in Alabama e mi sono sentito benissimo. Bisogna soltanto essere sicuri di beccare il tipo giusto.» Tom Clancy
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«Come si può esserne sicuri?» chiese Aldo. «Se non lo si è, si rinuncia alla missione. Non possono impiccare nessuno per non aver commesso un omicidio.» «Allora, si tratta di omicidio?» «No, se il soggetto se lo merita, non lo è affatto.» Era una distinzione da un punto di vista formale, ma importante per qualcuno che aveva già commesso un omicidio sotto la protezione della legge e non aveva avuto incubi in proposito. «Proprio subito?» «Sì, quanti uomini abbiamo già?» chiese Mohammed. «Sedici.» «Bene.» Mohammed bevve un sorso di un buon vino bianco della Valle della Loira. Il suo commensale beveva Perrier con una fettina di limone. «Come se la cavano con le lingue?» «A sufficienza, crediamo.» «Eccellente: di' loro di prepararsi a partire. Li porteremo in aereo in Messico. Laggiù incontreranno i nostri nuovi amici e li faremo entrare negli Stati Uniti. Una volta là, potranno svolgere la loro missione.» «Insciallah», commentò l'altro. A Dio piacendo. «Sì, a Dio piacendo», ripeté Mohammed in inglese, ricordando all'ospite in che lingua avrebbe dovuto esprimersi. Si trovavano in un ristorante all'aperto affacciato sul fiume, a un'estremità, senza vicini di tavolo. Parlavano entrambi in tono normale, due signori ben vestiti che pranzavano insieme, senza confabulare sottovoce né avere l'aria di cospiratori. Occorreva una buona concentrazione per riuscirci, visto che un po' cospiratoria era naturale che fosse, quella loro conversazione. Ma, per entrambi, non era la prima volta che si trovavano in una situazione del genere. «Allora, com'è andata l'eliminazione di quell'ebreo a Roma?» «È stata una bella soddisfazione, Ibrahim, sentirlo afflosciarsi, quando gli ho tagliato la spina dorsale, e poi quella sua espressione sorpresa sulla faccia.» Ibrahim fece un ampio sorriso. Non accadeva tutti i giorni di riuscire a uccidere un agente del Mossad, per non parlare di un capocentro. Gli israeliani sarebbero sempre stati i nemici più odiati, se non i più pericolosi. «Iddio è stato buono con noi, quel giorno.» Tom Clancy
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L'operazione Greengold era stato un divertimento per Mohammed. Non sarebbe stata nemmeno necessaria, a rigor di termini. Organizzare l'incontro e rifilare quelle succose informazioni all'israeliano era stato... uno spasso. E nemmeno troppo difficile. Anche se non sarebbe stato possibile ripeterla presto. No, il Mossad non avrebbe lasciato liberi di muoversi i suoi agenti, senza tenerli per qualche tempo sotto stretto controllo. Non erano sciocchi e imparavano molto dai loro errori. Ma uccidere una tigre dava una profonda soddisfazione. Peccato non averne la pelle da appendere... ma dove l'avrebbe appesa, poi? Non aveva più un'abitazione fissa, soltanto una serie di case sicure, forse nemmeno tanto. Ma non era possibile preoccuparsi di tutto. Non si concluderebbe niente. Mohammed e i suoi compagni non avevano paura della morte, soltanto di un insuccesso. E i loro piani non potevano fallire. «Ho bisogno degli accordi per l'incontro e così via. Posso occuparmi io del viaggio. Le armi saranno fornite dai nostri nuovi amici?» Un cenno di assenso. «Esatto.» «E come entreranno negli Stati Uniti i nostri guerrieri?» «Questo lo organizzeranno i nostri amici. Ma sarà meglio inviare prima un gruppo di tre, per assicurarci che gli accordi siano davvero sicuri.» «Naturale.» Sapevano tutto sulla sicurezza operativa. Le lezioni erano state numerose e non tutte indolori. Elementi della sua organizzazione popolavano molte prigioni in tutto il mondo, almeno quelli che avevano avuto la fortuna di evitare la morte. Era un problema non ancora risolto. Morire in azione era nobile e coraggioso, farsi catturare da un agente come un delinquente comune era ignobile e umiliante; ma in un certo senso i suoi uomini lo preferivano alla sconfitta senza aver portato a termine la missione. E le carceri occidentali non erano poi così tremende per molti suoi colleghi. Forse limitavano la libertà, ma perlomeno si mangiava tutti i giorni e le nazioni occidentali non violavano le loro abitudini alimentari. Queste nazioni erano molto deboli e sciocche nei confronti dei loro nemici: mostravano pietà nei confronti di coloro che non ne avrebbero mai dimostrata in cambio. Ma questa non era colpa di Mohammed. «Maledizione!» esclamò Jack. Era il suo primo giorno nel settore "sporco" dell'azienda. Il suo addestramento nell'alta finanza si era svolto con rapidità, grazie alla buona preparazione. Nonno Muller era stato un bravo maestro, durante le rare visite alla casa della sua famiglia. Lui e Jack, suo padre, si comportavano in modo educato reciprocamente, ma per Tom Clancy
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nonno Joe gli uomini veri lavoravano nel mondo degli affari, non in quello sporco della politica; aveva comunque dovuto ammettere che suo genero se l'era cavata piuttosto bene a Washington. Ma i soldi che avrebbe potuto fare a Wall Street... perché mai un uomo doveva rinunciarvi? Muller, è naturale, non l'aveva mai detto a Jack Jr., ma era abbastanza chiaro come la pensava. Comunque, Jack avrebbe potuto essere accettato in qualsiasi momento in una qualsiasi delle grosse aziende, e con ogni probabilità, vi avrebbe fatto carriera alla svelta. Ma ora l'importante era essere riuscito a concludere la parte finanziaria del corso al Campus e trovarsi alla sezione operazioni: non aveva proprio questo nome, ma così la chiamavano al suo interno. «Sono così in gamba?» «Che c'è, Jack?» «Intercettazione dell'NSA», e passò il foglio a Tony Wills che lo scorse. L'intercettazione aveva identificato un elemento noto il quale operava con i terroristi; non si sapeva ancora con precisione quali compiti avesse, ma era stato identificato dall'analisi dell'impronta vocale. «Sono quei telefoni digitali. Generano un segnale molto pulito, ed è facile per i computer delle impronte vocali riconoscere le voci. Comunque non hanno identificato l'altro.» Wills restituì il foglio. La natura della conversazione era innocua, al punto da chiedersi perché aveva telefonato. Ma a qualcuno piace chiacchierare al telefono, e forse stavano parlando in codice, magari di guerra biologica, o di una campagna di attentati a Gerusalemme. Forse. O più semplicemente, stavano ammazzando il tempo; ce n'era tanto, di tempo, in Arabia Saudita. Jack era rimasto impressionato perché la telefonata era stata intercettata e letta in tempo reale. «Tu sai come funzionano i telefoni digitali, vero? Trasmettono sempre il segnale IO SONO QUI alla cellula locale, e ogni telefono ha un proprio codice unico di indirizzo. Una volta identificato, basta soltanto mettersi ad ascoltare quando squilla, o quando il proprietario fa una chiamata. Allo stesso modo noi possiamo identificare il numero e il telefono di chi chiama. Il difficile sta, prima di tutto, nel riuscirci. Adesso hanno un'altra identità telefonica da tenere sotto controllo con il computer.» «Quanti telefoni tengono sotto controllo?» chiese Jack. «Poco più di centomila, e questo soltanto nell'Asia sudoccidentale. Quasi tutti sono fonti secche, tranne quell'unica fra centomila che conta, e qualche volta offre buoni risultati», spiegò Wills. «Allora, per beccare una telefonata giusta, il computer ascolta cercando Tom Clancy
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parole "che scottano"?» «Parole che scottano e nomi che scottano. Peccato che troppa gente laggiù si chiami Mohammed... è il nome più diffuso di tutto il mondo. Un sacco di altri usano un patronimico o un soprannome. Un altro problema è che laggiù esiste un grosso mercato di telefoni clonati... li clonano in Europa, soprattutto a Londra, dove la maggior parte degli apparecchi ha il software internazionale; oppure c'è chi ha preso sei o sette apparecchi e li usa una volta sola prima di gettarli. Non sono per niente fessi. Però possono diventare troppo sicuri di sé, e alcuni finiscono per raccontarci un sacco di cose e qualche volta anche utili. Passa tutto nel grosso archivio in comune dell'NSA e della CIA, al quale noi abbiamo accesso con i nostri terminali.» «Okay, chi è questo personaggio?» «Si chiama Uda bin Sali. Famiglia ricca, amici intimi del re. Il paparone è un banchiere saudita molto importante, con undici figli e nove figlie. Quattro mogli. Un personaggio di notevole vigore. Non dev'essere nemmeno un cattivo soggetto, suppongo, ma è un po' troppo debole con i figli, li riempie di denaro anziché di attenzioni, come un magnate di Hollywood. Il nostro Uda ha scoperto l'importanza di Allah poco prima dei vent'anni ed è all'estrema destra dell'ala wahhabita dell'Islam sunnita. Non ci ama molto. Noi teniamo d'occhio questo ragazzo, perché potrebbe favorirci l'accesso ai loro accordi bancari. La CIA ha una sua foto in archivio. È sui ventisette anni, alto uno e settantadue, snello, con una barbetta ben curata. Vola spesso a Londra. Gli piacciono le ragazze pagate a ore. Non si è ancora sposato; il che è insolito, ma se è un finocchio lo nasconde bene. Gli inglesi gli hanno infilato nel letto parecchie ragazze: hanno riferito che è vigoroso - c'è da aspettarselo alla sua età - e piuttosto ricco di fantasia.» «Bel lavoro, per un funzionario dell'intelligence bene addestrato», disse Jack. «Un sacco di servizi segreti si serve delle prostitute», spiegò Wills. «Chiacchierano volentieri e per la somma giusta sono capaci di tutto. A Uda piacciono alcuni giochini particolari. Sono una specialità asiatica. Sai come richiamare il suo fascicolo?» «Nessuno me l'ha insegnato», rispose Jack. «Okay.» Senza alzarsi,Wills gli si avvicinò spingendosi con le gambe sulla poltroncina girevole e glielo dimostrò: «Questo è l'indice generale. Il Tom Clancy
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tuo codice d'accesso è SOUTHWEST 91». Il giovane digitò la password e il fascicolo comparve come un file grafico in Acrobat. La prima foto era probabilmente quella del passaporto, seguita da altre sei, meno formali. Jack Jr. si sforzò di non arrossire. In passato aveva avuto la sua razione di Playboy, anche nelle scuole cattoliche. Wills continuò la lezione. «Si può apprendere parecchio dal modo con cui un tizio lo fa con le donne. Langley ha uno psichiatra che lo analizza nei minimi particolari. È una delle aggiunte di questo file; a Langley le chiamano informazioni "palle e puttane". Il medico si chiama Stefan Pizniak, professore alla facoltà di Medicina di Harvard. Se mi ricordo bene, sostiene che questo tizio ha pulsioni normali, per la sua età, i soldi a disposizione e la provenienza sociale. Come puoi vedere, frequenta molto i dirigenti delle banche d'affari a Londra, come se stesse imparando il mestiere. È sveglio, dicono, cordiale e simpatico. Cauto e conservatore nel maneggiare il suo denaro. Non beve, e quindi è piuttosto religioso; non se ne vanta e non cerca di fare proseliti, ma segue nella vita le regole principali della sua religione.» «Perché lo considerano un cattivo?» chiese Jack. «Parla molto con elementi a noi noti. Non sappiamo chi frequenti in Arabia Saudita, non lo abbiamo mai controllato in patria. Nemmeno gli inglesi, anche se hanno numerosi elementi a disposizione nella zona. La CIA non ne ha altrettanti, e il suo profilo non è abbastanza alto da meritare indagini più approfondite, almeno così la pensano. È una vergogna. Suo padre dev'essere un brav'uomo. Gli piangerebbe il cuore se vedesse suo figlio frequentare i tipi sbagliati in patria.» Detto questo Wills tornò alla sua postazione. Jack studiò il volto apparso sul suo schermo. Sua madre aveva il dono di capire al volo la gente alla prima occhiata, ma era una dote che non gli aveva trasmesso. Jack faceva abbastanza fatica a capire le donne; come la maggior parte degli uomini al mondo, pensava per consolarsi. Continuò a fissare quel volto, cercando di capire cosa passasse per la mente a un personaggio lontano più di 10.000 chilometri, che parlava una lingua diversa e aveva una religione diversa. Quali pensieri correvano dietro quegli occhi? Sapeva che a suo padre piacevano i sauditi. Era in ottimi rapporti, per esempio, con il principe Ali bin Sultan, un alto funzionario del governo saudita. Il giovane Jack lo aveva incontrato, una volta, ma Tom Clancy
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soltanto di sfuggita; ricordava la sua barba e il suo senso dell'umorismo. Una delle convinzioni di base di Jack padre era che gli uomini, in fondo, erano simili, e aveva trasmesso al figlio questa opinione. Ma voleva anche dire che, proprio come c'erano canaglie negli Stati Uniti, dovevano essercene anche in altre parti del mondo, e la sua nazione aveva avuto negli ultimi tempi brutte esperienze in proposito. Per sfortuna il presidente in carica non aveva ancora deciso come provvedere in merito. Jack Jr. studiò l'incartamento. Allora al Campus si cominciava così. Stava lavorando su un caso... beh, si corresse, diciamo che stava seguendo una specie di caso. Uda bin Sali stava imparando a fare il banchiere internazionale. Certo, spostava capitali. Soldi di suo padre? si chiese Jack. In questo caso papà doveva essere un bel riccone. Operava con tutte le grosse banche di Londra, che era ancora la capitale mondiale della finanza. Jack non avrebbe mai potuto immaginare che la National Security Agency aveva l'abilità di riuscire a infiltrarsi e capire che cosa facevano. Cento milioni qui, cento milioni là, quanto prima potrai cominciare a parlare di soldi veri. Questo Sali era nel giro della conservazione dei capitali: significava non tanto accrescere il denaro affidatogli, quando essere sicuri che la cassaforte avesse una serratura molto efficiente. C'erano settantuno conti sussidiari, sessantatré dei quali identificati per banca, per numero e, a quanto sembrava, per codice di accesso. Ragazze? Politica? Sport? Automobili? Petrolio? Di che cosa parlavano i ricchi principotti sauditi? Questa era una grossa lacuna nell'incartamento. Perché gli inglesi non si erano inseriti ad ascoltare? Le interviste con le prostitute d'alto bordo non avevano rivelato molto, tranne le buone mance alle ragazze che lo avevano fatto divertire in modo particolare, nella sua abitazione di Berkeley Square... un quartiere di lusso della città, notò Jack. Si spostava soprattutto in taxi, anche se era proprietario di un'automobile una cabriolet Aston Martin nera, nientemeno - ma la guidava poco. Non aveva un autista. Si recava spesso all'ambasciata. Tutto sommato, numerose informazioni, ma non rivelavano granché. Lo fece notare a Tony Wills. «Già, lo so, ma se in qualche modo diventasse interessante, puoi star sicuro: lì dentro due o tre particolari dovrebbero saltarti agli occhi. Ecco il problema di questo dannato mestiere. E ricordati: noi vediamo il materiale già esaminato. Qualche povero impiegatuccio di terz'ordine ha dovuto accollarsi il materiale grezzo ed è riuscito a distillare questa roba. Quali e Tom Clancy
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quanti dati di rilievo esattamente sono andati perduti per strada? Non c'è possibilità di saperlo, ragazzo mio, non c'è sistema per saperlo.» Questo faceva mio padre di solito, si rammentò Jack, cercava di trovare diamanti in un secchio pieno di merda. Sperava che la sorte, ora, fosse meno dura con lui. Bene, allora doveva scoprire spostamenti di valuta privi di una facile spiegazione. Era la parte peggiore della ricerca e non poteva nemmeno chiedere consiglio a suo padre, perché avrebbe dato fuori da matto, vedendolo lavorare là dentro. E nemmeno sua madre sarebbe stata molto soddisfatta della faccenda. Ma che cosa importava? Non era forse un uomo ormai, non poteva fare quel che voleva della sua vita? Non del tutto. L'influenza dei genitori non svanisce mai. Aveva sempre cercato di compiacerli, di dimostrare loro che lo avevano allevato nel modo giusto e che stava agendo sempre per il meglio. Suo padre aveva avuto fortuna. Non avevano mai saputo tutto quanto aveva dovuto fare. L'avrebbero davvero gradito? No, ne sarebbero rimasti esterrefatti, infuriati, per tutti i rischi che aveva corso. E questo valeva soltanto per quel poco di cui suo figlio era al corrente. C'erano molti spazi vuoti nella sua memoria, periodi in cui suo padre non era a casa e sua madre non gli aveva spiegato perché... e ora, ecco, stava facendo se non proprio le stesse cose, certo stava avviandosi lungo la stessa via... Suo padre gli aveva sempre detto che il mondo era pazzesco, e a questo punto lui era lì a cercare di capire fino a che punto lo fosse veramente.
7 IL PASSAGGIO Cominciò tutto in Libano, con un volo per Cipro. Poi un volo KLM fino all'aeroporto di Schipol in Olanda, e da lì a Parigi. In Francia i sedici uomini trascorsero la notte in otto alberghi diversi, trovando il tempo di uscire a passeggio per le strade e di esercitarsi nel loro inglese - era stato considerato inutile insegnare loro il francese - e di mettersi nei guai con una popolazione locale che avrebbe potuto aiutarli un po' di più. Il lato più gradevole, secondo loro, furono alcune francesi, le quali fecero il possibile per parlare un inglese decente e si dimostrarono molto utili. Dietro compenso. Erano uomini comuni, tutti sotto la trentina, ben rasati, nella media per Tom Clancy
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quanto riguardava altezza e aspetto, ma vestiti oltre lo standard. Mascheravano bene il proprio disagio, nonostante gli sguardi prolungati ma furtivi verso i poliziotti che incontravano: sapevano di non dover attirare l'attenzione di chiunque vestisse un'uniforme della polizia. Quella francese, poi, aveva fama di essere insistente in un modo che i nuovi visitatori non avrebbero gradito. Per il momento viaggiavano con passaporti del Qatar, abbastanza sicuri, ma nemmeno un passaporto fornito dal ministro francese degli Esteri in persona avrebbe resistito a un controllo approfondito. Di conseguenza mantenevano un basso profilo. Erano stati consigliati di non andare troppo in giro, di essere educati e sforzarsi di sorridere a tutti. Per loro fortuna, in Francia si era in piena stagione turistica e Parigi era affollata di gente come loro; molti parlavano poco il francese, con gran divertimento dei parigini i quali, in ogni caso, facevano il possibile per scroccare loro denaro. La prima colazione del giorno seguente non si era conclusa con rivelazioni esplosive, e nemmeno il pranzo. I due fratelli Caruso seguivano le lezioni di Pete Alexander facendo del loro meglio per non appisolarsi, perché sembravano loro fin troppo semplici. «Pensate che siano noiose?» chiese Pete a pranzo. «Beh, niente di trascendentale», rispose Brian dopo qualche secondo. «Lo troverete piuttosto diverso in una città all'estero, per strada, in un mercato, diciamo, alla ricerca del vostro soggetto in una folla di alcune migliaia di persone. L'importante è restare invisibili. Lo faremo nel pomeriggio. Tu, Dominic, hai esperienza in questo campo?» «Non proprio. Soltanto le nozioni di base, non fissare troppo l'obiettivo, giacche rivoltabili, cravatte diverse, se ci si trova in un ambiente in cui è necessario mettersene una. E si dipende da altri che diano il cambio nei pedinamenti. Ma non avremo lo stesso appoggio fornito dal Bureau per una sorveglianza discreta, vero?» «Neanche lontanamente. Per cui tenetevi a distanza fino al momento di intervenire. A questo punto muovetevi con la rapidità consentita dalle circostanze...» «È fate fuori l'obiettivo?» chiese Brian. «Sempre a disagio, a questo proposito?» «Non mi sono ancora dimesso, Pete; ho le mie preoccupazioni, diciamo, e lasciamo perdere.» Tom Clancy
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Alexander annuì. «Per me va bene. Noi preferiamo chi sa pensare, e sappiamo che questo comporta alcune difficoltà.» «Credo dipenda da come la si vede. E se il tipo da far fuori risulta a posto?» chiese il Marine. «Allora ti tiri indietro e riferisci. È possibile, in teoria, ricevere un incarico sbagliato, ma per quando ne so io, non è mai successo.» «Proprio mai?» «Proprio mai, nemmeno una volta», lo rassicurò Alexander. «I casi perfetti mi rendono nervoso.» «Noi cerchiamo di essere cauti.» «Quali sono le regole? Okay, forse non devo sapere - almeno per ora chi ci manda fuori ad ammazzare qualcuno, ma sarebbe bello conoscere con quale criterio si decide la pena di morte di una canaglia.» «Si tratterà di qualcuno che, in modo diretto o indiretto, ha causato la morte di cittadini americani, o è coinvolto in piani che mirino a farlo in futuro. Non stiamo dando la caccia a chi canta troppo forte in chiesa o a chi si è dimenticato di restituire un libro alla biblioteca.» «Stai parlando di terroristi?» «Già», confermò Pete. «Perché non vi limitate ad arrestarli?» chiese a questo punto Brian. «Come hai fatto tu in Afghanistan?» «Ma laggiù era diverso», protestò il Marine. «In che modo?» chiese Pete. «In primo luogo noi eravamo combattenti in uniforme operanti sul campo agli ordini di un'autorità di comando legalmente costituita.» «Hai preso qualche iniziativa?» «Si suppone che gli ufficiali usino il cervello. Gli ordini sulla mia missione generale, però, provenivano dalla scala gerarchica.» «E non hai sollevato obiezioni?» «No; a meno che non siano ordini pazzeschi, non è previsto farlo.» «E non eseguire un ordine è pazzesco?» chiese Pete. «Se hai la possibilità di intervenire contro qualcuno pronto a fare qualcosa di molto distruttivo?» «Per quello ci sono la CIA e l'FBI.» «Ma quando non riescono a farlo, per un motivo o per l'altro, allora come agisci? Lasci che i cattivi svolgano il loro lavoro e intervieni dopo? Potrebbe essere costoso», spiegò Alexander. «Il nostro compito è fare il Tom Clancy
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necessario quando i metodi convenzionali non riescono ad assolvere la missione.» «Quanto spesso?» intervenne Dominic, cercando di proteggere il fratello. «Sta aumentando.» «Quanti colpi avete fatto?» tornò a intervenire Brian. «Non è necessario che tu lo sappia.» «Quanto mi piace sentirmelo dire», commentò Dominic con un sorriso. «Pazienza, ragazzi, non siete ancora nel club», aggiunse Pete, sperando che fossero abbastanza intelligenti da non sollevare obiezioni. «Okay, Pete», disse Brian, dopo un attimo di riflessione. «Abbiamo dato tutti e due la parola di mantenere il segreto su quanto apprendiamo qui. Bene. Però assassinare gente a sangue freddo non è quanto sono stato addestrato a fare, ti sembra?» «Non è previsto che tu ti senta felice. Laggiù in Afghanistan, hai mai sparato a qualcuno che guardava da un'altra parte?» «A due di loro», ammise Brian, «ma il campo di battaglia non è come alle Olimpiadi.» «Nemmeno il resto del mondo, Aldo.» L'espressione sul volto del maggiore dei Marines diceva mi hai convinto. «Il mondo è imperfetto, ragazzi; se volete cercare di migliorarlo, fate pure, ma ci hanno già provato. Per conto mio preferisco qualcosa di più sicuro e di più prevedibile. Immaginatevi un po' se qualcuno avesse fatto la pelle a Hitler nel 1934 o a Lenin nel 1915 in Svizzera. Il mondo sarebbe stato migliore, giusto? O forse peggiore, in un modo del tutto diverso. Ma questo non è il nostro campo. Noi non siamo impegnati in assassinii politici. Noi diamo la caccia ai piccoli pescecani che ammazzano gente innocente in un modo per cui la procedura convenzionale non può perseguirli. Non è il sistema migliore, lo so. Lo sappiamo tutti Ma è già qualcosa e noi cerchiamo di vedere se funziona. Non potrà andare di certo molto peggio di quanto stia andando ora.» Gli occhi di Dominic non abbandonarono per un attimo il volto di Pete, durante quella spiegazione. Aveva appena detto qualcosa che forse non avrebbe voluto dire. Il Campus non aveva ancora giustizieri. Sarebbero stati i primi. E dovevano nutrire molte speranze sul loro conto. La responsabilità era grossa. Ma tutto quadrava. Era evidente che Alexander non stava insegnando loro in base alla propria esperienza personale. Un Tom Clancy
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ufficiale istruttore, si suppone, dovrebbe essere qualcuno che ha operato sul campo. Ecco perché per la maggior parte gli istruttori dell'Accademia dell'FBI erano agenti sul campo ricchi di esperienza. Capaci di raccontare cosa si provava. Pete poteva soltanto dire loro quanto avrebbero dovuto fare. Ma perché, allora, avevano scelto lui e Aldo? «Capisco il tuo ragionamento, Pete», disse Dominic. «Non me ne vado, per ora.» «Nemmeno io», disse Brian all'istruttore. «Voglio soltanto conoscere le regole.» Pete non spiegò loro che le regole se le sarebbero scritte da soli, con la pratica. Se ne sarebbero accorti quanto prima. Gli aeroporti sono gli stessi in tutto il mondo. Con l'ordine di essere educati, consegnarono i bagagli, attesero nelle sale d'aspetto indicate, fumarono le loro sigarette nelle zone previste e lessero i libri acquistati all'edicola. O finsero di farlo. Non tutti conoscevano la lingua come avrebbero voluto. Una volta alla quota di crociera mangiarono i pasti di bordo, e molti fecero un pisolino. Erano seduti quasi tutti nelle file di fondo e quando si muovevano si domandavano chi avrebbero potuto rivedere, fra i compagni di viaggio, entro qualche giorno o qualche settimana, per lunga che fosse l'organizzazione di tutti i particolari. Speravano di incontrare presto Allah e di ottenere il premio spettante a chi combatteva per la Santa Causa. I più intellettuali fra loro si resero conto che perfino Maometto, riposi in pace e sia benedetto, aveva avuto delle limitazioni nella capacità di fornire informazioni sulla natura del Paradiso. Aveva dovuto spiegarlo a gente che non sapeva niente di jet di linea, di automobili e di computer. Allora, qual era la sua vera natura? Doveva essere meraviglioso oltre ogni possibile descrizione, ma anche in questo caso sarebbe stato un mistero tutto da scoprire. Ed essi l'avrebbero scoperto. Quel pensiero era piuttosto eccitante, una specie di anticipazione troppo sublime per poter discuterne con i colleghi. Un mistero, ma molto desiderabile. E anche se qualcun altro avrebbe dovuto andare a incontrare Allah, anche questo era scritto nel Grande Libro del Destino. Per il momento schiacciarono tutti un pisolino, dormendo il sonno dei giusti, il sonno dei prossimi santi martiri. Latte, miele e vergini. Quel Sali, notò Jack, era piuttosto misterioso. Il fascicolo della CIA su di Tom Clancy
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lui riportava addirittura la lunghezza del suo pene, nella sezione «palle e puttane». Le prostitute inglesi avevano riferito che era di dimensioni piuttosto normali, ma molto più vigoroso del previsto nel funzionamento, e per di più il giovane era generoso nelle mance, fattore gradevole dal punto di vista commerciale. Ma, a differenza della maggior parte degli uomini, non parlava molto di sé. Parlava soprattutto della pioggia e del clima freddo di Londra, ed era prodigo di complimenti nei confronti della compagna del momento, lusingandone la vanità. Gli occasionali regali, una bella borsa - una Louis Vuitton autentica nella maggior parte dei casi erano ben visti dalle accompagnatrici «regolari», due delle quali facevano rapporto a Thames House, la nuova sede sia del servizio segreto britannico sia del servizio di sicurezza. Jack si chiedeva se venivano pagate oltre che da Sali anche dal governo di Sua Maestà per i servizi resi. Comunque era un buon affare per le interessate, ne era sicuro, anche se forse Thames House non si scomodava a regalare scarpette e borse. «Tony?» «Dimmi, Jack», rispose Wills dalla sua postazione. «Come facciamo a sapere se questo Sali è un cattivo soggetto?» «Non lo sappiamo con certezza. Non lo sappiamo, salvo non faccia qualcosa, oppure non intercettiamo una conversazione fra lui e qualcuno che non ci garba.» «Allora devo soltanto controllarlo.» «Esatto. E sarà una faccenda lunga. Niente di nuovo, finora?» «Mi sembra uno strano elemento.» «Non è facile essere ricco e single, nel caso non ci avessi mai pensato.» Jack accusò il colpo. Forse se l'era voluta. «Va bene, d'accordo, ma che io sia dannato se pagherò mai per scopare, e quello paga parecchio.» «Nient'altro?» chiese Wills. «Parla davvero poco.» «E questo cosa ti suggerisce?» Ryan si abbandonò sulla poltroncina girevole per riflettere. Nemmeno lui parlava molto con le sue ragazze, perlomeno del suo nuovo lavoro. Bastava alludere a «gestioni finanziarie» e la maggior parte delle donne tendeva ad assopirsi, come per difesa personale. Questo significava qualcosa? Forse Sali era soltanto uno che parlava poco. Forse era abbastanza sicuro di sé da non provare la necessità di impressionare le sue donne se non con il denaro; usava sempre denaro contante, mai carte di Tom Clancy
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credito. Perché? Per evitare di farlo sapere alla famiglia? Nemmeno Jack parlava con i suoi genitori della sua vita sentimentale; in realtà, portava di rado una ragazza a casa. Sua madre aveva il dono di spaventarle. Suo padre no, per strano che fosse. La dottoressa Ryan dava alle altre donne l'impressione di essere forte e sebbene la maggior parte delle ragazze la trovasse ammirevole, molte se ne sentivano intimidite. Suo padre, invece, metteva da parte la sua autorità e recitava la parte di un asciutto e distinto orso di pezza dai capelli grigi; soprattutto gli piaceva giocare a rincorrersi con suo figlio sul prato affacciato sulla baia di Chesapeake, forse ripensando al bel tempo passato e per questo c'era Kyle, il terzo figlio. Il più piccolo dei Ryan era ancora alle elementari, nella fase in cui arrischiava furtive domande su Babbo Natale, ma soltanto quando mamma e papà erano distanti; forse un suo compagno di classe si vantava di sapere tutto - ce ne sono sempre - e Katie ormai aveva già capito tutto. Lei amava ancora giocare con le sue Barbie, ma sapeva che i genitori le acquistavano al Toys R Us, il negozio di giocattoli di Glen Burnie, e preparavano tutto l'armamentario per la vigilia di Natale, un rituale che faceva molto piacere a suo padre, per quanto brontolasse. Quando si smette di credere a Babbo Natale, il mondo comincia a sfuggire di mano... «Secondo i computer, non parla molto. Nient'altro», osservò Jack dopo un momento di riflessione. «Non dobbiamo trasformare le ipotesi in fatti, non è previsto, vero?» «Esatto. Molta gente la pensa in modo diverso, ma noi no. Le supposizioni sono la madre di tutti i casini. Quello strizzacervelli di Langley è uno specialista in fantasticherie: è in gamba, ma bisogna saper distinguere fra congetture e fatti. Allora, parlami di questo signor Sali», disse Wills. «È un tipo strano, non parla molto, e impiega con molta cautela i soldi di famiglia.» «Niente di tutto ciò ti fa pensare che sia un cattivo?» «No, però vale la pena tenerlo d'occhio, per la sua religione; estremismo, direi, sarebbe una definizione sbagliata. Ci sono varie lacune: non è chiassoso, non è un esibizionista come fanno di solito i ricchi. Chi ha aperto un fascicolo nei suoi confronti?» chiese Jack. «Sono stati gli inglesi: qualcosa, in quel ragazzo, ha solleticato l'interesse di uno dei loro principali analisti. Poi a Langley gli hanno dato un'occhiata e anche lì hanno aperto un fascicolo su di lui. In seguito c'è Tom Clancy
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stata un'intercettazione mentre parlava con un elemento pure lui schedato a Langley; una conversazione del tutto irrilevante, ma era comunque un fatto», spiegò Wills. «E, come sai, è molto più facile schedare qualcuno che annullarne il fascicolo. Il suo cellulare è inserito nei computer dell'NSA, e di conseguenza fanno rapporto ogni volta che lo accende. Ho studiato anch'io tutto il suo incartamento. Vale la pena tenerlo d'occhio, secondo me, anche se non so perché. In questo mestiere, Jack, si impara a fidarsi del proprio istinto. Ed è per questo che ti nomino nostro esperto su questo ragazzo.» «E io devo controllare come gestisce il suo denaro...?» «Bravo. Come sai, non occorre molto per finanziare una banda di terroristi, perlomeno non secondo il suo metro. Un milione di dollari all'anno è un sacco di grana per quella gente: vivono con poco e le loro spese di gestione non sono elevate. Per cui devi preoccuparti dei margini. Le probabilità sono che tenti di nascondere tutto quanto nell'ombra delle sue grosse transazioni.» «Io non sono un esperto in verifiche contabili», osservò Jack. Suo padre aveva avuto un commercialista, molto tempo prima, ma non se n'era mai servito, nemmeno per le sue tasse; per questo si appoggiava a un ufficio legale. «Conosci l'aritmetica?» «Direi di sì.» «Bene, aggiungici un po' di fiuto.» A meraviglia, pensò John Patrick Ryan Jr., poi si ricordò che nella realtà l'attività di un agente segreto non consisteva nello sparare-al-malvagio-escoparsi-poi-Ursula-Andress mentre sfilavano i titoli di coda. Accadeva soltanto nei film. E qui invece si era nel mondo reale. «Quel nostro amico ha davvero tanta fretta?» chiese Ernesto, piuttosto sorpreso. «Sembra proprio di sì. Negli ultimi tempi i norteamericanos sono stati piuttosto duri con loro. Penso vogliano ricordare ai loro nemici che hanno ancora le zanne. Forse per loro è una questione d'onore», azzardò Pablo. Il suo amico l'avrebbe compreso abbastanza facilmente. «Allora, che cosa facciamo adesso?» «Quando saranno arrivati a Città del Messico organizzeremo il loro trasferimento negli Stati Uniti e, penso, procureremo le armi.» Tom Clancy
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«Complicazioni?» «Se i norteamericanos sono riusciti a infiltrarsi nelle nostre organizzazioni, forse riceveranno qualche preavviso e forse qualche soffiata su un nostro coinvolgimento. Ma a questo abbiamo già pensato.» Sì, pensò Ernesto, ci avevano già pensato un po', ma da una distanza conveniente. Ora qualcuno bussava alla porta e bisognava rifletterci ancora su. Comunque, non poteva rimangiarsi l'accordo; anche questa era una faccenda d'onore e di affari. Stavano preparando un carico iniziale di cocaina verso l'Unione Europea, che prometteva di diventare un mercato molto appetitoso. «Quanti ne arriveranno?» «Quattordici, ha detto. Non hanno armi.» «Cosa pensi che vorranno?» «Armi automatiche leggere, dovrebbero andare bene, e pistole, è ovvio», rispose Pablo. «Abbiamo un fornitore in Messico pronto a risolvere i problemi per meno di diecimila dollari. Con altri diecimila, possiamo organizzare la consegna negli Stati Uniti a chi infine le userà onde evitare complicazioni durante il passaggio del confine.» «Bueno, facciamo così. Andrai tu stesso in volo in Messico?» Pablo annuì. «Domani mattina. Coordinerò l'incontro con loro e con i coyotes, per questa prima volta.» «Cerca di andarci cauto», raccomandò Ernesto. Il suggerimento aveva la forza di una carica esplosiva. Pablo correva qualche rischio, ma i suoi servizi erano molto importanti per il Cartello. Sarebbe stato difficile sostituirlo. «Naturale, jefe. Voglio controllare quanto sono attendibili, se devono aiutarci in Europa.» «Giusto, così va bene», concordò Ernesto cauto. Come per la maggior parte degli accordi, al momento di agire, nascevano sempre i dubbi. Ma non era una donnetta. Non aveva mai avuto paura di agire con decisione. L'airbus raggiunse il settore assegnato, i passeggeri di prima classe furono autorizzati a sbarcare per primi e seguirono le frecce colorate sul pavimento verso gli uffici immigrazione e dogana, dove assicurarono ai burocrati in uniforme di non avere niente da dichiarare, poi i loro passaporti vennero timbrati e alla fine andarono a recuperare i bagagli. Il capo del gruppo si chiamava Mustafa. Saudita di nascita, era Tom Clancy
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perfettamente sbarbato, cosa che gradiva poco, anche se la sua pelle messa a nudo sembrava piacere alle donne. Lui e il suo collega di nome Abdullah andarono insieme a prendere le loro valigie e poi uscirono all'aperto, dove si supponeva li attendesse chi doveva farli proseguire. Questa sarebbe stata la prima prova dei loro nuovi amici nell'emisfero occidentale. Ecco: c'era qualcuno con un cartello rettangolare con scritto MIGUEL. Era il nome convenzionale di Mustafa per questa missione, perciò andò a stringere la mano all'uomo del cartello; questi non pronunciò parola, ma fece cenno di seguirlo. All'esterno li attendeva un furgoncino Plymouth marrone. Le valigie andarono nel retro, e i passeggeri si infilarono nel divanetto di mezzo. Faceva caldo a Città del Messico e l'aria era più inquinata di quanto avessero mai potuto immaginare. Avrebbe dovuto essere una bella giornata di sole, ma era rovinata da una coltre grigia che gravava sulla città. Inquinamento terribile, pensò Mustafa. Il conducente rimase silenzioso lungo il tragitto verso l'albergo, e la cosa li colpì; ma se non aveva niente da dire, tanto valeva stesse zitto. L'hotel, come previsto, era di buon livello. Mustafa si presentò con la carta Visa preannunciata per fax e cinque minuti dopo lui e il suo amico si trovarono in una spaziosa camera al quarto piano. Prima di parlare controllarono che non ci fossero microspie. «Quel dannato viaggio in aereo sembrava non finire più», brontolò Abdullah, cercando l'acqua minerale nel minibar. Erano stati avvertiti di non fidarsi dell'acqua del rubinetto. «Hai ragione. Come hai dormito?» «Non bene. Pensavo che l'unica cosa buona dell'alcool fosse che fa perdere i sensi.» «Su qualcuno funziona, ma non per tutti», rispose Mustafa. «Per dormire ci sono altre droghe.» «Sono cose che Iddio odia», commentò Abdullah, «salvo sia un medico a somministrarle.» «I nostri amici di adesso non la pensano così.» «Infedeli miscredenti», reagì Abdullah; sembrava che sputasse. «I nemici dei tuoi nemici sono tuoi amici.» Abdullah svitò il tappo di una bottiglia di Evian. «No, di un vero amico ci si può fidare. Possiamo fidarci di questi uomini?» «Soltanto finché dobbiamo», ammise Mustafa. Mohammed era stato cauto nelle istruzioni per la missione. Quei nuovi alleati li avrebbero Tom Clancy
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aiutati soltanto per convenienza, perché anch'essi si auguravano di nuocere al Grande Satana. E per il momento bastava. Un giorno o l'altro questi alleati sarebbero diventati nemici, e avrebbero dovuto trattarli come tali. Ma quel giorno non era ancora arrivato. Represse uno sbadiglio; era ora di riposare. Quella di domani sarebbe stata una giornata faticosa. Jack abitava a Baltimora in un piccolo appartamento a pochi isolati dall'Orioles Park a Camden Yards, dove aveva i biglietti per la stagione, ma quella sera lo stadio era al buio perché la squadra degli Orioles era a Toronto. Non essendo un bravo cuoco, cenò fuori come al solito, da solo questa volta perché non aveva alcun appuntamento, cosa non rara anche se avrebbe preferito il contrario. Finita la cena, tornò a piedi al suo appartamento, attivò il televisore, poi ci ripensò e andò ad accendere il computer, per controllare le e-mail e navigare un po' in rete. A questo punto pensò che anche Sali viveva da solo e pur avendo spesso qualche puttana a tenergli compagnia, non accadeva ogni sera. E che cosa faceva, allora? Accendeva il computer anche lui? Lo facevano in molti. Gli inglesi potevano inserirsi sulle linee telefoniche? Di certo. Ma l'incartamento su Sali non conteneva e-mail di sorta... perché mai? Valeva la pena controllare. «A che cosa pensi, Aldo?» chiese Dominic al fratello. La televisione trasmetteva una partita di baseball; i Marines stavano giocando contro gli Yankees e stavano avendo la peggio. «Non sono sicuro di gradire molto l'idea di sparare a qualcuno per strada, fratellino.» «E se sapessi che quella canaglia se lo merita?» «E se ammazzassi il tipo sbagliato soltanto perché guida un'auto uguale e ha gli stessi baffi? Se si lasciasse dietro una moglie e dei bambini? Allora sarei soltanto un fottuto assassino, addirittura un sicario prezzolato. Non è quello che ci hanno insegnato al corso di base.» «Ma se tu sapessi che è una canaglia?» insistette l'agente dell'FBI. «Ehi, Enzo, non hanno addestrato nemmeno te a farlo.» «Lo so, ma questa è una situazione diversa. Se io so che quel tipo è un terrorista e so che non possiamo arrestarlo, e so che ha un piano, potrei farlo, credo.» «Là sulle montagne in Afghanistan le nostre informazioni non erano sempre ineccepibili, ragazzo mio. Certo, ho imparato a rischiare la pelle Tom Clancy
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del mio culo, non quella di un altro povero diavolo.» «Quelli a cui davi la caccia a chi sparavano?» «Quelli appartenevano a un'organizzazione che faceva la guerra contro gli Stati Uniti d'America. È molto probabile che non fossero dei boy-scout, ma non ne ho mai avuto una prova diretta.» «E se l'avessi avuta?» chiese Dominic. «Ma non è successo.» «Sei stato fortunato», rispose Enzo, ricordando una bambina con la gola squarciata da un orecchio all'altro. Un vecchio proverbio diffuso fra gli avvocati diceva che erano i casi difficili a provocare le brutte leggi, ma i codici non potevano prevedere tutto il male fatto dalla gente. Ma l'agente speciale era sempre stato il più passionale dei due. Brian era un po' più freddo, come Fonzie in Happy Days. Gemelli sì, ma nati da due ovuli. Dominic era più come suo padre, italiano e passionale. Brian aveva preso più da sua madre, più fredda a causa di un clima più settentrionale. A un estraneo le differenze sarebbero sembrate poco importanti, ma per gli stessi fratelli erano spesso causa frequente di stoccatine e scherzi. «Quando lo vedi, Brian, quando te lo trovi davanti agli occhi, ti fa scattare, ti accende il fuoco dentro.» «Ci sono stato, l'ho fatto, mi hanno decorato. Ne ho ammazzati tre tutto da solo. Ma era lavoro, niente di personale. Quelli avevano tentato di farci cadere in un'imboscata, ma non avevano studiato bene il manuale: e io ho sfruttato il fuoco e la manovra per snidarli e farli fuori, proprio come mi avevano insegnato. Non è colpa mia se loro non ci sapevano fare. Avrebbero potuto arrendersi ma hanno preferito battersi; è stato un errore da parte loro, ma "ciascuno deve fare come crede meglio".» Il suo film preferito era Hondo con John Wayne. «Ehi, Aldo, non sto affatto dicendo che sei un assassino.» «So quel che vuoi dire, però, dammi retta, non voglio diventare uno di quelli, chiaro?» «Non siamo in missione, fratellino. Anch'io ho i miei dubbi, ma intendo restare e vedere come andrà a finire; possiamo sempre uscirne quando vogliamo.» «Penso di sì.» Dalla parte opposta dell'edificio, Pete Alexander stava parlando su una linea telefonica protetta con Columbia, nel Maryland. Tom Clancy
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«Allora, come se la cavano?» si sentì chiedere da Sam Granger. Pete bevve un sorso di sherry. «Sono in gamba. E hanno entrambi qualche dubbio. Il Marine ne parla in modo aperto, e l'agente speciale se li tiene dentro, ma la faccenda va avanti molto adagio.» «E molto serio, come problema?» «Difficile dirlo, Sam. Lo sapevamo tutti e due: quell'addestramento sarebbe stato la parte più difficile. Pochi americani sono disposti a diventare assassini di professione, perlomeno non quelli necessari a questo lavoro.» «C'era un tipo, all'Agenzia, che sarebbe andato giusto bene...» «Però è troppo vecchio, e lo sai anche tu», ribatté subito Alexander. «Inoltre si è trovato un'occupazione da pensionato al di là dello stagno, nel Galles, e sembra si trovi bene.» «Se soltanto...» «Se tua zia avesse le palle sarebbe tuo zio», obiettò Pete. «Spetta a te scegliere i candidati, e a me addestrarli. Questi due hanno la testa e le qualifiche. La parte difficile è il temperamento, ma ci sto lavorando. Abbi pazienza.» «Nei film è molto più facile.» «Nei film sono tutti psicopatici emarginati. Vogliamo arruolare tipi così?» «Penso di no.» Di psicopatici ce n'era un sacco, e ogni grosso dipartimento di polizia ne conosceva parecchi, disposti a uccidere per pochi soldi, o per una piccola dose di droga. Il guaio di questi elementi era che non accettavano ordini e non erano nemmeno troppo intelligenti. Tranne nei film. Dov'era quella piccola Nikita, quando occorreva davvero? «Allora, dobbiamo contare su brava gente affidabile e intelligente. Gente così pensa a ciò che fa e non sempre pensa in modo prevedibile. È bello avere qualcuno con una coscienza, però ogni tanto si mette a pensare se è giusto. Perché dovevi mandarmi due cattolici? Non bastavano gli ebrei, con quel loro complesso di colpa fin dalla nascita... ma i cattolici lo imparano a scuola.» «Grazie, Santità», rispose Granger imperterrito. «Sam, lo sapevamo dal primo momento, non sarebbe stato facile. Cristo, mi hai mandato un Marine e un agente dell'FBI. Allora perché non due lupetti dei boy-scout?» «D'accordo, Pete, è il tuo lavoro. Puoi darmi un'idea di quanto ci Tom Clancy
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metterai? Il lavoro sta accumulandosi», osservò Granger. «Forse fra un mese saprò se ci staranno o meno. Quelli vogliono sapere il perché, oltre all'identità dei loro bersagli, ma io te l'ho sempre detto», ricordò Alexander al suo capo. «È vero», ammise Granger. Certo, nei film era molto più facile. Bastava trovare nelle pagine gialle il nome giusto dei sicari disponibili. In un primo momento avevano pensato di ingaggiare ex ufficiali del KGB; erano tutti addestrati a perfezione, volevano tutti denaro - la tariffa corrente era al di sotto dei 25.000 dollari a colpo, una cosa da nulla - ma tipi del genere avrebbero finito per riferirlo al Centro di Mosca, nella speranza di venire riassunti, e allora il Campus sarebbe stato conosciuto nell'ambiente globale delle operazioni sporche. E questo non potevano accettarlo. «Qualche novità sui nuovi giocattoli?» chiese Pete. Prima o poi avrebbe dovuto addestrare i suoi due gemelli con i nuovi ferri del mestiere. «Fra due settimane, mi dicono.» «Tutto questo tempo? Diavolo, Sam, li avevo proposti nove mesi fa.» «Non si trovano in tutti i negozi di ferramenta. Bisogna fabbricarli da cima a fondo, e ci vogliono tecnici specializzati, in posti fuori mano, e gente che non faccia troppe domande.» «Te l'ho detto, prendi chi fa lavoretti del genere per l'aeronautica militare. Continuano a sfornare giochini simpatici.» Come i registratori a nastro che si possono nascondere negli accendini. Ora, aggeggi del genere erano derivati con ogni probabilità dalle invenzioni dei film, mentre per quelli veramente utili, il governo non aveva quasi mai sottomano i tecnici giusti, e allora bisognava ricorrere a qualche esperto civile, il quale intascava il denaro, faceva bene il suo lavoro e teneva la bocca chiusa perché sperava in altri contratti del genere. «Ci stiamo lavorando, Pete. Entro due settimane», ribadì Granger. «Ricevuto. Fino a quel momento ho tutte le pistole con silenziatore necessarie. Se la cavano molto bene nelle individuazioni e nei pedinamenti. Utile anche il loro aspetto di gente qualunque.» «Allora, per concludere, le cose vanno bene?» chiese Granger. «Tolta la faccenda della coscienza, sì.» «Tienimi informato.» «Lo farò.» «Ci vediamo.» Alexander depose la cornetta. Maledetta coscienza, pensò. Sarebbe utile Tom Clancy
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avere dei robot, ma avrebbero potuto dare nell'occhio, per strada. E non era possibile. Oppure l'Uomo Invisibile, come nel romanzo di H. G. Wells, però il farmaco che lo rendeva invisibile lo fece anche impazzire, e questa faccenda era già abbastanza pazzesca per conto suo. Finì il suo sherry e poi, ripensandoci, tornò a riempirsi il bicchiere.
8 CONVINZIONE Mustafa e Abdullah si alzarono all'alba, recitarono le preghiere del mattino, fecero colazione, poi accesero i loro computer e controllarono la posta elettronica. Mustafa aveva un messaggio da Mohammed, spedito da qualcun altro, a quanto sembra un certo Diego, in cui si parlava di un incontro alle... 10,30 del mattino, ora locale. Scorse il resto della posta elettronica, perlopiù qualcosa definita "spam", posta spazzatura, dagli americani. Aveva scoperto che Spam era il nome di un prodotto a base di carne di maiale in scatola, e la definizione gli sembrava molto appropriata. Uscirono entrambi, ma non insieme, poco dopo le 9, soprattutto per riattivare la circolazione e dare un'occhiata in giro. Controllarono con cura, ma in modo furtivo, di non essere pedinati e una volta rassicurati giunsero al punto d'incontro previsto con cinque minuti di anticipo. Diego era già arrivato, indossava una camicia bianca a righe azzurre e stava leggendo un giornale. «Diego?» chiese Mustafa in tono educato. «Lei deve essere Miguel», rispose sorridendo il contatto, alzandosi in piedi con la mano tesa. «Si sieda, prego.» Pablo girò lo sguardo intorno. Certo, c'era anche la scorta di «Miguel», seduto poco distante a ordinare un caffè, che faceva il guardiaspalle come un professionista. «Allora, le piace Città del Messico?» «Non la pensavo così grande e caotica», rispose Mustafa con un ampio gesto. I marciapiedi erano affollati di gente che camminava in tutte le direzioni. «E l'aria è molto inquinata.» «È davvero un problema, qui. Le montagne impediscono il ricambio dell'aria. Ci vorrebbe molto vento. Allora, un caffè?» Mustafa annuì. Pablo fece un cenno al cameriere, indicandogli il bricco del caffè. Il locale all'aperto era di tipo europeo, ma non troppo affollato. Soltanto metà dei tavolini era occupata, da gruppi di persone per lavoro o Tom Clancy
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per chiacchierare con amici, e ciascuno badava agli affari propri. Arrivò il nuovo caffè, Mustafa si servì e attese che l'altro gli rivolgesse la parola. «Allora, che cosa posso fare per voi?» «Siamo tutti qui, come richiesto. Quando possiamo andare?» «Quanto presto vorreste?» chiese Pablo. «Andrebbe bene anche questo pomeriggio, ma forse sarà un po' troppo presto per i suoi impegni.» «Già. Ma che ne direbbe di domani, diciamo verso le tredici?» «Sarebbe eccellente», rispose Mustafa, piacevolmente sorpreso. «Come sarà organizzato il passaggio del confine?» «Non ne sono coinvolto in modo diretto, lei capisce, ma verrete accompagnati e affidati a qualcuno specializzato nel far passare negli Stati Uniti persone e alcune merci. Dovrete camminare per circa sei chilometri. Farà caldo, ma non troppo. Una volta lì, sarete trasportati con un mezzo a una casa sicura alla periferia di Santa Fe, nel Nuovo Messico, e lassù potrete raggiungere la vostra destinazione in aereo oppure a bordo di auto prese a noleggio.» «Armi?» «Che cosa vorreste, con precisione?» «L'ideale sarebbero i Kalashnikov, gli AK-47.» Pablo scosse subito il capo. «Questi non possiamo fornirveli, ma possiamo darvi delle pistole mitragliatrici Uzi e Ingram. Calibro nove parabellum, diciamo con sei caricatori da trenta colpi ciascuno, già pronte all'uso.» «Occorrono più munizioni», ribatté subito Mustafa. «Dodici caricatori, e in più tre scatole di cartucce per arma.» Pablo annuì. «Sì può fare.» La spesa aggiuntiva sarebbe stata soltanto di un paio di migliaia di dollari. Le armi andavano acquistate al mercato libero, assieme alle munizioni. Da un punto di vista tecnico sarebbe stato possibile risalire alla loro origine e/o all'acquirente, ma era soltanto un problema teorico, non pratico. Le pistole mitragliatrici sarebbero state soprattutto le Ingram, non le Uzi israeliane, più precise, ma agli acquirenti avrebbe importato poco. Chissà, forse avrebbero anche avuto scrupoli religiosi o morali a toccare armi fabbricate da ebrei. «Mi dica, come state a soldi per le spese di viaggio?» «Abbiamo cinquemila dollari americani in contanti a testa.» «Potete servirvene per le piccole spese, viveri e benzina, ma per il resto Tom Clancy
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vi occorreranno carte di credito. Gli americani non accettano pagamenti in contanti per le auto a noleggio, e assolutamente mai per acquistare biglietti aerei.» «Ne abbiamo», rispose Mustafa. Ne erano stati provvisti tutti nel Bahrein. Avevano addirittura una numerazione consecutiva. Tutte facevano capo a un conto su una banca svizzera, per poco più di 500.000 dollari in totale, sufficienti per i loro scopi. Il nome sulla carta, notò Pablo, era JOHN PETER SMITH. Bene. Chiunque avesse organizzato la cosa non aveva commesso l'errore di usare nomi troppo mediorientali. Finché la carta non fosse finita in mano a un agente che avesse chiesto al signor Smith da dove veniva con precisione. Sperò che fossero stati bene informati riguardo la polizia americana e le sue abitudini. «Altri documenti?» «I nostri passaporti sono del Qatar. Abbiamo patenti di guida internazionali. Parliamo tutti un inglese accettabile e sappiamo leggere le carte geografiche. Conosciamo le leggi americane. Rispetteremo i limiti di velocità e guideremo con prudenza. Il chiodo che sporge viene preso a martellate, e noi non ci sporgeremo.» «Bene», commentò Pablo. Allora erano stati istruiti. Qualcuno forse avrebbe anche ricordato tutto. «Non dimenticate: basta un solo errore per rovinare a tutti l'intera missione, ed è facile commettere errori. L'America è un Paese in cui è facile vivere e spostarsi, ma la polizia è molto efficiente. Finché non vi fate notare, siete al sicuro; di conseguenza non dovete farvi notare. Se vi scoprite, il fiasco è più che certo.» «Diego, non falliremo», promise Mustafa. Non fallirete in che cosa? si chiese Pablo, ma non fece domande. Quante donne e quanti bambini ucciderete? Ma. in realtà la questione non gli interessava. Era un modo di uccidere da vigliacchi, ma le regole d'onore della cultura del suo «amico» erano molto diverse dalle sue. Questa era una questione d'affari, e a lui bastava. 5 chilometri di corsa, flessioni sulle braccia e poi caffè, questa era la vita nella Virginia meridionale. «Brian, eri abituato a portare armi?» «Di solito un M16 e cinque o sei caricatori di riserva. Anche qualche bomba a mano, nella dotazione regolamentare, Pete.» Tom Clancy
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«In realtà intendevo armi corte, la pistola, per esempio.» «La Beretta M9, di solito.» «Sai sparare bene?» «C'è tutto nella mia cartella personale, Pete. A Quantico sono stato classificato "esperto", sai, 93 centri su cento, ma lo hanno anche fatto quasi tutti quelli del mio corso. Non è niente di speciale.» «Eri abituato a portarla?» «Intendi in abiti civili? No.» «Bene, allora abituati.» «Ma è legale?» chiese Brian. «Lo Stato della Virginia richiede il porto d'armi. Se si ha la fedina pulita autorizzano a portare un'arma senza usare una fondina esterna. E tu Dominic?» «Io sono ancora dell'FBI, Pete. Mi sentirei piuttosto nudo, per strada, senza un'amica.» «Che tipo porti?» «Una Smith & Wesson 1076. Calibro dieci millimetri, doppia azione. Il Bureau è passato da poco alle Glock, ma io preferisco la Smith.» E non incido tacche sull'impugnatura, non aggiunse, anche se ci aveva pensato. «Quando siete fuori di qui, voglio che tutti e due giriate armati, se non altro per abituarvi all'idea, Brian.» Una scrollata di spalle. «Contento tu.» Molto meglio di uno zaino di 30 chili. Non si trattava soltanto di Sali, è naturale. Jack stava controllando in complesso undici persone diverse, tutte del Medio Oriente tranne una, e tutte appartenenti al mondo degli affari. L'unico europeo abitava a Riyadh. Era tedesco, ma convertito all'Islam, particolare da farlo considerare degno di sorveglianza elettronica. Il tedesco imparato all'università permetteva a Jack di leggere le e-mail dell'obiettivo, che peraltro non rivelavano molto. Evidentemente aveva assunto abitudini da arabo, non beveva nemmeno birra. Logico che fosse popolare presso i suoi amici sauditi; l'Islam aveva questo di buono: se si rispettavano le regole e si pregava nel modo corretto, a nessuno importava l'aspetto esteriore. Sarebbe stato ammirevole, tranne per un particolare: la maggior parte dei terroristi del mondo prega rivolta verso la Mecca. La notte in cui lui, Jack, era venuto alla luce, qualcuno aveva tentato di ucciderlo mentre era ancora nel ventre Tom Clancy
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di sua madre, e quelli si proclamavano cattolici. I fanatici sono fanatici, in tutto il mondo. L'idea che qualcuno avesse cercato di assassinare sua madre gli faceva venire voglia di afferrare la sua Beretta 9 lungo. Suo padre, beh suo padre sapeva cavarsela da solo, ma prendersela con le donne era un grosso passo oltre il limite e quel limite si poteva superare una volta sola, e in un'unica direzione. Non si tornava indietro. Non ricordava nulla in proposito, è naturale: i terroristi irlandesi dell'ULA erano andati tutti a trovare il loro Dio - grazie allo Stato del Maryland - prima che lui entrasse alle elementari, e i suoi genitori non ne avevano mai parlato. Sua sorella Sally sì, però; a volte se lo sognava ancora. Jack si chiedeva se succedeva anche a mamma e papà. Si possono rimuovere, alla fine, episodi del genere? Aveva visto, sull'History Channel, documentari in cui si lasciava capire che i reduci della Seconda guerra mondiale rivivevano a volte in sogno scene di combattimento, ed era qualcosa avvenuto più di sessant'anni prima. Ricordi del genere dovevano essere una vera maledizione. «Tony?» «Dimmi.» «Che cos'ha di speciale questo Otto Weber? Mi pare eccitante quanto un gelato alla vaniglia.» «Se tu fossi uno dei cattivi, penseresti di metterti un'insegna al neon sulla schiena, oppure preferiresti nasconderti nell'erba?» «Come i serpenti», completò il pensiero Jack. «Lo so, stiamo cercando piccoli particolari.» «Come ti avevo detto. Usa l'aritmetica della quarta elementare, ma mettici anche un po' di fiuto. Certo, devi cercare qualcosa che si suppone debba essere quasi invisibile, chiaro? Ecco perché questo lavoro è così divertente. E i piccoli dettagli innocenti sono perlopiù soltanto piccoli dettagli innocenti. Se lui scarica foto pornografiche su bambini da Internet, lo fa non perché è un terrorista, ma perché è un pervertito. Nella maggior parte delle nazioni non è un crimine grave.» «Scommetto che in Arabia Saudita lo è.» «È probabile, ma scommetto che non lo perseguono.» «Pensavo fossero tutti puritani.» «Laggiù gli uomini tengono per sé la loro libido. Ma se si combina qualcosa con un bambino vivo, vero, ci si ritrova nei guai. L'Arabia Saudita è un posto ideale, per la legge. Si può lasciare la Mercedes per Tom Clancy
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strada con le chiavi nel quadro, e al ritorno la si ritrova al suo posto, con le chiavi e tutto. Questo, però, a Salt Lake City è meglio non farlo.» «Sei mai stato laggiù?» chiese Jack. «Quattro volte. La gente è cordiale finché la si tratta bene e se ci si fa un vero amico, lo sarà per tutta la vita. Però le loro regole sono molto diverse, e violarle può costare un prezzo molto pesante.» «Allora Otto Weber rispetta le regole?» Wills annuì. «Esatto. Si è integrato a perfezione nel sistema, religione e tutto il resto. E gli vogliono bene, per questo; la religione è il centro della loro cultura. Quando qualcuno si converte e vive secondo la regola islamica, riconosce il loro mondo, e a loro piace, come succederebbe a chiunque. Io non credo, però, che Otto faccia la commedia. I tipi che noi cerchiamo sono sociopatici. Può accadere dappertutto. Alcune culture li scoprono in tempo e li cambiano, oppure li sopprimono. Altre no. Noi non siamo abbastanza bravi, in questo, quanto dovremmo essere, e ho il sospetto che i sauditi con ogni probabilità lo siano. Ma quelli veramente bravi riescono a cavarsela in qualsiasi cultura, e alcuni sfruttano la maschera della religione. L'Islam non è un sistema di credenze per psicopatici, ma può essere deformato ad usura di queste persone, proprio come accade per il cristianesimo. Hai mai seguito corsi di psicologia?» «No, ma mi sarebbe piaciuto», ammise Ryan. «Allora comprati qualche libro e leggilo. Cerca chi è pratico del ramo e fagli qualche domanda. E ascolta le risposte.» Poi Wills tornò al suo computer. Merda, pensò Jack Jr. Questo lavoro diventa sempre peggio. Quanto avrebbero aspettato, si domandava, prima di chiedergli se aveva qualcosa di utile? Un mese? Un anno? Che cazzo voleva dire, superare un esame al Campus... ... e che cosa sarebbe successo, con esattezza, se avesse scoperto qualcosa di utile? Torniamo a Otto Weber... Non potevano restare tutto il giorno in camera senza che qualcuno si chiedesse perché. Mustafa e Abdullah uscirono appena fatta una leggera colazione e andarono a passeggio. A tre isolati di distanza scoprirono un museo d'arte, con l'ingresso gratuito. Una volta entrati, capirono perché. Era un museo d'arte moderna, e i quadri e le sculture esposti erano molto al Tom Clancy
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di là della loro comprensione. Vagarono per oltre due ore e conclusero che i colori dovevano costare poco, in Messico; tuttavia, questo diede loro l'occasione di perfezionare la copertura, mentre fingevano di apprezzare quelle porcherie appese alle pareti o posate sul pavimento. Poi tornarono a piedi in albergo. L'unica cosa buona era il clima. Per chi veniva dall'Europa faceva molto caldo, ma per gli arabi in visita era molto piacevole, nonostante la foschia e l'aria inquinata. L'indomani avrebbero rivisto il deserto. Forse per l'ultima volta. Era impossibile, anche per un'agenzia governativa ben organizzata, controllare ogni notte tutti i messaggi in volo nel cyberspazio, e di conseguenza l'NSA si serviva di programmi per computer specializzati nella ricerca di frasi chiave. Nel corso degli anni erano stati identificati gli indirizzi elettronici di terroristi sospetti o di sostenitori sospetti e venivano tutti controllati, oltre ai computer dei server degli ISP, gli Internet Service Providers, i fornitori d'accesso a Internet. Tutto sommato, il procedimento occupava moltissima memoria, e di conseguenza a Fort Meade arrivavano di continuo furgoni pieni di dischi nuovi da caricare sui computer principali, per cui, se veniva identificata una persona ricercata, diventava possibile esaminare tutta la sua posta elettronica arretrata di mesi o addirittura di anni. Se è mai esistito il gioco del falco e del topo, questo lo era davvero. I cattivi, comunque, sapevano che i programmi filtro setacciavano parole o frasi specifiche, e di conseguenza utilizzavano parole chiave speciali, e anche questa era una trappola, perché i codici d'accesso consentivano una falsa sensazione di sicurezza, sfruttata con facilità da un'agenzia con settant'anni di esperienza nel leggere nella mente dei nemici degli Stati Uniti. Il procedimento aveva i suoi limiti. Un uso troppo abbondante d'informazioni derivate dai filtri di ricerca ne rivelava l'esistenza, e i soggetti sorvegliati finivano per cambiare cifrario, compromettendo così la fonte. Sfruttarli poco, per contro, era peggio che non averli. Per sfortuna, i servizi d'intelligence tendevano più a questo anziché a un uso eccessivo. La costituzione di un nuovo dipartimento della Sicurezza Nazionale aveva, in teoria, portato alla nascita di una stanza di compensazione centrale di tutte le informazioni riguardanti i pericoli, ma le dimensioni di questa nuova super agenzia l'avevano paralizzata fin dal primo momento. Le informazioni c'erano tutte, ma erano troppe per venire analizzate, e con Tom Clancy
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troppi processori per poter ottenere un risultato utile. Però le brutte abitudini sono dure a morire. La comunità dell'intelligence rimase intatta, nonostante una superagenzia sovrapposta alla sua burocrazia, e i suoi segmenti continuarono a parlarsi. Come sempre, assaporavano ciò che chi c'era dentro sapeva, rispetto a chi non sapeva... e si auguravano che la situazione restasse immutata. Il modo principale dell'NSA di comunicare con la CIA era in sostanza dichiarare Questo è interessante, che cosa ne pensate voi? E questo perché ciascuno dei due enti aveva caratteristiche aziendali diverse. Parlavano in modo diverso. Pensavano in modo diverso. E quando poi agivano, lo facevano in modo diverso. Tuttavia ragionavano almeno lungo direzioni parallele, non divergenti. Nel complesso, la CIA aveva analisti più abili e l'NSA era migliore nella raccolta delle informazioni. Con le debite eccezioni in entrambe le regole generali, e in entrambi i casi, gli individui dotati di vero talento si conoscevano, e fra loro parlavano lo stesso linguaggio. Tutto ciò divenne chiaro la mattina seguente nel traffico cablo fra le agenzie. Un esperto analista di Fort Meade trasmise un «urgentissimo» al suo omologo di Langley, richiamando l'attenzione del Campus. Jerry Rounds lo notò in cima alla lista della posta elettronica del mattino e lo portò alla prima riunione della giornata. «"Stavolta gli daremo una brutta legnata", dice quel tipo. Che cosa potrebbe significare?» si chiese ad alta voce Jerry Rounds. Tom Davis aveva trascorso la notte a New York. Aveva avuto una riunione a colazione con quelli dei buoni del Tesoro alla Morgan Stanley, ed era una seccatura quando gli affari interferivano con il lavoro. «La traduzione è buona?» chiese Gerry Hendley. «La nota a piè di pagina dice che non ci sono problemi in proposito. L'intercettazione è chiara e priva di scariche elettrostatiche. Si tratta di una semplice dichiarazione in arabo letterario, senza particolari sfumature», precisò Rounds. «Origine e destinatario?» chiese ancora Hendley. «Il mittente è un tipo di nome Fa'ad, cognome ignoto. Conosciamo il personaggio: deve essere uno dei loro elementi a livello operativo medio, più un addetto alla pianificazione che non un uomo d'azione. Risiede nel Bahrain. Parla con il cellulare soltanto quando è in viaggio su un'auto o in Tom Clancy
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un locale pubblico, come in un mercato, per esempio. Nessuno è mai riuscito a rintracciarlo, finora. Il destinatario», proseguì Bell, «è a quanto sembra un tipo nuovo; più probabile che sia un vecchio elemento su un telefono nuovo appena clonato. È un vecchio apparecchio analogico, per cui non può generare una firma vocale.» «Allora forse hanno in corso un'operazione...» osservò Hendley. «Sembra proprio», confermò Rounds, «però natura e località sono ignote.» «In pratica, non ne sappiamo un cazzo di niente», esclamò Hendley allungandosi verso la tazza di caffè, con un cipiglio misurabile sulla scala Richter. «Cosa contano di fare, in proposito, quelli là?» Granger intervenne: «Niente di utile, Gerry. Si trovano in una trappola della logica. In qualsiasi senso si muovano, per esempio cambiando il colore della minaccia, suonano l'allarme, e l'hanno fatto tante volte da renderlo controproducente. A meno di non svelare il testo e la fonte, nessuno li prenderà sul serio. Se poi svelano qualcosa, è chiaro che bruciamo la fonte». «E se non danno l'allarme, il Congresso li fotterà qualunque cosa possa succedere.» I deputati e i senatori trovavano molto più comodo costituire il problema invece di fornirne la soluzione. Mettersi a strepitare senza concludere nulla tornava tutto a vantaggio politico; di conseguenza la CIA e gli altri servizi avrebbero continuato a cercare di identificare chi usava telefoni cellulari lontani, un lavoro lento e oscuro da poliziotti, a una velocità che i politici sempre troppo impazienti non potevano imporre; e stanziare altri fondi per questo problema non serviva affatto a risolverlo, cosa doppiamente frustrante per chi non sapeva fare nient'altro. «Quindi si barcameneranno sul problema e faranno qualcosa sapendo che non servirà a nulla.» «... sperando in un miracolo», concordò Granger con il suo capo. I dipartimenti di polizia di tutta l'America sarebbero stati messi in allarme, è ovvio, ma a quale scopo e contro quale minaccia, nessuno lo sapeva. E gli agenti andavano comunque sempre alla ricerca di gente dall'aspetto mediorientale da fermare e interrogare, al punto di averne piene le scatole di un'attività quasi sempre inutile, contro la quale l'ACLU, l'Unione americana per i diritti civili, stava già strepitando abbastanza. In alcuni tribunali distrettuali federali giacevano sei cause relative a persone fermate «perché guidavano essendo arabe»: quattro si riferivano a medici, Tom Clancy
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mentre due riguardavano studenti, risultati innocenti e maltrattati con troppo zelo dalla polizia locale. Qualunque fossero state le sentenze in proposito, avrebbero fatto più male che bene. Proprio come l'aveva definita Sam Granger: una trappola della logica. Hendley era ancora più accigliato. Ed era sicuro che lo stesso accadeva in almeno altre sei agenzie governative, che a dispetto di tutti gli stanziamenti e di tutto il personale stavano dimostrandosi utili quanto le tette su un cinghiale maschio. Infine chiese: «Che possiamo fare?». «Restare in guardia e chiamare la polizia se notiamo qualcosa d'insolito», rispose Granger. «Salvo non abbiate un'arma sottomano.» «Per ammazzare qualche pagliaccio innocente che sta forse facendo il corso per ottenere la cittadinanza», intervenne Bell. «Non ne vale la pena.» Avrei dovuto restarmene al Senato, pensò Hendley. Perlomeno essere parte del problema aveva le sue soddisfazioni. Mettersi a strepitare una volta ogni tanto faceva bene al fegato; farlo qui era controproducente al massimo e sarebbe stato negativo per il morale dei suoi. «Va bene, allora, fingeremo di essere cittadini qualunque», dichiarò alla fine il capo. Il gruppo dei dirigenti fece un cenno di assenso e tutti tornarono ai loro posti di lavoro. Verso la fine, Hendley chiese a Rounds come se la cavava quel nuovo ragazzo. «È abbastanza sveglio, fa un sacco di domande. L'ho messo a riesaminare esponenti noti o sospetti per trasferimenti di valuta non giustificabili.» «Se riesce a sopportarlo, che Dio lo benedica», commentò Bell. «È una cosa che fa impazzire.» «La pazienza è una virtù», osservò Gerry, «purtroppo è una maledizione riuscire a conquistarla.» «Avvertiamo tutti i nostri di questa intercettazione?» «Sarebbe meglio», rispose Bell. «Lo considero cosa fatta», disse Granger a tutti. «Oh, merda», esclamò Jack un quarto d'ora dopo. «E questo che cosa significa?» «Potremo saperlo domani, la settimana ventura... oppure mai», commentò Wills. «Fa'ad... ma io conosco questo nome...» Jack tornò al suo computer e richiamò alcuni file. «Già! È quel tipo del Bahrein. Come mai la polizia Tom Clancy
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locale non lo ha torchiato un po'?» «Non lo conoscono ancora. Sorvegliarlo è stato finora un gioco dell'NSA, ma forse Langley potrebbe vedere se possono saperne di più sul suo conto.» «Sono bravi come l'FBI nel lavoro di polizia?» «In effetti no, per niente. Differenza di addestramento, ma non è troppo diverso da quanto potrebbe fare una persona normale...» Ryan Jr. lo interruppe. «Balle. I poliziotti sanno capire benissimo la gente. È una dote acquisita, e bisogna anche imparare a come fare le domande.» «Chi l'ha detto?» chiese Wills. «Mike Brennan; era la mia guardia del corpo, e mi ha insegnato un sacco di cose.» «Anche un bravo agente segreto deve capire la gente. Potrebbe servire a salvargli la pelle.» «Forse, però se vuoi curarti gli occhi, devi parlare con mia madre. Per le orecchie, invece, rivolgiti a qualcun altro.» «Forse hai ragione. Per adesso, comunque, controlla il nostro amico Fa'ad.» Jack tornò al suo computer e cercò la prima conversazione interessante intercettata. Poi ci rifletté sopra e risalì proprio all'inizio, alla prima volta che si era fatto notare. «Ma perché non cambia telefono?» «Forse perché è pigro. Quelli sono svegli, ma hanno anche i loro momenti cupi; ricadono nelle abitudini. Sono abili, ma non hanno un addestramento formale, come i veri agenti segreti, quelli del KGB, per esempio o gente simile.» L'NSA aveva un grosso centro d'ascolto segreto nel Bahrein, all'interno dell'ambasciata degli Stati Uniti, e veniva aiutata anche dalle unità della marina americana che vi attraccavano regolarmente in visita, ma non erano considerate una minaccia elettronica. Le squadre dell'NSA di bordo riuscivano addirittura a intercettare i colloqui sui cellulari dei privati cittadini a terra. «Quel tipo è sporco», commentò un momento dopo. «Questo è un elemento attivo, sicuro come l'oro.» «È stato anche un buon "barometro", dice un mucchio di cose interessanti.» «Allora qualcuno dovrebbe saltargli addosso.» Tom Clancy
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«A Langley stanno pensandoci.» «Quanto è grossa la station del Bahrein?» «Sono sei in tutto. Il capo, due agenti sul campo e tre impiegati, addetti alle comunicazioni e cose del genere.» «Tutto qui ? Laggiù? Soltanto una manciata di uomini? «Proprio così», confermò Wills. «Facevo spesso domande a papà, al riguardo. Di solito si stringeva nelle spalle e brontolava.» «Ha fatto il possibile per far avere alla CIA più stanziamenti e più personale, ma il Congresso non è stato sempre favorevole.» «Abbiamo mai "parlato" con qualcuno che avevamo beccato?» «Non negli ultimi tempi.» «Perché no?» «Manca il personale», rispose con semplicità Wills. «Che strano, i dipendenti, guarda caso, si aspettano tutti di venire pagati... E non siamo abbastanza grossi.» «Allora perché la CIA non chiede alla polizia locale di fermarlo? Il Bahrein è dalla nostra parte.» «Sono amici, ma non vassalli. Hanno le loro opinioni sui diritti civili, anche se non sono proprio come le nostre. Inoltre, non si può fermare qualcuno per quanto sa e pensa; soltanto per quello che fa. Come puoi vedere, non sappiamo ancora se abbia fatto qualcosa.» «Mettiamogli qualcuno dietro.» «E come fa la CIA, con due soli agenti sul campo?» chiese Wills. «Cristo!» «Benvenuto nel mondo reale.» L'Agenzia avrebbe dovuto reclutare altri agenti, magari poliziotti locali nel Bahrein, per essere d'aiuto in lavori del genere, ma non era ancora successo. Ovvio che il capo della station avrebbe potuto richiedere più personale, ma gli agenti in grado di parlare arabo e di farsi passare per arabi erano piuttosto scarsi, a Langley, e chi lo era veniva destinato in posti certo più importanti. L'appuntamento si svolse come previsto. C'erano tre veicoli, ciascuno con un conducente che parlava poco, e soltanto spagnolo. Il viaggio fu piacevole, ricordava quelli in patria. Il guidatore era prudente, non correva e non faceva nulla che potesse richiamare l'attenzione, ma comunque si continuava ad andare avanti. Quasi tutti gli arabi fumavano, soltanto Tom Clancy
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sigarette americane come le Marlboro. Lo faceva anche Mustafa chiedendosi - come aveva già fatto Mohammed - che cosa avrebbe detto il profeta delle sigarette. Probabilmente niente di buono, però non l'aveva fatto. E di conseguenza Mustafa poteva fumare quanto voleva. La questione che fossero dannose per la salute non lo preoccupava; e prevedeva di vivere ancora quattro o cinque giorni, ma non molti di più, se le cose fossero andate come previsto. Si era aspettato di vedere i suoi uomini chiacchierare pieni di agitazione, ma non era affatto così. Nessuno, in pratica, diceva una parola. Si limitavano a fissare con aria inespressiva il paesaggio, sfiorando una cultura della quale sapevano ben poco e su cui non avrebbero più appreso niente. «Okay, Brian, ecco il tuo porto d'armi», disse Pete Alexander, porgendoglielo. Avrebbe potuto benissimo essere una seconda patente di guida e finì nel portafoglio. «Allora adesso sono legale, per strada?» «Da un punto di vista pratico nessun poliziotto avrebbe da ridire su un ufficiale dei Marines con una pistola addosso, alla cintura o sotto la giacca, ma è meglio mettere i puntini sulle i. Porterai la tua Beretta?» «È quella cui sono abituato e il caricatore da quindici colpi è una sicurezza. Come la dovrei portare?» «Prova con uno di questi, Aldo», disse Dominic, mostrando il suo marsupio. Era del tipo usato più dalle donne che dagli uomini: si apriva tirando una fettuccia, scoprendo la pistola e i due caricatori di riserva. «Li usa un sacco di agenti. Sono più comodi di una fondina posteriore, che in un lungo viaggio in auto farebbe venire mal di reni.» Per il momento Brian se l'infilò nella cintura. «Dove si va oggi, Pete?» «Ancora al centro commerciale, fra i negozi. Altre esercitazioni di pedinamento.» «Magnifico», rispose Brian, «perché non avete le pillole dell'invisibilità?» «Perché H. G. Wells si è portato la formula nella tomba.»
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Per raggiungere in auto il Campus, Jack impiegò poco più di mezzora, ascoltando l'edizione del mattino del notiziario dell'NPR perché, come suo padre, non amava la musica contemporanea. Le somiglianze con il suo genitore avevano preoccupato e affascinato John Patrick Ryan Jr. per tutta la vita. Fino ai vent'anni vi si era opposto, cercando di stabilire un'identità propria, in contrasto con il rigore di suo padre; poi all'università si era un po' alla volta adattato, quasi senza accorgersene. Pensava di fare la cosa più giusta, per esempio, frequentando ragazze che avrebbero potuto diventare fidanzate ideali, anche se non aveva mai trovato quella perfetta. In questo aveva preso da sua madre. Si era seccato quando i docenti alla Georgetown avevano detto che era tutto suo padre e in un primo momento lo aveva considerato una specie di offesa, poi si era ricordato che Ryan Sr., tutto sommato, non era affatto male. Avrebbe potuto fare di peggio. Aveva notato una notevole ribellione perfino in un'università conservatrice come la Georgetown, con le regole dei gesuiti e il rigore degli insegnanti. Alcuni compagni di corso avevano addirittura preteso di rinnegare i propri genitori, ma quale stronzo poteva fare cose del genere? Per quanto serio e vecchio stile fosse suo padre, era stato piuttosto in gamba, a giudicare da com'erano gli altri; non era mai stato oppressivo e gli aveva lasciato scegliere la sua strada a modo suo... fiducioso forse che se la sarebbe cavata bene? si chiedeva Jack.? Ma no, se suo padre fosse stato di quell'opinione Jack se ne sarebbe di certo accorto. Pensò alle congiure. Se n'era parlato molto sui giornali e nei tascabili da quattro soldi. Suo padre aveva detto addirittura più volte, per scherzo, di voler fare dipingere di nero il suo elicottero personale dai Marines. Sarebbe stato molto divertente, pensava Jack. Invece, le veci di suo padre le aveva fatte Mike Brennan, bombardato con regolarità dalle sue domande, molte delle quali a proposito dei complotti. Ed era rimasto deluso nell'apprendere come il servizio segreto degli Stati Uniti fosse convinto al cento per cento che era stato Lee Harvey Oswald ad assassinare Jack Kennedy, e per di più da solo. All'Accademia del servizio segreto, a Beltsville, alla periferia di Washington, Jack aveva avuto in mano - e l'aveva addirittura usata - una riproduzione del moschetto Mannlicher-Carcano calibro 6,5 mm con cui era stato ucciso il presidente. Inoltre lo avevano informato in modo esauriente sul caso, con grande soddisfazione sua, se non dell'industria delle cospirazioni che con tanto fervore e tanto interesse commerciale la pensava diversamente. Tom Clancy
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Quest'ultima congrega aveva addirittura avanzato l'ipotesi che suo padre, come ex funzionario della CIA, fosse stato il beneficiario finale di una congiura proseguita per almeno cinquant'anni con lo scopo precipuo di affidare all'Agenzia le redini del governo. Già, certo. Come la Commissione Trilaterale, e l'Ordine Mondiale della Massoneria, e qualunque altra organizzazione avessero inventato gli scrittori di romanzi. Suo padre e Mike Brennan gli avevano raccontato un mucchio di episodi della CIA, ben pochi dei quali esaltavano la competenza di quell'agenzia federale: era abbastanza in gamba, ma non era affatto come la rappresentavano a Hollywood. Però a Hollywood forse credevano che Roger Rabbit esistesse davvero; peraltro quel film aveva avuto un ottimo successo di cassetta. No, la CIA aveva avuto un paio di grossi insuccessi... ... e il Campus era forse un tentativo di metterci rimedio...? Questa sì era una bella domanda, pensava Jack Jr., svoltando sulla Statale 29. E se i teorici delle congiure avessero ragione? La risposta, venuta dal cuore, fu un sorriso e uno sbuffo. No, il Campus non era niente del genere, non era come la SPECTRE dei vecchi film di James Bond, e nemmeno come la THRUSH dell'Uomo dell'UNCLE ritrasmessi di notte sui canali televisivi via cavo. La teoria della cospirazione dipendeva dalla capacità di un numero ingente di persone di tenere la bocca chiusa e, come Mike gli aveva detto fin troppe volte, i cattivi non ci riuscivano mai; nelle carceri federali non c'erano mai sordi e muti, gli aveva ripetuto sempre, ma i criminali, quegli idioti, non se n'erano mai resi conto. Perfino quelli che stava controllando lui avevano lo stesso difetto, eppure si supponeva fossero svegli e molto motivati. O così pensavano. Ma no, nemmeno quelli erano come i cattivi dei film. Avevano bisogno di parlare, e questa sarebbe stata la loro rovina. Si chiedeva di che cosa si trattasse: i cattivi sentivano il bisogno di vantarsi, oppure avevano bisogno di sentirsi dire da altri quanto agivano bene, in un qualche modo perverso su cui tutti erano d'accordo? I tipi che stava controllando erano tutti maomettani, ma c'erano anche maomettani di altro genere. Lui e suo padre conoscevano il principe Ali dell'Arabia Saudita e quello era un tipo in gamba, l'uomo che aveva dato a suo padre la spada usata per il nome in codice, SWORDMAN, nel servizio segreto; il principe passava a far loro visita almeno una volta all'anno, perché i sauditi, una volta diventati loro amici, erano i più fedeli del mondo. Certo, era conveniente essere un ex Tom Clancy
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presidente; oppure, nel suo caso, il figlio di un ex presidente, che si stava facendo strada nel mondo dei segreti sporchi... Come reagirebbe papà se lo sapesse? si chiese Jack. Andrebbe su tutte le furie. E mamma? Le verrebbe una crisi di nervi. Valeva la pena di riderci sopra, mentre svoltava a sinistra. Però mamma non avrebbe dovuto venire a saperlo. La versione di copertura sarebbe andata bene per lei e per il nonno; ma non per suo padre. Papà aveva contribuito a organizzare quel posto. E forse gli sarebbe servito uno di quegli elicotteri neri. Si infilò nel suo parcheggio riservato, numero 127. Il Campus non poteva essere tanto grosso e potente, con meno di centocinquanta dipendenti. Chiuse a chiave l'auto ed entrò; quella faccenda di andare a lavorare ogni mattina, pensava, era una vera rottura di palle. Ma bisognava pur cominciare, da qualche parte. Entrò dall'ingresso posteriore, come la maggior parte degli altri. C'era una scrivania per la ricezione e i controlli di sicurezza, dietro alla quale stava Ernie Chambers, un ex sottufficiale della la divisione di fanteria. Sul risvolto della giacca blu della sua uniforme spiccava una miniatura del distintivo di fante combattente, nel caso nessuno avesse notato le sue spalle e lo sguardo duro dei suoi occhi neri. Dopo la prima guerra del Golfo era stato trasferito dalla fanteria alla polizia militare; e con ogni probabilità aveva fatto rispettare la legge e diretto il traffico molto bene, pensò Jack, facendogli un cenno di saluto. «Salve, signor Ryan.» «Buon giorno, Ernie.» «Buona giornata a lei, signore.» Per l'ex militare, gli altri si chiamavano tutti «signore». Due ore prima, alla periferia di Ciudad Juarez il furgoncino svoltò in una stazione di servizio, affiancandosi a un gruppo di altri quattro veicoli. Dietro c'erano gli altri mezzi che lo avevano seguito fino al confine americano. Gli uomini si svegliarono e uscirono barcollanti nell'aria fresca del mattino per stiracchiarsi. «Io vi lascio qui, seńor», disse il conducente a Mustafa. «Ora deve andare da quell'uomo della Ford Explorer marrone. Vaya con Dios, amigos», disse, nel più gradevole dei congedi: «Andate con Dio». Mustafa si diresse verso la Ford e si trovò davanti un uomo piuttosto alto, con un cappello da cowboy. Non sembrava molto pulito, e i suoi baffi avevano Tom Clancy
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bisogno di essere regolati. «Buenos dias, sono Pedro. Vi porterò io per il resto del percorso. Siete in quattro, sul mio veicolo, non è vero?» Mustafa annuì: «Esatto». «A bordo ci sono bottiglie d'acqua. Forse vorrete qualcosa da mangiare: potete comprare in quel negozio quello che volete.» Fece un cenno verso l'edificio. Mustafa e i suoi entrarono; dieci minuti dopo erano tutti a bordo dei loro veicoli e proseguirono in direzione ovest, perlopiù lungo la Statale 2. Quasi subito i mezzi si separarono, non furono più «in colonna» come prima. Erano quattro, tutti fuoristrada di fabbricazione americana, tutti incrostati di polvere e fango, per cui non sembravano nuovi. Il sole era salito oltre l'orizzonte alle loro spalle, e allungava le ombre sul terreno color cachi. Sembrava che Pedro avesse detto nella piazzola della stazione di servizio tutto quanto doveva. Ora taceva, tranne qualche rutto occasionale, e fumava una sigaretta dopo l'altra. Aveva sintonizzato la radio su una stazione in AM e seguiva canticchiando la musica spagnola. Gli arabi restavano seduti in silenzio. «Salve Tony», disse Jack entrando. Il suo compagno di lavoro era già davanti al computer. «Salve, come va?» rispose Wills. «Niente di nuovo stamani?» «Niente, da ieri, ma Langley sta continuando a parlare di mettere qualcuno a sorvegliare il nostro amico Fa'ad.» «Lo faranno davvero?» «Non so, proviamo a indovinare. Il capo della station del Bahrein sostiene di aver bisogno di rinforzi per farlo, e gli addetti al personale a Langley forse stanno discutendo la faccenda proprio adesso.» «Mio padre aveva l'abitudine di dire che il governo in realtà è diretto da contabili e avvocati.» «Non aveva tutti i torti. Dio sa però come c'entra Ed Kealty in tutto questo. Che cosa ne pensa tuo padre di lui?» «Non riesce a sopportare quel figlio di buona donna. Non parla mai in pubblico del nuovo governo perché, sostiene, è sbagliato, ma se a cena dici qualcosa su quel tipo c'è la possibilità di tornartene a casa con il vino che avevi portato. Strano. Papà odia la politica, e in realtà cerca di starsene buono, ma quel tizio non è proprio nell'elenco dei suoi auguri di Natale. Però tiene la bocca chiusa e in proposito non esprime giudizi con i Tom Clancy
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giornalisti. Secondo Mike Brennan nemmeno quelli del servizio segreto lo amano, e per giunta hanno il dovere di volergli bene.» «Essere professionisti comporta anche degli oneri», concordò Wills. A questo punto Jack accese il computer e diede una scorsa al traffico notturno fra Langley e Fort Meade. Era molto più imponente come volume che come contenuto. Questo suo nuovo amico Uda sembrava avesse... «Il nostro amico Sali ha fatto colazione con qualcuno, ieri», annunciò Jack. «Con chi?» chiese Wills. «Gli inglesi non lo sanno. Sembrerebbe un mediorientale, non ancora trentenne, con una di quelle barbette sottili lungo la mascella, e con i baffi, ma non sanno chi sia. Hanno parlato in arabo, ma nessuno si è avvicinato a origliare.» «Dove hanno mangiato?» «In un pub a Tower Hill, accanto al quartiere finanziario. Uda ha bevuto acqua Perrier, il suo amico una birra. E hanno mangiato il "menù del contadino", a base di pane e formaggi. Erano seduti in un séparé d'angolo, il che ha reso difficile a chiunque li osservava di avvicinarsi ad ascoltare.» «Se volevano starsene soli non significa che debbano per forza essere cattivi. Gli inglesi lo hanno pedinato?» «No. Forse vuol dire che a seguire Uda c'era un uomo solo?» «È possibile», ammise Wills. «Qui dice che hanno una foto del nuovo personaggio, ma non è acclusa al rapporto.» «Forse la sorveglianza è stata fatta da qualcuno del servizio di sicurezza, l'MI5. E magari da un elemento giovane. Uda non è considerato molto importante, almeno al punto da sottoporlo a sorveglianza completa. Nessuno di questi servizi ha a disposizione tutto il personale che vorrebbe. Nient'altro?» «Qualche movimento di valuta nel pomeriggio. Sembrerebbe roba di ordinaria amministrazione», osservò Jack, controllando le transazioni. Devo cercare qualcosa di piccolo e di innocuo, ricordò a se stesso. Ma le cose piccole e innocue erano, perlopiù, soltanto tali. Uda spostava denaro tutti i giorni, somme piccole e grosse. Dato che agiva in un ambito nel quale si punta a consolidare la ricchezza, faceva poche speculazioni, e preferiva operare nel settore delle proprietà immobiliari. Londra - e l'Inghilterra in generale - erano una buona piazza per conservare denaro Tom Clancy
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liquido. I prezzi degli immobili erano piuttosto elevati, ma molto stabili; se si comprava qualcosa, non sarebbe salita molto di valore, però di sicuro non ne avrebbe affatto perduto. Insomma il padre di Uda lasciava al figlio la possibilità di muoversi un po', ma non gli permetteva di entrare nel gioco. Quanta liquidità personale aveva quel tipo? Pagava le sue ragazze in contanti e in borsette di valore, quindi doveva avere qualche sostanza; forse modesta, ma se era «modesta» per i sauditi non lo era di certo per molti altri. In fin dei conti il giovanotto possedeva una Aston Martin, e non abitava certo in un parco per roulotte... quindi... «Come faccio a sapere se Sali traffica con i soldi di famiglia o con i suoi?» «Non puoi. Secondo noi tiene vicini i due conti, nel senso che sono entrambi segreti e contigui. Il modo migliore è studiare come riferisce ogni tre mesi alla famiglia.» Jack emise un gemito. «Oh, magnifico, mi ci vorranno almeno due giorni per raccogliere tutti quei movimenti, poi dovrò analizzarli.» «Adesso hai capito perché non sei un vero commercialista, Jack», commentò Wills, soffocando una risatina. Jack stava per replicare, ma c'era un unico modo per svolgere quel lavoro, ed era compito suo. Per prima cosa cercò di capire se il suo programma avrebbe potuto offrirgli una scorciatoia. Niente da fare. Aritmetica di quarta elementare con l'aggiunta di un po' di fiuto. Divertente. Perlomeno a cose fatte sarebbe diventato molto più svelto con le dita sulla tastierina numerica. Ecco qualcosa di consolante! Perché al Campus non assumevano qualche esperto in verifiche contabili? Dalla Statale 2 svoltarono verso nord, su una pista sterrata. Era stata usata in abbondanza, e anche di recente, a giudicare dai solchi dei pneumatici. La zona era piuttosto ondulata; le vette della catena delle Montagne Rocciose erano molto più a ovest, abbastanza lontane perché non riuscisse a vederle, ma qui l'aria era molto più fine di quella a cui era abituato e a camminare avrebbe fatto caldo. Si chiedeva per quanto tempo e a quale distanza si trovassero dal territorio americano. Aveva sentito dire che il confine con il Messico era sorvegliato, ma non molto bene. Gli americani, potevano dimostrarsi competenti in modo micidiale in alcuni settori, ma del tutto ingenui in altri. Mustafa e i suoi speravano di poter evitare i primi e riuscire a sfruttare questi ultimi. Verso le 11 del mattino Tom Clancy
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avvistarono in distanza un grosso autocarro e il loro fuoristrada si diresse da quella parte. Avvicinandosi notarono che il veicolo era vuoto, con i grandi portelloni rossi spalancati; il Ford Explorer arrivò fino a un centinaio di metri poi si fermò. Pedro spense il motore e scese. «Siamo arrivati, amici», annunciò. «Siete pronti a camminare, spero.» Uscirono tutti e quattro, si sgranchirono le gambe poi si guardarono intorno. Si avvicinò un altro uomo, mentre gli altri tre mezzi si fermarono a loro volta e fecero scendere i passeggeri. «Salud, Pedro», disse il nuovo messicano rivolto al loro conducente; si trattava di un vecchio amico, era evidente. «Buenos dias, Ricardo. Questi vogliono andare negli Stati Uniti.» «Salve», strinse la mano ai primi quattro. «Il mio nome è Ricardo e sono io il vostro coyote.» «Come ha detto?» chiese Mustafa. «È solo un modo di dire. Porto gente oltre confine, a pagamento. Nel vostro caso, è naturale, sono già stato pagato.» «Che distanza c'è?» «Dieci chilometri. Una passeggiata comoda», rispose in tono rassicurante. «La zona è perlopiù come questa. Se vedete un serpente, girate al largo, non vi correrà dietro; ma se gli arrivate a un metro di distanza, può attaccarvi e uccidervi. A parte questo, non c'è da avere paura. Se avvistate un elicottero, gettatevi a terra e non muovetevi. Gli americani non sorvegliano bene il loro confine, e stranamente la loro azione è meno efficace di giorno che di notte. Inoltre abbiamo preso qualche precauzione.» «Che intende dire?» «C'erano trenta persone in quel camion», spiegò indicando il grosso veicolo notato all'arrivo. «Camminano davanti a noi, più a ovest. Se qualcuno deve essere fermato, toccherà a loro.» «Quanto ci vorrà?» «Tre ore, anche meno se siete allenati. Avete acqua?» «Conosciamo il deserto», lo rassicurò Mustafa. «Come volete. Andiamo, allora: mi segua, amigo.» E voltandosi Ricardo cominciò ad avviarsi verso nord. Era vestito tutto di cachi, un cinturone di canapa tipo militare con appese tre borracce, e al collo un grosso binocolo; in testa un berretto floscio come quelli usati dall'esercito. I suoi scarponi erano piuttosto consumati. Aveva un passo deciso e regolare, non troppo Tom Clancy
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svelto da stancare, ma procedeva in fretta. Lo seguirono tutti, in fila indiana - per non far notare a possibili inseguitori quanti erano - con Mustafa in testa, a circa 5 metri dal loro coyote. A circa 300 metri dalla casa della piantagione c'era un poligono per il tiro alla pistola. Era all'aperto, con bersagli in metallo, una serie proprio come quella all'Accademia dell'FBI, con le piastre in cima tonde e all'incirca delle dimensioni di una testa umana. Emettevano un gradevole clang quando venivano centrate e poi cadevano, come farebbe un bersaglio umano colpito. Enzo si dimostrò il migliore ai tiri, e Aldo spiegò che il corpo dei Marines non dava molta importanza all'uso della pistola, mentre l'FBI lo considerava degno di particolare attenzione perché con un'arma a spalla, ne erano convinti, chiunque sarebbe riuscito a essere preciso. Il fratello dell'FBI usava la posizione a due mani denominata Weaver, mentre l'ufficiale tendeva a restare dritto in piedi e sparare con una mano sola, come insegnavano nelle forze armate. «Ehi, Aldo, ma così diventi un bersaglio più facile», lo ammonì Dominic. «Ah sì?» Brian sparò tre colpi in rapida successione, ottenendo tre clang come risultato. «Difficile sparare quando ne hai preso uno proprio in mezzo alle luci di posizione, fratellino.» «Ma cos'è questa storia "ogni colpo un morto"? Chiunque meriti di essere colpito vale almeno due colpi.» «Quanti ne hai sparati a quella canaglia in Alabama?» chiese Brian. «Tre, non volevo correre rischi», spiegò Dominic. «Se lo dici tu, fratellino. Lasciami provare quella tua Smith.» Dominic scaricò l'arma prima di consegnarla. Il caricatore lo porse dopo. Brian provò più volte lo scatto del cane a vuoto, per abituarsi alla sensazione, poi caricò l'arma e cominciò a sparare. Il primo colpo fece clang, come pure il secondo; il terzo mancò il bersaglio ma non il quarto. Brian restituì la pistola. «Una sensazione tutta diversa, in mano», spiegò. «Ti ci abituerai», promise Dominic. «Grazie, ma preferisco i sei colpi in più nel caricatore.» «Questione di gusti.» «Cos'è, comunque, questa storia di sparare alla testa?» si chiese Brian. «Con un fucile a cannocchiale è di sicuro un centro al primo colpo, ma con la pistola no.» Tom Clancy
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«Se sai beccare in testa un tizio da cinque metri», rispose Pete Alexander, «è proprio una piacevole abilità. Il modo migliore per troncare una discussione, secondo me.» «Da dove arrivi?» chiese Dominic. «Non ti sei guardato attorno, agente Caruso, ricordati che perfino Adolf Hitler aveva amici. Non ve l'hanno mai insegnato a Quantico?» «Beh, sì», ammise Dominic, un po' confuso. «Una volta colpito l'obiettivo primario, devi cercare se aveva amici. Oppure squagliartela alla svelta. Oppure entrambe le cose.» «Vuoi dire scappare?» chiese Brian. «No, a meno che tu non sia su un sentiero. Devi allontanarti in modo da non farti notare. Questo può voler dire entrare in una libreria e comprare qualcosa, bere un caffè... come vuoi. Devi prendere una decisione basata sulle circostanze, ma tenendo sempre presente il tuo obiettivo. Se ti muovi troppo in fretta la gente se ne accorge. Troppo lentamente, e si ricorderà di aver visto vicini te e il tuo obiettivo. Non parleranno mai di qualcuno che non hanno notato; per questo devi essere uno di questi. Quello che indossi sul lavoro, il modo di comportarti sul campo, come cammini, come pensi: tutto dev'essere destinato a renderti invisibile», spiegò Alexander. «In altre parole, Pete, stai dicendo che quando uccideremo quelli per cui ci addestriamo», osservò a bassa voce Brian, «dovremo farlo e allontanarci senza che si accorgano di noi.» «Preferiresti farti prendere?» domandò Alexander. «No, ma il modo migliore di uccidere qualcuno è sparargli in testa con un buon fucile da circa duecento metri. Funziona sempre.» «Ma se volessi vederlo morto senza far sapere a nessuno che è stato ucciso?» chiese l'ufficiale istruttore. «Com'è possibile?» Stavolta era Dominic. «Pazienza, ragazzi, una cosa alla volta.» C'erano i resti di una specie di recinzione. Ricardo l'attraversò, sfruttando un varco che non sembrava recente; i pali di sostegno erano stati pitturati di verde, ma la vernice arrugginita si era scrostata. La rete era in condizioni ancora peggiori. Attraversarla fu il minore dei loro problemi. Il coyote proseguì per una cinquantina di metri, trovò una grossa pietra, si sedette sopra, accese una sigaretta e bevve un sorso dalla sua borraccia. Era la prima sosta. Non era stato un percorso difficile, e doveva averlo Tom Clancy
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fatto molte volte, era evidente. Mustafa e i suoi amici non lo sapevano, ma Ricardo aveva guidato parecchie centinaia di gruppi oltre confine lungo quello stesso percorso ed era stato arrestato una volta sola; e non era costato nemmeno molto, tranne la macchia per il suo orgoglio. Aveva anche rinunciato a essere pagato, perché era un coyote d'onore. Mustafa gli si avvicinò. «I suoi amici stanno bene?» chiese Ricardo. «Non è stato faticoso», rispose Mustafa, «e non ho visto serpenti.» «Non ce ne sono tanti da queste parti. Di solito la gente li prende a sassate o spara. Nessuno vuole molto bene ai serpenti.» «Sono pericolosi? Sul serio, voglio dire.» «Soltanto per gli sciocchi, e anche allora è difficile morire. Si sta male per qualche giorno, niente di più, però camminare può diventare molto doloroso. Aspetteremo ancora qualche minuto, siamo in anticipo. Ah, a proposito, benvenuto negli Stati Uniti, amigo.» «Tutta qui la rete confinaria?» chiese sorpreso Mustafa. «I norteamericanos sono ricchi, sì, e astuti, certo, ma anche pigri. La mia gente non passerebbe di là, se non ci fossero i lavori che i gringos sono troppo pigri per farli con le loro mani.» «Allora, quanta gente fa passare di nascosto negli Stati Uniti?» «Io? Migliaia, parecchie migliaia. Per questo sono pagato bene. Ho una bella casa e altri sei coyotes alle mie dipendenze. I gringos si preoccupano di più di chi fa passare la droga e io evito di farlo, non ne vale la pena. Ho lasciato il rischio a due dei miei uomini; lo facciano loro. La paga, in questo caso, è molto buona.»č «Che genere di droga?» chiese Mustafa. «Quello per cui mi pagano», rispose Ricardo e bevve un altro sorso dalla borraccia. Mustafa si voltò all'arrivo di Abdullah. «Pensavo che fosse più dura, come camminata», osservò il suo numero due. «Soltanto per i tipi di città», ribatté Ricardo. «Questa è la mia terra. Io sono nato nel deserto.» «Come me», osservò Abdullah. «È una giornata gradevole.» Meglio che restare seduti dentro un autocarro, pensò ma non lo disse. Ricardo accese un'altra Newport: gli piacevano le sigarette al mentolo, facevano meno male alla gola. «Non farà caldo ancora per un altro mese, Tom Clancy
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forse due, ma allora sarà caldo davvero e chi è saggio si porterà molta acqua. Tanta gente è morta qua fuori sotto il sole d'agosto perché non ne aveva. Ma dei miei nessuno, perché io mi assicuro che tutti portino la loro acqua. Madre Natura non ha né amore né pietà», commentò il coyote. Alla fine di quella camminata, sapeva dove avrebbe potuto farsi qualche cerveza, prima di tornare in auto a est verso El Paso. Di là avrebbe raggiunto la sua comoda casa di Ascensión, troppo lontana dal confine per essere infastidito da chi diceva di essere emigrante, perfino gente con la brutta abitudine di rubare quanto le poteva sembrare utile per passare di là. Si chiese quanto avrebbero rubato questi nelle case dei gringos, oltre confine, ma non erano affari suoi. Finì la sigaretta e si alzò in piedi. «Altri tre chilometri di marcia, amici miei.» Mustafa e i suoi lo seguirono riprendendo la strada verso nord. Soltanto altri 3 chilometri? In patria ne facevano di più per andare a prendere un autobus. Digitare numeri su una tastierina era divertente quasi quanto correre nudo in un giardino di cactus. Jack aveva bisogno di uno stimolo intellettuale, e mentre qualcuno poteva trovarlo nella contabilità investigativa, per lui era diverso. «Noioso, vero?» chiese Tony Wills. «Spaventoso», confermò Jack. «Questa è la realtà del raccogliere e analizzare le informazioni dell'intelligence. Perfino quando è entusiasmante, è una vera barba, salvo tu non sia sulla pista di una volpe particolarmente sfuggente. Allora diventa divertente sul serio, anche se non è come osservare il tuo soggetto in campo aperto. Non l'ho mai fatto.» «Nemmeno mio padre», osservò Jack. «Dipende da quali storie hai letto. Tuo padre qualche volta è arrivato proprio in cima alla punta della lancia. Non lo avrà gradito molto, penso. Te ne ha mai parlato?» «Mai, nemmeno una volta. Nemmeno mia madre, secondo me, ne sa granché. Beh, tolta la faccenda del sottomarino, ma quanto so io viene dai libri e dalla stampa. Una volta l'ho chiesto a papà e mi ha risposto soltanto: "Tu credi a tutto quello che leggi sui giornali?". Anche quando quel russo, Gerasimov, comparve in televisione, mio padre si limitò a bofonchiare.» «A Langley dicevano di lui che era il re degli agenti segreti. Si teneva Tom Clancy
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dentro tutto, come era previsto. Ma lavorava in prevalenza al Settimo Piano. Io non ci sono mai arrivato fin lassù.» «Forse potresti raccontarmi qualcosa.» «Per esempio?» «Su Gerasimov, Nikolaj Borisovič Gerasimov. Era veramente il capo del KGB? E mio padre riuscì davvero a tirarlo fuori da Mosca?» Wills esitò per un attimo, ma non c'era modo di evitarlo. «Già. Era il presidente del KGB e, sì, tuo padre riuscì a organizzare la sua defezione.» «Non sono balle? Come cazzo ha fatto papà?» «È una storia molto lunga e non sei autorizzato a conoscerla.» «E allora perché quello ha parlato di mio padre?» «Perché era un disertore controvoglia. Tuo padre lo aveva costretto a farlo, e volle vendicarsi, quando tuo padre divenne presidente. Ma, sai, Nikolaj Borisovič ha cantato, forse non proprio come un canarino, ma lo ha fatto comunque. Ora è nel programma per la protezione dei testimoni. Lo tirano fuori, ogni tanto, per farlo cantare ancora. Quelli che prendiamo non raccontano mai tutto subito, e bisogna tornare a spremerli, di tanto in tanto. Li fa sentire importanti... quanto basta perché di solito cantino ancora un po'. Ma Nikolaj non è un turista felice. Non può tornare in patria, lo fucilerebbero subito. I russi non hanno mai perdonato i traditori dello Stato. Beh, come noi, del resto. Per cui vive qui sotto protezione federale. La sai l'ultima? Ha cominciato a giocare a golf. Sua figlia ha sposato uno stronzo di riccone aristocratico in Virginia e oggi è una vera americana, ma suo padre morirà infelice. Voleva diventare lui il padrone in Unione Sovietica; voglio dire, ci teneva molto, ma tuo padre gli ha rotto le uova nel paniere, per sempre, e Nick prova ancora rancore.» «Che mi prenda...» «Niente di nuovo su questo Sali?» chiese Wills, richiamando Jack sulla terra. «Qualcosa c'è. Vedi, cinquantamila qui, ottantamila là... sterline, intendiamoci, non dollari. Sui conti non so molto. Sposta da due a ottomila sterline alla settimana per le piccole spese, secondo lui.» «Da dove vengono questi contanti?» domandò Wills. «Non è del tutto chiaro, Tony. Secondo me screma qualcosa dal conto di famiglia, forse un due per cento, e riesce a giustificarlo come spese. Non abbastanza da far pensare a suo padre che stia vuotando la cassa dei Tom Clancy
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genitori. Mi chiedo come reagirebbero», ipotizzò Jack. «Non gli taglierebbero certo le mani, ma potrebbero fare di peggio: gli taglierebbero i viveri. Secondo te, quello lavora, per vivere?» «Intendi un lavoro vero?» Jack fece una risatina. «In un certo senso non ce lo vedo proprio: è stato troppo a lungo vicino alla mangiatoia per divertirsi ad avvitare bulloni nelle traversine. Sono stato a lungo a Londra e mi sono sempre chiesto come, in quella città, uno che lavora riuscisse a sopravvivere.» Wills cominciò a canticchiare: «Come faremo a tenerli nella fattoria, dopo che hanno visto Parigi?». Jack arrossì, irritato. «Guarda, Tony, lo so anch'io di essere cresciuto fra i ricchi, ma mio padre ha sempre fatto in modo di mandarmi a lavorare d'estate. Ho fatto addirittura il manovale edile per due mesi. Fece impazzire Mike Brennan e i suoi agenti, ma papà voleva che sapessi di prima mano che cosa significa lavorare veramente. Io in un primo momento l'ho odiato, ma a ripensarci, oggi, forse è stata una buona cosa. Mister Sali qui presente non l'ha mai fatto. Voglio dire: io riuscirei a sopravvivere con un lavoro da apprendista anche nel mondo reale, se dovessi farlo. Ma per questo bel tipo sarebbe molto più difficile.» «Allora, quanto denaro senza spiegazioni, in totale?» «Forse duecentomila sterline, trecentomila dollari, per intenderci. Ma non sono ancora riuscito a chiarirlo, e non sarà nemmeno tutto.» «Quanto ti occorrerà per riuscirci?» «Di questo passo? Forse una settimana, se la fortuna mi assiste. È un po' come pedinare un'auto nell'ora di punta a New York, rendo l'idea?» «Dacci sotto. Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, o divertente.» "Aye, aye, sir.» Era un modo di rispondere imparato dai Marines di guardia alla Casa Bianca. Lo dicevano addirittura anche a lui, qualche volta, finché suo padre se n'era accorto e li aveva fatti smettere. Jack tornò al suo computer. Annotava i suoi appunti su un blocchetto di carta rigata bianca, perché gli riusciva più facile, poi li trasferiva ogni giorno su un file separato nel computer. Mentre scriveva, vide Tony uscire dalla loro piccola stanza per salire al piano superiore. «Quel giovanotto ha l'occhio giusto», disse Wills a Rick Bell all'ultimo piano. «Ah sì?» Era un po' troppo presto per aspettarsi risultati da quella Tom Clancy
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recluta, chiunque fosse suo padre, pensava Bell. «L'ho incaricato di seguire un giovane saudita residente a Londra, un certo Uda bin Sali, che cura gli investimenti di famiglia. Gli inglesi stanno tenendolo d'occhio un po' alla lontana, perché aveva fatto una telefonata a qualcuno che una volta avevano trovato interessante.» «E allora?» «E il ragazzo ha scoperto un paio di centinaia di migliaia di sterline che non quadrano.» «Quant'è concreta la faccenda?» chiese Bell. «Dovremmo affidarla a un professionista, ma sai... quel ragazzo ha proprio il naso giusto.» «A Dave Cunningham, magari?» Un esperto in verifiche contabili, entrato al Campus dalla sezione Criminalità Organizzata del dipartimento della Giustizia. Sulla sessantina, Dave aveva un fiuto leggendario per i numeri. L'ufficio commerciale del Campus lo utilizzava soprattutto per compiti «convenzionali». Se la sarebbe cavata benissimo a Wall Street, ma a lui, per vivere, piaceva mandare in galera le canaglie. Al Campus avrebbe potuto soddisfare questa sua tendenza ben oltre l'età della pensione. «Sceglierei Dave anch'io», concordò Tony. «Okay, trasferiamo i file del computer di Jack su quello di Dave e vediamo se riesce a scoprire qualcosa.» «Per me funziona, Rick. Hai visto quel rapporto sulle intercettazioni dell'NSA di ieri?» «Sì, ha richiamato la mia attenzione», rispose Bell, alzando gli occhi. Tre giorni prima il traffico di messaggi da fonti ritenute interessanti dai servizi d'intelligence del governo era diminuito del 17 per cento, e due fonti interessanti in modo particolare avevano addirittura taciuto quasi del tutto. Quando lo si notava nel traffico radio di un reparto militare, spesso voleva significare uno stato di preallarme, prima dell'inizio di una vera operazione. Questa situazione innervosiva gli addetti al SIGINT, quelli con il compito di tenere sotto controllo le comunicazioni. Il più delle volte non significava nulla, soltanto un modo nuovo e casuale di funzionare, ma era diventato tanto frequente da far diventare matti gli agenti incaricati. «Hai qualche idea?» chiese Wills. Bell scosse la testa. «Ho smesso di essere superstizioso da una decina d'anni.» Tom Clancy
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Tony non aveva smesso, era evidente: «Rick, ci siamo. Ce l'aspettiamo da tanto tempo». «So cosa vuoi dirmi, ma non possiamo entrare in azione su queste basi.» «Rick, qui è come assistere a una partita di baseball... magari dalla panchina, però non si può entrare in campo quando si vorrebbe.» «Allora che cosa facciamo, ammazziamo l'arbitro?» chiese Bell. «No, soltanto il tipo che sta preparandosi a lanciare dritto contro la testa del battitore.» «Pazienza, Tony, pazienza.» «Già quella virtù tanto difficile da raggiungere.» Wills non l'aveva mai imparato, nonostante tutta la sua esperienza. «Credi di star male? Pensa a Gerry.» «Già, Rick, lo so.» Si alzò in piedi. «A più tardi, vecchio.» Non avevano avvistato neppure una persona, un veicolo, nemmeno un elicottero. Non c'era niente di buono, là fuori, era chiaro. Né petrolio né oro. Niente che valesse la pena di sorvegliare o di proteggere. La camminata era stata soltanto un salutare esercizio fisico. Qualche cespuglio malandato, perfino qualche albero tutto storto; qualche traccia di pneumatici, ma nessuna recente. Quella parte dell'America avrebbe potuto benissimo essere il «quartiere vuoto» dell'Arabia Saudita, il Rub' al-Khali, nel quale perfino un dromedario veterano del deserto avrebbe trovato difficile avventurarsi. Però era evidente che avevano quasi finito di camminare. Superata una collinetta, avvistarono altri cinque veicoli in un gruppo isolato e alcuni uomini accanto, fermi a discutere. «Ah, eccellente», disse Ricardo, «sono in anticipo anche loro.» Avrebbe potuto scaricare quegli stranieri noiosi e andarsene per i fatti suoi. Si fermò lasciandosi raggiungere dai suoi clienti. «È questa la nostra destinazione?» chiese Mustafa con voce speranzosa. Era stata una marcia comoda, molto meno dura del previsto. «I miei amici laggiù vi condurranno a Las Cruces. E allora potrete fare i vostri programmi di viaggio per il futuro.» «E lei?» chiese Mustafa. «Io torno a casa dalla mia famiglia», rispose Ricardo. Non era abbastanza semplice? Forse questo bel tipo non aveva una famiglia? Camminarono soltanto per altri dieci minuti. Ricardo strinse la mano ai Tom Clancy
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suoi clienti poi salì sul veicolo di testa. Erano stati abbastanza socievoli, sia pure in modo riservato. Avrebbe potuto essere più difficile portarli a destinazione, ma il traffico illegale di immigranti era molto più fitto in Arizona e in California e proprio in quelle zone le pattuglie confinarie americane avevano dislocato il grosso del loro personale. I gringos tendevano a ingrassare le ruote che cigolavano, come in ogni parte del mondo, forse, ma non erano ancora diventati abbastanza furbi. Prima o poi si sarebbero accorti del traffico anche in questo settore, ma non sarebbe stato un dramma. Avrebbe dovuto cercarsi un altro modo di guadagnarsi da vivere. Però negli ultimi sette anni era andata bene, quanto bastava per dare inizio a un piccolo commercio e avviare i suoi ragazzi a un genere di lavoro meno irregolare. Osservò i suoi clienti salire a bordo dei veicoli e allontanarsi. Si diresse a sua volta in direzione di Las Cruces, poi svoltò a sud sulla I-10 verso El Paso. Aveva smesso da tempo di preoccuparsi di quanto intendevano fare i suoi clandestini negli Stati Uniti. Né i giardinieri né i muratori, a suo avviso, ma era stato pagato con 10.000 dollari americani in contanti. Di conseguenza dovevano essere importanti per qualcuno... ma non per lui.
10 DESTINAZIONI Per Mustafa e i suoi amici, il viaggio verso Las Cruces fu una parentesi quanto mai gradita, e anche se non lo dimostravano era ovvio che si sentivano eccitati. Erano entrati negli Stati Uniti, dove si trovava chi si proponevano di uccidere. La missione era ormai vicina al compimento, non per quella manciata di chilometri da percorrere, ma lungo una linea magica, invisibile. Erano nella terra del Grande Satana. Qui si trovavano quelli che avevano fatto piovere la morte sulla loro patria e sui Credenti in tutto il mondo musulmano, quelli che appoggiavano Israele in modo tanto servile. A Deming svoltarono a est verso Las Cruces. Circa 100 chilometri fino alla loro successiva fermata intermedia, lungo la I-10. Sulla strada cartelloni pubblicizzavano hotel e ristoranti, attrazioni turistiche comuni o a volte inconcepibili, e il terreno ondulato faceva sembrare ancora più lontano l'orizzonte anche da bordo di un veicolo sul quale divoravano le distanze alla media costante di 105 chilometri all'ora. Tom Clancy
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L'uomo che guidava, come gli altri, sembrava messicano, e stava in silenzio. Forse era un altro mercenario. Nessuno parlava: il conducente perché non glie ne importava, i passeggeri perché il loro inglese aveva un accento che avrebbe potuto essere notato e ricordato. A questo modo l'autista avrebbe invece potuto raccontare soltanto di aver preso a bordo alcuni tizi su una strada sterrata nel Nuovo Messico meridionale e di averli portati da qualche altra parte. Mustafa pensava che forse per gli altri elementi del suo gruppo era più duro. Dovevano fidarsi di lui e di quanto faceva. Era lui il comandante della missione, il capo di un gruppo di guerrieri sul punto di dividersi in quattro squadre, poi non si sarebbero più rivisti. La missione era stata pianificata a fondo. Ulteriori comunicazioni sarebbero arrivate soltanto via computer e sarebbero state poche anch'esse. Avrebbero agito in modo indipendente, ma secondo un orario semplice e verso un unico obiettivo strategico. Questo attacco terroristico, si diceva Mustafa, osservando una familiare in sorpasso, avrebbe scosso l'America come nessuna azione aveva mai fatto in precedenza. L'auto aveva a bordo un uomo e una donna, e due bambini, uno sui quattro anni, l'altro di circa un anno. Infedeli, tutti e quattro. Bersagli. Il suo piano operativo era tutto scritto, naturalmente, in caratteri Geneva corpo 14 su semplici fogli di carta bianca. Quattro copie, una per ciascun comandante di squadra. Gli altri dati erano nei file dei personal computer nelle borse da viaggio di tutti gli uomini, assieme a camicie di ricambio, un po' di biancheria e qualcos'altro. Non avevano bisogno di molto, e il piano prevedeva di lasciarsi dietro ben poco, allo scopo di confondere ancor di più gli americani. Bastava per far affiorare un piccolo sorriso rivolto al panorama circostante. Mustafa accese una sigaretta - ne aveva ancora solo tre - e aspirò una profonda boccata di fumo mentre il condizionatore gli soffiava addosso aria fresca. Alle loro spalle, il sole cominciava a declinare nel cielo. Avrebbero fatto la prossima fermata, l'ultima, al buio, e questa secondo lui era una buona mossa tattica. Era soltanto frutto del caso, lo sapeva bene, ma anche così, significava che Allah in persona sorrideva sul loro piano. Come avrebbe dovuto fare, è ovvio, perché stavano svolgendo tutti il lavoro che Egli aveva ordinato. Finita anche questa noiosa giornata di lavoro, si disse Jack avviandosi Tom Clancy
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verso la sua auto. Uno dei difetti del Campus era di non poterne discutere con altri. Nessuno era autorizzato a sapere queste cose, anche se non era ancora chiaro il perché. Certo, avrebbe potuto parlarne con suo padre: il presidente, per definizione, era autorizzato a sapere tutto, e gli ex presidenti godevano dello stesso privilegio, se non per legge, quantomeno per le regole della praticità. Ma non poteva farlo. A suo padre quel suo nuovo lavoro non sarebbe piaciuto. Avrebbe potuto mandare tutto all'aria con una telefonata e Jack aveva già provato il dubbio gusto di patire la fame per qualche mese. Tuttavia la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno al corrente della situazione sarebbe stata una specie di benedizione. Soltanto qualcuno in grado di dirgli che era importante e che stava lavorando per la Verità, la Giustizia e il Modo di Vivere Americano. Sarebbe stato proprio lui a rappresentare la differenza? Il mondo andava come voleva e non poteva certo cambiarlo molto. Nemmeno suo padre, con tutto il potere che gli era piovuto addosso, era stato capace di farlo. E che cosa avrebbe potuto ottenere lui, una specie di piccolo principe ereditario? Ma se si fosse mai riusciti a riparare quanto c'era di rotto al mondo, l'avrebbe fatto qualcuno cui non importava se fosse possibile o meno. Forse qualcuno troppo giovane e stupido da sapere che le cose impossibili erano... impossibili. Ma né sua madre né suo padre credevano a quella parola, e lo avevano allevato di conseguenza. Sally stava laureandosi in medicina, e si sarebbe specializzata in oncologia l'unica branca che sua madre rimpiangeva di non aver scelto nella sua carriera medica - e diceva a tutti che avrebbe visto il giorno in cui il drago del cancro sarebbe stato ucciso una volta per tutte. Per cui credere nell'impossibilità non faceva parte delle convinzioni dei Ryan. Non lo sapeva ancora, però il mondo era pieno di cose da imparare. Ed era intelligente e bene istruito, e con quel suo discreto fondo fiduciario a disposizione avrebbe potuto andare avanti senza il timore di morire di fame, qualora avesse offeso qualcuno più potente di lui. Questa era la libertà più importante lasciatagli in eredità da suo padre e John Patrick Ryan Jr. era abbastanza brillante da capire quanto lo fosse, anche se non era in grado di comprendere quanta responsabilità essa comportava. Invece di cucinarsi la cena, decisero quella sera di andare in una steakhouse dei dintorni, piena di studenti dell'Università della Virginia. Li si notava subito; sembravano tutti in gamba, ma non quanto credevano e Tom Clancy
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facevano un po' troppo chiasso, con un po' troppa fiducia in se stessi. Questo era uno dei vantaggi dell'essere ragazzi, anche se odiavano essere definiti tali; ragazzi che avevano bisogno di essere tenuti d'occhio da genitori affettuosi, sia pure da una certa distanza. I due fratelli Caruso li osservavano divertiti, ricordando com'erano stati anche loro, prima che un duro addestramento e l'esperienza del mondo reale li trasformasse in qualcosa di diverso. In quale modo, di preciso, non lo sapevano ancora con certezza. Quanto a scuola era sembrato molto semplice era diventato ben più complicato non appena lasciato l'ambiente accademico. Il mondo, dopotutto, non era digitale, bensì una realtà analogica, sempre disordinata, sempre con qualche capo sciolto che non si poteva mai annodare a dovere come i lacci delle scarpe, e di conseguenza era sempre possibile inciamparvi e cadere al minimo passo imprudente. La prudenza poi, arrivava soltanto con l'esperienza: a forza di inciampi e cadute dolorosi, e soltanto le cadute peggiori facevano ricordare la lezione. Questo, i due gemelli lo avevano imparato presto. Non come era accaduto ad altre generazioni, ma pur sempre abbastanza presto da far capire loro le conseguenze degli errori in un mondo che non aveva mai imparato a perdonare. «Non è male, come posto», osservò Brian, a metà del suo filet mignon. «Difficile rovinare un pezzo di carne di manzo decente, per quanto stupido possa essere il cuoco.» Era evidente che il locale aveva un cuoco, non uno chef, ma le patate di contorno erano piuttosto buone, per essere carboidrati quasi crudi, e i broccoli sembravano appena usciti dal sacchetto dei surgelati, giudicò Dominic. «In realtà dovrei mangiare meglio di così», osservò il maggiore dei Marines. «Goditela finché puoi, in fin dei conti non abbiamo ancora trent'anni.» La battuta meritava una risata. «Sembrano sempre tanti e lontanissimi.» «L'età in cui si comincia a invecchiare? Per essere già maggiore, tu sei piuttosto giovane.» Aldo si strinse nelle spalle. «Penso di sì. Il mio capo mi stimava e i miei sottoposti erano gente in gamba. Ma non sono mai riuscito a sopportare le razioni militari. Ti mantengono in vita, ma non potrei proprio dire di più. Il mio Gunny, invece, ne andava matto; erano meglio del rancio, diceva, con cui aveva fatto carriera nel corpo.» «ALL'FBI, si tende a sopravvivere a forza di Dunkin' Donuts, le Tom Clancy
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ciambelle che, come dice il nome, consigliano di inzuppare... la ditta produce però il miglior caffè industriale d'America. Difficile allentare la cintura con una dieta del genere.» «Ma tu sei abbastanza in forma, per essere un guerriero da scrivania, Enzo», affermò Brian con una certa generosità. Alla fine della corsa mattutina, suo fratello ogni tanto sembrava sul punto di crollare. Ma per un Marine la corsa di 5 chilometri era soltanto il caffè del mattino, qualcosa che aiutava a svegliarsi. «Vorrei tanto sapere per quale cazzo d'impresa stanno addestrandoci», osservò Aldo dopo un altro boccone. «Fratello, ci addestrano ad ammazzare gente, non dobbiamo sapere altro. Arrivargli sotto senza farsi vedere e poi squagliarsela senza farsi notare.» «Con le pistole?» rispose Brian con aria dubbiosa. «Troppo rumoroso, e non è una faccenda sicura come con un fucile. Avevo un tiratore scelto con me in Afghanistan, e riusciva a far fuori i cattivi a quasi 1.600 metri di distanza. Usava un fucile Barrett calibro .50, una bestia simile a una vecchia mitragliatrice leggera BAR Browning curata con steroidi. Spara la cartuccia della mitragliatrice pesante M2. Preciso come un demonio, e dove tocca lascia il segno, capisci? Piuttosto difficile cavarsela, con un buco da mezzo pollice.» Soprattutto perché il suo cecchino, il caporale Alan Roberts, un ragazzo nero di Detroit, preferiva mirare alla testa, e il calibro .50 ne lasciava poca. «Forse usandole con il silenziatore. È abbastanza facile da montare.» «Le ho viste; le abbiamo adoperate al corso d'addestramento del reparto da ricognizione dei Marines, ma sono troppo ingombranti da portare con gli abiti civili e poi bisogna estrarle, restare immobili e mirare alla testa. Salvo non ci mandino alla scuola di James Bond per un corso di magia, non ammazzeremo molta gente con le pistole, Enzo.» «Forse useremo qualche altra cosa.» «Allora non lo sai nemmeno tu?» «Fratello, io sono ancora stipendiato dall'FBI. So soltanto che Gus Werner mi ha mandato qui, e questo per me vuol dire che è ancora una faccenda abbastanza pulita... almeno credo», concluse Dominic. «Lo hai già nominato prima. Chi è, per l'esattezza?» «Il vicedirettore, a capo della nuova sezione Antiterrorismo. Gus non è un tipo da scherzarci. Era a capo dell'HRT, la squadra recupero ostaggi, e ha già provato anche tutto il resto. Tipo in gamba, duro come l'inferno. Tom Clancy
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Non sviene di certo alla vista del sangue. Ma ha anche una bella testa sulle spalle. Il terrorismo è la grossa novità all'Ero, e Dan Murray non lo aveva scelto per questo soltanto perché sa usare una pistola. Lui e Murray sono stati amici per oltre vent'anni. E nemmeno Murray era un fesso. Comunque, se mi ha mandato qui, qualcuno lo avrà autorizzato; per questo starò al gioco finché non mi diranno di violare la legge.» «Anch'io, però mi sento sempre ancora un po' nervoso.» Las Cruces aveva un aeroporto regionale per voli a corto raggio e per piccoli aeroplani privati. Oltre a una serie di uffici d'autonoleggio. Entrarono in aeroporto e Mustafa cominciò a sentirsi nervoso. Lui e uno dei suoi avrebbero preso a nolo alcune auto. Altri due lo avrebbero fatto in città. «Tutto pronto», disse l'autista, consegnando due fogli di carta. «Qui ci sono i numeri delle prenotazioni. Guiderete berline Ford Crown Victoria a quattro porte. Non abbiamo potuto procurarvi le familiari come avevate richiesto, senza andare a El Paso, ed è meglio così. Usate le carte di credito Visa. Lei si chiama Tomàs Salazar, il suo amico è Hector Santos. Mostrate i numeri delle prenotazioni e fate soltanto quanto vi diranno. È molto facile.» All'accompagnatore nessuno dei due era sembrato di aspetto molto latino, ma gli impiegati dell'autonoleggio erano contadini ignoranti che parlavano poco lo spagnolo, al di fuori di taco e di cerveza. Mustafa scese dal veicolo ed entrò in ufficio, facendo cenno all'amico di seguirlo. Sarebbe stato facile, lo notò subito. Chiunque fosse il proprietario di quell'ufficio, non si era preoccupato di assumere personale intelligente. Il ragazzo alla scrivania era piegato su di essa, impegnato a leggere un libro di fumetti con un'attenzione quasi morbosa. «Salve», disse Mustafa con falsa sicurezza. «Ho una prenotazione.» Scrisse il numero su un blocchetto e glielo porse. «Okay.» L'addetto non si dimostrò seccato perché lo aveva distolto dall'ultima avventura di Batman. Sapeva usare il computer dell'ufficio, e subito la stampante sputò fuori un modulo di noleggio già quasi completo nei particolari. Mustafa consegnò la patente internazionale di guida, l'impiegato la fotocopiò, poi con la cucitrice allegò la copia alla matrice del modulo. Si dimostrò felice che il signor Salazar accettasse tutte le forme di Tom Clancy
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assicurazione, anche perché riceveva una gratifica in denaro quando convinceva il cliente a farlo. «Ecco, la sua auto è la Ford bianca nel parcheggio numero quattro. Esca da quella porta e svolti a destra. Le chiavi sono nel quadro del cruscotto, signore.» «Grazie», rispose Mustafa col suo inglese dall'accento marcato. Era davvero tutto così facile? Evidentemente sì. Aveva appena regolato il sedile di guida nella sua Ford quando Saeed arrivò al parcheggio numero cinque per salire su una berlina verde chiaro uguale alla sua. Avevano entrambi carte stradali del Nuovo Messico, ma in realtà non ne avevano bisogno. Avviarono il motore e uscirono dal parcheggio, dirigendosi verso la strada, dove li attendevano gli altri veicoli. Seguirli fu abbastanza semplice. C'era traffico in città a Las Cruces, ma non troppo, all'ora di cena. A otto isolati di distanza, a nord di quella che sembrava la strada principale, c'era un'altra agenzia di noleggio, con l'insegna Hertz, e Mustafa rimase colpito dal nome: gli suonava vagamente ebraico. I suoi due compagni entrarono, e dieci minuti dopo uscirono con le loro auto. Anche queste erano Ford dello stesso tipo della sua e di quella di Saeed. Fatto questo, forse la mossa più pericolosa da compiere, venne il momento di seguire gli altri veicoli in direzione nord per qualche chilometro - una ventina, notarono poi - quindi lasciarono la Statale per proseguire su un'altra strada non asfaltata: sembrava ce ne fossero molte, proprio come in patria. Un altro chilometro circa ed ecco apparire una costruzione isolata, con un camioncino accanto alla porta a suggerire che era abitata. Là parcheggiarono e smontarono tutti; quello sarebbe stato il loro ultimo incontro, e Mustafa lo capì subito. «Abbiamo qui le vostre armi», disse Juan, poi fece cenno a Mustafa. «Venga dentro, per favore.» L'interno di quella specie di capannone in legno dall'aspetto anonimo sembrava un vero e proprio arsenale. Sedici scatole di cartone contenevano altrettante pistole mitragliatrici Ingram MAC-10. Non si tratta di un'arma elegante, realizzata com'è in lamierino d'acciaio semiduro stampato a freddo, e la finitura del metallo in genere è poco accurata. Con ogni arma c'erano dodici caricatori, già pieni, in apparenza, e tenuti assieme a due a due, capovolti l'uno rispetto all'altro, con nastro isolante nero. «Questi sono vergini, mai usati», spiegò Juan. «Abbiamo anche silenziatori per ciascuno di essi. Non sono il massimo, però migliorano Tom Clancy
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l'equilibrio e la precisione. Queste pistole mitragliatrici non sono facili da maneggiare come le Uzi, ma quelle sono più difficili da trovare, da queste parti. Per queste armi, la portata utile è sui dieci metri. Facili da caricare e scaricare. Cadenza di tiro molto elevata.» In realtà un caricatore da trenta colpi si esaurisce in meno di tre secondi, un po' troppo presto per un impiego sensato, ma a Juan quei clienti non sembravano molto schizzinosi. Non lo erano, infatti. Ognuno dei sedici arabi afferrò un'arma e la brandì, come per salutare un nuovo amico. Poi uno di essi afferrò una coppia di caricatori... «Stop! Halto!» scattò subito Juan. «Qui dentro non si carica niente. Se volete provarli, fuori ci sono bersagli.» «Non faranno troppo rumore?» chiese Mustafa. «La casa più vicina è a quattro chilometri», rispose Juan, con aria di sufficienza. Le pallottole non arrivavano tanto lontano, e riteneva che nemmeno il rumore lo facesse. Però in questo si sbagliava. I suoi clienti ritennero comunque che sapesse tutto della zona ed erano sempre disposti a sparare, soprattutto con queste armi automatiche. A una ventina di metri dal capannone c'era un rialzo di sabbia, contro il quale erano sparpagliate alcune cassette e scatoloni di cartone. Uno alla volta infilarono i caricatori nelle armi e azionarono la leva d'armamento. Non ci fu un ordine ufficiale di aprire il fuoco. Seguirono invece l'esempio di Mustafa, il quale afferrò la cinghia penzolante dalla bocca della canna e premette il grilletto. Il risultato fu subito gradevole. La MAC-10 fece il rumore previsto, sollevandosi e tirando a destra come fanno tutte queste armi, ma siccome era la prima volta e stava soltanto provando come funzionava, riuscì ad annaffiare di pallottole uno scatolone a circa 6 metri di distanza, un po' sulla sua sinistra. In pratica subito dopo l'otturatore rimase chiuso con uno schiocco sulla camera di scoppio vuota, perché aveva esaurito le trenta cartucce da pistola Remington 9 mm del caricatore. Pensò di sfilarlo e tornare a infilarlo al rovescio per godersi un altro paio di secondi di felicità a raffica, ma riuscì a controllarsi. Ci sarebbero stati altri momenti per farlo, in un futuro non molto lontano. «I silenziatori?» chiese a Juan. «Dentro. Si avvitano sulla canna, ed è meglio farlo subito - è più facile controllare dove vanno a finire le pallottole, capisce?» Juan parlava con una certa autorità. Per anni aveva usato le MAC-10 per eliminare Tom Clancy
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concorrenti d'affari e altri tipi sgraditi a Dallas e Santa Fe. Tuttavia osservò i suoi clienti con un certo disagio. Sorridevano troppo. Non erano come lui, pensava Juan Sandoval, e prima se ne andavano meglio era. Non sarebbe andata meglio per la gente della loro destinazione, ma questo non era affar suo. I suoi ordini venivano dall'alto. Molto dall'alto, gli aveva detto il suo diretto superiore la settimana precedente. E il pagamento era stato soddisfacente. Juan non aveva particolari motivi di lamentarsi, ma, da buon osservatore della gente, si sentiva pulsare in testa un segnale d'allarme. Mustafa lo seguì nel capannone e prese un silenziatore. Aveva un diametro di circa 10 centimetri, ed era lungo circa 50. Come indicato, si avvitava sulla bocca filettata dell'arma e nel complesso ne migliorava l'equilibrio. Lo soppesò un attimo e concluse che l'avrebbe adoperato così. Meglio ridurre la tendenza della canna a sollevarsi e ottenere una precisione maggiore. Se faceva meno rumore contava poco, per la sua missione, ma la precisione era importante. Tuttavia il silenziatore montato rendeva troppo ingombrante quell'arma che era possibile nascondere con facilità. Decise di svitarlo, per il momento, e lo ripose nella borsa. Poi uscì per radunare i suoi uomini e Juan lo seguì. «Ancora qualcosa da ricordare», disse Juan ai capisquadra e proseguì in tono lento e misurato: «La polizia americana è efficiente, ma non è onnipotente. Se durante il viaggio qualcuno vi ferma, dovete soltanto rispondere in modo educato. Se vi chiedono di scendere dall'auto, fatelo. Gli agenti sono autorizzati dalla legge americana a controllare se avete addosso un'arma, e a perquisirvi con le mani, ma se vi chiedono di perquisire l'auto, rispondete soltanto di no, non volete che lo facciano... e per legge non lo devono fare. Ve lo ripeto: se un agente americano vi chiede di perquisire la vostra auto, basta dirgli di no e non potrà farlo. Poi andatevene. Quando guidate, non superate il limite di velocità indicato dai segnali stradali. Se lo rispetterete, probabilmente nessuno vi darà fastidio. Se lo supererete, non farete altro che offrire alla polizia l'occasione di fermavi. Di conseguenza, non superatelo assolutamente mai. Abbiate sempre pazienza. Avete qualche domanda?» «E se un agente fosse troppo aggressivo, possiamo...» Juan si aspettava quella domanda. «Ucciderlo? Certo, è possibile, ma allora avrete molti altri agenti a darvi la caccia. Quando un agente ferma qualcuno, come primissima cosa segnala per radio al comando la propria Tom Clancy
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posizione, il numero di targa dell'auto e una descrizione. Per cui, anche se lo ammazzate, i suoi compagni vi cercheranno entro pochi minuti, e saranno in molti. Non vale la pena ammazzare un poliziotto: vi tirereste soltanto addosso un'infinità di guai. Le forze di polizia hanno molte auto, e anche aerei. Se cominciano a darvi la caccia, vi troveranno senz'altro. Di conseguenza l'unica vostra difesa è evitare di farvi notare. Non correte, non violate le regole del traffico. Fatelo e sarete tranquilli. Violate queste leggi e vi arresteranno, armati o no. Mi avete capito?» «Abbiamo capito», lo assicurò Mustafa. «Grazie per l'assistenza.» «Abbiamo carte stradali per tutti. Sono buone, dell'American Automobile Association. Avete tutti una storia di copertura, vero?» chiese Juan, sperando di toglierseli di torno al più presto. Mustafa diede un'occhiata ai colleghi, per vedere se c'erano altre domande, ma erano tutti troppo ansiosi di portare a termine la loro missione per perdere altro tempo. Soddisfatto, si rivolse a Juan: «Grazie del suo aiuto, amico mio». Amico un cazzo, pensò Juan, ma gli strinse la mano e li accompagnò tutti all'ingresso, dove i bagagli furono trasferiti alla svelta dai fuoristrada alle berline, e poi li seguì mentre si allontanavano verso la Statale 185. Distavano pochi chilometri da Radium Springs e allo svincolo sulla I-25 Nord gli stranieri tornarono a riunirsi per un'ultima volta, per stringersi la mano e, Juan notò con sorpresa, anche per scambiarsi baci e abbracci. Poi si divisero in gruppi di quattro e si imbarcarono sulle auto noleggiate. Mustafa si sistemò al suo posto, posando i pacchetti di sigarette sul sedile accanto, controllò se gli specchietti retrovisivi erano orientati nel modo giusto e allacciò la cintura di sicurezza; guidare senza cintura, gli avevano detto, equivaleva a farsi fermare subito. E a lui, soprattutto, non garbava affatto farsi fermare da un agente. Nonostante le istruzioni di Juan, era un rischio da non correre affatto. Un agente in movimento avrebbe potuto non riconoscerli per quelli che erano, ma un incontro faccia a faccia era qualcosa di ben diverso, e non si faceva illusioni sul modo in cui gli americani consideravano gli arabi. Per questo motivo, tutte le copie del Sacro Corano erano nascoste in fondo al bagagliaio. Sarebbe stato un viaggio lungo e si sarebbe alternato alla guida con Abdullah, ma il primo turno l'avrebbe fatto lui. Verso nord sulla I-25 fino a Albuquerque, poi a est sulla I-40 per quasi tutto il percorso, fino a destinazione. Più di 3.000 chilometri. Avrebbe dovuto cominciare a Tom Clancy
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calcolare in miglia, ormai, si disse Mustafa. Un chilometro virgola sei per miglio. Doveva moltiplicare ogni numero per quella costante, oppure dimenticare ogni riferimento al sistema metrico decimale per quanto riguardava l'auto. Comunque guidò verso nord sulla 185 finché non avvistò il segnale verde foglia e la freccia per la I-25 Nord. Si sistemò sul sedile, controllando il traffico mentre si inseriva, e aumentò la velocità a 65 miglia orarie, regolando il cruise control, il comando della velocità di crociera su quel numero esatto. Da quel momento, si trattava soltanto di usare il volante e di tenere d'occhio tutto il traffico anonimo che, come lui e i suoi amici, si dirigeva a nord verso Albuquerque... Jack non riusciva a prendere sonno e non capiva perché. Erano le 11 passate, aveva seguito un programma della TV in tarda serata e aveva bevuto i suoi due o tre bicchieri; quella sera erano stati tre. Avrebbe dovuto avere sonno. In realtà ne aveva, ma non riusciva ad addormentarsi. E non sapeva perché. Basta chiudere gli occhi e pensare a qualcosa di bello, gli diceva la mamma quando era bambino. Ma ora non lo era più e la parte difficile era pensare a qualcosa di bello. Era entrato in un mondo nuovo in cui le cose belle erano piuttosto rare. Il suo lavoro consisteva nell'esaminare i fatti nuovi e poco chiari a proposito di persone che con ogni probabilità non avrebbe mai incontrato, cercare di decidere se intendevano ucciderne altre che non avrebbe mai incontrato, poi trasmettere le informazioni ad altre persone che avrebbero tentato, o forse no, di intervenire in merito. Che cosa avrebbero cercato di fare non lo sapeva con esattezza, anche se nutriva qualche sospetto, ed erano brutti sospetti. Voltati, sprimaccia il cuscino, cerca di trovare un punto più fresco per la testa, lasciati andare, cerca di dormire... ... ma non funzionava. Alla fine ci sarebbe riuscito, come sempre, in apparenza mezzo secondo prima del segnale della radiosveglia. «Maledizione!» esclamò guardando il soffitto. Stava dando la caccia a terroristi. La maggior parte di questi era convinta di agire bene - no, alcuni addirittura da eroi - mentre commettevano i loro crimini; per loro non lo erano affatto. Per i musulmani, era addirittura l'illusione di svolgere il lavoro di Dio. Il Corano, però, non diceva proprio questo. Anzi, disapprovava in modo particolare l'uccisione degli innocenti, dei non combattenti. Come funzionava, in realtà? Forse Allah accoglieva con un sorriso gli attentatori suicidi, o in quale altro modo? Nel Tom Clancy
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cattolicesimo la coscienza personale era sovrana. Se credevi veramente di fare la cosa giusta, allora Iddio non avrebbe potuto punirti. Le regole erano le stesse anche per l'Islam? Perdipiù, visto che esisteva un solo Dio, forse le regole erano le stesse per tutti. Il problema era quale tipo di regole si avvicinava di più a quelle insegnate da Dio? E come diavolo si faceva a distinguerle? Le crociate avevano permesso di compiere azioni davvero ignobili. Ma quello era il caso classico di un significato religioso attribuito a una guerra che riguardava invece l'economia e le ambizioni. I nobili non volevano sembrare gente che andava in guerra soltanto per denaro... e con Dio dalla loro parte, non c'erano limiti a quanto si poteva fare. Usa la spada, e ogni testa che rotola è cosa giusta. L'aveva detto il vescovo. Giusto. Il vero problema era che la religione e il potere politico costituivano un'unione di merda, anche se i giovani e gli entusiasti l'accettavano con facilità, perché l'avventura era sempre qualcosa di entusiasmante. Suo padre ne aveva parlato talvolta a cena, al piano residenziale della Casa Bianca, spiegando che uno dei punti da chiarire alle reclute dell'esercito e dei Marines era l'esistenza di regole perfino in guerra e violarle comportava dure punizioni. I soldati americani lo avevano imparato piuttosto facilmente, aveva detto Jack Sr. a suo figlio, perché provenivano da una società in cui la violenza indisciplinata veniva punita con severità, e questo era meglio della distinzione fra il bene e il male basata su principi astratti. Dopo un paio di sberle, cominciavi a capire. Sospirò e tornò a voltarsi. In realtà era troppo giovane per riflettere su queste Grandi Questioni della Vita, anche se la sua laurea alla Georgetown suggeriva altrimenti. È tipico delle università non spiegare che il 90 per cento delle cose si impara molto dopo aver appeso alla parete il diploma. La gente potrebbe pretendere uno sconto sulla retta. L'ora di chiusura al Campus era già trascorsa. Gerry Hendley restava ancora seduto al suo posto, all'ultimo piano, a studiare dati che non era riuscito a far quadrare durante l'orario di lavoro normale. Lo stesso accadeva a Tom Davis, dopo aver ricevuto un rapporto da Pete Alexander. «Guai in vista?» chiese Hendley. «I due gemelli stanno pensando troppo, Gerry. Avremmo dovuto prevederlo. Sono entrambi intelligenti, sono elementi abituati a giocare secondo le regole, di conseguenza quando si vedono addestrati a violarle, Tom Clancy
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si preoccupano. Chi ha maggiori dubbi è quel Marine: buffo no? sostiene Pete. L'agente dell'FBI si adatta molto meglio.» «Mi sarei aspettato il contrario.» «Anch'io, e anche Pete.» Davis si versò un bicchiere d'acqua e ghiaccio. Non beveva mai caffè a tarda ora. «Comunque Pete dice di non sapere come andrà a finire, anche se non ha altra scelta tranne che continuare l'addestramento. Gerry, avrei dovuto parlartene di più. Immaginavo che avremmo avuto questo problema. Maledizione, è la prima volta per noi. Gli elementi che ci servono, come ti ho detto, non sono gli psicopatici. Questi vogliono fare domande. Questi vogliono sapere il perché. Questi avranno ripensamenti. Non possiamo arruolare dei robot, vero?» «Come quando tentarono di far fuori Castro», osservò Hendley. Aveva letto i documenti riservati su quella pazza avventura finita in un fiasco. A mandare avanti per forza l'operazione Mangusta era stato Bobby Kennedy. Forse l'avevano decisa durante una bevuta o durante una partita d'allenamento a football. In fin dei conti Eisenhower si era servito della CIA per scopi simili durante la sua presidenza, e allora perché non potevano farlo anche loro? Però un ex tenente di vascello della marina, che aveva perduto la sua silurante perché speronata da un cacciatorpediniere giapponese, e un avvocato che non aveva mai fatto pratica legale non potevano sapere, d'istinto, tutto quanto un ufficiale di carriera salito fino alle cinque stelle aveva capito fin dal primo momento. Inoltre quelli ne avevano avuto il potere. La Costituzione stessa aveva fatto di Jack Kennedy il comandante in capo, e quando si ha un potere del genere arriva sempre il desiderio di sfruttarlo, per cambiare il mondo in un modo più gradito alle proprie convinzioni personali. Così la CIA ricevette l'ordine di togliere di mezzo Castro. Ma l'Agenzia non aveva mai avuto un reparto assassini e non aveva mai addestrato gente per svolgere missioni del genere. Di conseguenza si era rivolta alla mafia, i cui boss avevano ben pochi motivi per ammirare Fidel Castro, il quale aveva fatto chiudere quello che erano riusciti a trasformare nell'affare più redditizio della storia. Era un affare talmente sicuro che perfino alcuni boss del crimine organizzato avevano investito capitali personali nei casinò dell'Avana, solo per vederseli poi chiudere dal dittatore comunista. E la mafia non sapeva forse come eliminare le persone? Beh, in realtà no, non si era mai dimostrata efficiente - soprattutto nei confronti di chi era in grado di reagire - nonostante i film di Hollywood Tom Clancy
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suggerissero il contrario. Eppure il governo degli Stati Uniti aveva cercato di sfruttarla per l'assassinio di un capo di Stato estero... perché la CIA non sapeva come farlo. A ripensarci, fu una cosa piuttosto ridicola. Piuttosto ridicola? si chiese Gerry Hendley. Erano arrivati a un palmo dal farsi smascherare, come se si fosse trattato di un disastro ferroviario organizzato dal governo. Quanto bastò a costringere il presidente Gerry Ford a stilare il suo decreto presidenziale che rendeva illegali azioni del genere, decreto rimasto in vigore fino a quando il presidente Ryan aveva deciso di eliminare il dittatore religioso dell'Iran con due bombe intelligenti. Notevole il fatto che i tempi e le circostanze avessero impedito ai mezzi di comunicazione di massa di commentare l'episodio. Era stato fatto, in fin dei conti, dall'aeronautica militare degli Stati Uniti, con un bombardiere dai contrassegni regolari - per quanto invisibile - in un momento in cui era in corso una guerra non dichiarata ma molto reale, nella quale armi per la distruzione di massa erano state impiegate contro cittadini americani. Questi fattori si erano combinati in modo da rendere l'intera operazione non solo legittima ma lodevole, come venne ratificato dal popolo americano nel corso delle successive elezioni. Soltanto George Washington aveva ottenuto una maggioranza superiore alle urne, un fatto che metteva ancora a disagio Jack Ryan Sr. Ma Jack conosceva l'importanza dell'eliminazione di Mahmoud Haji Daryaei, e di conseguenza, prima di lasciare la carica, aveva indotto Gerry a istituire il suo Campus. Ma Jack non mi ha detto quanto duro sarebbe stato, si disse Hendley. Questo era il modo in cui Jack Ryan aveva sempre lavorato: scegliere gli elementi migliori, affidare loro una missione e i mezzi per svolgerla, e poi lasciarli fare, con una supervisione minima dall'alto. Per questo era stato un buon superiore e anche un presidente abbastanza buono, pensò Gerry. Però non rendeva la vita più agevole ai propri subordinati. Perché diavolo aveva accettato quell'incarico? si chiese Hendley. Poi sorrise. Come avrebbe reagito Jack se avesse scoperto proprio suo figlio al lavoro all'interno del Campus? Ne avrebbe colto il lato umoristico? Probabilmente no. «Allora, Pete dice di continuare così?» «Cosa potrebbe dire d'altro?» replicò Davis. «Tom, non hai mai desiderato essere ancora nella fattoria di tuo padre nel Nebraska?» Tom Clancy
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«È un lavoro quanto mai faticoso, e piuttosto noioso.» E poi non ci sarebbe stato alcun modo di tenere Davis in una fattoria, dopo che era stato un agente sul campo della CIA. Avrebbe potuto essere ora un abile negoziatore di buoni del Tesoro, nella sua vita «bianca», ma Davis non era più «bianco» nella sua vera vocazione di quanto lo fosse il colore della sua pelle scura. A lui piaceva troppo agire nel mondo «nero». «Che ne pensi delle informazioni di Fort Meade?» «L'istinto mi dice: "Dobbiamo aspettarci qualcosa". Noi li abbiamo punzecchiati, e ora loro vogliono pungere noi.» «Credi che possano riprendersi? Le nostre truppe in Afghanistan non li hanno colpiti in modo abbastanza duro?» «Gerry, certa gente è troppo stupida, o troppo devota, per rendersi conto di essere stata colpita. La religione è un motore potente. E anche se i loro sicari sono troppo stupidi per capire l'importanza di quanto stanno facendo...» «... sono abbastanza in gamba per svolgere le loro missioni», concordò Hendley. «E non è questo il motivo per cui siamo qui?» chiese Davis.
11 OLTRE IL FIUME Il sole sorse puntuale, all'alba. Mustafa fu risvegliato dalla combinazione della comparsa della luce e di un sobbalzo sulla strada. Scosse la testa per schiarirsi le idee e si voltò a guardare Abdullah che gli sorrideva al volante. «Dove siamo?» chiese il capo al suo principale collaboratore. «Mezzora a est di Amarillo. È stata una guida piacevole, per le ultime trecentocinquanta miglia, ma quanto prima dovremo fare benzina.» «Perché non mi hai svegliato qualche ora fa?» «Perché? Dormivi così bene e la strada è stata quasi del tutto sgombra per tutta la notte, tranne quei maledetti enormi autoarticolati. Questi americani devono dormire tutti, col buio. Non credo di aver visto più di trenta automobili nelle ultime ore.» Mustafa controllò il tachimetro. La berlina viaggiava a sole 65 miglia. Allora Abdullah non aveva corso troppo. Nessun poliziotto li aveva fermati. Non c'era motivo di agitarsi, tuttavia Abdullah non aveva eseguito Tom Clancy
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i suoi ordini con la precisione che Mustafa avrebbe preferito. «Laggiù.» Il conducente indicò l'insegna blu di una stazione di servizio. «Possiamo fare benzina e comprare qualcosa da mangiare. Pensavo di svegliarti comunque da queste parti, Mustafa. Sta' tranquillo, amico.» La lancetta dell'indicatore del serbatoio, notò Mustafa, era quasi sulla «E» del vuoto. Abdullah era stato uno sciocco ad aspettare tanto a lungo, ma ormai era inutile rimproverarlo. Entrarono in un'area di servizio piuttosto vasta. Le pompe, della Chevron, erano automatizzate. Mustafa aprì il portafogli e inserì la sua carta Visa nella fessura, poi fece il pieno di benzina alla sua Ford. Nel frattempo gli altri tre si erano avvicendati alla toilette e stavano esaminando il bancone degli alimentari. Avrebbero dovuto mangiare ancora ciambelle, sembrava. Dieci minuti dopo essere usciti dall'Interstatale vi rientrarono, diretti a est, verso l'Oklahoma, che raggiunsero venti minuti dopo. Sul sedile posteriore, Rafi e Zuhayr erano svegli e chiacchieravano; Mustafa, mentre guidava, li ascoltava senza intervenire nella conversazione. Il paesaggio era piatto, assomigliava a quello della loro patria, per quanto molto più verdeggiante. L'orizzonte era molto lontano, una vera sorpresa, per cui a prima vista sembrava impossibile valutare le distanze. Il sole ormai alto gli dava fastidio agli occhi, finché non si ricordò degli occhiali scuri nel taschino della camicia, e questi gli giovarono un po'. Mustafa trovava gradevole guidare, il paesaggio piacevole da osservare e il lavoro facile, almeno fino a quel momento. Si accorse che ogni ora e mezzo circa un'auto con i contrassegni della polizia superava la sua Ford a buona andatura; troppo veloce perché l'agente riuscisse a osservare lui e i suoi amici. Era stato un buon consiglio quello di guidare appena sotto il limite di velocità consentito. Procedevano bene, ma le altre auto li sorpassavano con regolarità, perfino i grossi autotreni. Non violare nemmeno di poco la legge li rendeva invisibili a una polizia il cui compito principale era punire chi andava troppo in fretta. Confidava nella validità della sicurezza della loro missione; se così non fosse stato, sarebbero stati seguiti, oppure fermati in un tratto piuttosto deserto della rotabile, in una trappola irta di armi e piena di nemici. Ma non era successo. E un altro vantaggio del guidare quasi al limite di velocità consentito era poter individuare subito chiunque li avesse pedinati: bastava un'occhiata nel Tom Clancy
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retrovisore. Nessuno rimaneva dietro di loro per più di qualche minuto. E se fosse stata la polizia, sarebbe stato un giovane, doveva essere un uomo, fra i venti e i trentacinque anni. Magari due, uno alla guida e l'altro con gli occhi bene aperti. Tipi atletici, di bell'aspetto, con i capelli tagliati corti. Li avrebbero seguiti per qualche minuto prima di rompere il contatto, mentre qualcun altro li sostituiva nella sorveglianza. Sarebbero stati abili, è naturale, ma la natura della loro missione rendeva prevedibile la loro procedura. Alcune auto sarebbero scomparse per poi tornare. Ma Mustafa aveva sempre gli occhi bene aperti e nessuna auto era comparsa più di una volta. Ovvio, avrebbero anche potuto essere sorvegliati dall'alto, ma era facile avvistare gli elicotteri. L'unico vero pericolo poteva venire da un piccolo aereo ad ala fissa, ma non era possibile preoccuparsi di tutto. Se era scritto, era scritto, e contro di questo non c'era difesa di sorta. Per il momento la via era libera e il caffè eccellente. Sarebbe stata una bella giornata. Il tabellone verde sulla strada avvertì: OKLAHOMA CITY 36 MIGLIA. Radio NPR annunciò che era il compleanno di Barbra Streisand; una notizia d'importanza vitale per cominciare la giornata, si disse John Patrick Jr., rotolandosi fuori dal letto e dirigendosi verso il bagno. Pochi minuti dopo notò che la sua caffettiera comandata dalla radiosveglia aveva funzionato a dovere e versato due tazze nel contenitore di plastica bianca. Decise per un McDonald's, quella mattina, con un uovo alla McMuffin e polpette grigliate, lungo la strada verso l'ufficio. Non era proprio una prima colazione salutare, ma saziava e a ventitré anni Jack non si preoccupava troppo del colesterolo e dei grassi come faceva invece suo padre, sorvegliato da mamma. Lei sarebbe stata già vestita e pronta per essere accompagnata alla Hopkins (dal suo agente del servizio segreto) per il lavoro della mattina, e senza caffè, se avesse dovuto operare, perché temeva che la caffeina le facesse tremare anche di poco la mano... e infilare il suo piccolo bisturi nel cervello di quel povero disgraziato di paziente dopo aver infilzato l'occhio come l'oliva di un Martini (questa era la battuta favorita di suo padre, punita di solito dalla moglie con una scherzosa pacca sul braccio). Papà avrebbe continuato a lavorare attorno alle sue memorie, assistito da un redattore-ombra (cosa che detestava, ma l'editore aveva insistito). Sally sarebbe stata alla facoltà di Medicina, nel ruolo di medico praticante volontario; non sapeva di che cosa stesse Tom Clancy
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occupandosi in quel momento. Katie e Kyle stavano vestendosi per andare a scuola. Ma lui, Jack Jr., doveva andare a lavorare. Gli era venuto in mente, poco tempo prima, che l'ultima vacanza, in realtà, era stata l'università. Certo, tutti i ragazzi e le ragazze non vedono l'ora di crescere e di decidere da soli che cosa fare nella vita, ma poi ci si arriva; e a questo punto è troppo tardi per tornare indietro. Questa faccenda dell'andare al lavoro tutti i giorni era una vera rottura. Certo, si era pagati... ma lui era già ricco, rampollo di una famiglia celebre. Il denaro nel suo caso lo avevano già guadagnato e lui non era proprio il tipo di fannullone da scialacquarlo e da trasformarsi in un vagabondo in miseria. Posò la tazza di caffè vuota nella lavastoviglie e andò in bagno a radersi. Anche quello era un peso. Da adolescente era tanto soddisfatto nel vedere la peluria tipo pesca trasformarsi in peli scuri e ruvidi, e allora doveva radersi un paio di volte alla settimana, di solito prima di un appuntamento. Ma farlo tutte le sante mattine... una bella rottura! Ricordava che osservava suo padre mentre lo faceva, come tutti i ragazzini, e pensava a quanto fosse bello essere adulto. Già, certo. Ma crescere non compensava affatto la fatica. Era meglio avere un padre e una madre che pensassero a risolvere la maggior parte dei problemi. Eppure... Eppure aveva un lavoro importante, adesso, e gli procurava anche qualche soddisfazione. Una volta superate tutte le seccature casalinghe che lo affliggevano. Bene, indossa una camicia pulita. Scegli la cravatta giusta e annodala. Mettiti un fermacravatte. Infilati la giacca. Esci. Perlomeno guidava un'auto divertente. Avrebbe potuto comprarne un'altra, magari una decappottabile. Stava arrivando l'estate e sarebbe stato ideale guidare con il vento nei capelli. Finché qualche matto con un coltello non ti squarciava la capote di tela e allora bisognava telefonare all'assicurazione e lasciare l'auto in officina per tre giorni. A pensarci bene, crescere era un po' come andare in un centro commerciale a comprarsi la biancheria: era necessaria a tutti, ma non c'è poi molto gusto, salvo quando la si toglie. Andare in auto al lavoro era una routine, come andare all'università, tranne il fatto di non aver più paura degli esami. Però, se avesse fatto fiasco, avrebbe perso il posto, e quella macchia nera lo avrebbe ossessionato molto più di un insuccesso in sociologia. Per cui non aveva alcuna intenzione di fare fiasco. In questo lavoro il problema era imparare qualcosa ogni giorno, invece di mettere a frutto quanto sapeva già. La grossa bugia a proposito dell'università era che doveva insegnare quanto Tom Clancy
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sarebbe servito nella vita. Già, certo, forse non lo aveva fatto per suo padre; quanto a sua madre, diavolo, lei non smetteva assolutamente mai di leggere le sue riviste mediche, per tenersi al corrente delle novità, e non solo le pubblicazioni americane, ma anche inglesi e quelle in francese, perché lei lo parlava piuttosto bene e sosteneva che i medici francesi erano in gamba. Meglio dei loro politici; però, quanto a questo, chiunque avesse giudicato in base ai suoi uomini politici avrebbe forse concluso che gli Stati Uniti erano una nazione di fessi casinisti. Almeno da quando suo padre aveva lasciato la Casa Bianca. Stava ancora ascoltando l'NPR, la sua stazione favorita per il notiziario, ed era molto meglio che ascoltare il tipo di musica popolare in voga. Jack Jr. era cresciuto ascoltando sua madre al pianoforte, di preferenza Bach e i suoi pari, magari con un po' di John Williams come concessione alla modernità, anche se scriveva più per gli ottoni che per i tasti d'avorio. Un altro attentatore suicida in Israele. Suo padre aveva fatto il possibile per comporre quella vertenza, ma nonostante qualche sforzo sincero, perfino da parte israeliana, era stato tutto inutile. Sembrava che ebrei e musulmani non riuscissero proprio ad andare d'accordo. Suo padre e il principe Ali bin Sultan ne discutevano ogni volta, quando si incontravano, e faceva pena vedere quanto apparivano frustrati. Il principe non era stato prescelto come erede al trono del suo Paese - e questo forse era un bene, pensava Jack, perché fare il re doveva essere ancora peggio che fare il presidente - ma restava sempre un personaggio importante, ascoltato dall'attuale sovrano quasi in ogni occasione... il che lo portò a... Uda bin Sali. Oggi ci sarebbero stati altri dati su di lui. Le informazioni di ieri da parte del SIS britannico, una cortesia da parte di quei fessi della CIA a Langley. Fessi della CIA ? si chiese Jack. Vi aveva lavorato anche suo padre, e con molto successo, prima di salire nelle alte sfere, e aveva raccomandato molte volte ai figli di non credere affatto a quanto vedevano nei film di spionaggio. Jack Jr. aveva fatto molte domande, e aveva in genere ottenuto risposte insoddisfacenti, e ora stava imparando che cosa fosse davvero quel mestiere. Soprattutto noia. Troppo simile alla contabilità, un po' come andare a caccia di topi al Jurassic Park, sia pure con il vantaggio di essere invisibili ai raptor. Là dentro nessuno sapeva dell'esistenza del Campus e finché andava così tutti sarebbero stati al riparo. Benché ciò fosse rassicurante, era pur sempre una barba di lavoro. Jack era ancora abbastanza giovane da credere che l'eccitazione fosse Tom Clancy
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divertente. Lasciò la Statale 29 e con una svolta a sinistra raggiunse il Campus. Il solito parcheggio. Un sorriso e un cenno alla guardia e poi su in ufficio. A questo punto Jack si rese conto di non essersi fermato da McDonald's, per cui prelevò due pasticcini dal vassoio per gli ospiti e si fece una tazza di caffè andando nella sua tana. Accendi il computer e mettiti a lavorare. «Buon giorno, Uda», disse Jack rivolto al video, «che cos'hai fatto di bello?» L'orologio sullo schermo segnava le 8,25. Il che equivaleva al primo pomeriggio nel quartiere finanziario di Londra. Bin Sali aveva un ufficio nel palazzo dei Lloyd's, che, ricordava da passate visite oltreoceano, sembrava una raffineria di petrolio racchiusa in una scatola di vetro. Ambiente di alto livello e alcuni vicini molto danarosi. Le informazioni non precisavano a quale piano lavorasse, ma Jack, comunque, non era mai entrato in quella sede. Assicurazioni. Aspettare di vedere un edificio andare in fiamme doveva essere il lavoro più noioso del mondo. Comunque, Uda ieri aveva fatto qualche telefonata, una delle quali... ah! «Conosco quel nome, l'ho già sentito», disse allo schermo il giovane Ryan. Era quello di un ricchissimo signore del Medio Oriente, anche lui noto per aver giocato a volte nel campo sbagliato e anche lui sotto sorveglianza da parte del servizio di sicurezza britannico. E allora, di che cosa avevano parlato? C'era addirittura una trascrizione. La conversazione si era svolta in arabo e la traduzione... avrebbe potuto anche trattarsi della richiesta della moglie di comprare un litro di latte, tornando dall'ufficio. Doveva essere una rivelazione entusiasmante come questa, ma Uda aveva risposto: «Ne sei sicuro?» a un'affermazione del tutto innocente. E certo non era una risposta da dare alla moglie che ti chiede di comprare un litro di latte tornando a casa. «Il tono della voce suggerisce un significato nascosto», aveva ipotizzato cautamente l'analista britannico a piè di pagina. Poi Uda era uscito dall'ufficio prima del solito, era entrato in un pub e si era incontrato con lo stesso personaggio con cui aveva parlato al telefono. Allora quella conversazione non era stata del tutto innocente? Però, anche se non erano riusciti a orecchiare quanto si erano detti in un angolo del pub, nemmeno in quella chiacchierata al telefono si era parlato di un incontro o di un luogo d'incontro... e Uda non aveva trascorso molto tempo Tom Clancy
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in quel locale. «Buongiorno, Jack», salutò Wills entrando e appendendo la giacca. «Che cosa sta succedendo?» «Il nostro amico Uda sta guizzando come un vispo pesciolino», rispose Jack, premendo il tasto STAMPA e passando il foglio al compagno di lavoro prima ancora che si fosse seduto. «Sembra suggerire quella possibilità, vero?» «Tony, quello è uno del gioco», dichiarò Jack in tono abbastanza convinto. «Che cosa ha fatto, dopo la telefonata? Le solite transazioni?» «Non ho ancora controllato, ma se lo ha fatto, ne ha ricevuto l'ordine dal suo amico e poi si sono visti per conferma davanti a una pinta di John Smith's Bitter.» «La tua è pura immaginazione. Da queste parti cerchiamo di evitarlo», lo ammonì Wills. «Lo so», brontolò Jack. Era ora di controllare gli spostamenti di valuta del giorno precedente. «A proposito, dovrai vedere qualcuno di nuovo, oggi.» «Di chi si tratta?» «Di Dave Cunningham. Esperto in verifiche contabili, lavorava per la Giustizia, criminalità organizzata. È piuttosto in gamba a scoprire irregolarità finanziarie.» «Pensa che io abbia scoperto qualcosa d'interessante?» chiese Jack con un tono di speranza nella voce. «Lo vedremo quando sarà qui, dopo pranzo. Magari sta studiando il tuo materiale proprio in questo momento.» «Va bene», rispose Jack. Forse aveva annusato qualcosa. Forse c'era veramente qualcosa di esaltante in questo lavoro. Forse gli avrebbero regalato un nastro rosso per la sua calcolatrice. Come no. La vita era diventata una routine. Corsa del mattino e ginnastica, seguite dalla colazione e da una chiacchierata. In sostanza niente di diverso da quello che Dominic aveva fatto all'Accademia dell'FBI o Brian al corso di base. Era proprio questa somiglianza a preoccupare il maggiore dei Marines. L'addestramento nel corpo mirava ad ammazzare la gente e a distruggere le cose. E qui era lo stesso. Dominic era un po' più bravo nel campo della sorveglianza, perché Tom Clancy
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l'Accademia insegnava utilizzando un testo che il corpo non aveva. Inoltre Enzo se la cavava bene con la pistola, per quanto Aldo preferisse la sua Beretta alla Smith & Wesson del fratello. Questi aveva fatto fuori un mascalzone con la sua Smith, mentre Brian aveva usato il suo fucile M16A2 da una distanza abbastanza breve per notare l'espressione dei loro volti quando arrivavano le pallottole, e abbastanza grande per evitare un colpo sparato come reazione. Il suo Gunny lo aveva rimproverato perché non si era appiattito a terra quando gli AK erano stati rivolti contro di lui, ma Brian aveva imparato una lezione importante, in quell'unica volta che si era trovato in combattimento. Aveva scoperto, in quel momento, che la sua mente e il suo modo di ragionare erano andati su di giri, gli era sembrato che il mondo circostante rallentasse e che i suoi pensieri fossero diventati chiari in modo straordinario. A ripensarci, era rimasto sorpreso di non aver visto le pallottole in volo, il suo cervello aveva operato con tanta rapidità... beh, le ultime cinque pallottole dei caricatori degli AK-47 di solito erano traccianti, e ne aveva viste in volo, anche se mai nelle immediate vicinanze. Tornava spesso con la mente a quegli affannosi minuti, criticandosi per qualcosa che avrebbe potuto fare meglio, e ripromettendosi di non ripetere più quegli errori di valutazione e di comando, anche se Gunny Sullivan si era mostrato molto rispettoso nei confronti del suo capitano, dopo il riesame dell'operazione con i suoi Marines, al ritorno alla base. «Com'è stata la corsa, oggi, ragazzi?» chiese Pete Alexander. «Una delizia», rispose Dominic, «forse dovremmo provare con zaini di almeno venti chili.» «Si può sempre provvedere», ribatté Alexander. «Ehi, Pete, di solito lo facevamo nel reparto da ricognizione dei Marines, guarda che non è divertente», obiettò subito Brian. «Modera il tuo umorismo, gemello», aggiunse, rivolto al fratello. «Fa piacere vedervi ancora in forma», commentò Pete con aria indolente. In fin dei conti, la corsa del mattino a lui non toccava più, ormai. «Allora, ci sono novità?» «Vorrei sapere qualcosa di più sul nostro lavoro, Pete», disse Brian, alzando gli occhi dalla tazza. «Non sei proprio il cittadino più paziente del mondo», ribatté l'ufficiale istruttore. «Sta' a sentire, nel corpo dei Marines ci addestriamo tutti i giorni, ma Tom Clancy
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anche quando non è chiaro perché lo facciamo, sappiamo di essere Marines e non stiamo preparandoci per andare a vendere i dolcetti dei boyscout davanti al mercato rionale.» «A cosa pensi che serva questo vostro addestramento?» «Ad ammazzare qualcuno senza preavviso, senza regole d'ingaggio riconoscibili. Mi sa tanto di omicidio.» Me la sono voluta, pensò Brian. E adesso che cosa succederà? Forse tornerò a Camp Lejeune a riprendere la mia carriera nella Macchina Verde. Beh, avrebbe potuto andarmi peggio. «Va bene, mi sembra sia arrivato il momento», ammise Alexander. «Se ti ordinassero di eliminare qualcuno?» «Se sono ordini legittimi, li eseguo, ma la legge - il sistema - mi permette di valutare fino a che punto sono legittimi.» «È un discorso ipotetico. Poniamo che ti venga ordinato di eliminare un noto terrorista. Come reagiresti?» chiese Pete. «Questo è facile, lo si sopprime subito», rispose Brian. «Perché?» «I terroristi sono criminali, ma non sempre è possibile arrestarli. Questi fanno la guerra al mio Paese e se mi ordinano di fare la guerra a loro, bene. È per questo che mi sono arruolato, Pete.» «Il sistema non sempre ci consente di farlo», osservò Dominic. «Ma il sistema ci permette di uccidere sul posto i criminali, diciamo in flagrante delicto. Tu l'hai fatto, fratello, e non ho sentito che tu abbia avuto rimorsi.» «E non lo sentirai. Lo stesso vale anche per te. Se il presidente ti dice di far fuori qualcuno, Aldo e tu sei in uniforme, lui è il tuo comandante in capo. Tu hai il diritto legale - diavolo, il dovere - di uccidere chiunque lui ti indichi.» «Ma non avevano detto la stessa cosa nel 1946 alcuni tedeschi?» chiese Brian. «Non mi preoccuperei troppo di questo. Dovremmo perdere una guerra, per farlo. E penso che in ogni modo non accadrà tanto presto.» «Enzo, se quanto dici è vero, allora se i tedeschi avessero vinto la Seconda guerra mondiale a nessuno sarebbe importato di quei sei milioni di ebrei morti. È questo che stai dicendo?» «Gente», intervenne Alexander, «questa non è una lezione di teoria legale.» «Il legale, qui, è Enzo», fece presente Brian. Tom Clancy
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Dominic abboccò: «Se il presidente viola la legge, la Camera dei rappresentanti lo incrimina e il Senato lo condanna, e allora finisce per strada e a questo punto è soggetto a sanzioni penali.» «Bene. Ma che succede a chi ha eseguito i suoi ordini?» reagì Brian. «Dipende», rispose Pete a entrambi. «Se il presidente uscente ha concesso loro la grazia, qual è la loro responsabilità?» Quella risposta colpì Dominic. «Nessuna, suppongo, il presidente ha il potere sovrano di concedere la grazia in base alla Costituzione, come facevano in altri tempi i sovrani. In teoria, un presidente può graziare se stesso, ma quella sarebbe una vera porcheria legale. La Costituzione è la legge suprema, in questa nazione. In realtà, la Costituzione è Dio e non c'è appello che tenga. Lo sai, tranne quando Ford graziò Nixon, il problema non è mai stato studiato a fondo. Ma la Costituzione è destinata a essere applicata in modo ragionevole da uomini ragionevoli. Questo è forse il suo unico punto debole. Gli avvocati sono avvocati, e questo significa che non sempre sono ragionevoli.» «Allora, da un punto di vista teorico, se il presidente ti grazia per aver ucciso qualcuno, tu non puoi venire punito per questo delitto, giusto?» «Esatto», rispose Dominic, accigliandosi un po'. «Che cosa stai cercando di dirmi?» «È soltanto un'ipotesi», rispose Alexander. In ogni caso, questo pose fine alla lezione di teoria legale e l'ufficiale istruttore si congratulò con se stesso per aver detto loro troppo e niente allo stesso tempo. Che strani nomi hanno queste città, pensava Mustafa: Shawnee, Okemah, Weleetka, Pharaoh. Questo poi era il più strano di tutti. In fin dei conti non erano affatto in Egitto. Quella era una nazione musulmana, anche se confusa, con una politica che non riconosceva l'importanza della Fede, ma le cose sarebbero cambiate, prima o poi. Mustafa si stiracchiò sul sedile e cercò una sigaretta. Aveva ancora metà della benzina. Questa Ford aveva un serbatoio veramente grande, per bruciare petrolio musulmano. Che razza di canaglie ingrate, questi americani. Le nazioni islamiche vendevano loro petrolio e in cambio gli americani che cosa davano? Armi agli israeliani, per uccidere gli arabi, e ben poco d'altro; maledetti. Riviste porno, alcool e altri mezzi di corruzione per danneggiare perfino i Credenti. Ma cos'era peggio, corrompere oppure venire corrotti, essere vittime degli infedeli? Un giorno o l'altro tutto sarebbe stato rimesso a Tom Clancy
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posto e la Regola di Allah avrebbe governato il mondo. Questo sarebbe accaduto davvero, un giorno, e lui e i suoi guerrieri facevano già da ora parte della prima ondata della Volontà di Allah. La loro morte sarebbe stata quella dei martiri, e sarebbe stata motivo d'orgoglio. A tempo debito le loro famiglie avrebbero saputo della loro sorte - forse sarebbe dipeso dagli americani - e ne avrebbero pianto la perdita, ma anche esaltato la fedeltà. Le organizzazioni di polizia americane amavano dimostrare la propria efficienza dopo aver perduto la battaglia. Era abbastanza per farlo sorridere. Dave Cunningham dimostrava la sua età. Secondo Jack, doveva essere ormai sulla sessantina. Capelli radi e grigi, pelle brutta. Aveva smesso di fumare, ma non abbastanza presto. Però i suoi occhi grigi brillavano di curiosità come quelli di una donnola del Dakota a caccia di scoiattoli. «Sei tu Jack?» gli chiese entrando. «Lo confesso», ammise Jack. «Che ne dice dei miei numeri?» «Niente male, per un dilettante», commentò Cunningham. «Sembra che quel tuo obiettivo stia raccogliendo e riciclando denaro sporco, per sé e anche per qualcun altro.» «Chi sarebbe questo qualcun altro?» interloquì Wills. «Non ne sono sicuro, ma è uno del Medio Oriente, è ricco ed è avaro con i dollari. Strano. Pensano tutti che quelli sperperino quattrini come marinai ubriachi. Alcuni lo fanno», osservò l'esperto in verifiche contabili, «ma altri sono dei veri pidocchiosi. Quando mollano un nichelino, il bisonte urla.» Questo denunciava la sua età: i nichelini con l'immagine del bisonte appartenevano a un passato tanto lontano che Jack non capì nemmeno la battuta. Poi Cunningham mise sul tavolo alcuni fogli, fra Ryan e Wills. Tre transazioni erano state evidenziate con un cerchio rosso. «È un po' un pasticcione. Tutti i suoi spostamenti di valuta dubbi sono a colpi di diecimila sterline, e ciò li rende evidenti. Li fa passare per spese personali e li versa su quel suo conto, forse per nasconderli ai genitori. I revisori sauditi tendono a essere disattenti. Bisognerebbe muovere più di un milione di qualche cosa, credo, per richiamare la loro attenzione. Forse pensano che un ragazzo del genere possa scucire diecimila sterline per una notte speciale con le belle donne, oppure al casinò. Ai giovani ricchi piace giocare, anche se non sono molto abili. Se abitassero più vicini a Las Vegas o ad Atlantic City sarebbe una pacchia per la nostra bilancia Tom Clancy
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commerciale.» «Forse preferiscono le puttane europee alle nostre», azzardò Jack. «Ragazzo mio, a Las Vegas puoi ordinare una fighetta cambogiana bionda con gli occhi azzurri e quella verrà a bussare alla tua porta mezzora dopo la tua telefonata.» Nel corso degli anni Cunningham aveva imparato che anche i boss della mafia avevano le loro attività preferite. In un primo momento, da buon nonno metodista, si era sentito offeso, ma una volta resosi conto che era un modo in più per seguire le tracce dei criminali, aveva imparato ad accettare di buon grado quel genere di spese. La gente corrotta compiva azioni corrotte. Servendosi di metodi simili a quelli utilizzati per scovare le sue prede, Cunningham aveva anche fatto parte dell'operazione che aveva mandato sei congressisti nel comodo carcere della base aerea di Eglin in Florida. Pensava che fosse adatto a degli attendenti d'alto bordo per i giovani piloti da caccia della base, ed era convinto che sarebbe stato anche un buon esercizio per gli ex rappresentanti del popolo. «Dave, il nostro amico Uda è uno del gioco?» chiese Jack. Cunningham alzò gli occhi dalle sue carte. «Certo, figliolo, guizza e scodinzola proprio come se lo fosse.» Jack si abbandonò sulla poltrona con molta soddisfazione. Era riuscito a concludere qualcosa... magari addirittura qualcosa d'importante? Il paesaggio divenne più montuoso quando entrarono nell'Arkansas. Mustafa si accorse che i suoi riflessi erano un po' più lenti, dopo 400 miglia al volante, per cui entrò in una stazione di servizio e dopo aver fatto il pieno lasciò la guida ad Abdullah. Com'era bello poter rilassarsi. Poi tornarono sulla Statale. Abdullah guidava con prudenza. Superarono soltanto l'auto di qualche anziano e si tennero sulla corsia di destra per evitare di farsi travolgere dal traffico dei veicoli pesanti. Oltre al desiderio di non farsi notare dalla polizia, non c'era alcuna fretta. Avevano ancora altri due giorni per identificare i loro obiettivi e svolgere la loro missione. Sufficienti, forse troppi. Si chiese che cosa stessero facendo le altre tre squadre, destinate a percorrere distanze minori. Una avrebbe dovuto addirittura trovarsi già nella città prescelta come obiettivo. Gli ordini dicevano di scendere in un albergo decente ma non lussuoso, a meno di un'ora di macchina dal loro obiettivo, di effettuare una ricognizione del bersaglio, poi confermare via e-mail di essere pronti, e infine attendere, in Tom Clancy
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silenzio, l'autorizzazione di Mustafa a entrare in azione. Più semplici erano gli ordini, meglio li avrebbero eseguiti, e minore sarebbe stata la possibilità di confusione e di errori. Erano elementi in gamba, bene addestrati. Mustafa li conosceva tutti. Saeed e Mehdi erano di origine saudita, come lui, e come lui figli di famiglie ricche, e avevano cominciato a disprezzare i genitori perché facevano da leccapiedi agli americani e agli altri come loro. Sabawi era iracheno, non era nato ricco ed era diventato un vero Credente, un fedele seguace del Profeta. Gli sciiti iracheni, liberati da poco - e per di più grazie agli infedeli - dall'oppressione dei sunniti, manifestavano nella loro nazione come se essi soli fossero i veri Credenti; Sabawi intendeva dimostrare quanto errata fosse quella loro convinzione. Mustafa non si preoccupava mai di bazzecole del genere. Per lui l'Islam era come una grande tenda, con posto per quasi tutti... «Mi fa male il sedere», si lamentò Rafi dal sedile posteriore. «Non possiamo aiutarti, fratello», rispose Abdullah dal posto di guida. Essendo al volante, si sentiva temporaneamente al comando. «Lo so, ma il sedere continua a farmi male», ribatté Rafi. «Avremmo potuto prendere dei cavalli, ma sono troppo lenti, e anche su quelli ti avrebbe fatto male il sedere, amico mio», intervenne Mustafa. Questa osservazione provocò una risata e Rafi tornò a immergersi nella sua copia di Play-boy. Secondo la carta stradale sarebbe stato facile fino alla cittadina di Small Stone. Bisognava essere tutti svegli, a quel punto. Ma per il momento la strada si snodava attraverso gradevoli alture coperte di alberi verdi. Un panorama tutto diverso da quello del Messico settentrionale, tanto simile alla parte montuosa della loro patria... dove non sarebbero più tornati... Per Abdullah guidare era un piacere. L'auto non era bella quanto la Mercedes guidata da suo padre, ma per il momento bastava e il volante fra le mani gli dava una sensazione gradevole, appoggiato comodo allo schienale e con una Winston fra le labbra atteggiate a un sorriso di soddisfazione. C'erano tipi, negli Stati Uniti, che correvano con automobili come quella su grandi piste ovali, e doveva essere molto esaltante. Spingere al massimo, competere con altri, e riuscire a batterli! Doveva essere meglio che stare con una donna... beh, quasi... oppure era soltanto diverso, si corresse. Però, avere una donna dopo aver vinto una corsa... quello sì sarebbe stato un vero piacere. Si chiese se ci sarebbero state automobili anche in Paradiso. Buone auto veloci, come quelle della Tom Clancy
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Formula 1 tanto amate dagli europei, per stringere le curve e poi scatenarsi sui rettifili, alla massima velocità possibile permessa dalla macchina e dalle condizioni della strada. Avrebbe potuto provare anche lì. L'auto era forse capace di toccare perfino i 200 chilometri all'ora... no, la loro missione era più importante. Gettò il mozzicone della sigaretta dal finestrino. Proprio in quel momento un'auto della polizia, bianca con le fasce azzurre sui lati, gli sfrecciò accanto. Polizia di Stato dell'Arkansas. Quella sì aveva l'aspetto di una macchina veloce e l'agente al volante, notò Abdullah, portava uno splendido cappello da cowboy. Come tutti gli esseri umani su questa Terra aveva visto la sua parte di film americani, compresi i western, con gente a cavallo che badava al bestiame oppure si prendeva a revolverate nei saloon, per sistemare questioni d'onore. Erano immagini gradevoli, ma era proprio questo il loro scopo, ricordò a se stesso: un tentativo in più da parte degli infedeli di sedurre i Credenti. Per la verità, però, i film americani erano destinati soprattutto a un pubblico americano. Quanti film arabi aveva visto in cui si mostravano le forze del Saladino - un curdo, figuriamoci - sconfiggere i crociati, gli invasori cristiani? Quelli erano film che insegnavano la storia e incoraggiavano la virilità degli arabi, per riuscire meglio a schiacciare gli israeliani; cosa, ahimè, non ancora accaduta. Lo stesso, forse, era con i western americani. Il loro concetto di virilità non era poi troppo diverso da quello degli arabi, tranne per un particolare: usavano le pistole a tamburo invece della scimitarra, arma più maschia. La pistola, è vero, aveva una maggiore portata e gli americani erano combattenti pratici, oltre a essere molto bravi con le armi. Non più valorosi degli arabi, è naturale; soltanto più abili. Dovremmo andarci cauti con gli americani e le loro armi corte, si disse Abdullah. Se incontriamo qualcuno capace di sparare come nei western, la missione potrebbe concludersi prima del tempo, e questo non andrebbe bene. Si chiese quale arma avesse alla cintura quel poliziotto nell'auto bianca che lo aveva superato; ma sarebbe stato un bravo tiratore? Avrebbero potuto scoprirlo, naturale, ma c'era un solo modo per farlo e questo avrebbe messo a repentaglio la loro missione. Così Abdullah seguì con lo sguardo l'auto della polizia che si allontanava fino a quando scomparve, e si dedicò a osservare gli autoarticolati che lo superavano rombando mentre continuava a marciare a 65 miglia e tre sigarette all'ora, con in più lo Tom Clancy
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stomaco che brontolava. SMALL STONE 30 MIGLIA. «A Langley stanno agitandosi di nuovo», disse Davis a Hendley. «Che cos'hai sentito?» chiese Gerry. «Un agente sul campo ha appreso qualcosa di strano da una fonte in Arabia Saudita. Qualcosa a proposito di elementi sospetti scomparsi dal loro territorio per destinazione ignota, ma secondo lui diretti nell'emisfero occidentale. Dovrebbero essere almeno una decina.» «Quanto è valida, come fonte?» chiese Hendley. «Merita un "tre" come credibilità, anche se di solito è molto stimata. Qualche fesso del comando ha deciso di abbassarne il valore, per ragioni sconosciute.» Quello era uno dei problemi per il Campus. Dipendevano da altri per la maggior parte delle analisi. Anche se nei loro uffici avevano elementi molto capaci, il lavoro vero veniva svolto sull'altra sponda del Potomac e la CIA aveva sprecato la sua quota di occasioni negli ultimi anni; diciamo negli ultimi decenni, pensò Gerry. Nessuno arrivava a guadagnare bene in questo lavoro e parecchi burocrati della CIA erano troppo pagati perfino con i magri stipendi del governo. Ma finché le loro ricerche si svolgevano a dovere, nessuno in realtà se ne preoccupava, o addirittura non se ne accorgeva. Il fatto importante era che i sauditi avevano un modo tutto loro di trattare i loro potenziali disturbatori, lasciandoli espatriare per commettere i loro crimini, e se si fossero lasciati prendere, il governo saudita sarebbe stato di grandissimo aiuto, coprendo così con molta facilità tutte le proprie basi. «E che cosa ne pensi?» continuò Hendley. «Maledizione, Gerry, non sono una zingara. Non ho una sfera di cristallo e non sono neppure l'oracolo di Delfi.» Davis si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione. «Il servizio di sicurezza interno è stato avvertito, e questo significa l'FBI e il resto della loro sezione d'analisi, ma qui si tratta di intelligence "debole", capisci? Niente cui aggrapparsi. Tre nomi, nessuna foto e qualsiasi fesso può assumere una nuova identità con un nuovo nome.» Perfino nei romanzi popolari spiegano come si fa. Non occorre nemmeno tanta pazienza, perché nessuno Stato dell'Unione effettua controlli incrociati sui certificati di nascita e di morte, anche se sarebbe una procedura facile, perfino per i burocrati del governo. «Allora, che cosa succederà?» Davis si strinse nelle spalle. «La solita storia. I servizi di sicurezza negli Tom Clancy
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aeroporti riceveranno un nuovo ordine di tenere gli occhi aperti, e di conseguenza romperanno l'anima ad altra gente innocua per evitare possibili tentativi di dirottare un aereo di linea. Gli agenti cercheranno dappertutto auto sospette, ma questo porterà perlopiù a fermare molti guidatori sbadati. Si è gridato troppo al lupo. Perfino la polizia fatica a prendere sul serio la situazione, Gerry; e chi può darle torto?» «Allora tutte le nostre difese sono neutralizzate proprio da noi?» «A tutti gli scopi pratici, sì. Finché la CIA non avrà molti più agenti in campo per identificarli prima che arrivino qui, noi ci troviamo nelle condizioni di reagire, non di agire d'anticipo», disse con una smorfia. «I miei affari con i buoni del Tesoro sono andati a meraviglia nelle ultime due settimane.» Lavorare con i soldi era più piacevole, aveva scoperto Tom Davis, o almeno più facile da gestire. Essere entrato nella CIA appena uscito dall'Università del Nebraska era stato forse un errore? Continuava a chiederselo da troppo tempo. «Nessun seguito al rapporto della CIA?» «Laggiù qualcuno ha suggerito di tornare a interpellare il nostro uomo, ma al Settimo Piano non hanno ancora preso una decisione.» «Cristo d'un Dio!» imprecò Hendley. «Ehi Gerry, perché ti sorprende? Non hai mai lavorato laggiù come ho fatto io, ma al Campidoglio devi averne già viste di situazioni del genere.» «Ma perché cazzo Kealty non ha lasciato Foley come direttore?» «Perché gli va più a genio quel suo amico avvocato, ricordi? E Foley era un agente professionista, quindi doveva diffidarne. Andiamo, dobbiamo prenderne atto: Ed Foley è stato d'aiuto, ma per sistemare la situazione ci vorranno dieci anni. Questa è una delle ragioni della nostra esistenza, giusto?» aggiunse Davis con un sorriso. «Come se la cavano i nostri due allievi a Charlottesville?» «Quel maggiore dei Marines continua ad avere problemi di coscienza.» «Chesty Puller, il loro famoso eroe, deve rivoltarsi nella tomba», osservò Davis. «Non possiamo arruolare cani idrofobi. Meglio se si pongono domande adesso, piuttosto che sul campo, al momento di agire.» «Credo proprio di sì. Come va l'armamentario?» «La settimana ventura.» «C'è voluto troppo tempo. Sono già nella fase di sperimentazione?» «Nell'Iowa. Maiali. Hanno un sistema cardiovascolare simile, almeno Tom Clancy
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secondo il nostro amico.» Davvero appropriato, rifletté Davis. Small Stone non costituì un grosso problema di orientamento, e dopo essere scesi a sud-ovest sulla I-40 ora procedevano in direzione nord-est. Mustafa era tornato al volante e i due dietro si erano appisolati, dopo essersi rimpinzati di sandwich al roast beef e Coca-Cola. Ormai la faccenda era diventata noiosa. Niente resta interessante dopo più di venti ore e nemmeno il sogno della loro missione da compiere entro un giorno e mezzo poteva tenerli su di giri, per cui Rafi e Zuhayr dormivano ormai come bambini spossati. Mustafa proseguì in direzione nord-est con il sole dietro la spalla sinistra e cominciò ad avvistare cartelli che indicavano quanto mancava per arrivare a Memphis, nel Tennessee. Rifletté un attimo - era difficile pensare con molta chiarezza dopo essere rimasto seduto in auto tanto a lungo - poi si rese conto di dover attraversare soltanto altri due Stati. Procedevano in modo regolare, anche se con lentezza. Sarebbe stato meglio prendere un aereo ma, pensò con un sorriso, riuscire a imbarcarsi con le loro pistole mitragliatrici sarebbe stato perlomeno problematico. Come comandante dell'intera missione doveva preoccuparsi anche delle altre squadre. Per questo aveva scelto l'obiettivo più lontano e difficile dei quattro, per essere d'esempio agli altri. Ma qualche volta essere un comandante è soltanto un fastidio in più, si disse cambiando posizione sul sedile di guida. La mezzora seguente passò in fretta. Poi imboccarono un ponte piuttosto lungo e alto, con un cartello che annunciava il fiume Mississippi, seguito da un altro BENVENUTI NEL TENNESSEE, LO STATO DEI VOLONTARI. Stanco per aver guidato tanto a lungo, Mustafa cominciò a chiedersi quale significato avesse quel cartello, poi lasciò perdere. Qualsiasi cosa significasse, lui doveva attraversare il Tennessee per arrivare in Virginia. E non avrebbero riposato per almeno altre quindici ore. Avrebbe tenuto il volante per un centinaio di chilometri dopo Memphis, poi l'avrebbe ceduto ad Abdullah. Aveva appena attraversato un grande fiume. In tutta la sua nazione non esistevano fiumi permanenti, soltanto uadi che si riempivano d'acqua dopo il passaggio di qualche raro acquazzone, poi tornavano a inaridirsi. L'America era una nazione molto ricca. Questa era la probabile causa dell'arroganza degli americani. Ma la missione sua e quella dei suoi tre colleghi era far loro calare un po' le arie. E questo, Insciallah, lo avrebbero Tom Clancy
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fatto entro meno di due giorni. Fra due giorni in Paradiso, era il pensiero che continuava a mulinargli nella mente.
12 ARRIVO Il Tennessee passò veloce per quelli seduti dietro, solo perché Mustafa e Abdullah si diedero il cambio lungo i 350 chilometri da Memphis a Nashville, mentre Rafi e Zuhayr dormirono quasi tutto il tempo. Un chilometro e tre quarti al minuto, calcolò. Il che significava altre... quante? Più o meno altre venti ore. Pensò a come andare più veloci, far durare di meno il viaggio... no, era una follia. Correre rischi non necessari era sempre una follia. Non lo avevano imparato dagli israeliani? Il nemico era sempre in attesa, come una tigre addormentata. Svegliare qualcuno se non era necessario era una vera pazzia. Si sveglia la tigre soltanto quando il fucile è già puntato e solo allora, in modo che lei sappia di essere stata scoperta e incapace di reagire. La si sveglia prima solo perché abbia il tempo necessario per capire la propria insensatezza, per conoscere la paura. L'America avrebbe conosciuto la paura. Con tutte le sue armi e la sua intelligenza, questo popolo arrogante avrebbe tremato. Un pensiero che lo fece sorridere nel buio. Il sole era di nuovo tramontato e i fari dell'auto fendevano l'oscurità, illuminando le righe bianche della strada che apparivano e scomparivano dalla sua vista mentre guidava verso est a una velocità costante di poco superiore ai 100 chilometri all'ora. I gemelli si erano alzati alle 6 ed erano usciti per la loro quotidiana razione di ginnastica senza la supervisione di Pete Alexander; avevano deciso che non era indispensabile. Per entrambi la corsa diventava sempre meno faticosa e anche gli altri esercizi erano ormai ordinaria amministrazione. Alle 7,15, avendo terminato, andarono a far colazione e a seguire la prima lezione del loro ufficiale addestratore. «Quelle scarpe hanno bisogno di essere riparate, fratello», osservò Dominic. «Già», rispose Brian, guardando un po' triste le sue vecchie Nike. «Mi hanno servito bene per un sacco di anni, ma sembra sia arrivato il loro Tom Clancy
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momento di andare nel paradiso delle scarpe.» «Foot Locker, nel centro commerciale.» Si riferiva ai grandi magazzini che si trovavano a Charlottesville. «Che ne diresti di pranzare domani con una bistecca al formaggio?» «Mi sta bene, fratello», rispose Dominic. « A pranzo niente di meglio che grassi, olio e colesterolo, soprattutto con contorno di patatine fritte. Sempre che le scarpe ti durino un altro giorno». «Enzo, mi piace l'odore. Queste scarpe hanno fatto con me il giro dell'isolato un bel po' di volte». «Come queste magliette luride. Accidenti, Aldo, non puoi vestirti un po' meglio?» «Fammi solo rimettere la mia divisa da lavoro. Mi piace essere un Marine. Sai sempre dove sei». «Sì, nella merda», replicò Dominic. «Può darsi, ma lì lavori con gente che ti va.» Ed erano tutti dalla tua parte, e portavano tutti armi automatiche; dava un senso di sicurezza che era difficile trovare nella vita civile. «Si esce a pranzo?» propose Alexander. «Domani, forse», replicò Dominic. «E poi dobbiamo organizzare un bel funerale per le scarpe di Aldo. Pete, non c'era qui in giro una lattina di disinfettante?» Alexander scoppiò in una risata. «Non pensavo che avresti chiesto una cosa del genere.» «Sai, Dominic», disse Brian, alzando gli occhi dalle sue uova, «se non fossi mio fratello, non sopporterei questo affronto.» «Sul serio?» Il Caruso dell'FBI gli lanciò un muffin. «Davvero, voi Marines sapete solo parlare. Da ragazzi gliele davo sempre», aggiunse a beneficio di Pete. A Brian gli occhi uscirono quasi dalle orbite: «Ma sentilo!». Iniziò così un'altra giornata di addestramento. Un'ora dopo, Jack tornò alla sua postazione. Uda bin Sali aveva passato un'altra notte focosa, ancora con Rosalie Parker. Doveva piacergli molto. Ryan si chiese come avrebbe reagito il saudita se avesse saputo che dopo ogni incontro lei riferiva parola per parola ai servizi di sicurezza britannici. Ma per lei, il lavoro era lavoro, il che avrebbe fiaccato l'ego di molti maschi nella capitale britannica, e di sicuro Sali era uno di questi, pensò Tom Clancy
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Junior. Alle 8,45 entrò Wills con un sacchetto di ciambelline. «Ehi, Anthony. Che cosa bolle in pentola?» «Dimmelo tu», replicò Wills. «Ciambellina?» «Grazie, sei un amico. Uda la notte scorsa ha fatto ancora un po' di ginnastica». «Ah, ragazzo, una cosa stupenda, ma sprecata nei giovani.» «George Bernard Shaw, esatto?» «Sapevo che eri colto. Sali ha scoperto alcuni anni fa un nuovo giocattolo e credo che voglia giocarci finché non si rompe, o si ammoscia. Dev'essere dura per i suoi angeli custodi, stare fuori al freddo e all'acqua e sapere che lui se la sta spassando al piano di sopra.» «Pensi siano loro che poi la interrogano?» «No, è una faccenda per quelli di Thames House. Dopo un po' ti fai una cultura. Peccato però che non ci mandino tutte le trascrizioni», aggiunse con un sorriso furbo. «Potrebbero servire per farti andar su la pressione al mattino.» «Grazie, ma se una sera mi sento un po' giù, posso sempre andare dal giornalaio e comprarmi Hustler.» «Il nostro non è un mestiere per educande, Jack. Quelli che controlliamo non sono persone che inviteremmo a cena.» «Alla Casa Bianca, ricordi? Metà della gente che venne per una cena ufficiale... papà aveva difficoltà persino a stringere la mano. Ma il segretario Adler gli disse che era lavoro e così lui dovette essere gentile con quei figli di puttana. La politica attira davvero anche gente disgustosa.» «Amen. Allora, nessuna novità su Sali?» «Non ho ancora esaminato i movimenti di denaro di ieri. Se Cunningham scopre qualcosa d'importante, che cosa succede poi?» «Dipende da Gerry e dagli alti gradi.» Sei troppo giovane per immischiarti in certe cose; non l'aggiunse ma al giovane Ryan il messaggio arrivò comunque. «Allora, Dave?» chiese Gerry Hendley. «Sta facendo il lavaggio di denaro e ne trasferisce una parte a persone sconosciute. Banca del Liechtenstein. Se proprio dovessi dire la mia, potrebbe servire a saldare i conti delle carte di credito. Si può ottenere una Visa o una MasterCard tramite una determinata banca e così riuscire a saldare i conti delle carte di credito di sconosciuti. Potrebbe essere Tom Clancy
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un'amante o un amico intimo oppure qualcuno che interessa particolarmente.» «Esiste un modo per scoprirli?» chiese Tom Davis. «Usano lo stesso programma contabile di moltissime banche», rispose Cunningham, facendo intendere che, con un po' di pazienza, il Campus poteva decifrarlo e capirci qualcosa di più. Lungo il percorso c'erano delle protezioni. Era più un lavoro per la National Security Agency e quindi il trucco era far sì che l'NSA incaricasse un suo maghetto dei computer di effettuare la decodifica. Ciò significava falsificare una richiesta della CIA per questo lavoro e ciò, secondo l'esperto contabile, era un po' più difficile che non digitare una semplice nota in un terminale. Immaginava anche che il Campus avesse qualcuno all'interno di entrambi i servizi in grado di realizzare il falso in modo da non lasciare alcuna traccia cartacea. «E proprio necessario?» «Forse tra una settimana o giù di lì riesco a trovare altri dati. Questo Sali potrebbe essere soltanto un ragazzo ricco che gioca a rimpiattino in mezzo al traffico, ma... ma a naso direi che c'entra; in che modo non so ancora», ammise Cunningham. Negli anni aveva sviluppato un buon fiuto, che gli aveva permesso di mandare al fresco due ex boss della mafia. Ma non si fidava del proprio intuito come invece facevano i suoi precedenti e attuali superiori. Contabile con un fiuto da segugio, era anche molto restio solo a parlarne. «Una settimana, dici?» Dave annuì. «Più o meno.» «Com'è Ryan Jr.?» «Ha fiuto. Ha scoperto dettagli che i più si sarebbero lasciati sfuggire. Forse dalla sua ha la gioventù. Giovane la preda, giovane il segugio. Di solito non funziona, ma questa volta... sembra di sì. Quando suo padre nominò Pat Martin procuratore generale, ho sentito parlare molto di Big Jack. Pat gli voleva davvero bene e ho lavorato con il signor Martin abbastanza per rispettarlo tantissimo. Questo ragazzo può arrivare in alto, ma bisogna aspettare una decina d'anni per esserne sicuri.» «Qui da noi è un problema credere nelle giovani promesse, Dave», osservò Tom Davis. «I numeri sono numeri, signor Davis. Alcuni hanno fiuto, altri no. Lui non ce l'ha ancora, almeno non del tutto, ma di sicuro è sulla buona strada.» Cunningham aveva contribuito ad avviare l'unità contabile del Tom Clancy
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dipartimento della Giustizia, specializzata nel seguire le tracce del denaro dei terroristi. Chiunque per agire aveva bisogno di denaro, e il denaro lasciava sempre da qualche parte una traccia che però era spesso più facile da trovare dopo il fatto che non prima. Utile per le indagini, meno per la prevenzione. «Grazie, Dave», disse Hendley congedandolo. «Tienici informati, se non ti spiace.» «Sì, signore.» Cunningham raccolse le sue carte e uscì. «Sarebbe un po' più incisivo se avesse più personalità», osservò Davis quindici secondi dopo che la porta era chiusa. «Nessuno è perfetto, Tom. È quanto di meglio hanno mai avuto alla Giustizia per cose del genere. Scommetto che quando va a pescare dopo che se n'è andato nel lago non è rimasto più nulla.» «Senza dubbio, Gerry.» «Allora, questo buon Sali potrebbe essere un banchiere dei nemici?» «Sembra una possibilità. A Langley e a Fort Meade sono ancora agitati per la situazione attuale», proseguì Hendley. «Ho visto le carte. Ce ne sono tante ma i dati concreti non sono molti». Nel settore dei servizi segreti, l'analisi entrava nella fase delle congetture troppo presto, quando cioè anche gli analisti più esperti cominciavano ad applicare il fattore paura ai dati esistenti, seguendoli chissà dove, cercando di leggere nel pensiero di persone che non erano molto loquaci, nemmeno tra loro. Potevano esserci in giro individui con antrace o virus del vaiolo in bottigliette nei loro necessaire da barba? Come diavolo era possibile saperlo? Si guardava se qualcosa era già successo in America, ma a quel punto, tutto era già successo almeno una volta e, se da un lato si era data al Paese la convinzione che i suoi uomini potevano affrontare in pratica qualunque cosa, dall'altro gli americani erano anche arrivati alla conclusione che a casa loro potevano di fatto succedere cose tremende e i responsabili potevano non essere sempre identificabili. Il nuovo presidente non aveva dato alcuna assicurazione circa la possibilità di fermare o punire questi individui. Di per sé era un problema di non facile soluzione. «Siamo vittime del nostro stesso successo», disse calmo l'ex senatore. «Siamo riusciti ad affrontare qualsiasi Stato-nazione si sia messo di traverso sulla nostra strada, ma questi bastardi invisibili che operano per una visione distorta di Dio sono più difficili da rintracciare e seguire. Dio è onnipresente e altrettanto lo sono i suoi agenti perversi.» Tom Clancy
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«Gerry, amico mio, se fosse facile, non saremmo qui.» «Tom, grazie al cielo posso sempre contare sul tuo sostegno morale.» «Viviamo in un mondo imperfetto. Non sempre c'è abbastanza pioggia per far crescere il grano e, quando c'è, a volte fa straripare i fiumi. Me l'ha insegnato mio padre.» «Avevo sempre in mente di chiedertelo: come diavolo è finita in quel postaccio del Nebraska la tua famiglia?» «Il mio bisnonno si era arruolato nel 9° cavalleria, reggimento nero. Quando la ferma finì, non ebbe più voglia di tornare in Georgia. Aveva trascorso del tempo a Fort Crook dalle parti di Omaha e a quello stupido gli inverni non facevano paura. Così, acquistò una fattoria vicino a Seneca e coltivò grano. Ecco com'è cominciata la storia di noi Davis.» «Non c'era il Ku Klux Klan nel Nebraska?» «No, era nell'Indiana. Lì, in ogni caso, ci sono fattorie più piccole. Il mio bisnonno, quando partì, sparò a qualche bisonte. A casa, sopra il camino, c'è una testa enorme. Puzza ancora. Mio padre e mio fratello ora vanno a caccia di antilopi, la "capra veloce", la chiamano così in casa. Il gusto non sono mai riuscito a farmelo piacere». «Che cosa dice il tuo fiuto di questo nuovo caso, Tom?» domandò Hendley. «Amico mio, non prevedo di tornare presto a New York.» A est di Knoxville, la strada si divide. La I-40 va a ovest. La I-81 va a nord, e la Ford affittata prese quest'ultima che attraversa le montagne esplorate da Daniel Boone quando la frontiera occidentale degli Stati Uniti aveva di poco oltrepassato la distanza da cui l'Oceano Atlantico era ancora visibile a occhio nudo. Un cartello stradale indicava l'uscita per la casa di un certo Davy Crockett. Non importava chi fosse, pensò Abdullah, scendendo da un passo di montagna. Infine, in una città di nome Bristol, si trovarono in Virginia, la loro ultima meta. Ancora circa sei ore, calcolò. Qui la terra, sotto la luce del sole, era di un verde lussureggiante, con allevamenti equini e bovini su entrambi i lati della strada. C'erano pure le chiese, di solito edifici di legno dipinti di bianco con le croci in cima al tetto. Cristiani. Evidentemente dominavano il Paese. Infedeli. Nemici. Obiettivi. Tom Clancy
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Per affrontarli, avevano le armi nel baule. Prima, la I-81 in direzione nord verso la I-64. Da molto tempo memorizzavano il percorso. Gli altri tre gruppi erano di sicuro ormai nei luoghi prefissati. Des Moines, Colorado Springs e Sacramento. Tutte città abbastanza grandi da ospitare almeno un bel centro commerciale. Due erano capitali. Nessuna era però una metropoli. Appartenevano tutte a quella che chiamano «Middle America», dove viveva la «brava» gente, dove gli americani «normali», «lavoratori» si costruivano la casa, dove si sentivano al sicuro, lontani dai grandi centri di potere, e dalla corruzione. Pochi, se ce n'era qualcuno, gli ebrei in quelle città. Forse qualcuno. Agli ebrei piace fare i gioiellieri. Magari anche nei centri commerciali. Sarebbe stato un risultato in più, ma da cogliere solo se si presentava casualmente. Il loro vero obiettivo era uccidere gli americani comuni, quelli che si consideravano sicuri nel ventre dell'America normale. Avrebbero ben presto imparato che a questo mondo la sicurezza era un'illusione. Avrebbero imparato che il fulmine di Allah colpiva ovunque. «Allora, è questa?» chiese Tom Davis. «Sì», rispose il dottor Pasternak. «Faccia attenzione. È carica. È sul rosso, vede. Sul blu è innocua.» «Che cosa somministra?» «Succinilcolina, un miorilassante, in pratica una forma sintetica e più potente di curaro. Blocca tutti i muscoli, compreso il diaframma. Non si riesce a respirare, parlare o muoversi, pur rimanendo del tutto svegli. E una morte orribile», aggiunse il medico con voce fredda, distaccata. «Perché?» chiese Hendley. «Non si riesce a respirare, appunto; il cuore entra rapidamente in uno stato di anossia, una specie di grosso infarto indotto. Non ci si sente affatto bene.» «E poi?» «L'inizio dei sintomi dovrebbe durare una sessantina di secondi. Altri trenta secondi perché si presentino appieno gli effetti del farmaco. La vittima poi crolla, diciamo, novanta secondi dopo l'iniezione. Circa nello stesso istante cessa del tutto la respirazione. Il cuore è a corto d'ossigeno. Cercherà di battere, ma non fornisce ossigeno al corpo o a se stesso. Nel giro di un paio di minuti muoiono i tessuti cardiaci, e la cosa è molto dolorosa. Lo stato d'incoscienza sopraggiunge al limite dei tre minuti circa Tom Clancy
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a meno che prima la vittima non abbia fatto esercizi; in tal caso, il cervello è molto ben ossigenato. Di solito, il cervello contiene ossigeno per funzionare circa tre minuti senza ulteriore apporto di ossigeno, ma al limite di questo periodo, dopo l'inizio dei sintomi, sei fatto; quattro minuti e mezzo dopo la puntura la vittima perde conoscenza; dopo circa altri tre sopravviene la completa morte cerebrale. In seguito, la succinilcolina si metabolizza nel corpo, anche dopo la morte. Non del tutto, ma quanto basta perché solo un patologo davvero in gamba la rilevi in un'analisi tossicologica, e solo se sa di doverla cercare. L'unico vero trucco è colpire la vittima designata nei glutei.» «Perché proprio lì?» domandò Davis. «Il farmaco funziona bene anche con un'iniezione intramuscolare. Quando il cadavere viene sistemato per l'indagine autoptica, è sempre con la faccia verso l'alto in modo da poter vedere e asportare gli organi; di rado si rovescia il corpo. Ora, questo tipo d'iniezione lascia un segno, ma è difficile da individuare anche nelle condizioni migliori e solo se si guarda nella zona giusta. Nemmeno i drogati - la droga è una delle prime cose che si cerca - si bucano nella schiena. Sembrerà un attacco di cuore senza spiegazione. Ne succedono tutti i giorni; raro, ma nient'affatto sconosciuto. Per esempio, può essere provocato da tachicardia. La penna-siringa è stata ottenuta modificando quella di tipo I per insulina usata dai diabetici; i suoi tecnici hanno fatto uno splendido lavoro di camuffamento. Può anche essere usata per scrivere, ma ruotando il cilindro la penna lascia il posto alla siringa. Una carica di gas posta sul retro inietta la sostanza. La vittima probabilmente l'avvertirà come una puntura di ape ma meno dolorosa, però nel giro di un minuto e mezzo non potrà più raccontarlo a nessuno. La sua più probabile reazione sarà un piccolo "oh" e poi al massimo si gratterà in quel punto. Come una puntura di zanzara sul collo: magari ci si dà uno schiaffo, ma non si chiama la polizia.» Davis teneva in mano la penna sicura «blu». Era un po' panciuta, come quella usata da uno scolaro di terza alla prima esperienza con una penna a sfera dopo aver usato per due anni grossi pennarelli e matite colorate. Così, avvicinato l'obiettivo, la si tirava fuori dalla tasca della giacca, manovrandola con un movimento dal basso verso l'alto, e si continuava a camminare. La persona incaricata di far da spalla avrebbe visto l'individuo cadere sul marciapiede, magari si sarebbe addirittura fermata fingendo di prestare soccorso, poi avrebbe osservato quel bastardo morire, per poi Tom Clancy
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rialzarsi e proseguire per la sua strada; forse avrebbe anche potuto chiamare un'ambulanza così da poter mandare il corpo all'ospedale perché venisse smembrato sotto controllo medico. «Tom?» «Mi piace, Gerry», rispose Davis. «Dottore, ma è sicuro che questa roba sparisca dopo che l'individuo è andato al tappeto?» «Sicuro», replicò il dottor Pasternak ed entrambi i suoi interlocutori ricordarono che era professore di Anestesiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia della Columbia University. È probabile che sapesse il fatto suo. Inoltre, si erano fidati di lui tanto da metterlo a parte dei segreti del Campus; era un po' troppo tardi per smettere ora di dargli fiducia. «È semplice biochimica. La succinilcolina è composta da due molecole di acetilcolina. L'esterasi nel corpo spezza abbastanza alla svelta il legame chimico con la trasformazione in acetilcolina, in modo da renderla quasi sempre non individuabile, anche da parte di qualcuno della ColumbiaPresbyterian. C'è solo una difficoltà: farlo di nascosto. Se potessi portarlo da un medico in ambulatorio, per esempio, potrebbe essere sufficiente iniettare cloruro di potassio, che farebbe entrare il cuore in fibrillazione. Quando le cellule muoiono, emettono comunque potassio e quindi il relativo aumento non verrebbe notato, ma il segno dell'endovena sarebbe difficile da nascondere. Ci sono molti modi per farlo. Dovevo solo sceglierne uno utilizzabile con una certa facilità da persone piuttosto inesperte. In pratica, un patologo davvero in gamba potrebbe non essere in grado di determinare la causa esatta della morte; e saprebbe di non saperlo e ciò lo infastidirebbe, ma solo se l'esame è fatto da qualcuno molto bravo. Non ce ne sono molti in giro. Ad esempio, il migliore alla Columbia è Rich Richards. Non sopporta di non sapere qualcosa; è una vera mente, sempre a caccia di problemi da risolvere, e un genio della biochimica oltre che un medico straordinario. Gliene ho parlato e mi ha detto che sarebbe molto difficile da scoprire anche se fosse messo sull'avviso di che cosa cercare. Di solito, entrano in gioco fattori estranei, la particolare biochimica del corpo della vittima, che cosa aveva mangiato o bevuto, e anche la temperatura ambientale gioca un ruolo importantissimo: in una fredda giornata d'inverno, all'aperto, l'esterasi potrebbe non essere in grado di rompere la succinilcolina a causa della diminuita attività dei processi chimici.» «Allora, non la si può usare a Mosca in gennaio?» chiese Hendley. Tutta Tom Clancy
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questa scienza gli riusciva ostica, ma Pasternak sapeva il fatto suo. Il professore sorrise. Un po' sadico. «Giusto. E nemmeno a Minneapolis.» «Brutta morte?» domandò Davis. Annuì. «Decisamente poco piacevole.» «Reversibile?» Pasternak scosse la testa. «Una volta che la succinilcolina entra nel circolo sanguigno, non c'è più niente da fare... beh, in teoria lo si potrebbe collegare a un respiratore e ventilarlo finché il farmaco non metabolizza; l'ho visto fare con il Pavulon in sala operatoria, ma sarebbe un caso limite. In teoria è possibile salvarsi, ma molto, molto difficile. C'è gente sopravvissuta con una pallottola in mezzo agli occhi, signori, ma non succede tutti i giorni.» «Con quanta forza occorre colpire l'obiettivo?» chiese Davis. «Non molta, solo una stoccatina. Sufficiente a penetrare il vestito. Un indumento di un certo spessore potrebbe dare problemi vista la lunghezza dell'ago, ma con gli abiti che s'indossano normalmente, nessun problema.» «C'è qualcuno immune al farmaco?» chiese Hendley. «Non a questo, no. Potrebbe essercene uno su un miliardo.» «Non potrebbe emettere un grido?» «Come ho spiegato, al massimo è come la puntura di un'ape, più di una zanzara, ma non sufficiente a far gridare un uomo dal dolore. Al massimo, c'è da attendersi che la vittima resti frastornata, magari si giri per vedere che cosa è successo, ma se ne andrà camminando a passo normale, senza correre. In queste condizioni, senza qualcuno contro cui gridare e dato che il dolore iniziale è effimero, la reazione più probabile è quella di strofinarsi il punto continuando a camminare... per una decina di metri o poco più.» «Quindi, un'azione rapida, letale e non rintracciabile, giusto?» «Proprio così», confermò il dottor Pasternak. «Come la si ricarica?» domandò Davis. Dannazione, come mai la CIA non ha sviluppato qualcosa di così efficace? si chiese. O anche il KGB. «Si svita la parte cilindrica, così», effettuò una dimostrazione pratica, «e la si toglie. Si utilizza una normale siringa per iniettare una nuova dose di farmaco e si sostituisce la carica di gas. Queste minuscole capsule sono l'unica parte difficile da costruire. Si getta quella usata nel cestino o nel gabinetto - sono lunghe solo quattro millimetri e larghe due - e se ne inserisce una nuova. Avvitando la ricarica, una puntina posta sul retro del Tom Clancy
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cilindro la fora e ripristina il sistema. Le capsule di gas sono ricoperte di una sostanza antisdrucciolevole che rende difficile farle cadere.» Altrettanto alla svelta, quella blu fu «pronta» tranne che per l'assenza di succinilcolina. «Occorre fare attenzione alla siringa, è ovvio, ma bisogna essere proprio stupidi per pungersi da soli. Se si copre il proprio uomo facendolo passare per diabetico, si può spiegare la presenza delle siringhe. Esiste un tesserino identificativo per ottenere ricariche d'insulina che funziona in pratica in ogni parte del mondo e il diabete non presenta sintomi esterni.» «Accidenti, dottore», osservò Tom Davis. «C'è qualcos'altro che si può iniettare in questo modo?» «La tossina del botulismo è più o meno altrettanto letale. È una neurotossina; blocca le trasmissioni nervose e provoca la morte per asfissia, anch'essa piuttosto rapidamente, ma è subito individuabile nel sangue con un'analisi ed è abbastanza difficile da spiegarne la presenza. Nel mondo la si trova con una certa facilità, ma in dosi dell'ordine dei microgrammi, per il suo uso nella chirurgia plastica.» «I medici l'iniettano nel viso delle donne, no?» «Solo gli incompetenti», rispose Pasternak. «Toglie le rughe, è vero, ma siccome distrugge i nervi facciali, rende anche quasi incapaci di sorridere. Non è proprio il mio campo. Esistono molte sostanze chimiche tossiche e letali. Quel che è difficile ottenere è la combinazione di rapidità d'azione e difficoltà d'individuazione. Un altro modo rapido di uccidere qualcuno è con un coltellino nel collo, dove la spina dorsale entra alla base del cervello; la difficoltà sta nel mettersi proprio dietro la vittima e poi colpire con un bersaglio piuttosto piccolo con un coltello, senza che questo s'incastri tra le vertebre; a quella distanza, perché non una calibro .22 con silenziatore? È piuttosto rapida, ma lascia qualcosa dietro di sé. Questo metodo invece può essere facilmente diagnosticato per un attacco cardiaco. È quasi perfetto», concluse il medico, con voce così fredda da far rabbrividire. «Richard», disse Hendley, «con questo si è guadagnato una medaglia.» Il professore di anestesiologia si alzò in piedi, controllando l'orologio. «Nessuna medaglia, senatore. È per il mio fratellino. Fatemi sapere se vi servo per qualcos'altro. Ho un treno da prendere per tornare a New York.» «Accidenti», esclamò Tom Davis, dopo che fu uscito. «Lo dicevo che i medici devono avere dei cattivi pensieri.» Tom Clancy
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Hendley prese un pacco dalla scrivania. C'erano dentro in totale dieci «penne», con istruzioni d'uso stampate al computer, un sacchetto di plastica pieno di capsule di gas e venti grosse fiale di succinilcolina, oltre a un certo numero di siringhe usa e getta. «Lui e suo fratello dovevano essere molto legati.» «Lo conoscevi?» chiese Davis. «Sì. Un bravo ragazzo, moglie e tre figli. Si chiamava Bernard, laureato alla Harvard Business School, in gamba, molto bravo come operatore. Lavorava al novantasettesimo piano della Torre Uno. Ha lasciato un bel po' di soldi, così almeno la sua famiglia se la passa bene. È già qualcosa.» «Rich è meglio averlo dalla propria parte», pensò Davis ad alta voce, vincendo il brivido di paura che accompagnò quel pensiero. «Davvero», concordò Gerry. Il viaggio avrebbe dovuto essere piacevole. Il tempo era bello, non c'era traffico e la strada quasi tutta diritta in direzione nord-est. Ma piacevole non lo fu. Mustafa continuò a sentirsi chiedere «Quanto manca ancora?» e «Non ci siamo ancora?» da Rafi e Zuhayr seduti dietro, al punto che più di una volta ebbe la voglia di accostare e strozzarli. Forse non era facile stare seduti dietro, ma lui doveva guidare quella maledetta auto! Che tensione! La sentiva, e forse anche loro, e così tirò un respiro profondo e ordinò a se stesso di stare calmo. Mancavano ancora circa quattro ore alla fine del loro viaggio e che cosa erano in confronto alla loro traversata transcontinentale? Di sicuro era più lunga di quanto il Santo Profeta avesse mai camminato o cavalcato dalla Mecca a Medina e ritorno, ma scacciò subito quel pensiero. Chi era lui per paragonarsi a Maometto? No, non era proprio nessuno. Di una cosa era sicuro: arrivato a destinazione, avrebbe fatto un bagno e avrebbe dormito il più a lungo possibile. Quattro ore di riposo era quel che continuava a ripetersi, mentre Abdullah dormiva seduto a destra. Il Campus aveva una propria mensa, dove il cibo giungeva da tutta una serie di fornitori esterni. Oggi toccava a uno di Baltimora di nome Atman's che faceva dell'ottimo manzo salato, se non proprio a livello di New York; a dire una cosa così si poteva arrivare a litigare, pensò, prendendo un mezzo panino. Che cosa bere? Se avesse pranzato a New York, soda alla vaniglia, ma quanto alle patatine, Utz, la marca locale naturalmente, che Tom Clancy
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avevano fatto arrivare anche alla Casa Bianca su insistenza di suo padre. Adesso forse avevano qualcosa che veniva da Boston. Non era proprio famosa per i ristoranti, ma ogni città ha almeno un posto dove si mangia bene, persino Washington. Non vide in giro Tony Wills, con cui pranzava di solito. Così, si guardò intorno e scorse Dave Cunningham, che come al solito mangiava da solo. Jack si diresse verso di lui. «Ehi, Dave, ti spiace se mi siedo?» domandò. «Accomodati», rispose Cunningham, abbastanza cordiale. «Come sta andando la faccenda dei numeri?» «Emozionante», fu l'improbabile risposta. Poi precisò meglio. «L'accesso che abbiamo a quelle banche europee è fantastico. Se l'avessero anche al dipartimento della Giustizia, farebbero faville. Solo che questo genere di prova non può portare in tribunale.» «Hai ragione, Dave, la Costituzione può diventare davvero una palla al piede. E tutte quelle maledette leggi sui diritti civili.» Cunningham quasi soffocò con il suo sandwich di uova e lattuga. »Non ricominciare con questa storia. L'FBI conduce un sacco di operazioni al limite - di solito perché qualche informatore dà delle dritte, alle volte chieste e altre volte no, e inizia una catena - ma sempre rispettando le leggi del codice. Spesso tutto parte da un patteggiamento della pena. Non ci sono abbastanza avvocati corrotti per soddisfare tutti i loro bisogni. Di quelli della mafia, voglio dire.» «Conosco Pat Martin. Papà lo stima molto.» «È onesto e molto, molto intelligente. Dovrebbe davvero fare il giudice. Quello è il mestiere che dovrebbero fare tutti gli avvocati onesti.» «Ma è un mestiere mal pagato.» Il salario ufficiale di Jack al Campus era molto superiore a quello di qualunque altro funzionario federale. Non male come primo stipendio. «Questo è davvero un problema, ma...» «Ma non c'è niente di più bello della miseria, dice mio padre. Cullava l'idea di azzerare gli stipendi ai politici eletti per far capire loro che cosa fosse davvero il lavoro, ma alla fine decise che questo li avrebbe resi ancor più vulnerabili alla corruzione.» Il contabile non si lasciò sfuggire l'argomento: «Sai, Jack, è incredibile quanto poco basti per corrompere un membro del Congresso. Il che rende difficile individuare le bustarelle. Come cercare un ago in un pagliaio». Tom Clancy
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«E i nostri amici terroristi?» «Alcuni amano la vita comoda. Molti provengono da famiglie abbienti e non rinunciano ai lussi.» «Come Sali.» Dave annuì. «Ha gusti costosi. La sua auto richiede un sacco di soldi. Roba per pochi. Il consumo dev'essere spaventoso, soprattutto in una città come Londra: il prezzo della benzina da quelle parti è alle stelle.» «Il più delle volte, però, prende il taxi.» «Può permetterselo. Forse conviene. Anche il parcheggio nella zona delle banche dev'essere costoso, e a Londra i taxi funzionano bene.» Alzò lo sguardo. « Tu lo sai. Sei stato a Londra a lungo.» «Abbastanza», concordò Jack. «Bella città, bella gente.» Non ebbe bisogno di aggiungere che non aveva guastato la protezione da parte dei servizi segreti e della polizia locale. «Altre idee sul nostro amico Sali?» «Devo esaminare i dati più da vicino ma, come ho detto, agisce come uno coinvolto. Se fosse un associato alla mafia di New York, lo definirei un apprendista consigliori.» Jack per poco non si strozzò con la sua soda alla vaniglia. «Così in alto?» «Chi ha i soldi detta le regole. Sali ha a disposizione una montagna di denaro. La sua famiglia è più ricca di quanto tu immagini. Si parla di quattro o cinque miliardi di dollari qui in America.» «Così tanti?» Ryan rimase sorpreso. «Da' un'altra occhiata ai conti che sta imparando a gestire. Finora ha giocato con non più del quindici per cento del totale. Forse è il padre a limitare la sua libertà d'azione. Ricordati che lavora nel campo finanziario. Chi possiede il denaro, cioè suo padre, non ha intenzione di consegnargli tutto il giocattolo perché ci si trastulli, indipendentemente dalla sua preparazione scolastica; in finanza, ciò che conta davvero è quel che s'impara dopo aver appeso la laurea al muro. Il ragazzo promette bene, ma lui non lo molla un attimo. Capita spesso che si voglia tenere al guinzaglio ragazzi ricchi quando si hanno nel portafoglio i miliardi. Inoltre, quel che sembra finanziare - meglio, quel che sospettiamo stia finanziando - non richiede grossi capitali. Hai scoperto alcuni affari marginali. Sei stato in gamba. Hai notato che quando vola a casa in Arabia Saudita, affitta un Gulfstream G-V?» «Oh, no», ammise Jack. «Non ci ho badato. Ho solo immaginato che Tom Clancy
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volasse ovunque in prima classe.» «Sì, come facevate tu e tuo padre. Vera prima classe. Jack, nessun particolare va trascurato.» «Che cosa pensi del suo utilizzo delle carte di credito?» «Le usa in modo del tutto normale, ma anche qui ci sono alcune considerazioni da fare. Se volesse, potrebbe addebitare qualunque cosa; sembra però che preferisca i contanti per un sacco di spese, e spende meno contante di quello che preleva per uso personale. Come con quelle puttane. I sauditi non ci badano, quindi lì paga in contanti perché lo vuole, non perché deve. Cerca di tenere nascoste alcune parti della sua vita per motivi non subito evidenti; forse solo per abitudine. Non mi sorprenderei se scoprissi che possiede più carte di credito di quelle che sappiamo... conti inutilizzati. Oggi frugherò nei suoi conti bancari. Non sa ancora come fare davvero le cose di nascosto; troppo giovane, troppo inesperto, nessun addestramento formale. Credo sia uno che comincia adesso a giocare e spera di essere promosso abbastanza presto in prima divisione. I giovani ricchi non sono famosi per la loro pazienza», concluse Cunningham. Avrei dovuto intuirlo io stesso, disse tra sé Junior. Devo riflettere meglio su queste cose. Un 'altra lezione importante. Nulla è tanto insignificante da essere trascurato. Con che individuo abbiamo a che fare? Come vede il mondo? Come vuole cambiarlo? Suo padre gli aveva sempre detto quanto fosse importante osservare il mondo con gli occhi dell'avversario, navigare nel suo cervello e solo dopo guardare il mondo. Sali era una persona che si lasciava trasportare dalla passione per le donne, o c'era dell'altro? Assoldava le puttane perché fottevano bene o perché era lui che fotteva l'avversario? Il mondo islamico vedeva negli Stati Uniti e nella Gran Bretagna in pratica lo stesso nemico. Stessa lingua, stessa arroganza, di sicuro anche le stesse forze armate dato che britannici e americani collaboravano strettamente in tante situazioni. Valeva la pena pensarci. Non fare ipotesi senza guardare attraverso i suoi occhi. Non male come lezione appresa a colazione. Roanoke scivolò via sulla loro destra. Su entrambi i lati della I-81 si vedevano verdi colline ondulate, con molte fattorie, perlopiù dedite alla produzione casearia, a giudicare da tutte quelle vacche. Verdi cartelli autostradali indicavano strade che, per i suoi scopi, non portavano da nessuna parte. E altre chiese come scatolette dipinte di bianco. Tom Clancy
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Sorpassarono alcuni scuolabus, ma non auto della polizia. Aveva sentito che alcuni Stati americani avevano dotato la polizia stradale di auto normali, non molto diverse dalla sua, ma forse con qualche antenna radio in più. Si chiese se lì gli autisti portassero i cappelli da cowboy. Sarebbe stato fuori luogo, anche in una zona con tante mucche. «La Giovenca», la seconda sura del Corano, pensò. Se Allah dice di macellare una mucca, deve macellarla senza porsi troppe domande. Non una mucca vecchia, né una giovane, solo una mucca gradita al Signore. Non erano graditi ad Allah tutti i sacrifici, a condizione che non fossero fatti per vanità? Sicuramente, se offerti nell'umiltà del Credente, perché Allah accettava e gradiva le offerte del vero Credente. Sì. E lui e i suoi amici avrebbero fatto altri sacrifici massacrando gli infedeli. Sì. Poi vide un cartello che indicava la INTERSTATE HIGHWAY 64, ma era troppo a ovest. Dovevano andare a est, per attraversare i monti orientali. Mustafa chiuse gli occhi e ricordò la cartina che aveva studiato a lungo. A nord per circa un'ora, poi verso est. «Brian, tra qualche giorno quelle scarpe finiranno per aprirsi.» «Dom, con queste ho corso il mio primo miglio in quattro minuti e mezzo», replicò il Marine. Sono momenti preziosi da ricordare. «Può darsi, ma la prossima volta che ci provi, si apriranno in due e povere le tue caviglie.» «Davvero? Scommetto un dollaro che ti sbagli.» «Subito», replicò Dominic. Scommisero stringendosi la mano. «Anche a me sembrano un po' malmesse», osservò Alexander. «Vuoi che compri anche qualche maglietta nuova, mammina?» «Si autodistruggeranno nel giro di un mese», pensò ad alta voce Dominic. «Ah, sì! Beh, stamane con la mia Beretta vi ho surclassato.» «Può sempre capitare un colpo di fortuna», sospirò Enzo con aria di sufficienza. «Voglio vedere se ti capita due volte di seguito.» «Scommetto cinque dollari.» «D'accordo.» Un'altra stretta di mano. «Potrei diventar ricco in questo modo», disse Dominic. Era venuto il momento di pensare alla cena. Tom Clancy
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Stasera piccata di vitello. Aveva una passione per la buona carne di vitello e i locali del posto avevano roba buona. Pietà per il vitellino, ma non era stato lui a tagliargli la gola. Finalmente: la I-64, prossima uscita. Mustafa era stanco e avrebbe potuto cedere il volante ad Abdullah, ma voleva arrivare in fondo, e pensò di poter andare avanti un'altra ora. Erano diretti verso un passo attraverso un'altra catena montuosa. C'era parecchio traffico, ma nella direzione opposta. L'autostrada saliva verso... sì, eccolo, un valico non molto profondo con un hotel sul fianco meridionale e con una bella vista su un'incantevole vallata rivolta a sud. Un cartello ne riportava il nome, ma le lettere erano troppo confuse perché riuscisse a farsele entrare nel cervello per formare una parola coerente. Si gustò il panorama, sulla sua destra. Il Paradiso non avrebbe potuto essere più incantevole; c'era persino uno slargo per accostare, scendere e godersi la vista. Ma non ne avevano il tempo. La strada leggermente in discesa gli fece cambiare umore. Ancora meno di un'ora. Un'altra sigaretta per festeggiare il momento. Dietro, Rafì e Zuhayr si erano svegliati e osservavano il paesaggio. Sarebbe stata l'ultima occasione per farlo. Un giorno di riposo e ricognizione - il tempo di coordinarsi via e-mail con gli altri tre gruppi - e poi potevano compiere la loro missione, che sarebbe stata seguita dall'abbraccio di Allah.
13 PUNTO D'INCONTRO Dopo oltre 3.000 chilometri di strada, l'arrivo fu del tutto banale. A nemmeno 1 chilometro dall'Interstatale 64 c'era un Holiday Inn Express che sembrava non male, soprattutto perché c'era un Roy Rogers subito a fianco e un Dunkin' Donuts a un centinaio di metri più in su. Mustafa entrò e prese due stanze comunicanti, pagando con la sua Visa emessa dalla banca del Liechtenstein. L'indomani sarebbero andati in esplorazione, ma per ora desideravano solo dormire. Nemmeno il cibo era importante al momento. Portò l'auto all'altezza delle camere e spense il motore. Rafi e Zuhayr spalancarono le porte e poi tornarono ad aprire il baule. Portarono dentro i loro bagagli, con sotto le quattro pistole mitragliatrici ancora avvolte in spesse coperte di poco valore. «Ci siamo, compagni», annunciò Mustafa, entrando nella camera. Era un Tom Clancy
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comunissimo motel, non come gli alberghi lussuosi ai quali si erano abituati. Ogni stanza un bagno e una piccola TV. Aprirono la porta di collegamento. Mustafa si lasciò cadere all'indietro sul letto, doppio, ma tutto per lui. Però c'erano ancora alcune cose da sistemare. «Compagni, le armi devono rimanere sempre nascoste e le tende sempre tirate, in ogni momento. Siamo arrivati al punto che non possiamo correre rischi stupidi», li avvertì. «Questa città dispone di forze di polizia e non penso che siano proprio imbecilli. Andiamo in Paradiso nel momento che scegliamo noi, non in un momento determinato da un errore. Ricordatevelo.» Poi si mise seduto e si tolse le scarpe. Pensò a una doccia, ma era troppo stanco e l'indomani sarebbe giunto molto presto. «Qual è la direzione della Mecca?» chiese Rafi. Mustafa dovette pensarci un attimo, indovinando la linea retta per la Mecca e il punto centrale della città, la Kaaba, il vero centro dell'universo islamico, alla quale essi indirizzavano la Salat, l'orazione obbligatoria che consiste nel recitare in ginocchio i versetti del Corano cinque volte al giorno. «Da quella parte», disse, indicando a sud-est, in una direzione che tagliava il Nordafrica per giungere nel più santo dei Luoghi Santi. Rafi srotolò il suo tappetino da preghiera e s'inginocchiò. Era in ritardo, ma non aveva dimenticato i suoi doveri religiosi. Quanto a, Mustafa sussurrò dentro di sé, «che possa essere perdonato», nella speranza che Allah volesse farlo. Non era infinitamente misericordioso? E poi, non era un peccato grave. Mustafa si tolse i calzini e si stese sul letto, dove si addormentò in meno di un minuto. Nella stanza accanto, Abdullah finì la sua preghiera e poi collegò il computer al telefono. Compose un numero verde 800 e sentì il fruscio del collegamento tra computer e rete. In un'altra manciata di secondi, si accorse di avere posta. Tre lettere, oltre alla solita robaccia. Scaricò e salvò le e-mail, per poi uscire, dopo essere rimasto collegato soltanto una quindicina di secondi; un'altra misura di sicurezza che era stata loro insegnata. Quel che Abdullah non sapeva era che uno dei quattro depositi bancari era stato intercettato e in parte decrittato dalla National Security Agency. Quando il suo conto - identificato solo attraverso una mezza parola e alcuni numeri - si collegò con quello di Saeed, anche questo fu Tom Clancy
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individuato, ma solo come destinatario e non come mittente. Il gruppo di Saeed era stato il primo ad arrivare a destinazione a Colorado Springs, nel Colorado - la città era identificata solo da un nome in codice - e si era comodamente sistemato fuori, in un motel a 10 chilometri dal suo obiettivo. Sabawi, l'iracheno, si trovava a Des Moines, nello Iowa, mentre Mehdi era a Provo, nello Utah. Anche quei due gruppi erano al loro posto e pronti a cominciare l'operazione. All'inizio della missione mancavano meno di trentasei ore. Aveva lasciato a Mustafa il compito di rispondere. La risposta era, infatti, già programmata: «190, 2» ossia il 190° versetto della 2a sura. Non proprio un grido di battaglia, ma piuttosto un'affermazione della fede che li aveva condotti lì. Il significato era: Procedete con la vostra missione. Brian e Dominic stavano guardando l'History Channel sulla rete via cavo, qualcosa su Hitler e l'Olocausto. Era stato talmente studiato che era davvero difficile pensare di trovare qualcosa di nuovo, eppure gli storici ci provavano spesso. Ciò era forse dovuto anche alla gran quantità di registrazioni che i tedeschi si erano lasciati dietro nelle grotte sui monti dello Harz e che sarebbero diventate oggetto di studio per i secoli a venire; infatti c'era chi continuava a indagare i processi mentali dei mostri umani che avevano prima concepito e poi attuato crimini simili. «Brian», chiese Dominic, «tu che avresti fatto?» «Un colpo di pistola avrebbe evitato tutto, penso. Il problema è che nessuno può vedere così lontano nel futuro, nemmeno le zingare chiromanti. Accidenti, Adolf anche di zingari ne ha fatti fuori parecchi. Perché non hanno liberato loro il mondo da quel diavolo?» «Hitler passò gran parte della vita con una sola guardia del corpo. A Berlino, non viveva in un appartamento al primo piano, con l'ingresso dabbasso? Aveva un uomo delle SS, forse nemmeno un sergente, a guardia della porta. Neutralizzalo, apri la porta, va' su e fa' fuori il bastardo. Si sarebbero salvate parecchie vite, fratello», concluse Dominic, allungando il braccio per prendere il suo vino bianco. «Ne sei sicuro?» «Lo insegna il servizio segreto. Mandano giù a Quantico un loro istruttore per tenere a ogni classe corsi sui problemi della sicurezza. È una cosa che ci ha sorpreso. Un sacco di domande al riguardo. Quel tipo disse che in pratica si poteva passare proprio davanti all'SS di guardia andando Tom Clancy
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al negozio di vini. Un colpo davvero facile, ragazzo. Più facile che bere un bicchier d'acqua. Adolf si riteneva immortale ed era convinto che da nessuna parte fosse pronta una pallottola con inciso sopra il suo nome. E noi abbiamo avuto un presidente fatto fuori su un marciapiede alla stazione mentre aspettava il treno. Chi era? James A. Garfield, mi sembra. A McKinley sparò un tale che si diresse verso di lui con una mano fasciata. Penso che una volta fossero un po' imprudenti.» «Accidenti. Avrebbe reso il nostro mestiere molto più semplice, ma preferisco ancora un fucile da cinquecento metri o giù di lì.» «Nessun senso dell'avventura, Aldo?» «Non ho nessuno che mi paga abbastanza per fare il kamikaze, Enzo. Non hanno futuro.» «E quei terroristi suicidi in Medio Oriente?» «Diversa cultura. Non ricordi in seconda? Non si deve commettere suicidio perché è peccato mortale e poi non ci si può più confessare. Suor Frances Mary l'ha detto chiaramente, mi pare.» Dominic rise. «Non pensavo a lei da tempo, ma ti considerava sempre il migliore.» «Era perché non bighellonavo per la classe come facevi tu.» «E nei Marines?» «Bighellonare? I capi istruttori se ne occupavano ancor prima che uno potesse pensarci. Nessuno si metteva contro Gunny Sullivan, nemmeno il colonnello Winston.» Guardò la TV ancora per un paio di minuti. «Sai, Enzo, ci sono forse dei momenti in cui una pallottola può evitare un sacco di guai. A quell'Hitler serviva una lezione. Ma nemmeno ufficiali addestrati ci riuscirono.» «Quello che piazzò la bomba ipotizzò che tutti nella sala riunioni di Rastenburg dovessero essere morti, senza tornare dentro a controllare. Lo ripetono tutti i giorni all'Accademia dell'FBI: le ipotesi sono le madri di tutti i fallimenti.» «Bisogna essere sicuri. A qualsiasi cosa valga la pena di sparare, vale la pena di sparare due volte.» «Ben detto», concordò Dominic. Jack Ryan Jr. era arrivato al punto di svegliarsi con il notiziario del mattino dell'NPR, aspettandosi di sentire qualcosa di terribile. Il motivo, secondo lui, era la quantità d'informazioni ancora grezze che gli erano Tom Clancy
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arrivate, senza saper distinguere ciò che era importante da ciò che non lo era. Anche senza avere questa capacità, però, quel che sapeva era già abbastanza inquietante. Si era fissato su Uda bin Sali forse perché era l'unico personaggio «coinvolto» di cui era a conoscenza. Ciò era dovuto al fatto che Sali era il suo caso personale. Doveva venirne a capo, perché altrimenti sarebbe stato... invitato a cercarsi un altro impiego? Finora non aveva ancora preso in considerazione una tale eventualità, che di per sé non avrebbe deposto granché bene per il suo futuro nello spionaggio. In verità, suo padre aveva impiegato parecchio tempo alla ricerca di ciò per cui era portato - nove anni, infatti, dopo la laurea al Boston College mentre per lui non era ancora trascorso un anno da quando era uscito dalla Georgetown. Così, avrebbe preso i gradi al Campus? Lì era forse il più giovane. Persino il gruppo delle segretarie era composto da donne più vecchie di lui. Dannazione, questo era un pensiero del tutto nuovo. Sali per lui era un banco di prova, e probabilmente molto importante. Magari Tony Wills sapeva già tutto su Sali e lui stava collezionando dati già analizzati a fondo? O forse doveva trovare la soluzione ed esporla dopo aver tratto le sue conclusioni? Un bel problema da risolvere, stando davanti allo specchio del bagno con il suo rasoio. Non erano più i tempi della scuola. Fallire lì significava fallire per la vita? No, non così drammatico, però neanche una bella cosa. Qualcosa a cui pensare con il caffè e la CNN, in cucina. Per colazione, Zuhayr risalì la collina per acquistare una ventina di ciambelline e quattro caffè. L'America era un Paese ben strano. Tante ricchezze naturali - alberi, fiumi, strade magnifiche, un benessere incredibile - ma tutto al servizio di idolatri. E lui era lì, a bere caffè e a mangiare ciambelline. Davvero, il mondo era pazzo, e se tutto avveniva secondo un piano, era il piano stesso di Allah e nemmeno ai fedeli era dato di comprenderlo. Dovevano solo obbedire a ciò che era scritto. Di ritorno al motel, trovò le due TV sintonizzate sui notiziari della CNN, la rete globale, quella cioè a favore degli ebrei. Peccato che nessun americano guardasse al-Jazira, che almeno cercava di parlare agli arabi, anche se ai suoi occhi aveva già contratto il morbo americano. «Si mangia», annunciò Zuhayr. «E si beve.» Una scatola di ciambelline finì nella sua stanza mentre l'altra andò a Mustafa, che stava ancora Tom Clancy
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stropicciandosi gli occhi dopo aver russato per undici ore. «Come hai dormito, fratello mio?» chiese Abdullah al capogruppo. «Bene anche se ho le gambe ancora un po' intorpidite». Afferrò con la mano la grossa tazza di caffè e tirò fuori dalla scatola una ciambellina con la glassa d'acero, ingoiandone metà in un solo boccone. Si strofinò gli occhi e guardò la TV per vedere che cosa succedeva nel mondo quel giorno. La polizia israeliana aveva sparato e ucciso un altro santo martire prima che riuscisse a far esplodere il suo giubbotto di Semtex. «Cazzo», esclamò Brian. «Ma è così difficile tirare una cordicella?» «Mi chiedo come gli israeliani siano arrivati a lui. Bisogna supporre che abbiano pagato delle talpe all'interno di quel gruppo di Hamas. Per la loro polizia dev'esser stato un bel colpo: un sacco di risorse, oltre all'aiuto del loro spionaggio.» «Torturano anche la gente, è vero?» Dominic annuì dopo averci pensato su un attimo. «Ufficialmente è tutto sotto il controllo del loro sistema giudiziario e roba del genere, ma i loro interrogatori sono un po' più energici dei nostri.» «Funziona?» «Ne abbiamo discusso in Accademia. Si punta un coltello affilato contro il pisello di qualcuno e c'è la possibilità che quello ritenga più saggio cantare, ma è qualcosa cui nessuno aveva molta voglia di pensare. Voglio dire, sì, in teoria può sembrare persino buffo, ma farlo tu... forse non è molto gradevole. L'altro problema è quale attendibilità abbiano le informazioni ottenute in questo modo. La gente è disposta a dire qualunque cosa per allontanare il coltello dal suo amichetto, far cessare il dolore, qualunque cosa. I furfanti possono essere ottimi bugiardi a meno che non se ne sappia più di loro. In ogni caso, noi non possiamo farlo. Sai, la Costituzione e tutto il resto. Possiamo minacciarli di tenerli al fresco a lungo, e urlargli contro, ma anche allora ci sono limiti che non possiamo valicare». «Cantano comunque?» «Molto spesso. L'interrogatorio è una forma d'arte. Alcuni sono molto bravi. Io non ho mai avuto l'occasione d'impararla, ma ne ho visti diversi all'opera. Il vero segreto consiste nello sviluppare un rapporto con l'interrogato, dicendo cose come, sì, quella troietta in realtà l'aveva chiesto lei. Dopo ti fa venir voglia di vomitare, ma lo scopo del gioco è far Tom Clancy
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confessare quel bastardo. Una volta finito dentro, i suoi vicini lo tormenteranno molto peggio di quanto avrei mai potuto fare io. Per i pedofili, in prigione la vita è davvero grama.» «Ci credo, Enzo. Quel tuo amico in Alabama, forse gli hai fatto un favore.» «Dipende se credi nell'inferno o no», rispose Dominic. In proposito aveva le sue idee. Wills arrivò presto quella mattina. Jack entrando lo vide alla sua postazione. «Mi hai battuto, per una volta.» «L'auto di mia moglie è rientrata dall'officina. Ora può portare lei i ragazzi a scuola», spiegò. «Controlla la posta da Meade.» Jack accese il computer, attese la fine delle procedure d'avvio e digitò la propria password per accedere al file di scaricamento dei messaggi tra agenzie proveniente dalla sala computer al piano di sotto. In cima alla lista di messaggi c'era un dispaccio con priorità FLASH arrivato dall'NSA di Fort Meade alla CIA nonché all'FBI e alla Sicurezza Nazionale, una delle quali avrebbe di sicuro ragguagliato il presidente al riguardo quella mattina. Stranamente, non conteneva quasi nulla, solo un messaggio numerico, una serie di cifre. «Allora?» domandò Junior. «Allora, potrebbe essere un brano del Corano. Il Corano contiene centoquattordici sure, capitoli, con un numero variabile di versetti. Se questo è il riferimento, è un versetto che non contiene nulla di drammatico. Va' più sotto e valuta tu stesso.» Jack cliccò con il mouse. «È tutto?» Woods annuì. «È tutto, ma a Meade pensano che un messaggio così insignificante contenga forse qualcos'altro, qualcosa d'importante. Le spie tendono a vedere significati reconditi dappertutto.» «Mi stai dicendo questo: poiché non sembra contenere nulla d'importante, può essere importante? Ma, Tony, allora si può dire di qualunque cosa! Che cos'altro sanno? La rete, da dove quel tipo si era collegato, cose del genere?» «È una rete europea, di proprietà privata, con numeri verdi ottocento in tutto il mondo, e sappiamo che l'hanno utilizzata anche a fini criminosi. Non si può sapere da dove gli affiliati si colleghino.» «Primo, noi non sappiamo se il messaggio ha qualche significato. Secondo, non sappiamo da dove è partito. Terzo, non abbiamo modo di Tom Clancy
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sapere chi lo ha letto o dove diavolo è. Per dirla in breve, non sappiamo un cazzo ma tutti sono entrati comunque in fibrillazione. Che altro? Il mittente, lo conosciamo?» «Lui - o lei, per quel che ne sappiamo - si pensa possa essere qualcuno coinvolto.» «Come?» «Indovina. Gli esperti in identikit dell'NSA dicono che la sintassi di questa persona sembra indicare l'arabo come prima lingua, sulla base dei messaggi precedenti. Gli psicologi della CIA sono d'accordo. Hanno già copiato alcune sue comunicazioni. A volte dice a persone orribili cose orribili, che hanno un legame temporale con altre cose orribili.» «È possibile che mandi dei segnali legati al terrorista che la polizia israeliana ha fatto fuori stamane?» «Possibile, sì, non probabile. Il mittente non è collegato ad Hamas, per quanto ci risulta.» «Ma in realtà non lo sappiamo.» «Con questa gente non si può mai essere sicuri di niente.» «Allora, siamo al punto di partenza. Alcuni stanno dando la caccia a qualcosa di cui in realtà non sanno un cazzo.» «È questo il problema. In questi nostri apparati burocratici è meglio gridare al lupo e sbagliarsi piuttosto che fare la figura del fesso quando il grosso lupo grigio scappa con una pecora tra i denti.» Ryan si mise comodo nella sua poltrona. «Tony, quanti anni sei stato a Langley?» «Alcuni», rispose Wills. «Come diavolo hai fatto a resistere?» L'esperto analista scrollò le spalle. «A volte me lo chiedo.» Jack si rigirò verso il suo computer per guardare gli altri messaggi della mattinata. Decise di vedere se Sali avesse fatto qualcosa d'insolito negli ultimi giorni, solo per pararsi il culo, e pensando a questo John Patrick Ryan Jr. cominciò a ragionare come un burocrate, senza nemmeno accorgersene. «Domani sarà un po' diverso», disse Pete ai gemelli. «Michelle è il vostro obiettivo, ma questa volta sarà camuffata. La vostra missione è identificarla e seguirla fino a destinazione. Oh, dimenticavo, è davvero brava nei travestimenti.» Tom Clancy
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«Prenderà la pillola che rende invisibili», chiese Brian. «Questa è la sua missione», precisò Alexander. «Ci darete occhiali magici per vedere attraverso il trucco?» «Nemmeno se li avessimo, e non li abbiamo.» «Bell'amico sei», commentò freddo Dominic. Alle 11 di quel mattino, era ormai ora di andare a vedere l'obiettivo. Situato in una comoda posizione a meno di 500 metri a nord sulla Route 29, il Fashion Square Mall di Charlottesville era un centro commerciale di medie dimensioni che serviva una clientela benestante costituita dalla borghesia locale e dagli studenti della vicina Università della Virginia. Da una parte era unito a un JCPenney e dall'altro a un Sears, con al centro negozi della Belk per uomo e donna. Inaspettatamente, non c'era una vera e propria zona di ristoro; chiunque fosse venuto in avanscoperta era stato impreciso. Un errore, ma nient'affatto insolito. I gruppi impiegati dall'organizzazione per le ricognizioni erano spesso composti da dilettanti, per i quali le missioni di questo tipo erano qualcosa di avventuroso. Ma Mustafa si rese conto entrando che il danno sarebbe stato lieve. In uno spiazzo centrale sfociavano tutti e quattro i corridoi principali del centro commerciale. Un pannello informativo forniva piantine della struttura, mostrando la posizione dei negozi. Mustafa ne esaminò una. Gli saltò agli occhi una stella di Davide a sei punte. Una sinagoga, qui? Possibile? Scese a vedere, con una mezza speranza che fosse proprio così. Ma non lo era. Si trattava, invece, dell'ufficio sicurezza del centro, dov'era seduto un impiegato in uniforme, camicia azzurra e pantaloni blu. A prima vista, l'uomo non portava alcun cinturone. Ottima cosa. Aveva però un telefono, collegato senza dubbio con la polizia locale. Quindi, questo nero sarebbe stato il primo. Ciò deciso, Mustafa tornò indietro, passò di fianco alle toilette e al distributore di Coca-Cola e girò a destra, allontanandosi dal reparto uomini. Si rese conto che si trattava di un buon obiettivo. Solo tre ingressi principali e un campo di tiro senza barriere dallo spiazzo centrale. I singoli negozi erano perlopiù rettangolari, con l'apertura sui corridoi. Il giorno dopo, circa a quell'ora, ci sarebbe stata ancora più gente. Valutò 200 persone direttamente visibili e, benché avesse sperato che in questa città avrebbero avuto la possibilità di ucciderne magari anche un migliaio, qualunque numero superiore a 200 sarebbe stato un risultato di tutto Tom Clancy
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rispetto. Qui c'erano negozi d'ogni genere e, a differenza dei centri in Arabia Saudita, uomini e donne facevano acquisti allo stesso piano. C'erano anche molti bambini. Nell'elenco c'erano quattro negozi per l'infanzia, e persino uno della Disney! Questo non l'aveva previsto, e attaccare una delle icone più venerate d'America sarebbe stato magnifico. Al suo fianco fece la sua comparsa Rafi. «Allora?» «Avrebbe potuto essere un obiettivo più grosso, ma la situazione per noi è quasi ottimale. Tutto su un solo livello», rispose tranquillo Mustafa. «Allah è come sempre generoso», aggiunse Rafi, nascondendo a stento l'entusiasmo. La gente si muoveva senza fretta. Molte giovani donne spingevano i loro piccoli in passeggini che potevano essere affittati in un chiosco proprio vicino al parrucchiere. C'era un acquisto che doveva fare e si diresse verso Radio Shack accanto a una gioielleria Zales. Quattro radio portatili e relative batterie, che pagò in contanti, ricevendo anche una breve spiegazione sul loro funzionamento. Nel complesso, sarebbe potuta andare meglio, da un punto di vista teorico, ma si sapeva che non si trattava di una via cittadina piena di traffico dove, peraltro, ci sarebbero stati in strada poliziotti armati che avrebbero intralciato la loro missione. Quindi, come sempre nella vita, si confronta il dolce con l'amaro, e qui di dolce da gustare, per loro, ce n'era davvero tanto. Tutti e quattro presero i caratteristici salatini da Auntie Anne's e uscirono per tornare all'auto passando di fianco al JCPenney. Il piano dettagliato l'avrebbero fatto nelle loro stanze del motel, con altre ciambelline e altro caffè. Jerry Rounds aveva come compito ufficiale quello di dirigere la pianificazione strategica delle attività del Campus alla luce del sole. Un lavoro che faceva piuttosto bene, e avrebbe potuto essere il vero lupo mannaro di Wall Street se, lasciando l'Università della Pennsylvania, non avesse scelto di entrare nei servizi d'intelligence dell'aeronautica. I servizi avevano addirittura pagato il suo master presso la Wharton School of Business prima che fosse promosso colonnello. Ciò gli aveva dato un imprevisto diploma da appendere al muro, che gli forniva anche un'ottima scusa per operare in campo finanziario. Era anche un bel diversivo per l'ex capo analista dell'aeronautica militare presso il quartier generale della Tom Clancy
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Defense Intelligence Agency nella base di Bolling a Washington. Lungo la strada, però, aveva scoperto che essere un «cervellone» - non aveva mai portato le ali d'argento di pilota dell'USAF - non compensava il fatto di essere un cittadino di serie B in un mondo completamente dominato da quelli che svolazzavano in cielo, anche se fosse stato il più sveglio di tutti. Venendo al Campus aveva molto ampliato i suoi orizzonti sotto parecchi punti di vista. «Che cosa c'è, Jerry?» chiese Hendley. «Quelli di Meade e dell'altra sponda del fiume sono appena entrati in agitazione per qualcosa», rispose Rounds, allungando alcune carte. L'ex senatore lesse per un minuto i messaggi e poi li restituì. Si accorse subito di aver già visto quasi tutto prima. «Allora?» «Allora, questa volta potrebbero aver ragione, capo. Ho continuato a tenere d'occhio i movimenti in sottofondo. La questione è che ci troviamo di fronte a una combinazione di messaggi in numero ridotto da mittenti noti, e questo avviene senza motivo apparente. Alla DIA ho passato la vita a osservare le coincidenze. Questa lo è.» «Che cosa stanno facendo al riguardo?» «A partire da oggi, le misure di sicurezza dell'aeroporto sono state rafforzate. L'FBI metterà qualcuno in corrispondenza di vari imbarchi.» «Niente in TV sull'argomento?» «I ragazzi e le ragazze della Sicurezza Nazionale si sono fatti un po' più furbi in fatto di pubblicità. È controproducente. Non si prende un topo gridandogli dietro. Lo si fa mostrandogli quel che vuole vedere e poi spezzandogli il collo.» O magari facendogli saltare addosso all'improvviso un gatto, ma Hendley non lo disse. Quella però era una missione più difficile. «Qualche idea per noi?» domandò invece. «Non al momento. È come vedere avvicinarsi un fronte temporalesco: può contenere forti piogge e grandine, ma non esiste un modo efficace per fermarlo.» «Jerry, quanto valgono i nostri dati su quelli che pianificano, quelli che danno gli ordini?» «Per alcuni abbastanza. Ma il problema sono quelli che gli ordini li trasmettono, non quelli che li impartiscono.» «E se fanno un passo falso?» Rounds annuì subito mostrandosi d'accordo. «Ora ci siamo. Quindi i veri Tom Clancy
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grandi capi potrebbero sporgere la testa dalla tana, soprattutto se non sanno che è in arrivo il temporale.» «Per ora, qual è la minaccia più grossa?» «L'FBI pensa ad autobombe o magari a qualcuno imbottito di C-4, come in Israele. È possibile, ma da un punto di vista operativo, non ne sarei così sicuro.» Round fu invitato ad accomodarsi. «Una cosa è dare a uno il suo pacco di esplosivi e metterlo su un bus cittadino che lo porta fino al suo obiettivo, ma, nel nostro caso, è più complicato. Portare qui il terrorista, equipaggiarlo - il che significa disporre sul posto degli esplosivi, che è un'ulteriore complicazione - poi familiarizzarlo con l'obiettivo, poi portarlo sul posto. Il terrorista deve inoltre mantenere la sua motivazione pur trovandosi lontano dalla sua rete d'appoggio. Un sacco di cose può andare storto, ed ecco perché le operazioni coperte vengono mantenute il più possibile semplici. Perché andare a cercarsi inutili complicazioni?» «Jerry, quanti obiettivi veri e propri abbiamo?» chiese Hendley. «In totale? Sei, più o meno. Di questi, quattro sono reali, non obiettivi fasulli.» «Puoi fornirmi luoghi e profili?» «Quando vuoi.» «Lunedì.» Non aveva senso pensarci durante il finesettimana. Aveva già programmato una gita di due giorni; una volta tanto aveva diritto anche lui a staccare un po'. «Ricevuto, capo.» Rounds si alzò e si diresse verso la porta. Poi si fermò. «C'è un tale alla Morgan and Steel, reparto titoli. È una canaglia. Gioca svelto e molto disinvolto con il denaro dei clienti, circa centocinquanta». Voleva dire 150 milioni di dollari non suoi. «Qualcuno gli sta alle costole?» «No, l'ho individuato da solo. Lo incontrai due mesi fa a New York e non mi convinse granché, e così ho controllato il suo PC. Vuoi vedere i suoi appunti?» «Non è il nostro mestiere, Jerry.» «Lo so, me ne sono occupato per essere sicuro che non andasse a interferire con i nostri fondi, ma penso sappia che è il momento di lasciare la città, magari un viaggetto oltre oceano, biglietto di sola andata. Qualcuno dovrebbe dare un'occhiata. Magari Gus Werner?» «Devo pensarci. Grazie per le dritte.» «Ricevuto.» E Rounds uscì dalla stanza. Tom Clancy
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«Allora, noi dobbiamo solo cercare di avvicinarci a lei senza farci notare, giusto?» chiese Brian. «Questa è la missione», confermò Pete. «Quanto vicino?» «Più che potete.» «Vuoi dire abbastanza vicino da piazzargliene uno in mezzo alla nuca?» domandò il Marine. «Abbastanza da vedere i suoi orecchini», Alexander decise che era il modo più gentile per dirlo. E anche il più preciso, dato che la signora Peters portava i capelli piuttosto lunghi. «Allora, non da colpirla in testa, ma da tagliarle la gola?» incalzò Brian. «Guarda, Brian, puoi metterla come vuoi. Abbastanza vicino da toccarla, hai capito?» «Così mi è chiaro», disse Brian. «Dobbiamo indossare il marsupio?» «Sì», rispose Alexander, anche se in realtà non era necessario. Brian ricominciava a punzecchiare. Chi aveva mai sentito di un Marine con crisi di coscienza? «Ci farà scoprire più facilmente», osservò Dominic. «Allora, nascondetela in qualche maniera. Siate creativi», suggerì l'ufficiale istruttore un po' irritato. «Quand'è che scopriremo a che serve tutto questo, per la precisione?» chiese Brian. «Presto.» «Continui a ripetercelo, amico.» «Puoi tornartene nella Carolina del Nord quando vuoi.» «Ci ho pensato», gli disse Brian. «Domani è venerdì. Pensaci durante il finesettimana.» «D'accordo». Chiuse conciliante Brian. Il tono dello scambio si era fatto un po' più aspro di quanto avesse davvero voluto. Era il momento di fare un passo indietro. Pete non gli era affatto antipatico. Era il non sapere e il suo disgusto per quello che appariva. Soprattutto avere una donna come bersaglio. Cacciare donne non faceva parte del suo modo di pensare. O bambini, ed era questo che aveva fatto infuriare suo fratello. Alla fine si domandava se lui avrebbe potuto agire nello stesso modo, e tra sé disse, certo, per un bambino, ma senza esserne proprio convinto. Finita la cena, i gemelli sparecchiarono, poi si misero davanti alla TV al piano di sotto per Tom Clancy
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bere qualcosa e guardare l'History Channel. Era più o meno lo stesso, nello Stato subito più a nord, per Jack Ryan Jr., che stava bevendo un rum e Coca e facendo lo zapping tra History e History International, con soste occasionali in Biography, dove trasmettevano un documentario di due ore su Stalin. Quello, pensò Junior, fu un criminale davvero di ghiaccio. Obbligare un suo confidente a firmare l'ordine di carcerazione per la propria moglie. Accidenti. Ma come era riuscito quell'uomo ad avere un tale controllo su persone al suo stesso livello? Che tipo di potere esercitò sugli altri? Da dove gli era venuto? Come l'aveva mantenuto? Anche il padre di Jack era stato un uomo di notevole potere, ma non aveva mai dominato la gente in maniera nemmeno paragonabile. Forse non ci aveva neppure pensato, men che meno a uccidere per il gusto di farlo. Chi erano queste persone? Esistevano ancora? Beh, dovevano esistere ancora. L'unica cosa che non era mai cambiata al mondo era la natura umana. Crudeltà e brutalità continuavano a esistere. Forse la società non le incoraggiava più come aveva fatto, ad esempio, nell'impero romano. I giochi dei gladiatori avevano abituato la gente ad accettare e persino divertirsi con le morte violenta. L'aspetto sgradevole della questione era che, se Jack avesse potuto disporre di una macchina del tempo, avrebbe potuto - anzi voluto - viaggiare all'indietro al Colosseo per vederli, solo una volta. Quella, però era curiosità umana, non sete di sangue. Solo una possibilità di acquisire una conoscenza storica, per vedere e leggere una cultura, anche se diversa, collegata alla sua. Forse la sua curiosità era davvero forte. Sicuro come l'oro, però, se fosse mai tornato indietro, avrebbe preso con sé un'amica per il viaggio, come la sua Beretta .45 che aveva imparato a usare con Mike Brennan. Si chiese quanti altri avrebbero potuto intraprendere il viaggio. Probabilmente molti. Uomini. Non donne. Alle donne sarebbe servito un enorme condizionamento sociale per aver voglia di guardare. Ma agli uomini? Gli uomini sono cresciuti con film come Silverado e Salvate il soldato Ryan. Gli uomini volevano sapere come sarebbero riusciti a confrontarsi con cose di quel tipo. La natura umana non è davvero cambiata. Quelli crudeli la società tendeva a reprimerli, e dato che l'uomo è una creatura ragionevole, gran parte della gente rifuggiva da comportamenti che potevano mandarla in galera o farla condannare a morte. Così, l'uomo Tom Clancy
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poteva imparare con il tempo, ma gli istinti di base forse no, e così alimentavi la bestia malvagia che era in te con fantasie, libri e film, e sogni, pensieri che percorrevano la tua coscienza mentre attendevi di prender sonno. Forse i poliziotti erano favoriti. Loro potevano tenere in esercizio la creatura innocente occupandosi di quelli che sgarravano. C'era soddisfazione in questo, perché si doveva sia alimentare la creatura sia proteggere la società. Ma se la bestia sopravviveva nel cuore delle persone, da qualche parte c'erano uomini che avrebbero usato tutte le capacità in loro possesso non tanto per controllarla quanto utilizzarla secondo il proprio volere, per usarla come strumento nella loro personale ricerca del potere. Questi uomini venivano definiti i Cattivi. Quelli che fallivano erano chiamati asociali. Quelli che riuscivano erano chiamati... presidenti. Dove lo conduceva tutto ciò? Jack Jr. se lo chiese. Era ancora un ragazzo, dopotutto, anche se lui lo negava e, da un punto di vista legale, era un uomo adulto. Un uomo adulto smetteva di crescere? Smetteva di porsi domande e darsi risposte? Smetteva di cercare informazioni o, secondo lui, la verità? Ma una volta che possedevi la verità, che diavolo te ne facevi? Non lo sapeva ancora. Forse era solo una cosa in più da conoscere. Di sicuro provava la stessa spinta a imparare di suo padre, altrimenti perché stava a guardare quel programma invece di un banale sceneggiato? Magari avrebbe comprato un libro su Stalin e su Hitler. Gli storici continuavano a scavare nei vecchi documenti. Il problema era che interpretavano quello che trovavano secondo le loro idee personali. Forse aveva bisogno sul serio di uno psichiatra per analizzare le cose. Anche loro avevano i loro pregiudizi ideologici, ma almeno nei loro processi mentali c'era una patina di professionalità. Quel che dava fastidio a Junior era che ogni sera andava a dormire con pensieri irrisolti e verità non scoperte. Ma ciò, pensava, era l'essenza di quella cosa chiamata vita. Stavano tutti pregando. Tutti in silenzio. Abdullah mormorava le parole del suo Corano. Mustafa scorreva mentalmente lo stesso libro... non tutto, solo le parti che giustificavano la missione del giorno seguente. Per essere coraggiosi, per ricordare la loro santa missione, per compierla senza pietà. La pietà era affare di Allah. E se sopravviviamo? si domandò, e fu sorpreso dell'idea. Tom Clancy
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Avevano un piano per questo caso, naturale. Sarebbero tornati a ovest, cercando di ritrovare la strada per il Messico, per poi volare a casa ed essere accolti con grande giubilo dai loro compagni. In verità, non si aspettava che ciò avvenisse, ma la speranza era qualcosa cui nessun uomo rinunciava del tutto, e per quanto il Paradiso fosse attraente, la vita sulla terra era tutto ciò che davvero conosceva. Anche questo pensiero lo sorprese. Aveva appena dubitato della sua fede? No, non quello. Non esattamente quello. Solo un pensiero fugace. Non c'è Dio se non Allah e Maometto è il suo profeta, recitò nella sua mente, pronunciando la Shahada, il vero fondamento dell'Islam. No, non poteva negare la sua fede proprio ora. Una fede che lo aveva portato attraverso il mondo fino al luogo del suo martirio. La sua fede aveva elevato e nutrito la sua vita fin dall'infanzia, in mezzo alle arrabbiature di suo padre, fin dentro la vera patria degli infedeli che sputavano sull'Islam e sostenevano gli israeliani fino a lì per dimostrare la sua fede con la vita. E anche con la morte. Quasi di certo, a meno che lo stesso Allah desiderasse diversamente. Perché tutte le cose nella vita sono state scritte dalla mano stessa di Allah... La sveglia suonò poco prima delle 6. Brian bussò alla porta del fratello. «Sveglia, G-man. Sprechiamo la luce del sole.» «Davvero?» esclamò Dominic dal fondo del corridoio. «Battuto, Aldo!» Era la prima volta. «Diamoci da fare, Enzo», rispose Brian e uscirono insieme. Un'ora e un quarto dopo, erano di ritorno, seduti al tavolo per la colazione. «E una bella giornata da vivere», osservò Brian al primo sorso di caffè. «Il corpo dei Marines ti deve aver fatto male al cervello, fratello», replicò Dominic, sorseggiando a sua volta il caffè. «No, le endorfine cominciano a fare effetto. Ecco come il corpo umano mente a se stesso.» «Maturando passa», disse loro Alexander. «Pronti per il vostro piccolo esercizio sul campo?» «Sì, capo», rispose Brian con un sorriso. «Dobbiamo dare una botta a Michelle per colazione.» «Solo se riuscite a pedinarla senza essere scoperti.» «Sarebbe più facile in un bosco. Per quello sono particolarmente addestrato.» Tom Clancy
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«Brian, cosa pensi che ci stiamo a fare qui?» domandò calmo Pete. «Oh, è questo?» «Prima fatti le scarpe nuove», consigliò Dominic. «Sì, lo so. Queste sono quasi andate.» Le tomaie di tela si stavano separando dalle suole di gomma e anche queste erano piuttosto malandate. Detestava farlo. Con quelle scarpe aveva percorso un sacco di chilometri e un uomo per certe cose può diventare sentimentale, il che era spesso fonte d'irritazione per sua moglie. «Presto andremo in centro. Foot Locker è proprio accanto a dove affittano i passeggini», Dom ricordò al fratello. «Sì, lo so. Okay, Pete; consigli su Michelle?» chiese Brian. «Sai, quando usciamo in missione, di solito ci istruiscono su quel che dobbiamo fare.» «Questa è una bella domanda, capitano. Suggerirei di cercarla al Victoria's Secret, proprio di fronte a The Gap. Se vi avvicinate abbastanza senza essere visti, avete vinto. Se lei dice il vostro nome quando siete a più di tre metri di distanza, avete perso.» «Ma non è giusto», osservò Dominic. «Lei sa come siamo, soprattutto altezza e peso. Un delinquente non avrebbe queste informazioni. Si può far finta di essere più alti, ma non più bassi.» «E le mie caviglie non sopportano i tacchi alti», aggiunse Brian. «Non hai comunque le gambe adatte, Aldo», commentò Alexander. «Chi ha mai detto che questo compito era facile?» Solo che non sappiamo ancora qual è questo cazzo di compito, ribatté tra sé Brian. «D'accordo, improvvisare, adattarsi e vincere.» «Chi sei adesso, Dirty Harry?» chiese Dominic, finendo il suo muffin. «Nel corpo, è il nostro civile preferito, fratello. È probabile che sarebbe diventato un buon istruttore.» «Soprattutto con la sua .44 Magnum.» «Un po' rumorosa come pistola, e anche un po' faticosa da tenere in mano. Tranne forse l'Auto-Mag. Hai mai sparato con una di quelle?» «No, ma ho maneggiato quella che c'era nell'armeria di Quantico. Per portarla in giro ci vorrebbe un carrello, ma scommetto che fa dei bei buchi». «Sì, ma se vuoi nasconderla, devi essere Hulk Hogan.» «Sono d'accordo, Aldo.» In pratica, i marsupi che utilizzavano non servivano tanto a nascondere una pistola quanto a renderla più comoda da portare. Qualunque poliziotto sapeva a prima vista cosa fosse, anche se Tom Clancy
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pochi civili la riconoscevano. I due fratelli portavano nei marsupi, quando li indossavano, una pistola carica e un caricatore di riserva. Pete voleva che lo facessero oggi solo per rendere più arduo seguire Michelle Peters senza essere scoperti. Dagli ufficiali istruttori c'era da aspettarsi cose del genere. La stessa giornata iniziò a circa 10 chilometri di distanza, all'Hollday Inn Express e, quel giorno, a differenza degli altri, srotolarono tutti i tappetini da preghiera e, come un sol uomo, recitarono la Salat del mattino per quella che tutti loro si aspettavano fosse l'ultima volta. Ci vollero solo pochi minuti e poi si lavarono, per purificarsi in vista del loro compito. Zuhayr si trovò persino il tempo di radersi attorno alla sua nuova barba, spuntando accuratamente la porzione che voleva portare nell'eternità, e poi, una volta soddisfatto, si vestì. Quando furono pronti si resero conto che mancavano ore all'appuntamento. Abdullah salì da Dunkin' Donuts per prendere ciambelline e caffè, tornando questa volta anche con un giornale, che circolò in entrambe le stanze mentre gli uomini bevevano e fumavano. Per quanto fanatici potessero sembrare ai loro nemici, rimanevano pur sempre uomini, e la tensione del momento era palpabile, e ogni minuto lo diventava sempre più. Il caffè non fece che iniettare altra caffeina nel loro sistema nervoso, facendo loro tremare le mani e socchiudere gli occhi mentre guardavano i notiziari in TV. Continuavano a verificare gli orologi, sperando invano che le lancette ruotassero più veloci nei quadranti, poi bevvero altro caffè. «Ora ci stiamo scaldando anche noi?» chiese Jack a Tony al Campus. Gesticolò davanti alla sua postazione. «Ehi, cosa c'è qui che non capisco?» Will si dondolò all'indietro nella poltroncina. «È una combinazione di cose. Forse è vera. Forse è solo una coincidenza. Forse è soltanto una congettura degli analisti di professione. Come si fa a dire se è qualcosa di reale?» «Aspetta una settimana, guarda indietro e vedi se è successo qualcosa?» Bastò questo a far ridere Tony Wills. «Junior, stai davvero imparando il mestiere della spia. Dio mio, ho visto più previsioni smentite nell'attività dei servizi che nel giorno del Preakness a Pimlico.» «Ricordo quand'ero ragazzo, papà ogni tanto diventava di cattivo Tom Clancy
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umore.» «Era nella CIA durante la Guerra Fredda. I pezzi grossi stavano sempre a chiedere previsioni che nessuno era in grado di fare, o almeno che avessero un qualche valore. Tuo padre era quello che di solito diceva, "Aspettate un attimo e vedrete", e ciò li faceva incazzare sul serio, ma, lo sai, aveva quasi sempre ragione, e non ci sono stati disastri nel suo turno di guardia.» «Sarò mai così bravo?» «Miri in alto, ragazzo, ma non si sa mai. Sei fortunato a stare qui. Almeno il senatore sa che cosa significa "non so". Significa che i suoi sono gente onesta e sanno di non essere Dio.» «Sì, ricordo quando ero alla Casa Bianca. Mi meravigliava sempre quanta gente a Washington fosse convinta di esserlo davvero.» Era Dominic a guidare. Erano 5 o 6 chilometri piacevoli di discesa in città. «Victoria's Secret? Pensiamo d'infilarla in un sacco mentre compra una camicia da notte?» domandò Brian. «Possiamo solo fantasticare», disse Dominic, svoltando a sinistra nella Rio Road. «Siamo in anticipo. Prendiamo prima le tue scarpe?» «Ma sì. Parcheggia vicino al reparto uomini di Belk.» «D'accordo, navigatore.» «È ora?» chiese Rafi. L'aveva chiesto tre volte nell'ultima mezzora. Mustafa controllò l'orologio: 11,48. Quasi, e fece cenno di sì con il capo. «Amici miei, prepariamoci.» Le armi non erano cariche, ma infilate in sacchi della spesa. Montate, erano troppo ingombranti e troppo visibili. Avevano ognuno dodici caricatori pieni, con trenta colpi ciascuno, uniti con nastro in sei coppie. Ogni arma era dotata di un grosso silenziatore da avvitare alla canna. Lo scopo non era tanto il silenzio quanto la precisione. Ricordava quel che gli aveva detto Juan una volta nel New Mexico: queste armi tendevano a deviare dal bersaglio, spostandosi in alto a destra, ma con i suoi amici ne aveva già notato i problemi e sapevano tutti come sparare, dato che le avevano usate quando le avevano avute tra le mani, e quindi dovevano sapere che cosa aspettarsi. Inoltre, si sarebbero trovati in quello che i soldati americani chiamavano uno scenario ad alta densità di bersagli. Tom Clancy
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Zuhayr e Abdullah portarono fuori i loro bagagli, chiudendoli nel baule della Ford a noleggio. Riflettendo, Mustafa decise di metterci anche le armi e così tutt'e quattro, ognuno con il suo sacco della spesa, andarono alla macchina e disposero i sacchi in piedi sul fondo del bagagliaio. Ciò fatto, Mustafa salì in macchina, dimenticandosi nella tasca la chiave della camera. Il percorso non era lungo. L'obiettivo era già in vista. Il parcheggio aveva i soliti punti d'ingresso. Scelse quello a nord-ovest, accanto al reparto maschile di Belk, dove riuscirono a parcheggiare. Spense il motore e recitò la sua ultima preghiera del mattino. Gli altri tre fecero all'inarca la stessa cosa, scendendo e portandosi sul retro dell'auto. Mustafa aprì il baule. Si trovavano a una cinquantina di metri dalla porta. A dire il vero, non c'era granché bisogno di occultamento, ma Mustafa aveva presente il banco della sicurezza. Per ritardare l'intervento della polizia, si doveva partire da lì. Così, disse di tenere le armi nei sacchi e, con questi penzolanti dalla mano sinistra, si diressero verso l'ingresso. Era un venerdì, giorno non così pieno di clienti come il sabato, ma abbastanza per i loro scopi. Entrarono, oltrepassarono LensCrafters, pieno di gente... che peccato, quelli sarebbero in gran parte fuggiti illesi, ma non erano ancora giunti nella zona principale dove si accalcava il pubblico. Brian e Dominic erano nel negozio della Foot Locker, ma Brian non vide niente che gli piacesse. Lo Stride Rite accanto era solo per bambini e così i due gemelli proseguirono, girando a destra. All'American Eagle Outfitters avrebbero senz'altro trovato qualcosa, magari in pelle, con tomaie alte per far sentir meglio le caviglie. Svoltando a sinistra, diretto allo spiazzo centrale, Mustafa passò accanto a un negozio di giocattoli e a vari empori d'abbigliamento. Con gli occhi perlustrava rapido la zona. Ci sarà stato un centinaio di persone e, a giudicare da K*B Toys, i negozi erano tutti quanti affollati. Sorpassò Sunglass Hut e girò a destra verso l'ufficio sicurezza; era ben collocato, a pochi passi dalle toilette. Entrarono tutti assieme nei gabinetti degli uomini. Alcuni avevano notato la loro presenza - era insolito vedere quattro uomini con lo stesso aspetto esotico - ma un centro commerciale americano è quanto di più vicino a uno zoo di esseri umani, e ci voleva molto alla gente per notare qualcosa d'insolito, anche se assai meno Tom Clancy
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pericoloso. Nel gabinetto, estrassero dai sacchi le armi e le montarono. Tirarono indietro gli otturatori e inserirono i caricatori. Ognuno infilò le cinque paia di caricatori nelle tasche dei pantaloni. Due avvitarono sulle armi i lunghi silenziatori; Mustafa e Rafì no, decidendo dopo una rapida valutazione che era meglio sentire il rumore. «Pronti?» chiese il capo. Tutti annuirono. «Allora mangeremo agnello insieme in Paradiso. Ai vostri posti. Quando sparo per primo, cominciate anche voi.» Brian stava provandosi un paio di stivaletti in cuoio. Non proprio come quelli che indossava nel corpo dei Marines, ma sembravano comodi, e in effetti lo erano e se li sentiva bene come fatti su misura. «Li compro.» «Vuole che glieli metta nella scatola?» chiese la commessa. Aldo ci pensò su un momento e decise: «No, li uso subito». Le allungò le sue impresentabili Nike, che lei mise nella scatola al posto degli stivaletti, e lo accompagnò alla cassa. Mustafa stava guardando l'orologio. Valutò in due minuti il tempo necessario ai suoi amici per prendere posizione. Rafi, Zuhayr e Abdullah stavano avanzando nel passaggio principale del centro commerciale, tenendo le armi abbassate e, incredibile, senza essere minimamente notati dalla gente che si muoveva pensando agli affari propri. Quando la lancetta dei secondi raggiunse le 12, Mustafa tirò un lungo respiro e uscì dalla toilette, dirigendosi a sinistra. La guardia si trovava al suo posto, leggendo una rivista, quando vide un'ombra sul bancone. Sollevò lo sguardo e vide un uomo di carnagione olivastra. «In che posso aiutarla?» chiese con gentilezza. Non ebbe il tempo di reagire. «Allahu ackbar!» fu la risposta urlata. Poi spuntò l'Ingrani. Mustafa premette il grilletto per non più di un secondo, ma in quel secondo ben nove pallottole entrarono nel petto dell'uomo di colore. Per l'impatto, fu spinto indietro di mezzo passo e cadde, morto, sulle piastrelle del pavimento. «Che diavolo succede?» Brian chiese subito al fratello, l'unica persona vicina, mentre tutte le teste si voltarono verso sinistra. Tom Clancy
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Rafì era a una decina di metri da loro, sul davanti a destra, quando sentì gli spari, ed era arrivato anche per lui il momento di entrare in azione. Si preparò e alzò la sua Ingram. Si voltò a destra verso il negozio della Victoria's Secret. I clienti là dentro dovevano essere tutte donne prive di moralità anche solo a guardare i loro abiti così lascivi e, forse, pensò, qualcuna lo avrebbe servito in Paradiso. Puntò e tirò il grilletto. Il rumore fu assordante, come una colossale serie di esplosioni. Tre donne furono subito colpite e caddero sul pavimento. Altre rimasero immobili per un attimo, con gli occhi spalancati per lo shock e l'incredulità, senza fare assolutamente nulla. Da parte sua, Rafì ci rimase male che oltre la metà dei colpi non fosse arrivata a segno. L'arma mal bilanciata gli si era mossa nelle mani, sventagliando il soffitto. L'otturatore si chiuse sulla camera di scoppio vuota. Lo guardò sorpreso, poi estrasse il primo caricatore e lo capovolse, inserendolo e cercando altri bersagli. Ora tutti cominciarono a correre e allora lui si portò l'Ingram alla spalla. «Cazzo!» gridò Brian. Che diavolo succedei urlò mentalmente. «Sulla destra, Aldo.» Dominic si portò il marsupio sul davanti e afferrò il cordino che apriva la chiusura lampo. Un attimo dopo, aveva tra le mani la sua Smith & Wesson. «Coprimi le spalle!» ordinò al fratello. L'uomo con la pistola mitragliatrice si trovava a soli 6 metri da lui, dall'altra parte del chiosco del gioielliere, di spalle, ma qui non era a Dodge City, non c'erano regole su come abbattere un criminale. Dominic appoggiò un ginocchio a terra e, sollevando la pistola con ambedue le mani, fece due fori da 10 millimetri nel centro della schiena di quell'uomo e poi un altro al centro della nuca. Il bersaglio cadde di schianto e, a giudicare dall'esplosione rossa causata dal terzo colpo, non avrebbe più fatto altro. L'agente FBI raggiunse d'un balzo il corpo riverso e allontanò l'arma con un calcio. Notò subito che cos'era e poi vide che il cadavere aveva altri caricatori nelle tasche. Subito esclamò tra sé Oh, cazzo! Poi udì il rumore secco di nuovi colpi sparati sulla sinistra. «Ce ne sono altri, Enzo!» disse Brian, proprio di fianco al fratello, con la Beretta nella mano destra. «Questo è andato. Hai qualche idea?» «Seguimi e coprimi!»
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Mustafa si trovò in una bigiotteria. Si vedevano sei donne, davanti e dietro il bancone. Abbassò l'arma all'altezza dei fianchi e fece fuoco, vuotando il primo caricatore contro di loro e provando l'istantanea soddisfazione di vederle cadere. Quando l'arma cessò di sparare, espulse il caricatore vuoto e lo girò per ricaricare, azionando nel contempo la leva d'armamento. I due gemelli si alzarono e cominciarono a muoversi verso ovest, non come furie, ma neanche lentamente, con Dominic davanti e Brian due passi indietro, e con gli occhi fissi verso il punto da dove era giunto il rumore. Nella mente di Brian si affollarono tutti gli insegnamenti ricevuti in addestramento. Usare copertura e occultamento ovunque è possibile. Localizzare e ingaggiare il nemico. Proprio allora una figura proveniente da Kay Jewelers passò da sinistra a destra, impugnando una pistola mitragliatrice e sparando all'impazzata sulla sinistra contro un'altra gioielleria. Il centro commerciale era ormai una cacofonia di urla e spari, con la gente che correva alla cieca verso le uscite invece di guardare prima dov'era il pericolo. Molti caddero, soprattutto donne e alcuni bambini. Tutto questo avvenne in pratica davanti ai due fratelli, che quasi non riuscirono a vedere le vittime. Non ce ne fu nemmeno il tempo e l'addestramento ricevuto prese il sopravvento. Il primo obiettivo in vista era quello là in piedi, che sparava contro la gioielleria. «Vado a destra», disse Brian, lanciandosi in quella direzione a testa bassa ma guardando verso il suo bersaglio. Poco mancò che Brian in quel modo non ci lasciasse le penne. Zuhayr era davanti alla Claire's Boutique, subito dopo aver scaricato contro di essa un intero caricatore. All'improvviso, incerto sulla direzione da seguire, si girò sulla sinistra e vide un uomo con una pistola in pugno. Appoggiò con cura l'arma alla spalla e premette il grilletto: due colpi andarono a vuoto, poi nulla. Il suo primo caricatore si era svuotato e gli ci vollero due o tre secondi per rendersene conto. Poi lo espulse e lo capovolse, inserendolo di nuovo nella parte inferiore dell'arma e rialzando lo sguardo; ma l'uomo se n'era andato. Dove? Senza bersagli, cambiò direzione ed entrò con passo cadenzato nel reparto donne di Belk.
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Brian si accovacciò presso il Sunglass Hut, scrutando verso destra. Là, in movimento a sinistra. Passò la Beretta nella mano destra e sparò un colpo, ma mancò per un pelo la testa quando l'uomo si abbassò. «Cazzo!» Brian allora si alzò, afferrò a due mani la pistola, prese per un attimo la mira e sparò quattro colpi. Finirono tutti nel torace, sotto le spalle. Mustafa udì il rumore ma non sentì gli impatti. Il suo corpo era pieno di adrenalina e, in quelle condizioni, il corpo non sente dolore. Solo un attimo più tardi, espettorò sangue, rimanendo quasi sorpreso. Ancor più, quando cercò di voltarsi a sinistra, il suo corpo non fece quel che la mente gli ordinava. Lo smarrimento durò solo un altro secondo, o due. Dominic stava di fronte al secondo individuo, arma alta e puntata. Di nuovo, fece fuoco, come gli era stato insegnato, mirando al baricentro con la Smith e sparò due volte. La sua mira fu così precisa che il primo colpo centrò l'arma del bersaglio. L'Ingram ebbe uno scossone nelle mani di Mustafa. A stento la trattenne, poi vide chi l'aveva attaccato, prese con cura la mira e premette, ma non accadde nulla. Guardando in basso, vide un foro di pallottola nel fianco d'acciaio dell'Ingrani, proprio in corrispondenza dell'otturatore. Gli ci volle qualche secondo per capire che era ormai disarmato. Ma il suo avversario stava ancora davanti a lui e decise di corrergli incontro, con l'intenzione di usare l'arma come una clava. Dominic era perplesso. Aveva visto almeno un suo colpo andare a segno nel torace e l'altro danneggiare l'arma. Per qualche motivo, non fece di nuovo fuoco. Invece colpì il bastardo in volto con la sua Smith e proseguì, dirigendosi dove si udivano altri spari. Mustafa si accorse che le gambe gli stavano cedendo. La botta in faccia si era fatta sentire, più delle cinque pallottole. Cercò di girarsi ancora, ma la gamba sinistra non gli dava alcun sostegno, e cadde a terra sulla schiena, mentre di colpo il respiro si fece molto affannoso. Tentò di mettersi seduto, anche di rotolare, ma come le gambe lo avevano abbandonato, così il lato sinistro del suo corpo era inerte. Tom Clancy
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«Due sono a terra», disse Brian. «E adesso?» Le urla erano diminuite, ma non di molto. Gli spari c'erano ancora, però, ed erano di tipo diverso... Abdullah benedisse il momento in cui aveva deciso di applicare alla sua arma il silenziatore. I suoi colpi erano più precisi di quanto avesse mai sperato. Si trovava nel negozio di musica Sam Goody, pieno di studenti. Trovandosi così vicino all'ingresso ovest, era anche un negozio senza uscite sul retro. Sul volto di Abdullah comparve un largo sorriso mentre entrava, sparando, nel negozio. I visi che vide si riempirono d'incredulità, e per un momento disse tra sé divertito che il «non credere» era proprio il motivo per cui li uccideva. Vuotò rapido il suo primo caricatore e, di fatto, il silenziatore gli permise di andare a segno con la metà dei colpi. Uomini e donne, ragazzi e ragazze, gridarono, rimanendo immobili e attoniti per alcuni preziosi, mortali secondi, e poi cominciarono a fuggire. Ma anche a una decina di metri, era altrettanto facile colpirli alla schiena, e in realtà non avevano un posto dove rifugiarsi. Si limitò a restare lì, sventagliando la stanza e lasciando che i bersagli si selezionassero da soli. Alcuni scavalcarono gli scaffali dei CD, cercando di fuggire attraverso la porta principale. Li colpì mentre passavano, a neanche 2 metri di distanza. Nel giro di pochi secondi, aveva vuotato la sua prima coppia di caricatori, che lasciò cadere, tirandone fuori un'altra dalla tasca dei pantaloni, inserendola al suo posto e armando l'otturatore. Ma sulla parete di fondo del negozio c'era uno specchio e in esso vide... «Dio mio, un altro!» esclamò Dominic. «Okay.» Brian si lanciò dall'altra parte dell'entrata e si appostò contro la parete, sollevando la sua Beretta. Ciò lo mise sulla stessa linea di mira del terrorista, ma la posizione non favoriva per nulla un tiratore destrorso e lui dovette scegliere se sparare con la mano sinistra - qualcosa in cui non si era esercitato a dovere - o esporsi al fuoco di risposta. Ma qualcosa nella sua mente di Marine disse «fottitene» e si spostò a sinistra, tenendo la pistola con le due mani. Abdullah lo vide e sorrise, portando l'arma contro la spalla, o cercando di farlo. Aldo esplose due colpi mirati al tronco del bersaglio ma, non vedendo Tom Clancy
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alcun effetto, finì tutto il caricatore. Oltre dodici colpi penetrarono nel corpo dell'uomo. Abdullah li sentì tutti, e si sentì sobbalzare a ogni impatto. Cercò di far fuoco a sua volta, ma sbagliò tutti i colpi, e poi non controllava più il suo corpo. Cadde in avanti, cercando di recuperare l'equilibrio. Brian espulse il caricatore vuoto ed estrasse l'altro dal marsupio, infilandolo e abbassando la leva di rilascio dell'otturatore. Viaggiava con il pilota automatico, ormai. Il bastardo si muoveva ancora! Il tempo di fissarlo. Si avvicinò al corpo accasciato, allontanò l'arma con un calcio e gli sparò un colpo proprio nella nuca. Il cranio si aprì, e sangue e materia cerebrale si sparsero al suolo. «Dio mio, Aldo!» gridò Dominic, avvicinandosi al fratello. «Ne abbiamo preso almeno un altro laggiù. Mi resta un solo caricatore, Enzo.» «Anche a me, fratello.» Sorprendentemente, quasi tutte le persone a terra, comprese quelle colpite, erano ancora vive. In giro c'era tanto sangue quanta può essere l'acqua dopo un temporale. Ma i due fratelli erano troppo stanchi per star male davanti a quella scena. Rientrarono nel centro commerciale, dirigendosi a est. La carneficina qui non era meno impressionante. Il pavimento era cosparso di parecchie pozze di sangue. Si udivano grida e lamenti. Brian passò accanto a una bambina, di circa 3 anni, in piedi sul corpo della mamma, che agitava le braccine come un uccellino. Non c'era tempo, non c'era tempo di fare niente. Avrebbe voluto che ci fosse Pete Randall. Era un bravo infermiere. Ma anche il sottufficiale Randall sarebbe stato sopraffatto da quel massacro. C'era ancora il brusio di una pistola mitragliatrice silenziata. Veniva dal reparto donne della Belk, sulla sinistra. Non molto lontano, a giudicare dal rumore. Quando sparano, le armi automatiche fanno un rumore inconfondibile; nient'altro produce esattamente lo stesso rumore. Si divisero, prendendo ciascuno un lato del corto corridoio che portava oltre la Coffee Beanery e il Bostonian Shoes dentro la nuova zona di combattimento. Tom Clancy
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Il piano terreno di Belk cominciava con i profumi e i cosmetici. Come prima, corsero verso il rumore delle armi. C'erano sei donne a terra ai profumi e tre ai cosmetici. Alcune erano ormai morte. Altre sembravano vive. Alcune chiedevano aiuto, ma non c'era tempo. I gemelli si separarono di nuovo. Il rumore era appena cessato. Era venuto dal davanti a sinistra, ma ora non era più là. Il terrorista era fuggito? Aveva solo finito le munizioni? Sul pavimento c'erano bossoli ovunque, e videro che erano d'ottone da 9 mm. Dominic si accorse che quello aveva avuto tutto il tempo. Gli specchi fissati ai pilastri interni dell'edificio erano quasi tutti frantumati dai colpi. Al suo occhio addestrato, pareva che il terrorista fosse passato davanti, avesse sparato alle prime persone che aveva visto, tutte donne, e poi fosse tornato indietro dirigendosi a sinistra, ovunque vedesse i bersagli migliori. Era probabile che fosse uno solo, pensò Brian. Okay, contro che cosa ci troviamo? si chiese Dominic. Come reagirà? Come ragiona? Per Brian era più semplice: Dove sei, sporca carogna? Per il Marine era un nemico armato e nient'altro. Non una persona, non un essere umano, nemmeno un cervello pensante, solo un bersaglio che impugnava un'arma. Zuhayr provò un calo improvviso di eccitazione. Si era sentito su di giri come mai prima in vita sua. Aveva avuto solo poche donne nella vita e di sicuro ne aveva uccise più oggi di quante ne avesse fottute... ma, qui e ora, provava più o meno la stessa sensazione. E tutto ciò gli dava un'enorme soddisfazione. Non aveva udito gli spari di prima, nessuno. Aveva a malapena sentito i suoi, concentrato com'era nel suo compito. Ed era stato un bel compito. L'espressione sui loro volti quando avevano visto lui e la sua pistola mitragliatrice... e l'espressione quando le pallottole erano andate a segno... quella sì era una vista che gli dava piacere. Era però arrivato ormai all'ultimo paio di caricatori: uno era nell'arma e l'altro in tasca. Strano, pensò, riuscire a sentire ora un relativo silenzio. Nelle immediate vicinanze non c'erano donne vive. Beh... nessuna donna illesa. Alcune di quelle che aveva colpito si lamentavano. Alcune tentavano persino di trascinarsi via... Non poteva permetterlo, Zuhayr lo sapeva. Cominciò a camminare verso una di loro, una donna dai capelli scuri che indossava osceni pantaloni Tom Clancy
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rossi. Brian fischiò al fratello e indicò con il dito. Eccolo là, circa un metro e settanta, con indosso pantaloni color cachi e giacca sportiva di colore simile, a una cinquantina di metri di distanza. Un tiro da ragazzi per un fucile, un po' più impegnativo per una recluta di Parris Island, ma non così facile per la sua Beretta, per quanto fosse un buon tiratore. Dominic annuì e partì in quella direzione, girando però la testa a destra e a sinistra. «Andiamo male, donna», disse Zuhayr in inglese. «Ma non temere, ti mando a vedere Allah. Mi servirai in Paradiso.» Cercò di spararle un colpo singolo nella schiena. Ma la Ingram non permette di farlo molto facilmente. Esplose invece tre colpi da una distanza di un metro. Brian vide l'intera scena e qualcosa gli scoppiò dentro. Il Marine si alzò e mirò a due mani. «Pezzo di merda!» gridò, e fece fuoco con la rapidità consentita dalla precisione, da una distanza di una trentina di metri. Sparò in totale quattordici colpi, quasi un intero caricatore, e alcuni andarono a segno. Tre, di fatto, di cui uno finì nella pancia e un altro in mezzo al petto. Il primo fece male. Zuhayr sentì l'impatto come se avesse preso un calcio nei coglioni. Gli fece cadere le braccia come per coprirsi e difendersi da un altro colpo. Aveva ancora nelle mani l'arma e lottò contro il dolore per risollevarla quando vide quell'uomo avvicinarsi. Brian non dimenticò nulla. Infatti, nella sua mente si affollarono un sacco di cose. Doveva ricordarsi le lezioni di Quantico - e l'Afghanistan se voleva tornare a dormire nel suo letto quella sera. Così, avanzò a zig zag, evitando i tavoli rettangolari delle merci, senza staccare gli occhi dal suo bersaglio e affidando a Enzo il compito di guardarsi intorno. Ma anche lui lo fece. Il suo obiettivo non aveva il controllo dell'arma. Guardava dritto il Marine, con un'espressione strana di paura... ma sorridente. Avanzò direttamente verso quel bastardo. Da parte sua, Zuhayr smise di cercare di sollevare l'arma diventata di colpo pesantissima e rimase in piedi il più possibile dritto, guardando negli Tom Clancy
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occhi l'uomo che stava per ucciderlo. «Allahu ackbar», esclamò. «Ben detto», rispose Brian e gli sparò diritto in fronte. «Spero che ti piacerà all'inferno.» Poi si chinò e afferrò l'Ingrani, appendendosela dietro la schiena. «Andiamocene, Aldo», ordinò Dominic. Brian venne via. «Dio mio, spero che qualcuno abbia chiamato il 911», osservò. «Seguimi al piano di sopra», aggiunse Dominic. «Che cosa? Perché?» «E se ce ne fossero più di quattro?» La risposta interrogativa fu per Brian come un pugno in faccia. «Ho capito, fratello.» Sembrò incredibile a entrambi che la scala mobile continuasse a funzionare ed essi salirono, stando abbassati e scrutando intorno. C'erano donne ovunque, ossia fin dove si vedeva dalla scala mobile. «FBI!» gridò Dominic. «Tutto bene qui?» «Sì», giunsero numerose risposte, separate e incerte, da tutt'intorno al secondo piano. L'identità professionale di Enzo si rifece sentire sotto forma di comando perentorio: «La situazione è sotto controllo. La polizia sarà qui tra poco. Finché non arriva, rimanete fermi.» I gemelli si spostarono dall'arrivo della scala ascendente alla partenza di quella discendente. Fu subito chiaro che i terroristi non erano saliti al primo piano. La scena era spaventosa oltre l'immaginabile. C'erano pozze di sangue lungo una linea che andava dai profumi alle borsette, e adesso i fortunati che erano soltanto feriti gridavano per ricevere aiuto. E, di nuovo, i gemelli avevano cose più importanti da fare. Dominic raggiunse con il fratello il corridoio principale. Lui girò a sinistra per controllare il primo che aveva colpito. Era morto oltre ogni dubbio. La sua ultima pallottola da 10 mm gli era esplosa attraverso l'occhio destro. Pensandoci, ne rimaneva uno solo, se era ancora vivo. Lo era, nonostante tutti i colpi. Mustafa cercava di muoversi, ma i suoi muscoli erano svuotati di sangue e ossigeno e non obbedivano ai comandi provenienti attraverso il sistema nervoso centrale. Si trovò a guardare in alto, come se stesse sognando. Tom Clancy
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«Come ti chiami?» si sentì chiedere. Dominic non si aspettava più di tanto di ricevere una risposta. Era evidente che quell'uomo stava morendo e nemmeno molto lentamente. Si girò alla ricerca del fratello. «Ehi, Aldo!» chiamò, senza ricevere subito risposta. Brian era nel negozio di articoli sportivi Legends, a dare una rapida occhiata. La sua iniziativa ebbe una ricompensa e lui la riportò indietro nel corridoio del centro commerciale. Dominic era lì, a parlare al suo «sospettato», ma senza ottenere grandi risposte. «Ehi, testa di cazzo», disse Brian, tornando. Poi s'inginocchiò nel sangue di fianco al terrorista morente. «Ho qualcosa per te.» Mustafa alzò lo sguardo un po' perplesso. Sapeva che la morte era vicina e, anche se non era proprio la benvenuta, era contento in cuor suo di aver compiuto il proprio dovere verso la sua fede e la legge di Allah. Brian afferrò le mani del terrorista e gliele incrociò sul petto sanguinante. «Voglio che la porti con te all'inferno. È una palla ovale, coglione, fatta con la pelle di un vero porco dell'Iowa.» Brian gli tenne le mani sulla palla guardando negli occhi quel bastardo. Quando Mustafa se ne rese conto, i suoi occhi si dilatarono per l'orrore di quella trasgressione. Cercò di allontanare le braccia, ma le mani dell'infedele sopraffecero i suoi sforzi. «Sì, proprio così. Sono Iblis in persona e tu stai per andare dove mi trovo io.» Brian sorrise finché gli occhi non si spensero. «Che cosa significa?» «Lascia perdere», rispose Brian. «Andiamo.» Si diressero verso il punto da cui tutto era partito. A terra c'erano numerose donne, che in gran parte si lamentavano. Erano tutte sanguinanti, alcune in modo molto grave. «Trova una farmacia, mi servono delle bende; e accertati che qualcuno abbia chiamato il 911.» «Va bene.» Dominic corse via, mentre Brian s'inginocchiava accanto a una donna sulla trentina, colpita al petto. Come la maggioranza dei Marines e tutti gli ufficiali del corpo conosceva i rudimenti del pronto soccorso. Prima controllò le vie respiratorie. Okay, respirava. Sanguinava da due fori di pallottola nella parte alta sinistra del torace. Sulle labbra c'era un po' di schiuma rosa. Polmone colpito, ma non in modo grave. Tom Clancy
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«Riesce a sentirmi?» Un cenno e un suono rauco: «Sì». «Stia ferma. Starà bene. So che fa male, ma guarirà.» «Chi è lei?» «Brian Caruso, signora, Marine degli Stati Uniti. Si rimetterà. Ora devo cercare di aiutare qualcun altro.» «No, no...» Gli afferrò il braccio. «Signora, qui ci sono altre persone che stanno peggio di lei. Lei starà bene». Detto ciò, si allontanò. Quello vicino era piuttosto malconcio. Un bambino, sui 5 anni, con tre colpi nella schiena, che sanguinava come un secchio rovesciato. Brian lo girò. Gli occhi erano aperti. «Come ti chiami?» «David», rispose, con sorprendente lucidità. «David, ti rimetteremo a posto. Dov'è la mamma?» «Non lo so.» Era preoccupato per la mamma, più per lei che per se stesso, come del resto ogni bambino. «Ci penserò io, ma lascia che prima mi occupi di te.» Alzò lo sguardo e vide Dominic correre verso di lui. «Non ci sono farmacie!» urlò Dominic. «Prendi qualcosa, magliette, qualsiasi cosa!» ordinò al fratello poliziotto. E Dominic si precipitò nel negozio di abbigliamento dove Brian aveva comperato gli stivaletti. Ne uscì dopo pochi secondi con in braccio un sacco di magliette con diversi loghi sul davanti. Proprio allora arrivò il primo poliziotto, tenendo con entrambe le mani la pistola d'ordinanza. «Polizia!» gridò il poliziotto. «Da questa parte, dannazione!» ruggì Brian di ritorno. Ci volle una decina di secondi perché quello arrivasse. «Rinfoderi quella pistola, agente. Le canaglie sono tutte sistemate», gli disse Brian con un tono più pacato. «Ci serve ogni ambulanza che avete in città e avverta l'ospedale che sta per arrivare un sacco di feriti. Ha in macchina un kit di pronto soccorso?» «Chi è lei?» chiese il poliziotto, senza rinfoderare la pistola. «FBI», rispose Dominic da dietro l'agente, tenendo alta nella mano sinistra la tessera. «La sparatoria è finita, ma qui abbiamo un sacco di gente a terra. Chiami tutti quanti. Chiami l'ufficio locale dell'FBI e Tom Clancy
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chiunque altro. Ora si attacchi a quella radio e lo faccia subito!» Come la maggior parte dei poliziotti americani, l'agente Steve Barlow aveva una radio portatile Motorola, con un microfonino pinzato alla spallina della camicia della divisa, e fece una disperata chiamata d'aiuto e assistenza medica. Brian rivolse la sua attenzione al bambino che teneva tra le braccia. In quel momento David Prentiss per il capitano Brian Caruso costituiva il mondo intero. Ma tutti i danni erano interni. Il bimbo presentava più di una ferita emorragica al torace, e non era una buona cosa. «David, ti fa molto male?» «Sì», rispose il bambino dopo un mezzo respiro. Il suo viso si faceva sempre più pallido. Brian lo sistemò sul bancone della Piercing Pagoda, poi pensò che lì poteva esserci qualcosa di utile, ma trovò soltanto dei batuffoli di cotone. Ne infilò due in ciascuno dei tre fori nella schiena del piccolo, poi lo girò di nuovo. Ma il bimbo perdeva sangue all'interno, tanto che i suoi polmoni avrebbero ceduto, e lui si sarebbe addormentato e spento per asfissia in pochi minuti se qualcuno non l'avesse sottoposto ad aspirazione toracica, e Brian non poteva far niente. «Dio mio!» Fra tutti era arrivata lì Michelle Peters, tenendo per mano una ragazzina di 10 anni il cui volto era terrorizzato come può esserlo quello di un bambino. «Michelle, se sai qualcosa di pronto soccorso, prendi qualcuno e mettiti all'opera», ordinò Brian. Ma lei non lo fece, in realtà. Prese una manciata di batuffoli di cotone dal laboratorio di piercing e si allontanò senza meta. «Ehi, David, sai chi sono?» chiese Brian. «No», rispose il bambino, con una curiosità apparentemente superiore al dolore che sentiva nel petto. «Sono un Marine. Sai che cos'è?» «Come un soldato?» Brian si rese conto che quel bambino gli stava morendo tra le braccia. Ti prego, Dio, non questo, non questo bimbo. «No, siamo molto meglio dei soldati. Un Marine è pressappoco quel che di meglio può essere un uomo. Forse un giorno quando crescerai, potrai essere un Marine come me. Che ne pensi?» «Spari ai cattivi?» chiese David Prentiss. Tom Clancy
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«Certo, Dave», lo rassicurò Brian. Freddo, pensò David e poi i suoi occhi si chiusero. «David? Resta con me, David. Forza, riapri gli occhi. Dobbiamo parlare ancora.» Depose delicatamente il corpicino sul bancone e sentì le pulsazioni alla carotide. Ma non ce n'erano. «Oh, cazzo. Oh, cazzo», esclamò Brian. Poi, il suo sangue perse tutta l'adrenalina. Sentì il corpo come svuotato e i muscoli privi di forza. Arrivarono di corsa i primi vigili del fuoco, con indosso la divisa cachi e con le cassette del pronto soccorso. Uno di loro assunse il comando e mandò i suoi uomini in varie direzioni. Due si spostarono dove si trovava Brian. Il primo gli prese il corpicino dalle braccia e lo osservò brevemente, poi lo depose a terra e quindi si allontanò senza dire una parola, lasciando Brian lì, con la camicia macchiata del sangue di un bambino morto. Enzo era vicino, e si limitava a stare in piedi a osservare, ora che i professionisti dei soccorsi - in realtà soprattutto vigili del fuoco volontari, ma davvero in gamba - stavano assumendo il controllo della zona. Uscirono insieme, dalla porta più vicina, nell'aria tersa di mezzogiorno. L'intero scontro era durato meno di dieci minuti. Proprio come un combattimento reale, pensò Brian. Una vita... no, molte vite erano giunte a una fine prematura in quello che era stato, in proporzione, un attimo. La sua pistola era rientrata nel marsupio. Il caricatore vuoto era forse rimasto da Sam Goody. Quel che aveva appena provato era la cosa più vicina all'esperienza di Dorothy, risucchiata in un tornado nel Kansas. Lui, però, non era riapparso nel Mondo di Oz. Era ancora nel centro della Virginia, e dietro di loro c'era un sacco di persone morte o ferite. «Chi siete?» Era un capitano di polizia. Dominic mostrò la sua tessera dell'FBI, e per il momento ciò fu sufficiente. «Che cos'è successo?» «Sembrebbero terroristi, quattro, sono entrati e si sono mesi a sparare all'impazzata. Sono morti tutti. Li abbiamo fatti fuori, tutti e quattro», gli riferì Dominic. «È ferito?» chiese a Brian il capitano, indicando il sangue sulla camicia. Aldo scosse la testa. «Non un graffio, capitano, lei ha là dentro un sacco di civili feriti.» Tom Clancy
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«Voi che ci fate qui?» chiese poi l'ufficiale. «Compravamo scarpe», rispose Brian, con un po' di amarezza nella voce. «Davvero?» osservò il capitano di polizia, guardando l'ingresso del centro commerciale e rimanendo fermo solo perché aveva paura di quel che avrebbe visto all'interno. «Qualche idea?» «Faccia delimitare la zona», disse Dominic. «Verifichi ogni targa. Controlli l'identità dei terroristi morti. Conosce la procedura. Chi è qui il responsabile?» «Solo un agente residente. L'ufficio più vicino è Richmond. L'ho già chiamato. È un tale di nome Mills». «Jimmy Mills? Lo conosco. Beh, l'FBI dovrebbe mandar qui un sacco di gente. La cosa migliore che può fare è recintare la zona della sparatoria e attendere, facendo portare via i feriti. Capitano, là dentro è un inferno.» «Ci credo. Va bene, poi torno qui.» Dominic attese che il capitano di polizia entrasse, poi diede di gomito al fratello e insieme si diressero verso la sua Mercedes. I poliziotti nell'auto all'ingresso del parcheggio - due in uniforme, uno dei quali armato di un fucile a canna liscia - videro la tessera dell'FBI e li lasciarono passare salutando. Dieci minuti dopo, erano di ritorno alla piantagione. «Che cosa è successo?» chiese Alexander in cucina. «La radio ha detto...» «Pete, ti ricordi quei dubbi che mi erano venuti?» chiese Brian. «Sì, ma quali?» «Puoi dimenticarteli, Pete. Ora e per sempre», annunciò Brian.
14 PARADISO I cacciatori di notizie piombarono su Charlottesville come avvoltoi su una carcassa, o cominciarono a piombarvi sopra finché le cose non si complicarono. La successiva notizia arrivò da un posto chiamato Citadel Mall a Colorado Springs, nel Colorado, poi ne arrivò una da Provo, nello Utah e, infine, da Des Moines, nello Iowa. Questo la trasformò in una storia colossale. L'attacco al centro commerciale del Colorado provocò la morte di sei cadetti dell'Accademia Aeronautica - altri erano stati tratti in salvo Tom Clancy
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all'esterno dai loro compagni - oltre a quella di ventisei civili. Ma la notizia di Colorado Springs era giunta in fretta a Provo, nello Utah, e lì il capo della polizia locale, con un ottimo intuito, aveva mandato auto in ogni complesso commerciale della città. Nel Provo Towne Center, ebbero l'intuizione giusta. Ogni auto aveva a bordo il fucile a canna liscia d'ordinanza della polizia e si sviluppò una violenta battaglia tra quattro terroristi armati e sei poliziotti, che sapevano tutti come sparare. Il risultato fu di due feriti gravi tra i poliziotti e tre civili morti - in totale undici cittadini del posto si erano uniti alla furiosa sparatoria - e quattro terroristi stecchiti in quello che l'FBI avrebbe definito più tardi un attacco maldestro. Des Moines avrebbe potuto avere lo stesso esito, ma la polizia locale fu lenta a reagire, e il risultato finale fu di quattro terroristi uccisi, ma trentuno cittadini a tenere loro compagnia. Nel Colorado, due terroristi sopravvissuti furono intrappolati in un negozio con una squadra di SWAT della polizia a soli 50 metri di distanza, e una compagnia di tiratori scelti della Guardia Nazionale - messi subito in allarme dal governatore dello Stato - in arrivo e ansiosi di dar vita alla fantasia di ogni soldato: usare le armi per eliminare gli invasori e abbandonare i loro resti all'aperto come esca per i puma. Ci volle oltre un'ora perché ciò avvenisse, ma con l'ausilio di fumogeni i guerrieri della domenica usarono una potenza di fuoco sufficiente a distruggere un esercito invasore, mettendo fine alle vite di due criminali - arabi, risultò poi, come c'era da aspettarsi - in modo spettacolare. Ormai, tutta l'America era davanti alla TV, con inviati a New York e Atlanta che raccontavano alla nazione quanto sapevano, molto poco, e cercavano di spiegare gli avvenimenti del giorno, con la precisione di scolari delle elementari. Ripetevano di continuo i fatti salienti che erano riusciti a raccogliere e invitavano «esperti» che sapevano poco ma parlavano molto. Serviva almeno a riempire il tempo di messa in onda, se non per informare il pubblico. Anche al Campus c'erano le TV e quasi ogni attività cessò dato che erano tutti davanti agli schermi. «Dio mio», esclamò Jack Jr. Altri avevano mormorato o pensato più o meno allo stesso modo, ma per loro era un po' peggio, poiché erano tecnicamente membri della comunità dei servizi segreti che non aveva fornito alcun elemento tale da mettere in allarme i responsabili della Tom Clancy
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sicurezza contro questo attacco al territorio nazionale. «È piuttosto semplice», osservò Tony Wills. «Se non disponiamo di risorse umane per raccogliere informazioni sul campo, è difficile per noi ottenere qualche avviso, a meno che quei delinquenti non siano davvero sbadati quando utilizzano i telefoni cellulari. Ma ai mezzi d'informazione piace raccontare alla gente come diamo la caccia ai criminali e anche loro imparano. Anche quelli dello staff della Casa Bianca amano raccontare ai giornalisti quanto sono svegli, e lasciano trapelare notizie top secret riguardanti l'attività d'intelligence. A volte ci si chiede se siano al servizio dei terroristi, da come si lasciano sfuggire informazioni riservate.» In realtà, quei tipi stronzi dello staff vogliono soltanto far bella figura di fronte ai giornalisti, ed è in pratica la sola cosa che sanno fare. «Allora, per il resto della giornata i giornalisti urleranno di "un altro fallimento dei servizi d'informazione", giusto?» « Puoi scommetterci», rispose Wills. «Quegli stessi che attaccano i servizi segreti ora si lamenteranno che questi non possono svolgere il loro lavoro, ma senza riconoscere le proprie responsabilità nel castrarli ogni volta che ne hanno la possibilità. Lo stesso dicasi per il Congresso, ovviamente. A ogni modo, torniamo al lavoro. L'NSA cercherà un po' d'incoraggiamento da parte dell'opposizione: sono esseri umani anche loro, no? Suonano la grancassa quando gli va bene un'operazione. Vediamo se il nostro amico Sali fa parte del giro.» «Ma chi è il grande burattinaio che ha dato l'ordine?» chiese Jack. «Stiamo cercando di scoprirlo.» La cosa più importante, Wills non l'aggiunse per il momento, era determinare dove fosse quel bastardo. Un volto con un posto a esso collegato era molto più prezioso di un volto senza. Al piano di sopra, Hendley aveva i suoi più stretti collaboratori radunati davanti al suo televisore. «Qualche idea?» «Pete ha chiamato da Charlottesville. Provate a indovinare dove si trovavano le nostre due reclute?» chiese Jerry Rounds. «Stai scherzando», rispose Tom Davis. «Nient'affatto. Hanno fatto secchi quei maledetti, tutti quanti, senza aiuti esterni, e ora sono di nuovo a casa. C'è di più. Brian - il Marine - aveva dei dubbi circa la sua funzione. Pete riferisce che è acqua passata. Non vede Tom Clancy
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l'ora di partire per qualche missione reale. Per Pete ormai sono pronti». «Allora, ci serve solo qualche obiettivo serio?» chiese Hendley. «I miei daranno un'occhiata a quel che arriva dall'NSA. Devi tener conto che ora quei delinquenti si scambieranno dei messaggi. La stasi che c'è stata nei loro scambi dovrebbe aver fine già ora», pensò ad alta voce Rick Bell. «Se siamo pronti a entrare in azione, facciamolo, e presto.» Quello era il campo di Sam Granger. Fino a quel momento era rimasto tranquillo, ma ora doveva intervenire. «Abbiamo due ragazzi pronti a uscire e mettersi alla ricerca di qualche obiettivo», disse, usando una frase creata vent'anni prima dall'esercito. «Secondo Pete, sono bravi ragazzi e, da quanto è successo oggi, penso che siano ben motivati.» «Che cosa hanno in mente i nostri avversari?» domandò Hendley. Non era difficile immaginarselo, ma voleva altre opinioni in proposito. «Volevano attaccarci in modo intelligente. L'obiettivo era chiaramente colpire nella Middle America», esordì Rounds. «Pensano di poterci intimorire dimostrando di essere in grado di attaccare ovunque, non solo obiettivi ovvi come New York. Questo era l'elemento più significativo in questa operazione. In totale, probabilmente da quindici a venti terroristi, oltre, forse, a qualche persona di supporto. È un numero piuttosto elevato, ma non senza precedenti; hanno mantenuto un buon livello di segretezza operativa. I loro uomini erano molto motivati. Non direi, però, che fossero molto ben addestrati, hanno solo deciso di gettare un cane arrabbiato in cortile perché, come s'è visto, azzannasse i bambini. Hanno dimostrato la loro volontà politica di fare qualcosa di veramente orrendo, ma non è una sorpresa; e anche di sacrificare personale devoto, ma anche questa non è una sorpresa. L'attacco ha richiesto una bassa tecnologia, solo qualche esaltato con armi automatiche leggere. Si sono dimostrati spietati, ma non dei veri professionisti. In meno di due giorni, è probabile che l'FBI ne avrà ripercorso le mosse fino al punto di partenza e forse anche alle vie d'accesso. Non hanno imparato a volare o qualcosa del genere, quindi è facile che non siano stati qui da noi per molto tempo. Mi piacerebbe sapere chi ha definito i loro obiettivi. Il sincronismo lascia intravedere una sorta di pianificazione, ma non molta, direi; non è difficile leggere l'ora su un orologio da polso. Non avevano previsto la fuga dopo aver effettuato la sparatoria. È probabile che siano arrivati con gli obiettivi già identificati. A questo punto, scommetterei che erano dentro i nostri confini da una o due Tom Clancy
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settimane, o anche meno, a seconda della loro modalità d'ingresso. L'FBI non impiegherà molto tempo a scoprirlo.» «Pete riferisce che le armi erano pistole mitragliatrici Ingram. Sono carine, ecco perché appaiono in TV e nei film», spiegò Granger. «Ma non sono armi molto efficienti.» «Come le hanno avute?» chiese Tom Davis. «Bella domanda. Calcola che l'FBI ha già quelle della Virginia e sta risalendone il percorso attraverso i numeri di matricola. In questo sono bravi. Dovremmo avere le informazioni per stasera, e ciò fornirà indicazioni su come le armi sono finite nelle mani dei terroristi, e poi l'indagine prenderà l'avvio.» «Che cosa farà l'FBI, Enzo?» chiese Brian. «È un caso importante. Gli assegneranno un nome in codice e ogni agente nel Paese può essere chiamato a collaborare. In questo momento, la prima cosa che cercheranno è l'auto usata da quei delinquenti. Magari è rubata ma è più facile che sia noleggiata. Per farlo, bisogna firmare, lasciare una copia della patente, carta di credito, tutte quelle cose normali per chi vive in America. Possono essere tutte rintracciate. Portano tutte da qualche parte, fratello. Ecco perché se ne ripercorre il cammino.» «Come va ragazzi?» chiese Pete, entrando nella stanza. «Una bevuta aiuta», rispose Brian. Aveva già pulito la sua Beretta, mentre Dominic aveva fatto altrettanto con la sua Smith & Wesson. «Non è stato divertente, Pete.» «Queste cose non lo sono mai. Ho appena parlato con l'ufficio. Vogliono vedervi tra un paio di giorni. Brian, prima avevi qualche dubbio, e ora confermi che è tutto passato. È così?» «Ci hai addestrato a identificare, avvicinare e uccidere la gente, Pete. Io riesco a conviverci, e questo vale finché non operiamo troppo oltre i limiti.» Dominic si limitò ad annuire, ma i suoi occhi continuavano a fissare Alexander. «D'accordo. Circola una vecchia storiella in Texas sul perché laggiù gli avvocati sono così bravi. La risposta è che ci sono più uomini da ammazzare che cavalli da rubare. Per quelli da ammazzare, forse voi due potete dar loro una mano.» «Ci direte finalmente per chi stiamo lavorando?» chiese Brian. Tom Clancy
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«Lo scoprirete a tempo debito, ancora un paio di giorni.» «Posso aspettare», disse Brian. Stava facendo qualche rapida analisi per conto suo. Il generale Terry Broughton poteva sapere qualcosa. Di sicuro uno bene informato era quel Werner all'FBI, ma questa vecchia piantagione di tabacco dov'erano stati addestrati non apparteneva ad alcun ente statale di sua conoscenza. La CIA aveva la Farm vicino a Yorktown, in Virginia, ma si trovava a circa 250 chilometri di distanza. Quel posto non sapeva di «CIA», almeno non secondo le sue ipotesi, per quanto errate potessero essere. Infatti, quel luogo non aveva niente di «statale», non ai suoi occhi. Ma in un modo o nell'altro, nel giro di qualche giorno avrebbe saputo qualcosa di sostanzioso e per quel breve tempo poteva aspettare. «Cosa sappiamo degli individui che abbiamo fatto fuori oggi?» «Non molto. Occorre attendere un po'. Dominic, quanto ci vuole perché comincino a trovare qualcosa?» «Domani a mezzogiorno avranno già un sacco d'informazioni, ma non abbiamo un filo diretto con l'FBI, almeno se non vuoi che io...» «No. Forse dovremmo informarli che tu e Brian non siete la nuova versione del Ranger Solitario, ma non si dovrebbe sapere troppo in giro.» «Vuoi dire che dovrò parlare con Gus Werner?» «È probabile. Ha abbastanza influenza nell'FBI da dire che siete in "missione speciale" e farla finire lì. Immagino che si darà una pacca sulla spalla per avervi scovato per noi. A proposito, siete stati molto bravi.» «Lo siamo stati tutti», disse il Marine, «era quello per cui siamo stati addestrati. Abbiamo avuto abbastanza tempo per capire e dopo è stato tutto automatico. Mi hanno insegnato al corso d'addestramento che la differenza tra il fare e il non fare è di solito questione di pochi secondi di riflessione. Se fossimo stati da Sam Goody quando è cominciato tutto invece di qualche minuto dopo, sarebbe potuta andare diversamente. Un'altra cosa: due uomini sono circa quattro volte più efficaci di un uomo solo. C'è uno studio sull'argomento. "Fattori tattici non lineari negli scontri tra piccole unità", penso che sia il titolo. Fa parte dell'insegnamento alla Recon School.» «Ehi, i Marines sanno davvero leggere?» chiese Dominic, afferrando una bottiglia di bourbon. Ne versò due buone dosi, porgendone una al fratello e bevendone un sorso. «Quello che era da Sam Goody mi ha sorriso», disse Brain con un'espressione perplessa. «Al momento non ci ho pensato. Forse non Tom Clancy
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temeva di morire.» «Lo chiamano martirio e alcuni la pensano davvero così», disse loro Pete. «Allora che cosa hai fatto?» «Gli ho sparato, da vicino, forse sei o sette volte.» «Oltre dieci, fratello», lo corresse Dominic. «Più l'ultimo alla nuca.» «Si muoveva ancora», spiegò Brian. «E non avevo manette da mettergli. E non me ne frega più di tanto». E poi, sarebbe comunque morto dissanguato. Per il modo in cui sono andate le cose, il suo viaggio nella nuova dimensione era già avvenuto. «Bingo! Abbiamo fatto bingo», annunciò Jack dalla sua postazione. «Sali fa parte del gioco, Tony. Guarda qui», disse, indicando lo schermo del computer. Will premette i tasti per ricevere la sua razione di «informazioni» dall'NSA, ed eccole. «Sai, si pensa che le galline facciano coccodè dopo che hanno deposto l'uovo, per far sapere al mondo quanto sono state brave. Questi qui si comportano allo stesso modo. Jack, è confermato: Uda bin Sali è coinvolto nel giro. A chi è indirizzato?» «A un tale con cui chatta in rete. Con lui parla soprattutto di movimenti di denaro.» «Finalmente!» esclamò Wills, verificando il documento sulla sua postazione. «Vogliono sue foto, una serie intera. Forse Langley sta per occuparsi di lui. Dio sia lodato!» Fece una pausa. «Abbiamo una lista di quelli cui manda e-mail?» «Certo. La vuoi?» Jack la tirò fuori e premette il comando STAMPA. Dopo quindici secondi consegnò il foglio al compagno di stanza. «Numeri e date delle e-mail. Posso stampare tutte quelle interessanti e i motivi per cui le trovo interessanti, se vuoi.» «Per il momento, basta. Do questo a Rick Bell.» «Io mantengo la posizione.» HAI VISTO LE NOTIZIE IN TV, aveva scritto Sali a un corrispondente semiregolare, QUESTO DOVREBBE FAR VENIRE IL MAL DI STOMACO AGLI AMERICANI! «Sì, certo», disse Jack allo schermo. «Ma tu ti sei tradito, Uda.» Altri sedici martiri, pensò Mohammed, guardando la TV all'hotel Bristol di Vienna. Era increscioso solo in astratto. Quella gente era, in realtà, Tom Clancy
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merce spendibile. Erano meno importanti di lui, e questa era la verità, grazie al suo valore per l'organizzazione. Aveva l'aspetto fisico e la conoscenza delle lingue per viaggiare ovunque, e l'intelligenza per pianificare bene le sue missioni. Il Bristol era un hotel molto elegante, proprio di fronte all'ancor più decorato Imperial, e il minibar aveva del buon cognac, e a lui piaceva il buon cognac. La missione non era andata poi così bene... aveva sperato in centinaia di americani morti, invece di alcune decine, ma con tutta quella polizia e persino alcuni cittadini armati, il massimo delle sue aspettative era stato troppo ottimistico. L'obiettivo strategico era stato però raggiunto. Tutti gli americani ora sapevano di non essere al sicuro. Non importava dove vivessero, potevano essere colpiti dai suoi santi guerrieri, disposti a sacrificare la vita in cambio del senso di sicurezza degli americani. Mustafa, Saeed, Sabati e Mehdi erano ora in Paradiso, se quel posto esisteva davvero. A volte pensava che fosse una favola raccontata a bambini impressionabili, o alle anime semplici che di fatto ascoltavano le prediche degli imam. Si doveva scegliere con cura i propri predicatori, dato che non tutti gli imam vedevano l'Islam come lui. Ma loro non volevano controllarlo tutto. Mohammed sì... o forse solo una parte, sufficiente a comprendere i Luoghi Santi. Di argomenti del genere non poteva parlare a voce alta. Alcuni membri importanti dell'organizzazione credevano davvero, si trovavano più sul versante conservatore - reazionario - della fede di altri come ad esempio gli wahhabiti dell'Arabia Saudita. Ai suoi occhi questi ultimi non erano che ricchi corrotti di quel corrottissimo Paese, gente che recitava le preghiere con la bocca mentre si abbandonava ai vizi in patria e all'estero, spendendo il loro denaro. E il denaro lo spendevano facilmente. Non si poteva portarlo nell'aldilà. Il Paradiso, se esisteva davvero, non aveva bisogno di soldi. E se non esisteva, non c'era nemmeno bisogno di denaro. Quel che lui voleva, quello in cui sperava - no, quello che avrebbe avuto in vita - era il potere, la possibilità di dirigere la gente, di piegare gli altri al suo volere. Per lui, la religione era la matrice che dava forma al mondo che lui avrebbe controllato. A volte, per paura di dimenticarsela quella forma, persino pregava, soprattutto in presenza dei suoi «superiori». Ma, come responsabile operativo, era lui e non loro e stabilire il percorso dell'organizzazione attraverso gli ostacoli posti di traverso al loro cammino dagli idolatri dell'Occidente. E scegliendo il percorso, sceglieva anche il Tom Clancy
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tipo di strategia, che derivava dalle loro credenze religiose, pilotate dal mondo politico in cui si trovavano a operare. Era il nemico che dava forma alla tua strategia, dato che era la sua a dover essere neutralizzata. Così, adesso, gli americani avrebbero conosciuto la paura come mai prima d'ora. Non era a rischio la loro capitale politica o la loro capitale finanziaria. Erano tutte le loro vite. La missione era stata progettata fin dall'inizio soprattutto per uccidere donne e bambini, gli elementi più preziosi e più vulnerabili di ogni società. Finiti questi pensieri, aprì un'altra bottiglietta di cognac. Poi, avrebbe acceso il suo portatile per ricevere i resoconti dai suoi sottoposti sul campo. Avrebbe dovuto dire a un suo banchiere di trasferire altra valuta sul suo conto nel Liechtenstein. Non sarebbe stato opportuno prosciugare quel conto. Poi i conti sulla Visa sarebbero stati eliminati e sarebbero svaniti per sempre. Altrimenti, la polizia lo avrebbe cercato, con un nome e forse con delle foto. Non sarebbe stato conveniente. Sarebbe rimasto a Vienna ancora pochi giorni, poi sarebbe rientrato in patria per una settimana per incontrare i suoi capi e pianificare le future operazioni. Con un tale successo all'attivo, avrebbero prestato più ascolto. La sua alleanza con i colombiani aveva dato i suoi frutti, nonostante i loro dubbi, e lui si trovava sulla cresta dell'onda. Ancora alcune notti di baldoria e sarebbe stato pronto a ritornare alla vita notturna un po' meno vivace del suo Paese, fatta soprattutto di caffè o tè, e chiacchiere, infinite chiacchiere. Nessuna azione. Solo attraverso l'azione egli poteva raggiungere gli obiettivi stabiliti per lui... dai capi... e da lui stesso. «Dio mio, Pablo», disse Ernesto, spegnendo la TV. «Andiamo, non ci si deve poi tanto sorprendere», rispose Pablo. «Non ti sarai aspettato che avessero intenzione di allestire un banchetto per vendere biscotti ai boy-scout.» «No, ma questo?» «Ecco perché si chiamano terroristi, Ernesto. Uccidono senza preavviso e attaccano persone incapaci di difendersi.» C'era un sacco di servizi televisivi da Colorado Springs, dove la presenza degli autocarri della Guardia Nazionale rendeva la scena molto drammatica. Lì, i civili in uniforme avevano addirittura trascinato fuori i corpi di due terroristi, in apparenza per sgombrare la zona dove i fumogeni avevano innescato alcuni incendi, ma in realtà per esporre i cadaveri. Ai militari colombiani Tom Clancy
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piaceva fare cose simili. Soldati che davano spettacolo. I sicarios del Cartello spesso facevano lo stesso, Ma non era ciò che contava in quel contesto. Per Ernesto era importante che la sua identità fosse quella di «uomo d'affari», e non mercante di droga o terrorista. Allo specchio, vedeva un uomo che forniva al pubblico un prodotto e un servizio preziosi, per i quali era pagato, e per difenderli doveva affrontare i suoi concorrenti. «Ma come reagiranno i norteamericanos?» chiese più che altro a se stesso Ernesto. «Faranno fuoco e fiamme e indagheranno come in qualsiasi caso di delitto avvenuto in strada, e qualcosa scopriranno, ma noi abbiamo una nuova rete di distribuzione in Europa, che», ricordò al suo capo, «è il nostro obiettivo.» «Non mi aspettavo un crimine così spettacolare, Pablo.» «Ne abbiamo già discusso», disse questi con voce calmissima. «Speravano di poter effettuare una dimostrazione spettacolare», egli non disse «crimine», naturalmente, «che avrebbe loro instillato la paura. Come già sapevano tutti, queste pazzie per loro hanno un notevole significato. L'importante per noi è che distoglierà le loro pericolose attività dai nostri interessi.» A volte doveva avere la pazienza di spiegare le cose al suo capo. L'importante era il denaro. Con i soldi si poteva acquistare il potere. Con i soldi si poteva comprare la gente e la protezione, e non solo difendere la propria vita e quella della propria famiglia, ma anche controllare il proprio Paese. Presto o tardi, avrebbero organizzato l'elezione di qualcuno che avrebbe detto le parole che i norteamericanos volevano sentire, ma avrebbe combinato poco, tranne forse affrontare il gruppo di Cali, il che a loro sarebbe andato bene. La loro unica vera preoccupazione era il rischio di comprare la protezione di un voltagabbana, uno che prendeva i loro soldi e poi si rivoltava contro come un cane infedele. Dopotutto, i politici erano fatti della stessa pasta. Lui, però, avrebbe avuto informatori in mezzo a gente simile: una sicurezza in più. Loro avrebbero «vendicato» l'assassinio del falso amico la cui vita egli avrebbe dovuto prendere in tali circostanze. Nel complesso, era un gioco complicato, ma controllabile. E lui sapeva come manovrare la gente e il governo, anche quello nordamericano, se si fosse reso necessario. La sua influenza arrivava lontano, anche nelle menti e nelle anime di quelli che non avevano idea alcuna di chi fossero le mani che tiravano i loro fili. Ciò era tanto più vero Tom Clancy
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per chi parlava contro la legalizzazione del suo prodotto. Se questo fosse successo, i suoi margini di profitto sarebbero svaniti e, con essi, il suo potere. Non poteva permetterlo. No. Per lui e la sua organizzazione, lo status quo era un perfetto modus vivendi con il mondo nella sua globalità. Non era la perfezione, ma la perfezione era qualcosa che non poteva sperare di raggiungere nel mondo reale. L'FBI aveva lavorato alla svelta. Scovare la Ford con la targa del New Mexico non era stato difficile, anche se ogni singolo numero di targa nel parcheggio era stato «spuntato» e fatto risalire al suo proprietario e, in molti casi, questi era stato interrogato da un agente armato. Nel New Mexico si era scoperto che l'agenzia di autonoleggio della National era dotata di telecamere di sorveglianza e che era disponibile il nastro del giorno in questione e, cosa notevole, mostrava un altro noleggio che interessava l'ufficio di Des Moines, nell'Iowa. Meno di un'ora dopo, l'FBI fece ritornare gli stessi agenti a verificare l'ufficio della Hertz a neanche un chilometro di distanza e anche quello aveva all'interno alcune telecamere. Tra registrazioni stampate e nastri video, ebbero un po' di nomi falsi (Tomas Salazar, Hector Santos, Antonio Quinones e Carlos Oliva) con cui divertirsi, immagini delle loro patenti egualmente false e i nomi di copertura di quattro soggetti. Anche i documenti erano importanti. Le patenti internazionali erano state rilasciate a Città del Messico e furono subito inviati telex alla polizia federale messicana, la cui collaborazione fu immediata. A Richmond, Des Moines, Salt Lake City e Denver furono sottoposti a indagine i numeri delle carte Visa. Il capo della sicurezza alla Visa era un ex agente dell'FBI e qui i computer non solo identificarono la banca d'origine dei conti, ma seguirono anche le tracce di quattro carte attraverso un totale di sedici stazioni di rifornimento, mostrando i percorsi seguiti e la velocità di marcia di tutte e quattro le vetture dei terroristi. I numeri di matricola delle pistole mitragliatrici Ingram furono elaborati attraverso l'agenzia sorella dell'FBI, il Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives del dipartimento del Tesoro. Lì stabilirono che tutte e sedici le armi avevano fatto parte di un carico rapinato undici anni prima in Texas. Altre erano saltate fuori nel corso di sparatorie legate alla droga in tutto il Paese, e quella particolare informazione aprì all'FBI un nuovo filone d'indagine. Nelle quattro principali scene del crimine, furono prese le Tom Clancy
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impronte digitali ai terroristi morti, oltre al sangue per l'identificazione del DNA. Le auto furono portate negli uffici dell'FBI e sottoposte a un minuzioso controllo alla ricerca di impronte digitali e anche di campioni per l'analisi del DNA per verificare se erano salite anche altre persone. La direzione e il personale di ogni albergo furono interrogati così come i dipendenti dei diversi fast-food, oltre a quelli dei bar e di altri ristoranti. Furono sequestrate le registrazioni telefoniche dei motel per verificare quali telefonate fossero state eventualmente fatte. Vennero fuori soprattutto alcuni provider di servizi su Internet e i portatili dei terroristi furono sottoposti al controllo delle impronte e poi analizzati dagli esperti informatici dell'FBI. Al caso, nome in codice ISLAMTERR, fu assegnato in esclusiva un totale di 700 agenti. Le vittime erano state quasi tutte ricoverate negli ospedali locali e chi era in grado di parlare fu interrogato quella sera stessa per accertare ciò che sapeva o riusciva a ricordare. Le pallottole estratte dai loro corpi furono prese come reperti per essere confrontate con le armi portate nel nord della Virginia, sede del nuovissimo laboratorio dell'FBI, per essere sottoposte a prove e analisi. Tutte queste informazioni finirono al dipartimento per la Sicurezza Nazionale, che le inoltrò tutte quante alla CIA, all'NSA e agli altri servizi americani, i cui responsabili a livello locale stavano già chiamando i loro informatori per raccogliere notizie. Le spie chiesero anche a servizi segreti stranieri ritenuti amici - termine, nella maggior parte dei casi, un po' esagerato - dati e notizie relativi al caso. Tutte le informazioni così raccolte arrivarono al Campus attraverso il collegamento CIA/NSA. I dati intercettati furono concentrati nell'enorme sala computer del Campus situata nel seminterrato, dove furono classificati in base al tipo e predisposti per gli analisti che sarebbero arrivati il mattino seguente. Al piano di sopra, erano andati tutti a casa per la notte, tranne il personale addetto alla sicurezza e quello incaricato delle pulizie giornaliere. Le postazione utilizzate dagli analisti erano protette in diversi modi per essere sicuri che non potessero essere accese senza autorizzazione. Lì la sicurezza era rigida, ma era tenuta a basso livello - il sistema migliore per mantenerla - e monitorata da telecamere a circuito chiuso le cui «registrazioni» erano sempre sottoposte a sorveglianza elettronica e umana. Tom Clancy
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Nel suo appartamento, Jack pensò se chiamare suo padre, ma decise di no. Era probabilmente bombardato dai giornalisti della TV e della carta stampata, nonostante la sua ben nota abitudine di non dire nulla su nulla in modo da dare mano libera al presidente in carica, Edward Kealty. Esisteva in effetti una linea protetta e molto privata di cui solo i ragazzi erano a conoscenza, ma Jack decise di lasciarla a Sally, che era un po' più emotiva di lui e lasciò perdere l'idea d'inviare al papà una e-mail che in definitiva avrebbe detto «Che diavolo» e «Di sicuro vorrei che fossi ancora alla Casa Bianca». Sapeva però che Jack Sr. stava forse ringraziando Dio di non esserci più, forse persino sperando che Kealty ascoltasse i suoi consiglieri e ne aveva di bravi - e pensasse prima di agire. Suo padre aveva probabilmente chiamato qualche amico all'estero per scoprire che cosa sapevano e pensavano, e forse aveva espresso qualche opinione, dato che i governi esteri di solito ascoltavano ciò che lui aveva da dire, con calma, in stanze private. Il grande Jack era ancora in qualche modo nel giro. Poteva chiamare amici dei tempi della sua presidenza per chiedere che cosa stesse davvero accadendo. Ma Jack non pensò a tutti questi dettagli. Hendley aveva in ufficio e a casa un telefono protetto, chiamato STU-5, un prodotto nuovissimo della AT&T e NSA. Gli era arrivato per vie traverse. In quel momento stava utilizzandolo. «Sì, è giusto. Avremo le informazioni domattina. Adesso non serve molto restare seduti in ufficio a osservare uno schermo perlopiù vuoto», disse con buon senso l'ex senatore, sorseggiando un bourbon e soda. Poi ascoltò la successiva richiesta. «Probabilmente», rispose a una domanda piuttosto ovvia. «Ma nulla di "concreto" ancora... circa quello che uno si aspetterebbe a questo punto.» Un'altra verbosa domanda. «Adesso abbiamo due ragazzi, quasi pronti... Sì... circa quattro di loro. Stiamo esaminandoli proprio ora... domani, cioè. Jerry Rounds ci si sta dedicando anima e corpo, insieme con Tom Davis... sì, non lo conosci? Nero, dell'altra sponda del fiume, entrambe le parti del palazzo. È piuttosto sveglio, ha fiuto per le cose finanziarie e anche per gli aspetti operativi. Strano che tu non lo abbia mai incrociato. Sam? Non vede l'ora, credimi. Il problema è scegliere i bersagli giusti... Lo so, tu non puoi entrarci. Scusa Tom Clancy
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se li ho chiamati "bersagli".» Un lungo monologo, più una domanda finale che presupponeva una risposta affermativa. «Sì, lo so. È il motivo per cui siamo qui. A presto, Jack. A presto... Grazie, amico mio. Anche a te. Arrivederci prima o poi.» Riappese, sapendo che in realtà non avrebbe rivisto il suo amico molto presto... magari mai più di persona. Ed era un vero, maledetto peccato. Non c'erano molti che capissero cose come questa, e ciò era ancor più grave. Ancora una chiamata da fare, e questa volta sul telefono normale. L'identificativo del chiamante indicò a Granger chi era prima che rispondesse. «Sì, Gerry?» «Sam, quelle due reclute. Sei sicuro che siano pronte a entrare nel gioco duro?» «Pronti al punto giusto», il responsabile delle operazioni rassicurò il suo capo. «Portameli qui per pranzo. Tu, io, loro e Jerry Rounds.» «Per prima cosa domani chiamo Pete.» Non c'era motivo di farlo subito. Dopotutto, erano solo due ore di macchina. «Hai qualche sospetto?» «Gerry, la prova del nove? Prima o poi l'avremo.» «Sì, è vero. A domani.» «'notte, Gerry.» Granger riattaccò e ritornò al suo libro. Le notizie del mattino furono sensazionali in tutta l'America, e anche nel resto del mondo. Le trasmissioni via satellite di CNN, FOX, MSNBC e di chiunque altro possedesse telecamere e un furgone per il collegamento fornirono al mondo servizi a ripetizione che solo un'esplosione nucleare avrebbe potuto far passare in secondo piano. I giornali europei espressero la solita simpatia e solidarietà per l'America per la sua ultima tragedia... da dimenticare e ritirare presto, nei fatti se non a parole. I media americani parlarono di quanto terrorizzata fosse la popolazione degli Stati Uniti. Non c'era alcun dato statistico a supporto, ma in tutto il Paese i cittadini stavano di colpo comprando armi da fuoco per la difesa personale, scopo per il quale servivano poco o nulla. La polizia, anche senza un preciso ordine, si mise a controllare con attenzione chiunque fosse giunto da Paesi a est di Tom Clancy
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Israele e, se qualche imbecille d'avvocato lo avesse definito comportamento razzista, che andasse al diavolo. I crimini del giorno prima non erano stati commessi da un gruppo di turisti della Norvegia. La partecipazione della Chiesa ci fu, moderata. In tutta l'America, la gente andò a lavorare e svolse le proprie attività, con un «Che ne pensi di tutto ciò?» rivolto ai colleghi, che invariabilmente scuotevano la testa e tornavano al loro lavoro: produrre acciaio, automobili o consegnare la posta. Non erano molto spaventati, in realtà, perché anche con quattro sciagure del genere, tutto era successo lontano da dove la maggior parte di loro viveva e casi come quelli avvenivano molto di rado, e non erano sufficienti per essere percepiti come una seria minaccia personale. Ma tutti i lavoratori del Paese sapevano dentro di sé che qualcuno, da qualche parte, doveva davvero essere preso a calci nel culo. A una ventina di chilometri di distanza, Gerry Hendley vide i giornali: il New York Times era recapitato per corriere, mentre il Washington Post era arrivato con il solito furgone. In entrambi i casi, gli editoriali avrebbero potuto essere scritti dallo stesso clone, con appelli alla calma e alla prudenza, osservando che il Paese aveva un presidente per reagire a questi avvenimenti spaventosi e invitando con pacatezza il loro leader a riflettere prima di agire. Gli articoli firmati erano un po' più interessanti. Alcuni articolisti riflettevano il pensiero del cittadino medio. Ci sarebbe stato, da parte della nazione, un grido di vendetta per quel giorno, e per Hendley la buona notizia era che egli avrebbe potuto soddisfare questa richiesta. La brutta notizia era che nessuno avrebbe mai saputo se l'aveva fatto bene. Nel complesso, quel sabato non sarebbe stato un giorno scarso di notizie. Il parcheggio del Campus sarebbe stato pieno, il che non sarebbe stato notato da chi passava di là. La storia di copertina, come se ce ne fosse stato bisogno, fu che i quattro massacri del giorno prima avevano provocato una certa instabilità nei mercati finanziari; questo, come risultò a fine giornata, era vero. Jack Jr. ritenne che sarebbe stata una giornata per vestirsi sportivo e, con il suo Hummer 2, andò al lavoro con indosso jeans, maglietta e scarpe da ginnastica. Gli addetti alla sicurezza erano in uniforme, e con lo sguardo impassibile di sempre. Tony Wills stava accendendo il suo computer quando Jack entrò alle 8,14. «Ehi, Tony», disse il giovane Ryan salutando. «Come va la posta?» Tom Clancy
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«Guarda tu stesso. Non stanno a dormire», Wills rispose al suo apprendista. «Ricevuto.» Posò il caffè sulla scrivania e s'infilò nella sua comoda poltroncina girevole prima di attivare il computer e penetrare attraverso i sistemi di sicurezza che proteggevano quel che c'era dentro. Cercò le «informazioni» del mattino dall'NSA... quelli non dormivano mai. Fu subito chiaro che gli uomini di cui lui seguiva le tracce stavano attenti alle notizie. C'era da aspettarsi che le persone per le quali l'NSA provava tanto interesse non fossero amici degli Stati Uniti, ma, tuttavia, Jack Jr. rimase sorpreso - se non scioccato - dal tono di giubilo di alcune e-mail che lesse. Ricordava i suoi sentimenti quando l'esercito americano era entrato in Arabia Saudita a caccia delle forze dell'ormai defunta Repubblica Islamica Unita e l'impeto di soddisfazione quando aveva visto un carro armato, colpito, esplodere. Non aveva pensato un attimo ai tre uomini appena morti all'interno della loro bara d'acciaio, pensando che avevano preso le armi contro l'America e ciò era qualcosa che aveva un prezzo, una posta in gioco, e se la moneta era venuta fuori con croce, beh, era per quello che lo chiamavano azzardo. Faceva parte della sua giovinezza, dato che per un bambino tutto sembra diretto a lui come al centro dell'universo conosciuto, un'illusione che ci vuol tempo a perdere. Ma per quasi tutti, le persone uccise il giorno prima erano civili innocenti, non combattenti, soprattutto donne e bambini, e provare piacere per la loro morte era solo barbarie. Ma questi erano i fatti. Due volte ormai l'America aveva versato sangue per salvare la madrepatria dell'Islam e alcuni sauditi parlavano in quel modo? «Accidenti», bisbigliò. Il principe Ali non era così. Lui e il padre di Jack erano amici. Erano amici fraterni. Si erano incontrati più volte. Lui stesso aveva parlato con il principe, capito il suo pensiero, ascoltato da vicino quel che aveva da dire. Oh, certo, allora lui era ancora un bambino, ma Ali non era come questi qui. Nemmeno suo padre era mai stato Ted Bundy, e Bundy era stato un cittadino americano, forse aveva persino votato; vivere quindi in un Paese non faceva diventare automaticamente un suo difensore a tutti i costi. «Non tutti ci amano, ragazzo», disse Wills, osservandolo in viso. «Che male gli abbiamo fatto?» chiese Junior. «Siamo i ragazzi più grossi, più ricchi del quartiere. Quel che diciamo viene fatto, anche quando non diciamo alla gente che cosa fare. La nostra Tom Clancy
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cultura è dominante, che si tratti della Coca-Cola o di Playboy. Quel tipo di cose può offendere le credenze religiose della gente e in alcune parti del mondo le credenze religiose determinano il modo di pensare. Non riconoscono il nostro principio di libertà religiosa, e se permettiamo qualcosa che offende ciò in cui credono, secondo il loro modo di vedere è colpa nostra.» «Li stai difendendo?» domandò Jack Jr. «No, sto spiegandoti come la pensano. Comprendere qualcosa non significa approvarla.» Il comandante Spock l'aveva detto una volta, ma evidentemente Jack si era perso quella puntata. «Il tuo compito, ricorda, è capire come la pensano.» «Bene. La pensano da stronzi. Mi è chiaro. Ora ho i numeri da verificare», e Jack mise da parte le trascrizioni delle e-mail e cominciò a controllare i movimenti di denaro. «Ehi, Uda lavora oggi. Hmm, fa qualcosa da casa.» «È vero. I computer hanno questo di bello», disse Wills. «A casa però non ha i marchingegni che ha in ufficio. Qualche movimento interessante?» «Solo due, verso la banca del Liechtenstein. Fammi entrare in questo conto...» Ryan mosse il mouse e apparve un identificativo del conto. Non era molto consistente. Infatti, secondo lo standard di Sali, era davvero piccolo. Solo mezzo milione di euro, utilizzati soprattutto per spese con carte di credito, sue e di... altri... «Ehi, a questo conto fa capo un sacco di carte Visa», disse a Wills. «Davvero?» «Sì, una decina più o meno. No, sono... sedici, a parte quelle che usa lui.» «Parlami del conto», ordinò Wills. Sedici sembrò di colpo un numero molto importante. «Ha un numero. L'NSA l'ha ottenuto grazie alla capacità di scavalcare le procedure di sicurezza del programma contabile della banca. Non è abbastanza grosso da essere importantissimo, ma è coperto.» «Puoi tirar fuori i numeri delle Visa?» «I numeri dei conti? Certo.» Jack selezionò i numeri di conto, li tagliò e incollò in un nuovo documento che poi stampò. Quindi lo consegnò. «Guarda qui», disse Wills, passandogli uno dei suoi fogli. Jack lo prese e subito i numeri di conto apparvero familiari. «Che lista è Tom Clancy
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la tua?» «Quei figli di puttana di Richmond avevano tutti carte Visa, le hanno usate per pagare la benzina in tutto il Paese; a proposito, sembra che il loro viaggio sia iniziato nel New Mexico. Jack, tu hai collegato Uda bin Sali ai fatti di ieri. Sembra che sia quello che copriva le loro note spese.» Jack riguardò i fogli, confrontando un elenco di numeri con gli altri. Poi alzò lo sguardo. «Cazzo», esclamò. E Wills rifletté sul miracolo dei computer e delle moderne comunicazioni. I terroristi di Charlottesville avevano usato le Visa per comprare benzina e cibo, d'accordo, e il loro amichetto Sali aveva solo rifornito di soldi il conto in banca che pagava le spese. Lunedì si sarebbe probabilmente attivato per chiudere i conti, facendoli sparire dalla faccia della terra. Ma era troppo tardi. «Jack, chi ha detto a Sali di mettere del denaro sul conto in banca?» Abbiamo un obiettivo, non disse Wills. Forse più d'uno.
15 GIUBBE ROSSE E BERRETTI NERI Fecero fare a Jack il lavoro al computer, un riferimento incrociato delle e-mail da e per Uda bin Sali quel giorno. Era davvero un lavoraccio, dato che Jack aveva l'abilità ma non ancora lo spirito del contabile. Ben presto però scoprì che l'avviso di finanziare il conto veniva da qualcuno di nome 56MoHa@eurocom, che si collegava attraverso un numero 800 dall'Austria. Non riuscirono a saperne di più, ma ora avevano un nuovo nome in Internet da seguire. Era la ciber-identità di qualcuno che impartiva ordini a uno sospettato - noto - di essere il finanziatore dei terroristi e ciò rendeva 56MoHa@eurocom molto interessante. Toccava a Wills far capire all'NSA di tenerlo sotto controllo, nel caso non lo avessero già considerato uno «pseudonimo interessante», come venivano definite queste identità. Tra gli informatici era diffusa l'opinione che tali pseudonimi erano in gran parte anonimi - e perlopiù lo erano - ma una volta che diventavano noti alle autorità giuste potevano essere tenuti d'occhio. Di solito avveniva con strumenti illegali, ma se la linea tra condotta legale e illegale in Internet poteva funzionare a favore dei ragazzini terribili, lo stesso valeva per il Tom Clancy
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mondo dei servizi segreti, i cui computer erano difficili da localizzare, ma molto meno da assaltare. Il problema più immediato era che Eurocom.net non effettuava alcuna memorizzazione a lungo termine dei messaggi scambiati e, una volta cancellati dalla RAM dei server - mediante lettura da parte del destinatario in indirizzo - erano in pratica svaniti per sempre. Forse l'NSA avrebbe notato che quel verme aveva scritto a Uda bin Sali, ma un sacco di gente lo aveva fatto, per scopi finanziari, e nemmeno l'NSA aveva le risorse per leggere e analizzare ogni singola e-mail in cui s'imbatteva. I gemelli arrivarono poco prima delle 11, guidati dai loro sistemi GPS di bordo. Le Mercedes classe C identiche furono indirizzate al piccolo parcheggio per i visitatori situato subito dietro l'edificio. Lì era ad attenderli Sam Granger, che strinse loro le mani e li accompagnò dentro. Fu subito rilasciato loro un pass, o lasciapassare, da fissare al bavero, che consentiva di attraversare i controlli di sicurezza i cui addetti erano tutti sottufficiali, come Brian riconobbe subito. «Bel posto», osservò Brian mentre si dirigevano agli ascensori. Bell sorrise. «Sì, nell'industria privata possiamo assumere gli arredatori migliori.» «Lei ha detto "industria privata"», osservò subito Dominic. Non era il momento, pensò, di usare la diplomazia. Questo era l'ente per cui lavorava e tutto qui era importante. «Oggi vi verranno date tutte le spiegazioni», disse Bell, chiedendosi quanta verità aveva appena lasciato trapelare ai suoi ospiti. La musica negli ascensori non era più fastidiosa del solito e gli ambienti all'ultimo piano - quello dove stanno sempre i capi - erano piuttosto semplici. «Allora ti ci sei imbattuto oggi?» stava chiedendo Hendley. Questo ragazzo, pensò, aveva davvero il fiuto del padre. «Mi è balzato fuori dallo schermo», rispose Jack. Più o meno quello che ci si sarebbe aspettato come risposta, ma in realtà non era saltato fuori dallo schermo di nessun altro. Il capo volse lo sguardo verso Wills, di cui conosceva bene la capacità analitica. «Jack sta tenendo d'occhio questo Sali da un paio di settimane. Pensavamo fosse una pedina di poco conto, ma oggi è balzato alla tripla A, forse anche più su», ipotizzò Tony. «È legato indirettamente ai fatti di ieri.» Tom Clancy
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«L'NSA non l'ha ancora capito?» chiese Hendley. Wills scosse la testa. «No e non penso che lo capirà. È troppo indiretto. Loro e Langley lo tengono d'occhio, ma come un barometro, non un protagonista.» A meno che qualcuno in un posto o nell'altro non abbia un momento di lucidità, non ebbe bisogno d'aggiungere. Succedeva, anche se non molto spesso. In entrambi gli apparati burocratici, un'occhiata fuori dalla riserva spesso si perdeva nel sistema o veniva sepolta da coloro a cui non era venuta in mente direttamente. Ogni posto al mondo aveva una sua ortodossia e la sventura ricadeva sugli apostati che vi lavoravano. Hendley esaminò il documento di due pagine. «Di sicuro guizza come un pesce.» Poi il suo telefono ronzò e alzò il ricevitore. «Okay, Helen, mandameli... Rick Bell sta portando qui quei due di cui abbiamo parlato», spiegò a Wills. La porta si aprì e Junior sgranò gli occhi. Lo stesso fece Brian. «Jack? Che ci fai qui?» L'espressione di Dominic cambiò un attimo dopo. «Ehi, Jack! Che succede?» esclamò. L'espressione di Hendley, invece, era un po' risentita. Non l'aveva affatto previsto, un raro errore da parte sua. D'altra parte, la stanza aveva una sola porta, a meno che non si contasse quella del bagno privato. I tre cugini si strinsero le mani, ignorando per un attimo il capo, finché Rick Bell non prese il controllo della situazione. «Brian, Dominic, questo è il gran capo, Gerry Hendley.» Si scambiarono strette di mano davanti ai due analisti. «Rick, grazie per la scoperta. Complimenti a tutt'e due», commentò Hendley congedandoli. «Presumo che si torni alla postazione. Ci vediamo, ragazzi», disse Jack ai cugini. La sorpresa del momento non svanì subito, ma Brian e Dominic si sistemarono nelle poltrone e per il momento archiviarono l'imprevisto. «Bene arrivati», esclamò Hendley, appoggiando il dorso allo schienale. Presto o tardi l'avrebbero scoperto. «Pete Alexander mi dice che vi siete comportati molto bene alla piantagione.» «A parte la noia», rispose Brian. «L'addestramento è così», osservò Bell con tono comprensivo. «E cosa mi dite di ieri?» chiese Hendley. «Non è stato piacevole», rispose per primo Brian. «Mi ricorda tanto Tom Clancy
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quell'imboscata in Afghanistan. Bum, è partita e poi abbiamo dovuto affrontarla. Per fortuna quei delinquenti non erano poi così in gamba. Agivano come cani sciolti anziché come una squadra. Se fossero stati ben addestrati - se si fossero mossi come un gruppo con le dovute precauzioni sarebbe andata diversamente. Invece, si è trattato solo di prenderli uno alla volta. Si sa chi erano?» «Stando a quel che l'FBI ha verificato finora, sembra che siano entrati attraverso il Messico. Vostro cugino ha individuato per noi chi li finanziava. È un saudita che vive a Londra, e potrebbe essere un loro fiancheggiatore. Erano tutti di origine araba. Ne hanno identificati di sicuro cinque come cittadini sauditi. Le armi erano state rubate una decina d'anni fa. Hanno preso le auto a noleggio - tutti e quattro i gruppi - a Las Cruces, nel New Mexico, e probabilmente hanno raggiunto in maniera indipendente i loro obiettivi. I percorsi sono stati ricostruiti attraverso i rifornimenti.» «Motivazione ideologica?» chiese Dominic. Hendley annuì. «Religiosa, questa è la loro versione. Così sembrerebbe». «L'FBI sta cercandomi?» chiese poi Dominic. «Più tardi deve chiamare Gus Werner così può mettere a posto le sue carte, ma non si aspetti scocciature. Hanno tutta una storia di copertura già confezionata.» «Okay.» «Presumo che sia questo il motivo per cui siamo stati addestrati? Abbattere alcuni di questi individui prima che riescano a far dell'altro male qui da noi?» osservò Brian. «È più o meno esatto», confermò Hendley. «Può andarmi bene», commentò Brian. «Scenderete in campo insieme, sotto le mentite spoglie di gente che ha a che fare con le banche e la Borsa. Vi diremo quel che vi serve conoscere per assicurare questa copertura. Opererete soprattutto all'esterno di un ufficio virtuale tramite portatili.» «Sicurezza?» chiese Dominic. «Non sarà un problema», lo rassicurò Bell. «I computer sono dotati del massimo livello di protezione possibile e possono servire per le conversazioni via Internet quando sarà necessario comunicare a voce. I sistemi di cifratura sono molto affidabili», sottolineò. Tom Clancy
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«Okay», disse un po' dubbioso Dominic. Pete aveva detto loro più o meno le stesse cose, ma non si era mai fidato di alcun sistema di cifratura. Le comunicazioni dell'FBI, protette fino all'inimmaginabile, erano state violate un paio di volte da gentaglia in gamba o da pirati informatici, quelli che si esaltavano nel chiamare l'ufficio locale dell'FBI per raccontare quanto bravi erano stati. «E la nostra copertura legale?» «E quanto di meglio possiamo fare», rispose Hendley, porgendo una cartella. Dominic la prese e l'aprì. Sgranò subito gli occhi. «Come diavolo l'avete avuta?» chiese. L'unica grazia presidenziale che avesse mai visto era in un libro di testo giuridico. Questa era in bianco, con tanto di firma. Una grazia in bianco? Accidenti. «Me lo dica lei», suggerì Hendley. Era la firma a dargli la risposta e qui riaffiorò la sua preparazione giuridica. Questa grazia era a prova di bomba. Nemmeno la Corte Suprema avrebbe potuto ignorarla, perché l'autorità sovrana del presidente a concedere grazie era riconosciuta esplicitamente come la libertà di parola. Ma non sarebbe stata di grande aiuto al di fuori dei confini americani. «Quindi, li sistemeremo qui a casa?» «È possibile», confermò Hendley. «Siamo i primi tiratori scelti del gruppo?» domandò Brian. «Anche questo è esatto», rispose l'ex senatore. «Come ci comporteremo?» «Dipenderà dalla missione», rispose Bell. «Per la maggior parte dei casi, disponiamo di una nuova arma efficace al cento per cento e sotto un'ottima copertura. La conoscerete, probabilmente domani.» «Andiamo di fretta?» chiese poi Brian. «Ormai non c'è più tempo da perdere», disse Bell a entrambi. «I vostri obiettivi saranno individui che hanno compiuto, hanno intenzione di compiere o sostengono azioni mirate a provocare gravi danni al nostro Paese e ai suoi cittadini. Non stiamo parlando di assassini politici. Prenderemo di mira solo chi è direttamente coinvolto in azioni criminali.» «Non la farei così semplice. Noi non siamo i boia ufficiali dello Stato del Texas, no?» Questo era Dominic. «No, non lo siete. Tutto questo è al di fuori del sistema giudiziario. Cercheremo di neutralizzare le forze nemiche mediante l'eliminazione delle loro personalità importanti. Ciò dovrebbe come minimo fiaccare la loro capacità operativa e speriamo inoltre di obbligare i loro capi a venire Tom Clancy
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allo scoperto, in modo da poter colpire anche loro.» «Così questa», Dominic chiuse la cartella e la ripassò al suo ospite, «è una licenza di caccia, senza limiti di carniere e una stagione sempre aperta.» «Esatto, ma entro limiti ragionevoli.» «Mi sta bene», esclamò Brian. Ricordava che solo ventiquattrore prima aveva tenuto stretto fra le braccia un bimbo morente. «Quando ci mettiamo all'opera?» Fu Hendley a rispondere. «Presto.» «Ehi, Tony, che cosa stanno facendo da noi?» «Jack, non sapevo che fossero qui oggi.» «Evasivo.» Gli occhi azzurri di Jack erano insolitamente duri. «Hai capito perché è stato messo in piedi questo posto?» E ciò era sufficiente come risposta. I suoi cugini? Beh, uno era un Marine, e quello dell'FBI - l'avvocato, come l'aveva un tempo creduto Jack - aveva fatto fuori un pervertito in Alabama. Aveva fatto notizia e lui ne aveva persino discusso brevemente con suo padre. Era difficile disapprovare, considerando che le circostanze erano entro i limiti di legge, ma Dominic era sempre stato il tipo che gioca secondo le regole, e questo era quasi il motto della famiglia Ryan. E Brian aveva probabilmente fatto nei Marines qualcosa di notevole. Brian era stato quello bravo a football nelle scuole superiori, mentre suo fratello era quello che amava i dibattiti in famiglia. Dominic però non era un debole. C'era almeno un farabutto che lo aveva sperimentato a proprie spese. Forse qualcuno doveva imparare che era meglio lasciar perdere un grande Paese che aveva uomini veri alle sue dipendenze. Ogni tigre ha denti e artigli... ... e l'America allevava grosse tigri. Stabilito ciò, decise di tornare a cercare 56MoHa@eurocom. Forse le tigri sarebbero andate alla ricerca di nuovo cibo. Questo lo rendeva un segugio, e gli andava bene. Alcuni uccelli dovevano vedersi revocati i diritti di volo. Si sarebbe impegnato a chiedere informazioni su quello «pseudonimo» attraverso i punti di contatto dell'NSA con la giungla delle ciber-comunicazioni di tutto il mondo. Ogni animale lasciava da qualche parte una traccia e lui sarebbe andato ad annusarla. Accidenti, pensò Jack, questo lavoro aveva anche i suoi lati piacevoli, ora che sapeva quale fosse Tom Clancy
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il vero obiettivo. Mohammed era al computer. Dietro di lui, la televisione continuava a parlare del «fallimento dei servizi segreti», cosa che lo fece sorridere. Poteva avere soltanto l'effetto di diminuire ulteriormente le capacità dei servizi d'informazione americani, soprattutto per le distrazioni operative derivanti di certo dalle audizioni investigative che il Congresso americano avrebbe condotto. Era bello avere alleati così all'interno del Paese preso di mira. Non erano molto diversi dai capi della sua stessa organizzazione, che cercavano di far coincidere il mondo con la loro visione invece che con la vita reale. La differenza era che almeno i suoi capi lo ascoltavano, perché aveva ottenuto risultati tangibili, che, per fortuna, coincidevano con le loro eteree visioni di morte e paura. La fortuna maggiore era che là fuori c'era gente smaniosa di gettar via la propria vita per realizzare quelle visioni. Che fossero pazzi non importava a Mohammed. Ognuno utilizza gli strumenti che ha e, in questo caso, aveva martelli per ribattere i chiodi che vedeva sporgere nel mondo. Controllò le e-mail per verificare che Uda avesse eseguito le sue istruzioni per quanto riguardava la banca. In teoria, avrebbe potuto lasciare scoperti i conti delle Visa, ma qualche zelante impiegato della banca avrebbe potuto frugare in giro per capire come mai l'ultima serie di fatture non era stata pagata. Meglio, pensò, lasciare qualche soldo in più sul conto e mantenerlo attivo ma dormiente, perché una banca non avrebbe fatto caso di aver qualche soldino in più nel suo caveau elettronico e, se quel conto fosse rimasto a dormire, nessun bancario avrebbe fatto indagini al riguardo. Erano cose che succedevano tutti i giorni. Fece in modo che i numeri di conto e i codici d'accesso rimanessero nascosti nel suo computer in un documento noto a lui solo. Pensò se fosse il caso di inviare una lettera di ringraziamento ai suoi contatti colombiani, ma i messaggi non indispensabili erano una perdita di tempo e un rischio in più. Non si mandavano messaggi per divertimento o cortesia. Solo ciò che era strettamente indispensabile, e il più conciso possibile. Ne sapeva abbastanza per temere la capacità degli americani di raccogliere dati sensibili per via elettronica. I media occidentali parlavano spesso di «intercettazioni» e così la sua organizzazione aveva rinunciato del tutto ai telefoni satellitari che avevano usato per comodità. Invece si servivano il più delle volte di messaggeri, che riferivano le informazioni dopo averle imparate a memoria. Un metodo purtroppo lento, ma con il Tom Clancy
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vantaggio di essere molto sicuro... a meno che il messaggero non fosse in qualche modo corrotto. Nulla era del tutto sicuro; ogni sistema aveva i suoi punti deboli, ma il meglio era Internet. I singoli recapiti erano anonimi, dato che potevano essere chiesti da terzi sconosciuti e le loro identità riferite agli utilizzatori reali e, pertanto, esistevano solo come elettroni o fotoni, simili ai granelli di sabbia nell'Empty Quarter di D. M. Wilkinson, sicuri e anonimi come nient'altro al mondo. E su Internet viaggiavano ogni giorno miliardi di messaggi. Forse Allah poteva seguirli tutti, ma solo perché Allah conosceva la mente e il cuore di ogni uomo, una capacità che non aveva concesso nemmeno ai suoi fedeli. Così Mohammed, che di rado si fermava nello stesso posto per più di tre giorni, si sentiva libero di usare a piacimento il suo computer. I servizi di sicurezza britannici, con quartier generale a Thames House, a monte rispetto al palazzo di Westminster, manteneva centinaia di migliaia di linee telefoniche sotto controllo - le leggi sulla privacy del Regno Unito erano molto più elastiche di quelle degli Stati Uniti... per gli enti statali - di cui quattro riferite a Uda bin Sali. Una era quella del suo cellulare e di rado forniva qualcosa di rilevante. Più interessanti erano i suoi recapiti elettronici in funzione nel quartiere della finanza e in patria, dato che non si fidava delle comunicazioni a voce e preferiva la posta elettronica per tutti i suoi contatti importanti con il mondo esterno. Ciò comprendeva lettere da e a casa, soprattutto per rassicurare suo padre che il denaro di famiglia era al sicuro. Stranamente, non si dava nemmeno la pena di utilizzare un programma di cifratura, ritenendo che l'enorme numero di messaggi nella rete impedisse qualsiasi forma di sorveglianza ufficiale. Inoltre, erano in tanti nell'attività finanziaria a Londra - molti immobili di valore nella City erano di fatto intestati a stranieri - e la movimentazione del denaro era qualcosa che anche gran parte degli addetti ai lavori trovava noiosa. L'alfabeto del denaro era costituito solo da pochi elementi e la sua poesia non riusciva più di tanto a commuovere gli animi. Ma la sua linea di e-mail non cinguettava mai senza che il cinguettio echeggiasse a Thames House, e quei frammenti di segnale andavano al GCHQ, il quartier generale governativo per le comunicazioni a Cheltenham, a nord-ovest di Londra, da cui erano inoltrati via satellite a Fort Belvoir, in Virginia, e da lì a Fort Meade, nel Maryland, via cavo a fibre ottiche, per essere controllati da parte di uno dei supercomputer posto Tom Clancy
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nell'enorme seminterrato, molto simile a una segreta, della sede del quartier generale. Da lì, una volta transitato per il terrazzo di un certo edificio, il materiale ritenuto importante andava alla CIA, a Langley, in Virginia, e lì i segnali venivano digeriti da un'altra serie di computer. «Qui c'è qualcosa di nuovo, dal signor Cinquantasei», disse quasi tra sé Junior, intendendo 56MoHa@eurocom. net. Dovette riflettere alcuni istanti. Erano perlopiù numeri, ma uno di questi era l'indirizzo elettronico di una banca europea. Il signor 56 voleva del denaro, o così sembrava, e sapendo adesso che era «uno del giro», avevano un nuovo conto bancario da tenere sotto osservazione. Ciò sarebbe avvenuto il giorno dopo. Avrebbe potuto anche portare a un nome e a un indirizzo postale, a seconda delle procedure interne della singola banca. Ma forse no. Tutte le banche internazionali stavano adottando procedure identiche, le migliori per mantenere i loro vantaggi competitivi, una rispetto all'altra, fino a raggiungere un livellamento assoluto, una volta adottate le procedure il più possibile favorevoli al correntista. Ognuno aveva la sua personale visione della realtà, ma il denaro di tutti era verde allo stesso modo... o arancione nel caso dell'euro, decorato com'era con edifici mai costruiti e ponti mai attraversati. Jack prese debita nota e spense il computer. La sera avrebbe cenato con Brian e Dominic, per stare in famiglia. C'era un nuovo ristorante di pesce sulla Route 29 che voleva provare, e la sua giornata di lavoro era finita. Jack prese alcuni appunti per il successivo lunedì mattina: non pensava di essere lì la domenica, emergenza nazionale o no. Uda bin Sali meritava un esame molto accurato. Quanto accurato, non lo sapeva ancora, benché avesse cominciato a immaginare che Sali avrebbe incontrato una o due persone di sua conoscenza. «Quanto presto?» Era stata una domanda difficile formulata da Brian Caruso, ma uscita dalla bocca di Hendley sembrava ancor più diretta. «Dobbiamo mettere insieme una specie di piano», rispose Sam Granger. Per tutti lì, il problema era lo stesso. Quel che sembrava in teoria un colpo facile, affrontandolo nella realtà diventava più complicato. «Primo ci serve una serie di obiettivi che abbiano senso, e poi un piano per realizzarli che abbia anch'esso un senso». «Criterio operativo?» si chiese a voce alta Tom Davis. «L'idea è di muoversi secondo logica - dal nostro punto di vista, ma a qualcuno di fuori potrebbe apparire casuale - da obiettivo a obiettivo, facendo loro tirar fuori la testa come ai cani della prateria in modo da poter Tom Clancy
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prenderli uno alla volta. Come concetto è abbastanza semplice, ma più difficile da realizzare in pratica.» Era molto più facile muovere i pezzi degli scacchi sulla scacchiera che riuscire a far muovere le persone, a comando, nelle caselle desiderate, un fatto spesso trascurato dai registi. Qualcosa di banale come una coincidenza persa alla fermata del bus o un incidente stradale, o la necessità di fare pipì, poteva giocare brutti scherzi al più raffinato dei piani teorici. Il mondo, andava ricordato, nel suo modo di funzionare era analogico, non digitale. E «analogico» di fatto significava «impreciso». «Allora, stai dicendo che ci serve uno psichiatra?» Sam scosse la testa. «Ne hanno qualcuno a Langley, ma non gli è servito granché.» «Lo puoi ben dire.» Davis rise. Quello non era però il momento di ridere. «Rapidità», esclamò. «Sì, più veloce è meglio è», concordò Granger. «Togliere il tempo di reagire e pensare.» «Inoltre, è meglio impedire loro di sapere che qualcosa sta muovendosi», disse Hendley. «Far scomparire la gente?» «Troppi attacchi di cuore apparenti, e qualcuno s'insospettirà.» «Ritenete che siano riusciti ad infiltrarsi in una delle nostre organizzazioni?» si chiese ad alta voce l'ex senatore. Gli altri due nella stanza ebbero un moto di ripulsa di fronte a questa ipotesi. «Dipende da che cosa intendi.» Davis raccolse la domanda. «Un infiltrato? Sarebbe difficile da organizzare, in mancanza di una bustarella davvero pesante, e anche in tal caso sarebbe complicato da realizzare, a meno che da noi non ci sia qualcuno passato dalla loro parte per soldi. Forse questa è una possibilità», aggiunse dopo un momento di riflessione. «I russi erano sempre tirchi perché non avevano molta valuta pesante da distribuire in giro. Questi, invece, hanno più di quanto gli serve. Quindi...» «Ma questo è un vantaggio per noi», rifletté Hendley. «Non sono in tanti alla CIA a sapere di noi. Quindi, se cominciano a pensare che stiamo facendoli fuori, il loro infiltrato, sempre che esista, può servire a dir loro che non è vero?» «Quindi la loro abilità sarebbe per loro controproducente?» ragionò Granger. «Penserebbero al "Mossad," no?» Tom Clancy
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«Chi altri?» chiese di rimando Davis. «La loro stessa ideologia lavora contro di loro.» Era uno stratagemma utilizzato di rado, ma a volte con successo, contro il KGB. Niente è come far sentire l'altro furbo. E se finiva per danneggiare gli israeliani, nessuno nei servizi americani avrebbe perso il sonno per quello. «Alleati» o no, gli israeliani non erano del tutto ben visti dai loro colleghi americani. Persino le spie saudite giocavano con loro, perché gli interessi nazionali spesso coincidevano nei modi più impensabili. E per questa serie di operazioni, gli americani si sarebbero preoccupati solo del loro Paese, e lo avrebbero fatto in modo del tutto non ufficiale. «Gli obiettivi che abbiamo identificato, dove si trovano?» chiese Hendley. «Tutti in Europa. Sono perlopiù persone che operano nel settore delle banche o delle comunicazioni. Muovono denaro o gestiscono messaggi, forniscono istruzioni. Uno sembra raccogliere informazioni. Viaggia molto. Forse è andato in avanscoperta nei posti degli attacchi di ieri, ma siamo in grado di saperlo. Alcuni obiettivi si occupano di comunicazioni, ma vogliamo lasciarli stare. Sono troppo preziosi. L'altra preoccupazione è evitare obiettivi la cui scomparsa riveli all'avversario come siamo arrivati a loro. Deve sembrare casuale. Penso che per alcuni sistemeremo le cose in modo che gli avversari credano che siano passati dall'altra parte. Hanno preso i soldi e hanno tagliato la corda; hanno arraffato un pezzo di benessere e sono spariti dalla faccia della terra. Possiamo persino lasciare e-mail con messaggi in tal senso.» «E se hanno un codice per mostrare che i messaggi sono i loro e non di qualcuno che ha messo le mani sul loro computer?» chiese Davis. «Questo gioca a nostro favore così come a nostro sfavore. Fa parte delle regole, organizzare la propria scomparsa in modo da suggerire che si è stati fatti fuori. Nessuno verrà a cercare un morto, non ti pare? Dobbiamo metter loro la pulce nell'orecchio. Ci odiano perché corrompiamo la loro società e quindi devono sapere che la loro gente può essere corrotta. Avranno i coraggiosi ma avranno anche i vigliacchi. Questa gente non la pensa tutta allo stesso modo. Non sono robot. Alcuni sono veri credenti, certo, ma altri stanno dentro tanto per starci, per divertimento, per il fascino di quel che stanno facendo, ma quando si arriva al dunque, per loro la vita sarà più attraente della morte.» Granger conosceva le persone e le motivazioni, e non erano automi. Infatti, più intelligenti erano, meno Tom Clancy
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probabile era che si lasciassero spingere dai motivi più banali. Per la maggior parte gli estremisti musulmani, cosa abbastanza interessante, si trovavano in Europa o vi erano stati educati; in un ambiente confortevole, isolati dal loro retroterra etnico, ma anche liberati dalle società repressive da cui erano usciti. La rivoluzione era sempre stata il risultato di aspettative crescenti: non un prodotto dell'oppressione, ma della protoliberazione. Era un momento di confusione personale e un periodo di ricerca della propria identità, di vulnerabilità psicologica quando serviva un'ancora cui attaccarsi, un'ancora qualunque. Era triste dover uccidere persone che erano più che altro smarrite, ma avevano scelto la loro strada liberamente, se non scientemente, e se quella strada portava nel posto sbagliato, non era colpa delle loro vittime. Il pesce era piuttosto buono. Jack provò un branzino striato della baia di Chesapeake. Brian optò per il salmone mentre Dominic preferì pesce persico in crosta. Il vino, un bianco francese della valle della Loira, lo aveva scelto Brian. «Allora, come diavolo sei arrivato qui?» chiese Dominic al cugino. «Mi sono guardato in giro e questo posto mi ha interessato. Così l'ho osservato con attenzione e più cose scoprivo meno riuscivo a capirci. Allora, sono venuto a parlare con Gerry, e dal discorso è venuto fuori un lavoro.» «Che cosa fai?» «La chiamano analisi. Assomiglia di più alla lettura del pensiero. Un tale in particolare. Nome arabo, gioca con il denaro a Londra. Soprattutto denaro di famiglia, ci si trastulla, cercando soprattutto di proteggere il gruzzolo del padre: è un bel gruzzolo», garantì Jack ai suoi compagni. «Compra e vende immobili. Un buon modo per conservare il capitale. Il mercato londinese non ha intenzione di calare presto. Il duca di Westminster è uno degli uomini più ricchi del mondo e possiede la maggior parte del centro di Londra. Il nostro amichetto sta emulando Sua Grazia.» «Che altro?» «L'altro è che ha messo dei soldi su un certo conto corrente che è la fonte di pagamento di una manciata di carte Visa, di cui quattro appartenenti a quelli che avete incontrato ieri.» Non era ancora la chiusura del cerchio, ma all'FBI non sarebbe servito molto tempo per chiuderlo Tom Clancy
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stretto. «Ha anche parlato nelle sue e-mail dei "meravigliosi avvenimenti" di ieri.» «Come hai avuto accesso alle sue e-mail?» chiese Dominic. «Non posso dirlo. Dovrete farvelo dire da qualcun altro.» «Una quindicina di chilometri in quella direzione, ci scommetto», disse Dominic, indicando nord-est. Il mondo dello spionaggio tendeva a lavorare lungo linee che erano di solito proibite al Federai Bureau of Investigation. In ogni caso, il cugino Jack mantenne un'espressione piuttosto neutra che però non gli avrebbe fatto vincere denaro a un tavolo da poker con forti puntate. «Così, finanzia quei delinquenti?» domandò Brian. «Esatto.» «Ciò non lo rende una brava persona», ragionò Brian. «Probabilmente no», ammise Junior. «Forse lo incontreremo. Che cos'altro puoi dirci?» proseguì Brian. «Posto costoso, casa in città in Berkeley Square: bel punto di Londra, a un paio di isolati dall'ambasciata americana. Gli piacciono le puttane per i suoi svaghi erotici. La sua preferita è una ragazza di nome Rosalie Parker. I servizi di sicurezza britannici lo tengono d'occhio e sentono con regolarità la sua principale amichetta, la Parker appunto. Le dà un sacco di dollari, in contanti. La signorina è famosa tra i ricchi, suppongo che ci sappia fare», aggiunse Jack. «C'è una foto recente sul computer. Ha più o meno la nostra età, carnagione olivastra, una specie di barba, quella che alcuni portano per apparire sexy. Guida un'Aston Martin. Bella macchina. Di solito, però, gira per Londra in taxi. Non ha un posto fisso in campagna, ma nei finesettimana fa delle gite in alberghi da villeggiatura, spesso con la Parker o altre ragazze affittate. Lavora in centro nel quartiere della finanza, in un ufficio nel palazzo dei Lloyd's di Londra, al terzo piano, mi sembra. Conclude tre o quattro affari alla settimana. Penso che la maggior parte del tempo la passi seduto lì a guardare la TV e i bollettini della Borsa, a leggere i giornali o roba del genere.» «Allora, è un ragazzo viziato che vuole qualche emozione dalla vita?» riassunse Dominic. «Esatto. Tranne che forse vuole uscire e giocare in mezzo al traffico.» «Questo è pericoloso, Jack», osservò Brian. «Potrebbe addirittura far prendere a qualcuno dell'Excedrin Headache numero 356». Brian aveva l'espressione scherzosa, pregustando l'incontro con chi aveva finanziato la Tom Clancy
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morte di David Prentiss. Di colpo Jack pensò che a Londra Rosalie Parker non avrebbe più potuto ricevere molte altre borsette di Louis Vuitton. Era facile che avesse già pensato a una buona pensione, se era in gamba come la ritenevano i servizi di sicurezza e il reparto speciale. «Come va tuo padre?» chiese Dominic. «Sta scrivendo le sue memorie», rispose Jack. «Mi chiedo quanto riuscirà a infilarci dentro. Nemmeno mamma sa molto di quello che ha fatto alla CIA, e il poco che so io... ci sono troppe cose che non può scrivere. Anche quelle che in pratica sono sotto gli occhi di tutti, non può confermare che sono avvenute davvero.» «Come aver fatto disertare il capo del KGB. Quella sì che dev'esser stata una storia. È anche apparso in TV. Scommetto che sta ancora maledicendo tuo padre per avergli impedito di impossessarsi dell'Unione Sovietica. Probabilmente pensa che avrebbe potuto salvarla.» «Forse. Papà ha un sacco di segreti, è vero, come alcuni suoi amici alla CIA. Uno in particolare, di nome Clark. Un tipo un po' inquietante, ma lui e papà sono piuttosto intimi; penso che sia in Inghilterra ora, a capo di quel nuovo reparto segreto antiterrorismo di cui la stampa parla una volta l'anno o giù di lì, gli "uomini in nero", li chiamano.» «Ci sono davvero», disse Brian. «Fuori Hereford, nel Galles. Non sono poi così segreti. I ragazzi più grandi di Force Recon sono stati là ad addestrarsi con loro. Io non ci sono mai stato, ma ne conosco due che ci sono stati. Loro e i SAS britannici. Sono gente seria.» «Fino a che punto ci sei entrato, Aldo?» chiese suo fratello. «Il mondo delle operazioni speciali è piuttosto chiuso. Facciamo addestramenti incrociati, condividiamo i nuovi equipaggiamenti e materiali. Il momento più importante è quando ci sediamo con una birra davanti e ci raccontiamo le storie di guerra. Ognuno ha un modo diverso di vedere i problemi, e capita che l'altro abbia un'idea migliore della tua. La squadra Rainbow - cioè gli "uomini in nero" di cui parlano le cronache sono molto svegli, ma negli anni hanno imparato da noi una o due cosette. Il fatto è che sono abbastanza intelligenti da ascoltare le idee altrui. Il capo, questo Clark, si dice che sia davvero in gamba.» «Lo è. L'ho incontrato. Papà pensa che sia il numero uno.» Fece una pausa prima di proseguire. «Anche Hendley lo conosce. Perché non sia qui, non lo so. L'ho chiesto il primo giorno che sono arrivato. Forse perché Tom Clancy
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troppo anziano.» «È un tiratore?» «L'ho chiesto una volta a papà e mi ha risposto che non saprebbe dirlo. È il modo che ha di dire sì. Penso di averlo colto in un momento di debolezza. Una cosa buffa di papà, non sa mentire.» «Penso che sia questo il motivo per cui gli piaceva tanto fare il presidente.» «Sì, ritengo che sia stata la ragione principale per cui lasciò. Pensò che zio Robby sapesse farlo meglio di lui.» «Finché quel bastardo non l'ha ucciso», esclamò Dominic. Lo sparatore, un certo Duane Farmer, era al momento ospite del braccio della morte nel Mississippi. «L'ultimo del Klan», lo definirono i giornali, e in effetti lo era, all'età di sessantotto anni, un vero fanatico maledetto da tutti che non riusciva a sopportare l'idea di un presidente nero e aveva sparato con la rivoltella della Prima guerra mondiale appartenente al nonno. «È stato un vero peccato», concordò John Patrick Ryan Jr. «Sapete, se non fosse stato per lui, non sarei nato. È una lunga storia di famiglia. La versione di zio Robby era carina, gli piaceva raccontare storie. Lui e papà erano piuttosto legati. Dopo che Robby fu ucciso, quei politici schifosi si radunarono di qua e di là e alcuni di loro volevano, ad esempio, che papà riprendesse in mano la bandiera, ma lui non lo fece, e così, secondo me, aprì la strada all'elezione di Kealty. Papà non riesce a sopportarlo. Ecco un'altra cosa che non ha mai imparato: come essere gentile con quelli che detesta. Non gli è proprio piaciuto granché vivere alla Casa Bianca». «L'ha fatto bene, però, il presidente», pensò Dominic. «Vaglielo a dire. Nemmeno alla mamma dispiacque andarsene. Quella faccenda della First Lady rovinò il suo lavoro di medico e non sopportò davvero quel che fece a Kyle e Katie. Sapete il vecchio detto, il posto più pericoloso al mondo è tra la mamma e i suoi bambini? È proprio così, ragazzi. L'unica volta che l'ho vista perdere le staffe - papà lo fa molto più di lei - fu quando qualcuno le disse che i suoi doveri ufficiali le imponevano di non andare alla recita di Kyle nel suo centro di assistenza ambulatoriale. Dio mio, come se la prese. In ogni modo, le bambinaie furono d'aiuto e la stampa l'attaccò anche per quello, perché non era americano e roba del genere. Sapete, se qualcuno avesse mai scattato una foto di papà che pisciava, scommetto che qualcuno avrebbe detto che non lo faceva bene.» Tom Clancy
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«Ecco perché ci stanno i critici, per dire quanto sono più intelligenti loro di chi stanno criticando.» «ALL'FBI, Aldo, si chiamano avvocati o OPR, ufficio della responsabilità professionale», Dominic riferì ai commensali. «Prima di essere assunti, viene loro estirpato chirurgicamente il senso dell'umorismo.» «Invece i Marines hanno i cronisti, e scommetto che nessuno di loro è mai passato attraverso un campo di addestramento.» «Penso che dovremmo festeggiare», propose Dominic, sollevando il bicchiere del vino. «Nessuno può criticarci.» «E continuare a vivere», aggiunse Jack con una risatina. Accidenti, pensò, che diavolo dirà papà quando mi scoprirà?
16 E I CAVALLI INSEGUITORI LA DOMENICA per i più era un giorno di riposo, e al Campus succedeva quasi lo stesso, tranne per gli addetti alla sicurezza. Gerry Hendley era convinto che forse Dio aveva avuto un'idea: programmi di sette giorni raggiungevano risultati molto inferiori rispetto alla produttività settimanale di un uomo. Si ottenebrava anche il cervello negandogli la possibilità di dedicarsi ad altre attività, o solo il lusso di non fare assolutamente nulla. Oggi però era diverso. Oggi avrebbero pianificato per la prima volta vere e proprie operazioni coperte. Il Campus era entrato in attività da poco più di diciannove mesi e tutto quel tempo era stato speso nel mettere a punto la loro copertura come società d'affari e investimenti. I capi del suo reparto avevano preso spesso i treni dell'Acela su e giù da New York per incontrare i loro corrispettivi delle attività alla luce del sole e, anche se al momento era sembrato un processo lento, visto a posteriori avevano fatto molto in fretta a crearsi una fama nel settore della gestione finanziaria. Non che avessero mai mostrato più di tanto al mondo i loro veri risultati, che andavano dalla speculazione sulle valute e alcune nuove azioni scelte con molta cura all'insider trading su società che non erano nemmeno a conoscenza di quel che ci stava sotto. Restare coperti era stato l'obiettivo principale, ma dato che il Campus doveva essere autosufficiente, doveva generare anche delle vere entrate. Durante la Seconda guerra mondiale, gli Tom Clancy
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americani avevano popolato le loro organizzazioni occulte di avvocati, mentre i britannici avevano usato i bancari. Si erano rivelati entrambi bravi a torchiare la gente... e a farla sparire. Doveva essere un questione legata all'immagine che il mondo aveva di loro, pensò Hendley bevendo il suo caffè. Si soffermò a considerare gli altri: Jerry Rounds, il capo della pianificazione strategica e Sam Granger, il responsabile delle operazioni. Ancor prima che l'edificio fosse completato, i tre avevano pensato alla forma da dare al mondo, e a come poter smussarne alcuni spigoli. C'era anche Rick Bell, il suo capo analista, quello che passava le giornate lavorative a esaminare le «informazioni» provenienti dall'NSA e dalla CIA, e a cercare di trovare un significato nel mare di dati scollegati tra loro... aiutato dai 35.000 analisti dislocati a Langley, Fort Meade e altri posti analoghi. Come tutti gli esperti analisti, anche a lui piaceva divertirsi nel campo giochi delle operazioni, e lì questo era davvero possibile, dato che il Campus era troppo piccolo per essere sommerso dalla sua stessa burocrazia. Lui e Hendley temevano che non sarebbe stato sempre così ed entrambi si adoperavano perché non si creasse alcun centro di potere. Per quanto ne sapevano, la loro era l'unica istituzione di quel tipo in tutto il mondo. Ed era stata messa in piedi in modo tale da poter essere cancellata dalla faccia della terra nel giro di due o tre mesi. Dato che la Hendley Associates non prevedeva investitori esterni, la loro immagine pubblica era defilata quanto bastava affinché i radar non individuassero mai le loro macchinazioni anche se, in generale, il mondo in cui operavano non faceva pubblicità. Era facile nascondersi in un campo in cui facevano tutti le stesse cose e nessuno spifferava sugli altri, a meno di non essere punti sul vivo. E il Campus non pungeva. Almeno non con il denaro. «Allora», esordì Hendley, «siamo pronti?» «Sì», rispose Rounds anche per Granger. Sam annuì e sorrise. «Siamo pronti», annunciò Granger. «I nostri due ragazzi si sono conquistati i galloni come non avremmo mai previsto.» «Se li sono davvero guadagnati», concordò Bell. «E il giovane Ryan ha identificato un buon primo obiettivo, questo Sali. I fatti di venerdì hanno generato un gran via vai di messaggi, l'hanno fatto venire a galla un sacco di capiclaque. Molti sono dilettanti e megalomani, ma anche se ne accoppiamo qualcuno per sbaglio poco male. Ho i primi quattro messi tutti in fila. Allora, Sam, abbiamo un piano per occuparci di loro?» Tom Clancy
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Era il segnale per Davis. «Useremo la tecnica del riconoscimento col fuoco. Dopo che ne avremo colpito uno o due, vedremo quale sarà, se ci sarà, la reazione, e ci comporteremo di conseguenza. Concordo sul fatto che Sali sembra un buon primo obiettivo. La domanda è: la sua eliminazione dovrà essere palese o mascherata?» «Spiegati», sollecitò Hendley. «Se viene trovato morto per la strada, è un conto. Se scompare con i soldi di papà e lascia un biglietto dove dice di non voler più fare quel che sta facendo e di voler solo ritirarsi, è un'altra cosa», chiarì Sam. «Rapimento? È pericoloso». La polizia metropolitana di Londra aveva una percentuale di risoluzione dei casi di rapimento che rasentava il cento per cento. Era una partita difficile da giocare, soprattutto come prima mossa. «Possiamo assoldare un attore, vestirlo come si deve, mandarlo al Kennedy di New York, e poi farlo scomparire. In realtà, ci liberiamo del cadavere e teniamo i soldi. A quanto ha accesso, Rick?» «Accesso diretto? Accidenti, oltre trecento milioni di dollari.» «Farebbero la loro figura nei conti aziendali», ragionò Sam. «E non sarebbe un gran colpo per papà, no?» «Il denaro del padre, in tutto? Non meno di tre miliardi», rispose Bell. «Se ne accorgerebbe, ma non lo manderebbe alla malora. E dato ciò che pensa del figlio, finirebbe persino per darci una buona copertura per la nostra operazione», ipotizzò. «Non la raccomanderei come linea d'azione, ma è un'alternativa», concluse Granger. Se ne era già discusso, naturalmente. Era un gioco troppo ovvio per non notarlo. E 300 milioni di dollari sarebbero sembrati una manna in un conto del Campus, mettiamo alle Bahamas o nel Liechtenstein. Si poteva nascondere denaro ovunque ci fosse una linea telefonica. Erano comunque solo elettroni, non lingotti d'oro. Hendley fu sorpreso che Sam avesse sollevato l'argomento così presto. Forse voleva vedere la reazione dei suoi colleghi. Era chiaro che non erano sopraffatti dall'emozione al pensiero di metter fine alla vita di quel Sali, ma anche derubarlo andava a toccare tasti di tipo diverso. La coscienza di un uomo può essere una cosa divertente, concluse Gerry. «Per ora lasciamo da parte questo discorso. Sarà un colpo difficile?» chiese Hendley. Tom Clancy
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«Con quello che ci ha dato Rick Pasternak? È un gioco da ragazzi, a condizione che i nostri non combinino qualche pasticcio. Anche in tal caso la cosa peggiore che possa capitare è che sembrerà una rapina andata male», disse loro Granger. «E se il nostro uomo fa cadere la penna?» disse preoccupato Rounds. «È una penna. Ci si può scrivere. Passerebbe il controllo di qualsiasi poliziotto al mondo», rispose fiducioso Granger. Mise la mano in tasca e fece fare al campione un giro di tavolo. «Questa è inoffensiva», li rassicurò. Tutti avevano già ricevuto spiegazioni al riguardo. A guardarla, era una costosa penna a sfera, laminata oro, con il fermaglio decorato con ossidiana. Premendo il fermaglio e ruotando il cappuccio appuntito, si cambiava la punta passando da una vera penna a una siringa ipodermica con annessa sostanza tossica letale. Avrebbe paralizzato la vittima in un tempo da quindici a venti secondi, e l'avrebbe uccisa in tre minuti, senza possibilità di cura e con segni molto labili sul corpo. Mentre la penna faceva il suo giro attorno al tavolo di riunione, i presenti non mancarono di tastare la punta della siringa e poi fecero una prova, i più assestando il colpo come con una piccozza da ghiaccio, mentre Rounds la maneggiò come una spada in miniatura. «Sarebbe bello testarla in una prova a vuoto», osservò con calma. «C'è qualcuno qui che si offre come vittima?» chiese Granger ai presenti. Nessuno fece cenno di sì. L'umore nella stanza non lo sorprese più di tanto. Era il momento per una pausa senza eccessi, tipo quella che segue la firma che si appone su una polizza sulla vita, un prodotto che è prezioso solo quando si è morti, il che toglie ilarità al momento. «Li mandiamo a Londra insieme?» chiese Hendley. «Esatto», annuì Granger e tornò al suo tono di voce formale. «Dobbiamo farli familiarizzare con l'obiettivo, scegliere il momento e assestare il colpo.» «E attendere di vedere i risultati?» chiese retoricamente Rounds. «Esatto. Poi possono volar via verso il bersaglio successivo. L'intera operazione non dovrebbe richiedere più di una settimana. Li riportiamo a casa e attendiamo sviluppi. Se qualcuno attinge al denaro dopo la sua dipartita, probabilmente lo sapremo.» «Penso di sì», confermò Bell. «E se qualcuno lo sottrae, sapremo dove va.» Tom Clancy
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«Ottimo», esclamò Granger. Ecco che cosa significava «riconoscimento col fuoco». Non sarebbero rimasti lì a lungo, pensarono i due gemelli. Erano alloggiati in camere comunicanti nel locale Holiday Inn, e quella domenica pomeriggio guardavano entrambi la TV con un ospite. «Come sta la mamma?» chiese Jack. «Bene, fa un sacco di cose con le scuole parrocchiali. È qualcosa di più di un'assistente scolastica, ma di fatto non insegna. Papà lavora a qualche nuovo progetto; penso che la Boeing stia riprendendo in considerazione un SST, l'aereo di linea supersonico. Lui dice che non lo costruiranno mai, a meno che Washington non sganci un pacco di soldi, ma con il ritiro del Concorde ci stanno ripensando, e alla Boeing serve tenere occupati i suoi tecnici. Sono un po' nervosi con quelli dell'Airbus e non vogliono essere colti alla sprovvista se i francesi cominciano a diventare un po' troppo ambiziosi.» «E come va nei Marines?» chiese Jack a Brian. «I Marines sono i Marines, cugino. Vanno avanti, tenendosi pronti per la prossima guerra in vista.» «Papà era preoccupato quando siete andati in Afghanistan.» «E stato abbastanza emozionante. La gente di là è tosta e niente affatto stupida, ma non sono ben addestrati. Così, quando ci siamo presi a capocciate l'abbiamo avuta vinta. Se vedevamo qualcosa di sospetto, chiamavamo l'aviazione, ed era poi lei a occuparsene.» «Quanti?» «Quanti ne abbiamo fatti fuori? Un po'. Non abbastanza, ma un po'. I primi ad andare sono stati i Berretti Verdi e gli afghani da lì hanno imparato che uno scontro diretto non era nel loro interesse. Facevamo soprattutto ricerca e ricognizione, stanavamo il nemico per poi far intervenire l'aviazione. Avevamo con noi uno della CIA e specialisti nell'intercettazione delle comunicazioni. Il nemico usava un po' troppo le radio. Quando effettuavamo una localizzazione, ci avvicinavamo di un paio di chilometri a dare un'occhiata, e se era qualcosa di abbastanza interessante chiamavamo l'aviazione che li faceva a pezzettini. Terribile da vedere», sintetizzò Brian. «Ci credo.» Jack aprì una lattina di birra. «Allora questo Sali, quello con l'amichetta, Rosalie Parker?» chiese Tom Clancy
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Dominic. Come quasi tutti i poliziotti, aveva una buona memoria per i nomi. «Hai detto che faceva i salti per le sparatorie?» «Sì», rispose Jack. «Pensava che fossero stati molto efficienti.» «E con chi festeggiava?» «Quelli cui manda le e-mail. I britannici hanno i suoi telefoni sotto controllo, e le e-mail... beh, come ho detto, non vi posso parlare delle email. Quei sistemi telefonici europei non sono così protetti come pensa la gente; voglio dire, tutti sanno delle intercettazioni dei cellulari e roba del genere, ma i poliziotti di laggiù fanno cose che noi qui non possiamo fare. I britannici usano le intercettazioni soprattutto per individuare quelli dell'IRA. Ho sentito che negli altri Paesi d'Europa sono ancora più liberi di agire.» «È vero», gli confermò Dominic. «All'Accademia avevamo qualcosa nel programma, una specie di corso di specializzazione per poliziotti. Parlavano di queste cose dopo qualche bicchiere insieme con loro. Così, a questo Sali quel che hanno fatto quei mascalzoni è piaciuto.» «Come se la sua squadra avesse vinto la super coppa», rispose subito Jack. «E lui li finanzia?» chiese Brian. «Proprio così.» «Interessante», fu tutto quel che Brian ebbe da dire dopo quella risposta. Avrebbe potuto fermarsi un'altra notte, ma aveva qualcosa da fare al mattino e così dovette tornare a Londra con la sua Aston Martin Vanquish, nero Bowland. L'interno era grigio antracite e il motore a 12 cilindri fatto a mano stava erogando molti dei suoi 460 cavalli mentre si dirigeva a est sulla M4 a oltre 160 chilometri all'ora. Sotto certi aspetti, l'auto era meglio del sesso. Era un peccato che Rosalie non fosse con lui, ma Mandy era una piacevole scaldaletto, anche se troppo magra per i suoi gusti. Se solo fosse riuscita a metter su un po' di carne sopra le ossa, ma la moda europea non faceva niente per incoraggiarla. I pazzi che stabilivano le regole per il corpo femminile dovevano essere pederasti con la voglia che assomigliassero tutte a ragazzini. Follia, pensò Sali. Pura follia. Ma a Mandy piaceva andare su quell'auto, più che a Rosalie. Purtroppo Rosalie aveva paura di correre, non fidandosi della sua bravura come invece avrebbe dovuto. Sperava di poter portare quell'auto a casa, con l'aereo, naturalmente. Anche suo fratello aveva un'auto veloce, ma il Tom Clancy
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concessionario gli aveva detto che questo razzo a quattro ruote superava i 300 chilometri all'ora e il regno aveva alcune belle strade, piane e diritte. Aveva anche un cugino che volava sui Tornado dell'aeronautica saudita, ma quell'auto era sua, e stava lì tutta la differenza. Purtroppo, la polizia in Inghilterra non gli permetteva di esercitarsi come avrebbe dovuto - un'altra multa e poteva perdere la patente, quei guastafeste - ma a casa non ci sarebbero stati problemi. Dopo aver visto quel che sapeva davvero fare, l'avrebbe riportata a Gatwick e l'avrebbe usata per impressionare le donne, il che era quasi eccitante come guidarla. Di sicuro, eccitava Mandy al punto giusto. Avrebbe dovuto comprarle una bella borsetta di Vuitton e fargliela recapitare l'indomani stesso. Non faceva mai male essere generosi con le donne e Rosalie doveva sapere di avere qualche concorrente. Correndo in città alla velocità consentita dal traffico e dalla polizia, sfrecciò di fianco a Harrods, passò sotto il tunnel e oltrepassò la casa del duca di Wellington prima di girare a destra in Curzon Street e poi a sinistra in Berkeley Square. Un lampeggio delle luci segnalò all'uomo pagato per tenergli il posto di spostare la sua auto, consentendogli di parcheggiare proprio davanti alla sua residenza di città, un edificio in pietra scura di tre piani. Con modi europei, scese dall'auto, corse dall'altro lato per aprire la portiera a Mandy e con galanteria l'accompagnò su per i gradini fino al massiccio portone di quercia che tenne aperto sorridendo. Entro pochi minuti lei gli avrebbe aperto una porta ancor più piacevole. «Il piccolo bastardo è tornato», esclamò Ernest, prendendo debita nota dell'ora sul suo notes. I due agenti del servizio di sicurezza si trovavano in un furgone della British Telecom parcheggiato a qualche decina di metri di distanza. Erano lì da circa due ore. Quel pazzo giovane saudita guidava come se fosse stato la reincarnazione di Jimmy Clark. «Penso che abbia passato un finesettimana migliore del nostro», osservò Peter. Poi si girò per premere i tasti e attivare i vari sistemi d'intercettazione nella casa di epoca georgiana, tra cui tre telecamere i cui nastri erano raccolti ogni tre giorni da una squadra di intrusoli. «È un bastardo pieno d'energia.» «Magari usa il Viagra», pensò a voce alta Ernest, con un po' d'invidia. «Bisogna prenderla con filosofia, Ernie. Gli costerà due settimane della nostra paga e, per quel che riceverà, lei saprà come essergli riconoscente.» «Porco», esclamò acido Ernest. Tom Clancy
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«È magra, ma non poi molto». Peter si fece una bella risata. Loro sapevano quanto Mandy Davis facesse pagare i suoi «servizi» e come ogni uomo si chiesero, pur con un certo disprezzo, che razza di specialità poteva fare per guadagnarsi quei soldi. Come agenti del controspionaggio, non provavano tutta quella simpatia che poteva avere un anziano poliziotto per donne relativamente prive di specializzazione che cercavano di guadagnarsi la vita. 750 sterline per una visita serale e 2.000 per una notte completa. Quanto fosse la sua richiesta per un intero finesettimana, non lo si sapeva. Entrambi presero le cuffie per controllare che i microfoni funzionassero, cambiando i canali per seguirli in tutta la casa. «È uno schifoso impaziente», esclamò Ernest. «Pensi che lei starà lì tutta la notte?» «Scommetto di no, Ernie. Poi magari prenderà quel maledetto telefono e noi potremo raccogliere qualcosa di utile da quel bastardo.» «Sporco straniero», borbottò Ernest, con l'approvazione del suo collega. Entrambi pensavano che Mandy fosse più carina di Rosalie. Buona per un ministro del governo. Avevano visto giusto. Mandy Davis uscì alle 22,23, fermandosi sulla porta per un ultimo bacio e un sorriso, certa di infrangere il cuore di qualunque uomo, e poi scese lungo Berkeley Street diretta verso Piccadilly, dove non girò a destra alla farmacia Boots per andare alla stazione della metropolitana sull'angolo tra Piccadilly e Stratton, ma prese invece un taxi che la portò in centro, a New Scotland Yard. Lì, sarebbe stata interrogata da un simpatico giovane ispettore che a lei non dispiaceva, anche se era troppo furba per mischiare gli affari con il piacere. Uda era un maschio vigoroso, e anche generoso, ma qualunque illusione esistesse nel loro rapporto era da parte di lui, non di lei. I numeri apparvero sullo schermo e furono salvati e riportati con l'ora nei loro portatili: ce n'erano due, e almeno un altro a Thames House. Su ciascuno dei telefoni di Sali c'era un registratore che annotava la destinazione di ogni chiamata effettuata. Un dispositivo simile faceva lo stesso per tutte quelle in arrivo, mentre tre registratori a nastro memorizzavano ogni parola. Questa era una chiamata all'estero, a un telefonino. Tom Clancy
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«Chiama il suo amico Mohammed», disse Peter. «Mi chiedo di che cosa parleranno.» «Almeno dieci minuti della sua ultima avventura questo finesettimana, scommetto.» «Sì, gli piace parlare», confermò Peter. «È troppo magra, ma è una puttana fatta e finita, amico mio. Questo va detto delle infedeli», Sali assicurò al suo collega. A lei e a Rosalie lui piaceva davvero, lo poteva ben dire. «Sono contento di sentirlo, Uda», disse paziente Mohammed da Parigi. «Ora, gli affari.» «Come vuoi, amico mio.» «L'operazione americana è andata bene.» «Sì, l'ho visto. Quanti in totale?» «Ottantatré morti e centoquarantatré feriti. Avrebbero potuto essere di più, ma un gruppo ha commesso un errore. È comunque molto importante che tutti i notiziari televisivi abbiano parlato a lungo dei nostri santi martiri e dei loro attacchi.» «È meraviglioso. Un grande successo per Allah.» «Oh, sì. Ora, ho bisogno che venga trasferito del denaro sul mio conto.» «Quanto?» «Centomila sterline dovrebbero bastare per ora.» «Posso farlo fare per le dieci di domattina.» In realtà, avrebbe potuto farlo un'ora o due prima, ma pensava di dormire la mattina seguente. Mandy lo aveva sfiancato. Ora era a letto, a bere vino francese e fumare una sigaretta, guardando la TV senza sentirsi troppo impegnato. Voleva prendere Sky News alla fine di quell'ora. «E tutto?» «Sì, per adesso.» «Sarà fatto», disse a Mohammed. «Perfetto. Buona notte, Uda.» «Aspetta, ho una domanda.» «Non ora. Dobbiamo essere prudenti», avvertì Mohammed. L'uso del telefonino aveva i suoi rischi. Sentì un sospiro come risposta. «Come vuoi. Buona notte.» Ed entrambi riattaccarono. «Il pub nel Somerset era piuttosto carino, era il Blue Boar», disse Mandy. «Il cibo era passabile. Venerdì sera Uda ha preso tacchino e due boccali. Ieri sera abbiamo cenato in un ristorante di fronte all'albergo, The Tom Clancy
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Orchard. Lui ha preso una chateaubriand e io una sogliola di Dover. Siamo usciti per un po' a far compere il sabato pomeriggio. In realtà non aveva molta voglia di uscire, voleva soprattutto restarsene a letto». Il bell'ispettore registrava tutto e in più prendeva appunti, e lo stesso faceva un altro poliziotto. Erano entrambi distaccati come lei. «Ha parlato di qualcosa? Le notizie in TV O sui giornali?» «Ha guardato i telegiornali. Ma non ha detto una parola. Io ho commentato che era spaventoso, tutti quei morti, ma ha fatto soltanto un brontolio. Può essere l'uomo più senza cuore, ma con me è sempre carino. Non abbiamo ancora avuto un battibecco», disse loro, accarezzandoli entrambi con i suoi occhi azzurri. Non era facile per i due poliziotti considerarla con professionalità. Aveva l'aspetto di una modella, anche se con il suo metro e cinquantacinque era troppo bassa per quella professione. C'era in lei anche una dolcezza che doveva esserle d'aiuto. Ma dentro aveva un cuore di ghiaccio. Un peccato, ma non era un problema loro. «Ha fatto qualche telefonata?» Scosse la testa. «Nessuna. Questa volta non ha portato il telefonino. Mi ha detto che era tutto mio e che questo fine-settimana non avrei dovuto dividerlo con nessun'altra. Era la prima volta. A parte questo, è stato come al solito.» Lei stava pensando a qualcos'altro: «Si lava di più ora. Gli ho fatto fare la doccia tutt'e due i giorni e non si è nemmeno lamentato. Beh, io l'ho aiutato. Sono entrata nella doccia con lui». Regalò loro un sorriso malizioso. Con questo finirono le domande. «Grazie, signorina Davis. Come sempre, è stata molto utile.» «Faccio solo la mia parte. Pensate sia un terrorista o qualcosa del genere?» «No. Se lei fosse in pericolo, l'avvertiremmo per tempo.» Mandy infilò la mano nella sua borsa Louis Vuitton ed estrasse un coltello con una lama di quasi 8 centimetri. Non era legale che portasse nascosto un aggeggio del genere, ma nel suo mestiere le serviva un amico fidato che l'accompagnasse, e gli ispettori capirono. Immaginarono che sapesse farne un uso corretto. «So badare a me stessa», li rassicurò entrambi. «Ma Uda non è così. È davvero un uomo molto gentile. Ecco una cosa che si finisce con l'imparare nel mio mestiere, capire gli uomini. A meno che non sia un attore molto scaltro, non è un tipo pericoloso. Si diverte con il denaro, non con le armi.» Tom Clancy
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I due poliziotti presero quell'affermazione sul serio. Aveva ragione: se c'era una cosa in cui una puttana era brava, era conoscere gli uomini. Quelle che non ci riuscivano spesso morivano prima dei vent'anni. Dopo che Mandy ebbe preso un taxi per andare a casa, i due ispettori del reparto speciale trascrissero quel che lei aveva riferito e poi lo mandarono per posta elettronica a Thames House, dove diventò un altro dato nella pratica del servizio di sicurezza relativa al giovane arabo. Brian e Dominic arrivarono al Campus alle 8 in punto. Con i loro pass nuovi di zecca poterono prendere l'ascensore che li portò fino all'ultimo piano, dove si sedettero a bere caffè per una mezzora finché non arrivò Gerry Hendley. I due gemelli scattarono sull'attenti, soprattutto Brian. «Buon giorno», disse l'ex senatore passando, poi si fermò. «Dovete prima parlare con Sam Granger, penso. Rick Pasternak sarà qui verso le nove e un quarto. Sam dovrebbe arrivare a minuti. Ho qualcosa da vedere subito sulla mia scrivania, d'accordo?» «Sì, signore», confermò Brian. In fondo, il caffè non era poi così male. Granger uscì dall'ascensore solo due minuti dopo. «Ehi ragazzi. Seguitemi.» L'ufficio di Granger non era grande come quello di Hendley, ma non era nemmeno uno stanzino da recluta. Indicò ai due visitatori le poltroncine e appese la giacca. «Quanto vi ci vuole per essere pronti per un incarico?» «Che ne dice di oggi stesso?» rispose con una domanda Dominic. Granger sorrise della risposta, ma quelli troppo impazienti avrebbero potuto creare problemi. D'altra parte, tre giorni prima... forse l'impazienza non sarebbe poi stata così negativa. «C'è un piano?» chiese Brian. «Sì. L'abbiamo messo a punto nel finesettimana.» Granger partì con il concetto operativo del riconoscimento con il fuoco. «Sembra ragionevole», osservò Brian. «Dove lo facciamo?» «In strada, è probabile. Non starò a dirvi come eseguire una missione. Vi dirò quel che vogliamo. Come lo fate, lo deciderete voi. Ora, per il vostro primo obiettivo abbiamo tutti i dati sul suo recapito e le sue abitudini. Sarà solo una questione di stabilire tempi e modi di fare il lavoro.» Fare il lavoro, pensò Dominic. Sembrava tratto da Il Padrino. Tom Clancy
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«Di chi si tratta e perché?» «Si chiama Uda bin Sali, ha ventisei anni e vive a Londra.» I gemelli si scambiarono uno sguardo divertito. «Avrei dovuto immaginarlo», disse Dominic. «Jack ce ne ha parlato. È quel porco con i soldi che va matto per le puttane, giusto?» Granger aprì il faldone di cartoncino che aveva preso entrando e lo consegnò loro. «Foto di Sali e delle sue due amichette. Luogo e foto della sua casa a Londra. Eccone una sua in auto.» «Aston Martin», osservò Dominic. «Bella macchina.» «Lavora nel quartiere finanziario, possiede un ufficio nel palazzo dei Lloyd's». Altre foto. «Una complicazione. Di solito è tenuto sotto controllo. Il servizio di sicurezza, l'MI5, lo tiene d'occhio, ma l'uomo che gli hanno assegnato sembra un pivello, e ce n'è uno solo. Quindi, quando entrerete in azione, ricordatevene.» «Non useremo armi, è vero?» chiese Brian. «No, abbiamo qualcosa di meglio. Nessun rumore, tranquillo e nascosto; lo vedrete quando sarà qui Rick Pasternak. Nessun'arma per questa missione. I Paesi europei non amano molto le armi e il corpo a corpo è troppo pericoloso. Meglio sembri che abbia appena avuto un infarto.» «Tracce?» chiese Dominic. «Potete chiederlo a Rick. Vi dirà tutto per filo e per segno.» «Che cosa useremo per iniettare la sostanza?» «Una di queste.» Granger aprì il cassetto della scrivania e tirò fuori la penna blu «sicura». La porse e spiegò loro come funzionava. «Carina», osservò Brian. «Basta infilzarla nel culo, giusto?» «Proprio così. Inietta sette milligrammi del farmaco - si chiama succinilcolina - e poi ci pensa lui a fare il resto. L'individuo crolla, la morte cerebrale subentra dopo pochi minuti e in meno di dieci è morto stecchito.» «E se ci sono cure mediche? Che succede se c'è un'ambulanza proprio dall'altra parte della strada?» «Rick dice che non importa a meno che non si trovi in sala operatoria con medici esperti proprio accanto a lui.» «Direi che può andare.» Brian prese la foto del loro primo obiettivo, la osservò ma in realtà vedeva il piccolo David Prentiss. «Sei capitato male, amico.»
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«Mi sembra che il nostro amico abbia passato un finesettimana piuttosto piacevole», Jack stava dicendo al suo computer. Il rapporto del giorno comprendeva la foto di una certa signorina Mandy Davis, oltre alla trascrizione del suo interrogatorio da parte del reparto speciale della polizia metropolitana. «Non male.» «Nemmeno a buon mercato», osservò Wills dalla sua postazione. «Quanto ne ha ancora Sali?» gli chiese Jack. «Jack, è meglio non trattare questo argomento», avvertì Wills. «Perché i due battitori... accidenti Tony, sono miei cugini.» «Non ne so granché e non ne voglio sapere. Meno ne sappiamo, meno problemi abbiamo. Punto», sottolineò. «Va bene, amico», rispose Jack. «Ma qualunque simpatia potessi provare per quello schifoso è scomparsa quando ha cominciato ad applaudire e finanziare quella gente armata. Ci sono limiti che non si possono superare.» «È vero, Jack, ci sono. Ma sta' attento a non spingerti anche tu troppo in là.» Jack Ryan Jr. ci pensò su un attimo. Voleva diventare un assassino? Probabilmente no, ma c'era gente che doveva essere eliminata, e Uda bin Sali si era messo tra quelli. Se i suoi cugini stavano per stenderlo, facevano proprio la volontà del Signore, o del suo Paese, il che, secondo i principi con cui era stato educato, era più o meno la stessa cosa. «Così presto, dottore?» chiese Dominic. Pasternak annuì. «Così presto.» «È affidabile?» domandò poi Brian. «Cinque milligrammi sono sufficienti. Questa penna ne somministra sette. Sarebbe un miracolo se qualcuno sopravvivesse. Purtroppo, sarà una morte orribile, ma non ci si può far nulla. O meglio, potremmo usare la tossina del botulismo: è una neurotossina che agisce molto rapidamente, ma lascia residui nel sangue che salterebbero fuori in un'analisi tossicologica eseguita dopo la morte. La succinilcolina metabolizza molto bene. Per rilevarla occorrerebbe un altro miracolo, a meno che il patologo non sappia esattamente che cosa cercare, il che è improbabile.» «Di nuovo, quanto ci vuole?» «Da venti a trenta secondi, in funzione di quanto vicino si vada a un vaso sanguigno importante, poi il farmaco provoca la paralisi totale. Non si Tom Clancy
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è nemmeno più in grado di muovere le palpebre. Non si riesce a muovere il diaframma, quindi niente respiro, niente ossigeno attraverso i polmoni; il cuore continua a battere, ma essendo l'organo che usa più ossigeno, diventa ischemico nel giro di secondi, e questo significa che senza ossigeno i tessuti cardiaci cominciano a morire per mancanza di ossigenazione. Il dolore è forrissimo. Di solito, il corpo ha una riserva di ossigeno; quanto dipende dalle condizioni fisiche: gli obesi ne hanno meno degli snelli. In ogni caso, il cuore sarà il primo. Cercherà di continuare a battere, ma ciò non farà che aumentare la sofferenza. La morte cerebrale subentrerà in un tempo variabile da tre a sei minuti. Fino ad allora, si riesce a sentire ma non a vedere.» «Perché no?» chiese Brian. «È probabile che le palpebre si chiudano. Qui stiamo parlando di paralisi totale. Quindi, quello sarà lungo disteso là, fra enormi sofferenze, incapace di muovere un dito, con il cuore che cerca di pompare sangue non ossigenato finché le cellule cerebrali non muoiono per anossia. Dopodiché, è in teoria possibile mantenere il corpo in vita; le cellule muscolari sono quelle che vivono più a lungo senza ossigeno, ma il cervello è partito. D'accordo, non è sicuro come una pallottola in testa, però non fa rumore e in pratica non lascia tracce. Quando le cellule cardiache muoiono, generano enzimi che si ricercano quando si sospetta un infarto, quindi, qualunque patologo sia alle prese con il cadavere penserà "infarto," o "ictus cerebrale" - magari provocato da un tumore al cervello - e può darsi che lo sezioni cercandone uno. Ma non appena arriva l'analisi del sangue, il test enzimatico, dirà "infarto" e questo taglierà la testa al toro. L'analisi del sangue non mostrerà la succinilcolina perché metabolizza anche dopo la morte. Si troveranno di fronte a un improvviso devastante infarto, come ne accadono tutti i giorni; andranno alla ricerca di colesterolo nel sangue e qualche altro fattore di rischio, ma nulla cambierà il fatto che è morto per una causa che non scopriranno mai.» «Dio mio», sospirò Dominic. «Dottore, come diavolo è finito a occuparsi di questo?» «Il mio fratello più giovane era vicepresidente alla Cantor Fitzgerald», fu la sua unica risposta. «Allora dobbiamo stare attenti con queste penne?» chiese Brian. La motivazione del medico gli era bastata. «Direi di sì», fu il consiglio di Pasternak. Tom Clancy
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17 E LA PICCOLA VOLPE ROSSA, E LA PRIMA SIEPE Lasciarono l'aeroporto internationale Dulles a bordo di un aereo della British Airways, che risultò essere un 747 le cui superfici di controllo erano state progettate dal loro padre ventisette anni prima. All'epoca Dominic aveva i pannolini, e da allora il mondo si era ribaltato più di una volta. Avevano entrambi passaporti nuovi di zecca che riportavano i loro nomi. Tutti gli altri documenti importanti si trovavano nei loro computer portatili, completamente cifrati, insieme ai modem e al software di comunicazione, anch'essi criptati. A parte ciò erano vestiti con abiti sportivi, come molti altri passeggeri della prima classe. Gli assistenti di volo si muovevano in modo efficiente, servendo a tutti spuntini, che entrambi i fratelli accompagnarono con vino bianco. Mentre prendevano quota constatarono che il cibo era decoroso - la migliore definizione che si può dare alle pietanze servite dalle linee aeree - e così pure la scelta dei film. Brian scelse Independence Day mentre Dominic guardò Matrix: a tutti e due piaceva la fantascienza fin da quando erano piccoli. Nelle tasche delle giacche avevano entrambi la loro penna dorata. Avevano sistemato le cartucce di riserva insieme al rasoio, chiuso nel loro bagaglio in stiva da qualche parte sotto di loro. Ci sarebbero volute sei ore per raggiungere Heathrow, ed entrambi speravano di riuscire a dormire un po' durante il volo. «Qualche ripensamento, Enzo?» chiese con calma Brian. «No», rispose Dominic. «Tutto come previsto.» Non precisò che le celle delle prigioni inglesi non avevano bagni e, indipendentemente da quanto ciò potesse essere imbarazzante per un ufficiale dei Marines, sarebbe stato molto umiliante per un agente speciale dell'FBI. «Va bene. 'notte, fratello.» «Ricevuto, testone.» Entrambi si diedero da fare con i complicati comandi dei sedili per riuscire a portarli in posizione quasi orizzontale. E così l'Atlantico scivolò sotto di loro per quasi 5.000 chilometri. Tom Clancy
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Rientrando a casa, Jack Jr. sapeva che i suoi cugini si erano trasferiti in Gran Bretagna, e anche se non gli era stato spiegato con precisione il motivo indovinare la loro missione non richiedeva un clamoroso sforzo d'immaginazione. Di certo Uda bin Salin non sarebbe vissuto fino alla fine della settimana. Lo aveva saputo dal traffico dei messaggi del mattino da Thames House, e si ritrovò a chiedersi che cosa ne avrebbero pensato i britannici, e quanto ne sarebbero stati infastiditi o dispiaciuti. Di certo aveva imparato molto su come era stata combinata la faccenda, e questo aveva eccitato la sua curiosità. Aveva trascorso abbastanza tempo a Londra per sapere che gli omicidi a mano armata non erano numerosi, a meno che non si trattasse di qualche uccisione voluta dal governo. In quel caso, se lo Special Air Service eliminava qualcuno particolarmente inviso al n. 10 di Downing Street, la polizia sapeva di non dover occuparsi troppo a fondo del caso. Solo qualche interrogatorio pro forma, sufficiente per aprire il fascicolo del caso prima di infilarlo nell'armadio di quelli INSOLUTI ad attirare polvere e scarso interesse. Non c'era bisogno di essere uno scienziato spaziale per immaginare queste cose. Ma qui si sarebbe trattato di un colpo americano in territorio britannico, ed era certo che questo non avrebbe fatto piacere al governo di Sua Maestà. Diventava una questione di convenzioni. Inoltre non era un'azione del governo americano. Secondo la legge si trattava di un omicidio premeditato, azione che tutti gli Stati giudicavano con grande severità. Qualunque cosa fosse successa, sperava quindi che stessero attenti. Nemmeno suo padre avrebbe potuto interferire più di tanto in quella faccenda. «Oh, Uda, sei proprio una bestia!» esclamò Rosalie Parker quando lui si staccò dal corpo di lei. Controllò l'ora. Si era fatto tardi, e lei aveva un appuntamento nel primo pomeriggio del giorno seguente con un dirigente petrolifero del Dubai. Si trattava di un signore anziano piuttosto affettuoso, e uno che pagava bene, anche se una volta le aveva detto che le ricordava una delle sue figlie preferite, quel vecchio stronzo. «Rimani per tutta la notte», insistette Uda. «Non posso, amore. Devo andare a prendere mia madre, portarla a pranzo e poi a far compere da Harrods. Dio mio, devo proprio andare», disse simulando con efficacia di essere agitata, e scattando in posizione Tom Clancy
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eretta. «No.» Uda la prese per una spalla e la tirò indietro. «Sei proprio un diavolo!» Ridacchiò e gli sorrise in modo affabile. «Si dice shaytan», la corresse Uda. «E non è mio parente.» «Sai, puoi consumare una ragazza, Uda.» Non che fosse un male, ma aveva altro da fare. Si alzò e raccolse i propri abiti dal pavimento, dove lui aveva l'abitudine di gettarli. «Rosalie, amore mio, esisti soltanto tu», mormorò. Lei sapeva con certezza che si trattava di una bugia; dopotutto era stata lei a presentarlo a Mandy. «Davvero?» chiese. «Ah, quella là. È troppo magra. Non mangia. Non è come te, mia principessa.» «Sei così carino.» Si chinò, lo baciò, quindi si mise il reggiseno. «Uda, sei il migliore, di gran lunga il migliore», disse. All'ego maschile faceva sempre bene essere accarezzato, e il suo ego era dei più grandi. «Lo dici solo per farmi sentire bene», la accusò Sali. «Pensi che stia facendo scena? Uda, mi hai fatto schizzare gli occhi dalle orbite. Ma adesso devo andare, amore.» «Come vuoi.» Sbadigliò. L'indomani le avrebbe comperato qualche vestito, decise Uda. C'era un nuovo negozio Jimmy Choo vicino al suo ufficio dove sarebbe valsa la pena andare, e a occhio i suoi piedi dovevano essere un 37 abbondante. A dire il vero i piedi di lei gli piacevano molto. Rosalie fece un rapido salto in bagno per guardarsi allo specchio. Aveva i capelli spettinati; Uda non faceva altro che maltrattarli come per marcare la sua proprietà. Pochi secondi di spazzola li resero quasi presentabili. «Devo scappare, amore.» Si chinò per baciarlo ancora. «Non alzarti. So dov'è la porta.» Un ultimo bacio, languido e invitante... per la volta successiva. Uda era un cliente abituale. E lei sarebbe ritornata. Mandy era brava, un'amica, ma lei sapeva come trattare questi stranieri e, cosa importantissima, non doveva morire di fame come una modella occasionale. Mandy aveva troppi clienti abituali americani ed europei per poter mangiare normalmente. Una volta uscita chiamò un taxi. «Dove andiamo, cara?» le chiese il taxista. «New Scodand Yard, prego.»
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Quando ci si sveglia a bordo di un aereo si è sempre disorientati, anche se i sedili sono comodi. Furono sollevati gli scuri dei finestrini e si accesero le luci, mentre gli auricolari trasmisero notizie più o meno nuove... dato che erano britanniche era difficile dirlo. Fu servita la prima colazione, ricca di grassi con un caffè niente male; meritava 6 in una scala fino a 10, anche 7. Attraverso il finestrino alla sua destra Brian vide i verdi campi dell'Inghilterra anziché il color nero ardesia dell'oceano in tempesta che avevano sorvolato durante il suo sonno, nel corso del quale per fortuna non aveva sognato. In quel periodo entrambi i gemelli temevano i sogni per il passato che contenevano e il futuro che appariva incerto, nonostante il loro impegno. Dopo altri venti minuti il 747 posò le ruote del carrello su una delle piste di Heathrow. L'immigrazione era una tranquilla formalità; i britannici operavano molto meglio degli americani, pensò Brian. Il bagaglio giunse sul nastro abbastanza rapidamente, quindi si incamminarono verso la fermata dei taxi. «Dove andate, signori?» «Mayfair Hotel, in Stratton Street.» Il conducente fece un cenno per confermare di aver capito, e partì verso est in direzione della città. Dato il traffico mattutino impiegarono circa mezzora. Dominic era già stato in Inghilterra. E per lui il il panorama fu piacevole, mentre per Brian era la prima volta, quindi tutto gli risultò nuovo e avventuroso: gli sembrava di essere a casa, pensò, salvo per il fatto che la gente guidava dalla parte sbagliata della strada. A prima vista i guidatori sembravano anche più gentili, ma non era facile giudicarlo. Aveva visto almeno un campo da golf con un'erba verde smeraldo, ma a parte questo le ore di punta non erano per nulla diverse da quelle di Seattle. Mezzora più tardi si ritrovarono ad ammirare il Green Park, che era davvero di un verde magnifico, quindi il taxi svoltò a sinistra, superò due isolati, poi voltò a destra ed eccoli all'albergo. Proprio di fronte c'era un concessionario dell'Astori Martin, le cui automobili sembravano luccicare come i diamanti nella vetrina di Tiffany a New York. Si trattava di un quartiere esclusivo. Nonostante Dominic fosse già stato a Londra, non si era mai fermato. Gli alberghi europei potevano insegnare molto in termini di servizio e ospitalità a qualunque albergo americano. Sei minuti dopo si trovavano nelle loro stanze comunicanti; le vasche da bagno erano abbastanza grandi da addestrarci uno squalo, e gli asciugamani erano appesi su una rastrelliera riscaldata; il minibar aveva un'ampia scelta, ance Tom Clancy
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se a prezzi elevati. Entrambi i gemelli si fecero con calma una doccia. Erano le 8,45, e dato che Berkeley Square si trovava a poche centinaia di metri, ne approfittarono per uscire dall'albergo e dirigersi a sinistra per recarsi là dove cantavano gli usignoli. Dominic diede di gomito a suo fratello e indicò verso sinistra. «L'MI5 dovrebbe avere un edificio da quelle parti, lungo Curzon Street. Per andare all'ambasciata bisogna camminare per altri due isolati e svoltare a sinistra verso Grosvenor Square. E un edificio orribile, ma è quello che passa il governo. E il nostro amico abita lì vicino, dall'altra parte del parco, a mezzo isolato dalla Westminster Bank. È quella con il cavallo nel logo.» «Piuttosto caro da queste parti», osservò Brian. «Puoi dirlo», confermò Dominic. «Qui le case costano un pacco di soldi. In gran parte sono suddivise in tre appartamenti, ma il nostro amico Uda ne ha una tutta per sé, una Disneyland di sesso e dissolutezza», commentò, notando un furgone della British Telecom una ventina di metri di fronte a loro. «Scommetto che quella è la squadra di sorveglianza... abbastanza ovvio.» Non si vedeva nessuno nel furgone, ma questo perché i vetri erano foderati con un foglio di plastica per non far filtrare la luce. Era l'unico autoveicolo poco costoso lungo la strada... in quel quartiere come minimo c'erano le Jaguar. Ma la regina della zona, per quanto riguardava le auto, era una Vanquish nera sull'altro lato. «Quella sì che è una bella macchina», osservò Brian. Sembrava davvero che stesse facendo i 150 all'ora pur stando ferma di fronte alla casa. «Il vero campione è la McLaren di Formula Uno. Un milione di dollari, ma credo che abbia solo un sedile. Veloce come un aereo da caccia. Ma quella che stai osservando è una macchina da un quarto di milione di dollari, fratello.» «Cazzo...» reagì Brian. «Così tanto?» «Sono costruite a mano, Aldo, da gente che nel tempo libero lavora alla Cappella Sistina. Sì, un mucchio d'ingranaggi. Mi piacerebbe potermela permettere. Forse si potrebbe mettere il suo motore su uno Spitfire e abbattere qualche tedesco.» «Sicuramente consuma tantissimo», osservò Brian. «Tutto ha il suo prezzo. Merda. Ecco il nostro uomo.» Proprio in quel momento la porta si aprì e uscì un giovane. Indossava un abito Johnny Reb grigio, completo di gilè. Si fermò a metà di quattro scalini in pietra e guardò l'orologio. Come se fosse tutto preordinato, un Tom Clancy
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taxi nero arrivò dal fondo della strada, lui scese dalla scala e salì a bordo. Uno e settantacinque, fra i settanta e i settantacinque chili, pensò Dominic. Barba nera lungo la mascella, come i pirati dei film. Un babbeo che potrebbe anche portare una spada... ma non lo fa. «È più giovane di noi», osservò Brian, mentre continuavano a camminare. Quindi, su iniziativa di Dominic, attraversarono il parco e ritornarono dall'altra parte, rallentando per dare un'occhiata piena di desiderio all'Aston Martin prima di proseguire. Nell'albergo c'era un bar, dove presero un caffè e consumarono una leggera prima colazione a base di croissant e marmellata di arance amare. «Non mi piace l'idea che il nostro uccellino sia sorvegliato», disse Brian. «Non se ne può fare a meno. Anche i britannici pensano che sia un tipo un po' troppo strano. Comunque ricordati, avrà presto un attacco cardiaco. Non è come se lo uccidessimo con una pistola, nemmeno con una silenziata. Non avrà nessun segno, non ci sarà nessun rumore.» «Okay, va bene, vedremo come fare in centro, ma se la cosa non sembra favorevole rinunciamo e facciamo un passo indietro per ripensarci, d'accordo?» «D'accordo.» Dominic annuì. Dovevano agire in modo intelligente. Probabilmente lui avrebbe assunto il comando, dato che sarebbe stato compito suo individuare i poliziotti che lo pedinavano. Ma non avrebbe nemmeno avuto senso aspettare troppo. Avevano dato un'occhiata a Berkeley Square soltanto per farsi un'idea, e nella speranza di vedere il bersaglio con i loro occhi. Non sarebbe stato il posto giusto per colpire, non con una squadra di sorveglianza piazzata a 30 metri di distanza. «La cosa buona è che chi lo pedina dovrebbe essere un pivello. Se riesco a individuare quel tizio, una volta pronto tu lo urti e io gli chiedo delle informazioni per qualche posto o qualcos'altro. Per colpirlo ti basta un secondo. Quindi proseguiamo tutti e due come se non fosse successo nulla. Anche se la gente si mette a gridare, non farai altro che girarti in modo casuale, e quindi continuerai a camminare.» Brian ci pensò un po' su. «Innanzitutto dobbiamo dare un'occhiata al quartiere.» «D'accordo.» Finirono la colazione senza più parlare. Sam Granger si trovava già nel suo ufficio. Erano le 3,15 di notte quando arrivò e accese il suo computer. I gemelli erano giunti a Londra Tom Clancy
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all'1 circa secondo la sua ora, e qualcosa nell'anticamera del cervello gli diceva che non avrebbero perso tempo per compiere la missione. Se le cose funzionavano seguendo il piano, avrebbe ricevuto comunicazione dello svolgimento dell'operazione ancor prima delle notizie di Rick Bell sulla rete delle agenzie d'intelligence. Adesso arrivava la fase che aveva sempre odiato: aspettare che gli altri portassero a termine la missione che aveva ideato nella sua testa, qui alla scrivania. Il caffè dava una mano. Un sigaro avrebbe aiutato ancor di più, ma non ne aveva. In quel momento la porta si aprì. Era Gerry Hendley. «Anche tu qui?» chiese Sam, con tono allo stesso tempo sorpreso e divertito. Hendley sorrise. «Già, la prima volta, vero? A casa non riuscivo a dormire.» «Ti capisco. Abbiamo un mazzo di carte?» si chiese ad alta voce. «Ci vorrebbero proprio.» Hendley era piuttosto bravo a giocare a carte. «Notizie dai gemelli?» «Nulla. Sono arrivati in orario, probabilmente adesso sono in albergo. Ritengo che siano arrivati, si siano dati una rinfrescata e abbiano fatto un giro di perlustrazione. L'albergo si trova a poco più di un isolato dalla casa di Uda. Per quanto ne so potrebbero già avergliela messa in quel posto. L'ora è quella giusta. Dovrebbe essere andato al lavoro proprio adesso, se i nostri agenti locali hanno controllato bene le sue abitudini, e penso che possiamo fidarci.» «Sì, a meno che abbia ricevuto una chiamata inattesa, o abbia visto qualcosa nei giornali del mattino che ha attirato il suo interesse, o che la sua camicia preferita fosse stirata male. La realtà è analogica, Sam, non digitale, ricordi?» «Come se non lo sapessimo», ammise Granger. Il quartiere finanziario sembrava proprio ciò che era, pur essendo sotto certi aspetti più eccitante delle torri-bersaglio in acciaio e vetro di quello di New York. Anche qui ce n'erano alcune, ma non erano così opprimenti. A metà isolato da dove scesero dal taxi c'era un muro risalente all'epoca romana che aveva rappresentato la cinta della città di Londinium, così com'era stata chiamata in origine la capitale britannica, una località scelta per via dei suoi buoni pozzi e del suo ampio fiume. Notarono come qui la Tom Clancy
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gente fosse in gran parte vestita in modo elegante, e i negozi tutti esclusivi in una città nella quale ben poche cose non lo erano. L'indice di confusione era elevato, con nugoli di persone che si muovevano rapidamente e con decisione. C'erano anche numerosi pub, molti dei quali avevano sulla porta una lavagna che pubblicizzava il menu. I gemelli ne scelsero uno dal quale si vedeva bene il palazzo dei Lloyd's; aveva dei tavolini all'aperto, come un ristorante romano nelle vicinanze di Piazza di Spagna. Il cielo terso tradiva la reputazione di Londra. Entrambi i gemelli erano sufficientemente ben vestiti da non avere troppo l'aria di turisti americani. Brian vide un Bancomat e ritirò un po' di contante che divise con suo fratello, quindi ordinarono due caffè - erano troppo americani per ordinare del tè - e aspettarono. Nel suo ufficio Sali era intento a lavorare al computer. Stava per riuscire ad acquistare una casa a Belgravia - un quartiere ancor più lussuoso del suo - per otto milioni e mezzo di sterline, che non era una cifra modica ma nemmeno eccessiva. Sarebbe riuscito di certo ad affittarla bene, e si trattava di una proprietà assoluta, ossia acquistava sia la casa sia il terreno, anziché dover pagare un affitto al duca di Westminster. Anche questo non era eccessivo, ma faceva aumentare il prezzo. Prese un appunto per ricordarsi di andare a dare un'occhiata nel corso della settimana. A parte ciò le valutazioni monetarie erano piuttosto stabili. Per qualche mese aveva speculato sull'oscillazione delle valute, ma riteneva di non avere le conoscenze necessarie per approfondire quel settore, quantomeno non ancora. Avrebbe forse potuto parlare con qualcuno esperto del ramo; era possibile imparare tutto ciò che si poteva fare, e avendo accesso a oltre 2 milioni di sterline poteva giocare senza arrecare troppi danni ai soldi di suo padre. Di fatto quest'anno era in attivo per 9 milioni di sterline, il che non era poi male. Durante l'ora successiva rimase seduto davanti al computer per verificare l'andamento - l'andamento è un alleato - cercando di capirne le ragioni. Sapeva che il vero trucco era individuarlo in anticipo, abbastanza presto da poter entrare bassi prima che salisse, ma anche se iniziava ad avvicinarsi, non aveva ancora acquisito questa particolare abilità. Se lo avesse fatto, il rendiconto delle sue operazioni finanziarie sarebbe stato in attivo di 31 milioni di sterline anziché di soli 9. La pazienza, pensò, era una virtù molto difficile da acquisire. Com'era meglio essere giovani e brillanti. Tom Clancy
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Nel suo ufficio c'era anche un televisore, e si sintonizzò su un canale finanziario americano che parlava di una prossima debolezza della sterlina rispetto al dollaro, anche se le ragioni addotte non erano del tutto convincenti, e decise di non acquistare 30 milioni di dollari a scopo speculativo. Suo padre lo aveva messo in guardia circa operazioni di questo tipo, e dato che si trattava del denaro paterno aveva ascoltato con attenzione e seguito i suoi consigli. Nei diciannove mesi precedenti aveva perso soltanto 3 milioni di sterline, e per la maggior parte questi errori risalivano a oltre un anno prima. Il portafoglio di beni immobili stava andando molto bene; acquistava in prevalenza proprietà da vecchi signori inglesi che rivendeva, pochi mesi dopo, ai suoi compatrioti, i quali di solito pagavano in contanti o con l'equivalente elettronico. In fin dei conti si riteneva uno speculatore immobiliare di talento e in continuo miglioramento. E, ovviamente, un ottimo amatore. Era quasi mezzogiorno, e le sue budella si contorcevano già per Rosalie. Sarebbe stata disponibile per quella sera? Per 1.000 sterline lo sarebbe stata, pensò Uda. Quindi, poco prima di mezzogiorno, sollevò il telefono e premette il tasto 9 della selezione rapida. «Mia amata Rosalie, sono Uda. Se puoi, vieni questa sera verso le sette e mezzo, avrò qualcosa di carino per te. Conosci il mio numero, cara.» E posò la cornetta. Avrebbe aspettato fino alle 4 circa, e se non lo avesse richiamato avrebbe telefonato a Mandy. Accadeva di rado che entrambe non fossero disponibili. Preferiva credere che trascorressero il loro tempo a fare compere o a cena da amici; dopotutto, chi le pagava meglio di lui? Voleva godersi la faccia di Rosalie quando avrebbe visto le scarpe nuove. Alle inglesi piacevano molto quelle di Jimmy Choo; ai suoi occhi avevano forme grottescamente scomode, ma le donne erano donne, non uomini. Per proprio piacere guidava una Aston Martin. Le donne preferivano i piedi doloranti. Non c'era verso di capirle. Brian si stufò ben presto di restarsene seduto a osservare il palazzo dei Lloyd's. Inoltre gli faceva male agli occhi. Non solo era un edificio anonimo, ma era davvero grottesco, come un impianto specchiato della Du Pont destinato alla produzione di gas nervini o altri aggressivi chimici. Restare fissi a osservare a lungo qualcosa denotava anche una scarsa abilità sul campo. Lungo la strada c'erano alcuni negozi, come al solito nessuno dei quali a buon mercato: una sartoria maschile e altri piacevoli Tom Clancy
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luoghi simili per le donne, e quello che sembrava essere un negozio di scarpe molto caro. Erano oggetti che non gli interessavano molto; possedeva scarpe eleganti in cuoio nero che aveva ai piedi in quel momento, un bel paio di scarpe da ginnastica acquistato un giorno da dimenticare, e quattro paia di stivaletti da combattimento, due neri e due marrone sul quale si stava orientando il corpo dei Marines, fatta eccezione per le sfilate e altre cerimonie ufficiali che non riguardavano i Marines mangiaserpenti del reparto da ricognizione. Era previsto che tutti i Marines fossero soldati «belli», ma si riteneva che i mangiaserpenti facessero parte di quel ramo della famiglia di cui non si parla molto. E stava ancora cercando di digerire la sparatoria della settimana precedente. Nemmeno coloro cui aveva dato la caccia in Afghanistan avevano cercato palesemente di uccidere donne e bambini, almeno per quanto ne sapeva. Certo, erano barbari, ma si ritiene che anche i barbari abbiano dei limiti. A eccezione del mucchio di persone con cui aveva giocato questo tizio. Non era stata una cosa virile, nemmeno la barba lo era. Gli afghani sì che lo erano, ma questo tizio sembrava una specie di ruffiano. In sintesi non valeva l'acciaio dei Marines, non era un uomo da uccidere ma uno scarafaggio da eliminare, anche se guidava una macchina che costava quanto dieci anni di stipendio lordo di un capitano dei Marines. Un ufficiale del corpo poteva risparmiare per comperarsi una Chevrolet Corvette, invece quella canaglia aveva la nipote della macchina di James Bond per andarsene a spasso con le puttane che caricava. Si poteva definirlo in molti modi, ma non certo «uomo», pensò il Marine, preparandosi alla missione. «Andiamo, Aldo», esclamò Dominic, mettendo del contante sul tavolo per pagare il conto. Si alzarono e inizialmente si allontanarono dall'obiettivo. Giunti all'angolo, tutti e due si fermarono come per guardarsi intorno e cercare qualcosa. Videro Sali... ... e quello che lo pedinava. Vestito come un uomo d'affari, con abiti di lusso. Anch'egli era uscito da un pub, notò Dominic. Era davvero un pivellino. I suoi occhi erano fissi sull'obiettivo in modo fin troppo ovvio, nonostante rimanesse a distanza, a una cinquantina di metri circa, e non temeva di poter essere individuato dal suo bersaglio. Probabilmente Sali non era uno dei soggetti più attenti, ed era poco addestrato alla controsorveglianza; senza dubbio si riteneva al sicuro e forse pensava anche di essere piuttosto furbo. Tutti gli uomini avevano le loro illusioni. E Tom Clancy
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questa si sarebbe rivelata più grave del solito. I fratelli controllarono la strada. C'erano in vista centinaia di persone. Sulla via passavano numerose automobili. La visibilità era buona - fin troppo - ma Sali stava consegnandosi a loro in modo deliberato, ed era un peccato rinunciarvi... «Piano A, Enzo?» chiese Brian. Avevano previsto tre piani, più il segnale di rinuncia. «D'accordo, Aldo. Andiamo.» Si separarono, muovendosi in zone opposte nella speranza che Sali girasse dirigendosi verso il pub dove avevano bevuto quel cattivo caffè. Portavano entrambi gli occhiali da sole per non far vedere la direzione del loro sguardo. Nel caso di Aldo questo significava l'agente che stava pedinando Sali. Probabilmente per lui si trattava di una cosa abituale, che aveva fatto per settimane, e non si può fare nulla per lungo tempo senza che diventi un'abitudine, prevedendo quanto l'obiettivo sta per fare e fissandolo anziché osservare la strada come previsto. Ma stava lavorando a Londra, giocava in casa, in un posto del quale riteneva di sapere tutto ciò che era necessario e nel quale non aveva nulla da temere. Illusione ancor più pericolosa. Il suo unico lavoro era tenere d'occhio un bersaglio non particolarmente significativo per il quale Thames House aveva qualche interesse non meglio precisato. Le abitudini dell'individuo preso di mira erano ben consolidate, e non rappresentava un pericolo per nessuno, almeno non in questa zona. Si trattava di un ragazzo ricco e viziato, ecco tutto. Ora stava svoltando a sinistra dopo aver attraversato la strada. Sembrava che oggi avesse intenzione di fare shopping. Scarpe per una delle sue ragazze, ipotizzò l'agente del servizio di sicurezza. Regali più belli di quelli che poteva permettersi lui per la sua fidanzata. Sali notò in vetrina un bel paio di scarpe, di cuoio nero con ricami dorati. Saltellò come un bambino sul marciapiede, quindi girò a sinistra verso l'ingresso del negozio, sorridendo in previsione dello sguardo che avrebbero assunto gli occhi di Rosalie quando avesse aperto la scatola. Dominic estrasse la sua cartina Chichester del centro di Londra, un libretto rosso che aprì mentre superava l'obiettivo, senza nemmeno girare lo sguardo e lasciando che fosse la vista periferica a fare il lavoro. Teneva gli occhi fissi sul pedinatore. Sembrava ancor più giovane di lui e di suo fratello, forse era al suo primo incarico al termine di qualche corso presso Tom Clancy
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il servizio di sicurezza, e per quel motivo gli avevano assegnato un obiettivo facile. Forse era un po' nervoso, considerando lo sguardo fisso e le mani strette a pugno. Dominic non era stato molto diverso da lui poco più di un anno prima, a Newark, giovane e coscienzioso. Si fermò e si girò rapidamente, calcolando la distanza fra Brian e Sali. Brian avrebbe fatto la stessa cosa, e toccava a lui sincronizzare i movimenti con quelli di suo fratello, che aveva assunto il comando. Di nuovo impiegò la visione periferica, fino agli ultimi passi. I suoi occhi fissarono il pedinatore. Gli occhi del britannico lo notarono, e anche lui distolse lo sguardo. Si fermò quasi automaticamente e sentì il turista yankee chiedergli: «Mi scusi, sa dirmi dove...» sollevando la sua cartina per mostrargli fino a che punto si fosse perso. Brian infilò la mano nella tasca della giacca ed estrasse la penna d'oro. Girò l'estremità e quando premette la molletta in ossidiana la punta nera lasciò il posto a una punta in iridio. I suoi occhi agganciarono il bersaglio. A un metro di distanza fece mezzo passo verso destra come per evitare qualcuno che non c'era, urtando Sali. «La Torre di Londra. Guardi, vada dritto di là», precisò il tizio dell'MI5, voltandosi in quella direzione. Perfetto. «Scusi», disse Brian, e lasciò passare l'uomo mezzo metro alla sua sinistra, quindi abbassò la penna con un movimento all'indietro e colpì l'obiettivo dritto nella natica destra. La punta cava della siringa penetrò per non più di 3 millimetri. La carica di C02 si attivò, iniettando i suoi 7 milligrammi di succinilcolina nei tessuti del più grosso muscolo del corpo di Sali. E Brian Caruso continuò a camminare. «Oh, grazie amico», esclamò Dominic rimettendosi la Chichester in tasca e prendendo la direzione indicata. Quando si fu allontanato dall'uomo si fermò e si voltò - non era una buona cosa, e ne era consapevole - per vedere Brian che rimetteva la penna nella tasca della giacca. Suo fratello si grattò quindi il naso secondo il segnale prestabilito di missione compiuta. Sali fece una smorfia impercettibile quanto il colpo o la puntura - o quant'altro fosse - nel sedere, ma non sembrava nulla di grave. Allungò la mano destra per massaggiare la zona, il dolore scomparve subito, ed egli Tom Clancy
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proseguì verso il negozio di scarpe. Aveva fatto non più di una decina di passi quando si rese conto che la mano destra stava tremando, anche se in modo lieve. Si fermò per guardarla, allungando la sinistra, ma stava tremando anch'essa. Le gambe gli cedettero, e il suo corpo cadde a piombo sul cemento del marciapiede. Le ginocchia rimbalzarono sulla superficie, provocandogli un forte dolore. Cercò di fare un respiro profondo per cancellare il malessere improvviso, ma non riuscì a respirare. Ormai la succinilcolina era entrata completamente in circolo e aveva annullato l'interfaccia fra nervi e muscoli esistente nel suo corpo. Le ultime a mollare furono le palpebre e Sali, il cui volto stava avvicinandosi rapidamente al marciapiede, non vide quando lo colpì. Ormai vedeva tutto nero, in realtà rosso data la luce a bassa frequenza che penetrava attraverso il tessuto delle sue palpebre. Il suo cervello fu sopraffatto dalla confusione che si trasformò subito dopo in panico. Cosa sta succedendo? Si chiese. Avvertiva che stava succedendo qualcosa. La sua fronte si trovava contro la superficie ruvida del cemento semilavorato. Poteva sentire i passi della gente a destra e a sinistra. Cercò di girare la testa; no, prima doveva aprire gli occhi, ma non si aprivano. Cosa sta succedendo ? non riusciva a respirare. Si ordinò di respirare. Come dopo essere stato sott'acqua in una piscina, risalendo in superficie dopo aver trattenuto a lungo il fiato, disse alla sua bocca di aprirsi e al suo diaframma di espandersi. Ma non accadde nulla. Cosa sta succedendo? urlò a se stessa la sua mente. Il suo corpo funzionava esattamente come era programmato. A mano a mano che i polmoni si riempirono di anidride carbonica, i comandi automatici dissero al diaframma di espandere il sacco polmonare per far affluire l'aria e rimpiazzare il veleno che vi si trovava. Ma non accadde nulla e, con quell'informazione, il suo corpo andò in panico per conto suo. Le ghiandole surrenali inondarono di adrenalina il flusso sanguigno - il cuore batteva ancora - e, grazie a questo stimolante naturale, la sua consapevolezza aumentò e l'attività del suo cervello divenne frenetica... Cosa sta succedendo? si chiese nuovamente Sali in modo impellente, dato che ormai il panico stava iniziando a prendere il sopravvento. Il suo corpo lo stava tradendo in un modo che superava ogni immaginazione. Stava soffocando nel buio su un marciapiede nel centro di Londra in pieno giorno. L'eccesso di C02 nei polmoni non gli provocava di fatto dolore, ma il suo corpo inviava al cervello segnali di dolore. Qualcosa stava andando Tom Clancy
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molto male, e non aveva senso, era come essere stato investito da un camion in mezzo alla strada, anzi, come esserlo stato nel suo salotto. Stava accadendo tutto in modo troppo rapido perché riuscisse a coglierlo. Non aveva alcun senso, ed era così sorprendente, sbalorditivo, incredibile. Ma era innegabile. Continuò a ordinarsi di respirare. Doveva accadere. Non era mai successo il contrario, quindi doveva. Sentì la vescica che si svuotava, ma l'attimo di vergogna fu subito sopraffatto da un panico crescente. Poteva provare tutto. Poteva sentire tutto. Ma non poteva fare nulla, assolutamente nulla. Era come essere sorpreso nudo nella corte del re a Riyadh con in braccio un maiale. Poi sopraggiunse il dolore. Il cuore batteva in modo frenetico, aveva raggiunto i 160 battiti al minuto, ma in quel modo non faceva altro che inviare sangue poco ossigenato nel sistema cardiovascolare, e così facendo il cuore, l'unico organo realmente funzionante del suo corpo, ne aveva consumato tutta la riserva di ossigeno; private di ossigeno, le fedeli cellule del cuore, immuni all'antispastico muscolare che il cuore stesso aveva infuso nel corpo del suo proprietario, cominciarono a morire. Era il dolore più acuto che un corpo potesse conoscere, mentre ogni singola cellula iniziava a morire, partendo dal centro. Quel pericolo veniva subito comunicato all'intero corpo, e adesso le cellule morivano a migliaia, ognuna collegata a un nervo urlante al cervello che la Morte stava per sopraggiungere, e stava per sopraggiungere adesso. Non riusciva nemmeno a fare una smorfia. Era come una lama incandescente conficcata nel petto, che veniva girata e spinta sempre più in profondità. Era la sensazione della Morte, qualcosa consegnata a mano da Iblis stesso, dalle stesse mani di Lucifero... Fu in quel momento che Sali vide giungere la Morte, che cavalcava in un campo di fuoco per portare con sé la sua anima, verso la dannazione eterna. In modo pressante, ma in uno stato di panico interiore, Uda bin Sali pensò il più forte possibile alle parole della Shahada: Non c'è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta... Non c'è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta... Non c'è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta. Nonc'èaltrodioaldifuoridiallahemaomettoèilsuoprofeta. Anche le sue cellule cerebrali erano private di ossigeno e anch'esse Tom Clancy
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iniziarono a morire, e così facendo i dati che contenevano venivano persi, riducendo di conseguenza la consapevolezza. Vide suo padre, il suo cavallo preferito, sua madre di fronte a una tavola piena di cibo... e Rosalie, Rosalie che lo montava da sopra, con il volto deliziato, che pian piano si fece più lontano e svanì... svanì... svanì... nell'oscurità. Numerose persone si erano raccolte attorno a lui. Una si chinò e disse: «Salve, tutto bene?». Una domanda stupida, ma erano quelle che la gente faceva in circostanze simili. Quindi quella persona - si trattava di un venditore di periferiche per computer diretto al vicino pub per una pinta e un pranzo alla campagnola - scrollò una spalla. Non c'era nessuna resistenza, era come maneggiare un pezzo di carne nella bottega del macellaio... Questo lo spaventò più di quanto avrebbe fatto una pistola carica. Girò il corpo e verificò le pulsazioni: c'erano; il cuore batteva in modo frenetico, ma l'uomo non respirava. A 10 metri di distanza il pedinatore di Sali estrasse il suo telefono cellulare e chiamò il 999 per allertare i servizi di emergenza. C'era una caserma dei vigili del fuoco a pochi isolati di distanza, e proprio oltre il Tower Bridge c'era il Guy's Hospital. Al pari di molte spie aveva iniziato a identificarsi con il proprio obiettivo, nonostante lo detestasse, e la vista dell'uomo accartocciato sul marciapiede lo scosse profondamente. Cos'era successo? Un attacco cardiaco? Era così giovane... Brian e Dominic si ritrovarono al pub, vicino alla Torre di Londra. Scelsero un séparé e non si erano ancora seduti che una cameriera chiese loro cosa volevano bere. «Due pinte», le disse Enzo. «Abbiamo la Tetley's Smooth e la John Smith's.» «Quale beve lei?» le rispose Brian. «John's Smith, ovviamente.» «Due di quella», ordinò Dominic. E si fece dare il menu per il pranzo. «Non sono certo di voler mangiare qualcosa, ma la birra mi sembra una buona idea», osservò Brian, prendendo il menu, con le mani scosse da un leggero tremore. «E magari una sigaretta?» ridacchiò Dominic. Come molti ragazzi, avevano provato a fumare al liceo, ma entrambi avevano giurato di smettere prima di prendere il vizio. Inoltre la macchina distributrice di sigarette all'angolo era di legno, ed era probabilmente troppo complicata Tom Clancy
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perché uno straniero riuscisse a farla funzionare. «Già, hai ragione», disse Brian allontanando il pensiero. Proprio mentre arrivavano le birre sentirono la sirena dell'ambulanza a tre isolati di distanza. «Come ti senti?» chiese Enzo a suo fratello. «Un po' scosso.» «Pensa a venerdì scorso», suggerì l'agente dell'FBI al Marine. «Non ho detto che sono dispiaciuto, scemo. Sono solo un po' agitato. Hai distratto quello che lo pedinava?» «Sì, mentre lo colpivi stava guardandomi dritto negli occhi. Il tuo obiettivo ha camminato per cinque o sei metri prima di cadere a terra. Non ho visto nessuna reazione quando lo hai colpito. E tu?» Brian scosse la testa. «Non ha detto nemmeno "ahi", fratello.» E bevve un sorso. «Buona questa birra.» «Già, scosso; non teso, zero-zero-sette.» Brian non riuscì a trattenere una risata. «Deficiente!» esclamò. «Bene, è questo il lavoro in cui ci siamo ritrovati, giusto?»
18 E I SEGUGI IN PARTENZA Jack Jr. fu il primo a saperlo. Stava facendo colazione con caffè e ciambelle, e dopo aver acceso il computer stava navigando nel traffico di messaggi fra la CIA e l'NSA, quando in cima all'elenco di messaggi elettronici vide una priorità FLASH perché l'NSA prestasse una particolare attenzione ai «noti amici» di Uda bin Sali, il quale, secondo quanto avevano comunicato i britannici - a detta della CIA - era crollato esanime nel centro di Londra a causa di un attacco cardiaco. Il traffico FLASH del servizio di sicurezza diceva in perfetta prosa inglese che era svenuto per strada proprio sotto gli occhi del suo agente di sorveglianza, ed era stato trasportato d'urgenza in ambulanza al Guy's Hospital, dove «non era riuscito a riprendersi». L'MI5 comunicava che il corpo stava per essere trasferito. A Londra l'investigatore della squadra speciale Bert Willow chiamò l'appartamento di Rosalie Parker. «Pronto.» Aveva un'affascinante voce musicale. Tom Clancy
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«Rosalie, sono l'investigatore Willow. Dobbiamo vederci il più presto possibile qui alla Yard.» «Temo di essere occupata, Bert. Sto aspettando un cliente da un momento all'altro. Ci vorrà un paio d'ore. Posso venire subito dopo. Va bene?» All'altro capo del telefono l'investigatore fece un profondo sospiro; no, non era poi così urgente. Se Sali fosse morto per droga - la causa più probabile venuta in mente a lui e ai suoi colleghi - non l'aveva certo avuta da Rosalie, che non era né una tossicomane né una spacciatrice. Nonostante avesse sempre studiato nelle scuole statali non era una ragazza stupida: il suo lavoro era troppo redditizio per correre un rischio simile. Secondo il suo fascicolo, di tanto in tanto la ragazza andava anche in chiesa. «Molto bene», le disse. Era curioso di vedere come avrebbe accolto la notizia, ma non pensava di ricavare nulla d'importante da lei. «Ottimo. Ciao», gli rispose prima di riagganciare. Al Guy's Hospital, il corpo era stato portato nel laboratorio del medico legale. Lo avevano già spogliato e steso supino sopra un tavolo in acciaio inossidabile, quando giunse il medico patologo di turno. Si trattava di sir Percival Nutter, un famoso accademico, primario del dipartimento di Patologia dell'ospedale, sulla sessantina. I suoi assistenti avevano già prelevato un decilitro di sangue per il laboratorio. Era parecchio, ma avrebbero effettuato ogni possibile tipo di esame possibile. «Molto bene, si tratta del corpo di un soggetto maschile dall'apparente età di venticinque anni; prenda la sua identità in modo da riportare i dati precisi, Maria», disse al microfono che pendeva dal soffitto, collegato a un registratore. «Peso?» Questa domanda era rivolta a un giovane medico. «Settantatré chili virgola sei. Altezza centottantun centimetri», rispose il neolaureato. «La mancanza di segni particolari sul corpo, a seguito dell'ispezione visiva, suggerisce un incidente di tipo cardiovascolare o neurologico. Come mai è così urgente, Richard? La salma è ancora calda.» Nessun tatuaggio o cose simili. Le labbra erano leggermente bluastre. I suoi commenti non ufficiali sarebbero stati trascritti dal nastro, naturalmente, ma un cadavere ancora tiepido era strano. «Ci è stato chiesto dalla polizia, signore. Sembra che sia caduto morto in mezzo alla strada sotto gli occhi di un poliziotto.» Non era proprio la Tom Clancy
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verità, ma ci si avvicinava abbastanza. «Ha notato nessun segno di aghi?» chiese sir Percy. «Nossignore, nessuna traccia.» «Quindi, ragazzo, che cosa ne pensa?» Richard Gregory, il neolaureato che effettuava il suo primo turno in patologia, alzò le spalle sotto il camice verde. «Secondo quanto ha detto la polizia, dal modo in cui è crollato a terra sembra un forte attacco cardiaco o una crisi di qualche tipo, sempre che non si tratti di droga. A parte ciò pare fosse in buona salute, e non ci sono segni di punture che facciano pensare alla droga.» «Piuttosto giovane per un infarto letale», osservò il medico più anziano. Per lui quel corpo sarebbe potuto essere un pezzo di carne al mercato, o un cervo morto in Scozia, non la carcassa di un essere umano che era vissuto fino a - quando? - forse solo due o tre ore prima. Una dannata sfortuna per quel povero disgraziato. Aveva un'aria vagamente mediorientale. La pelle liscia e senza segni delle mani non faceva pensare a un lavoratore manuale, nonostante apparisse piuttosto robusto. Sollevò le palpebre. Aveva occhi bruni abbastanza scuri da sembrare neri da lontano. Denti a posto, con pochi interventi del dentista. Nel complesso sembrava un giovane che si era preso buona cura di sé. Era strano: forse un difetto congenito del cuore? Per scoprirlo avrebbero dovuto aprirgli il torace. A Nutter non importava granché; faceva parte del normale lavoro, e aveva imparato da tempo a dimenticare l'enorme tristezza ad esso associata, ma su un corpo così giovane gli sembrava quasi una perdita di tempo, nonostante ritenesse che la causa della morte fosse sufficientemente misteriosa da essere interessante sul piano della ricerca, e magari potesse valere un articolo su The Lancet, come era accaduto molte volte nel corso dei precedenti trentasei anni. In quel periodo la sua analisi minuziosa dei cadaveri aveva salvato centinaia, perfino migliaia di esseri viventi, ed era quello il motivo per cui aveva scelto patologia. Inoltre non c'era da parlare molto con i pazienti. Per il momento avrebbero atteso i risultati delle analisi tossicologiche provenienti dal laboratorio. Quantomeno avrebbero potuto indirizzare la loro indagine. Brian e Dominic tornarono all'albergo in taxi. Una volta arrivati Brian accese il suo portatile e si collegò. La breve e-mail che inviò venne cifrata Tom Clancy
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automaticamente e spedita nel giro di quattro minuti. Riteneva che il Campus avrebbe reagito entro un'ora circa, se nessuno se l'era fatta addosso, cosa improbabile. Granger avrebbe potuto fare quel lavoro in prima persona, un tipo piuttosto duro per un uomo di una certa età. Il periodo trascorso nei Marines gli aveva insegnato a riconoscere i duri dagli occhi. John Wayne aveva giocato a football per la squadra del corpo dei Marines. Audie Murphy, scartato alla visita medica - per imperitura vergogna del corpo - sembrava un bambino indifeso, ma aveva ucciso da solo oltre 300 soldati nemici; anche lui, quando provocato, aveva occhi gelidi. I Caruso si sentirono all'improvviso soli. Avevano appena assassinato un uomo che non conoscevano e al quale non avevano rivolto nemmeno una parola. Sembrava tutto logico e sensato, visto dal Campus, ma ora si trovavano in un luogo molto lontano sia in termini di distanza sia di dimensione spirituale. Tuttavia l'uomo che avevano ucciso aveva finanziato quelli della sparatoria di Charlottesville, ammazzando donne e bambini senza pietà e, facilitando quell'atto di barbarie, si era reso colpevole sia dal punto di vista legale sia da quello morale. Quindi non era proprio come se avessero fatto fuori il fratello minore di Madre Teresa mentre si recava a messa. Anche questa volta era più difficile per Brian che per Dominic, il quale si avviò verso il minibar, prese una lattina di birra e la lanciò a suo fratello. «Lo so», rispose Brian. «Se l'è cercata. Tutto qui... ma non è come in Afghanistan, capisci?» «Già, questa volta abbiamo dovuto fare a lui ciò che hanno cercato di fare a te. Non è colpa nostra se era uno dei cattivi. Non è colpa nostra se riteneva che una sparatoria in mezzo a un parco fosse piacevole quanto scopare. Se l'è cercata. Magari non ha sparato a nessuno, ma di certo avrà comperato le armi, giusto?» osservò Dominic con tono calmo, come imponevano le circostanze. «Non andrò ad accendere un cero per lui. Ma non è così che bisognerebbe agire nel mondo civile.» «Di quale mondo civile parli, fratello? Abbiamo eliminato un tizio che aveva bisogno di incontrare Dio. Se Dio deciderà di perdonarlo, saranno affari Suoi. Sai, c'è gente convinta che chiunque indossi un'uniforme sia soltanto un assassino mercenario, di quelli che uccidono i bambini, quel genere di cose.» Tom Clancy
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«Sono tutte stronzate», replicò Brian. «Quello che mi preoccupa è, cosa succederà se diventeremo anche noi come loro?» «Possiamo sempre rinunciare a un lavoro. E hanno detto che ci forniranno sempre il motivo dell'azione. Non diventeremo come loro, Aldo; non lascerò che avvenga, e nemmeno tu. Dobbiamo fare qualcosa, giusto?» «Penso di sì.» Brian bevve un'abbondante sorsata di birra ed estrasse la penna d'oro dalla tasca della giacca. Doveva ricaricarla. Ci vollero meno di tre minuti, ed era di nuovo pronta per l'azione. Poi la trasformò in uno strumento di scrittura e la rimise nella tasca. «È tutto a posto, Enzo. È normale non essere felici per aver ucciso una persona in mezzo alla strada. Anche se continuo a chiedermi se non avesse più senso catturare quel tìzio e interrogarlo.» «I britannici hanno regole di civile convivenza come noi. Se avesse chiesto un avvocato - e sai bene che aveva ricevuto istruzioni di farlo - i poliziotti non avrebbero nemmeno potuto chiedergli l'ora, come da noi. Tutto ciò che avrebbe dovuto fare sarebbe stato sorridere e tenere la bocca chiusa. È uno degli svantaggi della civilizzazione. Ha un senso per i criminali, forse, per gran parte di loro, ma questi tizi non sono criminali; si tratta di una forma di guerra, non di delitti comuni. Ecco il problema, ed è difficile minacciare un tizio che desidera morire mentre porta a termine la sua missione. Tutto ciò che si può fare è fermarlo, e fermare una persona come quella significa che il suo cuore deve smettere di battere.» Un altro sorso di birra. «Già, Enzo. Sto bene. Mi chiedo chi sarà il nostro prossimo obiettivo.» «Da' loro un'ora di tempo per pensarci. Ti va di fare due passi?» «Per me va bene.» Brian si alzò, e dopo un minuto erano di nuovo in strada. Era fin troppo evidente. Il furgone della British Telecom stava andandosene in quel momento, ma la Aston Martin era ancora al suo posto. Si chiese se i britannici avrebbero inviato una squadra nella casa per rivoltarla alla ricerca di qualcosa di interessante, ma la macchina sportiva nera era ancora lì, e aveva un'aria molto sexy. «Ti piacerebbe comprarla a un'asta giudiziaria?» chiese Brian. «Non potrei guidarla, a casa. Il volante è dalla parte sbagliata», gli fece notare Dominic. Ma suo fratello aveva ragione. Era un crimine mandare a rottamare una macchina di quel genere. Berkeley Square era piuttosto Tom Clancy
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bella, ma troppo piccola per qualunque cosa, e serviva solo a far andare carponi sull'erba i bambini e a prendere un po' d'aria fresca e di sole. Probabilmente anche la casa sarebbe stata messa in vendita, e avrebbero realizzato una somma notevole. Gli avvocati avrebbero sistemato le cose, trattenendo la propria percentuale prima di restituire quanto rimaneva a qualunque parente quel serpente si fosse lasciato dietro. «Hai fame?» «Si potrebbe mangiare qualcosa», convenne Brian. Camminarono quindi ancora un po'. Si diressero verso Piccadilly e trovarono un locale che si chiamava Pret à Manger, dove servivano panini e bevande fredde. Dopo aver trascorso quaranta minuti fuori dall'albergo, vi ritornarono e Brian accese di nuovo il computer. MISSIONE COMPIUTA CONFERMATA DA FONTI LOCALI. MISSIONE PULITA, diceva il messaggio dal Campus, e proseguiva: CONFERMATO VOLO BA0943 IN PARTENZA DA HEATHROW DOMANI ORE 07,55 ARRIVO A MONACO 10,45. BIGLIETTI AL BANCO. Seguiva una pagina intera di dettagli, che si chiudeva con FINE. «Okay», commentò Brian. «Abbiamo un altro lavoro.» «Già?» Dominic era sorpreso dell'efficienza del Campus. Brian no. «Non penso che ci paghino per fare i turisti, fratello.» «Sapete, è bene che facciamo uscire quanto prima i gemelli dalla zona d'operazioni», commentò Tom Davis. «Se sono sotto copertura non è necessario», replicò Hendley. «Se qualcuno li nota, in un modo o nell'altro, è meglio che non rimangano in giro. Non si può interrogare un fantasma», sottolineò Davis. «Se la polizia non ha nulla da seguire, c'è meno da preoccuparsi. Possono controllare la lista dei passeggeri di un volo, ma se i nomi che cercano sempre che abbiano dei nomi - sono di normale routine, allora hanno soltanto una lavagna bianca senza nessuna prova. Se inoltre un qualsiasi volto che può o meno essere stato visto evapora del tutto, allora gli rimane soltanto gornischt, un bel niente, ed è probabile che lo ritengano un testimone inutile e comunque non attendibile.» Non molti capiscono che gli enti di polizia considerano i testimoni oculari la forma meno valida di prova: i loro resoconti sono troppo imprecisi, e troppo inaffidabili per poter essere di grande utilità in tribunale. «E allora, signore?» chiese Percival. Tom Clancy
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«Il CPK-MB e la troponina sono molto alti, e il laboratorio dice che il colesterolo era a duecento tredici», osservò il dottor Gregory. «Elevato per uno della sua età. Nessuna traccia di medicine di qualunque tipo, nemmeno un'aspirina. Quindi per ora abbiamo la prova enzimatica di un problema coronarico, e questo è tutto.» «Bene, dovremo aprirgli il torace», osservò il dottor Nutter, «ma era comunque previsto. Anche con il colesterolo così alto, è giovane per una grossa ostruzione cardiovascolare, non crede?» «Se dovessi scommettere, signore, sindrome del QT lungo o aritmia cardiovascolare.» Entrambe lasciavano poche tracce post mortem tranne in senso negativo, ma erano ambedue fatali. «Esatto.» Gregory sembrava un brillante giovane medico neolaureato, e come parecchi di questi, molto onesto. «Cominciamo», sollecitò Nutter, cercando il grosso bisturi per incidere la pelle; avrebbero poi usato le cesoie per le costole. Ma era abbastanza certo di ciò che avrebbe trovato: quel povero disgraziato era morto per un problema al cuore, provocato probabilmente dall'improvvisa, e inspiegata, comparsa di un'aritmia cardiaca. Qualunque cosa l'avesse causata, era stata letale come una pallottola nel cervello. «Nient'altro dagli esami tossicologici?» «Nossignore, niente di niente.» Gregory gli allungò la stampata del computer. A eccezione delle linee di riferimento della carta, era intonso. E questo sistemò del tutto la faccenda. Era come ascoltare una finale del campionato di baseball alla radio, ma senza il riempitivo della cronaca di colore. Qualcuno al servizio di sicurezza era impaziente di far sapere alla CIA ciò che stava succedendo a un obiettivo che interessava in modo evidente Langley, quindi qualunque informazione arrivasse alla spicciolata veniva inviata subito all'Agenzia, e da lì a Fort Meade, che monitorava le onde elettromagnetiche alla ricerca di qualunque elemento interessante proveniente dalla comunità terroristica mondiale. Ma il servizio stampa di quest'ultima non sembrava efficiente come i suoi nemici avevano sperato. «Salve, investigatore Willow», esclamò Rosalie Parker con il solito sorriso vorresti-scoparmi. Faceva l'amore per mestiere, ma ciò non significava che non le piacesse. Entrò con disinvoltura esibendo il suo pass di visitatore, e si sedette dall'altra parte della scrivania. «Allora, che posso fare per lei in questa bella giornata?» Tom Clancy
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«Cattive notizie, signorina Parker.» Bert Willow era formale ed educato, anche con le puttane. «Il suo amico Uda bin Sali è morto.» «Che cosa?» I suoi occhi si spalancarono per lo shock. «Cos'è successo?» «Non lo sappiamo con certezza. È crollato a terra in mezzo alla strada, proprio di fronte al suo ufficio. Sembra si sia trattato di un attacco cardiaco.» «Davvero?» Rosalie era sorpresa. «Sembrava così in buona salute. Non ho mai avuto nessun sospetto che qualcosa non andasse. Intendo dire, solo la scorsa notte...» «Sì, l'ho visto nel fascicolo», rispose Willow. «Pensa che abbia mai usato qualche tipo di stupefacente?» «No. Di tanto in tanto beveva, ma mai molto.» Agli occhi di Willow appariva scioccata e molto sorpresa, ma non c'era nessuna traccia di lacrime nei suoi occhi. No, per lei Uda era stato soltanto un cliente, una fonte d'introiti e poco più. Forse il povero bastardo la pensava in altro modo. Era stato quindi doppiamente sfortunato. Ma non era certo questo ciò che preoccupava Willow. «Nulla d'insolito nel vostro incontro più recente?» chiese il poliziotto. «No, niente. Era piuttosto arrapato ma, sa, alcuni anni fa mi è morto un cliente fra le braccia: è venuto e se n'è andato, come si suol dire. È stato proprio orribile, non è certo una cosa che si dimentica, quindi per questo tengo d'occhio i miei clienti; intendo dire che non ne lascio mai morire uno. Non sono una cinica, sa. Ho davvero un cuore», disse per rassicurare il poliziotto. Beh, il suo amico Sali non ce l'ha più, pensò Willow senza dirlo. «Capisco. Quindi la scorsa notte era del tutto normale?» «Assolutamente. Nessun segno che qualcosa non funzionasse.» Fece una pausa per assumere un atteggiamento adeguato, prima di far pensare che fosse un robot insensibile. «Questa è una notizia terribile. Era così generoso, e sempre educato. È una cosa molto triste, per lui.» «E anche per lei», aggiunse Willow con compassione. Dopotutto aveva appena perso una delle sue principali fonti di guadagno. «Oh. Sì, certo, anche per me, tesoro», disse, facendosi finalmente coinvolgere dalla notizia. Ma non cercò nemmeno di ingannare l'investigatore piangendo. Sarebbe stata una perdita di tempo. Peccato per Sali. Aveva perso i regali, ma avrebbe trovato altri clienti, il suo mondo Tom Clancy
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non era certo finito. Soltanto quello di lui. E questa era stata la sua sfortuna, e in parte anche quella di lei, ma nulla che non potesse riuscire a superare. «Signorina Parker, le ha mai detto nulla riguardo le sue attività professionali?» «Parlava soprattutto di affari immobiliari, sa, compravendita di case di lusso. Una volta mi ha portato a vedere una casa che stava acquistando nel West End; disse che voleva il mio parere su come ridipingerla, ma penso volesse soltanto mostrarmi quant'era importante.» «Ha mai incontrato qualcuno dei suoi amici?» «Non molti, tre, forse quattro, credo. Erano tutti arabi, perlopiù della sua età, forse cinque anni più vecchi, ma non di più. Mi hanno scrutato tutti per bene, ma non ne è uscito nessun lavoro. La cosa mi ha sorpreso; gli arabi possono essere degli stronzi arrapati, ma pagano bene le ragazze. Pensa che possa essere stato coinvolto in attività illegali?» chiese con prudenza. «È possibile», ammise Willow. «Mai notato nulla, amore. Se giocava con i cattivi, lo faceva del tutto al di fuori della mia vista. Mi piacerebbe aiutarla, ma non ho nulla da dire.» All'investigatore sembrava sincera, ma si ricordò che quando si trattava di nascondere qualcosa, una prostituta di quella classe avrebbe potuto dare dei punti a un'attrice del calibro di Judith Anderson. «Grazie per essere venuta. Se le ritornasse in mente qualcosa, mi dia un colpo di telefono.» «Certo, tesoro.» Si alzò e sorrise mentre si avviava alla porta. Era un bravo ragazzo quell'investigatore Willow. Peccato che non potesse permettersi di rimorchiarla. Bert Willow era già tornato al suo computer, e stava battendo il rapporto. Di fatto la signorina Parker sembrava una ragazza colta e con molto fascino. Parte di ciò lo aveva imparato per il suo ruolo professionale, ma forse una parte era genuina. In quel caso sperava trovasse un altro tipo di lavoro prima che la sua indole andasse totalmente distrutta. Willow era un romantico, e un giorno o l'altro questo avrebbe potuto essere la sua rovina. Lo sapeva, ma non aveva intenzione di cambiare per colpa del suo lavoro, come aveva fatto forse lei. Un quarto d'ora più tardi inviò via email il suo rapporto a Thames House, quindi lo stampò per il fascicolo di Sali, che in seguito sarebbe stato riposto nell'archivio centrale, e non se ne sarebbe forse mai più sentito parlare. Tom Clancy
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«Te lo avevo detto», disse Jack al suo compagno di stanza. «Bene, puoi darti una pacca sulla spalla da solo», rispose Wills. «Allora, qual è la storia, o devo consultare qualche documento?» «Uda bin Sali è stramazzato a terra per un apparente attacco cardiaco. Il suo pedinatore del servizio di sicurezza non ha notato alcunché di strano, soltanto quel tizio che sveniva in mezzo alla strada. Zap, niente più Uda a investire soldi per i cattivi. «Che cosa ne pensi?» chiese Wills. «Per me va bene, Tony. Ha giocato con i ragazzi sbagliati, sul terreno sbagliato. Fine della storia», commentò con freddezza il giovane Ryan. Mi chieda come hanno fatto? si domandò in silenzio. «Pensi che qualcuno dei nostri lo abbia aiutato?» «Non del nostro dipartimento. Noi forniamo le informazioni agli altri. Ciò che fanno loro è fuori dalla nostra vista e non tocca a noi fare ipotesi.» «Sissignore.» Dopo un inizio così rapido il resto della giornata sarebbe sembrato piuttosto fiacco. Mohammed ricevette la notizia sul suo computer, sul quale gli venne detto in codice di chiamare un contatto esterno di nome Ayman Ghailani del quale aveva mandato a memoria il numero di cellulare. Andò quindi a fare due passi. Bisognava stare attenti a usare i telefoni degli alberghi. Una volta in strada, si avviò verso un parco e si sedette su una panchina, con un blocco per appunti e una penna in mano. «Ayman, sono Mohammed. Ci sono novità?» «Uda è morto», rispose il contatto quasi senza fiato. «Com'è successo?» «Non ne siamo sicuri. È stramazzato vicino al suo ufficio ed è stato trasportato all'ospedale. È morto lì», fu la risposta. «Non è stato arrestato, né ammazzato dagli ebrei?» «No, non ci sono rapporti al riguardo.» «Quindi si è trattato di morte naturale?» «Così sembra, al momento.» Mi chiedo se prima di lasciare questo mondo ha effettuato il trasferimento di fondi. «Capisco...» Non era così, ma doveva riempire il silenzio con qualche parola. «Quindi non c'è da sospettare un gioco sporco?» Tom Clancy
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«No, al momento, no. Ma quando muore uno dei nostri, sì.» «Lo so, Ayman. Si sospetta sempre. Suo padre è stato informato?» «È così che l'ho scoperto.» Probabilmente suo padre sarà felice di essersi sbarazzato di quel perdigiorno, pensò Mohammed. «Come possiamo fare per essere certi delle cause della morte?» «Ahmed Mohammed Hamed Ali vive a Londra. Forse tramite un avvocato...?» «Buona idea. Verifica che lo faccia.» Fece una pausa. «Qualcuno ha avvertito l'Emiro?» «No, non credo.» «Pensaci tu.» Si trattava di una cosa di poca importanza, ma comunque lui doveva sapere tutto. «Lo farò», promise Ayman. «Molto bene, allora questo è tutto.» E Mohammed premette il tasto del suo cellulare per chiudere la conversazione. Si trovava di nuovo a Vienna. Quella città gli piaceva. Da un lato, in passato qui avevano eliminato gli ebrei, e molti viennesi facevano fatica a controllare il loro dolore al riguardo. Dall'altro era un bel posto dove vivere quando si aveva denaro. Ottimi ristoranti con personale che conosceva il valore di un servizio al massimo livello. La vecchia città imperiale aveva una ricca storia culturale che apprezzava quando aveva la possibilità di fare il turista, cosa che accadeva più spesso di quanto si potesse immaginare. Mohammed scoprì che spesso le idee migliori gli venivano mentre osservava qualcosa non legato alla sua attività. Oggi, per esempio, un museo d'arte. Lasciò che Ayman facesse il lavoro di scarsa importanza. Un avvocato londinese avrebbe razzolato in cerca d'informazioni sulla morte di Uda e, da buon mercenario, avrebbe fatto loro sapere se c'era qualcosa di strano. Tuttavia a volte la gente moriva e basta. Era la mano di Allah: di non facile comprensione, e sempre imprevedibile. Forse la giornata non sarebbe stata poi così fiacca. Dopo pranzo l'NSA effettuò un controllo incrociato sul nuovo traffico di messaggi. Jack fece qualche calcolo mentale e concluse che sull'altro lato dell'oceano era notte. Gli esperti specialisti elettronici dei carabinieri italiani avevano effettuato alcune intercettazioni inviate all'ambasciata statunitense a Roma, e poi Tom Clancy
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risalite via satellite fino a Fort Belvoir, il più importante terminale terrestre sulla costa orientale. Un tale di nome Mohammed aveva chiamato un tizio di nome Ayman - dati che conoscevano sulla base della conversazione registrata - e aveva anche citato la morte di Uda bin Sali; questo aveva provocato tutta una serie di reazioni su diversi computer, che avevano attirato l'attenzione degli analisti delle informazioni elettroniche, e spinto l'incaricato dell'ambasciata a ritrasmettere il messaggio. «Qualcuno ha avvertito l'Emiro? Chi diavolo sarà?» chiese Jack. «Si tratta di un titolo nobiliare, come un duca o una cosa simile», rispose Wills. «In che contesto?» «Questo.» Jack gli allungò un foglio stampato. «Sembra interessante.» Wills si girò e interrogò il suo computer sull'Emiro, e ottenne un solo risultato. «Qui si dice che si tratta di un nome o di un titolo spuntato circa un anno fa in una conversazione intercettata, contesto incerto, e da allora nulla di significativo. L'Agenzia pensa si tratti di una specie di nome in codice per un elemento di media importanza della loro organizzazione.» «In questo contesto a me sembra più grosso», pensò Jack ad alta voce. «Forse», ammise Tony. «Ci sono ancora molte cose che non sappiamo di quella gente. Langley lo invierà forse a qualche supervisore. Io, al loro posto, lo farei», concluse, ma senza esserne certo. «C'è qualcuno del nostro staff che conosce l'arabo?» «Ci sono due tizi che lo parlano - provengono dalla scuola di Monterey ma non abbiamo nessun esperto della loro cultura.» «Penso valga la pena dargli un'occhiata.» «Allora mettilo per iscritto e vediamo che ne pensano. A Langley hanno un mucchio di gente che legge nel pensiero, e alcuni di loro sono piuttosto bravi.» «Mohammed è il tizio più alto in grado che conosciamo in quel gruppo. Qui fa riferimento a qualcuno superiore a lui. È da verificare», disse il giovane Ryan con tutta l'autorità che possedeva. Per quanto lo riguardava, Wills sapeva che il suo compagno di stanza aveva ragione. Aveva anche identificato il principale problema dell'attività informativa. Troppi dati, troppo poco tempo per analizzarli. La cosa migliore sarebbe stata simulare una richiesta d'informazioni dalla CIA all'NSA e viceversa, sollecitando un parere su questo specifico argomento. Ma avrebbero dovuto fare attenzione. C'erano milioni di richieste di dati al Tom Clancy
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giorno, e vista la mole non venivano mai controllate; dopotutto il collegamento era sicuro, no? Ma porre un quesito a un analista poteva molto facilmente generare una telefonata, e ciò richiedeva un numero e una persona che alzasse il telefono. Ciò poteva portare a una fuga di notizie, ed era la sola cosa che il Campus non poteva rischiare. Quindi le richieste di questo tipo passavano al massimo livello. Magari due all'anno. Il Campus era un parassita nell'ambito della comunità dell'intelligence, la bocca di queste creature non era fatta per parlare ma soltanto per succhiare sangue. «Scrivi le tue idee per Rick Bell, e lui le discuterà con il senatore», lo consigliò Wills. «Magnifico», osservò Jack. Non aveva ancora imparato ad avere pazienza. Per essere più precisi, non aveva ancora imparato granché circa la burocrazia. Perfino il Campus ne aveva una. La cosa buffa era che se fosse stato un analista di medio livello a Langley avrebbe potuto alzare il telefono, comporre un numero e parlare con la persona giusta alla quale chiedere un parere da esperto, o qualcosa di simile. Ma qui non si trovavano a Langley. La CIA era di fatto abbastanza abile nell'ottenere ed elaborare le informazioni. Stava facendo qualcosa di efficace che confondeva l'agenzia governativa. Jack compilò la sua richiesta e i motivi della stessa, chiedendosi quale sarebbe stato il risultato. L'Emiro accolse la notizia con calma. Uda era stato un subalterno utile, ma non importante. Per le sue operazioni disponeva di molte altre fonti di denaro. Per la sua razza era un uomo alto, non particolarmente imponente, con naso aquilino e pelle olivastra. La sua famiglia era famosa e molto ricca, e i suoi fratelli - ne aveva nove - controllavano gran parte del denaro di casa. La sua residenza a Riyadh era ampia e comoda, ma non era un palazzo. Quelli li lasciava alla famiglia reale, i cui numerosi principini andavano in giro come se ognuno di loro fosse il sovrano di quella terra e il protettore dei Luoghi Santi. La famiglia reale, di cui conosceva bene i membri, era oggetto del suo silenzioso disprezzo, ma teneva le emozioni sepolte nel profondo della sua anima. In gioventù era stato più espansivo. Si era avvicinato all'Islam poco dopo aver compiuto dieci anni, ispirato da un imam molto conservatore le cui prediche lo avevano messo nei pasticci, ma avevano ispirato numerosi proseliti e figli spirituali. L'Emiro era stato soltanto il più intelligente del Tom Clancy
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gruppo. Anche lui aveva espresso la sua opinione, e come risultato era stato inviato in Inghilterra perché studiasse, o per essere più precisi per mandarlo via dal Paese; ma in Inghilterra, oltre a imparare a stare al mondo, era stato esposto a qualcosa di totalmente estraneo. La libertà di parola e di espressione. A Londra viene celebrata in prevalenza a Hyde Park Corner, dove da secoli esisteva la tradizione di dare sfogo alla propria collera: una sorta di valvola di sicurezza per la popolazione britannica, che permetteva di affidare al vento i pensieri molesti evitando che si radicassero troppo da qualche parte. Se fosse andato negli Stati Uniti, avrebbe scoperto la stampa radicale. Ma ciò che lo colpì in modo particolare fu notare come la gente poteva sfidare il governo senza problemi. Lui era cresciuto in una delle ultime monarchie assolute del mondo, dove lo stesso terreno della nazione apparteneva al re, e la legge era quella stabilita dalla monarchia regnante, soggetta in teoria, se non in pratica, al Corano e alla Shari'a, le tradizioni legali islamiche che risalivano all'epoca del Profeta. Le leggi erano giuste - o quantomeno coerenti - ma molto rigide. Ma non tutti erano d'accordo sulle parole del Corano, e quindi su come la Shari'a dovesse essere applicata al mondo reale. L'Islam non aveva un papa, non aveva una gerarchia simile a quella di altre religioni, e quindi non esisteva un unico modo di attuarlo. Gli sciiti e i sunniti erano spesso - diciamo sempre - in lite su questo problema, e anche nell'ambito dell'Islam sunnita, i wahhabiti - la principale setta del regno - aderivano di fatto a un sistema dottrinario molto rigido. Ma per l'Emiro questa apparente debolezza dell'Islam rappresentava la sua caratteristica più interessante. Bastava convertire alcuni musulmani al proprio credo religioso, che risultava molto semplice dato che non occorreva andare a cercarli; in pratica si identificavano al punto da manifestare in pubblico la propria identità. Molti di loro avevano studiato in Europa o in America, dove la loro origine straniera li aveva obbligati a tenersi uniti se non altro per mantenere più facilmente la propria identità intellettuale, dando così vita a una forma di emarginazione che aveva portato molti di loro su posizioni di stampo rivoluzionario. Ciò era molto utile, dato che lungo quel percorso avevano acquisito una conoscenza della cultura del nemico fondamentale per individuarne i punti deboli. Di fatto, la conversione religiosa di queste persone era in gran parte preesistente. Si trattava ora soltanto di identificare gli oggetti del loro odio - cioè la gente cui dare la colpa della loro insoddisfazione giovanile - e quindi decidere Tom Clancy
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come sopprimere i nemici che si erano così costruiti, uno alla volta oppure facendo le cose in grande, per appagare il loro gusto per il dramma, se non la loro scarsa comprensione della realtà. Alla fine di tutto ciò l'Emiro, come i suoi seguaci avevano iniziato a chiamarlo, sarebbe diventato il nuovo Mahdi, l'arbitro supremo di tutto il movimento islamico. Prevedeva di affrontare le dispute intrareligiose (ad esempio quelle fra sunniti e sciiti) con un'ampia fatwa, cioè una proclamazione di tolleranza religiosa che sarebbe stata apprezzata perfino dai suoi nemici. Dopotutto non esisteva oltre un centinaio di sette cristiane che avevano da tempo messo fine alle loro lotte interne? Poteva perfino permettersi di essere tollerante nei confronti degli ebrei, anche se per farlo avrebbe dovuto attendere gli anni successivi, dopo essersi insediato sullo scanno del potere supremo, probabilmente in un palazzo abbastanza modesto nei dintorni della Mecca. L'umiltà era una virtù utile per il capo di un movimento religioso poiché, come aveva affermato il pagano Tucidide ancor prima del Profeta, di tutte le manifestazioni del potere quella che impressiona di più gli uomini è la moderazione. Ciò che voleva compiere era il più importante di tutti gli ordini. Avrebbe richiesto tempo e pazienza, e il suo successo non era certo garantito. Purtroppo doveva dipendere da fanatici, ognuno dei quali aveva un cervello e, di conseguenza, forti opinioni. Era lecito pensare che questa gente potesse ribellarsi a lui e cercare di sostituirlo con le proprie visioni religiose; potevano perfino credere nei loro stessi concetti... potevano essere veri zelatori, così come lo era stato il Profeta Maometto, ma Maometto, le benedizioni e la pace scendano su di lui, era stato il più onorevole degli uomini, e aveva combattuto lotte giuste e onorevoli contro gli idolatri pagani, concentrando in prevalenza il proprio sforzo personale verso la comunità dei Credenti. Era quindi lui un uomo onorevole? Domanda difficile. Ma l'Islam non aveva forse bisogno di essere portato nel mondo attuale, per non restare intrappolato nell'antichità? Allah desiderava forse che i suoi Credenti rimanessero prigionieri del XVII secolo? Certamente no. Un tempo l'Islam era stato la culla della cultura umana, una religione di progresso e di apprendimento che aveva smarrito la strada per mano del Gran Khan, e quindi era stata oppressa dagli infedeli dell'Occidente. L'Emiro credeva davvero nel Santo Corano e negli insegnamenti degli imam, ma non era cieco al mondo che lo circondava. E non era nemmeno cieco alle realtà dell'esistenza umana. Coloro che Tom Clancy
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detenevano il potere lo proteggevano gelosamente, e la religione aveva poco a che fare con questo, dato che il potere era di per se stesso una droga. La gente aveva bisogno di qualcosa - o ancor meglio di qualcuno da seguire se si voleva andare avanti. La libertà, come ne intendevano il concetto gli europei e gli americani, era troppo caotica; lo aveva imparato fra l'altro proprio a Hyde Park Corner. Doveva esserci un ordine. Lui era l'uomo che lo avrebbe fornito. Quindi Uda bin Sali era morto, pensò, bevendo un sorso di succo. Una grande sfortuna per Uda, ma una seccatura minima per l'organizzazione, che poteva accedere se non a un mare di soldi quantomeno a un elevato numero di grandi laghi, e Uda ne aveva gestito uno di piccole dimensioni. Un bicchiere di succo d'arancia era caduto dal tavolo ma per fortuna non aveva macchiato il tappeto; non avrebbe richiesto un intervento da parte sua, nemmeno per interposta persona. «Ahmed, è una triste notizia, ma non una faccenda di grande importanza per noi. Non è necessario intervenire in alcun modo.» «Come desideri», rispose con rispetto Ahmed Musa Matwalli. Riagganciò. Si trattava di un telefono clonato, acquistato da un ladruncolo di strada solo per quello scopo, quindi lo gettò nel Tevere dal Ponte Sant'Angelo. Era una normale misura di sicurezza per parlare con il grande capo dell'organizzazione, la cui identità era nota soltanto a pochi, tutti appartenenti ai Credenti più fedeli. Ai livelli superiori la sicurezza era rigida. Tutti loro avevano studiato numerosi manuali per gli agenti operanti nell'intelligence. Il migliore era stato acquistato da un ex membro del KGB, morto dopo averlo venduto, o almeno così era stato scritto. Le sue regole erano semplici e chiare, e non le infrangevano di una virgola. Altri non erano stati attenti, e avevano tutti pagato per la loro follia. L'ex Unione Sovietica era stata un odiato nemico, ma i suoi servi non erano mai stati stupidi. Solo miscredenti. L'America, il Grande Satana, aveva fatto al mondo intero il grande favore di distruggere quell'aborto di nazione. Lo aveva fatto solo per i propri interessi ma, anche quello doveva essere stato scritto dalla Mano di Dio, perché aveva servito anche gli interessi dei Credenti, e quale uomo poteva tramare meglio di Allah in persona?
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Il volo fino a Monaco andò liscio come l'olio. I doganieri tedeschi erano formali ma efficienti, e un taxi Mercedes-Benz li portò all'hotel Bayerischer Hof. L'obiettivo selezionato era un certo Anas Ali Atef: da quanto sapevano si trattava di un uomo di nazionalità egiziana, che aveva studiato ingegneria civile e forse aveva anche esercitato la professione. Era alto poco più di un metro e settanta, sui sessantacinque chili, ed era rasato di fresco; aveva capelli neri e occhi scuri, e si diceva fosse abile nel combattimento a mani nude e anche con le armi da fuoco, ma non sapevano se fosse armato. Era ritenuto un corriere dell'opposizione, e lavorava anche per reclutare nuovi talenti, uno dei quali era stato di certo ucciso durante lo scontro a fuoco a Des Moines, nell'Iowa. Sui loro computer portatili avevano un indirizzo e una foto. Guidava un'auto sportiva Audi TT di colore grigio marina. Ne conoscevano anche la targa. Problema: conviveva con una cittadina tedesca di nome Trudl Heinz, e si riteneva che abitassero insieme. C'era anche una foto di lei; non era proprio una modella ma non era nemmeno brutta: capelli castani, occhi azzurri, uno e sessanta, cinquantacinque chili e un bel sorriso. Peccato, pensò Dominic, che avesse gusti molto dubbi in fatto di uomini, ma non era un problema suo. Anas frequentava una delle rare moschee di Monaco, che si trovava a un isolato di distanza dal suo appartamento. Dopo essersi registrati e aver cambiato abito, Dominic e Brian presero un taxi per raggiungere quella zona e trovarono una Gasthaus molto carina con alcuni tavolini all'esterno dai quali osservare l'area. «Secondo te tutti gli europei mangiano fuori sul marciapiede?» chiese Brian. «Forse è più facile che andare allo zoo», osservò Dominic. L'edifìcio era alto quattro piani, squadrato come un blocco di cemento, dipinto di bianco, con un tetto piatto, ma stranamente simile a un granaio; aveva un'aria molto pulita. In Germania era naturale che tutto fosse asettico come una sala operatoria della Clinica Mayo, ma non si trattava certo di una critica. Perfino le automobili non erano sporche come tendevano a essere in America. «Was darf es sein?» chiese il cameriere, avvicinandosi al tavolo. «Zwei Dunkle Biere, bitte», rispose Dominic, usando circa un terzo del tedesco che si ricordava dal liceo; quasi tutto il resto serviva per chiedere dov'era l'Herrnzimmer, il bagno degli uomini, cosa sempre utile da sapere, Tom Clancy
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in qualsiasi lingua. «Americani, vero?» proseguì il cameriere. «Ho un accento così cattivo?» chiese Dominic, con un sorriso smagliante. «Il suo accento non è bavarese, e il suo vestito ha l'aria americana», osservò in modo pragmatico il cameriere, come se stesse dicendo che il cielo era blu. «Okay, allora due birre scure, per favore.» «Due Kulmbacher, sofort», rispose l'uomo, e ritornò all'interno. «Penso che abbiamo appena imparato una piccola lezione, Enzo», osservò Brian. «Comprare vestiti locali, non appena possibile. Tutti hanno gli occhi», convenne Dominic. «Hai fame?» «Mangerei volentieri qualcosa.» «Vediamo se hanno un menu in inglese.» «Quella dev'essere la moschea che frequenta il nostro amico, a un isolato giù lungo la strada, la vedi?» Brian l'indicò con discrezione. «Quindi, pensi che prenda questa direzione...?» «È probabile, fratello.» «E non ci hanno dato un orario per questo, vero?» «Non ci dicono "come", ci dicono soltanto "cosa", ha detto l'uomo», Brian ricordò al fratello. «Bene», osservò Enzo mentre arrivavano le birre. Il cameriere sembrava molto efficiente. «Danke sehr. Ha un menu in inglese?» «Certo, signore.» E come per magia ne estrasse uno da una tasca del grembiule. «Molto bene, e grazie.» «Dev'essere andato all'Università dei Camerieri», disse Brian mentre l'uomo si allontanava di nuovo. «Aspetta di vedere in Italia. Sono veri artisti. Quando sono stato a Firenze pensavo che quel bastardo riuscisse a leggermi nel cervello; forse aveva addirittura un dottorato per camerieri.» «Quell'edificio non ha parcheggio interno. Probabilmente è dietro l'angolo», osservò Dominic, ritornando al lavoro. «Enzo, è una buona macchina l'Audi TT?» «È tedesca. Fanno buone automobili da queste parti, amico. L'Audi non sarà una Mercedes, ma regge il confronto con molte marche di prestigio. Tom Clancy
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Non ricordo di averne mai vista una su Motor Trend, ma so che aspetto hanno, piuttosto curvilinee, lisce, fatte per andare veloci. Cosa che probabilmente fanno, visto le autostrade che hanno. Guidare in Germania è come correre alla 500 Miglia di Indianapolis, o almeno così dicono. Non riesco proprio a immaginarmi un tedesco che guida una macchina lenta.» «Hai ragione.» Brian scorse il menu. I nomi dei piatti erano scritti in tedesco, ma con la traduzione in inglese. Sembrava che la spiegazione fosse destinata ai britannici più che agli americani. C'erano ancora delle basi NATO lì, forse più per difenderli dai francesi che dai russi, pensò Dominic con una risatina. Anche se, storicamente, i tedeschi non avevano bisogno di grandi aiuti da quel lato. «Cosa desiderate mangiare, Meine Herren?» chiese il cameriere, ricomparso all'improvviso. «Innanzitutto, come si chiama, lei?» chiese Dominic. «Emil. Ich heisse Emil.» «Grazie. Io prendo un Sauerbraten e patate in insalata.» Toccò quindi a Brian. «Io prendo un Bratwurst. Posso farle una domanda?» «Certo», rispose Emil. «Quella in fondo alla strada è una moschea?» chiese Brian indicandola. «Sì, certo.» «Non è una cosa strana?» insistette Brian. «Abbiamo molti lavoratori turchi immigrati in Germania, e sono anche maomettani. Non mangiano Sauerbraten né bevono birra. Non vanno molto d'accordo con noi tedeschi, ma che possiamo farci?» Il cameriere alzò le spalle, con una leggera espressione di disgusto. «Grazie, Emil», disse Brian, ed Emil ritornò rapidamente all'interno. «Che significa?», si chiese Dominic. «Non li amano molto, ma non sanno cosa farci, e sono un Paese democratico, come noi, quindi devono comportarsi in modo educato con loro. Il Fritz medio non è molto felice dei "lavoratori immigrati", ma non ci sono grossi problemi, tranne qualche zuffa e roba del genere. Soprattutto risse nei bar, a quanto mi hanno detto. Quindi penso che i turchi abbiano imparato a bere birra.» «Come hai saputo queste cose?» chiese sorpreso Dominic. «In Afghanistan c'era un contingente tedesco. Erano nostri vicini di accampamento e ho parlato con qualche ufficiale.» Tom Clancy
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«In gamba?» «Sono tedeschi, fratello, e quelli erano professionisti, non soldati di leva. Certo, sono piuttosto in gamba», lo rassicurò Aldo. «Si trattava di un reparto da ricognizione. Il loro addestramento fisico è duro quanto il nostro, conoscono piuttosto bene le montagne, e sono preparati nei fondamentali. I sottufficiali se la cavano facendo i furbi, scambiando berretti e distintivi. Con i rifornimenti avevano portato anche la birra, quindi erano piuttosto apprezzati dai miei. Sai, la loro è molto buona.» «Come in Inghilterra. In Europa la birra è quasi una religione, e tutti vanno in chiesa.» Poi comparve Emil con il pranzo - Mittagessen - e, come impararono entrambi, anche quello era buono. Ma entrambi continuarono a osservare l'edificio. «Quest'insalata di patate è dinamite, Aldo», osservò Dominic fra un boccone e l'altro. «Mai mangiato una cosa simile. Un mucchio di aceto e di zucchero, e pizzica il palato.» «Non tutto il buon cibo è italiano.» «Quando torneremo a casa dovremo trovare un ristorante tedesco.» «Ricevuto. Guarda, guarda, Enzo.» Non si trattava del loro obiettivo, ma della sua ragazza, Trudl Heinz. Proprio come nella foto sui loro computer, mentre usciva dal palazzo. Abbastanza carina perché un uomo le desse un'occhiata, ma non una stella del cinema. Un tempo i suoi capelli erano stati biondi, ma erano cambiati verso i quindici anni, così come il suo aspetto. Belle gambe, una figura sopra la media. Peccato si fosse messa con un terrorista. Forse il suo legame con lei faceva parte della copertura, in quel caso buon per lui che ne traeva anche dei vantaggi, a meno che non si trattasse di una relazione platonica, cosa che sembrava improbabile. Entrambi gli americani si chiedevano come la trattasse, ma non era possibile capirlo osservandola camminare. Attraversò la strada, ma oltrepassò la moschea. Quindi per ora non era diretta lì. «Stavo pensando... se lui va in chiesa, potremmo beccarlo quando esce. Ci sarebbe un mucchio di gente anonima attorno», pensò ad alta voce Dominic. «Non è male l'idea. Questo pomeriggio vedremo quanto quel tizio è credente, e quanta gente c'è.» «Consideriamola una possibilità», rispose Dominic. «Prima finiamo di Tom Clancy
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mangiare, poi andiamo a comprare dei vestiti più adatti.» «Ricevuto», replicò Brian. Guardò l'ora: 14,00. A casa erano le 8 del mattino. Rispetto a Londra c'era solo un'ora di differenza, assorbita facilmente. Jack arrivò prima del solito, il suo interesse fu attirato da quella che ritenne essere un'operazione in corso in Europa, e si chiese cos'avrebbe rivelato il traffico di messaggi odierno. Si rivelò piuttosto normale, con qualche comunicazione in più legata alla morte di Sali. Di certo l'MI5 aveva riferito a Langley che la sua morte sembrava provocata da un attacco cardiaco, causato probabilmente dalla comparsa di una fatale aritmia. Questo era il risultato ufficiale dell'autopsia, e il suo corpo era stato consegnato a uno studio legale che rappresentava la famiglia e stava organizzando i preparativi per la spedizione aerea della salma in Arabia Saudita. Il suo appartamento era stato controllato da una squadra di esperti della polizia, che tuttavia non aveva trovato alcunché di particolare interesse. Fra i suoi effetti c'era un personal computer, il cui disco fisso era stato copiato e i dati cancellati; veniva esaminato un bit alla volta dagli specialisti informatici, e i dettagli sarebbero arrivati in seguito. Jack sapeva che sarebbe stato necessario parecchio tempo. Tecnicamente tutte le informazioni nascoste in un computer possono essere scoperte ma, in teoria, si potrebbero smontare anche le piramidi di Giza pietra dopo pietra per vedere che cosa nascondono. Se Sali era stato bravo nel seppellire qualcosa in anfratti che solo lui conosceva, o con un codice del quale era l'unico a sapere la chiave... allora sarebbe stata dura. Era stato così abile? Forse no, pensò Jack, ma sarebbe stato possibile saperlo solo controllando ed era per questo che controllava sempre. Per esserne certi ci sarebbe voluta almeno una settimana, un mese se quel piccolo bastardo se la cavava abbastanza bene con le chiavi e i codici. Ma il solo fatto di trovare qualcosa di nascosto avrebbe indicato loro che era davvero coinvolto, e non solo una pedina occasionale; gli sarebbe stata quindi assegnata la squadra del GCHQ, anche se comunque nessuno sarebbe stato in grado di scoprire quanto si era portato nell'aldilà. «Buongiorno, Jack», disse Wills entrando. «Salve, Tony.» «Bello essere impazienti. Cos'hanno trovato sul nostro amico scomparso?» Tom Clancy
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«Non molto. Nel tardo pomeriggio spediranno a casa la cassa in aereo e il patologo lo ha definito un attacco cardiaco. Quindi i nostri ragazzi sono puliti.» «L'Islam prevede che il cadavere venga sepolto rapidamente, e in una tomba anonima. Quindi una volta che il corpo è andato, è andato per sempre. Non è possibile nessuna riesumazione né verìfica di farmaci o altro.» «Allora ce l'abbiamo fatta? Che cosa abbiamo usato?» chiese Ryan. «Jack, non lo so, e non ho nessuna voglia di saperlo, sempre che c'entriamo qualcosa con questa morte prematura. E non ho nemmeno nessuna intenzione di scoprirlo. E neanche tu, capito?» «Tony, come diavolo è possibile fare questo mestiere e non essere curiosi?» chiese Jack Jr. «Impara cosa è bene non sapere, e a non fare congetture su eventi del genere», spiegò Wills. «Uh-huh», commentò Jack con aria dubbiosa. Certo, ma io sono troppo giovane per questa merda, tenne per sé. Tony era bravo nel suo lavoro, ma viveva dentro a una scatola. Come Sali in quel momento, pensò Jack, e non era un bel posto dove stare. E inoltre lo avevamo fatto fuori noi. Non sapeva esattamente come. Avrebbe potuto chiedere a sua madre quali droghe o prodotti chimici avrebbero potuto essere usati per portare a termine quella missione, ma non l'avrebbe fatto. Lei lo avrebbe riferito di certo a suo padre, e Big Jack avrebbe di certo voluto conoscere i motivi di quella domanda del figlio... e avrebbe perfino potuto immaginare la risposta. Quindi era fuori discussione. Assolutamente. Fra i messaggi governativi ufficiali relativi alla morte di Sali, Jack iniziò a cercare quelli dell'NSA e le relative intercettazioni da parte di altre fonti interessate. Nel traffico quotidiano non ci fu nessun ulteriore riferimento all'Emiro, e quelli precedenti si limitavano all'unico che Tony aveva trovato. Allo stesso modo la sua richiesta per una ricerca più completa sui registri delle trasmissioni di Fort Meade e Langley non era stata approvata dalla gente ai piani superiori, cosa che lo aveva deluso ma non sorpreso. Perfino il Campus aveva i suoi limiti. Capiva il perché la gente dei piani alti non volesse rischiare che qualcuno si chiedesse da chi era venuta quella richiesta e, non trovando una risposta, indagasse in modo più approfondito. Ma tutti i giorni venivano fatte migliaia di richieste di quel tipo, e una in più non avrebbe certo scatenato una gazzarra. Tuttavia decise di non Tom Clancy
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insistere: non aveva senso farsi notare come uno che agita le acque proprio all'inizio della sua nuova carriera. Diede tuttavia istruzioni al suo computer affinché cercasse la parola «emiro» in tutto il nuovo traffico e, se questa fosse comparsa, avrebbe potuto accedervi e quindi avere una prova più solida per la sua inchiesta speciale la prossima volta, sempre che ci fosse una prossima volta. Ma un soprannome di quel tipo per lui era indicativo dell'identità di una determinata persona, anche se l'unica annotazione della CIA al riguardo era «probabilmente uno scherzo interno». Il parere proveniva da un analista d'alto livello di Langley, che aveva un notevole peso nell'ambito di quella comunità, e quindi anche in questa. Il Campus avrebbe dovuto essere il gruppo che correggeva gli errori e poneva rimedio alle inefficienze della CIA, ma dato che avevano meno personale in organico, dovevano prendere per buone molte delle conclusioni che provenivano dall'Agenzia che si supponeva incapace. Il tutto non era molto logico, ma non era stato consultato quando Hendley aveva creato quel posto, e quindi doveva ritenere che i dirigenti sapessero cosa facevano. Ma come gli aveva detto Mike Brennan circa il lavoro investigativo, le ipotesi sono le madri di tutti i casini. Era una frase ben nota anche nell'FBI; tutti commettono errori, e l'importanza di ogni errore è direttamente proporzionale al grado della persona che lo commette. Ma a gente così non piace che le si ricordi questa verità universale. A dire il vero non piace a nessuno. Acquistarono qualche vestito scegliendolo tra gli scaffali. Erano abbastanza simili a quelli che si potevano comprare in America ma le differenze, anche se minime, prese una per una ne rendevano l'aspetto molto diverso. Comprarono anche scarpe che si accordassero ai vestiti e, dopo essere andati in albergo a cambiarsi, tornarono fuori. Superarono l'esame quando Brian venne fermato per strada da una tedesca che gli chiese indicazioni per la Hauptbahnhof, al che Brian rispose in inglese che non era del luogo, e la donna si allontanò con un sorriso imbarazzato e attaccò bottone con qualcun altro. «Significa la stazione ferroviaria centrale», spiegò Dominic. «Perché non prende un taxi?» chiese Brian. «Viviamo in un mondo imperfetto, Aldo, ma adesso devi avere l'aspetto di un buon Crauto. Se qualcun altro ti ferma, digli soltanto Ich bin ein Auslànder. Significa "sono straniero," e così te la caverai. A quel punto ti Tom Clancy
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rifaranno la domanda in un inglese migliore di quello che puoi sentire a New York.» «Ehi, guarda!» Brian indicò gli archi dorati di un MacDonald, una visione più gradita di quella della bandiera a stelle e strisce sul consolato statunitense, anche se nessuno di loro aveva voglia di mangiarci; il cibo locale era troppo buono. A sera tornarono finalmente al Bayerischer Hof. «Bene, si trovano a Monaco e hanno individuato l'abitazione dell'obiettivo e la moschea, ma non l'hanno ancora visto», riferì Granger a Hendley. «Però hanno visto la sua ragazza.» «Quindi tutto sta andando per il verso giusto?» chiese il senatore. «Per ora non possiamo lamentarci. Il nostro amico non è ricercato dalla polizia tedesca. Il loro servizio di controspionaggio sa di chi si tratta, ma non è in corso nessuna indagine su di lui. Hanno avuto problemi con i musulmani del luogo, e alcuni di loro vengono pedinati, ma quel tizio non è ancora comparso sul loro radar. E Langley non ha insistito: al momento attuale le sue relazioni con i tedeschi non sono molto amichevoli.» «Notizie buone e cattive, vero?» «Esatto.» Granger annuì. «Non sono in grado di fornirci molte informazioni, ma non dobbiamo ingannare nessun pedinatore. I tedeschi sono strani. Se non ci si sporca le mani e tutto è in Ordnung, allora si sta abbastanza tranquilli, ma se si supera il limite possono complicare parecchio la vita. Per tradizione i loro poliziotti sono molto bravi, ma le loro spie no. Sia i sovietici sia la Stasi erano riusciti a infiltrarsi nella loro agenzia di spionaggio, e ancor oggi ne subiscono le conseguenze.» «Fanno operazioni coperte?» «Non proprio. La loro cultura è troppo legalitaria per questo. Addestrano gente onesta che gioca secondo le regole, e questo è un fattore che danneggia le operazioni speciali; quelle che effettuano di tanto in tanto finiscono sempre male. Sai, credo perfino che il cittadino tedesco medio paghi le tasse sempre in tempo, e fino all'ultimo spicciolo.» «I loro banchieri sanno come partecipare al gioco internazionale», obiettò Hendley. «Sì, hai ragione, forse perché i banchieri internazionali non accettano del tutto l'idea di dover essere fedeli a un Paese», rispose Granger, punzecchiandolo un po'. «Una volta Lenin ha detto che l'unico Paese che un capitalista riconosce Tom Clancy
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è quello in cui si trova quando sta combinando un affare. C'è gente così», ammise Hendley. «Oh, hai visto questo?» Gli allungò la richiesta proveniente dai piani inferiori per una ricerca su qualcuno soprannominato l'Emiro. Il direttore operazioni diede una scorsa al foglio e lo restituì. «Non sembra la ritenga una cosa molto importante.» Hendley annuì. «Lo so. E per questo che ho negato l'autorizzazione. Ma... sai, ha fatto scattare il suo istinto, e ha avuto il cervello per chiederla.» «Il ragazzo è sveglio.» «È vero. È per questo che ho chiesto a Rick di assegnargli Wills come addestratore e di metterli nella stessa stanza. Tony è intelligente, ma non riesce a vedere molto lontano. Quindi Jack può imparare il mestiere e anche i limiti. Vedremo quanto questo lo irriterà. Se il ragazzo rimane con noi potrebbe fare carriera.» «Credi che abbia il potenziale di suo padre?» chiese Granger. Big Jack era stato un re delle spie prima di dedicarsi a cose più importanti. «Sì, penso che possa crescere bene. Comunque questa faccenda dell'Emiro mi sembra una buona idea da parte sua. Non sappiamo molto su come opera l'opposizione. C'è un processo darwiniano là fuori, Sam: i cattivi imparano dai loro predecessori, e diventano più bravi... a spese nostre. Non si presteranno a farsi infilare una bomba intelligente nel culo. Non cercheranno di diventare delle stelle della TV. Va bene per l'ego ma può diventare fatale. Un branco di gazzelle non si dirige consapevolmente verso l'orgoglio del leone.» «Vero», ammise Granger, ritornando con il pensiero al suo antenato che aveva avuto alle dipendenze indiani turbolenti nel 9° reggimento di cavalleria degli Stati Uniti. Alcune cose non cambiano molto. «Gerry, il problema è che sul loro modello organizzativo possiamo fare solo ipotesi. E ipotizzare non è conoscere.» «E allora dimmi che cosa pensi», gli ordinò Hendley. «Ci sono almeno due avvocati nel loro vertice: si tratta di un uomo o di un comitato? Non lo sappiamo e non possiamo saperlo ora. E gli esecutori: possiamo prenderne quanti ne vogliamo, ma è come tagliare l'erba: tagli e ricresce, la tagli e ricresce, all'infinito. Se vuoi uccidere un serpente è meglio che gli tagli la testa. Il problema è trovare la testa, dato che si tratta di una testa virtuale. Chiunque sia, o siano, operano in modo molto simile Tom Clancy
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al nostro, Gerry. È per questo che stiamo conducendo una ricognizione armata, per vedere cosa riusciamo a ottenere. E abbiamo anche le nostre squadre di analisti che stanno cercando, qui, a Langley e a Meade.» «Lo so, Sam. E forse salterà fuori qualcosa. Ma la pazienza è una virtù a cui bisogna abituarsi. Probabilmente in questo momento l'opposizione starà crogiolandosi al sole, soddisfatta perché ci ha colpito, uccidendo tutte quelle donne e quei ragazzi.» «Non piace a nessuno, Gerry, ma anche Dio ha impiegato sette giorni per creare il mondo, ricordi?» «Mi fai la predica?» chiese Hendley. «Amico, a me sta bene il lavoro occhio-per-occhio, ma ci vuole tempo per trovare l'occhio. Dobbiamo avere pazienza.» «Sai, quando Big Jack e io abbiamo parlato della necessità di un posto come questo, ero abbastanza stupido da pensare che potessimo risolvere i problemi più rapidamente se solo avessimo avuto l'autorità per farlo.» «Saremo più veloci di quanto potrà mai essere il governo, ma non siamo L'uomo dell'UNCLE. Ascoltami, la fase operativa è appena iniziata. Abbiamo colpito un solo bersaglio; bisognerà aspettare che ne cadano altri tre prima di sperare di poter vedere una vera reazione dall'altra parte. Abbi pazienza, Gerry.» «Sì, certo.» Non aggiunse che, fra l'altro, i fusi orari non aiutavano. «Sai, c'è un'altra cosa.» «Di che si tratta, Jack?», chiese Wills. «Sarebbe meglio se conoscessimo quali operazioni sono in corso. Ci permetterebbe di concentrare la nostra caccia ai dati in modo un po' più efficiente.» «Si chiama "compartimentazione".» «No, si chiama merda secca», ribatté Jack. «Se siamo davvero una squadra, possiamo dare una mano. Elementi che sembrano scollegati possono apparire diversi se si conosce il contesto nel quale saltano fuori dal nulla. Tony, tutto questo edificio dovrebbe essere ritenuto un solo compartimento, giusto? Suddividerlo come fanno a Langley non aiuta molto a lavorare, o mi sono perso qualcosa?» «Capisco il tuo punto di vista, ma non è così che funziona il sistema.» «Sapevo che lo avresti detto, ma come cavolo possiamo sistemare quello che ha combinato la CIA se tutto ciò che facciamo è clonare la loro Tom Clancy
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operazione?» chiese Jack. Non c'era una risposta bell'e pronta che potesse soddisfare chi poneva una domanda del genere, vero? si chiese Wills. Semplicemente non ne esisteva alcuna, e quel ragazzo stava cominciando a capire le cose troppo in fretta. Cosa diavolo aveva imparato alla Casa Bianca? Di sicuro aveva fatto un mucchio di domande e aveva ascoltato tutte le risposte. E ci aveva anche ragionato su. «Odio dirlo, Jack, ma io sono solo il tuo ufficiale addestratore, non il Grande Capo della baracca.» «Lo so. Scusami. Ero abituato a mio padre che aveva il potere di far accadere le cose, o almeno così mi sembrava. Non a lui, lo so, perlomeno non sempre. Forse l'impazienza è una caratteristica di famiglia.» Tanto più che sua madre era chirurgo, ed era abituata a sistemare le cose secondo il proprio programma, il che di solito significava «immediatamente». Era difficile essere determinanti rimanendo seduti alla propria postazione di lavoro, una lezione che suo padre aveva dovuto imparare ai suoi tempi, quando l'America si ritrovava nel mirino di un avversario molto pericoloso. Questi terroristi potevano pungere, ma non potevano creare gravi danni agli Stati Uniti, nonostante una volta, a Denver, ci avessero provato. Quei tizi assomigliavano più a sciami d'insetti che a vampiri... Ma le zanzare possono trasmettere la febbre gialla. Molto a sud di Monaco, nel porto del Pireo, una gru a ponte stava sollevando dalla nave un container per calarlo su un pianale in attesa. Dopo averlo fissato, il rimorchio partì trainato fuori dal porto da una motrice Volvo, aggirando Atene e dirigendosi a nord verso le montagne greche. Il documento di carico diceva che stava andando a Vienna, un lungo percorso senza soste su autostrade decenti, per consegnare un carico di caffè proveniente dalla Colombia. Gli addetti alla sicurezza del porto non lo ispezionarono dato che tutti i documenti erano in ordine e avevano superato senza problemi i lettori di codici a barre. Gli uomini che dovevano occuparsi della parte di carico non destinata a mescolarsi con zucchero e crema stavano già riunendosi. Ci volevano molte persone per tagliare una tonnellata di cocaina in bustine da una sola dose, ma disponevano di un magazzino a un piano acquistato di recente dove effettuare l'operazione, quindi ognuno avrebbe trasportato il proprio carico attraverso l'Europa, approfittando dell'abolizione delle frontiere interne nel Tom Clancy
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continente da quando l'Unione Europea l'aveva deciso. Quel carico permetteva di mantenere lo status di partner commerciale, e il guadagno sarebbe stato enorme. L'operazione durò tutta la notte, mentre gli europei dormivano il sonno dei giusti, anche coloro che avrebbero fatto uso della parte illegale del carico non appena avessero trovato uno spacciatore. Avvistarono l'obiettivo alle 9,30 del mattino seguente. Stavano gustando una comoda prima colazione in un'altra Gasthaus a mezzo isolato di distanza da quella in cui lavorava il loro amico Emil; Anas Ali Atef stava camminando lungo la strada e giunse a sei metri dai gemelli, che stavano mangiando strudel e bevendo caffè insieme a una ventina di tedeschi. Atef non si accorse di essere osservato; i suoi occhi guardavano davanti a sé e non controllavano con discrezione l'area circostante, come avrebbe dovuto fare una spia addestrata. Evidentemente si sentiva al sicuro in quel posto. E ciò era positivo. «Ecco il nostro ragazzo», disse Brian, avvistandolo per primo. Come nel caso di Sali, non aveva nessuna insegna al neon sopra la testa, ma corrispondeva perfettamente alla foto ed era uscito dall'edificio giusto. I suoi baffi rendevano difficile un errore d'identificazione. Piuttosto ben vestito. Se si faceva eccezione per la pelle e i baffi, poteva quasi sembrare un tedesco. Alla fine dell'isolato salì su un tram, destinazione ignota, ma diretto a est. «Ipotesi?» chiese Dominic al fratello. «Sta andando a far colazione con un amico, o a complottare il crollo dell'Occidente Infedele... difficile saperlo, amico.» «Già, sarebbe bello pedinarlo per davvero, ma non stiamo conducendo un'indagine. Questo bastardo ha arruolato almeno un esecutore; si è meritato il posto sulla nostra lista nera, Aldo.» «Ricevuto, fratello», concordò Brian. La sua conversione era completa. Ora per lui Anas Ali Atef era solo un volto, e un sedere nel quale infilare la sua penna magica. Oltre a ciò, era qualcuno cui Dio avrebbe parlato a tempo debito, una questione che al momento non riguardava nessuno di loro. «Se questa fosse un'operazione del Bureau, adesso ci sarebbe una squadra nel suo appartamento, almeno per dare un'occhiata al suo computer.» Brian ne convenne. «E adesso che facciamo?» Tom Clancy
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«Vediamo se va in chiesa, e se così fosse, vediamo quanto potrebbe esser facile colpirlo quando entra o quando esce.» «Non ti sembra che tutto stia andando un po' troppo in fretta?» rifletté ad alta voce Brian. «Suppongo che potremmo starcene seduti nella stanza dell'albergo a masturbarci, ma metterebbe a dura prova il polso.» «Già, è probabile.» Terminata la colazione lasciarono il denaro sul tavolo, ma senza una mancia eccessiva: li avrebbe di certo identificati come americani. Il tram non era comodo come la sua auto, ma era più conveniente dato che non c'era bisogno di trovare un parcheggio. Le città europee non erano state progettate pensando alle automobili. Nemmeno Il Cairo, peraltro, e lì gli ingorghi del traffico potevano essere incredibili, perfino peggiori di quelli di qui, ma almeno in Germania i mezzi pubblici erano numerosi e affidabili. I treni erano eccellenti e la qualità delle linee impressionava quell'uomo che aveva studiato un po' ingegneria - solo un po'? si chiese; gli era sembrata una vita intera - anni prima. I tedeschi erano gente strana. Spocchiosi e formali, e così superiori, a parer loro, rispetto a tutte le altre razze. Guardavano gli arabi dall'alto in basso - e anche la maggior parte degli altri europei - e aprivano le loro porte agli stranieri solo perché le leggi nazionali, imposte loro sessant'anni prima dagli americani dopo la Seconda guerra mondiale, dicevano che così dovevano fare. E dato che erano obbligati lo facevano perlopiù senza lamentarsene apertamente, visto che questo popolo un po' matto obbediva alle leggi come se fossero state loro dettate da Dio in persona. Erano le persone più docili che avesse mai conosciuto, ma sotto questa docilità c'era una violenza potenziale violenza organizzata - che il mondo aveva già conosciuto. Avevano invaso l'Europa e avevano massacrato gli ebrei. Avevano poi trasformato i loro campi di sterminio in musei, ma nei quali le attrezzature di certo erano ancora in grado di funzionare. Peccato che non riuscissero a trovare la volontà politica per farlo. Gli ebrei avevano umiliato il suo Paese quattro volte, e avevano ucciso suo fratello maggiore, Ibrahim, nel Sinai, mentre guidava un carro armato sovietico T-62. Non si ricordava di Ibrahim; all'epoca era troppo piccolo, e si era fatto un'idea di come fosse solo attraverso le fotografie, anche se sua madre ne piangeva ancora la scomparsa. Aveva cercato di completare Tom Clancy
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l'opera iniziata da quei tedeschi, ma non ce l'aveva fatta, ed era rimasto ucciso per un colpo di cannone di un carro armato americano M60A1 nel corso dei violenti combattimenti noti come la battaglia della fattoria cinese. Erano stati gli americani a proteggere gli ebrei. L'America era governata dagli ebrei. Era per questo che rifornivano i suoi nemici di armi, davano loro informazioni, e amavano uccidere gli arabi. Ma il fallimento dell'opera da parte dei tedeschi non aveva ridotto la loro arroganza. L'aveva solo dirottata altrove. Poteva vederlo sul tram, le brevi occhiate di traverso, il modo in cui le donne anziane si allontanavano di qualche passo da lui; forse qualcuno avrebbe pulito la sbarra di sostegno con il disinfettante non appena lui fosse sceso, borbottò fra sé Anas. Quella gente era davvero sgradevole. Il percorso durò esattamente altri sette minuti, quindi fu ora di scendere nella Dom Pedro Strasse. Da lì doveva percorrere a piedi un isolato. Lungo la strada notò altre occhiate, l'ostilità negli occhi o, forse peggio, gli occhi che avevano notato la sua presenza ed erano passati oltre, come se avessero visto un cane randagio. Sarebbe stata una bella soddisfazione condurre qualche azione in Germania - proprio lì a Monaco! - ma i suoi ordini erano precisi. La sua meta era un caffè. Fa'ad Rahman Yasin si trovava già lì, vestito in modo sportivo. Ce n'erano tanti come lui in quel caffè. «Assalamu aleicom», disse Atef salutandolo. La pace sia con te. «Ua aleicom assalam», rispose Fa'ad. «I dolci sono ottimi.» «Bene», si compiacque Atef, parlando a bassa voce in arabo. «Allora, che novità ci sono?» «I nostri sono contenti per la settimana scorsa. Abbiamo scosso parecchio gli americani», rispose Fa'ad. «Non abbastanza da fargli rinnegare gli israeliani. Amano gli ebrei più dei loro stessi figli. Dammi retta. E li scagneranno contro di noi.» «Come?» chiese Fa'ad. «Scatenarli, certo, contro chiunque sia noto alle loro agenzie d'intelligence, ma questo non farà che infiammare i Credenti e convertirne alla nostra causa un numero ancora maggiore. No, non sanno nulla della nostra organizzazione. Non sanno nemmeno come ci chiamiamo.» Questo perché in realtà la loro organizzazione non aveva un nome. «Organizzazione» era soltanto una parola per indicare la loro associazione fra Credenti. «Spero tu abbia ragione. Allora, ci sono altri ordini per me?» Tom Clancy
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«Hai agito bene; tre degli uomini che hai reclutato hanno scelto il martirio in America.» «Tre?» chiese piacevolmente sorpreso Atef. «Sono morti da coraggiosi, spero.» «Sono morti nel Santo Nome di Allah. Dovrebbe bastare. Allora, hai qualche altra recluta pronta per noi?» Atef sorseggiò il suo caffè. «Non ancora, ma ne ho due che pendono verso di noi. Non è facile, come sai; anche i più fedeli desiderano godere i frutti di una buona vita.» Come stava facendo lui. «Hai lavorato bene per noi, Anas. Meglio essere sicuri piuttosto che pretendere troppo da loro. Prendila con comodo. Possiamo essere pazienti.» «Quanto pazienti?» volle sapere Atef. «Abbiamo altri piani per l'America, per colpirli in modo peggiore. Questa volta ne abbiamo uccisi qualche centinaio. La prossima ne uccideremo migliaia», promise Fa'ad con gli occhi scintillanti. «Come, esattamente?» chiese subito Atef. Avrebbe potuto essere dovuto essere - un addetto alla pianificazione. I suoi studi d'ingegneria lo rendevano la persona ideale per quel compito. Non lo sapevano? Nell'organizzazione c'era gente che pensava con le palle anziché col cervello. «Questo non posso dirtelo, amico mio.» Perché non lo sapeva, ma questo Fa'ad Rahman Yasin non lo spiegò. I capi dell'organizzazione non si fidavano abbastanza di lui, e si sarebbe indignato se l'avesse saputo. Probabilmente quel figlio di puttana non lo sa nemmeno lui, pensò nello stesso momento Atef. «L'ora della preghiera si avvicina», disse Anas Ali Atef, controllando l'orologio. «Vieni con me, la mia moschea è solo a dieci minuti da qui.» Era quasi il momento il momento della Salat; era una prova per il suo collega, per accertarsi che fosse davvero fedele. «Come vuoi.» Entrambi si alzarono e si avviarono fino al tram, che quindici minuti più tardi si fermò a un isolato dalla moschea. «Attenzione, Aldo», disse Dominic. Avevano fatto un giro nel quartiere, per farsi un'idea della zona, ed ecco il loro uomo, che camminava lungo la strada con quello che doveva essere un suo amico. «Chi è lo straniero numero due?» disse Brian. Tom Clancy
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«Nessuno che conosciamo, e non possiamo agire di testa nostra. Sei armato?» chiese Dominic. «Puoi scommetterci, fratello. E tu?» «Puoi puntarci un centone», rispose Dominic. Il loro obiettivo si trovava a una trentina di metri, e camminava verso di loro, diretto probabilmente alla moschea, a un isolato alle loro spalle. «Che cosa ne pensi?» «Lasciamo perdere, meglio beccarlo all'uscita.» «Okay.» Entrambi si girarono verso destra per osservare la vetrina di una cappelleria. Lo udirono - quasi lo sentirono - mentre passava loro di fianco. «Quanto pensi ci vorrà?» «Che io sia dannato se lo so, ragazzo, saranno due mesi che non metto piede in una chiesa.» «Bella notizia», esclamò Brian. «Mio fratello è un apostata.» Dominic soffocò una risata. «Sei sempre stato tu il baciapile della famiglia.» Atef e il suo amico entrarono. Era l'ora delle preghiere quotidiane, la Salat, il secondo dei cinque Pilastri dell'Islam. Si sarebbero inginocchiati e prostrati in direzione della Mecca, sussurrando i versetti del Sacro Corano, e così facendo avrebbero riaffermato la propria fede. Entrando nell'edificio si tolsero le scarpe: con sorpresa di Yasin quella moschea aveva subito l'influenza tedesca. Nella parete dell'atrio c'erano dei piccoli vani individuali per le scarpe, tutti debitamente numerati, per evitare confusione... o furti. In un Paese musulmano sarebbe stato un insulto, dato che la punizione islamica per il furto era molto severa, e rubare nella Casa di Allah sarebbe stata un'offesa a Dio. Poi entrarono nella moschea vera e propria e professarono la loro obbedienza ad Allah. Non ci volle molto, e il riaffermare la propria fede religiosa portò un certo sollievo all'anima di Atef. Poi lui e il suo amico tornarono nell'atrio, presero le loro scarpe e uscirono. Altri avevano varcato la grande porta, ed erano serviti ad allertare i due americani. Ora si trattava soltanto di vedere da che parte si sarebbero diretti. Dominic stava osservando la strada, alla ricerca di un poliziotto o di un agente in borghese, ma non ne vide; avrebbe scommesso che il loro obiettivo si sarebbe diretto verso il proprio appartamento. Brian scelse l'altra direzione. Sembrava fossero una quarantina le persone che si erano Tom Clancy
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recate a pregare, e all'uscita si sparpagliarono ai quattro venti, da sole o in piccoli gruppi. Due si misero al volante di altrettanti taxi, presumibilmente di loro proprietà, e se ne andarono alla ricerca di clienti, tra i quali nessuno dei loro correligionari che probabilmente appartenevano alla classe operaia e andavano a piedi o usavano i mezzi pubblici. Questo non dispiacque affatto ai due gemelli, i quali si avvicinarono entrambi, né troppo in fretta né con troppa calma. Poi l'obiettivo e il suo amico uscirono. Svoltarono a sinistra, dritti verso Dominic, distante una trentina di metri. Dal suo punto d'osservazione Brian controllò tutta la scena. Dominic estrasse la penna in oro dalla tasca della giacca non proprio elegante, ruotando di nascosto l'estremità per armarla, quindi la tenne nella mano destra come se fosse una piccozza. Si diresse in rotta di avvicinamento con l'obiettivo... Era, in modo perverso, una scena bellissima da osservare. Quando si trovò a un paio di metri sembrò che Dominic inciampasse su qualcosa, cadendo proprio addosso ad Atef. Brian non vide nemmeno la punta. Atef cadde a terra assieme a suo fratello, il che avrebbe nascosto la fase finale dell'azione. L'amico di Atef aiutò entrambi a rialzarsi; Dominic si scusò e proseguì per la sua strada, mentre Brian seguiva il bersaglio. Non aveva assistito alla fine di Sali e quindi ciò aveva per lui un interesse un po' lugubre. L'obiettivo proseguì per una quindicina di passi, poi si fermò. Doveva aver detto qualcosa, poiché il suo amico si girò come per rispondere a una domanda, appena in tempo per vedere Atef cadere a terra. Un braccio si sollevò per proteggere il volto dalla caduta, poi il corpo si afflosciò. L'altro, colto di sorpresa, si chinò per vedere cos'era successo, prima imbarazzato, quindi preoccupato, e alla fine preso dal panico rivoltò il corpo e iniziò a parlare ad alta voce all'amico caduto. Brian li superò proprio in quel momento: il volto di Atef era rilassato e immobile come quello di una bambola; il cervello dell'uomo funzionava ancora, ma non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi. Brian rimase lì per un minuto, quindi se ne andò senza voltarsi, ma fece segno a un passante tedesco di cercare aiuto, cosa che questi fece subito infilando la mano nella giacca ed estraendo un telefono cellulare, probabilmente per chiamare un'ambulanza. Brian camminò fino all'incrocio successivo e, controllando l'orologio, si girò per osservare. L'ambulanza dei vigili del fuoco arrivò dopo sei minuti e mezzo. I tedeschi erano proprio ben organizzati. Il soccorritore che aveva risposto alla chiamata verificò il polso e alzò gli occhi prima sorpreso, Tom Clancy
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quindi allarmato; il suo collega alla guida estrasse dal veicolo una borsa di pronto soccorso e, mentre Brian guardava, lo intubarono e lo adagiarono sulla barella. I due paramedici erano ben addestrati, e di certo avevano applicato una procedura praticata molte volte sulla strada. Nell'urgenza non avevano trasferito Atef nell'ambulanza, ma lo avevano invece curato il meglio possibile sul posto. Guardando l'orologio, Brian notò che erano passati dieci minuti da quand'era caduto a terra: ormai il cervello di Atef era morto. L'ufficiale dei Marines svoltò a sinistra e si incamminò fino all'angolo successivo, dove prese un taxi, farfugliando il nome dell'albergo, che però il conducente indovinò. Quando vi giunse, Dominic si trovava nell'atrio; quindi si diressero insieme verso il bar. L'unico aspetto positivo del far fuori qualcuno davanti a un luogo di preghiera stava nel poter essere ragionevolmente sicuri che non sarebbe andato all'inferno. Come minimo era una cosa in meno che avrebbe turbato le loro coscienze. Anche la birra fu di aiuto.
20 SEGNALE DI CACCIA Le 14,26 di Monaco equivalevano alle 8,26 del mattino secondo l'ora della costa orientale per il Campus. Sam Granger era arrivato presto in ufficio, chiedendosi se avrebbe trovato un'e-mail. I gemelli stavano lavorando con efficienza e rapidità. Non improvvisavano, ma di certo stavano utilizzando la tecnologia della quale erano stati forniti, e non sprecavano il tempo o i soldi del Campus strada facendo. Aveva già selezionato l'obiettivo n. 3, criptato e pronto per essere spedito attraverso la rete. A differenza di quanto era accaduto per Sali a Londra non poteva attendersi una nota «ufficiale» da parte del servizio segreto tedesco, il Bundesnachrichtendienst, che aveva dimostrato scarsa considerazione nei confronti di Anas Ali Atef. Al massimo sarebbe stata una faccenda per la polizia di Monaco, ma più probabilmente solo un caso per l'ufficio del medico legale - solo un altro fatale attacco di cuore in un Paese dove troppi cittadini mangiano cibi grassi e fumano. L'e-mail giunse alle 8,43 dal computer di Dominic riferiva in modo molto dettagliato l'azione, riuscita, come se si fosse trattato di un rapporto investigativo ufficiale all'FBI. Il fatto che Atef avesse al suo fianco un Tom Clancy
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amico era da considerare un fatto positivo; che uno degli avversari fosse stato testimone dell'uccisione forse significava che non sarebbero nati sospetti circa il decesso dell'obiettivo. Tanto per stare tranquilli il Campus avrebbe comunque fatto del proprio meglio per ottenere il rapporto ufficiale sulla morte di Atef, anche a costo di qualche difficoltà. Ryan e Wills ai piani inferiori non sapevano nulla di tutto ciò. Jack era impegnato nel suo lavoro di routine e, per circa un'ora, controllò il traffico dei messaggi fra i servizi d'informazione americani; poi passò in rassegna il traffico Internet da e per gli indirizzi dei terroristi noti o sospetti. Per la maggior parte questi erano messaggi così abituali che sembravano le email fra marito e moglie su cosa comprare al supermercato tornando a casa dal lavoro. Alcuni però potevano essere in codice e avere importanza notevole, ma non era possibile saperlo senza un programma o un foglio di trascrizione. Almeno un terrorista aveva usato «tempo caldo» per significare un elevato grado di sicurezza in un luogo che interessava i suoi colleghi, ma il messaggio era stato inviato a luglio, quando in effetti la temperatura era più elevata del solito. Quel particolare testo era stato copiato dall'FBI, ma all'inizio il Bureau non gli aveva prestato grande attenzione. Tuttavia quel mattino una nuova comunicazione sullo schermo balzò ai suoi occhi. «Ehi, Tony, guarda un po' questo.» Il destinatario era il loro vecchio amico 56MoHa@eurocom e il contenuto riconfermava la sua identità quale punto di contatto per il traffico dei messaggi dei cattivi: ATEF È MORTO. È MORTO SOTTO I MIEI OCCHI QUI A MONACO. HANNO CHIAMATO UN'AMBULANZA E L'HANNO CURATO SUL MARCIAPIEDE MA È MORTO PER UN ATTACCO CARDIACO IN OSPEDALE. CHIEDO ISTRUZIONI, FA'AD. Il suo indirizzo era
[email protected], un indirizzo nuovo per la rubrica del computer di Jack. «Honeybear?» osservò Wills con una risatina. «Questo tizio deve navigare in rete alla ricerca di donne.» «Quindi fa sesso virtuale, bene. Tony, se abbiamo appena eliminato un tizio di nome Atef in Germania qui c'è la conferma dell'evento, più un nuovo obiettivo da seguire.» Ryan si girò verso la sua postazione e mosse il mouse per verificare le fonti. «Ecco, anche l'NSA l'ha individuato. Forse Tom Clancy
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pensano che sia uno coinvolto.» «Di certo ti piace fare voli di fantasia», osservò Wills. «Col cazzo!» Una volta tanto Jack era davvero arrabbiato. Stava iniziando a capire perché suo padre s'infuriava così spesso quando arrivavano certe informazioni nello Studio Ovale. «Maledizione, Tony, devono essere ancora più evidenti le cose?» Wills fece un profondo respiro e parlò tranquillo come al solito. «Calmati, Jack. Questa è una fonte singola, un solo rapporto su qualcosa che può essere accaduta oppure no. Non buttartici a capofitto finché non viene confermata da una fonte nota; questo Honeybear può essere un mucchio di cose, poche delle quali ci permettono di identificarlo come un buono o un cattivo.» Da parte sua Jack Jr. si chiedeva se il suo ufficiale addestratore lo stesse mettendo - ancora! - alla prova. «Okay, ripartiamo da zero. Cinquantasei MoHa è una fonte che riteniamo sia quasi certamente un esponente di rilievo, forse un addetto alle operazioni dei cattivi. Da quando sono qui abbiamo passato al setaccio la rete alla sua ricerca. Così, monitoriamo l'etere e questa lettera arriva nella sua casella proprio mentre riteniamo di avere - noi stessi - una squadra di killer in campo, a meno tu non mi dica che Uda bin Sali ha avuto davvero un infarto nel centro di Londra mentre stava sognando a occhi aperti la sua puttana preferita. E che il servizio di sicurezza britannico abbia trovato il fatto molto interessante soltanto perché non tutti i giorni un sospetto banchiere dei terroristi cade a terra morto in mezzo alla strada. Ho dimenticato qualcosa?» Wills sorrise. «Non male come esposizione. Un po' carente di prove, ma le tue asserzioni erano ben organizzate. Pensi quindi che dovresti portarla di sopra?» «No, Tony, penso che dovresti portarla tu di sopra, e di corsa», disse Ryan, ammorbidendo la sua rabbia evidente. Fa' un bel respiro e conta fino a dieci. «Allora penso che lo farò.» Cinque minuti più tardi Wills entrò nell'ufficio di Rick Bell e gli allungò due fogli di carta. «Rick, abbiamo una squadra al lavoro in Germania?» chiese Wills. La risposta non fu per nulla sorprendente. «Perché me lo chiedi?» Bell aveva una faccia da giocatore di poker che Tom Clancy
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avrebbe fatto invidia a una statua di marmo. «Leggi», gli suggerì Wills. «Accidenti», reagì il capo degli analisti. «Chi ha pescato questo pesce dall'oceano elettronico?» «Indovina», gli suggerì Tony. «Non male per il ragazzo.» Bell osservò con molta attenzione il suo ospite. «Quanti sospetti ha?» «Di certo sta rendendo nervosa parecchia gente a Langley.» «Come te?» «Puoi dirlo», rispose Wills. «Fa dei bei voli di fantasia, Rick.» Questa volta Bell fece una smorfia. «Beh, non è proprio la gara di salto in lungo alle Olimpiadi.» «Rick, Jack riesce a fare due più due alla stessa velocità con cui un computer fa la differenza fra l'uno e lo zero. Ha ragione, vero?» Bell impiegò un paio di secondi a rispondere. «Tu che cosa pensi?» «Penso che di sicuro abbiano fatto fuori quel Sali, e questa probabilmente è la missione numero due. Come fanno?» «E meglio che tu non lo sappia. Non è pulito come sembra», rispose Bell. «Quell'Atef era un reclutatore. Ha mandato almeno uno dei tizi di Des Moines.» «Mi sembra una ragione sufficiente», osservò Wills. «Anche Sam la pensa allo stesso modo. Gli passerò questa roba. Conseguenze?» «Sarà bene dare un'occhiata più da vicino a quel certo MoHa. Magari potremmo rintracciarlo», disse Wills. «Nessuna idea di dove si trovi?» «Sembra in Italia, ma nello stivale ci vive un mucchio di gente. Ci sono molte grandi città con molte topaie. Per lui è di certo un buon posto. Si trova in una posizione centrale e ci sono aeroporti dappertutto. Ultimamente i terroristi hanno lasciato in pace il governo di Roma, quindi nessuno sta dando la caccia al cane che non abbaia.» «Non è lo stesso in Germania, in Francia e nel resto dell'Europa centrale?» Wills annuì. «Così pare. Sono i prossimi sulla lista, ma non penso che ne siano del tutto consapevoli. È come se tenessero la testa nascosta nella sabbia, Rick.» «Vero», ammise Bell. «E allora, che facciamo con il nostro allievo?» Tom Clancy
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«Ryan? Bella domanda. Di certo è uno che impara alla svelta. È molto bravo nel collegare le cose», pensò Wills ad alta voce. «Fa grandi voli di fantasia, a volte eccessivi, ma comunque non è una brutta qualità per un analista.» «Che voto gli daresti finora?» «Nove più, forse un dieci meno, e solo perché è nuovo. Non è bravo come me, ma io faccio questo mestiere da prima che lui nascesse. È promettente, Rick. Farà molta strada.» «È così bravo?» chiese Bell. Tony Wills era noto per essere un analista accurato e prudente, uno dei migliori che Langley avesse mai sfornato, nonostante le occhiaie verdognole e gli elastici per tenere su le maniche. Wills annuì. «Proprio così.» Tony era anche scrupolosamente onesto. Era nella sua indole naturale, ma poteva anche permettersi di esserlo. Il Campus pagava molto meglio di qualsiasi altra agenzia governativa. I suoi figli erano tutti adulti; il più giovane frequentava l'ultimo anno di Fisica all'Università del Maryland dopodiché lui e Betty avrebbero potuto pensare al successivo passo nella vita, ma a Wills piaceva quel lavoro e non intendeva lasciarlo presto. «Ma non fargli sapere che te l'ho detto.» «Un pallone gonfiato?» «No, non sarebbe onesto. Ma non voglio che inizi a pensare di saper già tutto.» «Neanche uno con metà cervello lo penserebbe», osservò Bell. «Già.» Wills si alzò. «Ma perché rischiare?» Wills uscì ma Bell non sapeva ancora che cosa fare con Ryan Jr. Bene, ecco qualcosa di cui parlare con il senatore. «Prossima fermata, Vienna», Dominic informò suo fratello. «Abbiamo un altro obiettivo.» «Hai ancora dubbi su quanto possa essere stabile questo lavoro?» pensò ad alta voce Brian. Suo fratello si mise a ridere. «Ragazzo, ci sono abbastanza canaglie in America da tenerci occupati per il resto della vita.» «Già, si risparmiano soldi, si evitano i giudici e le giurie.» «Il mio nome non è Dirty Harry Callaghan, deficiente.» «E io non sono John Wayne. Come ci arriviamo? Aereo, treno... perché non in macchina?» «In macchina dev'essere divertente», disse Dominic. «Mi chiedo se possiamo noleggiare una Porsche...» Tom Clancy
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«Grande», esclamò Brian. «Sconnettiti così posso scaricare il file, ti spiace?» «Va bene. Vado a vedere cosa può organizzarci il concierge.» E uscì dalla stanza. «Questa è l'unica conferma che abbiamo?» chiese Hendley. «Esatto.» Annuì Granger. «Ma corrisponde a quello che ci hanno detto i nostri due ragazzi sul campo.» «Stanno facendo troppo in fretta. Considera la cosa da un altro punto di vista: "Due attacchi di cuore in meno di una settimana"... E poi?» «Gerry, la natura della nostra missione è di ricognizione armata, ricordi? Vogliamo anche che sull'altro fronte diventino un po' nervosi, ma ben presto la loro arroganza prenderà il sopravvento e lo cancelleranno come un evento occasionale. Se fossimo alla TV O in un film penserebbero che la CIA sta giocando duro, ma non siamo al cinema, e sanno che la CIA non fa quel tipo di gioco. Forse penseranno al Mossad, ma tengono già d'occhio gli israeliani. Ehi», una lampadina si accese nel cervello di Granger, «e se fossero quei tizi che hanno fatto fuori l'agente del Mossad a Roma?» «Non ti pago per fare ipotesi, Sam.» «È una possibilità», insistette Granger. «È anche possibile che la mafia abbia colpito quel povero bastardo perché lo hanno scambiato per un collega mafioso che doveva dei soldi all'organizzazione. Ma non ci scommetterei il mio ranch.» «Sissignore.» Granger ritornò nel suo ufficio. In quel momento Muhammed Hassan al-Din si trovava a Roma, all'Hotel Excelsior; stava bevendo un caffè e lavorando al computer. Quella di Atef era una brutta notizia. Era - era stato - un bravo reclutatore, con la giusta miscela di intelligenza, credibilità e dedizione per convincere altri a unirsi alla causa. Anche lui voleva entrare in azione, uccidere gente e diventare un Sacro Martire, ma anche se avrebbe potuto benissimo riuscirci, un uomo in grado di reclutarne altri era più importante di uno che voleva sacrificare la propria vita. Era semplice aritmetica, qualcosa che un laureato in ingegneria come Atef avrebbe dovuto capire. Che cosa gli era successo? Suo fratello non era forse stato ucciso dagli israeliani nel 1973? Un tempo molto lungo per covare il rancore, anche per uomini della sua organizzazione, ma non senza precedenti. Adesso comunque Atef si Tom Clancy
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trovava con suo fratello, in Paradiso. Questo era un bene per lui, ma un male per l'organizzazione. Così era scritto, si consolò Mohammed, e così era stato, e la lotta sarebbe proseguita fino alla morte dell'ultimo dei loro nemici. Sul suo letto aveva un paio di cellulari clonati, telefoni che poteva usare senza timore d'intercettazione. Doveva chiamare l'Emiro in proposito? Valeva la pena pensarci. Anas Ali Atef era il secondo attacco cardiaco in meno di una settimana, e in entrambi i casi si trattava di uomini giovani; era un fatto strano, un dato statistico molto insolito. Fa'ad si trovava però in quel momento proprio di fianco ad Anas Ali, quindi non era stato ucciso o avvelenato da un agente dei servizi segreti israeliani - un ebreo li avrebbe probabilmente uccisi entrambi, pensò Mohammed - e quindi con un testimone presente c'erano pochi motivi per sospettare un gioco sporco. Quanto a quell'altro, a Uda piaceva la vita del puttaniere, e non sarebbe certo stato il primo uomo a morire per colpa della debolezza della carne. Sembrava trattarsi soltanto di una rara coincidenza che non richiedeva quindi una chiamata urgente all'Emiro. Batté comunque sul computer un appunto a proposito del doppio incidente, cripto il file e spense l'apparecchio. Aveva voglia di fare una passeggiata. Era una bella giornata a Roma, calda secondo la media europea, ma una boccata di aria di casa per lui. Lungo la strada c'era un piacevole ristorante all'aperto il cui cibo era nella media italiana, ma qui la media era superiore a quella di molti ristoranti di ottimo livello in giro per il mondo. Si poteva pensare che le donne italiane fossero tutte grasse, invece no, soffrivano della malattia femminile occidentale della magrezza, come i bambini dell'Africa occidentale, o almeno alcuni. Che cosa triste. Anziché mangiare attraversò Via Veneto per ritirare un migliaio di euro dalla macchinetta del Bancomat. Viaggiare in Europa era diventato molto più comodo da quando c'era l'euro, sia ringraziato Allah. In termini di stabilità non era ancora come il dollaro americano, ma con un po' di fortuna lo sarebbe diventato presto, e ciò avrebbe reso ancor più convenienti i suoi viaggi. Era difficile non amare una città come Roma. Situata in un'ottima posizione, dal carattere internazionale, invasa dagli stranieri e piena di gente ospitale che si inchinava per raggranellare un po' di liquidi, da buoni contadini quali erano in origine. Una città interessante per le donne, con negozi che Riyadh poteva a stento offrire. A sua madre inglese Roma era piaciuta, e i motivi erano evidenti. Cibo e vino buoni e una piacevole Tom Clancy
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atmosfera del passato che risaliva a prima del Profeta stesso, che la benedizione e la pace scendano su di Lui. Qui era morta molta gente per mano degli imperatori, macellata per il piacere del pubblico nel Colosseo, o uccisa perché in un modo o nell'altro aveva scontentato l'imperatore. Nel periodo dell'impero le strade dovevano essere state molto tranquille. Quale metodo migliore della crudeltà per far rispettare le leggi? Perfino i deboli potevano riconoscere il prezzo per un cattivo comportamento. Si sentiva come a casa sua e quindi, sperava, ci sarebbe rimasto anche dopo aver sistemato la famiglia reale, sia che questa venisse uccisa sia che fuggisse all'estero, magari al sicuro in Inghilterra o in Svizzera, dove la gente ricca e nobile veniva trattata sufficientemente bene da poter condurre la sua vita in pigra comodità. Entrambe le alternative andavano bene a Mohammed e ai suoi colleghi. Dal momento che non avrebbero più governato il suo Paese, pieno di corruzione, prostrandosi agli infedeli e vendendo loro il petrolio in cambio di denaro, governando il popolo come se fossero i figli di Maometto stesso. Sarebbe tutto finito. Il suo disgusto nei confronti dell'America era niente rispetto all'odio per i governanti del suo Paese. Ma l'America era il suo obiettivo primario a causa della sua potenza, che veniva usata sia per fini propri sia suddivisa con altri affinché la utilizzassero in nome degli interessi imperialisti americani. L'America minacciava tutto ciò che gli era caro. L'America era una nazione infedele, che sosteneva e proteggeva gli ebrei. L'America aveva invaso il suo Paese schierandovi soldati e armamenti, senza alcun dubbio con l'obiettivo ultimo di sottomettere tutto l'Islam, e quindi governare un miliardo di Credenti per i suoi interessi ristretti e meschini. Per quanto potessero essere malvagi, gli ebrei erano soltanto uno strumento degli americani, i vassalli che eseguivano gli ordini in cambio di denaro e armi, senza nemmeno sapere quanto cinicamente venissero usati. Gli sciiti iraniani avevano avuto ragione. L'America era il Grande Satana, Iblis in persona, e aveva una tale potenza che era difficile colpirla in modo diretto, ma la sua malvagità era comunque vulnerabile da parte delle forze giuste di Allah e dei Credenti. Il concierge dell'hotel Bayerischer Hof aveva superato se stesso, pensò Dominic, trovando per loro una Porsche 911 il cui bagagliaio anteriore riusciva appena a contenere le loro borse, e schiacciandole solo un po'. Ma era sufficiente, e certo meglio di una Mercedes a nolo dal motore poco Tom Clancy
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potente. La 911 aveva le palle. Brian avrebbe dovuto armeggiare con le cartine mentre si dirigevano verso est in direzione di Vienna. Che stessero andando a sud per uccidere qualcuno per ora non c'entrava nulla. Stavano servendo il loro Paese, e questo era il massimo della lealtà. «Devo mettermi il casco?», chiese Brian entrando, il che significava in pratica sedersi sull'asfalto. «Non con me alla guida, Aldo. Avanti, fratello. È l'ora del rock and roll.» La macchina aveva un orribile colore blu, ma il serbatoio era pieno e il motore a sei cilindri girava bene. I tedeschi facevano queste cose in Ordnung. Brian lo guidò fuori da Monaco fino all'autostrada per Vienna, e a quel punto Enzo decise di vedere che velocità potesse davvero raggiungere la Porsche. «Credi che abbiano bisogno di rinforzi?» chiese Hendley a Granger, che aveva appena convocato nel proprio ufficio. «Che cosa intendi dire?» rispose Sam. Ovviamente «loro» doveva significare i fratelli Caruso. «Intendo dire che non hanno molto supporto informativo», precisò l'ex senatore. «Non ci abbiamo mai davvero pensato.» «È vero.» Hendley si appoggiò allo schienale. «Da un lato, stanno operando nudi. Nessuno di loro ha molta esperienza: e se colpissero la persona sbagliata? Probabilmente non verrebbero arrestati sul fatto, ma non aiuterebbe certo il loro morale. Mi ricordo un tizio della mafia, mi sembra nel penitenziario federale di Atlanta. Aveva ammazzato un povero bastardo che pensava stesse cercando di ucciderlo, ma si trattava del tizio sbagliato, e di conseguenza andò in confusione. Cantò come un canarino. È così che siamo riusciti per la prima volta a penetrare la mafia e a sapere com'era organizzata, ricordi?» «Oh certo, si trattava di quel Joe Valachi, ma era un criminale.» «Mentre Brian e Dominic sono bravi ragazzi. Quindi il fatto di essere colpevoli potrebbe sconvolgerli ancora di più. Forse un po' di sostegno da parte dell'intelligence sarebbe una buona idea.» Granger fu sorpreso da quella proposta. «Capisco il bisogno di una migliore valutazione delle informazioni e questo "ufficio virtuale" ha i suoi limiti, lo ammetto; per esempio, non possono fare domande, ma se ne Tom Clancy
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hanno una possono sempre mandarci un'e-mail per chiederci un parere.» «Cosa che non hanno fatto», sottolineò Hendley. «Gerry, sono solo ai primi due passi della missione. Non è ancora tempo per farsi prendere dal panico, non credi? Si tratta di due giovani agenti molto intelligenti e capaci, è per questo che li abbiamo scelti. Sanno pensare in modo autonomo, ed esattamente ciò che vogliamo dal nostro personale operativo.» «Non stiamo limitandoci a fare ipotesi, stiamo lanciando ipotesi per il futuro. Pensi sia una buona idea?» Hendley aveva imparato al Campidoglio come approfondire le idee ed era molto abile nel farlo. «Le ipotesi sono sempre una cattiva cosa, lo so, Gerry. Ma anche le complicazioni lo sono. Come facciamo a essere sicuri di mandare la persona giusta? E se aumentasse il livello d'incertezza? Siamo sicuri di volerlo?» Hendley, pensò Granger, stava soffrendo della più letale delle malattie del Congresso. Era troppo facile sorvegliare qualcosa fino alla morte. «Sarebbe una buona cosa avere qualcuno là, che pensa in modo un po' diverso, che ha un modo differente di analizzare i dati. I ragazzi Caruso sono molto bravi. Ma non hanno esperienza. La cosa importante è avere un cervello diverso che consideri i fatti e la situazione da un altro punto di vista.» Granger sentiva di essere stato messo alle corde. «Capisco la logica di tutto questo, ma è un livello di complicazione di cui non abbiamo bisogno.» «Allora vedila così: che cosa succede se notano qualcosa per cui non sono preparati? In questo caso hanno bisogno di un secondo parere - o chiamalo come vuoi - sul dato a loro disposizione. Renderà meno probabile che commettano un errore sul campo, un errore che sarebbe fatale per un povero disgraziato e avrebbe un'influenza sul modo in cui porterebbero a termine le loro missioni in futuro. Colpevolezza, rimorso, e forse inizierebbero anche a parlarne, capisci? Possiamo scartare del tutto queste ipotesi?» «No, non del tutto, ma significa anche aggiungere un ulteriore elemento all'equazione che potrebbe dire no quando il sì sarebbe il modo giusto di agire. Chiunque può dire di no, ma non è per forza giusto. Si può spingere la prudenza troppo in là.» «Non credo.» Tom Clancy
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«Bene. Allora, chi intendi mandare?» chiese Granger. «Pensiamoci un momento. Dovrebbe trattarsi... deve trattarsi di qualcuno che conoscono e di cui si fidano...» La sua voce si spense. Hendley aveva reso nervoso il responsabile delle operazioni. Aveva in testa un chiodo fisso e Hendley sapeva fin troppo bene di essere lui il capo del Campus; in quell'edificio le sue parole erano legge, e non c'era nessuno cui appellarsi. Quindi, se Granger avesse dovuto scegliere qualcuno per quell'ipotetico lavoro, doveva trattarsi di qualcuno che non avrebbe mandato a quel paese tutta la faccenda. L'autostrada era stata costruita in modo magnifico, perfino geniale. Dominic si ritrovò a chiedersi chi l'avesse progettata. Poi pensò che sembrava che fosse lì da molto tempo. E collegava la Germania con l'Austria... forse era stato lo stesso Hitler a ordinare che venisse costruita? Non era forse una cosa buffa? Comunque non c'erano limiti di velocità e il motore a sei cilindri della Porsche faceva le fusa come una tigre furtiva sulle tracce di qualche preda. Gli automobilisti tedeschi erano incredibilmente ben educati; bastava lampeggiare con i fari, e si toglievano di mezzo come se avessero ricevuto un ordine divino. Era molto diverso dall'America, dove qualche anziana signora nella sua vecchia Pinto restava sulla corsia di sinistra perché era mancina e per giunta le piaceva tenere dietro quei maniaci con le loro Corvette. I laghi salati di Bonneville non avrebbero potuto essere più divertenti. Da parte sua Brian stava facendo tutto il possibile per non perdersi. Di tanto in tanto chiudeva gli occhi, ripensando al volo a bassissima quota con il reparto da ricognizione dei Marines attraverso i passi montani della Sierra Nevada, molto spesso a bordo di elicotteri CH-46 più vecchi di lui. Non era morto. E probabilmente non sarebbe morto nemmeno questa volta e, come ufficiale dei Marines, non gli era consentito mostrare paura o debolezze. E poi era molto eccitante, come stare su un otto volante senza la sbarra di sicurezza davanti al sedile. Vedeva inoltre che Enzo se la spassava, e si consolò con il fatto che la sua cintura era ben allacciata; quella macchinetta tedesca forse era stata progettata dallo stesso gruppo che aveva prodotto il carro armato Tigre. L'attraversamento della parte montagnosa fu la più impegnativa poi, quando entrarono nella zona coltivata, grazie a Dio il terreno divenne più piatto e la strada più dritta. «Le colline vivono al suono della musicaaaaa», cantava Dominic, in Tom Clancy
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modo orrendo. «Se canti in questo modo in una chiesa, Dio ti fulmina», lo avvertì Brian, tirando fuori le cartine della città mentre si avvicinavano a Wien, come i suoi cittadini chiamavano Vienna. Le strade erano tane per topi. La capitale dell'Austria - Österreich risaliva alle legioni romane, e nessuna strada era diritta per più della distanza necessaria a una legione per passare in parata di fronte al proprio tribunus militaris il giorno del compleanno dell'imperatore. La mappa mostrava circonvallazioni interne ed esterne, che indicavano forse la sede delle antiche mura medievali; i turchi erano giunti fin qui in più di un'occasione nella speranza di annettere l'Austria al loro impero, ma quel pezzo di storia militare non era compreso nell'elenco dei testi ufficiali del corpo dei Marines. Nazione in massima parte cattolica, dato che era stata la casa regnante degli Asburgo, ciò non aveva impedito agli austriaci di sterminare l'importante e ricca comunità ebraica dopo che Hitler aveva annesso l'Österreich al Grande Reich Tedesco in seguito all'Anschluss plebiscitario del 1938. Hitler era nato qui, non in Germania come molti credono, e gli austriaci avevano ripagato quella lealtà diventando più nazisti dello stesso Führer, perlomeno secondo la storiografia corrente, non necessariamente secondo ciò che sostengono gli austriaci di oggi. Fu la sola nazione del mondo in cui Tutti insieme appassionatamente aveva fatto fiasco al botteghino, forse perché il film era stato insolente nei confronti del partito nazista. Per tutti questi motivi Vienna aveva l'aspetto di ciò che era: un'ex città imperiale con ampi vialoni alberati, architettura classica e cittadini eleganti. Brian indirizzò il fratello fino all'Hotel Imperiai sul Kärtner Ring, un edifìcio che sembrava un'appendice del celebre palazzo di Schönbrunn. «Bisogna ammettere che ci sistemano in posti eleganti, Aldo», osservò Dominic. All'interno era ancor più fastoso, con stucchi dorati e infissi in legno laccati, ogni pezzo dei quali sembrava fosse stato sistemato da un mastro artigiano importato dalla Firenze del Rinascimento. L'atrio non era spazioso, ma era impossibile non notare il banco della reception, dietro il quale si trovavano delle persone i cui abiti indicavano in modo inequivocabile che si trattava di addetti dell'albergo, esattamente come l'uniforme di gala blu identifica un Marine. «Buon giorno», disse il concierge in segno di benvenuto. «Il vostro Tom Clancy
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nome è Caruso?» «Esatto», confermò Dominic, sorpreso dall'ottimo inglese dell'impiegato. «Dovreste avere una prenotazione per mio fratello e una per me.» «Sì, signore», rispose con profondo rispetto. Poteva essere un inglese studiato a Harvard. «Due stanze comunicanti con vista sulla strada.» «Ottimo.» Dominic tirò fuori la sua carta di credito American Express nera e gliela porse. «Grazie.» «C'è qualche messaggio per noi?» chiese Dominic. «No, signore.» «Può occuparsi della nostra macchina? È a nolo. Non siamo certi se la terremo o meno.» «Senz'altro, signore.» «Grazie. Possiamo vedere le nostre stanze?» «Certo. Sono al primo piano... scusate, al secondo, come dite in America. Franz», chiamò. L'inglese del fattorino era altrettanto buono. «Da questa parte, prego, signori.» Niente ascensore ma al suo posto una camminata su una scala ricoperta da un tappeto rosso che si dirigeva verso un ritratto a grandezza naturale di uno che sembrava davvero molto importante, nella sua uniforme militare bianca e con i baffi bianchi magnificamente pettinati. «Di chi si tratta?» chiese Dominic al fattorino. «Dell'imperatore Francesco Giuseppe, signore. Ha visitato l'albergo in occasione dell'inaugurazione, nel diciannovesimo secolo.» «Ah.» Questo spiegava il comportamento dei dipendenti, ma era quasi impossibile immaginare lo stile di quel posto. In pochi minuti si erano sistemati nei rispettivi alloggi. Brian entrò nella stanza di suo fratello. «Accidenti, il piano residenziale della Casa Bianca non è così bello.» «Credi davvero?» chiese Dominic. «Amico, io lo so. Ci sono stato. Lo zio Jack mi ci ha portato dopo la mia nomina a ufficiale... no, di fatto è stato dopo che ho superato il corso di base. Merda, questo posto è uno schianto. Mi chiedo quanto costi.» «Al diavolo, tanto è sulla mia carta, e il nostro amico abita qui vicino, al Bristol. Non è male dare la caccia ai bastardi ricchi, non trovi?» Questo li riportò al lavoro. Dominic estrasse il portatile dalla borsa. L'Imperiai era Tom Clancy
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abituato a ospiti dotati di computer, e il necessario per questi era predisposto in modo molto efficiente. Per prima cosa aprì il file più recente. In precedenza gli aveva dato soltanto un'occhiata; ora analizzò con calma ogni singola parola. Granger stava pensandoci. Gerry voleva qualcuno che facesse da babysitter ai gemelli, e sembrava che la sua mente fosse fissata su questo problema. Alla direzione informazioni, alle dipendenze di Rick Bell, c'erano molte persone in gamba, ma in quanto ex agenti della CIA e di altri enti erano tutti troppo vecchi per essere dei compagni adatti ai gemelli, data la giovane età dei ragazzi Caruso. Non sarebbe stata una buona idea mandare in giro per l'Europa gente di nemmeno trent'anni con uno di cinquanta. Era quindi meglio trovare qualcuno più giovane. Non erano in molti, ma ce n'era uno... Alzò il telefono. Fa'ad si trovava solo a due isolati di distanza, al terzo piano del Bristol, un albergo famoso e molto aristocratico, noto in particolar modo per il suo eccellente ristorante e per la sua vicinanza al teatro dell'Opera di Stato – proprio dall'altra parte della strada - dedicato alla memoria di Wolfgang Amadeus Mozart, che era stato il musicista di corte degli Asburgo prima della sua morte precoce, avvenuta qui a Vienna. Ma Fa'ad non era per nulla interessato a quelle storie. Era ossessionato dagli eventi attuali. Vedere Anas Ali Atef morire sotto i suoi occhi lo aveva molto scosso. Non si era trattato della morte degli infedeli, che si poteva guardare in TV sorridendone. Si trovava proprio lì, a osservare la vita che scivolava via in modo invisibile dal corpo del suo amico, guardando i paramedici tedeschi che lottavano invano per salvarlo, facendo in modo evidente del proprio meglio anche per una persona che avrebbero dovuto disprezzare. Era sorprendente. Certo, quei tedeschi stavano facendo il loro lavoro, ma l'avevano fatto con determinazione ostinata, quindi avevano trasportato con la massima rapidità il suo compagno al più vicino ospedale, dove i medici tedeschi avevano forse tentato lo stesso, ma senza esito. Uno di loro l'aveva raggiunto nella sala d'aspetto per annunciargli la notizia, dicendo inutilmente che avevano fatto tutto il possibile; sembrava si fosse trattato di un forte attacco di cuore, e avrebbero fatto ulteriori analisi per accertare che fosse proprio quella la causa della morte, chiedendo infine Tom Clancy
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informazioni sulla sua famiglia, se c'era, e su chi avrebbe provveduto al cadavere una volta terminata l'autopsia. Era strano come i tedeschi fossero sempre precisi in tutti i particolari. Fa'ad aveva organizzato ciò che poteva, poi era partito per Vienna, seduto da solo in un posto di prima classe, cercando di accettare quel terribile evento. Stava facendo rapporto alla sua organizzazione, e per questo il suo referente era Mohammed Hassan al-Din. Probabilmente in quel momento si trovava a Roma, anche se Fa'ad Yasin non ne era sicuro. Non doveva esserlo; l'indirizzo Internet era sufficiente, vago com'era. Era solo molto triste che un giovane, vigoroso e prezioso compagno fosse caduto a terra morto in mezzo a una strada. Soltanto Allah in persona sapeva se la cosa poteva avere un senso; ma Allah aveva un Suo piano per ogni cosa, e non sempre gli uomini dovevano conoscerlo. Fa'ad prese una bottiglia mignon di cognac dal minibar e la bevve direttamente dalla bottiglietta anziché versarsela in uno dei bicchierini sopra l'armadietto. Peccaminoso o no, lo aiutava a calmare i nervi, e comunque non l'aveva mai fatto in pubblico. Al diavolo tutta quella sfortuna! Diede un'altra occhiata al minibar: rimanevano altri due cognac, e oltre a questi numerose bottigliette di whisky scozzese, la bevanda preferita in Arabia Saudita, Shari'a o meno. «Hai il passaporto?» chiese Granger non appena si fu seduto. «Certo. Perché?» «Vai in Austria. L'aereo parte questa sera dal Dulles. Ecco il biglietto.» «A far cosa?» «Hai una prenotazione all'Hotel Imperiai. Lì incontrerai Dominic e Brian Caruso e li terrai al corrente degli sviluppi. Puoi usare il normale collegamento e-mail, e il tuo portatile è dotato della tecnologia necessaria per la crittazione.» Che diavolo succede? si chiese Jack. «Mi scusi, signor Granger. Possiamo tornare indietro di un paio di passi? Che cosa sta accadendo con precisione laggiù?» «Mi sembra che tuo padre abbia fatto questa domanda un paio di volte.» Granger fece un sorriso che avrebbe raggelato il ghiaccio in un bicchiere. «Gerry pensa che i gemelli abbiano bisogno di supporto in campo informativo; quindi tu vieni distaccato per fornire loro questo appoggio, come una sorta di consulente finché saranno sul campo. Questo significa che dovrai soltanto tenere d'occhio gli sviluppi dell'intelligence attraverso Tom Clancy
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l'ufficio virtuale. Hai fatto un buon lavoro; hai un buon fiuto per seguire le cose sulla rete, migliore di quello di Dom e Brian. Avere i tuoi occhi sul campo sarà utile. Ecco il motivo. Puoi rifiutare l'incarico, ma al tuo posto lo accetterei.» «Quando parte il volo?» «È sulla copertina del biglietto.» Jack diede un'occhiata. «Devo sbrigarmi.» «Allora sbrigati. Una macchina ti accompagnerà al Dulles.» «Sissignore», rispose Jack alzandosi. Era contento che ci fosse un'auto per portarlo all'aeroporto: non gli piaceva l'idea di lasciare il suo Hummer nel parcheggio del Dulles. I ladri avevano una vera passione per quel tipo di macchina. «Chi è autorizzato a sapere qualcosa di questa storia?» «Rick Bell lo dirà a Wills. A parte questi, nessuno, ripeto: nessuno. Chiaro?» «Chiaro, signore. Okay, vado.» Guardò nella busta del biglietto e vi trovò un'American Express nera. Perlomeno il viaggio era a spese della ditta. Quante di queste cose il Campus teneva nei suoi cassetti? si chiese. Ma di sicuro era tutto quanto gli serviva per quel giorno. «Che cosa?» chiese Dominic al suo computer. «Aldo, domattina arriva compagnia.» «Chi?» chiese Brian. «Non lo dice. Dice però di non far nulla finché non ci raggiunge.» «Chi pensano che siamo, degli imbranati? Non è colpa nostra se l'ultimo tizio ci è saltato in braccio. Perché aspettare?» «Questa è gente del governo. Se si è troppo efficienti si spaventano», pensò ad alta voce Dominic. «Che ne dici di pranzare, fratello?» «Va bene, possiamo provare la loro versione della cotoletta alla milanese. Pensi che abbiano del vino decente da queste parti?» «C'è solo un modo per scoprirlo, Aldo.» Dominic prese una cravatta dalla valigia. La sala da pranzo dell'albergo sembrava formale quanto quella della vecchia casa dello zio Jack.
21 UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO Tom Clancy
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Per Jack si trattava di una nuova avventura sotto due aspetti. Non era mai stato in Austria prima d'ora. E non aveva mai operato sul campo come agente per unirsi a una squadra omicida, e se l'idea di mettere fine alla vita di persone decise ad uccidere gli americani sembrava piuttosto buona dietro una scrivania di West Odenton, nel Maryland, nella poltrona 3A di un Airbus 330 a oltre 10.000 metri di quota sull'Atlantico diventava all'improvviso una faccenda pericolosa. Comunque Granger gli aveva detto che non avrebbe dovuto fare nulla. E a Jack andava bene. Sapeva come usare una pistola: si recava con regolarità a sparare al poligono del servizio segreto nel centro di Washington, o a volte alla loro accademia a Beltsville, nel Maryland, se Mike Brennan si trovava da quelle parti. Comunque Brian e Dom erano dei tiratori professionisti, non però secondo il rapporto dell'MI5 arrivato al suo computer. Attacco cardiaco - come diavolo si fa a simulare un attacco cardiaco abbastanza bene da trarre in inganno un patologo? Avrebbe dovuto chiederglielo; presumibilmente era autorizzato a saperlo. In ogni caso il cibo era superiore alla media degli intrugli delle linee aeree, e nemmeno una riesce a rovinare gli alcolici quando sono in bottiglia. Dopo aver buttato giù alcool a sufficienza si addormentò; il sedile di prima classe era di vecchio tipo e non di quei nuovi marchingegni con centinaia di parti mobili, tutti scomodi. Come al solito metà della gente nella sezione di prua trascorse tutta la notte guardando film. Ognuno affronta a modo suo lo shock del viaggio, come l'aveva sempre chiamato suo padre. Jack aveva l'abitudine di dormire tutto il tempo. La Wienerschnitzel era ottima, al pari dei vini locali. «Chiunque l'abbia fatta deve parlare al nonno», disse Dominic dopo aver mandato giù l'ultimo boccone. «Penso che sappia alcune cose che Pop-Pop deve imparare.» «Probabilmente è italiano, fratello, o perlomeno qualche suo antenato.» Brian svuotò il suo bicchiere dell'ottimo vino bianco che gli era stato raccomandato dal cameriere. Una quindicina di secondi dopo l'uomo notò la cosa e riempì il bicchiere prima di scomparire di nuovo. «Ci si potrebbe anche abituare, in questa trattoria. Niente a che vedere con le razioni di combattimento.» «Con un po' di fortuna non dovremo mai più mangiare quelle schifezze.» «Certo, se continuiamo con questo lavoro», rispose Aldo dubbioso. Si Tom Clancy
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trovavano in pratica soli in un séparé d'angolo. «Allora, che cosa sappiamo del nuovo obiettivo?» «Forse è un corriere. Porta messaggi nella sua testa... quelli che non mandano attraverso Internet. Potrebbe essere utile strizzargli un po' il cervello, ma non fa parte della nostra missione. Ne abbiamo una descrizione fisica, ma questa volta niente foto, e la cosa è un po' preoccupante. Inoltre il tizio non sembra così importante. E anche questo è preoccupante.» «Hai ragione. Deve aver dato fastidio alla gente sbagliata. Bella sfortuna.» I suoi rimorsi di coscienza appartenevano al passato, ma avrebbe davvero desiderato far fuori uno più vicino al vertice della catena alimentare. L'assenza di una foto per l'identificazione costituiva un grosso problema. Dovevano stare attenti: non volevano far fuori la persona sbagliata. «Non è certo finito sulla lista per aver cantato in chiesa a voce troppo alta.» «E non è nemmeno il nipote del papa.» Brian terminò la litania. «Sono d'accordo.» Guardò l'orologio. «È ora di andare a letto, fratello. Dobbiamo vedere chi arriva domani. Dove lo incontriamo?» «Il messaggio dice che sarà lui a trovarci. Forse alloggerà qui.» «Il Campus ha idee stravaganti sulla sicurezza.» «Già, non è come nei film.» Dominic ridacchiò. Fece un cenno per il conto. Saltarono il dessert. In un posto come quello avrebbe potuto essere letale. Cinque minuti più tardi erano a letto. «Pensi di essere furbo?» chiese Hendley a Granger parlando dai telefoni criptati delle rispettive abitazioni. «Gerry, mi hai detto di mandare un giovane addetto alle informazioni, giusto? Chi altro potevamo prendere dall'ufficio di Rick? Tutti mi dicono quanto è sveglio quel ragazzo. Bene, mettiamolo alla prova in prima linea.» «Ma è un novellino», protestò Hendley. «E i gemelli forse non lo sono?» rispose Granger con una domanda. Ricevuto. D'ora in poi mi lascerai gestire la mia baracca a modo mio, pensò il più intensamente possibile. «Gerry, non dovrà sporcarsi le mani, e questo lo renderà un analista migliore. È imparentato con loro. Loro lo conoscono. Lui li conosce. Si fideranno di ciò che dirà e gli crederanno, e Tony Wills dice che si tratta del più brillante giovane analista che ha mai Tom Clancy
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incontrato da quando ha lasciato Langley. Quindi è perfetto per questo incarico.» «E troppo giovane.» Ma Hendley sapeva che stava perdendo la partita. «Chi non lo è, Gerry? Se avessimo gente con esperienza disponibile per questo tipo di lavoro, l'avremmo messa sul libro paga.» «Se fa saltare tutto all'aria?» «Allora io sono bruciato. Lo so. Adesso posso andare a guardare un po' la TV?» «Ci vediamo domani», disse Hendley. «'notte, socio.» Honeybear stava navigando in rete, e chattava con qualcuno di nome Elsa K 69 che diceva di avere 33 anni, di essere alta 160 centimetri, di pesare 54 chili, con misure discrete ma non eccezionali, capelli castani, occhi azzurri, e una mente indecente e piena d'inventiva. Sapeva anche battere bene a macchina. Di fatto - ma questo Fa'ad non aveva modo di saperlo - si trattava di un uomo di cinquant'anni, mezzo ubriaco e piuttosto solo. Chattavano in inglese. La «ragazza» all'altro capo diceva di fare la «segretaria» a Londra. Era una città che il corrispondente dall'Austria conosceva bene. «Lei» era abbastanza reale per Fa'ad, il quale ben presto si immerse nella sua fantasia perversa. Non valeva certo una donna vera, ma Fa'ad stava attento ad abbandonarsi alle sue passioni in Europa. Non si sapeva mai se la donna che si ingaggiava potesse essere un'agente del Mossad, cui avrebbe fatto altrettanto piacere tagliarglielo invece di prenderlo dentro di sé. Non temeva tanto la morte, ma come tutti gli uomini aveva paura del dolore. Comunque la fantasia durò almeno mezzora, cosa che lo lasciò soddisfatto a sufficienza da annotarsi il nominativo nel caso «lei» comparisse di nuovo. Non poteva sapere che il corrispondente tirolese aveva fatto un'annotazione simile sul suo elenco dei preferiti prima di ritirarsi in un letto freddo e solitario. Quando Jack si svegliò gli scuri dei finestrini erano sollevati e mostravano le montagne color grigio porpora 6.000 metri circa sotto di lui. Il suo orologio indicava che si trovava a bordo da circa otto ore, e aveva probabilmente dormito per sei. Niente male. Aveva un leggero mal di testa dovuto al vino, ma il caffè del mattino era buono, così come i piccoli dolci Tom Clancy
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e le due cose lo fecero svegliare a metà mentre il volo 94 si preparava all'atterraggio. L'aeroporto non era certo molto grande, considerando che si trattava del principale punto d'ingresso in uno Stato sovrano, ma la popolazione dell'Austria era quasi pari a quella della città di New York, che aveva ben tre aeroporti. L'aereo toccò terra e il comandante diede il benvenuto a tutti nella sua patria, avvertendoli che erano le 9,05 del mattino, ora locale. Adesso avrebbe dovuto sopportare un giorno sballato per il fuso orario, ma con un po' di fortuna forse l'indomani lo avrebbe quasi del tutto superato. Oltrepassò senza problemi il controllo passaporti - il volo era solo mezzo pieno - recuperò i bagagli e uscì alla ricerca di un taxi. «Imperiai Hotel, per favore.» «Dove?» chiese il taxista. «Imperiai Hotel», ripeté Ryan. Il conducente rifletté per un istante. «Ach so, Hotel Imperia, ja?» «Das ist richtig», lo rassicurò Junior, quindi si mise comodo per godersi la corsa. Aveva un centinaio di euro, e riteneva fossero sufficienti, a meno che quel tizio non avesse frequentato la scuola per taxisti di New York. E comunque lungo la strada ci sarebbero stati dei Bancomat. La corsa durò circa mezzora, combattendo con il traffico dell'ora di punta. A un paio di isolati dall'albergo passarono di fronte a una concessionaria Ferrari, una cosa nuova per lui; prima d'ora aveva visto le Ferrari solo in TV, e come tutti i giovani si chiedeva come sarebbe stato guidarne una. Il personale dell'albergo lo accolse come se si trattasse di un principe, e lo accompagnò in una suite al quarto piano il cui letto era davvero molto invitante. Ordinò subito la prima colazione e aprì i bagagli. Poi si ricordò del motivo per cui si trovava lì, alzò il telefono e chiese di essere messo in contatto con la stanza di Dominic Caruso. «Pronto?» Era Brian. Dom si trovava nella doccia placcata d'oro. «Salve, cugino, sono Jack», sentì rispondere. «Jack chi... aspetta un minuto, Jack?» «Sono di sopra, Marine. Sono arrivato in aereo un'ora fa. Vieni su, così possiamo parlare.» «Dammi dieci minuti», replicò Brian, e si diresse verso il bagno. «Enzo, non crederai a chi c'è di sopra.» «Chi?» chiese Dominic mentre si asciugava. Tom Clancy
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«Sarà una sorpresa, ragazzo.» Brian tornò in salotto, incerto se ridere o vomitare mentre leggeva l'International Herald Tribune. «Ma che razza di... non posso crederci. Non sarà mica uno scherzo», mormorò Dominic quando la porta si aprì. «Dovresti vedere la cosa dalla mia parte, Enzo», rispose Jack. «Entrate.» «Buono il cibo al Motel Sei», osservò Brian, seguendo suo fratello. «A dire il vero preferisco l'Holiday Inn Express. Mi serve una laurea per il mio curriculum vitae.» Jack rise e fece loro segno di sedersi. «Ho fatto scorta di caffè.» «Lo fanno bene da queste parti. Vedo che hai anche scoperto i croissant.» Dominic si versò una tazza di caffè e ne rubò uno. «Perché diavolo hanno mandato te?» «Penso perché mi conoscete entrambi.» Junior imburrò il suo secondo croissant. «Sapete una cosa. Lasciatemi prima finire la colazione e poi facciamo due passi fino al concessionario Ferrari e ne parliamo. Vi piace Vienna?» «Siamo arrivati solo ieri pomeriggio, Jack», lo informò Dominic. «Non lo sapevo. Mi era sembrato che aveste trascorso un periodo produttivo a Londra.» «Non male», rispose Brian. «Te ne parleremo dopo.» Jack continuò la sua colazione mentre Brian proseguì la lettura del suo Herald Tribune. «A casa sono ancora agitati per le sparatorie. All'aeroporto mi hanno fatto togliere le scarpe; per fortuna avevo le calze pulite. Sembra che cerchino di scoprire se qualcuno sta cercando di lasciare di fretta la città.» «Già, è proprio una brutta faccenda», osservò Dominic. «È stato coinvolto qualcuno che conoscevi?» «No, grazie a Dio. Nemmeno papà, con tutta quella gente che conosce nell'ambiente finanziario. E quanto a voi?» Brian gli diede un'occhiata buffa. «Nessuno che conoscessimo.» Sperava che l'anima del piccolo David Prentiss non si sarebbe offesa. Jack finì l'ultimo croissant. «Lasciate che mi faccia una doccia, e poi potete accompagnarmi a visitare un po' i dintorni.» Brian finì il giornale e accese la TV sulla CNN - l'unico canale americano disponibile all'Imperiai - per ascoltare le notizie delle 5 del mattino da New York. Le ultime Tom Clancy
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vittime erano state sepolte il giorno prima, e gli inviati stavano chiedendo alle persone in lutto che sentimenti provavano. Che domanda del cazzo! si arrabbiò il Marine. Si era costretti a lasciare il coltello dalla parte del manico ai cattivi. E i politici sproloquiavano su cosa doveva fare l'America. Bene, pensò Brian, stiamo lavorando per voi, ragazzi. Ma se l'avessero scoperto, probabilmente se la sarebbero fatta sotto. La qual cosa, però, lo faceva sentire meglio. Qualcuno doveva giocare un po' a palla prigioniera, e questo adesso era compito suo. Al Bristol Fa'ad si era svegliato da poco. Anche lui aveva ordinato caffè e croissant. L'indomani aveva in programma d'incontrare un altro corriere per ricevere un messaggio che avrebbe poi fatto debitamente proseguire. L'organizzazione agiva con grande attenzione per le comunicazioni importanti; messaggi più delicati venivano trasmessi soltanto a voce. I corrieri conoscevano solo le loro controparti in ingresso e in uscita, in modo da essere organizzati in cellule di tre sole persone; un'altra lezione appresa dal defunto agente del KGB. Il corriere in ingresso era Mahmoud Mohamed Fadhil, che sarebbe giunto dal Pakistan. Quel sistema poteva essere scoperto, ma solo attraverso un difficile e lungo lavoro di polizia, che poteva essere vanificato se solo un uomo usciva dalla catena. Il problema era che la rimozione imprevista di un anello dalla linea di comunicazione poteva impedire che un messaggio giungesse a destinazione; ma ciò non era ancora accaduto, e non si prevedeva che accadesse. Fa'ad non faceva una brutta vita. Viaggiava molto, sempre in prima classe, si fermava solo in alberghi di prima categoria e, tutto sommato, era piuttosto confortevole. A volte si sentiva in colpa per tutto questo. Altri portavano a termine imprese che considerava pericolose e degne di ammirazione, ma quando aveva iniziato il lavoro gli era stato detto che l'organizzazione non avrebbe potuto funzionare senza di lui e i suoi undici compagni, e questo era stato positivo per il suo morale. Sapeva anche che il suo ruolo, per quanto di grande importanza, era piuttosto sicuro. Riceveva messaggi e li inoltrava, sovente agli operativi stessi, i quali lo trattavano tutti con grande rispetto, come se avesse deciso lui stesso la missione, cosa che lasciava credere. Nel giro di due giorni aveva ricevuto altri ordini da trasferire, sia al suo collega geograficamente più vicino - Ibrahim Salih al-Adel, di base a Parigi - sia a un agente operativo per il momento sconosciuto. Oggi lo avrebbe scoperto, e avrebbe Tom Clancy
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trasmesso quelle comunicazioni come dovuto, e agito in base agli sviluppi. Il lavoro poteva essere noioso ed eccitante nello stesso tempo, e con i periodi confortevoli e il rischio nullo per la propria persona, diventava facile essere un eroe del movimento, come a volte si concedeva il lusso di considerare se stesso. Camminarono verso est lungo il Kärtner Ring, che quasi all'improvviso girava a nord-est e mutava nome in Schubert Ring. Sul lato nord c'era il concessionario Ferrari. «Allora, ragazzi, come vanno le cose?» chiese Jack, all'aperto, e con il rumore del traffico che avrebbe impedito il funzionamento di qualsiasi apparato d'ascolto. «Due eliminati. Un altro da sistemare, qui a Vienna, quindi via da qualche altra parte, ovunque sia. Pensavo che tu lo sapessi», disse Dominic. Jack scosse il capo. «No. Non mi hanno messo al corrente di questa faccenda.» «Perché ti hanno mandato?» Questa volta era Brian. «Devo darvi un parere da un diverso punto di vista, credo. Supportarvi dal lato informativo e agire come una specie di consulente; o almeno questo è ciò che mi ha detto Granger. So cos'è successo a Londra. Ci è arrivato un mucchio di roba dai britannici, in modo indiretto, ovvio. È stato archiviato come un attacco cardiaco. Su Monaco non so molto. Che cosa potete dirmi?» Rispose Dominic. «L'ho beccato mentre usciva da una moschea. È crollato a terra sul marciapiede. È arrivata l'ambulanza; i paramedici l'hanno curato, poi l'hanno trasportato all'ospedale. È tutto quel che so.» «È morto. L'abbiamo saputo da un'intercettazione», disse loro Ryan. «Era insieme a uno che si fa chiamare Honeybear su Internet. Ha visto cadere il suo amico e ha fatto rapporto a un agente detto Cinquantasei MoHa, che riteniamo sia da qualche parte in Italia. Il tizio di Monaco - il suo nome era Atef - era un reclutatore e un corriere. Sappiamo che ha arruolato uno dei terroristi del casino della settimana scorsa. Quindi potete star sicuri che si era meritato il suo posto sulla lista.» «Lo sappiamo. Ce l'avevano detto», disse Brian. «Come li fate fuori?» «Con questa.» Dominic estrasse la penna dalla tasca della giacca. «Si fa Tom Clancy
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uscire la punta girando l'estremità superiore e si colpiscono, preferibilmente nel sedere. Inietta una sostanza, la succinilcolina, che rovina del tutto la giornata all'obiettivo, la metabolizza nel sangue anche dopo la morte, e non può essere individuata a meno che il patologo non sia un genio, e anche fortunato.» «Li paralizza?» «Sì. Prima svengono, poi non riescono più a respirare. Ci vogliono circa trenta secondi perché la droga faccia effetto, quindi cascano a terra e da quel momento è soltanto una faccenda meccanica. Dopo appare come un attacco di cuore, e risulta così anche alle analisi. È perfetto per quel che facciamo.» «Accidenti!» esclamò Jack. «Quindi voi due eravate anche a Charlottesville?» «Sì.» Era il turno di Brian. «Non è stato molto divertente. Mi è morto un bambino fra le braccia. È stata molto dura.» «Comunque bella sparatoria.» «Non erano molto bravi», commentò Dominic. «Non più in gamba dei teppisti di strada. Per nulla addestrati; non si sono guardati le spalle. Penso che ritenessero di non averne bisogno, con le armi automatiche. Ma hanno imparato che non era vero. Comunque siamo stati fortunati.» Poi si diressero verso le Ferrari. «Per la miseria, sono proprio belle», ammise subito Jack. Anche Brian ne fu colpito. «Questo è il modello vecchio», spiegò loro Dominic. «575M, V-dodici, oltre cinquecento cavalli, cambio a sei marce, duecentoventi bigliettoni per portarsela via. Quella davvero favolosa è la Ferrari "Enzo"... una fottuta bomba, ragazzi. Seicentosessanta cavalli. Le hanno perfino dato il mio nome. Vedete, là in fondo, nell'angolo.» «Quanto costa?» chiese Junior. «Poco meno di seicentomila dollari. Se vuoi qualcosa di più caro è meglio che telefoni alla Lockheed a Burbank.» Di certo la macchina aveva due prese d'aria frontali che assomigliavano a quelle dei reattori. «Vedo che conosce ancora bene le macchine», osservò Jack. Un jet privato sarebbe forse stato anche più utile, ma quella macchina era proprio elegante. «Preferirebbe dormire con una Ferrari piuttosto che con una top-model,» sbuffò Brian. Le sue priorità erano molto più convenzionali. Tom Clancy
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«Si può andare con una macchina più a lungo che con una ragazza, gente.» Era una versione dell'efficienza. «Scommetto che quella dolcezza va davvero forte.» «Potresti prendere il brevetto di volo», propose Jack. Dominic scosse la testa. «No. Troppo pericoloso.» «Che figlio di puttana.» Jack scoppiò quasi a ridere. «E in confronto a quello che stai facendo?» «Junior, sai che mi ci sono abituato?» «Se lo dici tu.» Jack scosse il capo. Quelle erano proprio delle belle automobili. Gli piaceva il suo Hummer: nella neve poteva andare dove voleva, sull'autostrada usciva vincitore da qualsiasi scontro, e se anche non era proprio sportivo, che diamine! Ma il fanciullo che era in lui poteva capire suo cugino. Dopo dieci minuti Dominic ritenne che avessero sbavato abbastanza, e proseguirono. «Quindi sappiamo tutto dell'obiettivo salvo il suo aspetto fisico?» chiese Brian mezzo isolato più oltre. «Esatto», confermò Jack. «Ma quanti arabi ritenete ci siano al Bristol?» «A Londra un mucchio. Il vero lavoro sarà identificare l'obiettivo. Concludere il lavoro sul marciapiede non dovrebbe essere troppo difficile.» E guardandosi attorno sembrava probabile; il traffico stradale non era intenso come a New York o a Londra, ma non era nemmeno quello di Kansas City quando fa buio, e portare a termine il lavoro in piena luce del giorno aveva le sue attrattive. «Penso che possiamo sorvegliare l'ingresso principale dell'albergo, e qualunque altro ingresso secondario. Puoi vedere se riesci ad avere altri dati dal Campus?» Jack controllò l'ora e calcolò mentalmente. «Dovrebbero iniziare a lavorare più o meno fra un paio d'ore.» «Allora va' a controllare le tue e-mail», gli disse Dominic. «Noi faremo due passi qui in giro alla ricerca di un probabile obiettivo.» «Bene.» Attraversarono la strada e ritornarono verso l'Imperiai. Una volta rientrato nella sua stanza stanza, Jack si buttò sul letto e si addormentò. Non aveva nulla da fare al momento, pensò Fa'ad, quindi poteva anche prendere una boccata d'aria. Vienna era piena di cose da vedere, e non le aveva ancora esaurite tutte. Si vestì in modo adeguato, come un uomo d'affari, e uscì a piedi. Tom Clancy
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«Bingo, Aldo.» Dominic aveva una memoria da poliziotto per i volti, e in pratica ci erano andati a sbattere. «Ma non è...?» «Certo. L'amico di Atef a Monaco. Scommetti che è lui il nostro uomo?» «Scommessa scontata, fratello», commentò Brian. Dominic catalogò il bersaglio. Aspetto mediorientale, altezza media, uno e settanta circa, corporatura minuta, circa sessantotto chili, castano scuro, naso leggermente adunco, vestito elegante e costoso, come un uomo d'affari, va in giro a piedi deciso e tranquillo. Giunsero a tre metri da lui, ben attenti a non osservarlo con insistenza, nemmeno dietro gli occhiali da sole. Beccato, gonzo. Chiunque fosse quella gente, non sapeva un cazzo su come nascondersi e mimetizzarsi. Camminarono fino all'angolo. «E stato piuttosto facile», osservò Brian. «E adesso?» «Abbiamo chiesto a Jack di verificare con la casa madre, sta' tranquillo, Aldo.» «Ricevuto forte e chiaro, fratello.» Verificò inconsciamente la giacca per verificare che la penna dorata fosse al suo posto, così come avrebbe potuto verificare la fondina alla ricerca della sua semiautomatica Beretta M9 se fosse stato sul campo di battaglia in uniforme. Si sentiva come un leone invisibile in una prateria del Kenya piena di gnu. La cosa non era molto diversa; poteva scegliere colui che voleva uccidere e mangiare, e il povero bastardo non avrebbe nemmeno saputo di essere seguito. Proprio come fanno loro. Si chiese se i colleghi di quel tizio avrebbero notato l'ironia dell'uso delle medesime tattiche contro di loro. Non si comportavano come gli americani erano condizionati a fare, ma tutte quelle scene di rese dei conti, a mezzogiorno, sulla strada principale erano state comunque inventate da Hollywood. Non era il mestiere del leone rischiare la vita e, come avevano spiegato loro al corso di base, se ci si ritrovava in un combattimento equilibrato, allora significava che non era stato pianificato nel modo migliore in precedenza. Una lotta onesta andava bene ai Giochi Olimpici, ma questi non lo erano. Nessun esperto di caccia grossa si sarebbe avvicinato a un leone facendo rumore e brandendo una spada; avrebbe fatto invece la cosa più sensata: si sarebbe appostato dietro un tronco e avrebbe usato un fucile da 200 metri di distanza. Perfino gli uomini delle tribù Masai in Kenya, per i quali l'uccisione di un leone rappresenta il passaggio all'età adulta, avevano il buon senso di farlo in gruppi di dieci, e non tutti ragazzi, per essere certi che quanto avrebbero Tom Clancy
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riportato al villaggio fosse la coda del leone. Non bastava essere coraggiosi. Bisognava anche essere efficaci. Il solo fatto di esercitare quel mestiere era già abbastanza pericoloso. Si faceva del proprio meglio per eliminare dall'equazione ogni elemento di rischio inutile: si trattava di un lavoro, non di uno sport. «Lo facciamo fuori qui in strada?» «Le altre volte ha funzionato, non ti pare? Non penso che possiamo colpirlo nel bar dell'albergo.» «Ricevuto, Enzo. E ora che cosa facciamo?» «Giochiamo ai turisti, credo. Il teatro dell'Opera sembra notevole. Andiamo a dare un'occhiata... Secondo il cartellone danno La valchiria di Wagner. Non l'ho mai vista.» «Non ho mai visto un'opera in vita mia. Penso che dovrò farlo, un giorno o l'altro; fa parte dell'animo italiano, non è vero?» «Già, e io ne ho più di quanto riesca a controllare, e ho un debole per Verdi.» «Palle. Quando mai sei stato all'opera?» «Ne ho qualcuna su CD», rispose Dominic, con un sorriso. La Staatsoper, il teatro dell'Opera di Stato risultò essere un magnifico esempio di architettura imperiale, costruita e realizzata come se Dio in persona avesse dovuto assistere a una rappresentazione, e decorata in scarlatto e oro. La dinastìa degli Asburgo di certo aveva un gusto notevole. Dominic pensò per un momento di andare a visitare le chiese della città, ma decise che non era il caso, visto il motivo per cui si trovavano lì. Camminarono in tutto un paio d'ore, quindi si diressero di nuovo verso l'albergo e si riunirono nella stanza di Jack. «Nessuna buona notizia dalla casa madre», disse loro Jack. «Non importa. Abbiamo visto il tizio. È un nostro vecchio amico di Monaco», riferì Brian. Si trasferirono nel bagno e aprirono i rubinetti, per creare un rumore di fondo sufficiente a disturbare qualunque eventuale microfono nella stanza. «Si tratta di un amico di mister Atef. Era presente quando l'ho steso a Monaco.» «Come puoi esserne certo?» «Non possiamo esserne certi al cento per cento, ma quali sono le probabilità che possa trovarsi in entrambe le città, e nell'albergo giusto?» chiese Brian. «Il cento per cento è meglio», obiettò Jack. Tom Clancy
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«Sono d'accordo, ma quando ci trova dalla parte giusta delle mille probabilità contro una, si punta e si lancia il dado», rispose Dominic. «Secondo le regole del Bureau si tratta quantomeno di un membro noto, qualcuno che prenderemmo in disparte per interrogarlo. Quindi con ogni probabilità non è in giro a fare la colletta per la Croce Rossa.» L'agente fece una pausa. »Non è perfetto, ma è quanto abbiamo di meglio e penso che valga la pena.» Per Jack era ora di verificare se aveva coraggio. Aveva l'autorità di decidere se agire o meno in questa situazione? Granger non lo aveva detto. Doveva aiutare i gemelli nel settore delle informazioni. Ma che cosa significava esattamente? Grandioso. Aveva un compito senza una descrizione precisa, e non gli era stata data nessuna autorità. La cosa non aveva molto senso. Si ricordava che una volta suo padre gli aveva detto che la gente dei comandi non era tenuta a giudicare col senno di poi i soldati sul campo, dato che questi avevano gli occhi e si riteneva fossero addestrati per pensare in modo autonomo. In questo caso il suo addestramento era buono quasi quanto il loro. Lui però non aveva visto il volto dell'ipotetico obiettivo mentre loro sì. Se diceva no, avrebbero potuto facilmente dirgli dove avrebbe dovuto mettersi il suo parere e, dato che non aveva nessun potere per imporlo, avrebbero vinto la partita e lui sarebbe rimasto con l'uccello in mano a chiedersi chi avesse ragione. Il mestiere di spia gli apparve all'improvviso molto imprevedibile, e lui si trovava in mezzo a una palude, senza un elicottero a tirarlo fuori. «Okay, ragazzi, sta a voi decidere.» A Jack sembrava di aver scelto la via più codarda, e ne ebbe una sensazione ancor più chiara quando aggiunse: «Comunque sarei più tranquillo se ne fossimo sicuri al cento per cento». «Anch'io. Ma come ti ho detto mille contro uno rappresentano una probabilità da scommessa.» Brian ci pensò su e annuì. «Per me va bene. A Monaco sembrava molto preoccupato per il suo amico. Se è un bravo ragazzo ha degli amici strani. Quindi facciamolo fuori.» «Okay», sussurrò Jack, piegandosi all'ineluttabile. Quando?» «Non appena possibile», rispose Brian. Lui e suo fratello avrebbero discusso la tattica in seguito, ma Jack non aveva bisogno di conoscerla. Alle 10,14 di quella sera Fa'ad si convinse di essere fortunato. Aveva Tom Clancy
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ricevuto un messaggio immediato di risposta da Elsa K 69, che lo ricordava con piacere. COSA FACCIAMO QUESTA SERA? Chiese a «lei». HO PENSATO QUESTO. IMMAGINA CHE CI TROVIAMO IN UN LAGER. IO SONO EBREA E TU SEI IL KOMMANDANT... NON HO INTENZIONE DI MORIRE CON GLI ALTRI, E TI OFFRO IL PIACERE IN CAMBIO DELLA MIA VITA... propose «lei». Diffìcilmente poteva esserci una fantasia erotica più piacevole per lui. VA' AVANTI E INIZIA, batté. Quindi attese un po' fino a quando: PER FAVORE, PER FAVORE, NON SONO AUSTRIACA. SONO UNA STUDENTESSA AMERICANA DI MUSICA RIMASTA INTRAPPOLATA DALLA GUERRA... Sempre meglio. AH, DAVVERO? HO SENTITO PARLARE MOLTO DELLE EBREE AMERICANE E DEL LORO MODO DI COMPORTARSI DA PUTTANE... Andò avanti così per circa un'ora. Alla fine la spedì comunque nella camera a gas. Dopotutto a cosa servivano gli ebrei? Come prevedibile, Ryan non riuscì a dormire. Il suo corpo non si era ancora abituato alle sei ore di differenza di fuso orario, nonostante alcune lunghe pause di sonno durante il volo. Come facessero gli equipaggi degli aerei rimaneva per lui un mistero, anche se aveva il sospetto che rimanessero soltanto sincronizzati sull'ora del luogo in cui vivevano, ignorando dove si trovavano in quel momento. Ma per farlo bisognava essere sempre in movimento, e lui non lo era. Collegò il computer e decise di aprirsi la strada nell'Islam usando Google. L'unico musulmano che conosceva era il principe Ali dell'Arabia Saudita, e lui non era un fanatico. Aveva anche fatto il filo alla timida sorella minore di Jack, Katie, che trovava affascinante la sua barba ben curata. Riuscì a scaricare il Corano, e iniziò a leggerlo. Era suddiviso in sure, a loro volta, come la sua Bibbia, scritte in versetti. Aveva guardato raramente le Sacre Scritture e lette ancora meno, dato che essendo cattolico contava sul fatto che i preti gli parlassero delle parti salienti, evitandogli la fatica di leggere chi diavolo provocò cosa; forse avrebbe potuto essere interessante, e anche divertente, all'epoca, ma non oggi, a meno di non occuparsi di genealogia, che non era un argomento di conversazione a tavola in famiglia Ryan. Inoltre tutti sapevano che ogni irlandese discendeva da un ladro di cavalli fuggito dal Tom Clancy
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Paese per evitare di essere impiccato dal perfido invasore inglese. Da lì era nata tutta una serie di duri scontri, uno dei quali era giunto a un pelo dall'impedire la sua nascita ad Annapolis. Si rese conto solo dieci minuti dopo che il Corano era in pratica una copia, parola per parola, di ciò che avevano scritto i profeti ebrei, ispirati a farlo dalla volontà divina, perché così sostenevano. E lo stesso diceva Maometto; pareva che Dio gli avesse parlato e lui, con il ruolo di segretario personale, avesse scritto tutto. Era un peccato che non ci fossero stati una videocamera e un registratore per tutti quei tizi, ma non esistevano e, come un prete gli aveva spiegato alla Georgetown, la fede è fede, e ci si crede come è previsto faccia, oppure non ci si crede. Jack credeva in Dio. I suoi genitori gli avevano insegnato le basi e lo avevano mandato in scuole cattoliche, dove aveva imparato le preghiere e le regole, aveva fatto la Prima Comunione, la Confessione - ora chiamata «Riconciliazione» nella Chiesa Cattolica Romana più benevola e sensibile - e la Cresima. Ma non vedeva l'interno di una chiesa da un bel po' di tempo. Non era anticlericale, ma adesso era cresciuto e forse non andare in chiesa era un modo (stupido) per dimostrare a mamma e papà che era capace di decidere in modo autonomo come vivere la sua vita, e che loro non potevano più dargli ordini. Notò come nelle cinquanta pagine che aveva scorso non si dicesse alcunché circa l'uccidere gente innocente per poi poter scopare le donne che si trovavano in Paradiso. La pena per il suicidio era esattamente alla pari con quello che gli aveva spiegato suor Frances Mary in seconda elementare: il suicidio era un peccato mortale che andava rifuggito, perché dopo non si poteva andare a confessarsi per mondare la propria anima. L'Islam diceva che la fede era una buona cosa, ma che non bisognava soltanto pensarci: bisognava anche viverla. Bingo, per quanto riguardava l'insegnamento cattolico. Dopo un'ora e mezzo gli risultò evidente - conclusione piuttosto ovvia che il terrorismo aveva tanto a che fare con la religione islamica quanto ne aveva con gli irlandesi cattolici e protestanti. I biografi di Adolf Hitler dicevano che si era sempre considerato cattolico fino al momento in cui si era sparato; non aveva mai conosciuto suor Frances Mary altrimenti avrebbe avuto più buon senso. Ma quello sciocco era pazzo. Quindi, se aveva capito bene, Maometto avrebbe probabilmente punito con severità i terroristi. Era stato un uomo ragionevole e onorevole. Non altrettanto però Tom Clancy
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tutti i suoi seguaci, ed era con gente di questo tipo che i gemelli dovevano misurarsi. Qualsiasi religione poteva essere travisata da un qualunque gruppo di pazzoidi, pensò sbadigliando, e l'Islam era soltanto quello successivo sulla lista. «Sarà bene che ne legga di più», si disse dirigendosi verso il letto. «Sarà bene.» Fa'ad si alzò alle 8,30. Quel giorno avrebbe incontrato Mahmoud, proprio in fondo alla strada, nel supermercato. Da lì avrebbero preso un taxi per una qualche destinazione - forse un museo - per effettuare il vero e proprio trasferimento del messaggio, e ormai sapeva cosa sarebbe successo, e cosa doveva fare affinché accadesse. Era proprio un peccato non avere una propria residenza; gli alberghi erano comodi, in particolare il servizio di lavanderia, ma stava raggiungendo il limite di sopportazione. Arrivò la colazione, ringraziò il cameriere e gli diede due euro di mancia, quindi lesse il giornale appoggiato sul carrello. Non sembrava fosse accaduto nulla d'importante. Le elezioni in Austria erano vicine, e ognuno dei due partiti dava della canaglia all'altro, come abitudine nelle schermaglie politiche europee. Nella sua patria questi fenomeni erano molto più prevedibili, e più facili da capire. Alle 9 aveva acceso la TV e si era accorto che stava controllando l'orologio con frequenza crescente. Questi incontri lo rendevano sempre un po' ansioso. E se il Mossad lo avesse identificato? La risposta era abbastanza evidente: l'avrebbero ucciso senza pensarci su più di quanto avrebbero fatto per schiacciare un insetto. Dominic e Brian stavano passeggiando senza meta, o almeno così poteva sembrare a un osservatore casuale, ma la realtà era diversa. Di fianco al loro albergo c'era un'edicola, e il Bristol aveva vari portieri. Dominic pensò di appoggiarsi a un lampione e leggere il giornale, ma era una delle cose che all'Accademia dell'FBI gli avevano detto di non fare assolutamente mai, perché anche le spie avevano visto i film in cui gli attori si comportavano sempre così; quindi, che fosse professionale o meno, realistico o meno, il mondo intero era condizionato a diffidare di chiunque leggesse il giornale appoggiato a un lampione. Pedinare una persona già all'esterno era un gioco da bambini rispetto ad aspettare che comparisse. Sbadigliò e continuò a camminare. Tom Clancy
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I pensieri di Brian seguivano più o meno la stessa linea. Pensò a come le sigarette potessero aiutare in momenti come quelli. Davano qualcosa da fare, come nei film Humphrey Bogart e i chiodi senza filtro della sua bara, che alla fine lo avevano ucciso. Che sfortuna, Bogie, pensò Brian. Il cancro era proprio una malattia del cazzo. Non che lui desse ai suoi soggetti il respiro della primavera, ma almeno non durava mesi. Pochi minuti e il cervello si spegneva. Inoltre in un modo o nell'altro sarebbe successo. Forse non sarebbero stati d'accordo, ma era indispensabile stare attenti ai nemici che ci si creava; non tutti erano pecore stupide e indifese. E la sorpresa è una brutta bestia. La sorpresa è il miglior successo che si può conseguire sul campo di battaglia: se si coglie l'altro di sorpresa, non ha la possibilità di rispondere, e questa è un'ottima cosa dato che si tratta di affari, non di cose personali. Come un manzo nel recinto: entra in un piccolo locale, e anche se alza lo sguardo vede soltanto il tizio con la pistola ad aria compressa, e dopo si ritrova nel paradiso delle mucche, dove l'erba cresce sempre verde, l'acqua è dolce, e non c'è in giro nessun lupo... La tua mente sta vaneggiando, Aldo, pensò fra sé Brian. Entrambi i lati della strada si prestavano bene al suo scopo. Quindi attraversò e si diresse verso il Bancomat che si trovava proprio di fronte al Bristol, estrasse la sua carta di credito, digitò il codice, e ritirò cinquecento euro. Controllò l'orologio: 10,53. L'uccellino sarebbe uscito? O l'avevano perso? Il traffico si era calmato. I tram rossi sferragliavano avanti e indietro. Qui la gente pensava agli affari propri. Camminava senza volgere gli occhi di lato, a meno che non fosse interessata a qualcosa di specifico. Non incrociava lo sguardo con gli stranieri, non aveva affatto l'istinto di salutare la gente perché riteneva che uno straniero dovesse restare tale. Apprezzava qui ancor più che a Monaco quanto questa gente fosse in Ordnung Si sarebbe potuto cenare sul pavimento delle loro case, a patto poi di pulirlo. Dominic aveva preso posizione dall'altra parte della strada, e copriva la direzione verso il teatro dell'Opera. Quel tizio non aveva molte possibilità: andare a destra o a sinistra, attraversare o meno la strada. Nessun'altra opzione, a meno che non ci fosse una macchina che veniva a prenderlo, nel qual caso la missione sarebbe stata un fiasco. Ma domani era un altro giorno. Il suo orologio indicava le 10,56. Doveva stare attento, non osservare troppo l'ingresso dell'albergo. Farlo lo faceva sentire Tom Clancy
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vulnerabile... Eccolo! Era l'obiettivo segnalato, tutto a posto, con addosso un vestito blu a righe e cravatta marrone, come una persona che si rechi a un importante appuntamento d'affari. Anche Dominic lo vide, e si girò per avvicinarsi da nordovest. Brian attese per vedere che cosa avrebbe fatto. Fa'ad decise di tirare uno scherzo al suo amico in arrivo. Si sarebbe avvicinato dall'altra parte della strada, tanto per fare qualcosa di diverso; e così attraversò, a metà dell'isolato, evitando il traffico. Da bambino si divertiva a entrare nel recinto in cui suo padre teneva i cavalli per zigzagare in mezzo a loro. I cavalli avevano un cervello per evitare di scontrarsi inutilmente contro qualcosa, più di quanto si potesse dire delle macchine che sfrecciavano lungo il Kärtner Ring, ma riuscì ad attraversare incolume. In quel punto il grande viale era suddiviso in un vialetto asfaltato simile a una strada privata, uno stretto spartitraffico in erba, quindi la strada vera e propria con le macchine e i tram, un altro spartitraffico, e l'altro vialetto prima del marciapiede dalla parte opposta. L'obiettivo attraversò di corsa e iniziò a camminare verso ovest, in direzione del loro albergo. Brian prese posizione tre metri dietro di lui e impugnò la sua penna, estraendone la punta e verificandola con lo sguardo per essere certo che fosse pronta. Max Weber era un manovratore che lavorava per l'azienda dei trasporti cittadina da ventitré anni, guidando i tram su e giù diciotto volte al giorno, cosa per cui era pagato con uno stipendio soddisfacente. Stava dirigendosi a nord, lasciando la Schwartzenberg Platz, svoltando a sinistra proprio dove la via cambiava nome da Rennweg in Schwartzenberg Strasse per imboccare il Kärtner Ring. Aveva la luce a favore, e il suo occhio notò le decorazioni dell'Hotel Imperiai, dove amavano risiedere gli stranieri ricchi e i diplomatici. Poi i suoi occhi ritornarono sulla strada. Non si poteva far sterzare un tram, e toccava ai conducenti delle automobili stare fuori dai piedi. Non che andasse molto veloce, quasi mai a più di 40 chilometri l'ora, anche in periferia vicino al capolinea. Non era un lavoro molto intellettuale, ma lo faceva con scrupolo, come da manuale. Qualcuno suonò il campanello: doveva scendere fra il Kärtner e la Wiedner Hauptstrasse. Tom Clancy
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Eccolo. Ecco Mahmoud. Guardava dall'altra parte. Bene, pensò Fa'ad, forse avrebbe potuto sorprendere il collega, e prenderlo in giro per tutta la giornata. Si fermò sul marciapiede e osservò il traffico prima di attraversare di corsa la strada. Okay, stronzo, pensò Brian, avvicinandosi in soli tre passi e... Ahi, pensò Fa'ah. Era stato proprio come un piccolo dolore nel sedere. Lo ignorò e continuò a camminare, tagliando attraverso un varco nel traffico della strada. Stava arrivando un tram, ma era troppo lontano per preoccuparlo. Da destra non giungevano altri veicoli, quindi... Brian continuò a camminare. Pensava di raggiungere l'edicola. Avrebbe avuto una buona occasione per girarsi e osservare mentre sembrava che stesse comprando qualcosa. Weber vide quell'idiota che attraversava di corsa in mezzo alle rotaie. Non potevano quei pazzi attraversare soltanto all'angolo, dove doveva fermarsi al semaforo rosso come tutti gli altri? Insegnavano ai bambini a farlo fin dal Kindergarten. Qualcuno pensava che il suo tempo fosse più importante dell'oro, come se si trattasse di Francesco Giuseppe in persona, risuscitato dalla sua morte centenaria. Non modificò la propria velocità. Idiota o no, si sarebbe allontanato dalle rotaie prima di... Fa'ad sentì la gamba destra cedere sotto di lui. Cosa succedeva? Poi fu la volta della gamba sinistra, e iniziò a cadere senza nessun motivo, quindi incominciarono a succedere altre cose più velocemente di quanto riuscisse a capire e poi, come da un punto di vista esterno, si vide cadere a terra... e stava arrivando un tram! Max reagì con troppa lentezza. Stentava a credere ciò che i suoi occhi gli dicevano e reagì pestando il piede sul freno, ma il pazzo si trovava a meno di due metri di distanza e... lieber Gott. Il tram era dotato di un paio di sbarre orizzontali che correvano sotto il muso proprio per evitare situazioni come questa, ma non erano state controllate da diverse settimane, e Fa'ad era un uomo magro abbastanza Tom Clancy
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perché il suo piede s'infilasse sotto le sbarre di sicurezza e il suo corpo le spingesse quindi verso l'alto e fuori dalla traiettoria. Max sentì lo spaventoso thump-thump del passaggio sopra il corpo dell'uomo. Qualcuno avrebbe chiamato un'ambulanza, ma avrebbero fatto prima a chiamare un prete. Quel povero stupido non sarebbe mai arrivato dove voleva, che pazzo, guadagnare tempo a costo della vita. Che pazzo. Dall'altra parte della strada Mahmoud si girò giusto in tempo per veder morire il suo amico. I suoi occhi immaginarono, più che vedere, il tram che sì alzava come per evitare di uccidere Fa'ad, e il suo mondo cambiò altrettanto rapidamente mentre quello di Fa'ad finiva per sempre. «Santo Dio!», pensò Brian, a venti metri di distanza, con un giornale fra le mani. Quel povero stronzo non era vissuto abbastanza per morire a causa del veleno. Vide che Enzo si era portato dalla parte opposta della strada, forse pensando di liquidarlo se e quando avesse finito di attraversare, ma la succinilcolina aveva funzionato come previsto. Aveva solo scelto un posto molto pericoloso per cadere. O uno fortunato, a seconda del punto di vista. Prese una rivista e attraversò la strada. Vicino al supermercato c'era un tizio dall'aspetto arabo il cui volto era ancora più sconvolto di quello delle persone attorno a lui. C'era gente che gridava, che si copriva la bocca con le mani dato che non si trattava certo di un bello spettacolo, nonostante il tram si fosse fermato proprio sopra il corpo. «Qualcuno dovrà lavare la strada», osservò con calma Dominic. «Bel colpo, Aldo.» «Già, penso di sì, ma ora andiamo.» «D'accordo, fratello.» Si diressero a destra, oltre il tabaccaio, verso la Schwartzenberg Platz. Dietro di loro si sentiva qualche donna cacciare un urlo, mentre gli uomini si comportavano in modo più controllato, e molti voltavano lo sguardo. Non c'era nulla da fare. Il portiere dell'Imperiai corse dentro per chiamare l'ambulanza e i vigili del fuoco arrivarono una decina di minuti dopo. Sembrava che l'uomo avesse perso tutto il sangue che aveva, e non c'era alcuna possibilità di salvarlo. Arrivò anche la polizia e un capitano, giunto dalla sua stazione nella vicina Friedrichstrasse, disse a Max Weber di far arretrare il tram e toglierlo da sopra il corpo. Ciò mostrò molto... e poco. Il corpo era stato tagliato in tre pezzi irregolari, come se fosse stato Tom Clancy
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squarciato da un predatore preistorico. L'ambulanza, giunta nel frattempo, si era fermata proprio in mezzo alla strada e i vigili stavano facendo scorrere il traffico, ma i conducenti rallentavano per dare un'occhiata allo scempio; metà di loro osservava affascinata e l'altra metà si voltava per l'orrore e il disgusto. Erano giunti anche alcuni giornalisti, con le macchine fotografiche e i taccuini, e gli operatori della TV con le minitelecamere. Per raccogliere il cadavere furono necessari tre sacchi. Giunse un ispettore della società dei trasporti per interrogare il manovratore, che la polizia aveva già ascoltato. Fu necessaria circa un'ora per rimuovere il corpo, ispezionare il tram e liberare la strada. Tutto si svolse in modo piuttosto efficiente e alle 12,30 il traffico ricominciò a scorrere. Mahmoud Mohamed Fadhil rientrò al suo albergo, accese il computer e inviò un'e-mail a Mohammed Hassan al-Din, che si trovava ora a Roma, per chiedere istruzioni. Nel frattempo Dominic lavorava sul suo computer e batteva un'e-mail per il Campus, per comunicare loro l'azione di quel giorno e chiedere istruzioni per l'incarico successivo.
22 PIAZZA DI SPAGNA «State scherzando», disse di colpo Jack. «Signore Iddio, dammi un avversario stupido», rispose Brian. «Questa è una preghiera che insegnano al corso di base. Il problema è che prima o poi diventano furbi.» «Come gli imbroglioni», ammise Dominic. «Il problema quando si fa rispettare la legge è che di solito si prendono gli stupidi; degli intelligenti non si sente quasi parlare. Ecco perché c'è voluto tanto tempo per sconfiggere quelli della mafia, anche se non sono poi così intelligenti. Ma si tratta di un processo darwiniano, e in un modo o nell'altro li aiuteremo a far crescere i loro cervelli.» «Notizie da casa?» chiese Brian. «Guarda che ore sono. Non saranno al lavoro per almeno un'altra ora», spiegò Jack. «Quindi quel tìzio è stato proprio investito?» Brian annuì. Era caduto ed era stato investito. «Da un tram. La cosa buona è che ha coperto il casino.» Che sfortuna, grande bastardo.
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Il St. Elisabeth Krankenhaus, lungo l'Invalidenstrasse, dove l'equipaggio dell'ambulanza aveva trasportato le parti del corpo, si trovava a meno di 2 chilometri. Avevano già avvertito, quindi non ci fu grande sorpresa quando arrivarono i tre sacchi stagni, che furono posati su un tavolo in patologia; non aveva senso farli passare dall'accettazione dell'obitorio poiché il motivo della morte era così evidente che sarebbe sembrato da humour nero. L'unica cosa da fare era prelevare un po' di sangue per un esame tossicologico; il corpo era stato così maciullato che l'aveva perso quasi tutto, ma gli organi interni - in particolare la milza e il cervello - ne avevano ancora abbastanza da estrarlo con una siringa per inviarlo al laboratorio, dove avrebbero poi cercato tracce di droghe e/o alcool. L'altra cosa da cercare nel corso dell'autopsia poteva essere una gamba fratturata, ma il passaggio del tram sul corpo - avevano trovato il suo nome e la sua identità nella valigetta, e la polizia stava verificando negli alberghi della zona per vedere se avesse lasciato un passaporto, in modo da poterne notificare la morte alla sua ambasciata - faceva sì che sarebbe stato impossibile scoprire anche un ginocchio rotto. Entrambe le gambe erano state completamente spappolate in meno di tre secondi. L'unico elemento sorprendente era che il suo volto - intatto - aveva l'aria tranquilla; ci si sarebbe aspettati degli occhi spalancati e una smorfia di dolore per la morte, ma anche la morte traumatica aveva poche regole precise, come ben sapeva il patologo. Non c'era nessun motivo di effettuare un'autopsia approfondita. Se gli avessero sparato avrebbero forse potuto trovare la ferita d'arma da fuoco, ma non c'era motivo per sospettarlo. La polizia aveva già parlato con diciassette testimoni che si trovavano a una trentina di metri dall'incidente. Tutto sommato il rapporto del patologo avrebbe potuto limitarsi alla firma di un modulo o di un documento ufficiale. «Come diavolo hanno fatto a organizzare una cosa simile?» osservò Grager alzando il telefono. «Gerry? Scendi. Il numero tre è nel sacco. Devi leggere questo rapporto.» Dopo aver posato il telefono pensò ad alta voce: «Okay, ora dove li mandiamo?». Questo veniva deciso a un piano diverso. Tony Wills stava copiando tutti i messaggi di Ryan, e quello in cima alla lista era impressionante nella sua brevità. Quindi sollevò la cornetta per chiamare Rick Bell. Per Max Weber fu un momento molto difficile. Gli ci volle mezzora per Tom Clancy
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assorbire la sorpresa e lo shock iniziali. Cominciò a vomitare, mentre rivedeva il corpo piegato che scivolava sotto il suo campo visivo, e riascoltava l'orrendo thump-thump del suo tram. Non era stata colpa sua, si disse. Quel pazzo, der Idiot, era caduto proprio davanti a lui, come se fosse ubriaco, soltanto che era troppo presto perché un uomo avesse bevuto un numero eccessivo di birre. Aveva già avuto alcuni incidenti, in gran parte problemi di paraurti con macchine che avevano svoltato troppo bruscamente davanti a lui, ma non aveva mai visto né sentito di un incidente mortale con un tram. Aveva ucciso un uomo. Lui, Max Weber, aveva ammazzato qualcuno. Non era colpa sua, continuò a ripetersi ogni minuto nel corso delle due ore successive. Il suo supervisore gli diede la giornata libera, quindi timbrò il cartellino e si diresse a casa a bordo della sua Audi, fermandosi alla Gasthaus a un isolato dalla sua abitazione perché quel giorno non voleva bere da solo. Jack stava scorrendo i messaggi dal Campus, con Dom e Brian al suo fianco che mangiavano un pasto in ritardo e bevevano birra. Si trattava di traffico di routine, e-mail da e per persone sospette, per la maggior parte cittadini normali di diverse nazioni che in un paio di occasioni avevano scritto parole magiche rilevate dal sistema di intercettazione Echelon a Fort Meade. Poi ne vide una simile alle altre, solo che il destinatario era
[email protected]. «Ehi ragazzi, sembra che il nostro amico in strada stesse per incontrarsi con un altro corriere. Sta scrivendo al nostro vecchio amico Cinquantasei MoHa e richiede istruzioni.» «Oh?» Dominic si avvicinò per dare un'occhiata. «Che cosa sappiamo?» «Ho solo un indizio Internet - è su AOL:
[email protected]. Se MoHA gli risponde forse potremmo sapere qualcosa di più. Riteniamo che si tratti di un addetto alle operazioni dei cattivi. L'NSA l'ha individuato circa sei mesi fa; cripta le sue lettere, ma sanno come decodificarle, e riusciamo a leggere la maggior parte delle sue e-mail.» «Quanto ci vorrà per avere una risposta?» «Dipende dal signor MoHa», disse Jack. «Dobbiamo soltanto sederci e aspettare.» «Ricevuto», replicò Brian dalla sua sedia accanto alla finestra.
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«Vedo che il giovane Jack non li ha fatti rallentare», osservò Hendley. «Pensi che avrebbe dovuto? Gesù, Jerry. Te l'ho detto», disse Granger, dopo aver ringraziato Dio per la sua benedizione, ma in silenzio. «Comunque ora desiderano istruzioni.» «Il tuo piano prevedeva di colpire quattro obiettivi. Chi è il numero quattro?» chiese il senatore. Questa volta toccò a Granger essere umile. «Non se sono ancora sicuro. Per essere onesto, non mi aspettavo che lavorassero in modo tanto efficiente. Sotto certi aspetti speravo comunque che le azioni generassero un altro bersaglio. Ho qualche candidato. Lascia che li passi in rassegna questo pomeriggio.» Squillò il suo telefono. «Certo, vieni pure, Rick.» Posò la cornetta. «Rick Bell dice di avere qualcosa d'interessante.» Meno di due minuti dopo la porta si aprì. «Oh, salve Gerry. Felice di vederti. Sam.» Bell voltò la testa. «Abbiamo appena ricevuto questo.» Allungò la stampata dell'e-mail. Granger la osservò. «Questo tizio lo conosciamo...» «Sicuro come l'oro. È un addetto alle operazioni dei nostri amici. Ritenevamo fosse di stanza a Roma. Beh, avevamo ragione.» Come tutti i burocrati - specie quelli di grado elevato - a Bell piaceva darsi da solo le pacche sulle spalle. Granger allungò il foglio a Hendley. «Okay, Gerry, ecco il numero quattro.» «Non mi piace la fortuna.» «E a me non piacciono nemmeno le coincidenze, Gerry, ma quando si vince alla lotteria non si restituiscono i soldi», disse Granger. «Rick, vale la pena far fuori questo tizio?» «Sì», confermò Bell, con un cenno entusiastico. «Non sappiamo molto di lui, ma tutto ciò che sappiamo è negativo. È un uomo delle operazioni; di questo siamo sicuri al cento per cento, Gerry. E sembra importante. Quando uno dei loro vede un altro che muore lo comunica, e questo riceve il messaggio e risponde. Se trovassi il tizio che ha lanciato l'idea del programma Echelon potrei anche offrirgli una birra.» «Ricognizione armata», osservò Granger, dandosi una pacca sulla spalla. «Sapevo che avrebbe funzionato. Scuoti un nido di serpenti, e sei certo che qualche pezzo grosso salta fuori.» «Attento che non ti mordano il sedere», lo avvertì Hendley. «E adesso?» «Lasciagli briglia sciolta prima che la volpe si nasconda», rispose subito Tom Clancy
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Granger. «Se possiamo beccare questo tizio, forse riusciamo a far cadere qualcosa d'importante dall'albero.» Hendley girò la testa. «Rick?» «Per me va bene. Missione autorizzata», disse. «Allora la missione è esecutiva», concordò Hendley. «Fateglielo sapere.» La cosa piacevole delle comunicazioni elettroniche è che non richiedono molto tempo. Di fatto Jack era già in possesso della parte essenziale. «Il nome di battesimo di Cinquantasei MoHa è Mohammed - non che sia una grande notizia: è il nome più comune del mondo - e dicono che si trova a Roma, all'Hotel Excelsior in via Vittorio Veneto al venticinque.» «Ne ho già sentito parlare», disse Brian. «È piuttosto caro ma molto bello. Sembra che ai nostri amici piaccia alloggiare in posti di lusso.» «Si è registrato con il nome di Nigel Hawkins. Suona maledettamente inglese. Pensate sia un cittadino britannico?» «Di nome Mohammed?» si chiese ad alta voce Dominic. «Potrebbe essere una copertura, Enzo», rispose Jack. «Senza una foto non possiamo fare ipotesi sulle sue origini, ma ha un telefono cellulare, e Mahmoud - quello che ha visto l'uccellino cadere a terra questa mattina dovrebbe conoscerlo.» Jack fece una pausa. «Mi chiedo perché non lo abbia semplicemente chiamato. La polizia italiana ci ha inviato del materiale proveniente da intercettazioni elettroniche. Forse sorvegliano l'etere, e il nostro amico sta attento...» «C'è una logica, ma perché... perché spedire quella roba attraverso Internet?» «Ritiene che sia sicuro. L'NSA ha decifrato gran parte dei sistemi commerciali di cifratura. I venditori non lo sanno, ma i ragazzi di Fort Meade sono piuttosto bravi in quel campo. Una volta decifrato, tale rimane, e l'altro non viene a saperlo.» Di fatto non conosceva il vero motivo. I programmatori potevano essere, e spesso venivano, convinti a inserire dei punti d'ingresso sia per patriottismo sia per denaro e, sovente, per entrambi. 56MoHa impiegava il più costoso di quei sistemi, la cui pubblicità proclamava ad alta voce che assolutamente nessuno poteva decifrarlo; ma il materiale illustrativo non forniva un dettaglio: il programmatore che lo aveva messo a punto aveva in passato lavorato a Fort Meade, e non si era dimenticato di aver prestato giuramento. Inoltre, un milione di dollari esentasse erano stati un argomento risolutivo: lo Tom Clancy
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avevano aiutato a comprarsi una casa sulle colline di Marine County. Ecco quindi che il mercato immobiliare californiano serviva anche oggi gli interessi della sicurezza degli Stati Uniti. «Quindi possiamo leggere la sua corrispondenza?» chiese Dominic. «Parzialmente», confermò Jack. «Il Campus scarica gran parte di ciò che l'NSA riceve a Fort Meade, e quando lo incrocia con la CIA per le analisi, lo intercettiamo. È meno complicato di quanto sembri.» Dominic capì molte cose nel giro di pochi secondi. «Cazzo...» sospirò, alzando gli occhi verso il soffitto della suite di Jack. «Non c'è da meravigliarsi...» Una pausa. «Basta birre, Aldo. Si parte in macchina per Roma.» Brian annuì. «Avete posto per un terzo passeggero?» chiese Jack. «Ho paura di no, Junior, non su una 911.» «D'accordo, prenderò un aereo.» Jack si avvicinò al telefono e chiamò la reception. Nel giro di dieci minuti era prenotato su un 737 dell'Alitalia diretto all'aeroporto internazionale Leonardo da Vinci, che decollava un'ora e mezzo dopo. Pensò di cambiarsi le calze. Se c'era una cosa al mondo che non gli piaceva era togliersi le scarpe in un aeroporto. In pochi minuti aveva fatto le valigie e stava uscendo dall'albergo, fermandosi soltanto per ringraziare il portiere prima di uscire. Un taxi Mercedes lo portò rapidamente fuori città. Dominic e Brian non avevano quasi nemmeno disfatto le valigie e nel giro di dieci minuti erano pronti a partire. Dom chiamò il fattorino mentre Brian si recava alla vicina edicola per acquistare le cartine plastificate necessarie per coprire il percorso verso ovest e verso sud. Considerando gli euro che aveva prelevato in mattinata riteneva che ne avrebbero avuti a sufficienza, sempre che Enzo non sbagliasse strada. La Porsche dall'orrendo colore blu fu portata di fronte all'albergo, e lui arrivò proprio mentre un addetto cercava di far stare le loro borse nel piccolo portabagagli anteriore. Due minuti più tardi aveva la testa immersa nelle cartine alla ricerca del percorso più veloce verso la Südautobahn. Jack si imbarcò sul Boeing dopo aver affrontato le numerose difficoltà che facevano ormai parte del sistema globale dei voli commerciali; la situazione lo convinse a ripensare con nostalgia all'Air Force One, e si ricordò anche come si era abituato con notevole velocità al comfort e alle attenzioni, e come scoprì soltanto dopo ciò che dovevano superare i Tom Clancy
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viaggiatori normali: un po' come correre contro un muro di mattoni. Per il momento doveva preoccuparsi delle prenotazioni alberghiere. Come farle dall'aereo? Nella sua poltrona di prima classe era incorporato un telefono a pagamento, quindi infilò la sua carta di credito nera nell'apparecchio e fece il suo primo tentativo di venire a capo dei telefoni europei. Quale albergo? E perché non l'Excelsior? Al secondo tentativo riuscì a parlare con un addetto e seppe che erano disponibili diverse stanze. Prenotò una piccola suite, poi si fece servire un bicchiere di vino bianco toscano dall'assistente di volo. Imparò che anche una vita frenetica poteva essere piacevole, se si sapeva qual era il passo successivo, e per il momento il suo orizzonte si muoveva un passo alla volta. I costruttori delle autostrade tedesche dovevano aver insegnato tutto ciò che sapevano a quelli austriaci, pensò Dominic. O forse avevano studiato tutti sugli stessi libri. In ogni caso la strada non era molto diversa dai nastri di cemento che attraversavano gli Stati Uniti in lungo e in largo, salvo la segnaletica, talmente diversa da risultare incomprensibile, soprattutto perché non c'era nessuna indicazione salvo i nomi delle città, e anche quelli erano stranieri. Immaginò che il numero nero su fondo bianco all'interno di un cerchio rosso fosse il limite di velocità, ma si trattava di chilometri, tre dei quali equivalevano circa a 2 miglia con un po' di margine. E i limiti di velocità austriaci non erano generosi come quelli tedeschi. Forse non avevano abbastanza medici per curare tutte le vittime degli incidenti ma, anche fra le colline sempre più alte, le curve erano rialzate e le spallette offrivano uno spazio sufficiente per recuperare nel caso qualcuno avesse fatto confusione fra destra e sinistra. La Porsche era equipaggiata con un comando della velocità di crociera; inserì cinque chilometri l'ora oltre il limite previsto, tanto per avere la soddisfazione di andare un po' più veloce. Non era sicuro che il suo tesserino dell'FBI potesse evitargli una multa da quelle parti, come accadeva invece negli Stati Uniti. «Quanto manca, Aldo?», chiese al navigatore seduto al suo fianco. «Mi sembra un po' più di mille chilometri da dove ci troviamo. Diciamo forse una decina di ore.» «Quanto basta per scaldarsi. Fra un paio d'ore dovrò fare benzina. Come sei messo a contanti?» «Qualche centinaio di bigliettoni del Monopoli. Grazie a Dio si possono Tom Clancy
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spendere anche in Italia; con le vecchie lire si diventava scemi a fare i conti. Il traffico non è poi male», osservò Brian. «No, e si comportano bene», ammise Dominic. «Sono buone le mappe?» «Sì, fino a destinazione. In Italia dovremo prenderne una di Roma.» «Non dovrebbe essere difficile.» Dominic ringraziò Dio misericordioso per avergli dato un fratello che sapeva leggere le carte stradali. «Quando ci fermiamo a fare benzina possiamo anche mangiare qualcosa.» «Ricevuto, fratello.» Brian alzò lo sguardo per osservare le montagne in lontananza; impossibile dire a quanto si trovassero, ma doveva essere stata una visione minacciosa all'epoca in cui la gente si spostava a piedi o a cavallo. Dovevano avere molta più pazienza dell'uomo moderno, o forse molto meno buonsenso. Per ora il sedile era comodo, e suo fratello non guidava male. Gli italiani erano anche buoni piloti d'aereo oltre che abili costruttori di splendide auto da corsa. Il pilota sfiorò la pista e il rullaggio fu come sempre il benvenuto. Aveva volato troppo per essere ansioso come lo era un tempo suo padre ma, come la maggioranza della gente, si sentiva più tranquillo quando camminava o quando viaggiava su qualcosa di appoggiato a terra. Anche qui trovò un taxi Mercedes con un autista che parlava un inglese passabile e conosceva la strada per l'albergo. Le autostrade sono simili in tutto il mondo, e per un attimo Jack si chiese dove diavolo si trovasse. Il terreno attorno all'aeroporto sembrava agricolo, ma l'inclinazione dei tetti era diversa rispetto agli Stati Uniti. Evidentemente qui non nevicava in abbondanza, dato che erano molto piatti. Era primavera avanzata, e faceva abbastanza caldo da indossare una camicia a maniche corte, ma non era per nulla afoso. Era venuto in Italia una volta con suo padre per una riunione ufficiale - una specie di meeting economico, gli sembrava - ma lo avevano sempre portato in giro con una macchina dell'ambasciata. Era divertente far finta di essere un principe del reame, ma in quel modo era difficile imparare a orientarsi, e tutto ciò che rimaneva in mente erano i luoghi che si vedevano: non sapeva nulla di come ci fosse arrivato. Quella era la città dei Cesari e c'era un mucchio di altri nomi che identificavano personaggi di cui la storia si ricordava per quanto avevano fatto di buono e di cattivo. Soprattutto di cattivo, perché era così che funzionava la storia. E questo, rammentò a se stesso, era il motivo per cui si trovava in quella città. Un bel modo per ricordarsi, Tom Clancy
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realmente, di non essere l'arbitro del bene e del male nel mondo, ma soltanto una persona che lavorava in modo ambiguo per il proprio Paese, quindi l'autorità per prendere tali decisioni non ricadeva interamente sulle sue spalle. Essere il presidente, come era stato suo padre per poco più di quattro anni, non doveva essere un lavoro divertente, nonostante il potere e l'importanza che ne conseguivano. Il potere portava con sé pari responsabilità e, se si aveva una coscienza, questa logorava parecchio. C'era sollievo soltanto nel fare le cose che gli altri ritenevano necessarie. E, ripensò Jack, poteva sempre dire di no, e anche se potevano esserci conseguenze, non sarebbero mai state molto gravi, mai comunque abbastanza quanto ciò che stavano facendo lui e i suoi cugini. Via Veneto aveva più l'aria di una zona d'affari che di turismo. Gli alberi sui due lati della strada non sembravano molto floridi. L'albergo, con sua sorpresa, non era affatto molto alto. E non aveva nemmeno un ingresso decorato. Jack pagò il taxista ed entrò, mentre un fattorino gli portava le valigie. L'interno era ricco di finiture in legno, e il personale più ospitale che mai; forse si trattava di uno sport olimpico nel quale gli europei eccellevano. Poi qualcuno lo accompagnò alla sua stanza, dotata di aria condizionata, e l'aria fresca della suite fu la benvenuta. «Mi scusi, come si chiama?» chiese al fattorino «Stefano», rispose l'uomo. «Sa per caso se alloggia qui un uomo di nome Hawkins, Nigel Hawkins?» «L'inglese? Sì, tre stanze dopo la sua, lungo il corridoio. E' un suo amico?» «È amico di mio fratello. Per cortesia, non gli dica nulla Così magari gli faccio una sorpresa», gli suggerì Jack, allungandogli una banconota da 20 euro. «Certo, signore.» «Molto bene. Grazie.» «Prego», rispose Stefano, e ritornò nell'atrio. Questo era un trucco banale, pensò Jack, ma se non avevano una foto dell'uccellino, dovevano farsi un'idea di che faccia avesse. Alzò il ricevitore e provò a fare una telefonata. «C'è una chiamata per te», iniziò a dire a bassa voce il telefono cellulare di Brian, ripetendolo tre volte prima che riuscisse a tirarlo fuori dalla tasca Tom Clancy
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della giacca. «Sì.» Chi diavolo stava chiamandolo? si chiese. «Aldo, sono Jack. Sono in albergo, all'Excelsior. Volete che veda se riesco a trovare delle stanze anche per voi? È piuttosto carino. Penso che a voi ragazzi piacerebbe.» «Aspetta.» Posò il telefono in grembo. «Non crederai mai dove è alloggiato Junior.» Non aveva nemmeno bisogno di dirlo. «Stai scherzando», rispose Dominic. «No. Vuole sapere se vogliamo che prenoti anche per noi. Che gli dico?» «Non è forse lui il nostro supporto informativo?» «A me sembra un po' troppo scontato, ma se a te va bene», riprese il telefono. «Jack, affermativo.» «Ci penso io. A meno che non vi richiami e vi dica di no, venite qui.» «Ricevuto, Jack. Ci vediamo.» «Ciao», sentì Brian, e premette il pulsante di fine comunicazione. «Sai, Enzo, non mi sembra una cosa molto furba.» «Si trova lì. È sulla scena e la sorveglia. Se necessario possiamo sempre cambiare.» «Mi sembra giusto. La cartina dice che fra circa otto chilometri arriveremo a una galleria.» L'orologio sul cruscotto segnava le 4,05. Stavano viaggiando bene, ma dato che si dirigevano dritti verso una montagna poco oltre la città di Badgastein, o c'era una galleria o avrebbero avuto bisogno di una consistente squadra di capre per superare quell'ostacolo. Jack accese il computer. Gli ci vollero dieci minuti per capire come usare il sistema telefonico, ma alla fine riuscì a collegarsi, e trovò la sua casella postale piena fino all'orlo di bit a lui destinati. C'erano i complimenti di Granger per la missione portata a termine a Vienna, nonostante lui non avesse nulla a che fare con quella faccenda. Ma sotto c'era una valutazione di Bell e Wills su 56MoHa. In massima parte era deludente. 56 era un addetto alle operazioni dei cattivi. Eseguiva o pianificava azioni, e una di quelle che probabilmente aveva condotto o organizzato aveva causato la morte di molte persone in quattro zone commerciali negli Stati Uniti, e quindi questo bastardo meritava di incontrare Dio. Non c'erano dettagli su ciò che aveva fatto, com'era stato Tom Clancy
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addestrato, sulla sua abilità, o indicazioni sul fatto che girasse armato o meno, tutte informazioni che gli sarebbe piaciuto vedere, ma dopo aver letto le e-mail decrittate le cifrò di nuovo e le salvò nella cartella AZIONE per consultarle in seguito assieme a Brian e a Dom. Il tunnel sembrava la scena di un videogioco. Andava avanti all'infinito, ma perlomeno all'interno il traffico non era intenso com'era accaduto qualche anno prima nella galleria del Monte Bianco fra l'Italia e la Francia e che aveva contribuito a provocare un grave incidente. Dopo un periodo di tempo che gli parve durare metà dell'infinito, uscirono dall'altro lato. Da lì in poi sembrava tutta discesa. «Distributore davanti a noi», riferì Brian. C'era un cartello ELF e il serbatoio della Porsche aveva bisogno di essere riempito. «Visto. Ho bisogno di stiraracchiarmi un po' e di pisciare.» L'area di servizio era pulita rispetto agli standard americani, e il cibo era diverso, senza i Burger King o i Roy Rogers che ci si aspettava di trovare in Virginia; i gabinetti degli uomini erano tutti in Ordnung e la benzina veniva venduta a litri, cosa che dissimulò bene il prezzo fino a quando Dominic non fece mentalmente il conto: «Gesù, certo che se la fanno pagare questa roba!». «Carta di credito della società, amico», commentò Brian tranquillo, e gli gettò una scatola di biscotti. «Muoviamoci, Enzo. L'Italia ci aspetta.» «Hai ragione.» Il motore a sei cilindri ritornò in vita e ripresero la strada. «Fa bene sgranchirsi le gambe», osservò Dominic mentre inseriva la marcia più alta. «Già, aiuta», confermò Brian. «Mancano circa settecento chilometri, se i miei calcoli sono esatti.» «Una passeggiata nel parco. Diciamo sei ore, se il traffico è buono.» Si sistemò gli occhiali da sole e scrollò leggermente le spalle. «Alloggiare nello stesso albergo dell'obiettivo...» «Stavo pensandoci. Non sa un cazzo di noi, forse non sa nemmeno che qualcuno gli sta dando la caccia. Rifletti: due attacchi cardiaci, uno di fronte a un testimone, e un incidente dovuto al traffico, anche qui con un testimone che conosce la vittima. È una bella sfortuna, ma non fa pensare in modo evidente a un'azione ostile, non ti sembra?» «Al suo posto sarei un po' nervoso», pensò ad alta voce Dominic. «Al suo posto probabilmente lo è. Se ci incontra in albergo siamo Tom Clancy
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soltanto altre due facce infedeli, amico. A meno che non ci veda più di una volta non dovrebbe notarci. Nessuna regola dice che le cose devono per forza essere difficili, Enzo.» «Spero che tu abbia ragione, Aldo. Quel centro commerciale mi ha messo addosso una paura che durerà parecchio.» «Sono d'accordo, fratello.» Non era la parte delle Alpi con le vette più alte. Quella si trovava più a nord e a ovest, ma avrebbe comunque fatto male alle gambe se avessero dovuto muoversi a piedi, come avevano fatto le legioni romane, pensando quanto le strade lastricate fossero una benedizione. Forse erano meglio del fango, ma non poi tanto, specie trasportando uno zaino che doveva pesare quanto quello usato dai Marines in Afghanistan. Alla loro epoca le legioni erano formate da soldati molto robusti, probabilmente non molto diversi dai ragazzi che facevano oggi lo stesso mestiere con addosso una tuta mimetica. Tuttavia a quel tempo avevano un modo più diretto per trattare i cattivi. Ne uccidevano le famiglie, gli amici, i vicini e perfino i cani e, cosa ancor più importante, era noto a tutti quel che facevano. Non sarebbe stata una cosa molto pratica nell'epoca della CNN e, a dire il vero, ci sarebbero stati ben pochi Marines che avrebbero tollerato di partecipare a un massacro indiscriminato. Ma eliminarli uno alla volta andava bene, finché si era certi di non uccidere civili innocenti. Questa merda era l'altra faccia del lavoro. Era proprio un peccato che non potessero presentarsi tutti su un campo di battaglia e farla fuori tra uomini ma, oltre a essere crudeli, i terroristi avevano anche senso pratico; impegnarsi in un combattimento avrebbe voluto dire, per loro, non solo perdere, ma essere massacrati come pecore in un recinto. Dei veri uomini avrebbero incrementato la propria forza, si sarebbero addestrati ed equipaggiati, quindi si sarebbero scatenati anziché muoversi di nascosto come topi e mordere i bambini nella culla. Anche la guerra aveva le sue regole, promulgate perché esistevano cose ancora peggiori della guerra stessa, che erano severamente proibite agli uomini in uniforme. Non si colpiscono in modo deliberato i non combattenti, e si cerca di evitare di farlo per errore. I Marines stavano investendo una notevole quantità di tempo, denaro e sforzi nell'imparare a combattere in ambiente urbano, e la parte più difficile era evitare i civili, le donne con i bambini nel passeggino, pur sapendo che alcune di quelle donne tenevano le armi nascoste di fianco al piccolo Johnny, e che sarebbe loro piaciuto vedere la schiena di un Marine degli Stati Uniti a due o tre Tom Clancy
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metri di distanza, per essere certe di piazzare la pallottola al posto giusto. Giocare secondo le regole aveva i suoi limiti. Ma per Brian questo apparteneva al passato. No, lui e suo fratello stavano giocando secondo le regole del nemico, e fino a quando il nemico non se ne fosse accorto sarebbe stato un gioco redditizio. Quante vite avevano già salvato uccidendo un banchiere, un reclutatore e un corriere? Il problema è che non lo si sarebbe mai saputo, e nemmeno una volta che avessero preso quella canaglia di 56MoHa. Ma il fatto di non riuscire a quantificarlo non significava che non fosse vero, come quell'assassino di bambine che suo fratello aveva fatto fuori in Alabama. Stavano facendo il lavoro del Signore, nonostante il Signore non fosse un ragioniere. Al lavoro nel campo del Signore, pensò Brian. Certamente quei prati alpini erano abbastanza verdi e belli, pensò, osservando un pastore solitario. Odalayiii-oh... «Dov'è?» chiese Hendley. «All'Excelsior», rispose Rick Bell. «Dice che si trova dall'altra parte dell'atrio rispetto al nostro amico.» «Penso che i nostri ragazzi abbiano bisogno di qualche consiglio su come comportarsi sul campo», osservò Granger. «Pensaci bene», suggerì Bell. «L'opposizione non sa niente. Potrebbero preoccuparsi del ragazzo che ritira le cose da lavare quanto di Jack o dei gemelli. Non hanno né nomi né fatti né organizzazione nemica; diavolo, non sanno nemmeno in modo certo se c'è qualcuno che dà loro la caccia.» «Non è un buon modo di comportarsi sul campo», insistette Granger. «Se Jack osserva con attenzione.» «E allora?» chiese Bell. «Va bene, so di essere solo uno stupido addetto alle informazioni e non un agente sul campo, ma vale comunque la logica. Non sanno e non possono sapere nulla del Campus. Se anche Cinquantasei MoHa stesse innervosendosi, si tratterebbe di ansia generica e probabilmente ne avrà accumulata già molta. Inoltre non si può fare la spia e aver paura di tutti. Finché i nostri si mescolano con il rumore di fondo non hanno nulla di cui preoccuparsi, a meno che non commettano qualcosa di veramente sciocco, e quei ragazzi non sono così stupidi, se li conosco bene.» Durante tutta questa discussione Hendley rimase seduto, con gli occhi che passavano da uno all'altro. Ecco come doveva sentirsi «M» nei film di James Bond. Essere il capo aveva i suoi privilegi, ma anche le sue tensioni. Tom Clancy
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Certo, era in possesso di un indulto presidenziale non datato che conservava in una cassetta di sicurezza, ma ciò non significava che intendesse usarlo: lo avrebbe emarginato ancor più di quanto già non fosse, e i giornalisti non lo avrebbero comunque mai lasciato in pace, fino alla fine dei suoi giorni; non proprio il massimo del divertimento. «Basta che non facciano finta di essere il servizio in camera e non lo uccidano nella stanza d'albergo», pensò Gerry ad alta voce. «Se fossero così stupidi si troverebbero già in qualche prigione tedesca», fece notare Granger. Il passaggio del confine con l'Italia non fu più formale dell'attraversamento dal Tennessee alla Virginia: uno dei vantaggi dell'Unione Europea. La prima cittadina italiana fu Tarvisio, dove ai due gemelli la gente sembrò più tedesca che siciliana; da lì si diressero a sudovest sulla A23. Dovevano ancora imparare qualcosa riguardo i raccordi autostradali, ma queste strade erano decisamente meglio di quelle dove si era disputata la famosa Mille Miglia, la corsa automobilistica degli anni '50, soppressa perché erano morte troppe persone che assistevano alla gara lungo il percorso. Era impossibile distinguere il paesaggio da quello austriaco, e anche le fattorie erano simili. Nel complesso si trattava di una bella zona, non molto diversa dal Tennessee o dalla Virginia occidentale, con colline ondulate e mucche che venivano probabilmente munte due volte al giorno per dar da mangiare ai bambini da entrambe le parti del confine. Giunsero a Udine, quindi a Mestre, e cambiarono nuovamente autostrada prendendo la A4 per Padova, quindi imboccarono la Al3 e dopo un'ora erano a Bologna. Vicino c'erano gli Appennini, e la parte di Marine che era in Brian osservò i monti e rabbrividì al pensiero dei campi di battaglia che avevano rappresentato durante la Seconda guerra mondiale. Poi il suo stomaco tornò a brontolare. «Sai, Enzo, in ogni città che superiamo c'è almeno un ottimo ristorante: ottima pasta, formaggio fatto in casa, scaloppine di vitello, una cantina del diavolo...» «Anch'io ho fame, Brian. Sicuro, siamo circondati dal cibo per l'anima italiano. Sfortunatamente abbiamo una missione.» «Spero solo che quel figlio di puttana valga ciò che ci stiamo perdendo.» Il cibo a Monaco e a Vienna era stato ottimo, ma attorno a loro c'erano i luoghi nei quali era stata inventata la buona cucina. Napoleone in persona Tom Clancy
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aveva viaggiato con un cuoco italiano nel corso delle sue campagne, e gran parte della moderna cucina francese era derivata direttamente da quell'uomo, così come i cavalli da corsa discendevano tutti in linea diretta da quello stallone arabo di nome Eclipse; e non sapeva nemmeno come si chiamasse quel tizio. Peccato, pensò, superando un autoarticolato il cui autista probabilmente conosceva i migliori locali della zona. Merda. Guidavano con le luci accese - regola obbligatoria in Italia, fatta rispettare dalla Polizia Stradale che non era certo nota per la sua benevolenza - sui 150 chilometri all'ora, poco più di 90 miglia, cosa che sembrava piacere alla Porsche. Avevano consumato oltre venticinque litri di benzina, o almeno questo era quanto pensava. I conti di chilometri e litri contro galloni e miglia era troppo difficile per lui, che doveva concentrarsi sulla strada. A Bologna passarono sulla Al e proseguirono in direzione sud verso Firenze. La strada attraversava le montagne, diretta a sud-ovest, ed era costruita molto bene. Non fermarsi a Firenze fu molto duro. Brian conosceva un bel ristorante vicino a Ponte Vecchio che apparteneva a lontani cugini, dove il vino era buonissimo e il cibo degno di un re, ma Roma si trovava a sole due ore di distanza. Ricordava di esserci andato in treno indossando l'uniforme di servizio e, di certo, gli italiani amavano i Marines degli Stati Uniti, al pari di tutta la gente civilizzata. Non gli era piaciuto prendere il treno per tornare a Roma e quindi a Napoli alla sua nave, ma non poteva disporre liberamente del suo tempo. E non poteva farlo nemmeno ora. Mentre si dirigevano a sud passarono vicino ad altre montagne, ma ora qualche cartello indicava ROMA, e questo era un buon segno. Jack cenò nella sala da pranzo dell'Excelsior: il cibo era all'altezza delle sue aspettative e il personale lo trattò come un membro prodigo della famiglia ritornato a casa dopo una lunga assenza. L'unica sua lamentela fu che lì quasi tutti fumavano. Forse in Italia non conoscevano i pericoli del fumo passivo. Era cresciuto sentendone parlare da sua madre, che di solito indirizzava quei commenti contro papà il quale stava sempre lottando nel tentativo di perdere per sempre quel vizio, senza riuscirsi mai. Mangiò con calma. Soltanto l'insalata era normale: nemmeno gli italiani riuscivano a trasformare la lattuga, nonostante il condimento fosse ottimo. Si era seduto a un tavolo d'angolo in modo da poter sorvegliare la sala. Gli altri Tom Clancy
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avventori avevano un'aria normale ed erano tutti ben vestiti. Il depliant dei servizi per gli ospiti in camera sua non segnalava l'obbligo della cravatta, ma lui aveva pensato che fosse necessaria e, inoltre, l'Italia era il quartier generale mondiale della moda e dello stile. Sperava di avere il tempo per comperarsi un vestito. Ci saranno state trenta o quaranta persone. Jack scartò quelle accompagnate dalla moglie. Stava cercando un individuo sulla trentina, che mangiava da solo, registrato con il nome di Nigel Hawkins. Restrinse il campo a tre possibilità. Decise di cercare qualcuno che non avesse lineamenti arabi, e ciò lo portò a scartarne una. Che fare adesso? Era previsto che facesse qualcosa? Come avrebbe potuto far danni, a meno di non qualificarsi come un agente dell'intelligence? Ma... perché rischiare? si chiese. Perché non rimanere tranquillo? Con quel pensiero si ritirò, quantomeno mentalmente. Meglio identificare quel tizio in altro modo. Roma era proprio una bella città, si disse Mohammed Hassan al-Din. Ogni tanto pensava di affittare un appartamento, o perfino una casa. Era possibile trovarne una anche nel quartiere ebraico: in quella zona della città c'erano degli ottimi ristoranti kasher, dove si poteva ordinare senza problemi tutto quello che c'era sul menu. Una volta aveva visto un appartamento in piazza Campo dei Fiori, ma nonostante il prezzo - anche quello per i turisti - non fosse irragionevole, l'idea di essere legato a un solo posto lo aveva spaventato. Nel suo mestiere era meglio essere sempre in movimento: i nemici non potevano colpire ciò che non riuscivano a trovare. Aveva già rischiato abbastanza uccidendo l'ebreo Greengold; era stato redarguito dall'Emiro in persona per quel po' di divertimento personale, e gli era stato ordinato di non fare mai più una cosa simile. Che cosa sarebbe successo se il Mossaci lo avesse identificato? Quale valore avrebbe avuto per l'organizzazione a quel punto? gli aveva chiesto l'Emiro con tono arrabbiato. Quell'uomo era noto fra i suoi colleghi per il suo umore vulcanico. Quindi basta cose di quel tipo. Non portava più con sé nemmeno il coltello, ma lo teneva in un posto d'onore nel suo necessaire per radersi, da dove ogni tanto poteva estrarlo per rimirare il sangue dell'ebreo sulla lama pieghevole. A Roma quindi, per ora, viveva lì. La volta successiva, dopo essere rientrato a casa, sarebbe tornato e avrebbe alloggiato in un altro albergo, magari uno molto elegante nei pressi della Fontana di Trevi, anche se quello scelto era più adatto alle sue attività. E il Tom Clancy
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cibo. Il cibo italiano era veramente ottimo, secondo la sua opinione migliore delle stesse pietanze del suo Paese. L'agnello era buono, ma non tutti i giorni. E qui la gente non considerava da infedeli bere un goccio di vino. Si chiedeva se Maometto, il suo omonimo, avesse consentito in modo voluto ai Credenti di bere soltanto gli alcolici derivati dal miele, o se invece non conosceva nient'altro che l'idromele. Lo aveva provato quando si trovava all'Università di Cambridge, ed era giunto alla conclusione che soltanto qualcuno che aveva disperatamente bisogno di ubriacarsi l'avrebbe mai assaggiato, per non dire bevuto per una notte intera. Quindi Maometto non era del tutto perfetto. E nemmeno lui, ricordò a se stesso il terrorista. Aveva fatto cose difficili per la Fede, e quindi gli era permessa qualche diversione dalla retta via. Se uno doveva vivere in mezzo ai topi, tutto sommato era bene che avesse i baffi. Arrivò il cameriere per portare via i suoi piatti, e decise di rinunciare al dessert. Doveva mantenersi magro se voleva continuare a nascondersi dietro l'identità di un uomo d'affari inglese, ed entrare nel suo vestito di Brioni. Si alzò da tavola e si diresse verso l'ascensore. A Ryan venne l'idea di prendersi un cicchetto al bar, ma poi pensò che era meglio di no e si avviò. C'era già una persona che aspettava l'ascensore, e vi entrò per prima. Incrociarono per caso gli sguardi, poi Ryan fece per premere il pulsante 3 ma vide che era già illuminato. Quindi questo inglese ben vestito - aveva l'aria dell'inglese - era al suo stesso piano... molto, molto interessante... Ci volle solo qualche secondo prima che la cabina si fermasse e le porte si aprissero. L'Excelsior non è un albergo molto alto, ma è molto vasto e c'è da camminare parecchio, e l'uomo dell'ascensore andava nella direzione giusta. Ryan rallentò il passo per seguirlo da una distanza maggiore: superò la stanza di Jack e proseguì, una... due... alla terza porta si fermò, si girò e guardò indietro verso Ryan chiedendosi, forse, se fosse seguito. Ma anche Jack si fermò, estrasse la propria chiave e, guardando l'altro uomo, disse con la voce indifferente da straniero a straniero, che tutti gli uomini conoscono: «'notte». «A lei, signore», fu la breve risposta, ma con un tono da vero suddito di Sua Maestà. Jack entrò nella stanza, pensando di aver già sentito quel tono... Tom Clancy
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assomigliava a quello dei diplomatici britannici che aveva incontrato alla Casa Bianca, o durante i viaggi a Londra con suo padre. Era il modo di parlare di qualcuno nato in un castello, o che prevedeva di comprarsene uno al momento giusto e aveva messo in banca abbastanza sterline da avere la presunzione di essere un Pari del Regno. Aveva la pelle color pesca e crema dei britannici, un accento aristocratico, ed era registrato sotto il nome di Nigel Hawkins. «E io ho una delle tue e-mail, amico», sussurrò Jack alla coperta. «Figlio di puttana.» Ci volle quasi un'ora per navigare nelle strade di Roma; i padri della città probabilmente non erano stati sposati con le madri della città, e nessuno di loro aveva una minima idea di che cosa fosse l'urbanistica, pensò Brian cercando la strada per arrivare in Via Veneto. Capì di essere nelle vicinanze quando attraversarono quella che doveva essere stata una porta delle mura della città progettate per tenere fuori le truppe di Annibale ma poi, dopo aver svoltato prima a sinistra e poi a destra, impararono che a Roma le strade con lo stesso nome non sempre sono diritte, e ciò li obbligò a girare attorno a Palazzo Margherita e a ritornare verso l'Hotel Excelsior, dove Dominic decise che per qualche giorno aveva guidato abbastanza. Dopo tre minuti i loro bagagli erano fuori dall'auto e loro si trovavano davanti al banco della reception. «C'è un messaggio che dice di chiamare il signor Ryan al vostro arrivo. Le vostre stanze sono proprio di fianco alla sua», li informò l'impiegato, poi chiamò un fattorino che li guidò all'ascensore. «Una bella tirata», commentò Brian, appoggiandosi alle pareti rivestite. «Non dirmelo», ammise Dominic. «So bene che ti piacciono le macchine veloci e le donne veloci, ma che cosa ne dici la prossima volta di prendere un maledetto aereo? Magari puoi far colpo su un assistente di volo, non credi?» «Brutto deficiente.» Seguì uno sbadiglio. «Da questa parte, signori,» suggerì il fattorino, con un gesto del braccio. «Dov'è?» «Il signor Ryan? Proprio qui.» Il fattorino indicò la porta. Tom Clancy
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«Comodo», pensò Dominic ad alta voce, poi gli venne in mente qualcos'altro. Si fece accompagnare in camera lasciò che il fattorino aprisse la porta di comunicazione con la stanza di Brian, e gli diede una grossa mancia. Estrasse quindi dalla tasca il foglio con il messaggio e chiamò. «Pronto? » «Siamo alla porta accanto, campione. Che cosa succede?» chiese Brian. «Due stanze?» «Esatto.» «Indovinate chi c'è al vostro fianco?» «Dimmi.» «Un tizio britannico, un certo mister Nigel Hawkins», annunciò Jack al cugino, e attese che lo shock passasse. «Dobbiamo parlare.» «Vieni qui subito, Junior.» Non ci volle più tempo di quello necessario a Jack per infilarsi i mocassini. «Fatto buon viaggio?» Dominic si era versato nel bicchiere il vino di una bottiglietta del minibar. Non ne rimaneva più molto. «È stato lungo.» «Hai guidato sempre tu?» «Ehi, amico, volevo arrivare vivo.» «Che scemo», commentò Brian. «Pensa che guidare una Porsche sia come fare sesso, anzi, meglio.» «È proprio così se si ha la tecnica giusta, ma anche il sesso può stancare un uomo.» Dominic posò il bicchiere. «Cos'hai detto...?» «Già, è proprio qui.» Jack indicò la parete. E portò le mani agli occhi. Ho visto quella canaglia. La risposta si limitò a dei cenni di consenso. «Ottimo, sarà meglio che voi ragazzi dormiate un po'. Vi chiamerò domattina e penseremo al nostro appuntamento.» «Molto bene», disse Brian. «Chiamaci verso le nove.» «Puoi scommetterci. A domani.» E Jack si diresse verso la porta. Poco dopo era di ritorno al suo computer. E allora lo trovò. Non era certo l'unico con uno di quegli aggeggi. La cosa poteva rivelarsi utile... Le 8 arrivarono molto in fretta. Mohammed era sveglio e pimpante, e stava verificando le sue e-mail sul computer. Anche Mahmoud si trovava a Roma, era arrivato la sera prima, e in cima alla casella di 56MoHa c'era un Tom Clancy
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messaggio da Gadfly097 che chiedeva il punto d'incontro. Mohammed ci pensò un po', quindi decise di esercitare il suo senso dell'umorismo. RISTORANTE GIOVANNI, PIAZZA DI SPAGNA, 13,30, rispose. ATTENTO ALLA PROCEDURA. Con questo voleva dire soltanto di applicare le misure di controsorveglianza. Non c'era nessun motivo preciso per sospettare un gioco sporco nella perdita di tre agenti sul campo, ma non era sopravvissuto fino all'età di trentun anni nel mondo dello spionaggio comportandosi da stupido. Riteneva di avere la capacità di distinguere l'innocuo dal pericoloso. Aveva beccato David Greengold sei settimane prima perché l'ebreo non si era accorto della trappola fino a quando non era stato morsicato sul culo... o per meglio dire alla base del collo, pensò Mohammed con un sorrisetto, ricordando quel momento. Avrebbe forse dovuto ricominciare a portare con sé il coltello, anche solo come portafortuna. Molti uomini che facevano il suo tipo di lavoro credevano nella fortuna, al pari degli sportivi o degli atleti. Forse l'Emiro aveva ragione. Uccidere l'agente del Mossad era stato un rischio inutile e gratuito, dato che significava provocare i nemici. L'organizzazione ne aveva già a sufficienza, nonostante costoro non sapessero chi e che cosa fosse. Sarebbe stato ancora meglio che essere soltanto l'ombra degli infedeli... un'ombra in una stanza scura, invisibile e ignota. Il Mossad era odiato dai suoi colleghi, e lo era perché era temuto. Gli ebrei erano formidabili: crudeli e molto intelligenti. Inoltre era difficile dire cosa sapessero, quali traditori arabi avessero comprato con i soldi americani per usarli per la causa ebraica. Nell'organizzazione non esisteva traccia di tradimento, ma si ricordava delle parole dell'agente russo del KGB Jurij: solo coloro in cui avete fiducia possono tradire. Forse era stato un errore uccidere così presto il russo. Era stato un esperto agente sul campo che aveva lavorato per gran parte della sua carriera in Europa e in America, ed era molto probabile che le storie che avrebbe potuto raccontare sarebbero state infinite, e ognuna avrebbe potuto insegnare qualcosa. Mohammed si ricordava di quando gli aveva parlato e di come era rimasto colpito dallo straordinario livello della sua esperienza e delle sue valutazioni. Era piacevole avere l'istinto, ma l'istinto spesso somigliava soltanto a una malattia mentale con la sua crescente paranoia. Jurij aveva spiegato molto in dettaglio come valutare la gente, e come distinguere un professionista da un civile innocuo. Avrebbe potuto raccontare molte altre cose, se non fosse stato per la pallottola calibro 9 mm che si era beccato nella nuca. Ciò Tom Clancy
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aveva anche violato le rigide e ammirevoli regole di ospitalità del Profeta. Se un uomo mangia il tuo sale, anche se è un infedele, nella tua casa sarà al sicuro. Era l'Emiro quello che aveva violato la regola, dichiarando in modo poco convincente che si trattava di un ateo e quindi la legge non valeva. Ma lui aveva comunque imparato un paio di lezioni. Tutte le sue e-mail venivano criptate con il miglior programma esistente, codificate una per una sul suo computer, e di conseguenza nessuno era in grado di leggerle a parte lui; le sue comunicazioni erano quindi ben protette. Non aveva per nulla l'aspetto arabo, non aveva l'accento arabo, non si vestiva come un arabo; inoltre in ogni albergo nel quale alloggiava sapevano che beveva alcool, e in quei posti era noto che i musulmani non lo fanno. Perciò avrebbe dovuto trovarsi completamente al sicuro. Certo, il Mossad era informato che qualcuno abbastanza simile a lui aveva ucciso quel porco di Greengold, ma probabilmente non erano riusciti a fargli una foto, e a meno che l'uomo assoldato per trarre in inganno l'ebreo non lo tradisse non avevano idea di chi fosse. Jurij l'aveva messo in guardia sul fatto che non si può sempre sapere tutto, ma anche essere troppo paranoico avrebbe potuto rivelare a un pedinatore occasionale la sua identità, dato che gli agenti dei servizi d'informazione conoscono trucchi che nessun altro userebbe mai... e un osservatore attento avrebbe potuto notarli. Era tutto come una grande ruota sempre in movimento, che non si fermava mai, ma che non si spostava neanche mai dal suo percorso principale. Una grande ruota... di cui lui era soltanto un ingranaggio, e non sapeva se la sua funzione fosse quella di aiutarla a girare o a farla rallentare. «Mah!» Cancellò quei pensieri. Era più di un ingranaggio. Era uno dei motori. Forse non un motore grosso, ma uno importante, perché nonostante la grande ruota fosse in grado di continuare a muoversi anche senza di lui, non si sarebbe mai mossa rapidamente e in modo sicuro come ora. E, a Dio piacendo, avrebbe continuato a girare finché non avesse schiacciato i suoi nemici, i nemici dell'Emiro, e i nemici di Allah. Inviò quindi il messaggio a Gadfly097 e chiamò per avere un caffè. Rick Bell aveva organizzato i turni in modo che ci fosse sempre del personale ai computer lungo l'intero arco delle 24 ore. Era strano che il Campus non ci avesse pensato fin dall'inizio, ma ora lo faceva. Il Campus imparava man mano, come tutti, su entrambi i lati della linea di mischia. In Tom Clancy
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quel momento era di turno Tony Wills, ben conscio della differenza di orario di sei ore fra l'Europa centrale e la costa orientale americana. Buon operatore di computer, scaricò il messaggio di 56 a 097 nel giro di cinque minuti dalla sua spedizione, e lo inviò subito a Jack. L'operazione richiese meno tempo di quanto ci volle a pensarla. Conoscevano l'obiettivo e sapevano dove si sarebbe trovato, e tutto ciò era perfetto. Jack sollevò il telefono. «Sei sveglio?» sentì Brian. «Adesso sì», bofonchiò quello di rimando. «Che cosa succede?» «Vieni a prendere un caffè. Porta anche Dom.» «Sissignore.» Seguì un click. «Spero ci sia un buon motivo», brontolò Dominic. I suoi occhi sembravamo buchi di pipì nella neve. «Se volete volare con le aquile al mattino, miei cari, non potete sguazzare con i maiali la notte. State tranquilli. Ho ordinato il caffè.» «Grazie. Allora, che cosa succede?» Jack si diresse verso il computer e indicò lo schermo. Si chinarono entrambi per leggere. «Chi è questo tizio?» chiese Dominic, pensando a Gadfly097. «È arrivato anche lui ieri da Vienna.» In qualche posto dall'altra parte della strada, forse? si chiese Brian, seguito da Avrà visto la mia faccia? «Penso che siamo pronti per l'appuntamento», annunciò Brian, osservando Dom e alzando il pollice. Qualche minuto più tardi arrivò il caffè. Jack lo versò, però tutti trovarono la miscela granulosa, simile a quella turca, ma ben peggiore perfino di come lo servono i turchi. Comunque meglio un caffè che niente. Non parlarono della faccenda. Conoscevano abbastanza bene il mestiere da non parlare di lavoro in una stanza che non era stata bonificata dalle «cimici», cosa che non sapevano fare e per la quale non avevano l'equipaggiamento adeguato. Jack mandò giù il suo caffè e si diresse alla doccia. All'interno c'era una catenella rossa, da tirare in caso di malessere, ma si sentiva piuttosto bene e non la usò. Non era altrettanto certo di Dominic, che assomigliava proprio al vomito di un gatto sul tappetino. Nel suo caso la doccia funzionò a meraviglia, e ritornò rasato e strigliato, pronto a scendere in campo. Tom Clancy
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«Il cibo è piuttosto buono qui, ma ho i miei dubbi sul caffè», dichiarò. «Dubbi. Gesù, scommetto che servono un caffè migliore a Cuba», osservò Brian. «Il caffè delle razioni da combattimento è migliore di questo.» «Nessuno è perfetto, Aldo», replicò Dominic. Ma anche a lui non era piaciuto. «Allora, facciamo fra mezzora?» chiese Jack. Aveva bisogno di altri tre minuti per prepararsi. «Se non mi vedi, manda un'ambulanza», disse Enzo, dirigendosi verso la porta e sperando che quella mattina gli dei della doccia fossero misericordiosi. Non era giusto, pensò. È il bere che dà dei postumi, non la guida. Trenta minuti più tardi erano tutti e tre nell'atrio, ben vestiti e con gli occhiali scuri per ripararsi dal vivido sole italiano risplendente all'esterno. Dominic chiese informazioni al portiere e questi gli indicò la direzione di Via Sistina, che porta direttamente alla chiesa di Trinità dei Monti e alla scalinata con un dislivello di una trentina di metri; c'era un ascensore che serviva la fermata della metropolitana, ancora più in basso, ma scendere non era un'impresa impegnativa. Tutti e tre rimasero colpiti dal fatto che il numero delle chiese a Roma era pari a quello dei negozi di dolci a New York. La discesa fu piacevole, con la ragazza giusta al braccio la scena sarebbe stata molto romantica. La scalinata era stata progettata dall'architetto Francesco De Sanctis per seguire la pendenza della collina, ed è sede dell'annuale sfilata di moda «Donna sotto le stelle». In fondo c'è una fontana, al cui centro si trova una barca di marmo che commemora una grande inondazione, un evento nel quale un'imbarcazione di pietra sarebbe stata di scarsa utilità. La piazza, situata all'incrocio di due sole strade, deve il nome alla presenza dell'ambasciata di Spagna presso la Santa Sede; non era molto vasta - più piccola di Times Square, per esempio - ma era piena di attività e di traffico automobilistico, e con un numero di pedoni sufficiente a rendere il suo attraversamento un'avventura pericolosa per chi ci provava. Il ristorante Giovanni si trovava sul lato occidentale, un edificio anonimo in mattoni intonacati di giallo crema, con un'ampia area da pranzo esterna protetta da un tendone. All'interno c'era un bar dove tutti avevano una sigaretta accesa. Fra questi anche un agente di polizia che beveva il caffè. Dominic e Brian entrarono e si guardarono intorno, Tom Clancy
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controllando la zona prima di uscire di nuovo. «Abbiamo tre ore di tempo, gente», osservò Brian. «Che facciamo?» «A che ora vogliamo essere di nuovo qui?» chiese Jack. Dominic controllò l'orologio. «Il nostro amico dovrebbe arrivare all'una e mezzo. Diciamo che ci sediamo a mangiare alle dodici e tre quarti e aspettiamo gli sviluppi. Jack, pensi di poter riconoscere a vista quel tizio?» «Senza problemi», li rassicurò. «Allora ritengo che abbiamo due ore per andare a spasso. Sono stato qui un paio d'anni fa; ci sono dei bei negozi.» «Quello là è un negozio di Brioni?» chiese Jack, indicandolo. «Sembra di sì», rispose Brian. «Fare un po' di shopping non danneggerà di certo la nostra copertura.» «Allora andiamo.» Non aveva mai posseduto un vestito italiano. Ne aveva numerosi inglesi, acquistati al n. 10 di Savile Row a Londra. Perché non provare qui? Questo lavoro di spia era folle, pensò. Si trovavano lì per uccidere un terrorista, ma prima andavano a comprarsi dei vestiti. Nemmeno le donne l'avrebbero fatto... salvo forse per le scarpe. Lungo Via del Babuino era possibile ammirare negozi di ogni sorta e di tutti i tipi, e Jack si fermò a guardarne diversi. L'Italia era davvero la capitale mondiale della moda: provò una giacca grigio chiaro in seta che sembrava tagliata su misura per lui da un sarto provetto, e la comperò subito per 800 euro. Uscendo dal negozio appoggiò sulla spalla la borsa di plastica: non era forse una copertura favolosa? Quale agente segreto di sesso maschile si sarebbe portato in giro una roba simile? Mohammed Hassan lasciò l'albergo alle 12,15 e prese la stessa strada percorsa due ore prima dai gemelli. La conosceva bene; aveva seguito lo stesso percorso in occasione dell'uccisione di Greengold, e il pensiero lo confortava. Era una giornata bella e soleggiata, con una temperatura di circa 30 °C, una giornata calda ma non torrida. Una giornata adatta ai turisti americani. Eccoli lì, i cristiani infedeli che pensavano a scattare fotografie e ad acquistare vestiti. A dire il vero ne aveva comperati anche lui. Ecco il negozio di Brioni, proprio di fianco a Piazza di Spagna; il commesso, Antonio, l'aveva sempre trattato bene, il meglio possibile per spillargli soldi. Ma anche Mohammed proveniva da una cultura commerciale, e non poteva deplorare un uomo per quello. Era ora di pranzo, e il ristorante Giovanni era buono come qualsiasi altro Tom Clancy
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ristorante romano, anzi era forse meglio di tanti altri. Il suo cameriere preferito lo riconobbe e gli fece cenno di accomodarsi al suo solito tavolo sul lato destro, sotto il tendone. «Ecco il nostro uomo», annunciò Jack, alzando il bicchiere. I tre americani osservarono il cameriere che gli portava al tavolo una bottiglia di acqua minerale e un bicchiere con del ghiaccio. Non si vede molto ghiaccio in Europa, dove la gente pensa che sia qualcosa su cui sciare o pattinare, ma evidentemente a 56 l'acqua piaceva fredda. Jack era messo meglio per guardare nella sua direzione. «Mi chiedo cosa gli piaccia mangiare.» «Si suppone che il condannato faccia un ultimo pasto decente», notò Dominic. Non quel bastardo in Alabama. Quello probabilmente avrebbe avuto comunque in bocca un gusto cattivo. Si chiese cosa servissero per pranzo all'inferno. «Il suo ospite dovrebbe arrivare all'una e mezzo, giusto?» «Esatto. Cinquantasei gli ha detto di stare attento alla procedura: potrebbe significare controllare se è pedinato.» «Pensi che sia preoccupato per colpa nostra?» chiese Brian. «Beh», osservò Jack, «negli ultimi tempi sono stati un po' sfortunati.» «C'è da chiedersi a che cosa stia pensando», disse Dominic. Si appoggiò allo schienale e si allungò, dando un'occhiata al loro obiettivo. Faceva un po' caldo per vestire in giacca e cravatta, ma dovevano avere l'aria di uomini d'affari, non di turisti. Si stava chiedendo se fosse o meno una buona copertura; bisognava tener conto della temperatura. Stava sudando a causa della missione o del clima? Non era forse stato troppo teso a Londra, Monaco o Vienna? No, non gli pareva. Ma questa volta c'era più gente... no, lo scenario a Londra era ancor più affollato. Ci sono circostanze favorevoli e avverse. Questa volta se ne presentò una negativa. Un cameriere con un vassoio di bicchieri di Chianti inciampò nel piede di una signora di Chicago, in viaggio a Roma alla ricerca delle proprie origini. Il vassoio mancò il tavolo, ma i bicchieri colpirono entrambi i gemelli in pieno grembo. Tutti e due indossavano vestiti chiari per via del calore e... «Oh, merda!» esclamò Dominici dai calzoni del suo vestito color biscotto di Brooks Brothers sembrava che fosse stato colpito all'inguine da un colpo di fucile a pompa. Brian era in condizioni ancora peggiori. Tom Clancy
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Il cameriere era atterrito. «Scusate, scusate, signori!» balbettò. Ma non c'era nulla da fare. Iniziò a farfugliare di mandare i loro vestiti in tintoria. Dom e Brian si guardarono a vicenda. Avrebbero potuto facilmente avere lo sguardo di Caino. «It's okay», disse Dominic in inglese. Aveva dimenticato tutte le sue imprecazioni in italiano. «Non è morto nessuno.» I fazzoletti non avrebbero potuto fare granché. Magari una buona tintoria, e forse ce n'era una all'interno dell'Excelsior o nelle sue vicinanze. Qualcuno diede un'occhiata, con sguardo di raccapriccio oppure divertito, e quindi il suo volto sarebbe stato segnato tanto quanto il suo abito. Quando il cameriere se ne fu andato vergognandosi, l'agente dell'FBI chiese: «E adesso?». «Maledizione», esclamò Brian. «La fortuna cieca non ci e stata favorevole, capitano Kirk.» «Tante grazie, Spock», ringhiò Dom in risposta «Ehi, ci sono sempre io, ricordate?» disse Jack a entrambi. «Junior, non puoi...» Ma Jack interruppe Brian. «Perché diavolo non posso?» chiese con calma. «È così difficile?» «Non sei addestrato», replicò Dominic. «Non è come giocare ai Masters di golf, credo.» «Beh... » disse ancora Brian. «Lo è?» chiese Jack. Dominic estrasse la penna dalla tasca interna della giacca e gliela passò. «Girare l'estremità della penna e infilargliela nel culo, giusto?» «E già pronta», confermò Enzo. «Ma sta' attento, per l'amor di Dio.» Erano le 13,21. Mohammed Hassan aveva finito il suo bicchiere d'acqua e se ne versò un altro. Mahmud sarebbe arrivato di lì a poco. Perché rischiare di interrompere una riunione importante? Scacciò i suoi pensieri e si alzò, dirigendosi all'interno verso il bagno degli uomini, che gli riportava alla mente piacevoli ricordi. «Davvero vuoi farlo?» chiese Brian. «È uno dei cattivi, non è così? Quanto ci mette questo aggeggio per fare effetto?» «Circa trenta secondi, Jack. Usa la testa. Se non te la senti, lascialo andare», gli disse Dominic. «Non è un gioco.» «Va bene.» Al diavolo, papà l'ha fatto un paio di volte, disse fra sé. Tanto per provare, urtò un cameriere e gli chiese dove si trovasse il bagno Tom Clancy
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degli uomini; il cameriere glielo indicò, e Jack vi si diresse. Era una normale porta in legno con un'indicazione simbolica anziché una scritta, data la clientela internazionale del ristorante. E se dentro ci fosse più di una persona? Si chiese. Allora lascia perdere, stronzo. Okay... Entrò e c'era davvero qualcun altro, che stava asciugandosi le mani, ma uscì subito e Ryan si ritrovò da solo con 56MoHa, che stava chiudendosi i calzoni e iniziando a girarsi. Jack tirò fuori la penna dalla tasca interna della giacca e ne girò l'estremità per estrarre la siringa in iridio. Resistette all'istinto di verificare la punta con il dito, non considerandola una mossa molto furba, e scivolò oltre lo straniero ben vestito quindi, come gli era stato insegnato, abbassò la mano e la spinse con forza contro la sua natica sinistra. Si aspettava di udire il sibilo del gas che usciva ma non sentì nulla. Mohammed Hassan al-Din sussultò per il dolore improvviso, si girò e vide quello che sembrava un giovane normale; un momento, aveva già visto quella faccia in albergo... «Scusa se ti ho urtato, amico.» Il modo in cui lo disse fece accendere dei campanelli d'allarme nella sua mente. Era un americano, lo aveva urtato, aveva provato un dolore nel sedere, e... E qui aveva ucciso l'ebreo. «Chi sei?» Jack aveva contato una quindicina di secondi, e se la stava godendo. «Sono l'uomo che ti ha appena ucciso, Cinquantasei MoHa», rispose con calma. La faccia dell'uomo si trasformò in qualcosa di selvaggio e pericoloso. La sua mano destra corse alla tasca e ne uscì con un coltello, poi all'improvviso non fu più divertente. Jack indietreggiò istintivamente con un balzo. La faccia del terrorista era l'immagine stessa della morte. Aprì il coltello pieghevole e inquadrò la gola di Jack come bersaglio. Alzò il coltello e fece mezzo passo avanti. Il coltello gli cadde. Abbassò esterrefatto lo sguardo sulla sua mano, quindi alzò di nuovo lo sguardo, o perlomeno ci provò. La sua testa non si muoveva più. Le gambe si indebolirono. Cadde a terra. Le sue ginocchia colpirono dolorosamente il pavimento in piastrelle. E piombò in avanti, Tom Clancy
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ruotando sulla sinistra. Aveva gli occhi aperti e il volto rivolto verso l'alto, che osservava la piastrina di metallo attaccata sotto l'orinatoio, da dove Greengold aveva cercato di recuperare il pacchetto la volta precedente, e... «Saluti dall'America, Cinquantasei MoHa. Te la sei fatta con la gente sbagliata. Spero che l'inferno ti piaccia.» La sua vista periferica notò un movimento della porta, e la luce che aumentava e diminuiva mentre la porta si apriva e richiudeva. Ryan si fermò e decise di andarsene. C'era un coltello nella mano di quel tizio. Prese un fazzoletto dalla tasca e tolse il coltello, quindi lo fece scivolare sotto il corpo. Meglio non fare altre cazzate, pensò. Sarebbe stato meglio... no, gli passò per la testa un'altra idea. Infilò la mano nei calzoni di 56 e trovò ciò che cercava. Poi se ne andò. La cosa buffa fu che in quel momento sentì una grande necessità di urinare, e camminò rapidamente per dimenticare quel bisogno. Nel giro di pochi secondi fu di nuovo al tavolo. «Tutto a posto», annunciò ai gemelli. «Penso che sia meglio che vi accompagni all'albergo. Ho qualcosa da fare. Andiamo», ordinò. Dominic lasciò abbastanza euro per pagare il conto e per la mancia. Il cameriere maldestro li inseguì, offrendosi di pagare il lavaggio dei vestiti, ma Brian lo congedò con un sorriso, quindi attraversarono a piedi Piazza di Spagna. Qui presero l'ascensore per la chiesa, e camminarono lungo la strada fino all'albergo. In meno di dieci minuti erano di nuovo all'Excelsior, con i due gemelli che si sentivano molto stupidi con quelle macchie rosse sui vestiti. L'impiegato dietro il banco li vide e chiese loro se avevano bisogno del servizio di lavanderia. «Sì, può mandarci su qualcuno?» chiese Brian. «Certo signore. Fra cinque minuti.» Ritenevano che l'ascensore non avesse «cimici». «Allora?» chiese Dominic. «Ho beccato lui, e ho preso questo», disse Jack, mostrando la chiave di una stanza simile alle loro. «Per fare cosa?» «Aveva un computer, ricordi?» «Ah, già.» Quando giunsero nella stanza di MoHa videro che era già stata rifatta. Jack si fermò un attimo in camera sua e prese il suo portatile e il disco Tom Clancy
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esterno FireWire che usava di solito. C'erano dieci gigabyte di spazio vuoto che immaginava di poter riempire. All'interno della stanza della sua vittima collegò il cavo di connessione e accese il portatile che era stato usato da Mohammed Assan. Non c'era tempo per le finezze; sia il suo computer sia quello della sua vittima usavano lo stesso sistema operativo, e fece una copia completa di tutto ciò che c'era sul computer dell'arabo sul suo disco FireWire. Ci vollero sei minuti, quindi ripulì il tutto con un fazzoletto e uscì dalla stanza, lucidando anche la maniglia. Uscì in tempo per vedere il fattorino andarsene con il vestito di Dominic macchiato di vino. «Allora?» chiese Dominic. «Fatto. Penso che ai ragazzi a casa interesserà.» Sollevò il FireWire per sottolineare il concetto. «Bella idea. E adesso?» «Adesso devo tornare. Mandate un'e-mail alla casa madre.» «Ricevuto, Junior.» Jack fece le valigie e chiamò il portiere, che lo informò della partenza di un volo British Airways dall'aeroporto Leonardo da Vinci per Londra, con coincidenza per l'aeroporto Dulles di Washington, ma avrebbe dovuto affrettarsi. Fu ciò che fece, e novanta minuti più tardi stava staccandosi dalla pista, seduto nel posto 2A. Mahmoud era lì quando arrivò la polizia. Riconobbe il volto del suo collega mentre veniva portato fuori dal bagno, e rimase impietrito. Non sapeva però che la polizia aveva trovato il coltello e notato le macchie di sangue sulla lama. Lo avrebbero inviato al loro laboratorio, il cui personale della sezione DNA era stato addestrato dalla polizia metropolitana di Londra, la migliore del mondo nel campo delle prove basate su questo tipo di analisi. Senza nessuno cui fare rapporto, Mahmoud ritornò al proprio albergo e prenotò un volo dell'Emirate Airways per il giorno seguente con destinazione Dubai. Avrebbe dovuto riferire a qualcuno della disgrazia di quel giorno, forse all'Emiro stesso, che non aveva mai incontrato e conosceva solo per la sua severa reputazione. Aveva visto morire un collega, e il cadavere di un altro. Che tremenda disgrazia era mai quella? Ci pensò aiutandosi con un po' di vino. Allah il Misericordioso lo avrebbe sicuramente perdonato per quella trasgressione. Aveva visto troppe cose in troppo poco tempo. Tom Clancy
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Jack Jr. avvertì appena le turbolenze del volo per Heathrow. Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, ma ci sarebbe voluto parecchio tempo prima di trovarlo, quindi si scolò due bottigliette mignon di scotch prima di atterrare in Inghilterra. Ne mandò giù altre due a bordo del 777 diretto al Dulles, ma non riuscì a dormire. Non solo aveva ucciso qualcuno, ma l'aveva anche deriso. Non era stato un bel gesto, ma nemmeno una cosa per cui doveva chiedere scusa a Dio. Sul FireWire c'erano tre gigabyte del computer di 56. Che cosa contenevano? Non poteva saperlo. Avrebbe potuto collegarlo al proprio portatile e iniziare a esplorarlo, ma si trattava di un lavoro per un vero esperto informatico. Avevano ucciso quattro persone che avevano colpito l'America, e ora l'America aveva risposto sul loro terreno e con le loro regole. L'aspetto positivo era che il nemico non poteva in alcun modo sapere quale tigre ci fosse nella giungla. Ne aveva conosciuto soltanto i denti. La prossima volta ne avrebbe conosciuto il cervello. FINE
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