WHITLEY STRIEBER FUOCO IMPURO (Unholy Fire, 1992) Poi Satana verrà liberato dalla tomba, e si aggirerà diffondendo grand...
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WHITLEY STRIEBER FUOCO IMPURO (Unholy Fire, 1992) Poi Satana verrà liberato dalla tomba, e si aggirerà diffondendo grande danno. Ma essi saranno ciechi alla sua opera e ne gioiranno, finché non giungeranno le acque celesti a lavare i loro occhi, e quando infine vedranno quel che è stato compiuto fra loro, saranno spaventati. Theologium Ioannes, Liber VI Scorribanda notturna Fu la risata a spingerla a correre, più dell'oscurità, più dello scivolare di quell'ombra. L'aria le sfiorò il viso come seta fredda. Lei udì la cadenza affannosa dei propri piedi sul selciato, sentì il vento gelido riempirle i polmoni. Il passo pesante alle sue spalle la costringeva a proseguire. Era consapevole di perdere terreno e, naturalmente, di essere stata una maledetta stupida: avrebbe dovuto chiamare un taxi. Dentro di sé era furibonda con l'uomo che osava invaderla di un simile terrore. Lei aveva il diritto di godersi la notte. E la festa sarebbe stata affollatissima: torrida, soffocante e intensa. Melanie l'aveva battezzata 1'«Ultimo Party», la fine del club. In effetti, lo era per davvero: il contagio aveva minato il coraggio dei cattivi. Aveva avuto intenzione di arrivare molto tardi e con aria fredda, altera. Svoltò in Charles Lane, muovendosi al buio fra i depositi abbandonati. Anche con quella temperatura rigida, si poteva percepire il ricordo di carni e di spezie, le merci conservate nei vecchi edifici dove un tempo uomini massicci venivano quotidianamente al lavoro. Ora tutto era grigio, sporco e chiuso con serrande d'acciaio. Una banchina di carico ormai marcito fiancheggiava un lato della strada. L'altro lato era disseminato di rifiuti di ogni genere che venivano sospinti dal vento oltre un paio di auto, parcheggiate o abbandonate. Lei si girò, accucciandosi dietro una Chevrolet Camaro malridotta. Alle sue spalle non c'era nulla, se non il vento. Ma davvero tut-
to si riduceva al profilo di una finestra e alla risata del vento in una grondaia rotta? Si alzò lentamente. Immensa l'ombra balzò avanti bloccando la strada e la risata riempì le sue orecchie scuotendole i muscoli, le ossa e il sangue. Con un rapido dietrofront lei sgattaiolò via come un gattino spaventato mentre la pelliccia d'ermellino bianco costosa e politicamente fatale le fluttuava attorno, solleticandole le guance con il suo tocco elegante. Lui era là, oh, sì. Lui. La ragazza poteva già sentire il sapore dei suoi baci imposti con la forza, la brutale pressione del suo corpo. Le gambe si rifiutavano di sorreggerla e i piedi di trasportarla sui ciottoli morsi dal gelo. Saltò sulla piattaforma di carico. Dio se solo avessi un'arma. Anche una semplice pistola di piccolo calibro, niente di speciale. Allora mi fermerei, mi volterei e vuoterei il caricatore in quella forma scura. Lo stupro non è sesso. Lo stupro è rabbia nei confronti del sesso. Commento di un qualsiasi poliziotto: visto che camminavi per le strade alle tre del mattino, te la sei andata a cercare. No, io cercavo la luna fra le ombre invernali, il mistero di una luce alla finestra di un grattacielo. Desideravo gustare la lunga voce del vento. Volevo sentire il freddo sulle guance e il confortevole calore della mia splendida pelliccia. Oh, Dio, aiutami, aiutami ora! Alle sue spalle, molto vicino, lui grugnì nel trascinare il proprio peso sulla piattaforma. Altro che ombra o soffio dell'ignoto: quello era un uomo reale e pronto alla lotta. Il Secret Club si trovava da qualche parte lì nei pressi. A prescindere dall'importanza della festa, però, il suo ingresso rimaneva invisibile. Dove sei, Melanie, tu che ho baciato nei miei anni giovanili? Dove siete, amici che ho abbandonato? Dove... Una luce sbocciò dietro di lei: un fiammifero. Lo aveva acceso lui, ma perché? Non era così buio da non vederci. La ragazza si girò e si trovò paralizzata dal fiore maligno. Non appena scorse il lungo cappotto nero e l'ampio cappello del medesimo colore capì che quello non era un comune stupratore. E che il loro non sarebbe stato uno scontro normale. Lui rimase immobile con il fiammifero fra le dita: una rosa guizzante di fiamma bianca e piena d'odio. Mentre il bagliore si spegneva, lei colse una fuggevole immagine di quel viso. E lanciò un urlo, il gemito prolungato di una donna profondamente sconvolta. I lucidi occhi sporgenti, la bocca. .. erano sensuali, mostruosa-
mente avidi. «No!» supplicò. «No!» Con un poderoso sibilo, il fiammifero divenne una torcia alta e avvampante, che invase la strada con l'eco delle sue fiamme. La ragazza ne fu ipnotizzata. Lui era solenne come un vescovo, fermo là in piedi reggendo la sua colonna di fuoco. «E sempre, donna, il tuo fato è di essere bruciata nel mondo divorante.» Che voce era quella, come il lamento di foglie nel vento e pervasa dalla viscida minaccia del non-del-tutto-umano? Lei stava per urlare di nuovo, ma la torcia si mosse improvvisamente nella sua direzione in un luminoso arco bianco. Di colpo lo sconosciuto acquistò un volto e un nome: era Lucifero e la ragazza lo udì dire: «Fai wop». La sua voce era bassa, lenta e straordinariamente sinistra. La torcia esplose sui ciottoli costringendola a balzare indietro. Lei lottò contro l'impulso di smetterla di fuggire per affrontare il suo persecutore con le unghie. Non potrai vincere la lotta, se rinunci a correre verrai violentata o peggio. Quello che ti sta succedendo è vero, Maria Julien, è assolutamente reale. Si girò e riprese la fuga, con le scarpe di alta moda che traballavano sulla piattaforma sconnessa. Ora lui era così vicino da poterne udire il respiro ansimante. Un'occhiata al di sopra della spalla le sprofondò il naso nella bianca pelliccia svolazzante e la ragazza pensò rabbiosamente di dover essere bellissima, nella notte. Sì, doveva apparire incredibilmente bella. Lui era una forma scura... con quella faccia. Un'ondata gelida, quasi un impatto fisico, la scosse, facendola inciampare. No, non poteva aver visto bene, non una maschera mostruosa, non quell'umida e sbavante... Sin da piccola aveva sognato con terrore una presenza estranea alle proprie spalle, ma nell'incubo il volto dell'inseguitore era sempre rimasto indistinto. Ora non osò guardare di nuovo. Doveva essere stato uno scherzo della sua immaginazione. «Dov'è, dov'è, Dio mio?» Il panico le aveva riempito gli occhi di lacrime, che le offuscavano la vista. Le spazzò via con furia: non se le poteva permettere, non in quel momento. Gemendo, ascoltò un ammonimento interiore: non è colpa mia, lo stupro non è colpa della donna! Ammesso che di stupro si trattasse. In quella situazione, qualcosa - la
fiamma, il viso del demonio - apparteneva profondamente a lei, alla vita che adesso stava conducendo. Non stentava a credere che la cosa alle sue spalle fosse scaturita dalla voragine che porta nell'abisso. Ma ciò era pura superstizione, vero? Credere nel diavolo significa crearlo, e lei non ci credeva, assolutamente no. Il Maligno era solo entropia, nient'altro. Non era lui il suo inseguitore. Una porta di metallo nero, priva di maniglia. La ragazza cercò di risalire con la memoria a un anno addietro, quando era venuta lì per l'ultima volta. Andy Webb, Laura Walker (morta, adesso), allora con un abito in lamé d'argento, così silenziosa, distante, incavata. «Dov'è quella maledetta porta, Melanie?» Dietro di lei, un rumore di suole sul legno. «Vattene!» gli urlò. I suoi preti si sarebbero aspettati che pregasse. Di colpo la sua mano si strinse attorno a una maniglia familiare. Il battente era sempre lo stesso, grande, arrugginito e completamente privo di qualsiasi segno di identificazione. Generalmente non si preoccupavano di chiuderlo a chiave: il buttafuori di Melanie, Clam, provvedeva a prendersi cura degli intrusi. Maria sgattaiolò dentro. Dal fondo delle scale provenivano una luce blu e il lento rullare di tamburi. Quello non era un club rock o jazz. Lì avveniva qualcosa di ben più esoterico. Iniziò a scendere con un frettoloso ticchettio di tacchi sui gradini di pietra. Udì aprirsi la porta d'ingresso. Dannazione, allora lui l'aveva vista entrare. «Chiama Clam», sbottò non appena scorse Melanie, «sono inseguita da un pazzo.» Il buttafuori comparve. Ex lottatore di sumo, aveva muscoli prodigiosi del colore del burro. Evidentemente lo sconosciuto lo aveva notato perché quando Clam andò a controllare, le scale erano deserte. «Gesù, per poco non sono rimasta uccisa.» La fiamma della torcia le guizzava ancora negli occhi. Fai wop? Melanie la prese fra le braccia. Il mondo della notte non è vasto, le persone che conoscono posti come il Secret Club sono poche. L'amica le offrì una manciata di pillole. «Scarafaggi», dichiarò. «Bel nome.» «Non so che effetto facciano.» «Non sono in vena di avventure. E poi ho chiuso con questa roba.» L'immagine di quel viso galleggiava al centro della sua mente. Maria non osava neppure concepire che cosa sarebbe potuta diventare con il cervello
alterato dalla droga. «Voglio qualcosa da bere. Ho bisogno di sedermi.» «Vieni, tesoro.» «Ehi, Maria», la chiamò un uomo vestito di seta nera. «Come stanno i tuoi preti?» Il suo tono era sprezzante. «Va' all'inferno, Louie.» «Desidero un po' di Santa Comunione. Intendo usarla in uno dei miei quadri.» «Stava per essere violentata», bisbigliò Melanie, radunando enormi cuscini. A quel punto, fra espressioni di simpatia, i presenti aprirono un varco. Maria si lasciò sprofondare in quell'ammasso morbido. «Qualche sedativo?» domandò Leila Griffiths-Gordon. «No, grazie. Preferisco una birra, se c'è.» Qualcuno le porse una bottiglia mezza piena e lei bevve avidamente. Non avrebbe voluto trovarsi lì, ma vi era stata sospinta come una foglia nel vento. Ormai non apparteneva più a posti del genere, eppure si era lasciata attrarre dall'intensità dei ricordi, dall'invito con il ritratto di Melanie e qualche verso di una poesia. Un tempo, la prospettiva di partecipare a una festa simile avrebbe scatenato in lei un piacere quasi fisico. Poi udì una risata. «Che cos'è?» «Parli dei tamburi?» «No, non fa niente.» Aveva così tante ragioni per odiare se stessa, così tanti fallimenti. Ora, però, era una persona nuova: la vita inutile e priva di scopo che aveva condotto prima giaceva dietro di lei. Era stata troppo sola, troppo ricca e troppo egocentrica, ma adesso tutto ciò sembrava fatto di stagnola e di fumo. Nel suo nuovo mondo lei era necessaria. Si stava calmando un poco. Lì dentro era caldo e si sentiva avvolta da comprensione e sicurezza. Maria rabbrividì ed esalò un profondo respiro, lasciando che il terrore le uscisse dalle narici e dai pori. Infine prestò ascolto alla musica. I percussionisti avevano iniziato a suonare alle dieci. Ora erano le tre del mattino. Lei osservò i loro corpi nudi al lavoro. «Tamburi al Limite», si erano battezzati. Molta gente danzava da ore, il viso impenetrabile. Quello non era un luogo di divertimento, bensì di meditazione. Maria si alzò e piroettò su se stessa, un movimento che le scostò dal corpo il tenue tessuto dell'abito. Un uomo le sfiorò la guancia.
«Sei sorprendente», disse. Era lucido di sudore e aveva la pelle tesa e fragile. Il suo lifting facciale era troppo rigido e i suoi occhi luccicavano, le pupille minuscole per la droga. «Sono un angelo», rispose lei, «lascia che ti aiuti.» «Allora uccidimi.» Una volta quella richiesta l'avrebbe fatta ridere, ma ora le stringeva il cuore: era alquanto verosimile che fosse serio. Melanie si interpose fra loro due. «Sono tanto felice che tu sia tornata», dichiarò. Nessun dubbio in proposito: Maria Julien era stata una cliente molto ambita in ritrovi del genere. «Ufficialmente l'ultimo giorno è domani, ma non verrà nessuno», aggiunse. «Questa è la fine.» Aveva le lacrime agli occhi. «La bellezza piange.» «Che cosa farai?» «Mi chiuderò nel mio appartamento a sfogliare carte. Ti stupiresti di vedere quanti documenti vengono generati da dieci anni di gestione di un club.» Si guardò attorno con espressione rabbiosa. «Tasse, soprattutto.» «Hai pagato le tasse?» «Se lo avessi fatto, non avrei nessun problema.» Maria sapeva poco di simili preoccupazioni. Nata ricca, aveva perso entrambi i genitori ed era rimasta sola con il suo denaro. Recentemente, tuttavia, aveva modificato molte abitudini. Ormai era palpabile la sensazione dell'evaporare della vita, delle occasioni perdute: aveva visto la morte, gli amici diventati calvi, scheletrici e rosi dalla febbre. La gente aveva sperimentato i limiti estremi dell'amore senza lontanamente supporre di star sperimentando anche il limite della vita. In quelle stanze surriscaldate, fra i corpi che si contorcevano, non si pensava mai alle conseguenze. L'esistenza umana è sempre seria. I lampioncini di una festa possono anche dondolare allegramente, ma oscillano al vento, e la mattina dopo il pezzetto di stagnola sul pavimento sporco svela la verità sul divertimento. Così Maria aveva comprato le divise per la banda scolastica, istituito una borsa di studio e provveduto che tutte le domeniche vi fossero gli addobbi floreali in chiesa. La Chiesa. Aveva adottato una parrocchia in memoria del padre, del quale conservava un'immagine vaga: il volto ingannevolmente deciso, i polsini di tessuto cangiante, l'acuto profumo di colonia. Un uomo dalla vita facile e confortevole. La sua unica fede era stata la Chiesa: tutto il resto era
appartenuto all'alcol e alle prostitute sudamericane. Colpito dal cancro, si era rifugiato nella Vergine, aveva donato denaro, si era abbandonato a promesse e rimpianti per la propria esistenza mal vissuta. Infine era morto con il rosario fra le dita. Per questo lei si era rivolta alla Chiesa in cerca di un significato. I suoi pensieri si spostarono sull'aspetto esotico degli abiti talari, il candore del camice, il bianco dei paramenti pasquali. Desiderò attorno a sé le forti braccia di Frank. Ora il ritmo dei tamburi stava iniziando a darle sui nervi. Sforzandosi di resistere al loro effetto ipnotico, rammentò che una volta un tizio era morto d'infarto mentre danzava lì nel club. Una persona perfettamente sana: erano state la cocaina e l'estrema stanchezza fisica a fargli scoppiare il cuore. Quell'ipnosi poteva ancora catturarla, persino adesso. Di colpo non volle più rimanere in quella stanza soffocante. Guardò verso l'uscita e la scala immersa nell'oscurità. «Melanie, tesoro, mandami un biglietto quando aprirai il nuovo club.» «Questa è la fine.» «Certo, ma presto avrai un altro locale. Ti do tre settimane di tempo.» L'amica aveva le spalle incurvate e i capelli scomposti. «Vorrei tanto essere ricca.» «So come ti senti.» Gli occhi di Melanie divennero duri. «No, non lo sai!» Maria controllò l'orologio. Era lì dentro da un quarto d'ora, nel mezzo di una folla danzante e con una bottiglia di birra tiepida in mano. Andò da Clam. «Vai fuori a vedere se si è allontanato.» Il buttafuori scomparve e lei scorse un debole chiarore all'aprirsi della porta sulla strada. Mentre la musica le aggrediva le orecchie, osservò una coppia intenta a farsi qualche linea di polvere bianca. «Svanito.» Stupefatta, lei sollevò lo sguardo. Clam la stava fissando. «Ne sei sicuro?» «Non c'è nessuno.» Maria salì in fretta la scala e sporse la testa all'esterno. Era mai esistito un inseguitore? Ma certo! Forse. Non era ancora arrivata a metà della via quando udì la risata. Si trattava di un suono sommesso, che avrebbe potuto essere facilmente scambiato per il richiamo di un gufo. Ma trasudava una tale intelligenza, un tale...
spaventoso ingegno. Immediatamente si mise a correre senza guardarsi alle spalle. Una cosa così agghiacciante può essere vista solo una volta, poi non si è più in grado di sopportarla. Il ricordo del male è malvagio di per sé: l'uomo perverso può anche svanire dopo averti trafitto con un chiodo, e la tua ferita guarirà, ma l'immagine della crudeltà marcirà nel tuo cuore per sempre. «Voglio fare lo strut», disse lui. La sua voce era un bisbiglio duro, di gola, chiarissimo in quel silenzio. Avrebbe potuto raggiungerla senza sforzo, invece si trattenne. Il suo piacere risiedeva altrove. Senza dubbio l'avrebbe lasciata correre finché non fosse caduta, quindi si sarebbe avvicinato per afferrarla e lei avrebbe visto da vicino le ossa umide del suo viso. Maria continuò la fuga lungo la carreggiata deserta di West Street. Dove sei, New York? Dove sono le tue auto, i tuoi abitanti, i tuoi atrii illuminati? Era forse possibile che, segretamente, lei desiderasse una cosa simile? No, no, no! Lui la seguì, respirando come una macchina. Infine tentò di colpirla e le sue dita guantate sfiorarono la pelliccia. Con un urlo, lei si sforzò di guadagnare velocità, riuscendo a stento a girare l'angolo. Alle sue spalle, molto piano: «Fai wop». D'un tratto Maria si ritrovò in una folla di uomini. Odori di cuoio, bourbon, birra e tabacco forte si riversavano sulla strada dal Boondocks, un bar gay di cui lei si era addirittura scordata l'esistenza. «Aiutatemi», ansimò, crollando fra le braccia del primo che vide. La reazione fu immediata. Dietro le borchie, gli abiti di pelle e i luccicanti teschi d'argento, si celavano persone sorprendentemente gentili. Uomini simili costituiscono la popolazione amichevole della notte. «Okay, sorella», rispose il giovane. Lei scorse un ragno tatuato sul dorso della sua mano e una fibbia d'argento con una testa di morto. «Mi piace la fibbia della tua cintura», balbettò. «Va tutto bene», la rassicurò lui. Altri le si affollarono attorno per proteggerla. «È il tuo vecchio?» Maria si girò. Il suo inseguitore era rimasto al di là del cerchio di luce che circondava questo club molto più pubblico. «Non lo conosco affatto.» Poi lo sconosciuto parlò con voce limpida, giovane e resa stridula dalla follia: «La perfezione dell'Inquisizione risiede nella struttura dei suoi giudizi». «Gesù!» esclamarono gli uomini, osservandolo come si guarda una pan-
tera in uno zoo. Tenendosi sempre ai margini della luce, lui iniziò ad arretrare. Maria avrebbe potuto riposare in eterno fra le braccia di quel giovane, spostando lo sguardo dal teschio d'argento alla sua vita, all'immenso torace rivestito di pelle fino a quel viso duro e scavato e a quegli occhi infiniti. Il suo assalitore aveva lasciato soltanto una risata. 1 L'appuntamento datogli da Maria in quel piccolo caffè distante dai loro abituali luoghi di ritrovo rendeva John Rafferty inquieto. Lei viveva al limite, ed era splendida e ciò la qualificava come doppiamente pericolosa per un prete. Seduto in un separé sul fondo del locale, lui fissò la parete. Era al suo secondo espresso e, quando lei fosse arrivata, ne avrebbe bevuto un terzo e probabilmente un quarto. Perché aveva voluto incontrarlo lì? Il Café DeRobertis non offriva la pasticceria raffinata dei locali del West Village, ma soltanto caffè e cappuccini bollenti e forse una torta di pinoli, se davvero desideravi qualcosa di dolce. Normalmente Maria preferiva posti come il Caffè Reggio o la Pâtisserie Lanciani. Non si sentiva a suo agio in quell'angolo buio e intimo. «Scegli il tavolo vicino al retro e non tenere d'occhio l'ingresso», lo aveva istruito lei. «Ti coglierò di sorpresa.» Era pronto per Maria e lo sapeva. Alla sua età si sarebbe dovuto essere arreso a Dio, invece non era così. Per lui il sacerdozio rappresentava una continua battaglia. Nonostante avesse trascorso tutta la vita in seno alla Chiesa, la serenità lo aveva sempre eluso. Tutt'attorno a sé respirava la vita e quell'odore lo faceva sentire stordito per il rimpianto. A Maria sarebbe bastato il minimo gesto per sedurlo e lui se ne rendeva perfettamente conto. Dopo quasi quarant'anni di celibato era sul punto di permettere a se stesso di cedere a una donna che aveva meno della metà dei suoi anni. Del resto, perché no? In un sacerdozio così pieno di interrogativi, cosa poteva significare un voto? Significava moltissimo. Nonostante i conflitti interiori, non aveva mai infranto un voto, neppure una volta. Stava sudando. Lei se ne sarebbe accorta e avrebbe capito che questo era un sintomo della sua vulnerabilità. Maria lo voleva, e ciò avrebbe dovuto suscitare la sua ira. Invece non era così: al contrario, si sentiva commosso.
Lei lo desiderava in un modo fanciullesco, sentimentale, e lui l'aveva capito, almeno un pochino. Ora sapeva decifrare le donne un po' meglio. Finché non aveva conosciuto Maria, si era sempre ritenuto inadeguato a fornire loro i propri consigli. La sua unica esperienza sessuale era stata veemente e breve, il risultato di una singola seduzione coronata da successo, una relazione disperata svoltasi nell'ultima settimana prima del suo ingresso al seminario. Lei gli aveva insegnato i segreti del sesso! Padre Samuel Dozier, Seminario di St. Joseph, giugno '56: «Vi assicuro che arriverete al punto di essere disposti a coabitare con qualsiasi donna. La vostra carne brucerà letteralmente. Prendete il rosario e pregate la Madonna, rivolgetevi a Lei, offriteLe la vostra totale e assoluta devozione. Lei è lì per ogni sacerdote. Non abbiamo misteri per Lei». «Sembri in procinto di salire sulla sedia elettrica», dichiarò Maria, sedendosi di fronte a lui. L'alone di profumo che la seguiva ovunque lo stordì come sempre, sottomettendolo alla sua dolce autorità. «Sei straordinaria!» L'esclamazione sgorgò insopprimibile. Il volto di lei sembrava irradiare luce celestiale. Le sue labbra erano perfette, lo sguardo malizioso. «Chiamami Maria Maddalena.» «Zitta!» Il rimprovero le fece inarcare le sopracciglia, poi, vedendo che la cameriera si stava avvicinando, annunciò: «Padre, ti amo». Poi si girò e ordinò un caffè doppio. «Qui servono un ottimo espresso. Dovremmo venirci più spesso.» «No.» «Basta con la discrezione, John. È ora di rendere pubblico il nostro rapporto.» Stava parlando della sua vocazione e ne era consapevole. Lui avvertì la minaccia in quelle parole e tentò di reagire. «Non esiste niente da divulgare.» «Voglio gridarlo per le strade! Voglio sentirtelo annunciare dal pulpito!» Maria era una donna esuberante, ma non mancava di sottigliezza. Sicuramente quello sfogo doveva possedere molti significati. Ovviamente era stato studiato per farlo indietreggiare in preda all'orrore per spiazzarlo. Tuttavia lei si placò limitandosi a lanciargli un'occhiata concupiscente. «La tua fede non ti è d'intralcio.» «Non è la mia fede a essere in crisi, bensì le mie convinzioni.»
«Spaccare il capello in quattro non ti salverà. La tua crisi è fisica. Stai diventando vecchio e non hai mai conosciuto una donna, ecco qual è il problema.» «Ti sbagli. Il mio dilemma consiste nel ritenere che la Chiesa sia gravemente in errore su un sacco di questioni, ma nel continuare a sentirmi un cattolico in fondo al cuore.» «Migliaia di uomini hanno abbandonato il sacerdozio per questo preciso motivo. La Chiesa ha torto. Sul controllo delle nascite, sul celibato obbligatorio e in una certa misura sull'aborto.» Maria sbatté le lunghe palpebre sugli occhi fermi e freddi. «Devo farlo con te.» «Non posso.» «Solo abbracciarci mentre siamo nudi. Non è chiedere troppo.» «Di gran lunga troppo.» Dio, come suonava meraviglioso! In tutta la sua vita non aveva mai visto una giovane donna nuda, ma poteva immaginarsela molto bene, davvero molto bene. «Scappiamo nella mia casa di campagna.» «La tua auto non è a posto. Il tettuccio non si chiude, se ben ricordi.» «Ci imbacuccheremo.» «Ma siamo sottozero!» «Allora ci verresti, se lo faccio riparare?» Lui non riusciva a sopportare l'idea di andare nel suo appartamento, e ancor meno nella casa di campagna. Non ci aveva mai messo piede, in effetti: vedeva Maria a messa, la incontrava nel confessionale, le forniva assistenza spirituale nella canonica... e la incontrava di tanto in tanto in pubblico in qualche caffè. John Rafferty credeva nel proprio celibato, che non considerava un prodotto disordinato della nevrotica Chiesa medievale, ma un sacramento vitale. Aveva fatto dono della propria virilità e, per quanto lo riguardava, quell'offerta valeva per la vita. «Non dovresti tentarmi.» Lei chiuse gli occhi, ridendo silenziosamente, poi lo fissò apertamente. «Perché mi ami?» «Perché sei l'essere umano più meraviglioso che abbia mai conosciuto.» «Sono tanto bella che non puoi neppure immaginare l'effetto che il mio corpo nudo avrebbe su di te.» Lui si era recato lì per affrontare la tentazione del fascino di Maria, per aiutarla a indirizzare la sua anima in modo da rispettare il suo voto, e di conseguenza il suo sacerdozio e la Chiesa stessa. Ma la tentazione era con-
creta e bruciava dentro di lui. Era stato troppo prudente per indossare l'abito talare a quell'appuntamento, tuttavia ora avrebbe desiderato una tonaca per nascondere l'eccitazione. «Lo sai perfettamente che mi ispiri.» «Che cosa? La recita del rosario? Considero la Madonna mia rivale.» «Più forte di te, per giunta.» Omise però di dire che aveva deliberatamente lasciato il rosario sul comodino. Rendendosi conto di essere venuto lì allo scopo di essere sedotto, si sentì inumidire gli occhi. Se avesse fatto l'amore con lei, sarebbe accaduto in un oceano di lacrime. «È sbagliato da parte mia cercare di indurii in tentazione», dichiarò lei, «ma si tratta di un piacere davvero straordinario.» «Lo sospettavo.» «Non sei nauseato di parlare di filosofia? Fare l'amore è un atto così gioioso.» «Fuori dal matrimonio e infrangendo un voto?» «Quando lo sperimenterai, ti accorgerai che l'ha voluto Dio. Si percepisce la sua divinità.» John si rilassò. Di colpo lei lo aveva condotto su un terreno più sicuro. Discutevano in quel modo dal giorno in cui si erano conosciuti e la schermaglia stessa era densa di implicazioni sensuali: mentre parlavano, lui si immaginava di baciarle le labbra, di leccare la morbida linea del suo collo o di accarezzarle i seni con le palme umide. «Sei rosso come una barbabietola.» «È l'imbarazzo.» «No, non è vero. Sei arrabbiato. Ti ho reso furioso!» Maria scoppiò a ridere forte, rovesciando la testa all'indietro. Lui fu sorpreso nello scoprire che lei aveva ragione. Gli sarebbe piaciuto sul serio colpirla con uno schiaffo in pieno viso. In quel momento avvertì che al di là dell'amore, in quella donna poteva esistere una parte che lo scherniva. Ma allora perché la adorava a quel punto? Forse perché oltre all'amore e alla rabbia riusciva a scorgere un beneficio anche maggiore. Ogni sacerdozio è una fantastica dissertazione sul tema dell'arroganza. Nessun uomo è abbastanza forte da mantenere tutti i voti. Ed è il massimo della superbia prendere con Dio impegni che non possono essere rispettati. Le motivazioni di Maria invece avevano a che fare con i suoi impulsi distruttivi: accertarsi che lui non fosse il prete che fingeva di essere. In qualche misura, lei sapeva che John Rafferty meritava la distruzione.
Sensibile come sempre ai suoi umori, lei si accorse immediatamente della nuova atmosfera di sospetto. «So molte cose perché mi aggiro di notte. Conosco i terrori senza nome di cui la gente non osa parlare.» «Tu non ti aggiri di notte, e non conosci terrori senza nome.» «Sì, John, lo faccio.» Il suo tono era tanto cambiato che lui sbatté le palpebre per la sorpresa. «Te lo assicuro.» John avrebbe voluto ridere, ma qualcosa nell'atteggiamento di lei glielo impedì. «Pensi che io sia innocente?» riprese lei. «Hai torto.» «Questo lo so!» Alcune fra le sue confessioni, ne era quasi certo, erano state studiate al fine di sedurlo. Non avrebbe mai dimenticato quelle parole: «L'ho toccato, padre, ho acceso il suo desiderio...» Tuttavia non aveva rivelato una sola volta a chi si riferisse. In principio lui aveva pensato che fosse tutto falso, ma in seguito aveva dovuto ricredersi. L'uomo nell'ombra, come John era giunto a definirlo, era molto reale. In un paio di occasioni lei era parsa ferita. «A notte fonda preghiamo assieme. Facciamo l'amore e poi preghiamo... e talvolta lui si infuria.» Perché Maria voleva corrompere un prete? Questo era sicuramente il suo scopo, e non si trattava di un proposito edificante. Era tanto dolce, però, una fra le persone migliori che avesse mai incontrato. A modo suo era una donna degna di rispetto, che non stava compiendo alcuna azione malvagia, almeno non dal suo punto di vista. «Vuoi venire con me al Moon?» «Di nuovo?» «È un bel locale.» John aveva trascorso la maggior parte della vita a New York. Nonostante fosse troppo giovane per aver visto con i propri occhi il Proibizionismo, pensava che probabilmente neppure allora fossero esistiti tanti ritrovi segreti sparsi in tutta la città come adesso. «Ci si va per la droga.» «Io lo reputo un posto fantastico.» «Psilocibina avec haricots verts? Non direi proprio.» «Oh, povero John, non puoi morire così! La tua anima vagherà per il mondo in eterno.» «E perché?» «Se perisci in uno stato d'amore non corrisposto, l'anima sarà costretta a errare fra i venti.» «Questa non è dottrina cattolica.» «In effetti è una credenza sioux, però è vero. È possibile percepire tutti i
preti e le suore del passato che si aggirano nel vento. Di sicuro io ci riesco. Per questo il tempo cambia, ecco la mia teoria.» Una vampata di calore lo fece fremere. Il suo corpo era disperato. Faticava ad ascoltarla e a parlare. «Non so mai quando prenderti sul serio», mormorò. Maria sorseggiò il caffè con occhi maliziosi. «Penso che ieri notte qualcuno mi abbia giocato uno scherzo alquanto sinistro.» Dopo una pausa proseguì: «Qualcuno al corrente che sarei andata al Secret Club». Inarcò le sopracciglia in un'espressione che pretendeva una risposta. «Sono andato a letto alle dieci e mezza.» «È successo in Charles Lane, dalle parti del fiume.» «Quando?» «Verso le tre del mattino.» Lo disse come se girare da sola in quella zona deserta a un'ora simile fosse la cosa più naturale del mondo. «Non ne sono molto sorpreso. Posso chiederti che cosa è accaduto esattamente?» Il viso di Maria fu percorso da un'emozione che lui non riuscì a identificare con chiarezza. «Non so spiegartelo. Ho avuto l'impressione di essere inseguita da una specie di psicopatico.» «Probabilmente è stato così.» «L'ho visto. Sembrava... strano.» «Forse lo era davvero.» «Molto strano, intendo dire.» «Raccontami.» «Suonerebbe troppo bizzarro.» «Per un prete niente è bizzarro. Una volta un tizio mi ha rivelato che gli alieni gli avevano aperto un buco nel cranio e infilato nel cervello una vecchia scarpa da bambino. Se la tua rivelazione è più bizzarra di questa, ti darò un premio.» «Un bacio? Un lungo bacio?» «Ti amo», bisbigliò il sacerdote rabbrividendo. Nelle parole più semplici può esistere una dolce pornografia. Maria arricciò il naso e lui si sentì pervadere da un impeto di tenerezza. La adorava. «Voglio proteggerti.» «Dev'essersi trattato di un'allucinazione. Come hanno definito quel fenomeno per cui una persona che non usa LSD da anni all'improvviso inizia a viaggiare?» «Flashback.» «Ecco, amore mio, proprio un flashback, tutto qui.»
Amore mio. Egli assaporò per un attimo quell'espressione e pensò che se non avesse fatto l'amore con quella ragazza sarebbe morto. Ebbe paura. Stava convincendo se stesso a cedere, lo sapeva. «Sei davvero divertente, John.» Ora i suoi modi erano bruschi, come se lui fosse irrilevante, sostituibile. Si trattava di una tattica deliberata: il nodo della seduzione si strinse ancora di più. Il sacerdote capì che la situazione era cambiata. C'era un passo da intraprendere, una frase da pronunciare che avrebbe dichiarato la sua resa. Quante parole? Le contò mentalmente. Cinque. Doveva pronunciare solo cinque parole. «Esistono considerazioni di carattere pratico.» Maria arrossì lievemente, mentre un lento sorriso le illuminava il volto. John Rafferty pensò che in quel momento lei costituisse la più perfetta incarnazione dell'umana bellezza che avesse mai visto. Che stupidaggine innamorarsi di una donna di così tanti anni più giovane! Quando lei era una bambina, lui, già quarantenne, era stato assegnato alla sua attuale parrocchia. Era un sacerdote da quasi un quarto di secolo quando lei si affacciava alle soglie dell'adolescenza. Chiuse gli occhi e chinò il capo. «Il mio voto mi sta molto a cuore.» «Rispetto enormemente il tuo stato d'animo.» Lui cercò di pregare, ma ne fu incapace. «Andiamo nel mio appartamento», mormorò Maria. «Per me sarebbe un grande passo.» «Abbandoneresti il sacerdozio per amor mio?» «Abbandonare...» «Ma tu mi ami, John. Non capisci come sia prezioso questo sentimento e quanto sia poco il tempo che ti è rimasto? Sei vecchio, ti stai avvicinando alla morte! Oh, John, la Chiesa si è presa la maggior parte della tua vita, tutta la tua età adulta! Ricompensa te stesso con il poco che ti è rimasto.» Negli anni Settanta, quando era iniziato il rapido declino della Chiesa, John Rafferty aveva giurato di non diventare mai un dato statistico. «Il giorno in cui ho preso i miei voti...» «Li hai assunti per la vita!» Lei si mise le mani sulle orecchie. «Lo so benissimo, me lo hai ripetuto migliaia di volte. Però so anche che mi ami e mi desideri quanto io desidero te.» «Un vecchio male in arnese?» «Senti, non sei l'uomo più attraente che io abbia mai conosciuto, ma hai una mente splendida, una bella anima e un delizioso senso dell'umorismo.
Per quanto mi riguarda, queste caratteristiche sono molto più importanti della frequenza delle erezioni.» Ridacchiò, coprendosi le labbra con la mano. «Scommetto che con te verrei in meno di un minuto», aggiunse. Lui divenne consapevole del proprio improvviso rossore. In precedenza, non avevano mai parlato apertamente di... questioni funzionali. «E tu?» proseguì lei. «Quanto pensi ti ci vorrebbe la prima volta?» Una pausa. «Quanti colpi?» Questo era veramente troppo. «Non ne ho idea.» Maria non si lasciò distogliere. «Io sarei in grado di dirtelo, sulla base del tuo livello di durezza. Scommetto che ti diventerebbe terribilmente duro.» Lui pensò di difendersi con la preghiera e chinò nuovamente la testa. «No! Nossignore! Non azzardarti a cominciare a pregare, non sognartelo neppure! Entro un secondo mi alzerò, ti prenderò per mano e ci incammineremo assieme verso Waverly Place con le dita intrecciate.» John rimase terrificato: sarebbe stato un suicidio. «Daremo scandalo!» «Certo, ai Seguaci di Cristo, quella banda di bigotti. Tanto, quasi tutta la parrocchia pensa che lo stiamo già facendo.» «I miei fedeli onorano il loro parroco!» «È vero. Si recano da lui per i sacramenti, si bisbigliano a vicenda che è un santo e accettano il fatto che abbia un'amante molto più giovane, di nome Maria Julien.» «No, non...» «Ma andiamo! Ci incontriamo in pubblico continuamente! Frequento la canonica, mi porti a cena al ristorante... Affronta la realtà: tutta la parrocchia ne è al corrente. E non importa a nessuno, John! Gli italiani, e non solo quelli della tua parrocchia, si aspettano che i loro preti se la spassino.» «Tranne i Seguaci di Cristo.» «Frank Bayley li sta tenendo a bada in modo encomiabile.» Quella fu l'osservazione decisiva: John si convinse. Poteva diventare l'amante di Maria senza distruggere il proprio ministero. La sua bocca era così asciutta che dovette inghiottire a più riprese prima di parlare. «Ho paura.» Lei si alzò e lo prese per mano. «Coraggio, vedrai che sarai bravissimo.» Lungo il percorso il sacerdote pensò alla croce, l'immagine centrale della sua vita: il Dio assassinato cui un certo John Rafferty si era votato corpo e anima. «La prima cosa sarà un lungo, lunghissimo bacio», dichiarò Maria.
«Scommetto che per te sarà un'esperienza nuova.» «Infatti.» Infine giunsero a destinazione: un edificio in mattoni rossi con decorazioni bianche, l'aria elegante e l'ingresso in marmo. Lei lo fece passare rapidamente davanti al portiere che lo osservò con gli occhi vuoti di uno che sa. Il mondo divenne pieno di dettagli: il sibilo del battente dell'ascensore, il ronzio della ventola nella cabina, lo scricchiolio attutito dei cavi durante la salita, la bellezza della moquette che riempiva il pianerottolo di un silenzio blu scuro. Sulla soglia del suo appartamento lei alzò il viso e socchiuse le labbra e tutto d'un tratto lui si ritrovò a baciarla. Le sensazioni della bocca sulla bocca, la dolcezza del suo respiro, il tepore, l'umidità e la sua mano che gli teneva la nuca, costringendolo gentilmente a continuare. Il bacio, il bacio, il bacio. 2 In piedi, accanto alla finestra, lei osservò il vecchio padre John avviarsi lungo Seventh Avenue, infagottato nel cappotto nero. Ora era certamente sommerso dal senso di colpa. Maria immaginava come si dovesse sentire e soffrì per lui, con lui. Quanto rispettava quell'uomo! Che anima nobile, e com'era fortunato Dio ad avere il suo amore. «Non ti lascerò mai», bisbigliò. «Io sono la candela accesa per agevolarti sul tuo prezioso cammino.» Lo guardò svanire in una nuvola di vapore che fuorusciva da una griglia sul marciapiede. Erano quasi le tre. Afferrato il telefono, compose il numero della canonica. «Padre Frank», disse quando il coadiutore fu in linea, «lui sta tornando a casa.» «Intatto?» Cosa doveva rispondere? Frank aveva voluto che John venisse attirato nella voragine assieme a lui, ma era anche un uomo geloso e la verità lo avrebbe sconvolto. Sarebbe stato molto divertente. «La ciliegia è bacata, mio caro.» Che cattiveria, cosa ti ha spinta a pronunciare una frase simile? Perché fargli una carognata del genere? «Io... lui... voglio dire... davvero ha...?» Lei rise. «È stato molto speciale.»
«Sul serio? E in che modo?» «Sta a me saperlo e a te scoprirlo.» Ma perché lo inciti così? «Vengo subito.» «Oh, Frank, sono assolutamente esausta.» «Ah. Ed è stato lui a sfinirti?» Il suo tono era autenticamente disperato e lei provò un po' di rimorso. Non avrebbe dovuto tormentarlo in quella maniera. Cercava di essere del tutto spassionata nelle proprie relazioni con i preti, tuttavia se guardava a fondo dentro se stessa alla ricerca di una motivazione, allora... La Chiesa la attirava a causa della sua inaccessibilità e del suo mistero. Gli abiti talari vagamente femminilizzanti la affascinavano: amava osservare i sacerdoti muoversi frusciando nelle loro tonache e pianete. Il sussurro della stoffa, l'aroma dell'amido, la rendevano curiosa e alimentavano una rabbia profonda. Era sbagliato, lo credeva fermamente. La Chiesa era una trappola che catturava le persone per sottrarle al corpo e al desiderio donati loro da Dio affinché ne godessero. Gli uccelli possiedono le ali perché possano volare. I genitali degli esseri umani sono la caratteristica fìsica più spiccata e ciò prova che Dio intendeva che l'uomo amasse. Di conseguenza, gli amanti più grandi devono essere i santi più grandi. Era entrata nelle catacombe e nella cripta sotto il Vaticano, aveva visitato Nazareth, Gerusalemme e Lourdes, si era spinta a Medjugorje per parlare con alcuni fra i ragazzi che avevano le visioni. Non era certa di prestar fede alle visioni, ma credeva senz'altro nella devozione. La sua ricerca l'aveva portata lontano e sempre più in profondità, finché non si era impadronita dei segreti del mondo cristiano e di quello musulmano. Nutriva idee personali sulla salvezza: avendo gustato i misteri del Kundalini, era convinta del potere di trasformazione dell'estasi sessuale. La sua bellezza le portava chiunque volesse. Aveva sperimentato il contatto carnale con numerosi leggendari leader spirituali, ma tutti erano stati una facile preda. Invece i preti erano difficili, soprattutto padre John. Lui credeva. Questo la colpiva moltissimo. Ciononostante, lei pensava che non potesse continuare il suo tragitto spirituale se la sua sessualità rimaneva spenta. E riteneva proprio dovere svegliarlo. Immaginò se stessa nei panni della fatina delle fiabe e rise di gusto. Udì aprirsi la porta dell'ascensore sul pianerottolo: il suo prete ormai salvato stava arrivando. Persino i passi di quell'uomo erano vigorosi. Lo
amava in modo totale, con il corpo e con la mente. Frank Bayley, inoltre, la spaventava e ciò rendeva la relazione ancor più eccitante. Il campanello suonò, ma lei non andò subito ad aprire. Lui odiava aspettare sulla soglia perché temeva di essere visto dai vicini. Lei gli aveva raccontato che alcuni di loro frequentavano la sua parrocchia: si trattava di una bugia, naturalmente, ma molto divertente. Frank bussò sommessamente. Stava cercando di essere educato, proprio come lei lo aveva istruito. Maria si appoggiò al battente, facendo in modo che lui la sentisse chiaramente. «Andiamo, aprimi.» Finalmente Maria spalancò la porta e quell'uomo alto e molto bello, in jeans e giacca a vento, entrò a precipizio. «Grazie», commentò sarcastico. «Devi ricordarti chi è il capo.» «Già. Ascolta, ho soltanto mezz'ora.» Maria abbracciò il suo corpo muscoloso. Frank aveva due anni più di lei: avrebbe potuto essere suo marito. In effetti, aveva giocherellato con l'idea di rimanere deliberatamente incinta, ma per ora non era stata capace di immaginarsi nei panni di madre. Al momento, John e Frank erano abbastanza, in fatto di bambini. «Vuoi una sveltina?» chiese, per poi alzare il viso e lasciare che lui le desse uno dei suoi baci deliziosamente goffi. Erano amanti da un anno e Frank si comportava ancora in modo rozzo e incerto. Lo sentì tremare contro di sé, così grande e grosso, eppure così fragile. Mentre dormiva, talvolta gridava di rabbia. «Ti amo troppo per desiderare una cosa sbrigativa.» «Che cos'hai in programma più tardi?» «Perché?» «Di che cosa si tratta, di una messa oppure di confessioni?» Lui scosse il capo. «Lascio il sacerdozio fuori dalla porta.» Ed era un sacerdozio alquanto impegnativo, se per questo: come coadiutore godeva di grande popolarità e successo. Maria gli circondò la vita con un braccio e lo condusse in soggiorno. Che cosa voleva quel giorno, che prestazioni avrebbe chiesto alla sua sacra prostituta? «Ti senti estroso?» Talvolta, poveretto, aveva bisogno di assaggiare la frusta. A tale scopo, lei custodiva una spessa striscia di pelle sotto il letto. «Per favore, non cominciare con queste storie.» Ma non gli avrebbe permesso di passarla liscia: per lui la cosa più importante era affrontare la propria colpa, il rimorso che lo squassava, lo divorava, lo consumava. Sembrava che venisse mangiato dall'interno, come
da un acido o dai vermi. «Desideri che ti guarisca, Frankie?» «Come hai guarito John?» Maria gli insinuò una mano fra le gambe. «Oh, Dio», bisbigliò lui. «Oh, Dio.» «Ricordi quando eri prostrato dinnanzi all'altare ai piedi di tuo zio...» «Taci!» «Ai piedi del vescovo Bayley per dedicare la tua vita, la tua vita, amico mio, al servizio del Signore?» Lui la guardò orripilato. «Ricordi, Frank?» «Ma che diavolo ti prende? Stai zitta!» Lei gli aprì la cerniera dei jeans e infilò le dita all'interno. «In che situazione ci troviamo dal punto di vista morale?» «Da nessuna parte! Se proprio vuoi saperlo, da nessuna parte!» Maria gli sfiorò i genitali. «Credo che il diavolo sia la scoperta di aver sprecato la propria vita. Dobbiamo usare i doni che Dio ci ha dato.» Frank appoggiò la testa al divano e si arrese al piacere di quel tocco. Lei non cessava mai di stupirsi nel constatare quanto quel povero ragazzo godesse della sensazione delle carezze sulla pelle. Tutti hanno bisogno di essere toccati, tutti ne hanno il diritto. Siamo soliti considerarlo un regalo, ma non lo è. «Tocca il prossimo tuo», dovrebbe essere una legge. «Oh, Maria.» «Sei arrabbiato con me?» «No davvero!» «Per via di John, intendo.» «Gli hai fatto un favore. Proprio come fai, anzi, stai facendo, con me.» Di colpo sorrise, lasciando emergere la dolcezza che era in lui. «Non potrei mai arrabbiarmi con te.» Lei continuò ad accarezzarlo lievemente. «Oh, basta», mormorò Frank, ripetendo un ritornello familiare. In realtà, non voleva affatto che lei smettesse. Maria rise piano. «Andiamo in camera da letto. Ti impartirò una lezione.» «Una lezione d'amore?» Negli occhi del giovane sacerdote era apparso un accenno di paura, e ciò rappresentava un bene: a un certo livello, il suo piacere dipendeva da questi momenti preliminari, in quanto non era in grado di esprimere pienamente il proprio amore in assenza di una componente di dolore che miti-
gasse il senso di colpa. La sofferenza non doveva sempre essere fisica (e, in effetti, quel giorno non lo sarebbe stata), ma costituiva una parte necessaria, se si voleva soddisfarlo. «Andiamo, muoviti», lo incitò lei con durezza. «Sta al coadiutore finire ciò che il parroco ha iniziato.» «Vuoi smetterla di ricordarmi di essere un prete? Ti prego, finiscila!» «No.» Maria lo svestì. «Guardati», gli disse, prendendogli il pene e premendolo con delicatezza. «Su una scala da uno a dieci, lo definirei un dodici.» Con un sospiro, lui protese le mani verso il suo seno. Per qualche tempo rimasero sdraiati, accarezzandosi a vicenda. Gli occhi di Frank erano umidi. «Sei triste?» Lui annuì. «Non lasciarmi mai.» Lei gli espose la sommità del pene. «Gli uomini sono così nudi», osservò. «Molto più di noi.» All'improvviso e con mossa esperta, Frank la penetrò e Maria inarcò la schiena, abbandonandosi ai suoi baci frenetici, umidi e appassionati. Com'era devoto! Quanto la adorava! Il giovane si mosse con furia dentro di lei, rabbrividendo e sudando, portandola lentamente, ma con determinazione, all'orgasmo, simile a un fiore che le esplodesse nel ventre, a una primavera repentina. Debole per il piacere, Maria giacque sotto di lui, ormai vicino al culmine a propria volta. A ogni suo sussulto, prese a intonare: «Benedicimi, padre, perché ho peccato». Subito dopo l'orgasmo, Frank si scostò da lei. «Come osi?» «Ho il diritto all'assoluzione e la voglio subito, immediatamente.» «È oltraggioso!» «Non intendi assolvermi?» «Senti, abbiamo riflettuto e discusso mille volte. Non esiste alcun peccato.» Dunque stava facendo progressi. A un certo punto, lungo quel percorso, Frank Bayley avrebbe trovato la libertà. Maria pensò a tutti gli altri sacerdoti che non avevano mai conquistato quella grazia. Talvolta fantasticava di essere immensa, con spazio sufficiente per ciascuno di loro, in modo che nessuno fosse privato della possibilità di rifugiarsi da lei. «Il mio nome angelico è Zophiel e non sono affatto una donna. La mia vera forma è maschile e sembro un istruttore dei marine.» Lui inarcò le sopracciglia. «Zophiel? Mi è del tutto nuovo.» «Perché non conosci abbastanza bene la nostra religione. Va benissimo
saper compiere i rituali, ma hai bisogno di approfondire i miti.» Aprì le braccia e lo attirò a sé. «Sono un angelo», proseguì. «Mi chiamo Zophiel e sono il messaggero dell'inferno.» Frank le baciò il ventre. «Sei morbido, angelo.» «Se ora mi guardassi negli occhi, scorgeresti il mio fuoco. Il mio terribile fuoco.» Lui sollevò la testa e Maria rimase attonita davanti alla sua espressione sconvolta e sofferente. Subito gli circondò le spalle, mormorando: «No, bambino mio. Oh, no, tesoro». Ma fu impossibile confortarlo. Il giovane le voltò la schiena e si coprì il viso con le mani. «Va' via.» Stizzita, lei andò in cucina e aprì una lattina di birra. I suoi preti, assolutamente identici ai bambini. Maledetti mocciosi, superstiziosi e dominati dai rimorsi. Di colpo scoppiò a piangere. Silenzioso come un gatto, lui la fece sobbalzare asciugandole una lacrima. «Voglio che stasera tu preghi con me.» Ancora quella storia. E va bene, lo avrebbe assecondato. «Alle sette devo tenere una lezione di catechismo e alle nove e mezza abbiamo una riunione per esaminare il bilancio della parrocchia. Puoi venire a mezzanotte? È troppo tardi?» «No, naturalmente. Questa mattina sono tornata a casa alle quattro.» «E non sei stanca?» «Forse dovrei esserlo.» «Hai detto che John ti aveva sfinito.» «Beh, tu mi hai reso le energie.» Lui sorrise, ma il suo viso mostrava un'espressione tesa e complessa, che la fece sentire sola e oscuramente rabbiosa. Quella sera avrebbe proprio dovuto lasciarlo là in chiesa ad aspettarla invano. Invece si ritrovò a baciarlo. «Sbriga i tuoi impegni, poi intraprenderemo il viaggio.» Frank se ne andò ritirandosi come un cortigiano davanti a una principessa. Talvolta Maria si sentiva un invasore. Teneva in proprio potere quell'uomo e dunque anche la Chiesa che egli rappresentava... in un certo modo, perlomeno. Rimasta sola, fece una doccia, si rivestì e telefonò a un ristorante cinese per ordinare la cena. Una storia indù narra che Dio fosse entrato nel corpo di un maiale per poi perdere la nozione di se stesso. E il maiale finì ucciso. Che cosa dire di
un angelo? Poteva a sua volta penetrare in un corpo umano e dimenticare la propria natura? Quale sorte gli sarebbe toccata... la stessa del maiale? Quando le consegnarono il cibo era già buio. Lei mangiò la carne all'arancia con voracità, senza quasi gustarla, poi d'impulso aprì una bottiglia di Veuve Clicquot e bevve un paio di sorsate direttamente dal collo. Odiava ammazzare il tempo, non ne era assolutamente capace. Doveva sempre avere qualcosa da fare: telefonare agli amici, andare in giro a sperperare i propri soldi, tenersi occupata in qualsiasi modo. Non voleva uscire a comprare un po' di droga per trascorrere le ore successive in preda al torpore. Quello era un espediente cui aveva fatto ricorso fin troppo, e i risultati si vedevano chiaramente: a ventotto anni aveva la pressione di una trapezista in età avanzata. Stava cercando di sfuggire a una vita priva di significato, se non peggio. La droga, le nottate, gli infiniti scambi sessuali equivalevano a una corsa verso la morte. La gente bramava l'oblio e lo voleva per sempre. Ecco che cosa si celava dietro i lustrini, la musica e le luci. Infine si sdraiò sul divano e accese il televisore, addormentandosi prima ancora che l'immagine fosse apparsa sullo schermo. Quando si svegliò non fu in grado di rammentare alcun sogno, ma solo la familiare sensazione di essere ritornata da lontane foschie. Indossò un cappotto di cachemire sopra la felpa e i jeans, prese la borsetta nera con il monogramma e scese con l'ascensore di servizio per evitare di svegliare l'anziano custode giù nell'atrio principale. Dal silenzio fluorescente del seminterrato emerse in Waverly Place. Quella notte un'immensa oscurità si estendeva sulla città, come se qualche enorme creatura l'avesse avviluppata in ali gelide e smisurate. Chinò la testa contro la morsa del vento e desiderò di avere avuto il buonsenso di mettersi un cappello. Dinnanzi a sé scorse la vecchia chiesa dal campanile fallico, le spesse colonne e le grandi finestre buie. La parrocchia di Mary and Joseph si innalzava come una specie di sentinella, una soglia su un altro mondo, meditabondo, dolce, pericoloso e severo al pari della morte. Salì i gradini fino al porticato, estrasse la chiave e fece scattare la serratura. Fu accolta dall'odore dei ceri accesi e da un assoluto silenzio; tutte le luci erano spente e soltanto le candele le avrebbero illuminato il cammino. I visi immoti delle grandi statue di Maria e di Giuseppe nelle cappelle laterali e l'immane presenza della croce sull'altare creavano un'atmosfera
sconcertante. Aveva percorso metà della navata, quando si accorse dell'altra persona. Ma non si trattava di Frank. «John?» Nessuna risposta. Lei avanzò del tutto impreparata alla sorpresa che l'attendeva: il perfido animatore dei fondamentalisti della parrocchia, George Nicastro, decano dei Seguaci di Cristo. Nel vederla passare, lui sibilò come un serpente, gli occhi accesi da un bagliore d'odio. Andasse pure all'inferno assieme a tutti gli altri spregiatoli delle donne e propagatori di sensi di colpa. «Vattene.» Maria si fermò, stupefatta da quell'ordine brusco e pieno di livore. «Non ci penso neppure.» «Sei una maledetta puttana.» Che razza di sorprendente farabutto, con quell'abito troppo stretto dal bavero lucido e la cravatta da quattro soldi! Se mai era esistito qualcosa che suggerisse la realtà di Satana, quello era il movimento dei Seguaci di Cristo, con i suoi rituali intrisi di paura e lo strettissimo controllo dei propri aderenti. Il segreto di Satana è che la sua sopravvivenza dipende dalla nostra convinzione dell'esistenza del diavolo ed era proprio la gente come Nicastro a servire tale convinzione. Come il cancro, il male è una forma di vita dipendente. Riprese a camminare, decisa a rimanere nonostante lo sguardo che le trafiggeva la schiena, irritata che Frank non fosse lì a proteggerla da quello squilibrato. «Il posto del Fariseo», esclamò Nicastro quando lei si inginocchiò nel banco di prima fila. Dov'era Frank? Era venuta troppo presto o forse troppo tardi? No, era mezzanotte in punto, l'ora convenuta. Doveva aver visto quel bigotto e si era rifugiato nella canonica. Impossibile, lui era troppo coraggioso per comportarsi così. Sicuramente sarebbe rimasto per difenderla. Oppure no? «Devi avere una chiave», si lagnò Nicastro. Lei non rispose, non poté farlo. La bocca le si era asciugata di colpo nello scorgere l'ombra davanti a sé. Il vecchio spettro silenzioso e rinsecchito, padre Tom Zimmer, era in piedi nell'ombra accanto all'altare, immobile e
intento a osservare. Anni prima era ammutolito tutto d'un tratto. Lei e Frank ne avevano addirittura riso. Un miracolo alla rovescia, una maledizione. Il vecchio prete la stava fissando, quasi intendesse costringerla a obbedire all'intimazione di Nicastro. Loro detestavano le donne, erano pieni di paura e di sensi di colpa. Perché gli uomini temevano il piacere? Perché non limitarsi semplicemente a divertirsi, a esprimere i doni offertici da Dio? Si sentì una missionaria proveniente da un mondo risanato. Persino la droga, le feste e le notti vuote non erano peggiori della situazione terribile che intrappolava quegli uomini. Nicastro non avrebbe mai potuto essere raggiunto: sua moglie era esattamente come lui, arida e terribile. Tom Zimmer invece era perso per sempre nella cupa cavità del sacerdozio. «Intendo restare qui», dichiarò con voce ferma. Il decano dei Seguaci di Cristo abbassò la testa rinchiudendosi nelle proprie orazioni. Maria sollevò lo sguardo e si accorse che il vecchio sacerdote era scomparso, svanendo silenziosamente come era venuto. Scorribanda notturna Lui danzò. Piroettando su e giù per le navate, danzò senza freni. Puff, e si spensero alcune candele, puff, e se ne spensero altre ancora. «Chi sei?» La voce della ragazza era brusca, acuta e lui sorrise, oltremodo deliziato dalla sua paura. Lascia che il panico la guidi, così non potrà sfuggire. «Eh eh eh eh.» Ecco, la risata la zittì. Oh, innalza le braccia, levale nell'aria e volteggia su te stesso, ancora e ancora, rotea come la fiamma attorno allo stoppino, la lingua di fuoco. Confessavano dal rogo, esse, le streghe, mentre il fuoco le assaggiava e le leccava, dove anche le loro vittime l'avevano fatto. Oh, le fiamme, il rogo, la notte: il male non è male e il bene non è bene. Un rumore. Che cos'era? Smetti di danzare. Lei si stava alzando. L'inginocchiatoio si rovesciò con un tonfo, seguito dal fruscio del suo cappotto. Povera piccola, ne aveva avuto abbastanza.
«Fai wop.» «Oh, mio Dio!» Canta per me, amore, cantami i tuoi voti eterni. La fiamma nel suo cuore guizzò alta, fuoco di verità e di giusto castigo, e a quella luce, lui la vide annaspare lungo la navata centrale. Ascoltò il suo respiro, osservò l'antica bellezza del suo profilo e scorse i suoi occhi dardeggiare impotenti nell'oscurità. Teneva le mani protese in avanti e stava emettendo singulti strozzati e sommessi. Girogirotondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra! Prese il grande sole dorato dall'altare laterale e si avviò veloce alle sue spalle, oltrepassando l'altare mariano con la sua Vergine di gesso e brandendo davanti a sé l'ostensorio, la carne consacrata di Nostro Signore. O Dio, da quando vieni usato come arma del delitto? Che tristezza, tuttavia: «Nel sud, l'Inquisizione contro la stregoneria fu un fenomeno accidentale all'interno del programma emanato contro gli ebrei. Nel nord, invece, il Sant'Uffizio rivolse la propria attenzione agli antichi culti e bruciò la maggior parte di coloro che li praticavano. Si trattava generalmente di persone arretrate, che vivevano nelle foreste vendendo erbe e rimedi per ricavare un magro sostentamento. Costoro venivano trascinati nelle città e mandati al rogo fra sofferenze orribili, mentre le loro attività mediche erano affidate ai barbieri, dai bisturi incrostati e dalle bacinelle luride». «Chi sei?» Lui si avvicinò e la ragazza continuò a non capire. Con gli occhi sbarrati, lei stava percuotendo l'aria di fronte a sé e piangeva un pochino. Li portavano al rogo su carri, perché nessuno avrebbe potuto compiere camminando il tragitto che lo separava da una morte tanto tremenda. Tutti conoscevano il dolore atroce e l'assoluta umiliazione di una fine simile, la trasformazione delle dolci carni in tizzoni anneriti. Invocava le sue divinità, la gente della foresta, e moriva per stregoneria. Così, in questo modo! Balzò a un metro da lei con gli occhi strabuzzati e il viso contorto nel sorriso più ampio e luminoso che fosse in grado di creare. L'urlo della ragazza fu forte, lacerante, assordante. Lui sollevò l'ostensorio e lei si ritrasse inciampando e proteggendosi con un braccio. «Non farmi del male!» «Devo!» Così atterrita, in lotta per la propria vita: «No, no, no! Non ne hai il dirit-
to!» «Ce l'ho.» Un silenzio allibito. Doveva aver percepito la verità nelle sue parole. In effetti, lui ne aveva il diritto. La ragazza avrebbe dovuto inginocchiarsi e offrirgli il collo, ma invece si oppose, sottraendosi alla sua mano d'acciaio, alla pressione di dita che potevano frantumare le ossa. Lei gridò di nuovo, questa volta con voce acutissima e frenetica. Ora si dibatteva come un pesce preso all'amo, strisciando i piedi sul pavimento, scuotendo le spalle, con la testa che bal-bal-ballonzolava. Era straordinariamente atterrita dalla morte, questa. Delizioso. «D'accordo», disse affabilmente, «adesso vado fino in fondo e ti uccido subito.» Sollevò l'ostensorio e la lasciò andare. Boccheggiando, lei si precipitò lungo la navata. Oh, sì, stava scappando! Lui si mosse con la dolce brezza sulle guance, sfrecciando al buio, e quando la ragazza, credendo di essere a distanza di sicurezza, si fermò a respirare, la apostrofò: «Ehilà!» Avrebbe corso ancora, avanti e indietro in quello spazio chiuso, finché non fosse crollata esausta. Tale è la forza vitale nella gioventù, tale è la forza della bellezza. Peccato, così carina. Peccato. Fece oscillare l'ostensorio. «Oh, no.» Quasi un sussurro, e quel rannicchiarsi. Poc: il suono del cranio che si sfonda. Un borbottio indistinto: «Obalmah!» Voce sconvolta dalla distruzione del cervello. Cosa pensava di star dicendo? Poi la ragazza precipitò all'indietro, mulinando le braccia e colpì il pavimento con un tonfo umido. Andata, nessun movimento, l'anima sfuggita dalla cavità sulla fronte. Lui ripulì la base dell'ostensorio e lo depose nuovamente al suo posto. Una per una, riaccese amorevolmente le candele. Quindi la dipinse con la benzina, vergandola a fiotti sul corpo immobile. Infine accese un'altra fiamma e la tenne alta nell'aria intrisa di vapori. Nel momento in cui avesse lasciato cadere la luce, lei avrebbe preso fuoco. Era tempo che la donna, la Chiesa e tutta la dannata pazzia fossero consegnate alle fiamme. «La strega sarà data alle fiamme in modo che lui venga reso al fuoco. Lui brucerà su un rogo. Prendetelo, legatelo al palo e incendiate le fascine finché è ancora vivo.» Ancora morto... E a quel punto, nel sacro attimo prima che il fiammifero gli scivolasse
dalle dita, gli fu concessa una visione. Lui contemplò ciò che avrebbe potuto fare, quale vendetta scatenare. Com'era straordinaria, com'era splendida! Spense la fiammella e sostò a capo chino, senza fiato per la grandezza di quanto aveva scorto. Che straordinaria vendetta era in grado di compiere lì dentro! Calcolata con precisione, sarebbe riecheggiata in tutto il mondo. Oh, cara Chiesa, quanto ti farò male! Quanto ti nuocerò, mia vecchia amica. «Ad altare Dei», bisbigliò. «La Chiesa sta bruciando.» Poi aggiunse: «In nomine Domini». Ripiegò le ali, abbassò il capo e se ne andò velocemente. Alle spalle, lasciò la morta, il suo odore e l'oscurità immacolata. 3 Alle sei del mattino John Rafferty spalancò gli occhi. Da anni, ormai, non aveva alcun bisogno di una sveglia: la sua vita, il sacerdozio, lo destava sull'istante. Sospinse un sogno colpevole su Maria nei recessi della mente e si alzò dal letto. Si trovava in una crisi profonda, ma non era un prete finito. Per lui i sacramenti rappresentavano qualcosa di concreto: un essere vivente e immensamente sacro, noto come Cristo, penetrava veramente nel pane, quando un sacerdote officiava l'atto di consacrazione. Conduceva un'esistenza di miracoli, che lo lasciavano perennemente attonito. Per quanto lo riguardava, però, esisteva una differenza fra la fede che praticava e la Chiesa che serviva. Non gli piaceva il proprio cardinale, del quale non si fidava, e riteneva il Papa un disastro di proporzioni storiche. Assieme, l'uno e l'altro avevano quasi vuotato le chiese, perlomeno nell'Arcidiocesi di New York. Il cardinale predicava che Dio era primariamente un maschio e Lo usava come un mezzo per controllare gli altri, mentre lui credeva che la natura del Creatore fosse un mistero e lottava per sottomettersi al Suo controllo. Tuttavia John Rafferty era anche un uomo incline ai rituali e alle abitudini perché apprezzava il senso di continuità che essi portavano in sé. Per questo motivo seguiva sempre la stessa routine mattutina. Si alzò, scese dabbasso in vestaglia e pantofole, accese il fornello sotto la caffettiera e, in attesa che il caffè fosse pronto, lesse il breviario e si vestì. Come al solito, scelse una tonaca, che preferiva al vestito nero con il colletto da sacerdote (l'idea di non indossare affatto un abito talare durante le normali attività
giornaliere gli era del tutto estranea). Alle sei e cinquantacinque in punto finì la tazza di caffè e si avviò alla porta. Una volta sul marciapiede, girò l'angolo e salì i gradini fino al portico della chiesa. Amava quella facciata imponente ed elegante, con le sue colonne bianche e i grandi portali neri. Mary and Joseph, costruita nel 1845, era una fra le chiese cattoliche più vecchie d'America. Aprì le porte come faceva ogni mattina alle sette, da quando un fastfood aveva sostituito il negozio di dischi d'epoca in Morton Street. Prima di allora la parrocchia non era mai stata chiusa di notte, ma quel locale aveva portato con sé una clientela di tipo diverso. Non appena aveva cominciato a trovare fiale di crack tra i banchi, si era arreso con riluttanza alla necessità di fare installare le serrature. I poliziotti della zona gli avevano spiegato che i passi successivi sarebbero stati il vandalismo, il furto e gli incendi dolosi. «Non sono umani, padre.» Socchiuso il battente, guardò la navata buia e i piccoli occhi rossi delle candele. La luce proveniente dall'esterno illuminò l'altare, il pavimento un po' ondulato di vecchissima quercia e un fagotto di stoffa nera a terra. Dapprima John pensò che qualcuno avesse dimenticato un cappotto. La gente lascia nelle chiese ogni genere di cose: borse, portafogli, impermeabili e così via. Una volta aveva trovato un parrucchino e, in un'altra occasione, un gattino terrorizzato in una scatola con il biglietto: ADDIO, FLUFFY. Nel '72 padre Tom Zimmer aveva scoperto un neonato. Poi si accorse che la stoffa ricopriva un corpo e credette di aver sorpreso un senzatetto, accampatosi lì, in barba all'ispezione notturna che precedeva la chiusura. Nonostante fosse vagamente consapevole dell'odore di benzina, l'idea di un potenziale pericolo non lo sfiorò neppure, perché aveva appena capito di trovarsi davanti a una donna morta. Precipitatosi all'interno le si inginocchiò accanto. «Buon Dio!» La prese per la spalla nel tentativo di girarla, in modo da poter tracciare su di lei le croci dell'estrema unzione. «Io ti assolvo», mormorò trafitto dalla pena per ciò che le era accaduto e nella casa del Signore, per di più. Infine riuscì a farla rotolare sulla schiena. Gli occhi sbarrati dicevano che lei aveva sofferto e lo spaventoso squarcio sulla fronte che era stata colpita con un corpo contundente. Con quelle fattezze distorte il cadavere gli parve orribile più che com-
passionevole... finché non ne riconobbe il viso. Di colpo ritrasse le mani come se quelle membra fossero bollenti, poi si protese a sfiorare la ferita, gli acuminati frammenti d'osso. La sua mente tentò di formulare una domanda, ma non ne fu in grado: la sorpresa lo rendeva assolutamente incapace di pensare. Rimase a fissarla. Com'era possibile che tanta bellezza andasse perduta, com'era possibile che morisse? Dal profondo del proprio essere sentì sprigionarsi un'ondata di tristezza. Il suo bacio! Era stato tenero, l'unico dolce bacio che lui avesse mai ricevuto! Si piegò in due, travolto dallo choc. Sul punto di crollare, si afferrò al bordo di un banco. Coraggio, riprenditi, recupera il controllo. I dettagli lo inchiodarono: la catenella d'oro che spuntava dal suo cappotto, le contusioni bluastre che si irradiavano fino alle sopracciglia, le lettere MJ sulla borsetta a lui tanto familiare. Udendo i suoni strozzati che gli uscivano dalla gola, fu ulteriormente atterrito dalla propria incapacità di articolare parole. Disperato, lottò per ricordare giorni migliori, annaspando in cerca di una vita che tutto d'un tratto e con assoluta certezza era ormai finita. Alzò lo sguardo sull'altare dove aveva celebrato migliaia di messe, poi lo spostò sul pulpito da cui aveva spiegato le tattiche della fede alle anime buone della parrocchia. Infine fuggì a precipizio dalla chiesa, scordandosi di genuflettersi, scordandosi di benedire i poveri resti sul pavimento, scordandosi tutto. Emerse su Seventh Avenue proprio mentre la signora McReady stava per entrare con la piccola Tiffany. «No», esclamò, «care...» «Padre?» «Non ora... no...» La donna cercò di passare oltre. «Ma lei ha aperto...» John rammentò che lei aveva un cancro e che ogni mattina portava alla Vergine paura e sofferenze. Ora, come un'odiosa barriera di filo spinato, la realtà di quell'omicidio si frapponeva tra lei e la sua devozione. «Nostra Signora non ci baderà... oggi la chiesa deve restare chiusa.» «A me importa, però.» Impossibilitato a discutere o a fornire spiegazioni, lui la abbandonò e corse alla canonica dietro l'angolo, dove attraversò senza fiato l'ingresso e salì le scale a due per volta.
«Frank!» gridò. Quella vecchia voce tremula era davvero la sua? «Frank!» Il coadiutore apparve sul pianerottolo in boxer e maglietta. Era un uomo vigoroso, con le spalle possenti e i capelli scuri ricciuti, d'indole gentile e sentimentale. «John?» A disagio. Consapevole di un problema, già preoccupato. Ciò che rassicurava in quel giovane era la sua espressione, dolce e determinata. Sì, aveva pensato lui quando glielo avevano presentato per la prima volta, questa è la faccia di un sacerdote. Anche il vecchio Zimmer, che all'epoca non era ancora stato colpito dal suo male, lo aveva approvato. «Un bravo ragazzo», aveva commentato. «Farà molta strada.» «Maria è nella navata, morta», sbottò John con il cuore in tumulto. Quasi quell'annuncio fosse stato uno sparo, Frank barcollò all'indietro, scomparendo nel bagno. Padre Rafferty si precipitò sulla soglia e lo scorse mentre armeggiava affannosamente per infilarsi i jeans, la schiuma da barba ancora sulle guance. Per un istante i loro occhi si incontrarono e il sacerdote più anziano rimase allibito dall'intensità del dolore che appariva su quel viso. John si chiese se fosse il caso di avvertire anche Zimmer. Avrebbe capito? Talvolta sembrava pieno di energia e consapevolezza, ma spesso era tanto passivo da poter essere scambiato per un catatonico. Dopo essere stato per sessantanni un uomo di Dio, si era trasformato in una preghiera vivente. Almeno, questo era ciò che pensava padre Rafferty. Qualche mese prima aveva strappato la gamba a una sedia e nessuno aveva mai saputo il perché. Padre Zimmer non sarebbe uscito dalla propria camera fino alle otto. Meglio che lo scoprisse allora. Il sacerdote si diresse al telefono, pensò di chiamare direttamente il capitano Malcom al Sesto Distretto, dimenticò il numero e compose il 911, il numero del Pronto Intervento. «Qui è padre Rafferty, della chiesa cattolica Mary and Joseph. Una nostra parrocchiana è stata uccisa nella navata.» Alle sue spalle Frank lanciò un grido d'orrore. «Uccisa?» John assentì, ascoltando nel medesimo tempo le istruzioni dell'agente al centralino. Provava la sensazione di essere ricoperto da una patina sporca, come se l'assassinio di Maria avesse in sé qualcosa di contaminante. Dalla porta interna di comunicazione con la chiesa giunsero urla indistinte e il sacerdote capì immediatamente che madre e figlia McReady era-
no entrate. «La bambina ha visto il corpo», mormorò. «Che cosa?» esclamò la voce all'altro capo della linea. «Io... La chiesa è aperta, c'è gente dentro... Devo andarla a chiudere.» «Lo faccia subito, ma rimanga fuori.» «Perché mai...» «L'omicida potrebbe essere ancora dentro.» Quelle parole lo riscossero dal torpore in cui era piombato. Di colpo rammentò l'odore di benzina. «Non entrare in chiesa», avvertì Frank mentre entrambi scendevano dabbasso. «No?» «La polizia pensa che l'assassino potrebbe nascondersi all'interno. E io ho sentito... c'è della benzina.» «Di cosa stai parlando?» «C'è una puzza soffocante là dentro. La chiesa dev'esserne piena.» «Dobbiamo tirarle fuori immediatamente!» «Chi?» «Le due McReady!» Più veloce che poté, John corse verso la porta principale, salì i gradini e si fermò sulla soglia. «Signora McReady?» Nessuna risposta. Il silenzio era totale. Frank, che non aveva avuto paura di servirsi della porta della sacrestia, emerse improvvisamente con la donna e la bambina fra le braccia. Ben lungi dal sentirsi geloso per il coraggio assai maggiore dimostrato dal giovane, padre Rafferty provò un'ondata di ammirazione. Quel ragazzo era molto più di un normale prete. Bastava guardarlo ora, con le lacrime che gli scorrevano sul viso, il corpo tremante per l'angoscia... e, nonostante tutto, intento a soccorrere le McReady. John aveva capito che quella morte avrebbe colpito duramente Frank, anche se non conosceva molto bene Maria Julien. Sensibile com'era, non poteva occuparsi del gruppo dei malati di AIDS e gli risultava difficile lavorare troppo a lungo in mezzo ai senzatetto, però con i giovani era fantastico. Inoltre possedeva tolleranza e buon carattere a sufficienza per fungere da consigliere spirituale ai Seguaci di Cristo, una organizzazione così estremista che lui, il parroco, non tollerava all'interno della Chiesa. Per quanto non li sopportasse, era lieto che il suo coadiutore ci riuscisse, visto che erano fortemente appoggiati dall'arcidiocesi e, naturalmente, da Roma. Padre Rafferty chiuse il portale e si voltò verso il giovane, in piedi con
le spalle incurvate e i pugni stretti alle tempie, in un antico atteggiamento di dolore. «Adesso è con Dio», tentò di consolarlo. «È al di là di ogni sofferenza.» Frank lo guardò con occhi rossi e devastati. «Dovrei... Tu...» «La amavo come una figlia.» I due sacerdoti si abbracciarono. La polizia giunse inaspettatamente sotto forma di tre autopattuglie e una macchina priva di segni di riconoscimento con un lampeggiatore portatile collocato sul tetto. Gli uomini e le donne che ne emersero assomigliavano a un gruppo di giovani tecnici, più che a poliziotti. Con precisione, si misero subito al lavoro: prima circoscrissero il portale della chiesa con il nastro giallo, poi due di loro «controllarono» il minuscolo agglomerato di frequentatori della messa delle sette e mezza, radunati sotto il portico. Gli altri agenti in uniforme entrarono con le pistole spianate. Le facce dei fedeli erano rivolte verso i preti. Paralizzato dal dolore, John non voleva affrontarli. Desiderava soltanto inginocchiarsi davanti all'altare e chinare il capo di fronte a Dio. Con un suono strozzato che avrebbe potuto essere un grido, Frank si precipitò in chiesa all'improvviso, passando sotto la barriera gialla della polizia. «Frank!» Quel poveretto stava perdendo il controllo. «Frank! Fermati!» Padre Rafferty iniziò a inseguirlo, ma venne bloccato da una mano ferma. «Dobbiamo parlare con lei.» Era una donna con un impermeabile aperto su un abito azzurro a cuoricini bianchi. «Sì?» In quel momento Frank riapparve e John si rese conto che non aveva affatto perso la testa: stava reggendo fra le mani la pisside contenente l'Eucaristia. Oltrepassata nuovamente la recinzione, si fermò davanti ai parrocchiani. «Terremo la messa nella canonica», dichiarò con voce malferma. Quindi si allontanò seguito da una fila di fedeli. Naturalmente avrebbe dovuto essere il parroco a prendere in mano la situazione, ma John non riusciva a riscuotersi dallo stato d'ipnosi causatogli da ciò che aveva visto nella chiesa. Come poteva essere Maria quell'informe fagottino di stracci? «Sono il detective Pearson», stava dicendo la donna. «E questo è il mio collega Sam Dowd.» L'uomo era snello, con il viso angoloso e gli occhi scintillanti. La ragazza, dal canto suo, possedeva la classica bellezza delle
irlandesi brune: capelli scuri, volto ovale e una carnagione perfetta color panna. I suoi occhi erano davvero sorprendenti, così duri da apparire simili a gioielli. E del tutto privi della lucentezza tipica della vita. I due investigatori gli stavano rivolgendo una quantità di domande: quando ha aperto la porta? Dove si trovava quando l'ha vista? All'interno della chiesa le luci erano accese o spente? Lui rispose come meglio poté, osservando gli ultimi parrocchiani scomparire oltre l'ingresso della canonica. Invidiò Frank per la celebrazione di quella messa, per il nutrimento rinvigorente di quella comunione. Signore, perdonami e dammi la forza. «Padre?» «Scusatemi.» Il detective Pearson gli sfiorò il viso in un gesto impertinente, ma gentile. «Lei e la morta eravate legati?» Quando le ritirò le sue dita erano bagnate di lacrime. «Una parrocchia è una famiglia.» La ragazza gli lanciò un'occhiata interrogativa. «Sono il suo confessore e mi considero suo amico.» «Quindi lei è al corrente dei dettagli della sua vita privata. È disposto a rivelarceli?» Ovviamente la donna si stava riferendo al segreto confessionale. «È cattolica?» «Una volta. Ora mi sono allontanata dalla religione.» «Comunque, conoscere i suoi segreti non vi sarebbe di alcun aiuto.» «Quindi aveva dei segreti?» «Naturalmente.» Maria gli aveva bisbigliato: «Ti amo, tesoro. Tu non sai cosa sono... e come ci si senta». L'investigatrice stava scrivendo su un taccuino. Un'ex cattolica, come milioni di altri. Nel corso della propria vita lui aveva visto la Chiesa avvizzire in una sorta di autunno. Ora il giardino era nudo e freddo. Fra lui e la giovane investigatrice giaceva un oceano di fallimento, la nera acqua satanica del mondo materiale. Perché lei taceva? Cosa scriveva? Senza dubbio doveva apparirle confuso. In effetti lo era. Stava forse concedendogli il tempo di riprendersi? Le gentilezze tributategli in virtù della sua età lo mettevano sempre a disagio. Cercò di giustificarsi. «È uno choc, capisce?» Di nuovo quella voce così sottile e fragile... la sua? Foglie secche. «Questo è un quartiere difficile, padre.» «Complesso. Probabilmente il più complesso del mondo.»^
«È duro.» «Esistono più chiese che in qualsiasi altro quartiere di New York. Più università e più librerie.» «Già. Sa per caso se la morta possa esser stata coinvolta in... culti bizzarri?» «No», affermò lui con voce opaca. L'esile Dowd parlò per la prima volta. «Dunque era una brava ragazza cattolica senza grilli per la testa?» Come rispondere? Con la verità. Sembrava la scelta più sensata. «No, non lo era. Aveva fatto ritorno in seno alla Chiesa recentemente, dopo quella che ritengo una vita di notevoli dissipazioni.» Assordato dal traffico, John accennò con la testa al buio ingresso della parrocchia e i due agenti lo seguirono sul fondo della navata. Dowd prese dalla rastrelliera una copia del bollettino parrocchiale e scorse velocemente il frontespizio. «Lei è il parroco e l'altro sacerdote è Frank Bayley. Chi è questo emerito padre Thomas Zimmer?» «Tom è in pensione. Ha passato i settanta, ma corre tutti i giorni e gode di eccellente salute. Il suo unico problema è che ha perso la capacità di comunicare. Non può parlare e neppure scrivere un messaggio.» «Un giovane, un uomo anziano e un handicappato. Non è un po' poco per un posto grande come questo?» Padre Rafferty sbuffò. «Tom non è un handicappato. Nessuno sa cosa non vada in lui, tuttavia non può più svolgere mansioni sacerdotali. Ha dato tutto se stesso a questa parrocchia e rimarrà qui finché saremo in grado di prestargli le cure di cui ha bisogno. Per quanto riguarda Frank, invece, mi ritengo fortunato ad averlo come mio coadiutore. Probabilmente è il miglior giovane prete che io abbia avuto il privilegio di conoscere. Un ragazzo davvero meraviglioso.» «Se lo dice lei.» Kitty Pearson guardò in direzione del cadavere che giaceva in un cerchio di luce artificiale circondato da fari su supporti scheletrici. Un uomo massiccio stava passando un aspirapolvere nella zona circostante, mentre altri rilevavano impronte sui banchi e armeggiavano per infilare guanti di plastica sulle mani rigide di Maria. «Per circa un anno è stata l'ultima moglie di un poeta, Kenneth Glenn, un nostro parrocchiano. Conoscete i suoi lavori?» Dowd scosse la testa. «Una rosa è una rosa è una rosa: Shakespeare.
Questa è tutta la poesia che conosco.» La ragazza chiese una sigaretta. «Non qui dentro», reagì John con gentilezza. «I neri mattoni della notte/ la pelle del candore di rosa/ dannata dal canto di prigionia dell'amore...» «La morta usava il cognome del marito?» «No, il cognome da nubile, Julien. Prima dell'overdose, penso che lui abbia avuto almeno cinque mogli. Maria lo sposò tre anni fa, a quanto pare come una specie di gioco.» «Perché ha fatto una cosa simile?» «Era ricca e amava l'avventura. Evidentemente essere la moglie di un poeta morente rientrava in questa categoria.» «Lui era un tossicomane?» «Sì.» «Lei, padre, ne conosce molti?» «Ho fondato il nostro programma di disintossicazione prima che lei fosse un granello nell'occhio di Dio, cara ragazza. Questo è il Greenwich Village.» Dowd sorrise con una dolcezza che lasciò intuire molto al sacerdote. «Ce ne parli», suggerì. John avrebbe voluto rassicurarlo, spiegargli che era giusto da parte sua esprimere il proprio lato più gentile. Con un'espressione infastidita, il detective ripeté la domanda a voce più alta. «Ci parli della droga nella parrocchia.» «Un tempo gli stupefacenti rappresentavano un peccato esotico. Ora sono normali.» Padre Rafferty avvertì il familiare senso di impotenza che gli faceva dolere il petto per la frustrazione. Gli sarebbe piaciuto schiaffeggiare quei visi piatti, da poliziotti, svegliarli alla realtà del mondo così com'era. Non vedeva alcun reato nella droga, bensì il bisogno. «Come riesce a tenere in piedi una chiesa in un posto come il Village?» «Sta scherzando? Officio tre messe affollatissime ogni domenica e potrei tenerne altre due, se solo avessi un altro sacerdote. Mary and Joseph è alquanto vitale.» Deliberatamente, Dowd diede un calcio a una fiala di crack. «Di notte usano il porticato», spiegò John in tono asciutto. «Questo è uno dei motivi per cui chiudiamo a chiave le porte.» «Vada avanti, padre. Ci racconti tutta la storia. Forse la defunta è rimasta vittima di un'aggressione legata alla droga?» «Sicuramente no.» «Aveva nemici?»
«Probabilmente le altre quattro mogli non la trovavano molto simpatica. In più, Maria faceva parte del giro dei club notturni o perlomeno così era stato in passato. Forse si era creata qualche nemico in quell'ambiente, per quanto ne dubiti. Lei era... come posso descriverla?» Il dolore tornò ad assalirlo. In che modo spiegare la sua intelligenza, il suo brio, i suoi tentativi di sedurlo? «Era una brava ragazza», dichiarò infine. «Credo che sia entrata a pregare e sia stata uccisa da un rapinatore.» «Mi dica, padre», riprese Dowd. «Questa donna è una quinta moglie, eppure è ovviamente una cattolica attiva. Come è possibile?» «Dato che il marito era divorziato, ma non aveva ottenuto un annullamento, il suo matrimonio con Ken non è mai stato riconosciuto dalla Chiesa. Di conseguenza, dopo aver lasciato il marito, le è bastato ricevere l'assoluzione per aver coabitato al di fuori del vincolo matrimoniale.» Un uomo magro si scostò dal cadavere e avanzò lungo la navata. «Finito», mormorò avvicinandosi. «Cosa ci può dire, dottore?» domandò Dowd. «Niente sesso e niente furto. La borsetta è ancora lì, intatta.» «Causa della morte?» «Un unico colpo, per quanto sono stato in grado di verificare finora. Ha sfondato il cranio e leso il cervello.» «Arma?» «Dovete cercare un oggetto molto pesante con una base ampia a forma di disco.» Kitty Pearson arrossì di stizza. «Questa fottuta descrizione restringe davvero le ipotesi!» John registrò il suo carattere irascibile e attese aspettando un'esplosione. Invece lei si controllò. «Ora del decesso?» «Dalle quattro alle otto ore prima del ritrovamento.» La ragazza rifletté brevemente. «Questo colloca l'omicidio fra mezzanotte e le quattro del mattino.» Dowd fissò il sacerdote. La lucentezza nei suoi occhi era scomparsa. «Quando chiudete le porte?» «Dopo la messa delle sei meno un quarto.» «E lei non era all'interno?» «No.» «È sicuro di avere sbarrato ogni accesso?» «Questa mattina era tutto chiuso.» Schiarendosi la gola, Kitty si passò sulla guancia le unghie laccate di rosso, lasciando lievi tracce sulla pelle candida. Improvvisamente John ca-
pì che non era semplicemente una persona di temperamento forte, quella donna era profondamente, permanentemente e intensamente rabbiosa. Desiderò di poterla in qualche modo convincere a pregare. «Padre, quella ragazza non avrebbe potuto entrare senza una chiave.» «Infatti l'aveva.» «Per venire a pregare?» «Esatto.» «Così lei distribuisce copie delle chiavi?» «Qualcuna.» «A chi, ai santi della parrocchia?» «Maria ne aveva fatto specifica richiesta. Aveva bisogno di pregare.» «Perché?» «Non lo so.» Padre Rafferty si vergognò di se stesso. Quelle domande lo stavano conducendo troppo vicino ad ammettere quanto lui e la morta fossero stati intimi e non intendeva assolutamente confessarlo. Stavano trasferendo Maria su una barella. Quando sollevarono il corpo, le gambe e le braccia non si mossero. Probabilmente l'avrebbero riportata lì per il rito funebre, aspettandosi che lo officiasse lui. Sarebbe stato il funerale più difficile del suo sacerdozio. Indagine Dowd sedeva con il ginocchio contro il cruscotto, intento a fissare il bollettino parrocchiale. «Una grossa operazione, per essere gestita da due uomini soltanto.» Kitty accese un'altra sigaretta. «Già.» Non voleva parlare della parrocchia e dei preti: si trattava di elementi puramente accidentali rispetto alla soluzione del delitto e il fatto che questo fosse avvenuto all'interno di Mary and Joseph costituiva quasi certamente un caso fortuito. Avvertendo il disinteresse della collega, Sam piegò il foglio e se lo infilò in tasca. «Non sapevo che avessi ricevuto un'educazione cattolica.» «Proprio così. Comunione, cresima e tutto il resto.» «Anch'io ho avuto a che fare con la religione. Per essere precisi, ricordo di aver visto di tanto in tanto l'interno di una chiesa, quindi immagino che la mia famiglia abbia nutrito qualche forma di fede occasionale.» Kitty cambiò argomento. «Come intendiamo risolvere questo caso, signor Dowd?»
«Seguendo la consueta routine, finché non salta fuori qualcosa. A meno che tu non abbia un'idea migliore.» Ora che aveva sollevato il problema, la ragazza si accorse di non avere nessuna voglia di parlare dell'omicidio, o di nient'altro, se per questo. La vista del cadavere l'aveva colpita in modo particolare. Quella era una donna della sua stessa età, forse proveniente da un ambiente medioborghese molto simile al suo. La maggior parte delle vittime in cui si imbatteva sul lavoro erano anziani, individui a rischio o malviventi. Un delitto come quello invece non accadeva ogni giorno, nemmeno in un quartiere simile. «L'hai vista in faccia?» «No, ho preferito risparmiarmi lo spettacolo... tranne che per lo squarcio sulla fronte e lo sguardo in quegli occhi.» «E l'odore di benzina. Era impossibile non avvertirlo.» «Già. Come se l'assassino volesse darle fuoco e fosse stato disturbato.» «Non certo a quell'ora, però.» «E allora perché non l'ha fatto?» «È proprio perché non conosciamo la risposta che non riusciamo a capire questo caso. Cerchiamo di non dimenticarcene.» Dowd incominciò a sfogliare le pagine del notes. Prendeva sempre appunti. Loro due avevano un sacco di casi aperti, come del resto tutti gli altri detective. Lui però non mollava mai. Soffriva intimamente per le offese alla giustizia e semplicemente non poteva lasciar perdere un caso, a prescindere da quanta apatia ufficiale incontrasse, quanti testimoni bugiardi, quanta sensazione di sconfitta. Kitty si accorse che il collega la stava guardando. «Sapevo che questo omicidio ti avrebbe toccata», dichiarò il giovane. «L'ho capito nel momento in cui ho visto la morta.» «Era così maledettamente atterrita.» Quei tratti erano stati segnati dal terrore, gli occhi vitrei sbarrati, le labbra socchiuse nell'espressione complessa che tanto spesso si imprime sui volti delle persone assassinate. «Merda, mi piacerebbe che tu la piantassi di fumare nella macchina.» «Ho una personalità soggetta all'assuefazione. Una caratteristica di famiglia.» Sam si schiarì la gola. «D'accordo, che elementi abbiamo? Si tratta di un delitto passionale. Non è stato rubato nulla e la borsetta era accanto al corpo.» «Forse il medico legale ci fornirà qualche indizio.» Tuttavia Kitty sapeva che l'obitorio non avrebbe chiamato, a meno che non si verificasse
qualche scoperta sorprendente, tipo un veleno nei tessuti o altre stranezze simili. Ma non avrebbero trovato niente del genere: la ferita alla testa sarebbe stata la sola causa della morte. «Questo sarà un caso schifoso, Dowd. Un sacco di pubblicità per via della Chiesa e nessun sospetto. Proprio come quella maledetta boutique l'anno scorso. Un omicidio casuale e zero prove. Massacrarci di lavoro non ci porterà a niente. Perderemo, vedrai.» Il giovane sospirò. «Sei sempre così deprimente! Senti, collega, si dà il caso che tu e io abbiamo una percentuale di omicidi risolti dannatamente alta. Siamo in testa alla classifica della Divisione, cerca di non scordartelo.» «Non ho una natura competitiva.» «Oh, suppongo di no. Sei solo una trentatreenne che è stata promossa alla sezione investigativa già da tre anni ed è fra i detective più in gamba della Omicidi. Niente competitività e niente ambizione. Ti stai limitando a tirare a campare.» «Beh, forse non esattamente.» Sam sfogliò nuovamente gli appunti. «Magari il laboratorio ci fornirà qualcosa di utile.» «Un tizio l'ha aggredita e le ha sfondato il cranio. Punto. Probabilmente non c'è stato neppure alcun contatto fisico.» Lui la guardò. «Quando ero un ragazzino vendevo enciclopedie porta a porta e guadagnavo anche piuttosto bene. Su cento case visitate ogni settimana, riuscivo a piazzarne tre. Prima o poi era inevitabile che a qualcuno piacessero tutte quelle illustrazioni a colori. È solo questione di seguire la routine. Se esiste una risposta, noi la troveremo.» Dowd le raccontava la storia delle enciclopedie almeno una volta alla settimana. «Il vincitore è colui che non si arrende», quello era il motto del suo partner. «Signorina, qui dentro fa freddo. Che ne dici di tornare in ufficio a stendere il rapporto preliminare? Il capo vorrà qualche stronzata di tipo generico da dare in pasto alla stampa.» Lei lanciò un'occhiata alla chiesa. «Non mettevo più piede in posti del genere da quando avevo quattordici anni. Ero molto pia, e poi non lo sono stata più tutto d'un tratto.» «Che accadde?» «Ho avuto un'incredibile lite con mia madre a proposito dell'Ignoranza Vincibile. Siamo arrivate a picchiarci come due gatti! Gesù, siamo venute
alle mani! Per punirla, non sono mai più entrata in una chiesa.» «Che cosa diavolo è l'Ignoranza Vincibile?» «Che io sia dannata se lo so.» Sam accese il motore e si immise nel traffico. Kitty si appoggiò allo schienale, desiderando un caffè da accompagnare alla sigaretta. Quella giornata non era iniziata bene. Le cose sarebbero peggiorate? No, la domanda vera era un'altra: di quanto sarebbero peggiorate? 4 Frank Bayley discese in un triste e segreto inferno. Aveva il cuore spezzato, ma non osava apparire addolorato se non professionalmente. Con Maria aveva peccato, violando i voti e calpestandoli nella polvere, per poi presentarsi, fingendo, ai fiduciosi membri della parrocchia e ai Seguaci di Cristo. La sofferenza che lo opprimeva era divorante. Aveva infranto i voti, ma oltre a ciò, e soprattutto, era morta la donna che amava. Era morta. Com'era possibile? E in chiesa, proprio in mezzo alla navata! Quel giorno aveva celebrato la messa mattutina nella canonica, poi la funzione di mezzogiorno, quindi si era dedicato alle lezioni di catechismo e alle attività parrocchiali... tutto come al solito. Ora era tardi e lui stava sudando, incapace di addormentarsi. La paura aveva sostituito il dolore, un'ondata dietro l'altra, a ritmo incessante. Avrebbero ricavato le impronte digitali dall'appartamento di Maria e scoperto che lui era stato là. Aveva bisogno di bere. No, gli serviva qualcosa di più forte, qualche genere di oblio. Del Valium, o forse un sedativo ancora più efficace. Magari domattina poteva telefonare al medico per una ricetta. «Non riesco a dormire, dottore, non dopo questa terribile tragedia...» A mezzanotte passata udì la risata. Si trattava di un suono selvaggio, che rimbalzò lungo Seventh Avenue penetrando nella sua cameretta e riscuotendolo da un sonno agitato. Solo gli esseri umani ridono, ma proprio questo rendeva sconcertante quel rumore. Sinistro com'era, quell'echeggiare portò con sé tristi ricordi: le risate erano state il lubrificante che lo avevano messo a suo agio con Maria. «Coraggio, Frank, non aver paura, sono solo una donna», aveva riso lei, scivolando nuda fra le lenzuola. «Vieni qui e lascia che ti spogli.» Aveva detto: «Non credo al celibato. La mia sacra missione consiste nel
renderti intero.» Aveva detto: «Sei così bello, Frank Bayley.» Aveva detto: «Oh, spezzami, spezzami in due, mio splendido, grande uomo». Oh, spezzami. Si sedette sul letto, quindi andò alla finestra. Gialle coltri di pioggia attraversavano le luci dei lampioni. La strada era deserta, e ciò lasciava aperto l'interrogativo su quella risata. Era davvero venuta dall'esterno, oppure da un punto della canonica? Rimase in ascolto, ma dal corridoio non gli giunse alcun cenno di movimento. I vecchi sacerdoti stavano dormendo il sonno dell'eternità. Tom borbottava e John russava rumorosamente. Frank attraversò il pianerottolo ed entrò nella stanza del parroco, profondamente addormentato. D'impulso gli sfiorò una guancia. Povero vecchio, un tempo così pieno di fede! Cosa aveva provato con Maria? Lei era stata un miracolo vivente capace di creare sensazioni tali da avvicinarti al divino. Lo aveva fatto anche per John? Quella stanza assomigliava alla cella di un monastero, austera e indicibilmente tetra. Padre Rafferty si identificava completamente con il proprio sacerdozio. Aveva forse considerato Maria una corruttrice... un'influenza malvagia? In quel caso che cosa poteva aver fatto, dopo che lei era riuscita a sedurlo? Che cosa? No, non quell'uomo. John era incapace di una furia simile. A meno che questa non si celasse molto a fondo nei recessi del suo essere. Frank osservò il viso del dormiente, desiderando di poter alleviare la sua sofferenza, attutire la sua perdita, anche se si sentiva impotente a trovare un rimedio per la propria. Con tocco lieve percorse le rughe che gli segnavano i lati della bocca. Tracce lasciate da sessant'anni di sorrisi. A quel pensiero gli si strinse il cuore. Aveva una missione segreta in quella parrocchia, assegnatagli dal cardinale in persona. «Un giorno sostituirai John Rafferty, figliolo. È là da un'infinità di tempo e vi rimane abbarbicato con tutte le forze, ma noi abbiamo bisogno di un cambiamento.» Doveva compiere la sua missione con amore, se possibile; anche senza, se vi fosse stato costretto. Povero vecchio, il suo problema era non saper
dire no. Omosessuali, abortisti, deviati di ogni tipo... la parrocchia di John pullulava di scomunicati ai quali lui dispensava l'Eucaristia senza batter ciglio. Per essere un uomo educato in seminario nell'epoca rigorosa che aveva preceduto il Concilio Vaticano II, Rafferty costituiva una strana miscela di tradizionalismo seccante e di eresia pericolosa. Desiderava il ripristino della messa in latino, ma voleva il sacerdozio aperto anche alle donne. Considerava l'aborto uno sbaglio, tuttavia pensava che la gente dovesse avere il diritto di scegliere. Per quanto riguardava il controllo delle nascite, poi, riteneva la sovrappopolazione tanto rischiosa da rendere la contraccezione il minore dei mali. Si trattava certamente di posizioni giustificabili, ma non di posizioni «cattoliche». John aveva della Chiesa una visione assolutamente personale. In effetti, quella praticata a Mary and Joseph avrebbe potuto benissimo rappresentare una religione separata. Improvvisamente Frank si chiese quale impulso lo avesse spinto in quella stanza. La gentilezza, il desiderio di confortare l'anziano sacerdote con una carezza? O la rabbia, addirittura l'odio? Cosa provava per l'uomo che intendeva spodestare? John non se ne sarebbe mai andato spontaneamente: o sarebbe morto in quella parrocchia, oppure l'arcidiocesi avrebbe dovuto agire. I sacerdoti, dopotutto, erano l'esercito del cardinale, non un gruppo di dibattito. Coloro che disobbedivano rappresentavano solamente un guaio. Dopo quasi un quarto di secolo di declino, la Chiesa americana si stava riprendendo, mentre l'ondata confusionaria del liberalismo teologico andava svanendo. La gente aveva bisogno di certezze e di autorità. Padre Rafferty non sarebbe stato d'accordo, naturalmente. Lui sosteneva che i fedeli stavano aumentando perché amavano Dio e non potevano vivere senza di Lui. «I cattolici sopportano il cardinale e le sue certezze, ma non li apprezzano.» Frank rappresentava la Chiesa nuova, più forte e più credente. John era la Chiesa degli anni Sessanta, persa in interrogativi e dispute. Il giovane sobbalzò. Nel corso delle sue riflessioni, aveva pensato a se stesso come parte della Chiesa. Ma ormai non lo era più. La sua Chiesa era Maria Julien e la sua divinità aveva cessato di esistere. Finché lei era viva, era stato capace di fingere, ma ora tutto era finito e doveva affrontare la realtà. Qualcuno le aveva sfondato il cranio.
John aveva perso una cara compagna, ma lui aveva smarrito l'ancora della propria vita. Come avrebbe potuto ricostruire se stesso? Pentiti, peccatore. Lascia che Dio ti risani. Lui vuole i tuoi peccati, te lo hanno insegnato in seminario. Ma allora perché non mi sembra possibile? Risentì le rassicuranti parole di Maria: «Puoi sempre confessare la tua relazione con me. Vai in una chiesa dove non sei conosciuto. Non è un problema grave, Frank». Di colpo decise di aver bisogno di bere. Scese dabbasso e lanciò un'occhiata all'orologio, fiocamente illuminato dal riflesso di un lampione: erano le due e mezzo. Entrato in soggiorno, prese una bottiglia di brandy dal mobile bar e si accorse che le mani gli tremavano come foglie. Non esistevano dubbi sul motivo: era letteralmente terrorizzato. Solo l'idea che l'assassinio fosse avvenuto lì bastava a rendere quel luogo sinistro e un po' irreale, quasi una specie di scenario tenebroso. Nel versare il liquore in un bicchiere, si rese conto di avere infilato i piedi nelle scarpe da ginnastica, invece che nelle pantofole. Scarpe da ginnastica, pigiama e alcolici all'alba: ormai era uscito di senno. In piedi nel soggiorno buio, Frank fu improvvisamente consapevole che qualcuno lo stava osservando dalla cima delle scale. «John?» Nessuna risposta. Quando capì di chi si trattasse, si sentì invadere dal gelo. «Padre Zimmer?» L'altro sacerdote continuò a guardarlo muto. Il giovane si mosse verso di lui, iniziò a parlare. Tu vai in chiesa a tarda sera, padre Tom. Lo fai spesso. Ci hai visti là, me e Maria. Tu? Scorribanda notturna Stava camminando lungo West Street, dove una volta era situato l'Hellfire Club. I depositi bui non rivelavano nulla di ciò che stava traspirando all'interno. Ora l'Hudson, battuto dalla pioggia, era in piena vista e, traballante sulla sponda, anche un vecchio derelitto con il cappotto inzuppato e una sciarpa al posto del cappello. Lo spettacolo offerto da quella lurida creatura gli trafisse il cervello con un incandescente ago d'odio. Si avvicinò sorridendo.
Una voce tremante lanciò un richiamo: «C'è qualcuno laggiù?» Ma come, quel decrepito bastardo nemmeno ci vedeva? Mentre si muovevano in cerchio l'uno di fronte all'altro, lui rise dentro di sé. «Non siamo cani», dichiarò. Quindi protese una mano e toccò il vagabondo che arretrò boccheggiando. «Non picchiarmi! Ti do quello che vuoi, tutto ciò che ho!» «Taci», rispose lui. Che voce pacata, che tono gentile! «Ti do quello che ho! Tutto quanto!» Il vecchio brancolò, inciampando. Lui si accorse che la sua vittima era cieca. Molto bene, sarebbe stato facile. Si schiarì la gola. «Il modo in cui l'Inquisizione lavorava era notevole per la sua semplicità ed efficacia. Un'accusa sollevava la presunzione di colpevolezza. Negare equivaleva ad ammettere. Di conseguenza se dichiaravi al tribunale 'Non ho fatto niente' venivi torturato finché non cambiavi la tua storia o morivi. Quando infine ammettevi la tua colpa, venivi consegnato alle fiamme.» «Che cosa diavolo stai dicendo? Sei un insegnante?» «Danza con me.» «Oh, Dio.» «Sì, anche lui. Che ne dici di fare lo strut? Lo conosci?» Si trattava di un ballo molto, molto vecchio che nessuno di loro ricordava più, nessuno! Prese il mendicante fra le braccia e danzò con lui. Fu come se le stelle li avessero avvolti. Il vecchio puzzava di sudore e di tabacco e per giunta iniziò a piangere. Peccato che fosse un ballerino così rigido. Forse era la paura. Meglio incoraggiarlo un po'. Un tempo si soleva incoraggiare i penitentes sulla via del rogo. «Non bisogna temere il dolore, amico mio.» Il vagabondo tentò di divincolarsi, ma lui lo teneva saldamente per la vita, impedendogli di scappare. Mentre continuavano a danzare, gli bisbigliò parole risalenti alla propria infanzia: C'erano due enormi Cose Nere in piedi al suo fianco, che lo afferrarono e lo condussero attraverso il soffitto prima che lui capisse quel che stava succedendo! E il Divoratore ti acchiapperà se non stai attento! Attonito, il vecchio mormorò: «Sant'Iddio». Mamma Mooney, che si era presa cura di lui, gli raccontava sempre quella storia, e lui era giunto a capire che le Cose Nere esistevano vera-
mente. Abitavano in una cavità al centro del suo petto. Strinse a sé il cieco compagno di danza. Si udì un gemito. Aumentò la pressione sulle reni e il gemito si trasformò in un grido soffocato. Ecco, quello doveva essere doloroso, assolutamente degno dell'Inquisizione! La domanda! Rivolgigli la domanda! «Dimmi, tu credi nella Comunione dei Santi?» Un rantolo disperato. Poi la corda attorno al corpo, un giro, due giri per assicurarlo al palo, e infine la benzina, gorgogliante dell'incessante gorgogliare di tutti i fiumi del mondo. Quindi... Rimase quieto a guardare, mentre rivoli dorati di piacere gli sgocciolavano sulla pelle, facendolo tremare. Abbassò la falda del cappello per riparare gli occhi da quell'inferno. Sulla West Street un'auto rallentò. Visi pallidi sbirciarono verso lo spettacolo dell'autodafé. Le fiamme sospiravano e scoppiettavano al vento, ricche dei segreti della storia. «La Chiesa non ha mai approvato ufficialmente il sacrificio umano, tuttavia esso è stato da sempre parte della religione. Nel corso della storia, la pubblica distruzione di esseri umani è stata invariabilmente collegata alla pietà e al culto. Quale fu la vera natura dell'Inquisizione? A tale quesito è possibile accostarsi soltanto in un modo assai obliquo. Quando l'ultima roccaforte dell'Inquisizione fu penetrata dalle autorità secolari, resti di monaci vennero trovati sigillati nei muri. Ciò accadde a Lisbona nel 1823.» Che sensazioni sonore doveva produrre un autodafé con, diciamo, cinquanta eretici che bruciavano contemporaneamente? E che genere di odore? «L'inconscio proposito dell'Inquisizione non consisteva nello schiacciare l'eresia e il paganesimo, bensì nell'offrire i corpi degli innocenti alle affamate divinità che la religione veramente serve, quelle che da sempre vivono nel buio cuore dell'uomo.» Si mosse rapido lungo Bethune Street, oltre l'agglomerato silenzioso della comunità degli artisti di Westbeth, attraverso i fantasmi che affollano la notte. Mentre un taxi gli sfrecciava davanti, intravide all'interno volti dipinti. Il trucco troppo vistoso, gli abiti troppo trasparenti, la radiosità che da loro emanava, gli tormentarono l'anima. Lucifero, tu sei bello. Peccato che fossero in un taxi: forse a una di loro sarebbe piaciuto danzare.
Lui adorava gli stili estremi dei giovani, gli audaci tacchi a spillo, le gonne di pelle, i seni turgidi al silicone. Avrebbe voluto vedere la pioggia scorrere sulle loro braccia prive di peli, annusare il loro profumo intenso. Alla luce dei sogni aveva imparato alcuni segreti. Per esempio, che è meglio essere il predatore, piuttosto che la preda. Il gufo è superiore al topo, la tigre all'uomo. Ora procedeva come un dio fra i ritrovi notturni che conosceva così bene. Tuttavia evitava i luccicanti locali per celebrità, i club del rock e i posti preferiti dagli adolescenti, che lo facevano sentire una mummia: a lui interessava la notte vera, segreta, e favoriva le fratellanze nascoste dei feriti, i luoghi dove si recavano le persone disperate. Verso l'alba il popolo della notte si radunava in determinati bar e tavole calde. Lui si fermò in uno di quei punti di approdo, all'angolo fra Eighth Avenue e Thirteenth Street, e si diresse al banco. Gli avventori, sparpagliati qua e là, erano curvi sui caffè o intenti a sbocconcellare la prima colazione. A un tavolo sedeva un gruppo di gente di fuori, ragazzi del New Jersey che divoravano uova e pancetta prima di tornare al loro lavoro di commercialisti e venditori d'auto. Tutti erano nella fase calante da alcol, droga e sesso della notte appena passata, tutti ora apparivano sonnolenti e un po' appannati. Il locale rifletteva la speciale mitezza degli uomini malvagi in preda alla stanchezza. Il jukebox suonava una fumosa ballata blues: era perfetto. Il popolo della notte possedeva un istinto infallibile per l'atmosfera. La cameriera stava servendo caffè. Era una donna alta, intorno alla quarantina, con labbra piene e uno sguardo che ti squadrava con innocente aria di valutazione. Fare il vecchio strut aveva avuto un effetto calmante: il momento dell'uomo diurno stava nuovamente tornando. E va bene, poteva affrontarlo. L'alba non era lontana e l'uomo diurno stava sognando i sogni che gli erano propri. Ben presto a lui sarebbe toccato discendere. La cameriera si avvicinò. «Cosa desidera?» Non aveva paura di lui, non si mostrava sconvolta dalla sua faccia. No, l'uomo diurno stava prendendo il sopravvento, anche se non aveva del tutto guadagnato il controllo, non ancora. La fissò con insistenza. «Succhiamelo.» «Stai scherzando?» «Accidenti, no. Mi metto sotto il banco così tu puoi darti da fare.» Lei gli sbatté il menu sotto il naso. «Caffè o tè, amico?» Lui rimase di-
vertito quando la donna tentò di leggergli nello sguardo. Dopo un attimo la cameriera si voltò. «Hai una torta di ciliegie?» «Ciliegie, mele e limone.» «Dammi quella di ciliegie e una tazza di caffè.» Mentre la donna tagliava la torta, lui prese una scatola di fiammiferi dal banco e ne accese uno, lasciandolo bruciare finché la fiammella non gli raggiunse la punta delle dita. Interessante. La cameriera gli mise di fronte piatto e tazza, quindi si sporse in avanti. Improvvisamente lui si accorse di come la sua pelle languisse sotto il pesante strato di trucco e gli occhi apparissero acquosi per la stanchezza. «Se mi vuoi, amico, sappi che sono disponibile. Se stai solo facendo lo spiritoso, non mi offenderò. So benissimo che aspetto ho. Dopo quindici anni sulla strada, sono completamente consumata.» «Anch'io.» «No, tu non ti sei venduto per soldi. Ero una figlia dei fiori, la generazione di Woodstock! Ero una ragazza carina con le ghirlande nei capelli, ecco che cos'ero una volta.» Nel suo viso lui scorse l'eternità della bellezza. Quella donna era Monna Lisa, Venere, Elena di Troia. La odiò con tanta intensità da sentirsi sul punto di soffocare. Accese un fiammifero. «Ehi», giunse una voce, «ti spiacerebbe muovere le chiappe?» La cameriera si allontanò per prendere l'ordinazione e lui sorseggiò il caffè. La musica cessò e l'atmosfera divenne più tranquilla e riflessiva. Al tavolo dei ragazzi del New Jersey si erano verificati dei cambiamenti. I due giovanotti dai capelli corti si erano alzati e stavano ballando assieme, tenendosi per le natiche. Le ragazze, ignorandoli, parlavano animatamente fra loro. Due maschi e due femmine, freschi e puliti: gente da circolo del golf. Lui terminò il caffè e avvertendo il peso del giorno in arrivo pagò il conto. La cameriera gli diede il resto con impersonale efficienza. Peccato non averla incontrata per la strada. Uscendo dalla porta estrasse un altro fiammifero dalla scatola e lo accese. Un maledetto peccato. 5 John continuò a udire Maria chiamare il suo nome e a vederla per la
strada, mentre si dedicava all'incombenza di provvedere al funerale. La signora Communiello, che aveva pianto un marito, due fratelli e i genitori, non avrebbe potuto essere più indifferente alla sofferenza del proprio parroco. Una volta, molto tempo prima, era stata facile al riso, ma la vita aveva ormai spento la sua luce. «I morti non significano niente. Non sentirai più nulla da loro, a meno che tu non sia pazzo.» La saggezza di Betty. Talvolta capitava di sorprenderla in lacrime e allora si infuriava, sibilando maledizioni in italiano. Aveva un cagnetto di nome Ippi, che amava moltissimo. Padre Rafferty intendeva cullare il proprio dolore, ma certo non permettergli di distruggerlo, quindi si concentrò sui dettagli più urgenti: l'organizzazione della cerimonia funebre. Cercò di arrivare al giorno successivo, all'ora successiva, al minuto successivo. Tra l'altro, bisognava combattere anche con uno sfortunato, piccolo mistero. In un certo senso ciò rappresentava un bene, perché contribuiva a distogliere la sua mente dal vuoto oscuro che minacciava di sommergerlo. Maria gli aveva parlato di fratelli, sorelle e di un genitore molto vecchio, gli aveva raccontato episodi di vita famigliare, era andata alle riunioni di rito a Natale o nel giorno del Ringraziamento; era andata a trovare la madre in una casa di riposo in Pennsylvania, spedito e ricevuto cartoline d'auguri e così via. Ma niente di tutto questo era vero. Lui aveva appena scoperto che non esisteva alcuna famiglia. Subito dopo l'omicidio, la polizia aveva cercato di rintracciarla, ma senza alcun risultato: lei era figlia unica, e i suoi genitori erano morti. «Non può essere!» aveva dichiarato ai detective. «Mi parlava continuamente dei suoi!» «Invece non aveva nessuno», era stata la risposta di Kitty Pearson. «A meno di non considerare lei, padre. Per quanto riguarda gli amici, poi, non si stanno esattamente mettendo in fila per essere contati.» Maria gli aveva fornito una cronistoria completa della propria estesa famiglia, preoccupandosi per l'indifferenza di tutti i suoi cari nei confronti della Chiesa. Una volta si era addirittura sottoposta a una novena quando la sorellina minore aveva preso in considerazione l'idea di abortire. Lui le aveva fornito consigli, l'aveva consolata, si era preso a cuore la situazione dei suoi parenti. E ora era straordinariamente confuso per la notizia del suo inganno. Buffo come continuasse a ritrovarsi a pensare che l'intera famiglia fosse stata uccisa in un solo colpo.
Dove era andata veramente quando aveva intrapreso i presunti viaggi in Pennsylvania? Il lato peggiore della morte di Maria consisteva, per John, nell'obbligo di proseguire nelle normali incombenze come se non fosse un uomo affranto dal dolore. Non poteva dichiarare: «Il mio amore è stato ucciso», però questa era la realtà. Aveva sperato nel supporto di Frank, ma l'omicidio aveva fatto sì che quel giovane gioioso ed estroverso si ritirasse in se stesso. Si aggirava come uno spettro, spaventandolo spesso con la sua comparsa improvvisa e silenziosa. «Risparmiami le apparizioni alla Zimmer», lo aveva pregato, ma il coadiutore non aveva neppure riso. La mattina successiva all'assassinio gli era giunta una telefonata dalla Curia, ma le domande di monsignor Hanratty avevano riguardato unicamente i sistemi di sicurezza. Perlomeno loro ignoravano ciò su cui tutto il quartiere stava ora chiacchierando, ossia quanto il parroco fosse stato intimo con l'uccisa. Era un fatto di dominio pubblico. Accidenti, loro due avevano costituito per anni un'istituzione nei bar dei dintorni! Il Post era uscito con un titolo a caratteri cubitali: CHIESA DI SANGUE. Più dell'articolo apparso sul Times la loro storia a tinte forti aveva provocato grande sensazione nella parrocchia. Fortunatamente aveva mancato di citare lo stretto rapporto fra John Rafferty e Maria Julien. Non che fosse un gran sollievo: concedi ai cronisti un po' di tempo... E oggi gli toccava affrontare il funerale. Il rosario si era rivelato già abbastanza brutto e la piccola cappella alle pompe funebri un errore stupido. Del resto come poteva immaginare che i suoi fedeli si sarebbero presentati in massa? Aveva scelto un ambiente piccolo in virtù della scoperta che lei non aveva famiglia, ma la folla era venuta non soltanto per piangere Maria, bensì anche il suo pastore e soprattutto la povera parrocchia. Indossata la tonaca, scese al piano inferiore. Nel momento in cui apparve, Betty depositò sul tavolo un piatto pieno di uova e pancetta. «Grazie.» «Mangi.» Quello doveva essere il modo della signora Communiello di prendere atto del suo dolore. Frank sollevò lo sguardo dalla colazione. Aveva gli occhi rossi e il viso grigiastro. «Hai dormito sodo. Sono le sette passate.» «Tu, invece, hai l'aria di non aver dormito affatto.» «Pensieri notturni. Parliamo di te, piuttosto. Non sono io quello che ha
perso una persona cara.» Benintenzionata come sicuramente doveva essere, la sollecitudine del giovane lo fece sentire peggio. La gentilezza può essere terribilmente isolante. Tom Zimmer mangiava con la regolarità di una macchina. Forse rimaneva muto perché era un santo, però la veemenza con cui infilzava le uova fece pensare a John che il silenzio può anche essere motivato dalla rabbia. Un uomo deve amare, John, altrimenti sprecherà la propria vita. Maria aveva forse portato la verità in quella canonica ed era morta per questo? Era stata un demone o un'eroina? L'anziano sacerdote sospirò, desiderando (e non per la prima volta) che lo zombie in residenza permanente venisse trasferito in un ricovero. Subito si pentì di quella crudeltà: dopotutto la parrocchia era la casa di Tom. «Devo aprire le porte», dichiarò. «L'ho fatto io alle sette in punto», rispose subito Frank. «In tal caso vado a prepararmi per la messa delle sette e mezzo.» «Me ne occuperò io.» John fu afferrato da un'ondata di gratitudine assolutamente sproporzionata. «Grazie infinite!» «Devo darmi una mossa», annunciò il giovane alzandosi. Padre Rafferty lo guardò allontanarsi e nell'attimo di silenzio che seguì, udì nella sua mente una parola soffocata: Assassinio. Scosse il capo: non voleva pensarci. Tutto quello che voleva fare era dimenticare, invece doveva darsi da fare. Qualcuno doveva vuotare l'appartamento di Maria, radunare i residui di una vita e consegnarli a un cassonetto per le immondizie. Tornò in camera, si tolse la tonaca e indossò abiti civili. Doveva mettere il colletto ecclesiastico o no? Più di una volta, mentre camminava per la strada, era stato identificato proprio per quello e qualcuno aveva pronunciato le parole cruciali: «Padre, ho bisogno di un prete». Se lo allacciò. Attraversò Sixth Avenue e si avviò lungo Waverly, verso il vecchio ed elegante edificio dove aveva abitato Maria. I marciapiedi pullulavano di vita: scolari in uniforme, gente che entrava e usciva dai bar, strilloni con l'ultima edizione dei quotidiani, mendicanti che agitavano le loro tazze. In una mattinata di sole, in presenza di tanta animazione, non poteva sentirsi del tutto mesto e pieno di dolore, quindi sollevò la testa e procedette con maggiore leggerezza, bisbigliando il nome di Dio. Giunto a destinazione, varcò la porta d'ingresso e si presentò al portiere,
non il medesimo che aveva visto in precedenza. «Sono padre Rafferty e sono venuto qui per occuparmi delle cose della signorina Julien.» L'uomo annuì. «È un tale peccato!» Aveva gli occhi rossi. Maria era stata molto benvoluta. «Una grande perdita.» Lui gli consegnò una chiave. «Era la ragazza più bella che avessi mai conosciuto. Chi può avere ucciso una creatura tanto splendida?» «C'è da domandarselo.» «Un animale, glielo dico io!» «Gli animali non commettono omicidio, tranne i topi.» «Un topo di fogna, allora!» John prese l'ascensore fino al sesto piano. Come si ricordava bene quel ronzio attutito e la soffice moquette del pianerottolo! E laggiù, dietro la porta... il tempio. Nell'armeggiare con la chiave nella serratura, si accorse di essere in lacrime. Infine entrò, muovendosi con la cautela esagerata di un visitatore in un museo. Nel vestibolo, sorprendentemente formale, percepì un profumo familiare e sulla sinistra trovò la spiegazione: un alto recipiente privo di coperchio, colmo di un miscuglio di erbe e di petali: la fragranza era esattamente identica all'essenza usata da Maria. Si trattava di un tocco meticoloso, elegante... e così doloroso. Quell'aroma e i libri nel soggiorno erano la sua Maria. Come uno spettro, prese a esaminare la libreria. Non avrebbe voluto, ma lì, nel mezzo del suo appartamento, si lasciò travolgere dall'odio per l'assassino. «Signore», mormorò, «voglio che Tu lo scagli nelle profondità dell'inferno.» Estrasse un volume dallo scaffale: L'histoire de Juliette, del marchese de Sade. La sua inquietudine crebbe. Mentre si erano imbarcati in progetti quali trasformare la preghiera in una forma d'arte, lei aveva fatto ritorno in quella casa raffinata per leggere de Sade. Novene, meditazione, esperimenti di costante preghiera... e perversione. Si augurò che il suo interesse fosse stato di natura puramente intellettuale. Ripetendo a se stesso che non esisteva motivo per supporre intenzioni pruriginose, rimise a posto il libro e proseguì nell'esplorazione. La camera da letto era un trionfo di femminilità. Quante volte si era chiesto cosa avrebbe provato nello svegliarsi accanto a lei. E quello sarebbe stato lo scenario: un enorme letto a baldacchino con la sopracoperta di
merletto. Sulla scrivania scorse alcune fatture: telefono, Bloomingdale's e garage. Lei possedeva una stupenda Mercedes convertibile del '60. In tutti gli anni in cui l'aveva frequentata, non le aveva mai domandato che lavoro facesse. Ora, sfogliando le sue carte, glielo stava chiedendo. Quindi aprì le ante dell'armadio. Gli abiti che conosceva così bene erano tutti lì e, nel guardarli, gli sfuggì un singhiozzo. All'improvviso intravide della pelle. Sorpreso, estrasse uno strano indumento: una mantella con un cappuccio. Rammentò le domande degli investigatori giunti sul luogo dell'omicidio: la morta era per caso coinvolta in qualche genere di culto? Subito rimise nell'armadio quel bizzarro capo d'abbigliamento. «Era una brava donna di casa.» Sconvolto dalla voce, John si girò di colpo. Il detective Pearson avanzò sorridendo. «Non sono sorpresa di trovarla qui, padre. Abbiamo già scoperto che fra voi due esisteva una relazione.» «Mi avete seguito?» «Non esattamente. La signora Communiello non sapeva dove lei fosse andato, quindi ho formulato un'ipotesi. Una buona ipotesi.» Si accese una sigaretta e inalò profondamente. «Bella stanza.» «Sì.» «L'avete arredata assieme?» Quell'insinuazione lo rese furioso. Perché quella donna era venuta lì, strisciandogli alle spalle? Come osava? Kitty emise uno sbuffo di fumo. «È stato trovato il testamento, nella sua cassetta di sicurezza alla Chemical Bank. Dovrebbe essere molto contento.» «Contento?» «Non reciti, lei non è molto bravo.» «Recitare? Che cosa sta dicendo?» «La defunta le ha lasciato duecentocinquantacinquemila dollari, una polizza assicurativa da trentamila dollari e l'intero contenuto del suo appartamento.» Lui si accasciò sul bordo del letto. «Padre, è meglio che mi racconti tutto.» Da sotto il letto la ragazza prese una larga cintura ornata di borchie dorate. John aveva visto attrezzi simili nelle vetrine dei sexshop. «Era venuto a portar via questa, vero?» Kitty si fece schioccare la cintura su una coscia. «Non mi sento di biasimarla, ma purtroppo noi siamo arrivati per primi.» L'anziano parroco la ascoltò come se parlasse da una
grande distanza. Nido d'amore. Sesso perverso. Il suo primo impulso fu di difendere il buon nome di Maria, finché non si rese conto della minaccia per il proprio sacerdozio. Del tutto impotente, senza neppure un'ombra di reazione, si limitò a guardarla con espressione vuota. «Il mio unico delitto è stato quello di essere suo amico. Non ho fatto assolutamente nulla di male.» «Vede, padre, ho un lavoro da svolgere e talvolta non si tratta di un mestiere piacevole. Lei mi sembra una brava persona e, a quanto ho sentito nel quartiere, è anche un buon prete. Ma la vittima è morta nella sua chiesa in un'ora in cui le porte erano chiuse. Inoltre le ha lasciato tutto e aveva con lei una relazione di qualche tipo.» La ragazza sollevò la cintura e se la fece ricadere sulla coscia con una certa forza. «Forse una relazione alquanto delicata e insolita.» Quello era peggio di essere semplicemente smascherato, molto peggio. «Crede che io abbia ucciso Maria?» «Vorrei che fosse tanto semplice. Ufficialmente, lei verrà ritenuto un sospetto, ma non c'è niente per cui possiamo arrestarla.» La ragazza gettò la cintura sul letto. Nel suo gesto si percepiva il commiato, nel lampo dei suoi occhi il disprezzo. «Non ho fatto niente, né l'amore con lei, né certamente... quest'altra cosa. Non ero mai stato prima in questo appartamento. Ho commesso il terribile errore di volerle bene, di esserle amico, ma è stato necessario per il bene della sua anima. Potrà anche sembrare una cosa sbagliata, ma non ho fatto niente di male.» Lei lo stava fissando, una bambina solenne e accusatrice. John cercò di giustificarsi. «Sono venuto qui per vedere cosa fosse rimasto di lei. Dovrò provvedere alle sue cose.» Il detective Pearson annuì. Il suo sguardo rivelava rabbia e, dietro di essa, delusione. «Per favore, mi creda, perché stiamo parlando della mia sopravvivenza. Il mio sacerdozio è la mia anima. Se lei distrugge il mio sacerdozio, distrugge me.» Kitty gli lanciò un'occhiata dura. «Penso che dovrebbe vergognarsi.» «Oh, no.» Ma la sua gola era secca, la sua voce ridotta a un bisbiglio. Si sentì invadere dalla nausea. De Sade, mantelli di pelle, una cintura borchiata... tutto così brutto, sordido, incredibilmente triste. Maria era una pervertita... forse addirittura una prostituta con una particolare specializzazione.
Rammentando il suo viso tanto bello, non volle che la donna poliziotto lo vedesse piangere e preferì uscire dall'appartamento. Strisciando fuori, lo sapeva, come un uomo colpevole. La ragazza lo osservò allontanarsi, fumando con atteggiamento riflessivo. Giunto sul marciapiede, lui si accorse che nell'aria si percepiva odore di fumo, il residuo di qualche incendio. In effetti, durante la notte aveva udito l'ululato delle sirene. Com'è piccola la fiamma, minuscola nell'oscurità, che trasforma i lillà della vita in ricordi. Infilò le mani nelle tasche del cappotto, si incurvò per difendersi dal vento e si incamminò verso casa. 6 La mattina dei funerali di Maria, Frank celebrò la prima messa. Si era dovuto assumere quell'obbligo: John era ormai incapace di sostenerlo. Il parroco non era affatto un buon attore, e l'atteggiamento professionalmente mesto che aveva adottato non era in grado di nascondere la vera profondità della sua pena. Il calvario di officiare quella messa divenne molto più duro nel momento in cui Frank si accorse che Tom Zimmer sarebbe stato presente. Normalmente le abitudini del vecchio sacerdote erano alquanto regolari: non frequentava mai le messe quotidiane, se non la domenica e, fino a quel momento, non si era mai seduto proprio davanti all'altare. John aveva espresso l'opinione che quell'uomo fosse un santo, ma lui era di parere diverso ed era certo di aver ragione: Tom Zimmer era pazzo. Quegli occhi erano malevoli, non mistici, e lasciavano trasparire una specie di fame. Frank procedette con il servizio, cercando di evitare di guardarlo. Sollevò l'ostia. «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie i peccati dal mondo...» Ora il pane era stato invaso dal Cristo vivente. Ma che stava facendo Zimmer? Sorrideva! Perché diavolo? E come mai quell'aria così sardonica? Sapeva forse della sua relazione clandestina? Talvolta i folli erano incredibilmente percettivi. Dato il modo in cui sgattaiolava furtivo, poteva benissimo averlo seguito fino all'appartamento di Maria. Il resto sarebbe stato una semplice serie di ipotesi esatte. Il giovane lottò per riguadagnare la concentrazione. Questo era il momento cruciale, la magia. «Signore, non sono degno di riceverti, ma di' sol-
tanto una parola e l'anima mia sarà salva.» E tu, Tom? Sei salvo, oppure sei entrato in questa chiesa nel cuore della notte e ci hai trovato Maria?... Per un attimo non riuscì a distogliere gli occhi dallo sguardo fisso del vecchio sacerdote. Quell'uomo era davvero orribile, bizzarro, con quella pelle tesa, le ossa aguzze e prominenti, le orbite incavate e gli occhi velati da una patina acquosa. Una volta lo aveva visto afferrare una falena al volo, per le ali. La sua mano era schizzata in avanti e di colpo la creatura era scomparsa. Poi l'aveva schiacciata fra le dita e gettata fra le fiamme del caminetto del soggiorno. Frank cercò conforto nei visi della propria gente, i Seguaci di Cristo, seduti nel secondo e nel terzo banco. Lì trovò amore, gentilezza e... Quelle erano le facce di cani vigili. Assorbendosi nuovamente nella messa, aggirò l'altare con il calice e iniziò a impartire la comunione. «Il corpo di Cristo», disse a George Nicastro. «Amen.» I fedeli si susseguirono come lampi di luce. Quando l'ultimo fu tornato al proprio posto, vennero recitate le preghiere finali. «La messa è finita, andate in pace.» Nella sacrestia, dopo essersi tolto i paramenti, Frank si guardò allo specchio posto sopra il minuscolo lavabo. Allibì nel constatare quanto fosse cambiato dalla mattina dell'omicidio. In precedenza era la giovinezza che caratterizzava il suo volto. Ora scorgeva qualcos'altro, qualcosa di logoro e tanto triste da spaventarlo. Subito distolse lo sguardo. Desideroso di un po' di quiete prima del funerale ormai prossimo, si spostò nella canonica. Betty Communiello sarebbe stata al piano superiore a occuparsi delle pulizie, quindi la cucina doveva essere vuota. Forse avrebbe trovato del caffè caldo. Non appena ebbe oltrepassato la soglia, desiderò ardentemente di aver optato per un bar: al tavolo, una tazza fumante davanti a sé, sedeva il detective Dowd. «Mi ha fatto domande su padre John», sbottò immediatamente Betty. «Gli ho spiegato che questo posto è pieno di matti. Nel sessantotto un prete si è ucciso impiccandosi alle travi proprio sopra il punto dove è morta questa donna.» I suoi occhi dardeggiarono dal detective a Frank. «Questo tizio sostiene che padre John andava a letto con la vittima. E allora? Tutto è possibile!» scoppiò a ridere. A Frank non piacquero le parole della donna. Vi era in esse un vago to-
no di disgustosa eccitazione. «Di che si tratta, detective?» «Ci è giunta voce che padre Rafferty fosse molto intimo della defunta. I proprietari dei locali del quartiere li hanno visti assieme innumerevoli volte.» L'ironia della situazione fu istantaneamente chiara al giovane sacerdote. «Non penserà che... ci sia stato qualcosa di male, vero?» Ipocrita. Il poliziotto scrollò le spalle. «A mio parere quel tizio non ammazzerebbe uno scarafaggio neppure se gli stesse mangiando nel piatto. Tuttavia ci hanno riferito un sacco di storie, dunque esisteva un rapporto che non capiamo. Inoltre lei gli ha lasciato un bel po' di soldi. Di solito ciò costituisce un ottimo movente, ma nel caso di un prete? Non lo sappiamo ancora.» Quella era una situazione complessa, incredibilmente delicata. Frank si rese conto che qualsiasi alito di scandalo su una relazione così pubblica e proibita avrebbe spinto la Curia a compiere la tanto a lungo rinviata mossa contro John. Non doveva assolutamente farsi invischiare in quella torbida vicenda. Il detective finì di versarsi una seconda tazza di caffè. «Vede, forse padre Rafferty si stava concedendo una scappatella. Dopotutto lei era davvero una splendida donna. Accidenti, sinceramente lo invidio, se si godeva un po' di quella meraviglia!» «A me sembra così assurdamente improbabile.» Il giovane sacerdote tacque perché il dolore stava minacciando di rendergli tremula la voce. Rammentò le parole di Maria al telefono: «La ciliegia è bacata, mio caro». Non poteva nemmeno iniziare a sondare le tremende e cupe passioni che quella frase aveva suscitato in lui. Betty sbuffò. «Mi sembra così improbabile», ripeté in tono pieno di derisione. Aveva frequentato i preti troppo a lungo. Se mai fosse riuscito a ottenere la nomina a parroco, decise Frank, avrebbe spedito in pensione quella donna. Ma al momento era imperativo dire qualcosa per neutralizzare quella manifestazione di ovvio disprezzo. «John Rafferty è un sacerdote di grande integrità, tenente.» «Sono solo sergente, padre. Il tenente è la mia collega.» «Scusi.» «Vogliamo trovare chi ha ucciso Maria Julien, non necessariamente chi l'amava, mi capisce? A meno che non esista una correlazione, il che accade spesso.» «Certo, naturalmente.»
«Quindi voialtri dedicatevi pure alle vostre faccende, alle preghiere. Nel frattempo noi vedremo cosa salta fuori.» Il giovane prete era consapevole che il poliziotto lo stava soppesando. «Devo recitare le mie orazioni mattutine, poi celebreremo il servizio funebre.» «Da quanto tempo lavora qui?» «Sono stato assegnato a questa parrocchia nel settembre dell'ottantasei.» Quell'uomo era molto abile: tutto d'un tratto lo stava sottoponendo a un interrogatorio. «E Rafferty?» «È qui dai tempi della Seconda Crociata.» «Scusi, ma non conosco le ricorrenze cattoliche.» «È arrivato negli anni Sessanta. Direi che sovrintende a questa chiesa da venticinque o trent'anni, ossia molto più di quanto non avrebbe dovuto.» «Ah, allora lei intendeva le Crociate... nel senso di secoli fa. E stata una battuta, vero?» Frank non rispose, di nuovo perso nel ricordo di Maria. Evidentemente doveva aver emesso un suono involontario, perché il poliziotto gli lanciò un'occhiata assorta, calcolatrice. «Crede che dovremmo nutrire sospetti nei confronti di qualcuno a lei noto?» «L'omicidio è stato commesso da un estraneo.» «La chiesa era chiusa a chiave...» «Ma ci sono in giro un sacco di copie. E poi quest'edificio ha quasi centocinquant'anni!» «Però possiede serrature di sicurezza che non hanno centocinquant'anni. In effetti, abbiamo verificato sulla base del numero di serie. Risalgono a quattro anni fa.» «A ogni modo posso soltanto dichiarare che nessun sacerdote è coinvolto, mi ha capito bene?» La sua voce stava riflettendo il tremito che provava dentro di sé? Davvero nessun sacerdote era coinvolto? Neppure padre Tom? Ecco, quel dubbio era finalmente affiorato alla superficie. Quella notte il vecchio Zimmer avrebbe potuto trovarsi in chiesa ed era un uomo saturo di violenza, ne era sicuro. I preti non infrangono il voto di celibato... e invece lo fanno. Non commettono crimini... e invece lo fanno. Non si macchiano mai e poi mai di omicidio... e invece lo fanno. Dowd si strinse nelle spalle. «In questa chiesa è accaduto qualcosa che è
culminato con la morte della donna. E lei era amica di uno dei sacerdoti. Intima amica.» «Mi rifiuto di ascoltarla!» Il poliziotto assunse un'espressione apertamente insolente, suscitando in Frank il desiderio di atterrarlo con un pugno, poi riprese: «Un sacco di preti sono uomini molto infelici. E se uno scopre di poter intascare duecentomila dollari accoppando una pollastra...» «Pure congetture! Fantasie!» Dowd trasse un lungo sospiro. «Devo dirle, padre, che la chiesa era assolutamente impenetrabile. Non abbiamo trovato una sola finestra accostata né una porta aperta. Se non è stato un sacerdote deve essersi trattato di qualcuno nella vostra cerchia, mi creda.» Senza aggiungere una sola parola se ne andò dall'uscita di servizio. Frank lo osservò scomparire nello stretto vicolo. Il tonfo del battente d'ingresso segnalò il ritorno di John. Il suo viso rivelava che anche lui aveva avuto problemi. «Devo telefonare alla Curia», esordì infatti. «Penso di essere in un guaio.» «Il detective Dowd se n'è appena andato.» «Frank, sono nei pasticci. La polizia pensa che fossi il suo amante e per di più ho ereditato un mucchio di soldi.» «Lo so, me lo ha riferito lui.» Una nuova disgrazia: gli agenti avrebbero interrogato i vicini e i portieri e probabilmente avrebbero scoperto che un giovane prete frequentava l'appartamento di Maria. No, impossibile. Era stato maledettamente attento. Avendo una chiave dell'edificio, era sempre riuscito a passare inosservato. Già, ma lei aveva fatto in modo di lasciarlo sul pianerottolo in diverse occasioni, esposto agli sguardi di tutti. Quel genere di scherzo gli sarebbe risultato fatale? TRIANGOLO AMOROSO FRA PRETI E L'EREDITIERA UCCISA Quello sarebbe stato il titolo più educato. Ma un assassinio... prendere un oggetto pesante e sfondarle la fronte... no! La porta sbatté di nuovo, annunciando l'arrivo dei diaconi e dei fedeli. Mancavano pochi minuti al funerale e restava a malapena il tempo di indossare i paramenti. «Sono andato nell'appartamento», spiegò John, «e a quanto pare il detective Pearson mi ha seguito fin là.» «Stanno portando dentro la defunta», dichiarò uno dei diaconi. Tradu-
zione: loro due erano in ritardo. Padre Rafferty si precipitò verso la sacrestia assieme al giovane coadiutore. Tutti si vestirono in silenzio, poi si allinearono per l'ingresso in chiesa, mentre il tintinnio di una campanella invitava i fedeli presenti ad alzarsi in piedi. Come aveva temuto, la vista della bara fu per Frank un colpo al cuore. All'interno di quel feretro grigio giaceva la persona più cara che avesse mai avuto. Ciononostante, si limitò a emettere un gemito strozzato. John si era bloccato e fissava l'altare. Il giovane seguì il suo sguardo e rimase a propria volta stupito: non solo l'altare, ma l'intera chiesa traboccava di fiori. La bara era ornata da uno spiegamento di gardenie e di rose. Le parrocchiane che si erano assunte quell'incombenza avevano investito il loro zelo di un evidente significato: amavano il loro parroco e sapevano quanto Maria fosse stata importante per lui. Senza alcun riferimento alle implicazioni morali, avevano espresso così i loro sentimenti. Nell'avvicinarsi all'altare, padre Rafferty abbassò il mento in un suo caratteristico gesto di disapprovazione. Non credeva nei fiori per i morti, non lui che lottava per dar da mangiare a centinaia di senzatetto. Quasi in stato d'ipnosi, Frank continuò a osservare il feretro, gli occhi in cerca di qualche segno. La donna rappresenta la quintessenza dell'altro, il simbolo di tutto ciò che il maschio nasconde dentro di sé: la propria dolcezza, le proprie lacrime, la propria vulnerabilità. La risata allegra, la forza immensa, i notevoli bisogni, la voce tentatrice: «Puoi baciarmi, Frank. Dirò a Dio che questo non conta». La messa funebre procedette in tutta la sua gravità, mentre il giovane meditava su quanto potesse essere crudele un funerale, quanto apparisse lento quel rituale a lui tanto familiare. I chierichetti avevano di nuovo sovraccaricato il turibolo, che ora riversava soffocanti vapori d'incenso a ogni venerazione dell'altare. Venne letto il Vangelo, ma Frank non ne udì neppure una parola. Solo quando John diede inizio all'omelia riuscì finalmente a riscuotersi dal torpore. Sul fondo della navata le cineprese della televisione entrarono in azione nel momento in cui l'anziano parroco salì sul pulpito. Cosa stava provando adesso? Come trovava la forza per parlare? I monsignori Quindlan e Hanratty, della Curia, sedevano immediatamente sotto di lui e anche i due detective erano presenti, intenti a scrutare in quel loro modo sgradevole, gli occhi sempre inquieti. Quindlan ostentava l'abituale
espressione affabile. A quanto pareva, neppure il funerale di una donna assassinata era in grado di modificarla. Forse nulla ci sarebbe riuscito. Infine John si rivolse ai presenti. «Era un'amica... della Chiesa, di questa parrocchia e mia. Questa mattina sono stato informato che lei mi ha lasciato una consistente somma di denaro che intendo destinare alle opere di beneficenza e ai molti programmi parrocchiali. Quando l'ho trovata morta nella navata, il mio primo impulso è stato quello di odiare la persona che aveva distrutto la sua vita preziosa. Come molti di voi sanno, Maria era per me una persona speciale. Non me ne vergogno e non ne faccio mistero. Io ero il suo confessore e lei la mia confidente. Quando penso a lei, tanto cara al mio cuore...» Le parole gli morirono in gola, spezzate dal dolore. «Se penso a cosa sarà la vita senza di lei...» Si bloccò di nuovo. Sembrava decisamente che stesse parlando della propria moglie, davvero troppo. La pausa si protrasse e Frank iniziò a sperare che fosse finita lì. L'uomo affranto e stravolto sul pulpito stava vistosamente conducendo un'aspra battaglia intcriore. Alla fine sollevò lo sguardo: la battaglia era stata vinta. «Sentirò la tua mancanza, Maria Clarissa Julien. Tutti noi la sentiremo. E ora, in quanto cristiani e cattolici, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione al tema del perdono. Con grande umiltà e davanti a Dio, noi ti ringraziamo, sconosciuto assassino di Maria, per questa preziosa opportunità di perdonare. In Cristo nostro Signore...» La voce gli mancò ancora, le lacrime che gli bagnavano le guance dissero che questa volta non sarebbe stato in grado di continuare. Frank costrinse il viso a un'assoluta e legnosa impassibilità. Era un vero disastro. Dio solo sapeva che cosa ne avrebbero ricavato i cronisti televisivi. Povero John, povera Chiesa e povero sacerdozio! Il parroco ritornò all'altare e proseguì con la messa. Al giovane coadiutore, la parrocchia, la congregazione e il feretro parvero rimpicciolire in lontananza. Guarda Quindlan adesso, guarda l'espressione calcolatrice di quegli occhi amabili! Questo era stato l'errore che a John sarebbe costato la parrocchia. Frank scoprì con orrore che dentro di sé esisteva un traditore e che il traditore era esultante. No! Doveva confessare immediatamente quel peccato. La campana suonò nuovamente e padre Rafferty sollevò l'ostia consacrata. Durante la comunione entrambi i monsignori si accostarono alla balaustra. Era indubbio che, con l'essersi astenuti dalla concelebrazione del rito,
stavano rendendo alquanto chiara la loro posizione in quella vicenda. Infine John si avvicinò al feretro assieme ai diaconi per l'estremo addio. «Donale eterno riposo, Signore. E ora ricordiamola con la poesia che amò di più.» Chiuse gli occhi e iniziò a recitare con voce incrinata dal dolore: Non nelle mani dei ragazzi bensì nei loro occhi splenderanno i sacri bagliori degli addii. Il pallore della fronte delle fanciulle sarà il loro drappo funebre; E i loro fiori la tenerezza di menti silenziose, E ogni lento crepuscolo un calar di scuri. Poi rimase lì, tremando lievemente, mentre l'eco delle sue parole aleggiava nell'aria. «Non si terrà alcuna processione o rito di sepoltura», dichiarò infine. «Maria ci lascerà qui. È tempo di iniziare a dimenticare. Non udrò voci di scandalo su di lei perché la amavo.» Quindlan tossì rumorosamente. Le luci della TV fecero luccicare i fiori sulla bara. John bisbigliò in tono rauco: «La amavo. Ascoltate pure, è la verità. E il mio cuore è gonfio di pena! Oh, sì... il sacerdote è debole». Giratosi di colpo si allontanò a grandi passi, costringendo Frank e i diaconi ad arrancare frettolosamente alle sue spalle. Il giovane prete era totalmente sconvolto. Talvolta un grande uomo sboccia nel posto sbagliato e in un modo sbagliato. Lui odiava compatire una persona che rispettava così tanto. «Il sacerdote è debole!» Lo aveva detto sul serio. E alla televisione, per di più! Era vero, naturalmente, però non bisognava dichiararlo! John avrebbe controbattuto che i preti sono gente qualsiasi, quindi perché costringerli a standard impossibili? Il sacerdote è debole. Indagine Kitty Pearson considerava l'essere nubile un hobby per il quale non aveva tempo. Talvolta, a tarda sera, si ritrovava a desiderare di essere amata. Ma non succedeva spesso. Normalmente approfittava della solitudine per riflettere sui propri casi. Ora era stanca e non si sentiva in forma perché era rimasta sveglia tutta la notte a pensare a Maria Julien. Aveva fumato troppo, la qual cosa la disgustava, e aveva bevuto troppo caffè, quindi era ma-
ledettamente nervosa. Inoltre, nonostante tutte le sigarette, si era ingozzata di yogurt al cioccolato e di biscotti. Attraversando il posto di polizia indicibilmente squallido, con le sue pareti a piastrelle e il pavimento di linoleum, contrasse l'addome, cercando di nascondere gli effetti del cibo. Dowd stava camminando avanti e indietro nella sala del reparto investigativo, con le scarpe nuove che scricchiolavano come persiane vecchie. Chissà se si rendeva conto di quanto spesso si comprasse un paio di scarpe, quando si trovavano a un punto morto in una indagine importante! Lui la guardò con occhi stanchi: «Sul molo della Twelfth Street è stato trovato un cadavere incredibile». «Assassinato?» «Strangolato a mani nude. Poi però è stato legato a un lampione e dato alle fiamme.» «Con la benzina?» «Già.» Sam si lasciò cadere su una sedia e fissò il soffitto. «Un cieco non identificato. Età imprecisata, ma comunque anziano. Vertebre frantumate e carbonizzato. Niente fumo nei polmoni, tuttavia. Perlomeno era già morto quando lo hanno bruciato, grazie a Dio.» «Povero vecchio.» «Non voglio che cose simili accadano nel nostro distretto. Questa faccenda si rivelerà un maledettissimo guaio.» «Dev'essere stato strozzato da un gorilla.» «I gorilla non strangolano la gente. A ogni modo non mi risulta che a Manhattan ne circolino molti.» «Credo proprio di no.» Kitty era pronta a lasciar cadere il discorso sul vagabondo carbonizzato. L'attività criminale manifesta una notevole componente abitudinaria, quindi sarebbe stato altamente improbabile che il medesimo assassino si fosse servito di due metodi diversi. Tuttavia avevano una vittima bruciata... e il cadavere intriso di benzina di Maria Julien. «Dunque», riprese Dowd, «siamo di nuovo al punto di partenza.» «Ci ho pensato tutta la notte, Sam. Preti, quattrini e sesso perverso. Sai qual è la mia conclusione? Rafferty è miserevole e disgustoso, ma non ha ucciso nessuno.» «Sono d'accordo. E neppure Bayley e Non-dico-un-tubo, data la totale assenza di movente da parte loro.» La ragazza si accese l'ennesima sigaretta. «Sai, ricordo bene i sacerdoti
che ho conosciuto all'epoca della mia adolescenza. Erano dei sant'uomini. Questi tizi, invece, indossano abiti ecclesiastici ma rispondono alla chiamata delle cinture borchiate.» Aspirò una lunga boccata, riflettendo che era stato senz'altro il diavolo a introdurre la pianta del tabacco. Così buono e così pericoloso. «Solo Rafferty. Secondo me Bayley è una persona a posto.» Kitty non poté evitare di ridere. «Ed eccoci qui a rimuginare ancora sui preti perché non abbiamo un'alternativa.» «Beh, qualcosa abbiamo.» «Certo, una donna morta nel mezzo di un grande locale vuoto.» «Chiuso a chiave, per giunta. È una situazione classica nella letteratura poliziesca.» «Odio quelle scemenze.» Dowd le lanciò una delle sue occhiate da cane triste. Lei odiava anche quell'espressione. Si accompagnava sempre alle scarpe nuove. «Il capitano Malcom si è fatto vivo poco fa.» «E allora?» «Terrà una conferenza stampa sul caso alle tre.» Vedendola inarcare le sopracciglia, lui le gettò in grembo una copia del Post, CHIESA DI SANGUE. L'articolo occupava quattro righe. «Avrebbero potuto aggiungere una quinta riga», commentò lei. «'Gli esperti della polizia credono che il caso non verrà mai risolto.'» «Ho chiesto al laboratorio di occuparsi del vagabondo cieco. Esamineranno i resti.» «Spreco di mano d'opera.» «Metto solo i puntini sulle i. I capi sono interessati, ricordatelo.» Quella era la peggior tragedia che mai potesse abbattersi sui detective: un'indagine al centro dell'attenzione, senza una via d'uscita. «Abbiamo ricavato qualcosa interrogando i vicini?» «Una donna pensa di aver visto la porta della parrocchia aperta di notte, la settimana scorsa.» «Ma non la sera giusta?» «Naturalmente no.» «Va bene, molto utile. Che altro?» «La chiesa è infestata. Un medium vuole trascorrere la notte nella galleria del coro. Le entità malevole abbondano.» «Quindi possiamo suggerire al capo la seguente dichiarazione alla stampa: 'Nessun comunicato ufficiale. La polizia è in difficoltà.' Poi parleremo
con il personale in servizio nell'edificio dove abitava Maria: chi entra ed esce dal suo appartamento? Se ne saranno in grado, ci faremo fornire qualche nome.» «Detesto doverti rammentare...» «So maledettamente bene che sono già stati interrogati, Sam, ma intendo riprovarci. Questa volta con le cattive maniere.» «Giusta procedura.» «Va' a farti fottere, stupido!» Dopo un'occhiata all'orologio, Kitty spense la sigaretta. «Prima fermata, la porta di servizio di Waverly al 158. Stanno per uscire gli addetti al turno da mezzanotte alle otto del mattino. È ora di spiegare loro che possiamo revocare a tutti il permesso di soggiorno.» «Quale permesso di soggiorno?» «Esattamente quello che volevo dire.» 7 Il ricordo dell'assassinio di Maria aderì come fumo untuoso alla vecchia chiesa e a tutti coloro che vi erano legati. Le giornate di Frank erano composte di sorrisi pubblici e lacrime segrete, oltre allo spaventoso vuoto al centro del suo petto. In quel momento stava impegnandosi allo spasimo nella corsa, cercando nell'esercizio fisico il modo di liberarsi dalla frustrazione che lo aveva assalito nel vedere John al notiziario delle sei di Channel Five. Il viso devastato dell'anziano parroco aveva riempito lo schermo: «Il sacerdote è debole!» Quei bastardi dei mezzi di comunicazione adoravano ferire la Chiesa. Di lì a un quarto d'ora avrebbe presieduto una riunione dei Seguaci di Cristo, l'unico punto luminoso in un giorno che si era trascinato fra un litigio con il comitato finanziario, la partecipazione a un incontro di dirigenti cattolici e una contenuta rampogna a una delegazione di un gruppo chiamato Lesbiche Cattoliche Irlandesi, che voleva usare la chiesa per rituali incentrati sulle donne. Infine si era sobbarcato il gruppo dei malati di AIDS, ossia l'incombenza che detestava di più. Il loro dolore gli risultava quasi insopportabile e infatti era John a occuparsene normalmente. «Il Signore vede dentro di noi», aveva esordito guardando quei volti solenni e scavati. «Stiamo molto peggio dei dannati martiri», gli aveva risposto Jerry Edwards, il segretario del gruppo. Poi era scoppiato a piangere: aveva appena saputo che il suo sarcoma di Kaposi era ormai incontrollabile. «Ho pati-
to l'inferno per i primi venticinque anni della mia vita cercando di affrontare il fatto che sono gay!» Soffocato dai singhiozzi, era rimasto muto a riflettere su dove il proprio coraggio lo avesse condotto. Frank si era sforzato di trovare per loro parole di consolazione. «Pensate al serpente che spesso appare schiacciato sotto il piede della Vergine o dei santi nelle raffigurazioni della tradizione cattolica. Lotta per liberarsi, ma non può consumarci! Non riesce a colpirci perché noi siamo qui, in seno alla Chiesa, e sconfiggeremo la morte.» «Oh, no, padre, io non ce la farò. Non ce la farò!» «La tua anima sopravviverà, Jerry.» Sofferenze del genere sono parte di ciò che rende i buoni sacerdoti tanto disperati. Dio, ascoltami, la mia gente ha problemi tremendi! Signore, patiscono pene terribili! Ascoltami, ascoltami! Frank corse sempre più forte, lasciando che lo sforzo muscolare lo rilassasse. Forse la sua unica alternativa consisteva nel confidare tutto al proprio direttore spirituale: poteva confessargli ogni singolo dettaglio e rimettersi in sintonia con il Signore. Nel girare l'angolo di West Fourth Street rallentò, si deterse il sudore con l'asciugamano che portava attorno al collo e salì i gradini che conducevano all'ingresso del palazzo in cui abitavano i Nicastro. Peccato che John non permettesse ai Seguaci di Cristo di riunirsi in chiesa. Troppo estremisti, sosteneva. Tuttavia, quella non era l'opinione del cardinale né tantomeno di Roma. Se padre Rafferty avesse avuto il buonsenso di cimentarsi con un po' di politica diocesana, adesso non si sarebbe trovato su un terreno così scivoloso. Beh, almeno una cosa era certa: l'ora successiva avrebbe rappresentato l'unica nota lieta della giornata. I Seguaci di Cristo erano persone meravigliose che cercavano di vivere secondo i costumi degli antichi cristiani, in nuclei profondamente devoti di mutua collaborazione. Entrò nell'edificio servendosi della propria chiave, visto che per lui quel luogo era quasi una seconda chiesa. Lì celebrava la messa tre volte la settimana e presiedeva numerosi incontri di varia natura, per non menzionare il fatto che alla tavola di George e Maureen esisteva sempre un posto a sua disposizione. Il suo ingresso nel soggiorno venne salutato da un coro di «Salve, padre». Il giovane guardò quella ventina di visi. Non stavano sorridendo. Il cuore gli si fece di piombo: evidentemente loro volevano discutere di
John e della sua umiliazione televisiva. Dunque anche quell'occasione gioiosa si sarebbe rivelata un tormento. George parlò per primo e, come al solito, andò dritto al punto: «Padre, siamo terribilmente sconvolti a causa del parroco». Frank non ne fu sorpreso, per quanto avesse sperato che in qualche modo il problema non si ripresentasse. «E l'omicidio? E il benessere della parrocchia?» «Credo di sapere come risolvere l'assassinio», disse Nicastro. «Ora il problema principale è padre John.» Lui tentò di nascondere la propria sorpresa. Risolvere l'omicidio di Maria Julien? «Lo hai detto alla polizia?» George distolse lo sguardo. «Farò ciò che devo fare, ma adesso voglio discutere di padre Rafferty. Le sue eresie e i suoi scandali sono la nostra primaria preoccupazione.» Il giovane prete gemette dentro di sé: desiderò di essere a casa, a letto e al buio. «Certo», ammise sedendosi, «si tratta di una situazione disgraziata.» La furia negli occhi di Nicastro era sorprendente. «Lui minaccia l'integrità del sacerdozio!» «L'esatta natura del suo comportamento va ancora...» «L'entità del peccato non è l'argomento fondamentale. Di fatto, ha suscitato inchieste da parte di stampa e televisione.» Jenny Conrad andò al videoregistratore e premette un pulsante. Sullo schermo apparvero le immagini del notiziario di Channel Five e si udì la voce del commentatore: «Oggi John Rafferty, il popolare parroco del Greenwich Village, ha sepolto un'amica molto speciale». La nota di scherno risultava alquanto evidente. Ed ecco John, in chiesa, sotto le luci dei riflettori: «La amavo, è la verità». Di nuovo in studio: «Padre Rafferty è parroco di Mary and Joseph dagli anni Sessanta. Dato che la normale procedura prevede una rotazione degli incarichi ogni dodici anni, abbiamo domandato a monsignor Robert Quindlan, dell'arcidiocesi, come mai a padre Rafferty sia stato permesso di rimanere tanto a lungo in questa parrocchia». Il viso tondo di Quindlan: «Era una istituzione al Village». Ancora John, gli occhi lucidi di lacrime: «Oh, sì, il sacerdote è debole!» «Va bene», tagliò corto Frank, «ovviamente l'ho già visto.» Maureen Nicastro parlò con la sua voce dolce e curiosamente intensa: «Vogliamo che lei guidi una delegazione alla Curia. Intendiamo consegnare al cardinale una petizione per l'allontanamento di padre Rafferty».
Il giovane prete si sentì impallidire e avvertì il senso di vertigine che sempre accompagnava i momenti di estrema tensione. «Io...» «Lei può farlo», insisté Maureen, porgendogli un foglio. Lui lo prese con dita intorpidite. «Ci sono settanta firme, padre. Tutti parrocchiani di ottima reputazione.» «Di eccellente reputazione», aggiunse suo marito. Joe Bowers si unì agli altri due. «A causa dell'omicidio un piccolo scandalo si è trasformato in un dramma. E se lei fosse rimasta uccisa in una lite fra amanti...» «Un momento, Joe, qui ci stiamo spingendo davvero troppo in là.» «Se quella ragazza è stata assassinata per mano sua...» «Ma andiamo!» Un dolore terribile sembrò spaccare in due il cranio di Frank. «Ma andiamo!» ripeté con voce rotta. «Se fosse andata così, allora nascerebbe uno scandalo di portata mondiale.» Il giovane sacerdote non sapeva che cosa dire. George, livido in volto, stava sudando. «Lei era una meretrice e si è meritata quello che ha avuto!» La moglie, arrossendo, accennò a una protesta. «Ecco, forse ho esagerato un po'.» Frank gli posò una mano sulla spalla. «So che cosa provavi per Maria.» «Era una prostituta, una sgualdrina, ed è un bene che sia morta.» Benché li amasse e rispettasse enormemente la loro fede, lui trovava quel fervore semplicemente allarmante. Era un uomo grande e grosso, ma per niente duro dentro, non come questa gente. Quando giocava a football, doveva ridurre gli avversari a divise anonime, altrimenti non sarebbe stato in grado di colpirli con aggressività sufficiente. Conflitti del genere lo facevano stare male fisicamente. Aveva il dovere morale di difendere il proprio parroco. Madre Chiesa aveva bisogno di questo, e lui non glielo avrebbe negato. «È perfettamente normale e morale che un sacerdote coltivi amicizie femminili. Anche le donne sentono la necessità di frequentare i preti e non solo in chiesa, per ricevere consigli e supporto.» Guardò Maureen, Jenny e Linda Evans. «Tutti hanno bisogno del loro sacerdote e diritto a un contatto privato con lui.» Linda replicò: «Il punto non è questo, padre». «Abbiamo investigato», specificò George. Gli occhi dei presenti gli stavano scavando dentro. Se avevano montato la guardia all'appartamento, allora poteva essere lui quello che adesso veniva sottoposto a processo.
«Il portiere l'ha vista entrare in casa in compagnia di un uomo anziano proprio il pomeriggio precedente l'omicidio.» Frank quasi boccheggiò per il sollievo. Avevano sorpreso John con la Sorella della Carità. «Sono saliti assieme. Per quanto ne sapeva il portiere era la prima volta.» Il giovane si schiarì la gola. «È una notizia grave.» Il sapore dell'ipocrisia che avvertiva in bocca era come un olio denso e disgustoso, il senso di colpa una lama gelida. Loro lo osservarono con visi feriti e nel contempo sospettosi. «L'abito talare è sacro», dichiarò infine Joe con convinzione. «Non è lecito violarlo.» «Ma siamo certi che lo abbia fatto?» George gli indirizzò un'occhiata dura. Quello era un uomo capace di rivoltartisi contro in un istante. «Padre, noi la rispettiamo per il suo sforzo di difendere il parroco. Lei deve provarci. Ma lui è salito in quell'appartamento. Andiamo, padre!» Dietro le sue parole si celava qualcosa di simile allo scherno. Di colpo Frank si rese conto che Nicastro sapeva tutto e stava semplicemente nascondendo l'intera verità agli altri. Sapeva tutto! «Ogni sacerdote che capitola trascina nella sua caduta una parte del Corpo di Cristo», aggiunse Maureen. «La mano di Satana», mormorò Jenny. Frank la guardò con occhi appannati dalla sofferenza. «Lasciamo perdere il demonio. Non vedo che cosa c'entri.» «Satana si nasconde.» «Che significa?» Joe Carlotto si sporse in avanti. «Che sembra non esistere, padre, mentre invece si aggira fra noi. Qui stiamo parlando dell'opera di Satana.» «Non mi sembra.» Maureen emise una risata stridula che avrebbe rappresentato una sventura per la cristalleria. «Perché Satana si nasconde a lei, padre.» Il giovane prete deglutì. Se avesse avuto una bottiglia, l'avrebbe tracannata direttamente dal collo fino a cadere privo di sensi. A fatica si riprese a sufficienza da rammentare che esisteva una obiezione logica in grado di risparmiargli la tragica esperienza di comparire alla porta del cardinale con quella petizione fra le mani. Improvvisamente gli tornarono alla memoria lo schiocco della cintura, il
lampo di dolore, la risata, l'erezione del proprio membro, i miserabili e contorti bisogni che si prendevano gioco di lui. Desiderò di poter strisciare via dalla casa di persone tanto pie. «Ricordate», disse invece. «Signore, io non sono degno. Chi scaglia la prima pietra...» «Colui che è senza peccato», recitò Joe, «scagli la prima pietra.» «Esattamente.» «Questo non significa che il colpevole debba rimanere impunito, padre», obiettò subito George, «bensì che i peccatori dovrebbero occuparsi dei loro peccati.» L'eterno avvocato. «Se portiamo una petizione simile al cardinale, implichiamo di essere a conoscenza di qualcosa che la stampa e il pubblico ignorano. I giornali si scateneranno. Peggioreremo le cose.» Questa osservazione li bloccò, perché era innegabilmente vera. Grazie al cielo aveva trovato la lucidità per esprimerla. Ma da dove gli era venuta quell'emicrania? Era la peggiore che avesse mai sperimentato. Avrebbe voluto urlare, trapanarsi il cranio, qualsiasi cosa pur di alleviarla. Nicastro sembrava intento a fissarlo. Frank si agitò sulla sedia, rammentando la sensazione di intrappolamento provata ai tempi della propria infanzia. I genitori lo costringevano su uno sgabello e lo interrogavano finché non cedeva, poi lo obbligavano ad aspettare la punizione. Lui rimaneva là seduto, in preda all'apprensione, guardando la mamma che terminava di stirare prima di venire a fargli del male. «Dobbiamo lasciare che le cose seguano il loro corso ancora per qualche tempo.» Ora la sua voce era più forte, l'emicrania meno dolorosa. «Se è accaduto il peggio, se, Dio non voglia, non si è trattato di un omicidio casuale...» «Dunque lei pensa che io abbia ragione?» «No! Assolutamente no, Joe. Esistono moltissime altre possibilità. Non è stato padre John. E assolutamente distrutto, e nessun uomo potrebbe fingere emozioni del genere.» Desiderò di trovarsi in compagnia di qualcuno che lo trattasse gentilmente. «La voce della saggezza», dichiarò Maureen. «Padre Frank ha ragione. Meglio non consegnare la petizione.» «Ma dobbiamo agire!» protestò George. «Questa comunità non può rimanere silenziosa.» «Sono d'accordo», annunciò Frank. Poi ebbe paura: non avrebbe dovuto aprire bocca. «Lettere!» sbottò Jenny. «Come nel caso della campagna contro gli o-
mosessuali.» «Se ben ricordi non hanno funzionato», obiettò Nicastro. I Seguaci di Cristo avevano organizzato un massiccio invio di lettere di protesta perché l'Associazione per la Dignità Omosessuale si era intestardita a usare Mary and Joseph anche dopo che il cardinale li aveva banditi dal territorio della parrocchia. «Invece sono servite», ritorse Frank. «La Curia ha convocato John.» «Però loro continuano a riunirsi mentre noi non possiamo.» La voce di George era acida. Questa gente odiava padre Rafferty, lo detestava addirittura. «Non si è trattato di un fallimento», insisté Frank. «Quell'iniziativa ha messo John in una posizione molto più vulnerabile. Se l'obiettivo è sbarazzarsi di lui...» «E provvedere affinché lei venga designato parroco, padre!» «Sia ciò che sia. In ogni caso, le vostre lettere vengono lette di sicuro.» Cercò di guardarli con aria significativa. «E hanno un effetto alquanto preciso.» Qualche missiva di lagnanze avrebbe creato guai infinitamente minori di una petizione formale. La riunione proseguì. Come di consueto, loro insistettero sui medesimi argomenti: volevano varare un proprio programma di proselitismo, avere un maggior numero di sessioni di confessione in comune e ripristinare la benedizione in latino. Tutto bene per quanto lo riguardava. «Quando potremo usare Mary and Joseph... ufficialmente?» Circa un terzo delle parrocchie dell'arcidiocesi ospitavano nuclei dei Seguaci di Cristo. Solo a loro veniva negato l'utilizzo della propria chiesa. «Temo che per questo il divieto rimanga.» «Lui, le sue sgualdrine e le sue eresie! Ne abbiamo il diritto, siamo riconosciuti da Roma!» «George, ne abbiamo già discusso fino alla nausea. Non posso cambiare le sue opinioni e la Curia non forzerà un parroco su una questione di politica parrocchiale interna.» «Finora lo abbiamo accettato, padre, ma adesso è ovvio il motivo per cui lui non ci vuole. E un peccatore votato a Satana con corpo e anima, ecco perché ci respinge! Noi però non permetteremo che tutto ciò continui ancora per molto. Presto occuperemo il posto che ci spetta.» A Frank non piacque quell'atteggiamento: si stavano preparando a un'aperta ribellione. Non osò guardare l'orologio per timore di sembrare indifferente ai loro problemi, ma suppose che fossero quasi le nove. Si augurò
che la riunione terminasse al più presto. «Padre, se il parroco non ci concede l'uso della chiesa inizieremo a servircene di nostra iniziativa. Vogliamo che i nostri rituali si svolgano all'interno della parrocchia!» Il giovane prete si rese conto di non potersi opporre. Da troppo tempo la pressione stava crescendo in quella gente e ora si erano accorti della vulnerabilità di John. Qualsiasi cosa accadesse si sarebbero mossi contro di lui. E in effetti l'anziano parroco se lo meritava: non aveva alcun diritto di bandire un gruppo approvato da Roma. «Non rispecchiano i principi che animano la parrocchia», aveva dichiarato. «Qui al Village siamo diversi.» Ossia di vedute più ampie, più tolleranti e comprensivi che non i Seguaci di Cristo. E questo era abbastanza vero. «Propongo di trasferire in chiesa le sedute di confessione. Facciamolo e basta!» Joe era sempre incline all'azione. Si udirono mormoni d'approvazione. «Possiamo, padre?» Gli occhi di Maureen traboccavano di speranza. Frank annuì. Impossibile opporre un ennesimo rifiuto: gli sarebbe spettato l'ingrato compito di vedersela con John. «D'accordo», accondiscese. Immediatamente si verificò un notevole allentamento della tensione. Il gruppo si mostrava spesso un po' nervoso nei suoi confronti, in quanto il ruolo di coadiutore lo costringeva ad appoggiare il proprio parroco. «Se le dice di lucidargli le scarpe, lei si precipita a prendere la spazzola», aveva affermato George. La confessione in comune, un rituale appartenente esclusivamente ai Seguaci di Cristo, legava molto profondamente i membri l'uno all'altro, rendendoli partecipi della sfera più intima di ciascuno. Si trattava della forza maggiore del movimento e il giovane sacerdote la approvava senza riserve. A quel punto cadde il silenzio e Frank ne approfittò per controllare l'ora. Ancora dieci minuti. «Preghiamo», li invitò. Con voce tremula e piena di fervore, chiese a Dio la salvezza. Ma per lui non ci sarebbe stata salvezza, non finché non avesse confessato la verità. Sono un bugiardo, un imbroglione e un ipocrita. Al termine dell'orazione, rifiutò di trattenersi per un caffè, sostenendo di essere stanco. «Devo sopportare due pesi», si giustificò. «Padre John è troppo stravolto dal dolore per lavorare.» Una volta all'esterno, si affrettò lungo la strada semideserta, rabbrivi-
dendo per il vento gelido che gli sferzava il collo e desiderando ardentemente che il tepore primaverile arrivasse al più presto. Entrato infine nella canonica, richiuse subito la porta a chiave e si addossò al battente come un fuggiasco finalmente al riparo, respirando a fondo. Là dentro era meravigliosamente silenzioso, grazie al cielo. Muovendosi nell'edificio, Frank non accese alcuna luce: voleva l'oscurità. In soggiorno si diresse alla vecchia credenza e ne estrasse una bottiglia e un bicchiere, quindi si versò una buona dose di whisky e sedette nella poltrona più comoda della stanza. Peccato non ci fosse un bel fuoco. Avrebbe detto a Lupe di attivare il caminetto. In quella quiete, le sue pene parvero fuoruscirgli dai pori e assestarsi attorno a lui come un gas. Pensò a Maria, distesa nel buio e nell'immobilità della tomba. Era forse in grado di vederlo, di ascoltarlo? Poteva osare rivolgere a lei le proprie preghiere, adesso, chiederle forza e perdono? Le sue riflessioni si spostarono sulla riunione con i Seguaci di Cristo, sull'impeccabile fede di George Nicastro, dagli occhi intensi e duri... un uomo difficile da amare. Il suo fervore lo rendeva brutto, e quel cuore ribelle suscitava paura. Se solo sapessero, quanto mi disprezzerebbero... Dal piano di sopra proveniva il russare di uno dei sacerdoti e l'eco dei passi dell'altro. Frank decise che avrebbe aspettato in soggiorno finché entrambi non si fossero addormentati: non si sentiva più in grado di pronunciare una sola parola gentile o di offrire un solo sorriso rassicurante. Infine vennero le lacrime, e il giovane si concesse il lusso del loro bruciante passaggio sulle guance. Un prete continuava a russare e il secondo a camminare. Avanti e indietro, percorreva il pavimento a grandi passi. Tanto tempo fa, anche suo zio aveva camminato così: il vescovo Edward Francis Bayley, dalla nera tonaca frusciante e gli occhi famelici. Una vita può essere definita dalle sue perdite, ma ciò non è assolutamente necessario. Esistono anche i guadagni. «Non puoi considerarti un sacerdote finché non ripristini i voti.» Falso. La realtà era assai peggiore. Lui era un prete, ma un prete macchiato, fallito. «Maria, mi hai distrutto.» No, mi sono distrutto con le mie mani. Un uomo solo, in lacrime, nel cuore della notte, giunto al fondo della disperazione, questa era l'eredità che aveva lasciato Maria al mondo.
Povero mondo. Scorribanda notturna Era venuto il momento di aumentare la pressione, di prepararli a essere spezzati sulla pubblica ruota. Era tempo di sentire l'odore del fuoco e di ascoltare la caduta delle parole. Dopo stanotte, avrebbero pensato di abbandonare la parrocchia. E ciò sarebbe servito soltanto a rendere la sua bruttezza più famosa. Una lunga, lenta ondata di oscurità crebbe nel profondo del suo essere, simile a una tempesta che si vada addensando proprio sotto l'orizzonte. Aria fredda... pelle nuda... Allora aveva otto anni, era sdraiato come al solito sul tetto a osservare le stelle e a godere il tepore estivo. Loro stavano sulla veranda lì sotto, e lui poteva percepire l'aroma penetrante della sigaretta della mamma e del sigaro di papà. Non riusciva a udire distintamente le voci, ma solo il turbamento nel loro tono. Mamma stava piangendo e lui si era presto reso conto di chi fosse l'oggetto della conversazione. Poi si era sollevato il vento e il frusciare delle foglie aveva soffocato tutto. Quando erano tornati a casa dalla messa avevano scoperto il coniglio. Perché no, del resto, visto che non lo avevi nascosto? Ora avrebbe causato un sacco di guai, ma mentre lo facevi ti eri divertito un mondo, era stato bello guardare, ti aveva riempito di eccitazione e di pace. La mattina dopo ti avevano chiamato in soggiorno. Entrambi indossavano gli abiti della festa, come se si fossero vestiti per l'occasione, e a te era venuta la pelle d'oca. Il coniglio era là sul pavimento, in un sacchetto di carta. L'odore del pelo bruciato si sentiva ancora. La mamma aveva esordito dicendo: «Sappiamo che non intendevi commettere una cattiva azione». «Oh, mamma. Mi dispiace. Mi dispiace.» Papà si era avvicinato e ti aveva rinchiuso nell'oceano delle sue braccia. «Satana, abbandona mio figlio!» Tu vai a confessarti, frequenti la messa, ti unisci ai chierichetti, dedichi l'infanzia al Signore. Ma la cosa non ti lascia. Non può, è parte di te. Al contrario, si nasconde sempre più in fondo dentro il tuo essere e questo diventa lo schema della tua vita.
Talvolta pensi al coniglio di tua sorella e ti diverti. Pensi alle fiamme blu che lo avvolgevano e al modo in cui si agitava mentre bruciava. Nei tuoi sogni cammini di notte... e ogni tanto ti appare una ragazzina che una volta avevi amato, davanti alla scuola, segnata da grossi lividi. Nel vederti, lei aveva urlato: «Ti odio, ti odio, ti odio!» Oh, sì... In realtà, ciò che lo spingeva ad agire come faceva era un'infinitesimale distorsione della personalità. Niente che qualcuno avrebbe potuto notare. Oggigiorno, quelli come lui venivano definiti psicopatici. Viveva in un mondo che stava rapidamente diventando impotente davanti alla propria stessa violenza. Psicopatico, certo. Che cosa significava? Si irrigidì sull'attenti, le braccia lungo i fianchi e i pugni serrati. Il suo bisbiglio era aspro come una scarica elettrica. «L'accusa medesima solleva la presunzione di colpa. E voi avete pronunciato una... dunque... vediamo un po', ecco... trascrizione numero settantaquattro, caso ventitréottantuno... ah, voi avete pronunciato una dichiarazione di innocenza! Molto bene. Colpevoli come da accusa, la negazione costituisce la prova. «Siete quindi condannati da questa Corte d'Inquisizione a essere consegnati al braccio secolare affinché vi conduca al luogo dell'esecuzione, dove verrete arsi sul rogo.» Scivolò lungo il marciapiede come una foglia. La notte era limpida e dura. A quell'ora, qualche stella penetrava ciò che rimaneva delle luci della città. Gli piacevano gli occhi delle stelle, simili a gioielli maligni. Fingi per tutto il giorno, poi dormi, e infine viene il momento in cui le stelle ti porgono il benvenuto. Quando arrivò alla chiesa era buio pesto. Aprì la porta ed entrò: al pari di un ragno che tende la ragnatela, lasciò il battente socchiuso di uno spiraglio. Fe fi fo fum. Si sbarazzò degli ampi abiti da strada e rimase negli aderenti indumenti sottostanti. Quando si mosse, il cuoio scricchiolò. Appiattendo il più possibile il ventre, strinse ulteriormente la cintura. Sotto i suoi piedi il pavimento era freddo, l'aria gli solleticava lievemente l'epidermide. Mentre avanzava lungo la navata, le cosce gli si ricoprirono di pelle d'oca. Inalò gli aromi deliziosamente nauseanti della chiesa, riempiendosi i polmoni dell'odore di candele consumate, di polvere e del tocco d'incenso, residuo di quel ridicolo funerale. L'oscurità aveva trasformato il vecchio e familiare altare in un ricettaco-
lo di ombre baluginanti. La croce che lo sormontava gettava un sinistro contorno sulle prime dieci file di banchi. Lui osservò le linee severe dei sedili dove la gente si affollava per ascoltare la messa. Sarebbe stato divertente far scoppiare le loro teste come palloni. Poteva vedere una grande freccia rossa che indicava questa chiesa, in procinto di essere mutata in un mito: da quell'unico, insignificante edificio, lui era in grado di produrre un'enorme distruzione. Entro sei mesi il mondo intero avrebbe saputo dei sacerdoti che avevano amato e ucciso. Sui lati opposti della navata si stagliavano gli altari di San Giuseppe e della Vergine. Senza esitare, si diresse verso il primo. La statua lo fissò. Era viva, naturalmente: dopo mezzanotte, tutte le statue sono vive. Lui sollevò lo sguardo sul cranio calvo, sul viso barbuto. Domanda: lo dici prima al vecchio Joe o vai subito a fartela? «Vuoi ballare?» gli chiese. «So che sei un uomo anche tu, ma che diavolo, trovo carini gli ebrei pelati! Coraggio, fai lo strut con me!» Il santo non si mosse. Come sempre, del resto. «Peccato. Stai affliggendoti di nuovo sui Cinque Misteri Dolorosi, vero? Già, me ne rendo conto. Nessun tizio il cui figlio è stato flagellato avrebbe voglia di ballare.» Sputò sul piede di gesso. «Oh, Maria!» esclamò poi, piroettando con le braccia sollevate in aria. «Oh, Maria!» Simile a uno spettro, attraversò danzando la navata fino all'altare della Vergine. La maestà di quell'immagine ammantata d'azzurro lo costrinse a gettarsi al suolo, l'erezione premuta contro le antiche travi di dura quercia. Lì giacque immobile per più di un minuto, gli occhi fissi sul pavimento. «Spiacente, tesoro», disse infine a un nodo nel legno, «sono stato colto da un attacco di idolatrite. Tuttavia credo di riuscire ancora a trasudare un po' attorno.» Iniziò ad avanzare strisciando. Lasciando una scia come una lumaca. Giunto ai piedi della statua si alzò sulle ginocchia e cantò l'Ave Maria con voce sorprendentemente cristallina. Le parole echeggiarono in quell'aria dolente, riempiendolo di ricordi del tempo in cui il suo cuore splendeva di fede. Chiunque lo avesse sentito avrebbe pensato a un angelo disceso sulla terra... finché il solenne latino non degenerò in un'oscena risata. Nel silenzio che seguì, rimase inginocchiato con i muscoli irrigiditi, la pelle umida di sudore.
Dall'esterno venne l'ululato di una sirena, seguito dal frenetico richiamo di un clacson. Un camion dei pompieri, senza dubbio diretto sul luogo di qualche incendio doloso. Come un branco di topi il popolo della notte era al lavoro. Lui visualizzò gli uomini stanchi con i loro stracci e le latte di benzene intenti a sgattaiolare nei seminterrati della città all'inseguimento dei dollari dell'assicurazione. «Conservali in salute, San Sisto.» Era quello il santo giusto? Oppure si trattava di San Cristoforo? No, era stato abolito. Adesso era soltanto un qualsiasi signor Cristoforo. O meglio Cristofori, visto che era risultato essere tre o quattro persone diverse. Come osavano pasticciare con San Cristoforo? Che ne sarebbe stato dei fabbricanti di statuine, come avrebbero fatto fronte alle perdite? Non si può mica far scattare un interruttore e cominciare a vomitare Gesù di plastica da una pressa per San Cristoforo! Lentamente, sinuosamente, scivolò al di là della balaustra di marmo che separava l'altare della Vergine dal resto della navata. Con un soffio spense le candele che sgocciolavano di fronte alla statua: al diavolo le vecchiette e i loro ceri assurdi e senza senso. Ora la chiesa era quasi interamente buia. «All'oscurità», bisbigliò, «e a me...» Cominciò ad arrampicarsi sul piedistallo, passando la lingua sul piede di gesso levigato, afferrando il corpo del serpente schiacciato sotto le dita. «Balla con me, Henry», mormorò spingendosi sempre più in alto. La statua era coperta di polvere e lui starnutì, suscitando un cupo rimbombo nella vastità attorno a sé. Poi pregò: «Cara Vergine, portami un bel coniglio grasso stanotte». Dato di fatto: il dizionario cattolico definisce il coniglio un essere vivente sacrificato a Dio. Traduzione: una vittima. Leccò furiosamente il viso della Madonna, fermandosi di tanto in tanto per accumulare altro liquido. Gli parve che uno stuolo di stelle gli fosse penetrato nella testa. Ben presto udì risuonare sul fondo della navata i passi di uno stupido. «Ehi, grazie!» esclamò, scendendo velocemente dalla statua. Con un sibilo, un fiammifero fu acceso nei pressi del portale. Un vecchio viso tremolò alla sua luce incerta, qualche anziana fedele della parrocchia attratta dal battente socchiuso, che offriva l'opportunità di recitare altri inutili Atti di Contrizione. Più diventavano decrepiti, maggiore la frenesia dei loro sforzi di espiazione. Rannicchiato al suolo, lui avanzò con le braccia protese, l'ombra di un
ragno. A metà strada dalla preda udì il respiro, sibilante e insoddisfacente: enfisema o cancro polmonare, avanzato. Volò come un falco, con la grazia di un condor, un uccello rapace, un divoratore di carogne. Quando la toccò, la donna sussultò; invece di urlare emise una specie di fischio. Lui le bloccò le mani dietro la schiena e, insieme, fluttuarono lungo la navata in direzione dell'altare, dove la costrinse a inchinarsi afferrandole i capelli e piegandole il capo. Poteva anche non dire molto, però era un uomo determinato a far sì che ogni parola contasse. Limitati ad affermare solo ciò che è importante. Si schiarì la gola. «Hippity, hoppity, felice giorno di Pasqua! Recita la tua litania, Hunca-Munca... no, lei è un topo. Gesù mi ama, Gesù mi odia, Gesù non è sicuro!» Le sue grida erano gorgoglianti e spezzate. Non si può ridere forte a un'esecuzione, vero? Vediamo, sarebbe un peccato mortale o veniale? Le risate andavano benissimo durante la tortura, naturalmente, ma non mentre stavi uccidendo. In quel momento bisognava essere piuttosto gravi, austeri e un pochino condiscendenti. Salì sul pulpito, trascinandola con sé. Il pulpito era il punto della chiesa che preferiva. Qui i maledetti preti venivano per parlare a voce alta e non dire un cazzo. Tenendola per il colletto, la lasciò penzolare oltre la balaustra. Tramonto e stella della sera... Tremando, la vecchia tentò di trovare un appiglio dietro di sé. Non riuscendovi, si sforzò di aggrapparsi alle sue dita. Le mani rugose tirarono, si agitarono e infine sbatterono nell'aria come frenetiche falene. «Fai wopwopwop!» Dolcemente come una melodia al crepuscolo, la sua anima scivolò via. «Quanto sei incantevole», le mormorò lui. Quindi ridacchiò sommessamente, lasciando cadere il fagotto inerte e subito balzò giù dietro di esso. Atterrò con leggerezza, reso pulsante di vita dalla forza speciale che deriva dal sacrificio. Ora era reso pieno di energia dalla droga più splendida e rara di tutte. Credeva nell'uccidere con durezza, ma non riusciva mai a farlo con sufficiente violenza. Il suo sogno era giustiziare qualcuno sul rogo. Le scintille, le urla, la magia! Dalla finestra del transetto scorse le prime luci dell'alba.
Tempo di ripiegare le ali per sfuggire al sorgere del sole, mio caro ragazzo, e di ripulire questo disordine! Santa pace, non puoi lasciare la vecchia signora Coniglio qui dentro. Un'altra ancora come Maria e chiuderanno la baracca. E questo non andrebbe bene, non per il momento. Tirali su, tirali su, segnali con una V, mettili nel forno per il bambino e me? No, troppo tardi per incenerire. Devo buttarla nella spazzatura. Peccato, il fuoco libera l'anima. Velocemente abbandonò la chiesa, e velocemente si sbarazzò del fardello gettandolo in un cassonetto a un isolato di distanza. Un piccolo rituale: tre candele, una sulla fronte, una sul ventre e una ai piedi. L'accensione del fiammifero fu un suono soddisfacente, e tanto dolci le fiammelle. La lasciò così, con le sue candele che sgocciolavano al vento invernale, con la pelle tiepida e morbida come quella di un'antica bambina. E a casa andò il cacciatore, a casa dalla collina insanguinata, fai wop, wop, wop. «Hunca-Munca, davvero. Non puoi farne una giusta, amico? HuncaMunca era un fottuto topo, non un coniglio!» Mentre parlava, ascoltò con stupore la propria voce: una voce proveniente da un'era remota. Il Village stava cominciando a svegliarsi, a malincuore. I negozi venivano riforniti di merci e i camion della nettezza urbana ruggivano lungo Bleecker, Christopher e West Street. Quando arrivò a casa, tutto era tranquillo. Crollò sul letto come una pietra e il sonno che sopraggiunse fu profondo e nero al pari di vecchia acqua putrida. Avrebbe continuato a beccare la chiesa, ancora e ancora, finché le sue fetide interiora non fossero venute allo scoperto. Poi le avrebbe scagliate in faccia al mondo. 8 Sapendo che monsignor Robert Quindlan lo aspettava in soggiorno, a John risultava quasi impossibile concentrarsi sulla messa mattutina. Questa era la sua prima messa dal giorno dell'omicidio, e lui era stato ben lieto di lasciare che l'abituale routine facesse ciò che poteva per riempire il vuoto nella sua vita. Poi Bobby aveva deciso di venire in visita. Ora padre Rafferty continuava a cercare di trovare un motivo piacevole per cui
l'autorevole membro dell'arcidiocesi, incaricato dei rapporti con il clero, dovesse essere lì, ma in realtà non ne esisteva alcuno. Sapeva di essere nei guai per ciò che era apparso in televisione e quella era una cosa seria. A rendere ancora più duro il compito di focalizzare la propria attenzione sulla cerimonia, durante la consacrazione aveva iniziato a sentire uno strano odore. «Prima di essere consegnato alla morte...» cominciò. E poi che cosa? Esitò, annaspando in cerca delle parole successive. Si costrinse a distogliere la mente da ogni distrazione, obbligandosi a continuare la preghiera eucaristica. Nel distribuire la comunione, avvertì l'odore con sempre maggior chiarezza. Infine lo riconobbe: orina. Qualche sporcaccione aveva fatto pipì nella sua chiesa. Dopo la messa si diresse in sacrestia per togliersi i paramenti, quindi tornò nella navata per investigare. Non ci volle molto per rintracciare la fonte del fetore: il liquido formava una pozza proprio sotto il pulpito. Evidentemente la malefatta risaliva alla notte precedente. Ispezionò i banchi, spostandosi di fila in fila, convinto di trovare un derelitto addormentato, ma l'unica persona presente era Jerome White, segretario del gruppo dei malati di AIDS, intento a pregare davanti all'altare di San Giuseppe. John terminò il proprio esame guardando addirittura nei confessionali e arrancando fino alla galleria del coro, in disuso e piena di polvere. Oggigiorno i cantori stavano accanto all'altare assieme a un chitarrista e l'organo non suonava più da almeno dieci anni. Sul punto di andarsene, decise invece di unirsi alle preghiere di Jerome. Si inginocchiò vicino al giovane smunto e tremante, che ormai aveva quasi sempre la febbre. Senza dubbio doveva sentire freddo, visto che indossava soltanto una giacca leggera. L'anziano sacerdote prese mentalmente nota di accertarsi che tutto il gruppo disponesse di abiti invernali decenti. In massima parte, quegli uomini erano stati professionisti di successo, ma la malattia aveva posto termine alle loro carriere. Un avvocato con l'AIDS incontra qualche problema a trovare clienti, e un medico nelle stesse condizioni non riesce a conservare i pazienti. John gli circondò le spalle con un braccio. «Questa vecchia grotta è gelida, Jerome.» «Mi sarei dovuto mettere il cappotto.» «Ne hai uno?»
«Ma certo.» «Bene, ma se per ipotesi, qualche tuo amico ne avesse bisogno, qui ne abbiamo cinque per i casi d'emergenza. Se voialtri decideste di dare un'occhiata, le chiavi del guardaroba sono nel mio ufficio.» Jerome annuì, poi sollevò lo sguardo. In quell'attimo entrambi scorsero qualcosa sul piede della statua. Confuso, padre Rafferty dapprima pensò si trattasse di escrementi di piccione, quindi si rese conto che era impossibile. «Scusami», disse. Oltrepassata la balaustra si accorse subito che qualcuno aveva sputato un grumo di catarro sull'immagine del santo. La sua chiesa era stata vandalizzata intenzionalmente. Con il fazzoletto ripulì il piede di San Giuseppe: alcuni fra i fedeli più anziani solevano baciarlo. Doveva avvertire Lupe di disinfettarlo e di provvedere anche alla pozza di orina. Di colpo si domandò se valesse la pena di informare i due detective. Si percepiva un soffio di pazzia in tutto questo, proprio come nel fetore di benzina che circondava l'omicidio di Maria. Certo, bisognava chiamarli: quelle potevano rivelarsi prove di un'importanza vitale, se si trovavano di fronte a qualche forma di demenza sequenziale dell'assassinio. Si lambiccò il cervello cercando di pensare a chi potesse avere accesso alla chiesa rimanendo inosservato. Chi possedeva una copia delle chiavi? I Cavalieri di Colombo, il gruppo che provvedeva all'addobbo degli altari, Betty, Lupe e gli altri due sacerdoti. E Maria naturalmente. Sempre Maria. In tutta coscienza fu costretto a porsi un interrogativo: il responsabile poteva essere uno dei suoi due colleghi? No. Frank era un grosso orso gentile, dolce e sensibile. E anche Tom andava escluso: prima della disgrazia era stato una componente vitale dell'attività ecclesiastica nella parrocchia, con il suo amore per il Signore e la sua dedizione al dovere, nonostante il carattere un po' abrasivo. Persino adesso, padre Zimmer si rifugiava in chiesa a pregare... a tutte le ore. John tornò di gran fretta nella canonica e si affacciò sulla porta del soggiorno. «Sarò da te in un minuto, Bob.» Il monsignore, seduto sul bordo di una sedia, con il cappotto ancora addosso, annuì senza sorridere. Padre Rafferty corse quindi nel proprio ufficio, dove prese il telefono e compose il numero del distretto di polizia. Gli fu passato il detective Dowd, che a quanto pareva era il responsabile in seconda dell'investigazione dopo quella ragazza dal temperamento difficile. «Sono il parroco Rafferty. La chiesa è rimasta vittima di atti di vandalismo.» «Davvero?»
«Qualcuno ha orinato sul pulpito e sputato sulla statua di San Giuseppe.» «Vuole sporgere denuncia?» «Ecco, non è molto importante in questo senso. Ho pensato, piuttosto... Beh, state indagando su un crimine avvenuto nella chiesa...» Il sacerdote non seppe come continuare. Il silenzio all'altro capo della linea divenne presto snervante. Infine il poliziotto parlò. «Avete toccato qualcosa?» «Ho ripulito la statua con il fazzoletto.» «Lasci stare il resto. Veniamo a dare un'occhiata.» John riappese, gratificato all'idea di avere probabilmente fatto la cosa giusta. Entro cinque minuti, l'auto dei detective fu nuovamente parcheggiata davanti alla canonica. Quindlan stava diventando impaziente e ora si era spostato sulla soglia del soggiorno con il cappotto di ottimo taglio ancora abbottonato. «Sembri un cecchino», osservò il parroco. Il monsignore non parve divertito. «Ho poco tempo.» «Allora sarai entusiasta di sapere che devo condurre immediatamente gli investigatori in chiesa.» Con un brusco cenno del capo, il prelato estrasse di tasca una copia del Times e iniziò ad aprirla con un fruscio deliberatamente seccato. I due poliziotti salirono i gradini e John li scortò in chiesa, dove mostrò loro la pozza davanti al pulpito. Quando Kitty Pearson illuminò la sua base con una piccola torcia elettrica, qualcosa che il sacerdote aveva mancato di notare divenne subito ovvia: il legno era stato colpito così violentemente da rimanere scheggiato in più parti. La ragazza diresse il fascio di luce sul pavimento, dove spiccavano frammenti di legno, alcuni dei quali galleggiavano nell' orina. «Chiunque ha prodotto questa pozzanghera ha anche scalciato contro il pulpito con una forza dell'iradiddio. Mi scusi. Forse 'iradiddio' è una bestemmia?» John non capiva come si potesse tirare calci a quell'altezza e lo disse. «Sospesi nel vuoto», spiegò Dowd. «Dev'essere per forza così.» Si accucciò, raccolse un campione di liquido in una fiala, la sigillò e tornò ad alzarsi. «Ci guarderemo un po' attorno», annunciò. Incerto se andarsene o restare, l'anziano sacerdote pensò all'umore tetro di Quindlan e si decise. Si sarebbe attardato lì per quanto ragionevolmente possibile.
Kitty si muoveva fra i banchi con il viso ridotto a un'indistinta macchia biancastra nella navata buia. Sarebbe stato davvero necessario lasciare più luci accese, ma era maledettamente costoso. Il comitato finanziario aveva scoperto che per illuminare la chiesa ventiquattr'ore di seguito si spendevano settanta dollari. Agghiacciante. La ragazza stava dicendo qualcosa, ma lui non l'aveva sentita. «Mi scusi?» «Può andare. Non abbiamo bisogno di lei.» Dunque non sarebbe stato in grado di ritardare l'incontro con il monsignore. Peccato. La Curia non approvava il suo operato. Il problema era piuttosto semplice: lui era in disaccordo con il cardinale su alcuni argomenti chiave e la sua attività parrocchiale rifletteva quelle divergenze. Talvolta, nel cuore della notte, si sentiva incline a concludere che l'unico motivo per cui conservava ancora la parrocchia risiedeva semplicemente nella scarsità di sacerdoti. Tuttavia la luce del giorno mostrava una realtà differente. Il cardinale era un uomo pratico e sapeva bene che lui riscuoteva un grande successo a Mary and Joseph. Nell'attesa, Robert Quindlan si era acceso un sigaro. Loro due appartenevano alla medesima generazione ed erano entrati al seminario di St. Joseph a un anno di distanza l'uno dall'altro. A quei tempi, un giovane prete terminava gli studi pieno di innocenti certezze: riteneva di possedere la verità di Dio, mentre l'autorità del Suo vicario sulla terra vincolava i fedeli ad accettare le regole stabilite dal clero. Bobby Quindlan era stato un seminarista allegro dalle guance rubizze e dalla parlata che mostrava tracce della cadenza irlandese della mamma. Voci di corridoio insinuavano che lui si fosse rifugiato negli studi ecclesiastici per sfuggire alla lingua della madre, tagliente come un rasoio. Si vociferava anche che una volta le avesse regalato una pipa per Natale, del tutto inconsapevole che per un ragazzo americano sarebbe stato inconcepibile offrire alla madre un dono simile. Esistono parti del Queens che rimarranno per sempre Irlanda. Ciò in cui Quindlan eccelleva era seguire la linea ufficiale. Dovunque il suo cardinale indicasse, lui vi si dirigeva, con le tasche zeppe di sigari e il collo che traboccava dal colletto rigido. Aborto? Neppure a pensarci! Controllo delle nascite? Ricordate l'undicesimo comandamento: «Non usare diaframmi, spirali, preservativi, pillole anticoncezionali o qualsiasi altro marchingegno di simile natura che possa essere inventato in futuro. E nemmeno la maledetta schiuma spermicida, perbacco!» Per quanto riguar-
dava gli omosessuali, poi... beh, Dio aveva sicuramente risposto alle preghiere dei giusti, non era forse così? «Tu non fumi, vero, John?» esordì il monsignore, indaffarandosi con il sigaro. «No, finché non vengo tentato con successo.» «Lodevole. Allora dove indirizzi le tue passioni?» «Le offro...» Quindlan lo bloccò con un gesto della mano. «Era una domanda retorica. Ciascuno di noi offre tutto. Maria è una brutta faccenda, John. Quel servizio televisivo è stato... mio Dio... spettacolarmente sfortunato.» «Lo so, Bobby.» «Una faccenda davvero brutta. Ho addirittura sentito quella frase degradante per il sacerdozio, anche se personalmente non mi spingerei tanto in là.» «Grazie.» «Quello che volevo dirti è che penso tu debba gettare la spugna. Il cardinale è pronto per un cambiamento qui, a Mary and Joseph.» Per John fu come se un'immensa mano gli avesse dato una violenta spinta in pieno petto. Aveva sempre saputo che prima o poi una cosa simile poteva capitargli, ma si era augurato che quel giorno continuasse a rimanere un'eventualità lontana. Stordito, con il cuore che batteva all'impazzata, perse la capacità di ragionare lucidamente. Le parole che gli uscirono di bocca rifletterono una convinzione profonda. «Mi ucciderete.» «Che cosa?» «Ho detto... non so, non ricordo.» Bob lo studiò attentamente. «A prescindere dall'attuale situazione, sei comunque rimasto qui troppo a lungo. Credevo saresti stato contento di un cambiamento.» «Eh?» Si era sempre rifiutato di convincersi che gli avrebbero veramente portato via la parrocchia. Il cardinale ne aveva il diritto, naturalmente, ma questo genere di cose non si facevano più in tempi recenti. Si aggrappò a qualsiasi appiglio immaginabile. «Dovrà essere convocata una riunione dei responsabili dei rapporti con il clero, Bob.» «In effetti no. Se darai le dimissioni, tutto procederà sulla base di un normale avvicendamento.» «Dimmi che non è vero.» «Il cardinale ti stima come sacerdote, ma pensa soprattutto al bene della parrocchia.»
John pensò ai senzatetto, ai gay, agli indesiderati spiritualmente e si chiese: dove andranno adesso? Domandò invece: «Chi subentrerà nella direzione di Mary and Joseph?» «Affideremo l'incarico al tuo coadiutore.» «Lui... è impreparato.» Andiamo, John Rafferty, ti sembra un'osservazione caritatevole? Stai cercando di tagliare la gola a quel poveretto. «Non siamo d'accordo.» «Entrambi siamo stati sottoposti a un duro interrogatorio da parte della polizia. A un vero e proprio attacco, oserei affermare.» «Lo so. Lui ha telefonato a me e anche al cardinale, a quanto ho capito.» Quello era davvero strano. Come mai un semplice coadiutore qual era Frank aveva accesso diretto a un principe della Chiesa? «Ignoravo che godesse di una linea privata con il cardinale.» «Invece è così. Vedi, il cardinale e il vescovo Bayley, suo zio, si conoscono da anni. Sono amici sin dai tempi del seminario.» Sorprendente. Perché Frank non aveva mai accennato ai propri rapporti con il cardinale? Al contrario, si era sempre sforzato di minimizzare addirittura la parentela con il vescovo Bayley. «Un vecchio, in una vecchia casa, in una vecchia zona di Chicago», era il modo in cui aveva descritto lo zio. Davanti a questa rivelazione sul giovane coadiutore, John si sentì a disagio. Quindlan proseguì: «Tu e io siamo due sacerdoti accomunati nel tentativo di districarci da un grosso pasticcio, preservando nello stesso tempo la dignità della Chiesa. Due 'amici', vorrei aggiungere, benché sia certo che tu non la pensi così». «Andiamo, Bobby, non metterti sulla difensiva solo perché hai un'incombenza ripugnante da compiere. Voglio ancora bene al ragazzino che ha comprato per sua madre una pipa a Natale.» Il monsignore ridacchiò. «E lei ne rimase entusiasta. Sai, il motivo per cui il cardinale ti ha lasciato qui tanto a lungo è che questo posto ti va a pennello. Lavori dannatamente bene, ma stai diventando vecchio e anche Frank è una brava persona. Lo hai praticamente allevato tu e dovresti essere contento di permettere che sia lui a succederti.» «Non venirmi a spiegare quando dovrei essere felice. Accondiscendere a che mi si tagli la gola non mi farà sorridere.» «Perlomeno ammetti che quel ragazzo merita un'opportunità. È un sacerdote dinamico e questa parrocchia rappresenta un caso unico. Non voglio assegnarle uno dei soliti preti.»
John non intendeva mettere in dubbio l'adeguatezza di Frank all'incarico, se non in termini di esperienza. Spingersi più in là sarebbe stato insultante, e inoltre Quindlan l'avrebbe considerata una manovra. Di conseguenza optò per un approccio più cauto. «Devo dirti che obietto alla vostra decisione. La reputo affrettata.» Il monsignore si chinò ed estrasse una cartelletta dalla ventiquattr'ore. Scorgendo al suo interno una serie di fogli con l'intestazione del Dipartimento di Polizia di New York, padre Rafferty si rese conto che la Curia aveva accesso a ogni dettaglio dell'indagine. Probabilmente, se avesse voluto, il cardinale avrebbe potuto influenzare il corso dell'inchiesta. «John, non è giusto che tu mi biasimi perché sono sensibile a questa disgraziata situazione. Il genere di titoli che prima o poi rischiano di comparire sui giornali, tipo: SACERDOTI NEI GUAI PER IL SESSO, danneggeranno profondamente un sacco di brava gente e di duro lavoro.» Bob tacque e John vide sul suo viso un'espressione di intensa tristezza: quell'uomo aveva molte pecche, ma amava la Chiesa. Mostrandogli la cartelletta, Quindlan riprese: «Se questo materiale trapela ci faranno a pezzi. Ma che cosa succedeva? Qui si parla di 'attrezzi sadomaso'». «Deve esistere una spiegazione. Maria non era coinvolta in attività del genere.» «Spero proprio di no.» Il monsignore lo fissò. «Ti prenderai un periodo di riposo. Un mese in qualche convento a ragguardevole distanza da qui, poi per te si aprirà una nuova sfida nelle Opere di Carità Cattoliche, dove c'è molto bisogno di un uomo del tuo stampo.» «Ma io sono un parroco!» «Ricordati che in base alle norme, il tuo trasferimento avrebbe dovuto avvenire parecchio tempo fa. Tu hai realizzato uno fra i migliori programmi di beneficenza dell'intera arcidiocesi, forse il migliore in assoluto, e oggi le persone impegnate nelle opere di volontariato sono meno della metà rispetto a vent'anni orsono. John, con la tua passione, la tua energia e la tua straordinaria motivazione, saresti capace di migliorare questa situazione.» «Non sono un amministratore, bensì un parroco, te lo ripeto! Io officio la messa e distribuisco la comunione consacrata da queste mani! Ecco la definizione di John Rafferty!» A occhi chiusi, Quindlan aspirò una profonda boccata dal sigaro. «Si tratta di una parrocchia alquanto vasta. Abbiamo ricevuto lagnanze.» «Dai Seguaci di Cristo, lo so. Per loro sono un eretico. E i nostri senzatetto inquinano il quartiere, i gay rappresentano una offesa al Signore e i
malati di AIDS dovrebbero avere acquasantiere separate-ma-uguali. Conosco perfettamente tutta la disgustosa litania. Se solo possiedi un grammo di equità mi lascerai nella mia parrocchia. Consentimi di morire qui.» Improvvisamente, John provò una terribile amarezza. «Non mi manca molto.» «Sei malato?» domandò Bob, con il viso che rifletteva una sincera preoccupazione. «No. In effetti, probabilmente vivrò fino a cent'anni.» «Frank mi aveva garantito che non ti saresti opposto.» Per la prima volta John fu consapevole che forse sarebbe riuscito a spaventarli. «Invece lo farò e se lui fosse un buon giudice dei propri simili lo avrebbe capito. Suppongo tu ti renda conto che un provvedimento disciplinare nei miei confronti susciterebbe enorme scalpore in tutta la parrocchia. Non intendo affatto farmene un vanto, ma da queste parti sono ben lungi dall'essere odiato.» Quindlan estrasse altri fogli dalla valigetta. «Dal momento della tua apparizione nei notiziari televisivi abbiamo ricevuto dozzine di lettere, in massima parte richieste e suppliche affinché tu venga allontanato. Dovresti leggerle. La gente ti ama, ma ama anche Mary and Joseph, e tu stai distruggendo la reputazione della parrocchia.» «Pochi scontenti ci sono sempre.» «Assai più di pochi, in questo caso. La Chiesa degli anni Sessanta è finita, John. La tua parrocchia è un residuo del passato.» «E immagino che Frank dovrebbe riportarla a un presente neoconservatore, vero? Un compito gravoso anche per un giovane molto forte.» «Dunque ammetti di apprezzarlo.» «Frank è una persona splendida, ma non è il parroco adatto a Mary and Joseph. Non ancora.» Sporgendosi in avanti, Bob gli mise una mano sul ginocchio. «Temo che lo sarà presto.» Doveva avere imparato quel gesto al cinema. John si ritrasse. «Mi stai ordinando di farmi da parte? Mi hai licenziato? Voglio che tu lo dichiari apertamente. Annunciamelo in modo ufficiale.» L'amico abbassò lo sguardo e padre Rafferty capì che il compito gli era doloroso. «Senti», riprese quindi il monsignore, «se saremo costretti a mandarti via, dovrà essere convocata una riunione dei responsabili dei rapporti con il clero per dibattere la questione. Se invece rassegni le tue dimissioni per motivi di salute ti potremo proteggere.» «Da cosa? Dalla stampa? Spero scuserai la mia impertinenza, ma non
riuscite a proteggere dai giornalisti neppure il cardinale.» «Sto parlando della legge, John! Nell'eventualità che venga emesso un mandato d'arresto a tuo nome.» «Oh, santo cielo, questa è l'affermazione più stupida che abbia mai sentito!» «Ascolta, amico mio, voglio essere molto onesto con te. La polizia ti ritiene un sospetto alquanto concreto.» «Ma non ci sono le prove. Non possono esistere!» «Una relazione amorosa segreta, un testamento che ti lascia erede universale? Per forza sono nati sospetti sul tuo conto.» «È semplicemente ridicolo! Io... io sono incapace di uccidere!» Bob gli coprì i pugni serrati con la mano massiccia. «Lo so, John, credimi. E anche il cardinale. Loro, però, non possono saperlo. Se si arrivasse a un'incriminazione, sarebbe una vera tragedia per la Chiesa, anche se alla fine tu venissi assolto.» Era la verità e non rimaneva via di scampo. Padre Rafferty disperò addirittura di poter guadagnare tempo. «Quindi mi stai suggerendo che, se solo vi offro le mie dimissioni senza clamore, voi farete in modo che il Dipartimento di Polizia richiami i suoi segugi.» «Ci possiamo provare, John. Non azzardo promesse, tuttavia godiamo di una certa influenza nelle alte sfere, come è noto.» «Sono io quello che volete distruggere per non aver commesso assolutamente niente di male!» Quindlan si alzò in piedi. «Da questa affermazione deduco che ti rifiuti di dimetterti.» «Categoricamente.» «In tal caso ti informeremo a tempo debito della data dell'udienza cui hai diritto.» 9 Frank si alzò in piedi davanti al gruppo dei Seguaci di Cristo, solenne nei paramenti viola. In quel momento stava trasgredendo precisi ordini di John: alle persone che lo circondavano non era consentito compiere i loro riti nella chiesa. Tuttavia era tempo di rivendicare un po' di autorità. Il permesso di agire così gli era stato esplicitamente garantito da monsignor Quindlan. Fu sorpreso nello scoprire che gli indumenti penitenziali lo mettevano
leggermente in imbarazzo. Perché? Tonaca, cotta e stola costituivano una parte tanto scontata del suo abbigliamento da non suscitargli il minimo pensiero. Di colpo Maria fu lì, una figura alta nel mantello con il cappuccio. «Venerami, piccolo sacerdote.» No! Non voglio pensare a te! Non posso! Si schiarì la gola e raddrizzò le spalle. «Cerchiamo tutti quanti di essere consci di trovarci alla presenza di Dio. Fratelli e sorelle, noi ci siamo riuniti davanti al Signore in cerca della Sua misericordia per i nostri errori e le nostre manchevolezze.» Il giovane osservò la piccola congregazione: erano la sua gente e lui li amava. C'erano i Bowers con i tre figli, i Conrad, Jack e Martie Glenn, i Nicastro, i Kelly, gli Evans e Jenny Poole. Pat Kelly aveva sul viso un'espressione distante e rapita. Sua moglie Tricia stava fissando il pavimento con tanta intensità da far sospettare che contasse ogni fessura nelle travi. Dietro la radiosità dei volti, Frank scorse emozioni più oscure e complesse. Avevano paura, naturalmente. La confessione pubblica rappresenta una terribile sfida personale. Nell'appartamento dei Nicastro era stata più intima, in un certo senso più remota dalla presenza di Dio, ma qui... Fino a quel momento il giovane sacerdote non si era reso conto di quanto il radunarsi all'interno della chiesa avrebbe cambiato le cose. Quando parlò, la sua voce riempì la navata. «E adesso riflettiamo per qualche minuto, richiamando alla mente le nostre offese e scegliendo quelle per cui siamo più spiacenti.» Quindi tacque e rimase in attesa. Dopo una lunga pausa, Linda Evans si alzò. «Confesso di aver pronunciato il nome di Dio onnipotente invano. Confesso di soffrire costantemente del peccato di invidia, di essere una donna gelosa e di aver desiderato in quest'ultima settimana un uomo che non è mio marito.» Con la testa china si inginocchiò. «Confesso di aver imbrogliato su un contratto e di non sapere come fare a rimediare le cose.» Si trattava di Pat Kelly. Nicastro gli rivolse una strana occhiata. Recentemente i due erano diventati soci in affari. George era ricco e possedeva un altissimo senso etico, mentre di Pat non si poteva dire altrettanto su entrambi i fronti. Frank si augurò che fra loro non nascessero dissapori. Le confessioni continuarono. Randy Mills, quattordici anni, ammise con
le guance paonazze di essersi masturbato. Deborah Kennard, di quarant'anni, fece lo stesso. Improvvisamente, dalla penombra sul fondo della navata, giunse una voce tremula: «Confesso il peccato d'ira giustificata! Confesso il peccato di volere giustizia! Confesso di pensare che tutte le confessioni che ho appena udito sono davvero prive di sostanza. Padre, la prego di assolvermi!» Il giovane sacerdote non fu molto sorpreso nel vedere John Rafferty avanzare verso l'altare. Il suo viso era madido di sudore, i suoi occhi sfocati. Rimase invece sbalordito nell'accorgersi che il parroco era alticcio. Se non lo si poteva definire completamente ubriaco, ci arrivava però alquanto vicino. «Padre...» «Sei venuto a me come un ladro, Frank. Come un ladro!» «No, padre, non è vero.» John osservò il gruppo di fedeli. «Mio Dio, siete i Seguaci di Cristo! Che cosa si sta svolgendo qui, qualche sorta di rito pagano? Ho sentito che sacrificate i maiali!» Tutti trattennero il respiro. Lo sguardo di George si fece duro, mentre sua moglie si coprì il volto con le mani. Altri iniziarono a mormorare. Frank si precipitò accanto all'anziano sacerdote allo scopo di arginare in qualche modo quello sfogo, ma inaspettatamente il parroco gli assestò un violento spintone. Stupefatto, il giovane barcollò all'indietro e cadde. John non era un individuo violento. Doveva soffrire terribilmente. Nicastro e Kelly accorsero al salvataggio, cercando di afferrare padre Rafferty per le braccia. «Vergogna!» sibilò George. «Ha fatto il pieno», commentò Kelly. «Nient'affatto», reagì John. «Voialtri state confondendo la tristezza con l'ubriachezza.» Guardò Frank. «Giovanotto, mi hai spezzato il cuore.» Nicastro tentò di appoggiargli una mano sulla spalla. «Non azzardarti a toccarmi, essere viscido!» «Lei è sbronzo! Se ne vada!» «Non lo sono e non me ne andrò!» Ripresosi, Frank intervenne. «Nel tabernacolo c'è il Divino Sacramento, John.» «Non offenderò Gesù. Lui apparteneva alla gente.» Il parroco allargò le braccia in un gesto enfatico. «Puniscimi, Signore, se ti sto seccando.» Quindi, a capo chino, assunse l'atteggiamento del penitente in attesa. Dopo qualche istante sollevò un sopracciglio. «Vedi? Non intende punirmi.»
«John, non è da te. È l'alcol che ti spinge a comportarti così.» Il giovane parlò con il tono più mite e tranquillizzante che riuscì a racimolare. Il sacerdote più anziano si diresse verso il pulpito. Possibile che intendesse davvero salirvi? Non doveva tentare di impartire un sermone, non a quelle persone e non nel suo attuale stato. «John, torniamo nella canonica.» Frank recitò una silenziosa e fervente preghiera per lui. «Voglio parlarvi dei vostri peccati. 'Ho nominato il nome di Dio invano, mi sono masturbato, ho mentito a mia moglie, ho fregato il mio socio in affari'. Per favore, concedete un po' di respiro al Signore! Questi peccati sono banali! Ma non vi accorgete che il vero peccato è un evento concreto nella vita di un'anima? Peccando, voi incidete qualcosa di brutto nella vostra anima immortale, svilendo voi stessi.» Com'era eloquente, persino quando aveva bevuto. «John!» Ignorando il coadiutore, lui fissò la piccola congregazione. Nonostante tutto, la sua presenza dominava l'attenzione. «Siete qui per confessarvi? Avete portato i vostri peccati? 'Mi masturbo': che peccato c'è in questo?» «John, per l'amor di Dio!» «Apri la mente, giovanotto! Oggigiorno ci consoliamo pensando che Satana sia solo un simbolo, ma la mia fede mi suggerisce altrimenti. Se proprio volete avere un rito come questo, almeno fatelo bene! Parlate dei veri peccati!» «I nostri peccati sono veri, padre Rafferty. Esattamente come i suoi», dichiarò Jenny con orgoglio. «Se vuoi conoscere il peccato, allora devi conoscere Satana. Dunque, che cos'è il demonio? George, tu che sei il leader del gruppo, sai che cos'è Satana?» «È uno spirito maligno.» «Uno spirito incandescente con le corna, tipo quattordicesimo secolo? Oppure è la rabbia di qualche ragazzina furiosa, segnata dall'incesto e pronta ad assassinare il mondo? Coraggio, non stare lì a fissarmi! Dimmi che cos'è, che diavolo è Satana.» Tutti quei visi pallidi erano inchiodati su di lui, quasi la navata fosse popolata da figure di legno. «Il tuo silenzio significa che non lo sai?» Il parroco fece una pausa, gli occhi pieni di fuoco e di amore. «Satana è colui che non si vede. La verità è che noi non vediamo mai i nostri peccati, quelli veri, quelli che feriscono gli altri nel profondo. Peccati simili procedono nell'oscurità, al pari del loro autore. Ecco perché viene chiamato il Signore delle Tenebre.»
I Seguaci di Cristo si ritrassero da lui. Forse era meglio che John si esponesse in queste condizioni di squilibrio. Forse non rappresentava un male che non riuscisse neppure a essere assegnato alle Opere di Carità Cattoliche. Frank suppose che adesso la Curia avesse validi motivi per costringere quel poveretto ad andare in pensione. Padre Rafferty si era accasciato in un banco. Perlomeno aveva rinunciato a salire sul pulpito. «Tu», disse rivolto al giovane. «Mi fidavo di te.» Rimase un attimo silenzioso, poi mormorò in tono cupo: «Questo luogo antico, questa parrocchia, sta per essere affidata a te, razza di ladro ingegnoso!» «No, padre, non sono un ladro, le voglio bene e lei lo sa. Mi piacerebbe che lei restasse, ma le sue indiscrezioni pubbliche hanno nuociuto alla Chiesa. Ecco perché lei ha perso la sua parrocchia.» «Taci, figliolo. Non sono bravo a dire certe cose, e posso farlo soltanto una volta.» «La prego, padre», lo avvertì lui, «si ricordi dei fedeli.» «Guardami, Frank.» «John, ti supplico...» «Guardami!» Con evidente deliberatezza il giovane distolse lo sguardo. E si vergognò immediatamente della propria azione. Come prevedibile, l'anziano sacerdote divenne furioso. «Non riesci a guardarmi negli occhi!» La sua voce era acuta. I presenti apparivano spaventati e imbarazzati. Il parroco poteva anche intimidire i fedeli, ma quel trucco non avrebbe funzionato con lui. «Tu sei quello che ha aperto la chiesa ai gay, agli abortisti...» Le sue speranze vennero esaudite: quel tono esplicito incoraggiò gli altri. Martie Glenn parlò con voce simile a una bandiera sventolante nell'aria. «Lei impartisce la comunione al dottor Peter Morris, l'ho vista personalmente.» «Pete è membro di questa parrocchia da più tempo del sottoscritto.» «Ma sostiene l'associazione per la pianificazione delle nascite. Ha compiuto diversi aborti!» Per la prima volta Frank scorse l'odio negli occhi di padre Rafferty. Autentico odio. «Questi sono affari miei», ringhiò il parroco. Martie, che Dio la benedicesse, perse le staffe. Il giovane trattenne il respiro. «Quel medico è uno scomunicato! E Jerome White, il produttore
teatrale? È un omosessuale dichiarato! Commette sodomia e non lo confessa neppure!» «Come diavolo fai a sapere che cosa confessa?» La voce della donna salì di un'ottava. «Ecco! Lei ha appena pronunciato il nome del Signore invano! Lei non merita di essere un sacerdote, per non parlare del suo ruolo di parroco.» «Se ben rammento, il diavolo non è il Signore. Non è affatto un peccato nominarlo, bambina mia. Per quanto riguarda Jerome, poi, sono orgoglioso di essere il suo parroco e confessore. Sta morendo di AIDS, ne sei al corrente? Negheresti i sacramenti a un morente?» Frank si intromise, cercando di nuovo di riguadagnare il controllo. «Se fosse scomunicato sì.» John tacque: entrambi conoscevano il diritto canonico, che su quel punto era adamantino. Il giovane approfittò del proprio vantaggio. «Padre, voglio che vada nella canonica e ci lasci proseguire nella nostra funzione.» «Si tratta di un Rito di Riconciliazione?» «Sì.» «Con una confessione pubblica?» «Sì.» «Non è una cerimonia approvata. Siete tutti in peccato mortale.» Frank si schiarì la gola. «Il Santo Padre ha concesso ai Seguaci di Cristo il permesso di condurre la confessione in questo modo, purché tale rito fosse ristretto ai soli iniziati.» John lo sorprese balzando di colpo in piedi. «Non essendo un iniziato né una parte interessata e men che meno un simpatizzante, non ero al corrente di questo piccolo espediente liturgico. Molto divertente. Una specie di ammucchiata confessionale, eh?» «Ci disprezzi pure», dichiarò Pat Kelly. «Noi siamo, comunque, il futuro della Chiesa.» «Il futuro della Chiesa è nelle strade. Tu indossi la divisa sbagliata.» Come tutti gli altri uomini, Pat portava un abito formale scuro. «Gli anni Sessanta se ne sono andati da un pezzo», reagì Kelly con convinzione ammirevole. «O forse lei non se n'è accorto?» «In questa parrocchia distribuiamo il cibo a millecinquecento senzatetto alla settimana! Loro sono la Chiesa! Chissà, magari un giorno o l'altro nutriremo Gesù stesso. Perché, ve lo assicuro, quando Lui farà ritorno, si troverà fra i diseredati.» Quell'affermazione scatenò George. «Arriverà in tutta la sua gloria!»
«E questo che cosa significa? La gloria di questo mondo è la persona umile.» «Vorrei che andassimo avanti», interloquì Frank in tono pacato. «Ci sono altri peccati da confessare?» Nessuno aprì bocca. John ricominciò a parlare proprio quando il giovane si era convinto che la cerimonia fosse terminata. «Probabilmente il mio peggior peccato è consistito nel dire a un bambino che avrebbe dovuto obbedire alla propria madre. Commisi questo peccato esattamente in quel confessionale là in fondo.» Indicò gli abitacoli di legno scuro lungo la parete nord. «Sapevo che sua madre beveva, perché lui me lo aveva spiegato e sapevo anche che era solita picchiarlo. Sculacciate, le definiva lei. Invece di insistere affinché quella donna cercasse l'aiuto di uno psicologo, nella mia arroganza credetti che le bastasse solo confessarsi. Ora la madre è morta da tempo e il figlio è un'anima tormentata, separato dalla moglie e dalla figlia che ha percosso a sangue. Sua moglie è malata di cancro e prima o poi la bambina verrà affidata in custodia a quest'uomo violento. Tutto perché un sacerdote imbecille ha pensato che il confessionale potesse sostituire il divano dello psicanalista.» Ogni traccia di compostezza lo abbandonò di colpo: scoppiò in lacrime e le sue parole si ridussero a una serie di singhiozzi affannosi. Frank guardò i propri fedeli. «Andate in pace», dichiarò in un sussurro a malapena percettibile. Quindi circondò le spalle dell'amico con un braccio e lo condusse nell'intimità della canonica, la loro casa. Indagine Il giovane medico legale, in piedi accanto al tavolo per le autopsie, stava dettando in un microfono le proprie conclusioni. I suoi occhi erano vitrei, quasi quanto quelli del paziente. Erano trascorse circa quarantotto ore da quando il cadavere in questione era stato rinvenuto in un cassonetto per i rifiuti nel Village e l'odore dei conservanti chimici permeava l'aria. La donna che giaceva sul lettino era stata sottoposta a un'accurata autopsia e ora i suoi organi stavano ammucchiati in sacchetti di plastica all'interno della cavità toracica aperta. Sarebbe stato meglio che il cadavere fosse più refrigerato, ma più si refrigera, maggiori sono le spese. Ogni tentativo di identificare il cadavere si era rivelato vano. Gli abiti malandati non avevano alcuna etichetta o contrassegno di lavanderia. Nessun parente si era fatto vivo.
Pearson e Dowd erano lì perché la poveretta era stata strangolata a mani nude da un assassino sufficientemente forte da spezzarle il collo, il corpo era stato trovato vicino a Mary and Joseph e il fuoco aveva giocato un ruolo, in quanto la vittima era stata decorata con candele accese. In sostanza, si trovavano all'obitorio perché erano due detective molto accurati e molto nervosi. «Si tratta del cadavere di una sconosciuta di sesso femminile dell'età approssimativa di settant'anni, spirata per asfissia in seguito a strangolamento. Razza caucasica, nessuna deformità o cicatrici, gruppo sanguigno Zero positivo. Gli organi interni non mostrano segni di affezioni in atto, tranne che estesi, benché non letali, livelli di arteriosclerosi e qualche mutamento artritico nelle ossa, tipico di un individuo in età avanzata. Il fegato è ingrossato, ma non esageratamente. Tracce emorragiche confermano il decesso per soffocamento, mentre contusioni sul collo sono compatibili con lesioni inflitte mediante violenta e intensa applicazione di pressione delle dita. È dunque mia opinione che questa donna sia rimasta vittima di omicidio, compiuto tramite strangolamento manuale.» Il giovane scostò il microfono, coprì la sconosciuta con un telo di gomma e se ne andò. Kitty accese una sigaretta per contrastare il fetore di formaldeide. «Usciamo di qui», suggerì. Sam esitò, aspettando che la collega notasse ciò che lui reputava ovvio. Invece non accadde nulla, il che era insolito e, a suo modo di vedere, rappresentava la misura di quanto quel caso stesse diventando spaventoso. «Forse dovremmo portar via le sue scarpe», osservò infine. Lei continuò a non afferrare. «Di che cazzo stai parlando, Dowd?» «Ecco, considerati i segni sul pulpito... se fosse stata uccisa là...» «Non dire mai a nessuno quanto sei sveglio. Non ci crederebbero finché non toccano con mano.» Kitty chiamò un inserviente per farsi consegnare il reperto. «Il vecchio del molo aveva le scarpe?» domandò a Sam. «Intatte, intendo.» «In caso queste non corrispondessero alle tracce sul legno?» «No, in caso sul pulpito fossero rimasti i segni di più paia di scarpe. Forse fa parte del modus operandi. Li ammazza in chiesa, poi li trasporta all'esterno e brucia i cadaveri.» Poco dopo si diressero verso Mary and Joseph. «Mi domando perché stia accadendo proprio adesso.» «Il nostro tizio si annoiava, Sam. Oppure ha cambiato passatempo. Pri-
ma giocava a bridge e ora uccide la gente.» «È come se in lui fosse di colpo scattato qualcosa. Un qualsiasi avvenimento nella sua vita che lo ha scatenato.» «A meno che non stia scegliendo molto accuratamente. Può darsi che di solito uccida le vittime e le bruci con tanto scrupolo da rendere impossibile un'identificazione. Magari è andato avanti così per anni e adesso è vecchio, debole. Sta incominciando a diventare trascurato.» «Padre Non-dico-un-tubo?» «Anche Rafferty è anziano.» In nessuna zona del Paese esisteva traccia di crimini analoghi. Aggressioni e strangolamenti abbondavano, persino nelle chiese, ma la parte che riguardava il fuoco era unica. Giunsero alla parrocchia, scarpe in mano, alle cinque e venti. Davanti all'altare era radunato un gruppo di persone, quindi salirono fino alla galleria del coro. «Non ascoltare», bisbigliò Kitty, «potresti prenderti il cattolicesimo.» A quanto pareva, i sacerdoti erano nel pieno di una lite, di fronte a una cinquantina di fedeli. Gli astanti sedevano rigidi, in file ordinate, senza azzardare una mossa o un colpo di tosse. La loro immobilità comunicava un'oscura malevolenza. La ragazza pensò alla Chiesa del passato, con i suoi inquisitoli, i suoi dogmi e i lunghi, duri anni di potere. I preti discutevano animatamente. Padre John sembrava sconvolto, padre Frank conciliante. «Credo stiano sbranandosi a proposito dell'Ignoranza Vincibile», sussurrò Sam. «Mi è stato riferito che i cattolici si scaldano moltissimo sull'argomento.» Kitty decise di ignorarlo. «Se la smettessi di cianciare, potresti imparare qualcosa. Penso che Rafferty sia stato licenziato e che il ragazzo abbia preso il suo posto. Non c'è da stupirsi se al vecchio sta venendo un colpo.» Nonostante desiderasse intensamente una sigaretta, ritenne opportuno rinunciarvi finché gli indigeni non avessero sgomberato i paraggi. Non appena il posto fu completamente libero dai cattolici, si infilò una Carlton fra le labbra e l'accese con sollievo. Dopo la prima boccata, iniziò a sentirsi meglio. Entrambi scesero e avanzarono lungo la navata, i loro passi echeggianti nell'enorme spazio. Quello non era un luogo di morte, non esattamente, ma i due agenti si avvicinarono d'istinto l'uno all'altra. Ora che la congregazione se n'era andata, non si avvertiva più alcuna sensazione di elettricità.
Invece della pace, questa chiesa comunicava soltanto silenzio, un silenzio cupo e occhiuto. Con l'efficienza di una squadra esperta, quale di fatto erano, Pearson e Dowd confrontarono le scarpe con i segni sul pulpito. Kitty fu la prima a pronunciarsi. «Allora è vero.» «Già.» «Chi ha fatto questo è un tipo cattivo.» «Molto cattivo.» «E di lui sappiamo solo che ha le mani forti e ama il fuoco.» «Mani grandi, più che altro.» I due detective non si attardarono in chiesa. Rapidi e silenziosi, uscirono sul marciapiede. «Quando si scatena, un pazzo può diventare terribilmente forte. Di conseguenza, stiamo cercando mani grandi, ma non necessariamente forti.» «Messaggio ricevuto e memorizzato.» Sam svoltò sulla Sixth Avenue. «Facciamo un'altra visita ai sacerdoti.» «Per quanto mi riguarda, questi atti di follia li rendono meno sospetti. Potrei capire un crimine passionale, visto che anche i preti nutrono passioni, ma una cosa del genere... no, i conti non tornano.» «Non riesci a convincerti che uno di loro possa essere pazzo?» «Mi sembra improbabile.» «Secondo me, Non-dico-un-tubo è matto da legare.» «Ma non è un violento.» «Senti, se il responsabile di tutto questo è un prete folle, e ti concedo senza difficoltà il se, allora abbiamo a che fare con uno squilibrato estremamente astuto, tanto abile da non lasciarci intuire il minimo indizio di pazzia.» «Devo ammettere che non hai torto. Forse sarebbe bene sottoporre i sacerdoti a un po' di pressione e vedere che cosa succede.» «Che cosa ci guadagneremmo?» «Se uno di loro è pazzo, magari appiccherà un incendio o qualcosa del genere.» «E tu speri in un simile colpo di fortuna?» Entrambi tacquero, assorti nei propri pensieri, consapevoli di condividere un'urgenza inespressa: siccome non riuscivano a risolvere il caso, persone innocenti stavano morendo. Avevano per le mani un cattivo soggetto, cattivo davvero.
10 Kitty Pearson aspirò una lunga boccata dalla sigaretta. John osservò le mani di Frank che tremavano mentre le versava una tazza di caffè. «Sono contenta che non foste occupati», affermò lei in tono vivace. «Alle undici di sera, persino i preti vengono lasciati tranquilli», rispose il parroco. «Perlomeno in condizioni normali.» Come i detective avevano richiesto, tutti e tre i sacerdoti erano presenti e sedevano al tavolo della cucina. La ragazza sembrava compiaciuta con se stessa, mentre Dowd, appoggiato alla parete accanto al frigorifero, li guardava imperscrutabile. Frank beveva il caffè meccanicamente, Tom Zimmer fissava a turno gli agenti con aria d'attesa e John appariva turbato. «Questo pomeriggio eravamo in chiesa», dichiarò Kitty. «Durante il vostro... episodio. Notevole.» «In fondo alla navata non c'era nessuno», reagì Frank. «Nella galleria del coro, padre. La gente non guarda mai in su. È stato uno spettacolo molto commovente. Di che si trattava?» «Sono faccende private», si irritò il giovane. Gli estranei non avrebbero dovuto permettersi di spiare i Seguaci di Cristo. Controllando la propria rabbia per quell'intrusione, si concentrò sulla presente situazione. «Possiamo conoscere il motivo della vostra visita? Di sicuro non siete qui per bere un caffè.» «Invece sì», rispose Dowd. «Ci piace molto.» Sorridendo, Tom emise una specie di chiocciare di gola. «Canta?» domandò Kitty. Il sorriso di padre Zimmer si allargò. Così scarno, con il volto tanto illuminato, aveva un aspetto orribile. «Cantare?» le fece eco Frank. «Non riesce nemmeno a scrivere!» «E non si tratta di una malattia?» John intervenne: dato che conosceva Tom da prima che il giovane coadiutore nascesse, spettava a lui fornire spiegazioni. «Non è una menomazione di tipo fisico. Ha semplicemente smesso di parlare. Vedete, la Chiesa possiede una lunga tradizione di silenzio e io sono convinto che Tom preghi tutto il tempo, per ognuno di noi.» Il viso di padre Zimmer, ora tornato all'abituale impassibilità, non lasciò minimamente intendere se ciò fosse vero o meno. John avrebbe voluto descrivere quanto leggeva nei suoi occhi, la bontà, l'amore e la determinazione, ma loro non avrebbero capito. Non lo avevano mai udito celebrare la messa, non gli avevano mai confes-
sato i loro peccati, non lo avevano sentito piangere durante la notte o visto ballare con Betty Communiello ai vecchi tempi, quando quello era stato un luogo felice. «Era un uomo molto attivo e amante della vita.» Tutto d'un tratto Dowd si mosse, scattando verso John come un serpente, con le mani protese e una smorfia sul viso. Il prete si ritrasse atterrito, rovesciando quasi il caffè. Il poliziotto gli afferrò un polso e lo guardò fisso. «Uno scarafaggio», sibilò. «Le camminava sulla manica.» Il parroco liberò il braccio con uno strattone e cominciò a sfregarselo freneticamente. Ci vedeva benissimo ed era pronto a giurare che non era esistito nessuno scarafaggio. I detective stavano cercando di spaventarlo. A quale scopo? Perché quest'orribile atmosfera di minaccia? «Possiamo aiutarvi?» chiese ad alta voce. Che tono poco convincente e colpevole! Infilatasi un'altra sigaretta fra le labbra, Kitty estrasse dalla borsetta una scatola di fiammiferi da cucina, ne accese uno e lo tenne fra le dita. Il suo sguardo si posò a turno sui tre visi che la circondavano. Ipnotizzato dalla fiammella, John rimase a contemplarla e ad ascoltarne il sibilo. Poi si accorse che la ragazza era intenta a scrutarlo. «Padre, dovrebbe sapere che nella sua chiesa si è verificato perlomeno un secondo omicidio.» La caffettiera esplose contro il pavimento. Immediatamente il giovane sacerdote si chinò, cercando di porre rimedio in qualche modo al disastro. «La aiuterei volentieri», rise Kitty, «ma è dall'età di dodici anni che ho chiuso con le faccende domestiche.» John prese uno strofinaccio e partì al soccorso di Frank. Mentre i due ripulivano, lei proseguì. «Ieri mattina ci siamo imbattuti in un altro cadavere, una donna strangolata e gettata in un cassonetto per le immondizie in Bethune Street.» «L'ho letto», commentò Frank. «Era circondata da candele ed è stata uccisa esattamente come un vecchio vagabondo, trovato morto su un molo.» John aveva visto alla televisione un servizio su quell'omicidio. Ripugnante. Mentre ascoltava, i suoi pensieri si spostarono sulla sua povera e amatissima chiesa: un po' vecchia, forse, e bisognosa di qualche intervento sulla facciata, ma comunque splendida, se si sapeva come guardarla. E, soprattutto, capace di irradiare amore. Nelle viscere di Frank, qualcosa diede un nauseante sobbalzo. La stanza
era soffocante e surriscaldata. Si concentrò sulla pozza di caffè. Tom spostò lo sguardo di viso in viso con l'acuta alacrità di un uccello. Padre Rafferty si convinse di non poter sopportare quella situazione un minuto di più. I due poliziotti erano venuti lì a tarda sera con quelle notizie allo scopo di spaventarli e intimidirli. Li stavano osservando per vedere chi sarebbe crollato, chi avrebbe ceduto alla tensione. Evidentemente credevano che l'assassino fosse proprio lì, in quella stanza. Avevano torto o ragione? Torto, gli suggerì il suo intelletto, dovevano sbagliarsi! Guardò i colleghi, desiderando che la verità apparisse incisa sulle loro fronti, o che il Signore mandasse qualche segno. Ma non traspariva assolutamente nulla. La fronte di Frank era lucida di sudore per lo sforzo di riparare al danno, mentre quella di Tom era vecchia e asciutta, forse meno all'erta di quanto non sembrasse. Improvvisamente qualcosa si ruppe dentro l'anziano parroco. La situazione, il dolore, il terrore: tutto converse in un singolo, avvampante punto di fiamma, la pena lo inghiottì, il timore gli diede fuoco. Desiderò ardentemente di morire, di prendere un coltello da cucina e affondarselo nel ventre per porre fine a quel tormento. Kitty, apparentemente del tutto ignara del suo stato, gli soffiò contro una nuvola di fumo. «Abbiamo confrontato le scarpe della sconosciuta con le incisioni sul suo pulpito. Conclusione: la donna è stata strangolata da qualcuno che, in piedi lassù, la teneva sospesa nel vuoto. Prima di morire, la vittima ha scalciato e vuotato la vescica. Panico da soffocamento.» Frank si sedette con cura esagerata, maledicendosi per aver versato il caffè. Quel gesto inconsulto rivelava un tale nervosismo! Il comportamento della Pearson lo faceva sentire straordinariamente a disagio, quasi ogni minima mossa di quella donna affrettasse qualche spaventosa conclusione. Al pari del coadiutore, anche John si ritrovò ipnotizzato dai due detective. Gli parve di essere rimasto in attesa troppo a lungo, di non poterne più e di essere in procinto di lasciarsi andare e precipitare dove regnava il buio, dove l'unica luce proveniva dall'accendersi di fiammiferi. «Vogliamo dare un'occhiata alla canonica», dichiarò Dowd. «Ovviamente esiste la possibilità che chiunque stia commettendo questi crimini nella chiesa vi abbia facile accesso durante la notte.» Nonostante il suo sbalordimento, padre Rafferty notò che Frank sembrava spaventato come un bambino sorpreso a compiere una marachella. Dimenticando i dissidi e la propria amarezza, gli mise una mano sulla spalla. «Nessuno vi sta accusando», specificò Kitty.
«Lo sappiamo.» «La sua espressione suggerisce il contrario, e anche quella di padre Bayley.» «No, io... Lo strangolamento... Le mie mani...» Il giovane se le torse ripetutamente. «C'è una porta che conduce in chiesa direttamente da qui?» «Sì», rispose Frank con aria assente. La ragazza accennò a scostarsi dal tavolo. «Andiamo a vederla.» A sua volta, John non riuscì a impedire a se stesso di fissarsi le mani. Aveva riflettuto spesso sul miracolo che si compie attraverso le mani di un sacerdote, sull'immensa gentilezza di un Dio artefice di tale miracolo. Di colpo le sue dita parvero trasformarsi in artigli, e lui le immaginò attorno a un collo innocente... No. Non era possibile, assolutamente. Non avrebbe mai e poi mai commesso un atto di violenza. Con quelle mani aveva cullato bambini morenti, offerto soccorso, alleviato sofferenze, fornito conforto. «Non ho mai ucciso nessuno!» In preda all'orrore, guardò i visi che lo attorniavano. «Sono stato io? Ho detto qualcosa?» Kitty si limitò a studiarlo attentamente. Dowd era simile a una pistola pronta a sparare. «Vogliamo ispezionare la canonica», affermò la ragazza. «Non è particolarmente sicura, e forse dovreste accertarvi che nessuno possa entrarci di notte passando dalla chiesa.» Il parroco si impose di alzarsi, ma non ci riuscì. Al contrario, si accasciò sulla sedia. Non voleva farlo, si era opposto per giorni interi, ma ora gli risultava impossibile reggere oltre: il dolore, la ripugnanza, la bruttezza... Scoppiò in lacrime come un bambino. Si coprì il viso per nascondere la vergogna, l'umiliazione di quel pianto. Kitty gli sfiorò gentilmente una spalla. «Lo so», mormorò. Solo quello. E lui capì che era vero. Lei sapeva, oh, sapeva tutto quanto. Frank giunse al salvataggio. «Vi accompagno io», disse ai detective. Li condusse alla porta di comunicazione tra la sacrestia e la chiesa. La ragazza esaminò il battente di solida quercia, quindi lo aprì. Nel buio della navata si distingueva il lieve bagliore dell'unico cero che veniva sempre lasciato acceso in una chiesa cattolica. Respirò quell'aria cupa e pesante, annusando l'odore di morte. Richiuse in fretta la porta, fece scattare il chiavistello e provò a scuoterla. «Avete a che fare con un mostro, padre. A dir poco!»
Frank moriva dalla voglia di porle la domanda che stava distruggendo John e che ora gli ruggiva nella testa come un temporale. «Crede sia stato uno di noi?» Fu Dowd a rispondere. «Non sappiamo chi sia l'autore dei delitti.» Ritornarono in cucina, dove John era curvo su una tazza di caffè. Tom Zimmer era andato via. «Dov'è padre Tom?» chiese Sam. «Si è trasformato in una zucca?» «No, di sera è solito trasformarsi in una scarpina di vetro», lo rimbeccò Frank. In un altro momento il poliziotto avrebbe riso, ma non adesso. «Se proprio lo volete sapere, crediamo che qui stia accadendo qualcosa di veramente orribile. Ignoriamo se sia cominciato ora o se... sia semplicemente venuto alla superficie. A ogni modo, si tratta di qualcosa di molto brutto.» John era troppo affranto per aprire bocca. Con lo sguardo perso nel vuoto, li ascoltò come fossero attori. I due agenti stavano combattendo con un assassino particolarmente feroce, ma lui vedeva le cose in un'ottica diversa. Le sue idee circa il male erano accorte, meditate, e decisamente non comportavano l'esistenza di un vero diavolo. Tuttavia credeva nel male. Nessuno poteva esercitare il sacerdozio anche per una sola settimana senza accorgersi che esso rappresentava una presenza concreta ed enorme, aleggiante nel mondo come un'illusione. E capiva benissimo in che modo quei delitti sinistri sarebbero stati amplificati dalla stampa fino al punto di incombere come un'ombra devastante su tutta la Chiesa, facendo sì che altre migliaia di persone smettessero di recarsi a messa, di offrire il loro contributo e di conservare l'abitudine alla preghiera. «Spero non sia un sacerdote!» «Si spera sempre che il sospettato sia innocente. Tutti si augurano un lieto fine, anche se di solito non è così», osservò Sam. «E se vi dicessi che l'omicida è in questa canonica? Lei come reagirebbe, padre Frank?» Il giovane guardò Kitty Pearson. «Che cos'è questo, una specie d'interrogatorio?» «Certo! Intendo scoprire a ogni costo chi accidenti è il colpevole! Come crede ci si senta nella nostra situazione? Ogni giorno di libertà che concediamo a quel pazzo, giochiamo con la vita di qualcun altro. Prima il vagabondo e poi la vecchietta sono morti a causa mia, del mio collega e di tutti gli agenti al lavoro sul caso. Non siamo stati abbastanza in gamba né abbastanza veloci, così quei poveretti ci hanno rimesso la pelle. Di conseguen-
za vi sto interrogando, ne sia maledettamente certo! Abbiamo per le mani un mostro! Si nasconde fra voi? Vogliamo saperlo!» John non ne poté più di ascoltare. Nella voce di quella donna traspariva la durezza dell'acciaio temperato. Udire quelle frasi simili a pallottole abbaiate da una bocca tanto dolce e morbida, avvertire la dolorosa sensazione della presenza di Maria suscitata dai capelli scuri e dalla pelle candida di Kitty... semplicemente non riusciva a sopportarlo. «Posso andare a letto?» «Stanco?» chiese Dowd in un tono che suggeriva come ogni dettaglio avesse un peso. Frank intervenne. «Ma lo guardi! Non vede che è sconvolto? E non mi sento di biasimarlo. Non può trattarlo con un po' di gentilezza? Lui ama Mary and Joseph, le ha dedicato la vita. Si rende conto che adesso sta per diventare una attrazione, una meta per i giri turistici dei fanatici di vampiri e licantropi?» «Licantropi», ripetè Kitty in tono pensoso. «Che cosa c'è adesso?» «Niente. Solo che è un termine interessante. Licantropo. Qualcosa che ingoia, che divora. Un essere che possiede la notte.» Quando John se ne andò, i due agenti non cercarono di trattenerlo e lui provò una gratitudine tanto intensa che avrebbe potuto baciarli. Cercò di non sgattaiolare e di non correre: doveva comportarsi in modo calmo, disinvolto come se avesse riconquistato il controllo di se stesso. Entrato nella propria stanza chiuse subito la porta. Finalmente un po' di intimità. Stupito si ritrovò a domandarsi dove abitasse Kitty. Come mai quella curiosità? Forse per acquisire qualche elemento sul suo conto, per inquadrarla meglio. Non aveva citato Brooklyn? Si tolse i vestiti e piombò sul letto. Kitty Pearson. Nubile. Brooklyn. L'anziano sacerdote prese il breviario. Di colpo fu colto da un accesso di brividi. Gli balzò alla mente l'immagine di qualcosa che strisciava fuori dalla sporcizia di una vecchia botola che si sollevava. Una creatura si aggirava nella chiesa e nelle stanze della canonica. «Dal profondo ti invoco, Signore, ascolta la mia voce! Se tu, o Signore, prendessi nota della nostra colpa, chi sopravviverebbe?» Il breviario gli cadde di mano e il suo respiro si fece ansimante. Le parole cupe e profonde del salmo pulsarono all'unisono con il suo cuore. «La mia anima brama il Signore più di quanto la sentinella aneli l'alba.»
Scorribanda notturna Nel cuore vellutato della notte, il luogo più confortevole che George Nicastro conoscesse era Mary and Joseph. Quella sera vi si era recato alle undici e si trovava lì, quindi, da parecchio tempo. Aveva dormito un pochino: sonnellini furtivi e agitati dai sogni, ma nel complesso si era dedicato alla preghiera. Al di là del portale della chiesa le voci che lo opprimevano rimanevano mute. Altrove, invece, udiva risuonare insulti all'interno della propria testa: «Sei un porco, un bugiardo!» Sentiva anche urla: l'ululare dei dannati. Non aveva mai un attimo di pace, neppure nel sonno. Questo rappresentava l'unico antidoto. Quella notte era solo, nonostante non fosse sempre così. Talvolta padre Tom pregava silenzioso davanti all'altare e, occasionalmente, padre Frank si inginocchiava accanto a lui. George riteneva che la comunanza nella preghiera costituisse la forma di amicizia più profonda che un essere umano potesse sperimentare. Di tanto in tanto, capitava di trovare fra i banchi un altro parrocchiano, e quella era una bella cosa. Si stava spargendo la voce che Nicastro soleva spesso pregare di notte... e i Seguaci di Cristo andavano diventando sempre più numerosi. Sul fondo della navata, George gustò l'oscurità. Alcune candele guizzavano di fronte all'altare mariano, mentre la luce del cero sacrale splendeva forte e vera. Le statue della Vergine e di San Giuseppe erano due enormi ombre. Cominciò a bisbigliare il Padre Nostro, lasciando che le parole gli fluissero sensualmente dalla bocca, «...che sei nei cieli, santificato...» Si bloccò di colpo, consapevole di uno strano effetto. Era come se qualcuno stesse sussurrando perfettamente all'unisono con lui. Eppure non c'era nessuno. Quando i sacerdoti entravano dalla sacrestia, la porta di comunicazione sbatteva, echeggiando in tutta la navata. D'altro canto, qualsiasi parrocchiano fornito di chiave avrebbe dovuto aprire il portone, ancora più rumoroso. «...venga il tuo regno, così in cielo...» Lo scherzo acustico era così convincente da spingerlo a guardarsi attorno. I banchi erano vuoti, le ombre attorno ai confessionali e all'ingresso della cripta impenetrabili. Nicastro prese a pregare più rapidamente: «Padre nostro, che sei...» Poi
si rilassò: l'altra voce aveva mantenuto esattamente lo stesso ritmo e ciò significava che si trattava solo di un eco. Strano che non se ne fosse mai accorto prima d'ora, considerata la quantità di tempo che trascorreva lì, tuttavia non ebbe alcun dubbio sull'origine naturale del fenomeno. Chinò la testa, chiuse gli occhi e riprese a pregare, tanto sommessamente da non destare il minimo eco. Quando riaprì gli occhi, si rese immediatamente conto che qualcosa era cambiato. Dapprima non riuscì a identificare in che cosa consistesse il mutamento, quindi notò che le candele davanti alla Vergine erano spente. Un alito di vento, forse, una corrente d'aria? Per forza. Accantonò il pensiero e continuò l'orazione. Voleva essere vicino, molto vicino al Signore, perché nella fortezza del suo amore avrebbe trovato protezione dai demoni e dalle voci nella sua testa. «Razza di schifoso arrogante, tu non credi proprio a un cazzo!» «Padre nostro, che sei nei cieli...» Di nuovo il bisbiglio. Com'era possibile, visto che stava pregando in silenzio? Doveva trattarsi del vento, che si prendeva gioco di lui facendogli credere che le voci si fossero liberate, filtrando dal suo cranio in un punto imprecisato della chiesa. Vide che anche le candele di fronte all'altare di San Giuseppe si erano spente. Ora rimaneva soltanto una lieve incandescenza rossa simile agli occhi di un topo in penombra. In effetti, l'intensificarsi del buio lo rassicurò. Quella era la prova inoppugnabile dell'esistenza di una corrente. Tuttavia, però... forse era meglio tornarsene a casa. Aveva sempre saputo che le voci non erano frutto di un disturbo mentale. Non aveva bisogno di uno psichiatra, visto che era stato allevato bene e nessun membro della sua famiglia aveva mai mostrato segni di squilibrio. Le voci non appartenevano di diritto a un testo di psicologia. Lui pregava bene e loro lo odiavano per questo. Se Dio udiva le orazioni degli uomini, altrettanto faceva il diavolo, che inviava i propri demoni. «Schifoso figlio di una lurida puttana!» «Sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.» Ecco, l'aveva detto ad alta voce e non si era sentito alcun sussurro o eco. In quel preciso istante la chiesa si riempì del riflesso di alte fiamme guizzanti. George sobbalzò e lanciò un grido... poi si accorse che il cero sacrale stava letteralmente divampando di un'incandescenza bianca e furiosa.
Stupefatto e timoroso, rimase a fissarlo con il cuore che gli martellava in petto e gli occhi socchiusi per la luce abbacinante. Tutto finì all'improvviso: la fiamma nuovamente ridotta a una piccola lingua arancione. Folgorato, Nicastro cadde in ginocchio. Era stato un segno, un segno del Signore, la prova che era desiderato e amato, che il suo lavoro con i Seguaci di Cristo veniva apprezzato. Si alzò in piedi e avanzò lungo la navata. Senza le candele era così buio che doveva procedere a tentoni. Bisognava rispondere in qualche modo alla chiamata del Signore, andare all'altare, prostrarsi... D'un tratto avvertì un odore singolare. Che cos'era? Un derivato del petrolio... kerosene, un combustibile di qualche tipo, oppure... benzina. Venne colto dal sospetto che forse il divampare del cero non era stato affatto un segno divino. Subito si fece cauto: era completamente solo in un luogo dove era avvenuto un omicidio. Poi udì un nuovo suono, molto distinto e decisamente fuori posto. Un sussurro, come il frusciare di seta o di un abito talare. Proveniva da un punto imprecisato nell'oscurità, impossibile stabilirne la fonte. Si guardò alle spalle, mentre ogni pensiero del Signore evaporava di fronte all'assoluta certezza che il cero era stato spruzzato di benzina. Dietro di lui c'era soltanto il buio fitto. Quel fruscio sommesso si spostò lungo la navata laterale, muovendosi con una rapidità innaturale. Perché non si sentiva il rumore di passi? Per un istante George intravide una figura che saettava con la velocità di un serpente in un silenzio totale lungo un vecchio pavimento, notorio per i suoi scricchiolii. Doveva uscire immediatamente da lì. Tastando le file di banchi, si affrettò verso il fondo della chiesa. Stava frugandosi nelle tasche in cerca della chiave quando si rese conto che qualcuno era vicino a lui. Non riuscì a distinguerlo, visto che già scorgeva a malapena la porta a meno di un metro di distanza, ma l'atmosfera si era fatta densa e carica di tensione. Di colpo credette di capire che cosa dovesse provare un topo alla presenza di un gatto. In preda al panico, sollevò lo sguardo e si sforzò di individuare un viso nell'oscurità assoluta. Chi poteva essere? Doveva trattarsi di uno dei sacerdoti, alto e silenzioso... ma certo! «Padre Tom?» Sporse una mano, tentando di arrivare a un contatto fisico. La figura non si mosse. Ma dov'era il viso, perché non si vedeva? «Padre John?»
Silenzio. Dunque quello non era uno dei sacerdoti. Molto bene, allora se ne sarebbe andato immediatamente. Ora aveva la chiave fra le dita, gli bastava soltanto infilarla nella serratura. Avanzò deciso verso la porta. Ma il contorno del battente si scompose in qualcosa di diverso. Per un attimo Nicastro rimase totalmente confuso, quindi agitò le braccia, brancolando nel tentativo di toccare la superficie solida che avrebbe dovuto trovarsi proprio lì. Fu sopraffatto dalla nausea nel rendersi conto di non essersi affatto spostato dal fondo della chiesa. Aveva girato su se stesso, e la sagoma davanti a lui era in realtà l'altare. Adesso la sua paura era tale che stentò a non vomitare. A quel punto qualcuno parlò con voce tanto piena di solenne autorità, da lasciarlo sconcertato. «Essi camminavano a coppie, reggendo un cero e indossando il sambiento.» Di colpo quel tono solenne si mutò in un sussurro beffardo. «Fai wop, wop, wop.» George si asciugò le lacrime che gli scorrevano sulle guance. Ormai era al di là di qualsiasi movimento o pensiero, atterrito come un bambino completamente nudo nel buio. Avvertendo una sensazione di freddo sulla coscia, si toccò e rimase allibito nello scoprire che la parte anteriore del suo corpo era fradicia di benzina. Stava letteralmente gocciolando! Non si era accorto di nulla. Com'era potuto succedere? Cercò di fuggire, girando le spalle all'altare e iniziando a camminare, poi a correre sempre più forte. La navata gli parve lunghissima e il portale enormemente distante. Non sarebbe mai arrivato fin là, mai. Dietro di sé udì lo sconosciuto muoversi: veloce, efficace e furtivo come un ratto. Poi gli giunse alle orecchie un sibilo smorzato, seguito da un bagliore. L'istinto lo spinse a voltarsi... e si trovò faccia a faccia con l'essere più incredibile che avesse mai visto. Il volto era ripugnante oltre ogni dire, contorto in una smorfia grottesca con gli occhi fiammeggianti, le pupille minuscole e le narici dilatate. Quell'orrore durò solo un attimo, perché subito dopo George sentì una rosa di fuoco sbocciargli nel petto. Chinò la testa, terrificato da quanto stava accadendo, e acuminate lame di dolore gli trafissero il viso. Quando scattò all'indietro, la sua pelle schizzò come grasso versato in una padella surriscaldata. Inciampò, cadde e giacque assolutamente immobile. La parte più profonda del suo essere era stata ripiombata nell'infanzia dalla ferocia dell'attacco. Mentre il bambino dentro di lui aspettava di essere salvato, il fuoco
crebbe dal suo petto. «E le fiamme li consumeranno fino a dissolverli, così saranno condotti, dopo molto clamore, alla morte.» Nessuno giunse a trarlo in salvo e il bambino cominciò ad avvertire il tormento del fuoco, che immaginò come un'orda furiosa di topi intenti a rodergli il petto. Poté vedere le loro schiene lucide, avvertire gli squarci prodotti dai loro denti, sentire la propria epidermide scoppiettare e le ossa spezzarsi. Quindi risuonò un altro rumore, un sibilo che riempì la chiesa, illuminando della sua morte le travature e mettendo in risalto l'ombra spaventosa della croce. George non vide mai le mani meticolose che spargevano benzina sul suo corpo né capì di essere disteso su una coperta a prova di fuoco o notò la danza. Oh, come danzò! Piroettò in cerchio alla luce delle fiamme, ballando al ritmo del loro guizzare, avendo come unica musica le stridule urla da uccello della vittima. Ed era bella questa antica melodia: il suono autentico del sacrificio. Le mani di George Nicastro si rattrappirono su ciò che restava del torace, i pugni simili a sfere fuse color carbone. Poi, con lo sciogliersi dei muscoli e il contrarsi dei tendini, si sollevarono le gambe, mentre la tremenda consapevolezza abbandonava gli occhi. E lui danzò, volando da un'estremità all'altra della chiesa, saltando i banchi a dieci per volta, saettando in una macchia indistinta di tonaca nera e pelle luccicante di sudore. Rise e cantò: Tirali su, tirali su, segnali con una V, mettili nel forno per il bambino e me! Balzò così in alto da toccare le travature sulle quali George aveva osservato il riflesso della propria morte, poi la croce con il suo banale Gesù che guardava verso il basso. L'avrebbe spezzata, alla fine sarebbe riuscito a mandare in frantumi l'essenza della cosa. E le anime malvagie della storia sarebbero tornate nel mondo per strangolare i viventi a causa delle sofferenze che arrecavano. Partendo da una singola, piccola chiesa, il mondo intero avrebbe tremato e sarebbe stato scosso alle fondamenta. La terra sarebbe caduta nelle sue mani, perché lui era immenso e poteva stringerla nel palmo. Nel suo ventre ardente c'era abbastanza posto per tutto il mondo. In capo a un'ora il fuoco si era spento e le ossa giacevano in uno strato di cenere untuosa e bottoni fusi. Lui infagottò il tutto con molta cura e lo portò giù per un incenerimento più completo. Così terminò la notte. La campana delle sei emise i suoi profondi rintoc-
chi: tutto va bene, la notte è finita. La notte è finita. Indagine «Signorina Pearson, qui è padre Rafferty.» La sua voce era impastata e indistinta. Un altro avrebbe potuto ritenerlo ubriaco, ma lei conosceva il suono del terrore. «Per favore, venite», insisté il sacerdote. «In fretta!» «Se si tratta di un'emergenza, chiami il 911.» «No, non esattamente, ma venite subito.» I due detective stavano terminando il turno: avevano lavorato da mezzanotte alle otto per tenere sotto osservazione la chiesa. Non era ancora stata ordinata una sorveglianza in piena regola, tuttavia avevano voluto farsi un'idea di quel luogo durante la notte. Ed era stata una notte tranquilla. «Sta succedendo qualcosa», spiegò Kitty al collega. «Dobbiamo muoverci.» Non ci volle molto per percorrere la distanza fra il Sesto Distretto e Mary and Joseph. Lungo il tragitto udirono la campana che segnalava le sette. Lei pensò: sta chiamando noialtri. Mentre Dowd arrestava la macchina accanto al marciapiede, padre John scese i gradini del portico con la tonaca svolazzante al vento. «Venite dentro», li sollecitò. «Di corsa!» Loro lo seguirono all'interno della chiesa. Kitty fu praticamente sul punto di svenire. Non aveva mai sentito un fetore tanto orribile. Sembrava che qualcuno avesse deciso di arrostire un tacchino completo di piume e poi lo avesse lasciato bruciare. Sam tossì ripetutamente. Il parroco si precipitò lungo la navata. «Qui!» esclamò. «Guardate!» Era in piedi accanto all'altare, trasformato in un'ombra dalla foschia creata dal fumo che aleggiava nell'aria. Kitty cercò di avvicinarsi, ma si bloccò quasi subito. Quell'odore conteneva peli bruciati, carne carbonizzata... era troppo ripugnante. Nel disperato tentativo di togliersi di bocca quel sapore oleoso, cadde in ginocchio in preda ai conati. Sam si chinò accanto a lei. «Ehi, che ti succede?» «Sto bene. Sono solo maledettamente sorpresa.» La ragazza si costrinse a rialzarsi. «Come fai a resistere?» «Vivo con un fumatore, ricordi?» «Molto divertente.»
Assieme si incamminarono lungo la navata in direzione del sacerdote che sembrava relativamente insensibile a quel fetore raccapricciante. Quando furono sufficientemente vicini, lei capì il perché: aveva usato il vecchio trucco di spalmarsi sotto il naso un unguento aromatico. «Qualcuno ha bruciato qualcosa», affermò il parroco. «Davvero?» boccheggiò Kitty. «Lei mi stupisce.» «Della carne», concluse John, incurante del sarcasmo. Aveva il viso grigio e la pelle madida di sudore. Nonostante la sua apparente compostezza, entrambi i poliziotti compresero che quell'uomo era prossimo a un collasso. «Guardate in alto.» I due seguirono il suo sguardo. Le travi del soffitto erano nere di fuliggine. Evidentemente lì dentro era stato appiccato un incendio che in qualche modo non aveva lasciato tracce sul pavimento. La ragazza si inginocchiò e tastò il legno. «È ancora caldo.» «E in alcuni punti è possibile vedere che ha quasi preso fuoco», aggiunse padre Rafferty. Kitty non avrebbe potuto essere più sbalordita. Mentre quella follia era in pieno svolgimento, loro due se ne stavano seduti in auto a bere caffè. Decise di non menzionare la sorveglianza. «Hanno cotto qualcosa», riprese padre John. «Riconosco l'odore di arrosto bruciato.» «È stato lei a scoprirlo?» «Non appena ho aperto la chiesa.» Lei rammentò la benzina di cui era intriso il corpo di Maria Julien. «Che cosa mi dice degli spostamenti degli altri due sacerdoti?» «Non capisco che cosa intende.» Sam afferrò il ragionamento della collega. «Padre Frank e padre Tom», spiegò. «Dove sono?» «Si staranno vestendo, suppongo.» Dowd si mosse per primo, mettendosi a correre in direzione della sacrestia. Kitty gli tenne dietro a breve distanza. I due raggiunsero la porta di comunicazione con la canonica quasi nel medesimo istante... e praticamente andarono a sbattere contro Tom Zimmer, che stava entrando in chiesa proprio in quel momento. L'anziano sacerdote indietreggiò spaventato. «Gesù Cristo!» ringhiò Sam. Alle spalle di Zimmer scorse Frank Bayley, fermo in piedi come se aspettasse il proprio turno alla porta. «State bene?» domandò Kitty.
«Io sì», dichiarò il giovane coadiutore, «però non posso rispondere per... Che cos'è questo odore?» «La chiesa. È piena di fumo.» «Un incendio?» «No. È stato bruciato qualcosa, probabilmente su un telo a prova di fuoco.» Gli occhi di Tom Zimmer si spalancarono, quindi si fecero piccoli e neri come olive rinsecchite. Dopo un attimo di esitazione, si ritrasse all'interno della canonica. «Chiama il laboratorio», disse Kitty a Sam. «Dobbiamo sapere tutto quanto è possibile su quel fumo.» «Pensi...?» «Questo è il crimine più spaventevole e morboso in cui mi sia mai imbattuta.» Entrambi si diressero all'auto per convocare via radio i tecnici. «Adesso», sbottò la ragazza, «il quesito da risolvere è: chi dei tre preti è il nostro psicopatico?» «Di colpo sei sicura che si tratti di uno di loro?» «Nessuno è entrato o uscito. Nessuno.» «Dopo le undici e mezza, però. Prima di quell'ora non c'eravamo, quindi non possiamo saperlo.» «Dannazione, il pavimento è ancora caldo. È stato fatto mentre sorvegliavamo la chiesa, deve essere così.» «Mi domando che cosa ha bruciato.» «Lo scopriremo. Forse non subito, ma ci arriveremo.» «Credi davvero che il nostro uomo sia uno dei sacerdoti?» «Padre Zimmer. Hai notato la sua espressione poco fa? Era... non saprei come descriverlo.» «Penso si possa caritatevolmente affermare che dal suo viso non traspariva un gran che di compassione.» «Non aveva nemmeno paura!» «È un vecchio fragile. Diavolo, lo sono tutti.» «Non Frank.» «Lui è l'unico a sembrarmi umano», reagì Sam. «Gli altri due... Dio mi guardi da loro in un vicolo buio.» «Padre John è un pezzo di pane e gode di grande reputazione. La gente pensa che sia un santo.» «Ma aveva un'amichetta con la frusta sotto il letto!»
«Forse conosciamo solo una parte della storia. Magari è innocente come sostiene.» Per quanto fosse incerta su cosa pensare, Kitty non se la sentì di lasciarsi andare a congetture. Ormai era disperata: sapeva che un altro essere umano aveva fatto una fine orrenda, lo sapeva con assoluta certezza ed era quasi fuori di sé per l'angoscia. Una cacofonia di voci segnalò l'arrivo dei tecnici di laboratorio. «Eccoli! Io torno dentro.» La ragazza entrò in chiesa e fu accolta da uno spettacolo sorprendente: padre John e padre Frank erano prostrati l'uno accanto all'altro davanti all'altare. «Oh, Cristo!» Lei credette che fossero svenuti a causa del fumo. «Padri!» I due non si mossero, ma Kitty si accorse che non correvano alcun pericolo. Stavano pregando con tutta l'anima il loro Dio per la salvezza della parrocchia che amavano e della religione che servivano. I sacerdoti conoscevano la posta in gioco: i crimini che erano già stati commessi in quel luogo sarebbero stati ricordati al pari dei delitti di Jack lo Squartatore e dei più noti psicopatici della storia. Questi, tuttavia, erano peggiori, almeno in un senso molto particolare. Di norma gli assassini non intendono attaccare un'istituzione con i loro omicidi, mentre questo specifico folle stava attuando una brutale aggressione nei confronti della Chiesa stessa, in un tentativo palese di colpire il cattolicesimo. Non si sarebbe trattato di un colpo fatale, naturalmente, ma di certo alquanto duro. È un sacerdote, si disse lei. Un sacerdote che odia la Chiesa. Guardò i due uomini prosternati e ascoltò i rumori prodotti dai tecnici, ora intenti a trasportare una scala che consentisse loro di raggiungere i depositi di fuliggine sulle travature. «Padri?» «Non adesso», rispose Frank. La sua voce suonò così autenticamente gentile che Kitty non poté vederlo nei panni di un criminale. Per quanto riguardava il parroco, sembrava pericoloso quanto un topolino. «Merda», imprecò con Sam, mentre entrambi osservavano i tecnici al lavoro accompagnati dal sottofondo del mantra sacerdotale. «E se qualcuno vivesse nei muri?» 11 John si trascinò nel proprio ufficio. Quella mattina non si era svolta alcuna messa, non con quel fetore che permeava tutta la chiesa.
Per quanto si sentisse prosciugato di ogni energia chiamò Lupe e la pregò di arieggiare le navate. Le funzioni dovevano riprendere il più presto possibile: in un modo o nell'altro era indispensabile che Mary and Joseph sopravvivesse. Immerso in tristi riflessioni si sfregò le guance con gesto assente e si accorse che il lieve velo di barba gli procurava dolore alla mano sinistra, un dolore acuto per l'esattezza. Si controllò il palmo e sul lato scoprì una bruciatura. Colpa del caffè che aveva bevuto per colazione? Forse, però non se n'era reso minimamente conto. Un incidente la sera prima? Non ricordava niente del genere. Tina Signorelli, la segretaria della parrocchia, gli rammentò che una persona lo attendeva dabbasso. Scese le scale, domandandosi cosa poteva dire, come avrebbe trovato le parole per confortare la povera Joanie McReady. Nell'istante in cui lui entrò in soggiorno, la donna gli si precipitò incontro. «Padre, non le ruberò molto tempo. Ho bisogno di parlarle, ho ricevuto una terribile notizia!» «Oh, tesoro, mi dispiace.» L'aveva battezzata e vista crescere, fino a trasformarsi in una trentacinquenne stanca e prematuramente ingrigita. Da bambina aveva frequentato la scuola di Mary and Joseph, che lui non avrebbe mai chiuso se le suore non se ne fossero andate. Che cosa aveva dato loro l'idea che aprire un centro di disintossicazione a Harlem fosse più importante dell'insegnamento ai giovani cattolici? «Padre, il dottor Gentile...» «Pensavo che il tuo medico fosse Pete Morris.» «Lui è il mio internista, infatti; mentre il dottor Gentile è l'oncologo dell'ospedale. Ieri mi ha informata che ho un'altra formazione tumorale al polmone destro e che anche il pancreas è stato raggiunto.» «Oh, Joanie, mi dispiace terribilmente!» «Ho sentito un milione di 'mi dispiace' e non mi sono di nessun aiuto. Sto soffrendo molto di più di quanto Gesù non abbia patito, ecco il problema, e non godo del privilegio di un rapporto diretto con Dio.» «Sai bene che non è vero.» «Padre, al di là di tutte le chiacchiere dei medici, sta il fatto basilare che io sono prossima alla morte e che la mia bambina sarà affidata al mio ex marito.» «Non può occuparsene la tua famiglia?»
«Mia madre è affetta da senilità precoce. Finirà in un ricovero non appena non ci sarò più. Tiffy avrà soltanto il padre.» «Joanie, ne abbiamo già parlato...» «Ma adesso è una certezza! Io morirò presto e lui si prenderà la mia piccolina! Si rifiuta di acconsentire a un'adozione!» «Tiffany è anche figlia sua.» «Lei sa benissimo perché ho ottenuto l'annullamento. È un alcolizzato senza recupero! È perfettamente al corrente di quello che ci ha fatto, di quanto ci picchiava! Ero costretta a proteggerla con il mio corpo, a rimanere sdraiata sopra di lei, se no lui l'avrebbe ammazzata di botte!» Per l'ennesima volta, John rifletté che, se quell'uomo si trovava in condizioni simili, la colpa era sua: avrebbe dovuto convincere Brian e sua madre a ricorrere alle cure di uno psicologo, molti anni addietro, quando probabilmente era ancora possibile correre ai ripari. Invece non lo aveva fatto. «Joanie, se lui non ottiene la custodia, ti prometto che sottoporrò il caso di Tiffany all'Ufficio Cattolico per l'Infanzia.» «Oh, no, padre! Lei deve impedire che Brian se la prenda! Per amor di Dio, quest'angoscia è peggio del cancro! Per favore, padre!» La donna giunse le mani in gesto di supplica. Come poteva intervenire in una questione tanto delicata? Rivolgendosi al Tribunale dei Minori? Solo se un giudice avesse sentenziato togliendola al padre, gli sarebbe stato permesso di affidare la bambina a un'istituzione cattolica. Tuttavia esisteva un numero incredibile di precedenti a favore dei genitori naturali. «Padre, non se ne stia lì a guardarmi!» Joanie cadde in ginocchio davanti a lui. «La prego, mi prometta che la aiuterà. Personalmente, padre! Trovi qualcuno disposto ad adottarla, una famiglia perbene. So che può farlo.» «Alzati, tesoro. D'accordo, stabiliamo che d'ora in poi questo non sarà più soltanto un tuo problema. Lo risolveremo assieme.» Improvvisamente rimase sconvolto nel rendersi conto che stava mentendo: lui se ne sarebbe andato da tempo quando Joanie fosse morta. Frank Bayley avrebbe dovuto farsi carico del destino di Tiffany. Joanie tornò a sedersi e si chinò verso di lui. «Padre, mi dispiace, ma ho bisogno della sua promessa.» Non poteva dirle la verità, non ne aveva la forza. Forse avrebbe trovato un modo per rimanere lì nella parrocchia. Forse non era ancora finita. «Te lo prometto.» «Mi spieghi esattamente come intende agire.»
«Non permetterò che suo padre abusi di lei. Visiterò di frequente la casa e se mi accorgerò che qualcosa non funziona mi rivolgerò al Tribunale dei Minori perché mandi un assistente sociale.» «Padre, non è questo che voglio!» gridò lei. Di colpo fu scossa da un accesso di tosse che la lasciò pallida come il gesso. «Mi scusi... Oh, Dio, che male... Oh, Dio...» Con mani tremanti estrasse dalla borsetta un flacone di pillole e se ne mise in bocca tre. «Il fatto che il dolore può soltanto peggiorare, mi rende ancora più difficile sopportarlo. Oh, Dio.» Incominciò a sussultare incontrollabilmente, in preda a una specie di attacco. John si precipitò accanto a lei. Stava forse morendo proprio lì, adesso? «Tina! Chiami l'ospedale! Tina?» Naturalmente la segretaria aveva scelto quel momento per allontanarsi. «Tina!» D'un tratto apparve Frank; prese Joanie fra le braccia e la distese sul divano. Il pavimento era coperto di pillole gialle. «Che cosa sono?» chiese alla donna. «Dilaudid.» «I medici non prescrivono roba simile, vero?» «Gli analgesici che mi danno loro non valgono niente. Così compro il sollievo agli angoli delle strade.» Il giovane le accarezzò la fronte. «Ne ha preso una dose troppo forte?» «Non è il Dilaudid, è la malattia! Tra un attimo starò bene.» Frank incrociò lo sguardo del parroco e gli trasmise un interrogativo silenzioso: «Perché è in questo stato?» «Joanie ha appena saputo che sta per morire», spiegò John ad alta voce. Sotto gli occhi dei due sacerdoti, la donna si addormentò. Il suo respiro era lieve e regolare, ma l'espressione del viso mostrava i segni di un'intensa sofferenza. «Non possiamo curarla, Frank.» «Lasciamola dormire», sussurrò il giovane. «Dubito che ne abbia spesso l'occasione.» Silenziosamente si chinò, raccolse le pillole, le rimise nel flacone e lo infilò nella borsetta. John prese mentalmente nota di telefonare all'ex marito per convincerlo ad acconsentire all'adozione della figlia. Poi si ricordò. «La bambina sarà un tuo problema, Frank.» «Già. Un problema terribile.» «Forse riuscirai a persuadere il padre a rinunciare alla tutela. Sono sicuro che l'Ufficio per l'Infanzia troverà una splendida famiglia desiderosa di accoglierla.» «Esaminerò le condanne assegnate a chi picchia i bambini. Tenterò di
spaventarlo in modo che accetti la soluzione più giusta.» «Nella vostra confessione in comune... era questa la situazione di cui ho parlato. È Brian McReady il bambino maltrattato perché sono stato troppo arrogante per spingere la madre a farsi curare da uno specialista. È colpa mia, Frank.» «Il peccato d'orgoglio è insidioso.» «Che cosa vuoi dire?» «Che i problemi dei McReady sono più grandi di te. È puro egocentrismo attribuirsi la responsabilità della loro catastrofe.» «Sai, sono convinto che diventerai un ottimo parroco. In questa risposta c'era un sacco di diplomazia.» «Allora telefona a Quindlan e comunicaglielo. Risparmia a te stesso il calvario di una riunione ufficiale.» Improvvisamente il fuoco della sfida bruciò nuovamente nell'animo dell'anziano sacerdote. Un prete che condivideva le vedute dei Seguaci di Cristo era troppo conservatore per Mary and Joseph. Sarebbe scoppiato un putiferio. «Un giorno sarai parroco», dichiarò, «ma non adesso.» Apparentemente il giovane decise di cambiare argomento. «Officerò io la messa delle dodici e mezzo.» «Perché? È mai esistito alcun dubbio in proposito?» Si trattava della messa tradizionalmente riservata al coadiutore e Frank la celebrava tutti i giorni. «Il parroco sono io, adesso, John. Tu dovresti sostituirmi nella funzione delle dodici e mezzo.» «Col cavolo! Io rimango in carica finché l'arcidiocesi non prenderà una decisione nei miei confronti.» «Questo non è ciò che Quindlan mi ha detto.» «Lui non ha la minima autorità di affidarti l'incarico, giovanotto. Se rifiuto di rassegnare le dimissioni, spetta all'intera commissione per i rapporti con il clero esaminare la questione. E io non intendo dimettermi!» «Sei tremendamente arrogante.» «Arrogante? Tu...» Per una volta, padre Rafferty si trovò a corto di parole. «Penso che sia proprio la parola giusta. Stai sfidando apertamente il cardinale. E la Santa Sede, che in questo ha voce in capitolo.» «Ah, così adesso sei anche il cocco del Papa! E parli a me di arroganza?» «I Seguaci di Cristo, e i loro sacerdoti, hanno un rapporto molto speciale
con Roma. Sua Santità si considera il nostro protettore all'interno della Chiesa. Prendere atto di questo non è minimamente sintomo di arroganza. Noi stiamo semplicemente facendo...» «State rubando una parrocchia a un brav'uomo!» «Oh, John, andiamo! Io e te siamo amici, buoni amici. Qui sei compromesso, ormai, e lo sai benissimo. Tuttavia puoi ancora svolgere un ottimo lavoro nelle Opere di Carità. Pensaci, con la tua energia e le conoscenze amministrative di cui disponi, sarai in grado di conseguire risultati fantastici. A ogni modo, il succo del discorso è che un cambiamento gioverà a tutti.» «Devo concederti che vuoi davvero una parrocchia. Suppongo che farei meglio a sentirmi compiaciuto che tu non sia logorato come metà dei sacerdoti dell'arcidiocesi. Ti presenti come il ragazzo più gentile sulla faccia della terra, invece sei viscido, amico mio.» Con grande deliberatezza, Frank gli voltò le spalle e fissò fuori dalla finestra. «Non sei il mio direttore spirituale», dichiarò infine, in tono pacato eppure pieno di asprezza. Quindi si girò e guardò in faccia il parroco. Nei suoi lineamenti John scorse rabbia, addirittura furia. Strano: un'ira simile era assolutamente sproporzionata alla situazione e alquanto fuori luogo in lui. Il giovane Bayley poteva essere molto infido, evidentemente, ma quel genere di violenta animosità non faceva parte della sua facciata. E infatti il suo caratteristico sorriso amichevole riapparve immediatamente. Era del tutto falso, però, e padre Rafferty se ne rese conto per la prima volta. «John, ti voglio bene e non intendo ferirti.» L'anziano sacerdote si limitò a fissarlo. 12 Erano quasi le tre del mattino e Frank non dormiva, perché aveva paura di cedere al sonno. Era terribilmente preoccupato per la parrocchia: oggi, alla messa di mezzogiorno, si erano presentate sei persone, contro le trenta che intervenivano di solito. Le prossime funzioni domenicali si sarebbero rivelate un disastro. A meno che l'assassino non fosse stato catturato subito, Mary and Joseph avrebbe cessato di essere una chiesa per trasformarsi in un'attrazione turistica. Stentava a immaginarsi che cosa avrebbero scritto i giornali l'indo-
mani, quando l'ultimo affronto sarebbe stato comunicato al pubblico. Prima la morte di Maria, un omicidio più o meno convenzionale, fatta eccezione per la benzina, poi il vagabondo sul molo, strangolato e dato alle fiamme, e la donna ancora senza nome, strozzata a sua volta, gettata fra le immondizie e circondata di candele. E adesso un corpo era stato bruciato dentro la chiesa. Non gli era difficile cogliere la progressiva intensificazione: qui non si trattava soltanto di omicidio, bensì della distruzione della parrocchia e di un danno spaventoso alla Chiesa. In qualche strano modo, tutto faceva perno attorno al fuoco. Di conseguenza, aveva deciso di trascorrere le ore critiche, quelle precedenti l'alba, nascosto nella navata e di continuare la vigilanza finché il colpevole non fosse stato acciuffato. Alle due del pomeriggio i detective avevano telefonato per informarli che la fuliggine prelevata dalle travature conteneva grasso umano. John, che aveva preso la chiamata, si era precipitato in bagno a vomitare. Lui, invece, si era sentito di colpo sporco e aveva optato per una doccia. Il solo pensiero gli fece desiderare di lavarsi di nuovo. D'impulso si tolse il pigiama, entrò in bagno e iniziò a far scorrere l'acqua nella doccia. Un suono piacevole quello: lì dentro si godeva della massima intimità, meglio ancora che nella propria stanza. Una volta sotto il getto si sforzò di raggiungere una specie di oblio. A occhi chiusi, respirò a fondo. Poi udì un rumore. Al di là dello scroscio gli parve un urlo. Seguirono una serie di colpi sordi e forti. Subito chiuse il rubinetto. Silenzio. «C'è qualcuno?» Niente. Perplesso, ricominciò a lavarsi. Pensò allo sconosciuto carbonizzato e si spalmò il corpo con uno spesso strato di sapone. Quel fumo... avrebbe mai smesso di sentirne l'odore acre? Nel momento in cui finì di versarsi lo shampoo sui capelli udì un altro urlo, questa volta acuto e protratto. Immediatamente balzò fuori dalla doccia, andò alla porta e la spalancò. Tutto era tranquillo e immerso nell'oscurità. Frank maledì l'idiota ubriaco che evidentemente gridava giù in strada e anche se stesso per essere tanto nervoso. Quindi si costrinse a calmarsi: lanciare maledizioni non era molto degno di un sacerdote, meglio recitare una preghiera.
Richiuse la porta del bagno con un'Ave Maria sulle labbra. Rientrò sotto la doccia e sobbalzò: l'acqua era diventata gelida. Dannazione a quel ridicolo ferrovecchio di scaldabagno! E dannazione a quella decrepita canonica! Ma soprattutto dannazione a quell'avaraccio di un vecchio parroco che si rifiutava di sostituire un elettrodomestico superato da almeno trent'anni! Saltellando e sussultando, si obbligò a sciacquarsi. In quel momento non sarebbe stato difficile convincerlo che l'inferno era gelido. Saltò fuori dalla cabina pervaso da quella rabbia fredda e selvaggia che tanto detestava in se stesso. Traeva orgoglio dalla propria natura gentile. Da ragazzo, mentre si trovava in questo stato, aveva picchiato brutalmente più di un amico. Il peggio era che non riusciva a reprimersi: l'unico rimedio consisteva nella preghiera. Ecco di che cosa aveva bisogno adesso, di pregare. Ora possedeva un ottimo motivo per recarsi in chiesa, al di là della necessità di sorvegliarla. Doveva espellere l'ira a suon di orazioni. Si appoggiò alla parete del bagno e con gli occhi della mente vide l'intruso, un'ombra che si muoveva con la spastica accuratezza di un insetto. Di colpo udì un rumore di passi, passi veri e molto lievi che si avvicinavano lungo il corridoio. Rimase in ascolto, asciugandosi con un vigore che rasentava il dolore, poi si avvolse il telo di spugna attorno ai fianchi. Probabilmente uno dei due colleghi era in attesa di usare il bagno. John, però, lo avrebbe avvertito. «Tom, se sei là fuori scuoti la maniglia.» Niente. «Se c'è qualcuno, dica qualcosa.» L'unico suono era lo sgocciolio della doccia. Frank fissò la porta. Silenzio assoluto. «Dannazione!» Afferrò la maniglia, ci ripensò e spense prima la luce. Ora era davvero furente, con i rumori, con il silenzio e con tutta quella maledetta situazione. Non gli piaceva aver paura. Sentirsi spaventato lo mandava in bestia. Afferrata di nuovo la maniglia, spalancò la porta di scatto. Il corridoio era buio e silenzioso. Cazzo! Detestava quel posto fottuto! Quando toccò l'interruttore della luce con le dita umide, prese una scossa. Imprecando fra i denti, ritrasse la mano, poi tirò un pugno al pulsante e ne ricavò un'altra scossa. Tutto d'un tratto si ritrovò a percuotere le pareti, a danzare per la stanza, a sferrare calci... e la porta della doccia si dissolse in una pioggia di frammenti di ve-
tro. Oh, cazzo! Si chinò per riparare al danno, gettò l'asciugamano sulle schegge e iniziò a ripulire. Aveva appena terminato di raccoglierle nel telo quando notò un paio di piedi sulla soglia. Sollevò lo sguardo. E vide Tom Zimmer, in vestaglia e pantofole. «Mi è capitato un fottuto incidente!» ringhiò il giovane. Una volta sarebbe saltato addosso a quel vecchio ficcanaso, mollandogli un destro che non avrebbe più scordato. Gesù, aiutami, pregò fra sé, esattamente come gli avevano insegnato in seminario. La rabbia sbollì. «Ho avuto un piccolo incidente», spiegò in tono assai più moderato. Ora anche John era in piedi sull'ingresso. «Ti sei fatto male?» «No, ho udito il nostro spettro in corridoio e... mi sono spaventato. Sono scivolato...» «Torna a letto, ci penso io a rimettere ordine.» «Grazie, John, ma preferisco occuparmene di persona.» Si rimise al lavoro mentre i due sacerdoti più anziani rientravano nelle rispettive stanze. Una volta finito, il giovane andò in camera e indossò la tuta da ginnastica e le scarpe da corsa. Mentre percorreva il corridoio e scendeva le scale, ogni scricchiolio lo spinse a fermarsi un attimo. Era furtivo come un ratto. Quell'immagine lo turbò. Tom Zimmer era perfettamente sveglio. Non appena udì i passi di Frank sulle scale, spalancò gli occhi e giacque immobile con il corpo teso. Il suo primo pensiero fu di scendere immediatamente dal letto, ma il suo naturale istinto alla cautela lo fece esitare. Perché il giovane coadiutore era ancora alzato? Che cosa stava succedendo? Gli agenti avevano detto che l'assassino agiva a tarda notte. *** Frank si era ripromesso di entrare in chiesa dalla porta di comunicazione interna, ma ora ebbe paura che cigolasse. Aprì il battente d'ingresso e uscì in strada: meglio girare l'angolo senza provocare alcun rumore. Scese i
gradini, si allontanò dalla canonica e risalì il marciapiede spazzato dal vento. Per un istante, Tom non fu certo di avere udito chiudersi la porta d'ingresso, tanto il rumore era stato lieve. La quiete assoluta che seguì, tuttavia, gli rivelò che la casa era vuota. Frank era uscito per davvero. Lui sapeva un sacco di cose: la gente abbassa la guardia davanti a un uomo silenzioso. Era un dono di Dio questa straordinaria e benedetta afflizione. L'8 febbraio dell'83 stava scrivendo una lettera alla sorella, quando si era accorto che il suo corpo era pieno di una luce segreta. Non poteva vederla, ovviamente, però la sentiva: se chiudeva gli occhi non era più al buio. La luce non lo aveva più abbandonato ed era diventata sua amica. Nessun altro sapeva della sua esistenza, ma lui sì. Si trattava di una sensazione talmente meravigliosa da impedirgli di parlare, di esprimersi normalmente. E ora, nel modo semplice che gli era proprio, pregò la luce dentro di sé: Oh, Dio, aiuta questo ragazzo. Scostò le lenzuola, si infilò un paio di calzoni sopra quelli del pigiama, calzò gli unici mocassini che possedeva e si infagottò in un pesante golf di lana. Finalmente pronto, scese gli scalini a due a due. Uscendo dalla canonica vide un'ombra scivolare dietro l'angolo con la Seventh Avenue. Subito la seguì. Lungo il breve tratto fino all'entrata principale della chiesa, Frank si domandò se la polizia fosse in osservazione. Scoprì che non gliene importava niente. Lui aveva un dovere da compiere e intendeva portarlo a termine. Sbucato sulla Seventh Avenue, non appena svoltato l'angolo, il vento lo colpì con veemenza. Il tempo stava cambiando di nuovo. Domani le nuvole che ora incombevano a nord avrebbero bandito il sole, sprofondando la città nel pieno dell'inverno. Salì i gradini del porticato, aprì il portale ed entrò. Le vecchie ossa di Tom non erano equipaggiate per un gelo simile. L'avrebbe pagata cara per essersi azzardato fuori a quell'ora. Con le spalle incurvate e il corpo scosso da brividi incontrollabili, tenne dietro a Frank, che sembrava dirigersi verso la parte anteriore di Mary and Joseph. Come mai quel percorso bizzarro alle quattro del mattino? La luce dentro di lui lo sapeva. E soffriva. Proteggi la Chiesa, lo esortò.
Salvala! Dio lo aveva ridotto al mutismo affinché potesse vedere cose di cui gli esseri umani preferivano non parlare: i demoni in frenetiche frotte e gli angeli che li sgominavano con spade fiammeggianti. Satana aveva preso dimora in Frank Bayley. Quando lui pregava per quel povero giovane, scorgeva distintamente l'oscurità celata nella sua anima, dove il diavolo lo accarezzava con lunghe braccia. Da ragazzo Frank aveva adorato l'alito del vento contro la pelle nuda... il vento estivo. Lui e un amico erano andati a dormire all'aperto, in giardino. La brezza lo aveva svegliato, recando con sé il profumo dei fiori e pensieri indistinti. Come se si stesse spogliando di fronte a un pubblico di ragazze affascinate, si era tolto il pigiama ed era rimasto nudo, la pelle candida al chiarore lunare. Poi era sgattaiolato attraverso il quartiere addormentato fino al patio dei Pelly e aveva trascorso qualche tempo seduto su una sedia accanto alla piscina. Infine, fatto appello a tutto il suo coraggio, si era diretto a una casa molto speciale. Le gemelle Cutler erano le ragazzine più belle della scuola di St. Agnes. Davanti alla finestra aperta, aveva sostato ad ammirare la sagoma in penombra di Jennifer, sdraiata in camicia da notte. Lui aveva dodici anni, era nudo e quel momento era stato denso di una straordinaria magia. Di colpo il cane aveva abbaiato, la luce in camera dei genitori si era accesa e lui si era precipitato via, in preda a una deliziosa paura. Kevin, semiaddormentato, gli aveva chiesto cosa stesse succedendo. «Ho freddo», era stata la sua risposta, e l'amico si era rannicchiato contro di lui, abbracciandolo stretto. Non si era sentito eccitato per quel contatto contro quel corpo nudo, ma dopo, però, aveva provato un oscuro timore, che era durato per anni. Per evitare di essere visto, Tom rimase addossato al muro. Frank avanzava senza fretta, con andatura pigra. L'anziano sacerdote iniziò a pregare: Oh, Dio, libera questo bravo giovane dalla dura prova che lo attende. Prendi me per la tua malvagia dimora, Satana. Vieni dentro di me. Frank entrò in chiesa. E se avesse incontrato l'assassino? Forse sarebbe
stato meglio così. Rimase sconvolto nel rendersi conto che quell'orrore si era spinto tanto oltre da farlo sentire effettivamente pronto a morire. Nella navata, l'aria era ancora acre e impregnata del ripugnante fetore di peli bruciati. Le candele davanti alle statue di Maria e di Giuseppe erano spente, mentre il cero dell'altare principale guizzava in modo intermittente. Al buio, la chiesa appariva immensa. D'impulso si diresse nel punto dove Maria era morta e cadde in ginocchio. «Sono colpevole», mormorò sommessamente. «Dio, dammi la forza!» Sul fondo della navata, alle spalle del giovane, Tom udì ogni parola. Odo il tuo richiamo, Satana, nell'angoscia della tua caduta. In lui il potere di Dio era tanto forte da consentirgli talvolta di convocare gli angeli in difesa del bene. Certo, poteva chiedere l'intervento degli angeli del Signore, con le spade fiammeggianti e le loro grida. Frank si rannicchiò con le mani contratte sul petto, avvertendo per la prima volta il fuoco che bruciava dentro di lui. «Sei colpevole», ripeté, «colpevole, colpevole.» La sua voce echeggiò nella chiesa. In essa riconobbe la propria gioventù, la propria pena e... una tristezza desolata come la luna. Cosa percepiva in se stesso? Il destarsi di un serpente, la nausea spirituale. Fu un momento di sbalorditiva solitudine. «Confesserò tutto! Costi quello che costi, troverò la forza e lo farò!» Una voce parve sussurrare all'unisono con la sua. Atterrito, lui balzò in piedi e guardò dietro di sé. Per un attimo, Tom temette di esser stato visto. Poi, però, scorse quegli occhi e capì che Frank non avrebbe notato nulla. Conosceva quello stato d'animo, lo conosceva bene. Dio era sempre saggio: questo ragazzo era stato scelto come campo di battaglia non perché fosse debole, bensì perché era forte. Non era stato il male ad attrarre Satana nel cuore del giovane sacerdote, ma una lieve pecca nella sua bontà. Perché il demonio avrebbe dovuto curarsi di distruggere i deboli? Così come stavano le cose, le loro anime strisciavano dietro di lui in lunghe, fredde schiere. Frank oscillò, quasi si trovasse sull'orlo di un baratro. Sul fondo della
voragine c'era qualcosa di tanto orrendo da non azzardarsi a crederlo un incubo, figurarsi poi la realtà. Satana possiede un corpo, forma, pensiero e sostanza! No, la sua forma è il senso di colpa, la sua sostanza la disperazione, il suo corpo le ceneri della distruzione. «Lasciami! Lasciami!» *** Tom ascoltò quel gemito d'angoscia e capì che il suo istinto di seguire Frank in chiesa era stato giusto. Questo ragazzo aveva perso così tanto e sofferto terribilmente. Dio, per favore, concedigli un po' di aiuto! Ma il suo cuore gli disse che il Signore non lo avrebbe fatto. Un tale compito spettava all'umanità. Frank aveva un'unica possibilità di soccorso: un uomo di fede. E lui lo era. Con lo svanire degli strani suoni attorno a sé, Frank riguadagnò la sua compostezza. Evidentemente qualcuno che passava sul marciapiede aveva per combinazione parlato contemporaneamente a lui. Ma che cosa dire di quella sensazione, delle nere fauci che si erano spalancate nel profondo del suo essere? Si trattava di qualcosa di concreto, di reale. Lì giaceva la paura della confessione. Lì si scatenavano i terrori notturni. Maria era morta in quel punto preciso e aveva sofferto, lo si capiva dai suoi occhi, dal viso congelato in un orrore soprannaturale. Oh, sì, aveva sofferto! E io mi sto eccitando! Il mio corpo si sta eccitando! Oh, no, signore, non permettere che sia così, non lasciare che io mitra sensazioni tanto malvagie, perverse, ripugnanti. Dio, salvami, per favore! Tu sei la resurrezione. Crollato nuovamente in ginocchio, prese a strisciare verso l'altare. Per favore, per favore, lo sento dentro di me, devo essere purificato, ha braccia come un polipo che mi strangolano l'anima. Oh, Dio del perdono... Tom lo osservò trascinarsi in avanti, udì i suoi mormorii inarticolati, percepì la presenza spaventevole, notò che la candela sacrale guizzava e dardeggiava all'avvicinarsi del giovane. Giunto all'altare, Frank aprì il tabernacolo, vi introdusse una mano... E il vecchio sacerdote agì.
*** La mano ghermì la spalla di Frank, facendogli cadere l'ostia dalle dita. «Oh!» Lui si girò di scatto. E si trovò davanti Tom Zimmer, in piedi come una grande ombra, il viso parzialmente nascosto da un feltro nero. Il giovane rimase atterrito: non lo aveva mai visto in quello stato. «Tom?» Le dita gli penetrarono la carne, straordinariamente forti, simili ad arpioni. Lui si ritrasse rabbrividendo. Di colpo Tom raccolse l'ostia, se la mise in bocca con espressione di sfida e girò su se stesso, avviandosi a grandi passi lungo la navata. Tom tornò nella propria camera e si rimise a letto. Non avrebbe affrontato Frank sull'argomento, mai. Tuttavia il messaggio era stato chiaro: ti conosco, Franklin, e ti combatterò ogniqualvolta oserai accostare l'ostia alle tue luride fauci. Ti conosco, Frank Bayley, ti conosco bene. Frank era desolato. Tuttavia Tom aveva avuto ragione: non si poteva deporre l'ostia in un recipiente impuro quale lui era. E invece lui si ostinava a consacrare, a prendere la comunione, a fingere un'integrità che non sentiva né possedeva. «Hai ragione, vecchio.» Tutto ciò di cui ora aveva bisogno era la forza di confessarsi. Che Dio lo aiutasse, la forza! Il male dentro di lui si agitò ancora una volta, poi parve rilassarsi. La nausea scomparve. Il giovane si guardò il corpo. È reale e sta dentro di te. È reale! Sciocchezze. Satana era un concetto, non una presenza fisica concreta. Il demonio non si celava in Frank Bayley, né in nessun altro. C'era piuttosto qualcosa di diverso: uno stato d'animo che conduce a impulsi distruttivi. In assenza di un termine più appropriato, l'avrebbe chiamata oscurità. Molto bene, Satana era solo un concetto. L'oscurità, invece, non lo era. E il buio albergava proprio là, al centro della sua anima. Indagine Kitty e Sam avevano tenuto sotto controllo la chiesa, fiancheggiati da
due squadre di sorveglianza. Avevano visto padre Frank entrare e Tom Zimmer seguirlo. Nessuno dei due era uscito, e ora erano quasi le sei del mattino. Sam preferiva l'approccio diretto. «Io dico di affrontarli e di mantenere alta la pressione.» «Tutto arriva a colui che attende.» «Questa è filosofia, Pearson, e tu stessa non ci credi.» «Sono convinta che dobbiamo essere maledettamente cauti. E se piombare sui sacerdoti fosse un errore?» «Non lo è, dai retta al tuo collega.» Lei lo guardò. «Abbiamo per le mani una situazione da incubo, uno psicopatico che non lascia dietro di sé praticamente traccia. La maggior parte di loro è trascurata da morire.» Esaminò la chiesa sorseggiando il caffè. La macchina era troppo calda, il caffè troppo freddo. «Sembra una prigione. L'interno è bello, però.» Dowd giocherellò con un pezzetto di plastica che si stava staccando dal volante. «Odio quel posto. Mi dà dei brividi dell'accidente.» «Sono brave persone, Sam.» «Di nuovo in seno a Madre Chiesa, signorina?» «Non è impossibile.» «Vorrei esistesse un intervento chirurgico per rimuovere le scemenze sentimentali dal cervello della gente. Non puoi riflettere lucidamente con certe porcherie che ti marciscono nel cranio.» «Una volta cattolico, per sempre cattolico.» «In quella canonica vive un pazzo furioso! O forse due, considerato quanto abbiamo visto stanotte.» «Tom Zimmer e Frank Bayley all'opera assieme. Sarebbe davvero una bella storia.» Cercò di immaginarsi uno dei due sacerdoti intento a strangolare qualcuno a mani nude, ma ci rinunciò. «Mi piacerebbe che la tua teoria fosse credibile, almeno minimamente. Però non lo è.» Dowd osservò un piccione atterrare sul cofano tiepido dell'auto di servizio. «Detesterei essere un uccello, costretto a vivere all'aperto d'inverno e a mangiare mozziconi di sigaretta.» Kitty abbassò il finestrino e ne gettò fuori uno. «Tieni, piccioncino.» Poi rimase un attimo pensierosa. «Peccato. Non sappiamo che cosa sia accaduto là dentro.» «Padre Non-dico-un-tubo lo sa. Forse dovremmo interrogarlo.» «Il tuo pungente sarcasmo è sempre apprezzato.»
«Sono contento.» «E io sono contenta che tu lo sia!» Si rese conto di voler difendere i sacerdoti. «Immagino si possa dare per scontato che siano ritornati nella canonica tramite la porta interna. Suppongo stiano di guardia alla chiesa per far sì che qualcuno sia presente durante le ore critiche.» Sam emise un lungo sospiro. «Devo ammettere che la teoria dei delitti in società non vale un fico.» Fissò il primo sprazzo di luce dell'alba, che, date le nuvole, sarebbe stato anche l'ultimo. «Beh, forse avremo uno spiraglio. Direi che ce lo meriteremmo.» «Noi non abbiamo spiragli, Dowd, siamo poliziotti.» Nessuno venne in chiesa, neppure quando la campana annunciò la messa delle sette. L'edificio rimase silenzioso, chiuso e cupo. 13 John era inginocchiato nella chiesa che tanto amava in attesa dell'ora in cui si sarebbe dovuto presentare alla Curia per affrontare la commissione che intendeva togliergliela. Erano le due del pomeriggio, le porte erano sbarrate e il suo cuore privo di preghiere. I delitti, la rabbia, il senso di colpa... tutto pesava su di lui. Di colpo si sentì impotente a risolvere i propri problemi. Quella mattina aveva evitato con cura di incontrare Frank. Pensare a lui lo riempiva di turbamento e confusione. Quel ragazzo era un traditore: impossibile interpretare in qualsiasi altro modo ciò che aveva fatto. Mary and Joseph non gli era stata affidata, se l'era semplicemente presa. Non stimò particolarmente se stesso nell'augurare sventura al proprio coadiutore, ma non riuscì a impedirselo. Se solo una settimana prima gli avessero chiesto se si riteneva capace di odiare, avrebbe risposto sinceramente di no. Un puro peccato d'orgoglio. Con gesto assente prese dal banco uno dei nuovi messali. John dirigeva una buona parrocchia, molto bene organizzata e assai attiva. Quando qualcuno tossì alle sue spalle, il suo cuore fece un tale balzo che per un attimo credette di essere sul punto di morire. «Buon Dio, Tom, da dove sei venuto?» Padre Zimmer emise un flebile suono arrochito, contraendo le labbra e muovendo la gola. Sembrava stesse sforzandosi di parlare. «Tom?» Gli occhi del vecchio erano disperati, terribili da vedere.
«Sei spaventato, Tom?» Gli occhi divennero umidi. «Lo siamo tutti, amico, tutti.» Quell'uomo era un vulcano vivente, ma lui non poteva aiutarlo, non ora, nello stato in cui si trovava. A ogni modo, diversi specialisti lo avevano visitato approfonditamente. Diagnosi: Dio opera in modi misteriosi. Per quanto desiderasse stare con lui e confortarlo, John non poteva rimanere oltre. Nel momento in cui si alzò, tuttavia, padre Zimmer gli afferrò il polso. «Se hai qualcosa da dire, parla. Provaci!» Il poveretto tremò tutto e aprì a più riprese la bocca, mentre rivoli di lacrime gli solcavano le guance e il sudore gli bagnava la fronte. Poi lasciò andare il polso del collega, si accasciò sul banco e chinò il capo. «Ecco... tieni il mio notes.» John gli mise in grembo il quadernetto a spirale e gli infilò una biro fra le dita. «Coraggio, Tom! So che puoi farcela!» Con un lieve tonfo, la penna cadde sul pavimento di legno. Padre Rafferty la raccolse. «Mi dispiace, Tom. Che Dio sia con te.» Adesso doveva proprio andare: non poteva presentarsi in ritardo alla riunione. Probabilmente i membri della commissione avrebbero colto al volo l'opportunità di votare in sua assenza e tutto sarebbe finito prima ancora che lui arrivasse. Invece di passare per la canonica, correndo il rischio di affrontare un possibile gruppo di parrocchiani radunati per augurargli buona fortuna, decise di uscire direttamente sulla strada. Aggiustatosi il vetusto feltro e infilati i guanti, scese i gradini e si avviò lungo la Seventh Avenue. Quello non sarebbe stato il suo ultimo giorno di pastorato, neanche per sogno. In qualche modo avrebbe vinto. Dio era dalla sua parte, doveva essere così. Quando il convoglio della metropolitana apparve sferragliando sulla piattaforma, aveva già cambiato opinione. Vi salì con la deliberata lentezza di un infermo e la bocca asciutta per l'apprensione. Frank aveva trascorso l'intera mattina chiuso in soggiorno con i Kelly e Maureen Nicastro e lui aveva sentito abbastanza da capire che stavano già sottoponendo a revisione la liturgia domenicale, in preparazione del cambio di gestione nella parrocchia. Erano sicuri del fatto loro fino a quel punto. Perché George Nicastro non stesse spadroneggiando nella canonica con gli altri era un vero mistero. Probabilmente stava dirigendosi a Roma in missione, a giudicare dal modo in cui parlavano. Alla fermata della Second Avenue, John scese e si lasciò trasportare dalla fiumana di gente, sempre immerso in tristi riflessioni.
Sotto il cielo plumbeo, Manhattan appariva stremata: la morsa del gelo costringeva i passanti a camminare curvi e a capo chino, i visi nascosti da sciarpe. Il giorno prima la cucina della parrocchia aveva distribuito ottantasette pasti caldi, mentre i volontari dell'assistenza erano stati costretti a dare via ogni indumento pesante di cui disponevano. Sarebbe stato bello poter aprire l'auditorium per offrire un rifugio temporaneo, ma purtroppo non esistevano fondi sufficienti. Allestire i posti letto non bastava, servivano le guardie: i senzatetto non erano necessariamente persone educate. Quando giunse alla Curia, lo costrinsero ad aspettare in una saletta come un bambino prima di un'udienza con il preside. Seduto là, con il colletto che gli premeva dolorosamente contro la pelle e le dita che percorrevano i grani del rosario, gli parve di essere tornato ai tempi del seminario. «Venga, padre.» «Oh, ciao, Pete.» Pete Garrison gli rivolse un sorriso stentato. Molti anni prima, quando si erano conosciuti, era stato un uomo gioviale dai folti capelli rossi. Ora, completamente calvo, sembrava fosse stato aggredito e bastonato. John lo seguì in silenzio. Monsignor Robert Quindlan sedeva all'estremità del lungo tavolo nella sala riunioni. Quello non poteva essere l'unico locale della Curia destinato agli incontri ufficiali: con le sue pareti grigie e il tavolo in fòrmica, sembrava fosse stato arredato dal Dipartimento Correzionale della città. Quando lui si sistemò al posto indicatogli, vi furono mormorti, ma nessun sorriso. Davanti a ognuno dei presenti spiccava una fotocopia dell'articolo del Post, quello con il famigerato titolo: CHIESA DI SANGUE. Su un carrello, in un angolo, c'erano un televisore e un enorme videoregistratore: sicuramente non intendevano sottoporlo alla tortura di visionare il proprio momento di fama. Invece sì, e lui fu costretto a sopportare. Sotto le abbaglianti luci dei riflettori assomigliava a un vecchio vampiro. Lo sforzo di controllare il dolore lo aveva reso stridente. «Il sacerdote è debole!» Quel montaggio arbitrario lo fece rabbrividire. «Bene, John, se hai qualcosa da dire...» Bob Quindlan lo stava fissando. «Devo supporre di trovarmi qui per il formale taglio della gola?» «Ehi, aspetta un momento», sbottò Toby Johnson. «Sai di cosa stavamo parlando, prima che tu entrassi? Stavamo cercando di immaginare il modo di convincerti a passare alle Opere di Beneficenza per dedicarti a un lavoro
importante che ti si addice perfettamente. Non vogliamo affatto tagliarti la gola, bensì motivarti!» Padre Richard Joseph prese la parola. Decrepito al di là del credibile, probabilmente era nella Chiesa prima del cardinale Spellman, ammesso che una cosa simile si potesse concepire. «Tutti sono feriti da questa situazione, John. Non pensare al parroco, ma alla parrocchia. Ti chiediamo soltanto di ritirarti dalla prima linea. So che è duro per un soldato accettare un posto a una scrivania, ma talvolta dev'essere così.» «Non credo sia necessario che me ne vada. Non voglio farlo e inoltre non è il momento adatto per un avvicendamento nella mia parrocchia.» Bobby si sporse in avanti. «Sei rimasto là per un secolo! Supponevo che avresti gradito un cambiamento.» «Devi rassegnare le dimissioni, John. Per il bene dei tuoi fedeli e della Chiesa in generale.» «Roma si è interessata al caso ed è intervenuta.» Quindlan estrasse un fax dalla valigetta accanto a sé: «Siamo rincresciuti per la disgrazia abbattutasi su un valido sacerdote e ci auguriamo che egli dedichi le proprie notevoli energie al lavoro cui il cardinale O'Connor vorrà indirizzarlo. Vi invitiamo a informarlo che è ricordato nelle preghiere di questo collegio.» Guardò John negli occhi. «Ci è arrivato dal segretariato papale, firmato dal cardinale Tomasini.» «Voialtri sapete davvero come far sentire qualcuno un ingrato. Dovrei esservi riconoscente perché mi mandate via? Ci ho provato, ma evidentemente non possiedo risorse di gratitudine sufficienti, mi dispiace.» Il monsignore scosse la testa. «Ascolta, proviamo ad affrontare le cose da un altro verso. Abbiamo un disperato bisogno di sacerdoti e tu vali tanto oro quanto pesi, anzi, il doppio. A essere onesto, mi preoccupa molto l'idea che tu ci possa lasciare.» «E allora non sbattermi fuori dalla mia parrocchia.» «John, i mezzi d'informazione ci stanno sbranando vivi! Per non parlare, e detesto persino nominarla, della maledetta polizia. So che è assolutamente stupido, ma in effetti tu avevi il movente e l'opportunità, e la legge può essere alquanto irragionevole su questioni del genere.» «Hai già provveduto a informarmi in proposito, Bobby, ma io continuo a non capire come un mio trasferimento altrove possa cambiare le carte in
tavola per quanto riguarda la polizia.» «Ti allontanerà dalla prima linea.» «Così voi non rischierete scandalose riprese televisive di un sacerdote arrestato per l'omicidio della propria amante. Per quanto assurdo e incredibilmente ingiusto possa essere.» «Il benessere della Chiesa deve sempre costituire la mia prima premura. Agli occhi del pubblico, un'incriminazione equivale a un verdetto di colpevolezza. Anche se sei innocente, e ne sono certo, il danno sarà fatto.» John non poté nascondere a se stesso che Bob aveva ragione. Se il peggio fosse accaduto, il suo arresto e il conseguente processo si sarebbero rivelati meno nocivi se lui fosse stato rimosso dal centro dell'attenzione. Joe DiMarco interruppe le sue riflessioni. «Mi dispiace, ti sono affezionato e certo non siamo qui per distruggerti. Tuttavia, se non ti dimetti spontaneamente, passeremo a una votazione formale.» Non fu necessaria alcuna urna: Quindlan chiese semplicemente se qualcuno avesse obiezioni alla sua decisione. L'anziano parroco non ebbe un solo alleato. Per quanto conoscesse alcuni di loro da più di trent'anni, tutti rimasero uniti contro di lui, e il peggio era che gli avevano fatto chiaramente capire il motivo della posizione assunta. «D'accordo, me ne andrò. Non intendo suscitare ulteriori problemi, ma desidero porre una sola condizione. Un altro mese nella mia parrocchia e poi mi trasferirò dovunque mi mandiate.» Bob annuì, quindi si alzò e si diresse al telefono. Benché parlasse a voce molto bassa, fu ovvio che stava chiarendo la situazione con qualcuno. Infine si voltò verso John. «Spiacente, ma vogliamo procedere subito con l'avvicendamento.» «Era il cardinale?» chiese lui quando il monsignore ebbe deposto il ricevitore. «No, al momento il cardinale è in riunione con il presidente del distretto di Manhattan per discutere di altre questioni. Era Frank Bayley.» «È un bravo ragazzo, ma getterà la parrocchia nella confusione più totale.» «Senti, ho sessantun posti vacanti in attesa di un sacerdote, comprese quattro parrocchie, e mi considero fortunato a poter disporre di quel giovanotto. Lui vuole la tua parrocchia, che, mi sia consentita l'osservazione, è già un tantino nel caos.» John scattò in piedi, furente per quell'insulto, poi scelse di offrire la pro-
pria ira al Signore. «Mi state rimuovendo dall'incarico a causa di un'indiscrezione immaginaria, non per incompetenza», affermò con una pacatezza che non provava. «La mia parrocchia non è nel caos, è un trionfo. Non ce l'ho con voi...» la voce gli si incrinò, «è solo... la situazione! Mi dispiace.» A testa alta, sforzandosi di liberare gli occhi dalle lacrime, si voltò e abbandonò la stanza. Ecco tutto: era un uomo finito. Il suo primo impulso fu di dirlo a Maria, e questo gli rammentò che era assolutamente solo al mondo. Aveva solo Dio, ma al momento il suo Dio avrebbe anche potuto trovarsi in coma profondo, per tutto l'interesse che sembrava nutrire nei confronti di John Rafferty. Percorse il lungo corridoio, prese l'ascensore e uscì sulla strada. Non era più il parroco di Mary and Joseph. Frank aveva vinto. Che ne sarebbe stato dei suoi gay, dei suoi senzatetto, del suo personale? E Joanie McReady, che contava su di lui? C'era bisogno della sua opera, perché non lo avevano capito? Aveva raggiunto la Fifth Avenue e stava oltrepassando Saks, quando decise improvvisamente di desiderare qualcosa che gli risollevasse il morale. Non metteva piede in un grande magazzino da almeno un quarto di secolo e, una volta entrato, la varietà delle merci esposte lo lasciò sbalordito. Nessuna meraviglia che il mondo fosse tanto intriso di materialismo, guarda quanta roba! Si aggirò per il reparto maschile finché non vide i cappelli. Subito si tolse il vecchio feltro nero: era la miserevole ombra di se stesso da quando, il marzo precedente, il vento lo aveva portato via ed era rimasto schiacciato sotto le ruote dell'autobus numero 6. «Ne avete di uguali al mio?» chiese a un giovane commesso molto elegante. «Posso vederlo?» rispose lui con un sorriso. John gli diede il feltro. «L'ha comprato in un negozio di vestiti d'epoca?» «L'ho acquistato nuovo... da Wormser, credo.» «Wormser! Ma hanno chiuso i battenti da... Dio mio, signore. .. da una vita!» «Beh, forse è un po' vecchio.» «Di venti o trent'anni, forse. Perché non prova questo Christie? È un modello raffinato, che penso farà meraviglie per il suo viso.» Per le orecchie di John era come se il commesso parlasse urdu. Comunque, indossò doverosamente il cappello e si guardò allo specchio. Lo face-
va assomigliare vagamente a Leonid Breznev. «Su di lei è davvero splendido!» si entusiasmò il giovane. «Niente è splendido su di me, ragazzo mio. Tuttavia penso sia in grado di ripararmi dalla pioggia.» Qualche minuto dopo, padre Rafferty si allontanò nel crepuscolo incipiente con il nuovo cappello saldamente piantato sulla testa. 14 Il rumore scivolò così facilmente nella sua mente che Kitty Pearson si rese conto di essere sveglia solo quando si ripeté. Subito tese le orecchie: Cobble Hill era un quartiere tranquillo, ma esisteva sempre la possibilità che un intruso si aggirasse nei dintorni. Il suono era lieve e costante nel ritmo, un sommesso raschiare che continuava per una quindicina di secondi per poi cessare di colpo. Fosse stata estate avrebbe pensato alle foglie che sfregavano contro la finestra, ma in quella stagione i rami erano spogli. Nella stanza aleggiava anche un odore dolciastro, molto debole. L'orologio sul comodino segnava le tre e venti, un'ora infernale per essere svegli quando la mattina dopo si doveva iniziare a lavorare alle otto. Kitty si rigirò, si tirò le coperte sotto il mento e chiuse gli occhi. La sua mente però cominciò a vagare riesaminando eventi che avrebbero dovuto aspettare fino all'alba. Non le piaceva affatto una situazione in cui uno psicopatico impazzava là fuori mentre lei non poteva far altro che attendere uno spiraglio. Persino il capitano Malcom stava iniziando a lasciarle sulla scrivania biglietti in proposito. «Dove sono i risultati sul caso della chiesa, Pearson?» Si agitò, avvertì un soffio di aria fredda sulla schiena e risistemò le coperte. La parrocchia, i sacerdoti, la canonica: immaginò la navata come doveva apparire di notte, buia e minacciosa, con le sue statue, le candele e il silenzio. E all'improvviso ricordò i tempi della propria infanzia: la scuola cattolica, le novene, il coro, l'aroma dell'incenso, la confessione... tutto quanto aveva perso. «Oh, Cristo!» borbottò mettendosi a sedere sul letto. Ora le si presentavano tre alternative: accendere la televisione e instupidirsi davanti allo schermo, andare in cucina a ingozzarsi di dolci e sentirsi in colpa, oppure rimanere lì a fumare e rimuginare tetramente. «Dannazione!»
La vestaglia coreana che Sam le aveva donato come offerta di pace dopo una lite ormai dimenticata, era ripiegata sullo schienale di una sedia. Lei la indossò, prendendo mentalmente nota di lamentarsi ancora una volta con il padrone di casa perché dopo mezzanotte il riscaldamento faceva schifo. Rabbrividendo per il freddo, si diresse in cucina. Non fu qualcosa di specifico ad attirarla verso la finestra: forse aveva percepito che là fuori l'oscurità era più densa di quanto avrebbe dovuto essere. Avvicinatasi al lavandino, si sporse in avanti e appoggiò il viso contro il vetro. Per un istante non vide nulla, poi notò un rapido movimento e l'improvviso apparire della luna, come se qualcuno avesse sollevato una tenda nera. E il movimento era stato accompagnato da uno scricchiolio. Rendendosi conto che uno sconosciuto era stato all'esterno a fissarla e di essersi trovata per un attimo faccia a faccia con lui, balzò indietro di scatto. Un'altra donna avrebbe urlato, ma non Kitty Pearson, un poliziotto competente che aveva preso l'addestramento con molta serietà. Lei, invece, tornò in camera da letto camminando con studiata indifferenza e, non appena fuori visuale, si precipitò a infilarsi un paio di mocassini e a indossare un cappotto. Infine, con la P.38 nella destra e una torcia elettrica nella sinistra, si avviò verso l'ingresso. Questi fottuti tossicomani erano troppo stupidi per capire quando fermarsi. Era molto probabile che quella testa di cazzo fosse ancora là con il suo temperino o qualsiasi altro attrezzo usasse per forzare le finestre. Stronzo. Non si era accorto che lei aveva fatto installare blocchi di sicurezza all'intelaiatura. Quel rumore raschiante era evidentemente stato prodotto da lui nel muovere la lama nello spiraglio fra i due pannelli scorrevoli. Che deficiente! Nello spostarsi sul pianerottolo, Kitty cominciò ad avvertire una sensazione piacevole, analoga a quella che un giocatore professionista prova nell'avvicinarsi a un tavolo di blackjack. In situazioni simili non si poteva mai sapere cosa avrebbe riservato la sorte. Forse si sarebbe imbattuta in un ricercato, un delinquente vero e proprio, oppure in un bambino di dodici anni al suo primo reato: in ogni modo un buon giocatore non sopravvaluta la fortuna. Quello era il suo lavoro e sapeva perfettamente come svolgerlo. Evitò di accendere le luci e scese le scale. Forse avrebbe dovuto avvertire il signor Florenz, l'inquilino del pianterreno, ma senza dubbio quell'uomo avrebbe rovinato tutto facendosi venire
un attacco isterico. Meglio che continuasse a dormire. In caso fosse stata costretta a sparare avrebbe ricevuto una brutta sveglia. Servendosi della manica del cappotto per attutire il rumore, aprì la serratura del portoncino che conduceva in quello che veniva definito un giardino, ma che in realtà era un cortiletto con qualche aiuola e un vecchissimo melo straordinariamente trascurato. All'esterno l'aria era gelida da morire. Ora bisognava avanzare con cautela, dato che era pieno di foglie secche: in quel silenzio assoluto anche il minimo fruscio sarebbe stato udito ovunque. Kitty decise di lasciare la porta socchiusa. Se l'intruso fosse entrato l'avrebbe acciuffato di sicuro. E se fosse stato armato? Peggio per lui. Non appena avesse visto una pistola gli avrebbe sparato senza preavviso. Dopo sei anni nella polizia era ora che anche per lei arrivasse il battesimo del fuoco. In due passi giunse direttamente sotto il punto del ballatoio su cui si apriva la cucina e rimase in attesa, certa di essere invisibile nell'ombra gettata dalla struttura di legno sovrastante. Nonostante non desiderasse aspettare oltre, preferì che fosse lui a fare la prima mossa. Se era già sceso in cortile, lo avrebbe scorto mentre tentava di fuggire; se si trovava ancora sul ballatoio, allora era in trappola. Dopo qualche tempo, stanca di rimanere nascosta all'infinito, si decise a emergere dal riparo e rimase sorpresa nell'accorgersi che il ballatoio era deserto. Salì gli scalini e si guardò attorno: tutto era sgombro, fatta eccezione per le due sedie di metallo arrugginito, probabilmente dimenticate lì sin dai tempi della seconda guerra mondiale. Se lo era lasciato sfuggire. Beh, poco male; con quel freddo allucinante non le dispiaceva affatto la prospettiva di tornarsene a letto. Rientrò a casa, prese una sigaretta e la accese. E di nuovo udì quel suono raschiante. Ma allora quel tipo era proprio uno stronzo! Immediatamente afferrò la P.38 e la torcia. Ormai non aveva più senso muoversi con mille precauzioni, tanto quel cretino doveva essere assolutamente fatto, se no non si sarebbe ripresentato lì, tre minuti dopo essere scappato. Si precipitò di nuovo in cortile, accese la torcia e proiettò il fascio di luce sul ballatoio. «Fermo, faccia di merda!» Per un lungo istante la figura vestita di nero accanto alla finestra non si mosse. «Ho una pistola, stronzo!» Molto lentamente, l'intruso iniziò a girare la testa, quasi intendesse sbirciare al di sopra della propria spalla. «Se non rimani immobile dove
sei, ti faccio volare le palle fino in Cina.» Kitty salì la scala del ballatoio. Quel figlio di cane era grande e grosso, in nero da capo a piedi. Piuttosto allarmante. «Okay, stallone, divarica le gambe.» Pieno di droga o meno, un tipo vestito interamente di nero, guanti e maschera da sci compresi, doveva essere un professionista. Un attimo dopo il detective Pearson si ritrovò a mezz'aria, proiettata all'indietro. Non aveva udito il minimo suono e neppure visto muoversi quel farabutto, eppure lui l'aveva colpita con tanta forza da sollevarla da terra e mandarla a sbattere contro la ringhiera del ballatoio. La torcia volò in una direzione, la pistola nell'altra. L'unico pensiero di Kitty fu di correre giù a recuperare l'arma, prima che ci arrivasse quel pazzo. La schiena le doleva, ma si alzò in piedi ugualmente e saltò la ringhiera. Atterrò su mani e ginocchia e subito si tuffò verso il punto in cui la pistola doveva essere caduta. Dove diavolo era... sarebbe saltato anche lui... stava per raggiungerla! Le sue dita sfiorarono il metallo. L'aveva trovata! «Fermo! Polizia!» Nulla. Si era aspettata che lui le piombasse addosso, invece sembrava svanito. Per un attimo rimase completamente interdetta, poi colse un movimento con la coda dell'occhio. Dapprima l'ombra nera che saliva sulla parete della casa non ebbe semplicemente alcun senso, ma subito dopo lei si rese conto con sbigottimento che si trattava dell'intruso. Stava scivolando su per la facciata come un enorme ragno nero. «Gesù!» Il grido le scaturì di bocca del tutto involontariamente, causato dalla consapevolezza di stare assistendo a un'impresa impossibile. Senza un suono, lui raggiunse il tetto e scomparve. Tutte le case dell'isolato erano unite fra loro, quindi quell'uomo si sarebbe potuto fermare dove preferiva e scendere in strada mediante una scala antincendio. Non aveva alcuno scopo dargli la caccia. Quello che invece andava fatto era chiamare immediatamente i colleghi. Stava per ritornare nel proprio appartamento, quando sentì nuovamente l'odore dolciastro, solo che questa volta capì subito di che cosa si trattasse. Quasi svenne per il terrore. Le mani le tremavano tanto forte che faticò a tastare la parete che emanava quella puzza soffocante. Era bagnata, Santo Dio, era tutta bagnata! Percorse il ballatoio fino in fondo e rimase atterrita di fronte a quanto scoprì. Una grossa tanica di benzina era stata svuotata tutt'attorno. Ecco la fonte
del suono: non un raschiamento, bensì il riversarsi del liquido dal contenitore. Poi notò che sul fondo della finestra della camera da letto era stato praticato un foro. Era lui. L'aveva rintracciata e aveva cercato di bruciarla viva. Come era riuscito a ottenere il suo indirizzo? I recapiti e i numeri di telefono dei poliziotti non compaiono sulle guide. Corse dentro e bussò alla porta del signor Florenz. «Mike, vieni fuori!» «Chi...» «Sono Kitty, esci subito, il retro dell'edificio è fradicio di benzina!» Quando il vicino fu in salvo, lei si precipitò a telefonare al 911 dal proprio appartamento, fornendo tutte le informazioni del caso. I vigili del fuoco sopraggiunsero nel pieno di una grande agitazione da parte del vicinato, fra mille domande urlate in più punti dell'isolato. Dietro di loro apparve un'autopattuglia contenente il prevedibile tonto. Nello smistamento delle reclute, gli elementi meno svegli venivano assegnati ai distretti tranquilli come quello e i più tonti fra i tonti erano adibiti al turno di notte. «Quale sembra essere il problema, signorina?» esordì lui mentre i pompieri le invadevano l'appartamento. «Non sono una signorina, bensì un detective», ringhiò lei. Desiderava follemente una sigaretta, ma con i vapori che impregnavano l'aria sarebbe stato certamente un grosso sbaglio. «Il problema è che qualche stronzo ha appena tentato di arrostirmi viva.» Indagine C'erano sette uomini e un'unica donna. Kitty aveva ormai fatto l'abitudine a quella storia. Spostò lo sguardo di viso in viso, decisa a parlare con voce ferma, come si addiceva a un professionista. Intendeva nascondere che era spaventata a morte: a nessun costo il detective Hal Hawkins, il capitano Malcom o il capitano Brill si sarebbero accorti del suo terrore. Con Sam non poteva fingere: lui sapeva esattamente come si sentisse. «Ci troviamo di fronte a un individuo molto disturbato, che conosce i nostri indirizzi», affermò. «Quello di casa tua, per la precisione», mormorò Dowd. «Esiste la possibilità che il tentato incendio sia opera di un altro, che non sia collegato al caso della chiesa?» domandò il capitano Malcom. «No», replicò lei. «La benzina porta la sua firma.»
«D'accordo, quindi il nostro uomo sa chi siamo e dove abitiamo, mentre al momento noi non siamo in grado di ritornargli il favore.» Il capitano inarcò le sopracciglia. «Nessun indizio?» «È grande e grosso, veste di nero e può scalare le pareti.» «Ovvero?» «L'ho visto salire lungo un muro assolutamente liscio senza avvalersi del minimo appiglio.» Sam prese la parola. «I tecnici hanno prelevato fibre sospette dalle crepe nel muro. È come dice lei. Lo ha scalato. E non esiste la più remota indicazione che abbia usato ganci, corde o altre attrezzature. Ha risalito la fottuta parete a mani nude.» «Per prima cosa te ne devi andare dall'appartamento, Kitty», dichiarò il capitano Brill. «Trovati una casa sicura, oppure vai da un parente. Non tornare lì, neppure per prendere busti o giarrettiere.» «Il capitano possiede un gran senso dell'umorismo, Sam, tienilo presente. Per quanto riguarda il trasferimento, ho già provveduto.» La ragazza consultò il notes. «In merito ai sospetti, invece, ne abbiamo pochissimi. Ci siamo ovviamente premurati di interrogare i tre preti, e abbiamo scovato un movente non del tutto convincente per uno solo dei delitti da parte di padre Rafferty. Inoltre nessuno dei sacerdoti sembra capace di dedicarsi a omicidi a catena. Il portiere dell'edificio dove abitava Maria Julien è un vecchio sudamericano afflitto da artrite. Abbiamo preso in esame chiunque possedesse le chiavi e scoperto così una collezione di anziani di entrambi i sessi, alcuni con i denti, altri senza.» Un attimo di silenzio, rotto da Dowd. «Non abbiamo ancora rinvenuto l'arma del delitto della Julien. Il vagabondo e la donna sono stati strangolati a mani nude, con forza sufficiente a frantumare le vertebre. Infine c'è il morto sconosciuto, del quale esistono soltanto frammenti di nerofumo.» «Che razza di casino!» «La chiesa è stata posta sotto sorveglianza. A parte i normali movimenti, niente. Ieri, due dei sacerdoti ci sono entrati alle tre del mattino.» «E uno è rimasto solo...» «Capisco dove vuoi arrivare.» «Quello che venerava una divinità di cuoio. Nell'appartamento della Julien ho trovato attrezzi di pelle», spiegò Kitty. «E l'ho sorpreso mentre cercava di portarli via, in effetti.» Malcom ridacchiò. «Questa è fantastica. Mi piace!» «Il prete più vecchio è muto. Non può parlare né scrivere.»
«Un pazzo?» Lei annuì. «In aggiunta, ha perlomeno settantacinque anni. Il tizio sul mio ballatoio era forte e veloce. Il sacerdote più giovane è vigoroso e ben piantato, ma pulito. In questa faccenda, padre Frank non è il cattivo, bensì il buono.» Malcom guardò i presenti uno per uno. «In sostanza, non abbiamo un accidente di un indizio, giusto?» Kitty assentì a malincuore. «Come se non bastasse, l'assassino sa dove abitiamo ed è intenzionato a darci la caccia.» «Decisamente.» «A questo punto, penso si debba perquisire la canonica in cerca di fibre corrispondenti.» «Purtroppo quelle che abbiamo ricavato dal muro di casa mia sono molto comuni. Basta che uno dei tre preti abbia comprato una giacca in un qualsiasi grande magazzino e troveremo senz'altro fibre identiche.» «Mi stai dicendo che non abbiamo un valido motivo per chiedere un mandato di perquisizione?» «Proprio così, capitano.» Lui scosse la testa. «Merda! Forse, però, possiamo chiedere il permesso a qualcuno, per esempio alla Curia. Ci stanno addosso continuamente per questo caso. Se faccio un paio di telefonate magari acconsentiranno.» Kitty ci pensò su. «Temo che sarebbe comunque illegale.» «I proprietari della canonica non sono i preti, bensì la Chiesa», obiettò Malcom. «Continuo a credere che otterremmo la perquisizione anche senza un mandato.» «E se ricaviamo una fibra corrispondente come ci comportiamo?» Il capitano la fissò come se fosse rimbambita. Lei non cedette. «E allora? Operiamo un arresto?» Lui le lanciò un'occhiata dura. «Se avrò il permesso del cardinale voglio campioni di ogni giacca e cappotto custoditi in quel posto. E nessuno dei preti deve saperlo.» La ragazza si accorse che anche Malcom aveva paura e ciò rendeva il tutto peggiore. «Se troveremo della benzina nascosta da qualche parte, rileveremo le impronte e arresteremo chi ha maneggiato la latta.» Sam lo guardò di sbieco. «E poi?» «Portatemelo, e ci penserò io a far crollare quel bastardo!» «Un sacerdote?»
«Non venirmi a raccontare balle, Dowd! Questo stronzo non è un prete, tonaca o meno!» Hawkins parlò per la prima volta. «Ditemi se ho capito bene. Perquisiamo la canonica, preleviamo campioni di fibre e cerchiamo la benzina. Se la scopriamo rileviamo le impronte dal contenitore.» «Esattamente.» «E poi cosa ce ne facciamo? Le impronte digitali dei sacerdoti non saranno certo in nessun archivio.» Kitty si rifiutò di veder cadere in pezzi il loro piano. «Controlleremo con la Curia. Forse loro le archiviano.» Sam sogghignò. «Certo, assieme alle foto segnaletiche.» Scoppiò una risata generale. «Voglio prendere questa carogna!» sbottò lei, consapevole di avere urlato. Tutti i presenti la fissarono con aperta curiosità. Le ci volle un momento per capire il perché: due grosse lacrime le stavano rotolando lungo le guance. Era atterrita fino a quel punto. «Fottuta allergia», borbottò uscendo dalla stanza per andare a lavarsi il viso. 15 Per Frank Bayley sarebbe stata un'altra notte insonne. Infelice e spaventato, giacque fissando il soffitto. Questa volta era stato svegliato dal rumore di passi fuori della porta. Erano immaginali? Con ogni probabilità. In caso contrario doveva trattarsi di qualcuno diretto in bagno. Quei giorni tremendi gli avevano lasciato la sensazione che qualcosa nel profondo del proprio essere fosse crollato. Si sentiva sempre stanco e persino lo scarso sonno di cui beneficiava sembrava inutile. C'erano incubi e buchi neri, lunghi periodi di vuoto nel cui mezzo si innalzavano urla. Per quanto detestasse la sola idea, sarebbe stato costretto ad alzarsi e controllare il corridoio. Come era possibile che qualcuno, chiunque, legato a Mary and Joseph fosse tanto perverso? Udì di nuovo il movimento e il cuore cominciò a martellargli in petto. Attento a non permettere che le molle cigolassero, scese dal letto. Avvicinatosi alla porta, rimase in ascolto. Nulla. Se solo avesse avuto un telefono in camera, avrebbe chiamato la polizia in quel preciso istante. «Chi è?» chiese. La sua voce era rauca. La risposta fu il silenzio.
Tom attese. Aveva pregato tutto il giorno e buona parte della notte, si era purificato ed era penetrato nel cuore della luce. Sono stato creato per questo momento, Signore, ora lo so. Dopo tutti questi anni adesso vedo il tuo piano, Dio mio, e mi inchino alla Tua volontà. Chiuse gli occhi. La luce dentro di lui era forte, abbagliante, più vivida del sole. Ora devo affrontarti, o serpente! Avvertì che la luce voleva espandersi e riempire il mondo. Il momento stava arrivando. Con mano ferma, afferrò la maniglia. Frank scorse il movimento. Oh, Dio, aiutami, non voglio morire così! «John!» chiamò. Poi pensò: e se l'assassino è lui? Toccò la maniglia e avvertì la solida presa dalla parte opposta del battente. Dita terribilmente forti la stavano girando e scuotendo. La serratura era sul punto di cedere! Di colpo udì il gemito del metallo che si piegava. Adesso! Tom accese la luce, protese la croce davanti a sé e gridò parole che portava incise nell'anima: «Io ti ripudio, antico serpente!» Frank si drizzò di scatto, si allontanò dagli occhi una ciocca di capelli scuri ed esclamò con voce acuta e tremante: «Padre Zimmer!» «In nome del Giudice dei vivi e dei morti...» «Ma tu... tu stai parlando!» La voce di Tom era un sussurro aspro, quasi del tutto inesistente. «In nome del Giudice dei vivi e dei morti, in nome del tuo Creatore e Creatore del mondo...» «Scusami, ma non riesco a sentirti.» Lui tentò di scandire meglio le parole, di acquistare volume. «In nome del tuo Creatore, di colui che ha il potere di mandarti all'inferno...» «Non sento niente, Tom.» Tom si schiarì la gola. Era troppo debole, aveva atteso troppo a lungo! Tuttavia la potenza vocale non avrebbe dovuto rivestire la minima importanza. Forse la sua fede era troppo fragile, la voce non c'entrava. Pregando fra sé, riprovò. «Allontanati immediatamente con la paura e con il tuo esercito di terrore. Vattene da questo servo di Dio, Franklin Patrick Bayley, che trova rifugio in seno alla Chiesa!» Il giovane si era messo una mano a coppa a un orecchio nello sforzo di
ascoltare meglio. «Proprio non riesco...» Tom protese la croce verso di lui, la croce dell'amore, il simbolo della forza più grande dell'universo. «Vattene! Anatema!» Con molta delicatezza Frank prese la croce dalle mani del vecchio. «Andiamo, Tom, hai scelto il diavolo sbagliato.» Cercò di ridere, ma non funzionò, non con tutta la colpa, l'ipocrisia e il peccato che marcivano in lui. Tom aveva ragione da un solo punto di vista: aveva sentito l'odore dei suoi peccati. Iniziò a condurlo nella sua stanza, e lui lo seguì docilmente. Se solo fosse stato così semplice! Un esorcismo. Certo, amico mio, c'è un demone in me, ma non si tratta del demone dell'omicidio... Frank rimise la croce di Tom al suo posto, sulla parete accanto all'immagine del Sacro Cuore di Gesù. «I tuoi ramoscelli d'olivo della Domenica delle Palme», disse, raccogliendoli da terra. «Devono essere caduti quando hai staccato la croce.» Mise a posto anche quelli. Quando aveva sentito quella mano vigorosa sul polso, Tom non era stato capace di resistere, anche se avrebbe voluto. Era terribile, non poteva opporsi! Lottò dentro di sé, ma il suo corpo si assoggettò come una pecora ubbidiente. Dalla mano di quel ragazzo proveniva una specie di elettricità che lo controllava a prescindere dalla sua volontà. Lui voleva reagire! Doveva combattere contro il demonio! Ma tutto quello che poté fare fu emettere un soffocato gemito di paura. *** Frank abbracciò stretto il collega più anziano. «Povero Tom», bisbigliò, «hai bisogno di riposare un po'.» Lo sollevò da terra e cominciò a trasportarlo verso il letto. Quando Frank aveva preso la croce con tanta naturalezza, Tom era piombato nel panico. Non aveva funzionato, proprio per niente! Ma allora perché lui era stato ridotto al silenzio, se non per prepararlo a quel grande confronto? Avrebbe dovuto esorcizzare il ragazzo, ma non aveva funzionato! Non ci era riuscito! Udì i propri pietosi rantoli, che avrebbero voluto essere delle grida, mentre veniva portato da quell'uomo grande, forte e assolutamente calmo.
Reggere fra le braccia un essere umano sconvolto è un gesto rivelatore. Puoi sentire il calore della sua pelle, l'odore del sudore e il sapore delle lacrime. «Coraggio, vecchio mio, te la sei presa con la persona sbagliata.» Lo depose sul letto. «Se dormi qualche ora domattina, starai meglio.» In un torrente di lacrime Tom si aggrappò al bavero di Frank. Durante i propri anni di silenzio, Tom aveva sperato e pregato che esistesse uno scopo. Invece era tutto senza senso, solo un ennesimo frammento di sofferenza casuale in questo mondo. La luce dentro di lui non era affatto la luce di Dio, bensì la manifestazione patologica di un vecchio nevrotico. Frank non aveva bisogno di un esorcismo. Quell'idea era stato il frutto di una fantasia malata. Pianse amaramente fra le braccia del giovane. «Su, su, andiamo», gli mormorò lui. «Presto sarà tutto finito.» *** Cosa fare, come aiutare quel povero vecchio stravolto? Che pensieri si agitavano nella testa di Tom? Che lui fosse l'assassino oppure che andassero esorcizzati i suoi demoni della lussuria? «Tom, se sai qualcosa in merito ai delitti devi assolutamente raccontarlo alla polizia.» Fu preso dal desiderio di scuoterlo e si trattenne con grande sforzo. «Tom, per favore, ora so che puoi parlare! Lo hai appena fatto!» Di colpo lo sguardo dell'anziano sacerdote si appannò e le palpebre gli si chiusero. Si era addormentato. Che cosa lo aveva posseduto per spingerlo ad agire in quel modo? Che cosa sapeva? Frank lo osservò finché non fu certo che dormisse profondamente, quindi scivolò piano fuori della stanza. 16 Quando John udì il familiare rintocco di mezzogiorno delle campane di Mary and Joseph, controllò incredulo l'orologio. La mattina era trascorsa tanto rapidamente da indurlo a credere che ci fosse un errore. Ora che i suoi doveri erano sospesi, aveva passato tre ore dedicandosi quasi esclusivamente a osservare Frank nel suo momento di gloria. Il nuo-
vo parroco si era gettato a capofitto nell'attività, pieno di energia e buonumore, sfrecciando di continuo fra il telefono e una serie ininterrotta di riunioni del comitato di gestione appena formato (tutti Seguaci di Cristo, naturalmente). Stava fissando mestamente la parete, quando Tina gli passò una chiamata in ufficio. «John?» Era Bob Quindlan. «Sono ancora qui, se è questo che volevi sapere. Non riesco a immaginare dove potrei andare.» «Ho buone notizie», rispose il monsignore in tono affabile. «Ti è stato riservato un posto in un centro di soggiorno a spese dell'arcidiocesi.» «Sei stato uno sciocco ad affidargli la direzione della parrocchia. È troppo giovane, e in più soffre d'insonnia. Lo sento aggirarsi ogni notte.» «È nervoso, John, proprio come qualcun altro di mia conoscenza. Chi non lo sarebbe, del resto? In effetti, sarei preoccupato se non lo fosse.» «Crollerà.» «Stamattina mi ha telefonato due volte e mi è parso in ottima forma, soprattutto considerando i problemi che avete laggiù.» «Beh, forse sta benone, almeno si spera. Purtroppo devo ammettere che per me è vero il contrario.» «Concediti un po' di riposo e dopo parleremo. Accidenti, vorrei potervi mandare tutti e tre in vacanza.» «Invece il fortunato vincitore sono io. Evviva!» «Prendi il treno per Albany e scendi a Rhinecliff. Partendo a mezzogiorno, sarai al Centro del Sacro Nome per le quattro.» «Ventidue anni non possono essere imballati in un pomeriggio.» «Ma una valigia sì. Di' alla domestica di occuparsi del grosso dei bagagli. Sono certo che Frank si incaricherà di spedirteli non appena ti sarai sistemato.» «Che cos'è il Centro del Sacro Nome? Non ne ho mai sentito parlare.» «È un luogo di soggiorno frequentato soprattutto da alti prelati. Rimarrai lì finché non saremo in grado di organizzare il tuo trasferimento alle Opere di Carità.» «In sostanza, sarò incarcerato in un ospizio per garantire che mi precipiterò su qualsiasi lugubre incarico escogiterete per me.» Bob ridacchiò. «Niente del genere.» John non era tipo da sbattere il telefono in faccia al proprio interlocutore, quindi depose con calma il ricevitore sulla forcella. Poi aprì lentamente il
cassetto della scrivania e ne estrasse l'agenda. Era compilata, in parte con l'ordinata calligrafia di Tina, in parte con i suoi scarabocchi. Incominciò a esaminare gli appuntamenti precedemente fissati per quel giorno: Frank Bayley avrebbe avuto un bel daffare. Tuttavia si poteva star certi che entro un paio di settimane l'arcidiocesi gli avrebbe procurato un giovane e brillante coadiutore. Un normale parroco poteva aspettare anche per anni. Sfogliando le pagine, vi scorse la solita, interminabile lista di impegni e doveri, finché lo sguardo non gli cadde su un'annotazione scritta di suo pugno: 1° Marzo: compleanno di Maria. Cena al ristorante? In periodo di Quaresima??? Oziosamente, si domandò in che modo i compleanni venissero celebrati in un momento dedicato all'espiazione: mangiando una torta cosparsa di ceneri? Chiuse l'agenda e la gettò nel cestino della carta straccia. Perché no, visto che non avrebbe più avuto appuntamenti da ricordare? Fu assalito da un'improvvisa sensazione di irreparabilità. Era seduto in quell'ufficio per l'ultima volta, in quella canonica che non avrebbe più rivisto. Udì un lieve bussare alla porta. Che strano, nessuno aveva quell'abitudine: di solito picchiavano con forza sul battente o, molto più spesso, si limitavano a irrompere senza preavviso. Tom era in piedi sulla soglia. Il suo viso appariva terribilmente segnato, come se fosse invecchiato di un secolo in un colpo solo. «Vieni, Tom!» «Fff...» Stava cercando di parlare! «Coraggio, amico mio, so che puoi farcela!» «Nnn!» «Frank, corri, padre Zimmer sta parlando!» Il giovane piombò nell'ufficio. «Penso stia cominciando a comunicare. Ascolta!» Ma ora Tom, completamente ammutolito, fissava il nuovo parroco con espressione di estrema tensione. «Forse è meglio ti spieghi che durante la notte abbiamo avuto un contrattempo. Credo che Tom sia... ecco, suppongo che vecchio sia il termine più educato.» «Che è accaduto? Hai litigato con lui? Ma per quale motivo?» In principio cadde il silenzio, poi il giovane si decise. «Non si è trattato di una lite, lo definirei piuttosto una specie di confronto. Insomma, ha tentato di compiere un esorcismo su di me.» John guardò l'anziano collega. «Tom? Tom, puoi spiegarci il motivo?»
«E tu, Frank, hai qualche idea?» «Assolutamente no. Quando mi hai chiamato, ho pensato che forse te lo avesse detto.» «Ha emesso solo grugniti.» «Le parole dell'esorcismo erano a stento percettibili, però non capisco cosa volesse ottenere.» Padre Rafferty avrebbe voluto dirgli: magari sa che sei un ipocrita e un ladro. Tuttavia preferì lasciar perdere. Dopo un nuovo, estremo sforzo per parlare, Tom chinò il capo sconfitto. John gli infilò una biro fra le dita, ma lui la fece cadere. «Mm... mmmannn...» balbettò infine. «Mancare? È questo?» Il vecchio annuì furiosamente. Gli mancherò. John si sentì commosso. «Non sparirò, vedrai. Niente finisce, finché non arriva la morte. Può anche darsi che presto torni al mio posto.» Tom lo abbracciò, in un gesto ancor più carico di emozione in quanto silenzioso. Si separavano dopo aver vissuto sotto lo stesso tetto per oltre vent'anni. Dopo un lungo istante, padre Zimmer si girò di colpo e si allontanò con le spalle curve. Frank lo guardò sparire. «Ha pronunciato un bel pezzo del Rito di Esorcismo.» «Hai forse bisogno di spiegarmi qualcosa?» «C'è qualche sottinteso in questa domanda?» «Beh, evidentemente ha visto qualcosa che non gli è piaciuto.» Il giovane scosse la testa. «È semplicemente affetto da senilità. Non ho fatto niente che potesse giustificare il suo comportamento.» «Suppongo sia così.» Senza aggiungere altro, Frank se ne andò. Rimasto solo, John si sentì nuovamente assalire dal disagio. E adesso che farai vecchio Rafferty? Accetterai di finire in quell'ospizio... sperando che non ti abbandonino lì a morire? Il cardinale non gli aveva perdonato le sue divergenze d'opinione. Lo avrebbe sepolto vivo. Poteva anche avere sessant'anni, ma se ne sentiva quarantacinque. Gli sarebbe stato impossibile sopravvivere in una casa di riposo, ma anche al di fuori del clero. Doveva restare un sacerdote perché tale era nel cuore e
nell'anima. Uscì in corridoio progettando di dirigersi nella propria camera a preparare le valigie. L'intera canonica era silenziosa come una tomba. Di colpo si fermò a guardarsi attorno, bramoso di dettagli cui aggrapparsi, di cose da ricordare. Dove sarebbe potuto andare allora, se non nel ricovero? In albergo? Aveva in tasca sì e no cinquanta dollari, più un altro centinaio nel conto in banca. Forse avrebbe davvero dovuto prendersi una camera, ordinare una bistecca e una bottiglia di whisky e bere fino all'alba. All'improvviso Frank sporse la testa dal proprio ufficio, lì accanto. «Ho sentito scricchiolare le assi del pavimento.» Ridacchiò. «Se proprio devi spiare, spiami in silenzio.» Senza curarsi di rispondere, John andò in camera e chiuse la porta. Poi fece una cosa che faceva raramente, ossia aprire l'ultimo cassetto del comò, rovistare fra i golf ed estrarre la vecchissima bottiglia di Black Bush nascosta sul fondo. Era una bottiglia molto speciale: gli era stata regalata trent'anni prima da suo padre per i «momenti bui», momenti che fino a quel momento erano stati ben pochi. Tolse il tappo e se la portò alle labbra. Quel whisky era una meraviglia: fuoco misericordioso. Lo conservava per i momenti bui, ma di sicuro gli rammentava i bei tempi, i suoi genitori e la calda vita dei Rafferty. Si perse nei ricordi, finché il whisky non cominciò a sussurrare: perché non getti la spugna? Potresti trascorrere il resto della vita viaggiando, frequentare i bordelli di tutto il mondo per recuperare il tempo perduto. Rimise il tappo alla bottiglia e la fissò a lungo. Come mai i preti bevono? Una domanda molto breve con tante e lunghe risposte. Ormai non aveva più senso rinviare, era giunta l'ora di muoversi. Mise nella valigia nera una tonaca, indumenti assortiti, spazzolino da denti e un paio di libri particolarmente cari. Ecco fatto, era pronto per andare. Non pianse né pregò: fatta eccezione per quell'unico grumo di tristezza al centro del proprio essere, si sentiva privo di rimorsi. O perlomeno quasi del tutto. La verità era che lì aveva vissuto così comodamente! Quante volte aveva dormito in un altro letto? Era stato via dalla parrocchia forse neppure dieci notti in ventidue anni. E adesso stava per prendere la valigia e scendere in strada. Sarebbe stata la fine di tutto. Non se la sentiva, ma doveva farlo. Che scelta aveva, visto che lo stavano costringendo? Lo stavano costringendo.
D'un tratto decise di supplicare Frank di lasciarlo rimanere ancora un poco. Un paio di settimane che differenza avrebbero fatto? Il giovane era seduto alla scrivania e in principio gli parve perfettamente normale. Poi John fu assalito dal dubbio che fosse morto. Eppure no, l'immobilità, la carnagione grigia e cerea non erano sintomi di rigor mortis, in realtà stava respirando. «Frank?» Se solo Quindlan lo avesse visto adesso! Stava producendo piccoli rumori di gola, come se si stesse svolgendo qualche tipo di dialogo interno. Padre Rafferty si chinò su di lui. Gli occhi erano sbarrati e la pelle tesa allo spasimo. «Frank?» «Fottuto pezzo di merda, togliti dai coglioni!» Lui rimase esterrefatto: non aveva mai udito parole simili sulla bocca di un sacerdote. Il nuovo parroco lo fissò con occhi ridotti a malvagie fessure. «Hai ricevutole tue istruzioni», dichiarò in tono beffardo. John arretrò, provando per la prima volta un'intensa paura. Finora aveva creduto che Frank fosse turbato dai delitti commessi in chiesa, ma quello stato andava ben oltre una spiegazione ragionevole. Molto oltre. Ovviamente non aveva il minimo scopo pregare quell'uomo. E così il film termina con lo scoppio di una tragedia: il vecchio si incammina lungo il marciapiede deserto con la valigia malconcia in mano. Dissolvenza. Le luci si accendono e gli spettatori escono dalla sala. Ma che fine farà il vecchio? John scese le scale e si fermò nell'ingresso. Per l'ultima volta, in quanto residente nella casa, sollevò lo sguardo verso il pianerottolo... e lo sconosciuto celato lassù. Infine uscì, richiudendosi la porta alle spalle. E adesso? Meglio arrivare fino all'angolo: nel Greenwich Village non si trova facilmente un taxi in una strada laterale. Dietro di sé udì una risata sommessa. Avrebbe anche potuto provenire da un altro edificio, ma lui non ci credette. Non ebbe il minimo dubbio che Frank lo stesse osservando e ridesse nell'assistere alla sua partenza. Nel cielo pomeridiano la luna spiccava nitida: un presagio di morte gli avevano sempre detto. Due gabbiani volavano alti, ispezionando la città in cerca di spazzatura. Forse, per vivere così liberi, valeva la pena di sottoporsi a una dieta di rifiuti. Proprio non era nella sua natura obbedire ciecamente, soprattutto quando
riteneva che gli ordini fossero sbagliati. Forse era una forma di fallimento, ma il sacerdozio non è l'esercito. Non andò alla stazione a prendere il treno per il Centro del Sacro Nome. Al contrario, si diresse precisamente dove non avrebbe dovuto, nell'unico luogo in cui, però, desiderava andare. Corse dritto nell'appartamento di Maria. Se mai era destino che riuscisse a catturare la propria porzione di felicità, era lì che doveva cominciare, fra le ombre e i resti del suo amore più vero e profondo. 17 Nel vedere John allontanarsi lungo la via, Frank tremò incontrollabilmente. Era allibito per il proprio comportamento. Come aveva potuto rivolgersi in quel modo a un sacerdote più anziano o a chiunque altro, se per questo? Che cosa lo aveva spinto a parlare così a un uomo tanto degno? Lo spettacolo di quella triste e solitaria partenza lo riempì di una pena infinita. Non poteva aspettare oltre: doveva confessare la verità su Maria Julien e il proprio ruolo nella sua vita. Ogni prete cattolico ha un consigliere, chiamato direttore spirituale. Costui può essere un altro sacerdote diocesano, ma idealmente dovrebbe essere collegato a uno degli ordini, e di conseguenza più o meno estraneo alla politica e all'ambiente della diocesi. Il giovane compose il numero della casa capitolare dei Martinisti, dove abitava padre Richard Hidalgo, un consigliere molto bravo e popolare. «Pensavo fossi tornato laico», scherzò Hidalgo. «Padre, sono disperato!» «Non lo siamo tutti? Disperato abbastanza da venire domattina alle nove?» «Adesso, padre.» «Va bene, sposterò qualche impegno.» Frank si precipitò a prendere la metropolitana. Dopo un paio di fermate salì un vecchio che vendeva Street News, il giornale realizzato dai senzatetto. «Ne vuole una copia, padre?» Le parole gli scapparono di bocca. «Trovati un lavoro!» «Il mio curriculum non è un gran che. Che impiego può ottenere un alcolizzato di settantacinque anni?» Imbarazzato il giovane prete sprofondò nel sedile. Aveva espresso i pro-
pri veri sentimenti, ma non avrebbe dovuto, non in quel modo! Sarebbe stato molto meglio comprare il giornale, diffondere il buon esempio e procurare un po' di buona reputazione all'abito talare. I passeggeri lo stavano guardando e le loro occhiate non erano benevole. Okay, va bene, doveva combattere contro quell'impulso. Poteva ancora sentire il sapore acre della furia che lo aveva travolto quando John era apparso nel suo ufficio. Povero vecchio, tutti quegli anni andati in fumo! L'immagine di quell'uomo sconfitto che si allontanava lungo la via con la sua valigia malconcia lo avrebbe perseguitato fino al giorno della morte. Io ho peccato e tu ne hai sofferto le conseguenze! Ti sono debitore, John Rafferty. Rimase confuso nel ritrovarsi scosso da un riso convulso. Non riusciva a trattenersi, gli scaturiva inarrestabile da dentro. La gente aveva ricominciato a fissarlo. Subito chiuse la bocca e si sforzò di ostentare indifferenza. La donna seduta accanto a lui si alzò e cambiò posto. Sono scoppiato a ridere! Quale parte di me mi ha spinto a farlo? E perché? Già, che cosa c'era di tanto divertente... Una gigantesca ondata di ilarità lo assalì alla sprovvista, riempiendo lo sferragliante convoglio e causando un istantaneo girarsi di tutte le teste. Frenetico, lui finse di aggiustarsi il colletto, tentando di nasconderlo agli occhi della folla. ...Sono nel pieno di un classico esaurimento nervoso. ...Devo chiedere aiuto. ...Padre Richard, per favore, si faccia trovare là per me. Senza altri incidenti giunse infine all'edificio che ospitava i Martinisti. Salì gli scalini a due per volta e, sul pianerottolo, quasi andò a sbattere contro l'uomo dai cui consigli dipendeva da dieci anni, colui che lo aveva indirizzato con dolcezza e perseveranza verso il Signore. Eppure Frank lo aveva tradito, gli aveva mentito, si era lasciato alle spalle i suoi insegnamenti e aveva infangato le sue convinzioni. Davanti a quel sacerdote sorridente, sperimentò il risultato più pericoloso del peccato grave, ossia la sua tendenza a isolare il peccatore in una prigione di odio per se stesso. Nello sforzo di presentare al mondo un viso accettabile, si è costretti a nascondere l'oscurità. Tuttavia non era facile celare la verità a Richard Hidalgo, che aveva visto la propria parte di peccati spettacolari e di grandi crisi personali. «Frank, ti dispiace se dichiaro apertamente che hai un aspetto spavento-
so?» «Lo so.» L'ufficio del direttore spirituale non era cambiato, con i volumi custoditi in librerie dalle ante di vetro, la scrivania che ospitava le pipe e un enorme portacenere, la lampada a stelo. Il giovane trovò la sua penombra tremendamente confortante. Padre Hidalgo stesso appariva impervio al passare degli anni: invece di avvizzire e incurvarsi, era diventato etereo, quasi fosse sulla via di trasformarsi in uno spettro senza effettivamente morire. «Sono trascorsi diciotto mesi, Frank.» «Così tanto? Non me n'ero accorto.» «L'ultima volta che sei stato qui, abbiamo parlato di un rito quaresimale cui intendevi sottoporti.» Il sacerdote emise un lieve rumore di gola, come se quel ricordo lo divertisse. «Secondo i miei appunti, intendevi sostenere la Preghiera di Gesù per l'intero arco dei quaranta giorni. Un proposito davvero zelante.» «Padre, sono in una situazione tremenda.» «Suppongo sia per questo, allora, che assomigli a un tossicomane morto.» «Io...» Improvvisamente si eresse davanti a lui, pronto a essere svelato: il suo peccato, il male che gli si celava dentro. Le prossime parole avrebbero posto fine al suo pastorato, compromesso irreversibilmente il suo sacerdozio: cosa avrebbe pensato il vescovo Bayley? Il suo amatissimo zio, la persona che più ammirava al mondo, ne sarebbe rimasto devastato. Tu mi hai mostrato la mia vocazione, e io ci ho sputato sopra. Ho sputato sui voti, sulle mie mani consacrate, e adesso sono qui a chiedere perdono. Non puoi essere perdonato, disse il silenzio. Il vecchio sacerdote sorrise e osservò attentamente il viso del giovane che aveva di fronte. Non puoi essere perdonato, disse il vento che bussava alle finestre. «Padre, io...» «Una donna, Frank?» Oh, sarebbe stato facile, tanto facile assentire! Bastava solo un cenno del capo! Il direttore spirituale sbatté le palpebre. «Un altro prete?» La sua voce si abbassò. «Un ragazzo?» «Nella mia chiesa sono avvenuti dei delitti.» No, caro mio, diglielo, diglielo! «Sono sconvolto per questo. Non sono ancora stati risolti.»
«Ah, ma lo saranno. La polizia è abile, quando ci si dedica con determinazione.» «Soppongo sia vero. Tuttavia si è verificato uno scandalo...» «Ho visto il povero John sulla metropolitana, cosa gli hanno fatto? È stato scacciato?» «Già, e io l'ho sostituito.» «Raccogliamo quello che seminiamo. Perdonami l'ovvietà, ma le cose stanno proprio così. Padre John si è unito a quella donna...» «È un brav'uomo.» «Certo.» Il sacerdote accese la pipa. «Anche tu lo sei, però. La Chiesa ha bisogno di incoraggiare i suoi discepoli più giovani.» Gli indirizzò un sorriso. «Padre Rafferty se la caverà. Quando lo scandalo si sarà affievolito, salterà fuori da qualche parte, tutto contrito e pronto a ricominciare.» Per un attimo si fissò le mani, forse rammentando casi analoghi in passato. «A meno che non decida di lasciarci, naturalmente.» «Non deve accadere!» «Invece è possibile e, se succedesse, non devi affliggerti. Il tuo cammino è molto chiaro, giovanotto. Devi rimboccarti le maniche e buttarti a capofitto nel lavoro. Troverai ogni genere di scheletri negli armadi, perché i vecchi parroci lasciano sempre affascinanti problemi da risolvere. Il rimedio è gettarsi nel lavoro, ti ripeto. Questa è l'unica cura per un uomo devoto. Suppongo tu non abbia alcun problema in questo senso.» Il vivido ricordo delle lunghe e morbide cosce di Maria bloccò la reazione pia che una simile dichiarazione richiedeva. Lei si fletteva con la sinuosità di una gatta... così incredibilmente bella... assolutamente perfetta... Il peccato più grave consisteva nell'identificare la sua femminilità quale fonte del proprio cattivo comportamento. Non esiste nulla di malvagio in una donna: il male deriva dal credere che sia così. «È intatta», rispose infine Frank. «La mia devozione, intendo.» Padre Richard si soffermò a riflettere, poi sorrise con la pipa fra i denti. «Gli uomini anziani hanno il problema della morte, i giovani quello della vita. E la preghiera è qui per tutti noi.» «Sì.» Il momento si protrasse: era ancora possibile dire la verità, il tempo non mancava. Il direttore spirituale suggerì che pregassero assieme. Autentica immagine della religiosità, Frank chinò il capo. E il momento passò. Aveva creduto che padre Hidalgo si sarebbe dimostrato più acuto ed esigente. Era venuto lì affinché il suo peccato gli venisse estratto da den-
tro, invece aveva ottenuto soltanto la beatitudine di un sorriso. Non era abbastanza, anche se certamente molto più di quanto meritasse. Gli parve di girare vorticosamente nel vuoto, di girare nell'istante che precede la caduta, e di non vedere assolutamente nulla fra sé e il profondo, profondo oltre. La voragine. Scorribanda notturna Quando lui lo prese, Tom era a letto ad ascoltare la radio. Lui lo depose sul pavimento dello scantinato, gli si inginocchiò sul petto e si sporse per aprire il nero sportello dell'inceneritore. Che cosa diavolo sai, vecchio? Che cosa sai? Che cosa stavi per dire a quei preti fottuti? Tom lo fissava con occhi vitrei. Lo aveva prelevato dal letto, gli aveva mostrato il proprio viso e ciò aveva reso facili le cose. Il vecchio era rimasto sconvolto fino all'intontimento. Teneva gli occhi aperti, ma il suo corpo era come plastica. Il terrore può essere un utile strumento. Erano quasi le dieci e lui si chiese se fosse prudente usare l'inceneritore a quell'ora. Il fumo sarebbe stato denso e da quelle parti erano già sensibilizzati al suo odore fottuto. Nel venire legato mani e piedi, padre Zimmer gemette. «Adesso non parli, vero?» Tom scosse furiosamente la testa. «Noi pensiamo di comprendere Dio, invece poi risulta che siamo fuori strada. Molto fuori strada, giusto?» Il vecchio annuì. «Sai chi sono... o meglio, chi è colui che io, per così dire, abito?» Un'altra scossa del capo. «Invece devi saperlo e devi ricominciare a parlare. Quindi eccoci qui.» Il sacerdote aveva capito dove si trovavano, aveva visto l'inceneritore. «Posso scegliere fra strangolarti e poi bruciarti, oppure bruciarti direttamente.» Accarezzò il vecchio collo avvizzito. Tom aveva cominciato a perdere saliva. Poi si udì un suono liquido: lo sfintere del prete aveva ceduto. Si trattava di una reazione comune alla paura. «Di norma somministravano un clistere al condannato, prima di garrotarlo. Non penso facessero altrettanto con chi doveva salire sul rogo. Che bisogno c'era?»
L'Inquisizione credeva nelle corde molto strette, quindi girò la fune attorno ai polsi di Tom finché le sue mani non divennero artigli gonfi e violacei. Il sacerdote boccheggiò, poi gemette, infine emise un grido acuto. Quello era il momento inquisitorio, uno fra i piaceri più autentici e profondi della sua vita. Prese la decisione. Sollevò Tom per le spalle e lo infilò nell'apertura. Il vecchio urlò, gracidò e si agitò come un pesce preso all'amo. Scalciò ancora quando lo sportello venne chiuso. Ora poteva accendere il fuoco oppure aspettare finché il prete non fosse stato sopraffatto dal gas. Iniziarono i rantoli. Lui gli cantò una filastrocca per accompagnare la sua anima lungo il viaggio. Poi si diresse al ripiano dove Lupe teneva la scatola di fiammiferi, la prese e tornò accanto all'inceneritore. Dall'interno giungeva il tonfo costante dei piedi contro il portello accompagnato da rantoli e conati. Si sentiva un acuto odore di vomito. Accese un fiammifero che prese fuoco con grande grazia. Oh, lo struggente bisbiglio della fiamma! In un attimo il bruciatore si attivò con un basso e definitivo rimbombo. Il risuonare di braccia e piedi che si dibattevano in uno spazio circoscritto, le urla laceranti di un uomo al di là dello strazio... e infine il silenzio. L'anima si diparte così dolcemente. Dal piano superiore gli giunse il suono della radio di Tom. Aprì lo sportello e rimase a osservare le ombre complesse fra le fiamme arancioni. La radio suonava sommessamente e in distanza la città borbottava. Mentre guardava il fuoco e ammirava i suoi bagliori riflessi contro le pareti, la paura cominciò a innalzarsi dentro di lui come una colonna di fumo. Il suo istinto gli diceva che i poliziotti erano vicini. Sapeva come funzionavano le cose: probabilmente ormai avevano bisogno soltanto delle prove di laboratorio per collegarlo a qualche particolare dei suoi delitti. Non era riuscito a eliminare quella puttana della squadra investigativa. L'aveva mancata per un soffio! Ora le fiamme erano nitide, una serie di lingue blu in una gabbia nera di ossa. Girò l'interruttore sul pannello di controllo e il fuoco si estinse con un ultimo crepitio. Nel salire i gradini, il suo morale si risollevò. Messo piede nel corridoio
del pianterreno, si sentì addirittura gioioso. Ora sarebbe andato di sopra, avrebbe preso gli abiti sporchi, la latta di benzina e tutto quanto aveva usato finora e li avrebbe nascosti bene. Conosceva un ottimo posto. Entrò in bagno, ma non accese la luce. Il motivo era lo specchio. Non devi vedere. Non devi piangere. Bevve un sorso d'acqua dal lavabo, quindi aprì la cesta della biancheria. Era tutto lì, proprio dove lo aveva lasciato. Perché non avrebbe dovuto? Lui era di gran lunga più intelligente degli insetti assurdi che gli stavano dando la caccia. Loro disponevano solo della fioca luce di una mente limitata. Lui aveva la notte intera al proprio comando, e le torce di Lucifero da scagliare contro i nemici. Avrebbe vinto. Naturalmente. 18 John era accanto alla finestra della cucina, intento ad agitare le dita in direzione del gatto sul davanzale dirimpetto, quando una donna anziana apparve di colpo, gli lanciò un'occhiataccia e abbassò le veneziane. Per un attimo lui si sentì insultato, poi capì. Era stato maleducato, un vero e proprio invasore: l'intimità è essenziale in una città sovraffollata. Aveva rubato qualcosa a quella donna, sfruttando il suo gatto per il proprio piacere. Imbarazzato, si allontanò dai vetri. Era arrivato lì quel pomeriggio poco prima delle due, affamato e desideroso di cibo. Di solito, per pranzo, la signora Communiello si incaricava di preparare qualche panino o un piatto freddo. Lui non era abituato a provvedere ai propri pasti. Aveva aperto il frigo, che emanava un lieve odore di latte rancido, e gli ci era voluto qualche tempo prima di rendersi conto di trovarsi di fronte a una specie di forziere di provviste esotiche e raffinate: scatole di caviale, birra d'importazione, una vastissima scelta di formaggi pregiati e costosi, vini bianchi francesi. Dunque, un altro dei misteri di Maria Julien era stato svelato. Aveva avuto una famiglia fittizia, teneva nell'armadio una strana cappa di cuoio e adesso sembrava fosse stata una segreta gourmet. Cosa sarebbe venuto dopo, una collezione di impressionisti nascosta sotto il letto, assieme alla cintura con le borchie?
Tutti quei segreti lo stavano spingendo a innalzare una barriera attorno alla propria sofferenza: ciò che era stato uno strazio insopportabile si stava riducendo a una specie di dolore sordo al centro del suo petto. Lei lo aveva avuto abbastanza a cuore da lasciargli un sacco di soldi, e si trattava certo di un gesto significativo, tuttavia lui aveva ricevuto sufficienti elargizioni nell'arco del proprio sacerdozio da comprendere che i doni in denaro vengono spesso usati come un muro protettivo. Aveva preso una birra, trangugiandola in un paio di sorsate. Stava cercando qualche forma di anestesia e finire ubriaco fradicio rappresentava una possibilità. Ma la birra, il silenzio e l'appartamento leggermente surriscaldato, avevano cospirato assieme per renderlo sonnolento, così si era spostato in camera da letto chiedendosi se fosse il caso di dormire lì. Infine aveva deciso di sdraiarsi sopra la trapunta senza infilarsi fra le lenzuola. Ben presto però aveva iniziato a sentire freddo e si era diretto all'armadio in cerca di qualcosa di caldo con cui coprirsi. Inevitabilmente la mantella di cuoio aveva attratto la sua attenzione. Con un ampio gesto se l'era avvolta attorno alle spalle, sistemandosi il cappuccio sulla testa. Racchiuso nell'odore pungente dei segreti di Maria, era tornato sul letto. Che cosa aveva conosciuto il suo corpo mentre era avviluppato in quell'affare? Che cosa aveva fatto, vestita in quel modo? «È possibile andare all'inferno», si era messo a gridare. «Dannazione, Maria, è possibile!» Poi, sdraiato sulla schiena con la cappa distesa attorno a sé, aveva divaricato le gambe e rinchiuso i genitali in una mano, avvertendo il lieve piacere del proprio tocco. Il suo abituale meccanismo di difesa aveva agito immediatamente: prima che accadesse di più, era caduto addormentato. Aveva trascorso l'intero pomeriggio immerso in un sonno profondo, pieno di sogni oscuri e indistinti. Non appena riaperti gli occhi, la perdita di Maria era tornata a pesargli sull'anima. Gli sembrava di aver perso l'unica occasione di vivere per davvero la propria vita. Se solo avesse fatto l'amore con lei una volta soltanto! Avrebbe potuto confessare quell'atto ed essere perdonato. E avrebbe saputo! Finalmente saputo! Rifugiarsi lì era stato un errore: non possedeva forza sufficiente per affrontare quel tormento. Lei aveva avuto un'esistenza segreta da cui lui era stato completamente escluso. Di conseguenza non lo aveva amato, non ne era stata capace, non
si era fidata al punto di mettere la propria vita nelle sue mani. «Io invece lo avrei fatto, se tu me lo avessi chiesto.» Improvvisamente era tornato ad avvolgersi nel mantello: voleva possederlo, costringerlo a rilasciare i ricordi che custodiva. «I tuoi segreti, i tuoi meravigliosi segreti.» Oh, amica mia, dove sei adesso? Era morta senza assoluzione e comunque le sue confessioni di sicuro non avevano incluso il minimo particolare su cappe nere e cinture borchiate. Dove sei ora, Maria? Di colpo aveva capito che cosa fare. Avrebbe dovuto pensarci giorni prima. Doveva pregare per lei, supplicare Dio per la sua anima, richiamarla dalle profondità in cui era caduta. Adesso che aveva finalmente compreso ciò che serviva, non bisognava sprecare un momento di più. Si mise il cappuccio e uscì sul pianerottolo. Il cuoio era pesante, ma lui si sentì bene nel reggere un peso che Maria aveva portato. Nell'ingresso, il portiere sollevò lo sguardo allibito davanti allo spettacolo di una simile apparizione che usciva dal suo edificio. Al diavolo il custode: quella era casa sua, adesso; l'aveva ereditata. Ed eccolo lì, un folle di mezzanotte che si aggirava per le strade in un mantello di cuoio. Ma quello era il simbolo di Maria e lui era felice di indossarlo. Che quella dannata cosa venisse pure proclamata al mondo: gli dispiaceva che non fossero le dieci di una domenica mattina. Avrebbe anche potuto officiare una messa tenendolo addosso. Attraversò la Seventh Avenue. Sul marciapiede, un giovane focalizzò per un attimo su di lui la sua cupa attenzione. Quando però scorse sotto il cappuccio un viso anziano, ogni interesse svanì, come un crepuscolo invernale. Mary and Joseph si stagliava alla fioca luce dei lampioni, le vetrate nere come il carbone. Lui salì i gradini fino al portico e toccò la maniglia. Il familiare pomo d'ottone girò senza opporre resistenza: nessuno si era curato di chiudere a chiave la porta. Strano, ma a quel punto aveva poca importanza. «Sto arrivando», mormorò, «sto arrivando.» Spinse il portale, oltrepassò la soglia e scrutò la navata silenziosa. Infine si immerse nell'oscurità. Scorribanda notturna
Alle undici le campane suonarono, echeggiando nelle inquiete strade notturne. Nella città frenetica, nessuno badò al loro richiamo. Lui sussurrò: «Ooohhh, è buio! È così buio qui dentro, Johnny.» Molto piano. «Ma io ho gli occhi buoni, io mangio le carote! Cucù, Johnny, sei inginocchiato proprio là...» Razza di fottuto donnaiolo! Si sentì come il terremoto, lo squarciarsi del cielo, il precipitare delle stelle. Emerse dal proprio nascondiglio dietro la Vergine di gesso e iniziò ad avanzare. Saltellò e ondeggiò in una danza fanciullesca. Tirali su, tirali su, segnali con una V, mettili nel forno per il bambino e me! La contemplazione di John fu completamente distrutta. Sollevata la testa, si guardò attorno affannosamente con occhi pieni di lacrime. Qualcuno cantava... era la voce di un bambino. Ma dove? Nonostante il suo sguardo si fosse abituato all'oscurità, non scorse anima viva: la chiesa era deserta. *** Uccidere può essere come fare l'amore e i soldati lo sanno. Il tuo tiepido grilletto nella sua custodia di epidermide e dito, il sospiro esplodente delle tue pallottole... la figura distante, nascosta, e tu sai che cosa prova... una scossa elettrica, mentre il tuo acciaio si tuffa nel suo muscolo. Le tue uccisioni ritornano come soldati che marciano via dai loro mondi dissolti. Dalla profondità ribollente venne la voce dello straniero, sorprendente e dolce come una campana in una notte di neve. Il vento soffiò gentile, la culla dondolò... Oh, quanto affascinante puoi essere, caro incubo. I prigionieri erano spesso così sovraccaricati da non riuscire neppure a sollevare una mano per proteggersi dai topi. Quelli che morirono durante questo calvario si diceva fossero stati liberati dal Maligno. E normale per lui vivere negli uomini malvagi, che sono il suo domicilio. Quando però conquista l'accesso nei buoni, allora i cieli risuonano di dolore. Fai wopwopwopwopwop! Eccola di nuovo... una specie di smorzata e incoerente filastrocca infantile. John si irrigidì. Ovviamente la chiesa poteva essere pericolosa, ma di certo non a quell'ora di sera. L'assassino non vi penetrava se non dopo la mezzanotte, per l'ovvia ragione che prima le strade erano ancora troppo popolate.
Lui scivolò lungo la navata, volando veloce e silenzioso verso la propria vittima. Avrebbe portato i resti nello scantinato per bruciarli e costretto l'inceneritore a fare gli straordinari, assumendo così un rischio diabolico nell'accenderlo, così in prossimità della mezzanotte. Prima o poi il detective Pearson si sarebbe accorto del fumo. Di sicuro. Doveva lavorare in fretta, compiere l'esecuzione, svuotare e ripulire l'inceneritore, nascondere una quantità di ossa... Oh, accidenti! *** Se solo avesse potuto scorgere qualcuno, avrebbe saputo che quello non era uno scherzo acustico, un rumore proveniente dalla strada. Guardò le file di banchi vuoti, cercando di individuare la direzione del suono. Tuttavia sembrava scaturire dall'aria. Dedicati alla preghiera, amico, questa è la tua forza. Fidati del tuo Dio, al quale hai votato la vita. «Padre nostro, che sei nei deli...» Le parole gli scivolarono dalle labbra con facilità, bisbigliate in quella quiete borbottante. Dunque la fede era ancora con lui. Bene, eccellente, mani congiunte, testa china, sta pregando di nuovo. Ora poteva sentire l'odore di John, tanto era vicino. Che divertimento. Solo quando il nuovo rumore cessò, John si accorse di averlo udito assieme al borbottio. Ci pensò su... e gli giunse una seconda volta. Un fruscio, come se qualcuno sfregasse sul pavimento piedi rivestiti delle sole calze. Straordinariamente sinistro. E probabilmente niente più di un radiatore che perdeva vapore. Ora non aveva bisogno di servirsi della vista, che in effetti rappresentava un impedimento. Così chiuse gli occhi, affidandosi a un altro genere di visione, fatta di ricordo, consapevolezza e mille impressioni troppo impercettibili per essere identificate. Si mosse in avanti con cautela infinita, verso l'odore di cuoio che circondava quel vecchio scimunito. Lo deponevano nella cassa e gli mettevano un piolo di legno fra le gam-
be. Poi conficcavano il piolo a martellate, finché le ossa non si frantumavano e il midollo non scorreva. Che gesto santo, Romano e cattolico! Dovevano condurlo al rogo legato in un carretto perché non poteva più camminare. Fai wop, wop, wop, ecco che arrivo, pronto o no! Senza alcun dubbio c'era qualcosa che si spostava verso di lui lungo la navata. Un topo, un gatto? No, sembrava più grosso di un gatto. Quando il rumore cessò, John scrutò ansiosamente nel buio. Non era forse vero che laggiù le ombre erano diventate più spesse? Sì, decise. Adesso basta, ne aveva avuto abbastanza: si strinse nella cappa e si alzò dal banco. I suoi muscoli divennero molle d'acciaio. Sentiva distintamente l'odore acre e stantio che contraddistingue il terrore in una persona anziana. Era sorprendente quanto i vecchi volessero vivere. Le sue uniche vittime passive erano state giovani. Johnny sbucò sulla navata. Si era reso conto di quanto stava accadendo e tentava di scappare. Troppo tardi, tesoro, fai wop. John stava affrettandosi verso l'uscita, quando si accorse che un'ombra era addossata alla porta. Si bloccò di colpo, attonito e terrorizzato. Com'era possibile che qualcuno fosse tanto veloce? Sarebbe fuggito dalla parte della sacrestia. No, Frank aveva certamente chiuso a chiave l'uscio dall'interno della canonica. Nemmeno lui sarebbe stato tanto stupido da dimenticarsene. Tuttavia esisteva un'altra via di scampo, la porticina sul fondo della chiesa, quella che conduceva nella cripta. Da lì ci si poteva introdurre nello scantinato della canonica. E se Frank aveva sbarrato il battente in cima alle scale della cantina? Non restava che scoprirlo. *** Lui rimase lievemente sorpreso quando John si girò e incominciò a risalire la navata. La sorpresa, però, non scaturiva dalla paura che la vittima potesse sfuggirgli, anzi, lui era più che disposto a cimentarsi in una piccola
gara di corsa. Tutto ciò che doveva fare era instillare un po' di panico. Il vero terrore priva un uomo del buonsenso e di qualsiasi efficacia. «Vuoi fare lo strut?» Mio Dio, che cos'era quello? Una voce simile al cader delle foglie, allo scorrere dell'acqua, eppure analoga anche al grido di un bambino. Che cosa diavolo era? Incapace di impedirselo, John iniziò a correre, si precipitò alla cieca verso l'altare, perse la nozione della propria posizione e andò a sbattere contro l'alto gradino che conduceva alla balaustra. Una sagoma indistinta era rannicchiata sull'altare, il contorno chiaramente distinguibile sullo sfondo di marmo bianco del tabernacolo. Il suo tabernacolo! John fissò lo sguardo sulla figura, ansando e con gli occhi pieni di lacrime. La testa dell'uomo era oblunga e il viso... Oh, no! Sicuramente la vista gli stava giocando un brutto tiro, l'oscurità gli faceva vedere cose inesistenti. Quel viso, quel viso... sbavante, con gli occhi fuori dalle orbite, a malapena umano... aveva le sembianze di un agghiacciante mascherone. Il sole mattutino avrebbe fatto cantare il canarino della mamma. L'uccellino era tanto felice, oh, così felice! Felice, felice, felice! Spennare un uccello vivo era un procedimento lento e intricato. Troppo dolore e moriva, troppo poco e non era per niente divertente. A lui piaceva divertirsi nelle mattine soleggiate. Cip, cip, cip, cicip, cip, gorgheggiò. Oh, ragazzi, John stava portando le chiappe fuori di lì! Accidenti, come volava giù per la navata! «Vuoi fare lo strut?» gridò alle sue spalle. Poi si drizzò sull'altare, nudo, alto e duro come l'acciaio. *** «Aiuto! Aiuto!» Il petto di John era in fiamme, e le parole gli uscivano di bocca flebili e roche. Sembrava uno di quegli incubi in cui urli, ma non succede niente. Non aveva mai visto una cosa tanto orribile o udito nulla di paragonabile a quella voce. Prima gli aveva bloccato l'uscita, poi era comparso sull'altare... come poteva sfuggirgli? Non esisteva via di scampo. Se solo avesse potuto accendere le luci! Purtroppo, però, gli interruttori si trovavano sotto gli scalini del coro, e per arrivarci avrebbe dovuto attraversare tutto il vestibolo. Si tuffò nel banco più vicino, si appiattì al suolo e incominciò a striscia-
re. Per quanto si sforzasse di non fare rumore, ogni tentativo fu inutile, si insinuò nella fila successiva e rimase in attesa. Davvero affascinante, una vera e propria caccia! Lui danzò nella navata centrale, cantando: I miei occhi hanno visto la gloria dell'avvento del Signore! Hai una splendida voce, tesoro, erano soliti ripetergli fino alla nausea. Si sedevano nelle grandi poltrone del salotto con una bibita fredda in mano e lui, là in piedi, doveva cantare per loro. Di colpo si immobilizzò, distese le braccia lungo i fianchi, fronteggiò l'altare dal centro della chiesa e cantò con tutto se stesso. E il canto si innalzò, e l'inno era grandioso. Ieri giacevo addormentato e ho fatto un magnifico sogno. Ero nell'antica Gerusalemme accanto al tempio e ho udito i bambini cantare. Sembravano un coro di angeli accompagnati da arpe celesti... No, si era incasinato, le parole erano sbagliate. Coro d'angeli, arpe celesti, ma chi cazzo se ne fregava? Meglio intonare filastrocche sulle vecchie fattorie, mamma, perché ho solo cinque anni, e a questa età è difficile ricordare, papà. Quando mi sono fatto la pipì addosso nell'abito della prima comunione, papà mi ha scrollato tenendomi sollevato per i piedi. «Così i fedeli entrarono... poi io chiudo le porte e distruggo tutta la gente.» John non aveva mai ascoltato niente del genere: una potente voce tenorile che cantava Gerusalemme, mutando via via nel timbro cristallino di un adolescente, poi in quello esile di un bambino e infine nel mormorio indistinto di un infante. Ora il neonato borbottava, schioccava le labbra, tubava e stava venendo a cercarlo. Anziano com'era, lui non si sentiva assolutamente adeguato a un simile esercizio fisico, faticava a respirare, il cuore gli batteva all'impazzata, sudava copiosamente per la paura. Ma riprese a trascinarsi in avanti. Chiunque fosse, quell'uomo era molto vicino.
Eccolo là, fai wop! Quel bocconcino intende lottare! Ma gli sarebbe toccata comunque, e lentamente anche, fai wop, è ora del quesito, fai lo strut, fai wopwopwop! Aspetta un attimo. Che succede? Sta tornando verso la sacrestia? Sì, meglio prendere la navata laterale, questo bocconcino è decisamente intenzionato a combattere! Rapido come un gufo, volò all'inseguimento. Sdraiato a terra dietro l'altare, John stava strisciando verso la porta della cripta. Se non fosse riuscito a entrarci sarebbe morto, e lui voleva vivere. Ormai la ragione non serviva più, adesso erano il sangue, le ossa e i muscoli a pensare. Era determinato a sopravvivere e a non permettere che gli accadesse una cosa simile, finire cadavere in un cassonetto della spazzatura. Ascolta! Mio Dio, lui è dall'altra parte dell'altare, lo sento respirare, devo muovermi, arrivare alla porta, guarda, la sua ombra si intravede laggiù. «Fai wop», borbotta ancora. Ma che cosa diavolo è, una frase nella lingua dell'inferno? No, quell'essere non viene dall'inferno, è un alieno, è peggio di un demone, un'entità piombata dalle profondità dello spazio e ora è qui dentro e mi sta dando la caccia, ha il volto di un incubo, Dio ci aiuti tutti quanti! Tutto quello che doveva fare era saltare sull'altare, afferrare l'ostensorio e zaaaacc! Okay, bambolina, è ora di morire. Tirali su, tirali su, segnali con una V, mettili nel forno per il bambino e per me! Scese dall'altare a passo di strut, ondeggiando l'ostensorio mentre danzava. Accidenti, adesso gli sarebbe piaciuto avere un bel sigaro, uno costoso, come quelli che fumano i vescovi, un Dunhill o - ehi, vescovo, ma non sono illegali? - un Corona de Corona dritto dritto dall'Avana. Mettili nel forno per il bambino e per me! Dio Dio Dio, stava toccando la porta, aveva la mano attorno alla maniglia benedetta, stava girando, aria stantia di cripta... ed era dentro! Oh, sì,
ce l'aveva fatta! Qualcuno gemette. È penetrato anche lui, e adesso è accanto a me! Ma no, quel gemito era sfuggito dal suo petto! Signore, che sollievo! Niente di strano che gli fosse scappato un lamento, avrebbe voluto urlare! Però non doveva. «Adesso stai zitto, vecchio stupido», bisbigliò fra sé. Si alzò in piedi e brancolò in cerca della catenella che avrebbe acceso la luce. La trovò e diede uno strattone. Ma non accadde assolutamente niente. «È tranquillo. Già, troppo silenzioso. Cosa vuoi dire? Che il pollastro è scappato alla mannaia, ecco cosa intendo, testa di cazzo!» Ma come aveva fatto? John conosce la propria chiesa, è molto astuto, è una bella caccia! Dunque in che modo, dove...? La cripta. Doveva essere nella cripta. Accidenti, fantastico! Questa è una cosa assolutamente affascinante, sissignore, ma certo, adesso tu vai in quel buco laggiù, apri quella bara e trafiggi quel verme dalla schiena di cuoio in mezzo alle ossa! Urrà! Senza preavviso, qualcosa di molto duro sbatté sulla faccia di John, che in un pietoso tentativo di difendersi prese ad agitare le braccia attorno a sé. Soltanto dopo qualche secondo, l'anziano sacerdote si rese conto di essere finito contro un muro. Disorientato, rimase immobile. Un attimo di silenzio, quindi il cigolio di una porta. Poi, dalla cima del gradini: Fe fi fo fum! Frenetico, lui si ritrasse annaspando finché non urtò il marmo di una delle vecchie tombe. Con estrema cautela la aggirò e vi si rannicchiò dietro. Ah, annusa un po' quell'aroma di cuoio... l'odore di vecchia pelle e di Gestapo. «Dove sei, Johnnie? Ho paura del buio!» Oh, sì, tesoro, sei una stella, una gioia, proprio non vuoi essere catturato! Ma ora basta. Sollevò l'ostensorio. Stava per scendere nella cripta. *** John lo vide innalzarsi nel buio, un bagliore vago, la luce di un sole freddo e distante. L'ostensorio galleggiava come un disco dorato e veniva verso di lui, scivolando nell'oscurità, facendosi sempre più vicino.
D'un tratto capì: Maria era stata uccisa con quello, il ricettacolo del Sacramento, il recipiente primario della venerazione. E vide l'ostensorio librarsi nella navata, udì lo sgretolarsi della fronte di quella povera anima... Lui lo sollevò alto nell'aria e, nel farlo, scorse sulla superficie d'oro un luccichio di troppo. Perplesso, esitò: quel lampo di luce non avrebbe dovuto esserci. La cripta era buia come il fondo di una caverna, visto che lui stesso aveva disattivato la corrente. E allora da dove proveniva il bagliore? Girò la testa e si guardò alle spalle. Uh, oh. Un momento, poteva essere il riflesso dei fanali di un'auto sulla strada. Ma certo! Perfetto. Facciamola finita. «E adesso resti immobile, signora Testa, ecco che arriva il signor Ostensorio, ed è moooolto incazzato!» Persino la paura ha un limite e John lo oltrepassò quando l'ostensorio si librò sopra di lui. Rimase accucciato, avvolgendosi nella cappa, e chiuse gli occhi. Ogni singolo dettaglio di quell'attimo si presentò come un minuscolo fiore intricato. Prima il rumore del cuoio mentre sollevava un braccio per proteggersi, poi la lunga inspirazione che precede il fiato trattenuto, infine una sorta di fremito sulla fronte, come se la base dell'ostensorio avesse identificato il suo obiettivo con una traccia di gesso. Che cazzo è quello? È una maledetta, fottutissima torcia elettrica che illumina i gradini, ecco che cos'è! Muoviti. Subito. 19 John fu trafitto da un unico pensiero: vita. I passi si avvicinarono. Vita. «Okay, amico, vieni fuori di lì.» Vita. Un piede gli toccò la schiena. «Coraggio, sbrigati!» Vita. Mani sconosciute afferrarono la cappa e tirarono. L'istinto lo spinse a resistere, così si ritrovò estratto a forza dal proprio involucro di cuoio per emergere in un cerchio di luce vivida e di lucide canne di pistola. «Fermo così, lei è in... Gesù, padre!»
Per la prima volta lui sollevò lo sguardo sui giovani visi allibiti e sulle divise blu, quindi, in cerca di un sostegno per alzarsi, protese le braccia per afferrarsi alla cintura dell'agente più vicino. Di colpo scoppiò a piangere per la gratitudine. «Porta qui una sedia, Tim, è uno dei sacerdoti!» Un altro poliziotto arrivò con uno sgabello trovato chissà dove e John si sedette. «Cristo», mormorò, «oh, Cristo, aiutami!» Il detective Dowd apparve improvvisamente nella cripta, il viso duro e teso. «Lo avete acciuffato?» «No, signore.» Sam si fermò e parlò in una trasmittente. «Circondate completamente la zona, il ricercato non è stato individuato. Bloccate ogni uscita.» John si accorse che l'ostensorio era rimasto sulla tomba dietro cui aveva trovato rifugio. All'interno si scorgeva un'ostia. Subito il suo sacerdozio prese il sopravvento. Balzato in piedi, si affrettò verso il prezioso oggetto e sporse una mano per prenderlo. «Non tocchi quel maledetto affare», ringhiò il detective. «Lo aveva in mano quello là, lui lo ha portato quaggiù.» «Stava per colpirmi con quello.» «Probabilmente è anche l'arma del delitto Julien. I tecnici hanno cercato tracce su ogni candelabro e calice della chiesa, ma erano puliti. Idem per quel coso.» Emise un lungo sospiro. «Del resto non è difficile cancellare ogni segno dall'ottone.» Dowd prese una sedia pieghevole e si sistemò di fronte a John. «Vuole rispondere a un paio di domande?» «Io...» Il giovane chiuse gli occhi, quasi stesse soffrendo. «Non mi dica di no.» «La prego, chieda pure.» «Può fornirmi una descrizione dell'individuo che ha visto?» «Viso molto scavato, occhi grandi e sporgenti, naso lungo, labbra sottili. La faccia più brutta in cui mi sia mai imbattuto.» «Familiare?» Il sacerdote scosse la testa. Come avrebbero potuto capire? «No, in alcun modo.» «Un bel guaio!» «Come avete...? Ero certo che sarei morto qui dentro.» «Teniamo la chiesa sotto sorveglianza ventiquattr'ore su ventiquattro. L'abbiamo vista entrare. Non avrebbe dovuto mettersi quel mantello da
Fantasma dell'Opera, eravamo sicuri che lei fosse il nostro uomo. È stato fortunato che nessuno le abbia sparato. Ha nostalgia della sua dea di cuoio?» Prima che John potesse rispondere si udì un'altra voce, bassa e infinitamente gentile, e Frank apparve in cima ai gradini in compagnia di un agente in uniforme. «Il Sacramento benedetto!» esclamò, dirigendosi in fretta verso l'ostensorio. «Non lo tocchi!» Il nuovo parroco era così concentrato sulle condizioni dell'ostia che afferrò l'oggetto senza rendersi conto dell'avvertimento di Dowd. «Merda schifosa, quella è l'arma del delitto!» «Questo è Nostro Signore», ribattè Frank. «Devo prendermi cura di Lui.» Sam scrollò il capo. «Un metallo del genere trattiene ottimamente le impronte, ma sono maledettamente delicate. Lei ci ha appena fottuti come peggio non poteva, padre Bayley!» Avendo infine compreso, il giovane prete lasciò andare l'ostensorio, quasi gli avesse trasmesso una scossa. «Oh, mi dispiace! Mi dispiace tanto!» «Prenda il suo Sacramento benedetto e se lo mangi, lo metta a letto o qualsiasi altra cosa ne facciate. Con un po' di fortuna, forse sarà rimasta un'impronta diversa dalle sue.» Il detective si sforzò di ridere. «Oh, John!» Frank gli andò vicino, gli occhi lucidi, e lo abbracciò. L'acuto odore di dopobarba nauseò il sacerdote più anziano, che si ritrasse. Frank si scostò a sua volta. «Scusami!» Sul viso gli apparve un'espressione ferita. John non poteva dimenticare il tono che quel ragazzo aveva assunto con lui qualche ora prima. Aveva cambiato molte cose. In esso era risuonato un devastante eco di verità in quei pochi secondi. Il nuovo parroco aveva rivelato i propri veri sentimenti. Il giovane aprì la lunetta, estrasse l'ostia e la spezzò in due, poi guardò il collega più anziano con gli occhi innocenti di un bambino. «Il corpo di Cristo», mormorò. I due sacerdoti si comunicarono assieme. Signore, disse John nel suo cuore, Signore, Signore. La voce di Frank era dolce come il miele. «È terribilmente scosso, signor Dowd. Dobbiamo portarlo di sopra e fargli bere un po' di caffè.» «Si rende conto che l'assassino è ancora qui?»
«Sta scherzando?» «Deve esserci. Abbiamo bloccato ogni singola entrata.» «Anche la scuola?» Sam annuì. «Tutto. In questo momento i miei colleghi si stanno accingendo a perquisire a fondo l'intera proprietà.» «Ed è pericoloso per noi trovarci all'interno?» «Non è molto sicuro.» «Allora forse...» «Penso che sopravviverete a un viaggio in cucina, se vi accompagno.» Con i passi esitanti di un estraneo, John li seguì. Una volta arrivato in quella stanza così familiare, si sedette al tavolo e contò i riquadri rossi della tovaglia, finché Frank non si mise a preparare il caffè. A quel punto rimase a osservarlo. «Devo chiedere a entrambi alcune cose», dichiarò Dowd. «Spari.» Il giovane sacerdote era attivo, efficiente e composto. Insieme all'accappatoio blu, indossava un paio di pantofole nuove di zecca, dall'aria alquanto costosa. Forse era andato a fare spese per celebrare la propria vittoria. Sam si rivolse a John. «Tanto per cominciare, perché aveva addosso quel mantello?» Lui era troppo sfinito per escogitare qualcosa che non fosse la verità. «In effetti non lo so. L'ho visto a casa di Maria e... forse volevo capire. Al momento l'idea di infilarmelo aveva senso.» «Ma lei non sarebbe dovuto partire per il Centro del Sacro Nome?» «Invece non intendo andarci. Di conseguenza mi sono recato nell'unico posto dove potevo rifugiarmi.» Frank si girò a guardarlo. «Sei stato nell'appartamento di Maria?» «Vivrò là, visto che adesso mi appartiene.» Dowd gli lanciò un'occhiata di sbieco. «Il testamento non è ancora stato omologato. Quella casa non è sua.» «Cosa vuole fare, arrestarmi per scasso?» «Dove è andato ad alloggiare non è affar mio. Devo solo capire che cos'è accaduto qui, ecco tutto. Quindi lei ha indossato il mantello ed è venuto in chiesa. Come mai, mi consenta chiederle, alle undici di sera?» «Volevo pregare. Intendevo recitare le mie orazioni serali in nome di coloro che sono morti al suo interno.» «Così lei entra in chiesa per motivi sentimentali, benché sia ormai tarda sera e si tratti di un comportamento estremamente stupido. Poi che cosa è
successo?» «Ho pregato, non so per quanto tempo. A un certo punto mi sono reso conto che c'era qualcun altro. Ho udito il suo respiro.» John raccontò in dettaglio la propria esperienza. «E lei, padre Bayley?» «Mi sono preparato la cena, ho guardato la televisione e infine sono salito in camera mia. Quando l'agente ha bussato, stavo leggendo il breviario.» «E non ha sentito alcun rumore?» «Avevo chiuso la porta di comunicazione con la chiesa. Anche quella dello scantinato.» «Molto saggio. Sfortunatamente, dobbiamo ritenere che l'assassino possieda le chiavi di ogni ingresso e sia a conoscenza di tutti i passaggi, i tunnel e così via. Dov'è padre Non-dico-un-tubo, tra parentesi? Di solito sbuca sempre in momenti del genere con l'aria di uno cui stanno per schizzare gli occhi dalle orbite.» «Non è in canonica.» «No?» esclamò sorpreso John. «Penso sia al convento dei frati sulla Sullivan Street.» «Ci vive un suo vecchio amico», spiegò padre Rafferty. «Se ha deciso di allontanarsi da Mary and Joseph, è andato di sicuro da Fratello Harold.» «Uno di voi due lo ha visto uscire?» «No», ammise Frank. «Ho semplicemente supposto...» «Lei conosce George Nicastro, vero?» «Naturalmente.» «Oggi a mezzogiorno sua moglie ne ha denunciato la scomparsa.» John notò che il giovane collega era impallidito di colpo. In effetti, lui stesso si sentì serrare la gola e invadere dalla nausea. Il detective proseguì. «È venuto qui due sere fa e non è più tornato a casa.» Quell'affermazione colpì Frank nel profondo. «Il fumo... Dio mio, no!» «Non sappiamo altro, finora.» «Oh, Gesù, aiutaci in questo momento di bisogno!» John provò l'impulso di prendere il giovane fra le braccia: non gli era capitato spesso di udire tanta disperazione in una voce. «Teniamo la chiesa sotto costante osservazione», dichiarò Dowd, «eppure non abbiamo visto entrare Nicastro la notte della sua scomparsa. Forse aveva problemi in famiglia.» «Era un cattolico esemplare!»
«Anche i cattolici scappano di casa. Mi creda, padre, lo fanno come tutti gli altri.» Un agente in abiti civili comparve sulla soglia. «Ci serve sapere se, oltre alle porte, esiste qualche modo di spostarsi da un settore all'altro della proprietà.» Fu John a rispondere. «Sul retro del vecchio deposito di carbone c'è un portello di ferro comunicante con la scuola. Chiunque sia al corrente della sua esistenza può passare dalla canonica all'edificio scolastico in disuso.» «Ma non in chiesa?» «No.» «Cazzo», mormorò l'agente con pacata intensità. «Non imprecare in chiesa, Hal. Oh, scusate, non vi ho presentato Hal Hawkins. Hal, questi sono i sacerdoti di Mary and Joseph.» L'uomo, un nero dall'aspetto vigoroso, sorrise. «Mi permetto di raccomandarvi di lasciare questo posto finché non arresteremo il colpevole.» «Non so se sia il caso...» iniziò Frank. «Non puoi assolutamente restare qui», ribatté John. «No», il giovane lo guardò con aria seria. «Potrei venire con te.» Padre Rafferty pensò a quanto aveva visto nella chiesa e decise che avrebbe apprezzato moltissimo un po' di compagnia, persino quella di Frank. «Sei il benvenuto.» Dowd finì di bere il caffè e parve sul punto di dire qualcosa, ma poi cambiò idea. In silenzio, si abbottonò la giacca. «John, ne vuoi un'altra tazza?» «No, grazie.» L'anziano sacerdote si sentì invadere da un'estrema debolezza. Avrebbe voluto essere solo, potersi rannicchiare nel letto di Maria e dimenticare. Il detective lo osservò con attenzione. «Ha bisogno di aiuto?» Lui non desiderava la loro sollecitudine. L'unica cosa che avrebbe davvero voluto era riuscire in qualche modo a cancellare ciò di cui era stato testimone poco prima. «Quell'uomo continuava a cantare una specie di filastrocca per bambini. E la sua voce era incredibile, complessa. Sembrava un neonato, poi un ragazzino... e improvvisamente ha cominciato a intonare quel vecchio inno, forse lo conosce, Gerusalemme. Cantava in modo meraviglioso.» Frank gli si avvicinò e gli prese le mani. «Amico mio», mormorò. Lui rimase attonito nel vedere quanto il giovane fosse turbato, attonito e inaspettatamente commosso.
Si udirono un forte scricchiolio, un tonfo, e perlomeno sei agenti in divisa passarono con fragore lungo il corridoio. Uno di loro sporse la testa nella stanza. «Tutto sgombro, fino a questo punto», li informò. Frank li osservò allontanarsi verso il piano superiore della canonica. «Non voglio essere qui, se lo trovano.» Quel commento fece scattare in piedi John. «Direi proprio di no!» L'idea di ritrovarsi a distanza ravvicinata dall'uomo che aveva visto in chiesa, quasi lo spinse a fuggire in preda al panico. «Perché non ve ne andate?» suggerì Dowd. «E se ha un cappotto, padre, le conviene indossarlo.» «E quell'affare lo butterei», aggiunse Hawkins. «Una roba del genere non produce un gran bell'effetto in un distretto alla caccia di uno psicopatico.» «Allora, lei crede che sia riuscito a uscire?» «Penso solo che non l'abbiamo ancora trovato e che tutto il distretto è in stato di allerta. Faccia un favore a se stesso e si scordi quel buffo costume.» John attese nell'ingresso che Frank preparasse la valigia, poi se ne andarono assieme. «Posso soltanto dirti che mi dispiace», dichiarò il giovane non appena furono soli. «La mia unica giustificazione, suppongo sia la pressione cui sono stato sottoposto.» «Va tutto bene. So che hai un caratteraccio.» «Oggi sono andato a trovare Richard Hidalgo.» «Come sta? Deve essere vicino ai cent'anni.» «Beh, continua a dimostrarne cinquantacinque.» «Anche quando ne aveva venti, se per questo.» Ridendo, il giovane gli diede una pacca sulla spalla. John avvertì addirittura un lieve eco dell'antico cameratismo. Un paio di minuti dopo entrarono nell'appartamento di Maria e vennero subito avvolti dall'aria tiepida e da un'atmosfera particolarmente funerea. «Non hai lasciato accesa neppure una lampada.» «Non ci ho pensato. Ero troppo ansioso di dirigermi in chiesa.» Frank premette un interruttore e il soggiorno si riempì di luce. «Io non sarei potuto entrare là dentro, di sera. Non so come tu ci sia riuscito.» «Ho creduto di essere al sicuro perché era ancora presto. Sono stato uno stupido, ovviamente.» John si tolse il cappotto e crollò sul divano: si sentiva del tutto esausto. Chiuse gli occhi e di colpo rivide quell'incubo accuc-
ciato sull'altare. La bocca gli divenne arida, cominciarono a tremargli le mani. Com'era possibile che qualcuno avesse un aspetto simile? «Ehi!» Lui sbatté le palpebre, per un attimo sorpreso nello scorgere il giovane accanto a sé. «Perché non prendi in considerazione l'ipotesi di andare a letto?» «Ballava, capisci? Sembrava... tremendamente veloce nei movimenti. Ho creduto che mi avrebbe ucciso. Ero convinto che la mia vita fosse finita.» Frank si diresse al mobile bar e ne estrasse una bottiglia di whisky. «Qualcosa di forte e poi a dormire. Ti pare accettabile?» John prese il bicchiere e bevve alcuni sorsi. Il liquore lo riscaldò, facendolo sentire un po' meglio. «Adesso a letto!» dichiarò. «La porta è chiusa a chiave?» Il suo ex coadiutore annuì, ma lui andò ugualmente a controllare. Un attimo dopo si chiuse in camera e piombò sul materasso in camera di Maria. Si era aspettato di addormentarsi sull'istante, invece non fu così. Al posto della tanto desiderata incoscienza, venne assalito dai ricordi della terribile esperienza nella chiesa. Ancora una volta scorse l'ostensorio brillare e sentì l'odore dell'umidità trasudante dai muri della cripta dove si era nascosto. Subito riaprì gli occhi e annaspò in cerca della lampada sul comodino senza riuscire a trovarla. Fu quando si sedette che vide l'ombra sul pavimento. Delle dimensioni di un cane di grossa taglia, sembrava avanzare verso il letto. Per una frazione di secondo rimase letteralmente ipnotizzato, incapace di credere che fosse vera. Poi, in preda alla frenesia, tornò a brancolare finché le sue dita non sfiorarono il piccolo interruttore rotondo. Luce, grazie al Cielo. Non c'era proprio nulla, naturalmente. Con un sospiro di sollievo, si riadagiò sul cuscino e fissò il soffitto. Domattina avrebbe telefonato al dottor Morris: non poteva più sopportare una tensione simile. E sarebbe andato senza indugio al Centro del Sacro Nome. Camerette ordinate, un sacco di gente, un parco protetto da sguardi indiscreti: adesso quella prospettiva gli appariva semplicemente meravigliosa. Rassicurato, spense la luce, si sistemò fra le lenzuola e iniziò a scivolare nel sonno. E di nuovo fu disturbato, questa volta dal suono di un unico, brusco respiro accanto al letto. Un altro falso allarme, ne era certo, ma forse la soluzione più semplice sarebbe stata dormire con la luce accesa.
Quando aprì gli occhi, scorse quel terribile viso cereo, il sogghigno rigido, i denti luccicanti e imperfetti. L'incubo. La testa scattò all'indietro e gli occhi lo fissarono, simili a spilli neri in orbite lattiginose. L'anziano sacerdote lanciò un urlo irrefrenabile, ma una mano lo soffocò. Tentò di divincolarsi e di fuggire, ma non era un lottatore: in un istante venne afferrato, trattenuto da dietro e ridotto all'impotenza. Una splendida, dolcissima voce tenorile gli cantò piano all'orecchio una filastrocca per bambini. Instupidito dall'orrore, lui si sforzò di comprendere in che misura il suo incubo avesse invaso la realtà. «Oh, Johnnie, Johnnie, come hai potuto amare!» Di colpo gli giunse alle narici l'aroma di un dopobarba, e lo riconobbe con assoluta certezza: era quello di Frank. «Vuoi fare lo strut?» chiese la voce in tono affabile, gradevole, che lasciava intuire un'ombra di sorriso. Impossibile capacitarsi. Frank? Quel volto ripugnante... era davvero lui? Santo Dio, ma certo! Si trattava di Frank in uno stato di estremo dolore, di terrore oltre ogni limite, di tormento mistico! John scalciò, morse, si dibatté come un'anguilla, ma non esisteva modo di spezzare la morsa d'acciaio di quell'uomo. Era incredibile, atroce. Frank, Frank... «Infornami una torta, Johnny, più veloce che puoi!» Buon Dio Onnipotente. «Nessun problema, ci penserò io. So dove lei tiene i fiammiferi. Ho arredato io questo posto, tesorino. Hunca-Munca e io. Oh, sì...» Di nuovo lui si contorse e lottò finché i suoi muscoli non parvero sul punto di strapparsi dalle ossa. «L'hai scopata, razza di bastardo! Ti sei scopato la mia bambina!» «Che cosa?» «Maria! Te la sei scopata!» Dio, il tormento in quella voce, l'intensità del tormento! Padre Rafferty non aveva mai udito nulla di paragonabile, neppure lontanamente. «Non è vero!» «Sei un bugiardo!» La forza del giovane era assolutamente prodigiosa: in quella presa, lui si sentiva come una foglia. «'La Santa Inquisizione si prestava anche a importanti scopi politici. In effetti furono proprio tali fini
a costituire il motivo primario per cui venne tollerata dagli Stati ove penetrava e stabiliva il proprio potere', fai wop.» Frank incominciò ad alzargli un braccio dietro la schiena, tirando sempre di più. Ondate di dolore assalirono la spalla di John, il petto, l'intera parte superiore del corpo. Ormai quasi sollevato da terra, con le sole punte dei piedi che toccavano il pavimento, lui fu certo che sarebbe svenuto se quella tortura non fosse cessata. Falsetto, con accento spagnolo: «'Oh, oh, signori, scioglietemi e vi dirò ciò che volete, per favore scioglietemi e parlerò, oh, vi supplico, signori, scioglietemi e dirò tutto quello che vorrete!'» Poi fu issato di peso nell'aria. A diversi centimetri dal suolo, lui ebbe l'impressione di scalciare nel vuoto eterno. In preda a una sofferenza lacerante, percosse invano con il braccio libero il torace ben sviluppato del giovane. «Qualcosa da dire?» John cercò di urlare, di invocare aiuto, ma riuscì a emettere soltanto un lamento inarticolato. Il dolore divenne ancora più violento. «Dimmi», gli intimò Frank, «tu credi nella Comunione dei Santi?» Le grida dell'anziano sacerdote erano una musica soffocata da una mano ferrea. «Allora, Johnnie... lei ti chiamava così, razza di bastardo... se non vuoi che ti strappi il braccio, e io non credo, piantala di sbraitare e ascolta!» Benché lui desiderasse smettere, non ci riuscì. «Ascoltami!» Disperato, John trattenne il respiro. «Molto meglio. Ora allenterò un pochino la presa e tu non urlerai, se no sarà peggio per te. Devi parlare, va bene? Fai un cenno con la testa.» Lui annuì ripetutamente, incapace di fermarsi. Quel dolore doveva cessare, era troppo atroce, non aveva mai provato niente di simile, doveva cessare! Alla fine riacquistò il controllo e si afflosciò, silenzioso e immobile. «Bene, rimani tranquillo. Onestamente, quando urli sembri un canarino petulante.» Sconvolto da una sofferenza intollerabile, John non poté trattenersi oltre: si dibatté debolmente, gemendo contro la mano. Sentì crescere dentro di sé un urlo e lottò per reprimerlo, infine ce la fece e tornò ad accasciarsi nella morsa del suo persecutore.
«Oh, bravo! Vedi cosa possiamo ottenere se solo ci proviamo?» Improvvisamente venne rilasciato e piombò a terra come un fagotto. Il suo braccio sinistro non funzionava più, era una specie di straccio che penzolava inerte dalla spalla, trapassato da fitte lancinanti. Ben presto, però, divenne freddo e il dolore lasciò il posto all'intorpidimento. Lui cercò di muoverlo, ma il rottame al proprio fianco non reagì affatto. «Chi scopa gli angeli è un eretico. Tu hai commesso un'eresia!» «Ti ho già detto che non ho mai avuto rapporti carnali con lei, mai!» «Si chiamava Zophiel, era un angelo e tu te la sei scopata, razza di bastardo!» John non avrebbe voluto guardarlo, ma un rumore improvviso lo spinse a sollevare la testa. Frank stava strappando le pagine del prezioso libro di poesie preferito da Maria. «Adesso lo bruceremo», affermò. «Perché è un simbolo del peccato.» La sua voce era resa sinistra dal fascino familiare che ancora emanava. Quindi il giovane gli si avvicinò, incrociò le braccia sul petto e lo osservò con un sorriso dolce, gentile. «Poi bruceremo te.» 20 Resisti, lotti, detesti te stesso, finché non ne puoi più. I tuoi gesti notevoli, tanto sinceri e tanto spaventosi non sono un atto, bensì una liberazione. Lasci che il ricordo infantile dei divieti sprofondi nel serico centro di te stesso sempre più giù, finché semplicemente non svanisce. La coscienza se ne va, la tua testa acquista la pace e ricominci a udire il canto degli uccelli. In questo preciso momento ti senti così bene che vorresti danzare. «Peccato che non possiamo fare lo strut, Johnny.» La voce nella tua bocca è qualcosa di concreto, un cibo di legno. Guarda quella faccia lunga, assomiglia a quella di un grosso e vecchio cane da caccia. John era legato saldamente a una sedia della cucina, legato e imbavagliato. Ti esamini le mani, mani umane così abili. Un tempo erano morbide e candide, il giorno in cui per la prima volta inflissero dolore e per la prima volta procurarono piacere. Tutti i preti sono pazzi! Tranne lui, quel fottuto pezzo di merda! Tu sei calmo, giusto un pochino condiscendente...
«D'accordo, possiamo anche continuare. Abbiamo del lavoro da portare a termine», mormorò. «Divertente, per di più!» Dall'armadietto dove Maria teneva le pentole e il vasellame, prese una grossa ciotola di metallo e vi depose le pagine del libro. Cerimoniosamente, mise la zuppiera sul tavolo e vi versò un dito di benzina. Fantastico! Dietro il bavaglio, John emise un suono strozzato, poi scosse ripetutamente il capo. Un processo interessante: probabilmente stava frignando. Lo guardò negli occhi, si schiarì la gola e iniziò a parlare. «La lezione odierna verterà sul barbecue. Gli studiosi più autorevoli reputano che l'Inquisizione abbia arso sul rogo fra i trenta e i quarantamila esseri umani. Tuttavia le stime variano da quelle ufficiali, che ne elencano un paio di centinaia, a quelle delle streghe femministe, che fanno salire il numero a circa cinque milioni.» Accese un fiammifero e lo tenne sospeso sulla ciotola. John si agitò. Spostò la fiammella sempre più vicino al mucchio di carta e lo sguardo dell'anziano sacerdote ne seguì il movimento. «Sospetto che chiunque venga condannato al rogo si lasci affascinare dal fuoco. E tu che cosa ne pensi, padre Johnnie? 'Al principio era la parola, la parola era con Dio e la parola era Dio?' No, questa è propaganda, credimi. In principio era il fuoco!» La fiamma si scatenò con un violento sibilo. John gettò la testa all'indietro. «Calma, calma...» Frank osservò le pagine bruciare. «Sono le poesie che John preferisce», aveva detto lei. E infatti quel libro era sul comodino. Doveva esser stato lui, non appena entrato nell'appartamento a prenderlo dalla libreria per sfogliarlo e ricordare. «La scopavo di frequente, Johnny. So che ti si spezzerà il cuore, ma la verità è che andavamo spesso nella sua casa di campagna. Eri al corrente dell'esistenza di quel posto? Dio mio, talvolta scopavamo ininterrottamente per giorni interi.» Ripensandoci, il giovane rise. «L'idea di inventare una famiglia è stata mia. Ritengo sia stata ottima. Se volevamo trascorrere un fine settimana scopando fino all'esaurimento, il vescovo Bayley mi chiamava a Chicago e sua madre si ammalava.» Il disgusto negli occhi dell'anziano sacerdote lo irritò. Puntò un dito nella sua direzione. «Brucerai!» Con sua immensa delizia, lui si contorse furiosamente contro le corde. «Oh, Johnny, Johnny, come hai potuto amare! Il fatto è che lei amava te,
ma scopava con me e io sono così geloso.» Ridacchiò alla maniera del vescovo, riproducendo esattamente la sua risatina favorita. «Si presume che la gente come me provenga da famiglie affette da disfunzioni. Conosci questo termine, naturalmente. Nel tentativo di capirmi, Maria...» Era troppo buffo, doveva ammettere. Lei era inginocchiata a pregare quando lui lo aveva fatto. Bonk. I suoi occhi si erano incrociati e la preghiera era diventata un farfugliare incomprensibile. Non bisognava ridere di una cosa simile, proprio non avrebbe dovuto. In effetti, non c'era assolutamente niente di divertente. «Maria sapeva chi sono», squittì. Poi rovesciò la testa e ruggì finché non giunsero le lacrime. «Lo sapeva!» Ruggì di nuovo. «Sapeva chi si nasconde qui dentro.» John si immobilizzò. «Lei dava la colpa alla mia famiglia, invece sono stato amato, molto amato. La mia era una casa felice.» Oh, i segreti della casa felice! «Mio padre e mia madre erano una coppia meravigliosa.» Senti come blateri! Stai giocando con John, e questo non è gentile. È ora di dargli fuoco. Prese dalla scatola un altro fiammifero. Non sono colpevole! No, no, no! Lo zolfanello fra le dita, la capocchia rossa, il bastoncino bianco. La frizione destabilizza il fosforo, oh, sì. Un demone è racchiuso fra le tue dita, fra i mondi, e abita nelle crepe della tua vasta anima. Sei un mondo di deserti e di torri, e i tuoi canyon palpitano dei bagliori rossastri della luce diabolica. Fa male bruciare, fa tanto male! Qualcosa è penetrato in me, ed è malvagio. A ogni modo, pazienza. Va bene così. Io sono buono. È tutto sotto il morbido oceano di seta che mi nasconde. Satana è talmente enorme da espellere ciascuna piccola sventura fra i venti miliardi di galassie e tutto ciò che è stato e che sarà e si cela tanto bene da... «È buffo, Johnnie, adesso non mi sento pazzo. Quando invece sono in chiesa da solo al buio, allora sì. Come si sta? È divertente, addirittura esilarante. Ti giuro, c'è qualcosa in quello che faccio... un incredibile segreto. Una sensazione meravigliosa! Non puoi immaginare che cosa sia essere totalmente libero, compiere azioni che nessuno osa azzardare. È dolce!» Ricordò lo scalciare di piedi, il fischio rauco di trachee collassanti, il sibilo dell'inceneritore. «Significa mettere alla prova i limiti dell'esperienza umana.» All'improvviso si eresse, notando l'accusa nello sguardo di John.
«Non mi piacciono i tuoi occhi», dichiarò. «Chiudili.» Lui non obbedì. Ragazzi, che faccia tosta. Accese il fiammifero e lo agitò davanti al viso del sacerdote. Le palpebre si abbassarono istantaneamente. Lo avvicinò un poco e le narici si dilatarono. «'Giungendo al rogo con portamento gioioso e mente ben disposta, egli si tolse in fretta gli indumenti e rimase ritto con la sola camicia.' L'hai letto? Ne sai almeno qualcosa? Dimmi, padre, conosci o no la storia della Chiesa? Hai il coraggio di presentarti davanti al rogo con il sorriso sulle labbra? Con un sorriso!» Prese il recipiente di benzina e riempì nuovamente la ciotola, ormai piena di cenere. «Senti l'odore, Johnnie? 'Quando il fuoco fu appiccato, egli sporse la mano destra e la infilò fra le fiamme, poi ve la tenne a lungo, finché le lingue ardenti non raggiunsero le altre parti del suo corpo, ed esclamò ad alta voce: "Questa mano ha offeso'". Conosci questo passaggio?» Spense il fiammifero e gli accostò la benzina alla faccia. Gli occhi di John cominciarono ad aprirsi. «Tienili chiusi!» E accese un altro fiammifero. «Ho imparato a memoria l'intera storia dell'Inquisizione. Mi è parso doveroso, visto che si tratta della realtà centrale della Chiesa.» Da dietro il bavaglio si verificò un'esplosione di quella che Frank immaginò fosse dialettica clericale. «Abbiamo bruciato ciò che era bene, soppresso il bello e ora viviamo nel bagliore dei carboni ardenti. Questo è il crepuscolo ecclesiastico, Johnny, e io sono qui per contribuire a fare in modo che il sole tramonti.» Accese un terzo fiammifero e lo gettò in grembo a John. Quando la fiamma gli ustionò la coscia, lui sbarrò gli occhi ed emise un suono simile a quello di un motore elettrico sul punto di andare in pezzi. La sua faccia divenne più rossa del fuoco. Poi urlò selvaggiamente, semisoffocato dal bavaglio. L'odore acre di pelle bruciata riempì la stanza. Frank gli afferrò la gamba e spense le fiamme. «Calmati! Andiamo, non puoi essere così codardo! Il vescovo Cranmer impartì un sermone dal rogo! E fu migliore della maggior parte dei nostri, tesoro.» Il giovane si diresse al lavandino, riempì d'acqua un bicchiere e lo versò sul buco fumante nei pantaloni dell'anziano sacerdote. «Ci vogliamo bene, sai? Ecco perché entrambi siamo coinvolti in questa storia. Il buono e il cattivo: esiste una notoria attrazione.» Accese un altro fiammifero. Nel veder guizzare la fiammella, John rovesciò gli occhi nelle orbite.
Frank gli si inginocchiò accanto, accarezzandogli i capelli e cantando sommessamente in latino: «'Aeterne rerum conditor noctem diemque qui regis... ' La conosci, Johnny? Dai, non restartene lì impalato!» Gli accostò il fiammifero al viso sudato. «Devi reagire!» Il sacerdote corrugò la fronte. Stava riflettendo sulla sua domanda, oppure tentava semplicemente di apparire pietoso? «È un inno scritto da Sant'Ambrogio prima della fine dell'Impero Romano. Non è sorprendente che noialtri abbiamo conservato una cosa simile per così tanti anni? 'Hoc excitatus lucifer solvit polum caligine... Per suo tramite si sveglia la stella del mattino.' Lucifero, John. La stella di un nuovo inizio. Pensi che la creazione sia facile, che Dio sia l'unica luce dell'universo? Ne esiste un'altra, Johnny. Ecco perché mi chiamano Figlio del Mattino.» Era alquanto tentato di versargli la benzina giù per la fottuta camicia, appiccarle fuoco e andarsene. Però non sarebbe stato giusto. Anzi, assolutamente sbagliato, dal punto di vista morale. Gli colpì la coscia ferita con tutta la forza di cui era capace. I suoni dietro il bavaglio furono feroci. Il giovane attese che fosse tornata la calma. «Non vuoi che mi dedichi all'altra gamba, vero? Desideri una coscia arrosto?» Brucia il prete, brucia il prete. Essi intonarono, essi cantarono a ritmo di bossa nova e a ritmo di valzer. Brucia il prete. «Oh, Johnny, oh, Johnny, come hai potuto amare!» Guardalo! 21 Legato a quella sedia, John Rafferty scoprì alcuni segreti sulla sofferenza: quanto il corpo stesso disperi, ed è per questo che si trema quando si è in preda ad atroci tormenti, come dapprima il fuoco morda al punto da rendere folli per il dolore, e come invece in seguito sembri freddo, e ciò risulta ancora più sinistro in quanto sai che ti sta divorando. Apprese inoltre che cosa si prova quando un essere umano si rende conto di avere una missione da portare a termine a ogni costo e poi incomincia a morire. Frank era di nuovo un ragazzo, stava volando sulle ali della giovinezza, percorso dal sangue vivace di un bambino. Tuttavia era conscio della presenza anche di sangue vecchio e oscuro, ne avvertiva il peso e sapeva che in ogni cellula di quel fluido esisteva un ingresso per il nulla. Lui era odio
incarnato e definiva se stesso l'autentico Satana. Il suo era un compito straordinario, che non consentiva fallimenti. Sulla base di questo singolo, piccolo episodio, padre Frank Bayley sarebbe entrato nel mito, il suo nome sarebbe stato bisbigliato per secoli. Loro due stavano danzando assieme, una danza funesta, qualcosa che oltrepassava le frontiere dell'affetto e dell'odio. John percepiva che in ciò esisteva il potenziale di un cambiamento. Quando si era chinato per versargli l'acqua sulla gamba, aveva addirittura sperato in un'esperienza trascendente. «Ecco fatto, Johnnie, solo un accenno di ustione di terzo grado al centro della ferita, in ogni caso si tratta di un dolore di secondo grado, tesoro.» Gli accarezzò il viso con uno strofinaccio umido, poi gli ripulì la bruciatura con i gesti esperti di un infermiere. Infine lo abbracciò e si rialzò in piedi. John lo osservò con totale concentrazione. Ogni dettaglio del volto di Frank, il pendere della mascella, le labbra continuamente bagnate con la lingua irrequieta, gli occhi mobilissimi e liquidi, persino il velo di sudore sulla fronte, tutto ciò affascinava e rivoltava nello stesso tempo. Era sbalorditivo vedere quanto la mente potesse alterare le fattezze di un uomo. Ma i muscoli, la maniera in cui venivano tenuti... si riusciva a capire, quasi. «Oh, Johnnie», mormorò il giovane con il tono di una ragazza sofferente per amore. «Questo è...» Esitò, come se stesse scegliendo le parole successive con insolita cura. Infine inclinò la testa. «Solo un assaggio, tesoro.» E ciò detto, scivolò via. In piedi nel vicolo, con il bavero del cappotto alzato fino alle orecchie, Frank rimase ad osservare le finestre di Maria in attesa dei bagliori che gli avrebbero annunciato il compimento del proprio lavoro. Per concedere a se stesso i minuti necessari alla fuga, aveva congegnato una semplice bomba a orologeria, deponendo un foglio di carta sul recipiente di benzina e appoggiandovi sopra il ferro da stiro di Maria con la temperatura regolata sul massimo. Riscaldandosi, il ferro avrebbe bruciato la carta e la benzina sarebbe esplosa. Il tutto era stato sistemato dietro il divano, un ottimo alimento per un bell'incendio violento. «Sii paziente, amore mio...» ***
John fissò il ferro da stiro. I suoi angoli affascinavano, il design dell'impugnatura turbava, la lucetta rossa accesa all'estremità metteva in subbuglio lo stomaco. Oscillò, si contorse, protese il mento in quella direzione, ma la bomba si trovava dalla parte opposta del soggiorno, troppo al di fuori della sua portata. Si scorgeva già il tremolio del calore nell'aria. Cercò di urlare, ma il bavaglio impediva il diffondersi delle sue grida. Il dolore causato dall'ustione gli martellava il plesso solare. Osservò il ferro. Si sforzò di saltellare con la sedia, ma smise non appena si rese conto che avrebbe potuto cadere rovinosamente e perdere conoscenza. Il rumore che segnalò lo sprigionarsi del fuoco fu lieve come il sospiro di un bimbo. Le fiamme si levarono alte, poi si diffusero all'interno del contenitore da cui avevano avuto origine. Sotto il suo sguardo pieno di orrore, la plastica cominciò ad accartocciarsi, il ferro da stiro cadde e un fiotto di benzina in fiamme si riversò di colpo dietro il divano. Al di là della finestra buia, Frank vide una spirale giallastra che serpeggiava lungo il vetro, vistosa nella fragile alba. Dio, poter guardare John, assistere alla sua attesa, udire le sue preghiere febbrili, gustare la sua disperazione... John scrutò una lingua di fuoco che si innalzava danzando dallo schienale del divano, subito seguita da altre fiamme che presero a divorare l'imbottitura, annerendo la parete e coprendola di bolle. Il fumo oltrepassò la soglia della cucina, rotolando lungo il soffitto come il mare sulla sabbia e facendo cadere lunghe strisce di cenere di plastica solidificata dovunque andasse. In soggiorno, l'incendio divampava ormai dappertutto, offuscato da una densa caligine dall'odore acre. D'improvviso gli venne un'idea, una splendida idea. La porta d'ingresso dell'appartamento era troppo lontana, assolutamente irraggiungibile, ma a tre metri di distanza c'era una finestra! Lottò per procedere a sobbalzi con la sedia, completamente dimentico, nel suo terrore, del pericolo di cadere e perdere i sensi. Il suo unico pensiero era accostarsi al vetro, romperlo e attirare l'attenzione di qualcuno. Saltò e la sedia ondeggiò, traballò e si spostò di un centimetro.
Il fumo iniziava ad abbassarsi. Tutto d'un tratto Frank si ritrovò a piangere come un bambino di tre anni, senza la minima ragione. Perché queste lacrime? Sei felice, sei al sicuro. In effetti, era ora di andare a bere una tazza di caffè e prepararsi ad affrontare la giornata. Aveva una parrocchia da gestire. Con tutta la forza rimastagli, John si slanciò verso l'alto. Le gambe della sedia scivolarono e lui cadde sulla schiena con tanta violenza da averne il respiro mozzato. Disperato, giacque a terra boccheggiando e sforzandosi di controllare il dolore. Il proposito di dirigersi alla finestra lo abbandonò. Era evidente che non ci sarebbe mai arrivato. In realtà, non sarebbe andato da nessuna parte. All'altezza del pavimento l'aria era leggermente più respirabile. Quando riuscì a riprendere fiato, voltò la testa verso la soglia. Il divano era uno scheletro dalle molle incandescenti contro un muro di fiamme. Doveva rassegnarsi alla prospettiva che la sua ora era giunta. Un bruciore terribile gli si scatenò lungo il lato del corpo esposto all'aria: una scintilla aveva dato fuoco alla giacca. Subito si girò sul fianco e soffocò le fiamme. Tuttavia non avrebbe potuto rotolare di nuovo, visto che la seggiola cui era legato glielo impediva. Non sarebbe riuscito ad allontanarsi dall'incendio più di così. Urlò ripetutamente dietro il bavaglio, sbatté la testa contro il forno, colpì il pavimento con il corpo, fece tutto il possibile per produrre rumore, ma capì che non era abbastanza. Il fumo stava scendendo sempre di più, tanto denso da ridurre il lampadario della cucina a un'opaca luminescenza. Pensò di pregare, poi si accorse di preferire il silenzio. Ormai ogni respiro, sia pur breve, gli procurava un accesso di tosse dolorosa, come se lame di coltello gli trafiggessero i polmoni. Si preparò a morire asfissiato, rimpiangendo di non avere accesso ai sacramenti. Avrebbe dato chissà cosa per un'ultima Eucaristia, per la benedizione dell'Estrema Unzione. Immaginò la Vergine quale se l'era sempre raffigurata: una donna giovane e pura dal sorriso immensamente dolce. Alla mia morte verrò da te. Improvvisamente se la vide davanti, radiosa in mezzo al fuoco.
Eppure no, doveva esistere una soluzione! Aveva dei vicini, dopotutto, ed era suo dovere aiutarli! Rigirò freneticamente i polsi fra le corde, si dibatté, lottò per togliersi il bavaglio e tutto d'un tratto riuscì a sollevare la mano sinistra. Subito si liberò la bocca. «Al fuoco!» gridò. «Fuoco, fuoco, fuoco!» Alzò la testa e un calore insopportabile lo avviluppò. Abbassatosi nuovamente a terra, iniziò a strisciare, ancora legato alla sedia. Doveva raggiungere il pianerottolo e avvertire gli altri! Solo quando fu sulla soglia della cucina si accorse che avrebbe potuto sbarazzarsi della seggiola semplicemente slegandosi la fune dalla vita. Tuttavia, mentre armeggiava con i nodi, ricominciò a sentirsi soffocare e temette di essersi lasciato sfuggire la salvezza per il più lieve dei margini. Dapprima il suono della sirena fu tanto debole da penetrare a malapena nei pensieri di Frank. Poco dopo, però, la udì distintamente ululare dietro l'angolo. Gesù Cristo, erano arrivati in fretta! Un'altra occhiata alla finestra rivelò alte lingue di fuoco. John era già morto? Il giovane abbandonò il vicolo, spostandosi sull'incrocio con la Seventh Avenue. Due camion dei pompieri si stavano avvicinando. Ma John era già morto? Doveva rimanere per scoprirlo. Svelto, trova un nascondiglio! Avrebbe voluto rimpicciolire, oppure volare... oh, libero, volteggiando lassù... Poi, sulla parte opposta della strada, scorse una serie di cespugli dietro una palizzata. Ah, sì, un posto magnifico. Agile come un leopardo, scalò la recinzione, distese le braccia e balzò giù. Atterrò con eleganza in un tumulto di foglie, si rialzò ripulendosi gli abiti e vide la Plymouth scura che segnalava la presenza dei due detective sul luogo. Beh, naturalmente, ovvio che la notizia di un incendio nell'appartamento di Maria Julien li avrebbe fatti accorrere a precipizio. Si ritrasse fra le ombre all'apparire di una scala. Prendetevela comoda, ragazzi, non arrivate là troppo presto! John non rammentava di essere uscito da quell'inferno, né di aver percorso i pianerottoli picchiando su ogni porta. Stava barcollando, totalmente disorientato, quando all'improvviso un oggetto duro gli aveva coperto il viso. «Calma», gli disse una voce che sembrava provenire da una tomba, «re-
spiri! Coraggio, amico, respiri!» L'aria sapeva di plastica, ma lui la inalò avidamente. Aveva la vista appannata, tuttavia capì che quella era una maschera d'ossigeno e che un uomo con una tuta nera e gialla lo stava spingendo verso una finestra all'estremità del corridoio. C'era gente ovunque, in vestaglia, in pigiama, con cani, gatti e bambini; una donna che reggeva fra le braccia una pianta imprecava furiosamente. Tutti emergevano come spettri dal fumo, uno dietro l'altro, mentre lui veniva sorretto e respirava aria che gli ricordava il mare. «Ce l'abbiamo fatta», dichiarò il vigile del fuoco. «Senta, adesso la porterò giù tenendola sulle spalle. Chiuda gli occhi e, per carità, si rilassi. Usciremo dalla finestra e scenderemo la scala fino alla strada. Non si muova!» John venne sollevato di peso e tentò di seguire le istruzioni come meglio poteva. Ora l'aria era pulita, fredda e meravigliosamente pura. Nel togliersi la maschera, intravide luci abbaglianti e figure in movimento sul marciapiede giù in basso. Udì il respiro affaticato del pompiere, il rumore dei suoi piedi sui gradini di alluminio, il tubare dei piccioni su un cornicione. Come sembravano sommessi in mezzo agli scrosci dell'acqua, al vibrare dei motori, al pericoloso crepitare del fuoco! Infine l'uomo lo depose gentilmente su una barella, un'altra maschera d'ossigeno gli venne accostata al viso e un nero dalla gran barba si chinò su di lui. Di colpo ogni immagine si dissolse. Esattamente otto minuti dopo aver lasciato l'edificio, Frank scorse il corpo venire fuori. La faccia... la faccia... non era coperta! Con gli occhi che gli schizzavano dalle orbite, il giovane sibilò e avrebbe sputato acido se avesse potuto. Quel bastardo era ancora vivo! Una filastrocca gli sfuggì dalle mascelle serrate. Vide torri nere in preda alle fiamme, gli antichi mattoni che si sbriciolavano, udì le urla del proprio cuore. Adesso gli stavano inserendo una fottutissima flebo! Ed ecco Kitty Pearson e quello spaventapasseri di Dowd, intenti ad accorrere dal vecchio stronzo come una coppia di avvoltoi. Emise un basso ringhio, torturando fra le dita un ramoscello spoglio. Poi lo spettacolo dell'incendio terminò, la folla in vestaglia iniziò a rientrare nell'edifìcio e l'alba si dilatò verso est, tingendo d'oro il cielo dietro le sa-
gome misteriose e nere dei grattacieli. Subito scalò nuovamente la palizzata e si affrettò lungo la Seventh Avenue. Tutto d'un tratto non osava neppure accostarsi alla sua stessa fottuta canonica dall'ingresso principale! Nell'avvicinarsi, lanciò un'occhiata alla facciata di Mary and Joseph, quel luogo sacro e puro. Di colpo fu scosso da conati, si piegò, boccheggiò, riprese fiato e proseguì in fretta lungo il marciapiede. «Respiri! Respiri! Respiri!» La voce era così distante, sembrava importare così poco. «Rianimatelo!» Qualcuno lo colpì. Lui cercò di parlare, ma non ci riuscì. Perché lo stavano percuotendo? Lì era tiepido e piacevole. «Le vie respiratorie si stanno dilatando!» «Fatelo muovere!» «Andrà tutto bene», disse un'altra voce. Lui pensò che si stava già sentendo a meraviglia. Come mai la gente cantava? Di solito nessuno canta durante un incendio. «Sta ribellandosi!» esclamò qualcuno, lontano decine di chilometri. «Stia calmo, non voglio legarla!» No, no, no! «Cristo, è forte.» «Ha paura, amico. D'accordo, paparino, presto starai meglio. Ora rilassati.» Una mano iniziò ad accarezzargli la fronte. «Stai respirando, finalmente.» «Può parlare? Che cos'è successo, padre?» Chi era costui? Un uomo alto, curvo nell'ambulanza. «Ambulanza...» Ma era la sua voce, quel gracidio? «Certo, è in un'ambulanza. Stiamo andando all'ospedale.» Kitty lo fissò. «Che cosa è accaduto, padre? Dov'è Frank?» Povero Frank, che tristezza! «Sei anziano, proprio come mio papà.» Il tocco della mano sulla fronte era gradevole e John chiuse gli occhi. «Merda!» strillò la ragazza, ma quello avveniva in un altro mondo, che non aveva nulla a che fare con lui. Quando il pettirosso, rosso, rosso... il pettirosso, rosso... La sua voce ronzò come un motore e il suo sguardo dardeggiò qua e là in cerca dell'oc-
chio rapido del poliziotto, della pistola, del manganello. Sangue, sangue, sangue, oceani di sangue, falli a pezzi, abbatti le case. La sua torre stava crollando silenziosamente nell'alba invernale. Conosceva tutti i passaggi e le porte, ogni angolo, pertugio e cavità. Giù come Alice, nella tana del coniglio, dove il mio amore giace sognando... Così tanto è stato perso. Il mondo è un insieme di tombe. Si avvicinò alla scuola abbandonata, muovendosi agile, il serpente in ritirata. Lì esistevano buchi e nicchie tranquille dove nascondersi... Il vecchio edificio scolastico di Mary and Joseph non si estendeva fino alla fine dell'isolato: all'estremità della strada sorgeva un'altra costruzione, tre piani di appartamenti situati sopra un negozio. Un tempo era una piccola drogheria italiana, ma di recente l'esercizio era diventato una boutique di oggetti artistici in vetro dal rivoltante nome di Chrystalis. Se si scendevano gli scalini di ferro che dal marciapiede conducevano al seminterrato, ci si imbatteva in un'uscita di sicurezza in disuso da anni. Visto che i locali dell'esercizio appartenevano alla parrocchia, la chiave di quella porta era stata custodita in un cassetto della scrivania di John. Frank avanzò sicuro fra la polvere del sotterraneo completamente sgombro, imboccando un corridoio che in un passato assai remoto aveva portato alla cantina. Giunto sul fondo della stanzetta ormai in rovina, si chinò su una apertura ai piedi del muro e, simile a un prigioniero, infilò le dita nella grata. Jim O'Shea venne scacciato, cantò nell'allentarla, e spedito su un'isola indiana. Smise di canticchiare e rimosse la grata. Sapeva che avrebbe funzionato, lo aveva già fatto in precedenza. Era stato molto, molto cauto. Dall'altra parte del muro c'erano le vecchie tubature del gas, che ora rilucevano alla luce della torcia elettrica tascabile che lui portava sempre con sé. Senza esitare, si infilò strisciando nel buco. Se ti piac-cio come tu mi pia-ci e ci piac-ciono le stesse co-se, allora mi pia-ce-rebbe da-a-rti il mio no-o-me... La canzone lo accompagnò lungo il percorso. Da bambino aveva cantato spesso per il vescovo Bayley, che rideva sempre e gli batteva le mani. Odiava quel vecchio stronzo, lo odiava, lo detestava. Quando John si svegliò, gli parve che fossero trascorse delle ore, invece i medici gli stavano ancora bendando la gamba. Capì subito di trovarsi in ospedale, in una saletta del pronto soccorso. «È cosciente, detective.»
Immediatamente gli apparve il viso di Kitty Pearson. «John?» Dowd era in piedi accanto a lei. «Mi dispiace tanto.» La ragazza gli prese una mano. Lui pensò nuovamente ai vicini. «Qualcuno è rimasto ferito, l'edificio è distrutto?» «Dov'è Frank? Non era nell'appartamento, vero?» Secondo i vigili del fuoco, non esisteva traccia di un cadavere. «Frank... no! Nero, nero, nero...» «Quest'uomo è in stato di choc», dichiarò il medico. Ben presto Frank raggiunse una seconda grata, afferrò le sbarre e spinse, reggendola perché non sbattesse sul pavimento di linoleum. Questa volta emerse in un angolo della cucina della scuola, piena di enormi stufe a gas di modello arcaico e di lavandini dove generazioni di suore avevano lavato i piatti per generazioni di piccoli cattolici. Allargò le braccia e danzò la danza della morte, eseguendo uno strut con maestria. La cucina, come il resto della scuola, era stata lasciata in condizioni di agibilità tali da spezzare il cuore: tutto quello che bisognava fare era entrare, accendere i fornelli, estrarre dalle scatole i libriccini di catechismo ingialliti e intonare: «Che cos'è la Comunione dei Santi?» Se ti piac-cio come tu mi pia-ci e ci piac-ciono le stesse cose... *** John stava ammirando uno spettacolo magnifico. Amava la luce, così splendente, viva, bianca. «Padre?» E adesso chi era? Chi voleva parlare quando era tanto bello limitarsi a guardare, guardare...? «Abbiamo bisogno di lei, padre!» «Voialtri dovete andarci piano. Quest'uomo è esausto, lasciatelo riposare! Coraggio, andatevene.» La luce si spense. Com'era stato possibile? Se era tanto semplice estinguerla, allora forse... Di colpo John si rese conto di essere rimasto a fissare il neon sul soffitto e si sentì completamente sveglio. «Ehi!»
La porta si spalancò di scatto, i due detective si affrettarono al suo capezzale e lui raccontò tutto quanto. «Prendetelo», concluse, «per l'amor di Dio, prendetelo!» Frank avrebbe voluto fare a pezzi qualcuno, strappare con le proprie mani un cuore ancora palpitante. Come diavolo era potuto capitare, com'era riuscito quel vecchio bastardo a scampare da quell'incendio? Questa era una maledizione. Non può finire così, oh, no. Sono tanto intelligente, tanto accorto, perché l'ho torturato? Sarebbe bastata una coltellata al cuore. Perché ho corso un rischio simile? Quando il pettirosso, rosso, rosso... ...Non piangere adesso, piccolo mio, solo perché sei totalmente fottuto. Ho lavorato per questa parrocchia! Ho dei diritti! Pettirosso, pettirosso. Con estrema cautela spinse il battente. La canonica era silenziosa. Bene. Doveva nascondersi e aveva bisogno di cibo. Anche del rasoio. Mangio, mi rado, dormo e ho dei seguaci. C'è gente che si inginocchia ai miei piedi e a cui distribuisco una falsa comunione. Vieni, gioca con la palla, bianca, verde, rossa e gialla... «Salve, padre Frank!» Trish Moltash era in piedi sulla soglia della cucina. Gentile, tono dolce, sorriso grave. «Buongiorno, Trish.» «Sono venuta presto per prendere i vecchi messali e disporli di nuovo sui banchi. Sembra che tutti li apprezzino molto.» Ucciderla? Certo. Lo racconterà a tutto il mondo. No, meglio coinvolgerla in un inganno. «Se telefona qualcuno, io sono fuori.» «Va bene, padre.» «Chiunque sia, ricordati, io sono fuori e non hai idea di quando tornerò.» «Sta andando davvero da qualche parte?» Lui annuì. «Lontano», rispose. «Molto lontano.» 22 La gamba di John pulsava e il braccio dolorante gli impediva di trovare
una posizione comoda nel letto. In ospedale era stato imbottito di sedativi, aveva dormito un sonno nero e disturbato per poi svegliarsi sentendosi pessimamente. Ora aveva sospeso ogni medicina, tranne gli analgesici prescritti da Pete, che però lo rendevano confuso e ciarliero. Forse avrebbe ripiegato sull'aspirina. Tuttavia la tempesta nella sua mente era assai peggiore del disagio fisico. Quel giovane sacerdote tanto bravo! Se un ragazzo buono come quello poteva rivelarsi posseduto da un simile orrore indicibile, allora voleva dire che qualcosa di essenziale era cambiato nel significato, non solo della Chiesa, ma di Dio e del mondo. Si rigirò gemendo, gettò via le coperte e si mise a sedere. Nella stanza aleggiava un lieve aroma di sigaretta e lui si accorse di aver voglia di fumare. Stava crogiolandosi in quel desiderio mondano quando improvvisamente si drizzò, avvertendo un odore più acre. Lentamente e con cautela si alzò, andò alla porta e la schiuse di uno spiraglio: Kitty aveva trasportato una poltroncina in corridoio ed era là seduta, con lo schienale inclinato verso la parete. Credendosi inosservata, dondolava le gambe come una ragazzina. Aveva appena acceso un fiammifero e lo stava tenendo sotto l'estremità di una sigaretta. Un fiammifero acceso. Un'immagine del viso demoniaco gli balzò alla mente. John si sentì piombare a ritroso nelle oscure profondità medievali, quando nascondevano volti del genere nelle gronde delle loro grandi cattedrali. Cosa sapevano? Era così molle e... sudicia. La faccia di un libertino vizioso, un volto che rendeva sporca una parte di te semplicemente perché lo avevi visto. Gli occhi, invece... gli occhi brillavano di vita. Lui si divertiva! Che cos'era una possessione? Significava forse che Frank era una specie di recita allestita dal demonio... o che l'entità maligna aveva spodestato l'uomo? No. Avendolo osservato da vicino, lui era certo che si trattasse di uno stato assai più complesso. La funzione del demonio consisteva nell'enfatizzare il potenziale mostruoso dell'uomo e nel paralizzare tutto ciò che di buono vi era in lui. Kitty Pearson tossì. Il vero Frank poteva addirittura ignorare di essere posseduto. Impossibile che lo sapesse. Ripensandoci, il giovane che aveva pregato
accanto a lui, prostrato sui gradini dell'altare, e l'individuo che poche ore prima aveva bruciato quella povera creatura nella navata non potevano essere la stessa persona. Che Dio lo soccorra, lo aiuti a riguadagnare qualsiasi cosa abbia perso che è essenziale all'essere umani. Sorreggendosi il seno con un braccio, Kitty piombò in avanti con la poltroncina, toccando il pavimento con un tonfo sordo. John chiuse la porta, non volendo interferire oltre con l'intimità della ragazza. Guardò il letto. Che fare? Domani lo attendeva una lunga giornata e aveva bisogno di sonno. Forse era il caso di scendere dabbasso a bersi un bicchierino di brandy. In questo modo, però, lei lo avrebbe visto in pigiama e vestaglia, e la cosa non gli piaceva. Con un sospiro, si distese sul materasso. Un attimo dopo gli parve di trovarsi nuovamente in chiesa, intento a percorrere la navata a passi lenti. Non è un sogno, disse una voce dietro di lui. Dapprima tutto sembrò normalissimo. Poi non più. Di colpo un violento tremito lo pervase nello scorgere la figura alta e immensamente nobile in piedi davanti all'altare. Lo sconosciuto era immerso nell'ombra, ma lui capì con esattezza di chi si trattasse. Allora era esistito veramente per tutto questo tempo! Possedeva una forma, una figura. Si poteva leggere l'intero scorrere della storia, nel suo volto, nella bocca piegata all'ingiù, nello sguardo cupo e terribile. John fu investito da una vera e propria raffica di malvagità e di stupefacente tristezza. Era una pena divina, non umana, la malinconia di qualcuno per cui l'eternità si è dimostrata una trappola. La figura non avrebbe potuto contrastare più completamente con Frank. Con quel viso aperto, il giovane era sempre stato una presenza per nulla solenne e intimidatoria. Quell'essere, invece, emanava tanta gravità e magnetismo da costringere l'anziano sacerdote a chinare la testa suo malgrado. Dall'altare giunse un soffio d'aria putrida, simile al fetore di topi in decomposizione; poi si accese una scintilla, si udì un sibilo e un fiore abbagliante gli ferì lo sguardo. Boccheggiando per la confusione e la sorpresa, John si svegliò. Nient'altro che un sogno, dopotutto. Eppure no, non proprio... Con gli occhi sbarrati, fissò gli angoli bui della camera. Che Satana stesse aggirandosi nella notte in cerca di un tunnel per pene-
trare in un'altra anima? «Frank?» Nessuna risposta, naturalmente. L'atroce terrore del sogno tornò ad afferrarlo. Quell'odore! Possibile che il demonio fosse stato lì chino sul suo viso? Doveva chiamare Kitty, dirle tutto. Ma nemmeno per idea, vecchio stupido. Dopo quello che hai passato, reazioni simili sono inevitabili. Con improvvisa apprensione, accese la lampada sul comodino; non poteva fare a meno di immaginarsi Frank nascosto nell'armadio con un coltello da cucina stretto in mano. In effetti, l'anta sembrava sotto sforzo, come se un peso la stesse premendo all'interno. Diamine, era perlomeno ovvio che gli apparisse così: era terrificato! Il suo cuore sembrava impazzito. Una goccia cadde nel suo occhio destro; il sudore si mescolò alle lacrime. Non esisteva alternativa: o chiamare Kitty, oppure risolvere da solo la questione. Lentamente si avvicinò all'armadio e toccò la maniglia. Era calda, ma che ci trovava di strano? Tutta la camera lo era. Infine, con gesto deciso, tirò. E di colpo qualcosa si mosse. Lui arretrò bruscamente, agitò le braccia nell'aria e iniziò a gridare... mentre il suo cappello nuovo gli cadeva ai piedi con un lieve tonfo. Oh, Cristo santo! Si chinò a raccoglierlo e riaggiustare la falda. Chi lo aveva messo lì? Senza dubbio Betty Communiello, dando per scontato che lui non avrebbe usato per davvero un feltro tanto bello. Vestito o no, adesso sarebbe sceso di sotto a versarsi da bere e sistemarsi in soggiorno con un po' di musica, finché l'alcol non lo avesse reso sonnolento. Forse avrebbe anche recitato una preghiera o due. Satana era talmente più forte di una preghiera rassicurante! Perché, se lui veniva, non si manifestava anche il Signore? «Perché, mio Dio?» Questa volta nell'aprire la porta non si sforzò di essere silenzioso. Tanto meglio se Kitty lo avesse accompagnato con la pistola in pugno. Vedesse pure un prete in un malandato pigiama di lana. Che differenza poteva fare? Lei era stata presente quando lo avevano medicato in ospedale e probabilmente lo aveva visto nudo. Cappello in mano, sbucò sul corridoio. La ragazza era accasciata sulla poltroncina con il capo rovesciato all'indietro, la gola pallida alla fioca luce del lampadario. Per un attimo lui pensò... Ma no, era solo addormentata! Doveva svegliarla?
Meglio concederle un po' di sonno. Non era neppure necessano che sapesse della sua sortita. Dopotutto lei era preoccupata all'idea che Frank potesse scalare le pareti, ma non che si nascondesse in qualche punto della proprietà. Vincendo il timore, John si costrinse a scendere in soggiorno. Abitava lì, quella era casa sua e intendeva rimanerci. Premette l'interruttore e la stanza si riempì di luce. Non c'era nessuno, naturalmente. Dopo essersi spostato nell'ingresso per deporre il cappello sull'attaccapanni, si versò in un bicchiere l'ultimo dito di brandy rimasto e andò in cucina a gettare la bottiglia fra le immondizie. Stava sorseggiando la bevanda davanti al lavandino, quando dal soggiorno udì provenire il rumore di un fiammifero che veniva acceso. Non riuscì a muoversi né a respirare. Qualcosa dentro di lui si chiuse. Sentì il fruscio di una tonaca e il lievissimo sibilo dello zolfanello che bruciava. Attese la vampata della benzina incendiata, la voce calma e colloquiale. Attese ancora. Ma rimase soltanto con il suono del suo stesso ansimare e il ticchettio dell'orologio. Qualche minuto dopo si precipitò su per le scale, oltre la giovane donna addormentata e nell'oscurità della propria camera. A quel punto gli risultava impossibile stabilire se ciò che aveva appena udito fosse stato reale. Era davvero pensabile che Frank si trovasse all'interno della canonica? All'improvviso, John intravide confusamente il presagio di un piano. Ricordò il sogno e capì chi aveva architettato quel piano, di cosa si trattasse e come doveva comportarsi. Si sdraiò sul letto. Non dormirò mai, si disse, mai più. C'era un sacco di lavoro da compiere. Avrebbe dovuto imparare perlomeno le basi dell'esorcismo. Tuttavia esitava alla prospettiva di tentare un rituale che gli sembrava così poco convincente. Eppure aveva visto il demone. Lo aveva visto. Ma era concepibile credere di poter influire su un essere simile con qualche preghiera? Non riusciva a immaginare se stesso nell'atto di officiare quell'antico rito... e, del resto, Tom Zimmer non aveva forse provato invano? Il povero Tom, che ora era ritenuto scomparso assieme a George Nicastro. Dal corridoio giunse un cigolio, seguito da uno sbuffo: Kitty si stava svegliando. Al contrario, lui scivolò in quello stato in cui sogno e realtà
diventano un tutt'uno. Frank... perché proprio lui? Le spiegazioni convenzionali erano insufficienti. Un'infanzia ferita non rappresentava l'unica componente del male: ognuno porta dentro di sé un bambino infelice, ma non tutti sono assassini. Da quanto tempo Frank era in quello stato? Era sembrato così a proprio agio in quelle condizioni alterate! E l'aspetto più ripugnante risiedeva per l'appunto nella sua disinvoltura. La malvagità non si palesava nel momento in cui il fiammifero veniva acceso, bensì prima, quando la sua mano lo estraeva con indifferenza dalla tasca. «Perché, Frank?» Era forse una risata, quella, una risata al di là del muro? 23 Dopo sei ore schifose in una poltroncina, Kitty bramava una sigaretta, ma non se la sentiva di accenderla in chiesa, perlomeno non durante la messa. Quando il corpo si aspetta una dose di nicotina ogni dieci o quindici minuti, una funzione di tre quarti d'ora rappresenta un vero calvario. «Proclamiamo il mistero della fede», esclamò John con voce carica d'intensità. L'impatto era sorprendente: quell'uomo credeva. Gli venisse un accidente per averla resa tanto furiosa! Ciò significava che le importava e lei non voleva lasciarsi coinvolgere così. A dire la verità, si sentiva addirittura dispiaciuta per Frank, che era... beh, Dio solo sapeva che cavolo era. Padre Rafferty aveva un aspetto terribile: stanco, sofferente, spaventato. Già, bastava guardare lo sforzo con cui reggeva il calice cercando di usare il braccio slogato. La chiesa era affollatissima. Il rilievo che la stampa aveva dato agli ultimi avvenimenti aveva spinto fin lì un sacco di estranei alla parrocchia, e ciò contribuiva a rendere lei ancor più nervosa. John stava cominciando a distribuire l'Eucaristia ai fedeli. Quasi tutti volevano ricevere il sacramento e la quantità di tempo necessario a terminare la faccenda aumentò il disagio della ragazza. Le tornò di nuovo alla mente l'immagine di quell'ombra nera che scalava il muro di casa sua. Il giorno prima era andata là per esaminare la parete centimetro per centimetro. D'un tratto si accorse di essersi incamminata verso l'altare per comunicarsi. Si era semplicemente alzata come i suoi vicini di banco, un gesto pu-
ramente automatico. No, non era vero. Una volta rientrata al proprio posto, tentò di recitare una preghiera, ma fu costretta a ricorrere al messale per leggervi le parole appropriate. Poi osservò John muoversi a fatica. Era doloroso a vedersi. Quell'uomo aveva bisogno di ben più di una notte in ospedale e di una fasciatura sulla gamba: gli sarebbe servito un lungo riposo e l'aiuto di uno psicologo. Ma soprattutto avrebbe dovuto allontanarsi da lì. Perché diavolo sei tornato, razza di idiota? E a quel punto, dal profondo del suo cuore, scaturì una preghiera, una preghiera vera. Dov'è Frank, Signore? Dobbiamo assolutamente trovarlo. Accidenti, è la tua Chiesa che sta distruggendo, hai capito che cosa intendo? Vuole ammazzare un tuo sacerdote. Aiutami, Cristo Santo! Frank era riuscito a svanire con un'abilità diabolica, addirittura stupefacente. Kitty sollevò lo sguardo sulle travature del soffitto. La notte precedente aveva sognato creature che sbirciavano dalle finestre del campanile. «Andate, la messa è finita», dichiarò John. La congregazione reagì con un fruscio generalizzato e con un coro di risposta. «Sia reso grazie a Dio.» Il sacerdote scomparve oltre la porta della sacrestia e lei lo seguì immediatamente, rimanendo a osservare in silenzio mentre i diaconi lo aiutavano a svestirsi. Era giunta ad apprezzare molto quell'uomo. Se anche non le fosse piaciuto affatto, detestava comunque veder soffrire la gente. Adesso il desiderio di una sigaretta era disperato, ma forse fumare in una sacrestia sarebbe stato inappropriato quanto farlo in chiesa. A ogni modo, non esisteva traccia di portaceneri, e lei venne sfiorata dal pensiero di usare il calice. Hai un senso dell'umorismo perverso, ragazza mia. «Padre, dobbiamo parlare.» «Avanti, dica pure.» Lei guardò i diaconi. «In privato», replicò. Insieme entrarono nella canonica. «Come va la gamba?» gli chiese mentre lui si calava penosamente nella poltrona del soggiorno. «Sto pregando San Giuseppe per una guarigione più pronta, ma al momento sembra sia impegnato in altri casi.» «Padre, lei è pazzo a rimanere qui.» La sua risposta consisté nel fissarla perplesso. Com'era possibile che un uomo tanto intelligente riuscisse a sembrare così stupido? «Padre, deve andarsene. Non può restare qui dentro di notte.»
«Invece sì.» «Ma andiamo, ha migliaia di posti dove trasferirsi! Uno qualsiasi dei suoi parrocchiani le offrirebbe immediatamente ospitalità. Inoltre esistono altre canoniche e luoghi in cui un sacerdote può alloggiare.» Estrasse il pacchetto di sigarette e gliene porse una. Lui scosse il capo. «Questa è casa mia e ne ho passate di tutti i colori per riaverla.» «Io preferirei dormire in una gabbia piena di tigri, piuttosto che nelle stanze di sopra.» «La situazione è brutta fino a questo punto, vero?» «Si rende conto che non abbiamo una sola traccia valida, nonostante la pubblicità a livello nazionale?» «Lo so. Tutto questo scalpore è tragico.» «Al contrario! I mezzi di informazione stanno lavorando dannatamente bene. Considerato l'interesse del pubblico, è incredibile che non si sia verificato neppure un singolo avvistamento.» Una vocetta dentro di lei sussurrò: Che cosa ti aspettavi? Quell'uomo può scalare i muri senza alcun appiglio. Dio solo sa che altro riesce a fare. Sulle labbra di John aleggiò un lieve sorriso. «Penso che presto avremo sue notizie.» «Senta, perlomeno mi spieghi perché intende restare. Mi fornisca una buona ragione.» «Se rimango qui a occuparmi apertamente dell'attività della parrocchia, lui verrà, prima o poi.» «Lo sapevo! Lei vuole fare da esca, e questa è pura follia!» «Se riesce a fuggire, diventerà una leggenda, un mito. Ha già nuociuto abbastanza alla Chiesa. Deve succedere qualcosa che spinga la gente a dimenticarselo.» «Oh, cazzo, John!» «Dove ha imparato a esprimersi così, signorina?» «Nelle fottute fogne, ma non cerchi di cambiare argomento! Se rifiuta di andarsene spontaneamente, darò inizio al procedimento per dichiarare inagibile questo posto.» «Su che basi?» «Perché è infestato da un fottuto demonio!» «Ma andiamo...» «No! Entrambi sappiamo benissimo che lui...» «Noi usiamo il termine 'preternaturale', ossia al di sopra del naturale e sotto il soprannaturale.»
«Lo riempia di Torazina e non sarà più preternaturale!» «Forse no, ma visto che non lo abbiamo in nostro possesso, non siamo in grado di farlo. Se me ne andassi finirei con il trovarmi costretto a rimanere alla larga finché voi non lo avrete catturato. Senza offesa, ma potrebbe trattarsi di un sacco di tempo.» Uno spiraglio finalmente! Kitty lo colse al volo. «Ci dia due settimane, solo due settimane. Se entro allora non lo avremo arrestato le prometto che potrà tornare.» Lui assunse la sua migliore espressione autoritaria. «Impossibile. La parrocchia è in subbuglio e in questo momento ha bisogno di me.» «Credevo l'avessero mandata via!» «Dopo la batosta che la Curia ha ricevuto dalla stampa è stata presa la decisione di revocare il provvedimento.» Il sorriso del sacerdote si allargò un pochino. «La pianti di sorridere! Questo suo atteggiamento è uno fra i più irritanti che abbia mai riscontrato in un essere umano. Se avesse una moglie ci penserebbe lei a picchiarla a... a picchiarla a sangue!» John scoppiò a ridere. Kitty decise di tentare un'altra tattica. «D'accordo. Ma se insiste a rimanere qui, il Dipartimento di Polizia sarà obbligato a disporre che un nutrito numero di agenti invada letteralmente ogni angolo di questo posto. Saremo sul tetto, nello scantinato, sotto il suo maledetto letto, padre! Sistemeremo cinque uomini in bagno mentre lei fa i suoi bisogni.» «E di conseguenza non avrete mai l'occasione di prendere Frank. Se non sarò qui ad attirarlo, le garantisco che non lo vedrete più. Fino alla prossima chiesa, naturalmente.» «Tutti vengono acchiappati prima o poi, tutti.» Lei lo aveva affermato per rassicurarlo, ma sapeva benissimo che non era affatto vero. Il viso del sacerdote le disse che lui non ci era cascato. «Maledizione, padre, ho paura per lei, non lo capisce?» «Sono vecchio, ho vissuto più che a sufficienza. Se il mio ultimo gesto sarà fermare Frank... beh, esistono modi assai meno validi di morire.» «Razza di bastardo arrogante!» Il suo sorriso la disarmò. Si era sbagliata nel credere di avere ancora di fronte un uomo candido: adesso in lui c'era qualcosa di diverso e di inedito. Davanti a quella risolutezza non esisteva alternativa, se non cedere. «Dunque, questo posto sarà la trappola e lei l'esca.» John tacque.
«Ma se resterà solo, senza nessuno che l'aiuti...» «Non sarò solo. Se Satana è reale, lo è anche Dio.» «Allora qual è il suo piano? Lei si limiterà a condurre la sua normale esistenza e noi aspetteremo?» «Dubito che ci vorrà molto.» Ora gli occhi del sacerdote si erano illuminati: sapeva di aver vinto. «Considerato che Frank è ancora qui.» «Questa non la bevo.» «Ma è vero.» «No. A quest'ora sarà in viaggio per la California, il Canada o chissà dove.» Lui scosse il capo. «Ha qualche prova della sua presenza?» «So che cosa farà, anzi, che cosa deve fare. È qui, non può essere diversamente.» «Abbiamo ispezionato ogni centimetro di questo dannato posto.» «Proviamoci di nuovo. Se è armata.» Kitty sollevò la borsetta che conteneva la P.38, poi lanciò un'occhiata alla sua gamba. «Se lei ce la fa.» Sul viso di John apparve un'espressione terribile e lei capì che il sorriso di prima non era stato altro che una forzatura: quell'uomo soffriva moltissimo ed era assolutamente terrorizzato. Lo aiutò ad alzarsi dalla poltrona e insieme si diressero alla libreria, dietro la quale era celata la porta d'accesso alla scuola. Kitty spostò la scaffalatura. «Per favore, non graffi il pavimento.» «Si rilassi. Sono una donna attenta.» Entrarono nell'ufficio del preside. Quando John premette l'interruttore, una piccola lampadina si accese di luce fioca. Lei sapeva già che gran parte delle lampadine erano state asportate, lasciando soltanto il minimo di illuminazione necessario. La scuola era un luogo silenzioso e pieno d'ombra. «Il giorno in cui sono stato costretto a chiudere, avevamo ancora più di quattrocento bambini. Le suore se ne sono andate all'improvviso, mettendomi di fronte alla necessità di assumere immediatamente del personale sostitutivo. Non mi sono potuto permettere di sostenere i costi.» Con un sospiro, il sacerdote aprì un armadietto a muro. «Questo è il quadro di controllo delle luci.» «Lo so. E tre quarti delle lampadine non ci sono più.» «L'illuminazione è denaro.»
«Voglio che tenga costantemente acceso il poco che resta.» «Fra parentesi, il suo capo è al corrente che lei dorme con un prete?» Kitty non aveva neppure accennato alla propria intenzione di trascorrere lì dentro un'altra notte. «No», grugnì. Lui rise. «Cominciamo dal basso», dichiarò la ragazza. «Poi saliremo ai piani superiori.» Ovunque si scorgevano tracce d'infanzia: le decorazioni ingiallite nelle aule, i piccoli banchi, i gessetti ancora sotto le lavagne. Quello non era un luogo morto, bensì sospeso nel nulla, come se fosse stato imprigionato da un sortilegio maligno. Qualcuno sperava di rimettere in funzione la scuola, ecco perché era stata lasciata pronta per l'uso. Lei osservò John avanzare lungo il corridoio con aria mesta. Sul fondo della mensa c'era una porta nera. Avendo esaminato le piante dell'intera proprietà, Kitty sapeva che si apriva su un vecchissimo condotto pieno di tubature del gas. Per quanto non esistesse uscita, si prese la briga di illuminare l'interno con la torcia elettrica. «È un vicolo cieco. Di qui non si va da nessuna parte.» Entrambi si allontanarono. Senza udire il respiro che proveniva da dietro le tubature. Salirono al primo piano, muovendosi più rapidamente e guardando in ogni aula; poi al secondo, ugualmente deserto. «Non mi piace venire qui», sbottò a un tratto John. «È il mio fallimento.» «Metà delle scuole cattoliche di New York sono chiuse.» «Metà sono aperte.» «Non biasimi se stesso, la colpa non è stata sua.» Non appena giunsero al terzo piano, dove un tempo avevano abitato le suore, lui la bloccò con un gesto. E anche lei sentì il lieve echeggiare di una risata. Rimasero in ascolto, ma non si ripeté. «Credo venisse dalla strada», mormorò Kitty. «Lo spero proprio, perché, se non è così, vuol dire che lui vive nelle pareti come un topo.» «Non mi faccia venire la pelle d'oca.» «Mi è già capitato un paio di volte di udire una risata simile.» Kitty, invece, non aveva mai ascoltato niente del genere e non intendeva ripetere l'esperienza. Scosse la testa attonita e in quell'attimo notò una porticina nella parete. «Chissà se qualcuno ha guardato lì dentro.»
Si trovavano nel refettorio delle suore. «È un montacarichi per il cibo, costruito per evitare la fatica di portarlo fin quassù dalle cucine.» John sollevò il battente: all'interno si scorgeva una fune che spariva nell'oscurità sottostante. La ragazza si sporse a controllare. Nel cunicolo non c'era abbastanza spazio perché un uomo vi si nascondesse. Indirizzò verso l'alto il fascio di luce della torcia e illuminò un soffitto di legno che ospitava la carrucola, assicurata con viti arrugginite. Poi ispezionò in basso, e intravide qualcosa all'estremità della corda. «Interessante», esclamò. «Che cosa?» Lei gli porse la torcia. «Mi pare che ci sia un sacco di plastica per le immondizie abbandonato sulla piattaforma del montacarichi.» «Se davvero è così, allora si tratta di roba recente. Non ho mai consentito l'uso dei sacchi di plastica fino all'anno scorso, quando la signora Communiello si è impuntata e ha minacciato di licenziarsi.» Il sacerdote tirò la fune con il braccio buono; il meccanismo era irrigidito per il disuso, e fu necessario lo sforzo di entrambi per muovere la piattaforma. «Pesante», commentò lei. A circa un metro dall'apertura, il congegno si bloccò. Kitty puntò nuovamente la torcia e si accorse che il sacco era scivolato parzialmente oltre il bordo, incastrandosi contro il muro. «Abbassiamo un pochino», suggerì John. Ma non accadde nulla. «Che cosa diavolo è?» Lei si sporse all'interno, cercando di afferrare il fagotto di plastica. «Attenta, quest'affare non è molto stabile.» «Se riesco a dargli uno strattone, forse libererò il sacco.» Si rese conto troppo tardi che la cornice attorno all'apertura era marcita; prima di poter reagire, si trovò a precipitare in avanti in una pioggia di schegge di legno. «Merda!» Una mano la trattenne per il vestito. Nell'arrestare la sua caduta, John emise un gemito soffocato. «Piano, padre!» «Sto bene. Tentiamo di nuovo. Penso che il sacco non sia più incastrato.» Riacquistato l'equilibrio, Kitty tirò la fune con tutte le forze, totalmente impreparata alla facilità con cui il montacarichi si stava sollevando, ora che l'ostruzione era stata rimossa. La piattaforma schizzò verso l'alto e andò a sbattere contro il soffitto del condotto. L'impatto fece scoppiare la plastica e una serie di oggetti neri piovve lo-
ro addosso, atterrando sul pavimento con forti tonfi. Nel silenzio che seguì, John vide e lanciò un urlo incontrollabile, senza riuscire a fermarsi. Per un istante Kitty rimase confusa, quindi scorse il teschio umano, annerito e privo di mascella, sul bordo del montacarichi. E si avvide che un altro le giaceva in grembo, spaccato. Per la prima volta da quando era entrata a far parte del corpo di polizia, perse completamente la testa. Adesso non era più un detective, un agente, bensì soltanto un essere umano disgustato, sconvolto e atterrito. All'improvviso avvertì un lampo di dolore, arretrò barcollando e urtò contro il tavolo del refettorio. «Mi dispiace», disse il sacerdote, «mi dispiace tanto.» «Mi ha dato uno schiaffo!» «Sono spiacente, ma lei era...» «Schiaffeggiare la gente per farle recuperare il dominio di sé è roba da film, dannazione!» «Queste... insomma, sono vecchie?» John indicò le ossa. «Che cosa posso saperne io? Senta, dobbiamo avvertire immediatamente il distretto.» Lui cercò di confortarla con un abbraccio, ma subito si ritrasse, sconfitto dalla propria inesperienza al contatto fisico ravvicinato. «Coraggio», lo sollecitò la ragazza, «torniamo nella canonica a telefonare.» E tutti arrivarono per l'ennesima volta, le autopattuglie, i tecnici di laboratorio e i medici legali. Il sacerdote preparò il caffè e Kitty ne portò con sé una tazza sulla scena del crimine. Adesso erano stati mandati anche alcuni agenti extra per controllare l'orda di cronisti all'esterno, i quali stavano manifestando acuti sintomi di volersi trasformare in una teppaglia scatenata. I fotografi furono estratti a forza dalle scale antincendio e dalle grondaie, a tal punto di bramosia erano giunti nel tentativo di scattare istantanee degli scheletri per l'edizione successiva. «Un fotografo sta offrendo cinquecento dollari a chiunque lo lasci passare», spiegò Dowd alla collega mentre si affrettava su per le scale. «Te lo dico in caso tu voglia finalmente farti corrompere.» Lei scosse la testa e Sam le diede un'affettuosa pacca sulla spalla. «Ehi, sembra che tu sia stata a cena con un vampiro.» «È così orribile che... Cristo! Va al di là delle mie possibilità, è più di quanto possa sopportare!» «Un certo vescovo Bayley è qui in città. Ha telefonato al distretto e vuo-
le parlare con noi. Anche con padre John, il nostro santo personale.» «Vescovo Bayley? E chi è, il padre?» «Su, andiamo, cerca di non diventare acida con l'età! Si tratta dello zio. La madre è ricoverata in un ospedale di Chicago per problemi cardiaci, mentre il padre abita in una cassa. Ha avuto un infarto un paio d'anni fa.» «Probabilmente perché si angosciava per il figlio.» «Ne dubito. In questi casi, la follia rappresenta sempre una sorpresa.» «Ma i genitori avvertono certe cose.» John apparve con una grossa caffettiera, che depose sul tavolo del refettorio. «Vado a prendere altre tazze», dichiarò, e sparì di nuovo. «Gesù, non berrei mai quella roba!» commentò uno dei tecnici. «Le due vittime sono state sicuramente bruciate», affermò il medico legale. «Scommetto che il caffè del parroco è buono.» «Già, magari corretto con un po' di aconito», commentò un agente in uniforme. «Quello serve per i lupi mannari», obiettò il suo collega. «Questo qui è stato preparato da un mangiatore di cadaveri.» Il medico legale, una donna minuta, emerse dal cumulo d'ossa. «È verosimile che entrambi gli scheletri appartenessero a individui di sesso maschile. Inoltre direi che i decessi sono avvenuti di recente.» «È certa che le persone siano due e non di più?» «Non sono certa di niente, però così sembra.» «Ho l'impressione che abbiamo appena trovato Tom Zimmer e George Nicastro», osservò Sam. «Devono aver scoperto la sua identità.» «Non dare nulla per scontato circa i suoi moventi.» «Dove può averli bruciati?» domandò il medico a Kitty. «La cucina della scuola è dotata di alcune stufe, e nella canonica c'è un inceneritore.» «Mettiamoci al lavoro», suggerì Dowd. Lei fu lieta dell'occasione di allontanarsi dagli scheletri. Non avendone mai visto uno prima di allora, non si era resa conto di quanto l'avrebbero colpita. Quell'indagine stava corrodendo l'accurata distanza che aveva imparato a mantenere fra se stessa e i propri clienti. Di solito i casi non sono persone, ma per il detective di prima classe Kitty Pearson quelle ossa erano interamente umane. Condusse Sam nelle cucine. «Questa è l'apertura del montacarichi.» Con l'ausilio di una biro, sollevò il chiavistello del battente. Nel condotto non si scorgeva nulla, tranne la corda e una cascata di frammenti causata da qual-
cuno all'opera sulla piattaforma di sopra. Quindi rivolsero la loro attenzione ai forni, quattro in tutto, enormi e un po' antiquati. Dopo essersi avvolta un fazzoletto attorno alla mano e aver cercato di farsi forza, lei iniziò ad aprire il primo della fila. «No, ci penso io.» Dowd si chinò e guardò dentro. «Pulito.» Idem per gli altri tre. Poi videro il motivo: la tubatura principale del gas era stata chiusa e sigillata. L'Azienda del Gas mette un sigillo a ogni impianto ancora attivo, ma scollegato; di conseguenza, se qualcuno avesse acceso i forni, sarebbe stato costretto a romperlo. «Dunque resta solo l'inceneritore», dichiarò Kitty. Insieme tornarono nella canonica, dove John stava affaccendandosi in cucina. «Stiamo per controllare l'inceneritore. È ancora in funzione, vero?» «Oh, certo, lo usiamo normalmente. Abbiamo il permesso.» «Quando ve ne servite?» «All'incirca ogni due giorni Lupe brucia qualcosa. Sappiamo che inquina, ma è molto più economico che non ricorrere a una ditta specializzata in smaltimento. La città non ritira i rifiuti classificati O. C.» «Rifiuti O. C?» «Spazzatura generata dalle Organizzazioni di Carità.» La ragazza precedette Dowd giù per gli stretti scalini dello scantinato. I locali puzzavano di rifiuti, ceneri umide... e carne bruciata. Era ormai chiaro che avevano trovato il luogo in cui i due poveretti erano stati carbonizzati. Non appena furono giunti in fondo alla scala, padre Rafferty si materializzò sulla soglia sopra di loro. «Rimanga là», gli ordinò Kitty. Ignorandola, lui cominciò a scendere. «L'inceneritore è vecchissimo e pericoloso.» Gli occhi del sacerdote dissero che aveva paura per i due giovani. Sam spalancò lo sportello e illuminò con la torcia elettrica l'interno. «Davvero strano.» «Che cosa?» «Qualcuno ha pulito perbene qui dentro.» «Chi può essere stato?» «Lei non ha mai incaricato l'addetto alla manutenzione di occuparsene?» «Neppure una volta in tutti gli anni che ho trascorso in questa parrocchia. Non mi è nemmeno venuto in mente.» «Già, ma è venuto in mente a padre Frank, che ci bruciava la gente e poi si sbarazzava delle ceneri. Quasi.»
«Mi scusi, ma non lo chiami 'padre'. La creatura che ha incenerito qui le proprie vittime non è un sacerdote. Non è neppure un essere umano.» «Questo lo crede lei.» «Ho visto il suo viso!» Per la mezz'ora successiva Kitty compì i propri doveri professionali, redasse un rapporto e infine mandò via Dowd. Lentamente l'edificio si vuotò di poliziotti, di vita, di suono. Tutto si fece immobile. John era seduto in una poltrona del soggiorno. «Per stanotte hanno finito», gli disse la ragazza. «Vada a letto.» Lui aprì gli occhi. «Potrei preparare dell'altro caffè.» «O sale quelle scale o mi spiega perché.» Il sacerdote si avviò, arrancando faticosamente sui gradini. Lei rifletté che soltanto un diretto testimone delle capacità di Frank avrebbe potuto architettare efficaci difese contro di lui. Nulla ti impediva di tentare di avvertire gli altri che quell'uomo era in grado di scalare le pareti, certo. Tuttavia, se non lo vedevi in azione, non potevi essere preparato a una cosa del genere. Forse neppure se lo avevi visto con i tuoi occhi. 24 Di colpo fu luce, e lei capì di aver dormito per ore. Subito balzò giù dalla poltroncina dell'ufficio, trascinata in corridoio per la veglia. John, sano e salvo, era profondamente addormentato: grazie a Dio non era stato ucciso mentre lei trascurava il proprio dovere. Nel sonno, l'anziano sacerdote girò la testa verso il muro; Kitty si diresse alla finestra della camera da letto. Fuori dalla canonica era parcheggiata un'autopattuglia con due agenti in divisa all'interno, intenti a discorrere con una tazza di caffè in mano. Uno dei benefici della vita di un poliziotto sono le chiacchiere fra colleghi. A salutare il risveglio di Frank ci furono soltanto la fuga dello scarafaggio e il movimento sussurrato del topo. Il Frank che aprì gli occhi non era quello che li aveva chiusi, che si era nascosto lì, che aveva commesso delitti orribili. Il sacerdote si destò, allungò prima una gamba e poi l'altra, si rizzò a sedere... e prese una botta sulla fronte che lo fece ricadere all'indietro con un
tonfo. Per un attimo rimase totalmente confuso: come mai si trovava in quel posto? Quindi rabbrividì, assalito da lampi di memoria provenienti dal profondo del suo essere. «Oh... no. No. No!» ...Maria sta sussultando come un pesce fuori dall'acqua. È spaventata, sorpresa. Ma sa di dover morire. Lo sa! È una puttana, ha scopato con quello stronzo di John. No, non sono io, io non penso in questo modo. Non sono io! Maria corre, si precipita verso la porta, la strada. «No!» L'ostensorio si abbassa silenzioso verso la sua fronte. Frank, dice lei, ho aspettato tanto a lungo... Buon Dio! Lei muore. Tom Zimmer, le fiamme bianche. Cosa segno con una V? Che diavolo è lo strut? E cosa significa «Fai wop?» Mia sorella suonava dischi di wop, amava quel ballo. Il giovane rovesciò la testa e urlò nel denso silenzio di quello spazio angusto. Poi si bloccò, serrandosi le mani sulla bocca. Loro sanno ciò che fai. Ti stanno cercando. Sei un bambino cat-ti-vo! Dunque non comportarti come un fottuto idiota. Taci. Nello scorgere l'ombra scura davanti alla finestra, John boccheggiò. La figura si mosse e d'un tratto Kitty Pearson fu accanto al letto guardandolo con un sorriso incerto sulle labbra. «Vuole un caffè?» Lui afferrò il lenzuolo e cercò di coprirsi più adeguatamente. Non solo era un uomo molto modesto, ma gli stavano assai a cuore i momenti che trascorreva da solo e in questo senso la mattina presto era preziosa. Persino in ospedale la quiete aveva regnato fra le sei e le sette. Ora John desiderava il suo breviario e il rosario: quella era l'ora della preghiera e della contemplazione, non dei contatti sociali. Vedendolo ripararsi con le coperte, lei si domandò se la sua presenza lo mettesse semplicemente a disagio o se gli facesse addirittura accapponare la pelle. Subito si sforzò di rimediare all'imbarazzo. «Vado in cucina», di-
chiarò in fretta. «Per me il caffè è più importante del cibo.» Evitò di aggiungere che anche le sigarette lo erano: avrebbe fumato da basso. «Già che ci sono le preparerò la colazione.» Dato che lui non apriva bocca, uscì dalla stanza. Ora che era spuntato il giorno, non riteneva esistessero problemi di sicurezza nel lasciarlo solo e ovviamente questo era proprio ciò che lui voleva. Ed ecco-o-oo Frankie! Lungo il tragitto verso la cripta mi è capitata una cosa buffa. Sono morto. Eh eh eh eh. Ohibò, ragazzi, alzare le ginocchia... arriva la ronda dei becchini! Se ti piac-cio come tu mi pia-ci... Sono in un buco e non ne posso più di far pipì, mamma, perché uccido le persone topo Hunca-Munca. Il topo-padre Johnny, oh, io... io... avrei dovuto piantargli un coltello nel petto. Gli sarebbe stato bene, ah, sì! Aprì la botola e si lasciò cadere nella mensa della scuola. La luce che filtrava dalle ampie finestre faceva brillare lievemente le file di tavoli e di sedie vuote. «'Sono il Signore della Danza', disse lui. 'Danza, danza, ovunque ti trovi!'» Devo pisciare. John si rase meticolosamente, poi tolse la fasciatura dalla ferita come gli avevano insegnato all'ospedale e la coprì con l'unguento prescrittogli da Pete Morris. Quella sera avrebbe dovuto lavarla con il sapone allo iodio, una prospettiva che lo turbava; quando l'avevano fatto le infermiere aveva sentito un male terribile e lui temeva che facendolo da sé avrebbe patito dolori anche peggiori. Per quanto non gli piacesse, si vestì con abiti civili. In quei giorni poteva capitare di tutto e la tonaca avrebbe costituito un impedimento. Una volta pronto, si ritrovò ad aprire l'armadietto dei medicinali di Frank. Prese il dopobarba del giovane e se ne passò una piccola quantità sulle guance. Di norma non usava mai cose simili, ma ora provò l'oscuro impulso di servirsene. All'improvviso notò che il rasoio era sparito. Con attenzione, lo cercò fra le file ordinate di barattoli e bottigliette. Frank era un uomo meticoloso, ma il rasoio mancava. Già.
Mentre il caffè filtrava e la pancetta friggeva, Kitty telefonò a casa di Dowd, sperando che il collega avesse qualche novità circa l'identità degli scheletri. Furono necessari sei squilli prima che Sam rispondesse. «Sono nella cucina della canonica a preparare la colazione al parroco. Voglio sapere se hanno identificato le vittime.» «Hai dormito?» «Un pochino, verso l'alba. A ogni modo, il nostro bambino sta bene.» «Non puoi credere sul serio che l'assassino sia ancora lì.» «No, ma è dannatamente sicuro che può sempre tornare.» «Sarebbe dura, considerata la sorveglianza.» «Frank non avrebbe problemi ad aggirarla.» «Comunque gli scheletri non hanno ancora un nome. All'obitorio stanno aspettando le impronte dentali dei due candidati logici. Quindi nulla di nuovo, tranne il fatto che stai preparando la colazione per un altro uomo con il quale non devi preoccuparti di rimanere coinvolta.» Il guaio con Sam era che certi dettagli non gli sfuggivano mai. Orinali piccini piccini, dove si solevano paragonare i pisellini, oh, santo cielo, sono così smarrito. Liquido dorato, un ponte con le nere fogne. Se solo potessi seguirti, cascata d'oro, sempre più giù, dove giace il liquame della libertà. Tu hai consacrato l'ostia, hai ascoltato le confessioni, hai battezzato. Lui era una spada puntata al cuore del sacerdozio, fai wop. John era deciso a rimettere in funzione la parrocchia. Tutto si era fermato, persino la mensa per i senzatetto. Per un po' avrebbe dovuto compiere gran parte del lavoro da solo. Dubitava molto che Bob Quindlan fosse disposto ad assegnargli un coadiutore, anche se ne avesse avuto uno a disposizione. Controllò l'orologio: le sette meno dieci. Tra cinque minuti si sarebbe diretto alla chiesa, avrebbe aperto le porte e celebrato la messa mattutina. Nel chiudere il breviario, si accorse dell'aroma di caffè proveniente dalla cucina, mescolato all'odore di cibo bruciato. Tutto condito di tonfi, schianti e imprecazioni violente. Distrattamente guardò il calendario: incredibile, domani sarebbe stato il Mercoledì delle Ceneri. Maria si era riproposta di osservare due ore di preghiera silenziosa ogni giorno per l'intera durata della Quaresima. Era sempre stata affascinata dal concetto della penitenza.
Dal soffitto venne uno scricchiolio, molto lieve. Il vecchio rospo, giù al ruscello, balza qua e là di fuscello in fuscello! Wee Willie Winkie vive quassù in soffitta. Ehi, Wee Willie, hai occhi grandi e neri che vedono per sempre a destra e a sinistra, su e giù, e puoi guardare nel mondo emotivo. Canta una filastrocca, balzando qua e là di trave in trave. Le soffitte sono fantastiche. Possiedono botole cui gli stupidi non badano mai. I cretini non alzano lo sguardo. Cattiva abitudine. Si accucciò accanto alla botola che si apriva sul corridoio del piano superiore della canonica. Fra un attimo si sarebbe calato nel mondo di John, un ragno su un filamento d'aria. 25 L'uomo in piedi sul gradino della canonica stava cercando di sorridere con risultati catastrofici. Il sole rendeva i suoi capelli simili a fumo bianco attorno alle tempie. Nonostante indossasse cappello, sciarpa e cappotto pesante, il suo corpo tremava visibilmente. John riconobbe un'auto dell'arcidiocesi, parcheggiata accanto al marciapiede dietro di lui. «Non me ne andrò mai di qui», sbottò immediatamente, «se è venuto per ordinarmi questo.» «Sono Bayley», disse l'uomo. «La prego, entri», lo invitò John, spalancando la porta. Il vescovo Bayley doveva avere circa ottant'anni e un vecchio soffre molto il freddo. Frank sollevò la botola. Tutto tranquillo. Guardò giù nel corridoio. Deserto. Dal piano inferiore giungeva il suono di voci: John e un'altra persona. Sporse il collo per ascoltare. Un poliziotto? No, quel tono mancava completamente d'autorità. Si protese ancora un po', attento a non sbilanciarsi. Chi era il visitatore, chi? Mentre il vescovo entrava nella canonica, John si rese conto che la sua espressione non era affatto un sorriso, bensì una smorfia permanente. Il vecchio si fermò nell'ingresso, armeggiando con i bottoni del cappotto e il sacerdote impiegò qualche minuto per capire che non riusciva a slacciarlo.
Le sue mani erano contorte, le nocche deformi: quel poveretto soffriva d'artrite, orribilmente. Il lungo viaggio da Chicago fino a lì doveva avere rappresentato per lui uno sforzo tremendo. Subito accorse ad aiutarlo. «Ora le faccio un caffè, così si riscalderà un pochino.» A quelle parole, il vescovo reagì con un sorriso autentico. «Sono stato alla polizia», rispose. «Mi hanno letteralmente annegato nel caffè.» Lanciò un'occhiata in direzione del soggiorno. «Non mi fermerò a lungo, padre. So che lei ha molte incombenze da svolgere.» Poi, di colpo, scoppiò a piangere. John gli mise una mano sulla spalla. «L'età», mormorò infine il vecchio, «è una spaventosa traditrice.» Con la penosa delicatezza di chi è vittima dell'artrite, estrasse un fazzoletto dal taschino della giacca e si soffiò rumorosamente il naso. Dopo essersi tolto le scarpe, Frank si lasciò cadere dall'apertura. Per assorbire l'impatto, atterrò rannicchiato, poi si eresse in tutta la sua statura e protese un braccio. Sì, poteva tornare lassù con un salto, afferrarsi al bordo e infilarsi dentro con un volteggio. In tre lunghi passi fu in cima alle scale, a spiare dabbasso dalla balaustra. Il sambiento era una tunica di tessuto a buon mercato e non tinto, di solito lana grezza, su cui spiccavano i simboli delle eresie commesse dal prigioniero. C'era anche una mitria conica, la coraza. Nel caso dei condannati al rogo, sambiento e coraza venivano entrambi decorati con fiamme. Quella era la parola del Signore! Celebrata la messa del mattino, John aveva cominciato a ricostruire il proprio calendario consultandosi con Tina. Per quel giorno erano già stati fissati sei appuntamenti, che spaziavano dalla necessità di sostituire Frank ai corsi di catechismo, al fissare un programma delle funzioni. «Ho una giornata zeppa di impegni», spiegò. Il vescovo sollevò una mano contorta. «Ne sono certo.» Non appena entrato in soggiorno, Ed Bayley sprofondò in una poltrona con aria grata. Per un attimo chiuse gli occhi. «Sono potuto venire solo io. Suo padre è rimasto vittima di un infarto, mentre la madre è in ospedale. Spero che lei capisca.» «Naturalmente.» «Padre, suppongo si possa pensare che le mie ragioni per incontrarla siano puramente egoistiche. Forse crede che io sia qui al fine di intercedere
per mio nipote.» «In tal caso dovrebbe rivolgersi alla polizia. Io non posso fare del male a Frank, e dubito di poterlo aiutare.» Il vescovo chiuse nuovamente gli occhi. «Temo che nessuno ne sia in grado, ma io lo amo ugualmente.» Quella voce! Impossibile, era troppo vecchio, irreparabilmente storpiato, non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare fino a lui! Eppure no, si trattava proprio di lui, pettirosso, pettirosso. Frank scattò sull'attenti. Quando si fosse messo a cantare, doveva limitarsi al più flebile dei bisbigli, bisognava che non lo udissero. Ma non poteva assolutamente impedirselo, era costretto a farlo! Andiamo, andiamo, stai zitto! Oh, per favore, lasciatemi cantare, lasciatemi cantare per Eddie il V! Oh, tu mi amavi così tanto, mi baciavi sulla testa e mi cullavi fra le tue braccia nere, zio Edward, Ed, Eddie, chiamami Eddie quando siamo soli, segnali con una V, un uomo non può tirare avanti da solo per sempre, Eddie, tienimi per mano, fai wop. La torcia venne consegnata al principe, ed egli la conficcò nel mucchio di fascine, quindi osservò le fiamme... Il fuoco lambì le gambe saldamente legate. Devo danzare! La ferita aveva ripreso a dolere e John si agitò a disagio sulla sedia, accorgendosi di aver voglia di un bicchierino. Un'idea ben poco saggia, a quell'ora. Il vescovo continuò. «Ricordo così bene e con tanta gioia quel periodo. Il padre di Frank aveva costituito un caso alquanto triste. La sua prima moglie era morta, lasciandolo con una bambina di sette anni. Per molto tempo mio fratello languì, come se la luce stesse a poco a poco fuoruscendo dalla sua anima. Poi incontrò Angela, che riportò il sole nella sua vita.» Il vecchio emise una risatina. «Eh eh eh eh.» «Frank mi ha parlato dei genitori, ma più spesso di lei.» «Angela Holmes era una ragazza radiosa. Aveva ventotto anni.» La voce di Bayley iniziò a incrinarsi. «Non può immaginare la sua bellezza, la modestia... mio Dio, era meravigliosa.» «Ha qualche consiglio da offrirmi, sua grazia?» «Non commetta l'errore di pensare di avere a che fare con qualcosa di... naturale. Ecco che cosa sono venuto a dirle.» Il vescovo assunse l'aria di un uomo che si augurava di non aver vissuto tanto a lungo.
«Deve avere avuto un'infanzia difficile.» «Non abbiamo mai causato la minima sofferenza a Frank! È stato allevato con amore e gentilezza in una famiglia impeccabile. Come sua sorella maggiore, che adesso è una donna d'affari di successo, felicemente sposata da undici anni e con due figli adorabili.» Eddie, raccontagli cosa facevamo! Parlagli delle notti e delle canzoni. Diglielo, Eddie! Sto arrivando, Eddie, pettirosso pettirosso, oh, Eddie! «Mio nipote era un bambino delizioso. Al pari di sua madre, Franklin cantava bene, sembrava un uccellino. Nelle sere estive, io e lui eravamo soliti sederci fra gli alberi e mio nipote mi cantava vecchie canzoni. La sua voce era pura come un torrente di montagna.» «Lo è tuttora.» «Quando Frank aveva otto anni accadde qualcosa, qualcosa di strano e spaventoso.» John avrebbe voluto scrollare il vecchio perché si affrettasse a spiegare, ma si costrinse ad aspettare. «Una domenica mattina rimase a letto. Non si sentiva bene, così non andò in chiesa con il resto della famiglia. Quando i suoi genitori tornarono, la casa era invasa da un odore tremendo. I poveretti scoprirono che Franklin aveva sistemato un paletto sulla veranda posteriore, vi aveva legato il coniglio della sorella e gli aveva dato fuoco.» «Così lo avete affidato alle cure di uno psichiatra?» «Lo abbiamo considerato un intervento satanico e di conseguenza ci siamo dedicati alla preghiera. Non vi fu alcun seguito. Frank era un bambino felice, almeno esteriormente. All'epoca della sua adolescenza si verificarono alcuni episodi strani. Una ragazza lo accusò di essere entrato dalla finestra nella sua camera da letto completamente nudo e di averla percossa nel momento in cui si era svegliata. Di tanto in tanto i vicini riferirono di aver visto aggirarsi un uomo nudo a notte fonda. Tuttavia... beh, quando lui ci annunciò la sua intenzione di farsi sacerdote, fummo ovviamente entusiasti.» «Di sbarazzarvi di lui, suppongo. Il seminario fu avvertito dei suoi problemi?» «La faccenda del coniglio era stata brutta, ma del resto lui era solo un bambino. Per quanto riguardava gli altri avvenimenti, Frank si era sempre dichiarato del tutto estraneo ai fatti, e noi scegliemmo di credergli.»
Frank voleva cantare, cantare alle travi del tetto, cantare alle stelle. «Io credo in te!» Eh eh eh eh. Canta! Eh eh eh eh. Canta! Eh eh eh eh. Sarebbe semplicemente entrato e avrebbe strappato loro il cuore. «Quando si presentò qui da me in parrocchia era assolutamente fantastico. Uno splendido giovane sacerdote.» «È splendido!» Il vecchio vescovo parve sul punto di cedere nuovamente alle lacrime. «Forse avrei preferito qualcuno un po' più progressista, ma Frank si è sempre dimostrato molto leale e così maledettamente bravo come coadiutore che non ho neppure più pensato alle mie riserve iniziali.» «Ed è mai accaduto... qualcosa di anomalo?» «Aveva un caratteraccio. Mi sono addirittura consultato in proposito con il suo direttore spirituale. Ogni tanto inveiva contro di me. Tuttavia questo non c'entra affatto. Mi consenta di essere esplicito. Lei è un uomo di mondo e io altrettanto, dunque non crediamo alle superstizioni primitive. Però devo essere onesto. Frank cambia così completamente e sostanzialmente che... ecco persino il suo viso si trasforma al punto da renderlo irriconoscibile.» «In che maniera si modifica?» «Non riesco neppure a cominciare a descriverlo! Diventa orrendo, inumano! In lui la differenza fra il lato buono e quello malvagio è talmente abissale che io credo si tratti in effetti di una doppia personalità.» Il vescovo chiuse gli occhi, ovviamente in preda a una enorme pena. «Forse.» «Lei ha sostenuto di avere qualcosa da dirmi. Non credo lo abbia ancora fatto.» Il vecchio lo guardò dal centro del mistero. Come osi, sono il tuo mettili nel forno amatissimo nipote e tu dici, tu sottintendi, oh, santo cielo, che sono pazzo! Così infameee! «Chiudi la b...» Oops. Quello era forte. Si mise una mano sulle labbra. Il vescovo Bayley si raggelò. «L'ho sentito.» Il suo sguardo si spostò sulla soglia. «Là fuori, adesso!» «Si calmi, sua grazia.» «No, non intendo calmarmi! Lui è qui, ne sono sicuro.»
«Vado a dare un'occhiata.» Il vecchio si alzò. «No! Non si muova! E lì fuori, lo so! Mi ascolti, non le ho ancora rivelato tutto. C'è stato un rituale... uno scherzo, in realtà... che però ha fatto accadere qualcosa a Frank... Oh, è stato un sacrilegio, ciò che abbiamo compiuto, ma si era trattato solo di uno scherzo. Mio Dio, lo ha cambiato, in qualche modo.» «Dunque lei sapeva che in lui qualcosa non andava, quando lo ha inviato al seminario. Pensa che il Signore conferisca davvero i Sacramenti a un uomo simile?» «I Sacramenti... non lo so. Non ci avevo mai riflettuto.» «Io ho a cuore i Sacramenti, sua grazia, anche se lei non se ne cura. È per questo che la gente viene da noi. Il resto sono solo orpelli e sciocchezze.» «Se Dio ha potuto sopportare Giuda, il traditore, sopporterà pure il povero Franklin.» «In che cosa consisteva questo rituale?» Il vescovo si agitò sulla sedia. «Niente di importante.» «A parte il fatto che potrebbe aver spalancato i cancelli dell'inferno.» Gli occhi di Bayley si spostarono nuovamente sulla soglia. «Franklin?» «Non è qui!» John fu certo che con tutta probabilità quella era una menzogna. «Invece sì e lei lo sa maledettamente bene!» A quanto pareva, se ne rendeva conto anche il vescovo. L'inquisitore si avvicinava all'accusato furtivamente. Gli compariva improvvisamente davanti mentre lui non se lo aspettava, quindi gli poneva l'interrogativo con veemenza. Dal fondo del corridoio giunse un rumore. Tina aveva scostato la sedia dalla scrivania... e ora i suoi tacchi risuonavano sul pavimento, era in movimento, stava uscendo dall'ufficio! John udì i passi di Tina attraverso l'ingresso. «Padre?» La ragazza sbirciò dentro. «Sì, cara?» «Volevo soltanto vedere se tutto andava bene.» «Certo, grazie. Penso che dovresti andare a casa, Tina. Non credo sia il caso che tu torni qui finché questa tragedia non sarà risolta.» Frank aspirò brevi boccate d'aria. Se stavi attento, potevi far durare l'os-
sigeno in un armadio come quello per un sacco di tempo. Mentre ascoltava il trambusto causato dalla partenza di Tina, una lacrima gli si formò nell'occhio destro e prese a scivolargli lungo la guancia. Il vescovo Bayley aveva definito l'iniziazione uno scherzo, un semplice gioco da bambini. C'è una porta che conduce nell'abisso, e questa porta può trovarsi ovunque. Non lo sai? «Sua grazia, mi piacerebbe sapere che cosa ha fatto. Che cos'era esattamente il rituale innocente, il sacrilegio?» Le mani del vescovo stavano tremando e ciò gli causava ovviamente un forte dolore. «I bambini stavano studiando Satana. Vede, io credo nel male, tuttavia devo ammettere di non credere nel diavolo in quanto entità concreta. Per me il demonio è stata un'invenzione medievale, un modo di screditare le divinità precristiane.» «Che cos'ha fatto?» «Mi sono assunto il compito di dimostrare loro che Satana non esiste, evocandolo in un'antica cerimonia chiamata Resurrezione di Asmodeo. Portai i bambini in una grotta e pronunciai certe parole. Ho chiamato Asmodeo.» E io sono nato! Ah, cazzo, fa male nascere, fa male, zio Eddie! Per prima cosa ti appoggiavano alla pelle l'attrezzo per scorticare e ti ponevano la domanda: ti penti? Poi te lo spingevano nelle carni: e adesso ti penti? Infine lo allontanavano: tira un respiro. Fermati. Un altro respiro, quindi trattieni di nuovo un fiato. Chiudevano i preti e le suore in un posto dove li muravano vivi e passavano loro cibo e acqua attraverso un foro. In quella stanza c'era spazio per ventisette persone, per farle morire nei muri. John fissò il vescovo. «La sua storia non mi soddisfa», dichiarò infine. «Non è sufficiente. La gente gioca di continuo con i rituali e non accade nulla.» Il vecchio abbassò lo sguardo sul pavimento, quindi parlò con voce bassa. «È stato orribile... il modo in cui vivevamo. C'erano così tante cose sbagliate! Io... Io...» Emise un lungo sospiro, che John aveva udito infinite volte nel confessionale. Ora sarebbe arrivata la verità. «Ho paura di averlo amato... fisicamente... io...»
L'ira colse padre Rafferty quasi di sorpresa, quasi lo spinse a colpire l'uomo più anziano. «Lui non se n'è mai accorto! Lo giuro su Dio! Andavo da Frank a tarda notte, mi inginocchiavo accanto al letto... Lui era come un dono del cielo. Non avendo mai avuto un figlio, io... Ma il mio amore è diventato qualcosa di immondo.» «Lei sostiene che Frank non se n'è mai accorto, vero? Però è proprio nel cuore della notte che lui esce a strangolare la gente e a bruciarla. Strangola lei, brucia lei. Una cosa del genere non passa mai inosservata, maledetto stupido! Il bambino ha capito, ha avuto paura e ha odiato! E odia tuttora!» Il vescovo si rannicchiò su se stesso, contorto e deformato, scosso dagli amari singhiozzi di un essere umano distrutto. «Non ho mai creduto di poter trovare il coraggio di confessare questo peccato.» John avrebbe dovuto offrire conforto a quel povero peccatore affranto, ma non ne fu in grado: si trattava di un gesto al di là della sua portata. «Peccato che non abbia bruciato lei, Bayley. In questo caso, forse non avrebbe bruciato gli altri.» Quella dichiarazione fu seguita dalla risata del demone. Non una risata fisica, echeggiante fra le pareti e il soffitto, bensì qualcosa di assai più spaventoso, che tremava nell'anima e la faceva sentire piccola, derubata del proprio potere. Sto arrivando, Johnnie, con le mie campane tintinnanti, le mie unghie taglienti come rasoi e i miei magnifici fiori di fuoco. 26 La parrocchia si scatenò in un tumulto di domande, la stampa lo assillò, il braccio e la gamba feriti lo tormentarono, lui rimase esausto. Ricevette la tragica notizia che uno degli scheletri scoperti nel refettorio delle suore era la spoglia mortale del povero e innocuo Tom Zimmer. L'altro rimaneva tuttora non identificato, ma i Nicastro non nutrivano molte speranze. Grazie al buon Dio, nessuno dei due funerali si sarebbe tenuto a Mary and Joseph. Ora John si trovava a fronteggiare una nuova crisi: Kitty era sulla porta con una valigetta in mano, pronta a trascorrere la sua seconda notte nella canonica. Lui le bloccò la strada. Era ormai ovvio che Frank non avrebbe fatto la
propria mossa fino a quando degli estranei si aggiravano nei dintorni. Date le sue capacità, era anche chiaro che non sarebbe stato catturato, a meno che non si fosse mostrato per sua scelta. «Intendo stare qui, John Rafferty!» Lui protese le mani come per parare un colpo. «Moderi il carattere», le ordinò con il tono più pacato che riuscì a racimolare. «Non penso di aver bisogno della presenza di un agente nell'edificio. Non più perlomeno.» «Non sono un agente, sono io e basta.» Che cosa poteva dirle? Entrambi sapevano perfettamente perché lui voleva allontanarla. «È casa mia.» «Mi sono già resa ridicola comportandomi così. Tutti ridono di me. I colleghi sostengono che progetto di sedurla, per usare una frase delicata.» John si toccò la coscia bendata. «Non riesco a immaginare come potrei esibirmi nelle rotazioni prescritte.» «Questo è l'esatto motivo per cui devo rimanere. Le serve una guardia del corpo.» «Nient'affatto.» «Lui è capace di scalare le pareti! È... ecco, è...» La ragazza abbassò lo sguardo. «Sappiamo che cos'è, lei e io.» Una volta lui l'avrebbe rimproverata per ciò che stava implicando, ma ora no. «Ricordi che è anche un essere umano. Una vittima.» «Lei non ignora che cos'è in grado di fare.» «Sono un invalido, sono quasi le dieci di sera e ho bisogno di dormire.» «Non può obbligarmi ad andarmene!» «Invece sì, cara. Sam!» Sentendo il proprio nome, il detective emerse dalla cucina. Era lì, su richiesta di John, per aiutarlo in una simile evenienza. «Usciamo a bere un po' di caffè, gentile signora.» Kitty Pearson capiva benissimo quando era stata battuta in astuzia, quindi si sforzò di conservare la propria dignità. «D'accordo», concesse, «vada per un caffè.» Senza aggiungere una sola parola, girò sui tacchi e se ne andò. Dowd si affrettò a seguirla. John chiuse il battente alle loro spalle e fece scattare la serratura. Quindi si addossò allo stipite e chiuse gli occhi. Il Signore è la mia luce e la mia salvezza, Chi dovrò temere? Il Signore è il rifugio della mia vita:
Di chi dovrei avere paura? L'orologio del soggiorno batté le dieci. John parlò nel silenzio che seguì. «Adesso siamo soli», disse. «Soltanto tu e io.» Sentì in bocca un sapore metallico, le mani iniziarono a tremargli come avesse una paresi, il cuore gli martellò nel petto. La paura produsse pugni e glieli spinse in gola, quasi il suo stesso spirito intendesse soffocare la vita che era in lui. Frank si trovava lì dentro, di questo era certo. E nessuno sulla faccia della terra avrebbe potuto individuarlo, per quanto disperatamente tentasse. Doveva essere attirato. E lui rappresentava l'esca. L'esca su un amo... con un po' di fortuna. Controllò la porta posteriore. Frank avrebbe voluto la garanzia che tutto fosse sbarrato. Quindi attraversò il corridoio, dirigendosi al grande uscio di quercia che conduceva nella sacrestia. Mai gli era parso tanto alto, o brutto in modo così estremo. Il contorno del frontone sembrò parlare di un'enorme malvagità attorcigliata su se stessa. Oltrepassò la soglia. All'interno il silenzio era profondo, totale, al punto da comunicare una specie di dignità. Ma non si trattava di un silenzio naturale. Non si udivano clacson sulla strada, né i rumori di una città in movimento. Avvertì il lieve odore familiare delle candele nella navata. Le aveva accese lui stesso, recitando una preghiera ogni volta che il fiammifero prendeva fuoco. Gli armadi di mogano dove venivano tenuti i paramenti si ergevano muti. Entrò in chiesa, sostando davanti all'altare. Lì le ombre erano fitte, interrotte soltanto dalle candele votive che lui aveva acceso dopo la messa serale, quando aveva consacrato l'ostia che intendeva usare quella notte. Aprì il tabernacolo e ne estrasse il calice, poi prese l'ostia, la baciò, annusando l'antico profumo del pane non lievitato. Alzò bruscamente lo sguardo. Aveva sentito... ma no, quel luogo pieno di correnti d'aria. Un semplice spiffero, tutto qui. Riportò la propria attenzione sull'ostia. Com'era possibile che un uomo potesse essere salvato da un pezzo di pane? Eppure, se Satana esisteva davvero, allora doveva esistere anche il Signore. Oh, no! esclamò una voce dentro di lui. Guarda il mondo! Le opere di
Satana stanno a cavalcioni del tempo e della storia, e invece dove sono le opere di Dio? John depose nuovamente l'ostia nel calice e si avvicinò all'ostensorio, ora reso ancora più sacro ai suoi occhi dalle azioni spaventose per cui era stato impiegato. In qualche modo avrebbe esorcizzato Franklin Bayley. Aveva letto il rituale, ma non erano le formule ciò che contava: le parole non costituivano la parte importante. Il demonio ingoiava l'anima dal corpo, lasciandola nell'oscurità. Per la vittima, la possessione diabolica è semplicemente un vuoto, nero e inconsapevole. Il corpo corre sotto la sferza del demone, mentre l'anima dorme... Lui aveva creato un esorcismo personale, solo per Frank. Lo scopo del procedimento consisteva nel risvegliare l'anima del posseduto, sarebbe riemersa in tutta la sua bontà nascosta, ricacciando il diavolo nell'abisso. Doveva continuare fino alla fine, però, non poteva permettersi di fermarsi a pensare, neppure per un attimo. Se no sarebbe fuggito urlando lungo la navata, avrebbe riempito le strade di invocazioni d'aiuto, ma non sarebbe esistita salvezza, mai più, non per colui che aveva conosciuto il demonio. Si affrettò al portale di ingresso e lo scosse con forza: saldamente sbarrato, e di sicuro nessuno si sarebbe azzardato ad aprirlo, non quella notte. Per garantire che lui stesso, al culmine del terrore, non potesse scappare, gettò le proprie chiavi nel buio. Poi iniziò l'ispezione della chiesa. Doveva assicurarsi che non ci fossero poliziotti nascosti. Esaminate con cura le file di banchi e la zona del coro, salì nel campanile. Sopra di sé udì il ronzio del meccanismo elettrico che controllava le campane; tuttavia c'erano anche le corde per suonarle manualmente, e lui afferrò una delle funi affinché lo guidasse su per gli scalini. Lassù il buio era completo. Mentre procedeva alla cieca, turbato dalla consapevolezza del vuoto che si apriva sotto di lui, qualcosa gli sfiorò una caviglia. John emise un grido strozzato... e cadde, ruzzolando giù per un bel tratto prima di riuscire ad aggrapparsi nuovamente alla corda. Non gli era parso un topo o uno scarafaggio, bensì il deliberato tocco di un dito molto, molto lungo. «Frank?» Nessuna reazione. Rassicurato, il sacerdote cominciò a scendere, ormai certo che tutta la chiesa fosse deserta. Ora rimaneva soltanto la cripta, il compito più duro.
D'altronde doveva accertarsi che non ci fosse un singolo intruso. Sarebbe bastato un unico estraneo: Frank l'avrebbe saputo e non sarebbe venuto. «Frank, voglio che tu ti mostri.» Quando aprì la porticina e avvertì il familiare odore di muri umidi, John comprese perché avesse rimandato fino all'ultimo il controllo là sotto. Mosse un passo nella cripta, quindi un secondo: l'oscurità era assoluta. Brancolò in cerca della catenella e infine la trovò; questa volta la luce si accese senza problemi. Vide che Dowd aveva mantenuto la parola: nemmeno lì si celavano poliziotti. Vide inoltre che le due tombe vuote erano state scoperchiate, esattamente come si era aspettato. Ovviamente Frank aveva fatto in modo che una ospitasse Tom Zimmer. L'altra era destinata a colui che avesse perso. Di norma, immaginare se stesso fra i sacerdoti che avevano trascorso la vita a Mary and Joseph lo avrebbe riempito di pace, ma non in quel momento. Si proponeva di costringere il demone a uscire, doveva farlo. Ogni altro risultato era impensabile. Toccò il marmo gelido del sarcofago più vicino, poi si guardò attorno. Era certo di aver sentito un fruscio. Le mura parvero in procinto di serrarsi su di lui, il soffitto di crollargli addosso. Persino l'aria, che aveva posseduto il freddo dell'eternità, sembrò diventare densa e opprimente. Devi camminare, si disse. Ma non ne fu capace: di colpo si mise a correre, risalendo goffamente i gradini a due per volta finché non emerse nella penombra della chiesa e la porta non fu richiusa. Vi si addossò di peso, respirando affannosamente. Con il crescere della tensione, aumentava anche il dolore agli arti feriti. Recuperata a poco a poco la padronanza di sé, ritornò nella sacrestia e da lì nella canonica. Il telefono stava squillando. Ma certo, quella era una parrocchia molto attiva: qualcuno era nato, o forse qualcun altro stava per morire. Nell'afferrare il ricevitore, lanciò un'occhiata all'orologio da polso. Le dieci e venti: quell'eternità nella chiesa non era durata neppure mezz'ora. «Pronto?» «Sono Tina.» «Ciao.» Una pausa di silenzio. «Che c'è, Tina?» «È solo che... sono preoccupata per lei, padre. Temo che la stampa la chiami nel cuore della notte e... cose del genere. Insomma...»
Il suo tono rivelava senz'ombra di dubbio che era preoccupata per ben altro. «Grazie, cara, mi premurerò di inserire la segreteria telefonica.» «Padre?» «Sì?» «Le vogliamo bene. Tutti noi!» «E io voglio bene a voi.» John riappese in fretta, temendo che la ragazza si accorgesse della paura che traspariva dalla sua voce. Quindi salì al piano superiore. «Vado a mettermi in ordine», dichiarò. Si sentì nervoso come il lontano giorno in cui aveva preso i voti. «Ora sta a te.» Entrò in bagno, si tolse i vestiti e prese dall'armadietto lo shampoo e il sapone di Frank. Poi fece scorrere l'acqua nella doccia. Il sapone era troppo profumato per i suoi gusti, ma lui bramava quell'intimità con Frank. Aveva vissuto per cinque anni sotto il medesimo tetto con quel ragazzo, lo aveva visto riversare cuore e anima nella parrocchia. Il suo lato buono poteva anche essere prigioniero, però c'era ancora, impossibile credere altrimenti. E meritava amore, compassione e aiuto. Mentre si lavava, si rese conto che un'ombra era penetrata nel bagno. Subito si ritirò contro la parete della doccia e l'ombra sparì. «Grazie!» esclamò nell'accorgersi che gli era stato lasciato un indumento. Quello costituiva il primo segnale aperto che stava lavorando su un buon terreno. L'indumento in questione si rivelò una specie di tunica ricavata da una delle coperte di lana che Mary and Joseph distribuiva ai senzatetto, formata da un unico pezzo di tessuto con una rozza apertura nel centro. John la esaminò: sul davanti e sulla schiena era stata dipinta una X rossa, il simbolo dell'apostasia, mentre sull'orlo inferiore spiccavano fiamme gialle e arancio. Ogni sacerdote che avesse approfondito la storia della Chiesa l'avrebbe riconosciuta: si trattava del sambiento, indossato dagli eretici per l'autodafé, l'atto di fede. «Chi non rimane in me è buttato via come il tralcio e si dissecca, poi i tralci secchi vengono raccolti dagli uomini che li gettano nel fuoco affinché brucino.» Povero vecchio San Giovanni Evangelista, probabilmente non avrebbe mai supposto quale orrore sarebbe nato da quelle parole. L'Inquisizione era scaturita dal passo capitolo 15, versetto 6 di Giovanni. Arrotolata accanto al sambiento c'era anche una morgaza, un bavaglio intinto nel fiele. Lui lo toccò e si accostò un dito alla lingua: aceto, o forse orina. Non pensò neppure di chiedere intercessione o aiuto. Nella fede esi-
ste uno stato critico di resa a Dio che va al di là della preghiera, e coloro che vi approdano vengono annoverati come martiri. Ciò non significa che non avranno paura o soffriranno meno. John si infilò il sambiento, allacciò in vita la sua fascia di lana e prese in mano la morgaza. Una volta uscito sul pianerottolo, avvertì che la botola d'accesso alla soffitta era aperta, ma non fu capace di sollevare lo sguardo. Lentamente si avvicinò alle scale. Più che un suono, alle sue spalle si verificò uno spostamento d'aria. Era lui, oh, sì. Mio caro amico, mio bravo ragazzo. Discesero assieme. «Non guardarmi», disse lui. «Perché stai facendo questo?» «Perché il serpente percorre il sentiero? Perché il fiore cresce?» rispose una voce animale. Perché devono, pensò John. «Esattamente», disse la voce dura e raschiante. Il sacerdote si sentì nauseato all'idea di quegli occhi che spiavano dentro di lui, di quella mente terribile che osservava la sua anima. L'essere era orrendo in modo indicibile e attorno a lui la malvagità era densa come le sabbie mobili. «Come puoi ritenermi malvagio? Solo perché cerco di distruggere il tuo Cristo? Forse sono un medico nella terra delle anime, e lui è la tua malattia.» «No.» Non appena giunsero in fondo alle scale, il telefono suonò di nuovo. Lo squillo raggelò entrambi. John guardò l'apparecchio, visibile nell'ingresso e sobbalzò quando una mano gli si posò sulla spalla. La mano gli diede un colpetto gentile, le dita gli accarezzarono la guancia, ritirandosi nel momento in cui la segreteria iniziò a trasmettere il messaggio. Era Kitty. «Come mai non risponde? Dannazione, devo parlarle! Devo!» Seguirono uno scatto e un ronzio. Da dietro di lui venne nuovamente la voce, così strana: un ringhio, il mormorio del vento, un oscuro ricordo. «Perché hai paura di me? Non mi sono inventato da solo. Siamo tutti vittime della creazione.» «Hai commesso il tuo peccato.» «E quale sarebbe?» «Hai posseduto il corpo del mio amico.» «Sono io il tuo amico.» Quanto era astuta l'arte di quella menzogna! Adesso non si trattava più
di una semplice impressione: John ebbe la certezza di trovarsi di fronte a una presenza augusta e terrificante. Paradossalmente, ciò accrebbe la sua speranza. Se davvero esisteva il fenomeno della possessione diabolica, allora lui aveva una definita possibilità di salvare Frank. Il demonio, essendosi introdotto con la bugia e l'inganno, può essere scacciato solo con il sotterfugio. Almeno così dicevano gli antichi volumi, a meno che non mentissero. «Non posso venire da te senza un corpo, se no non ti accorgeresti di me.» «Non mi dispiacerebbe affatto.» «Non sarai in grado di liberarti dal concetto del male finché non mi capirai.» «Un'altra falsità.» Il sacerdote lottò per alzare il braccio e aprire la porta della sacrestia, ma gli parve incredibilmente pesante. Quello era il famoso peso della paura, che rendeva necessario trasportare all'esecuzione uomini incapaci di muoversi da soli. Come se percepisse il terrore di John, il suo compagno gli diede un'altra amichevole pacca sulla spalla. «Non esiste amico più vero di quello con cui dividi un vizio.» A John non sembrò di parlare con Frank. «Non ho alcun vizio in comune con te», rispose. «Non l'orgoglio?» Naturalmente era vero. La facilità con cui era stato condotto a prenderne coscienza lo mise a disagio. Dentro di sé tentennò... un po' chino. «Fai wop. E sbrigati. La donna poliziotto è già per strada.» Quando cercò di costringersi a camminare più in fretta, il suo passo assomigliò all'incedere meccanico di una marionetta. «Mi dispiace», si scusò. «Non importa, amico mio.» Le dita gli sfiorarono di nuovo la guancia, secche e sorprendentemente calde. Il sacerdote schiuse la porta che conduceva in chiesa. Dietro di lui ci fu un indugiare. «È vuota», lo rassicurò. «Ho controllato persino la cripta.» «Il campanile...» «Deserto e chiuso a chiave.» «Allora dirigiti sul fondo. Metti il copricapo che troverai laggiù, accendi il cero e torna nella navata.» Il copricapo era proprio quello che lui sapeva avrebbe trovato, la coraza, l'alta mitria dell'eretico. Al pari del sambiento era orlata di fiamme. John
capì che Frank aveva preparato tutto nella scuola, usando i colori e i pennelli rimasti nell'aula di disegno. Con un profondo sospiro si depose sulla testa la coraza, fatta di cartapesta su un'intelaiatura di reticella metallica, il cui bordo gli premeva sul cranio come un'assurda parodia di una corona di spine. Il cero era una candela sacrale rossa. Per un attimo non capì in che modo lo avrebbe acceso, poi scorse lì accanto la scatola di fiammiferi. Fiammiferi. Le sue mani tremavano al punto che poté a fatica estrarne uno. E infatti si riversarono sul pavimento. Con la fiammella della candela che guizzava dinnanzi a sé, iniziò la propria processione verso l'altare. Poi lo vide là, in piedi, vestito con i paramenti dorati, una mitria bianca sul capo e un pastorale da vescovo realizzato artigianalmente. Aveva scelto la mitria disadorna riservata ai funerali. Guardandolo avanzare, Frank cominciò a cantare con quella voce limpida e pura, la voce del bambino smarrito: O Vittima salvatrice che spalanchi Il cancello del Paradiso all'uomo! I nemici premono da ogni lato Prestaci soccorso e donaci la tua forza. John aveva udito infinite volte O Salutaris Hostia, ma mai eseguita con tanto sentimento. Parte del suo fascino sopravviveva persino alla traduzione, piuttosto fredda. Quasi avesse intuito i suoi pensieri il giovane passò all'originale latino. Uni trinoque Domino Sit sempiterna gloria Qui vitam sine termino Nobis donet in patria. Più il sacerdote si avvicinava più la luce della candela illuminava il viso del suo rivale. Quella era la parte veramente difficile: osservare il modo in cui quel volto mutava. Il contrasto era così radicale da sembrare impossibile: la pelle tesa come quella di una mummia, gli occhi divenuti enormi, il sangue che schizzava dai pori. Quando l'essere parlò, la voce cristallina del bimbo cedette il passo a
qualcosa di analogo al grido di un corvo. «Tu, lurida prostituta, raddrizza la schiena! Tu, che diffondi l'apostasia, che ficchi menzogne in gola ai fedeli, io ti scortico, io ti lancio un anatema!» Il tono velenoso delle parole turbò profondamente John: il Frank che cercava doveva essere assai lontano dalla superficie. «Sfortunatamente non disponiamo di un quemadero, ma questa chiesa che tu hai lordato con la tua infame presenza andrà ugualmente bene per il rogo! Le fiamme la ripuliranno, la renderanno di nuovo sacra, e le tue ceneri diventeranno terra benedetta! Figlio di una prostituta, sporco sodomita!» «Frank, puoi sconfiggere tutto questo, devi solo tentare.» Le parole suonarono deboli e improbabili e ottennero la risposta che meritavano: uno scoppio di risa. John pensò: ho commesso un terribile errore. Poi: devo uscire di qui! Ma la porta era chiusa e lui stesso si era negato di proposito l'alternativa di una chiave. Di conseguenza decise di cercare di essere astuto a propria volta. Avrebbe azzardato un trucco. «Frank, ascolta! Non sei posseduto, si tratta solo di una malattia. Nel nome di Dio l'infermo può essere guarito!» La risposta trasudò ilarità. «Vuoi fare lo strut?» «No! Non so nemmeno che cosa sia!» Il giovane avanzò verso di lui. «Te lo insegno io.» «No! Resta lì! Ascolta, so come ti senti. Sei terribilmente ferito, arrabbiato...» Un altro scroscio di risa, tagliente come una lama di rasoio. Accanto all'altare qualcosa si mosse, veloce come un topo e grosso come un cane. John si disse che non lo aveva visto affatto, che creature simili erano impossibili. Frank emise un risolino beffardo. «Il tuo orgoglio ti ha condotto a noi. Il tuo orgoglio è la tua distruzione.» Il sacerdote parlò all'uomo che temeva non fosse più là. «Frank, niente, assolutamente niente mi convincerà che non vuoi fuggire da quest'incubo.» Lui scagliò il pastorale, quasi fosse un giavellotto, in fondo alla navata, dove rimbalzò rumorosamente contro la porta. E di colpo ebbe fra le mani un oggetto spesso e lungo. Una scintilla parve scoccare dal nulla e l'oggetto si incendiò. Si trattava di una torcia. I riflessi delle fiamme danzarono su vetrate e pareti. «Frank, se non sei in grado di parlare, allunga una mano verso di me!» John si obbligò a sporgere un braccio tremante in direzione della figura immobile. Un istante dopo sentì un dolore atroce: la torcia era stata spinta contro il suo palmo
aperto. «Oh, Gesù!» gridò. «Alcuni dei condannati divennero così convinti della giustezza del verdetto loro inflitto, da prendere la torcia al boia per gettarla di persona sulla legna ammucchiata ai loro piedi. Altri si diedero fuoco con i ceri. Si dice che le fiamme risultassero fredde a coloro che se le amministravano da soli.» Con un sogghigno che mise in evidenza il teschio sotto la pelle, il giovane gli porse la torcia. «Spostala! Allontanala da me!» Che stupido era stato, che ingenuo. Non esisteva la minima speranza che il vecchio Frank potesse tornare. John si precipitò lungo la navata e cominciò ad armeggiare con la serratura. Ora il nemico aveva due torce e, seguendolo, le teneva inclinate verso i banchi, diffondendo una linea di fuoco di fila in fila. Poi, con un ruggito selvaggio, gliene scagliò addosso una. La fiaccola solcò l'aria sibilando e roteando, e gli passò sopra la testa, così vicino da far cadere a terra il folle copricapo. Infine colpì la porta, esplodendo in una miriade di frammenti fiammeggianti. Il sacerdote arretrò dal muro di fuoco. Frank partì alla carica come una gigantesca scimmia impazzita, altre due torce in mano. All'improvviso ne lanciò una verso l'alto, con forza tale da farle raggiungere il soffitto, dove rimase incastrata fra le travature, rovesciando ovunque una cascata di gocce incandescenti. «Non nella mia chiesa!» «Fai wopwopwop!» Il giovane corse attorno al perimetro della navata, lasciando dietro di sé una traccia di fuoco. Giunto all'altare, proiettò in aria la fiaccola, che volò come una cometa fino alla galleria del coro. Altre due torce presero vita sibilando fra le sue dita. John si cimentò in uno scatto che, si rese conto, sarebbe probabilmente stato l'ultimo della sua esistenza. Sfrecciò verso la sacrestia. «Se non vuoi danzare, forse ti piacerebbe giocare a nascondino», dichiarò Frank in un tono tanto ragionevole da risultare anche più sinistro. Il sacerdote attraversò a precipizio la sacrestia, entrò nella canonica e sbarrò la porta. Poi si lanciò verso il telefono e iniziò a comporre il numero della polizia, ma proprio in quell'attimo udì levarsi l'ululato delle sirene. Ma certo, erano già lì! Erano rimasti fuori tutto il tempo. Grazie a Dio per te, Kitty. Testarda di una ragazza, non ti sei arresa di fronte a un vecchio stupido! Subito afferrò il cappotto e se lo gettò sulle spalle. Poi, con uno di quei ripensamenti stranamente minuziosi che caratterizzano i momenti di gran-
de catastrofe, prese il cappello nuovo, se lo mise sul capo e lo sistemò con cura prima di correre all'esterno. Si premurò anche di munirsi dell'estintore conservato nel ripostiglio, che resse davanti a sé come avrebbe fatto un bambino con un mazzo di fiori da offrire all'altare di Maria Vergine. Le finestre istoriate della chiesa risplendevano della luce di una vita inumana: Giuseppe saltellava di fronte al neonato nella vetrata della Mangiatoia, mentre la Vergine si contorceva fra i Sette Dolori, in quella dei Misteri. Una falange di camion dei pompieri stava accorrendo strombazzando lungo la Seventh Avenue, sparpagliando il pesante traffico di New York come foglie al vento. D'un tratto John si sentì prendere fra le braccia da qualcuno dotato di notevole forza. Restò stupefatto nel vedere Bobby Quindlan, il viso congestionato e gli occhi stravolti, e dietro di lui la sagoma contorta del vescovo Bayley che emergeva da una limousine. Quindi Kitty schizzò fuori dalla propria auto. «Gesù Cristo!» urlò. «Mi dispiace. Si è trattato di un peccato d'orgoglio.» «E lei dice una cosa del genere in un momento simile? Venga qui, lasci che le dia un'occhiata.» La ragazza lo tenne per le spalle. «Razza di idiota, ha perso anche quel poco di sopracciglia che le rimanevano!» «Mi dispiace.» «Non avremmo dovuto permetterle di uscire dall'ospedale.» «Lì non ci torno!» Ora l'incendio stava divampando furiosamente: il ruggito delle fiamme era udibile persino al di sopra del frastuono degli automezzi dei vigili del fuoco. John si sottrasse alla stretta di Kitty, iniziò a girarsi. «Padre!» esclamò lei. «Non lo faccia!» L'urlo delle sirene si smorzò a poco a poco e voci cominciarono a gridare nei megafoni. «Invece sì», rispose lui. «Devo.» «Allontanatevi!» Intimò loro un pompiere. «Spostatevi sull'altro lato della strada!» Il sacerdote si era ricordato qualcosa che vanificava del tutto l'importanza degli ordini impartiti dai megafoni. Quando aveva concepito il proprio tentativo si era raffigurato la riconciliazione, l'attimo in cui avrebbe diviso l'ostia con Frank, spezzato il pane della vita e intrapreso così il processo di guarigione che per quel povero ragazzo sarebbe sfociato nella confessione, nel ricovero in una clinica per malattie mentali e infine nella riabilitazione.
Ecco perché aveva consacrato l'ostia lasciandola sull'altare. E adesso era là dentro, custodita nell'ostensorio di Satana. Poiché ho creduto di essere migliore di lui, pensò, dovrò morire. Sono stato davvero distrutto dal mio orgoglio. Fissò la chiesa in fiamme, atterrito alla prospettiva di ciò che lo attendeva. In nessuna circostanza, e a prescindere dal pericolo, un prete poteva consentire che il Santo Sacramento venisse danneggiato. 27 «SANCTUS, sanctus, sanctus dominus deus sabaoth. Pleni sunt comecavolosichiamano, oh sì, caeli et terra gloria tua, osanna in excelsis. Benedictus qui venit in nomine Domini, abracadabra, voilà! un'altra scarpa consacrata.» Consacrare e riconsacrare, un sacco di consacrazioni da fare! Estrasse dalla tasca dei pantaloni un mozzicone di sigaro e lo depose sull'altare accanto alle scarpe consacrate. Poi consacrò anche quello. Accidenti, se era caldo lì dentro. John tornò, come lui sapeva sarebbe accaduto. «Dovrai mangiare tutto ciò che si trova sull'altare», lo informò. «Ho consacrato ogni cosa. Forse puoi bollire le scarpe e il sigaro assieme. Stufato di scarpe consacrate.» Dagli abiti di John si stava sollevando del vapore e questo lo spinse a supporre che stesse bruciando. «Caro ragazzo, non è niente. La mia mitria è in fiamme da almeno cinque minuti. Onestamente!» A fatica, John si avvicinò e tentò di afferrare l'ostensorio. «Serve un po' di fuoco?» chiese il suo avversario, protendendo una manica ardente. «Come faccio? mi domandi tu. Nel posto da dove vengo, il fuoco non è certo un problema. Siamo abituati a questa roba.» L'uomo all'interno ne risentiva, però: si scorgeva dolore attorno agli occhi, dolore agli angoli delle labbra. «Vieni con me, Frank.» «Dammi l'estintore, posso consacrare anche quello. Mi manderebbe in estasi guardare mentre tu e il Vescovo Morto ve lo mangiate.» «Tuo zio non è morto, è là fuori.» «Sciocchezze, è morto quando si è scopato la cagna.» «Che cosa?» «Il suo setter irlandese, tesoro. E si è fatto anche me, quel vecchio bastardo.»
Dove finiva Satana e iniziava Frank? John aveva contato sull'esistenza di una divisione, ma se invece non ci fosse stata? La sporcizia, la corruzione, l'odio che si riversavano da quell'essere potevano essere percepiti concretamente. Come osava toccare il Corpo di Cristo. «Consegnami l'ostensorio!» «Il fuoco ti dà noia?» «Dammelo!» Il sacerdote cercò nuovamente di impadronirsene. Il giovane lo tenne giusto un pochino al di fuori della sua portata. «No, no, non ancora. Voglio consacrare qualcos'altro. Per caso, non riusciresti a scodellarmi un po' di escrementi?» John lo prese per le spalle, tentò un'altra volta. «Frank, svegliati!» gridò, scuotendolo con tutte le proprie forze. «In nome di Dio, svegliati!» Concedimi quest'anima, pregò fra sé. Anche se sono debole e pieno d'orgoglio, concedimi quest'anima! «Svegliati, nel nome del Signore!» Scrolla di qua, scrolla di là, scrolla scrolla scrolla! Lui si lasciò dondolare avanti e indietro finche il sacerdote non smise. «Il tizio che cerchi non è disponibile in questo momento. Ha dovuto andare in camera sua.» Ecco, finalmente aveva ottenuto qualcosa, quella era un'ammissione che il poveretto esisteva ancora! «Bene, Frank, questo è un primo passo! Lui è lì dentro e tu lo sai, lo hai appena ammesso!» «Qui non c'è nessuno tranne noi diabboli, Johnnie.» «Ti voglio, Frank! Ti voglio!» L'essere lo spinse via, nascose il viso per un attimo, poi tornò a guardarlo. Il volto era umido, rosso, con le vene pulsanti in superficie. Sembrava esser stato rivoltato come un guanto. John fu scosso da un tremito convulso e lanciò un urlo d'orrore, che suonò debole e strozzato. Poi tutto divenne buio. Lui sapeva esattamente che cosa aveva fatto. Ora avrebbe solo dovuto lasciare che il vecchio scemo cuocesse. Tuttavia gli si poteva ancora estrarre dell'altro. «Oh, andiamo, non mi servi a niente in questo stato!» Prese l'estintore, lo agitò un tantino, quindi spruzzò il contenuto in faccia al prete. John tossì e si ritrasse. «Balliamo uno strut assieme, saremo carini fra le fiamme. Sai danzare nel fuoco? Dov'è la tua coraza? Ho lavorato sodo per preparartela! Le lezioni di educazione artistica sono sempre state le più divertenti! Una volta
ho costruito una forca e l'insegnante mi ha detto di trasformarla in una torre di trivellazione, eh eh eh eh. E il vescovo Eddie è morto, fra parentesi. Lo hai mai guardato negli occhi?» Danzò freneticamente in cerchio, con le scintille che volavano via dai paramenti. Ora John avrebbe tentato l'esorcismo, avrebbe rivolto il proprio appello all'amico. Quando parlò, la sua voce fu un sussurro. «Frank, per favore, torna. Puoi ancora farcela, lo so.» «Eh eh eh eh.» «Moriremo qui, se non torni!» «Vuoi fare lo strut?» «Bruceremo! Entrambi! Ti assicuro che non uscirai vivo da qui, se rimarrai nascosto. Non ti permetterò di fuggire e di rientrare nel mondo. Giuro che te lo impedirò!» Tirali su, tirali su, segnali con una V! John protese le mani. «Io ti abiuro! Ti intimo di lasciare quest'uomo e di far ritorno negli abissi da cui sei venuto!» Mettili nel forno... «Frank, amico mio, caro amico!» Il viso del giovane parve sprofondare in se stesso. Lo sguardo furibondo si spense, le narici dilatate si chiusero. «John?» «Oh, Frank!» Il sacerdote gli prese le mani e le tenne strette. «John?» I tratti del volto divennero indistinti, quindi si ammorbidirono. Di colpo comparve un uomo indicibilmente ferito. «Grazie a Dio, grazie a Dio!» «Io... Dove...?» Si guardò attorno con gli occhi sbarrati. A poco a poco assunse un'espressione di assoluta incredulità e orrore. «Che cos'ho fatto?» «Frank, dobbiamo scappare!» «Non l'ho fatto io. Non avrei potuto!» Il dolore in quella voce era quasi insopportabile. Le parole suonarono così sorprendenti da bloccare John: non avevano un minuto da perdere, l'incendio stava imperversando, ma lui rimase immobile a fissare l'amico affranto. «Non lo sapevi?» «Sono stato io?» Il sacerdote annuì. In quell'attimo Frank divenne consapevole dell'atroce sofferenza causata dalle fiamme che gli stavano divorando il corpo in più punti: iniziò a tremare e a contorcersi, mentre, a ogni movimento, la pelle si spaccava in rosse ferite, i muscoli si rattrappivano e le ossa si contraevano per il calore.
Rovesciò la testa all'indietro e lanciò un urlo d'agonia. John lottò per dirigere su di lui il getto dell'estintore, ma all'improvviso un enorme muro di fuoco arancione si abbatté su entrambi, trasformandoli in torce umane. Con le ultime briciole di forza rimastegli, il giovane afferrò l'estintore e spruzzò il sacerdote inzuppandolo completamente nel tentativo di salvarlo, quindi annaspò verso l'ostensorio incandescente, rimosse la lunetta e gliela porse con una mano ormai ridotta a informe piaga gocciolante. «Vieni con me, Frank. Lui è morto, il demone è morto!» Lui balzò via. «Col cavolo che lo è, Johnny!» Il buon prete che ancora abitava in quel corpo, per quanto ormai quasi privo di energie, si trascinò fra John e la parete di fiamme davanti all'altare. «Vieni, demonio!» esclamò. E si gettò nel fuoco. Padre Rafferty impiegò qualche minuto ad accorgersi che la lunetta contenente l'ostia era rimasta fra le sue dita. «Oh, Frank», bisbigliò, fissando quel pane prezioso. A brevissima distanza da lui, la mitria cadde dalla testa in una cascata di scintille e il viso tornò lentamente ad assumere quel rictus orrendo, reso ancor più ripugnante dall'incessante guizzare delle fiamme. Un immenso sforzo ebbe inizio: un corpo che cercava di sollevarsi, di riprendere a funzionare nel rogo che lo avvolgeva. John arretrò di un passo nel momento in cui una mano carbonizzata si protendeva verso il suo viso. Non stava vedendo una cosa simile, Frank era morto, non avrebbe potuto muoversi, non così devastato e arso. Era uno scherzo del calore, era impossibile che stesse veramente assistendo a uno spettacolo del genere! La mano tentò di nuovo di ghermirgli la faccia e questa volta lui scappò via. Un vento torrido gli alitò addosso mentre correva in direzione della sacrestia. Precipitatosi dentro, sbarrò immediatamente la porta. Le urla provenienti dalla chiesa sembrarono protrarsi all'infinito, tanto terribili da spingere anche lui a gridare d'orrore. Il battente fremette, tremò, si scosse sui cardini. Oh, Dio, che cosa c'era nella navata, quale mistero? John si rese conto di non aver neppure cominciato a capire. Frank non era morto del tutto, solo la sua parte buona era perita. Quell'essere... come poteva lottare e urlare ancora, quando il corpo era ridotto a un repellente guscio annerito? Gli strattoni alla porta divennero colpi tanto violenti da farla sobbalzare
sui cardini. Lui vi si addossò, ma il legno stava iniziando a cedere: con il calore in costante aumento, non avrebbe resistito a lungo. E le urla non accennavano a diminuire. «In nome di Dio, vattene!» intimò alla cosa. Per tutta risposta, gli urti si fecero se mai più furibondi e devastanti, e le alte strida si mutarono in un ruggito agghiacciante. «Per tutti i santi e gli angeli, per il potere del Signore...» Il battente stava per crollare. La battaglia era persa. Di colpo cadde il silenzio, poi si udì il pianto di un bimbo. John scosse il capo, si rifiutò di ascoltare, ma i singhiozzi cedettero il passo ad acuti lamenti e la voce del piccino prese a invocare: «Mamma, ho il fuoco addosso, mamma, aiuto, oh, aiutami!» Quindi, più forte, il timbro di un adolescente: «Fatemi uscire!» Pienamente adulto: «Aprite questa porta fottuta!» Il legno scricchiolò sotto una nuova ondata di assalti veementi. Padre Rafferty pianse, rabbrividì, controbilanciò le spinte con tutta la forza rimastagli e pregò come meglio poté, mormorando confusi frammenti di ogni orazione che avesse mai appreso. Il battente divenne sempre più bollente, i cardini gemettero, lui lottò. Una donna vecchissima e curva apparve dal nulla, gli si scagliò contro e immerse le unghie nella coscia ferita. John gridò di dolore, implorò il soccorso di Dio e lei scomparve con un sibilo nell'oscurità. Era ormai prossimo alla fine della propria capacità di resistenza, quando si accorse che i colpi erano cessati. Attese un poco, ma dall'interno della chiesa giunse soltanto il complicato sospiro del fuoco. Un singolo grumo di cenere incandescente scese volteggiando dall'alto. Lui sfrecciò nella canonica, mettendo un'altra porta fra sé e l'inferno. Il viso gli doleva, cappotto e cappello erano bruciacchiati, tutto il corpo gocciolava acqua dell'estintore. Con l'ostia al sicuro in tasca, uscì sulla strada. L'aria fredda gli parve una nuova pelle. In fondo all'isolato scorse una folla di persone dietro un cordone di agenti. Mary and Joseph offriva un tragico spettacolo, con le fiamme che si riversavano fuori da ogni finestra. Proprio in quell'istante, sotto i suoi occhi attoniti, il campanile ondeggiò e si ripiegò su se stesso, abbattendosi davanti alla facciata in una gigantesca cascata di scintille. I pompieri accorsero schiamazzando, i tubi avanzarono, torrenti d'acqua si rovesciarono sull'olocausto. Se fosse rimasto là dentro solo un istante di più, non ne sarebbe uscito vivo. Attraversò la strada e salì sul marciapiede. Kitty e Dowd si fecero largo
fra gli astanti e corsero verso di lui. «John!» gridò la ragazza. Un pompiere tentò di intercettarla. «Togliti dai piedi, amico», ruggì lei, oltrepassandolo. «Quest'uomo è ustionato, signora!» Il vigile del fuoco si sforzò di condurre il sacerdote all'ambulanza parcheggiata lì accanto. «Mio Dio, padre, lei sta male, è rimasto bruciato.» «In realtà, non per minimizzare, ma sono soltanto un po' bruciacchiato. È stato Frank a salvarmi con l'estintore.» Kitty lanciò un'occhiata alla chiesa. «È morto?» «È... Sì.» Lei lo abbracciò premendogli la guancia contro il petto. Com'era piccina e leggera! Dopo un attimo, lo prese per mano e lo guidò vergo la Cadillac nera. Poi se ne andò. Il volto di Bobby Quindlan era rigato di lacrime, gli occhi due cavità oscure. «John...» «Bobby, non è necessario.» «Mi dispiace enormemente.» Padre Rafferty distolse lo sguardo dal monsignore e lo posò sulle rovine fumanti. «Io sono molto più spiacente di te, Bobby.» Il vescovo Bayley gli indirizzò un sorriso stentato. «Ricostruirà tutto, vedrà. Scoprirà che la gente c'è ancora e la attende.» «Sta aspettando noi», aggiunse Quindlan, «sta aspettando che la Chiesa si metta alla pari con le sue esigenze e aspirazioni. L'ho imparato da te, John.» «E il cardinale?» «La Chiesa ha posto per te.» John fissò il vecchio vescovo. Che cosa poteva dirgli? Quel fragile relitto d'uomo con il suo sconsiderato abuso aveva la responsabilità di essere stato uno dei creatori di Frank. Bayley gli coprì una mano con un artiglio penosamente deforme. «Apriremo una sottoscrizione e riporteremo Mary and Joseph alla sua gloria originaria, giovanotto! La sua gloria originaria!» Nel sentire quel tocco da rettile, John rabbrividì dentro di sé. Le scintille che avevano animato gli occhi del vecchio scomparvero. Bob Quindlan stava iniziando ad accigliarsi. Il vescovo abbassò le palpebre e le sue fattezze si contrassero in un'espressione di sorprendente sofferenza. In quell'istante l'intera struttura centrale della chiesa crollò con uno spaventoso boato, e un poderoso gemito si levò dalla folla.
La canonica e la scuola erano rimaste intatte. Sarebbe avanzato qualcosa per lui, per la parrocchia. Almeno qualcosina. John non sapeva se avrebbe mai avuto la capacità di rimettere tutto in ordine. Intendeva fermamente provarci, però, ed era disposto a versare il proprio sangue, se fosse stato necessario, perché un successo avrebbe significato la sconfitta del demone. Stava accorrendo altra gente, figure frettolose lungo i marciapiedi, persone diverse dai semplici curiosi, i visi intontiti dallo choc. I fedeli si stavano radunando. «Ho del lavoro da sbrigare», dichiarò padre Rafferty, scendendo dall'auto e lasciando Bob a fronteggiare il vescovo piangente. D'un tratto pensò a Frank e alla sua tragedia, al tormento di coloro che lui aveva ucciso e all'anima torturata sul sedile posteriore della Cadillac, a come il disfacimento del male risulti sempre lo stesso: persino le sue peggiori devastazioni portano allo scoperto l'oro nascosto e la grazia fluisce dalle crepe che esso produce nel mondo. Gli si affacciò alla mente il volto di Maria, e lui capì che era stata loro offerta una libertà, una benedizione di donna; ma era stata respinta, incompresa, e ne era derivato tutto quell'orrore. Attraversò la strada e passò sotto il nastro giallo che delimitava il campo d'azione della polizia. «Messa nella canonica, quando l'incendio sarà domato», gridò. Poi protese la lunetta. «Ho l'ostia con me.» I fedeli premettero, le mani si allacciarono le une alle altre. Ecco che cos'era eterno, in che cosa consisteva la Chiesa: l'ostia, i cuori anelanti, il popolo di Dio. John andò fra loro. FINE