Goffredo Adinolfi Forme della propaganda e limiti del consenso nel Portogallo salazarista
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Goffredo Adinolfi Forme della propaganda e limiti del consenso nel Portogallo salazarista
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«Sono fiducioso dei cambiamenti quali essi siano e sono disposto ad accettare quello che succede anche se non rientra nelle previsioni» a Nino Recupero
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Indice
Prefazione di António Costa Pinto
Pag.
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Introduzione Periodizzazione Metodo e fonti Fascismo fascismi
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1. Una nuova egemonia 1.1 La stampa e la crisi del liberalismo 1.2 Le prime influenze del fascismo 1.3 Oliveira Salazar: l’astro nascente della politica portoghese 1.4 União Nacional: il paradosso del partito unico 1.5 I primi passi della propaganda: il Diário da Manhã 1.6 La dittatura e le masse 1.7 Definizione di una nuova ideologia politica
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2. Le strutture dell’Estado Novo 2.1 Il consolidamento del regime 2.2 L’organizzazione del consenso 2.3 Il plebiscito costituzionale 2.4 L’atomizzazione corporativa 2.5 Il movimento operaio tra repressione e lusinghe 2.6 La nascita del Secretariado da Propaganda Nacional 2.7 Quale propaganda? 2.8 Centro e periferia: la stampa di provincia e il regime 7
3. Il totalitarismo salazarista 3.1 Il X anniversario della Rivoluzione Nazionale 3.2 Le ripercussioni della guerra civile di Spagna: intervento e repressione 3.3 Il modello fascista: la Legião e la Mocidade Portuguesa 3.4 L’istruzione come forma di indottrinamento 3.5 Le esposizioni internazionali: l’incoerenza dell’estetica 3.6 Il Paese diventa virtuale: l’onnipresenza della censura 3.7 L’impossibilità di una sintesi: Propaganda e Stato 3.8 8 Il Teatro do Povo 3.9 Il cinema negli anni trenta: quali strategie? 3.10 Il Portogallo senza il velo della propaganda 3.11 L’esasperazione del nazionalismo: il doppio centenario
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4. Un solo imperativo: sopravvivere alla guerra! 4.1 La neutralità 4.2 Nuovi equilibri: propaganda e missioni diplomatiche 4.3 3 L’avanzata degli Alleati e l’agonia dei fascismi 4.4 Un regime in conflitto: stampa, censura e propaganda 4.5 La guerra e la metafisica del capo 4.6 Il fallimento del cinema di propaganda 4.7 1933-1943: i dieci anni del Secretariado
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175 175 183 189 201 211 216 218
Conclusioni Fascismo, fascismi: nota dell’autore
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Bibliografia
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Prefazione di António Costa Pinto
Lo stereotipo internazionale considera il salazarismo una dittatura ispirata dal cattolicesimo conservatore, sottovalutando, generalmente, le dimensioni di più diretta influenza da parte delle dittature fasciste del periodo tra le due guerre mondiali. Tuttavia non si possono trascurare gli elementi di continuità, così come il fatto che anche il dittatore portoghese dovette confrontarsi con i moderni mezzi di comunicazione di massa. In questo, come in altri campi, molte dittature europee, tra cui il salazarismo, il franchismo e i regimi dell’Europa centrale e orientale si ispirarono al fascismo italiano e al Nazional-socialismo tedesco. Istituzioni corporative, milizia, formazioni paramilitari di inquadramento della gioventù e organismi statali di propaganda sono solo alcuni degli esempi di come le frontiere fra questi regimi fossero fluide. Il fascismo permeò in modo significativo la destra autoritaria durante gli anni Venti e Trenta e le tecniche di propaganda e di costruzione del consenso nel Portogallo di Salazar, analizzate con grande intelligenza da Goffredo Adinolfi in questo libro, ne sono un esempio. L’autore esamina le forme di transizione politica dal liberalismo all’autoritarismo in Portogallo, dal punto di vista delle nuove egemonie ideologiche, per poi concentrarsi più specificatamente sul Secretariado da Propaganda Nacional, istituito dall’Estado Novo nel settembre del 1933. La sua creazione, e il fatto di essere guidato da un giornalista ammiratore del fascismo italiano quale era Antonio Ferro, sembrava indicare la scelta, da parte di Salazar, di un cammino nel senso di una totalitarizzazione del regime, simile a quello intrapreso nello stesso periodo in Italia e in Germania. Invece, come Goffredo Adinolfi sottolinea nelle sue conclusioni, la Rivoluzione Nazionale di Salazar, al di là della retorica ufficiale, faticava a trovare consensi. D’altro canto, un uso eccessivo della propaganda avrebbe 9
imposto, a un dittatore molto attento a mantenere stabili gli equilibri in campo, di abbandonare una comoda e utile posizione di ambiguità. Il salazarismo fu, come sottolinea l’autore, un regime estremamente elitista, fatto dimostrato dalla presenza di un partito unico rigidamente controllato dall’alto e completamente privo di organizzazioni di massa. A partire da questa considerazione, Adinolfi cerca di svelare la contraddizione di un regime che non vuole mobilitare, ma che, al contempo, istituisce un organismo di propaganda. Se, nella sua struttura, lo Stato portoghese imita quello fascista – in particolare per quanto riguarda gli organismi di inquadramento – evita tuttavia di conferire a queste organizzazioni il monopolio della relazione con le masse. Questi i motivi che hanno portato l’autore a scegliere un percorso di analisi del consenso particolarmente originale e a soffermarsi su strumenti che, pur essendo apparentemente repressivi – come, ad esempio, la censura – finiscono con l’avere un potere di persuasione decisamente maggiore rispetto a una propaganda i cui obiettivi risultano troppo palesi per essere credibili. L’aspetto centrale dell’opera risiede nel fatto che l’autore non si limita a una semplice descrizione delle forme di legittimazione del consenso del regime, ma, con grande equilibrio interpretativo, cerca di misurarne gli esiti effettivi. Grazie a un corposo uso dei documenti presenti negli archivi a sua disposizione, Adinolfi dimostra quanto ampio fosse lo scollamento fra il paese reale – descritto ad esempio nelle relazioni dei vari prefetti – e il paese virtuale delle grandi celebrazioni. Uno scollamento che rendeva tanto più superficiale l’influenza della propaganda, soprattutto in quella stessa parte della popolazione – quella dei piccoli centri di campagna – che era oggetto dell’idillio bucolico e ruralista alla base della retorica dell’Estado Novo. Questi e molti altri elementi fanno del libro un prezioso contributo allo sviluppo degli studi sui fascismi, così come un utile strumento di comparazione fra i diversi regimi autoritari di quel periodo. Una comparazione che aiuterà concretamente a comprendere il meccanismo degli istituti di propaganda delle dittature dell’epoca del fascismo e le differenti funzioni che questi disimpegnarono nella costruzione del consenso e nella legittimazione dei regimi autoritari.
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Introduzione
Nata nel luglio del 1932, la dittatura del professor António Oliveira Salazar presenta caratteristiche affatto particolari che ne rendono lo studio di particolare interesse. L’egemonia salazarista si sviluppa all’interno della dittatura militare, che detiene il potere in seguito al colpo di Stato del 28 maggio 1926. Entrato nel Governo nel 1928 come Ministro delle finanze, Salazar in appena due anni si rivela come l’uomo imprescindibile per dare stabilità a un regime caratterizzato da continue lotte intestine. Alla spalle del Ministro delle finanze non vi è un partito di massa, bensì un piccolo partito di matrice cattolica nazionalista (il Centro Católico Português) e il Capo dello Stato, il Generale Oscar Carmona. È solo nel 1930 che Salazar, acquisita una posizione di forza dentro il Governo, sente l’esigenza di formare un partito che appoggi la dittatura e attraverso il quale si possa formare la classe dirigente dell’Estado Novo. Ci troviamo così di fronte a un paradosso per il quale il partito non è strumento per la conquista del potere, ma unicamente quello del mantenimento della stabilità e della continuità dello Stato. Alla base delle dittature del Novecento c’è il rovesciamento del rapporto tra società civile, spazio pubblico e potere che, se nel precedente regime liberale si muoveva dal basso verso l’alto, ora inverte la sua direzione, muovendosi rigorosamente dall’alto verso il basso. Lo spazio pubblico diventa oggetto di occupazione da parte degli organismi di propaganda. L’obiettivo della formazione sostituisce quello dell’informazione della società civile, la quale viene chiamata ad accettare e condividere le finalità del nuovo Governo. Questa è la ragione principale che fa della propaganda uno degli elementi fondamentali per la comprensione delle dittature europee della prima metà del XX secolo. 11
Non sfugge a questa interpretazione il salazarismo che, fin dal suo esordio, istituisce un Segretariato della propaganda (Secretariado da Propaganda Nacional, SPN) a dimostrazione di come la questione del consenso sia da subito al centro delle politiche dell’Estado Novo. Numerosi sono gli strumenti creati a questo scopo e con il fine preciso di legittimare agli occhi dei cittadini il nuovo Governo e, soprattutto, il “Nuovo Stato”. Si parte tuttavia dal presupposto che la questione della legittimazione del regime salazarista non debba essere demandata unicamente all’SPN e che, per il conseguimento della Rivoluzione Nazionale, a Salazar occorra agire su più livelli e con diversi mezzi, fra i quali non è affatto certo che il principale dovrà essere proprio la propaganda. Occorre così studiare tre tipi di organi: quelli volti a includere nello Stato il cittadino/massa (gli organi corporativi e il partito unico), gli organi repressivi (Polizia, Polizia Politica, esercito) e infine quelli persuasivi (Secretariado da Propaganda Nacional, scuola). Si tratta di una visione apparentemente schematica la cui complessità verrà approfondita nel corso del testo in cui, come si vedrà, non sempre sarà facile classificare gli organi in categorie univoche. La censura, per esempio, è uno strumento repressivo o persuasivo? La scuola ha finalità di inquadramento o di indottrinamento? Il dopolavoro (Federação Nacional para a Alegria no Trabalho) ha lo scopo di occupare il tempo libero oppure di trovare spazi per l’indottrinamento ideologico? Innanzitutto è necessario capire quale sia il grado di coinvolgimento richiesto dallo Stato al nuovo cittadino massa. In questo senso, occorre rilevare come, contrariamente ad altri regimi dittatoriali, appaia del tutto assente nel salazarismo qualsiasi volontà espansionistica e di sovversione dell’ordine internazionale sancito con gli accordi di Versailles, soprattutto perché il Portogallo possiede già da tempo un vasto impero coloniale. Questo fatto determina le necessità di comprendere se sia presente nel regime salazarista una vocazione totalitaria. Attraverso l’utilizzo di queste tre leve: persuasione, inquadramento e repressione, il regime salazarista tenta di mantenere la stabilità al suo interno e di affrontare da una posizione di forza gli sconvolgimenti determinati dalla guerra civile spagnola e della seconda guerra mondiale. Ognuno di questi tre strumenti, da solo, avrebbe probabilmente fallito i suoi obiettivi. L’uso della forza non è infatti sufficiente per mantenere in vita un regime, così come gli strumenti di persuasione si rivelano piuttosto inefficaci per affrontare i momenti di crisi. 12
Se risulta difficile l’operazione di comprendere il fine di ciascuno degli organi dell’Estado Novo, ancora più difficile è valutare il risultato degli sforzi operati dalla macchina del consenso. La stessa natura dittatoriale del regime impedisce che si possa dare una valutazione del consenso utilizzando quei metodi di analisi normalmente adottati per i regimi democratici (che guardano per esempio ai risultati elettorali o alla partecipazione agli scioperi). Dove manca la possibilità di esprimere il proprio giudizio attraverso mezzi come le elezioni competitive, lo studio del consenso deve prendere altre strade. Non è evidentemente sufficiente elencare gli strumenti adottati dal salazarismo per persuadere il Portogallo relativamente al proprio progetto: il semplice studio di programmi o azioni di propaganda, senza l’analisi della loro effettiva portata e diffusione, ha come inevitabile corollario quello di indurre a conclusioni fuorvianti. Valutare il consenso in una dittatura tuttavia, per quanto difficile, non è del tutto impossibile. Dopotutto occorre tenere in considerazione come lo stesso Salazar abbia tutto l’interesse di conoscere l’opinione del suo popolo, se non altro per calibrare al meglio l’azione di propaganda. Il ricercatore può così ricorrere agli stessi documenti utilizzati allora dal dittatore portoghese e che sono oggi contenuti negli archivi del Ministero degli interni. Le relazioni di Polizia, Prefetti o semplici cittadini contribuiscono infatti in modo più o meno fedele a descrivere i livelli di legittimazione dell’Estado Novo nelle varie parti del Paese e nel corso degli anni. La propaganda salazarista non agisce però in uno spazio culturale vergine e non può prescindere dal contesto preesistente. Deve regolare di conseguenza i termini e il funzionamento della propria macchina del consenso. Si è convinti che anche durante il periodo successivo alla stabilizzazione della dittatura – in un momento in cui i conflitti dovrebbero essere risolti all’interno della struttura corporativa – i vari organi dello Stato e i cittadini concorrano a porre nuovi problemi e a imporre differenti soluzioni. È proprio il progetto corporativo – o per lo meno la creazione di uno Stato organico – a essere al centro dei pensieri di Salazar ed è proprio intorno a quest’idea che si cerca di ricostruire la mentalità di persone abituate a procedere sul sentiero di sempre maggiori libertà. Un progetto per il quale il regime ricerca un consenso anche esterno, soprattutto da parte di quegli stati che per il fatto di essere latini, cattolici e corporativi sembrano condividere lo stesso cammino.
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Periodizzazione Per raggiungere i propri obiettivi, l’Estado Novo deve quindi procedere in modo cauto cercando, prima di tutto, di distruggere tutte le forme del convivere sociale, considerate come possibili spazi di formazione di ideologie concorrenti; anche se, occorre specificare, grande parte di questa disintegrazione era già stata portata avanti durante la dittatura militare, rappresentando un vero campo di battaglia in cui le varie forze misurarono le proprie capacità di imporsi. È quindi solamente a partire dal 1932, ovvero con la nomina da parte del Generale Oscar Carmona, Presidente della Repubblica eletto plebiscitariamente nel 1928, che Salazar può cominciare a costruire l’Estado Novo. Il primo autentico fattore che permette a Salazar di installarsi saldamente al potere è sicuramente la sua capacità di attrarre su di sé i favori di grande parte della stampa che, sempre più su posizioni di accesa ostilità contro il Governo del Partito Democratico, è alla ricerca di nuovi punti di riferimento. Li troverà in parte nel fascismo italiano, ma soprattutto in quel uomo introverso scelto dai militari per ricoprire l’incarico di Ministro delle finanze. Il primo capitolo si concentrerà quindi su quel complesso e non scontato processo che portò Salazar da un consenso più o meno spontaneo da parte della stampa alla ricerca di un consenso costruito e saldamente controllato dall’alto. Questa macchina è ancora tutta da costruire, a Salazar manca ancora infatti un partito da cui potere riorganizzare il potere locale e un giornale di regime che del partito unico sia lo specchio. Oggetto di analisi del secondo capitolo sarà il consolidamento del neonato regime. È infatti solamente a partire dal 1932 che Salazar controlla in modo diretto tutte le leve del potere statale, anche se i militari continuano a mantenere il controllo del Ministero della difesa. Divenuto Presidente del Consiglio, il dittatore attua un rigido controllo del Paese attraverso il Ministero degli interni e soprattutto attraverso la censura e la repressione dei reati politici. Passo dopo passo costruisce un complesso sistema di legittimazione capace di garantirgli la stabilità e il consenso sufficienti alla sua azione di Governo. Nasce lo Stato corporativo e, subito dopo, il Secretariado da Propaganda Nacional, quasi due facce di una stessa medaglia. Stabilizzata la dittatura e promulgata la riforma costituzionale, all’Estado Novo occorre infine attuare il progetto di rivoluzione della società. Saranno questi gli argomenti che verranno affrontati nel terzo capitolo, il 14
quale considererà l’arco di tempo compreso tra il 1936 ed il 1939. Ci troviamo di fronte a un modello autoritario che continua a incontrare difficoltà nell’affermare il proprio progetto politico, ostacolato anche da una società civile ancora piuttosto ostile. Sono questi gli anni in cui il regime salazarista esplica con maggiore intensità la sua forza. Il Governo di Salazar arriva alla seconda guerra mondiale – al centro del quarto capitolo, che abbraccia il quinquennio 1940-1945 – senza avere però risolto in maniera definitiva i problemi di consenso e si trova quindi a dover assumere, ancora una volta, una posizione difensiva, facendo leva più su istituzioni repressive, come la censura e la Polizia Politica, che non su quelle attività di indottrinamento, come la propaganda e la scuola. Questa tendenza si accentua, soprattutto, con la sempre più evidente sconfitta dei paesi dell’asse, sconfitta che ha, come principale conseguenza, di ridare coraggio alle opposizioni. É in questo clima che, nel 1943, si celebrarono i dieci anni dell’istituzione del Secretariado da Propaganda Nacional e che, nello stesso anno, António Ferro stila due importanti bilanci del lavoro svolto, uno pubblico e uno confidenziale, quest’ultimo consegnato direttamente nelle mani di Salazar.
Metodo e fonti Lo studio della formazione del consenso e il suo rilevamento impone l’utilizzo di una ampia gamma di fonti. Se questo lavoro, come d’altra parte ogni ricerca, ha richiesto un approfondito lavoro sui materiali di archivio, è stato anche indispensabile l’apporto dei numerosi nuovi studi che negli ultimi anni sono stati pubblicati sulla storia del regime salazarista e che, in grande misura, mettono nuova luce sul funzionamento e sui processi di legittimazione del regime. Come è naturale, grande parte della ricerca si è fondata sull’archivio del Secretariado da Propaganda Nacional recentemente riordinato e messo a disposizione dei ricercatori. Grazie a questo archivio si può capire non solo cosa sia stato prodotto in undici anni di esistenza, ma anche perché sia stato prodotto e quale era il livello di penetrazione dell’SPN sia all’interno della società sia all’interno degli organi di regime. Si deve qui infatti ricordare che uno tra i compiti ufficiali dell’SPN era quello di omologare la comunicazione dell’Estado Novo. 15
Come già ricordato, in quest’analisi si utilizzerà un’accezione piuttosto ampia del concetto di consenso e per questo non si potrà prescindere da un approfondito studio degli archivi del Ministero degli interni, soprattutto per due ragioni fondamentali. Da un lato il Ministero degli interni è stata la prima grande macchina per la formazione del consenso e per legittimare un regime totalmente privo di un partito unico, che potesse fungere da matrice dalla quale attingere per formare la propria classe dirigente. Dall’altro, attraverso la rete delle prefetture era possibile penetrare all’interno della società in modo decisamente molto profondo. In questo modo, il Ministero degli interni svolgeva una triplice funzione, quella di selezione della classe dirigente locale, di formazione e repressione del consenso e di misurazione del livello di legittimazione del regime. Un organo complesso quindi, forse in parte sottovalutato, ma che si pone insieme all’SPN al centro dei nostri studi. L’archivio delle commissioni di censura, di stretta dipendenza del Ministero degli interni, ci permette di studiare cosa era opportuno pubblicare e cosa no. Ci troviamo di fronte quindi alla possibilità di studiare, allo stesso tempo, sia la costruzione del consenso che la repressione del dissenso, ponendo, forse, le commissioni per la censura su una posizione di maggiore rilievo rispetto a quella del Secretariado da Propaganda Nacional, se non altro per la sua competenza coercitiva. Sempre all’interno dell’ampio archivio del Ministero degli interni troviamo le relazioni dei Prefetti, della Legione Portoghese (Legião Portuguesa), della Polizia Politica (Polícia pela Vigilância e Defesa do Estado) e della polizia, relative allo stato dell’opinione pubblica nei confronti del regime. Pur non essendo veri e propri sondaggi così come oggi li concepiamo, queste relazioni rappresentano un efficace spaccato della società portoghese e soprattutto, per quel che ci riguarda, delle capacità del regime di rompere definitivamente con il liberalismo e portare a termine la sua rivoluzione nazionale. Il vero legante di tutto il regime, tuttavia, fu lo stesso Salazar ed è quindi ovvio che è proprio dallo studio dell’archivio personale del dittatore delle finanze che è possibile capire l’essenza delle politiche portate avanti dal regime. Come è noto, il controllo di Salazar su tutte le questioni all’interno del suo Stato era totale. In modo decisamente molto sapiente, Salazar dosava le tre leve della macchina del consenso: propaganda, inquadramento e ideologia. 16
Fascismo fascismi Il tema della collocazione del regime salazarista resta ancora oggi di complessa soluzione. Enzo Collotti, sostenitore dell’esistenza di un concetto di fascismo come categoria storica1, è tra coloro che, pur ritenendo il salazarismo un regime fascista, non può fare a meno di sottolineare come esso rappresenti comunque un caso limite di tale fenomeno2. La difficoltà di catalogazione dell’Estado Novo deriva essenzialmente dalla mancanza delle tre caratteristiche fondamentali necessarie per includere un regime nei paradigmi del fascismo: mobilitazione di massa, milizia e partito unico. Eppure, nonostante tali difficoltà, Collotti rileva che ogni trattazione generale sul fenomeno del fascismo, anche per quegli autori più restii a includervi il Portogallo, si trova comunque di fronte all’esigenza di motivarne un’eventuale assenza. Collotti mette in luce la natura corporativa, antidemocratica e organicistica dell’Estado Novo, caratteri, a suo avviso, non secondari nel definire un regime come fascista3. Nella sua analisi, non nasconde un aspetto importante dei regimi fascisti che in qualche modo fu decisamente secondario in quello salazarista, ossia la mobilitazione delle masse4. Rispetto ai rapporti tra la Chiesa e lo Stato poi, Collotti non sottovaluta il fatto che Salazar riuscì a mantenere una certa autonomia5 e concludendo
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Collotti E., Fascismo, fascismi, Sansoni, Milano, 2004. «L’esperienza del Portogallo di Salazar è forse quella che ha creato agli interpreti maggiori difficoltà d’inquadramento all’interno della fenomenologia del fascismo», Ibid., p. 136. 3 «Come in ogni sistema fascista, l’ordinamento corporativo significava la fine di ogni autonomia rivendicativa (…) la proibizione di ogni azione di lotta (…), l’obbligo di esercitare con spirito di pace sociale e subordinandosi al principio che la funzione della giustizia appartiene esclusivamente allo Stato», Ibid., p. 139. 4 «Mancò nella costruzione del regime in Portogallo ogni reale processo di mobilitazione delle masse, in particolare mancò ogni pseudorivoluzionalismo: il regime fu volutamente conservatore, ebbe una base assai ristretta di reclutamento della sua élite dirigente (…) pescò il consenso tra i ceti medi impiegatizi e professionisti, senza la minima ambizione di produrre nel Paese nessuna trasformazione sociale», Ibid., p. 140. 5 «Riuscì tuttavia a conservare una relativa autonomia anche rispetto alla Chiesa, non per un residuo liberalismo ma nel quadro dell’accentuazione del suo nazionalismo (…). Il regime si servì dell’appoggio della Chiesa cattolica senza operare tuttavia quella identificazione con i suoi interessi che fu più accentuata in altri contesti e che in Spagna fu direttamente ispirata dalla guerra civile», Ibid., p. 140. 2
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la sua trattazione riconosce comunque al salazarismo una discendenza fascista6. Meno dubbioso a collocare l’Estado Novo tra i fascismi è lo storico portoghese Fernando Rosas, che, basandosi su studi più recenti rispetto a quelli di Collotti, ritiene si possa tranquillamente annoverare il salazarismo tra quei regimi che riuscirono ad attuare un inquadramento totalitario dell’intera società, proprio attraverso quegli stessi organismi che erano stati progettati in Italia e in Germania: organizzazione corporativa, dopolavoro, organizzazioni paramilitari per i giovani e milizia volontaria7. Il regime salazarista, secondo Rosas, mirò a un progetto totalitario di rieducazione delle anime e di creazione di un nuovo tipo di cittadino portoghese, iscrivendosi così in quel contesto di regimi fascisti che caratterizzarono gli anni venti, trenta e quaranta del secolo scorso8. Questo progetto, secondo Rosas, si sarebbe dovuto basare su di una purificazione e decantazione della memoria storica (processo attraverso il quale legittimare un presente glorioso da costruire sotto la guida dello Stato Nuovo) e attraverso la fabbricazione di un concetto integrante e unificatore di cultura popolare di radice “nazionaletnografica”. Al centro di questa costruzione vi era l’idea che, attraverso il regime dell’Estado Novo, il Portogallo sarebbe andato incontro a un processo di rinascimento e rigenerazione, interrompendo dunque un lungo periodo di decadenza9. Rosas trae parte delle sue analisi dalle ricerche che Jorge Ramos do Ò ha fatto sulla propaganda negli anni a cavallo tra il 1933 e il 1944. Quest’autore, nel suo saggio Os anos de Ferro o dispositivo cultural durante a política do espírito 10, sostiene la tesi secondo cui Salazar riuscì a creare coesione attraverso il riordino di valori facilmente condivisibili, che erano però già presenti nella tradizione portoghese11, riuscendo in questo suo obiettivo proprio grazie a un uso estensivo e spregiudicato della propaganda12. A dimostrazione del fatto che il salazarismo era divenuto pensiero e6
«Più che un episodio marginale nella fenomenologia dei regimi fascisti, il Portogallo rappresentò i caratteri epigonali del fascismo», Ibid., p. 141. 7 Rosas F., “O salazarismo e o homem novo”, Análise Social, vol. XXXV, 2001. 8 Cfr. Rosas F., Ibid, pp. 1031-1034. 9 Ibid, pp. 1034-1035. 10 Ramos do Ò J., Os anos de Ferro: O dispositivo cultural durante a Política do Espírito, Editorial Estampa, Lisbona, 1999. 11 Cfr., Ibid, p. 24. 12 Cfr., Ibid, pp. 29-51.
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gemone nel Paese, almeno dal 1938, egli cita l’esempio delle celebrazioni del doppio centenario: della nascita dello Stato, nel 1140, e della sua restaurazione del 1640 13. Nel 1940, secondo Ramos d’Ò, il Secretariado da Propaganda Nacional riuniva nelle sue mani tutto il controllo dell’informazione prodotta in Portogallo14. Su di un versante diametralmente opposto rispetto a questi autori, Stanley Payne15 non vede elementi forti per giustificare l’inserimento del Portogallo salazarista fra i regimi fascisti16 e sostiene che l’affermazione del fascismo in Portogallo sarebbe stata ostacolata da elementi quali un basso livello di mobilitazione politica, una scarsa minaccia al sistema da parte del movimento operaio e, infine, un non troppo difficoltoso superamento del trauma relativo alla prima guerra mondiale17. Su posizioni sostanzialmente analoghe possiamo annoverare Ernst Nolte18, che non vede presente, nel regime di Salazar, quel minimum di caratteristiche necessarie per definire un regime fascista: un’ideologia antimarxista, anticonservatrice, una leadership carismatica e un partito armato19. Secondo quest’autore, il regime di Salazar si deve quindi considerare semplicemente come una dittatura autoritaria20. António Costa Pinto sembrerebbe invece mantenere una posizione intermedia tra queste due opposte visioni21. Da un lato sottolinea, infatti, co-
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Ibid., pp. 76-80. Ibid., pp. 202-204. 15 Cfr., Stanley Payne G., Il fascismo, Newton & Compton, Roma, 1995. 16 «Il fascismo non ebbe alcun ruolo nel rovesciare il regime parlamentare né nella costruzione di un nuovo sistema autoritario, ma incise come movimento di opposizione alla politica di moderazione (…) le ex camicie azzurre del regime non furono molto influenti, con la parziale eccezione dell’intervento sul sistema sindacale. Salazar rifiutava l’intervento di un movimento fascista», Ibid., p. 320. Le “camicie azzurre”, a cui si riferisce Payne, sono i militanti del movimento Nacional Sindacalista che si richiamava apertamente al fascismo italiano, formatosi però solamente dopo la caduta della Repubblica Democratica e destinato ad avere ben scarso successo, essendo stato sciolto per ordine di Salazar nel 1934. 17 Ibid., p. 320 18 Nolte E., Il fascismo nella sua epoca, SugarCo Edizioni, Gallarate (VA), 1993. 19 Cfr. Nolte E., Ibid., pp 15-65. 20 «Fondamentalmente, l’Estado Novo null’altro è se non una dittatura militare, la quale ha avuto una fortuna, quella cioè di trovare un civile di rilievo, capace insieme di rafforzarla e di rinnovarla. Lo stesso partito dell’União Nacional non era e non è, al pari del corporativismo, che un mezzo di tale rafforzamento e trasformazione, e pertanto l’uno e l’altro sono privi di origine come di volontà autonoma», Ibid., p 40. 21 Pinto A. C., Salazar’s dictatorship and european fascism, Columbia University Press, New York, 1995. 14
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me non vi sia dubbio sul fatto che il regime salazarista non avesse, rispetto al fascismo o al nazismo, l’esigenza di mobilitare in suo favore le masse portoghesi – lasciando dipendere da un atteggiamento più o meno volontaristico, e utilitaristico se vogliamo, un loro coinvolgimento delle strutture dello Stato – ma dall’altro riconosce in esso la volontà di mantenere un certo controllo ideologico sulle masse22. In questo senso, sarebbe quindi un errore considerare il salazarismo alla stregua di una dittatura “pragmatica”, almeno per il periodo afferente l’era dei fascismi23 e Costa Pinto, nella sua analisi, ravvisa come l’Estado Novo sia stato decisamente influenzato dal fascismo italiano24. Un regime fortemente caratterizzato dalle istituzioni di tipo totalitario create da Mussolini, ma nel quale sopravvivevano anche altre organizzazioni non statali, costrunedo un modello che suscitò l’ammirazione della Chiesa e della monarchia italiana. Dibattendo la problematica “fascismo-fascismi” è impossibile non chiamare in causa Emilio Gentile che all’argomento ha dedicato buona parte della sua ricerca25. Gentile si schiera senza dubbio tra i detrattori di un eccessivo allargamento del concetto di fascismo e, parlando del regime salazarista, cita gli elementi che a suo avviso farebbero sì che esso non possa essere catalogato come fascista: mancanza di un movimento di massa alla base della conquista del potere, debolezza del partito unico e assenza di una politica volta alla mobilitazione e organizzazione delle masse26. Il salazarismo deve scontrarsi, per affermare il suo potere, contro le Camizas Azuis di Rolão Preto, la forza più autenticamente fascista in Portogallo, scontro che si conclude con la vittoria di Salazar, l’esilio di Rolão Preto e l’assorbimento nell’Estado Novo delle Camizas Azuis27. Se, quindi, alcune delle considerazioni di partenza non sono così dissimili da quelle che abbiamo visto essere la base dell’interpretazione anche di Collotti, come mai l’interpretazione ne risulta essere così differente? Gentile interpreta il termine “Fascismo” come il nome proprio di un regime specifico basato su caratteristiche fondamentali: un movimento nazionalista rivoluzionario or-
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«It did, however, censure social control by creating a whole cultural and socializing apparatus to which it intended to link its ideology», Ibid., p. 204. 23 Ibid., pp. 204-205. 24 Cfr., Ibid., p. 207 25 Gentile E., Fascismo. Storia e interpretazione, Laterza, Bari, 2002. 26 Cfr., Ibid., pp. 41-42. 27 Cfr., Ibid, p. 41.
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ganizzato in un partito-milizia, un partito che ha portato il pensiero mitico al potere istituzionalizzandone la sacralizzazione e, infine, un regime totalitario28. In particolare Gentile si sofferma sulle ambiguità legate al termine “totalitarismo”. Il totalitarismo fa parte dell’essenza del fascismo fin dagli esordi, si riferisce non solo al suo sistema politico, ma alla sua organizzazione e alla sua cultura: «Il fascismo è stato storicamente l’unico dei sistemi a partito unico del XX secolo che si è autodefinito come Stato totalitario, riferendosi con ciò alla sua concezione della politica e al suo regime di tipo nuovo, fondato sulla concentrazione del potere nelle mani del partito e del suo duce, e sull’organizzazione capillare delle masse, con il proposito di fascistizzare la società attraverso il controllo su tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva, al fine di creare una nuova razza di conquistatori e di dominatori»29. Gentile definisce in modo molto chiaro cosa intende per fascismo, un fenomeno la cui interpretazione deve avvenire incrociando tre dimensioni fondamentali: quella organizzativa, quella culturale e quella istituzionale. In sintesi possiamo dire che, rispetto alla dimensione organizzativa, Gentile vede il fascismo come un movimento di massa, caratterizzato da aggregazione interclassista nella quale prevalgono giovani appartenenti ai ceti medi organizzati nel partito milizia30. Relativamente alla dimensione culturale il fascismo si fonda: «sul pensiero mitico e sul senso tragico e attivistico della vita, concepita come manifestazione della volontà di potenza (…) sulla militarizzazione della politica come modello di vita e di organizzazione collettiva»31. Riguardo alla dimensione istituzionale, si riscontra da un lato la presenza di un apparato di polizia che previene, controlla e reprime il dissenso e l’opposizione, dall’altro l’esistenza di: «un partito unico che ha la funzione di assicurare, attraverso una propria milizia, la difesa armata del regime, inteso come il complesso delle nuove istituzioni pubbliche create dal movimento rivoluzionario; di provvedere alla selezione dei nuovi quadri dirigenti e alla formazione dell’ “aristocrazia del comando”; di organizzare le masse nello Stato totalitario, coinvolgendole in un processo pedagogico di mobilitazione permanente»32. Altre caratteristiche sono individutate in un sistema politico basato sulla simbiosi tra partito 28
Cfr., Ibid, p. 62. Ibid., p. 64 30 Cfr., Ibid., pp. 71-72 31 Ibid., p. 72 32 Ibid., p. 72 29
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e Stato, un’organizzazione corporativa dell’economia e una politica estera ispirata alla ricerca della potenza e della grandezza nazionale, con obiettivi di espansione imperialista e in vista della creazione di una nuova civiltà33.
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Cfr., Ibid., p.73
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1. Una nuova egemonia
1.1 La stampa e la crisi del liberalismo Occorre aprire il capitolo con una breve considerazione metodologica, dal momento che qui descriveremo come, nel corso degli anni venti, si andò costruendo un rapporto saldo e duraturo tra Oliveira Salazar e buona parte della grande stampa portoghese. Quest’analisi potrebbe apparire fuori tema, visto che, a priori, la stampa non è annoverabile tra gli organismi di propaganda di un regime, pur essendo tra gli strumenti indispensabili per la formazione dell’opinione pubblica. Teoricamente, essa dovrebbe essere indipendente dallo Stato e proprio per questo non dovrebbe essere parte della strategia di formazione del consenso nei confronti di un regime autoritario. È altresì vero che i giornali svolgono una funzione assolutamente cruciale nelle società moderne. Intorno alla stampa si pianificano strategie che fanno capire come un altro potere, quello economico-finaziario, si giochi spesso il proprio diritto all’esistenza. Nei turbolenti anni del primo dopoguerra, un po’ per tutta Europa, i legami tra grande industria, grandi gruppi finanziari e carta stampata si infittiscono. Per capire questo, bisogna tenere in considerazione come il ruolo dello Stato durante la grande guerra si fosse fatto assolutamente centrale all’interno dell’economia. L’opinione pubblica era stata scaraventata, nel breve volgere di pochi anni, al centro dell’arena politica. Masse di persone chiedevano di essere ascoltate, di contare non solamente come “carne da cannone” ma a tutti gli effetti come cittadini. Queste, in sintesi, le ragioni che fanno della stampa, e del suo controllo, la condizione sine qua non per potere condizionare l’opinione pubblica e quindi il potere politico. Poco importava se generalmente i giornali fossero fonti di grandi perdite economi23
che per chi vi investiva, perché la loro effettiva rendita era rappresentata soprattutto dalla loro capacità di influenzare le scelte dei governi. Il Portogallo non sfugge chiaramente a queste considerazioni e la costruzione del rapporto tra essa e il Governo ci sembra possa essere sintetizzata in un processo a quattro tappe fondamentali: 1) Nel corso dei primi anni Venti la stampa attua un processo di delegittimazione della classe dirigente liberale. Sempre di più viene proposta una linea autoritaria che vorrebbe l’istituzione di Governi meno sensibili alla pressione dell’opinione pubblica. 2) Successivamente alla nascita del Governo Mussolini in Italia – e più ancora in seguito al colpo detto dei Fifis del 1925 in Portogallo e quindi nel 1926 con l’avvento della dittatura militare – la stampa appoggia in modo entusiasta il cammino neo-autoritario intrapreso nel Paese, mentre appaiono molte riserve rispetto alla politica economica dei governi militari. 3) A partire dall’effimera entrata nel Governo di Oliveira Salazar nel 1926, fino alla sua nomina alla Presidenza del Consiglio da parte del Generale Oscar Carmona nel luglio del 1932, la stampa intensifica la sua attenzione nei confronti del professore delle finanze e dei suoi progetti di risanamento economico. Poco per volta si sviluppa un sodalizio che sarà destinato a durare per diversi decenni. Il progetto di ricostruzione economica di Salazar trova grande eco e appoggio nei giornali tantoché in pochi mesi il professore di Coimbra diventa il “mago delle finanze”. 4) Dal luglio del 1932 si avvia, da parte del Governo dell’Estado Novo, un’attività di controllo e organizzazione della stampa: un’argomento che sarà oggetto di trattazione in seguito, mentre in questo capitolo ci limiteremo a descrivere unicamente il periodo precedente all’ascesa definitiva del dittatore portoghese. Non è qui possibile fare una disanima di tutta la stampa portoghese negli anni che seguirono la prima guerra. Tra i tanti titoli presenti in Portogallo, quelli più significativi, vista la loro penetrazione nella società, erano O Século e il Diário de Notícias, i quotidiani di maggior diffusione e, per le loro posizioni apparentemente neutrali, punto di riferimento delle classi medie e alte portoghesi. In questo senso, dunque, si tratta di organi fondamentali per verificare quali fossero le idee che si volevano imporre o proporre ai lettori. Rappresentano due testate abbastanza differenti tra di loro e che denotavano le posizioni dei gruppi finanziari che li possedevano o a cui erano vicini: la Companhia Industrial de Portugal e Colónias – la quale, per la sua posi24
zione monopolistica nel campo della produzione delle farine, era detta Moagem1 – che possedeva il Diário de Notícias, e l’União dos Interesses Económicos (UIE), che riuniva in una confederazione i vari gruppi industriali, che sarebbe diventata di lì a poco proprietaria de O Século2. Il primo di questi due quotidiani a schierarsi apertamente e radicalmente contro la Repubblica fu senza dubbio O Século: sintomatico di questo distacco e dei forti legami con la vecchia classe dirigente della dittatura di Sidónio Pais (dicembre 1917 - dicembre 1918) fu la nomina di Cunha Leal – militante del Partido Nacionalista Republicano, erede politico di quell’esperienza – a direttore del giornale il 29 ottobre del 1922. Era evidente, fin dal primo editoriale, la critica di Leal nei confronti del regime repubblicano3, segno sia del fatto che il nuovo direttore non aveva certo abbandonato le nostalgie nei confronti del regime sidonista, che aveva appoggiato con tanta convinzione, sia dell’auspicio di un suo futuro ritorno4. La decisione della UIE, nel 1924, di comprare O Século non fu quindi casuale, così come il fatto che, ad appoggiare concretamente l’acquisto del giornale, intervenisse Alfredo da Silva, proprietario del secondo gruppo industriale
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Il gruppo noto come Moagem deteneva il monopolio di tutte quelle attività legate alla panificazione, fabbricazione delle farine, ecc. Concentrazione favorita dal Governo negli anni del prezzo politico del pane tra il 1916 e il 1923: «Este trust, que a imprensa operária constantemente fustigava sob a designação do polvo da Moagem, drenava a parte mais substancial das subvenções estatais para as farinhas, subvenções impostas ou justificadas pelas lutas populares contra a alto do preço do pão (...)», Medeiros F., A sociedade e a economia portuguesas nas origens do salazarismo, A regra do Jogo, Lisbona, 1978, pp. 102-103. 2 In un suo articolo pubblicato su O Século ad esempio Cunha Leal, ex sidonista e militante del Partido Republicano Nacionalista, arriva addirittura a ipotizzare che il Portogallo fosse schiavo della “plutocrazia” della Moagem, in quanto società maggiormente in grado di determinare le scelte del Governo e che, con i suo 6000 operai, era certamente la più grande organizzazione industriale portoghese. Cfr., O Sèculo, 27 febbraio 1922, p. 1. 3 «O mal dos republicanos foi terem transformado o regime, por um estreito critério de sectarismo (…) Recomendamos portanto que se acalmem os nervos sobrexitados, para que ninguém deixe de possuir de sustos irrefletidos», O Século, 29 ottobre 1922, p. 1. 4 «Interpretando então um sentimento que ia ganhando cada vez mais adeptos no País o Ministro demissionário das finanças defendeu que, sem imitar os processos de Primo de Rivera ou de Mussolini, se impunha também em Portugal uma reação apoiada no exército, uma tentativa de salvação da República feita, se necessário, à margem da Constituição, que resolvesse o impasse parlamentar e remetesse na ordem a “plutocracia” », Barreto J., “Cunha Leal”, in Barreto A, Mónica, M.F. (a cura di), Dicionário de História de Portugal, Vol VIII, Oporto, Figueirinhas, 1999, pp. 354-359.
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portoghese, la CUF, attivo in differenti campi, da quello bancario a quello dei tabacchi e del commercio5. Posto sotto il diretto controllo della UIE, il giornale O Século diventerà il principale veicolo di propaganda dell’Associazione padronale. Si venne a creare così un complesso intreccio di interessi che determinò un primo tentativo di colpo di Stato il 18 aprile del 1925, nel quale venne dimostrato il legame diretto tra i militari golpisti e l’União dos Interesses Económicos. Cunha Leal, come si può facilmente immaginare, non mancò di dare il suo appoggio al tentativo di golpe. Il giornale, reo di avere appoggiato l’azione dell’esercito ribelle e di averne in qualche modo favorito gli intenti attraverso una campagna preventiva, venne sospeso per propaganda antidemocratica durante diverse settimane. L’accusa del Governo si fondava su ragioni concrete, perché, attraverso le colonne del giornale, l’União dos Ineteresses Económicos aveva lanciato un attacco senza precedenti contro le istituzioni. Il 20 marzo precedente era stato pubblicato a doppia pagina il manifesto programmatico dell’UIE dall’eloquente titolo União dos Interesses Económicos ao Paíz, in cui si cercava di dare una giustificazione politica alla nascita dell’Unione6. Gli obiettivi dell’UIE erano semplici, ma sintomatici della sfiducia con cui le associazioni padronali guardavano alla democrazia. Esse volevano infatti affiancare ai deputati del Parlamento rappresentanti delle forze produttive, non eletti, che avessero il diritto, insieme a questi, di votare le leggi. Si trattava di una correzione del sistema liberale con l’introduzione di elementi corporativi. Ma se le critiche al regime liberale provenivano un po’ da tutte le parti, le soluzioni proposte per risolvere la crisi erano molteplici e passavano attraverso due grandi linee di tendenza. Una era fautrice di un allargamento del censo elettorale volto a destrutturare la rete notabilare alla base del potere del Partito Democratico e garantire quindi una maggiore rappresentanza. Un’altra invece insisteva in direzione di un cambiamento in senso auto-
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Alfredo da Silva è uno dei tanti cospiratori portoghesi che, a partire dalla dittatura di Sidónio Pais, periodo in cui fu senatore, partecipò in modo più o meno diretto in tutti i tentativi di colpo di stato. Venne arrestato nell’agosto del 1921 per attività sovversiva. 6 «A causa única da formação da UIE foi a consciência de que o Paíz chegará de tal maneira delicada que, ou se unem todos aqueles que desejavam a continuidade pátria ou tudo resvalava para um abismo sem fundo», “União dos Interesses Económicos Ao Paíz”, O Século, 20 marzo 1925, p. 5.
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ritario delle strutture della Repubblica. Il Governo, da quanto si può leggere nel manifesto programmatico della UIE, doveva essere messo al riparo dalle pressioni dell’opinione pubblica, riunire intorno a sé le “forze vive della Nazione” e procedere ad un rigido piano di ristrutturazione economica. Occorreva quindi abolire il conflitto di classe e stipulare un patto di difesa degli interessi nazionali: ciò che veniva proposto era in sostanza la trasformazione del Portogallo in un regime corporativo7. Il momento era sicuramente concitato e le proposte contraddittorie. La strategia della UIE era duplice: da un lato partecipare alle elezioni con un partito proprio capace di svolgere un’azione di lobbyng all’interno del Parlamento e dall’altro preparare il terreno per una svolta autoritaria. Il 16 aprile 1925, sulla prima pagina de O Século, si poteva leggere un articolo di Cunha Leal dal titolo “O momento político”8 nel quale si incitava ad una vera rivolta contro il Partito Democratico9. Mancavano appena due giorni al tentativo di colpo di Stato che lo avrebbe visto coinvolto. Nonostante questa volta il rischio corso dal Governo fosse stato decisamente molto forte, la repressione contro i golpisti fu piuttosto blanda tantoché, poco dopo, la UIE poté tranquillamente presentare suoi rappresentanti alle elezioni dello stesso anno e, attraverso le colonne de O Século, promuovere i propri candidati. I risultati della consultazione furono assolutamente fallimentari per l’UIE, a dimostrazione del fatto che il Século non era riuscito a penetrare negli animi dell’opinione pubblica e a scalfire la macchina elettorale del Partito Democratico, saranno eletti unicamente quattro deputati. La battaglia contro il Governo non si svolse però solo sul campo della contesa elettorale. O Século attuò una vera e propria campagna di destabilizzazione istituzionale e di demonizzazione degli ambienti e delle rivendicazioni operaie. Sfogliando il giornale si ha la sensazione che il Paese stesse per precipitare nel caos di una rivoluzione finanziata dall’Unione Sovietica e, dopo la disastrosa campagna elettorale dell’UIE, questo fu l’argomento che più spazio trovò sulle prime pagine del giornale. A corro-
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«Sustenta que, sendo o bem estar social uma resultante do equilíbrio de interesses solidários, nenhum Governo deve esquecer que a sua missão não é a de favorecer o domínio de uns sobre outros, mais apenas a de conciliar, com absoluta imparcialidade», Ibid., p. 5. 8 “O momento político”, O Século, 16 aprile 1925, p. 1. 9 «Oxalá a nação, em resposta, não organize a sua própria política contra os partidos», Ibid.,p. 1.
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borare questa visione al limite del paranoico ci fu l’attentato al comandante della polizia Ferreira do Amaral da parte della Legião Vermelha, una formazione terroristica dell’estrema sinistra portoghese, a livello politico sostanzialmente ininfluente. Un esempio di questo è un articolo dal titolo “A revolução comunista” che mirava a creare l’allarme per un possibile intervento sovietico in Portogallo10. O Secúlo continuava nella sua critica contro un Governo sempre in maggiore affanno. Causa di una nuova crisi fu la questione coloniale, il problema della circolazione fiduciaria e lo spettro di una possibile secessione dei territori d’oltremare11. Ancora un affondo nei confronti della politica del Governo, che da sempre attuava una strategia coloniale volta a concedere maggiori autonomie amministrative ai territori non metropolitani. Strategia questa che infastidiva profondamente gli industriali della metropoli, i quali vedevano nelle colonie un facile mercato per i loro prodotti altrimenti poco competitivi. Il 25 maggio 1925 venne pubblicata un’intervista in prima pagina in cui un dirigente dell’UIE era invitato ad esprimersi sul senso dell’azione del suo gruppo parlamentare e in cui non ne nascose il piano autoritario12. Il colpo di Stato del 18 aprile non rimase un avvenimento isolato e lasciò strascichi nefasti per un Governo sempre più incapace di governare. Dopo di allora, infatti, anche il Diário de Notícias, e quindi il potente gruppo economico della Moagem, si spostò su posizioni decisamente più filoautoritarie, lasciando quindi solo il Governo. I due importanti quotidiani erano ora virtualmente alleati nel lanciare un vero e proprio attacco al principale partito di Governo, accusato, da un lato, di non essere in grado di contrastare la profonda crisi economica, dall’altro di essere eccessivamente indulgente nei confronti del mondo operaio.
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«A Yugoslavia, a Romania, a Suecia e Portugal são activamente trabalhados pelos agentes de Moscovo que não tardarão a desencadear perturbações neste País (...) e nós? Nós o que fazemos», O Século, 28 maggio 1925, p. 1. 11 «Qual é o aspecto e a acuidade com que atualmente essa crise se apresenta? O seu aspecto não pode ser pior. Em toda a colónia começa a gerar-se o desânimo económico e a revolta política», O Século, 14 maggio 1925, p. 1. 12 «Pensamos iniciar em breve uma intensa propaganda, confiandos em que o País, integrado no nosso programa e na obra profundamente patriótica a que nós integramos, nos escutará. É preciso fazer guerra ao Estado Patrão à a sua incapacidade em administração comercial e industrial», O Século, 25 maggio 1925, p. 1.
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Da sempre giornale moderato, nel Diário de Notícias non si trovano i toni incandescenti che si potevano invece incontrare nel Século, così l’attentato nei confronti del comandante della polizia vi occupò appena un trafiletto, mentre la stessa questione della Legião Vermelha assunse caratteri decisamente meno sproporzionati. La moderazione nei toni non significava però che l’attacco alla democrazia parlamentare fosse meno violento rispetto a quello scatenato, oramai da anni, dal Secúlo. Le elezioni erano descritte sul DN come una burla del Partito Democratico che, organizzate per fare un semplice sondaggio tra le varie correnti interne, in realtà non avevano nulla di democratico13. Una critica peraltro non priva di fondamento, perché la classe dirigente repubblicana basava il suo potere sulla rete caciquista e un censo elettorale rimasto piuttosto limitato completava il quadro di un gioco totalmente truccato il cui risultato era sempre scontato. La Moagem propose, come soluzione della grave crisi economica, una ristrutturazione darwiniana del sistema produttivo intorno alle poche industrie sane, lasciando le imprese compromesse fallire. Per le forti conseguenze sociali che questa soluzione avrebbe provocato, era evidente come una simile strategia fosse attuabile unicamente da un Governo forte e, almeno tendenzialmente, non soggetto alle pressioni dell’opinione pubblica. Ma lo Stato portoghese non era considerato sufficientemente affidabile per attuare questo importante progetto di riforme14. Alla base del cambiamento di opinione nella Moagem, che portò a una forte radicalizzazione delle sue posizioni contro il Governo, vi era evidentemente la crisi economica del 1925, la quale seguiva a dieci anni di sviluppo economico. La linea editoriale del DN, non poteva essere altrimenti, seguì le direttive degli influenti proprietari, che chiedevano ai propri giornalisti di insistere sul tasto della
13 «Começa a burla eleitoral na organização dos recenseamentos que são feitos ‘ad hoc’ para servirem uns em detrimento dos outros (...) No acto eleitoral intervem a autoridade por mil formas audaciosas as vezes também de forma violenta», “A questão”, Diário de Notícias, 14 luglio 1925, p. 1. 14 «O Estado, segundo as opiniões da Moagem, divulgadas pelo Diário de Notícias, deve fomentar, regulamentar e tornar obrigatório este processo, ao mesmo tempo que protege o mercado nacional, com um reforço das pautas. (...) O processo que conduz da crise económica de 1925 ao golpe militar de Maio de 1926 é direto», Telo A. J., Economia e Império no Portugal Contemporâneo, Edições Cosmos, Lisbona, 1994, p 97.
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disgregazione sociale15. Così, se per il Secúlo la questione dell’imminenza di una rivoluzione comunista era uno dei principali argomenti, il DN critica il Governo soprattutto per quanto riguarda la politica coloniale – posta in causa anche dalle aspre critiche da parte della Società delle Nazioni, la politica industriale e l’umiliante instabilità governamentale, resa ancor più incomprensibile per il fatto di derivare da lotte intestine nell’ambito dello stesso partito che, sulla carta, godeva di un’ampia maggioranza in Parlamento16. Perché si potesse sostituire una classe dirigente, però, occorreva che fosse formata previamente una nuova classe, capace di imporre la propria egemonia17: in questo la stampa giocò e giocherà un ruolo fondamentale, promovendo una nuova visione politica e a contribuendo a diffonderla e a renderla sufficientemente condivisa, affinché si potesse affermare18.
1.2 Le prime influenze del fascismo Benché la Repubblica liberale durante il corso degli anni venti avesse perso grande parte del suo consenso, alla vigilia del colpo di Stato del 1926 non esisteva ancora nessun gruppo politico che si rifacesse in modo esplicito al fascismo italiano e, ancora meno, esisteva un partito capace di farsi portavoce e guida di un nuovo corso. Si tratta comunque di considerazioni che non devono portare a conclusioni affrettate. Dopo la conquista del pote15
«A causa nacional ora mais do que nunca posta em jogo exigia outra solução (...) Era de estimar que se pensasse um pouco mais na Pátria (...) na ausência desse espírito no Estado de desagregação nacional em que vivemos, a estrutura do poder executivo não pode apresentar características que não sejam determinadas pelo campo limitadíssimo de arranjos políticos», “O novo Governo”, Diário de Notícias, 2 agosto 1925, p. 1. 16 «A política tributaria exigida pelo constitucionalismo, longe de fomentar a riqueza da Nação, exauriu-a. Baqueou a Monarquia veio a República. Esses problemas continuam sem solução porquanto a política exige competência e estabilidade governamental”, “A propósito da crise industrial», Diário de Notícias, 27 agosto 1925, p.1. 17 «As contradições entre os diversos sectores da produção e do comércio eram tanto mais acentuadas quanto mais desesperada se tornara a luta pela sobrevivência. Não existia assim na classe dominante portuguesa da época nenhum sector social claramente capaz de impor o seu programa de normalização económica ao conjunto da sociedade, isto é, apto a exercer a hegemonia», Rosas F., O Estado Novo nos anos trinta, Imprensa Universitária, Editorial Estampa, Lisbona, 1986, p. 118. 18 «A imprensa, cada vez mais hostil, convencia uma grande porção do público urbano e rural de que a salvação nacional precisava de mais alguma coisa que uma simples mudança de Governo dos republicanos», Wheeler D., História Política de Portugal 1910-1926, Publicações Europa-America, Lisbona, 1978., p.239.
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re da parte di Mussolini, il fascismo rappresentò un punto di riferimento molto importante per quegli strati della società portoghese che non si riconoscevano né nella Repubblica liberale né nella Rivoluzione russa. La dittatura italiana venne interpretata come una possibile via d’uscita dall’impasse istituzionale provocato dalla mancanza di alternanza politica. Un atteggiamento questo che trova riscontro in alcuni dei maggiori e più diffusi quotidiani portoghesi sempre più affascinati da quelli che consideravano come i successi del nuovo Governo italiano. Fu proprio la stampa ad aiutare e incentivare l’epilogo dittatoriale della Repubblica parlamentare soprattutto perché riuscì a far sorgere, nell’opinione pubblica, l’idea dell’inesorabilità di una soluzione autoritaria, come unica forma capace di contrastare la perenne decadenza e il protrarsi dei disordini. Mussolini godeva di prestigio in Portogallo come in Europa, principalmente perché la sua azione era vista come l’unica in grado di porre un argine alla temuta avanzata dello “spettro comunista” che si riteneva ancora dilagante nell’Europa di quegli anni. Dei due maggiori giornali, il Século fu probabilmente quello a dimostrare gli entusiasmi più grandi rispetto agli avvenimenti italiani19. Al Secúlo Mussolini piacque non solo perché la “rivoluzione” fascista si propose come un baluardo contro il socialismo, ma anche perché era una forza veramente nazionale, capace di unire dal nord al sud l’Italia e di farle superare le fratture provocate da anni di cruente lotte sindacali. Posizioni, queste, che non devono stupire più di tanto visto che il Portogallo condivideva con l’Italia parte della crisi di legittimazione del regime liberale e, se pur con angolature differenti, i gruppi della destra radicale portoghese proponevano soluzioni non del tutto dissimili da quelle proposte dal fascismo italiano. Anche il Diário de Notícias guardò all’esperimento fascista con un misto di interesse e curiosità pur senza condividere gli entusiasmi espressi dal Século. Così, se da un lato preoccupavano i toni di aggressività in politica
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«O triunfo do fascismo é o assunto do dia (...) È cedo ainda para prever que consequências terá na existência política da Europa visto que o fascismo se apresentou, desde a primeira hora, como a barreira intransponível do comunismo e do sindicalismo revolucionário. (...) O fascismo triunfou por que os Governos anteriores não souberam salvar a Itália (…) a Itália inteira, de norte a sul, rejubila com a ascensão de Mussolini ao poder (…) As violências imputadas aos fascistas foram sempre actos individuais», “A vitória do fascismo”, O Século, 2 novembre 1922, p.1.
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estera di Mussolini, dall’altro il giornale riconosceva diversi meriti alla incruenta rivoluzione fascista20. Sul giornale, politica interna e politica estera si confondono, così nella prima pagina si può trovare, accanto ad un articolo dedicato all’ascesa di Mussolini, un articolo dal titolo molto evocativo come “Ordem pública”, sulla situazione portoghese. Più che un affondo contro il Governo, l’editoriale del Diário de Notícias era un monito, l’autore auspicava una “ardente aspiração de resurgimento nacional”21. Il prestigio internazionale di Mussolini, in questi primi mesi del suo Governo, era rafforzato dai compromessi che riusciva a fare con la monarchia e con il mondo dell’industria e per la sua capacità di mediare con il restante sistema partitico italiano. Se i metodi che avevano permesso al fascismo di andare al potere erano stati brutali era comunque innegabile, secondo molti, che il Governo fosse pur sempre un Governo di coalizione. Ben lontani erano gli strali che il fascismo della prima ora lanciava contro la monarchia, la Chiesa e i pescecani di guerra. Il sansepolcrismo era stato sotterrato da tempo e il fascismo appariva sempre più come l’autentica forza della restaurazione. Queste, in sintesi, le prime impressioni provocate, in Portogallo, dall’avvento del fascismo, un fascismo che si credeva potesse ancora essere “istituzionalizzato”. Non deve destare grandi perplessità quindi che i giornali portoghesi ne dessero una visione positiva o, quantomeno, non del tutto negativa. Più sintomatico il fatto che, nonostante il sempre più evidente carattere dittatoriale del Governo Mussolini, il giudizio non cambiasse: al contrario, DN e fascismo si fecero sempre più vicini, anche grazie all’attività di due giornalisti – uno italiano, Enrico Tedeschi e l’altro portoghese, António Ferro – che contribuirono, attraverso le loro descrizioni, a diffondere un immagine efficace e vincente del regime. La prima intervista di Ferro a Mussolini risale al 1923 e in essa egli non lesina espressioni di ammirazione nei confronti del dittatore22. Ferro sapeva 20 «Da revolução nacional, incruenta felizmente, mas épica, verdadeiramente garibaldina, pela qual o fascismo aliando-se com a monarquia, conseguiu alcançar o poder (...). Essa rapidez é na verdade digna do espírito patriótico e da férrea disciplina que o sr. Mussolini soube impor aos seus partidários», “Quem é Benito Mussolini”, Diário de Notícias, 8 novembre 1922, p. 1. 21 “Ordem pública”, Diário de Notícias, 8 novembre 1922, p. 1. 22 «Eu sou um admirador sincero do fascismo e do seu chefe. Desejo esclarecer o meu país sobre a actual situação política italiana», Ferro A., Viagem à volta das ditaduras, ed Diário de Notícias, Lisbona, 1927.
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che il Portogallo guardava a Mussolini con sentimenti contradditori: da un lato vi era un’ammirazione per il fatto che il fascismo fosse riuscito a vincere la sua battaglia contro il socialismo, dall’altro però preoccupava la politica coloniale del Duce che, secondo molti, avrebbe potuto concretizzarsi in una conquista delle colonie africane del Portogallo. Grazie a Ferro, Mussolini ebbe l’occasione di ribadire che le voci relative a un possibile interessamento dell’Italia nei confronti dell’Angola erano infondate, ma le preoccupazioni dei portoghesi rimasero23. Ferro, comunque, sembrava essere più interessato all’aspetto estetico del fascismo, all’immagine eroica del suo capo24 e al rapporto simbiotico di questi con il popolo25. Da qui le passeggiate per le vie e le piazze di Roma alla ricerca dell’immenso entusiasmo della gente nei confronti del fascismo26, entusiasmo che il giornalista portoghese non mancherà di descrivere e amplificare, trasmettendo una visione idilliaca del popolo italiano, tutto unito intorno al nuovo regime e, soprattutto, intorno al suo capo Mussolini27. Un popolo, “o Povo”, con la P maiuscola, che in realtà era soltanto un’entità un po’ astratta, uno sfondo sfumato che ben si addiceva a creare la coreografia del fascismo, niente di più, poiché anche il fascismo, per António Ferro, era una questione puramente estetica. A rompere questa sorta di idilliaco unanimismo, nella visione di Ferro, si levano unicamente le solite
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«Diga a Portugal que tudo quanto se tem dito acerca das absurdas pretensões de Italia sobre Angola é fantastico e ridículo!! Acentue-bem: fantástico e ridículo! Os inimigos do fascismo empenham-se, constantemente, em provocar mal entendidos entre Itália e as nações que ela mais estima», Ferro A., Viagem a volta das ditaduras, Ibid., p. 10. 24 «A máscara de Mussolini é admirável. Os lábios grossos são as barras fortes das suas palavras musculadas. Mussolini tem um rosto de moeda. Um outro gesto de sans-coulotte. Baixo, forte, quase rude. Veio do Povo e traz em si o retrato do povo. É um homem de força. Carregou tijolos na Suiça. Carrega a Itália no Mundo», Ibid., p. 15. 25 «O povo que me interessa é o povo que ilumina as ruas, que trasforma as cidades em alegres presépios, o povo carinhoso e bom das humildes ocupações, o povo-menino que não tem cultura, que não tem intêligencia», Ibid., p. 20. 26 «Um cego de rua: Há uns tempos que sou mais feliz… Continuo a não ver mas oiço rir… – Um mendigo: Já não peço esmola… Não é que esteja rico… É que todos me dão sem pedir. – Um empregado dos Caminhos-de-ferro: Se o comboio chega à tabela? Com certeza. Desde que o Mussolini está no poder, todos os comboios e todos os funcionários chegam a horas», Ibid., p. 20. 27 «O Povo italiano ama Mussolini como ama o bom tempo, como ama o calor, como ama o Sol… Mussolini fez da Itália uma eterna primavera… O Inverno fugiu para sempre», Ibid., p. 20.
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poche voci retoriche, nate dal culto per parole senza significato28. Dell’Italia Ferro conosceva bene il mondo intellettuale, sia quello che ruotava intorno al futurismo sia gli ambienti del nazionalismo dannunziano, mentre la popolazione ben poco gli interessava: come accadeva peraltro in Portogallo, il popolo era considerato da molti una semplice comparsa nella vita politica29. Il giornalismo di Ferro era un giornalismo prettamente letterario. Egli non scriveva cronache, ma racconti, articoli che normalmente venivano riuniti e pubblicati proprio come se si trattasse di raccolte letterarie, di finzioni. Della cronaca e della quotidianità egli coglieva principalmente l’aspetto estetico. Enrico Tedeschi era invece un giornalista nel senso più classico del termine, anche se totalmente segnato da un fanatico rapporto con il fascismo italiano. Fu inviato in Italia per il Diário de Notícias, per il quale curò la rubrica “Carta de Roma”. Nei suoi articoli parlava delle gloriose vittorie del fascismo sia contro il comunismo sia contro le democrazie liberali, elogiando i grandi risultati portati dal nuovo Stato corporativo30, insistendo su quei tasti che sapeva capaci di suscitare ammirazione nei confronti di ciò che avveniva in Italia. È importante tenere in considerazione come in Portogallo il fascismo in sé e per sé non potesse rappresentare un articolo di importazione, anche per questo Tedeschi evitava di sottolinearne gli aspetti più rivoluzionari, preferendo limitarsi a trasmettere l’idea di un regime di ordine. Per molti portoghesi, Mussolini era sì colui che aveva ricollocato l’autorità dello Stato, ponendo fine ad anni di continui disordini, ma, come si è visto, egli rappre28
«Se eu ouvisse o povo retórico e vazio teria colhido, sem dúvida alguma, um terrivel libelo contra Mussolini... Quando acabará o culto das palavras sem significado? », Ibid., p. 22. 29 Relativamente agli effetti che ebbe il fascismo in Portogallo e all’influenza che Ferro ebbe sull’opinione pubblica, Cesar Oliveira, storico, sostiene che: «É certo que a preparação ideológica das linhas de força que haveriam de enquadrar em boa parte a ditadura militar saída do 28 de Maio e a criação, na opinião pública de um estado de espírito conducente à inevitabilidade de uma solução de autoridade e ordem têm uma dimensão que, contrapondo-se ao progressivo desmoronar das instituições republicanas, constituem factores que, entre outros, ultrapassam largamente a acção de António Ferro. Todavia António Ferro exerceu em três importantes jornais diários portugueses uma acção praticamente constante no sentido da articulação entre a preparação interna com as experiências que na década de 20 tiveram na Europa e, muito particularmente, na Europa meridional», Oliveira C., A preparação do 28 de Maio, Moraes Editores, Lisbona, 1980, pp. 8-9. 30 «O Estado ao dar valor jurídico aos sindicatos dá por terminado um século de penosas incertezas (...) Hoje a Itália econcontrou no Sr. Mussolini o restaurador da suprema autoridade do Estado», Diário de Notícias, 19 maggio 1926, p. 1.
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sentava anche un pericolo. Si sapeva quanto forti fossero le sue mire coloniali e che ogni cambiamento dello status quo avrebbe potuto rappresentare direttamente o indirettamente un rischio per il dominio coloniale portoghese. Inevitabile quindi che per il mantenimento dell’impero fosse necessaria non una politica estera espansiva, principale retorica del fascismo italiano, bensì di stabilizzazione interna, e internazionale. Oltre a Ferro, anche Tedeschi cercò di rassicurare il Portogallo relativamente alle intenzioni del Duce in materia di espansione coloniale. Lo fece in un’intervista con Dino Grandi dal titolo “Receios infundados” volta a ribadire i grandi legami di amicizia tra i due paesi31.
1.3 Oliveira Salazar: l’astro nascente della politica portoghese Se le critiche nei confronti dei governi succedutisi dopo la prima guerra mondiale erano più o meno caotiche, la svolta autoritaria italiana, Paese fratello sotto molteplici aspetti, rappresentava, agli occhi di parte della stampa, una possibile uscita da un momento giudicato da molti come di impasse. Ma è sicuramente a partire dal colpo di Stato del 28 maggio che la ricerca di un leader credibile si fece più pressante. Rispetto all’esito del pronunciamento, resta difficile stabilire quanto le invettive della stampa contro il Governo abbiano inciso. Certo è che, se si pensa al clima che si respirava appena pochi giorni prima del colpo di Stato, si è quanto meno portati a pensare che i militari godessero di un’atmosfera favorevole32. Potrebbe sembrare ridondante sottolineare come il Diário de Notícias accogliesse con favore l’estromissione della classe dirigente democratica
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O facto de terem combatido na guerra mundial, um ao lado da outra, consolidou ainda mais os vínculos de estima e cordialidade (...) Acho impossível que tão antiga e sincera amizade possa ser atenuada por tendenciosos rumores perfidamente divulgados, segundo os quais se pretendia atribuir à Itália certas miras imperialistas sobre as florescentes colônias de Portugal», “Carta de Roma”, Diário de Notícias, 20 giugno 1926, p. 1. 32 «No campo político a confusão tem chegado aos últimos limites. O Partido Democrático é sem dúvida para ninguém o partido mais organizado do que existem no País. Pode dizer-se que nos últimos quinze anos vem monopolizando o poder. Tudo isto se faz ostensivamente e é comunicado ao País em extensos relatos de imprensa, para que ninguém possa ter dúvidas sobre a onipotência daquele organismo político», “Caminho errado”, Diário de Notícias, 5 aprile 1926, p. 1.
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dal Governo33 – dopotutto erano anni che ne criticava aspramente l’azione – ma vale comunque la pena soffermarsi un momento sul modo in cui il quotidiano più influente del Paese affrontò il lungo decorso della dittatura militare fino alla nomina di Salazar alla Presidenza del Consiglio, nel luglio del 1932. Quando il Generale Gomes da Costa costituì il suo primo Governo, il DN, come era d’uso, dedicò un certo spazio alla descrizione delle figure dei Ministri nominati. Salazar, proposto per la carica di Ministro delle finanze, era un personaggio perlopiù sconosciuto al grande pubblico, mentre era relativamente più famoso invece nel ristretto circuito accademico e, visto il suo ruolo di professore di economia, all’interno dell’élite economica e imprenditoriale. L’articolo del DN non si limitò a delineare in poche parole la figura del neo-Ministro delle finanze, ma si dilungò, in seconda pagina, nella spiegazione dettagliata del progetto di riforme economiche da lui proposto. Il piano di Salazar per porre fine alla crisi implicava forti restrizioni delle spese pubbliche e contenimento dei salari, misure che lo rendevano ai più fortemente impopolare, ma che riassumevano quel progetto tante volte invocato di riordino darwiniano delle imprese portoghesi di cui da tempo si parlava in Portogallo e del quale, come si è visto, egli non era l’unico sostenitore34. Il programma piaceva al DN che, già da anni, ne auspicava la realizzazione, ma piaceva anche al Século, che ancor prima se ne era fatto portavoce, come già si è accennato nel descrivere le relazioni fra questo giornale e l’União dos Interesses Económicos alla base del golpe del 1925. La mancanza di stabilità fece sì che insieme alla rinuncia di Salazar anche i piani di ristrutturazione economica fossero rimandati sine die.
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«Foi bem recebido o movimento por todo o País, cansado da vida que o obrigavam a sofrer; a dignidade da farda que o cobre é uma garantia das mais superiores e das mais nobres; merecem-nos todo o respeito os homens que compõem», Diário de Notícias, 2 giugno 1926, p. 1. 34 «O que pensam sobre os problemas que correm pelas pastas que vão sobreçar, os Srs. Dr. Oliveira Salazar e Ezequiel de Campos. A título de curiosidade damos a seguir as conclusões da tese “Redução das despesas públicas” apresentados pelo sr. Dr. Oliveira Salazar no Congresso das Associações Comerciais e Industriais de Portugal. Conclui-se das considerações feitas que: a) Para reparar as perdas e desvalorizações sofridas e contrabalançar a diminuição do rendimento nacional impõe-se uma forte redução das despesas publicas e privadas e um melhor aproveitamento dos dinheiros que for indispensável aplicar aos serviços do Estado», “As idéias de dois novos Ministros”, Diário de Notícias, 2 giugno 1926, p. 1.
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In questo periodo incerto, anche l’appoggio del DN alla dittatura militare, vista come possibilità di rigenerazione dopo il monopolio politico del Partito Democratico, era abbastanza altalenante e molto condizionato. Ferreira Dias, in particolare, editorialista del DN ed elemento di spicco dei “tecnocratici35”, si espresse con toni molto critici rispetto alla fallimentare politica finanziaria del Governo. Ferreira giunse a parlare, e scrivere, di un vero e proprio fallimento delle strategie economiche adottate, posizione che, peraltro, era rappresentativa per gran parte delle élite economiche del Paese, le quali andavano riorganizzandosi intorno ad un proprio programma e a proprie personalità di riferimento, fra le quali Salazar andava assumendo una posizione di grande rilievo36. Pare quasi scontato che la Moagem imponesse un prezzo ai militari in cambio del proprio appoggio e ne approfittassero per dettare loro, attraverso le colonne del DN, la propria linea economica: riduzione della spesa pubblica, soppressione delle leggi limitative delle transazioni finanziarie, creazione di un fondo per il debito bancario37. Ferreira Dias, da parte sua, auspica una riduzione della spesa pubblica con il fine di ridurre il carico delle tasse per le imprese. A proporre una soluzione ai problemi esposti da Dias sul DN pensò Salazar, nel frattempo nominato presidente della Commissione per la riforma tributaria che, dopo un anno di lavori, redasse un progetto in chiara sintonia con quanto gli industriali richiedevano da tempo, il cui nucleo sostanziale era rappresentato dalla riduzione della maggior parte delle imposte dirette e
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Secondo Fernando Rosas i tecnocratici – generalmente industriali o ingegneri – erano quella fazione che vedeva nel regime: «uma specie de dispotismo iluminado pela elite tecnocrática para, a golpes de força e autoridade, se necessário, desbravar sem resistências inúteis os caminhos do desenvolvimento económico, da industrialização e da modernização agrária», Rosas F., Portugal século XX, Pensamento e Acçaõ Politica, Editorial Notícias, Lisbona, 2004, p. 79. 36 «Na hora grave que atravessamos; com os serviços públicos desorganizados, as finanças falidas e uma economia deficitária, só um plano integral que ataque a crise em todos os seus aspectos pode conseguir a regeneração do País», Dias F., “A questão financeira”, Diário de Notícias, 4 agosto 1926, p. 1. 37 «Com efeito, sem uma redução severíssima das despesas publicas (que é já praticável desde que se estabeleçam as normas para a substituição dos serviços extintos ou reduzidos), não há direito de exigir sacrifícios de qualquer natureza dentro do país nem autoridade moral para entrar em qualquer negociações com o estrangeiro. (...) Impõe-se em seguida a suspensão dos diplomas que embaraçam a circulação económica, agravando o custo da vida tais como o imposto sobre o valor das transacções, a taxa complementar da contribuição industrial (...)», Dias F., Diário de Notícias, Ibid., p. 1.
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delle imposte sulle imprese38. Il DN riservò al professore di Coimbra grandi spazi e grandi elogi preconizzandone, in un certo senso, una carriera in ascesa all’interno del Governo e indicandolo come una delle figure di maggior spicco all’interno del Paese39. Le pagine del DN ci aiutano non solo a capire quali fossero gli obiettivi principali del suo editore, ma anche a sottolineare come parte dei tratti essenziali intorno a cui si articolerà la strategia di propaganda salazarista fossero già in nuce ancor prima della formazione della stessa dittatura di Salazar. Si comincia a costruire l’immagine di un uomo dedito unicamente alla Nazione, tecnico austero e parsimonioso, personalità geniale e nel contempo modesta, politico impeccabile e a al di sopra delle parti. Una visione che non dovette attendere l’istituzione di un organo propagandistico apposito per essere avviata, avendone già delineato i contorni i principali giornali portoghesi. Ciò che stupisce, in un simile processo, è la contraddizione lampante su cui si stava creando questo mito: si ammetteva, ad esempio, che Salazar avesse militato per anni sia nel Centro Académico da Democracia Cristã sia nel Centro Católico mentre, ancora il 2 agosto 1928 Salazar continuava a essere descritto come un “non politico”40. La forza ed il prestigio acquisiti dal professore di Coimbra sono dimostrate dalle condizioni che riuscì ad imporre all’allora Presidente del Consiglio, José Vicente de Freitas41, in cambio della propria entrata nel Governo: il controllo completo del bilancio di tutti i ministeri e il divieto di adottare modifiche che comportassero un aumento del bilancio senza il suo consenso. Nella sostanza, Salazar era un “semplice” Ministro decisamente molto 38 «Os que a comissão propõe que desapareçam são: a taxa anual da contribuição industrial, o imposto de rendimento, o imposto pessoal de rendimento, o imposto ad valorem o imposto sobre trespasses de estabelecimentos comerciais, o imposto sobre objectos artísticos, as taxes de inspecção ás indústrias e o imposto de aplicação dos capitais sobre os dividendos», Ibid., p. 1. 39 «Hoje, apesar da modéstia do seu carácter o do horror inato que sente por tudo o que representa ostentação ou exibicionismo, umas das figuras de maior relevo na sociedade portuguesa”, Diário de Notícias, 12 luglio 1927, p. 1. 40 «Não é um poeta, um quimérico, mas também não é um político de carreira (...) Toda a preocupação do senhor Ministro das finanças, na sua conversa com os os jornalistas, foi esta: Digam o que eu fiz. Mas não digam mais do que eu fiz», Diário de Notícias, 2 agosto 1928, p. 1. 41 Per la precisione, i Presidenti del Consiglio che si alternarono durante il periodo della dittatura militare furono: Mendes Cabeçadas (17-06-1926), Gomes da Costa (9-07-1926), Oscar Carmona (eletto Capo dello stato 18-04-1928), José Vicente de Freitas (10-11-1928), Ivens Ferraz (21-01-1930), Domingos Oliveira (5-07-1932).
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influente42 rispetto alla carica che copriva e decisamente più influente di quanto avrebbe potuto esserlo un qualsiasi altro Ministro proposto da un piccolo gruppo politico quale era il Centro Católico, dal quale, peraltro, comincia ad allontanarsi in questo periodo con il fine di assumere un ruolo di arbitro super partes tra le varie anime che appoggiavano la dittatura e proporsi come l’uomo imprescindibile43. Salazar conosceva perfettamente l’importanza e la capacità di influenza dei mezzi di informazione: fin da giovane aveva collaborato con diversi giornali, mentre contro molti si era spesso espresso con parole forti, soprattutto contro quelli che avevano costituito la base di appoggio della Repubblica parlamentare. Ora, però, era lui a essere rappresentante del potere e, quindi, ad avere bisogno dell’ appoggio di quegli stessi giornali. Una tale particolare sensibilità per i media fu confermata dal fatto che, il giorno stesso del suo insediamento, il neo-Ministro provvide a convocare i giornalisti per esporre loro, attraverso un discorso attentamente studiato, il proprio piano d’azione all’interno del Governo. Se da un lato poteva sembrare normale che un Ministro da poco nominato si preoccupasse di informare il Paese, attraverso la stampa, del proprio programma – soprattutto se esso riguardava un argomento importante come l’economia – d’altra parte sembrò eccezionale la forma stessa in cui questa prassi venne svolta. Nulla doveva essere lasciato al caso e tutti avrebbero dovuto chiaramente capire quali fossero le sue intenzioni, così come le cause per le quali aveva accettato di entrare nel Governo: non doveva essere ringraziato, un simile sacrificio, che rappresentava un vero e proprio dovere di coscienza, egli lo compiva solo per il bene del suo Paese e per nessun altro44. In questo modo,
42 «O seu perfil de tecnocrata acima dos partidos e da política coloca-o, pelo menos por então, a coberto das críticas. (...) Os plenos poderes financeiros que obtém nessa altura, após duras negociações, fazem dele, desde logo, o ditador das finanças», Leonard Y., Salazarismo e Fascismo, Inquérito, Mem Martins, 1996., p. 44. 43 «Se pusermos de parte a imprensa católica, com destaque para o jornal Novidades, que apoia Salazar de uma forma militante, podemos dizer que é o Diário de Notícias o jornal que maior tributo presta ao novo Ministro das finanças. O Século não poupa também palavras de louvor à sua actuação mas não é tão desproporcionado no destaque entre as notícias sobre Salazar e os restantes membros do Governo », Matos H., Salazar, A construção do mito, Temas e Debates, Lisbona, 2003, p. 11. 44 «Agradeço a V. Exa o convite que me fez para sobraçar a pasta das Finanças (…) e as palavras que me dirigiu. Não tem de agradecer-me ter aceitado o encargo, porque representa para mim tão grande sacrifício que por favor ou amabilidade o não faria a ninguém. Faço-o ao meu País como dever de consciência (...) Sei muito bem o que quero e para onde vou,
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grazie anche all’intesa e all’appoggio del DN, Salazar assunse i caratteri di un autentico salvatore della patria che avrebbe avviato, se ascoltato, un nuovo risorgimento del Portogallo. Il DN elogiava, per la prima volta da tempo, la politica finanziaria del Governo, ammirando il fatto che Salazar, in poco più di quattro mesi, avesse riportato in attivo il bilancio dello Stato: a livello di cronaca giornalistica, e di retorica propagandistica, pareva che, dopo il suo arrivo, praticamente tutti i problemi finanziari che avevano afflitto il Portogallo fossero ora scomparsi. Queste lodi da parte dei giornali, diretta conseguenza dell’appoggio del mondo imprenditoriale a cui la stampa era legata, non erano in realtà affatto scontate, quanto, piuttosto, un favore ben difficile da ottenere. La politica di stabilizzazione della moneta, infatti, se andava incontro ad alcuni interessi particolari, come ad esempio quelli della Moagem, ne ostacolava altri, come quelli dell’União dos Interesses Económicos, che avrebbe preferito, a una politica di rigore, una politica di investimento. Un definitivo avvallo alla politica economica di Salazar arrivò però ben presto, attraverso un avvenimento completamente al di fuori della portata diretta del futuro dittatore: la crisi borsistica del 1929. Gli effetti per il Portogallo della depressione economica che ne seguì vennero sottoposti ad un ben calibrato processo di censura grazie al quale, dalle pagine dei giornali, sparita l’immagine di un Paese povero e lacerato da forti conflitti sociali, emerse quella di un Portogallo finalmente stabile, immagine ancor più fulgida se paragonata con i devasti – questi sì attentamente pubblicizzati – portati dalla depressione negli altri paesi europei. Il merito di tutto ciò era da attribuire, secondo il parere dei principali giornali, alla saggia politica economica del Ministro delle finanze, Salazar.
1.4 União Nacional: il paradosso del partito unico Non ci è qui possibile descrivere in tutti i suoi particolari le varie tappe dell’ascesa di Oliveira Salazar. Certamente però è necessario descrivere come il dittatore affrontò nelle varie fasi, sia della sua ascesa sia durante il periodo del suo Governo, la questione della formazione del consenso. Se mas não se me exija que chegue ao fim em poucos meses. No quero mais, que o País estude, represente, reclame, discuta, mas que obedeça quando se chegar à altura de mandar», Fonseca M. D., Salazar, Antologia, Coimbra Editora, Coimbra, 1966, pp. 93-94.
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fino al 1928 non è possibile ipotizzare una ascesa al vertice dello Stato da parte di Salazar, successivamente a questa data lo scenario si fece decisamente differente e il Ministro delle finanze sapeva che, per essere duraturo, il regime che aveva in mente doveva contare su un complesso organigramma che gli permettesse di attingere a vari livelli e con vari approcci l’intera società portoghese. In quel momento gli mancava soprattutto l’appoggio di un partito forte. Il Centro Católico português, partito di cui era dirigente, non era mai riuscito a trovare un effettivo radicamento e dopo il colpo di Stato era diventato per Salazar un fardello da cui occorreva liberarsi il più in fretta possibile, soprattutto a casua dei troppi contrasti ai suoi vertici e della troppo forte influenza della Chiesa. Occorreva a Salazar un partito nel quale fosse riconosciuto come capo indiscusso e dove solo lui avesse il monopolio delle decisioni. Queste le ragioni principali alla base della nascita di una nuova formazione politica: l’União Nacional, il partito unico che avrebbe dovuto sostenere la nascente dittatura. In occasione delle celebrazioni per l’anniversario della rivoluzione nazionale che ricorreva il giorno 28, a compimento di un processo durato un paio di anni, nel maggio 1932 il Governo, non ancora guidato da Salazar, ma nel quale la sua egemonia era già evidente, fece pubblicare sia il testo della nuova Costituzione sia gli statuti del partito unico. Le vecchie formazioni partitiche erano state completamente estromesse dal processo di costruzione del regime ed era evidente anche a Salazar che sarebbe occorsa una struttura capace di riempire il vuoto derivato dall’abolizione dei partiti e costruire una rete di distribuzione del potere. L’ideologia dell’União Nacional era piuttosto vaga: essa veniva descritta, nei suoi statuti, come un’associazione senza carattere partitico, un’unione di cittadini che avrebbero dovuto mettersi a disposizione dello Stato, senza spirito di parte45. Il rifiuto del carattere di partito veniva giustificato dal fatto che al suo interno potevano essere iscritti tutti i portoghesi, indipendentemente dalla loro ideologia: monarchici, repubblicani o semplici cittadini.
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«A União Nacional é a União Sagrada, a única verdadeira, a de todos os bons cidadãos e de associações patrióticas existentes ou futuras, que livre e nobremente se filiem nela para combater as causas subsistentes de antigas decadências, curar os males feitos pelos partidos e pelas seitas durante um século e pela guerra, e desviar os perigos das correntes revolucionárias. Exige pureza de doutrina, isenção de paixões e fidelidade de coração», “Nota do Ministério do interior”, Diário da Manhã, 27 maggio 1932.
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Il motivo di questa scelta traeva origine dalla considerazione che, secondo le basi organiche che erano state pubblicate nel 1931, l’UN non era strumento di conquista del potere all’interno dell’Estado Novo, non era un partito, non era ideologicamente definita e non aveva come obiettivo quello della conquista dello Stato, essa non poteva, di conseguenza, neppure avere una vocazione totalitaria46. L’UN, che teoricamente si presentava come un’organizzazione autonoma rispetto allo Stato47, in realtà ne era totalmente dipendente. Spettava infatti ai Prefetti nominare i membri del partito e approvarne le candidature, mentre proprio dalle stanze del Ministero degli interni ne era uscito lo statuto stesso, così come l’ordine di stanziamenti per finanziarne le strutture. Negli statuti dell’UN venne posta grande enfasi proprio sull’aspetto della propaganda, tantoché al nuovo partito venne affiancato, come organo ufficioso del Governo, il Diário da Manhã, anch’esso finanziato dallo Stato. Insomma, il Governo cercò di dotarsi di strutture atte a costruire il consenso intorno al nuovo regime e lo fece, oltre che attraverso la costituzione dell’UN, anche approfittando dell’unica rete capillare che, ad eccezione della Chiesa, ancora restava in Portogallo: i Prefetti, che, distribuiti nei vari distretti del Paese, dipendevano direttamente dal Ministero degli interni. Dopotutto, occorre tenere in considerazione che, se a Lisbona una nuova classe di potere si stava sostituendo alla vecchia classe dominante, all’interno del Portogallo questo processo incontrava maggiori difficoltà. Il legame tra la provincia e il Governo avveniva attraverso una rete di notabili ancora legati al Partito Democratico, autentici rappresentanti nel Paese del Governo centrale, e il problema di una loro sostituzione non era ancora stato affrontato. Il Governo costituì anche un fondo riservato per la propaganda, che fu posto a disposizione del Ministero degli interni e al quale fu delegata la funzione di finanziare attività di propaganda quali, ad esempio, la promo46
«Se o Estado Novo não pode ser totalitário também não pode se-lo a União Nacional, se o fosse teria o significado de partido e de partido único, em substituição de todos os outros que a revolução baniu (…) a UN que não è, pois, um partido e que, se o fosse, não poderia ser sem violências o único deve ter a aspiração de contar no seu grêmio o maior número de cidadãos», I congresso da UN, vol I, s. e., p. 72. 47 «A União Nacional é uma associação sem carácter de partido e independente do Estado, destinada a assegurar, na ordem cívica, pela colaboração dos seus filiados, sem distinção de escola política ou de confissão religiosa, a realização e a defesa dos princípios designados nestes estatutos, com pleno respeito das instituições vigentes», Ibid., p. 75.
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zione di Radio Club Português (unico network esistente in Portogallo) e le commissioni per la censura48. Tra i compiti stessi dell’UN vi era inoltre quello di propagandare i principi sanciti in quella che sarebbe stata la nuova Costituzione – che avrebbe trasformato il Portogallo da una Repubblica parlamentare a una Repubblica corporativa – e di organizzare le varie competizioni elettorali49. Per completare questa rapida disamina dei principali aspetti di cui si dovrà occupare l’UN, occorre mettere in rilievo quello inerente la formazione dell’opinione pubblica, attività che costituiva una delle ragioni principali per cui era stata creata l’UN50. A chiudere l’imponente regolamento del partito unico, vi era infine l’articolo 30, il quale specificava che la Commissione centrale dell’UN sarebbe stata nominata direttamente dal Governo, contraddicendo esplicitamente la sua presunta autonomia 51. La pubblicazione dello statuto dell’União Nacional non fu l’unico avvenimento degno di nota durante le celebrazioni del sesto anniversario del colpo di Stato. A differenza delle celebrazioni degli anni precedenti, quelle del 1932 furono improntate da una sorta di rito di passaggio dalla dittatura militare a quella civile di Salazar, che in quei mesi era ancora titolare del Ministero delle finanze. Il 28 maggio stesso venne infatti diffuso e pubblicato sui principali giornali portoghesi il testo della futura Costituzione, sottoposta successivamente a plebiscito il 19 marzo 1933. Contemporaneamente a ciò, Salazar venne insignito, dai militari, del massimo titolo onorifico dello Stato portoghese, la Grã Cruz da Ordem da Torre e Espada: era il primo civile nella storia del Portogallo a ricevere un simile onore. Questo gesto rappresentò un vero e proprio lasciapassare verso la guida del Paese
48 A dimostrare quanto repressione e propaganda viaggiassero su binari paralleli, essendo due mezzi per lo stesso fine, ricordiamo che dallo stesso fondo dipendevano anche i bilanci della polizia politica. 49 «O Estado é organicamente corporativo, coordenando e harmonizando os direitos e interesses de todos os elementos individuais e colectivos da Nação; baseia a ordem jurídica na igualdade de todos perante a lei e a ordem social e económica no direito de acesso a todas as classes aos benefícios da civilização. A sociedade civil deve estar disposta em corporações morais e económicas, sendo a sua organização promovida pelo Estado », UN, Ibid., p. 76. 50 «A opinião publica, pela sua influencia na administração e destino da Nação deve ser defendida de todos os factores e causas que a desorientem com prejuízo da sociedade», UN, Ibid, art. 10, p. 77. 51 «A Comissão central da União Nacional, para servir até 30 de Janeiro de 1937, será nomeada pelo Governo, competindo-lhe também o preenchimento de qualquer vaga que nela se der no nosso período», Ibid, art. 30, p. 77.
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da parte dell’esercito, un simbolico passaggio del testimone dai militari a Salazar. Il giornale dell’episcopato portoghese, Novidades, che in quei giorni aveva sempre una fotografia del “professore di Coimbra” in prima pagina e qualche articolo che ne descriveva la personalità o le azioni, non mancò di porre in rilievo l’avvenimento52, così come non si dimenticò di elogiare il nuovo progetto costituzionale53. La transizione verso l’Estado Novo procedeva dunque a grandi passi e all’UN fu così affidato il compito di preparare tutte le tornate elettorali che ne avrebbero sigillato il compimento: il plebiscito costituzionale, previsto per il 1933, le elezioni per il Parlamento, per il 1934, il plebiscito presidenziale, per il 1935. Mentre la successione delle date di consultazione elettorale si profilavano all’orizzonte, il protagonismo di Salazar continuava ad aumentare, sempre aiutato dai giornali, così che, ancora il 30 maggio, Salazar, insieme con il Presidente Oscar Carmona, compariva in prima pagina sui principali quotidiani: erano loro i veri protagonisti della rivoluzione nazionale. Quest’immagine è emblematica anche dell’equilibrio di poteri raggiunti: nonostante Carmona rinunciasse apparentemente alle sue funzioni di Capo di uno Stato presidenziale, Salazar non cercherà mai di offuscarne l’immagine pubblica. Il 12 luglio successivo, Salazar, da poco nominato Presidente del Consiglio, concesse un’intervista al Diário de Notícias. Si tratta di un’intervista insolita perché, come confessò Salazar stesso al giornalista, tutte le risposte erano già state preparate in precedenza54. Il neo-dittatore, in sostanza, rila52
«O Exército português de terra e mar oferece hoje, numa secção solene, ao sr. Ministro das finanças, as insignas da Gran Cruz da Torre e espada com que S. exma foi agraciada pelo chefe da Nação (...) È o Valor a lealdade e o Mérito da obra de reconstrução financeira e moral levada a cabo pelo esforço tenaz e pela inteligência dominadora desse grande português que esse gesto honroso vem galardoar (...) Na Praça do Comércio, serão colocadas alto falantes afim de permitir que o público oiça as afirmações feitas pelo titular da pasta das finanças», Novidades, 28 maggio 1932. 53 «A primeira impressão que colhemos pessoalmente e que ouvimos de muitos outros foi a de estarmos em presença de um documento pacientemente elaborado, nascido de profundas reflexões sobre o passado, o presente e o futuro da nacionalidade portuguesa, sobre a qual caem nesta hora as sombras indecisas que ennegrecem o horizonte de todos os povos (...) Estamos numa viragem da história em que se entrechocam grandes movimentos doutrinários (...) um são nacionalismo capaz de ter em toda a conta a justiça e o apreço devido ao factor religião e de um modo especial à Igreja Católica como elemento do nosso génio nacional», “O Novo Estatuto”, Novidades, 29 maggio 1932. 54 «Prometi-lhe uma entrevista, mas não sei se entrevista poderá e deverá chamar-se a uma exposição que por intermédio do Diário de Notícias entendo dever e fazer ao País. Estou
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sciava interviste che erano discorsi già preparati: egli aveva la necessità di chiarire tutte le incomprensioni e i malintesi che, a suo parere, si erano prodotti successivamente alla sua nomina. I punti controversi erano davvero tanti: vi era la questione monarchica, i rapporti con i cattolici, le influenze del fascismo italiano e molte altre. Questo testo divenne uno dei tanti documenti pubblicati con chiari obiettivi di propaganda55; dialoghi durante i quali il Presidente del Consiglio sottolineava un ideale legame tra sé stesso, il suo regime, ed il colpo di Stato del 28 maggio 1926, mettendo in luce, fin da ora, un elemento che sarà ricorrente nella retorica salazarista, ovvero la continuità fra l’Estado Novo, il nuovo regime, e il 28 de Maio. Salazar ritornò insistentemente su questo punto che necessitava di essere ribadito fermamente, tanto più che l’appoggio dei militari era ancora fondamentale per Salazar56. Nonostante si proclamasse l’origine ideale del salazarismo nel 28 de Maio, tra le persone che avevano contribuito a quel colpo di Stato ben poche continuavano ad essere al potere, tuttavia, come Salazar stesso riassunse in una semplice definizione, contenuta nell’intervista al Diário de Notícias, “Os homens são outros o Governo é o mesmo”57. Fu sufficiente questa affermazione perché non si potessero porre più in dubbio le origini del nuovo regime. Il 5 luglio 1932 nacque ufficialmente il primo Governo Salazar e, il giorno immediatamente successivo, il giornale Novidades non si dimenticò di sostenere l’uomo forte che sempre aveva appoggiato un progetto di ricristianizzazione del Portogallo, a dimostrazione che il Centro Católico non era particolarmente rimpianto dai suoi antichi sostenitori58. Il primo giorno acostumado a escrever tudo quanto destino ao público. Por isso, não faço discursos de improviso, nem exponho os meus pensamentos pela palavra falada. Redijo o que quero dizer e leio», “A Orientação política do novo Governo”, Diário de Notícias, 12 luglio 1932, p. 1. 55 «O movimento 28 de Maio teve por fim levantar as condições materiais e morais de Portugal e garantir a este o seu destino histórico, pela reorganização política, económica e social (...) publicou o Acto colonial, fundou e difundiu pelo País a União Nacional e elaborou o projecto de Constituição que tem estado sendo discutido», Ibid., p. 1. 56 «A situação saida do 28 de maio não é apenas uma reacção bem justificada contra os abusos dos antigos partidos e do sistema parlamentarista. É muito mais do que isso: é o próprio esforço da Nação Portuguesa para se salvar a si própria (…) A ditadura tem o seu programa nacional que formula e concretiza as bases essenciais do renascimento português», Diário da Manhã, 8 luglio 1932, p. 1. 57 Diário de Notícias, 12 luglio 1932, p. 1. 58 «A nossa atitude em face do Governo da sua presidência deriva naturalmente dos princípios que informam toda a nossa acção. O sr. dr. Oliveira Salazar é um católico e foi um prestigioso elemento na organização do Centro cujo objectivo prático foi desligar a causa da
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della sua presidenza, Salazar convocò, come d’abitudine, i giornalisti per leggere loro il discorso inaugurale59. In quell’occasione sottolineò ancora una volta la continuità del suo Governo con quelli che lo avevano preceduto durante il periodo della dittatura militare60 e come sempre parlò di sé alla terza persona, con una sorta di distacco. Davanti ai giornalisti riuniti, il neo Presidente del Consiglio tracciò la linea che il Portogallo avrebbe dovuto seguire, ma non occorrevano molte parole visto che molte erano già state spese, poco tempo prima, al fine di chiarire i piani per l’immediato futuro. Salazar sapeva che il Paese, sotto la sua dittatura, sarebbe stato molto differente e fu per questo che parlò instancabilmente di uno Stato da ricostruire e rigenerare, in poche parole, dell’avvento di uno “Stato Nuovo”,61 da realizzare attraverso un processo di risorgimento nazionale per il quale la Nazione aveva bisogno dell’appoggio e unità di tutte le sue forze migliori.62 Alla fine del colloquio, il professore di Coimbra chiarì come alla base del suo incarico vi fosse unicamente l’assenso del Capo dello Stato, perno centrale nel nuovo organigramma costituzionale portoghese. Si noti che questa posizione istituzionale non rappresenta un mero particolare perché grazie a essa Salazar non dovette mai
Igreja de quaisquer compromissos políticos. Levado pela sua devoção patriótica, o sr. dr. Oliveira Salazar reivindica a sua inteira independência e liberdade de acção para presidir a um Governo de carácter nacional. Em face deste manterão as Novidades, por seu turno, a absoluta independência política que é sua norma. Órgão da doutrina religiosa que não aspira à conquista do poder público», “Notas do Governo “, Novidades, 6 luglio 1932, p. 1. 59 «Depois de mais de quatro anos de gerência da pasta das finanças, o Paìs conhece certamente o modo de ser do chefe do Governo : não corre, não foge, não agrava, não transige; procura a justiça e o bem do Povo (...) e não desiste de realizar a transformação que a ditadura pretende fazer em Portugal», Salazar A. O., Discursos, 1928 – 1934, Coimbra Editora, Coimbra, 1939, p. 155. 60 «As palavras que vou ler não constituem uma declaração ministerial à moda antiga, com seu vago programa de promessas e de esperanças. A razão é que os homens que constituem o Ministério são outros, mas o Governo é o mesmo», Ibid., 5 luglio 1932., p. 153. 61 «Os que formamos este Governo temos a consciência de um Portugal a reconstruir; pretendemos beber nas experiências contemporâneas e nas fontes vivas da melhor tradição nacional a inspiração orientadora da Constituição do Novo Estado», Ibid., p. 154. 62 «Precisamos para tanto da união de todos os portuguesees de boa-vontade e conscientes da superioridade dos nossos métodos e do fim da nossa política. Queremos em ultima análise saber absolutamente com quem contamos para o ressurgimento nacional, chamar a nós os melhores valores construtivos da sociedade portuguesa e formar no estudo, na obediência e na disciplina os futuros chefes», Ibid., p 154.
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sottoporsi personalmente ad alcuna elezione, essendogli sufficiente l’appoggio del Presidente della Repubblica portoghese63.
1.5 I primi passi della propaganda: il Diário da Manhã Come abbiamo avuto modo di vedere, le prime mosse del Governo per costruirsi una base di consenso partivano dalle stanze del Ministero degli interni. Questo non voleva affatto dire che tra i militari l’esigenza di un organo ad hoc non fosse sentita, ma tanto la forte instabilità quanto la mancanza di precisi obiettivi fecero sì che una decisione concreta sull’argomento fosse sempre posticipata. Il dibattito prese toni decisamente più accesi quando, tra il 1932 e il 1933, la dittatura sembrava finalmente uscire dal suo lunghissimo periodo di transizione. Sebbene non vi fosse una legge scritta, era quasi ovvio che proprio dal seno dell’União Nacional e del Diário da Manhã sarebbe dovuta nascere la Commissione per la propaganda. Oltretutto, durante i mesi che precedettero il plebiscito costituzionale della primavera del 1933, fu l’União Nacional a doversi occupare di favorire il successo del regime. Se da un lato dalle pagine del DM emergeva un certo orgoglio per il fatto di essere riusciti a coinvolgere alcuni dei maggiori artisti portoghesi a disegnare manifesti e volantini, creando una supposta unità organica tra lo Stato e gli intellettuali, fra lo Stato e lo “Spirito”, dall’altro lato si riconosceva che i mezzi messi a disposizione del partito fossero decisamente troppo scarsi64. Sulla falsariga del fascismo, João Ameal, editorialista del Diário de Notícias e futuro dirigente dell’SPN, auspicava si lavorasse in modo più deciso nel cercare di coinvolgere in modo più organico gli artisti: proprio dal rapporto tra arte e potere sarebbe dovuta nascere una propaganda finalmente all’altezza del regime65. Anche il Diário da Manhã non mancava di indi63
«O poder de que o Governo usa vem-lhe de direito e de facto do Senhor Presidente da República, a quem, sempre as circustancias o proporcionam, o Exercito e a Nação têm afirmado apoio, adesão e confiança incondicionais», Ibid., p 154. 64 «A idéia do DM na parte relativa á propaganda portuguesa por meio de cartazes, folhetos, gráficos e decorações é absolutamente urgente e oportuna. Mas não é a resolução do problema artístico de Portugal», Diário da Manhã, 7 marzo 1933. 65 «Ainda há bastante gente que teima em apreigoar que a arte não tem nada com a vida, que a arte e a vida são duas coisas inteiramente diversas e inteiramente separadas. A resolução
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care, ancora una volta, quello che avrebbe dovuto essere il cammino da seguire: “A arte moderna ao serviço da Nova Constituição”. Si pubblicizzavano, in particolare, i manifesti elettorali commissionati a due grandi pittori portoghesi, Stuart Carvalhais e Francisco Amaral, diventati il simbolo di un nuovo sguardo da parte del regime nei confronti dei suoi artisti, un’atteggiamento che sembrava derivare proprio dalle scelte fino a quel momento fatte proprio dal Diário da Manhã66. Non bisogna però perdere di vista il fatto che, all’interno dell’Estado Novo, ancora non fosse stato creato nessun’organismo preposto ufficialmente alla propaganda. Tale attribuzione tardava a venire, mentre lo stesso António Ferro premeva su Salazar affinché gli attribuisse il compito di organizzare il consenso al regime. Salazar, che, come vedremo, affidò proprio a Ferro il compito di divulgare la propria immagine, manifestò a questo punto l’esigenza di costruire una struttura finalizzata alla propaganda. Lo aveva già fatto nel 1932, quando aveva parlato di un bureau di informazioni, lo fece ora in modo più esplicito, dopo che Adolf Hitler, grazie a un sapiente uso della propaganda, era riuscito a insediarsi saldamente alla testa del Governo tedesco. Così, proprio sulla scorta degli esempi dei regimi fratelli, Salazar ribadiva l’urgenza di introdurre forme di intrattenimento per il popolo portoghese analogamente a quanto si faceva nell’Italia fascista e nella Germania nazionalsocialista67.
do Mussolini oferece-nos assim um pretexto interessante para restituir á arte a sua categoria na vida do Estado, e demonstra, como já disse, que o Estado antes de mais nada á arte da politica e exige, também uma politica da arte», Ameal J., “A ditadura da arte”, Diário de Notícias, 11 luglio 1932, p. 1. Con “resolução do Mussolini” ci si riferisce alla restituzione di un quadro di Raffaello alla città di Urbino 66 «A nossa cruzada em favor dos artistas portugueses começa a colher os primeiros resultados. As nossas razões, por justas e certas, por oportunas e urgentes, principiam a ser ouvidas. É esse o nosso maior regozijo. Em Portugal, todos os portugueses terão o seu lugar. E os artistas tambem terão o seu, o que lhes é devido, o que o Diário da Manhã lhes defende e defenderá», Diário da Manhã, 15 marzo 1933, p. 1. 67 «Entre as grandes medidas reformadoras dum Estado Novo, seja em Italia seja na Alemanha, seja em Portugal, tem de haver, forçosamente, se a obra è de valor, construida sobre bons aliceres e com materiais solidos, intervalos, grandes compassos de espera. Mussolini e agora Hitler enchem esses intervalos, esses espaços mortos, com discursos inflamados, cortejos, festas, gritando o que já se fez e que se pensa fazer. Fazem bem, porque assim vão entretendo a natural impaciência do povo, a galeria exigente das situações de autoridade e de força que estão sempre a espera do número difícil e perigoso, do número de circo. Teremos de ir por aí, para uma propaganda intensa, conscientemente organizada, mas é lamentável que a verdade precise de tanto barulho para se impor, de tantas campainhas, bombas e tam-
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Eppure, subito dopo l’approvazione della Costituzione nella primavera del 1933 – di cui parleremo nel prossimo capitolo – l’UN venne messa da parte dal Governo ed entrò in una fase di letargia destinata a interrompersi unicamente durante i riti elettorali che il regime usava ripetere in modo piuttosto regolare. Il 5 settembre 1933, da un editoriale intitolato “Propaganda” emerge quanto fossero forti i sentimenti di frustrazione che si stavano vivendo all’interno del partito. Si fingeva di non capire che l’UN difficilmente avrebbe potuto godere di grandi spazi all’interno del regime e si sperava quindi in un rapido rilancio68. Nello stesso periodo venne lanciata dal giornale del regime una campagna stampa volta a distinguere il fascismo dall’Estado Novo e fu coniato il nuovo concetto di “salazarismo”, nel senso che, per la prima volta, il regime è effettivamente definito con questo nome. Non c’è di che stupirsi, era una tradizione in Portogallo definire le varie epoche con il nome della figura più rilevante. In un articolo, il Diário da Manhã, che tante volte aveva accomunato Salazar a Mussolini, cercava ora di presentare le caratteristiche peculiari del nuovo capo portoghese, sottolineando che anche il suo regime aveva bisogno di essere chiamato in un modo particolare, che lo distinguesse da tutti gli altri. Così nacque il “salazarismo”69. Anche la Chiesa portoghese entrò nel dibattito relativo all’importanza della formazione di un forte consenso in modo che il nuovo regime, alla cui testa sedeva un uomo di provata e accesa fede cattolica, potesse godere di duratura stabilità. Il giornale Novidades, organo dell’episcopato, mise in rilievo come il rischio di un fallimento, senza che si producesse una nuova
bores, dos mesmos processos, exactamente, com que se divulga a mentira», Ferro A., Salazar “O homem e a sua obra”, Emprensa Nacional de Publicidade, Lisbona, 1933, p. 181. 68 «É absolutamente indispensável que a UN dê sinais de vida. A UN deve ser, acima de tudo, uma escola de bons cidadãos (...) Por isso se envidarão os máximos esforços no sentido de intensificar a cultura e educação cívica dos povos, por meio da palavra e do exemplo, duma propaganda nacionalista cada vez mais ampla, esclarecida e firme (…) a necessidade e utilidade da propaganda dos princípios desse direito meio de luar a Nação a compreender da inadiável obra da organização social», Diário da Manhã, 5 settembre 1933, p. 1. 69 Il salazarismo è visto come una formula originale e differente dal fascismo, come ci spiega il Diário da Manhã del 23 settembre: «em Portugal nasceu uma fórmula original de evolução social que nada se parece com as precedentes, por ser amável e douradora: o salazarismo. O salazarismo repele a crueldade, procurando substituir as grandiosidades quiméricas pelas simples realidades. O salazarismo difere do fascismo por não necessitar de gastar energias ou calorias de qualquer astro central, facto que lhe dá uma maior sinceridade e uma estabilidade quase ilimitada», Diário da manhã, 23 settembre 1933, p. 1.
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morale alternativa a quella che aveva dominato fin dalla rivoluzione repubblicana del 1910, era grande. Le brevi titubanze iniziali da parte della Chiesa, dovute principalmente al fatto che Salazar aveva rinnegato la sua origine nel Centro Católico Português, erano state rapidamente poste di lato e proprio uno dei suoi quotidiani più rappresentativi diventava uno dei maggiori sostenitori della nuova “situazione”70. Insomma, la Chiesa alludeva, neppure troppo velatamente, a una trasformazione della mentalità delle persone, per la quale la censura non era più sufficiente, come non lo era per un regime che si stava istituzionalizzando71. Nel luglio del 1933, era oramai chiaro che di lì a poco Salazar avrebbe preso una decisione a proposito della propaganda. Il Diário da Manhã, alla stregua di un allievo primo della classe, ribadiva di essere già quell’organo di cui il salazarismo aveva bisogno e di averlo già dimostrato in più occasioni soprattutto per quanto riguardava il coinvolgimento nelle fila del regime dei più importanti intellettuali e artisti del Paese72. Infine giunse l’inaugurazione dell’SPN con la nomina di António Ferro il 25 ottobre. Non si può certo dire che i giornalisti del Diário da Manhã fossero particolarmente entusiasti, tantoché si limitarono a un laconico annuncio dal quale si può percepire sia la grande delusione e umiliazione sia l’emergere di un conflitto destinato a durare per tutti gli anni della direzio-
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«Toda a renovação politica eficaz supõe uma renovação moral”: ovvero, secondo la Chiesa, il regime aveva fatto bene ma poteva fare fare di più: «Queremos com isso dizer que o movimento 28 de Maio para marcar e influir definitivamente na vida da nacionalidade, precisa de ser, acima de tudo, um movimento de transformação espiritual, uma revolução moral. Sem esta, tudo o mais pode evaporar-se, ainda o que parece mais sólido como as economias de ordem financeira realizadas pelos sacrifícios da Nação, sob a direcção inteligente do Sr. Ministro das finanças», Novidades,16 luglio 1933, p. 1. 71 «Não julgamos as medidas repressivas suficientes só por si, para debelar a indisciplina moral (...) Torna-se indispensável uma acção de reforma moral, e esta não vemos possa ter eficiência sem a cooperação da força mobilizadora da Igreja», “Questões do momento”, Novidades, 16 settembre 1933, p. 1. 72 «Quando há meses, António Ferro entrevistou o Dr. Salazar não se esqueseu de indagar a situação dos artistas. Rodaram alguns meses. Entre esses ergueu o Diário da Manhã um inquérito aos intelectuais e artistas portugueses no qual se focaram os problemas mais urgentes. (...) Dessa cruzada nos orgulhamos (...) Passaram alguns meses e os que tiveram confiança e souberam esperar já verificaram que as palavras do Sr. Salazar não representam malbarato do seu verbo, mas sim obedecem disciplinadamente a uma pequena parcela da sua emoção superiormente comandada pela fulguração do seu génio», Diário da Manhã, 1º luglio 1933, p. 1.
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ne dell’SPN da parte di Ferro73. Per l’União Nacional era davvero una pessima notizia: la creazione di un organismo, separato dal partito e sotto il diretto controllo della Presidenza del Consiglio, rappresentava inevitabilmente, per il mediocre giornale che avrebbe dovuto essere l’organo ufficiale del regime, l’oblio. Occorre soffermarsi un momento a riflettere sul rapporto tra propaganda e partito. Il Portogallo infatti presenta caratteristiche affatto peculiari che meritano di essere messe a confronto con la nascita di organismi preposti alla propaganda in Italia e in Germania. Fino alla presa del potere di Adolf Hitler, nel gennaio del 1933, né l’Italia né il Portogallo avevano affrontato con decisione il problema. Joseph Goebbels, il grande manovratore della propaganda tedesca, era fin dal 1928 responsabile per la propaganda del Partito nazionalsocialista. Successivamente alla presa del potere da parte del nazismo, venne nominato, il 13 marzo 1933, Ministro per la cultura popolare e la propaganda, ma al contempo continuò a mantenere la carica di responsabile della propaganda del partito e divenne il direttore della Camera della cultura, che riuniva “corporativamente” tutti gli artisti, gli scrittori e i giornalisti. In Italia, dove fino al 1934 non esisteva un Sottosegretariato o Ministero per la propaganda, il consenso era organizzato dall’Ufficio stampa presso la Presidenza del Consiglio e, a partire dal 1934, dal Sottosegretariato per la stampa e la propaganda, guidato da uomini di provata fiducia a Mussolini. In Portogallo, a guidare il Secretariado da Propaganda Nacional, contrariamente ai comprensibili auspici dell’União Nacional, viene chiamata una persona esterna al partito e al regime, António Ferro, sicuramente non intimo di Salazar e altrettanto sicuramente ben distante dalla sua visione ideologica. Non si crea quindi quell’unione fondamentale tra partito, potere e propaganda. Sarà utile chiedersi, nelle prossime pagine e nei prossimi capitoli, il perché di queste decisioni e quanto esse influenzeranno l’efficacia della formazione del consenso stesso.
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«O DM, que sempre tem advogado a criação dum organismo que se destine a fazer a propaganda de Portugal no estrangeiro e dentro do País (…) congratula-se sinceramente com o facto que atrás noticiamos. É de esperar que o SPN seja um elemento notável de colaboração com o Governo e ajude a estabelecer a unidade dos esforços», Diário da Manhã, 25 ottobre 1933.
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1.6 La dittatura e masse António Ferro fu tra i primi, in Portogallo, a porre la questione centrale a tutte le dittature che andavano nascendo in quel periodo, ossia quale rapporto ci doveva essere tra il dittatore, il popolo e le masse. Lo fece in un modo neppure troppo metaforico, in uno dei suoi primi articoli, O ditador e a multidão (il dittatore e le masse), scritto su questo argomento nell’ottobre 1932, ovvero ad appena quattro mesi dalla nomina di Salazar alla Presidenza del Consiglio74. Ferro sembrava volere suggerire a Salazar un tipo di rapporto con le “masse” simile a quello che Mussolini adottava in Italia, senza quasi accorgersi dell’immensa differenza che esisteva tra i due dittatori e, soprattutto, non sapendo quello che sarebbe stato il rapporto regime/popolo che effettivamente Salazar avrebbe voluto instaurare. Ferro sosteneva come fosse fondamentale per il regime inquadrare folle incapaci di governarsi da sole75. Erano parole di Mussolini ed era normale che si soffermasse su questo tema, soprattutto perché, dopo avere tanto ammirato la retorica di D’Annunzio, egli si ritrovava con un dittatore che si limitava a leggere freddi discorsi alla radio e un partito unico che organizzava “sessioni” di propaganda che nulla avevano a che fare con le ventimila persone riunite sotto il balcone di Palazzo Venezia76. In qualche modo Ferro metteva in luce le grandi difficoltà, o comunque il disinteresse di Salazar nei confronti delle masse, questo per poi proporsi come il grande regista occulto del regime. Oltre alle necessarie adunate intorno al capo, il giornalista sosteneva come fosse necessario, per dare impulso al movimento, introdurre nuove simbologie e nuove date commemorative, ribadendo l’esigenza di attuare una vera e propria liturgia dell’Estado Novo77.
74 «Limito-me hoje, porem, a sublinhar e a comentar as relações constantes, inteligentes, dinâmicas, entre Mussolini e o povo, entre o ditador e a multidão», Ferro A., “O ditador e a multidão”, Diário de Notícias, 31 ottobre 1932, p. 1. 75 «A multidão, para mim, não passa dum rebanho de carneiros, enquanto não está organizada. Não sou contra a multidão. Nego apenas que ela se possa governar por si própria. Mas se a dirigem, há de que redigi-la com duas rédeas: o entusiasmo e o interesse», Ibid., p. 1. 76 «Vinte mil pessoas acumulavam-se, congestionavam-se, na Piazza Venezia e exigiam que o Duce chegasse à janela, que lhes falasse, que lhes arremessasse um minuto da sua vida, da sua força», Ibid., p. 1. 77 «As datas comemorativas são indispensáveis para conservar o impulso ao movimento (…) as paradas, as festas, os emblemas e os ritos são necessários, indispensáveis, para que as
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L’articolo poteva essere addirittura considerato inopportuno nei confronti del Presidente del Consiglio e in alcuni tratti sembrava quasi appoggiare Rolão Preto, l’anima più apertamente fascista in Portogallo e leader dei Nacionais Sindicalistas, che tanto turbavano la tranquillità del dittatore. Ferro metteva in guardia Salazar dai rischi che implicava il rinchiudersi in una dittatura banalmente conservatrice, destinata, a suo avviso, a soccombere. No, non bisognava seguire l’esempio di Primo de Rivera, bisognava dare una giustificazione metafisica al regime capace di giustificarne in ogni momento la sua esistenza78. Erano parole forti che dovevano suonare stonate a chi aveva impostato tutta la sua propaganda sull’immagine di timido professore, abile tecnico, ma anche uomo cagionevole di salute. Figura distante dalla virilità mussoliniana alla base del regime fascista. In modo assolutamente esplicito, Ferro offriva a Salazar i suoi servigi e la sua esperienza di grande conoscitore della retorica utilizzata in Italia, mettendo in guardia Salazar dal rischio che potesse essere un concorrente politico ad approfittare dei nuovi strumenti di potere, in un momento in cui l’Estado Novo muoveva i suoi primi passi79. Occorreva quindi una propaganda martellante capace di creare un rapporto simbiotico tra il dittatore e il suo popolo80. Ma chiedere questo a Salazar era davvero un azzardo, per questo Ferro si considerava il collaboratore ideale per esaltare il nuovo spirito dell’Estado Novo. Dopotutto António Ferro aveva sempre confuso politica, giornalismo e arte ed era quindi normale si proponesse a svolgere un tale incarico. Comunque, non appagato dal primo articolo, Ferro ritornò sul tema in un secondo nel novembre del
idéias não caíam no vazio, não caiam no tédio», “O ditador e a multidão”, Diário de Notícias, 31 ottobre 1932. 78 «Os regimes banalmente conservadores imaginam que podem durar pela força dos serviços prestados e que farão esquecer os seus processos autoritários pelos êxitos materiais. É um erro grave. No momento, quando o País, cansado de anarquia, aspira a segurança e à paz, aprova tudo o que faz o ditador. Passado o perigo esquece-se o santo», Ferro A., “O ditador e a multidão”, Diário de Notícias, 31 ottobre 1932, p. 1. 79 «Se a natureza do chefe talvez não a contrariar para não a quebrar na sua fecunda inteireza, que se encarregue alguém, ou alguns de cuidar da encenação necessária das festas do ideal, dessas entrevistas indispensáveis, nas ditaduras, entre a multidão e os governantes», Ibid., p. 1. 80 «Martelar constantemente as suas idéias, despi-las da sua rigidez, dar-lhes vida e calor, comunicá-las à multidão: Que o ditador fale ao povo e que o povo lhe fale. Que o ditador e povo se confundam de tal forma, que o povo se sinta ditador e que o ditador se sinta povo», Ibid., p. 1.
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1932: “A polítca do espírito”. I veri “sacerdoti” della politica dello spirito erano gli artisti, unici capaci a dare motivazioni metafisiche, e quindi più durature, a un popolo che per sua natura era facile ai cambiamenti di umore81. Una politica che tanto successo stava determinando in molti regimi e il cui autentico maestro era stato Napoleone Bonaparte82. Insomma, la questione della política do espírito era centrale a tutti i governi che riuscivano ad affrontare in modo vittorioso il tempo. Per dare ulteriore fondamento alla sua tesi, paragonò due dittature, una conservatrice, quella di Primo de Rivera e una rivoluzionaria, quella di Mussolini: la prima era caduta mentre la seconda godeva di ottima salute proprio grazie al coinvolgimento dei suoi artisti83. Ancora una volta, sembrava impossibile pensare che Ferro non si rivolgesse a Salazar, anzi, le sue parole scritte volevano evidentemente mettere in guardia il capo dal pericolo inerente al non coinvolgere nella mistica del regime il popolo84. Contrariamente a quanto sosteneva il Diário da Manhã, Ferro riteneva che la politica culturale del Governo Salazar nulla avesse fatto per lusingare i suoi musicisti, scultori, architetti e pittori85. Non esisteva, in Portogallo, una política do espírito, una politica che solo gli artisti potevano portare avanti86. Costruire una strada, ripianare il bilancio dello Stato non era suffi-
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«Examinar e estudar a possibilidade de desenvolver a influência do espírito na vida social, económica e politica”, Ferro A. “Política do Espírito», Diário de Notícias, 21 novembre 1932, p. 1. 82 «A simpática deliberação está sendo realizada, afinal, na Rússia, na Itália, e teve um grande precursor no génio politico de Napoleão Bonaparte», Ibid., p. 1. 83 «Mussolini, em Itália, teve a preocupação dessa utilíssima politica do espírito desde a primeira hora do seu Governo (…) Primo de Rivera, pelo contrário, nunca tomou a sério os escritores, nunca os cultivou e foi essa, com certeza, uma das razões principais da sua queda», Ibid., p. 1. 84 «Um povo que não vê, que não lê, que não ouve, que não vibra, que não sai da sua vida material, do Dever e Haver, torna-se um povo inútil e mal-humorado» Ibid., p. 1. 85 «E no nosso País? Que se tem feito? Que se faz? Que se espera fazer? Como se compreende que o Teatro São Carlos esteja fechado? Como se compreende que não haja concertos sinfónicos em Lisboa? Como se compreende que os nossos Pintores, os nossos escultores, os nossos arquitectos, não passem a fronteira renovando os seus processos, alargando os seus horizontes? », Ibid., p. 1. 86 «Na actividade espiritual dum povo não serão os artistas, justamente, aqueles que mais precisam de alimentar aos seus olhos de visões novas e de sensações novas? », Ibid., p. 1
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ciente secondo Ferro, occorreva fare di più se si voleva davvero cambiare un Paese 87.
1.7 Definizione di una nuova ideologia politica Tanta irriverenza finì per premiare lo scrittore/giornalista: dopo questi due articoli, Ferro fu incaricato da Salazar di scrivere una serie di interviste nelle quali dovevano essere definiti in maniera chiara gli obiettivi del nuovo Governo, attraverso articoli destinati a diventare una sorta di breviario dell’ideologia salazarista. Le inteviste furono pubblicate a partire dalla fine del 1932 prima sul Diário de Notícias e, successivamente, in un libro dal titolo “Salazar” che sarà tradotto in numerose lingue. Questi dialoghi non rappresentano solo la storia di due persone che saranno destinate a condividere molto e per molti anni, ma evidenziano anche quello che il salazarismo di questi primi anni avrebbe voluto essere. Ferro si dimostrò estremamente capace di trovare le parole necessarie per esaltare i caratteri dell’immagine che Salazar voleva dare di sé e di tradurle al grande pubblico, così come di dare una visione più sistematica di tutto ciò che fino ad allora era stato detto a proposito del dittatore delle finanze. Salazar non amava le folle, non amava neppure il popolo e i suoi discorsi non erano mai volti a infiammare le masse. Da qui una certa difficoltà di rapporto con persone delle quali non si interessava, ma proprio in questa sua assenza Salazar trovò il modo di divulgare la propria immagine. Compito di Ferro era quello di rendere Salazar più popolare, visto che, fino a quel momento, il nuovo capo del Portogallo si era sempre mosso in circoli piuttosto elitari e quindi era praticamente sconosciuto alla popolazione88. Oltre al contenuto, anche la forma di queste interviste è piuttosto insolito. Salazar, contrariamente a quanto cercava di fare credere Ferro, non era assolutamente una persona affabile, al contrario aveva un’indole estremamente riservata e non amava affatto dilungarsi in dialoghi “amichevoli”,
87 «Que se faça uma politica do espírito, inteligente e constante, consolidando a descoberta, dando-lhe altura, significado e eternidade (…) O Espírito, afinal, também é matéria, uma preciosa matéria, a matéria-prima da alma dos homens e da alma dos povos…», Ibid., p. 1. 88 «A imagem feita de Salazar é tão severa, tão distante, tão fria, que vou descendo as escadas do Ministério, como se as subisse, terrivelmente embaraçado com a idéia do primeiro contacto e da primeira pergunta», Ferro A., Salazar, cit., p. 74.
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soprattutto poi se questi dialoghi dovevano essere pubblicati. Salazar era nato in una cittadina minuscola all’interno del Portogallo, nella quale tornava, non appena poteva, per chiudersi nello studio della sua casa di campagna; non amava la grande città e non aveva un grande gruppo di amici. La sua vita era estremamente regolare e raramente intratteneva rapporti amichevoli con le persone che gli stavano intorno. Si muoveva più agevolmente per le strade di Coimbra che non in quelle di Lisbona, usciva poco e solo per tre volte si recò in viaggio all’estero89. Tuttavia, l’immagine dell’uomo devoto, austero, dedito unicamente al lavoro – che pure era stata funzionale alla creazione del suo mito e gli era stata estremamente utile nel periodo della sua ascesa – per Salazar non era più sufficiente. Ora che era diventato Presidente del Consiglio occorreva far sì che la sua immagine pubblica si slegasse almeno in parte dalla figura del semplice tecnico e assumesse i caratteri di quella della guida. Un processo che iniziò proprio grazie alle interviste di António Ferro. L’insieme di questi articoli stupì non poco i lettori dell’epoca, molti dei quali sapevano quanto fosse inaccessibile Salazar e quanto raramente concedesse interviste: colloqui di tale profondità e all’apparenza spontanei erano quantomeno sospetti tanto più che, come sappiamo, Salazar aveva l’abitudine di prepararsi attentamente le risposte. Vi fu un altro punto che insospettì i contemporanei, ossia l’estrema confidenza tra i due, che contrastava con il tono che Salazar teneva normalmente con i suoi interlocutori e che doveva essere letto come il tentativo di rendere più umana l’immagine del Presidente del Consiglio90. Alcuni arrivarono a sostenere che l’intero testo fosse stato scritto direttamente da Salazar, insinuazioni che obbligarono Ferro a una smentita91. Si tratta di reazioni non del tutto eccessive e aiutano a comprendere la manifesta atipicità di questo incontro, svelandone i veri obiettivi. A corroborare questa interpretazione vi era poi il fatto che le interviste non fossero state immediatamente 89 «Põe-me logo à vontade (...) o dr. Salazar não é o homem terrível, hostil, que me tinham anunciado, mas uma pessoa acolhedora e amável, que não compreende a delicadeza como um espectáculo, mas como um dever social que nos é grato cumprir sem exagero e sem esforço», Ibid, p.74. 90 Quando, dopo alcune ore, termina il primo incontro, Ferro chiede a Salazar un appuntamento per continuare l’intervista: «Até quando, sr. Ministro? – il quale risponde – Até depois de amanhã, em minha casa, à mesma hora…”, Ibid., p. 89. 91 «A mecânica desta reportagem foi muito discutida. Houve quem a atribuísse integralmente ao Dr. Salazar, com perguntas, respostas e comentários», Ibid., p. 219.
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pubblicate: l’intero testo delle conversazioni fu infatti dapprima rivisto e corretto dallo stesso Salazar e solo in un secondo momento dato ai giornali92. Il valore delle interviste è notevole, così come fu notevole la loro diffusione in Portogallo e in Europa. Questo perché vennero pubblicate quando grande parte dei dubbi che avevano accompagnato i primi anni della dittatura militare andavano chiarendosi e, nonostante i grandi conflitti all’interno del Paese, era oramai chiaro che il regime avrebbe trovato una sua stabilità nella figura di Salazar. Così anche l’immagine del Presidente del Consiglio non poteva più essere lasciata al caso o alla penna di giornalisti più o meno compiacenti. Se fino al 1932 essi avevano ripreso acriticamente in modo più o meno spontaneo, sicuramente non imposto, l’immagine che Salazar voleva dare di sé stesso, quella di Ferro fu una opera minuziosa di propaganda politica, probabilmente la prima. Salazar, attraverso quegli articoli, stabiliva quale dovesse essere la linea da seguire quando si doveva parlare del Governo e del suo Presidente. Per quanto Ferro descrivesse le proprie domande come impertinenti, Salazar gli permise di pubblicarle, dopotutto così dava l’idea di essere un dittatore bonario capace di accettare le critiche anche più insidiose e di rispondere tranquillamente anche alle questioni più sconvenienti. Non erano pochi infatti gli argomenti che avrebbero potuto turbare la nuova leadership portoghese. Vi era la questione monarchica che si trascinava fin dal 1910, quando un gruppo di repubblicani era riuscito a destituire il re Dom Manuel II, e che – nonostante si fosse in parte risolta con la morte del pretendente al trono proprio nell’imminenza della nomina di Salazar nell’estate del 1932 – aveva continuato a stare alla base delle divisioni nella destra radicale. Rispetto a questo problema, Salazar chiedeva a legalisti e repubblicani di riunirsi per lottare insieme contro la decadenza della Patria93. Ma la questione monarchica non era l’unica incognita a minare la stabilità del neo-dittatore. Per questo, come ci dice lo stesso Ferro, le interviste 92
«Finitas essas conversas, que duraram entre duas e três horas cada uma, fui para Estoril (…) Fui ler, depois, ao Dr. Salazar os capítulos onde eu tivera de dar forma aos nossos diálogos e onde poderia ser falseado, por lapso ou distracção, a essência do seu pensamento. Assim procedi e algumas alterações fez o Dr. Salazar», Ibid., p.219. 93 «Para equilíbrio da situação e do País preciso, portanto, dos republicanos e dos monárquicos, mas todos integrados, sem inquietações e sem idéias reservadas, dentro do regime e actuando, acima de tudo, como portugueses. Não nos esqueçamos de que a ditadura se fez contra o espírito partidário», Ibid., pp. 77-78.
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dovettero protrarsi lungamente, perché in esse dovevano essere contenute tutte le risposte, o, meglio, tutte le “verità” del regime. Vi era da chiarire i rapporti tra Salazar e il Centro Católico Português (CCP)94 o, per meglio dire, occorreva ribadire che per il CCP, in quanto partito, non sarebbe più esistito un ruolo nel nuovo Portogallo. Anticipando ipotetiche accuse di tradimento, Salazar spiegò che il suo incarico nel Governo gli era stato attribuito non in quanto affiliato a tale gruppo politico, ma grazie alle sue capacità tecniche e al suo ruolo di professore di Economia Politica e che, di conseguenza, tutta la sua azione doveva essere volta a difendere il bene della Nazione e non questo o quel raggruppamento politico95. Il CCP era nato un po’ più di un decennio prima per rappresentare gli interessi dei cattolici portoghesi, quando ancora il sistema politico era caratterizzato da una forte impronta laica e anticlericale. Adesso che i cattolici avevano conquistato la Presidenza del Consiglio, questo partito era diventato inutile. Salazar aveva già l’appoggio incondizionato della Chiesa: il suo migliore amico infatti, il Cardinal Cerejeira, era stato nominato Patriarca di Lisbona e, poco a poco, uomini del Centro Católico venivano inseriti nell’amministrazione statale. Durante il corso dell’intervista però Salazar sentì l’esigenza di ritornare sul tema più volte e così, come aveva fatto con i monarchici, chiese ai cattolici di partecipare attivamente al momento di rigenerazione politica e sociale che il Paese stava attraversando96. Ferro incalzava Salazar chiedendogli se non fosse stato scelto come Presidente del Consiglio proprio in virtù dei suoi trascorsi nel Centro Católico e Salazar rispondeva che si era trattato solo di affinità, ma che le attività nel Centro erano totalmente estranee alla sua entrata nel Governo97. Poco importava se la risposta di Salazar era stata completamente costruita, in quel momento la 94
La formazione politica all’interno della quale militava António Salazar prima di essere nominato Ministro delle finanze. 95 «Há quem o acuse de não ter sido fiel a certos princípios da sua formação politica...– Salazar – Quando o Exército me convidou a fazer parte do Governo, pôs-me o problema da Nação acima do problema das instituições, defendendo por isso mesmo o regime existente», Ibid., p. 79. 96 «Acho que a acção do Centro Católico pode com utilidade transformar-se numa acção puramente social. (...) Os católicos que desejarem colaborar com o seu patriotismo na vida politica da Nação sabem, portanto, qual o melhor caminho a seguir», Ibid., p. 84. 97 «Os católicos foram absolutamente estranhos à minha entrada no Governo, como foram absolutamente estranhos a todos os meus actos políticos. Essa confusão parte, possivelmente, das minhas afinidades e relações de amizade com alguns católicos de prestígio», Ibid., p. 85.
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priorità – in un sistema rigidamente protetto dalla censura che intanto andava affinando i suoi mezzi di intervento – era che fosse chiaro quello che si poteva dire e quello che non si poteva dire, anche rispetto ai trascorsi politici del dittatore. Di non minore importanza rispetto alla questione cattolica e a quella monarchica, erano le relazioni tra Salazar, primo civile a guidare un Governo dopo il colpo di Stato del 1926, e i militari. In questo caso, Salazar, sollecitato da Ferro che continuava a recitare il ruolo del giornalista impertinente e audace98, si dimostrò sì disponibile a riconoscere l’importanza dell’esercito nella costruzione del regime, ma intimò ai militari di non confondersi con lo Stato e di ritornare nelle caserme, mentre compito dello Stato sarebbe stato quello di esaltarne la funzione99. Salazar parlava tranquillamente dei militari, dopotutto la sua presenza alla testa del Governo era una chiara dimostrazione di quanto fosse stato grande il loro fallimento. Salazar spinse a fondo la sua critica nei confronti dell’esercito e, relativamente all’occupazione che in sei anni era stata fatta da parte loro di incarichi “civili” dello Stato, disse che la vita civile era differente da quella militare e che sarebbe stata un’umiliazione per i militari interessarsi troppo di questa100. Il tema della carriera politica di Salazar ritornava regolarmente nelle interviste: cancellare dall’opinione pubblica vent’anni di militanza non era facile. Ancora una volta, Salazar negò un suo coinvolgimento nella politica come aveva già fatto nel 1919 e come rifece dopo la sua elezione come deputato del CCP, nel 1922, quando si rifiutò di ammettere di essere stato l’autore degli statuti del partito. Nel 1926, quando fu convocato per la prima volta nel Governo militare, nonostante questa intensa carriera, ribadì lapidario: «Eu conto-lhe a minha curta carreira politica». In questa interminabile intervista si può trovare una risposta a tutti i dubbi e a tutte le contraddizioni che caratterizzavano il dittatore. Riguardo 98 «Há uma pergunta que luta comigo, que me vence e que acaba por se formular sem a minha licença», Ibid., p. 81. 99 «Há que fazer, sem dúvida, uma renovação dentro do Exército. Reintegrando-o na sua função, dignificando-o, fornecendo-lhe o material necessário para valorizar, justificar, dar sentido à sua existência, para lhe criar o amor-próprio da classe», Ibid., p. 83. 100 «Essa desinflamação está a dar-se com a própria colaboração do Exército. É o próprio interesse profissional que o obriga a isso. Os oficiais, que se habituam à vida civil, desmilitarizam-se, lentamente, sem dar por isso. Vão perdendo pouco a pouco o espírito de classe, e o regresso à disciplina do Exercito torna-se difícil, doloroso», Ibid., p. 82.
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all’invito rivoltogli dai militari nel 1928 per coprire la carica di Ministro delle finanze, si legge che accettò l’incarico solo perché essi insistettero e non per i suoi legami con il Centro Católico101. Una retorica, quella imposta da Salazar, che introdusse a partire dalla fine del 1932 un distacco totale tra la realtà dei fatti e la loro finzione e dove la finzione andava sostituendo per intero la realtà. Alla domanda di Ferro sul perché, nonostante la dittatura si stesse stabilizzando, si dovesse continuare con la censura, Salazar, con i modi paternalistici tipici della sua personalità, si disse dispiaciuto del perpetuarsi di un’istituzione tanto antipatica, riconoscendo che anch’egli un tempo era stato colpito da censura e che quindi conosceva bene i limiti di quest’organismo102, ma poi sottolineò che essa era comunque necessaria per evitare che si manipolassero i fatti103. Per risolvere questo “sgradevole” problema della calunnia Salazar sostenne, forse per la prima volta, l’esigenza di creare un organismo che si preoccupasse di fare propaganda per il Governo 104. Dibattuto di carriera politica, monarchia e Centro Católico, mancava ancora di analizzare una questione fondamentale: il rapporto tra la dittatura portoghese e il fascismo italiano. Molti erano i punti di contatto ed era quindi inevitabile che sulla questione si dovesse dare un chiarimento. Salazar conosceva bene il pensiero di Mussolini e spesso, parlando, citava sue affermazioni. Ad esempio quando si trattò di chiarire se la dittatura dovesse essere considerata di destra o di sinistra, egli usò le parole del dittatore italiano, che considerava questi temi alla stregua di mere terminologie scola-
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«Recusei este convite, mas insistiram tanto que acabei por vir a Lisboa” e conclude: “Os católicos foram sempre estranhos à minha carreira política», Ibid., p. 86. 102 Salazar si riferisce al periodo in cui fu allontanato dall’insegnamento nel 1919 in seguito al sospetto di una sua attività di propaganda filo-monarchica durante le sue lezioni. 103 «Não o fizemos pelas razões que lhe direi, mas tentamos reduzir a sua acção ao indispensável. Não é legitimo, por exemplo que se deturpem os factos, por ignorância o má fé, para fundamentar ataques injustificados à obra dum Governo, com prejuízo dos interesses do País», Ibid., p. 94. 104 «Para evitar o mais possível o trabalho da censura neste domínio, penso em criar um bureau de informações a que os jornais poderão recorrer, quando quiserem, para se munirem de elementos necessários à análise, e até à crítica, da obra do Governo», Ibid., p.96.
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stiche105; così come quando occorreva definire il senso della democrazia e le ragioni per le quali oramai questa fosse storicamente superata106. Fu solamente a partire dalla terza intervista però che Ferro e Salazar approfondirono direttamente il tema del rapporto tra salazarismo e fascismo. In essa Salazar ribadì una certa vicinanza tra fascismo e Estado Novo, soprattutto per quanto riguardava il rafforzamento dell’autorità, la guerra dichiarata a certi principi della democrazia, il carattere accentuatamente nazionalista e le preoccupazioni di ordine sociale107. Tuttavia Salazar, come di consueto, dopo avere fatto riferimento alla lezione di Mussolini, volle sottolineare le particolarità del regime portoghese, adatto a una Nazione abituata a costumi più “tiepidi”108. Criticò la violenza del regime fascista, salvo poi introdurne le istituzioni più violente come la Polizia Politica, addestrata direttamente dall’OVRA, e ribadì l’idea di uno Stato la cui onnipotenza era mitigata dal diritto e dalla morale109. Concordava con quanto realizzava Mussolini in Italia, ma considerava che in Portogallo110 la dittatura dovesse essere differente e tenere in considerazione la “bondade” e le abitudini locali, realizzarsi più lentamente forse, ma più efficacemente111. Se il ritmo della costruzione del suo regime doveva essere lento, le idee erano comunque assolutamente chiare. Ferro fece notare a Salazar che ancora nulla era stato fatto per gli operai e questi rispose che era vero, che era
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«Para mim, toda essa terminologia de direita e esquerda, de aristocracia e de democracia, são vãs terminologias escolásticas», Ibid., p. 101. 106 «Nos não acreditamos que a História se repita, que depois da democracia venha a super democracia», Ibid., p 109. 107 «Alguns dos seus admiradores – chiede Ferro – gostariam de o ver aproveitar mais a lição da Itália, a lição do Duce. É dessa opinião? – Salazar – A nossa ditadura aproxima-se, evidentemente, da Ditadura fascista no reforço da autoridade, na guerra declarada a certos princípios da democracia, no seu carácter acentuadamente nacionalista, nas suas preocupações de ordem social», Ibid., p. 113. 108 «As nossas leis são menos severas, os nossos costumes menos Políciados, mas o Estado, esse, é menos absoluto e não o proclamamos omnipotente. Mussolini, digo eu, é um grande homem mas não se é impunemente da terra de César e de Maquiavelo”, Ibid., p. 115. 109 «A ditadura para realizar a sua obra tem de ser calma, generosa, um tudo-nada transigente (...) uma ditadura de direito sem dar grandes asas ao poder pessoal (...) Um poder sem limites, rápido, decisivo», Ibid., pp. 116-117. 110 «Concordo com Mussolini... em Itália – comenta serenamente o dr. Salazar – mas não posso concordar em Portugal», Ibid., p. 115. 111 «Há que governar tendo sempre em conta esse sentimentalismo doentio a que nos estamos habituados a chamar bondade. A ditadura para realizar a sua obra tem de ser calma, generosa, um tudo-nada transigente, vagaroso até. Ela perderá tempo mas ganhará em eficácia e solidez», Ibid., p. 117.
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di primaria importanza costruire, in loro difesa, la struttura corporativa e cominciare fin da subito ad operare approfittando del bilancio positivo, costruendo case, creando posti di lavoro e sviluppando la previdenza sociale112. L’Estado Novo avviava la propria edificazione senza l’ausilio dei partiti e attraverso la loro definitiva esclusione: la dittatura era nata contro di essi e sarebbe stato quindi un controsenso permetterne l’esistenza113. Insieme ai partiti occorreva, sempre in sintonia con l’idea di costruire una Nazione corporativa, combattere anche lo spirito di parte, che sarebbe stato la negazione della dittatura stessa114. La nascita dell’UN era solo un’apparente contraddizione, poiché essa non era considerata un partito, anche se Salazar dovette riconoscere che costituiva comunque un retaggio del passato115. L’UN non sarebbe stato in ogni caso un mezzo indispensabile per fare carriera all’interno dello Stato e la sua funzione fondamentale sarebbe stata quella di creare nel Paese l’atmosfera adatta al compimento della necessaria riforma politica116. Evidente corollario della politica antipartitica e corporativa era l’odio profondo di Salazar nei confronti del parlamentarismo117. L’Assembléia Nacional, il Parlamento, era un’altra istituzione ereditata dal precedente regime liberale, che Salazar accettava controvoglia e che vedeva quasi con paura118.
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«Dentro de poucas semanas atacaremos com largueza e decisão o magno problema da habitação económica (...) posso destinar a isso imediatamente umas dezenas de milhares de contos do saldo do ano finido. A certeza de uma casa limpa, a água, a higiene, a assistência para as crianças (...) Estamos colhendo por outro lado os elementos necessários e os colaboradores necessários para chegarmos, com a possível brevidade, ao regime das corporações e da previdência», Ibid., pp. 80-81. 113 «Nos não esqueçamos de que a ditadura se fez contra os partidos e contra o espírito partidário. A própria Constituição não facilitará a ressurreição desses partidos», Ibid., p. 84. 114 «Não os deixaríamos formar. Seria a negação de nós próprios», Ibid., p. 86. 115 «È ainda uma sobrevivência do passado (...) Engana-se porem quem pretender matar saudades do passado ingressando na União Nacional. (...) Ser da União Nacional não será por exemplo, condição essencial para vencer a competência», Ibid., p. 87. 116 Così si esprime Salazar sulle possibili funzioni dell’União Nacional: «Criar no País a atmosfera indispensável para que a grande reforma necessária na política e nos costumes, seja compreendida de norte a sul, de maneira a fazer-se sem grandes atritos e sem grandes obstáculos», Ibid., pp. 87-88. 117 «Eu sou de facto profundamente anti parlamentar porque detesto os discursos ocos, palavrosos, as interpelações vistosas e vazias, a exploração das paixões não à volta de uma grande idéia, mas de futilidades, de vaidades, de nadas sob o ponto de vista do interesse nacional», Ibid., p. 162. 118 «O Parlamento assusta-me tanto que chego a ter receio, se bem que reconheça a sua necessidade. (...) Sempre são três meses, em cada ano, em que é preciso estar atento aos
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Dopo essere state pubblicate sul Diário de Notícias, e raccolte in un testo diffuso in Portogallo, le interviste di Ferro a Salazar furono tradotte e esportate. Fece la prefazione alle edizione francese Paul Valery e all’edizione inglese Austen Chamberlain. Su tutte c’era anche la prefazione di Salazar, della quale egli stesso sottolineava l’importanza fondamentale per capire la natura del suo regime119. In questa prefazione, Salazar ritornava insistentemente sul tema della carriera politica, quasi con maniacalità, e affermava continuamente la sua estraneità a movimenti politici e possibili ambizioni di Governo120. Di nuovo, quindi, appariva la figura del professore di economia, il tecnico devoto che si era ssunto l’incarico di “essere Governo ”, quasi si trattasse di una croce da dovere portare con rassegnazione. Ma ritorna anche il tema del fascismo italiano e di Mussolini, di cui Salazar esalta la figura del grande statista e il fatto che grazie a lui si fosse formata una nuova mentalità e un grande futuro per la Nazione italiana121, concludendo infine il lungo testo con l’auspicio che sia formata una mentalità nuova122.
debates parlamentares, onde poderá haver, é claro, boas sugestões, mas onde haverá, como costume, muitas frases, muitas palavras», Ibid., p. 162. 119 «Pense-se o que se pensar do entrevistado e sejam quais forem as deficiências encontradas no livro provenientes das condições em que o inquérito foi feito, o que temos diante de nós é um documento político de valor, imprescindível para a compreensão da nossa Ditadura», Oliveira Salazar, “Prefácio”, Ibid., p. III. 120 «Este homem que é Governo, não queria ser Governo. Foi deputado; assistiu a uma única sessão e nunca mais voltou. Foi Ministro; demorou cinco dias, foi-se embora e não queria mais voltar. O Governo foi-lhe dado, não o conquistou», Ibid., p. IV. 121 «A linha exterior que passa duma das mais fortes individualidades do nosso tempo para o seu povo, leva consigo o gérmen duma nova mentalidade, dum novo espírito, duma compreensão diferente da nova política do Estado italiano, do futuro da grande Itália», Ibid., p XVI. 122 «Uma directriz nova deve ser dada à Nação e à sua vida colectiva, aproveitando as formidáveis qualidades da raça e neutralizando alguns dos seus principais defeitos. Uma mentalidade nova fará ressurgir Portugal», Ibid., p. XVIII.
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2. Le strutture dell’Estado Novo
2.1 Il consolidamento del regime Quando Salazar riuscì ad ottenere la Presidenza del Consiglio, il Paese, aveva subito in appena un quinquennio un cambiamento molto profondo. La struttura liberale, intorno alla quale si erano formate le istituzioni, era stata sepolta dai cannoni dei militari e al suo posto andava poco a poco emergendo uno Stato di tipo decisamente differente: lo Stato corporativo. Il Parlamento, sciolto all’indomani del 28 maggio, non era più stato convocato, la classe dirigente liberale estromessa dal Governo e i sindacati messi fuori legge. Salazar introdusse nel sistema politico una generazione di funzionari completamente nuova, persone che come lui erano nate sul finire dell’Ottocento e che si erano formate durante gli anni della Grande guerra. L’età media dei Ministri che componevano il Governo, durante il periodo 19321944, era di appena quarantatre anni1, anche se molti importanti uomini del regime avevano di poco superato i trent’anni. Una vera tecnocrazia vista l’alta percentuale di Ministri, il 70%, provenienti dall’università di Coimbra, ateneo nel quale Salazar insegnava e nel quale la destra antidemocratica aveva da sempre la sua rocca forte. Un ulteriore dato che occorre tenere in considerazione è poi la provenienza politica dei ventotto Ministri che guidarono, insieme a Salazar, il Portogallo fino al 1
Per un maggiore approfondimento sull’argomento vedere: Costa Pinto A., “Elites, Partido Único e decisão politica nas ditaduras da época do fascismo”, Penélope, nº 26, 2002, pp. 161-186.
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1945: tredici di loro non avevano alcun passato di militanza politica, otto erano monarchici, tre cattolici, tre repubblicani e uno sidonista. Dati, questi, che fanno riflettere, perché ci dimostrano quanto fosse stata forte la rottura del Governo Salazar rispetto al passato. Non essendo andato al potere grazie all’appoggio di un partito, il dittatore portoghese aveva le mani libere nella scelta dei suoi Ministri i quali non erano neppure vincolati dall’iscrizione all’União Nacional, cosicché il rapporto con il capo era diretto e non esistevano organismi assembleari, né di partito né di Governo. Se l’intero sistema politico era stato completamente dissolto, la burocrazia statale invece era rimasta sostanzialmente intatta in tutte le sue componenti e fu proprio intorno ad essa che Salazar costruì il suo regime. Una considerazione, questa, che trova la sua conferma nell’altissima preponderanza di Ministri alle dipendenze della pubblica amministrazione: militari, docenti universitari e alti funzionari componevano ben il 78% della compagine ministeriale. Un regime, quindi, che si realizzò rigorosamente dall’alto verso il basso e completamente al di fuori dei partiti. Paradossalmente anche il partito unico, l’União Nacional, venne infeudato dalle alte burocrazie dello Stato. Così era per Salazar che, in quanto Presidente del Consiglio, riassumeva anche la carica di Presidente del partito, ma non solo, perché Albino dos Reis, Ministro degli interni, era vicepresidente dell’UN. Nella Commissione centrale del partito vi erano poi, tra gli altri, due nomi di grande rilievo nelle gerarchie del nuovo regime: Marcelo Caetano2 e Carneiro Pacheco3, quest’ultimo collega di Salazar all’Università di Coimbra proveniente dalle fila del Centro Católico. Ad aggiungersi ai membri dell’UN vi fu Teotónio Pereira, direttore del Sottosegretariato delle corporazioni, chiamato a dirigere la Commissione per gli studi corporativi e António Ferro, direttore del Secredariado da Propaganda Nacional, chiamato, in virtù di quest’incarico, a fare parte della Commissione per la Propaganda. Come accennato nel precedente capitolo siamo di fronte a un ribaltamento pressoché totale delle logiche di assoggettamento politico tradizionali. Le iscrizioni al partito iniziarono ad essere promos-
2 Marcelo Caetano, che nel 1933 non aveva neppure trent’anni, fu una delle figure principali dell’Estado Novo, al punto che spettò proprio a lui sostituire Salazar nel 1968. Professore di diritto presso l’Università di Lisbona, già nel 1932 aveva contribuito alla stesura del testo della Costituzione. 3 Carneiro Pacheco come vedremo meglio nel prossimo capitolo, sarà l’autore nel 1936 della riforma della scuola.
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se dal Governo solamente dopo che il regime si era consolidato, quando cioè era diventata impellente la necessità di dotarsi di un organismo che fungesse da raccordo tra il centro e la periferia fornendo quindi i canditati per le elezioni legislative del 1934. Attraverso l’UN Salazar cercò quindi di selezionare la classe dirigente nel resto del Paese. Ogni nuovo membro era infatti meticolosamente scelto dopo un attento esame effettuato dai Prefetti opportunamente istruiti dal Ministero degli interni da cui il partito dipendeva. Fu questo uno dei momenti di massima auge dell’União Nacional, confermata anche dall’alto numero degli iscritti: quaranta mila in soli due anni. La struttura corporativa, che avrebbe dovuto in teoria rappresentare una forma di organizzazione dal basso verso l’alto, era alle strette dipendenze di un Sottosegretariato della Presidenza del Consiglio, rispondendo anch’esso a un rigido principio gerarchico. Neppure il Governo poteva dirsi un organo collegiale, perché, poco per volta, il Consiglio dei Ministri smise di riunirsi, se non in rare occasioni poco più che formali. Tutte le leggi che entravano in vigore erano discusse dai singoli Ministri a colloquio con Salazar, esse non dovevano essere approvate dal Consiglio, essendo sufficiente, perché avessero valore, che fossero controfirmate dal Presidente della Repubblica. Anzi, Salazar arrivò addirittura a sostenere la tesi secondo la quale gli unici due Ministeri aventi rilevanza politica fossero la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli interni, mentre tutti gli altri potevano essere guidati da tecnici4. Nella sostanza, Salazar era riuscito a creare una coalizione abbastanza forte: da un lato si era garantito l’appoggio dei militari grazie all’asse privilegiato con il Generale Carmona – l’unico che, formalmente, avrebbe potuto chiederne le dimissioni – e dall’altro lato era riuscito, grazie alla politica finanziaria, a ottenere la fiducia delle élite economiche del Paese . Eppure, nel 1932, i nodi da sciogliere erano ancora molti e quello che poteva sembrare all’apparenza un Governo stabile avrebbe potuto crollare come un castello di sabbia in ogni momento. Innanzitutto il nuovo Governo doveva risolvere il problema di come allargare la propria influenza nel resto del Paese. Se infatti era riuscito, non senza grosse difficoltà, ai militari di4
«A orientação, a responsabilidade do Governo diz respeito a duas pessoas do gabinete – ao Chefe do Governo e ao Ministério do interior. Os restantes Ministros têm preocupações técnicas demasiado importantes para serem obrigados a pensar ainda no problema político que devemos tentar reduzir à sua expressão mais simples, se queremos mudar de vida», Ferro A., Salazar, cit, p. 88.
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sfarsi dei dirigenti del Partito Democratico, meno agevole era rinunciare alle sue ramificazioni distribuite nel Paese, indispensabili per una connessione tra il Governo centrale e la periferia. Non bisogna dimenticare che, fino al 1926, tutti i notabili locali e tutte le clientele facevano riferimento al sistema partitico oramai abrogato e ben difficilmente il regime avrebbe potuto esercitare la propria autorità prescindendo da questa importante rete che, ben più dei Prefetti, garantiva da sempre la continuità tra il Governo e il resto del Paese 5. A livello locale i caciques – medici, proprietari terrieri, avvocati – erano le figure più influenti, risultando quindi impossibile, anche per un Governo autoritario, disfarsene senza colpo ferire. Occorreva attuare quindi una politica che fosse capace di riassorbire all’interno del regime queste figure6. Proprio sulla base di questi problemi, Salazar si vide costretto a estenuanti trattative e a continue concessioni. A causa della mancanza di un pluralismo, all’interno dei vari distretti era decisamente difficile per i notabili far pesare sul Governo la loro influenza elettorale. La questione si presentava come centrale per Salazar, perché, com’è evidente, non poteva appoggiarsi su nessuna rete precostituita ad eccezione di quella Prefettizia. I conflitti e le resistenze al nuovo ordine erano forti e spesso succedeva che il regime fosse costretto ad appoggiarsi agli uomini del disciolto Partito Democratico, rimandando a un secondo momento la formazione di nuove élite più affini al progetto politico dell’Estado Novo. Queste continue mediazioni non sempre erano comprese dai sostenitori più entusiasti della rivoluzione nazionale, così come spesso non era facile capire, all’interno delle varie componenti del regime, quali fossero le persone più adatte a guidare le amministrazioni locali. Fu questo il caso del distretto di Barcelos, in cui giornali filo-salazaristi furono costretti al silenzio in quanto contrari all’azione del nuovo Prefetto7. Simile fu il caso del di-
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Ramos R., “O Estado Novo perante os poderes periféricos: o Governo de Assis Gonçalves em Vila Real (1934-1939)”, Análise Social, 1986. 6 È il caso ad esempio del Sindaco della cittadina di Vila Flor Bragança, come racconta stupito in una lettera al Ministero degli interni, l’ex Sindaco: «Com a entrada do novo governador entrou também nova Câmara, cujo Presidente é o senhor doutor Francisco Maria guerra. Foi um chefe democrático e ainda hoje conserva as mesmas idéias políticas e delas não abdica», IANTT, Maço 464 NT 336, 4 agosto 1933. 7 «O Barcelense, jornal monárquico regionalista, representa em Barcelos um agrupamento político contrário ao do que apoia o governador civil, Matos Graça, por intermédio do “Notíciais de Barcelos”. Ambos se dizem apoiar a situação, mas na verdade, são caracteri-
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stretto di Vila Real, nel quale il Prefetto inviato dal Governo era costretto a sancire una situazione di fatto per evitare l’ira dei notabili locali. Secondo Rui Ramos, il grande cambiamento che intervenne con la nuova amministrazione derivò dal fatto che, con essa, le origini del potere locale, in un sistema di elezioni non concorrenziali, erano direttamente connesse alle conoscenze che i notabili potevano vantare nell’amministrazione centrale. Non fu un caso che, come vedremo meglio in seguito, il Governo, attraverso il Secretariado da Propaganda Nacional, cercasse di esercitare un’intensa attività di pressioni proprio sulla stampa di provincia auspicando un rapido cambiamento di mentalità, indispensabile perché il nuovo ordine corporativo si potesse sostituire alle precedenti strutture di potere. Fu probabilmente anche questa la ragione per la quale il sistema delle elezioni venne comunque mantenuto: sebbene non fossero competitive, esse permettevano, grazie al sistema proporzionale delle liste, di capire quali fossero i caciques più influenti nell’ambito delle singole circoscrizioni, premiandoli quindi con un posto di deputato all’Assembléia Nacional. Non è qui ozioso sottolineare come la questione del cambiamento della classe dirigente non fosse per Salazar assolutamente secondaria. Il Portogallo era abituato da circa un secolo a scegliere la propria classe dirigente dal basso e in contesti di almeno apparente concorrenza. Imporre dall’alto nuovi dirigenti unicamente con la forza non era proponibile a meno di volere suscitare una rivolta: da qui l’esigenza per il regime di attuare scelte in parte condivise almeno con i ceti medi e alti del Paese . Un’altra importante battaglia che ancora doveva essere vinta era quella contro i Nacionais Sindicalistas di Rolão Preto che, proprio in quel terreno tanto sfuggevole per Salazar, la provincia, riuscivano a ottenere enormi consensi. I modelli italiano e tedesco esercitavano un grande fascino: secondo Preto, ad esempio, il corporativismo dell’Estado Novo era troppo poco ispirato al fascismo italiano mentre il partito unico era considerato un ibrido di cui non si riusciva a identificare l’ideologia. Secondo una relazione dell’ambasciata inglese a Lisbona, i Nacionais Sindicalistas andavano acquistando un potere che avrebbe potuto mettere in pericolo la leadership
zados pelo espírito de facção que chega e tanto tem prejudicado na província a política do Governo. O Barcelense publicou sem autorização da censura. Foi multado», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 464 NT 336, lettera al Ministro degli interni da parte della commissione per la censura del 12 ottobre 1933.
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di Salazar8. A imporre ulteriori cautele era la forte influenza che NS aveva sull’esercito e quindi, indirettamente, sul Presidente della Repubblica. La strategia adottata da Salazar fu quindi quella di lusingare le frange più assimilabili e allontanare i membri più recalcitranti poi, grazie a un sapiente uso della censura, fare sì che i Nacionais Sindicalistas scomparissero dai giornali9. Nell’estate del 1934, Salazar, sentendosi su questo fronte oramai sufficientemente forte, ordinò al Generale Agostinho Lourenço, capo della Polizia Politica, di sciogliere NS e di arrestarne i dirigenti che ancora si rifiutavano di inserirsi nell’Estado Novo. Fu, infine, la Polizia Politica, Polícia de Vigilância e defesa do Estado (PVDE), che diede un aiuto fondamentale durante il processo di istituzionalizzazione del nuovo regime. La PVDE venne totalmente riorganizzata nel 1933 attraverso la fusione di due altri corpi già esistenti: la polizia di difesa politica e sociale e la polizia internazionale portoghese. Fin da subito, la Polizia Politica divenne un sistema di giustizia parallelo, funzione che si contrapponeva ai principi di tutela sanciti dalla Costituzione appena approvata. Il fatto che essa avesse un carattere segreto, che i nomi dei suoi membri non fossero conosciuti e che le sue regole fossero definite in modo molto vago ne faceva una forza capace di reprimere in maniera terroristica qualsiasi forma di dissenso: era infatti impossibile, per chi veniva arrestato dalla polizia segreta, difendersi di fronte a un qualsiasi tribunale. Strutturalmente, la PVDE era un corpo a sé stante che non faceva parte né della Guardia Nacional Republicana (GNR) né della Polícia da Segurança Pública (PSP). Formalmente, era sottoposta al Ministero degli interni e il suo comandante, Agostinho Lourenço, era uomo di estrema fiducia di Salazar, da cui sostanzialmente dipendeva. La forza della Polizia Politica non era data tanto dal ridotto numero di funzionari che in essa lavoravano – nel complesso circa trecento uomini 8
Rapporto del Foreign Office del 12 luglio del 1933, Public Record Office, 371/17415, fotocopiato e disponibile presso la biblioteca dell’Instituto de Ciências Sociais di Lisbona. 9 «È acusada a delegação de se obstinar em cortar Notícias sobre a reunião de Braga e de que os jornais do Porto e Lisboa deram relato, alegando ter ordem para impedir a publicação de qualquer referencia ao Nacional-sindicalismo O oficial não fez mais de que cumprir ordens desta DG que as recebera do Governo», Director geral dos serviços de Censura a Imprensa, Lettera inviata il 16 febbraio 1934 dalla Commissione per la censura di Braga al Ministero degli interni, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 460 NT 332.
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principalmente dislocati nelle città di Lisbona e Oporto – bensì da una largo impiego di informatori civili, che, proprio per il fatto di essere persone comuni, erano in grado di portare il controllo dello Stato fin nei luoghi più intimi del vivere sociale. Se questo sistema del terrore mirava a impedire preventivamente il dissenso, la PVDE era strutturata anche per reprimere qualsiasi forma di opposizione. La legislazione chiariva quali fossero i crimini politici: ribellione, offesa contro il prestigio e l’onore del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio e dei simboli nazionali, provocazione all’indisciplina sociale e, dal novembre del 1933, il reato di stampa clandestina. I reati politici venivano poi giudicati da tribunali speciali militari nei quali i poteri istruttori, non soggetti a contraddittori, spettavano alla PVDE stessa e durante i quali la maggior parte delle volte i presunti colpevoli non potevano avvalersi neppure di avvocati. Il processo era, in realtà, una prassi quasi ininfluente nell’attività della repressione della Polizia Politica che, generalmente, faceva ampio uso della carcerazione preventiva. Nel periodo preso in considerazione (1932-1935), i prigionieri politici furono quasi 2500. Come sottolinea Fernando Rosas10 la repressione nel regime salazarista assunse caratteri selettivi volti a neutralizzare e punire unicamente gli avversari dichiarati.
2.2 L’organizzazione del consenso Come già detto in precedenza, Salazar godeva dei favori sinceri di gran parte della grande stampa. Favori che non furono assolutamente tra i fattori secondari all’esito della conquista, da parte del giovane professore, del posto più alto nella gerarchia dello Stato portoghese. Divenuto Presidente del Consiglio, tuttavia, l’appoggio spontaneo dei giornali non era sufficiente per dare stabilità e slancio al nuovo regime. Fino ad allora l’intervento dello Stato era stato di tipo esclusivamente repressivo e, nonostante le commissioni di censura, aveva lasciato ampie brecce di critica nei confronti dell’operato della dittatura militare.
10 Rosas F., “Salazar e o salazarismo: um caso de longevidade política”, in Salazar e o Salazarismo, ed. Dom Quixote, Lisbona, 1989, pp. 29-30.
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Le commissioni di censura, organizzate dal Ministero della guerra e istituite durante le prime settimane del Governo di Gomes da Costa, controllavano preventivamente qualsiasi notizia fosse pubblicata sui giornali. L’importanza di una propaganda attiva era sentita come una delle esigenze fondamentali dagli uomini che marciarono nel 1926 contro il Partito Democratico, ma ancora non si era riusciti a pensare ad un organo specifico che da un lato si occupasse del rapporto con la stampa e che, dall’altro, fosse in grado di influenzare l’opinione pubblica. Fu proprio Salazar, nel 1930, a far nascere un giornale volto ad appoggiare la dittatura, il Diário da Manhã, che, sotto la direzione di Sousa Gomes, uomo del Centro Católico, si propose come l’organo politico dell’UN. L’esperimento in realtà non ebbe grande successo perché il nuovo quotidiano, schierato in modo acritico sulle posizioni del regime, faticava a incontrare la fiducia dei lettori. Gli ultimi mesi della dittatura militare avevano visto momenti di grande instabilità sociale, politica ed economica, cosicché il futuro del regime non pareva particolarmente sicuro. Salazar comprese fin da subito che uno dei modi più efficaci per affrontare questi problemi era far sì che di essi non si parlasse, fingere che non esistessero, rafforzando, a questo scopo, i poteri affidati alle commissioni preposte alla censura11. Le nuove sfide vennero così fronteggiate attraverso una riorganizzazione profonda dei rapporti tra lo Stato e la stampa, la quale, pur essendo in parte già fedele alleata, doveva essere trasformata in un vero mezzo di costruzione del consenso per il nuovo regime. Dal 1928 il controllo delle commissioni, pur continuando ad essere svolto da ufficiali dell’esercito, passò dal Ministero della guerra al Ministero degli interni e, nel 1930, venne ulteriormente riorganizzato12. A partire da quel momento, gli ufficiali censori avrebbero dovuto scrivere relazioni settimanali e mensili della loro attività e redigere un bollettino delle notizie 11 «A censura foi instituída pelo Governo da Ditadura Militar com o fim de evitar que seja utilizada a imprensa, como arma política, contra a realização do seu programa de reconstrução nacional, contra as instituições republicanas e contra o bem-estar da Nação», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 457 NT 329, 25 luglio 1932. 12 Fu lo stesso Salazar a promuovere quella riforma durante il famoso discorso del luglio del 1930: «A nova fase política da ditadura requere da parte dos oficiais em serviço da censura o maior esforço e o melhor do seu entusiasmo para uma inteligente colaboração na obra que o Governo se propôs realizar (...) é necessário unificar a acção desses serviços, tornando-a mais homogénea», Salazar A. O., Discursos, Vol I, cit., pp. 80-87.
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censurate e dei giornali su cui quelle notizie dovevano essere pubblicate. Veniva inoltre stabilita una gerarchia per cui le commissioni della censura dovevano rispondere unicamente ai loro superiori, scavalcando quindi le autorità locali considerate come non affidabili. Le ragioni di una riforma verticistica del controllo sulla stampa sono ovvie, ma meritano comunque qualche considerazione. Quando la leadership di Salazar divenne egemone all’interno della dittatura militare, la maggior parte dei problemi derivati da un brusco cambiamento di potere erano ancora tutti irrisolti. Il Partito Democratico13, pur essendo stato dissolto, poteva ancora contare su di una consolidata rete caciquista e quindi su una stampa nella provincia piuttosto fedele. Questa era una situazione che Salazar non poteva accettare e, pur essendo a capo di un Governo le cui forze erano apparentemente eterogenee, egli aveva sia un progetto ben preciso sia le possibilità materiali di attuarlo, grazie anche all’influenza che era in grado di esercitare sugli organi di informazione. Nel Paese la realtà era quella di una stampa che prendeva, a seconda del momento, questa o quell’inclinazione e da qui derivava l’esigenza di un controllo serrato dell’informazione, soprattutto in provincia14. Nel 1932 vennero inviate le istruzioni a cui le commissioni della censura e la stampa avrebbero dovuto attenersi. Dal testo possiamo capire come il ruolo stesso della stampa nel Portogallo salazarista non fosse più quello di informare: la sua funzione da ora era quella di aiutare il Governo nel compito di riabilitazione morale del Paese e la censura era uno dei mezzi indispensabili per la realizzazione di questo compito. Una censura che, secondo lo spirito di questo regolamento, non doveva essere intesa dai gior-
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Così si esprime la commissione distrettuale di Braga dell’União Nacional relativamente al potere politico in quella regione nel 1931: «Considero as eleições inoportunas porque, entre outras razões, os partidos políticos mantêm a sua organização intacta, apta a funcionar, dispondo de manifestas influências para obter e distribuir favores e o funcionalismo, na generalidade adverso», IANTT, Ministro do interior, Gabinete do Ministro, Maço 477. 14 «De futuro, devem as autoridades dispensar-se de intervenção directa nos serviços da imprensa que, quase sempre, ou vem a sobrepor-se a deliberações já tomadas ou contrarialas, sendo para desejar, por outro lado, que, a dar-se, essa intervenção se faça por intermédio do organismo responsável em face da Presidência do Ministério e em cujas instruções se presta nítida e honrosa consideração as responsabilidades dos Srs. Governadores civis, isto para prestigio do Governo, das autoridades e dos organismos que com ambos procuram colaboração harmónica», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 454 NT 326.
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nalisti come punitiva, ma semplicemente come un indicazione e un orientamento. Infine, compito dei giornali era quello di placare gli odi e le divisioni interne, favorendo l’integrazione di tutti i cittadini all’interno della Nazione15: in sostanza la libertà di stampa è concessa purché non contraddica la nuova ideologia del regime. La stampa era stata sottomessa, ma ora occorreva stabilire la rigidità con cui le commissioni per la censura dovevano applicare le regole. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ci troviamo ancora in un momento in cui il controllo ideologico da parte di Salazar era lungi dall’essere totale. Sintomo di una certa debolezza, ad esempio, erano le celebrazioni commemorative per la festa di quella Repubblica laica e liberale nata il 5 ottobre del 1910. L’anima repubblicana nel nuovo Governo era ancora importante e troppo gravido di significati restava il ricordo della rivoluzione che aveva rovesciato la Monarchia, tantoché la sua ricorrenza continuò, paradossalmente, ad essere considerata una festività di grande rilievo16. A cambiare, a poco a poco, furono i contenuti, cosicché ai valori di pluralismo e di emancipazione si sostituirono quelli dell’unità organica dello Stato17. Se, da un lato, Salazar agiva con cautela cercando di non frantumare un’eterogenea coalizione composta da militari, repubblicani e monarchici, dall’altro lato cercava di portare avanti la sua rivoluzione nazionale per il cui conseguimento era indispensabile un controllo totale sui mezzi di formazione, informazione e repressione. Il consenso intorno al progetto corporativo trovava continue resistenze così come risultava difficile chiudere completamente con l’esperienza liberale.
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«A imprensa periódica é o mais poderoso e eficaz meio de propaganda. Por isso mesmo tem uma complexa e elevada missão social a cumprir de que os Governo s se não podem alhear. A ditadura militar propõe-se conseguir a reabilitação moral da República», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 457 NT 329. 16 «Esses heróis que conceberam e acabaram com vibrante entusiasmo patriótico a hora gloriosa, conforme a sua ideologia da queda do secular regime político português, tivera no dia 5 de Outubro de 1910 a satisfação máxima de assistir à realização plena dum sonho que era quase a razão suprema de toda a sua vida», Diário de Manhã, 5 ottobre 1932, p. 1. 17 «Entre os portugueses não pode haver rivalidades (…) todos encontrarão a forma de ser úteis à pátria. Hoje já não é só o mesmo sangue que nos une, a mesma raça que nos aproxima é a necessidade de um esforço integral para que a Pátria se eleve e a República se prestigie», Ibid, p. 1.
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La stampa, il cui atteggiamento polemico tanto aveva aiutato i militari ad affossare la Repubblica parlamentare, creando intorno al Partito Democratico un vuoto e un ambiente di profonda sfiducia, doveva ora trasformarsi in un vero e proprio organismo di propaganda che, coordinato dall’alto, fosse capace di muoversi in sincronia con le esigenze dell’Estado Novo. Ribadendo la centralità della stampa come motore di costruzione di consenso, nella stessa circolare inviata alle direzioni dei giornali, il Ministero degli interni non si limitò a elencare quali fossero i principi a cui l’informazione doveva uniformarsi, ma elencò anche gli argomenti di cui in Portogallo non sarebbe più stato consentito parlare. Fra questi incontriamo: riferimenti irriguardosi nei confronti delle alte gerarchie dello Stato, nazionali e straniere; riferimenti che avessero a che vedere con l’ordine pubblico; notizie di attentati di carattere politico o riguardanti processi di carattere politico; informazioni relative a deportati o esiliati colpevoli di reati legati a questioni di politica nazionale; notizie di crimini passionali; critiche agli atti della dittatura; notizie di suicidi e infanticidi – quest’ultime a meno che non fossero seguite dalla notizia della relativa punizione –; crimini commessi da minori; allusioni ai servizi di censura e, infine, propaganda di dottrine politiche considerate pericolose per la dottrina dello Stato18. Come si può facilmente intuire, ai giornali portoghesi era diventato sostanzialmente impossibile parlare di qualsivoglia accadimento senza correre il rischio di incappare nelle maglie della censura. Si trattava di una non troppo velata forma di ricatto nei confronti dei giornalisti, che si trovavano così ad essere sottoposti costantemente al rischio di multe a sospensioni delle pubblicazioni o, peggio ancora, a subire le attenzioni della Polizia Politica. Grazie a questo canovaccio predisposto dal Ministero degli interni, l’immagine pubblica del Portogallo che emerse dai giornali assunse i connotati di una vera terra promessa. Uno dei primi banchi di prova del funzionamento del nuovo modo di intendere l’informazione fu la grande crisi economica del ’29, a cui si aggiunsero le misure restrittive del bilancio dello Stato. Sebbene esse avessero avuto l’effetto di acuire profondamente le condizioni disagiate dei cittadini portoghesi, poco o nulla di questa situazione trapelava dalle pagine dei giornali. Gli stessi gruppi finanziari, proprietari dei maggiori quotidiani, non si posero quasi mai su posizioni troppo discordi rispetto alla politica di 18
IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 457 NT 329.
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Salazar, aiutandolo nella costruzione dell’immagine onirica di un Paese virtuale che, grazie alle misure del nuovo Governo, seppe arginare gli effetti della crisi economica internazionale. Per il momento ci si accontentava di una buona strategia di stampa che aveva l’indubbio vantaggio di concedere tempo al Governo. La disoccupazione, secondo quanto scriveva il Diário de Notícias19, regrediva e i conti pubblici, secondo Novidades20, erano in costante miglioramento. Il fatto che l’opinione pubblica si sentisse protetta da una tragedia che colpiva il mondo intero non era cosa da poco: la maggior parte dei cittadini era infatti oramai stanca del continuo passare da una crisi ad un’altra, senza tregua, e questo portava ad un atteggiamento generalmente passivo rispetto a quanto succedeva nella realtà. Sebbene l’economia portoghese si trovasse in una situazione di profondo degrado, i portoghesi non potevano rendersene conto se non per quanto li riguardava direttamente. Essi non avevano accesso alle numerose relazioni che arrivavano al Ministero degli interni, inviate dai più differenti organi dello Stato. Una di queste relazioni, scritta dal Prefetto di Setúbal fu inviata al Ministro degli interni per descrivere quanto fosse drammatica la situazione di miseria di una città in cui, su sessantamilamila abitanti, ben quindicimila erano i disoccupati21. In quei bollettini si evidenziava una realtà molto lontana da quella che emergeva dai giornali, una realtà segnata dalla fame, parola che – insieme a quella ad essa direttamente collegata di “sciopero” 22 – era sostanzialmente
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«Confrontando as tabelas oficiais, Portugal aparece como uns dos poucos países em que o desemprego baixou. (...) Este facto da máxima importância para a economia nacional tem um alto significado, por isso que o grande cancro, que corrói em quase todo o mundo, as sociedades contemporâneas e dá ao problema social uma acuidade nunca atingida que vem espalhando a miséria por tantos lares. Feliz pois o País que soube com mão firme e critério superior, combate-lo com êxito e domina-lo com eficácia», “Banco de Portugal”, Diário de Notícias, 24 marzo del 1933, p. 1. 20 Scrive Novidades, giornale dell’episcopato portoghese: «Uma diminuição da divida flutuante que alcança de 30 de Junho de 1928 até ao presente, um milhão quatrocentos e trinta e seis mil contos! Disponibilidades ouro depositadas no estrangeiro que atingem cerca de 5 milhões de libras», “Contas do Estado”, Novidades, 10 novembre 1932, p. 1. 21 «A população da cidade de Setúbal pode ser comportada actualmente de 60 mil habitantes. Destes, quinze mil, estão sem trabalho, o que equivale a dizer que os seus lares, desde há muito, foram invadidos pela miséria e fome! », Ibid., p. 1. 22 La commissione di censura, in uno dei suoi bollettini settimanali scrive: «As questões mais importantes que durante a semana se apresentaram à censura, foram: Greves operárias no Porto e na Covilhã», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 460 – NT 332, 29 maggio 1932.
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sparita dalle cronache. Il Sindaco di Setúbal arrivò a dencunciare, in un rapporto riservato, il grave clima di degrado nel quale versavano le industrie della sua città e il pesante clima asfittico che si respirava23. La crisi economica non mancava di essere la causa di aspri conflitti anche nelle file della stessa gerarchia estadonovista, come nel caso del Prefetto di Ponta Delgada, nelle isole Azzorre, che, appena preso posto, si trovò a dovere fronteggiare una situazione esplosiva causata della fame, situazione della quale non era in alcun modo stato avvertito24. Se neppure i Prefetti erano a conoscenza, prima del loro insediamento, di ciò che succedeva all’interno del Paese, si può immaginare in quali condizioni di ignoranza fossero mantenuti i cittadini stessi.
2.3 Il plebiscito costituzionale Altra chiave di volta rispetto alla Repubblica liberale fu la stesura di una nuova Costituzione i cui progetti, abbiamo visto, furono avviati nel maggio del 1932. Tra il 24 febbraio 1933, quando venne pubblicato il testo della Costituzione sui principali giornali, e il 19 marzo dello stesso anno, data del plebiscito, Salazar, in un’azione per la quale vennero spesi due milioni di Scudi, mobilitò i pochi sistemi di propaganda a disposizione del Governo: la radio – attraverso cui vennero diffusi due discorsi nell’imminenza del voto – e la Commissione per la propaganda dell’UN, pubblicando anche alcune edizioni della Costituzione, stampate e distribuite dal del Ministero degli interni25. 23
«Ninguém desconhece que desde há alguns anos, a vida económica do nosso País tem sido fortemente abalada pela crise quer comercial, quer industrial, mas principalmente pela ultima, do que tem resultado para os centros puramente industriais, como o da cidade de Setúbal, uma vida verdadeira asfixia», Lettera inviata dal Sindaco di Setúbal al Ministero dell’agricoltura e del commercio, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 463 – NT 335, 28 dicembre 1932. 24 «As informações que me chegaram a Lisboa sobre a gravidade da situação neste distrito, embora revestidas de um aspecto alarmante, não me davam a perceber que de facto as coisas tivessem chegado ao extremo em que se encontram. Isto num momento de crise económica simplesmente pavoroso, com os trabalhos públicos praticamente paralisados, um ano agrícola mau e a situação dos bancos. (...) Numa palavra a situação é de pânico», Lettera inviata dal Prefetto di Ponta Delgada al Ministero degli interni, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 463 – NT 335, 18 agosto del 1933. 25 «É por demais evidente que a maior parte dos meios materiais, e por consequência também dos meios humanos, deste rudimental aparelho de propaganda não colocados na manu-
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Era durato un anno il “dibattito” relativo alla nuova Costituzione e, visto che di crisi economica, scioperi, fame non si poteva più parlare, era evidente che questo fosse uno dei temi che maggiore spazio occupò sui giornali26. Nonostante i dissensi interni al regime per quanto riguardava il carattere del testo costituzionale, la nuova carta si avviava verso la definitiva promulgazione, superando, senza grandi problemi quei conflitti che avevano accompagnato anche la nascita di altre dittature27. Tra i mezzi di propaganda a disposizione del regime, la radio era ancora poco presente: anche se i due discorsi pronunciati da Salazar vennero diffusi attraverso altoparlanti nelle principali piazze del Paese, fu tuttavia compito dei giornali, informati da note ufficiose del Governo, dare notizia di questi avvenimenti28. Era comunque pur sempre una parte minima del Paese a essere coinvolta nelle questioni politiche: solamente sette furono le città che diffusero il discorso – Lisbona, Evora, Beja, Setúbal, Leiria, Coimbra, Oporto – ossia unicamente i grandi centri urbani. I dirigenti dell’União Nacional, in realtà, avevano provato a costituire una rete più cappillare di altoparlanti, ma i fondi a disposizione del Ministero delle opere pubbliche erano pochi e, in realtà, poco interessava al regime scomodare quella parte del Paese che era
tenção da sua própria estrutura e não na produção de novos materiais. (...)», Matos H., Salazar, A construção do mito, cit., p. 324. 26 «Queremos uma nova ordem de coisas em politica. (...) Um Estado Novo requere um espírito novo. Criar uma alma nova é o que há de mais difícil no mundo. Criar um estilo arquitectónico, uma escola literária, uma filosofia, uma ciência. (...) É necessário afastar os elementos perturbadores, calar as vozes dissonantes e maléficas. (...) Esta luta com os elementos nocivos tem de ser permanente. A força pública, o exército tem de desempenhar esta missão; o seu apoio é indispensável, porque só a força é capaz de manter dentro da ordem os espíritos impulsivos, irrequietos e anárquicos. A força em primeiro lugar, e depois a razão», “Salazar, O Estado Novo”, Novidades, 9 marzo 1933, p. 1. 27 «Como aqui tivemos ocasião de dizer há no texto da nova Constituição deficiências e falhas que impunham justas reservas doutrinárias, mas não podemos esquecer que a vida politica é feita de realidades e, por elas e com elas, tem de ser apreciado o dinamismo das idéias que a conduzem e é inegável que muitas das idéias concretizadas no texto constitucional bem merecem a defesa de todos os católicos portugueses», “O plebiscito nacional”, Novidades, 20 marzo 1933, p. 1. 28 «Conceitos económicos da nova Constituição. Será amanhã rádi-difundida, a conferência que o Sr. Doutor Oliveira Salazar tencionava fazer no Porto. A conferência do Sr. Dr. Oliveira Salazar será rádio-difundida pela telegrafia sem fios e com fios, por intermédio das linhas do Estado. Assim será lida perante os microfones, permitindo a sua audição nos aparelhos particulares e nos alto-falantes que vão ser colocados nas praças públicas de algumas das capitais de distrito», “Conceitos económicos da nova Constituição”, Diário da Manhã, 15 marzo 1933, p. 1.
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ancora distante o praticamente assente dalla vita politica29, essendo forse perfino più proficuo, ai suoi fini, un atteggiamento di immobile passività da parte dei cittadini. Il Ministero degli interni, quindi, si disinteressò della richiesta dell’UN e la liquidò sbrigativamente30. Le città dove avrebbero dovuto installarsi altri alto parlanti erano: Viana do Castelo, Braga, Guimaraes, Chaves, Vila Real, Bragança, Penafiel, Aveiro, Vizeu, Lamego, Pinhel, Guarda, Covilhã, Castelo Branco, Figueira da Foz, Tomar, Caldas da Rainha, Santarém, Portalegre, Abrantes, Elvas, Estremoz, Lagos, Portimão, Faro, Tavira. Difficile dire a questo punto se alla base del rifiuto di un maggiore coinvolgimento del Paese ci fosse una autentica strategia. Quel che è comunque ipotizzabile è che il Governo fosse riluttante ad attribuire compiti eccessivi di propaganda all’União Nacional. Nonostante questo, l’UN fu il principale organo a impegnarsi per il buon esito del plebiscito in un momento in cui l’SPN non era ancora stato creato; lo fece attraverso alcune sessioni di propaganda, che altro non erano se non semplici conferenze a cui partecipavano normalmente i Prefetti e alcuni notabili locali, per lo più persone di già provata fede salazarista31. Vi erano poi i manifesti, certo non uno strumento di propaganda particolarmente efficace, ma interessanti comunque per il loro valore simbolico, o, meglio per la quasi totale assenza di quei nuovi simboli che si presumerebbero indispensabili a uno Stato nato da una rivoluzione. Niente di rivoluzionario, i valori erano quanto di più classico: Dio, Patria e Famiglia. Il giorno delle elezioni, il Diário da Manhã uscì nelle edicole con tre edizioni celebrative dell’avvenimento e un appello ai portoghesi da parte del Capo dello Stato, il Generale Carmona, affinché non si dimenticassero di andare a votare. Nonostante l’azione congiunta di censura e propaganda il plebiscito costituzionale non mobilitò l’opinione pubblica: la Costituzione
29 «Junto remeto cópia da relação das localidades em que é necessário instalar alto-falantes iguais aos que já se encontram montados em Lisboa Porto rogando a pedido da Comissão Central da União Nacional», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 459, NT 331, pasta 31, 7 agosto 1932. 30 «Cumpre-me informar que esta administração geral não tem verba no seu orçamento para as instalações pedidas», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 459, NT 331, 7 agosto 1932. 31 «Propaganda do Estado Novo. Sesimbra: Realizou-se hoje nesta vila uma sessão de propaganda da obra da ditadura que deixou em todos que ela assistiram a melhor impressão e entusiasmo pelo plebiscito de dia 19», “Propaganda do Estado Novo”, Diário da Manhã,16 marzo 1933.
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fu approvata da appena il 60% degli aventi diritto al voto, mentre il 5% si espresse contro e il 35% non andò neppure a votare, ma i toni furono ugualmente trionfanti per una Costituzione che aveva scontentato tutte le anime del regime32. Ci si trova di fronte a un aspetto tipico dell’agire di Salazar: apparentemente si mobilitano ingenti mezzi di persuasione, ma in pratica si agisce in modo da coinvolgere il meno possibile. Poco si era speso per diffondere la radio, quel tanto che bastasse per coprire i grandi centri, mentre le “sessioni di propaganda” non avevano certo l’obiettivo di infiammare gli animi. Una sensazione di incompiutezza che non mancò di riflettersi nelle parole e nelle pagine dei giornali, dove fu sottolineata la mancanza di una radicata mentalità rivoluzionaria33. La figura centrale, nella nuova Costituzione, era in realtà non il Presidente del Consiglio, ma il Capo dello Stato al quale, eletto direttamente dai cittadini, spettava il compito di nominare il Presidente del Consiglio e i Ministri. Il potere legislativo risiedeva ancora nel Parlamento, l’Assembléia Nacional, i cui poteri erano stati radicalmente ridotti rispetto a quelli sanciti nelle Costituzioni precedenti. Accanto all’Assembléia Nacional venne istituita la Câmara Corporativa, organo essenzialmente consultivo composto dalle forze vive della Nazione . Si venne a creare, in Portogallo, una situazione in cui il titolare dei poteri costituzionali, il Presidente della Repubblica, esercitava un ruolo poco più che rappresentativo, mentre la figura che quasi non era menzionata dalla Costituzione, quella del Presidente del Consiglio, esercitava poteri dittatoriali, affermandosi in questo modo una rottura definitiva fra la norma costituzionale e la prassi politica. La Costituzione diede inizio a una diarchia, nella quale il Capo dello Stato avrebbe potuto in qualsiasi momento togliere la fiducia al Presidente del Consiglio. Una norma questa che se per il momento non destava grande
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«A Constituição, conforme os resultados oficialmente apurados até agora, foi aprovada por cerca de 95% dos eleitores, tendo-se manifestado nas urnas 60% a favor e menos de 5% contra», “O plebiscito de ontem”, Diário de Notícias, 20 marzo 1933, p. 1. 33 «Precisa agora de criar uma mentalidade nova, que neste ponto será, não para fazer ressurgir Portugal, mas para que ele surja, pela primeira vez, e finalmente, entre as nações. Mas essa mentalidade nova não se criará sem a insistência quase maníaca de algum e o apostolado de muitos», Diário de Notícias, 22 marzo 1933, p. 1
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preoccupazione in Salazar, avrebbe comunque potuto essere fonte di un possibile “colpo di Stato costituzionale”34. Il momento del consenso non era trascurato dalla Costituzione: la formazione dell’opinione pubblica, per la prima volta, rientrava a tutti gli effetti tra le funzioni dello Stato. La Costituzione statuiva, all’articolo 8 paragrafo 4, la libertà di espressione e di pensiero35, salvo poi contraddire questo principio nel suo articolo successivo, volto a limitare la libertà di opinione attraverso leggi speciali che ne avrebbero impedito gli abusi36. L’argomento venne inoltre ripreso e approfondito successivamente, in un capitolo specifico della Costituzione relativo alla formazione dell’opinione pubblica, in cui si chiariva che essa era un elemento fondamentale dell’amministrazione del Paese e che competeva allo Stato occuparsene37. Conseguenza di questo principio era l’assoggettamento della stampa agli interessi nazionali38, come peraltro era già stato sancito nelle leggi e regolamenti relativi alla censura. Lo stesso Salazar arrivò a definire la Carta costituzionale praticamente come inutile, dal momento che i suoi equilibri non sarebbero stati rispettati.39.
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Nei momenti di crisi del regime salazarista varie fazioni cercarono di concordare l’estromissione dal Governo di Salazar attraverso un appoggio del il Presidente della Repubblica il quale si rifiutò sempre non solo perché avesse un rapporto di fiducia con il suo Presidente del Consiglio, ma anche perché effettivamente Salazar riuscì a costruire un consenso tra le varie forze del Paese che era difficile da sostituire. 35 “A liberdade de expressão e de pensamento sob qualquer forma”, Constituição Política da República Portuguesa, Lisbona, Assembléia Nacional, 1936, Art 8 § 4. 36 «Leis especiais regularão o exercício da liberdade de expressão do pensamento devendo impedir preventiva o repressivamente a perversão da opinião publica na sua função de força social, e salvaguardar a integralidade moral dos cidadãos». Ibid., Art 20 § 1. 37 «A opinião publica é um elemento fundamental da politica e administração do País, incumbindo ao Estado defendê-la de todos os factores que a desorientem contra a verdade, a justiça, a boa administração e o bem comum», Ibid., art 22. 38 «A imprensa exerce uma função de carácter público, por virtude da qual não poderá recusar, em assuntos de interesse nacional, a inserção de notas oficiosas de dimensões comuns que lhe sejam enviadas pelo Governo», Ibid., art 23. 39 «Nella regolamentazione dei poteri dello Stato la Costituzione portoghese è ancora un compromesso fra il passato e il presente, ancora schiava, in certi particolari, di altri principi», Salazar A. O. in: Bizzarri A., Origini e caratteri dello Stato Nuovo portoghese, ISPI, Milano, 1941.
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2.4 L’atomizzazione corporativa Parlando degli strumenti preposti alla formazione del consenso, è impossibile non soffermarsi a parlare del sistema corporativo. Questo perché, almeno a livello ideologico, proprio sul sistema corporativo avrebbe dovuto basarsi la rivoluzione nazionale salazarista. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un obbiettivo particolarmente complicato da raggiungere: quello cioè di convincere le parti in causa, lavoratori e imprenditori, a mettersi sotto la tutela dello Stato. Pedro Teotónio Pereira, responsabile per il Sottosegretariato alle corporazioni istituito nell’aprile del 1933, era cosciente del fatto che per creare consenso, più che la propaganda, nei ceti bassi della società, fossero efficaci misure concrete per alleviarne la miseria40. La costruzione del consenso non passa solamente attraverso una efficace politica di propaganda e neppure attraverso una terroristica strategia di violenza, il consenso e la legittimazione derivano soprattutto da politiche che sappiano migliorare la vita delle persone. Il Governo, dopo l’approvazione plebiscitaria della Costituzione che trasformava il Portogallo in uno Stato corporativo, introdusse una legislazione dai forti connotati sociali. Era il momento di lanciare la sfida contro il movimento operaio adottando una duplice strategia: punire coloro che rifiutavano di integrarsi nel regime e premiare i fedeli. Il 23 settembre del 1933 furono inoltre pubblicati una serie di decreti che, in parte ispirati dallo Statuto dei Lavoratori italiano, introdussero in Portogallo i Sindacati nazionali come unici rappresentanti dei lavoratori e le Casas do Povo, corporazioni agricole, le Casas dos Pescadores e l’Instituto Nacional de Trabalho e da Previdência. Principio ispiratore di questi decreti – come del resto è piuttosto ovvio in uno Stato organico e corporativo – era la cancellazione dei conflitti di classe e la loro risoluzione all’interno di una pretesa armonia nazionale. Il Governo lasciava “libera” scelta ai vecchi sindacati di classe: o accettare i nuovi regolamenti imposti oppure rifiutarli decretando così il proprio scioglimento. In cambio della perdita di libertà, i lavoratori ottenevano la settimana lavorativa di otto ore, il diritto alla contrattazione collettiva, il salario minimo garantito e varie misure per la tutela del lavoro minorile e femminile. A coronamento della struttura corporativa avrebbe do-
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Lettera del 8.5.1931, IANTT AOS/DI
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vuto esservi la Câmara Corporativa, organo consultivo dell’Assembléia Nacional, composta dai rappresentanti delle forze vive della Nazione. Ancora una volta fu la finzione a prevalere sulla realtà perché, nonostante il sistema corporativo fosse alla base di tutta l’organizzazione elaborata dall’Estado Novo, poco fu fatto per porre in pratica i principi che ne avrebbero consentito un effettivo funzionamento. Gli unici sindacati ad avere un’organizzazione strutturata a livello nazionale erano quelli rappresentativi delle professioni liberali, mentre agli altri invece era consentito organizzarsi unicamente a livello distrettuale senza che fossero previsti organismi di raccordo tra i vari distretti. Per tutti, l’Instituto Nacional do Trabalho e Previdência (INTP) si occupava dei contratti collettivi di lavoro. Così, senza corporazioni, era di fatto impossibile formare la Câmara Corporativa i cui membri, scelti non tra le “forze vive” del Paese, ma tra le élite delle burocrazie statali, passarono a essere nominati direttamente dal Governo. Oltre ai Sindacati nazionali, altro organismo fondamentale nella struttura corporativa furono le Casas do Povo, nelle quali erano rappresentati nella stessa istituzione sia i salariati agricoli che i loro padroni. Occorre tenere in considerazione come il concetto di lavoratore rurale, nell’ideologia del regime salazarista, sia da intendersi in maniera molto lata, visto che esso includeva il proprietario terriero, i braccianti agricoli e quell’universo di persone che lavoravano nell’indotto legato alla produzione agricola. Alla base di un uso così allargato di questa categoria, nella quale vengono riunite figure professionali tanto dfferenti, vi sono tre dei punti essenziali dell’uni-verso teorico del salazarismo: immanenza dei valori immutabili, gerarchia e armonia sociale. Nei i progetti iniziali, tramite le case del popolo, lo Stato avrebbe promosso lo sviluppo delle comunità locali attraverso corsi di alfabetizzazione, previdenza sociale, ricreazione e cinema educativo. Inoltre, in ogni casa del popolo, era prevista una biblioteca con testi chiaramente scelti dal regime. In pochi anni, la rete delle case del popolo ebbe uno sviluppo abbastanza considerevole: nel periodo preso in considerazione raggiunse circa duecento unità, essendo gli iscritti poco meno di 100 000. Si trattava comunque di istituzioni ibride quindi, anch’esse incompiute, che finiranno per trasformarsi in circoli ricreativi. A livello teorico tuttavia, esse avrebbero dovuto svolgere un ruolo importante nel corporativismo portoghese, favorendo l’integrazione del popolo nello Stato organico sancito dalla Costituzione.
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A concludere l’impalcatura corporativa venne infine costituita la Fundação Nacional para a Alegria no Trabalho (FNAT) con il compito di organizzare il tempo libero dei lavoratori e elevarne al contempo il livello intellettuale e morale41. Per raggiungere questi obiettivi, la FNAT sviluppò un duplice piano di azione, uno sportivo e ricreativo – con la realizzazione di colonie per i bambini, ginnastica e campeggi – e un secondo culturale, attraverso costruzione di biblioteche, corsi di alfabetizzazione per adulti e conferenze. Avevano diritto di usufruire delle strutture della FNAT i membri dei Sindacati nazionali, delle case del popolo e delle case dei pescatori. Ne consegue che, se gli iscritti agli organismi del sistema corporativo portoghese erano pochi, anche i partecipanti alle attività della FNAT fossero ridotti numericamente. Grazie alla costruzione del regime corporativo, Salazar aveva quasi completamente sostituito tutte le forme di associazione precedentemente presenti in Portogallo, ancor prima della loro effettiva scomparsa. Nella sostanza, il nuovo regime si inseriva in tutte le forme del vivere sociale che venivano ora a costituire un sistema organico di indottrinamento. Questo apparato tuttavia era altamente frastagliato e disperso: solo nel 1945, ad esempio, venne creata una giunta centrale delle case del popolo, mentre i Sindacati erano organizzati per distretti, così da formare un insieme di organi riuniti in modo verticistico unicamente nel Sottosegretariato delle corporazioni, quindi nella Presidenza del Consiglio. Il fine del corporativismo però non era unicamente quello di inquadrare braccianti agricoli e proletari. Occorre ricordare che Salazar, fin dal 1928, si era proposto come il grande arbitro tra i principali interessi economici del Paese. Anche l’élite economica venne quindi subordinata alle nuove esigenze della produzione nazionale: secondo l’art. 7 dell’Estatuto do Trabalho Nacional, pubblicato nel settembre del 1933, ad esempio, lo Stato aveva il diritto e l’obbligo di coordinare la vita economica e sociale del Paese, determinando gli obiettivi del suo sviluppo42. Fu tutta l’economia quindi a venire regolamentata, in ogni suo aspetto, direttamente dallo Stato. Attraverso gli organismi di coordinazione economica, Salazar regolava la di41
Vedi decreto istitutivo nº 25495 del 15 luglio del 1935. «O Estado tem o direito e a obrigação de coordenar e regular superiormente a vida económica e social, determinando-lhe os objectivos – al fine di evitare che – os diferentes agentes económicos estabeleçam entre si oposição prejudicial ou concorrência desregrada», Decreto legge 23 050, 23 settembre 1933.
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mensione delle imprese, le quote di produzione, le quote di consumo di materie prime, autorizzava l’importazione e stabiliva i prezzi di distribuzione, accordava l’apertura di nuove imprese e l’ingrandimento di quelle già esistenti e, soprattutto, promuoveva la formazione di grandi cartelli. Dopotutto il regime salazarista era nato proprio in seguito a profondi conflitti all’interno delle élite economiche e si promosse per una sintesi che potesse avvantaggiare le parti in causa, cercando però di proteggere maggiormente il grande latifondo, assicurandogli un basso costo della mano d’opera e, ancora una volta, attraverso la protezione del mercato nazionale. Un esempio pratico della politica economica salazarista è evidente nel campo delle attività legate alla panificazione, monopolizzate dalla Moagem, che abbiamo visto essere anche proprietaria del Diário de Notícias. Il sistema di produzione venne concentrato nella Federação Nacional dos Productores de Trigo F.N.P.T., che riunì tutti i produttori di grano e divenne l’unica fornitrice di quella materia in Portogallo. Alle industrie trasformatrici dei prodotti agricoli venne proibito di comprare i prodotti stranieri anche se decisamente più economici. Dall’altro lato, anche l’industria trasformatrice era cartellizzata e nacque la Federação Nacional dos Industriais da Moaegem (F.N.I.T.). Infine il Governo impose il prezzo del pane al fine di mettersi al riparo da un possibile riaccendersi del conflitto sociale. Nonostante gli intensi sforzi compiuti in favore dell’agricoltura da parte dell’Estado Novo, i risultati furono piuttosto scarsi. Nella seconda metà degli anni trenta, la produzione agricola entrò nuovamente in crisi non riuscendo neppure a rispondere alle esigenze del consumo interno e obbligando il Governo – che fu implicitamente costretto ad ammettere la sconfitta sul campo della battaglia del grano – a ricorrere a imponenti importazioni. Sul versante opposto, invece, il mondo industriale registrava una certa vitalità introducendo però elementi perturbatori in un equilibrio che si voleva eterno. Queste le ragioni per le quali Salazar subordinò lo sviluppo del settore secondario alle esigenze ideologiche del nuovo regime43. Di fatto il dittatore portoghese privilegiò, almeno fino al secondo dopoguerra, un rigido mantenimento dello status quo, che non mancava di suscitare polemiche asprissime tra chi invece avrebbe voluto un intervento più deciso dello Stato nel favorire l’industria. Voci, queste, che Salazar riusciva a sedare approfittando delle continue crisi che a più riprese flagellarono 43
Cfr., Rosas F., O Estado Novo nos anos trinta, cit.,
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l’Europa del primo dopoguerra. L’élite economica, convinta di avere ottenuto dal Governo ciò di cui aveva bisogno, si trovò invece anch’essa a essere subordinata agli interessi del regime che, in cambio di una sua acquiescenza, offriva un sistema economico totalmente protetto e quindi altamente remunerativo. In termini statistici si può dire che il 50% della popolazione attiva nel settore primario produceva il 34% del prodotto interno lordo. Nel suo complesso, l’industria impiegava il 23% della popolazione e produceva il 37% del Pil, di cui il 26% era costituito dall’industria della trasformazione dei prodotti alimentari. L’amministrazione pubblica e il terziario impiegavano il 27% della popolazione e insieme rappresentavano il 29% del Pil. La dinamica del Pil vide una decrescita, durante il periodo compreso tra il 1928 e il 1934, del 4% per poi crescere dell’11% tra il 1935-1937 e del 6% nel 1938. E fu proprio lo sviluppo economico a creare malcontenti nella classe dirigente portoghese che, sentendosi ora forte per i buoni risultati ottenuti, voleva liberarsi dal controllo statale. Se da un lato la politica economica salazarista, inquadrata nel regime corporativo, facilitò lo sviluppo economico attraverso gli investimenti nelle infrastrutture, la facilitazione del credito – con la creazione della Caixa Nacional de Crédito – e l’abbassamento del costo del denaro, dall’altro lato, superata la crisi portoghese del 1925 ed attutito l’impatto della crisi del 1929, il sistema dirigista rendeva difficile qualsiasi tipo di sviluppo più consistente. Ciò che di fatto tentò di fare il salazarismo fu un superamento, all’interno del sistema corporativo, delle contraddizioni tra la borghesia agraria e la borghesia industriale, che già avevano minato profondamente la vita della prima Repubblica. Una borghesia molto divisa e poco competitiva quella portoghese, che decise di delegare il proprio potere a un capo super partes il quale fosse in grado di realizzarne gli obiettivi, ossia capace di stabilizzare la moneta, di adottare una politica protezionista e di reprimere il movimento operaio. Lo sviluppo industriale e della burocrazia statale determinò una grande crescita degli abitanti nelle città e determinò quindi l’esigenza di costruire nuove abitazioni. Queste le ragioni alla base del decreto 20 052 del settembre 1933 che attribuisce al Subsegretariado das Corporações il compito di sviluppare un piano di costruzione di quartieri e case popolari (casas eco-
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nómicas)44. La sua importanza è cruciale: il problema dell’abitazione era una delle questioni che si erano trascinate fin dai tempi della prima Repubblica e ora il Governo sembrava vole trovare una soluzione45. Alla base dei progetti elaborati si avverte un rigido orientamento ideologico che non manca di caratterizzare anche lo sviluppo urbano delle città: le case popolari costruite in Portogallo dovevano essere unifamiliari e dotate di un piccolo orto. Le persone non dovevano sentire l’esigenza di momenti assembleari o di incontro, anzi era necessario che fossero isolate affinché potessero dedicarsi con dedizione unicamente alle proprie famiglie. Ovviamente queste erano le condizioni pensate per gli strati più bassi della società – tradizionalmente più vicini agli ideali socialisti e comunisti – e infatti questa ansia di isolare non si faceva certamente sentire nei quartieri costruiti per i funzionari delle classe medie e alte, principali fasce di riferimento del regime46. Beneficiari delle case popolari erano gli iscritti ai Sindacati nazionali, i funzionari pubblici e gli operai dei quadri permanenti dei servizi pubblici e il piano di distribuzione fu redatto dalla Seccão das Casas Económicas dell’INTP secondo queste proporzioni: case di classe A, 75% ai Sindacati nazionali e 25% ai funzionari e operai pubblici; case di classe B divise a metà fra le due categorie.
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Fernando Martins, autore di una tesi di dottorato su Pedro Teotónio Pereira, sostiene che le competenze della costruzione e pianificazione delle case economiche non sia stata pensata nell’ambito del corporativismo tout court: «A verdade è que è sintomatico que tinha sido pensada para ser posta em marcha juntamente com todas as outras tidas como esplicitamente corporativas», Martins F., Pedro Theotónio Pereira, Uma biografia (1902 – 1972), Tesi di dottorato, Departamento de História da Universidade de Evora, 2004. 45 Si può leggere in un pamphlet celebrativo del 1943: «O actual direito público português, com o seu novo conceito de Estado, considera como função deste a protecção das classes trabalhadoras e menos abastadas (...) No cumprimento desta missão realizou-se uma vasta obra de construção de casas económicas procurando com isso dotar as famílias dos trabalhadores de uma sua habitação própria, o que servira para fortalecer e elevar essa instituição que constitui a base da actual organização social portuguesa», Casas económicas, Edizioni SPN, Lisbona, 1943, p. 10. 46 La casa economica è definita come “moradia de família com quintal”. Si mette da parte l'idea di costruire grandi blocchi di case: «a intimidade da vida familiar pede isolamento, numa palavra, exige a casa, a casa independente (...) para o nosso feitio independente e em benefício da nossa simplicidade morigerada, nos desejamos antes a casa pequena, independente, habitada em plena propriedade pela família», Ibid., pp. 16-19.
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2.5 Il movimento operaio tra repressione e lusinghe Quanto ai vecchi Sindacati era evidente che il nuovo quadro legislativo non sarebbe stato digerito facilmente. Alcuni di essi accettarono di partecipare e di farsi inquadrare nel nuovo Stato, altri, come la Confederação Geral do Trabalho, rifiutarono i nuovi statuti e di sottomettersi ai diktat del Governo. La CGT reagì quindi chiamando i suoi lavoratori allo sciopero generale, fissato per il 18 gennaio 1934. Quella data rappresentò la fine del sindacato e il Governo approfittò dell’ingenuità e della debolezza dei sindacalisti per procedere a un radicale processo di epurazione. Alle commissioni di censura il Governo diede istruzioni affinché i giornali dessero ampio risalto all’episodio47, imponendo loro di agire in modo contrario alla linea adottata fino ad allora48. Già a partire dal 15 di gennaio, la polizia arrestò parte dei sindacalisti più influenti e, il 18, giorno dello sciopero generale, venne lanciato l’assalto finale. Un’intensa politica repressiva pose fine definitivamente al sindacalismo libero: Salazar aveva vinto la sua battaglia. Ci riferisce Fátima Patriarca49 che, il 18 gennaio, il Diário de Notícias uscì in edicola con varie edizioni, segno di una certa enfasi e di una precisa strategia propagandistica, come dimostra il fatto che il direttore del DN era in contatto con Agostinho Lourenço, del Ministero degli interni50 e quindi responsabile anche per i servizi di censura51. Il Diário de Notícias apriva il 19 gennaio riferendo dello sciopero generale con un articolo a quattro colonne52.
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Lo sciopero era una di quelle notizie incluse nell’elenco inviato dalla direzione per la censura ai giornali fin dal 1932. Il 17 agosto arriva una lettera al Ministero degli interni nel quale il Prefetto di Setúbal aggiorna circa lo stato precario nella quale versa il suo distretto: «Informo V. exma classe rural e operaria muito excitada falta de trabalhos publicos paralisação obras porto artificial falta de verba», Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 459, NT 331, 17 agosto 1932. 48 Patriarca F., A questão social do salazarismo, Imprensa Nacional, Lisbona, 1995, pp. 276282 49 Patriarca F., Sindicatos contra Salazar, ICS, Lisbona, 2000, pp. 27-28 50 Da rilevare come, nonostante fosse già esistente il Secretariado da Propaganda Nacional, l’orchestrazione delle notizie sui giornali veniva effettuata ancora attraverso il Ministero degli interni 51 «Tudo indica que, pelo menos a 3 edição do dia 18 teria sido feita com base em informação fornecida por Agostinho Lourenço» Patriarca F., Sindicatos, cit., p. 28. 52 «A tentativa de greve revolucionária que o Ministro do interior justamente considera um movimento sem finalidade definida e destinado apenas a criar um ambiente terrorista falhou por completo em todo o País. A população de Lisboa quase se não apercebeu do que ontem
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Il Governo riuscì a creare, grazie all’appoggio dei giornali, l’idea di un Paese assediato, non precludendosi, a questo scopo, di distribuire notizie false costruite ad hoc. A riferirci di questo comportamento, che per alcuni poteva sembrare anomalo per un regime che faceva della pace sociale la sua stella polare, uno stupito Prefetto di Braga che, leggendo di un mai avvenuto complotto comunista e del deragliamento di un treno, suppostamene nella sua circoscrizione, chiese subito delucidazioni al Ministro degli interni53. Lo stesso Prefetto intuiva che, se tutti questi avvenimenti non erano realmente accaduti, e lui ne era chiaramente sicuro, l’intento non poteva essere altro che quello di allarmare la popolazione54. In realtà il Governo sapeva bene di quali forze potessero disporre i rivoltosi e lo sciopero del 18 gennaio non fu altro che un pretesto ben orchestrato per disarticolare definitivamente quello che rimaneva, dopo otto anni di dittatura, del movimento operaio. Già il 21 gennaio il Diário de Notícias poteva informare i suoi lettori che lo sciopero si era risolto in un assoluto fallimento55. Per i sindacalisti, l’unica possibilità di scampare alle prigioni della Polizia Politica o all’oblio era quello di accettare i regolamenti dei Sindacati nazionali.
aí se passou a desordem fez no lago tranquilo da vida citadina aparições fugazes que como as do monstro de Loch Ness espalharão a nossa volta inquietações e suspeitas», Diário de Notícias, 19 gennaio 1934, p. 1. 53 «Relatando os acontecimentos últimos, atribuem os jornais a V. Exma. a informação de que em Braga tinham sido cortadas as linhas-férreas. Como nem a Polícia, nem este Governo civil, por mais indagações que faça, tem conhecimento de se ter aplicado tal atentado, venho expor o caso a V. Exma. para os devidos efeitos. Dizem os jornais que em Guimarães houve manifestações comunistas. Por informações recebidas quer da GNR quer da administração daquele conselho, são fantasiosas tais afirmações e não parece ser o autor. Os correspondentes dos jornais negam ter dado tal notícia; nos telégrafos quer de Guimarães quer de Braga, não aparece telegrama algum. Há pois de concluir-se ter havido o propósito de alarmar», Lettera del Prefetto del distretto di Braga al Ministro degli interni del 22 gennaio 1934, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 468 NT 340. 54 A questo proposito è interessante citare le parole con cui Fátima Patriarca conclude il suo studio relativo agli avvenimenti del 18 gennaio del 1934: «relativamente à imprensa de grande tiragem, ao passar em revista tudo quanto ela publicou tanto a 18 como nos dias seguintes, torna-se claro que o Governo quis que o movimento se transformasse num acontecimento impressionante e de grandes proporções. Ela coloca-nos perante a evidência de uma encenação, e de uma encenação tudo menos que inocente», Patriarca F., Salazar, cit., p. 476. 55 «A ordem é completa por todo o País, continuam a ser feitas prisões de agentes perturbadores e o Sr. Ministro do interior visitou ontem os feridos (...) mais uma tentativa extremista assume ainda um caracter mais grave, mais revoltante, se relembramos as armas torpes que manejou a dinamite triçoeira», Diário de Notícias, 21 gennaio 1934.
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Per facilitare il passaggio e convincere i lavoratori che il nemico di sempre, lo Stato, stava ora finalmente dalla parte dei lavoratori, viene promossa una serie di riforme che andavano incontro alle tradizionali richieste dei sindacati di classe. A questo scopo venne anche varata la nuova legge sulla settimana lavorativa di quaranta ore: la disoccupazione come abbiamo visto era alta e il nuovo orario di lavoro avrebbe dovuto favorire l’inserimento di nuove persone. Queste misure non vennero applicate: il mondo degli imprenditori che già tanto aveva ottenuto dal nuovo regime, non era disposto da parte sua a fare alcuna concessione, così come ci dimostrano alcune lettere inviate al Ministero delle finanze da parte dei sindacati del personale dei ferroviari e nelle quali si denunciano ritmi estenuanti di lavoro che arrivavano alle quindici e più ore per turno56. Lo stesso Tetónio Pereira, direttore del Sottosegretariato alle corporazioni se ne lamenta e si sente impotente. Decise di parlarne in alcune lettere con Salazar, arrivando a minacciare addirittura le proprie dimissioni e criticando il fatto che il poco che era stato decretato in termini di legislazione per gli operai non fosse rispettato57. Anche lo Stato corporativo sembrava vivere un repentino momento di stasi e quello che doveva essere la base della rivoluzione nazionale faticava a nascere realmente, restando, al momento, solo propaganda e repressione58. Lasciando all’oscuro l’opinione pubblica, intanto, il regime cercava di ottenere qualche concessione da parte della classe padronale. Il segretario
56 «Nestes serviços o processo de contagem das horas de trabalho é tão desumano e contrario ao critério do legislador que muito bem se pode classificar de verdadeira exploração. Um agente faz em diferentes comboios, quer de dia, quer de noite, 12, 15 e mais horas de serviço consecutivo, que se torna extenuante, tanto mais que nesse período não tem designado tempo para tomar qualquer refeição», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 459, NT 331, 1931. 57 Lettera di Pedro Teotónio Pereira a António Salazar del 25 aprile del 1934: «Não tenho forma de agir nem de fazer cumprir as novas leis, nem sequer de pedir a intervenção de V. Exma. porque passam-se semanas que não lhe falo. As minhas medidas não têm oportunidade nem eficiência. (...) Remédio perfeito há um só: V. Exma. convencer-se que a reforma do Estado é hoje o problema principal e dirigi-la em pessoa como dirigiu a reorganização financeira», Presidência do Conselho de Ministros, Comissão do livro negro, Lisbona, p. 50 58 Sempre Teotónio Pereira a Salazar il 12 febbraio 1934: «O Subsecretariado e o Instituto Nacional do Trabalho trabalharam quase exclusivamente a massa operaria visto que os restantes sectores se retraíram. Organização corporativa é apenas sindicatos e casas do povo. Eu estou absurdamente transformado pela força dos factos numa espécie de procurador infeliz dos interesses proletários. E digo infeliz porque não colho senão insucessos e vejo a confiança fugir-me», IANTT AOS/CP 237, 12/02/1934.
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generale del Ministero degli interni, per esempio, scrisse al Presidente del consiglio di amministrazione della Companhia Nacional de Navegação per invitarlo ad aderire alla “politica di collaborazione tra classi”, quella politica, cioè, che doveva sostituirsi alla lotta di classe59. Parole effimere perché, come ci riferisce una lettera del sindacato dei ferroviari, il regime, nonostante le apparenze, aveva fin da allora una politica del lavoro piuttosto differente da quanto veniva regolato attraverso i decreti legge60.
2.6 La nascita del Secretariado da Propaganda Nacional A questo punto occorre fare un passo indietro per riprendere il discorso relativo alla nascita dell’SPN, appena abbozzato nel corso del precedente capitolo. Come accennato, dopo la promulgazione della Costituzione e la nascita del Sottosegretariato delle corporazioni, mancava un unico tassello all’impalcatura del regime salazarista. Occorreva decidere a quale organismo avrebbe dovuto competere la costruzione della “verità del regime” e la tutela dell’opinione pubblica, così come previsto dal titolo sesto della Costituzione stessa che, come abbiamo visto, ne affidava il controllo allo Stato. A dissipare ogni dubbio, ponendo fine a un dibattito piuttosto intenso, interverrà un decreto legge, il 23 054 del 25 settembre 1933. Il Secretariado da Propaganda Nacional, il Subsecretariado do Estado e das Corporações e la Presidenza del Consiglio formavano un tutt’uno posto fuori dal
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«Quando V. Exma. me procurou para pedir providências tendentes a evitar uma campanha contra essa companhia, ficou combinado estudar a possibilidade de modificação das condições de trabalho, fazendo para isso uma reunião conjunta de patrões e operários. Estamos numa época em que é preciso contrapor à luta de classe aquilo que em Itália se chama fazer “politica colaboracionista” isto é melhorar a produção e as condições de trabalho através da colaboração das classes. Tenho para isso o prazer de convidar V Exma. a fazer-se representar ou comparecer com mais um delegado dessa companhia para ouvir dos delegados da Associação dos Estivadores as condições de trabalho que possivelmente se poderão adoptar», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 459, NT 331, dicembre 1931. 60 «Chegando ao conhecimento dos ferroviários que a força publica tem cometidos vários excessos contra os nossos camaradas de trabalho que reclamam uma melhoria de situação em face da vida miserável que levavam, vem, por esta forma o sindicato do pessoal dos caminhos-de-ferro portugueses perante V. Exma. manifestar um sentido pesar por tal facto, pois nos parece que os excessos praticados pela referida força não podem de forma alguma merecer o aplauso. Sindicato do Pessoal dos Caminhos-de-ferro», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 459, NT 331, 10 novembre 1932.
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controllo degli altri Ministeri: un vero e proprio super organo diretto da Salazar. Se appare curioso il sacrificio da parte di Salazar dell’União Nacional in favore di una persona tanto irrequieta come António Ferro, ad una analisi più attenta la cosa non deve stupire più di tanto: infatti il dittatore era diffidente ad attribuire troppi poteri a quel partito creato contro voglia, forzato dall’esigenza di rinchiudere, in una sorta di prigione, quanti avrebbero potuto opporsi al suo regime. Meglio un organismo sotto il suo diretto controllo, costituito da poche persone e un uomo come Ferro, una persona di fiducia e soprattutto sostanzialmente slegata da qualsivoglia partito, che difficilmente avrebbe potuto trasformarsi in una presenza eccessivamente ingombrante. Inoltre, pochi erano i giornalisti che come lui avevano così numerosi contatti in giornali sparsi per tutto il mondo. Nel luglio 1933, un collaboratore fece notare a Salazar come il Diário da Manhã fosse un giornale poco apprezzato dai lettori e che forse sarebbe stato meglio cercare di coinvolgere altre “firme”, più efficaci e penetranti, come, ad esempio, quella di António Ferro61. Purtroppo, non si conosce il nome dell’autore di questa lettera, ma, dal tono quasi colloquiale, si può tranquillamente ipotizzare fosse una persona piuttosto vicina al Presidente del Consiglio. Difficile dire quali siano stati gli effetti di quelle parole, quello che è certo è che, dopo appena un paio di settimane, nel mese di agosto, Ferro fu invitato a recarsi a Santa Comba, dove Salazar aveva l’abitudine di passare parte del suo tempo e, a settembre, fu varato il decreto istitutivo del Secretariado da Propaganda Nacional62. Stranamente tuttavia, dopo la promulgazione del decreto istitutivo dell’SPN, i primi giorni di vita di quest’organo passarono quasi inosservati. La sensazione era quasi che anche all’SPN sarebbe toccata la stessa sorte di 61
«Senhor doutor Salazar: nem todas as espadas são certas, com que V. Exa. conta, são poucas e rara é a que vibra e faça vibrar. Não deixe V. Exma. voltar o Carlos Malheiro para o Brasil. Ele e o António Ferro. O Diário da Manhã é pacato e pouco lido em Lisboa... E disse-me ele também que era preciso à situação em Lisboa um jornal da tarde comunicativo. Falei do António Ferro, porque, há três ou quatro dias, alguém de aí me disse que ele era muito devotado a V. Exma. As tensas penas, leais, sinceras, inteligentes, fortes, destemidas, farão boas essas espadas», Lettera non firmata a Salazar del 15 luglio del 1933, IANTT, AOS/CO/PC-3C. 62 Secondo i diari personali di Salazar, gli incontri furono due, in luglio, per curare la pubblicazione delle interviste e tre in agosto. In particolare nell’incontro del 15 agosto Salazar segnò sul diario la ragione per la quale quest’incontro era stato fissato: “A. Ferro propaganda”, IANTT AOS/DI I.
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altre istituzioni inaugurate e poi rapidamente cadute nell’oblio. Le poche righe del decreto 20 054 stonano, per il loro contenuto decisamente altisonante, con la realtà di un organo che sembrava fosse stato istituito un po’ per forza, quasi controvoglia, così come era successo per l’União Nacional, più per emulare i regimi affini che non per reale convinzione. Nella prefazione del decreto legge era scritto quanto fino a qui ribadito, e cioè che fino al settembre del 1933 troppo disperse erano state le iniziative di propaganda del regime63. Presto Salazar chiarì quale dovesse essere la vera funzione della propaganda. Non fu un caso che proprio il Secretariado da Propaganda Nacional fosse uno tra gli ultimi organi a essere stati creati in Portogallo: la sua istituzione, infatti, si poneva al centro della grande opera di riorganizzazione dello Stato che Salazar aveva sviluppato nel giro di pochi mesi e aveva il compito di integrare i portoghesi nel pensiero morale che doveva guidare la Nazione 64. Un testo, quello del decreto legge, che riprendeva parte delle parole di Ferro scritte nei suoi articoli “O ditador e a multidão” e “A política do espírito” e che denotava una chiara vocazione totalitaria da parte del regime seppure, a parole, limitata dalla legge e dalla morale. Il tono del decreto era chiaramente più burocratico rispetto a quello degli articoli di Ferro, ma la sostanza era in fondo la stessa: per portare a termine l’opera di risorgimento nazionale, ripianare il bilancio e costruire qualche strada non era sufficiente, occorreva ora un organo che sapesse dare un carattere generale all’insieme di queste opere e che tenesse sempre viva la tensione nel popolo portoghese. A ben guardare la “Polítca do espírito” non era l’unico fine che il regime si proponeva con l’istituzione dell’SPN. Già abbiamo citato parte del preambolo nel quale si sottolineava come, per troppo tempo, il Portogallo si fosse lasciato andare al sapore delle passioni interne e internazionali e non si poteva peraltro dire che la situazione interna fosse del tutto risolta. Al contrario, in questo capitolo abbiamo potuto notare con quanta cautela Salazar era stato costretto a muoversi, i principali giornali erano sì fedeli alla linea di Governo, ma per quanto tempo ancora lo sarebbero stati? Poi vi e63
Decreto legge 23 054 del 25 settembre del 1933. «Considerando que urge, para complemento da indiscutível obra de ressurgimento já realizada, integrar os portugueses no pensamento moral que deve dirigir a Nação», Decreto legge 23 054 del 25 settembre del 1933.
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rano i vari fronti interni, i Nacionais Sindicalistas, che non erano ancora stati del tutto integrati nel sistema e i democratici che non avevano ancora del tutto smesso di sperare e di lottare per una caduta del regime. Certo, per domare gli operai era tutto sommato sufficiente mostrare il volto duro, la polizia e le leggi speciali sul lavoro potevano bastare, ma chi garantiva a Salazar che la sua eterogenea coalizione non si sarebbe sfaldata come tante volte era già successo in Portogallo? Insomma, un organo centrale di informazione sotto diretto controllo e guidato da una persona sostanzialmente aliena all’intrigo politico sembrava essere l’unica soluzione che potesse garantire l’esistenza nel Paese di un’unica, uniforme, visione delle cose e il decreto non mancava di affrontare questo punto. Con l’istituzione dell’SPN esisteva ora un unico organismo competente a gestire tutta l’informazione relativa alle attività dei vari Ministeri in modo da evidenziare il nuovo spirito di unità che regnava finalmente nel Paese 65. Come sappiamo, questo spirito di unità esisteva, al momento, solamente grazie all’attività della censura che uniformava l’informazione, tagliando qualsiasi articolo che mettesse in luce le profonde divisioni che ancora dilaceravano il Portogallo, facendo del Paese un’autentica isola di pace in un mondo profondamente diviso e scosso dalla crisi economica. Evidentemente non era sufficiente, forse perché il grido del Paese reale era troppo forte per poter essere coperto dalla retorica salazarista e così all’SPN spettava anche il compito di promuovere la pubblicazione di opere con lo scopo di fare conoscere l’attività del suo Governo66. Sorprende la tenacia con cui si voleva costruire un Paese che, in realtà, avrebbe dovuto esistere unicamente nello spirito delle persone, che fosse profondamente “Portoghese”. Obiettivo centrale della politica culturale del regime era quello di porre una barriera invalicabile a tutte le influenze esterne. Il mondo intellettuale vicino al regime dibatteva su cosa fosse realmente portoghese: l’architettura, la musica, la letteratura, i costumi, un tutto assolutamente autoreferenziale e che trovava ora nell’SPN la propria fonte
65 «Ao Secretariado incube a direcção e superintendência da Propaganda Nacional interna e externa, competindo-lhe, como órgão central da propaganda, coordenar toda a informação relativa à acção dos diferentes Ministérios, de modo que, pela sua organização sistemática e oportuna difusão, possa evidenciar-se, no País e no estrangeiro, o espírito de unidade que preside à obra realizada e a realizar pelo Estado português», Decreto legge 23054. 66 Ibid., articolo 4 paragrafo b.
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e lo strumento di attuazione di una politica rigidamente autarchica67. Dopotutto, questa politica era, in quegli anni di crisi, ampiamente applicata in molti altri paesi. Ma occore anche tenere in considerazione la grande contraddizione che caratterizzava il Portogallo: essere da un lato una piccola potenza, con un esercito che a malapena riusciva a disimpegnare funzioni di ordine pubblico, umiliato durante la Grande guerra, e dall’altro lato possedere un’immenso impero coloniale. L’Europa rappresentava un coacervo di grandi rischi e di grandi incognite: Italia e Germania nutrivano interessi nei confronti dell’Impero coloniale portoghese, l’Inghilterra, alleata di sempre, era pur sempre una democrazia68, sospettata, peraltro, di contrattare la pace con i tedeschi in cambio di qualche concessione nell’Africa lusitana. La censura operava in modo molto efficace affinché i giornalisti evitassero confusioni tra Salazar e altri capi di Governo69. Questo decreto fu la logica conseguenza dei principi stabiliti nella Costituzione in cui era posto, come uno dei principali obiettivi, proprio quello di tutelare l’opinione pubblica. L’SPN doveva “organizar manifestações nacionais e festas publicas com intuito educativo o de propaganda”70. Altro punto centrale del decreto era la parte che trattava dei rapporti tra lo Stato, i suoi organi e la periferia. Centrale perché, come abbiamo più volte ricordato, Salazar era riuscito a diventare Presidente del Consiglio grazie a un’imponente opera di mediazione: tante concessioni erano state fatte e il
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«Combater por todos os meios ao seu alcance a penetração no nosso País de quaisquer idéias perturbadoras e dissolvente da unidade e interesse nacional», Ibid., articolo 4 paragrafo f. 68 A questo proposito è certamente interessante il testo di un articolo tagliato dalla censura proprio perché riguardante l’Inghilterra: «A democracia e nós outros – corte total – artigo de elogio a democracia; diz: “na Alemanha Hitler pretende destruir a democracia para erguer o imperialismo alemão. Mussolini procura erguer a Itália com um nacionalismo fascista e por isso antidemocrático” », IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 466 NT 338. 69 Le commissioni per la censura avevano infatti l’ordine di tagliare qualsiasi articolo che confondesse la politica del regime salazarista con quella nazista, fascista o quella austriaca: «Artigo de fundo apreciando a figura politica e moral de Dolfuss: feitos os seguintes cortes, para que não se misture a politica austríaca com a portuguesa: e em Salazar coincidem tão altos valores de ordem ética e patriótica, Salazar e Dolfuss são incontestavelmente os dois chefes mais notáveis», L’articolo era stato pubblicato sul Diário da Manhã il 27 luglio 1934, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 467 NT 339. 70 Decreto legge 23054, paragrafo e.
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regime appariva a molti come poco omogeneo71. Tuttavia, il fatto che il Governo fosse formato da tante anime differenti non deve lasciare pensare che Salazar si fosse rassegnato a rinunciare al suo progetto e proprio per questo l’SPN si trasformò in un organo fondamentale per la politica del Presidente del Consiglio. L’inaugurazione ufficiale dell’SPN si tenne nel novembre successivo e, questa volta, all’avvenimento venne dato ampio risalto: le perplessità del primo momento, i dubbi e le polemiche furono ricordati come un fantasma del passato nelle parole del discorso di inaugurazione pronunciato dallo stesso Salazar72. Comunque, come sempre succedeva nel salazarismo, più che le leggi, furono importanti i discorsi del capo, una vera formulazione dottrinaria che infatti non mancava mai di essere pubblicata integralmente su tutti i giornali. Quando si parla dell’inaugurazione dell’SPN si cita una frase di Salazar che, per la sua importanza, avrebbe costituito un vero pilastro della concezione salazarista dell’informazione: “Politicamente só esiste o que o público sabe que esiste”73. Meno ricordato è un altro passaggio del suo discorso che a noi sembra ugualmente importante, una parte che sembrerebbe stridere proprio con il programma che Ferro aveva presentato l’anno precedente sul Diário de Notícias e in cui si ribadiva che in Portogallo non si sarebbe mai accettata una teatralizzazione della politica così come stava accadendo in altri paesi in quel periodo. Salazar precisò come i toni della propaganda portoghese sarebbero stati differenti rispetto a quelli in Italia e in Germania74. Le differenze tra fascismo e salazarismo meritavano, agli occhi del dittatore, di essere sempre specificate, ad ogni passaggio
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Le accuse contro il Governo di essere scarsamente omogeneo fu uno dei tanti argomenti affrontati nelle interviste di Ferro a Salazar: «os extremistas da situação – dice Ferro – acusam os actuais corpos gerentes da União Nacional de falta de homogeneidade e julgam-nos incapazes, por esse motivo, duma obra desempoeirada e reconstrutiva (…) A mesma acusação se faz ao Governo … Diz-se, igualmente que não é homogéneo, que há incompatibilidades políticas dentro do gabinete», Ferro A., Salazar, cit., p. 88. 72 «Inauguramos neste acto os serviços do Secretariado da Propaganda Nacional. Como tantas vezes acontece com iniciativas de todo o género, uma vez criada a instituição, logo deixaram de julgará útil alguns dos que durante muito tempo proclamaram a sua necessidade, e falaram em desperdício outros que justamente pensavam na deverem ser feitas restrições nos seus recursos», Salazar A. O., Discursos, cit., 26 ottobre 1933, p. 257. 73 Diário da manhã, 27 ottobre 1933, p.1. 74 «Vamos abstrair de serviços idênticos noutros países, dos exaltados nacionalismos que os dominam, dos teatrais efeitos a tirar no tablado internacional. Tratamos do nosso caso comezinho», Diário da manhã, 27 ottobre 1933.
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della politica del regime, ad ogni inaugurazione, occorreva sempre sottolineare le specificità dell’Estado Novo in relazione ad altri regimi che dovevano apparire, probabilmente, molto simili. L’aspetto principale verteva senz’altro sul rifuto della politica di massa: il professore di Coimbra non era un grande oratore come Mussolini o Hitler, faticava ad accendere le folle ed era chiaro che ben difficilmente il regime si sarebbe organizzato nel senso di offrire una presenza ossessiva del suo capo. Era Salazar stesso a confessare una sua difficoltà nel parlare ai grandi comizi75. Salazar non voleva giustificare una sua incapacità comunicativa e le parole del suo discorso sembravano in realtà rivolte all’acerrimo nemico Rolão Preto che invece era molto più simile nella sua retorica a Mussolini e che, in quegli stessi mesi, stava mettendo in discussione la leadership del capo proprio sulla questione delle mobilitazioni delle masse. Oltre a questo, il raffronto con il contesto internazionale sicuramente non giovava all’immagine del Portogallo, il Paese europeo più povero. Salazar era cosciente del fatto che il suo popolo viveva in condizioni molto precarie. Le relazioni che i Prefetti gli facevano pervenire dai vari distretti erano chiare: il regime ancora non godeva di grandi consensi e anzi, nonostante le drastiche misure repressive, i portoghesi trovavano ancora la forza per ribellarsi76. Salazar sapeva dopotutto che se i suoi concittadini avessero guardato dalla propria finestra avrebbero visto un Paese ben misero77. La 75
«Não sentindo em mim essa força intima da vocação que irresistivelmente leva o escritor e o orador de raça a escrever e a falar, todos os trabalhos do género os tenho executado como dever do cargo e sem dúvida mais penosamente do que qualquer outro serviço (...) Obrigado a falar, sem os dotes naturais dos oradores, sem essa magnífica consciência da superioridade própria sobre a multidão que dá o sangue frio, o a vontade, a clareza dos raciocínios e a facilidade de expressão do pensamento75 (…) O desconhecimento completo do meu público exerce sobre mim uma espécie de acção inibitória. Não sei falar nem escrever para o grande público. Quando me dirijo a seis mil pessoas, é como se vivesse seis diante de mim», Ferro A., Salazar, cit., p 182. 76 «No domingo 10 do corrente o conflito desenhado teve uma importância maior. Efectuaram algumas prisões. Quando conduzimos os presos para o quartel foram surpreendidos com o toque dos sinos que repicavam violentemente o rebate. O Povo juntou-se amotinado, com intuitos sanguinários e devastadores dirigia-se ao quartel. O rural odeia o proprietário e tudo quanto represente a autoridade. Provocou directamente os proprietários a quem insultam e ameaçam de morte», Lettera di un Prefetto del 19 giugno 1934, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 468 NT 340. 77 «A ignorância das realidades, dos melhoramentos existentes é causa de descontentamento, de falta de orgulho patriótico, de não haver confiança, alegria de viver (...) Este homem vê arruinado o quilómetro de estrada que passa pela aldeia (…) fechou a escola por falta de alunos, sinal que nada se faz instrução», Salazar A. O., Discursos, cit., p. 258.
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“política do espírito” era volta a lasciare intendere a questa “gleba não cultivada” che se nel loro quartiere le scuole chiudevano, i treni ritardavano e le strade erano disastrate, da qualche altra parte nel Paese le cose avrebbero potuto anche essere differenti. Bisognava che i portoghesi si sentissero parte di un tutto nel quale la singolarità delle condizioni che caratterizzavano la loro vita doveva lasciare il posto all’universalità dei fatti78. Il Secretariado da Propaganda Nacional diventava, quindi, nello spirito di chi lo aveva fondato, un autentico costruttore di verità o, come sarebbe più giusto dire, di realtà, la realtà che aveva in mente il regime e che, da ora in avanti, sarebbe stata l’unica consentita. Un principio che è stato messo in luce durante tutte queste pagine, quello secondo cui ogni organismo che era stato creato era un organismo di indottrinamento e che, secondo Salazar, avrebbe dovuto elevare lo spirito della gente portoghese insegnando loro ciò che realmente aveva valore di essere appreso79. In conclusione del suo discorso, Salazar ricordò ancora due punti a cui l’attività dell’SPN avrebbe dovuto ispirarsi: la battaglia contro la menzogna e il controllo centralizzato di tutta l’informazione, in particolar modo quella del regime80. Salazar delineò il programma e António Ferro si preoccupò di incominciare a costruire questa nuova visione. Lo fece con dedizione, astraendo quasi da se stesso per dedicarsi interamente al servizio del suo capo: “Servir Salazar é servir a Patria” e il suo discorso inaugurale fu un ammirevole esercizio di grande retorica81. Vale la pena ancora sottolineare almeno due argomenti del discorso di António Ferro che risultano peculiari. Innanzitutto il riferimento alle polemiche a cui già Salazar aveva fatto cenno82. In se78 «Se há uma nação, esta è uma realidade muito mais lata que a nossa cara rua (…) mas è preciso que alguém tenha a preocupação constante de contrapor ao facto singular a universalidade dos factos, ao caso pessoal e local», Salazar A. O., Discursos, cit., pp. 259-260. 79 «Grande missão tem sobre si o Secretariado, ainda que só lhe toque o que é nacional, porque tudo o que é nacional lhe há de interessar. Elevar o espírito da gente portuguesa no conhecimento do que é e vale, como grupo étnico, como meio cultural, como força de produção, como capacidade civilizadora», Ibid., p. 259. 80 «A batalha que o Secretariado vai travar contra o erro e a mentira, a calunia ou simples ignorância, de dentro ou fora há de ser travada à sombra desta bandeira (...) Aos que tiveram a gentileza de aqui vir peço apenas que se esforcem por facilitar a missão do Secretariado da propaganda nacional, nem que não seja senão tornando-o desnecessário para si próprios», Salazar A. O., Diário da Manhã, 27 ottobre 1933, p. 1. 81 «A geometria impecável das novas estradas, estradas lisas, perfeitas com a nitidez, o corte das proprias linhas dos mapas onde elas são indicadas», Ibid. 82 «Aqueles que atacaram ferozmente este organismo, e os seus dirigentes, fizeram-no, única e semplismente, porque nos conhecem, porque já sabem que não somos simples agitadores
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condo luogo il rapporto tra Salazar e Ferro che è ancora oggi fonte di grandi interrogativi. Nel suo discorso il neo-direttore ritorna al suo articolo “O ditador e a multidão” e cita i colloqui privati con il capo, durante i quali si sarebbe decisa la creazione dell’SPN83. Ancora una volta, appariva un Ferro irriverente e un Salazar disposto ad accettare questa irriverenza come un padre accetta le intemperanze di un figlio. Era ancora presto, ma nel corso degli anni i rapporti del Secretariado con gli altri organismi dell’Estado Novo sarebbero stati meglio disciplinati o almeno questo era quanto sperava Ferro. Salazar cercò di favorire un maggiore controllo dell’SPN da parte della Presidenza del Consiglio. Il 1933 era dopotutto, per il salazarismo, l’anno zero. La maggior parte delle istituzioni erano state create e il regime poteva portare a termine la sua lotta contro le opposizioni interne ed esterne. La grande parte dei repubblicani, che non avevano accettato di essere integrati nella dittatura, avevano dato del filo da torcere a Salazar, ma non solo, i sindacati erano piuttosto recalcitranti ad accettare i nuovi statuti imposti dal Governo e, infine, alla destra del regime occorreva porre a tacere il gruppo dei Nacionais Sindicalistas e il suo carismatico capo Rolão Preto, che lottava per un regime che si occupasse maggiormente delle masse così come facevano Adolf Hitler e Benito Mussolini.
2.7 Quale propaganda? Le polemiche scaturite intorno alla creazione dell’SPN erano scontante e inevitabili. Era a tutti evidente che attraverso quest’organo Salazar avrebbe ristretto di molto quelle poche libertà di azione che erano state temporaneamente concesse a Ministri e funzionari. Inoltre, nessuna delle alte gerarchie del Secretariado proveniva dall’União Nacional. Come abbiamo più volte sottolineato, fino alla istituzione dell’SPN erano solo due gli organi-
de palavras (…) As verbas que possuímos que só a ma fé pode considerar exageradas, chegam-nos, quando muito para consentirmos que Portugal seja enxovalhado, insultado, no estrangeiro… e em Portugal», Ferro A., Diário da Manhã, 27 ottobre 1933, p. 1. 83 «Acusastes-me! Dissestes-me que eu estava longe do Povo, que fugia ao contacto dos homens e que deveria criar, se queria trabalhar em paz, o orgão intermediario entre mim e a multidão. Pois bem! Já que falaste, já que me criticaste, prova agora o que es capas de fazer», Ibid., p. 1.
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smi che avevano mantenuto una rete di diffusione nazionale: uno era il Ministero degli interni, in mano ai militari e con il quale vi erano stati non pochi conflitti – in seguito ai quali molti Ministri dovettero dimettersi –; l’altro era il Subsecretariado do Estado e das Corporações, in mano a Teotónio Pereira e facilmente controllabile dalla Presidenza del Consiglio. Ricordiamo che dietro la facciata di Governo tecnico, Salazar aveva un progetto chiaro per il Portogallo, poco tecnico e molto politico: occorreva quindi un organo che gli permettesse di controllare l’informazione in modo totale e il decreto legge istitutivo dell’SPN non lasciava adito a dubbi in proposito. Il Secretariado aveva il compito infatti di coordinare l’attività di propaganda di tutti i differenti servizi pubblici84 e di servire a tutte le ripartizioni di Stato che si dovevano rivolgere all’SPN per dare ogni informazione necessaria per il buon disimpegno delle sue funzioni85. Era un principio più volte sottolineato: all’SPN spettava ordinare, in quanto organo centrale dei servizi di propaganda, tutta l’informazione relativa all’attività dei differenti ministeri in modo da evidenziare lo spirito di unità che regnava ora all’interno del Portogallo86. Dalla creazione del Secretariado, l’União Nacional era stata completamente esclusa, realizzandosi esattamente il contrario di quanto l’UN aveva auspicato. Non solo, ma António Ferro, in quanto direttore dell’SPN, fu automaticamente nominato a fare parte della Commissione per la propaganda del partito. Corporazione e propaganda apparivano ora come due organizzazioni speculari e le corporazioni erano le vene attraverso le quali avrebbe dovuto scorrere l’indottrinamento prodotto dall’SPN. Infatti l’SPN ebbe un ruolo abbastanza importante nel tentativo di promuovere l’iscrizione dei lavoratori ai Sindacati nazio-
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«Organizar um serviço de informação da acção desenvolvida pelos diferentes serviços públicos na parte que interessa à propaganda nacional», Ibid., p. 1. 85 «Servir permanentemente como serviço auxiliar de informação dos respectivos Ministérios – alla quale però – todas as repartições do Estado, corpos e corporações administrativas são obrigados a prestar as informações que o Secretariado da Propaganda Nacional lhes pedir para o bom desempenho das suas funções; a enviar-lhe todas as suas publicações oficiais ou oficiosas; a facultar-lhe todos os meios necessários indispensáveis à realização dos fins estabelecidos», Decreto legge 20054 25 settembre 1933, articolo 6. 86 «Ao Secretariado incumbe a direcção e superintendência da Propaganda Nacional interna e externa, cometendo-lhe, como órgão central dos serviços de propaganda, coordenar toda a informação relativa a actividade dos diferentes Ministérios, de modo que, pela sua organização sistemática e oportuna difusão, possa evidenciar-se, no País e no estrangeiro, o espírito de unidade que preside à obra realizada e a realizar pelo Estado Português», Decreto Legge 20 054, art 2.
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nali. Eppure, nonostante la propaganda e nonostante i privilegi di cui godevano gli iscritti, i portoghesi erano piuttosto recalcitranti a farsi coinvolgere nelle istituzioni dello Stato, così come lo Stato era piuttosto restio a coinvolgere categorie di persone che fino ad allora non avevano mostrato nessun livello di politicizzazione. All’SPN spettava inoltre il compito di organizzare le manifestazioni del regime, nessun aspetto della vita del Governo doveva passare inosservato. A dare una mano al capo del Governo, generalmente ostile a partecipare a eventi di questo tipo, intervenivano i suoi Ministri, i sottosegretari e soprattutto il Presidente della Repubblica Oscar Carmona, considerato come l’autentico rappresentate di quella che era stata la Rivoluzione nazionale. La prima grande manifestazione del regime ebbe come protagonista unico proprio Salazar. Era il 27 aprile del 1934, si celebravano contemporaneamente sia i sei anni dell’entrata nel Governo sia il compleanno del professore di Coimbra. Fu una manifestazione nella quale si cercò di mobilitare il più alto numero possibile di giovani e che ben poco aveva da invidiare a quelle che si organizzavano in Italia a Piazza Venezia: tutti gli studenti delle scuole di Lisbona passarono sotto le finestre del Ministero delle finanze, nella centralissima e maestosa Piazza del Commercio, per salutare il loro capo affacciato alla finestra del suo studio. In prima fila vi erano i giovani dell’Acção Escolar da Vanguárdia (AEV), un’organizzazione giovanile costituita in maniera abbastanza rapida sotto l’egida dell’SPN87 con l’obiettivo, ancora una volta, di rubare spazi di intervento ai Nacionais Sindicalistas e infatti non era un caso che il suo comandante provenisse proprio dalle fila di quel movimento. Le celebrazioni per il sesto anniversario si protrassero per diversi giorni, il 28 aprile Salazar si recò a Oporto e fu nuovamente un bagno di folla, con l’immensa Piazza della Repubblica completamente gremita di persone trepidanti, in attesa del discorso del nuovo capo. Titola il Diário da Manhã: “A apoteose de Salazar no Porto. A revolução nacional definida por Salazar”88. I giovani salutarono Salazar con il braccio teso, proprio come si faceva in Italia. Le manifestazioni del 27 aprile non rappresentarono un’ecce87
Dice Ferro nel giorno dell’inaugurazione dell’AEV: «A revolução è o Estado Novo! A revolução è o Estado Corporativo, o milagre do orçamento equilibrado, as estradas sem covas, a nova armada, as obras públicas, a nova Constituição! A revolução vanguardista não é Lenine é Salazar», Ferro A., O Século, 29 gennaio 1934, p. 1. 88 Diário da Manhã, 29 aprile 1934, p. 1.
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zione, anzi, non passò neppure un mese quando, il 28 maggio, ottavo anniversario della Rivoluzione nazionale, intorno al regime si radunò ancora una moltitudine di persone, questa volta inneggiante a entrambi i rappresentanti dell’Estado Novo, Oscar Carmona e Oliveira Salazar. Di fatto, dopo la nascita del Secretariado, diventava sempre più difficile capire chi avesse scritto cosa o chi avesse organizzato cosa. L’SPN aveva infatti la possibilità di intervenire in tutti gli aspetti della vita pubblica del Governo e scriveva articoli che i giornali erano caldamente invitati a pubblicare. Nonostante questo, tuttavia, erano in molti ad essere diffidenti nei confronti di Ferro, uomo polemico e dai più considerato poco più che un parvenu. Ad accrescere le frizioni tra l’SPN e l’UN contribuì una circolare del Governo secondo la quale, a partire dal 1935, il Diário da Manhã veniva in gran parte subordinato all’SPN e al contempo si chiedeva al Presidente della Commissione Esecutiva del partito di mantenere rapporti di collaborazione con l’SPN89. Altre feroci polemiche provenivano dal conflitto di attribuzione tra il Ministero delle opere pubbliche e l’SPN su chi dovesse essere competente relativamente all’Emissora Nacional. Il dissidio nacque dal fatto che, essendo la radio di Stato nata prima dell’SPN, le competenze erano state affidate al Ministero delle opere pubbliche. Per contro il decreto istitutivo dell’SPN dava la responsabilità relativa alla programmazione radio allo stesso SPN. Per due anni, fino al 1935, questo problema non si pose neppure perché oltre ai vari decreti istitutivi non si era sostanzialmente fatto nulla per dare avvio alle programmazioni, ma, dopo il 1935, la questione invece si fece piuttosto complicata. La posta in gioco intorno all’Emissora Nacional era infatti alta perché sembrava che grande parte della comunicazione del regime avrebbe dovuto essere effettuata via etere attraverso i canali della nuova radio. Tutto questo sebbene al momento ben pochi portoghesi avessero a disposizione apparec-
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«Exmo. Snr. Presidente da Comissão executiva da União Nacional, para os devidos efeitos comunica a V. Exma. que o Diário da Manhã fica subordinado, como órgão oficioso do Governo, ás directrizes que lhe forem dadas pôr intermédio da Propaganda nacional. Recomendo a V Exma. que entre a União Nacional e o Secretariado da Propaganda Nacional se estabeleça uma íntima colaboração, tanto no que se refere à acção do jornal como no que diga respeito à actividade política que a ambos compete. A bem da Nação, O Presidente do Conselho», Lettera di Oliveira Salazar al Presidente della Commissione Esecutiva dell’União Nacional del gennaio del 1935, IANTT, AOS/CO/PC 12- A.
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chi radio per ricevere i programmi90. Ferro doveva avere ben presente gli effetti di questo prodigioso mezzo che era alla base delle più efficaci campagne di propaganda del nazismo in Germania, dove un discorso del Führer poteva essere ascoltato contemporaneamente da decine di milioni di persone. Un mezzo decisamente più penetrante della stampa perché capace di insinuarsi nella vita quotidiana e in tutti gli strati sociali, soprattutto quelli analfabeti. I primi progetti valutati da parte dei dirigenti dell’SPN erano stati scritti sulla falsa riga dei progetti italiani, in particolare di quelli dell’ente radio rurale, da cui più o meno spudoratamente si copiava91 e della quale erano stati compiuti accurati studi di cui Salazar era chiaramente a conoscenza92. L’idea portata avanti nei progetti dell’SPN non era quella di fornire alle singole famiglie apparecchi radio – troppo poveri erano i portoghesi e troppo complicato portare l’elettricità in ogni casa – bensì quella di sviluppare la propaganda attraverso radio dislocate in strutture pubbliche, scuole, case del popolo, Sindacati nazionali e stabilimenti della FNAT. I programmi di radiodiffusione avrebbero dovuto essere concordati con il Ministero delle opere pubbliche e con tutti gli altri ministeri interessati93. In realtà questo progetto non arrivò mai a essere attuato e l’Emissora Nacional continuò per molto tempo a rivestire un ruolo di scarsissimo rilievo, come dimostra il fatto che le sue frequenze raggiungevano appena un raggio di 2-300 chilo-
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Secondo i dati dell’Instituto Nacional de Estatística, il numero d’apparecchi radio registrati nel corso del 1935 era 40 409. INE, Anuário Estatístico, Lisbona, 1935. 91 “Informação fornecida ao Secretariado da Propaganda Nacional pelo “Ente Rádio Rurale” de Itália sobre a sua acção”, IANTT, AOS/CO/PC-12 A, 19 giugno 1934. 92 Nella Relazione proposta a Salazar dall’SPN si può leggere: «Os nomes de Menico e Timoteo são já populares no campo e enquanto as suas argumentações são estímulo para discussões entre os ouvintes, as querelas domésticas destes, com o seu fraseado e os seus estribilhos, são repetidos, comentados, objecto de sã e cordial hilaridade. É evidente a utilidade desta iniciativa, que satisfaz o gosto simples e subtil dos nossos colonos, que encontram na hora que lhes é dedicada elementos capazes de os divertirem, interessam e instruir, não apenas nas questões técnicas, como nas sindicais, políticas, domésticas, etc. Muitas vezes a hora do agricultor abre com uma breve palestra de uma personalidade do Governo, do partido, etc. », IANTT, AOS/CO/ PC 12 A, 19 giugno 1934. 93 Così recita l’articolo 8 del progetto di decreto legge: «o Secretariado da Propaganda Nacional convencionará com os Ministérios do interior, da Instrução pública, da agricultura e com o Subsecretariado do Estado das corporações e previdência social o que for necessário para a plena execução deste serviço», Ibid., art 8.
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metri intorno a Lisbona94. Rádio Club Português, le cui programmazioni erano finanziate quasi per intero dallo Stato, restò, fino alla fine della guerra l’unico network esistente in Portogallo. Le polemiche tra il Ministero delle opere pubbliche e l’SPN, che tanto avevano scaldato gli animi tra il 1934 e il 1935, vennero spente e il Ministero delle opere pubbliche continuò a essere il principale responsabile della radio, spettando all’SPN solamente il compito di diffondere bollettini informativi in orari prestabiliti. Una contraddizione rispetto ai dettati del decreto istitutivo del Secretariado in cui, almeno teoricamente, sembrava essere sancita la totale libertà di azione di Ferro, il quale poi, nella pratica, si dovrà scontrare con difficoltà e reticenze sostanzialmente insormontabili. Il fatto che l’Estado Novo rinunciasse a sviluppare un piano sistematico di radiodiffusione ci porterebbe a pensare che esso rinunciasse a portare avanti un vero e proprio piano di propaganda di massa e ad attuare i principi dello Stato totalitario che il regime sembrava volere adottare. In un Paese dove la grande parte dei cittadini era analfabeta, suscita perplessità il fatto che non si approfittasse di questo mezzo, a meno che questa scelta non rispondesse a un preciso intento di evitare qualsiasi coinvolgimento di una grande fetta della popolazione. Al momento, evidentemente, doveva essere sembrato sufficiente l’opera di propaganda svolto da Rádio Club Português, saldamente sotto il controllo dell’SPN95 e di proprietà del Generale Botelho Moniz, uomo fedelissimo di Salazar. Come abbiamo potuto notare fino a qui, la struttura che Salazar diede al Paese fece sì che nessun organismo fosse unico responsabile in un determinato campo o, nel caso lo fosse, quel campo si rivelava essere sostanzialmente sterile. Le polemiche sorte intorno alla nascita del Secretariado dimostrano proprio questo, gli apparenti grandi poteri attribuiti all’SPN in re-
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Fino al 1945, quando verranno costruiti due ripetitori uno nel sud del Portogallo e uno al nord, l’Emissora Nacional disponeva di un unico punto di diffusione collocato nel parco lisboeta di Monsanto che aveva appunto un raggio di 2-300 chilometri in condizioni ottimali. Si può presumere che, essendo il Portogallo un Paese dai numerosi rilievi montuosi, tale dato sia da ridurre ulteriormente. 95 «As emissões de rádio-ondas curtas estão já sendo feitas regularmente pelo Rádio Clube Português e em breve sêlo-hão também pela emissora nacional. Todos esses assuntos estão no programa do Secretariado e serão postos em pratica pouco a pouco, à medida que se forem organizando as respectivas secções. As modalidades que o Secretariado de Propaganda Nacional tem são múltiplas, e portanto têm de ser realizadas segundo um plano sistemático e progressivo», IANTT, SPN/2066, gennaio 1935.
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altà sono comunque sempre condivisi con altri organi. Le manifestazioni venivano generalmente organizzate da commissioni miste, i due maggiori quotidiani del Paese erano sotto il controllo diretto di Salazar, il controllo sulla stampa era condiviso con il Ministero degli interni che aveva addirittura maggiori poteri di coercizione sulla stampa rispetto a quelli forniti all’SPN. Il sistema che abbiamo visto strutturarsi fino ad ora in Portogallo vedeva un unico vero responsabile, cioè Salazar. Altro punto di estrema debolezza derivava dal fatto che il Secretariado non aveva il potere di emanare decreti e di partecipare al Consiglio dei Ministri, cosa che aveva sia il suo omologo tedesco sia, a partire dal 1935, anche il Sottosegretariato per la stampa e la propaganda italiano. Un limite non da poco perché significava tarpare di molto le facoltà di iniziativa del suo direttore, che difficilmente poteva perorare la sua causa di fronte ai maggiori enti dello Stato. Ma la Política do Espírito enunciata da Ferro era soprattutto una politica di idee e così nel 1934 l’SPN pubblicò e diffuse in modo capillare il decalogo dell’Estado Novo. Si trattava dei dieci punti fondamentali del nuovo Stato con relativa spiegazione e analisi che evidenziavano la sistematizzazione del pensiero di un Salazar sempre meno tecnico e sempre più politico. Il decalogo dell’Estado Novo è quindi una preziosa fonte per capire quale fosse in sintesi l’ideologia soggiacente al nuovo regime. Il primo punto del decalogo specifica che l’Estado Novo rappresentava l’accordo e la sintesi di tutto ciò che era permanente e moderno, l’avanguardia morale, sociale e politica della patria96. Un pensiero secondo il quale era necessario sfruttare in modo dinamico l’eredità offerta dalla tradizione97 senza, però, che il passato pesasse troppo sul presente e nel quale il tradizionalismo era la base di una esaltazione della memoria collettiva che non doveva però essere intesa come una nostalgia dei tempi passati98.
96 «O Estado Novo representa o acordo e a síntese de tudo o que é permanente e de tudo o que é novo, das tradições vivas da Pátria e dos seus impulsos mais avançados. Representa, numa palavra, a vanguarda moral, social e política», Decálogo do Estado Novo, edizioni SPN, Lisbona, 1936, p. 7. 97 «A transposição indispensável – consistirá, portanto, em tentar subir à mesma altura a que subimos outrora, mas dentro dos valores do nosso tempo. Se fomos, na idade das navegações e das conquistas, os maiores nautas e guerreiros do mundo – sejamos, no século da indústria e das lutas comerciais, os maiores industriais e comerciantes», Ibid., p. 8. 98 «Não se trata dum culto saudosista, duma evocação passiva das eras mortas. Trata-se dum recurso permanente às fontes da energia nacional e dum viril propósito de continuar a tarefa dos antigos construtores, juntando o nosso bloco ao edifício por eles construído», Ibid., p. 9.
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Un regime conservatore quindi? Assolutamente no, un regime di avanguardia che faceva della formazione dei giovani uno dei suoi primi obiettivi99. Una formazione, però, che si stabiliva su concetti totalmente opposti a quelli della fallimentare Repubblica democratica, che doveva superare le idee dissolventi e perturbatrici dei Rousseau o dei Marx100 e che doveva sapere andare oltre le oramai screditate idee dell’Ottocento e del Settecento101. Era una negazione totale dell’individualismo liberale e del parlamentarismo. La Nazione era, per il salazarismo, un’entità il cui presente era solidale con il passato e il futuro solidale con il presente e il passato102 , cosicché l’Estado Novo, rappresentandone l’equilibrio di tutti i valori organici e la feconda alleanza delle energie103, non si proponeva come imposizione di una parte – un partito – sull’altra. E infatti proprio sulla base di questo principio Salazar rifiutò di considerare l’União Nacional come vero un partito. Nessun partito e nessuna lotta di classe potevano esistere perché tutte le parti dovevano essere subordinate alla suprema armonia dell’interesse nazionale104. La giusta strada da seguire era quindi quella della collaborazione tra le classi, riunite all’interno della struttura corporativa105. Non fu un caso che 99
«Por isso a juventude portuguesa não se enganará no caminho. A mocidade só aceita e aplaude o espírito da vanguarda – Porque é ela a vanguarda da Nação. E só encontra esse espírito da vanguarda nas directrizes do Estado Novo – que lhe aponta a clara estrada dum espiritualismo restaurador dos valores humanos e dum nacionalismo social e moderno, capaz de lhe garantir a plena construção da Cidade Nova! », Ibid., p 11. 100 «Retrocesso no seu conceito político das sociedades, ainda escravo das pobres divagações de Rousseau e dos abstractos dogmas individualistas, cujo corolário inevitável é a anarquia», Ibid., p. 10. 101 «Retrocesso geral ás mais desacreditadas ideologias do século XIX, ou até do século XVIII – ou até (as que atingem as aberrações extremas do falansterio soviético) das mais antigas da barbaria humana», Ibid., p. 10. 102 «A Nação é um organismo, cujo presente é solidário com o passado, cujo futuro tem de ser solidário com o passado e com o presente (unidade no tempo), e dentro do qual existem factores diversos que se exprimem em funções especializadas num sentido de colaboração para o bem comum (unidade orgânica no espaço) », Ibid., p. 14. 103 «O Estado Novo é a garantia da independência e unidade da Nação, do equilíbrio de todos os seus valores orgânicos, da fecunda aliança de todas as energias criadoras», Ibid., p. 13. 104 «O Estado Novo não se subordina a nenhuma classe. Subordina, porém, todas as classes à suprema harmonia do Interesse Nacional», Ibid., p. 17. 105 «Assim se enquadram os grupos patronais e as massas trabalhadoras no Estado dos quais o Estado será o natural coordenador e medianeiro (...) A nação portuguesa constitue uma unidade moral, política e económica – cujos fins e interesses dominam os dos indivíduos e grupos que a compõem», Ibid, pp. 20-21.
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proprio su questo punto, Salazar criticasse il fascismo o il nazismo, perché i rispettivi partiti avevano cercato, in modi differenti, di imporsi allo Stato. Nella sua visione invece doveva avvenire l’opposto e si può rilevare come, sia nel Governo che nel partito, venissero riunite le differenti anime disposte a collaborare al progetto di un nuovo Stato. Per l’Estado Novo l’individuo, in quanto singolo, non doveva esistere. Il regime riconosceva l’esistenza dei cittadini unicamente quando inseriti nel contesto delle categorie che componevano la nuova società: la famiglia, le corporazioni e il municipio, ovvero i soggetti costitutivi del nuovo regime106, che si ponevano come una limitazione del diritto alla libertà107. Il diritto di voto, apparentemente un lascito della vecchia Repubblica liberale, era nell’Estado Novo qualcosa di radicalmente differente, anche per il fatto di basarsi su di un censo ristrettissimo, circa il 5% della popolazione. Corollario dell’antindividualismo del regime salazarisera la regola per cui, a poter votare, fossero unicamente i capi-famiglia. In alcuni rarissimi casi era quindi concesso di votare anche a quelle donne che dimostravano di ricoprire tale ruolo. L’Estado Novo si proponeva come obiettivo quello di riportare il Portogallo alla sua grandezza storica e alla vocazione civilizzatrice e universalista nel suo vasto Impero108. Si può dire che fu proprio su questo principio che si svilupparono tutti i movimenti che si posero in contrasto con il liberalismo, monarchico prima e repubblicano poi, ed era quindi inevitabile che proprio sul processo di risorgimento si concentrasse anche grande parte della retorica del regime. L’ultimo punto del decalogo statuiva che chi era nemico dell’Estado Novo era nemico della Nazione: da qui la necessità, da parte dei dirigenti dello Stato, di fornire quegli strumenti di difesa contro chiunque si fosse opposto al nuovo Governo, legittimo rappresentante dell’Estado Novo.
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«Dentro do Estado Novo, a representação nacional não é de ficções ou de grupos efémeros. É dos elementos reais e permanentes da vida nacional: famílias, municípios, associações, corporações, etc. », Ibid., p. 39. 107 «Não reconhecemos liberdade contra a Nação, contra o bem comum, contra a família, contra a moral», Salazar A. O., Discursos, cit., 1934, p. 312. 108 «A existência independente da Nação Portuguesa, com o direito de possuir fora do continente europeu, acrescendo à sua herança peninsular, por um imperativo categórico da História, pela sua acção ultramarina em descobertas e conquistas, e pela conjugação e harmonia dos esforços civilizadores das raças, o património marítimo, territorial, politico e espiritual abrangido na esfera do seu domínio e da sua influência», Ibid., p. 47.
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Abbiamo visto come buona parte degli organi del regime si ponessero come obiettivo proprio la difesa dei principi enunciati succintamente nel decalogo: la Polizia Politica, l’SPN, i Sindacati nazionali e, in modo generico, tutti quei cittadini che erano informatori della polizia. Si può tranquillamente dire che il salazarismo operò una sacralizzazione dello Stato: l’occhiello del Diário da Manhã recitava una frase di Salazar – “Tudo pela Nação nada contro a Nação” – che ben riassume quanto fin qui detto. Infine, vi era un’ultima funzione che il decreto 20 054 attribuiva all’SPN, ovvero la propaganda all’estero109, sancita dall’articolo 5110. In modo particolare la promozione del nuovo regime all’estero fu funzionale agli interessi del regime per due ragioni: innanzitutto perché le colonie erano comunque sempre in pericolo ed era evidentemente impossibile difenderle con l’esercito, poi perché, a qualsiasi riconoscimento ricevuto dall’estero, veniva dato ampio risalto. Potrebbe sembrare contraddittorio per uno Stato che faceva dell’autarchia culturale il suo punto di riferimento cercare continue conferme e approvazioni proprio dagli intellettuali delle grandi nazioni liberali come la Francia e la Gran Bretagna. Occorre però tenere in considerazione quanto il Portogallo fosse dipendente da questi paesi, sia da un punto di vista economico – la maggior parte degli scambi con l’estero avveniva su navi britanniche – sia da un punto di vista culturale. Direttore della sezione esterna fu nominato quindi il figlio di uno dei più grandi scrittori dell’Ottocento lusitano, António Eça de Queiroz. Una delle prime sfide che si presentò all’SPN nel campo della politica internazionale fu la partecipazione alla conferenza di Montreux dei Comitati di Azione per l’Universalità di Roma (CAUR). In realtà, come già descritto da Simon Kuin111, Salazar era contrario a dare una qualche rilevanza ai CAUR in Portogallo per varie ragioni. In primo luogo, l’Estado Novo si era già più volte espresso contro qualsiasi forma di internazionale tantoché, nel 1934, Augusto da Costa, segretario alla Presidenza del Consiglio, pub109
«O Secretariado da Propaganda Nacional divide-se à em duas secções: interna e externa», Decreto legge 20 054 del 25 settembre 1933. 110 «Compete a secção externa colaborar com todos os organismos portugueses de propaganda esistentes no estrangeiro (…) Superintender em todos os serviços oficiais de imprensa que actuem fora do País (…) Elucidar a opinião internacional sobre a nossa acção civilizadora e de modo especial sobre a acção exercida sobre as colónias e o progresso do nosso Império Ultramarino», Ibid. 111 Kuin S., “O Braço longo de Mussolini: Os ‘Comitati di Azione per l’Universalità di Roma’ Portugal (1933-1937)” in Penélope, nº 11, 1993, pp. 6-20.
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blicava un libro dal titolo eloquente: Contra todas as internacionais. Un’altra ragione che portava Salazar a mantenere una certa distanza dai CAUR dipendeva dal fatto che grande parte dei contatti che gli organi dei CAUR avevano stabilito in Portogallo erano con i Nacionais Sindicalistas. In realtà c’è da sottolineare come in Italia si ignorasse quasi completamente quale fosse la natura e gli equilibri del regime salazarista. All’avvenimento venne comunque dato scarso rilievo, come fa notare João Medina, la partecipazione di Eça de Queiroz sulla stampa portoghese al congresso di Montreux fu praticamente ignorata112. Questo non vuole assolutamente dire che all’interno del regime non vi fosse chi auspicasse legami più forti con i comitati d’azione, come, tra gli altri, lo stesso Eça de Queiroz e João Ameal, anch’egli tra i dirigenti dell’SPN, nonché editorialista del Diário da Manhã e tra i più accessi sostenitori di una politica di avvicinamento alla Germania e l’Italia. Eça de Queiroz insistette più volte con Salazar affinché questi tenesse in considerazione eventuali risvolti positivi di un forte legamecon i CAUR113, ma i suoi aspici non si realizzarono e Salazar lasciò cadere l’invito. Il fatto che all’incontro con il rappresentante dei CAUR, Cabalzar, non fosse seguito, per il momento, nessun acordo particolare, dimostra ampiamente il fatto che Salazar non aveva cambiato la sua posizione rispetto a ciò. La guerra contro l’Etiopia determinò poi una temporanea freddezza nei confronti dell’Italia fascista perché, come sempre, il Portogallo era contrario a qualsiasi insidia allo status quo sancito negli accordi di Versailles.
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Medina J., “O congresso fascista em Montreux (1934)” in AA. VV., O fascismo em Portugal, A regra do Jogo, Lisboa, 1980. 113 «Os trabalhos práticos desta colaboração seriam de ordem, internacional, nacional e de mutua propaganda, difundindo nos, por intermédio dos CAUR o conhecimento do esforço e do triunfo português em todas as nações aderentes ao movimento, e publicando nos, na nossa imprensa, as Notícias que nos enviaram das diversas actividades nacionalistas mondiais. Julgo Sr. Presidente que deveríamos corresponder a esta acção amistosa com uma prova de bons desejos de aliança que, para mais, nos dá uma excelente oportunidade de propaganda. Como V. Exma. está extremamente ocupado peço-lhe me autorize a perguntar-lhe, amanhã, pelo telefone, se concorda com o plano que reputo útil», Lettera inviata da António Eça de Queirós a Salazar il 13 febbraio del 1935, IANTT, AOS/CO/PC 12-A.
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2.8 Centro e periferia: la stampa di provincia e il regime Tra il 1933 e il 1936, in realtà, non furono moltissime le attività organizzate dall’SPN: questo periodo fu dedicato maggiormente all’organizzazione interna e alla regolazione dei rapporti dell’SPN con gli altri organi dello Stato. A ben guardare, sebbene a livello teorico il Secretariado disponesse di ampi poteri di intervento sui mezzi di informazione, questi strumenti erano però scarsamente efficaci: il Diário de Notícias e O Século intrattenevano rapporti diretti con Salazar, la censura era sotto il controllo del Ministero degli interni e, relativamente al cinema, ancora poco era stato programmato. La prima grande attività proposta dall’SPN fu quella di riorganizzare completamente la stampa di provincia e non a caso, dal momento che troppi ancora erano i problemi del regime a causa dei continui conflitti tra proprietari, Sindaci e Prefetti, tutte figure che mal accettavano il potere loro imposto. Fu proprio Salazar a rendersi conto che la conquista della stampa di provincia avrebbe potuto essere un’ottima strategia per rompere un clima di astio continuo e chiese a Ferro di occuparsene114. Il Secretariado svolse un lavoro imponente e mesi furono dedicati a radiografare tutti i giornali esistenti nei distretti portoghesi, con l’obiettivo principale di suddividere la stampa in categorie ideologiche ben definite: situazionisti, antisituazionisti, simpatizzanti e neutrali115. Nonostante la grande parte della popolazione portoghese fosse analfabeta, in Portogallo esistevano ben 702 pubblicazioni di vario genere116 di cui 32 erano quotidiani, 267 settimanali, 99 bisettimanali, 155 mensili e i restanti 149 trimestrali o annuali. Lisbona e Oporto erano ovviamente i grandi centri di edizione, ma non raggiungevano insieme la metà delle pubbli-
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«Dada a reconhecida importância da imprensa de província como meio de propaganda nas cidades, vilas e aldeias, tomadas na devida conta as palavras que sobre este assunto proferi o Sr. Presidente do Conselho na reunião dos Governadores Civis e Presidentes das Comissões da União Nacional (...) procurar tirar dessa imprensa da província os resultados mais eficazes para a realização dos seus objectivos», 1º gennaio 1934, IANTT, AOS/CO/PC-12. 115 Chiaramente i giornali situazionisti erano quelli favorevoli al regime, così come quelli antisituazionisti erano quelli contrari. Termini che appaiono abbastanza neutri, quindi utili al fine della definizione degli amici o nemici dell’Estado Novo, per definizione al disopra delle parti. 116 Instituto Nacional de Estatística, Anuário Estatístico, Lisbona, 1935.
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cazioni, ben 363 riviste erano pubblicate qua e là per tutto il Portogallo. Una vastità di informazione che manifestava il desiderio di una certa partecipazione fin nell’estrema periferia se si pensa che, dei 32 quotidiani che ogni giorno uscivano nelle edicole, ben 12 avevano sede nei centri più piccoli e 10 erano pubblicati nelle isole di Madeira e nelle Azzorre, dove, come abbiamo visto, erano scoppiate le rivolte più feroci contro il regime. Di queste 702 pubblicazioni, 41 erano classificate dall’Instituto Nacional de Estatística (INE) come organi di informazione, 138 regionali, 14 non politici, 80 di carattere religioso, 60 di arte e scienze, 52 difensori degli interessi di classe e 128 di carattere politico, così distribuiti: 4 monarchici, 54 repubblicani, 37 repubblicani democratici, 7 Nacionais Sindicalistas, 20 nazionalisti e 6 socialisti. Fu proprio in questo universo sterminato di riviste che l’SPN dovette metter mano, cercando di porre ordine e di spianare la strada per le elezioni, ovviamente plebiscitarie, del dicembre del 1934. Quelli che abbiamo riportato fino a qui sono i dati dell’Instituto Nacional de Estatística dai quali possiamo evidenziare, solo in modo piuttosto generico, come fosse strutturata la stampa in Portogallo. Il lavoro del Secretariado fu invece decisamente più capillare, svolto in stretta collaborazione con i Prefetti che meglio conoscevano le realtà locali117. Non fu affatto un lavoro semplice, sia per i Prefetti, sia per le commissioni di censura che per i funzionari dell’SPN. Il confine tra situazionisti e antisituazioniste infatti era spesso difficile da capire. Comunque, dopo avere distinto tra le tendenze delle varie pubblicazioni, l’SPN si occupò di valutare anche il contenuto dei vari giornali e, infine, tracciò un piano di sfruttamento di questi. Secondo le stime fatte dal Secretariado i giornali situazionisti sarebbero stati 39, i simpatizzanti 61, i neutri 69 e quelli antisituazionisti 81. In sostanza solo il 15 % della stampa di provincia era considerata stampa di sicura fede salazarista, a cui si poteva aggiungere un 24% di stampa simpatizzante, mentre per ben il 33% la stampa di provincia era ancora schierata decisamente contro il Governo. Una dimostrazione, questa, di quanto fosse urgente risolvere il problema del dissenso nel Paese: era evidente che non sarebbe stato possibile cancellare tanto rapidamente sedici anni di Repubblica democratica. Tra le varie 117
«Foram lidos durante algumas semanas todos os jornais e estudadas as suas tendências e respectiva importância (…) Com esses elementos de exame directo comparado coma as notas enviadas por alguns governadores civis sobre a imprensa dos seus distritos», IANTT, AOS/CO/PC-12, dicembre 1934.
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zone del Paese, la stampa antisituazionista non era ugualmente distribuita. In tutto l’Alentejo, cioè nei distretti di Faro, Beja, Evora, Portalegre, non esisteva un unico giornale filosalazarista. Vi erano poi gli estremi del distretto di Evora nel quale il 9 % della stampa era contraria al regime, ma nella quale anche la stampa filo salazarista faticava a prosperare non registrandosi pubblicazioni favorevoli al nuovo regime118. Nel distretto di Beja la stampa era per ben il 62 % costituita da giornali contrari all’Estado Novo ed era quindi inevitabile che le relazioni riguardanti il distretto fossero preoccupate, anche perché l’Alentejo, regione di grandi proprietà latifondiste, e quindi di braccianti agricoli, era la zona dove più si stava sviluppando il Partido Comunista Português119. Questi sono solo esempi tra i tanti di un quadro dell’informazione di provincia piuttosto preoccupante per il regime. Per i giornali antisituazionisti era sufficiente la censura e le nuove leggi sulla stampa, applicate sempre con una certa moderazione, in modo di evitare ondate di protesta troppo violente120. In particolare le nuove leggi, introdotte nel maggio del 1933, rendevano responsabili per qualsiasi cosa venisse scritta sui giornali sia il direttore che l’editore. Insomma, il regime aveva già una serie di armi utili a impedire che la stampa di opposizione potesse prosperare, compito dell’SPN fu quindi quello di formare un blocco di giornali simpatizzanti o situazionisti e affidarne il controllo a un redattore alle dipendenze, o co-
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«É desolador o estado da imprensa da província no referente à propaganda da Situação. Em Évora, cidade importante, não existe imprensa da situação absolutamente nenhuma. A maior parte dos jornais dos conselhos são neutrais», IANTT, AOS/COPC-12, dicembre 1934. 119 «Na cidade há um jornal diário “Diário do Alentejo”, com o rótulo de regionalista, é um jornal falsamente neutral, com a manifesta tendência anti-situacionista, atacando por sistema as autoridades do Estado Novo. Faz também silencio a volta dos factos do engrandecimento nacional provocados pela política da situação. (...) O Porvir é um jornal nojentamente antisituacionista, no estilo do anterior, com ecos vergonhosos sobre a Igreja. Defende claramente o comunismo Russo e todos os extremismos», Ibid. 120 «Actuação sobre os jornais contrários a situação. Por intermédio da Direcção Geral de Censura e conforme os resultados de observação do Secretariado, por determinações do Ministério do interior quanto a inclusão de editais e anúncios das C. A. Câmaras Municipais, por determinações do Ministério da Justiça, quanto a editais e anúncios judiciais», IANTT, AOS/CO/PC-12, dicembre 1934.
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munque in stretto contatto con il Secretariado121. A ogni giornale venivano fornite direttive, articoli e, se necessario, anche un sussidio. Un insieme di leggi, quelle attuate dal regime, che in effetti incidevano sensibilmente sulla struttura della stampa portoghese. Nel 1934, contrariamente a quanto era avvenuto nell’anno precedente, aumentò il numero dei giornali, passando da 702 a 704. Diminuirono chiaramente i giornali antisituazionisti122 sempre più in condizioni di difficoltà: i giornali di ispirazione socialista, o che almeno così erano descritti nelle statistiche dell’INE, passarono da 6 a 2 mentre i giornali afferenti all’area repubblicanodemocratica passarono da 37 a 1. In appena un anno scomparvero i giornali di ispirazione monarchica e quelli legati ai Nacionais Sindicalistas passarono da 7 a 1. In controtendenza invece rispetto al resto della stampa politica, i giornali legati all’UN ebbero una crescita esponenziale passando da zero – anche se in realtà avrebbe dovuto essercene almeno uno, ovvero il Diário da Manhã – a 38. Tutti dati, questi, che confermano le tendenze di cui abbiamo parlato durante il capitolo, ovvero una forte stretta nei confronti dei giornali legati all’opposizione, in particolare quella dei Nacionais Sindicalistas, e una forte promozione della stampa legata all’União Nacional. Considerazioni queste che vengono confermate anche dalle relazioni dell’SPN che, nel dicembre del 1934, alla vigilia delle elezioni per l’Assembléia Nacional, poteva tranquillamente delineare un quadro decisamente più favorevole per il regime, anche se, a nostro avviso, era precoce fare affermazioni trionfalistiche123. Dopotutto, il risultato ottenuto sulla stampa della provincia era dovuto alla combinazione di più fattori tra cui quello probabilmente più determi-
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«Formação de um bloco de jornais situacionistas (e simpatizantes) Para isso os serviços internos organizarão uma equipa de redactores especialmente destinada a essa acção», IANTT, AOS/CO/PC 12, dicembre 1934. 122 Lettera di Artur Maciel, direttore dei servizi interni dell’SPN a António Ferro: «Está fechada pelo governador civil a compra do Correio do Minho que até pouco, sob a aparência de neutral atacava a situação. Pretende-se realizar a fusão deste com o Diário do Minho que, sendo um jornal bem escrito como quase todos os jornais católicos faz a propaganda das realizações do Estado Novo», IANTT, AOS/CO/PC – 12 A, 25 marzo 1934. 123 «É muito diferente o panorama da imprensa da província daquele que serviu de base para o nosso Relatório de Dezembro de 1933. Mercê da explendida duração da ditadura, dos benefícios espalhados por todos os cantos do País», Ibid.
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nante fu l’azione repressiva delle commissioni di censura. Oltre a questo, era sempre più evidente che l’Estado Novo non sarebbe stato un fenomeno effimero e che quindi la rete caciquista locale doveva riorganizzarsi in funzione di una simile considerazione. Anche la stampa quindi doveva adeguarsi per rispondere ai nuovi principi esistenti in Portogallo, dopotutto l’SPN era molto generoso con quei giornali che si dimostravano sensibili al nuovo regime124. Inutile sottolineare come, a dare un grande contributo a questa nuova situazione, fosse stata determinante l’azione dell’SPN che, tra il febbraio e il dicembre del 1934, fornì a 68 giornali 1316 articoli e note di informazione sull’opera portata avanti dall’Estado Novo. Nonostante ciò, i risultati non sembravano particolarmente esaltanti: la stampa antisituazionista, secondo i dati forniti dall’SPN, diminuì in un anno di appena il 12%, quando quella situazionista aumentò del 12%. A quest’ultima però il Governo aumentò i fondi, concessi dal Ministero degli interni per le spese riservate alla propaganda, che passarono da 123 mila scudi a 137 mila, mentre le spese poste sotto il capitolo “ordem pública” passarono da 6 a 56 mila scudi125 e i finanziamenti alle commissioni per la censura da 30 a 34 mila scudi mensili. Infine, a maggio, le spese “reservadas de publicidade e propaganda” salirono ulteriormente, raggiungendo la quota considerevole di 300 mila scudi, somme a cui occorre aggiungere anche i 191 mila Scudi spesi solo nel 1934 dall’SPN. Ai redattori che operavano sulla stampa di provincia per conto dell’SPN era anche fornito un canovaccio a cui dovevano ispirare i propri articoli. In realtà, nulla di nuovo era scritto rispetto a quanto già specificato nel libro del Decalogo dell’Estado Novo, in cui venivano ribaditi i concetti relativi a politica, economia, società e corporazioni. Vi erano, inoltre, altri due modi con cui l’SPN esercitava funzioni di pressioni sulla stampa: per mezzo delle veline, nelle quali erano indicate le notizie a cui dare rilievo e mediante il cosidetto Boletim de Imprensa, una relazione settimanale sul comportamento dei vari giornali. Si creò così una sorta di circolarità tra il controllo delle commissioni della censura, che pre124
«No decurso destes meses, em varias terras do País, grupos de nacionalistas iniciaram a publicação de jornais para a defesa do Espírito do Estado Novo, preenchendo assim uma lacuna que se fazia sentir em regiões onde, até aí, campeava sem contestação a imprensa anti-situacionista», Ibid. 125 IANTT, AOS/CO/IN-6, gennaio 1934.
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ventivamente impedivano la pubblicazione di notizie scomode e il Boletim de Imprensa che si trovava quindi a dovere analizzare del materiale sostanzialmente già depurato dai tagli della censura.
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3. Il totalitarismo salazarista
3.1 Il X anniversario della Rivoluzione Nazionale Il decimo anniversario della rivoluzione nazionale – 28 maggio 1936 – cadde in un momento di forte valenza emotiva per il Portogallo. Da un lato, infatti, il regime dell’Estado Novo aveva raggiunto una sua conformazione abbastanza precisa, alla quale solo mancava di attuare il disegno che era andato strutturandosi nel periodo tra il 1930 e il 1935. Dall’altro lato, però, il periodo 1935-1936 era anche segnato dalla paura di possibili ripercussioni degli effetti della nuova strategia delle forze antifasciste europee e portoghesi, ovvero l’alleanza in Fronti popolari che, proprio nella vicina Spagna, oltre che in Francia, avevano dimostrato la loro capacità di affermazione. Oltre a questo, continuavano le tensioni che le riforme del Governo avevano provocato nel Paese. Il decennale della Rivoluzione nazionale si presentava così come una buona occasione sia per fare un bilancio degli anni precedenti sia, soprattutto, per tracciare le linee programmatiche per il futuro. Moltissime furono le iniziative intraprese per l’occasione, in particolare fu allestita una grande esposizione celebrativa, in modo peraltro analogo con quanto era stato fatto a Roma quattro anni prima. A organizzarla non fu il Secretariado di António Ferro, bensì l’União Nacional, mentre l’SPN assumeva compiti meno appariscenti come quelli relativi al coordinamento delle varie manifestazioni, necessario al fine di trasformarle in un’opera compiuta e dare un aspetto coerente alle iniziative. Il regime optò per dare alle celebrazioni un registro neo-classicista e la mostra fu organizzata in collaborazione con la Sociedade Nacional de Belas Artes, segno che, probabilmente, le tensioni tra l’União Nacional, la fa115
zione più conservatrice del regime e António Ferro, dai gusti modernisti, si erano fatte insostenibili1. I caratteri dell’esposizione e del palcoscenico costruiti per l’inaugurazione richiamavano lo stile imperiale in uso in Germania e in Italia per lo stesso tipo di manifestazioni. In particolare fu curato l’effetto estetico del palco, costituito da un doppio colonnato coperto di finto marmo, circondato da diciotto immense colonne che illuminavano a giorno la zona e che erano visibili da molti punti della capitale. Gli spazi interni erano strutturati in modo da richiamare una simbologia religiosa: la sala di ingresso, quella dedicata alla Rivoluzione Nazionale, era divisa in tre navate, in modo da suggerire l’atmosfera di una cattedrale, mentre, all’interno, l’esposizione era distribuita in nove padiglioni tematici. In fondo al percorso, si ergeva una statua femminile di cinque metri di altezza che rappresentava la vittoria, con in mano la pergamena della Costituzione, simbolo della nuova Repubblica. Poco spazio fu invece concesso alla pittura, che ebbe soprattutto una funzione più decorativa che narrativa, mentre grandi spazi erano stati occupati dai basso rilievi, molto probabilmente per dare un’idea di immanenza e immutabilità rispetto all’Estado Novo. Oltre alla realizzazione della mostra, il regime cercò, per il decennale, di rimodellare ideologicamente il paesaggio, soprattutto attraverso un processo di restauro dei monumenti storici, volto non solo a recuperare un retaggio glorioso, ma a trasporlo concretamente nel presente, cancellando dai monumenti stessi i segni del tempo nel tentativo di creare un unico spazio temporale in cui collocare l’Estado Novo. Processo analogo coinvolse pure l’immagine di Salazar il quale, assimilato agli eroi del passato, ne diveniva l’erede diretto, trasformandosi definitivamente nella guida di un’entità atemporale, ovvero la Nazione2, senza per questo assumere titoli particolari come Duce o guida, ma continuando a essere chiamato “O sehnor Presidente do Conselho”. Intanto, l’11 maggio del 1936, pochi giorni prima delle celebrazioni del decennale, Salazar riusciva finalmente ad ottenere l’interim del Ministero
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Cfr. Acciaiuoli M., As exposições do Estado Novo 1934-1940, Livros Horizonte, Lisbona, 1998, p 20. 2 «Como o Infante dom Henrique, na escola de Sagres, debruçado sobre mapas e cartas, ajudado pelo seu cosmógrafo Jaime de Maiorca, ele debruça-se, igualmente, no seu escritório modesto da Rua do Funchal, ajudado pelos seus Ministros, sobre as contas do Estado, sobre esse Orçamento que já foi um mar tenebroso e que vai clareando, lentamente, ano a ano, verba a verba...», Ferro A., “Epílogo”, Salazar, cit., p 109. 116
della guerra, un passo non solo simbolico in quanto implicava la definitiva uscita di scena dei militari e consentiva al nuovo dittatore di portare a compimento l’opera di epurazione di quegli elementi dell’esercito che ancora gli erano ostili. Era altresì evidente, in quel momento, che tutti gli organi di informazione, o di formazione, come sarebbe più corretto dire, erano chiamati a sostenere le grandi celebrazioni previste nell’arco di tutta la primavera e l’estate di quell’anno. Salazar, che già nel 1934 era stato celebrato come il vero capo del nuovo Governo, durante il 1936 rafforzò ulteriormente l’immagine non solo di abile tecnico ma anche di grande teorico della Rivoluzione. Ormai non era più il tempo per gli indugi, i grandi gruppi che avrebbero potuto ostacolarlo ora erano stati indotti al silenzio e si doveva finalmente approfittare di un momento che appariva particolarmente favorevole. A Salazar spettava ora il compito di delineare i grandi obiettivi dell’Estado Novo. L’esercito e la marina erano diventati i grandi simboli e la coreografia indispensabile della Nazione risorta: ogni volta che veniva varata una nuova nave, l’SPN era chiamato a dare ampio risalto all’avvenimento e ogni portoghese doveva riconoscersi in questo nuovo spirito nazionale. Era perciò inevitabile che, nelle celebrazioni organizzate per intrattenere le masse riunite nella Piazza del Commercio – platea delle grandi cerimonie del regime – uno degli aspetti che furono più marcatamente messi in evidenza fosse proprio quello relativo alla “forza”, da intendersi come forza militare, acquisita grazie alla Rivoluzione Nazionale. Le celebrazioni del decennale cominciarono il 26 maggio del 1936 a Braga, città da cui la “Santa revolução”3 aveva mosso i suoi primi passi, per poi trasferirsi nella capitale del Paese e dell’Impero: Lisbona. Salazar chiese ai presenti di divenire gli apostoli del nuovo pensiero organico4 e di dare concretezza al progetto di inquadramento ideologico, chiarendo come le grandi linee concettuali del regime non sarebbero rimaste mere speculazioni teoriche, ma progetti che necessitavano di essere diffusi e realizzati. Contro la cultura relativistica del liberalismo, occorreva ora restituire alle anime dilacerate dal dubbio il con-
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Salazar A. O., Discursos (1935-1937), Vol II, Coimbra Editora, Coimbra, p. 127. «O que importava era reconstruir o sentido perdido da vida humana e fazê-lo penetrar na família e na sociedade, na organização política, no funcionamento da administração, na economia particular e pública, na formação moral dos homens», Ibid., p. 129.
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forto della grandi certezze5. La Nazione e il nazionalismo non potevano più essere messe in discussione. Esse rappresentavano la base indistruttibile dell’Estado Novo. Lo Stato, e non il partito, nella visione di Salazar diventava totalitario e ad esso competeva l’organizzazione della società in ogni suo aspetto, mentre la famiglia, la corporazione, il municipio ne sarebbero stati i nuclei costitutivi6. I giornali non mancarono di farsi cassa di risonanza degli avvenimenti di quei giorni. Il più enfatico di tutti fu il Diário da Manhã che descrisse un clima di libertà e pace dovuto alla fine della schiavitù dei partiti7, ma anche O Secùlo non risparmiò encomi al clima di rivoluzione permanente volto a costruire l’Estado Novo8. Qual era il significato che Salazar attribuiva al termine totalitario? Quel che qui si può dire con ragionevole certezza è che il totalitarismo portoghese o, se vogliamo, la volontà totalitaria del suo dittatore, non andò mai nel senso di volere creare una società di massa. I cittadini, infatti, furono lasciati in qualche modo “liberi” di scegliere se iscriversi o meno nelle strutture dello Stato corporativo, liberi cioè di non esprimere nessuna opinione, di non scegliere, ma nel caso in cui avessero voluto scegliere, avrebbero dovuto farlo in sintonia con le prescrizioni dell’Estado Novo. Il progetto totalitario andava nella direzione di creare uno Stato che tutto avrebbe organizzato
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«Não discutimos Deus e a virtude; não discutimos a Pátria e a sua História; não discutimos a autoridade e o seu prestígio; não discutimos a família e a sua moral; não discutimos a glória do trabalho e o seu dever. Se a fé não é uma mentira, será fonte inesgotável de vida espiritual», Ibid., p. 130. 6 «A defesa, dos interesses colectivos e a conciliação dos interesses individuais, a ordem, a paz, a definição dos fins a atingir pelo agregado social, a preparação dos meios necessários, o impulso no sentido do melhor são ainda sua obra e fruto (...) Na família, na escola, na Igreja, na oficina, no sindicato, no quartel, no Estado a autoridade não existe para si mesma mas para os outros (...) Não discutimos a Autoridade», Ibid., p 133. 7 «O Estado Novo representa o ideal político dum povo que se emancipou da tutela escravizadora dos partidos, para viver dignamente a sua liberdade na paz e na ordem. (...) Mas não foi a demagogia dos chefes sem escrúpulos mas a vontade da Nação que triunfou dos demagogos (...) O Estado Novo é Portugal restituído à plena posse da sua vocação histórica (...) O povo do Minho vibrou de entusiasmo, de fé, de orgulho, de gratidão perante os seus chefes», Diário da Manhã, 27 maggio 1936, p. 1. 8 «A jornada comemorativa do 28 de Maio foi uma grande apoteose nacional (…) O senhor Presidente do Conselho discursando ontem no acto que inaugurou a Exposição do Ano X da Revolução Nacional afirmou, com energia, que enquanto houver uma nuvem de perigo externo, um germem de desagregação interior, um português sem trabalho ou sem pão a Revolução há de continuar (...) no terreiro do paço aglomerou-se uma enorme multidão que assistiu, vivamente impressionada, ao majestoso desfile dos navios de guerra», O Século, 29 maggio 1936, p. 1. 118
e al di fuori del quale sarebbe stato impossibile organizzarsi. Al di là dei toni trionfalistici, vedremo più avanti le difficoltà di realizzare questo progetto. Se a Salazar spettava il compito di delineare il piano di intervento futuro, spettava invece al Secretariado propagandare quanto fosse già stato fatto fino ad allora. Per capire meglio quale fosse il discorso che l’SPN intendeva portare avanti, utilizzeremo una pubblicazione intitolata Ano X da Revolução Nacional. Un testo nel quale veniva ribadito con vigore un concetto che, nella sua ridondanza, era oramai chiaro a tutti, ovvero quello che vedeva in Salazar la guida ideologica e spirituale della Nazione 9. Ciò che però non appariva scontato era l’origine del suo potere che veniva fatta risalire non al 1932, quando Salazar prendeva la guida del Governo, ma all’aprile del 1928, quando era stato nominato Ministro delle finanze. La rivoluzione nazionale infatti si era avviata proprio dal risanamento delle finanze, passando solo in un secondo momento attraverso quella revisione del diritto pubblico che si considerava come la diretta applicazione pratica della dottrina salazarista10e come vero risultato dell’ispirazione del nuovo regime11. L’anno decimo era anche l’anno in cui, più profondamente, si era radicato il senso del valore delle riforme politiche e sociali. Trattandosi della dittatura di un Ministro delle finanze, non poteva non avere grande spazio, a livello celebrativo, la diffusione dell’opera che proprio in questo campo si era realizzata. Il bilancio in positivo dello Stato si mantenne chiaramente come uno degli imperativi categorici del regime12. La liquidità disponibilizzata dal bilancio fu utilizzata dall’Estado Novo per 9
«Desde Abril de 1928 o pensamento orientador da obra da Revolução Nacional residiu no cérebro privilegiado e na grande alma portuguesa do Sr. Dr. Oliveira Salazar. O Ministro das finanças foi, de facto, o Ditador, um ditador espiritual que soube definir nos conceitos lapidares dos seus breves discursos as directrizes filosóficas da Revolução», S. A., Ano décimo da Revolução nacional, SPN, Lisboa, Editorial Império, 1936, p. 6. 10 «A reconstrução financeira acto primeiro de ordem material material que fez assentar o plano que se desenhava nos seus primeiros contactos com o poder (…) O que mais avulta é a grande transformação operada no nosso direito publico, como projecção directa da doutrina enunciada por este grande reformador», Ibid., p. 6. 11 «Acompanhando a corrente de renascimento espiritual do nosso tempo, ela afasta-se dos extremismos a que conduz uma noção pagã do Estado. Portugal reivindica a originalidade do seu pensamento», Ibid., p. 7. 12 «Para se poderem efectuar estas despesas sem que fiquem a onerar o futuro, a prudência na aplicação dos saldos das gerências anteriores, garantindo a nossa sólida posição financeira deu margem a satisfazer-se a aspiração, que é também necessidade, de assegurar a defesa nacional, dando-lhe os meios materiais para o exercício da sua nobre função», Ibid., p.14. 119
la costruzione di quartieri popolari, per il varo di navi da guerra, per concedere prestiti a basso costo e, insomma, per realizzare un immenso piano di ricostruzione dello Stato (altro grande tema su cui il Secretariado insisteva). Le opere pubbliche infatti, in un contesto reale di grave crisi economica, avevano il benefico effetto di ridurre notevolmente la disoccupazione e, quindi, di aumentare il consenso13. L’Estado Novo si era anche interessato della parte ludica della vita dei lavoratori, attraverso la FNAT e i Sindacati nazionali e quindi delle iniziative promosse dal Secretariado da Propaganda Nacional. A sigillare idealmente la conclusione delle manifestazioni contribuì un editoriale di João Ameal, storico del regime, giornalista e funzionario dell’SPN. Ameal metteva in evidenza i due Portogallo, quello della prima Repubblica, senza prestigio internazionale e mal governato, e quello di Salazar che, in appena dieci anni, aveva compiuto una rivoluzione impensabile14, un buon inizio per una prossima decade di risultati ancora più trionfali15.
3.2 Le ripercussioni della guerra civile di Spagna: intervento e repressione Il clima di entusiasmo che si respirava tra le fila dei sostenitori del regime salazarista nascondeva però una grande preoccupazione da parte degli uomini del regime, ma soprattutto di Salazar. La vittoria del Frente Popular spagnolo, nel febbraio del 1936, fu uno dei maggiori pericoli che si fosse presentato fino ad allora. Già da tempo, in Spagna risiedeva buona parte dell’opposizione all’Estado Novo che, proprio dalle zone limitrofe al Por-
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«O flagelo do desemprego, ultimo termo do processo da economia liberal, veio até nos na repercussão da crise mundial. (...) O desenvolvimento das actividades particulares e o largo volume dos trabalhos públicos mandatos a executar, reduziram o número de desempregados a uma cifra ínfima», Ibid., pp. 18-19. 14 «Mesmo assim, talvez ninguém imaginasse que, ao cabo duma simples década fosse possível registar uma transformação tão completa. Hoje Portugal encontra-se reconstituído e rejuvenescido», Diário da Manhã, 29 maggio 1936, p. 1. 15 «Salazar anunciou-o. Portugal unânime, transfigurado de fé, caminha ao seu lado, pronto a todas as lutas e a todos os sacrifícios antecipadamente certo de todas as vitórias», Diário da Manhã, 29 maggio 1936, p. 1. 120
togallo, faceva propaganda antiregime16 e la polizia sospettava addirittura di un presunto traffico di armi volto a rendere possibile un rovesciamento del Governo17. Era del tutto evidente, quindi, che attraverso il Frente Popular le forze dell’opposizione, pur annichilite dalla forte repressione, avrebbero potuto ritrovare nuovo vigore. D’altro canto però, anche un pronunciamento di forze militari in Spagna avrebbe potuto portare al Governo forze ostili al Portogallo. Salazar si trovava quindi a dovere attuare una politica estremamente ambigua, dove l’unico punto incontrovertibile era il massiccio aiuto alle forze franchiste, percepite come il pericolo minore, determinando un inevitabile avvicinamento all’Italia e alla Germania e un momentaneo raffreddamento della secolare alleanza con la Gran Bretagna. In previsione di ogni eventualità, dal 1935 il Governo aveva elaborato un piano di riarmamento che vedeva anche la costituzione di cinque divisioni che potessero difendere il Portogallo da un possibile attacco proveniente dalla Spagna. Era segno di un profondo cambiamento della politica estera del Portogallo e quindi degli obiettivi strategici del suo modesto esercito18. I tre architetti della politica estera erano, in questo periodo, Salazar, Armindo Monteiro19 (Ministro degli esteri) e Luis Teixera de Sampaio, Segretario generale del Ministero. La questione in gioco era niente meno quella del mantenimento della stabilità del regime, gravemente minacciato non da forze interne, ma dall’appoggio della Repubblica spagnola ai demo-
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«Tudo porem será de frágil consistência para uma tal finalidade se porventura não se produzir a rectificação de critério indispensável para que eles deixem de usufruir da benevolência que, segundo parece, tornou possível factos como aqueles que o Governo da República sem dúvida é o primeiro a lamentar», lettera inviata dal Ministero degli esteri portoghese all’ambasciata spagnola il 19 settembre del 1934, IANTT, AOS/CO/PC-3H. 17 «Tem o meu Governo acompanhado o caso de contrabando de armas em Astúrias. (...) se registra a participação de emigrados políticos portugueses, alguns dos quais se encontram presos. Sem possuir nenhuma base de conhecimento preciso no tocante a preparação de um movimento revolucionário em Portugal, com armas adquiridas em território de um país amigo e fornecidas por um organismo oficial do Estado espanhol (...) o quadro de impressões em que se produz o desgosto do meu Governo desgosto não isento de preocupação sobre o perigo que um tal estado de coisas representa e significa para as relações dos dois países», Ibid. 18 Vedi: Telo A. J., “As relações peninsulares num período de guerras globais”, in Rosas F. (a cura di), Portugal e a guerra civil de Espanha, Edições Colibri, Lisbona, 1998. 19 Armindo Monteiro fu una delle figure principali durante il primo período dell’Estado Novo. Nato nel 1896 fu professore di diritto, insegnante, tra gli altri, anche di Marcelo Caetano. Partecipò al convegno organizzato dall’União dos Interesses Económicos nel 1923 al quale partecipò anche Salazar. 121
cratici portoghesi. Le nuove linee adottate da Salazar, che a partire dal novembre del 1936 assunse l’interim anche del Ministero degli esteri, si fondavano su un appoggio alle forze nazionaliste e su un allontanamento temporaneo dall’alleanza con l’Inghilterra. Se la Spagna ospitava molti dissidenti portoghesi, il Portogallo diventava a sua volta centro di incontri preparatori per il pronunciamento militare nel paese vicino. Ad uno di questi incontri, quello del 20 giugno del 1936, parteciparono i generali spagnoli Cavalcanti e Fernandez Perez, alcune autorità portoghesi, il Ministro tedesco Hans Herman Volkers e il Ministro italiano Pedrazzi, riuniti per concertare un piano di azione finalizzato a rovesciare il Governo di Madrid e sostituirlo con uno di orientamento filofascista20. I Portoghesi esiliati, invece, cercavano di riprendere i contatti con i gruppi di opposizione interna, come quelli del Bloco Académico Antifascista, che riuniva quegli studenti delle università, comunisti, anarchici e repubblicani non ancora arrestati dalla Polizia Politica. Il passaggio dagli anni venti agli anni trenta fu centrale per quanto riguarda le forze antagoniste al regime salazarista. Se, in un primo momento, era sembrato essere il partito repubblicano il più pericoloso per gli uomini dell’Estado Novo, durante gli anni trenta il Partido Comunista Português assurse come principale forza antagonista e, più volte disciolto dalla Polizia Politica, riuscirà ogni volta a rinascere dalle proprie ceneri. La repressione salazarista, in realtà, era stata effettivamente molto capillare ed estremamente efficace. Tutte le formazioni di opposizione erano state sciolte e l’amnistia concessa in occasione del decimo anniversario della rivoluzione aveva fatto sì che molti degli oppositori tra la prigione e il silenzio scegliessero questa seconda via. Nel gennaio del 1937, Bernardino Machado, che ai tempi del colpo di Stato del 1926 era Presidente della Repubblica, inviò un messaggio ai portoghesi, appellando a un’unità antifascista che ponesse a lato i rancori e le divisioni di ciascun gruppo21. Al regime era necessario, in questo momento, dare una prova della propria forza e del-
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Abreu F., “A rádio portuguesa e a guerra civil de Espanha”, in Rosas F. (a cura di), Portugal e a guerra civil de Espanha, cit., p. 128. 21 «Dirigimos, por meio deste documento, um caloroso e veemente apelo a todas as organizações liberais e antifascistas, existentes ou que venham a constituir-se em Portugal, qualquer que seja a sua designação ideológica», Trascritto dal giornale “Liberdade”, giornale antifascista portoghese, Parigi, Anno II, nº 25, citato da Farinha L., “O republicanismo/Revilharismo e a guerra civil de Espanha”, Ibid., pp. 143-176. 122
la coesione del Paese così, poco dopo lo scoppio della guerra civile in Spagna, venne organizzata una manifestazione “spontanea” di tributo al Presidente del Consiglio22. Negli stessi giorni, Eça De Queiroz, direttore dei servizi esterni dell’SPN, si recava in missione nei territori conquistati dalle forze nazionaliste e, nel suo rapporto sulla situazione in Spagna, si diceva turbato soprattutto dall’intensa propaganda che veniva fatta intorno alla figura di Franco, una propaganda tanto forte che solo quella per Mussolini poteva superarla23. Il 12 settembre, il Ministero degli interni inviava una circolare confidenziale ai Prefetti, avvertendoli che, grazie alla guerra civile, molti nemici della situazione avrebbero potuto approfittare di un certo clima di impunità per cercare di rovesciare l’ordine sociale che si era costituito24. Molti di questi avversari del regime, secondo il Ministero degli interni, occupavano posti di responsabilità all’interno della burocrazia statale e proprio grazie ai successi dei repubblicani spagnoli stavano rialzando la testa25. Non erano pochi nella pubblica amministrazione a non essersi dimenticati dei vecchi legami con il Partito Democratico e a manifestare quindi aperta simpatia nei confronti dei repubblicani d’oltre confine. Per il regime era una buona
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In un ritaglio di giornale nei documenti del Secretariado si può trovare un articolo dal titolo “Grandiosa Jornada” era il 2 novembre del 1936 e “O Povo de Lisboa, representado por cerca de cinquenta mil pessoas, foi ao Terreiro do Paço afirmar o seu caloroso aplauso à atitude assumida pelo Governo perante a situação internacional criada pelos acontecimentos de Espanha», il ritaglio era tratto dal Diário de Notícias, IANTT, SPN/713 23 «O caso do generalíssimo Franco é um caso que me deixou confuso e admirado: nenhum homem, excepto Mussolini talvez é tão popularizado em cartazes, retratos nas montras das lojas, nos hotéis, nas paredes de todas as cidades e vilas, não há pedaço de muro caído que não se acaba um discurso, um brinde sem um “saúdo a franco” e com tanta e tão espalhada aparência de popularidade 80% da população não mistura o nome do Caudilho à acção presente nem ao futuro de Espanha. (...) Circulam anedotas mais ou menos caricaturais sobre o Generalíssimo, que, não sendo agressivas ou ofensivas, o pintam como um homem de modesta inteligência e modestas capacidades», IANTT, AOS/CO/PC 12 D, 1936. 24 «É de conhecimento do Governo que, a propósito dos acontecimentos de Espanha, os inimigos da situação, utilizando todos os pretextos e servindo-se de todos os meios, procuram hostilizar a ordem social estabelecida, criando ambiente propicio à expansão de idéias subversivas», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Circular Confidencial, 12 settembre 1936, Maço 479 NT 351, p. 1. 25 «Muitos destes indivíduos, (...) esquecidos de que é seu elementar dever a mais estrita fidelidade aos princípios (...) do 28 de Maio (...) Á volta dos sucessos do País vizinho comentam e louvam extremismos adoptados por hordas sanguinárias incitando os portugueses a seguir-lhe o exemplo», Ibid., p. 2. 123
occasione per procedere a una ulteriore epurazione26. Oltre al giuramento di fedeltà all’Estado Novo e di anticomunismo, che in questo periodo incominciò a essere richiesto ai membri della burocrazia statale, il regime obbligò i suoi Prefetti a stilare una lista dei funzionari nella quale fosse posta in evidenza l’affiliazione politica degli impiegati, dividendoli in quattro categorie: i funzionari che notoriamente professavano idee contrarie all’Estado Novo e che concordavano con le forze spagnole di sinistra; i cittadini che rivelavano uno spirito di ostilità rispetto all’ordine sociale stabilito; coloro che direttamente collaboravano per uno spirito di pace e cooperazione sociale e in generale i funzionari che potevano essere ritenuti sospetti perché non perfettamente allineati con la visione ideologica del regime. Ancora una volta era confermata la necessità di rafforzare le sue posizioni all’interno della burocrazia statale, allontanando gli elementi più sospetti o comunque ostili all’Estado Novo e promuovendo invece gli elementi più fedeli e conformisti. Quelle del Governo non erano semplici ossessioni prive di fondamento: tra il 1936 e il 1939 il regime subì numerosi atti di insubordinazione. L’8 settembre, marinai legati al Partido Comunista Português (PCP) e membri della Organização Revolucionária Armada (ORA) presero possesso delle navi “Afonso de Albuquerque” e “Bartolomeu Dias” e del cacciatorpediniere “Dão”. Il fine dell’ammutina-mento dei marinai era quello di salpare verso la Spagna e unirsi ai repubblicani nella lotta contro i nazionalisti. Per Salazar era un colpo duro, non solo perché la nave Dão, varata appena due anni innanzi, era uno dei gioielli del regime, nonché protagonista del primo documentario celebrativo del Secretariado, ma anche perché quest’azione era il simbolo di un’opposizione che riusciva a riorganizzarsi. Per reprimere l’ammutinamento, le navi dovettero essere bombardate. Salazar, non potendo nascondere la rivolta, fu costretto a inviare una nota ufficiosa del Governo da pubblicare sui giornali per commentare i fatti e attribuire la responsabilità a un presunto complotto internazionale27. 26
«A par da depuração nos serviços públicos, urge reduzir à importância dos inimigos declarados da sociedade», Ibid., p. 2. 27 «Não há razão para lamentar exageradamente os prejuízos sofridos nos barcos. É certo que a reorganização da Marinha de guerra, cuja fase inicial há pouco se acabou, constituiu a primeira grande realização do Estado Novo. Com aquelas doces lágrimas que são a pura essência da alegria, a boa gente portuguesa os viu chegar ou lançar à água nos estaleiros nacionais, por não só se reatar a nossa tradição marítima mas se haver dotado o País de novos instrumentos de força e de prestígio. (...) Temo-nos cansado de dizer à Europa que a 124
Dopo l’8 settembre, dell’ORA non si seppe più nulla, mentre sui militari si abbatté una repressione fortissima. Ma i problemi per il regime non erano finiti: il 4 luglio del 1937 Salazar fu oggetto di un attentato, dal quale uscì tuttavia illeso e la sua immagine rafforzata. Sulla stampa, inizialmente indecisa su come procedere nel dare la notizia, venne dato un ampissimo risalto alla vicenda. Appena due giorni prima, Londra aveva richiesto informazioni a proposito di una possibile azione tedesca volta a sostituire Salazar con un uomo più vicino alla Germania28: il momento era decisamente molto delicato. Il pomeriggio dell’attentato, del quale furono ritenuti responsabili cinque anarchici subito arrestati, furono mobilitate sia la Mocidade sia la Legião Portugesa, mentre le persone accorsero a porgere il saluto, romano, al loro capo. Se la differenza principale tra fascismo e salazarismo, almeno nelle parole di Salazar, stava un diverso uso della violenza29, che si vedeva molto più ricorrente nel primo, le informazioni relative alle azioni della Polizia Politica sembrano contraddire questo dato. Saranno le esigenze della guerra civile o sarà una volontà di stabilizzare definitivamente il regime, quello che è certo è che la PVDE chiese al Governo italiano esperti che potessero addestrare le forze portoghesi. Nell’estate del 1937, dopo l’attentato a Salazar, sbarcò a Lisbona, dove rimarrà fino al 1940, l’ufficiale dell’OVRA Leone Santoro30. Nel 1936 morirono di stenti e torture sei prigionieri nelle colonie penali della PVDE, tra il 1936 e il 1939 furono arrestate 9 575 persone, molte di loro furono rilasciate poco tempo dopo l’arresto (circa 2000),
guerra civil espanhola (...) é com absoluta evidencia uma luta internacional num campo de batalha nacional», Salazar A. O., Discursos, Vol II, cit., 10 settembre 1936, pp. 183-185. 28 «Londres pede a Lisboa para que envie o mais depressa possível um telegrama circunstanciado com todos os informes que se possam obter sobre um agente alemão que se supõe esta tentando provocar em Portugal uma rebelião para derrubar o Governo de Salazar, a fim de criar uma situação politica pela qual a Alemanha pudesse mais facilmente conseguir os seus objectivos», IANTT, AOS/CO/PC 3 H 2 luglio 1937. 29 «Nem todos os dias se escara de um atentado que a inteligência do mal tanto se esmerou em conceber e fazer executar; mas é também certo que a explosão de uma bomba não é suficiente para arrombar um portal da História (...) Vos sabeis que este regime a que ainda hoje chamam de ditadura, e agora carregado com o apodo de fascista, é brando como os nossos costumes, modesto como a própria vida da Nação, amigo do trabalho e do povo», Salazar A. O., Discursos, Vol II, cit., 6 luglio 1937, p. 253. 30 Vedi Maria da Conceição Ribeiro, A Polícia Política no Estado Novo, 1926-1945, Editorial Estampa, Lisbona, 1995, pp. 150-167. 125
ma molte altre, una cinquantina, di cui il 50 % erano operai o semplici salariati, restarono nelle prigioni della PVDE più di dieci anni. Un grande aiuto alle forze Franchiste arriverà anche dalla radio portoghese, non dall’Emissora Nacional – di cui una presa di posizione troppo netta, essendo un organismo di Stato, avrebbe potuto causare imbarazzo per il Governo Salazar31 – ma da Rádio Club Português (RCP), la quale, fin dai tempi della crisi scoppiata intorno alla radio del regime, svolgeva un ruolo di appoggio alla propaganda del Governo, ruolo per il quale era finanziata da tempo attraverso il Secretariado da Propaganda Nacional32. In particolare, Club Português ritrasmetteva il notiziario pubblicato sul Diário da Manhã, stabilendo un asse propagandistico di Stato tra l’SPN, RCP e il giornale dell’União Nacional33. I microfoni di RCP vennero aperti anche ai sostenitori di Franco in modo da aiutare le truppe nazionaliste, diventando così la radio non solo dei salazaristi ma anche dei nazionalisti spagnoli. Per parte sua, l’SPN si occupò anche di curare pubblicazioni volte a chiarire quali fossero state le posizioni del Governo e del popolo portoghese di fronte agli avvenimenti della guerra civile di Spagna e, soprattutto, a sottolineare l’atteggiamento del comitato per il controllo dell’embargo di armi34. Tuttavia, come accennato, il Governo temeva anche i possibili risvolti che avrebbe potuto avere l’insediamento di un Governo tendenzialmente filo tedesco nella Penisola Iberica, soprattutto perché, proprio tra i nazionalisti spagnoli più forti erano le pressioni per una possibile annessione del
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«Entendi que sendo a Emissora Nacional um posto oficial o noticiário sobre os acontecimentos deveria ser dado de forma a servir os interesses políticos de Portugal, decerto ligados à sorte do movimento revolucionário. Mas de forma a por o Governo português, prudentemente, a coberto de reclamações diplomáticas», IANTT, AOS/CO/NE 9 32 A, «Tenho 1937. a honra de enviar a V Exma. oficio em que o Rádio Club Português solicita a concessão de um subsidio de 200 000 destinado a elevação da potencia da sua emissora (...) É inútil encarecer os altos serviços prestados à radiofonia nacional e mesmo à propaganda politica por este organismo particular que constitui uma invulgar e patriótica iniciativa. (...) O Secretariado não pode deixar de acolher com interesse este pedido formulado com sinceridade e patriotismo. (...) Vistas algumas dificuldades que tem sido postas a utilização dos serviços radiofónicos oficiais na acção especial de propaganda que ao Secretariado compete exercer», Rapporto inviato da António Ferro alla Presidenza del Consiglio il 21 maggio del 1935, IANTT, AOS/CO/PC 12 E. 33 «De Sua Exa. O Ministro das obras públicas recebi instruções que estavam de acordo com este critério. De resto todo o noticiário que demos e estamos dando é rigorosamente visto por mim e seleccionado pelo delegado político Sr. Dr. Pestana dos Reis. Provém: Diário da Manhã, da nossa informação privativa, do nosso ponto de escuta», Ibid. 34 S. a. Portugal ante la guerra civil de España, Edições SPN, Lisbona, s. d.. 126
Portogallo. Salazar, quindi, restò diffidente nei confronti di Franco e, dettando le linee guida che l’SPN avrebbe dovuto seguire, chiese di non lasciare troppo spazio a eventuali interscambi culturali con la Spagna35. È una lettera dai toni foschi quella che scrisse Salazar, preoccupato proprio per le idee di una possibile unificazione di tutta la penisola iberica, che avrebbero tra l’altro trovato partigiani anche tra i combattenti portoghesi che da mesi sparavano sulle montagne a fianco dei nazionalisti spagnoli36. Per questo motivo a questi eroi, i Viriatos, si cercherà di dare poco risalto, nonostante ci fosse chi, come il Capitano Botelho Moniz, auspicasse un loro inquadramento nella Legião Portuguesa (una forza para militare di appoggio al Governo ). Salazar negò l’appoggio a questo progetto, troppo pericoloso sarebbe stata l’attribuzione di un ruolo così prestigioso a forze tanto esperte. Occorreva mantenere rapporti amichevoli con la Spagna per evitare di suscitarne le ire37 e fare in modo che Madrid non cadesse sotto l’influenza di forze straniere potenzialmente ostili agli interessi portoghesi38. In questo le visioni di Lisbona e Londra tornarono a coincidere, quando era oramai evidente che i repubblicani spagnoli avevano perso la guerra e quindi diventava indispensabile evitare che Franco si avvicinasse troppo a Hitler. Sarebbe stato utile, concludeva Salazar, intrattenere rapporti con la Spagna, senza però rompere la corazza, soprattutto ideologica, che il popolo portoghese si era costruito nel corso dei secoli e che ne costituiva il principale elemento di difesa39. La Spagna faceva paura e, finito il pericolo comunista, il Portogallo si riavvicinava all’Inghilterra, potendole offrire un ottimo tro35
«Ponho as maiores reservas ao chamado intercâmbio cultural. Este nunca serviu senão para os espanhóis cumularem de amabilidades escritores portugueses e fazerem esse modo um trabalho de penetração pacifica que não deve ser favorecido», IANTT, AOS/CO/PC 12 D del 25 maggio del 1938. 36 «As conferências que viessem fazer a Portugal, a troco dumas amabilidades banais, quebrariam uma certa linha de reserva que é necessário continuar a manter, sobretudo quando vemos desenvolverem-se em Espanha as mais extraordinárias ideais acerca de Portugal e da organização da península ibérica», Ibid. 37 «È preciso para isso manter boas e amigáveis relações públicas e particulares com a Espanha e os valores representativos da nova ordem de coisas a fim de conservar uns na sua simpatia por Portugal e respeito pelos seus direitos», Ibid. 38 «È preciso trabalhar por contrariar em Espanha a formação de influências estrangeira, algumas das quais podem ser perigosas para os interesses portugueses em determinadas emergências», Ibid. 39 «È útil afirmarmo-nos em Espanha como somos neste período de renascimento, mas considero prejudicial que esse trabalho seja feito com a rotura da couraça que o povo português foi a si próprio forjando pelos séculos fora e constitui elemento da sua defesa», Ibid. 127
feo: una Spagna possibilmente legata a Lisbona e neutrale in caso di una guerra europea, che si faceva oramai sempre più probabile. I toni entusiasti, adottati dalla retorica ufficiale, contrastavano con le preoccupazioni espresse nelle relazioni confidenziali. In esse possiamo leggere come vi fosse la consapevolezza di un legame diretto tra la vittoria di un governo comunista nella vicina Spagna e la stessa esistenza della nazione portoghese, quindi qualsiasi aiuto anche in termini militari era legittimo e giustificato40 (furono ottomila i portoghesi morti combattendo al fianco dei nazionalisti).
3.3 Il modello fascista: la Legião e la Mocidade Portuguesa Il 1936 fu l’anno in cui maggiormente si era fatto sentire l’intervento di Salazar. Le riforme più importanti di quel periodo furono, oltre a quelle nel campo dell’educazione – che vide, insieme alla ristrutturazione dell’istruzione e del Ministero ad essa preposto, anche la creazione della Mocidade Portuguesa, un’organizzazione paramilitare volta a educare i giovani delle scuole portoghesi – quelle relative all’ordine pubblico, realizzate anche attraverso la costituzione della Legião Portugesa, una sorta di milizia, formata da volontari, destinata alla difesa dello Stato. La Mocidade Portugesa venne introdotta in Portogallo con la riforma dell’insegnamento di Carneiro Pacheco del 1936 e, nonostante nei suoi propositi avrebbe dovuto includere tutti i giovani, in realtà il suo campo di azione si restrinse da subito in modo drastico, cosicché, coerentemente con la politica di formazione di una élite che continuasse la rivoluzione nazionale, la sua azione effettiva si concentrerà soprattutto sugli alunni dei licei. All’interno della MP confluì la Acção Escolar da Vanguârdia, mentre molti ufficiali dell’esercito vennero convocati per comandare le varie squadre. La creazione della Mocidade Portuguesa permetteva al regime, in un momento in cui i professori dei licei erano ancora considerati non sufficientemente fedeli, di affidare la formazione dei ragazzi a uomini di più provata fiducia, in grado di impartire lezioni di morale e Formação Portuguesa, che
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«Era absolutamente claro que a vitoria dos vermelhos e a bolchevização da Espanha teria como consequência o fim de Portugal. (...) Portugal levantou-se. Ergueu uma fortaleza em volta do seu chefe. A resistência contra o perigo vermelho organizou-se voluntariamente. Salazar deu-lhe forma legal duma milícia voluntária, dum exército do interior», IANTT, AOS/CO/PC 12 del 1938. 128
rappresentava, insieme all’educazione fisica, una tra le principali attività dei quest’istituzione. La Legião Portuguesa era una milizia volontaria nata per volontà dello Stato e posta al servizio diretto di esso, come peraltro tutte le altre organizzazioni del regime. Anche in questo caso, i rapporti con l’União Nacional furono pressoché nulli, mentre è evidente il legame fra la Legião Portuguesa stessa ed il deflagrare della guerra civile spagnola. La Legião nacque ufficialmente nell’agosto del 1936 e al suo interno confluì un’altra piccola milizia nata da elementi dei Nacionais Sindicalistas che erano confluiti nel Sindacato nazionale dei banchieri. È opinione diffusa quella secondo la quale la Legião sarebbe nata, più che per una volontà precisa di Salazar, per causa di una pressione dal basso, di cui la costituzione di una milizia, di un organismo paramilitare dunque, affiliata al sindacato dei banchieri, era appena un sintomo41. Salazar, probabilmente, non esitò ad assecondare questa pressione: egli diffidava ancora dell’esercito e solo da poco aveva assunto l’interim del Ministero della guerra, così che l’idea di affiancarsi una forza di difesa civile era un modo per tutelare il proprio Governo . L’organizzazione della Legião rispecchiava la struttura amministrativa del Paese, con una distribuzione del potere che, da una Junta Central, arrivava fino alle varie Juntas Distritais, sparse in ogni provincia. Relativamente alle dimensioni che assunse la milizia portoghese è difficile farsi un’idea chiara, soprattutto perché gran parte del materiale pervenuto fino a noi fa parte degli archivi della Legião stessa, trattandosi perciò di documenti in parte manipolati. Secondo questi dati, sembrerebbe che in pochi mesi la milizia si fosse organizzata in ben sessantacinque località e che nel gennaio del 1937, nella sola Lisbona, ci fossero più di 3000 legionari, quando, nell’anno successivo, i miliziani presenti in Portogallo sarebbero stati più di 50 000. I compiti principali della LP riguardavano l’ordine pubblico, mentre solo in via del tutto eccezionale essa si sarebbe dovuta occupare di vere e proprie operazioni di difesa. Il primo intervento di questi “legionari volontari” riguardò ad esempio, nel 1937, la difesa di Rádio Club Português e della Emissora Nacional, minacciate da alcuni attentati anarco-sindacalisti. Se le iscrizioni sembravano crescere rapidamente, meno rapidamente si procedeva però alla definizione del ruolo preciso di quest’istituzione para-
41 Cfr., Rodrigues, L. N., A Legião Portuguesa, a milícia do Estado Novo, Editorial Estampa, Lisbona, 1997, p. 54.
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militare, tantoché solamente a partire dal dicembre del 1938, in seguito a un’epurazione di settori che volevano fare della Legião un corpo autonomo dall’esercito, i miliziani verranno armati.
3.4 L’istruzione come forma di indottrinamento Se l’Estado Novo aveva oramai compiuto la sua rivoluzione, nel senso che tutte le riforme volute da Salazar erano state portate a compimento, meno convincenti erano stati i risultati per quanto riguardava il processo di integrazione dei portoghesi nel pensiero morale che doveva dirigere la Nazione, come statuiva il decreto legge istitutivo dell’SPN. La creazione di un homem novo non era un mero enunciato o una semplice propaganda volta ad acquietare gli animi di coloro che ambivano a una fascistizzazione del regime salazarista, ma era uno degli obiettivi primari di Salazar42. L’affinità con il fascismo italiano era stata più volte riconosciuta dal dittatore portoghese, che, pur sempre ribadendo le differenze dell’Estado Novo rispetto al suo omologo italiano, lo riteneva comunque un modello di riferimento. Per concludere definitivamente il processo rivoluzionario occorreva modificare la mentalità delle persone e per fare questo il Secretariado non era sufficiente: occorreva dare un carattere più definitivo all’ideologia dell’Estado Novo e attuare la riforma della scuola e dei suoi programmi. Oltretutto, una scuola più rigidamente controllata dal regime avrebbe permesso di ovviare a un altro grande problema, sul quale ci siamo dilungati nel precedente capitolo, quello relativo alla costituzione di una rete di indottrinamento che partisse dall’alto e raggiungesse capillarmente tutti i cittadini, soprattutto nelle distanti province che mal digerivano il nuovo status quo stabilitosi a Lisbona. L’esigenza di diffondere l’istruzione era una questione sulla quale si dibatteva da almeno un secolo in Portogallo. La Prima Repubblica, che si era limitata a rendere obbligatoria l’istruzione primaria per cinque anni, fece poco per trovare una soluzione al problema dell’analfabetismo, mentre, nel regime salazarista, il tema dell’istruzione assunse aspetti centrali, anche se, ancora una volta, si trattava di un campo in relazione al quale il regime fati-
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Relativamente a questo tema vedere: Rosas F., “O salazarismo e o homem novo”, Análise Social, Lisbona, Vol. XXXV, 2001. 130
cava ad imporsi43. Ciò era in parte naturale, esistendo un conflitto tra le élite repubblicane ancora presenti nelle strutture della scuola e le nuove élite salazariste. La concezione dell’istruzione cambiava profondamente col tramonto della Repubblica Vecchia, passando da un’idea di emancipazione da realizzare attraverso l’apprendimento, a un’idea opposta, che vedeva nella scuola una forma per inculcare il senso delle gerarchie44. Come era stato per tutte le riforme portate avanti da Salazar, anche quella della scuola era frutto di una mediazione tra le varie componenti del regime, che potremmo riassumere in tre correnti principali: il gruppo dei tecnocrati e degli industriali avrebbe voluto un investimento massiccio nella scuola, vedendo nella mancanza di istruzione una delle ragioni principali del grande ritardo che l’economia portoghese aveva assunto rispetto agli altri paesi europei. A questi si aggiungevano i repubblicani del disciolto Partito Democratico, ancora presenti in discreto numero nelle varie strutture legate all’insegnamento e il Diário de Notícias che, a partire dal 1931, aveva lanciato una campagna di alfabetizzazione. Un altro settore era rappresentato da personalità legate agli interessi agrari e da gruppi monarchici della destra radicale, come, tra gli altri, João Ameal, intellettuale importantissimo per il regime, che riteneva fosse sostanzialmente inutile adottare modelli di insegnamento di massa. Infine vi era una terza posizione, dominante all’interno del regime, quella legata al vecchio partito del Centro Católico. Essa vedeva nell’insegnamento il modo fondamentale per formare le élite che avrebbero costituito la linfa vitale di sopravvivenza del regime. Queste le ragioni per cui gli investimenti nei licei furono decisamente maggiori rispetto a quelli nelle scuole elementari, nelle quali l’unico scopo era sostanzialmente dare i primi rudimenti di lettura, soprattutto per poi potere leggere i libri di educazione civica e morale. A uscire vincente fu la terza posizione, ma solamente a partire dal 1936 Salazar riusciva a introdurre un suo uomo di fiducia, Carneiro Pacheco, in un Ministero che passava a chiamarsi dell’Educação Nacional. Lo Stato laico, sancito dalla Costituzione, veniva travolto da un’intensa attività di
43 Vedi Rodrigues J., “O assalto dos católicos nacionalistas ao aparelho escolar português (1930-1942)”, atti del quinto congresso Luso-Brasiliano di storia dell’educazione, Évora, 2004. 44 Novoa A., “A educação nacional”, in Rosas F. (a cura di), Portugal e o Estado Novo (1930-1960), , Vol. XII, dir. Serrão, J.e de Marques, A.H.O., ed. Presença, Lisbona, 1992, p 457.
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indottrinamento cattolico, l’ideologia funzionale al regime. Nelle classi elementari venivano introdotti l’insegnamento della morale e della religione e veniva imposto in tutte le aule l’uso del crocifisso45. Anche gli obiettivi cambiavano sensibilmente: ad una didattica volta a dare nozioni generali (di tipo enciclopedico), si sostituì un insegnamento che tentava di inculcare gli strumenti più elementari dell’acquisizione del sapere, come i rudimenti della lettura e della scrittura, conoscenze più immediatamente utilizzabili da coloro che avrebbero smesso di studiare dopo la terza elementare, chiaramente la maggioranza. Il problema centrale dell’educazione non era soltanto quello della formazione degli studenti, bensì quello della formazione dei formatori e rappresentava uno dei punti di maggiore debolezza del sistema46. Venne in sostanza ribadito un concetto che, bene o male, accompagnerà il regime salazarista fino agli anni quaranta: non era possibile fare la rivoluzione senza che si fosse sviluppata nel Paese una mentalità rivoluzionaria. Lo dimostravano i continui conflitti che si generavano tra il potere centrale e i vari potentati, i quali continuavano a opporre resistenza al compimento della rivoluzione. Questa la ragione per la quale si era creato il nuovo Ministério da Educação Nacional, che sostituiva il Ministério da Instrução Pública: non si trattava di un semplice avvicendamento burocratico47, ma una scelta che seguiva ad una precisa esigenza ideologica dal momento che al nuovo Ministero competeva di garantire l’integrità della formazione spirituale della Nazione 48.
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«Não basta que toda a gente saiba ler: é preciso que a formação moral do povo, iniciada nas escolas, satisfaça inteiramente o objectivo social contido nas doutrinas do Estado Novo», S. A., Ano décimo da Revolução Nacional, ed SPN, Lisbona, 1940, p. 37. 46 «O nosso grande problema é o da formação das elites que eduquem e dirijam a Nação. A sua fraqueza ou deficiência é a mais grave crise nacional. Só as gerações em marcha, se devidamente aproveitadas, nos fornecerão os dirigentes – governantes, técnicos, professores, sacerdotes, chefes de trabalho, operários especializados – indispensáveis à nossa completa renovação. Considero até mais urgente a Constituição de vastas elites do que ensinar a toda a gente a ler. É que os grandes problemas nacionais têm de ser resolvidos, não pelo povo, mas pelas elites enquadrando as massas», Intervista a Salazar, Ferro A., Diário de Notícias, 16 ottobre 1938, p. 1. 47 «A criação do Ministério da Educação Nacional não foi simples modificação de natureza burocrática», Ibid., p. 37. 48 «O Ministro congregou os elementos precisos para assegurar completamente a integridade da formação espiritual da Nação», Ibid., p. 37. 132
La riforma venne concentrata soprattutto nella formazione degli studenti dei licei che, usciti dalla scuola, erano destinati a formare i quadri dirigenti del regime. In particolare veniva introdotto l’insegnamento dell’educazione morale e civica, volte a formare gli studenti in modo che fossero in grado di dominare i propri impulsi e passioni, e dell’educazione sessuale. Veniva poi adottato l’insegnamento di organizzazione politica e amministrazione dello Stato, con lo scopo di indottrinare alla nuova ideologia corporativa. A partire dal 1936, poi, gli insegnanti furono obbligati a subordinare il loro insegnamento alle esigenze del regime, pena la sospensione e l’allontanamento dalla professione49. Superfluo è dire che gli interventi nei confronti delle singole scuole e dei singoli insegnanti da parte del Ministério da Educação Nacional furono numerosi. Difficile capire quali fossero gli esiti della riforma dell’insegnamento: come si può facilmente immaginare, i dati dell’Instituto Nacional de Estatística, sotto lo stretto controllo del Governo, erano facilmente manipolabili, con l’obiettivo di rendere più evidenti le grandi vittorie del regime. Così, se all’inizio degli anni trenta si rilevava un tasso di analfabetismo del 61% per la popolazione maschile e del 74 % per la popolazione femminile, nel 1940 questi dati erano scesi di circa il 10%, passando dal 61 al 53% per la popolazione maschile e dal 74% al 66% per quella femminile. In ogni caso, questa tendenza ci mostra come le differenze di genere fossero profonde. In tale senso, la percentuale di iscritti alle scuole elementari era, nel 1932-33, il 6% per i ragazzi e il 4% per le ragazze, mentre nel 1940 era passata rispettivamente al 7 e al 5%. A possedere la licenza elementare era, nel 1940, appena il 18% della popolazione maschile e il 13 di quella femminile; la fascia di età con il più alto numero di persone licenziate era quella tra i 18 e i 19 anni, con il 25 % per gli uomini e il 19% per le donne. Questo significa che solamente una minima parte dei cittadini frequentava l’insegnamento obbligatorio e che, nonostante le donne fossero, a livello assoluto, in maggioranza, esse frequentavano la scuola leggermente meno, trattandosi di una situazione peraltro comprensibile se si tiene in considerazione che la grande parte della popolazione femminile non era chiamata a lavorare, poiché il regime promuoveva un modello di famiglia che stigmatizzava qual49 Secondo l’articolo 24 del decreto legge 27 084 tutti gli insegnanti erano obbligati a esercitare: «Actividade formativa do espírito nacional e o continuo aperfeiçoamento pedagógico, sob pena de suspensão e prcedimento disciplinar» e l’articolo 33 statuiva che il professore era obbligato a inculcare un “sentido colonial e corporativista”, Decreto legge 27 084.
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siasi forma di emancipazione femminile e che imponeva il ruolo di “angelo del focolare” come massima aspirazione della donna. Infine, se si incrocia il dato relativo al tasso di analfabetismo a quello dei licenziati alla scuola elementare, possiamo verificare come fossero molto meno i licenziati e che, quindi, era considerato alfabetizzato anche chi non avesse conseguito tale titolo. Si tratta comunque di dati poco confortanti per il Governo, se si pensa che l’istruzione elementare era obbligatoria, ma si tratta anche di una situazione che ci invita a riflettere sulla scarsa efficacia dell’ inquadramento della popolazione promosso da un regime che si autodefiniva come totalitario. Appena il 20 % circa della popolazione frequentava i tre anni di insegnamento, mentre la grande parte di essa era analfabeta, la radio era una rarità e sicuramente raggiungeva una minoranza ristrettissima della cittadinanza: si può pensare quindi, come si è già sottolineato, che il regime mirasse a regolarizzare qualsiasi momento della convivenza sociale, evitando tuttavia di forzare la partecipazione di persone che quasi nessun legame intrattenevano con le strutture dello Stato. Un universo a parte erano gli studenti del liceo, che rappresentavano appena lo 0,2% della popolazione, quando all’università era iscritto appena lo 0,07% della popolazione maschile e lo 0,02 % di quella femminile, mentre poche centinaia erano gli studenti che si laureavano ogni anno. Anche nelle scuole superiori e nelle università i programmi chiaramente cambiarono e si adattarono alla visione imposta dal regime.
3.5 Le esposizioni internazionali: l’incoerenza dell’estetica Come abbiamo visto, compito del Secretariado era quello di costruire una immagine del Portogallo che fosse funzionale alle esigenze del regime. Per fare questo, António Ferro strutturò l’attività su tre linee di azione: intervento costante sulla stampa, di cui si occupava principalmente João Ameal, organizzazione di concorsi e allestimento di grandi esposizioni nazionali e internazionali. In particolare, il concorso istituito dal Secretariado da Propaganda Nacional, per premiare il paese più rappresentativo di un presunto puro stile portoghese (“A aldeia mais portuguesa de Portugal”), ci permettere di analizzare la politica culturale salazarista sotto un duplice aspetto, ovvero quello della retorica rurale negli ambienti urbani e
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dell’intervento dello Stato nei piccoli centri. Il regolamento del concorso fu pubblicato sui giornali il 7 febbraio del 1938, essendovi, tra le condizioni essenziali richieste nel bando, quella di presentare impermeabilità alle influenze straniere e un carattere tipico delle abitazioni, degli arredi, del modo di vestire e, insomma, di tutti gli aspetti del vivere quotidiano. Questa manifestazione rientrava in un discorso molto più ampio di riscoperta di quell’autentico carattere portoghese che si tentava assiduamente di riconoscere in una serie di atteggiamenti e gusti, al fine di individuare, o inventare, una tradizione secolare dell’unicum lusitano. Parte fondamentale dell’ideologia salazarista era la retorica ruralista fondata soprattutto sul contrasto tra le città, luoghi della decadenza i cui modelli di vita erano da stigmatizzare, e le campagne, luoghi del vivere semplice e felice50, delle piccole abitudini e soprattutto delle tradizioni autenticamente portoghesi. I tre pilastri su cui si basava la cultura popolare dell’Estado Novo erano la religione cattolica, il nazionalismo e il ruralismo tradizionalista. L’Estado Novo promosse, o tentò di promuovere, inoltre, tra gli abitanti delle campagne, un comportamento fortemente passivo e conformista, arrendevole e diligente nell’accettare la propria condizione sociale, la quale, come si voleva far credere, doveva essere motivo d’orgoglio. Proprio in questa ipotetica vita dei campi, in realtà fortemente idealizzata, secondo Salazar, risiedeva la vera identità nazionale, cosicché compito del regime sarebbe stato quello di tutelarne i valori da eventuali influenze esterne. In questa costruzione concettuale, tuttavia, il folclore contadino non era più quello che il popolo spontaneamente aveva creato durante i secoli, ma ciò che il regime intendeva come tale, operando, una vera e propria reinvenzione della tradizione anche al fine di renderla in qualche modo legata alla visione di quel passato glorioso celebrato con il decennale della Rivoluzione. L’etnografia, attentamente manipolata e privata dei suoi presupposti scientifici, diventava quindi una disciplina preziosa, perché in gra50 «Que pena me faz a mim, filho do campo, doirado ao murmúrio das aguas de rega e à sombra dos arvoredos, que esta gente de Lisboa passe as horas e dias de repouso acotovelando-se tristemente pelas ruas estreitas, e não tenha um grande parque, sem luxo, de relvados frescos e arvores capadas, onde brinque, ria, jogue, tome o ar puro e verdadeiramente se divirta em intimo convívio com a natureza! Que pena me faz saber aos domingos os cafés cheios de jovens, discutindo os mistérios e problemas de baixa política, e ao mesmo tempo ver deserto esse Tejo maravilhoso, sem que nele remem ou velejem, sob o céu incomparável, aos milhares, os filhos deste País de marinheiros», Salazar A. O., Discursos, Vol I, cit.,3 dicembre 1933.
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do di offrire un fondamento teorico capace di sanzionare l’ideologia del regime51. Il concorso per l’Aldeia mais portugusa de Portugal deve quindi essere inquadrato proprio in questo contesto, prettamente estetico e svuotato di ogni contenuto, di esaltazione della cultura popolare rurale. L’idea del concorso in sé era abbastanza semplice: le varie provincie dovevano nominare delle giurie locali – costituite da un etnologo, un musicologo, un direttore di un museo regionale, un rappresentante della Commissione municipale del turismo e il Presidente del distretto – con il compito di scegliere due paesi che rispondessero alle condizioni richieste dal bando. Queste scelta, opportunamente spiegata, sarebbe stata esaminata da una giuria centrale composta da tre etnologi, un musicologo e il direttore dell’SPN. Al paese vincitore, infine, sarebbe stato attribuito il Gallo d’Argento. Apparentemente, sembrava un ingenuo concorso senza particolari fini propagandistici e come tale fu recepito dalle campagne, mobilitate nel tentativo di conquistare l’ambito trofeo. Così come pure sottolinea Joaquim Pais de Brito52, la gara rappresentava anche un modo, per chi viveva nei piccoli centri, di rompere la monotonia delle abitudini quotidiane per partecipare ad una sorta di festa nazionale, ma era anche una maniera per uscire dall’anonimato e balzare, per un momento, sotto i riflettori della ribalta, attraverso i costanti reportage fatti da giornali e cinegiornali che ne importavano le immagini nelle città53. A vincere fu il paese di Monsanto, per cui il Gallo d’Argento è ancora oggi un vanto. Al di là dell’immediato successo, risulta oggi impossibile capire quanto e se questa gara abbia inciso nella formazione del consenso tra coloro che vivevano nelle campagne. Per António Ferro, tuttavia, molto probabilmente questo era un problema totalmente secondario: le campagne 51
Vedere Melo D., Salazarismo e cultura Popular, ICS, Lisbona, 2001. Pais de Brito J., “O Estado Novo e a aldeia mais portuguesa de Portugal”, in AA. VV., O fascismo em Portugal, cit., p. 512. 53 «O nosso povo é cioso como nenhum das belezas da sua terra. O Português adora Portugal e os membros dos júris locais entregaram-se com entusiasmo e devoção à sua missão. Dos seus relatórios conclui-se que em muitos e muitos sítios do País vive gente em perfeito estado de graça nacional, sem ter sofrido influencias alheias e nocivas e mantendo, na sua pureza e graça os costumes tradicionais da sua terra. Quando forem divulgados os elementos compilados com prender-se-á a importância deste concurso o seu valimento. Mas pode-se desde-já afirmar que há de ficar enraizado no espírito aldeão, aquele convencimento de que, no tempo de Salazar, houve quem se interessasse pelos pequeninos recantos do País, viesse encontrar neles coisas em que ninguém ainda reparara e procurasse fazer justiça e prestar homenagem à sua maneira natural de ser», Diário da Manhã, 24 agosto 1938, p. 1. 52
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erano semplicemente lo scenario ideale per un’idealizzata visione ruralista da diffondere nei centri urbani, sia per stigmatizzare le abitudini dei cittadini, sia per pubblicizzare l’idea che, nelle sue più profonde radici, il Portogallo era un Paese sano e dai costumi genuini. Finite le competizioni, l’Aldeia mais Portuguesa de Portugal iniziava il suo percorso attraverso le strutture dell’SPN: così gli sforzi dei contadini per abbellire i loro piccoli paesi, opportunamente filmati, diventavano un documentario a cui fu data ampia divulgazione. Evidentemente, siamo di fronte a un’opera di totale finzione, dove gli attori erano sì dei veri contadini, ma attentamente preparati per recitare una parte. La fatica del lavoro nei campi non appariva: quegli uomini e quelle donne – sudati, stanchi, vestiti di stracci e spesso costretti a dividere il loro spazio domestico con gli animali – che comunemente si potevano incontrare in un viaggio per le campagne, erano spariti, mentre al loro posto figuravano persone ben vestite, sorridenti, intente a svolgere i rispettivi lavori con sorridente serenità. Poco importava se i contadini normalmente non andavano a lavorare con il loro vestito migliore, la borghesia cittadina non era certo a conoscenza delle abitudini di coloro che vivevano nelle campagne e in fondo l’unica questione importante era che si pensasse che da qualche parte, nel Paese, le persone, grazie all’Estado Novo, erano ora felici. Dopo il concorso, l’azione di António Ferro si poté ancora esplicare in modo piuttosto autonomo nelle esposizioni internazionali di Parigi del 1937 e di New York del 1939 anche se, come sempre accadde, questa autonomia non mancava di suscitare conflitti e attriti con l’União Nacional. Nel testo del concorso per la costruzione dell’edificio che avrebbe dovuto rappresentare il Portogallo a Parigi, si richiedeva che il progetto si ispirasse allo stile modernista, ma che richiamasse pure la tradizione, insomma un ossimoro. Il progetto prescelto fu quello dell’architetto Francisco Keil do Amaral, tutt’oggi considerato uno dei più importanti del Novecento portoghese. Esso fu considerato come maggiormente rappresentativo di quel rapporto sincretico che si voleva creare tra il nuovo – ovvero quel presente ricostruito e rigenerato attraverso l’Estado Novo – e il passato, quindi la storia. Stabiliti i criteri a cui si doveva ispirare l’edificio, era necessario ora decidere i contenuti dell’esposizione per la quale si scelse, in modo opposto a quanto fatto per il decennale della rivoluzione nazionale, di concedere ampio spazio alle arti figurative. Ferro riunì, a questo scopo, una vera e propria equipe di pittori e scultori, i quali avrebbero dovuto trasformare il
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freddo codice delle statistiche – quelle statistiche che, attentamente rivedute, quantificavano i successi dell’Estado Novo nei vari campi – nel linguaggio, esteticamente più gradevole e più esplicitamente intelleggibile, dell’arte. Vuoi per la mancanza di sufficienti finanziamenti vuoi per l’assenza di una precisa volontà ispirata all’ideologia ufficiale, il Portogallo che si celebrava a Parigi era un Portogallo modesto ma vitale, esaltato attraverso un’iconografia basata, ancora una volta, più che sul raffronto con il comunismo o con il socialismo, su quello con la Repubblica Vecchia, considerata la vera fonte dei disordini del passato. Se gli aspetti inerenti alla storia portoghese venivano celebrati nella parte esterna dell’edificio, in un gioco di bassorilievi rappresentanti le grandi figure del passato, l’interno era tutto dedicato al Portogallo dell’attualità. Subito all’ingresso dello spazio espositivo, in un luogo dal quale era visibile da ogni direzione, si ergeva una statua di Salazar vestito con la toga accademica, caratterizzata da una pacata immanenza. Le sale successive erano poi preposte alla celebrazione delle colonie e all’esaltazione del folclore, del turismo e delle opere pubbliche portoghesi, in definitiva, dunque, alla glorificazione del nuovo Stato corporativo, la cui funzionalità era soprattutto considerata nella sala detta “dello Stato”, nella quale venne esposto un basso rilievo realizzato da Henrique de Bettencourt che ben riassumeva la struttura dell’Estado Novo. L’opera di Bettencourt permetteva una lettura incrociata, secondo assi orizzontali ed assi verticali. Agli estremi dell’asse orizzontale era rappresentata – attraverso un linguaggio dialettico, il quale, lungi dal risolversi in termini di conflitto, portava all’integrazione di tutte le parti all’interno della più alta entità del corpo-Nazione – l’associazione tra i binomi famiglia/Stato, lavoro/capitale, classe lavoratrice/padronato, interessi materiali/interessi morali, potere centrale/potere locale. Verticalmente esisteva invece un solo asse di lettura, corrispondente alla linea centrale, lungo la quale erano rappresentate, dal basso verso l’alto, le municipalità, le attività professionali, le corporazioni, la Camera corporativa, il Governo e, alla fine, il capo. Mediante un simile processo, Salazar si trasfigurava idealmente nella testa di un corpo mistico (la Nazione ) il cui perfetto funzionamento supponeva l’articolazione armoniosa di tutti gli elementi costituenti e in cui ciascuna parte poteva esistere solo nella sua relazione con il tutto. Così, era
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nella frammentazione estrema che si creava l’unità dell’insieme, derivando da ciò anche una certa concezione di aggregato familiare54. Era un vero trionfo della política do espírito di Ferro, soprattutto perché, per una volta, Salazar gli aveva affidato tutte le responsabilità, anche se ogni particolare dell’esposizione era stato comunque discusso durante gli incontri che avvennero previamente tra il dittatore e l’ex giornalista. Grazie all’esposizione di Parigi, il Portogallo si mostrava come un Paese ordinato e moderno, ovvero come quel Paese immaginato da António Ferro e per la cui celebrazione egli aveva convocato gli artisti più all’avanguardia del momento, i quali, nell’atelier di Rua dos Caetanos, contribuirono a impostare un registro decisamente modernista. Ma si trattava anche di un Portogallo abbastanza diverso rispetto a quello vagheggiato dai dirigenti dell’União Nacional, così, altrettanto diverso fu l’approccio all’esposizione di New York del 1939, in cui gli entusiasmi che avevano caratterizzato i lavori per quella di Parigi erano stati soppiantati dalle preoccupazioni per i nuovi venti di guerra. Salazar si mostrò decisamente meno disponibile a finanziare manifestazioni all’apparenza tanto effimere e i progetti per New York si mostrarono ben più modesti. L’esaltazione del presente, dominante nelle sale di Parigi, lasciò dunque il posto alla celebrazione del passato, di quel passato di grandi navigazioni e importanti scoperte geografiche, la cui evocazione avrebbe contribuito, più che ad attrarre il pubblico americano, a convocare l’enorme massa di portoghesi che, nel corso degli anni, erano emigrati in America55. Parte dei materiali utilizzati a Parigi furono riciclati a New York, mentre dell’equipe di pittori che tanto alacremente avevano lavorato nella Rua dos Caetanos, ne restarono davvero pochi. Si manifestò inoltre, proprio in quest’occasione, un limite molto grave per un orientamento propagandistico che avrebbe dovuto concepire la sua azione in modo da suscitare ammi-
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«O homem que trabalha não é só; ele vive enquadrado numa sociedade natural, geralmente não a família de que proveio, mas a família que ele constituiu (...) Quem diz família diz lar, diz atmosfera moral e economia própria», Salazar A. O., Discursos, cit., Vol I, p. 200. 55 «Os portugueses da América do norte não houvessem de sentir-se no grande certame como esquecidos e abandonados e pudessem aquecer o seu coração de patriotas ao contacto desta singela demonstração do sol e do espírito da sua terra, levada até eles pela mão de artistas portugueses (...) porque toda a nossa politica se reduz afinal a fazer com que os portugueses sejam em tudo dignos das tradições da sua pátria e a mostrar-lhes que a pátria é pelo ressurgimento operado em todos os campos digna do amor e dedicação dos seus filhos», IANTT, AOS/CO/PC 12 D, 1939. 139
razione verso il regime e renderne allettante l’ideologia. Si trattava del forte carattere autoreferenziale del linguaggio adottato il quale, volto a offrire più che veri contenuti, un’impressione prettamente estetica, difficilmente poteva essere compreso dalla “massa”, quell’entità più volte invocata da Ferro, la cui partecipazione egli aveva così insistentemente sottolineato rispetto al regime fascista. Le esposizioni di Parigi e New York ci permettono di evidenziare come le arti, nel Portogallo salazarista, risentissero delle stesse tensioni che si vivevano in Italia e in Germania tra modernismo, da un lato, e neoclassicismo dall’altro. Se pensiamo al fatto che l’Estado Novo rappresentava, nella visione del suo capo, tutto ciò che era permanente, possiamo comprendere come, di conseguenza, anche l’estetica dovesse rispondere a questo principio. Architettura, scultura e pittura furono così inevitabilmente travolte dall’ideologia del regime e sacrificate alle sue esigenze. L’architettura, che si definiva soprattutto attraverso i volumi esteriori e gli spazi di rappresentanza interni, si caratterizzava attraverso uno stile monumentale per gli edifici pubblici e da uno stile arcaicizzante per quel che riguardava l’edilizia abitativa. Entrambe le correnti tuttavia, nonostante si volesse ribadire una certa autarchia anche nel campo dell’architettura, erano palesemente ispirate allo stile razionalista che si era diffuso nell’Europa delle dittature56. La scultura, in questo contesto, con il suo carattere di immanenza e solidità, era vista come l’arte per eccellenza, capace di dare forma concreta – e allo stesso tempo duratura – sia alle figure del passato che a quelle del presente, mentre, a livello urbanistico, furono le piazze ad assurgere al ruolo principale, divenendo gli scenari in cui le glorie di ieri e di oggi avrebbe dovuto essere celebrate. È così comprensibile, secondo questa logica, che la pittura fosse invece giudicata un’arte troppo effimera e non sufficientemente magniloquente tanto da essere trascurata: se il Secretariado, come accadde in occasione dell’esposizione parigina, aveva promosso l’utilizzo di questa forma espressiva, occorre comunque ricordare come Ferro non ri56
«Não somos inimigos do modernismo, porque era tolice, porque era erro, porque era visão retrógrada em vez de forte visão contemporânea-ser contra o progresso no que ele traz de aquisições úteis e de possibilidades novas. Sem hesitar, diremos porem: se os arquitectos e engenheiros e construtores portugueses não sabem criar um estilo português, antes reproduzam o manuelino, o D. João V ou o Pombalino, fielmente e mesmo servilmente (...) nos gritamos e gritaremos veemente: façam-se casas portuguesas em Portugal», Quindici anni di opere pubbliche, Commissione esecutiva dell’esposizione delle opere pubbliche, 1932-1947, Volume II, Lisbona, ed. SNI, 1948, p. 14. 140
specchiasse fino in fondo la sensibilità del regime, dalla quale cercò, più di una volta, di prendere le distanze.
3.6 Il Paese diventa virtuale: l’onnipresenza della censura Nonostante le norme in materia di repressione della stampa imposte dal regime fossero molto restrittive, il rapporto tra stampa e regime era ben lungi dal seguire il canovaccio che ci si aspetterebbe all’interno di un sistema autoritario. Salazar cercava sempre di eludere conflitti troppo forti tra le parti, preferendo risolvere le questioni attraverso l’assimilazione (e in parte lo svuotamento) degli elementi dissidenti, evitando così eccessive polemiche. In ogni caso, egli poteva sempre contare su di un controllo molto forte del Diário de Notícias57 – con il quale concordava personalmente le linee da seguire in materia di politica editoriale – e de O Século. Il Secretariado da Propaganda Nacional invece, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non disponeva di grandi mezzi di coercizione per imporre alla stampa la propria linea. Salazar giustificava questa sua posizione con esigenze di bilanciamento dei poteri: alla propaganda competeva convincere, alla censura reprimere eventuali abusi e tali funzioni non dovevano essere attribuite allo stesso organo58. Gli organi a cui competeva l’informazione dovevano necessariamente essere indipendenti l’uno dall’altro e, aggiungiamo noi, dipendenti solamente dal Presidente del Consiglio che continuava a essere l’elemento di raccordo imprescindibile perché l’Estado Novo potesse funzionare. Ufficialmente, la retorica di regime voleva che le pressioni esercitate sui gior-
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Così scrive Augusto de Castro direttore del Diário de Notícias a Salazar: «Creio será necessário publicar amanhã um artigo sobre a visita do General Jordana», IANTT, corrispondenza particolare, AOS/CP-59, del 22 dicembre del 1942. 58 «A censura deve continuar a constituir uma reorganização própria, com a sua função específica de prevenir os abusos da imprensa. A acção que exerce tem assim um carácter de independência infinitamente maior do que teria se na sua mão se deixasse as funções de iniciativa impulsionadora que só podem ter eficácia verdadeira quando exercidas com toda a cautela diplomática. Mais se trata de convencer e sugerir do que de ordenar, e é difícil um mesmo organismo exercer essa acção cumulativamente com uma outra de carácter nitidamente autoritário. Ou a autoridade na missão de censura diminuiria, ou a acção orientadora tomaria o aspecto de insuportável pressão», Lettera di Salazar volta a chiarire il senso della creazione di un gabinetto di coordinamento delle strutture legate alla propaganda esistenti allora in Portogallo, gennaio 1940, IANTT, AOS/CO/PC 8-B. 141
nali avessero, come unico obiettivo, quello di evitare la pubblicazione di notizie ritenute non opportune per l’interesse della Nazione. Secondo Salazar, inoltre, sarebbe stato difficilmente giustificabile che la censura, in quanto strumento di repressione, fosse subordinata al Secretariado da Propaganda Nacional, un organismo direttamente affiliato al Governo. Una politica di inquadramento di tutta l’informazione avrebbe reso troppo evidenti ed espliciti gli interessi e le esigenze del Presidente del Consiglio stesso, rendendolo sicuramente più vulnerabile ed era perciò meglio mantenersi ambigui. Come si è visto in occasione della guerra civile spagnola – durante la quale gli interessi di regime avrebbero motivato una propaganda più accentuatamente filo franchista, che però fu evitata al fine di non compromettere i rapporti inviolabili con l’Inghilterra – il rapporto tra Salazar e le radio nazionali, la Rádio Club Português e l’Emissora Nacional, era estremamente delicato. Fin da allora, la questione era stata risolta attraverso l’adozione di una politica che, nella sua ambiguità, avrebbe evitato a Salazar l’assunzione troppo decisa di questa o quella tendenza: così, il Diário da Manhã e RCP, che appoggiavano apertamente il campo nazionalista, rimasero sotto il controllo del Secretariado, mentre il resto dell’informazione avrebbe adottato una linea schierata sì, ma dai toni assolutamente più moderati. Questo caso esplicita come la politica di informazione rispondesse anche a precise esigenze di politica estera. Si è già visto come il Portogallo fosse molto legato all’Inghilterra, le cui navi mercantili trasportavano le merci dalle colonie lusitane alla metropoli e viceversa. Ma ora Salazar guardava anche alla Germania, che andava trasformandosi in un potenziale partner commerciale e all’Italia, in cui vigeva un regime particolarmente affine, cercando, in ultima analisi, di trovare il modo per non restare troppo legato ad un’unica potenza straniera. Un’ottima catalogazione della stampa portoghese ci è stata lasciata dal funzionario dell’ambasciata italiana a Lisbona, il quale aveva anche il compito di inviare in Italia, al Ministero della Cultura Popolare, una rassegna stampa di quegli avvenimenti che avrebbero potuto avere interesse per il fascismo. Secondo questa catalogazione, il Diário de Notícias era considerato anglofilo, O Século italianofilo, il Diário da Manhã esplicitamente filo-fascista59. 59
ACS, Minculpop, Direzione Generale per la Propaganda, busta 184. 142
Nonostante quanto si è detto finora, sui giornali era comunque impossibile portare avanti posizioni che si discostassero eccessivamente da quelle del Presidente del Consiglio. In questo senso, gli organismi dotati di maggiori poteri erano le commissioni per la censura le quali, orientando i giornali in un senso piuttosto che in un altro, anche attraverso la continua minaccia di ritorsioni e le frequenti sospensioni – che arrivavano, a volte, a determinare il fallimento delle testate, come accadde nel caso de O Notícias Ilustrado – erano strumenti assai più efficaci di non quanto fosse il Secretariado. In simili condizioni, la realtà della stampa portoghese conobbe in questo periodo un lento decadimento, che coincise soprattutto con gli anni di maggiore aggressività da parte del regime. Così, se nel 1933 i giornali pubblicati in Portogallo erano 702, nel 1936 il loro numero era sceso a 646, nel 1937 a 582, nel 1938 a 530, nel 1939 a 522, mentre gli stessi dati relativi alla stampa presenti all’INE si fanno vieppiù incompleti, sicuramente meno esaustivi rispetto agli anni precedenti, limitandosi a specificare il numero delle pubblicazioni. I giornali, anche quelli più prossimi al regime, venivano ricondotti, attraverso i tagli della censura, su posizioni il più possibile conformiste e uniformate. Tante volte, questi tagli riguardavano particolari all’apparenza senza nessuna rilevanza: il Diário da Manhã , ad esempio, si vide tagliare un articolo relativo all’arresto, avvenuto in Bulgaria, di alcune ragazze ebree accusate di stare organizzando un complotto comunista60. Ancora più stravagante pare un taglio effettuato sul Diário de Notícias, relativo alla condanna a morte di alcuni operai russi: si trattava di un’operazione di censura motivata, si disse, dal fatto che risultasse sconveniente scrivere dell’esistenza, in Russia, di un regime auoritario61. Si tratta di semplici esempi, scelti fra molti, rappresentativi di come fosse attento il controllo delle commissioni guidate dalla Direcção Geral dos Serviços da Censura (DGSCI). Il 14 maggio del 1936, anche in questo campo intervennero modifiche legislative volte ad aumentare il controllo dello Stato sulle pubblicazioni. Da allora in poi, oltre ad essere imposto il limite di settanta pagine settimanali per ciascun quotidiano, si stabilì
60 IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 484 NT 356, taglio relativo al 1º aprile del 1936. 61 «Moscovo: telegrama noticiando a condenação à morte de empregados de caminhos-deferro, acusados de actividade contra revolucionaria. Totalmente cortado, pois não convêm propagar-se que na Rússia existe um regímen de autoridade», taglio effettuato sul Diário de Notícias, 2 aprile 1936, Ibid.
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l’obbligatorietà, per fondare nuove testate, di una concessione del Governo, mentre ogni ipoetico direttore non doveva essere sospettato di antisituazionismo. Veniva allo stesso tempo allargato il campo di azione delle commissioni che, da quel momento, avrebbero dovuto controllare anche tutte le pubblicazioni non periodiche ed era inoltre vietato alle amministrazioni pubbliche introdurre annunci a pagamento su giornali che non fossero di sicura fede salazarista. In realtà, spesso succedeva che i decreti legge emanati da Salazar avessero un carattere più teorico che pratico, anche se, in questo caso, i dati confermano che la legge ebbe un effetto concreto nel restringere il campo di autonomia dei giornali, determinandone in molti casi la sparizione quasi per morte naturale. Per i giornali che resistevano si imponeva il problema di accattivare i lettori. Come abbiamo visto in precedenza, la scure della censura si abbatteva soprattutto sulle notizie di cronaca nera, che da sempre costituisce una forma per attrarre pubblico. I giornali, essendo imprese private – ancora una volta non ci è possibile non fare una analogia con quanto accadeva in Italia e, in parte, in Germania negli stessi anni – vivevano il dramma di dovere continuare a vendere copie senza avere argomenti interessanti. Anche in Portogallo i giornali scelsero di istituire concorsi, atti di solidarietà, raccolta di soldi e tutto quanto era loro possibile e consentito da una legislazione sempre più restrittiva, per fidelizzare i lettori stessi. Al di là della staticità dei decreti legge, occorre precisare come le commissioni regolassero le loro attività a seconda delle esigenze del momento, così che il tenore dei tagli variava di situazione in situazione: nel maggio del 1939, ad esempio, la DGSCI chiese ai suo censori di non enfatizzare troppo lo sforzo del Portogallo al lato dei nazionalisti e che sui giornali non si desse sponda ad atteggiamenti di sfiducia rispetto alla Spagna62. Oppure ci fu il caso, se si vuole ancora più significativo, di una comunicazione del 2 ottobre dello stesso anno, in cui si raccomandava di rammentare ai giornali la posizione neutra tenuta dal Portogallo rispetto al conflitto in corso: era auspicabile si evitasse di pubblicare critiche nei confronti di Hitler o 62
«Acerca das relações de Portugal com a Espanha chamo a atenção dos serviços para a necessidade de evitar que os jornais se façam eco de atitudes de desconfiança ou de menos confiança na lealdade e amizade de Espanha. A valorização do esforço de Portugal a favor dos nacionalistas só pode ser feita nos jornais com sobriedade», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 508 NT 385-2, 5 maggio 1939. 144
manifestazioni di simpatia relativamente a uno dei blocchi in guerra63. L’atteggiamento della censura rilevava, quindi, un’attenta modulazione dei suoi mezzi al fine di creare una concordanza con le politiche di propaganda interna e di politica estera, volte a mantenere il Portogallo su posizioni di assoluta equidistanza rispetto alle altre potenze europee. Grazie alla censura, il Portogallo diventava di fatto un Paese virtuale64, trasformandosi nella “República da Ilusitania”65. Sempre più difficile era trovare, sulle prime pagine dei giornali, notizie di politica interna, a eccezione di quelle riguardanti le grandi inaugurazioni del regime, le sue lusinghiere vittorie, le oceaniche manifestazioni66. Nonostante i giornali si fossero conformati alle nuove esigenze della stampa, erano rari i casi in cui un’edizione non si vedesse tagliare almeno parte di un articolo, come ad esempio accadde al Jornal de Notícias di Oporto che subì il taglio di un articolo del giugno del 1939 nel quale si ricordava l’impegno portoghese nella guerra civile spagnola67. Il Governo, infatti, aveva la necessità di non enfatizzare troppo l’intervento del Portogallo nel conflitto, era meglio evitare un’infiltrazione di quelle passioni che stavano sconvolgendo la grande Nazione vicina.
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«Não tem sido brilhantes os resultados obtidos pela direcção nos esforços empregados para conduzir as delegações a desenvolverem utilmente a sua acção sobre os artigos e Notícias acerca da guerra a que Portugal assiste neutral. Continuam a ler-se insultos a Hitler à Alemanha, afirmações clamorosas de simpatia por um dos blocos», Ibid., 2 ottobre 1939. 64 Azevedo de, C., A Censura de Salazar e Marcelo Caetano, Lisbona, Caminho, 1999, p. 24 65 Raposo, H., Amar e Servir – História e doutrina, citato da Azevedo C., A Censura de Salazar e Marcelo Caetano, Caminho, Lisbona, 1999, p. 24 66 In questi termini, O Século riportava un discorso di Salazar: «No seu admirável discurso o Sr. Presidente do conselho expôs com flagrante claresa as directrises da administração do Portugal de Alem Mar. Portugal e as suas colónias são um todo económico correspondente a um todo político e nacional. O crescimento anual da população é superior a de 80 000 e será em breve de 100 000. Um milhão em cada dez anos. Se não intervierem causas extraordinárias, sobretudo se não contaminar os portugueses a esterilidade da chamada civilização moderna e mesmo que se mantenha na clara visão do interesse nacional a preferência brasileira pelo emigrante português teremos em trinta anos de dar agasalho e sustento a 9 a 10 milhões de portugueses. A emigração colonial será a solução para uma próxima crise económica de aumento populacional», O Século, 10 giugno del 1936, p.1. 67 «Madrid por ocasião das cerimónias em honra dos voluntários portugueses que regressam a pátria, foi lembrado que o auxílio português foi anterior ao do Reich e da Itália. Vieram de Portugal as primeiras granadas, os primeiros torpedos de aviação», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 512 NT 389, giugno 1939. 145
3.7 L’impossibilità di una sintesi: Propaganda e Stato Perché meglio si compiesse l’azione del Secretariado, Salazar avrebbe dovuto rendere effettivi tutti quei poteri che erano stati annunciati nel decreto legge del settembre del 1933. In particolar modo sembrava, dalle relazioni dell’SPN, che scarsa applicazione avesse avuto quel principio per cui l’SPN avrebbe dovuto diventare l’organo centrale di tutta la comunicazione del regime. Anche la stampa, per quanto fortemente controllata dalle commissioni per la censura, godeva invero di una certa qual autonomia, se pur molto ristretta, rappresentativa più che altro delle differenti anime del regime. Il 4 marzo del 1936, il Secretariado inviò a Salazar un progetto di riforma delle proprie strutture e competenze68, scritto prendendo a modello il Sottosegretariato di Stato per la Stampa e la Propaganda italiano creato nel 1934. Era evidente che l’SPN, così come era stato costituito, non godeva di grandi capacità di intervento e, soprattutto, non godeva di nessuna autonomia, dovendo sempre condividere con altri organi dello Stato qualsiasi decisione. Al progetto proposto, tuttavia, non venne dato seguito e António Ferro, in accordo con Salazar, il quale sovrintendeva personalmente a tutte le attività dell’SPN, procedette in maniera radicalmente differente. Dopo lo smacco subito relativamente al controllo della Emissora Nacional, affidato all’UN, e con il rifiuto del progetto di costituire un fondo per l’espansione radiofonica, il potere del Secretariado continuava a non affermarsi. La strada che Salazar sembrava preferire era quella, molto meno impegnativa, di un semplice richiamo ai principi del decreto legge del 1933, inviando, nel 1936, a tutte le ripartizioni, una circolare in cui si ribadiva l’obbligo di collaborare con l’SPN e di fornire tutto l’aiuto necessario perché questo potesse svolgere efficacemente il proprio ruolo, ammettendo implicitamente che tale dettato era ben lungi dall’essere rispettato. La circolare – che si rifaceva direttamente al decreto 20 054 costitutivo dell’SPN, il quale attribuiva proprio al Secretariado il compito di regolare i rapporti tra la stampa e gli organi dello Stato69 – venne inviata a tutti i Ministeri, tra cui
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IANTT, AOS/CO/PC-12, 4 marzo 1936. «Determinando a alínea a) do art 4° do Decreto-lei n° 23054, de 25 de Setembro de 1933, que ao Secretariado da Propaganda Nacional compete regular as relações da Imprensa com os poderes do Estado, entendo ser conveniente que se adoptem as seguintes providências para as quais peço cooperação de V. Exa. na esfera de acção desse Ministério», IANTT, AOS/CO/PC 12 A, febbraio 1936. 69
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quello degli interni, alla Polizia Politica (PVDE) e alle commissioni per la censura. In particolare si richiedeva di intercedere sempre attraverso il Secretariado tutte le volte che si rendeva necessario fornire note ufficiose o pubblicare dichiarazioni dei Ministeri, stabilendo poi che i comunicati avrebbero dovuto essere consegnati all’SPN con almeno un giorno di anticipo70. Infine, si ordinava ai Ministeri di concordare le proprie azioni di propaganda e comunicazione con l’SPN e di attenersi rigorosamente alle linee concordate o proposte dal Secretariado stesso71. Ancora una volta, veniva ribadito il principio secondo il quale il Diário da Manhã doveva essere sottoposto alla direzione dell’SPN a eccezione di quanto riguardava la direzione strettamente politica, che competeva all’União Nacional72. Anche i rapporti con le commissioni per la censura furono apparentemente ridefiniti. Come è facilmente intuibile, l’SPN e le commissioni per la censura avrebbero dovuto collaborare fin dall’inizio, ma Salazar era stato, anche in questo senso, piuttosto prudente e come sempre reticente a consegnare eccessivi poteri a un unico organo. Oltretutto, la censura funzionava secondo logiche differenti rispetto al Secretariado e spesso le sfuggiva qualche notizia che, teoricamente, avrebbe dovuto essere censurata. Questo perché, oltre ai regolamenti, cui abbiamo visto si doveva ispirare l’azione dei censori, venne redatto, dalla direzione generale per la censura, una sorta di ordinamento particolare, che determinava il modo in cui quei regolamenti dovevano essere attuati, cosa della quale sicuramente il Secretariado non era a conoscenza. Ferro avrebbe voluto avere maggiori poteri per quel che riguardava, almeno, il settore strategico di cinema e teatro73, faticando a ca70 «As notas oficiosas, decreto a publicar e quaisquer declarações dos Ministérios ou autoridades públicas devidamente autorizadas, não solicitadas pôr determinado jornal, deverão ser fornecidas exclusivamente pôr intermédio do Secretariado da Propaganda Nacional, a quem serão comunicadas com a possível antecedência (pelo menos um dia) sobre a data que foi julgada oportuna para a publicação», Ibid. 71 «A sua restante acção, como órgão oficioso do Governo, subordinar-se-à, sem prejuízo dos casos que exijam a intervenção directa dos Ministros, às directrizes que lhe forem dadas pelo SPN», Ibid. 72 «Exmo. Snr. Director do “Diário da Manha” Conforme instruções de Sua Excelência O Presidente do Conselho, a orientação deste jornal na parte em que, como órgão da União Nacional, se refere à acção política do mesmo organismo, será dada pela respectiva comissão executiva. A restante acção desse jornal, como órgão oficioso do Governo, subordinarse-à, sem prejuízo dos casos que exijam a intervenção directa dos Ministros, às directrizes que forem dadas pôr este Secretariado», Ibid. 73 «O problema do teatro e do cinema, pela poderosa função social que contem, é evidente que para exercício de censura, não exige apenas pessoas afectas ou dedicadas ao Estado
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pire quali fossero le ragioni per cui questi campi fossero affidati ancora una volta a un altro organo, ovvero la Ispecção Geral dos Espetáculos (IGE), che, ovviamente, non era ritenuto all’altezza delle sue funzioni74. Le proteste del segretario dell’SPN non sortirono alcun effetto, cosicché, anche in questo settore, controllo e produzione vennero tenute rigidamente distinte sotto la supervisione di organi differenti. Inutile dire che non pochi contrasti si crearono tra l’SPN e le commissioni di Censura. Nel 1935, venne stilato tra i vertici dei due enti una sorta di piano di azione comune, secondo il quale la DGSCI avrebbe inviato all’SPN il registro dei tagli effettuati sulla stampa, mentre l’SPN, a sua volta, le avrebbe fatto pervenire il Boletim de Imprensa, secondo un accordo che, in realtà, non ebbe grandi ripercussioni sulle attività relative ai mezzi di comunicazione75. Anche i rapporti con la stampa erano poco chiari: ci si è dilungati, nel precedente capitolo, a descrivere su quali basi si fossero ricostituite le relazioni tra il Secretariado e le pubblicazioni di provincia e come agisse l’SPN sul blocco di giornali filo-salazaristi. Ma la stampa di provincia, per le sue fragilità, era sicuramente più influenzabile rispetto alle grandi testate nazionali e nei suoi confronti, inoltre, la Presidenza del Consiglio aveva già un suo strumento di intervento, ravvisabile nelle note ufficiose del Governo, un mezzo di propaganda estremamente efficace. Così, Ferro chiese a Salazar che si costringessero in qualche modo i giornali a pubblicare gli articoli inviati loro dal Secretariado76, nel tentativo, in sostanza, di porre un argine agli interventi diretti dei Ministri sulla stampa. Era probabilmente una esigenza sentita più dal segretario dell’SPN stesso che non dal Presidente del Consiglio e infatti, rispetto alla bozza della lettera che Ferro intendeva inviare ai giornali per ribadire l’obbligatorietà di diffondere esclusivamente le note inviate dall’SPN, nella versione successivamente corretta Novo mas espíritos animados por cultura política e sensibilidade social, absolutamente informados pelas doutrinas orientadoras de V. Exma. », Ibid. 74 «Não deve constituir novidade para V. Exma. que tais serviços estão longe de satisfazer, ou, pelo menos, não acompanham o ritmo normal que seria para desejar em assuntos da mesma natureza», Lettera confidenziale inviata dall’SPN al Presidente del Consiglio nel gennaio del 1935, IANTT, AOS/CO/PC 12 A. 75 Lettera confidenziale inviata dall’SPN, non firmata, al Presidente del Consiglio, IANTT, AOS/CO/PC 12 A. 76 «Ex. Mo Snr Director (para todas as publicações) Determinando que o Decreto-Lei nº 20 054 que as relações entre a imprensa e o Estado sejam regulados por este Secretariado: (...) Toda a publicidade solicitada pelo Governo será transmitida aos jornais pelo SPN», IANTT, AOS/CO/PC 12 – A. 148
da Salazar stesso si auspicava semplicemente la pubblicazione di tali note, cancellando la parola “exclusivamente”77. Nella sostanza dunque tutto rimaneva come prima: i Ministri e gli organismi dello Stato potevano continuare a rivolgersi direttamente alla stampa, mentre ai giornali non era imposto nessun obbligo nei confronti dell’SPN, la cui funzione, quale organo centrale per la comunicazione del Governo, sembrava al momento svanire.
3.8 Il Teatro do Povo Se le battaglie per la radio e per la stampa erano state perse, restava al Secretariado solamente un’altra possibilità per potere intervenire incisivamente sulla società portoghese, ovvero la realizzazione di una propaganda che avrebbe visto protagonisti teatri e cinema itineranti e che avrebbe raggiunto capillarmente, approfittando di strutture quali le Case del popolo, la FNAT e i Sindacati nazionali, tutta la popolazione. A modificare in parte le linee di intervento nelle zone rurali, generalmente dimenticate dal regime, fu la prospettiva di una possibile vittoria del Frente Popular spagnolo. Il 4 febbraio, Ferro incontrava Salazar per discutere dell’istituzione di un teatro popolare itinerante che raggiungesse anche i paesi più sperduti all’interno del Portogallo, un progetto di cui è difficoltoso individuare l’artefice, visto che, sul diario di Salazar, esiste unicamente una nota nella quale vengono elencati gli argomenti che sarebbero stati discussi in quel giorno78. Il Teatro do Povo venne inaugurato il 15 giugno del 1936 e tra i suoi obiettivi, dichiarati da Ferro nel discorso inaugurale, vi era quello di portare ovunque i benefici della Política do Espírito e di offrire, alle popolazioni rurali, un teatro di svago che fosse comunque capace di elevarne il morale e le coscienze79. Il programma delle rappresentazioni avrebbe dovuto spaziare tra il teatro culturale, classico e sperimentale, attraverso un’iniziativa semplice ma sana. Per la realizzazione di questo 77
Ibid. Diario di Salazar, 1936, 4 febbraio, IANTT, AOS D II. 79 «Eis a razão por que se realiza toda essa formidável obra de reconstrução que é a obra de dez anos do Estado Novo. (...) O povo tem também o direito a que se lhe proporcione algum prazer espiritual, a que lhe se facilite o recreio tranquilo e descuidado. (...) Povo de Santarém, gente desta linda cidade ribatejana de tradições humildes, gente pobre que ganha o pão cada dia», discorso pronunciato da António Ferro nel giorno della prima rappresentazione del Teatro do Povo nel giugno del 1936, IANTT, AOS/CO/PC-12D. 78
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progetto, se in un primo tempo si erano valutati i modelli italiano e tedesco, alla fine essi furono messi da parte perché troppo costosi80, fatto che fu giustificato da Ferro con l’idea che il Teatro do Povo dovesse essere privo di specifiche velleità artistiche e, nella sua neutralità estetica, rigidamente subordinato agli interessi e alla visione ideologica del nuovo regime81. A dare il senso dei continui dissensi tra i vari organi dell’Estado Novo, segno inequivocabile di una non ancora ritrovata armonia, possiamo ricordare come, all’inaugurazione del Teatro do Povo, tenutasi a Santarém, si produsse un conflitto piuttosto forte tra le autorità locali e l’SPN. La disputa nasceva dalla volontà di Carlos Borges, rappresentante dell’UN e deputato presso l’Assembléia Nacional, di fare pagare un biglietto di ingresso. La lite fu immediata e coinvolse, dapprima, un rappresentante dell’SPN, Nunes da Silva, allargandosi poi ad Artur Maciel, allora direttore dei servizi interni del Secretariado, e infine ad António Ferro in persona. La polemica tra le varie forze in campo era ancora una volta estremamente aspra, tantoché l’SPN sospese lo spettacolo, mentre Artur Maciel, fece leggere pubblicamente, dinnanzi alla platea riunita, un avviso dai toni fortemente polemici nei confronti dello stesso Borges82. La lettura del comunicato di Maciel si trasformò nella miccia che contribuì a incendiare la situazione: il Sindaco e Capitano dell’esercito, Romeu Neves, lanciò parole di accusa dai toni molto forti contro António Ferro. Alla fine di un infuocato discorso, nel quale non mancarono pesanti insulti rivolti anche al personale del Segretariato, considerato alla stregua di un parassita del regime83, il Capitano incitò il popolo contro il teatro e contro i
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IANTT, SPN/485. «É uma iniciativa modesta e sã que tem como objectivo principal de espalhar um pouco de ensinamento, alegria e poesia pelas aldeias e lugarejos da nossa terra», IANTT, SPN/485. 82 «Em vista de não se ter tornado possível realizar o espectáculo anunciado para esta noite com entrada livre para o povo, conforme os princípios que determinam a criação do Teatro do Povo, o Secretariado da Propaganda Nacional, lamentando profundamente o facto a ultima hora verificado, resolveu adiar, para ocasião oportuna, a sua presentação nesta cidade. Assim, aquelas pessoas que adquiriram bilhetes para lugares sentados devem reclamar nas bilheteiras as respectivas importâncias», IANTT, SPN/485, 1936 83 «Esses papa-jantares que se fartam de comeres jantares à custa do povo! Que passam a vida nos hotéis de luxo em banquetes com estrangeiros, que gastam o dinheiro da Nação... », IANTT, SPN/485. 81
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rappresentanti dello stesso SPN. A chiudere l’episodio, dovette intervenire Salazar in persona che prese le difese delle autorità locali84. Tirando le somme, e trascendendo da simili episodi, l’attività stessa del Teatro do Povo non fu particolarmente intensa: essa si limitò, durante il corso del 1936, a poco più di trentotto rappresentazioni, distribuite in circa un mese. I luoghi delle rappresentazioni erano scelti in base all’esigenza di preservare particolari zone che avrebbero potuto essere raggiunte dalla propaganda della guerra civile spagnola – come abbiamo visto, la vittoria del Frente Popular e la successiva guerra civile spagnola era una delle grandi preoccupazioni del regime in questo periodo – trattandosi quindi perlopiù di territori vicino alla frontiera e lontani dall’influenza del potere centrale85. In sostanza l’attività del teatro itinerante si pesenta più come una forma di resistenza che non propriamente di propaganda attiva. Una posizione, questa, coerente con un Governo che aveva fatto della smobilitazione di qualsiasi coinvolgimento della popolazione la propria strategia di dominio. Ssecondo l’SPN, nonostante la brevità dell’esperienza, il Teatro do Povo ebbe effetti notevoli sulle persone86, la sua attività fu sempre ampiamente esaltata dai giornali e sempre con parole di caloroso compiacimento e gratitudine nei confronti di un’iniziativa capace di suscitare lo spirito nazionalista e dimostrare la vicinanza del nuovo regime ai suoi cittadini più distanti87. In realtà, gli articoli relativi al teatro del popolo – nei quali si cercava, contrariamente alle evidenze, di sottolinearne l’aspetto di grande unità patriottica – erano generalmente scritti dai redattori del Secretariado e inviati ai giornali per essere pubblicati88. Si creava in sostanza un vero e proprio
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«A maior responsabilidade dos factos pertence sem dúvida ao Secretariado e por dois motivos: 1º porque só muito excepcionalmente o teatro deve funcionar nas cidades e logo começou em Santarém; 2º porque nunca deveria dar espectáculos em recinto fechado onde se exibiam outras coisas e para cuja visita se exigia bilhete pago, praticamente inseparável do Teatro do Povo», IANTT, SPN/485, 1936 85 «Tive a preocupação de actuar principalmente na região fronteiriça da Espanha onde eram mais conhecidas as infiltrações de doutrinas dissolventes», IANTT, SPN/485. 86 «Apesar disso, porem, a acção politica do Teatro do Povo, a sua acção de propaganda indirecta nessas regiões foi importante. Pode mesmo considerar-se louvável conforme informações que a este respeito me foram dadas pelas autoridades», IANTT, SPN/485. 87 «Depois dos espectáculos que, com grande êxito, deu nas freguesias do conselho de Elvas, Santa Eulália e Vila Botim o Teatro do Povo seguiu para Borba (...) Em todas as terras de distrito de Portalegre foi o “Teatro do Povo” », IANTT, SPN/485. 88 Alla rappresentazione partecipa anche il: «Governador civil sr. Capitão Calado Branco, que explicou as intenções patrióticas e culturais que orientam esta iniciativa do SPN. As 151
corto circuito per cui l’oggetto e il soggetto delle critiche erano la stessa persona. Nel 1937, il periodo di rappresentazioni si prolungò dal 20 giugno alla fine di settembre, come previsto dai piani istitutivi del progetto dedicato al Teatro do Povo. I problemi relativi alla scelta dei testi a cui ispirare le rappresentazioni era una delle questioni più complesse come sottolineava lo stesso António Ferro89. Il primo anno, si utilizzarono opere già scritte, considerate però scarsamente utili ai fini della propaganda. Tra gli altri fu rappresentato un testo di matrice storica, scritto ancora durante la Prima Repubblica, Cavalgada nas nuvens. Era una storia incentrata sulla sconfitta subita dai portoghesi ad Alcacer Quibir contro i Mori nel 1578, in seguito alla quale il Portogallo aveva perduto sia l’Impero che l’indipendenza. Il riferimento alla cavalcata nella nebbia è legato alla leggenda secondo la quale il re Sebastião non sarebbe veramente morto in battaglia, ma sarebbe ritornato, proprio in un giorno di nebbia, a Lisbona per rivestire la corona portoghese. A partire dal secondo anno, per il progetto del teatro del popolo verranno utilizzati testi scritti ad hoc e selezionati attraverso concorsi specifici, nei quali i drammaturghi concorrenti dovevano comporre opere semplici e ispirate all’ideologia dell’Estado Novo, con un massimo di sette personaggi e collocate nell’ambiente dei piccoli paesi rurali90. Nel 1938, ad esempio, venne premiato all’unanimità il testo di Francisco Lage dal titolo Resurreição.91 Unico bilancio relativo all’esperienza del Teatro do Povo è quello redatto da Ferro ed è scontato che esso sia positivo92. Non manca di
suas palavras deram origem a manifestações de entusiasmo marcando dum modo notável o aplauso caloroso ao Estado Novo e à obra do Sr. dr. Oliveira Salazar», IANTT, SPN/485. 89 «Pelo carácter simultaneamente politico, moralizador, educativo e artístico que a acção do teatro deve exercer junto das massas populares, as peças que nele se representem devem ser sujeitas a rigorosa escolha. Temos ensaiado todos os processos para conseguir boas peças, mas os resultados não têm sido brilhantes», IANTT, SPN/485. 90 «O Secretariado da Propaganda Nacional resolveu abrir um concurso de peças para o Teatro do Povo com as bases seguintes: 1) A orientação construtiva dos originais concorrentes deverá subordinar-se, com fidelidade, aos princípios morais e sociais do Estado Novo, por meio de formulas simples», IANTT, SPN/724. 91 «No Secretariado a Propaganda Nacional reuniu-se ontem o júri encarregado de atribuir os prémios do concurso de peças para o teatro do povo. (...) O Júri resolveu, por unanimidade conceder o primeiro premio à peça em três actos “Ressurreição” da autoria de Francisco Lage», IANTT, SPN/724. 92 «Sob o aspecto político a acção do Teatro do Povo na província tem sido enorme: Não é fácil descrever o entusiasmo e a alegria com que as populações recebem o Teatro, e as manifestações de regozijo a que a sua passagem dá lugar em todas as terras. Não é exagero que 152
rilevanza il fatto che, nel 1937, la maggior parte delle rappresentazioni fosse stata eseguita nel nord del Portogallo, ovvero in un territorio molto più conservatore rispetto al sud, a confermare una tendenza per la quale si portava avanti la propaganda là ove già esisteva un terreno favorevole per il suo successo.
3.9 Il cinema negli anni trenta: quali strategie? Il cinema portoghese faticava ad affermarsi, Salazar sicuramente non era un grande estimatore di questa arte e così António Ferro stentava a ottenere gli investimenti necessari per fare decollare un vero progetto di propaganda cinematografica. I dati relativi alla frequentazione delle sale di proiezione avrebbero dovuto comunque suscitare le attenzioni del regime, essendo il cinema, forse, l’unica attività ricreativa che vedeva una partecipazione abbastanza consistente. Nel solo mese di gennaio 1936, infatti, in tutto il Portogallo erano stati venduti 764 500 biglietti, con spiccate differenze, chiaramente, tra centri urbani e provincia: a Lisbona, ad esempio, transitarono nei cinematografi almeno 400 mila persone, mentre Viseu arrivò solo a 2750. In ogni caso si tratta di dati importanti, soprattutto se si tiene in considerazione quanto fosse invece difficile, per il Secretariado, radunare grandi platee di persone. In soli tre anni, il numero degli spettatori aumentò del 20%, passando da circa 800 mila biglietti, venduti nel mese di gennaio 1936, a quasi un milione nel gennaio del 1939, mentre le sale di proiezione raggiunsero, sempre nel 1939, un totale di novanta unità, di cui trentacinque nella sola Lisbona e dieci a Oporto. Ancora una volta, tuttavia, ci troviamo a descrivere una forma di comunicazione che, essendo essenzialmente urbana, andava a incidere solamente là dove arrivavano anche i giornali, era più facile trovare una radio e, in generale, erano maggiori gli scambi, ovvero su una parte minoritaria della popolazione, il cui consenso però era particolarmente importante per il regime. Purtroppo i dati in possesso, tratti dagli annuari di statistica dell’INE, sono eccessivamente sintetici, non permettendo quindi un’analisi del tipo di
mais de 100 mil pessoas assistiram ás 70 representações (...) de facto, os dias da passagem do Teatro do Povo em cada povoação, são dias de festa a que se associa toda a população dos arredores. O elemento oficial e as organizações corporativas têm sido sempre óptimos colaboradores desta feliz realização», IANTT, SPN/485. 153
frequentazioni delle sale portoghesi e degli spettacoli che riscuotevano maggiore successo. Durante i sei anni che vanno dal 1933 al 1939 possiamo notare come la maggior parte delle pellicole distribuite nelle sale provenissero dagli Stati Uniti, i quali si aggiudicarono il primato con 528 film proiettati nel periodo considerato, seguiti, in ordine, dal Portogallo con 196 produzioni (quasi tutti documentari), dalla Francia con 152 e dalla Germania con 108. Era una situazione peraltro comprensibile: il mercato portoghese era troppo ristretto perché fosse possibile sostituire il cinema di importazione con una produzione autarchica. La maggior parte dei film stranieri proiettati in Portogallo erano commedie, mentre l’attività cinematografica locale si concretizzava maggiormente nei documentari: in totale, ne furono realizzati ben 193 e di questi alcuni furono una produzione diretta del Secretariado che, come vedremo meglio in seguito, finanziò anche due commedie e un cinegiornale. Passati sei anni dalla fondazione dell’SPN, non si può dire che i risultati ottenuti dal regime, per quanto riguardava la produzione e distribuzione di film, fossero esaltanti o anche solo confortanti per chi mirava ad una azione di propaganda insistente. In un periodo di grandi tensioni internazionali e nazionali, quando cioè più forte sarebbe stato necessario per l’Estado Novo imporre la propria egemonia in questo settore così cruciale, la produzione cinematografica portoghese passò dalle 196 pellicole ad appena 30 nel periodo successivo. Il cinema americano continuava ad essere decisamente preponderante, arrivando sostanzialmente a dominare l’intera distribuzione di pellicole nelle sale portoghesi, raggiungendo il numero di 555 film, una quantità sensibilmente maggiore rispetto agli anni precedenti. Il Governo poteva comunque sentirsi piuttosto tutelato dal fatto che nessuno dei film importati venisse doppiato in lingua portoghese: contrariamente a quanto aveva imposto Mussolini in Italia93, le pellicole venivano legendate, impedendone di fatto la comprensione a tutti coloro che non sapevano leggere, ovvero un 70% della popolazione. Si può quindi rilevare una certa stabilità rispetto al cinema che veniva distribuito in Portogallo, non riscontrando particolari cambiamenti nel corso degli anni presi in considerazione. Relativamente alla distribuzione di pellicole portoghesi nell’anno 1939, occorre sottolineare come tre fossero
93 Vedi Cannistraro P., La fabbrica del consenso, fascismo e mass-media, Laterza, Bari, 1975.
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lungo metraggi di carattere drammatico, ventisei fossero documentari e uno fosse un cinegiornale, una situazione sostanzialmente analoga a quella degli anni precedenti. Questi dati non tengono in considerazione un aspetto che risulta particolarmente sfuggente, inerente ad una situazione che è quindi complicato ricostruire, ovvero la proiezione ad hoc nei vari organi del regime, Sindacati, FNAT, Casas do Povo. Il primo lungometraggio prodotto con specifici fini propagandistici fu Revolução de Maio, scritto da António Ferro e realizzato da António Lopes Ribeiro, il regista più vicino al regime. La data scelta per l’uscita del film, pochi giorni prima delle celebrazioni dei dieci anni dalla rivoluzione del 28 maggio 1926, non era assolutamente casuale, così come i luoghi in cui il film fu girato: Lisbona e i suoi dintorni (Estoril, Sintra) e il Nord (la regione del Minho con i suoi pellegrinaggi). Si trattava di un film dalla forte carica simbolista (nota è la stima di Ribeiro per Ejzenstejn): al protagonista Cesar Valente, arrivato in Portogallo su di una nave francese (era l’epoca del Front Populaire) partita dal mar Baltico, è affiancata la figura della donna infermiera, Maria Clara, rappresentativa dell’appoggio alla maternità in cui si impegnava, attraverso i propri ospedali, l’Estado Novo. Il film – del quale non interessa, in questa sede, descrivere una trama peraltro piuttosto convenzionale – si conclude con l’immagine della conversione del protagonista il quale, giunto in Portogallo con l’intenzione di portarvi la rivoluzione bolscevica, grazie all’amore di Maria Clara94 si rende conto della codardia dei propri compagni e della benevolenza della polizia di regime. Quest’ultima infatti accetta di buon grado il pentimento del protagonista, maturato durante il viaggio di ritorno da Oporto a Lisbona, che si fa simbolo di un percorso interiore iniziato grazie alle parole fortemente critiche di Maria Clara95. I risultati ottenuti furono assolutamente demoralizzanti per il Secretariado: gli spettatori preferivano assistere a commedie, sentendosi poco attratti da film che consideravano probabilmente troppo noiosi. 94 Altri elementi che contribuiscono alla conversione di Cesar Valente sono il presunto basso indice di disoccupazione in Portogallo, uno dei più bassi in Europa, l’incremento dell’educazione, il progresso economico e lo sviluppo dello stato sociale. Rappresentato anche l’incontro di Valente con la Spagna “comunista” cioè tra lui e uno spagnolo trafficante di armi. 95 «Não posso lembrar-me que o Senhor esteve e esta ainda do lado daqueles que mataram o meu pobre pai. Jurou-me um dia que não era criminoso. Não lhe parece que uma revolução pode ser pior de um crime? Adeus Manuel que a Nossa Senhora o proteja», Sceneggiatura, copia inedita presso la Cinemateca Portuguesa, p. 18.
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Se il cinema di regime era quasi inesistente, d’altro lato non si può dire esistesse neppure un cinema che potesse definirsi di opposizione, o quanto meno che mettesse in discussione alcuni dei valori su cui si basava l’ideologia del regime. Se la censura di un articolo di giornale implicava insignificanti conseguenze economiche, il taglio di un film avrebbe creato seri danni economici alle società produttrici, le quali, spesso, adottavano, rispetto alle pellicole da loro finanziate, atteggiamenti più inflessibili dei censori stessi. Protagonisti delle commedie portoghesi erano i ceti piccoli e medi borghesi delle città, principalmente di Lisbona, a cui i film si destinavano normalmente, creando così una sorta di identificazione tra lo spettatore e le vicende narrate. Argomenti centrali erano chiaramente i piccoli aspetti della vita quotidiana, tra i quali le difficoltà economiche, la volontà di ascensione sociale e l’inettitudine dei protagonisti a raggiungere i propri obbiettivi. Chiaramente, la commedia portoghese di questi anni, mettendo in luce le difficoltà della piccola borghesia, era ben lungi dal volere rappresentare realisticamente ciò che erano le difficoltà di altri ceti, come quello proletario: si trattava in tutto e per tutto di un film votato allo svago. Uno svago con alcuni contenuti della retorica tanto in voga all’epoca, perché nei film la povertà veniva sempre rappresentata come una fonte di felicità. L’intervento del Secretariado da Propaganda Nacional era decisamente più ampio per quel che riguardava i documentari e, in un momento successivo, i film di attualità. Molte le ragioni per cui i documentari erano mezzi di propaganda preferiti dal regime rispetto alla fiction: essi erano meno costosi, più diretti e potevano essere inseriti prima delle programmazioni nelle sale cinematografiche, ma potevano anche servire come ausilio per sessioni di propaganda fuori dai cinema stessi. Ogni avvenimento di rilievo nella vita dell’Estado Novo era trasformato in documentario dal Secretariado. I temi dominanti erano le innovazioni del regime, l’ordine e il clima di conciliazione, la rivisitazione folklorica del Paese e, soprattutto, la figura del Presidente del Consiglio. Le linee generali a cui si ispiravano i cortometraggi non si discostavano da quelle adottate per le varie manifestazioni o iniziative di propaganda fin qui analizzate. A costituire il substrato della propaganda erano sempre i dati dell’Instituto Nacional de Estatística, utilizzati per sottolineare come i risultati dell’Estado Novo fossero realtà concrete rispetto a quelli fumosi della Repubblica parlamentare. Se la vecchia Repubblica si era sprecata in parole, l’Estado Novo realizzava opere concrete: strade, ospedali, quartieri popolari e quant’altro potesse servire da
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scenografia per i documentari dell’SPN o dell’Agencia Geral das Colónias, convocando, per la loro realizzazione, registi di fama, uno dei quali sarà destinato ad avere più successo degli altri, ovvero Manuel de Oliveira che proprio in quegli anni cominciava a muovere i suoi primi passi. Oltre ai documentari, vi erano i Jornais Portugueses, prodotti in collaborazione con una società privata96, la Sociedade Portuguesa de Actualidades Cinematográficas (SPAC), che presentò il suo primo cinegiornale all’Inspecção Geral dos Espetáculos il 5 marzo del 1938, in una congiuntura molto complessa per il Portogallo. Il Cine Jornal Um risentiva molto di quelle che erano le posizioni di politica estera adottate dal regime in quel periodo, così venne data notizia sia della visita di una squadra navale tedesca sia della presenza della Home Flett della marina britannica. La terza notizia era la visita dei Falangisti a Lisbona, durante la quale erano presenti anche rappresentanti della Mocidade Portuguesa, della Legião Portuguesa e delle formazioni giovanili italiana e tedesca. Infine vi era una breve sintesi della partita Spagna contro Portogallo e un accenno alla nomina del nuovo Sindaco di Lisbona. Il Jornal Português era chiaramente un notiziario nel quale le notizie di politica estera avevano rilevanza nel caso avessero avuto un qualche legame con il Portogallo mentre, normalmente, venivano introdotti dei cinegiornali stranieri, come fu il caso del documentario comprato all’Istituto Luce relativo alla visita di Chamberlain a Roma. Essendo un mensile, inoltre, la cui periodicità oltretutto non sempre veniva rispettata, il Jornal Português non era chiaramente preposto ad occuparsi di attualità. Esso era infatti strettamente dipendente dalle manifestazioni del regime e di queste era un amplificatore, rispettando quel principio secondo il quale era importante informare i portoghesi che, da qualche parte, se non vicino alle loro dimore, il regime stava realizzando importantissime opere per il bene del Paese, principio che aveva ispirato anche, come si è accennato, la costituzione dell’SPN. In ogni caso, i cinema non erano obbligati a proiettare il Jornal Português ed è oggi difficile sapere in quali e quante sale effettivamente se ne desse visione, ma sicuramente esso non aveva grande distribuzione, visto che era prodotto in appena quattro copie.
96 In questo periodo non arrivò mai a costituirsi un ente pubblico analogo all’Istituto Luce, ma i rapporti tra l’Estado Novo e le società private erano spesso molto prossimi.
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Così come per il Teatro do Povo, il Secretariado organizzava per tutto il Paese sessioni itineranti di cinema. Il Cinema Popular Ambulante aveva parecchi lati positivi: prima di tutto permetteva al regime di raggiungere luoghi dove sarebbe stato difficile arrivare o costruire costose sale di rappresentazione, inoltre riusciva a entrare in contatto con quelle popolazioni che raramente avevano la possibilità di conoscere le opinioni del regime. Generalmente, le sessioni di cinema si tenevano nelle Casas do Povo e prevedevano un’introduzione fatta da un Padre o dal Presidente dalla Casa do Povo seguita dalla proiezione del documentario. I dati dell’impatto del cinema ambulante sulle popolazioni rurali sono quanto mai imprecisi, essendo le uniche cifre a disposizione quelle diffuse dallo stesso Secretariado il quale, anche attraverso l’invio di articoli ai giornali97, chiaramente aveva tutto l’interesse a mostrare l’esito delle prorpie iniziative. Il fatto che si volesse utilizzare un modello di propaganda tipico degli stati totalitari è evidenziato dal vice segretario del Secretariado Eça de Queiroz, che chiese il permesso di potere utilizzare documentari tedeschi per il cinema ambulante98. Se si prescinde dai dati che António Ferro mise a disposizione dei giornali, si possono tuttavia incontrare anche notizie che sottolineano come non sempre le sessioni del Cinema Ambulante erano gradite alle autorità99, so-
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«Terminou já como maior êxito, a primeira viagem do Cinema ambulante por terras do País. Em todas as 127 sessões realizadas se comprovou o real merecimento desta iniciativa do SPN (...) Visitaram-se 74 povoações, na sua maioria pequenas freguesias cujas populações desconheciam ainda o cinema. Das sessões efectuadas 61 realizaram-se em casas do povo. Mais de cem mil pessoas escutaram os 96 discursos patrióticos e de propaganda no Estado Novo (Diário da Manhã) », Articolo di giornale presente negli archivi dell’SPN, IANTT, SPN 724 del 26 settembre del 1937. 98 «Devendo o cinema ambulante deste Secretariado iniciar brevemente a sua viagem de propaganda pela província tomo a liberdade de pedir a V. Exma. o favor de me informar se será possível de conseguir dos serviços de propaganda da Alemanha a cedência de alguns documentários. Desnecessário se torna explicar que esses documentários podem ser colhidos de forma a servirem como propaganda de uma doutrina e sistema. As legendas que se fizerem depois em português explica a intenção do documentário e mostrarão que só os estados fortes e os regimes de autoridade podem realizar grandes obras e enfrentar grande problemas», lettera di Eça de Queiroz all’Ambasciatore tedesco presso Lisbona, IANTT, SPN/888, 1937. 99 «No dia 29 houve uma sessão de cinema ambulante do SPN, no lugar de Loureiro de Cima, concorrido por 2 500 pessoas. Foram convidados para assistirem os representantes locais da autoridade administrativa, da Casa do Povo, da Junta da Freguesia e da Legião Portuguesa mas ninguém quis falar ao Povo», Relazione della Legião Portuguesa di Loureiro de Cima del 17 ottobre del 1938, IANTT, AOS/CO/PC-21. 158
prattutto in quelle zone dove tra le autorità stesse e il regime vi erano fratture.
3.10 Il Portogallo senza il velo della propaganda L’intensa propaganda, una censura sempre più rigida, il giuramento di fedeltà dei funzionari pubblici, la Polizia Politica, la Legião Portuguesa e la Mocidade Portugesa sono gli elementi principali che delineano il quadro del Portogallo alla fine del 1936: ma quali erano le reali condizioni in cui i portoghesi vivevano, e cosa essi pensavano realmente del regime? A leggere le relazioni dei Prefetti, dei sindaci e della polizia, il Portogallo non si era ancora ripreso dalla crisi del ’29 e forse neppure da quella del ’24. In una relazione dell’aprile del 1937, il Prefetto di Portalegre descrive una realtà desolante di povertà, fame e disoccupazione100. Si tratta di una delle tante relazioni che, fotografando una situazione veramente drammatica, in parte confermavano i sospetti e i timori che la Società delle Nazioni aveva espresso in un rapporto del 1936, nel quale si contestavano i dati relativi ad un presunto bilancio in attivo del Portogallo, sospetti che il Governo di Lisbona fu costretto a smentire in una nota ufficiosa distribuita sui giornali nel febbraio del 1936101. Il distretto di Portalegre si trovava probabilmente in un territorio tra i più poveri del Portogallo, l’Alentejo, zona di braccianti agricoli, persone dimenticate dal regime che, non risultando ufficialmente
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«Excelência, esclarecendo e precisando melhor o importantíssimo assunto de que tratei no meu ofício (…) tenho a honra de informar, muito respeitosamente, que a crise periódica de desemprego que nesta ocasião se faz sentir, todos os anos, neste distrito, reveste esse ano e a partir desta data a seguinte feição (...) nalgumas localidades, como Arronches, onde a assistência particular vem distribuindo duas refeições diárias a mais de 250 pessoas de famílias de desempregados, a crise assume aspectos verdadeiramente desoladores», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 489 NT 363/1. 101 «Mais uma vez se socorrem os críticos de dados colhidos no Anuário Estatístico da Sociedade das Nações, e embora o País já tenha sido elucidado sobre o valor das classificações alí feitas, o argumento, dada a categoria oficial do organismo de que provem, não deixará de perturbar alguns daqueles que tem sincero desejo de conhecer a verdade (...) Estão patente a todos números pormenorizados que esclarecem completamente o assunto (...) Foram convidados a vir a Portugal examinar, com toda a amplitude, a nossa situação financeira. Virão em breve, e a nos só nos resta ter a certeza de que a visita confirmará a opinião que tem a nosso respeito, e perder as esperanças de que deixem por isso de publicar dados que estão em completa contradição com a verdade que tão calorosamente reconhecem», IANTT, AOS/CO/PC 2 C, febbraio 1936. 159
impiegati in nessun luogo, non potevano neppure usufruire delle poche facilitazioni che il regime aveva creato per la classe lavoratrice. Nel resto del Paese le cose non andavano molto meglio: per quanto riguarda il distretto di Santarém, ad esempio, da parte del Prefetto veniva descritta una situazione estremamente grave e si sollecitava il varo di opere pubbliche che potessero alleviare la grande crisi di lavoro102. Nonostante ciò, il Secretariado non smetteva di esaltare i risultati economici del Paese, mentre la censura si impegnava nel rendere impossibile la diffusione di notizie considerate non opportune. Ciò accadde anche rispetto a giornali sostanzialmente vicini a Salazar, come nel caso del quotidiano cattolico Novidades, il quale cercò di porre all’ordine del giorno quanto meno una discussione sul tema della povertà dilagante, ma anche in questo caso la Commissione di censura intervenne103. Dopo questo tentativo, Novidades tentò altre volte di trovare uno spazio di azione, di denunciare la situazione di indigenza più totale nelle quali le famiglie portoghesi vivevano, ma il regime, pur da un giornale alleato, non accettava confronti104. Non c’è da stupirsi per simili condizioni, Salazar aveva infatti risolto il problema degli equilibri della classe economica del proprio Paese sacrificando una parte stessa della popolazione, rappresentata dagli strati più deboli della società. Gli strumenti utilizzati dal regime per fare fronte alla profonda crisi che aveva colpito il Portogallo non erano tuttavia solo quelli 102
«Como tive ocasião de afirmar a V. Exma. nos meus últimos relatórios a crise de trabalho nos próximos meses, de Novembro a Abril, deve assumir aspectos de grande gravidade, não apenas pela paralisação dos serviços resultantes da quadra, mas também em consequência do péssimo ano agrícola», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 479 NT 351, 1937. 103 «Salários de fome. Local inconveniente, totalmente cortada. Transcreve-se algumas passagens: “numa grande empresa industrial de Lisboa um operário, tendo a seu cargo o sustento da mulher, 5 filhos e a sogra, Salário diário 11 escudos. É a iniquidade presidindo à vida que é mais forte que a vida, desta pobre família trabalhadora (...) Aquilo que se faz a dignidade do homem, a profissão, servida por um espírito bem formado, assentando num corpo forte e sadio, está em jogo neste quadro que poderíamos multiplicar até ao infinito», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 484 NT 356. 104 «Precisamos de assegurar a todos o pão quotidiano. Esse pão falta a muitos milhares nas nossas sociedades. É a situação imerecida, contrária à justiça fundamental, contraria a todos os princípios da ordem humana, que não pode deixar de ter por fundamento o direito à existência assegurado a todos (...) É preciso corrigir estas e outras fontes de desagregação e ruína familiar das classes mais pobres. Razões económicas e sociais, razões de justiça e de claridade militam em seu favor, tornando-as dignas de especial atenção», Taglio totale effettuato il 16 aprile del 1936, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 484 NT 356. 160
della repressione, l’Estado Novo dopotutto aveva come obiettivo quello di mantenere in equilibrio tutto il sistema, evitando rotture irreparabili. Il sussidio di disoccupazione, la giornata lavorativa di otto ore, il riposo settimanale e il divieto per minori di 12 anni di lavorare erano tutte misure che avevano in parte contribuito ad evitare un esacerbarsi troppo violento del conflitto sociale, quel conflitto che si era invece visto esplodere attraverso scioperi e manifestazioni durissime durante gli anni della Repubblica democratica. Inoltre, occorre ricordare che solo il 20% della popolazione viveva nei centri urbani, mentre il restante 80% lavorava nei campi e proprio il mondo rurale – idealizzato – costituiva una delle principali basi ideologiche del regime. Il Diário de Notícias giunse, in questa desolante situazione, a pubblicare un articolo, il 9 novembre del 1936, che appare veramente paradossale. In occasione della firma di un contratto collettivo di lavoro, a beneficio dei lavoratori dell’industria delle conserve della regione di Matozinho, il giornalista raccontò l’episodio descrivendolo nientemeno come la realizzazione di un’utopia: il raggiungimento del nuovo spirito di unità che si era creato con il nuovo regime105. Anche Salazar ribadiva in un comunicato pubblicato sul DN il clima di risorgimento che si respirava da qualche tempo in Portogallo, un clima descritto in modo da far risaltare il forte contrasto rispetto al resto del mondo dilaniato dalla crisi106. Le parole della retorica, i contratti collettivi di lavoro e la definizione di salari minimi non erano gli unici strumenti che il regime utilizzava per creare consenso nella popolazione, come si è già accennato nel precedente capitolo, anche la Federação Nacional para a Alegria no Trabalho (FNAT) –
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«A organização corporativa do Estado Novo. O Sr. Rebelo de Andrade presidiu ontem as cerimónias solenes da assinatura de novos contratos colectivos de trabalho, em benefício dos conserveiros de Matozinhos “no tempo da chamada liberdade para se tentar a posse desta regalia eram necessárias muitas greves como o trajico cortejo de desgraças e a ruina de numerosos lares. Conseguimos, finalmente, aquilo que muitos julgavam ainda uma simples utopia», Diário de Notícias, 9 novembre 1936. 106 «Embora ela talvez pese aos negativistas de todas as matizes a verdade é que o caso português – como chamam para alem das fronteiras ao prodígio da nossa ressurreição, dá a Portugal um relevo exterior que desde o século passado ele não conhecia. (...) No mundo não temos feliz emente que tomar posição adversa a ninguém conforme no discurso de que nós ocupamos acentuou o Sr. Presidente do Conselho embora nos preparamos para ser fortes dado que se atente contre nós. As finalidades da nossa política e o sistema que a rege nada tem que ver com as orientações dominantes na casa alheia e ainda menos com os ódios e as paixões que a dividam. Porque não somos uma cópia das instituições estrangeiras», Diário de Notícias, 28 febbraio 1936, p. 1. 161
il Dopolavoro portoghese – contribuiva ad alleviare gli animi rispetto a condizioni di vita misere. Ancora una volta, però, il regime si rivolgeva ad un pubblico, soprattutto cittadino, già in parte predisposto. Le attività della FNAT finirono per concentrarsi principalmente nei centri urbani e comunque per coinvolgere persone che già avevano un atteggiamento non negativo nei confronti del regime: coloro che erano iscritti ai Sindacati nazionali, alla Mociadade Portuguesa e alla Legião Portugesa, ovvero un ristretto gruppo di persone ritenute dal regime degne di un qualche diritto di cittadinanza. Nel 1941, primo anno in cui compaiono i dati relativi alle corporazioni nelle statistiche dell’INE, gli iscritti ai Sindacati nazionali erano circa 380 mila, per una popolazione rappresentata di quasi 502 mila persone. Tenendo in considerazione però che l’iscrizione era teoricamente obbligatoria, che i sindacati non erano costituiti in tutti i campi dell’economia e che, infine, la popolazione attiva portoghese era di 5 209 720 persone, possiamo capire quanto ridotto fosse effettivamente l’intervento dello Stato. Su quasi 3 milioni di donne, 2 200 mila erano indicate come domestiche. Nelle 396 case del popolo, costituite fino al 1941, vi erano 298 mila iscritti che, se sommati a quelli dei Sindacati nazionali, raggiungono il numero di 678 mila persone inquadrate nelle istituzioni del regime. Questi dati mostrano, a nostro avviso, anche una scarsa appetibilità delle istituzioni del regime agli occhi dei lavoratori. Per molti di questi, peraltro, soprattutto là dove non esistevano case del popolo, oppure in quelle aziende dove non si erano costituiti i sindacati, non sussisteva neppure la possibilità di partecipare, non ponendosi nemmeno, nei loro confronti dunque, il problema del consenso. Difficile dire perché i portoghesi non nutrissero fiducia verso le istituzioni del regime e non partecipassero: agli iscritti alle corporazioni, dopotutto, erano concessi benefici non da poco come, ad esempio, ottenere una casa nei quartieri popolari che venivano costruiti in quegli stessi anni. Dai dati relativi al censimento del 1940, possiamo in parte capire come fosse strutturata la società portoghese. Come si è visto, su 3 milioni di donne, più di 2 milioni erano inserite nel capitolo “condições não profissionais”, trattandosi perciò di casalinghe, mentre, tra quelle che lavoravano, 190 mila svolgevano la professione di cameriere (ovvero il 6% della popolazione femminile attiva e il 30% della forza lavoro femminile), quando un altro 30% lavorava nel campo dell’agricoltura. Dei 2.800.000 uomini, un milione lavorava nel campo dell’agricoltura e della pesca, mentre 200 mila
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erano considerati come proprietari terrieri, cioè, in sostanza, sommando i due dati, il 53% della popolazione lavorava nei campi. Appena il 12% della popolazione attiva lavorava nel settore industriale. Il clero e “religiosos regulares Católicos”, era costituito da quasi 8000 persone, cioè il doppio dei medici. Dei 15 mila maestri elementari, 11 mila erano donne. La maggior parte di queste persone esistevano per il regime solo nelle relazioni dei Prefetti, in qualche trafiletto giornalisitico prontamente tagliato dalla censura o nei racconti degli scrittori neo-realisti, che rimangono forse gli unici testimoni di un mondo di miserabili. Un mondo in cui, le conoscenze rispetto al regime si fermavano a quelle relative alla sua Polizia Politica che come abbiamo visto, mieteva molte delle sue vittime nella classe dei salariati, probabilmente intuendo come fosse più semplice dissuaderli da nuove azioni di protesta che non convincerli. Le sessioni di propaganda organizzate dai più differenti settori del regime, soprattutto dai membri dell’União Nacional, sembravano attirare solamente chi di questa propaganda non aveva bisogno, mentre coloro che invece sarebbe stato importante convinecere, preferivano restare a casa107. Anche i rapporti del Governo con le varie forze del Paese sembravano tutt’altro che risolti. I vecchi conflitti che prima si erano espressi all’interno dei partiti si esprimevano ora all’interno dell’União Nacional e il potere dei Prefetti si limitava, spesso, a sancire situazioni di fatto poco edificanti per il regime. Secondo il neo-Prefetto arrivato ad Horta, le due fazioni che da sempre si distribuivano il potere aspettavano di sapere quale parte il Prefetto avrebbe prediletto108. Entrambe queste fazioni, una rappresentativa del 107
«Leiria, Situação politica má, Propaganda doutrinaria: continuo a insistir para que não se abuse das chamadas sessões de propaganda. A essas sessões só lá vão as pessoas que nenhuma necessidade têm de ser doutrinadas, as outras, as que precisavam, ficam em casa um pouco por relutância, um pouco por natural enfado da costumada e oca verborreia nacional. A campanha continua contra a situação», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 481 NT 353. 108 “Ao desembarcar na Horta, tive a sensação imediata do ambiente que ali impera, dado o diminuído número de pessoas que me aguardava e bem assim a frieza e desconfiança com que me acolheram. Segui para o Governo civil onde se iniciou a sessão de apresentação na qual nitidamente se manifestaram e acusaram as duas correntes politicas (...) As facções locais estão acostumadas a perderem ou readquirirem a sua preponderância consoante as mudanças de governadores civis. (...) Eles esperavam saber para qual das facções eu pendia. A questão politica continua cada vez mais agravada como me foi dado observar e auscultar logo após a minha chegada à horta – os dois grupos cujos elementos formam a União Nacional se manifestaram inimigos irredutíveis, pondo os seus ódios e interesses pessoais, acima dos interesses do distrito. A UN, que só transpira desunião, é constituída por elemen163
vecchio Partito Democratico e l’altra dei Nacionais Sindicalistas, erano confluite nell’União Nacional. Le condizioni di vita delle persone si trovavano direttamente dipendenti dai ritmi delle congiunture agricole: durante i mesi in cui il lavoro nei campi prosperava, anche le persone riuscivano a ottenere livelli di vita appena accettabili, in caso contrario pativano la fame109. Le stesse relazioni parlano di una popolazione ostile all’Estado Novo, ma sostanzialmente passiva, né contraria né a favore. La pubblica amministrazione era forse il luogo più decisamente contrario al regime110. L’anno successivo, il Prefetto di Guarda descriveva una situazione del suo distretto ancora peggiore rispetto a quella dell’anno precedente, nella quale i contadini vivevano promiscuamente con gli animali e dove d’inverno, essendo quasi ferme le attività agricole, era quasi impossibile trovare lavoro111. L’opposizione era destrutturata e sporadica, manifestandosi solamente in seguito ad eventi specifici, spesso derivanti da accadimenti esteri, come, nel caso citato dal Prefetto, in seguito agli accordi relativi alla Repubblica Ceca. Il consenso nei confronti del regime poteva apparire facile da ottenere nella forma, più difficile dire quali fossero le conseguenze sostanziali delle attività dell’SPN. Nelle relazioni dei Prefetti, queste attività non appaiono
tos heterogéneos das duas facções politica locais: Grupo do Dr. Neves, representando os antigos partidos políticos aderiram em bloco à UN, sem abdicar da obediência ao Dr. Neves. Grupo do Dr. Freitas Pimentel formado por elementos dos antigos Nacionais Sindicalistas. O governador civil ou tem de cruzar os braços e limitar-se a assinar o expediente ou então cedo será objecto de uma campanha de descrédito e de facciosismo. Onde está pois, essa cruzada de homens capazes de colaborarem com o representante do Governo e seguirem a orientação do Estado Novo e as doutrinas do Chefe? », Relazione del neo-Prefetto di Horta del 1936, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 481 NT 353. 109 Questa è la Relazione del Prefetto di Evora: «Ordem social: a grande maioria do trabalho rural no distrito è subsidiário da agricoltura. Ora o facto de estarmos a attraversar uma temporada em que os trabalhos de lavoura são poucos (…) Os trabalhadores transformam-se em indigentes com fome. E de todos os lados do distrito começaram a bradar por providencias que a própria manutenção da ordem social tornava inadiáveis», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 481 NT 353, 1936. 110 «Existem bastantes inimigos da situação, até nos serviços públicos, tornando-se difícil conseguir elementos de prova que possam dar lugar ao seu afastamento. É porem indispensável não acrescentar novos funcionários desafectos ao de que já existem», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 491 NT 365, 1937. 111 «Não há trabalho nos campos e muito pouco nas obras públicas. Entramos no período do ano em que a crise é mais aguda e o frio inclemente torna-se insuportável. (...) Ninguém desconhece as condições precárias da habitação do trabalhador rural nesta região. Na maior parte das aldeias vivem em promiscuidade com os animais», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 501 NT 58-1, settembre 1938. 164
mai, mentre invece vi si sottolinea come le opere pubbliche e i miglioramenti delle condizioni di vita delle persone avessero riscontri positivi in termini di consenso, come nel caso del distretto di Castelo Branco, dove il fatto che 14 piccoli centri fossero stati raggiunti dall’elettricità aveva contribuito ad innalzare il favore per il regime112.
3.11 L’esasperazione del nazionalismo: il doppio centenario Se le celebrazioni per il decennale del regime, nel 1936, avevano segnato l’inizio della rivoluzione salazarista, il suo sviluppo, a distanza di appena quattro anni, sembrava essersi sostanzialmente inceppato. Intorno al corporativismo il regime non era riuscito a costruire che una parvenza di consenso, mentre il Portogallo continuava a vivere i suoi innumerevoli piccoli e grandi conflitti interiori, segno di una società che non si era ancora arresa all’idea dello Stato organico. Nel gennaio del 1938 vennero tracciate le linee di quella che fu sicuramente la manifestazione più densa di significati durante tutto il periodo della dittatura: le celebrazioni per il doppio centenario, ossia gli otto secoli dalla nascita dello Stato portoghese e i tre dalla restaurazione. Il regime cercò, in un contesto profondamente segnato dalla guerra civile spagnola e da un più che probabile approssimarsi di una guerra in Europa, di costruire un accordo che fosse il più ampio possibile, nonostante il continuo deterioramento delle condizioni di vita delle persone113. Senza curarsi degli scarsi tempi a disposizione per realizzarlo, il progetto si rivelò da subito imponente, fatto di cortei, film, esposizioni di arte ed etnografia e per la sua attuazione furono stanziati settanta milioni di scudi. Nella Commissione organizzativa furono convocati tutti i principali intellettuali situazionisti del tempo, tra cui António Ferro e Julio Dantas, a rap112
Relazione della Polícia da Segurança Publica: «Foi inaugurada, no dia 26, a luz elettrica, beneficiando deste melhoramento 14 freguesias. O facto causou geral contentamento naquela gente, que se não fartou de erguer vivas ao Estado Novo», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 507 NT 384, marzo 1939. 113 «A intenção dessas comemorações foi claramente marcada por S. Exma. o Presidente do Conselho (...) Dar um tónico em si próprio ao povo português, triste, arrastado, fatalista, através da evocação de oito séculos da sua história que foram simultaneamente oito séculos de história do mundo. (...) Levar os serviços pela formação dum clima de entusiasmo criador (...) de maneira que em 1940 se possa concluir a maior das obras iniciadas no objectivo de sublinhar a capacidade realizadora de Portugal», Relazione sulle commemorazioni centenarie del 24 febbraio del 1938 di António Ferro. IANTT, AOS/CO/PC – 22. 165
presentanza delle due anime della cultura di regime, rispettivamente quella modernista e quella neo-classica. Per la realizzazione delle celebrazioni venne inoltre lanciato un grande piano di opere pubbliche, volto tanto a ricostruire i luoghi più significativi della storia del Paese, quanto a erigere le nuove strutture del Portogallo di domani: dal restauro della reggia di Queluz, vicino a Lisbona, alla costruzione dell’autostrada che doveva congiungere la capitale con Cascais, fino allo stadio nazionale e, soprattutto, alla ricostruzione del castello São Jorge, simbolo dell’epica battaglia tra musulmani e cattolici del 1147114. A dirigere le grandi opere di ristrutturazione fu chiamato l’ingegnere Duarte Pacheco, Sindaco di Lisbona e Ministro delle opere pubbliche, mentre, sul versante della propaganda, i lavori furono ovviamente orchestrati da António Ferro, al quale fu affiancato, in veste di Presidente della Commissione Esecutiva, inizialmente Julio Dantas, grande nemico del direttore dell’SPN, poi Augusto de Castro, personalità molto prossima a Salazar e che presto vedremo alla guida del Diário de Notícias. La zona prescelta per l’esposizione fu Belém, un sobborgo di Lisbona situato sulle rive del fiume Tago, dal grande significato simbolico perché, proprio da lì, erano partite le spedizioni di tutti i grandi marinai portoghesi, da Vasco da Gama a Magellano; luogo che godeva anche della cornice suggestiva di due dei pochi monumenti che riuscirono a salvarsi dal terremoto del 1755: la Torre e il Monastero dei Jeronimos. L’unità nazionale per celebrare gli otto secoli di esistenza della Nazione portoghese era ritenuta da Salazar assolutamente indispensabile, questa la ragione per cui occorreva intervenire finalmente con forza per sedare i conflitti interni. Passati due mesi dalle prime riunioni preliminari, Salazar annunciò, nel marzo del 1938, che si sarebbe celebrato con grande solennità l’evento, individuando uno degli obiettivi delle manifestazioni: la necessità di approfittare delle due grandi ricorrenze storiche per ridare allegria e fiducia al popolo portoghese115. In qualche modo era l’ammissione implicita che dopo otto 114
«É no castelo que se encontra a afirmação da conquista e do domínio da terra quer dizer, o penhor da independência de Portugal (...) O castelo que materialmente domina Lisboa e o Tejo, deve dominar espiritualmente o País, deve ser a acrópole sagrada, o lugar eleito das peregrinações patrióticas», Salazar A. O., Discursos, Vol III, Coimbra Editora, Coimbra, 1944, p. 49. 115 «Ter oito séculos de idade é caso raro ou único na Europa e em todo o Mundo, sobretudo se para a definição da identidade política se exigir o mesmo povo, a mesma Nação, o mesmo Estado (...) Entendeu-se que seria bom celebrar solenemente nos dois próximos anos as refe166
anni di Governo le cose forse non procedevano esattamente nel verso giusto. Se nel 1936 era stato celebrato il decennale della rivoluzione nazionale, adesso le celebrazioni assumevano, all’apparenza, un carattere molto più nazionale e meno di regime. Queste le ragioni per cui fu più semplice ottenere una partecipazione forte intorno a valori che si potrebbero definire neutri, come appunto la celebrazione del proprio passato. Salazar, infatti, sapeva bene fino a che punto poteva osare e quando era meglio assumere un atteggiamento più prudente, evitando di imporre alla società posizioni che questa non sarebbe stata ancora in grado di accettare: in tal senso, le sue parole dimostrarono come, in quell’occasione, fosse meglio assumere atteggiamenti che dividessero il meno possibile. Sebbene la festa per gli ottocento anni avesse un carattere marcatamente autarchico, senza quindi nessuna velleità di internazionalismo, come peraltro era tradizione nell’Estado Novo, Salazar si rivolse, senza nominarli, ai paesi amici, con i quali si erano stabilite intense affinità di razza e civiltà, riferendosi, molto probabilmente, ai popoli latini, cattolici e corporativi, ovvero quelli di Italia e di Spagna. L’unico Paese citato apertamente fu il Brasile e ciò non deve stupire, perché, dopo il colpo di mano di Getúlio Vargas del il 10 novembre 1937 e la successiva nascita di una Repubblica di stampo corporativo, il Brasile poteva apparire davvero come il fratello naturale del Portogallo, essendo dotato della stessa lingua e dello stesso regime116. Si può dire che Lisbona, nei due anni di preparativi per le celebrazioni, subì modifiche davvero profonde: la città doveva ora essere all’altezza del ruolo di capitale dell’Impero. Oltre alla ricostruzione del castello São Jorge, visibile da tutta la città, vennero creati ex novo interi quartieri e aperti nuovi ridas datas, fundidas no mesmo significado de independência nacional e constituindo portanto um ciclo único de comemorações festivas. Seria, primeiro, dar ao povo português um Tónico de alegria e confiança em si próprio, através da evocação de oito séculos da sua História», Salazar, O. A., Discursos, Vol III, cit., pp. 42-44. 116 «Ao Brasil é devida referência especial, pois, seja qual for a parte que nas comemorações centenárias queiram amavelmente tomar os outros Estados, não podemos dispensar na gloriosa festa a presença, a participação, o concurso permanente e activo do Brasil. (...) A atitude constante de Portugal para com o Brasil, desde o dia da nossa bifurcação no vasto mundo, é a de terna e carinhosa solidariedade (...) Queremos que o encontro dos nossos povos seja então efectivo e intenso como nunca o foi; e que o mundo seja testemunha do que é o Brasil na História Portuguesa a fonte inicial da sua vida, a Pátria da própria Pátria», Ibid., pp. 4546. 167
viali, soprattutto per collegare l’aeroporto con il centro della città, le cosiddette “Avenidas novas”. La festa delle celebrazioni fu tuttavia parzialmente guastata da un avvenimento non del tutto imprevisto: lo scoppio della seconda guerra mondiale117. Il regime si trovò in un impasse, sapeva che le ripercussioni delle celebrazioni a livello internazionale sarebbero state decisamente inferiori alle aspettative e che la stessa popolazione portoghese avrebbe potuto considerare inopportuno un tale dispendio di denaro. Salazar giunse addirittura a ipotizzare un possibile annullamento dei festeggiamenti, oppure un posticipo di un anno, soluzione che fu alla fine scartata. Nel novembre del 1939, il Presidente del Consiglio intuì che la guerra avrebbe potuto essere lunga, ma che, nonostante tutto, l’esposizione svolta in un clima di conflitto avrebbe anche potuto assumere significati non necessariamente negativi per l’Estado Novo: esso avrebbe avuto modo, infatti, di auto-celebrarsi come una delle poche isole di pace rimaste in Europa, mentre un annullamento delle celebrazioni non avrebbe fatto altro che dimostrare una certa debolezza del regime. Dunque si procedette, dopotutto anche Mussolini aveva deciso allo stesso modo per l’esposizione italiana del 1942118. Il Governo decise però di ridurre all’essenziale la portata delle manifestazioni, senza che tuttavia ne venisse più di tanto intaccata la sostanza, evitando in particolar modo la parte ludica delle celebrazioni, le cui ingenti spese, sempre secondo Salazar, avrebbero potuto turbare un popolo conscio di ciò che la guerra avrebbe di lì a poco provocato119.
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«A situação resultante da guerra que prejudicará irremediavelmente a repercussão internacional das comemorações centenárias que criará uma atmosfera económica e moral incompatível com muitas das manifestações do programa e imporá mesmo na actividade financeira do Estado desvios de orientação», Lettera di Salazar del 18 novembre del 1939, IANTT, AOS/CO/PC 22. 118 «Apesar da situação internacional não havia razão para por de lado as comemorações (…) dar-se-ia aparente razão aos incrédulos sobre capacidade realizadora dos portugueses (…) nesta mesma orientação Mussolini mandou continuar em Itália os trabalhos da Exposição Internacional de 1942 (…) Quanto ao adiamento considerou-se que se a guerra não terminar depois da conquista da Polónia, não é provável que termine cedo. Por isso o adiamento para 1941 tiraria as comemorações da data própria sem vantagem alguma nacional. (…) A realização integral não foi considerada aceitável, chocaria nalgumas das suas partes o espírito público, convidaria a população a um excesso de gastos em momento em que se lhe exigem ou aconselham restrições de varias ordens», Ibid. 119 «O Governo deseja que o programa seja aliviado de tudo quanto é puramente festivo (sem conteúdo puramente cultural) de pura distracção ou regozijo popular, pois os vários números que tinham sido estudados com o fim de interessar o povo nas festas por meio de 168
Il regime aveva un semplice obiettivo: impressionare. La mostra non aveva quindi il solo scopo di propaganda interna, ma anche quello di mostrare al maggior numero possibile di persone l’ampiezza delle riforme attuate dal Governo, mirando quindi a costruire un saldo consenso internazionale. Non fu un caso che si procedette alla costruzione di un aeroporto e che, proprio in occasione delle celebrazioni centenarie, si portasse avanti un progetto di António Ferro dai chiari fini turistici, ovvero l’apertura di una rete di alberghi collocati all’interno dei più bei edifici portoghesi, castelli o case signorili, sparsi per le campagne e chiamate Pousadas. Anche le stazioni ferroviarie dei paesi al confine con la Spagna vennero completamente ristrutturate e adattate al nuovo stile portoghese: in ognuna di esse apparvero le tipiche piastrelle blu, gli azulejos, in composizioni di carattere narrativo, spesso aventi come tema un avvenimento significativo della storia lusitana. A coronamento di questo rinnovamento del Paese a scopi turistici, il 3 febbraio del 1940, poco prima dell’inaugurazione delle celebrazioni, un decreto legge trasferì tutti i poteri inerenti all’organizzazione di questo settore al Secretariado da Propaganda Nacional120. A fianco dell’SPN, funzionerà dunque un organo consultivo che comunicherà direttamente con la Presidenza del Consiglio o con l’SPN stesso, il Conselho Nacional de Turismo, formato dal segretario generale del Ministero degli interni, dal Presidente della Giunta Autonoma delle Strade, dal direttore dell’SPN, dal Presidente della Commissione Amministrativa dell’Emissora Nacional, dal direttore della Polizia Politica, da un rappresentante del Ministero degli esteri e, infine, da un rappresentante dell’industria alberghiera. António Ferro in persona chiarì i presupposti di un simile rinnovato interesse per la promozione del turismo quando, rispondendo a un giornalista che lo interrogava relativamente ai suoi piani per uno sviluppo di quel settore, sottolineò come, a suo parere, esso rappresentasse, più che una questione meramente tecnica, un ambito dominato dal sentimento121. Proprio per questo Ferro, nel suo progetto, intese incidere radicalmente sul panorama portoghese attraverso nuclei di “brigadas artisticas” che avevano il
divertimento supõe-se chocarem a sensibilidade pública por menos harmónicos com a atmosfera económica e moral resultante da guerra», Ibid. 120 Decreto legge 30 289 del 3 febbraio 1940. 121 «Quero dizer-lhe, antes de mais nada, que não sou, nem pretendo ser, um especialista de turismo no sentido técnico da palavra. Mas o turismo, quanto a mim mais do que um problema, constitui um sentimento», Intervista per la radio del 1940, IANTT, SPN/485. 169
compito di trasformare il Portogallo, portando con sé oggetti tipici per arredare gli alberghi, le sale d’attesa delle stazioni, creare ambienti semplici e gradevoli e atmosfere “verdadeiramente portuguesas”, al fine di dare l’idea di un Estado Novo coerente in tutte le sue parti. Occorreva offrire ai visitatori l’immagine di un Paese che, nelle proprie piccole tradizioni, era riuscito a trovare un suo equilibrio, puntando più che sull’impressione data dai grandi monumenti, sulla rassicurante armonia di un paesaggio pittoresco e caratterizzato da una certa grazia interiore122. Nell’intervista fu toccato anche un tasto dolente per il Portogallo di Salazar, quello della povertà e la risposta di Ferro fu delle più disarmanti per sincerità e ipocrisia al tempo stesso: il problema sarebbe stato risolto dal Ministero degli interni, semplicemente spostando i poveri dai percorsi turistici123. Ferro continuò nella sua dissertazione relativa alle principali decisioni da prendere per rendere il Portogallo il più possibile accogliente, descrivendo uno Stato che sarebbe riuscito, attraverso uno sforzo di collaborazione fra tutti i suoi organi, riuniti nel Conselho Nacional de Turismo, a gestire ogni aspetto del turismo e quindi del panorama. Il direttore dell’SPN sostenne che sarebbe stato possibile, attraverso il Ministero delle corporazioni, incidere addirittura sul carattere dei venditori di giornali di Lisbona, considerati normalmente tanto aggressivi quanto antipatici124. Non era solo la capitale l’oggetto di questo sforzo di trasformazione, ma l’intero Paese o quantomeno la parte più significativa di esso. Oltre al castello São Jorge venne restaurato anche il castello di Guimarães, luogo simbolico da cui il Portogallo aveva mosso i primi passi e dove, infatti, venne dato inizio alle celebrazioni dei centenari125.
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«Quase se pode dizer que o maior inimigo do turismo é a mania das grandezas. Um progresso mínimo exige uma atmosfera de pitoresco, de graça exteriores que são muitas vezes incompatíveis com o progresso material. O turista médio deseja sobretudo encontrar sensações inéditas, que lhe alimentem o gosto e até a necessidade de contar aos parentes e aos amigos, as coisas diferentes que viu nos países que visitou», Ibid. 123 «A sua total e definitiva repressão. Essa obra faz parte do programa de acção do Ministério do interior, e não faremos mais do que colaborar com ele, na parte que nos diz respeito», Ibid. 124 «Vamos tentar transforma-los em elementos agradáveis a vista e ao trato de toda a gente para o que, na verdade, não lhes faltam apreciáveis qualidades humanas. São na maioria, alegres, exuberantes e simpáticos», Ibid. 125 «Guimarães, berço da nacionalidade comemora a fundação do reino. O Chefe do Estado instalou-se no Castelo de Mumadona», Diário de Notícias, 3 giugno 1940. 170
Il 2 giugno del 1940, il Portogallo cominciò la celebrazione del suo passato e della sua gloria, ricordando otto secoli di civilizzazione “atlantica e universale”.126. Più di centomila persone assistettero all’innalzamento della bandiera e al discorso che Salazar127 proferì proprio dal castello di Guimarães128. Il Presidente del Consiglio non si limitò a celebrare in modo spirituale le glorie degli antenati e lo spirito imperiale e civilizzatore, egli non perse infatti l’occasione per descrivere la natura dell’Estado Novo, retaggio odierno di un simile illustre passato e vera fonte di tutti i successi del Portogallo del presente e, soprattutto, del futuro129. Dopo le celebrazioni di Guimarães, venne infine inaugurata anche l’esposizione di Lisbona, alla presenza del Capo dello Stato Oscar Carmona e del cardinale Cerejeira. Lo spazio, come si è accennato, fu allestito a Belém e ad amplificare la carica simbolica del luogo prescelto fu adottato un linguaggio iconografico traboccante di richiami e significati allegorici, il quale non aveva nulla a che vedere con quanto era stato fatto nelle manifestazioni degli anni precedenti. Subito all’ingresso, si trovavano quattro immensi torrioni, su ognuno de quali era scolpito un soldato del Duecento, armato di spada e di scudo crociato. Passata la porta, detta “della fondazione” si incontrava, subito a sinistra, dalla parte del fiume Tago, il Padiglione dell’Indipendenza, al cui ingresso campeggiava un basso rilievo raffigurante Nuno Álvares, vincitore, il 14 agosto 1385, della battaglia di Aljubarrota, attraverso la quale il regno portoghese affermò in modo definitivo il proprio
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«Portugal, um dos poucos creadores da história do mundo, inicia hoje a Comemoração do seu passado de glória. A Nação celebra oito séculos de civilização atlântica e universal», Diário de Notícias, 2 giugno 1940. 127 «Mais de cem mil pessoas assistiram ao hasteamento da primeira bandeira de Portugal na Torre de Menagem do Castelo de Guimarães e aplaudiram apoteoticamente a exortação patriótica de Salazar», Diário de Notícias, 4 giugno 1940. 128 «Por todo o Portugal do continente, das ilhas, do ultramar, em terras hospitaleiras de todas as partes do mundo, milhões de portugueses se recolhem, de alma ajoelhada diante deste castelo, e comungam connosco nos mesmos sentimentos de devoção, de exaltação, de fé. (...) Passam séculos, e o Português a expulsar o mouro, a firmar a fronteira, a cultivar a terra, a alargar os domínios, a descobrir a Índia, a apostolizar o Oriente, a colonizar a África, a fazer o Brasil», Salazar A. O., Discursos, Vol III, cit., 4 giugno 1940. 129 «Nas nações, como nas famílias e nos indivíduos, viver, verdadeiramente viver é sobretudo possuir um pensamento superior que domine ou guie a actividade espiritual e as relações com os outros homens e povos. E é a vitalidade desse pensamento, da potência desse ideal, do seu alcance restrito ou universal e humano provem a grandeza das nações, o valor da sua projecção na terra» Ibid., p. 256. 171
diritto a esistere come entità autonoma separata dalla Castiglia. Successivamente, si entrava nella sala del Re João I, il quale governava il regno lusitano al tempo di quella stessa battaglia. Superato il Padiglione dell’Indipendenza, si entrava nella piazza principale di tutta l’esposizione, quella dell’Impero. A sinistra di questa, era stato eretto il monumento dedicato alle scoperte (Padrão dos Descobrimentos), il quale, rimosso al termine delle celebrazioni, fu ricollocato nello stesso luogo durante gli anni sessanta e là vi permane tuttora. La base rappresenta la prua di una nave stilizzata, entro la quale sono riuniti i più grandi navigatori portoghesi di tutti i tempi, mentre, sul retro, si può scorgere l’enorme vela che, attraverso un gioco visivo di grande impatto simbolico (vi si legge, infatti, il ricordo dei crociati liberatori di Lisbona e, contemporaneamente, si esalta l’opera civilizzatrice compiuta dal Portogallo attraverso le scoperte geografiche) ha forma, allo stesso tempo, di spada e di croce latina. Questo monumento era la sintesi di tutta l’esposizione: sulla prua era rappresentato l’infante Henrique (Enrico il navigatore), fondatore della scuola di navigazione di Sagres. Dietro di lui guerrieri, navigatori, santi, poeti e tutti quanti diedero onore e gloria al Portogallo. Di fronte al visitatore, era ubicato il Padiglione dei Portoghesi nel Mondo, nel quale una statua enorme era posta dinnanzi a un planisfero su cui campeggiava la scritta “Se mais mundo haverà ate lá chegará” e il Padiglione della Fondazione. Quest’ultimo era un edificio massiccio, solido, che stilisticamente ricordava un incrocio tra la cattedrale e il castello São Jorge, in cui chiari spiccavano i richiami all’Estado Novo o comunque alla Nazione risorta e all’interno del quale troneggiava una statua di Afonso Henriques, primo re del Portogallo. A chiudere la trilogia dei padiglioni, dopo quelli della Fundação e dell’Indipendência, c’era il Padiglione della Formazione e Conquista, nel quale venivano rappresentati gli ordini militari di Santiago, Hospital e Avis, a simbolo del ruolo di questi, insieme alla Chiesa, nel processo di consolidamento del nuovo Stato nato dal ducato di Portucal. Oltre a questo nucleo espositivo, dedicato alla formazione e evoluzione della Nazione, ve n’era un ulteriore volto alla celebrazione dell’Impero e delle scoperte geografiche, dove i protagonisti erano il re Manuel – che permise il viaggio di Vasco da Gama – e Luis de Camões, autore dell’opera celebrativa Os Lusiadas, mentre, a sigillare il percorso tematico svolto fino ad ora, vi era il Padiglione della Colonizzazione. Ogni padiglione era inau-
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gurato in un giorno differente, di modo che i giornali potessero dare il rilievo necessario a ogni singolo aspetto della grande esposizione. Oltre all’essenza dello Stato e alla gloria del suo passato, l’esposizione celebrava anche il suo folclore. Lo fece attraverso due padiglioni, quello del Centro Regional e quello della Vida popular, della cui realizzazione fu responsabile António Ferro, il quale, già durante il concorso per l’Aldeia mais portuguesa de Portugal, aveva dimostrato la sua abilità nel rivestire di richiami bucolici la vita dei campi. All’interno di questi padiglioni, erano riprodotti, in scala, alcuni aspetti caratteristici dei vari paesi portoghesi, mentre al momento della loro inaugurazione, si svolsero varie manifestazioni di quella che era stata definita cultura popolare. Poco importava, in realtà, se effettivamente questi saggi folclorici rispondessero a una vera tradizione: come già era accaduto per la realizzazione del concorso, e poi del documentario l’Aldeia mais portuguesa de Portugal, ciò che importava era il lato estetico, attentamente costruito al fine di dare quell’atmosfera di grazia e armonia che si voleva far passare come intrinseco attributo della vita di campagna. Nel padiglione erano rappresentati tutti i tipi di case popolari tipiche delle province del Paese. Il 20 luglio, venne infine inaugurato il Padiglione del Brasile: gli ospiti d’onore, in quest’occasione – avvenuta in una serata durante la quale fu inaugurato anche il Padrão dos Descobrimentos, la strada che collega Lisbona con Cascais e il Padiglione delle Comunicazioni – furono il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e tutto il Governo, più da due commissari, quello portoghese Augusto de Castro e quello brasiliano Augusto de Lima Junior. Ad aprire il Padiglione del Brasile fu Oscar Carmona in persona, per simboleggiare l’ospitalità che il Brasile dava al Portogallo. A chiudere le celebrazioni, si svolse la manifestazione dei 187.000 lavoratori inquadrati nelle varie parti dello Stato corporativo – Case del Popolo, Case dei pescatori, Sindacati nazionali – e un discorso finale del Sottosegretario di Stato per le Corporazioni. Quali furono i risultati dell’esposizione è veramente difficile dirlo: Margarida Acciaiuoli, che all’evento ha dedicato un saggio, sottolinea come, soprattutto rispetto alla popolazione, l’impatto risultò molto al di sotto delle aspettative. Il costo dell’entrata era alto, come alto era quello per il biglietto del mezzo di trasporto che congiungeva la città con Belém, cosicché, in de-
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finitiva, la partecipazione fu decisamente inferiore rispetto a quella pubblicizzata dal regime130. C’è da dire che, indipendentemente dal reale successo di partecipazione, sfogliando i giornali dell’anno 1940 si ha un’impressione davvero particolare: da un lato molto si parla della guerra e di un aspetto, quindi, particolarmente angoscioso dell’attualità dell’epoca, dall’altra si descrive un Portogallo che emergeva come un’isola di pace in mezzo al conflitto. Così, ogni giorno, l’inaugurazione di ciascun padiglione era puntualmente descritta dai giornali, come le varie conferenze che si svolgevano quotidianamente su questo o quell’aspetto, ovviamente positivo, inerente all’Estado Novo: si può comprendere quale fu l’immenso valore strategico di questa manifestazione che celebrò non solo l’attività del regime, ma soprattutto il contrasto tra un’Europa in fiamme e un Portogallo in armonia e tranquillità.
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Cfr. Acciaiuoli M., As exposições do Estado Novo 1934-1940, Horizonte, Lisbona, 1998. 174
4. Una solo imperativo: sopravvivere alla guerra!
4.1 La neutralità Lo scoppio della seconda guerra mondiale determinò per l’Estado Novo nuove e fondamentali sfide. Se la guerra civile spagnola si era conclusa senza provocare eccessivi traumi al Governo di Lisbona, essa era stata pur sempre un conflitto decisamente meno importante rispetto a quello che si prospettava sempre più evidente in Europa alla fine degli anni trenta. Quando Adolf Hitler attraversò la frontiera polacca all’alba del 1º settembre 1939, Salazar inviò ai giornali una nota ufficiosa nella quale informava l’opinione pubblica interna e internazionale che il suo Paese, pur essendo alleato dell’Inghilterra, avrebbe mantenuto una rigida posizione di neutralità1. Sul piano esterno, Salazar aveva di fronte a se una posizione estremamanete complessa che possiamo riassumere in questo modo: conservare una posizione di equidistanza tra le forze dell’asse e l’alleata storica,
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«Embora se trate de teatro de guerra longínquo, o facto de irem defrontar-se na luta algumas das maiores nações do nosso continente – nações amigas e uma delas aliada – é suficiente para o grande relevo do acontecimento e para que dele se esperem as mais graves consequências. Felizmente os deveres da nossa aliança com a Inglaterra, que não queremos eximir-nos a confirmar em momento tão grave, não nos obrigam a abandonar nesta emergência a situação de neutralidade. O Governo considerará como o mais alto serviço ou a maior graça da providência poder manter a paz para o povo português, e espera que nem os interesses do País, nem a sua dignidade, nem as suas obrigações lhe imponham comprometê-la. (...) O Governo espera que a Nação com ele colabore na resolução das maiores dificuldades e aceite da melhor forma os sacrifícios que se tornarem necessários e se procurarão distribuir com a equidade possível», Salazar A. O., Discursos, Vol III, cit., pp. 173-174.
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l’Inghilterra, mantenere la Spagna su posizioni di neutralità ed evitare che il vasto impero coloniale fosse intaccato dalle forze dell’asse. Sul piano interno, i problemi che si prospettavano con la guerra erano da una parte politici e dall’altra sociali. Da un punto di vista politico, le questioni da affrontare erano diretta conseguenza dell’andamento del conflitto, dal momento che la forza che si fosse rivelata egemone in Europa sarebbe immediatamente diventata quella a godere di maggiore prestigio da parte del regime. Occorreva quindi mettere d’accordo, fin dall’inizio, l’anima filo-fascita con quella filo-britannica senza che nessuna delle due potesse prevalere sull’altra, spezzando il rigido equilibrio su cui Salazar basava il proprio potere. Dal punto di vista sociale, il rischio era che fosse messa in discussione la già precaria stabilità, perché se il Paese viveva da anni in una situazione di profondo degrado, il conflitto non avrebbe fatto altro che esasperarne le condizioni. Una posizione estremamente delicata quindi, in cui, come abbiamo già visto, fin dal 1938 aleggiava il pericolo di un possibile tentativo di colpo di mano per cercare di sostituire Salazar con elementi più vicini alla Germania nazista. Il Portogallo divenne il campo di un’intricatissima partita di scacchi nella quale i giocatori erano almeno tre: Oliveira Salazar, gli Inglesi e i Tedeschi. In palio vi erano territori dall’altissimo valore strategico come le isole Azzorre; a metà strada tra l’Europa e gli Stati Uniti; Goa, in India; Macão, in Cina; Timor, nell’estremo sud-est asiatico; l’Angola, la Guinea Bissau, Capo Verde e il Mozambico in Africa. Se il Portogallo aveva il problema di mantenere i contatti con il proprio Impero, garantito dalle navi britanniche, la Germania era interessata ai porti che avrebbero potuto costituire buone basi per gli U-Boot e la guerra sottomarina. Le armi principali di questa partita furono propaganda e censura. In particolare, come vedremo, la censura giocherà un ruolo fondamentale. Salazar, come un grande maestro d’orchestra, riuscirà a dare maggiore o minore risalto alle differenti propagande che si contendevano lo spazio in Portogallo: quella inglese, quella tedesca e quella del Secretariado da Propaganda Nacional. La guerra inizia con un grande successo diplomatico per il regime: la firma del concordato con la Chiesa: si chiudeva così una secolare contesa che, cominciata con l’espulsione dell’ordine dei gesuiti sul finire dell’Ottocento per opera di Marquês de Pombal, si era aggravata soprattutto con la severa politica di laicizzazione dello Stato operata dai governi della Repubblica liberale. Erano occorsi dieci anni di avvicinamento prima che, il 7
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maggio 1940, fosse firmato questo accordo tra il Portogallo e la Santa Sede. Il Portogallo riconobbe personalità giuridica al Vaticano, elevando ad ambasciata la propria legazione presso Roma. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da un Governo il cui capo aveva una fortissima vocazione religiosa, il concordato non rappresentò tuttavia un totale passo indietro rispetto a quanto era stato fatto dal Partito Democratico. Molti dei beni incamerati dopo la rivoluzione repubblicana vennero restituiti, ma molti altri restarono nelle mani dello Stato, come nel caso dei monumenti considerati di importanza nazionale oppure di interesse pubblico. Altro punto centrale fu quello dell’istruzione: lo Stato concesse sì la possibilità alla Chiesa di aprire sue scuole, ma queste dovevano essere comunque sottoposte al controllo del Governo, mentre fu decretato l’insegnamento nelle scuole pubbliche della religione cattolica a tutti gli alunni, a meno che i genitori non ne chiedessero l’esenzione. Anche il divorzio, se pure di molto limitato, venne mantenuto nell’ordinamento portoghese e si stabilì la necessità, perché il matrimonio religioso avesse effetto, che fosse registrato pure sugli albi civili. Le attività dell’Azione cattolica vennero regolamentate all’interno del concordato: Salazar concesse ampie libertà, ma precluse all’azione cattolica qualsiasi possibilità di costituire un gruppo di rivendicazioni politiche o di inquadramento professionale alternativo a quello già stabilito dallo Stato. Insieme al concordato, fu poi firmato l’Acordo Misionário, volto a regolare i rapporti tra la Santa Sede e l’Impero coloniale portoghese. L’aver posto fine alle pendenze con la Chiesa fu un importante successo personale di Salazar. Questo sia sul piano interno, perché non vi erano dubbi riguardo all’importanza esercitata dalla Chiesa sulla popolazione portoghese, sia sul piano diplomatico, poiché il concordato dava anche grande prestigio in campo internazionale, determinando, per il Portogallo, stabilizzazione e riconoscimento, condizioni tanto più importanti in quanto raggiunte in un momento di gravi sconvolgimenti generali. Il 28 maggio 1941, l’Osservatore Romano poteva unirsi all’Estado Novo a celebrare i quindici anni dalla Rivoluzione nazionale portoghese e a elogiare la politica di Salazar2. 2
«Oggi 28 maggio, si compiono i quindici anni del nuovo ordinamento politico sotto la presidenza del Generale Carmona. Il Portogallo celebra festivamente questa data guardando con orgoglio non solo alle realizzazioni di questi ultimi tre lustri, ma pure e soprattutto alle promettenti promesse per il domani. (…) Il restauratore dello Stato portoghese, António de Oliveira Salazar, è stato ed è una delle più eminenti figure della politica mondiale sulla cui scena appare quale realizzatore di un esperimento politico che s’ispira alle perenni sorgenti
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Per il momento, tuttavia, i successi si fermavano qui: all’Estado Novo spettava ora un compito davvero complesso. Come sottolinea anche Paola Olla Brundu3, il Portogallo, con le sue sterminate colonie dislocate in Africa e in Asia, si trovava a essere un Paese dall’importanza strategica enorme e, contemporaneamente, incapace di difendere militarmente la sua autonomia. Un’altro aspetto molto importante da sottolineare, relativo agli obiettivi fondamentali della politica estera di Lisbona, era che Salazar non vedeva con favore una sconfitta repentina e totale né del fronte delle democrazie, perché avrebbe portato a una germanizzazione del continente europeo, né della Germania, perché avrebbe di fatto eliminato un importante baluardo contro l’Unione Sovietica4. Questi presupposti implicavano, nelle intenzioni, la trasformazione della penisola iberica in un’area neutrale, alla quale avrebbero potuto aggiungersi altri paesi, con i quali promuovere una pace di compromesso tra le due parti in conflitto. Tra questi ipotetici paesi vi era sicuramente l’Italia che, come è noto, in quel momento manteneva rispetto al conflitto una posizione di non belligeranza. Sembrava perciò che, perlomeno fino al maggio del 1940, in qualche modo si potesse costituire un blocco di paesi latini, antidemocratici e corporativi, fautori di una possibile neutralità. Salazar confidò all’ambasciatore italiano a Lisbona, Renato Bova Scoppa, queste sue idee, auspicando che Mussolini continuasse a mantenere l’Italia fuori dal conflitto5 e temendo le conseguenze per una possibile vittoria dei tedeschi6.
na appare quale realizzatore di un esperimento politico che s’ispira alle perenni sorgenti del pensiero sociale cristiano. La concezione autoritaria e corporativa dello Stato venne infatti attuata da Salazar non solo con profonda comprensione delle esigenze storiche della nazione portoghese ma anche con quell’illuminato spirito progressista che è sintesi di viva coscienza morale e di vasta coscienza tecnica. Ma il bilancio delle realizzazioni del regime di Salazar non si conclude entro i confini del Paese. Dal Portogallo sono venute delle serene ed illuminate parole anche sui grandi problemi della crisi europea (…) Un’epoca materialistica nel suo fondo. Ha detto Salazar, si fa guidare da ideologie senza ideale», “Il nuovo Portogallo”, L’Osservatore Romano, 28 maggio 1941. 3 OLLA, Paola Brundu, “La netrualité du Portugal pendant la Seconde Guerre Mondiale”, The History of Neutrality, Finnish Historical Society, 1993, pp. 201-217. 4 Ibid., p. 206. 5 «Bisogna che l’Italia resti neutrale. La neutralità dell’Italia è condizione per la salvezza dell’Europa. La mia tesi è chiara. Se vogliamo che il nostro continente non perisca bisogna in mezzo alla tempesta che diventerà spaventosa creare delle aree di pace. Quello che soprattutto interessa è che si crei e stabilizzi una zona di pace nel mediterraneo. Questa zona costituisce uno dei punti nevralgici del mondo. Se la guerra si estende al mediterraneo l’Europa è condannata alla rovina. Noi abbiamo invece il dovere di salvarla e dobbiamo fare
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Nel giro di pochi giorni, Salazar vide questo suo progetto naufragare: tra maggio e giugno del 1940 i Tedeschi invasero la Francia e dopo la sua sonfitta l’Italia scelse di intervenire al lato della Germania, desiderosa di non lasciarsi scappare una buona occasione per trattare sul tavolo della pace dalla parte dei vincitori. Invece di chiudersi, la guerra si allargava e si faceva sempre più vicina ai possedimenti portoghesi: l’intervento italiano trascinava con sé le colonie del corno d’Africa e in Libia, mentre il Mediterraneo diventava il centro degli scontri. A Lisbona il clima si fece drammatico e si prospettava addirittura il pericolo di una possibile invasione tedesca7, tantoché gli Inglesi proposero a Salazar un piano per permettere a lui e al suo Governo di rifugiarsi alle isole Azzorre, nel caso questa ipotesi si fosse realizzata8. La non belligeranza dichiarata da Franco fu vista comunque con grande preoccupazione sia per i possibili scenari che avrebbero potuto realizzarsi nelle colonie francesi, oggetto di interesse da parte di Madrid, sia per il futuro di Gibilterra, sia, infine, per l’eventualità di un attacco delle truppe spagnole. In questo contesto estremamente complesso deve essere inserito il Pacto Ibérico, stipulato con la Spagna il 29 luglio del 1940, che andava a rafforzare il trattato di amicizia concluso appena un anno prima. Il patto iberico consolidava i rapporti tra Lisbona e Madrid – senza però che le relazioni con Londra ne uscissero in qualche modo compromesse – e obbligava, in via teorica, i due Governi a consultarsi nell’eventualità che fosse in pericolo l’inviolabilità dei rispettivi territori. Bova Scoppa in-
tutto il possibile per conservare i paesi mediterranei fuori dal conflitto. Poiché sarà allora dalla zona di pace del Mediterraneo che potrà sorgere la possibilità della composizione; dell’eventuale arbitrato e della pace. Se tutta l’Europa s’infiamma non vi sarà più su questo continente nessuna autorità, nessun uomo politico, nessun ambiente che possa con successo e spassionatamente lavorare ai fini della pace. Mussolini potrà rendere un grandissimo servizio alla causa dell’umanità e della pace e al suo Paese se resterà fuori dal conflitto e soprattutto se si adopererà per favorire una pace per quanto è possibile e giusta», Bova Scoppa R., Colloqui con due dittatori, Nicola Ruffolo Editore, Roma, 1949, p. 9. 6 «Se Napoleone portava sulla punta della baionetta i principi della rivoluzione francese Hitler porta seco un neopaganesimo a fondo mistico e razzista che è contrario alle nostre tradizioni romane e cattoliche. Anche per l’Italia il trionfo totale della Germania sarà un pericolo. Se la Francia sarà schiacciata come potrà più l’Italia esercitare la sua funzione equilibratrice in Europa», Bova Scoppa R., Ibid., p 19. 7 Salvadorini V. A., Italia Portogallo, dalla guerra di Etiopia al 1943, pp. 59-60 8 Vedi Fernando Rosas, O Estado Novo, cit., p. 272.
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terpretò erroneamente il trattato in chiave anti-inglese e comunicò queste sue impressioni a Galeazzo Ciano9. In realtà il Patto Iberico non fu mai concepito come un atto volto a slegare Lisbona dall’alleanza con la Gran Bretagna, al contrario esso fu incoraggiato da Londra che aveva tutto l’interesse a tenere Madrid lontana dal conflitto. Probabilmente Bova Scoppa aveva confuso l’atteggiamento di parziale allontanamento con una volontà di distacco totale, a cui quasi sicuramente Salazar non aveva mai pensato. Era tuttavia vero che Lisbona era alla ricerca di maggiori libertà rispetto ad una alleanza che spesso aveva preso i contorni di una vera e propria sudditanza, ma ancora più vera era la considerazione secondo la quale, dati i legami politici, economici e soprattutto militari, era da escludersi che Lisbona avrebbe mai potuto rompere totalmente l’alleanza con Londra10. Gli obiettivi essenziali della politica estera portoghese dettati da Salazar, che per precauzione mantenne l’interim del Ministero degli esteri, furono: il mantenimento dell’impero coloniale, la sopravvivenza del regime e la possibilità di approfittare commercialmente della posizione di Paese neutro. Nel caso in cui la Germania avesse vinto la guerra, Salazar ipotizzò la realizzazione di un possibile asse latino, questa volta non contrapposto alle democrazie o all’Unione Sovietica, ma alla Germania nazista11: era il 3 di
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«Le conseguenze dell’accordo sono dunque evidenti: 1) esso rappresenta a mio avviso il primo vero colpo che Salazar ha dato alla “secolare alleanza”; 2) esso è destinato a meglio chiarire i rapporti fra Spagna e Portogallo avvelenati in questi ultimi tempi da dicerie e vociferazioni su pretese velleità pan-iberiche della Falange spagnola e a dare un contenuto più preciso ed effettivo al patto di amicizia e non aggressione tra i due paesi; 3) esso dà al Governo portoghese maggiori possibilità di resistere alle pressioni che l’Inghilterra non mancherà di esercitare in occasione dell’estensione del blocco marittimo alle coste iberiche; 4) l’accordo costituisce, infine, date le difficoltà in cui finora si è dibattuto questo Governo, un autentico successo per il signor Salazar che – eliminati gli incubi di una possibile azione di forza spagnola – si sente rafforzato anche all’interno nel suo atteggiamento di resistenza all’Inghilterra», Documenti Diplomatici Italiani, IX serie, vol. V, Doc 330, p. 229. 10 «La marina portoghese è tradizionalmente infeudata all’Inghilterra; vasti ceti della borghesia e dell’aristocrazia sono anche filo-inglesi, banca e massoneria sempre potenti sono alleati occulti dell’Inghilterra. Quest’ultima poi fa qui una propaganda con mezzi vastissimi (…) Trovo che data la situazione del suo Paese, i vincoli economici e finanziari che lo legano all’Inghilterra, la paura che egli ha di perdere le colonie, l’atteggiamento di Salazar basato su prudente equidistanza tra le parti in conflitto può definirsi, se non coraggioso, saggio dal suo punto di vista; in ogni caso non vile e servile», Documenti Diplomatici Italiani, IX serie, Vol VI, p 233. 11 «Sendo óbvios os motivos da entrada desta na guerra e os objectivos que quereria realizar quanto ao seu império se vitoriosa, não se sabem as idéias do Duce acerca da organização da
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dicembre del 1941 quando Salazar formulò questo pensiero, nel momento, ovvero, della massima avanzata degli eserciti dell’asse e quattro giorni prima dell’attacco Giapponese a Pearl Harbour, quando cioè, ancora una volta, i destini della guerra erano destinati a cambiare drasticamente. Con l’attacco giapponese e il conseguente ingresso in guerra degli Stati Uniti, il quadro del conflitto, rispetto a quelle che erano le esigenze del Portogallo, si complicò nuovamente. Prima di tutto perché gli Stati Uniti non avevano mai fatto mistero di ritenere l’arcipelago delle Azzorre e quello di Capo Verde luoghi strategici fondamentali per la politica estera e di sicurezza americana, poi perché era evidente che il peso economico e bellico degli americani avrebbe fatto pendere in un altro senso le sorti della guerra. Vi era poi la questione dell’allargamento del teatro di guerra all’oceano pacifico, dove il Giappone nutriva mire espansionistiche sia su Macão che sull’isola di Timor. E proprio l’isola di Timor fu alla base di uno dei più gravi incidenti diplomatici avvenuti tra Lisbona e Londra. Il 17 dicembre, truppe australiane e olandesi invadevano preventivamente la parte portoghese dell’isola, senza però che Lisbona ne fosse informata. L’invasione, che mirava a sottrarre l’isola alle forze di Tokio, non mancò di suscitare le ire di Salazar: la soluzione del problema sembrò essere comunque individuata in un accordo per cui le truppe olandesi e australiane si sarebbero ritirate in concomitanza con l’arrivo dei rinforzi mandati da Lisbona. Tuttavia non ci fu tempo, perché le truppe giapponesi arrivarono prima e riuscirono a impossessarsi dell’isola. Oltre a questo avvenimento, a inasprire un clima di forte tensione vi era il fatto che gli inglesi non vedevano di buon occhio il commercio di volframio12 che il Portogallo intratteneva con la Germania, cosicché, poco a poco, il Governo di Londra strinse le maglie del commercio portoghese. In sostanza Salazar riuscì, nonostante tutto, a mantenere una politica di neutralità e a respingere le richieste degli anglo-americani. Vi era poi un altro elemento da tenere in considerazione in questa complessa strategia volta a Europa. Na verdade, ou crê que Hitler dividirá com a Itália o pleno domínio da Europa, o que me parece difícil que a sua experiência política aceite como possível e realizável, ou, aproveitada a aliança com a Alemanha para fins de guerra, Mussolini entende ter chegado o momento de apoiar a França e aproximar-se das outras nações latinas para contrabalançar e temperar a hegemonia e espírito germânicos», lettera dal Ministro degli esteri all’ambasciatore a Bucarest del 3 dicembre del 1941, citato da Salvadorini V. A., cit., p. 83. 12 Minerale fondamentale per la produzione dell’acciaio, rendendolo più resistente e quindi più adatto a un utilizzo bellico.
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mantenersi fuori dal conflitto13, ovvero il fatto che il Brasile di Getúlio Vargas, il grande fratello lusofono, era stato il primo Paese a tendenza corporativa a rompere un patto non scritto e a schierarsi apertamente a fianco degli Usa. Secondo le relazioni dell’SPN, i giornali plaudirono a questo intervento14. Salazar, quindi, incontrò Franco a Siviglia nel febbraio del 1942 cercando di capire quali fossero le intenzioni di Madrid rispetto al conflitto e se fosse plausibile l’ipotesi di un coinvolgimento della Spagna al fianco della Germania. Da questo incontro uscì rafforzata la posizione di neutralità della Spagna, posizione che, considerata come un successo personale di Salazar, fu offerta agli alleati inglesi in cambio di tempo, sia per la cessione di basi militari nelle Azzorre, sia per risolvere il blocco economico che la Gran Bretagna stava attuando nei confronti della penisola. La neutralità della penisola iberica era peraltro fondamentale per gli eserciti anglo-americani, i quali stavano progettando l’invasione del nord Africa, che si concretizzò poi nel novembre del 1942. Rispetto a un accordo anglo-americano con il Portogallo, basato su un possibile utilizzo delle Azzorre da parte degli Alleati, la tensione si fece sempre più forte, soprattutto all’interno dell’Estado Novo. I rapporti tra Salazar e il suo ambasciatore a Londra, Armindo Monteiro, arriveranno addirittura, dopo otto anni di fedele collaborazione, a uno strappo definitivo. Monteiro infatti era disposto a cedere alle pressioni inglesi, cosa che Salazar riteneva ancora prematura. La caduta di Mussolini, il 25 luglio del 1943, dovette intimorire non poco Salazar che, probabilmente, mai come in quel momento si era reso conto che oramai il conflitto volgeva al termine e che il problema principale non era più una possibile invasione degli eserciti tedeschi o di quelli spagnoli, bensì quella di potere sopravvivere alla sconfitta dell’Italia fascista e della Germania nazista. L’accordo con gli inglesi venne finalmente raggiunto il 17 agosto del 1943: esso prevedeva la possibilità di utilizzo, di rifornimento 13
Cfr., Olla, Paola Brundu, cit., p 208. «Espírito de cooperação. O facto mais importante deste mês, na imprensa portuguesa foi, sem dúvida, a entrada do Brasil no estado de guerra. (...) Alguns jornais – A voz em 21, Novidades em 22, Diário de Lisboa e República em 22 – comentaram o acontecimento com palavras de simpatia para o Brasil. Depois da nota oficiosa do Governo, publicada com destaque nos jornais de 24, todos os diários de Lisboa comentaram a situação com palavras de aplauso para a atitude do Governo e de amizade para o Brasil», Relatório mensal da imprensa, SPN al Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Agosto 1942, Maço 526 NT 403. 14
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e di attracco delle navi mercantili inglesi, così come era previsto per qualsiasi nave di un Paese belligerante rispetto a un Paese neutro. L’accordo offriva inoltre la possibilità di utilizzo del campo di Lajes nelle Azzorre, sul quale ancora oggi è presente una base americana, e in cambio chiedeva agli inglesi un piano di protezione militare, nel caso in cui il Portogallo fosse stato invaso da un altro Paese e la fornitura di armi e combustibile. Inoltre, Salazar otteneva la garanzia che il Governo britannico non avrebbe avanzato pretese sui possedimenti coloniali portoghesi e ne avrebbe rispettata la sovranità. Il fatto che l’accordo fosse stato stipulato con gli inglesi creava ulteriori problemi, perché Salazar si opponeva a un’estensione delle clausole anche agli americani, anche se, dopo ulteriori trattative, fu trovato l’escamotage per cui le truppe americane sarebbero state ospitate dalle truppe inglesi. Ora, il problema più grande di Salazar, che durante la guerra era riuscito sia a difendere il suo impero coloniale, sia a mantenere una posizione di neutralità, era quello di mantenere stabile il proprio regime di fronte alla grande avanzata non solo fisica, ma soprattutto morale e ideologica, degli eserciti democratici e comunisti.
4.2 Nuovi equilibri: propaganda e missioni diplomatiche Delineato il quadro generale all’interno del quale il Portogallo agiva negli anni che vanno dal 1939 al 1945, è necessario ora fare un passo indietro e riprendere il filo del nostro discorso principale: quello della formazione e del mantenimento del consenso nei confronti del regime salazarista. Se il conflitto era scoppiato ufficialmente il 1º settembre del 1939, già da tempo le grandi potenze si chiedevano quale potesse essere il ruolo del Portogallo rispetto agli schieramenti. Il Portogallo, da parte sua, aveva l’esigenza di non mostrarsi ostile, poiché troppo vario e troppo vulnerabile era il suo vasto e strategico Impero. Il Secretariado si vide investito di alcune missioni diplomatiche e fu inoltre lusingato dalla Germania e dall’Inghilterra in quella che fu una vera e propria guerra della propaganda. Nello specifico, a giocare un ruolo importante sulla politica estera del Portogallo, furono soprattutto il Brasile, la Gran Bretagna, la Germania e gli Stati Uniti. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, tra i compiti del Secretariado da Propaganda Nacional non era secondario quello di stabilire rapporti positivi tra il Portogallo e le altre nazioni, soprattutto quelle che mag-
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giormente avevano la possibilità di influenzare il contesto internazionale. Si andò perfezionando, dunque, un autentico filtro di quanto veniva detto all’estero sul Portogallo, se positivo normalmente riportato con grande risalto sui giornali lusitani. La prima di queste relazioni ci viene lasciata da Silva Dias, direttore dei servizi interni del Secretariado da Propaganda Nacional. Invitato da Goebbels a visitare la Germania nel marzo del 1939, il funzionario dell’SPN rilevò fin da subito la straordinaria differenza di mezzi a disposizione rispetto agli organismi portoghesi finalizzati alla propaganda15. Nella sua relazione a Salazar, Dias metteva in luce, in modo decisamente molto chiaro, la natura del regime Nazional-socialista evidenziando una serie di punti che ne facevano un sistema decisamente incompatibile con l’Estado Novo. Il primo di questi riguardava sicuramente il rapporto tra la Chiesa cattolica e il regime. Dias riferiva, infatti, come la Chiesa cattolica fosse considerata, nella Germania nazista, alla stregua di un qualsiasi potere internazionale, poiché il suo centro di decisione si trovava fuori dalla Germania, non era compatibile con la volontà totalitaria del Führer16. Veniva quindi criticata la natura pagana del regime, la sua volontà di sostituire i riti del nazionalsocialismo a quelli cristiani17. Se questi erano i presupposti, non poteva non preoccupare il fatto che la Germania volesse imporre la sua egemonia ribaltando i termini della pax britannica, uno dei cardini della politica estera portoghese18.
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«Quanto aos meios disto é à técnica das coisas quer se trate da organização do trabalho nas empresas, da mobilização política das massas, da organização da vida social ou da propaganda, esses meios examinados através dos resultados obtidos são excelentes», Relazione di Silva Dias al Presidente del Consiglio dell’8 marzo del 1939, IANTT, AOS/CO/PC 12 E. 16 «O catolicismo é olhado como uma internacional e os católicos como indivíduos capazes de obedecer a um poder diferente do nacional-socialista (...) Rosemberg considera também os santos que converteram os germanos ao cristianismo não como verdadeiros Alemães mas agentes do rei dos francos que se propunha escravizar os bávaros e os saxões», Ibid. 17 «Quanto ao espírito da revolução Nacional-socialista, pela suas doutrinas deve considerarse naturalista, pagão e, portanto, anti cristão (...) As varias cerimonias realizadas cada ano em Nuremberga têm por fim, a meu ver, criar uma liturgia do sangue da raça nas massas descristianizadas o sentimento político do nacional-socialismo num sentimento religioso», Ibid. 18 «Seu objectivo primordial é, sem dúvida, o domínio da Europa pela substituição duma pax germânica à pax britânica”, Ibid.
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L’inviato dell’SPN è colpito soprattutto dalla perfezione dell’organizzazione della propaganda19; il fatto che una notizia scritta nel Ministero per la propaganda raggiungesse, grazie al telegrafo e ad altri mezzi, immediatamente tutti i giornali in Germania e all’estero; quanto fosse efficace la rete di persone che si occupava di far pubblicare un dato articolo e come la verità nazional-socialista fosse divulgata in tutte le forme necessarie affinché fosse compresa contemporaneamente da tutte le classi sociali20. Era normale che Dias fosse ammirato, perché aveva colto l’aspetto essenziale che caratterizzava il Ministero per la cultura popolare e la propaganda, ovvero la sincronia senza esitazioni di tutti i mezzi a disposizione (radio, giornali, documentari, cinema) al fine di incoraggiare la diffusione di una determinata idea. Questo aspetto al Secretariado era sempre mancato, inficiando nelle fondamenta l’efficacia delle sue strutture. Pochi mesi dopo l’incontro di Berlino, Silva Dias è invitato a Londra, insieme a un gruppo di giornalisti, dal British Concil. Siamo nel novembre del 1939, la guerra era iniziata da un paio di mesi ed ancora una volta sono evidenti gli intenti propagandistici di questo invito, soprattutto se si tiene in considerazione quanto fossero importanti gli investimenti nazisti per influenzare la stampa portoghese21. I toni della relazione furono in questo caso decisamente più distesi, l’accoglienza fu descritta come calorosa, mentre gli inglesi, a suo avviso, erano legati all’Estado Novo22 da sincera ammirazione. L’ansia di mostrasi benevoli nei confronti di Lisbona assunse in realtà toni un po’ grotteschi: Dias ci riferisce come alcuni deputati, con cui aveva avuto occasione di intrattenersi, considerassero il Portogallo un Paese 19
«A propaganda na Alemanha é função dum Ministério fortemente centralizado no que diz respeito à orientação mas muito descentralizado no execução, com ramificações até às mais ínfimas povoações e no estrangeiro junto das várias representações diplomáticas. Abrange também todas as manifestações de propaganda desde a alta cultura até à actividade desportiva, incluindo o turismo. Tem ao seu alcance todos os meios de pressão, sobretudo o económico pois, por exemplo, no estrangeiro a agencia DNB é a distribuidora aos jornais de anúncios dos representantes da indústria e comércio Alemães», Ibid. 20 «A técnica da propaganda consiste em apresentar a verdade nacional-socialista de tantas formas quantas as que sejam necessárias para que ela seja compreendida e vivida pelas diferentes camadas sociais», Ibid. 21 «Contrabalançar dessa maneira a propaganda de deslumbramento realizada pela Alemanha em vários sectores portugueses», Relazione di Silva Dias al Presidente del Consiglio del novembre del 1939, IANTT, AOS/CO/PC 12D. 22 «Real admiração pelo nosso ressurgimento e pela figura do Chefe do Governo que eles consideram o perfeito “gentlemen” e che “um Portugal ordeiro com um Governo forte e com a sua continuidade assegurada valoriza a aliança Luso-britanica», Ibid.
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democratico23 e, dopottutto, Dias non mancava di sottolineare come sia la democrazia24 sia il socialismo25 britannico fossero ben differenti da quelli europei, simili nei loro progetti a quanto andava realizzando il salazarismo. Si avverte una sorta di sudditanza nei confronti dello stimato alleato e lo stupore rispetto ai livelli di vita della popolazione, descritti come senza uguali neppure in Germania26. Anche l’esposizione di New York può e deve essere inserita all’interno di questo contesto. Nel precedente capitolo ne avevamo visti gli aspetti più propriamente estetici. Adesso è ncessario approfondirne gli aspetti più dichiaratamente diplomatici. Abbiamo visto, infatti, come António Ferro si fosse rivolto a un’agenzia di marketing al fine di creare una visione positiva del Portogallo, del suo regime e soprattutto delle sue colonie27. La compa23
«A propósito do Estado Novo que Lindsay estudou através dalguns livros editados pelo Secretariado e outros, disse-me que a princípio não deixou de cair no erro de considerar o Dr. Salazar como um vulgar ditador que pretendia copiar no seu País a experiência fascista (...) e a descobrir que afinal o que existia em Portugal era uma forma de democracia (...) Linsday contou-me algumas das passagens da conferencia do chefe do Governo português acerca dos problemas corporativos para concluir que até como socialista subscreveria a obra do Dr. Salazar na parte em que os interesses do capital são subordinados aos interesses dos trabalhadores, isto é, à parte viva da economia nacional», Ibid. 24 «Sabe-se o que ela significa para os puros dos puros: demolição de qualquer autoridade espiritual e temporal, ataque e destruição de todas as instituições tradicionais, repúdio duma parte da história considerada obscurantista e reaccionária e espírito de guerra civil (...) Que diriam muitos desses democratas do continente se soubessem que a democracia inglesa se adapta à instituições do morgado, informa o mais forte nacionalismo e o mais profundo tradicionalismo (...) essa democracia inglesa não era aquela com que tinham sonhado», Ibid. 25 «Funda a sua doutrina no cristianismo e reconhece como autoridade suprema a sociedade de Deus” e da un punto filosófico il socialismo inglese “pretende ser espiritualista” e da un punto di vista sociológico “o socialismo inglês entende que as instituições políticas e sociais só estão certas quando defendem a liberdade do homem e (...) reconhece como célula fundamental da sociedade a família (...) que diriam do sistema inglês muitos dos socialistas do continente, se soubessem que entre os seus camaradas da Grã-bretanha, todos intransigentemente nacionalistas se encontram alguns dos que preconizam o fortalecimento da vida da Igreja anglicana e outros com mais afã trabalharem pela União da Igreja católica e anglicana? », Ibid. 26 «A vida inglesa é cheia de comodidades. Existem em Inglaterra muitas fortunas avultadas mas o que caracteriza a sociedade britânica e a torna impermeável a qualquer ensaio extremista é a meu ver a existência de um grande numero de fortunas medias, uma classe que tem um standard of life tão elevado que chega para o que nos julgamos supérfluo mas que para os ingleses consideram como naturalmente indispensável a vida. Qualquer dos povos que conheço na Europa, como o espanhol, o italiano, o alemão o belga e mesmo o francês tem uma vida medíocre em comparação com a do inglês», Ibid. 27 «there are several outstanding jobs which i believe that we are very well placed do carry out: (1) to make Dr. Salazar and his achievements better know in this country; (2) to build
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gnia prescelta fu la Market Analysts, la quale, per raggiungere i fini richiesti dal direttore dell’SPN, propose un piano di intervento sui giornali che, destinato a durare almeno sei mesi, doveva promuovere soprattutto il turismo non solo attraverso la stampa, ma anche per mezzo di radio, riviste femminili e la produzione e diffusione di alcuni documentari28. Il discorso pronunciato da Ferro per l’inaugurazione fu studiato in modo da creare un ambiente favorevole alla costruzione di buone relazioni con gli Stati Uniti anche se, non bisogna dimenticare come in teoria l’ideologia del salazarismo disprezzasse il materialismo e l’individualismo dei nordamericani. È evidente che in un clima già fortemente influenzato dall’aggressività tedesca era però importante non alienarsi l’amicizia di chiunque potesse intervenire nel senso di evitare lo sfaldamento dell’impero lusitano29. Così non devono sorprendere le parole di elogio pronunciate da Ferro, probabilmente una delle poche persone in Portogallo legate all’America da una sincera ammirazione, aspetto peraltro che non manca di sottolineare30. up a broad background of popular interests in Portugal, with a view to closer travel relations, etc; (3) to give you objective information on pubblic opinion related to questions having to do with portugal, and subjects which interests you. Your book could well serve as a nucleus for compilation of material with would give Dr. Salazar’s ideas on world affairs is urgent need so such a compilation because existing sources are too meagre and out of date», piano di azione sui giornali statunitensi della Market Analyst del luglio 1939, IANTT, SPN/532. 28 «2 Travel article for leading women’s magazine, going into practical travel matters such as: costs, clothes, hotels, point of interests probably Mrs. Snow has data witch could serve for this purpose; 3 Travel films. There are some 40 firms in the United States witch specialise in producing and placing films. (...) This firms have large mailing lists of societies, schools, and churches where pictures are shown; 4 Radio there are a dozen travel lecturers who talk on the radio who might be interested in giving talk’s on Portugal; 5 One of the principal New York newspapers would take a Sunday supplement article on Portugal as a new gateway to Europe; 8 Invite columnist to attend a demonstration of Portuguese cooking. American papers and women’s magazines will give space to anything unusual in cooking», Ibid. 29 «A exposição internacional de Nova Iorque, síntese do milagre quotidiano dos Estados Unidos, é, ao mesmo tempo, uma grande biblioteca das nações (...) O pavilhão de Portugal, que acabei de visitar rapidamente, faz parte sem dúvida dessa biblioteca mas não é um livro nem sequer um folheto: é uma carta, uma simples mensagem, ia dizer um telegrama. Qual o fim dessa mensagem? Dizer aos Estados Unidos, em poucas palavras, o nosso passado, o nosso presente e o nosso futuro. (...) Mostrar ao povo americano, naturalmente inquieto pelos constantes tremores da Europa, que existe um País, no velho continente, com oito déculos de história, que se dispõe a resistir a todos os candiais, cujo solo é inabalável», Discorso inaugurale dell’esposizione internazionale di New York proferito da António Ferro, 1939, AOS/CO/PC 12D. 30 «Eu não sou dos que repousaram sobre o lograr comum dos Estados Unidos sem alma, sobre o velho e gasto cliché americano insensível, duro, cujo coração é uma bolsa cheia de
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Di diversa natura, rispetto a quelle fino ad ora delineate, fu la missione organizzata dall’SPN per avvicinare il Brasile di Getúlio Vargas. Già abbiamo visto come, in occasione dell’esposizione del doppio centenario, ai fratelli lusitani di oltre oceano fosse stato dato grande spazio. Nell’agosto del 1941, una compagine di altissimo livello, composta da Julio Dantas (Istituto Superior de Belas Artes), João Ameal (SPN), Marcelo Caetano, futuro successore di Salazar e António Ferro, visitò il Brasile. Al centro delle questioni da dibattere c’era chiaramente la guerra, tematica oramai onnipresente, e un possibile intervento del Brasile accanto alle forze dell’asse. Il 4 settembre del 1941 venne inoltre firmato un accordo culturale luso-brasiliano, proprio nel momento in cui i carri armati tedeschi sembravano ancora invincibili e l’attrazione verso un possibile intervento in guerra era decisamente forte. Ferro tornò dal viaggio in Brasile entusiasta, con progetti di lusitanizzazione dell’America e in particolare del Brasile. Si trattava di un piano tutto sommato abbastanza banale, nel quale si prevedeva di dare maggiore rilievo all’ex colonia in Portogallo e di inviare un rappresentante permanente del Secretariado presso il Departamento da Imprensa e Propaganda (DIP), omologo brasiliano dell’SPN. Fu sottolineato da Ferro stesso, nel testo che scrisse relativamente a tale progetto, l’obbligo, per le compagnie di teatro portoghesi in visita oltre oceano, di richiedere previamente un permesso al Secretariado. Un piano che assunse contorni anche alquanto deliranti, sintomo di una certa megalomania di chi li aveva concepiti31. L’unica cosa che sembra essere stata portata avanti fu la pubblicazione congiunta, da parte di SPN e DIP, di pamphlet e conferenze, mentre, già nel 1942, l’Estado Novo di Vargas si alleava con gli Stati Uniti. Difficile a questo punto fare un bilancio e cercare di stabilire quali fossero le ripercussioni concrete di questi viaggi. Quel che però si può dire è che le relazioni di Dias e i discorsi di Ferro rappresentano documenti essenziali per comprendere quello che fu il clima, le tensioni e le strategie che si respiravano in Portogallo in quegli anni. Rispetto a Londra era necessario
dólares. (...) atrás das fabricas de Detroit eu sinto a ânsia constante de criar beleza, sinto cantar a poesia trepidante, com rimas de aço, de Walt Whitman», Ibid. 31 «Ganhar a consciência de que os brasileiros sofrem dum grande complexo de inferioridade a nosso respeito mas nunca o dar a entender, fingir sempre acreditar na sua grande amizade ou fraternidade», Plano duma campanha de Lusitanidade da América do sul, Relazione di António Ferro a Salazar, AOS/CO/PC 12 E.
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chiudere un periodo di relazioni particolarmente tese: la guerra civile spagnola aveva lasciato non pochi strascichi e ribadire l’alleanza era sicuramente di grande importanza. Teniamo poi in considerazione il fatto che, insieme a Dias e a Ferro, furono invitati numerosi giornalisti, i quali erano contatti fondamentali per cercare di influire sulla stampa e quindi sull’opinione pubblica. Rispetto alla Germania si possono notare le difficoltà, le distanze rispetto a un regime tanto diverso e che tanta paura faceva a Lisbona. Infine il Brasile era considerato uno dei tasselli fondamentali per la costituzione di una sorta di asse costituito dai regime partigiani della “terza via”: corporativi, né democratici, né comunisti.
4.3 L’avanzata degli Alleati e l’agonia dei fascismi Nel febbraio del 1940, Salazar dovette tornare, con un discorso, come sempre opportunamente pubblicizzato, sul tema e il senso della propaganda in Portogallo. Era un incitamento all’azione, al non lasciarsi irretire dal nemico interno, oramai sconfitto, e riprendere con fede il cammino segnato dell’opera di risorgimento nazionale32. Passati sette anni dalla fondazione dell’SPN, il regime doveva ancora chiarire la questione del consenso e spiegare le ragioni per cui ancora nel Paese non si vivesse quel clima di armonia che l’Estado Novo sembrava aver preconizzato. Salazar elencò i concetti intorno ai quali doveva ruotare il problema della propaganda: “Politicamente esiste unicamente ciò che la gente sa che esiste” e “politicamente ciò che sembra è”33. Si ribadiva la volontà, cioè, di approfondire quel cammino di trasformazione del Portogallo in un Paese virtualmente armonioso, attraverso mezzi estremamente selettivi che avevano come fine quello di riempire spazi che se lasciati vuoti a-
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«Uma ofensiva persistente de boatos caluniosos lograra criar artificialmente uma atmosfera densa que ameaçava provocar o desalento e diminuir o entusiasmo e a fé, virtudes capitais no esforço de restauração nacional. Foram ditas não para desfazer as insinuações veladas ou as mentiras despejadas, não para desarmar os inimigos da situação que deixaram de contar como adversários, mas para estimular as energias de quantos estão interessados na obra do Ressurgimento Português», Salazar A. O., Fim, necessidade e valor da propaganda política, Lisbona, Edizioni União Nacional, 1940, p. 5. 33 «Politicamente só existe o que se sabe que existe e politicamente o que parece é. Em ocasiões diversas devo ter proferido duas frases que uma à outra se completam e traduzem o que acerca do primeiro ponto poderia dizer», Ibid., p. 7
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vrebbero potuto essere occupati da altre forme di comunicazione. A quattordici anni dalla Rivoluzione nazionale, il problema della formazione di una classe dirigente che fosse in grado di farsi portavoce delle esigenze del regime era ancora forte. Nel suo discorso sui fini e necessità della propaganda, Salazar sostenne che ogni sforzo per educare i portoghesi alla cultura del patriottismo era stato fatto34, ma che era comunque necessario protrarre l’impegno degli organismi preposti al fine di alimentare la coscienza pubblica, in modo da creare un’élite capace di realizzare gli imperativi nazionali35. La vera preoccupazione di Salazar non era solo quella di avere sostanzialmente fallito il compito di creare un progetto condiviso e una classe dirigente che fosse in grado di imporlo, ma soprattutto le possibili conseguenze della guerra, una guerra che assumeva i connotati di un conflitto tra democrazie e regimi autoritari36. Il capo dell’Estado Novo sapeva oltretutto che, anche se neutrale, il Portogallo avrebbe subito pesantemente le conseguenze del conflitto37. E non vi erano dubbi che la guerra avrebbe creato un clima molto teso, risvegliando le varie opposizioni. Salazar ne è coscente e il 29 settembre del 1939 invia una relazione confidenziale alle forze di polizia nella quale impone la massima attenzione e la massima decisione nel reprimere in tutte le forme qualsiasi antagonismo interno al regime38.
34 «Ainda que todos os esforços da educação na família e na escola convirja hoje para a mesma finalidade geral da cultura do patriotismo», Ibid., p. 11. 35 «Alguma coisa mais se exige e é necessária a cargo de organismo próprio que pela propaganda e actividade específica crie e alimente a consciência pública e forme o escol político capaz de conduzir e realizar os imperativos nacionais», Ibid., p. 11. 36 «Com muito pouca prudência, alias, muita pouca exactidão e muito fraca visão do futuro, se apregoa lá por fora ser a luta actual a luta das democracias contra os Estados autoritários», Ibid., p.13. 37 «Me acusam de apresentar um paradoxo, quando julgo exprimir simplesmente a verdade: só as pequenas Nações fazem as guerras inteiramente a sua custa; as grandes poténcias não têm meios para custeá-las só por si, recaindo sobre as mais uma parte das despesas (...) Seja por força da política intencional seja por fatal solidariedade económica, todos haveremos de pagar a nossa parte de despesas», Ibid, p. 15. 38 «Não pode haver a mais ligeira dúvida de que o desencadear da guerra em princípios deste mes de Setembro reanimou extraordinariamente as esperanças de todos os adversários da situação. Formou-se como que automaticamente em muitos espíritos, a idéia fixa de que com a guerra todas as ditaduras desapareceriam. (...) A opinião publica está na maior desorientação e que esse desconcerto é aproveitado pelos mais variados exploradores: internos e externos, Alem da especulação anglófila das esquerdas conjugadas com a extrema-direita há todos os rumores espalhados pela legação da Alemanha que contrapõe o zelo dos amigos da Inglaterra veladas ameaças. (...) Seja como for o estado de espírito publico ajudado pelo
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Come abbiamo avuto modo di mettere in risalto nei paragrafi precedenti, mai come ora politica interna e politica estera si erano trovate ad essere così fortemente intrecciate tra loro. Era del tutto evidente che, per quanto si cercasse di negarlo, la lotta tra democrazie e regimi autoritari era sempre più palese e aspra, sia dopo l’ingresso in guerra dell’Italia il 10 giugno al fianco della Germania, ma ancora più dopo l’attacco del Giappone agli Stati Uniti, il 7 dicembre. Il Portogallo era un Paese non solo vulnerabile, ma quasi totalmente dipendente economicamente dalle navi commerciali britanniche (circa il 70% delle merci che entravano e uscivano dal porto di Lisbona erano trasportate da navi inglesi) e, quand’anche Salazar fosse riuscito a sostituire la flotta commerciale inglese – che, tra l’altro, permetteva un contatto costante con l’impero coloniale – si sarebbe trovato di fronte la marina militare di sua maestà che dominava i mari entro i quali il commercio lusitano si svolgeva. Il 13 luglio del 1940, il Governo inglese decise una politica di blocco economico della penisola iberica e, a partire dal 1º agosto del 1940, l’intero commercio da e per la penisola iberica venne sempre più strettamente controllato. Ogni merce, per potere entrare o uscire dal porto di Lisbona, doveva essere previamente autorizzata dal consolato britannico: era il cosiddetto sistema dei navicert, certificati concessi da Londra con grandissima parsimonia, in modo da evitare il rischio che le stesse merci potessero essere poi riesportate verso la Germania. Alla fine del febbraio del 1941, l’intero import export portoghese era così controllato dalla Royal Navy. Oltre al blocco delle importazioni, a rendere ancora più gravosa la guerra per il Portogallo era la scarsissima produzione agricola, soprattutto per quanto riguardava le annate del 1940 e del 1941. Di conseguenza, era assolutamente fondamentale, per il sostentamento del Paese – e quindi per la stabilità del regime – l’importazione massiccia di grano. Queste importazioni rappresentavano, per Salazar, anche un’implicita sconfitta della sua politica agricola autarchica, uno dei perni centrali della sua retorica neofidescontentamento das forças vivas pode constituir um terreno favorável a qualquer especulação política contra a situação e não faltam indícios de que é isto precisamente o que se está a passar. É possível que nenhum desses sintomas tenha excessiva gravidade, mas muitas testemunhas conhecedoras do meio de Lisboa e dos hábitos dos conspiradores profissionais, entediam sinceramente que é pelo menos conveniente que as autoridades se mantenham em constante vigilância, para atalhar um mal que pode talvez sem demasiado esforço tornar-se delicado e ameaçador», Rapporto confidenziale, IANTT, AOS/CO/PC 3H, 29 settembre 1939.
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siocratica. Oltre al grano, il Portogallo era dipendente anche dai fertilizzanti, indispensabili perché potesse esistere un raccolto. L’importazione di grano passò così da quarantamila tonnellate nel 1938 a centoquarantaseimila tonnellate nel 1943, mentre il costo per tonnellata passò da 1000 a 1500 Scudi, con le ovvie ricadute sul prezzo del pane, che pesarono enormemente su di una popolazione che, come abbiamo visto, già faticava a sopravvivere prima dello scoppio del conflitto. Il problema delle importazioni però non riguardava solo il trasporto, in tempo di guerra i prodotti da cui il Portogallo era dipendente dall’estero aumentavano di costo e diminuivano di quantità. L’importazione di carbone minerale, che nel 1938 era stata di 1 204 000 tonnellate al prezzo di 171 milioni di Scudi, nel 1941 diminuì a 686 000 tonnellate, per il costo di 252 milioni di Scudi; mentre, nel 1944, l’importazione fu ancora maggiore e ad un prezzo ugualmente altissimo: 584 mila tonnellate al costo di 368 milioni di Scudi. Il costo, rispetto al 1938, era quindi sostanzialmente più che raddoppiato, mentre la quantità importata, nel 1941, era quasi la metà. In modo abbastanza analogo, anche l’importazione di petrolio subì la stessa tendenza, passando da 188 mila tonnellate nel 1938 a 42 mila tonnellate nel 1942, mentre l’acciaio passò da 141 mila tonnellate nel 1938 a 43 mila tonnellate nel 1942. Questi dati fotografano una situazione drammatica quanto semplice, cioè che qualsiasi attività manifatturiera in Portogallo si trovava in un periodo di crisi dovuto alla mancanza delle materie prime necessarie per fare funzionare le macchine – anch’esse importate – e di conseguenza, per costruire le fabbriche. Paradossalmente, la bilancia commerciale, negli anni che vanno dal 1941 al 1943, divenne per la prima volta positiva. Questo fu la conseguenza di differenti fattori, tra cui il fatto che le navi mercantili inglesi non sempre erano disponibili a trasportare le merci portoghesi, determinando in questo modo una diminuzione delle importazioni. Le esportazioni via terra – soprattutto di volframio, minerale utilizzato nell’industria bellica per indurire l’acciaio – conobbero un incremento del 257% e il loro ammontare crebbe del 3500% all’anno; fino al 1944, quando la Gran Bretagna vietò a Salazar l’esportazione di questo prodotto, determinando quindi un ritorno al passivo della bilancia dei pagamenti. In questo complesso di vicende delicatissime, Salazar convocò al Governo Ferreira Dias, industriale e editorialista del Diário de Notícias, fautore di un intenso quanto rapido processo di industrializzazione. Gli equilibri tra i vari settori produttivi all’interno del Pa-
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ese erano completamente saltati e occorreva attuare un piano di rilancio industriale per potere fare fronte alla carenza di importazioni. Questa volta sarà l’agricoltura a essere subordinata alle esigenze di sviluppo, ma una simile strategia verrà a influenzare la vita del Paese unicamente nel dopoguerra. L’economia del Portogallo era all’apparenza salva, anzi, addirittura prospera. In realtà, i prezzi dei prodotti agricoli non facevano che aumentare, con base 100 nel 1938, il prezzo del grano passò a 150 nel 1943, quello del riso a 123, delle patate a 267 e del vino a 279, mentre i salari, secondo le statistiche, passarono, sempre con base 100 nel 1938, a 99 nel 1940, 108 nel 1941, 135 nel 1942. La politica promossa dal Governo, con lo scopo di mantenere calmierati i prezzi dei prodotti primari, non ottenne grandi risultati: troppo alti erano i lucri dei prodotti sul mercato nero o, addirittura, di quelli per l’esportazione verso paesi disposti a pagare di più. La propaganda, evidentemente, non poteva evitare di nascondere il malcontento sempre più diffuso. Se ufficialmente si voleva fare credere che esistesse una politica efficace di razionamento e controllo dei prezzi, l’Inspecção Geral das Indústrias e Comércio Agrícolas è costretta a dichiararne l’assoluto fallimento. In una lettera al Ministero degli interni si dichiara impotente a bloccare il commercio trasfrontaliero con la Spagna organizzato proprio da chi avrebbe avuto invece funzione di controllo39. La Guarda Nacional Repubblicana (GNR), un corpo simile ai Carabinieri, informava il Ministero degli interni del contrabbando di generi alimentari e di come questo commercio illecito fosse fatto alla luce del giorno, senza che si temessero possibili controlli o repressioni40. La propaganda
39 «Acontece, como já tenho informado V. Exa. Que as primeiras pessoas a não cumprirem, a facilitar o contrabando e até a executa-lo, são de uma maneira geral os regedores, presidentes e membros das respectivas juntas de freguesia. Nas localidades fronteiriças, aquelas autoridades são quase sempre os comerciantes locais, que à sombra dos seus lugares procedem menos honestamente, prejudicando altamente os habitantes das mesmas localidades. É natural que nem todas assim procedam, mas estou certo que não me devo enganar, se disser a V. Exa que, as autoridades locais não procedem com honestidade, na maior parte. Tal estado de coisas, que embaraça altamente a acção desta brigada, porque tenho constatado que o comércio ilegítimo aumenta assustadoramente de dia para dia e só diminui quando de facto os géneros não existem na zona fronteiriça, provando assim que aquelas autoridades não exercem qualquer vigilância e até comungam na mesma atitude da população local», Rapporto confidenziale, IANTT, AOS/CO/PC 3H, 29 settembre 1939. 40 «Barcelos: Afim de ser tomado na consideração que merecer, leva ao conhecimento de V. Exa. que desde há tempos tenho presenciado que pela estação do CF desta cidade, se faz
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spiegava instancabilmente come il regime stesse facendo tutto il possibile per attenuare le difficili condizioni provocate dalla guerra, ottenendo come unico risultato quello di scavare un fossato sempre più profondo tra l’Estado Novo e la popolazione, la quale conosceva bene i livelli di corruzione dei funzionari e il pressoché totale disinteresse del capo nei loro confronti. Anche il rialzo dei prezzi veniva presentato dal regime come una causa unicamente imputabile a fattori esterni, a differenza di quanto era accaduto nel Portogallo della prima Repubblica, quando invece il costo della vita era alto a causa dell’incompetenza del Governo dell’União Sagrada. Ai portoghesi poco importava di chi fosse la colpa, essi sapevano solamente di vivere in condizioni di totale sottoalimentazione, spesso al di sotto della soglia di sopravvivenza. Sapevano che, quelli che il Sottosegretariato, in una lettera al Ministero degli interni, definiva come abusi manifesti ai prezzi imposti, altro non erano se non l’unica scappatoia rispetto a una situazione palesemente insostenibile41. Ancora una volta la descrizione più reale del Paese ci viene data dalle varie relazioni di polizia che, con toni sempre più foschi, mostrano un Paese inerme di fronte alle conseguenze della guerra. Il Governo aveva paura, sapendo che l’efficacia della propaganda, nel formare le coscienze, era senz’altro inferiore a quella della fame nel riaccenderle. Il 28 giugno del 1941 il Ministero della guerra e il Ministero degli interni si accordano sulle strategie di difesa della capitale da eventuali rivolte. Non sarà qui ozioso ricordare come nella recente storia portoghese i militari abbiano spesso giocato un ruolo importante decidendo le sorti dei governi: così era stato nel 1910 quando fu abolita la monarchia, così il 28 maggio del 1926, così avrebbe potuto essere adesso. Si decise quindi che avrebbe dovuto es-
contrabando descarado de géneros alimentícios, tais como bacalhau, arroz açúcar, sabão, etc., com destino aos conselhos fronteiriços, sem guia de trânsito. Diariamente aluviões de contrabandistas vem a esta cidade comprar nos armazéns e mercearias, os referidos géneros que depois dividem em vários volumes», Relazione della Guarda Nacional Republicana dell’8 gennaio del 1942 al Ministero degli interni, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 528 NT 405. 41 «Assunto: preços na Província e venda de armazenistas a retalhistas – ultimamente tem sido enviadas algumas brigadas para a província por virtude de estarem a ser recebidas inúmeras queixas denunciando os abusos. (...) A brigada constatou que, de facto, os abusos eram manifestos, havendo açambarcamentos, recusas de venda, recebimento fora das facturas, e , mesmo facturados, preços mais altos que as tabelas», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 528 NT 405-1.
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sere il Ministero della guerra, una volta dichiarato lo stato di assedio, a garantire l’ordine pubblico42. Lo spettro di un possibile colpo di Stato, guidato dagli Inglesi e appoggiato da forze repubblicane, si ripropose. Le relazioni del servizio informazione della Legião Portuguesa ne fecero partecipe la Presidenza del Consiglio il 15 gennaio del 1942, sottolineando come la questione, rispetto all’opinione pubblica, provocasse due schieramenti: gli apprensivi e i soddisfatti, i primi motivati dall’ascesa dei prezzi dei generi alimentari, i secondi dalla fiducia che una situazione così drammatica avrebbe determinato presto un cambiamento di regime43. La Polícia de Segurança Pública di Oporto informò che la situazione già negativa peggiorava di giorno in giorno e di come fosse impossibile scindere la questione politica da quella economica, poiché il deterioramento dell’una provocava anche una crisi dell’altra44. A rendere ancora peggiore, se possibile, una situazione già di per sé tragica, intervennero i forti squilibri determinati dall’estrazione del volframio, che provocò un affluire anormale di persone e una conseguente diminuzione di disponibilità di generi alimentari45. Anche l’aumento del
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«Para o emprego das forças da guarnição militar de Lisboa na hipótese de o Ministério da guerra assumir a plenitude do encargo da manutenção da ordem pública interna por ter sido declarado o estado de sítio ou de grave emergência. (...) Declarado o estado de sitio ou de grave emergência traduzido praticamente pela ordem de prevenção rigorosa dada ás forças militares ou militarizadas pelo Ministério da guerra, passa à dependência directa e imediata deste as seguintes forças (...) Para efeito do emprego das forças e manutenção ou restauração da ordem publica, a cidade de Lisboa será dividida em três zonas», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 532 NT 409. 43 «Há gente apreensiva e outra satisfeita com a situação interna do País. Os primeiros por causa da crise que começa a sentir-se e o aumento dos preços de alguns géneros; os segundos porque vêm nisso um sintoma precursor de transformação e possível decaimento da Situação», Servizi di informazione della Legião Portuguesa, IANTT, AOS/CO/PC 2 D, 15 gennaio del 1942. 44 «Relatório de informação de carácter politico social: julgo ser dever informar V Exa. acerca da situação criada pela crise que se tem manifestado já há tempos mas que se agrava agora dia a dia. (...) As situações políticas e sociais estão de tal modo confundido que não é possível desliga-las uma da outra e ambas elas resultam principalmente da situação económica. É francamente má principalmente pela falta de géneros alimentícios», Relazione della Polícia da Segurança Publica al Ministério do interior del 4 marzo del 1942, IANTT, Maço 528 NT 405. 45 «A valorização que chegou a ter o Wolframio, se melhorou os ganhos da gente pobre, e transformou alguns remediados em endinheirados, movimentou o comércio, diminuiu o desemprego, diminuiu a mendicidade, produziu enfim uma prosperidade aparente, também originou um consumo anormal de géneros alimentícios, porque alem da gente da cidade afluiu gente que vinha aqui divertir-se e que era muita. (...) Deu-se pois um gasto excessivo
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prezzo dei salari non risultò adeguato: la Legião Portuguesa ci riferisce come, di fatto, questo aumento fosse inficiato da una riduzione di categoria dei lavoratori, per cui essi si ritrovavano a ricevere lo stesso salario di prima46. Al cattivo raccolto e alla guerra si aggiunsero anche gli effetti di un inverno particolarmente rigido. Il Prefetto di Viseu descrive una situazione di totale assenza di lavoro sia nel campo agricolo sia nel campo dell’edilizia: sarebbe stato necessario, ci dice, istituire mense per i poveri47. A partire dalla fine del 1941, l’insofferenza dei lavoratori si trasformò in agitazioni, manifestazioni e proteste. Grazie anche a una riorganizzazione del Partido Comunista Português, che contribuì ad aumentare la coscienza politica dopo dieci anni di “pace sociale”, il conflitto riapparse in Portogallo, anche se al momento si trattava solo di piccoli movimenti facilmente controllabili dalla Polizia. Lo sciopero di Covilhã, del novembre 1941, fu forse il più importante, tantoché la direzione della censura fu costretta a inviare alle singole commissioni istruzioni affinché dell’avvenimento non venisse data notizia48. Come abbiamo visto nei precedenti paragrafi, la censura operava a seconda delle condizioni, sapendo interpretare e modificare il proprio modo di agire in modo da renderlo il più efficace possibile. Oramai, anche il regime si rendeva conto quanto fosse controproducente che sui giornali non si raccontasse ciò che stava accadendo, meglio che se ne parlasse, ma in mo-
e agora a escassez é muito grande. O mesmo se deu com os tecidos os quais não escasseiam, mas triplicaram em preço», Ibid. 46 «Quando da fixação dos ordenados para os empregados dos escritórios na companhia dos telefones afixaram uma tabela dos salários que a cada um competia dando dez dias para reclamarem. Quando a referida tabela entrou em vigor deu-se o seguinte caso: Amanuenses que pela tabela passariam a ganhar 600$00 (ordenado mínimo para um empregado do escritório) baixaram de categoria passando a aprendizas de oficina, com 12$00 diários», Relazione della Legião Portuguesa del 9 febbraio del 1942 al Presidente del Consiglio, IANTT, AOS/CO/PC-21. 47 «Há grande falta de trabalho tanto para os trabalhadores rurais, o que é próprio da época, como para os operários da construção civil. A falta de trabalho o encarecimento dos géneros, o mau ano agrícola e o Inverno rigorosíssimo criaram uma situação de miséria à generalidade das famílias operarias. (...) Torna-se urgente abrir uma sopa para obviar à fome de tantas famílias», Relazione mensile dal distretto di Viseu del gennaio del 1941, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 518 NT 395. 48 «8 de Novembro: até nova ordem a imprensa não deve referir-se aos tumultos operários na Covilhã», Direcção Geral dos Serviços da Censura a Imprensa, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 520 NT 397, 8 novembre 1941.
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do che il Governo ne uscisse privo di colpa49. In questo clima sempre più incandescente, i dirigenti dei Sindacati nazionali inviarono un messaggio a Salazar per informarlo di quanto grave fosse la situazione. Salazar rispose convocando i rappresentanti dei sindacati al Coliseu di Lisbona, una sala di teatro utilizzata normalmente anche per le conferenze, era il 23 luglio del 1942. Furono tre i discorsi pronunciati circa la questione economica, a distanza di pochi giorni, da Salazar. Il primo, riguardante la “Defesa economica – Defesa moral – Defesa política”, fu pronunciato il 25 giugno del 1942 e diffuso alla radio, il secondo, relativo a “O corporativismo e os trabalhadores”, il 23 luglio e il terzo, sui “Sócios dos sindicatos nacionais”, il 29 luglio. Nel primo di questi discorsi, Salazar ribadiva il concetto della centralità della Nazione in quanto bene supremo. Una Nazione vista come un corpo unico, dotato di una sua personalità, la cui vita stessa poteva essere messa in pericolo da ogni divisione interna50. A corollario di questa affermazione, veniva indicato l’unico modo per conservare viva e salda la personalità della Nazione: tutti gli elementi che la componevano dovevano essere mantenuti in equilibrio e, in un contesto profondamente modificato dalla guerra, i fattori economici non dovevano essere alterati in maniera eccessiva. In de-
49 «È muito natural que apareçam na imprensa os comentários à difícil situação económica que o País começa a experimentar. Antes do consumidor, já apareceram apreciações do produtor que por mais atento ao fenómeno dos preços se antecipa sempre aquele nos alarmes e criticas. Nada se ganha em impedir que se publiquem as referências a uma situação que se não pode ignorar: de forma alguma, porém se deve deixar defender a idéia de que isto sucede por desgoverno. O público deve ser levado a comparar a situação deveras providencial de que tem gozado o País com aquela de que há tanto tempo sofrem os outros países da Europa. Ainda hoje, Portugal e o País em que na quantidade dos artigos e dos seus preços, não admite comparação com os outros. Mas é de ver que, dia a dia, as coisas se agravarão e não haverá vantagens em esconde-lo à opinião pública simplesmente se não consentira que em vez de servir a imprensa para fazer compreender o inevitável, ela se torne instrumento do pânico e de revolta contra o Governo que se não poupou nem poupa a esforços para que os maces do mundo nos não atinjam com a mesma intensidade com que esmagam as outras nações. Só por precaução se proibiram as Notícias de faltas de géneros que, dentro de todas as cautelas, poderão, no entanto, ser publicadas, e sempre dentro do espírito acima expresso», raccomandazioni della DGSCI alle commissioni per la censura, del 27 marzo del 1942, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 525 NT 402. 50 «Sentimentos exaltados criaram os partidos – os partidos do extrangeiro – tantos tanta vez esquecidos do interesse nacional. E assim entre paixões e disputas, com bandeiras e dísticos e insígnias, alguns portugueses se distribuem por vários cultos e desertam o altar da Pátria», Salazar, Discursos, Vol III, cit., 25 giugno 1942, p. 336.
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finitiva, occorreva che salari e prezzi restassero sostanzialmente invariati, ma ciò non accadeva e, visto che neppure Salazar poteva permettersi di negare una simile evidenza, dichiarò che il Portogallo stava subendo le conseguenze di scelte non sue e che, quindi, per mantenere questo equilibrio erano state lanciate le nuove parole d’ordine: produzir e poupar, produrre e risparmiare e, in un secondo momento, organizar e distribuir51. Tutto questo rinnovamento dei livelli produttivo, organizzativo e distributivo doveva avvenire all’interno della struttura corporativa che, sebbene mostrasse difetti dovuti principalmente alla sua recente creazione, era comunque il sistema più efficace52. Se l’equilibrio del sistema era diventato instabile, occorreva, sempre secondo Salazar, produrre di più, lavorare di più e consumare di meno53. Degna continuazione di questa prima parte del discorso fu la risposta che Salazar diede ai Sindacati nazionali, il 23 luglio del 1942. La parte centrale del pensiero di Salazar risiedeva ancora sull’equilibrio del sistema: tralasciando le parole, scontate, relative ai benefici delle istituzioni corporative, colpisce con quanta tenacia il Presidente del Consiglio ribadisse il fatto che i salari non si dovessero modificare: chi reclamava un aumento doveva ritenersi responsabile dell’inevitabile crisi di produzione e di innalzamento dell’inflazione, in sostanza di un peggioramento della vita stessa degli operai54. Nessuna promessa, unicamente ulteriori richieste di sacrifici, come si può facilmente immaginare. Se qualche speranza era stata riposta, da parte di molti lavoratori, nella capacità dei Sindacati nazionali di farsi portavoce delle esigenze dei propri iscritti e nella volontà del capo di ascoltarla, ora il 51
Dice Salazar a proposito della campagna di redistribuzione dei prodotti alimentari: «Confesso ter poucas vezes visto idéia tão bem compreendida, tão espontaneamente abraçada e seguida com tanto entusiasmo e carinho», Ibid., p. 326. 52 «O outro elemento de que se lançou mão foi a organização corporativa. Direi certamente noutra oportunidade alguma coisa acerca das suas faltas que são sobretudo de espírito e de técnica. Para já basta dizer que a organização corporativa tem sido o instrumento necessário à execução da nossa política económica (...) Hoje não existem industriais ou agricultores – há indústria ou a agricultura», Ibid., p. 327. 53 «E não posso indicar outro processo senão trabalhar e produzir cada vez mais, limitar-se e consumir cada vez menos do que seja essencial para todos», Ibid., p. 331. 54 «Todo o agravamento de salários se incorpora no custo de produção e este e mais alguma coisa são transferidos para a colectividade no encarecimento das coisas (...) Felizmente em tais casos o trabalhador o que deseja é trabalhar, contanto que se lhe aumente a remuneração, nos temos aí, ao menos nalguns domínios e dentro de certas proporções, o meio de não agravar despesas de produção, de não elevar o custo da vida e de beneficiar o trabalhador: para isso se tem de dar maior elasticidade ao dia de trabalho, compensando-se, quando possível, o aumento de salários com o aumento do trabalho», Ibid., pp. 372-373.
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la volontà del capo di ascoltarla, ora il quadro appariva decisamente più chiaro. La reazione fu molto forte: nell’ottobre del 1942, quattordicimila lavoratori, principalmente nelle aree di Lisbona o limitrofe, entrano in sciopero spronati da una combinazione di più fattori. Da un lato vi era la fame, la motivazione di sempre, dall’altro una causa non certo secondaria: ovvero l’alleanza appena stretta tra Unione Sovietica e Gran Bretagna, che aveva permesso di unire il fronte delle opposizioni portoghesi in una comune lotta contro la dittatura e a favore della democrazia, permettendo di superare le divisioni interne, attraverso la percezione che nel mondo fosse in corso una sorta di guerra civile mondiale tra regimi democratici e regimi fascisti. La Polizia Politica stessa rilevò come ogni vittoria dell’esercito Russo fosse considerata, da molti, come una sconfitta anche del regime salazarista55. Agli scioperi dell’ottobre-novembre del 1942 ne seguiranno altri ancora più imponenti nell’estate del 1943. Anche in Portogallo era giunta la notizia degli scioperi italiani e il 26 luglio del 1943 ancora una volta i lavoratori di Lisbona e della cintura metropolitana smisero di lavorare. A dare loro coraggio era, forse, la notizia della caduta di Mussolini, destituito dal re, una coincidenza particolarmente fortunosa per il Partido Comunista Português, promotore dello sciopero. Le condizioni per una possibile rivolta erano già da tempo state registrate dalla PVDE la quale aveva notato come, nonostante il Paese fosse all’apparenza tranquillo, sarebbe bastato un nulla perché la gente si rivoltasse56. Le relazioni della Polizia Politica mettono in evidenza quanta speranza suscitasse, in Portogallo, la fine del fascismo italiano, fine percepita dai più come l’inizio di una sconfitta più generale dei vari governi
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«As vitórias russas vieram contribuir e muito para o ambiente que actualmente se vive. Nos meios operários a esperança de uma derrota completa do Eixo, abriu-lhes novos horizontes e franca e publicamente nos carros eléctricos, nas horas do descanso, etc., se fala abertamente e se diz por exemplo: “Já chegamos ao Don”. Adoptar uma posição de defensiva parece perigoso, Convêm tomar ofensiva, não permitindo quer na imprensa, quer no cinema, a publicação de Notícias ou de documentários que possam influir a opinião publica», Relazione della Polícia da Vigilância e Defesa do Estado al Presidente del Consiglio, IANTT, AOS/CO/IN 8 D, del febbraio del 1943. 56 «Das Notícias de todo o País nada nos deixa antever a preparação de qualquer movimento revolucionário. Verifica-se grande descrença e desanimo e como que um ambiente propiício ao deflagrar repentino duma revolução. Não há preparação, mas um espírito de revolta latente. Há como que um amolecimento de fé patriótica», relazione della Polícia da Vigilância e Defesa do Estado al Presidente del Consiglio , IANTT, AOS/CO/IN 8 D, del Março del 1943.
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fascisti57. L’Estado Novo, tuttavia, era ancora saldo e riuscì a limitare lo sciopero a Lisbona, mentre il resto del Paese assisteva pietrificato dalle durissime repressioni attuate dalla polizia: centinaia di lavoratori venivano messi in prigione, altri persero il lavoro, mentre alle imprese era espressamente vietato riassumere chi si fosse opposto al regime. Il risicato aumento dei salari concesso è commentato da una velina dell’SPN distribuita ai giornali e che in qualche modo riprende i temi precedentemente affrontati da Salazar: l’eccessivo potere di acquisto degli operai portoghesi ha determinato la scomparsa dei prodotti e quindi un peggioramento delle condizioni di vita58. In questi frangenti, la Gran Bretagna approfittò della scarsità di beni primari per fare pressioni sul Governo di Lisbona affinché cessassero le esportazioni di volframio verso la Germania. Salazar capì che la politica dell’equidistanza era finita, l’asse avrebbe perso la guerra e per evitare il rischio di rimanerne travolti occorreva schierarsi in modo più deciso con la Gran Bretagna. In questo modo si sarebbe sottratto uno dei principali terreni di azione delle opposizioni, quello della speranza di un intervento di Londra contro l’Estado Novo. Venne a proposito pubblicata una nota ufficiosa del Governo nella quale si lasciava intendere un maggiore coinvolgimento di Lisbona al fianco di Londra. La Polizia Politica registrò contem-
57 «Em virtude das notícias da demissão de Mussolini, sentiu-se largamente uma expansão de júbilo democrático comunista. As emissões da BBC em português incitam e excitam. Falam do primeiro ditador fascista liquidado e que concorreu para a desgraça da Espanha, excitando com os comentários que bordam sobre o assunto e que todos cumpram com o dever que a ocasião lhes impõe. As greves que hoje se deram e que se vinham contrariando há tempos, devem ter sido precipitadas em virtude dos últimos acontecimentos internacionais propagandeados pelas emissoras anglo-americanas. A crise italiana pode dizer-se que não estava prevista (...) E de resto os inegáveis benefícios, a ordem e o progresso que Mussolini deu à sua pátria não faziam prever uma queda rápida do fascismo», Relazione della Polícia da Vigilância e Defesa do Estado al Presidente del Consiglio, IANTT, AOS/CO/IN 8 D, del luglio del 1943. 58 «O maior poder de compra criou ficticiamente maiores necessidades aos portugueses. Os salários são elevados e o trabalhador compra mais. (…) Porque falta açúcar? Porque os hábitos alimentares do povo português se modificaram e se consome muito mais. O nosso clima irregular prejudica gravemente algumas produções (...) A guerra não a fazemos nos, mas nem por isso deixamos de a sentir. (...) As dificuldades na vida são muito maiores em alguns países do que no nosso, mesmo nós que não estamos directamente na guerra nem tem a sua vida tão profundamente perturbada como Portugal. Embora modificando um pouco o tipo de pão conseguiu-se dar ao povo português um pão substancial, de valor nutritivo, que ainda não faltou. O custo da vida aumentou como não podia deixar de acontecer. Estamos porém longe do que aconteceu na outra guerra», IANTT, AOS/CO/PC-12E, 30 agosto 1943.
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poraneamente un immediato miglioramento del clima politico e un profondo scoramento delle opposizioni59. Il regime si riorganizzò. Gli effetti della repressione politica da un lato e il riapprossimarsi del Portogallo alla Gran Bretagna dall’altro stavano dando i loro effetti: nella relazione del mese di dicembre, la Polizia Politica descriveva un clima di apatia e disinteresse da parte della popolazione60, era un successo per il regime, per quanto possa avere significato la parola “successo” relativamente a un contesto di così profonda crisi sociale.
4.4 Un regime in conflitto: stampa, censura e propaganda Con lo scoppio della guerra, Salazar decise di centralizzare ulteriormente i servizi legati all’informazione e, nel marzo del 1940, pubblicò un decreto legge istitutivo del Gabinetto di Coordinamento dei Servizi di Propaganda e Informazione il quale, posto sotto il controllo della Presidenza del Consiglio, avrebbe assicurato l’esecuzione delle direttive di Governo e imposto ai vari servizi pubblici uno stretto orientamento della rispettiva attività61. Il Gabinetto era costituito dai direttori dei servizi di propaganda e di censura, dal Presidente della radio, l’Emissora Nacional, e dal capo dei servizi stampa del Secretariado62. Si trattava di un nuovo organismo il quale, nelle intenzioni stabilite dal decreto, si sarebbe dovuto riunire almeno due volte al mese e i cui lavori avrebbero dovuto essere diretti dal Presidente del Consiglio in persona63. Fu poi trasferita alla Presidenza del Consiglio, 59 «Com a publicação da última nota oficiosa, melhorou extraordinariamente a atmosfera política. Em algumas cidades, como no Porto, o efeito produzido nos meios adversos, foi como que o de um grande balde de agua fria. É curioso como o boato da entrada de Portugal na guerra, ao lado dos aliados, começou já a ter a consistência duma certeza. Barómetro político – Mantêm-se um grande calma, aquela que se segue ás grandes tempestades. Os arautos dos grandes acontecimentos políticos, não se refizeram ainda da surpresa causada pela nota oficiosa e substituição do Embaixador de Portugal em Londres», Relazione della PVDE al Presidente del Consiglio del settembre 1943, IANTT, AOS/CO/IN 8 D. 60 «Barómetro politico – Sem grandes oscilações. Aparentemente indiferença pela política interna e pela situação internacional. Apatia geral. Temperatura media, não nos fazendo prever nem grandes secas, nem frios excessivos. Propaganda reduzida e, mesmo assim, sem despertar interesse», Relazione della PVDE al Presidente del Consiglio del dicembre 1943, IANTT, AOS/CO/IN 8 D. 61 Decreto legge 30 320, del 19 marzo del 1940. 62 Ibid, Art 1, paragrafo 1. 63 Ibid, Art 1, parágrafo 2.
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esclusivamente per quel che riguardava l’orientamento della propaganda e la programmazione, la direzione dell’Emissora Nacional64. Al Secretariado da Propaganda Nacional veniva poi attribuita la funzione di garantire l’unità dell’informazione di tutti i servizi pubblici, relativamente a quel che riguardava la propaganda e l’informazione65, mantenere un legame tra questi e la Presidenza del Consiglio66 e assicurare le relazioni dello Stato con i media, ovvero con le stazioni di radiodiffusione e con le agenzie di stampa, alle quali trasmetteranno tutte le comunicazioni di carattere ufficiale o ufficioso67. Il decreto specificava pure che la Direcção Geral dos Serviços de Censura continuava a essere subordinata al Ministero degli interni68. Infine, si stabiliva che era obbligatorio inviare un esemplare di tutte le pubblicazioni periodiche al Secretariado, nel giorno stesso della loro pubblicazione69, e che diventava di competenza dell’SPN mantenere i rapporti con gli addetti stampa delle varie legazioni presenti in Portogallo70. A ben guardare, il testo di questo decreto presenta alcune anomalie o quanto meno delle contraddizioni rispetto ad altri provvedimenti che erano già stati presi in questo senso, sia nel settembre del 1933, quando venne istituito l’SPN, sia nel 1936, quando furono inviate le circolari a tutte le ripartizioni pubbliche affinché collaborassero con il Secretariado. Si può quindi immaginare che, nonostante i provvedimenti attuati, ben pochi risultati fossero stati ottenuti fino ad allora, fatto che conferma, ancora una volta, come Salazar non potesse, o non volesse, attuare una politica di informazione troppo radicale. Inoltre, rispetto al decreto istitutivo del Secretariado da Propaganda Nacional, che centralizzava i servizi di informazione sull’SPN, questa volta il provvedimento sembrava porre l’accento del controllo dell’informazione più sulla Presidenza del Consiglio che non sull’SPN. Servizi che prima erano di competenza di altri ministeri venivano ora controllati, più o meno direttamente, da Salazar, il quale, in realtà, aveva sempre mantenuto una supervisione molto attenta su quanto veniva pubblicato. Il senso di questo decreto potrebbe essere quindi ricercato più in
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Ibid, Art 2. Ibid, Art 3, paragrafo 1. 66 Ibid, Art 3, paragrafo 2. 67 Ibid, Art 3, paragrafo 3. 68 Ibid, Art 3, unico. 69 Ibid, Art 4. 70 Ibid, Art 5. 65
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una forte volontà di compattare le varie anime del regime che non nell’esigenza di effettuare un’azione effettiva di propaganda. Si è sottolineato, nel descrivere gli effetti della guerra sulla vita politica e sociale del Portogallo, quanto il clima interno si facesse sempre più complesso e infuocato e come i conflitti tra personalità filo-naziste – come João Ameal, capo dei servizi stampa dell’SPN e Nobre Guedes, capo della Mocidade Portuguesa – e un’anima filo britannica – che faceva capo ad Armindo Monteiro, ma anche al Diário de Notícias, che aveva un legame strettissimo con la Presidenza del Consiglio – rischiassero di minare le fondamenta stesse dell’Estado Novo. Abbiamo pure visto come queste differenti anime del regime si rispecchiassero in una stampa che non era mai stata completamente omologata rispetto ad un’unica visione. Scoppiata la guerra, però, era del tutto evidente che le differenti tendenze si sarebbero cristallizzate su posizioni analoghe a quelle che avevano caratterizzato la prima guerra mondiale, ovvero su tre possibili opzioni: neutralità, intervento al fianco degli alleati, intervento a favore dell’asse. In questo senso, quindi, l’azione di Salazar volta a conformare la stampa rispetto alla sua visione della guerra, doveva essere più decisa, anche se, come sempre, non perentoria e comunque elastica rispetto alle varie fasi del conflitto stesso. Oltretutto, mentre il nuovo decreto era ancora in fase di elaborazione, ci fu molto probabilmente un equivoco tra Salazar e Ferro, alla cui base vi era l’ossessiva ricerca di maggiori poteri da parte del direttore dell’SPN. L’incidente si chiuse con una nota confidenziale indirizzata a Ferro e al direttore dei servizi di censura. In essa si spiegava come il decreto pubblicato avesse come scopo quello di chiarire meglio il ruolo dell’SPN e che non era intenzione modificarne la sfera di influenza71. Si vede come Salazar continuasse a ribadire una posizione che dal settembre del 1933 non sembrava evidenziare elementi di novità. Pur rendendosi conto di come l’organizzazione del consenso fosse piuttosto caotica, non meglio precisate considerazioni di ordine politico rendevano sconveniente un intervento più deciso72. 71
«Alta orientação e de modo algum um órgão de intervenção (...) a experiência tem demonstrado uma tendência centrifuga, exageradamente autonomista, que só pode ser corrigida pela subordinação da Emissora à presidência do conselho e pelo contacto efectivo do seu dirigente com os dirigentes dos serviços afins (...) o seu órgão de execução é a maquina montada pelo SPN (...) o decreto não pretende inovar no que se refere à esfera de influencia do SPN», Nota confindenziale della Presidenza del Consiglio, IANTT, AOS/CO/PC 8 B. 72 «É possível que seja ainda insuficiente o apetrechamento do Estado para orientar a opinião, mas não parece se possa ir mais longe por agora e que as considerações de ordem polí-
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La censura doveva continuare ad avere una propria organizzazione autonoma volta a reprimere e all’SPN spettava proseguire nella sua opera di convincimento73. Se le due funzioni fossero state unificate, scrive Salazar, sarebbero state percepite come un’insopportabile pressione di uno Stato autoritario74. Il dittatore in realtà non aveva particolari esigenze di mobilitazione di una popolazione perlopiù dispersa nei quattro angoli remoti di un Paese poco alfabetizzato. Come già è stato accennato, una propaganda più accesa avrebbe avuto come inevitabile corollario quello di esporre maggiormente un Governo che faceva dell’ambiguità uno dei suoi principali strumenti di stabilità. Era assolutamente indispensabile non fare sentire troppo il peso della sua ingerenza sul sistema di informazione, meglio, il peso del Secretariado visto che nelle mani del Governo esistevano numerose possibilità per agire coercitivamente. L’azione del Governo sui media rispondeva, in questo senso, a una teorica divisione dei poteri: da un lato quello repressivo di censura, come lo definì lo stesso Salazar, caratterizzato da metodi tipicamente autoritari, dall’altro quello di propaganda, fondato sulla capacità, più che di ordinare, di convincere e suggerire. La bipartizione dei poteri di censura e di orientamento non era tanto conseguenza della volontà di dare ai due organismi ad essi preposti il massimo del prestigio nel loro campo, ma rispondeva piuttosto a un atteggiamento tipico di Salazar: quello di frammentare il più possibile le competenze, al fine di risultarne sempre l’arbitro indiscusso. In un simile sistema, le uniche notizie la cui pubblicazione era obbligatoria erano le note ufficiose del Governo. Un dispositivo di informazione fondamentale, soprattutto se si tiene in considerazione il fatto che Salazar riassumeva, sulla sua persona, sia il ruolo di principale ideologo del regime, sia quello di guida e che perciò, a livello teorico, solo lui deteneva il potere tica são de molde a demonstrar o inconveniente de uma intervenção mais declarada», Nota confindenziale della Presidenza del Consiglio, IANTT, AOS/CO/PC 8 B. 73 «A censura deve continuar a constituir uma reorganização própria, com a sua função específica de prevenir os abusos da imprensa. A acção que exerce tem assim um carácter de independência infinitamente maior do que teria se na sua mão se deixasse as funções de iniciativa impulsionadora que só podem ter eficácia verdadeira quando exercidas com toda a cautela diplomática. Mais se trata de convencer e sugerir do que de ordenar», Nota confindenziale della Presidenza del Consiglio, IANTT, AOS/CO/PC 8 B. 74 «É difícil um mesmo organismo exercer essa acção cumulativamente com uma outra de carácter nitidamente autoritário. Ou a autoridade na missão de censura diminuiria, ou a acção orientadora tomaria o aspecto de insuportável pressão», Nota confindenziale della Presidenza del Consiglio, IANTT, AOS/CO/PC 8 B.
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di decidere cosa si potesse o meno pubblicare e in che modo. Una conferma a questa affermazione, che potrebbe sembrare eccessiva, ci è data da un intervento effettuato dalla Commissione della censura che davvero ha qualche cosa di paradossale: si tratta del taglio di una notizia inviata ai giornali dall’SPN75. Il motivo di una simile iniziativa stava nel fatto che la notizia non era stata superiormente autorizzata, da Salazar, alla pubblicazione. È evidente, quindi, che tra la Direcção Geral dos Serviços de Censura a Imprensa, DGSCI, e la Presidenza del Consiglio, ci fosse un rapporto decisamente più stretto che non tra quest’ultimo e il Secretariado. Oltre che dagli interventi relativi alla stampa, a livello di propaganda gli anni tra il 1940 e il 1945 furono caratterizzati da un certa diffusione della radio, la quale cominciava ad assumere, quantitativamente, un certo rilievo – sebbene si fosse ancora distanti dai livelli della Germania alla vigilia della seconda guerra, dove la radio raggiungeva il 70% della popolazione – passando dalle quarantamila unità, del 1935, alle ottantanovemila nel 1939, fino ad arrivare alle centotrentacinquemila del 194576. Anche le radio furono poste sotto l’egida del capo del Governo ma, nonostante le alte cifre di registrazione, ad eccezione di Rádio Club Português – l’unica radio a portata nazionale, da sempre sotto il controllo della Presidenza del Consiglio – tutte continuarono a mantenere i problemi strutturali di sempre, come la mancanza di ripetitori che permettessero una diffusione su tutto il Portogallo e la scarsissima elettrificazione del Paese. Il 27 maggio del 1941, António Ferro riuscì infine a diventare direttore dell’Emissora Nacional, ufficialmente nominato dal Ministero delle Opere Pubbliche, da cui la radio continuava a dipendere, assumendo quindi quell’incarico non in quanto direttore del Secretariado77. Ad ammettere un
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«Cortada, por não estar superiormente autorizada, a seguinte notícia embora seja fornecida pelo SPN: cidade da Praia, 18, parece finalmente assegurado o estabelecimento da companhia italiana ala littoria em Cabo Verde, para o serviço da navegação Transoceânica. Chegou já ao Porto de pedra do lume na ilha do sal, um vapor italiano, que descarregou cento e quarenta toneladas de material destinado àquela companhia. No sítio da Parda, na mesma ilha, aterrou, entretanto, um avião também italiano. Que vinha de Roma», IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Registro de cortes, Maço 508 NT 385/2, agosto 1939. 76 Anuário Estatístico, Instituto Nacional de Estatística, Lisbona, 1945, p. 125. 77 «O temperamento literário e a cultura de António Ferro servidos por espírito renovador de autentico homem de acção que nos últimos anos encontrou abundantes pretextos para felizes demonstrações em iniciativas que marcam épocas na vida portuguesa garantem inteiramente um novo ciclo de actividade brilhante a nossa estação oficial de rádiodifusão no seu duplo
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sotto utilizzo delle potenzialità della radio fu António Ferro stesso che, nel 1943, propose a Salazar un piano per fare fronte al profondo malcontento diffuso nel Paese, attraverso la diffusione di un discorso del Presidente del Consiglio almeno una volta ogni tre mesi78. È una richiesta, questa, che deve fare riflettere perché sta a significare che fino ad allora gli interventi alla radio erano stati decisamente meno frequenti, altro sintomo di una scarsa considerazione nei confronti di una propaganda penetrante. A suggerire cautela vi era la considerazione del fatto che l’aumento degli ascolti della radio portoghese aveva anche risvolti non propriamente positivi per il regime, dal momento che, nel 1939, la BBC aveva inaugurato un programma radio destinato proprio all’opinione pubblica portoghese. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il Diário da Manhã, filonazista, fece di questo programma una presentazione decisamente ammirata, un altro dato che non manca di stupire in un regime suppostamente totalitario. Tant’è, i programmi inglesi erano considerati come un servizio sintomatico dell’attenzione, da parte della Gran Bretagna, nei confronti del Portogallo79. Oltre ai programmi della BBC, i portoghesi amavano molto ascoltare radio Toulouse80, mentre anche gli stessi servizi di propaganda tedeschi istituiranno presto un loro programma radio in lingua portoghese. Come si può facilmente immaginare, i mezzi a disposizione della Gran Bretagna e della Germania erano tali da scoraggiare, in qualche modo, un utilizzo sistematico della radio nel sistema di propaganda portoghese: per non compromettere il regime di autarchia culturale del Portogallo, si scelse dunque l’unico
interesse de poderoso instrumento de propaganda e de recréio espiritual», Diário de Notícias, 27 maggio 1941, p. 1. 78 «Seria útil que Salazar de três em três meses falasse a nação através da rádio (...) está mais de que provada a eficácia da sua voz sobre o moral dos portugueses (...) Campanha intensa na rádio não através de vozes incolores, monótonas, desprestigiadas mas através de uma voz fresca, irónica, não demasiado conformista», nota confidenziale di António Ferro a Salazar dell’8 novembre del 1943, IANTT, AOS/CO/PC-12E. 79 «O serviço português da B. B. C. É mais uma manifestação da política de amizade lusobritanica afirmou o embaixador doutor Armindo Monteiro na alocução inaugural», Diário da Manhã, 30 giugno 1939. 80 «Se atendermos que a recepção da Emissora Nacional é, actualmente apenas sofrível de vários pontos do País poder-se-ha concluir que a maioria dos receptores em Portugal se encontrará em algum tempo sintonizadas para o País vizinho do mesmo modo que actualmente a estação de Rádio Toulouse é ouvida na província por um grande número de pessoas devido a sua potência e qualidade excepcionais de propagação», Relazione del Capitano Henrique Galvão direttore della Emissora Nacional al Presidente del Consiglio del 3 febbraio del 1936, IANTT, AOS/CO/OP-7.
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metodo sicuro, ovvero quello di evitare un’eccessiva diffusione della radio stessa. Ritornando alla stampa, occorre dire quanto poco questa fosse cambiata rispetto al 1939: i dati a disposizione indicano che il numero delle pubblicazioni raggiunse il minimo nel 1944, con appena due quotidiani con una tiratura maggiore di 70 mila copie e con 497 pubblicazioni minori. Di fatto, questi dati sono poco rappresentativi e poco ci dicono di una situazione in cui i giornali stessi, poco a poco, si facevano sempre meno interessanti, costretti dalle maglie di una censura che imponeva un totale svuotamento dei contenuti e una rigida omologazione. Per meglio analizzare questa situazione, ci si potrà avvalere unicamente delle relazioni delle commissioni di censura. Si potrà così rilevare un ulteriore conflitto tra la censura, responsabile di questo svuotamento81 e il Secretariado da Propaganda Nacional che, nella figura del direttore dei servizi stampa, João Ameal, avrebbe voluto un maggiore impegno dei giornali in favore dei paesi dell’asse, quando la maggior parte della stampa, ad eccezione del Diário da Manhã, invece, come si legge in una relazione, era a favore delle Nazioni Unite82. Anche in questo settore poi la concorrenza con i giornali stranieri era fortissima: António Eça de Queiroz, vice direttore dell’SPN, si lamentava del fatto che, pur non avendo ampia diffusione, il Time vendeva sempre tutte le copie distribuite83. Fin da subito, uno dei maggiori problemi della politica di informazione fu quello di imporre ai giornali la visione di neutralità. Generalmente la stampa, con l’eccezione del Diário da Manhã che aveva assunto, come si è visto, posizioni più vicine all’asse, prese posizioni filo britanniche. Il caso
81 «A grande imprensa de Lisboa não dá sempre ás idéias o lugar de que têm direito. Com a redução das páginas não deixa espaço suficiente para a doutrina e para o noticiário, o velho artigo de fundo quase desapareceu. As notícias ocupam o jornal todo. O Diário de Notícias é, nesse ponto, mais superficial que O século, onde o artigo de crítica ou doutrina assoma com frequência», Relazione del Secretariado da Propaganda Nacional al Ministero degli interni, IANTT, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 528 NT 405-1 del dicembre del 1942. 82 «Todos os jornais mantêm a sua posição, quanto à orientação dos seus cronistas e à selara dos telegramas. Exceptuando o Diário da Manhã, que persiste em louvável equilíbrio, os outros jornais são nitidamente pelas Nações Unidas», Ibid. 83 «O Times não terá uma larga expansão em Portugal, mas é, entre unos, um dos jornais ingleses mais lidos e o mais considerado, esgotando-se sempre todos os números enviados», Relazione personale a Salazar del 3 novembre del 1941, “Correspondência particular”, IANTT, AOS/CP 231.
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de O Século è emblematico della sfiducia che l’opinione pubblica, se di opinione pubblica si può parlare in una dittatura, nutriva nei confronti dei tedeschi84 e dell’incrollabile fiducia nei confronti della Gran Bretagna85. Già il 2 ottobre, la Direcção Geral dos Serviços da Censura na Imprensa (DGSCI) dovette inviare una circolare alle commissioni affinché si operasse in modo da mantenere i giornali su una posizione di maggiore neutralità, evitando che venissero pubblicate notizie ingiuriose nei confronti di Hitler e della Germania86. Infatti, dal registro dei tagli, la grande maggioranza degli articoli censurati in questo periodo riguardavano proprio notizie contro la Germania87, tendenza confermata dalle lamentele da parte dell’ambasciata tedesca nei confronti del Governo portoghese88 a riprova
84 «O Reich começou a guerra. A sua aviação bombardeou Varsóvia e outras cidades polacas, por vezes com a colaboração da esquadra», O Século, 2 settembre 1939, p. 1. 85 «Em todo o caso não ficaríamos de bem com a nossa consciência se não reafirmássemos os nossos sentimentos de amizade e toda a nossa fidelidade à aliança inglesa (…) na sua expressiva mensagem à Assembléia Nacional o Sr. Presidente da República declara: senti bem que, nas aclamações ao chefe do estado, era aclamada a unidade imperial da pátria portuguesa. Foi na Europa que se firmou a secular aliança entre Portugal e a Grã-bretanha, mas é em África que existe vizinhança de territórios que são parte integrante da nossa pátria e da comunidade britânica», O Século, 10 ottobre 1939, p. 1. 86 «Não têm sido brilhantes os resultados obtidos pela direcção nos esforços empregados para conduzir as delegações a desenvolverem utilmente a sua acção sobre os artigos e Notícias acerca da guerra a que Portugal assiste neutral. Continuam a ler-se insultos a Hitler e à Alemanha, afirmações clamorosas de simpatia por um dos blocos», circolare inviata dalla Direcção Geral dos Serviços da Censura a Imprensa alle Commissioni di Censura, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, 2 ottobre 1939, Maço 508 NT 385-2. 87 A mo’ di esempio si riporta un taglio effettuato sul Diário de Lisboa nel settembre del 1939: «No artigo de apreciação à declaração de guerra à Alemanha, por parte da Inglaterra e França, e que servia de abertura para o noticiário acerca do conflito muitos cortes parciais com os seguintes objectivos: “Não consentir que se injurie Hitler e o povo alemão; não permitir que a nossa imprensa comprometa a posição de neutralidade do País, já definida pelo Governo, marcando posição favorável para um dos campos em luta, fora daquela atitude benévola vista com simpatia, que nos pode merecer a causa da nossa aliada», registro dei tagli, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 508 NT 385/2. 88 «La section de presse de cette légation a reçu presque tous les grandes journaux de Lisbonne la communication que par exemple la publication de photographies d’origine allemande est devenu presque tout à fait impossible, vu que la censure supprime chaque tentative de cette espèce (…) Que telles mesures sont uniquement dirigées contre les nouvelles d’origine allemande est du reste irréfutablement prouvé par le fait que dans ce même numéro du dit journal la censure a laisser passer un article de propagande française (…)». L’atteggiamento tedesco continua ad essere oggetto di una relazione dell’ottobre del 1940: «a legação da Alemanha novamente se dirigiu a este Ministério chamando a atenção para o facto de, no seu entender, a maioria dos jornais portugueses terem manifestado nos últimos tempos uma atitude nitidamente anti-alemã. Esclarece a mesma legação que os jornais
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del fatto che se molte notizie erano state tagliate, molte altre erano state pubblicate. Effettivamente, da una relazione della DGSCI si può verificare come i telegrammi di guerra provenienti dall’Inghilterra trovassero, rispetto a quelli tedeschi, più spazio sui giornali: O Século pubblicò dieci notizie imparziali, undici di matrice inglese e tre tedesche, il Diário de Notícias quattordici imparziali, sei inglesi e quattro tedesche, Novidades dodici imparziali, undici inglesi e una tedesca, A Voz quindici imparziali, cinque inglesi e quattro tedesche, il Diário da Manhã tredici imparziali, una inglese, dieci tedesche89. A giustificare un atteggiamento tanto sbilanciato da parte della stampa vi era il fatto che, in quel momento del conflitto, la maggior parte degli avvenimenti si svolgeva in Gran Bretagna, mentre si era scoperto che i tedeschi spacciavano le notizie come provenienti da Londra quando in realtà arrivavano da Madrid90. Intorno alla stampa però, circolava un malcontento diffuso: oltre alle proteste di tedeschi e inglesi, che premevano affinché il regime ne indirizzasse l’orientamento in un senso piuttosto che in un altro, vi erano le feroci critiche del Secretariado da Propaganda Nacional il quale, nel dicembre del 1941, lamentò una scarsa attenzione rispetto ai propri articoli e rivelò un atteggiamento restio alla loro pubblicazione91. L’SPN si scagliò contro il
publicam sempre todas as Notícias de origem inglesa, às quais dão especial relevo, isto em prejuízo das Notícias de proveniência alemã», lettere dell’ambasciata tedesca a Lisbona al Ministero degli esteri, dell’agosto e ottobre del 1940, IANTT, AOS/CO/NE-2. 89 Cfr, Relazione della DGSCI a Salazar del 1 ottobre del 1940: «Estes resultados, rigorosamente observados dentro de um critério rígido orientado apenas pela apreciação de dimensões e precedência de títulos e contra o qual poderiam os jornais opor muitos argumentos, tantos e tão diversos são os aspectos a observar, se não agradam a Legação da Alemanha também não agradam parece à imprensa britânica (...) “em Portugal o regime de Salazar orienta a imprensa em um sentido favorável as potencias do eixo” », AOS/CO/NE-2. 90 «Aquele excesso a favor da informação inglesa pode ser explicado pela circunstância de se passar em Londres neste período a acção mais importante da guerra. Uma grande parte dos telegramas referem-se ao bombardeamento de Londres e é natural que os jornais escolham de preferência as Notícias dessa origem. (...) E tão bem o com prende a DNB que ela própria distribuiu aos jornais comunicados telefonados de Madrid que datou falsamente de Londres. Não parece pois poder-se concluir que há propósito de fugir ao noticiário alemão ao contrário, a imprensa portuguesa esforça-se por informar o publico com noticiário das duas partes. É certo, que na paginação dos jornais, com excepção do Diário da Manhã que procede ao contrário, há tendência, alias, sempre contrariada pela censura, para dar mais relevo às notícias que valorizam o esforço inglês. Mas essa tendência não é nova, os jornais portugueses manifestaram-na sempre», Ibid. 91 «Os jornais pagam ao seu corpo redactorial, repórteres e informadores, para obter Notícias que satisfaçam a curiosidade dos leitores e no entanto aceitam frequentemente com repug-
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Gabinete de Coordenação dos Serviços da Imprensa che pochi risultati stava ottenendo, dal momento che i vari dipartimenti di Stato continuavano ad attuare una propria politica nei confronti della stampa, ignorando del tutto l’intermediazione dell’SPN stesso92. Si criticava, infine, anche l’operato delle commissioni di censura che avrebbero svolto male il proprio lavoro, arrivando ad invadere lo spazio proprio dell’SPN, in special modo per quel che riguardava le attività di pressione sui giornalisti volte ad ottenere un allineamento alle linee dettate dal regime93. L’SPN non aveva peraltro tutti i torti: era del tutto vero che la DGSCI usava riunire i direttori dei giornali94 per stabilire quali erano le priorità del regime, cosa potesse o non potesse essere pubblicato e con quale rilievo95. Ma era altresì vero che questo era un potere concesso dallo stesso Salazar e quindi oggetto delle critiche non avrebbe dovuto essere la Direzione Generale per i Servizi di Censura.
nância, as notas que lhes são fornecidas pelo SPN. (...) É necessário pedir, solicitar, quase mendigar a fim de obter relevo para o que espontaneamente e no mais elementar sentido jornalístico – para não dizer de colaboração nacional – o deveria ter. (...) Desculpas poucas: a habitual falta de espaço (...)», Relazione dei servizi stampa dell’SPN al Presidente del Consiglio del dicembre del 1941. 92 «É claro que esta falta de colaboração se nota também por parte de alguns Ministérios e outros departamentos do estado, não enviando através dos serviços de imprensa aquelas Notícias que obrigam os jornais a terem interesse enviadas à última hora», Ibid. 93 «Ainda dentro do espírito de intima colaboração que permite aos dois organismos tarefas que se completem, seja-me licito sugerir que não continue a ser alterado o critério justamente estabelecido de que se à comissão de censura compete não permitir que circulem os jornais ou números considerados nocivos, corresponde ao Secretariado, pelos serviços de imprensa, a acção junto dos jornalistas ou adidos de imprensas», Ibid. 94 «À imprensa cabe uma boa parte desse encargo e compre aos serviços da censura orientala na já indispensável campanha de revigoramento nacional. Para esse efeito devem os Srs. Oficiais delegados reunir os directores dos jornais e aconselha-los a prestar a sua colaboraçao nesta campana pubblicando artigos de exaltaçao patriotica, menos fundados nos feitos historicos do passado do que nas possibilidades já provadas do presente e imprimindo aos seus jornais uma feição sempre nacional expurgando-o quanto possível do que sirva interesses alheios aos nossos (...) Ensine-se aos directores dos jornais menos avisados que ás lutas locais deve substituir-se o apreço pela obra realizada nos últimos anos em Portugal e para isso peçam ao SPN as publicações e mais elementos que facilitem essa utilíssima acçao educativa a iniciar imediatamente», Boletins diários della commissione della censura, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 520 NT 397. 95 Così, ad esempio, la DGSCI chiese ai giornali di non ironizzare troppo sull’intervento in guerra dell’Italia: «Recomendações, 11 Janeiro de 1941: Muito rigor nos artigos e notícias relativas à Itália, cujos infortúnios militares não devem ser comentados com crueza nem ironia. A Itália, País de raça latina e, como Portugal, em regime corporativo, deve notar na imprensa portuguesa simpatia e nunca hostilidade», Ibid., 11 gennaio 1941.
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A partire dal 16 maggio del 194196, le commissioni richiesero ai giornali di ridurre al minimo lo spazio dedicato alla guerra: in modo particolare non si doveva parlare troppo del conflitto tra Germania e Unione Sovietica, mentre lo spazio concesso ai telegrammi sovietici non poteva essere superiore a quello concesso ai tedeschi97. Il 2 settembre, senza una motivazione scritta, venne inoltre proibita la circolazione di giornali spagnoli, essendo ragionevole pensare che questi fossero eccessivamente schierati a favore delle potenze dell’asse. È del tutto evidente come grande parte della politica di informazione fosse fatta dalle commissioni di censura che, in modo decisamente capillare, calibravano il modo in cui le notizie dovevano essere riportate sui giornali, oltretutto disponendo di facoltà coercitive che non erano state concesse all’SPN. Tuttavia, anche le suggestioni delle commissioni di censura venivano spesso dimenticate e così, ad esempio, le notizie relative alla guerra continuavano a occupare la maggior parte dello spazio nelle prime pagine dei giornali.
4.5 La guerra e la metafisica del capo Non molto si è parlato, fino a qui, dell’immagine di Salazar, anche perché Salazar poco amava confrontarsi con le masse e ancora meno amava mostrarsi in pubblico se non nei momenti di maggiore tensione quando in gioco vi era l’esistenza del regime. Generalmente preferiva lo strumento delle note ufficiose che, per il loro carattare freddo e burocratico, rispondevano meglio al temperamento del leader. La retorica di regime descriveva Salazar alla stregua di un capo-famiglia (essendo il Portogallo la sua famiglia), instacabile lavoratore, uomo austero e solitario che guidava con spirito di sacrificio la Nazione più antica d’Europa. L’uomo che, silenziosamente, aveva ordinato la vita della Nazione aumentandone il prestigio ed eliminando la pesante ipoteca che vi gravava da tempo, rendendolo indipendente 96
«Se recomenda que deve ser limitada ao mínimo a actividade de propaganda feita a favor de quaisquer dos beligerantes, na nossa imprensa. Os jornais portugueses devem interessarse especialmente pelos problemas de interesse nacional relegando a guerra para plano secundário», Ibid., 16 maggio 1941. 97 «Esta direcção pede a V.exma a fineza de determinar à redacção do jornal da sua digna direcção que apenas deve ser publicado um comunicado oficial diário do QG da URSS e cuja extensão não deverá, em regra, ser superior ao do comunicado oficial da DNB», Ibid., 15 luglio 1941.
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economicamente e garantendogli maggiori libertà98. Salazar rappresentava l’uomo della provvidenza che, nel mezzo della battaglia che lacerava l’Europa intera, era riuscito a dare onore e prestigio al Portogallo facendone un’isola di pace99. Contrariamente alle abitudini di un leader piuttosto distaccato, nell’aprile del 1941 venne organizzata una grandiosa manifestazione di tributo a Salazar: questa data rappresentava infatti la ricorrenza della sua entrata nel Governo come Ministro delle finanze ed era anche il giorno del suo compleanno. In una situazione di tensioni e incertezze, era fondamentale che tutto il popolo portoghese venisse coinvolto a dare un tributo di fedeltà al salazarismo100. Se nell’Estado Novo la mobilitazione delle masse fu uno strumento usato con parsimonia, questo non vuole assolutamente significare che esse fossero del tutto assenti nella coreografia estadonovista. Al contrario, ogniqualvolta era necessario mostrare l’unità nazionale, il regime chiedeva al suo popolo di riunirsi. Il 28 di aprile veniva celebrato tutti gli anni, ma questa volta si presentava come una delle manifestazioni più importanti tra quelle fino ad allora organizzate ed era naturale che su di essa si ponesse una grande enfasi101. Già nei giorni precedenti, venne data istruzione ai giornali affinché si creasse una certa aspettativa intorno alla manifestazione che, secondo quanto stilato nel programma pubblicato dal Governo, avrebbe anche visto mobilitate le ferrovie e l’azienda
98 «Portugal não é apenas, do fundo e da raiz da sua velha gloria o caso excepcional do Estado político mais unitário da Europa, na homogeneidade maravilhosa da sua raça das fronteiras e da vontade. Revela-se ainda aquilo que sempre foi: o estado doméstico, o estado lar. (...) Salazar, chefe solitário, realizador isolado de uma missão quase monástica que só no próprio árduo sacrifício encontra a compensação e o premio. (...) Com uma profética visão que pode aproximar-se dos melhores prodígios da nossa história, durante dez anos esse homem silencioso arrumou a vida da Nação e o prestígio de Portugal. (...) Levantou as hipotecas que pesavam sobre a casa (...) Formiga diligente para que na tormenta alheia a nossa independência económica fosse a armadura inatacável da nossa liberdade», Diário de Notícias, 27 aprile 1941, p. 1. 99 Tredici anni dopo rispetto all’entrata di Salazar nel Governo, recitava il DN, nella sua página di apertura all’indomani della manifestazione: «A apoteose da Nação ao Chefe do Governo. Por entre as entusiásticas aclamações da multidão imensa, Salazar proclamou: todos não somos demais para continuar Portugal», Diário de Notícias, 28 aprile 1941, p. 1. 100 «Tenhamos confiança! Tenhamos fé na lealdade própria e alheia, na ordem, no trabalho, na serenidade e seriedade com que havemos de encarar os problemas e acudir às dificuldades», Diário da Manhã, 30 aprile 1941, p. 1. 101 «Cada dia que passa maior e mais vibrante é o entusiasmo pela homenagem que vai ser prestada ao Sr. Presidente do Conselho – homenagem que se vai traduzir em múltiplas manifestações que se realizarão nos principais centros populacionais do País», Diário de Notícias, 21 aprile 1941, p. 1.
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del trasporto pubblico locale, affinché potessero affluire persone da tutto il Paese, concentrarsi in vari punti della città e fatte confluire successivamente verso Piazza del Commercio, per rendere gloria al Presidente del Consiglio102. Dell’avvenimento venne trasmessa una sintesi attraverso le onde della radio nazionale: il discorso di Salazar venne così diffuso per tutte le piazze principali del Paese, dove, in concomitanza, stavano avvenendo altre manifestazioni di appoggio al capo. I toni erano i soliti: le parole che Salazar pronunciò dalla finestra del Ministero delle finanze (la Presidenza del Consiglio era in un luogo della città assolutamente non adatto alle grandi manifestazioni) furono attentamente preparate in modo tale da placare gli animi. Salazar non voleva infiammare, il suo era l’atteggiamento di un padre che, serenamente, si rivolgeva ai suoi figli per tranquillizzarli, così il portamento era composto, disteso, ma deciso. Egli voleva anche essere riconosciuto come un intellettuale, un professore universitario che, malgrado la sua volontà, era stato costretto a prendere le redini di una Nazione in decadenza, ma senza spirito di parte. Il suo regime era stato costruito intorno allo Stato e, quindi, mai avrebbe potuto instillare sentimenti di odio di una parte sull’altra. Non è difficile immaginare la preoccupazione dei portoghesi nel vedere una guerra che, nell’aprile del 1941, era diventata globale: in quei giorni le truppe del Reich stavano entrando in Grecia e Salazar, senza nominare nessuno dei paesi coinvolti nel conflitto, ricordò come, nonostante le difficoltà, il Portogallo era una delle poche Nazioni che, grazie allo spirito di unità, erano riuscite a mantenersi neutrali103. Egli sfruttò fino in fondo l’immagine e il carisma del leader di pace, sapendo quanto fosse remunerativo in termini di consenso e ribadì la volontà di mantenersi fedele ai valori tradizionali
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«Uma vez os manifestantes concentrados deverão alinhar à sua frente em simbólica representação de todo o País, os dezoito estandartes das câmaras municipais das capitais do distrito do continente», Diário de Notícias, 21 aprile 1941, p. 1. 103 «São certamente grandes as dificuldades dos tempos, e ninguém sabe neste acanhado mundo qual a parte de sofrimentos que lhe reserva directa ou indirectamente a Europa. Temos conseguido e, digamos, merecido viver em tranquilidade na Península e tempos a certeza de que nos acompanham na nossa conduta a simpatia e solidariedade de muitos povos. Penso devem interessar-nos os problemas da paz, pois se a guerra tudo pode destruir, por si mesma nada construirá», Salazar A. O., Discursos, Vol III, cit., 28 aprile 1941, p. 120.
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della storia portoghese, ideali di civiltà in cui il valore delle armi non era contemplato104. Ad ascoltare questo discorso, secondo il Diário da Manhã, furono centinaia di migliaia di persone, mentre lo spirito di unità nazionale era il soggetto principale di tutti gli editoriali scritti in quei giorni. Ciò che si voleva in sostanza sottolineare era il fatto che, con lo scoppio della guerra, la presenza di Salazar nello spazio pubblico – tutto sommato abbastanza discreta – si faceva a dir poco indispensabile. Ad accrescere il prestigio del capo vi era il fatto che, almeno fino all’alleanza dell’Inghilterra con l’Unione Sovietica e all’ingresso degli Stati Uniti nella guerra, il dissenso faticasse a esprimersi, nonostante le crescenti difficoltà economiche della popolazione. Mentre la guerra distruggeva, in Portogallo si continuava, grazie al Presidente del Consiglio, a ottenere successi – come il concordato missionario nel 1940 – e a realizzare progetti di grande impatto, come la costruzione di quartieri popolari o, ad esempio, dello stadio nazionale, alla cui inaugurazione venne dato ampio risalto. Salazar, in tutti i suoi discorsi, cercava di mantenere una ferma neutralità: l’unico aspetto davvero dominante nella sua retorica era la difesa a tutti i costi della Nazione. Il ruolo di capo super partes, che lungamente abbiamo analizzato parlando degli albori della figura di Salazar, non venne in realtà mai abbandonato. Egli incarnava i valori della Nazione, dei quali si faceva garante, valori conservatori riassumibili nel concetto di Dio, Patria e Famiglia e valori rivoluzionari, sintetizzabili nell’ideologia corporativista. La patria risorgeva dalle ceneri delle divisioni individualistiche della prima Repubblica e in questo senso accettare l’esistenza di partiti sarebbe stato come ritornare immediatamente a un modello che per tanto tempo aveva lacerato le anime. Anche il ruolo di dittatore non venne mai abbandonato, anche se Salazar mostrava di mal sopportare la suo posizione di guida della patria. Il fatto poi di essere raramente presente a livello pubblico permetteva ai suoi messaggi, sempre scritti e pubblicati, di avere maggiore efficacia: era innegabile la forza che gli veniva dall’avere riassunto in sé il ruolo sia di guida che di ideologo unico del regime. Come abbiamo visto infatti, oltre a Salazar non esistevano entità legittimate a priori a intervenire sulla stam104
«Confiemos sobretudo, mais de que na força das armas, na coesa e firme unidade nacional, no profundo e vivo amor à terra Portuguesa, naqueles altos exemplos, valores da nossa história e ideais da nossa civilização, que o ferro não mata e o fogo não pode destruir», Ibid., 28 aprile 1941, p. 121.
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pa: le note ufficiose del Governo erano gli unici articoli la cui pubblicazione era obbligatoria. L’immagine di Salazar veniva inoltre sapientemente costruita attraverso la traduzione di articoli fatti pubblicare su quotidiani francesi e inglesi in modo da rafforzare, grazie alle considerazioni che si presumevano neutrali da parte dello straniero, il prestigio del capo. Due esempi su tutti possono chiarire quanto si dice: si tratta delle due prefazioni al libro Salazar fatte, per la Gran Bretagna, da Chamberlain e, per la Francia, da Valery. In questo senso, l’azione di António Ferro fu davvero notevole, soprattutto per la sua capacità di trovare giornalisti disposti a scrivere articoli sulla base di materiali forniti dall’SPN stesso. Entrambi questi processi, ovvero la pubblicazione di note ufficiose e la diffusione di articoli di giornali stranieri, davano un carattere quasi metafisico alla figura di Salazar, il cui volto normalmente veniva fotografato di profilo. Come dice José Rebelo, il discorso del capo si distaccava da colui che lo enunciava, per diventare una realtà a sé stante, una verità incontrovertibile105: per mutuare il titolo di un libro su Salazar, vi era intorno alla figura del capo una sorta di “retorica dell’invisibilità”106. Addirittura, Rebelo arriva a paragonare l’intero sistema salazarista al “Panopticon di Bentham”, di cui Foucault parla in Sorvegliare e Punire. Bentham aveva infatti progettato una prigione nella quale, attraverso una struttura a raggi, era possibile a un solo uomo sorvegliare tutti i prigionieri, o comunque, visto che i prigionieri non potevano vedere il loro carceriere, dare loro la sensazione di essere costantemente sorvegliati107. È un dato acquisito, in ogni caso, che nel Portogallo salazarista il controllo sociale fosse particolarmente forte, grazie anche alle dimensioni ridotte del territorio, alla dispersione della popolazione e alla sua scarsa politicizzazione. A nostro avviso, occorre tuttavia non enfatizzare troppo questi caratteri di controllo totale, pur fondamentali per capire il salazarismo. L’essenza metafisica del capo non permise a Salazar di proteggersi dalla riprovazione di un’opinione pubblica che, nel corso degli anni, assumeva sempre maggiore coscienza di sé e crescente diffidenza nei confronti del Presidente del Consiglio. L’arma di difesa più efficace per proteggere il regime restava sempre la promessa, costantemente mantenuta, che qualsiasi atto di insu105
Cfr. Rebelo J., A legitimação do poder no Salazarismo, Livros e Leituras, Lisbona, 1998, p. 18. 106 Gil J., Salazar: a retórica da Invisibilidade, Sophia, Lisbona, 1995. 107 Rebelo, J., cit., p. 87.
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bordinazione sarebbe stato punito con una violenza sproporzionata. La reazione di molti portoghesi ai discorsi dell’estate del 1942 di cui abbiamo parlato nei precedenti paragrafi furono, in questo senso, assolutamente sintomatiche dello scollamento irreparabile tra il Portogallo e il suo capo, ma dimostrarono anche una certa diffidenza della classe imprenditoriale e del notabilato, che accettavano il progetto quasi controvoglia: questo ci mostra, in realtà, come il nucleo del piano salazarista trovasse delle grandi difficoltà ad affermarsi.
4.6 Il fallimento del cinema di propaganda Anche sul versante del cinema non si può dire che l’Estado Novo fosse riuscito a imporre al Paese quell’autarchia culturale tanto decantata: in realtà i film prodotti in questo periodo sono davvero pochi e pochissimi quelli di carattere propagandistico. Di qualche interesse risulta un lungo metraggio finanziato dall’SPN, O Feitiço do Império, del 1940, diretto da António Lopes Ribeiro, regista di provata fede salazarista. La storia comincia a Boston, dove una famiglia di emigranti portoghesi manifesta la propria preoccupazione per il fatto che il figlio si sia “americanizzato”. Ad accrescerne i timori c’è il fatto che Luís – il figlio in questione, protagonista del film – si voglia sposare con una donna americana, oltretutto divorziata per ben due volte. Come se non bastasse, Luís comincia anche a confrontare l’America, terra di successo e di ricchezza, con il Portogallo, povero e provinciale, ma il padre riesce comunque a convincerlo ad intraprendere un viaggio verso l’Angola108. Luís sbarca a Lisbona dove viene accompagnato nella sua visita da un taxista – emblema, nel film, del lisboeta popolare – ma, a primo acchito, la città non sembra ancora attrarre la sua attenzione. Il viaggio in Angola è invece copioso di cartoline e di evocazioni storiche. Qui comincia a delinearsi una comparazione sempre più stringente tra la colonizzazione portoghese e la colonizzazione straniera, comparazione nella quale la dominazione lusitana esce più che vincente. Comincia così la conversione del protagonista, 108
«Vais conhecer finalmente o teu país. Veras que é lindo. E’ o País do sol, o País da eterna primavera (...) e, quando uma coisa portuguesa te impressione ou te comova, abre este estojo e vê o que lá está», Sceneggiatura de O feitiço do Império, António Lopes Ribeiro, ed. Cinemateca, Lisbona, p. 354.
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novello figliol prodigo. Presto incontrerà Vitorino, il buon colono la cui figlia, una ragazza gentile e carina, insegna ai neri sia a leggere in portoghese, sia il catechismo cattolico. Si arriva così a sottolineare, in un paragone assolutamente flagrante, la differenza fra la dolcezza della giovane portoghese e l’instabilità e la nevrosi della donna americana con la quale Luís intratteneva una relazione. Il viaggio continua verso il Mozambico, dove l’amministratore coloniale sottolinea a Luís come il colonialismo si basi su una collaborazione profonda tra la razza portoghese e quella nera109. La definitiva presa di distanza di Luís dal materialismo americano110 si conclude con il ritorno a Lisbona, durante il quale rincontra il solito taxista e dove finalmente riesce ad emozionarsi per qualcosa di veramente portoghese: il fado. Si ricorda così dell’astuccio consegnatogli dal padre e della promessa di aprirlo solo quando qualcosa l’avesse emozionato. All’interno dell’involucro c’è il capolavoro di Luís Camões “Os lusíadas”. Altro film di qualche rilievo propagandistico fu Ala Ariba, presentato anche al festival di Venezia e cofinanziato dal Secretariado111. Sul catalogo dedicato al cinema portoghese, pubblicato nel 1942, si poteva leggere che il film di Leitão de Barros era un’opera completamente fuori dagli schemi della corrente produzione cinematografica. Ala Ariba (grido col quale i pescatori ritmavano il loro sforzo traendo le barche a riva) rivelava, con il minimo possibile dell’intreccio e attraverso uno svolgimento tenuto di proposito semplice e quasi schematico, i costumi e la vita di uno dei più antichi nuclei del popolo portoghese, quello di Povoa de Varzim, villaggio affacciato sull’atlantico ad una trentina di chilometri al nord di Oporto. La ricer109
«E’ verdadeiramente admirável, Senhor administrador, a colaboração entre duas raças tão diferentes, que tenho verificado em todas as nossas colónias. E é nestas festas barbaras que melhor se pode avaliar a distancia que as separa uma da outra e, portanto, a dificuldade e o alcance dessa colaboração” a cui la donna americana, compagna di viaggio di Luís risponde “prefiro os negros de Harlem, “preferisco i negri di Harlem», Ibid., pp. 388-389. 110 Degno di nota è ricordare che durante l’esposizione internazionale di New York, il padiglione portoghese, curato da Luis Nunes metteva in risalto l’eccessiva materialità americana in Relazione a quelle che erano le aspettative sul mondo di domani. “Portugal, escola de exposições”, Torgal L. R., O cinema sob o olhar de Salazar, Circulo de Leitores, Coimbra, 2000, p. 336. 111 «O carinho e o interesse para que o filme fosse condignadamente à bienal de Veneza, levam-nos a asseverar conforme o signatário já declarou publicamente a quando da primeira exibição desse filme, que o êxito alcançado em Portugal e no estrangeiro deve-se em grande parte à acção de V. exma e do organismo que tão dignamente dirige. Sem o patrocínio do SPN a Tobis não poderia ter produzido o filme que tanto dignificou o cinema nacional», lettera di Leitão de Barros ad António Ferro del 17 giugno del 1942, IANTT SPN/724.
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ca di una completa immedesimazione fra pubblico e spettatore, che doveva servire al diffondersi di quell’idea di semplcità e purezza alla base della retorica ruralista, aveva spinto il regista a reclutare la maggioranza degli interpreti tra gli stessi abitanti di Povoa112. Poche commedie all’anno, di cui pochissime frutto di un discorso ideologico coerentemente stabilito dal regime, non possono certo essere considerate come esempi di forte inculcazione ideologica dei valori del salazarismo. A fianco di queste pellicole in realtà dominava incontrastato il cinema americano: film come Citizen Cane, del 1941, o Casablanca, del 1945, passarono nelle sale portoghesi senza nessun problema, così come altri cinquecento lungometraggi in media all’anno. In questo modo i costumi dell’America “materialista” entravano nella vita dei Portoghesi con una forza tanto incisiva quanto quella dei carri armati e delle portaerei che stavano liberando dalla guerra il vecchio continente. Fu lo stesso Ferro a dovere ammettere la straordinaria capacità di penetrazione del cinema americano e soprattutto la sua influenza sui costumi dell’Europa113. Nel dopoguerra, il cinema portoghese entrò in crisi, neppure le commedie, tanto invise anche a Ferro, riuscivano a trovare produttori disposti a finanziarle. Successivamente – e paradossalmente se si considera su quali tematiche esso si fondasse – oltre al cinema americano entrerà in Portogallo, riportando immensi successi, il neo realismo italiano: Roma città aperta sarà proiettato nel 1947, Riso amaro nel 1951.
4.7 1933-1943: i dieci anni del Secretariado Nel 1943, vennero festeggiati i dieci anni dalla nascita del Secretariado da Propaganda Nacional: era il momento, per António Ferro, di fare bilanci e previsioni, coincidendo i festeggiamenti con una necessaria ridefinizione del concetto e dei fini della propaganda stessa, oramai posti di fronte alla evidente crisi del fascismo italiano, da sempre modello di riferimento. An-
112 Cfr., Il Cinema Portoghese nella X mostra internazionale d’arte cinematografica, Venezia, 1942. 113 «Os americanos compreenderam maravilhosamente esta força de penetração do cinema e foi através dela que conseguiram realizar a sua grande revolução no mundo. Se os europeus, em muitos aspectos, pensam hoje ou vivem eles, a Hollywood se deve atribuir, exclusivamente, esse domínio», Ferro A., Teatro e cinema, ed. SNI, 1950, Lisbona, pp. 63-65.
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tónio Ferro passò quindi a elencare i numerosi successi della sua política do espírito, successi, tuttavia, che nel settembre del 1943 erano già stati sconfessati da un profondo e diffuso malcontento. Il discorso di Ferro cominciò con un attacco rivolto a tutti coloro che, fino ad allora, lo avevano osteggiato e che, fin dal 1933, gli si erano mostrati ostili114. Contrariamente a quanto fece in pubblico, ufficiosamente Ferro dovette ammettere la propria sconfitta: la sua política do espírito, in realtà, aveva inciso in modo molto meno efficace di non quanto avrebbe voluto. Troppo spesso, secondo l’ex giornalista, Salazar gli aveva impedito di procedere ad azioni coercitive, mal sopportando l’idea di dovere condividere questo potere con qualsivoglia organo. Occorreva, una volta per tutte, dotare l’SPN di mezzi legali per potere agire e liberarlo dal suo complesso di inferiorità115. Il fallimento dell’SPN non era forse dovuto unicamente a una mancanza di volontà da parte di Salazar, ma anche da una profonda resistenza interna del Paese: come si è sottolineato più volte, troppe erano le polemiche suscitate ogni volta che Ferro si muoveva, mentre i giornali, visto che non ne erano obbligati, pubblicavano malvolentieri articoli provenienti dagli uffici stampa dell’SPN. Pochi soldi, inoltre, erano stati spesi per portare avanti un credibile progetto di sviluppo sia della radio che del cinema: appena due film erano stati fatti, come si è visto, e di scarso successo, mentre la proiezione dei cinegiornali nelle sale era facoltativa e la loro produzione non aveva quella caratteristica di costanza che sarebbe stata consona a un buon servizio di propaganda, basato molto sulla ripetitività dei suoi messaggi. Come abbiamo visto, gli articoli dell’SPN o non venivano pubblicati – questo accadeva soprattutto da parte dei grandi giornali, che semplicemente li ignoravano – oppure venivano ricopiati pedissequamente, come accade-
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«A hostilidade, portanto, contra mim, a indignação contra o facto de me terem convidado a ocupar um lugar sério na vida Portuguesa, tinha a sua razão de ser. Em vez de me indignar ou de ficar triste, desanimado, com essa ofensiva, esses ataques, que ainda sinto, deveria recebe-los, como recebi, como estímulo», Ferro A., Dez anos de política do Espírito, SPN, Lisbona, 1943, p. 10. 115 «Libertar o SPN duma vez para sempre do seu complexo de inferioridade que não lhe permite realizar inteiramente o seu programa. (...) Talvez seja justo dar-lhe agora os meios legais para concluir a sua obra. (...) Se o director do SPN pode realizar no estrangeiro a obra da propaganda que ninguém lhe nega é porque alem das fronteiras não encontrou nunca as limitações com que esbarra constantemente na sua terra», Relazione confidenziale di António Ferro a Salazar dell’8 novembre del 1943, IANTT, AOS/CO/PC-12E.
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va, ad esempio, sulla stampa di provincia, in un procedimento che rendeva evidente quale fosse la fonte della notizia116. Neppure quelle campagne propagandistiche basate su valori condivisi sembravano riscuotere successo: così accadde rispetto a quella relativa a un riutilizzo della tradizione del presepe – campagna che, oltretutto, non ci pare essere fondata su un pregnante aspetto ideologico – lanciata, secondo l’SPN, solamente dopo che la gente aveva già effettuato la scelta dell’albero117. A concludere le relazioni sempre lo stesso laconico messaggio: la stampa non amava l’invadenza del Secretariado e soprattutto quella del suo direttore António Ferro118, i grandi giornali non consideravano le indicazioni dell’SPN e nemmeno lontanamente le ritenevano veicoli di dottrina119. Se la tutela dell’opinione pubblica
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«Devemos esclarecer, no entanto, que o pensamento do SPN, ao iniciar a distribuição do Boletim Informações, era fornecer à imprensa da Província assuntos de natureza política e informações diversas para serem tratados de acordo com o formato do jornal e atendendo ás exigências do meio. Esse objectivo, nessa altura transmitido e mais tarde lembrado em circular aos directores dos jornais, não foi, porem, totalmente atingido, visto a grande parte dessa imprensa se limitar a transcrever na integra, pela lei do menor esforço, um ou vários ecos do boletim. Acontece, em virtude disso, que alguns apresentam uma certa uniformidade chegando por vezes a encher uma grande parte do seu espaço com o Boletim Informações. Continua a ser instante desejo do SPN que o Boletim Informações fosse aproveitado no sentido acima indicado mas julgam, no entanto, ser preferível a sua transcrição integral, com os inconvenientes apontados e mais o desses jornais não dispensarem à vida local a atenção necessária, a não publicarem nada do boletim ou modificarem-no de forma insuficiente, e, portanto, contraproducente, pelo que todas as tentativas a fazer, devem ser condicionadas por uma prudência que auxilie os resultados já obtidos», Relatório mensal da Imprensa, inviato dall’SPN al Ministero degli interni relativo al mese di febbraio del 1942, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 526 NT 403. 117 «A propaganda em favor da restauração do uso dos presépios, discretamente lançada e depois abertamente perfilhada pelo SPN não encontrou nos grandes jornais de Lisboa mais cooperação que a do noticiário. (...) Estes artigos do Diário de Lisboa e do Diário da Manhã tiveram o defeito de aparecer muito tarde, quando já em cada lar ou em casa estava feita a escolha entre o Presépio e a Árvore de Natal. Na imprensa do Porto o Primeiro de Janeiro absteve-se de qualquer atitude ou opinião», Relatório mensal da Imprensa, dicembre 1942, inviato dall’SPN al Ministero degli interni, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 526 NT 403. 118 «Nos jornais de grande circulação nota-se certa relutância na publicação de notícias emanadas do SPN quando estas dizem respeito à acção do seu director. Chega esta relutância ao ponto de reduzir ou colocar em local pouco visível as Notícias emanadas do SPN e publicar depois, com grande aparato de colocação e tipos, outras provenientes de estranha origem», Ibid. 119 «Os jornais acompanham e secundam as iniciativas mais importantes dos vários departamentos do estado, mas há certa incompreensão (não diremos má vontade...) latente, que se manifesta de vez em quando, num propósito claro de se demonstrar que se faz o que se quere, quando se quere e como e a quem se quere. A diversidade de meios de que os serviços
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era statuita addirittura nella Costituzione e se, nel 1933, era sembrato che l’Estado Novo avesse dovuto cambiare il modo di pensare e di vivere dei portoghesi, il bilancio dopo dieci anni era tutt’altro che lusinghiero. In termini di consenso, molto più efficaci furono le norme contro gli abusi della stampa, che avevano portato i giornali a tenere posizioni conformiste, senza troppo sbilanciarsi, evitando fin da subito di trattare argomenti che avrebbero potuto aizzare le commissioni per la censura, con l’unica eccezione del Diário da Manhã, che però era diventato il luogo di rifugio dell’anima più filo nazista del regime e che in realtà non era mai riuscito ad acquisire nessun prestigio120. Ferro dovette ammettere, in una relazione a Salazar, che il Secretariado in sostanza non era stato dotato dei mezzi legali, e soprattutto coercitivi, necessari per potere agire efficacemente. Lamentava una posizione di subordinazione gerarchica rispetto a tutti i Ministri, sostenendo di avere dovuto bluffare nei suoi viaggi all’estero su quale fosse realmente la rilevanza del suo ruolo121 ed elencava, infine, le ragioni principali della sconfitta: crisi e burocratizzazione della mistica, mancanza di spirito rivoluzionario, pessima organizzazione delle forze politiche, egoismo, eccessiva libertà di apúblicos se servem, para fazer chegar ás direcções ou redacções dos jornais aquilo que deve ser publicado – ou se pretende que o seja – meios que são muitas vezes as relações pessoais, talvez influa nos resultados a obter quando as Notícias ou sugestões não vão por intermédio do SPN. Pena é que deste modo se não obtenham sempre bons resultados e sobretudo os melhores, para os casos que mais o merecem», Ibid., mese di settembre 1942. 120 «Continua a ser impossível afirmar que os jornais se sintam integrados e correspondam com eficácia aos deveres de verdadeiros órgãos orientadores da opinião pública, que deviam ser. A imprensa de grande categoria mantêm o mesmo aspecto de superficialidade, escolhendo, não os assuntos de mais oportunidade e utilidade nacional, mas os que mais suscitem a curiosidade do público e por isso mais façam vender o periódico. (...) A exploração de notícia do crime, que é tornada sensacional à custa de pormenores inúteis ou de vulto de notícia a dar-lhe pitoresco, continua a ser uma debilidade dos chamados “grandes órgãos de informação. (...) Exceptuando o Diário da Manhã que se vai mantendo no meio termo possível, todos os outros diários são nitidamente anti-germánicos na orientação dos comentários e na selecção do noticiário», Ibid., mese di febbraio del 1943, Ministério do interior, Gabinete do Ministro, Maço 530 NT 407. 121 «Os que acusam o SPN (...) porque são os primeiros a não ajudar o SPN desprestigiandoo e entregando directamente aos jornais, numa lamentável politica de compadrio (...) porque não querem recorrer à propaganda oficial – Ferro sostiene che al direttore dell’SPN deve essere – “elevada de qualquer forma a sua categoria burocrática poderia então tratar de igual para igual, com os directores gerais ou até com os subsecretários. Deixaria também de jogar o bluff com os estrangeiros que lhe atribuem uma categoria muito mais elevada do que possui», Relazione confidenziale di António Ferro a Salazar dell’8 novembre del 1943, IANTT, AOS/CO/PC-12E.
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zione degli intellettuali di sinistra, mancanza di una stampa opportunamente organizzata e, infine, carenza di mezzi legali per la propaganda e mancanza di cordinamento con gli altri organismi pubblici122. Nel novembre del 1944, quando i carri armati americani e sovietici erano oramai dappertutto e quando era evidente la sconfitta dei fascismi, il Secretariado da Propaganda Nacional venne completamente riformato e rinominato con una definizione più neutra: Secretariado Nacional da Informação (SNI). Sarebbe stata da ora in poi competenza di questo organismo, sempre alle dipendenze della Presidenza del Consiglio, sovrintendere all’informazione, alla cultura popolare e al turismo, imponendo il controllo dello Stato in questi campi123. Oltre a ciò, il decreto legge 34 133, che gettò le basi del SNI, venne a riunire in una sola direttiva i molti decreti che erano stati promulgati tra il 1933 e il 1944. Diventava, o restava, di competenza dello SNI, l’Emissora Nacional e l’Inspecção dos Espetáculos, mentre veniva creato il Conselho da Imprensa, composto di diritto da tutti i direttori dei giornali. Anche le commissioni per la censura, secondo l’articolo 6, erano poste sotto il controllo dello SNI. In sostanza, questo nuovo segretariato veniva ad assumere poteri enormi, centralizzando, in un solo organismo, tutte le funzioni inerenti all’informazione, ma contemporaneamente decadeva quella finalità di inquadramento morale dei portoghesi che si era vista alla base della nascita dell’SPN. Lo SNI sarà molto più un organismo di controllo che non di inculcazione ideologica: era definitivamente tramontato l’astro della política do espírito. Lo stesso Alves Redol, autore neo-realista, scrisse come il futurismo lo avesse affascinato in gioventù, come fosse rimasto attratto dall’anticonformismo apparente di António Ferro. Questa infatuazione era destinata a rimane sconfitta dal crudo rapporto con la realtà e a partire dalla fine degli anni trenta i temi che avrebbero caratterizzato i suoi scritti sarebbero stati quelli dei drammi che caratterizzavano la vita dell’uomo portoghese124. 122
Ibid. Decreto legge 34 133 del 24 novembre 1944, Art 3º. 124 «Lia com paixão o que me caia debaixo dos olhos, sem penetra fina. Lembro-me ainda de que o Forjaz de Sampaio me tornou ácido durante um tempo e que o inconformismo aparente de António Ferro me alapou com girândolas de imagens futuristas (...) O que pode suceder em dado momento, quando alguns insistem em traçar limites para a literatura, entendendo que lhe está vedado exprimir, por exemplo, os dramas quotidianos de um povo, é vitima o homem. Foi o que aconteceu aí por 1938-39 com o neo-realismo, que quis ser mudança de perspectiva na literatura, e, portanto, uma nova experiência para o seu enriquecimento», 123
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La fine dei fascismi e la seconda guerra mondiale furono fatali anche per un Paese neutrale quale era stato il Portogallo. Lisbona, porto di passaggio di rifugiati provenienti da tutta Europa, si era animata di una vita culturale come mai probabilmente era stato in precedenza: centinaia di persone con costumi e abitudini diverse – insieme al cinema e alla martellante propaganda anglo-americana – avevano di fatto cambiato la mentalità portoghese. Riunire il mondo intellettuale intorno all’Estado Novo, uno dei principali obiettivi di António Ferro, non era più possibile: nuove correnti nasceranno nel post-guerra mondiale, spesso accomunate da una spiccata intransigenza a scendere a patti con il regime. Nel 1949 Ferro verrà rimosso dal suo incarico, i premi letterari concessi dall’SPN non erano riusciti a promuovere una élite di scrittori che si facessero portavoce dei valori del regime, ma semplicemente a finanziare una serie di conformisti che avrebbero faticato a trovare i successi di pubblico.
Redol A., Gaibéus, Editorial Caminho, Lisbona, 1989, 18º edizione, introduzione scritta dall’autore nel maggio del 1965.
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Conclusioni
Il fascismo italiano rappresentava in Portogallo, almeno fino al colpo di Stato dei militari del 28 maggio del 1926, un modello e un punto di riferimento capace di indicare la via di uscita da un periodo di impasse politico dovuto a una forte instabilità governativa. Pur con tonalità differenti, i due principali quotidiani, il Diário de Notícias e O Século, mostravano entusiasmo nei confronti del Duce e preconizzavano, con toni sempre più espliciti, un possibile epilogo autoritario anche in Portogallo. L’assenza di forti e radicati partiti di massa antidemocratici faceva sì che l’unica possibilità di conquista del potere, con il fine di istaurare un regime autoritario, fosse la via militare. Quest’assenza rappresentava anche l’elemento fondamentale che si poneva a chiunque avesse voluto mettersi alla testa di un regime dittatoriale e rendeva ancora più essenziale l’appoggio di grandi quotidiani capaci ad ovviare al problema della distribuzione capillare del potere. Tra il 1926 e il 1932 si accese un’aspra battaglia per la conquista della leadership del Paese, tutta interna ai palazzi del potere, dalla quale, poco per volta, emerse una figura discreta ma alquanto decisa a contare molto negli equilibri portoghesi: Oliveira Salazar. Anche grazie all’appoggio dei giornali, l’ancora Ministro delle finanze si trasformò, già dal 1928-1929, nell’autentico salvatore della patria. Se l’egemonia di Salazar all’interno della dittatura divenne evidente a partire dal 1930, non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda la sua egemonia all’interno del Paese e per questo egli necessitava di un partito che appoggiasse la dittatura. Tra il 1930 e il 1932 il Ministero degli interni e la rete prefettizia organizzarono l’União Nacional, i cui statuti saranno resi noti in coincidenza con due altri avvenimenti fondamentali: la pubblicazione dei progetti per la nuova Costituzione e la nomina di Salazar alla Presidenza del Consiglio nell’estate del 1932. Stabiliz-
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zato il potere, occorreva strutturare una politica di propaganda e di costruzione del consenso. Nel periodo che va dall’estate del 1932 all’autunno del 1933, Salazar cercò di divulgare la sua immagine rendendola di richiamo per il suo popolo Ma i rapporti con le masse erano difficili: troppo distaccato e freddo per accendere entusiasmi e passioni, Salazar era un uomo abituato alle aule dell’università e a una concezione elitista del potere. Emergeva nello stesso anno il conflitto che avrebbe sempre opposto il giornalista António Ferro – nitidamente filo-fascista anche se slegato da qualsiasi rapporto organico con la politica portoghese – ai dirigenti della neonata União Nacional. Contrariamente a ogni logica che consideri come indispensabile per una dittatura una congiunzione tra partito, ideologia e propaganda, a vincere la battaglia fu allora António Ferro, scelto dal dittatore dapprima come l’intervistatore in grado di aiutarlo nel compito di spiegare alla Nazione l’ideologia dell’Estado Novo, in seguito come direttore del Secretariado da Propaganda Nacional. In poche parole questo significava che l’unico depositario dell’ideologia dell’Estado Novo sarebbe stato lo stesso Salazar. Da ora in poi, il suo regime si sarebbe definito salazarista, anche per tentare un distacco dal fascismo italiano che continuava comunque ad essere visto e riconosciuto come il primigenio di un nuovo tipo di sistema al quale Salazar sosteneva esplicitamente di rifarsi. Per capire le difficoltà incontrate da Salazar ad affermare la propria leadership, occorre tenere in considerazione come, dietro alle forze che avevano realizzato il colpo di Stato del 1926, ci fosse una variegata coalizione di interessi non conciliabili tra loro: da fazioni accesamente fasciste ad altre che auspicavano semplicemente una riforma dello Stato, pur rimanendo nel solco segnato dal liberalismo. Il periodo che va dal 1932 al 1936 è segnato da continue rivolte, alcune più violente, con numerosi morti, altre più sotterranee: conseguenza diretta di un regime che aveva sì conquistato Lisbona, ma che ancora faticava a sostituirsi alle vecchie strutture legate al Partito Democratico. A minare fortemente l’azione di Salazar intervenne poi la grave recessione economica mondiale, che flagellava come non mai le imprese portoghesi e sottoponeva il regime a una forte crisi di legittimità, obbligandolo a un’estrema prudenza e, soprattutto, a numerose concessioni. Superate in parte queste prove e conquistata una posizione di forza, Salazar poté lanciare la propria sfida ai retaggi dello Stato liberale: il movimento operaio e il pensiero liberale. Il primo venne in parte riassorbito all’interno del sistema corporativo, mentre, al fine di scardinare il secondo, fu invece
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predisposta una strategia di inculcazione ideologica della quale il Secretariado da Propaganda Nacional (SPN) si sarebbe posto come la grande interfaccia tra il dittatore, sconosciuto ai molti, e il resto del Paese. In questa strategia di recupero di quelle che erano state le vecchie élite, soprattutto locali, non fu secondaria anche l’organizzazione della censura. Alla costituzione dell’SPN si arrivò in realtà alla fine di un dibattito interno della dittatura particolarmente acceso che non mancò di creare dissapori con il partito unico, il quale andava assumendo, in Portogallo, una posizione affatto particolare: non già serbatoio di classe dirigente per infeudare i vari gangli dello Stato, bensì esso stesso territorio di infeudamento da parte di burocrati dello Stato. L’ideologia politica del salazarismo si basava su un nazionalismo esasperato, inteso come mezzo per riportare il Paese ai fasti del passato. Un nazionalismo di matrice storica incentrato sul concetto di Dio, Patria e Famiglia per il quale centrali avrebbero dovuto essere le istituzioni corporative, al cui interno dovevano riunirsi le varie parti dello Stato organico. All’interno di questo sistema, l’entità superiore avrebbe dovuto essere lo Stato, di fronte al quale tutti dovevano ora subordinarsi: il popolo, il partito unico e la Chiesa. In realtà il passaggio da una società pluralista a una autoritaria incontrò fortissime resistenze e non solo da parte delle vecchie forze democratiche, le cui organizzazioni furono sconfitte durante i primi anni della dittatura, ma anche da parte delle élite locali, che mal accettavano di vedersi private del loro potere e con le quali il regime fu costretto a mediare, cercando al contempo, grazie all’azione del Secretariado, di riorganizzare la stampa di provincia in modo da avvicinare il notabilato all’ideale corporativo. Punto di riferimento del regime salazarista era senza dubbio lo Stato italiano, dal quale furono copiate le strutture. Dopo la promulgazione della Costituzione nel 1933, furono costituiti tutti quegli organismi di inquadramento tipici dei regimi totalitari: Sindacati nazionali, organizzazioni paramilitari per la gioventù, milizia, Polizia Politica (addestrata da funzionari dell’OVRA). La stampa venne sottoposta a ferree regole volte a creare un profondo divario fra il Paese reale e il Paese virtuale, la cui immagine si stava via via costruendo. Non solo era proibito fare apologia di partiti legati all’opposizione al regime, ma era proibita la pubblicazione di qualsiasi notizia che potesse “turbare” la tranquillità del lettore, come la cronaca nera o
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i suicidi, cosicché i giornali divennero strumento fondamentale per la creazione di un finto Eden. Dissolte le organizzazioni operaie, promulgata la nuova Costituzione, costituiti gli organi repressivi e di inquadramento corporativo, Salazar poteva finalmente dichiararsi capo indiscusso del nuovo Portogallo e lo fece con una grande manifestazione svoltasi a Lisbona e Oporto nel 1934. Lui che tanto odiava le masse, decise di concedersi un bagno di folla a sancire in modo definitivo l’inizio di un corso destinato a durare fino al 25 aprile del 1974. Tra il 1936 e il 1939, la rivoluzione nazionale di Salazar, nonostante la retorica del regime vantasse i grandi successi del nuovo spirito di unità nazionale, stentava ancora a trovare consensi. L’attività del Secretariado incontrava non pochi ostacoli all’interno del Paese, osteggiata dai funzionari dell’União Nacional e mal vista dai grandi quotidiani che non amavano le ingerenze del suo direttore, il modernista António Ferro. Vi erano ancora le precarie condizioni economiche del Paese, che faticava a uscire dall’impasse della crisi del ’29, rendendo così quasi del tutto inutili gli sforzi propagandistici. Dalle relazioni dei Prefetti, che descrivevano una realtà di profonda miseria in tutto il paese, emerge come in realtà ci fosse ben poco da publicizzare in Portogallo. I successi del regime salazarista erano ben distanti da quelli del regime nazista, che in poco tempo poteva vantare un rapido sviluppo dell’economia e del prestigio della forza militare. Anche a causa della guerra civile spagnola, il regime salazarista conobbe un periodo di recrudescenza durante il quale le tolleranze nei confronti degli oppositori lasciarono il posto a una rigida politica di repressione. Influenzato probabilmente dall’auge dei regimi fascisti, venne introdotto il saluto romano, simbolo di un sentimento di appartenenza a quel nuovo sistema politico. Viste le aspre polemiche che accompagnarono le attività dell’SPN, il regime optò per un atteggiamento attendista, non concedendo per il momento grandi poteri di intervento ad António Ferro, nonostante essi fossero previsti dal decreto istitutivo del Secretariado. Si preferì fare un maggior uso della censura, arma più sofisticata, che uccideva lentamente qualsiasi forma di opposizione scritta senza però esporre troppo il regime. La povertà, le jaqueries dei braccianti agricoli, gli scioperi e la corruzione sparirono dai giornali, che si allinearono sempre più su posizione di grigio conformismo. Salazar sperava di risolvere i problemi di consenso attraverso la formazione dei giovani e per questo plasmò il sistema scolastico secondo
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i rigidi principi dell’ideologia del regime, ma intanto era costretto a infinite mediazioni, senza riuscire mai del tutto a eliminare il conflitto interno. Progetti legati alla radiodiffusione, che pure avrebbero consentito, scavalcando il problema dell’analfabetismo, di raggiungere in modo sistematico tutto il Paese, non furono sviluppati con la dovuta energia: le onde della radio nazionale stentavano ad arrivare fino a Oporto e gli apparecchi a disposizione della popolazione continuavano a essere pochi. Anche il cinema, che pure era una forma di ricreazione piuttosto amata, faticava a diventare una forma di effettiva inculcazione ideologica. Inoltre esisteva, tanto per la radio quanto per il cinema, lo stesso rischio: la concorrenza straniera. Sia la Gran Bretagna che la Germania avevano istituito programmi propagandistici diretti al pubblico lusitano. Il cinema, poi, mai avrebbe potuto reggere la concorrenza con Hollywood. Ogni anno, per ogni trenta pellicole portoghesi presentate alla censura, ve n’erano cinquecento americane: meglio quindi ancora una volta adottare un’atteggiamento difensivo e approfittare degli alti costi del doppiaggio, che rendevano non fruibile al grande pubblico i film stranieri. Le masse vennero quindi lasciate sempre ai margini di uno Stato che, se pur organico, ben si guardava dal promuovere i passivi cittadini. La manifestazione del doppio centenario del 1940 (ottocento anni dalla nascita della Nazione e quattrocento dalla riacquisità libertà dalla Spagna) dimostrò che il regime si era in realtà spostato su valori maggiormente conservatori, quelli della gloria nazionale, delle scoperte geografiche, dell’Impero e delle grandi battaglie fondative. Niente che potesse suscitare troppe polemiche, la guerra era oramai scoppiata e l’SPN venne incaricato di curare l’immagine del Portogallo all’estero, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti. All’interno del regime si rafforzava sempre più un asse puramente conservatore e Salazar non aveva sicuramente le forze o, più semplicemente, la volontà di contrastarle. Di fronte alla guerra – e con l’Italia ancora non belligerante – il professore di Coimbra auspicava la formazione di un asse di paesi latini, fratelli e corporativi augurandosi che Mussolini continuasse a mantenersi fuori dal conflitto. Con la Spagna venne firmato il patto di amicizia, detto patto iberico e nel Brasile di Getúlio Vargas fu inviata un’ambasciata formata, tra gli altri, proprio da António Ferro. Per quanto riguardava l’Italia, non esistevano contatti diretti, ma Salazar parlò di questo progetto con Bova Scoppa, allora ambasciatore italiano a Lisbona, sennonché l’intervento di Mussolini in guerra scompaginò questo suo
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disegno. Di fronte al rapido avanzare delle truppe tedesche però, Salazar rivide l’alleanza dei paesi latini in funzione di controbilanciamento dell’egemonia nazista, finché il progetto di una rivoluzione corporativa venne definitivamente sepolto sotto le macerie dell’intervento giapponese a Pearl Harbour. Con l’alleanza tra l’Unione Sovietica, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, si infranse la barriera che separava tra di loro le varie anime dell’opposizione interna al Portogallo: i Prefetti scrivono al Ministero degli interni sottolineando come ogni successo dei sovietici contro la Germania fosse considerato da molti come un successo contro il regime fascista/salazarista. Le condizioni economiche si facevano intanto vieppiù drammatiche e il rifornimento di materie prime e di cibo venne posto sotto severo controllo della Gran Bretagna, la cui alleanza tuttavia non fu mai messa in discussione. A ridare forza al regime non era tanto la propaganda, ma una dichiarazione di fedeltà al regime inglese che avrebbe quindi garantito l’appoggio di Londra a Salazar, provocando la delusione di quanti auspicavano un contributo inglese alla caduta del regime. António Ferro invece, dopo avere chiesto per anni che gli fossero concessi poteri di intervento coercitivo sulla stampa e sugli organismi dello Stato si trovò costretto, nel 1943, ad ammettere la sua personale sconfitta. In nessun momento dei dieci anni alla direzione dell’SPN il suo organismo era riuscito a conquistare grandi spazi di azione, trovandosi sempre subordinato gerarchicamente a tutte le altre strutture del regime. Ferro era infatti un semplice direttore di un segretariato legato alla Presidenza del Consiglio e quindi del tutto privo di quel potere che gli sarebbe stato necessario a imporre la sua política do espírito. I grandi quotidiani nazionali erano sottoposti a un controllo diretto della Presidenza del Consiglio e raramente pubblicavano gli articoli proposti loro dal Secretariado, mentre la stampa di provincia, al contrario, pubblicava troppo e soprattutto copiava pedissequamente gli articoli che l’SPN inviava, cosicché i giornali apparivano sostanzialmente tutti uguali, manifestando in modo troppo palese l’intento propagandistico delle notizie. Dare spazio alla propaganda significava per Salazar uscire da una comoda posizione di ambiguità e rompere i delicati equilibri tra le varie anime del regime. L’Estado Novo non aveva bisogno di un consenso attivo, gli era sufficiente che il dissenso faticasse a organizzarsi e per questo bastavano la Polizia Politica e la censura.
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Non aveva la necessità di mobilitare le masse e si è visto come, per tutto il periodo preso in considerazione, fosse vero il contrario: più le masse venivano isolate e meglio era per il regime. Il corporativismo in realtà polverizzava l’aggregato sociale in organizzazioni atomiche mentre il partito unico, l’União Nacional, era rigidamente guidato dall’alto e non divenne mai uno strumento pe assurgere alle alte cariche dello Stato. Il salazarismo fu sempre un regime estremamente elitista, fortemente incentrato sulla figura del suo leader, il cui Governo era formato quasi unicamente da professori universitari. Quasi mai fu avvertita l’esigenza di coinvolgere le masse, se non nei momenti di più grande difficoltà come, ad esempio, nell’aprile del 1941, quando occorreva celebrare l’immagine del capo pacifista. La ragione alla base di una propaganda frammentaria, caotica e dispersiva è che, a nostro aviso, essa non doveva servire per formare lo spirito della Nazione, ma più modestamente ad occupare uno spazio che avrebbe potuto essere conquistato da altri.
Fascismo, fascismi: nota dell’autore Occorre, prima di chiudere le nostre conclusioni, riprendere il filo del discorso relativo alla categorizzazione del regime salazarista, lasciato in sospeso nell’introduzione. Avevamo visto come si trattasse di una problematica difficile da risolvere e come, a seconda dell’interpretazione di vari fattori, si potesse arrivare a conclusioni molto differenti tra loro. All’origine di queste difficoltà vi è il fatto che nel salazarismo non si riscontrano buona parte delle caratteristiche peculiari del fascismo inteso come modello: conquista del potere da parte del partito unico di massa, simbiosi tra partito unico e Stato, politica estera aggressiva, organizzazione totalitaria della società. È un fatto incontrovertibile che l’essenza del salazarismo si risolva tutta all’interno dello Stato, intorno al quale tutti gli altri organismi del regime prendono vita. Ci si è soffermati lungamente ad approfondire il peso del Ministero degli interni, vero perno intorno a cui il regime di Salazar si costruisce. Ogni qualvolta abbiamo cercato di addentrarci nel tema della totalitarizzazione nel salazarismo ci siamo resi conto di come, sebbene a livello teorico fosse uno dei temi centrali della Costituzione del nuovo Stato organico, essa faticasse a uscire dalla carta dei progetti o dei decreti legge. Lo specchio della
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propaganda ci ha permesso di capire come, esattamente all’opposto di quanto accadeva nel fascismo italiano, il salazarismo non si fosse mai preoccupato di includere le masse all’interno dello Stato chiedendone un consenso attivo. I tentacoli della propaganda arrivavano là dove esisteva già una cultura politica, principalmente fra i ceti medi e alti, oppure dove era necessario contrastare un possibile concorrente, come nel caso delle zone limitrofe alla Spagna nel periodo della guerra civile. Scarsi e inconcludenti i tentativi di coinvolgere strati della società che tutto sommato non interessavano, che non si ponevano su posizioni di contrasto e che se eccessivamente politicizzati avrebbero potuto rappresentare un problema per l’Estado Novo. Una propaganda insinuante avrebbe potuto svegliare interesse e esacerbare conflitti presenti in un regime che faceva dell’equilibrio delle sue forze sostenitrici il vero elemento di stabilità. Per questo motivo, il Secretariado da Propaganda Nacional non fu mai dotato di poteri effettivi di intervento. Salazar preferì appoggiarsi sui valori più o meno condivisi di un nazionalismo basato su pilastri che si potrebbero dire classici: il colonialismo, la religione e la storia. La sacralizzazione dello Stato non avvenne attraverso la costituzione di nuovi miti, prodotti da un partito unico altamente ideologizzato, ma fu il frutto di una corrente di pensiero sviluppatasi a partire dalla crisi di fine Ottocento. In questo senso, il salazarismo potrebbe essere considerato più bonapartista che non cesarista. Basta tutto questo per rifiutarsi tout court di inserire il salazarismo nel solco delle esperienze dei regimi fascisti? L’ambiguità di questa domanda sta nel fatto che qualsiasi risposta dipende dall’interpretazione che si vuole adottare del concetto di fascismo. È indubbio che, se l’Estado Novo non fu totalitario nel senso di integrare e omogeneizzare i governati, sulla base del principio della politicità integrale dell’esistenza1, è anche vero che lo Stato salazarista fu sicuramente organico, corporativo e totalitario nella misura in cui esso non permise l’organizzazione di nessuna altra formazione: partito o sindacato che fosse. Tutta la vita dei portoghesi era regolata all’interno delle strutture dello Stato, con la differenza di non poco rilievo, rispetto al fascismo italiano, che la partecipazione dei cittadini non era qui obbligatoria. D’altronde non avrebbe potuto essere altrimenti se si guarda ai fini specifici del regime di Salazar, sicuramente più conservatori che non rivolu-
1
Cfr., Gentile E., Fascismo, Storia e interpretazione, cit., pp. 67-68.
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zionari. È il caso, ad esempio, degli obbiettivi relativi alla politica estera, che non prevedeva nuove conquiste bensì il mantenimento di uno status quo considerato come immutabile e per il quale non serviva dunque la mobilitazione di grandi masse pronte a combattere. D’altra parte, tuttavia, ci sembra che per stabilità e durata (dal luglio del 1932 al 25 aprile del 1974) il salazarismo sia stato tra i regimi partigiani della terza via – non democratici e non comunisti – quello che in modo più deciso abbia penetrato la società. Salazar dispose di un potere ben più totalitario rispetto a quello di Mussolini, basta pensare che subordinò la Chiesa fin da subito, fu libero da qualsiasi vincolo legato alle esigenze di un partito-massa, non dovette rendere conto alla monarchia – e quindi, al Senato – e infine riscrisse completamente la Costituzione, modificandola poi ogni qualvolta lo avesse ritenuto necessario. Inoltre non si trovano nel salazarismo quegli organismi che, se pur di facciata, avevano mantenuto il loro carattere assembleare nel regime italiano, come, ad esempio il Consiglio dei Ministri, o il Gran Consiglio del Fascismo, competente anche per le questioni relative alla successione. In sostanza, ci sembra che il problema della costituzione di una categoria che possa includere quei regimi nati all’indomani della prima guerra mondiale e che si sono dati una struttura anti-democratica e corporativa resti aperto. Se la definizione di fascista, per tutti quei sistemi che in modo più o meno esplicito si erano ispirati alla dittatura italiana, oggi è stata messa profondamente in discussione – insistendo molto di più sull’unicità delle singole esperienze a cui sono attribuiti nomi propri come Franchismo, Salazarismo e Fascismo – occorrerebbe a nostro avviso trovare una categoria che possa riunire regimi che, all’epoca, si consideravano tra loro simili. Uno dei molti aspetti su cui abbiamo concentrato la nostra attenzione è stato il fatto che Salazar considerasse Mussolini, Franco, Petain e Vargas come leader di regimi affini al suo, in quanto latini, corporativi, cattolici e autoritari, e proprio sulla base di queste considerazioni auspicasse la costituzione di un blocco che si frapponesse tra la democratica Gran Bretagna e il paganesimo Nazional-socialista. Trovare una definizione che tenga conto delle loro caratteristiche più profonde e imprescindibili, pur nella differenza, è a mio avviso un’importante priorità per l’avanzamento degli studi e della comprensione di questi regimi.
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